vivere non sopravvivere

di guy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** svenire o non svenire? questo è il dilemma ***
Capitolo 2: *** non sei in paradiso, sei in casa mia ***



Capitolo 1
*** svenire o non svenire? questo è il dilemma ***


Uno sparuto gruppetto di sopravvissuti stava raccolto intorno al fuocherello, armi in mano, volti scavati dalla fame e labbra spaccate dal freddo “abbiamo finito il cibo…” la voce del giovane uomo dai capelli biondi-rossastri risuonò funerea “dobbiamo procurarcelo o non sopravviveremo anche a questo inverno…” Nathan era il suo nome e dopo la morte del padre era diventato lui il capo di quello sparuto gruppetto di laceri individui “io e Caleb andremo a cercare del cibo…se non dovessimo tornare Michael sarà il nuovo capo”. Quella sera stessa salirono sul vecchio pick-up, solo una tanica di benzina e la coscienza di non potersi allontanare più di tanto.
Nathan aprì gli occhi di scatto, guardandosi intorno con occhi sbarrati e serrando la mano intorno al machete…poteva sentire i gemiti degli zombie fuori dal casolare in cui si era rifugiato, pregò mentalmente che quelle creature non entrassero sebbene avesse seri dubbi sull’esistenza di una qualche divinità, Caleb era morto, sbranato dagli zombie sotto i suoi occhi senza che lui potesse fare nulla…solo scappare, avevano terminato la benzina troppo, troppo presto, senza trovare nemmeno un po’ di cibo…nulla…solo morte e altra fame, ormai erano giorni che non metteva nulla sotto i denti, la testa gli girava ma doveva farsi forza…doveva farsi forza…
A piedi, stremato, tremante per la febbre e per la debolezza, i vestiti laceri, aveva perso il machete e arrancava spingendosi avanti appoggiato ad un bastone, dietro di lui un gruppetto di zombie lo seguiva a una certa distanza mugugnando affamati, desiderosi di affondare i denti nella sua carne, dinanzi ai suoi occhi si aprì una piazzola, piena di carcasse di auto abbandonate, in un angolo un piccolo supermarket, abbandonato e saccheggiato da tempo, il lezzo di morte e di marcio gli colpì le narici e quasi lo fece vomitare “allora Nathan…” brontolò tra sé e sé “hai due possibilità…o ti volti e li affronti a bastonate…e ti fai ammazzare…o vai ancora avanti…svieni e vieni sbranato mentre non soffri…svenire o non svenire?...forse…ma si è meglio svenire” disse e fu accontentato, dopo qualche passo le ginocchia cedettero, si schiantò al suolo e tutto divenne buio e freddo.

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Capitolo 2
*** non sei in paradiso, sei in casa mia ***


Una sensazione di calore, come di un abbraccio che lo avvolgeva e lo teneva al sicuro, il capo sprofondato in qualcosa di morbido, mosse lentamente le mani, cercando di capire dove si trovasse, sentì la stoffa sotto le mani poi le dita sfiorarono quello che sembrava…un materasso? Possibile che fosse un materasso? Aprì lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre fino a mettere a fuoco un tetto, sembrava formato da assi di legno accostate, la stanza era avvolta nella penombra, solo un filo di luce filtrava tra quelle che sembravano due tende di panno scuro e pesante, un buon odore di cucinato riempiva l’aria “sono in paradiso?” brontolò con la voce resa roca dalla febbre, una risata argentina interruppe i suoi pensieri e gli fece voltare di scatto la testa, inquadrando una giovane ragazza dai lunghi capelli neri e un sorriso brillante con un vassoio tra le mani “non sei in paradiso! Sei a casa mia!” sbatte le palpebre confuso e si tirò a sedere, appoggiando la schiena sui cuscini con un mugolio dolorante “io…io sono Nathan…” “io sono Annika, piacere di conoscerti” si sedette sul bordo del letto, tenendo il vassoio sulle ginocchia “ti ho portato la colazione…” gli avvicinò una tazza colma di latte e Nathan strabuzzò gli occhi…stava sognando, l’unica soluzione era che stesse sognando…non vedeva del latte da anni…prese la tazza tra le mani tremanti quando vide la ragazza accostarsi alle tende come se volesse aprirle “ferma! Cosa fai?! Ci vedranno!” ma lei rispose con un cenno di negazione del capo “ma non possono vederci! Non preoccuparti!” e senza aggiungere altro le spalancò mostrando una vetrata che lasciava vedere tutto il panorama intorno a loro…Nathan si avvicinò per guardare e rimase senza fiato…la vetrata era composta da pezzi di vetro uniti con uno strano collante nero eppure lasciava che vedesse tutto…erano su un albero immenso che si ergeva al centro di un carcere protetto da alte mura…poggiò i palmi sul vetro e non poté non notare che c’era qualcosa di strano…qualcosa di ordinato…poi scosse la testa “cosa ci fa…un albero in…in un carcere?” “beh questo era un carcere particolare…si voleva costruire un nuovo prototipo di carcere autosufficiente…a contatto con la natura…insomma…un sacco di cose” disse Annika facendo spallucce “e il latte?” “il latte? Oh beh ho alcune mucche e pecore e capre e…beh ho un sacco di animali che allevo nel cortile…”.

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