Hime no namida - Le lacrime della principessa

di Asu chan
(/viewuser.php?uid=222748)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Diciassettesimo compleanno ***
Capitolo 2: *** II - Fra leggenda e realtà ***
Capitolo 3: *** III - In fuga ***
Capitolo 4: *** IV - La verità di Fairy Tail ***
Capitolo 5: *** V - Rapimento o salvataggio? ***
Capitolo 6: *** VI - Scelte ***
Capitolo 7: *** VII - Buone nuove?! ***
Capitolo 8: *** VIII - L'attesa ***
Capitolo 9: *** IX - Il potere nascosto ***
Capitolo 10: *** X - La vera forza ***
Capitolo 11: *** XI - La Principessa delle Stelle ***
Capitolo 12: *** XII - Healing ***
Capitolo 13: *** XIII - Quegli occhi blu ***
Capitolo 14: *** XIV - Due nuovi inizi ***
Capitolo 15: *** XV - Same, old Fairy Tail ***
Capitolo 16: *** XVI - La richiesta ***
Capitolo 17: *** XVII - Diventando maga ***
Capitolo 18: *** XVIII - La notte perfetta ***
Capitolo 19: *** XIX - L'alba dell'ultima battaglia ***
Capitolo 20: *** XX - La forza di lottare ***
Capitolo 21: *** XXI - I sentimenti per cui combattere ***
Capitolo 22: *** XXII - Rinforzi e avversari ***
Capitolo 23: *** XXIII - Un brutto presentimento ***
Capitolo 24: *** XXIV - L'ira del demone ***
Capitolo 25: *** XXV - Le lacrime della principessa ***
Capitolo 26: *** XXVI - La prima e l'ultima ***



Capitolo 1
*** I - Diciassettesimo compleanno ***



« Signorina Lucy, è ora di alzarsi. »
Virgo aprì le pesanti tende di broccato della stanza permettendo alla luce impietosa del sole di rischiarare l’ambiente e di evidenziarne ogni particolare dell’arredamento. A poca distanza dalla finestra c’era una sedia imbottita con gambe e braccioli in legno riccamente lavorato in volute e motivi vegetali; addossata alla parete adiacente c’era una toilette di legno dipinto di bianco e decorato con sottili linee curve dorate, sormontata da un grande specchio; accanto una bacinella di porcellana con acqua pulita e del sapone; alla parete opposta alla finestra si trovava un grande armadio di legno scuro dai piedi lavorati con gli stessi motivi della poltroncina, a pochi metri dall’alta porta che consentiva di uscire dalla stanza; contro la parete rimanente troneggiava un letto a baldacchino dalle pesanti lenzuola. Il pavimento era rivestito da un enorme tappeto che attutiva i passi di Virgo, mentre le pareti erano coperte da stoffe dall’aspetto pregiato.
Nel letto una figura snella, la cui testa bionda spiccava contro il sontuoso rosso del cuscino, si agitò leggermente, ma non si alzò.
La serva si avvicinò al letto con passi leggeri e si sporse sulla ragazza semi addormentata, quindi allungò una mano e la sfiorò appena.
« Signorina… »
Lucy mugugnò qualcosa di poco chiaro in risposta prima di sollevarsi faticosamente e stendere le braccia con aria sonnolenta.
« Buongiorno, signorina. Vostro padre vi attende tra mezz’ora per la colazione. »
Virgo osservava la sua padrona con aria composta, le mani unite in grembo, i suoi occhi azzurri fissi e impassibili sulla giovane davanti a lei. Indossava un lungo abito scuro che le lasciava scoperti i piedi – ornati da semplici calzari di stoffa – e un modesto grembiule legato in vita.
Lucy si passò una mano tra i capelli spettinati e con lentezza composta si sedette sul bordo del letto. Lei indossava, invece, una veste da notte di seta color perla lunga fino alle ginocchia. Dopo essersi strofinata gli occhi con le dita sollevò lo sguardo sulla serva.
« Che ore sono? »
« Le sette e qualche minuto, signorina. »
« Non serve che tu usi quel “signorina” per ogni frase, Virgo. Lo sai come la penso » mormorò la ragazza prima di portarsi una mano alla bocca per coprire educatamente uno sbadiglio. Virgo chinò il busto e si posò una mano sul petto.
« Come volete, signorina. »
Lucy lasciò andare un grande sospiro e si alzò permettendo all’altra di scoprire meglio il letto per aerare il materasso. Nel frattempo si avvicinò alla bacinella, si sciacquò il viso e quando ebbe finito trovò al suo fianco Virgo che le porgeva un asciugamano pulito.
« Grazie » le disse con un sorriso. La serva ricambiò, ma il suo fu più lieve e moderato: sembrava quasi tesa, attenta a misurare ogni gesto. Mentre affondava il volto nel tessuto spugnoso e morbido, Lucy parlò.
« Puoi rilassarti, Virgo, mio padre qui non può vederti. »
La ragazza dai corti capelli di un rosa spento sussultò e si affrettò poco dopo a riprendere l’asciugamano e a porlo sul proprio avambraccio.
« S-sì » si limitò a balbettare. Era la prima volta che la sua calma glaciale si incrinava quella mattina.
Prima che una delle due potesse aggiungere alcunché, l’uscio della stanza si aprì e una testa rosa dai capelli vaporosi fece capolino.
« Uh… S-scusate, signorina » mormorò Aries mentre entrava, chiudendosi la porta alle spalle con grande cura. « Vi aiuto a vestirvi. »
Lucy annuì stancamente e si avvicinò ancora al letto mentre la nuova arrivata trafficava nell’armadio, traendone un elegante abito fucsia a mezze maniche, ornato in vita e sui polsi da merletti rosa perla e completato sulla gonna da un fiocco bianco. La ragazza odiava quei vestiti e le ampollose etichette di comportamento che la costringevano ad indossarli. Voleva semplicemente poter essere se stessa, senza essere costretta in quegli indumenti scomodi e pieni di inutili vezzi. Aries stese con cura il sontuoso vestito sul letto, quindi tornò all’armadio e ne estrasse un corsetto bianco, lasciando poi che fosse Virgo a chiudere le pesanti ante. Lucy si fece aiutare dalla prima a togliersi la veste da notte, poi entrambe le serve si affaccendarono attorno a lei per farle indossare il corsetto – che strinsero con vigore facendo mozzare il fiato diverse volte alla poverina – e infine l’elaborato abito. Una volta terminato la fecero sedere davanti allo specchio della toilette per acconciarle i capelli.
« Andrò ad avvertire vostro padre che state per raggiungerlo, signorina » informò Virgo mentre la compagna iniziava a pettinare in silenzio la padrona. Quest’ultima annuì impercettibilmente alle parole della serva, che uscì a passo misurato, quindi sospirò.
« M-mi sembrate giù di morale, signorina » tentò Aries senza staccare gli occhi dal prezioso pettine di avorio con cui stava districando i nodi della chioma bionda che stava curando. « Qualcosa non va? »
Lucy fece un sorriso triste mentre l’altra le carezzava i capelli e cominciava a sollevarli e arrotolarli per posizionarli in un’alta crocchia sopra la testa, che iniziò a fissare con delle forcine di metallo.
« Veramente sì » ammise la ragazza, stringendo i denti per un attimo quando una delle piccole mollette le graffiò la cute. « Odio tutte queste formalità e questi corsetti da spezzare il fiato. Voglio avere una vita normale. E non voglio che mi chiamiate “signorina”. »
« Ecco fatto » mormorò la giovane serva mentre applicava un fermaglio coronato da una rosa davanti alla crocchia. Poi prese della cipria e la sparse sulle guance, già chiare, della bionda. Quando ebbe finito, aiutò la padrona ad alzarsi. « M-mi dispiace, signorina. Credetemi se vi dico che vorrei accontentarla, ma non mi è possibile. »
Lucy le lanciò un’occhiata mesta mentre Aries si sforzava di sorriderle timidamente.
« Siete bellissima, come sempre. »
La ragazza tentò di ricambiare il sorriso, ma con scarsi risultati. Si fece accompagnare dalla serva attraverso gli altissimi corridoi del palazzo degli Heartphilia, cioè la sua nobile famiglia. Quando raggiunsero una grande porta in legno a due battenti, le due giovani si fermarono e Aries bussò alla porta delicatamente per poi spalancarla.
« V-vostra figlia, signore » annunciò timidamente quest’ultima con un profondo inchino. Lucy entrò lentamente nella sala da pranzo, scorgendo suo padre che guardava fuori da una delle enormi finestre che illuminavano la stanza dalla parete destra. Jude Heartphilia indossava un completo bordeaux dai ricami dorati, la cui giacca ricadeva liscia fino alle cosce, l’orlo delle maniche ornato di prezioso pizzo; quest’ultimo pendeva anche dal collo e sotto la giacca aperta si intravedeva una camicia bianca. I pantaloni, lunghi fino alle ginocchia e in tinta con il resto del vestiario, venivano sostituiti sui polpacci da calze bianche e prive di pieghe. Ai piedi, scarpe nere e lucide.
Impeccabile come sempre.
« Buongiorno, Lucy » la salutò voltandosi. Aveva gli occhi castani come la figlia, ma i suoi capelli e i folti e ben curati baffi erano di un biondo più scuro di quello della chioma della ragazza.
« Padre » si limitò a dire lei con una leggera riverenza. Congedata con un cenno del capo dal padrone, Aries indietreggiò senza voltare le spalle e richiuse la porta mentre Lucy andava a prendere posto al lunghissimo tavolo da pranzo al centro esatto della stanza. Si sedette al capo opposto rispetto al padre e mangiarono in silenzio il cibo offerto loro dai servi che andavano e venivano dalla stanza. Latte, tè, zucchero, croissant e poi pane, salumi, burro; ogni ben di Dio veniva portato alla loro tavola e la giovane, come ogni mattina, distinse con chiarezza la fame di chi le si avvicinava per porgerle la portata ed ebbe il disperato impulso di offrire qualche pietanza anche ai servitori. Ma non avrebbe mai potuto farlo; non in presenza di suo padre.
Quando finirono di mangiare, e la tortura psicologica della ragazza ebbe fine, l’uomo finalmente parlò.
« Lucy » cominciò. Lei sopportava a stento persino che scandisse il suo nome. Tenne lo sguardo basso e lasciò che continuasse. « Immagino che tu sappia che impegni abbiamo programmati per oggi. »
Certo. Come poteva dimenticarlo? Era il giorno del suo diciassettesimo compleanno, il primo Luglio, e siccome era ormai in età da marito suo padre aveva intenzione di presentarle un pretendente. Peccato che Lucy, di matrimoni, non volesse sentir nemmeno parlare.
« Sì, padre. »
« Bene » commentò Jude, tranquillo, appoggiando i gomiti sul tavolo e posando il mento sulle mani sovrapposte. « Il Conte Dragneel sarà qui prima di pranzo, quindi fatti trovare pronta. Questa mattina sarai libera e non dovrai studiare, dunque avrai tutta la comodità per essere nel salotto in perfetto orario, alle undici e trenta in punto. »
Sarà una mattinata stupenda, pensò amaramente la giovane senza guardarlo. Annuì con lo sguardo basso e percepì quello di suo padre trapassarla da parte a parte, come fosse trasparente.
« Se non hai niente da dire, puoi andare » concluse l’uomo, alzandosi con studiata lentezza e avviandosi nuovamente verso la finestra vicino alla quale la figlia l’aveva trovato. Solo a quel punto, rilassandosi appena per il non avere più il suo sguardo addosso, la ragazza abbandonò il suo posto e ripeté la riverenza fatta entrando.
« Grazie, padre » si limitò a dire per poi voltarsi e raggiungere la grande porta che fu prontamente aperta da Virgo, la quale si trovava vicino ad essa.
« Mi aspetto che tu faccia buona impressione » proclamò Jude, bloccando la giovane all’ingresso della stanza. « Il Conte possiede grandi ricchezze e territori. Quando sposerai suo figlio potremo ampliare le nostre terre. »
Ma certo, il guadagno prima di tutto! osservò fra sé Lucy con sarcasmo. Non gli è nemmeno passato per la testa che io potessi oppormi a tutto ciò. La sua figliola obbediente.
Ruotò il capo per vedere l’uomo con la coda dell’occhio.
« Certo, padre. Come desiderate. »
Poi procedette fuori dalla sala da pranzo e lasciò che Virgo chiudesse i battenti alle sue spalle senza fiatare. Mentre si dirigeva nuovamente verso la propria stanza, emise un lungo sospiro.
« Cosa volete fare, signorina? » domandò la serva con voce piatta. La ragazza rimaneva sempre sorpresa da come l’inflessione nelle parole dell’altra fosse pressoché uguale in qualsiasi momento. Prima di rispondere lasciò intercorrere un lungo silenzio, durante il quale attraversarono insieme il corridoio che connetteva alla stanza che avevano appena lasciato.
« Che ore sono? » chiese alla fine lanciando un’occhiata a Virgo. Quest’ultima fissava un punto dritto davanti a sé, impassibile.
« Le otto e quarantacinque minuti circa » rispose pacatamente. Lucy annuì e proseguì lungo il corridoio che conduceva alla sua camera. Ciò significava che avrebbe avuto circa tre ore per se stessa.
« Ti ringrazio » rispose voltandosi a sorridere alla serva, che ricambiò impercettibilmente. « Posso chiederti di aiutarmi a cambiare abito? Vorrei passare la mattinata in biblioteca. »
La ragazza dai capelli rosa spento annuì e aprì la porta della stanza per la padrona che la poté quindi precedere all’interno. Ci vollero diversi, interminabili minuti perché Virgo riuscisse a togliere l’abito infernale che la bionda stava indossando e l’aiutasse invece a infilarsi un più sobrio vestito  verde di velluto, con ricami in pizzo lungo la gonna e un breve strascico.
« Avrei voluto togliere il corsetto, però » si lamentò Lucy mentre l’altra l’accompagnava verso la biblioteca del palazzo.
« Sono desolata, signorina » si scusò la serva. « Ma per questioni di comodità è meglio che voi lo teniate. Sapete come la pensa vostro padre. »
« Per questioni di comodità dovrei toglierlo » la corresse amaramente la giovane. « Inoltre ti ho già detto di non curarti di mio padre quando sei con me. E anche di non chiamarmi “signorina”. »
« Perdonatemi, signorina, ma io eseguo solamente ciò che mi viene richiesto dal mio padrone. Tutto qui » si giustificò Virgo senza fare una piega.
E non sono forse anch’io la padrona? si chiese la bionda con stizza, pentendosi immediatamente del proprio pensiero. Come poteva anche solo immaginare di poter accampare diritti su un’altra persona? Non era nel suo stile considerare gli esseri umani come degli oggetti. Di tutt’altro avviso era suo padre, comunque.
In ogni caso la ragazza non ebbe molto tempo per dolersi di quegli affari, perché avevano raggiunto la porta della biblioteca. Essa era più bassa di quella della sala da pranzo, ma aveva un aspetto più imponente. Il legno scuro era riccamente lavorato con minuscole immagini umane che si rincorrevano tra una formella e l’altra. Virgo spinse uno dei due pesanti battenti e si scostò per lasciar entrare Lucy.
« Ecco, signorina. Vi chiamerò alle undici in punto, così che abbiate il tempo di vestirvi in modo più appropriato per ricevere il Conte. »
« D’accordo. Ti ringrazio, Virgo. »
La serva fece un inchino mentre la padrona la superava per entrare nella biblioteca.
Se c’era una cosa che la giovane donna amava particolarmente, erano i libri, e quel luogo ne era fornitissimo. Era l’unico luogo che le piaceva di tutto il palazzo ed era anche quello che le suscitava i ricordi più dolci. Ogni memoria di sua madre, morta ormai da parecchi anni, era legata a quel posto. Poteva quasi rivedersi ad ascoltare meravigliata mentre la bellissima Layla Heartphilia le leggeva le favole più incantevoli e le salirono le lacrime agli occhi. Si addentrò nella stanza dalla forma quadrata. Dritto davanti a lei campeggiava un alto orologio a pendolo che ticchettava nel silenzio assoluto, incastrato tra scaffali e mensole, stracolmi di tomi di ogni dimensione, che raggiungevano il soffitto. Il pavimento era coperto interamente da tappeti verdi e dello stesso colore erano le tende di broccato che pendevano alle strette finestre poste sopra altri scaffali nel muro alla sua destra. Su entrambi i lati c’erano due aperture prive di battenti grazie alle quali era possibile accedere alle altre stanze della biblioteca.
Lucy inspirò a fondo l’odore di libri e osservò affascinata la polvere fluttuare nella luce dorata del sole che cadeva a pochi passi da lei.
Sentì un debole rumore giungerle attraverso porta a sinistra e si incamminò con rinnovata quiete in quella direzione, sollevando la lunga gonna del suo abito per non inciampare.
Non appena entrò nella sala adiacente vide una figuretta minuta, arrampicata in cima a una doppia scala a pioli fornita di rotelle all’estremità inferiore, e intenta a frugare tra i libri, estraendoli e riponendoli in sequenza con aria concentrata.
La ragazza sorrise nel vedere quell’espressione crucciata mentre soffiava via la polvere da alcuni tomi. E quando interruppe l’operato dell’altra giovane si sentì quasi in colpa.
« Buongiorno, cara Levy » salutò dolcemente, facendo sussultare la bibliotecaria che quasi scivolò dalla scala. Si voltò di scatto sorpresa e, quando si fu ripresa, fece un sorriso raggiante.
« Buongiorno, Lucy! » esclamò con energia mentre scendeva rapidamente fino a toccare terra. Fra tutte le serve che lavoravano in casa Heartphilia, quella ragazza era l’unica che aveva acconsentito fin da subito alla richiesta della giovane padrona di essere chiamata per nome. Non sembrava intimorita dalle possibili reazioni di Jude. « Anche oggi qui, eh? »
« Beh, direi che i libri mi piacciono quanto a te » rispose amichevolmente la bionda. Trovava sempre conforto nel volto luminoso e spensierato di Levy, che si sentiva così a suo agio nella biblioteca da risultare sempre allegra. Aveva il viso incorniciato da splendidi quanto curiosi capelli azzurri, che le scendevano sulle spalle in morbide onde. A Lucy veniva ogni volta voglia di toccarli. La giovane bibliotecaria la fissò con i suoi brillanti occhi castani.
« Sempre se questo è possibile » replicò candidamente mentre si avvicinava a un grande tavolo al centro della stanza, in mezzo agli scaffali addossati alle pareti. Su di esso erano posati diversi volumi di svariate dimensioni. « Come mai oggi hai la mattina libera? »
Lucy si rabbuiò. Sapeva che non c’era cattiveria nelle parole di Levy, in quanto non poteva sapere il motivo per cui poteva trovarsi lì in quel momento, e che era solo sincera curiosità, ma non poté fare a meno di incupirsi. In fondo era andata là proprio per cercare di distrarsi un po’. L’altra ragazza dovette accorgersene, perché si avvicinò affannata a lei.
« Oh, ho detto qualcosa di sbagliato? Mi dispiace! » si scusò, ma la bionda scosse la testa e le sorrise.
« No, non preoccuparti. Sono libera perché oggi conoscerò un pretendente. Sai, sono ufficialmente in età da marito. »
« Cavolo » si lasciò sfuggire la bibliotecaria, sorpresa. « Hai solo diciassette anni. »
« Mio padre non è dello stesso avviso, temo » rispose la padrona con un lungo sospiro.
« E chi è questo possibile corteggiatore? » domandò Levy, incapace di resistere alla curiosità. Lucy ridacchiò fra sé.
« Il figlio del Conte Dragneel, pare » replicò mentre si sedeva su una poltroncina accostata al tavolo, sistemando lo strascico perché non lo calpestasse.
La giovane dai capelli azzurri schiuse la bocca sorpresa.
« Hai detto Dragneel? »
La bionda era perplessa.
« Sì, perché? »
La bibliotecaria schizzò verso la scala e la fece scorrere lungo gli scaffali fino a fermarsi, quindi si arrampicò un piolo dopo l’altro fino a metà e passò l’indice sui bordi dei tomi. Ne sfilò uno con un gesto delicato e ridiscese la scala, poi raggiunse Lucy e aprì il libro sul tavolo.
« Perché è una dinastia molto antica » soffiò concentrata Levy, sollevando il volume e affiancando la giovane Heartphilia per farglielo leggere. Lo posò nuovamente sul piano di legno. « Guarda qui: sembra che abbia avuto il suo capostipite circa 400 anni fa. Un certo Igneel. » Si batté l’indice contro il mento. « Che nome curioso. Igneel Dragneel. Beh, in ogni caso ha una storia lunghissima e sembra che possieda enormi estensioni di territori. »
« Ecco spiegato come mai mio padre abbia deciso di scegliere l’erede di quella famiglia come pretendente » osservò Lucy accigliata. « Farebbe qualsiasi cosa per il guadagno… C’è da dire, comunque, che in confronto alla nostra, che è una famiglia aristocratica da tempi piuttosto recenti, questa qui suona molto più nobile! »
La ragazza dai capelli azzurri ridacchiò.
« Non dite così, nobile Lucy Heartphilia » esclamò con tono pomposo, causando le risa della giovane. « Comunque non dovresti fasciarti la testa prima di rompertela, sai. Magari è anche carino! »
La bibliotecaria fece l’occhiolino alla sua interlocutrice con aria complice e sbirciò il tomo per un’altra manciata di secondi.
« Se non altro potrai consolarti col fatto che ha una bellissima storia alle spalle. Ci sono molte leggende sulla stirpe dei Dragneel, lo sai? »
La bionda la guardò incuriosita.
« Dici sul serio? »
« Oh sì » replicò Levy con gli occhi che brillavano. « Storie meravigliose che si tramandano fin dalla nascita della dinastia. »
« Addirittura! E su cosa? » incalzò Lucy agitandosi sulla poltroncina. La faccenda si faceva interessante. Avere un probabile marito con leggende legate al suo nome poteva essere quantomeno stimolante. Non proprio il sogno della sua vita, ma se non altro stimolante. Gli occhi dell’altra ragazza si incendiarono di trepidazione mentre la giovane padrona pendeva dalle sue labbra, con aspettativa.
« Draghi. Draghi e magia. »





Angolo dell'autrice
Hola! *.* Ditemi che vi sono mancata, vi prego, e che vi ho incuriosito almeno un po' con questa fict *occhi supplichevoli*
A parte le cavolate, wow, ho trovato il coraggio di pubblicare il primo capitolo di quella che ho intenzione di trasformare nella mia prima long fict vera e propria *.* Non ho resistito dal pubblicarlo, avevo l'adrenalina a mille.
In più, stavolta torno a voi con una fiction non appartenente al fandom di Naruto, bensì a quello di Fairy Tail <3 D'altro canto, se avete letto la mia bio, siete al corrente del fatto che l'adori.
Non so cosa pensare, sono in ansia al 1000x1000 per questa... cosa XD Come avete notato dai nomi che si presentano, ci sarà molto NaLu, aye 8D Le mie speranze sono quelle di introdurre anche il GaLe (con Levy non si può fare a meno di farlo, porca miseria), quindi, fan della stupenda coppia, non disperate! E non è detto che aggiunga anche altre coppie in corso d'opera 8D 8D
Il secondo capitolo è già in cantiere e conto di finirlo al più presto! *-*
Nota: il titolo l'ho scelto per un motivo, anche se Lucy non è propriamente una principessa (mi sono ispirata, per la cronaca, al "Hime" di Virgo XD). Vale a dire che volevo mettere in risalto la sua tristezza nei confronti della sua posizione, ecco.

Ma ora la smetto (?), sono penosa. Spero di essere riuscita a scrivere qualcosa di bello çAç
Passo ai ringraziamenti: prima de todo alla dolce Fede (*voce dall'esterno* si è ricordata il nome giusto! *partono cori angelici*), su cui stavolta è ricaduto il ruolo di beta-reader ù_____ù (ehi, è questa qui! http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=199986 ed è bravissima *-*) Grazie per il sostegno e l'entusiasmo *ç* *ç* [Chi ha letto le mie precedenti fic ricorda il nome di Clà (ah! http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=11632 non ve l'ho mai linkata, ma è stupenda anche lei), invece, a cui ho fatto la sorpresona stavolta ù//////ù In realtà non ti piace la NaLu, lo so, ma giuro che metterò del GaLe, lo giuro!]
E vorrei dire grazie anche a chi ha preferito/ricordato/seguito/letto le mie storie precedenti, davvero, è bellissimo vedere che così tante persone ti sostengono! *ç* *ç* Altresì grazie a chi ha preferito la mia persona in quanto autore, davvero, non pensavo di meritarlo D: D:
Insomma, grazie anche a chi ha iniziato questa fic qui! *_* Spero vi sia piaciuto il primo capitolo *ç*
Ok, sono più lunghe le note che il capitolo, quindi la chiudo qui, tanto avrò tempo per tormentarvi ancora! 8D

Adiòs!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II - Fra leggenda e realtà ***




Lucy era attonita. In tutto lo stato di Fiore non aveva mai sentito parlare di maghi, incantesimi e draghi. Ma forse dipendeva dal fatto che suo padre non le avesse mai consentito di oltrepassare i limiti della loro tenuta, oppure che i libri della biblioteca fossero talmente tanti che non ne aveva letti nemmeno la metà, al contrario di Levy.
« Non è magnifico? » continuò quest’ultima, affascinata. « Era per questo che sono rimasta sorpresa quando hai nominato quel Conte! Fino a poco fa pensavo fosse una stirpe leggendaria, appartenente a una di quelle storie fiabesche che parlano di principi ricchissimi e maghi… Nulla di reale, insomma. E poi ti presenti tu dicendo che sposerai l’erede di questa dinastia! »
« Veramente non ho detto che lo sposerò » la corresse la bionda gonfiando le guance. « Ho solamente detto che è un pretendente. »
« Lucy, si tratta del discendente di una stirpe che è nei libri delle leggende di Fiore! » esclamò la giovane bibliotecaria battendo il dorso delle dita sulle pagine del tomo che giaceva sul tavolo, tra le due ragazze. « Non puoi pretendere niente di meglio. »
« Io non voglio sposare qualcuno che nemmeno conosco, Levy! » sbottò l’altra scattando in piedi. « Voglio che la mia vita sia normale, come qualsiasi altra ragazza. Sposare l’uomo che amo, non quello che mio padre ha scelto per me. Fosse anche un mago o un ricco erede di una dinastia leggendaria. »
« Calmati, Lucy » mormorò la ragazza dai capelli azzurri con un’aria preoccupata. « Non volevo farti arrabbiare, l’ho detto senza pensare. Per favore, non ti offendere. È solo che… beh, non è una cosa che capita tutti i giorni, capisci? Conoscere un ragazzo che discende da personaggi favolosi… dovresti essere almeno un po’ emozionata! E poi potrebbe essere peggio se tu dovessi sposare uno di quei ragazzini terribili che frequentavi quando tuo padre incontrava gli altri nobili qui a palazzo. »
Nella mente della giovane Heartphilia affiorarono le immagini dei bambini dall’aspetto orribile che le ronzavano intorno quando seguivano i loro genitori negli incontri d’affari con Jude e si sedette.
« Sono sicura che non può essere peggio di quegli scherzi della natura » commentò cercando di rimanere seria, ma non poté trattenersi dallo scoppiare a ridere insieme a Levy.
« Ecco, hai visto? Cerca di stare calma e non pensarci. In fondo tutto si definirà alle… A che ora lo incontrerai? »
« Prima di pranzo. Alle undici e mezza in punto. »
« Farete cose in grande, quindi! Pranzerete insieme! E una lunga giornata insieme » cinguettò la bibliotecaria marcando l’ultima parola.
« Levy! Smettila! » rise Lucy. « Non sono sicura che vivremo il giorno gomito a gomito. E ti ricordo che non so nemmeno chi sia! » vide la ragazza aprire la bocca per risponderle e si affrettò a interromperla. « E non intendo “di quale favolosa dinastia sia discendente”. »
« Beh, magari possiamo farci un’idea consultando qualche altro volume che parla dei Dragneel » propose la giovane dai capelli azzurri, che appariva già euforica nei confronti della sua stessa idea. « Tanto hai una mattinata da riempire, no? »
« Virgo mi chiamerà alle undici » rispose la biondina, intenerita dalla trepidazione dell’altra. « Abbiamo un po’ di tempo, quindi perché no? »
Levy batté le mani vivacemente e balzò subito sulla scala per recuperare altri tre tomi di leggende riguardanti la nazione di Fiore. Nel lungo tempo che seguì riuscirono a trovare diverse storie riguardanti la stirpe dei Dragneel, e tutte rispettavano la descrizione che ne aveva dato la bibliotecaria. Quella ragazza aveva così tante conoscenze che Lucy rimaneva sempre sorpresa davanti alla quantità di cose che sapeva.
« …la discendenza della Regina delle Fate da allora fu indissolubilmente legata alla stirpe del drago da quella promessa di eterna alleanza. » lesse ad alta voce la giovane Heartphilia, aggrottando le sopracciglia. « Quanta pomposità. Comunque devo dire che tutte queste cose rimangono abbastanza incredibili, per quanto mi riguarda. »
« Fai male ad essere così scettica » ribatté l’altra, traboccante di emozione e curiosità da tutti i pori. « Lo sanno tutti che nelle leggende c’è sempre un fondo di verità. Oh, e senti qui: la magia scorrerà sempre nelle vene dei loro figli e dei figli dei loro figli… Non è affascinante? Potresti conoscere un mago dai mistici poteri! »
« Un fondo di verità, Levy, non significa che sia tutto vero. Non puoi prendere alla lettera tutto ciò che c’è scritto qui! »
« Che male c’è a sognare un po’? » domandò la ragazza dai capelli azzurri, e la giovane aristocratica non poté obiettare nulla a quell’affermazione così accorata. « E poi nulla vieta a tutto questo di essere reale. »
« Lo vieterebbe la razionalità » commentò Lucy con risolino divertito.
« Ma sentitela, la filosofa » rise Levy. « Dovresti lasciarti andare un po’. L’etichetta dell’alta classe ti rende troppo rigida. »
« Mi sa che hai ragione » esalò la bionda in un sospiro, facendo ruotare il capo sulle spalle lentamente. « Dovrei passare più tempo con te, così potrei aprire la mente a queste cose. »
« Ti farebbe un gran bene » replicò l’altra facendole un grande sorriso. « E a me farebbe molto piacere. Ora però muoio dalla curiosità. »
« Curiosità per cosa? » chiese la giovane Heartphilia senza pensare.
« Ma come, per cosa? » esclamò basita la bibliotecaria. In quel momento l’orologio a pendolo della stanza adiacente scoccò le undici in punto. « Per vedere com’è questo Dragneel! »
All’improvviso Virgo fece il suo ingresso, col suo solito passo misurato e la sua aria impassibile.
« Signorina, è ora di andare a prepararsi » informò con tono piatto. Lucy sospirò. Era sempre una sofferenza passare dalla gioiosa e calorosa Levy agli altri servi, che la trattavano sempre con freddo rispetto nonostante le sue richieste. Si alzò in piedi e, d’impulso, abbracciò la giovane che le aveva fatto compagnia quella mattina.
« A presto, Levy cara. Verrò da te appena possibile per descriverti un po’ “questo Dragneel” » le soffiò nell’orecchio con un sorriso mentre percepiva le esili braccia della ragazza dai capelli azzurri stringerla. La sentì ridacchiare.
« Non vedo l’ora. A presto, Lucy. »
Quando si separò dalla bibliotecaria, la biondina sentì che il cuore le si stringeva nel petto per il dispiacere. Non aveva davvero voglia di andarsene e conoscere quello che, con tutta probabilità, sarebbe stato suo marito: voleva solamente rimanere lì a chiacchierare e scherzare su quanto fosse noiosa la sua vita. Abbassò lo sguardo mentre sentiva Levy richiudere i libri e raccoglierli per poterli riporre, quindi raggiunse Virgo in pochi passi.
« Andiamo, signorina, o farete tardi. »
« Sì » rispose la giovane Heartphilia imitando il tono freddo della serva. Si fece precedere dall’altra mentre usciva dalla biblioteca e imboccava nuovamente i corridoi su cui si aprivano, a media altezza, strette finestre che offrivano una buona illuminazione. In breve raggiunsero la stanza da letto della ragazza e Virgo l’aiutò a indossare un nuovo abito blu notte dai ricami dorati e dalla scollatura rettangolare. Le spalle erano a sbuffo e la gonna del vestito si apriva in due lembi nella parte anteriore, dove lo spazio privo di tessuto scuro era colmato da morbidi merletti bianchi. La serva fece poi sedere la padrona sulla poltroncina imbottita sotto la finestra per farle calzare un paio di sandali bianchi con il tacco, quindi le sostituì il fermaglio rosso con uno candido. Sulle labbra della giovane dai capelli rosa comparve l’ombra di un sorriso mentre osservava Lucy.
« Siete bellissima. »
Aveva omesso il “signorina”. La biondina ricambiò il sorriso.
« Ti ringrazio, Virgo. »
La serva le tese una mano e la aiutò ad alzarsi prima di precederla per aprirle la porta.
« Ora è il momento di andare, signorina. Vostro padre vi sta aspettando, e presumo anche gli ospiti. »
La giovane Heartphilia annuì e sospirò mentre superava la soglia e aspettava che Virgo chiudesse l’uscio e la precedesse verso la sala dei ricevimenti. Mentre si avvicinavano alla loro destinazione, nel silenzio dei corridoi Lucy poté sentire, oltre ai loro passi, anche il battito accelerato del proprio cuore. Si posò una mano sul petto e trasse profondi respiri, sorpresa. I racconti di quella mattina le avevano messo agitazione e aspettativa e l’eccessiva trepidazione di Levy era riuscita ad influenzare la sua compostezza.
L’erede di una stirpe leggendaria. Dio, ora sono curiosa anch’io di vedere com’è, si disse la ragazza. Levy, è colpa tua se mi sto agitando in questo modo!
Virgo la riscosse dai suoi pensieri sfiorandole un braccio con una mano.
« Signorina, siamo arrivati » la avvisò fissandola con i suoi penetranti occhi azzurri. La padrona si affrettò ad annuire ed esalò un ultimo, lungo respiro poco prima che la serva aprisse la porta davanti a lei dopo aver bussato con discrezione. La ragazza sentì immediatamente degli sguardi su di sé e preferì così abbassare il proprio, entrando nella stanza con un contegno molto modesto. Dopo qualche passo e il rumore dell’uscio che veniva richiuso si fermò e fece un inchino rispettoso. Sollevò il viso e incontrò gli occhi di suo padre, che la guardava con approvazione.
« Ah, mio caro Conte, questa è mia figlia Lucy, la mia bambina. »
La mia bambina?
La giovane seguì lo sguardo del padre e vide il volto sorridente dell’ospite, cui dedicò immediatamente una cortese riverenza. Si trattava di un uomo abbastanza giovane, a occhio e croce di trent’anni, dai capelli rossicci che gli ricadevano, perfettamente pettinati, fino alle spalle. I suoi occhi erano neri come la pece.
« Piacere di conoscervi, cara signorina Lucy » pronunciò con tono gentile mentre si avvicinava a lei per baciarle il dorso della mano. La ragazza sorrise.
« Il piacere è mio, signor Conte » replicò con calma compassata. Riuscì a percepire lo sguardo di Jude che la fissava con la soddisfazione nel vederla rispettare l’etichetta con una tale precisione. Cercò di ignorare la sensazione spiacevole che le montava nel petto e gettò lo sguardo dietro all’ospite, che si stava voltando verso il figlio: il famoso pretendente.
Lucy rimase colpita. Aveva una singolare zazzera ribelle di capelli rosa, un viso dai lineamenti decisi e splendidi occhi verdi e allungati. Gli abiti erano simili a quelli che indossava suo padre quella mattina: giacca a due code celeste, un panciotto, pantaloni alla zuava e calze bianchi, scarpe nere e lucide. Ma i capi di abbigliamento furono la cosa che meno interessò la ragazza: rimase immediatamente folgorata da quello sguardo. Il giovane si avvicinò con aria amichevole.
« Questo è mio figlio » esclamò il Conte, con una punta di orgoglio malcelato nella voce. « Natsu Dragneel. »
Il giovane esitò e fu un leggero colpetto con il gomito da parte del padre a smuoverlo e fargli afferrare in modo inesperto la mano della bionda, che ebbe la tentazione di sorridere. Vi posò le labbra per un attimo e poi la abbassò con delicatezza.
« Piacere, signorina Lucy » la salutò. Lei dovette fare del suo meglio per mantenere il contegno che tanto stava rendendo soddisfatto suo padre.
« Piacere mio, signorino Natsu » ricambiò con una leggera riverenza. « Vi prego, chiamatemi solamente Lucy. »
« Come volete, Lucy » acconsentì senza esitazioni il giovane con un sorriso radioso e sincero che la ragazza non poté far altro che ricambiare. Si sedettero poi gli uni davanti agli altri, Heartphilia di fronte a Dragneel, su due ampi divanetti imbottiti disposti sui lati opposti di un basso tavolino da tè. Jude, il Conte e Lucy si accomodarono compostamente e sembravano perfettamente a loro agio; Natsu sembrava invece adattarsi con difficoltà a quelle posizioni rigide e forzate, tuttavia imitò quasi subito i gesti degli altri tre.
Dopo un attimo di silenzio, fu il padre della giovane a prendere parola.
« Mio caro Conte, sono lieto che abbiate voluto conoscere mia figlia. »
« Il piacere è tutto mio, Duca Heartphilia » rispose pacatamente l’interpellato. « Vostra figlia mi sembra una ragazza deliziosa. »
Quest’ultima sorrise con gentilezza. In fondo erano pure formalità. Sarebbero rimasti a scambiarsi convenevoli per almeno mezz’ora mentre aspettavano che il pranzo fosse pronto, dopodiché avrebbero mangiato in silenzio, con qualche occasionale frase di circostanza.
« Anche vostro figlio è molto ben educato » si complimentò Jude lanciando un’occhiata penetrante al giovane Dragneel. Per un istante, a Lucy parve che lo sguardo di quest’ultimo si indurisse.
« Vi ringrazio. Spero che manterrete questo parere alla fine del nostro soggiorno qui » commentò il Conte con un sorriso. « Confido che lo riteniate un buon partito per vostra figlia. »
« Sono sicuro che lo sarà. »
La futura promessa sposa da quel momento in poi smise di ascoltare e tenne lo sguardo basso, limitandosi a qualche sorriso d’occasione quando serviva e a lanciare un’occhiata o due a Natsu di tanto in tanto. Si accorse che continuava a guardarla e la cosa la agitava non poco, a giudicare da quanto il suo cuore aveva cominciato a battere. Quando incrociò lo sguardo del giovane per la terza volta sentì il petto stringersi e il battito a mille e per un attimo temette che suo padre potesse sentirlo. Tuttavia l’uomo continuò a chiacchierare come se nulla fosse.
Stai calma, Heartphilia. Non montarti la testa.
Quando finalmente fu il momento di recarsi a pranzo, per un attimo Lucy fu sollevata nel potersi alzare e rilassare i muscoli della schiena, tenuti in tensione per mantenere la postura rigida che le era prescritta. I due adulti precedettero i loro figli mentre si incamminavano per andare a mangiare insieme e la ragazza si ritrovò affiancata dal giovane Dragneel, che le riservò un’espressione amichevole. Aveva un sorriso talmente sincero e radioso da risultare disarmante.
« Mi sembri un po’ a disagio » la canzonò sottovoce, con suprema sorpresa della biondina. Le ci volle qualche attimo per riprendersi.
« La stessa cosa vale per voi, signorino Natsu » replicò recuperando la calma impostale dall’etichetta. « A dirla tutta mi sembrate poco avvezzo agli usi dell’alta società. »
Lucy sollevò di scatto la mano destra e si posò la punta delle dita sulle labbra, stupefatta dalla sua impertinenza. Si conoscevano da poco più di mezz’ora e già lei gli lanciava frecciatine.
Complimenti, Lucy, si disse amaramente mentre studiava il ragazzo in attesa della sua reazione. La spiazzò quando, dopo averla fissata per qualche istante, scoppiò a ridere di gusto, senza preoccuparsi di farsi sentire dal proprio padre o da quello della giovane.
« Te ne sei accorta, eh? » esclamò mentre fermava l’accesso di risa. « Deve essere molto evidente, anche a giudicare dallo sguardo di tuo padre. Per fortuna papà sa di avere un figlio senza speranza. »
La biondina non poté fare a meno di intenerirsi e sorridere. Quel ragazzo aveva la capacità di aprire il cuore. Sicuramente era molto diverso da come se l’aspettava: da tutti quei racconti pieni di grandi parole si era immaginata un ragazzo serio e altezzoso, di certo non un giovane che era così affabile e alla mano.
Papà…
« Sembrate molto legato a vostro padre, signorino » mormorò con voce dolce, ma con una punta di amarezza. Avrebbe tanto voluto che il rapporto con il proprio unico genitore potesse essere più roseo e meno teso.
« Per favore, chiamami solo Natsu » replicò il giovane grattandosi la nuca con aria imbarazzata e distogliendo lo sguardo. « E dammi del tu. Come hai notato tutta questa formalità mi mette a disagio, non fa per me. »
Lucy lo fissò in silenzio, con le labbra schiuse. Avevano qualcosa in comune, a quanto sembrava.
« Come vuoi, Natsu » sussurrò mentre si fermavano e la porta della sala da pranzo veniva spalancata. Si voltò e studiò con calma la stanza: rispetto a quella mattina c’erano più servitori e il tavolo era perfettamente apparecchiato per quattro, due alle posizioni di capotavola e gli altri uno di fronte all’altro sui lati lunghi del piano di legno lucido. I passi dei quattro nobili furono attutiti dal tappeto rosso disposto all’entrata.
Jude e il Conte furono condotti da due servi agli estremi opposti del tavolo, mentre altrettanti domestici guidarono i giovani fino alle sedie che si fronteggiavano. Dovettero aspettare una manciata di minuti, durante i quali i genitori si scambiarono qualche altro convenevole, prima che venisse servita la prima portata di cibo.
La ragazza tenne lo sguardo basso, tentando di evitare di vedere le espressioni affamate dei servi che le porgevano il cibo proprio come quella mattina, e cominciò a mangiare in silenzio ciò che c’era nel proprio piatto. Quando alzò gli occhi vide che Natsu la stava ancora studiando: era come se stesse cercando di esaminarla per valutare ogni suo gesto. Arrossì e chinò subito il capo concentrandosi sulla zuppa che emetteva morbide volute di fumo davanti a lei. Non si spiegava tutte quelle emozioni, non era nulla che le fosse mai capitato. Probabilmente erano tutti quei racconti meravigliosi sulla stirpe dei Dragneel ad averla condizionata, o forse era lo sguardo del giovane a metterla a disagio. Ma per il bene della soddisfazione di suo padre, doveva fare del suo meglio per mantenere il giusto contegno almeno fino alla fine del pranzo.
Tenne gli occhi bassi per il resto del pasto, riuscendo così a non scorgere il giovane che la fissava né i poveri servi digiuni che le facevano stringere tanto il cuore. Dopo quasi quattro interminabili ore, la tortura ebbe fine. I nobili si alzarono e uscirono dalla sala che sarebbe stata ripulita e riordinata dai servitori in vista dell’uso successivo, dopodiché tutti si fermarono all’esterno della stanza.
« Immagino che siate stanco » cominciò Jude, rivolgendosi con perfetta calma al proprio ospite. Lucy stette al fianco del padre in silenzio, lo sguardo rigorosamente a terra. Natsu a sua volta rimase vicino al proprio senza dire nulla.
« Un poco, mio caro Duca » replicò il Conte Dragneel sistemandosi la giacca sul petto. Osservandolo di sfuggita la giovane Heartphilia si rese conto per la prima volta che indossava dei guanti bianchissimi. « Ma sarei lieto se voleste accompagnare me e mio figlio a visitare il vostro superbo palazzo. »
Il padrone di casa indugiò per qualche istante oscillando lo sguardo tra i due ospiti, per poi distendere le labbra in un freddo sorriso di circostanza.
« Ma certo, con piacere, Conte » rispose mentre tendeva la mano verso la propria destra, indicando la strada all’altro uomo. « Vogliate precedermi lungo il corridoio. Vorrei scambiare due parole con mia figlia. »
Lucy s’irrigidì e sollevò istintivamente il viso lanciando un’occhiata a suo padre, di cui non riuscì a decifrare lo sguardo, finendo per distogliere il proprio al fine di cercare una qualsiasi ancora di salvezza. La trovò negli occhi di Natsu, che la stava osservando con un singolare misto di preoccupazione e conforto. Si sentì stranamente meglio.
« Certamente. Vi aspetterò » concluse il Conte mentre, con un leggero colpetto con il gomito al figlio, si avviava al suo fianco verso l’estremità del corridoio alla sua sinistra. La ragazza poté sentirlo iniziare a chiacchierare placidamente con il giovane dai capelli rosa, che invece rispondeva più vivacemente, quasi con foga. Fu costretta però a staccare gli occhi dal duo nel momento in cui Jude si voltò verso di lei con il solito contegno perfetto e distaccato che le infondeva timore e tristezza. Avrebbe dovuto sorridere di più.
« Puoi ritirarti nelle tue stanze fino all’ora di cena » la informò brevemente, come se fosse un semplice automa da comandare. « Io accompagnerò i nostri ospiti attraverso il palazzo. Hai qualche domanda? »
« Posso andare in biblioteca? »
Suo padre la fissò per alcuni secondi senza parlare, quindi disse:
« Preferirei che rimanessi ritirata nelle tue stanze. »
Certo, non sia mai che la sua bambina gli faccia fare una figuraccia mentre mostra quanto obbedienti sono i suoi servi e quant’è bella la sua casa.
« Come desiderate, padre. Potrei almeno chiedervi di saltare la cena? » Non sarebbe riuscita a sopportare una simile tortura psicologica per la terza volta, quel giorno. « Prometto di essere di compagnia per i nostri ospiti domani. »
Altra pausa di silenzio.
« D’accordo. Allora a domani » concluse il Duca congedando la figlia con un gesto del capo.
« Buona serata, padre. Vi prego di porgere le mie scuse al Conte e a suo figlio » aggiunse rispettosamente Lucy dopo una breve riverenza. Fu sufficiente che Jude annuisse perché lei si voltasse e cominciasse ad allontanarsi nella direzione opposta rispetto a quella del genitore. Solo quando girò l’angolo del corridoio tirò un lungo sospiro di sollievo, poi si fece accompagnare nella sua stanza da una Virgo comparsa magicamente al suo fianco.
Le chiese di portarle un buon libro da leggere e si sentì sollevata quando, non appena vide il sole tuffarsi dietro l’orizzonte, poté finalmente indossare la vestaglia da notte e andare a dormire.
« Buonanotte, signorina » la salutò la domestica mentre apriva la porta per andarsene. Lucy le sorrise.
« Buonanotte, Virgo. E grazie. »
La serva si inchinò e chiuse l’uscio con delicatezza, lasciando la ragazza sola con se stessa. Fece un lungo sospiro e chiuse gli occhi, tirandosi la coperta fino al mento. Di sicuro era stato un diciassettesimo compleanno… singolare. Aveva scoperto di doversi sposare, molto probabilmente, con il discendente di una dinastia leggendaria la cui storia era affascinante, ricca di mistero e magia, e quando lo aveva conosciuto aveva visto non il solito nobile altezzoso, freddo e mellifluo, ma un ragazzo che sembrava molto semplice e solare e che sapeva aprire il cuore delle persone con la sua sincerità. Al pensiero, il suo battito cardiaco accelerò e le affiorò un sorriso. Un giovane davvero strano, ma nonostante questo… le piaceva. Il giorno successivo avrebbe certamente avuto tutto il tempo di conoscerlo meglio…
 
 
Stava dormendo tranquillamente, quando una sensazione curiosa la costrinse a destarsi e socchiudere le palpebre. Alla sua vista, appannata dal sonno, si presentò la luce argentea della luna, che penetrava dai lati della finestra non coperti dalle tende. Lucy mugugnò fissando il soffitto, richiuse gli occhi e cercò di voltarsi sul fianco, ma si accorse che un peso estraneo sul letto limitava i suoi movimenti. Il cuore le balzò in gola, sbarrò gli occhi e si voltò di scatto. Vide due occhi verdi e dei denti bianchissimi luccicare nella penombra. Percepì il battito cardiaco arrestarsi, il respiro morirle in gola. Sentì un sussurro leggero.
« Ciao, Lucy. »





Angolo dell'Autrice
Ok, forse sono stata troppo frettolosa, l'ho concluso con troppa foga e troppa trepidazione e fa schifo, ma tant'è. Morivo dalla voglia di pubblicare, mi esaltate troppo voi çAç Ho riletto il capitolo per tre volte, ma potrebbe essere che non abbia visto qualche errore. In quel caso vi prego di segnalarmelo e provvederò a correggerlo!
Vi avviso subito che ho fatto in fretta a pubblicare semplicemente perché il capitolo era già a metà del compimento quando ho pubblicato il primo. XD Il terzo, ora, è tutto da scrivere, e queste settimane mi dovrò mettere a studiare per bene (tanto per darvi un'idea, ho glissato un po' su fisica oggi e non avrei dovuto... Disintossicatemi), sapete, mi capita di farlo ù_____ù Quindi aspettate con fede, vi prego!

Spero che il capitolo vi abbia soddisfatto *_* Ecco che Natsu ha fatto il suo ingresso! Vi aspettavate che fosse così, mh? XD per l'ultima scena, ammetto di invidiare molto Lucy
Ho già una manciata di idee per la continuazione e, magia delle magie, ho in mente la scena finale de todo XD Ma non temete, data la lunghezza dei capitoli non credo che passerà in fretta.... Questo è stato più lungo del previsto O_O
Bene, adesso sono in ansia. Ditemi che è ok çAç

Ringrazio chi ha messo la storia fra le preferite (oh *-*), ricordate, seguite, lette per caso, insomma a chi è arrivato in fondo a questi due capitoli! Siete meravigliosi, mi date una carica assurda per scrivere, ne ho bisogno! Davvero, non potete immaginare quanto rendano positiva una persona i vostri commenti <3 Grazie infinite! *_____________________________*

Al prossimo capitolo, dunque! Se avete domande, chiedete e vi sarà dato (non faccio spoiler, solo piccolini. Anche perché, come ho detto, il capitolo 3 è bianco. xD)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III - In fuga ***



Il mormorio sommesso che aveva udito apparteneva a una voce che, sebbene conoscesse da una giornata soltanto, era già per Lucy inconfondibile. Si prese qualche secondo di completa immobilità e apnea per riprendersi dalla sorpresa, quindi si riscosse e sbottò:
« Che diavolo ci fai tu nel mio le- »
Ma la frase fu prontamente mozzata mentre veniva pronunciata dalla calda mano di Natsu che le si posò sulle labbra di scatto.
« Shhh! Non urlare! » soffiò avvicinando il proprio viso a quello della ragazza. « Succederebbe un gran casino se scoprissero che sono qui. »
La biondina lo fissò con uno sguardo indecifrabile e fu tentata di rifilargli un pugno tra capo e collo. Ottimo, aveva scoperto un altro lato del giovane Dragneel: irritante, oltre che spontaneo, affabile, solare… Lo sguardo le cadde sul petto dell’intruso e si rese conto che indossava una casacca nera, senza maniche, lasciata aperta su addominali e pettorali davvero ben definiti. Irritante… e anche terribilmente sexy. Arrossì istantaneamente.
Lucy Heartphilia!
« Ora che ci penso, in realtà siamo già in un gran casino, però devi promettermi di non gridare, altrimenti la situazione precipiterà del tutto. »
Riscuotendosi dai suoi inappropriati pensieri, la ragazza sollevò nuovamente lo sguardo per incontrare ancora quello di Natsu. La stava fissando con serietà e lei si allarmò. Per tutta la giornata non gli aveva visto un’espressione così crucciata, perciò si affrettò ad annuire e il giovane abbassò lentamente la mano lasciandola libera di parlare.
« Cosa sta succedendo? »
L’erede dei Dragneel si grattò la nuca mentre raddrizzava il busto per sedersi sul letto.
« Non è che potrei spiegartelo dopo? Potremmo essere ormai in guai seri » propose, con un sorriso imbarazzato. Lucy lo guardò interdetta.
« Dopo? Non- »
Improvvisamente all’esterno della stanza scoppiarono delle grida concitate, seppur lontane. Il giovane dai capelli rosa si voltò di scatto verso la porta e corrugò le sopracciglia, accentuando il suo cipiglio cupo.
« Merda » sibilò, facendo sussultare la proprietaria del letto. « Come pensavo ci hanno già scoperto. »
Afferrò il polso destro della ragazza e la trascinò con sorprendente agilità verso la finestra, che aprì dopo aver tirato le tende con un paio di movimenti secchi. L’aria fresca della notte punse il volto della giovane Heartphilia cancellando ogni traccia residua di sonno e lei non cercò di divincolarsi dalla stretta dell’altro finché quest’ultimo non sollevò un piede per posarlo sul davanzale. A quel punto fece un passo indietro e sbarrò gli occhi, sconvolta.
« Che diavolo stai facendo? »
Natsu la fissò come se stesse compiendo la cosa più naturale del mondo.
« Cerco di saltare dalla tua finestra, che domande. »
« Vuoi forse morire?! » esclamò l’erede della famiglia Heartphilia. « Devi essere impazzito! E poi perché devo buttarmi anch’io? »
All’improvviso il ragazzo le lasciò il polso per afferrarle le spalle con forza, incatenando i suoi occhi ai propri.
« Lucy, dannazione, cerca di restare calma. Se ti fai prendere dal panico adesso, è finita! » Distolse lo sguardo per un attimo solo per controllare la porta alle spalle della giovane. « Ascoltami bene. Ti ho detto che ti spiegherò tutto più tardi, ma per adesso devi fidarti di me. Se rimani qui non finirà bene. »
All’interlocutrice servì qualche secondo per carburare le informazioni che le aveva dato e anche così lo fissò con diffidenza.
« Difficile fidarsi di uno che ho appena conosciuto e che mi sono ritrovata nel letto mentre mi fissava, non credi? » esclamò piccata aggrottando la fronte. Il rosato in tutta risposta le dedicò un sorriso che gli illuminò il volto.
« Beh, ammetto che non è stata una delle mie idee più brillanti, ma non potevo fare di meglio. »
Di nuovo quell’espressione radiosa. Lucy ebbe la tentazione di rispondere allo stesso modo, invece gonfiò le guance ostinatamente ed esclamò:
« Almeno te ne rendi conto! E quindi dammi un buon motivo per cui dovrei seguirti senza sapere niente. »
« Beh, anche tu vuoi allontanarti da tutto questo, no? » le fece notare candidamente Natsu indicando con un cenno del mento un punto oltre le spalle della ragazza, a intendere tutto il palazzo. « Quindi vieni con me » aggiunse infine con un sorriso ancora più ampio e sincero del precedente.
La giovane Heartphilia lo fissò sorpresa. Anche in una situazione come quella, quando riusciva a sentire le grida dei domestici farsi sempre più forti e non aveva davvero idea di cosa stesse succedendo, l’espressione solare e rassicurante del rosato le infuse un senso di calore, determinazione e fiducia unico. Senza quasi rendersene conto, finì per rispondere al suo sorriso.
« Va bene! » capitolò, sollevando la gamba destra e posando il piede scalzo sul bordo inferiore della finestra. « Andiamo allora. »
Vide il ragazzo abbassare gli occhi per un attimo e poi le sue guance colorarsi furiosamente di rosso. A quel punto Natsu si affrettò a stringerle i fianchi con un braccio prima di farla salire con sé sul davanzale, con aria imbarazzata. Lucy era perplessa, ma si strinse ugualmente al corpo piacevolmente caldo del giovane, pronta al salto nel vuoto.
« L-Lucy » mormorò lui senza guardarla. Il suo cuore perse un colpo.
« Sì? »
« …quella vestaglia da notte è talmente leggera che ti si vede la biancheria. »
La ragazza arrossì di colpo.
« Tu-! » provò a urlare, ma la porta della sua stanza fu spalancata in quel preciso momento e lei fece appena in tempo a vedere l’espressione terrorizzata di una serva prima di sentire la solidità del davanzale della finestra sparirle da sotto i piedi.
Percepì una sensazione di vuoto allo stomaco e serrò d’istinto gli occhi stringendosi meglio a Natsu. Durante la caduta Lucy ebbe una curiosa sensazione di calore vicino ai piedi e per qualche strano motivo lei e il suo improvvisato rapitore atterrarono senza nemmeno piegare le ginocchia, quasi dolcemente. Si staccò leggermente da lui non appena ebbe la sicurezza del terreno sotto di sé, aprì gli occhi e guardò il giovane perplessa, ma lui le lasciò i fianchi per afferrarle nuovamente il polso e cominciare a correre nell’erba del giardino.
« Ti spiegherò tutto più tardi » ribadì mentre la serva gridava dalla finestra. « Adesso è meglio che corriamo. »
Fortunatamente la vestaglia della ragazza era sufficientemente corta da permetterle di stare al passo dell’altro con agilità. Natsu la stava guardando, così si affrettò ad annuire, consentendogli di tornare ad osservare tranquillamente il percorso ideale che stava seguendo, dirigendosi lontano dalla tenuta Heartphilia.
 
 
Lucy fu costretta a correre fino a farsi mancare il fiato. Non si ricordava che la tenuta della sua famiglia fosse così grande e il suo accompagnatore dovette prenderle la mano per trascinarla quando non era più in grado di muoversi abbastanza velocemente. Anche in quel modo però a lei e Natsu fu necessaria oltre mezz’ora per raggiungere le mura esterne e scavalcarle; dopodiché impiegarono altri trenta minuti, in cui dovettero procedere cautamente e nascondendosi spesso, per raggiungere la destinazione che il giovane aveva programmato: la città di Magnolia.
La ragazza ne rimase affascinata. Essendo piena notte le vie erano deserte ma illuminate da lanterne che conferivano alle strade un’aura soffusa, quasi di sogno. Le case si susseguivano con i loro colori vivaci e i profili, seppur a stento visibili, erano decorati in modo sobrio e frizzante e davano l’idea di una cittadina allegra e vitale. Il selciato che ricopriva il suolo risuonava morbidamente sotto i piedi scalzi della giovane Heartphilia che si guardava attorno meravigliata da quello spettacolo suggestivo. Dopo aver percorso una lunga via con rinnovata calma, i due fuggitivi raggiunsero un fiume che attraversava la località e Lucy lo osservò incantata, godendo del riflesso della luna e delle luci della città sull’acqua.
« Ti piace? » domandò Natsu riscuotendola dalle sue osservazioni. Si voltò verso di lui e lo scoprì raggiante, i denti scoperti nel sorriso che risplendeva quanto le lanterne alle sue spalle. La ragazza arrossì. Doveva aver fatto la figura della bambina.
« Sì » rispose riprendendosi dal momento d’imbarazzo per distendere le labbra in un’espressione felice. « è una città veramente splendida. »
« Lo è » concordò l’altro, conducendola lungo la corrente. « Di notte Magnolia è davvero bella. Anche se, a dirla tutta, la preferisco di giorno, quando c’è un po’ di confusione! »
La giovane ridacchiò. In effetti era difficile immaginarsi Natsu immerso in chissà quali pensieri filosofici mentre camminava attraverso le strade durante la notte. Il sole splendente e la vitalità di una città già sveglia sembravano molto più adatti a lui.
« Mi piacerebbe vederla » commentò Lucy alla fine, dopo un momento di silenzio in cui osservò il cielo stellato e ascoltò lo sciabordare del fiume.
« Ne avrai tutto il tempo… A meno che non ci trovino prima. »
Allarmata da quella affermazione, la ragazza si voltò di scatto verso il rosato e si fermò obbligandolo, con un lieve strattone della sua mano ancora stretta nella propria, ad arrestarsi al suo fianco.
« Cosa intendi dire? »
Natsu si grattò la nuca, a disagio.
« Mhh, avevo promesso di spiegarti tutto, eh? Ecco… Non sono molto bravo con le parole, quindi mi sa che è meglio che aspetti ancora un altro po’, almeno finché non arriviamo a destinazione. »
Cercò di farla proseguire, ma Lucy rimase ostinatamente immobile.
« Dove? »
Lui le rivolse un sorriso rassicurante che le arrivò dritto al cuore.
« è un posto che ti piacerà. Niente nobili con la puzza sotto il naso, promesso » rispose, e la ragazza cedette.
Cavolo, Heartphilia, un po’ di fermezza. Sei proprio senza spina dorsale, si disse amaramente mentre sospirava e si lasciava condurre dal giovane Dragneel attraverso la città. Constatò con piacere che le vie erano tutte deliziose e qua e là sporgeva l’insegna di qualche locanda o negozio dal nome curioso. Lucy percepì una strana sensazione di calore nel petto e si sentì subito a casa, un sentimento che raramente aveva avuto nel palazzo di famiglia, anche quando sua madre era ancora viva.
Tuttavia non ebbe tempo di rattristarsi per quei pensieri, poiché Natsu si fermò senza preavviso, facendola sorprendere. Seguendo lo sguardo del ragazzo si accorse di un’insegna particolare sopra di loro: era una tavola di legno intagliata in modo tale che il nome del locale sembrasse incastrato tra le ali e la nuca di quella che sembrava una fata. Il disegno era molto stilizzato e la luce soffusa, ma la giovane poté distinguere il profilo di una figuretta femminile e leggere, seppure a fatica, la scritta…
« Fairy Tail » mormorò Natsu con la voce colma di gioia e trepidazione prima di voltarsi con aria euforica verso Lucy. Le ricordò molto la reazione di Levy di solo quella mattina… E sembrava passato un secolo.
« Che posto è? »
« Casa mia » pronunciò il ragazzo, non senza una nota di orgoglio decisamente malcelato nel tono. La giovane Heartphilia rimase perplessa.
« Casa tua? » ripeté stranita. « Aspetta, io pensavo che tu vivessi nelle terre della tua famiglia, in un palazzo simile a quello di mio padre. »
« Ci vivevo, una volta » rispose l’altro facendosi cogliere da un momento di tristezza. « Ma come avrai notato non amo particolarmente l’ambiente nobiliare, proprio come te. Ce ne siamo andati presto. »
« Ce? »
« Io e Gildarts. »
« Credo di non aver capito. »
L’erede dei Dragneel rise.
« Non importa, capirai presto. Qui c’è chi saprà parlarti meglio di me. »
Le strinse la mano e la trascinò attraverso una stradina laterale che costeggiava l’edificio, fino a raggiungere un piccolo spiazzo compreso tra la parete posteriore della locanda, dipinta di quello che sembrava rosso, e un muro alto a occhio e croce tre metri. Una porta di legno robusto, con uno spioncino all’altezza della testa di Natsu, si apriva nella costruzione colorata. Il ragazzo sollevò la mano libera e bussò energicamente. Lucy rimase in silenzio, in attesa, quasi trattenendo il respiro, finché non sentì dei passi. Poi qualcuno parlò.
« Sei tu, Natsu? »
La voce che passò attraverso l’uscio era femminile, ma era dura, quasi diffidente. La biondina rimase sorpresa.
« Certo! » replicò il giovane fissando lo spioncino con un enorme sorriso sulle labbra. Ci fu un momento di silenzio, poi il rumore di una chiave che girava nella serratura e la catenella che veniva tolta dalla porta; infine la soglia si aprì. La gioia del giovane Dragneel si spense in un istante al vedere l’espressione furente davanti a lui e la sua compagna ne fu altrettanto terrorizzata. Tentò di stringere furiosamente la mano di Natsu, ma prima che potesse farlo la ragazza dai capelli rossi e dall’armatura lucente che aveva aperto la porta, probabilmente di un paio d’anni più grande di lei, sferrò un cazzotto contro la guancia del rosato, facendolo cadere sul fondoschiena e, ovviamente, abbandonare la stretta di Lucy. Lei ne trasse una spiacevole stretta al cuore che ignorò prontamente, concentrandosi sulla scena sorprendente davanti a lei. Fissò a bocca aperta Natsu a terra che si massaggiava la guancia colpita e l’altra giovane che teneva i pugni stretti e fissava dall’alto il malcapitato.
« Tu, stupido imbecille » tuonò a voce bassa, tanto che gli altri due ebbero i brividi. « Hai idea di quanto ci siamo preoccupati per te? »
L’erede dei Dragneel aveva un’espressione di paura allo stato puro stampata in faccia, e la biondina per un attimo si stupì di quante facce dell’ex pretendente aveva avuto occasione di conoscere in un solo giorno, giusto prima di ricordarsi del mostro che provocava quel terrore in lui e che lo sovrastava in quel momento.
« E-Erza! S-scusami, ti prego! » piagnucolò frettolosamente il ragazzo coprendosi la testa con le braccia. « Avrei voluto avvertirvi, ma sai che quello bravo a scrivere non- »
« Silenzio! E alzati! » intimò la rossa interrompendolo. Attese con aria truce finché Natsu non si fu alzato, dopodiché, senza preavviso, gli afferrò la nuca con una mano e gli sbatté la testa contro il proprio petto coperto dall’armatura. Lucy poté sentire il rumore delle ossa del cranio del giovane Dragneel che cozzavano contro il metallo e sussultò. Il rosato tentò di emettere un suono di sofferenza, ma la sorpresa gli mozzò la voce, facendogli uscire un debole gemito dolorante insieme a qualche lacrima dai bordi degli occhi.
« Brutto scemo » mormorò Erza con fare drammatico, tenendo stretto tra le dita il capo della vittima. « L’importante è che tu stia bene. »
L’interpellato mugolò disperatamente per farsi lasciar andare, cosa che ottenne solo non appena la giovane donna si rese conto della presenza dell’erede della famiglia Heartphilia, che fu fissata con sguardo indecifrabile.
« E lei chi è? » domandò alla fine con estrema naturalezza la ragazza con l’armatura, come se niente di ciò che era accaduto poco prima fosse successo. Perfetto, devono essere tutti folli là dentro, pensò impietrita la biondina, riprendendosi in tempo per anticipare Natsu, che si stava massaggiando le parti contuse.
« Lucy Heartphilia, signorina » scandì, poi afferrò i lati della sua vestaglia di seta e li distese per fare una riverenza all’altra. A quest’ultima passò un’ombra sul viso e si voltò di scatto verso il giovane dai capelli rosa, facendolo sobbalzare e sbiancare nuovamente.
« Perché diavolo lei si trova qui? »
« E-Erza, stai calma. »
« Non sto calma affatto! È la figlia del nostro nemico più potente, pezzo d’imbecille! »
A quelle parole l’espressione del ragazzo cambiò.
« Lei non è come suo padre » scattò all’improvviso in un moto di determinazione, prendendo Erza in contropiede. « L’ho osservata molto. È una brava ragazza, dovevo portarla via da là! »
Lucy rimase sorpresa per le sue parole e nello stesso tempo ne fu felice e lusingata. Arrossì debolmente e chinò la testa, sorridendo tra sé.
« Così hai messo in pericolo sia noi che lei! Incosciente! »
« Pensa quello che vuoi, ma sarà più al sicuro con noi che là, tutta sola. »
L’erede dei Dragneel sostenne lo sguardo della giovane donna, che alla fine capitolò.
« Molto bene » disse con tono serio. « Venite dentro. Dovremo parlarne con il capo » e li precedette superando la soglia.
La bionda, un po’ scombussolata, fissò per qualche istante il punto in cui era scomparsa prima di ricordarsi delle botte prese da Natsu, che aveva ripreso a massaggiarsi i punti colpiti dalla furia rossa. Lo raggiunse e dopo un attimo di indugio gli sfiorò la spalla guardandolo preoccupata.
« Va tutto bene? »
Lui sollevò i suoi occhi verdi e le rivolse un sorriso dolorante. Aveva la guancia arrossata, e forse gli sarebbe cresciuto un bel bernoccolo in testa.
« Non ti preoccupare, Erza ci è andata piano » cercò di rassicurarla, ma il suo tentativo dovette fallire, perché come risultato ottenne che la giovane Heartphilia impallidisse mentre lo fissava sconvolta. « N-no, tranquilla, davvero! Sto bene! Al massimo avrò un bernoccolo, tutto qui! »
Non riuscì a tranquillizzarla nemmeno in quel modo, così fece un passo avanti frettolosamente e tese un braccio verso l’interno.
« Dai, coraggio, non eri tu quella che voleva sapere tutto? Qui c’è chi è più bravo di me con le parole e saprà spiegarti ogni cosa » la invitò. Vista l’ostinata reticenza dell’altra, si premurò di aggiungere: « Ed è meglio se ci sbrighiamo, altrimenti Erza si arrabbierà di nuovo. »
Lucy sussultò e si sbrigò a passargli davanti ed entrare nell’edificio. Rimasto solo, il ragazzo si grattò la nuca e afferrò la maniglia, imbarazzato.
« …e magari c’è anche chi potrà prestarti dei vestiti un po’ più coprenti » commentò a bassa voce prima di chiudere la porta.



Angolo dell'Autrice
Allooooora! Prima di tutto chiedo umilmente perdono per il ritardissimo, gomen ne çAAAç Purtroppo sono le ultime tre settimane di scuola e come è noto, i professori si riducono all'ultimo per avere i voti necessari <3. Semplice, no? Quindi uccidete loro, non me ç///ç
Dunque! Questo capitolo è più breve del precedente - 5 pagine e 1/2 di word invece che 6 e 1/2 ù.ù -, che, come avevo detto, era venuto fuori più lungo del previsto xD, ed è una sorta di capitolo di passaggio da un ambiente all'altro. Chiedo scusa se non è successo molto, ma prometto che i chiarimenti arriveranno presto, il mistero sarà risolto X°°°D Spero di avervi incuriosito! *_*
Come avete notato, ha fatto il suo ingresso la nostra Erza! *suono di trombe* Quanto l'adoro çAç Ho cercato di attenermi il più possibile alla sua indole folle e assolutamente Fairy Tailiana <3 In più, siamo finalmente arrivati a FT! 8D Pensavaaate che non ci sarebbe stata, vero?! E invece no! Eccola, in tutto il suo splendore! Povera Lucy, non sa cosa l'aspetta... *sospira* Le mie migliori speranze sono di dare una spiegazione quanto più chiara nel prossimo capitolo, non in quello dopo, che ho intenzione di... Beh, meglio non fare promesse, potrei saltarmene fuori a pubblicarlo nella prossima era geologica... Quindi non vi do false speranze XD Sappiate solo che l'incontro Levy/Gajeel è già nei miei piani e sto testanto varie immagini nella mia testa su come sarà! ;) (sì, io le fict le scrivo a immagini.)
Accenni NaLu anche qui, d'altra parte è per loro che ho scritto la fict, no??
Ok, sto degenerando. Scusate, è che sono stanca çAç
Che dire? Grazie a voi che mi state seguendo e che mi incoraggiate a continuare, spero di riuscire a non deludere le vostre aspettative! *__________________* Il quarto capitolo è appena iniziato, quindi vi chiedo di pazientare! Spero di avere un ritmo più serrato quest'estate (ma non ci giurerei, conoscendo la mia pigrizia.... *evita gli oggetti contundenti*) T^T

A prestissimo dalla vostra Asu *-*/ Ja ne! <3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** IV - La verità di Fairy Tail ***




Lucy precedette Natsu attraverso una stanza di grandi dimensioni che sembrava un magazzino, con botti e oggetti di ogni genere addossati alle pareti e stipati in scaffali attaccati ai muri. Superato il locale, raggiunsero una sala enorme e ben illuminata da lampadari che pendevano dal soffitto. Una passerella rialzata in legno costeggiava tre delle quattro mura ed era collegata al pavimento di pietra tramite degli scalini molto larghi. Dove non c’erano le scale, un basso muro dello stesso materiale della passatoia, sormontato da alte colonnine che si univano alle travi del soffitto, la separava dal locale vero e proprio: lo spazio centrale era occupato da quattro file di tavoli lucidi, accompagnati ciascuno da due panche disposte sul lato lungo di ognuno. A sinistra rispetto alla porta da cui erano entrati i due fuggiaschi si poteva apprezzare il portone d’ingresso, nel muro davanti a loro si aprivano delle grandi finestre quasi completamente coperte da tende rosse e a destra, dove c’era la parete priva di passerella, campeggiava un lungo bancone da osteria accanto al quale troneggiavano delle scale massicce che portavano al piano superiore. La parte che si affacciava sul salone, esattamente sopra l’esteso tavolo, era chiusa da una ringhiera identica a quella della scala.
La sala del pianterreno era completamente vuota ad eccezione di due presenze, una delle quali risultò immediatamente riconoscibile agli occhi della biondina: Erza. La ragazza era immobile ad un passo dal ripiano di legno a destra, sopra il quale stava seduta una figura piccola, con pochi capelli, argentei quanto i folti baffi che gli nascondevano le labbra. Aveva il volto rugoso ed allegro e si voltò a guardare con occhi neri e curiosi i due nuovi arrivati. Anche da quella distanza Lucy poté distinguere i suoi abiti eccentrici: una corta giacca arancione brillante, in tinta con i pantaloni, una camicia bianca, un buffo cappello a righe azzurre e arancio con quelle che somigliavano ad orecchie e infine delle scarpette appena visibili. Reggeva un bastone ritorto in una mano, poggiato alla rispettiva spalla.
La giovane donna dai capelli rossi fece un cenno del capo a Natsu, che precedette la biondina scendendo gli scalini di legno e dirigendosi verso gli altri due presenti; l’erede degli Heartphilia si affrettò a seguirlo camminando in punta di piedi sul pavimento di pietra per il fastidioso e gelido contatto.
Mentre si avvicinavano l’ereditiera notò che le piccole calzature dell’ometto avevano la punta all’insù e che Erza li stava studiando con aria impassibile, mentre il vecchietto sul bancone aveva un’aria affabile e tranquilla. Ora che Lucy riusciva finalmente ad esaminare con un po’ più di calma l’altra femmina, si accorse con stupore che non portava armi appese alla cintura che aveva in vita e che indossava una gonna blu a pieghe lunga fino a sopra le ginocchia e un paio di stivali marroni. L’armatura le celava solamente il busto e le braccia incrociate al petto. Quando incontrò infine lo sguardo serio della rossa, l’altra si affrettò ad abbassare il viso e a farsi più vicina a Natsu mentre raggiungevano gli altri due. Non sapeva ancora bene come giudicarla.
Le sue riflessioni furono interrotte dalla voce incredibilmente quieta del ragazzo, che riuscì a fare un enorme sorriso pur con la guancia contusa.
« Ehilà, vecchio! » esclamò agitando la mano destra mentre si appressava al bancone. « Quanto tempo! »
Con suprema sorpresa della giovane Heartphilia, l’anziano si limitò a mantenere la sua espressione pacata mentre stringeva il bastone, lo sollevava e colpiva in testa il povero Dragneel con quanta forza aveva – a giudicare dall’espressione di quest’ultimo, doveva possederne parecchia.
« Che diavolo significa “quanto tempo”? » sbraitò, a perfetta imitazione della reazione di Erza di solo qualche minuto prima. « Sei un incosciente, Natsu! Dovresti usare di più il cervello! »
Lucy vide con la coda dell’occhio la ragazza con l’armatura annuire con approvazione.
« Scusami, nonno » mugolò l’accusato massaggiandosi il cranio. La biondina pensò con compassione ai bernoccoli che si era procurato quella sera. « Però la responsabilità era di Gildarts, che diavolo, e com’è che le sto prendendo solo io stasera?! » aggiunse piccato.
« Prima di tutto, Gildarts è in grado di badare a se stesso, mentre tu no » s’inserì la rossa.
« Inoltre anche lui sentirà le sue » concluse il vecchio appoggiando nuovamente il bastone alla spalla.
Il giovane dai capelli rosa grugnì qualcosa di incomprensibile con le mani ancora premute sul capo mentre l’ometto convogliò all’improvviso la propria attenzione sull’ospite, facendola sussultare.
« Tu devi essere Lucy Heartphilia, giusto? »
Questa si affrettò ad annuire, senza saper bene cosa dire. Il vecchietto le sorrise affabilmente accentuando le rughe del proprio volto.
« Io sono Makarov. Il proprietario di questo bellissimo posto » si presentò allegramente, ignorando le basse proteste di Natsu che furono spente da un’occhiataccia dell’unica altra ragazza oltre alla biondina. « Erza mi ha già accennato di poco fa. Voglio che tu sappia che, se lo vorrai, da stasera potrai restare con noi, ma in quel caso dovrai comportarti come ti spiegheremo. È per il tuo bene e per quello di quanti vivono qui. La stessa cosa vale nell’eventualità in cui tu non accettassi di rimanere qui. Le informazioni che ti saranno date ora non dovranno per nessun motivo essere divulgate. Qualora tu non volessi rispettare queste condizioni, metteresti in pericolo molte persone. Lo capisci? »
Mentre parlava il suo sguardo cambiò e si fece molto serio e la giovane Heartphilia capì immediatamente la gravità della situazione. Per un attimo sentì un grande peso sulle proprie spalle.
« Sì » rispose alla fine fissando l’interlocutore negli occhi.
« Molto bene. Prima di chiederti ufficialmente se desideri entrare a far parte di Fairy Tail e permetterti di riflettere, allora, è il caso di darti le spiegazioni che presumo tu stia aspettando. »
Lucy percepì il proprio cuore accelerare al sentire quelle parole. Dopo tutto quel mistero che Natsu aveva messo attorno al proprio ruolo, alla loro fuga e al loro arrivo lì, finalmente poteva dissipare ogni dubbio. Annuì con forza e Makarov le sorrise, per poi indicarle uno sgabello vicino a lui.
« Siediti pure, c’è la possibilità che ci voglia un po’ » le suggerì, così la ragazza si accomodò e dopo poco fu affiancata dal contuso Dragneel che le infuse un piacevole senso di sicurezza. Poteva percepire l’incredibile calore del suo braccio a poca distanza dal proprio. Erza rimase in piedi accanto a loro.
« Innanzi tutto immagino che tu voglia sapere chi davvero sia Natsu e chi sia invece il Gildarts di cui continuiamo a parlare. » cominciò il vecchio lisciandosi i baffi con una mano. La sua aria era seria e concentrata. « Non devi dubitare delle parole di Natsu. È veramente un discendente dei Dragneel e un tempo viveva con la sua famiglia in un palazzo molto simile a quello di tuo padre. Purtroppo lui è un po’… speciale, come suo padre, ed è stato costretto ad allontanarsi circa dieci anni fa. Da allora vive qui a Fairy Tail. »
La biondina schiuse la bocca e si voltò verso l’oggetto della discussione, il quale le sorrise candidamente.
« Te l’avevo detto. Non dico balle, io » le soffiò allegramente. La giovane Heartphilia era sorpresa. Non poteva negare di aver dubitato di lui per qualche istante, quando erano scappati, eppure era tutto vero.
Makarov riprese.
« Quanto a Gildarts, non è nient’altri che suo padre. Devi averlo conosciuto questa mattina, perché accompagnava Natsu a palazzo. Probabilmente lo ricorderai per i suoi capelli rossicci. »
Dunque quell’uomo perfettamente pettinato era il famoso Gildarts, ed era veramente il padre del suo compagno di fuga.
« Sì, l’ho conosciuto » riconobbe Lucy portandosi le dita della mano destra al labbro inferiore. Tutto iniziava a prendere forma nella sua mente. « D’accordo, ma cosa significa quel tumulto a palazzo di stanotte? »
Il vecchietto ridacchiò.
« Che ragazza frettolosa! Somigli a Natsu. »
La giovane non seppe se considerarlo un complimento o meno.
« Ci stavo arrivando. Era legato al ruolo di loro due. Dunque, come stavo dicendo vivono qui a Fairy Tail da quasi dieci anni. Il motivo per cui sono dovuti andare via dalla loro casa è che… possiedono la magia. E i maghi non sono visti di buon occhio dalla gente comune… Anzi, tutt’altro. Gli altri membri della famiglia Dragneel li hanno cacciati. È così che sono finiti qui. »
La ragazza era basita.
« C-cosa? » balbettò, fissando ad occhi sbarrati chi stava parlando. « L-la magia esiste davvero? E Natsu è un mago? »
« Proprio così » s’inserì quest’ultimo orgogliosamente. Allungò la mano destra davanti a Lucy e aprì le dita. « Sta’ a vedere. »
Lei osservò il palmo del giovane con sorpresa crescente, mentre i contorni dell’arto si facevano tremolanti, come l’aria attorno al fuoco di una candela, finché non si accese una vivace fiammella che fluttuò sopra la mano del rosato senza scottarlo.
La biondina guardò a bocca aperta lo spettacolo e poi il fautore di quell’incantesimo.
« Che diav- »
« è un mago del fuoco » la anticipò Makarov tranquillamente. « Quasi tutti qui sanno utilizzare la magia. Ovviamente nessuno dei cittadini di Magnolia ufficialmente ne sa qualcosa; li aiutiamo di nascosto e in pochi a noi fedeli sanno ciò che realmente accade: se ci scoprissero, sarebbe la fine. »
L’anziano attese per permettere alla ragazza di immagazzinare e digerire almeno un po’ le informazioni ricevute. Di certo non erano cose che si sentivano tutti i giorni. Natsu, una volta spenta la fiamma, la guardò un poco in apprensione ed Erza la osservò con un’aria attenta. Lucy sollevò di scatto lo sguardo sul rosato.
« Per caso hai usato la magia stanotte? A parte adesso, intendo. »
Lui sorrise.
« Come pensavo sei perspicace, eh! L’ho usata per attutire la caduta quando ci siamo buttati dalla tua finestra » ammise tutto orgoglioso.
Questo spiegava lo strano senso di calore che la bionda aveva percepito mentre scendevano. La faccenda era davvero poco verosimile agli occhi della giovane Heartphilia, ma era tutto lì davanti a lei, era reale e stava accadendo. Prese a sistemarsi nervosamente i capelli dietro alle orecchie e fissò il legno lucido del bancone. Riusciva sentire su di sé gli sguardi degli altri tre presenti.
« Posso capire che siano informazioni molto difficili da assimilare » riprese Makarov dopo diversi istanti di silenzio. « Hai il diritto di prenderti tutto il tempo che vuoi, Lucy. Se lo desideri, possiamo continuare la conversazione domani. »
« No » rispose subito la ragazza sollevando il volto di scatto. « Voglio sapere ora, per favore. Sarà più facile pensare sapendo tutto. Vi prego, continuate. »
Il vecchio sorrise con dolcezza.
« Sei una ragazza molto determinata, Lucy. Ti dirò ciò che devi ancora sapere, ma ti prego poi di riflettere bene sulle notizie che ti darò e di non agire impulsivamente. Come ti ho già detto, potresti mettere in pericolo molte persone. »
« Lo farò. Lo prometto » replicò lei con serietà e le parve quasi di vedere le spalle dell’anziano proprietario rilassarsi di più.
« Ne sono lieto. Dunque, dov’eravamo rimasti… Oh, giusto. Natsu e Gildarts Dragneel sono due maghi. Ora, si trovavano a casa tua per un motivo preciso, e immagino avrai già intuito che la storia del pretendente era una copertura per il loro vero obiettivo. »
La giovane annuì, ignorando la sensazione appena accennata di delusione in un angolo del suo cuore.
« Sì, ma… Com’è possibile che mio padre non sapesse che non erano più parte ufficiale della famiglia Dragneel? Una notizia del genere sarà stata di dominio pubblico. »
« Ottima osservazione. Effettivamente dieci anni fa tutti seppero di quella che fu definita la loro “fuga”. Tuttavia da allora hanno cambiato nome per far perdere le loro tracce. Non avrebbero potuto vivere una vita serena qui a Magnolia se avessero usato i loro vecchi nomi, non credi? Sfruttando la loro nuova identità, hanno… sostituito, diciamo, il vero Conte e suo figlio che si sarebbero dovuti recare al cospetto del Duca senza farsi identificare. Un piccolo… scambio di persona, potremmo dire. »
Lucy lo fissò sorpresa.
« Significa che sarebbero dovuti venire altri individui e che Natsu e Gildarts hanno preso il loro posto? Gli altri Dragneel non sono venuti a sapere nulla? »
« Non ne hanno avuto il tempo, ancora. Lo scambio, attualmente, è durato un solo giorno, e la magione della famiglia si trova a due giornate di cavallo da qui. I due “sostituiti” arriveranno stasera o domani, se forniti di un buon destriero, a casa loro ad avvisare dell’accaduto. E sarà necessario altro tempo perché tuo padre sappia tutto. In questo modo, tu e Natsu siete già al sicuro e Gildarts avrà abbastanza tempo per scappare a sua volta. »
« Si trova ancora a palazzo? »
« Ormai dovrebbe essere riuscito a fuggire » s’inserì Natsu all’improvviso. Alzò lo sguardo su Makarov e strinse i pugni. « Dovrà essere lui a dirci se la missione è andata a buon fine o no. Sarei dovuto rimanere là con lui… »
« No, è stato giusto così » rispose il vecchio chiudendo gli occhi per un attimo, come se stesse riflettendo. « Gildarts sa cavarsela da solo, e tu saresti stato d’intralcio per lui, oltre che essere in pericolo… Come anche Lucy. »
Il ragazzo dai capelli rosa si morse il labbro e la giovane Heartphilia ne ebbe tenerezza. Erza continuava ad osservare gli altri tre in silenzio, le braccia incrociate e le gambe leggermente divaricate, ben piantate al suolo.
« Va bene, ma perché saremmo stati in pericolo? » riprese la biondina, costringendosi a distogliere lo sguardo dall’espressione afflitta del rosato. « La natura di Natsu, Gildarts e di Fairy Tail ora mi è chiara. Una specie di luogo di alloggio e unione per i maghi, no? Ma cosa centra tutto ciò con me e mio padre? E perché Natsu mi ha portata qui? »
Quest’ultimo si morse più forte il labbro e strinse i pugni maggiormente, abbassando il volto e fissando il tavolo. Erza si rabbuiò e distolse lo sguardo per la prima volta dall’inizio della conversazione. Makarov rimase in silenzio per diversi istanti, alimentando la preoccupazione di Lucy. Alla fine prese la parola.
« Sareste stati in pericolo a causa della loro missione. Il loro compito era quello di uccidere il Duca Jude Heartphilia. »
Calò il silenzio. La biondina rimase a bocca aperta, pietrificata, a fissare il vecchio proprietario della locanda, che invece aveva un’aria cupa e teneva gli occhi chiusi. La ragazza non sentiva nemmeno gli sguardi degli altri due: entrambi stavano guardando altrove e rimanevano zitti. La giovane ereditiera riuscì a far uscire la voce solo dopo secondi che parvero a tutti lunghissimi.
« U-uccidere… mio padre…? » sussurrò, quasi fosse incapace di comprendere quella parole. Sebbene il suo rapporto con il genitore non fosse particolarmente positivo, come ogni figlio gli voleva ugualmente bene e una notizia del genere non poteva non scioccarla.
Nessuno parlò.
« Ma… perché? Perché mio padre? » chiese alzando la voce all’improvviso e scattando in piedi così in fretta da far cadere lo sgabello su cui era seduta. Erza le gettò uno sguardo con la coda dell’occhio, Makarov sollevò una palpebra e Natsu si alzò tenendo le mani a mezz’aria verso di lei, come se avesse voluto toccarla.
« C-calmati, per favore » balbettò, senza però azzardarsi a sfiorarla.
« Come faccio a calmarmi? » sbraitò Lucy voltandosi di scatto. Non appena vide l’espressione preoccupata del ragazzo, però, si pentì delle proprie parole. Sentì le lacrime pungerle gli occhi. « Si… Si tratta di mio padre… come faccio a calmarmi…? »
Il rosato assunse un’aria triste e alla fine abbassò le braccia, senza aggiungere altro. Il vecchio riprese la parola.
« Sono consapevole che non è una cosa facile da accettare. Mi dispiace, ma è la verità. Gildarts e Natsu sono stati mandati al tuo palazzo per assassinare tuo padre. Il motivo è semplice: lui vuole estirpare da questo mondo i maghi e la magia. Non ne sappiamo con precisione la ragione, ma capirai anche da sola che non possiamo permettere che un nemico tanto potente che desidera liberarsi di noi rimanga in vita. Non è solo per noi, ma per tutti coloro che utilizzano e credono nella magia, capisci? »
« E quindi è necessario ucciderlo? » ribatté la biondina. « Non sarebbe possibile provare a ragionare con lui? Comprendere le sue ragioni e proporre le vostre? Non sapete nemmeno quale sia il motivo per cui non voglia saperne della magia! »
« Quell’uomo ci vuole tutti morti, Lucy Heartphilia! » ringhiò Makarov, perdendo la calma per la prima volta. La giovane sussultò e fece un passo indietro, rischiando di incespicare nello sgabello caduto. Natsu le si avvicinò e tese un braccio davanti a lei, quasi a proteggerla, mentre Erza sciolse l’intreccio delle braccia e si avvicinò di poco al tavolo.
« Capo! »
L’anziano chiuse gli occhi, prese dei lunghi respiri e quando sollevò le palpebre fissò l’ereditiera con aria truce.
« Lui ha chiuso ogni finestra di dialogo, Lucy. Ha sguinzagliato i suoi uomini per tutta la nazione alla ricerca di maghi da uccidere. I ragazzi di Fairy Tail sono come figli per me, e quale padre sopporterebbe di vedere il sangue delle sue creature scorrere? Sono già morti in molti, in troppi. Noi non siamo più disposti a parlare con lui e non credo proprio che lui voglia provare a comprendere le nostre ragioni. Ha cercato la guerra di propria volontà. »
Le sue parole erano colme di rabbia e dolore e la ragazza ne fu profondamente colpita. Poteva capire ciò che provava Makarov, riusciva a condividerlo e la cosa la spaventava ancora di più. Come poteva sentirsi così solidale nei confronti di chi attentava alla vita di suo padre? Eppure lui era arrivato ad uccidere delle persone, a spazzare via vite innocenti. Si portò entrambe le mani alla bocca, combattuta da quei sentimenti contrastanti, e lasciò che le lacrime la liberassero almeno un po’ dal peso che le opprimeva il cuore. Natsu le posò una mano sulla spalla, mentre Erza la guardava con un’espressione triste, lasciando finalmente trapelare le sue emozioni.
« Mi dispiace » sussurrò Lucy. « Mi dispiace tanto. »
« Ehi, guarda che non è mica colpa tua, non è che tu debba chiederci scusa » mormorò il ragazzo dai capelli rosa stringendo le dita su di lei. « Dovrei chiederti scusa io per averti coinvolta in questa faccenda portandoti qui. »
« S-sono la figlia del Duca Heartphilia » esalò la biondina con un filo di voce. « Sarei stata coinvolta nella vicenda in qualsiasi caso… Ma… Un’ultima cosa » aggiunse sfregando il dorso della mano sugli occhi per asciugarsi le lacrime. « Perché mi avete portata qui? »
« Credo sia colpa mia » disse il giovane Dragneel anticipando il vecchio. « Sapevo qual era la mia missione… Ma quando ho visto la tua espressione e il tuo modo di comportarti a palazzo ho capito che tu sei diversa da tuo padre. Hai sofferto tanto, lo si capiva dai tuoi occhi tristi. Ho sentito il desiderio di portarti via da là. Non so bene perché, ma volevo vederti sorridere, sai. » Sciolse la stretta sulla spalla di Lucy, che lo guardava con le guance appena arrossate, si grattò la nuca a disagio e distolse lo sguardo. « Probabilmente ho agito d’impulso, e ti ho portata con me. A-anche perché saresti stata in pericolo, eh! Tuo padre avrebbe potuto pensare che eri in qualche modo coinvolta e fartene passare di tutti i colori. »
Quando tornò a guardare la ragazza, la scoprì sorridente, pur con le guance ancora rigate dalle lacrime.
« Allora grazie » disse e Natsu arrossì lievemente, ricambiando il suo sorriso allegramente. Il momento fu interrotto da Makarov che si schiarì la voce, costringendoli entrambi a voltarsi con aria imbarazzata.
« Se non hai altro da domandare, questo è tutto quello che devi sapere » riprese l’ometto, con un’Erza al suo fianco che lottava per reprimere un sorrisetto. « Immagino tu voglia riflettere, ora, su ciò che ti abbiamo detto, così che tu possa decidere se rimanere oppure no. Hai tutta la giornata per farlo e sarai nostra ospite fino alla tua scelta. Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno. Ciò che ti abbiamo detto non è facile da accettare. »
Lucy annuì con serietà.
« Ci penserò con attenzione, signore. Però vorrei farvi due richieste che vi pregherei di esaudire qualsiasi sia la mia decisione. »
L’anziano lasciò trascorrere qualche istante di silenzio, dopodiché rispose:
« D’accordo. Quali sarebbero? »
« La prima è di avere dei vestiti, per favore » esclamò, facendo ridacchiare Makarov.
« A questo ci posso pensare io. Ho degli abiti nella mia stanza » si offrì Erza.
« Grazie » rispose la biondina sollevata, prima di continuare. « La seconda è un po’ più complicata da adempiere… Vorrei che Levy venisse portata al sicuro qui a Fairy Tail. Sarebbe possibile? »
« Di chi si tratta? » si informò il vecchio scrutandola.
« è la bibliotecaria di casa mia. È una mia cara amica… e c’è la probabilità che mio padre possa pensare che sia coinvolta nella vicenda. È intelligente e colta, perciò potrebbe usarla per reperire tutte le informazioni possibili per mettervi i bastoni tra le ruote. Insomma, sono preoccupata per lei, è vero, ma potrebbe esservi molto utile. »
L’anziano si lisciò i baffi argentati mentre Lucy lo fissava impassibile, in attesa. Alla fine l’uomo sorrise.
« D’accordo. So già chi potrà andare a prenderla per portarla qui. Puoi darci una rapida descrizione della ragazza? »
« Vi ringrazio infinitamente. Certo: è minuta, più bassa di me, ha dei grandi occhi castano chiaro e degli inconfondibili capelli azzurri e mossi… »
« è sufficiente » la interruppe Makarov. « Domani la troverai qui sana e salva. Ora è meglio che tu vada a riposarti. Erza ti condurrà alla tua camera e ti fornirà dei vestiti più… adatti. Buon riposo. »
La giovane fece una riverenza mentre il vecchio si voltava verso un angolo buio dietro il bancone e faceva un cenno con il capo. Prima di andarsene, Lucy poté giurare di aver sentito un ghigno leggero e di aver visto lo scintillare sinistro di un paio di occhi color rubino.



Angolo dell'Autrice
Koooonnichiwa~! *schiva i proiettili e gli oggetti che le vengono lanciati* So che mi volete tanto male, ma ecco l'aggiornamento! Perdonate il ritardo, è un mio difetto l'essere così poco costante ._. Però finalmente la scuola è finita *piange di gioia*
Dunque! Ho cercato di chiarire il meglio possibile tutti i dubbi che vi hanno attanagliato quanto Lucy nello scorso capitolo! Ma la faccenda è solo all'inizio 8D Avete conosciuto il buon Capo, il caro Makarov <3 <3 Il personaggio di Erza diventerà meno misterioso man mano che si va avanti, abbiate pazienza! Gildarts arriverà presto, quindi non disperate. Spero di mantenervi incuriositi capitolo per capitolo, anche se qui ho chiarito molte cose! Se davvero svelassi tutto, però, che senso avrebbe continuare? 8D Lucy ora dovrà decidere se stare a Fairy Tail oppure no, valutando la verità che le è stata raccontata. Riuscirà a superarla?
Immagino abbiate già capito chi andrà a recuperare Levy... 8D 8D Aspettatevi scintille MWAHAHHAHAHAH
Se avete domande che non richiedono spoiler, cercherò di rispondervi! Il quinto capitolo è tutto da scrivere, di nuovo, quindi vi chiedo di avere tanta, tanta pazienza con me! Accompagnatemi in questo viaggio che è la mia prima long! *---*
Grazie mille a tutti per seguirmi, in particolare a f_naluST, che mi sopporta da sempre e mi fa coraggio per proseguire! *//////*
Ja ne! *-*/

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** V - Rapimento o salvataggio? ***




Levy stava smistando, soprappensiero, alcuni nuovi tomi pronti a essere sistemati nella biblioteca del palazzo. Il sole non era ancora sorto, ma dall’unica finestra incassata sopra gli scaffali della parete alla sua destra si poteva apprezzare il cielo dipinto dall’aurora di un delicato rosa.
Emise un lungo sospiro, si strofinò gli occhi e si lasciò cadere sulla sedia alle sue spalle, quindi posò la guancia sulla copertina rigida di uno dei libri disposti sul tavolo. Come tutti gli altri servitori di casa Heartphilia era stata svegliata quella notte da una grande confusione scoppiata, a quanto pareva, nell’ala riservata alle stanze del Duca.
Secondo i racconti dei domestici che risiedevano nell’area per la servitù contigua, qualcuno si era introdotto nei locali di Jude e aveva tentato di ucciderlo presumibilmente con un pugnale. Era riuscito però a ferire solo di striscio la vittima ed era scappato non appena erano sopraggiunti i servi spaventati dalle urla del padrone, che aveva riportato dei graffi poco profondi. Il problema era che l’arma era avvelenata. Un gruppo di medici erano stati fatti chiamare il prima possibile dalla città per somministrare l’antidoto e medicare al meglio il ferito, ma erano giunti da non più di mezz’ora quando Levy si era rifugiata nella sua amata biblioteca. Sembrava che il Duca stesse soffrendo molto a causa della tossina che gli circolava nel corpo e nessuno era sicuro che sarebbe sopravvissuto. I dottori non erano ancora usciti dalla sua stanza, così come il Conte Dragneel che – pareva - era accorso poco più tardi dei domestici, ancora vestito da notte, per informarsi della situazione e per assistere l’avvelenato.
Tuttavia, la sorte di Jude Heartphilia o la posizione del suo ospite non erano le cose che tormentavano la ragazza, quanto la fuga della sua cara Lucy.
Stando a quanto aveva affermato la giovane domestica che era entrata nella camera della duchessina per verificare che fosse al sicuro, il figlio del Conte Dragneel aveva afferrato la padroncina e si era buttato dalla finestra. La cosa incredibile era che, quando la serva aveva raggiunto di corsa il davanzale, aveva visto i due sani e salvi a terra mentre correvano via. Dopo aver cacciato un urlo che aveva attirato altri servitori, era svenuta e gli altri l’avevano fatta stendere sul letto della figlia del Duca per farla riprendere, quindi avevano ascoltato la sua storia.
Levy arricciò il naso e corrugò la fronte, sbuffando. Come racconto era davvero poco credibile, eppure la giovane Heartphilia non c’era più e lei era terribilmente preoccupata. Era la prima volta che usciva dalla sua tenuta, per di più con un semi sconosciuto. Sentì una fitta al cuore e si pentì di averla incoraggiata e condizionata con i racconti sui Dragneel la mattina precedente.
Che sia anche colpa mia? Si è lasciata influenzare e si è fidata di lui? Magari è un malintenzionato!
Scosse la testa con forza. Lucy era una ragazza molto intelligente e sicuramente non si sarebbe lasciata abbindolare da un malfattore qualsiasi. Era più probabile che fosse stata rapita, costretta a seguirlo contro la sua volontà. Quella era un’ipotesi molto più convincente.
La piccola bibliotecaria sollevò la guancia dal tomo su cui l’aveva appoggiata e vi posò invece la fronte.
Anche così, la cosa che la sorprendeva di più era che fossero arrivati incolumi a terra dopo essersi lanciati dalla finestra della stanza al primo piano. Che la giovane ereditiera fosse stata costretta o meno, avrebbe dovuto come minimo fratturarsi qualche osso insieme al suo accompagnatore. E invece non si erano fatti niente.
« I Dragneel non devono essere gente comune » si disse ad alta voce, battendo i palmi sul tavolo e alzando il capo dal libro. Magia. Ecco cosa doveva averli aiutati: non c’era altra spiegazione. « Lo dicevo che quelle leggende erano vere! »
Si ripromise di ricordarlo a Lucy e farci una bella risata sopra. Sperava tanto stesse bene e si chiese dove potesse essere fuggita insieme al suo pretendente. Le sembrava difficile che due fuggiaschi di tale levatura potessero facilmente rifugiarsi in città, dove potevano essere riconosciuti. E nemmeno avrebbero potuto riparare a casa Dragneel. La cosa le puzzava. Perché il figlio del Conte avrebbe dovuto portare via con sé Lucy? Chi aveva tentato di eliminare Jude Heartphilia?
Tutto questo non ha senso… O forse i nostri ospiti non sono realmente chi dicono di essere.
Le sue riflessioni furono interrotte da un fruscio sospetto alle sue spalle.
« Chi c’è? »
Non ottenne risposta. Percepì il cuore accelerarle, ma invece di farsi prendere dal panico cercò di mantenere i nervi saldi e la mente fredda. Si alzò in piedi di scatto e tentò di girarsi, ma fu bloccata da un paio di braccia grandi e muscolose, troppo forti per lei che era una ragazza e oltretutto molto minuta. In una frazione di secondo una mano enorme le tappò la bocca, mentre l’altra le tenne ferme le braccia dietro la schiena. L’aggressore doveva essere molto più alto di lei, perché si ritrovò sollevata di diversi centimetri da terra. Mugolò contro il palmo della mano nemica e si divincolò con forza cercando di liberarsi, ma ottenne solo che la stretta che la imprigionava si facesse più forte. Sentì un fruscio lieve e morbido e alcune ciocche di capelli neri e disordinati le caddero vicino al viso, quindi percepì il fiato caldo dell’uomo solleticarle l’orecchio destro. Ebbe un brivido.
« Non ti conviene giocare con me » mormorò una voce profonda e caldissima che le penetrò nel cervello facendola rabbrividire di nuovo. Aveva un tono divertito che la irritò da morire. « Adesso ti lascio andare, piccoletta, ma se provi a urlare o a fuggire giuro che ti ammazzo. »
Non che abbia molta scelta.
Annuì piano, con riluttanza, e fu posata a terra lentamente, come graduale fu il rilascio della stretta sulle sue braccia e sulla sua bocca. Non appena fu libera, si voltò di scatto per vedere in volto il suo assalitore. Per qualche motivo rimase impressionata.
Come aveva immaginato era parecchio più alto di lei e doveva sollevare il viso per poterlo guardare in faccia, in più aveva le spalle larghe ed era molto muscoloso. Portava una sorta di soprabito nero senza maniche che gli scendeva fino alle ginocchia e nella parte anteriore si divideva a metà all’altezza della vita, dov’era chiuso con una cintura borchiata. Indossava inoltre dei calzoni bianchi e larghi, che avevano formato diverse pieghe dove erano stati infilati negli stivali neri che l’aggressore della ragazza aveva ai piedi. Dopo averne studiato il vestiario, Levy sollevò lo sguardo per indagare il volto dell’altro. Aveva un aspetto giovanile e lei calcolò che doveva avere più o meno la sua stessa età. Aveva occhi dal taglio allungato e iridi rosso rubino che la fissavano in un misto fra il divertito e il malizioso, caratteristica che si leggeva anche nel ghigno che gli piegava la bocca mostrando dei canini insolitamente appuntiti. Aveva capelli lunghi, neri e spettinati che gli ricadevano sulla schiena e diversi piercing sul volto: sei di questi formavano, a gruppi di tre, le sopracciglia dello sconosciuto.
« E tu chi saresti? » domandò alla fine sospettosa dopo averlo squadrato a dovere.
« Sono quello che è stato pregato di venirti a salvare » commentò lui senza cambiare espressione. « Sai, una biondina ha praticamente implorato che tu fossi portata via di qui. »
Levy si illuminò.
« Lucy sta bene? Dov’è? Come mai tu l’hai vista? » esclamò tempestando il malcapitato di domande, sporgendosi verso di lui dopo essersi alzata sulle punte dei piedi. Questo inarcò un sopracciglio e le mise una mano in testa costringendola a posare nuovamente i talloni a terra.
« Sta’ calma, gamberetto » sbuffò. « Nessuno mi ha detto che fossi così asfissiante. »
La bibliotecaria gonfiò le guance e lo guardò storto.
« Per tua informazione ho un nome, sbruffone, ed è Levy. Levy McGarden. »
« Se è per questo anche io ho un nome, e non è “sbruffone”. Mi chiamo Gajeel, gamberetto » replicò il giovane con un sogghigno che si trasformò in una breve risata appena la ragazza gli lanciò un’occhiata di fuoco.
« Non che mi interessi, sbruffone. Invece di fare il pallone gonfiato, dimmi di Lucy! »
Gajeel espirò pesantemente e alzò gli occhi al cielo mentre sollevava la mano dal capo di Levy.
« La tua amichetta sta bene, quel tonto dai capelli rosa l’ha portata in salvo stanotte. »
Il “tonto dai capelli rosa” non poteva essere altri che il giovane Dragneel.
« Come conosci il figlio del Conte? E soprattutto dove si trovano? »
L’interrogato fissò la piccola bibliotecaria con uno sguardo indecifrabile.
« Senti un po’, pensi davvero che io sia qui per rispondere alle tue domande inutili? » le chiese secco, facendola irritare. « Ti ho già detto anche troppo. Tutto quello che sono venuto a fare è prenderti come mi è stato chiesto. »
« Be’, mi scusi, signor “sono venuto a rapirti e tu devi stare zitta e seguirmi”! Sei stato tu a parlare di Lucy per primo, quindi è giusto che io voglia sapere della mia amica! »
Il moro la fissò per diversi istanti prima di scoppiare a ridere.
« Sei davvero divertente, piccoletta. Nonostante la taglia hai grinta da vendere! Chi diavolo si metterebbe a discutere così con uno tre volte più grande di lei e che per giunta è venuto a rapirla? » si asciugò gli angoli degli occhi con gli indici. « Sei interessante. Potrei divertirmi con te. »
Per qualche motivo quella frase risultò alle orecchie della ragazza molto ambigua, e la cosa la fece arrossire istantaneamente come un peperone e le causò un’accelerazione improvvisa del battito cardiaco. La sua reazione non sfuggì al giovane che la guardò divertito con un lampo di malizia nello sguardo.
« Co-come ti permetti, brutto energumeno? » balbettò lei abbassando il volto e cercando di mascherare l’imbarazzo. « Mi stai prendendo in giro? »
« Ero serio. E dal tuo bel colorito devo dedurre che tu l’abbia intuito. »
L’affermazione non fece altro che alimentare il disagio di Levy, che avvampò maggiormente.
« N-non ho nessun bel colorito » affermò tenendo gli occhi incollati al tappeto che ricopriva il pavimento.
« Ma bene, ci mettiamo anche a dire le bugie adesso? »
La voce di Gajeel le sembrò più profonda di prima, così alzò di scatto il viso per verificare l’espressione del moro. Il suo cuore perse un battito quando si ritrovò a un soffio dalla sua faccia e istintivamente, per la sorpresa, fece un piccolo balzo indietro, scontrandosi con il tavolo. Il ragazzo sogghignò e allungò entrambe le braccia ai lati della bibliotecaria, poggiando le mani sul ripiano di legno e bloccandole ogni via di fuga. Per tutta risposta la giovane dai capelli azzurri tentò di evitare lo sguardo dell’altro, ma ne era come magnetizzata e si sorprese con gli occhi castani incatenati a quelli rossi del suo molestatore, che si fece il più vicino possibile. Ormai Levy ne era sicura: il suo volto doveva aver preso realmente fuoco da tanto era caldo. Iniziava a faticare persino a respirare.
« Forse sei arrossita, invece, perché hai frainteso la mia affermazione? »
La ragazza non rispose.
« …o forse ne hai capito il reale significato, eh? »
Il cuore della piccola donna si fermò per un lungo istante.
« C-che cosa dici? » ansimò, palesemente in difficoltà. E lei odiava essere messa in difficoltà. « E allontanati un po’, s-sei irritante! »
Sollevò una mano e tentò di stamparla in faccia a Gajeel, ma lui fu più rapido a bloccarla stringendole il polso.
« Dopotutto potrei davvero divertirmi con te, nanetta » commentò sogghignando di nuovo e, prima che Levy potesse reagire in qualsiasi modo, la afferrò per le cosce e se la caricò su una spalla come un sacco di patate.
La poveretta si ritrovò così a testa in giù, cominciando a sbattere contro la schiena muscolosa del moro non appena questo prese a camminare a grandi falcate verso l’uscita.
« Lasciami andare, barbaro! » protestò sconvolta e piccata la giovane battendo i pugni sul corpo del rapitore. Almeno così poteva evitare il suo sguardo e si sentì sollevata. « Non si porta così una donna! »
« Gamberetto, mi stai sul serio dando ordini su come rapirti? »
Si trovavano ora nella stanza che costituiva l’ingresso alla biblioteca: la ragazza riusciva a scorgere dalla sua scomoda posizione l’orologio a pendolo che si allontanava. Fu proprio davanti alla porta che Gajeel si fermò di colpo, facendo sbattere la rapita contro la sua schiena.
« Ahi! » squittì lei. « Non è che ti sto dicendo come rapirmi. Questo dovrebbe essere un salvataggio, no? Hai detto tu che Lucy ti ha chiesto di portarmi in salvo. »
Il moro sbuffò e poi sogghignò.
« Così vorresti essere trattata come una principessa? Qui sono io che detto le regole, piccoletta » la informò. « Non sarebbe divertente. »
E tanto per rimarcare il concetto, con uno scrollone sistemò meglio Levy sulla sua spalla e si premurò di migliorare la sua presa, spostando però la mano sul suo sedere. Alla bibliotecaria mancò il respiro per un istante e arrossì violentemente.
« I-idiota di un Gajeel! Non tenermi così! »
Il giovane rise di gusto senza accennare a cambiare posizione, nonostante il suo adorabile peso si divincolasse e prendesse a pugni il suo corpo.
« Finalmente di sei decisa a chiamarmi per nome, Levy. »
Sentire il suo nome pronunciato a quel modo glielo fece suonare stranamente dolce.
« Comunque ti conviene smetterla di agitarti, gamberetto. Mi fai solamente il solletico. Inoltre con tutto questo casino ci farai scoprire, e non potrai rivedere la tua amichetta. »
Questo bastò ad acquietare la ragazza. Per quanto trovasse terribilmente imbarazzante e irritante quella situazione, desiderava raggiungere la sua amica ed accertarsi che stesse bene e anche chiarire quella situazione complicata.
Mugugnò qualcosa, ma alla fine stette zitta. Sentì Gajeel ridacchiare.
« Brava bambina. »
Per una ragione a lei sconosciuta, a quelle parole Levy sentì, con un misto fra la lusinga e il disappunto, le proprie guance andare nuovamente a fuoco mentre il moro, senza aggiungere altro, apriva la porta silenziosamente e sgattaiolava fuori dalla biblioteca.
Che diavolo le stava succedendo?




Angolo dell'autrice
Konnichiwaa~! Lo so, faccio schifo per aver pubblicato così tardi e un capitolo così corto D: Stavolta se volete potete anche lanciarmi pomodori, uova marce, eccetera. Vi do il permesso çAç Sono incorreggibile T^T Non so proprio come farmi perdonare, posso solo sperare che il capitolo vi sia piaciuto D: L'IC spero di averlo preso almeno un po', è la prima volta che mi capita di scrivere qualcosa di INTERAMENTE GaLe. ç////ç Adesso smetto di fare scenate e parlo del capitolo. Scusate. T^T
Dunque! Come promesso ecco arrivato il tanto decantato capitolo dedicato a Levy e Gajeel! Finalmente il nostro morettone preferito ha fatto il suo ingresso, siete felici? <3 Ho cercato di renderlo almeno un po' teatrale, ditemi che ci son riuscita D: Come vedete Levy non sa resistere al fascino selvaggio di Gajeel (come biasimarla 8D), ma neppure al suo essere incredibilmente irritante. XD Da ragazza bassina la capisco.
Essendo oltretutto una ragazza molto acuta, ha già capito che qualcosa non va nei nostri ospiti! Ora sappiamo che Gildarts è ancora a palazzo, e presto ci sarà spazio anche per lui! Ho già qualche idea per il prossimo capitolo, in cui la scena tornerà a Lu-chan! Ha la giornata per decidere se rimanere a FT, ricordate? (è passato così tanto tempo.............)
Beh, se avete domande siete liberi di farle! Gli insulti potete farli, ma vi prego di essere un po' gentili nel farlo çAç è che avevo in ballo anche la fict per lo ShikaTema Day, che pubblicherò a giorni (spero, a leggerla mi par sempre un obbrobrio D:)!
Al prossimo capitolo *-*/! (ormai m'astengo da dire "a presto".)

Asu no Baka! (Fede sa.)

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** VI - Scelte ***




Il resto della nottata passò quasi completamente insonne per Lucy. Non riusciva ancora bene a capacitarsi di ciò che le era stato detto e soprattutto non era del tutto sicura di volersi unire a Fairy Tail.
Erza era stata molto gentile con lei: le aveva mostrato la sua camera e le aveva portato dei suoi vestiti con cui abbigliarsi il giorno successivo. Aveva cambiato atteggiamento rispetto a quello che aveva mostrato di primo acchito; trattò la biondina amichevolmente, pregandola di evitare formalismi, e alla fine le aveva anche regalato gli abiti che aveva intenzione di prestarle.
La ragazza si rigirò nel letto fissando la finestra socchiusa della sua stanza che si affacciava sulla strada sottostante alla facciata della locanda. Il sole faceva appena capolino all’orizzonte, spuntando dalla catena di montagne che si ergeva a est di Magnolia e colorando il cielo di un bel color pesca. Lo spettacolo era incantevole, ma la giovane Heartphilia non riuscì a goderne come avrebbe voluto.
Era tormentata da sentimenti contrastanti. Una parte di lei smaniava dalla voglia di unirsi a quel gruppo di maghi folli e sconsiderati e realizzare così il sogno della sua vita: abbandonare definitivamente l’ambiente aristocratico e vivere una vita normale – o quasi. Un’altra parte le ricordava che il Duca era pur sempre suo padre, l’unico membro della famiglia che le rimanesse, e che le persone che la stavano aiutando erano le stesse che molto probabilmente l’avevano ucciso quella stessa notte; sarebbe dunque dovuta tornare a palazzo e prendere in mano le redini della casa. Se non poteva più salvare il suo genitore, almeno per evitare che i servi finissero in mezzo a una strada. Scissa tra quei desideri opposti non trovava pace e si girava tra le lenzuola del piccolo letto addossato al muro, in cui era sdraiata. Gettò l’ennesimo sguardo alla stanza. Non era molto grande, ma la percepiva come molto accogliente. Le tende bianche che avrebbero dovuto coprire la finestra erano aperte e lasciavano che la morbida luce del primo sole illuminasse il mobilio sobrio. Il letto bianco che profumava di bucato in cui era coricata; un piccolo tavolo quadrangolare vicino alla parete opposta, fornito di alcuni fogli ingialliti, una piuma e un calamaio, e accompagnato da una sedia di legno con un cuscino sulla seduta; un armadio ai piedi del letto; un tappeto al centro della stanza e infine un tavolino rotondo vicino alla porta, che si trovava sulla parete opposta alla finestra e che Lucy poteva vedere avvicinando il mento al petto, con sopra un vaso in cui erano immersi profumati fiori viola. Le pareti della stanza erano dipinte di lilla, un colore che destava un senso di quiete nella sua occupante.
Potrei anche abituarmici,si disse con un sorriso dolce, prima di essere assalita dai sensi di colpa davanti a quel semplice pensiero. Serrò gli occhi nel tentativo di scacciare le sue preoccupazioni e trasse un profondo sospiro. Forse è meglio provare a dormire un po’, altrimenti più tardi avrò un aspetto orribile.
Rimase immobile sperando che il sonno la accogliesse nelle sue braccia per un tempo che le parve infinito, ma tutto fu inutile. Mugolò con disappunto e si girò per l’ennesima volta sul morbido materasso tenendo le palpebre chiuse e quando si sistemò sul fianco sentì un alito caldo investirle la faccia. Spalancò gli occhi e si trovò davanti il volto dormiente di Natsu Dragneel, comodamente sistemato accanto a lei sul suo letto e perfettamente a suo agio. La biondina rizzò il busto e cacciò immediatamente un urlo e che ebbe il misero effetto di far socchiudere le palpebre all’abusivo, il quale la fissò assonnato e sollevò la mano destra a salutarla.
« ‘Giorno, Lucy » sussurrò senza scomporsi, con la voce impastata dal sonno.
« “‘Giorno” un corno! » sbraitò la diretta interessata, piantando il piede nello stomaco del ragazzo e scaraventandolo a terra con un tonfo. « Questa è camera mia! E poi come diavolo sei entrato? »
« Ahia » esalò il rosato esprimendo il proprio dolore. « Che caratterino! Di prima mattina, poi. Comunque sono passato dalla finestra. Era aperta. »
« Sei tu che molesti le persone all’alba! E perché ti piacciono così tanto le finestre? Usa le porte, come una persona normale! »
« Ma io non sono una persona normale » rispose candidamente Natsu strofinandosi gli occhi lentamente, in un atteggiamento che alla giovane Heartphilia ricordò un gatto. La sua affermazione la sorprese.
« Di’ un po’, com’è che tu riesci a dire cose come questa con una tale leggerezza? »
« Cosa vuoi dire? »
« Beh, non tutti direbbero “non sono una persona normale” con una naturalezza come la tua. Oppure “sto cercando di saltare dalla tua finestra” » aggiunse, rivangando gli eventi di quella notte. Il mago del fuoco ridacchiò.
« Te la sei legata al dito, eh? Comunque non vedo perché non dovrei dire con naturalezza la verità. È quello che sono, no? Non me ne devo vergognare » concluse, e a Lucy sembrò di percepire la sua voce indurirsi mentre finiva la frase. Lo fissò tristemente mentre sbadigliava e si stiracchiava e alla fine non riuscì a trattenersi.
« Devi aver sofferto molto, vero? »
Il ragazzo si sedette meglio sul tappeto a terra e la guardò con aria interrogativa.
« Che intendi dire? »
« Intendo che dev’essere stato terribile quando quelli della tua famiglia hanno cacciato te e tuo padre. Non sentirsi accettati… Non sentirsi adatti. Io so cosa si prova, per questo dico che deve essere stata dura. »
Mentre parlava, notò lo sguardo di Natsu cambiare e farsi torbido e indecifrabile, così la giovane ereditiera si affrettò ad abbassare il proprio.
« M-ma immagino non siano affari miei, non sei obbligato a rispondermi e- »
« Non fu una bella esperienza » la interruppe lui mestamente ma anche con dolcezza. A sentire il suo tono la biondina percepì il proprio cuore stringersi dolorosamente e sollevò il viso per guardare ancora il suo interlocutore. Aveva un’espressione così malinconica che Lucy dovette reprimere l’impulso di abbracciarlo stringendo forte le lenzuola tra le dita. « Soprattutto perché ero piuttosto piccolo. Gildarts era riuscito a tenere nascoste le sue capacità, ma come avrai intuito io sono sempre stato un po’ maldestro e finii per farmi scoprire subito. » Fece un sorriso forzato e si grattò la nuca. « Dall’istante in cui capirono che avevo dei poteri magici, tutti nella mia famiglia iniziarono a guardarmi in modo diverso. Persino i domestici, che si prendevano cura di me e giocavano con me quando mio padre era impegnato con la vita di palazzo… Gli si leggeva in faccia che avevano paura di me, e per questo mi odiavano. »
Il giovane Dragneel evitava di guardare la ragazza negli occhi, così lei strisciò piano sul materasso per avvicinarsi al bordo del letto, senza sapere bene perché. Voleva solo fargli sentire la sua presenza e rassicurarlo in qualche modo.
« Quella situazione andò avanti per parecchio tempo. Due anni, forse. Alla fine la situazione degenerò. Una notte tentarono di uccidermi. »
L’ereditiera trasalì a quelle parole e si lasciò scivolare sul tappeto a terra accanto al narratore, trascinando con sé le coperte del suo letto che teneva strette al petto. Benché Natsu continuasse a non guardarla, Lucy mantenne lo sguardo fisso sul suo volto, mentre la tristezza per il racconto che stava ascoltando e la pena che provava per lui le segnavano il viso.
« Fu in quell’occasione che scoprirono che anche Gildarts aveva dei poteri magici, perché lui li usò per difendermi. E nonostante loro avessero tutta l’intenzione di farci fuori, non li uccise, ma si limitò a rendere loro impossibile inseguirci: quella fu la notte in cui scappammo da casa nostra. Raggiungemmo Fairy Tail giorni dopo, e dovemmo stare nascosti a lungo per evitare che qualcuno ci trovasse anche prima di arrivare qui. »
Emise un lungo sospiro e poi sollevò la testa per guardare finalmente negli occhi la sua unica ascoltatrice.
« Mi sa che ti ho annoia- »
La frase gli morì in gola quando voltandosi si accorse che gli occhi della giovane Heartphilia erano pieni di lacrime.
« C-che diamine succede? » balbettò sconcertato, prendendo la ragazza per le spalle mentre lei si asciugava le guance che cominciavano a bagnarsi. « Ho... Ho detto qualcosa che non va? »
« No » esalò la biondina in un piccolo singhiozzo strozzato. « è solo che tu hai sofferto molto più di quanto non sembri. »
Il rosato la fissò a bocca aperta, poi rise, sorprendendo Lucy.
« Guarda che non serve che tu pianga per me… Sono passati dieci anni, sto più che bene adesso » esclamò dedicandole un enorme sorriso. « Fairy Tail è la mia nuova famiglia, e ti assicuro che è anche più affettuosa di quella di prima, nonostante qui tutti abbiano un fardello sulle spalle, sai? So che il vecchio è stato un po’ brusco stanotte, ma non è cattivo. Anche lui ha sofferto tanto, per lui noi siamo come dei figli. È per questo che ti ha risposto con tanta rabbia, devi scusarlo. »
La giovane scosse la testa.
« No, lo capisco » replicò semplicemente, passandosi il dorso della mano sopra le palpebre chiuse per asciugare le lacrime. Poi ridacchiò. « Com’è che siamo finiti che sei tu a consolare me e non il contrario? »
Natsu le sorrise, ma non rispose e le lasciò invece andare le spalle.
« Hai detto che tutti in Fairy Tail portate un fardello » aggiunse invece la ragazza tirando su col naso. « In effetti anche Erza mi è sembrata un po’ cupa, all’inizio. Anche se poi si è rivelata una persona molto gentile. »
L’interlocutore rabbrividì.
« Erza è un mostro, non indagare mai su di lei » commentò fissandola intensamente. « Se la guardi negli occhi per più di dieci secondi, perderai te stessa. »
La biondina lo guardò ad occhi aperti per un tempo che sembrò interminabile, poi scoppiò a ridere e si piegò tenendosi le mani strette alla pancia. Le ci vollero diversi secondi per fermarsi e poi dovette asciugarsi gli angoli degli occhi dalle lacrime, stavolta causate dall’ilarità.
« Oh, Natsu » mormorò senza fiato. « Sai dire davvero ogni cosa rimanendo serio. »
« Guarda che io stavo parlando davvero sul serio! » ribatté lui piccato. L’altra stava per replicare, ma in quel momento qualcuno bussò energicamente alla porta.
« Lucy? È tutto a posto là dentro? »
Parli del diavolo,pensò Lucy: era la voce di Erza.
« Sì, non pre- »
Prima che potesse proseguire la frase, la soglia fu spalancata con una tale forza che sbatté contro il muro. Il giovane Dragneel, mosso da un primordiale istinto di sopravvivenza, strisciò all’indietro sul sedere fino alla parte di parete sottostante alla finestra aperta non appena intercettò lo sguardo della nuova arrivata.
« Natsu! Che diavolo fai? Stavi importunando Lucy? » tuonò la rossa, già provvista del busto dell’armatura di prima mattina. Marciò all’interno della stanza con decisione, ma la proprietaria della stanza scattò in piedi tra lei e il malcapitato costringendola a fermarsi.
« N-no, tranquilla! Cioè, inizialmente sì, mi stava importunando, ma poi abbiamo parlato un po’… » tentò di spiegarle, ma lo sguardo dell’altra corse ben presto oltre a lei, incontrando un Natsu che si stava arrampicando sul davanzale nel tentativo di fuggire.
« Brutto codardo! » ruggì la guerriera, senza muoversi per non urtare la giovane Heartphilia. « Fuggire è come ammettere la propria colpevolezza! »
« Può darsi, ma almeno salvo la pelle! » ribatté lui, lanciandosi dalla finestra senza ulteriori indugi.
« Quello sconsiderato… » ringhiò piano Erza dopo che la testa rosa e spettinata fu scomparsa dal suo campo visivo. Poi si rivolse improvvisamente a Lucy. « Scusa, spero di non averti spaventata. Ma è importante che io tenga d’occhio Natsu. È fin troppo bravo a cacciarsi nei guai anche con qualcuno alle calcagna. Figuriamoci se lo lasciassimo da solo. »
« Non c’è problema » le sorrise l’altra di rimando. Nonostante tutto, doveva ammettere che quelle scenette scioccanti e bislacche avevano un che di divertente. Guardò il profilo delle montagne. Il sole si era levato oltre le vette scure: doveva essere passato diverso tempo. « Che ore sono? »
« Quasi le sette e mezza » rispose la rossa con tranquillità. « Di sotto stanno preparando qualcosa da mangiare per tutti quelli di Fairy Tail. Te compresa, ovviamente. »
L’ereditiera stava per risponderle che in realtà lei non aveva ancora accettato di far parte di quella combriccola scalmanata, ma non fece in tempo a parlare.
« Se hai voglia, vestiti e vieni a fare colazione, ti va? »
La giovane donna in armatura la osservava con un sorriso gentile e premuroso. Sembrava quasi…
« …una sorellona. »
Le parole erano uscite dalle labbra della biondina quasi senza che se ne accorgesse.
« Come scusa? » domandò Erza perplessa, inclinando la testa da un lato.
« S-scusa, ho pensato ad alta voce! Stavo… Stavo riflettendo sul fatto che tu sembri proprio una perfetta sorella maggiore e… »
Non seppe come continuare, imbarazzata, e sbirciò la reazione dell’altra di sottecchi. L’espressione della rossa diventò sorpresa, poi le guance le si arrossarono appena e con entrambe le mani abbracciò Lucy, facendole battere dolorosamente la testa contro l’armatura.
« Accidenti, sei così tenera » sussurrò quasi soffocando la poveretta, poi la lasciò andare prima di privarla completamente dell’ossigeno. « D’accordo, io ti aspetto qui fuori. Tu vestiti, così scenderemo insieme. »
Si mise a canticchiare sommessamente e uscì dalla stanza chiudendo la porta alle proprie spalle, palesemente di buon umore. La giovane Heartphilia era del tutto sbalordita e un po’ frastornata dalla reazione improvvisa dell’altra, ma sentiva anche una strana sensazione di calore. Era felice, intenerita. Erza era una ragazza strana, molto singolare, ma estremamente buona e semplice, proprio come Natsu. E la ragazza non metteva in dubbio che potesse esserlo anche Makarov. La gente di quel posto sembrava accomunata dall’indole benevola e... particolare.
Mentre indossava gli abiti che la giovane con l’armatura le aveva regalato – una camicia bianca a maniche corte con sopra un maglione beige senza maniche, arricchito da un fiocco rosso al collo, una cortissima minigonna blu a pieghe e un paio di stivali marroni alti fino al ginocchio – si chiese se anche gli altri maghi riuniti a Fairy Tail condividessero le stesse caratteristiche di quelli che aveva già incontrato. Sorrise intenerita e si sistemò gli stivali. Nonostante le loro stranezze sentiva di provare già affetto per loro, e questo avrebbe reso più difficile un eventuale rifiuto dell’offerta fattale da Makarov. Non odiava propriamente suo padre, e voleva capirne le ragioni invece di combatterlo senza provare a parlargli, ma capiva il dolore dell’uomo e aveva potuto constatare che – almeno da coloro che aveva conosciuto – i maghi non erano persone cattive, anzi. Sentì il fortissimo impulso di precipitarsi dal vecchio proprietario della locanda e urlargli che sì, accettava di stabilirsi lì e vivere con loro, in una nuova famiglia di persone spontanee, dolci, divertenti e un po’ folli. Oltre all’affetto filiare che la legava a Jude Heartphilia, però, c’era anche quello più forte che la rendeva ancora più titubante e malinconica: quello per i domestici che le stavano accanto tutto il giorno. E il ricordo di sua madre che aleggiava ancora nella casa che aveva appena lasciato. C’erano molti motivi per tornare indietro, ma altrettanti, forse di più, per accettare l’accoglienza di Fairy Tail e guardare avanti. Avere uno scopo per cui lottare, aiutare delle brave persone. E magari sarebbe anche riuscita a convincerli della bontà che si celava ancora nelle profondità del cuore del suo unico genitore. Stava per cedere alle lusinghe delle sue stesse considerazioni quando un pensiero la fulminò.
Levy.
Non avrebbe potuto prendere alcuna decisione finché lei non fosse stata al sicuro. Non voleva farlo. Mettere in pericolo l’unica vera amica che avesse mai avuto fino a quel momento era l’ultima cosa che voleva fare al mondo. Una sua scelta sbagliata in quella situazione avrebbe potuto farle correre grossi rischi, perciò Lucy decise di rimandare qualsiasi altra considerazione riguardante la proposta di Makarov al momento in cui avrebbe visto la giovane bibliotecaria sana e salva davanti a lei. A quel punto forse, e solo forse, si ribadì tra sé, avrebbe potuto considerare di accettare l’offerta.
Con rinnovata determinazione si sistemò meglio il fiocco al collo e uscì dalla stanza, nel luogo in cui Erza la stava aspettando.
« Ci hai messo un po’ » constatò la rossa scostandosi dal muro a cui si era appoggiata, proprio accanto alla porta. « Qualcosa non andava con i vestiti? »
Non volendo preoccuparla con le sue ansie, la biondina sorrise e la affiancò mentre procedevano lungo il corridoio.
« No, è solo che… La gonna. È cortissima, non ci sono abituata! Però è adorabile, e riesco a muovermi molto meglio che con i miei soliti vestiti. Ti ringrazio ancora per avermeli dati, Erza. »
« Figurati. Sono contenta che ti siano piaciuti » rispose l’altra ricambiando il sorriso.
Al piano inferiore, nella sala che l’ereditiera aveva visitato quella notte, l’atmosfera era già vivace. Mentre scendeva le scale Lucy esaminò i presenti e poté riconoscere Makarov ancora seduto sul bancone (che fosse stato lì fino a mattina?), con un boccale di birra in mano, e Natsu che, rientrato dopo essersi gettato dalla finestra, stava facendo a pugni con un ragazzone enorme dalle spalle squadrate e muscolose, con i capelli bianchi che schizzavano verso l’alto in una posa quantomeno strana. Dietro al bancone c’era una ragazza bellissima dai capelli dello stesso colore del giovane che stava facendo a botte, lunghi e ondulati, e dagli splendidi occhi blu. Indossava un lungo vestito bordeaux con orli e merletti rosati ed era impegnata a strofinare un panno umido su dei boccali usati. Seduta sopra un tavolo a poca distanza c’era un’altra giovane donna dai capelli castano scuro, che le scendevano in morbide volute fino al petto abbondante, coperto solamente da quello che somigliava a un reggiseno. Reggeva sulle ginocchia un barilotto di quello che, con tutta probabilità, era liquore. Un uomo adulto dai capelli scuri cercava di sottrarglielo tentando di convincerla rumorosamente a smettere di bere a quell’ora del mattino, invano. Vicino a Natsu e al suo contendente, seduto a un tavolo, c’era un ragazzo dai capelli neri che però dava le spalle alle scale e che quindi Lucy non poté meglio identificare. Seguì Erza fino al bancone, dove venne accolta dalla ragazza albina che si stava occupando dei boccali.
« Buongiorno, Erza. Tu devi essere Lucy, vero? » trillò salutandole con una voce dolcissima che mise uno strano senso di pace alla biondina. Annuì e la giovane donna le dedicò un sorriso gentile. « Piacere di conoscerti, io sono Mirajane, ma puoi chiamarmi Mira. Non preoccuparti se c’è un po’ di confusione, è normale amministrazione. »
Proprio in quel momento Natsu piombò a pochi centimetri da chi stava parlando, strisciando per diversi metri dietro al bancone, fino al muro. La locandiera dal canto suo rimase perfettamente immobile, con lo stesso sorriso di poco prima sulle labbra, mentre il poveretto alle sue spalle si rialzava e si metteva a ringhiare, puntando il dito verso il ragazzone con cui si stava picchiando:
« Avevamo detto niente magia! Sei scorretto, Elfman! »
Quest’ultimo, che presentava il braccio destro diverso da prima, ora nero e lucido, rise ed esclamò:
« Menti! Tu avevi detto che non avresti usato la magia, ma io non ho mai promesso niente del genere! Vergognati Natsu, un vero uomo non dice mai bugie! »
Infuriato, il giovane Dragneel scavalcò il bancone con un balzo, aiutandosi con una mano, mentre l’aria attorno a lui tremolava quasi fosse sottoposta a troppo calore, e sibilò:
« Brutto pezzo di- »
La fine della sua frase fu coperta da un urlo acuto che fece sussultare Lucy, la quale aveva seguito la scena precedente in un misto tra il terrore, la sorpresa e il divertimento. Il grido la costrinse a voltarsi verso la ragazza seduta sopra al tavolo che aveva visto scendendo le scale.
« O Miiiraaa » chiamò la giovane donna in questione, ondeggiando la testa e insieme le ciocche di ricci castani che le incorniciavano il viso. « Altro liquore! Voglio altro liquore! »
L’uomo accanto a lei, che ora l’ereditiera poteva esaminare meglio e di cui poteva ora scorgere le sottili rughe attorno agli occhi, alla bocca e sulla fronte, si passò una mano in faccia e crollò sulla panca che affiancava la tavola.
« Cana, come diavolo è possibile che tu sia riuscita a finire anche il terzo barile di liquore in mezz’ora? Datti una regolata, sei una signora, dannazione! »
La ragazza gli scoccò un’occhiata fredda, con la bocca semichiusa e le guance appena imporporate. Doveva essere già brilla.
« Silenzio, Macao » gli intimò battendo il barilotto contro il piano di legno sotto di lei. « Non sono affatto cazzi tuoi, mi sembra. »
L’altro si massaggiò le tempie.
« La finezza non è decisamente una delle tue qualità » commentò a bassa voce, ma Cana l’ignorò e continuò a richiedere a gran voce la quarta razione di liquore.
Lucy non poté fare a meno di sorridere dopo lo sconvolgimento iniziale. Mentre lei osservava i presenti, Mira aveva preparato un barilotto di liquore e lo stava portando a chi lo richiedeva ed Erza aveva raggiunto Makarov e avevano iniziato a discutere sommessamente, ma la biondina preferì continuare la sua silenziosa esplorazione piuttosto che andare a unirsi alla conversazione. L’unico che non aveva ancora fatto chiasso nella stanza era il ragazzo seduto vicino ai due rissaioli, il quale beveva da un boccale in tutta tranquillità, come se il mondo attorno a lui non esistesse. La giovane Heartphilia ebbe la tentazione di alzarsi e raggiungerlo per poterne conoscere almeno il nome, ma nel momento in cui stava per allontanarsi dallo sgabello, Elfman fu scaraventato sul tavolo dello sconosciuto che si frantumò sotto il peso del malcapitato, franando al suolo con il boccale del giovane.
Natsu, autore del disastro, alzò le braccia al cielo e sghignazzò senza ritegno.
« Questo era per prima, Elfman! Prendi! »
Il moro che era rimasto per tutto il tempo con le spalle rivolte a Lucy scattò in piedi e balzò verso il rosato. Durante il volo si tolse la camicia bianca che indossava sopra ai pantaloni verde militare, quindi batté la mano destra chiusa a pugno sul palmo della sinistra creando una nebbiolina leggera.
« Adesso hai veramente rotto, cervello bruciato! » sbraitò, poi aggiunse qualcosa che risultò incomprensibile alle orecchie dell’ereditiera a causa delle urla sovrapposte dell’albino dalla pelle abbronzata, del giovane Dragneel e di Cana, che aveva appena ricevuto il suo nuovo barile di liquore. Una prigione di ghiaccio comparve dal nulla, imprigionando il mago del fuoco tra le sue sbarre bianchissime. Il fautore dell’incantesimo atterrò in cima alla costruzione mentre Natsu prendeva a pugni la struttura nel tentativo di farla crollare ed Elfman rideva rumorosamente all’esterno.
« Fammi uscire, Gray, brutto maniaco! »
L’interpellato, che nonostante le apparenze si era dimostrato fuori di testa almeno quanto gli altri, si limitò a osservarlo a testa in giù, piegandosi oltre il tetto della gabbia.
« Chi sarebbe un maniaco, eh?! »
« Lo stronzo lassù che si crede chissà chi, ma che non si accorge nemmeno di essersi spogliato! »
Il moro parve accorgersi solo in quel momento di essersi tolto la camicia.
« Oh cazzo! » esclamò, distraendosi per quell’attimo che bastò all’incarcerato per ricoprire di fuoco la sua mano destra e sferrare un pugno alle sbarre di ghiaccio. La prigione non resse all’impatto e l’intera costruzione crollò, dissolvendosi poco dopo in una nuova nebbia di cristalli di ghiaccio. Gray cadde a terra e Natsu rise trionfale.
« Fuoco batte ghiaccio! »
L’altro mago scattò rapidamente in piedi e gli assestò un pugno in faccia, scaraventando l’antagonista a qualche metro di distanza.
« Ma pugno batte imbecille! »
Elfman si gettò nella mischia e la rissa riprese fra un insulto e l’altro, così Lucy si disinteressò – non senza rimanere attonita – allo spettacolo, voltandosi verso Mirajane che era tornata dietro al bancone.
« Vuoi qualcosa da bere o da mangiare? » domandò la locandiera premurosa rinnovando il suo sorriso dolce che l’altra non poté fare a meno di ricambiare.
« Un succo d’arancia andrà benissimo, grazie. »
Mentre l’albina la serviva, la giovane Heartphilia ritornò con la mente alle riflessioni di quella mattina e sorrise divertita. Quei maghi erano decisamente folli: niente a che vedere con la figura mitologica o fiabesca a cui si era abituata leggendo. Erano persone come tutte le altre che vivevano la loro vita insieme in spensieratezza e divertendosi. Persone che di certo avevano ogni diritto di vivere.
Il bicchiere colmo di liquido arancione che le scivolò sotto gli occhi la distolse dai suoi pensieri, così sollevò lo sguardo e afferrò la bevanda. Mira la stava osservando.
« Qualcosa non va? » domandò con tono gentile mentre afferrava un boccale e cominciava a pulirlo.
« Niente. È che… »
L’ereditiera abbassò lo sguardo sul succo e iniziò a passare distrattamente un dito sul bordo del bicchiere.
« Mi aspettavo che i maghi fossero persone più… più… Beh, non so nemmeno io come definirlo. Direi più fiabeschi. Meno normali. »
La locandiera rise e Lucy trovò perfetta anche la sua risata, simile a una melodia. Sembrava quasi una piccola dea.
« E perché mai? I maghi non hanno niente di diverso dalle altre persone. Se mai, hanno qualcosa in più: proprio la magia. Ma non credo che tu definiresti “normali” quelli di noi che hai incontrato finora. »
« Effettivamente no » ammise la biondina ridacchiando. « Ma non corrispondono ugualmente all’idea di “mago” che avevo. Non so perché me la fossi fatta, ma è così. Siete meglio di quello che mi aspettassi. »
« Grazie » sorrise l’albina posando il boccale e passando a un altro. « Ma non credo fosse questo a turbarti, dico bene? »
La giovane Heartphilia sollevò lo sguardo sorpresa e incontrò gli occhi blu dell’interlocutrice.
« Cos’è, la tua magia serve per leggere la mente delle persone? »
Mirajane rise di nuovo.
« Sono solo una buona osservatrice. Alle locandiere si parla molto, lo sapevi? »
L’ereditiera, superato lo stupore, sorrise e bevve un sorso del suo succo.
« Beh… Penso che tu sappia che per ora sono qui solamente in veste di ospite » esordì. « E che Makarov… »
« Il Capo. O il Master. Lo chiamiamo così » la corresse l’altra con gentilezza.
« E che il Master » riprese Lucy, « mi ha proposto di trasferirmi qui permanentemente. È solo che io… io non so cosa fare. Non fraintendermi: qui è bellissimo e siete tutti gentili con me, ma… Non posso abbandonare la mia famiglia. Mio padre è l’unico che mi è rimasto e anche se il nostro rapporto non è dei migliori, lui rimane sempre mio padre. Inoltre non posso lasciare a se stessi i domestici e tutti coloro che si sono sempre presi cura di me, sono pur sempre legata a loro, capisci? Per quanto io capisca le ragioni del Master Makarov, ha pur sempre deciso di spazzare via ciò che rimane della mia famiglia. E così non riesco a decidermi. Qui mi piace, ma non posso dimenticare casa mia. »
La ragazza dai capelli bianchi rimase per un po’ in silenzio mentre puliva un altro paio di boccali, lasciando la biondina in attesa ad ascoltare sprazzi delle urla che provenivano dalla sala, poi prese la parola, parlando con dolcezza.
« Mi sembra di capire » cominciò, « che a te piaccia Fairy Tail, nonostante una parte di te la associ all’assassinio di tuo padre. Lascia che ti dica la mia opinione e poi decidi se ascoltarla oppure no. È vero, noi maghi di Fairy Tail abbiamo come scopo quello di combattere Jude Heartphilia e abbiamo mandato Gildarts e Natsu a compiere la missione che sai. Tuttavia » e qui fece una pausa, mentre riponeva un bicchiere scintillante, « non abbiamo fatto questo senza una ragione. È stata una decisione estrema e sofferta. Noi non uccidiamo con leggerezza, per quanto un individuo possa essere cattivo. Fairy Tail è sempre pronta a tendere la mano a chi sprofonda nelle tenebre per consentirgli di uscirne… ma non sempre quest’ultimo è disposto ad accettare l’aiuto. Non ti hanno detto tutto. La delegazione che era stata mandata a chiedere aiuto ha fatto una brutta fine ed è scoppiata una vera e propria guerra. Ovviamente questo non giustifica quello che abbiamo deciso di fare, ma era solamente per consentirti di capire come sia stata una scelta difficile. L’unica alternativa che rimaneva. Mi capisci? »
Lucy annuì e Mirajane riprese.
« Bene. A parte questo, che comunque non credo cambierà il tuo punto di vista, visto che la persona di cui si tratta è tuo padre, io credo di aver capito che quello che provi verso la tua casa è un senso di obbligo e responsabilità. Senti di dover tornare ad aiutare i servi che hanno avuto cura di te finora e senti dei doveri nei confronti di Jude, che è pur sempre la tua unica famiglia. Ora ascolta. I tuoi domestici non sono da soli. Insieme riusciranno a cavarsela anche senza di te, e sono sicura che se ti vogliono davvero bene saranno felici che tu sia riuscita a fuggire incolume. Inoltre mi sembra di capire che tuo padre non sia molto affettuoso con te, quindi saranno sicuramente lieti di sapere che sei lontana dall’infelicità che questo ti causava. Quanto al legame di famiglia… Spesso è meglio allontanarci da chi non ci tratta come meritiamo, per quanto noi vogliamo loro bene. Ti posso solamente dire di pensarci su, ma soprattutto, Lucy… Non permettere che la felicità di venga portata via per colpa di obblighi che senti. Ascolta il tuo cuore. Cosa ti dice in questo momento? »
La dolcezza con cui le aveva parlato fece stringere il cuore alla giovane Heartphilia così tanto che le salirono le lacrime agli occhi. Li chiuse per ricacciarle indietro e in quell’istante sentì di guardarsi davvero dentro. Quel luogo era tutto quello che aveva sempre sognato. La libertà, degli amici, delle avventure da vivere, persino frivolezze come i vestiti che desiderava, una stanza semplice, persone che la trattavano con dolcezza e premura e che, forse, le volevano già bene, risate, divertimento. Una casa vera, di quelle in cui non senti un senso di vuoto, ma un calore che ti straripa nel petto e le lacrime di gioia che ti premono contro le palpebre. Un senso di appartenenza, di attaccamento e di affetto reciproco che non aveva mai sentito in tutta la sua vita. Era tutto quello che voleva e che sperava di ricevere.
Aprì gli occhi e scoprì che Mira la stava guardando con un sorriso dolce e speranzoso. Lucy lo ricambiò immediatamente e poi rise, sentendo il peso che le opprimeva il cuore che si dissolveva come una nube temporalesca.
Udì un campanile rintoccare le otto.
Quando un ragazzo alto e muscoloso dai capelli neri, con la sua Levy su una spalla, fece rumorosamente il suo ingresso nella locanda dal portone principale, lei aveva già deciso.




Angolo dell'autrice
Oh. Mio. Dio. Sono sorpresa. Non tanto per aver pubblicato (anche), ma soprattutto perché ho recuperato alla grande la lunghezza dello scorso capitolo! Questo è quasi 9 pagine word intere XD E spero che ve le siate godute! ** Vi prego di farmi notare qualsiasi errore grammaticale, di forma, di battitura, insomma tutto quello che notate, perché non l'ho riletto. Avevo troppa foga di pubblicare, per cui abbiate pietà. Può darsi che qualche errore ci sia, specialmente nel discorso di Mira che è luuuuuuuuungo lungo.
Che dire? Qui non c'è tanto shipping, ma quel poco che c'è è NaLu, e consideratelo dedicativo per la NaLu Week appena conclusasi (come previsto non ho scritto niente, yeeeee)! C'erano delle fanart stupende e ho contribuito anche io, per questo non mi avete sentito (...)! *_*/ Sentivo di dover fare almeno qualcosa, e visto che sono pigrissima sono riuscita a fare una sola fanart, ma è già qualcosa........... Voglio solo dire che il discorso di Mira è stata la cosa più bella e terribile da scrivere. Bella perché sì, terribile perché è TROPPO LUNGO e stavo morendo perché a un certo punto ho rischiato di perdere il filo O_O Ora sapete le cause della "guerra". Makarov non ha parlato perché è troppo doloroso per lui ricordare la morte dei suoi figli. Capitolo intenso, nel senso che introspettizzare così tanto è una faticaccia, non potete capire! Davvero! Apprezzate il mio sforzo almeno un po' x___x Anche perché non so assolutamente cosa scrivere adesso 8D Ma ci lavorerò! (ho in mente una scena lime per Natsu e Lucy da giorni, ma non posso scriverla ora, dovrò aspettare un sacco DDDD: Spero di ricordarmela per allora.....)
Voglio che sappiate anche che ho sentito tantissimo le cose dolci che ho fatto pensare a Lucy alla fine, davvero. Una riflessione che personalmente trovo molto bella (mi faccio i complimenti da sola?), ma che può anche non essere condivisa ovviamente X°D
Boh, ho fatto entrare in scena un po' dei nostri personaggi preferiti (quanti per Cana? X°D E Gray? XD). Mira è un amore. *_* E adesso Levy si ricongiungerà con la sua Lucy! *_*
MA ADESSO SMETTO CON I VAGHEGGIAMENTI - ah, Gildarts torna, eh! Torna, torna!
Bene, dedico questo capitolo come schifoso regalo di compleanno (e pure in ritardo) alla mia adorata f_naluST! *____* Auguri tesoro *çççç* Fa schifo, ma se riesco a mettere tanto NaLu nel prossimo chapter vedrai, mi rifarò (?) 8D
Ja neeee~!


Asu no Baka

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** VII - Buone nuove?! ***



Il moro energumeno che aveva attraversato il salone e depositato con poca delicatezza il suo carico a terra si piantò le mani sui fianchi e sghignazzò attirando su di sé l’attenzione dei tre rissaioli nel lato sinistro della stanza.
« Sono tornato, razza di sfigati! »
Levy borbottò un’osservazione poco gentile riguardo a quanto poco fosse decoroso il comportamento di quell’individuo, quindi si massaggiò la schiena e si guardò intorno sobbalzando non appena vide Natsu lanciarsi in pochi balzi verso il nuovo arrivato, il tutto ignorando prontamente Elfman e Gray, con i quali stava scambiando pugni da una buona mezz’ora.
« Sfigati a chi, stronzo? »
I successivi insulti di volgarità crescente che si scambiarono furono semplici brusii alle orecchie della piccolina dai capelli azzurri, la cui attenzione fu catalizzata da una voce che conosceva fin troppo bene.
« Levy! »
Il tono era vibrante di sollievo, gioia e una nota spensierata che non aveva mai sperato di sentire. Un enorme sorriso le si dipinse immediatamente sulle labbra e si voltò di scatto verso l’origine del suono. Lucy si era già alzata e nel momento in cui l’ormai ex bibliotecaria si girò, si trovò stretta tra le sue braccia e sbilanciata all’indietro dalla foga dell’amica di sempre.
« Lucy! Fai piano, così mi fai cadere! »
La giovane Heartphilia affondò il viso in quelle onde color del cielo che aveva imparato a conoscere e adorare e sospirò.
« Scusa. È che sono felice di vedere che stai bene. »
« Star bene è una parola grossa, quel brutto vichingo mi ha portata da palazzo fino a qui tenendomi sulla spalla come un qualsiasi sacco di patate. »
« Ti ho sentita, gamberetto! » ruggì Gajeel emergendo dall’ammucchiata che si era nel frattempo creata con l’intervento di Gray ed Elfman. Levy lo ignorò con perfetta naturalezza, senza staccarsi dalla biondina.
« Ma troverò il modo di fargliela pagare a dovere. È stato molto imbarazzante, se devo essere sincera. » Si interruppe per un momento e l’ereditiera si allontanò da lei tenendole le mani sulle spalle. Notò che le guance dell’altra si erano tinte di un delicato rosa. Inclinò la testa da un lato, incuriosita. Da quando la conosceva, non aveva mai visto l’ex bibliotecaria arrossire in quel modo. Stava per indagare, ma la ragazza dai capelli azzurri riprese. « Ma lasciamo perdere, d’accordo? Piuttosto, tu come stai? Sei ferita? Che razza di posto è questo e perché ti trovi qui? Che diamine è successo stanotte? »
Ad ogni domanda la stretta delle dita di Levy sulle spalle di Lucy si faceva maggiore e quest’ultima batté le palpebre più volte, poi scrollò delicatamente l’amica.
« Calma, Levy. Io sto bene, vedi? Nemmeno un livido, grazie a Natsu. È lui che mi ha portata qui, e… Questa è Fairy Tail. È una locanda, ma… »
Stava per vuotare il sacco, ma si interruppe di colpo. Poteva davvero mettere la giovane al corrente di tutto? Quello che aveva saputo quella notte, come aveva precisato Makarov, erano informazioni preziose e non potevano essere rivelate con leggerezza. Inoltre, dal momento che aveva appena deciso di rimanere là – l’idea la elettrizzava sempre più ogni volta che ci ripensava, facendole venire un brivido d’emozione -, proprio non se la sentiva di diffondere quelle notizie senza il permesso del… Master.
« …ma? » incalzò l’altra incoraggiandola a continuare, tuttavia la biondina scosse il capo.
« Non posso parlarti di ciò che mi è stato detto stanotte senza il permesso del… capo di qui. »
La minuta bibliotecaria la guardò poco convinta, ma non insistette. Invece propose:
« E va bene, allora si può parlare con questo capo? Ormai sono qui, quindi tanto vale che venga informata anche io dal diretto interessato, non ti pare? »
L’ereditiera le sorrise e annuì mentre entrambe si lasciavano rispettivamente le spalle. Poi si voltò e procedette verso Erza e Makarov, i quali avevano concluso il loro discorso a bassa voce e avevano concentrato la propria attenzione esattamente sulle due ragazze che si stavano avvicinando a loro. La giovane in armatura sorrideva sommessamente, mentre il vecchio prendeva un sorso o due ogni tanto dal boccale nella mano destra e conservava la sua espressione affabile e tranquilla. Solo in quel momento Lucy si rese conto che non aveva più con sé il bastone ricurvo che possedeva nel momento in cui l’aveva conosciuto. Non appena raggiunsero la strana coppia, la biondina si scansò di poco, come a voler evidenziare la figuretta esile della compagna.
« Erza… Master Makarov… Questa è la ragazza di cui vi parlavo questa notte, Levy. »
« Tanto piacere » aggiunse il soggetto della discussione, con una breve riverenza.
« Il piacere è nostro » replicò l’anziano baffuto osservandola. La rossa accanto a lui fece un cenno del capo, le braccia incrociate al petto. « Sono lieto di vedere che sei arrivata qui sana e salva. »
« E di questo vorrei ringraziarvi » s’inserì nuovamente la giovane Heartphilia con un sorriso di gratitudine. « Non sarei riuscita a stare serena senza Levy al mio fianco. »
Questa la guardò con un’espressione a metà tra il perplesso e l’intenerito.
« Non c’è problema, Lucy » rispose Makarov sorridendole e facendo affiorare gli angoli della bocca dai folti baffi. Poi si rivolse alla bibliotecaria. « Gajeel ti ha trattata male? »
La ragazza parve sorpresa dalla domanda e la cima delle sue guance si colorò di rosa.
« Un po’ » commentò alla fine guardando a terra per pochi attimi. Quindi sollevò gli occhi e tornò a fissare il suo interlocutore. « Non è stato molto delicato, nonostante stesse trattando con una signora. »
Il vecchio rise e bevve dal suo boccale.
« Già, ma Gajeel non è mai delicato né gentile. Con nessuno. »
E quasi a rimarcare quell’affermazione, l’oggetto del discorso urlò alle spalle delle due amiche, scaraventando a terra Natsu:
« Muori, bastardo rosa! »
Nuovi improperi volarono nella sala e Makarov sospirò pesantemente. Poi si voltò verso Erza.
« Puoi fargli fare un po’ di silenzio? Si sono sfogati abbastanza, e stiamo per affrontare argomenti importanti. »
La rossa sorrise e con estrema calma sciolse l’intreccio delle braccia sgranchendole; dopodiché superò Levy e Lucy a grandi passi e si fermò a gambe divaricate a pochi passi dai quattro maghi che si stavano affrontando e che non parvero accorgersi dell’arrivo della giovane donna.
Quest’ultima prese un lungo respiro (la biondina poté intuirlo dal fatto che sollevò leggermente le spalle) e poi tuonò:
« Adesso finitela, idioti! Avete fatto abbastanza casino! Non costringetemi a usare le maniere forti! »
Natsu, Gray ed Elfman sobbalzarono e interruppero subito la rissa, mentre Gajeel si voltò verso la ragazza con l’armatura e la fissò con aria di sfida.
« Uh? Ti senti forse forte perché i tuoi cagnolini ti obbediscono subito? Io sono di tutt’altra pasta. Fatti sotto, donna! »
I capelli di Erza sussultarono e iniziarono a fluttuare leggeri come nell’acqua mentre la figura della giovane cominciava a brillare come una stella.
« Ti credi alla mia altezza? Interessante. Permettimi di saggiare la tua forza. »
« G-Gajeel, guarda che lei fa sul serio… » tentò di dissuaderlo il mago del fuoco poco dietro l’interpellato, ma quest’ultimo non si lasciò convincere, anzi ne approfittò per rifilare un pugno in faccia al poveretto che finì scaraventato qualche metro indietro.
« Silenzio, pappamolla! »
La distrazione però gli costò caro. Mentre si voltava la rossa aveva concluso il suo incantesimo, che le aveva permesso (Lucy non capiva come, era la prima volta che vedeva la maga all’opera) di cambiare armatura, sostituendola con una intera e bianchissima con strani disegni gialli sopra e una lunga lancia. Invece di usare la lama, però, la ragazza sfruttò la parte che ne era priva per colpire violentemente in testa Gajeel, che cadde al suolo ringhiando una serie infinita di parolacce e rotolando tenendosi il capo.
« E ora fa’ silenzio » intimò Erza mentre il suo corpo tornava a splendere, dotandola nuovamente della sua armatura con gonna blu.
Lucy rabbrividì e si voltò verso Levy con l’intenzione di rassicurarla, ma rimase interdetta nel vedere l’espressione preoccupata con cui la ragazza dai capelli azzurri guardava il ferito.
« Levy…? » provò a chiamarla, ma ogni altro tentativo di comunicazione fu interrotto da Makarov che alle loro spalle si schiarì la voce richiamando la loro attenzione.
« Ora che l’ambiente è un po’ più tranquillo potrò spiegare la situazione con più calma… »
I dieci minuti successivi passarono con il vecchio che ripeteva la stessa storia che la figlia del Duca aveva già sentito quella notte. La giovane bibliotecaria ascoltò assorta, senza cercare di nascondere lo stupore, la meraviglia (le brillarono gli occhi in modo incontrollato quando apprese dell’effettiva esistenza della magia e che, anzi, i portatori di tale cosa erano proprio davanti a lei) e lo sgomento, rimanendo in religioso silenzio per tutto il racconto; silenzio che mantenne anche per una manciata di secondi dopo che l’anziano ebbe finito di parlare.
« Quindi » disse alla fine prendendo la parola, « i signori Dragneel, o ex tali, maghi, sono stati mandati da voi per uccidere il Duca. Stratagemma ingegnoso, se posso dirlo. »
Makarov chinò brevemente il capo come a ringraziarla.
« In effetti nessuno ha immaginato il coinvolgimento del Conte, considerando l’abilità con cui si è presentato come se niente fosse subito dopo il misfatto. Però il signorino Natsu ha attirato un po’ l’attenzione con quella fuga teatrale » sentenziò Levy lanciando un’occhiata a Lucy, che arrossì. « In ogni caso penso siano troppo impegnati ad occuparsi del Duca per considerare il fatto. »
Calò un breve silenzio. L’ereditiera poté sentire l’atmosfera farsi opprimente, e le parve che il chiacchiericcio di Cana, Macao, Gray ed Elfman (che si erano rapidamente ripresi ed avevano pensato bene di stare alla larga da Erza parlottando con gli altri due) si facesse distante. Il vecchio Master non aprì bocca, mentre la ragazza in armatura, che si era avvicinata nuovamente al gruppo, fissò sgomenta la portatrice di quella notizia. Natsu spuntò senza preavviso accanto alla giovane Heartphilia, facendola sobbalzare, ed esclamò con gli occhi sbarrati:
« Scusa, ma cosa intendi per “sono troppo impegnati ad occuparsi del Duca”? »
Levy sembrava perplessa.
« Beh, che- »
Si interruppe quasi immediatamente e la sua espressione cambiò mentre si rendeva conto delle implicazioni della sua affermazione. Si coprì per un attimo le labbra con le dita della mano destra, poi sollevò di scatto lo sguardo su Makarov.
« Il Duca non è morto! Questa mattina presto è stato fatto venire uno stuolo di medici per prendersi cura di lui. È vero, pare che la lama con cui l’avete ferito fosse avvelenata, e nessuno a palazzo era sicuro che ce l’avrebbe fatta, ma nel momento in cui sono stata… presa, lui era ancora vivo! Che io sappia il Conte era là per accertarsi delle sue condizioni e fornire assistenza. »
Il vecchio assunse un’espressione pensierosa ed Erza, stringendo i pugni, sputò tra i denti un sonoro:
« Dannazione! »
Lucy era sollevata e sgomenta al tempo stesso. Si sentiva meglio sapendo che suo padre era ancora vivo – anche se forse non per molto -, ma questo significava anche che la missione di Natsu e Gildarts probabilmente era fallita, che si erano esposti per niente e magari avevano anche rivelato i loro piani. Il padre del giovane poteva anche essere in serio pericolo. Preoccupata, si voltò per studiare la reazione del ragazzo. Aveva gli occhi sbarrati come poco prima e tremava, i pugni tanto stretti da farsi sbiancare le nocche.
« Natsu… » provò a mormorare sfiorandogli un braccio con la punta delle dita, e lui assunse all’improvviso un’espressione dura e risoluta mentre sollevava il viso per fronteggiare Makarov.
« Vecchio! » esclamò con decisione. « Dobbiamo andare a salvare mio padre! »
L’anziano sospirò e scosse la testa proprio nel momento in cui Gajeel si inserì nella conversazione.
« La missione è andata a puttane, eh? Sapevo che mandare quel deficiente dalla zazzera rosa era una cattiva idea. Vecchio, te l’avevo detto che dovevi mandare me. Spaccando tutto avrei fatto fuori quel tizio. »
« Gajeel! » squittì Levy aggrottando la fronte e piazzandosi davanti a lui, puntandogli un ditino esile contro il naso. « Qui l’unico rozzo deficiente sei proprio tu! Modera il linguaggio e attento a come parli! Di sicuro hanno fatto del loro meglio! »
« Gamberetto, sei appena arrivata e già mi dai ordini? Non lo sai che le ragazze docili hanno molto più successo con gli uomini? »
« Brutto….! »
Mentre la piccolina cercava – invano – di colpire il giovane, che invece la teneva a distanza divertito premendole una mano sulla fronte, Natsu e Lucy gettarono una comune occhiata di rabbia a quest’ultimo.
« Lo prenderò a calci nel culo più tardi » sentenziò il rosato prima di tornare a rivolgersi a Makarov. « Piuttosto, vecchio, non mi hai ancora dato una risposta! Non abbiamo tempo da perdere, Gildarts potrebbe essere in pericolo! »
« Gildarts è adulto » replicò il Master asciutto. « Inoltre è molto forte e sa badare a se stesso. Con ogni probabilità si è fermato per dissimulare il suo coinvolgimento, spiegare le ignote ragioni della tua fuga e per finire il lavoro. Gli saresti solamente d’intralcio! Possiamo solo aspettare che arrivi lui con buone nuove. »
Il ragazzo strinse i denti, si voltò, raggiunse il muro più vicino e sferrò un pugno infuocato che creò un incavo nella parete. Con sorpresa e sollievo di Lucy, Erza non obiettò al gesto, ma si limitò a raggiungere il tavolo con panca dietro di lei e vi si sedette in silenzio, le braccia incrociate al petto. Stava cercando di reprimere le proprie emozioni.
Levy intanto aveva deciso di lasciar perdere Gajeel, nonostante lui continuasse a lanciarle frecciatine, e aveva raggiunto nuovamente Lucy e il Master.
« Mi dispiace » disse semplicemente sedendosi su uno sgabello non lontano da quest’ultimo, prontamente seguita dal moro. « Non sono stata portatrice di buone notizie, eh? »
« Non ti devi preoccupare per questo » rispose pacatamente Makarov. « è stato meglio saperlo subito. Più siamo informati, meglio è. A Natsu passerà presto, specie con le parole giuste. »
Mentre diceva questo, gettò uno sguardo eloquente alla giovane Heartphilia, che rimase interdetta e sentì la cima delle guance diventare calda.
« Piuttosto dovrei chiederti di non divulgare le notizie che hai appreso. »
« Non c’è alcun problema » sentenziò immediatamente la ragazza dai capelli azzurri. « Perché ho tutta l’intenzione di rimanere qui con voi. Le mie conoscenze potrebbero esservi utili, inoltre non ho comunque alcun posto dove tornare, ormai. E comunque voglio stare dovunque ci sia Lucy. »
Si scambiarono un’occhiata carica di affetto.
« A proposito! Con tutta questa storia ho dimenticato di fare qualche domanda per soddisfare la curiosità, sapete? » aggiunse subito la bibliotecaria con gli occhi che lampeggiavano famelici. Alla biondina venne subito da ridacchiare: in fondo Levy era sempre Levy. Era indice di perfetta salute. « Prima di tutto vorrei sapere che tipo di magie usate… Per quel che ne so, esistono tantissimi generi di magia differenti… »
Sollevata dal fatto che l’amica fosse in splendida forma nonostante la presenza assillante di Gajeel, Lucy si allontanò da lei per raggiungere Natsu, che aveva preso ad attizzare e spegnere nervosamente il fuoco attorno al proprio pugno, senza sapere come altro scaricare la tensione senza distruggere la locanda.
« Ehi » mormorò la giovane per attirare la sua attenzione, ma ottenne solo un mugolio distratto in risposta.
« Va tutto bene? »
Quando non ottenne replica, piegò la schiena per guardare in faccia l’interlocutore e trasalì quanto questi si voltò e sferrò un pugno più violento del precedente al muro alle sue spalle.
« Bene? Come pensi che possa andare bene? La missione è fallita, ma questo è il meno che mi preoccupa: mio padre è nella tana del lupo, potrebbe essere ammazzato da un momento all’altro. Non va affatto bene! » ringhiò, ma il pentimento fu subito evidente nei suoi occhi appena si accorse dell’espressione dell’ereditiera.
« Scu… Scusa. Non sono bravo a gestire le emozioni. Sono preoccupato, e la cosa che mi fa incazzare di più è che non posso andare là fuori e aiutare Gildarts a tirarsi fuori dai guai come lui ha sempre fatto con me. »
« Non importa » sussurrò lei in risposta. Dopo un attimo di esitazione, allungò una mano e gliela posò su una spalla, ottenendo la sua completa attenzione. Natsu aveva cambiato espressione, mutando il suo sguardo in uno da cucciolo indifeso che fece vacillare la sicurezza di Lucy. Avrebbe voluto semplicemente abbracciarlo. Di nuovo. Gli sorrise. « Quello che provi è perfettamente normale. Ti capisco, sai. Anche mio padre è là fuori che rischia di morire, oppure molto più verosimilmente è già morto. E non posso farci niente. L’unica cosa che possiamo fare è aspettare che il tuo torni qui e ci dia qualche buona notizia, ma… Fino ad allora pensiamo positivo, cosa ne dici? »
Il rosato sollevò la mano e prese gentilmente la sua, quindi la strinse energicamente, donando una piacevole sensazione di calore alla ragazza.
« Hai ragione. Grazie, Lucy! »
E, ciliegina sulla torta, esplose in uno dei suoi sorrisi radiosi che fece perdere un battito al suo cuore. Non poté far altro che ricambiarlo e, quando si voltò verso la sala, vide Erza e Levy sorridere sotto i baffi mentre tornavano distrattamente alla loro precedente occupazione. Guardò altrove mentre si accomodava assieme a Natsu allo stesso tavolo dove sedeva la rossa, in paziente attesa che Gildarts li raggiungesse. Nel lasso di tempo che seguì Lucy ebbe occasione di osservare meglio le persone attorno a sé. Cana era ancora seduta sulla tavola e beveva da un nuovo barile (l’altro l’aveva lanciato a terra); Macao che ancora tentava di persuaderla a fare altrimenti, nonostante alla fine anche lui avesse accettato una buona pinta di birra; Gray rideva e chiacchierava rumorosamente con la tenace bevitrice; Elfman aveva raggiunto Mirajane al bancone e parlava sommessamente – con sorpresa della giovane Heartphilia, che non concepiva come potesse un ragazzo così massiccio sussurrare in quel modo -, sorridendo con dolcezza (che fossero fidanzati?); Levy stava ancora discutendo animatamente con Makarov e sembrava affamata di informazioni, racconti e tutto quello che il vecchio avrebbe potuto raccontarle; infine – cosa che stupì Lucy più di tutte – Gajeel aveva desistito dall’infastidire la piccola bibliotecaria e aveva finito per appoggiare il viso contro il palmo della mano mentre la ascoltava con espressione indecifrabile. L’ereditiera non riusciva a capire se si stuzzicassero per pura antipatia l’uno verso l’altro o ci fosse sotto qualcos’altro. Gonfiò le guance mentre considerava quelle ipotesi e quando il suo sguardo si posò su Natsu, accanto a lei, si accorse che la stava guardando con un curioso sorriso e dovette fare del proprio meglio per non arrossire, colta alla sprovvista.
« C-che c’è? Perché mi guardi così? »
« Niente, hai gonfiato le guance in modo buffo ed eri proprio carina » esclamò lui candidamente ampliando il sorriso.
Ogni sforzo della giovane si dissolse a quelle parole, e le sue guance divennero subito rosse mentre le sgonfiava dall’aria schiudendo le labbra stupita.
« Adesso perché sei tutta rossa? Hai caldo? » domandò lui con premura.
« N-non sono per niente rossa! Te lo stai immaginando! »
Il ragazzo inarcò un sopracciglio e con la coda dell’occhio Lucy vide Erza cercare di reprimere un sorriso. Era evidente che Natsu stesse per dire qualcosa, ma ogni suo tentativo fu reso vano dal rumore assordante del portone d’ingresso al salone che veniva divelto dai cardini e volava all’interno della stanza, disintegrando in una cascata di schegge i tavoli più vicini.
Tutti balzarono in piedi e calò un silenzio irreale mentre una figura entrava nel loro campo visivo. Dietro di lui la luce del tiepido sole mattutino dorava gli edifici visibili nella via semideserta su cui si affacciava la locanda. Dopo qualche passo all’interno l’uomo che era entrato si piegò su un ginocchio, boccheggiando. Doveva aver corso davvero molto e senza interruzione per essere ridotto a quel modo. Era vestito in modo molto elegante: una giacca a due code blu, pantaloni alla zuava abbinati, panciotto e calzini bianchi, scarpe nere. I capelli arancioni dovevano essere stati pettinati con cura, ma la lunga corsa li aveva resi disordinati. Natsu scattò all’improvviso verso il nuovo arrivato, seguito da Gray, e lo aiutarono ad alzarsi. Solo il vecchio Master non aveva fatto una piega. Quando ebbero condotto da lui Gildarts, questo riprese fiato quanto bastava per esclamare:
« La missione è fallita, Makarov. Jude Heartphilia è sopravvissuto! »



A. A. A.: Angolo dell'Autrice Asu (?!?)
OMMIODDIO, QUANTO TEMPO! Vi sono mancata? *_* *tanti pomodori in faccia* Sì, lo so, faccio schifo, è un sacco che non pubblico çAç Infatti non ho nemmeno riletto, ho pubblicato di botto! Fatemi sapere se vedete obbrobri grammaticali o di battitura o di qualsiasi altro, così eventualmente li sistemo, o quantomeno so di averli fatti xD Mi dispiace di essere così poco costante, ma nonostante sia arrivata l'estate ci sono le vacanze di mezzo (sono stata una settimana al mare *-*/ - nemmeno un goccio di tintarella....), i compiti (che purtroppo van fatti...) e nondimeno gli altri hobby (adoro disegnare, e o scrivo o disegno xD) e anche un po' di ozio, checcacchio. Quindi perdono, mi assumo le mie responsabilità Qui ho voluto insaporire con tanto affetto amicale tra Lucy e Levy, amo il loro rapporto come pochi altri <3 è l'unica amicizia che mi piace così tanto al di fuori del Team Natsu, credo. Credo, eh. Avevo voglia di rendere un po' più familiare la Gilda, almeno i pgs che avevo presentato, prima di buttarmi a capofitto nella guerra aperta (vabbè, ormai avrete capito che ci stiamo arrivando, no?!), inoltre non potevo piazzarla lì a cavolo, avevo bisogno di un po' di transizione, mi dispiace di mostrarvi poca azione! Prometto che ce ne sarà molta da ora in poi (?), o quantomeno tra poco... Ho già in mente qualcosa per Lucy che spero vi piacerà <3
Come avete notato sto anche cercando di infilare qui e lì un po' di GaLe e, OVVIAMENTE, NaLu 8D Sto cercando con tutte le mie forze di rendere il più naturale e graduale possibile l'evolversi del loro rapporto, e spero di star riuscendo a farlo almeno un 1%... çAç Lucy è cotta a puntino ormai, l'avrete capito che si sta innamorando. XD Come biasimarla *-* Levy ci sta cadendo pian piano, e anche Gajeel vede qualcosa più che un divertimento in lei... *if you know what I mean* Quanto a Natsu... Beh, vedrete xD Ma la dea dell'amore (cioè io?) non lo lascerà mica nel suo brodino, eh! (non se ne rende conto, ma..... ci cade, ci cade 8D) Erza è stupenda, porca miseria. Ho in mente tante belle cose anche per lei. Ho in mente troppe cose. Spero di riuscire a scriverle tutte, non mi uscirà MAI più una long, temo.
Beh. Vi lascio agli insulti, allora <3
Al prossimo capitolo *-*/

Asu no Baka!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** VIII - L'attesa ***


Allibiti dalla dichiarazione di Gildarts, i presenti si accalcarono attorno a lui presso il bancone finché Makarov non esclamò imperioso:
« Silenzio, ragazzini! »
Come bambini obbedienti tutti si zittirono facendo un passo indietro e guardarono timorosi il Master, che però aveva dedicato la sua attenzione al nuovo arrivato. Quest’ultimo era stato affiancato dal figlio, da Lucy e Levy, cioè i più coinvolti nell’intera faccenda. Mirajane offrì un buon boccale di birra fresca all’uomo che dopo averne tratto un lungo sorso riprese la parola.
« Il caro vecchio Duca ha la pellaccia dura » commentò per prima cosa fissando un punto imprecisato davanti a lui. La giovane Heartphilia s’irrigidì a quelle parole, ma si astenne da qualunque commento. In primo luogo Makarov aveva imposto il silenzio e in più si trattava del padre di Natsu. Non voleva dire qualcosa che potesse ferirlo. « Non è morto con il primo attacco. E si è circondato di uno stuolo di medici tale che sono riusciti a farlo sopravvivere. »
Il silenzio successivo si fece gelido e opprimente. Quando Gildarts bevve ancora invece di aggiungere altro, il Master parlò.
« A questo punto non importa più. Sei stato scoperto? »
Altra pausa.
« Non lo so. È probabile. »
L’atmosfera si fece ancora più insopportabile e il vecchio sospirò lisciandosi i lucenti baffi argentei.
« La situazione è peggiore del previsto » constatò amaramente, chiudendo gli occhi.
« In ogni caso non penso che possa risalire a Fairy Tail » aggiunse Gildarts. « Almeno non per ora. Ma Heartphilia non è stupido, avrà sicuramente capito che si trattava di maghi. »
« Com’è possibile che tu non sia stato in grado di ucciderlo? » si inserì Natsu all’improvviso sbattendo una mano sul bancone. « Sei uno dei maghi migliori che io conosca! »
Senza rispondere il padre posò il boccale di birra e lo colpì con un pugno tale da farlo volare sopra la piccola folla attorno a lui, fino ad atterrare su un tavolo – l’ennesimo – che si spezzò a metà per l’urto. Davanti all’improvvisa manifestazione d’ira dell’uomo il gruppo si aprì, lasciandogli libera visuale del figlio che si rialzò a fatica. Lucy era attonita. Picchiare il rosato doveva essere lo sport preferito del luogo.
« E di chi credi che sia la colpa, idiota incosciente?! » ruggì Gildarts agitando la mano con cui aveva spedito in aria il ragazzo. Nel frattempo dal piccolo pubblico si levarono brevi urli di esaltazione (si poterono ben distinguere le voci di Gray e Gajeel) oppure di spavento. « Lasci tuo padre solo in una missione importantissima, rischiando di farti scoprire, per… per… »
Prima che potesse finire la frase, lo sguardo gli cadde sulla giovane Heartphilia.
« …lei » concluse in un soffio mentre la studiava. Lei abbozzò un sorriso e tentò di non distogliere lo sguardo. « Tu sei la figlia del Duca, vero? »
« Si chiama Lucy » gli ricordò Natsu con tono dolorante, trascinandosi attraverso le due ali di persone venutesi a creare attorno al genitore. « E mi hai fatto male, dannato vecchio. »
Senza alcun preavviso, papà Dragneel mollò il boccale di birra, poi con un braccio circondò il collo del figlio e con l’altro iniziò a sfregargli le nocche in testa.
« E bravo il mio figliolo! Tutto suo padre, hai proprio un ottimo gusto in fatto di fanciulle! » sbottò rumorosamente prima di scoppiare in una risata tonante e soddisfatta. La cima delle guance del ragazzo si imporporarono e aprì la bocca per parlare, ma lo sballottamento provocato da Gildarts gli impedì di articolare le parole.
Dal canto suo, l’ereditiera arrossì immediatamente – anche perché Levy le tirò una leggera gomitata d’insinuazione, unita a una leggera risatina, e le sembrò di scorgere l’aria deliziata di Mirajane – e cercò subito di chiarire l’apparente malinteso:
« Ma n-no, signore, si sbaglia! Natsu mi ha portata via perché sarei stata in pericolo! »
L’uomo sollevò lo sguardo dal rosato per guardarla in faccia, senza però lasciare la presa sul giovane. Assunse un’espressione addolcita.
« Ti ha detto così? Che tenerezza » commentò scompigliando ripetutamente i capelli del figlio, che cercò invano di liberarsi. « Pensaci un attimo, signorina. Come fa uno a essere in pericolo in casa sua? »
Lucy fece per rispondere, ma non riuscì a dire niente. L’osservazione di Gildarts era perfettamente logica. Sentì chiaramente gli sguardi degli astanti trapassarla, come se si fossero aspettati una smentita da parte sua. Levy ridacchiò nuovamente e papà Dragneel fece un mezzo sorriso consapevole.
Fu Natsu a spezzare il silenzio, seppur con voce affaticata dallo sforzo di scivolar via dalla presa paterna.
« Tu ed io siamo stati in pericolo a casa nostra » gli fece notare, seppur con una nota di imbarazzo nella voce. La biondina fu sollevata dal suo intervento, poiché percepì gli sguardi spostarsi da lei, e lo ringraziò mentalmente, anche se non aveva realmente smentito le parole del padre.
« è diverso, ragazzino » sentenziò l’uomo stringendolo più forte e facendolo tossire. « E lo sai bene. Non cercare di fregare il tuo vecchio! »
Il giovane brontolò qualcosa di incomprensibile, ma non obiettò oltre. Nonostante Gildarts avesse definitivamente confutato le loro deboli argomentazioni, la giovane Heartphilia fu ugualmente grata al rosato per il tentativo. Finalmente il signor Dragneel decise di lasciar andare il figlio, che si affrettò a fare un paio di passi lontano dal genitore per evitare nuove prese indesiderate. Si massaggiò la gola e venne subito circondato dai suoi compagni di rissa che ne approfittarono per provocarlo e prenderlo in giro – ma lui rispose loro a tono. L’ereditiera avrebbe voluto avvicinarglisi per chiedergli come stesse, ma Levy la bloccò con un malizioso:
« Ecco cosa nascondevi, eh Lucy? »
« L-Levy! N-no! Cosa ti viene in mente?! »
Prima che la ragazza dai capelli azzurri potesse fare ulteriori insinuazioni, Makarov richiamò l’attenzione di tutti schiarendosi la gola. Erza era rimasta accanto a lui e fissò con aria seria i presenti.
« Bene » esordì il vecchio. « Alla luce delle ultime notizie, vi ordino di mantenere un profilo basso. Molto basso. »
« Stai dicendo che dobbiamo nasconderci, nonno? » protestò Gray ad alta voce. Gajeel e Natsu grugnirono all’unisono in assenso.
« Un vero uomo affronta di petto le situazioni! » aggiunse Elfman.
« Sto dicendo » riprese secco l’anziano Master, « che dovete essere ancora più prudenti di prima. Il nemico è forte e probabilmente ora sa con chi a che fare. »
« Allora andiamo là e rompiamogli il culo prima che possano farlo loro! » rincarò la dose il mago del ghiaccio, ottenendo la rumorosa approvazione degli altri tre. Cana, dietro di loro assieme a Macao, sembrava aver perso la spavalderia e l’allegria precedente, e fissava il pavimento in un misto di rabbia, abbattimento e frustrazione. L’uomo al suo fianco aveva un’espressione simile alla sua, mentre Mirajane fece un sorriso mesto e guardò Elfman scuotendo la testa lievemente, facendo ondeggiare i lunghi capelli bianchi.
« Credete che sia un gioco, ragazzini? » tuonò d’improvviso Makarov, la vena del collo che si gonfiò alle sue parole, e fece irrigidire tutti quanti. Poi riprese, con un tono più dolce: « C’è in gioco non solo la vostra vita, ma anche quella degli innocenti. Persino qui c’è chi non può difendersi da solo, e quando voi sarete morti per un gesto di stupidità chi pensate che possa difenderli? »
I riottosi abbassarono lo sguardo sconfitti e strinsero i pugni.
« So bene che non è facile per voi, mocciosi » commentò il vecchio con una nota di divertimento nella voce, « ma non lo è per nessuno di noi. L’ordine è questo: vedete di seguirlo o avrete delle vite sulla coscienza. È tutto. E adesso lasciate riposare Gildarts! »
Invece del brusio che aveva caratterizzato la sala fino a prima dell’arrivo del padre di Natsu, calò un silenzio mesto e teso che malcelava la voglia di rivalsa dei presenti, i quali si sedettero tutti insieme ai tavoli superstiti con aria contrita. Lucy rimase in piedi accanto a Levy, Mirajane riprese a pulire dei boccali sporchi con aria triste ed Erza restò vicino al Master senza dire niente, anche lei con un’espressione avvilita. Nonostante la giovane Heartphilia si trovasse lì da poco, nel guardare gli altri ebbe la piena consapevolezza che quella non era Fairy Tail.
 
 
 
 
 
Le giornate successive passarono come quella in un clima cupo e teso. La locanda era diventata quasi un nascondiglio e raramente si usciva, se non per brevi ricognizioni, e anche in quel caso ai più vulnerabili non era permesso lasciare l’accogliente rifugio. Nel corso delle settimane tutti quanti evitarono di esprimere la loro frustrazione e la sfogavano in occasionali e sempre più violente risse. Fu proprio in seguito a una di quelle contese, circa due mesi e mezzo dopo la sua fuga da casa propria, che Lucy si trovò a tamponare con una garza intrisa di disinfettante le escoriazioni di Natsu. Sospirò pesantemente e scosse la testa mentre passava il medicamento su una piccola ferita sulla fronte del contuso, che trasalii per il bruciore.
« Ahi » soffiò il rosato tra i denti, senza nemmeno guardare in faccia l’improvvisata infermiera.
« Scusa » mormorò la biondina sfiorando la lacerazione un’ultima volta. « Ma dovreste smetterla di pestarvi così forte. »
Il ragazzo grugnì senza alzare lo sguardo e la giovane Heartphilia si sentì ferita da quell’atteggiamento. Ormai si sentiva parte di quella nuova famiglia e, sebbene comprendesse i sentimenti dell’amico, non le sembrava giusto che la trattasse in quel modo quando lei stava cercando di mostrarsi gentile nei suoi confronti. Col passare del tempo Lucy aveva iniziato a nutrire un profondo attaccamento verso Natsu, sentimento che aveva il potere tanto di farla sentire a disagio e farla preoccupare incredibilmente quando lui si trovava fuori in esplorazione, quanto di farla sentire sicura e a suo agio quando era presente. Ma non è che ne fosse innamorata o cosa. O almeno di questo cercava di convincere se stessa e una Levy per nulla persuasa che tentava di aprirle gli occhi vedendo la sua agitazione in assenza del rosato.
In ogni caso, fu proprio in virtù di quel sentimento che la biondina prese particolarmente a male il comportamento del mago del fuoco. Cana stava bevendo in silenzio poco più in là, insieme a Macao ed un uomo di nome Wakaba che l’ereditiera aveva scoperto solito recarsi alla locanda; Gray fissava nervosamente il tavolo al quale era seduto; Levy stava rimproverando Gajeel, uno dei fautori della rissa, che per tutta risposta brontolava sommessamente massaggiandosi le contusioni; Mirajane stava medicando Elfman, che Lucy aveva appreso essere fratello della prima, nello stesso modo in cui lei si stava prendendo cura del ragazzo dalla zazzera rosa. Erza e Gildarts erano in ricognizione separatamente e Makarov era nella sua solita postazione.
La giovane Heartphilia sentiva la stessa insoddisfazione e pativa la medesima frustrante attesa di tutti gli altri.
« Senti » esordì allora lei tenendo la mano armata di garza a mezz’aria. « Ci sentiamo tutti esattamente come te, ma possiamo solo aspettare, capisci? »
Natsu non rispose e nemmeno la guardò. Allora in un moto d’irritazione la biondina gli premette il tessuto intriso di disinfettante sulla ferita, facendolo trasalire.
« E ascoltami quando parlo! » sbuffò. La mano destra del giovane scattò e le afferrò il polso, allontanando dall’escoriazione la medicazione fastidiosa; nello stesso tempo i suoi occhi verdi incontrarono quelli color cioccolato della ragazza, il cui cuore sussultò e prese a battere forte.
« Lo so, cosa credi? » sibilò. « Ma sono più di due mesi che ci nascondiamo come topi stando con le mani in mano invece di andare a spaccare la faccia alla fonte delle nostre preoccupazioni! Voglio solo rompere qualche osso e tornare a fare la mia vita. Fa davvero schifo sentirsi così inutili. »
A quelle parole Lucy fu punta sul vivo.
« Ah sì? Così tu ti sentiresti inutile? Come pensi che mi senta io invece, che non so nemmeno usare la magia? » sbottò, scrollando la mano bloccata per liberarsi dalla presa del mago del fuoco. « Non sono uscita neanche una volta da quando sono qui perché sarei un bersaglio facilissimo: niente magia e in più sono la figlia di quello che sta cercando di ammazzare i miei amici. Che bella vita la mia, no? »
L’altro dovette capire di averla ferita, perché la sua espressione si addolcì e divenne consapevole e mortificata e le lasciò andare il polso. La giovane Heartphilia ritirò immediatamente il braccio teso verso il rosato, tremando lievemente, e non appena sentì le lacrime pungerle leggere gli occhi si voltò di scatto e si avviò a passi decisi verso l’entrata della locanda. Era stanca di quella situazione. Anche quando sentì Levy, Mira, Cana, Gray e lo stesso Natsu chiamarla non rallentò la sua andatura, ma anzi proseguì fino a raggiungere l’ingresso e sgusciò fuori dopo aver socchiuso il portone.
L’ex bibliotecaria del palazzo Heartphilia raggiunse subito il ragazzo dai capelli rosa, bloccando il suo tentativo di seguire l’amica.
« Si può sapere cosa le hai detto? » soffiò la giovane costringendolo a fare un passo indietro.
« Io… Non volevo… » balbettò lui sulla difensiva tentando di scansarsi per superarla, ma Levy non era intenzionata a farlo passare.
« Non pensare di andare a peggiorare le cose. Devi lasciare che si calmi » gli impose.
« Ma là fuori è in pericolo! » ribatté il mago del fuoco, che sembrava essersi improvvisamente ripreso dal torpore dell’attesa debilitante a cui era stato costretto per settimane, sostituendo la sua aria frustrata in una apprensiva.
« Sono passati più di due mesi » s’intromise Makarov alle loro spalle spingendoli a voltarsi, « e non si è mosso nessuno. Se starà attenta non dovrebbe correre grossi pericoli. Lasciala andare, Natsu. »
Lui mugugnò contrariato, per poi andare a lasciarsi cadere sulla panca più vicina. Levy lo guardò per qualche istante, ma lui aveva assunto un’espressione preoccupata e pensierosa, e fissava nervosamente il portone. La ragazza scosse la testa e si avvicinò nuovamente a Gajeel, seduto pesantemente su uno sgabello isolato, fermandosi accanto a lui e sospirando sconsolata.
« Come fanno a non rendersene conto? » brontolò la piccoletta incrociando le braccia al petto.
« Sono due imbranati, gamberetto. Quando il cretino si accorgerà di scodinzolare con un cane quando c’è di mezzo la principessina e viceversa, avranno già i capelli bianchi » commentò lui sogghignando. L’ex bibliotecaria lo guardò torva e sbuffò gonfiando le guance.
« Fossi in te starei proprio zitta » gli suggerì distogliendo lo sguardo. Fu una pessima mossa: il moro fece un largo ghigno e, quasi facendo finta di nulla, allungò la mano aperta e le diede una sonora pacca sul sedere.
« Non fare così, nanetta, non sono inibito come quel ritardato dai capelli rosa » la consolò con tono canzonatorio, e Levy arrossì istantaneamente.
« Gajeel! »
 
 
 
 
 
Lucy camminò furiosamente senza una meta per qualche minuto, procedendo lungo il fiume, seguendo la strada che più di due mesi prima aveva percorso insieme a Natsu. Quello scemo. Sapeva benissimo che non l’aveva ferita di proposito, ma come prodotto di un lungo periodo di attesa e frustrazione, però se l’era presa lo stesso come una bambina. Non poteva arrabbiarsi così solo perché ci teneva a lui e le faceva male sentirlo parlare in maniera brusca verso di lei.
Andò avanti pensando confusamente, poi all’improvviso le parve di sentire dei rumori sospetti, lo sferragliare di armature di soldati, e s’infilò in uno stretto vicolo senza riflettere. Strisciò lungo il muro per qualche passo, fino a sprofondare nella penombra, e fissò la strada in attesa di vedere passare i nemici. Passarono lunghi istanti, ma non vide nessuno. Probabilmente la sua mente l’aveva ingannata. Esalò un lungo respiro sollevato e si sentì più calma e lucida: ora poteva tornare a Fairy Tail. Stava per riprendere il cammino per uscire dal vicolo, quando una voce femminile e dura alle sue spalle la bloccò.
« E tu chi diavolo sei, ragazzina? »
Sono nei guai.









Angolo dell'Autrice
Hello, people! *-* Mi scuso immensamente per il ritardo con tutti quelli che seguono la long çAç Scusate infinitamente, sono davvero mortificata per il ritardo! Ho continuato a posticipare e poi è iniziata la scuola... Quindi alè ._____. Sono una scansafatiche T^T Gomen ne ç_ç
Allora! In questo capitolo ho voluto fare un breve - diciamo - skip temporale per poter sviluppare coerentemente i sentimenti di Natsu e Lucy (nonché quelli di Levy e Gajeel 8D)! Non so se è risultato noioso, ma prolungarlo oltre sarebbe risultato scomodo da leggere e da scrivere, perché da adesso il ritmo si farà (spero) più incalzante! Ho intenzione di far accadere due o tre cose interessanti nel prossimo capitolo 8DD Avrei dovuto comprimere due capitoli in uno, praticamente. Preferisco andare con calma (non so voi..). Prossimamente Lucy si farà valere e compariranno nuovi personaggi (è un piccolo spoiler, sì!)! Secondo voi chi è la donna che sta per farla fare sotto alla povera Lu-chan? 8D Si accettano suggerimenti e inferenze varie ù_ù
Spero di riuscire a scrivere il prossimo capitolo in tempi brevi, perché non vedo l'ora di proseguire con un po' di azione! Sìsì! Scusate ancora per il ritardo e per lo schifo di noia... E non ho nemmeno riletto... Se mi odierete, insomma, avrò motivo di comprendervi. Vi scongiuro di avere pazienza per un altro capitolo solo e poi vedrete che la storia tornerà interessante! I'm serious! E prometto che intensificherò gli shipping!
Scusate ancora T^T

AnB

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** IX - Il potere nascosto ***


Il cuore di Lucy si fermò per un momento appena sentì quella voce estranea.
 
Nel suo cervello si affollarono le peggiori visioni possibili: la cattura, la tortura per farle dire tutto ciò che sapeva riguardo ai maghi, la prigionia in una cella sporca e buia… Nella più spaventosa delle aspettative, la morte. Cercò di calmarsi mentre si voltava con lentezza snervante fino a fronteggiare due donne avvolte dalla penombra, la più vicina delle quali la fissava con un’aria truce. Dopo qualche secondo durante il quale la biondina batté le palpebre per distinguere meglio le figure che stava guardando, riuscì a discernere i tratti di chi la stava spaventando. La donna più matura delle due era quella che la guardava in cagnesco, mentre quella arretrata sembrava avere più o meno la stessa età dell’ereditiera. Entrambe avevano i capelli azzurri, ma di un celeste più cupo di quello della sua adorata Levy, ma mentre la prima portava la lunga chioma sciolta sulla schiena e fermata sul capo da una fascia, la seconda aveva un taglio corto e sbarazzino che le evidenziava i tratti dolci del viso impassibile. Tutte e due indossavano una camicia bianca con le maniche corte, ma la donna completava il tutto con un paio di pantaloni azzurri come il suo crine e degli stivali marroni, mentre la giovane che l’accompagnava portava una gonna blu lunga fino al ginocchio e degli stivali scuri.
 
« Ti ho chiesto chi sei » sillabò di nuovo la più anziana facendo un passo verso Lucy e studiandola indagatrice. Si protese verso di lei a tal punto che la biondina dovette ritrarsi timorosa.
 
« P-perché dovrei rispondervi? » ribatté raccogliendo il coraggio, ma arretrando un poco con prudenza.
 
« Qui le faccio io le domande, bella! » ringhiò ancora quella dai capelli lunghi. « Devi essere abituata male, principessa, perché qui sei a casa mia! »
 
« In un vicolo…? » osò la biondina, ma fu immediatamente zittita dall’altra.
 
« Fatti gli affari tuoi, viziatella » sbottò. « Si vede che sei stata abituata troppo bene. »
 
L’ereditiera si sentì sempre più offesa dalle parole prepotenti della sua interlocutrice. La rendeva perplessa, comunque, il fatto che la sua compagna non avesse ancora aperto bocca.
 
« E non hai nemmeno risposto alla mia domanda! » continuò la donna dai pantaloni azzurri ignorando l’espressione sempre meno spaventata e sempre più irritata della giovane Heartphilia.
 
« Mi chiamo Lucy, signora. E ho sempre pensato che fosse buona educazione presentarsi, prima di chiedere lo stesso agli altri. »
 
Quella assottigliò lo sguardo in un cipiglio ben poco deliziato, ma sembrò apprezzare lo slancio di sfacciataggine della ragazza.
 
« Per tua informazione sono una signorina. Devo ammettere però che stai dimostrando un bel po’ di fegato, per sembrare una di quelle ragazzine cresciute nella bambagia. Sono Aquarius. »
 
« Lluvia è qui » disse all’improvviso la giovane con la gonna sorprendendo la biondina. Anche nel presentarsi non aveva mutato la sua espressione impassibile. Sembrava una bambolina di porcellana, la pelle perfetta e il viso immobile. Non fosse stato per il regolare battito delle ciglia, Lucy avrebbe pensato che fosse finta.
 
« Perché parla di sé in terza persona? » domandò in un moto di curiosità.
 
« Mi sembrava di aver detto che non sei autorizzata a fare domande » replicò freddamente la donna dalla lunga chioma. « Non è che perché ci siamo presentate ora siamo diventate grandi amiche. »
 
« Scusa » ribatté stizzita l’ereditiera gonfiando le guance. Aquarius fece una smorfia e un leggero grugnito poco femminile.
 
« Cos’è quest’improvviso coraggio, ragazzina? Fino a poco fa sembravi un coniglietto impaurito. »
 
« Beh, all’inizio pensavo che sarei morta o qualcosa del genere, ma adesso che vi ho parlato un po’ non mi sembrate delle cattive persone… »
 
La sua affermazione allegra e fiduciosa sembrò colpire Lluvia, la quale schiuse leggermente le labbra e spalancò appena i grandi occhi blu, ma meno la sua compagna più anziana che represse un mezzo sorriso, incrociò le braccia e distolse lo sguardo.
 
« Non so se volessi fare un complimento o cosa… »
 
Lucy sorrise e inclinò il capo da un lato. Aveva intuito bene: non parevano affatto delle cattive ragazze, in fondo. L’attimo poetico fu brutalmente interrotto dalla donna, che sciolse l’intreccio dei bracci al petto e con un gesto poco delicato fece girare la giovane Heartphilia verso la via principale.
 
« Per questa volta te la faremo passare liscia, biondina, quindi levati dai piedi prima che cambi idea! »
 
La spinse con un gesto secco alla luce della larga strada.
 
« E smetti di girare da sola. Magnolia è pericolosa per le ragazzine come te. Dovresti portarti dietro un uomo… ammesso che tu riesca a trovarlo. »
 
L’ereditiera si voltò di scatto e sbuffò sonoramente.
 
« Fatti gli affari tuoi! »
 
Aquarius sogghignò compiaciuta e Lluvia incrinò nuovamente la quiete immobile del suo viso per dedicare un breve sorriso alla coetanea. Erano davvero uno strano duo, e a quel pensiero quest’ultima ricambiò quel sorriso.
 
All’improvviso però, proprio mentre si scambiavano quei messaggi amichevoli quanto silenziosi, Lucy sentì nuovamente lo sferragliare di armature e i passi pesanti di soldati in marcia, seppur rumori leggeri e in lontananza. Il suo cuore si fermò, e sperò di essere stata nuovamente ingannata dalla sua immaginazione, ma quando cercò conferma nei volti delle altre due vide le loro espressioni attonite e impietrite e si sentì sprofondare. Gli strepiti si fecero più forti e vicini.
 
« Merda… » soffiò la più matura delle tre. « Perché ora… » e si voltò di scatto. « Lluvia! Andiamocene di qui, subito! »
 
L’altra annuì e si voltò correndo nel vicolo. Aquarius lanciò un’occhiata all’ereditiera ed esclamò:
 
« Ti conviene levare le tende, ragazzina! Presto non sarà posto per mocciosi qui! »
 
Dopodiché seguì la compagna all’interno del viottolo e presto scomparve. I rumori diventavano via via più violenti e la giovane Heartphilia rimase per qualche altro secondo di terrore immobile, poi si mise a correre in direzione opposta rispetto ai rumori, o almeno così le sembrò. Il cuore le martellava nel petto e sentiva il bisogno urgente di trovarsi fra le mura di Fairy Tail, fra gli abbracci dolorosi di Erza, le braccia di Levy… fra quelle di Natsu. Le vennero le lacrime agli occhi, perché ora sì che aveva davvero paura. Non avrebbe mai dovuto abbandonare la locanda per uno stupido litigio. Sarebbe stata disposta persino a chiedergli scusa… Poi lo sferragliare delle armature divenne più fievole.
 
Lucy si arrestò di colpo e batté le palpebre per rendere di nuovo nitida la propria vista appannata. Guardò la strada davanti e dietro di lei e non vide alcun soldato, così proseguì con circospezione. Il rumore era più debole, sebbene ancora udibile. Forse gli armati si erano allontanati e lei aveva speranza di raggiungere Fairy Tail senza finire nei guai fino al collo. Raggiunse uno spiazzo dove la via deviava verso l’interno rispetto al fiume e l’attraversò sgattaiolando rasente al muro.
Mentre si immetteva nella strada che aveva percorso per fuggire verso il corso d’acqua si sentiva già più sollevata ed era quasi convinta di avere ormai la strada spianata.
 
Ma proprio mentre questi pensieri le passavano per la testa, gli strepiti delle armature cominciarono a farsi di nuovo forti, fino ad esplodere in uno sferragliare così assordante che la giovane si arrestò spaesata, senza riuscire a comprendere il punto esatto da cui proveniva.
Questo le fu chiaro solo quando da un viottolo laterale a una ventina di metri da lei apparve un uomo dalla corazza nera e splendente. La ragazza, presa alla sprovvista e con la via della salvezza tagliata senza preavviso, rimase immobile, terrorizzata e con gli occhi spalancati a gustarsi quello spettacolo terribile. Doveva trattarsi di un ufficiale, perché portava un lungo mantello nero appeso alle spalle e un pennacchio rosso scuro in cima all’elmo. Con una lentezza surreale si voltò verso di lei mentre dalla strada da cui era uscito si riversava una ventina di soldati con armature grigie e lucide. La figura del capitano spiccava nettamente davanti ai sottoposti, nero su grigio, ed egli rimase immobile finché i suoi non si furono sistemati in ordinati ranghi da cinque su quattro file esattamente dietro di lui.
Quando tutti furono al loro posto, calò il silenzio.
 
« Lucy Heartphilia » disse l’ufficiale dopo una lunga pausa, durante la quale l’ereditiera aveva agonizzato nella disperata ricerca di una qualsiasi via di fuga. Sentirlo pronunciare il suo nome le fece scendere un brivido lungo la spina dorsale. « Vostro padre vi rivuole indietro. »
 
Le ci vollero alcuni secondi per metabolizzare l’affermazione, e anche così dovette chiedere conferma.
 
« …c-come? »
 
« Il nobile Duca, Jude Heartphilia, rivuole sua figlia a casa. Vi abbiamo cercata a lungo. »
 
Lucy era senza fiato. Com’era possibile che si fossero mossi, dopo un intervallo di più di due mesi, proprio quando lei era uscita allo scoperto? La stavano controllando? Sapevano dove trovarla?
 
« Se ci seguirete senza protestare, allora riceverete il trattamento che vi si deve in quanto figlia del Duca. »
 
La giovane cercò di controllare i suoi pensieri impazziti e il terrore che le opprimeva lo stomaco in una morsa gelida. Prese un respiro. Tormentarsi in quel modo sarebbe servito solo a confonderla e a toglierle ogni possibilità di pensare in modo lucido, e dunque di fuggire.
 
« La cosa non mi importa » replicò tentando di mantenere salda la voce. « Non mi risulta che la mia presenza fosse mai stata importante quand’ero a casa, e in qualsiasi caso ha aspettato quasi tre mesi prima di venirmi a cercare. Ditegli che non tornerò. Questo è quanto. »
 
Ci fu un breve silenzio. Poi l’uomo dall’armatura nera cominciò a ridere: prima sommessamente, poi sempre più forte, fino a scoppiare in una risata fragorosa. La biondina tentò di non scomporsi davanti alla reazione singolare.
 
« Credo di non essere stato chiaro » la informò l’ufficiale dopo essersi ripreso. Il suo tono era improvvisamente più freddo e tagliente. « Non era una richiesta. Dovete venire con noi. »
 
Lucy aveva paura e per una frazione di secondo fu tentata di arrendersi. Ma quando chiuse gli occhi le corsero sotto le palpebre le immagini dei suoi amici di Fairy Tail, della sua nuova famiglia, e delle settimane passate con loro. Comprese immediatamente la risposta che doveva dare, e anche i rischi che essa avrebbe comportato. Riaprì gli occhi e fissò l’uomo di cui non riusciva a vedere la faccia.
 
« La risposta rimane la stessa. Io non tornerò in quella casa. »
 
L’elmo si chinò in avanti. Sembrava che il capitano stesse sospirando.
 
« Come desiderate. »
 
Sollevò il capo e stese la mano in avanti. L’ordine successivo fu pronunciata in un tono così calmo e impassibile che, nonostante stesse cercando di farsi coraggio, la giovane Heartphilia sentì il sangue gelarlesi nelle vene.
 
« Prendetela, ma non dovete ucciderla. »
 
I soldati si slanciarono oltre l’ufficiale senza dire una parola con una tale rapidità che la ragazza, di primo acchito, trasalì e fece due passi indietro. Nella frazione di secondo successiva, in cui riuscì ad elaborare con sufficiente lucidità l’accaduto, girò sui tacchi e cominciò a correre a perdifiato. Raggiunse quasi subito lo spiazzo che aveva attraversato poco prima, ma ovviamente comprese immediatamente che seguire la strada principale sarebbe servito solamente a farla catturare più in fretta. Così deviò verso una via secondaria, e procedette imboccando alla cieca una via dopo l’altra senza una meta precisa. Ma nonostante le sue frequenti svolte, lo sferragliare delle armature dietro di lei non si affievolì nemmeno una volta, e stava iniziando ad accusare la stanchezza. Il terrore tornò ad afferrarle il cuore coi suoi tentacoli gelidi ed insidiosi, offuscandole la mente. Con la voce della disperazione, usando tutto il fiato che aveva nei polmoni, chiamò l’unica persona da cui sperava di essere salvata.
 
« Natsu! »
 
La sua voce rimbombò contro le pareti delle case, ma non udì alcuna risposta. In preda allo sconforto, si gettò di lato in un nuovo vicolo, ma sbucò nella piccola piazza che aveva superato all’inizio dell’inseguimento. Sentì il terreno aprirsi sotto i suoi piedi. Aveva girato in tondo per tutto quel tempo?
A metà dell’attraversamento dello spiazzo incespicò e cadde, senza fiato. Tentò di sollevarsi tremando, strisciò sulle mattonelle della pavimentazione e gettò uno sguardo terrorizzato dietro di lei: i soldati più rapidi le erano quasi addosso. Nel panico più assoluto si schiacciò a terra e si coprì la testa con le mani attendendo i primi colpi… ma non arrivarono. Invece del dolore sentì una sensazione di tepore, seguita dalle sensazioni uditive di un ringhio che aveva poco di umano e da diverse urla strazianti che esprimevano una sofferenza lancinante.
Forse stava sognando? C’era un drago sputafuoco che stava per distruggere la città e ucciderla e...
 
Fuoco?
 
Spalancò gli occhi e si voltò di scatto, ancora semisdraiata a terra. Nell’inferno di fiamme che vide riuscì a intravedere una familiare zazzera rosa e nell’istante in cui la scorse sentì il tepore irradiarsi stavolta dentro di lei, a partire dal petto. Le lacrime le appannarono subito la vista.
 
« Natsu… » mormorò in un soffio, ma in quel momento lui era troppo impegnato a combattere per difenderla per sentirla.
 
Anche con le lacrime agli occhi Lucy poté accorgersi dell’espressione furiosa sul volto del mago del fuoco e ne fu quasi spaventata. Non l’aveva mai visto così. Avvolgeva nelle fiamme un soldato dopo l’altro, nessuno riusciva a sfuggirgli. Qualcuno giaceva immobile e bruciato o gemente e ustionato a pochi passi dal giovane Dragneel.
Mentre la biondina osservava in un misto di sollievo e incanto la danza di morte del suo salvatore, però, un soldato rimasto indietro colse l’occasione datagli dagli incauti compagni per aggirare Natsu e arrivare alle spalle dell’ereditiera.
Da lì la afferrò saldamente e le tappò la bocca con una mano, impedendole da una parte di urlare e dall’altra di colpirlo con le braccia: poteva solo scalciare, ma la sua posizione svantaggiata le rendeva difficile, se non impossibile, colpirlo. Non aveva neppure la possibilità di chiedere l’aiuto del mago del fuoco.
 
Non poteva essere stato tutto inutile.
 
Natsu si faceva sempre più lontano. Lo vide fracassare l’elmo e il cranio di un malcapitato con un pugno avvolto di fiamme.
 
Non poteva
 
Cercò di divincolarsi dalla stretta del soldato che la trascinava all’indietro verso la postazione dove con tutta probabilità il suo capitano stava ancora aspettando il ritorno dei suoi.
 
No!
 
Forse fu la volontà di salvarsi, di non arrendersi, di fuggire e tornare a Fairy Tail. Tutto avvenne in poche frazioni di secondo.
Nel profondo del petto Lucy avvertì una potente vibrazione, poi un’ondata di calore, ed entrambe la attraversarono come fosse uno strumento tramite cui espandersi. Quando raggiunsero le estremità del suo corpo, si trasformarono in un formicolio di ogni centimetro della pelle della ragazza. Infine ci fu una luce accecante e il rumore come di un’esplosione e la biondina avvertì il peso del soldato scomparire all’improvviso.
 
Quando la luce scomparve, si guardò attorno stordita e vide che il suo rapitore era stato scagliato a una decina di metri di distanza, inerte. Pensò che dovesse essere stato Natsu, ma quando si voltò tremante alla sua ricerca lo vide attonito a parecchia distanza da lei. La stava fissando incredulo.
 
« Na…tsu…? » provò ad articolare, ma quello che vide immediatamente dopo fu il buio.
 
 
 
 
 
 
Natsu aveva sentito la sua voce con estrema chiarezza, ne aveva percepito tutto il terrore, e si era precipitato alla sua fonte. L’aveva trovata, con quei luridi stronzi quasi addosso che stavano per toccarla con le loro mani da viscidi vermi striscianti. E poi aveva perso il controllo.
 
 
Stava ancora aspettando che tornasse indietro. Tutti stavano aspettando.
Lui pensava che avesse capito che non pensava davvero ciò che le aveva detto, ma nonostante tutto non era ancora rientrata, e in tutta sincerità cominciava a essere davvero preoccupato.
 
« Ovviamente non si rende conto » aveva sospirato Levy per la milionesima volta nell’osservarlo mentre si agitava sulla panca senza requie. Di che cosa mai dovesse accorgersi proprio non riusciva a capirlo, così l’aveva ignorata ancora. Gajeel aveva sogghignato con scherno, ma aveva altro di cui preoccuparsi che non di quel demente.
 
Quando la porta della locanda si aprì, si sollevò speranzoso, ma rimase quasi deluso quando vide suo padre entrare e recarsi a grandi da Makarov. Si allarmò subito quando si accorse della sua faccia scura. Gildarts con quell’espressione non era mai un buon segno.
 
« Makarov » disse con voce cupa facendo irrigidire tutti quanti. « Sono arrivati. »
 
Il silenzio calò immediato, e i presenti, troppo concentrati sul signor Dragneel, non si accorsero che Natsu era impietrito e aveva cominciato a tremare. Perfino il Master sembrava sorpreso.
 
« Cosa?! Perché? Sono passati quasi tre mesi, cominciavo a pensare che si fossero dimenticati del piccolo… incidente… »
 
Gildarts lo guardò perplesso.
 
« A volte sei un po’ superficiale, vecchio… »
 
« Senti chi parla… »
 
« Comunque non è questo il punto. A parte Erza che può cavarsela da sola, non c’è fuori nessuno, vero? »
 
Makarov sembrò sul punto di rispondere, ma rimase con la bocca socchiusa mentre la sua espressione mutava dalla solita quiete a una cupa consapevolezza. Papà Dragneel si preoccupò.
 
« …vecchio? »
 
L’anziano signore non rispose. All’improvviso Gajeel intervenne.
 
« Ehi, dov’è finito quel cazzone di testa-rosa? »
 
 
Così si era ritrovato a correre a precipizio e poi a combattere senza nemmeno capire cosa stesse facendo. Ed era proprio mentre spediva all’altro mondo l’ultimo di quei bastardi che sentì un forte rumore alle sue spalle e si voltò in tempo per vedere un’ombra schizzare via prima di essere accecato da una luce abbacinante.
 
Quando la luminescenza scomparve e vide Lucy sconvolta e tremante al suolo dove la prima era stata prodotta, la fissò attonito comprendendo che era stata lei a generarla. Era magia.
 
« Na… tsu…? » la sentì mormorare spaesata. Provò un curioso senso di tenerezza e di volontà di proteggerla, che si concretizzò subito in una corsa preoccupata verso di lei quando la vide accasciarsi a terra. La prese tra le braccia e provò a chiamarla, ma aveva perso i sensi.
Doveva riportarla alla locanda in fretta, ma quando alzò lo sguardo vide davanti a sé un altro soldato. Questo però aveva un’armatura nera. Non che gli cambiasse qualcosa: nera o grigia, poteva comunque disintegrarla con il fuoco e i pugni, oppure semplicemente spaccare la testa a quel verme. Lo fissò con espressione indecifrabile senza indietreggiare di un passo.
 
« Scenetta toccante » commentò ironico l’uomo protetto dalla corazza. « Davvero romantica. Ma temo che debba chiederti di consegnarmi la ragazza. »
 
« Come no, certo » replicò Natsu gelido. « Fottiti. »
 
« Non giocare con me, ragazzino » disse l’altro con un tono quasi divertito. « Potresti pentirtene. »
 
« Non ho certo paura di te. » affermò il rosato chinandosi per posare nuovamente a terra Lucy. La appoggiò sul selciato con estrema delicatezza, come se stesse maneggiando un oggetto di cristallo, poi, con espressione addolcita, le scostò una ciocca color del grano dal viso e si rialzò, scrocchiandosi le nocche. Aveva nuovamente la maschera di furia e decisione di poco prima. « Fatti sotto. Sono tutto un fuoco! »
 
Ci fu un attimo di calma surreale in cui Natsu si preparò ad attaccare o a difendersi e vide il nemico tendersi a propria volta; ma prima che avesse il tempo di fare alcunché, un lampo grigio e blu sfrecciò da destra verso sinistra, l’ufficiale scartò e si udì distintamente un clangore metallico.
 
Il rosato batté le palpebre e rilassò i muscoli sorpreso quando identificò la figura indistinta che si era precipitata in suo aiuto e che gli si parò davanti piantando i piedi a terra in una posa sicura e decisa.
 
« Erza! »
 
La ragazza, che indossava la sua solita armatura grigia e la sua gonna blu a pieghe, non rispose. Fissava immobile l’uomo dalla corazza nera, il quale teneva una mano sopra il viso scoperto: il colpo infertogli dalla maga gli aveva levato l’elmo che stava rotolando via impolverando il pennacchio. Dal bordo del palmo si intravedeva un sorriso inquietante.
 
« …Erza? » riprovò Natsu.
 
La giovane donna iniziò a tremare leggermente, come se stesse trattenendo una forte emozione. Il rosato fece cadere nuovamente lo sguardo sul nemico. Aveva dei disordinati capelli blu. Quando fece scivolare via la mano dal volto, si rese conto con grande sbigottimento che non era un adulto come pensava: doveva avere solo pochi anni in più della rossa e attorno all’occhio destro sfoggiava un curioso quanto complesso tatuaggio.
 
« Finalmente ci incontriamo ancora, Erza » affermò compiaciuto spiazzando del tutto il mago del fuoco.
Avrebbe desiderato chiedere spiegazioni alla ragazza, avvicinarsi e guardarla in faccia, ma non voleva allontanarsi da Lucy.
 
« Non avrei mai voluto… Gerard. »









Angolo dell'Autrice
BAM! Ecco a voi il nuovo capitolo con l'azione promessa nello scorso! Non l'ho nemmeno riletto da tanto ero esaltata per pubblicarlo, quindi perdonate qualsiasi errore stupido ci sia. Forse lo rileggerò più avanti e correggerò le imprecisioni.
Come vedete ho cambiato un po' l'impaginazione, ditemi se è più comodo da leggere o era meglio prima che al massimo lo risistemo xD
Alòr! Come promesso: azione, Natsu si riscatta, si scopre la tipa che voleva picchiare Lucy, si scopre che Lucy in realtà ha la magia, e compare quel figone di Gerard (non ve l'aspettavate, ehh? ...in effetti l'ho deciso quasi all'ultimo anche io ù.ù) 8D
Vi aspettavate qualcuna di queste cose? A parte quelle preannunciate, intendo ù.ù Fatemi sapere, che son curiosa *-*
Colgo occasione per mandare un abbraccione e un grazie enormissimo a chi mi segue e specialmente a chi recensisce, non sapete come mi fate felice quando mi lasciate anche un piccolo commento! *-* Dà sempre la carica!
Non so cosa dire.... Personalmente sono morta dalle emozioni che ho cercato di mettere in questo capitolo (cioè... è normale emozionarsi mentre si scrive una storia?), spero di avervene passate anche solo un centesimo! Sarebbe un successone per me!
Mi sono ammazzata per finirlo in tempi brevi, ma onestamente adesso non so quando avrò tempo di scrivere e caricare il prossimo... Spero prima della prossima era glaciale (ma con Lucca di mezzo non ci giurerei.).
Non so che altro aggiungere, se non che spero vi sia piaciuto *w*/
Un bacio a tutti quanti e Stay Tuned! *-*

AnB

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** X - La vera forza ***


Lui ed Erza si conoscono…? si chiese Natsu sgomento, incapace di comprendere l’accaduto.
 
« Peccato, speravo fossi contenta di vedermi » gemette Gerard con un sorriso divertito. La giovane davanti a lui continuava a tremare sempre più visibilmente e stringeva i pugni con forza.
 
« Risparmiami queste scene teatrali » ribatté tagliente. Il mago del fuoco alle sue spalle, ripresosi dalla sorpresa, tentò di inserirsi nello scambio di battute.
 
« Erza, cosa diavolo… »
 
« Porta Lucy al sicuro » lo interruppe lei. Aveva la voce roca.
 
« Col cavolo che ti lascio qui da sola contro quello stronzo! Voglio gonfiarlo anch’io! »
 
« Me ne occupo io. Va’ via. »
 
« Non ci pen- »
 
« Va’ via! Adesso! » ruggì la rossa voltandosi di scatto. In quella tempesta di capelli scarlatti Natsu poté scorgere l’espressione della giovane guerriera: era furiosa, ma anche sconvolta. Nel vedere quello sguardo burrascoso provò una fitta di timore: certo, spesso si era arrabbiata con lui, Gray e gli altri a causa delle loro risse continue che distruggevano l’arredamento della locanda, ma mai sul serio. Così obbedì. Raccolse la ragazza bionda priva di sensi accanto a lui con delicatezza, se la strinse al petto e poi si voltò.
 
« Hanno fatto del male a Lucy » disse semplicemente, con estrema serietà. Erza annuì senza guardarlo.
 
« Lo so. »
 
« Non azzardarti a perdere » aggiunse il rosato. Aspettò il cenno di assenso della ragazza e gettò un’ultima occhiata di odio a Gerard prima di girare sui tacchi e fuggire di corsa, cercando di non sballottare troppo l’ereditiera fra le sue braccia, fino a scomparire entro la via dalla quale era giunto.
 
La giovane dai capelli rossi si sentì immediatamente più tranquilla appena non udì più lo scalpiccio dei sandali di Natsu. Ora nessuno correva più alcun pericolo. Prese un lungo respiro e fissò con aria truce il nemico, il quale ancora non aveva perso il sorriso beffardo che aveva fin dall’inizio.
 
« Che scenetta commovente » commentò l’ufficiale dai capelli blu. Stranamente aveva evitato di agire durante lo scambio fra gli altri due: sembrava averne tratto divertimento. « Non sei cambiata per niente, Erza. »
 
« Ti sbagli » replicò lei asciutta. Tese un braccio davanti a sé e l’atmosfera tra le sue dita tremolò e risplendette fino al materializzarsi di una spada scintillante. Il filo della lama fendette l’aria quando la guerriera la tagliò con un gesto secco. La guardia dell’arma era ornata da un paio di ali cesellate nel metallo. « Non sono più quella di un tempo. »
 
« Tu dici? » sogghignò l’avversario. Al contrario della rossa sembrava perfettamente tranquillo. « Io invece vedo ancora quella bambina che piangeva per… »
Prima che potesse concludere la frase, Erza gli fu addosso con odio cieco. Dopo essere scattata fulminea verso di lui sollevò la spada con entrambe le mani e menò un fendente dall’alto verso il basso. Gerard scartò di lato con una prontezza e rapidità ancora più sorprendenti di quelle della maga, quindi mormorò:
 
« Meteora. »
 
Il suo corpo e l’aria attorno ad esso si illuminarono all’improvviso come una stella abbagliando la giovane donna per un secondo, che fu sufficiente al nemico per balzare contro di lei a velocità moltiplicata, rifilandole una gomitata sullo sterno. L’urto fu tale che l’armatura della ragazza s’incurvò e le mozzò il respiro e il suo intero peso fu scagliato all’indietro con violenza. La spada si dissolse ed Erza, approfittando dello slancio datole dall’avversario, fece un mezza capovolta all’indietro in aria, si spinse sulle mani e dopo un altro breve volo frenò atterrando sui piedi. Tossì e percependo un insolito cuneo contro petto si rese conto dell’ammaccatura nel metallo. Sollevò lo sguardo. L’ufficiale dai capelli blu la stava fissando divertito.
 
Per lui è solamente un gioco, constatò e sentì la rabbia montarle nel corpo. Chiuse gli occhi e prese un lungo respiro. Doveva mantenere il controllo. Che diventasse furiosa e perdesse ogni lucidità era proprio quello che Gerard voleva e non poteva permettersi di assecondarlo.
 
Ricordati ciò che ti ha fatto.
 
L’odio l’avrebbe aiutata a mantenersi lucida. Quando aprì nuovamente le palpebre, la sua espressione era di calma glaciale.
 
« Cambio abito… » sibilò, e il suo vestiario splendette circondandola di un’aura di luce. L’armatura che comparve subito dopo era nera, coperta di spuntoni e le proteggeva l’intero corpo, perfino i piedi. « Armatura del Purgatorio. »
 
Il giovane dai capelli blu sghignazzò.
 
« Che nome inquietante. Hai intenzione di giudicarmi per i miei peccati? »
 
« Oh, no. Non spetta a me farlo » replicò la rossa impassibile. Materializzò un’arma enorme nella mano destra, la punta della spada a terra. Anch’essa era ricoperta da spuntoni che scintillavano in modo sinistro. « Ti punirò semplicemente. »
 
« Sembra che tu voglia fare sul serio » osservò Gerard senza scomporsi. Si fece più serio, ma il sottile ghigno beffardo non scomparve dalle sue labbra. « Molto bene, sto aspettando. »
 
Nonostante il considerevole peso dell’armamento Erza si slanciò con naturalezza verso l’avversario sollevando l’immane lama che mantenne alla sua destra, parallela al suolo. Raggiunto il nemico piantò il piede sinistro a terra e, senza nemmeno aspettare di appoggiare l’altro, fece ruotare la spada mantenendone l’assetto orizzontale, come se avesse voluto tagliare a metà l’ufficiale dall’armatura nera. Quando l’arma gli fu a pochi centimetri, questi sussurrò ancora:
 
« Meteora. »
 
Mentre il suo corpo iniziava a farsi luminoso, la giovane guerriera ringhiò a propria volta:
 
« Cambio abito. »
 
Gerard fece un rapidissimo balzo indietro che gli consentì di evitare l’enorme spada abbinata all’Armatura del Purgatorio che scomparve a un soffio da lui in un vortice di lumicini. Prima che avesse il tempo di fare altro la maga gli fu addosso e fu costretto a parare con gli avambracci il colpo sferratogli al collo con due lame molto più sottili e affilate della precedente. Non indossava quasi nulla, a parte delle orecchie da gatto e un reggiseno leopardato, delle protezioni per gli avambracci, dei pantaloncini cortissimi, un paio di calze alte e stivali metallici.
 
« Armatura del Volo » concluse la rossa, mentre con un gesto secco ritraeva le spade e cominciava a incalzare l’avversario con una serie di attacchi precisi e rapidissimi, tutti mirati alle parti scoperte del corpo del giovane ufficiale.
 
« La tua velocità è migliorata molto » riconobbe Gerard, senza peraltro ottenere risposta. « Ma non abbastanza. »
 
La luminosità del suo corpo aumentò improvvisamente e gli attacchi successivi di Erza andarono a vuoto, poiché la rapidità del suo avversario aumentò in modo tale da consentirgli di sfuggirle in un battito di ciglia. In poche frazioni di secondo cominciò a essere assalita da ogni parte, senza che quasi avesse tempo di accorgersi della direzione dei colpi. Il dolore si diffuse velocemente nei punti feriti fino a trasformarsi in una sensazione dalla provenienza indistinta e generalizzata. Tra un attacco e l’altro la ragazza riuscì a decifrare la provocazione del nemico:
 
« Che c’è? Non volevi forse punirmi? »
 
Cercando di mantenere la lucidità e di ignorare l’incalzare delle offensive e la sofferenza per le lesioni, la maga invocò nuovamente il suo incantesimo.
 
« Cambio abito, Armatura Adamantina! »
 
Le sensazioni procurate dai colpi subiti si fecero più attutite ed Erza richiuse su di sé il grande scudo evocato insieme all’armatura bianca e possente. Il clangore degli armamenti che cozzavano era assordante anche attraverso il metallo spesso.
 
« Non vuoi più combattere? »
 
La giovane resistette per istanti che le parvero lunghissimi. Doveva pensare a un modo per contrattaccare. Gerard era molto veloce e la sua rapidità incideva non solo sulla sua capacità di eludere gli attacchi, ma anche sulla sua potenza che aumentava a dismisura. E probabilmente non stava nemmeno usando tutto il suo potenziale. Tuttavia non poteva arrendersi a quei pensieri, né poteva semplicemente difendersi aspettando chissà quale miracolo: era stata proprio lei a chiedere espressamente a Natsu di allontanarsi.
 
Sciocca, si rimproverò tra sé, sei forse troppo orgogliosa per permettergli di aiutarti?
 
Era comunque tardi per lasciarsi andare ai rimpianti e in ogni caso era una questione che doveva risolvere lei stessa. Una questione che riguardava solo loro due, durata già troppo tempo. Non le restava che puntare tutto sull’attacco e sperare di cogliere di sorpresa Gerard colpendolo prima che potesse allontanarsi dopo l’offensiva. Ricordandosi di lei, per cui aveva continuato a vivere appieno. Doveva concentrarsi e aspettare il momento giusto…
 
« Esci dal guscio, Erza! »
 
Un colpo, due, tre.
 
« Puniscimi! Fallo per lei… »
 
Quattro, cinque…
 
La giovane sentì l’aria sibilare poco dietro di lei, a destra.
 
Ora!
 
Eseguì la sua magia a una velocità tale da stupire persino chi la stava attaccando. In pochi istanti l’Armatura Adamantina scomparve insieme al suo scudo, cedendo il posto a un paio di larghi pantaloni di stoffa rossi e a delle fasce bianche attorno al seno. Nelle mani della ragazza si materializzò una lunga katana affilata e, usando il piede sinistro, la maga ruotò su se stessa puntando l’arma verso quel rumore ormai conosciuto.
 
L’impatto fu secco ed Erza fu sicura di udire uno schiocco sonoro, ma per qualche attimo non riuscì a vedere nulla e non capì da dove fosse provenuto: percepì solamente il terreno scivolarle sotto i piedi nudi per diversi metri. Quando, dopo aver battuto le palpebre diverse volte, le parve di scorgere nuovamente qualcosa, un dolore acutissimo le trafisse all’improvviso la spalla sinistra, che aveva dovuto assorbire tutto il peso dello scontro. Sollevando lo sguardo dalla katana che stringeva fra le mani, inspiegabilmente spezzata, vide finalmente Gerard, piegato in due a molti passi di distanza davanti a lei. Si stringeva le mani attorno ad un’apertura nel fianco destro dell’armatura e gocce di sangue stillavano fra le dita. A terra accanto a lui giaceva la parte mancante e insanguinata della spada. Era riuscita a colpirlo e la violenza della collisione aveva penetrato la sua armatura e spezzato la katana stessa.
 
« Sei diventata più abile, Erza » ammise lui con la voce resa roca dal dolore. « Ma non sei comunque abbastanza forte da fermarmi… »
 
Sembrava sul punto di riprendersi, e la giovane sentì un vago senso di allarme. Aveva il respiro affannoso: era stanca per il grande uso di potere magico, coperta di lividi e piccole ferite per gli attacchi subiti e, a giudicare dalla sofferenza che le procurava il muovere il braccio sinistro, aveva la spalla lussata per l’urto precedente. Non era per niente in condizioni di proseguire il combattimento. Sentì le gambe cederle all’improvviso per l’affaticamento, e cadde su un ginocchio, non senza togliere gli occhi dall’avversario. Era ferito, ma probabilmente in migliori condizioni rispetto a lei. Eppure doveva resistere, doveva farlo per lei, finalmente per vendicarla: colui che gliel’aveva strappata, e quindi la rivalsa, era dopo anni a poca distanza da lei e non le rimaneva più forza per ottenerla. Lacrime di frustrazione le offuscarono la vista e per un attimo prese in considerazione l’idea di arrendersi e chiedergli di ucciderla onorevolmente per ricongiungersi con…
 
“Hanno fatto del male a Lucy”.
 
Improvvisamente le sovvennero alla mente le parole di Natsu. Ecco cosa le aveva detto: hanno fatto del male a Lucy. Ma certo.
 
“Sembri proprio una sorella maggiore…”
 
Le salì alle labbra un sorriso amaro.
 
Che stupida.
 
Gettò a terra la spada ormai inservibile. Era stata un’idiota. Vedere Gerard l’aveva riportata nel suo doloroso passato e si era fatta sopraffare dai ricordi, dalla tristezza e dall’odio per lui sepolto nei recessi del suo cuore. Così aveva lottato in modo egoistico per se stessa, usando come scusa la vendetta. Ma non si trattava più solo di lei.
 
“Non azzardarti a perdere”.
 
Non era la sua battaglia: era la battaglia di Fairy Tail. Era una lotta per proteggere i suoi compagni, la sua nuova famiglia. Doveva concentrarsi su questo: non aveva avuto la forza di difendere quella vecchia, e proprio per questo avrebbe dovuto battersi con tutta se stessa per non commettere di nuovo quell’errore. Le si formò nella mente l’immagine di una ragazzina con capelli nerissimi e lisci e occhi castani come i suoi che le sorrideva. Finalmente si rendeva conto che aveva combattuto per se stessa, per riempire il vuoto causato dalla sua scomparsa, in modo del tutto egoistico, senza rendersi conto che quel vuoto era già stato riempito dai suoi amici. La sua sorellina non sarebbe stata felice di vederla accecata dall’odio così. Avrebbe finalmente lottato con lei, gioito con lei e avrebbe guardato verso il futuro con nuova fiducia, sapendo che l’avrebbe sempre custodita nel cuore.
 
Perdonami per il mio errore… Non ti scorderò. Aiutami ad avere la forza proteggere la mia… anzi, la nostra nuova famiglia.
 
Appoggiò la mano destra sul ginocchio corrispondente e si alzò nuovamente in piedi. Avrebbe ripreso a combattere, stavolta non più per se stessa. Si sentì più risoluta e molto meno vuota.
 
Gerard teneva una mano sulla ferita, ma era riuscito a raddrizzare a propria volta il busto. Fece un mezzo sorriso più simile a una smorfia di dolore.
 
« Ma bene, la tua espressione sembra più decisa » constatò. Stavolta era riuscito a controllare la voce e a renderla ferma e dura. « Sei sicura di riuscire a continuare? »
 
Con le gambe leggermente divaricate, Erza aprì le dita della mano destra ed evocò faticosamente un’altra katana identica alla prima. Mentre l’arma si materializzava lei percepì le sue forze calare.
 
« Lo farò… » ansimò fissandolo negli occhi. L’ufficiale parve stupito. « Per mia sorella… ma soprattutto per i miei compagni. »
 
« Così non provi più odio? » replicò il giovane dai capelli blu con una nota di sorpresa nella voce. Sembrava non aspettarsi quel cambiamento da parte dell’avversaria. « Non vuoi la tua vendetta? »
 
Erza scosse la testa.
 
« Lei non ritornerà » disse semplicemente. Sollevò la spada davanti al viso. « Perché è sempre stata con me. Lo sarà sempre, e mi aiuterà a combattere… Ma ora ho qualcun altro per cui lottare. Una nuova famiglia. Un’altra sorella. »
 
« Vuoi dire l’oca bionda? Davvero commovente. »
 
« Non… chiamarla in quel modo. »
 
« Hai rimpiazzato tua sorella con una mocciosa appena conosciuta. Davvero nobile da parte tua. »
 
« Da quale pulpito » commentò la rossa con una smorfia. « Cosa vuoi saperne tu? Lucy... non è il rimpiazzo di nessuno. »
 
Gerard fece un paio di passi zoppicanti verso di lei.
 
« Sei patetica. Tu, quel ragazzino dai capelli rosa… Tutti patetici… L’unico motivo per cui valga la pena di combattere a questo mondo è costituito da noi stessi! La vendetta… Come puoi abbandonarla per… per… »
 
« Per proteggere i miei amici! » ruggì Erza. « Sono loro la cosa più importante! Lottare per gli altri moltiplica la nostra forza! Come fai a non capire, Gerard?! Tu… non sei sempre stato così! »
 
Quelle parole parvero colpire il giovane che schiuse le labbra sorpreso. Ci furono lunghi attimi di silenzio in cui nessuno dei due si mosse o disse altro. Poi, quando l’ufficiale dai capelli blu fu sul punto di parlare, improvvisamente da una via laterale irruppe un uomo dai capelli rossicci ben conosciuto, semi coperto da un lungo mantello nero e sbrindellato che svolazzò alle sue spalle fino a quando si fermò accanto alla rossa, che abbassò l’arma.
 
« Gildarts… » osservò quasi senza parole la ragazza, sbalordita. L’uomo aveva però gli occhi fissi sul nemico comune e si limitò a fare un breve cenno del capo. Gerard si era ricomposto e sorrise.
 
« Sembra che i tuoi compagni siano arrivati. »
 
La giovane guerriera si voltò a guardarlo.
 
« Gerard… »
 
« Non finirà qui » la interruppe lui. « Il paparino della tua sorellina non sarà contento di questa caccia infruttuosa… Ci rivedremo, Erza. »
 
« Aspetta! »
 
Prima che potesse muoversi, il corpo dell’altro fu circondato da un’aura splendente e il globo di luce balzò oltre i tetti delle case per poi sfrecciarvi sopra, diretto verso palazzo Heartphilia. La maga contemplò la luminescenza allontanarsi fino a scomparire e poi, in un colpo, le forze le vennero a mancare: la spada le scivolò dalla mano e le gambe non la sostennero più. Fortunatamente Gildarts fu pronto ad afferrarla e si passò il braccio sano della ragazza attorno alle spalle, sostenendola poi per la vita.
 
« Grazie… » mormorò. La katana intera e quella spezzata si dissolsero in due chiarori distinti. L’uomo annuì e si guardò attorno, soffermandosi in particolare sugli uomini che giacevano inerti dietro di loro e la macchia di sangue prodotta da Gerard.
 
« Natsu mi aveva detto che c’era una bella confusione, ma non pensavo fino a questo punto... »
 
Erza emise uno sbuffo divertito.
 
« Immagino che dovremo ripulire… Non penso che tutto ciò possa passare inosservato ai cittadini. Considerando che i disordini si sono appena conclusi, torneranno presto sulle strade… »
 
« Ci penseremo dopo » la rassicurò papà Dragneel, aiutandola a camminare verso la via da cui era uscita. « Prima di tutto dobbiamo rimetterti in sesto, sei conciata male. E poi temo che dovrai molte spiegazioni a Natsu » aggiunse sospirando.
 
La ragazza ridacchiò e assentì, quindi proseguì in silenzio facendosi sostenere da Gildarts.










Angolo dell'Autrice
*cori angelici la introducono* Oh mio Dio, sono riuscita a pubblicare il decimo capitolo <3 <3 Finalmente Q_Q Mi dispiace tantissimo per il ritardo, ma sinceramente ogni secondo della mia vita è pienissimo di impegni (soprattutto la scuola che mi assorbe l'80% del giorno, a volte anche di più)! Nel ponte poi sono stata al Lucca Comics & Games, quindi alè, anche lì niente scrittura XD E così sono arrivata ad oggi... Ma ci sono arrivata <3
Dunque! Come avete visto è un capitolo quasi interamente dal punto di vista di Erza. Mi sa che era ovvio dal preludio dello scorso capitolo.... In ogni caso come vedete si inizia a intravedere qualche traccia del suo passato 8D Nel prossimo capitolo confido di farle spiegare tutto, tranquilli <3 E torneremo anche un po' su Lucy e Natsu (d'altro canto è una NaLu, no?!) - conto di fare qualcosa anche per loro tra breve 8D
Questo capitolo è stato duro da scrivere, nel senso che gestire i pensieri di Erza in modo coerente è stato un po' complicato, ma mi è piaciuto molto. Adoro quella ragazza e volevo darle un po' di spazio per essere fiQua. D'altro canto Erza è Erza, no!? E se ho messo Gerard c'è un motivo 8D (insomma, porella. XD) Non posso farvi altri spoilers, vedrete che il passato della nostra eroina dall'armatura splendente emergerà molto presto, dovete solo avere ancora un po' (tanta, visti i tempi) pazienza!
Bon, non so che dire. Fatemi sapere voi *-* so che qualcosa viene fuori sempre xD
Ho riletto, ma può essere che mi siano sfuggiti errori, quindi vi prego di farmelo notare!

Au revoir <3
AnB

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** XI - La Principessa delle Stelle ***


Lucy aprì lentamente gli occhi e subito percepì un senso di stanchezza e intorpidimento nelle membra. Batté le palpebre diverse volte, intontita, per mettere a fuoco il luogo che la circondava e le ci volle qualche istante per realizzare dove si trovasse. Era la sua stanza alla locanda e dalle tende semichiuse penetrava la tiepida luce mattutina di settembre. Per un attimo faticò a ricordare gli accadimenti precedenti al suo sonno, ma dopo una manciata di secondi passati a fissare il soffitto iniziò a rammentare. L’ondata di energia che l’aveva percorsa, la luce accecante che le aveva tolto ogni forza e poi il vuoto. Ma prima del vuoto…
 
Sentì un fruscio accanto a lei, sul bordo del letto, poi un pesante sospiro.
 
Prima ancora che i suoi occhi cercassero l’origine di quel rumore, il suo cuore sperava già di sapere la risposta. Con intima gioia constatò che era proprio Natsu, addormentato su uno sgabello vicino al letto ma mezzo sdraiato accanto a lei, con l’espressione rilassata del sonno profondo. Dapprima la ragazza si preoccupò di bearsi della sua placida, adorabile aria da bambino dormiente, poi si chiese se non fosse il caso di svegliarlo. Ma non appena si decise, prendendo fiato per parlare e chiamarlo, il rosato spalancò le palpebre facendola sussultare per la sorpresa.
 
« Sei sveglia! » esclamò dopo averla fissata per qualche secondo; quindi scattò in piedi tanto in fretta da far cadere lo sgabello e si precipitò fuori dalla stanza lasciando Lucy ancora stordita dalla sua reazione. Quasi non aveva ancora realizzato ciò che era successo che nella stanza si accalcarono quelli di Fairy Tail.
 
« Lucy, ero così preoccupata! » squittì Levy con le lacrime agli occhi buttandole le braccia al collo per prima con incredibile slancio. L’interessata la strinse con fare incerto, i muscoli che rispondevano a fatica ai suoi ordini.
 
« Scusa… »
 
« Ci hai fatto stare in ansia, biondina » brontolò Gajeel, che aveva accompagnato la ragazza dai capelli azzurri all’interno della camera. Poi si susseguirono Gray, Elfman, Cana, Mira e infine persino Makarov e Gildarts, chi con una frase impacciata di malcelata preoccupazione, chi sbraitando quanto poco fosse da uomini non confidare nella pronta guarigione dei compagni, chi con un sorriso semplice ma molto dolce. La stanza fu in breve riempita e il Master e il signor Dragneel dovettero intervenire per svuotarla in modo da permettere alla convalescente di riposare. Alla fine rimasero solo i due uomini, Lucy, Levy e Natsu che, si rese conto l’ereditiera, era uno dei pochi a non essersi ancora pronunciato sul suo risveglio. Sentì una punta di delusione pizzicarle il cuore.
 
« Bentornata fra noi » disse all’improvviso Makarov rompendo il silenzio e il filo dei suoi pensieri. « Mi rendo conto che ti sei appena svegliata e probabilmente non sei ancora nel pieno delle tue forze, ma… Gradirei ricostruire l’accaduto. Sembra che il tempo, dopo tanta attesa, sia tornato ad essere molto prezioso, no? »
 
La giovane Heartphilia annuì piano e a un cenno del capo del vecchio Natsu uscì dalla stanza. Il silenzio tornò a far da padrone tra i presenti e fu Lucy stavolta a spezzarlo:
 
« Quanto ho dormito? »
 
« Tre notti » le rispose Levy con premura avvicinandosi a lei, per poi sedersi ai piedi del morbido letto dell’amica. « Ci hai fatto preoccupare da morire. »
 
« Mi dispiace… Non so nemmeno io cosa sia successo. »
 
« Su questo credo di avere qualche idea » s’inserì Makarov, ma non aggiunse altro quando vide puntati su di sé gli sguardi delle due ragazze. Con un sospiro, la biondina riprese la parola.
 
« Dov’è andato Natsu? »
 
Poté giurare di scorgere un sorrisetto furbo comparire sulle labbra della bibliotecaria, ma in un battito di ciglia la vide di nuovo seria.
 
« A chiamare Erza. Quando Gildarts l’ha riportata qui quattro giorni fa era coperta di ferite e aveva la spalla sinistra lussata. Diceva di dovere delle spiegazioni, ma voleva che anche tu le sentissi, così ha taciuto. »
 
L’ereditiera sgranò leggermente gli occhi, preoccupata.
 
« Ferita? Ha combattuto? »
 
« Ha raggiunto Natsu poco dopo che tu sei svenuta, a quanto dice mio figlio » si intromise papà Dragneel. « Non preoccuparti, sta bene. L’ha curata un medico abile che ha visitato, e visiterà, anche te. »
 
Nonostante le rassicurazioni dell’uomo, Lucy voleva ugualmente vedere la rossa e accertarsi che fosse ancora tutta intera. La turbava non sapere cosa le fosse successo. Però aveva un’altra domanda da fare.
 
« Ah… Mi hai riportata tu qui? » chiese a Gildarts. Lui fece un sorriso complice.
 
« Oh, no. Io ho accompagnato Erza. È stato Natsu a trasportarti in braccio fin qui. »
 
« Ha insistito per vegliarti tutto il tempo » aggiunse Levy condividendo l’espressione del signor Dragneel. « Anche se gli avevo detto che potevo benissimo stare qui io. »
 
La giovane Heartphilia arrossì di colpo, in un misto fra il lusingato e l’imbarazzato, e distolse lo sguardo. Come mai era così contenta?!
 
Gli sguardi che la trapassarono furono – per sua fortuna – attirati proprio dall’oggetto della chiacchierata in corso, che entrò nella stanza precedendo una Erza quasi completamente bendata, con il braccio sinistro appeso al collo. Quando vide Lucy le sorrise con aria sollevata e quest’ultima si sentì ugualmente meglio nel vederla.
 
« Sei sveglia finalmente! Sono lieta di vedere che ti sei ripresa. »
 
« Lo stesso vale per me » replicò la bionda con un sorriso. « Mi stavano giusto aggiornando… »
 
« …ma aspettavamo le tue informazioni fondamentali per ricostruire i fatti » concluse Makarov quietamente andando a sedersi con due balzi incredibilmente agili sopra la scrivania opposta alla finestra. « Ora che Lucy è sveglia penso tu sia disposta a parlare. »
 
La rossa annuì recuperando la serietà e il vecchio distese le labbra.
 
« Molto bene. »
 
Si rivolse quindi all’ereditiera.
 
« Te la senti di spiegarci cos’è successo prima che arrivasse Natsu? »
 
Lei annuì lentamente e si fece aiutare da Levy per sollevare il busto e appoggiare la schiena contro la testiera del letto, in modo da trovarsi seduta. L’amica le sistemò premurosamente il cuscino affinché non rimanesse a diretto contatto con il duro legno.
 
« Grazie… » mormorò la bionda, ottenendo un’espressione dolce in risposta. Per un attimo cercò gli occhi del mago del fuoco, ma quando li incrociò lui distolse lo sguardo facendole provare una spiacevole stretta al cuore. Si schiarì la voce e si cercò di concentrarsi sul Master, augurandosi che nessuno avesse letto la delusione sul suo viso. « A dire la verità non c’è molto da dire… Prima ho incontrato due ragazze curiose… Aquarius e Lluvia, se non sbaglio. »
 
Per un attimo le parve di decifrare la comprensione sul volto dell’anziano e si interruppe. Tuttavia questo le fece un cenno col capo invitandola a proseguire.
 
« All’inizio sembravano cattive, ma poi si sono rivelate delle brave persone… Credo. In ogni caso, appena abbiamo sentito il rumore delle armature » e qui rabbrividì al ricordo, « sono fuggite proprio come me. E quando pensavo che fosse finita… Sono arrivati. Dovevano essere una ventina circa, e fra loro c’era un ufficiale con l’armatura nera. »
 
Erza si irrigidì e Lucy le lanciò un’occhiata preoccupata; tuttavia la maga dall’armatura splendente non ricambiò il suo sguardo e rimase ad occhi chiusi, assorta nell’ascolto.
 
« Mi hanno ordinato di tornare con loro da mio padre, io ho rifiutato e… e poi è arrivato Natsu » concluse, cercando di mantenere salda la voce mentre terminava la frase. « Poco dopo sono svenuta, ma non so come sia successo. »
 
Ci fu un breve silenzio in cui Makarov si sistemò meglio, gambe incrociate, sul tavolo. Poi sollevò il viso e guardò Natsu, che si trovava accanto al padre dalla parte opposta della stanza, davanti alla finestra.
 
« Immagino che tu sappia spiegarcelo, giusto? »
 
Il rosato fece un cenno d’assenso e si grattò la nuca, gettando alla giovane Heartphilia un rapido sguardo che le parve incerto.
 
« In quell’istante stavo combattendo e Lucy era alle mie spalle, però… Ho sentito un’esplosione e ho visto una forte luce. Quando mi sono girato lei è svenuta, e il soldato che stava cercando di rapirla » e si avvertì una nota di odio vibrante, « era almeno a dieci metri da lei. »
 
Intercorse un’altra pausa. La bionda spostava l’attenzione tra un presente e l’altro, non sapendo su chi fissarla, e quando il ragazzo s’interruppe lei si soffermò su Levy, la cui espressione era mutata: fissava il vuoto come pietrificata, la punta delle dita della mano destra sul labbro inferiore, forse alla ricerca di qualche frammento di memoria che le sfuggiva. Stava per domandarle cosa ci fosse che non andava, ma la rinnovata voce di Natsu la distrasse.
 
« Sono andato da lei, ma era andata. »
 
Lucy si sentì un poco ferita dal modo sbrigativo con cui aveva liquidato il suo svenimento. Un sospetto le si affermò nella mente: che fosse arrabbiato?
 
« Dato che avevo già sistemato gli altri, mancava solo il tizio con la corazza nera. Così l’ho sfidato. Ma quando stavo per iniziare a gonfiarlo… »
 
« …sono arrivata io » terminò Erza per lui, aprendo gli occhi.
 
« Sì, esatto » sbuffò il mago del fuoco. « E adesso ci devi quelle spiegazioni, che cavolo. »
 
La rossa gli lanciò un’occhiataccia che però il giovane sostenne. Sembrava proprio infuriato. Ma per quale motivo era di così pessimo umore?
La ragazza ferita sospirò, ritta accanto alla scrivania dove c’era il Master.
 
« Benissimo. Hai ragione, ve le devo. »
 
« Prima di tutto, perché eri così incazzata? » incalzò il rosato avanzando fino a lei. All’ereditiera sembrò di veder pulsare una vena sulla fronte di Erza, esattamente prima che facesse piegare in due il disturbatore con un potentissimo pugno in testa.
 
« E fammi parlare, brutto idiota! » ruggì spostandolo da un lato in modo da avere la visuale libera verso tutti gli altri presenti. Tossì. « Dicevo. La ragione per cui ero così furiosa è che Ge- » si interruppe per un istante, la voce le tremò per un attimo. « L’ufficiale con l’armatura nera… Si chiama Gerard, e uccise mia sorella. »
 
Calò il gelo. Lucy e Levy la fissarono sgomente, Natsu era pietrificato, le mani ancora sul punto colpito. Gildarts e il Master furono gli unici a non scomporsi.
 
« Nonostante io ne abbia ritrovata una » proseguì la rossa dedicando alla bionda un sorriso dolce che le scaldò il cuore, « in quel momento avevo in mente solamente lei… Si chiamava Kagura, ed era una bambina dolcissima… E lui me la portò via. »
 
Stavolta la voce le si spezzò del tutto e si prese un momento per riprenderne il completo controllo.
 
« Così l’odio mi ha accecata all’improvviso e ho lottato senza alcuna lucidità, finendo per ridurmi come vedete » commentò allargando il braccio sano come a indicare la sua intera figura. « Soltanto dopo ho compreso che non è una cosa che riguarda me sola… Combattiamo per Fairy Tail, che è la nostra famiglia, per Lucy e per il nostro orgoglio di maghi. »
 
Un improvviso senso di unione e fierezza si impossessò degli astanti.
 
« In ogni caso » continuò Erza, « sono riuscita a ferire Gerard, ma non penso che sia un grosso problema per lui. Vorrei solo chiedervi una cosa in vista del prossimo scontro. »
 
Nel dirlo, gli occhi castani della ragazza si sollevarono fino a raggiungere Makarov, che ricambiò lo sguardo con serietà.
 
« Voglio essere io ad affrontarlo. Fra noi sono quella che lo conosce meglio. »
 
« E anche quella che lui conosce meglio » le fece notare saggiamente il Master. Lei sorrise.
 
« è vero, ma è un rischio che sono disposta a correre. »
 
Lucy poté notare che Natsu si stava mordendo il labbro inferiore con tale forza da farlo sbiancare. Il vecchio, intanto, si lisciava i folti baffi argentati.
 
« Nessun padre vorrebbe che i propri figli corressero rischi così grandi. Tuttavia » aggiunse alzando la mano libera per bloccare la rossa che aveva aperto la bocca per ribattere. « Io mi fido di te, Erza. A patto che tu discuta con me di come hai intenzione di muoverti. »
 
« Ovviamente » assentì lei. Fu a quel punto che il mago del fuoco esplose.
 
« “Ovviamente” un cazzo! » sbraitò, ignorando la successiva occhiata glaciale della guerriera. « Vecchio, sei disposto a farla andare da sola dopo quello che è successo?! Ci vado io con lei! »
 
« Ti faresti prendere dalle emozioni e saresti solo di peso » osservò diretta la ferita. « Inoltre non voglio che tu corra pericoli inutili. »
 
« Stai scherzando! Secondo te io invece sarei felice di sapere che tu sei là fuori con quello dopo che ti ha ridotta così? »
 
« Natsu » tuonò la ragazza imperiosa. Lui si zittì, ma era visibilmente inquieto. La giovane sorrise e addolcì il proprio tono. « Apprezzo che tu ti preoccupi per me. Davvero. Ma come ho già detto non si tratta solo di me. Sono semplicemente la persona più indicata. Combatterò con maggiore prudenza. Non ho intenzione di buttare via la mia vita, capito? »
 
Mentre parlava, la rabbia del rosato si tramutava gradualmente in rassegnazione, e alla fine la guardò con aria vagamente mesta.
 
« Ti ammazzo io, se perdi. »
 
La rossa ridacchiò e gli scompigliò i capelli, gesto che Natsu finse di non apprezzare, scostandole la mano con espressione imbarazzata. Poi Erza si chinò e gli sussurrò qualcosa all’orecchio facendolo arrossire ulteriormente. Lucy, Levy e Gildarts risero sotto i baffi: sembravano proprio due fratelli. La bionda, superato l’intenerimento, approfittò dell’attimo di silenzio per riprendere la parola.
 
« Io… Scusate se interrompo, ma… Quindi cosa mi è successo? »
 
Fu in quel momento che Levy sussultò e assunse di nuovo l’aria assorta di poco prima, ma qualsiasi tentativo di richiesta di spiegazioni da parte dell’ereditiera fu stroncata sul nascere da Makarov.
 
« Hai usato la magia, mia cara. »
 
La ragazza lo fissò a occhi sgranati e fu incapace di parlare per lunghissimi istanti.
 
« …come? »
 
« A quanto pare sei una maga anche tu. »
 
Ci fu una nuova pausa.
 
« Non… Com’è possibile?! »
 
Era elettrizzata, sorpresa e sgomenta allo stesso tempo.
 
« Effettivamente ce lo siamo domandati anche noi » s’inserì Gildarts grattandosi leggermente la barba. « Tua madre era una maga? »
 
« Non credo proprio, perché? »
 
« La magia è una sorta di caratteristica genetica » le spiegò l’uomo ottenendo l’attenzione delle due giovani sedute sul letto e degli altri due ancora in piedi. « Un mago non nasce per caso. Deve esserci della magia nelle sue vene, trasmessa dai genitori o, quantomeno, dagli avi. Altrimenti si nasce… normali, diciamo. »
 
« Capisco… » mormorò la bionda sorpresa. « Non riesco a spiegarmelo, non avevo mai sentito parlare di magia fino al giorno in cui voi siete venuti a casa m-… a Palazzo Heartphilia » si corresse.
 
« La faccenda è alquanto strana » osservò il signor Dragneel tormentandosi il mento. Guardò Makarov, ma non ottenne cenni di comprensione. Sospirò. « Credo sia un mistero che dovremo svelare col tempo. »
 
Ma Lucy era comunque troppo esaltata e curiosa per lasciar cadere l’argomento nel vuoto.
 
« E… Se posso… Avete idea di che tipo di magia abbia? Voglio dire, Natsu è un mago del fuoco, Erza… » cercò il suo sguardo per completare la frase.
 
« Cambio Abito » la aiutò la rossa con un sorrisetto orgoglioso.
 
« …e io…? »
 
« A giudicare dalla descrizione di Natsu » s’intromise l’anziano Master, « si direbbe che tu possieda un tipo di magia di cui finora ho solo sentito parlare: la magia della luce. »
 
All’ereditiera brillavano gli occhi.
 
« …della luce? »
 
« Esattamente » confermò il vecchio.
 
In quell’istante Levy batté la mano destra chiusa a pugno sul palmo della sinistra, con l’aria di chi ha appena sperimentato una grandissima realizzazione.
 
« Ma certo! »
 
Tutti si voltarono all’unisono verso di lei.
 
« Adesso mi ricordo! Una volta ho letto di una ragazza che possedeva la magia della luce! »
 
Lucy pendeva dalle sue labbra e la giovane dai capelli azzurri la guardò entusiasta.
 
« La Principessa delle Stelle. »
 
Prese una pausa.
 
« Ho sempre pensato che si trattasse solo di una favola, ma dopo tutto quello che è successo negli ultimi mesi, chissà… Potresti anche essere una sua discendente! »
 
La cosa affascinava la bionda.
 
« Non è da escludere che quella storia contenga un fondo di verità » commentò Makarov.
 
« E così sei una principessa, eh? » aggiunse Gildarts con un sorrisone divertito. L’ereditiera arrossì appena, lusingata. Le piaceva quell’idea.
 
« Sia come sia » continuò il vecchio Master alzandosi e saltellando giù dalla scrivania, « penso che dovremmo lasciar riposare la nostra Principessa. Deve ancora riprendersi del tutto dall’uso improvviso di magia che ha sperimentato. »
 
Erza obbedì subito e, dopo un sorriso alla giovane Heartphilia, aprì la porta e uscì dalla stanza. Gildarts fece un breve inchino davanti al letto e le mostrò tutti i denti con aria allegra, sussurrando:
 
« Principessa… »
 
Poi seguì la maga del Cambio Abito. Levy abbracciò forte l’amica.
 
« Principessa, ma ci pensi?! Sei proprio fantastica, eh! »
 
Quindi trotterellò via allegramente.
 
« Il medico che ti ha visitata tornerà tra non molto. Fino ad allora riposa, Lucy. »
 
Infine chiuse il piccolo corteo, chiudendosi l’uscio alle spalle. Natsu era l’unico rimasto e all’improvviso la bionda, smaltita l’emozione, cominciò a provare una fastidiosa morsa di tensione allo stomaco. Si era ricordata dell’aria infuriata del ragazzo di poco prima, e quell’aura sembrava misteriosamente ritornata. Il rosato raccolse lo sgabello che aveva usato per vegliarla, lo pose vicino alla testa del letto e vi ci sedette in silenzio, senza guardare l’ereditiera. Lei sopportò il silenzio opprimente finché non ne fu più in grado.
 
« Perché sei arrabbiato? » domandò a bruciapelo, facendolo irrigidire.
 
« …non sono arrabbiato. »
 
« Senti, sei pessimo a mentire. »
 
Calò nuovamente il silenzio, ma Lucy non desistette.
 
« Guarda che se ho fatto qualcosa puoi- »
 
« Stava per succederti chissà cosa! » sbottò senza preavviso il giovane voltandosi di scatto e facendola sobbalzare. « Qualche secondo ancora e ti avrebbero portata via, per sempre magari! »
 
La ragazza lo fissò sbalordita.
 
Quindi era solo… preoccupato per me?
 
La realizzazione la lusingò e le fece provare per l’ennesima volta quel calore al cuore che ormai era abituata a sentire in presenza di Natsu – che intanto aveva l’aria pentita per lo sfogo e guardava altrove, vagamente imbarazzato. Finalmente aveva capito! Si mise a ridere.
 
« E adesso perché ridi? » domandò il rosato girandosi di nuovo verso di lei con un mezzo sorriso, contagiato dalla sua ilarità. Lucy lo guardò con un’espressione così allegra e dolce che il suo cuore gli fece le capriole nel petto.
 
« Sono felice che tu fossi preoccupato per me. Temevo fossi davvero arrabbiato…! »
 
Il mago del fuoco la fissò sorpreso per qualche istante di beatitudine, arrossendo, poi distolse lo sguardo imbarazzato e si grattò la nuca, confuso. La giovane Heartphilia, invece, aveva tutto chiaro.
 
« Senti, che ti ha detto prima Erza? »
 
Natsu si voltò dalla parte opposta per non farsi vedere il viso che ormai sentiva in fiamme.
 
« N-niente! » balbettò lui, ben ricordando le parole della rossa: “Tu hai già qualcun altro da proteggere”.
 
La bionda non era convinta, ma sospirò e non indagò oltre.
 
Sì, era proprio innamorata di lui.









Angolo dell'Autrice
Ok, ditelo. Sono una str***a. Si vede lontano un miglio che me la sto prendendo comoda alla grande. Cioè, in realtà avrei voluto pubblicare prima (...) e far accadere più cose (......), quindi chiedo IMMENSAMENTE perdono ç_____________ç Davvero, scusate T^T All'ultimo ho cambiato persino il discorso di Erza D: Avrei voluto farle parlare di più di Kagura, ma siccome l'ho promesso ulteriori precisazioni avverranno in futuro (di nuovo, perdono Q_Q)! Ho intenzione di farle spiegare meglio a Lucy il suo passato, con relativi chiarimenti sulla famiglia (e su Gerard, ovviamente)! ...e invece ho solo aggiunto carne al fuoco... Cioè come mai Lucy sia una maga se non ha ascendenze magiche (anche se era un problema che prima o poi volevo affrontare e mi sembrava capitasse a fagiolo questa situazione)..... Mi spiace tantissimo çwç Perlomeno spero di averlo scritto bene *depress*
In compenso ci tenevo tanto a scrivere questa scena NaLu, da qui in poi la strada è tutta in discesa!! ...o quasi, ho già in mente qualche complicazione 8D E altresì volevo rendere un po' più fraterno (difficile più di quanto è xD) il rapporto Natsu-Erza, che ho sempre trovato adorabile *-* Sembrano fratello e sorella, insomma due amorini *____*
Ah, ed era SECOLI che volevo motivare il titolo XD Finalmente lo sapete, è già una cosa in più xD
Mi auguro di scrivere presto il nuovo capitolo, non vedo l'ora di tornare nel vivo della storia! Presto introdurrò due nuovi personaggi - sono aperte le scommesse per indovinare chi sono ù.ù!
Boh, non so cosa aggiungere, mi sento una cacca ambulante XD Fuggo per evitare gli oggetti contundenti, mi capite no? <3
Ja ne!

AnB

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** XII - Healing ***


La sensazione di consapevolezza che pervase Lucy dopo la realizzazione dei propri sentimenti la rese euforica e sollevata al punto tale che avrebbe voluto che quegli istanti di chiacchiere a vuoto con il mago del fuoco durassero all’infinito. Il suo cuore sussultava ogni volta che scorgeva un accenno di sorriso o un’espressione di adorabile imbarazzo sul volto di Natsu, ma ciò non le impediva di sentirsi meravigliosamente se stessa. Voleva far tesoro di quei piccoli momenti di quieta felicità perché, data la situazione in cui si trovavano, temeva che sarebbero finiti presto. Il sole all’esterno ascese lentamente fino a raggiungere il suo zenit, baciando i tetti di Magnolia con tutto il suo piacevole tepore ormai autunnale. Mentre ancora discuteva con il rosato di tutto ciò che le passava per la testa, la giovane Heartphilia sentì bussare alla porta. Entrambi i ragazzi si zittirono.
 
« Prego » invitò la bionda con una nota di dispiacere nella voce. Se l’unico altro presente accanto a lei l’aveva percepita non lo diede a vedere.
 
L’uscio si aprì lentamente e Makarov fece il suo ingresso, seguito da due presenze nuove per l’ereditiera: la prima era una donna piuttosto anziana, il viso segnato dal tempo, dei capelli rosa chiaro raccolti in una crocchia e lo sguardo arcigno; dietro di lei avanzava timidamente una ragazza poco più che bambina dai lunghi capelli blu sciolti sulla schiena. La vecchia indossava un lungo abito nero e anonimo, mentre la piccola portava un vestito bianco che le arrivava alle ginocchia, ornato da piccoli fiocchi rossi sul petto e sul bordo delle corte maniche che le lasciavano scoperte le braccia esili.
 
« Lucy, questo è il medico che ti ha visitata mentre eri incosciente » le spiegò brevemente il Master balzando sulla scrivania come poche ore prima. « Il suo nome è Polyushka e l’adorabile signorina là dietro si chiama Wendy. È la sua assistente. »
 
« So presentarmi da sola » tagliò corto la donna lanciandogli un’occhiata fredda prima di voltarsi verso la bionda e accostarsi al letto.
 
« Piacere » fu tutto quello che la paziente riuscì ad esalare, completamente in soggezione davanti a quella dottoressa così glaciale. In quattro parole le aveva messo in chiaro ogni cosa: quello che aveva intenzione di fare era adempiere al suo dovere visitandola, senza scivolare nell’esagerazione di un vero e proprio contatto umano. Anzi, sembrava proprio mal sopportare la presenza di altri esseri umani accanto a lei. Così rimase zitta mentre l’anziana dai capelli rosa la esaminava con occhio clinico e la tastava con mano sapiente. Il silenzio accompagnò tutta la seduta, dato che tutti gli altri presenti sembravano intimoriti tanto quanto Lucy – ad eccezione di Makarov, che conservava la sua espressione pacifica e si lisciava i baffi di tanto in tanto. Fu verso il Master che Polyushka si voltò una volta finita la sua ispezione.
 
« Sembra che la ragazza si stia riprendendo bene » lo informò asciutta, poi gettò un’occhiata alla sua giovanissima assistente. « Con un po’ di magia curativa sarà in grado di alzarsi e nel giro di un paio di giorni dovrebbe rinfrancarsi del tutto. »
 
« S-sì! » annuì con forza la ragazzina sostituendo il medico vicino al letto. Allungò le manine fino a sfiorare il corpo della biondina, che la fissava con aria perplessa. Wendy le sorrise timidamente.
 
« Non vi preoccupate, signorina » la rassicurò in un soffio. « Ci vorrà pochissimo e non farà male per niente. »
 
Attese che l’ereditiera annuisse prima di procedere. Chiuse i grandi occhi marroni e distese meglio le dita, poi schiuse leggermente le labbra e corrugò le sopracciglia sottili. Più che stupirsi, essendo ormai quasi avvezza alla manifestazione di un incantesimo, Lucy fu incuriosita dalla luce azzurrina che si sprigionò dai palmi della piccola. Dopo pochi istanti iniziò a percepire le proprie membra formicolare, poi si sentì sempre più ristorata e piena di energie come in seguito a una buona dormita. Quando la bambina dai capelli blu ebbe finito le parve di essere di nuovo in piene forze. In un moto di sorpresa aprì e chiuse le dita delle mani mentre Wendy si ritraeva delicatamente.
 
« Mi sento benissimo » constatò la giovane Heartphilia sollevando lo sguardo sulla curatrice. Le sorrise sinceramente. « Grazie infinite! »
 
La ragazzina arrossì appena e ricambiò con freschezza, lusingata. Polyushka non disse nulla e si girò verso Makarov dopo aver osservato tutto il processo.
 
« Qui abbiamo terminato. Dov’è l’altra ragazza? »
 
« Vi faccio strada » sospirò il Master. Si alzò in piedi e saltò giù dalla scrivania, guidando il medico all’esterno della stanza. La minuta assistente fece per seguire la bizzarra accoppiata, ma Natsu la bloccò a un passo dalla soglia.
 
« Ehi, gran bel lavoro eh! Ci servirebbe una così a Fairy Tail. Non facciamo altro che farci del male, sai? »
 
La maga sembrò sorpresa dal buffo intervento del rosato, poi ridacchiò e sorrise con un tocco di imbarazzo.
 
« G-grazie » balbettò timidamente. « Ma io devo stare con Gran- » si interruppe e sussultò, indietreggiando di scatto verso l’uscio. « Intendevo Polyushka! Scusate tanto! Non posso fermarmi! Scusate! »
 
E corse fuori all’improvviso, trafelata, lasciando Natsu e Lucy piuttosto interdetti. Il giovane si grattò la nuca confuso.
 
« Dici che le ho detto qualcosa di sbagliato? »
 
« Senza dubbio il tuo intervento non era delicatissimo » commentò la bionda trattenendo una mezza risata, « ma non penso che l’abbia sconvolta fino a quel punto… Probabilmente ha paura di Polyushka e stava per fare qualcosa di sbagliato. »
 
Il ragazzo si voltò verso di lei e si avvicinò al letto.
 
« In effetti stava dicendo cose strane. Stava dicendo un nome diverso da quello della vecchia. »
 
L’ereditiera trasalì e fissò la porta aperta con sgomento, tutta tesa, e si rilassò solo dopo un paio di istanti con un lungo sospiro. Il mago del fuoco la fissò con sincera perplessità per tutto il processo, piegandosi verso di lei all’improvviso ed esaminandola con lo sguardo a una manciata di centimetri dal suo viso.
 
« Che c’è? Stai di nuovo male? »
 
Sorpresa dall’inaspettata vicinanza la giovane Heartphilia si ritrovò ad arrossire, ma sfruttò la posizione per spingere via Natsu con entrambe le mani, facendolo cadere sonoramente sul sedere.
 
« Ti sembra il caso di dire certe cose su una signora?! E se ti avesse sentito?! E poi non avvicinarti così all’improvviso! »
 
Il rosato si alzò piano e si massaggiò il didietro con un’espressione di dolore.
 
« Scusa » mormorò. « Cavolo, la vicinanza di Erza ti fa male, lo sai? Però almeno vuol dire che stai meglio. »
 
Lucy gonfiò le guance e fece una smorfia, quindi si alzò in piedi.
 
« Forse però dovresti riposare ancora un po’ » cominciò il contuso facendo per bloccarla, ma lei lo anticipò.
 
« Non preoccuparti, sto bene! Voglio solo scendere a mangiare qualcosa, e magari dopo passare a parlare un po’ con Erza. »
 
Era la verità: l’accenno sul suo passato l’aveva resa irresistibilmente curiosa, e in ogni caso voleva mettere qualcosa sotto i denti e chiacchierare con gli altri di Fairy Tail. Comunque era più che certa di aver convinto il mago del fuoco con la parola “mangiare” e in effetti i suoi splendidi occhi verdi avevano iniziato a luccicare.
 
« Oh… Beh… Immagino che se vuoi mangiare dopo tanto tempo a digiuno non posso far altro che accompagnarti! »
 
L’ereditiera sorrise, addolcita dalla sua semplicità. Quant’era ingenuo!
 
« Va bene, dammi il tempo di cambiarmi e poi scendiamo » lo rassicurò.
 
Il ragazzo annuì con impazienza, ma non si mosse. La giovane Heartphilia attese qualche istante senza ottenere risultati.
 
« Natsu…? »
 
« Cosa? »
 
« Devo cambiarmi. Questo significa che tu, visto che sei un maschio, dovresti uscire gentilmente dalla stanza. »
 
Anche così ci vollero un paio di secondi perché il mago comprendesse il significato delle parole dell’altra: Lucy identificò l’esatto momento quando lo vide avvampare all’improvviso.
 
« Sì! Giusto, ti aspetto fuori! » esclamò affrettandosi all’esterno. La bionda ridacchiò, poi aprì l’armadio e scelse tra gli abiti che Erza le aveva regalato: scelse una giacchetta rossa con il collo alto e i bordi bianchi, che lasciò sbottonata fino a sotto il seno, coperto da una fascia bianca; poi indossò una minigonna blu e gli stivali marroni con il tacco basso che tanto le piacevano. Infine si sistemò i capelli dorati in un codino laterale e raggiunse chi l’aspettava all’esterno, raggiante.
 
« Possiamo scendere » annunciò impaziente. Il rosato la fissò per una frazione di secondo con aria vagamente imbarazzata – o almeno tale sembrò alla ragazza -, poi annuì e l’accompagnò al piano inferiore, nel baccano familiare della locanda. Nonostante il chiasso dei primi momenti in cui l’aveva visitata fosse ritornato, l’ereditiera non poté fare a meno di notare una certa tensione nell’aria e certo riusciva benissimo a capirla. Raggiunse insieme a Natsu il bancone, dove li accolse la solita, premurosa Mirajane.
 
« Lucy! Sono contenta di vederti di nuovo qui! Polyushka è davvero un medico eccezionale, vero? » trillò dolcemente. « Vuoi mangiare qualcosa? »
 
« Magari! » assentì la giovane sedendosi su uno degli alti sgabelli.
 
« Anche tu? » domandò la locandiera all’accompagnatore, che annuì a propria volta, recuperando la trepidazione di poco prima.
 
« Certo che sì! Una bella porzione di carne, Mira! »
 
« Arriva subito » sorrise lei, voltandosi e scomparendo in una porta incassata nel muro a destra dietro alla tavolata.
 
« Hai deciso di farti vedere, fiaccoletta? » canzonò una voce alle loro spalle. Lucy la identificò come quella di Gray e sospirò, evitando di voltarsi come invece fece Natsu.
 
« Sentivi la mia mancanza, culo gelato? »
 
« Culo gela-! Come osi? Vieni qui che ti sistemo per le feste, brutto allocco! »
 
« Non me lo faccio ripetere! »
 
Il mago del fuoco scomparve dalla visuale della biondina con un balzo e poco dopo seguirono i tipici rumori di una rissa – vale a dire pugni, calci, gemiti di dolore e insulti vari. Ci vollero pochi istanti perché una voce potente tuonasse:
 
 « I veri uomini combattono con i pugni! », segno che anche Elfman aveva preso parte al pestaggio. Un sonoro:
 
« Vi insegno io come si fa a botte, mammolette! » annunciò invece la discesa in campo di Gajeel. L’ereditiera si massaggiò per un attimo le tempie, esasperata, ma in realtà era sollevata di sentirli tornare alla normalità. Se non altro avrebbero sfogato le tensioni probabilmente accumulate in quei giorni, invece che trattenerle e finire per picchiarsi troppo forte.
 
« Va meglio di stamattina? » esclamò una voce delicata alla sua destra che la maga della luce riconobbe subito. Si voltò e sorrise.
 
« Molto, cara Levy » rispose con sincera gioia. « Polyushka e Wendy sono ottimi medici, sai? »
 
« Devono essere quelle due che il Master ha accompagnato di sopra… Una strana coppia » commentò la ragazza dai capelli azzurri. Fece un’espressione pensierosa per un istante guardando nel vuoto, poi focalizzò la propria attenzione sull’amica esibendo un enorme sorriso sornione. « Piuttosto… è tutta mattina che sei su da sola con Natsu, dico bene? Cos’è successo di bello? »
 
Lucy arrossì istantaneamente e si irrigidì.
 
« N-niente! Ovviamente niente! Abbiamo parlato! »
 
L’altra la trapassò con un lungo sguardo complice.
 
« Ah sì? E com’è che sei tutta rossa? »
 
La bionda balbettò qualche parola senza senso prima di riuscire ad articolare un discorso.
 
« Colpa delle tue domande a bruciapelo, è chiaro! Da quand’è che sei così maliziosa? È colpa dell’influenza di Gajeel, vero? »
 
« Non ti hanno mai infastidito le domande a bruciapelo, finché non hai conosciuto Natsu » l’accusò Levy sfiorandole il naso con l’indice e ignorando candidamente l’insinuazione. « Dai, pensavo che ti fidassi di me, no? » aggiunse arricciando il labbro e corrugando le sopracciglia in un piccolo broncio.
 
L’interrogata si sentì stringere il cuore a quelle parole. Aveva ragione: lei era stata la prima vera amica che avesse mai avuto, la prima in cui avesse riposto la più completa fiducia. Perché avrebbe dovuto negare tutto adesso?
 
« Sì… Hai ragione. Tu sei stata la mia prima amica » ammise con un sorriso dolce che fece imporporare appena la cima delle guance dell’ex bibliotecaria.
 
« Allora spara, lo sai che sono pronta ad ascoltarti » la rassicurò posando la mano sinistra sulla destra della compagna di sempre. Quest’ultima annuì piano, poi fissò il bancone imbarazzata.
 
« Ecco, davvero abbiamo solo parlato… E quello che voglio dirti non è che riguardi tanto lui… Riguarda più me… Ma anche lui… »
 
Cavolo, esprimere a parole quello che aveva realizzato quella mattina sembrava molto più complicato del previsto. Tuttavia Levy non la interruppe, aspettando che si prendesse tutto il tempo necessario per mettere insieme le frasi giuste, e Lucy gliene fu immensamente grata.
 
« Il fatto è… » articolò con difficoltà l’ereditiera con il tono della voce che decresceva man mano che proseguiva, « che mi sono accorta che lui mi piace. »
 
Nonostante avesse praticamente sussurrato quella confessione, l’ascoltatrice riuscì a coglierla e s’illuminò tutta in viso, stringendo la presa sulla mano della biondina.
 
« Dici sul serio? »
 
Quella annuì. Aveva esaurito la voce.
 
La ragazza dai capelli azzurri rimase in silenzio per qualche istante, poi spalancò le braccia e stritolò senza preavviso l’amica.
 
« Oh mamma, finalmente!! Bravissima, Lucy! »
 
« Eh? Cosa? » balbettò spaesata la giovane Heartphilia. L’altra la sballottò un po’ nella foga dell’abbraccio.
 
« Era chiaro come il sole che fosti persi l’uno dell’altra, ma aspettavamo che ve ne rendeste conto! » spiegò commossa Levy, lasciando la presa per asciugarsi gli angoli degli occhi. « Sono così contenta per te! »
 
La maga della luce si sentì vagamente sminuita per essere stata l’ultima a capire i suoi stessi sentimenti, ma prevaleva la sorpresa per quella rivelazione.
 
« Quindi gliel’hai già detto? »
 
Lucy arrossì di nuovo alla domanda.
 
« Cosa? No! »
 
« E cosa aspetti, scusa? » chiese trepidante l’ex bibliotecaria. Sembrava non stesse nella pelle.
 
« Sei impazzita? E se… »
 
« Senti » la interruppe l’azzurra. « Te l’ho detto, no?! Siete gli unici a non aver capito i vostri sentimenti. Ora tu ci sei arrivata, ma è probabile che uno come Natsu – senza offesa – non lo capirà mai senza che tu glielo dica chiaro e tondo. Hai capito? »
 
L’ereditiera annuì.
 
« Sì, ma... Non so se sia il caso di fare già questo passo, non credi? »
 
« Perché no? » replicò candidamente Levy. « Vista la situazione in cui ci troviamo, potresti non avere più altra occasione di parlare di queste cose con lui. So che potrò sembrare brutale, ma domani potresti essere catturata e lo stesso vale per Natsu. Le cose potrebbero restare per sempre così, e allora tu ti pentiresti di non avergli detto niente. Ti andrebbe bene? »
 
« Certo che no! » ribatté subito la giovane Heartphilia, istintivamente. L’altra sorrise e Lucy si morse il labbro. Anche se aveva risposto senza pensarci, si rendeva conto che la sua amica di sempre aveva ragione: poco meno di tre mesi prima era la triste figlia di un Duca, prigioniera infelice della sua stessa casa, mentre ora si era scoperta maga, innamorata, con una nuova casa e nuovi, sinceri amici. Chissà cosa sarebbe successo domani? Avrebbe potuto non vederli mai più, ed era sicura che non si sarebbe mai perdonata per non aver parlato chiaramente a Natsu. Era una cosa che doveva fare subito. Sollevò lo sguardo deciso sulla ragazza dai capelli azzurri.
 
« Hai ragione… Come al solito. »
 
« Grazie, lo so » scherzò Levy ridendo e trascinando con la sua ilarità anche l’interlocutrice. Si alzarono entrambe in piedi e si abbracciarono di nuovo.
 
« Grazie per avere sempre le parole giuste » mormorò la biondina all’orecchio dell’amica, che la strinse più forte.
 
« Figurati. »
 
Dopo essersi separate, cercarono con lo sguardo i ragazzi: sembrava avessero finito di picchiarsi e si massaggiavano le parti contuse o si asciugavano i rivoli di sangue agli angoli delle bocche oppure ancora si controllavano lividi ed escoriazioni varie. L’ex bibliotecaria spinse l’ereditiera verso il gruppetto e quella, deglutendo a vuoto, avanzò verso la familiare zazzera rosa di Natsu con il cuore che le martellava contro le costole e le rimbombava nelle orecchie. Quando lo raggiunse, lui stava imprecando in modo molto poco romantico mentre si sfiorava una piccola ferita.
 
« Ehi » lo chiamò ottenendo uno sguardo interessato che le fece perdere un battito. Doveva stare calma. « Ti do una mano a medicarti? »
 
Il giovane sorrise, peggiorando la tachicardia della maga della luce.
 
« Grazie… Anche se in realtà dovrei essere io a prendermi cura di te » commentò ridacchiando.
 
Ti prego, smettila o morirò, implorò fra sé la ragazza mentre lo aiutava ad alzarsi, pregando che non sentisse il tamburo impazzito che le risuonava nel petto. Con suo grande sollievo non disse nulla per il breve tragitto che li separava dalla panca su cui lo fece sedere. Fu Levy a consegnarle, con un sorriso incoraggiante, il piccolo kit medico che più volte Lucy aveva usato per curare le ferite da rissa del rosato. Ma quelle volte non erano come questa. Lo aprì quasi tremando ed estrasse una garza, la imbevve di disinfettante e tamponò le escoriazioni del mago del fuoco.
 
« Ahi » gemette lui quando la medicazione passò su una ferita più profonda delle altre. La biondina sospirò.
 
« Non farebbe così male se la smetteste di pestarvi così forte, sai? »
 
Natsu sbuffò in modo infantile a quel commento facendo sorridere l’improvvisata infermiera. Le piaceva anche quello, di lui.
Quando ebbe finito richiuse il kit ed espirò pesantemente, soddisfatta.
 
« Ecco fatto! »
 
« Grazie mille, anche se bruciava! » esclamò il giovane facendo per alzarsi. « Chissà se la mia carne è pronta… »
 
La giovane Heartphilia gli afferrò un lembo della casacca, costringendolo a stare seduto. La guardò perplesso e non riuscì a sostenere il suo sguardo, finendo per conficcare il proprio nelle assi della panca di legno.
 
« Qualcosa non va, Lucy? »
 
Il cuore riprese a batterle all’impazzata.
 
Devi farlo, è il momento.
 
« Sì, ecco… »
 
Ora. Fallo.
 
« In effetti… »
 
Sapeva di avere la più completa attenzione da parte di Natsu, e non riusciva a guardarlo in faccia. Quello che non sapeva era che la stava fissando con inspiegabile aspettativa e trepidazione e il cuore iniziava misteriosamente a pompargli il sangue più in fretta nelle vene, ed era preoccupato perché non riusciva a capirne il motivo.
 
« Volevo dirti… Che io… »
 
Avanti!
 
Sollevò di scatto il volto, immergendosi negli occhi verdi del giovane che la magnetizzarono all’istante. Per un momento non riuscì a pensare a niente, beandosi di quella sensazione, senza sentire altro se non il proprio cuore che sembrava sul punto di esplodere.
 
« Io… »
 
Ma proprio quando le fatidiche parole le stavano per uscire finalmente dalle labbra, quasi estratte dal suo cuore da quello sguardo dolce, impaziente e preoccupato insieme in cui era imprigionata, il portone della locanda rumoreggiò aprendosi catturando l’attenzione generale e una figura snella apparve in controluce, accompagnata da una voce femminile fresca e musicale:
 
« Perché non dovrei? Sembra un posto carino e caratteristico! »
 
La ragazza fece i primi passi all’interno del locale permettendo ai presenti di metterla a fuoco. Lucy sentì un rumore secco alle sue spalle e vide che Mirajane, che stava portando il cibo ordinato al tavolo dove si erano accomodati lei e Natsu, aveva fatto cadere il vassoio con le portate a terra e fissava pietrificata la nuova arrivata, gli splendidi occhi blu che si facevano lucidi. Poi percepì il corpo del mago del fuoco tremare sotto la sua mano che stringeva ancora la sua casacca e quando si fu voltata il suo cuore sprofondò. Stava guardando la nuova presenza con espressione sgomenta e stupita insieme. A quel punto, spaventata, delusa, ansiosa, si girò verso quest’ultima e la esaminò. Era una giovane raggiante, dai corti capelli bianchissimi ornati da una sottile tiara e gli occhi blu come il cielo sereno. Indossava uno splendido vestito lilla sontuoso, pieno di balze, fiocchi e merletti che ricordava a Lucy i suoi abiti di palazzo Heartphilia. La ragazza si era bloccata e aveva guardato per un attimo Mirajane, poi si era focalizzata su Natsu, del tutto senza parole.
 
« Natsu? » soffiò l’albina, incapace di dire altro.
 
Fu come se uno spillo fosse penetrato nel cuore dell’ereditiera. Sgomenta, si voltò nuovamente verso il giovane.
 
« Natsu, chi è..? » mormorò senza sapere cosa dire. La risposta fu un sussurro leggerissimo, ma nel gelido silenzio che si era creato divenne perfettamente udibile.
 
« …Lisanna? »










Angolo dell'Autrice
*DAN DAN DAAAAN* Questa è la musichetta che immagino abbiate sentito nelle vostre teste quando quella ragazza è entrata in scena. No? Beh, ora ce l'avete però. Ma andiamo con ordine!
Prima di tutto. GOMEEEEEN ç____ç Sia per il ritardo incredibile (il mio alibi purtroppo per voi è molto saldo ed è l'ultimo quadrimestre dell'ultimo anno di liceo classico, per cui sono SOMMERSA letteralmente dallo studio e riesco a malapena ad avere qualche momento per rilassarmi durante il WE - peraltro solamente il sabato pomeriggio, e non sempre.) sia perché come al solito invece di risolvere le questioni finisco solo per mettere più carne al fuoco...... Questa long non finirà mai Anyway! Anche stavolta non sono riuscita a far spiegare per bene le cose ad Erza! Arriverà prossimamente - non so quando! Credo invece di chiarire subito la faccenda Lisanna, anche perché sarebbe stupido (e impossibile) lasciarla in sospeso adesso. Ho scritto tutto una sera dopo le 20: avevo voglia di rimettermi a scrivere, e le parole sono venute fuori le une dietro le altre... E mi è uscito questo. Tempo di pensare "ah ma volevo mettere questo e questo e questo" che avevo già riempito 9 pagine word intere, e ho preferito evitare di aggiungere altro che avrebbe solo appesantito. °-°
La scena di tentativo di dichiarazione mi frullava nella testa da un po' (povera patata la mia Lucy Ecco, come al solito le NdA sono più lunghe del capitolo, quindi la smetto. Se non muoio per lo stress scolastico, mi vedrete tra qualche eone. Vi ho avvisati Q_Q

Adieu
AnB

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** XIII - Quegli occhi blu ***


Lucy non avrebbe saputo dire chi fosse più sconcertato tra lei, Natsu, Mirajane e la causa di quell’attonimento: Lisanna stessa. Nel suo campo visivo non erano presenti gli altri che nel silenzio surreale che si venne a creare in quegli istanti erano come scomparsi. Ci vollero diversi secondi perché quella scena di immobilità totale riprendesse i tratti della realtà e la prima a muoversi fu la nuova arrivata, che portandosi le mani delicate e coperte da fini guanti bianchi al viso si lasciò sfuggire qualche lacrima tra le dita, dapprima tremando in silenzio, poi singhiozzando sonoramente. L’ereditiera era sempre più sorpresa dalle reazioni stupefatte di Natsu e Mira e sinceramente cominciava a preoccuparsi seriamente. Quasi senza rendersene conto allentò la presa sulla casacca del giovane Dragneel permettendogli di muoversi liberamente e lui, dopo ancora qualche momento di incertezza e sbalordimento, ne approfittò per alzarsi e avvicinarsi, seppur titubante, alla ragazza dai corti capelli bianchi. Quando sentì il posto accanto a lei sgombro, la biondina percepì una spiacevole sensazione di vuoto.
 
« Lisanna? Sei davvero tu? » chiese a bassa voce il rosato piegando la testa per cercare di intravedere il volto dell’interlocutrice tra le mani che le nascondevano il viso. Con un breve singulto, questa spalancò all’improvviso le braccia e abbracciò il mago del fuoco con tutta la forza che aveva in corpo, senza porre freno alle lacrime.
 
« Ma certo che sono io! » pigolò fra i singhiozzi. « Dovrei essere io a chiederlo a te! Oh, sapessi quanto ero preoccupata…! »
 
Colto alla sprovvista, Natsu non fu in grado di reagire e si ritrovò stritolato dalla presa della ragazza, con un’aria piuttosto imbarazzata. A Lucy si strinse il cuore.
 
E pensare che stavo per dichiararmi… Mai momento fu peggiore, constatò fra sé con una punta di amarezza. A quanto pare c’era qualcosa, o meglio qualcuno appartenente al passato del suo bell’ex conte che non conosceva.
 
« Non ti vedo da secoli e ti trovo in una locanda a Magnolia… Pensavo fossi morto, lo sai cosa vuol dire!? » proseguì l’albina finendo per lasciarlo andare e tentando di asciugarsi gli occhi.
 
« Mi… Mi dispiace… » fu tutto quello che il giovane, lì per lì, riuscì a dire.
 
L’ereditiera decise di distogliere lo sguardo da quella scena che, a essere sincera, le straziava il cuore. Prima di tutto perché Lisanna sembrava davvero sofferente, poi perché Natsu appariva sinceramente mortificato e infine… beh, all’ultimo motivo rifiutava di pensare, al momento. Preferì concentrarsi altrove, per esempio avrebbe potuto aiutare Mira a raccogliere ciò che aveva fatto cadere. Si voltò verso di lei e fu sorpresa nel vederla inginocchiata a terra, capo chino, mentre recuperava il cibo e i frammenti di piatti sparsi sul pavimento. Con discrezione si alzò, si avvicinò a lei e s’inginocchiò cominciando ad imitarla.
 
« Lascia stare » sussurrò la locandiera con un tono così sommesso e spezzato da spaventare sul serio la maga della luce. « Rischi di tagliarti le dita. »
 
Preoccupata da quel timbro mai sentito da una persona sempre solare come la giovane dai lunghi capelli bianchi, la biondina esitò per un attimo prima di riprendere l’attività.
 
« Non importa, voglio aiutarti » annunciò con fermezza, con una intonazione che non significava solo aiutarla fisicamente a riordinare al caos che aveva combinato, ma lasciava intendere anche un “voglio ascoltarti e capire cosa non va”. Mirajane sollevò lo sguardo, stupita, ma Lucy si mantenne concentrata sulla sua mansione cercando di ignorare i singhiozzi di Lisanna in sottofondo.
 
Stupida.
 
Come poteva pensare di trascurare una persona che stava soffrendo?
 
Beh, c’è Natsu con lei.
 
Si pentì immediatamente di quel pensiero così meschino e odiò se stessa.
 
« Grazie » mormorò la locandiera riscuotendola dalle sue riflessioni. Stava sorridendo in modo addolcito, seppur triste. L’ereditiera la aiutò a portare il vassoio fino a dietro il bancone, da dove notò che Natsu aveva accompagnato la nuova arrivata fino alla panca che avevano occupato insieme poco prima. Mentre distoglieva lo sguardo, constatò che molti avevano iniziato a parlottare osservando la bella ragazza, ma Elfman era rimasto in disparte con un’aria cupa che Gray cercava di dissipare. Quando incrociò lo sguardo preoccupato di Levy, la giovane Heartphilia le sorrise nel tentativo di distoglierla dalle sue ansie, pur sicura che fosse vano, e tornò a concentrarsi su Mirajane, che aveva gettato via i pezzi dei piatti rotti e le pietanze ormai immangiabili e stava invece pulendo il vassoio metallico.
 
« Ho combinato un bel disastro » commentò l’albina con un mezzo sorriso distratto.
 
« Non preoccuparti, capita a tutti di far cadere qualcosa » cercò di consolarla la biondina.
 
« Non è quello » replicò l’altra con la voce tremula. Sembrava sull’orlo del pianto. La maga della luce allungò la mano sinistra e sfiorò il braccio opposto dell’interlocutrice, allarmata.
 
« Mira? »
 
« Lei… Lisanna… » cominciò la giovane dai capelli bianchi, con un tono sempre più incerto. « Io pensavo di non rivederla mai più… »
 
La locandiera sollevò la mano destra e posò l’indice sotto il naso, lasciandosi sfuggire una lacrima luccicante. Il fatto che una persona così quieta, allegra e gentile giungesse a piangere faceva davvero stringere il cuore a Lucy, che tuttavia non la interruppe, finendo per appoggiarle solamente la mano sul braccio.
 
« Scusa… » soffiò Mirajane chinando il capo, così che delle ciocche di capelli scivolarono ai lati del suo viso, occultandolo alla vista dell’altra. « Vedi io… Sul serio credevo che non l’avrei più vista. »
 
Solo in quel momento si voltò e guardò l’ereditiera con i suoi bellissimi occhi blu resi lucidi dal pianto imminente.
 
« Lisanna… Anche per Elfman… è nostra sorella. »
 
Quella rivelazione sbalordì la giovane Heartphilia. Le ci volle qualche istante, in cui cominciò ad altalenare lo sguardo tra l’interlocutrice e Lisanna, studiandone i lineamenti. A forza di osservarle e con la nuova consapevolezza del legame di sangue, la maga cominciò a notare sempre meglio tutte le somiglianze: in effetti avevano la stessa forma del viso, gli stessi splendidi occhi blu e i capelli bianchi.
 
« Vi… assomigliate moltissimo » commentò alla fine Lucy con un nuovo senso di cognizione. « Non si può dire lo stesso per Elfman, temo » aggiunse poi nel tentativo di risollevare il morale a Mira. Funzionò: l’albina ridacchiò dolcemente e si asciugò il volto.
 
« Probabilmente no » asserì divertita.
 
« Senti, se posso… » cominciò la biondina, attendendo il cenno di assenso dell’interlocutrice per proseguire: « Com’è successo? Voglio dire, perché vi siete separate e pensavi di non poterla più vedere? »
 
La locandiera distolse nuovamente lo sguardo e assunse un’aria nostalgica.
 
« Vedi Lucy… Io e i miei fratelli restammo orfani quando Lisanna era molto piccola. Fummo affidati ad un orfanotrofio » iniziò, prendendo a sistemare il vassoio e qualche altro boccale di birra che aveva abbandonato dietro il bancone prima di andare a servire invano il cibo. « Per me ed Elfman, che eravamo più grandi, fu un periodo molto difficile… Soffrimmo molto per la perdita dei nostri genitori, ma nello stesso tempo tiravamo avanti grazie all’affetto che nutrivamo gli uni per gli altri. E Lisanna era una bambina così dolce… »
 
S’interruppe per un momento, guardando il fondo di un boccale con aria distratta e intenerita mentre rievocava quei ricordi. Lucy si addolcì davanti a quelle rivelazioni probabilmente dolorose e mantenne un silenzio rispettoso.
 
« Tutto il contrario di me, a quei tempi ero una vera teppista » aggiunse l’albina, verificando l’espressione incredula dell’altra e scoppiando a ridere di cuore. « Ti sembra impossibile, vero? Reagii male al dolore e cominciai a comportarmi da peste. È merito di Lisanna se sono quello che sono ora. Divenni più gentile solamente dopo averla persa. »
 
Guardò per un lungo istante la sorella che discuteva con Natsu alternando diverse espressioni, gli occhi arrossati dal pianto.
 
« Fu un comportamento probabilmente molto infantile, ma i miei fratelli mi aiutarono a superare anche quel momento. Poi, quando Lisanna aveva sei anni, fu adottata da una famiglia agiata. »
 
Gettando un’occhiata all’oggetto del discorso, l’ereditiera poté appurare la notizia osservando di nuovo il vestito sfarzoso che l’albina portava.
 
« Inizialmente mi opposi e neppure Elfman fu in grado di farmi ragionare. Volevo a tutti i costi che rimanessimo insieme… Però quella famiglia non desiderava adottare nessun altro di noi: solamente lei. Probabilmente fu a causa del mio atteggiamento tremendo. Quella separazione mi spezzò il cuore e non volli saperne di andare a salutare i nuovi genitori di mia sorella quando vennero a prenderla. Successe una mattina. La sera andai a dormire con i miei fratelli e quando mi svegliai Lisanna non c’era più. »
 
Fece un’altra pausa e per lunghi istanti nessuna delle due giovani disse nulla. Poi Mirajane riprese.
 
« Il tempo ha lenito le mie ferite… Insieme ad Elfman riuscii, grazie al Master, a uscire dall’orfanotrofio. Venimmo a vivere qui quattro anni fa. »
 
Ci fu un altro silenzio e Lucy attese qualche momento per essere sicura che il racconto fosse terminato. La prima cosa che provò fu un forte senso di affetto e lusinga per il fatto che la locandiera avesse scelto proprio lei per aprirsi e ripercorrere il proprio passato, poi una grande tenerezza e tristezza per le sofferenze che la giovane donna aveva dovuto sopportare.
 
« Mi dispiace tanto, Mira » fu tutto quello che riuscì a dire. Non osò abbracciarla con troppa confidenza, ma le strinse la spalla con la mano per cercare di farle sentire quanto sincere fossero le sue parole. L’altra le sorrise dolcemente.
 
« Sono tutti fatti del passato » la tranquillizzò.
 
« Ma adesso Lisanna è qui! » le fece notare energicamente la biondina, partecipe. Riuscì perfino a ignorare il pensiero che quella ragazza fosse lì insieme a Natsu. « Qui davanti a te! »
 
Gli occhi blu dell’albina cercarono la sorella.
 
« Cosa senti adesso guardandola? »
 
Le palpebre calarono su quei piccoli laghi cristallini.
 
« Non lo so neanche io… Sono così felice che stia bene, che sia qui… Ma nello stesso tempo mi riporta alla mente tante terribili sensazioni… E probabilmente non si ricorda nemmeno dei suoi fratelli, era troppo piccola. »
 
« Quindi non intendi dirle nulla? »
 
Mirajane non rispose. Lucy non smise di stringere la sua spalla e la scosse appena per costringerla a guardarla direttamente.
 
« Una volta una ragazza dolcissima mi disse di ascoltare il mio cuore e seguirlo. Io l’ho fatto e ora sono felice. Rimando la domanda al mittente. Cosa ti dice il tuo cuore in questo momento? »
 
Sulle prime l’albina la fissò con sorpresa, poi le sorrise più serena e le sfiorò la mano facendole lasciare la presa.
 
« Ho capito. Ti ringrazio, Lucy. »
 
L’ereditiera mise su il sorriso più dolce e sollevato di cui fosse capace.
 
« Non preoccuparti. »
 
Accompagnò la giovane donna dall’altra parte del bancone, poi lasciò che fosse lei ad avanzare, da sola, verso il tavolo dove ancora sedevano la sorella e Natsu. Una volta raggiuntoli, la locandiera parlò.
 
« Lisanna Strauss » chiamò con voce dolce e sicura. La ragazza sollevò gli occhi incrociando quelli dell’altra, specchio dei suoi. « Posso parlarti? » La più piccola delle due annuì e Mirajane chiese al mago del fuoco di lasciarle sole. Questi assentì e abbandonò il tavolo con aria vagamente perplessa, mentre Elfman vegliava da lontano le due giovani.
 
Lucy seguì l’intera scena con vaga apprensione, sperando con tutto il suo cuore che quella ricongiunzione si concludesse positivamente e Mira potesse ritrovare la sorella perduta e la felicità di un tempo. Ogni tipo di riflessione, però, vacillò nel momento in cui il suo sguardo incrociò quelli di Natsu che si era voltato verso di lei con aria preoccupata. Per un attimo non riuscì a pensare a nient’altro che a quegli occhi verdi che la fissavano in quel modo, ma si riscosse bruscamente quando si rese conto che il giovane Dragneel stava andando verso di lei. E non era assolutamente pronta ad affrontarlo. In primo luogo perché aveva esaurito tutto il suo coraggio e la sua energia precedentemente nel vano tentativo di dichiararsi e poi perché dal momento in cui aveva visto l’espressione del suo viso nel vedere Lisanna il suo cuore e il suo stomaco si stringevano in modo strano. Il motivo era quello che si era rifiutata di considerare poco prima, perché se ne vergognava e la faceva sentire meschina. Era gelosa. Era infuriata con se stessa per quel sentimento così gretto, perché Lisanna era una persona importante per Mirajane, probabilmente aveva vissuto le stesse sofferenze della sorella maggiore e in ogni caso non aveva idea di che ruolo avesse avuto nella vita di Natsu. Ciononostante non riusciva a reprimerlo. Per tutte queste ragioni non voleva parlare con il mago del fuoco. Così girò di scatto sui tacchi e si affrettò verso le scale che portavano al piano superiore con l’intenzione di mettere quanta più distanza possibile tra loro.
 
« Lucy » la chiamò il ragazzo, ma lei non si voltò. Aveva appena messo il piede destro sul primo gradino quando il giovane Dragneel ripeté il suo nome, con maggior energia, e le afferrò il polso destro.
 
« Aspetta! »
 
Entrambi si fermarono, ma anche in quel momento la biondina si rifiutò di girarsi e guardare in faccia il suo interlocutore, sopraffatta dalle sensazioni precedenti.
 
« Che c’è? »
 
« Perché non ti sei fermata? Dove stai andando? »
 
« Voglio andare a vedere come sta Erza » si giustificò l’ereditiera cercando ti mantenere un tono fermo.
 
« Ah » si limitò a commentare l’altro senza lasciare la presa.
 
Ti prego.
 
« Senti, cosa volevi dirmi prima? »
 
Bingo. Era andato a toccare proprio il tasto che Lucy non voleva sfiorasse. Non in quel momento, almeno.
 
« Non era niente di importante, te lo dirò poi. Voglio andare da Erza prima » insisté tentando di dissuaderlo per potersene andare.
 
« Se non era importante perché non lo dici guardandomi negli occhi? »
 
Perché non riuscirei più ad allontanarmi, gemette fra sé la giovane Heartphilia, ma non poteva certo dare voce a quel pensiero, per cui rimase in silenzio senza sapere cosa rispondere. Sentì Natsu sospirare.
 
« Allora dimmelo adesso. »
 
« Voglio andare da Erza prima » ripeté la ragazza ostinatamente. Non voleva essere scortese con lui, ma le emozioni che la divoravano la facevano sentire fragile e instabile.
 
« Andiamoci insieme, così me lo dici » propose il mago facendo per affiancarla sulla scala.
 
Prima ancora di muoversi l’ereditiera si era già pentita della propria azione. Si girò facendo perno sul piede appoggiato sul gradino e posò la mano libera sul petto muscoloso del rosato. Quindi fece pressione col palmo e lo spinse tenendolo giù dalla scalinata.
 
« Vado da sola. Tu resta con Lisanna » replicò in tono freddo. Il rimorso per il gesto compiuto e le parole dette fu moltiplicato dallo sguardo avvilito e ferito che le rivolse il giovane Dragneel prima di lasciarle andare il polso. A quel punto, incapace di sopportare oltre quel miscuglio di sensazioni opprimenti, Lucy scelse la fuga: si voltò di scatto e percorse in fretta i gradini che la separavano dal piano superiore lasciando un Natsu afflitto alla base della scala.
 
Complimenti Lucy, prima stai per dichiararti e subito dopo lo respingi, si congratulò con se stessa mentre avanzava a passi nervosi verso la stanza di Erza. Proprio mentre la raggiungeva ne vide uscire il Master, Polyushka e Wendy e dovette fare del proprio meglio per mantenere un’apparenza allegra e quieta. Si fermarono in mezzo al corridoio su cui si affacciavano tutte le stanze della locanda.
 
« Vedo che ti senti meglio » commentò Makarov con un sorriso tranquillo. « Mi fa piacere. »
 
La biondina imitò la sua espressione al meglio delle sue possibilità.
 
« Erza come sta? »
 
« Immagino che tu stessi andando a controllare di persona » intuì il vecchio. « Comunque sta bene, grazie alle preziose cure a cui è stata sottoposta » aggiunse indicando con un rapido sguardo il medico e la sua giovanissima assistente.
 
« Ho solo fatto il mio lavoro » replicò piatta Polyushka senza rivolgere peraltro la propria attenzione su di lui. L’ereditiera fece una breve riverenza.
 
« Vi ringrazio per tutto quanto » disse semplicemente, poi si scansò per permettere al trio di proseguire verso il piano inferiore. L’anziana donna dai capelli rosa accolse il suo ringraziamento con un cenno del capo, mentre Wendy mantenne il suo sguardo il più possibile lontano da quello della giovane Heartphilia con un’aria di grande disagio. I tre avanzarono fino a superarla e Lucy fissò la ragazzina con somma perplessità. Da quando era uscita dalla sua stanza si comportava in modo diverso rispetto alla gentilezza e spontaneità che aveva dimostrato mentre la guariva. Si ripromise di indagare meglio se ne avesse avuta l’occasione, poi riprese il cammino fino a raggiungere la porta chiusa che guidava alla camera di Erza. Sospirò e bussò in modo discreto.
 
« Prego » invitò la familiare voce della guerriera dall’interno, attutita dalla soglia costruita in legno liscio. La biondina abbassò la maniglia ed entrò all’interno della stanza richiudendo l’uscio alle sue spalle. La maga del Cambio Abito aveva avvicinato la sedia imbottita della sua scrivania alla finestra e le stava sorridendo. Le fasciature le erano state cambiate a giudicare dal bianco accecante che avvolgeva le sue ferite. I suoi lunghi capelli scarlatti erano legati in un’alta coda di cavallo (che a parere dell’osservatrice le stava divinamente) e portava un morbidissimo dolcevita nero, adatto per non premere sulle lesioni bendate, e una gonna bianca a quadretti neri abbinata a pantaloni attillati che terminavano in un paio di deliziosi stivaletti bianchi.
 
« Ciao » la salutò gentilmente, le mani posate in grembo. « Come stai? »
 
« Molto meglio » rispose Lucy con dolcezza. « La magia curativa di Wendy e le doti mediche di Polyushka sono ottime, pare. Tu stai meglio? »
 
« Ci vorrà ancora un poco prima che ogni ferita si rimargini del tutto, ma non è niente di che. È tutto a posto. Siediti pure. »
 
L’ereditiera si avvicinò al letto dell’altra e vi si accomodò. La disposizione dei mobili nella stanza era simile alla sua, anche se il locale era più spazioso e ogni elemento dell’arredamento era più grande. La scrivania aveva una superficie maggiore ed era accompagnata da un’altra sedia imbottita oltre a quella utilizzata dall’inquilina; il letto era enorme – ricordava quello di Palazzo Heartphilia – e incredibilmente soffice; l’armadio era amplissimo e perfino la finestra affacciata sulla città era più larga e alta. Erza si voltò e contemplò i tetti con aria serena.
 
« Sei venuta per chiedermi di Kagura? » chiese poi all’improvviso dopo un lungo silenzio. La domanda a bruciapelo fece sussultare la biondina che guardò sorpresa l’interlocutrice.
 
« Come lo sai? »
 
La giovane donna rise sommessamente.
 
« Sono stata molto vaga a proposito e tu sei molto curiosa. Diciamo che lo immaginavo. »
 
è molto acuta, considerò Lucy tra sé con un mezzo sorriso. Tutto il contrario di Natsu, aggiunse amareggiata. Cercò di cacciare immediatamente quel pensiero.
 
« Mi conosci bene » commentò. « Perdonami… Immagino che non sia un argomento di cui tu voglia parlare » aggiunse abbassando il viso e fissandosi le mani mentre la mente correva al ricordo che aveva di sua madre.
 
« No, va bene » la interruppe la maga voltandosi verso di lei e spingendola in tal modo a sollevare nuovamente il volto. « Va bene. Ti avevo detto di aver trovato una nuova sorella, giusto? Non voglio avere segreti per lei » e nel dirlo sorrise di nuovo dolcemente facendo nascere una piacevole sensazione di calore nel cuore dell’altra ragazza e spazzando via la cappa di pensieri e sentimenti foschi che la stava opprimendo. L’ereditiera si sistemò meglio sopra le coperte con rinnovata allegria. La rossa, nonostante l’importanza dell’argomento che stava per trattare, sembrava tranquilla.
 
« Come sai, Kagura era mia sorella. Noi e i nostri genitori vivevamo a Roseville, un paese non molto lontano da Magnolia, nella pianura. Quando eravamo piccole accadde che un esercito di mercenari passasse di lì… Non che fosse un evento straordinario, a volte capita che dei mercenari assoldati dalle ricche famiglie delle grandi città attraversino la pianura per raggiungere i committenti. Ma, come immagino saprai, spesso queste persone non hanno alcun rispetto per gli altri… Saccheggiano le terre e uccidono chi si oppone loro. Credo che fosse in quell’occasione che Mirajane rimase orfana » e si interruppe all’improvviso. Lucy la guardava con aria vagamente afflitta e annuì per farle capire che la locandiera le aveva accennato la sua storia. Allora proseguì. « A Roseville vivevano molte famiglie oltre alla mia… E tra queste c’era quella di Gerard. »
 
La biondina trasalì ed Erza tacque. La notizia la sorprendeva, ma effettivamente spiegava come mai la maga del Cambio Abito avesse detto di conoscere così bene l’avversario.
 
« Eravamo… molto amici. Prima di conoscerlo ero una bambina molto introversa, ma lui con la sua gentilezza riuscì a tirare fuori il meglio di me. Credo che volesse molto bene anche a Kagura » nonostante le parole della giovane donna sembrassero dolci e serie, l’ereditiera faticava a credere che Gerard potesse essere stato buono. « Ma dalla notte in cui giunsero i mercenari… Cambiò. Dopo il primo attacco dei soldati scomparve per un breve periodo. Lo cercai dappertutto, ma era introvabile… Lo rividi solo quando l’esercito passò di nuovo. E fu in quell’occasione che uccise mia sorella. »
 
La voce della ragazza tremò e fu costretta a interrompersi. Dopo qualche istante in cui Lucy la guardò mesta, col cuore stretto, riprese.
 
« Non so come lo convinsero a diventare un mercenario… Né come riuscirono a cambiare la sua indole gentile in quel modo… Ma trapassò mia sorella con una spada sotto i miei occhi senza esitare. Pensavo che avrebbe ucciso anche me, invece mi risparmiò e fuggì insieme agli altri. Riflettendoci, è possibile che il suo obiettivo fosse proprio farmi soffrire il più possibile lasciandomi in vita senza la mia famiglia. Non molto tempo dopo i miei genitori cercarono rivalsa, ma furono sopraffatti… è stato il Master ad adottarmi qualche mese più tardi. E nonostante questo sono arrivata solo adesso a capire che dalla vendetta non si può ottenere nulla di buono… »
 
Dalla lunga pausa che seguì la maga della luce comprese che il racconto era terminato.
 
« Hai detto che tu e Gerard eravate amici » tentò dopo un po’. Vide lo sguardo di Erza intristirsi e diventare più freddo, ma non riuscì a capire perché.
 
« Sì. »
 
« Se è vero che era un ragazzo così gentile, come puoi pensare che ti abbia risparmiata per farti soffrire? »
 
La rossa sulle prime non rispose, ma poi parlò:
 
« Il dolore, la paura, il potere. Sono tutte cose che i mercenari possono dare, e sono tutte cose che cambiano profondamente le persone. Tu non hai potuto vedere il nostro scontro, ma ti assicuro che il Gerard che hai visto poco tempo fa non è lo stesso che giocava con me e Kagura allora. »
 
La giovane Heartphilia non seppe cosa replicare. La maga del Cambio Abito aveva ragione. In fondo, cosa ne sapeva lei del Gerard della sua infanzia?
Un pensiero seguì quest’ultimo, folgorandola. Cosa poteva saperne del rapporto che c’era stato tra Natsu e Lisanna? Come aveva potuto saltare a conclusioni, giudicare guidata dalla gelosia, senza neppure interpellare il diretto interessato?
 
Sono terribile.
 
Si alzò in piedi di scatto e si gettò in avanti, abbracciando Erza all’improvviso. Quest’ultima emise un gemito soffocato quando l’altra la strinse troppo forte premendo sulle ferite.
 
« Scusa » mugolò la biondina nella stretta.
 
« Perché… questo abbraccio? » domandò la rossa con voce addolcita, ricambiando il gesto dell’altra come meglio poteva con il braccio sano.
 
« Perché non so con che parole consolarti » mormorò Lucy. « E perché le tue parole mi hanno fatto capire che ho appena commesso un errore. Grazie. »
 
L’altra le massaggiò la schiena con la mano esprimendo il proprio affetto.
 
« Non preoccuparti. Non te l’ho raccontato per impietosirti o farti sentire in colpa. Volevo soltanto che sapessi chi sono. » Fece una breve pausa. « Si tratta di Natsu, vero? »
 
L’ereditiera sussultò e l’altra maga rise.
 
« è davvero così facile capirmi? »
 
« Sono pur sempre tua sorella, no? »
 
Quelle parole riscaldarono il cuore della giovane Heartphilia. Quando si staccò, notò con immensa gioia che lo sguardo della guerriera era nuovamente dolce e sicuro come lo conosceva. Era davvero riuscita ad aiutarla.
 
« Coraggio, va’ da lui. »
 
« Mi dispiace tanto di non poter essere una buona sorella per te, Erza » si scusò stringendole forte la mano destra. « Però sappi che ti voglio bene. E grazie. »
 
Cercò di trasmetterle il suo attaccamento con il contatto fisico e l’altra sembrò comprendere.
 
« Non dirlo nemmeno per scherzo. Anch’io te ne voglio » mormorò, dandole un colpetto con le dita per spingerla ad andare. Lucy si separò dalla giovane donna e indietreggiò senza smettere di guardarla fino alla porta.
 
« Ti farai male se cammini così » osservò placidamente la rossa.
 
« Allora vado. E grazie. »
 
Erza sospirò.
 
« L’hai già detto. Ora va’! »
 
L’ultima cosa che la biondina vide nello spiraglio della porta fu il sorriso sereno dell’amica.









Angolo dell'autrice
Buonasera, foooolks~! Sono SECOLI che non aggiorno O_O Non credo sia mai passato più tempo di così tra un capitolo e l'altro... L'ultimo aggiornamento cos'era, Febbraio?
La quinta liceo è uno schifo... Spero almeno che sia valsa la pena di aspettare... Onestamente il capitolo era già quasi completo, perché avevo scritto già tantissimo - però mi mancava ancora la parte di Erza, e stavolta non potevo proprio procrastinarla oltre. Quindi eccola qui! Ripensandoci mi sembra troppo rapido il finale, nel senso che Lucy forse se ne va presto... ma non avrei saputo bene cosa farle dire... Lei adora Erza, ma non può immaginare cosa abbia provato perdendo contemporaneamente un grande amico, la sorella e poco dopo i genitori... Una cosa devastante. Ed Erza è rimasta forte nonostante tutto... Insomma è colpita e non può che esprimere tutto tramite l'abbraccio. Spero che questa cosa sia passata almeno un po' dalla storia prima che da queste note quasi sempre inutili xD I misteri sul passato di Erza però non sono finiti: ancora qualcun altro deve parlare... E anche Natsu dovrà dare delle spiegazioni. Insomma, come al solito c'è tantissima carne al fuoco... Poco per volta cercherò di spiegare tutto, magari in modo più disteso - un capitolo solo di spiegazioni non basterebbe a chiarire tutto. Questo l'ho risolto così perché, ripeto, non sapevo bene cosa far dire a Lucy davanti all'enormità della faccenda. Alla fine spero che sia stata adatta la sua reazione. Come al solito Erza riesce ad essere d'aiuto anche quando è lei quella da aiutare... Che donna.
Non ho la minima idea di cosa metterò nel prossimo capitolo (o forse no? 8D), e comunque sono sotto maturità a giorni, quindi non aspettatevi niente per il prossimo mese, mi sa x__x Mi mancate, sapete? TT^TT Ringrazio chi ha atteso questo capitolo e mi scuso per l'attesa. Spero davvero che questo vi faccia dire "beh, almeno è valso a qualcosa" piuttosto che "a sto punto me lo scrivevo io" XD Come al solito la foga di pubblicare è stata più forte della voglia di ricontrollare, quindi siete pregati di segnalare errori di sorta!
Adieu <3

Vostra, AnB

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** XIV - Due nuovi inizi ***


Al fine udito di Natsu non era per nulla sfuggito il tono dolente e tremante con cui Lucy aveva detto “Tu resta con Lisanna”. Non riusciva a capire come mai all’improvviso si sentisse così ferita, ma era convinto di esserne la causa e la consapevolezza lo faceva sentire uno schifo. L’ultima cosa al mondo che avrebbe potuto desiderare era procurare sofferenza alla biondina e ora il suo timore era diventato realtà – oltretutto per un motivo che andava al di là della sua comprensione. Sentiva un vago senso di oppressione alla bocca dello stomaco. Magari si era sentita messa da parte.
Preso da quelle riflessioni era rimasto per lunghi istanti ai piedi della scala che portava al piano superiore della locanda, finché Makarov non l’aveva riscosso dai propri pensieri.
 
« Natsu, potresti spostarti? Dovremmo passare » gli aveva fatto notare gentilmente, attendendo insieme a Polyushka e a Wendy, ritte alle sue spalle, che liberasse il passaggio.
 
Il giovane sussultò e si scansò farfugliando qualche scusa sconnessa che gli fruttò gli sguardi perplessi del Master e della ragazzina e quello freddo del medico; tuttavia il mago del fuoco stava fissando la fine della gradinata, quasi si aspettasse che Lucy scendesse con un grande sorriso dicendogli di essersi sbagliata.
 
Makarov proseguì per qualche passo, poi si voltò verso le due ospiti ed esibì una delle sue quiete espressioni.
 
« Vi ringrazio per esservi prese cura delle mie bambine » cominciò con tono paterno. « Non avremmo saputo cosa fare senza di voi. »
 
« Questo è ovvio » replicò l’anziana dai capelli rosati. « Non avete esperti in magia curativa in questo covo di sconsiderati. »
 
« In effetti no » constatò il Master lisciandosi i folti baffi argentei. « Ed è proprio qui che volevo arrivare. »
 
Polyushka espresse la sua sorpresa inarcando un sopracciglio mentre Wendy inclinò la testa da un lato, arricciò le labbra e aggrottò leggermente la fronte, dipingendosi sul viso un’aria infantile e adorabile.
 
« Non manca molto prima che giunga il momento dello scontro decisivo » spiegò il vecchio. « Per questo motivo vorrei chiedervi di restare a Fairy Tail fino alla conclusione dei conflitti. Potremmo avere urgente bisogno di voi in qualsiasi momento e il tempo necessario per venire a chiamarvi potrebbe risultare fatale per qualcuno. »
 
La piccola maga schiuse la bocca senza parlare, ma subito serrò le labbra pensierosa e lanciò uno sguardo all’insegnante accanto a lei.
 
« Questo è escluso, Makarov » rispose il medico senza esitazione, lasciando la sua giovane allieva interdetta e sgomenta. Sembrava che, al contrario della ragazzina, non avesse minimamente considerato la proposta. « Sai benissimo come la penso. »
 
« Mi rendo conto che la compagnia non è di tuo gradimento » ammise lui. « Ma non te lo chiederei se non si trattasse di una seria necessità. »
 
Polyushka grugnì. Il Master sapeva che mal sopportava la vicinanza degli altri esseri umani, ma d’altro canto non poteva rischiare di perdere qualcuno dei suoi amati figli durante gli scontri. Il medico era una persona estremamente intelligente e il vecchio era consapevole che non avrebbe potuto ignorare una richiesta simile. Dopotutto si parlava di vite e in quanto dottore, sebbene misantropo, era suo preciso dovere fare ogni cosa in suo potere per salvarne il più possibile. Dopo una pausa lunghissima in cui l’unica dei tre ad agitarsi, tormentandosi le mani e spostando di continuo il peso da una gamba all’altra, fu Wendy, alla fine l’anziana parlò.
 
« D’accordo. Ma esigo che il mio alloggio sia quanto più isolato possibile, oltre che ampio abbastanza per potervi trasferire gli strumenti del mestiere. E non voglio che nessuno venga a disturbarmi. Wendy avrà la possibilità di muoversi liberamente, quindi per qualsiasi richiesta desidero che chiediate a lei di riferirmi. »
 
Makarov sorrise pacatamente. Aveva messo in conto le esigenze di Polyushka ed era pronto a soddisfarle. La giovane allieva appariva sollevata, emozionata e al contempo a disagio. Probabilmente era attratta da una vita in mezzo a una compagnia vivace, ma nello stesso tempo ne era intimorita.
 
« Ogni tuo desiderio è un ordine » concluse il vecchio, che venne fulminato sul posto da un’occhiataccia della dottoressa.
 
« Ora, se vuoi scusarmi, andrò a raccogliere il necessario a casa mia. Quando sarò di ritorno mi auguro di trovare tutto pronto » si raccomandò la signora avviandosi e superando il Master. « Wendy… » chiamò poi.

La bambina dai capelli blu sussultò, riscossa dai propri pensieri, si inchinò in tutta fretta per salutare Makarov e corse dietro alla maestra, trafelata.

Il vecchio si lisciò nuovamente i baffi in un moto di intima soddisfazione. Doveva ammettere che aveva considerato l’evenienza di un rifiuto, e invece tutto si era risolto per il meglio. Sollevando il volto notò che Natsu era ancora immobile sotto le scale, con un’aria di grande tormento. Si teneva una mano sull’addome e si mordicchiava il labbro inferiore, agitandosi sul posto. Era un comportamento quanto mai insolito per il mago del fuoco e, seguendo la direzione dello sguardo del rosato, inchiodato sull’accesso al piano superiore della locanda, l’anziano intuì subito la causa di quella condotta anomala.
 
Beata gioventù, bofonchiò tra sé Makarov, a metà fra la nostalgia e la delizia. Ricordo le mie avventure amorose come fosse ieri.
 
Stava per interpellare il giovane con l’intento di stimolarlo a salire i gradini, ma un singhiozzare delicato alle sue spalle lo distrasse. Si voltò in tempo per notare Mirajane accarezzare la testa e le spalle di una ragazza più giovane di lei che la stringeva fra le lacrime. Elfman era a un passo da loro e le circondava con le mani enormi senza toccarle, quasi avesse avuto paura di romperle, e piangeva a propria volta. Il vecchio allora si avvicinò, balzando agilmente sul tavolo più vicino.
 
« Sorellona Mira… Fratellone Elfman… Siete così cambiati… » riuscì a farfugliare Lisanna fra i singulti. « Non speravo più di incontrarvi di nuovo… »
 
La sorella maggiore la cullava incessantemente tra le braccia, gli occhi chiusi, le lunghe ciglia luccicanti come perle per via delle lacrime.
 
« Ora è tutto a posto, Lisanna. Siamo di nuovo insieme… »
 
« Piangere per i propri cari è da veri uomini! » singhiozzò Elfman strofinandosi il dorso della mano sul viso per detergerlo.
 
Tutti gli altri partecipavano alla scena in un rispettoso, commosso silenzio. Si poteva avvertire la gioia che provavano per i loro amici che avevano ritrovato la sorella da tempo perduta. Ci vollero diversi minuti prima che i tre smettessero di piangere (il giovane Strauss fu l’ultimo a mettere un freno alle lacrime) e alla fine sui loro volti rimase una gioia quieta e luminosa.
 
« Sorellona, fratellone » esclamò Lisanna poi. Quando pronunciava quelle parole i suoi bellissimi occhi blu sembravano brillare ulteriormente. « So che è una cosa improvvisa, ma… Vorrei che veniste via con me. A vivere di nuovo insieme, come la famiglia che eravamo. Voglio recuperare il tempo perduto… »
 
La richiesta dovette spiazzare i suoi fratelli, che prima la fissarono sbigottiti e poi si scambiarono uno sguardo sorpreso.
 
« Tu… Noi… Ne sei sicura? » domandò dopo qualche istante Mirajane. « Sei certa che i tuoi genitori acconsentiranno a una richiesta simile? »
 
« Sono cambiati da quando mi hanno adottata » la rassicurò la sorellina sorridendo dolcemente. « E poi non potrebbero dire no a una richiesta del genere. Ora possono permettersi di mantenere tre figli, e vogliono il mio bene. »
 
Gli occhi della maggiore degli Strauss si fecero nuovamente lucidi per la felicità. I pezzi della sua famiglia si ricomponevano, il vuoto lasciato nel suo cuore dalla perdita di Lisanna, sebbene reso meno doloroso dai suoi amici di Fairy Tail, era finalmente riempito. Si portò entrambe le mani alla bocca e corrugò le sopracciglia per ricacciare indietro il pianto.
 
« Io… » mormorò, « voglio prima chiederlo al Master… »
 
« Non ce n’è bisogno » intervenne il diretto interessato facendo convogliare gli sguardi di tutti su di sé. « Se è per la felicità dei miei figli, come potrei non darvi la mia benedizione? »
 
A quel punto Mira non poté trattenersi oltre e scoppiò in lacrime liberatorie e gioiose, trascinando con sé Elfman che strinse a sé le sorelle. Avrebbero potuto tornare ad essere una famiglia unita.
 
Makarov osservò la tenera scena addolcito. Non aveva mai visto i due Strauss della locanda così felici, nonostante avessero trascorso anni sereni a Fairy Tail. Gli altri imitarono il Master, ridacchiando tra loro per condividere la letizia dei tre, ma percependo nello stesso tempo un senso di tristezza: presto non avrebbero più visto i loro compagni come prima.
Alla fine la maggiore dei fratelli smise di piangere e si asciugò gli occhi più quietamente. Sembrava in pace.
 
« Lisanna, quando partiremo? »
 
« In realtà io nemmeno dovrei essere qui » replicò lei sorridendo. « Dovremmo andare via il prima possibile. »
 
« Allora dobbiamo prendere le nostre cose » la informò Mirajane alzandosi in piedi. La sorella però la imitò e le afferrò i polsi per bloccarla.
 
« Aspetta, sorellona! Non serve. Non c’è bisogno che portiate con voi le vostre cose. Vorrei comprare insieme a voi tutto quello che vi occorre! »
 
La locandiera la guardò interdetta.
 
« Ma non possiamo accettare… Dovremmo acquistare ogni cosa… »
 
« Non importa » ribadì l’altra stringendole di più i polsi. « Non abbiamo problemi di denaro. E poi te l’ho detto, no? Voglio fare tutto quello che non abbiamo potuto in questi anni. Anche una cosa stupida come comprare un nuovo guardaroba. »
 
La giovane dai lunghi capelli bianchi sorrise, intenerita.
 
« Va bene. »
 
Lisanna ampliò il proprio sorriso, e i suoi occhi divennero splendenti come un limpido lago di montagna. Allentò la stretta sulla sorella e quest’ultima poté voltarsi verso Makarov e i suoi compagni, che li guardavano con gioia nostalgica.
 
« Master, amici… Non potrei dire a parole quanto io vi sia grata per il tempo passato con voi. Prometto che torneremo a trovarvi. »
 
Al suo fianco, la più piccola dei tre annuì allegramente.
 
« Non saremmo dei veri uomini se non tornassimo! » sottolineò Elfman alle sue spalle.
 
« Guarda che sei l’unico maschio… » fece notare qualcuno, e tutti scoppiarono a ridere riportando la consueta atmosfera di Fairy Tail.
 
I fratelli avanzarono insieme fino al portone della locanda dove vennero raggiunti dai loro amici.
 
« Buon viaggio, Mira » augurò Cana con una botte sottobraccio.
 
« Grazie. Macao, potresti assicurarti che non esaurisca tutte le scorte alcoliche? » domandò la locandiera, ottenendo un cenno d’assenso e un sorriso a guisa di saluto.
 
« Statemi bene » disse Levy sorridendo ai tre.
 
« Anche voi. Salutaci Lucy ed Erza, per favore. E di' loro che possono prendere liberamente i miei abiti » le riferì Mirajane.
 
« Lo farò. Anche se penso che avrebbero preferito salutarvi di persona. »
 
« Torneremo presto per rimediare alla cosa » la rassicurò l’albina con un sorriso dolce che fugò ogni dubbio.
 
« Non sarà la stessa cosa fare a botte senza di te » commentò Gray stringendo la mano all’unico maschio.
 
« Ne daremo di più al cretino di fuoco in tuo onore » rincarò la dose Gajeel ghignando e dandogli una gomitata.
 
« Siate dei veri uomini in mia assenza » replicò Elfman sogghignando a propria volta.
 
Una volta terminati i saluti, chi rimaneva si allontanò formando un semicerchio attorno a chi partiva. Makarov era in centro, davanti agli Strauss.
 
« Abbiate cura gli uni degli altri. »
 
« Lo faremo » risposero in coro. Poi s’inchinarono in segno di saluto e abbandonarono la locanda. Gli altri seguirono le tre figure affiancate finché il portone si richiuse alle loro spalle, occultandoli alla vista.
 
Ci fu qualche istante di silenzio generale e tutti rimasero immobili. Lentamente, Cana e Macao tornarono ai tavoli chiacchierando sommessamente, Makarov sospirò e si avvicinò al bancone ora vuoto della locanda per balzarvi sopra, Levy studiò il salone senza trovare familiari capelli biondi e si consolò avvicinandosi a un tavolo su cui aveva lasciato un libro aperto e Gray rimase in silenzio, pensieroso. Poi Gajeel spezzò il momento di calma spintonandolo.
 
« Ci vorrebbe una bella rissa per riscuotere gli animi, eh, smutandato? » esclamò mentre l’altro finiva a terra, già pronto a rialzarsi per menare le mani. « Dov’è il bastardo infuocato? »
 
Si guardò attorno brevemente prima che il mago di ghiaccio lo assalisse, ma non trovò traccia di zazzere rosa.
 
 
 
 
 
 
Finalmente aveva trovato il coraggio di salire le scale. E ora Natsu stava immobile nella penombra del corridoio su cui si affacciavano le stanze, incapace di avanzare oltre. Che diavolo avrebbe potuto dire? Era agitato da morire e nemmeno sapeva perché. Non gli era mai successa una cosa del genere nella vita. Almeno non prima di conoscere Lucy. Da quando l’aveva incontrata aveva sperimentato una nuova gamma di sensazioni che mai aveva provato. E ora proprio a causa sua si stava tormentando per capire cosa avrebbe dovuto dirle per consolarla, per capire come aveva potuto ferirla. Doveva avergli fatto un qualche incantesimo per avvincerlo, probabilmente in modo inconsapevole, visto che fino a poco prima nemmeno sapeva di essere una maga. Si avvicinò al muro barcollando e tirò una sonora testata, sperando che il dolore lo riportasse alla calma e spezzasse il fantomatico sortilegio. Invece niente. Sentì un lieve scalpiccio alla sua destra e quando si voltò, la fronte ancora appiccicata alla parete, il suo cuore ebbe un tuffo.
Era Lucy, appena uscita dalla stanza di Erza, che lo fissò in un primo momento sorpresa, i suoi occhioni marroni da cerbiatta dilatati, poi avvampò all’improvviso e distolse lo sguardo.
Natsu si separò con uno scatto dal muro e la raggiunse in una frazione di secondo, afferrandole le spalle con una presa decisa ma delicata al tempo stesso, nel timore di farle male. Il gesto la costrinse a sollevare il viso ed entrambi affondarono negli occhi l’uno dell’altra, con una sensazione di calore allo stomaco: l’unica differenza era che la ragazza ne comprendeva la ragione.
 
« Lucy, io… Mi dispiace… Penso di averti ferita, ma non capisco perché. Perdonami. »
 
La biondina dapprima di mostrò sorpresa, poi ridacchiò con tenerezza, facendo aumentare i battiti del cuore del mago del fuoco.
 
« Non è colpa tua. Non dovresti nemmeno scusarti… » gli sorrise con dolcezza. « Era semplice egoismo. Sono stata cattiva con te… Quando ho visto l’intimità che avevi con Lisanna… Beh, sono saltata subito alle conclusioni. Ho pensato chissà cosa, quando invece potrebbe essere chiunque… è che quando ti ha abbracciato io… »
 
Aveva iniziato a parlare in tutta fretta e il giovane, confuso dalle emozioni che lo sconvolgevano da capo a piedi e dalle parole dell’altra, non stava capendo.
 
« E-ehi, frena, frena, cosa significa? »
 
Vide le guance dell’ereditiera diventare ancora più rosse e i suoi occhi staccarsi dai propri per fissare un punto a terra alla sua sinistra. Balbettò qualcosa che risultò incomprensibile persino alle orecchie di Natsu.
 
« Eh? »
 
« E-ero… Ero gelosa. »
 
Intercorse un breve silenzio in cui il ragazzo sentì solamente il suono del proprio cuore impazzito. Se non era un incantesimo, allora si stava ammalando gravemente.
 
« Tu eri cosa? »
 
Lucy gonfiò le guance in modo adorabile.
 
« Senti, non mi sembra carino far ripetere a una ragazza queste cose imbarazzanti. »
 
Quasi senza rendersene conto, il mago del fuoco strinse ulteriormente le dita attorno alle braccia della giovane Heartphilia.
 
« Perché? »
 
Ci fu una pausa.
 
« P-perché cosa? » domandò la biondina pur sapendo perfettamente a cosa si riferisse. Il ragazzo la sentiva tremare sotto le dita. Era agitata? O forse si stava ammalando anche lei?
 
« Perché eri gelosa? »
 
Come l’ereditiera si aspettava, avrebbe dovuto parlare molto chiaro. Prese un lungo respiro incerto, cercando di mantenere un tono saldo. Ogni suo proposito si spense negli occhi verdi del suo interlocutore, che si perse allo stesso modo. Tentò di raccogliere tutto il coraggio che le rimaneva, ma anche così la sua voce tremò.
 
« Perché sono… sono innamorata di te. »
 
Le sue parole si fecero strada nella mente di Natsu con estrema difficoltà fra lo sgomento e la perplessità per le anomale emozioni che lo scombussolavano e le sensazioni di beatitudine e di completezza che gli davano la vista e il contatto con Lucy. Aprì la bocca per parlare, ma la voce non gli uscì. Passò qualche istante e la ragazza iniziò a preoccuparsi.
 
« è tutto a posto…? »
 
« No » rispose lui con la bocca secca. Capiva ancora meno di prima. « No che non è a posto. È da prima che mi sento strano! Ho caldo, ho lo stomaco sottosopra e il cuore mi scoppia » balbettò, quasi nel panico. « E adesso è pure peggio… Mi… Mi hai fatto un incantesimo o qualcosa del genere? »
 
La giovane lo fissò allucinata per diversi istanti, poi scoppiò a ridere. Natsu era ancora più confuso.
 
« E adesso perché… »
 
Le mani fresche e morbide dell’ereditiera sulle sue guance in fiamme furono una benedizione per il mago. Chiuse gli occhi.
 
« Tranquillo » mormorò dolcemente, carezzandolo. « Va tutto bene… Non è un incantesimo. Anch’io mi sento così » aggiunse, sperando che capisse.
 
Il ragazzo sollevò di nuovo le palpebre e la guardò con sorpresa.
 
« Vuol dire che uno si sente così quand’è innamorato? »
 
Lucy deglutì. Sentirgli pronunciare quella parola era una sensazione più dolce di quanto si fosse aspettata.
 
« Sì… per quanto ne so. »
 
Natsu lasciò intercorrere una breve pausa prima di gemere:
 
« è tremendo! Mi prosciuga tutte le energie. Però allo stesso tempo è una bella sensazione. »
 
Lucy rise di nuovo.
 
« Certo che sei strano… Immaginavo che non l’avresti capito, però… »
 
Il giovane Dragneel mise su il broncio.
 
« Mi stai prendendo in giro? Guarda che per me è la prima volta… » brontolò.
 
Intenerita, la ragazza si sollevò sulle punte dei piedi per depositargli un bacio sulla guancia che gli fece balzare il cuore nel petto.
 
« Stavo scherzando! È la prima volta anche per me, sai? » gli si strinse contro, incapace di trattenersi oltre, facendolo trasalire per il gesto improvviso. « Sono molto onorata di essere il vostro primo amore, signorino Dragneel » disse con fare pomposo. Lo sentì ridacchiare dalle vibrazioni nel torace che amplificarono quelle prodotte dal battito furioso del suo cuore, mentre la avvolgeva con le braccia nell’immenso calore del suo corpo, e le sembrò di fluttuare sulle nuvole.
 
« E io il vostro, signorina Heartphilia. »







A.A.A. (=Angolo dell'Autrice Asu, come sapete.)
Ok, avevo detto che non avrei pubblicato nulla, ma ero in mood positivo (ergo non da filosofia) e non sarebbe stata una buona idea non sfruttarlo lasciando capitoli a metà o non producendo. In ogni caso domani comincia la maturità (come penso saprete, i TG cominciano già a scartavetrare i cosiddetti al popolo, per cui...), quindi davvero sarò morta, o alla meglio priva di voglia di vivere, e non produrrò. Lo so.
COMUNQUE! Questo capitolo è così schifosamente fluff che non so nemmeno da che parte cominciare a commentarlo. Mi direi da sola SAKDJNWKJA perché sono morta di tenerezza scrivendo l'ultima parte (anche la prima, ma per ovvi motivi la seconda è stata una cosa bellissima. Non sono normale, già lo sapete)... DOPO 14 CAPITOLI CI SIAMO ARRIVATI. Spero sia valsa l'attesa (un commento in proposito è sempre gradito, così so come regolarmi per eventuali scelte future :3) <3 Stavolta penso di essere riuscita a mantenere un ritmo abbastanza coerente.. Ma forse non dovrei essere io a dirlo. XD La storia di Mira, Elfman e Lisanna mi ha commossa specialmente nell'anime, quindi volevo riproporre una cosa tenerosa anche qui ** Non penso comunque che non li rivedremo più, eh. I commenti sul resto... fateli voi, io darei libero sfogo al mio lato fangirl e comincerei a scrivere una cosa più lunga del capitolo stesso... Ma mi fermo qui XD. Stranamente sul prossimo capitolo ho già diverse idee 8D quindi attendete u_u
Ringrazio ancora una volta tutti voi che avete letto fin qui e soprattutto chi ha recensito ** Siete splendidi, spero vorrete continuare a seguirmi in questa avventura!
Ja neee~

AnB

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** XV - Same, old Fairy Tail ***


Rimasero semplicemente abbracciati, godendosi il vicendevole tepore, per lunghissimi minuti di beatitudine. Lucy poté dimenticare per un po’ il mondo attorno a lei, come se si fosse trovata con Natsu in una bolla fuori dallo spazio e dal tempo, in cui il susseguirsi dei momenti non li scalfiva. Fu il ragazzo a riportarla sulla terra quando si separò delicatamente dall’ereditiera, che rilasciò la stretta malvolentieri.
 
« è meglio scendere » mormorò il giovane. « Il vecchio potrebbe venire a cercarci. O peggio, potrebbero salire Gray o Gajeel. »
 
La biondina lo fissò con una vaga tristezza.
 
« Ti vergogni? »
 
« Non di te » precisò il rosato afferrandole la mano, da cui la maga della luce percepì un’ondata di calore spargersi fino al petto. « è che se mi vedessero in una situazione così mi prenderebbero in giro per mesi. »
 
Stavolta la giovane Heartphilia non fu in grado di obiettare: conoscendo i caratteri dei loro amici, difficilmente avrebbero sorvolato dopo aver visto il compagno di tante risse abbracciare teneramente… Un pensiero la folgorò mentre Natsu la conduceva gentilmente verso le scale della locanda.
 
Già, abbracciare chi?
 
Insomma, si erano dichiarati l’uno all’altra, d’accordo, ma adesso come avrebbero potuto etichettare la loro relazione? Sicuramente non erano propriamente amici… Però non avevano neppure dato un nome alla situazione. Potevano dirsi…
 
Fidanzati?
 
Il solo pensiero le fece avvampare il viso e balzare il cuore e fu contenta che il suo accompagnatore la precedesse quanto bastava per non vederla in faccia. Si posò la mano libera sulla guancia nel tentativo di raffreddarsi il volto e sospirò. Era inutile farsi tutte quelle domande, avrebbe fatto molto più in fretta a chiedere al diretto interessato. Appena si sentì più calma, proprio prima di raggiungere la scalinata, si fermò costringendo Natsu a fare lo stesso. Questo si voltò a guardarla perplesso.
 
« Qualcosa non va? »
 
« Ecco… » Lucy distolse rapidamente lo sguardo. « Allora tu mi ami, giusto? »
 
Anche senza guardarlo fu sicura di averlo fatto arrossire.
 
« P-perché questa domanda all’improvviso?! »
 
« Perché se è così, vorrei capire cosa siamo adesso. »
 
Il silenzio che seguì spinse la ragazza a sollevare il volto e vide l’aria confusa dell’interlocutore. Immaginava che non avrebbe capito.
 
« Voglio dire… Siamo… siamo amici o- »
 
« Ma è ovvio che no! » la interruppe il giovane Dragneel, soprendendola. « Due amici mica si dicono queste cose… »
 
Per qualche istante nessuno dei due seppe cosa dire.
 
« Quindi… noi stiamo insieme? »
 
Il rosato guardò altrove e si grattò la nuca, al culmine dell’imbarazzo.
 
« Pensavo non ci fosse nemmeno da dirlo… »
 
Quelle parole innalzarono ulteriormente l’ereditiera da terra. Si sentiva come se avesse superato le nuvole su cui stava galleggiando, librandosi nell’etere. Le venne da ridere e gettò le braccia al collo del suo ragazzo all’improvviso, rischiando di farlo cadere dalle scale. Barcollò per qualche istante prima di ricambiare la stretta e si fece contagiare dalla gioia della biondina.
 
« Era così importante per te? »
 
La ragazza annuì con forza e così facendo strofinò felicemente la propria guancia contro quella dell’innamorato. Si separarono con rinnovata allegria e scesero le scale l’uno accanto all’altra per preservare l’onore guerriero di Natsu. Quando raggiunsero infine il salone, regnava una strana atmosfera. Come al solito Cana stava dando fondo alle riserve alcoliche del locale e battibeccava fra una sorsata e l’altra con Macao, che la rimproverava aspramente; Levy stava medicando con aria di biasimo Gajeel e Gray, che avevano tutta l’aria di aver appena concluso una scazzottata e Makarov sedeva quieto sul bancone, solo. La cosa insolita era che c’era più calma del solito, e i due nuovi arrivati capirono subito il perché.
 
« Dove diavolo è finito Elfman? » esclamò il rosato spaesato mentre si accostava al bancone senza smettere di guardarsi intorno, affiancato dalla fidanzata.
 
« Non vedo più neppure Mira… E nemmeno Lisanna » aggiunse Lucy.
 
Poiché nel frattempo avevano raggiunto l’area solitamente occupata dalla locandiera, il Master doveva averli sentiti e, dopo aver gettato uno sguardo sornione a Natsu (che non capì), sorrise ai due.
 
« Bentornati! Erza sta bene? » domandò candidamente rivolgendosi all’ereditiera.
 
« Si è ripresa bene » lo informò quest’ultima con un sorriso gentile. « Però… Dove sono andati Mira, Elfman e Lisanna? »
 
« Oh, loro » fece l’anziano come rendendosene conto all’improvviso. « Elfman e Mirajane sono andati a vivere con la loro sorella. Con la benedizione di tutti noi. »
 
I due giovani si mostrarono ugualmente sorpresi.
 
« Cosa?! Non ho nemmeno potuto salutarli! » esclamò la biondina, mentre il fidanzato era di altro avviso:
 
« Aspetta un attimo, come facciamo per il cibo e tutto il resto, senza Mira? »
 
La maga della luce non aveva ancora considerato quella conseguenza, ma conoscendo il proverbiale appetito del figlio del Conte Dragneel non riusciva a biasimarlo per aver pensato subito a quell’inconveniente. Così invece di rimproverarlo si voltò verso Makarov in attesa di una risposta.
 
« Non vi preoccupate, hanno promesso di tornare qui. » La notizia sollevò Lucy dalla preoccupazione. « Comunque… » riprese l’uomo, facendo seguire alla parola un lungo sospiro, « effettivamente è proprio quello che mi stavo chiedendo. Temo di non conoscere molti candidati adatti al ruolo. »
 
Ci fu un breve silenzio in cui una sonora imprecazione di Gajeel, probabilmente dovuta alla pressione del disinfettante su un’escoriazione, fu distintamente udibile. Poi la giovane Heartphilia si illuminò, gli occhi brillanti.
 
« Con permesso, Master, io avrei due candidate perfette! »
 
I suoi due interlocutori la guardarono con aria perplessa.
 
 
 
 
 
Ci volle una buona mezz’ora perché Gajeel, scelto per il compito da Makarov su insistente suggerimento di Levy, reperisse e accompagnasse fino alla locanda le persone indicate da Lucy. Durante quel lasso di tempo l’ereditiera si accomodò accanto all’amica dai capelli azzurri, tutta concentrata su un grosso libro, separandosi a malincuore da Natsu che preferì prendere in giro Gray e le sue medicazioni per la lotta di non molto prima.
 
« Cosa leggi? » domandò quietamente la biondina appoggiando gli avambracci sul tavolo a cui erano sedute e sporgendosi per cercare di scorgere qualche parola tra le dita dell’altra.
 
« Si tratta di un libro che raccoglie diverse leggende » spiegò la ragazza, assorta. Dopo qualche istante di silenzio si fermò, chiuse gli occhi e tirò un sospiro prima di voltarsi a guardare la giovane Heartphilia. « è che l’aver ricordato il nome della Principessa delle Stelle mi ha spinto a cercare di ricostruire la sua storia… Ma siccome non riuscivo a ricordarla ho pensato di recuperare un libro a proposito – lo sai che c’è una stanza piena zeppa di sopra, no? – ed eccolo qui. »
 
Il resoconto dell’ex bibliotecaria aveva solleticato la curiosità della maga della luce.
 
« Ah sì? Hai scoperto qualcosa di interessante? »
 
Levy le fece un sorriso astuto. Sembrava aspettarsi, anzi quasi desiderare, quella domanda.
 
« Eccome! Ti piacerà! » preannunciò con orgoglio e trepidazione, per poi cominciare: « La leggenda narra che la Principessa visse al tempo dei draghi » e qui lanciò uno sguardo fugace ma significativo a Natsu, che aveva cominciato a litigare con Gray, prima di tornare sulla sua interlocutrice « e delle altre creature magiche. Sembra che vivesse in armonia tanto con esse quanto con gli esseri umani e che fosse in grado di utilizzare e manipolare la propria magia a piacimento per il loro benessere e la loro difesa. E non è finita qui! » aggiunse con gli occhi luccicanti accertandosi che Lucy pendesse ancora dalle sue labbra, meravigliata. « Il libro è specifico in proposito. La sua era una magia rara e molto speciale! La Principessa aveva imparato a controllarla in modo da saper lottare, ma la sua peculiarità unica era ancora più straordinaria: si dice che potesse purificare gli animi corrotti dalla malvagità. » Batté le mani fremendo per l’emozione. « Non è meraviglioso? È una magia stupenda la tua, non trovi? »
 
L’ereditiera era stordita dalla quantità di informazioni che l’amica le aveva riversato addosso, ma erano tutte talmente stimolanti, stupefacenti e, in un certo senso, lusinghiere che non riuscì a fare a meno di sorridere.
 
« Sono sorpresa » confessò gettando un’occhiata al libro e poi guardando nuovamente Levy. « La Principessa era davvero una bellissima persona… Era in grado di aiutare tutti così tanto! L’idea di avere il suo stesso tipo di magia mi lusinga molto, però è pur sempre una leggenda, no? »
 
L’ex bibliotecaria aggrottò la fronte, contrariata.
 
« Ti ho sempre detto che nelle leggende c’è un fondo di verità – anzi, se proprio vogliamo precisare la storia sui Dragneel era tutta vera, tant’è che Natsu e suo padre sono dei maghi » le fece notare. « E poi perché devi sminuirti così? Potresti benissimo essere una discendente della Principessa, o ancora meglio la sua reincarnazione o qualcosa di simile, e quindi essere in grado di fare tutte queste cose... Immagina! Combattere, ma anche aiutare le persone, riportare i malvagi sulla retta via... non è affascinante? Saresti assolutamente splendida. »
 
Quei complimenti resero la sommità delle guance di Lucy rosata.
 
« Ti ringrazio, ma se tu hai ragione… cioè, dato che hai ragione » si corresse dopo aver notato l’occhiataccia dell’amica, « prima di riuscire a fare anche solo una di queste cose dovrei capire come controllare la magia. »
 
« Sei circondata da maghi » commentò la ragazza dai capelli azzurri. « Basterà chiedere, no? Inoltre io continuerò a cercare in tutti i libri che parlano della Principessa, quindi puoi contare su di me! »
 
Le parole della giovane avevano ridato fiducia alla biondina, che circondò le spalle dell’altra e la strinse con gratitudine. Levy le accarezzò affettuosamente le braccia con la punta delle dita e una volta che si furono separate la guardò con aspettativa.
 
« Tu non hai niente da dirmi? » chiese cercando di reprimere un vistoso sorriso sornione che si abbinava perfettamente allo sguardo che Makarov aveva dedicato a Natsu quando l’avevano raggiunto. Lucy la fissò senza capire.
 
« In che senso, scusa? »
 
« Non fare la finta tonta » insistette l’ex bibliotecaria con un leggero sbuffo. « è ovvio che sto parlando di te e di Natsu. Non credere che non mi sia accorta che lui è scomparso e poi siete tornati insieme… Allora? Sei riuscita a parlargli? »
 
Stavolta le sue parole ebbero l’effetto di far arrossire l’amica come un peperone, moltiplicando la sua curiosità e facendola sporgere verso l’ereditiera con sommo interesse.
 
« E-ecco… Io… Noi- »
 
« Non farmi soffrire » gemette l’altra agitandosi sulla panca, incapace di trattenersi. « Mi basta un sì o un no. »
 
Non essendo in grado di spiccicare parola senza balbettare, la giovane Heartphilia si limitò ad annuire imbarazzata. Seguì un brevissimo silenzio prima della domanda seguente:
 
« E lui ha risposto positivamente? »
 
Il secondo cenno di assenso dovette aspettare qualche istante di esitazione, ma anche così produsse da parte dell’inquisitrice un urletto di gioia strozzato e un abbraccio tanto improvviso quanto stretto.
 
« Evviva! Sei stata grande, Lucy! Congratulazioni! »
 
La biondina fu contenta di essere schiacciata contro la spalla di Levy mentre sentiva ulteriore calore salirle alle guance, che a quel punto dovevano essere scarlatte. Si lasciò strapazzare un po’ e si allontanò dall’amica solo quando percepì il proprio viso recuperare la temperatura normale. Gli occhi e il volto della ragazza dai capelli azzurri erano più luminosi che mai.
 
« Sono così felice per te! »
 
Siccome l’argomento causava ancora un notevole imbarazzo in lei, la maga della luce tentò di cambiare discorso.
 
« E che mi dici di Gajeel? »
 
Stavolta toccò all’interpellata mettere su una falsissima espressione ingenua.
 
« Gajeel cosa? »
 
« Non credere che non mi sia accorta di come ti ronza intorno, ma soprattutto di come l’hai proposto a forza come incaricato al Master » esclamò Lucy usando le stesse parole dell’amica. « Che cosa è successo? »
 
Levy stava già arrossendo e gonfiando le guance in segno di irritazione, ma a trarla dall’interrogatorio che stava cominciando, con suo grande sollievo, fu proprio l’ingresso del moro in questione, seguito da due donne dai capelli azzurri: una alta, con una lunga chioma e l’aria da dura; la seconda con il crine corto e sbarazzino e un’espressione impassibile sul volto candido da bambola. Nel vederle fare il loro ingresso, la giovane Heartphilia non poté fare a meno di sorridere e scattò in piedi senza preavviso, dimenticandosi momentaneamente dell’ex bibliotecaria e raggiungendo il trio di nuovi arrivati davanti al Master.
 
« Ecco le donne » bofonchiò Gajeel con aria sbrigativa mentre già si faceva da parte per estraniarsi dal discorso. Ma Aquarius non sembrava disposta a concedergli di andarsene senza problemi.
 
« Ehi, ragazzino, non sono mica una merce da scaricare! E comunque sono una ragazza, grazie » precisò con tono tagliente, ma il giovane non si tirò certo indietro: la donna aveva trovato pane per i suoi denti.
 
« Io faccio come cazzo mi pare » ringhiò. « E poi ho usato il “donne” solo per rispetto alla tua amica, vecchia megera. »
 
« Piccolo str- » cominciò l’interlocutrice sollevando un pugno come pronta a menare le mani, ma Makarov intervenne per portare la pace:
 
« Per favore, signorina, lo ignori » chiese gentilmente e nel frattempo fece un gesto secco al ragazzo per congedarlo. Entrambi grugnirono ma assecondarono le richieste dell’anziano.
 
Fu proprio mentre Aquarius si voltava per ignorare il moro che il suo sguardo cadde su Lucy.
 
« Ragazzina! Allora sei tu ad aver mandato quel pivello insolente e maleducato a cercarci? » sbottò contrariata sporgendosi verso di lei. Stavolta aveva limato il linguaggio, ma l’intensità del suo sguardo era ugualmente d’effetto.
 
« Ehm- veramente… » cominciò la biondina, che fece mezzo passo indietro e fu troppo assorbita dal viso minaccioso dell’altra per notare che Natsu, estraniatosi dal litigio con Gray, si era alzato in piedi e sembrava sul punto di avvicinarsi e intervenire.
 
« Sono stato io » disse invece il Master, convogliando su di sé l’attenzione delle tre donne davanti a lui. « Sarò breve, dato che immagino non amiate perdere tempo » preannunciò lanciando uno sguardo significativo ad Aquarius, che non obiettò. « Il fatto è che la nostra locandiera si è assentata all’improvviso e ne abbiamo urgente bisogno. Non conoscendo alcuno che potesse essere adatto al lavoro, Lucy ha pensato di proporre voi due. »
 
Lluvia, che era rimasta impassibile durante le precedenti discussioni, a quelle parole sembrò piacevolmente colpita e all’ereditiera parve addirittura di vedere una nota di rossore sulle sue guance pallide. La più matura però non parve condividere le stesse emozioni.
 
« Proprio l’ultima spiaggia, eh? » commentò guardando la giovane Heartphilia.
 
« Mi sembravate adatte » cercò di dire, ma fu nuovamente interrotta.
 
« Non ci conosci nemmeno! »
 
« Invece so che siete delle brave persone » replicò con determinazione la ragazza e stavolta riuscì a far tacere l’altra.
 
« Se accettaste di lavorare qui » aggiunse Makarov, « avreste vitto e alloggio gratuiti. »
 
Aquarius sembrò riflettere sulla proposta, ma pareva ugualmente poco convinta. Squadrò il vecchio e poi girò su se stessa per esaminare il salone della locanda, imitata dalla sua compagna. Mentre lei tornava a rimuginare di fronte agli interlocutori, però, Lluvia non si voltò, come pietrificata. Stava fissando con meraviglia Gray, che aveva rinunciato a insultare un Natsu che ormai non lo ascoltava più e che studiava da lontano le due nuove arrivate. Dopo lunghi istanti si girò di scatto verso il Master ed esclamò all’improvviso:
 
« Lluvia vorrebbe lavorare qui! »
 
« Fantastico! » commentò l’anziano felicemente con un leggero battito di mani. Anche Lucy fu contenta di sentire la voce fremente e convinta della ragazza – anche se ancora ne fraintendeva il motivo. Aquarius trasalì all’affermazione della compagna e sbottò:
 
« Non ci hai pensato nemmeno un momento, sei ammattita? »
 
« Lluvia ha visto un angelo… » mormorò lei trasognata ignorando i rimproveri della donna, che alla fine dovette arrendersi e accettare la proposta di Makarov. Cominciarono così a discutere più approfonditamente del lavoro, con qualche occasionale richiamo di Aquarius nei confronti della più giovane quando si accorgeva che non stava ascoltando. Mentre il loro chiacchiericcio si sollevava nel salone, Lucy approfittò per staccarsi dal gruppetto e raggiungere Natsu, pervasa da un senso di calma e appartenenza.
 
« Dici che andrà bene? » domandò con una nota di preoccupazione il rosato.
 
« Quella continua a fissarmi » rincarò la dose Gray mentre Lluvia gli gettava l’ennesimo sguardo sognante. L’ereditiera scorse con la coda dell’occhio Levy che rimproverava Gajeel e, dall’altra parte, Macao che si teneva la fronte nella mano destra, esasperato dal comportamento di Cana. Si mise a ridere lasciando perplessi i due ragazzi davanti a lei.
 
« Sono sicura che andrà tutto a meraviglia! »
 
In quel momento il portone della locanda si spalancò di nuovo e Polyushka e Wendy fecero il loro ingresso portandosi appresso diverse borse e un baule. L’anziana si guardò intorno per lunghi istanti, constatando la confusione che un pur così esiguo numero di persone riusciva a creare, e poi marciò dritta verso le scale per il primo piano, seguita dalla sua allieva trafelata.
 
« Maledetto Makarov, eppure ti avevo detto che non sopporto i mocciosi confusionari! »
 
La biondina la seguì con lo sguardo mentre saliva un gradino dopo l’altro con aria irritata.
Quella era proprio la caotica, rumorosa Fairy Tail che aveva incontrato il primo giorno.
 
Sarebbe andato tutto bene!







A.A.A. sanità mentale cercasi
Buongiorno e buon Luglio a tutti voi~! Sono tornata con il quindicesimo capitolo e posso subito dire che sto finalmente arrivando a dove volevo disperatamente arrivare. XD Questi capitoli intermedi sono una vera sofferenza, perché vorrei scrivere le scene future che ho già in mente ma non posso farlo di punto in bianco, così mi tocca iniziare a scrivere e sperare che le idee arrivino xD. Fortunatamente di questo sono abbastanza soddisfatta, perché dopo qualche inceppamento all'inizio è andato liscio come l'olio! Sta a voi lettori constatare se è vero XD Come al solito vi prego di farmi notare errori o simili!
A parte queste osservazioni sulla stesura, come promesso sono tornate Aquarius e Lluvia (sì, è Juvia, ma a me piace di più Lluvia, visto che signfica "pioggia" in spagnolo!) *____*! Avevo in mente da un po' questo loro ritorno ed è stata anche una buona scusa per alleggerire l'atmosfera (in fondo sono sempre per le cose comiche.) u.u Siamo riusciti anche ad approfondire la leggenda sulla Principessa delle Stelle, misteriosa "antenata" di Lucy. Che lei possa riuscire ad acquisire le stesse capacità? D'altro canto, circondata com'è da maghi, si è sempre sentita inutile, ma ora che ha la possibilità di riscattarsi, non è nel suo carattere mettercela tutta per migliorare? Chissà 8D. Con quattro nuovi personaggi alla locanda ci sarà un bel daffare! ...concludo qui u.u
Vi aspetto con il prossimo capitolo, eh!

Ja ne!
AnB

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** XVI - La richiesta ***


Lucy aspettò senza interferire lasciando che il Master istruisse Lluvia e Aquarius circa il nuovo lavoro e assegnasse loro delle camere libere lontane da quella di Polyushka, che sembrava momentaneamente scomparsa. L’ereditiera aveva scelto per sé e il fidanzato il tavolo più vicino alle scale per il piano superiore ed era stata rapidamente raggiunta da Gray, Gajeel e Levy, la quale però si era estraniata dalle discussioni per concentrarsi sul libro di leggende che consultava da prima. Per la maggior parte del tempo la giovane Heartphilia fu interessata da una serie di domande sulle nuove arrivate.
 
« Come fai ad essere così certa che non combineranno qualche casino? » aveva chiesto il mago del ghiaccio per primo subito dopo che si erano seduti, cercando di schermarsi dall’ennesima occhiata di Lluvia.
 
« Può non sembrare, ma sono delle bravissime persone » affermò con sicurezza la biondina appoggiando gli avambracci sulla superficie di legno. « Si abitueranno presto. »
 
« Quello che mi preoccupa è quando ci abitueremo noi » replicò il ragazzo affondando il più possibile sulla panca nel tentativo di sottrarsi agli occhi scuri della nuova presenza. Lucy ridacchiò.
 
« Sembra molto interessata a te » sottolineò con aria insinuante.
 
« Che gusti di merda » bofonchiò Natsu sottovoce. Il sussurro non sfuggì a Gray che rinunciò a proteggersi dagli sguardi indiscreti di Lluvia per alzarsi in piedi di scatto e sbattere le mani sul tavolo.
 
« Hai detto qualcosa, fiammoso stronzetto? »
 
Il giovane Dragneel imitò i movimenti del rivale ed era già pronto a ribadire il concetto, ma Gajeel lo anticipò e fece finire lunghi distesi i contendenti con due pugni ben assestati sotto il mento.
 
« Tch. Comunque sia quella donna non mi piace » borbottò tornando a sedersi e lanciando un’occhiataccia ad Aquarius, che ascoltava accigliata Makarov.
 
« Siete due personalità… ehm… forti » fece Lucy, conciliante, mentre Gray e Natsu si accomodavano nuovamente sulle panche massaggiandosi il punto colpito. Il primo evitò di riprendere il conflitto e si chinò di nuovo sul tavolo per sfuggire all’attenzione morbosa di Lluvia, mentre il secondo fissò torvo chi l’aveva picchiato, come un felino punito che covava risentimento verso chi gli aveva dato una lezione. Dallo sguardo freddo del moro coi capelli lunghi la ragazza capì che non lo aveva affatto convinto.
 
« Non mi fido di lei. Non abbiamo garanzie che stia realmente dalla nostra parte. Chi ce lo dice che non sia una nemica? »
 
« Che motivo avrebbe avuto di esporsi così tanto da accettare un lavoro qui? » obiettò lei, ferita dal fatto che non si fidasse per nulla del suo giudizio.
 
« Spionaggio » replicò Gajeel tagliente, con una rapidità e una certezza che lasciarono sgomenta l’interlocutrice.
 
« Allora avrebbe potuto accettare subito l’offerta, senza fare così tanta resistenza! »
 
« E perché mai? In questo modo ha sviato i sospetti dei sempliciotti » sputò l’altro acido e la giovane Heartphilia, stavolta piccata, stava per ribattere, ma con sua grande sorpresa Natsu intervenne in sua difesa.
 
« E tu che ne sai? » ringhiò attirando l’attenzione del ragazzo su di sé. « Io mi fido del giudizio di Lucy. »
 
La diretta interessata lo guardò con un profondo modo di tenerezza e fu tentata di afferrargli la mano e stringerla, ma poi si ricordò dell’imbarazzo con cui il giovane aveva pensato all’idea di far sapere ai due compagni del loro abbraccio e si trattenne.
 
« è chiaro che tu ti metta a difendere la tua donna! Quanto sei scontato! » sbottò Gajeel alzando gli occhi al cielo.
 
Per un attimo i due fidanzati lo fissarono impietriti, poi la ragazza arrossì di colpo e distolse lo sguardo senza far caso all’espressione impacciata del rosato.
 
« C-che diavolo dici? Come ti viene in mente? » balbettò, sulla difensiva. Il moro scoppiò in una grassa risata, non condivisa da Gray, troppo occupato a tenere d’occhio Lluvia, ma che strappò un sorrisetto sornione a Levy.
 
« Siete veramente un duo comico! » commentò non appena si fu ripreso. « Vi si legge tutto in faccia, fiammaccia. Due libri aperti. Si è capito tutto da quando siete scesi dal primo piano insieme. »
 
Non potendo negare, i due rimasero zitti e imbarazzati per un istante, prima che Natsu cogliesse l’occasione per prendere l’avversario in contropiede.
 
« Almeno io so come rendere felice la mia ragazza, vecchia ferraglia, perché a me proprio non risulta di aver sentito lodi uscire dalla bocca di Levy! » esclamò puntando l’indice destro sull’oggetto del discorso, che sollevò sorpresa lo sguardo dal tomo che stava consultando. Lucy si voltò nuovamente verso il gruppo in tempo per scorgere sulle guance di Gajeel quello che le parve un leggero rossore subito prima che scattasse in piedi.
 
« Non ho bisogno che la mia donna mi compiaccia pubblicamente per dimostrare che la rendo felice, mammoletta! »
 
A quella replica il giovane Dragneel rispose alzandosi a propria volta, ignorando l’imbarazzo creato da quelle affermazioni a Levy. Entrambi si sporsero l’uno verso l’altro.
 
« Forse tu no, ma agli altri non può sembrare tanto contenta se non spende nemmeno una buona parola sul suo partner senza pal- »
 
Prima ancora che potesse finire la frase, la rissa era già iniziata. Gray, che aveva ignorato la discussione, con l’assenza al tavolo dei due contendenti si trovò nuovamente esposto e si guardò attorno freneticamente per identificare Lluvia, ma non la vide: Makarov era salito al piano superiore per mostrare gli alloggi alle nuove arrivate. Sollevato, si abbandonò sul tavolo mentre le imprecazioni dei rissosi riempivano il silenzio.
 
« Che imbecilli » bofonchiò distrattamente, con aria provata. « Litigare per le attenzioni di una ragazza, scherziamo… »
 
« A me la cosa lusinga molto » lo informò Lucy, ripresasi dall’imbarazzo e tranquillizzata dalla normalità di uno scontro fra Gajeel e Natsu. « Anche se magari ai livelli infantili di quei due non è proprio il massimo… »
 
« Forse a voi donne piace ricevere molte attenzioni, ma io non sono dello stesso avviso » replicò il mago del ghiaccio gettandole un’occhiata seria. « Specie se sono attenzioni di qualcuno che non ho mai visto prima. »
 
« Quanto la fai lunga » sospirò la biondina. « A me non sembra una cosa così tragica. Lluvia è anche una bella ragazza. »
 
Ignorando prontamente il tentativo di proteste del moro, si preoccupò di interpellare anche l’amica dai capelli azzurri che ancora sembrava non capacitarsi delle affermazioni decisamente poco appropriate dei due litiganti.
 
« Devo dire che Gajeel ha perfettamente risposto alle domande sulle quali tu avevi candidamente sorvolato » fece con un enorme sorriso malizioso. Levy aprì la bocca per rispondere, ma le uscì un debole squittio imbarazzato che strappò una risatina alla giovane Heartphilia, così si arrese e si concentrò con maggiore attenzione di prima sul libro di leggende, il rossore che si diffondeva più intensamente sul suo viso minuto.
 
Divertita, Lucy sollevò lo sguardo sulle scale per il primo piano e notò la figuretta del Master discendere i gradini saltellando. Si alzò quindi in piedi e raggiunse l’anziano proprio nel momento in cui questi toccò il suolo del pianterreno.
 
« Lluvia è una ragazza molto volenterosa » commentò il vecchio con un sorriso amichevole. « Anche se Aquarius è piuttosto scontrosa, sono sicuro che lavoreranno bene da noi. Grazie per averle raccomandate, sostituiranno bene Mirajane. »
 
La ragazza sorrise allegramente, rincuorata dall’opinione di Makarov.
 
« Sono felice di sentirvelo dire » disse sollevata. Con una seconda manifestazione di affabilità, il Master prese ad avanzare verso il bancone costringendo l’ereditiera a seguirlo senza sapere come cominciare il discorso. Fu lui a rompere il ghiaccio mentre balzava su uno sgabello per poi arrivare all’ampia superficie di legno.
 
« Volevi chiedermi qualcosa? »
 
L’acume dell’anziano non avrebbe mai finito di stupire la giovane Heartphilia. Nel momento in cui pronunciò quella domanda, infatti, sentì con curiosa sicurezza che il vecchio sapeva già tutto.
 
« Ecco… Sì. » fece una breve pausa per permettere a Makarov di accomodarsi e dedicarle la sua attenzione. « So che può sembrare stupido, ma… Levy mi ha parlato dell’uso della mia magia che la Principessa delle Stelle avrebbe fatto durante la sua vita. Sembra che abbia diversi utilizzi e che possa permettermi di aiutare le persone, oltre che di combattere. »
 
Si fermò e lanciò uno sguardo titubante al Master, che manteneva un’aria quieta.
 
« Sì, anch’io avevo sentito qualcosa del genere sulla magia della luce » disse tranquillamente dopo qualche istante di silenzio, ma nonostante le aspettative di Lucy non aggiunse nulla. Fu lei a riprendere dunque la parola.
 
« Il fatto è che io vorrei disperatamente poter essere come lei » ammise, e la decisione che sentì nel proprio cuore al pensiero delle parole sincere che stava per pronunciare le permise di assumere un’espressione risoluta. « Non fraintendetemi, non vorrei diventare l’eroina del mondo o anche solo di Fiore. Io vorrei solamente poter aiutare tutti voi. Per una volta vorrei essere io a poter proteggere tutti invece di essere protetta… Ma ho bisogno del vostro aiuto, Master… Ho bisogno di qualcuno che mi insegni come usare la mia magia. »
 
L’anziano la fissò per lunghi istanti senza parlare, poi il suo sorriso gentile si ampliò.
 
« Ora capisco cos’ha visto in te Natsu » esordì con dolcezza paterna, facendo arrossire la ragazza. Aprì la bocca per chiedere come mai avesse detto così, ma il vecchio la anticipò riprendendo. « Sei una ragazza allegra e gentile, ma anche molto determinata. E hai una grande forza dentro di te che forse nemmeno tu sai di possedere. » Quei complimenti lusingarono e colpirono piacevolmente l’interessata, che si limitò a fissare con la bocca semichiusa chi stava parlando. « Non ne so abbastanza sulla la tua magia per poterti aiutare personalmente, ma conosco una persona che fa al caso tuo… Non solo è esperta di ogni tipo di magia, ma sarà anche in grado di seguirti passo dopo passo nell’addestramento, in modo da insegnarti alla perfezione come destreggiarti al meglio. »
 
La notizia rese felice e trepidante Lucy e le illuminò il viso.
 
« Fantastico! Di chi si tratta? » domandò, incapace di trattenersi.
 
« Puoi andare a chiamarla di persona dicendole che ti mando io e spiegandole la situazione » la informò Makarov. « Sto parlando di Polyushka. »
 
 
 
La rivelazione aveva spaventato un po’ la giovane Heartphilia, che si sentiva in soggezione davanti al glaciale medico, ma l’emozione di poter imparare a controllare la propria magia e combattere al fianco della sua nuova famiglia sopraffece presto il timore. Fu concentrandosi su quel pensiero che riuscì a raggiungere la camera di Polyushka e a bussare senza sentire la propria convinzione vacillare. Il cuore le batteva forte mentre attendeva che la porta venisse aperta e per una frazione di secondo, quando vide uno spiraglio di luce tra lo stipite e il bordo della larga superficie legnosa, desiderò di aver acconsentito quando Natsu le aveva offerto la propria compagnia. Era stato dolce a proporsi di accompagnarla, anche se fresco di rissa come testimoniavano alcuni lividi sulle sue braccia, ma Lucy aveva preferito rifiutare, determinata ad affrontare da sola la situazione. Si era detta che era qualcosa che riguardava lei soltanto, e doveva dimostrarsi forte. Attingere da quella fonte di energia che Makarov aveva visto in lei. Decisa, sollevò il viso per fronteggiare chi aveva aperto la soglia e percepì un moto di sollievo appena scorse gli occhioni timidi ma dolci di Wendy.
 
« S-signorina Lucy? » mormorò incerta la ragazzina, aprendo l’uscio quanto bastava per poter far vedere di sé gran parte del suo corpicino esile, celato da un morbido abito a strisce orizzontali gialle e blu, decorato da bordi bianchi e frastagliati e un fiocco dello stesso colore cucito sul petto. Sembrava turbata alla vista dell’ereditiera. La biondina le sorrise.
 
« Wendy! » la salutò gentilmente. « Sto cercando Polyushka, mi manda il Master Makarov. È una questione importante. »
 
« Oh » sussurrò la piccola con un’aria molto più sollevata, rendendo perplessa l’interlocutrice. « Mi spiace, ma è molto occupata adesso. Scusami » aggiunse ancora con un inchino, per poi posare una mano sul bordo della porta. Ma Lucy non era disposta ad arrendersi così facilmente.
 
« Aspetta! Ti prego, potresti dirle che è una cosa davvero importante? Lei è l’unica che può insegnarmi a controllare la magia della luce! »
 
La bambina dai capelli blu fece per risponderle, quando una voce roca dall’interno della stanza si levò anticipandola.
 
« Lasciala entrare, Wendy. »
 
L’allieva obbedì, spalancando la soglia e richiudendola alle spalle della giovane Heartphilia non appena questa l’ebbe varcata. Il locale era ancora più ampio di quello di Erza e anzi somigliava più a un piccolo appartamento. Appena entrata la biondina poté godere della vista di una finestra enorme al lato opposto della stanza, che illuminava perfettamente il lungo divano al centro dell’ambiente, fronteggiato da un tappeto dai motivi astratti sopra cui era appoggiato un basso tavolino circolare. L’intera superficie del tavolino era ricoperta di carte e pergamene fittamente scritte. Dalla parte opposta di questo rispetto al divano troneggiavano due morbide poltrone e dietro di esse un grande cassettone scuro. Alla sinistra di quest’ultimo, nell’angolo dello stanzone, c’era un imponente armadio. Accanto alla finestra, sulla destra, c’era una lunga scrivania che proseguiva fino all’angolo del locale opposto al guardaroba e un secondo tavolo prolungava il piano di lavoro lungo la parete adiacente. Sotto la prima c’era un secchio che fungeva da cestino e le due superfici erano coperte di altre scartoffie a cui la vecchia dottoressa stava lavorando e molte ampolle e alambicchi erano riposti in fila contro i muri. Da quel lato dell’ambiente si accedeva, tramite un’apertura priva di porta, a un secondo locale che Lucy poteva solamente intuire: probabilmente ospitava i letti e, data la dimensione dell’alloggio, probabilmente anche un bagno privato. Persa nella contemplazione del piccolo appartamento, l’ereditiera era rimasta ferma a pochi passi dalla soglia con un’espressione di meraviglia, in silenzio.
 
« Non avevi detto di volere qualcosa? »
 
La voce fredda di Polyushka la riportò alla realtà con un sussulto. Wendy si era inginocchiata accanto al tavolino e raccoglieva con frenesia tra le braccia una pila di pergamene ingiallite.
 
« S-sì » si riprese Lucy. « Vorrei imparare a usare la mia magia, ma il Master di non è in grado di insegnarmi personalmente, così mi ha mandata da voi. Dice che siete esperta di ogni tipo di magia e che potrete seguirmi durante tutto l’addestramento, in modo da svelarmi ogni segreto- »
 
Il medico si era alzato in piedi così in fretta da far cadere alcune carte e interrompere la ragazza. Wendy trasalì e per poco non perse tutte le scartoffie che stava trasportando verso le scrivanie.
 
« Quel vecchio…! » sbraitò l’anziana dai capelli rosa con voce tremante. « Lo sapevo che venendo a stare qui avrei avuto più problemi che benefici! Eppure gliel’avevo detto! »
 
La biondina non seppe cosa rispondere e l’allieva si affrettò a depositare le pergamene sul lato del tavolo più vicino alla finestra prima di fare un passo indietro. Dopo un lungo momento di silenzio e immobilità, Polyushka si voltò di scatto e sbuffò.
 
« Beh, immagino di non avere molta scelta, dico bene? »
 
Di nuovo, l’ereditiera non riuscì a dire nulla, ma non riteneva che il medico si aspettasse una risposta. Infatti proseguì quasi subito.
 
« E va bene, ragazzina, ti insegnerò quello che vuoi imparare. » La giovane Heartphilia esultò interiormente. « L’addestramento non sarà semplice, specie all’inizio, ma mi aspetto la tua completa collaborazione, o le cose saranno ancora più difficili, e io non ho di certo tempo da perdere. »
 
Di certo è molto diretta, si disse Lucy un po’ intimorita mentre l’anziana attraversava a grandi falcate il locale, seguita da una Wendy quasi in corsa, e la superava per aprire la porta.
 
« Almeno per le basi non avrai bisogno di imparare nulla se non a sondare te stessa, quindi non ci serve nient’altro. Seguimi. Dietro a questa stamberga c’è uno spiazzo ideale per i tuoi allenamenti. »
 
Prima che la ragazza potesse ribattere qualcosa in proposito alla cosiddetta “stamberga”, la vecchia aveva spalancato la soglia ed era uscita in corridoio senza aspettarla. Scattando all’esterno e richiudendo di fretta la porta, l’ereditiera era riuscita a riprenderla e dovette mantenere un passo sostenuto per starle dietro insieme a Wendy.
 
« Mi spiace, in realtà non è cattiva » mormorò la piccola maga, trafelata.
 
« Non importa » la rassicurò la biondina con un sorriso. Non capiva perché l’allieva si scusasse così tanto per la maestra. « Sono pronta anche a un addestramento duro. »
 
« Oh, non preoccupatevi, una volta capite le basi non è impossibile » fece la ragazzina gentilmente mentre raggiungevano le scale per il piano inferiore.
 
« Hai molta fiducia in lei, vero? » notò Lucy sorpresa.
 
« Certo » sorrise dolcemente l’altra, fissando con attenzione i gradini di quando in quando. « Perché con me è stata molto gentile. »
 
La giovane Heartphilia era perplessa.
 
« Insegnandoti la magia curativa? »
 
Avevano completato la scalinata e si stavano affrettando verso il portone per stare alle calcagna di Polyushka.
 
« Anche » rispose Wendy cordialmente. « Ma lo è stata in particolare quando mi ha insegnato a usare la mia magia, quella del cielo. »
 
La sorpresa per poco non fece incespicare l’ereditiera.
 
« Tu hai due tipi di magie?! Straordinario! »
 
La piccola dai capelli blu arrossì mentre uscivano fuori e seguivano il medico attorno all’edificio di Fairy Tail, passando sotto l’insegna della locanda e costeggiando le mura verso il retro.
 
« N-non sono niente di speciale » si schernì.
 
« Scherzi?! E come funziona la magia del cielo? »
 
« Mi permette di manipolare l’aria. »
 
Lucy era estasiata.
 
« Che meraviglia! Sembra una magia splendida! »
 
Il rossore sulle guance di Wendy si intensificò, dandole un’aria adorabile: si sentiva lusingata, ma allo stesso tempo imbarazzata. Notando la sua espressione impacciata, alla biondina sovvenne improvvisamente l’estremo disagio che permeava dalle mosse della ragazzina subito dopo che Natsu l’aveva fermata prima che uscisse dalla sua stanza dopo averla curata.
 
« Era per questa storia che sei scappata di tutta fretta, dopo avermi rimessa in sesto? »
 
La bambina sussultò e la fissò con preoccupazione. Aveva tutta l’aria di chi aveva sperato fino all’ultimo che il suo strano comportamento fosse ormai passato sotto silenzio. Avevano ormai raggiunto lo spiazzo dietro alla locanda che l’ereditiera aveva visto la prima volta che aveva raggiunto Fairy Tail. Polyushka si guardò attorno. Approfittando di quel momento di tranquillità e spinta dalla curiosità, la giovane Heartphilia incoraggiò con uno sguardo intenso Wendy a parlare. Quest’ultima, allora, si alzò in punta di piedi per avvicinarsi il più possibile all’altra e sussurrò.
 
« Stavo per chiamare Polyushka “Grandine”. »
 
Gettò uno sguardo intimorito alla maestra, quasi temesse che avrebbe potuto sentirla anche parlando così piano. Lucy si era chinata per poter ascoltare meglio.
 
« A lei non piace che la chiami così in pubblico, perché è un soprannome che le ho dato io quand’ero piccola dato che è sempre fredda come il ghiaccio con gli altri e che mi ha insegnato a usare la magia del cielo. È che vedevamo così poche persone fino a prima che non sono riuscita a fermarmi. »
 
Dopo aver concluso il racconto la piccola maga si ritrasse di scatto ed evitò lo sguardo della biondina, che la fissava sorpresa. Si era preoccupata di chissà quale strana situazione, invece era una storia tutt’altro che allarmante; anzi si poteva definire dolce. Sorrise, posò una mano sulla testa della ragazzina e la accarezzò.
 
« Tutto qui? Pensavo fosse qualcosa di grave, mi ero preoccupata! Meno male! »
 
Wendy sollevò il viso e la guardò sorpresa, ma poi ricambiò il sorriso intenerito e allegro dell’ereditiera. La voce di Polyushka le fece sussultare e si separarono.
 
« E tu cosa ci fai qui? » tuonò. Guardava un punto oltre le due ragazze ed entrambe si voltarono.
 
Natsu era in piedi appena oltre l’angolo della locanda, all’ingresso dello spiazzo.
 
« Ho visto uscire Lucy insieme a voi e volevo venire a vedere, e magari a dare una mano. »
 
La fidanzata arrossì leggermente, lusingata da quel pensiero amorevole, e dedicò un sorriso dolce all’innamorato. Il medico alle sue spalle sbuffò.
 
« E va bene, tanto ormai ragazzino più, ragazzino meno non fa differenza. Basta che tu non interferisca, non farmi buttare al vento tempo prezioso! »
 
Il rosato annuì e avanzò fino ad affiancare la sua ragazza. Le sfiorò la mano – forse involontariamente – ma non aggiunse altro. Sembrava determinato a rispettare la richiesta della vecchia, e alla giovane Heartphilia non dispiacque: anche solo sentire la sua rassicurante presenza accanto a lei bastava per renderla più tranquilla e sicura di sé.
 
« Bando alle chiacchiere, cominciamo! »
 
Lucy annuì con forza. Osservando l’espressione burbera e decisa di Polyushka, anche se stava cercando di concentrarsi al meglio, non poté fare a meno di chiedersi se Aquarius sarebbe stata così una volta invecchiata.








A.A.A. (Angolo dell'Autrice Asu)
Sono tornata~! Stavolta con un nuovo capitolo di "transizione", se così si può dire. Non temete, ormai sono esauriti! Da qui ho intenzione di rendere la vicenda un po' più attiva sotto molti punti di vista 8D L'addestramento di Lucy comincerà come si deve nel prossimo capitolo, quindi questa, per me, è già una componente attiva! Ho intenzione di farvi vivere intensamente soprattutto i primi momenti del suo allenamento, poi si vedrà! Natsu non la abbandonerà, ovviamente <3 Anche gli altri però continueranno a darvi fastidio dire la loro, provare per credere! ** Wendy è tanto carina, non trovate? Si vergognava di dare motivo di dispiacere a Polyushka! *___* Spero di riuscire a dare anche a lei una qualche posizione di rilievo in futuro, ma ho già molti progetti per gli altri, quindi non saprei proprio cosa dire... Diciamo che non prometto nulla, ma mi piacerebbe! Makarov il solito furbacchione.... 8D In realtà ha sbolognato la patata bollente alla misantropa, ecco cos'ha fatto. 8D Ne vedremo delle belle, insomma. XD Spero di scrivere presto il prossimo capitolo, in modo da darvi anche l'azione in tempi brevi **. Abbiate fede! Ho davvero bisogno di voi che mi seguite, e vi ringrazio tantissimo per tutto ** Senza di voi non sarei dove sono adesso - sicuramente è per voi che sto scrivendo, oltre che per il mio piacere, quindi certamente non starei proseguendo questo progetto! Grazie davvero! **
Non so cosa aggiungere, se non che vi aspetto al prossimo capitolo!
Ja ne~!

AnB

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** XVII - Diventando maga ***


« Wendy sarà pronta a intervenire nel caso dovesse succedere qualcosa. Avvicinati » ordinò Polyushka facendo un cenno secco della mano verso l’allieva, che si separò da Lucy obbediente procedendo verso la maestra.
 
« Siediti a terra » disse poi l’anziana fissando il proprio sguardo glaciale sulla biondina. Quest’ultima fece come le era stato chiesto e incrociò le gambe, sentendo montare dentro di sé una ferma determinazione. « Chiudi gli occhi. »
 
Per la ragazza tutto diventò nero. Privata del senso della vista, in breve percepì amplificarsi quello dell’udito: poteva sentire il respiro di Natsu accanto a sé e la voce del medico aumentò la propria potenza.
 
« Concentrati. Respira lentamente. »
 
Il cuore dell’ereditiera, che aveva accelerato i battiti per l’emozione dovuta all’inizio dell’addestramento, lentamente recuperò il ritmo consueto e i suoi polmoni si riempirono e svuotarono d’aria in modo naturale e regolare. Anche i muscoli di tutto il corpo si rilassarono e una calma quasi innaturale pervase la giovane, che posò le mani sulle ginocchia.
 
« Bene. Adesso devi sentire la riserva di magia che c’è in te. Non devi forzare questa consapevolezza, devi aspettare che tu la raggiunga in modo naturale, o non riuscirai ad attingere a questa fonte spontaneamente, come fanno gli altri maghi. »
 
Più facile a dirsi che a farsi, mi sembra, obiettò tra sé Lucy, ma si affrettò a cancellare quel pensiero cupo che le avrebbe tolto la concentrazione. Lasciò la mente libera di sondare il suo essere, esplorando pieghe della sua anima che nemmeno sapeva esistessero. Era una sorta di studio di sé. Esaminò l’affetto per sua madre, il dolore per la sua perdita improvvisa sepolto lontano dentro di lei, il senso di dovere e l’amore filiale verso il padre che celavano paura e amarezza per il trattamento che le aveva riservato, il senso di calore e appartenenza che aveva ritrovato a Fairy Tail, i legami che le avevano riempito il cuore di gioia... Poi trovò Natsu. Fu quasi sorpresa della forza con cui la sua immagine sorridente le riempì la mente che vagava in se stessa, come un fiume in piena le oscurò qualsiasi altro pensiero e la riempì di un amore che aveva iniziato a nutrire quasi senza accorgersene, in modo progressivo e incredibilmente naturale. Sapeva di amarlo, ma fino a quel momento non si era resa conto di quanta parte del suo cuore avesse occupato, di quanto importante fosse diventato per lei, e il sentimento le esplose in corpo. Per un attimo desiderò allungare la mano e toccarlo, ma poi, insieme a quella sensazione di completezza e gioia che stava provando, giunse una curiosa percezione. All’improvviso, dentro di sé, all’interno del suo corpo, apparve un senso di pesantezza e leggerezza allo stesso tempo, come se ci fosse stato un contenitore pieno di una sostanza volatile e inafferrabile, proprio al centro del petto. Lucy sollevò la mano destra e la posò in corrispondenza di questa nuova sensazione. Percepiva quel peso, ma era una sensazione familiare e piacevole che le irradiava una sorta di tepore nel corpo, come se si fosse trovato lì da sempre.
 
« C’è qualcosa, qui » mormorò esplodendo in un sorriso. Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando aveva chiuso gli occhi, ma aveva il sentore che fosse intercorsa un’eternità.
 
« Ottimo, è quello che aspettavo. Ci hai messo meno del previsto » fece la voce di Polyushka con una nota di soddisfazione nella voce. « Adesso devi liberare un po’ di quella magia. In modo simile a quanto hai già fatto, ma in modo consapevole e moderato, altrimenti perderai di nuovo i sensi. Provaci. »
 
« Sì » sussurrò la biondina riprendendo a respirare profondamente. Stavolta raggiungere lo strano contenitore fu molto più semplice e si fermò per qualche istante a contemplarlo mentalmente con intima esultanza. Era quasi fatta. Lo circondò con la propria coscienza e vi attinse con attenzione e lentezza chirurgica. Non appena lo ebbe fatto, sentì il proprio corpo cominciare a scaldarsi e formicolare come le era accaduto qualche giorno prima.
 
« Fossi in te mi sposterei, ragazzino » udì dire al medico, e subito dopo i passi di Natsu che si ritraeva da lei.
 
Poi il calore aumentò e il formicolio s’interruppe, mentre con un rombo attutito Lucy liberò, stavolta consapevolmente, l’energia magica attorno a sé. Quando tutte le sensazioni si esaurirono, la ragazza aprì gli occhi con vaga stanchezza sbattendo ripetutamente le palpebre per abituarsi nuovamente alla luce del sole. Notò subito che l’erba rada dello spiazzo attorno a lei sembrava come schiacciata da una forte folata di vento. Polyushka la stava ancora fissando, ma ebbe il sentore che il suo sguardo fosse meno freddo di prima.
 
« Un buon lavoro, ragazzina. Per oggi può bastare. Sei ancora convalescente e la tua salute potrebbe peggiorare di nuovo e in quel caso perderemmo tempo inutilmente per farti riprendere. »
 
Sempre premurosa, osservò l’ereditiera tra sé, ma non obiettò e si limitò ad annuire allegramente. Finalmente iniziava a sentirsi una maga vera e propria, qualcuno che sarebbe stato in grado di combattere al fianco dei suoi amici. Più forte. Era soddisfatta di sé. Il medico accolse il suo cenno e si allontanò da dove erano arrivati a passo di marcia, mentre Wendy si avvicinò frettolosamente alla biondina per sussurrarle:
 
« Siete stata bravissima! Anche Grandine era contenta! » prima di affrettarsi dietro alla maestra.
 
Lucy sorrise e sospirò, poi sollevò lo sguardo di nuovo. Natsu si era accostato di nuovo a lei e le tendeva la mano per aiutarla ad alzarsi con un sorriso enorme stampato in faccia.
 
« Magnifica » esclamò mentre la ragazza lo afferrava per farsi tirare su. Aveva la mano così calda… « Hai sentito? Perfino la vecchia era soddisfatta. Il che vuol dire che sei andata benissimo. »
 
Anche dopo che la biondina si fu alzata in piedi, rimasero mano nella mano.
 
« è stato merito tuo » confessò lei guardandolo con gratitudine. Il rosato la fissò perplesso.
 
« In che senso, scusa? Non ho fatto niente, sono stato lì in piedi a guardarti fare tutto da sola. »
 
La fidanzata scosse la testa.
 
« Non fisicamente » lo corresse, poi si posò la mano libera sul cuore. « Ti ho visto qui dentro. Ed è stato questo a farmi trovare la magia che c’è in me » poteva intuire dal leggero rossore sulle guance del giovane che le sue parole lo stavano lusingando. « E poi non sarei nemmeno qui se non fosse stato per te. Se adesso sono felice e sto imparando ad essere una vera maga lo devo solamente a te, Natsu. »
 
Lui le regalò uno dei suoi sorrisi dolci, imbarazzato.
 
« Tu sei forte. Sono sicuro che te la saresti cavata lo stesso alla grande. »
 
Stavolta fu il turno di Lucy a sentirsi lusingata e ridacchiò scuotendo la testa in segno di diniego.
 
« Mi impegnerò sempre di più per essere in grado di proteggervi tutti » sentenziò alla fine, raggiante.
 
« E io proteggerò te » aggiunse l’altro gioiosamente. Nei suoi bellissimi occhi la biondina poté leggere non solo allegria, ma anche orgoglio per il suo successo... e amore. Erano lo specchio dei propri. In un attimo fu come se i sentimenti che l’avevano riempita durante l’esplorazione di sé esplodessero di nuovo e, prima che potesse rendersene davvero conto, si era alzata sulle punte dei piedi e aveva premuto le proprie labbra contro quelle calde di Natsu. Fu un contatto leggero ma prolungato e la biondina si separò dal fidanzato solo quando l’ondata di emozioni si ridusse rendendola consapevole di quello che stava facendo. Nonostante stessero insieme, la sua audacia la imbarazzò ugualmente e dopo aver scorto l’espressione sorpresa del ragazzo fece di tutto per evitare il suo sguardo.
 
« I-io… S-scusa, non ho… » balbettò cercando una qualsiasi spiegazione, ma il suo tentativo di giustificarsi fu troncato dal rosato. Le prese il volto tra le mani e stavolta fu lui a baciarla. Prima il tocco delle loro labbra fu lungo, poi le diede una serie di baci leggeri come piume e Lucy, a occhi chiusi, si aggrappò alla giacca del giovane, incapace di separarsene. Dopo che ebbe ricambiato anche l’ultimo contatto, a malincuore sentì Natsu allontanarsi appena dal suo volto e aprì lentamente i suoi grandi occhi marroni guardandolo con tenera delusione. Il fidanzato la fissò per un brevissimo istante, poi le lasciò il viso e si voltò di scatto dandole le spalle e portandosi il dorso della mano destra al volto.
 
« Non mi guardare così » bofonchiò con una voce insolitamente roca e profonda che fu come un affondo nel cuore e nello stomaco dell’ereditiera, che si trovò a contemplare la schiena dell’altro perplessa, con un senso di mancanza e di aspettativa delusa.
 
« Perché no? » chiese in un soffio, con un tono che somigliava a quello dei bambini quando fanno i capricci.
 
« Non chiedere » replicò lui afferrandole una mano e conducendola verso la locanda evitando accuratamente il contatto visivo. Sollevando l’arto libero, la giovane sentì col palmo il proprio viso là dove il rosato l’aveva toccata. Aveva le guance bollenti.
 
 
 
Il successivo mese fu veramente duro per Lucy. L’addestramento, oltre che rafforzare la mente della ragazza, doveva forgiarne anche il fisico, così dovette iniziare ad allenarsi a combattere. Prima Polyushka le insegnò come muoversi da sola e poi la costrinse a mettere il tutto in pratica lottando contro gli altri. La giovane non trovò difficile imparare a colpire l’avversario quanto apprendere a schivare gli attacchi nemici. I primi quattro giorni di allenamento fisico, in cui si era addestrata insieme a Wendy, finirono tutti con lividi un po’ ovunque. La bambina non faceva che scusarsi ogni volta che i suoi colpi andavano a segno: nonostante sembrasse impacciata e debole, in realtà se la cavava piuttosto bene nella lotta e il suo essere così piccola giocava a suo vantaggio, perché riusciva a schivare con incredibile facilità gli attacchi e a sgusciare oltre la difesa avversaria per colpire. Alla fine di ciascun combattimento si avvicinava ansante a Lucy e insisteva per usare la sua magia curativa per alleviarle gli acciacchi procuratole. Dopo una settimana la biondina riuscì finalmente a destreggiarsi quanto bastava per avere la meglio sulla ragazzina, e fu allora che Polyushka costrinse Natsu a sostituirla. Da quando si erano scambiati i primi baci il loro rapporto aveva cominciato a farsi sempre più intenso e profondo e lui era troppo premuroso nei confronti della fidanzata per impegnarsi sul serio – cosa che faceva imbestialire la coordinatrice dell’allenamento. Solo quando Erza aveva cominciato ad assistere all’addestramento, cinque giorni più tardi, e a sbraitargli che avrebbe fatto più male che bene a Lucy il fatto che non facesse sul serio aveva iniziato a combattere veramente. All’inizio la cosa aveva messo in grave difficoltà l’ereditiera, che era ben consapevole di essergli inferiore nella lotta, ma non aveva mai avuto modo di constatarlo effettivamente e più di una volta aveva rischiato di farsi male seriamente, causando le più sentite scuse da parte del ragazzo. Quando poi, a due settimane e mezza dall’inizio delle lezioni, aveva iniziato a tenere meglio il ritmo del giovane, Erza aveva deciso di scendere a propria volta in prima linea per “aiutarla”. Ed era stato anche peggio. I lividi erano duplicati e ogni giorno, al termine dell’allenamento, la biondina si gettava nel letto della propria stanza, sfinita e dolorante, per riposarsi tra le braccia di Natsu, che non aveva perso l’ormai piacevole abitudine di intrufolarsi nel giaciglio della compagna. Praticamente non aveva la forza di fermarsi a chiacchierare con gli altri nel salone principale della locanda, per cui aveva occasione di vederli a colazione e a pranzo. Per quello che aveva potuto constatare, il legame fra Levy e Gajeel, pur essendo rimasto ricco di battibecchi e frasi equivoche, si era consolidato; le sostitute di Mirajane se la cavavano sempre meglio anche se il rapporto fra Lluvia e Gray non era migliorato, se non nel fatto che la ragazza si era fatta sempre più coraggiosa ed era passata dalle occhiate a un corteggiamento più esplicito; tutti gli altri, soprattutto Gildarts (che, venuto a sapere della relazione fra suo figlio e la giovane Hearpthilia, aveva accalappiato la sua creatura e gli aveva sfregato le nocche sulla testa, canzonandolo e urlando ai quattro venti che il buon gusto in fatto di donne veniva tutto da suo padre, mettendo in grande imbarazzo i due piccioncini) e il Master, erano attenti agli avvenimenti esterni e tenevano la guardia alta, pur rimanendo tranquilli. Aveva inoltre l’impressione che tutti la stessero sostenendo silenziosamente ed era profondamente grata ai ragazzi di Fairy Tail per questo. Ma il tempo per pensarci era poco, dato che la maggior parte della sua giornata era assorbita dall’allenamento.
Se non altro col passare dei giorni si sentiva sempre meno stanca e riusciva a rispondere sempre meglio ai colpi di Erza. Alla fine del mese si sentiva perfettamente in forma ed era orgogliosa di se stessa, ormai in grado di utilizzare al meglio la magia in combattimento e di lottare, anche se non era certo al livello di Natsu né tantomeno della rossa. Al termine dell’ultimo allenamento perfino Polyushka la guardò con aria soddisfatta.
 
« A quanto pare non è stato tutto tempo buttato al vento » commentò annuendo, sulle labbra l’ombra di un sorriso. « Ben fatto, ragazzina. Non ho nient’altro da insegnarti per quanto riguarda la lotta. »
 
« Vi ringrazio infinitamente » esclamò la biondina con estrema gioia, profondendosi in un inchino. Poi si sollevò di scatto. Erza era alle sue spalle e stava scambiando qualche colpo con Natsu. Wendy invece le sorrideva dal fianco della maestra. « Però avrei ancora una cosa da chiedervi. »
 
Il medico inarcò un sopracciglio rosa pallido.
 
« Sarebbe? »
 
« Qualche settimana fa Levy mi ha parlato della possibilità di usare la magia della luce per purificare gli animi malvagi. È vero? »
 
Il clangore delle spade di Erza ammutolì e Lucy ebbe la netta sensazione che anche gli altri due presenti, oltre alla bimba dai capelli blu e dall’anziana di fronte a lei, la stessero osservando con serietà. Si domandò se avesse fatto la cosa giusta a porre quell’interrogativo. Dopo un lungo silenzio la dottoressa rispose.
 
« Ho sentito qualcosa del genere, in effetti » esordì alla fine la donna. « Però non ho mai trovato nessuna notizia attendibile a riguardo. Circolano solo vecchi racconti e leggende in proposito. »
 
« E non dicono niente su come si potrebbe fare, anche solo ipoteticamente? » insistette la biondina con trepidazione. Sentì un movimento alle sue spalle.
 
« Qualsiasi cosa tu abbia in mente, ti consiglio di lasciar perdere questa eventualità » replicò Polyushka secca.
 
L’ereditiera la fissò pietrificata.
 
« Perché? »
 
« Fallo e basta » sbottò la vecchia. Anche per una misantropa come lei, una reazione così brusca sembrava esagerata davanti a una semplice domanda. « Il mio lavoro con te è finito. »
 
Prima di dare la possibilità a Lucy di ribattere, la superò e si allontanò, dando giusto il tempo a Wendy di squittire:
 
« Scusatela! Non so che cosa le sia preso! » prima di correrle dietro.
 
La biondina riuscì a malapena a girare sui tacchi per guardarle scomparire dietro lo spigolo della locanda, imitata da Erza e Natsu. Questi ultimi poi si voltarono verso di lei con aria seria.
 
« Che ho detto che non va? »
 
« Non saprei » fece la rossa pensierosa, mentre la lunga spada che teneva nella mano destra scompariva in una luce dorata dandole la libertà di portarla al mento. « Ma non è mai un buon segno quando persino Polyushka è così dura. Penso che sia meglio che tu lasci perdere quello che hai in mente. »
 
Il fatto che persino quella che considerava sua sorella adottiva le consigliasse di abbandonare i suoi propositi ferì l’ereditiera, che espresse il proprio sentimento con un lungo sguardo alla maga del Cambio Abito.
 
« Perché mi suggerite di arrendermi ancora prima di provare? Tanto più che non sapete nemmeno cos’ho intenzione di fare… »
 
« Non lo sappiamo, è vero, ma possiamo intuirlo » replicò la giovane donna senza cambiare espressione. « Vuoi provare a salvare tuo padre, sbaglio? »
 
Natsu e Lucy si irrigidirono all’unisono. Erza fece un sorriso triste.
 
« Lo immaginavo. Penso che anche Polyushka, che è al corrente della situazione, abbia capito dove volessi andare a parare ed è per questo che ha reagito in quel modo… Significa che c’è sotto qualcosa di pericoloso. Perciò rinuncia, per favore. »
 
La biondina abbassò lo sguardo e si morse il labbro. Nell’ultimo mese aveva imparato a combattere e a usare la propria magia… e ancora non era in grado di salvare l’unico pezzo della sua famiglia di sangue che le rimaneva? È vero, aveva scelto Fairy Tail, ma allora non aveva alcun mezzo per lottare, per provare a recuperare il suo unico familiare.
 
« Ma sono l’unica che può fare qualcosa… »
 
« Lu, nessuno può fare niente per lui! Ha scelto, molto tempo fa! » esclamò all’improvviso Natsu facendo diversi passi verso di lei e costringendola così a sollevare lo sguardo di scatto.
 
« è vero, ha scelto… Ma chi può dire che la sua fosse una scelta volontaria? Se davvero potessi purificare il suo animo, allora potrei capire se è veramente malvagio… o se invece è stato costretto dalle circostanze. »
 
« Chi uccide non è giustificabile, mai! »
 
« Come ti sentiresti se Gildarts fosse costretto a fare qualcosa di terribile? » ribatté ferma Lucy, punta sul vivo. « Non cercheresti di difenderlo e riportarlo sulla giusta strada? »
 
Il rosato aprì la bocca per rispondere, ma non riuscì a dire nulla e la richiuse. L’ereditiera notò un’ombra cupa passargli negli occhi.
 
« Il punto non è tuo padre » s’inserì nuovamente Erza con dolcezza cercando di mediare. « Ti ripeto che la reazione di Polyushka mi preoccupa. Potrebbe essere pericoloso per te… Capiamo il tuo modo di vedere, ma cerca di capire, noi siamo preoccupati per te, Lucy. »
 
Nonostante l’opposizione dei due l’avesse inizialmente ferita, a quelle parole la giovane Heartphilia capì il loro punto di vista e si intenerì. Era vero, lo stavano facendo solo e soltanto per lei. Non la stavano ostacolando per odio nei confronti di Jude, ma spinti dall’affetto nei suoi confronti. Sorrise.
 
« Io ve ne sono profondamente grata, e sapete che io voglio bene a tutti voi quanto voi ne volete a me » disse con la voce tremante per un moto di commozione. « Però io vorrei capire. Voglio davvero salvare mio padre… Ora che ne ho il potere vorrei poter tornare a quando mia madre era ancora viva ed eravamo una vera famiglia… »
 
I due interlocutori, a quella confessione, sorrisero.
 
« Se questo non ti metterà in pericolo, ti aiuteremo » affermò la rossa, avvicinandosi per posarle una mano sulla testa. Le scompigliò appena i capelli facendola ridacchiare, poi se la schiacciò al petto come era solita fare: fortunatamente aveva eliminato l’armatura e portava un morbido maglione nero che garantì l’incolumità della scatola cranica della più giovane delle due.
 
« Mi sembra di ricordare che Levy stesse cercando informazioni in proposito » aggiunse poi Erza lasciando che l’altra si staccasse da lei. « Finché non troverà notizie più dettagliate, non fare niente di avventato. »
 
« Ci proverò » promise Lucy, permettendo alla maga di allontanarsi con un’espressione più tranquilla.
 
Rimasta da sola con Natsu, lo affiancò e cominciarono a rientrare insieme.
 
« Io sono fiero che tu sia diventata ancora più forte » esclamò lui all’improvviso a pochi passi dal portone della locanda. Entrambi si bloccarono sul posto e la fidanzata lo fissò stupita. « Sei migliorata molto in queste settimane e sono sicuro che riuscirai a proteggere Fairy Tail come volevi. Però ricordati che rispetterò la mia promessa di proteggerti, e se dovessi metterti in pericolo per salvare tuo padre, io ti fermerò. »
 
La determinazione mista a sincera, supplichevole preoccupazione che leggeva nei bellissimi occhi verdi del ragazzo fecero vibrare il cuore dell’ereditiera. Sopra di loro, il cielo cominciava già a virare verso il blu vellutato della notte imminente e il freddo di quella parte del giorno iniziava a scendere nelle strade. Allungò una mano e la posò sulla guancia del rosato.
 
« Ti ringrazio per prenderti così buona cura di me » gli disse con sincerità, sperando di riuscire a comunicargli ciò che provava attraverso quelle semplici parole e il tocco della sua mano. « Nemmeno io voglio perdervi. Perdere te. »
 
Affondarono l’uno negli occhi dell’altra per lunghi istanti, prima che il ragazzo le afferrasse il polso avvicinandola a sé per poi incatenarla al proprio corpo con l’altro braccio; infine le catturò la bocca in un lungo bacio colmo di urgenza e preoccupazione, come se temesse di vederla scomparire da un momento all’altro. Lucy si lasciò trascinare in quel contatto e quando il giovane le mordicchiò il labbro inferiore schiuse la bocca permettendogli di conquistarla e le loro lingue si sfiorarono dapprima con titubanza e poi quella di Natsu coinvolse la sua in una danza densa di una passione di cui non lo credeva capace. Si separarono dopo lunghi istanti, ancora stretti l’uno all’altra, prendendo fiato in silenzio. La ragazza fece per sollevare gli occhi lucidi sul fidanzato, ma lui la strinse in un abbraccio caldissimo che fu subito ricambiato.
 
« Non succederà mai » le soffiò nell’orecchio. « Capito? »
 
La giovane Heartphilia annuì forte strofinandosi contro il collo del rosato, poi si staccarono. Quando i loro sguardi si incrociarono di nuovo, Lucy poté giurare di vedere una strana luce, quasi una fiamma bruciante in fondo a quello del mago del fuoco, ma non fu sicura di riuscire a comprendere la natura di quell’incendio, e in ogni caso lui interruppe il contatto visivo per condurla verso il portone. Entrare nella locanda facendo finta che non fosse successo nulla sarebbe stato difficile: avevano le guance arrossate e gli occhi lucidi… potevano sempre dire di aver corso (sempre se qualcuno ci avesse creduto), ma a nessuno dei due importava veramente. Tenendosi per mano fecero il loro ingresso a Fairy Tail, dove l’atmosfera perfetta, colma di amore e serenità che li avvolgeva, fu incrinata dall’aria cupa e pesante che si respirava all’interno. Entrambi persero immediatamente il senso di calma che li pervadeva e cominciarono a preoccuparsi vedendo gli sguardi cupi, inquieti e quasi rabbiosi dei loro compagni, radunati in fondo alla stanza attorno al bancone. Makarov era in centro, insieme a Gildarts, mentre tutti gli altri erano attorno a loro e Lluvia e Aquarius stavano dietro al ripiano in legno.
 
« Cosa succede, vecchi? » domandò subito Natsu non appena ebbero raggiunto il gruppo, rivolgendosi direttamente ai due uomini in mezzo alla comitiva. Tutti e due erano estremamente seri e Lucy scorse Erza da un lato, un pugno stretto sopra la lunga tavolata.
 
« Hanno catturato Polyushka e Wendy » replicò il Master a voce bassa.







A.A.A.
Hola! Finalmente ho trovato l'ispirazione per proseguire la long e scrivere 'sto benedetto capitolo! Ora sì che si entrerà nel vivo, siore e siori, ve lo garantisco! Devo dire che il rapimento è stata una trovata improvvisa, non nel progetto iniziale (sembro proprio Mashima, che ha l'impianto generale ma aggiunge cose all'ultimo. Ah, Hiro... <3), ma mi soddisfa perché riuscirà a dare una scarica ancora maggiore alla storia 8D Come suppongo avrete capito, stiamo per rivedere Gerard, carissimi lettori! :sese: D'altro canto chi è il capitano delle guardie assoldate da Jude? Nientemeno che questo figaccione di turno <3 IN OGNI CASO! Finalmente sono riuscita a rendere più intenso e passionale il rapporto fra Natsu e Lucy <3 Mi spiace di aver aspettato così tanto, ma oh, Natsu è un imbranato cronico, gli ci vuole tempo per sbloccarsi, e Lucy è una da primo passo ma fino a un certo punto, insomma. Il rating si sta alzando, e non dico altro. 8D Ho in mente tante belle cosine (e per ispirarmi ulteriormente mi sto rileggendo la long di Junna, quella santa ragazza, quanto la amo. *dite che sembro una stalker?*)<3 Non ho altro da aggiungere! Sono veramente felice di essere arrivata a questo punto, perché Lucy ha finalmente la possibilità di spaccare qualche culetto! ( * O * )/ inutile dire quanto ami scrivere le scene tra lei e Natsu, eh u.u Ed Erza è tornata bella sana e in forze!
Ne vedremo delle belle, sìsì! Spero di rivedervi al prossimo capitolo, stay tuned (ogni tanto)!

JA NEE!

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** XVIII - La notte perfetta ***


« Che cosa?! » ringhiò Natsu dopo diversi istanti di sbigottimento avanzando ulteriormente verso il padre e il Master. Lucy li fissava sgomenta.
 
« Com’è possibile? » tentò con voce incerta la ragazza. « Fino a pochi minuti fa erano fuori con noi… Nessuno si è accorto di nulla? »
 
Gildarts scosse la testa.
 
« Quando Erza è rientrata ha chiesto a Makarov se si fosse mostrata ancora alterata per la discussione che avevate avuto fuori… Ma noi non le avevamo viste rientrare. Così la conclusione è stata ovvia. »
 
« Non potrebbe essere che si siano allontanate proprio per cercare un po’ di quiete? » provò di nuovo la biondina con una nota speranzosa nella voce.
 
Stavolta fu l’anziano dai baffi argentati a fare un cenno di diniego.
 
« Polyushka rispetta sempre la parola data. Non si sarebbe mai allontanata senza avvertirmi. »
 
« Quei bastardi non possono avercela fatta sotto il naso, dannazione! » ruggì il mago del fuoco all’improvviso, e la rabbia e la frustrazione si manifestarono con un repentino innalzarsi della temperatura attorno al suo corpo, tanto che Lucy dovette scansarsi. « Forse sono ancora in zona! Andrò a cercarli, li gonfierò e riporterò indietro Wendy e la vecchia! »
 
« Non dire stronzate! » tuonò Gajeel alla sua sinistra con uno sguardo duro. « Il tizio dell’ultima volta aveva messo sotto persino la rossa, quindi che speranze avresti tu? »
 
« Questo mi dà una carica in più per spaccargli la faccia! Non sottovalutarmi, brutto imbecille » ribatté il rosato sempre più trepidante, ma la possibile, ennesima rissa fu sedata dal signor Dragneel.
 
« Finitela! Non è il momento di fare gli idioti! Natsu, scordati di andare all’inseguimento degli uomini di Jude. Gajeel ha ragione, non sei in grado di sconfiggere Gerard. »
 
Lucy poté giurare di sentire il moro sogghignare sommessamente, salvo poi essere messo a tacere dopo un piccolo tonfo e un gemito – probabilmente Levy gli aveva rifilato una gomitata nello stomaco. Il suo fidanzato invece digrignò i denti manifestando ulteriormente la propria sensazione di impotenza. Poi, a poco a poco, il calore attorno a lui si attenuò fino a spegnersi e il ragazzo incrociò le braccia al petto assumendo un’espressione cupa e pensierosa che fece preoccupare la biondina ancora di più di quanto non fosse dopo l’innalzarsi della temperatura. Ci fu un breve silenzio, poi Erza abbatté il pugno sul bancone.
 
« Se solo fossi rientrata prima… » soffiò tra le mascelle serrate.
 
« Nessuno qui deve incolparsi di nulla » fece Makarov con decisione. « Se c’è qualcuno da biasimare, sono gli uomini che hanno rapito Polyushka e Wendy. »
 
« Stanno giocando con noi » commentò la guerriera senza guardarlo. « Probabilmente sapevano tutto, e hanno aspettato che fossimo tutti in grado di combattere per divertimento… Ora vogliono trascinarci allo scoperto, perché sanno di non poter ingaggiare un’altra lotta all’interno di Magnolia, altrimenti i cittadini si rivolgeranno al Re in persona. Probabilmente le hanno portate a Palazzo Heartphilia… »
 
« Lo penso anch’io » confermò il vecchio serio. « Faremo il loro gioco, ma non abbiamo scelta. Hanno preso due di noi e se vogliono la guerra, l’avranno. Ci muoveremo domattina, partire ora col buio sarebbe solo uno svantaggio. Tenetevi pronti tutti quanti! »
 
L’ordine del Master venne accolto fra le grida di trepidazione dei presenti, tranne che di Natsu, Erza e Lucy. Quest’ultima era troppo preoccupata per entrambi: il rosato, infatti, continuava a mantenere l’aria cupa di poco prima e la rossa appariva altrettanto pensierosa e frustrata. Dopo che l’anziano ebbe congedato in quel modo gli astanti, la piccola folla si diradò per eventuali preparativi o anche solo per discutere tra loro o per andare nelle proprie stanze a riposarsi: Aquarius si mise a parlare sommessamente con Lluvia; Gray approfittò della situazione per sgusciare via verso il proprio alloggio; Gajeel brontolò qualcosa a una Levy che altalenava tra il rispondergli e lo sfogliare freneticamente un libro; Macao controllava preoccupato Cana che aveva addirittura smesso di bere; Gildarts iniziò a discutere a mezza voce insieme a Makarov e infine Erza, dopo lunghi istanti in cui rimase immobile a fissare un punto davanti a sé, marciò verso il piano superiore a grandi falcate. Lucy la seguì con lo sguardo senza sapere cosa fare e fu Natsu ad agire per lei: dopo breve imitò in un cupo silenzio la guerriera facendo sì che la fidanzata lo seguisse con apprensione fino alla stanza di quest’ultima, dove entrò lasciando la porta aperta alle sue spalle. La biondina la richiuse e quando si girò verso l’interno del locale trovò il rosato seduto sulla sponda del suo letto, i gomiti sulle ginocchia, le dita intrecciate a sostenere la fronte e lo sguardo basso. Gli si avvicinò con titubanza e si accomodò al suo fianco, dalla parte verso il cuscino, senza sapere bene cosa dire, poi prese coraggio.
 
« Non ti preoccupare, le riporteremo a casa » tentò con voce flebile sollevando la mano destra e posandola sulla spalla sinistra del compagno, che rispose al contatto con un insolito sussulto. Poi scosse la testa e guardò per un istante la ragazza con la coda dell’occhio.
 
« Non è questo » fece, secco, con un tono che la giovane Heartphilia non riuscì a decifrare. Quando lui distolse lo sguardo, infatti, si ritrovò a fissarlo perplessa.
 
« In che senso? Non sei preoccupato per loro? »
 
« Certo che sì! » si affrettò a esclamare Natsu, raddrizzando la schiena e voltandosi all’improvviso verso l’interlocutrice, di cui afferrò il polso destro. In quelle iridi verdi Lucy lesse un’ansia opprimente e di nuovo quel fuoco che gli aveva visto per un momento prima che raggiungessero la locanda. Era una fiamma, una tempesta che sembrava agitarglisi dentro e l’intensità di quello sguardo stavolta prolungato le spezzò quasi il respiro. Sentì il proprio cuore accelerare i battiti, ma quella non era la pura e semplice reazione che le scatenava l’amore e che ormai ben conosceva, era qualcosa di diverso. Percepì un calore improvviso bruciarle piacevolmente la pelle là dove le dita del rosato la stringevano. Cercò di riprendere il controllo di sé.
 
« E-e… a-allora cos’è che ti turba tanto? » balbettò in un soffio, senza riuscire a distogliere l’attenzione dal viso del ragazzo.
 
« Sei tu » ammise lui piano, quasi sussurrando con un tono che, stavolta per davvero, mozzò il fiato alla biondina. « Se fossimo tornati indietro solo qualche secondo prima… ora non saresti più qui… Perché è te che vogliono, è te che hanno sempre voluto, e adesso vogliono portarci allo scoperto per prendere te » parlava con un tono urgente, quasi disperato. « Non ho mai avuto paura di espormi e lottare, ma è cambiato tutto da quando sei arrivata. Domani potrebbe finire tutto. Potrebbero catturarti, e oggi potrebbe essere l’ultimo giorno insieme! »
 
« Natsu… Natsu! » lo bloccò lei, posandogli la mano libera sul viso. « Io sono qui » affermò tentando di tenere la voce salda, pur col timore che le tremasse per la strana emozione che la stava mettendo in subbuglio. « è vero, non sappiamo cosa potrebbe succedere domani » e qui sentì un fremito sotto le sue dita e aggiunse: « ma quello che conta è che adesso sono qui, con te. »
 
Vide lo sguardo del compagno ammorbidirsi, l’ansia attenuarsi come nebbia che si sollevava e si sentì immediatamente meglio anche lei. Sentire quel peso dal cuore annullarsi, però, amplificò la sensazione che fino a quell’istante aveva cercato di tenere a bada: in un attimo le parve che le sue percezioni migliorassero e si tendessero in uno sforzo comune verso il giovane Dragneel. Teneva lo sguardo affondato in quello dell’altro, sentiva il suo respiro con più intensità rispetto a poco prima, la pelle formicolava al suo contatto e sentiva la vicinanza del suo corpo, il suo peso che modellava il materasso. Era confusa, agitata e il suo cuore batteva talmente forte che ebbe la sensazione di aver corso, tanto che dovette schiudere le labbra e trarre respiri più profondi. Quello che non sapeva era che la burrasca che si era fatta più nitida negli occhi del ragazzo stava riempiendo anche i suoi e che Natsu stava provando le stesse emozioni, ma il suo autocontrollo era nettamente inferiore. Dopo prolungati istanti di immobilità all’improvviso la attirò a sé e la incatenò in un lungo bacio, che fu subito seguito da un altro, e poi un altro ancora. Il suo contatto fu dapprima semplice, poi sempre più esigente e passionale e accese in Lucy una fiamma bruciante che riuscì finalmente a nominare: quello che l’aveva scossa e che aveva prodotto quella tempesta negli occhi del fidanzato era desiderio. Mentre la baciava, il rosato le prese il viso tra le mani e la ragazza approfittò della rinnovata libertà dell’arto destro per infilare le dita sotto la giacca smanicata dell’altro, studiando quasi per gioco i profili dei suoi muscoli allenati e percependolo fremere al suo tocco. Fu allora che il giovane Dragneel si staccò da lei e le afferrò il bordo inferiore della maglietta bianca che usava, insieme a corti pantaloncini neri, per allenarsi, salvo poi fermarsi. Lucy aprì lentamente gli occhi, con aspettativa e una punta di delusione, incontrando lo sguardo incerto del ragazzo che la guardò come a chiederle il permesso.
 
« Sei sicura? » domandò con titubanza, la voce arrochita dal malcelato desiderio. L’ereditiera scoppiò a ridere, intenerita, ma quando vide l’aria ferita dell’altro lo guardò con dolcezza.
 
« Io ti amo » disse semplicemente e capì dallo sguardo di Natsu che per lui era lo stesso e che le sue parole avevano convogliato il messaggio che voleva arrivasse al suo cuore: voglio te solo perché ti amo. Poi lo aiutò a sollevarle la maglietta, liberando il suo abbondante seno.
 
Il rosato la spinse delicatamente per farla sdraiare sul letto, poi iniziò a baciarle la mandibola, il collo, le clavicole, facendole passare le mani sul corpo a esplorare le sue forme in modo sicuro ma delicato e provocandole brividi di piacere lungo la schiena. Quando raggiunse il petto baciò, mordicchiò e vezzeggiò ogni centimetro di quella pelle chiara e la biondina non poté far altro che abbandonarsi al suo tocco con un sospiro, come argilla fra le sue dita, gli occhi semichiusi e una scia di fuoco dove avanzava la bocca dell’altro. Poi il ragazzo scese lungo il ventre piatto della maga e le abbassò lentamente i pantaloncini fino a sfilarglieli del tutto insieme alle scarpe, lasciandole addosso solamente le mutandine. Le sue dita le sfiorarono i polpacci e poi le cosce facendola tremare. Arrivato ai fianchi, glieli strinse per spostarla meglio sul letto permettendole di distendere le gambe sul materasso, le proprie ginocchia all’esterno delle sue.
 
« Non è giusto… » mormorò all’improvviso la giovane sollevandosi appena sui gomiti e fissandolo con una buffa aria crucciata, i capelli un po’ scompigliati, gli occhi lucidi e le labbra gonfie. Natsu la guardò perplesso e si fermò, le mani ancora attorno al bacino della compagna.
 
« Cosa? »
 
« Tu sei ancora tutto vestito, mentre io sono… c-così… » borbottò gonfiando appena le guance, e stavolta fu il turno del rosato di scoppiare a ridere.
 
« Hai ragione, scusami » soffiò con una nota limpida di divertimento della voce altrimenti resa torbida dal desiderio. E senza indugiare si tolse la giacca e la gettò a terra, quasi fosse la cosa più naturale del mondo. Stava per mettersi ad armeggiare con la cintura quando Lucy lo sorprese, raddrizzandosi con un sorriso furbo e slacciandogli personalmente i pantaloni. Fu con soddisfazione che vide gli occhi del rosato allargarsi e questi si riscosse solo per facilitarle il lavoro nello sfilarglieli. Prima che potesse agire in altro modo la costrinse di nuovo a sdraiarsi e la mise a tacere preventivamente con un bacio appassionato. Poi le mordicchiò il collo fino a lasciarle il segno facendole sfuggire un gemito leggero e la ragazza sentì le labbra dell’amante piegarsi in un sorriso di soddisfazione, così rispose affondandogli una mano fra i folti capelli rosa e stringendogli la spalla con l’altra. Non appena il mago del fuoco si staccò da lei, lasciò che la sua testa le scivolasse tra le dita e poi gli passò gli avambracci dietro il collo trascinandolo in un nuovo bacio e stringendolo a sé il più possibile, facendo aderire il suo seno prosperoso contro il petto muscoloso del compagno, e lo sentì fremere nuovamente. A quel punto la circondò a propria volta con le braccia e la sollevò dal materasso fino a farla sedere sopra di sé, dove l’ereditiera poté sentire l’eccitazione del rosato premere contro la propria femminilità. A quel contatto sussultò appena, ma non era paura. In quel momento desiderò solamente essere una sola cosa con colui che amava e cercò di comunicarglielo con un nuovo bacio particolarmente intenso. Natsu colse il messaggio e si separò da lei, il respiro più pesante, affinché entrambi potessero liberarsi degli ultimi indumenti che li separavano dall’unione; poi la sollevò allo stesso modo, tremando per il desiderio, lanciandole un ultimo sguardo per assicurarsi che lei fosse davvero pronta e si rilassò impercettibilmente solo quando la vide sorridere e la sentì aggrapparsi meglio alla sua schiena e allacciare strettamente le gambe ai suoi fianchi. All’inizio Lucy avvertì una scarica di dolore e si irrigidì, ma il ragazzo si preoccupò di essere il più delicato possibile e questo le permise di sopportarlo abbastanza facilmente finché non scomparve, sostituito da una sensazione di completezza e un piacere crescente che la spinse a muovere il proprio bacino seguendo il ritmo del giovane.
Raggiunsero l’estasi insieme e dopo lunghi istanti di immobilità in cui entrambi ripresero fiato si sdraiarono scivolando sotto le lenzuola e la biondina si rannicchiò stringendosi il più possibile al corpo del mago del fuoco, caldo e sudato, al pari del suo. Percepì le sue braccia forti stringerla e cullarla e si sentì bene come mai in vita sua, come se fossero davvero una cosa sola, come se fossero esistiti solo loro due al mondo, come se tutti i problemi, e ciò che li aspettava, fossero scomparsi. Desiderò con tutto il cuore che l’alba di domani non arrivasse mai e la perfezione di quel momento, della notte che avrebbero passato insieme così, la commosse fino a farle appannare la vista. Le sue spalle sottili tremarono leggermente e Natsu la strinse maggiormente a sé.
 
« Qualcosa non va? »
 
Lucy posò entrambe le mani e premette la fronte contro il petto del rosato.
 
« Non voglio che arrivi domani. »
 
Il giovane le accarezzò la testa con dolcezza, ben lontano dall’ardore con cui le aveva studiato il corpo.
 
« L’hai detto tu, no? Non sappiamo cosa accadrà domani, ma l’importante è che io sia con te adesso. »
 
L’ereditiera si morse il labbro inferiore mentre una lacrima sfuggiva tra le sue ciglia e s’infrangeva sul materasso nel minuscolo spazio rimasto tra il suo volto e il corpo dell’altro.
 
« Io sono con te » ripeté ancora il ragazzo. « E sarò con te anche domani, e dopo ancora. »
 
« Grazie » riuscì a sussurrare la biondina prima che il pianto, lasciato libero, le spezzasse la voce.
 
Il mago prese a cullarla piano finché non ebbe finito le lacrime e il torpore cominciasse a prenderla. La sua ultima riflessione prima di scivolare in un sonno tranquillo fu il chiedersi se esistesse un incantesimo per fermare il tempo.






A.A.A.
Buonaseeeeera gente~! Siamo quasi alla doppia decina! *^* Comunque! Sono riuscita a pubblicare il nuovo capitolo più in fretta del solito <3 ....forse perché è anche più corto rispetto ai miei standard, ma ero troppo in trepidazione per pubblicarlo e alla fine ho ceduto alla voglia di postarlo, così eccoci qui. Posso dire che finalmente il rating arancione ha un senso? 8D Fin qui eravamo più sul giallo, anche verde (non fosse per il modo elegantissimo di esprimersi di Natsu, Gajeel e Gray quando litigano <3), mentre qui siamo proprio andati sull'arancione tendente al rosso (di storie rosse non ne ho ancora scritte, ma se continuo così ci vado vicina.) 8D Devo dire che sono abbastanza soddisfatta, ho scritto una sola lime prima d'ora (mai pubblicata, peraltro <3) e quindi si può dire uno dei primi tentativi... Non saprei, ditemi voi. XD Alla fin fine la sostanza di questo capitolo è proprio l'atto di Natsu e Lucy, l'intensificarsi supremo del loro rapporto, il vedere quanto ormai siano uno parte dell'altra. Spero di non essere andata troppo OOC.
Nel prossimo si dà un taglio netto alle smancerie! Il giorno della battaglia finale è alle porte, il sole sta per sorgere sui maghi più folli e coraggiosi di Magnolia, anzi di Fiore intero! Chissà qual è il piano di Makarov? E che ha in mente Erza?
Io ho qualche idea, e voi? 8D

A presto! JA NE! <3

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** XIX - L'alba dell'ultima battaglia ***


La mattina seguente Lucy fu svegliata dolcemente da Natsu, che la scosse delicatamente all’alba. Dopo un bacio leggero il ragazzo la lasciò sola per permetterle di prepararsi con calma e per approntarsi a propria volta e la biondina, con il cuore pesante, cominciò a vestirsi. Scelse una canottiera verde oliva che aderiva comodamente al suo corpo e dei pantaloncini rosa. Completò il tutto con dei bassi stivaletti bianchi che le avrebbero permesso di spostarsi e combattere senza problemi, quindi legò i capelli in due codini. Era pronta. Appoggiò la mano destra sulla maniglia della porta e prese un lungo respiro: alla fine “domani” era arrivato, e con esso il momento in cui avrebbe dovuto affrontare suo padre una volta per tutte. Si voltò a guardare il locale un’ultima volta, cercando di riempirsi gli occhi di quella familiarità che la sua camera le aveva donato fin dalla prima volta, con quelle pareti lilla, il tavolo contro il muro, la finestra che lasciava intravedere le montagne a est della città, il morbido letto sfatto. Strinse le dita attorno al pomello con decisione. Avrebbe difeso a tutti i costi quel luogo e chi ci abitava, la sua nuova famiglia. E se fronteggiare il suo unico genitore era il prezzo da pagare, allora avrebbe raccolto tutto il proprio coraggio e l’avrebbe fatto. Spalancò la soglia in un colpo solo e si ritrovò nel corridoio del primo piano della locanda, faccia a faccia con Erza che passava di lì proprio in quel momento. La rossa indossava già l’armatura luccicante, la gonna blu e gli alti stivali che portava la prima volta che l’aveva vista. Per un attimo le sembrò di essere tornata indietro nel tempo, quando, circa quattro mesi prima, aveva messo piede per la prima volta in quel luogo. Non appena la guerriera la vide, si fermò.
 
« Buongiorno, Lucy. Sei già pronta? » domandò. Il suo tono era tranquillo, fin troppo atono alle orecchie dell’ereditiera, che si preoccupò subito.
 
« Ciao, Erza. Sì. E a quanto vedo anche tu » rispose abbozzando un sorriso e cercando di mantenere la voce calma. « Va tutto bene? »
 
La maga del Cambio Abito mise su un’espressione perplessa.
 
« Certo, perché me lo chiedi? »
 
Perché là fuori c’è Gerard.
 
« No, niente… è solo che io sono un po’ tesa » cambiò discorso la giovane Heartphilia mentre cominciavano a camminare fianco a fianco verso il piano inferiore.
 
« è normale » la rassicurò la spadaccina con un mezzo sorriso consolatorio. « Si tratta di una battaglia importante e per di più c’è di mezzo tuo padre. Ricordati che non sei da sola e vedrai che ti sentirai meglio. »
 
« Lo farò » replicò la biondina, rincuorata da quella considerazione. Era vero: tutti erano al suo fianco. « è per questo che sei così tranquilla? »
 
Erza ridacchiò quasi meccanicamente.
 
« Certo. Ma è anche perché sono abituata a combattere. Ormai so cosa aspettarmi da una battaglia. »
 
« Anche se è contro Gerard? »
 
Stavolta Lucy non era riuscita a trattenersi. Si era voltata di scatto e fissava l’amica con sincera preoccupazione e mestizia e la costrinse in questo modo a fermarsi proprio all’imboccatura delle scale per il piano terra. Il debole sorriso della rossa si spense e guardò l’interlocutrice con serietà.
 
« Sì. L’ho già affrontato una volta, so come si muove. »
 
« Vuoi affrontarlo da sola?! »
 
La guerriera distolse lo sguardo e chiuse gli occhi.
 
« è una cosa che devo fare io. »
 
« Erza- » cominciò la maga della luce accorata, ma l’altra la interruppe aprendo di scatto le palpebre e guardandola fisso.
 
« Non preoccuparti, Lucy. Non mi accadrà nulla. È solo che, come tu hai detto di voler affrontare tuo padre, io voglio affrontare Gerard. Sono cose che possiamo fare noi sole, capisci? » spiegò con un tale impeto che l’ereditiera rimase colpita. E, d’improvviso, capì i sentimenti e le intenzioni della spadaccina e le sfuggì un sorriso addolcito.
 
« Ho capito » affermò, e strinse delicatamente il braccio della sorella adottiva là dove le piastre dell’armatura non lo coprivano. « Allora sono con te. Ricordati che se sarai in difficoltà dovrai chiamarci, d’accordo? »
 
Per la prima volta quella mattina Erza le dedicò un sorriso sincero e affettuoso, poi annuì posando la mano su quella della biondina. A quel punto, entrambe rincuorate, scesero insieme le scale e si ritrovarono nel salone principale. Là trovarono il Master, Gildarts, Aquarius, Lluvia e Natsu. Quest’ultimo affiancò la fidanzata non appena ebbe raggiunto il gruppo.
 
« Tutto a posto? » domandò in un soffio, ricevendo un’espressione calma e sollevata in risposta.
 
« Assolutamente » aggiunse la giovane Heartphilia lanciando uno sguardo alla guerriera accanto a lei, che sembrava più sicura e rilassata rispetto a poco prima. Il rosato la fissò con un’aria a metà fra il tranquillizzato e il perplesso, ma non fece altre domande.
 
I presenti parlarono sottovoce fra loro in attesa degli altri, che arrivarono a breve: prima Gray, a cui subito si accostò Lluvia, che però non disse nulla, poi Gajeel e Levy, Macao e infine Cana. L’ex bibliotecaria fece un bel sorriso alla biondina e si avvicinò per sussurrarle:
 
« Sarà strano tornare a palazzo dopo tutto questo tempo, eh? Sii forte e sta’ attenta, mi raccomando. Insieme risolveremo tutto! »
 
Le sue parole ebbero il potere di incoraggiare ulteriormente l’amica, che le fu profondamente grata. A quel punto erano tutti presenti.
 
« Molto bene, siamo tutti pronti » esordì Makarov davanti a loro, coperto da un piccolo cappotto con i bordi di pelo. « Ricordatevi che dal momento in cui usciremo da qui, dovremo mantenere la massima allerta. È giunto il momento, ragazzi miei. Proteggete chi sta accanto a voi. Se lotteremo uniti, nulla ci potrà fermare! »
 
Ci fu un grido unanime di risposta al discorso e, stringendosi gli uni agli altri, avanzarono fino al portone e lo spalancarono, partendo alla volta di Palazzo Heartphilia.
 
 
 
La marcia fu snervante. Non perché particolarmente stancante – tutti erano fisicamente allenati –, ma perché la mezz’ora di tempo che impiegarono per raggiungere le mura della tenuta Heartphilia fu accompagnata da un silenzio opprimente e occasionali chiacchiere tese. Quando raggiunsero infine la cinta, la sensazione che la battaglia fosse ormai incombente si era fatta ancora più forte, quasi insopportabile per ognuno, e la speranza comune era che finalmente cominciasse per poter smettere di tendere ogni senso alla ricerca del nemico. A Lucy, comunque, sorse una domanda: avrebbero scavalcato il muro aiutandosi l’un l’altro, come avevano fatto lei e Natsu mesi prima? La risposta al suo quesito giunse presto con la voce del Master.
 
« Gildarts. »
 
« Lo so » fece l’uomo staccandosi dal gruppo di maghi e avvicinandosi in solitaria alla cinta. La biondina lo fissò perplessa e fu solo grazie all’intervento del fidanzato, il quale l’attirò a sé qualche passo lontano dal padre, che si accorse che anche gli altri erano indietreggiati. Capì perché pochi istanti dopo. All’inizio percepì solamente un silenzio assordante, come se l’aria si fosse fermata improvvisamente, poi nella parete s’illuminarono infinite crepe e infine un’ampia porzione dell’ostacolo si polverizzò in una nuvola di detriti finissimi. Nonostante l’ereditiera fosse ormai abituata al vedere manifestarsi la magia di ognuno, non aveva ancora avuto occasione di contemplare quella del signor Dragneel e la potenza distruttiva del suo incantesimo la lasciò allibita. Gildarts proseguì oltre la breccia senza voltarsi, seguito da Makarov e lentamente dagli altri, mentre la giovane Heartphilia rimase ferma ancora qualche istante ad osservare il buco.
 
« Il mio vecchio è forte, vero? » la riscosse Natsu con un sorriso enorme ed orgoglioso. « Ha fatto la stessa cosa quando siamo scappati da casa. Solo che invece di polverizzare il muro lo distrusse e basta, così non poterono inseguirci. »
 
« è… straordinario » riuscì a dire alla fine la maga della luce, ripresasi dalla sorpresa, affrettandosi finalmente a seguire gli altri all’interno della tenuta e ricompattando il gruppo. « Quindi può controllare la grandezza dei detriti in cui separa le cose? »
 
« Certamente » replicò il rosato al suo fianco, recuperando l’aria seria e attenta che aveva tenuto durante la marcia all’esterno. Proseguivano tutti rapidi e silenziosi, scivolando sull’erba curata della proprietà come ombre, il cielo che ormai stava abbandonando le scure tinte notturne. « Proprio come noi possiamo controllare la potenza del nostro incantesimo. »
 
« Fenomenale » mormorò la ragazza gettando uno sguardo alla chioma arancione di Gildarts, che spuntava alla testa del gruppo più avanti.
 
Dopo quel breve scambio di battute, calò nuovamente il silenzio carico di tensione di poco prima, se possibile ancora più intollerabile. Man mano che si avvicinavano al Palazzo aumentava la consapevolezza di essere in territorio nemico, di essere osservati e di poter essere attaccati da un momento all’altro. Arrivarono in vista della magione con i nervi a fior di pelle, e ancora nessun avversario allo scoperto.
 
« Dannazione » sputò Gray tra i denti all’improvviso. « Dove diavolo sono finiti? Avrei pensato che ci avrebbero attaccati finché ci fossimo trovati esposti… »
 
« Lluvia ha un brutto presentimento » soffiò la ragazza al suo fianco, preoccupata. Era da un po’ che il moro non tentava più di evitarla, e la riprova era che avesse marciato insieme a lei per tutto il tragitto senza respingerla. Anche in quella situazione negativa Lucy non poté non provare un moto di gioia per Lluvia: pian piano era riuscita a farsi accettare dal mago del ghiaccio, oltre che da tutti gli altri. Ma quel momento di soddisfazione durò poco. Con un tintinnio sinistro e un tonfo leggero, una sfera simile a vetro cadde proprio in mezzo al gruppo e cominciò a sfolgorare.
 
« Lacryma esplosiva! Via, via tutti! » gridò Cana a squarciagola e il suo urlo fu seguito da altri mentre i maghi si sparpagliavano lontano dalla bomba e si gettavano a terra, in una confusione infernale che raggiunse il suo apice con l’esplosione della sfera. Polvere, zolle di terra e frammenti dell’oggetto piovvero tutt’intorno alla voragine che si era creata. Natsu si era gettato sopra la fidanzata per proteggerla dallo scoppio e si rialzò insieme a lei e agli altri solo quando i detriti furono esauriti.
 
« Merda! » ringhiò il rosato, e seguendo il suo sguardo Lucy capì il motivo dell’imprecazione. Dal portone, centocinquanta metri circa da loro, stavano uscendo file di soldati armati di tutto punto e protetti da armature e scudi che splendevano al primo sole del mattino, che ormai era riuscito a sollevarsi appena sopra le montagne. Continuavano ad accumularsi davanti al palazzo in file ordinate, come automi luccicanti e impassibili, e l’ondeggiare ritmico del riflesso dell’astro del dì sulle loro corazze faceva intuire la loro marcia verso di loro.
 
« State pronti! » abbaiò Makarov. « Dividetevi in piccoli gruppi, avranno più difficoltà a colpirci! »
 
« Stammi vicina, gamberetto! » esclamò Gajeel schermando Levy con il proprio corpo.
 
« Signor Gray! » fece Lluvia con serietà posizionandosi di fronte a lui. « Vi proteggerà Lluvia! »
 
« Pensa a portare a casa la pelle invece di proteggermi! » la rimproverò il giovane concentrandosi sui nemici.
 
Cana, Macao e Aquarius si accostarono, Lucy fu affiancata da Gildarts e Natsu ed Erza coprì il lato libero del rosato.
 
« Natsu, mi raccomando » disse suo padre con tono eloquente.
 
« Lo so » ribatté lui secco, senza guardarlo.
 
« Abbi cura di Lucy » aggiunse la rossa.
 
« Insomma, volete concentrarvi sulla battaglia?! So benissimo cosa devo fare! »
 
Una seconda Lacryma sfiorò la testa di Gajeel e pochi istanti dopo ci fu un’altra esplosione.
 
« Levy! » gemette la giovane Heartphilia, ma il fidanzato intervenne subito.
 
« Non preoccuparti, c’è la vecchia ferraglia con lei. Ha la pellaccia dura. »
 
A conferma delle sue parole, si udì una sonora imprecazione e quando la nuvola di polvere e terra si fu diradata videro la coppia di nuovo in piedi. Ma non c’era tempo per avere paura per gli altri. I gruppetti di maghi dovettero cominciare ad avanzare verso i soldati correndo a zig-zag per evitare le Lacryma esplosive. Se non altro ora la tensione e l’aspettativa erano stati sostituiti dall’adrenalina della battaglia.
 
« Dobbiamo riuscire a crearci un varco » fece notare Erza mentre scartavano di lato per evitare una bomba. Un’ottantina di metri dai soldati. « Se riusciamo a penetrare nel palazzo e sconfiggere Gerard e Jude, le truppe si arrenderanno e riusciremo a liberare Polyushka e Wendy! »
 
« Acuta osservazione » ammise Gildarts. « Voi dovete entrare. »
 
« E tu? » chiese Lucy perplessa.
 
« Rimarrò fuori per cercare di farvi guadagnare tempo. Così avrete campo libero per cercare quei due. »
 
« Fa’ attenzione, vecchio » si raccomandò Natsu gettandogli un’occhiata intensa. Trenta metri, poi venti…
 
« Non ti sembra che sia dovere dei padri dire certe cose? » commentò l’uomo sogghignando.
 
Sentirono delle urla, tonfi sordi e il clangore delle armature. Con la coda dell’occhio la biondina intravvide Cana lanciare dei tarocchi verso i soldati, Macao plasmare delle strane fiamme viola, Aquarius evocare curiose bombe d’acqua e Makarov cominciare a ingrandirsi terribilmente, ma non aveva tempo per stupirsi della varietà delle magie dei suoi compagni. Alla sua sinistra Gildarts deviò improvvisamente staccandosi dal gruppetto che avevano formato e dalla parte opposta Erza tuonò:
 
« Spostatevi! »
 
L’ereditiera si ritrovò a scostarsi insieme a Natsu per lasciare spazio d’azione alla rossa, che era già circondata da una luce intensa, quasi liquida.
 
« Cambio Abito! »
 
In un battito di ciglia, tra un passo e l’altro della sua corsa, l’aspetto della sua armatura cambiò completamente.
 
« Armatura Ruota dei Cieli! »
 
Ora portava piastre a forma di piuma che le splendevano sul seno, lasciandole scoperte spalle e pancia; le braccia erano invece protette da altre placche metalliche incastrate per consentirle ottima mobilità; anche l’ampia gonna bianca era sormontata da parti di armatura e sotto quella che quasi sarebbe potuta apparire come un vezzo femminile si scorgevano i piedi, anch’essi coperti da ferro lucente; quattro ali metalliche le partivano dalla schiena e dieci spade fluttuavano in cerchio attorno alla giovane donna, che ne stringeva altre due tra le mani. Così armata, si gettò a capofitto verso i soldati.
 
« Danzate, mie spade! Circle Sword! »
 
Le lame iniziarono a ruotare vorticosamente attorno a lei, consentendole di aprire rapidamente una breccia in mezzo ai soldati, che tentavano di sottrarsi alla trottola mortale delle armi della guerriera.
 
« Adesso! » gridò Natsu scattando alle spalle della compagna e portandosi dietro anche Lucy. Sfruttando l’apertura creata da Erza, che dirigeva con grazia letale le spade attorno a sé, riuscirono a sfondare le fila degli armati quasi senza combattere. Si voltarono per contemplare il campo di battaglia solo quando ebbero raggiunto il portone d’ingresso del palazzo. I boati della lotta erano ancora assordanti e molti dei soldati erano già a terra feriti, o peggio. Fortunatamente l’attacco frontale dei maghi aveva rotto le righe e i soldati si erano sparpagliati in modo disordinato attorno agli avversari per circondarli, così che nessuno si preoccupò di gettarsi all’inseguimento di chi era riuscito a superare il primo ostacolo: i tre giovani, che vennero presto raggiunti da Gray, Lluvia, Levy e Gajeel.
 
« Gli altri staranno bene? » domandò la biondina preoccupata, dopo che Natsu ebbe sfondato i battenti con la magia. La sua voce echeggiò lugubre nell’enorme atrio del palazzo, seguita dal rimbombo attutito dei rumori della lotta che si consumava all’esterno.
 
« Ci sono anche i vecchi là fuori » le ricordò Gray. « Andrà tutto bene. Ora dobbiamo pensare a trovare Wendy e Polyushka. »
 
« Hai qualche idea di dove possano averle nascoste, Lucy? » chiese Erza, che indossava di nuovo la sua armatura più tradizionale, anche se stringeva ancora una spada in una mano.
 
« Non saprei… Che io sappia questo palazzo non è dotato di segrete, quindi potrebbero essere ovunque… »
 
« Perciò non avete idea di dove andare, dico bene? » li schernì una voce maschile che riecheggiò potentemente da una parete all’altra. Come un sol uomo, i maghi si voltarono tutti di scatto verso la larga scalinata che si trovava dal lato opposto dell’enorme stanza, alla ricerca del proprietario di tale voce. Anche prima di vederlo, dal fremito della spadaccina la giovane Heartphilia aveva già capito di chi si trattasse.
 
Gerard scese la scalinata coperta da un morbido tappeto rosso con un sorriso deliziato in volto. Non indossava alcuna armatura, ma una canotta aderente scura a collo alto, guanti, pantaloni scuri e larghi infilati in un paio di stivali alti.
 
« Dove sono, bastardo? » abbaiò Natsu, incapace di controllarsi.
 
« Sempre impulsivo, vedo » commentò l’altro, soffermando i propri occhi verdi sul rosato. « Non ti aspetterai certo che ve le serva su un piatto d’argento. Ma diciamo che potrei aiutarvi… A patto che mi facciate divertire. »
 
Si scostò un ciuffo blu dagli occhi con un sogghigno. Mentre scendeva con snervante, studiata lentezza la seconda metà dei gradini, Erza si parò davanti ai compagni e fece loro un cenno con la spada.
 
« Non possiamo permetterci di farci fermare adesso da lui. Andate a cercare Polyushka e Wendy e trovate Jude. Qui ci penso io. »
 
« E dovremmo lasciarti qui dopo l’ultima volta? » esclamò il mago del fuoco facendo per avanzare, ma Lucy lo bloccò.
 
« Sa quello che fa, Natsu… Dobbiamo fidarci di lei e lasciarglielo fare. »
 
« Ma… »
 
« Lucy ha ragione, cervello di gallina! Non è il momento per le tue paturnie, dobbiamo sbrigarci! » sputò Gray lanciandosi, seguito a ruota da Lluvia, verso il lato sinistro dell’atrio. Il rosato digrignò i denti ed esitò per qualche istante prima di correre insieme a Lucy, Levy e Gajeel verso la parte opposta.
 
« Non farti ammazzare, chiaro? » ringhiò sulla soglia della stanza adiacente e scomparendo solo quando vide il sorriso di risposta della rossa. Quest’ultima tornò poi a concentrarsi sull’avversario, che nel frattempo aveva terminato la scalinata.
 
« Che gesto nobile » fece questi, sarcastico. « Hai scelto di sacrificarti per la seconda volta per i tuoi amici… »
 
« Non mi sto sacrificando » lo corresse Erza, dura. « Nulla che faccio per i miei compagni è un sacrificio, e mi sembrava di avertelo detto anche l’ultima volta. »
 
Gerard ridacchiò e scosse la testa, continuando ad avanzare verso la giovane donna.
 
« Nulla che si fa per gli altri non è un sacrificio » affermò. « Persino creare dei legami è doloroso. »
 
Lo sguardo della guerriera si fece più triste.
 
« Che vuoi dire? E perché? Pensaci… Una volta non avresti mai detto cose simili… »
 
Il giovane uomo sollevò entrambe le mani e le portò alla testa.
 
« Smettila… Smettila! Le persone cambiano, Erza! Non sono più quello di un tempo, non da quella notte! E nemmeno tu sei quella di una volta da allora! Non si può tornare indietro! »
 
L’aria attorno a lui tremolò, come scaldata da una fiamma, e deboli sprazzi di luce si sparsero intorno come scintille.
 
« è vero » confermò lei calma, quasi con dolcezza. « Nessuno di noi due è lo stesso da quel momento e non possiamo tornare a prima che tu uccidessi Kagura. » Fece un sorriso triste. « Ma ciò non significa che non sia rimasta della luce dentro di te, Gerard. »
 
Il mago sussultò al sentir pronunciare il suo nome con quel tono e fissò intensamente l’avversaria, sorpreso.
 
« E ciò non significa che i miei sentimenti siano cambiati… L’ho compreso io stessa solo dopo averti affrontato. Io posso… Anzi, io voglio ancora aiutarti. »
 
Lunghi istanti di silenzio seguirono quella dichiarazione. La spadaccina conservava un sorriso mesto ma addolcito mentre guardava l’altro e quest’ultimo ricambiava attonito lo sguardo, immobile. Il tremolio dell’atmosfera attorno a lui si esaurì, le sue mani si abbassarono e piegò la testa in avanti. Poi, d’improvviso, rise. Rise di una risata fredda e colma di disincanto e disperazione che squarciò il cuore di Erza per la tristezza.
 
« Non puoi. Tu, nessuno può più aiutarmi… è troppo tardi per me. La mia anima è nera, Erza, e nemmeno tu puoi purificarla. Per questo devo combatterti. »
 
« Gerard… »
 
« Preparati, Erza! Lotteremo finché uno dei due morirà! » urlò il giovane uomo, ma nei suoi occhi la rossa lesse angoscia, tormento e, più forte di tutto, un tacito grido d’aiuto che solo lei avrebbe potuto sentire.
 
« Nessuno di noi morirà, perché io ti salverò! »









A.A.A.
Da-daaan! E siamo di nuovo qui! *^* Devo dire che sono particolarmente soddisfatta di questo capitolo (lo dico ora, ma capace che lo rileggo 2 volte e mi fa schifo.) ** Mi piace molto descrivere le battaglie (sicuramente si rischia molto meno OOC rispetto alle parti introspettive 8D), e adoro le scene Jerza. Davvero. Quasi più scriverle che leggerle. Perché così ho la possibilità di apprezzarli meglio, nel senso che riesco a entrare nella psicologia della coppia oltre che dei due personaggi singoli... Hanno un rapporto molto particolare, e spero di essere riuscita a renderne un frammento in questo capitolo. Stiamo per avere il secondo scontro tra loro due! Preparate i feels, ho in serbo roba forte. ;__; Non ho molto da dire, se non che riuscire a postare ogni tanto mi rende molto soddisfatta! Spero che continuerete a leggermi fino alla fine, che ormai è vicina (e magari, se vorrete, nel corso delle prossime long che si stanno accumulando nella mia testolina! v.v)! ^______^ Non so che dire, spero che il capitolo vi sia risultato gradito ** (fan Jerza, finalmente avete la vostra porzione. XD)

MATA NE! (<- sto iniziando a studiare giapponese, quindi è il caso di essere più propri. u.u)
AnB

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** XX - La forza di lottare ***


Quando Gerard gridò « Meteora! » annunciando l’effettivo inizio dello scontro, Erza era già pronta. Non era così stupida da aspettarsi di poterlo convincere semplicemente con le parole ed era preparata dal primo combattimento a questo, quello definitivo, la sua ultima occasione per trascinare il giovane fuori dalle tenebre in cui era sprofondato: non poteva e non avrebbe fallito. Si sentiva sicura e tranquilla, non accecata dalle emozioni come durante la prima battaglia, contrariamente da quanto stava accadendo all’avversario, e ciò l’avrebbe senza ombra di dubbio avvantaggiata. Parò il cieco assalto del nemico puntando la spada in obliquo verso il basso e davanti al suo corpo, sostenendo la lama con la mano libera dall’elsa. L’arma vibrò violentemente contro il pugno di Gerard e si sbriciolò dopo pochi istanti, dando in tal modo il tempo alla proprietaria di balzare di lato per evitare di essere colpita lei stessa dal ragazzo dai capelli blu. Questi però cambiò direzione in modo repentino gettandosi verso di lei e la rossa fece scattare gli avambracci davanti al viso per proteggersi, evocando nel frattempo il proprio incantesimo.
 
« Cambio Abito, Armatura Adamantina! »
 
Stavolta però non aveva richiamato a sé anche lo scudo, ma solamente la possente armatura che, benché spessa, si ammaccò assorbendo l’impatto con il corpo dell’avversario. Erza emise un gemito sordo e rovinò all’indietro richiamando nuovamente la magia mentre faceva una capovolta all’indietro sulla spalla sinistra.
 
« Cambio Abito, Veste di Yuen » esalò completata la mossa e ritrovandosi così col ginocchio e la mano destra a terra, la sinistra invece sollevata e stretta attorno a un lungo bastone sormontato da una lama lucente. Il suo corpo era ora avvolto da una morbida veste lilla che lo fasciava gentilmente, lasciando libere le braccia e le gambe. Quella specie di kimono smanicato era abbinato a un paio di calze alte e infradito di legno, quasi si trattasse di un abito da cerimonia.
 
Gerard aveva proseguito per diversi metri dopo il contatto a causa della sua velocità e ora correva lungo le pareti dell’enorme atrio, una cometa troppo rapida per essere individuata che lasciava dietro sé un profondo solco nei muri e scintille al suo passaggio.
 
« Perché non combatti sul serio, Erza? Hai deciso di morire per lasciarmi vivere? » tuonò la voce del giovane con amaro divertimento. Era talmente veloce che quel suono sembrava provenire da ogni angolo della stanza.
 
« Ti ho già detto che non moriremo » gridò la guerriera tentando per qualche istante di seguire la luce sfolgorante che passava sulle pareti.
 
« Non sei in grado di salvarmi, come non sei stata in grado di salvare Kagura » fece l’avversario per provocarla, ma la maga avvertì il suo tono farsi incerto e la voce quasi spezzarsi mentre il loro proprietario terminava la frase.
 
Ora ne era davvero certa: aveva risvegliato qualcosa in Gerard e lo stava facendo vacillare. Stava lasciando uscire il ragazzo che Erza aveva sempre conosciuto, ed era un’apertura che sicuramente non si sarebbe più mostrata una volta finito lo scontro, nel bene e nel male. Era il momento di agire.
Concentrandosi al massimo delle sue capacità, la spadaccina convogliò la propria attenzione sul percorso formato dalla corsa incessante dell’avversario per un tempo che le parve infinito, ma che forse fu costituito da pochi secondi. Poi palleggiò l’arma nella mano destra, indietreggiò col piede destro spostando su di esso il peso e infine scagliò l’arma come una lancia usando tutta la forza del suo braccio. La lama sibilò nell’aria a pochi centimetri dal volto dell’ufficiale dai capelli blu, il quale si scansò all’improvviso, sorpreso dall’utilizzo improprio dell’oggetto, deviando verso il soffitto e perdendo parte della sua incredibile velocità. Ma non ebbe il tempo di riaversi dallo sbigottimento e riguadagnare velocità, perché Erza gli fu subito addosso. Come un’ombra si era dotata di un’armatura nera e magnificente, che le proteggeva gambe, braccia e seno ma le lasciava scoperta la pancia e che presentava due enormi ali sulla schiena, le quali le avevano consentito di effettuare quel balzo incredibile per raggiungere il nemico, quasi librandosi in volo. Fra le mani stringeva una spada lucente. Invece di menare un fendente per ferire, però, abbatté rapida e potente il pomello dell’elsa contro la testa di Gerard, che fu scaraventato sul pavimento dell’atrio dal colpo mentre davanti agli occhi gli esplodevano una miriade di puntini rossi. Quando si fu ripreso, vide e percepì la punta della lama della rossa appoggiata contro il proprio collo.
 
« è finita » sentenziò la vincitrice, splendida nella sua Armatura delle Ali Nere.
 
« Hai vinto, non ho più intenzione di ribellarmi » ammise il mago con un sorriso amaro. « Avanti, uccidimi. »
 
« Forse qualche mese fa l’avrei fatto » affermò l’altra senza accennare a muoversi. « Ma non ora. Tu hai ragione. Non sono stata in grado di salvare mia sorella perché ero sola, e debole. Ora, però, grazie ai miei amici sono diventata più forte… e posso salvare te. »
 
« Perché… Perché vuoi salvarmi così disperatamente, Erza? Io ti ho portato via tutto ciò che ti rimaneva… »
 
« Non hai agito di tua volontà, non è vero? »
 
Il giovane sussultò e la spada gli punse la carne.
 
« Perché lo dici? »
 
« Io conosco il vero Gerard » disse la rossa con un tono improvvisamente dolce, e i suoi occhi si fecero tristi. « Non sei più stato lo stesso da quando i mercenari attaccarono Roseville… Eri solare, allegro e gentile sia con me che con Kagura. Eri nostro amico… avresti lottato per noi, Roseville, la tua famiglia, per la giustizia e la pace… Poi, all’improvviso, sei diventato triste e freddo. Perché? »
 
Lo sconfitto esitò e distolse lo sguardo, ma alla fine parlò.
 
« Tu sai benissimo che i mercenari non si fanno scrupoli, quando arrivano in una città, ad insediarsi nelle case altrui, a fare razzia di quanto non appartiene loro, a picchiare e uccidere chi si oppone e a fare ostaggi quando si riveli utile per… convincere. Quando vennero a Roseville decisero di diventare ospiti della mia famiglia. Ci ribellammo. Mio padre fu ucciso e io e mia madre venimmo presi a botte… Fu quando minacciarono di ammazzare anche noi che scoprii, e ovviamente per loro fu lo stesso, di essere un mago. »
 
Fece una pausa, lo sguardo assente perso lontano.
 
« Vorrei non esserlo mai stato, ed essere stato ucciso quella volta. Decisero di usarmi come arma al loro servizio, e quando tentai di oppormi usarono mia madre come ostaggio per costringermi. A quel punto dovetti sottomettermi alla loro volontà… Ma ancora non si fidavano. Immaginavano che avrei cercato un modo per liberare mia madre e scappare, così mi chiesero una prova. »
 
Erza era sgomenta. Aveva immaginato che dietro l’agire di Gerard ci fosse stata una ragione precisa e terribile, ma non si sarebbe aspettata simili efferatezze e disumanità. Il sangue le si gelò nelle vene nella consapevolezza di ciò che stava per ascoltare.
 
« Sapevano che ero molto vicino a te e a Kagura… Così mi intimarono di uccidervi entrambe per provare la mia totale obbedienza. »
 
La nuova pausa fu più lunga e molto più opprimente della prima. La rossa stava quasi trattenendo il fiato.
 
« Provai ad oppormi, ma mia madre era sempre nelle loro mani. Così obbedii… Venni da voi. Ripetendomi che c’era una ragione per tutto questo, che dovevo farlo, uccisi Kagura… Ma quando vidi te, Erza, non riuscii ad andare oltre. »
 
Finalmente i suoi occhi verdi abbandonarono il punto fisso che avevano contemplato fino a quel momento e si posarono sull’ascoltatrice, facendola tremare. Erano cambiati, non erano quelli dell’avversario che aveva affrontato mesi prima, quegli occhi freddi e spietati che avevano schernito con uno sguardo lei e i suoi amici. Erano colmi di angoscia, dolore, rimorso, rimpianto e un sentimento travolgente a stento trattenuto che la attraeva come un magnete.
 
« Ogni ragione nella mia testa scomparve. Non potevo, non volevo ucciderti, anche se a pensarci ti ho solo procurato più dolore » aggiunse distogliendo nuovamente lo sguardo. « Così fuggii, tornai dai mercenari e riferii di aver eliminato Kagura, seppur tormentato dal senso di colpa, aggrappandomi alla consapevolezza di aver agito per la salvezza di mia madre. Ma il fatto che non avessi adempiuto alle loro richieste non andava loro a genio… La mattina dopo mi dissero che mia madre era morta per un’infezione. Sono certo che l’abbiano uccisa dopo il mio ritorno, o forse anche prima. »
 
Fece una risata amara.
 
« Da allora ho lavorato per loro, sono diventato feccia come loro. Ho ucciso per divertimento, forse pensando che sarebbe servito a esorcizzare il dolore e la paura... A ben pensarci, probabilmente ho ucciso Kagura per lo stesso motivo, usando mia madre come semplice scusa… La mia anima è sempre stata corrotta, perciò ti prego, liberami da questo fardello e uccidimi » concluse in un soffio. Erza rabbrividì, e la spada tremò contro la pelle di Gerard insieme a lei.
 
« Come osi… » ringhiò la rossa, convogliando nuovamente su di sé l’attenzione dell’altro. « Come osi parlare di morte, tu che hai sempre vissuto quella degli altri come un semplice gioco?! » aveva gli occhi pieni di lacrime. L’autore della richiesta la fissò di nuovo sgranando i propri, sorpreso da quella reazione. « Perfino quella di Kagura… Sei diventato feccia come loro? E allora questo è il momento ideale per iniziare una vita di espiazione! Pensi di poter scegliere la via facile e farti ammazzare da me adesso? Non ci pensare nemmeno! »
 
Con un movimento fulmineo, sollevò l’arma che stringeva nella mano destra e la conficcò in un solo colpo nel duro pavimento, sfruttando tutto il peso del suo corpo, ginocchia piegate. L’Armatura delle Ali Nere svanì in uno scintillio liquido, circondando la maga della sua solita armatura abbinata alla gonna blu. Si accasciò a terra tremante accanto a Gerard che non si era mosso e continuava a guardarla a bocca aperta e con un’aria di sincera sofferenza.
 
« Non pensare nemmeno a morire » mormorò la rossa con la testa china per nascondere il pianto. Cercò di tenere il tono il più saldo possibile, ma anche così non poté impedire alla voce di tremare sull’ultima parola. Asciugò le lacrime con il dorso della mano, percependo il freddo pungente delle piastre dell’armatura contro le palpebre. « Devi ripagare le persone che hai fatto soffrire. »
 
Sentì uno sbuffo divertito e triste. Il suo avversario stava ridacchiando.
 
« Sei dolce, Erza, fin troppo. È per questo che hai sofferto così tanto » commentò il giovane con una nota di tenerezza nella voce bassa. « Ma se tu credi davvero che la mia anima possa ancora essere salvata… Allora ci credo. »
 
Si sollevò lentamente sui gomiti e la guardò intensamente.
 
« Mi hai dimostrato che, contrariamente da quanto pensavo, la luce dentro di te è così forte da poter risanare anche un’anima malata come la mia. Perciò se sei tu a dirlo, allora per me c’è ancora una possibilità. »
 
Fece una pausa in cui lanciò uno sguardo agli archi nelle lunghe pareti attraverso cui gli amici della giovane erano scomparsi. Le sue parole avevano colpito tanto l’interlocutrice da immobilizzarla, ma l’avevano anche riempita di una gioia interiore bruciante che non riusciva a manifestare. Era riuscita a fare breccia nel muro che Gerard aveva eretto attorno a sé e a trarne fuori il suo vero essere, il ragazzino gentile che aveva amato… e che finalmente, forse, poteva di nuovo amare?
 
« Per questo posso cominciare ora il mio cammino di redenzione aiutando te e i tuoi compagni. Posso portarvi da Jude. »
 
La proposta riscosse Erza dai suoi pensieri. Incrociando lo sguardo serio ma più sereno dell’interlocutore le riuscì di sorridere di nuovo. Non aveva bisogno di giustificare i propri sentimenti, e non poteva nemmeno reprimerli. Certo, il loro rapporto non sarebbe mai più tornato ad essere quello di prima… Ma ora non poteva permettersi di riflettere egoisticamente su questo: la sua priorità in quel momento erano i suoi amici.
 
« D’accordo. Dimmi come trovarlo e raggiungerò gli altri per guidarli. »
 
Accorgendosi che l’altro stava per obiettare, aggiunse:
 
« Non penso che Natsu accetterà a cuor leggero il tuo aiuto, vista la situazione. Avrà bisogno di tempo – e noi non ne abbiamo. »
 
« Hai ragione, non avevo pensato a lui… Ma non lo biasimo, se fossi nella sua posizione nemmeno io crederei alle mie parole. Comunque- »
 
Le sue parole furono interrotte da una risata femminile leggera e beffarda che risultò amplificata dallo scontro con le pareti mutilate dell’ingresso. Entrambi i maghi tesero i muscoli fino allo spasimo e si guardarono attorno in stato d’allerta. Erza scattò in piedi ed evocò due spade.
 
« Gerard, chi è? »
 
« Non ne ho idea… Pensavo che Jude avesse assoldato solo me e il mio contingente » soffiò il giovane.
 
« Non hai fatto tutti i calcoli, a quanto pare » esclamò una voce vellutata. « Il nobile Jude è un uomo molto previdente, e i suoi sospetti di tradimento si sono rivelati fondati. »
 
Stavolta la provenienza del suono fu più chiara e i due alleati sollevarono lo sguardo per identificarne la proprietaria. Seduta sul parapetto di marmo bianco del pianerottolo al primo piano c’era una giovane donna dai capelli neri e lunghissimi che osservava una sfera di cristallo verdastro, probabilmente una Lacryma. La frangia che le copriva parte della fronte ricadde elegantemente da un lato quando inclinò la testa nella contemplazione dell’oggetto che reggeva nella mano sinistra. Indossava una sorta di body bianco aderente che le lasciava libere le braccia e le gambe, fasciate da calze marroni ma semitrasparenti. I piedi, ai quali calzava degli stivali, erano appoggiati sul parapetto. A una prima occhiata il cuore della rossa mancò un battito: le sembrò di aver visto Kagura, ma era ovviamente impossibile. Così si ricompose subito.
 
« E tu chi diavolo saresti? » ringhiò alla sconosciuta. Erano separate dalla differenza di altezza e dalla breve distanza della coppia al piano inferiore rispetto a quello rialzato.
 
Non ci voleva… considerò la spadaccina tra sé. Dobbiamo sbrigarci e trovare gli altri il prima possibile. Proprio adesso che sembrava tutto volgere al meglio…
 
Gli occhi scurissimi della nuova arrivata scivolarono per la prima volta sugli altri due presenti. Aveva un’aria malinconica e beffarda allo stesso tempo.
 
« Il mio nome è Ultear Milkovich » rispose con calma, gettando leggiadra le gambe a lato del muretto, verso gli interlocutori, e incrociandole con eleganza. « Il nobile Jude ha incaricato me e i miei sottoposti di intervenire qualora i mercenari di Gerard avessero dovuto fallire... o tradirlo. »
 
Mentre parlava, fece rotolare la Lacryma sulle proprie spalle fino all’altra mano.
 
« I tuoi sottoposti? » le fece eco Erza sgranando gli occhi per un istante. Alla sua reazione, le labbra dell’altra si piegarono in un sorriso deliziato.
 
« A quest’ora avranno già scovato i tuoi amici, Erza Scarlet. Pensavi davvero che potesse essere così facile arrivare al nobile Jude? » rise nuovamente, una risata crudele ma delicata. « Sembra proprio che Gerard fosse una semplice pedina sulla sua scacchiera… Come è sempre stato nella sua vita, sbaglio? »
 
« Che ne sai tu di Gerard? E come sai il mio nome? » ribatté subito la guerriera con un fremito. Gettando uno sguardo all’alleato, però, si rese conto che le parole dell’altra avevano avuto effetto.
 
« Oh, sono solita informarmi molto bene sulle persone che sono costretta ad affrontare » replicò Ultear. Sembrava quasi che stesse partecipando a una piacevole conversazione fra aristocratici per il suo modo di fare e il suo tono. « E ho anche avuto occasione di ascoltare la commovente storiella di poco fa, anche se ha solamente confermato le mie conoscenze. »
 
La rossa serrò le mascelle. A ogni frase si convinceva di più che la situazione stava prendendo una piega sempre peggiore.
 
Potrebbe sempre essere un bluff…
 
« Non sei convinta? » fece la giovane dai capelli corvini inclinando il capo. Si portò la punta delle dita della mano libera alle labbra. La abbassò con un sorriso. « Erza Scarlet, diciannove anni, originaria di Roseville, hai perso tua sorella a causa di Gerard Fernandes, della stessa età. La tua magia ti consente di evocare armi e armature che conservi in un’altra dimensione. Fai parte da poco dopo la morte di Kagura di una cricca di maghi che ha sede alla locanda “Fairy Tail” di Magnolia… Oh, e i tuoi amici attualmente presenti in Palazzo Heartphilia sono sei. La figlia del nobile Jude, di diciassette anni, e i coetanei Levy McGarden, ex bibliotecaria del Palazzo, Gajeel Redfox, Gray Fullbuster, Lluvia Loxar e Natsu Dragneel. »
 
L’avversaria la ascoltò esterrefatta mentre l’altra le snocciolava quelle informazioni con perfetta tranquillità. Non si era sbagliata: la situazione volgeva al peggio di secondo in secondo.
 
« Penso che ti possa bastare, non mi sembra giusto rivelarti tutte le informazioni in mio possesso » concluse la giovane donna.
 
Erza tentò di ricomporsi mentre Gerard, accanto a lei, si alzava in piedi. Doveva risolvere la faccenda in fretta, o tutto sarebbe stato vano.
 
« Non so come tu sappia tutto ciò e nemmeno m’interessa saperlo » esclamò all’improvviso sollevando le spade. Non c’era più tempo. « La mia priorità attuale è sconfiggerti e andare ad aiutare i miei compagni. »
 
« Aiutare i tuoi compagni? » ripeté sorpresa Ultear, scoppiando ancora in una risata elegante e crudele. « Mi rammarica e mi fa provare compassione il fatto che tu pensi di potermi battere così in fretta… »
 
Il suo sguardo cambiò all’improvviso facendosi terribilmente gelido.
 
« Sei tu che dovresti farti aiutare. »
 
Lanciò la sfera in alto verso gli avversari, che la seguirono perplessi e guardinghi con gli occhi. L’autrice dell’azione fece un sorriso impercettibile e mormorò:
 
« Flash Forward. »
 
Prima ancora che la coppia potesse capire quali fossero le parole da lei pronunciate, la Lacryma era scomparsa e aveva colpito, a una velocità che nemmeno l’incantesimo Meteora di Gerard riusciva a raggiungere, la gamba di Erza ed era esplosa proprio in mezzo ai due alleati. Entrambi furono sbalzati lontano dallo scoppio e la rossa, dopo essere scivolata per parecchi metri sul pavimento con la gonna e lo stivale destro quasi completamente bruciati, l’armatura danneggiata e le spade distanti da lei, si puntellò sul gomito sinistro, ferita e pietrificata dallo stupore. In uno sguardo vide che il ragazzo dai capelli blu si stava faticosamente alzando in piedi dall’altro capo del salone, anch’egli con gli abiti rovinati dall’esplosione e diverse abrasioni sanguinolente identiche alle sue. Poi convogliò la propria attenzione sulla nemica, che con un fluido colpo di reni era saltata giù dal parapetto ed era atterrata sul terreno raccogliendosi per assorbire l’urto, tutto mantenendo l’atteggiamento composto tenuto fino a quel momento. Ma la cosa più sconvolgente accadde dopo che la giovane ebbe parlato di nuovo, dicendo:
 
« Arca del Tempo: Restore. »
 
La Lacryma esplosiva si ricostituì e le fluttuò nuovamente tra le dita come se non fosse stata mai lanciata. Erza la fissò a bocca aperta.
 
« Splendido, non è vero? » commentò Ultear notando la sua espressione. « La mia magia mi permette di controllare il tempo. » Senza smettere di guardare l’avversaria a terra, inclinò leggermente la testa all’indietro con un’espressione terribile in viso. « Per questo vedo già il tuo futuro, Erza Scarlet » esalò come una sentenza.
 
La freddezza di quello sguardo fece rabbrividire la guerriera, ma non ne soffocò lo spirito battagliero: nonostante tutto tentò di alzarsi in piedi e verificò la resistenza della gamba destra. Le faceva parecchio male per via dell’urto e delle bruciature, ma per ora riusciva a sopportare il peso.
 
« Cambio Abito, Armatura delle Fate. »
 
L’armatura rosea e ricca di decorazioni la circondò e altre spade sostituirono quelle perse nello sbalzo.
 
« Gerard » lo chiamò con voce ferma. Il giovane sembrava pronto a combattere e le dedicò uno sguardo serio. « Va’ dagli altri e conducili da Jude. »
 
Gli occhi del mercenario pentito si fecero pieni di confusione.
 
« Cosa? Erza, nemmeno tu puoi affrontarla da sola. »
                                                
« Non hai detto di credere in me? »
 
Il ragazzo si irrigidì.
 
« Non parlavo di questo, e lo sai. »
 
La spadaccina si voltò verso di lui e la sua maschera di concentrazione si spezzò per far posto a un sorriso dolce e sereno.
 
« Ti raggiungerò presto, te lo prometto. Abbi fiducia. »
 
L’altro esitò. Le lanciò un lungo sguardo di frustrazione, poi l’aria attorno a lui tremò.
 
« Non perdere, Erza » disse semplicemente, in un tono quasi di supplica. Al cenno di assenso dell’interlocutrice, il suo corpo fu ricoperto di luce e scomparve attraverso l’apertura da cui erano passati Natsu e gli altri. A quel punto le due giovani donne erano sole e il silenzio momentaneo fu riempito dagli echi lontani degli scontri che proseguivano all’esterno.
 
Quando lo sguardo della rossa tornò definitivamente su di lei, Ultear sorrise trionfante.
 
« Delizioso. Quel povero burattino era l’unico che potesse ancora salvarti la vita, e tu l’hai lasciato andare per il bene dei tuoi compagni… Il tuo futuro è sempre più nitido, Scarlet. »
 
L’avversaria strinse e sollevò le spade.
 
« Gerard non è il burattino di nessuno. Ha deciso da solo di redimersi. E il mio futuro è ancora da scrivere, Milkovich. »
 
« Tu credi? È stato controllato da altri per quasi tutta la sua vita… è una storia così triste. Quanto a te, lascia che sia io a mettere la parola fine alla tua storia » concluse stendendo le sue labbra scarlatte in un sorriso terribile.
 
« Ora basta! » ringhiò Erza balzando verso l’avversaria con tutte le forze, ignorando il dolore lancinante alla coscia destra che le si irradiava in tutta la gamba vittima dell’esplosione ogni volta che vi caricava il peso del corpo.
 
La giovane dai capelli corvini non si mosse di un passo. Si limitò a sollevare la mano libera verso la guerriera, come se avesse voluto toccarla.
 
« Arca del Tempo, Flash Forward. »
 
Mentre colmava la distanza che le separava, la rossa vide e percepì con orrore e sorpresa le proprie armi e armatura sbriciolarsi addosso a lei e nelle sue mani. Prima che potesse interrompere la corsa, Ultear la raggiunse percorrendo i pochi metri che mancavano e la colpì violentemente allo stomaco con un calcio che la rispedì indietro, sul pavimento. La spadaccina rotolò su se stessa per una breve distanza e dovette rannicchiarsi e scattare di lato come una molla per evitare che la Lacryma, lanciata nuovamente dalla proprietaria, le esplodesse addosso. La gamba infortunata le impedì tuttavia di spingersi via con tutta la forza e subì così gli effetti dello scoppio. Questo le bruciò dolorosamente la pelle aprendole nuove ferite sul braccio sinistro e sul fianco non più protetti dall’armatura, i cui resti giacevano sotto i piedi dell’avversaria. Quando Erza si rialzò faticosamente in piedi, la mano sinistra sul ginocchio rispettivo e la gamba destra tremante, vide che la sfera era di nuovo fra le dita della maga.
 
« Come ti dicevo, Scarlet, quel poveretto era l’unico che potesse ancora salvarti la vita. Le tue armature non possono niente contro la mia Arca del Tempo » affermò quest’ultima carezzando con aria malinconica la Lacryma. « è un vero peccato. Ti darei la possibilità di arrenderti, ma sfortunatamente il mio compito è eliminare Fairy Tail… »
 
« …mai. »
 
Gli occhi scuri della padrona del tempo si sollevarono dall’oggetto per posarsi sull’avversaria.
 
« Come dici? »
 
« Non… mi arrenderei mai » ansimò la rossa fissando l’altra con determinazione.
 
Per un attimo Ultear sembrò sorpresa da quella decisione, poi rise.
 
« Ma guardati, parli così e ti reggi a stento in piedi! »
 
« Non m’importa » replicò secca la guerriera. « Finché… la fiducia e i sentimenti dei miei compagni mi daranno forza, io continuerò…. a combattere. »
 
Il sorriso sulle labbra della ragazza dai capelli corvini scomparve.
 
« è talmente penoso che mi ha stancato. I sentimenti dei tuoi compagni non ti impediranno di morire, Scarlet. »
 
Senza permettere all’interlocutrice di aggiungere altro, la maga del tempo lanciò nuovamente la Lacryma costringendo la spadaccina a gettarsi ancora di lato. Tuttavia la gamba destra di quest’ultima stavolta cedette facendola cadere sulla spalla, che si coprì di abrasioni mentre la forza del balzo si esauriva nello strisciare sul terreno. Con prontezza e uno sforzo, poi, effettuò una mezza capriola all’indietro proprio su quel legamento e saltò più volte lontano dal punto dove si era rialzata e dove la sfera era nuovamente esplosa. Ora era stata sufficientemente rapida e l’unica cosa che aveva sentito dello scoppio era il forte calore sprigionato.
 
« Cambio Abito, Veste di Yuen! »
 
L’abito viola tornò a fasciarla morbidamente. Non le offriva una protezione particolare, ma i suoi tessuti delicati erano una benedizione per le ferite che le pulsavano un po’ ovunque sul corpo. Tirò un sospiro di sollievo alla sensazione e cercò di fare un rapido conto dei danni: aveva una botta e qualche ustione alla gamba destra, bruciature su entrambe le braccia e sul fianco sinistro ed escoriazioni minori sulla spalla destra – che erano ciò che la preoccupava meno. In più il consumo di potere magico iniziava a pesare e la faceva sentire ancora più debole e affaticata. In quelle condizioni lottare non sarebbe stato per nulla facile e in più doveva pensare a una valida strategia, perché le sue armi sarebbero state inutili, ma non si sarebbe mai rassegnata. Come previsto, l’avversaria sbriciolò l’asta richiamata nella mano destra proiettandola nel futuro e lanciò per l’ennesima volta la Lacryma. Erza decise di approfittare di quell’apertura per scagliarsi verso di lei, ma questa volta, invece di cadere come un fulmine e scoppiare, la sfera si moltiplicò a sorpresa formando quasi una calotta sopra la rossa. Gli oggetti rimasero immobili a mezz’aria per una frazione di secondo e poi, quando la voce della proprietaria esclamò:
 
« Flash Forward! »
 
Si mossero alla consueta rapidità inaudita e seppellirono la vittima sotto una gragnola di colpi. La guerriera tentò di proteggersi almeno la testa sotto le braccia mentre la Lacryma, proiettata in diversi futuri, le pioveva addosso. Nel rumore assordante che essa produceva schiantandosi a terra o contro la spadaccina e anche a causa della sua velocità, la malcapitata non riusciva a capire dove man mano fosse colpita, ma sentiva il dolore di ciascun impatto irradiarsi subito dopo ed espandersi in più punti, finché non divenne talmente esteso da diventare una percezione confusa e generalizzata.
 
« Mi divertirò con te, Scarlet » disse la voce di Ultear, lontana. « Solo dopo ti ucciderò, quando avrai provato il terrore di essere rimasta sola davanti alla morte. Non ci sarà nessuno a salvarti! »
 
Erza si raccolse a terra tentando di resistere ai colpi che si prolungavano e il rumore tremendo finì per farla sentire stordita, tanto che le sue sensazioni si fecero ovattate. L’unica consapevolezza certa era che il corpo le doleva terribilmente – che si fosse spezzata qualche osso?
 
Ma anche così, era determinata a non arrendersi, a costo di rimanere lì immobile per sempre.
 
Chissà… come stanno gli altri?








A.A.A.
*tadaaaaaan!* *O* Siamo arrivati al 20! ** Questo mi rende molto orgogliosa, perché grazie a voi sto riuscendo a realizzare la mia prima long... che sia veramente long. Q____Q Grazie di cuore per seguirmi! Mi spiace molto di aver lasciato passare così tanto tempo tra un capitolo e l'altro (ma tant'è, succede sempre... ormai vi sarete rassegnati.), e dire che questo l'avevo iniziato secoli fa... Poi sono costretta a lasciarlo perdere per un po' e puntualmente non riesco a ripartire subito, essendomi dimenticata di come volevo proseguire precisamente D: Così mi tocca aspettare che mi ritorni l'ispirazione e proseguire... Non sapete quanti filmini mi partono (per chi non lo ricordasse sì, le fanfiction le penso a immagini - ho l'animo da disegnatrice, cosa volete che dica. D:) ogni volta.
COMUNQUE! Come vedete finalmente siamo arrivati ad esaminare (e per bocca sua!) il passato di Gerard, e conseguentemente approfondendo anche quello di Erza. Spero di essere riuscita a rimanere IC, trovo Gerard tremendamente difficile da identificare e quindi centrare çwç è talmente complesso, misterioso e umano come personaggio che trovo veramente complicato capirlo a fondo e riuscire così a imprigionarlo sul foglio... Mah, ci spero D: In ogni caso lavorerò sodo e cercherò di coinvolgerlo il più possibile in modo da approfindirne la mia conoscenza sempre più per riuscire a renderlo al meglio! Aiutatemi, eh! Anche Erza è piuttosto complessa, anche se ha dei tratti fermi che mi aiutano, contrariamente al suo amato. Questo capitolo è stato proprio una full immersion nella sua testa, come vedete! L'unica cosa che mi spiace è l'aver risicato un po' lo scontro tra lei e Gerard, anche se in favore di un discorso più ampio rispetto al racconto delle vicissitudini passate e rispetto alla battaglia con Ultear (che, chiaramente, non è ancora finita 8D)! *O* Personalmente la adoro come personaggio, è una bastarda fatta e finita quando è cattiva, ma sa essere anche meravigliosamente buona. Come ha giustamente detto, lei e i suoi cercheranno di fermare i nostri eroi.... 8D Non preoccupatevi, nel prossimo capitolo sposterò il focus per vedere cos'è successo nel frattempo dagli altri :3 *grida di dissenso e insulti vari*
La smetto o le note diventano (come sempre) più lunghe del capitolo. Spero vi sia piaciuto! *O*/
MATA NE~!

AnB

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** XXI - I sentimenti per cui combattere ***


Quel palazzo aveva tutta l’aria di essere un dannato labirinto. Non appena furono usciti dal salone d’ingresso lasciandosi alle spalle Erza e Gerard, infatti, Gray e Lluvia proseguirono alla cieca lanciandosi in un corridoio dopo l’altro fino a perdere l’orientamento. Poi si fermarono cercando di capire dove fossero finiti.
 
« Lluvia pensa che dovremmo trovarci nel cuore del Palazzo » suggerì la ragazza studiando l’alta volta del passaggio in cui si erano fermati. A conferma della sua supposizione c’era l’assenza di finestre: la luce proveniva infatti da numerosi candelabri che pendevano a intervalli regolari dal soffitto. Su entrambi i lati spiccavano, scure contro i colori chiari della pietra che componeva le pareti e il soffitto, diverse porte.
 
Dopo essersi guardato attorno, il moro abbatté la mano destra, chiusa a pugno, contro il muro con una violenza tale da formare delle crepe.
 
« Dannazione! Potremmo girare per ore in questo labirinto perdendo la bussola senza risolvere nulla! »
 
« Signorino Gray… » sussurrò Lluvia osservandolo con sincera preoccupazione e allungando appena le mani, coperte da fini guanti bianchi, verso di lui.
 
« Di questo passo saremo noi a dover essere cercati » ringhiò ancora il giovane, frustrato. « Dobbiamo trovare una traccia, qualcosa o qualcuno che ci permetta di trovare Wendy e Polyushka... »
 
Sollevò gli occhi scurissimi e tentò di scegliere una delle porte, ma erano tutte uguali.
 
« Merda… Lucy è l’unica che sa com’è fatto l’interno di questo Palazzo, avremmo dovuto chiederle qualche dritta. »
 
A quelle parole la ragazza che lo accompagnava s’irrigidì e assunse un’espressione seria.
 
Rivale?
 
« Ci penserà Lluvia a trovare una strada. Il signorino Gray deve avere fiducia nel senso dell’orientamento di Lluvia. »
 
L’attenzione dell’altro cadde finalmente su di lei, dandole un brivido leggero nonostante fosse quasi totalmente coperta dal suo abito bianco e azzurro, corredato di berretto e stivali abbinati.
 
« Come pensi di riuscire ad orientarti in questo posto? Non ne sai più di tutti noi » le fece notare semplicemente.
 
La sua affermazione non era cattiva, e comunque la giovane dai capelli azzurri doveva ormai essere abituata al modo di fare serio e distaccato del mago del ghiaccio, ma nonostante tutto sentì una punta di abbattimento a quella frase.
 
« Ma Lluvia era abituata a girare in vicoli e strade strette e contorte prima di venire a lavorare a Fairy Tail. È più brava a mappare e memorizzare luoghi di quanto il signorino Gray non creda » insistette con determinazione la ragazza mentre seguiva il compagno che aveva cominciato a muoversi verso la prima porta sulla destra.
 
Il moro sospirò senza guardarla.
 
« Non lo metto in dubbio » disse senza convinzione, spalancando con forza la soglia e sporgendosi per esaminare il luogo prima di richiuderla senza troppe cerimonie. « Senti Lluvia, era un po’ che volevo chiedertelo » riprese, avanzando verso il secondo uscio.
 
Il cuore dell’altra sussultò.
 
« S-sì? » balbettò.
 
Lluvia deve stare calma, non è il momento di farsi prendere dall’emozione! Ma se fosse una dichiarazione d’amore?!
 
« Perché sprechi sempre le tue energie cercando di impressionarmi? Voglio dire, vista la situazione in cui ci troviamo – in cui ci siamo trovati da prima che tu arrivassi, in realtà – dovresti impiegarle… in modo più utile » concluse, dopo una breve pausa in cui sembrò ricercare le parole mentre chiudeva la seconda porta e partiva verso la terza.
 
La compagna si bloccò a metà strada, la bocca socchiusa per la delusione e la sorpresa.
 
« Sprecare le energie? »
 
Gray aveva già la mano sulla terza maniglia.
 
« Per Lluvia… »
 
Riprese a camminare per raggiungere l’altro, che aveva spalancato l’uscio ed era momentaneamente scomparso alla sua vista.
 
« …nessuna energia impiegata per il signorino Gray è sprecata! » concluse con enfasi, entrando nella stanza quasi correndo.
 
Dovette fermarsi di botto per non scontrarsi con l’interlocutore. Non l’aveva ascoltata. Era concentrato sull’angolo del locale alla loro sinistra. Si trattava di un salottino piuttosto ampio, con un lampadario appeso al soffitto che gettava una luce soffusa sull’ambiente: due librerie di legno scuro contro le pareti davanti e a destra dei nuovi arrivati, un pesante tappeto verde con ricami in oro al centro della stanza, sopra il quale campeggiavano un tavolo abbastanza lungo e sei sedie che lo accompagnavano – quattro ai lati e due alle estremità – e, proprio a sinistra, nell’angolo, un delizioso caminetto acceso che riuniva attorno a sé un divano e due poltrone dall’aspetto antico. Sulla mensola sopra il camino erano posati diversi soprammobili. Dall’altra parte della stanza, nell’angolo a destra non lontano dalle librerie, delle ampie tende tenute chiuse da una corda di velluto riempivano il vuoto. Ma ciò che catalizzò l’attenzione dei due maghi fu la presenza seduta sul divanetto. Di essa erano visibili solo la testa e le spalle, chiaramente femminili: aveva lunghissimi capelli ricci e rosa legati in una folta coda fermata da un fiocco arancio e un busto sottile.
 
« Vi aspettavo » disse, rompendo il silenzio riempito solo dal crepitio del fuoco. La sua voce era apatica, quasi atona, seppur delicata.
 
« Chi diavolo sei? » domandò Gray tendendo i muscoli, mentre Lluvia lo affiancava in stato d’allerta, le mani già sollevate in vista di un possibile attacco.
 
La ragazza si alzò in piedi, ma non si voltò verso i due. Indossava un corto abito rosso a mezze maniche dai bordi decorati in pizzo rosa, completato da alte calze nere e stivali marroni.
 
« Il mio nome è Meredy » informò senza cambiare tono. Finalmente si voltò verso i due avversari, svelando i suoi occhi verde acqua, freddi come la sua voce. Fece una pausa mentre li osservava, la luce incerta delle fiamme che danzava sul suo volto giovane. « E ora che siete venuti da me, posso distruggervi, Gray Fullbuster e Lluvia Loxar. »
 
Se gli alleati erano sorpresi, non lo diedero a vedere.
 
« Sai già chi siamo… questo ci risparmia le presentazioni » commentò l’unico maschio dei tre, con un mezzo ghigno determinato. Sollevò le mani, si tolse la camicia con estrema naturalezza facendo arrossire Lluvia e fece scrocchiare le nocche della destra. « Il fatto che tu sia qui significa che siamo sulla strada giusta, sbaglio? Vorrà dire che ti sconfiggeremo, e tu ci dirai dove andare per salvare le nostre compagne. »
 
La rosa non fece una piega.
 
« Pensate di vincere facilmente perché siete in superiorità numerica? »
 
D’un tratto l’atmosfera si fece stranamente ferma e pesante.
 
« Signorino Gray… Lluvia ha un brutto presentimento » soffiò la ragazza dai capelli azzurri senza muoversi.
 
« Mi spiace, ma non posso perdere, perché lo faccio per Ul. »
 
« E chi diavolo è Ul? » fece il mago del ghiaccio senza scomporsi, ma l’avversaria non rispose.
 
Attorno a lei si formò una luce curiosa di un rosa intenso, da cui presero consistenza quattro spade dalla forma elaborata che fluttuarono poco oltre le sue spalle in semicerchio.
 
« Magia di evocazione? » mormorò il giovane uomo, poco prima che la nemica attaccasse.
 
Non disse nulla: semplicemente le lame dietro di lei si mossero improvvisamente verso i due di Fairy Tail con una rapidità tale da sibilare nell’aria. Gray richiamò immediatamente il suo incantesimo.
 
« Shield! »
 
Uno scudo di ghiaccio si espanse davanti a lui e Lluvia, ma quest’ultima lo afferrò per un braccio e lo tirò con violenza facendolo cadere di lato. E per un motivo: le spade trapassarono il muro trasparente come se non fosse esistito e si abbatterono nel pavimento poco oltre il punto dove il ragazzo si trovava fino a un momento prima. Questi le fissò attonito, quasi senza accorgersi di essere a terra accanto alla compagna, che, benché colta da un improvviso rossore, si affrettò a rialzarsi e a sfiorare l’altro per invitarlo a imitarla.
 
« Che diavolo…? »
 
« Lluvia ha sentito il presentimento farsi più forte » mormorò la giovane tornando a concentrarsi sull’avversaria con durezza.
 
« Sembra che tu abbia capito che la natura della mia magia non è comune » fece quest’ultima senza scomporsi, mentre le lame, distrutto il ghiaccio del nemico, tornavano a lei. « Prende vita dai miei sentimenti e li concretizza. E dal momento che nulla è più forte dei sentimenti, dei miei sentimenti verso Ul, nessuna magia può avere la meglio su di me. La tua magia elementale ha perso in partenza. »
 
Gray si era alzato nuovamente in piedi.
 
« Forse non posso contrastare le tue armi, ma se colpisco il tuo corpo è finita, giusto? »
 
Meredy non cambiò espressione.
 
« Sempre se sopravvivrai abbastanza per tentare, Gray Fullbuster. »
 
« Lluvia non ti permetterà di toccare il signorino Gray! » esclamò la ragazza dai capelli azzurri con le mani sollevate davanti al corpo, una poco sopra l’altra. All’improvviso le allontanò con forza, aprendole lontano dal corpo. « Water Slicer! »
 
Dai suoi avambracci così mossi presero forma due mezzelune d’acqua che volarono rapide contro la rosa. Le spade di questa, però, furono altrettanto rapide: due di esse scattarono e tagliarono a metà le lame liquide, le cui parti mutilarono la parete alle spalle della giovane. Quest’ultima si voltò per esaminare, sempre con aria apatica, il muro colpito.
 
« Ho detto che la magia elementale è inu- » cominciò facendo per tornare a osservare i propri avversari, ma proprio mentre girava il volto il pugno di Gray, scattato in avanti approfittando dell’apertura, si abbatté sulla sua guancia scaraventandola verso l’angolo della stanza.
 
Al contatto le spade eteree fremettero nell’aria e rimasero immobili là dove Meredy si trovava fino ad un attimo prima. Una delle due poltrone, quella più a sinistra, si spezzò quando il corpo della ragazza si schiantò contro di essa e contemporaneamente ne fermò il volo. Si sollevò una nuvola di schegge, pezzi di legno e di stoffa ricamata fra i residui della quale la giovane maga si raddrizzò puntellandosi su una mano e usando il dorso dell’altra per pulirsi il rivolo di sangue che le usciva dalla bocca. Il suo viso perfetto, da bambola, era ora segnato dalla percossa ricevuta e nel suo abito erano impigliati molti pezzettini della poltrona ormai distrutta.
 
« Che ne dici? Sono sopravvissuto abbastanza per provare? » la schernì l’unico maschio della stanza facendo scrocchiare le nocche della mano destra con quella opposta. Lluvia si affrettò ad affiancarlo.
 
« Riconosco che ho abbassato la guardia » mormorò Meredy, il cui tono non era cambiato di una virgola. « Avete dalla vostra un buon lavoro di squadra. »
 
Si alzò di nuovo in piedi fra i resti del mobile infranto facendo forza con le mani sulle ginocchia. Le lame fluttuarono all’improvviso attorno a lei.
 
« Ma non commetterò di nuovo lo stesso errore. »
 
Senza che ci fosse il tempo di aggiungere altro, le spade furono lanciate a grande velocità verso gli avversari. Entrambi balzarono di lato, ma mentre Lluvia non venne più perseguitata dalle armi, Gray dovette dare il via a una danza frenetica nel costante tentativo di evitare gli attacchi serrati che cominciarono a minacciarlo. La ragazza dai capelli azzurri fissava sgomenta lo spettacolo, pietrificata, senza sapere come intervenire per proteggere il suo amato. Il mago del ghiaccio sembrava ogni secondo più in difficoltà e cominciò a schivare, saltando e rotolando, in giro per la stanza dove la mobilia fu mutilata al suo posto. Il primo a farne le spese fu il tavolo al centro del locale, seguito dalle sedie che lo accompagnavano e dalle librerie. Nemmeno le tende nell’angolo furono risparmiate.
 
« Non potrai schivarle per sempre, Gray Fullbuster » sentenziò la rosa. « E la tua amica resterà a guardare mentre tu morirai. »
 
A quelle parole la giovane chiamata in causa si riscosse esclamando « No! » e ripeté l’incantesimo evocato non molto prima raddoppiando il numero delle mezzelune d’acqua, ottenendo che tutte e quattro le lame abbandonarono improvvisamente il malcapitato per proteggere la loro padrona dalle armi liquide. La maschera gelida di Meredy parve incrinarsi per un istante, come se l’attacco l’avesse colta di sorpresa.
 
« Bel colpo, Lluvia! » si complimentò il moro ansimando per la fatica di schivare i colpi e voltandosi verso la ragazza con un ghigno soddisfatto in viso.
 
Le sue parole riscaldarono piacevolmente il cuore della maga dell’acqua, che si girò verso di lui col volto luminoso ed entusiasta come quello di una bambina. Ma non appena ebbe posato lo sguardo sul giovane, il sangue le si gelò nelle vene. Nessuno dei due aveva notato il sorriso perfido che aveva disteso con maligna soddisfazione le labbra della rosa. Lluvia vide con orribile nitidezza alle spalle del suo amato una quinta spada che tremò a mezz’aria prima di scagliarsi con uno scatto rapidissimo verso la vittima.
 
Gray udì un rumore sordo e terribile che lo fece rabbrividire – lui, che non aveva mai sentito freddo in vita sua –, ma l’arma non lo raggiunse mai.
 
Senza quasi che nessuno dei due se ne rendesse conto, la ragazza dai capelli azzurri si era messa a correre disperatamente con tutta la forza che aveva e si era frapposta fra la lama e il corpo del bersaglio.
 
La spada l’aveva trapassata nell’addome.
 
Il mago del ghiaccio si voltò a bocca aperta e occhi spalancati, senza riuscire ad emettere alcun suono per esprimere la sensazione di orrore e gelo che si era impadronita delle sue viscere. Fissò la punta dell’arma che sporgeva dalla schiena di Lluvia per attimi che gli parvero infiniti e poi il berretto che cadeva a terra con una lentezza innaturale. Poi, d’improvviso, il tempo riprese a scorrere crudelmente veloce e di colpo la lama si dissolse e la ragazza ferita si accasciò a terra. Prima che cadesse definitivamente di lato, Gray si gettò in ginocchio e la sorresse avvicinandola a sé.
 
« Che… che diavolo ti è saltato in mente? » esalò senza fiato gettando un’occhiata alla chiazza di sangue che si allargava sul ventre della giovane. La cosa che più lo sconvolse, però, fu che quest’ultima sorrideva. Stava sorridendo con gli occhi illuminati da tutta la serenità del mondo.
 
« Lluvia voleva… voleva far capire al signorino Gray che nessuna energia impiegata per lui è sprecata per lei » mormorò con un filo di voce. Sembrava perfettamente tranquilla e felice.
 
« Non dire idiozie » ribatté il moro mordendosi il labbro inferiore. « Stai dicendo che sprecheresti la tua vita per una sciocchezza del genere? »
 
« Non è una sciocchezza! » esclamò l’altra con veemenza, ma quell’esplosione le costò un attacco di tosse che le fece scivolare un rivolo di sangue dall’angolo della bocca. Gli occhi le si inumidirono. « Per Lluvia… Ciò che riguarda il signorino Gray non è una sciocchezza… Lei perde volentieri la vita per lui… »
 
« Non parlare nemmeno di crepare, sono stato chiaro? » la interruppe, mentre con la mano destra, posata sulla pancia dell’interlocutrice, iniziava a percepire spiacevolmente un liquido caldo. « Non ti permetterò di morire qui! Non esiste che succeda per un moti- »
 
Prima che riuscisse a finire la frase, le mani tremanti di Lluvia gli circondarono delicatamente il viso, comprimendogli le interiora in una morsa tremenda e sgradevole che gli spremette tutto il fiato residuo dai polmoni.
 
« Lluvia… anzi, io… Vi amo » sussurrò la ragazza con tutta la dolcezza di cui era capace, mentre una singola lacrima le rotolava sulla guancia. Fece scivolare le dita lungo i contorni del volto di Gray, poi lasciò che le mani le ricadessero sull’addome, sopra quella del giovane, e chiuse gli occhi.
 
Ci fu un lungo silenzio in cui il mago del ghiaccio fissò senza riuscire a muoversi, quasi senza riuscire a pensare, il volto terreo dell’alleata. Dopodiché, quasi meccanicamente la strinse appena al petto, poi la posò con delicatezza a terra e la lasciò facendo scivolare in maniera incerta le mani contro il suo corpo tiepido. Mentre guardava ancora il viso tranquillo e pallido della ragazza, una sola riflessione gli attraversò la mente.
 
Ha perso i sensi… Certo, avrà perso i sensi, non esiste che sia…
 
Il solo pensiero lo fece scattare bruscamente in piedi, le braccia dritte e rigide lungo i fianchi, i pugni serrati tanto da fargli quasi male.
 
« Sembra che sia finalmente finita. »
 
La voce di Meredy gli giunse lontanissima, come in un sogno.
 
« …lo sapevo già… » mormorò lui, ignorandola.
 
La rosa mise su un’espressione solo vagamente perplessa.
 
« Come? »
 
« Lo sapevo già, non c’era bisogno che me lo dicessi in un momento del genere… Stupida » proseguì fissando addolorato il volto di Lluvia. Si passò una mano con un gesto secco sugli occhi che sentiva pungere, poi si voltò verso l’avversaria con un’espressione completamente diversa, fredda e terribile. Una nebbiolina gelata lo circondò delicata, mentre una collera lucida, determinata e implacabile gli montava nel petto.
 
« Hai detto che niente è più forte dei tuoi sentimenti per quella Ul, e che quindi non potevamo batterti, dico bene? »
 
La nemica lo guardò senza rispondere.
 
« Staremo a vedere quale dei nostri sentimenti è veramente il più forte. »
 
Sollevò i pugni, già coperti da uno strato di brina.
 
« A parole te la cavi bene, Gray Fullbuster » obiettò Meredy senza scomporsi. « Mostrami se sei altrettanto bravo nei fatti, visto che finora… vi siete rivelate due nullità » concluse con un lievissimo cenno al corpo inerte di Lluvia.
 
Il moro non replicò, limitandosi a dedicarle uno sguardo colmo di una furia gelida.
 
« Fatti sotto » disse alla fine dopo una lunga pausa. Poi più nessuno parlò.
 
Le spade della rosa si mossero veloci come poco prima gettandosi verso il giovane. Quest’ultimo scartò due volte per evitare le quattro lame che si mossero a coppie, ma invece di indietreggiare per scansarle si lanciò verso l’evocatrice e sferrò un pugno a distanza, dando vita a un getto di ghiaccio che prese forma dal suo avambraccio espandendosi verso l’avversaria. Questo la spinse sulla difensiva, e il flusso dell’elemento fu talmente prorompente da costringerla a richiamare tutte e quattro le armi per sbriciolarlo. Senza perdere la concentrazione, Gray ne approfittò per cominciare a incalzarla similmente a come aveva fatto la ragazza non molto prima, menando pugni congelati senza interruzione, come se non sentisse la fatica. Per la prima volta dall’inizio dello scontro la maga cominciò a indietreggiare e la sua maschera di indifferenza si incrinò davvero. Evocò nuovamente la quinta spada per qualche secondo prima che si dissolvesse ancora nel nulla e il giovane ne dedusse che potesse richiamarla solamente per pochi istanti, forse per l’eccessivo consumo di potere magico, e che con ogni probabilità il tempo si sarebbe ridotto sempre di più, visto lo sforzo a cui si stava sottoponendo. In base a queste lucide considerazioni, il moro continuò ad attaccare, non curandosi dello scempio che stava facendo del locale. Il rumore del ghiaccio che continuava a formarsi e a demolirsi e il sibilo delle spade eteree furono tutto ciò che riempì il silenzio della stanza per lunghissimi minuti.
Poi, finalmente, il giovane intravvide uno spiraglio, un cedimento nel costante vorticare delle armi: queste tremarono e si arrestarono per un secondo a mezz’aria. Questo fu sufficiente. Richiamò una grande quantità di potere magico e due lame di ghiaccio gli circondarono gli avambracci, allungandosi oltre il gomito. A quel punto scivolò oltre le spade, i cui fili gli ferirono le spalle, la guancia sinistra e la schiena, ma non se ne curò. Anzi cominciò a ruotare e menare fendenti con il ghiaccio affilato, come se stesse ballando.
 
« Danza delle sette lame di ghiaccio » ringhiò a mezza voce.
 
Quando finì di piroettare su se stesso, si fermò oltre l’avversaria e l’elemento si dissolse in vapore gelido. La nemica, immobile alle sue spalle, fremette per un istante, poi crollò a terra e le spade si dissolsero. Meredy, l’abito e la carne tagliati in sette punti diversi dall’attacco nemico, tremò, gli occhi impassibili che si riempirono inaspettatamente di lacrime.
 
« Mi hai… sconfitta… » mormorò. « Ul… Mi dispiace… »
 
Più che le ferite, per lei bruciavano la vergogna e l’umiliazione.
 
« Ora mi dirai dove trovare Polyushka e Wendy » affermò Gray tagliente, voltandosi di scatto verso di lei. « Così potrò salvare Lluvia. »
 
La rosa deglutì e trasse un profondo respiro assumendo un’espressione seria e tentando di frenare il pianto.
 
« Mi hai dimostrato la forza dei tuoi sentimenti… I tuoi sentimenti per lei, che sono più potenti di quelli che nutri per i tuoi compagni e dei miei per Ul… Per questo, e solo per questo, ti aiuterò » disse, trascinandosi lentamente contro il muro per sedersi. L’altro non fece una piega. « Devi proseguire fino alla fine del corridoio. Lì vai a sinistra. Troverai una porta sbarrata verso il fondo, sempre sulla sinistra... Dentro ci sono le tue compagne. »
 
A quel punto il suo sguardo cadde sul corpo inerte di Lluvia a cui il giovane si era avvicinato.
 
« Ti conviene fare in fretta… è viva, ma l’emorragia la ucciderà presto se non fai qualcosa. »
 
« Lo so da me » ribatté duramente il moro sollevando con delicatezza la maga dell’acqua dopo averle fatto passare un braccio attorno alle spalle e l’altro dietro alle ginocchia.
 
Raggiunse rapidamente la porta, poi, senza voltarsi:
 
« Grazie. »
 
Meredy rimase a fissare, sorpresa, il punto dove il giovane uomo era scomparso. Aveva tentato di ucciderlo, c’era quasi riuscita con la ragazza che amava e ora la ringraziava solamente perché gli aveva indicato la strada, invece di vendicarsi e liberarsi di lei dopo la rivelazione? Le sfuggì un sorriso.
 
Questa gente, che vive a ‘Fairy Tail’… Mi spiace, Ul, ma sono davvero straordinari.
 
Poi chiuse gli occhi, e non sentì più nulla.
 
 
 
 
Gray strinse Lluvia più che poteva mentre correva seguendo le indicazioni di Meredy. Svoltò a sinistra alla fine del corridoio senza nemmeno fermarsi a pensare e dopo una cinquantina di metri trovò la porta sbarrata. Contro il proprio petto nudo avvertì la pelle del braccio e della fronte della maga dell’acqua. Era fredda.
 
« Dannazione, non provare nemmeno a morire adesso! » ringhiò, ma la sua imprecazione rabbiosa soffiata fra i denti suonò più come una supplica.
 
« Signorino Gray? »
 
Per un attimo il giovane pensò che la voce che aveva squittito il suo nome fosse quella della ragazza che teneva fra le braccia, e il suo cuore sussultò a quella speranza. Poi affondò di nuovo quando si rese conto che proveniva dal locale bloccato.
 
« Wendy, sei tu? »
 
« Sì! » affermò la voce agitata della bambina. Suonava sollevata e sembrava quasi sull’orlo delle lacrime. « Sì, sì! Scusateci, scusateci tanto! Noi non volevamo creare problemi… »
 
« Adesso non è il momento, ne parleremo dopo! C’è Polyushka con te? »
 
« Sì » bofonchiò la voce rauca della vecchia dall’interno.
 
« Ottimo, ora vi libero! Dovete essere pronte a curare Lluvia, è ferita gravemente. »
 
Wendy emise un gemito spaventato, acuto e appena udibile.
 
« Cos’è- »
 
« Non c’è tempo, rischia di morire! » sbottò il mago del ghiaccio posando il corpo della ragazza contro il muro opposto alla soglia. « Allontanatevi dalla porta, sto per sfondarla! »
 
« S-sì! » balbettò a bimba dai capelli blu, poi si udì un breve tramestio. « Fatto! » lo avvertì la stessa voce, più debole, segno che confermava l’affermazione.
 
« Bene » mormorò Gray preparandosi a richiamare il suo incantesimo per liberare le due prigioniere, ma proprio mentre stava per agire sentì un rumore sospetto alla sua sinistra.
 
Si immobilizzò e tese l’orecchio. Il rumore si ripeté costringendolo a voltarsi: qualcuno si stava avvicinando.
 
Merda, non ci voleva, non adesso!
 
La figura che scorse era femminile: esile ma formosa, capelli corti e… erano delle orecchie feline quelle? E una coda quella che oscillava dietro le sue gambe? All’erta, allungò una mano fino alla sbarra che serrava la porta e la afferrò. Se l’avesse congelata, sarebbe riuscito a sbriciolarla e a liberare Polyushka e Wendy salvando Lluvia prima che chiunque stesse arrivando potesse agire. Quando distinse bene i lineamenti della ragazza che si avvicinava, però, si rese conto che non sarebbe stato necessario combattere. La vocina incerta e preoccupata della maga dell’aria giunse nuovamente dall’interno della stanza.
 
« Signorino Gray? È tutto a posto? »









A.A.A. ~ L'autrice che ormai vi siete stancati di sentire
BUON ANNO A TUTTI, splendidi lettori *____* Il 2015 è infine arrivato *O* Se penso a quando ho cominciato questa fiction, un anno e mezzo fa (se non mi sbaglio, ma la memoria offuscata dalle ore piccole del Capodanno potrebbe anche ingannarmi.)... Ohh ;____; Vi ringrazio per quanto mi avete dato finora, mi impegnerò per concludere la storia con lo stesso entusiasmo di sempre! m(_ _)m *spirito giappo* Spero vorrete accompagnarmi fino alla fine e mi auguro di riuscire a stupirvi fino all'ultimo *^*/ (e comunque non vi libererete di me nemmeno dopo 8D o meglio, io ho già mille idee, poi... xD)
COMUNQUE! Per la gioia dei fan Gruvia, ecco un intero capitolo dedicato ai due! Mi rendo conto di avervi strappato via il cuore e avervelo ripiazzato nel petto con violenza, ma vi assicuro che scrivere questa parte di storia ha emozionato perfino me ;_; *magra consolazione* Spero di essere riuscita a trasmettere la forza dei sentimenti sia di Lluvia che di Gray, mi preme molto! ç_ç Sono un po' preoccupata per come è uscito lui, visto che gli uomini, per me, sono sempre terribilmente difficili da inquadrare. A meno che non li ami spudoratamente, in quel caso li trovo più semplici (ma potrei anche cannare l'IC clamorosamente, guidata dalle mie fantasie da fangirl.) v.v IN OGNI CASO, spero di essere riuscita a dare un po' di soddisfazione a chi fra voi shippa Gruvia, insomma ve lo meritavate, cavolo XD La devozione di Lluvia è davvero unica nel suo genere - e no, visto che si trattava di lei e dei suoi sentimenti così intensi, non potevo non mettere contro di loro proprio Meredy. Dovevo.
Quanto alla signorina che si sta avvicinando, io sono sicura che qualcuno di voi ha già una mezza idea di chi sia 8D Nel caso, vi do un ulteriore indizio: avevo annunciato, in un certo senso, un ritorno del genere... 8D Ma bando alle ciance, lo scoprirete presto!
Di nuovo buon 2015! *^*/ Ja, mata ne!

AnB

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** XXII - Rinforzi e avversari ***


Nonostante non la conoscesse bene quanto Natsu, e malgrado le fattezze umane fossero miste a quelle feline, per Gray non fu difficile identificare Lisanna: quegli enormi e limpidi occhi blu e i corti, candidi capelli erano davvero inconfondibili. La ragazza si fermò e lo fissò con sospetto non appena lo distinse altrettanto chiaramente, studiandolo. Al posto delle mani e dei piedi aveva delle grandi e soffici zampe da tigre alle estremità delle quali rilucevano sinistri robusti artigli; lunghe vibrisse bianche le circondavano il naso felino, orecchie le spuntavano in cima alla testa, inoltre possedeva una coda dalla punta nera e corto pelo animale che le ricopriva le gambe fino al ginocchio, gli avambracci, il seno e le parti intime. Si illuminò, esplodendo in un gran sorriso, solo dopo aver compreso chi le si trovava davanti.
 
« Ah, ma tu sei uno degli amici della sorellona e del fratellone! » trillò, giusto prima che il suo sguardo cadesse su Lluvia accasciata contro il muro alle spalle del moro. Il sorriso scomparve subito dalle sue labbra. « Oh, no! Cos’è successo?! » gemette, lanciandosi verso la ferita.
 
« Non ho tempo di spiegarti adesso – Lisanna, giusto? » fece sbrigativo Gray, mentre la mezza tigre si accovacciava accanto alla compagna. « Prima devo liberare Wendy e Pol- beh, due dei nostri che sono state rapite, poi vi spiegherò tutto. »
 
La giovane fece un cenno d’assenso e finalmente il mago poté ghiacciare la sbarra e disintegrarla con qualche calcio ben assestato. Dopodiché sfondò la porta a spallate e Polyushka marciò immediatamente fuori, superandolo senza una parola, per raggiungere Lluvia.
 
« Prego, eh » bofonchiò il ragazzo gettando un’occhiataccia al medico, ma quando abbassò lo sguardo vide che l’allieva si era piegata in un profondo inchino davanti a lui e fu costretto a cambiare atteggiamento. « Bastava un semplice grazie, non pretendo una tale formalità! »
 
« Vi ringrazio infinitamente, signorino Gray! » squittì Wendy raddrizzando il busto. Era sull’orlo delle lacrime. « Perdonate Gr- la mia maestra, vi è grata, ma la vostra amica è ferita e… »
 
Prima che il moro, imbarazzato da tanta riconoscenza, potesse interromperla, proprio l’oggetto del discorso lo anticipò.
 
« Basta con le chiacchiere, ci sarà tempo per quelle più tardi » tagliò corto la vecchia, inginocchiatasi accanto a Lluvia dalla parte opposta di Lisanna. « Questa ragazza è gravemente ferita, dobbiamo portarla fuori di qui subito e prestarle le cure adeguate, o morirà dissanguata. »
 
Quelle parole caddero sui presenti come acqua gelida. Tuttavia l’anziano medico, come di consueto, non si lasciò andare a sentimentalismi e mantenne le redini della situazione.
 
« Wendy, occorre che tu le presti ora il primo soccorso. Quantomeno fermeremo l’emorragia e avremo il tempo di portarla al sicuro senza che accada il peggio. »
 
« Sissignora! » esclamò l’allieva accovacciandosi al posto della maestra sulla ferita e sprigionando il proprio incantesimo dalle mani per fermare il flusso di sangue che continuava a spandersi, lento e caldo, sui vestiti della ragazza.
 
« Ragazzino, ci servirà il tuo aiuto per trasportarla » bofonchiò Polyushka gettando uno sguardo a Gray, che annuì.
 
« Certo, sarei venuto in qualsiasi caso. »
 
« Vorrà dire che io vi scorterò finché non sarete completamente in salvo » s’inserì Lisanna con voce squillante e determinata, accompagnando l’affermazione con un gesto deciso della zampa destra, appena richiusa su se stessa come a formare un pugno. Il mago del ghiaccio avrebbe voluto obiettare che sarebbe bastato lui a difendere il gruppetto, ma dover posare Lluvia a terra ad ogni possibile attacco li avrebbe esposti tutti a rischi inutili, così evitò di protestare.
 
« E va bene » assentì, prima di chinarsi a raccogliere la compagna ferita non appena Wendy ebbe ultimato la magia. « Allora sbrighiamoci. Spero solo che gli altri se la stiano cavando meglio di noi. »
 
Lisanna lo precedette, a mo’ di avanguardia della compagnia, e si voltò per mostrargli un sorriso smagliante con tanto di zanne feline in mostra.
 
« Non devi preoccuparti per loro! Sai, io non sono venuta da sola. Piuttosto, vorresti spiegarmi cos’è successo qui? »
 
 
 
 
 
 
« Ho uno strano presentimento riguardo ad Erza » sussurrò Lucy mentre si allontanavano di corsa dall’atrio del palazzo di suo padre.
 
« Che?! Ma se sei stata tu a dire di lasciarla fare, biondina?! » la rimbrottò Gajeel, che avanzava all’estrema sinistra del gruppetto, accanto a Levy. A lui diametralmente opposto stava Natsu, che digrignava i denti.
 
« Non è questo! » ribatté la ragazza, sulla difensiva, mentre guidava gli altri lungo un corridoio perpendicolare a quello che avevano appena percorso uscendo dall’enorme stanza d’ingresso. « Sono sicura che non può perdere e che sa quel che fa, ma nonostante tutto… Ho questo strano presentimento. »
 
« Non smettere di credere in lei proprio adesso, Lucy » la incoraggiò il rosato, pur senza guardarla. « Adesso non possiamo tornare indietro. Si incazzerebbe da morire se non trovassimo prima tuo padre , no? »
 
L’ereditiera fece un mugugno d’assenso poco convinto. Natsu aveva ragione, ma non riusciva a scacciare quella strana sensazione che aveva iniziato improvvisamente ad opprimerle il petto. Aveva totale fiducia nelle capacità di Erza, ma qualcosa la faceva preoccupare terribilmente per lei; nello stesso tempo però sentiva che, assecondando la sua richiesta di lasciarla indietro, aveva fatto la scelta giusta.
 
« Vedrai che andrà tutto bene » aggiunse Levy con un sorriso rassicurante. « E poi è inutile arrovellarcisi adesso. Concentrati sul nostro obiettivo. »
 
« Sì… Ti ringrazio » rispose la giovane Heartphilia, cercando di focalizzarsi sulla ricerca del genitore. Con ogni probabilità, se ne stava rintanato nel suo studio, aspettando che i suoi scagnozzi finissero il lavoro per lui. Oppure, tanto per aggiungere la beffa al danno, li aspettava nella stanza dove soleva accogliere gli ospiti. Potrebbe benissimo farlo, considerò amaramente la biondina mentre raggiungevano la fine del corridoio. Davanti a loro c’era una parete bianca, ornata di numerosi candelabri che illuminavano a giorno l’ambiente che proseguiva per moltissimi metri sia a destra sia a sinistra. Le luci erano posizionate con tale maestria da riuscire a rischiarare persino gli alti soffitti a volta affrescati, sorretti da svariati archi che terminavano in possenti colonne di marmo incassate nelle pareti. Ogni elemento della costruzione stillava un senso di rigore, magnificenza e potere pensato per incutere soggezione all’ospite.
 
Jude Heartphilia sapeva di certo come mostrare la propria supremazia.
 
Dato che si erano fermati all’improvviso, Natsu colse l’occasione per esaminare l’ambiente circostante col naso per aria, mentre Gajeel incrociò le braccia e fissò con cipiglio Lucy.
 
« Beh? Da che parte dobbiamo andare? »
 
La maga della luce portò la mano destra al mento con aria pensierosa.
 
« è che ci sono due posti in cui sospetto che possa trovarsi mio padre. Il suo studio, che si raggiunge andando a sinistra, e la stanza dove accogliamo gli ospiti, a destra. »
 
« Che problema c’è? Dividiamoci, no? Siamo in quattro, viaggiare in coppia sarà abbastanza sicuro. Almeno per me e il gamberetto, perché non so quanto possa essere efficace il cerino in caso di attacco. »
 
« Che hai detto, ferro arrugginito? » abbaiò Natsu sottraendosi alla contemplazione degli affreschi, incapace di ignorare una provocazione. Mentre cominciavano ad aggredirsi verbalmente, le due ragazze sospirarono.
 
« Su, non è il momento di litigare… » provò Levy, esasperata.
 
« Piuttosto, l’idea di dividerci è buona, dobbiamo solo decidere da che parte andare! » esclamò Lucy a propria volta.
 
« Noi andiamo a destra! » sbraitò il rosato.
 
« E allora noi a sinistra! » ringhiò Gajeel, quasi fosse anche quella una questione di competizione.
 
« Aspetta, andiamo a destra noi! » squittì l’ex bibliotecaria a quelle parole, guadagnandosi lo sguardo perplesso dell’amica e del suo compagno. Il mago del fuoco pareva troppo impegnato nella contesa con il rivale per concentrarsi su di lei.
 
« E perché mai? » borbottò il moro.
 
La ragazza dai capelli azzurri arrossì leggermente a quell’attenzione improvvisa e indesiderata.
 
« B-beh, lì c’è la biblioteca, è l’ala del palazzo che conosco meglio, sicuramente non ci perderemmo. »
 
« Mah, se è per quello potrei sempre spaccare tut- » cominciò Gajeel, ma Lucy lo interruppe:
 
« Non c’è tempo per discutere! Inoltre Levy ha ragione, conoscere l’ala del palazzo bene come lei renderà molto più veloce la vostra ricerca. Se non trovate niente raggiungeteci, intesi? È meglio non restare separati troppo a lungo. »
 
L’altra ragazza annuì con vigore, mentre il suo compagno sbuffò.
 
« E va bene, sbrighiamoci! » acconsentì alla fine, voltandosi e precedendo l’ex bibliotecaria di qualche passo.
 
« Non sopporta che sia io a decidere, ma dovrà abituarsi » commentò divertita Levy, prima di salutare con un cenno della mano gli altri due. « Fate attenzione! »
 
« Anche voi, vi prego » replicò la giovane Heartphilia.
 
« Vediamo chi è che vale, ruggine ambulante! » rincarò la dose Natsu. Ma era il suo modo per augurare al rivale di non morire. Quest’ultimo rispose alzando la mano destra, poi anche la coppia rimasta girò sui tacchi e proseguì lungo il tronco di corridoio di sinistra, dirigendosi quindi verso lo studio di Jude. Anche quella parte del palazzo sembrava deserta. Le porte che si affacciavano sul passaggio erano accuratamente chiuse e non c’era anima viva, nemmeno un servo che lustrasse un candelabro o che semplicemente passasse da una stanza all’altra. Lucy percepì una spiacevolissima sensazione davanti a quel vuoto sospetto.
 
« Non sono tranquilla » mormorò al suo ragazzo, che le correva accanto. I suoi occhi verdi caddero su di lei per qualche istante, richiamati dall’affermazione.
 
« Sei ancora in pensiero per Erza? »
 
« Anche, ma non solo. È che… il palazzo è troppo tranquillo. »
 
Il mago del fuoco fece una smorfia.
 
« Me ne sono accorto anche io » assentì. « C’è un’atmosfera che non mi piace per niente. »
 
La biondina mugugnò in segno di assenso. Il suo pensiero corse per la prima volta alle sue domestiche più fedeli, Virgo e Aries. Era passato molto tempo dall’ultima volta che le aveva viste, ma l’affetto per loro era immutato; così si chiese dove fossero e come stessero in quel momento.
Il filo delle sue riflessioni si spezzò quando svoltarono a destra in un nuovo corridoio. Quest’ultimo era alto come il precedente, ma molto più ampio; sulla destra si aprivano enormi porte finestre i cui profili erano impreziositi da decorazioni in oro molto elaborate; al loro esterno c’era un cortile piuttosto ampio, dove il selciato dei vialetti che lo attraversavano era intervallato da aiuole fiorite e siepi curatissime, mentre qua e là crescevano alberi dai rami così densi che le sculture raffiguranti creature marine sembravano compatte.
Natsu si arrestò subito dopo aver imboccato quel passaggio, spingendo anche l’ereditiera a fermarsi accanto a lui. Sembrava rapito da quello spettacolo di semplice eleganza, che spezzava con semplicità e gusto la solennità e magnificenza degli ambienti che avevano già percorso.
 
« Me lo ricordo, questo posto » esclamò il rosato esplodendo in un gran sorriso. « Ci siamo passati io e il mio vecchio il giorno che ho incontrato te. »
 
La giovane Heartphilia stava per commentare quanto quell’affermazione fosse romantica e nostalgica, ma la sua considerazione fu troncata sul nascere dall’improvvisa esclamazione del ragazzo:
 
« E quella che diavolo è? Una nuova scultura per caso? » domandò, indicando con tanto di dito la strana forma a pochi passi dalle vetrate, proprio all’imboccatura del viale centrale del cortile.
 
Lucy aggrottò le sopracciglia e strinse gli occhi per distinguerne meglio i contorni. La luce del mattino illuminava quello che sembrava davvero un grosso ammasso di marmo pallido, scolpito a raffigurare una schiena massiccia dove spiccava la linea della spina dorsale. Più in basso, vicino alla pavimentazione, la pietra diventava scura, quasi nera.
 
« Non è da mio padre tollerare che una scultura sia lasciata così, in mezzo al passo » commentò in un misto tra ironia e amarezza la figlia del Duca. « Troppo disordinato. Inoltre… è strana, è un po’… uh… grezza. »
 
In effetti i tratti di quella statua erano piuttosto grossolani, come sbozzati di malavoglia dall’artista.
 
« Non mi convince » concluse la ragazza, preoccupata.
 
« E va bene, non ci resta che andare a vedere, no? » propose il compagno, anticipandola nello spostarsi verso la porta finestra più vicina alla presunta opera d’arte.
 
Lucy fu costretta a qualche passo di corsa per affiancarlo nuovamente e insieme aprirono infine i vetri, finalmente a pochi passi dal curioso oggetto. Da quella distanza le sue caratteristiche risultarono più chiare: la pietra scura non erano altro che mutande nere chiuse da una cintura marrone, mentre in cima alla schiena piegata spiccava una massa di capelli scuri e malamente scompigliati. Tutto confermava l’impressione iniziale, cioè quella di una statua scolpita molto grossolanamente.
 
« Hai ragione tu, rispetto a tutto il resto fa proprio schifo » confermò candidamente Natsu, passandosi l’indice sotto il naso con aria delusa. « Lasciamola perdere e troviamo tuo padre. »
 
Proprio nel momento in cui si fu voltato verso le vetrate, e di conseguenza verso la fidanzata che era rimasta un paio di passi dietro di lui, cauta, la statua tremò e si mosse.
 
« N-non è affatto educato quello che hai detto… » bofonchiò la scultura con voce roca e incerta, facendo voltare il mago del fuoco di scatto.
 
Sotto gli occhi colmi di orrore dell’ereditiera, un uomo enorme e grassoccio si alzò in piedi, dando loro le spalle. Doveva essere alto almeno due metri e mezzo e la sua stazza era impressionante. La ragazza ebbe un brivido e il rosato fece un paio di passi di lato, frapponendosi tra lei e la strana presenza. L’uomo dai folti capelli neri si girò all’improvviso mostrando le sue fattezze, nel contempo spaventose e ridicole: a causa del grasso aveva la pancia e i pettorali flaccidi e prominenti e una faccia enorme, dove i connotati, vale a dire dei piccoli, lucidi occhietti neri, un grosso naso a patata e delle labbra pronunciate, erano concentrati nell’area centrale. Aveva lunghe basette nere e sopracciglia altrettanto folte. In mano reggeva una curiosa bambolina di pezza marrone con due bottoni al posto degli occhi e un inquietante ghigno cucito.
 
« Mi avete disturbato mentre giocavo con il mio piccolo Noro, brutti maleducati! » ringhiò stizzito, digrignando i denti.
 
« Giochi ancora con le bambole? Ma quanti anni hai? » domandò Natsu, sinceramente disgustato.
 
« Non è questo il punto! » strillò Lucy, annientata dall’ingenuità del fidanzato.
 
All’uomo invece cadde la mandibola. Era spiazzato.
 
« C-come ti permetti, bastardo?! Questa non è una bambola come tutte le altre! » ribatté con rabbia, sollevando verso l’alto il giocattolo e indicandolo con aria celebrativa con l’altra mano.
 
« Che cavolo dici, anche tu?! » urlò nuovamente la biondina.
 
« Dai? E perché? » si interessò invece il rosato. A quel punto l’ereditiera si coprì la faccia con una mano e decise che forse era il caso di estraniarsi da quella conversazione.
 
« Questa qui è una bambola voodoo » spiegò il moro, con orgoglio. « Basta che io ci metta un capello, usi la mia magia e il proprietario del capello assumerà le qualità che io assegno al piccolo Noro » continuò con foga, allungando la bambolina verso Natsu come a illustrarne meglio le straordinarie proprietà. « Dammi un tuo capello, dai, così posso dimostrarti quanto sia speciale! »
 
Il mago del fuoco sembrava emozionato.
 
« Che figata! Vuol dire che puoi, che so, farmi diventare tutto di arrosto? »
 
L’uomo allungò la mano libera, a palmo in su, verso l’interlocutore.
 
« P-posso farti di quello che vuoi! »
 
Il giovane Dragneel si era già cacciato una mano in mezzo alla sua folta zazzera rosa, quando il calcio di Lucy lo sbilanciò verso sinistra facendolo cadere a terra.
 
« Idiota! Non vedi che sta cercando di fregarti?! » sbraitò, anticipando le proteste del fidanzato. Quest’ultimo si irrigidì e si rizzò immediatamente in piedi, rivolgendo la propria indignazione verso il proprietario del manufatto voodoo.
 
« Brutto bastardo, pensavo volessi farmi diventare davvero di arrosto! »
 
« Sei cretino?! » gemette la ragazza esasperata, ma dovette rimettersi all’erta quando vide il ciccione tremare e aggrottare le sopracciglia.
 
« M-maledetta, hai rovinato il mio piano perfetto! »
 
« Ci sarebbe arrivato anche un bambino… »
 
« L’avrei fatto diventare di arrosto, e poi vi avrei ammazzato entrambi! »
 
« La conversazione ha preso tutta un’altra piega! » esclamò la biondina sgranando gli occhi, terrorizzata.
 
« Vorrà dire che io, Kain Hikaru, quei capelli me li prenderò da solo! » annunciò, puntando l’indice verso gli avversari. « V-vi farò patire le pene dell’inferno, e poi vi eliminerò, così non potrete raggiungere il nobile Jude e la signora Ultear sarà orgogliosa di me! »
 
« Ultear? »
 
Il nuovo nome allarmò per qualche motivo Lucy, ma lei non ebbe il tempo di preoccuparsene ulteriormente, perché l’uomo balzò verso di loro con rapidità incredibile per la sua stazza. Natsu la chiamò a gran voce e si lanciò su di lei, salvandola dall’impatto che i piedi di Kain ebbero sul pavimento nel punto esatto dove prima c’era la ragazza: la pietra si spezzò e frammenti di selciato e terra schizzarono tutto intorno, compresa la coppia, che era scivolata qualche metro più in là. L’ereditiera fissò il terreno piagato con orrore e stupore.
 
« H-ha una potenza devastante… » esalò in un sussurro, mentre il mago del fuoco l’aiutava ad alzarsi.
 
« Questo qui è fuori di testa, ma è molto più forte di quello che sembra » ringhiò il ragazzo, mentre il fuoco si accendeva attorno al suo pugno destro. « Devi andartene di qui, Lucy. »
 
« Cosa? Non esiste che ti lasci da solo! E poi non posso proseguire da sola! »
 
« Se adesso rimaniamo entrambi bloccati qui, sarà inutile esserci separati da Gajeel e Levy, e anche da Gray e Lluvia, e soprattutto da Erza! Sta combattendo perché voleva che andassimo avanti il più in fretta possibile! Perché tu avessi la possibilità di trovare tuo padre! » esclamò il giovane. « Se tu stessi qui e rimanessi ferita nello scontro… Devi sbrigarti e trovare tuo padre. »
 
La figlia del Duca si morse forte il labbro inferiore.
 
« Non posso farlo senza di te. »
 
« E-ehi, smettetela subito di fare i piccioncini! » ululò Hikaru da poco lontano, mordendosi il pollice della mano libera.
 
Prima che chiunque riuscisse a dire altro, il rombo delle finestre che tremavano li costrinse a voltarsi e apparve un fascio di luce, come una stella che schizzò rapidissima lungo il corridoio e si fermò vicino alla coppia, rivelando la presenza di Gerard. A parte diverse escoriazioni, non sembrava ferito, e guardava i due innamorati con un’espressione indecifrabile.
Il fuoco sulla mano di Natsu si spense all’istante. Lucy si sentì sgretolare il terreno sotto i piedi e vide con chiarezza il profilo del ragazzo che tremava.
 
« E-Erza… ha… perso? » fu tutto ciò che la voce incerta del rosato riuscì ad articolare, ma il giovane dai capelli blu rispose con sicurezza.
 
« Erza è riuscita ad aprirmi gli occhi » disse all’improvviso, lasciando senza parole il mago del fuoco. « Ma non c’è tempo di spiegare. Mi ha convinto ad aiutarla… Anzi, ad aiutarvi. So dove potete trovare Jude e ho intenzione di portarvi lì. »
 
« S-signor Gerard? » balbettò il proprietario della bambolina voodoo, pietrificato dal suo comportamento almeno quanto lo sembrava il suo avversario.
 
« Come facciamo a sapere che non ci condurrai in una trappola? » domandò la biondina con cautela. Contrariamente al fidanzato, dopo i primi attimi di smarrimento si era ripresa, era riuscita a mantenersi lucida e nutriva una certa fiducia nelle parole dell’ufficiale. Semplicemente perché aveva creduto ciecamente in Erza e sapeva che, se c’era una persona in grado di far tornare Gerard il ragazzo gentile che forse era un tempo, era lei. Infatti, gli occhi che la guardarono in quel momento non erano gli stessi occhi gelidi e tormentati che l’avevano guardata nell’ingresso; erano tristi, sì, ma tranquilli, con una nuova luce.
 
« Non penso che possiate trovarvi in una situazione molto peggiore di questa » osservò, gettando uno sguardo all’ancora basito Hikaru. « Temo che dobbiate fidarvi di me. »
 
« Cazzate… » brontolò Natsu all’improvviso, facendo irrigidire Lucy. Lo guardò immediatamente. Stava ancora tremando, e aveva il viso seminascosto da ciocche rosate. « Sono solo cazzate! » sbottò alla fine sollevando il volto di scatto. Era furioso. « Hai tentato di uccidere Erza e di rapire Lucy e hai il coraggio di dire una cosa come “dovete fidarvi di me”!? »
 
« Comprendo perfettamente il tuo punto di vista » ammise l’ufficiale sostenendo lo sguardo furibondo dell’interlocutore, senza scomporsi. Sorrise appena. « Non posso darti torto. Tuttavia… Erza sta combattendo con un avversaria molto pericolosa, probabilmente più forte di me, da sola. Vorrei tornare ad aiutarla il prima possibile… E ciò mi è impossibile senza prima condurre voi da Jude, capisci? »
 
Al sentire la situazione dell’amica, il rosato si irrigidì. Sembrava che l’argomentazione l’avesse toccato con successo, contenendo la sua rabbia e facendolo esitare. La fidanzata ne approfittò per inserirsi.
 
« Natsu… Anche per me non è facile, ma ho fiducia nelle capacità di Erza. Se c’è una che potrebbe aver davvero convinto Gerard, è lei. Inoltre non abbiamo molta scelta, non ti pare? »
 
Il ragazzo digrignò i denti, ma non protestò oltre. Non sembrava particolarmente convinto, però l’ereditiera aveva fatto un’osservazione corretta: il tempo stringeva per tutti, e se davvero la maga dai capelli rossi era in pericolo, a maggior ragione la scelta sarebbe stata una sola. Il giovane Dragneel girò improvvisamente sui tacchi, fronteggiando Kain Hikaru, che aveva seguito lo scambio di battute con un’espressione sorpresa e inebetita, senza preoccuparsi di intervenire.
 
« D’accordo, vuoi che mi fidi di te? Porta Lucy da suo padre. »
 
La biondina rimase interdetta per qualche secondo.
 
« Cosa? Mi sembrava ne avessimo appena parlato! Non posso andarci senza- »
 
« Infatti, ne abbiamo parlato! Rischieresti di vanificare gli sforzi di tutti. E poi non puoi buttare al vento l’occasione di parlare da sola con tuo padre… Sai cosa succederà quando anche i vecchi lo troveranno. So che vuoi provare a convincerlo… Per questo devi andartene adesso. »
 
Lucy fu colpita da quelle ultime parole più che da tutte le argomentazioni che il fidanzato aveva messo in campo fino a quel momento, perché da quelle parole capì quanto il giovane la amasse. Aveva accettato, nonostante Jude Heartphilia si fosse macchiato di crimini terribili nei confronti di molti altri maghi, mettendo a repentaglio persino la vita di Gildarts, che lei tentasse di salvarlo. L’impatto di quella realizzazione la lasciò senza fiato.
 
« Natsu… » disse con un filo di voce. « Ti ringrazio. »
 
« Pensa solo a tornare tutta intera. Adesso andatevene! » intimò lui senza voltarsi, e Gerard, che aveva assistito alla scena in un silenzio rispettoso dei loro sentimenti, si avvicinò all’ereditiera e la sollevò fra le braccia.
 
« Mi dispiace » mormorò semplicemente e la figlia del Duca ebbe appena il tempo di dedicare un ultimo, triste sguardo alla schiena del mago del fuoco prima che la luce dell’incantesimo dell’ufficiale la avvolgesse e il paesaggio intorno si facesse confuso per la velocità.
 
Kain Hikaru seguì la scia di luce finché non fu scomparsa, poi se la prese con l’unico rimasto.
 
« V-voi bastardi mi farete perdere la faccia con la signora Ultear! Avete perfino fatto il lavaggio del cervello al signor Gerard! » balbettò iracondo, battendo un piede per terra con tale forza da incrinare ulteriormente il terreno.
 
« Che cazzo stai dicendo? » ringhiò Natsu, scrocchiando la spalla destra con la pressione della mano opposta. « Continui con questa signora Ultia. Invece dovresti concentrarti sul tuo avversario. »
 
« Si chiama Ultear! » sbuffò l’altro con stizza. Era una specie di bambino nel corpo di un gigante. « Idiota, t-ti farò a pezzi e poi andrò a uccidere la tua adorata biondina! »
 
Prima che potesse terminare la frase, un poderoso pugno infuocato lo gettò diversi metri indietro, distruggendo parte di un’aiuola fiorita. Il rosato batté la mano chiusa contro il palmo dell’altra, con un’espressione soddisfatta e determinata.
 
« Devi solo provarci. Sono tutto un fuoco! »
 




A.A.A.
BUONASEEEEEEERA~! ....sì, ormai non ho proprio più parole per scusarmi per il ritardo con cui i capitoli vengono pubblicati (in particolare questo...), quindi credo che non dirò un bel niente. ;_; è che sono presa con l'università (ebbene sì, è passato così tanto da quando questa FF è iniziata!) e sono passata in una specie di blocco dello scrittore, credo. Non avevo proprio lo slancio per proseguire, ogni volta che guardavo il titolo del documento word mi passava la voglia di aprirlo. E se lo aprivo, davanti al foglio mezzo scritto non mi veniva niente. Sapevo dove dovevo arrivare (mi son scritta tutte le idee xD), ma non riuscivo a partire. Così ho rimandato... fino ad oggi. (...non dovevo dire niente, e invece ho detto tutto. Ok, Asu, ok.) Scusate. ;_;
COMUNQUE! Siamo ormai agli sgoccioli! La vicenda di Gray e Lluvia può dirsi conclusa (non è che lascerò tutto in sospeso, ma all'interno della... uh... battaglia di Fairy Tail (?), la loro parte è finita qui!), mentre non si può affatto dire lo stesso di tutti gli altri. X°D Come vedete lo scontro per Natsu è appena cominciato~ (io dovrei disegnare queste cose, invece che scriverle, perché mi rendo conto che non hanno lo stesso impatto. Scema.) Conto di concluderlo nel prossimo capitolo, inframezzando con i nostri amati GaLe! Se scrivo come ho in mente ora, posso dirvi che col prossimo capitolo si concludono entrambi i loro punti di vista... per cui, sempre se tutto va come sto pensando.... la fanfiction si chiuderà tra tre, massimo quattro capitoli. Ebbene sì, siamo agli sgoccioli *partono le grida di giubilo* Mi viene già un po' di magone, perché nonostante le mille fatiche a cui mi ha sottoposta quest'esperienza, mi è stata molto utile e, sì, mi ha anche emozionata. Spero sia così anche per voi, perché ho in mente un finale... intenso! Con questo annuncio bomba (?) vi lascio di nuovo e vi do appuntamento al prossimo capitolo!
JA NEEEE!

AnB

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** XXIII - Un brutto presentimento ***


Levy correva senza parlare, incurante dei borbottii indispettiti di Gajeel alla sua destra.
 
« Gamberetto, mi piacerebbe che tu dicessi qualcosa, tipo dove cazzo stiamo andando. »
 
D’improvviso, davanti a un alto portone, la ragazza si arrestò di colpo e il moro, colto alla sprovvista, si fermò così repentinamente da sbilanciarsi pericolosamente verso destra. Dovette mulinare le braccia in modo scomposto per evitare di cadere a terra e, recuperato l’equilibrio, si preoccupò subito di rimbrottare la fidanzata.
 
« Mi spieghi che diavolo ti salta in mente?! Siamo arrivati alla stramaledetta sala di ricevimento? »
 
« Shhh » lo zittì la giovane dai boccoli azzurri, con gli occhi che brillavano. « No, molto meglio! »
 
Il mago rimase interdetto e non riuscì a chiedere nulla, dando tutto il tempo all’ex bibliotecaria di aprire il portone quanto bastava per permettere a entrambi di sgusciare all’interno. Così, la risposta giunse evidente a Gajeel: si trovavano nel regno della ragazza, la biblioteca di Palazzo Heartphilia. Non potendogli cascare le braccia per la sorpresa, gli cascò la mascella.
 
« Seriamente? » esalò, basito, mentre Levy zampettava con energia e risolutezza verso gli scaffali dello stanzone d’ingresso, stracolmi di libri dall’aspetto polveroso. Tra i mobili spiccava un alto orologio a pendolo che ticchettava nella penombra generata dalle pesanti tende di broccato verde che chiudevano le strette finestre incassate in alto, nella parete destra. Filtrava appena uno spiraglio di luce e fu proprio la piccoletta ad afferrare una scatola di fiammiferi posata sullo scaffale più basso e a gettarla a Gajeel, che dovette essere pronto a prenderla al volo.
 
« Tu sei alto, accendi quante più candele puoi, per piacere » esclamò lei distogliendo rapidamente l’attenzione e concentrandosi su una fila di libri alla sua altezza. Allungò le dita e le fece scorrere sulle coste decorate, per poi sfregarle tra loro. « Quanta polvere… Pare proprio che, da quando sono andata via io, non ci sia più venuto nessuno… »
 
« Si può sapere che cazzo stai facendo? » sbraitò alla fine il moro. Lo stupore stava lentamente cedendo il posto alla rabbia, generata dal modo in cui la fidanzata lo stava ignorando, nascondendogli l’intento delle sue azioni, e dall’impazienza. « Dovremmo cercare il vecchio bastardo in quella dannata stanza, e tu invece vieni a spolverare qualche schifosissimo scaffale di libri? »
 
« Schifosissimo scaffale di libri un corno! » sbottò lei voltandosi di scatto e dedicandogli seria attenzione per la prima volta da quando si erano separati da Natsu e Lucy. « Voglio fare una cosa importante e mi serve il tuo aiuto. Se non collabori, ci vorrà una vita! Dai, te l’ho chiesto per favore! » la stizza iniziale aveva lasciato il posto a un tono quasi di preghiera e, davanti ai suoi occhioni da cerbiatta supplicanti, Gajeel non poté rifiutarsi.
 
« E va bene, ti accendo queste dannate candele » sbuffò, guadagnandosi un grande sorriso luminoso da parte di Levy. Spostandosi abilmente verso il primo candelabro, nell’angolo della stanza a sinistra dell’entrata, riuscì ad evitare che la ragazza scorgesse il sorrisetto soddisfatto che non era stato capace di sopprimere completamente.
 
In breve, la stanza venne debolmente rischiarata dalla luce danzante delle fiammelle. Il moro spense l’ultimo fiammifero e portò un candelabro alla bibliotecaria.
 
« Beh, quantomeno sbrighiamoci. Cos’è che stiamo cercando? »
 
« Un libro di leggende » fece la giovane dai capelli azzurri distrattamente, già concentrata nella ricerca del tomo in questione. Il fidanzato la scrutò a fondo coi suoi occhi rosso rubino, ancora più perplesso.
 
« Scusa? Pensavo che almeno cercassi qualche altra roba, tipo una piantina del palazzo o robe del genere… Non starai pensando a sollazzarti con un libro di fantasia adesso? »
 
Levy gonfiò le guance e sbuffò leggermente.
 
« Pensavo avessi capito che non ho intenzione di sollazzarmi proprio per niente » borbottò lei. Alle orecchie del ragazzo, il termine che aveva utilizzato poco prima, sulle labbra dell’altra, risultò stranamente ambiguo e vagamente invitante. « Per prima cosa è inerente alla nostra situazione, e poi farò in frettissima. »
 
Sembrava stesse cercando di giustificarsi. Cercando di tenere lontani i pensieri non pertinenti, Gajeel cercò di focalizzarsi sulla ricerca del libro.
 
« Che palle… E va bene, forza, dove diavolo è? »
 
« Se davvero, come sembra, nessuno ha toccato niente da quando mi hai prelevata, allora dovrebbe essere ancora al suo posto. »
 
« Che sarebbe? »
 
« Seguimi. »
 
Appoggiandogli la piccola, fresca mano sul braccio che reggeva il candelabro, la bibliotecaria condusse il giovane nella stanza adiacente, a ridosso di una scala a pioli che campeggiava a metà strada tra una libreria altissima e un tavolo coperto di carte e tomi aperti.
 
« D’accordo, ora passami il candelabro, altrimenti non vedrò niente. »
 
Raccolto l’oggetto, la piccoletta si arrampicò su per la scala con risolutezza. Il suo viso, illuminato dalla calda luce gialla delle candele, mostrava una espressione serena e concentrata che esaltava tutta la bellezza di quei tratti dolci. Il moro, avvertendo una punta di preoccupazione che si curò di celare al meglio, sorresse con entrambe le mani quella che a suo parere era una precaria scala a pioli. Levy, assorbita dalla ricerca, non se ne accorse. Passarono interminabili secondi di totale silenzio, poi, senza preavviso, la ragazza estrasse con forza un tomo dall’aspetto antico e pesante, trillando:
 
« Trovato! »
 
Sfortunatamente, il movimento troppo energico e improvviso la sbilanciò all’indietro e cominciò a muovere freneticamente entrambe le braccia nel tentativo di ritrovare l’equilibrio.
 
« Wah… »
 
« Gamberetto! »
 
Chiaramente il movimento non fu sufficiente a risparmiarle la caduta; così la giovane dai boccoli azzurri piombò verso terra all’indietro, stringendo disperatamente candelabro e libro. Tuttavia, non incontrò mai il pavimento coperto da uno spesso tappeto, bensì atterrò fra le braccia muscolose di Gajeel che era scattato prontamente per afferrarla. Per il contraccolpo, la cera calda schizzò sugli scaffali e sulla pavimentazione.
 
« G-grazie… » sussurrò, con la voce fievole per lo spavento.
 
« Dovresti fare più attenzione, nanetta » brontolò il moro scrutandola con disappunto, mentre se la stringeva appena al petto.
 
Il gesto fu sufficiente a far arrossire la bibliotecaria, che distolse immediatamente lo sguardo.
 
« S-sì, scusa » balbettò, ma in verità non le dispiaceva affatto di essere in braccio al suo ragazzo, anzi, provò una sincera delusione quando questi la posò con delicatezza a terra.
 
« Bene, dato che non ti sei ammazzata, direi che è il caso di muovere il culo e procedere » esclamò sbrigativo il giovane, mandando in frantumi l’atmosfera intima che si era andata creando.
 
« Lo so benissimo! » sbottò Levy in un moto di rabbia scatenata da quella barbarie. Era inutile, proprio non ce la faceva a fare il romantico!
 
« E adesso perché t’incazzi? Ti ho pure presa al volo! »
 
« Sta’ zitto! » lo rimbeccò, spazzando via qualche carta dal tavolo per poterci sbattere sopra il tomo e il candelabro.
 
Gajeel si rese conto che era meglio non insistere oltre.
 
« Cosa vuoi cercare? » domandò qualche istante dopo, cercando di seguire lo sguardo della ragazza lungo le fitte scritte del libro, ma lei era troppo rapida.
 
« Se non ricordo male, qui dentro dovrebbe esserci qualcosa di interessante sulla Principessa delle Stelle. »
 
« Intendi quella tipa che aveva la stessa magia della biondina? »
 
Passò qualche istante di silenzio.
 
« Esatto. »
 
« Cos’è che ti interessa, proprio adesso? »
 
Altro silenzio.
 
« Polyushka è stata molto sbrigativa su alcuni dettagli della magia della luce. La cosa mi ha insospettita, perché temo che non sapere tutto potrebbe nuocere a Lucy, quindi voglio verificare. »
 
Il moro decise che, vista la determinazione con cui aveva parlato, la cosa migliore da fare era lasciar cercare la bibliotecaria senza infastidirla ulteriormente, così se ne rimase quieto, tentando (invano) di star dietro al ritmo di lettura della sua metà. Dopo diversi minuti, finalmente la giovane ruppe il silenzio con un flebile gemito. Il mago, che si era distratto a leggere qualche titolo sullo scaffale alle sue spalle, si girò subito.
 
« Che c’è? Hai scoperto qualcosa? » domandò, sporgendosi sul tomo per scorgere l’espressione della ragazza.
 
Con un intimo sussulto, si accorse che era sbiancata e aveva sgranato gli occhi, indicandogli un paragrafo in particolare. Lui lo lesse quanto più rapidamente possibile e si fece improvvisamente serio.
 
« Dobbiamo correre immediatamente da quei due. »
 
Levy annuì, e la foga con cui chiuse il libro spense le candele.
 
 
 
 
Natsu osservò Kain Hikaru mentre si rialzava col volto pesto a causa del pugno appena ricevuto. I suoi occhietti neri lo fissarono con furia.
 
« Credi davvero di poter sconfiggere da solo me e il piccolo Noro? »
 
« Non posso saperlo se non ci provo, non ti sembra? » gli fece notare il rosato con un ghigno.
 
« S-smettila di fare il saputello, capito?! » urlò l’altro, offeso. « Non puoi rispondere a una domanda con un’altra domanda! »
 
« Perché no? » fece di nuovo il ragazzo, forse con ingenuità o forse con il chiaro intento di innervosire ulteriormente l’avversario.
 
Quale che fosse il suo intento, il suo atteggiamento alimentò l’ira di Hikaru, che ringhiò come un animale e, con un gesto repentino, si strappò uno spesso capello nero e lo applicò alla testa della bambolina voodoo mentre partiva di corsa verso il mago del fuoco.
 
« Noro, ferro! » ululò con rabbia.
 
Il suo corpo risplendette improvvisamente come il metallo e il terreno cominciò a cedere sotto i suoi piedi in movimento come fosse stato di ghiaia friabile. Sorpreso dal cambiamento, Natsu non si scansò davanti al colpo a mano aperta che lo centrò in pieno stomaco e ruzzolò all’indietro. Rotolò su se stesso diverse volte e infine si fermò, tossendo violentemente mentre si teneva stretto il punto colpito. L’impatto era stato talmente duro che si ritrovò a sputare sangue e un rivolo gli colò lungo il mento. Gli ci vollero diversi istanti per recuperare il ritmo regolare del respiro e si rialzò con una certa fatica.
 
« Dannazione… »
 
« Hai visto? » si vantò il ciccione, esibendosi in una posa vittoriosa. « Il piccolo Noro può dotare anche me di tutte le qualità che voglio. Come vedi, adesso sono tutto di ferro. Schiacciarti come un moscerino sarà un gioco da ragazzi! »
 
« D’altro canto… tu te ne intendi… di giochi » ansimò il rosato, asciugandosi il sangue con un movimento sbrigativo del dorso della mano.
 
« Bastardo, fai ancora lo spiritoso? » ruggì Hikaru lanciandosi nuovamente verso l’avversario.
 
Ma il giovane Dragneel non aveva l’intenzione di farsi colpire di nuovo nello stesso modo; inoltre il peso dell’uomo, moltiplicato dalla nuova materia, lo rendeva più lento, così fu pronto a balzare di lato. Ciò sbilanciò l’attaccante e il mago del fuoco ne approfittò per saltare il più in alto possibile esattamente sopra di lui. Dopodiché le fiamme circondarono entrambe le sue mani.
 
« Fiamme della mano destra… Fiamme della mano sinistra… Unitevi! » gridò, mentre avvicinava di colpo gli arti, generando una potente fiammata scarlatta. « Fiamme del loto cremisi! » concluse, colpendo con tutta la forza che aveva la schiena del nemico.
 
L’impatto fu così potente che il corpo del ciccione aprì una voragine nel terreno e intere pietre volarono intorno. L’aiuola e la siepe più vicina presero fuoco e le vetrate s’infransero rumorosamente. Quando le fiamme si esaurirono, Natsu fece qualche balzo indietro per allontanarsi da Kain, affaticato. Lo stomaco gli doleva parecchio e l’incantesimo gli aveva portato via molta energia, anche se non era affatto allo stremo. Attese qualche istante, ma l’avversario non si mosse. Per un attimo pensò di aver vinto, ma poi, lentamente, il corpaccione si mosse e si sollevò dal buco.
 
« S-sei cattivo, stavi per bruciare il piccolo Noro… » bofonchiò tremando. La sua schiena, nonostante la protezione offerta dal ferro, presentava delle inquietanti spaccature da cui fuoriuscivano dei fiotti di sangue. « Non ti perdonerò mai. »
 
« Poco male » sogghignò il rosato sollevando i pugni in posizione d’allerta. « Fatti sotto! »
 
« Noro, sabbia! »
 
L’enorme corpo diventò subito dell’elemento nominato. Poi l’uomo si gettò verso l’avversario, seminando granelli dappertutto. Il ragazzo era perplesso da quella strategia, ma si preoccupò di abbassarsi e tentare di sgusciare via dalla carica di quel bisonte impazzito. Una fitta improvvisa allo stomaco, però, gli impedì di completare il movimento al meglio e il nemico fu abbastanza veloce da afferrarlo al collo e stringerlo a sé con violenza. Il mago del fuoco evocò immediatamente le fiamme attorno a tutto il suo corpo, tentando di espanderle quanto poteva per liberarsi e magari bruciare quella maledetta bambola, ma la sabbia sfregò dolorosamente contro la sua pelle per soffocare l’incendio.
 
« Spiacente, ma la sabbia spegne il fuoco » lo canzonò Hikaru con perfidia. « E adesso preparati a morire. »
 
La stretta attorno al corpo del giovane Dragneel si accentuò. Non solo la sabbia bruciava contro la sua pelle – che lui cercava lo stesso, anche se invano, di circondare di fiamme –, ma i granelli gli penetravano nel naso e nella bocca, rendendogli gradualmente più difficile respirare. Man mano che la morsa si faceva più stringente e incamerare aria più difficile, anche la lotta per liberarsi diventava meno furiosa. Il campo visivo di Natsu cominciò a farsi più stretto, sostituito da un alone nero. Vedeva anche strani puntini luminosi che si affollavano sempre di più davanti ai suoi occhi, umidi per le lacrime dovute al soffocamento. Mentre i suoi pensieri si facevano intricati e confusi, l’immagine di Lucy comparve prepotentemente.
 
Le avevo promesso… che l’avrei raggiunta… che sarei stato con lei…
 
Dunque era finita.
 
 
Mentre quel pensiero si faceva sempre più sfocato, nel ronzio che gli riempiva le orecchie gli parve di sentire un urlo:
 
« Uomo! »
 
All’improvviso la stretta attorno al suo corpo cedette e lui cadde a terra. L’aria gli entrò prepotentemente nei polmoni, bruciandogli la gola. Tossì forte, espellendo sabbia e sangue, mentre la vista e l’udito si normalizzavano e i pensieri si riordinavano uno dopo l’altro. Quando i sensi si furono ristabilizzati, ansimando si rese conto di quanto ora gli dolesse tutto il corpo. Mentre si massaggiava il collo, si osservò velocemente. Gli abiti erano stracciati in molti punti e lo sfregamento della sabbia gli aveva procurato lividi ed escoriazioni di varia grandezza, anche vere e proprie ferite abbondantemente sanguinanti, in tutto il corpo, ma le sue ossa sembravano aver retto. Il bruciore più intenso era quello che provava al braccio destro, dove effettivamente era in corso la perdita di sangue più preoccupante. Mentre abbandonava il collo per stracciarsi un lembo dei suoi pantaloni bianchi per fasciarsi l’arto alla bell’e meglio, sollevò lo sguardo per scoprire chi, o cosa, l’avesse salvato. Davanti a lui, infatti, si ergeva una strana quanto enorme bestia pelosa, con una criniera bianca, delle zampe posteriori da volatile, delle corna demoniache e forti braccia dall’aspetto animalesco. Fu solo quando l’essere si voltò a guardarlo coi suoi occhi neri e duri che Natsu lo riconobbe.
 
« Elfman! »
 
« Natsu! Tutto bene? »
 
Stringendo un’estremità della benda improvvisata coi denti e l’altra con la mano sinistra, il ragazzo terminò di bendarsi il braccio destro.
 
« Diciamo di sì. Grazie, amico. »
 
« Un vero uomo non abbandona i propri compagni! » esclamò il bestione. Un modo contorto per dire “prego”. « Però, Natsu, è anche vero che un vero uomo non perde contro il nemico. »
 
« Sta’ zitto, lo so da me! » ribatté il rosato, alzandosi faticosamente in piedi. « Ero ferito, che ti credi? E poi ancora qualche secondo e l’avrei sistemato, anche se non fossi arrivato tu. »
 
Il giovane Strauss mugugnò qualcosa di incomprensibile, ma il Dragneel lo ignorò.
 
« Però, visto che ci sei, dammi una mano a sistemarlo, va bene? Quello stronzo usa una bambolina voodo, o come diavolo si dice, per potenziarsi! Se riusciamo a distruggerla, diventa un idiota come tutti gli altri. »
 
« Bambolina voodo? » chiese Elfman perplesso, ma l’urlo di Kain Hikaru impedì ulteriori spiegazioni.
 
« C-come osi, orribile bestia? » sbraitò. Il colpo subito aveva sparso i suoi arti di sabbia lontano da lui, e aveva impiegato quei lunghi istanti per strisciare verso i componenti e riattaccarseli. Ora era tornato di carne e ossa. « Ora vi darò una lezione! »
 
« Un vero uomo non usa sotterfugi o mezzi meschini come le bambole voodoo, ma si batte a viso aperto! » ruggì la strana creatura pelosa. « In quanto Uomo non posso perdonarti! »
 
« Possiamo fargli il culo e basta? » ringhiò Natsu con impazienza. Il pensiero di Lucy che l’aveva riempito in quelli che aveva creduto i suoi ultimi istanti lo rodeva dal fondo della sua mente e sentiva la strana urgenza di ricongiungersi a lei.
 
Il compagno di battaglia annuì con vigore e batté i pugni uno contro l’altro con energia. Il rosato concentrò il proprio sguardo sull’unico avversario, passando rapidamente in rassegna le ferite proprie e dell’omaccione. A giudicare da come il ciccione tremava nello sforzo di starsene ritto in piedi, gli ultimi due attacchi – il suo e quello di Elfman – avevano avuto la loro efficacia. Il sangue gli colava dalla schiena gocciolando sul selciato alle sue spalle e aveva la parte destra del volto piuttosto gonfia: con enorme sollievo si disse che avrebbero potuto concludere vittoriosamente lo scontro in breve tempo, così che il suo corpo già provato non rischiasse di cedere prima di raggiungere la sua ragazza.
 
« E va bene, diamoci dentro e facciamola finita! » incoraggiò quasi gridando, poi chinò il capo inspirando a fondo e, nel rialzarlo, soffiò un fiume di fiamme verso Hikaru.
 
Quest’ultimo, memore della difficoltà di mantenere le proprie membra saldamente insieme nella trasformazione in sabbia, esitò a sfruttare il suo incantesimo e scartò faticosamente di lato, procurandosi delle scottature che si dipinsero di un rosa acceso sulla sua pelle pallida e martoriata. Elfman approfittò della sua disattenzione per lanciarsi verso di lui a capofitto, travolgendolo in una carica animalesca che li trascinò a terra, distruggendo nelle aiuole quello che restava incorrotto dalla devastazione delle fiamme. L’impatto contro il corpo già messo duramente alla prova del grassone gli fece mollare la presa sull’inquietante bambolina stretta nella mano destra.
 
« Noro! » gemette il suo vocione, soffocato dal dolore e dal peso dell’attaccante sopra di lui, mentre le sue dita tozze e grassocce si richiudevano invano nell’aria.
 
Sì!
 
Natsu, interrotto il flusso di fiamme, raccolse le sue forze e scattò verso l’oggetto che aveva già raggiunto il terreno rovinato dalla battaglia. Afferrò in fretta la minuscola figuretta e incendiò la propria mano per distruggerla, non senza un certo compiacimento. Un gemito però lo fece sussultare e si voltò di scatto: Elfman era balzato via dall’avversario, che era circondato dal fuoco come da un bozzolo amico che lo avvolgeva senza ferirlo, ma che anzi aveva ustionato le braccia di colui che l’aveva atterrato. Hikaru cercò di rimettersi in piedi, seppur con difficoltà, ma protetto dalla cortina ardente. Lo sgomento del mago del fuoco fu tale che lo fissò senza capacitarsi dell’accaduto finché il compagno, con una vena di sofferenza per le gravi scottature nella voce, lo riscosse.
 
« Ferma subito quelle maledette fiamme! »
 
Di colpo, il ragazzo interruppe l’incantesimo come l’aveva evocato e, finalmente, l’indesiderata difesa nemica si ritirò.
 
« Come diavolo la distruggo, questa roba? » gridò il rosato con una certa urgenza, prendendo a tirare gli arti della bambolina nel tentativo di strapparla, ma invano.
 
« Il p-piccolo Noro non è così facile da e-eliminare, cosa credi? » balbettò il ciccione guardandolo con un fiero scintillio nei suoi piccoli occhi neri. « F-finché saremo legati, lui s-sarà forte come me. »
 
Dopo quest’ultima frase, pronunciata con una buona dose d’orgoglio nella voce, l’omaccione sbarrò le palpebre e sbiancò in viso, con l’aria di chi ha fatto una rivelazione che non dovrebbe. Ci fu un attimo di completa immobilità, poi una luce abbagliante sfrecciò nel corridoio a ridosso del cortile, facendo tremare la terra, e il gigante urlò la sua rabbia, cominciando a correre pesantemente verso Natsu.
 
« Restituiscimi Noro, maledetto! »
 
Il mago del fuoco, la mente ancora concentrata sulla frase pronunciata dal nemico, si gettò di lato all’ultimo per evitare il poderoso calcio che spezzò le lastre del selciato facendo schizzare schegge di pietra tutt’intorno. Per essere ferito, il grassone aveva ancora una forza spaventosa.
 
Finché saranno legati…?
 
Lucy avrebbe sicuramente saputo cosa fare. Era lei quella intelligente, brillante: lui era quello forte, impulsivo, poco adatto a ragionare, che la doveva proteggere.
Hikaru lo puntò di nuovo, ma Elfman, ignorando le ustioni, si lanciò su di lui chiudendogli le braccia intorno come una morsa per impedirgli di muoversi liberamente.
 
« Trova un modo per distruggere quella bambola, maledizione! In fretta! » sbraitò mentre lottava con l’avversario per tenerlo immobilizzato, mentre il sangue di quest’ultimo gli sporcava il petto e il suo divincolarsi gli tormentava le scottature.
 
Ancora una volta la sua voce tonante riscosse Natsu. Certo, per essere uno impulsivo e forte stava rimuginando anche troppo, su cose che avrebbero potuto anche costare la salute sua e di un suo amico.
 
Che diavolo sto facendo?
 
Se davvero voleva proteggere Lucy, doveva trovare una soluzione, e doveva farlo rapidamente. Concentrò lo sguardo sulla bambolina nella sua mano e, percorrendone il volto semplice e inquietante, notò il capello spesso e ispido che gli spuntava dalla cima della testa.
 
Finché saranno legati…
 
« Ma certo! » esclamò all’improvviso, spalancando gli occhi. Come aveva fatto a non capire subito?
 
Con un colpo secco, strappò via il capello dalla testa della figuretta imbottita e, reggendolo tra l’indice e il pollice della mano opposta, lo incenerì. La sensazione di Noro nella sua mano destra cambiò leggermente, in un modo curioso che non riuscì a spiegarsi.
Con un ruggito disperato e furioso, Hikaru riuscì a far scivolare un braccio fuori dalla presa di Elfman e gli rifilò una gomitata poderosa che fu accompagnata da un sinistro crac. La bestia ululò e lo lasciò andare, portandosi entrambe le mani artigliate alla cassa toracica, mentre il pallido omaccione tentava di correre verso il rosato. Quest’ultimo si erse in tutta la sua altezza, strinse il pugno attorno alla bambolina voodoo e scattò in avanti quanto bastava per colmare la distanza tra i due, caricando la mano occupata e circondandola di fiamme. L’urto delle sue nocche con il viso flaccido e già gonfio dell’avversario fu tremendo, moltiplicato dallo slancio di entrambi i combattenti l’uno verso l’altro. Il gigante rovinò di lato, rotolando inerte sul pavimento martoriato dalla battaglia, fino ad abbattere una delle rimanenti sculture verdi, e non si mosse oltre. Natsu riuscì a mantenersi in piedi balzando prontamente all’indietro, mentre le ceneri di Noro aleggiavano nell’aria delicate, come dei petali di un fiore grigio. Il rosato prese un grosso respiro e constatò che la benda improvvisata sul braccio usato per colpire il nemico era macchiata di rosso in modo preoccupante. Di certo combattere non era esattamente un balsamo per le sue ferite, che gli pulsavano su tutto il corpo.
 
« Ce l’abbiamo fatta » ansimò l’albino raggiungendolo. Era tornato alle sue sembianze umane, e le ustioni gli spiccavano sulle braccia quando il grosso livido sul torace. Probabilmente aveva qualche costola fratturata. Indossava un paio di calzoni sbrindellati, ormai irriconoscibili.
 
« Pare di sì. Grazie, Elfman. »
 
« Come uomo non potevo tollerare il suo modo meschino di battersi » ribadì il ragazzo col fiato corto, poi gemette nel passarsi una mano sulla cassa toracica. « Però era piuttosto forte. »
 
« Puoi dirlo » bofonchiò Natsu gettando un’occhiata all’enorme massa immobile, ferita e insanguinata, di Kain Hikaru. Era finalmente finita. Forse avrebbe anche potuto tirare un sospiro di sollievo, se la sensazione di ansia di andare da Lucy non si fosse ripresentata, più forte di prima. Respirò profondamente e riprese la parola. « Tu resta qui a controllare che non si risvegli. Io devo andare da Lucy. »
 
L’altro annuì.
 
« Anche se sono ferito sono un vero Uomo. Vedrai che non andrà da nessuna parte. »
 
Il mago del fuoco trovò la forza di sorridergli, ma non disse niente. Prese a correre fino a raggiungere il corridoio, passando sopra al terreno ferito dallo scontro e ai frammenti di vetro delle altissime finestre. Fu con orrore che si imbatté in Gajeel e Levy, che procedevano al suo stesso passo, trafelati. Avevano una grandissima aria d’urgenza che fece rabbrividire il rosato, già perseguitato da quel brutto presentimento.
 
« Non avete trovato Jude, vero? » chiese, non sapendo se augurarsi il contrario o meno.
 
La ragazza dai boccoli azzurri scosse la testa con decisione mentre recuperava il fiato e zittì il suo compagno con un gesto secco del braccio.
 
« No » concluse alla fine, quando ebbe abbastanza aria nei polmoni per parlare. « Lucy non è con te? »
 
La nota di ansia nella voce della giovane peggiorò le preoccupazioni di Natsu. Non avrebbe mai dovuto separarsi dall’ereditiera, se la cosa gli metteva così tanta angoscia. Con la bocca secca, si limitò a scuotere la testa.
 
« Allora vuol dire che l’ha trovato lei » esalò l’ex bibliotecaria in un sussurro. Pur non potendo sapere che, se l'aveva trovato in fretta e da sola, era merito di Gerard, aveva intuito subito la situazione. « E se ho capito cosa vuole fare, dobbiamo raggiungerla prima che sia troppo tardi. »







A.A.A.
Holaaaaaaaa~ ....sì beh, ormai non vi ricorderete manco più chi sono, ma sono ancora viva. Non so cosa sia accaduto alla mia vena creativa, ma misteriosamente si inaridisce spesso e rinasce dopo qualche secolo. Probabilmente sono pure arrugginita, non oso mettermi a rileggere quello che ho scritto- COMUNQUE! Come già vi dicevo qualche era geologica fa, la fanfiction è agli sgoccioli (grazie al cielo, altrimenti non so quando si sarebbe conclusa AHAHAH-- sì.)! *^*/ Con questo climax di ansia, che spero con tutto il cuore di essere riuscita a rendere bene, siamo arrivati davvero al punto cruciale della parte finale. A questo punto la risoluzione della vicenda è vicina! Come potete notare, il potere dell'amore rende Natsu particolarmente sensibile al pericolo che incombe sulla sua donna... <3 Lui ha sempre un sesto senso per queste cose (ho sempre pensato che lui sappia riconoscere istantaneamente le situazioni di pericolo per Lucy, così come i suoi meriti, come quando la ringrazia per aver salvato le chiappe a tutti nella saga di Tartaros <3 ____ <3), no? *O*
Comunque certo non voglio farvi spoiler, scoprirete presto qual è questo misterioso pericolo che mette a rischio l'incolumità della nostra bella principessina... Forse. Cioè, Erza è da un po' che non la vediamo o mi sbaglio?
Con questo ennesimo angolo dell'autrice sconclusionato vi saluto e vi do appuntamento al prossimo angolo di rincoglionimento pazzerellosità che sarà contenuto nel prossimo capitolo! *^*/
JA NEEEEEEEE!

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** XXIV - L'ira del demone ***


Il dolore era talmente penetrante e generalizzato che ormai le risultava impossibile stabilire da dove si stesse irradiando di preciso – probabilmente da ogni singolo centimetro delle sue membra ferite. I colpi che continuavano a raggiungerla come una grandine erano così fitti e rapidi da non darle neppure uno spiraglio per tentare un contrattacco, ma se anche l’avesse trovato, sentiva che il potere magico e la lucidità rimastale non le sarebbero bastate. Il rumore, la sofferenza e un profondo senso di stanchezza facevano sentire Erza talmente confusa da riuscire con difficoltà a mettere insieme una riflessione coerente. I pensieri si aggrovigliavano nella sua mente come un vortice impazzito e solo due cose riuscivano ad essere nette: la preoccupazione per la sorte dei suoi compagni e la consapevolezza, sempre più allettante, che sarebbe morta. Con un po’ di fortuna, sarebbe forse riuscita a veder tornare qualcuno per assicurarsi di essere riuscita a permettere il successo a tutti, e poi si sarebbe liberata da quel dolore opprimente che non vedeva come altro superare.
 
Era sola.
 
Sapeva che i suoi compagni erano sicuramente preoccupati per lei e che con il pensiero, con i sentimenti, le erano accanto, ma era altrettanto ben consapevole che, guardandosi intorno, non avrebbe visto nessuno. Nessuno sarebbe spuntato dal nulla per salvarla, ma d’altro canto non poteva incolpare gli altri: la situazione era grave, tutti erano occupati nelle loro battaglie, ed era stata proprio lei in persona a chiedere di essere lasciata indietro per permettere al resto della squadra di avanzare. Se non si fosse trovata in quella situazione, probabilmente si sarebbe messa a ridere: nonostante l’avesse fatto con le migliori intenzioni, certa di riuscire a vincere, si era fatta accecare ancora una volta e aveva rifiutato l’aiuto altrui. Proprio come qualche mese prima, quando si era ripromessa di non commettere due volte lo stesso errore. Certo, non era stata la rabbia a guidarla, ma propositi buoni e nobili… che comunque non le avrebbero impedito di andarsene all’altro mondo. Poteva quasi vedere la scena del proprio funerale: sicuramente Natsu si sarebbe infuriato con lei e la sua stupida temerarietà; Lucy avrebbe pianto fino a farsi mancare le lacrime; Gray avrebbe trattenuto il dolore dentro di sé e il Master avrebbe fatto uno splendido elogio funebre in suo onore, commuovendo quanti maghi ancora non si erano abbandonati al lutto.
 
E poi Gerard.
 
Probabilmente sarebbe ripiombato nell’oscurità. Erza avrebbe disperatamente voluto continuare ad essere il raggio di luce che aveva fenduto le tenebre attorno a lui, trascinarlo nel chiarore del sole, dove, forse, avrebbero potuto cominciare a camminare insieme… Invece non sarebbe neppure riuscita a dirgli che l’amava. Che, nonostante tutto, l’amava. Nonostante Kagura, nonostante gli anni di silenzio e sofferenza, l’amava. Quell’ultima constatazione la schiacciò completamente, più di quanto non facessero i colpi fisici che le piovevano addosso da ogni direzione. Fu talmente definitiva da impedire a qualsiasi altra immagine, felice o triste che fosse, di transitarle nella testa come una visione e tutte le altre – il funerale, Gerard che scivolava in un buio assoluto – morirono in quella consapevolezza.
 
Fu a quel punto che iniziò a sentirsi lontana, intorpidita. Era come se il suo animo stesse abbandonando lentamente il suo corpo rendendo il dolore più ovattato e sopportabile. Stava finendo. Ultear aveva vinto: l’aveva resa sola davanti alla morte.
 
Le tenebre create dalle sue palpebre serrate cominciarono a farsi più spesse…
 
Poi, all’improvviso, attraverso le ciglia un bagliore fortissimo e anomalo le trapassò le pupille restituendole parzialmente i cinque sensi e consentendole di sentire un boato del tutto diverso dalle esplosioni della Lacryma dell’avversaria.
 
Un attimo dopo, i colpi cessarono.
 
Sulla pelle ora non premevano più superfici solide e portatrici di dolore o calori che la bruciavano, ma solamente l’aria, fresca e soffice sulle innumerevoli ferite aperte. E le sentiva, sentiva il freddo attraversarle i tagli e le ustioni come migliaia di spilli: era viva. Esausta, ferita, con il potere magico praticamente azzerato e l’abito viola ridotto a qualche straccio, ma viva. I muscoli tesi per lo sforzo di resistere agli impatti si rilassarono in una volta sola e Erza si lasciò cadere sulla schiena, incapace di muoversi oltre. Sfinita, aprì gli occhi per verificare la situazione.
 
A un paio di metri da lei, esattamente frapposta fra il suo corpo e Ultear, che esaminava la nuova presenza ai piedi degli scaloni, c’era una figura decisamente non umana. Era coperta da quella che sembrava un’armatura molto succinta e davvero poco funzionale, ma era come se quelle placche viola che le avvolgevano le gambe, le braccia, le mani artigliate e i lati del tronco fossero parte della sua pelle. Pareva una seconda epidermide rigida e coriacea. Dalla zona lombare le spuntava una lunga, massiccia coda di scorpione che ondeggiava minacciosa alle sue spalle. Ma erano i capelli, folti e lunghissimi, che fluttuavano sopra la sua testa come animati da una forza interna, a renderla inconfondibile. Quel candore niveo non dava adito a dubbi.
 
« Mira… jane… » riuscì appena ad articolare Erza, senza sapere come esprimere la sua gratitudine verso la compagna. Cercò di sorridere, mentre le immagini del suo funerale si dileguavano dalla sua mente e la visione di Gerard si avvolgeva di luce e si ammorbidiva nei tratti e nell’espressione.
 
La locandiera si voltò verso la guerriera piegando le labbra in un sorriso ferino.
 
« è un piacere vederti anche per me » la salutò, e la sua voce risuonò più cupa rispetto ai suoi soliti toni. Persino i suoi occhi sembravano più sottili e crudeli, resi diversi dalla trasformazione demoniaca. « Rimandiamo le chiacchiere a quando la situazione sarà risolta. Intanto riposati. »
 
La rossa si limitò a sorridere, senza riuscire a dimostrare il proprio assenso con altro se non con lo sguardo. Sarebbe stata la spettatrice passiva dello scontro.
 
« E così sono arrivati i rinforzi, vero? » commentò Ultear con uno sbuffo beffardo, catalizzando di nuovo su di sé l’attenzione della nuova avversaria. La Lacryma si trovava ancora fra le sue mani. « Sarà ancora più divertente che torturare Scarlet, Mirajane Strauss. »
 
« Non so come faccia a conoscermi e non m’interessa » fece l’altra, per nulla impressionata. « Quello che mi importa è che tu sappia che sto per annientarti. »
 
« Non- » cominciò la maga del tempo, ma l’attacco dell’albina fu così rapido da troncarle la frase in bocca.
 
Il suo pugno si abbatté con una tale forza e velocità sul volto della corvina da sollevarla letteralmente da terra e scagliarla come un proiettile contro il muro sotto la piattaforma del primo piano, dove l’impatto del corpo della malcapitata produsse un solco e diverse crepe che si dipartivano a ragnatela dal punto dello scontro prima di ricadere pesantemente a terra. Erza era conscia della potenza della compagna, ma ne fu ugualmente meravigliata e osservò attonita Ultear che si rialzava traballando, i capelli spettinati per la prima volta dall’inizio della battaglia e il sangue che macchiava il suo incarnato alabastrino in rivoli che le colavano dalla testa e dai lati delle labbra rosse, mentre la sua Lacryma persa con il colpo ricevuto rotolava lontano da lei. Ansimando, sollevò la mano destra e si tastò il mento con i polpastrelli, contemplando poi il liquido scarlatto catturato con le dita. Poi scoppiò a ridere, una risata secca, rauca, crudele, che conferiva ai suoi connotati da bambola un’aura spettrale.
 
« Finalmente! Finalmente potrò divertirmi! » trillò prima di passarsi il dorso della mano sulla bocca, pulendola dal sangue ma trascinandosi dietro il rossetto che formò un alone sulla guancia della corvina.
 
Fissò gli occhi leggermente spalancati sull’avversaria e le sorrise in un modo folle, tetro, invitandola con quel gesto a proseguire il duello. A Mirajane non servirono parole. Si lanciò di nuovo su di lei con un balzo felino tenendo sollevata la coda da scorpione per bilanciarsi e darsi ulteriore potenza, caricando contemporaneamente il secondo pugno. Stavolta Ultear era pronta: scartò all’ultimo proiettandosi in avanti, esattamente sotto il corpo dell’attaccante, scivolandole vicino e gettandosi verso la Lacryma. La sua vicinanza con la parete era troppa perché la diavolessa riuscisse a frenare il proprio impeto e la mano artigliata di quest’ultima si conficcò letteralmente nel muro costringendo l’albina a perdere qualche istante per liberarla; a quel punto, però, la maga del tempo aveva già recuperato la sua arma preferita e l’aveva scagliata contro l’altra, ringhiando:
 
« Flash Forward! »
 
La Lacryma esplose in un tripudio di polvere e fiamme, ma da quella bolla infernale emerse di colpo Mirajane, dalla cui schiena spuntavano ora due enormi ali membranose che completavano il suo aspetto di demone. Approfittando dello slancio e dell’iniziale invisibilità, la locandiera si lanciò contro l’avversaria e con un colpo secco dell’avambraccio sul collo la fece volare di nuovo all’indietro, oltre la giovane Scarlet che giaceva inerme sul pavimento martoriato dai ripetuti scontri. Fu proprio mentre veniva superata da Ultear che la ragazza riuscì a sentire la voce di questa sussurrare:
 
« Restore. »
 
Mentre la proprietaria effettuava una capriola a mezz’aria, atterrando più o meno compostamente sulle gambe piegate e su una mano che poggiò a terra per bilanciarsi, la Lacryma alle spalle della diavolessa si ricompose e schizzò a velocità folle verso la corvina, cogliendo talmente di sorpresa l’albina che non riuscì a scansarla. La sfera si schiantò contro l’ala destra del demone con una forza tale che, con uno schiocco sinistro, quella si spezzò, facendo ringhiare di dolore la maga che perdette così l’equilibrio di volo e ricadde a terra a carponi, sibilando. La Lacryma proseguì la sua corsa fino ad atterrare leggera nella mano tesa di Ultear, che tentò di raddrizzarsi, massaggiandosi la gola e tossendo. Mirajane la imitò, digrignando i denti appuntiti ogni volta che, muovendosi, faceva dondolare dolorosamente la parte d’ala spezzata sulla base intatta, di cui s’intravedeva l’osso. Delle gocce di liquido scuro cominciarono a cadere sul pavimento dalla punta dell’appendice martoriata.
 
« Sembra una curiosa… gara di velocità » articolò la maga del tempo tra un colpo di tosse e l’altro. Altro sangue le colò sul mento. « Che farai, ora che non puoi volare? »
 
L’albina grugnì e balzò nuovamente verso l’avversaria, ignorando il dolore penetrante che l’ala spezzata le procurava. A metà strada trovò la Lacryma ad aspettarla, così fu costretta a scartare molto di lato, dove la corvina la raggiunse. Ingaggiarono un violento scontro fisico; ora che Mirajane doveva sopportare la sofferenza data dalla ferita, i suoi colpi avevano perso precisione e potenza: sembrava proprio uno scontro alla pari. Erza seguì con lo sguardo le due combattenti, desiderando disperatamente intervenire in favore della compagna, quando una luce abbagliante l’avvolse, accecandola. Quando il bagliore si dissolse e i suoi occhi si abituarono alla penombra, la ragazza si scoprì in un anfratto del Palazzo che non conosceva – sicuramente non l’ingresso, comunque.
 
« Sapevo che non avrei dovuto lasciarti da sola » mormorò una voce profonda, strozzata dalla preoccupazione.
 
Due occhi verde scuro entrarono nel campo visivo della rossa, riscaldandole il cuore.
 
« Te l’avevo chiesto io » sussurrò sorridendo a Gerard nel modo più rassicurante possibile.
 
« Saresti potuta morire. »
 
« Ma sono viva » replicò dolcemente lei. Se ne avesse avuto la forza, avrebbe sollevato la mano per posargliela sul volto.
 
« Se tu fossi morta, io… » insistette il giovane, ma la voce gli morì in gola e guardò l’interlocutrice disperatamente, come se non trovasse le parole. Il cuore della maga si strinse.
 
« Io sono viva » ripeté tentando di mantenere la voce ferma mentre le immagini che l’avevano accompagnata nei momenti che credeva gli ultimi le si affollavano nei recessi della mente. Non doveva lasciarsi sopraffare dalle emozioni negative o dal sollievo e piangere. Doveva essere il suo raggio di luce. « Sono viva, Gerard. Dovevo vivere. Anche tu devi vivere. Noi… noi dobbiamo vivere » concluse, calcando sul pronome e mantenendo lo sguardo fermo in quello dell’altro.
 
Lui la fissò senza rispondere, con un’espressione indecifrabile, sopraffatto da pensieri che Erza non poteva percepire. Il suo silenzio le faceva male più delle ferite che la tormentavano nel corpo.
 
« Noi vivremo » la corresse dopo un tempo che le parve infinito, e alla rossa parve che i suoi occhi cambiassero mentre parlava, rischiarandosi di mille promesse e sogni, di una nuova luce. Sentirgli dire quelle parole fu il balsamo migliore per l’animo provato della guerriera, che sentì ogni ansia sollevarsi da lei come un peso che si sgretolava. Era riuscita a restituirgli fiducia nel futuro. Nel loro futuro. Un passo alla volta, sarebbe riuscita a farlo camminare nella luce una volta per tutte. Gli sorrise, e stavolta il giovane ricambiò.
 
Un movimento distrasse l’ex ufficiale, che sollevò il volto verso l’ingresso della stanza. Erza non poteva muoversi, ma sentì distintamente la voce cristallina di Mirajane.
 
« La ragazza è fuggita » disse. « Deve aver capito che la stavo per sopraffare. La Lacryma è esplosa emettendo del fumo e, non potendo volare, non sono riuscita a volare sopra la cortina e individuarla. Potrebbe essere ancora a Palazzo, oppure è scappata all’esterno. In ogni caso non è più un problema, ma la cercherò. »
 
« A quanto pare Ultear è molto furba. Se quello che ci aveva detto è vero, probabilmente se n’è andata lasciando indietro i suoi compagni. Avrà pensato che non sarebbe valsa la pena di rischiare la vita ulteriormente per Jude… Sarà già alla ricerca del prossimo offerente » osservò Gerard pensieroso. Fece un cenno del capo e ci fu un secondo movimento, dopo il quale concentrò nuovamente la propria attenzione sulla rossa. L’albina doveva essere uscita a cercare l’avversaria. « Ho accompagnato Lucy da Jude. Ora sta a loro. Adesso ti porto fuori da qui, hai bisogno di cure » spiegò il giovane, « e saresti solo una preoccupazione per gli altri » aggiunse, per essere certo che Erza non trovasse un argomento per replicare.
 
« D’accordo » mormorò la ragazza mentre l’altro la prendeva in braccio e la luce del suo incantesimo la avvolgeva.
 
Ce l’avevano fatta, dunque. Si augurò che Lucy riuscisse a parlare con suo padre e che tutti gli altri stessero bene. Era sopravvissuta, aveva protetto i suoi amici che erano riusciti a proseguire ed era con Gerard. Ce l’aveva fatta. Chiuse gli occhi.
 
Non ci sarebbe stato nessun funerale, né un Gerard risucchiato dalle tenebre, perché lei era sopravvissuta e sarebbe stata il suo raggio di luce.
 
E forse un giorno sarebbe riuscita a dirgli che l’amava.
 
 
 

A.A.A.
Bonsoir! *O*/ Finalmente, dopo una one-shot ShikaTema d'intermezzo, sono riuscita a produrre il capitolo che volevo: la conclusione dello scontro di Erza (nonché l'ultimo, dato che tutti gli altri sono già stati sconfitti!)! Spero di essere riuscita a renderlo interessante *^* Era da secoli che volevo scriverlo, avevo già programmato l'entrata in scena di Mirajane in Satan Soul <3 è veramente troppo gnocca in quella versione, non potevo risparmiarla. 8D Ho preferito evitare di concludere lo scontro perché non volevo appesantire ulteriormente il capitolo - e quindi la fanfiction -, perché altrimenti l'avrei protratto molto più di cinque pagine word, ma almeno una decina. XD Quando descrivo una battaglia mi urta sempre farla durare troppo poco, ma nello stesso tempo non vorrei proseguirla troppo a lungo... E quindi sono sempre nella cacca. COMUNQUE sì, Ultear è riuscita a sfuggire a Mira: contro la diavolessa aveva capito di avere poche possibilità, e mi sembrava nella crudeltà del personaggio (mi riferisco all'Ultear di inizio Tenrou! Spero che il riferimento si sia capito ç_ç) farla pensare ai guadagni - e da morta non si guadagna niente lol. Quindi via, verso nuovi milioncini! XD
Spero ancora una volta di non aver sforato nell'OOC nell'inserirmi nell'introspezione di Erza... Forse ho evidenziato troppo un lato romantico/nostalgico/triste/fluff ç.ç E sì, ho mantenuto l'aura di indecisione/angst del Gerza perché sono una stronza, ma ho programmi futuri in grande stile 8D *vi lascio la curiosità perché sì.*
IN OGNI CASO! Ormai manca solo il confronto finale, Lucy vs. Jude! State con me fino alla fine, ci siamo quasi...! (sappiate che è un parto anche per me. Davvero.)

JA NEEEE~

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** XXV - Le lacrime della principessa ***


Lucy scrutò la cima delle altissime porte che formavano l’ingresso dello studio di suo padre, Jude Heartphilia. Gerard l’aveva depositata esattamente davanti all’uscio, le aveva augurato buona fortuna e poi se ne era andato, dicendo che si stava dirigendo da Erza. E ora era sola davanti a quei battenti che tante volte aveva visto durante la sua vita, col cuore che batteva a mille. Durante quei mesi che aveva passato a Fairy Tail si era tante volte immaginata il confronto con il genitore, nella speranza di riuscire a salvare quel poco di bontà che rimaneva in lui prima che i maghi avessero modo di giudicarlo, ma ora che si trovava lì era tutta un’altra cosa. Aveva sperato fino all’ultimo momento di avere Natsu al suo fianco, col suo calore rassicurante che fa faceva sentire sicura e protetta. Invece non c’era e al suo posto rimaneva una sensazione di freddo e di vuoto che si sommava alla preoccupazione per i compagni da cui si era separata. Chissà se stavano tutti bene? Se fosse successo qualcosa a qualcuno di loro, non se lo sarebbe mai perdonata.
Trasse un lunghissimo respiro e si strinse le mani contro il petto. Non riusciva proprio a decidersi ad entrare. Se solamente Natsu fosse apparso dal nulla, come aveva fatto dal primo momento, prendendola per mano e guidandola con la sua dolcezza e il suo entusiasmo…
 
Lucy!
 
La ragazza si diede qualche buffetto sulle guance per riscuotersi. Non poteva affidarsi per sempre a lui. Per quanto lo amasse, per quanto desiderasse averlo accanto per prendere coraggio, non poteva aspettarlo: proprio come Erza, era rimasto indietro per permetterle di confrontarsi faccia a faccia con suo padre e non poteva rendere vano il suo tentativo rimanendo impalata lì, a un passo dalla meta. Dopotutto non era facile per entrambi sapersi rispettivamente in pericolo, quindi doveva agire. Inspirando profondamente, la biondina posò una mano sulla maniglia e l’abbassò, ma invece di sgusciare nello studio aprì ampiamente la porta per permettere a Jude di accorgersi del suo ingresso – anche se sospettava che l’uomo la stesse aspettando. Si sforzò di avanzare con passo deciso, senza tremare, cercando di calmare il tamburellare del suo cuore mentre l’ambiente le si spalancava attorno. Era un ampio locale dalle pareti più basse rispetto ai corridoi e sommerse da scaffali occupati da materiali di diverso tipo: scartoffie, libri, curiosi strumenti metallici che avevano sempre affascinato Lucy da bambina. Il posto era illuminato da un lampadario appeso al centro del soffitto e talmente grande da riuscire a rendere chiari i contorni di ogni singolo componente della stanza. Verso il fondo, dalla parte opposta rispetto ai battenti d’entrata, c’era un’enorme scrivania di legno lucido e scurissimo, accompagnata da tre sedie imbottite: due si trovavano sul lato da cui stava arrivando la giovane ed erano più modeste, mentre la terza era sul lato opposto e aveva uno schienale altissimo e lavorato in volute molto articolate. Ma soprattutto, era l’unica occupata.
Jude Heartphilia, come previsto, stava aspettando la figlia seduto comodamente sulla poltroncina, il mento coperto da una sottile barba posato sul dorso delle mani sovrapposte. La vista dell’uomo fece vacillare per un istante la risolutezza della maga della luce, memore degli anni di gelo e di solitudine trascorsi in seguito alla morte della madre, ma riuscì ugualmente a proseguire fino a pochi metri dalla scrivania, dove si fermò. Nessuno dei due si mosse o parlò per lunghissimi istanti, poi la voce dell’uomo si levò.
 
« Ti sei decisa a tornare, Lucy » fece tranquillamente, come se stesse appurando la più banale verità del mondo. Le sue parole fecero nascere nuovo coraggio nella ragazza.
 
« Non è esatto, padre » esclamò, quasi meravigliandosi della fermezza del proprio tono. « Sono venuta per mettere fine a questa follia! »
 
« Follia? » domandò secco il Duca sollevando per la prima volta lo sguardo sulla biondina. Erano freddi e spenti come li ricordava, ma portavano in loro anche un sentimento oscuro e confuso che Lucy non riuscì a decifrare. « È una follia volere indietro mia figlia rapita? »
 
« Per prima cosa non sono stata rapita, ma me ne sono andata di mia spontanea volontà! » ribatté l’ereditiera con decisione. « E sì, è una follia cercare di riavermi indietro in questo modo… addirittura incurante della vita delle altre persone! Arrivare a fare questo… quando non vi preoccupavate per me mentre vivevamo insieme! È terribile e assolutamente insensato! »
 
« Vedo che quei maghi ti hanno fatto un bel lavaggio del cervello » osservò Jude disgustato, mentre serrava i pugni facendosi sbiancare le nocche. « Ho fatto bene a non curarmi della loro sorte. Quelle non sono persone, Lucy, ma feccia della peggior specie. Qui a Palazzo saresti potuta stare al sicuro da loro. »
 
La ragazza non poteva credere alle sue orecchie. Non gli era mai importato niente di nessuno, men che meno di lei, e ora pretendeva di averlo fatto per il suo bene? E come osava parlare in quel modo di esseri umani tali e quali a lui, disprezzandoli come fossero vermi? Cominciò a tremare, ma di repulsione e ira invece che di paura.
 
« Ma quale lavaggio del cervello? » cominciò, mentre il tono della sua voce cresceva senza che riuscisse a controllarlo. « Guardatemi! Sono passati mesi da quando me ne sono andata, eppure sono perfettamente sana e salva, e molto più felice di quanto non sia mai stata qui dopo la morte della mamma! »
 
A quelle parole, le parve di notare che il corpo del padre avesse un fremito, e si fermò per un istante dandogli il tempo di intervenire.
 
« Sciocchezze… Sono convinzioni che ti hanno imposto con i loro incantesimi, tu non sai di cosa sono capaci! » tuonò l’uomo.
 
« Non vi permetto di parlare in questo modo di loro! » replicò Lucy facendo un passo in avanti. Non poteva sopportarlo. « Voi non sapete niente! Quella che voi chiamate feccia per me è una famiglia, che mi ama molto più di questa » aggiunse. Sentì gli occhi bruciarle e capì che le lacrime stavano pungendo per uscire. I ricordi della sua vita felice a Palazzo la rendevano tremendamente nostalgica e ancora non riusciva a capire cosa fosse cambiato dopo la morte di Layla che avesse reso suo padre così gelido e crudele. Si era isolato da tutti e aveva allontanato da sé persino sua figlia, causandole una sofferenza che solo i maghi che l’avevano salvata erano riusciti a guarire. Proprio per questo non poteva permettere che Jude parlasse in quel modo dei suoi amici.
 
« Tu non sai quello che dici. Sei troppo giovane per capire, Lucy » obiettò il Duca recuperando un tono più controllato. « Hai troppa fiducia nelle persone per capire cosa stai rischiando con quella gente… »
 
« È proprio per questa mia fiducia nelle persone che sono tornata per parlare apertamente, padre! » ribatté la ragazza portandosi la mano destra sul petto, come a indicarsi. « Perché come so che i miei amici sono sinceri nel volermi bene e proteggermi, credo che anche in voi rimanga del buono. Per favore, siete ancora in tempo per fermare tutto quanto » concluse con voce dolce, quasi supplichevole.
 
Il volto del signor Heartphilia si adombrò e si contrasse mentre il suo sguardo incontrava quello della figlia. La superficie di freddezza sembrava incrinata in favore di una profonda tristezza che sconcertò la giovane. Negli anni di vita insieme non aveva mai avuto occasione di guardare veramente negli occhi il genitore, perché spesso era lei stessa a evitare di incrociare il suo sguardo che la trapassava come una lama gelata, e ora che finalmente riusciva a farlo si ritrovava a scoprirlo molto diverso da come lo ricordava. Era da quando avevano iniziato quella conversazione che una strana sensazione le vorticava nel petto: quello non era il Duca Heartphilia che ricordava, o meglio, le sembrava come se quella freddezza, quell’arroganza si fossero trasformate in una maschera sottile che si crepava a ogni suo colpo, a ogni sua frase. C’era qualcos’altro al di sotto di essa, come quegli occhi scuri le stavano tentando di gridare.
 
« Tu sei fin troppo simile a Layla » disse infine l’uomo abbassando le palpebre e appoggiando la fronte contro le mani, in un atteggiamento quasi stanco. Il suo tono era stranamente basso, mesto. Lucy non seppe cosa rispondere, così attese che il padre parlasse di nuovo. « Anche lei vedeva del buono in tutti… Persino nei maghi. Ma la magia è sbagliata, Lucy, gli animi dei maghi sono corrotti, e non tutte le persone hanno della bontà in loro. »
 
« La magia non può essere sbagliata, padre » lo contraddisse la biondina. « La magia non è né giusta né sbagliata, è l’uso che se ne fa che la rende l’una o l’altra » aggiunse con dolcezza. « E io so per certo che i miei amici la usano solo per proteggere e aiutare. »
 
Jude scosse il capo.
 
« Non puoi esserne sicura, perché anche la persona a te più cara può nasconderti qualcosa » sentenziò, e la sua voce tradì una punta di dolore e amarezza.
 
« Ma perché? » insistette la ragazza. Ormai non aveva intenzione di mollare la presa: aveva intravisto un’apertura e intendeva farsi strada attraverso di essa. « Perché dite questo? Se non posso esserne sicura io, allora perché voi sembrate così saldo nelle vostre convinzioni? »
 
« Perché so di cosa parlo » tentò di tagliar corto il genitore con tono secco, alzando il viso verso la figlia. Questa, però, si aggrappò alla nota di sofferenza più chiara negli occhi del Duca e non desistette.
 
« Anch’io so di cosa parlo, perché ho vissuto tutti questi mesi con dei maghi che mi hanno dato affetto e protezione » spiegò con risolutezza. « Come potete sapere di quello che parlate? Perché lo dite? »
 
« Perché io sono un mago! » ruggì senza preavviso il signor Heartphilia scattando in piedi con tale foga da rovesciare la poltroncina dove era rimasto seduto.
 
L’impeto della dichiarazione e il suo contenuto spinsero Lucy a indietreggiare di un paio di passi. Forse aveva sentito male. Fissò con occhi spalancati il padre mentre questi ansimava, come provato dall’intensità della notizia appena data.
 
« Come avete detto? » balbettò, incerta.
 
Jude chiuse gli occhi e strinse i pugni sulla scrivania, traendo l’ultimo sospiro che gli permise di recuperare il ritmo normale del respiro.
 
« Sono certo che i maghi sono malvagi perché io sono uno di loro » ripeté, stavolta con tono fermo e rassegnato.
 
Il cervello dell’ereditiera si svuotò da ogni pensiero per un istante, poi riprese a lavorare con energia e i pezzi del puzzle iniziarono a ricomporsi. Ma certo: questo spiegava tutto. Non doveva cercare l’origine del suo potere nei suoi avi, come aveva ipotizzato, ma molto più vicino. Rimase ad osservare il genitore nella più completa immobilità, senza sapere come reagire, senza sapere come spiegargli che era come lui. Che aveva ereditato quello che personalmente riteneva un dono e non una maledizione.
 
« Pap- » cominciò, ma nello stesso istante la voce del Duca si levò, sovrapponendosi alla sua.
 
« Sono certo che sono malvagi perché tua madre è morta per colpa mia. »
 
Se alla prima verità Lucy non sapeva come reagire, questa la colpì come un pugno nello stomaco. Stavolta non poté impedirsi di vacillare, e fu come se la stanza cominciasse a girarle intorno.
 
« Avete… Hai ucciso… la mamma? » articolò, incapace di dire o pensare altro, abbandonando la formalità che da tanto tempo aveva imparato a riservare per la comunicazione con il genitore.
 
Sua madre, la dolcissima, beneamata Layla Heartphilia, la cui morte aveva lasciato una voragine nella sua vita, era stata provocata nientemeno che dal marito, suo padre? Non era possibile. C’era un errore…
 
« Sì. »
 
Nessun errore. Quella conferma breve, secca, irrevocabile, stava rendendo la cosa definitiva. La giovane maga era senza parole. Si portò entrambe le mani alla testa, nel tentativo di fermare il vorticare dello studio, ma invano. Non riusciva a mettere ordine né nei suoi pensieri, né nei suoi sentimenti: non capiva cosa provasse davanti a quel macigno che le era piovuto addosso. Dopo lunghissimi istanti di silenzio riuscì a parlare.
 
« Perché? Perché l’hai uccisa? Io credevo che tu la amassi… »
 
« Io amavo profondamente Layla » la interruppe Jude con fermezza sollevando di scatto il capo. « E la nostra sventura è stato non sapere che io fossi un mago fino al giorno in cui è morta. »
 
Lucy lo guardò negli occhi. Ora la freddezza era completamente sciolta, sostituita da una sofferenza totale. Era sincero. Fece un profondo respiro e abbassò le palpebre per un po’, nel tentativo di calmarsi. Quando le riaprì, la stanza aveva smesso di girare su se stessa.
 
« Ti credo » disse tentando di suonare delicata e rassicurante. Era vero; si stava aggrappando disperatamente alla speranza che ci fosse una spiegazione, che il buono che credeva ci fosse nel padre e che gli aveva intravisto nelle profondità dello sguardo potesse tornare a galla e riportarlo ai tempi in cui vivevano insieme serenamente, come una vera famiglia, con la madre. Si stava aggrappando all’affetto che ancora nutriva per lui: era pur sempre colui che l’aveva generata e cresciuta. « Com’è potuto succedere? »
 
Il Duca la osservò inizialmente incerto, poi sospirò, come rassegnato a ripercorrere ricordi dolorosi.
 
« In realtà non sono sicuro di averlo capito del tutto » cominciò abbassando lo sguardo. « I miei ricordi di quei momenti sono molto confusi. So che ero molto stressato per diverse questioni di affari e che quella sera ero particolarmente arrabbiato a causa di un Duca dei paesi vicini che stava compromettendo i nostri commerci, mettendo a serio rischio il nostro futuro. Mio e di tua madre, ma soprattutto il tuo, Lucy » precisò senza guardarla. Ogni parola penetrava nell’anima della ragazza come una goccia gelida su uno specchio d’acqua, scuotendola tutta. Era la prima volta che parlava in modo così serio e sincero con Jude. « Ero molto preoccupato e non sapevo come avrei potuto gestire la situazione. Layla stava cercando di tranquillizzarmi, ma nulla che diceva riusciva a calmarmi… Fu allora che accadde. »
 
Fece una pausa e aggrottò le sopracciglia, gli occhi chiusi, quasi a rievocare meglio l’immagine che stava tentando di descrivere. Sembrava sofferente.
 
« Sentii un forte freddo, ma era come se provenisse da dentro di me » cercò di spiegare, e l’ereditiera capì immediatamente. Era la stessa identica sensazione che aveva provato lei la prima volta che aveva usato la magia, anche se nel suo caso non si trattava di freddo, ma di calore unito a una sorta di formicolio. « Ricordo che in quel momento tua madre era accanto a me, poi c’è il buio. Quando mi sono ripreso, Layla era stesa a terra vicino a me, morta. »
 
Il peso di quella memoria sembrò schiacciare anche chi stava raccontando, oltre all’interlocutrice, e per diversi istanti entrambi rimasero in silenzio, come a commemorare la persona persa. A Lucy parve che il respiro del padre cambiasse, diventando più faticoso.
 
« Non capivo cosa fosse successo… Solo consultando un esperto, più tardi, capii che si era trattato di un episodio di magia. Senza volerlo, avevo ucciso una delle due persone che amavo di più. Il peso di quella consapevolezza era tale che non riuscii più ad avvicinarmi a te, Lucy. Mi ricordavi Layla, il mio peccato, e non riuscivo ad affrontarti, così decisi di allontanarmi il più possibile da te. Cercai di tenere sempre più controllate le mie emozioni, perché temevo che un eccesso come quello della sera della morte di tua madre avrebbe messo a repentaglio la tua vita… E pensai che farti sposare il prima possibile mi avrebbe permesso di allontanarti ulteriormente, mettendoti definitivamente in salvo. »
 
Tutto cominciava a sembrare più sensato. Il dolore e lo sconcerto nel cuore della giovane Heartphilia cominciarono a cedere il passo a una compassione e un affetto crescenti. Aveva agito nel modo sbagliato, era vero, ma l’aveva fatto nel tentativo di proteggerla e di superare, nel contempo, il lutto e la sofferenza incommensurabile della perdita di Layla di cui si incolpava. Si doveva essere biasimato a lungo, probabilmente continuava a farlo. L’espressione del genitore era sempre più provata e l’ereditiera la attribuì alla fatica del racconto.
 
« Nello stesso tempo decisi di estirpare qualsiasi minaccia simile al di fuori della nostra tenuta. Volevo essere sicuro che non potessi essere messa a rischio da altri maghi… Invece ogni precauzione non è bastata. Quando ti ho saputa nascosta tra loro, ho deciso di assoldare dei mercenari per riportarti indietro, se necessario senza scrupoli per la vita dei tuoi rapitori. Ovviamente sapevo che per combattere persone come loro, persone come me, era necessario usare le stesse tecniche, così ho chiamato a me dei maghi mercenari. A confermare ogni mia convinzione, erano persone dall’animo corrotto... Perciò sono sicuro che la magia sia un pericolo. Quando poi io e i miei abbiamo capito che loro sarebbero venuti di loro spontanea volontà insieme a te, ho ordinato che si preparassero per separarvi. Desideravo che tu arrivassi a me da sola, e che gli altri morissero nel tentativo. Non posso più tornare indietro. »
 
La crudeltà di quelle parole fece rabbrividire Lucy, che pure non poteva impedirsi di provare un fortissimo compatimento per il padre. Era stato completamente annebbiato dal dolore e dalla paura e aveva finito per agire in modo crudele e sconsiderato, tutto solamente per lei. Quando il silenzio divenne prolungato e la ragazza capì che Jude stava rimanendo volontariamente zitto, prese la parola.
 
« Papà… » cominciò con dolcezza, senza peraltro riuscire a far posare lo sguardo del Duca su di sé. « Non è colpa tua se la mamma è morta. Sono sicura che se fosse viva la penserebbe allo stesso modo. Non devi colpevolizzarti, né attribuire ad altri colpe che non hanno commesso… Nessuno merita di morire per questo » disse con convinzione, ma cercando di mantenere il suo tono tranquillo e di infondervi tutta la compassione e la tenerezza che provava. « Io sto bene, e nonostante quello che credi tu puoi ancora fermare tutto questo. Puoi tornare ad essere mio padre, possiamo essere ancora una famiglia. Non tutti i maghi sono malvagi, nemmeno tu. »
 
Finalmente l’uomo la guardò. Il suo sguardo per la prima volta era chiaro, nitido, colmato dalla tristezza e dalla commozione. Fu sufficiente per far sentire alla figlia le lacrime agli angoli degli occhi.
 
« Hai sbagliato, è vero, ma io ti perdono, papà. Però anche tu devi perdonarti, o non smetterai mai di soffrire e di far soffrire gli altri… e io non potrò starti accanto. »
 
Jude sembrava molto pallido. Ansimando leggermente, si portò una mano al petto e strinse gli abiti mentre continuava a fissare la giovane con aria sofferente e sinceramente pentita. La biondina si allarmò. Cosa stava succedendo?
 
« Ti ringrazio, Lucy… Sei proprio come tua madre » commentò infine il genitore con un sorriso triste. « Hai ragione, non posso incolpare gli altri maghi di ciò che successe quella sera » riuscì a dire, tra un respiro affannoso e l’altro. La ragazza fece qualche passo verso di lui, preoccupata. Sembrava si stesse sentendo male. « E anche se non sono sicuro di essere in grado di perdonarmi per tutto ciò che ho commesso… Sono felice che tu l’abbia fatto. Ti prometto che non perseguiterò più i maghi… »
 
Mentre parlava, il Duca perse l’appoggio della mano rimasta sulla scrivania e scivolò a terra dietro di essa, scomparendo momentaneamente alla vista della figlia.
 
« Papà! » gridò la giovane Heartphilia precipitandosi su di lui.
 
Era steso a terra. Cercò di sollevarlo tra le braccia e gli sorresse la testa, mentre il terrore le montava in petto. Ora che lo vedeva da vicino si rese conto di quanto fosse pallido e sudato e di quanto il suo respiro fosse corto e irregolare.
 
« No! Lucy, non starmi così vicino… » la supplicò, con un tono così spaventato da far stringere il cuore della maga della luce.
 
« Non importa! Cosa sta succedendo?! » replicò lei con urgenza, senza sapere che cosa fare.
 
Un senso di impotenza iniziò a tormentarla e sentì le lacrime pungerle gli occhi con più forza. Si chinò sopra Jude per sentire meglio la sua voce che man mano si faceva più affaticata.
 
« L’esperto che mi aveva spiegato come era morta Layla » spiegò con qualche difficoltà l’uomo, « aveva supposto che sarebbe successo. Se la mia magia era stata in grado di uccidere lei, forse un giorno avrebbe corrotto anche il mio corpo… »
 
Anche se non aveva terminato la spiegazione, la situazione risultò a Lucy così chiara da risultare come una staffilata dolorosa nel petto. Non poteva. Non poteva morire adesso che si erano chiariti, che finalmente si erano ritrovati come il padre e la figlia di un tempo, uniti da un affetto che non era stato soppresso nemmeno da quegli anni di sofferenze… Non avrebbe potuto sopportarlo. La vista le si appannò.
 
« Papà, ti prego… Dev’esserci qualcosa che posso fare… Non puoi andartene ora » balbettò la giovane.
 
Sentì la mano grande e ruvida del genitore coprire la propria, posata sul suo torace, con delicatezza.
 
« Mi dispiace, Lucy… Per tutto quanto » disse invece il Duca, senza risponderle. Per la prima volta sembrava quasi sereno. « Sono felice che tu sia diventata pietosa e gentile come tua madre, nonostante ti abbia cresciuto un padre come me » aggiunse con dolcezza.
 
A quel punto l’ereditiera non riuscì a trattenerle oltre e le lacrime cominciarono a caderle come un fiume in piena direttamente sul volto del signor Heartphilia. Desiderava disperatamente salvarlo, dalla morte e da se stesso. Chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire qualche singhiozzo. Non si rese conto che le sue lacrime, dapprima trasparenti, stavano diventando stille d’oro che brillava e riluceva come gocce di luce.
 
« Non è così… è anche a te che somiglio, io sono una maga » affermò tra i singulti, senza osare aprire gli occhi. Non sapeva se era per il rumore del suo pianto, ma non riusciva più a sentire con chiarezza il respiro di Jude. Sentiva le mani e le altre estremità sempre più fredde, probabilmente per il senso di abbandono e solitudine schiacciante che la stava seppellendo. « Io ti ho sempre voluto bene, papà. »
 
Le parve di sentire un sussurro lievissimo che diceva “anch’io”, ma non ebbe il coraggio di sollevare le palpebre e scoprire che era stata solo la sua immaginazione. Se suo padre era morto, voleva crogiolarsi ancora un po’ nella speranza, nel sogno che era ancora con lei e la stava osservando mentre piangeva, pronto ad accettare definitivamente il suo perdono e a ritornare nella sua vita, che finalmente sarebbe stata del tutto completa. Non riusciva a fermare le lacrime e i singhiozzi e lasciò che la squassassero, portandole un crescente senso di gelo e stanchezza.
 
« Ti perdono… » sussurrò ancora accasciandosi sul torace del padre, poco prima che quel torpore le raggiungesse il petto: a quel punto ne fu sopraffatta, e tutto fu buio.









A.A.A.
Ebbene, rieccomi! *-*/
Come avete potuto leggere, alla fine abbiamo avuto l'incontro/scontro/confronto tra Lucy e suo padre, quello risolutivo che aspettavamo dall'inizio, in un certo senso (o forse ero io convinta così. XD)! Spero di essere riuscita a trasmettere la drammaticità e il pathos che volevo dare all'evento, unitamente alle emozioni di Lucy, che volevo far passare volutamente come complicate, in un susseguirsi di sentimenti contraddittori che si risolvono, alla fine, con il perdono e l'affetto che la contraddistinguono... beh, come lei. Non smette di credere in lui nonostante tutto, non smette di volergli bene. Ecco, volevo che questo passasse, spero di esserci riuscita. ç_ç Spero anche che la spiegazione di Jude vi sia risultata soddisfacente~! Ebbene sì, non era stronzo per puro caso, ma per un motivo preciso. Che ci crediate o no, l'avevo pianificato da qualche era geologica. xD COMUNQUE! Fatto sta che, se possibile, la situazione è anche peggio di prima...
Ovviamente il finale è sempre più incombente, anche se gran parte delle vicende sono state risolte - anzi, LA vicenda principale è stata risolta, perché il cuore di Jude è stato rivelato. <3
Onde evitare di sproloquiare per mille pagine e fare note dell'autrice più lunghe del capitolo (come mio solito), la chiudo qui e vi chiedo di pazientare ancora un poco, siamo ancora più agli sgoccioli! Se Dio m'assiste sono un capitolo, MASSIMO due, alla conclusione vera e propria (si spera uno, ogni volta finisco per scrivere troppo e allungare di uno. xD)!
Grazie a chi continua, nonostante tutto, a leggere e a recensire! Siete davvero davvero fantastici <3

Ja neeee!
AnB
 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** XXVI - La prima e l'ultima ***


Dopo le tenebre arrivò la luce. Lucy sbatté le palpebre e si trovò circondata da un mare di latte. Tutto era candido e tiepido, comodo come un nido di bambagia che l’accoglieva in ogni direzione. Per lunghi attimi si sentì in pace, poi i ricordi, dapprima indistinti, iniziarono a farsi chiari e a turbarle il cuore. Come su una tela, nell’ambiente attorno a lei si dipinsero il volto di suo padre, e poi quello di Natsu, di Levy e Gajeel. Le parve di sentire le loro voci concitate, anche se molto lontane, ovattate e confuse.
 
« …ucy… »
 
« …on me… »
 
« …i gli occhi… »
 
Dicevano così, ma era impossibile stabilirlo con certezza, tanto erano distanti e offuscate.
La ragazza si guardò intorno, cominciando a percepire una certa ansia crescerle nel petto, rovinando con un gelo fastidioso quella sensazione di calore e tranquillità perfetta in cui si era crogiolata per qualche lungo istante. Cercò di muovere gli arti, ma era come se fosse invischiata in un fluido denso e colloso che le rendeva faticosissimi i movimenti. Con il panico che iniziava a ghermirla, tentò disperatamente di divincolarsi e si riempì gli occhi delle immagini dei suoi cari che si moltiplicavano attorno a lei, quasi richiamati dalla sua mente che prendeva a rievocare i loro ritratti disperatamente, uno dopo l’altro, colorando il mondo latteo. Le sfuggì un grido e si rese conto che, almeno, poteva parlare.
 
« Gajeel! Gray! Juvia! Erza! Master! » li chiamò tutti, uno per uno, con quanto fiato aveva in gola, ma le parve che la sua voce rimbombasse a vuoto. Per ultimo, con disperazione, urlando anche con il cuore, chiamò lui: « Natsu…! »
 
Se era sprofondata in quel luogo e non riusciva a capire dove si trovasse, né tantomeno a uscirne, aveva bisogno di loro. Aveva bisogno del mago del fuoco, non poteva farcela da sola. Gridò e tentò di liberarsi da ciò che la teneva bloccata per un tempo che le parve infinito, poi, pian piano, si arrese. Si acquietò e si guardò intorno, tentando di ragionare con calma. Sembrava un posto mistico, del tutto privo di qualsiasi tipo di entrata o di uscita. Probabilmente un incantesimo. Sì, doveva essere una magia. Il problema era: come ci era finita, e come ne sarebbe uscita?
 
« Non è magia, Lucy » disse una voce dolce, che echeggiò nel luogo come aveva fatto quella dell’ereditiera fino a poco prima. La biondina sussultò, ma qualcosa in quel tono le impedì di spaventarsi: invece sentì una grande calma e fu felice che qualcuno fosse lì con lei.
 
« Chi c’è? » domandò immobile, perfettamente tranquilla.
 
Le immagini dei suoi cari tremolarono e sbiadirono, cedendo lentamente il passo a una figura femminile sempre più definita. Era esile e procedeva quietamente verso Lucy, rendendo i suoi tratti man mano più riconoscibili: aveva la pelle bianca, grandi occhi verdi come quelli di una bambola, una veste rosa con uno strascico molto sobria nelle decorazioni e lunghissimi capelli talmente biondi da sembrare bianchi che strisciavano al di sopra della coda dell’abito. Era bellissima e molto giovane. Stava sorridendo.
 
« Non è magia » ripeté affettuosamente, le mani nascoste nelle amplissime maniche della veste, accostate l’una all’altra come fossero una sola.
 
« Va bene » assentì la giovane Heartphilia, incantata dalla visione. Il panico che l’aveva attanagliata sembrava già un ricordo lontano. « Allora dove siamo? Chi sei? »
 
« Prima di tutto permettimi di liberarti » mormorò l’altra, separando le maniche.
 
Con un gesto leggero e fluido tracciò un piccolo arco nell’aria e d’un tratto gli arti di Lucy ebbero rinnovata mobilità. La ragazza si osservò le mani, sorpresa, constatando come la sua pelle sembrasse molto più pallida e luminosa di quanto non fosse mai stata.
 
« Va meglio, vero? »
 
La biondina sollevò lo sguardo e annuì, senza sapere bene cosa dire. Fortunatamente fu l’altra a continuare il discorso.
 
« Ne sono lieta. Ora possiamo parlare più comodamente » esordì, unendo nuovamente le maniche dell’abito rosa. « Io sono colei che conosci come Principessa delle Stelle. La prima, in effetti. »
 
L’ereditiera fissò l’interlocutrice a bocca aperta.
 
Eh?
 
« C-come scusa? »
 
La giovane donna sorrise gentile.
 
« Sono la Principessa delle Stelle. »
 
Un breve silenzio.
 
« Ma… Ma tu dovresti- »
 
« Essere morta. Sì, certamente » concluse per lei la visione, senza scomporsi minimamente. Sembrava perfettamente a suo agio, come se stesse parlando del tempo atmosferico.
 
Sebbene la sua presenza fosse assolutamente tranquillizzante e anche l’ambiente fosse del tutto quieto e pieno di un morbido tepore, Lucy non poté fare a meno di sentire una sensazione di gelo sgorgarle nel petto. Le parve anche di sentire del sudore freddo sul collo. Prese un bel respiro, tentando di assorbire la sensazione benefica che si irradiava dall’altra.
 
« D’accordo. Allora sei la Principessa delle Stelle, giusto? »
 
« Sì. »
 
« E sei morta. »
 
« Giusto. »
 
« Allora perché io ti sto vedendo? Sono morta? Questo è l’aldilà? »
 
Le sue stesse parole causarono un brivido gelido lungo la spina dorsale della ragazza. L’ambiente in cui si trovava teneva a bada nei recessi del suo cuore un terrore duro e assoluto che quel discorso stava alimentando. Non poteva, non doveva essere morta. Non per lei stessa, ma per coloro che sicuramente l’avrebbero pianta. Levy, Erza. Natsu. Il cuore le si strinse dolorosamente. Il silenzio che la Principessa lasciò intercorrere prima di rispondere fu per Lucy una sottile agonia.
 
« No, non è l’aldilà. O almeno, non esattamente. »
 
La biondina sentì un solo parziale sollievo. Aggrottò le sopracciglia.
 
« Cioè? »
 
« Diciamo che è una specie di limbo » tentò di spiegarle lo spirito con dolcezza. « Non sei nell’aldilà, ma non sei nemmeno del tutto nel mondo terreno. Né morta né viva. In questo momento puoi guardare nelle profondità della tua anima, che infatti è dove ci troviamo. »
 
La giovane Heartphilia fissò stupefatta l’interlocutrice.
 
« Siamo dentro di me? »
 
« Semplificando, direi di sì » affermò la Principessa. « Anche se è un po’ più complicato di così. »
 
Lucy prese qualche istante per guardarsi ancora intorno. Il terrore era ancora là, in fondo al cuore, ma se non altro non era morta. E la sua anima sembrava un bel posto. Chiuse gli occhi e si concentrò sul calore e la quiete del luogo e su quella, forte e avvolgente, che percepiva dall’altra presenza. Sollevò le palpebre e si concentrò su di lei, tanto bella e splendente da offuscare le immagini di chi la proprietaria dell’anima amava.
 
« E perché tu sei qui con me? Con me e con tutti gli altri. »
 
« Perché siamo una parte dell’altra » disse con infinita tranquillità, quasi con affetto, l’altra. « Un po’ della mia anima si è fusa alla tua, permettendomi di reincarnarmi in te. Per questo motivo possiamo usare la stessa magia, il potere della Luce e della purificazione. »
 
« Quindi le leggende sono vere! » esclamò subito l’ereditiera, sconcertata.
 
Lo spirito scoppiò a ridere, riempiendo l’ambiente di un suono dolce e cristallino identico alla sua voce.
 
« Le leggende contengono spesso un fondo di verità, in effetti » disse infine.
 
Mi sembra di aver già sentito qualcosa del genere da qualche parte, sorrise tra sé la biondina, in mezzo allo stupore per la rivelazione. Allora non erano davvero solo speculazioni di una bibliotecaria sognatrice! Levy avrebbe sicuramente fatto i salti dall’emozione una volta che lo fosse venuta a sapere. Già… Levy! E tutti!
Mettendo da parte la sorpresa, si concentrò su ciò che era più urgente.
 
« Senti, io… Sono lusingata dal fatto che tu abbia scelto proprio me, perché grazie al tuo potere ho potuto combattere con e per chi amo » cominciò, prima incerta, poi sempre più decisa. « Però è proprio per loro che non posso rimanere qui, come sono sicura che capirai. C’è un modo per uscire? Per tornare a vivere del tutto? »
 
La Principessa abbassò le mani e assunse un’espressione vagamente mesta.
 
« Senza rendertene conto tu, piangendo, hai usato il potere della purificazione » iniziò. « Contrariamente rispetto al potere della Luce, però, che è una magia dal funzionamento analogo alle altre, sebbene sia esclusiva mia e delle Principesse da me scelte, il potere della purificazione ha un costo molto alto. »
 
Fece una pausa, ma Lucy aveva già idea di dove volesse andare a parare.
 
« Sacrificando la propria energia vitale, si può purificare un animo reso oscuro dalla crudeltà e dalla sofferenza » spiegò piano lo spirito, e ogni parola si incise nella coscienza dell’ereditiera come un ferro rovente. « A seconda del grado di corruzione dell’animo in questione, il prezzo richiesto sale. »
 
« Come faccio a capire se c’è una possibilità? » domandò la biondina, e la voce le tremò appena. L’interlocutrice le sorrise.
 
« Io non ho avuto la possibilità di raggiungere questo limbo » disse semplicemente. Non c’era tristezza nella sua voce. « Lo spirito di tuo padre era molto stanco e rovinato, ma forse c’è speranza per te di sopravvivere. »
 
La tenue fiammella della speranza si accese nel cuore dell’ereditiera, ammorbidendo il gelo che l’aveva attanagliato.
 
« Davvero? Come posso fare? »
 
« L’amore » rispose dolcemente la Principessa, ma Lucy la guardò senza capire. « Hai detto di aver lottato con e per le persone che ami. Dunque non è finita, devi combattere ancora per loro. Se i sentimenti che vi uniscono sono forti e sinceri, forse potrai tornare da loro. Concentrati su questo. »
 
La giovane Heartphilia annuì con forza, poi chiuse gli occhi. Era un po’ come l’addestramento di Polyushka, quando aveva imparato a controllare la magia della Luce. Percepì lo sguardo dell’apparizione su di sé. Si concentrò con tutte le sue forze sull’affetto reciproco che la legava ai suoi amici e sentì un sentimento caldo e sincero intiepidirle i sensi e la coscienza.
 
« Stai andando bene » la incoraggiò la voce della Principessa. Non poteva vederla, ma il suo sguardo attento le indagava i connotati. La stava mettendo alla prova: voleva verificare quanto forte fosse il suo amore, e quanto la sua volontà. Quando le immagini dei suoi cari diventarono dei teli intensamente colorati tutto attorno a loro, senza lasciare nemmeno un angolo libero, esplose in un sorriso candido e colmo di affetto.
 
Lucy si sentì avvolgere da un altro profondo calore proveniente dall’esterno e socchiudendo gli occhi si rese conto che lo spirito l’aveva abbracciata. Il sentimento si rinvigorì e la inondò con tale forza che l’intero mondo attorno a lei cominciò a farsi sbiadito e indistinto, come se stesse iniziando a scomparire.
 
« Tu mi hai ringraziata per averti dato il mio potere » disse improvvisamente la Principessa circondandola con tenerezza. « Ma sono io che ti ringrazio, perché è la tua anima pura che mi ha permesso di vivere insieme a te. Sei una brava ragazza, Lucy, e tutti coloro che tu ami e hai amato ti amano e ti hanno amato a propria volta. I tuoi sentimenti sono forti e sinceri e me l’hai confermato: perciò ti donerò la mia energia spirituale e potrai tornare indietro. Fai tesoro di questi sentimenti e sii forte… Un giorno, quando sarà giunta la tua ora, ci incontreremo di nuovo. »
 
Sentendo le dolcissime parole della Principessa, Lucy sentì la commozione muoverla, e mentre quel piccolo mondo che lei stessa conteneva si sgretolava, capì che non avrebbe più avuto paura di morire.
 
 
Le ci vollero diversi istanti per capire che le lacrime che sentiva inumidirle le palpebre chiuse erano vere. La seconda cosa di cui ebbe coscienza fu il sudore che le incollava i capelli alla fronte e i vestiti al corpo. Poi, si accorse di un calore anomalo chiuso intorno alla sua mano sinistra, unito a una sensazione di morbidezza tra la guancia e la spalla sullo stesso lato. Il profumo che le riempì le narici subito dopo le parve il più dolce del mondo. Con uno sforzo che reputò immenso, aprì lentamente gli occhi, rischiando di rimanere accecata dalla luce che le invase le pupille. Batté le palpebre diverse volte e si ritrovò a fissare un soffitto lilla che la lasciò paralizzata per quella che le sembrò una bellezza unica e semplice. Dopo lunghi istanti in cui si crogiolò di quella vista, si voltò alla propria sinistra per appurare la fonte del profumo, della morbidezza e del calore, e il suo cuore rischiò di esplodere dalla gioia.
Si riempì gli occhi ancora lucidi di quella zazzera rosa che giaceva accostata alla sua spalla e le venne nuovamente da piangere. Sentiva di non averlo mai amato in quel modo prima, come se i suoi sentimenti, messi alla prova dalla Principessa delle Stelle, ne fossero stati anche alimentati e moltiplicati. Dolcemente, ma con qualche difficoltà, come se non si fosse mossa per anni, gli strinse la mano che era intrecciata alla sua sul letto su cui giaceva. Natsu mugolò qualcosa e Lucy ridacchiò piano. Strinse nuovamente la presa e stavolta la testa del mago del fuoco si rizzò all’improvviso, gli occhi verdi spalancati e increduli.
 
« Ciao » sussurrò la biondina con un filo di voce.
 
Il ragazzo la fissò senza dire niente. Le sue labbra si schiusero appena, poi si strofinò energicamente gli occhi con la mano libera e infine le passò le dita sul viso e fra i capelli, più volte, con tocco sempre più tremante. L’ereditiera riusciva a sentire le sue membra fremere e lo lasciò fare, assaporando quel contatto fisico avidamente. Tutto le sembrava nuovo, speciale, milioni di volte più bello di quanto le fosse mai sembrato. Alla fine il rosato le passò entrambe le braccia dietro la schiena e la strinse a sé con tutta la forza che aveva, quasi schiacciandola contro il suo corpo muscoloso. La giovane Heartphilia sorrise e sollevò piano le braccia, quietamente, ricambiando l’abbraccio con amore e, quando si accorse dai sussulti nella schiena dell’atro che lui stava singhiozzando sommessamente nell’incavo della sua spalla, lo accarezzò con dolcezza.
 
« Si può sapere cosa diavolo stavi facendo? » rantolò alla fine Natsu, senza separarsi da lei. « Sembrava che non ti saresti più svegliata… Eri fredda come il ghiaccio. Pensavo di averti persa » e qui la sua voce si ruppe, dando sfogo a tutta la disperazione che doveva essere cresciuta nel suo cuore fino a quel momento, e che ora finalmente poteva essere sciolta.
 
« Sono qui » si limitò a rispondere la ragazza, incapace di dire altro. Lo strinse meglio tra le braccia e seppe con certezza che il giovane ora si sentiva completo e a casa esattamente come lei. « Non me ne andrò mai da nessuna parte. »
 
Per lunghissimi minuti rimasero l’uno stretto all’altra, ritrovandosi, finché il mago del fuoco non si fu calmato e la biondina non ebbe ritrovato un po’ delle sue forze. Dopodiché si separarono e, esaminando il viso del compagno, si accorse di quanto sembrasse stanco e provato. Aveva diverse fasciature pulite sparse sul corpo: attorno alle braccia, sulla fronte.
 
« Per quanto sono rimasta senza conoscenza? »
 
« Quasi morta, vuoi dire » sospirò lui, massaggiandosi le tempie con una mano e stringendo la sua con l’altra. « Due settimane. »
 
Lucy sgranò gli occhi. Ora non la stupiva sentirsi così senza energie.
 
« Non sapevamo che fare quando ti abbiamo portata a casa… Polyushka ha detto che dovevamo solamente pregare. Così ci ha solamente aiutati a darti da mangiare forzatamente e tutto il resto » le spiegò. Era molto sbrigativo, ma dalle sue parole trapelava l’ansia che doveva aver provato.
 
« Mi dispiace » mormorò la biondina.
 
« Chi se ne importa adesso che sei di nuovo qui » borbottò Natsu immediatamente, stringendole la mano. Nonostante l’aspetto sciupato, i suoi occhi splendevano di una luce ritrovata. Finalmente sorrise. « Senti, vado a chiamare gli altri, stavano morendo di preoccupazione per te. »
 
« E tu che mi dici? » lo punzecchiò l’ereditiera, ma ottenne solo uno sbuffo leggero che la fece ridere.
 
Il mago del fuoco si alzò in piedi ed uscì in fretta dalla stanza, chiudendo la porta con insolita delicatezza, quasi avesse paura di disturbarla. Bastò qualche minuto, però, perché fosse di nuovo spalancata con tale foga che la ragazza ebbe paura che si scardinasse, e una nuvoletta azzurra le piombò addosso, avvinghiandosi al suo collo e quasi soffocandola.
 
« Lucy! Lucy, cara Lucy… Stavo per morire dall’ansia e dalla paura! » squittì Levy tra i singhiozzi, guadagnandosi a sua volta un abbraccio affettuoso. « Quando ho letto quello che era successo alle Principesse delle leggende… Ho pensato che se non fossimo arrivati in tempo saresti morta. »
 
« Ma siete arrivati in tempo » la consolò l’ereditiera con un sorriso dolce. Sollevando lo sguardo, s’accorse di Gajeel che sospirava accanto a Natsu.
 
« è stata una sorpresa sapere che quelle favolette che si leggeva la tappetta erano vere » commentò, grattandosi la nuca e meritandosi un’occhiataccia da parte dell’ex bibliotecaria. « Comunque sono contento che tu non sia crepata. »
 
« Ti ringrazio » replicò la maga della luce lasciando che la ragazza dai capelli azzurri si staccasse dolcemente da lei e si sedesse meglio sul bordo del letto.
 
« Comunque questo qui sembrava impazzito, avresti dovuto vedere come piangeva » esclamò di nuovo il giovane dai capelli scuri rifilando una sonora pacca sulla schiena di Natsu, che ne fu destabilizzato e rischiò di cadere per la sorpresa e l’imbarazzo. « Non ho mai visto questo stronzetto così fuori di sé in vita mia. Pensavo che si sarebbe ammazzato se tu fossi morta. »
 
« La vuoi piantare con queste cazzate?! » ruggì il Dragneel, rosso per la vergogna, mentre assestava un pugno in faccia all’altro con tanta forza da scagliarlo fuori dalla porta, da dove arrivò un gemito soffocato.
 
Lucy dovette trattenersi dal ridere, lusingata, per evitare di alimentare l’imbarazzo del compagno, ma in cuor suo apprezzò la sfacciataggine di Gajeel. Il verso proveniente dall’esterno, comunque, fu seguito da un sonorissimo: « Ti sei forse rimbambito del tutto, brutto scemo? » e Gray fece il suo ingresso nella stanza, coperto di cerotti e piccole medicazioni.
 
« Non sono sopravvissuto alla battaglia del decennio per morire travolto da un Gajeel volante » ringhiò, fulminando il rosato con lo sguardo.
 
« Non sono affari miei » replicò quest’ultimo, già pronto alla rissa.
 
L’ereditiera non poteva sentirsi più felice nel vedere i suoi amici immutati, e il suo affetto crebbe a dismisura.
 
« Gray! Stai bene? » domandò per prima, sedando la possibile lite. Il ragazzo si voltò subito verso di lei, ignorando totalmente l’avversario.
 
« Sono duro a morire » rispose con un sorriso. « Ci hai fatti preoccupare. »
 
« Lo so, mi dispiace » rise la giovane. Poi, notando che era solo, iniziò a preoccuparsi: « Dov’è Lluvia? Sta bene? »
 
« Anche lei ha pensato bene di farci venire un bel colpo… Ma Polyushka è riuscita a sistemare le cose. Anche se non potrà alzarsi per un po’. È molto felice di sapere che ti sei svegliata. »
 
Lucy ne fu immediatamente sollevata. Dal tono con cui ne parlava, intuì che era successo qualcosa tra loro due, e che indubbiamente lui era al suo capezzale quando gli avevano riferito che si era ripresa. Le venne spontaneo un sorrisetto malizioso.
 
« Che c’è? » chiese il moro, perplesso.
 
« No, niente » fece la ragazza con l’aria di saperla lunga, giusto in tempo per veder entrare Erza, a bordo di una carrozzella, fasciata dalla testa ai piedi ma con un sorriso gentile, e Gildarts che spingeva il mezzo dietro di lei. Li chiamò per nome con entusiasmo.
 
« Grazie al cielo stai bene » sospirò la rossa, con l’aria di stare per commuoversi. « Siamo stati così in pena per te… »
 
« Specialmente mio figlio » esclamò il signor Dragneel afferrando all’improvviso il giovane, stringendogli il braccio attorno alla nuca e trascinandolo a sé. « Avresti dovuto vedere… »
 
« È un discorso che abbiamo già affrontato, grazie » sbottò il poveretto con rinnovato imbarazzo, rifilando una gomitata nello stomaco al genitore, che fu costretto a tacere. Erza, dal canto suo, storse il naso.
 
« Natsu, puzzi tremendamente » sentenziò guardandolo torva. « Mi vuoi dire che sei rimasto qui ininterrottamente per tutte e due le settimane? »
 
« A te cosa importa? »
 
« Ti sembra il modo di presentarti, per caso?! »
 
« Non mi sembravi preoccupata del tuo aspetto quando sei ritornata in braccio a quel tipo » fece notare l’accusato, e tutti capirono che aveva colpito nel segno quando la guerriera arrossì e riprese a inveire con più forza di prima.
 
Gajeel rientrò nella stanza massaggiandosi la guancia colpita e Lucy li osservò tutti dentro il piccolo locale, che era diventato più animato che mai. Le parve che tutto brillasse di una luce vivace. Tutto era molto più splendido di quanto ricordasse. Erza e Natsu continuarono a battibeccare; Gray non perse occasione di prendere le parti della prima; Gildarts appoggiò le mozioni con un serioso annuire del capo; Levy sospirò quando Gajeel fece un commento poco carino sul rosato e poi sorrise all’amica, stringendole le mani che teneva ancora fra le sue. L’ereditiera si guardò bene dall’inserirsi nella discussione affermando che a lei quello del compagno, lungi dal sembrare un afrore pungente, era parso l’odore migliore del mondo. Si limitò a ricambiare il sorriso dell’azzurra, sentendosi finalmente appagata e a casa. Poi si sentì pronta a fare la domanda che le era rimasta sospesa nella mente.
 
« Com’è finita a Palazzo? Voglio dire, gli altri stanno bene? »
 
Fu immediatamente chiaro a tutti il senso di quella richiesta. Calò il silenzio e Lucy, per la prima volta da quando si era risvegliata, percepì un chiaro senso di angoscia e disagio. Iniziò a preoccuparsi. Fece scorrere lo sguardo su tutti i presenti, ma ciascuno evitò i suoi occhi. Stava per aprire la bocca e chiedere spiegazioni, quando dalla porta fecero capolino Makarov, seguito da Polyushka e Wendy. Fu felice di vederli, ma la loro aria seria le confermò quella brutta sensazione che le era nata nel cuore. La piccola guaritrice le sorrise con aria commossa e la salutò timidamente con una mano, in un gesto dolce  che voleva dire “sono contenta che tu stia bene”.
 
« Sapevo che avresti fatto quella domanda » esordì il Master dopo che gli altri si furono spostati ai lati della stanza per fargli spazio. Levy si era alzata in piedi, pur rimanendo accanto al letto dell’amica, e Natsu si era nuovamente accostato a lei. Nonostante non si stessero toccando, Lucy riusciva comunque a sentire il suo calore intenso e rassicurante. Si sentì un po’ più tranquilla. « I mercenari sono stati arrestati. Dopo una devastazione simile, difficilmente le autorità avrebbero potuto ignorare ulteriormente cosa stava accadendo. Collaborando con molti dei maghi nascosti in città siamo riusciti a insabbiare il nostro intervento, quindi Fairy Tail non avrà conseguenze. Dovremo solo stare attenti a quello che facciamo per un po’. »
 
Quella era sicuramente una buona notizia.
 
« Sono tutti in prigione? »
 
« Ultear è fuggita durante la battaglia » intervenne Erza con una punta di disappunto nella voce. « Quanto a Gerard, si è costituito. Si è fatto arrestare volontariamente per contribuire a proteggere tutti noi. »
 
Alla giovane Heartphilia bastò uno sguardo per comprendere che la rossa ne stava soffrendo, perché quel gesto significava per lei molto più che per chiunque altro. Non disse niente, e avrebbe voluto che l’altra incrociasse il suo sguardo per capire tutto quello che avrebbe voluto trasmetterle, ma la maga dall’armatura splendente non sollevò gli occhi.
 
« Alcuni dei maghi di Fairy Tail erano feriti gravemente, ma sono tutti in via di guarigione » s’inserì Polyushka con la sua voce ruvida e seria. « Essendoti ripresa, ne abbiamo salvata la totalità. »
 
« Grazie al cielo » sospirò la biondina. Si sentiva sollevata che tutto si fosse risolto per il meglio. Non si sarebbe mai perdonata se qualcuno ci avesse rimesso la salute. Dopo brevi istanti di silenzio, guardò in attesa il più anziano. « …e mio padre? »
 
Chiederlo ad alta voce rese l’atmosfera nella stanza ancora più pesante, alimentando il disagio dell’ereditiera. Sapeva che quel presentimento che le gelava la spina dorsale non se ne sarebbe andato finché non avesse saputo la verità, e non poteva ignorarlo. Aveva paura, ma preferiva affrontare subito la realtà.
 
« Non ho mai visto un simile genere di magia » esordì infine la vecchia dai capelli rosa, dopo lunghissimi secondi di pausa. « Insieme alla tua, è probabilmente una delle forme più antiche e imprevedibili. Sono magie strettamente legate allo spirito e all’emotività di una persona. Purtroppo, ignorarne l’esistenza e non imparare a gestirla può rivelarsi estremamente nocivo. »
 
« Mi è stato detto… una volta » mormorò Lucy con un filo di voce. Avrebbe raccontato della Principessa delle Stelle, ma non in quel momento.
 
« L’animo e il corpo di Jude Heartphilia erano stati profondamente divorato dalla sua stessa magia » spiegò la guaritrice, senza che la sua voce tremasse. « Essa si è nutrita delle sue emozioni negative per troppi anni. Abbiamo scoperto tutto dopo averlo portato qui con te per tentare di guarirlo. »
 
La ragazza mantenne lo sguardo fisso sulla donna, tesa. Sentì il letto cigolare dolcemente e il braccio tonico di Natsu le passò attorno alle spalle. Il suo calore si irradiò immediatamente nel corpo della biondina, che percepì nello stesso tempo una maggiore calma. Aveva in sé l’energia della prima Principessa, donatale grazie all’amore che provava per gli altri, il calore del mago del fuoco e l’affetto di tutta la sua famiglia che era attorno a lei. Qualunque cosa fosse, avrebbe potuto farle male, ma avrebbe potuto affrontarla.
 
« Jude non ce l’ha fatta » disse infine Makarov, con tono calmo. Il modo in cui aveva pronunciato il nome dell’uomo non era più quello colmo di risentimento di una volta, ma era compassionevole, tranquillo, e questo fece vacillare gli animi di chi lo stava ascoltando. Lucy si sentì tremare, come se l’avesse colpita un masso dritto sul cuore, ma la presa del giovane Dragneel si fece più salda, stabilizzandola. « Ci ha lasciati due giorni fa. Tuttavia, per quanto affaticato e malato sembrasse nel corpo, non sembrava tale nell’anima. Era sereno. Era molto felice, Lucy. »
 
La ragazza vide e percepì la sincerità con cui il vecchio le stava parlando, e insieme al dolore della perdita percepì anche un’insolita gioia.
Ce l’aveva fatta. Con il suo potere era riuscita ad aiutare suo padre: aveva purificato il suo animo dalla sofferenza, dal terrore in cui era sprofondato per tutti quegli anni, rendendolo finalmente felice. Gli occhi le si riempirono di lacrime e le asciugò velocemente con le mani. Poi notò che Wendy si era avvicinata, e le tendeva una busta.
 
« Ti ha lasciato una lettera » mormorò la vocina della bambina, e con mano tremante la biondina accettò ciò che le stava porgendo. La aprì subito e cominciò a leggere avidamente.
 
Mia cara Lucy,
avevi ragione tu. I tuoi amici, questi maghi, usano la magia per il bene. Non ci hanno separati. Hanno riportato entrambi nel loro covo per guarirci, anche se non l’avrei meritato. Sono molto colpito. Non avevo mai pensato che la magia potesse essere utilizzata per il bene, ma tu e loro mi avete insegnato che invece è possibile.
Ho sempre avuto torto e me ne rammarico immensamente. Non posso tornare indietro e cambiare ciò che ho fatto, ma spero che d’ora in poi tu sarai felice. Per me è l’unica cosa che conta. Vorrei che Layla fosse viva per poter vedere che splendida giovane donna tu sei diventata. Se fosse rimasta lei sola, sono certo che avrebbe saputo crescerti meglio di me e sarebbe stata orgogliosa e fiera dei tuoi poteri. Le dirò tutto a breve, quando l’avrò raggiunta.
Quanto a te, invece, so che non ti sei ancora svegliata. Ma sono io che devo, che voglio andare da tua madre. Tu hai ancora molti anni da passare qui con la tua nuova famiglia e desidero che tu li viva tutti. È la mia ultima richiesta in qualità di tuo padre.
Non dolerti per me: io sono felice. Mi hai donato una serenità e una gioia che non provavo da quella sciagurata notte. Hai guarito le ferite del mio cuore. Quelle del mio corpo, invece, sono troppo profonde, ma non sono triste per questo. Ora che so che tu starai bene, non ho più una sola preoccupazione al mondo. So di andarmene tranquillamente.
Io e Layla veglieremo sempre su di te, non dimenticarlo mai.
Ti ho sempre amata, mia piccola Lucy.
Ti prego, non mi piangere. Sii felice, fallo per me.
Addio.
 
Papà
 
Nonostante le richieste di Jude, la figlia aveva cominciato a piangere copiosamente già a metà della lettera. Non sarebbe mai riuscita a trattenersi. Quando concluse la lettura, si strinse il foglio al petto e lasciò che i singhiozzi la squassassero, mentre Natsu la circondava con le braccia, consentendole di sfogarsi al sicuro contro il suo corpo. Nonostante tutto, non si sentiva triste. Si sentiva invece esplodere di commozione, amore e gioia per la vita che suo padre le aveva augurato, e che sapeva sarebbe stata splendente. Sarebbe stata felice anche per lui, anche grazie a lui, sarebbe vissuta sotto la protezione sua e di sua madre. Le si strinse il cuore dalla tenerezza. Dopo lunghi minuti, si asciugò le lacrime e piegò la lettera infilandola nuovamente nella busta. L’avrebbe conservata per sempre. Prese un bel respiro e sorrise sinceramente. Tutti la stavano fissando.
 
« Vi ringrazio infinitamente per esservi presi cura di mio padre » disse con voce ferma e tranquilla. Dopo un momento di sconcerto generale, ciascuno ricambiò il suo sorriso e la stanza tornò a sembrare calda e luminosa. « Era davvero felice. E lo sono anch’io. »
 
I sorrisi degli astanti si fecero dolci e sollevati. Poi, dopo qualche chiacchiera quieta, lentamente uscirono per lasciarla riposare, chi abbracciandola, chi dandole qualche colpetto in testa, chi semplicemente salutando. Rimase solo Natsu.
 
« Sei sicura di stare bene? » domandò lui, scrutandola un po’.
 
L’ereditiera si perse per qualche istante nei suoi occhi verdi, riflettendo. Si sentiva estremamente in pace e felice. Solo due settimane prima, entrando nello studio di Palazzo Heartphilia, non avrebbe mai immaginato di riuscire a sentirsi in quel modo. Gli sorrise dolcemente e posò la testa sulla sua spalla, lasciando che la cullasse piano.
 
« Sì » rispose calma, sentendo i muscoli del corpo del ragazzo rilassarsi a quel tono. « Non vedo l’ora di alzarmi da qui. »
 
Vide con la coda dell’occhio che le labbra del giovane si stendevano. Il suo posto era lì, con lui, con tutti loro.
 
Noi continueremo a vivere in questo mondo.
 
Perché lei era Lucy di Fairy Tail, l’ultima Principessa delle Stelle.





Angolo dell'Autrice Asu
E così il momento è (finalmente) arrivato. Il momento di lasciare andare questa fic~ è stata un'avventura a dir poco rocambolesca- Tra mille blocchi, perdite di idee e ispirazione, momenti di illuminazione con pagine e pagine di racconto che praticamente si scrivevano da sole (e le ore che passavano senza manco accorgersene, aiuto)... E voi che avete letto e recensito fino qui. Mi sono divertita moltissimo con questa mia primissima long fiction e spero sia stato lo stesso anche per voi, perché questa fanfiction è scritta sì per farmi divertire e sfogare, ma anche e soprattutto per far sorridere ed emozionare tutti voi lettori! Spero di essere riuscita a darvi qualcosa. GRAZIE INFINITE per essere arrivati con me alla fine di questo piccolo viaggio (che è durato MOLTO più del previsto. La fine che arriva dopo un anno e mezzo-): a chi c'è stato dal primo aggiornamento, a chi mi ha spronata a continuare, a chi l'ha scoperta da poco ma ha voluto leggerla fino alla fine, tutti quanti, grazie davvero <3
Stavolta c'è tanto spazio per la serietà e poco per la mia solita scemenza, vi chiedo perdono ahahahah~
Non escludo che in futuro possa arrivare un capitolo in time skip, ma per ora sento di poter dare la storia come conclusa, ve lo meritate AHAHAHHAH mi spiace tantissimo per tutto questo tempo privo di aggiornamenti! Spero di potervi rivedere nel momento in cui scriverò qualcos'altro su quel bellissimo mondo che è quello di Fairy Tail <3 (putroppo ho buttato giù, nel tempo, diverse idee per altre long. Mi dispiace tanto.)
Mi spiace un po' chiudere qui questo racconto, mi ha accompagnata per così tanto che quasi quasi sento la nostalgia ahahah Ma ehi, spero che almeno il finale vi sia piaciuto. Sono stata per settimane in crisi interiore per decidere come concluderla, cioè se far morire oppure no Jude. Alla fine ho scelto di seguire un po' l'andamento del manga (mi spiace per chi aveva sperato in una vita di famiglia al completo! Scusate D:)! Anche la prima Principessa immagino proprio abbiate capito a chi sia ispirata (e inizialmente aveva tutt'altro aspetto, quindi pensate un po'.) 8)
Insomma, anche stavolta ho sproloquiato (la cosa più scema è che l'ho fatto DOPO i ringraziamenti, quando generalmente lo si fa prima. Brava, Asu.)- Spero davvero che vi siate goduti questa... cosa... fino alla fine!
E, per l'ennesima volta, grazie.

Ja ne!
AnB

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1814663