La droga per cui morire || Saschefano

di DhakiraHijikatasouji
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1°: L'incontro ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2°: Il mio piccoletto ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3°: Cambiamento ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4°: O adesso o mai più ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5°: Redenzione in attesa ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6°: Just give me a reason ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7°: Saschina o Saschefano? ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8°: I hate you I love you ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9°: Per un bicchiere di troppo ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10°: Heart Attack ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11°: La cena di Natale ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12°: Piccole cose ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13°: I love him ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14°: Piccolo errore ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15°: La cosa più bella ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16°: Only mine ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17°: L'amore si odia ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18°: Ti prego, salvami ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: Heartbeat ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20: Demons ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21: I don't wanna lose you now ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22: Just a dream ***
Capitolo 23: *** Capitolo extra (23): Noi per sempre ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1°: L'incontro ***


POV's Stefano
Un'altra mattinata mi costringeva ad aprire gli occhi e ad alzarmi dal letto. La stanza buia, grigia, mi ricordava quanto fosse deprimente la mia vita. Prendo una felpa due taglie sopra la mia e tiro su il cappuccio fino al naso. Mi sentivo più al sicuro con indumenti grandi addosso, anche se mi facevano sembrare grasso. Ero solito tenere lo sguardo basso, senza attirare l'attenzione, facendo i fatti miei. Mi misi le scarpe e uscii da quella piccola casa nella quale un anno fa abitavo con mia madre, prima che mi lasciasse per una malattia chiamata Neoplasia. Anche prima che morisse la mia vita non era di certo migliore. Avevo cambiato scuola 3 volte per colpa dei bulli che la frequentavano. Oggi sarebbe stato il primo giorno nella terza scuola.
Improvvisamente andai a sbattere contro una figura.
Scusa...
-Dissi continuando a tenere lo sguardo basso senza minimamente provare a vedere chi fosse. Non mi importava molto, dato che comunque non lo conoscevo. Cercai di cambiare strada, ma questo mosse i piedi in sincronia con me nella stessa direzione impedendomi di proseguire.
Sa - La prossima volta bada a dove metti i piedi, ti è chiaro bimbetto?-
La voce era di un ragazzo...così sfottente e seria. Alzai lo sguardo puntando i miei occhi su di lui.
Occhi scuri, capelli corvini, sguardo che uccideva da dentro...
 
POV's Sascha
Quando mi puntò gli occhi addosso, mi saltò quasi un battito a vedere la particolarità delle sfumature che si concentravano in quelle pupille timide. Erano castani con una leggera, ma evidente, macchia di verde smeraldo. Vedevo che voleva provare a ribattere perché aprì bocca, ma non disse niente.
Allora? Aspetto una tua risposta!
-Continuai con tono duro.
Lui abbassava la testa sempre più ad ogni mia parola. Era proprio gay!
Oh, frocetto, ti hanno tagliato la lingua?
-Gli diedi uno spintone e lo feci indietreggiare di qualche passo prima che cadesse al suolo e i suoi libri si sparsero per terra.
Incredibile il fatto che non mi implorasse di lasciarlo andare.
Non disse niente, cominciò a raccogliersi i libri in silenzio per riporli nello zaino.
Non avevo mai incontrato persona più strana.
Ero irritato da questo comportamento insolito alle mie 'vittime' e gli calciai un libro lontano non appena una sua mano stava per raccoglierlo. Alzò di nuovo gli occhi per guardarmi.
Occhi stupendi...
Erano seri, quasi interrogativi...vitrei. Tristi. Sì, tristi era l'aggettivo più azzeccato.
Anche se non doveva importarmi perché non lo conoscevo minimamente, per un istante mi domandai perché. Rimasi a bocca aperta quando lo vidi gattonare verso il libro, prenderlo e metterlo nello zaino...come se non fosse successo niente, come se gli fosse semplicemente caduto di mano. Si alzò da terra, si mise lo zaino sulle spalle e scappò via.
Quel tipo era strano.
 
POV's Stefano
Ero troppo abituato a queste cose, ci avevo già avuto a che fare fin dall'elementari. La campanella era già suonata da qualche minuto. Entrai nella classe senza bussare e lo sguardo della professoressa era agghiacciante. Ovviamente venni sgridato e buttato fuori. Perfetto. Approfittai per andare in bagno. Mi guardai allo specchio, avevo delle occhiaie evidenti, ma non me ne preoccupai molto siccome era normale dato il poco sonno che riuscivo ad applicare. Mi sedetti per terra, portando le ginocchia al petto e nascondendo il viso tra di esse.
Cominciai a piangere. La mia vita era veramente insopportabile. Più volte avevo provato ad uccidermi, ma alla fine mi sono convinto che l'autolesionismo era meglio. Alzai la manica del mio braccio sinistro sfiorando le cicatrici degli ultimi tagli che mi ero fatto. Mi spuntò un piccolo e sadico sorriso.
Stavo bene; stavo proprio bene ogni volta che la lama scorreva sulla mia pelle, lasciando uscire il sangue. Sentii bussare alla porta del bagno. Non risposi, e il bussare si fece insistente siccome mi ero chiuso a chiave dentro.
Occupato!
-Dissi a voce alta, ma non servì a niente, il tipo non smetteva di rompere. Mi dovetti alzare ed aprire. Appena tolsi leggermente la porta dalla mia vista, potei avvertire del bagnato sui pantaloni, oltre che delle risate. Abbassai lo sguardo e avevo una grossa macchia d'acqua in mezzo alle gambe. Vidi quel ragazzo di stamattina, insieme ad un altro che teneva un secchio. Si stavano proprio ammazzando di risate. Sentivo che le lacrime stavano pungendo i miei occhi, così scappai passando in mezzo a loro due che continuavano a ridere.
X - Ben fatto, Sascha-
Sentii dal bagno.
Sascha...
Quindi era quello il suo nome. Uscii dall'istituto correndo verso il piazzale dove al centro c'erano delle panchine messe in modo circolare. Mi sedetti su una di quelle cominciando a singhiozzare. Sarei stato deriso da tutta la classe appena sarei entrato. Avrei potuto scappare e non entrare proprio. Ma ho promesso a mia madre che sarei sempre andato a scuola, e che non mi sarei mai arreso. Faceva troppo male, però.
Sussultai non appena sentii una mano che a mo' di pacca si posò sul mio ginocchio destro. Era una mano sconosciuta, e per forza! Una mano amica non l'avevo mai trovata in vita mia. Senza pensarci, mi voltai verso chi aveva fatto quel gesto leggermente sfacciato. Era un ragazzo con gli occhiali ad Harry Potter e l'apparecchio ai denti. Mi sorrideva.
Sal - Ciao, anche tu qui?-
Non risposi squadrandolo per qualche minuto prima di riporre di nuovo lo sguardo verso il pavimento.
Sal - Non sei proprio la rappresentazione della compagnia. Comunque io mi chiamo Salvatore. E' il tuo primo giorno di scuola? Intendo qui...-
Ma che voleva? Magari voleva soltanto conoscermi, provare ad essere mio amico. Stava facendo un grande errore.
 
POV's Salvatore
Avevo capito subito che era un ragazzo timido. Era adorabile, quasi. Era appannatotto come costituzione, dovevo ammettere, ma era adorabile lo stesso. Mi sembrava un bambino al quale avevano rubato la cioccolata. Lo vidi annuire alla mia domanda, ero felice che stesse provando ad avere un dialogo con me...come io stavo provando ad averlo con lui.
Siamo ancora a inizio settembre eh, non ti fa caldo con quel cappuccio? Respira un po'
-Allungai una mano verso il cappuccio della sua felpa per spostarlo, ma una sua mano strinse tremante il mio polso non appena lo sfiorai.
Ok ok...tranquillo, te lo lascio se non vuoi
-Rimanemmo un po' in silenzio. O meglio, io rimasi in silenzio essendo che lui la quiete sembrava averla a vita. Non è che era muto?
Ma...tu parli? Se volessi, saresti capace di parlarmi, vero?
-Annuì anche a quella domanda. Allora era solamente timido e parecchio insicuro, oltre ad un'autostima palesemente bassa. Sentimmo da fuori il suono della campanella che annunciava la seconda ora. Lo vidi alzarsi di scatto, e potei intravedere una macchia sui suoi pantaloni.
Aspe...
-Non feci in tempo a fermarlo che lo vidi andare via a passo spedito. Da quello che avevo visto potevo fare due supposizioni: la prima è che forse facevo così paura, oppure ero stato così avventato, che se l'era fatta sotto...o semplicemente era stato preso di mira da Sascha e dalla sua gang. Sospirai fino a che sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla. Era Giuseppe, il mio migliore amico.
 
POV's Giuseppe
Sal - Oh, ciao Giuse-
Mi disse con tono preoccupato. Un attimo fa lo vedevo sorridere insieme a quel ragazzo che adesso se ne stava andando via, quindi l'unico motivo della sua preoccupazione non poteva essere che lui.
Dobbiamo entrare anche noi...ma che hai?
Sal - Guardalo, Giuse-
Mi disse senza staccare gli occhi dalla felpa nera di quel ragazzo che si muoveva ritmicamente a seconda dell'ondeggiare dei suoi fianchi ad ogni suo passo.
Sal - E' troppo timido per sopravvivere a questa scuola, e noi lo sappiamo bene-
Già...
Gli risposi semplicemente capendo quello che voleva intendere dato che anche io e Salvatore ne siamo state vittime...e forse lo siamo ancora.
Sal - Ha bisogno di amici, ed io sono disposto ad esserlo...voglio aiutarlo, Giuseppe-
Lo capivo. Salvatore era solito aiutare i suoi amici ed è per questo che l'ho sempre ammirato. Io invece non sono uno che socializza facilmente, sto molto sulle mie. Comincio a essere simpatico con persone che ritengo amiche. Salvatore non era così, no. Lui aiutava tutti nonostante li avesse appena conosciuti, come quel ragazzo che adesso era scomparso ai nostri occhi.
Sono con te
Si voltò e mi sorrise. Io gli porsi la mia mano che lui afferrò stringendola forte e convinto.
Sal -Grazie, Giuse-
Quando sorrideva lui, sorridevo io. Era incredibile come la felicità di un amico facesse stare bene anche te. Quel ragazzo doveva diventare nostro amico, almeno il sorriso di Salvatore non si sarebbe mai spento. In effetti lui è salvatore di nome e di fatto ora che ci penso. Vabbè, vediamo come andrà...per ora sono sicuro di una cosa sola:
Il ritardo in classe sarebbe stato assicurato.
Già che siamo entrati alla seconda ora perché la prima avevamo matematica e c'eravamo messi d'accordo di saltarla. Tanto la giustificazione ce la saremo fatta da soli.
Prepariamoci a questa avventura

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Nota dell'autrice (delle autrici): Questa fanfiction è scritta a quattro mani. Perdonate ma non potevo vedere EFP, il più grande sito di fanfiction italiane, senza storie con alcuni degli youtuber più famosi! Ci credete che quando nella barra dei personaggi ho selezionato Anima e St3pNy e mi è uscita carta bianca, mi stava per prendere un colpo? Comunque spero che questo primo capitolo che ha introdotto la storia vi piaccia.
By Hijikatasouji e autrice in incognito <3.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2°: Il mio piccoletto ***


POV's Stefano
Era stato gentile quel ragazzo, che perlomeno si era preoccupato per me vedendomi in quel modo.
O almeno penso che si sia avvicinato a me per quello.
Comunque era ovvio che quando entrai in classe, sentii i brussii e le risate che mi accompagnavano al mio banco. La macchia sui pantaloni era ancora molto evidente. La professoressa intimò alla classe di fare silenzio mentre mi guardava anche lei stranita e arrabbiata mentre mi incamminavo a posto.
Prof - Si può sapere cosa ha combinato per presentarsi così a lezione?-
Sa - Sarà l'emozione del primo giorno, vero Stefanino?-
Stefanino...
Disse Sascha dandomi due pacche sulla spalla destra scuotendomi come se fossi un cadavere. Sì, perché io rimanevo immobile, come un morto seduto su una sedia per fargli una foto. Nell'antichità le foto ai morti le facevano, quindi se a quell'epoca io mi fossi messo in quel modo, avrei avvertito subito lo scatto della macchina fotografica.
Sa - Comunque è solo acqua, professoressa...sennò a quest'ora tutti saremmo distesi a terra dal tanfo-
Tutta la classe ridacchiava e la prof riordinò il silenzio prima di riposare di nuovo lo sguardo su di me.
Prof - Lei è il signorino Lepri eh, lo so perché quando ho fatto l'appello entrando in classe mancavano lei ed altri miei due alunni dell'anno scorso...penso che ce ne aspetteremo delle belle da lei. Ora, prendete pagina 20!-
Non badai al grande discorso che mi aveva fatto, anche perché avevo già provato a confessare la verità su quello che mi facevano passare, su quello che mi affliggeva all'infuori della scuola...aveva solo peggiorato le cose. Oltre al fatto che questa ci faceva subito cominciare a fare lezione random già il primo giorno. Era l'ora di storia.
Prof - Ah ehm...legga lei-
Ecco, quello divenne un grande problema dato che io non sapevo leggere. Cioè, sì, sapevo leggere...ma non bene, ecco.
Ero dislessico, insomma.
Sì...ehm...
-Sentivo le risate di Sascha e del ragazzo che mi aveva lanciato l'acqua addosso che erano entrambi proprio dietro di me e di certo non aiutavano.
Ma ovviamente loro non volevano aiutare!
Prof - Allora? Si muova! Non abbiamo tutto il giorno! Ho detto pagina 20! 20!-
Ripeté con voce stridula che faceva esplodere le orecchie. Riuscii perlomeno a prendere la pagina. Mi venne quasi un infarto a vedere che era una pagina intera, scritta a caratteri minuziosissimi.
D...al...Me...med...io...medio...e...evo...al...rina...rinascim...en...to.
-Potevo migliorare le mie condizioni in questo ambito, ma la mia vita di merda mi ha proibito anche un maestro che mi aiutasse a perfezionare le mie abilità di lettura. Solo il titolo ci avevo messo un eternità a leggerlo, quindi figuriamoci una pagina intera!
Prof - Bene, basta così. Vuole fare lo spiritoso, o forse non le è chiaro che siamo in classe e che questo è orario di lezione? Se non fosse già stato buttato fuori a prima ora, non avrei esitato a farlo io adesso, mi sono spiegata?-
Mi limitai ad annuire. Non era una di quelle professoresse intelligenti che sapevano captare il problema di un proprio scolaro. E comunque mi vergognavo a dire che ero dislessico. Sascha avrebbe avuto un motivo in più per prendermi in giro. Improvvisamente sentimmo bussare alla porta della classe. Il ragazzo di prima insieme ad un altro entrarono con le cartelle in spalla.
Prof - Vi sembra l'ora di arrivare a scuola, ragazzi? La giustificazione!-
Entrambi, in silenzio, tirarono fuori il foglio con la giustificazione che la professoressa guardò come se gli avessero scritto una barzelletta per niente divertente.
Prof - Andate a sedervi, e che non si ripeta mai più, è chiaro?-
A quella domanda non risposero mentre si incamminavano a posto. Ella sbuffò seccata e se ne tornò alla cattedra compilando il registro di classe. Quel ragazzo, che mi pare mi aveva detto si chiamasse Salvatore, si sedette nel banco vuoto accanto a me che mi rivolse un sorriso, interrotto dalla voce della professoressa.
Prof - Legga lei, Cinquegrana-
Poi prese a camminare tra i banchi con il libro in mano. Salvatore cominciò a leggere, ma ero convinto che quella della dislessia non sarebbe stata l'unica cosa brutta del giorno.
 
POV's Salvatore
Durante la lezione lessi e spiegai quello che avevo letto. Nel mentre pensavo al ragazzo seduto accanto a me, del quale non conoscevo ancora il nome. Mi sporsi verso di lui per vedere il nome sull'etichetta del libro che teneva chiuso: "Stefano Lepri". Si chiamava così, allora. La professoressa venne avvertita di una telefonata per lei da parte di qualcuno che non conoscevo e uscì di classe raccomandandoci l'ordine. Io ne approfittai per fargli una domanda.
S...Stefano? Ti chiami Stefano, giusto?
-Voltò lo sguardo verso di me, interrogativo. Io capii e indicai l'etichetta e Stefano, dopo un momento di riflessione, annuì.
In caso non te lo ricordassi, il mio nome è Salvatore e quello del ragazzo laggiù è Giuseppe
-Conclusi indicando quest'ultimo che era qualche banco più indietro che teneva la testa bassa sul libro. Stefano lo guardò e, annuendo nuovamente, ritornò con lo sguardo sul banco. Ormai era questo il nostro modo di comunicare: io gli facevo domande e lui rispondeva con i gesti della testa e del viso.
Ma annuisci e basta tu?
-Dissi ridendo. Sascha si sporse verso di noi mettendosi in mezzo e rideva anche lui.
Sa - Esatto, Salvatore, se vuoi un pompino chiedilo a Stefano, tanto sa dire solo di sì-
X - Che troietta!-
Aggiunse l'altro...che bastardi!
Vidi Stefano alzarsi di scatto e scappare via, fuori dalla classe.
Andate a fanculo...stronzi
-Gli dissi io per quello che potevo fare.
Sa - Eddai, dillo che ti piacerebbe!-
Mi disse dandomi una pacca sulla spalla che assomigliava quasi più ad una spinta. Sentii qualcosa di appiccicoso sui capelli. Luca, con una cerbottana, mi aveva appiccicato sulla nuca la sua gomma da masticare. Con un verso schifato mi alzai dalla sedia anche io e raggiunsi Stefano togliendomi la gomma dalla testa e buttandola nel cestino accanto alla porta della classe prima di uscire. Preferivo raggiungerlo e poi avere un rapporto dalla professoressa, piuttosto che sorbire loro stando zitto.
 
POV's Giuseppe
Vidi Salvatore correre dietro a quel ragazzo e anche io non potevo sottrarmi. Non volevo sottrarmi. Mi alzai, ma appena arrivai alla porta la professoressa stava rientrando.
Prof - Ma che fa?-
Me ne fregai e passai lo stesso nonostante le sue grida che mi intimavano di tornare in classe se non volevo un rapporto disciplinare.
Parole al vento.
Vidi Salvatore che si stava dirigendo verso il bagno dove probabilmente c'era ciuffetto.
Ehi, Sal
-Si voltò, aveva uno sguardo preoccupato e a dir poco arrabbiato.
Sal - Quello che gli fanno è ingiusto, Giuseppe. Vieni con me, andiamo a parlargli-
Sono venuto apposta
Sal - Benissimo, andiamo-
Lo seguii fino a che non entrammo nel bagno; ma, passata la prima parte, dove c'era il lavandino, alla seconda non si poteva accedervi perché la porta era chiusa a chiave. Salvatore bussò.
Sal - Stefano, Stefano sono io, Salvatore...apri, per favore-
Nessuna risposta. Provai io. Bussai stando ben attento se dal bagno provenisse un suono. Un qualsiasi suono.
Ste, sono Giuseppe, sono amico di Salvatore e vorrei conoscerti e parlare un po' insieme, ti va? Io e Sal siamo disposti ad aiutarti, ma non possiamo se non apri questa porta
- Dopo qualche secondo avvertii il suono di una chiave che girava nella serratura e Stefano ci concesse solo uno spiraglio aperto, dal quale spuntarono i suoi occhiali che mettevano in evidenza il rossore degli occhi. Salvatore lo abbracciò senza pensarci due volte, ma Stefano non stava ricambiando...sembrava uno zombie mentre un'altra lacrima scivolò sul suo viso toccando il braccio di Salvatore. Entrammo dentro per evitare di essere visti. Chiusi a chiave la porta dietro di me.
Allora, Stefano? Io sono Giuseppe, piacere
Gli tesi la mano che lui afferrò con sguardo esitante.
Sal - Benissimo, adesso ti prego, parla, Stefano-
-Perché non diceva niente? Non capiva che se stava zitto, sarebbe stato peggio? Ci sedemmo con le spalle contro il muro e Stefano in mezzo a noi. Esso scosse la testa come per capire se doveva parlare o meno.
S - S...state rischiando...un rapporto...per me?-
Disse tra i singhiozzi guardandoci entrambi. Vidi lo sguardo di Sal che era quasi al settimo cielo, come se fosse stato suo figlio a dire le sue prime parole.
Sal - Stefano, a noi non ce ne frega niente del rapporto, sei più importante te adesso. Ascolta, ormai conosci Sascha, no? L'avevi mai incontrato prima di oggi in classe?-
Annuì.
Sal - Dicci che è successo, Ste-
Con le mani spostò gli occhiali asciugandosi gli occhi per poi riabbassarseli sul naso, e cominciò a raccontare.
S - Stamattina, quando stavo venendo a scuola...sono andato a sbattergli addosso per sbaglio. Ha cominciato a sbraitare fino a che non mi ha messo le mani addosso e mi ha spinto per terra facendomi cadere i libri da tutte le parti. Quindi li ho raccolti e sono scappato e lui non mi ha seguito, non mi ha fatto più niente...fino a che non era suonata la prima ora e mi ha gettato una secchiata addosso quando ero in bagno. Poi avete visto anche voi quello che è successo-
Tirò su con il naso ed io e Salvatore ci guardammo un attimo negli occhi. Come se ci leggessimo nel pensiero, avevamo già capito che questo ragazzo avrebbe avuto le peggio cose da Sascha e gli altri. Questi erano solo scherzi di poco conto, ma noi sapevamo fino a dove potevano spingersi.
 
POV's Stefano
Salvatore mi mise un braccio attorno al collo tirandomi a sé abbracciandomi stretto. So che voleva rassicurarmi, consolarmi, confortarmi...ma tanto sapevo che questo non avrebbe cambiato niente. Anche Giuseppe mi abbracciò e mi sentivo sicuro. Anche se lo avevo appena conosciuto, mi ricordava quando da piccolo abbracciavo mio papà...prima che morisse in un incidente stradale. Ricominciai a piangere.
Sal - Stefano, oh Stefano, dai, non fare così...ricorda che per qualsiasi cosa ci saremo io e Giuseppe che ti aiuteremo per quello che possiamo-
No, non dovete, altrimenti anche voi subirete le stesse cose sempre, in modo frequente...come me
G - Guarda, Stefano, che anche noi ci siamo dentro...da più tempo di te, in verità-
Li guardai, prima uno e poi l'altro. Entrambi annuirono al mio sguardo.
E che vi fanno?
-Salvatore sospirò.
Sal - Più o meno quello che fanno a te...-
Non sembrava proprio convinto di quello che diceva. Forse mi stava nascondendo qualcosa, ma era abbastanza per oggi e non volevo deprimermi ulteriormente.
G - Allora, dato che già ci conosciamo, più o meno, possiamo essere amici...ti piace l'idea?-
Disse per sdrammatizzare. Volevano diventare miei amici? Quasi non potevo crederci.
Sul serio?
Sembravo un bambino al quale avevano appena fatto un regalo, ero felice. Non sapevo cosa voleva dire avere degli amici. Cioè, la sensazione da bambino l'ho provata, ma adesso non me la ricordo molto e comunque penso che da adolescenti sia diverso il sentire di ogni cosa.
Sal - Certo, almeno non sarai più solo-
Era da tanto che non sentivo queste parole. La solitudine era stata la mia unica amica per anni e adesso...era cambiato tutto in un istante. Ero così felice che per un attimo avevo dimenticato che ancora non ero uscito da quel buco nero.
 
POV's Sascha
Ridevo sì, per quello che avevo fatto. Per un attimo però avvertii un senso di colpa, come se avessi fatto qualcosa di sbagliato. Sapevo che quello che stavo facendo non era giusto, ma mi faceva stare bene. A distrarmi dai miei pensieri ci pensò Luca che mi passò una bustina con una polverina bianca al suo interno.
L - Non dirmi che stai pensando a quel frocetto, prendi questa va'-
Io la prensi e me ne misi un po' sulle mani per poi cominciare a sniffarla. In quel momento in corridoio non passava nessuno e non ci avrebbero scoperto. La droga mi salvava dalle malinconie che ogni tanto colpivano anche me. Lo ringraziai e me ne andai. Gli occhi si stavano arrossendo a causa della polverina e la lucidità stava venendo meno...ma era un effetto normalissimo.
(Qualche ora dopo...)
Entrai a casa e mio padre mi guardò.
P - Ciao, pezzente...sai che ti ho sempre odiato?-
Era ubriaco.
Sì, papà
Senza aspettare la risposta salii in camera. Gettai la cartella da una parte e mi sedetti sul letto. Aprii il cassettino del mio comodino tirando fuori una foto di mia madre.
Mi manchi...mamma. Dimmi, perché sto facendo questo? Ti sto deludendo, vero?
Osservai il neonato che teneva in braccio mentre una lacrima bagnò il suo viso. Sentii una frustata nella schiena. Era mio padre, non voleva che guardassi le foto di mia madre. Si era tolto la cintura e sicuramente mi aveva lasciato un segno. Avrei voluto ucciderlo quest'uomo, ma mia madre lo amava prima di morire. Anche se...la causa dell'incidente era stata colpa di mio padre.
P - Figlio di puttana, cosa stai facendo!?-
Come hai chiamato MIA madre!?!
Si mise a ridere.
P - Tu non sei mica figlio nostro, Sascha, ti abbiamo adottato ahahaha-
In quel momento mi cascò il mondo addosso.
Come...?
P - Esatto e adesso...-
Mi diede una cinghiata sul petto. Mancava poco mi prendesse il viso, ma non poteva farlo anche se avrebbe voluto.
P - Soffri, orfano di merda!-
Mi chinavo sempre più ad ogni botta portando le braccia sopra la testa e cominciando a piangere.
Non poteva essere...ero stato davvero adottato? Mia madre, quella donna che mi aveva protetto, che mi aveva cresciuto fino ad un anno fa, non era tale? Chi erano i miei veri genitori? Quest'uomo stava dicendo la verità o era sotto l'effetto di alcool?
Queste domande mi facevano esplodere la testa.
Dopo circa 40 frustate (sì, perché adesso misuro il tempo così) ero disteso per terra piangente. Quello che avrebbe dovuto essere mio padre uscì sputandomi addosso. Mi alzai a fatica e avevo le braccia piene di tagli per essermi protetto con quelle. Gridai al cielo tutte le bestemmie che esistevano in terra, mentre cercavo delle bende con la vista offuscata dalle lacrime. Se non lo fermavo in fretta sarei svenuto e non ci sarebbe stato nessuno che avrebbe chiamato il pronto soccorso.
Ero a sedere sul letto quando, guardando fuori dalla finestra, scorsi mio padre che prendeva la macchina. Andava a bere anche quella sera e speravo che ripetesse lo stesso errore perché stavolta invece di sbagliare, mi avrebbe fatto un favore. Sentii delle grida fuori. Appartenevano a dei ragazzi che stavano prendendo in giro un piccoletto. Aspetta un secondo!
Quello era il mio piccoletto...
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Nota dell'autrice (delle autrici): Salve a tutti, questo è il secondo capitolo e spero che vi stia piacendo. Scrivetemelo nelle recensioni (che ancora sto aspettando) e...niente, vi ringraziamo per le 35 visualizzazioni al momento. Ciao<3.
By Hijikatasouji e autrice in incognito <3

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3°: Cambiamento ***


POV's Sascha
Scesi dalle scale e aprii la porta appoggiandomi allo stipite di essa mentre mi accesi una sigaretta. Rimasi a guardare la scena per un po' tirando qualche boccata. Quei ragazzi erano proprio nella strada davanti casa mia. Si stavano lanciando un oggetto e Stefano si stava sbracciando per riuscire a prenderlo. Mi veniva da ridere.
Perché non dava loro un cazzotto?
Aspetta, lo stavo sostenendo? Anche se quella risatina avrebbe dovuto provare il contrario.
Mi staccai dalla porta prendendo una boccata di fumo, che mentre mi incamminavo, soffiai via. Nel frangente, la cosa che i due si stavano passando, finì sull'albero lì vicino. Scapparono non avendo più nulla con cui divertirsi. Gli passarono accanto dandogli uno spintone che lo fece andare a terra. Mi avvicinai mentre lo vidi rialzarsi a fatica.
Ehi, Stefanino
-Esso si voltò verso di me e assunse uno sguardo spaventato quasi. Si alzò in fretta e scappò via lasciando quella cosa sull'albero.
Gli facevo davvero così paura? Lo guardai andare via e il senso di colpa salì nuovamente al pensare che facevo questo effetto alle persone.
Osservai l'albero per qualche istante, giusto per individuare l'oggetto...poi feci un salto e tenendomi ad un ramo, con agilità lo afferrai prima di tornare giù. Era un orologio rosa...
ROSA!?
Lo girai tra le dita interrogativo. Cominciavo ad avere sempre più sospetti su quello là, comunque avrei dovuto restituirglielo. Me lo portai in casa. Mi misi a letto e continuavo a riflettere sul fatto che Stefano potesse essere DAVVERO omosessuale e che tutte le offese che gli avevamo detto...
Sbattei l'orologio sul comodino e cominciai a piangere abbracciandolo il cuscino.
Mi facevo schifo da solo.
 
POV's Giuseppe
La mattina seguente, vidi Stefano arrivare a scuola neanche sapesse che fra poco ci sarebbe stato un attentato e che saremmo morti tutti. Cioè, non sarebbe successo, ma la sua faccia era quella. Il solito cappuccione e l'espressione da "ora mi ammazzano".
Ma che è successo, Ste?
S - Niente-
Anche Salvatore arrivò correndo.
Sal - Allora, Ste?...Tutto bene?-
Disse ccon il fiatone per la corsa. Divenne subito serio non appena notò che non era così.
Sal - No eh? Che hai fatto?-
S - Niente...ho soltanto perso un oggetto, ma non era importante, non vi preoccupate-
Accennò un sorriso triste.
Salvatore voleva ribattere ma la campanella lo precedette e dovevamo entrare.
Tenni stretto a me Stefano durante il tragitto cortile/classe. Era così piccolo e fragile che volevo proteggerlo...come un padre.
Davvero adorabile.
 
POV's Stefano
Quell'oggetto era importantissimo per me perché era di mia madre e non me ne fregava se tutti mi consideravano omosessuale senza conoscermi, perché non avrei mai smesso di indossarlo per tutti i cazzotti e gli scherzi di cattivo gusto di questo mondo!
Arrivammo in classe, aprii lo zaino e tirai fuori i libri della prima ora.
Sal - Abbassati questo cappuccio adesso, siamo in classe-
Mi sussurrò.
Sal, ci sono dei momenti dove uno deve farsi un po' di cazzi suoi...non significa che se adesso siamo amici, tu mi possa dire quello che devo fare
-Non volevo rispondergli in quel modo, ma ero arrabbiato soprattutto con me stesso perché ero scappato invece di mantenere la mia promessa. Lo vidi che abbassò la testa triste, mi sentivo in colpa il doppio adesso.
Mi voltai a guardare Sascha e notai che aveva i polsi fasciati e che le bende si prolungavano fino a dentro la manica della maglia. Luca mi vide e mi rivolse un sorrisetto malizioso.
L - Eddai Stefano smettila con i pensieri erotici su Sascha, abbiamo capito che ti eccita, però non darlo a vedere, dai-
Che cretino! Era come se non lo avessi ascoltato, impegnato a guardare gli occhi di Sascha che sembravano...diversi. Rimasi a fissarlo, solo che lui non mi degnò di uno sguardo ma elargì una gomitata a Luca che gli chiese, testuali parole, che cazzo aveva che non andava stamattina. Anche io lo pensai e forse quelle bende alle braccia potevano essere un indizio. Entrò la professoressa e mi dovetti voltare verso la cattedra. La lezione andò avanti e per fortuna non mi fu chiesto di leggere, oltre al fatto che non mi furono fatti scherzi di alcun tipo, era strano. Nessuno che mi dava fastidio. Passai un bigliettino a Salvatore che non mi aveva rivolto la parola.
"Mi dispiace, scusami...Non volevo"
Gli scrissi. Lui mi sorrise e mi bastò.
Quando giunse l'ora di mensa ci alzammo e ci dirigemmo ai tavoli in una grande sala dove ogni classe si riuniva. Non c'era nessun professore a quell'ora. Appena venne il turno del tavolo dove c'eravamo seduti io, Salvatore e Giuseppe, ci alzammo per andare a prendere da mangiare. Io presi solo una ciotola di insalata essendo che non avevo molta fame, oltre al fatto che mangiavo davvero poco.
L - Oh, grassone! Siamo a dieta, eh?-
Sascha non aveva aggiunto parola e continuava a guardare a giro. Aveva qualcosa di strano.
Io tenevo sempre il cappuccio, quindi lui non poteva accorgersi che era sotto la mia attenzione. Salvatore si alzò.
Sal - Adesso basta, Luca!-
L - Perché? Sennò che mi fai, sardina?-
Gli diede uno spintone facendo volare la sua mole sul tavolo. La mia ciotola di insalata mi si ribaltò addosso imbrattandomi di olio d'oliva e aceto.
La maggior parte delle persone si misero a ridere, quando invece non c'era proprio niente da ridere! Salvatore si era quasi spaccato la schiena!
Corsi in bagno mentre Giuseppe aiutava Salvatore a rialzarsi, con l'eco delle risate di Luca che si allontanava. Chiusi la porta e corsi subito a sciacquarmi la faccia, ma ormai i miei vestiti erano impregnati d'olio.
E che cazzo, però!
-Il respiro si stava nuovamente facendo affannoso e le lacrime presero a scendere di nuovo sul mio volto. Dalla rabbia che mi ero sempre tenuto dentro, diedi un pugno alla parete del quale non mi accorsi che una mattonella era rotta. Infatti mi tagliai. Mi scappò una bestemmia. Mi avvolsi la mano con strati di carta igienica. Mi guardai allo specchio e la tentazione era forte.
Staccai il pezzetto di mattonella che mi aveva ferito e lo avvicinai al braccio senza rendermi conto di quello che facevo. Era vicino, molto vicino...appoggiato sulla mia pelle, esattamente sopra la vena. Bastava uno scatto di mano e sarebbe andato tutto bene. Bastava un po' di coraggio e sarebbe finita qualsiasi cosa.
TOC TOC
Un bussare improvviso mi riportò alla realtà e lanciai il pezzetto di calcinaccio da un'altra parte. Aprii e rimasi pietrificato sulla porta quando mi accorsi che non erano né Salvatore, né Giuseppe. Era Sascha. Io rimasi in silenzio. Ero quasi spaventato anche se non ero sicuro che quello che provassi era proprio paura...era un senso di disagio per di più.
Non sapendo come reagire, visto che lui stava fermo senza dire niente, pensai di andarmene.
Appena mossi un passo in avanti, sentii le sue mani sul mio petto che mi rispinsero dentro la stanza.
Sascha chiuse la porta dietro di lui velocemente.
Ma che...?
-Mi tappò la bocca con una mano e mi appiccicò al muro. In quel momento ebbi paura.
Sa - Zitto, Stefano Lepri...chiudi quella cazzo di bocca e non dire a nessuno che sono venuto qui, ok? Ecco, tieni!-
Tolse la mano dalla mia bocca portandola alla tasca dalla quale tirò fuori un oggetto che riconobbi all'istante. Lo posò sulla mia mano tremante per la mia incredulità.
 
POV's Sascha
Gli presi la mano sinistra, dato che la destra la teneva nascosta dietro la schiena inspiegabilmente. Posai l'orologio su di essa che tremava tra le mie dita. Il suo respiro era accellerato e le sue labbra si piegarono in un piccolo sorriso. Sembrava che stesse per esplodere perché il suo sguardo si spostava da me all'orologio in meno di un millisecondo e la sua mano tremava sempre di più.
S - Grazie...-
Disse come se stesse per piangere...chissà che importanza poteva avere tale oggetto.
Abbassai lo sguardo e scorsi la sua mano destra bendata e con macchie rosse evidenti.
Gli presi il braccio...ma che aveva fatto!?
Si può sapere...perché?
-In realtà la risposta potevo capirla da solo.
Stefano mi guardò abbassando lo sguardo senza dire neanche una parola.
Ma non vedi che ti sta uscendo ancora sangue? Guarda, stupido, qui c'è la cassetta del pronto soccorso
-Da lì presi del disinfettante e del cotone. Ci volle un po' prima che riuscii ad applicarlo sulla sua mano perché non stava fermo un secondo!
Mi fece esasperare.
Ascolta, lo so che ti faccio paura...
S - No, non mi spaventi più, Sascha e...a dire la verità...questa ferita non è quello che tu puoi pensare. Ho picchiato contro una mattonella scheggiata-
Rimasi a fissarlo per un po' cercando di penetrare il mio sguardo nel suo cappuccio per intravedere i suoi occhi, per vedere se quindi mi stava mentendo. Ma era inutile. In ogni caso se sarei rimasto troppo con la faccia a pesce lesso, alla fine si sarebbe accorto che ero rimasto sorpreso da quello che aveva detto quando aveva confessato che non mi temeva.
Allora...perché sei scappato da me ieri sera?
S - Perché l'ho capito troppo tardi...-
Le sue labbra si piegarono in un sorrisetto vedendo la mia faccia che non cambiò espressione neanche quando la sua mano buona si appoggiò sulla mia guancia.
S - Tu non sei pericoloso, Sascha...lo so-
Sapeva quello che diceva? Sentivo come se questo ragazzo potesse leggermi dentro solamente guardandomi negli occhi. Era una sensazione strana.
Aveva capito quello che ero davvero in meno di dieci minuti e non ci siamo scambiati neanche tante parole, ma si sa: a volte le parole non servono. Per forza di cose, se continuavo a fissare gli occhi fantastici che possedeva, avrebbe potuto pensare male. Afferrai il suo polso stringendolo con forza per staccare la sua mano dal mio viso.
Ascolta...o stai fermo con le buone, o giuro che ti lascio dissanguare la mano...ti è chiaro, Stefano?
-Il suo sorriso si spense tramutandosi in uno triste mentre annuì. Senza dire niente, poggiai il cotone sulla sua mano. Mugugnò per il bruciore inizialmente, ma poi si lasciò curare. Non c'era bisogno di parlare. Anche se ero concentrato sulla sua ferita, potevo percepire i suoi occhi su di me e questo mi metteva a disagio.
E adesso...
-Presi l'orologio e glielo misi al polso.
Come nuovo, anche se dovrai tenerti questo per un po'
-Gli appiccicai un cerottone sulla ferita.
Potresti...
Lui capì quello che volevo e si alzò andandosene per lasciarmi solo.
S - Grazie, Sascha-
Disse prima di chiudere la porta. Lo salutai con la mano e poi mi concentrai su me stesso. Mi voltai verso lo specchio e mi tolsi la maglietta vedendo il mio corpo come era davvero. Una lacrima mi percorse il volto e cominciai a colpire il muro lanciando bestemmie ovunque fino a che non caddi stremato a sedere in posizione fetale cominciando a piangere proprio. Mi vergognavo di questa mia debolezza, ma il mio stile di vita non mi proibiva le lacrime di tristezza purtroppo. Le trattenevo anche troppe volte.
Presi la bustina di cocaina che tenevo in tasca.

La pace dei sensi...

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Nota dell'autrice (delle autrici): Vedo che questa storia sta andando un pochino, eh?XD So' soddisfazioni! Comunque ringrazio voi che la leggete, che la seguite e...no, che recensite no, perché ancora non ne ho vista una. Fatevi sentire, gente! Adesso vado e ancora grazie a tutti <3.
By Hijikatasouji e autrice in incognito <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 4°: O adesso o mai più ***


POV's Stefano
Il solo fatto di aver potuto chiarire in qualche modo con Sascha mi tranquillizzava. Ero così felice di essermi tolto almeno uno dei dieci milioni di pesi che ho. Stavo per correre da Salvatore, quando un rumore di colpi mi fermò. Provenivano dal bagno.
Sascha...
Mi voltai verso la porta del bagno e la spalancai.
Davanti a me si presentò Sascha martoriato e pieno di tagli, ma...perché?
 
POV's Sascha
Avevo ancora il viso distrutto di lacrime quando mi accorsi che qualcuno mi stava puntando gli occhi addosso. Perché Stefano mi stava guardando con occhi innocenti?
S - Sascha...ma tu...-
Un impeto di rabbia dilaniò il mio cuore, lasciando spazio solo alla mente.
Non doveva essere qui, non doveva guardarmi in quel modo!
Che vuoi, Stefano?
-Dissi mentre rivolgevo lo sguardo altrove.
S - Hai il corpo pieno di ferite! Che hai fatto?-
Ma che ti importa!? Vattene con il tuo orologio da checca!
-Al momento non sentii nessun senso di colpa. Solo rabbia.
O forse vergogna...
Stefano abbassò lo sguardo, lo avevo ferito nuovamente. Solo che questa volta non era mia intenzione, ma non riuscivo a controllarmi.
S - Scusa, Sascha...-
SCUSA UN CAZZO, STEFANO! Parlo arabo? LEVATI DALLE PALLE!! Non significa che adesso puoi stare qui a rompermi i coglioni solo perché ti ho curato una ferita provocata dalla tua demenza!
-Avevo detto tutto di un fiato e avevo il respito corto. Nel mentre lo vidi con gli occhi sbarrati e la bocca che tremava senza sapere se piangere o dire qualcosa. O forse potevo capire cosa voleva fare, ma speravo davvero che entrasse dentro, che sbattesse quella porta, che mi tirasse un ceffone con tutta la forza che possedeva mentre mi guardava negli occhi. Invece corse via sbattendo la porta. Pensavo che non me ne sarebbe fregato niente, ma, anche se ormai il danno era fatto, una fitta al petto mi fece capire che avevo sbagliato tutto.
A cominciare dalla mia nascita...
Presi la bustina di cocaina che tenevo in tasca.
La pace dei sensi...
(ATTENZIONE: scusate per questa intrusione ma ci tenevo a precisare che questa parte sarebbe dovuta andare nel terzo capitolo, solo che ho preferito fare questo sbalzo temporale perché non avevo mai fatto una cosa del genere e mi pare carina. Adesso vi lascio alla lettura)
 
POV's Stefano
Perché? Che cazzo aveva che non andava quel SASCHA? Mi aveva fatto male, soprattutto per il tono duro e sprezzante che aveva usato per dirmi tutto quel vagone di roba che non mi meritavo nemmeno!
Corsi per tutto il corridoio piangendo.
Tanto tutti erano in cortile e la scuola era vuota.
Chi mai avrebbe potuto vedermi?
 
POV's Marina
Avevo dimenticato il cellurare in classe e non mi fidavo a lasciarlo lì. Corsi dentro per andarlo a prendere quando per il corridoio vidi passare un ragazzo a tutta velocità. Faceva la terza classe, non di più...e piangeva. Sì, piangeva. Pensai che voleva essere lasciato in pace. Così andai a prendere cellulare, ma la curiosità ebbe la meglio. Appena uscita dalla classe, andai subito a cercarlo. Lo trovai sotto le scale della scuola, nascosto in un angolino, che singhiozzava.
Ehi...stai bene?
-Una domanda retorica ovviamente, ma non sapevo che altro dire. Lui mi fissò un secondo.
S - Puoi andartene...per favore?-
Mi disse voltando lo sguardo dall'altra parte. Non volevo lasciarlo in quel modo, così provai perlomeno a parlargli.
Mi chiamo Marina Banfi e faccio la seconda classe, tu come ti chiami?
-Lo sentii sospirare.
S - Stefano...Stefano Lepri-
Mi misi vicino a lui a sedere.
Adesso che ci conosciamo, puoi lasciare un pochino che ti aiuti? Poi mi levo da tre passi, giuro
S - Marina, giusto? Ecco, non te ne dovrebbe fregare una ceppa dei miei sentimenti, mi conosci da due minuti neanche...che vuoi da me?-
Io niente, sei tu che cerchi persone per ottenere il loro aiuto ma non lo vuoi ammettere
-Rimase in silenzio. Forse aveva capito che quello che aveva bisogno era veramente un aiuto.
Ad un certo punto passò Luca, il bulletto di terza che per fortuna non era nella mia classe dato che ha rischiato la bocciatura.
L - Oh ciccio! Sei diventato trans? Te la fai anche con le ragazze adesso? Quindi hai capito che esiste anche il sesso femminile sulla terra-
S - Peccato che a te nessuna di queste ti si fila, Luca-
Lo sentii sussurrare. Lo sguardo di Luca tramutò, e in preda alla rabbia lo alzò di peso da terra.
Luca, lascialo!
-Provai a separarli, ma mi presi una gomitata sul petto. Andai a chiamare i professori che accorsero immediatamente...ma sia Stefano che Luca non erano più nel posto dove li avevo lasciati.
Erano scomparsi.
 
POV's Stefano
Venni condotto da lui e da dei suoi compagni un angolino dietro la scuola dove presero a pestarmi. I colpi che mi elargivano in ogni parte del corpo, mi facevano stare bene. Il dolore esterno era quasi uguale a quello che sentivo tagliandomi. Il dolore interno era quasi uguale a quello che sentivo quando volevo morire. Non gridai e neanche mi ribellai, tanto non sarebbe finita in altro modo.
Semplicemente sputai sangue...
 
POV's Giuseppe
Portai Salvatore nell'infermeria della scuola. Per fortuna non era nulla di grave, ma aveva praticamente un pesto enorme sulla schiena! Era sul lettino e non riusciva a muoversi perché ogni movimento glielo faceva sentire.
Sal - Cazzo, che botta-
Disse. Io gli tolsi gli occhiali e glieli misi sul comodino.
Hai mai sognato di dormire a scuola?
Sal - Non sai quante volte-
Benissimo, adesso puoi
-Rise e si girò dall'altra parte. Mi faceva effetto quel pesto del quale mi diede piena vista. Non riuscivo a sopportare il fatto che almeno lui per Stefano aveva tentato, ed io no. Parli del diavolo e spuntano le corna.
Ciao Stefa...ma...che cosa...hai fatto?
-Dissi tutto a spezzoni mentre lui con lo sguardo basso si avvicinò a me e a Salvatore che si era voltato a vedere.
S - Ciao Sal, ciao papà-
Disse seplicemente affibbiandomi quel nome.
Sal - E' stato Sascha...è stato lui, vero? O Luca?-
Era ridotto malissimo. Sfigurato in viso da pesti e graffi, e i vestiti logori e stracciati. Scosse la testa.
Sal - Che intendi, Stefano? Ti sei fatto questo da solo?-
Scosse nuovamente la testa.
S - Sascha non ha fatto niente, proprio niente. Semmai mi ha preparato spiritualmente a quello che ho subito dopo. Luca, quel bastardo, mi ha preso in giro di nuovo ed io non ho saputo stare zitto, tutto qui-
Se fosse stato questo il momento nel quale potevo riscattarmi? Nel quale potevo dimostrare quanto bene io voglia a questi ragazzi. Non permetterò che gli sia vietato il diritto di parlare. Mi alzai in piedi di scatto e uscii dalla stanza. Quel Luca adesso aveva veramente superato il limite e questa volta non mi sarei tirato indietro!
S - Aspetta, papà, aspetta!-
Aspetta...
Sentivo le grida di Stefano che associai alle mie da bambino quando già venivo maltrattato a scuola e dissi tutto a mio padre. Il giorno seguente mi ero svegliato, ma invece di mio padre, che la sera prima mi consolava dicendomi che sarebbe andato tutto bene, c'era una pozza di sangue accanto a me. Il bullismo mi ha portato via mio padre, non voglio che porti via anche quei ragazzi che adesso considero come figli.
 
POV's Salvatore
-Vidi rientrare Stefano con sguardo combattuto e con le lacrime agli occhi ormai neri.
L'ha fatto davvero?
-Chiesi con voce tremante.
S - Non c'è nulla che possiamo fare. Con me Luca voleva anche utilizzare un coltello, ma un compagno l'ha convinto che sarebbe stato meglio non farlo. Appena ho visto quella lama ho pensato sarebbe stata la fine, non voglio che la veda anche lui perché non arriverà a pensarlo dato che accadrà davvero!-
Cominciò a urlare e a piangere ed io stavo malissimo a vederlo così.
Stefano...
-Rivolse lo sguardo piangente verso di me.
Aiutami ad alzarmi
-Sbarrò gli occhi a quella frase. Forse pensavano entrambi che sarei rimasto su un lettino come un malato terminale? Avevo solo un pesto! Altri non avrebbero fatto differenza.
S - Davvero?-
Certo Ste, dai!
-Mi guardò per qualche secondo serio in volto, poi gli spuntò un sorriso.
S - Hai ragione...o adesso o mai più-
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Nota dell'autrice (delle autrici): Spero che vi piaccia e ci vediamo al quinto capitolo! 
By Hijikatasouji e autrice in incognito <3

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Capitolo 5
*** Capitolo 5°: Redenzione in attesa ***


​Perdonate se non lo scrivo, però c'è stato qualche problema. Chi vuole continuare la lettura copi o clicchi questo link. Anche per il capitolo 6 farò lo stesso. Riprenderò la scrittura dal 7 in poi sperando che questi problemi non si riverifichino più.


https://www.wattpad.com/myworks/106035288/write/402363847

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Capitolo 6
*** Capitolo 6°: Just give me a reason ***


​Ecco il link del sesto capitolo. Mi scuso nuovamente. Copiatelo sulla barra URL e leggetelo XD. Ribadisco che dal 7 riprenderà la scrittura normale.


https://www.wattpad.com/myworks/106035288/write/402694729

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Capitolo 7
*** Capitolo 7°: Saschina o Saschefano? ***


POV's Sascha

Il dottore mi aveva spiegato precedentemente il percorso che avrei dovuto effettuare per la mia guarigione, ma non immaginavo di certo la condizione che mi impartì quando dissi che non volevo farlo dentro l'ospedale.

Dottore - Deve essere tenuto d'occhio, non è facile da sopportare e potrebbe avere dei collassi. Ha qualcuno a casa sua?-

Vivo da solo

-Mentii perché non potevo dire di avere un padre che mi picchiava.

Dottore - Uno dei suoi amici penso che possa assisterlo, si organizzi lei insomma se vuole affrontare il tutto all'infuori di questo posto-

Va bene, farò come dice lei

-Uscì dalla stanza. Io non avevo nemmeno nessun amico da cui andare. O meglio, c'era Stefano, ma ammetto che avevo paura a chiederglielo. Avevo paura non tanto per quello che mi aveva detto, ma anche perché forzarlo a stare con me pensavo che lo avrebbe fatto sentire peggio di come già non stava dopo il mio tentato rifiuto. Sentii la porta aprirsi. Alzai uno sguardo e vidi un ciuffo familiare spuntare da dietro di essa. Stefano.

S - Ho sentito tutto, ti aiuterò io, Sascha-

Aveva uno sguardo serio. Non determinato, come il tono che aveva usato, non c'era determinazione. C'era devozione, affetto e anche un pizzico di ricerca da parte sua nei miei confronti. D'altronde capivo che provando qualcosa per me, non ci avrebbe rinunciato facilmente.

Non risposi, fissando i suoi occhi. Il cuore cominciò a battere piano piano sempre più forte, le labbra si stavano seccando e il petto faceva male, troppo male. Chiusi gli occhi.

Quando li riaprii, avevo gli occhi di Stefano a tre centimetri dai miei, la sua mano sulla mia guancia e la sua bocca che pronunciava il mio nome sconvolta e quasi disperata. In un primo momento mi venne un sussulto e lo spinsi via involontariamente.

S - Oh, calmati, sono appena stato rilasciato, ma questo non significa che puoi infierire di nuovo-

Disse quasi ridendo. Poi si rattristò.

 

POV's Stefano

Avevo capito che quella reazione era conseguenza della mia rivelazione, per questo mi rattristai.

Sa - Stefano, tutto bene?-

Tutto bene...

Ehm...sì, non preoccuparti, Sascha

-Dissi asciugando gli occhi bagnati e mostrando un sorriso che tutto faceva pensare fuorché andasse tutto bene. Però per fortuna Sascha non ebbe da ribattere.

 

POV's Sascha

Non ero scemo! Ero consapevole che era stata la mia re-spinta ad averlo leso nel cuore ancora troppo sensibile per non prendersela per del latte versato. Anche se questa era una questione seria. Quando mi sorrise, ero sollevato, ma capivo che era tutto falso quello che voleva far credere.

Beh, quindi verrò io da te o...

-Dissi per fargli dimenticare il mio errore del quale scusarmi in quel momento mi sembrava...non fuori luogo, ma insomma non me la sentivo. Gliel'avrei detto quando il cuore di entrambi avrebbe smesso di battere così forte. Penso che il mio sia dovuto alla droga, spero sia dovuto a quello.

S - Sì, vieni da me-

Quello stesso giorno venni dimesso. Andai a casa mia a prendermi la roba e per fortuna mio padre non era lì. Quando raggiunsi la casa di Stefano, dentro essa c'erano Salvatore, Giuseppe e Marina. Tra tutti mi guardavano leggermente male.

S - Ciao, Sascha. Puoi appoggiare la roba nella stanza là-

Disse Stefano voltandosi a guardarmi di conseguenza agli sguardi altrui. Mi sorrise. Io, prima di eseguire, mi guardai attorno. La casa non aveva due piani come la mia. Appena entravi accedevi al salotto che aveva un divano in mezzo alla stanza e la TV. Alle pareti si distinguevano quattro stanze: dietro al divano c'erano le camere da letto; accanto a destra del divano, qualche metro più in là, il bagno e la cucina. Non era grande, ma bastava per una o due persone. Mi sentivo osservato e la cosa mi metteva parecchio a disagio, così mi incamminai verso la stanza a sinistra. Appoggiai la valigia che avrei messo apposto dopo. Ritornai in salotto e vidi Giuseppe che si incamminava verso di me.

G - Penso che sia arrivato il momento di ricominciare da zero, che ne dici?-

Mi porse la mano che afferrai dopo un momento di riflessione.

G - E' facile diventare amici, ma lo è altrettanto finirla subito quindi prova a far del male a Stefano e giuriamo che le prendi. Non farci pentire di questa nostra scelta-

Sorrisi e lo abbracciai.

Certo, Giuse, non lo farò

-Salvatore e Marina ci guardavano forse poco convinti delle mie parole; ma infatti non dovevano credere alle mie parole, bensì ai fatti che si sarebbero visti più in là. Salutarono Stefano e se ne andarono.

Beh, allora io vado a disfare la valigia...

S - Aspetta, vengo con te.

A passo spedito andò in camera e cominciò a disfarla lui e lì capii dove voleva andare a parare.

Non ti fidi di me?

Domandai appoggiandomi allo stipite della porta incrociando le braccia.

S - Non è che non mi fido di te, non mi fido della droga, è un'altra cosa-

Risi.

S - Che hai da ridere?-

La stai prendendo troppo seriamente questa cosa, dovresti farti gli affari tuoi, non sono un bambino.

S - Non a caso il dottore ti ha affidato a uno di noi, in questo caso io-

Risi nuovamente.

S - Perché ridi adesso? Trovi quello che ho detto divertente? Poi dici che non sei un bambino-

Rido perché ti vedo così protettivo quando prima eri tu quello da proteggere.

S - Quello da proteggere e non sono mai stato protetto...tieni, almeno stai più comodo-

Mi lanciò il pigiama che presi al volo. Aveva ragione, ma ci sarei stato io a proteggerlo...in fondo glielo dovevo.

S - Ah e vieni ad aiutarmi in un cucina dopo che è ora di pranzo-

Nemmeno io sono un bravo cuoco.

Mi rivolse un sorriso guardandomi con la coda dell'occhio prima di uscire dalla stanza.

UN MESE DOPO...

Pov's Marina

Ero in classe aspettando che Sabrina entrasse. Quando stavo con lei mi sentivo bene. Dopo qualche minuto entra dentro l'aula. La vedo felice. Con euforia mi si sedette accanto.

Sab - Ciao, Mari. Te lo dirò solo a te perché mi fido eh, ma tu non lo devi dire a nessuno-

Certo, dimmi.

Sab - C'è un ragazzo che mi piace, ma non è della nostra classe...è più grande-

Questa frase bastò a farmi stare male, non so perché.

E...chi sarebbe?

Sab - Sascha. E' da un po' che mi piace...penso da quando sia rientrato dall'ospedale. Insomma glielo voglio dire e lo farò oggi stesso-

B...brava...

Sab - Non sembri molto partecipe, c'è qualcosa che non va? Hai le tue cose?-

Ehm...può darsi, vado un attimo in bagno.

Mi alzai e corsi via. Sentivo come se qualcosa mi comprimesse il petto. Non volevo che si mettesse con Sascha, e che cazzo! Forse sta cominciando a piacermi Sabrina...ma che dico!? No, non è possibile

...o forse sì.

 

POV's Sascha

Stavo tornando a casa quel pomeriggio, quando vedo Sabrina che mi chiede se può fare la strada con me. Accetto. Ormai siamo diventati amici anche se ci conosciamo da un mese, le voglio bene.

Sab - Sascha, ti devo dire una cosa...-

Dimmi pure, Sabri

Sab - Non è molto facile da dire...ma insomma tu mi piaci, Sascha-

Ci fermammo. Quando disse quelle parole il cuore cominciò a battere forte. A me Sabrina piaceva un po', devo ammetterlo. Sono così confuso! Stefano o Sabrina? Sabrina o Stefano? Ma io non sono gay! Perché mi sto facendo tali problemi? Forse frequentando di più Sabrina avrei imparato ad innamorarmene pienamente.

Sab - Di' qualcosa, Sascha-

Beh...anche tu mi piaci, Sabrina.

Sab - Vuoi essere il mio ragazzo?-

Sì...

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MY Space<3<3<3

Ciao. Ringrazio chi segue questa storia con tutto il cuore. Solo questo. Spero che non la smettiate di leggerla solo perché questo capitolo ha avuto un finale simile.

By Hijikatasouji <3

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Capitolo 8
*** Capitolo 8°: I hate you I love you ***


Pov's Stefano

Quel giorno io non ero andato a scuola perché stavo male, avevo la febbre. Stavo nel letto con il cellulare in mano quando sento chiudere la porta e dopo due secondi vedo Sascha entrare nella mia stanza.

Sa - Come va?-

Sembrava contento.

Sembri felice di vedermi in questo stato.

-Sorrisi, prima di riportare lo sguardo sullo schermo del cellulare.

Sa - Non dire sciocchezze, non sono felice per questo-

Posso essere partecipe della tua felicità?

-Esitò un attimo.

 

Pov's Sascha

E adesso come facevo a dirgli che ero fidanzato con Sabrina? Non l'avrebbe presa bene, ma avrebbe dovuto capire prima o poi.  Mi sedetti sul materasso mentre lui si mise a sedere. Gli accarezzai il viso.

Non è facile da dire...hai ancora la febbre...

S - Me la sono misurata prima: 37,9°. Comunque adesso dimmi perché sei felice-

Come ti ho detto...è difficile da dire. Insomma io sono...fidanzato, Stefano. Mi sono fidanzato oggi.

-Non riuscivo a guardarlo negli occhi ma potevo intravedere la sua mano che stringeva la coperta. Si sdraiò portando un braccio sopra gli occhi, probabilmente per non farmi vedere che stava piangendo. Stavo male a vederlo così, a sentire i singhiozzi che cercava di trattenere.

Ehi, non fare così

S - Tu non sai quello che provo. Io ti amo, Sascha...tanto; troppo per sopportare una cosa come questa. Vorrei trattenere le lacrime, ma...cioè io non voglio neanche che tu te ne vada perché voglio che tu resti, ma il fatto che tu rimanga mi fa stare male-

Disse tra i singhiozzi. Aveva ragione, non potevo capirlo.

Io la amo, Stefano. Io vorrei essere felice, ma se non la smetti di fare così, mi rendi tutto più difficile.

S - Siccome non ce la faccio, sai che ti dico? D'ora in poi potrai chiedermi aiuto, perché stiamo sotto lo stesso tetto proprio per questo, ma non trattarmi più come un amico, chiaro? L'amicizia è difficile da sopportare senza soffrire-

Ma...non puoi fare così, ho bisogno di te.

S - Hai bisogno di Sabrina adesso, lei ricoprirà il mio ruolo meglio di me. Quello che posso fare io al momento è tenerti in vita-

Non dire fesserie

S - Sascha, lasciami solo. Non cambio idea-

Avevo capito che era inutile continuare, così uscii e andai da Sabrina.

 

Pov's Stefano

Andai in bagno con il respiro affannoso e le lacrime agli occhi. Accesi l'acqua della vasca fino a farla riempire. Mi ci misi dentro. Presi la lametta e cominciai a farmi dei piccoli taglietti sul braccio. L'acqua si tingeva di rosso ed io stavo benissimo. Mi lasciai andare sott'acqua. Sentii la porta chiudersi. Sascha era andato da Sabrina. Se fossi morto, tanto meglio. Mi dispiace solo per Giuseppe, Marina e Salvatore...anche per Sabrina perché in quel mese eravamo diventati amici, mentre adesso la vedevo come una minaccia. Comunque morendo non avrei commesso altre cazzate. Questa sarebbe stata l'ultima. Sarebbe stata la fine...

vai da Sabrina. Quando tornerai ti accorgerai che ti sarà rimasta solo lei...

Gli occhi si chiusero e tutto divenne buio.

Non girava il mondo se non c'eri tu, e non volermi male adesso...se non ti riconosco.

 

Pov's Sascha

Ero sul divano con Sabrina a giocare ai video games per distrarmi. Mi stava stracciando di brutto stranamente, perché ero sempre stato bravo ai videogiochi. Pensare a Stefano, alle sue parole, alle sue lacrime...mi faceva stare male e Sabrina se ne accorse.

Sab - Tesoro, tutto bene? Ti sto rovinando quando dieci minuti fa eri tu che stavi vincendo...è successo per caso qualcosa con Stefano?-

Sì, abbiamo litigato, ma non è nulla di che.

Sab - Ne vuoi parlare?-

No, non importa. Non perché non mi fidi ma perché non ho voglia.

Sab - Ok...-

Continuammo a giocare altri dieci minuti.

Sab - Secondo me dovresti chiarire con lui. Non stare qui con me adesso, semmai ci vediamo stasera. Adesso vai da lui, che sennò sto male perché tu sei triste. Stefano è sensibile, ha sofferto di bullismo e chissà come reagiva-

Sicura? Posso andare?

Sab - Ti ho detto di andare, sennò sto male poi-

Mi alzai e la baciai. Era stata fantastica in quel momento, le voglio troppo bene.

Grazie!

Corsi fuori. Io speravo soltanto che non avesse fatto qualche cazzata. Un sesto senso mi intimava di correre più veloce, Di correre da lui accellerando il passo. Ero felice, ma sentivo come un qualcosa che...avevo un brutto presentimento. Corsi dentro casa e andai in camera sua aprendo la porta. Non era lì. Andai al bagno perché per casa non c'era.

Stefano? Sei qui? Sono Sascha...apri.

Provai io stesso ad abbassare la maniglia, ma aveva chiuso a chiave. Mi venne paura. Che stava facendo!?

STEFANO!!! APRI QUESTA CAZZO DI PORTA!!!

Nessuna risposta.

L'unica cosa che mi rimaneva da fare era sfondare la porta. Ci riuscii, ma persi dieci anni di vita quando vidi Stefano in una vasca di sangue, i polsi tagliati...privo di sensi.

STEFANO!! AMICO MIO, MA CHE HAI FATTO!?

Lo presi e gli feci riemergere almeno la testa.

RISPONDIMI!!!

Lo scossi, ma non reagiva.

PERCHE' MI AMI A TAL PUNTO? PERCHE'?

Lo presi e lo adagia sul letto. Presi un asciugamano per pulirlo dal sangue, e ogni sua macchia di rosso su quell'oggetto mi faceva salire sempre di più la disperazione.  Presi delle bende e gli fasciai le braccia. Lo tenni stretto a me e cominciai a piangere.

Hai la pelle bianca...sei freddo...non puoi...morire...ti prego

Cominciai a singhiozzare. Stefano stava immobile ed io non potevo fare altro che sperare. Appoggiai l'orecchio sul suo petto e il cuore...batteva, piano ma batteva. Tirai un sospiro di sollievo, ma avevo lo stesso paura. Stetti per chiamare Giuseppe, quando una fievole voce mi chiamò.

S - Sascha...-

Stefano...sono qui.

Cominciai a piangere e lo abbracciai forte. Non me ne fregava se era nudo, se sotto di me poteva sembrare tutt'altra cosa. Stava bene e questo era l'importante.

Che ti metti a fare queste stronzate!? Hai la febbre! Potevi anche morire!

Appoggiai la mia fronte alla sua mentre le lacrime solcavano il mio viso.

Non farlo mai più, ti prego...ho avuto paura, Stefano...stavolta ho avuto paura...

Mi asciugò le lacrime con le dita.

S - Io non sapevo quello che facevo...mi dispiace-

Mi dispiace una sega! Mi hai fatto passare un brutto quarto d'ora!! COSA SAREBBE SUCCESSO SE NON FOSSI TORNATO IN TEMPO? EH? RISPONDI!! Perché ucciderti per amore? Cosa avresti ottenuto? MA NON HAI PENSATO MINIMAMENTE A COME MI SAREI SENTITO!? CAZZO, Stefano! Ti ammazzerei di botte se non fosse che finirei per ucciderti!

Ero arrabbiatissimo! Mi aveva spaventato tanto, ed ero ancora agitato!

S - Ti chiedo scusa, non lo farò mai più-

Come posso crederti? Non valgo così tanto! Ti stavi per togliere la vita prima ancora di raggiungere la maggiore età per qualcuno come me! Già che non ci si dovrebbe privare di vivere, ma non sono all'altezza della tua vita, Stefano. 

S - Sascha...-

Rivestiti adesso e rimettiti a letto. Tra una mezz'ora ti toglierò le bende e ti disinfetterò le ferite. Adesso devo calmarmi, scusa.

Uscii dalla stanza e andai sul divano accendendo la TV facendo respironi nel mentre la guardavo e liberando i residui dei singhiozzi. Perché doveva fare così? Mi aveva fatto morire a me tra poco! Mi asciugai il viso e lo sciacquai con l'acqua del lavandino della cucina. Andai in bagno per pulirlo. Mi tremavano le mani mentre asciugavo il suo sangue per terra. Una mano si poggiò sopra la mia. Mi voltai, era Stefano.

S - Lascia, faccio io-

Mi alzai e gli lasciai il panno e il secchio.

S - Vedi...a me piace tagliarmi, Sascha. Mi sento più vivo che mai quando il sangue mi scorre sulle braccia, soprattutto se sono nella vasca. Non è la prima volta che lo faccio, ma non ho mai rischiato tanto come adesso-

Ma cosa dici..?

Sussurrai quasi. Non capivo perché.

S - E' così. Quando provo tanta frustrazione o mi viene dato un dolore forte, non riesco a fare a meno di far scorrere la lama sulla mia pelle. E' difficile non farlo perché non mi controllo-

Stetti zitto per il resto del tempo che lui finì di pulire.

Bene, adesso vai a sederti sul divano che ti disinfetto le ferite.

Misi a posto tutto e presi il disinfettante. Mi sedetti sul divano accanto a lui. Gli tolsi le bende che nel frattempo si erano arrossite, presi il cotone e lo bagnai con il prodotto che appoggiai sul primo taglio.

S - Brucia...-

Disse contraendo il viso in una smorfia di dolore.

Lo so, ma guarda di resistere. Questo non è niente in confronto a quello che ti sei fatto, se riesci a sopportare il dolore di questi tagli, supererai anche questo bruciore.

S - Tu non capisci, il dolore dei tagli lo avverto ma mi piace perché è forte, perché mi fa sentire vero-

Quindi io ti stavo uccidendo e tu ti uccidi davvero per sentirti vivo?

S - Tu non hai idea di quanto conti per me, Sascha, lo sai?-

E tu sai quanto conti tu per me, Stefano?

Lo vidi arrossire. 

S - No, non lo so...-

Volevo ribattere, ma quando lo vidi cambiare colore della pelle, mi sentii nervoso e preferii stare zitto e continuare quello che stavo facendo.

Non è la prima volta che ti curo una ferita, Stefano.

S - Hai ragione...-

Sorrise. Mi venne un giramento di testa e vomitai per terra.

S - Sascha! Stai bene!?-

Sarà l'astinenza...

Rivomitai di nuovo. Stefano andò a riprendere il secchio e si mise a pulire per la seconda volta.

S - Questa però è una cosa positiva-

Disse dopo aver pulito.

In che senso?

S - Significa che non stai assumendo nulla al momento, il tuo corpo non è abituato e ne sta risentendo, ma per ora nulla di grave-

Si sedette accanto a me che nel frattempo mi ero messo una coperta sulle spalle. Mi abbracciò.

Sei caldo, Stefano...dovresti tornare a letto.

Tossii. Venni colpito da un sonno improvviso e mi addormentai. Era bello stare tra le sue braccia, ma in ogni caso non sarebbe cambiato niente. Io non avrei detto nulla a Sabrina perché non volevo parlarne e soprattutto Stefano non avrebbe voluto. Mi dette un bacio sulla fronte e mi sussurrò all'orecchio.

S - Buonanotte, amore mio-

Non mi accorsi di queste sue parole perché dormivo, ma venni pervaso da un senso di pace e sicurezza...come se potessi dormire tranquillo. Io lo odiavo questo ragazzo.

Ma in fondo lo amavo...

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Capitolo 9
*** Capitolo 9°: Per un bicchiere di troppo ***


POV's Salvatore

Le settimane che vennero dopo furono molto dure per tutti. Stefano vedeva Sascha a scuola, ma poteva soltanto guardarlo da lontano. In tutti i momenti della giornata, tranne che a lezione, Sascha era sempre in compagnia di Sabrina, dato che ormai era la sua ragazza. Si vedeva che entrambi avrebbero voluto parlarsi, uscire insieme dopo la scuola, o fare qualsiasi cosa che fanno gli amici. Giuseppe sta cercando ancora i bulli che hanno costretto Stefano a uccidere suo padre, ancora non ci sono risultati. L'ho invitato a casa mia per aiutarlo. Anche mia madre ci aiuta e mantiene il segreto. Mio padre è sempre fuori per lavoro. Marina era sempre strana nell'ultimo periodo, sembrava triste, cupa...in queste settimane tra tutti ci siamo visti poco e questa non è tanto una bella cosa. Volevo ritornare come prima, uniti come prima. Invitai Stefano a casa mia quel pomeriggio per sfogarsi semmai, per avere qualcuno con cui parlare. Non sapevamo quello che ci avrebbe detto, che il suo cuore stava battendo per qualcuno.

DRIIIIIN

Suonò il campanello e andai ad aprire mentre Giuseppe era al computer a riguardare per l'ennesima volta l'articolo della morte del padre che però diceva che non avevano trovato i colpevoli.

Ciao, Ste, entra.

Con un sorrisetto mi salutò e poi entrò mettendosi sul divano.

S - Come va, Giuse?-

G - Ancora niente. Ma sei sicuro di non ricordarti come erano fatti? Avevano qualche segno in particolare in viso, addosso...niente?

Stefano ci pensò un attimo...

S - Avevano dei tatuaggi addosso mi sembra. Quello che mi ha minacciato ne aveva uno a forma di...volatile, penso. Gli altri due invece erano pieni di tatuaggi di ogni tipo in ogni parte del corpo. Questa è l'unica cosa che mi ricordo bene-

Nel mentre Stefano parlava, Giuseppe si stava annotando tutto.

G - Grazie-

Poi spense il computer e si sedette sul divano accanto a lui, nel mentre io ero andato in cucina a prendere tre bicchieri di succo di frutta. Porsi il loro ai due.

Ma...devi dirci qualcosa, Stefano? Luca non ti ha dato fastidio stranamente in questi giorni, quindi...almeno che non sia successa una cosa personale con Sascha...

G - Riguarda il fatto che sta spesso con Sabrina?-

S - Nnnnnnni-

G - Ni?-

S - Ni-

Vuoi parlarne?

S - Beh, è un po' imbarazzante da dire, ma...io sono gay. Sascha si sta occupando di Luca in modo che non mi dia noia-

Stefano? Gay? Adesso si spiegava tutto! A Stefano piaceva Sascha e a vederlo con Sabrina ci stava male. Troppo facile da dedurre dato che ha iniziato con questa rivelazione.

Ti piace Sascha, Stefano?

Domandai con una faccia comprensiva. Lui mi guardò e annuì.

S - Mi accetterete lo stesso?-

Giuseppe lo abbracciò da dietro scompigliandogli il ciuffo.

G - Certo, Stefano...ma cosa dici? Noi se siamo amici, lo rimaniamo nonostante tutto. Ci sono casi eccezionali, come Sascha, che se sgama una cosa con te lo rovino, ma in effetti non capisco perché ti stia così alla larga...ma lui lo sa?-

S - Sì, lo sa. Gliel'ho detto quando eravamo in ospedale e...insomma ha detto che la sua amicizia sarebbe sempre stata presente per me. Poi si è fidanzato con Sabrina e dice di amarla. Abbiamo litigato e gli ho detto che io esistevo per lui solo per aiutarlo con la droga, non per questioni di amicizia, quindi è per questo che stiamo così distanti adesso-

Ma tu lo vuoi, Stefano?

S - Secondo te, Sal? Sai quanto mi è costato pattuire quella cosa?-

No, non hai capito. Intendo, tu vuoi che lui rimanga distante da te? Da quello che ho capito ovviamente no, allora perché non te lo riprendi?

S - Perché se lo amo, non posso impedirgli di amare qualcuno...anche se quel qualcuno non sono io-

Aveva ragione in effetti e lo ammiravo per questo suo comportamento che nonostante tutto riesca a contenersi, ma era difficile da fare.

G - Hai ragione, Stefano. Stasera se vuoi puoi rimanere qui, ti lasceremo andare via quando Sascha starà dormendo sicuramente-

Sorrise e ci abbracciò.

S - Vi voglio bene un mondo, ragazzi-

Anche noi ricambiammo l'abbraccio. Quella sera ci divertimmo tanto. Nessuno pensava ai propri problemi. Facemmo un po' bordello dato che mia madre non era a casa e sarebbe tornata verso le 22:00. Verso le 20:00 Stefano ci disse che andava a fare una passeggiata, ma non sapevamo dove esattamente andasse. Comunque ci fidavamo di lui e lo lasciammo andare.

 

POV's Stefano

Non poteva farmi stare male così e non accorgersi di niente, ignorarmi come uno che chiede l'elemosina! Vado in un pub per distrarmi. Non avevo l'intenzione di bere, ma solo di distaccarmi dalla realtà. Mi siedo ad un tavolino con un semplice bicchiere di Lémon Soda in mano mentre penso. Non attribuisco la colpa a nessuno perché in effetti Sabrina che colpa ne ha se si è innamorata? Anzi, è stata anche più intelligente! Ha saputo interpretare al meglio i suoi sentimenti, senza rischiare e senza ripensamenti. Era sicura di quello che provava e che prova tutt'ora. Finisco il drink e faccio per andarmene, quando Luca mi appare davanti attraversando la folla.

L - Ehi, Lepri, che si dice? O forse dovrei chiamarti "Lepri l'omicida"? Ahahahah

Sai benissimo che gli assassini veri sono quelli come te.

-Gli rispondo guardandolo negli occhi. Questa cosa Luca non deve averla gradita tanto e mi afferrò per il colletto con velocità e ferocia negli occhi.

L - Ascolta...!-

Poi il suo sguardo, accorgendosi che eravamo in mezzo a persone, ritornò calmo, e quasi faceva paura. Non aveva mollato la presa però.

L - Sfidami ad una gara di resistenza. Se vinci tu, lascerò Sascha e voi tutti in pace. Se invece cedi e vinco io, peggiorerà la situazione più di quanto non lo sia adesso...perché...io so chi sei, Lepri. So la tua natura di frocio, so che ami Sascha alla follia e che lo proteggeresti con ogni mezzo-

Sascha mi difenderà, non ho paura di quello che potresti farmi, quindi perché dovrei accettare?

Tirò fuori dalla tasca un coltellino che fissai sudando freddo. Si stava ripetendo di nuovo...

Se vuoi uccidermi, sono qui. Come ti ho detto, non ho paura.

L - E chi ti ha detto che lo userò su di te? Potrei fare una visitina a Salvatore, Giuseppe...o a Sascha...-

Mi venne un impeto di rabbia.

Non oserai!

L - Oh, invece sì. Lepri l'omicida se non accetti, la colpa è tua-

Non avrei potuto rischiare di ripetere lo stesso errore. Questa volta ne avrei pagato io le conseguenze.

E va bene, accetto.

Ci sedemmo al tavolo e ci vennero portati sei bicchieri a me e sei a lui di una sostanza apparentemente uguale in modo reciproco. Un tizio ci dette il via e cominciammo a buttarli giù uno per uno. Li finimmo e ce ne portarono altri. La vista stava cominciando a sfocarsi e la mia voce era diventata strana. Tutto il mio viso era accaldato e mi sentivo crollare. Luca invece era ancora normale e fu lì che capii l'inganno. Gli avevano dato una bevanda analcolica simile alla mia che invece era piena di alcool. Dovevo aspettarmelo.

 

POV's Sascha

Mi squilla il cellulare. E' Salvatore. Come mai mi sta chiamando? Che vuole?

Pronto?

Sal - Sono Salvatore. Sono preoccupato per Stefano. Si è allontanato da casa mia per una passeggiata ed è da un po' che non torna. Lo sto cercando insieme a Giuseppe, ma se ci aiutassi anche tu diventerebbe tutto più facile.

Scappato?

Sal - Eh e ti stupisci? Comunque adesso aiutaci! Muoviti, è l'unico modo che hai per riscattarti!

Poi riattaccò. Questo mi fece capire che Stefano aveva detto tutto anche a loro, e non c'era da stupirsi dato che erano i suoi unici amici, anche se la cosa mi dava fastidio. Guardai Sabrina che era seduta accanto a me mentre guardava la TV. Quando spostai il mio telefono dall'orecchio, si voltò verso di me domandandomi cosa ci fosse che non andava. Le diedi un bacio.

Non preoccuparti, nulla di grave. Devo andare un secondo a giro per il quartiere a controllare se un mio amico depresso è da  queste parti.

Sab - Intendi Stefano?-

Annuii.

Sab - Se è per questo, prima l'ho visto entrare nel pub mentre venivo da te. Penso sia ancora lì.

I miei occhi si illuminarono e non so perché, ma la riempii di baci dappertutto ringraziandola più di dieci volte. Lei mi sorrise e senza dire niente, mi diede anche lei un bacio prima che andassi a prendere il giubbotto di pelle e uscii. Appena arrivai all'ingresso del pub, vidi Stefano barcollare ubriaco, che ogni tanto parlava gente che passava e si allontanava velocemente. Andai da lui e lo presi per un braccio.

Andiamo a casetta adesso, Stefano!

Lui si dimenava riempiendomi di pugni, calci e schiaffi.

S - NO! STRONZO, LASCIAMI!!! FIGLIO DI P*****A, TOGLIMI LE MANI DI DOSSO!!!

Era impossibile trascinarlo anche di un millimetro in quelle condizioni di incazzatura pura.

Mi dispiace...

Dissi prima di tirargli un pugno sullo stomaco. Fece uscire un lamento strozzato prima di cadermi addosso svenuto. Lo afferrai e me lo misi in spalla.

Adesso ti farò vedere quanto conti per me.

Durante il tragitto mi domandai come mai si fosse ridotto in quel modo. La risposta venne immediata. Lo avevo ferito, e questo mi fece provare un senso di colpa così grande che anche il solo sentirmelo addosso mi provocava un senso di vergogna indescrivibile, come se non mi sentissi degno di averlo vicino a me adesso. Potevo comunque sentire il suo respiro e il suo cuore che batteva, il suo ciuffo che sfiorava il mio collo e i suoi occhiali scomposti sul suo viso. Proprio per questo mi ricordai di Sabrina che era a casa nostra e non potevo portare Stefano lì, sarebbe stata una tortura per lui! Passai davanti alla casa di Marina e provai a suonare il campanello.

M - Sascha, che ci fai qui?-

Disse con tono scocciato dal vedermi. Non risposi, mi misi di profilo per fargli vedere chi avevo attaccato a mo' di zaino.

M - Stefano! Ma che gli è successo?!

Nulla, si è solo preso una sbronza. Volevo chiederti se potevi tenerlo tu.

M - Certo che lo tengo io! Tu sei solo capace di farlo soffrire! I miei genitori sono in un viaggio di lavoro. Entra e lascialo sul letto, poi vattene, me ne occupo io.

Potevo capire la sua rabbia e quindi eseguii. Adagiai Stefano sul letto di Marina, gli diedi un bacio sulla fronte e me ne andai. Ripensai alle parole di Stefano all'ospedale, alle mie mentre guardavo i suoi occhi che mi facevano fermare il cuore, alle sue stasera che erano come pugnalate, a quelle di Marina che avevano ragione. Ero io nel torto, quindi? Ero io ad aver sbagliato? Questa era la domanda. Io amo Sabrina, perché Stefano non riesce a capirlo? Addirittura arrivare ad ubriacarsi! A parte che ha tentato anche il suicidio...ma il fatto che tutti erano contro di me solo perché non mi sono messo con lui! Ma è mai possibile!? Anche Marina avrà anche avuto ragione sul fatto che lo stavo facendo soffrire, ma nessuno si mette nei miei panni qui? Io non so neanche più quello che provo! Fra poco non so neanche se sono maschio o femmina, o come mi chiamo! Ero arrabbiato, sì. Io amo Sabrina e solo lei! Il mio cuore è suo adesso, e tutti qui lo devono capire! Torno a casa. Sabrina mi guarda entrare mentre tolgo il giubbotto e lo appendo.

Sab - Tutto bene, amore?-

Mi chiede mentre mangia i pop corn sul divano.

Sisi, Salvatore se l'è portato a casa.

Mentii perché non volevo che sapesse il vero motivo e perché volevo che rimanesse qui con me, perché se glielo avessi detto, si sarebbe sentita in colpa e mi avrebbe detto di portare Stefano a casa all'istante. Tanto era al sicuro, non lo avevo lasciato sotto un ponte! Si alzò per andare in cucina. Io mi sedetti sul divano sbuffando e cercando di scaricare un po' di rabbia che provavo. Io non sono gay. Però non riesco mai a spiegarmi neanche il fatto che ogni volta che lo vedevo avevo voglia di lui, di stare con lui, di parlare con lui, di...insomma, di stare con lui sempre. Quel suo modo di fare, la sua voce la quale non vedo mai l'ora di sentire, la sua timidezza, i suoi problemi, la sua sensibilità, il fatto che a volte mi guardi in quel modo che mi fa diventare matto...sono tutte cose di Stefano che mi attiravano molto, ma lui non è come me ed io non sono come lui, non sono nella sua categoria.  Mi voltai a guardare Sabrina che faceva avanti e indietro per la cucina. Era così bella!  Avevo voglia di lei. La volevo mia.

 

POV's Sabrina

Misi la ciotola dei pop corn vuota dentro il lavandino quando Sascha mi chiamò dalla sua camera da letto. Andai subito. Era lì sul letto senza la maglia, solo con i jeans. Io naturalmente andai lì con lui. Mi fissava i vestiti come per dirmi di togliermeli con il pensiero. Capii cosa intendeva e mi spogliai lentamente. Una volta rimasta solo in intimo, lui si mise sopra di me. Iniziammo a baciarci. Mi levò il reggiseno e iniziò a toccarmi; poi mi tolse le mutandine, mi stuzzicò un po' con le mani, e poi arrivò il bello. Io ero in preda agli orgasmi. Una volta finito ci sdraiammo sul letto. Mi abbracciò ed io mi addormentai sul suo petto. Quella fu la notte più bella della mia vita.

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10°: Heart Attack ***


POV's Stefano

Mi risvegliai sotto le coperte. Non riconobbi inizialmente dove fossi, finché non vidi Marina e capii.

M - Ehi, ciao...hai fatto una grande stronzata, lo sai? Devi vomitare?-

Mi domandò. Ero ancora un po' sballato e sentivo una leggera nausea che andava a crescere fino a diventare conati di vomito. Marina mi condusse al bagno dove rimisi mentre lei mi reggeva dalla fronte. Era gentilissima con me, le volevo bene. Mi riaccompagnò a letto e ci sdraiammo al contrario.

M - Perché l'hai fatto, Stefano? Luca ti ha fatto qualcosa?

Lei non sapeva che a me piaceva Sascha, che ero innamorato di lui.

Nnnnni

Risposi.

M - Ni?-

Ni

M - Che è successo, Ste?-

Sospirai ma mi sentivo bene a parlare con lei, come se fossi libero di dirle anche le cose più segrete.

Io...lo amo.

M - Ami chi?-

Sascha, amo Sascha. Lui però mi ha respinto e subito dopo come se nulla fosse si è messo con Sabrina e mi ha ignorato completamente quando prima diceva che la sua amicizia sarebbe stata sempre presente. Capisco che non è omosessuale, e se una persona non lo è non lo è, ma il fatto è che fa troppo male e lui il più delle volte sembra non accorgersene...fa male, Mari.

Lei mi osservava mentre io guardavo il soffitto cercando di trattenere le lacrime. Cominciò ad accarezzarmi il viso.

M - Bellino il mio Stefanino innamorato-

Disse con voce stupidina.

Eh smettila

Dico ridendo leggermente imbarazzato.

M - Ma Luca cosa c'entra con questo? Mi stai facendo capire che la tua sofferenza ti ha portato ad ubriacarti al pub-

Infatti non è così, è stato Luca. Voleva uccidere uno di voi e lo avrebbe fatto se non avessi accettato la sua gara di resistenza all'alcool che lui ha imbrogliando spudoratamente. Il problema è che quando me ne sono accorto, era troppo tardi...ma...come sono arrivato qui?

M - Sascha ti ha cercato e ti ha portato qui-

Ci pensai un attimo e sorrisi. Marina se ne accorse e mi abbracciò sfottendomi ed io arrossivo.

Non è la prima volta che mi salva.

M - In che senso?-

Dovevo dirglielo. Lei per me era come una migliore amica...no, ERA la mia migliore amica.

Sascha si è fidanzato con Sabrina come sai...ed io ci sono rimasto così male che mi sono fatto questi.

Mi alzai la manica della felpa mostrandole i tagli che lei percorse con un dito. La sua espressione sconvolta mi metteva a disagio, ma d'altronde non volevo più nascondermi.

M - Stefano...-

Rimase senza parole.

Beh, e quando lui è tornato a casa, mi ha trovato senza sensi dentro una vasca di sangue. Mi ha curato, aveva paura che morissi...

Dissi con sguardo sognante.

Mi sono sentito un po' in colpa, ma il cuore mi batté forte quando lo vidi accanto a me, quando seppi che era stato sempre con me e che mi aveva salvato nonostante prima avessimo litigato. Gli ho promesso di non farlo più...ma è dura non potersi sfogare in qualche modo.

M - Ma questo è il modo più sbagliato per farlo, d'ora in poi parlane con me per evitare di fare queste cose. Hai rischiato troppo, Stefano-

Anche stasera ho rischiato tanto, ma l'ho fatto perché non volevo essere di nuovo un assassino.

M - Ma tu non lo sei mai stato e lo sai!

E invece sì, Mari.

M - No, Ste e che cazzo! Già a rovinarti ci pensano gli altri, vuoi continuare a gettarti benzina addosso anche tu stesso?!-

Aveva ragione.

Mari, io vi voglio bene e per questo l'ho fatto. Ho notato che in questi giorni sei un po' giù, qualcosa non va?

M - Nulla...-

Voltò lo sguardo che poi feci tornare su di me.

Andiamo, puoi dirmelo...sei innamorata?

M - Eh va bene, una lieve cottarella.

Per chi?

Chiedo euforico come un bambino.

M - Per...Sabri...na?

Rimasi a bocca aperta, però ero felice.

Io innamorato di Sascha e tu di Sabrina...e adesso loro stanno insieme...Quindi facendo i calcoli siamo...disagiatih innamorati?

Marina ride.

M - Credo proprio di sì.

Appoggiai i piedi alla spalliera e senza dire niente e lei li appoggiò sopra i miei.

M - Sei proprio femmina-

Mi dice ridendo.

Io la abbraccio forte facendole il solletico e lei ride pregando che la smetta, ma è troppo divertente! Sono così euforico che...Non so che farei! Perciò mi metto a saltare sul letto invitando Marina a fare lo stesso, e come due ubriachi pazzi facciamo anche la lotta con i cuscini con lo stereo ad alto volume. Alla radio parte Heart Attack di Demi Lovato e cominciammo a cantarla a squarcia gola.

E quella serata passò così, dimenticando tutto quello che riguardasse l'amore e ricordando tutto quello che invece riguardava l'amicizia...

 

POV's  Salvatore

Sascha ci avvertì che aveva trovato Stefano e che lo aveva portato da Marina perché era la casa più vicina. Giuseppe aveva riacceso il computer per riprendere le ricerche. Mi misi a sedere accanto a lui portandogli una tazza di caffè. Mi sorrise e mi ringraziò.

Tu non pensi che...ti stai rovinando a fare questo? Cioè, anche se tu metterai dietro le sbarre quegli assassini, tuo padre sarà morto comunque, non cambierà niente nella tua vita.

G - E invece ti sbagli. Avrò la soddisfazione di vederli consegnati alla giustizia, ma a quanto pare sei senza sentimenti, siccome non lo capisci-

No, Giuse, io lo dicevo per te.

G - Ti ringrazio, ma te lo potevi risparmiare-

Disse continuando a tenere lo sguardo fisso sul computer.

Scusa...

Mi alzai e me ne andai in camera. Mia madre stava già dormendo e dovevo fare piano. Oggi era andata alla stazione di polizia in modo che anche gli agenti potessero aiutarci, ma questo Giuseppe non lo sapeva perché voleva fare tutto da solo. Andai a letto lasciando la bajour accesa perché non riuscivo a chiudere occhio. Io lo dicevo per lui cazzo! Mi venne rabbia in quel momento. Piansi quasi, ma solo poche lacrime, capaci tutte di non essere versate, ma lasciai che solcassero il mio viso. Una mano me le asciugò e delle labbra si posarono sulla mia fronte dandomi un piccolo e delicato bacio.

G - Ehi, Sal, devi averla presa proprio male eh-

Io ce li ho dei sentimenti, e se sei venuto qui per sfottermi puoi andartene! 

G - Calmati, non sono qui per fare nulla di simile. Io volevo soltanto scusarmi, sono troppo preso da questa cosa. Ti sto sfruttando e mi dispiace, da ora in poi faccio da solo...tornerò a casa mia domani.

Non sarai solo, la polizia sta indagando. Non volevo dirtelo, ma io non sapevo come aiutarti così ho mandato mia madre oggi a fornire le informazioni che avevi, l'articolo, e quello che Stefano ci aveva raccontato. Scusa.

Non mi aspettai un suo abbraccio.

G - Non scusarti più per stasera. Hai fatto bene ed io dovrei solo ringraziarti amico mio-

Fu lui a piangere stretto a me, era forse commosso.

Non fare così, è il mio dovere.

G - Non è il tuo dovere, è il tuo volere, è questo che mi colpisce maggiormente. Non ti ha costretto nessuno, ma tu mi aiuti lo stesso-

E' normale, e ti prego, resta con me anche domani e finché tutto questo non sarà risolto.

G - Ok, ti voglio bene-

Anche io.

Mi piaceva stare con lui, forse era più che amicizia il bene che provavo per Giuseppe...però ancora non potevo saperlo.

E' da tanto che non ci riuniamo tutti...che ne dici di organizzare una cena insieme la prossima settimana?

G - Ci sto-

 

POV's Sascha

Quella settimana passò come quelle precedenti, ma forse solo dal mio punto di vista. Stefano sembrava più contento e passava la maggior parte del suo tempo con Marina. Non teneva più la testa china e neanche il cappuccione che un po' mi mancavano entrambe. Era un ragazzo normale che teneva la testa alta. L'unica cosa che era rimasta era che indossava ancora le sue felpone enormi. Marina lo aveva cambiato in meglio. Tanto che a volte sembrava che mi avesse dimenticato completamente. Andava spesso a casa sua e uscivano insieme. Questa cosa mi dava un po' noia, ma almeno sapevo che stava bene e che non era più ossessionato da me. Ma un gay poteva cambiare? Ma che domande! Poteva, però a me non sarebbe dovuto importare! Se fosse stato innamorato di Marina non sarei intervenuto e non avrei fatto scenate come qualcuno! Io e Sabrina avevamo avuto dei litigi ultimamente e non stavamo andando molto d'accordo. Cercavo Stefano e non lo trovavo mai, quando prima era sempre disponibile per me.

Un gay poteva cambiare?

E un etero pure?

 

 

My Space<3

Ciao a tutti. Eccovi anche il decimo capitolo, fatemi sapere che cosa ne pensate, se vi sta piacendo, e secondo voi come si svolgerà l'attesa uscita che verrà sviluppata nel prossimo capitolo.

By Hijikatasouji<3

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Capitolo 11
*** Capitolo 11°: La cena di Natale ***


POV's Giuseppe

Arrivò la tanto attesa cena che cadde proprio la sera di Natale. Avevamo invitato tutti. Sinceramente Sabrina e Sascha li vedevo un po' strani in quel periodo, forse le cose non andavano bene tra di loro. Comunque andammo ad un brunch dove c'era anche uno spazio fuori in modo da poter stare in un luogo più "nostro" dopo la cena. Questo era il regalo da parte mia e di Salvatore per tutti, avremmo pagato noi. Fummo i primi a raggiungere il posto. Stefano era in compagnia di Marina e la cosa mi pareva quasi strana perché Stefano sembrava innamorato di lei quando una settimana fa lo era perdutamente di Sascha. Forse stavo soltanto fraintendendo, anche perché lui non aveva ufficializzato niente. Sia io che Salvatore però avevamo notato un miglioramento in lui in questo periodo: era meno timido, leggermente più estroverso. Ovviamente Sascha e Sabrina vennero insieme ed entrammo nel locale. Ci sedemmo al tavolo e nel mentre scherzammo un po'.

Sa - Io vado un attimo fuori-

S - Ti accompagno-

Sabrina sembrò fulminare Stefano con lo sguardo, ma questo non la vide e seguì Sascha fuori. Ebbi il sospetto che Sabrina sapesse come stavano le cose. Forse era arrabbiata non tanto perché forse lo sapeva, ma perché aveva avuto una disputa con Sascha e non voleva che quest'ultimo la andasse a raccontare o comunque che si allontanasse da lei soltanto per questa cosa. Aveva ragione in effetti, ma io non ci potevo fare niente.


POV's Sascha

Quando uscii mi accesi una sigaretta. Stefano appena mi vide me la levò di bocca.

S - Questa è droga-

Disse prima di gettarla per terra e schiacciarla con il piede.

Ma è leggera

S - Non prendermi il vizio del fumo che poi diventa tutto più difficile-

Sbuffai, mi dava noia ma in fondo lo aveva fatto per il mio bene e lo apprezzai in un certo senso.

Ti piace Marina, Stefano?

Domandai guardando altrove con il tono di uno che la sapeva lunga, ma in realtà era solo una mia impressione.

S - E' la mia migliore amica-

Eppure ci stai tantissimo con lei...

S - Se sei geloso avevi a pensarci prima, chiaro?-

Cominciò ad arrabbiarsi.

Quindi la ami

S - E anche se fosse? Ti crea qualche problema? Tanto Saschina is real, no?-

Saschina?

S - Sascha e Sabrina...Saschina. Comunque adesso io torno dentro-

Mi lasciò così...con l'incertezza. Le sue parole non lasciavano trasparire una risposta sicura ed io non sapevo che pensare. Stefano...

chi era per me Stefano?


POV's Sabrina

Non volevo che andasse a raccontare in giro i fatti nostri, spero che non si sia sfogato con Stefano anche se li vedo molto distanti ultimamente. Comunque avevo il sospetto in tutto questo tempo che Sascha mi stesse nascondendo qualcosa. Forse era innamorato di Stefano e lo stava cercando di nascondere. Questa cosa mi faceva arrabbiare, ma non perché io abbia qualcosa contro gli omosessuali, ma perché non me ne aveva parlato! Ero incazzata con lui...troppo! Mi alzai e lo raggiunsi fuori.

Allora? Ti piace Stefano?

Mi tappò la bocca e ci allontanammo siccome c'erano altre persone  e alcune si erano anche girate a guardarci.

Sa - Ma ti pare il momento!?-

Rispondi e basta, Sascha

Sa - No...è che...-

Ma per favore, a chi la vuoi dare a bere? Si vede da un miglio che è lui che vuoi!

Sa - Sabrina...io non lo so...-

Perché non me ne hai parlato prima?

Sa - Perché ora come ora non so se è vero o no, non so quello che provo per Stefano, e nemmeno se quello che provo per te era lo stesso amore di prima. Te sei fantastica, capisci come mi sento soltanto guardandomi, poi sei brava a letto...-

Risi.

Sa - Guarda che è importante eh-

Rise anche lui.

Ma...?

Sa - Ma...Stefano ha un che di...non so come dirtelo...mi attira il suo modo di fare, la sua timidezza che adesso sta cercando di nascondere, perché Stefano non è veramente quello che ha voluto dimostrare in questi giorni. E poi anche il suo sorriso che mi uccide ogni volta da quanto è bello! Lui...non ha un suo perché, non ha una personalità definita, capisci?...Sei arrabbiata o delusa?-

No, non lo ero. Io volevo bene a Sascha, mi aveva fatto arrabbiare soltanto il fatto che non me lo avesse detto prima. Lo abbracciai, però piansi un po', inevitabilmente. Mi accarezzò i capelli piangendo anche lui.

No, non sono arrabbiata, né delusa...solo speravo in un futuro con te, nulla più

Sa - Perché non faccio altro che dare delusioni, Sabri?-

Sascha...io so solo una cosa...sei un grande uomo e ti voglio bene...ed è per questo che sarà difficile accettare il fatto di essere solo amici....ma se è quello che vuoi, io...proprio perché ti amo...ti lascerò andare

Mi tenne ancora più stretta a lui e mi dette un bacio sulla fronte, ancora con le lacrime agli occhi. Rimanemmo in quella posizione per qualche minuto, poi decidemmo di rientrare.

Io stavo bene se Sascha era felice così.

Ci volevamo ancora bene, ma l'amore non era più qui.

L'anima di Sascha aveva rivolto l'attenzione ad un'altra persona che adesso voleva nascondere che lo guardasse da lontano.


POV's Marina

Vidi rientrare Stefano a passo spedito, mentre Sabrina uscì. Era bellissima stasera. Stefano si sedette accanto a me.

Tutto bene? Dov'è Sascha?

S - Sì, tutto a posto...è fuori ancora-

Rispose tenendo lo sguardo basso. Lo vedevo strano, sembrava arrabbiato.

Sicuro di stare bene?

S - Sì, Mari, sono sicuro-

Non mi voleva dire quello che la gente pensava, ovvero che io e lui stessimo segretamente insieme o che comunque provassimo sentimenti l'uno per l'altra, ma la nostra era soltanto una grande amicizia, nulla più. Sabrina rientrò seguita da Sascha e aveva il trucco colato. Andò al bagno per sistemarselo. La seguii.

Ti serve questo?

Le passai uno struccante che era nella mia borsa. Lo afferrò.

Sab - Grazie-

Vidi una lacrima scendere dai suoi occhi.

E' successo qualcosa? Hai pianto, hai gli occhi neri di trucco!

Sab - Io e Sascha ci siamo lasciati, ma non dirlo in giro-

Il cuore perse un battito, ero felice dato che potevo provarci io con lei, ma non dovevo darlo a vedere però.

E...perché?

Domandai mentre lei si stava già ripassando il trucco sugli occhi.

Sab - Sascha pensa di essere innamorato di Stefano e quindi...-

Sascha innamorato del mio Stefano? Che bello!!! Sarebbe felice di saperlo ma non glielo voglio dire, preferisco che sia Sascha a dichiararsi.

Ma stasera giochiamo ad obbligo o verità, se vi dovrete baciare?

Sab - Ci baceremo perché è il gioco, ma sarà un bacio senza valore. Comunque grazie ancora, torniamo di là adesso-

Aveva sorriso. Ero contenta. Però mi venne una considerazione che Sabrina non avrebbe potuto fare non sapendo niente:

Quel bacio per Stefano avrebbe avuto valore...

La cena andò avanti tra le chiacchiere e silenzi con tempi molto lunghi tra tutte e due. Dopo andammo fuori e ci mettemmo a giocare ad obbligo o verità. La bottiglia indicò Giuseppe. Sabrina gli fece l'obbligo di baciare Salvatore sulla bocca. Un bacio a stampo, ma che doveva durare due secondi.


POV's Salvatore

Stavo sudando freddo. Essere baciati da un altro ragazzo era una cosa imbarazzante, ma era l'obbligo al quale non potevamo sottrarci né io né lui. Avvicinò le sue labbra alle mie e mi baciò. Durò due secondi netti, ma per me sembrava un tempo infinito, come se non passasse mai. Quando si staccò da me, venni sopraggiunto dalle caldane. Lui si voltò dall'altra parte mentre tutti ci guardavano con un ghigno bastardo sulle labbra.

Sa - Cottarellaaaaaa-

Gridò Sascha.

M - Mi sa che hai ragione-

Lo appoggiò Marina mentre sia io che Giuseppe non ci volevamo difendere perché avevamo paura di essere giudicati davvero così ancora di più di adesso.

Sab - Ammettilo, Sal, ammetti che ti piace Giuseppe-

A me non piace Giuseppe, smettetela

G - Sì, ragazzi, basta-

Tutti ci voltammo verso Giuseppe che era serio in volto.

S - Scherzavano soltanto, Giuse-

Sa - Oh, ma che dai la colpa solo a noi? Anche tu lo pensi!-

G - Basta! Vogliamo continuare a giocare o dobbiamo ancora discutere sulla dubbia eterosessualità mia e di Salvatore?!-

In quel momento mi batté il cuore, non so perché. Era bello guardarlo assumere questo sguardo serio. Comunque sia Stefano che Sascha alzarono la mano facendo il segno di vittoria che però stava a significare due, ovvero che volevano continuare con la seconda opzione che retoricamente aveva concesso loro Giuseppe. Quest'ultimo sospirò e girò la bottiglia che andò a Stefano.

G - Obbligo o verità?-

S - Verità-

Pensava di scamparla dicendo "Verità"? Anche se con obbligo non penso che Giuseppe gli avrebbe detto di baciare Sascha.

G - Ti piace Marina?-

Marina guardò Stefano interrogativo e lo stesso lui con Giuseppe.

Solo Sascha pareva avere uno sguardo differente...

Quello di una persona che aveva paura di perdere tutto, di perdere la persona che amava...


Pov's Stefano
A me non piaceva Marina. Era una mia grande amica, ma come mai Sascha mi guardava in quel modo? Non aveva rotto con Sabrina? Comunque ero ancora arrabbiato con lui, ma dovevo dire la verità, era quello il gioco. Oltre al fatto che la domanda era pura e semplice, dovevo dire o sì o no.

No, io e Marina siamo amici, grandi amici, ma nient'altro

Sascha notò che lo stavo guardando e non voleva cambiare sguardo perché forse aveva paura che avrei interpretato male.

Sal - Siceramente si pensava che a te Marina piacesse un po'-

Ma non dite idiozie! Io a Marina voglio solo molto bene, come un amico, basta

Ci zittimmo tutti. Girai la bottiglia che puntò contro Sabrina.

Obbligo o Verità?

Sab - Verità-

Perché hai pianto prima?

Sab - Ehm...devo proprio dirlo?-

Guardò Sascha che con lo sguardo le diede il consenso di rivelare ciò che non mi aspettavo.

Sab - Piangevo perché io e Sascha...ci siamo lasciati prima-

Si erano lasciati!? Non dovevo far vedere che ero contento di questa cosa, quindi assunsi uno sguardo da intenditore e continuai.

Motivo?

Sab - Eh no, Stefano, la verità è una-

Peccato, ci stavo prendendo gusto a farmi i cavoli vostri

Sabrina rise girando la bottiglia che puntò Salvatore.

Sab - Obbligo o Verità?

Sal - Verità-

Sab - Cosa pensi di Giuseppe?-

Sal - Ma perché?!-

Tutti, tranne Giuseppe, ci avvicinammo a lui per mettergli più soggezione addosso. Che bastardi che eravamo.

Sal - È un mio grande amico fin dai tempi della prima superiore, quindi cosa dovrei provare? Un grande senso di amicizia, devozione, affetto...Che altro? Sentite, se guardandomi in quel modo sperate che io dica amore, siete totalmente fuori strada-

Delusi, ce ne tornammo ai nostri posti staccandoci da Salvatore. Girò la bottiglia che puntò contro Sascha.

Sal - Obbligo o Verità?-

Sa - Obbligo-

Sal - Bacia Stefano sulla fronte-

Mi abbassai nel giubbotto nascondendo le guance rosse. Sabrina sorrise a Sascha e lui sembrava non sapesse che fare. Salvatore sembrava come aver ottenuto vendetta e Giuseppe lo assecondava. Marina mi guardava come dire di non fare il timido, ma era difficile...io ero così. Sascha mi prese la testa tra le mani e mi diede un piccolo bacetto sulla fronte. Senza dire niente girò la bottiglia che puntò verso Marina.

Sa - Obbligo o Verità?-

M - Obbligo-

Sa - Tocca con la tua lingua quella di Sabrina, ovviamente non intendo che vi dobbiate baciare, semplicemente toccare le lingue-

Marina rimase a bocca aperta, ma stavolta ero io a guardarla come prima mi guardava lei. Essa, accorgendosene, voleva dimostrare che non era timida. Prese il viso di Sabrina e lo portò davanti al suo dandole un bacio vero e proprio. Tutti, compreso io che sapevo tutto, rimanemmo con la bocca che arrivava a terra. Sabrina dopo un poco chiuse gli occhi e addirittura ricambiò il bacio. Sascha sorrise, era felice per la sua Sabrina, o quella che poco fa poteva considerarsi sua. Io ero felice per Marina che ancora era persa in quello sfregamento di bacini e non si era accorta di quello che aveva fatto e che tutt'ora stava continuando a fare. Salvatore e Giuseppe erano sorpresi ma felici anche loro per le ragazze, si leggeva dai loro sguardi. Quando si staccarono, Marina scappò via rendendosi conto. Sabrina la seguì. Noi continuammo a guardarci negli occhi come pesci lessi.

Sal/G/Sa/S - Wow...

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Capitolo 12
*** Capitolo 12°: Piccole cose ***


Pov's Marina
Non potevo credere a quello che avevo fatto! Come ho potuto essere così cieca e lasciarmi trasportare dal cuore!? Cazzo cazzo cazzo! Che figuraccia! Anche correre via a cosa sarebbe servito? Che palle, però. Sabrina mi raggiunse.

Sab - Non correre via che inseguirti è faticoso-

Disse con il fiatone mentre a malapena si reggeva sulle gambe dato che aveva i tacchi.

Io ti amo

Sab - Cosah?-

Disse alzando la testa per guardami. Non potevo credere di averlo detto ma era quello che provavo in fondo. In quel bacio avevo capito i miei sentimenti al meglio e avevo saputo capire quello che volevo. Lei.

Mi hai sentita

Mi abbassai su di lei e la baciai nuovamente. Essa ricambiò e ne ero felice.

Sab - Perché mi ami?-

E che ne so! So solo che mi fai battere il cuore quando mi parli, eccitare quando mi sfiori e quando mi guardi...e che staccherei quelle tue labbra a morsi

Sabrina mi guardò come incantata. Mi prese il viso e mi baciò. Continuammo a baciarci anche se eravamo in mezzo alla strada. Era tardi, non passava quasi nessuno a quell'ora. Poi mano per mano tornammo andammo a casa sua. Avrei dormito da lei quella notte. Sascha sarebbe tornato da Stefano e tutto sarebbe andato come era giusto che andasse.

 

Pov's Giuseppe
Quando tornammo a casa andai direttamente a letto perché ero stanco, ma mi risvegliai dopo una mezz'ora ricordandomi del regalo che non avevo dato a Salvatore. A dire la verità non ce l'avevo neanche un regalo per lui. Neanche una piccola cosa. Mi sentivo in colpa. Vidi un'ombra che stava sulla porta e saltai dalla paura quando questa si avvicinò a me. Mi accorsi che era Salvatore e stetti anche per mandarlo a quel paese. Si sedette sul materasso.

Sal - Sei stato bene stasera?-

A parte questo infarto, sì. C'è qualche cosa che ti turba, Salvatore? Ti vedo strano. Stai pensando per caso alla cose di stasera che riguardavano noi? Ma non ci devi credere, anzi, più gli dici che non è vero e più loro ti prendono in giro.

Sal - Ma il problema non è tanto quello, quanto che non so se sia vero o no-

Cosa aveva detto!!?

Eh?

Sal - Nulla, lascia perdere. Notte-

Si alzò e fece per andarsene, quando lo fermai per un braccio. Lo tirai verso di me e lo baciai.

Mi ero scordato di darti il regalo

Dissi sorridendo. Lui sorrise a sua volta.

Sal - Per il pacco, direi di aspettare-

Disse malizioso. Io divenni rosso capendo cosa intendeva e lui si mise a ridere.

Ma vai a letto, vai!

Lo spinsi via mentre lui continuava a ridere a crepapelle.

Sal - Posso dormire con te?-

Lo guardai un secondo, sospirai e scostai le coperte.

Vieni, su

Lo tenni stretto a me tutta la notte. Era come tenere un pupazzo gigante che ti faceva compagnia, ma lui non faceva semplicemente compagnia. Avevo capito che gli piacevo, e forse anche lui piaceva a me.

Forse era per questo che potevo sentire i battiti del suo cuore...ma non parliamo dei miei!

 

Pov's Sascha

Tornammo dalla cena. Stefano era rosso in volto, ma non era ubriaco. Era perlopiù accaldato

...a dicembre
...ok.

S - Io vado a fare una doccetta veloce eh?-

Annuisco e lui va in camera per spogliarsi. Io intanto mi tolgo il giubbotto. Prendo il PC e vado sul divano ad aggeggiare su i vari social. Mi accorgo che è quasi scarico e mi alzo per andare a prendere il carica batteria in camera di Ste. C'è uno spiraglio aperto, ma non mi azzardo ad entrare. Avrei potuto chiederglielo ma le corde vocali rimasero ferme non appena lo vidi che si spogliava.
Si tolse la maglia, non era più sottopeso, adesso stava bene.
Aveva un colore di pelle abbronzato nonostante non fossimo in estate e la luce fievole della stanza lo esaltava.
Gli occhiali lui li teneva per fare qualsiasi cosa, infatti quella fu l'unica cosa che non si tolse.
Le mie labbra si stavano seccando e avevo la continua necessità di bagnarmele con la lingua e torturarle con i denti mentre gli occhi sembravano non voler distogliere lo sguardo da quel ragazzo che in quel momento era la perfezione in persona. Ogni suo movimento, anche il più semplice, era sotto il mio sguardo e il cuore batteva sempre più forte. Guardavo quelle labbra fini che avrei voluto baciare, quel fisico che avrei voluto toccare e quei capelli che avrei voluto sfiorassero il mio petto ogni sera. Avevo una leggera nausea e questa sensazione era strana. Stavo avendo le caldane e avevo voglia di lui. Si, cazzo si! Io volevo Stefano. Stefano era la persona che volevo e adesso ne ero sicuro. Quello che il mio corpo chiedeva era in sincronia con il mio cuore.
Entrai nella stanza con irruenza mentre Stefano era in boxer. Neanche il tempo di voltare lo sguardo che lo appiccicai ad muro bloccandogli i polsi.

S - Sascha...-

Zitto, non rovinare questo momento. Lascia che ti dia il tuo regalo.

Le nostre labbra si toccarono fino ad unirsi e la mia lingua faceva pressione per entrare nella sua bocca che non esitò ad aprirsi.
Inizialmente le sue braccia erano rigide, ma si lasciarono andare.
Anche io mollai la presa e Stefano con esse cinse il mio collo balzandomi in braccio. Le mie mani palpavano il suo sedere e i nostri respiri erano accellerati, entrambi sempre più famelici...ma dovemmo interrompere. Stefano mi guardò, ansimava ancora in braccio a me mentre sorrideva. Quel sorriso...Dio solo sapeva quanto era bello quando sorrideva!

S - Che ci fai qui?-

Volevo il caricatore del PC, ma poi ho pensato di provare a impedirti di fare la doccia...Non male, eh?

Lui con un cenno della testa mi fece capire che era in un angolino nella stanza e quindi che sarebbe bastato quello per quella sera. Lo misi giù e mi diressi a prenderlo.

S - Sascha...-

Mi sentii chiamare.

Si?

S - Quindi...adesso mi ami?-

No.

Il suo sguardo si fece interrogativo.

Ti ho sempre amato, Stefano.

Dicendo questo me ne andai chiudendo la porta. Tornai a sedere sul divano e ancora il cuore non aveva ripreso il battito regolare. Attaccai il PC alla carica e tornai sul web. Stefano non mi aveva ringraziato neanche per il regalo...mi ero anche impegnato per trovare uno adatto😂. A parte gli scherzi ero felice che finalmente stava andando tutto bene.
Sentii la porta della camera di Stefano aprirsi da dietro di me, ma non mi voltai finché non era davanti alla porta del bagno. Divenni rosso quando vidi il suo fondoschiena scoperto. Era nudo ma girato di spalle. Prima di entrare mi rivolse uno sguardo strano, ma arrapante. Mi misi le cuffie alzando la musica ad alto volume pensando cosa avrei potuto fargli se si fosse presentato in quel modo davanti a lui con intenzioni serie. Direi che aveva decisamente trovato il modo per ringraziarmi...anche troppo azzardato, ma era per questo che lo amavo.

Ma queste erano le prime scintille di un amore ancora giovane.
Lui era una di quelle piccole cose che non avevo ancora.
E si sa che le piccole cose sono quelle più preziose.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13°: I love him ***


Pov's Stefano
Quella mattina mi svegliai con solo i boxer addosso semplicemente perché ero troppo stanco per vestirmi e mi sono addormentato così. Sorrisi quando mi ricordai quello che era successo la notte prima. Mi venivano continuamente dei flash di me e Sascha: di quando era entrato in stanza e mi aveva baciato mentre mi teneva in braccio...e le sue ultime parole...
Ti ho sempre amato, Stefano
Mi risuonavano in testa come un mantra. Al solo pensiero mi sfiorai le labbra con le dita mentre continuavo a rimuginarci. Poi andai sempre più a fondo facendosi film mentali di me e lui che...insomma se in caso avessimo continuato. Divenni rosso e cominciai a mordermi le labbra...che bello sarebbe stato, ma non dovevo correre troppo. Abbassai lo sguardo e vidi il mio membro già eretto. Non potevo uscire dalla stanza così, sennò Sascha avrebbe capito che stavo pensando a lui in modo meno casto. Poi appunto me lo vedo entrare in stanza e mi misi il cuscino sopra le coperte. Cioè proprio per quelle non si notava molto, ma sempre meglio stare sicuri.
Sa - Buongiorno-
Buongiorno...
Dico come se stessi nascondendo qualcosa. Infatti era così. Però Sascha spero che l'abbia presa come timidezza. Si avvicinò a me, salì sul letto dandomi un altro bacio.
Sa - Ti amo-
Quanto era bello sentirselo dire! Lo ribaciai a mia volta, però con più foga di quella che ci aveva messo lui.
Anche io, tanto.
Ripresi a baciarlo, ma sentii che non stava ricambiando. Infatti il suo viso aveva assunto un'espressione seria e questo mi indusse a smettere per sentire quello che era evidente volesse dirmi.
Sa - Ascolta, ho lasciato una cosa importante a casa di mio padre. Ovvero le foto con me e mia madre alle quali tengo troppo. Non me le sono ricordate in questo periodo perché ero scombussolato e distratto, però oggi le vado a riprendere...tu aspettami a casa, ok?-
No, io vengo con te.
Sa - No, Ste, tu non conosci mio padre...Non sai cosa potrebbe farti-
No, ma so quello che ha fatto a te e non voglio che succeda di nuovo. Sascha, ti prego, se ti dovesse succedere qualcosa il pensiero di non essere stato lì a difenderti mi farebbe stare troppo male...sai che tanto insisto.
Sembrò pensarci su, ma tanto non demordevo...lui ormai apparteneva a me, era una cosa mia, e come lui con me, anche io non dovevo permettere che gli succedesse qualcosa.
Sa - Va bene, ma se la situazione dovesse degenerare e ti dico di andartene...dimmi che lo farai-
No.
Dissi fermo e deciso.
Sa - Cosa?-
No.
Sa - Come no?-
No, Sascha, no! E che cazzo! Allora quello che ho detto non vale niente!
Sa - Ma non capisci proprio eh!? Anche io voglio proteggerti! Qui non ci sei solo tu, Stefano! -
Adorai quando disse che voleva proteggermi, ma il tono che aveva usato...così rabbioso...me lo faceva quasi odiare.
Io non ho detto nulla di simile.
Sa - Ma lo dimostri! Sembra che qui la mia opinione non valga nulla! Capisco che mi ami, ma anche io ti amo e se ti dico una cosa, perché lo so, non lo dico di certo a caso, lo farò per il tuo bene o no?-
Ecco, non stavamo insieme neanche da 12 ore che già stavamo discutendo...perfetto. Era arrabbiato con me perché non volevo dargli retta...d'altronde non può impedirmi di agire come voglio.
Lo so, Sascha...ma tu stai ignorando che anche io ho convissuto con queste cose, forse anche da molto più tempo, e peggio, di te
Sa - E questo che dovrebbe significare? Che puoi andare in contro al pericolo perché ci sei già passato?-
Mi alzai dal letto cominciando a vestirmi. 
No, significa che posso fare come voglio e che quindi verrò con te e non si discute.
Lo vidi alzarsi dal letto e andare in salotto borbottando. Ho odiato particolarmente questa cosa, perché non mi piace che la gente borbotti senza che io capisca quello che dice...soprattutto se riguarda me. Potrebbe anche avermi insultato dalla rabbia ed io non lo so. Lo raggiunsi in salotto. Era già vestito. Di solito non ci metteva così poco, forse voleva andarsene senza di me.
Andiamo?
Sa - Ah vuoi già andare?-
Prima andiamo, prima finiamo. Almeno non mi tieni il muso tutto il giorno.
Sospirò e uscimmo. C'era una sorpresa per lui che ancora non aveva visto ed era proprio nel giardinetto di casa. L'avevo messa lì passando dal retro dopo essermi vestito in modo che Sascha non notasse nulla. Quando spalancò la porta, si trovò davanti una moto nera. Era una moto normale ma molto figa a mio parere. Rimase a bocca aperta ed io cominciai a ridere.
So che era ieri Natale, ma dopo quello che è successo ho pensato di dartela oggi che è il mio onomastico, e tu non mi hai neanche fatto gli auguri...
Venni interrotto dalle sue labbra che si poggiarono sulle mia.
Sa - Auguri, amore mio...scusami-
Sorrisi.
Non preoccuparti, adesso collaudiamo il tuo regalo che non tutti i posti sono raggiungibili a piedi e almeno la smetti di farti dare passaggi da Luca.
Come un bambino corse in contro al proprio regalo e si mise il casco.
Sa - Ma...l'hai presa tu con i tuoi soldi?-
Diciamo che l'idea è stata mia, ma il regalo è da parte di tutti...solo che "casualmente" hanno detto che te lo dovevo dare io.
Gli feci l'occhiolino all'ultima frase. Presi il casco e lo infilai.
Sa - Ma non sapevate neanche se avessi il patentino!-
No, ma ti ho visto molte volte sul divano a guardare le moto nelle riviste e a volte anche in TV. La tua cronologia non ne parliamo! Quindi ho dedotto che ne volessi una e che ovviamente la sapessi guidare.
Sa - Ti vorrei baciare di nuovo, ma ci daremmo delle capocciate assurde con questi così in testa-
Allora cercherò di resistere.
Sascha salì sopra ed io mi misi dietro di lui tenendomi stretto con le braccia che circondavano i suoi fianchi. Quando arrivammo sinceramente un po' di paura addosso ce l'avevo, ma sapevo che Sascha mi avrebbe protetto. Entrammo. Davanti a noi si presentò un uomo con una sigaretta alla bocca e gli occhi che erano rossi da far paura. Sascha ricevette subito un ceffone. Forse il signore non si era accorto della mia presenza. Chiesi a Sascha se gli aveva fatto male, ma lui rispose che stava bene...ovviamente una bugia.
P - Dove sei stato, pezzo di merda!?-
Sa - Non ti riguarda, sono venuto qui a prendere una cosa, poi me ne andrò per sempre-
Cercò di oltrepassare il padre, ma questo lo prese per il collo e lo attaccò al muro.
SASCHA! Lo lasci!
Tolsi la sua mano dal collo di Sascha, che stava respirando a fatica perché lo stava strozzando.
P - E questo chi è? Un frocio come te? Che è, adesso vi drogate insieme e scopate? Ahah-
Sascha si alzò rosso di rabbia e mollò un destro sul volto del padre facendolo andare a terra.
Sascha, calmati.
Mi avvicinai a lui.
Sa - Mi fai schifo! È bastata la morte di mamma a farti sballare così!? Comunque non me ne frega se siete i miei veri genitori o meno, chiaro!? Ormai è Stefano la mia famiglia e tu sei solo una merda degna di essere calpestata!-
Sascha, calmati...ti vedo strano.
I suoi occhi erano diversi, quando era arrabbiato faceva davvero paura e mi stavo spaventando io pur sapendo che quelle parole non erano rivolte a me.
P - Ahaha...sì, fai come ti dice il tuo amore. Io ti faccio schifo!? IO TI FACCIO SCHIFO!? Ed io che dovrei dire di te che te la fai con i ragazzini?-
Sascha gli saltò addosso e lo riempì di pugni. Sembrava che non lo potesse fermare nessuno mentre gocce di sangue si spargevano per terra. Dovevo fermarlo.
Sascha, basta! Non vale la pena perdere tempo con lui. Ti prego, prendi quello che devi prendere e andiamo via!
Incredibilmente si fermò, come se si fosse risvegliato da quello stato di trans rabbiosa nel quale era sprofondato. Si alzò lasciando il padre inerme per terra.
Sa - Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a tutto questo. Vado e torno subito-
Salì le scale sotto il mio sguardo, ma non mi accorsi del padre che si era rialzato e che aveva preso un bastone che era alle parete.

Sentii solo un dolore grande, poi caddi e tutto divenne nero.

Sascha...

 

Pov's Sascha
Presi velocemente le foto e me le misi in tasca. Corsi giù per le scale.Mi si gelò il sangue nelle vene quando vidi Stefano svenuto per terra e mio padre che stava ancora infierendo su di lui. La rabbia era ancora più forte della precedente. Questa volta non mi trattenni dal prendere anche un coltello. Sarebbe stato per legittima difesa e in ogni caso non mi sarebbe importato se fossi finito dietro le sbarre: quest'uomo doveva morire. Lo accoltellai da dietro più volte. Lo lasciai rovinare al suolo e prima che morisse guardai dritto negli occhi chi era mio padre.

Ci vediamo all'Inferno
Poi morì. Corsi da Stefano che ancora non aveva recuperato conoscenza. Chiamai Giuseppe e Salvatore e ovviamente la polizia. Anche il dottore che visitò Stefano sul posto. Per fortuna non aveva nulla di grave, era svenuto per il colpo alla testa che non aveva subito danni sia esterni che interni. Tirai un sospiro di sollievo. Giuseppe si avvicinò a me con un uomo di fianco.

G - Questo è l'agente di polizia che mi aiuta con l'uccisione di mio padre, se vuoi è disponibile a portarvi a casa dato ho visto che siete venuti in moto e non penso che Stefano sia in condizioni adesso. Io e Sal vi seguiremo con la tua moto mentre gli agenti si occuperanno del resto. Gli ho già detto quello che è successo e non preoccuparti, non sei in arresto-

Grazie, Giuse.

Presi in braccio Stefano e uscii di casa. Salimmo nell'auto e lo tenni stretto a me, con la sua testa appoggiata sulla mia spalla. Sembrava che si fosse semplicemente addormentato.

Agente - Ma...sa dirci di più su quell'uomo oltre all'accaduto di oggi?-

Quell'uomo dalla morte di mia madre si è trasformato completamente. Ha detto che mi hanno adottato, mi picchiava ogni giorno riempiendomi di segni su tutto il corpo...insomma, non è stato più un padre per me dal giorno in cui è morta la mamma.

Agente - Capisco. Deve essere stata dura e insopportabile come esperienza se è arrivato addirittura all'idea di ucciderlo...-

In quel momento guardai Stefano. Sì, lo avevo fatto solo per lui e per nessun altro, forse nemmeno per me stesso. Uccidendo quell'uomo ci sarebbe stato un problema in meno per entrambi. Sentii dei mugugni. Si stava svegliando...

S - Sascha...-

Ehi, am...

Lo stavo per chiamare "amore", ma in un primo momento non volli che l'agente sentisse.

Amico mio, stai bene?

Mi corressi e Stefano capii subito perché lo avevo chiamato amico.

S - Ho solo un grande mal di testa, non preoccuparti. A dire la verità mi fa male un po' tutto il corpo-

Ti avevo detto di non venire con me, ti ha colpito varie volte...ma non ti preoccupare che adesso non potrà farci più niente.

Lo sguardo di Stefano divenne sorpreso, non riusciva a parlare. Forse non poteva credere che io riuscissi a fare questo.

S - Cosa? L'hai...-

Sì, ma l'ho fatto per te...

Non rispose. Si appoggiò a me senza dire più niente ed io neanche avevo il coraggio di chiedergli qualcosa. Arrivammo a casa. Ringraziammo l'agente per il passaggio e ci incamminammo dentro. Giuseppe mi aveva mandato un messaggio dicendo che lui e Salvatore si erano fermati un attimo a casa di quest'ultimo e che dovevo stare tranquillo, che la moto me l'avrebbero restituita. Appena mi chiusi la porta alle spalle, sentii il bisogno della sua voce, volevo che mi dicesse qualcosa.

So che mi reputi un serial killer, e forse avrai paura di me adesso...ma dimmi qualcosa, ti prego.

Stefano non si voltò neanche a guardarmi.

S - Hai ucciso un uomo per me, Sascha. Potevi anche finire in prigione-

E allora? Stefano non avrei potuto lasciare che mio padre ti pestasse in quel modo.

S - Sei sicuro di non star assumendo nulla, Sascha? Oggi mi hai fatto paura quando hai cominciato a picchiare tuo padre...eri diverso, i tuoi occhi erano differenti. Perché quando riguarda me perdi la calma così? Oggi quando stavamo discutendo non hai perso la pazienza...ti sei arrabbiato, ma non in quel modo-

Non mi ero reso conto di nulla, proprio niente. Non stavo prendendo niente, ma lo avevo spaventato così tanto? Non ce l'avevo con lui, ma penso che questo lo sappia già. Mi avvicinai a lui abbracciandolo da dietro.

Scusa, Ste...io non immaginavo che stavi avendo paura di me in quel momento. Il problema è che quando riguarda te io non riesco a controllarmi. Quando mio padre ci ha dato dei froci drogati non ci ho visto più. Sei preoccupato per me, perché lo so, ti conosco...ma non devi.

La sua mano strinse la mia, ma non con l'intento di toglierla da sopra il suo ventre, ma semplicemente perché non sapeva che altro fare.

S - Penso a te come quell'uomo...saresti diventato così se...-

Se tu non fossi esistito molto probabilmente sì, ma solo per la droga. Io non sono come lui, riesco a cambiare per una persona. Tu sei quella persona, Stefano.

Gli sussurrai le ultime parole all'orecchio. Lo vidi sorridere.

So che non mi giudicherai solo per il padre che ho avuto.

Si voltò guardandomi negli occhi sempre con quel sorriso che adoro.

S - Io ho il figlio che mi ama, ed io amo lui-

Le nostre labbra si sfiorarono fino a baciarci delicatamente ...lo amo tanto.

Io amo lui...

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Capitolo 14
*** Capitolo 14°: Piccolo errore ***


Pov's Salvatore
Quel pomeriggio andammo a trovarli per uscire insieme. Parlammo di quello che era successo. Non sapevo che Sascha venisse trattato così sia durante che dopo il periodo in cui è stato un bullo.
È dalla sera di Natale che ho cominciato a guardare Giuseppe con occhi diversi...credo proprio che mi piaccia. So che anche io piaccio a lui perché ormai è evidente...Solo che non riesco a dirglielo. Sono passati ormai cinque mesi. Però in un giorno che non era come tanti, Sascha e Stefano non li vedevo molto...molto felici, ecco. Non osai chiedere dato che erano fatti loro...se Stefano avesse voluto avrebbe potuto dirmelo senza problemi.


Pov's Stefano
[QUALCHE ORA PRIMA]
Io ero sul letto e Sascha era a farsi la doccia quando gli arrivò un messaggio da parte di Salvatore. Gli chiedeva se oggi pomeriggio potevamo incontrarci. Pigiai male il tasto e mi venne la chat di Sabrina. Sapevo che non dovevo farmi i fatti suoi, ma cominciai a scorrere il dito sullo schermo e a leggere le conversazioni. Una mi colpì in particolare.

"È stato bellissimo ieri💗"

"Anche per me💚"

Ovviamente sapevo di cosa stavano parlando. Insomma era normale, dato che stavano insieme, che lo avessero fatto...ma andando più giù, giunsi alla conversazione che Sascha aveva avuto con lei dopo la cena mentre si stava tornando a casa.

"Ma tu provavi già qualcosa per Stefano anche quando l'abbiamo fatto la prima volta?"

"In quel momento non lo sapevo, comunque penso sia giusto dirti una cosa..."

"Cosa???"

"Ero confuso come tu sai...e ecco io si ti volevo, ma penso di averlo fatto con te per convincermi di non amare lui"

"Ah...e perché questa conclusione?"

"Forse perché io già amavo Stefano senza accorgermene, ma volevo convincermi del contrario...ci ho pensato e so che è così"

Quindi lui lo aveva fatto con Sabrina...solo per convincersi di non provare sentimenti per me...
Sascha aveva fatto molti errori nel passato ed era arrivato il momento di risolverli.

Quando entrò nella stanza, avevo già posato il telefono sul comodino. Non dissi una parola, volevo che se ne accorgesse.

Sa - Ste, c'è qualcosa che non va? Sembri pensieroso...-


Hai avuto dei contatti ultimamente con Sabrina?

Mi guardò interrogativo come se avessi parlato in russo.

Sa - No...anzi, è da molto che non la sento; direi da quando ci siamo lasciati, ma perché me lo chiedi?-

Così...

Dissi guardando altrove e mostrando palesemente che avevo qualcosa da ridire al riguardo.

E' che mi sembra un peccato dato che avete avuto delle belle conversazioni...

Sascha sembrò pensare a quello che avevo detto, per poi concludere con una domanda della quale lui conosceva la risposta.

Sa - Hai guardato il mio cellulare?-

Sì, perché? Sei il mio ragazzo quindi non vedo perché non dovrei.

Sascha sembrò incollerirsi a quella risposta. A dire la verità gli ho risposto così solo per rabbia, perché in realtà è stato uno sbaglio che io abbia scoperto quella conversazione.

Sa - Tu non ti fidi di me, l'ho capito sai?-

Parla lui che lo dà per convincersi dei propri sentimenti, dimmi io cosa dovrei pensare!

Non disse nulla, non rispose, ma divenne rosso perché non sapeva come reagire ed era a disagio. Sospirai alzandomi dal letto incamminandomi lentamente verso di lui che stava all'entrata.

Come faccio a fidarmi di te se fai sbagli come questi? Hai dato la tua verginità per rinnegare quello che provavi...
e che provi ancora, vero?

Sa - Ma che discorsi sono!? Certo che ti amo ancora!-

Abbassai lo sguardo, prima di riguardare di nuovo i suoi occhi che volevano parlarmi, ma non mi dicevano niente. Quando aveva detto di amarmi, il mio cuore si era alleggerito di poco...ma non bastava.

Spero che non te ne scorderai quando per strada vedrai un ragazzo...uno bello, che ti farà battere il cuore...ma che non sarò io...

Poi me ne andai lasciandolo lì. Avevo paura che mi tradisse, è vero. Il motivo per il quale aveva fatto l'amore con Sabrina mi faceva stare male. Era normale dato che erano fidanzati, ma era proprio quel messaggio che non riuscivo a togliermi dalla testa..."volevo convincermi del contrario" diceva. La mia non era rabbia, era solo paura. Non era la prima volta che provavo paura, ma per amore è tutta un'altra cosa: ti deprime e ti stressa finché non sei sicuro che la persona che ami rimarrà tua.

Sa - Aspetta...-

Sussultai fermandomi, ma senza girarmi verso di lui.

Sa - Cosa intendi dire? D'accordo, ho sbagliato...ma questo cosa significa? Intendo che non capisco perché debba accadere questo! Io ti amo e tu mi ami, basta questo, no? Il passato non ha importanza-

Per te non ha importanza, io non sono una persona che riesce a rinnegare il passato, non sono come te che riesco a rinnegare quello che provo.

Sa - E smettila di rinfacciarmelo! Sono pentito di questo, come te lo devo dimostrare?-

Non volevo dirglielo. Volevo che capisse da solo la mia preoccupazione.
Mi scese una lacrima ed ebbi paura che lui l'avesse vista.

Sa - Ma...stai piangendo?-

Me le riasciugai in fretta e mi voltai con un mezzo sorriso, al quale ovviamente lui non credette.

No...comunque Salvatore ci ha chiesto se vogliamo uscire oggi, quindi non vedo perché dirgli di no eh?

Sa - Sicuro di stare bene?-

Rispondi a Salvatore e digli che veniamo.

Poi me ne andai. Non volevo vederlo in quel momento e la compagnia di Salvatore mi avrebbe aiutato a dimenticare.


Pov's Sascha
Stava sorvolando in continuazione l'argomento e diceva cose che non riuscivo a capire. Perché non si esprimeva normalmente? Quelle frasi che diceva avevano senso solo per lui! Perché non poteva dire direttamente quello che provava?
Comunque presi il cellulare e accettai l'invito. Però per il resto del giorno non ci parlammo e ci evitammo cercando di stare in stanze diverse addirittura. Quando uscimmo, Stefano salì sul motorino dietro di me tenendomi più stretto del solito, neanche sapesse che avremmo fatto un incidente da qui a poco e che sarebbe stato l'ultimo momento passato insieme.
Raggiungemmo il centro città e davanti al Bar ci aspettava Salvatore.

Con lui cominciammo a girare il centro e notai che Salvatore ci guardava come se avesse capito che c'era qualcosa che non andava. Non ci chiese nulla per fortuna. Verso le 16:00 ci fermammo a prendere un gelato.

Ma perché Giuseppe non è venuto con noi?

Sal - Perché ha trovato gli assassini e se ne sta occupando-

S - E ce lo dici così!? Cioè è fantastico, come li ha trovati?-

Sal - La polizia li ha scovati che stavano minacciando un altro bambino dell'elementari...i tatuaggi sono segni incancellabili, e sono stati scoperti, hanno anche confessato-

S - Chi era questo bambino?-

Dal tono in cui lo chiese, sembrava più interessato al bambino che al caso risolto.

Sal - Si chiama Lorenzo, è orfano
di padre...ma non so altro-

Annuimmo e stemmo in silenzio per un po', come quando in chiesa c'è il momento della preghiera dentro noi stessi...ma in fondo eravamo felici per Giuseppe.

Sal - E poi...-

Fu Salvatore a rompere il silenzio.

Sal - Penso di essere...innamorato. Volevo dirvelo perché so che non lo direte a nessuno e perché siete miei amici-

Gli diedi due pacche sulla spalla.

Eh bravo il nostro Sal! Chi è?

Sal - Giusep...-

...pina? È un nome un po' a nonna ma se ti piace...

S - Ma che dici, Sascha? A lui piace Giuseppe! Si vedeva da lontano-

Sorrise finalmente. Salvatore divenne rosso come un pomodoro.

Sal - Ok, va bene, però non gli dite nulla-

Senza che Salvatore ricevesse risposta, mi alzai e presi Salvatore per un braccio portandolo nel bagno dentro il locale. Chiusi la porta a chiave e avrei parlato sussurrando.

Sal, devi aiutarmi. Non so che abbia Stefano, oggi è successo qualcosa e...insomma non so come fare.

Sal - Che è successo? Vedrò che posso fare, se devo fare qualcosa-

Gli raccontai tutto, che Stefano mi aveva guardato il telefono, che avevamo discusso, e che lui stava nascondendo qualcosa che io non riuscivo a decifrare. Salvatore mi ascoltò e a differenza di me, riuscì a capire i discorsi di Stefano.

Sal - Io penso che abbia voluto farti capire qualcosa...-

Eh grazie genio, fin lì ci arrivavo anche io!

Sal - Fammi finire e per oggi smettila di interrompermi-

Scusa, continua

Dissi ridendo.

Sal - Stefano ha paura. Pensa alle sue parole...lui intendeva che eri stato un po' imprudente quella volta con Sabrina, che ti sei concesso per un motivo come questo. E quindi...ha paura che tu lo possa tradire, ma è normale...qualsiasi coppia ha questi timori-

Quindi lui aveva paura che potessi commettere questa cosa? Che sciocco che era! Però questo mi fece capire quanto mi amasse quel ragazzo, al punto di stare male per motivi come questi.

E invece no, lui non deve avere questi timori con me...vorrei rassicurarlo, dirgli che io sono suo e lo sarò sempre, ma...se non riesco neanche a parlargli!

Sospirò e mi appoggiò entrambe le mani sulle spalle guardandomi negli occhi.

Sal - Ce la devi fare per lui. Perché non organizzi...chessò...lo porti in un posto...a cena...poi andate al mare...e lì gli parlerai quando ti sentirai sicuro, e non preoccuparti se non sarai sicuro in nessun momento...tu diglielo e la sicurezza te la darà lui. Ah, oggi è anche il suo compleanno, glieli hai fatti gli auguri?-

Eh vabbè, ma allora la vita ce l'aveva con me eh! E che cazzo! Mi sono scordato gli auguri, e potevamo ufficializzare che un altro errore si era aggiunto alla lista.

Lo farò stasera, ma...puoi portarlo tu alla cena?

Sal - Eh?-

Hai capito quello che ti ho chiesto, dai. Voglio che sia una sorpresa per lui, e se glielo chiedo io saprà già tutto. Ti dirò dove andiamo e tu lo porti lì come se steste semplicemente facendo una passeggiata di salute.

Sal - Va bene, ti aiuto io-

Lo abbracciai di nuovo stretto stretto cominciando a saltellare mentre lui pregava che lo lasciassi andare.
Tornammo da Stefano che nel mentre stava con il cellulare in mano. Si stava avvicinando l'ora di cena dato che erano le 18:45. Dissi che mi ero dimenticato di fare una cosa urgente per scuola e corsi via con la moto per andare a prepararmi e fissare il posto, lasciando Stefano con una faccia allibita dato che sicuramente si stava domandando come sarebbe tornato a casa.
Ora i miei compiti erano: farmi bello in pochi minuti, scegliere il posto dove andare, e cosa dir...no, cosa dirgli no.
Avrei saputo io cosa dire, come dirlo e quando dirglielo.

Perché sarebbe stato lui a darmene l'occasione...

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Capitolo 15
*** Capitolo 15°: La cosa più bella ***


Pov's Salvatore
Osservai la faccia quasi sconvolta di Stefano. Mi venne quasi da ridere perché non sapeva nulla, ma dovevo trattenermi.

S - Ma che fa quel cretino? E adesso come torno a casa?-

Beh, dato che ha detto che è solo una cosa di scuola, dovrebbe fare veloce. Intanto mentre aspettiamo che torni, perché di certo non si scorderà di noi, vuoi riprendere a passeggiare?

Ovviamente sperai in un sì. Stefano fece un'alzata di spalle.

S - Mah, ok-

Cominciammo a passeggiare andando a caso, mentre io aspettavo il messaggio di Sascha perché almeno sapevo dove portarlo. Io il centro lo conoscevo molto bene e più o meno conoscevo tutti i locali di ristoro.

S - Sai come stanno Marina e Sabrina? È da un po' che non le vedo, quindi...-

Stanno insieme e adesso vivono a casa di Sabrina entrambe dato che lei è da sola. Comunque stanno bene.

S - Bene, sono contento. Ma che ti ha detto Sascha prima?-

E lì mi cagai in mano...cosa gli avrei detto? Vabbè avrei giocato con il vero simile.

Mi ha detto che avete discusso oggi...insomma mi ha raccontato un po' quello che è successo e...basta.

S - E non poteva dirlo anche con me? Mi avete lasciato ad aspettare là fuori come un cane!-

Ovviamente non potevo dirgli che Sascha voleva risolvere in un maniera speciale. Non sapevo davvero che pesci prendere, quando il tempismo mi fu amico. Mi arrivò il messaggio. Era proprio un locale vicino al mare e noi non eravamo molto distanti per fortuna.

S - Ma Sal...non è che ci stiamo allontanando un po' troppo? E se Sascha tornasse e non ci trovasse lì?-

Stefanino si stava preoccupando che Sascha non riuscisse a trovarci. Nonostante le discussioni, Stefano non riesce a celare quello che prova. Eravamo proprio davanti al locale e Sascha era lì ad aspettarci, solo che Stefano non si era ancora accorto di lui.

Ma non dire sciocchezze! Io conosco bene la città. Mi ha appena scritto Sascha dicendo che siamo arrivati.

S - cosa inten...?-

Nel mentre disse quella frase, si voltò e rimase senza parole.

Il cuore prese a battere forte, e per Stefano negare i suoi sentimenti, era diventata una sfida alla quale sapeva che avrebbe perso.

Pov's Stefano
Sascha era lì, davanti a me...ed era...bellissimo. Indossava una camicia e dei jeans, aveva il gel nei capelli e il suo profumo si sentiva anche da qualche metro. Era bello perché non lo avevo mai visto in quel modo. La sua volontà per farmi questa sorpresa, lo rendeva più bello ai miei occhi. Si avvicinò a me prendendo la mia mano.

Sa - Ciao, entriamo? Non voglio litigare con te mantenendo questo silenzio, quindi permettimi di parlarti-

Guardai Salvatore che con lo sguardo mi diceva "vai, che ne vale la pena"...ed aveva ragione, lui valeva tutte le pene dell'Inferno.

Ok...Ma quindi se ho capito eravate d'accordo.

Sal - Io ho solo aiutato, l'idea è stata sua-

Disse Salvatore con un sorriso e alzando le mani ai lati della testa. Io sorrisi, ma non sapevo che dire.

Sa - Allora? Vieni?-

Chiese con dolcezza. Salvatore se ne andò lasciandoci soli. Annuii per risposta facendomi letteralmente trascinare all'interno del locale, che poi interno non era dato che aveva una parte esterna.

Sa - Quindi? Non hai nulla dire?-

Mi imbarazzò la situazione. Forse avevo paura di quello che ero agli occhi delle persone, che potevano essere omofobe.

È bellissimo, sono veramente senza parole ma...

Sa - Ma?-

Ma sono un po' a disagio...cioè, no che non mi faccia piacere stare con te qui...è meraviglioso e non posso desiderare di meglio, ma ho un po' paura della gente omofoba. Mi mette disagio che la gente ci guardi male, scusa. Io non volevo rovinare tutto.

Sa - Ma non hai rovinato nulla-

Io vorrei comportarmi come il tuo fidanzato anche all'esterno, ma non ce la faccio...è difficile.

Sascha mi prese le mani nelle sue. Ero indeciso tra staccarmi oppure lasciarle, ma quello che mi disse, mi convinse a stringergliele ancora più forte.

Sa - E invece io ti dico che chiunque avrà il coraggio di guardarti male, per me può anche morire. Se guardano male me sai quanto me ne frega!...Ma tu no-

Pov's Sascha
Sorrise arrossendo.

Se vuoi, per tutto il tempo della cena non ti toccherò, però dovresti lasciarmi le mani.

S - Te le dovrei lasciare comunque sennò ci toccherebbe mangiare come i cani, ahahah!!! Comunque limitiamo le effusioni e basta, non dico che non devi toccarmi, mi mancherebbe troppo-

Quando ci venne portato il cibo, ovviamente ci lasciammo, e mangiando, parlammo del più e del meno. Volevo dirglielo dopo quella cosa, per ora volevo soltanto che dimenticasse la disputa di oggi e che si distraesse.

S - Ora che ci penso...Luca non mi sta dando più noia, ed è strano vivere...normalmente, ecco. È strano come l'amore di una persona possa cambiarti la vita-

Di Luca me ne ero occupato io. Gli avevo detto che se lo avrebbe lasciato in pace, non lo avrei denunciato alla polizia. L'unica cosa che ancora mi preoccupava era che Luca è pazzo e non avrei potuto assicurare totale sicurezza a Stefano, anche se ovviamente ci sarei stato io a difenderlo.

Ormai sono cinque mesi che stiamo insieme e...non ho mai provato queste sensazioni come quando sto accanto a te, parlo con te e...litigo, con te. Tu sei quella persona che vale la pena vivere...ti amo, Stefano, non dimenticartelo mai.

S -Anche io, Sascha-

Avrei voluto baciarlo adesso e penso che anche lui avrebbe voluto fare altrettanto. Continuavo a fissare quelle labbra fini come a volerle mordere, e infatti era proprio quello che bramavo. Stefano invece a volte sembrava distratto e non si accorgeva di come lo stavo guardando. Guardava il mare mentre il vento leggero stava cominciando a soffiare facendogli muovere il ciuffo. Era bello alla luce del tramonto e non so cosa gli avrei fatto. Tante volte avrei voluto possederlo, ma non volevo fare io il primo passo perché temevo che non se la sentisse, che non fosse pronto. Abbandonai questi pensieri quando notai che mi stava fissando. Sentivo le labbra premute e mi accorsi che me le stavo mordendo proprio davanti a lui. Arrossì senza dire niente e più o meno anche io la stessa cosa, dato l'imbarazzo. Chissà cosa stava pensando di me in quel momento! Comunque era normale che mi eccitassi guardandolo, ma né io né lui ci aspettavamo che lo facessi proprio in un luogo pubblico.

Quando finimmo, andammo sulla spiaggia a passeggiare un po' e lì gli avrei fatto uscire di bocca i suoi timori che già conoscevo, ma che volevo me li dicesse lui. Fui io a rompere il silenzio.

Ehm...stai bene, Stefano?

S - Sì, Sascha...benissimo-

Sicuro? Ti prego, dimmi di cosa hai paura...perché tu hai paura, lo vedo, Stefano.

S - Paura, Sascha?-

Sì, esatto. Dimmi cosa ti dà tanto da pensare. Oggi non sembravi ferito tanto perché avevo fatto sesso con Sabrina, ma piuttosto per qualcos'altro...

S - Quello che mi ha fatto stare male è la tua motivazione che non è valida per quello che hai fatto. Io ho paura che tu un giorno possa svegliarti la mattina e di non provare più niente per me, ma per un'altra persona-

Ora che aveva confessato, stava a me parlargli.

Stefano, so di aver sbagliato tante cose, alcune che ho detto e altre che ho fatto, ma io ti assicuro che rimarrò tuo per sempre. La mattina avrò sempre un bel risveglio con te accanto! Tu pensi che mi stancherò di questo tuo ciuffetto ribelle!?

Glielo feci rimbalzare con un dito.

O dei tuoi meravigliosi occhi castano-verdi contornati dai tuoi occhiali grandi?

Gli presi il viso tra le mani.

O di queste tue labbra che muoio sempre dalla voglia di baciare?

S - Allora perché non lo fai subito?-

Poi ci baciammo mentre il vento che veniva dal mare sfiorava i nostri capelli.

Sei sicuro adesso? Non farti più sopraffare da queste cose. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata. Ti amo, ti amo tanto e lo sai...E fidati di me, Stefano...Non te ne farò pentire mai.

Mi baciò di nuovo.

S - Lo so, ne sono sicuro, Sascha. Adesso che me l'hai detto ne sono sicuro-

Ci abbracciammo forte, poi ci sedemmo sulla sabbia ad ammirare il tramonto ed il mare che con un ritmo adagio prolungava le sue onde verso di noi, prima di risucchiarle indietro. Stefano teneva la testa appoggiata sulla mia spalla.

Stavo pensando a prima...quando mi hai detto che ti sentivi in imbarazzo...pensavo, non esistono anche i locali per gli omosessuali?

S - Sì, ma io non voglio andarci. Preferisco affrontare questo timore piuttosto che andare in questi posti che mi farebbero sentire ancora più diverso di quanto non mi sia sentito nell'arco della mia vita...fino a te-

Rispose con gli occhi puntati verso il mare e con la calma nella voce.

Fino a me?

S - Forse tu non capisci che mi hai praticamente cambiato la vita da così a così-

Fece il gesto con la mano.

S - Con te non mi sento diverso, mi sento me stesso!-

Sai che per me è la stessa cosa? Prima che arrivassi tu interpretavo un ruolo che non era il mio e mi divertivo anche! Poi vedevo te che soffrivi, piangevi, avevi paura...e da lì sono cambiato. Ne ho visti tanti, Stefano. Tanti che piangevano, che si rovinavano pian piano...ma solo tu sei stato capace di cambiarmi. Incredibile, vero? Il mio cuore batteva già per te ancora prima che me ne accorgessi.

S - Difficile che ti accorga subito delle cose, Sascha eh-

Beh...va bene, te la do vinta, hai ragione. Ma come tu mi hai insegnato che non bisogna rinnegare i sentimenti, io ti insegnerò a rinnegare il passato ogni tanto. Pensa al presente, a quello che hai adesso. Non pensare a quello che non avevi prima, ti deprimi inutilmente.

S - Ma io non mi deprimo se so che tu sei con me-

Allora spero di non vederti più triste per me.

S - Questo dipende da te, Sascha-

Eccolo l'angioletto che non commette mai cazzate!

S - Sì, io sono il tuo angioletto santo-

Disse facendo la linguaccia e l'occhiolino.

Ascolta, quando parli così tanto l'unico paragone che si potrebbe fare è con il grillo parlante.

Rise. Poi stemmo in silenzio a goderci il rumore delle onde. Quando calò la notte, ce ne tornammo a casa.

Sicuri dell'amore reciproco...

Sicuri che ci sarebbe stato un futuro...

Sicuri che, se fosse successo qualcosa, ci saremo stati sempre l'uno per l'altro...

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Capitolo 16
*** Capitolo 16°: Only mine ***


(ATTENZIONE: Il seguente capitolo ha contenuti sessuali con termini espliciti. Siete stati avvisati...ai lettori Saschefano non fregherà una ceppa, ma non si sa mai😆😎😜)

[CONSIGLIEREI DI COMINCIARE LA LETTURA CON LA CANZONE "EPPURE SENTIRE" DI ELISA...STA PERFETTA!]

Pov's Sascha
Quando tornammo a casa, lui andò a farsi una doccia ed io mi misi sul divano a guardare un po' di televisione. Dopo un quarto d'ora che la guardavo, lo schermo divenne nero. In un primo momento fu il fastidio il senso che mi pervase, ma poi venne sopraggiunto da imbarazzo e piacere alla vista di Stefano mezzo nudo con il telecomando in mano. Si china su di me e mi bacia delicatamente senza che io dica nulla. Gli sorrido sulle labbra e questo lo fece staccare da me.

Che significa questo?

Domandai sorridendo.

S - Ho una mezza idea, non so se mi spiego...-

Si mise a cavalcioni sulle mie ginocchia scorrendo le sue dita sul mio petto mentre continuava a baciarmi. Potevo resistere un minuto così, non di più. Lo presi in braccio portandolo in camera. Lo adagiai sul letto.

L'hai voluto tu, ricorda.

S - Che significa? Che tu non mi vuoi?-

Disse con un sorriso malizioso.

Non provocarmi.

Si morse le labbra.

Questa è una provocazione...

Pov's Stefano
Iniziò a baciarmi il collo. Lo volevo da matti in quel momento. Mi riempì poi il petto di piccoli morsi e il mio respiro si stava facendo affannoso.

Sa - Stefano, non sono ancora arrivato al tuo membro e tu sembri già...insomma...-

Non è questo, è che sono un po' nervoso.

Sa - Non dovresti, non con me-

Ma non è per te, non è perché sei tu a farmi questo...ma è perché QUESTO io non l'ho mai fatto.

Dissi. Sbuffai divertito dalla sua faccia perplessa.

Sascha...ehm...stai bene? Ahahah

Dissi scoppiando a ridere letteralmente.

Sa -Ma gli altri ti si saranno buttati addosso...-

Nessuno che io volessi.

Sa - Sei tutto per me, quindi-

Fammi tuo e ti apparterrò per sempre, Sascha.

POV's Sascha
Gli diedi un altro bacio.

Solo mio...

Gli tolsi l'asciugamano che lo avvolgeva e lo gettai via. Stefano sembrò guardare quel gesto a rallenting prima di riposare lo sguardo su di me.

Non si scappa più, ora.

Dissi portando la mia mano verso il suo membro ormai eretto. Cominciai a muoverla su e giù mentre guardavo il viso di Stefano che si piegava in smorfie di piacere emettendo piccoli gemiti. Più andavo avanti e più il viso di Stefano arrossiva, il respiro si affannava e i gemiti aumentavano di intensità. Ogni tanto si mordeva le labbra e questo mi fece venire voglia di mordergliele io. Stefano mi precedette, mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Ogni tanto mi gemeva in bocca e più andavamo avanti, più sentivo che anche io avrei dovuto disfarmi dei vestiti. Mi alzo da lui e mi tolgo la maglia e i pantaloni rimanendo nudo come lui. Gli prendo i fianchi tirandolo verso di me cominciando a baciargli il basso ventre fino a quando glielo prendo in bocca. Lo vedo che cerca di non guardare mentre con una mano si tappa le labbra.

S - Sascha...non voglio veni...!!!-

Avevo capito quello che voleva dirmi, ma a me non importava se mi fosse venuto in bocca, avrei ingoiato o sputato a seconda di quello che mi diceva di fare. Continuava a gemere ed era musica per le mie orecchie. Sentii una sua mano sulla mia testa che indebolita dal piacere cercava di spostarmi la testa, ma ero irremovibile.

S - Sascha...!!!...ti prego!-

Mi tolsi da lui a malincuore e il suo seme mi finì tutto in faccia.

S - Mi dispiace-

Non preoccuparti...

Mi passai un dito sul viso per poi metterlo in bocca. Lui si tappò gli occhi.

S - No, Sascha...che schifo-

E invece hai proprio un buon sapore, lo sai?

S - Non dire queste cose, prendi questo-

Mi diede un fazzoletto che passai sul viso e poi lo buttai da qualche parte.

Adesso girati.

Stefano mi diede ascolto e si mise a pancia in giù con le mani vicino alla testa. Sapeva cosa volevo fare.

S - Sascha, ti prego...fai piano-

Te lo prometto, però alza i fianchi perché sennò non riesco a...

Senza dire niente fece come gli avevo detto e rabbrividì non appena le mie mani si posarono sui suoi fianchi

S - Hai le mani fredde...-

Disse. Mi chinai fino ad appoggiare le mie labbra al suo orecchio per farle schioccare in un bacio.

È una tua impressione perché hai paura, ma sai che non sono qui per farti del male.

S - Dimmi allora perché sei qui, almeno mi rassicuro-

Sono qui per dare piacere alla persona che amo.

S - Adesso va meglio, puoi andare-

Sicuro?

S - Non sono mai sicuro di niente, ma se sei tu a farlo, allora puoi andare tranquillo-

Entrai in lui lentamente. Vidi che strinse le coperte molto forte.

Fa male?

S - Un po', ma continua ti prego-

Cominciai a muovere i fianchi sempre più veloce e piano piano Stefano non stringeva più le coperte facendo imbiancare le nocche, ma con più dolcezza e sensualità.

Parlami, ho bisogno di sentire la tua voce.

S - Sascha...!!!....Sascha io...!!!...ti amo-

Dillo...!!!...ancora, Stefano, ancora!

S - Ti amo, Sascha...!!!-

Anche io ero sul punto di non farcela più.

S - Vienimi dentro, Sascha...!!!-

Feci come mi aveva detto quando anche io raggiunsi il culmine. Mi buttai accanto a lui ancora ansimanti.

Sei meraviglioso, dentro di te è bellissimo.

Teneva gli occhi chiusi e respirava affannosamente mentre si toccava per venire anche lui. Quando anche Stefano venne, stemmo a guardarci negli occhi per qualche istante. Poi mi abbracciò appoggiando la testa sul mio petto senza dire niente.

Per quante volte io ti faccia soffrire tu mi aspetti sempre...Perché?

Con quei suoi occhi...ci facevo l'amore soltanto a guardarli.

S - Sai cosa mi fa irritare di te?-

Che cosa?

S - Che non credi nei miei sentimenti...hai sempre paura che ogni tuo sbaglio faccia finire tutto tra me e te...-

Il suo sguardo mi fece capire che non aveva finito di parlare.

Ma...?

S - Ma che ci posso fare se ti amo proprio per i tuoi sbagli? Non potrei mai mandare a farsi benedire tutto. E questo perché i tuoi occhi, i tuoi bellissimi occhi che mi fottono sempre, mi faranno pensare "ma so chi sto lasciando?" e l'unica risposta sarà...-

Un idiota?

Lui sorride.

S - Sì, il mio idiota-

Si china su di me e mi bacia prima di riposare la testa sul mio petto cominciando a farci disegni con un dito.

Che stai disegnando?

S - Il cuore che non hai-

Dice con il broncetto. Io rido.

Tu sei il mio cuore, Stefano. Esattamente come lui per tenere in vita chi ami non ti fermi mai e se in caso questa persona debba perdere la vita, ti fermerai per seguirla perché ti sentiresti inutile, non è così?

Lo avevo paragonato al mio cuore e mi immaginavo una reazione come la sua. Ovvero è rimasto a fissarmi senza sapere che dire.

S - Ti amo, Sascha...però tu non fare come me, se dovesse succedermi qualcosa...continua a battere-

Ho battuto poco fa mi pare...

Ride

S - Primo momento dolce rovinato...conoscendoti non ce ne saranno pochi da ora in poi-

Non è colpa mia se mi piace scoparti.

S - Di' la verità, non hai mai scopato nessuno come me-

Dice mettendosi sopra di me appoggiando il mento sui polsi delle braccia incrociate.

Come te? Nessuno.

S - Meno male, sono unico-

Ritorna con la testa sul mio petto stando in silenzio. Ah, mi ero dimenticato di una cosa!

Stefano...

S - Hm?-

Buon compleanno.

~Voglio che tu sappia che qui ci sono io,

la notte è ancora giovane,

sogni d'oro amore mio.

E se di notte tremerai,

sarà la mia voce a scaldarti, vedrai.~

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Capitolo 17
*** Capitolo 17°: L'amore si odia ***


Pov's Sascha
Un fascio di luce mi sfiorava le palpebre e questo mi costrinse ad aprire gli occhi, che furono subito feriti dalla luce. Mi ci volle un po' per realizzare tutto quello che era successo la notte precedente. Sorrisi, ancora con gli occhi sognanti, mentre il flash arrivò tutto insieme. Le sue labbra umide, i nostri respiri fogosi, i baci, i gemiti, il fatto di poterci sentire nostri, che appartevamo solo a noi e basta...erano tutti pensieri che stavano prendendo il sopravvento nella mia mente e davano il via ad immagini piacevoli. Esse furono interrotte da un qualcosa che si muoveva sopra di me. Era Stefano, che, ancora dormiente, aveva la testa appoggiata sul mio petto e si agitava mugugnando qualcosa nel sonno. Senza occhiali il suo viso cambiava leggermente...sembrava più a bambino. Quando invece li indossava sembrava una persona seria...più affascinante insomma. Adesso invece era adorabile, e il suo ciuffo mi faceva solletico sul petto. Gli diedi un bacio sulla fronte...e si svegliò, per quanto io abbia agito con delicatezza. Alzò lo sguardo e capivo che ancora non stava connettendo col mattino.

S - Buongiorno...mi fa male il sedere...-

Disse con la voce impastata dal sonno. Io risi comprendendone il motivo.

Essendo stata la tua prima volta è normale. Non ci sei abituato, Stefano.

S - Allora vorrà dire che mi abituerai tu...-

Poi crollò addormentato una seconda volta. Doveva essere stato proprio stancante se ancora a mezzogiorno aveva tutto questo sonno! Comunque io mi alzai e andai a preparare il pranzo dilettandomi un po' siccome era già tanto se sapevo bollire un uovo! Cioè, me la cavavo, ma insomma sarebbe meglio che in cucina non tocchi nulla.

S - La discoteca fa bum bum...-

Sentii i passi di Stefano che entravano in cucina e la connessione ancora sembrava non prendere. Era rincoglionito.

Sì, Stefano, fa bum bum la discoteca.

Mi divertivo a prenderlo un po' in giro perché era una situazione buffa lui che mi girava intorno dicendo...coglionate? Le sue braccia mi circondarono i fianchi abbracciandomi da dietro.

S - Mi ci porti stasera?-

Mi sembrava una richiesta strana da parte sua, ma se voleva si poteva fare.

Va bene, se vuoi ci andiamo. Adesso però lasciami a cucinare...

Stavo per tagliare un pomodoro quando la mano di Stefano si posò sulla mia.

S - Lascia fare a me che tu fai saltare in aria la casa-

Gli diedi il coltello poco convinto.

Se sei sicuro di non uccidere qualcuno o di non avvelenare il cibo...fai pure.

S - Uomo di poca fede! Vai ad apparecchiare...scattare!-

Quando faceva così, mi faceva schiantare dalle risate!

Piccolo amore mio...

Pov's Marina
Mi svegliai quella mattina accanto a Sabrina che dormiva tutta scomposta e mezza nuda. Era bellissima! La amavo proprio per questa sua stravaganza. Mi avvicinai a lei accarezzandole il viso aspettando che si svegliasse. Volevo darle noia facendo la birichina. Andai sotto la coperte baciando il tessuto delle sue mutandine. Si spostò da quella posizione lamentandosi, capendo perfettamente che ero.

Sab - Mari...basta! Lasciami dormire...-

Sbuffai. Presi il cellulare e cominciai a leggere i messaggi che mi erano arrivati. Ce n'era uno di Stefano:

"La discoteca fa bum bum😂😂"

Risi però non capivo cosa volesse dire. Glielo chiesi e lui rispose.

"Ti spiego quando ci vediamo. Io e Sascha andiamo in discoteca stasera a proposito"

Augurai loro buon divertimento e posai il cellulare sul comodino. Non sapevo proprio che fare! Mi alzai e mi feci una doccia veloce. Quando uscii, trovai Sabrina che mangiava i cereali a letto e chissà perché sentivo che la tavola stava diventando inutile.

Sveglia, finalmente.

Dissi tamponandomi i capelli con l'asciugamano.

Sab - Togliti un po' quell'accappatoio-

Disse appoggiando la ciotola sul mobile continuando a guardarmi. Sorrisi maliziosamente capendo quello che voleva fare.

Non ti stanchi mai, eh?

Sab - Di te mai...Adesso vieni qui-

Lasciai calare l'accappatoio e andai sul materasso e facemmo l'amore per buona parte del pomeriggio.

Pov's Salvatore
Mi svegliai e andai a fare colazione. Passai davanti alla camera di Giuseppe e vedevo che dormiva profondamente. Prima lo trovavo ogni mattina al computer in salotto. Ero felice che si fosse dato un freno. Mentre stavo mangiando, arrivò Giuseppe.

G - Buongiorno...-

'Giorno.

G - Come stai?-

Bene, come dovrei stare?

G - Lo chiedevo così...-

Ah ok...allora grazie.

Si sedette davanti a me dopo aver preparato il caffè e stemmo in silenzio in quella cucina buia.

G - Salvatore...vuoi parlarne?-

Non capisco a cosa ti riferisci.

Dissi alzandomi da tavola.

G - Del fatto che ti piaccio-

Mi venne un sussulto. Sapeva tutto quindi. In un primo momento pensai che Sascha o Stefano avevano tradito la mia fiducia e che glielo avessero detto.

È una cosa passata...

Dissi con freddezza. Forse non era proprio questo che volevo dire, forse non volevo proprio che dalla mia bocca fosse uscito qualcosa. Non era vero quello che avevo detto, io lo amavo ancora.

G - Ah, capisco...ho fatto una figura di merda?-

No, nessuna...

G - E ne farei un'altra se ti dicessi che per me non è cosa passata...e che provo qualcosa per te?-

Non riuscivo a credere a quello che aveva detto. Non avevamo parlato dell'argomento da quella sera in cui mi aveva baciato. Pensavo che per lui fosse valso solo in quel momento...invece per sempre.

Anche io.

Dissi ingoiando la saliva.

G - Davvero?-

Certo! Io ti amo! Sei l'unica persona che mi sia sempre stata accanto e...lo sentivo fin da subito di provare qualcosa per te e che le ragazze non facevano per me.

Si avvicinò a me e mi baciò nuovamente.

G - Ti amo-

Era ora che me lo dicessi.

Dissi felice mentre lo abbracciavo stretto.

Pov's Stefano
Quella sera uscimmo per andare in discoteca. Prendemmo la moto ovviamente. Appena dentro fui travolto da un'atmosfera familiare. Sembrava quella di quando andai al pub e incontrai Luca. Rabbrividii.

Sa - Stefano, stai bene? Se non vuoi stare andiamo via-

Ma poi quando guardavo lui, mi veniva in mente di quante volte c'era stato per me.

No, restiamo...vado a prendere da bere un attimo.

Sa - Ok...-

In realtà mi diressi in bagno a guardarmi allo specchio mentre parlavo con il mio riflesso cercando di aumentare la mia autostima. Appena uscii fuori, però, non trovai Sascha da nessuna parte. Andai fuori e vidi che stava...
...baciando un'altra.

Pov's Sascha
Ero sicuro che Stefano non stava molto bene. Appena avrebbe fatto ritorno, saremmo tornati a casa. Mentre lo aspettavo, cominciarono a circondarmi delle donne palesemente troie ubriache. Io volevo allontanarmi da loro, ma una mi seguii addirittura fuori cominciando a saltarmi addosso.

Lasciami, vattene via! Non voglio niente da te! Vai fare roba con qualcun altro!

Mi voltai, ma lei non c'era più. Appena però rivoltai lo sguardo, avvertii le sue labbra posate sulle mie.

S - Sascha...vedo che ti stai divertendo, eh?

La voce di Stefano mi giunse vicina e vidi che ci stava guardando. Staccai quella donna da me.

Ma non è come pensi, Ste!

S - È bastato solo un attimo che io mi allontanassi da te e tu...vabbè, ne parliamo a casa-

Disse incamminandosi in un'altra direzione.

Ma...dove vai?

S - Lontano da te, ci vediamo dopo-

Lontano da me...

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Capitolo 18
*** Capitolo 18°: Ti prego, salvami ***


Pov's Stefano
Camminavo. Inizialmente a passo spedito per allontanarmi...poi mi calmai e presi un'andata regolare. Non volevo litigare di nuovo con Sascha e per questo avevo bisogno di dimenticare quella scena. Quando avevo visto lui con le sue labbra attaccate a quelle di quella...mi è venuto un sussulto. In quel momento non mi importava se la colpa era stata sua o meno.

Vaffanculo, vita del cazzo!

Ero fuori di me. Anche se magari non era stato suo volere, mi faceva indiavolare il fatto che io abbia dovuto assistere a questo e soffrire di nuovo. Litigare con Sascha un'altra volta...e non avevo voglia! Quindi prefetivo camminare via allontanandomi per rimuovere dalla mia mente lui. Svoltai in un vicolo, e sentii come se qualcuno mi stesse seguendo. Di fianco a me potei notare la mia ombra sul muro seguita da altre due. Mi voltai.

Cosa ci faceva Luca qui?

Pov's Sascha
Me ne andai a casa leggermente arrabbiato. Non era stata colpa mia e Stefano non mi aveva neanche lasciato spiegare. Preferii non seguirlo e lasciarlo solo. Avremmo parlato dopo a casa. Appena arrivai davanti alla porta, e le chiavi stavano per essere inserite nella serratura, avvertii un brutto presentimento. Sentivo un dolore al petto...come se...come se lui fosse in pericolo. Stefano non stava bene. Dovevo andare da lui.

Pov's Stefano
Venni spinto per terra e gli occhiali caddero rompendosi. Luca teneva un contello in mano che mi puntò a pochi centimetri dal viso. Io tremavo.

L - Che c'è? Hai paura? Fai bene ad averne-

Avvicinò la punta sulla mia guancia premendola sulla pelle fino a provocare una piccola ferita che andava ad ingrandire con la lama...molto, molto lentamente. Il suo complice mi teneva fermo il viso e mi tappava la bocca. Cercavo di urlare di dolore ma uscivano solo gridi ovattati.

L - Lascia la sua bocca-

Mi tolse la mano dalla bocca e le lacrime si mischiarono al sangue che lentamente usciva dal mio viso. Vicino all'occhio.

L - E adesso Stefano scaricherò su di te tutta la mia rabbia che mi hai fatto accumulare in questo tempo che non ci siamo visti, eh? Abbassagli i pantaloni!-

Avevo paura. Le mani di quell'uomo furono sostituite da quelle di Luca, che mi tennero stretti i polsi. Sentivo freddo senza gli indumenti addosso, e tremavo mentre il viso si bagnava sempre più di lacrime e sangue. Anche l'uomo si tolse i pantaloni e tutto accadde così velocemente che il solo ricordo è stato un atroce dolore. Mi penetrò violentemente e sentii come se qualcosa mi si fosse rotto dentro. Dalla mia bocca uscii un lamento strozzato.

L - Non fare quella faccia, tanto so che ti piace, frocio del cazzo-

Io sentivo tanto male e volevo che tutto questo smettesse. Era tale la voglia di morire che non avrei esitato a prendere il coltello che Luca teneva e uccidermi. Non potevo sopportare una tale umiliazione. Il sangue iniziò a uscirmi da sotto e sentivo che stavo per perdere conoscenza da quanto il dolore era forte. Quando il mio sguardo cominciò a perdersi nel vuoto, tutto si fermò. Potevo vedere figure sfumate e il coltello che trafiggeva due persone, una aveva la sagoma di Luca...l'altra dell'uomo che mi stava stuprando. Sorrisi quando vidi che Sascha era lì per me, per quanto la scena potesse essere cruenta.

Sascha...

Sa - Stefano! Amore sono qui! Che ti hanno fatto!?-

Provai a parlare ma non ci riuscivo, troppo traumatizzato da quello che era appena successo. Sentii che mi prese tra le braccia. Piangeva.

Sa - Stefano...io non volevo...non è stata colpa mia, io amo solo te e lo sai-

Appoggiai una mia mano sulla sua guancia.

Lo so...solo che sono stufo che la mia vita debba continuamente mutarsi in una successione di delusioni e tristezze.

Sa - Io non voglio che tu soffra ancora-

Chiusi gli occhi respirando piano.

Sascha, ho freddo...tanto freddo.

Mi rimise i vestiti e mi strinse ancora più a sé. Poi mi prese in braccio tenendomi stretto. Mi portò all'ospedale che per fortuna non era lontano.

Sa - Potete aiutarlo?-

Chiese con il respiro affannoso ai medici che ci vennero in contro con una barella.

Dottore - Lo metta qui sopra-

Mi lasciò staccandomi da sé.

Sascha...

Mi prese la mano stringendola forte.

Sa - Tranquillo amore mio, andrà tutto bene-

Mi sussurrò e i medici mi portarono in sala operatoria.

Pov's Sascha

Dottore - Mi dica cosa è successo-

Ha subito uno stupro poco fa.

Dottore - E dove sono gli aggressori adesso?-

Spero proprio che siano all'Inferno!

Dissi con fermezza. Il dottore sembrò stupirsi di questa frase, ed era normale una reazione del genere, ma non mi pentii neanche per un istante di ciò che avevo detto.

Dottore - Ma...scusi ma...sono morti?-

Sì. Ho visto quello che stavano facendo a Stefano e non ho saputo esitare.

Dottore - Per il suo amico ha fatto questo?-

Disse ancora più stupito.

Lui non è mio amico, è il mio ragazzo. La prego dottore sia comprensivo e non dica nulla di quello che ho fatto. Non perché abbia paura di andare in prigione, ma perché non voglio dare altre delusioni a Stefano. Lui è tutto per me, capisce?

Dottore - Sì, capisco perfettamente e non si preoccupi, non dirò niente. Si fidi di me. Vuole che le prescriva uno psicologo? La drammatica esperienza deve averlo traumatizzato-

No, non importa.

Dottore - Come vuole lei. Comunque suppongo che il suo...ehm...ragazzo abbia una lacerazione interna. Dobbiamo procedere con una suturazione chirurgica-

Annuii continuando a pensare a quelle scene di poco fa. Ormai Luca non ci avrebbe dato più problemi. Le persone che avevo ucciso avrebbero soltanto creato danni e dispiaceri enormi, quindi non mi pento di quello che ho fatto. Il dottore se ne andò e dopo qualche ora uscì dicendo che Stefano era in stanza e che stava dormendo. Doveva rimanere quattro giorni in questo posto se voleva guarire del tutto. Andai nella sua stanza e lì si svegliò.

Amore...tutto bene?

Si voltò a guardarmi. Assunse una smorfia di dolore provando a muoversi. Io mi avvicinai.

Non muoverti.

S - Sascha...-

Mi tirò a sé e mi abbracciò cominciando a piangere. Stavo male a vederlo in quel modo, non era stata una bella esperienza e adesso vederlo che mi dava in mano il suo cuore martoriato...mi veniva voglia di raggiungere Luca all'Inferno e di non dargli pace!

Sono qui...

S - Non lasciarmi mai, ti prego...mai, Sascha. Ho avuto paura, paura che tu non arrivassi. Perdonami se ho potuto dare l'impressione di puntarti il dito contro per quello che è successo, so che mi ami e che non è stata colpa tua...scusa-

Lo strinsi più forte mentre la mia maglia si stava bagnando delle sue lacrime e il suo respiro piano piano stava tornando ad essere regolare. Aveva bisogno di sfogarsi.

Va meglio, adesso?

Annuì. Poi mi ricordai di una cosa.

Ah, ho preso questi.

Tirai fuori i suoi occhiali rotti dalla tasca.

Li faremo riparare. Li porto domani al negozio dell'ottica, tu adesso pensa a riposare dato che dovrai rimanere qui altre tre notti.

S - Tre notti?-

Già...ti hanno dato quattro giorni.

Volevo domandargli come era successo il tutto, ma sarebbe stato troppo chiederglielo la stessa sera. L'avrei fatto domani.

S - Ti ricordi? Qui è dove ti ho detto che ti amavo, Sascha-

Disse sorridendo al pensiero di quella notte.

Non è proprio il posto più romantico, ma sì mi ricordo.

S - Non mi dai il bacio della buona notte?-

Chiese con il broncetto. Io mi chinai su di lui e glielo diedi. Mi risedetti sulla poltrona accanto al letto.

Adesso dormi.

S - Non vai a casa?-

Ho sentito che ci sono dottori birichini in giro. Devo farti la guardia.

Dissi mezzo addormentato. Lui rise e si girò di profilo con lo sguardo verso di me chiudendo gli occhi. Durante la notte mi svegliai e vidi che aveva il braccio penzolante e che dormiva a pancia in giù. Tipico di chi, come lui, dormiva tutto scomposto senza riuscire a stare nel limite del letto. Questa visione durò pochi secondi dato che ero stanco e mi riaddormentai.

Nessuno poteva possedere Stefano oltre me.
Chi ci aveva provato infatti non era nemmeno sopravvissuto.
Violento o cruento, io lo faccio per la persona che amo.
E non dimentico che, per amore, ho salvato anche altre vite che in futuro potevano essere rovinate da persone come Luca e mio padre.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19: Heartbeat ***


Pov's Stefano

Mi risvegliai la mattina dopo. Il dolore stava pian piano diminuendo. Sascha però non era accanto a me. Sapevo che però sarebbe tornato ai momenti. Aveva detto che non mi avrebbe lasciato più solo, e quindi gli credo. Infatti eccotelo entrare poco dopo con un bicchiere di caffè e latte preso al bar accanto all'ospedale.

Sa – Buongiorno-

Mi porse il bicchiere ed io lo presi sorridendo e ricambiando il saluto. Sascha si mise seduto accanto a me e sospirò.

Sa– Ho portato gli occhiali a riparare-

Io lo guardavo mentre sorseggiavo senza avere qualcosa da dire.

Sa– So che è difficile per te parlarne...ma dovresti ripercorrere quello che è successo ieri e dirmelo. E' solo per mio interesse, non c'è nulla dietro. Se proprio non ce la fai, non ti costringo...-

Ma io non penso che tu abbia un qualche interesse nascosto e...farò questo sforzo di ricordare se è quello che vuoi.

Sfogarmi mi sarebbe servito? Non lo so.

Luca mi ha immobilizzato e mi ha fatto questo taglio sul viso.

Mi accarezzò la guancia dove c'era un pezzo di cotone premuto da dello scotch di carta dell'ospedale.

Poi ha ordinato a quell'altro di levarmi i vestiti e hanno cominciato ad..abusare di me. Io avevo paura e cercavo di urlare ma..la voce...non usciva..

Parlavo a scatti perché stavo per piangere. Era terribile. Però ormai era tutto finito e Sascha era con me. Non dovevo più temere nulla.

Sa– Amore, è tutto ok. Basta, basta così-

Mi prese e mi abbracciò. Avevo bisogno di piangere. Cominciai anche a urlare. Era stato davvero traumatizzante, la cosa più umiliante di tutta la mia vita. Entrarono due dottori per vedere cosa stava succedendo, avendo sentito il mio grido.

Sa– Stefano, ti prego, calmati! Mi dispiace averti costretto-

Ma io mi dimenavo e mi lasciai dalla sua presa rimettendomi sul letto girandomi dall'altra parte. Avevo bisogno di calmarmi. Volevo che quel ricordo si cancellasse, ma non poteva succedere.

Medico– Tutto a posto?-

Sa– Sì, non si preoccupi. E' una cosa tra me e lui, ho sbagliato io, non preoccupatevi-

I medici ci lasciarono soli poco convinti della spiegazione di Sascha. Sentii la sua mano poggiarsi sul mio fianco. Sussultai e la spostai. Il solo pensiero di essere toccato mi faceva venire in mente flash di loro che mi tenevano fermo e se ne approfittavano.

Sa– Scusa, non avrei dovuto proporre niente di simile, mi sarei dovuto aspettare che avresti accettato. Sono stato egoista. Forse hai solo bisogno di stare per conto tuo. Io tolgo il disturbo e vado ad avvisare gli altri di questa cosa dato che ti hanno tempestato dichiamate-

Uscì. Presi il cellulare e controllai: Marina (10), Giuseppe (3), Salvatore(7), Sabrina (2). Cazzarola.

Dopo un'oretta, entrò Marina nella mia stanza e mi si precipitò addosso. Entrò anche Sabrina dietro di lei.

M– Come stai?-

Meglio adesso che sei qui.

Sab– Deve essere stata una brutta esperienza..-

Infatti stavo per impazzire, ma adesso mi sono calmato.

M– Come per impazzire?-

Sascha mi ha chiesto se volevo che gli raccontassi tutto. L'ho fatto ma non sono riuscito a sopportare di rivedere nella mia mente le immagini e le varie scene di quello che è successo e...ho finito per impazzire e gridare davanti a lui e a due medici.

Marina mi abbracciò forte e lo stesso anche Sabrina. Volevo molto bene ad entrambe.

Sab– Quanto ti terranno qui?-

Altre due notti.

Entrarono anche Giuseppe e Salvatore.

Ciao.

Salutai con un sorriso. Quando c'erano loro io stavo benissimo. I miei amici erano insostituibili. Sascha era la persona che amavo e quindi non era la stessa cosa.

G– Ci dispiace per quello che ti è successo, Stefano-

Ma non avete nessuna colpa! Comunque io sto bene con voi qui.

Entrò anche Sascha e ci guardammo per un istante negli occhi. Salvatore e Giuseppe non capivano il perché di quello sguardo accompagnato da quel silenzio, ma Marina e Sabrina sì.

Sascha sospirò.

Sa– Scusami, ok?-

Salvatore e Giuseppe sempre più confusi. Io continuavo a guardarlo non sapendo che provare.

Vieni qui.

Conclusi. Lui si avvicinò lentamente sotto il mio sguardo.

Ti odio.

Dissi con sguardo serio. Vedevo gli occhi feriti di Sascha e in un certo senso se lo meritava.

Ma ti amo molto più di quanto ti detesto.

Sascha alzò il viso per guardarmi. Sembrava quasi intimorito dai miei occhi. Anche se era felice per quello che avevo detto, se il mio sguardo rimaneva impassibile, anche il suo era lo stesso. Ero arrabbiato con lui, e se lo meritava. Tuttavia non riuscivo a continuare a vederlo in quel modo. Era difficile. Quindi sorrisi.

Baciami, idiota.

Sascha mutò espressione. Sorrise e si chinò su di me toccando le mie labbra come se per tutto il tempo non avesse aspettato altro che quello. In quel momento avevo bisogno solo di lui e sembrava come se gli altri non ci fossero intorno a noi. Era una sensazione che non ero mai riuscito a capire, una sensazione della quale mi chiedevo sempre cosa si provasse e come facesse ad avvenire. In quel momento lo capì.

Sa– Ti amo-

Anche io, è troppo scontanto.

Sal– Mi dispiace interrompere questo bel momento...ma io e Giuseppedobbiamo dirvi una cosa...-

 


Pov's Salvatore

Dovevamo dirlo anche agli altri e ero indeciso tra quello che provavo tra l'ansia e l'essere parecchio emozionato. Anche se ripensandoci gli altri non avrebbero avuto da ridire nulla dato che qui alla fine siamo tutti omosessuali.

G– Io e Salvatore stiamo insieme-

Non passò neanche un minimo di silenzio.

S- Finalmente!

Sa– Si aspettava solo voi!-

Sab– Era l'ora!-

M– Congratulazioni!-

Tutti si voltarono verso Marina.

M– Che c'è? Non è che ci vuole così poco tempo per formare una coppia. Sono stati prudenti...-

S– Ho capito, ma Dio santo! 5 mesi!-

Guarda che anche tu e Sascha dall'inizio dell'anno ci avete messo più omeno 5 mesi

S– Sì, ma ti ricordo che io l'ho conosciuto quest'anno. Tu e Giuseppe vi conoscete da tre anni e secondo me un minimo di attrazione uno nei confronti dell'altro c'era già. Poi la mia è solo una mia supposizione, io non lo so...-

Vabbè,chissene, tanto adesso stiamo insieme e basta!

Sa– Questo è poco ma sicuro-

Era fatta, eravamo riusciti a dirlo senza problemi.

 

Pov's Sascha

In seguito Stefano si riprese e insieme decidemmo di andare in vacanza insieme ai nostri amici. Sarebbe stato bellissimo, se non fosse che decisi di ricommettere un errore che doveva essere già sepolto da tempo. Non so perché lo feci, so solo che ne avevo la necessità. Ma, quando lo facevo, dimenticavo che era Stefano l'unica cosa di cui avevo realmente bisogno

...senzapensare che era proprio la sola cosa che avrei perso.

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20: Demons ***


Pov's Salvatore

Tutto pronto?

Chiesi chiudendo il bagagliaio della macchina. Certo, non avevo la patente, ma la sapevo guidare. Avremmo rischiato se ci avessero scoperti, ma avrei fatto di tutto perché non succedesse.

S- Quasi-

Rispose Stefano chinato dentro la macchina per mettere a posto l'ultima borsa.

S- Ecco fatto, possiamo andare-

G- Marina! Sabrina! Muovetevi!-

Le ragazze chiusero la casa e corsero dentro l'auto, che era più simile ad un camioncino. Salimmo tutti e accesi il motore. Con la musica a tutto volume ci allontanammo dal marciapiede per dirigersi verso il mare. Durante il viaggio, Stefano si addormentò sopra la spalla di Sascha e lo stesso Marina con Sabrina. Anche io ero leggermente stanco.

G- Vuoi che ti dia il cambio?-

Tanto tra poco siamo arrivati.

G- In una mezz'ora può succedere benissimo un incidente, fermati ef ammi guidare a me-

Dovetti dargli retta. Appena mi sedetti sul posto del passeggero crollai addormentato. La sera prima avevamo fatto baldoria a casa di Marina e Sabrina, e quella mattina ci eravamo alzati presto per preparare le valigie e partire.

G- Ehi, Salvo, sveglia-

Eravamo giunti a destinazione, ma Marina non si sentì bene e, appena scese dalla macchina, vomitò. Di curve non ce ne erano state tante, ma forse ne bastavano poche per farle tale effetto.

G- Ho anche guidato piano-

Sascha e Sabrina lo fulminarono con lo sguardo, segno che non era così. Io e Stefano stavamo dormendo e quindi non ci eravamo accorti di niente.

Sa- Credo di aver lasciato ancora le unghie conficcate nei sedili-

Detto questo, aprì la macchina e tirò fuori il primo borsone, mentre Marina si diresse alla casa dove sarebbero stati per potersi stendere un po'.

Pov's Giuseppe

Mi dispiaceva che Marina si era sentita male per le mie grandissime capacità di prendere le curve. Così la raggiunsi in camera. Bussai.

Posso entrare?

M- Sì, entra papà-

Mi sedetti sul letto.

Come va adesso?

M- Meglio, era solo un momento-

Meglio così, mi dispiace

M- Non preoccuparti. Vengo di là ad aiutarvi con le borse-

Mettemmo in fretta tutto a posto ed era già l'ora di pranzo.

Sa- Ma volevo andare al mare io!-

Disse Sascha con il broncio.

Vai a lavarti le mani che si mangia, muoviti.

Sa- Papà ingrato-

Sascha si diresse in bagno ma non pensavo che ci volesse così tanto per lavarsi le mani.



Pov's Sascha

Ne avevo bisogno, eccome se neavevo bisogno! Tutta di un tratto mi era sopraggiunta questa voglia immane che non riuscivo a placare e dovevo soddisfarla. Volevo soddisfarla perché era insopportabile. Presi una pasticca, una che tenevo nascosta nella speranza che Stefano non la trovasse. Era immersa nelle pillole delle medicine e si confondeva facilmente, ma io sapevo riconoscerla. Tanto quelle medicine erano mie e Stefano non avrebbe rischiato nulla. Per un po' di tempo sarei stato bene, ma avevo paura che la voglia tornasse più forte di prima. E mentre mi guardavo allo specchio, pensavo allo schifo che ero e alla persona che Stefano stava amando. Era come se lo stessi tradendo ed era una sensazione spiacevole, ma venne calmata dalla pasticca che adesso circolava nel mio sangue. Gli occhi si arrossirono leggermente e la vista si offuscò un poco. Sentii bussare.

S - Sascha, quanto ci metti? Esci-

Ehm...sì,arrivo.

S - Che stai facendo?-

Il battito del cuore accellerò e il mio volto era diventato rosso. Cominciai a tremare in modo convulsivo e pericoloso. Non sapevo cosa mi stava succedendo, ma era stata sicuramente quella pasticca.

S - Sascha, io entro-

No,non importa. Sto bene, non preoccuparti. Vai dagli altri.

S - Ma...-

Fai come ti dico per una buona volta.

Se ne andò senza aggiungere altro e il tremolio smise. Per fortuna era stato solo un momento, ma sapevo di stare rischiando tanto. Uscii e scoprii che non se n'era andato, era proprio lì sulla soglia che mi guardava fisso. Mi prese il viso tra le mani tirando le mie palpebre inferiori con le dita per un controllo. Io gli presi i polsi e gliele spostai.

Lasciami.

Stefano indietreggiò ed io non comprendevo se aveva capito quello che stavo facendo. Comunque non mi avrebbe creduto se gli avessi detto il contrario, troppo testardo. Quindi decisi di non provare a difendermi, ma di cambiare argomento. Lo presi per mano trascindandolo verso il salotto.

Andiamo.

Mangiammo, ma Stefano si vedeva troppo che sospettava di qualcosa. Sudavo freddo e avevo timore che se ne fosse accorto. Dopo andammo al mare e ne approfittai per parlargli.

Stai bene?

S- Questa domanda dovrei fartela io a te-

Io? Se sto bene? Sto benissimo.

S- Ma perché devi mentire così?-

E perché tu devi insistere? La smetti di preoccuparti così? Neanche in vacanza riesci a darti pace?

S- Ma questo che c'entra? Non significa che se siamo in vacanza io non mi debba preoccupare per la persona che amo-

Ma cerca di rilassarti, ne hai bisogno.

A quel punto si rassegnò e mi sorrise.

S- Sì...scusa se sono troppo appiccicoso e apprensivo-

Lo presi e lo abbracciai per fargli capire che non era appiccicoso. Aveva ragione ad avere paura per me, ma io non volevo dargliene motivo. Ero stanco di vederlo sempre agitato, spaventato o ansioso. Non doveva preoccuparsi per me sempre.

S- Ti amo-

Queste erano le parole che mi facevano desistere dalla tentazione, perché mi riportavano alla mente che c'era una persona che mi amava.

Anche io, amore.

Arrivammo al mare e senza freni ci togliemmo i vestiti e rimanemmo in costume. Le ragazze si distesero al sole e ci chiamarono per venire a spalmare loro la crema sulla schiena.

Voglio essere pagato per questo, chiaro Sabrina?

Chiesi nel mentre gliela mettevo addosso.

Sab- Sei il mio schiavetto bello bello-

Poi guardai Stefano e vidi che Marina gli stava allungando una banconota da cinque euro, che lui sventolò neanche se fosse stata da cinquecento.

Ma non è giusto! Stefano è stato pagato!

Sab- Già, ho notato-

Non si fa così con le persone, ho dei sentimenti io!

Dissi con il broncio.

Sab- Vai a farti il bagno, va'-

Stronzetta mia, me lo ricorderò.

Sab- Ti voglio bene anche io-

Voglio tanto bene a Sabrina. E' la mia pupilla, possiamo dire. Poi, sia io che Stefano raggiungemmo Giuseppe e Salvatore in acqua.

Non negai che ci divertimmo tanto a giocare a palla, a ridere, a dimenticare un po' la realtà nella quale eravamo catapultati. Quando sei con le persone alle quali vuoi bene puoi deprimerti, puoi rattristarti, ma non ti sentirai mai solo.

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Passarono tre giorni e in tutti e tre non smisi di prendere le droghe. Mi sentivo strano, ma cercavo sempre di nasconderlo agli occhi degli altri, sopratutto a quelli di Stefano. Ogni tanto mi saliva la febbre, mi venivano mancamenti o non respiravo bene. Il più delle volte non entravo in mare e rimanevo sulla spiaggia. Stefano invece non riusciva a nascondere la propria preoccupazione, ma non osava chiedermi niente perché sapeva che la risposta sarebbe rimasta la stessa, ovvero che non c'era nulla che non andava e che non doveva stressarsi. Stefano provava a credermi, ma gli veniva difficile.

Quella sera eravamo intorno al fuoco. Decidemmo di rimanere in spiaggia fino a tardi, tanto nessuno ce lo impediva, non era privata. Ci raccontammo storie horror e ogni tanto qualche battuta, e con queste partivano le conversazioni con domande anche inopportune.

Sab – Allora...da quanto è che non fate sesso?-

Ecco, questa era una delle tante.

S – L'abbiamo fatto una volta sola, poi ci sono stati i problemi vari e con quello che era successo non mi sembrava il caso-

Nemmeno a me, sinceramente.

M – Però dillo che avresti voluto-

Mi disse Marina.

Ovvio, e non mi vergogno neanche a dirlo.

Stefano era arrossito da subito, parlare di queste cose non metteva al proprio agio nessuno, ma d'altronde tra amici scappano questi discorsi intriganti ai quali improvvisamente ti viene curiosità e voglia di proseguire.

S – Però sarebbe bello, Sascha-

Forse non si era accorto di averlo detto ad alta voce. Io rimasi a fissarlo. Era bello quello che aveva detto, anche se davanti a tutti.

S – Cioè...-

Stava ancora continuando a parlare nonostante fosse in pubblico, forse poco importava, tanto eravamo tutti amici.

S – Baciarti, e fare tante di quelle cose che una coppia fa...con te non mi bastano mai. Fare sesso è l'unica cosa che mi manca e tu non sai quante notti ci penso, poi però mi viene in mente quella sera..ed ho paura. Il fatto che tu sia arrivato lì per me è stato...non saprei neanche come dirlo, so solo che non lo dimenticherò mai. Ti amo, Sascha. Non so nemmeno quante volte lo ripeterò. Con te il casuale diventa occasione, e scusa se mi sto dilungando troppo, ma ogni tanto ho bisogno di dirtele queste cose...-

Ed io di sentirmele dire. Non sai quanto quello che dici mi dia forza, e non sto scherzando. Quando parli, quando mi dici che sei preoccupato per me, che mi ami, che non devo fare stronzate...ogni volta mi dai quel poco di coscienza in più che mi astiene dal ricaderci sempre. Quindi non scusarti, ma baciami adesso.

Avvertivo una sensazione strana, come se stesse per succedere qualcosa. Non mi sentivo molto bene, e quindi volevo che Stefano mi stesse vicino. Un bacio, solo un bacio, e poi poteva finire tutto se era così che doveva andare. L'unica cosa che non sarebbe scomparsa, sarebbe stato il senso di colpa. 



Pov's Stefano

In un primo momento arrossii per quello che avevo detto, ma quando Sascha mi disse così, la mia vergogna divenne soddisfazione, la soddisfazione che in qualche modo stavo aiutando la persona che amavo. Lo vedevo strano ogni tanto, ma come io gli facevo dimenticare le droghe, lui mi faceva credere che andasse tutto bene...e tutto con quegli sguardi e quelle parole. O almeno credevo che dalla mia parte stesse avvenendo questo effetto. Appena Sascha mi disse di baciarlo, gli saltai praticamente addosso e toccai le mie labbra con le sue. Il cuore batteva forte e solo per un istante avvertii gli occhi dei nostri amici addosso. Ma appena gli presi il viso tra le mani, avvertii che scottava troppo. Quindi mi staccai dalla sue labbra guardandolo negli occhi e constatai che avevo ragione a preoccuparmi. Erano strani,  vuoti...rossi.

Sascha...hai la febbre.

Ebbi il coraggio di sussurrare come se la voce mi mancasse. Mi aveva tenuto nascosto tutto solo per bene mio, ma questo non doveva farlo. Io stavo bene se anche lui stava bene, ma Sascha non lo capiva mai.

Sa – Ti amo, Stefano-

Io non risposi continuando a fissare i suoi occhi che piano piano si stavano chiudendo. Non mi venivano le parole. Stava succedendo tutto così in fretta, eppure lo vedevo a rallentatore.

Nononono...Sascha, che hai?

Non ce la fece a dire altro che mi cadde addosso privo di sensi.

Sascha!

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Capitolo 21
*** Capitolo 21: I don't wanna lose you now ***


Pov's Salvatore

Ci spaventammo tutti a quella scena, ma non ne capimmo perché fosse accaduta. Avevamo capito tutti che Sascha aveva qualcosa di strano, ma se gli si chiedeva, era facilmente irritabile e poteva diventare nervoso. In effetti anche questo tassello non tornava, perché Sascha era un tipo gentile e se gli giravano di solito il motivo era palese. Ovviamente Giuseppe chiamò subito l'ambulanza mentre Stefano era andato nel panico e continuava a dire "Perché?" mentre accarezzava i capelli di Sascha svenuto sulle sue gambe. Sembrava quasi traumatizzato e a quella scena mi veniva un nodo alla gola. Marina e Sabrina erano andati sulla strada per farsi vedere dal veicolo di soccorso. Io e Giuseppe abbiamo riportato velocemente la roba a casa e la chiudemmo a chiave. Prendemmo la macchina per tornare in modo da poi poterli seguire una volta che avrebbero preso Sascha.
 



Pov's Stefano

Mi veniva da piangere, ma non sapevo se era per tristezza o per rabbia. Forse entrambe. Doveva sempre dire cazzate per il mio bene, e poi alla fine si faceva male da solo cercando sempre di tenermene fuori.

Uniti per sempre, ricordi? Sei troppo testardo, e come darti torto?Ma questa volta sei tu quello in pericolo

Continuavo ad accarezzargli il viso. Sembrava...morto, così pallido.

Sascha?

Non mi rispondeva ovviamente, ma cominciai lo stesso ad avere paura pur sapendo che era ancora vivo. Mi salì di nuovo l'ansia e cominciai a scuoterlo e a invocarlo nuovamente. Poi però mi fermai tornando alla realtà. Lo abbracciai stretto perché il vento che saliva dal mare cominciava ad essere freddo, e a lui non piaceva il freddo.

Tu stai bene, ci sono io con te

Dissi per convincermi del contrario di quella che realmente era la situazione. Il rumore delle onde accompagnava quel silenzio insopportabile che calò dopo quelle mie parole dette in un sussurro.

Lo senti il mare, Sascha? Ti ricordi quel giorno? Il mio compleanno, il giorno in cui ci siamo concessi e abbiamo passato quella notte a possederci e a pensare che, se volevamo stare insieme, avremmo dovuto affrontare parecchie sfide. Ebbene, amore...sapevamo che sarebbe stato così. Tu ce la farai, noi ce la faremo.

Dopo poco vidi delle luci e sentii il rumore delle sirene. Di solito l'arrivo dell'ambulanza dovrebbe rassicurare un minimo, ma quello che ricopriva il mio cuore, era un'angoscia mascherata dall'orgoglio che stavo cercando di distruggere.

***

Arrivammo all'ospedale. Dover dire ai dottori che Sascha è il mio ragazzo, non era stato così difficile come invece pensavo. Essendo cambiato l'ospedale, anche i dottori, quindi non ci conoscevano. Nell'altro io e Sascha ci avevamo fatto la permanenza fra poco! Il dottore uscì dalla stanza. Avevo paura, ma mi avvicinai a lui con passo fermo e con sguardo serio.

Maledetto orgoglio...

***

Ebbene eccoci qua. Se ti devo dire la verità da te me lo aspettavo, ma pensavo che saresti riuscito a...CONTROLLARLA, CAZZO! E adesso come faccio io!? Non so neanche se ti risveglierai, se mi abbraccerai di nuovo, se mi donerai ancora un tuo bacio dato con il tuo amore! Perché hai dovuto...cedere!? Perché!? Sascha, scusa, ma non lo capisco! Ci amavamo tanto ed hai permesso a quattro pasticche di ridurti così, fermo, immobile, disteso su un letto...

D'altronde erano quelli gli effetti di un coma...

Sascha...amore mio...perché?

Guardo il tuo viso che è diventato pallido e i pensieri peggiori mi violentano il cervello. Ho paura che il tutto con te sia finito, che quello che doveva essere infinito era terminato in pochi istanti. Eppure non riuscivo a dire che era colpa tua anche se era così. Come sempre una parte me la prendevo io per non essermene accorto prima e per aver pensato di più a me, per insomma aver esaudito i tuoi desideri. Ti prendo la mano, mentre il suono dell'elettrocardiogramma rimbomba nella stanza insieme ai miei sospiri per il pianto.

Io voglio te, Sascha. Spero che tu possa sentirmi. Ti amo, non sai quanto. Sei troppo importante per me e se te ne vai tu, io dovrei fermarmi...ma ammetto che se dovesse succedere, non saprei che fare. Se mi fermassi con te, potremmo stare per sempre insieme; se continuassi a vivere, tu saresti più felice perché non vorresti che io gettassi la mia vita, anche se sai che per te lo farei.

Nessuna risposta. Sentivo soltanto quel bip della macchina che contava i suoi battiti, ed una lacrima che piano piano abbandonò il mio viso. Una delle tante. Momenti felici mi scorrevano nella mente. Chiudo gli occhi.

Scusa...

-Disse continuando a tenere lo sguardo basso senza minimamente provare a vedere chi fosse. Non gli importava molto, dato che comunque non lo conosceva. Cercò di cambiare strada, ma questo mosse i piedi in sincronia con lui nella stessa direzione impedendo che proseguisse.

Sa- La prossima volta bada a dove metti i piedi, ti è chiaro bimbetto?- 
 

Pensare che era stato uno sbaglio...

 

Tu non sei pericoloso, Sascha...lo so

Sascha sentiva come se questo ragazzo potesse leggergli dentro solamente guardandolo negli occhi. Era una sensazione strana.
Aveva capito quello che era davvero in meno di dieci minuti e non si erano scambiati neanche tante parole, ma si sa: a volte le parole non servono. Per forza di cose, se continuava a fissare gli occhi fantastici che possedeva, avrebbe potuto pensare male. Afferrò il suo polso stringendolo con forza per staccare la sua mano dal suo viso.
Sa - Ascolta...o stai fermo con le buone, o giuro che ti lascio dissanguare la mano...ti è chiaro, Stefano?-
 

Nascondeva il fatto che per me voleva esserci...
 

Sascha...sei qui?
 

Quando Giuseppe mi aveva picchiato, Sascha arrivò per aiutarmi e svenni al sicuro tra le sue braccia...
 

Sono innamorato di te, Sascha Burci

Disse tra le lacrime non avendo paura di guardarlo negli occhi. Piuttosto era Sascha che aveva paura.
Sa -Stefano io...non posso dirti che ricambio, perché non so che dire, che fare, che provare...per me eri un amico, Stefano-
Perché? Adesso che sai questo, non avrò più nessuno valore per te? L'amicizia andrà a farsi fottere solo perché al cuore non si comanda?
 

Che confessione...solo al pensarci mi spunta un sorriso in volto...
 

Sa- Beh, allora io vado a disfare la valigia...-

Aspetta,vengo con te.

A passo spedito andò in camera e cominciò a disfarla lui e lì Sascha capì dove voleva andare a parare.

Sa -Non ti fidi di me?-

Domandò appoggiandosi allo stipite della porta incrociando le braccia.

Non è che non mi fido di te, non mi fido della droga, è un'altra cosa.

Sascha rise.

Che hai da ridere?

Sa -La stai prendendo troppo seriamente questa cosa, dovresti farti gli affari tuoi, non sono un bambino-

Non a caso il dottore ti ha affidato a uno di noi, in questo caso io

Rise nuovamente.

Perché ridi adesso? Trovi quello che ho detto divertente? Poi dici che non sei un bambino

Sa- Rido perché ti vedo così protettivo quando prima eri tu quello da proteggere-

Quello da proteggere e non sono mai stato protetto...
 

Quando venne a vivere a casa mia, sotto lo stesso tetto...da lì cominciò tutto...
 

Sascha...

Sa -Stefano...sono qui-

Cominciò a piangere e lo abbracciò forte. Non gliene fregava se era nudo, se sotto di lui poteva sembrare tutt'altra cosa. Stava bene e questo eral'importante.

Sa -Che ti metti a fare queste stronzate!? Hai la febbre! Potevi anche morire!-

Appoggiò la sua fronte a quella di Stefano mentre le lacrime solcavano il suo viso.

Sa -Non farlo mai più, ti prego...ho avuto paura, Stefano...stavolta ho avuto paura...-

Aveva avuto paura che morissi...

Sa -Andiamo a casetta adesso, Stefano!-

Lui si dimenava riempiendolo di pugni, calci e schiaffi.

NO! STRONZO, LASCIAMI!!! FIGLIO DI P*****A, TOGLIMI LE MANI DI DOSSO!!!

Era impossibile trascinarlo anche di un millimetro in quelle condizioni di incazzatura pura.

Sa -Mi dispiace...-

Disse prima di tirargli un pugno sullo stomaco. Stefano fece uscire un lamento strozzato prima di cadergli addosso svenuto. Lo afferrò e se lo mise in spalla.

Sa- Adesso ti farò vedere quanto conti per me-
 

Una mia mano si mosse automaticamente per toccarmi il ventre al solo ricordo di quel pugno.
 

Sascha...

Sa -Zitto, non rovinare questo momento. Lascia che ti dia il tuo regalo-

Le loro labbra si toccarono fino ad unirsi e la sua faceva pressione per entrare nella bocca di Stefano che non esitò ad aprirsi.

Mi sfiorai le labbra con le dita immaginando di baciarlo, di assaporare ancora il suo sapore che forse non avrei più sentito...
Il nostro primo vero bacio...

Sa-Stefano, so di aver sbagliato tante cose, alcune che ho detto e altre che ho fatto, ma io ti assicuro che rimarrò tuo per sempre. La mattina avrò sempre un bel risveglio con te accanto! Tu pensi che mi stancherò di questo tuo ciuffetto ribelle!?-

Glielo fece rimbalzare con un dito.

Sa-O dei tuoi meravigliosi occhi castano-verdi contornati dai tuoi occhiali grandi?-

Gli prese il viso tra le mani.

Sa -O di queste tue labbra che muoio sempre dalla voglia di baciare?-

Allora perché non lo fai subito?

Poi si baciarono mentre il vento che veniva dal mare sfiorava i loro capelli.

Sa -Sei sicuro adesso? Non farti più sopraffare da queste cose. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata. Ti amo, ti amo tanto e lo sai...E fidati di me, Stefano...Non te ne farò pentire mai-
 

Io mi sono fidato, Sascha...ma non volevo che andasse a finire così. Una lacrima scese nuovamente.
 

Hai le mani fredde...

Disse. Sascha si chinò fino ad appoggiare le sue labbra al suo orecchio per farle schioccare in un bacio.

Sa -È una tua impressione perché hai paura, ma sai che non sono qui per farti del male-

Dimmi allora perché sei qui, almeno mi rassicuro.

Sa -Sono qui per dare piacere alla persona che amo-

Adesso va meglio, puoi andare.

Sa -Sicuro?-

Non sono mai sicuro di niente, ma se sei tu a farlo, allora puoi andare tranquillo.

Entrò in lui lentamente. Vide che strinse le coperte molto forte.

Sa -Fa male?-

Un po', ma continua ti prego.
 

Riaprii gli occhi ormai gonfi di lacrime. La mia mano che stringeva forte la sua, che, pallida, non dava segni di vita. Soltanto la macchina segnalava che era ancora in vita, che il cuore del mio amore stava ancora battendo e che non siera ancora arreso. Fino a quel momento erano state solo lacrime versate piano, ma poi scoppiai in un pianto disperato.

Mi manchi di già!

Volevo urlare, ma la voce usciva debole.

Mi manchi troppo...

L'idea che forse avrei dovuto dirgli addio...non lo so. Dire addio a quei momenti, dire addio a tutto il tempo passato insieme. Dire addio ad un futuro che ormai era diventato incerto.

Amore...

Dissi, forse nella speranza di una sua risposta. Non riuscii a dire altro, il resto furono solo lacrime che uscivano copiose e singhiozzi che mozzavano il fiato. Forse era tutto finito e quei ricordi avrebbero dovuto essere cancellati.

 

Piuttosto la morte...




 

MY SPACE ❤💚

Salve a tutti ed eccovi il capitolo 21. Scrivo a mezzanotte interi capitoli quindi spero che vi piaccia. Ovviamente lo faccio più che volentieri, non pensate male. Non infamatemi in caso la storia dovesse finire male, ma comunque non vi spoilero nulla. Non so neanche non certezza se farò il sequel, quindi...potrebbe benissimo finire male.

CIAO CIAO❤💚

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Capitolo 22
*** Capitolo 22: Just a dream ***


Pov's Sabrina

Entrammo a tutta velocità dentro l'ospedale. Avevamo molta paura per Sascha. Io e Marina corremmo direttamente nella stanza, mentre Giuseppe e Salvatore rimasero ad ascoltare la diagnosi del medico. Spalancammo la porta e per un istante il tempo sembrava fermo. Stefano con il viso rigato dalle lacrime, fissava il vuoto. Sascha era immobile e pieno di tubi. Sembrava che Stefano non si fosse accorto della nostra irruzione. Marina gli andò vicino e lo scosse, perché sembrava morto da come stava immobile.

M– Ste, come sta Sascha? Oh, Ste! Rispondi!-

S – Marina...-

La sua voce mozzata dal pianto...era diversa. Era distrutta. Marina lo capì e lo abbracciò stretto mentre Stefano sospirava senza versare altre lacrime. Le aveva finite. Perfino io trattenevo le lacrime a vedere questa situazione. Non volevo piangere perché non avrei aiutato nessuno, soprattutto Stefano che adesso aveva bisogno di noi più che in qualsiasi altro momento. Mi avvicinai a Sascha accarezzandogli il viso.

S – E'...è in coma-

Marina lo strinse ancora più forte mentre le scese anche a lei una lacrima.

M – Mi dispiace, Ste-

Sascha ce la farà secondo me. Lui adesso ci sente e sa che vogliamo che non si arrenda.

Cosa speravo di ottenere? Un applauso? No, speravo soltanto in un conforto. Speravo di convincere sia me che gli altri in un futuro per Sascha.

S – Lui...sapeva anche che lo amo più della mia stessa vita, eppure guarda!-

Sospirai non sapendo dare spiegazioni. Stefano aveva ragione e d'altronde Sascha aveva sbagliato, ma non aveva detto niente perché non voleva far preoccupare la persona che ama.

Entrarono anche Salvatore e Giuseppe. Sal andò subito da Stefano che Marina lasciò scivolare tra le sue di braccia. Anche Giuseppe si unì all'abbraccio.

Sal– Il dottore ci ha detto tutto, non sai quanto ci dispiace, Ste-

G– Sascha è forte, ti ama e tiene a tutti noi...per questo dobbiamo credere che si risvegli-

Sul volto di Stefano apparve un sorriso, ma era un sorriso amaro, di quelli che facevano quasi paura.

S– Lo so che mi ama...-

Poi cominciò a ridere. Era una risata disperata, che uno che non lo conosceva poteva confonderla per pazzia. Nessuno aveva il coraggio di fiatare, solo la risata di Stefano risuonava in quella stanza. Il ridere di Stefano piano piano si trasformò in pianto e poi in urli disperati.

S– SASCHAAA!!-

Anche Salvatore cominciò a piangere, forse pensava ad una vita senza Giuseppe e se fosse finito anche lui a gridare disperato il suo nome con davanti il suo corpo inerme.

S– Ti amo, Sascha-

Sussurrò mentre piano piano si calmava come se sperava in una risposta. Era troppo triste!

Pov's Stefano

Il dottore entrò e mi rialzai da Salvatore asciugando le lacrime velocemente. Tanto era evidente che avevo pianto, nasconderlo era inutile. Il medico si schiarì la voce.

Medico– Perdonatemi, ma l'orario di visita è terminato-

In silenzio se ne andarono tutti. Solo Salvatore mi disse un flebile"ciao".

Ha qualcosa da dirmi, vero?

Il dottore sospirò. Ne aveva date tante di cattive notizie, ma era sempre stato difficile. Comunque ero pronto a tutto...forse.

Medico– Il suo ragazzo...è in condizioni troppo gravi, deve essere attaccato a delle macchine che lo tengano in vita nella speranza che si risvegli. Io...non posso dire altro che mi dispiace di darle questa notizia-

Non risposi, ma annuii abbassando lo sguardo, giusto per far vedere che ero ancora vivo e che avevo capito. La mia anima sprofondò in una tristezza immane che venne espressa da un'altra sola lacrima che aveva avuto la forza di solcare la mia palpebra. Il dottore se ne andò triste in volto ed io non potei fare altro che morire dentro.

***

Quella notte non ce la feci a rimanere sveglio per quanto avessi tentato e quindi mi addormentai sempre tenendo la sua mano. Le macchine alle quali era attaccato facevano un rumore che avrebbe dovuto impedirmi di chiudere gli occhi, e invece...

Comunque sognai. Io e lui, eravamo su una spiaggia da soli. Il sole era già calato e la notte stava scendendo rapidamente. Non sentivo però le sue parole. Vedevo che mi parlava, ma era muto. Sorridevo comunque però, come se mi stesse dicendo qualcosa di bello, o qualcosa che mi stava facendo ridere. Infatti risi e mi buttai su di lui cominciando a baciarlo. Lui si stese con me sopra, cingendomi i fianchi con un braccio mentre con la mano mi premeva le labbra alle sue. Sembrava così reale che volevo non finisse mai. Ma qualsiasi cosa, che sia reale o meno, deve finire prima o poi. Mi svegliai e mi rattristai che ancora lo vedevo così fermo, illuminato dalla luce della luna. Gli baciai la mano prima di richiudere gli occhi.

Era stato solo un sogno...

Sentivo qualcosa muoversi e alzai lo sguardo di scatto, ma Sascha stava ancora immobile, forse me lo sarò immaginato. Mi abbasso di nuovo sul letto e richiudo gli occhi ricadendo in un sonno profondo. Eh no! Adesso sono sicuro che si è mosso qualcosa! Riapro gli occhi lentamente mentre il cuore aveva preso a battere forte. Sentivo qualcosa sulla tempia. Era qualcosa di morbido e appoggiato dolcemente. Soltanto quando si tolse piano, capii cosa fosse stato. Sascha mi guardava appoggiato con la schiena sul cuscino.

Non poteva essere...

Mi avvicinai a lui convinto di avere le allucinazioni. Allungai una mano per toccargli il viso. Tremavo, ma Sascha stava fermo e si lasciò toccare aspettando che realizzai. Mi sorrise e basta, come per dirmi "sono io quello che stai accarezzando, sono qui, sto bene". Un'altra mia lacrima cadde, ero incredulo.

Sascha...ma tu non puoi essere sveglio...

Sa– Devo quindi avere il tuo permesso per svegliarmi?-

Aveva risposto a quello che gli avevo detto, era lui...era riuscito a superare il coma per me. Cominciai a piangere e mi chinai su di lui per baciarlo. Da come ricambiava, capii che anche lui non ne poteva più di aspettare questo momento. Appoggiai la mia fronte contro la sua continuando a piangere. Mi accarezzò la guancia asciugandomi le lacrime.

Mi mancavi, Sascha.

Mi baciò sulla fronte.

Sa– Sono con te adesso. Non piangere, amore-

Temevo per te, perché non me lo hai detto prima che ci stavi ricadendo? Non mi sarei arrabbiato, ti avrei capito, ti avrei aiutato-

Sascha non rispose, aveva capito quello che avevo passato perché per lui sarebbe stato lo stesso.

Sa– Troppo scontato dire che mi dispiace, non ci sono scuse per quello che ho fatto-

Basta parlare.

Gli presi il viso e ricominciammo a baciarci. Se non fossimo stati in ospedale, molto probabilmente lo avremmo fatto, ma d'altronde per adesso mi bastava anche solo assaporare nuovamente le sue labbra.

Sa– Stefano-

Disse ansimando per il bacio troppo lungo.

Sascha...

Anche io lo stesso.

Sa– Sposami, Ste-

Sei pazzo.

Dissi ridendo.

Sa– No...sono serio, vuoi sposarmi?-

Anche lui aveva lo scherzo nella voce nonostante le sue intenzioni fossero serie.

Ma torna a dormire, vai.

Fece come gli avevo detto e si sdraiò. Quando si addormentò profondamente, mi abbassai con le labbra vicine al suo orecchio.

Comunque il mio era un 'sì'...

Sussurrai.

Lo vidi sorridere...
Non era più solo un sogno...

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Capitolo 23
*** Capitolo extra (23): Noi per sempre ***


[ATTENZIONE: ANCHE IN QUESTO CAPITOLO CONTIENE TERMINI SESSUALI ESPLICITI...BUONA LETTURA<3]

Pov's Stefano

Sono passati due anni ed era ormai giunto il giorno della maturità. Sono immerso nei libri completamente e non ce la faccio davvero più. Non ne posso davvero più di studiare, stavo giorni interi sul divano con i libri attorno. Anche quel pomeriggio, il giorno prima dell'orale, ero nella stessa situazione ed ogni tanto spostavo lo sguardo da un libro ad un altro sfogliando le pagine freneticamente. Chiudevo gli occhi ripetendomi il discorso che avrei fatto in testa, ma in realtà stavo impazzendo. Sascha ogni tanto passava di lì, lui lo aveva già fatto l'orale quindi non se ne preoccupava più. Aspettava soltanto i risultati. Si sedette accanto a me.

Ma che voleva?

Mi chiuse il libro.

Ma che cazzo fai!? Lasciami studiare!

Ero così nervoso che gli risposi subito male. In un certo senso sentì però che quel gesto fosse stato come una liberazione. Vedere quel  libro chiudersi mi dette una sensazione di sollievo inimmaginabile.

Sa - Come siamo nervosi..-

Disse con un sorriso accarezzandomi la guancia. Discostai il viso.

No, è che adesso mi devi lasciare in pace, ho l'orale domani e non ho tempo per questo.

Sa - Quindi significa che non hai tempo per me?-

Con fare scocciato, lo presi e lo baciai, ma non ci misi tanta passione come in ogni bacio che gli avevo sempre donato.

Ecco fatto, contento? Adesso vai che mi stai deconcentrando.

Stetti per riaprire quel libro nonostante la frustrazione, ma sentii una sua mano sopra la mia e lasciai che me la staccasse da quella copertina.

Sa - Forse non hai capito che è proprio questo il mio intento...hai studiato abbastanza- 

Questa volta fu lui a baciarmi mentre con un braccio mi circondava i fianchi, e la mano libera me la mise dietro la testa impedendomi di respingerlo.

Mmmpphff

Cercavo comunque di opporre un minimo di resistenza nonostante stesse facendo proprio quello che bramavo.

Senza darmi ascolto, con un gesto secco spostò i libri fino a farli cadere dal divano e poi mi spinse in modo che mi sdraiassi proprio dove poco fa c'era il sapere.

Cominciò a baciarmi il collo che segnava con piccoli morsi.

Sascha...non posso...

Sa - Distraiti un attimo, rilassati-

Non gli impedii di continuare perché anche io lo volevo e quindi alla fine mi convinsi a lasciarmi andare. Si tolse la maglietta. Ha un fisico fottutamente perfetto. Mi mordo delicatamente il dito mentre lo guardo, in segno di eccitazione. Invece io mi tolgo tutto rimanendo completamente nudo e arrossisco leggermente al suo sguardo compiaciuto.

Non guardarmi in questo modo...per quanto sia normale, mi intimidisce.

Lui si alza dal divano sempre sorridendo. Viene davanti a me, afferra le mie braccia e mi sbatte al muro cominciando a baciarmi. Io ansimo mentre prende a baciarmi il petto, il basso ventre e l'interno coscia.

Sa - Siamo eccitati, vedo...-

E la smetti!? Sono già abbastanza nervoso così!

Sa - Mi piace quando ti arrabbi-

Anche lui era eccitato, si capiva dal suo sguardo e anche perché sentivo la sua erezione spingere dai pantaloni dato che era praticamente attaccato a me.

Mi baciò un altro po' le labbra, prima di abbassarsi tra le mie gambe prendendomelo in bocca. Gemo più forte dato il gesto improvviso nonostante me lo aspettassi. 

Quando stetti per venire, si fermò. Feci una smorfia in segno di disapprovazione, quando improvvisamente mi prese in braccio a mo' di sposa riportandomi sul divano stendendomi sopra. Mi prese il mio membro in mano segandomi mentre con la mano libera mi sfiorava le labbra con un dito, che ogni tanto non potevano fare a meno di sfuggirgli dato che i gemiti erano forti e avevo la necessità di aprire la bocca.

Sascha...!!!...Sto per...!!!

Smise nuovamente procurandomi altro fastidio, evidentemente gli piaceva questo gioco. Mi penetrò con un dito improvvisamente.

Oddio, Sascha...!!!

Mi coprii la punta del mio membro quando venni perché non volevo venirgli in viso, anche se molto probabilmente voleva quello.

Sa - Devi sempre fare così...-

Ecco, appunto.

Scusa, ma venirti in viso non mi è mai sembrata una cosa tanto...

Sa - Leva la mano-

Mi esortò ed eseguii e lui me lo prese in bocca senza esitare, come per protesta del mio impedimento. Voleva farmi vedere che non gli faceva schifo, che era quello che voleva lui. Quando ebbe finito tutto il mio seme, si alzò e mi guardò. Ci guardammo per un istante in silenzio, poi mi accarezzò la guancia sorridendo, forse a vedere la mia espressione perplessa.

Si tolse poi i jeans neri rimanendo nudo come me. Si sedette sul divano guardandomi.

Sa - Vieni qui-

Capii quello che voleva fare. Mi alzai dal divano andando davanti a Sascha che mi afferrò per i fianchi aiutandomi a sedere sopra il suo membro che mi penetrò all'istante. Le mie mani gli graffiarono la schiena perché avevo sentito un po' male. Lo sentii contrarre la schiena.

Scusa...è che non avevamo mai fatto questa posizione...

Sa - Tranquillo, muoviti quando te la senti-

Piano piano cominciai a muovere i fianchi e a fare su e giù. Sascha mentre gemeva mi baciava il collo ed io, nello stesso stato, gli toccavo i capelli corvini.

Quanto ti amo, cazzo!!

Urlai quasi quando stetti per venire. Sentivo dentro di me che anche lui era vicino al culmine del piacere.

Sa - Anche io, Ste!-

Poi raggiungemmo l'orgasmo e mi lasciai andare addosso a Sascha reggendomi a lui e con il viso sulla sua spalla ansimando per lo sforzo del piacere.

Sa - Sei fantastico...come sempre...-

Sorrido ancora con il respiro pensante.

Tu sei unico.

***

La mattina dopo...

Donna - Stefano Lepri-

Era arrivato il momento. Mi giro un'ultima volta verso Sascha che mi aveva accompagnato.

Grazie per avermi aiutato a ripassare.

Gli sussurro ridendo mentre mi incammino verso la porta dove la professoressa mi stava aspettando. Non avrebbe aspettato per molto. Appena si chiuse la porta dietro di me, mi sentii come in trappola. Ma il pensiero che Sascha era lì fuori che mi aspettava, mi rincuorava ed ebbi più convinzione in me stesso.

***

CE L'HO FATTA!! SASCHA, CE L'HO FATTA!!!

Gli salto in braccio dopo aver guardato il tabellone. Ero felicissimo. Anche lui lo era, sia per me che per sé stesso. Eravamo stati entrambi promossi!

- Felice eh?-

Ci voltammo verso la voce che si mostrò essere quella di Giuseppe che, insieme al nostro gruppo, avanzava verso di noi.

Sorrisi. Sascha aveva avuto ragione...

...avevo studiato abbastanza.

Andammo al parco e stemmo insieme tutto il pomeriggio, poi avremmo dovuto tornare a casa dato che quella sera ci sarebbe stato il ballo.

***

Sa - Ti va di allontanarci un po'?-

Annuii. Per quanto mi piacesse quella festa, non ballavo ed ero solo capace di stare in disparte. Sascha lo capì e così mi portò fuori percorrendo il sentiero che ci allontanava dal baccano. Ci abbracciammo una volta distanti. Cominciò lui a muoversi e lentamente, senza che io me ne accorgessi, stavamo facendo una danza lenta. Le mie braccia che circondavano il suo collo e le sue che mi cingevano i fianchi. I nostri occhi che non potevano fare a meno di guardarsi, fino a che non ci venne da ridere senza un motivo. Gli saltai in braccio e lo baciai.

Io rifarei tutto con te, perfino le litigate.

Sa - Abbiamo ancora una vita davanti, è ancora presto per dire di voler riavvolgere il filmato-

Ho paura di quando arriverà quel momento, perciò lo dico adesso.

Stavo quasi per piangere...che coglione che sono! Sascha mi prese e mi abbracciò, versai solo poche lacrime. Sono sempre stato un autolesionista e sono sempre stato capace di farmi del male in qualche modo, anche nei momenti che avrebbero dovuto essere felici.

Rimani con me, sempre.

Sa - Certo che rimarrò con te per sempre, per questo non hai motivo di piangere-

Avevo paura della fine, ma questa era una cosa che ancora non dovevo temere. Non avrei dovuto temerla neanche quando sarebbe stata vicina perché Sascha avrebbe fatto perfettamente in modo che io non me ne accorgessi, lo conosco.

Mi asciugo le lacrime e gli sorrido senza dire niente con ancora gli occhi lucidi.

Sono un coglione, vero?

Rise e mi baciò di nuovo, ma con più dolcezza, poi mi arruffò i capelli.

Sa - Piccolo amore mio-

Non potei fare a meno di saltargli addosso e farlo cadere sull'erba. Gli sussurrai un "ti amo" all'orecchio mentre gli sorrisi. Lui mi guardò e mi sorrise malizioso.

Avevo già capito quello che voleva.

Non vorrai farlo anche qui...

Sa - Chissà...-

Ne sarebbe stato capace.

Non dovevo temere più nulla ormai. Sascha aveva dimostrato in più occasioni di amarmi più della sua stessa vita, e sa che per me è lo stesso. Ogni volta che lo baciavo sentivo il sollievo di questa nostra consapevolezza.

La consapevolezza che saremo rimasti uniti per sempre, non sarebbe importato il numero di sfide da affrontare.

Ormai eravamo pronti a tutto perché insieme ce l'avremmo fatta, come è sempre stato.

E di questo non ne avevamo mai dubitato...

E di questo non ne avevamo mai dubitato

ANNUNCIO IMPORTANTE:

SEQUEL IN ARRIVO NON APPENA AVRO' FINITO OPPURE AVRO' RAGGIUNTO LA META' DELLA STERINA ( Famiglia all'improvviso || Sterina (St3pNy e Marina) ) CHE STO SCRIVENDO.
NON VEDO L'ORA, GIURO.

NON VEDO L'ORA, GIURO

My Space <3

Mi è piaciuto molto scrivere questa storia e non vedo l'ora di continuarla con il sequel di cui non spoilero nulla. Comunque spero che anche a voi sia piaciuta e ci rivediamo alla prossima. Per adesso mi dedicherò un po' a chi sta seguendo anche la Sterina, dato che li ho ignorati per finire questa e mi dispiace.

Bacioni, Hijikatasouji<3

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