Sognando Seoul

di Kim NaNa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione al capitolo primo. ***
Capitolo 2: *** L'inizio di un'avventura. ***
Capitolo 3: *** Destino, ti diverti? ***
Capitolo 4: *** Sogno o son desta? ***
Capitolo 5: *** Imprevisti. - Parte Prima - ***
Capitolo 6: *** Imprevisti. - Parte seconda - ***
Capitolo 7: *** Sotto la pioggia di Seoul. ***
Capitolo 8: *** Victor, chi? ***
Capitolo 9: *** Resta ***
Capitolo 10: *** L'inaspettata decisione di Katrina. ***
Capitolo 11: *** Work in progress ***
Capitolo 12: *** Nuovo inizio... coreano! ***
Capitolo 13: *** Incertezze del cuore - Parte prima - ***
Capitolo 14: *** Incertezze del cuore - Parte seconda - ***
Capitolo 15: *** Prova a dimenticarmi ***
Capitolo 16: *** Per amore o per lealtà ***
Capitolo 17: *** Incubi ***



Capitolo 1
*** Introduzione al capitolo primo. ***


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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.

Premetto che adoro il mondo dei drama, che amo tutto quel che è orientale e che sogno ardentemente di visitare posti come la Corea, il Giappone e la Cina.
Questa fic è dedicata al mio, anzi mio e della mia Unnie, Lee Min Ho. L'attore che ha sconvolto le nostre menti e i nostri sogni, il ragazzo che tutte le appassionate come noi vorrebbero incontrare!
Buona lettura!!!


Kim Na Nà




Sognando Seoul.


 
Introduzione al capitolo primo.
 
‹‹Dammi un pizzicotto! Ti prego Katrina, dammi un pizzicotto!››
La ragazza dal caschetto nero e gli occhi scuri come il cioccolato non smetteva di agitarsi sulla poltrona color panna del lussuoso aereo della Korean Airlines.
Katrina non riusciva a trattenersi dal ridere. Gli occhi verdi brillavano e con le mani pizzicava le braccia della sua amica Isabel.
‹‹È tutto vero, Isabel. Non stiamo sognando. Stiamo davvero volando verso Seoul.››
 
Seoul.
La città, capitale della Corea del Sud, che Isabel e Katrina avevano sognato di visitare. La città che avevano imparato ad amare seguendo, con vivo interesse, i drama coreani che tanto le appassionavano.
È strano come il destino possa cambiare improvvisamente il percorso della vita di ciascun essere, ancor più strano immaginare di poter vincere un viaggio per due persone, verso la meta da sempre desiderata, con una bottiglia di succo di frutta.
‹‹Isabel, che ne dici di partecipare?›› disse Katrina mentre leggeva il regolamento del concorso scritto sul retro della bottiglia.
‹‹Basta solo compilare il format allegato, spedire in busta affrancata e attendere l’estrazione.››
Gli occhi scuri di Isabel fissarono quelli chiari dell’amica perplessi.
‹‹Credi davvero di poter vincere quel viaggio per Seoul?›› Era sarcastica Isabel e Katrina lo sapeva, ma provare non sarebbe costato nulla e, dopo un po’ di remore e qualche sorriso, riuscì a convincere l’amica.
Rise Katrina ripensando alla faccia stupita di Isabel il giorno in cui ricevette la telefonata che avrebbe sconvolto la loro vita.
‹‹Pronto? Sì, sono io, con chi parlo? Come? Sta scherzando, vero? Sì, sono davvero io! Oddio! Oddio! Quindici giorni? Ma, ma… è fantastico! Certo, certo! La ringrazio infinitamente… grazie, grazie di cuore.››
Aveva riagganciato e urlato di gioia stringendo Katrina in un fortissimo abbraccio.
‹‹Stiamo per partire! Stiamo per partire, Kat!››
‹‹Partire? E per dove?››
Isabel la strinse più forte e la guardò negli occhi verdi.
‹‹Abbiamo vinto… Non capisci? L’estrazione per quel viaggio… andiamo a Seoul!››
Si abbracciarono, urlarono, saltarono di gioia fino a stancarsi.
Seoul era un sogno che stava per diventare realtà.
Avrebbero salutato la loro amata Madrid e avrebbero preso l’esclusivo volo della Korean Airlines per volare nella città dei loro sogni.
 
Tredici ore di volo prima di raggiungere quella località sognata anche ad occhi aperti, quella città che le aveva viste chiacchierare per notti intere, quella capitale protagonista di tutti quei drama che le avevano emozionate e donato tanti sorrisi.
‹‹Isabel… smetti di agitarti adesso, sai bene che ho il terrore degli aerei…››
‹‹Non posso Katrina, non ci riesco. Stiamo andando a Seoul! Seoul, ti rendi conto? Aaaaaaaaah! Non mi sembra vero!!!››
Si scambiavano reciprocamente pizzicotti quando una giovane donna, con indosso un’uniforme color pervinca e i capelli raccolti dietro la nuca, chiese loro, in un inglese impeccabile, di fare meno chiasso nel rispetto dei passeggeri che dormivano.
Isabel e Katrina annuirono serie ma, quando l’assistente di volo le lasciò sole, scoppiarono a ridere.
‹‹Sarà che siamo dirette a Seoul, ma io e te facciamo le stesse figuracce che siamo solite fare a Madrid!›› Isabel rideva di gusto, mentre Katrina indossava la mascherina nera con l’augurio di riuscire a dormire bene. Al suo risveglio sperava di sorvolare già i cieli coreani e di dare inizio a quella che sarebbe stata l’avventura più indimenticabile della loro vita.


NdA: è solo una piccola introduzione a quello che sarà il vero primo capitolo di questa fic un po' folle, alla quale però sono molto legata e che dedico alla mia Unnie, Park Min Ri. :D
Se avete piacere, commentate pure.
A prestissimo.


Kim Na Nà

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Capitolo 2
*** L'inizio di un'avventura. ***


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Ho scritto questo capitolo con questa canzone in sottofondo, una canzone che mi ha fatto sorridere e che mi ha messo allegria. Spero abbia su di voi il medesimo effetto. Buon ascolto e buona lettura. http://www.youtube.com/watch?v=y7BLs6WTgvA

L’inizio di un’avventura.

 
Lentamente si aprirono gli occhi color caffè di Isabel. Le assistenti di volo le sorrisero gentilmente e in inglese le domandarono se avesse bisogno di qualcosa.
Il teleschermo proiettava la rotta dell’aereo e mostrava i gradi della temperatura esterna.
Seoul.
Siamo arrivate a Seoul! Pensò. Gli occhi le si illuminarono mentre sul viso le apparve un grande sorriso.
Si voltò verso destra. Katrina dormiva profondamente e Isabel non poté fare a meno di svegliarla.
‹‹Kat! Kat! Svegliati! Su, apri gli occhi… Siamo a Seoul! Siamo a Seoul!››
Ancora assonnata Katrina aprì i suoi verdi occhi e guardò la sua amica che si dimenava.
‹‹Che succede?››
‹‹Siamo a Seoul. Siamo arrivate, capisci? Solo nove minuti prima dell’atterraggio… Stiamo per vedere la nostra Seoul… dopo averla a lungo sognata, stiamo per vederla con i nostri occhi…››
Katrina lasciò cadere la coperta che le copriva le gambe e saltò addosso all’amica per avvicinarsi all’oblò.
‹‹Seoul! Seoul!››
Risero felici e si abbracciarono per la gioia.
Alcuni minuti dopo solcavano i pavimenti dell’aeroporto di Incheon con aria sognante.
‹‹Ti prego Unnie (*), dammi un pizzicotto…››
Si guardarono intorno con la bocca spalancata. Persino l’aeroporto sembrava più maestoso di quel che avevano visto nei drama (*’)
Le grandi vetrate lasciavano riflettere luminosi fasci di luce, mentre fuori, il sole delle undici del mattino splendeva nel cielo di Incheon, illuminando i volti estasiati e felici delle due ragazze.
‹‹Isabel… se dovessi tirarti un pizzicotto ogni volta che me lo chiedi, tornerai a Madrid piena di lividi…››
Rise divertita Katrina, prima di raggiungere l’uscita e respirare l’aria della Corea del Sud.
‹‹Annyheong!!!›› (*’’) urlò in coreano Isabel.
Per anni aveva studiato con costanza la lingua coreana, immaginando di visitare, un giorno, la città dei suoi sogni: Seoul!
‹‹Oh, donna colta…  invece di parlare a Mister X, perché non fermi un taxi e ci fai portare al Grand Hilton Seoul Hotel? Ti ricordo che ci vuole circa un'ora per raggiungere Seoul.›› disse Katrina, sistemando le sue due grandi valigie.
‹‹Agli ordini, Unnie!›› rispose Isabel, facendo il tipico saluto militare prima di allungare un braccio e fermare un taxi.
Incollarono i loro visi ai finestrini e nei quaranta minuti di strada guardarono, sognanti ed elettrizzate, i paesaggi che si offrivano ai loro occhi.
‹‹Katrina, non posso crederci… Siamo davvero in Corea…›› le parole fuggirono in un soffio dalle labbra di Isabel.
L’amica dagli occhi verdi sorrise, dandole un buffetto sulla guancia.
‹‹Visto? Ogni tanto conservare un po’ di speranza nel proprio cuore non è poi così tanto male.››
Una breve frenata e qualche parola di congedo dell’autista sentenziò la fine della corsa. Pagarono l’uomo e recuperarono i bagagli, prima di ritrovarsi dinanzi all’ingresso dell’esclusivo e lussuoso Grand Hilton Seoul Hotel; una struttura a cinque stelle situata in un parco accanto al monte Baekryun.
‹‹Isabel… ti avviso in partenza: non stiamo sognando.››
Si guardarono in viso contemporaneamente per poi mettersi a urlare dalla gioia.
Si abbracciarono saltellando l’una nelle braccia dell’altra e percorsero correndo l’ingresso del maestoso hotel.
Furono accolte da un professionale ed elegante servizio di assistenza clienti che, tra saluti in inglese e coreano e collane di fiori di ciliegio, le accompagnarono nella spaziosa quanto tecnologica e confortevole suite riservata a loro.
Chiusero la porta abbandonandosi contro di essa guardandosi attorno senza parole.
‹‹Isabel, tu sai che detesto i succhi di frutta alla pera, ma… se berli significa avere la possibilità di vivere sogni come questo, allora mi sacrifico volentieri.››
La ragazza dal caschetto bruno si lasciò andare ad una contagiosa risata e, prendendo Katrina per mano, si tolse i sandali dai piedi, imitata dall’amica e iniziò a saltare ripetutamente sul grande letto matrimoniale destinato a loro.
‹‹Seoul… Saranghae!!! (**) Saranghae!!!›› urlò Isabel con tutto il fiato che aveva in gola accompagnata dalle risa allegre dell’amica.
Quando le vertigini di Katrina le costrinsero a fermarsi, si precipitarono nelle docce per prepararsi ad affrontare il mondo meraviglioso e sconosciuto che le attendeva fuori dalla stanza 171.
 
‹‹Hai preso l’itinerario, Kat?››
‹‹Sì, eccolo qui. Allora, da dove cominciamo?››
Il sole del mezzogiorno riscaldava piacevolmente l’aria e illuminava la scaletta che le due amiche si erano preparate.
‹‹Ehm… Io avrei un po’ fame. Che ne dici di andare in una di quelle locande che abbiamo visto mentre andavamo in hotel?››
‹‹Ottima idea! Così possiamo divertirci ad assaggiare ciò che abbiamo sempre visto nei drama e dopo possiamo andare in giro per Seoul.››
Un sorriso smagliante si dipinse sulle loro labbra, gli occhi brillarono di una luce sincera e speranzosa e le loro gambe si mossero verso i luoghi che avevano a lungo sognato.
‹‹Oh, senti che buon profumo Isabel!›› disse Katrina mentre entravano in una locanda tradizionale coreana.
Isabel si guardava intorno affascinata dalle caratteristiche di quel luogo semplice che pullulava di novità.
Ordinarono il tipico Pibimpap, un piatto di riso bollito accompagnato da una ricca varietà di verdure cotte a vapore e salsa di peperoncino che venne servita a parte in una ciotolina.
‹‹Sapevo che, un giorno, gli anni trascorsi a guardare drama mi sarebbero stati utili!›› esclamò Isabel versando le verdure nel riso con la salsa e mescolando tutto con il cucchiaio proprio come aveva visto fare diverse volte nei drama.
‹‹Io voglio anche assaggiare del Kimch’i (**’) e vorrei anche del Pulgogi. (**’’)››
‹‹Perfetto Unnie! E per completare questo delizioso banchetto assaggeremo anche quel dolce di farina di riso che il cameriere ha chiamato TTk’ wach’ae.››
Katrina applaudì felice mentre Isabel mangiava golosamente un altro cucchiaio di Pibimpap.
Uscirono dalla locanda sazie e soddisfatte.
‹‹Le immagini non rendono giustizia alla prelibatezza dei piatti che abbiamo gustato oggi… credo che arriveremo al parco nazionale di Bukhansan rotolando…››
‹‹Ne dubito Unnie e se non ti affretti rischiamo di perdere il pulman che ci permetterà di raggiungere il parco.››
Isabel tirò Katrina per un braccio e si avviarono verso la fermata dei bus dove era il mezzo in transito.
Immerse nella natura incontaminata e protetta respirarono l’aria profumata dei boschi e gli odori intensi dei diversi e profumati fiori.
Risero a crepapelle, fecero capriole sull’erba verdeggiante e scattarono numerose fotografie per imprimere per sempre i ricordi di quei momenti.
Poi fu la volta del mercatino delle pulci della provincia di Seoul, Hwanghak-dong, dove trovarono un grosso mercato degli oggetti più disparati e impensabili.
‹‹Che ne dici? Come sto?›› chiese Isabel mostrando il fermaglio che aveva messo nei capelli.
‹‹Carino! E di questi che ne pensi?›› disse Katrina mostrando dei particolati orecchini che raffiguravano due draghetti dorati.
‹‹Compriamo tutto Unnie!!! Prendiamo tutto quel che ci piace e portiamolo a Madrid. Saranno i souvenir che evocheranno i ricordi più belli della nostra vita!››
‹‹Ahahahahah… Hai ragione, Isabel!››
Le fotografie si susseguivano tra le risate incontrollabili delle ragazze che decisero di fare un foto anche con il venditore ambulante da dove avevano acquistato delle camicette tipiche coreane.
‹‹Hai visto la sua faccia? Era incredulo quando gli hai chiesto di poter fare la foto con lui… Ahahahahahah!›› Katrina aveva gli occhi verdi lucidi dalle troppe risa.
‹‹Su, dai! È stato troppo gentile a regalarmi la terza camicia, era il minimo che potessi fare per lui! E poi quando gli ricapiterà l’opportunità di farsi una foto con due bellezze come noi?! Ahahahahahah…››
Ridendo, Katrina guardò l’orologio da polso che portava sempre con sé.
‹‹Sono già le 18. Accidenti, come passa in fretta il tempo… Tu vuoi tornare in albergo Isabel?››
Il caschetto nero si voltò di scatto verso l’amica guardandola sbigottita.
‹‹Scherzi, vero? Non ci penso neanche a tornare in hotel se prima non andiamo all’ Han River Park fountain!!!››
Katrina rise, annuendo col capo.
‹‹Guarda che staremo qui per altre due settimane, la fontana del parco del fiume Han non scappa mica…››
‹‹Unnie!!! Lo sai che ho sempre desiderato vedere la fontana che mi ha conquistata nel drama di City Hunter.››
‹‹E allora che aspettiamo: andiamo!››
‹‹Kamsamnidà!!! (***)››
Il fiume Han le conquistò del tutto, il panorama della città si rivelò essere superbo e la fontana, che avevano visto solo sugli schermi, troneggiava nel bel mezzo del parco.
A quell’ora del giorno pareva non esserci molta gente, solo pochi turisti e qualche giovane coppia seduta sulle panchine.
‹‹Da vicino è più bella di quanto immaginavo, Unnie. Avviciniamoci così possiamo farci delle belle foto e saranno le prime che sistemerò in camera mia, una volta tornate a Madrid.››
Corsero verso la fontana e si fermarono proprio davanti ad essa. Il suono dell’acqua corrente musicava una melodia inconsapevole che infondeva allegria e tra uno scatto e l’altro le due amiche si abbracciarono felici. Ma proprio quando avevano deciso di riposarsi sulle panchine che si offrivano al panorama della città, le fontane danzanti, chiuse sotto i loro piedi, si aprirono, investendo le due ragazze dei freddi getti d’acqua.
Sorprese e spaventate, annaspavano cercando disperatamente di ripararsi dai getti. Urlavano, chiamandosi a vicenda, senza sapere cosa fare e, proprio mentre cercavano di uscire da quel limbo fatto di acqua, udirono una fragorosa risata alle loro spalle.
Isabel rimase immobile per la vergogna, ma Katrina non riuscì a trattenersi e si voltò per guardare colui o colei che aveva osato ridere di loro.
‹‹Chi cavolo è che ride di noi senza alcun ritegno!?›› urlò in inglese, obbligando l’amica a voltarsi.
Lo stupore alleggiò sui loro volti, mentre, incurante, il ragazzo che avevano di fronte continuò a ridere di gusto.
‹‹Oh mio Dio!›› sibilò Isabel.
Il sogno proibito delle loro vite era fermo dinanzi a loro e rideva senza contenersi della scena a cui stava assistendo, il desiderio nascosto che le aveva tenute per notti intere con il viso incollato al televisore era a pochi metri da loro e pareva più bello che mai.
LEE MIN HO.
L’imbarazzo imporporò le guance delle ragazze che non riuscirono a proferir parola, bloccate dalla vergogna e paralizzate dalla lampante bellezza di quell’attore che le aveva sempre fatte sognare. Isabel cercò di sistemarsi un po’ sotto i getti continui d’acqua che la colpivano da ogni lato, invece Katrina guardava stupefatta quel raro esemplare che si era materializzato lì davanti.
Rideva di gusto Lee Min ho anche quando riprese a camminare per poi sparire in un pulmino nero che lo attendeva lì vicino.
Le fontane si chiusero.
Isabel e Katrina, gocciolanti e ancora sbigottite, si guardarono in viso prima di urlare come inseguite da un animale inferocito.
‹‹Era lui… ti rendi conto, Isabel? Lee Min Ho!!! Era lui, il nostro amore! Ah, quant’era bello! E poi hai visto il suo sorriso? Quando ride anche il cielo si illumina!››
Katrina, con i capelli bagnati attaccati al viso, inneggiava alla bellezza del loro attore preferito.
‹‹Unnie! Unnie!››
Isabel parve sul punto di piangere.
‹‹Che c’è? Non sei felice di aver visto Lee Min Ho? Non era quello che avevi sempre sognato?››
‹‹Unnie! Ma guardaci…›› rispose Isabel indicando i loro vestiti completamente bagnati e i loro volti stravolti dai getti d’acqua.
Katrina guardò prima l’amica e poi guardò i suoi indumenti.
‹‹Noooo!››
‹‹Sì invece. Ma ti rendi conto? Perché? Perché proprio lui? Perché proprio in quel momento? Accidenti… e poi perché diamine rideva in quel modo?!›› Isabel batteva i piedi per terra.
Sul suo viso un velo di delusione che non sfuggì a Katrina.
‹‹Dai, non fare così. Giovedì Lee Min Ho terrà una conferenza stampa al teatro nazionale di Seoul per presentare un nuovo drama. Avrai modo di rivederlo e sta’ tranquilla, non si ricorderà di noi e tanto meno ricorderà questo nostro imbarazzante momento.›› sorrise cercando di sollevare l’umore di Isabel che la guardava titubante.
‹‹Tu dici? Io non credo… rideva troppo forte per dimenticarsi ciò che ha visto oggi… si è divertito troppo… Oh, cavolo! Lee Min Ho, il nostro Lee Min Ho rideva di noi… Lee Min Ho! Il mio Oppa, Lee Min Ho.›› Scosse il capo incredula, mettendosi le mani tra i capelli bagnati.
‹‹Smettila di frignare e cancella quel muso. Lee Min Ho è il nostro amore, lui è l’uomo perfetto e dimenticherà questo piccolo inconveniente delle sue pazze innamorate. ››
La portò fuori dal raggio delle fontane e raggiunsero il primo taxi.
Una volta in stanza ebbero solo il tempo di cambiarsi d’abito e asciugarsi i capelli, prima di cadere addormentate nei loro letti.
L’indomani una nuova avventura le attendeva.
 
Note:
·       Unnie, significa sorella minore. È il modo affettuoso in cui le ragazze più piccole chiamano quelle più grandi.
·       Drama, sono serie televisive che spopolano in tutte le nazioni orientali (Corea, Giappone, Cina, Taiwan)
·       Annyheong, in coreano significa Ciao.
·       Saranghae, in coreano significa Ti amo.
·       Kimch’i, mistura di cavolo verza, spezie, aglio, salsa di peperoncino fermentata, zenzero ed erbe cipolline lasciate a fermentare nelle giare di terracotta.
·       Pulgogi, carne alla griglia composta da piccole strisce di carne di manzo marinate in salsa di soia, olio di sesamo, aglio, salsa di peperoncino fermentata, cucinate direttamente dai commensali sulla piastra posta sul tavolo.
·       Kamsamnidà, in coreano vuol dire Ti ringrazio.
 
 
NdA: ed eccolo il primo capitolo di questa folle fan fiction che scrivo con tutta la mia passione e il mio impegno.
So che siete in pochi a leggerla e ancor meno a recensirla, ma spero possa piacervi e che sia riuscita a regalarvi un piccolo sorriso.

Alla prossima.

  
Kim Na Nà 
 

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Capitolo 3
*** Destino, ti diverti? ***


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Le due canzoni citate nel testo le trovate a questi indirizzi: http://www.youtube.com/watch?v=-9b130VfvQY e http://www.youtube.com/watch?v=j7_lSP8Vc3o; mi sono state di grande aiuto e hanno aiutato la mia fantasia ad immaginare quanto scritto.
Buon ascolto e buona lettura.


                                                                                                                                                
Destino, ti diverti?
 
‹‹Kat! Kat! Accidenti, svegliati Kat! È quasi mezzogiorno. Maledetto fuso orario. Abbiamo perso quasi mezza giornata e abbiamo un mare di cose da fare! Dai, su… Fa’ presto. Pranziamo velocemente qui in hotel e corriamo al Seoul Nori-Madang dove terranno degli spettacoli di musica e danze tradizionali e riti sciamanici che riflettono l’atmosfera del popolo coreano… Kat? Ti muovi?››
Katrina la guardò con gli occhi semichiusi, si mise seduta e strinse il cuscino tra le mani appoggiandovi il viso.
‹‹Come mai tutto questo sprint di appena sveglia?››
Isabel scese dal letto e raggiunse la toilette, spalancando la porta.
‹‹Devo dimenticare la figuraccia di ieri… ho avuto gli incubi per tutta la notte!››
Katrina si mise a ridere di gusto, battendo i palmi delle mani sul materasso e, per tutta risposta Isabel sbatté violentemente la porta infilandosi sotto la doccia.
Al Seoul Nori-Madang, nelle prime ore del pomeriggio, conobbero la magia di quel mondo che le aveva sempre affascinate. Ballarono spensierate con la gente del posto e altri turisti, liberando la testa da qualunque pensiero non fosse felice.
Visitarono la famosa Porta Nandaemun, quella che una volta fu la porta principale di Seoul; un grosso edificio, costruito nel XIV° secolo, che spiccava anacronisticamente come un’isola in un mare di traffico.
‹‹Unnie, Seoul è meravigliosa. Avremmo dovuto venir qui molto tempo fa.›› disse Isabel sedendosi su un muretto di pietra viva e ammirando le tipiche abitazioni coreane.
‹‹Tesoro, non sarebbe bastato un anno di stipendio per permetterci una vacanza come questa… ma è bastato un orripilante succo di frutta alla pera per concederci un sogno come questo.››
‹‹Ha visto, signorina? È merito dei miei succhi di frutta alla pera se siamo arrivate in Paradiso!››
Katrina rise e un raggiò di sole illuminò i suoi grandi occhi verdi.
‹‹E sentiamo… quale altro angolo di paradiso dobbiamo visitare oggi?››
Isabel la guardò con una strano luce negli occhi. Sulle labbra comparve un accennato ghigno e Katrina bofonchiò:
‹‹Quando fai quella faccia so già che devo preoccuparmi. Cosa stai meditando? Non sarà un attentato alla mia vita, vero?››
Katrina continuava a porre domande mentre Isabel, messa la borsa sulle spalle, la trascinò con sé ridendo.
Giunte a sud del fiume Han-Gang, Katrina sgranò gli occhi. Dalla tradizione delle musiche e dall’antica storia delle architetture prima visitate, aveva davanti a sé, la dimostrazione di come il mondo si fosse incredibilmente evoluto: il Lotte World, un complesso super tecnologico dotato di piste di pattinaggio sul ghiaccio, piscine, campi di rugby, di tennis e un mastodontico clone di Disneyland, definito Lotte World Adventure, meta del divertimento domenicale delle famiglie di Seoul.
‹‹Dimmi che quello che sto pensando è solo frutto delle mie paure più oscure…››
Il caschetto nero di Isabel assentì.
‹‹Oh mio Dio! Ora lo so, morirò qui a Seoul!››
‹‹Fifona! Smetti di lamentarti e vieni con me. Sai pattinare, vero?››
‹‹Certo che no!››
‹‹Bene, neanche io!››
Si guardarono negli occhi prima di scoppiare a ridere e di raggiungere l’ingresso della pista di pattinaggio.
L’aria gelida e l’abbigliamento estivo provocò loro brividi di freddo che svanirono solo dopo alcuni minuti. Nonostante le numerose cadute, non riuscivano a smettere di ridere. Era a Seoul, erano libere da ogni stressante pensiero, erano circondate da persone dagli occhi a mandorla che donava loro il buon umore.
Scivolando Katrina si poggiò ai corrimano posti intorno alla pista, il respiro ansante, il volto sorridente.
Ad Isabel fumava la bocca, le gote arrossate dal freddo e dalle troppe risa.
‹‹Allora… dimenticata la figuraccia con il nostro Oppa MinHo-sshì (*)›› chiese Katrina.
‹‹Uhm-Uhm…›› rispose l’amica. ‹‹Hai ragione tu, Unnie. Con tutte le fans che vede ogni giorno non potrà certo ricordarsi di noi due. Non vedo l’ora di vederlo dopodomani… ieri ero così imbarazzata che non ho concesso alla sua bellezza la giusta attenzione che meritava!››
Una sincera risata di Katrina si confuse in mezzo al rumoroso vocio che riempiva la pista di pattinaggio.
‹‹Fra soli due giorni lo rivedremo, gli stringeremo la mano e faremo anche una foto con lui…››
‹‹Aaaaaaaah, Unnie. Basta così, non aggiungere altro o potrei morire solo immaginando il momento.››
‹‹E allora smetti di immaginare e andiamo a fare qualcos’altro e poi sappi che stasera voglio andare in una discoteca coreana e scatenarmi con te come se non vi fosse un domani!››
Isabel la guardò perplessa, ma subito dopo un sorriso si allargò sulle sue braccia e si gettò tra le braccia dell’amica, provocando la rovinosa caduta di entrambe.
‹‹Possibilmente in discoteca vorrei arrivarci tutta intera!›› aggiunse Katrina, massaggiandosi un fianco.
‹‹Ahahahah, simpatica. Sbrigati e alzati. Voglio andare con te in un posto che non credo ti piacerà molto…››
Katrina non ebbe neanche il tempo di sistemare per bene i pattini nell’apposita cassetta, che Isabel le aveva afferrato iniziando a correre.
‹‹E adesso che ti prende? Perché corri in questo modo? Sai che potremmo morire entrambe…››
‹‹Dove stiamo andando ci sarà già un sacco di gente… Corri!››
Delle grandi e tortuose montagne russe erano apparse sotto gli occhi increduli di Katrina che avvertì i consueti malessere che le provocavano le vertigini.
‹‹Tu… vuoi forse dirmi che devo salire su quella diavoleria lì?›› disse indicando la struttura di metallo rosso lucido.
‹‹Esatto!››
‹‹Morirò… ma non posso certo lasciarti sola in mezzo a tutti questa gente.›› Sorrise e si dispose in fila come gli altri.
‹‹Ricorda che mi devi un favore grosso come una casa, cara…››
‹‹Komawo (*’) Unnie!›› fu l’allegra risposta di Isabel.
Dopo trenta minuti di attesa, salirono nel gabbiotto destinato a loro e indossarono le cinture di sicurezza. Sette minuti di adrenalina pura, con l’aria calda e umida dell’estate che sferzava sul viso, con i capelli che seguivano i movimenti rotatori delle macchina infernale che portava con sé, ad ogni curva e discesa, urla stridule e impaurite.
Col volto pallido e il respiro corto, Katrina scese dalla giostra infernale barcollando.
‹‹Sto morendo… Lo so, lo sento. Ma perché sono sempre così accondiscendente con te, eh? Spiegamelo tu, Isabel, perché io non mi capacito…››
Guardò l’amica e incontrò il suo viso sorridente che si rabbuiò quando vide la faccia stravolta di Katrina.
‹‹Mianè…! (**)››
La ragazza scosse il capo e cominciò a dirigersi verso un carretto ambulante di bibite.
‹‹Perché ti scusi? Quel sorriso stampato che hai sulle labbra mi ripaga di tutte le atrocità subite su quel mostro di ferro! E adesso stai zitta e vieni con me. Ho bisogno di bere qualcosa e poi torniamo in albergo. Devo assolutamente ricompormi prima di preparami per la frenetica serata che ci aspetta.››
Un sorriso smagliante e due occhi sorridenti concessero a Isabel una risata piena di ilarità che seguì l’amica pianificando l’evento per la sera.
 
Ore 22.30.
Isabel e Katrina solcarono la sofisticata ed elegante hall del proprio hotel, attirando sguardi compiaciuti e dei turisti che le videro andare via.
Katrina indossava un tubino nero aderente, una generosa scollatura drappeggiata di fili dorati lasciava scoperta la pelle ambrata dal sole e grossi bracciali borchiati color oro tintinnavano ai suoi polsi. Decisa camminava sulle sue alte décolletè nere di raso che rendevano i suoi passi fermi e determinati. Gli occhi verdi erano stati velati da ombretti nero e bronzo che rendevano il suo aspetto ricercato ed accattivante, illuminando i lucenti occhi verdi.
Al suo fianco Isabel con indosso un corto abitino blu notte impreziosito da una fascia di swarovski bianchi che le sottolineava la vita sottile. Ai piedi scarpe dal tacco vertiginoso tempestate di brillantini che slanciavano le gambe snelle e abbronzate. Il caschetto nero modellato per la serata riluceva sotto i lampioni del giardino esterno, mentre ai lobi pendevano due cerchi d’argento che delineavano la forma allungata dei suoi occhi scuri modellata dal mascara e dalla matita nera.
Le labbra di entrambe coperte da un leggero strato di lucida labbra e un acceso sorriso rendevano il loro passaggio un piacevole spettacolo.
‹‹Unnie… mi sento emozionata e poi, tu… sei pazzesca!››
Katrina rise divertita.
‹‹Solo io? Isabel… questa sera dovrò darmi verso e non picchiare chiunque si avvicini alla mia sorellina, ma sei così bella che non sarà possibile evitare che ti guardino…››
Le risa musicarono le loro labbra mentre l’autista di un taxi apriva lo sportello dell’auto con un leggero inchino.
‹‹Apgujeong,(**’) please.››
L’autista sorrise a Katrina dallo specchietto retrovisore e le ragazze si strinsero una mano.
‹‹Unnie… questa serata sarà solo nostra!›› l’emozione traspariva dagli occhi felici di Isabel che non smetteva di agitarsi sul sedile posteriore.
Katrina tirò fuori la digitale dalla sua borsetta e scattò una foto.
‹‹Questa vacanza è solo nostra, amica mia… solo nostra!››
Risero insieme e si concessero qualche scatto sotto l’occhio divertito del giovane autista.
Venti minuti dopo, la grande e luminosa insegna del Tribeca (**’’) brillava sotto le loro teste.
Si scambiarono un pizzicotto sulle braccia.
‹‹Il dolore l’ho sentito, ma se stiamo ancora sognando, ti prego Kat, lasciami ancora sognare!››
‹‹Questo segno sul mio braccio dimostra che tutto questo è reale, ma per accertarcene non resta che andare dentro ed occupare il nostro posto VIP.››
Un respiro profondo, una foto sullo sfondo della famosa discoteca e col ticchettio dei loro tacchi varcarono il grande ingresso di vetro.
La musica di Sandara Park (***) rimbombava all’interno a ritmo di un particolare effetto di luci colorate.
In coreano Isabel domandò della zona vip destinata a loro e un uomo della sicurezza le condusse su un soppalco dove erano stati sistemati frutta e cocktail.
‹‹Aaaaah!›› urlarono entrambe le amiche.
‹‹Guarda qua, Kat?!›› disse Isabel affacciandosi alla ringhiera stile impero che si affacciava sulla pista gremita di gente.
‹‹Questo posto è fenomenale, degno di noi direi.›› Si misero a ridere e si accomodarono sul divano, seguite dagli sguardi interessati di un gruppo di giovani seduti poco più distanti di loro.
‹‹Uhm… Io non ho affatto fame… Sono troppo nervosa.›› esclamò Isabel guardando i diversi tipi di frutta disposti impeccabilmente sul tavolo.
‹‹Cosa? Vuoi davvero ballare tutta la notte senza aver mangiato neanche un po’ di frutta? Sappi che per te saranno banditi anche gli alcolici allora…››
Isabel rivolse a Katrina uno sguardo incendiario che l’amica non raccolse. Afferrò una forchetta e prese una fragola offrendola a Isabel che sorrise.
‹‹Komawo Ommà.(***’)››
Cominciarono a scattarsi numerose fotografie, di tanto in tanto, si alzavano in piedi ballando una musica che piaceva loro particolarmente e proprio mentre riprendevano posto ridendo spensierate, si accorsero che al divano accanto erano giunti altri ragazzi coreani accompagnati da altre tante bellezze locali.
‹‹Oh, finalmente anche la zona vip comincia a popolarsi. Mi raccomando Isabel, cerca di essere sempre al mio fianco, senza di te non avrei alcun modo di comunicare con eventuali giovani aitanti.››
‹‹Sfruttatrice!›› una pacca su una spalla nuda di Katrina prima di urtare il gomito di qualcuno che aveva poggiato il braccio sul loro divanetto.
Imbarazzata, senza alzare lo sguardo, Isabel chiese scusa in coreano, facendosi più vicina all’amica che, di rimando, le diede una gomitata in un fianco.
‹‹Ahi! Che male! Che c’è? Mi sono già scusata.››
Lo stupore aleggiava sul volto di Katrina che continuava a guardare alla sinistra di Isabel.
‹‹Oh mio Dio… Isabel, voltati ti prego… Voltati!››
Isabel cercò di comprendere, invano, l’espressione attonita dell’amica e piano voltò il capo.
Strabuzzò gli occhi incredula e cercò di memorizzare la scena che stava vivendo.
Il destino aveva deciso di giocarle qualche strano, ma in fondo piacevole, scherzo mettendo nuovamente davanti a loro occhi il bellissimo Lee Min Ho, che, con indosso un pantalone nero e una camicia blu scura dal quale era possibile ammirare il suo petto scolpito, le guardava incuriosito.
Le gambe accavallate in quella posa irresistibile che le due ragazze avevano imparato a conoscere nei suoi drama, i capelli spettinati che mostravano i suoi grandi occhi scuri, incorniciando le sue labbra carnose incurvate in un accennato sorriso.
Isabel e Katrina distolsero gli occhi per un momento, per poi tornare a guardarlo un attimo dopo.
‹‹È destino, è destino Isabel. Dovevamo rivederlo prima di giovedì… e riscattare la nostra brutta figura…Guardalo?! No, io dico guardalo!!!››
La musica ad alto volume sovrastava la sua voce e per ascoltarla meglio Isabel le si avvicinò maggiormente.
‹‹Aaaaaaaahhh! Unnie, ma quanto è bello visto da vicino? Se non avesse quei due energumeni vicino sarei già andata da lui per abbracciarlo.››
‹‹Ehm… e chi ce lo vieta? Se ci comportiamo educatamente e senza far troppo chiasso è probabile che i due Hulk ci lascino fare…››
Si sorrisero con fare complice e tornarono a guardare Min Ho, il quale aveva nuovamente voltato lo sguardo verso di loro.
Le ragazze sorrisero, ma per tutta risposta Lee Min Ho scoppiò a ridere.
La delusione comparve sul viso di Isabel che, non comprendendo, guardò l’amica che fece spallucce.
Con loro somma sorpresa videro Min Ho sporgere il busto verso il loro divano e guardarle in pieno volto.
Una nuova risata abbondò sulle sue labbra, irritando la suscettibilità di Isabel.
‹‹Ma cosa ha da ridere, secondo te?›› bisbigliò nell’orecchio di Katrina.
‹‹Chiediglielo, no? Tu parli coreano.››
Isabel deglutì e respirò a fondo.
Stava per rivolgere la parola all’attore che la faceva sognare e sentiva il cuore batterle freneticamente nel petto.
‹‹Chiedo scusa, potrei sapere cosa la diverte?›› chiese in coreano.
Il ragazzo le si fece più vicino e quando fu a pochi centimetri dal suo viso rise ancora.
‹‹Voi due… siete le tipe che ieri annaspavano nella fontana dell’Han River Park!››
Portandosi una mano sulla fronte rise sonoramente, attirando l’attenzione dei suoi amici che guardarono attratti dalla scena.
Isabel rivolse uno sguardo furioso a Katrina.
‹‹Lo avrebbe dimenticato, non è vero?››
Katrina continuò a guardare con occhi ammirati Lee Min Ho, irritando maggiormente Isabel che si alzò dal divanetto obbligando l’amica a seguirla giù in pista.
‹‹Andiamo ‘Bel, non puoi arrabbiarti… Non con lui! È Lee Min Ho, te ne rendi conto? Abbiamo sempre sognato di incontrarlo e adesso perché ti comporti così?››
Isabel non la stava ascoltando. Sulle note della canzone delle 2NE1, I’m the best, si era scatenata in un ballo senza freni, nel quale riuscì a coinvolgere anche Katrina.
La spiacevole seconda figura con il loro attore preferito sembrava essere stata accantonata.
Ballavano l’una attaccata all’altra, con tutte le movenze sensuali che avevano imparato nel corso del tempo e sollevando gli occhi al cielo notarono colui che aveva portato il subbuglio nei loro pensieri.
Lee Min Ho si era affacciato sulla bianca balconata stile impero del soppalco poggiando entrambe le braccia tese e stava guardando proprio le due giovani spagnole. Isabel, ancora troppo imbarazzata per l’accaduto, si fece più vicina a Katrina e proseguì il suo ballo cercando di cancellare quel volto che aveva solo sognato fino a qualche giorno prima.
‹‹Sai che vorrei ammazzarti, vero?›› disse Katrina urlando.
‹‹L’uomo dei miei sogni è a un passo da me ed io me ne sto qui a ballare con te solo perché tu sei troppo imbarazzata… Aaaaaaaah! No, non può essere vero!››
Lo sguardo che Isabel rivolse all’amica le fece comprendere che non era il caso di proseguire quella conversazione e preferì concentrarsi sul ballo.
Per più di un’ora ballarono senza fermarsi mai, contagiate dal ritmo delle musiche più in voga del momento e con l’accesa euforia dell’esperienza, inaspettata, che stavano vivendo. Poco dopo, però, Katrina notò cinque giovani coreani che, ballando, le avevano accerchiate. Approfittando della popolosità della discoteca i ragazzi si fecero sempre più vicini e le ragazze, intimorite dall’insistenza, cercarono di farsi spazio nella folla.
‹‹’Bel, cerchiamo di tornare nella zona vip…››
Un cenno di assenso da parte di Isabel che cercava di divincolarsi da improvvisi divieti di accesso.
‹‹Hey ragazze… perché non vi unite a noi? Siete turiste, vero? Parlate coreano, inglese?››
Uno del gruppo si era avvicinato a Isabel che guardò preoccupata Katrina.
‹‹Io parlo anche coreano. Vi ringraziamo per l’offerta ma noi abbiamo già un altro impegno…›› rispose tentennando.
Sgattaiolò vicino a Katrina, vagliando le vie di fuga.
‹‹Su, non siate così timorose. Beviamo qualcosa insieme qui al bar e ci divertiamo un po’ insieme. Non è poi nulla di che…›› il ragazzo, visibilmente ubriaco, aveva raggiunto nuovamente Isabel, mentre un suo amico raggiunse Katrina.
Le afferrarono per i polsi e cercarono di trascinarle ai loro tavoli.
‹‹Anyò! Anyò›› urlò Isabel. Cercarono entrambe di divincolarsi dalla presa, ma i due coreani sorridevano tentando di rasserenarle e di convincerle a passare il resto della serata in loro compagnia.
Quello che accadde dopo fu improvviso e inaspettato.
Lee Min Ho era sceso in pista e aveva afferrato i polsi dei due giovani, stringendoli con forza.
‹‹Non avete sentito? Le ragazze non gradiscono la vostra compagnia. Quindi perché non le lasciate in pace?››
Esterrefatte Isabel e Katrina assistevano alla scena in silenzio, senza poter distogliere lo sguardo da quel sogno, ormai reale, che avevano di fronte.
‹‹Hey, ma tu… Tu sei Lee Min Ho.›› disse uno dei due cercando di liberarsi dalla stretta.
‹‹E con questo? Anche se tu sei famoso non hai il diritto di intrometterti in affari che non ti riguardano! Cos’è non ti va bene che anche due comuni mortali come noi abbiano vicino delle ragazze bellissime come queste due giovani turiste?››
Un ghigno si dipinse sulle labbra di Lee Min Ho che gettò i due tipi addosso alle sue guardie del corpo.
‹‹Portateli fuori, per favore.››
Poi guardò gli altri tre e, senza aggiungere, si avvicinò alle ragazze mettendo le braccia dietro le loro spalle nude e accompagnandole nel loro posto vip.
‹‹State bene?›› chiese gentilmente.
Katrina rispose con un cenno del capo, guardando Isabel negli occhi.
‹‹Ne! Kamsamnidà.(*’*)›› rispose educatamente Isabel.
‹‹Non siate così formali… e rilassatevi.›› disse in coreano sedendosi.
‹‹Ah, signorina…›› guardava Katrina sorridendo.
‹‹Parlo anche l’inglese.›› continuò in inglese fecendole l’occhiolino, costringendo la ragazza dagli occhi verdi a stringere il braccio dell’amica per l’emozione.
‹‹Grazie per averci aiutate, non avremmo voluto importunarti.›› si scusò Katrina. ‹‹Noi andiamo via, buon proseguimento.››
Recuperarono i loro accessori e si avviarono verso la bianca scalinata, ma il ragazzo che avevano salutato poco prima sbarrò loro la strada.
‹‹Non posso permettere che due giovani e belle turiste come voi, tornino in albergo da sole… Permettetemi di accompagnarvi.››
Disse l’ultima frase sorridendo. Uno di quei sorrisi che in tutti i suoi drama aveva mandato le due amiche in visibilio, uno di quei sorrisi dietro al quale avevano sospirato.
‹‹Unnie, ti prego. Dammelo ora pizzicotto… perché potrei morire se scoprissi si trattasse di un sogno.››
Katrina non le rispose. Gli occhi incollati nella visione che aveva dinanzi, le gambe troppo impietrite per riuscire a fare qualche passo.
Un saluto fugace di lui per i suoi amici e un gesto d’invito per le due amiche.
‹‹Andiamo principesse, la carrozza vi aspetta.››
Isabel e Katrina credettero di sognare, ma avrebbero desiderato continuare a farlo ancora per molto se questo permetteva loro di avere al loro fianco un idolo considerato, appena due giorni prima, irraggiungibile.

 
 
Note: Oppa in coreano è, letteralmente, il protettore, colui che si prende cura della propria ragazza.
·         Komawo Unnie: grazie sorella.
·         Mianè: mi dispiace.
·         Apgujeong: zona residenziale di Seoul.
·         Tribeca: famosa discoteca trendy e alla moda molto frequentata  dai volti noti e famosi della Corea.
·       Sandara Park: è una cantante, ballerina, attrice, modella, conduttrice televisiva sudcoreana, naturalizzata filippina, membro del gruppo femminile sudcoreano 2NE1.

·       Komawo Ommà: grazie mamma.
·       Ne, Kamsamnidà: sì, la ringrazio.



NdA: la mia folle mente continua a produrre questa storia e visto che io scrivo solo per il piacere di farlo e non aspiro a nessuna vana gloria, spero che sia di gradimento per quelle persone che anche senza recensire leggono questa mia fanfiction.

Kim Na Nà




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Capitolo 4
*** Sogno o son desta? ***


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Sogno o son desta?
 
Tu-tum, tu-tum, tu-tum tu-tum.
Il cuore delle due amiche batteva così forte che, istintivamente, posarono entrambi le mani sul proprio petto per cercare di zittire quel suono incalzante che riecheggiava nelle loro orecchie.
Come un perfetto gentiluomo, il giovane Lee Min Ho condusse le ragazze alla propria auto e, dopo aver aperto una portiera e abbozzato un inchino, consigliò ad Isabel e Katrina di entrare.
Imbarazzata e stupita, la ragazza dagli occhi verdi strinse la mano dell’amica ed entrò nell’abitacolo, trascinandola con sé.
Min Ho rise appena e, dopo aver comunicato l’indirizzo all’autista, si accomodò di fianco ad Isabel che guardò quelle lunghe gambe così vicino alle sue.
Lei si girò appena verso Katrina che la guardò con occhi sgranati.
Non poteva essere vero… era sicuramente frutto della loro fervida fantasia. Pensarono entrambe.
Eppure lui era lì, avvertivano il suo profumo muschiato e potevano liberamente guardarlo, ma impacciate ed incredule, riuscirono solo a muoversi nervosamente senza sapere dove volgere lo sguardo.
Colte da un notevole disagio, si nascosero in un insolito silenzio, stuzzicando la curiosità dell’attore, il quale, notando l’imbarazzo delle due ragazze, sorrise e, per distendere l’atmosfera, cominciò a chiacchierare con loro.
‹‹Siete a Seoul in vacanza?›› anche Lee Min Ho sembrava imbarazzato in quel momento, ma superò il frangente dopo aver visto i volti scarlatti e intimiditi delle due amiche che, quasi timorose, alzarono lo sguardo su quegli occhi orientali, facendo un cenno di assenso col capo.
Lui sorrise ancora e allargò un braccio sulla parte superiore del sedile, sfiorando, inavvertitamente, i capelli di Isabel che strinse nervosamente la mano di Katrina, mentre quest’ultima fissava sbigottita il braccio di Min Ho.
‹‹Da dove venite?›› continuò lui.
‹‹Madrid.›› fu la faticosa risposta di Katrina, la quale si chiese come mai Lee Min Ho non sembrasse il timido e riservato ragazzo descritto in numerose interviste.
L’attore rise sonoramente, portandosi una mano sulla bocca.
‹‹Ragazze non ho alcuna intenzione di mangiarvi! Parola di scout!›› disegno una croce sulle labbra, mentre le due amiche blateravano, in inglese, parole di scuse.
‹‹Posso chiederti come mai parli così bene il coreano?›› chiese lui, serio, a Isabel.
La ragazza deglutì, sentendo il cuore batterle all’impazzata per la vicinanza del suo idolo.
‹‹Ecco… ho sempre amato le culture orientali e così ho studiato lingue come il coreano, il giappone ed il cinese mandarino…››
‹‹Omo!*›› fu la sua sorpresa esclamazione.
Isabel si voltò piano verso Katrina e sussurrò al suo orecchio:
‹‹Sto sognando adesso, vero?››
Katrina non riuscì a risponderle, troppo presa a contemplare quella bellezza che non credeva di poter vedere così da vicino.
‹‹Benvenute a Seoul!›› disse Min Ho sorridendo amabilmente.
Ormai troppo incredule per quanto stesse accadendo, Isabel e Katrina si lasciarono andare ad una risata liberatoria, trascinando lo stesso Lee Min Ho, ignaro del motivo di tanta ilarità.
Il ragazzo si fece raccontare come avevano trascorso quei due giorni a Seoul e cosa avevano visitato, riuscendo così a cancellare l’eccessivo imbarazzo iniziale.
‹‹Due belle fanciulle come voi, non dovrebbero girare sole per la città… è normale che qualcuno voglia fare la vostra conoscenza… Non avete nessun accompagnatore o guida?›› chiese facendosi serio mentre arrivavano all’ingresso dell’hotel.
‹‹No, siamo solo io ed Isabel e per noi va benissimo così.›› rispose Katrina proprio mentre l’auto arrestava la sua corsa.
Il momento era arrivato. Dovevano salutare, ringraziare e scendere da quell’automobile, seppur a malincuore.
‹‹Kamsamnidà!›› dissero le ragazze contemporaneamente.
Un altro sorriso si dipinse sulle labbra e negli occhi del ragazzo che uscì dall’auto per aprire la portiera di Katrina.
Afferrò la sua mano, aiutandola a scendere e ripeté lo stesso cerimoniale con Isabel.
‹‹Buonanotte signorine.›› Un inchino ed uno spontaneo sorriso prima di ritornare in macchina e affacciarsi al finestrino.
Le due ragazze erano rimaste mute ed immobili, fasciate nei loro sensuali ed eleganti abiti.
‹‹Domattina alle 10, vi aspetto giù nella hall. Vi aprirò le porte di Seoul!››
Strizzò loro un occhio e ordinò all’autista di ripartire.
Isabel e Katrina lo osservarono allontanarsi, troppo stupite per proferir parola. Quando l’auto scomparve nel turbinio di luci e rumori, si diressero all’interno dell’hotel e giunsero agli ascensori in silenzio, seguite da alcuni sguardi compiaciuti.
Pigiarono il tasto che le avrebbe condotte al terzo piano e, quando le porte si chiusero, si guardarono negli occhi tenendosi per mano.
‹‹Unnie, non abbiamo sognato, vero?››
‹‹No ‘Bel… lui ci ha davvero riportate in hotel e ci ha persino dato un appuntamento per… domattina!››
‹‹Aaaaaaah!›› urlarono saltando nell’ascensore.
Erano ancora in preda all’euforia, quando si aprirono le porte dell’ascensore sotto gli occhi stupito di alcuni turisti.
Felici e sognanti per la serata trascorsa, raggiunsero la camera ignorando le parole di ammonimento del responsabile del piano.
Si liberarono dei tacchi e si abbandonarono sui letti, sospirando.
‹‹E noi che credevamo di dover aspettare giovedì per rivederlo!››
La voce di Katrina lasciava trasparire tutta la sua gioia per la serata appena trascorsa.
‹‹Aah!›› sospirò Isabel.
‹‹Ma quanto è bello?›› continuò con gli occhi sognanti.
Si guardarono prima di dire contemporaneamente: ‹‹Troppo bello!››
‹‹Forza ‘Bel, filiamo a letto. Domattina abbiamo un appuntamento con il nostro Principe Coreano!››
Un’altra allegra risata, una corsa in bagno e poi dritte nei propri letti a sognare quell’idolo che non era più solo un sogno.
 
I primi raggi del sole baciarono le palpebre di Isabel, svegliandola.
Ancora assonnata, allungò una mano sul comodino per guardare l’ora segnata sull’orologio da polso di Katrina.
Le 9.15
Isabel spalancò gli occhi e scese dal suo letto per raggiungere quello dell’amica.
‹‹Unnie! Unnie! Svegliati. È tardi… non riusciremo mai a prepararci in tempo!››
Katrina bofonchiò, girandosi dall’altro lato del letto.
‹‹Kat! Alzati dai, o hai forse dimenticato cosa dobbiamo fare stamattina?››
‹‹Uhm, uhm.›› bisbigliò l’altra.
‹‹Cosa? Non puoi aver dimenticato l’appuntamento con il Principe Coreano!›› disse incredula Isabel.
Katrina si ritrovò di colpo sveglia.
‹‹Oddio! Che mi metto?››
Isabel gettò le sue coperte sul pavimento e la portò con sé nella cabina armadio con un sottofondo allegro di voci e risate.
9.45
‹‹Ma non abbiamo fatto colazione!›› esclamò Katrina scendendo le scale che portavano nella hall, dopo aver visto il buffet mattutino.
‹‹Vuoi davvero mangiare? Io sono troppo nervosa per riuscire a mandar giù anche un solo boccone…››
‹‹E no, tesoro mio, abbiamo quindici minuti di tempo. Il minimo indispensabile per bere un succo di frutto e mangiare un croissant… o preferisci svenire sotto gli occhi del nostro Lee Min Ho?››
Isabel parve rifletterci appena.
‹‹Ehm, meglio di no. Abbiamo collezionato già fin troppe figuracce con lui… solo dieci minuti per la colazione, i cinque restanti servono per lavare nuovamente i denti…››
Katrina scoppiò a ridere per la risposta che le aveva dato l’amica e, con lei vicino, raggiunse il ristorante.
Alle 10 precise, varcarono l’uscita dell’albergo.
Lui era già lì.
Pantaloni bianchi fasciavano le sue lunghe gambe, delineando la sua muscolatura.
Maglia verde a maniche corte, con scollatura a V.
Occhiali da sole neri calcati sugli occhi e capelli spettinati.
Il quadro perfetto di quello che le ragazze chiamavano Il Principe Coreano.
‹‹Annyonghaseyò! (*’)›› disse lui non appena le vide avvicinarsi.
‹‹Annyonghaseyò!›› risposero loro affascinate e felici.
‹‹Pronte, per l’avventura targata Lee Min Ho?››
Bastò il suo inconfondibile sorriso e quell’occhiolino che tanto adoravano per renderle più entusiaste che mai.
‹‹Andiamo, straniere! Vi porto a fare una passeggiata nella bellissima Seochon.››
Entrando in macchina, Isabel guardò la cartina che Katrina aveva portato con sé e, quasi intimorita, chiese:
‹‹Cosa c’è a Seochon?››
‹‹Seochon è un distretto di Seoul ed è composta da ben quindici quartieri. Ha radici storiche profonde, un tempo in quella zona vivevano le persone umili, che riuscirono a progredire grazie allo sviluppo e ad un pizzico di fortuna che portò loro lavoro e denaro, diventando così i nuovi borghesi. Adesso vi mostrerò la porta occidentale del palazzo Gyeongbok, nel quartiere Yeongchumunn
Risate, fotografie, video divertenti e gadget tipici del paese rallegrarono quell’inaspettato appuntamento, rendendo le ragazze spensierate e ancora incredule.
‹‹’Bel, guardalo com’è venuto bene in questa foto!›› disse Katrina mostrando la digitale all’amica.
Isabel sospirò, incollando gli occhi sul display.
‹‹E voi due, cosa state guardando?›› s’intromise Lee Min Ho.
Le due amiche sobbalzarono.
‹‹Niente, niente. Davvero particolare la Porta Occidentale…››
Il ragazzo le guardò scettico, ma poco dopo fece spalluce.
‹‹In marcia, su! Stiamo andando a Hyojaro(*’’), così vi mostro la Cheong Wa Dae, ossia il Padiglione dal tetto blu.››
Cheong Wa Dae  si rivelò essere la residenza presidenziale. Le vie erano affollate di persone vestite con abiti seri ed impegnativi, che da sempre rendevano l’atmosfera della zona burocratica.
‹‹Un tempo anche i membri della nobiltà e i funzionari vicini al re vivevano in questa zona, è per questo motivo che è rimasta la zona presidenziale.›› spiegava Min Ho da perfetta guida.
Poi fu la volta delle Case degli Eunuchi, abitazioni antiche e particolarissime che primeggiavano nel quartiere e che custodivano, al loro interno, il ceppo di un pino bianco di seicento anni.
‹‹Posso fare una foto seduta sul ceppo?›› chiese Isabel, guardando incuriosita l’insolito colore del pino.
‹‹Ecco… so che per te potrebbe anche andare bene, ma se non vuoi passare una notte in compagnia delle guardie coreane, ti consiglio di farla solo avvicinandoti al ceppo…›› disse l’attore, scoppiando a ridere.
‹‹Pabò!››(**) disse Isabel, facendo una linguaccia proprio mentre Katrina scattava la foto.
‹‹Cancellala! Adesso.›› urlò, cercando di strappare la fotocamera dalle mani dell’amica che rideva insieme a Lee Min Ho.
‹‹No, dai. È venuta benissimo. Perché dovrei cancellarla…››
‹‹Sarò orribile… Cancellala subito!›› era quasi riuscita a prenderla, quando la mano di quel ragazzo, troppo bello per due fans come loro, prese la fotocamera, legandola al suo posto.
‹‹Questa la prendo io e nessuno cancella niente.››
Un occhiolino irresistibile, prima di proseguire: ‹‹Vi ha mai detto nessuno che fate un sacco chiasso?›› una risata, poi ancora.
‹‹Presto, venite con me… è l’ora di mangiare!!!››
Imbarazzate e, al contempo, felici, Isabel e Katrina lo seguirono in silenzio.
‹‹Prima assaggiate questo.›› disse avvicinandosi ad una bancarella che vendeva diverse cibi caldi preparati sul momento.
‹‹Poi, vi porto nel miglior ristorante della zona!››
‹‹Uhm! Buono! Cos’è?›› chiese Isabel, dopo aver mandato giù un pezzo dello spiedo che aveva tra le mani.
‹‹Noi li chiamiamo Ganshik, ossia gli spuntini freschi ed economici. Quello che stai mangiando tu è fatto di gamberetti, quello di Katrina di tacchino.››
‹‹Se questo è così buono, non oso immaginare quel che mangeremo dopo…›› constatò Katrina, ripensando a tutte le volte che aveva fantasticato di gustare i piatti succulenti ritratti nelle fotografie.
‹‹Andiamo… e lo scoprirete.›› fu la pacata risposta di Lee Min Ho, che indicò un ristorante dall’altro lato della strada.
E fu così che tra risate, labbra sporche di condimenti, fotografie e allegre chiacchierate, gustarono del Manduguksu, del Dokpokemtan accompagnato da Gamgiagion e Detta e, in ultimo, dei deliziosi Mangiu. (**’)
‹‹Unnie… sto per morire.›› disse Isabel, uscendo dal ristorante.
‹‹Non dirlo a me, Isabel…››
Min Ho guardò le facce quasi stremate delle due ragazze e si lasciò andare alla sua inconfondibile risata.
‹‹Siete piene? Per così poco? Io potrei mangiare ancora un manzo intero!››
Un’espressione nauseata si dipinse sui volti delle due amiche che voltarono i volti, appoggiandosi al muro, mentre Lee Min Ho scattava un’altra foto in un momento non roseo delle ragazze.
‹‹Adesso, prendiamo la macchina, così vi riprendete. Stiamo andando a fare una gita sul Namsan! Ve l’ho detto che vi avrei aperto le porte di Seoul!››
Stese nei sedili posteriori, ringraziarono il ragazzo per il pranzo che aveva offerto loro e, dopo aver controllato l’ora, Katrina aggiunse:
‹‹Niente più cibo, Min Ho, per favore… o potremmo scoppiare.››
Una risatina impercettibile sfuggì alle sue labbra.
‹‹Okay, okay. Katrina, sii pure meno formale con me… ti assicuro che il divinissimo Lee Min Ho non andrà su tutte le furie se lo farai!››
Isabel scoppiò in una fragorosa risata.
Katrina era una ragazza dal temperamente forte e deciso, diffidente e troppo ben educata e, a fatica riusciva ad infrangere quelle barriere di formalità apprese da bambina.
Anche Min Ho rise, trascinando la stessa Katrina in quella risata che preannunciava una serata altrettanto piacevole e divertente.
Namsan era il monte situato a sud di Seoul, dove la bellezza panoramica e della natura contrasta quella della vita mondana e delle strutture tecnologiche. È lì che Isabel e Katrina poterono ammirare l’imponente Namsan Tower, alta 243 metri e così piena di luci da conferire, all’atmosfera, un tocco quasi magico.
‹‹Kat, ‘Bel, avvicinatevi, vi faccio una foto sotto la torre.››
‹‹Nè!›› esclamò Isabel abbracciando l’amica.
‹‹Min Ho-sshì…›› azzardò Katrina, dopo aver fatto la foto. ‹‹Faresti un’ultima foto con noi?››
Lui non rispose. Riprese la fotocamera, pigiò il tasto autoscatto e andò dalle ragazze, posizionandosi in mezzo e abbracciandole.
‹‹Dite, Seoul!!!››
‹‹Seoul!!!››
Una risata generale, prima che il trillo di un telefono irrompesse in quell’allegra serata.
Lee Min Ho estrasse il suo i-phone dalla tasca del suo pantalone, portandolo all’orecchio destro.
‹‹Yoboseyò?››(***) disse.
Dopo qualche minuto di silenzio, si scusò con le ragazze con un gesto, allontanandosi un po’.
‹‹Unnie… non potrei essere più felice. Lo avresti mai immaginato che avremmo passato un’intera giornata con il nostro Principe Coreano?›› Isabel parlò, osservando i gesti posati di Min Ho che parlava al telefono.
‹‹’Bel… lo abbiamo immaginato milioni di volte, ma viverlo è tutta un’altra meravigliosa storia. Ora posso anche morire qui, perché morirei felice…››
‹‹Aah!›› sospirarono insieme.
Lui stava tornando con un grande sorriso sul volto.
‹‹Scusate ragazze.›› cominciò a dire nel suo perfetto inglese.
‹‹Era il mio manager, devo lasciarvi e raggiungerlo. Mi aspetta a casa per organizzare l’incontro con i fans che si terrà domani… A proposito, voi ci sarete?››
Uno sguardo complice tra le due amiche, prima di udire Isabel che diceva: ‹‹Non sappiamo quali escursioni ci aspettano, ma se possiamo passiamo a salutarti.››
A Katrina venne da ridere, ma un’occhiataccia dell’amica la convinse a reggerle il gioco.
‹‹Bene, Min Ho-sshì. Grazie ancora per la bella giornata di oggi, ci siamo divertite davvero tanto.›› continuò Isabel, afferrando il suo cellulare per verificare l’ora.
‹‹Se vuoi chiamare un taxi, non preoccuparti. L’ho già fatto io, sarà qui a momenti.››
Le bocche aperte per lo stupore, Isabel e Katrina ringraziarono visibilmente compiaciute da quella piccola, ma preziosa attenzione.
Poi, con un gesto rapido, afferrò il cellulare di Isabel e compose un numero.
Il suo i-phone suonò per pochi secondi. Lo controllò fugacemente e restituì l’apparecchio ad Isabel che, esterrefatta, guardava, l’altrettanto stupita, Katrina.
‹‹Ora ho il tuo numero e tu il mio. Se io non ho impegni e voi non sapete dove andare, vi farò volentieri da guida turistica!››
Un saluto militare, un sorriso disarmante, prima di avviarsi tra la folla calcando un berretto nero sulla testa per evitare di essere riconosciuto da altri fans.
Isabel e Katrina lo guardarono finché non sparì tra la gente allegra e rumorosa che le circondava, poi fissarono quel numero di telefono segnato sul display, sotto il nome di Min Ho.
‹‹’Bel… adesso, possiamo morire›.›
 
 
Note:
 
·       Omo: il corrispettivo coreano dell’inglese Oh, my God!
·       Annyonghaseyò: ciao/salve
·       Hyojaro: è una delle tre strade principali di Seochan, insieme a Jahamunno e Pirundaero.
·       Pabò: stupido.
·       Manduguksu: minestra di ravioli e spaghetti coreani/ Dokpokemtan: piatto misto di pezzi di pollo, patate e verdure, cotto con salsa piccante./ Gamgiagion: frittatine di patate/ Detta: gamberoni/ Mangiu: tortini appena sfornati riempiti di crema pasticcera.


NdA: Ed eccolo qui, il mio quarto capitolo! Non immaginate quanta voglia avessi di scriverlo, mi piace davvero troppo immaginare questa fic, ma solo una dramamaniacadipendente può capirmi davvero!
Allora, che ve ne pare? A voi l'ardua sentenza. :P
Ringrazio sinceramente le ragazze che hanno recensito i miei precedenti capitoli, mi avete davvero resa felice e dato lo sprint giusto per proseguire, ma, in fondo, cosa ripetono i nostri amati coreani? FIGHTING! :D
Mando un calororissimo abbraccio alla mia Unnie Valentina e un bacione alla mia bella Marikuccia. :*
Al prossimo capitolo.


La vostra NaNà-sshì

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Capitolo 5
*** Imprevisti. - Parte Prima - ***


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Questa è la canzone che mi ha ispirato il capitolo, vi auguro buon ascolto! ^^ https://www.youtube.com/watch?v=n8I8QGFA1oM&feature=related


Imprevisti. - Parte prima -

 
Suoni e luci provenienti dall’esclusivo hotel Hilton, inondavano la stanza 171, mentre la soffusa luce di un’ abat jour illuminava i volti sorridenti di Isabel e Katrina.
Le braccia tese verso il soffitto e tra le mani un cellulare. La ragazza dagli occhi scuri fissava, incredula, il numero scritto sul display.
« Abbiamo il suo numero, Unnie. Abbiamo il suo numero! »
Stesa su di un fianco, Katrina guardava la sua amica. Le labbra aperte in un sorriso, il cuore gonfio di gioia.
« Questa vacanza inaspettata è molto più di quanto avremmo potuto immaginare. »
« Già… il destino ci ha permesso di incontrarlo prima dell’evento e noi abbiamo anche avuto la fortuna di passare del tempo con lui. Come se fossimo amici da tempo… »
« Hai ragione! Ma… ora che ci penso, che intenzioni hai per domani? »
Disse Katrina, alzandosi su di un gomito.
« Se ti riferisci all’incontro di Min Ho con i suoi fans… certo che ci andremo! »
L’amica dagli occhi verdi rise.
« Sembriamo due stalker! Ma come faremo? »
« Kat! Domani sarà pieno di fans innamorate del nostro principe, credi davvero sarà facile scovarci in mezzo a tutta quella confusione?»
« Chi sono queste fans innamorate del nostro Oppa? Eh? Dimmelo subito! Non abbiamo dato loro alcun permesso, quindi giù le zampe da Lee Min Ho! Lui è nostro! »
Scoppiarono a ridere sonoramente, prima di abbandonarsi al sonno.
 
Alle dieci del mattino seguente erano davanti agli ingressi del Seoul Arts Center (*), dove si sarebbe tenuto l’incontro tra Lee Min Ho e i suoi fans.
Centinaia di ragazze urlavano di gioia, in preda all’entusiasmo e all’emozione. Striscioni, cerchietti per capelli colorati, lucette dalle forme più simpatiche donarono al momento un tocco di vera allegria.
Alle undici furono aperte le porte e la folla si sparse nella sala destinata all’incontro.
Dopo brevi attimi di confusione, si alzò una, dapprima silenziosa, cantilena che contagiò, man mano, tutti i presenti.
« Lee Min Ho! Lee Min Ho! Lee Min Ho! »
Un coro così allegro ed euforico, al quale si aggiunsero anche le due amiche.
Un urlo improvviso annunciò l’arrivo dell’attore, provocando una vera guerra fatta solo di voci.
« Kat, non riesco a vederlo! » Isabel saltellava, sperando di riuscire a vedere il ragazzo sul palco, mentre Katrina cercava di crearsi un varco.
« Buongiorno a tutti! Vi ringrazio per aver partecipato così numerosi a questo incontro. Sono davvero felice e spero possiate esserlo anche voi oggi. »
La voce di Lee Min Ho venne fuori dagli altoparlanti, investendo l’intera sala e tutti i presenti che lo accolsero con gridolini e un caloroso applauso.
« Com’è bello e quanto è dolce! » Disse Katrina, sospirando.
« Accidenti! Non riesco a vederlo! » si lamentò Isabel, incrociando le braccia sul petto.
« ‘Bel, da questa parte. » Katrina le fece un gesto con la mano, invitandola a seguirla.
Qualche occhiataccia, un paio di parole piene di ira coreane e alcune sgomitate. Ma alla fine lo videro.
La loro non era una posizione ideale, lo vedevano solo di profilo, ma fu abbastanza per scattargli altre foto e per mettersi in fila con le altre e reclamare il proprio autografo.
Erano quasi le tredici quando toccò a loro.
Lee Min Ho le riconobbe e sorrise, sfiorando le sue labbra con il dorso della mano.
« Oppa, possiamo avere entrambe un autografo? » chiese Isabel mentre lei e Katrina mostravano le proprie cartoline.
Rise e con naturalezza autografò le due immagini.
« Oppa… » cominciò Katrina.
Lui alzò gli occhi su di lei.
« Possiamo fare una foto con te? »
Sorpreso dall’iniziativa della ragazza, rise ancora, ripensando a come le aveva incontrate e alla giornata trascorsa insieme.
« Certo che sì. » Disse alzandosi in piedi e stringendo le spalle delle ragazze.
Un’altra fan si offrì di scattare la foto, ma prima di lasciare il palco Min Ho si abbassò all’orecchio di Isabel: « Questa sera all’Alley Pub (*’), ore ventidue. Non fatemi aspettare, ragazzine. » il suo respiro caldo le solleticava il collo, mentre il cuore musicò una melodia tutta sua.
Isabel lo fissò incredula.
Un appuntamento? Lee Min Ho le aveva appena dato un appuntamento?
Lasciò il palco seguita dalle urla gioiose delle fans, sorretta dall’amica che la guardava insospettita.
« Isabel? Che ti prende? Stai bene? »
La ragazza dal caschetto bruno fece un cenno col capo.
« E allora, si può sapere che hai? Ti ha morso la lingua Lillo il cane saggio (*’’)? » insisté Katrina.
« Unnie… non prendere impegni per questa sera… Abbiamo un nuovo appuntamento con il Principe Coreano! »
La ragazza sgranò gli occhi.
« Aaaaaaaah! » Urlò.
« Era questo che ti stava dicendo, prima di andare via? »
« Sì! Sì! Sì! »
Si abbracciarono allegramente, sotto gli sguardi divertiti dei passanti.
« E adesso, che facciamo? » Si chiese Katrina, sfogliando la guida turistica.
« Prendiamo la metropolitana e andiamo a fare shopping! »
Isabel cominciò a correre, lasciando l’amica alle sue spalle.
« Hey tu! Dove scappi? Prima andiamo a mangiare qualcosa… Isabel! Fermati! »
Erano spensierate quelle allegre risate che si confusero nel quotidiano vocio di Seoul, erano felici quei gesti naturali di due amiche che avevano realizzato un sogno.
 
Si ritrovarono nel quartiere Jung – Gu di Seoul, sedute in un piccolo locale indicate da un’anziana signora, alla quale avevano chiesto consiglio.
« Ha detto che qui al Myeongdong Gyojo fanno i migliori Kalgooksu (*’’’) e i più buoni Mandu (**) del quartiere. »
« E che aspettiamo? Ordiniamo, no? »
Un’altra risata le unì e non si fermarono neanche durante il pranzo. La cordialità dei coreani le faceva sorridere e permetteva loro di comprendere meglio la cultura di quel mondo che amavano.
« Uhm… quanto erano buoni quei Mandu! » Katrina si concesse un’espressione deliziata, mentre Isabel si guardava intorno.
« Dove andiamo, adesso? » Chiese.
« Te l’ho detto prima. A fare shopping! » Rispose Isabel, raggiungendo la fermata di un bus.
« E dove? »
« Al Namdaemun Market! Unnie, dobbiamo comprarci qualcosa di carino da indossare in questi giorni. »
« Ora che ci penso… che ci mettiamo stasera? » Katrina si era fermata, mentre Isabel prendeva posto nel bus.
« Questo è il problema… Min Ho-sshì sarà bellissimo qualunque cosa decida di indossare, ma noi… »
« Troveremo sicuramente qualcosa che fa al caso nostro! » Concluse Katrina, sedendosi al suo fianco e sorridendole.
Il Namdaemun Market si rivelò essere uno dei più grandi mercati della Corea del Sud, nel quale era possibile trovare qualunque genere di necessità.
Le luci del caldo pomeriggio, l’allegro chiacchiericcio e i simpatici acquisti riempirono le menti delle due amiche che sembravano guardare il mondo da un’altra prospettiva.
Calava piano la sera, tra le prime stelle che illuminavano un limpido cielo.
Katrina porse una busta a Isabel e guardò l’orologio.
« Sono le sette, abbiamo ancora del tempo. » Disse.
Isabel la guardò sorpresa.
« Le sette? Unnie, dobbiamo tornare subito in albergo e iniziare a prepararci! » Scese dal marciapiede e allungò una mano per fermare un taxi.
« ‘Bel, ma abbiamo tre ore per prepararci! » le urlò dietro Katrina proprio mentre l’amica apriva lo sportello dell’auto che aveva fermato.
« Appunto. Abbiamo bisogno di tempo per presentarci al meglio o devo ricordarti che stasera vediamo il Principe? »
Katrina scosse il capo e salì nel taxi, dopo l’amica, ma in fondo poteva capirla. Come poteva non essere emozionata per quell’imprevisto appuntamento?
« Va bene, Nee-chan. Andiamo a farci belle per il nostro Oppa! » un gridolino di gioia e un abbraccio diedero inizio a quella serata che stava per cominciare.
Alle 22.00 in punto, varcarono l’ingresso dell’Alley Pub, un locale in stile europeo, moderno, quella sera non molto frequentato.
Katrina aveva indossato jeans scuri aderenti e una maglia nera completamente aperta sulle spalle, aggiungendovi cintura e bracciali neri borchiati. Dai suoi lobi pendevano lunghi orecchini d’acciaio ad anelli incastrati l’uno nell’altro, uguali alla collana che le illuminava il viso. Infine, scarpe nere, con tacco vertiginoso e borchie sul retro, completavano l’opera.
Isabel, invece, aveva scelto di indossare pantaloni aderenti di pelle nera, stretti alla caviglia, abbinati ad una maglia color oro con cuciture nere, lunga fino ai fianchi che le lasciava scoperta solo una spalla. Ai piedi scarpe decolleté, alte e con platò, dello stesso colore della maglia. Ai suoi polsi tintinnavano bracciali dorati, mentre sul suo anulare destro spuntava un anello con la propria iniziale.
A disagio per gli sguardi compiaciuti ricevuti, si guardarono intorno e, poco dopo, una mano si alzò dal fondo del locale.
Lee Min Ho, con indosso una maglia scollata a barca, verde militare, e un pantalone nero che fasciava perfettamente le sue lunghe gambe. I capelli spettinati sulla fronte e il suo sorriso disarmante sulle labbra.
« Annyonghaseyò. (**’) » disse, facendo un piccolo inchino.
Le ragazze arrossirono e risposero al saluto, imitando il suo gesto.
« Spero non vi dispiaccia la mia scelta. Ho preferito un angolo meno esposto a luci ed attenzioni… Non vorrei lasciarvi sole per firmare autografi. »
I loro occhi fissarono quel ragazzo alto che le invitò a prendere posto. Osservarono ogni dettaglio e lo impressero nelle loro menti per custodire al meglio quel ricordo.
« Unnie… » bisbigliò Isabel.
« Non dire niente… lo so. È bello da morire. » Mormorò Katrina.
« Cosa state confabulando, voi due? » s’intromise Min Ho, reclamando l’attenzione di un cameriere.
Isabel tossì, mentre Katrina guardò il panorama che offriva la grande vetrata che aveva di fronte.
« Niente, niente. Dicevamo che è molto carino qui. » Continuò Isabel.
Un giovane si accostò al tavolo e, in perfetto inglese, chiese le ordinazioni.
« Uhm… Non saprei cosa scegliere. » disse la ragazza col caschetto.
« A dire il vero, neanche io… » aggiunse Katrina.
« Se volete, posso consigliarvi un cocktail davvero delizioso. » s’intromise Min Ho.
Annuirono con un cenno del capo.
Poco dopo, sui loro tavoli sopraggiunse una bevanda dal colore azzurro e fumante. Ai bordi del bicchiere erano posizionate una fragola e una fetta di arancia.
« Cos’è? » chiese Isabel, prima di portarlo alle labbra.
Ma non ebbe risposta. Katrina e Lee Min Ho lo stavano già, sorseggiando.
« Mmm… Buono. Provalo Isabel. È davvero delizioso. »
Spinta dal suggerimento dell’amica, la ragazza bevve un sorriso della bevanda e strinse gli occhi.
Non era solita bere alcolici e Min Ho non poteva sapere che le bastava molto poco per andare su di giri.
Inumidì appena le labbra nel liquido azzurro e ne assaporò il gusto con la lingua.
Era dolce e leggermente fruttato. Ne bevve un sorso e, subito, avvertì un bruciore allo stomaco.
« Buono! » Disse, lieta che il cocktail non avesse un saporaccio.
Min Ho raccontò alle ragazze dell’evento tenuto al mattino e di alcuni suoi progetti, offrendo loro un secondo drink che non rifiutarono.
« Allora, vi piace Seoul? » chiese Min Ho, guardando Isabel.
« Da matti! Questa vacanza è proprio un sogno! » rispose la ragazza, concedendosi una risata troppo piena di ilarità.
Katrina osservava i gesti incerti della sua amica e le sue frequenti risatine civettuole le diedero un campanello d’allarme.
È ubriaca! Pensò.
Uno sguardo fugace all’orologio da polso che segnava la mezzanotte inoltrata.
« Isabel, forse è meglio andare… » la sua constatazione attirò l’attenzione del giovane che la guardò con aria contrariata.
« Anyò, anyò! » rispose la ragazza, scuotendo il capo.
« Non voglio andare via… Non ho neanche chiesto a Lee Min Ho se è fidanzato! » Mandò giù un altro sorso e rise.
« Su, andiamo. » Proseguì Katrina, afferrandola per un braccio.
Min Ho pagò il conto, lasciando le banconote sul tavolo e accompagnò le ragazze all’uscita.
« Unnie, perché dobbiamo andare via? Mi sto divertendo così tanto… e poi… » si fermò, perdendo l’equilibrio e reggendosi a Katrina.
« Guarda il nostro Oppa… Non lo vedi quanto è bello. »
Lee Min Ho sorrise, portandosi una mano dietro la nuca.
Isabel era ubriaca e questo le aveva tolto ogni inibizione.
« Min Ho grazie infinite per la piacevole serata. Sei stato gentile ad invitarci. Non lo dimenticheremo, davvero. » Katrina gli porse una mano che Min Ho strinse saldamente e sorrise.
« Ne, komawo Oppa! » continuò Isabel, allargando le braccia e cercando di abbracciarlo, ma l’amica seppe tenerla ben stretta.
« Noi andiamo, allora. Buonanotte. »
Varcarono l’uscita, vacillando, ma un tacco di Isabel si incastrò tra l’insenatura di due pietre levigate che formavano un elegante tappeto.
Cercò di non perdere l’equilibrio, ma non riusciva reggersi in piedi. Min Ho si era prontamente avvicinato e, proprio mentre il corpo di Isabel si sbilanciava verso il basso, le mani di Min Ho e quelle di un giovane che stava entrando nel locale l’afferrarono.
Spaventata, Isabel alzò appena lo sguardo e incontrò due occhi verde scuro, sormontati da folti capelli castano chiaro. Con una coltre di barba corta, ben curata ed indosso una camicia immacolata che mostrava un petto muscolo e definito, il misterioso ragazzo sorrise, mostrando denti bianchi e labbra disegnata.
Lee Min Ho, notò le gote di Isabel imporporarsi e osservò il tizio, infastidito.
« Stai bene? » Chiese Katrina.
« Sì. » riuscì solo a dire Isabel, rimettendosi in piedi.
« Andiamo, ti accompagno. » disse con decisione Lee Min Ho, afferrando la ragazza per un polso, ma il giovane sconosciuto s’intromise, rivolgendo ad Isabel il suo miglior sorriso.
« Se me lo permette, vorrei accompagnarla io, signorina. » Guardò Isabel negli occhi, prima di soffermarsi ad osservare ogni parte del suo corpo, dettaglio che non sfuggì all’attenta Katrina, la quale, in pochi istanti, si ritrovò tra i due giovani.
« Siete entrambi molto gentili, ma Isabel la porto io in hotel. »
Prese l’amica sotto braccio e, dopo qualche ringraziamento ed un rapido saluto, salirono sul primo taxi che trovarono, seguite dagli occhi vigili dei due giovani che non si rivolsero la parola.
« Dovevi proprio berlo il secondo bicchiere? » Sentenziò Katrina, sbattendo violentemente la portiera della macchina.
Sul volto dell’amica si dipinse un’espressione rammaricata e dispiaciuta.
« Scusami… »
« Ormai la frittata è fatta! Domani quando avrai smaltito la sbornia però… sono certa che vorrai sotterrarti. »
Isabel si lasciò andare contro la spalla di Katrina, che sorrise dinanzi a quella situazione.
Non c’era nulla che potessero fare. Le situazioni assurde sembravano perseguitarle.
 
Il mattino seguente, il sole svegliò Isabel sola nella sua stanza.
« Kat? Kat? » Chiamò con voce assonnata.
Lunghi capelli scuri si sporsero fuori dal bagno.
« Sono qui. Ben svegliata. » Rispose la ragazza, riponendo un asciugamano.
Isabel mugugnò qualcosa e allargò le braccia.
« Che mal di testa! »
« Oh, ma davvero? » fu l’ironica domanda di Katrina.
Isabel si mise seduta sul letto e guardò l’amica un po’ stranita.
« Perché quel muso? Ho fatto qualcosa di sbagliato ieri sera? » chiese.
« Ehm… vediamo, cosa hai fatto a parte civettare palesemente con Lee Min Ho, tentare spudoratamente di abbracciarlo e dire con voce da bimbetta rincretinita Non ho neanche chiesto a Lee Min Ho se è fidanzato! Oh, guarda quanto è bello! »
Isabel spalancò gli occhi, di colpo sveglia.
« Scherzi, vero? » disse.
Katrina scosse il capo, guardandola con aria furibonda.
« Ho capito! È uno scherzo. Vuoi solo farmi capire che non devo esagerare con gli alcolici… Vero? »
Ancora un cenno di diniego.
« Aaaaaaaaaaaaah! » urlò la ragazza, sbattendo le gambe sul materasso e scompigliandosi i capelli.
« Non è possibile! Non è possibile! Non posso aver detto cose simili davanti a Lee Min Ho! »
« E invece sì! E per poco non ti sei ammazzata. » aggiunse Katrina, lanciandole un cuscino sul viso.
« Come? »
« Hai rischiato di cadere, ma Lee Min Ho e un tizio che stava per entrare nel locale ti hanno prontamente salvata. Anche se la tua figura ormai l’avevi fatta… »
« Nooooo! Noooo! Dimmi che non l’ho fatto! Ti prego! »
« Oh, sì che l’hai fatto! »
« No! » si disperò Isabel « Min Ho-sshì… Non avrò neanche più modo per scusarmi con lui. » continuò, piagnucolando.
« Puoi sempre inviargli un messaggio di scuse. Hai il suo numero, no? »
Gli occhi di Isabel si illuminarono.
« Ah, Unnie. Sei un genio! » disse gettando le braccia al collo della ragazza, che ricambiò l’abbraccio sorridendo.
« Adesso vestiti e scendiamo a far colazione. » disse, sciogliendo l’abbraccio.
« Okay e dopo andiamo giù in piscina a prendere un po’ di sole! »
Katrina la guardò contrariata.
« Dai su, non fare quella faccia. So che l’idea non ti piace molto, ma  non ci siamo mai state… »
La ragazza sospirò.
« E va bene, ma questo non vuol dire che farò il bagno con te. » Puntualizzò Katrina.
« Vedremo… » bisbigliò l’altra, sorridendo.
 
Più tardi, sotto un cielo azzurro, si godevano il sole di Seoul, con un delizioso succo di frutta tra le mani.
Da dietro gli scuri occhiali da sole si guardavano intorno e, come erano solite fare, commentavano tutto quel che i loro occhi incontravano.
Un tuffo irruento da parte di qualcuno, le schizzò leggermente provocando un gesto di stizza da parte delle ragazze.
« Ma che maleducato! » disse Katrina, asciugandosi.
I loro sguardi furenti cercarono il colpevole nell’acqua limpida della piscina, ma lo spettacolo che seguì, le fece ammutolire.
Europeo, abbronzato, spalle larghe e modellate, sguardo profondo e labbra pronunciate.
Appoggiato al bordo piscina, portò indietro i capelli castani e uscì.
Alto, atletico, con un po’ di barba a sottolineare la sua mascolinità, scosse i capelli con una mano, lasciando che rivoli d’acqua li scendessero lungo il collo. Sotto il sole, i capelli rilucevano di riflessi ramati e gli occhi sembravano impenetrabili.
Fissò le ragazze per qualche minuto. Poi, deciso, prese a camminare verso di loro.
«Perché quella statua greca viene verso di noi? » Chiese Isabel ancora colpita dalla visione.
« Non ne ho la più pallida idea. »
Quando fu vicino ai loro lettini, il giovane si piegò verso Isabel e avvicinò il suo viso a pochi centimetri da quello della ragazza.
Isabel poteva sentire il suo respiro e si augurò che lo sconosciuto non udisse i battiti del suo cuore.
Lui la fissò ancora, guardò Katrina e tornò ad osservare gli occhi scuri della ragazza. Poi sorrise, mostrando i suoi bianchi denti e provocando una scarica di adrenalina ad entrambe le amiche.
Era bello come il sole. Pensarono.
Lui rise, sotto gli occhi attoniti delle ragazze.
« Ciao splendore! Non dirmi che hai già dimenticato di avervi incontrato ieri sera? » disse ad Isabel, rivolgendole un sorriso che la fece deglutire.
Katrina tolse i grandi occhiali da sole e lo guardò con attenzione.
« Oh mio Dio! » esclamò guardando Isabel.
Lui si fece più vicino.
I capelli bagnati, lasciavano cadere delle gocce d’acqua sul petto di Isabel, la quale, sconvolta, non riusciva neanche a muoversi.
Il magnetismo di quegli occhi verdi l’aveva ipnotizzata.


Note:
  • Seul Arts Center è una struttura dove si tengono esibizioni ed eventi importanti.
  • Alley Pub è un pub/bar, sito nel centro di Seoul, in stile europeo e frequentata da persone di diversissime nazionalità.
  • Lillo il cane saggio, personaggio noto nella Settimana Enigmistica.
  • Kalgooksu sono tagliolini in brodo di pollo
  • Mandu sono gnocchi tipici coreani
  • Annyoanghaseyò, vuol dire Ciao.

NdA: Tadan! Dopo quasi un mese ho aggiornato questa mia (adorata) fanfiction e non immaginate quanto mi sia mancato immergermi in questo mondo! Adoro la Corea, Seoul, i drama, la cultura, il cibo e studiare quel mondo per offrirvi quanto di reale vi è, mi rende davvero felice. Mi auguro solo di avervi concesso una piacevole lettura e di avervi trasmesso le stesse emozioni e passioni che mi travolgono quando scrivo.
Il capitolo è stato diviso in due per questioni di lunghezza, ma sappiate che da adesso la faccenda si fa "calda"
xD
( Per caso si nota quanto sono pazza di Lee Min Ho? :D)

A presto e
FIGHTING!
La vostra Nanà-sshì

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Capitolo 6
*** Imprevisti. - Parte seconda - ***


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Imprevisti. – Parte seconda –
 
Lo sconosciuto continuò a fissare Isabel, rivolgendole un sorriso disarmante e impedendo alla ragazza di pensare.
Katrina, dopo i primi istanti di incertezza, scattò in piedi e, afferrando il tizio per una spalla, lo allontanò dall’amica che riprese a respirare regolarmente.
Una fragorosa risata musicò le labbra del giovane.
« Unnie… Insomma, mi spieghi chi è questo qui? » Chiese Isabel, avvicinadosi all’orecchio della ragazza dagli occhi verdi.
« Se ieri mi avessi ascoltata, forse non adesso non ci troveremmo in questa situazione. » Rispose stizzita.
« Lui è il tipo che ieri sera, insieme a Lee Min Ho, ha impedito al tuo bel faccino di avere un incontro ravvicinato col pavimento… » Aggiunse ironica.
Le gote di Isabel si infiammarono, costringendola ad abbassare lo sguardo.
« Su, signorina! Non la faccia così grave… sarebbe potuto accadere a chiunque e, dal canto mio… devo ammettere di essere grato ad un simile inconveniente. Non avrei fatto la vostra conoscenza, altrimenti. » Si intromise il ragazzo, abbazzondo loro un inchino.
Crede di impressionarci con questi modi? Caro mio, io sono Katrina la volpe e ti conviene starci lontano se tieni al tuo aggraziato corpo. Pensò la ragazza, studiando ogni movenza del giovane.
Lo vide avvicinarsi a passi lenti e decisi e, instintivamente, fece da scudo all’imbarazzatissima Isabel.
« Victor Williams, incantato. » disse lui, avvicinandosi a Katrina, la quale non poté fare a meno di apprezzare il fascino e il magnetismo del giovane dai capelli ramati.
« Nessuno ti ha chiesto niente. » Aggiunse, prima di andare via trascinando con sé l’amica.
 
Mezz’ora più tardi, si ritrovarono sotto il sole di Seoul, nella mischia delle strade gremite di gente.
« Ma perché siamo scappate via così? » Chiese Isabel, mentre saliva sulla metropolitana.
« Quel tipo non lo sopporto. Ha un’aria da spaccone che proprio non mi piace… Aaaah! Se avesse detto solo un’altra parola, non avrei risposto delle mie azioni! » Disse Katrina, sbattendo i piedi.
L’amica rise.
« Unnie, sei meglio di un body-guard! » Isabel mise le mani nella sua borsa, cercando il cellulare.
Un’espressione preoccupata le balenò sul volto.
« Che c’è? »
« Oh, no! Unnie… ho lasciato il mio telefono in camera! » disse Isabel, sconfortata.
« E allora, che problema c’è? Puoi usare il mio! »
Isabel scosse il capo.
« Volevo mandare un messaggio di scuse a Lee Min Ho… chissà cosa avrà pensato di me… »
« Dai, non fare quella faccia. Non appena saremo in hotel glielo mandi. » cercò di rassicurarla Katrina.
Isabel parve rifletterci solo un po’, poi sorrise e afferrò la sua guida e disse: « Allora, dove stiamo andando oggi? »
Si diressero a Namsangol, un grande e famoso villaggio coreano tradizionale dove indossarono i tipici hanbok (*) coreani. Isabel ne indossò uno bianco e turchese, Katrina, invece, optò per le tonalità del verde.
« Che meraviglia, Unnie. Stai benissimo! »
« Non avrei mai immaginato di poter indossare una cosa simile in vita mia… » esclamò Katrina, accarezzando le morbide stoffe dai colori intensi e lucenti.
« Andiamo laggiù, ‘Bel. Quella casa è davvero bella! »
Katrina si voltò di scatto, inciampando nei piedi di qualcuno.
« Chiedo scusa! » disse subito, arrossendo, ma quando i suoi occhi si posarono sulla persona che aveva di fronte esclamò: « Tu?! Non ci starai seguendo, spero? »
Victor William, con indosso una jeans stinto, una maglietta color senape e un paio di occhiali da sole calcati sugli occhi, sorrise, mostrando la sua pila di denti bianchi.
« Lieto di rivedervi signorine! Come mai da queste parti? » disse, osservando i loro abiti.
« Siamo turiste alla ricerca di nuovi posti e nuove avventure. » Rispose senza riflettere Isabel.
Uno sguardo minaccioso da parte di Katrina, la convinse a non proferir più parola.
« A lei non interessa cosa facciamo noi. » Concluse fredda.
Il ragazzo si tolse gli occhiali e sospirò.
« Non devo esserti affatto simpatico, signorina… Nonostante abbia aiutato la tua amica la scorsa sera. »
Gli occhi verdi brillarono illuminati dal sole e Katrina sperò di non essere arrossita davanti a lui.
« Beh… sì, ecco… Per quello ti ringrazio… grazie davvero. Ma… Io e la mia amica siamo in vacanza e… abbiamo ancora molto da vedere qui a Seoul. Pertanto… Noi andiamo. Buona giornata. »
Fece per andare via, ma Victor le bloccò il passaggio.
« Potrei chiedervi un piccolo favore? » disse.
« No. » fu la secca risposta di Katrina.
« Non vi chiederò nulla di sconveniente, ve lo assicuro. » continuò lui, deciso.
« Ho detto no. »
« Kat, almeno sta’ a sentire cosa vuole. » Si intromise Isabel. «Io gli sono comunque riconoscente… »
Katrina spostò lo sguardo dall’amica a Victor e viceversa, poi sospirò.
« Okay, sentiamo. Ma solo perché ti sono grata per aver aiutato Isabel. »
« E così ti chiami Isabel… » sussurrò il giovane.
« Io me ne vado! » disse Katrina, furiosa.
« Hey tu… ma che caratteraccio che hai! In fondo, io mi sono presentato educatamente con voi… mentre io non conosco neanche i vostri nomi. »
Le due amiche si scambiarono uno sguardo complice, poi con riluttanza, Katrina continuò: « Lei è Isabel, io mi chiamo Katrina. »
Victor sorrise.
« Ecco, ragazze. Io sono arrivato a Seoul solo ieri, desidererei scoprire tutti i piatti tipici della zona, assaporarne il sapore e scoprirne i segreti… Il punto è… che non so dove andare! Per questo… volevo chiedervii se posso unirmi a voi per oggi. » Disse tutto d’un fiato, dipingendosi sul viso un’aria da ragazzino innocente.
« Non se ne parla proprio! Noi con un perfetto sconosciuto? Ma non scherziamo! » esclamò Katrina con veemenza.
« Su, Kat! In fondo non ci costa nulla! Portiamolo con noi, Victor. Alloggia anche nel nostro stesso albergo, non sarà poi così grave fargli subire gli itinerari che scegliamo noi… » cercò di convincerla Isabel.
« Tu devi sempre fare il Bastian Contrario della situazione, vero ‘Bel? »
Un sorriso dispettoso sulle labbra della ragazza dal caschetto bruno abbassò le mura difensive di Katrina, che cedette alla proposta di Victor con scarso entusiasmo.
« Dove stavate andando? » chiese lui con fare spavaldo.
« Al Coex Aquarium di Yeongdongdaero. Sai, Kat adora gli squali! »
Katrina fulminò Isabel con gli occhi, procedendo da sola.
« E ci credo! » fu la sua sincera risposta. « Ma ci andate così vestite? » chiese indicando i loro colorati hanbok.
« Ehm… a me piace il mio e chissà quando potrò indossarne un altro… »
« Sta’ tranquilla ‘Bel, ci andiamo vestite come ci pare e piace all’acquario! » disse Katrina, prima di prendere l’amica per mano.
 
La gita con Victor si rivelò essere piacevole e divertente. Lui, americano di nascita e con la passione per la cucina, era solare, divertente ed autoironico. Persino la stessa Katrina, dovette ricredersi.
La prima impressione non sempre è quella giusta. Si disse mentre mangiavano un gelato.
La visita all’acquario mandò in delirio la ragazza dagli occhi verdi, la quale rimase con il naso incollato alle vetrate che offrivano la spettacolare visione delle più famose ed impressionanti specie di squali esistenti al mondo.
« Oh, guarda Isabel! Lo squalo toro! Quant’è bello! O mio Dio! Guarda quello! Amore! Si tratta di uno squalo bianco, maschio, adulto. È il mio preferito, davvero bellissimo! »
Isabel e Victor si guardarono un attimo prima di scoppiare in una sonora risata.
« Che c’è da ridere? »
« Te l’ha mai detto nessuno che sei una ragazza strana? » disse Victor, ridendo.
« Amo gli squali. Sono degli esseri intelligenti e di una bellezza che mi affascina proprio tanto. In quanto a stranezza… Non sono io che vago per un Paese sconosciuto solo per imparare a cucinare qualcosa di decente… Immagino che il ristorante dove lavori sia un posto come tanti e che il proprietario minacci di licenziarti un giorni sì e l’altro pure… »
La risposta di Victor fu un sorriso a fior di labbra che la fece deglutire.
« Unnie… sarà pure un semplice cuoco, ma… lo hai guardato bene? »
Risero tra di loro, sotto lo sguardo divertito del ragazzo.
« Victor, non hai fame? Adesso ti portiamo nel miglior ristorante di Seoul! »
Il verde smeraldo degli occhi del ragazzo divenne scuro ed impenetrabile.
« Davvero? Dove? »
Isabel gli porse un volantino preso dalla hall dell’albergo. Lui lo guardò con aria enigmatica.
« Non conosci il coreano? »
Un segno della testa diede risposta negativa.
« Benvenuto nel mio club allora! Qui la tuttologa è Isabel! » disse allegramente Katrina.
« Smettiamola di parlare a vanvera e andiamo tutti al famosissimo The Gaan. »
Il grandissimo ed elegante ristorante, con gli interni ispirati alla tipica architettura coreana, era gremito di gente.
Victor si guardava intorno, affascinato ed incuriosito.
« Uhm… che profumino! »
« Che roba è? » chiese Victor, sfogliando il Menu.
« Il Menu che ci leggerà la qui presente divinissima Isabel! »
Risero insieme e decisero di farsi una foto ricordo, per poi passare alla scelta del pranzo.
« Allora ci porti un Bokkemnamyon (*’), un piatto di Giampce (*’’) e uno di Bosotbap (*’’’), per secondo Bosam (**) per tutti e per ultimo uno Yakshik (**’) a testa. » In perfetto coreano, Isabel diede le ordinazioni e congedò il cortese cameriere con un sorriso.
« Wow! Isabel… il tuo coreano è fantastico! » commentò Victor.
« Kamsahamnida!(**’’) Effettivamente il coreano è la mia passione, insieme alle altre lingue orientali. »
« Ragazze! Voi siete straordinariamente fuori dal comune! »
« Puoi anche dire che siamo, comunemente, folli! » concluse Katrina, contagiando gli altri con la sua risata.
Il pranzo trascorse sereno e allegro. La buona cucina, unita alla buona compagnia, divertì i ragazzi. Fotografie, allegre risate e piatti tipici animarono quel pomeriggio, conducendoli fuori dal The Gaal sotto le prime luci del tramonto.
« Sono stanchissima. » Disse Isabel, sbadigliando.
« Anche io! » Le fece eco Katrina.
« E no, ragazze mie! In albergo non torniamo senza essere prima passati dal famoso Megaweb! È l’unico posto del quale sono stato informato giù in piscina. Si trova nel quartiere di Samseong-dong ed è un’ampia area di divertimenti gratuiti. C’è l’accesso libero ad internet per un’ora intera, possiamo suonare degli strumenti elettronici, vedere dvd, giocare alla xbox ed è persino possibile registrare, in modo elementare, un cd all’interno di una sala isolata acusticamente. »
Victor ne parlava con entusiasmo, dettagliò che non sfuggì alle ragazze, le quali, per ringraziarlo della piacevole compagnia, decisero di accompagnarlo in quella struttura.
Furono ore di completo divertimento che videro i ragazzi armeggiare con le chitarre elettriche e le batterie, oltre ad una divertentissima partita alla xbox che vide il trionfo assoluto di Victor.
Isabel cercò di convincere i due a guardare un film coreano, ma Katrina e Victor, poco predisposti alla lingua rifiutarono categoricamente, convincendo però la ragazza a registrare un simpatico cd con delle canzoncine cantate da loro.
 
Erano le 22.30 quando tornarono in albergo.
L’imbarazzo e l’astio iniziale sembravano caduti nel dimenticatoio, ora Victor passeggiava, serenamente, fiancheggiato dalle sorridenti Isabel e Katrina. Tra di loro si era instaurato quel sottile velo di confidenza che caratterizza i rapporti di amicizia, parlottavano tra di loro e si scambiavano anche gesti affettuosi.
Fu così che li sorprese Lee Min Ho: sorridenti e in atteggiamenti confidenziali, atteggiamenti che provocarono in lui un moto di rabbia al sapore di gelosia. In piedi, poco lontano dalla reception, osservava la scena ammutolito, ma, quando i ragazzi gli furono abbastanza vicino, non riuscì a trattenersi. Fronteggiò Isabel e la tirò leggermente a sé per un braccio.
« Hai idea di quanto ti abbia cercato? È tutto il giorno che ti chiamo! »
Isabel parve spaesata e sorpresa.
« Min Ho… » mormorò.
« Si può sapere dove diavolo sei stata? E chi è questo tizio? » disse, squadrando Victor con occhi che lasciavano poco da intendere.
Turbata da quella reazione, Katrina cercò subito di gestire la situazione.
« Oh, ciao Min Ho. Come mai sei tornato a trovarci? Noi siamo andate anche oggi a fare un’escursione… Ci siamo divertite tantissimo e Seoul non smette mai di entusiasmarci! »
« Chi è lui? » insistè lui, passando dagli occhi neri di Isabel a quelli verdi di Katrina.
Isabel deglutì. Lee Min Ho sembrava davvero furioso.
« Okay, credo sia il caso di calmarsi adesso, Min Ho. Lui è solo un conoscente che alberga nel nostro stesso hotel, con il quale abbiamo passato una bella giornata e abbiamo condiviso le allegre esperienze di questa vacanza. » Continuò Katrina, urtata dal comportamento impulsivo del giovane attore coreano.
Lee Min Ho tornò a fissare gli occhi scuri di Isabel, stringendo leggermente il polso della ragazza.
« Hai idea di quanto fossi preoccupato per te? Credevo ti fosse accaduto qualcosa… e invece vengo qui e ti scopro in atteggiamenti intimi con questo qui, con il quale hai trascorso la giornata chissà a far cosa… e per di più ignori le mie telefonate! » disse, irritato.
« Io ho dimenticato il cellulare in c… » cominciò Isabel.
« Adesso basta! » si intromise Victor. « Io non so chi sia lei, ma sta spaventando le ragazze. Lei non ha alcun diritto di trattarle così. Isabel e Katrina sono libere di frequentare chi vogliono, questa è la loro vacanza e non devono certo chiedere il permesso a lei per uscire dall’albergo. O è forse la loro balia? » pronunciò l’ultima frase con un tono molto ironico, particolare che non sfuggì al giovane coreano.
Lasciò andare il braccio di Isabel e tentò di avvicinarsi a Victor, ma la prontezza di riflessi di Katrina, che si posizionò tra i due, evitò lo scontro verbale tra loro.
« Alt! Ora stiamo esagerando. Min Ho, Isabel ha lasciato il telefono in camera per questo non ha risposto alle tue chiamate, inoltre Victor è stato molto gentile oggi e a noi ha fatto piacere avere la sua compagnia durante le escursioni. Con questo: Signori, buonanotte! »
Raggiunse Isabel e la spinse per le spalle nel vano ascensore.
Ammutolita e stupita dall’accaduto, incontrò gli occhi profondi di Lee Min Ho che la fissò fino a quando le porte dell’ascensore si chiusero.
« Isabel, che faccia è quella che hai? » chiese Katrina.
« Ehm… sono solo sorpresa dalla reazione di Lee Min Ho… Perché ci stava cercando? Credi davvero che abbia cercato di chiamarmi? »
« Io credo fosse geloso. »
« Geloso? Lee Min Ho? E di me, poi! Non scherziamo, Unnie! » Isabel sorrise sarcastica.
« A me è sembrata una scenata di gelosia con tutti i crismi! Quando ha visto Victor non è riuscito a frenare la sua collera… se quella non è gelosia… »
Le porte dell’ascensore si aprirono al terzo piano e le ragazze raggiunsero la porta della camera 171.
« Dai Isabel, togliti quell’espressione attonita dalla faccia. Anzi, prendi il tuo telefono e controlla se ci sono le telefonate di Lee Min Ho. » disse Katrina, richiudendo la porta alle sue spalle.
Intanto nella hall, Lee Min Ho e Victor Williams non erano andati via.
« Ti avverto: sta’ lontano da Isabel e Katrina. » disse Lee Min Ho, quasi sottovoce.
« E chi sei tu per darmi ordini? » Victor lo guardò, sostenendo il suo sguardo.
« Questo è solo un avvertimento… » continuò il coreano.
« Io non so chi tu sia, ma non hai alcun diritto su quelle ragazze, pertanto le vedrò quando loro vorranno e non sarai tu ad impedirmelo. » La voce di Victor era sprezzante.
« Sta’ lontano da Isabel. Chiaro? » uno sguardo minaccioso, prima di varcare le porte dell’ascensore e di raggiungere le ragazze.
« ‘Bel? Allora? Hai recuperato il telefono? » urlava Katrina dal bagno.
Isabel, si era liberata della borsa che aveva sulle spalle e aveva afferrato il cellulare nascosto sotto il cuscino del suo letto.
« Sì, è qui. » Rispose.
Accese il display e strabuzzò gli occhi.
Diciassette chiamate perse e due messaggi.
Ho finito le riprese del drama, per oggi. Passo a prendervi per le 15. MinHo.
Dove sei sparita? Non rispondi al cellulare e non sei neanche in hotel. Chiamami appena puoi, sono preoccupato. MinHo.
Il cuore di Isabel batté all’impazzata. Lee Min Ho l’aveva cercata, l’aveva ripetutamente chiamata e, preso dall’ansia, le aveva inviato due sms.
« Kat! Kat! Corri! » esclamò, con un grande sorriso sulle labbra.
Katrina aprì di scatto la porta del bagno: « Che c’è? Stai male? »
« No, macché! Guarda qui. »
Le mostrò il cellulare e sorrise.
Nel frattempo, grazie all’aiuto di una dipendente dell’albergo, Lee Min Ho raggiunse il terzo piano e, a passo svelto, raggiunse la camera 171 convinto di voler parlare con Isabel.
« Aaaaaaaaah! Ommioddio! Ommioddio! Nee-chan! »
La voce di Katrina superò la porta, catturando l’attenzione del ragazzo che si mostrò interessato e, con discrezione, si fece più vicino alla porta.
« Mi ha chiamata diciassette volte! Unnie, il nostro Oppa era davvero preoccupato per noi! » disse Isabel, saltando per la gioia.
« Preoccupato per te, vorrai dire?! » ironizzò Katrina.
« Per entrambe! Guarda qui, ci sono due messaggi. »
« Fa’ vedere, fa’ vedere! »
« No, aspetta. Te li leggo io. »
« Dai, per favore, non fare l’egoista! »
Fuori dalla porta della stanza 171, Lee Min Ho sorrideva divertito.
« Com’è dolce! Isabel, devi chiamarlo e scusarti. Sia per ieri che per oggi. Lui è stato così carino… » continuò Katrina, con aria sognante.
« Chiamarlo? Non scherziamo! Sarei troppo imbarazzata e poi non saprei cosa dirgli! » rispose Isabel, dando le spalle all’amica. Ma Katrina le abbracciò le spalle.
« Chiamalo, chiamalo, chiamalo! »
« No, no e ancora no. Mi vergogno troppo! »
« Allora lo farò io! » Katrina cercò di afferrare il cellulare dalle mani della sua amica e iniziò una piccola lotta che le vide rotolare sul letto.
« No, per favore, Unnie! »
« Dammi quel telefono! »
Nel frattempo, Lee Min Ho stentava a trattenere le risa per quel che stava ascoltando dietro la porta di quelle allegre e strane turiste.
« Molla quel telefono ti ho detto! » Le mani di Katrina, lottavano con le dita di Isabel e, quasi inavvertitamente, partì la chiamata prima che il cellulare cadesse sulla moquette.
Isabel sussultò e la stessa Katrina rimase sorpresa.
Un trillo provenne dal corridoio del terzo piano, catturando l’attenzione delle ragazze. Fissarono il display: Chiamata in uscita Lee Min Ho.
« Aaaaaaaaaaaaaaah! Sta chiamando proprio lui, sta chiamando lui! »
Ma Katrina parve più interessata al trillo che udiva provenire oltre la porta.
« Prendi il telefono. » le ordinò.
Isabel scese piano dal letto e afferrò l’apparecchio, portandolo all’orecchio.
« Yoboseyò? » Era la voce di Lee Min Ho quella che Isabel udì al telefono, la stessa che Katrina sentì provenire dal corridoio.
Spalancò gli occhi, portandosi una mano sulla bocca per coprire il suo stupore.
« Isabel… Min Ho è qui! »
Una risata inconfondibile raggiunse entrambe, insieme al battito impazzito dei loro cuori.



Note:
  • Hanbok sono la versione coreana dei kimoni giapponesi.
  • Bokkemnamyon è un piatto di tagliolini soffritti serviti con varie verdure.
  • Giapce, piatto di spaghetti di patate dolci trasparenti, saltati in padella con olio di sesamo e con uova e verdure tagliate a striscioline.
  • Bosotbap, riso cotto con i funghi.
  • Bosam, maiale speziato al vapore servito con Kimchi.
  • Yakshik, dolce di riso glutinoso insaporito con sciroppo di zucchero o miele, datteri e castagne.
  • Kamsamhanida: Ti ringrazio.

NdA: Chiedo scusa per l'enorme attesa, ma ho avuto un serio problema in famiglia che mi ha tenuta lontana dalla scrittura. Ho perso mio nonno, al quale ero tanto legata, ma lui era fiero di me ed era orgoglioso di quel che facevo e di tutto quel che ho scritto in passato fino ad oggi, quindi continuerò a scrivere sempre per renderlo sempre orgoglioso di me e per farsì che la scrittura mi aiuti come ha sempre fatto. <3
Che ne dite di questo capitolo? Lo so, molte di voi credevano che il nuovo arrivato fosse un ragazzo altrettanto famoso, ma... scusate... c'è qualcuno che potrebbe reggere il confronto con Lee Min Ho? o.O Credo proprio di no (almeno questo dice la mia mente e quella della mia Unnie pazza di lui!), così ho lasciato che la fantasia creasse un tipo bellissimo che fronteggiasse la bellezza del nostro principe coreano. Okay, è vero sono completamente persa di Lee Min Ho, ma sono certa comprenderete. :D
Se ne avete voglia, fatemi sapere che ne pensate, mi farebbe davvero tanto piacere e non dimenticatevi il mio motto: FIGHTING!
{ Per seguire tutti i miei aggiornamenti in tempo reale, seguitemi su
L'angolo di Kim Na Nà
di facebook.}
Con affetto


Nanà-sshì



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Capitolo 7
*** Sotto la pioggia di Seoul. ***


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http://www.youtube.com/watch?v=MpkLdacKZaM
Seguendo il consiglio della cara Irene (Infinity su Efp), ho scritto questo capitolo sulle note della canzone Ur Man degli SS501. Grazie per il suggerimento! Questo capitolo l'ho scritto grazie anche al tuo interessamento! <3



Sotto la pioggia di Seoul.
 
« Yoboseyò? »
La voce di Lee Min Ho riecheggiava ancora nelle orecchie di Isabel, mentre fissava Katrina incollata alla porta.
« Accidenti! È venuto sin qui… avrà sentito tutto! » bisbigliò.
Isabel si portò una mano alla bocca e chiuse gli occhi, ripensando a quel che si erano dette poco fa sul suo conto.
Una risatina oltrepassò la porta, raggiungendole.
« Domani, alle 16.00, passo a prendervi. Niente scherzi questa volta e… Isabel non scordarti il cellulare! Buonanotte. »
Ascoltarono il rumore dei suoi passi fino a che non cessò.
« Quel ragazzo mi farà morire. » Disse Katrina, scivolando sulla moquette e appoggiandosi alla porta.
Guardò Isabel.
Il telefono ancora vicino l’orecchio, la bocca aperta dallo stupore.
« Nee-chan? » La raggiunse, sedendosi accanto a lei.
« Tutto bene? »
Isabel ripose il cellulare e la guardò.
« Che razza di stregoneria è mai questa? Eh? Lee Min Ho che si preoccupa per noi, Victor che fa il paladino, il nuovo appuntamento di Min Ho… No! Non può assolutamente essere vero. Forse sto ancora dormendo, tra un po’ mi sveglierò e sarà tutto finito. »
Katrina le diede uno schiaffetto su una coscia.
« Sentito? Fa male? Dimostrazione che non stai dormendo, ma che stai parlando a vanvera. Andiamo a dormire che è meglio, sono passati cinque giorni e noi stiamo vivendo un sogno, ma da sveglie gioia mia. Domani non so proprio cosa può aspettarci. »
Si tennero la mano per tutta la notte, fino a quando la stanchezza le accompagnò tra le braccia di Morfeo.
 
Un cielo incerto le accolse l’indomani, accompagnato da una leggera brezza.
« Credi che pioverà? » chiese Katrina ad Isabel, tirando le tende.
L’amica guardò furtivamente fuori dalla finestra e tornò a pettinarsi i capelli.
« No, non credo e anche se piovesse sono troppo di buon umore per restarmene in albergo. »
Sentì Katrina ridacchiare e sorrise, rimirandosi allo specchio.
« Pronta? » Disse, afferrando la tracolla di cuoio.
« Prontissima! Ma dove stiamo andando, ‘Bel? »
« South Gate. » Rispose la ragazza, chiudendo la porta alle sue spalle.
« E cioè? Sai, io sono solo una comune mortale, non ho mai visto Seoul prima d’ora e non conosco tutti questi posti che mi menzioni. »
Isabel rise.
« È un grande mercato dove vendono oggetti tradizionali e tipici della Corea. Io ho intenzione di portarmi tante cose a Madrid e non dimenticarti dei souvenir che dobbiamo portare alle nostre rispettive famiglie! Sai che tragedie se dovessimo ritornare senza nulla per loro?! Crederebbero che non abbiamo mai pensato a loro mentre eravamo qui… Non che l’avessimo fatto, ma almeno così possiamo lasciarlo intendere. »
Si unirono in una fragorosa risata, prima di sparire nell’ascensore.
Stare a contatto con la gente del posto rendeva Isabel molto entusiasta. Poteva migliorare le conoscenze del suo coreano e, in special modo, poteva parlarlo.
« Senti Park Min Young (*), adesso che abbiamo comprato tutta questa fantastica roba, dove mi stai portando? »
« Andiamo a mangiare qualcosa a Insadong, nel quartiere di Jongnu – Gu! Quella ajumma (*’) prima mi diceva che anche lì si vendono cose carine, ci lavora suo figlio. E mi ha detto che lungo le strade ci sono tanti manicaretti tipici… »
« Bene. Ora ci voglio andare e assaggiare tutto! »
Ridendo e con più borse tra le mani, salirono su un autobus.
La mattinata trascorse serena e allegra, tra la cortesia e l’ospitalità della gente coreana.
« Ti stai proprio divertendo, vero ‘Bel? » Chiese Katrina, guardandola.
« Uhm-uhm. »
« Ora mi spiego le ragioni per cui alle 14.45 del pomeriggio sei ancora qui, comodamente divertita, senza preoccuparti dell’appuntamento di Min Ho… »
Isabel scattò in piedi.
« Omo! Lee Min Ho! Unnie! Accidenti, perché non me lo hai detto prima che s’era fatto così tardi? Presto, dobbiamo salire sul primo pulman o non riusciremo ad essere puntuali. »
« Ma dai, calmati. Ti stavi divertendo, no? »
Un’occhiataccia da parte dell’amica la fece sorridere.
Presero la metropolitana per tornare all’albergo e una strana ansia le avvolse.
 
« Unnie, mi sudano le mani. » Agitata, Isabel si asciugava i palmi delle mani sugli short, mentre oltrepassavano la hall.
« Sta’ calma, Isabel. In fondo non è la prima volta che vediamo Lee Min Ho. Com’è mai tutta questa agitazione, oggi? » bisbigliò al suo orecchio Katrina.
« E cosa vuoi che ne sappia?! Forse è per quello che è accaduto ieri sera! Ti ricordo che Min Ho ha sicuramente sentito quello che ci siamo dette o hai dimenticato che era fuori dalla nostra porta? »
Katrina arrestò il suo passo.
« Guardami un momento. »
Le afferrò le mani e gliele strinse.
« Min Ho potrà aver anche ascoltato la nostra conversazione, ma è troppo educato e discreto per lasciarsi andare a commentini imbarazzanti. »
Isabel fece un respiro profondo.
« Hai ragione, Unnie. »
Si sorrisero e lasciarono l’hotel.
Arrivarono al Han River Park alle 16.03
Lui era già lì, la luce del tramonto, coperta da grandi nuvoloni neri, illuminava a tratti la sua figura. Con indosso pantaloni color sabbia e una t-shirt bordeaux, con una scollatura che fece deglutire le ragazze.
« Questo maledetto lo fa di proposito! Vuole farci morire d’infarto. » Mormorò Katrina.
Isabel non spiaccicò parola, gli occhi incollati sul sorriso smagliante di Lee Min Ho.
« Annyonghaeseò! » Disse, avvicinandosi.
« Ciao Min Ho. Sempre puntale, tu. Ammirevole! » Rispose Katrina, sorridendolo.
« Le ragazze non vanno mai fatte attendere! » Rispose lui, strizzandole l’occhio.
« Hey, Isabel? Come mai non hai ancora aperto bocca? »
Isabel arrossì e, dopo aver finto di tossire, rispose al saluto.
« Ero solo sovrappensiero! Gioesonhamnida! (*’’) »
« Sta’ tranquilla! Adesso vii porto a Kyongbokkung, il famosissimo palazzo della felicità scintillante! » Disse il ragazzo, portando un braccio verso l’alto.
Le labbra di Isabel si schiusero in un sorriso, che contagiò la stessa Katrina.
« Gioayò! » (**) Esclamò la ragazza dagli occhi color caffè.
« Sapevo avresti fatto quell’espressione… » affermò Min Ho.
« A sì? E chi ti da tutta questa certezza, eh? » Fece di rimando Katrina.
Lui non rispose, gli occhi rivolti alle spalle delle ragazze.
« Buonasera! »
La voce di Victor fece voltare Isabel e Katrina, lasciandole sorprese.
Indossava un jeans chiaro, una felpa di cotone grigia con una tracolla nera sulle spalle, i capelli ramati nascosti da un cappello scuro con visiera e il solito sorrisetto malizioso sulle labbra.
« Ciao Victor! » Dissero insieme.
« Dove andate di bello, ragazze? »
« Oh, Min Ho vuole portarci a vedere il Palazzo della felicità scintillante. Non credi anche tu abbia un nome molto promettente? » Rispose ingenuamente Isabel.
Lee Min Ho le rivolse uno sguardo furibondo che Isabel non recepì, a differenza di Katrina che sorrise di nascosto.
« Wow, sembra interessante. Posso unirmi a voi? »
Le ragazze guardarono entrambe Lee Min Ho, il quale dopo aver portato le braccia al petto, disse: « Se fa piacere alle ragazze, vieni pure. » Sembrava riluttante e, in qualche modo, infastidito.
« Bene, possiamo andare adesso. Da dove si va, Min Ho? » Chiese Katrina, senza mai perdere di vista gli sguardi truci che si scambiavano i due giovani.
« Destra. » Mugugnò il coreano, improvvisamente di cattivo umore.
Si avvicinò all’orecchio di Isabel e, facendo molta attenzione, le sussurrò:  « Ma non dovevamo uscire? »
Senza comprendere la riservatezza del momento, Isabel gli rispose in tono normale, constatando che era quello che stavano facendo: stavano uscendo tutti insieme. Katrina intuì la questione posta da Min Ho e ridacchiò. comprendendo il suo malumore.
Dopo essersi lasciato andare ad un’espressione facciale tra il furioso e il demoralizzato, Lee Min Ho lasciò che le ragazze le furono davanti per fiancheggiare Victor.
« Non intralciarmi e non starmi davanti. » Bisbigliò.
Lo disse velocemente, per poi posizionarsi tra le due ragazze.
« Signorine, il tour sta per cominciare!  »
« Yeah! » esclamarono le due amiche, proprio mentre Victor raggiunse la sinistra di Isabel.
Il gesto contrariò molto Min Ho, ma prima che potesse fulminarlo con qualche frase ad effetto, grosse gocce di pioggia cominciarono a cadere dal cielo.
« Aish! » borbottò.
« Accidenti, piove! » Isabel, cercò di ripararsi la testa con le mani, seguita da Katrina che si guardava intorno, cercando un posto dove ripararsi.
« Okay, ragazzi. L’unica soluzione che abbiamo è raggiungere Myeong-Dong. Oggi mi hai detto che era qui vicino, ‘Bel. » continuò Katrina.
« Sì, è a pochi minuti da qui. Vado a prendere l’auto. » Rispose prontamente Min Ho, mentre la pioggia si faceva sempre più insistente.
« Ma no! È inutile prendere la macchina. Se ci vogliono pochi minuti, faremmo prima a raggiungerlo a piedi. » Katrina prese la mano di Isabel e cominciò a correre.
Nel frattempo, Victor aveva tirato fuori dalla tracolla un ombrello tascabile che porse alle ragazze, correndo dietro di loro, mentre Min Ho guardava irritato. Sbuffò, tornando da loro, riparandosi con le mani. Victor lo osservò di sbieco e, pochi istanti dopo, gli offrì il suo cappello coprendosi con il cappuccio della sua felpa.
« Grazie, non è necessario. » Rispose stizzito Min Ho, porgendoglielo nuovamente.
Katrina e Victor si guardarono con una luce divertita negli occhi.
« Min Ho-sshì perché non lo metti? Eviterai di rovinare l’acconciatura davvero carina che hai oggi e poi non vorrai beccarti un raffredore, vero? » La voce di Isabel lo costrinse a fissare gli occhi scuri della ragazza.
Seccato, Lee Min Ho strappò via il cappello dalle mani di Victor, calcandolo bene sulla testa. Imbronciato e di pessimo umore proseguì la sua corsa dopo aver visto Isabel sorridere soddisfatta, mentre Katrina e Victor si concessero una risata che irritò maggiormente il coreano.
La famosa Myeong-dong, conosciuta come la strada della moda, era affollata di gente, che, sorpresi dalla pioggia cercavano rifugio nei negozi e nelle caffetterie.
Raggiunsero il primo Cafè che incontrarono e ordinarono tutti caffè espresso e dolci.
Qualche minuto più tardi, sul loro tavolo arrivarono, insieme ai caffè, porzioni di Bunopan, Hangua e Pai. (**’)
« Avete di frequente acquazzoni così imprevisti? » chiese Isabel all’imbronciato Lee Min Ho.
« Già, una vera seccatura! » rispose lui, sorseggiando la bevanda bollente.
Poco dopo, Victor si lanciò in un allegro racconto che vide come protagonisti le vicissitudini subite durante i suoi viaggi, proprio a causa del lavoro.
Stranamente silenzioso, Lee Min Ho fissava il divertito terzetto, assorto in una allegra conversazione.
Ma guardala! Con quel tipo da strapazzo è sempre tutta carina e disponibile, con me non fa altro che arrossire e stare zitta. Aish! Questa cosa mi fa saltare i nervi!
Assorto nei suoi pensieri, Min Ho finì il suo caffè senza però mangiare nulla.
Isabel, nonostante la presenza della fidata Katrina, sentiva il cuore batterle all’impazzata tutte le volte che incrociava lo sguardo di Min Ho. L’emozione la rendeva nervosa e non le dava la possibilità di socializzare apertamente con lui, come era accaduto con Victor.
Sto facendo la figura della stupida! Si disse, dispiaciuta. Solo allora si accorse del poco appetito del giovane e, facendosi coraggio, gli chiese:
« Min Ho… Non ti piacciano i dolci che abbiamo scelto? Non hai mangiato ancora nulla… »
« A dir il vero… »
Lee Min Ho non ebbe tempo di spiegarsi poiché Victor non riuscì a trattenere quel che pensava.
« Un uomo che non apprezza il cibo non sa dare il giusto valore alle cose e ancor meno alle persone. Forse Lee Min Ho è solo troppo abituato a cibi costosi e raffinati per mangiare dei semplici dessert come questi. »
Il giovane attore percepì il sarcasmo e fulminò con lo sguardo l’americano così, indispettito, cominciò a ingurgitare furiosamente i dolci rimasti sul tavolo, borbottando in coreano frasi piene d’ira che comprese solo Isabel.
Katrina comprese subito la silenziosa guerra scoppiata tra i due giovani e si lasciò andare ad una risata liberatoria, sotto gli occhi sconcertati della ignara Isabel.
« Scusami solo un attimo, Nee-chan. Torno subito. » Katrina, lasciò il tavolo dei ragazzi, abbandonando il Cafè.
« Ma dove starà andando con questa pioggia? » disse a voce alta Isabel.
« Piove appena adesso, ad ogni modo non devi preoccuparti perché ha portato con sé il mio ombrello. Tornerà tra pochi minuti. » la rassicurò Victor.
Sempre più irritato, Lee Min Ho buttò giù in un sol boccone l’ultimo Pai e quasi involontariamente si ritrovò a fissare Isabel.
Sembrava a disagio e agitata.
È proprio una ragazzina! Si disse, sorridendo. Notò che la ragazza si tormentava un labbro, mordicchiandolo nervosamente.
Sta’ pure tranquilla. Se sei preoccupata per Mistersotuttoio, stai sicura che prima che possa far qualcosa di scorretto si ritroverebbe un arto fratturato.
Fu sulla scia di questi pensieri che vide rientrare Katrina.
« Eccomi qua! Scusami tanto per averti lasciato qui da sola ‘ Bel, me ne sono pentita subito. Chissà come mi è saltato in mente, non farò mai più una cosa simile, lo prometto! Però, guarda qua? »
Aprì una busta turchese e tirò fuori due piccoli ombrelli.
« Mi sono ricordata che ti piace passeggiare sotto la pioggia e così sono andata a comprarli qui accanto. Li avevo notati mentre entravamo. » Terminò, sorridendo.
« Oh, komawo Unnie! » esclamò, abbracciandola, Isabel.
In quello stesso momento, Lee Min Ho si alzò, allontandosi, per tornare pochi minuti dopo con un’aria soddisfatta sul volto.
« Min Ho, credevamo fossi sparito! » scherzò Katrina.
« Chiedo scusa. » disse secco lui.
« Allora, Isabel ti piace sul serio passeggiare sotto la pioggia? » chiese alla ragazza.
« Ehm… sì, mi piace molto. » rispose imbarazzata.
« Andiamo. Che stiamo aspettando? » le disse, sorridendo.
« Oh, il conto! C’è da pagare il conto! » si disse Katrina, mettendo mani alla borsa.
« Non c’è nessun conto, possiamo andare. » sottolineò il ragazzo.
Tutti lo guardarono, lui restò impassibile.
« Min Ho ma non è corretto che… »
« Non è corretto perdere così tanto tempo! » concluse il coreano, indicando loro la strada.
 
Fuori la pioggia sottile, fece cadere sulla famosa Myeong – Dong un velo di magia.
Isabel respirò a fondo l’aria uggiosa e lasciò che la pioggia le bagnasse il viso.
« Non vorrai ammalarti proprio ora che sei in vacanza?! » La rimproverò Katrina, riparandola con uno degli ombrelli appena acquistati.
Avevano fatto solo pochi passi, quando la ragazza dagli occhi scuri cercò la figura di Lee Min Ho. Lui passeggiava dietro di lei, in silenzio, con la pioggia che cadeva leggera sui suoi capelli, creando piccoli rivoli che morivano sul suo viso.
Diede una gomitata a Katrina, invitandola a guardare l'attore che continuava a farle sognare.
« Si bagnerà tutto! » Le mormorò.
Katrina seppe subito cosa fare. Avvicinandosi a Min Ho gli offrì il suo ombrello e, senza dargli modo di comprendere il suo imbarazzo, gli disse: « Prendi questo. Io e Isabel possiamo dividere l'altro senza alcun problema. »
Tornò dall’amica con le gote imporporate, accompagnata dai ringraziamenti del giovane.
« Sei più tranquilla, adesso? » chiese ad Isabel.
« Grazie! » rispose l’altra, sorridendo.
« Hey voi due, cosa state confabulando? » esclamò Victor, superandole.
« Noi non confabuliamo, progettiamo! » rispose Katrina, nell’intento di smorzare il suo disagio.
« Progettate? Dovrei preoccuparmi?! Sono certo che progettate qualcosa ai nostri danni. »
« No, ma che! Progettavamo i nostri ultimi cinque giorni a Seoul. » Mentì, dicendo la prima cosa che le venne in mente.
« Già… gli ultimi cinque giorni… » sospirò Isabel.
La tristezza scese su di lei con quella consapevolezza.
« Oh, Nee-chan! Scusami, non volevo rattristarti. » Fece Katrina, circondandole le spalle in un abbraccio.
« Ma no, stai tranquilla! È solo un momento. Vedi, è già passato! » rispose lei, passandosi le mani sul viso.
In un attimo, Lee Min Ho sorprese tutti.
Senza dire una parola, afferrò la mano di Isabel, aderendo saldamente le sue dita tra gli spazi della mano di lei per poi dire: « Corri, voglio farti vedere una cosa! »
Iniziò a correre, senza mai allentare la presa, con la povera Katrina che gli urlava contro e Victor che era partito al loro inseguimento.
Min Ho si guardò dietro, udendo Katrina implorargli di lasciar andare la sua amica.
« Venite anche voi! È uno degli spettacoli più suggestivi di Seoul! »
Rallentò la corsa, ma non la stretta, mentre Isabel credette di sognare.
È così calda la sua mano, così forte. È migliore di quel che avevo immaginato. Pensò con il cuore in tumulto.
Arrivati sulle sponde del fiume Han, allungò un braccio indicando un suggestivo gioco di musiche e colori provenienti dalla fontana più lunga del mondo, Moonlight Rainbow Fountain, situata lungo le sponde del famoso Bampo Bridge, il più importante ponte di Seoul.
« Che meraviglia! » confessò, ammaliata, Isabel.
« È bellissimo! » aggiunse Katrina.
« Davvero impressionante. » Fu l’esclamazione di Victor.
I getti d’acqua colorati creavano un suggestivo arcobaleno su entrambi i lati del ponte e, accompagnati dalla leggera pioggia, formavano cascate d’acqua impregnate di colori che danzavano a suon di musica classica.
« Solo per avermi mostrato questo pezzo di paradiso, ti perdono per il sequestro della mia amica. » Disse scherzando Katrina, nascondendo una punta di verità nelle sue parole. Per quanto sapesse di avere dinanzi a sé Lee Min Ho, l’idea di lasciare la sua migliore amica in mano a sconosciuti non le piaceva affatto. Aveva sempre avuto, nei confronti di Isabel, atteggiamenti molto protettivi e non avrebbe smesso neanche in quel momento, nemmeno per il tanto sognato Lee Min Ho.
Si avvicinò all’amica e la strattonò per averla accanto a sé, staccando le mani dei due.
Isabel e Min Ho si guardarono, per la prima volta, con una particolare intensità.
Quelle mani, strette l’una a l’altra, avevano lasciato qualcosa su di loro, qualcosa che Min Ho non riuscì a spiegarsi, qualcosa che Isabel identificò come l’emozione di aver tenuto la mano del proprio idol.
Mentre tutti osservavano compiaciuti lo spettacolo delle fontane colorate, Lee Min Ho continuava a fissare la sua mano, ormai vuota, sola.
Perché mi manca quel contatto? Perché mi manca la sua mano?
Sotto la pioggia di Seoul, nel fluente gorgoglio del fiume Han, si persero i pensieri confusi del giovane coreano.


Note:
  • (*) Park Min Young, giovane attrice e modella coreana, nonché ex fidanzata del bellissimo Lee Min Ho.
  • (*') Ajumma, in coreano vuol dire Signora.
  • (*'') Gioesonhamnida, in coreano significa Mi dispiace.
  • (**) Gioayò, in coreano significa Grande!
  • (**') Bunopan: pane a forma di pesce con ripieno di marmellata di fagioli rossi. Hangua: biscotti coreani tradizionali di farina di riso. Pai: tortina ripiena.

NdA: Sono tornata. Dopo più di un mese, ma sono tornata.
Nella vita accadono cose che non vorremmo mai vivere, momenti per i quali vorremmo poter tornare indietro e premere il tasto delete. La vita non è così semplice, ti lascia l'arduo compito dell'andare avanti e non ci si può opporre a questa situazione. Perché vi dico questo? Perché Kim Na Nà ha deciso di andare avanti, di farsi forza e di continuare a fare ciò che la fa star bene: scrivere, soprattutto ora che Lassù ha due Angeli che vegliano su di lei. Spero che anche la mia Unnie trovi questa forza, perché io e lei siamo legate in tutto e per tutto.
Che altro dire su questo mio ritorno? Spero che vi sia piaciuto questo capitolo e che la storia continui ad essere di vostro gradimento.
I vostri pareri mi farebbero molto piacere e anche le correzioni e i consigli sarebbero sempre ben accetti.

Al prossimo aggiornamento, lettori!
Fatevi forza, sempre!


Nanà-sshì

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Capitolo 8
*** Victor, chi? ***


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 http://www.youtube.com/watch?v=puBLNI_Xfjw a questo link troverete un video (trovato su youtube) sul quartiere di Myeong - Dong, protagonista assoluto di questo mio capitolo. Ve lo lascio affinchè possiate vedere con i vostri occhi (e non solo con le mie parole) i posti che cito e spero che vi entusiasmino proprio come succede a me! *-*


Victor, chi?
 
La pioggia cominciò a farsi sempre più battente e il cielo si illuminava spesso d’argento, seguito da fragorosi tuoni.
«Chiamo l’autista!» Lee Min Ho tirò fuori il suo I-phone dalla tasca del pantalone, ma prima che potesse far partire la telefonata Victor lo interruppe.
«Non è necessario chiamarlo per le ragazze. Giacchè alloggiano nel mio stesso albergo, ho chiamato un taxi.»
Min Ho rivolse un’occhiata furiosa al giovane americano e, incurante, compose il numero.
«Il mio autista sarà qui in un attimo. Chissà quanto aspettereste il taxi.»
«Non è necessario, ho detto.» continuò Victor, seccato.
«E io dico di sì!» disse Min Ho, perentorio.
«Ragazzi potreste rimandare questi stupidi alterchi a domani? Qui diluvia ed io e Isabel siamo fradice!» S’intromise Katrina, per placare gli animi.
«Non preoccuparti, il mio autista arriverà presto.»
«Ma no, Min Ho, forse è meglio fare come dice Victor. Stiamo tutti nello stesso hotel, noi prendiamo il taxi, così tu puoi tornare a casa tua.» proseguì la ragazza con gli occhi verdi.
«No, no. Non si discute. Ho già chiamato il mio autista. Sta’ tranquilla Katrina, a me fa piacere riportarvi in albergo.» Min Ho sorrise, facendo arrossire Katrina vistosamente.
«Perché diamine doveva sorridermi in quel modo? Eh, ‘Bel?» bisbigliò all’orecchio dell’amica.
Isabel non rispose. Gli occhi incollati su Lee Min Ho, la mano appoggiata al cuore.
«Adesso basta!» la voce di Victor la svegliò da quello stato catatonico nel quale versava dal momento in cui la sua mano aveva lasciato quella di Min Ho.
«Le ragazze preferiscono venir via con me, non è il caso di essere così insistente.» Mentre parlava si avvicinò a Min Ho, fronteggiandolo.
«Le ragazze le accompagno io, che ti piaccia oppure no!» fu la secca risposta del coreano.
«Ti sbagli, le ragazze verranno in taxi con me. Devi smetterla di ripetere continuamente ciò che devono o non devono fare, non hai di fronte le attrici o modelle viziate che sei solito frequentare. Ti ostini a comportarti così solo perché sei abituato ad avere tutto quel che desideri.»
La pazienza di Min Ho parve sgretolarsi velocemente. Lo afferrò per il bavero della felpa e lo sguardo che gli rivolse lasciò presagire il peggio.
«Chi cavolo credi di essere, eh? Tu non sei nessuno e non puoi permetterti di parlarmi in questo modo! Se voglio accompagnare a casa le ragazze, semplicemente lo farò! Arachì?(*)» Mollò il colletto con forza, allontanandolo da sé.
Victor rise piano, attirando gli occhi di tutti loro.
«Non sono nessuno…» disse, guardando l’attore.
«Credo di dover presentarmi meglio…» continuò, scoprendosi la testa e lasciando che la pioggia lo investisse.
«Sono Victor William, l’erede della compagnia International Kitchen.»
Lee Min Ho impallidì.
«Ma insomma… Voi due? Volete spiegarci che accidenti sta succedendo? Min Ho-sshì, per favore, spiegami che hai?» Urlò, improvvisamente, Isabel sorpresa dall’atteggiamento dei due.
«Oh, non ha nulla dolcezza. Ha solo appreso che sono il William che vuole espandersi anche qui a Seoul.» rispose pungente, Victor.
«Stai dicendo che tu sei quel Victor William? Quello che, dopo dieci anni di duro lavoro, ha ereditato la fortuna del proprietario della catena International, l’uomo che ha visto in te il figlio che non ha mai avuto?» Aggiunse Katrina, con un velo di stupore sul volto.
«In persona!» disse lui, sorridendo.
«’Bel… ora sì che siamo in grossi guai.» disse sottovoce.
«E quando non lo siamo state?» fece eco l’amica, cercando di capire i gesti di Lee Min Ho che se ne stava immobile, a fissare la schiena di Victor.
«Il taxi è arrivato. Noi ce ne andiamo, bello.» concluse l’americano, enfatizzando l’aggettivo con cui l’aveva definito.
Un fugace ciao da parte delle due ragazze e un appena accennato mianè (*’) sfuggì dalle labbra di Isabel prima di entrare in macchina.
Il taxi scomparve nel traffico della città, mentre la pioggia scendeva fitta sull’ombrello scuro dell’incredulo Lee Min Ho.
 
Più tardi, in camera, le due amiche discutevano della serata piena di emozioni che avevano trascorso.
«Unnie, tu non credi che Victor sia stato un po’ troppo rude con Lee Min Ho?» chiese Isabel, rigirandosi il telefono fra le mani
«Forse…» rispose Katrina.
«Uhm… non mi aspettavo un forse da te. Tu sei quella che vede bianco o nero, questo intermezzo non fa per te.» continuò Isabel, girandosi su di un fianco.
«Sicura di non star parlando di te?!» ironizzò l’altra.
«Simpaticona! Tanto lo so che dispiace anche a te per come Victor ha trattato Min Ho.»
«Sicuramente non è stato uno spettacolo piacevole vederli litigare così, ma lasciami dire che non condivido molto l’autorevolezza di Min Ho. Cerca di metterti nei panni di Victor… non deve esser stato facile far finta di essere un Signor Nessuno con Min Ho che ti dice sempre che fare e dove andare.»
«Sarà… ma a me è dispiaciuto averlo lasciato lì da solo, sotto la pioggia…» continuò Isabel, rivedendo il giovane coreano con quell’espressione attonita e cupa sul volto.
«Sta’ tranquilla, Isabel. Il suo autista lo avrà già riaccompagnato a casa.» la rassicurò Katrina, adagiandosi sul letto.
«Già…» Isabel si girò su di un fianco, dando le spalle alla sua amica e tirò fuori il cellulare, sistemato sotto il cuscino.
Aprì la casella dei messaggi e cercò il numero di Lee Min Ho.
Scrisse qualche frase, per poi cancellarle e riscriverle ancora.
 
Sei a casa? Spero non tu non ti sia raffreddato stando sotto la pioggia. Ecco… non so che dire… Mi dispiace…
Ps. Grazie. Sai a cosa mi riferisco.
Buonanotte.
Isabel
 
Esitò prima di inviarlo, poi chiuse gli occhi e sfiorò il tasto verde.
Fatto.
Non sapeva se esserne sollevata o preoccupata, portò al petto il cellulare e sospirò.
Poteva sentirlo ancora, il calore che le aveva trasmesso la sua stretta di mano.
Si addormentò così, con Min Ho nei pensieri e il cuore in subbuglio.
 
Erano le undici inoltrate quando qualcuno bussò con forza alla porte delle ragazze. Un suono continuo, insistente.
«Uhm..» mugugnò Katrina, girandosi dall’altro lato del letto.
Isabel aprì gli occhi, controllò l’ora sul display della radio sveglia e sbadigliò.
«Chi può essere? Non abbiamo ordinato il servizio in camera!» disse, allargando le braccia.
«Forse dovresti…» bofonchiò Katrina, mettendosi seduta.
Isabel scese dal letto e raggiunse la porta.
«Sì, chi è?» domandò in inglese.
«Dobbiamo pulire la camera, lady.»
«Unnie… alzati, presto! Qui dicono che devono pulire la stanza.» fece eco Isabel, sgranando gli occhi.
«Eh? Ma se siamo ancora in piagiama?! Apri e di’ loro di tornare più tardi. Dobbiamo prima prepararci.» asserì la ragazza dagli occhi verdi e ad assonnati.
Annuendo, Isabel si sistemò i capelli e aprì di poco la porta.
«Goodmornig sir, please…» non ultimò la frase, restando immobile.
Dinanzi a sé, con calzoncini colorati, T-shirt bianca e un largo sorriso se ne stava il bel americano, Victor William.
«Isabel, ma quanto ci metti?» Katrina raggiunse la porta, mentre con un asciugamano si frizionava i capelli.
«Oh porca paletta! E tu cosa ci fai qui?» urlò, riparandosi dietro l’ingresso.
«Sono venuto a prendervi! Oggi ritorniamo a Myeong – Dong, Voglio vedere con voi l’unica cattedrale gotica di Seoul!» rispose serenamente.
Una ciabatta da camera gli arrivò in pieno petto.
«Fuori di qui! Non lo vedi che siamo ancora in pigiama?!» Katrina, furiosa, strattonò Isabel dalla porta chiudendola sotto il naso di Victor.
Lo sentirono ridacchiare e, ancor più spazientita, Katrina gli urlò: «Sparisci, maniaco pervertito!»
Con il sorriso sulle labbra, il giovane americano si avviò agli ascensori dopo aver detto: «Vi aspetto di sotto e non fatemi aspettare troppo! Per me siete splendide anche col pigiama!»
«Aaaaaaah! Ci mancava questa presa di coraggio di Victor, adesso. Ma che gli è preso?» disse Katrina, contrariata.
«Beh, Unnie… l’hai detto tu, Victor ha semplicemente smesso di fingere di essere un Signor Nessuno…» rispose Isabel, infilando un vestito di cotone fucsia.
«A me non importa un fico secco! Il suo conto in banca o la sua posizione sociale non ci interessa, questa è la nostra vacanza e continueremo a fare quel che ci pare. Victor non ci conosce, non sa quanto possiamo essere terribili…»
Si scambiarono un’occhiata complice, prima di scoppiare a ridere entrambe.
 
«’Bel hai preso il cellulare?» chiese Katrina, prima di chiudere la porta della stanza.
«Accidenti! L’ho dimenticato sotto il cuscino! Vado a prenderlo.»
Entrò di corsa in camera, mollando la borsa sull’uscio. Si fiondò sul letto e con le mani cercò il telefono. Lo trovò lì dove lo aveva messo la notte precedente. Lo afferrò e lo guardò fugacemente.
 
1 nuovo messaggio in arrivo.
 
Tornò a guardare il display per accertarsi di aver visto bene. E sì, c’era proprio un nuovo messaggio.
Le tremarono le mani.
Pensò al messaggio inviato a Min Ho la sera precedente e si domandò se quella potesse essere una sua risposta.
Col cuore che le batteva all’impazzata, aprì la posta.
 
Non preoccuparti per me. Tu piuttosto, stai bene? Sei già a letto? Cerca di non prender freddo e copriti bene. Le piogge qui a Seoul portano sempre un po’ di fresco. Volevo anche dirti che… mi dispiace. Ho esagerato.
Ps. Se devi ringraziarmi, devi farlo guardandomi negli occhi.
Min Ho
 
«Hey, ma che succede?» Katrina aveva raggiunto Isabel in camera e, vedendo l’espressione stupita dell’amica, guardò il display del telefono leggendovi il contenuto.
«Wow! Quel ragazzo ci sa proprio fare… Eh ma… non dovremmo mica fargliela passare così facilmente! Anche lui assaggerà il sapore amaro delle Crazy Friends!» Portò le braccia intorno alle spalle di Isabel e, ridendo, la condusse fuori dalla stanza.
 
Victor le aspettava nella hall. Gli occhi verdi illuminati dalla pallida luce del sole, i denti sfoggiati dallo smagliante sorriso.
«Tu, brutto teppista che non sei altro! Dove volevi portarci con così tanta fretta?» gli disse subito Katrina, fingendo di essere furiosa.
«Vi porto a visitare l’unico e solo edificio gotico della città, una struttura maestosa e con più di cento anni!» rispose Victor, prendendo Katrina per le spalle e spingendola fuori dall’albergo.
«Oh, sì! Che bello! Victor… tu non lo sai, ma Katrina adora lo stile gotico! Stai cercando di entrare nelle sue grazie? Beh, ti informo che non è così semplice essere nella lista bianca della mia Unnie…»
Risero insieme. L’episodio della sera precedente sembrava dimenticato e una nuova giornata stava per avere inizio.
La cattedrale di Myeong – Dong si rivelò maestosa e bella, carica del silenzio quasi mistico che regnava in tutti i luoghi di preghiera della città.
Come la sera precedente, le strade del quartiere pullulavano di giovani, le note ritmiche della musica kpop risuonavano allegre per i vicoli, tra il brusio e le allegre risate della gente.
Tra una fotografia e un’altra, Victor volle fermarsi ad una bancarella che offriva ganshik (*’’) accompagnati da bancian (**). Le ragazze lo videro avvicinarsi all’anziano Ajhussì (**’) e rivolgersi a lui in inglese.
Parlava sottovoce, sorridendo e la musica impedì alle due amiche di udire la conversazione.
Di lì a poco, videro Victor spostarsi dietro il bancone, indossare il grembiule che gli venne offerto dall’uomo e mettersi al lavoro tra i fornelli.
Tra lo stupore e l’imbarazzo, Isabel si avvicinò al bancone e strabuzzando gli occhi domandò:
«Victor ma che stai facendo?»
«Sto cucinando per voi!» fu la pronta risposta del ragazzo.
Katrina guardò l’Ajhussì che annuiva e avvicinandosi a Isabel le disse: «Nee-chan, ricordati che Victor è un famoso cuoco… avrà dato una bella mancia a quel signore per farsi prestare la cucina…»
«Su, bellezze. Accomodatevi, il pranzo sarà servito tra non molto.» continuò Victor, affettando delle verdure.
«Ma… ma noi non vogliamo mangiare piatti americani! Siamo in Corea del Sud!» esclamò Katrina, sedendosi su di uno sgabello.
«E chi ti dice che sto cucinando un piatto americano? Rilassati Kat, sto per mettermi alla prova con il Bibimnenmyon (**’) e l’Ajhussì sarà il mio giudice, voi le mie cavie!»
Rivolse loro un sorriso smagliante, rimettendosi al lavoro!
«Aigoo! Che razza di persona mette due ragazze come cavie di un primo esperimento?!» fece Isabel sarcastica.
Victor, per tutta risposta, la guardò con quegli occhi verdi scuri e vivaci proseguendo il suo lavoro.
Venti minuti più tardi, l’Ajhussì teneva una ciotola in mano e si apprestava, con le ragazze, ad assaggiare il piatto preparato dall’americano.
«Okay… al mio tre lo assaggiamo tutti insieme!» disse Isabel.
«Hana… dul… set!»
I tre assaporarono il cibo lentamente, sotto gli occhi intrepidi di Victor e di alcuni curiosi che si erano avvicinati alla bancarella.
«Hey voi! Allora? Com’è?» chiese con una punta di apprensione nella voce.
Isabel poggiò la tazza sul bancone, riponendo le bacchetta sopra e guardandolo esclamò: «Mashissoyò! (**’’)» accompagnata dall’anziano che si espresse in coreano.
«Che tradotto in una lingua che io possa comprendere significa?» continuò il ragazzo.
Isabel e Katrina scoppiarono a ridere, notando quel velo d’ansia nei suoi occhi.
«Credo proprio che significhi che fosse buono…» mormorò Katrina.
«Dici davvero? Non hai capito male, vero Kat?»
Isabel rise prima di aggiungere: «No, non ha capito male. Era davvero buonissimo e anche l’Ajhussì ti ha fatto i suoi complimenti!»
Finalmente sulle labbra di Victor tornò il solito smagliante sorriso che avrebbe fatto arrossire chiunque e, lasciandosi andare ad un gesto di esultanza, strinse gli occhi in modo complice alle ragazze.
«Ciuk’aheyò! (**’’)» aggiunse ancora Isabel, sorridendo.
«Allora, sei davvero un famoso cuoco?!» ironizzò Katrina.
«Di fama internazionale, dolcezza!» fece lui, sorridendo.
«Non cambiarmi dolcezza, signor Williams. Nessuno le ha detto che siamo così in confidenza.» rispose Katrina, mostrandosi irritata.
Lui si liberò del grembiule, raggiungendole e, una volta di fronte alle ragazze disse: «Bene, spero mi abbiate perdonato per lo spettacolo inopportuno di ieri sera…» era serio e non sorrideva più.
Isabel abbassò gli occhi. Non era incollerita con nessuno dei due, ma non era stato piacevole vedere come si fossero aggrediti verbalmente.
«Quanto meno te ne sei reso conto…» disse in un soffio Katrina.
La sera precedente era molto furiosa con quei due. Le stavano trattando come merce di scambio, due oggetti da giocarsi alla roulette e questo proprio non riusciva a mandarlo giù.
Entrambi i ragazzi avevano capito di aver sbagliato e Katrina ne fu davvero sollevata. Apprezzava molto la maturità e la consapevolezza delle proprie azioni e fu felice di scoprire che quei due giovani, con i quali stavano in qualche modo dividendo la vacanza, fossero così responsabili e maturi.
«Okay! Siete perdonati! Ora possiamo proseguire la nostra passeggiata!» continuò, prendendo Isabel sotto braccio.
«Siamo?» chiese incuriosito Victor.
Katrina girò la testa verso il ragazzo aggiungendo: «Credi di essere stato l’unico ad aver capito di aver sbagliato? Anche Lee Min Ho si è già scusato con noi!»
Un moto di stizza investì il giovane americano. Per qualche strana ragione, sentiva di essere in competizione con quell’attore coreano per il quale non provava simpatia.
Udì un trillò e vide Isabel tirare fuori il suo telefono.
«Oh, un messaggio!» la sentì dire.
 
Alle 22 passo dal vostro hotel. Non è un orario decente per incontrarvi, lo so, ma vi ruberò solo pochi minuti. Ho bisogno di parlare con voi.
Min Ho.
 
Isabel passò il telefono all’amica per permetterle di leggerlo il testo del messaggio, poi si guardarono e Katrina gli disse, sorridendo:
«Certo che lo incontriamo, sta’ tranquilla! Tu non sei mai stata in collera con nessuno dei due e meno che mai con il nostro principe coreano!»
Isabel allargò le labbra in un sorriso, mettendo le braccia al collo intorno all’amica, sotto gli occhi ignari di Victor.
«Lo so che muori dalla voglia di rivederlo…» continuò sottovoce Katrina. «E considerando che abbiamo solo altri quattro giorni, non posso che farti essere il più possibile felice!»
«Oh, Unnie! Sei la migliore!» esclamò Isabel, saltellando.
«Certo, certo! Ma adesso la migliore vorrebbe continuare questa vacanza, quindi… basta momenti di tenerezza!»
Victor le raggiunse, curioso di scoprire il motivo di tanta allegria.
«Hey voi due, che vi succede? Come mai siete improvvisamente raggianti?»
«Bimil! (***)» dissero insieme.
Risero di gusto, prima di confondersi tra la folla di gente che colorava le strade di Myeong – Dong.

Note:
  • Arachì: in coreano significa Hai capito?
  • Mianè: mi dispiace.
  • Ganshik: sono spuntini freschi ed economici venduti nelle bancarelle di cibo.
  • Bancian: sono contorni.
  • Ajhussì: signore.
  • Bibimnenmyon: piatto di tagliolini di grano saraceno freddi, con verdure e carne in salsa piccante.
  • Mashissoyò: era buonissimo!
  • Ciuk'aheyò: congratulazioni.
  • Bimil: segreto.

NdA: Ed eccomi qui! So bene di avervi fatto aspettare più del dovuto per questo capitolo, ma sono un po' indaffarata in questo periodo.
Come sempre, mi auguro di avervi offerto una storia piacevole, di avervi divertito e di avervi fatto sognare almeno un po', perché è quello che faccio mentre scrivo questa fanfiction.
Volevo inoltre ringraziare tutte le dolcissime lettrici che mi seguono con affetto e che con pazienza aspettano i miei capitoli! Mi rallegrate sempre tantissimo e vi ringrazio di cuore.
^^
Al prossimo aggiornamento.
La vostra
NaNà-sshì

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Capitolo 9
*** Resta ***


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 http://www.youtube.com/watch?v=990K1AFu_Fw Questa è la canzone che mi ha ispirato il capitolo! Buon ascolto. ^^

Resta

Il cielo si era tinto dei colori della sera quando Victor e le ragazze tornarono in albergo.
«Cenate con me?» chiese il giovane, sorridendo.
Nonostante la bellissima giornata e le tante risate scambiate con Victor, Isabel si ritrovò spesso a pensare al messaggio di Lee Min Ho. Katrina, che capiva la sua amica senza bisogno di parlare, si accorse della sua tensione e, fingendo di essere molto stanca, aveva convinto l’americano a tornare in hotel.
Le due amiche si scambiarono un sorriso complice e Katrina, prima di entrare nella hall, bisbigliò: «Adesso, potresti toglierti quell’espressione tormentata dalla faccia?»
Isabel le riservò una boccaccia e l’amica rise sotto gli occhi spaesati di Victor.
«Voi donne mi farete ammattire! Mai che riesca a capirvi!»
Si avviarono alle proprie camere ridendo e scherzando sulla giornata appena passata.
Quando la porta della stanza 171 fu chiusa alle loro spalle, Isabel afferrò il suo cellulare e controllò l’ora. Le 21.03. un’ora all’arrivo di Lee Min Ho.
«Nee-chan, rilassati. Se ti ha scritto che verrà, lo farà di sicuro. Ha sempre mantenuto la parola data.» Aggiunse Katrina, strizzandole l’occhio.
«Già… Oddio! Devo cambiarmi! Vado a farmi una doccia e a mettermi qualcosa di carino!»
Una sonora risata investì Katrina, irritando la suscettibilità della ragazza col caschetto bruno.
«Hey tu! Che hai da ridere?» le disse, lanciandole in faccia un cuscino.
«La tua faccia… Ahahahahahah… dovresti vederla… non riesco a trattenermi dal ridere!»
Un altro cuscino la colpì in pieno volto e da lì ebbe inizio una piccola battaglia che rilassò i pensieri della tesissima Isabel.
Alle 21.40 era seduta ai piedi del letto, in mano il cellulare.
«Isabel, smettila di tormentarti! Mancano venti minuti…» le disse Katrina, sedendosi al suo fianco.
«Vedrai… Non verrà. È troppo impegnato. Chissà, forse sta ancora girando uno degli ultimi episodi del drama Faith…» rispose Isabel, mordendosi un labbro.
«Se così fosse, ti chiamerà o ti manderà un sms per avvisarti.» Aggiunse Katrina, cercando di essere ragionevole.
«E se il cellulare non prendesse? E se lo avesse spento per lavorare? O lo avesse lasciato in macchina?»
«Isabel! Vuoi smetterla di parlare a casaccio? Sembri una liceale alla prima cottarella!»
La ragazza dagli occhi scuri arrossì.
«Scusami Kat, hai ragione… Ma sono davvero preoccupata… Cosa credi voglia dirmi?» rispose, tenendo gli occhi bassi.
«Questo non lo so, ma…» non riuscì a terminare la frase, il cellulare di Isabel suonò, indicando l’arrivo di un sms.
Sgranarono entrambe gli occhi e Katrina tornò a sedersi al fianco dell’amica.
«Svelta, leggilo!» esclamò.
«E se mi avesse scritto che non può più venire?» disse Isabel, ansiosa.
«Apri il messaggio e scoprilo.»
Isabel chiuse gli occhi e pigiò il tasto centrale.
«Accidenti…» fu l’unica parola pronunciata da Katrina. Riaprì gli occhi triste, immaginando il contenuto del messaggio.
Abbassò gli occhi sul display lentamente.
 
Scendi. Sono nella hall.
 
Scattò in piedi dal letto e urlò, con Katrina che rideva di gusto.
«Unnie! Credevo non venisse più per colpa tua!» disse, colpendola su di un fianco.
«Ahahahah… Lo so! Ma adesso scendiamo. Non vuoi farlo aspettare, vero?»
Isabel sorrise e si affrettò ad uscire.
Aveva il cuore che batteva all’impazzata, presa dall’emozione preferì scendere di corsa le scale, con Katrina che sogghignava di nascosto.
Quando furono arrivate, lei lo cercò con gli occhi e lo trovò poggiato ad una delle colonne stile dorico che occupava l’ingresso centrale.
Jeans scuro, maglia verde e un cappellino calcato sulla fronte, che provvedeva a sistemare sugli occhi quando qualcuno lo fissava.
«Non startene qui impalata! Va’ da lui.» Disse Katrina, spingendola.
«Per dirgli cosa? Ti prego Unnie, vieni con me o morirò d’imbarazzo.» le chiese Isabel, prendendo l’amica per le spalle.
«D’accordo, verrò con te… Ma sai bene quanto detesti fare il terzo incomodo, quindi saprò come comportarmi…»
«Ma quale terzo incomodo! Lee Min Ho piace anche a te!»
«Sì, è vero… Mi piace da matti, ma tu piaci a lui…»
«Non diciamo sciocchezze, Unnie…»
«Sciocchezze dici? Allora spiegami tutte queste premure da parte di Min Ho? Dubito faccia così con ogni singola fan, anzi… ne sono sicura.»
Le parole di Katrina erano ferme e fissava Isabel dritta negli occhi.
«Ma…»
«Niente ma.»
«Non è giusto però… Min Ho piace anche a te!» mormorò Isabel, dispiaciuta e triste per l’amica.
«E continuerà a piacermi, te lo assicuro! Ma sarà un amore del tutto platonico, fatto di gridolini di gioia e sospiri svolazzanti… E adesso non fare quella faccia da cane bastonato, mi dai sui nervi!» Prese Isabel sottobraccio e si diresse verso il ragazzo.
«Annyongh» disse Isabel, non appena gli fu vicino.
Sul volto di lui comparve un sorriso, uno di quelli che le ragazze avevano imparato ad apprezzare in quei giorni, uno di quei sorrisi che ti mozza il fiato, solo per restituirtelo un attimo dopo.
«Grazie per essere venute nonostante l’ora.» Disse lui, chinandosi leggermente in avanti.
«Ma figurati, io e Isabel eravamo ancora qui in giro.» s’affrettò a dire Katrina, dando una gomitata all’amica.
Ad Isabel tremavano le mani e aveva la testa invasa da pensieri sconclusionati.
«Qualcosa non va?» chiese lui, guardandola.
Isabel scrollò il capo, ma, intimorita da uno sguardo poco rassicurante dell’amica, aggiunse che andava tutto bene.
«Sono felice di vederti ‘Bel… potrei parlarti un momento?» disse facendosi più vicino.
Isabel guardò Katrina e Katrina scrutò l’espressione di lui.
«Ho capito, vi lascio soli. Isabel sarò qui nei paraggi e vi terrò d’occhio.» Disse l’ultima frase guardando Lee Min Ho con aria seria, lui abbozzò un sorriso dicendo che non le avrebbe rubato molto tempo.
«Di cosa vuoi parlarmi?» Cominciò Isabel, quando vide Katrina sedersi alla caffetteria adiacente la hall.
«Non qui. Andiamo nella sala relax. È qui vicina e Katrina potrà vederci tranquillamente.»
Lei annuì, seguendolo in silenzio.
Era poco affollata la sala e le luci soffuse donavano un aspetto confortevole e gradevole all’atmosfera un po’ tesa che si era creata.
Quando furono entrambi seduti, Isabel urtò un ginocchio delle lunghe gambe di Min Ho e si fissarono per alcuni istanti.
«Mianè» sussurrò lei.
«Quanti giorni ti restano qui a Seoul?» chiese, all’improvviso, lui.
«Tre.» Rispose in un soffio la ragazza.
Lei teneva gli occhi fissi sulla moquette e il silenzio che seguì parve non terminare mai.
Poi sentì il calore delle sue mani posarsi sulle sue.
«Non andare.» Min Ho strinse la presa e lei sollevò piano lo sguardo.
«Come, scusa?»
«Non tornare a Madrid.» replicò lui, fissandola.
Lei si liberò della stretta e voltò gli occhi verso la vetrata che aveva sulla sinistra.
«Ma che dici, Min Ho-sshì! Perché dovrei restare?»
«Perché vorrei conoscerti… vorrei scoprire come sei davvero, cosa ti piace, cosa ti da fastidio… Vorrei sapere tutto di te.»
Isabel tornò a guardarlo e sorrise sarcastica.
«Mi prendi in giro, vero? Ti stai divertendo solo perché ti sei accorto che mi piaci. Mi vuoi trattare come una stupida fan, per ridere alle mie spalle? Come pensi che potrei vivere a mie spese qui a Seoul, eh? Certo che puoi saperne tu… sei abituato a vivere nel lusso, perché mai dovresti preoccuparti di queste cose… Non credevo fossi un tipo del genere…»
Si alzò in piedi con gli occhi lucidi e Lee Min Ho imitò il suo gesto.
«Sono serio, Isabel. Non andare…»
Lei gli voltò le spalle, decisa ad andare via, ma lui la trattenne per un polso.
Sorpresa, Isabel, respirò a fondo per non lasciarsi colpire troppo da quel contatto, poi sussurrò: «Lasciami.»
«Resta.» continuò lui, stringendola di più.
«Katrina mi sta aspettando. Lasciami andare.»
La presa di lui si fece più debole e, lenta, cominciò a scivolare via.
Isabel chiuse gli occhi e ingoiò quell’improvviso magone.
La mano di lui, accarezzò le sue dita e, inaspettatamente, incastrò la sua mano a quella della ragazza.
Lei guardò le loro mani unite, poi guardò gli occhi di lui.
«Volevo farlo da un po’… mi era mancata la tua mano…»
Ripensò all’emozione provata la sera in cui lui le mostrò il Moonlight Rainbow Fountain e ricordò quanto dolce e piacevole fu averlo così vicino.
Le tremavano le mani e temette che lui potesse capire quel che le stava capitando. La sua mano era calda e rassicurante e, come la prima volta, avrebbe voluto non abbandonarla.
Chiuse di nuovo gli occhi e lui la strinse più forte.
«Non andartene.» ribadì.
«Smettila.» sibilò Isabel, prima di liberarsi della stretta.
Lui le si fece più vicino, fino a quando lei non avvertì il calore del suo corpo alle sue spalle.
L’abbracciò con forza e Isabel si lasciò sfuggire una lacrima che lui non vide. Sentì il cuore di Min Ho battere, mentre l’odore del suo profumo le pervadeva la testa. Non avrebbe creduto ci si potesse sentire così al sicuro stretta in un abbraccio.
«Per favore…» mormorò lei, aggrappandosi alle braccia di lui e costringendolo a lasciarla andare.
«È per quell’americano da strapazzo che non vuoi restare?» Chiese lui con una punta d’ironia nella voce.
«Cosa centra Victor, ora?»
«Allora, permettimi di conoscerti.» La voce di Min Ho era ferma e calma. Lei si voltò a guardarlo un’ultima volta. Solo pochi centimetri di distanza tra loro.
Lee Min Ho le posò una mano su una spalla e continuò: «Parliamone insieme, solo così…»
«No.» Isabel scostò la mano di lui, rimpiangendo di averlo fatto, ma sapeva di non poter scendere a compromessi.
Lui la guardava dritta negli occhi. Sembrava serio e sincero, ma lei non voleva credergli, non poteva credergli.
Si allontanò da lui con passò deciso e, con il cuore in tumulto, sparì nella hall.
Quando Katrina la vide avvicinarsi, sorrise. Aveva visto la stretta di mano tra i due giovani e attendeva di scoprire quanto si erano detti.
«Allora, com’è andata?» chiese quando Isabel le fu di fronte.
La ragazza si limitò a guardarla senza proferir parola.
«Se non ti conoscessi, direi proprio che vorresti piangere.» aggiunse.
«Sono solo… delusa, Unnie.» rispose Isabel, abbassando gli occhi.
«Delusa? Ma che è successo? Cosa ti ha detto Min Ho?»
«Mi ha chiesto di restare.»
«Restare? Qui a Seoul? Ma è impazzito?» esclamò Katrina, sgranando gli occhi.
«È quello che gli ho detto anche io, aggiungendo che non è il caso di prendersi gioco di me solo perché lui mi piace. Unnie… siamo solo delle fan per lui… e io sono stata proprio una ragazzina. Avrei dovuto immaginare che certe fantasie restano sempre tali.»
Katrina la prese sotto braccio. «Saliamo in camera e mi racconti tutto per bene. E non colpevolizzarti ingiustamente o ti colpirò talmente forte da farti tornare a Madrid in pochi istanti.»
Sorrise appena Isabel, appoggiandosi alla spalla della sua amica.
 
Stese nello stesso letto, Katrina cercava di confortare Isabel.
«Magari non voleva proprio prendersi gioco di te…» diceva.
«Ma dai, Unnie… lo dici proprio tu che non hai fiducia neanche della tua stessa ombra?»
«Hai ragione… ma è che mi suona molto strano tutto questo. Adesso dormi, però. Domani vedremo il da farsi.»
Le prese la mano e la guardò.
Isabel le sorrise. «Grazie, Unnie.»
«Se mi ringrazi un’altra volta, ti soffoco col tuo stesso cuscino.»
Si stavano scambiando la buonanotte quando suonò il telefono di Isabel.
«Chi può essere a quest’ora?» disse Isabel, prendendo il cellulare.
 
Resta.
Parlavo seriamente questa sera e mi spiace tu mi creda così superficiale. Vorrei ci pensassi un po’ su.
Ps: Passo a prendervi domattina alle 8.30. Verrete con me sul set di Faith
Dormi bene, Isabel.
 
Min Ho.
 
«’Bel… ma perché questo ragazzo deve sempre farci fare notti in bianco?» disse Katrina, dopo aver letto il messaggio.
«Non lo so più, ormai. Comunque domani non andremo da nessuna parte.» aggiunse Isabel, sistemandosi il cuscino.
«Ti sbagli, invece. Ci andremo eccome! E tu gli chiederai maggiori spiegazioni. E poi anche io voglio capire esattamente cosa diavolo gli passa per la mente!»
S’addormentarono così, con la testa piena di domande e solo il volto di Lee Min Ho a tormentarle.


NdA: Ogni tanto ritorno! :)
A dir il vero questo capitolo era pronto da un bel po' di tempo, ma per una serie di motivazioni e imprevisti insoliti non riuscivo mai a pubblicarlo.
Come sempre, mi auguro vi sia piaciuto e di avervi fatto fantasticare almeno un po' insieme a me.
A presto mie care lettrici.

Con affetto,


Kim NaNà

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Capitolo 10
*** L'inaspettata decisione di Katrina. ***


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L’inaspettata decisione di Katrina.
 
La sveglia segnava le 5.30 del mattino, Isabel si spostò sul fianco destro e guardò Katrina, attenta a non far troppo rumore. Conosceva fin troppo la sua amica, sapeva che, al minimo rumore, avrebbe spalancato gli occhi verdi chiedendole: «Che c’è?»
Sorrise appena, gli occhi stanchi ed assonnati persi ad ammirare il timido sole che nasceva tra i primi suoni del mattino.
«Nottataccia, eh?»
Un ghigno si dipinse sulle labbra di Isabel. All’amica non sfuggeva mai nulla.
«Scusa, non volevo svegliarti, Unnie.» disse, stendendosi.
«Macché! Non dormivo affatto…» rispose lei, facendosi più vicina ad Isabel.
«A no? E perché?»
«Pensavo…» continuò lei, fissandola.
«Uhm… immagino. La nostra vacanza è volata così in fretta…» aggiunse Isabel, perdendosi tra i ricordi.
«Veramente pensavo ad altro.» rispose Katrina, secca.
Completamente sveglia, Isabel si mise seduta sul letto, guardandola.
«Sentiamo. A che pensava quella testolina total black?» aggiunse, sorridendo.
«Trasferiamoci a Seoul!» disse seria.
Dapprima Isabel scrutò il suo viso, poi, alzandosi disse:
«Okay, stai ancora dormendo e stai parlando nel sonno.»
Katrina si mise seduta e fissò Isabel.
«Sono completamente sveglia e sto parlando sul serio. Trasferiamoci qui a Seoul, almeno per qualche tempo… proviamo a vedere come va… In fondo, lo abbiamo sognato milioni di volte, no?»
Isabel si avvicinò alla grande vetrata e scostò appena la tenda.
«Già… ma sognare è lontano anni luce dalla realtà…»
«Questo lo dici tu! Ora basta con queste frasi drastiche e andiamo a prepararci… Il set di un drama ci attende!» Esclamò Katrina, spingendo l’amica verso la cabina armadio.
«Oh, no! Non ci penso nemmeno! Come potrei guardare in faccia Lee Min Ho con tutto quello che è accaduto ieri sera?» disse, cercando di rifugiarsi sotto le coperte.
«E che è successo ieri sera? Niente! Quindi ora preparati e sta’ zitta per almeno i prossimi cinque minuti!»
Nessuno meglio di Katrina sapeva come trattare qualcuno come Isabel, perché con lei non si trattava, era tutta una questione di decisioni e coraggio, altrimenti nulla avrebbe abbattuto quella testa cocciuta e caparbia.
 
Con il cuore che sembrava non voler darle ascolto e Katrina che le diceva di calmarsi, alle 8.25 Isabel era già nella hall che aspettava Min Ho.
«’Bel, fa’ un respiro profondo e rilassati. In fondo, stiamo andando sul set di un drama! Faith! Potremo avere qualche piccola anticipazione! Ti ricordo che, da quando siamo a Seoul, non abbiamo più seguito gli episodi e sto morendo dalla curiosità di scoprire cosa è accaduto a Eun Soo e come si sta comportando Choi Young! Ah! Ti rendi conto?! Stiamo per vedere Lee Min Ho nei panni di capitano dei Woodalchi!»
Coinvolta dall’entusiasmo dell’amica, Isabel riuscì a sorridere e a distendere i nervi un po’ tesi, ma quando, poco dopo, lui fece il suo ingresso, con il solito cappellino calcato sulla fronte, trattenne il fiato per pochi istanti.
Vorrei che non mi piacesse così tanto! Si disse.
«Good morning, girls!» esclamò lui, sorridendo.
Isabel non rispose al saluto e fu Katrina a gestire, sin da subito, la situazione.
«Buongiorno anche a te, Min Ho. Grazie infinite per questo invito! Io ed Isabel non siamo mai state su un set e la cosa ci emoziona tantissimo.»
Lee Min Ho sorrise a Katrina, accompagnando le ragazze fuori dall’hotel, dove li attendeva un fuoristrada dai vetri oscurati.
La mattinata fu più interessante del previsto. Vedere Min Ho vestire i panni di Choi Young  fu per le ragazze una gioia immensa.
«Unnie! Guarda là… Kim Hee Sun è davvero bellissima!» Isabel, presa dall’entusiasmo, si guardava intorno con occhi estasiati e Katrina fu grata a Lee Min Ho per quel piccolo dono.
Tra una pausa e un ritocco al trucco, l’attore coreano andava spesso da loro, cercando di renderle partecipi quasi in prima persona.
«Sei stato molto bravo, Min Ho! Complimenti!» disse Katrina, quando lo vedi arrivare dopo la fine di una scena.
«Kumawo!» rispose lui, un po’ imbarazzato. Guardò Isabel, gli occhi pieni di sorpresa e un sorriso sulle labbra.
«Isabel…» cominciò.
«Kat! Eccola! Non è straordinaria? Park Se Young è davvero bravissima nel ruolo della principessa No Gook. Oh! E guarda lì! C’è anche il re, Ryu Duk Hwan! Wow, sono tutti davvero incredibili!»
Isabel si avvicinò all’attrice Park Se Young chiedendole un autografo, per poi domandarlo a quasi l’intero cast.
Aish! L’ho portata qui perché potesse concentrarsi su di me… e invece ha occhi per tutti gli altri! Ma non era mia fan?
Katrina notò la fronte corrucciata di Min Ho ed intuì i suoi pensieri. Conosceva Isabel e sapeva che riusciva  a rendersi molto odiosa, se si ci metteva d’impegno.
Una gomitata in un fianco riportò Isabel seduta accanto all’amica, mentre riprendevano le riprese.
«Ahi! Mi hai fatto male!» esclamò Isabel, massaggiandosi.
«Meglio così! Almeno la smetterai di civettare con tutti e di ignorare Lee Min Ho. Di’ un po’, sei impazzita?»
Isabel non rispose, si limitò a guardare di sbieco l’amica che continuò a mormorare: «Smettila di fare la ragazzina… e poi preparati! Avremo un pomeriggio molto intenso!»
«Intenso?» chiese Isabel, curiosa. «Che vuoi dire?»
«Te lo spiegherò quando sarà il momento e, per favore, quando Min Ho avrà finito digli esattamente quel che pensi… si vede lontano un miglio che adori Choi Young!»
Sghignazzarono entrambe, procurandosi un rimprovero dallo staff.
Alle 14.30, terminate le riprese, pranzarono con l’intero cast e per Lee Min Ho fu un sollievo vedere Isabel tornare la ragazza che aveva conosciuto la settimana precedente.
«Allora, vi siete divertite?» chiese mentre salivano sulla sua auto.
«Tantissimo!» esclamarono all’unisono, scoppiando a ridere tutti e tre.
«Dico davvero… è stata una giornata incredibile!» aggiunse Isabel.
«Ne sono felice. Adesso cosa vi andrebbe di fare?» domandò lui, avviando il motore.
«Ehm… ti dispiacerebbe accompagnarci a Myeong – dong?» chiese subito Katrina.
«Certo. Avete in mente qualcosa?» Min Ho le guardava dallo specchietto retrovisore, studiando le loro espressioni e notò lo stupore di Isabel mentre l’amica parlava.
«Ehm… sì, un appuntamento.»
«Che?» strillò Isabel, beccandosi l’ennesima gomitata in un fianco.
«Sì, Min Ho… ecco, vedi… Victor ci aspetta. »
Lui continuò a guardarle, poi, stizzito, ingranò la marcia e si rifugiò in un insolito silenzio.
«Da quando abbiamo un appuntamento con Victor?» chiese Isabel all’orecchio di Katrina.
«È stata la prima cosa che mi è venuta in mente… comunque, la faccia di Lee Min Ho è stato un vero regalo!» rispose l’amica, bisbigliando.
«Quale faccia?»
«Non vedi mai niente tu!»
«Siete arrivate!» Min Ho ruppe il suo silenzio e le ragazze smisero di parlare.
Quando furono fuori dall’auto ringraziarono il giovane, ma l’attore prima di andare via scese dalla macchina e raggiunse Isabel.
«Spiegami perché ti comporti così? Eh? Con me cerchi sempre di essere fredda e distaccata, nonostante faccia di tutto per attirare la tua attenzione e tu che fai? Abbandoni la mia compagnia per andare ad un appuntamento con Victor?» le tirò la tracolla per farla più vicina a sé.
«Agiobayo!» (*) disse Isabel, sfidando i suoi occhi e fu allora che intervenne Katrina: «Min Ho… non prenderla così sul personale. Non è come pensi, Victor ha solo bisogno di un consiglio per un regalo e ha chiesto a noi di aiutarlo. Davvero… ora scusaci se puoi, ma dobbiamo andare. Ci vediamo!»
Prese l’amica per mano e diedero le spalle al ragazzo che, solo davanti alla sua auto urlò: «Aish! Maledetto Victor!»
 
«Yah! Unnie… mi spieghi cosa hai intenzione di fare?» Dopo aver camminato a passo spedito, per allontanarsi in fretta da Lee Min Ho, Isabel arrestò il suo passo e costrinse Katrina a seguirla.
«Sta’ calma… non ho intenzione di fare niente. Andremo solo in giro per Seoul a cercare un lavoro che ci permetta di vivere qui.» Rispose Katrina con naturalezza, provocando una risata di Isabel che disse solo: «Michyeo!» (*’)
«Non so cosa tu abbia detto, ma pensaci un attimo… Non siamo obbligate a tornare a Madrid. Non abbiamo scadenze e nessuno ci impedisce di farlo.»
«Pazza! Ecco quel che dicevo prima! Devi essere impazzita. Restare a Seoul… perché? Questa è solo una vacanza…»
«No, Isabel… questo è il nostro sogno! Siamo a Seoul! Per quanto l’abbiamo sognato, eh? Ricordi? Notti e pomeriggi interi spesi a fantasticare su me e te qui, in queste strade, fra questi odori, fra queste voci… E poi, Min Ho…»
«Sapevo avresti parlato di lui…» mormorò Isabel.
«Ascoltami bene… sono sempre stata schietta e sincera con te, ti ho sempre detto tutto ciò che pensavo e non smetterò ora di farlo. Lee Min Ho sembra provare davvero un certo interesse per te… Restiamo qui a Seoul e proviamo a vedere che succede? Salti tu, salto io, no?»
«Ma…»
«Niente ma… troveremo rimedi e soluzioni per tutto. Ora andiamo… se vogliamo mantenerci qui a Seoul, dovremmo pur lavorare, giusto?»
Isabel non rispose, si limitò ad abbracciare forte la sua amica. Katrina c’era sempre, in ogni momento, anche nel peggiore, e aveva sempre i migliori sistemi per la testa… lei sapeva come far sorridere Isabel, la conosceva troppo bene per non sapere ciò che desiderasse per davvero. Katrina era la spalla di Isabel, quel coraggio che alla ragazza dal caschetto nero spesso veniva a mancare.
 
«Unnie… torniamo in albergo. Sono ore che giriamo e non abbiamo trovato ancora nulla…» disse Isabel, trascinandosi nei passi.
«Su, su… non battiamo la fiacca! Ci sono ancora tantissimi posti in cui possiamo domandare. Hey, guarda là? Che caffetteria originale! Che ne dici di chiedere lì?» disse Katrina, tirando Isabel verso l’altro lato della strada.
«Jade Dragon Cosplay Cafè… Ehm… Unnie, ma hai visto le divise delle ragazze?»
All’interno della caffetteria, tre ragazze servivano i tavoli con indosso abiti di personaggi di manga ed anime.
«Wow! Ma quello è il cosplay di Yuki di Vampire Knight! Oh… sarebbe fantastico se potessimo lavorare qui. Isabel, vieni, andiamo a cercare il titolare e chiediamo se ha bisogno di altro personale.»
Dopo dieci minuti di colloquio con la giovane proprietaria della caffetteria, Isabel e Katrina uscirono per la strada quasi incredule.
«Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo un lavoro! Ora è ufficiale, Isabel… vivremo qui a Seoul!»
All’improvviso Isabel si mise ad urlare e a saltare a destra e a sinistra, felice per il lavoro appena ottenuto.
«Saranghae Seoul! Saranghaeyo!»
«Visto? Beneficio del dubbio… quello che tu non ti concedi mai!» Katrina fece l'occhiolino all’amica e fermò un taxi per tornare in albergo.
Passeggiavano tra i giardini dell’hotel, quando Katrina disse: «Ora devi dirlo anche a Min Ho.»
«Cosa? Non ci penso neanche!» esclamò di getto Isabel.
«Sì, devi. Ricorda che lui aspetta una risposta da te.» aggiunse Katrina, cercando di far riflettere la testarda Isabel.
«No, no! Mi vergogno troppo… e poi…» inciampò nei piedi di qualcuno e fu costretta a fermarsi per scusarsi.
«Gioesonhamnida» (*’’) cominciò inchinandosi un po’. «Io ero distratta…» sollevò lo sguardo sulla persona che aveva di fronte, rimanendo senza parole.
«Tu?!»
Lee Min Ho le stava davanti, con un completo nero di Armani indosso, camicia immacolata e un sorriso smagliante sulle labbra.
«Ma cosa ci fai qui?» domandò Isabel, incredula.
«Sono venuto a darti questo!»
Le prese il viso tra le mani e le posò un bacio sulla fronte.


Note:
  • Agiobayo: smettila!
  • Michyeo: pazza.
  • Gioesonhamnida: mi scusi.

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Capitolo 11
*** Work in progress ***


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Work in progress
 

Aveva le gote arrossate e il cuore le batteva in preda a continui spasmi.
Unnie, aiutami tu. Pensò Isabel, mentre Min Ho le sfiorò una ciocca di capelli.
«Sei sorprendente, lo sai, vero?» Chiese Katrina, guardando il coreano con fare divertito.
«Non devo impegnarmi troppo per esserlo.» rispose lui, strizzandole l’occhio.
«Come mai così elegante?» domandò ancora la ragazza dagli occhi verdi, accarezzando con dolcezza la schiena di Isabel.
«Una cena di beneficienza tra poco più di quindici minuti.»
«Capisco.» Katrina guardò Isabel, ma la ragazza non aveva distolto lo sguardo da Lee Min Ho.
«Pronto? Ci sei? Terra chiama Marte?» le sussurrò.
Isabel la fissò, abbozzando un sorriso che non riuscì a celare il suo imbarazzo.
«Devi dirglielo, ‘Bel.» continuò Katrina.
L’amica annuì, inspirando a pieni polmoni.
«Min Ho-sshì… posso parlarti un attimo?»
Lui la scrutò appena. «C’è bisogno di chiederlo?» Le indicò delle poltrone in vimini posizionate a bordo piscina.
Isabel lanciò un’occhiata a Katrina che le sillabò un muto Fightingh, prima di sedersi e cercare le parole adatte.
«Ti ascolto…» lui prese a guardarla con particolare insistenza, indugiando sugli occhi scuri, un po’ incerti, di Isabel.
Lei si torturava un’unghia nervosamente, guardandosi distrattamente intorno.
«Ecco… Volevo dirti che… Come dire… ti abbiamo già detto che Seoul è sempre stato il nostro sogno e io e Katrina abbiamo preso una decisione.» Si fermò, sperando che lui dicesse qualcosa, ma Lee Min Ho si limitò a guardarla, scrutando la sua espressione.
«Abbiamo deciso di vivere pienamente quest’esperienza e… ed è per questo che abbiamo trovato un lavoro qui a Seoul…»
«Un lavoro? Questo significa che…»
«Sì, Min Ho-sshì. Io e Katrina ci trasferiamo per viverci Seoul esattamente come l’avevamo sognata.»
Sulle labbra del giovane coreano si increspò un sorriso.
«La mia serata non poteva cominciare meglio… Kumawayo!»
«Non lo faccio per te.» Rispose imbarazzata Isabel, volgendo gli occhi altrove.
«Io e Katrina l’abbiamo sempre sognato… per notti e giorni interi. Ci abbiamo riso su, fantasticando ad occhi aperti e ora che siamo qui, che respiriamo l’aria di Seoul, abbiamo solo deciso di cogliere l’occasione e di goderci il momento.»
Lee Min Ho si umettò le labbra con la lingua e posò i suoi occhi in quelli di Isabel.
«Lavorerai in uno dei ristoranti di quel Williams?» chiese, piano.
«No!» esclamò lei, sorpresa. «Ma che ti salta in mente! Io e Katrina siamo perfettamente autonome e non abbiamo bisogno dell’aiuto di nessuno. Arachì?»
«Ne… Mianè…» disse lui, mettendo le mani giunte e facendo qualche passo verso di lei. «Kumawo. Questa notizia mi ha rallegrato.» Le diede un buffetto su una guancia e sorrise. «Ora devo andare. Ti chiamerò non appena mi sarà possibile.»
Mentre lui andava via, le loro mani si sfiorarono, attirando per alcuni istanti i loro occhi. Un sorriso imbarazzato sulle labbra di entrambi, prima di lasciar andare, a malincuore, quell’inaspettato momento.
«Hey tu… stai andando via?» disse Katrina, quando vide Lee Min Ho tornare solo.
«Sì. Una macchina mi aspetta qui fuori, sono venuto a salutarti.»
«Aspetta un momento… dove credi di andare?»
Il ragazzo la guardò stranito. «Qualcosa non va?»
Katrina lo raggiunse e, pur non essendo alta quanto lui, fronteggiò il suo sguardo incredulo con aria minacciosa.
«Non sono cieca e neanche stupida… ti ho osservato a lungo in questi giorni e sappi che ti tengo d’occhio. Isabel è mia amica e non la lascio nelle mani del primo che capita, neanche se il tipo in questione sei tu. Mi sono spiegata?»
Ancora un po’ perplesso, Min Ho si lasciò sfuggire una risata.
«Ridi? Cosa c’è di così divertente, eh?» Katrina continuava a guardarlo con aria poco rassicurante, ma il giovane per tutta risposta le rivolse uno dei suoi migliori sorrisi.
«Neanche sua madre mi avrebbe minacciato come hai fatto tu…»
«Infatti non sono sua madre, sono sua amica e sto ben attenta a chiunque si avvicini ad Isabel. Ti ho avvertito.» continuò seria.
«Fai così con tutti?» domandò lui, passandosi una mano dietro la testa.
«Sì. Nessuno escluso.»
«Perfetto. Ora posso andare via tranquillo. Isabel è in buone mani! Bye bye!»
Andò via col sorriso sulle labbra, una mano nella tasca di quel completo firmato e quella camminata elegante che lo rendeva particolarmente affascinante.
«Quel coreano… mi farà diventare pazza! Ah! Ma dove si è nascosta Isabel?» disse Katrina, avvicinandosi alla piscina.
«Unnie, sono qui.» Isabel, non lontana dall’ingresso dell’hotel, sventolava un braccio per attirare l’attenzione della sua amica.
«C’è bisogno di sparire? Stavo per mettere a soqquadro l’albergo se non ti avessi trovata nel giro di dieci secondi.» Affermò Katrina, tirando un sospiro di sollievo.
Isabel rise. «Esagerata! Che vuoi che mi succeda? Che mi rapiscano gli alieni?»
«Senti, tu…» cominciò Katrina.
«Ragazze! Ma dove vi eravate cacciate? Non riuscivo più a beccarvi in giro!» Il misterioso Victor Williams avanzava verso di loro, con indosso un pantalone a sigaretta marrone, una T-Shirt verde dal collo a V e uno smagliante sorriso.
«Ti ho già detto che ha dei denti bellissimi?» mormorò Isabel a Katrina.
«Solo?» le domandò in risposta l’amica.
Salutò entrambe con un bacio su una guancia, invitandole a cenare con lui.
«Allora? Dove eravate finite?» chiese, poco dopo essersi accomodato.
Le ragazze si guardarono, poi Katrina rispose: «Siamo state un po’ in giro… sai, dovevamo cercarci un lavoro…»
Il giovane mandò giù un boccone di salmone, guardando Katrina con aria confusa. Si pulì le labbra con un tovagliolo, prima di chiedere: «Un lavoro? Qui a Seoul?»
Le due amiche assentirono.
«Avreste potuto parlarne con me… Io sono…»
«Siamo in grado di farcela da sole, grazie.» intervenne subito Isabel.
Katrina non si lasciò sfuggire l’improvviso turbamento dell’amica e capì che l’argomento poteva avere a che fare con Lee Min Ho.
Se le ha detto qualcosa che l’ha ferita, lo spedisco in ospedale con fratture multiple! Si disse, sorseggiando un po’ d’acqua.
«Capisco.» si limitò a dire Victor. «Permettetemi di aiutarvi almeno con la ricerca di un alloggio…» continuò.
«Veramente… » cominciò Isabel.
«Veramente, stavamo per domandartelo noi!» Katrina lanciò un’occhiata d’ammonimento all’amica, spiegando a Victor dell’improvvisa decisione e della voglia di restare a Seoul.
«Avete tutte le ragioni del mondo! E condivido la vostra scelta di rendere reale qualcosa che avete sognato così a lungo!» Victor parve davvero entusiasta della decisione delle ragazze.
«Ora scusatemi solo un momento, ho un’importante telefonata da fare.» Si allontanò dal ristorante, lasciando sole le due ragazze.
«Di’ un po’ ma che ti è preso?» Katrina scrutava l’espressione dell’amica per capirci qualcosa.
«A me? Niente, perché?» rispose Isabel, cercando di evitare di incontrare gli occhi dell’amica.
«Sì, come no! Se tu non hai niente, io sono Sandara Park! Ma finiscila, su… vorrei solo capire perché sei così acida con Victor… e poi non mi hai nemmeno detto cosa è accaduto con Lee Min Ho.» Katrina fissò Isabel fino a quando lei si decise a rispondere.
«Hai ragione… ma, a dir il vero, non volevo essere scortese con Victor… è solo che mi sento un po’ nervosa. La decisione di trasferirci qui a Seoul è stata così improvvisa che non ho ancora realizzato la cosa. E Min Ho non centra niente…» Si fermò e guardò oltre la finestra che aveva di fronte.
«Hey, la mia faccia è da questa parte.» disse Katrina, invogliandola a continuare.
«Sono solo preoccupata per come si evolveranno le cose…»
«Benedetta ragazza! La tua mente viaggia troppo. Per ora cerca di preoccuparti solo della casa che non abbiamo, del resto ce ne preoccuperemo poi…» riuscì a strapparle un sorriso e Katrina potè sentirsi finalmente più tranquilla.
Di lì a poco tornò Victor, sorridente come suo solito e con un’aria soddisfatta in viso.
«Perdonatemi per avervi lasciate sole così a lungo, ma la telefonata si è protratta più del previsto.» disse, sedendosi.
«Figurati! Non c’è nulla di cui scusarsi.» rispose Isabel, ripensando alle parole di Katrina.
«Meglio così, perché ho una buona notizia da darvi.»
«Notizia?» esclamarono all’unisono le ragazze.
«Di quale notizia stai parlando?» chiese Katrina, curiosa.
«Avete l’appartamento.» disse Victor, tranquillo.
«Eh?» urlano le due amiche.
«Domattina vi accompagnerò nel quartiere Hongdae e andremo a vederlo insieme. Per l’affitto non c’è da preoccuparsi, la cifra è ragionevole, ma domani tratteremo comunque per farla scendere di qualche migliaio di won.»
«Hongdae… Isabel, te ne rendi conto? Vivremo ad Hongdae lavoreremo nella caffetteria di Myeong-dong…» disse Katrina, stupita.
«Hongdae e Myeong – Dong sono alcuni dei quartieri che preferisco!»
Si abbracciarono felici, urlando di gioia e saltellando sulle sedie.
La risata di Victor le costrinse a trovare un po’ di auto controllo e a sedersi in maniera educata.
«Scusaci, Victor…» disse Katrina, visibilmente imbarazzata.
«E di che? Mi fa piacere vedervi così contente!» rispose lui, sorseggiando la sua bibita.
«Sei stato davvero molto gentile e vorremmo sapere come fare per ricambiare questa tua cortesia.» si intromise Isabel, scrutando il volto del ragazzo.
«Non ce n’è alcun bisogno… ma se proprio volete ringraziarmi…» cominciò lui.
«Purché sia qualcosa di fattibile e decente…» specificò Katrina, con la sua solita diffidenza.
«Domani è il vostro ultimo giorno da turiste, no?» chiese lui.
Un cenno del capo e un silenzio saturo di attesa investì le amiche.
«Bene… tenetevi libere per domani sera. I Super Junior terranno un concerto qui a Seoul e io ho tre biglietti a disposizione…»
Isabel scattò in piedi, saltellando di gioia e abbracciando con foga Katrina.
«I Super Junior! I Super Junior! Aaaaaaaaaah! Kat, stiamo per vederli dal vivo… Oh, Cielo! Siwon e Donghae… Oh, Kat… non ci posso credere!»
Mentre le dure ragazze gioivano per la notizia, Victor sorrideva soddisfatto, progettando il da farsi per i giorni che sarebbero seguiti.
 
Sdraiate sui loro letti, Isabel e Katrina commentavano la giornata intensa che stava per concludersi.
«Dovremmo farglielo un regalo a Victor…» disse Katrina. «Senza di lui, domattina saremmo state due pazze disperate in cerca di un ponte qualunque per passare le prossime notti…»
Isabel rise. «Hai ragione… dobbiamo ringraziarlo a dovere! Io ancora non riesco a crederci… sta per cominciare una nuova vita… qui a Seoul…»
«E domani vedrai anche i tuoi amatissimi Super Junior!» esclamò Katrina, strizzando l’occhio all’amica.
Un altro sorriso si dipinse sulle labbra di Isabel. «Tutto questo è molto meglio di un sogno…» constatò.
Un trillo irruppe nella camera.
«’Bel… è il tuo telefono.» Katrina le indicò l’apparecchio illuminato posto sul comodino e attese.
Un nuovo messaggio.
 
Volevo solo augurarti la buonanotte.
Sono davvero felice di sapere che resterai qui a Seoul, ‘Bel…
Spero di rivederti quanto prima.
 
Ps. Buonanotte anche Katrina… la dolcissima Katrina. :P
 
«Chissà che intendeva…» disse Isabel, riferendosi alla parte dedicata all’amica.
Lo picchio! Giuro, che lo picchio con le mie stesse mani!Pensò Katrina.
«Niente… avrà solo capito che a me non sfugge nulla… Ma… parlando di sogni… credo che soprattutto questo, vada al di là di quello che avresti mai potuto immaginare…»
«Già… ma è normale che Min Ho mi piaccia così tanto?» chiese Isabel, fissando il soffitto.
«Nee-chan, stai parlando di Lee Min Ho… non di un ragazzo qualunque! Resta il principe coreano, no?» rispose Katrina, sorridendo.
«Hai ragione… ma io mi sento così agitata…»
Katrina le strinse la mano.
«Ora dormi. Domani penseremo a tutto con più calma… il nostro work in progress non è ancora terminato.»
Prima di chiudere gli occhi, Isabel afferrò il suo telefono e rispose al messaggio di Min Ho.
 
Buonanotte anche a te.
E grazie…
 
Poi il sonno le colse sorridenti e serene, ma il suo telefono ricevette un ultimo messaggio.
 
Grazie a te, per essere arrivata nella mia vita.
 
Min Ho


NdA: chiedo scusa a tutte le ragazze che seguono questa mia fanfiction, ma purtroppo ho seri problemi di connessione e non riesco spesso a connettermi. Io stessa sono disperata... ma spero di fare in qualche modo (come oggi ad esempio) e mi auguro di potermi appellare alla vostra clemenza... *-* (vi sto facendo gli occhietti dolci :P)
Detto questo spero vi piaccia il capitolo e di avervi donato una lettura piacevole.
Con affetto,

Nana-sshì

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Capitolo 12
*** Nuovo inizio... coreano! ***


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NdA: Annyonghaseyo! Chiedo umilmente perdono a tutte le ragazze che leggono questa mia fanfiction per il ritardo con cui l'ho aggiornata, ma da quando sono stata davvero a Seoul la mia vita è stata un po' stravolta: il mio cuore è rimasto lì e mi piacerebbe tornare a riprendermelo! :P Inoltre, causa lavoro ed impegni vari, non posso essere sempre al pc, quindi mi auguro di aver scritto qualcosa di piacevole per voi che mi leggete e che sognate insieme a me quel "mondo coreano".
Vi auguro una buona lettura e se ne avete voglia fatemi sapere che ne pensate.
La vostra Nana-sshì!



Nuovo inizio… coreano!
 
L’Olympic Gymnastic Arena pullulava di giovani in preda all’euforia più totale. Cori acclamati invocavano sul palco i tanto attesi Super Junior, mentre luci colorate e fumi donavano a quel posto un aspetto impregnato di energia pura.
D’un tratto calò il buio sull’arena e le note della canzone “Superman” cominciarono a diffondersi, provocando urla gioiose ed impazienti.
Isabel trattenne il fiato e strinse la mano di Katrina, la quale si voltò a guardarla e non riuscì a trattenersi dal regalarle un abbraccio.
«Che c’è?» Domandò Isabel, ricambiando l’affettuoso gesto.
«Niente! Solo che vederti così felice rende felice anche a me!» Risero insieme , guardandosi con aria complice, ma quando i Super Junior comparvero sul palco la loro emozione esplose in tutto il suo vigore.
«Siwon!»
«Donghae!»
Ballarono e cantarono quasi dimenticandosi di aver al loro fianco il giovane Victor Williams, il quale si stava dilettando a scattare un’infinità di foto, certo che alle ragazze avrebbe fatto sicuramente piacere.
Sembrano due ragazzine! Pensò, sghignazzando. Le sentiva urlare continuamente e provò un pizzico di invidia per gli idols che avevano davanti: Isabel e Katrina non avevano occhi che per loro ed ogni più piccolo gesto era enfatizzato da un loro gridolino.
«Ommiddio, ommiddio! ‘Bel! Si stanno sfilando le magliette…»
Le urla delle E.L.F presenti nell’arena fecero quasi tremare il palco.
Ballarono e cantarono a squarciagola “Bonamana” prima di rendersi conto che Siwon e Donghae erano scesi in mezzo alle fan a scegliere qualcuna di loro.
«Waa!» esclamò Isabel, seguendoli con gli occhi. «Chissà chi delle tante Elf presenti saranno le fortunate!»
«Guardalo, Neechan! Quanto è tenero Donghae… e Siwon? Benedetto ragazzo… con quella faccia non gli si potrebbe negare nulla!»
Victor scattò una foto alle mani sempre ben strette l’una all’altra delle ragazze, quando si accorse che un altro paio di mani si erano posate su di esse.
Sorridenti ed accompagnati dalle urla deliranti della folla, Siwon e Donghae avevano appoggiato le loro mani su quelle delle due amiche e con un gesto gentilissimo le invitarono a salire sul palco.
Sorprese e stupite, Isabel e Katrina si ritrovarono a seguire i due idols sul palco dove le attendevano anche gli altri membri dei Suju, accompagnate da applausi e grida degli altri fan.
«Se raccontassi in giro quello che ci sta accadendo in questo ultimo periodo non ci crederebbe nessuno…» mormorò Isabel a Katrina, prima di fiondarsi ad abbracciare Siwon.
«Ehi, tu!» disse Katrina, avvicinandosi. «Fallo abbracciare anche a me! Non è mica tuo!» risero tutti insieme, mentre Victor continuava a scattare foto con un’espressione stizzita sulla faccia.
Cinque minuti di pura magia.
Ballare e cantare insieme ai Super Junior, per quanto potesse apparire imbarazzante inizialmente, si rivelò la cosa più divertente che potessero fare. Quando fu il momento di salutarsi, i due giovani Donghae e Siwon accompagnarono le ragazze ai propri posti e mentre Donghae salutava Katrina con un elegantissimo baciamano, Siwon salutò Isabel posandole un bacio sulla guancia che scatenò il delirio nell’arena. Impietrita ed esterrefatta, Isabel trattenne il fiato. «Lieto di aver fatto la tua conoscenza, Isabel.» Disse Siwon, sorridendo.
A Victor venne voglia di spintonarlo. Ma chi si crede d’essere? Tutti uguali questi Idols! Si disse, pensando a Lee Min Ho, ma gli bastò guardare le facce delle due ragazze che avevano preso ad abbracciarsi e saltellare allegramente, urlando con tutto il fiato che avevano in gola la gioia del momento. Victor sorrise: stavano vivendo un sogno ed era giusto che lo vivessero pienamente.
 
Erano felici e stanche quando abbandonarono l’Olympic Gymnastic Arena.
«Victor… non potremo mai ringraziarti abbastanza per averci regalato i biglietti per questo SuperShow! È stato fantastico!» cominciò Katrina.
«Oh, sì! Non saremo mai abbastanza grate per tutto quello che hai fatto per noi… l’appartamento, il concerto dei Suju… davvero, grazie infinite!» continuò Isabel.
«Ma insomma! La smettete con tutti questi inutili salamelecchi? Mi è bastato vedervi ridere ed urlare felici tutto il tempo… certo… avrei tirato un pugno in faccia a quello spaccone di Siwon… si chiama così, vero?» disse Victor, mettendo le braccia intorno alle spalle delle due ragazze.
«Noooo! E perché mai?» Esclamarono insieme.
«È stato così galante!» fece Isabel.
«E poi è così bello!» proseguì Katrina con occhi sognanti.
«Okay, basta! Per oggi ne ho abbastanza di questi Suju… E comunque, io sono molto più carino!»
Risero insieme divertiti, prima di incamminarsi verso la metro più vicina.
 
La prima settimana di lavoro in caffetteria passò in fretta senza troppi intoppi. Isabel e Katrina, ormai ambientatesi e abituate sia ai ritmi che ai turni di lavoro, rientravano a casa sempre soddisfatte della decisione che avevano preso.
Vivere Seoul si stava rivelando la scelta migliore della loro vita.
Sdraiate sul letto a guardare il drama “Master’s Sun”, stavano decidendo cosa preparare per cena quando qualcuno suonò alla porta del loro nuovo appartamento.
«Chi potrebbe essere a quest’ora?» chiese Isabel, guardando l’orologio.
«Beh, hai forse dimenticato di avere il video citofono?» Ironizzò Katrina, indicando il display illuminato sulla parete.
Isabel si portò una mano sulla fronte scoppiando a ridere. Quando fu vicina all’apparecchio, pigiò l’apposito tasto e si lasciò sfuggire un sonoro «Omo!»
«Che succede? Chi è?»
Isabel cominciò a gesticolare, indicando il display del video citofono e saltellando nervosamente.
«Ottoke, ottoke? Ottoke?» (*)
«Insomma! Cosa diamine sta succedendo?» sbottò infine Katrina, alzandosi.
«Min Ho! Lee Min Ho… è qui!»
«E tu fai tutto questo casino? C’era da aspettarselo, anzi, mi domando perché non sia venuto prima… Ora voltati e va’ ad aprire.»
«Scherzi, vero? È Lee Min Ho, non possiamo farlo entrare in casa…» bisbigliò Isabel.
«Apri.» Le intimò Katrina con uno sguardo più che eloquente. «E calmati.»
Isabel respirò a fondo e lentamente si diresse alla porta.
«Annyeongh!» Min Ho sorrise, mostrando alla ragazza del cibo d’asporto. «Cena per tre.» Si sfilò le scarpe in un batti baleno, chiudendo la porta alle sue spalle.
«Min Ho-sshì! Ma che ci fai qui a quest’ora?» Isabel, visibilmente imbarazzata, prese a fare domande per superare lo stupore, mentre Katrina sorrideva furtivamente.
«Ho finito le mie interviste, concluso il mio Global tour, ho fatto tutti i servizi fotografici e ora mi godo un po’ di pausa a casa di amiche. Ti sembra così strano?» Rispose lui, appoggiando le buste sul tavolo.
Katrina si accorse del rossore avvampato sulle guance di Isabel e corse in aiuto della sua amica.
«Non darle ascolto, Min Ho. Forse si aspettava una telefonata da parte tua prima di arrivare… per non farsi trovare… in pigiama!»
Lee Min Ho si girò a guardare le ragazze e si lasciò andare ad una rumorosa risata.
«Ahahahahah! Non ci avevo nemmeno fatto caso!»
«Dovevi proprio farglielo notare?» mormorò Isabel all’orecchio di Katrina.
«Dai, su… non poteva non apprezzare il tuo meraviglioso pigiamone con gli elefantini…» proseguì Katrina, sorridendo.
«Comunque… vuoi che ti accompagni a comprare un nuovo cellulare, domani?» disse il coreano, fissando Isabel.
«Un cellulare? Wae?» (*’)
«Nessuna chiamata. Nessun messaggio. Nessun cenno di vita. Ho dovuto contattare la caffetteria dove lavorate per sapere se eravate ancora qui in Corea…» Pareva parecchio infastidito dalla cosa e cominciò a camminare nervosamente per la stanza.
«Se è per questo neanche tu ti sei preoccupato di far nulla di simile!» Puntualizzò Katrina, sfidando lo sguardo di Lee Min Ho.
Il ragazzo tossì appena, prima di continuare: «Io aspettavo che lo facesse lei e poi io sono sempre stato via in questi giorni…»
«E noi eravamo alle prese con il nostro nuovo lavoro, con il nuovo appartamento, le spese, le nuove abitudini, i nuovi ritmi… siamo pari.»
Katrina stava sondando il territorio e a Min Ho non sfuggì l’occhiataccia furibonda che lei gli aveva rivolto.
«Okay, okay. Mianatà! (*’’) Adesso mangiamo però o si fredda.»
Katrina decise di lasciar cadere l’argomento, ma non avrebbe mai abbassato la guardia.
«Unnie… ma che ti prende? Sembra tu gli stia facendo guerra… ti ricordo che quello è Lee Min Ho… quel Lee Min Ho…» mormorò Isabel, prima di sistemare la tavola per la cena.
«Sì, sì… so benissimo chi è… Sta’ tranquilla tu.»
Durante la cena, il giovane coreano riuscì a spostare l’attenzione sulla nuova vita delle ragazze, senza poter evitare gli sguardi interrogativi e perplessi che le lanciava Katrina.
«E quel Victor? …quante volte è già stato qui da voi?» domandò a bruciapelo.
«Veramente…» iniziò Isabel.
«A dir il vero, Victor non è mai stato qui da noi. Tu sei il primo e solo perché ti sei autoinvitato.» Katrina sembrava cercare risposte in un Lee Min Ho che non riuscì a trattenere un sorriso.
«Bene. Continuate a tenerlo lontano da qui…» Disse lui.
«Siamo libere di accogliere chi vogliamo in casa nostra, non credi? È merito suo se abbiamo questo appartamento, lo sapevi?» continuò la ragazza.
Il volto di Min Ho cambiò espressione: «Questo perché avete rifiutato il mio aiuto.»
Cenarono quasi in silenzio e Katrina non smise un attimo di “sorvegliare” le mosse del coreano.
Ad Isabel cominciò a mancar l’aria, c’era molta tensione e decise di alleggerire l’atmosfera.
«Omo, Unnie! Dovremmo raccontargli della nostra esperienza al SS5 dei SUJU!» Disse, alzandosi e aprendo un cassetto.
Ne estrasse delle foto che porse a Lee Min Ho, sorridendo.
Katrina comprese il gesto della sua amica e si ripromise di non punzecchiare più il giovane coreano.
«Già… è stata un’esperienza indimenticabile.» Aggiunse guardando anche lei le foto.
Ad un tratto, Lee Min Ho tossì nervosamente, fissando con occhi stupiti la foto che aveva tra le mani.
«Che succede?» domandò Isabel, offrendogli un bicchier d’acqua.
«Ciugullè?»(**)
«Waè?» disse Isabel, confusa.
Min Ho le mostrò la foto del bacio con Siwon e le ragazze scoppiarono a ridere.
«Omo! Min Ho-sshì quel giorno siamo morte e resuscitate più volte!» aggiunse Katrina, con un pizzico di ironia nella voce.
«Aigoo! Vado via per alcune settimane e tu ti fai baciare dal primo che capita?» Pareva alquanto seccato e Katrina decise di cogliere l’occasione per cercare di scoprire cosa aveva in mente il loro bel principe coreano.
«Per prima cosa, Isabel non si fa baciare proprio da nessuno! Siamo solo state fortunate ad essere invitate sul palco con i Super Junior; sono stati proprio Siwon e Donghae a sceglierci tra il pubblico. Seconda cosa, c’è chi preferisce esprimersi chiaramente, anziché giocare all’acchiapparella.»
Lee Min Ho aveva recepito il messaggio e deglutì nervosamente.
«Arassò…»
Ad Isabel, questa volta, non sfuggì lo strano clima che si era creato tra i due ed esclamò: «Volete spiegarmi che sta succedendo? Perché non fate che beccarvi? Cosa accidenti mi sono persa?»
«Tranquilla, Neechan. Non succede proprio niente…» fu la secca risposta di Katrina.
Lee Min Ho si alzò, raggiungendo la porta e infilandosi le scarpe.
«Gumawo! Scusatemi per avervi disturbato senza avvisarvi prima e grazie per avermi tenuto compagnia.» Un inchino veloce, prima di voltare le spalle alle ragazze.
«Min Ho-sshì, la giacca!» Esclamò Isabel, ancor più confusa. Raggiunse l’ingresso e allungò il braccio verso il giovane.
«Giesonmida.»(**’) disse lui, guardandola negli occhi. Poi si sporse per afferrare la giacca e con un gesto inaspettato prese Isabel per un braccio, tirandola a sé e lasciandole un caldo bacio sulla guancia sinistra, un bacio così vicino alle labbra della ragazza da farle tremare le gambe. Lei sentiva il suo profumo penetrarle le narici, muschiato e delicato e chiuse gli occhi trattenendo il respiro, mentre Katrina si lasciò andare ad un sonoro “Omo!”
La lasciò andare con dolcezza, sorridendo.
«Grazie per l’ospitalità, la prossima volta vi avviserò con largo anticipo.» disse, strizzando l’occhio a Katrina che lo aveva fulminato con gli occhi. «Annyeonghi jumuseyo!» (**’’) Un altro piccolo inchino prima di chiudere la porta alle sue spalle e lasciare le ragazze sole con i mille pensieri che avevano riempito le loro menti.
«Neechan… come ti senti» Chiese subito Katrina, avvicinandosi ad Isabel ancora ferma sulla porta.
«Mi ha davvero dato un bacio?» domandò l’altra.
«E già… ci sa fare quel gran bel pezzo di coreano!» disse Katrina, per smorzare l’atmosfera.
«Non chiuderò occhio stanotte!» esclamò la ragazza dagli occhi scuri, toccandosi la guancia.
«Oh sì, che dormirai e farai sogni coreani. Aaah! Come ti invidio, neechan! Hai ricevuto un bacio di Lee Min Ho…»
Il suono del telefono di Isabel le distrasse da quella conversazione. Era un messaggio, di Lee Min Ho.
 
Respira. Respira.
Ne avrai bisogno d’ora in avanti.
Non credevo sapessi d’arancia… Buonanotte e non fare niente senza prima rendermi partecipe.
Un bacio…
 
«Tzè! Ci sa proprio fare… ma non per questo gli lascerò campo libero.» Mormorò Katrina.
«Ma insomma, mi dici che succede fra voi due? Perché siete sempre così tesi?» domandò Isabel, continuando a rileggere il messaggio.
«Nulla, nulla… Ora puoi tranquillamente fare i tuoi amatissimi sogni coreani…» le rispose l’amica, sorridendo.
E aveva ragione. Una volta a letto, due occhi a mandorla e un sorriso inconfondibile piombarono nei sogni di Isabel, insieme a quel profumo che non avrebbe mai dimenticato.

 
 
Note:
  • Ottoke: cosa faccio?
  • Waè: perché?
  • Mianatà: mi dispiace
  • Ciugullè: Vuoi morire?
  • Giesonmida: scusami
  • Annyeonghi jumuseyo: buonanotte

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Capitolo 13
*** Incertezze del cuore - Parte prima - ***


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E chi l'avrebbe mai detto che sarei tornata ad aggiornare questa mia pazza fanficiton?! Merito della Musa ispiratrice di questa serata: http://www.youtube.com/watch?v=IAcVIHQ96rY  che amo alla follia!!!

Prima di lasciarvi alla lettura del nuovo capitolo, ci tengo in particolar modo a ringraziare
AdeleOo per avermi fatto tornare il sacro fuoco della scrittura che avevo nei confronti di questa fan fiction. La tua recensione, giunta quasi un anno dopo l’ultimo capitolo pubblicato, mi ha ricordato quanto fossi innamorata di questa storia e con quanto impeto la scrivessi… Ebbene, ne è venuto fuori un capitolo così lungo da aver dovuto dividerlo in due capitoli.
Vi chiedo umilmente scusa per l’attesa e spero vivamente che quanto scritto vi piaccia.

NB: il bello sta per arrivare. :D

Con affetto,

Nana-sshì




Incertezze del cuore – Parte prima -


Non era molto popolato, quella mattina, il Jade Dragon Cosplay Cafè e Isabel pareva essere molto distratta e pensierosa.
«Pronto? Ci sei?» Le disse Katrina, per distoglierla da quello stato.
«Uhm… sì, Unnie. Scusa…» rispose Isabel, sospirando.
«Cos’è quella faccia da funerale? È per Min Ho-sshì?»
Katrina sapeva sempre cosa passava per la mente di Isabel, la conosceva da troppo tempo per lasciarsi sfuggire lo spessore dei suoi sospiri.
«Già… appare, poi scompare. Poi torna di nuovo da noi, mi fa sentire leggera e quasi speciale e boom! Di nuovo silenzio. Sono stata una sciocca, non credi? Lui è Lee Min Ho. Quel Lee Min Ho! Lo stesso su cui abbiamo fantasticato per molto tempo a Madrid… lo stesso che ci ha spinte, piene di entusiasmo, a fare il nostro primo viaggio intercontinentale, lo stesso che ci ha permesso di iniziare una nuova vita in questa Terra a lungo sognata.» Era seria Isabel e sembrava averci pensato molto a lungo.
Katrina la osservò. Stava pulendo lo stesso bicchiere da più di cinque minuti, scosse il capo sorridendo e avvicinandosi le tolse il bicchiere.
«Non sei sciocca. Lee Min Ho è l’attore che ci ha stregato il cuore e averlo incontrato più volte, casualmente, e aver stretto amicizia con lui è stata una fortuna che non avevamo né pianificato, né immaginato. Lui è un idol, non ha i nostri ritmi da comuni mortali. È spesso all’estero ed è continuamente impegnato su un qualche set. Non avercela con lui, cerca di capire.»
Isabel sospirò di nuovo.
«Non potrei mai avercela con lui… sono solo un po’ confusa… Ma hai ragione tu. Abbiamo vite differenti e la nostra, da quando siamo qui, è più di quanto potessimo sperare.» Sorrise, sinceramente.
«Aja, (*) Unnie! Da questo momento Lee Min Ho sarà solo il mio ricordo più bello… il nostro amico segreto…» Un occhiolino divertito, prima di sparire nella cucina della caffetteria.
Min Ho-sshì… Se non compari al più presto, potresti diventare solo un idol come tanti nel cuore della mia Neechan. Pensò Katrina, mentre Victor fece il suo ingresso nel Café.
«Eoseo oseyò!» (*’) Disse, inchinandosi. «Come mai da queste parti?»
Victor, con indosso una tuta color grigio chiaro e sneakers bianche, prese posto sfogliando il menu.
«Mi diverte troppo vedervi conciate così!» Rispose lui, facendo un cenno col capo, riferendosi al cosplay di Yuki Kuran (*’’) indossato da Katrina.
«Ah ah ah.» rise sarcastica Katrina. «Simpatico. Cosa ti porto?» chiese.
«Isabel, insieme ad un latte caramellato con cacao.» rispose lui, secco.
Katrina ne fu sorpresa. Victor era stranamente serio e sembrava avesse una sorta di urgenza nel voler parlare con la sua amica.
Che si sia convinto a corteggiare, ‘Bel? Pensò.
Merda. Min Ho-sshì… sei fregato.
Lo guardò di sbieco: «Sei morto se fai del male a Isabel.» aggiunse con fermezza.
«Voglio il meglio per lei. E se lei volesse potrei darle tutto ciò di cui ha bisogno… Credimi, Kat… non sono mai stato tanto serio.»
Prima di andare da Isabel, valutò la situazione che si era venuta a creare e dedusse che Victor avrebbe fatto solo bene al cuore della sua depressa amica. Lui si era mostrato sempre gentile, attento e presente sin dall’inizio e pareva volerci andare cauto con Isabel.
«’Bel, un latte caramellato con cacao al tavolo 3. È Victor. Vuole parlare con te. Portagli la sua ordinazione, io avviso il capo che ti sei presa dieci minuti di pausa e ti porto un bubble tea alla fragola.»
«Victor? Ti ha detto di che vuole parlare? Non sarà mica per l’appartamento?» fu l’improvvisa domanda di Isabel.
«Ma no! Cosa vai a pensare! Ad ogni modo sembra sia qualcosa di importante, almeno per lui e tu, qualunque cosa sia, stallo a sentire…»
Isabel la fissò, meravigliata. «Per favore.» Aggiunse Katrina.
«Geuleom-yo. (*’’’) Vado a scoprire cosa vuole.» Esclamò, sorridendo.
Quando la vide arrivare Victor scoppiò a ridere.
«Weò?(*’’’’)» Chiese, incrociando al petto.
«Posso essere il tuo Takumi Usui, Misaki-chan?» (**)
«Pabò!» disse lei, colpendolo scherzosamente sulla testa. «Katrina mi ha detto che volevi parlarmi. Sono tutta orecchi.»
Victor tornò serio in viso e le indicò la sedia di fronte a lui. Poco dopo comparve Katrina con la bevanda di Isabel che andò via senza porre domande.
«Allora? Come mai volevi parlare con me? È successo qualcosa?» chiese la ragazza dai lunghi capelli neri, sorseggiando la fresca bibita.
Victor la fissò per alcuni istanti. Ad Isabel colpì la profondità del suo sguardo e deglutì piano, abbassando gli occhi.
È davvero carino, però… Si disse.
«Esci con me, Isabel.»
La ragazza tossì rovinosamente, asciugandosi frettolosamente il viso.
«Eo?» (**’) Le guance avvampate e il cuore sottosopra.
«Esci con me.» Insisté lui, fissandola con quegli occhi verdi inscrutabili.
«Non è divertente, Victor…» Isabel rise, cercando di smorzare l’atmosfera di colpo pesante.
«Sono molto serio. Esci con me.» continuò lui.
«Ma noi usciamo già insieme! Sbaglio o fra qualche ora verrai a prendere me e Katrina per portarci a Cheonggyoncheon?» (**’’)
Isabel si torturava le unghie. Non riusciva a capire se Victor scherzasse o fosse serio.
«Io voglio uscire con te. Tu ed io… voglio conoscere la te che si nasconde dietro questi mille sorrisi. Voglio farmi conoscere da te… In questi due mesi ho avuto occhi solo per te e non puoi non essertene accorta… persino Katrina ne è consapevole. Mi interessi tu, davvero.»
Victor era serio.
Isabel lo aveva capito. Questa volta c’era poco da fraintendere.
Lui non aveva mai sorriso e non aveva smesso di guardarla negli occhi.
Per un breve istante, le tornarono alla mente due occhi a mandorla che non vedeva da un po’ e ripensò alle parole di Katrina: Qualunque cosa sia, tu stallo a sentire. Per favore.
Katrina. La sua impareggiabile amica era sempre un passo avanti a lei, sempre pronta a capire e carpire ogni dettaglio che a lei sfuggiva.
Le sudavano le mani. Non si aspettava nulla di quanto stava accadendo. Aveva immaginato una scena simile centinaia di volte, ma l’uomo che aveva davanti era qualcuno sparito da tempo.
Respirò a fondo.
«Victor… io… non so cosa dire.»
«Joahae.» (**’’’)
A quelle parole Isabel sollevò gli occhi e lo guardò.
Avrebbe voluto chiedergli nuovamente se stesse scherzando, avrebbe voluto riderci su e sdrammatizzare, ma Victor continuava a fissarla on quegli occhi troppo verdi e sinceri.
Ebbe improvvisamente voglia di piangere.
Era tutto troppo assurdo.
Si era trasferita a Seoul con la sua migliore amica, aveva conosciuto Lee Min Ho, era andata ad un concerto dei Suju, aveva incontrato tante belle persone tra cui Victor… e ora lui… ma lei, invece…
Era una stupida. Katrina si sbagliava.
Si alzò piano, stando attenta a non incontrare lo sguardo di Victor che esigeva una risposta.
«Scusami, Victor. Ho bisogno di tempo. Sono molto confusa e ho bisogno di dormirci su… andremo a Cheonggyonchon un’altra volta.»
Victor scattò in piedi, mettendosi di fronte a lei.
«È per quel coreano che vuoi del tempo?» chiese, piano.
Isabel strinse i pugni, guardandolo con gli occhi di chi chiede clemenza e andò via senza mai voltarsi indietro.
Quando fu in cucina Katrina corse da lei.
«Che è successo? Che ti ha detto? Accidenti! Ma che ti ha fatto, perché piangi?» l’abbracciò forte.
«Sono una stupida, Unnie.»
«No, non lo sei. Sei un essere umano, fragile e vulnerabile.»

Alcune sere dopo, Isabel e Katrina erano sedute lungo il fiume Han.
«Cosa pensi di fare con Victor? Se non sei interessata a lui devi farti coraggio e dirglielo. La verità, anche se scomoda, và sempre detta. E lui merita una risposta.»
Isabel sospirò senza aprir bocca.
«Perché non lo chiami?» disse l’amica dai grandi occhi verdi.
«Sei impazzita? Non saprei cosa dire e Victor si aspetta una risposta.»
«Non Victor… Lee Min Ho.»
Isabel guardò Katrina. Solo lei riusciva a capirla senza aver bisogno di avere mille parole in cambio.
«Per dirgli che: Ciao Min Ho-sshì, sai, sono pazza di te, ma giacché sei troppo impegnato a fare l’idol, preferisco uscire con un essere umano come Victor?! Ma dai…» Isabel era molto tesa.
«Non sarebbe poi male una cosa simile…»
«Michyeo…» (***) bofonchiò.
«Per quanto ancora vuoi pensarci, ‘Bel? Devi cercare in qualche modo di fare la cosa più importante per te.» Insistè Katrina.
«Non sempre la cosa più importante da fare è quella giusta, però…»
«Se Lee Min Ho ti piace, diglielo e rifiuta i sentimenti di Victor.» Katrina sapeva di dover spronare la sua amica, ma sapeva anche di dover maneggiare con cautela il suo sensibile cuore.
«Lee Min Ho mi piace… tanto… forse troppo, ma non faccio parte del suo mondo di luci e pellicole… Voler essere parte del suo mondo è un sogno che resterà tale…» disse, sospirando.
«Lee Min Ho non è più un sogno, non dimenticarlo. Lo hai conosciuto, hai il suo numero nella rubrica del tuo cellulare, ti manda messaggi, ogni tanto viene a trovarci… per essere un idol fa tutto quel che può per essere nostro amico…» puntualizzò Katrina.
«Un amico, appunto. Posso essere sua amica, solo questo… Tu credi che Victor sia sincero?»
«Lo credo. Ma ciò non significa che non osserverò i suoi movimenti… lo terrò sempre d’occhio… un momento, questo significa che hai intenzione di accettare la proposta di Victor?» A Katrina parvero improvvisamente chiare le intenzioni di Isabel.
«Non sono innamorata di lui, ma sembra intenzionato a farsi spazio nel mio cuore.» ammise.
«Ma tu sei innamorata di Lee Min Ho.»
«Innamorata… sono davvero innamorata di lui?»
«Non mentire a te stessa. Da quando lo hai conosciuto di persona ti è piaciuto ancor di più. Min Ho è divertente, a volte buffo, sa essere tenero ed affettuoso… e quando sorride ti si illuminano gli occhi…» Katrina strinse la mano di Isabel conscia del tormento che stava affliggendo la sua amica.
«Già… Ma Lee Min Ho è nel suo mondo, Victor nel mio… ed io voglio poter frequentare qualcuno che possa restare al mio fianco il più a lungo possibile…»
Katrina l’abbracciò: «Se questa è la tua scelta io la rispetterò… ma sappi che farei qualunque cosa per assicurarmi la tua felicità ed il tuo benessere.»
Aveva l’amica migliore del mondo, quella era la sola certezza di Isabel.

17 giorni dopo.
«Unnie… mi presti quella tua maglia verde?» urlò Isabel per sovrastare il rumore dell’asciugacapelli.
Katrina spalancò la porta del bagno, tenendo tra le mani un vestitino rosa cipria con le bretelle nere e una sottile fascia sotto il petto del medesimo colore.
«Io direi che è meglio se indossi questo stasera!»
«Omo! E quello da dove salta fuori?» Esclamò Isabel, spegnendo il phon.
«L’ho preso stamattina a Myeong-dong. Non appena l’ho visto ho pensato ti sarebbe stato d’incanto! Avevi bisogno di un vestito per l’occasione…» disse Katrina, piena di entusiasmo.
«Oddio, Neechan! Stiamo solo andando a cena in uno dei ristoranti di Victor. Non è nessuna occasione speciale…» puntualizzò Isabel.
«Voglio vedere la faccia che farà Victor quando ti vedrà…» rise. «Vorrà chiuderti a chiave in una stanza pur di non mostrarti a nessuno…»
Il telefono di Isabel squillò improvvisamente.
«Kat, me lo porteresti? Dev’essere Victor… speriamo non sia in anticipo come suo solito o dovrà aspettarmi per molto questa sera…» Disse, spazzolandosi i capelli.
«Un messaggio. Che faccio lo leggo?» rispose Katrina dall’altra stanza.
«Sì!!!»
Seguirono istanti di silenzio.
«Insomma, chi era?» domandò Isabel, affacciandosi dal bagno.
Katrina non rispose. La guardò mesta, porgendole il telefono.

Sono appena arrivato a Seoul.
Prendo la mia macchina e vengo al tuo appartamento.
Non muoverti da lì.
Bogoshipoyo. (***’)

Min Ho

Le mani di Isabel tremarono. La vista le si annebbiò un poco e il cuore sembrava aver smesso di battere.
Dopo 23 giorni di segreterie telefoniche e messaggi vocali quasi identici:
- Sono a Shangai e non ho mai un minuto libero.
- Sono a Taipei, ho degli shoot e una serie di spot pubblicitari.
- Sono impegnato, non posso richiamarti.
- Dopo il concerto, ti chiamo.
- Mianè. Hanno organizzato il dopo serata con lo staff, ti chiamo il prima possibile.
Lee Min Ho era tornato e stava andando proprio da lei.
Sentì il volto rigarsi di lacrime.
Non importava quanti notte in bianco avesse passato, aspettando che la chiamasse. Non importava non aver mai ricevuto parole come mi manchi, ti penso… lui era tornato. Aveva sentito la sua mancanza e stava correndo da lei.
«Devo vederlo…» mormorò.
«Sei innamorata persa…» sottolineò Katrina.
I pensieri di Isabel caddero su Victor.
«Victor… non voglio prendermi gioco di lui… è così tanto buono e dolce con me…»
«Ma tu ami Min Ho…»
«Ma lui non può amare una come me… lui ha una vita frenetica, un mondo fatto di donne fantastiche come Bom, Park Min Young… Anche se amo Min Ho non posso permettere che il mio amore distrugga i sentimenti di Victor.»
Katrina parve spazientita dalle parole dell’amica.
«A me non importa un fico secco dei sentimenti di Victor, contano solo i tuoi… tutto il resto può anche a dare a quel paese e se tu non sei felice con Victor devi andare incontro alla tua felicità..»
«Unnie… con Victor mi sento al sicuro… Min Ho lo sento per messaggi vocali lasciati su Line… Non avrà mai del tempo per me.» disse Isabel, affranta.
«Allora perché vuoi vederlo?»
«Per rinunciare a lui, una volta per tutte.» disse, lentamente.
«Ne sei sicura?» Chiesa Katrina, facendosi più vicina.
«No… ma è quello che devo fare. Ho deciso… starò con Victor…»
Gli occhi pieni di lacrime rilessero il messaggio sul display: Bogoshipoyo.
Lo amava… e voleva vederlo.
Doveva vederlo.



Note:
  • Aja: coraggio
  • Eoseo oseyò: benvenutoNote
  • Yuki Kuran: protagonista femminile dell’anime nipponico “Vampire Knight”
  • Geuleom-yo: certo.
  • Weò: che c’è?
  • Takumi Usui/Misakichan: protagonisti dell’anime nipponico “Maid-sama!”
  • Pabò: scemo.
  • Eo?: corrispettivo di un’esclamazione del tipo Eh?/Uhm?
  • Cheonggyoncheon: spazio ricreativo pubblico nel centro di Seoul, situato nella suggestiva Gwanghwamun Square.
  • Joahae: quando lo pronunciano i coreani suona come un “ciuaè” e significa “mi piaci.”
  • Michyeo: pazza.
  • Bogoshipoyo: mi manchi

 

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Capitolo 14
*** Incertezze del cuore - Parte seconda - ***


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Ammettetelo! Non vi aspettavate un mio aggiornamento così repentino! (Non fateci l'abitudine!) XD Merito dell'ispirazione che è tornata a trovarmi e che spero non mi abbandoni più, così da potervi regalare il prossimo capitolo per la settimana che verrà. ;)
A questo link:
https://www.youtube.com/watch?v=WexX1YDvffE troverete la canzone che ha fatto da colonna sonora a questo capitolo, canzone che mi ha davvero emozionata quando l'ho ascoltata la prima volta, non solo per il drama che stavo guardando, ma per la melodia e per il significato... *-*
Che altro dirvi?
Grazie... per tutto e buona lettura.

Nana-sshì



Incertezze del cuore - Parte seconda -


Bogoshipoyo.
Bogoshipoyo. (*)
 
Quella frase la tormentava mentre correva giù per le scale.
«Unnie… avvisa Victor e digli… digli… la verità… Lo raggiungerò io, più tardi, al ristorante. Ma devo vedere Lee Min Ho… un’ultima volta…»
Katrina la guardava dal corridoio. Isabel era sconvolta e temeva che incontrare Lee Min Ho avrebbe reso ancor più confusi i suoi sentimenti.
«Non correre, per favore… e sta’ attenta! Avviso Victor e scendo anch’io… solo per essere presente nel caso tu avessi bisogno di me.»
«Kumawo, Unnie!» Esclamò Isabel dal piano di sotto.
Era arrivata all’ingresso del palazzo in cui abitava col fiato corto, accaldata ed agitata. Per la fretta si era infilata il vestitino che le aveva regalato Katrina e aveva sistemato i capelli appena lavati con una molletta gialla, non curandosi di poter apparire sciatta e disordinata.
Un minuto, due, tre.
Si guardava intorno con circospezione, sperando di vederlo entrare.
Per rassicurarsi, domandò al portiere se qualcuno era andato a cercarla e chiese di poter utilizzare i salottini disposti elegantemente all’ingresso di quel loro lussuoso palazzo.
Sedette sul divano di pelle nera, stringendo nervosamente le mani tra loro, quasi in preghiera, battendo ripetutamente i piedi sulla moquette.
Voleva pensare a cosa dirgli non appena l’avrebbe visto, voleva riuscire a mettere in ordine i mille pensieri che aveva in testa, ma niente, Isabel si rese improvvisamente conto di riuscire a pensare sistematicamente al sorriso di lui.
Chiuse gli occhi per cacciare quel pensiero e sentì una voce familiare dire: «Agasshì!»
Alzò gli occhi piano e scattò in piedi.
Pantaloni scuri, maglietta bianca con un grande scollo a barca, strani occhiali con lenti chiare calcati sugli occhi e quel sorriso, che la stava tormentando, sulle labbra.
Lee Min Ho tolse gli occhiali dal viso, continuando a sorridere e prese a camminare verso di lei.
Il cuore di Isabel sembrava impazzito. Non vedeva Min Ho da più di due settimane e non era mai riuscita a parlargli nemmeno al telefono.
Quando lui le fu davanti, lei alzò la testa e continuò a guardarlo senza proferir parola.
Lui rise, portandosi una mano sulla bocca che sfiorò appena.
«Yah! Sei uscita di corsa dal tuo appartamento?» proseguì facendo cenno alla molletta gialla che aveva sui capelli.
Isabel, pietrificata, non si scompose, mentre lui le sfilò la pinza che teneva la sua folta capigliatura, lasciando che i capelli le si sparpagliassero sulle spalle. Sorrise di nuovo, Lee Min Ho, sistemando le ciocche ribelli che spuntavano dalla nuca.
«Eottohke Jinae?»(*’) chiese lui, guardandola negli occhi.
«Jaljineyo.» rispose lei in un soffio.
«Mi sei mancata.»
Lee Min Ho sorrise nel modo più dolce e disarmante che potesse fare e la resistenza di Isabel cominciò a scricchiolare.
Un nodo le salì in gola e il cuore le martellava in petto.
Non c’è posto per me nel suo mondo, non c’è posto per me nella sua vita.
Si diceva, trattenendo le lacrime.
Lui le diede un buffetto sulla testa, sospirando.
«Questo tuo silenzio mi fa pensare che io non ti sia mancato per niente…»
«Amado…» (*’’) mormorò lei.
Min Ho abbassò un po’ il capo per poterle scrutare il volto, era la prima volta che la vedeva così tesa.
«Gwenchanà?»(*’’’)
Lei assentì.
«Davvero? Non si direbbe o forse mi aspettavo un’accoglienza diversa visto che mi sono precipitato da te, non appena messo piede a Seoul.»
Isabel deglutì e fece alcuni passi fiancheggiando il ragazzo.
«Spero sia andato tutto come progettato. Auguri per il prossimo movie, spero possa essere un successo come tutti i tuoi lavori…»
Lee Min Ho sembrò disorientato e si voltò a guardarla.
«Ho fatto qualcosa di male? Sei arrabbiata perché non sono mai riuscito a richiamarti? Ho cercato di mandarti messaggi ogni volta che potevo…» cominciò lui.
«Anyò! Perché dovrei essere arrabbiata… tu sei Lee Min Ho e so bene quanto tu sia impegnato e ricercato nel mondo dello spettacolo…» fece lei, trovando il coraggio di guardarlo in faccia.
«Mianatà… hai tutte le ragioni per avercela con me, ma ti assicuro che ti ho pensato tanto…» disse lui, fronteggiandola.
Isabel rise.
«Mi hai pensato tanto? Non sforzarti troppo, Min Ho-sshì… va bene così… soprattutto adesso…»
Lee Min Ho si passò una mano tra i capelli.
«Davvero non capisco… Cosa ti ho fatto per ricevere da te un tale comportamento?»
«Tu non hai fatto nulla, Min Ho-sshì… è tutta colpa mia.» Rispose Isabel, distogliendo lo sguardo da quegli occhi che aveva sognato ripetutamente.
«Colpa tua? Ma di che parli?» continuò a chiedere lui, facendosi più vicino.
«Apparteniamo a due mondi diversi; è complicato esserti amica… D’ora in poi non venire più qui e non cercarci… non sarebbe giusto nemmeno nei confronti di Victor…»
Gli occhi di Lee Min Ho divennero una sottile fessura.
«E cosa diavolo centra quel damerino da strapazzo con noi?» esclamò, alzando la voce.
Isabel fronteggiò nuovamente il suo sguardo, sollevando la testo.
«Esco con Victor da 3 settimane. E non mi sembra corretto uscire con qualcun altro…»
Udite quelle parole Lee Min Ho le afferrò le spalle con forza.
«Che hai detto?»
«Lasciami, mi fai male.» Disse lei, divincolandosi, ma Min Ho strinse la presa.
«Esci davvero con quel Victor?» continuò, fissandola.
«Sì e non capisco perché la cosa ti scaldi tanto? Devo forse chiederti il permesso?»
Isabel si morse la lingua. Non voleva essere così brusca, desiderava tanto abbracciarlo, sentire il calore di un corpo che aveva sognato, desiderava rivelargli i suoi sentimenti per poi proseguire i loro distinti cammini, ma non ne aveva il coraggio.
«Waé? No-nun chuwayeo?»(**) Le mani strette sulle spalle, scesero lungo le braccia, allentando la preso.
«Amadò...»
«Jinjjayò?» (**’) insistè lui.
«Devo raggiungerlo al suo ristorante e…»
Lee Min Ho mollò la presa, stizzito.
«È per questo che hai indossato questo vestito? Per piacere a lui?» sbottò.
«Non credo sia una buona idea continuare a vederci. È stato bello fare la tua conoscenza, ma noi apparteniamo al mondo reale, mentre tu… Buona fortuna, Min Ho-sshì…»
Isabel decise di andar via. Non avrebbe mai avuto il coraggio di rivelargli i suoi sentimenti e cominciava a credere che fosse meglio lasciare le cose così come si erano messe, ma improvvisamente si ritrovò con le spalle contro la vetrata dell’ingresso, gli occhi di Lee Min Ho puntate nei suoi.
«Ma quale mondo reale?! Io sono qui con te adesso perché apparteniamo allo stesso mondo…» disse, con voce roca.
«Mi dispiace, ma io non riesco a…» cominciò Isabel, abbassando gli occhi.
«Non ricordi al Moonlight Rainbow Fountain? E ricordi quando ti ho pregato di restare qui a Seoul? E tutte le volte che sono venuto qui da voi appena finito di lavorare? Perché credi l’abbia fatto?» Min Ho era furioso ed Isabel taceva.
«Non fingere che io non ti piaccia…» urlò.
«Ne!» Isabel non riuscì più a trattenersi e si lasciò andare alle lacrime.
«Ne… Nal chuhaeyo! (**’’)…ma non voglio essere trattata da te come una delle tue mille fan che ti corrono dietro ad urlarti il loro amore… Io so che…»
Le mani di Lee Min Ho le accarezzarono piano le braccia, salendo sulle spalle, per poi fermarsi sulla nuca di lei, incastrate tra i morbidi capelli.
«Chuhae…» mormorò.
Il respiro di lui le solleticava il naso. Isabel cercò di scostarsi dal corpo di Lee Min Ho che cercava di farsi sempre più vicino a lei e temette che lui potesse sentire quanto freneticamente stesse battendo il suo cuore.
«Ho davvero pensato tanto a te, in questi giorni…» continuò lui, mentre le mani le accarezzavano piano la nuca.
Isabel trattenne il respiro. Le labbra di Lee Min Ho sembrava stessero pian piano avvicinandosi alle sue. L’istinto le diceva di chiudere gli occhi, ma non lo fece. Voleva godersi ogni istante di quanto stava accadendo perché non sarebbe stato più possibile essere così vicina a lui… Avrebbe rinunciato a lui comunque, specie dopo aver visto le news che lo vedevano in qualche relazione con Bom delle 2Ne1.
«Joengmahl Chuhaeyo…» (**’’’) sussurrò lui ormai contro la bocca di Isabel.
«Cosa cavolo pensi di fare?»
La voce di Victor sfatò il momento e Isabel tornò a respirare, sollevata e delusa al tempo stesso.
L’americano piombò sull’attore, allontanandolo bruscamente dalla ragazza e solo allora si avvicinò Katrina che era rimasta in disparte e lontana dai due giovani amici.
«Cosa credevi di fare, eh?» urlò Victor, afferrandolo per la maglia.
Lee Min Ho lo guardò con fare sprezzante prima di liberarsi dalla presa con uno strattone.
«Kojò!» (**’’’’) Gli disse, cercando di tornare da Isabel.
«Lei sta con me adesso… Lasciala in pace.» Sentenziò Victor, facendo da scudo ad Isabel.
«Picchiò.» (***) Intimò il coreano, guardandolo con aria di sfida. «Sei tu che dovresti lasciarla in pace…»
Victor spintonò Lee Min Ho che reagì al gesto.
«Basta!»
Katrina aveva tirato Isabel dalla sua parte e guardava i due ragazzi furibonda.
«Qui non si tratta di voi… qui si tratta di Isabel, dei suoi sentimenti e dei vostri… semmai ne aveste. Se volete continuare a giocare ai due contendenti, fate pure. Noi andiamo via… è davvero un pessimo spettacolo quello che state dando.»
Victor e Lee Min Ho cercarono di ricomporsi, lanciandosi occhiatacce poco rassicuranti.
«’Bel… ero venuto per chiederti se fosse successo qualcosa. Katrina mi ha chiamato dicendomi che mi avresti raggiunto tu e che avresti tardato, così…» cercò di giustificarsi Victor.
Isabel guardò i due ragazzi e si sentì in colpa per entrambi e a stento riuscì a trattenere le lacrime. Katrina, che la osservava, capì che l’apparente freddezza dell’amica non sarebbe durata a lungo.
«Credo proprio che la cena di stasera sia saltata… Noi andiamo…»
Prese Isabel per mano e si avviarono verso gli ascensori.
«Aspettate, vengo con voi…» Disse Victor, ma Lee Min Ho lo trattenne.
«Dove credi di andare? Per oggi ne hanno avuto abbastanza.»
«E lo dici tu che sei la causa di tutto questo? Che vuoi da Isabel? Divertirti, giocare un po’? Beh, io non te lo permetterò. Quindi non farti vedere mai più da lei e fa’ la tua vita con quella Bom o con chi sia e sia…»
L’ultima affermazione di Victor spiazzò Lee Min Ho.
Aish! Dannati pettegolezzi… Mai che riportino il vero… Pensò.
Il coreano cercò di ritrovare un po’ di autocontrollo, sistemò la maglietta e fronteggiò Victor, con aria minacciosa.
«Sta’ lontano da Isabel.»
Victor rise.
«Questo non è più un avvertimento…»
Superò l’americano, urtandogli con forza una spalla, lasciando il palazzo e sparendo nella notte di Seoul.

 
 
Note: 
        
  • Bogoshipoyo: Mi manchi.
  • Eottoke-Jinae?: Come stai?
  • Jaljineyo: Sto bene.
  • Amadò: Forse.
  • Gwenchanà?: Stai bene?/ Ti senti bene?
  • Anyò: No
  • Mianatà: mi dispiace.
  • Waè? No-nun Chuhayeo?: Perché? Ti piace?
  • Jinjjayò?: Davvero?
  • Ne: sì.
  • Nal Chuhaeyo: Tu mi piaci.
  • Chuhae: Mi piaci.
  • Joengmahl Chuhaeyo: tu mi piaci tanto.
  • Kojò: sparisci.
  • Picchiò: spostati.

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Capitolo 15
*** Prova a dimenticarmi ***


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NdA: Care adorate e pazze lettrici (se leggete questa storia dovete esserlo per forza xD), ecco a voi il capitolo tanto atteso che spero non abbia deluso le vostre aspettative. Chiedo scusa per l'attesa, ma d'ora in poi cercherò di essere più assidua e di sognare con voi su quel gran figo di Lee Min Ho. :P
Questa meravigliosa canzone:https://www.youtube.com/watch?v=6YOz2gvBW_s è stata la mia fonte di ispirazione per questo capitolo. *-*
Non mi resta che augurarvi una buona lettura e se volete rendermi partecipe dei vostri commenti su questa mia storia, sarò davvero lieta e felice di leggerli.
A presto,
con affetto

Kim Nanà




Prova a dimenticarmi
 
«Smettila di piangere, per cortesia.»
Katrina passò dei fazzoletti di carta ad Isabel che pareva essere inconsolabile.
«Ma non capisci, Unnie?! Avevo deciso di vederlo per porre fine a questa assurda situazione e… e invece… lui… stava per… per…» un singhiozzò impedì ad Isabel di proseguire.
«…stava per baciarti… prima che Victor arrivasse sul più bello.» Concluse Katrina in un soffio.
Sul volto di Isabel comparve una smorfia corrucciata, così dopo aver asciugato occhi e naso chiese a gran voce: «Insomma… si può sapere da che parte stai?»
«Dalla tua. Sempre.» Ammise Katrina, sorridendo. «Però non puoi negare che Victor abbia avuto un pessimo tempismo… Accidenti! Stava per baciarti! Lee Min Ho stava per baciare te! E non dirmi che non ti sarebbe piaciuto…» Si guardarono negli occhi per alcuni istanti, momenti complici che le fecero sorridere, per poi regalar loro una allegra risata.
«Unnie… ti adoro!» Isabel abbracciò forte l’amica e sospirò. «Se non avessi te!»
«Saresti un gran casino, ma verrei a scovarti ovunque.»
 
 
Il sole si affacciava piano su quella mattina di Ottobre, mentre la città di Seoul riprendeva la sua frenetica corsa.
«Sei sveglia?» chiese Katrina, poggiando la testa sul braccio.
Isabel mugugnò, girandosi su di un fianco.
«Non ho chiuso occhio.» Disse, sospirando.
«Lo vedo benissimo, le tue borse sotto gli occhi esploderanno.» Continuò la ragazza, abbozzando un sorriso.
«Ah, sì? Un motivo in più per non andare al lavoro oggi.» Isabel si alzò dal letto, mettendosi seduta.
«E perché mai non vuoi andarci? Stai male? Hai dolore da qualche parte?» domandò Katrina con apprensione.
Un diniego con la testa da parte dell’amica la rasserenò, spingendola a sedere al suo fianco.
«Che c’è? È per Min Ho o per Victor?»
Isabel guardò fuori dalla finestra: «per entrambi. Conoscendoli oggi verranno tutti e due alla caffetteria e io non sono pronta. Sono confusa e non voglio prendere in giro nessuno e poi…»
Il suono del campanello arrestò la conversazione.
Katrina guadò l’ora; l’orologio segnava appena le 8.10 del mattino.
«Chi può essere a quest’ora?» Scese dal letto, ma Isabel la trattenne.
«Non aprire.» disse, in uno strano stato d’ansia.
«Perché?»
«Non capisci?! Potrebbe essere Min Ho o Victor…» esclamò Isabel sottovoce.
«E allora? Di cosa hai paura? Se vedrai che saprai cosa dire, perché il cuore parla chiaro quando sei di fronte alle cose.» Katrina accarezzò la mano della sua amica per poi raggiungere l’ingresso.
«Chi è?»
«Victor»
Katrina si voltò a guardare l’amica che dimenava le mani per impedire alla ragazza di farlo entrare.
«Smettila!» bisbigliò. «Va’ in bagno, sciacquati il viso e vieni a parlare con lui. Cosa vuoi che succeda? Ci sono anche io.»
Isabel sapeva di non poter battere Katrina, quando l’amica decideva qualcosa non c’era verso di fargli cambiare idea; così quando lei sparì nel bagno, Katrina aprì la porta.
«Buongiorno.» Disse non appena vide Victor. «È questa l’ora di presentarsi a casa di due ragazze?» chiese, mettendo le braccia sul petto.
Victor salutò la ragazza con una strana e seriosa espressione sul volto. La felpa grigia gli donava un’aria quasi truce e per un momento Katrina ebbe il timore che potesse essere capitato qualcosa di molto serio.
«Qualcosa non va?» domandò, facendolo accomodare in cucina.
Victor scosse il capo e si sedette.
«Scusa l’ora mattutina, Kat… ma ho avuto un’idea e vorrei parlarne con te e Isabel, se non vi dispiace.»
«Un’idea? Uhm… a quanto pare anche tu non devi aver chiuso occhio stanotte…» constatò Katrina. «Isabel?» chiamò a voce alta. «Isabel?»
«Sì? Eccomi, Unnie.» Isabel uscì dal bagno, sperando di non lasciar trasparire il suo nervosismo e la sua ormai incontenibile ansia.
«Oh, ciao Victor.» Finse uno sbadiglio e si sedette accanto a Katrina.
«Che succede?» Chiese, cercando di mantenere un tono di voce fermo.
Victor spostò lo sguardo da Isabel a Katrina per alcuni istanti, poi tornò su Isabel e disse: «Venite con me a Busan per qualche settimana. Vi farà bene cambiare aria e vivere un’atmosfera più serena.»
Le ragazze capirono subito le motivazioni dell’improvvisa decisione di Victor, ma ne restarono comunque colpite.
«Andare a Busan?» cominciò Katrina. «Dimentichi forse che abbiamo un lavoro e che non possiamo assentarci perché non avremmo di che mantenerci se perdessimo quel lavoro.» puntualizzò.
«Non dovete preoccuparvi. Ho già telefonato al proprietario ed è disposto a lasciarvi libere per le prossime due settimane e a restituirvi il posto al vostro rientro.» Aggiunse Victor, tempestivo.
«Praticamente hai già deciso per noi?!» Katrina aggrottò la fronte.
«Un momento…» si intromise Isabel. «Che vuol dire che hai già parlato con il nostro titolare e che ci concede queste strane vacanze? Non lo avrai pagato?»
Gli occhi verdi del giovane americano guardavano intorno alla stanza.
«Beh… ecco. Ho dovuto… diciamo che gli ho dato… Sì. L’ho pagato. E non puoi farne una tragedia perché sono disperato.»
Katrina lo fissò.
«Disperato? Tu?»
«Sì. Non ci capisco più niente, Kat. E anche tu, Isabel… non mi sei di aiuto. Prima sembra che ti piaccia la mia compagnia e con ti dispiaccia affatto avermi accanto, poi compare quello là ed ecco che ti allontani, che sei sfuggente e triste…»
Isabel arrossì.
«E questo che sarebbe? Vuoi per caso fare causa ad Isabel? Non mi sembra che lei abbia detto di voler fare coppia fissa con te. Ha accettato la tua compagnia perché sei divertente e piacevole, ma questo non significa che tu abbia l’esclusiva su di lei… e poi noi siamo venute qui a Seoul per viverci un sogno e in quel sogno c’era anche quello là. Lo hai forse scordato?»
La mano di Katrina cercò il pugno serrato di Isabel per tranquillizzarla.
«Hai ragione. Scusami. Ma cercate di capirmi… quello che sto chiedendo è di farmi conoscere da Isabel e di conoscerla senza che qualcuno piombi all’improvviso riportandoci al punto di partenza.» continuò Victor, serio.
«Tu che dici, Isabel?» domandò Katrina. «La decisione spetta a te.»
Isabel deglutì e respirò piano.
Andare a Busan significava allontanarsi nuovamente da Lee Min Ho, non rispondere ai suoi sms o alle sue telefonate. Significava non vederlo.
Forse è l’unico modo che ho per provare a dimenticare lui e ciò che provo per lui. Si disse.
«Va bene.» disse decisa.
«Andiamo via da Seoul per un po’. Potrebbe essere divertente e poi noi non abbiamo ancora visto Busan.»
Sul viso di Victor si allargò uno smagliante sorriso.
«Grazie ragazze! Vedrete, vi troverete così bene a Busan che non vorrete più tornare a Seoul!» Schioccò un bacio sulle guancie di ciascuna prima di uscire dall’appartamento.
«Partiamo domani, alle sedici… e non dimenticate costume di bagno e telo da mare!» esclamò, infilandosi nell’ascensore.
«Ma se siamo a metà ottobre?» urlò Isabel, mentre Victor spariva nell’ascensore.
Quando la porta si chiuse alle spalle di Isabel, Katrina la guardava con aria perplessa.
«Sei proprio sicura di quello che stai facendo?» chiese.
«No. Ma è una buona opportunità quella di andare a Busan con Victor. Chissà… forse riesco a dimenticarmi di lui.» Isabel pronunciò quelle parole in un soffio e guardò il display del cellulare.
«Lo vedi? Non fai altro che aspettarlo. Come pensi di riuscire a dimenticarlo?» continuò l’amica.
«Kat… le hai viste anche tu quelle foto e quelle notizie che girano in rete. Lui esce con Park Bom. Lei appartiene al suo mondo. Io per lui sono solo una delle sue migliaia di fan.»
«Lo pensi davvero? Io non credo che Lee Min Ho cerchi di baciare tutte le sue fans, non credo nemmeno che si precipiti a casa di qualcuno così, tanto per fare.» Katrina cercava di farla riflettere.
«Sì, lo penso davvero. L’unica soluzione è diventare la ragazza di Victor e mettere Lee Min Ho tra i ricordi più belli della mia esistenza.» Isabel portò i capelli dietro le orecchie, passeggiando nervosamente per la stanza.
«Dovresti almeno parlargli di persona. Dirgli che hai deciso di stare con Victor e…»
«No, Kat! Non posso farlo. Quando sono con lui non riesco nemmeno a pensare. Meglio andare via…  e basta. Non sarà una tragedia per lui. Ora pensiamo alle valigie. Domani si parte.»
Isabel pareva sicura della sua scelta, ma Katrina continuava a guardarla in ogni suo movimento, certa dei sentimenti che l’amica nutriva nei confronti del coreano.
 
All’aeroporto di Incheon, il pomeriggio seguente, c’era il solito via vai di gente. Quel chiacchiericcio che si confondeva con le voci che si udivano dagli speaker, quelle lingue diverse che si fondevano… era un ambiente che aveva sempre affascinato le due ragazze.
«Pronte?» domandò Victor.
«Sì.» affermò Isabel, asciugando i palmi sudati delle mani sui suoi jeans.
Il suo cellulare squillò proprio in quel mentre.
Isabel osservò il display per poi passare il telefono a Katrina.
«Non rispondere. Ma tienilo tu, così evitiamo disastri.»
Katrina osservò il cellulare.
Era Lee Min Ho.
Dopo un paio di telefonate andate a vuoto, arrivò un sms.
 
Perché non rispondi? Ho bisogno di parlarti.
Dove sei? Sono passato dalla caffetteria, ma non c’eri e non ci sei nemmeno a casa.
Non farmi preoccupare perlomeno.
 
Katrina sbuffò.
Nel le erano mai piaciuti i giochetti stupidi e meno che mai approvava il modo di fare di Isabel, sempre troppo disfattista per pensare positivo.
«Devo andare un attimo in bagno.» Disse ai due ragazzi. «Reggimi queste, ‘Bel. Torno subito.» Affidò le sue borse a Isabel e raggiunse la toilette più vicino. Afferrò il suo cellulare e scrisse:
 
Sono Katrina.
Sono ad Incheon con Isabel e Victor. Lui ha deciso di portarla a Busan per tenerla solo per sé. Lei è convinta che tu sia fidanzato con Park Bom e che lei sia per te una fan come tante. Ha anche deciso di diventare la ragazza di Victor… non dovrei darti tutte queste informazioni, ma se davvero tieni a lei, allora saprai sicuramente che fare. Il nostro volo parte alle sedici, staremo via due settimane, ma potremmo anche non tornare più a Seoul.
 
Indugiò un po’ prima di schiacciare il tasto invio, ma lo faceva per Isabel e sapeva che se non l’avesse fatto, Isabel lo avrebbe rimpianto per sempre.
 
Busan era davvero la meraviglia raccontata da Victor durante il viaggio. Il loro hotel era situato nelle vicinanze della spiaggia Haeundae ed era affascinante passeggiare sulla battigia, la sera, e vedere le luci dei lussuosi hotel riflettersi nelle acque scure.
Dopo dieci giorni Isabel faceva ormai coppia con Victor, nonostante le sue reticenze e il suo non esporsi troppo.
Una sera, mentre chiacchierava con Katrina in camera, arrossì proprio dinanzi all’amica che le faceva notare quanto la storia fra lei e Victor risultasse da fuori un po’ bizzarra.
«Ma dai, non è affatto vero.»
«Ah, no? Allora dimmi… hai mai baciato davvero Victor?» chiese Katrina, a bruciapelo.
«Certo che sì e tu lo sai.» Rispose Isabel, con le gote arrossate dall’imbarazzo.
«Non parlo di quei casti baci che gli riservi giusto per… parlo di un bacio vero e non far finta di non capire.» aggiunse la ragazza dai grandi occhi verdi.
«Vedi… ecco… forse ci vuole un po’ di tempo, dopotutto sto con Victor da quanto? Dieci giorni? Non c’è ancora quella intimità…»
«Ma non trovare scuse balzane! Quando si sta con la persona che si ama è impossibile non avere il desiderio di baciarlo e di coccolarlo…» si avvicinò all’amica. «Non mentirmi. Tu non riesci a lasciarti andare con Victor perché pensi sempre a lui.»
Isabel non rispose, ma lo sguardo triste che rivolse a Katrina valse più di ogni altra parola.
«Ti dispiace se scendo in spiaggia a fare due passi?» chiese a Katrina.
«Se può servirti a schiarirti le idee, fa’ pure.» Le strizzò l’occhio, sorridendo prima di aggiungere: «E se ti cerca Victor?»
«Digli che dormo.»
Scese in spiaggia, poggiando un golfino sulle spalle.
L’aria era fresca, anche se piacevole, e decise di passeggiare a piedi nudi per un po’. Le piaceva la sensazione della sabbia fredda che scivolava tra le dita, conferendole un andatura un po’ incerta. La faceva sentire instabile, esattamente come sentiva di avere il cuore.
Si sedette a fissare l’oscuro orizzonte, portando le gambe al petto e sospirando.
Chissà dove sarà ora? Pensò.
Credevo che stare con Victor mi avrebbe impedito di pensare a lui… ma perché non riesco a farlo?
Una brezza leggera la costrinse a stringersi il golfino sulle spalle, rabbrividendo, ma un istante dopo una giacca scura l’avvolse completamente. Isabel non si voltò a guardare, certa di vedere Victor sedersi al suo fianco.
«Strano non vederti in compagnia del tuo ragazzo… Avete litigato, forse?»
Era la voce di Lee Min Ho ed Isabel balzò in piedi, lasciando cadere la giacca sulla sabbia.
Lui, con calma, riprese la giacca e gliela risistemò sulle spalle, guardandola.
Aveva indosso un pantalone blu e leggero maglioncino nero con il collo stretto e mocassini scuri.
Isabel cominciò a tremare, ma non riuscì a capire se tremava per il freddo o per quello che sentiva dentro.
«Che ci fai tu qui?» chiese, stupita. «Geu daei chajeulkka?» (*)
«We?(*’) Doveva essere un segreto che tu fossi qui? Comunque, l’ho saputo dal tuo datore di lavoro.» Mentì il coreano per non fare il nome di Katrina.
Isabel si morse un labbro.
«Kà.» (*’’)
«Anì» (*’’’) «Non ho nessuna intenzione di andar via senza prima aver parlato con te.» Disse Lee Min Ho, facendo alcuni passi verso di lei.
«Sono la ragazza di Victor, adesso. Non abbiamo più nulla da dirci.» Isabel si tolse la giacca dalle spalle, porgendogliela, ma lui restò immobile a fissarla con aria indecifrabile.
Isabel non riuscì a reggere il suo sguardo e con fare stizzito lasciò andare la giacca ai suoi piedi.
«Io me ne vado.» disse, ma Lee Min Ho le posò una mano sulla spalla, stringendola.
«Tu non vai da nessuna parte se prima non parli con me.»
«Wae? Muesoseul wonhaseyo?» (**)
Lee Min Ho le afferrò anche l’altra spalla e l’attirò di fronte a sé.
«Dimmi perché sei andata via da Seoul all’improvviso. Dimmi perché stai con quel deficiente ora. Dimmi cosa è cambiato dal giorno in cui ci siamo visti. Hai detto che ti piacevo. Hai detto che non volevi che ti trattassi come una delle mie tante fan…»
Isabel cercò di allontanarsi appena, ma lui la fece più vicina a sé.
«Sono venuto personalmente a dirti che quelle notizie su Park Bom e me non sono vere, sono la solita trovata giornalistica per vendere qualche copia in più. Sono venuto per dirti che tu… mi piaci davvero.»
«Ti prego, Min Ho-sshì… lasciami andare.» mormorò lei, con gli occhi lucidi.
«Perché? Dimmi perché sei scappata da Seoul?»
Lei lo guardò negli occhi e prima di lasciarsi andare alle lacrime che non riusciva più a trattenere, allargò le braccia liberandosi dalla presa.
«Per dimenticarti! Me ne sono andata, sperando di riuscire a liberarmi del tuo pensiero e di questi sentimenti che mi tormentano. Ho detto sì a Victor perché voglio davvero innamorarmi di lui e avere una storia seria… cosa c’è di male?» urlò tra le lacrime.
«Stai con quell’americano solo per dimenticarti di me? E l’hai anche baciato? Da quanto va avanti questa sceneggiata?» Domandò in preda all’ira lui.
«Kerè (**’)! L’ho baciato. È il mio ragazzo. E adesso basta! Kà! Non voglio vederti mai più… io voglio dimenticarmi di te e avere una vita serena qui in Corea del Sud.» Le lacrime le inondavano il viso e la voce le tremava.
«Jinjayo (**’’)?» Lee Min Ho la guardò piangere disperata per un attimo. Poi si avvicinò e le prese il viso tra le lacrime.
«Allora prova a dimenticarmi adesso.»
Senza remore appoggiò la bocca su quella di Isabel e la baciò con foga e passione. Dapprima le strinse il viso, poi una mano scese sulla schiena, facendo aderire il corpo di lei al suo. Pian piano anche Isabel parve sciogliersi e stringendosi forte alla schiena di Lee Min Ho, rispose al bacio con quell’amore che stava cercando di soffocare. Rabbrividì nel sentire la lingua di lui che cercava la sua e spalancò gli occhi nel momento in cui anche Lee Min Ho gli aprì.
Le lacrime continuavano a rigarle il viso, ma non poteva più mentire al suo cuore. Amava Lee Min Ho, lo amava davvero e lui era andato sino a Busan per cercarla.
L’attore si staccò lentamente dalla bocca di Isabel, asciugò le lacrime dal viso della ragazza e la baciò ancora, accarezzandola e stringendola fino a sentire le sue fattezze contro il suo petto.
La guardò negli occhi, mentre Isabel cercò di abbracciarlo con tutta la forza che aveva in corpo, quasi per paura di vederlo svanire. Le accarezzò una guancia, asciugandole un’altra lacrima e bocca contro bocca le disse:
«Saranghae.»
E prese a baciarla di nuovo, quasi a suggellare una confessione a lungo desiderata.


 
Note:
  • Geu daei chajeulkka: Come mi hai trovata?
  • Wé: perché?
  • Kà: vattene
  • Anì: no
  • Muesoseul wonhaseyo: cosa vuoi?
  • Keré: certamente
  • Jinjayo: davvero?
  • Saranghae: ti amo

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Capitolo 16
*** Per amore o per lealtà ***


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NdA: Mie care lettrici, nonchè pazze fans di Lee Min Ho Oppa, eccomi tornata con questo nuovo capitolo che si è davvero fatto tanto attendere, ma che spero vivamente piaccia a ciascuna di voi. Gravidanza permettendo, cercherò di scrivere qualcosa ogni giorno in maniera da non impiegare un'eternità per un solo aggiornamento.
Non mi resta che augurarvi buona lettura, spero di ricevere i vostri commenti, positivi o negativi che siano.
Annyongh!

Nanà-sshì





Per amore o per lealtà

 

 

Accoccolati sulla spiaggia, con i piedi nudi sulla sabbia fredda, Isabel e Lee Min Ho bisbigliavano bocca contro bocca, senza riuscire a smettere di accarezzarsi.
«'Bel?» La voce di qualcuno li spinse a staccarsi l'uno dall'altra. Nella penombra della notte non riuscirono a vedere nessuno, né a capire chi stesse invocando, da lontano, il nome della ragazza.
«Isabel? Ma dove ti sei cacciata?» La voce si faceva sempre più insistente e vicina e fu solo in un breve istante che Isabel strinse con forza il braccio di Lee Min Ho.
«Weò? Guencianà?» Le chiese, toccandole una guancia.
Isabel annuì.
«È Victor...» Disse. «Devo proprio andare, Min Ho-sshì...» mormorò, abbassando gli occhi.
Il coreano si lasciò andare ad una smorfia stizzita.
«Perché? Io non voglio nascondermi! Anzi...» Si alzò in piedi, pulendosi i pantaloni con un gesto deciso. «Adesso vado da lui e lo affronto.»
Anche Isabel scattò in piedi a quelle parole.
«No, non farlo. Te ne prego. Lascia che sia io a parlargli.»
«Waé?» Insisté lui, cercando la sua mano.
«Victor è un bravo ragazzo... mi ha sempre trattato con dolcezza e rispetto...» Cominciò la ragazza.
Sul volto del giovane coreano comparve un'espressione di disappunto che Isabel cercò di cancellare con una carezza sul volto.
«Mianè...» Mormorò, cercando quegli occhi che aveva sognato a lungo.
Lee Min Ho sollevò piano lo sguardo, fissandola.
«Se ti sfiora con un dito... gli spacco quella faccia da cretino che si ritrova...» Disse, rubandole un ultimo bacio a fior di labbra.
Isabel non rispose.
«Min Ho-sshì... sono la sua ragazza...»
Il coreano si morse un labbro con rabbia.
«Solo perché sei troppo vigliacca per affrontare i sentimenti che nutri per me...»
Lei gli diede le spalle, cercando di nascondersi nella penombra della notte.
«Ho bisogno di tempo per risolvere la questione con Victor e per riordinare i miei pensieri e miei stessi sentimenti. Quando sarò pronta... tornerò da te.»
Si allontanò di alcuni passi piano, come se il cuore pesasse una tonnellata.
«...se tu non torni, io verrò a prenderti. Ovunque tu sia.»
La voce di Lee Min Ho la costrinse a voltarsi. Lui aveva sul viso quel sorriso beffardo che tanto adorava e le regalò quell'occhiolino complice che le faceva sempre tremare il cuore.
Lo vide allontanarsi, le spalle un po' curve, i passi lenti, ma decisi. Desiderava corrergli dietro e stringerlo per cancellare quell'immagine di lui deluso, ma non poteva farlo. Così Isabel lo lasciò andar via, vedendolo scomparire nella notte come un sogno sbiadito al risveglio.
«Ecco dov'eri finita!»
La voce di Victor la distolse da quel piccolo idillio scomparso come schiuma di mare.
«Ti ho cercata dappertutto.» Continuò l'americano. «Devi aver freddo...» sentenziò, sfilandosi il maglioncino bianco che aveva addosso e appoggiandoglielo sulle spalle.
«Va tutto bene?» Le chiese cercando i suoi occhi.
Isabel abbozzò subito un sorriso, stringendosi le braccia al petto.
«Uhm-uhm.» Mugugnò.
Victor abbassò la testa per guardarla meglio e le sollevò il viso.
«A me non sembra...» Aggiunse, accarezzandola.
Quel gesto istintivo le fece pizzicare gli occhi.
Come poteva farsi toccare da qualcun altro che non fosse Min Ho, nonostante il suo cuore fosse andato via con lui?
Si ritrasse da quel gesto e rise forzatamente.
«Sta' tranquillo, Vic... mi ero solo mezza addormentata in spiaggia e mi sono svegliata solo perché ho cominciato a sentir freddo...» Mentì.
Victor continuò ad osservarla in silenzio.
«Davvero... non devi preoccuparti. Sai che mi piace molto il rumore ed il profumo del mare... e poi adoro passeggiare a piedi nudi sulla sabbia fresca...» Aggiunse, riferendosi alle scarpe poggiate sul bagnasciuga.
Lui la guardò con quegli occhi verdi magnetici, le poggiò un braccio sulle spalle e le posò un baciò sui capelli che Isabel dovette accettare.
«Mi piaci anche per questo tuo essere un po' sfuggente e misteriosa...» Le sussurrò in un orecchio, prima di riportarla in albergo.
Tornati in hotel, Katrina era fuori dalla loro stanza che l'aspettava.«La lascio nelle tue mani Kat!» Disse Victor alla ragazza che scrutava a fondo l'espressione della sua taciturna amica.
«Ma dov'eri finita?» sdrammatizzò Katrina, trascinando Isabel al suo fianco. «Caschi dal sonno... ti si vede da lontano. Noi andiamo a dormire al caldo, Victor. Ci vediamo domattina.»
Una buonanotte fugace da entrambe prima di lasciare il ragazzo fuori dalla stanza.
Isabel non aprì bocca, Katrina continuava a fissarla.
In piedi, l'una di fronte all'altra, dietro quella porta che avevano chiuso in gran fretta.
«Non c'è bisogno che tu dica niente... Non stasera, intendo.» Iniziò Katrina, seria. «L'ho visto...» Isabel si morse un labbro.
«Lee Min Ho, dico... l'ho visto arrivare. E posso immaginare come ti senti, ma non puoi fare la stronza con Victor. Se sei innamorata di Min Ho chiudi questa storia con Victor e va' da lui.»
Katrina aveva parlato con il suo solito modo schietto e diretto, lasciando ad Isabel ben poco su cui tentennare.
«Hai ragione... sono una stronza.» Ammise, cominciando a camminare su e giù per la stanza.
«Ho accettato di trasferirmi qui a Busan per allontanarmi da Min Ho, ma non faccio che pensare a lui e averlo visto ha spazzato via tutti i muri che avevo alzato sperando di tenerlo lontano da me... Victor poi... comincia a voler di più dal nostro rapporto e io non posso darglielo... La verità è che ho paura, Kat... Ho paura dei miei sentimenti per Min Ho, ho paura di quel che potremmo diventare...»
Katrina si avvicinò all'amica, arrestando i suoi passi e posando i suoi occhi verdi in quelli color caffè di Isabel.
«La verità è che tu hai paura di soffrire. Sei talmente convinta di non appartenere al mondo di Lee Min Ho che preferisci soffocare i tuoi sentimenti, piuttosto che farti restituire il cuore a pezzi... ma più cerchi di dimenticarlo, più senti la sua mancanza... più versi lacrime, più ti auguri che lui sia felice. Questa vigliaccheria non ti porterà da nessuna parte e sia Victor che Lee Min Ho ne soffriranno in qualche modo, quindi devi farti coraggio e dire addio a qualcuno di loro.»
La schietta ed onesta Katrina sapeva sempre come arrivare al cuore della sua cara amica che per tutta risposta la strinse in un forte abbraccio.
«Hai sempre ragione tu, Onnie... cerco di farmi bastare il suo pensiero ed anche se cerco di nasconderlo, lui è diventato una parte del mio cuore...»
Katrina ricambiò quell'abbraccio quasi disperato: «Ogni tanto bisogna essere egoisti e seguire il proprio cuore, tutti hanno bisogno di fare le cose che amano...»
Una simpatica vocina interruppe l'abbraccio segnalando l'arrivo di ben due messaggi sul cellulare di Isabel.

 

Cerca di riposare bene, 'Bel... e non ammalarti, per favore. Il mio cuore ne soffrirebbe troppo. ;-)
V.

 

 

Domani sera, ore 22, fuori dallo Sharky's Bar and Grill.(*)
Vietato rifiutare.
Annyonghi Jumuseyo! (*')

Min Ho

 


«Che ti dicevo? Sei nei pasticci, Neechan...» Esclamò subito Katrina, ticchettando nervosamente il piede sulla moquette.
«E adesso? Che faccio, Onnie?» Isabel guardò l'amica con apprensione.
Katrina si arruffò i capelli con entrambe le mani.
«Accidenti a te! Non mi piacciono queste cose, ma non posso far altro che aiutarti... Domani troveremo una scusa plausibile per non uscire con Victor e ti accompagnerò da Min Ho. Ma adesso andiamocene a letto, per favore. Sei pallida ed infreddolita, ti ricordo che siamo in autunno e startene in riva al mare di questi tempi può farti venire un malanno! Benedetta ragazza...» Prese una coperta dall'armadio a muro nell'ingresso e lo avvolse intorno alle spalle dell'amica.
Una volta a letto si strinsero entrambe nella trapunta e si fissarono.
«Cerca di dormire, Neechan.»
«Anche tu, Onnie.»
Le mani strette una nell'altra, i cuori in tumulto, i pensieri a raccolta.

 

La sveglia del mattino seguente le colse impreparate.
Assonnate, sbadigliarono, distendendo braccia e gambe.
«Che nottataccia!» Esordì Katrina, azionando la macchina del caffè.
«Non dirlo a me! Ho avuto incubi per tutta la notte.» Rispose Isabel, legando i neri capelli con un elastico e sedendosi al tavolo.
Katrina portò due tazze di latte e caffè fumanti e una cesta di croissant.
«Oggi tu sei malata.» Sentenziò, sedendosi di fronte ad Isabel.
«Io? Ma che dici! Sto benissimo.» Esclamò la ragazza, guardando Katrina con aria interrogativa.
L'amica scosse il capo.
«No, no. Oggi tu sei molto malata, un brutto raffreddore con tanto di febbre! Che peccato... sarai costretta a restartene in questa camera per tutto il tempo.» Sorrise, strizzandole l'occhio e solo allora Isabel comprese.
«Ma questo non terrà Victor lontano da noi...»
Katrina allargò le tende, lasciando entrare la luce di un timido sole.
«Questo no, ma possiamo farlo andar via molto presto. Gli ammalati hanno bisogno di riposare.»
Risero, scambiandosi il cinque.
Avere l'appoggio di Katrina era per Isabel un appiglio fondamentale e nonostante mentire non fosse il loro forte, riuscirono nell'intento. La giornata trascorse come prevista e intorno alle 20,30 Isabel cominciò a fingersi stanca. Victor aveva una sfilza di medicinali da banco e si mostrò più preoccupato di quanto le ragazze avessero immaginato.
«Non preoccuparti, Vic... vedrai che con queste medicine e una bella dormita domani mi sentirò sicuramente meglio...» Disse Isabel, dal letto.
«E poi non scordarti che ci sono io a prendermi cura di lei.» Aggiunse Katrina, prima di augurare la buonanotte al giovane insieme ad Isabel.
Chiuse la porta alle sue spalle e sospirò, proprio mentre l'amica balzò fuori dal letto.
«Fa' piano!» Bisbigliò la ragazza, facendo cenno alla porta appena chiusa.
«Ma dobbiamo prepararci!» spiegò Isabel sottovoce, puntando le dita sui pigiami che indossavano.
Katrina si portò entrambe le mani sulla bocca per soffocare una risata, un attimo dopo erano chiuse in bagno a mormorare come due bambine in preda all'euforia.

Alle 21.10 erano fuori dall'albergo: i capelli nascosti sotto cappelli di lana e il viso coperto da grandi sciarpe scure.
«Mi sembra di essere una delle 2Ne1 che cerca di nascondersi dai paparazzi...» Ridacchiò Katrina, fermando un taxi con un gesto della mano.
«Sandara Park e CL in missione segreta!» Continuò Isabel, ridendo a sua volta.
«Tsè... guarda tu cosa mi ritrovo a fare pur di non farti mai mancare il mio appoggio...» Si ritrovò a dire la ragazza dagli occhi verdi, scuotendo il capo.
Isabel sorrise e l'abbracciò: «Sei la miglior Onnie del pianeta!»
Katrina ricambiò l'abbraccio, replicando: «Diresti qualunque cosa pur di vedere Lee Min Ho!»
Risero insieme, nonostante sapessero quanta ansia e agitazione stessero celando dietro tutti quei sorrisi.
Arrivarono a destinazione con quindici minuti di anticipo e con i cuori in subbuglio.
«E adesso che facciamo? Lui non è ancora arrivato!» Chiese Isabel, guardandosi intorno.
«Le ragazze non arrivano mai puntuali agli appuntamenti, quindi... lo vedi quel ristorantino lì? Quello con i teloni di plastica rossa? Ecco... noi ce ne staremo tranquille lì a mangiare del delizioso Kimbap che tanto ci piace e non fare quella faccia... ho delle gomme da masticare in bocca!»
Katrina sapeva come allentare la tensione della sua amica, fu così che tra una risata e un gustosissimo boccone, videro Lee Min Ho scendere da un suv nero.
«É arrivato!» Esclamò Isabel, portando una mano sul petto nel tentativo di calmare i battiti del suo cuore.
«Puntuale come sempre, il nostro principe...» Puntualizzò Katrina. «Ma aspetta qui altri cinque minuti... Meglio farlo attendere un po'!»

Alle 22.10 Katrina spinse Isabel fuori dal locale.
«Okey, io prendo un taxi e torno in albergo. Di' a Min Ho di lasciarti all'ingresso laterale dell'hotel e scrivimi un sms prima di arrivare. Sarò là ad aspettarti.»
Un abbraccio pieno d'affetto, uno sguardo complice ed un sorriso.
«Fighting, Neechan!» Le bisbigliò stringendo un pugno.
«Kumawo, Onnie!» Rispose Isabel, mentre si dirigeva, a passi incerti, verso le spalle di quel ragazzo che, con un cappello con una grande visiera solcato sul capo, si guardava intorno.
«Annyongh!» Gli disse Isabel, una volta dietro di lui.
Lee Min Ho si girò di scatto, fissandola.
«Ciugullè?» (*'') esordì.
Isabel non comprese. «Waè?»
Min Ho portò l'orologio da polso all'altezza del viso della ragazza.
«Sono più di dieci minuti che ti aspetto! Temevo non arrivassi!»
Isabel rise, lasciando andare un po' di quella tensione accumulata e portandosi una ciocca di capelli dietro un orecchio.
Lui la guardò attonito, facendo una smorfia.
«È così divertente, eh?» Domandò, prima di coprire la ristretta distanza e di avvolgerla in un abbraccio.
Isabel si lasciò andare contro il suo petto e strinse le estremità del suo cappotto.
«Bogoshipoyo.» (**)Disse lui, sfiorandole i capelli con un bacio.
«Ma se ci siamo visti ieri sera...» Ironizzò Isabel, sistemando la sua testa vicino al cuore del giovane coreano.
«Bogoshipoyo.» Ripeté lui. «Vieni con me.» Le disse, intrecciando la mano in quella di lei.
Mentre passeggiava al suo fianco Isabel si rese conto di quanto fosse facile stare in pace con il mondo, avvolti dall'aria autunnale e carica di umidità. Strinse un po' di più la mano di Lee Min Ho, quasi per accertarsi del reale contatto e lo guardò di sfuggita. Era bello anche nella penombra di quel cielo ormai diventato un'enorme cupola nera, striato di un velo di nebbia.
«Non si vedono neanche le stelle stasera...» Cercò di stemperare l'emozione, alzando gli occhi al cielo.
Anche lui alzò la testa verso il cielo, mostrando il suo collo perfetto, prima leggermente avvolto da una sciarpa grigia, puntando distrattamente lo sguardo da qualche parte dell'universo.
«A che servono le stelle, se c'è la luna?» Disse improvvisamente, guardandola e facendola arrossire. «Conosco un posto dove i venti soffiano in maniera strana, tanto da non far creare mai nebbia o umidità. Sali in macchina, ti ci porto.»
«Quale macchina?» Domandò Isabel.
Lee Min Ho gli indicò lo stesso Suv dal quale lo aveva visto scendere, parcheggiato in un'area poco illuminata.
Pochi minuti di strada, pochi minuti di silenzio, pochi minuti di curiosità. Insomma, pochi minuti di ansia ed arrivarono, ma dove arrivarono non era ancora chiaro ad Isabel.
«Cos'è quella faccia, non ti fidi di me?» domandò, guardandomi scendere dall'auto titubante.
«Dove mi hai portata?»
«Dietro quella siepe c'è un'ampia distesa d'erba, un prato sotto le stelle. Tranquilla, non mordo mica!» rispose, facendole l'occhiolino.
Così, le prese la mano e l'aiutò a raggiungere quel piccolo prato incantato.
«Omo!» esclamò, guardando in alto.
«Questo posto fa sempre un certo effetto.» Disse Min Ho, stendendosi in terra, dove aveva appoggiato una grande coperta.
Isabel non aggiunse altro e lui la tirò giù, facendola sdraiare accanto a sé e stringendola al suo petto.
Il calore del suo corpo, il luccichio di quei puntini luminosi in cielo, il continuo palpitare del suo cuore, quasi coordinato a quello del coreano; fu percependo tutti quei piccoli particolari che Isabel si lasciò completamente andare. Era dove avrebbe voluto essere, tutto il resto non contava.
Chiacchierarono a lungo, accoccolati l'uno all'altro, stretti in una complicità che li faceva sentire al sicuro e indistruttibili.
Fu così che Isabel si lasciò cogliere dal sonno, cullata dalla voce calma e rassicurante di Min Ho e dai battiti accelerati del suo cuore.
Era nel posto più sicuro, nulla avrebbe potuto farle del male.

Freddo, una pungente sensazione di freddo la travolse, mentre ancora teneva gli occhi chiusi.
«'Bel? 'Bel svegliati, ci sta piovendo addosso!» esclamò lui, scuotendo Isabel e cercando al tempo stesso di farle da scudo.
Isabel aprì gli occhi di scatto. Lee Min Ho la stava riparando dalla pioggia battente che cadeva senza sosta.
Iniziarono a correre, fra le pungenti frecce di pioggia che si scagliavano contro di loro, fino a raggiungere l'auto, entrambi col fiatone.
«Guarda in che stato siamo!» Esclamò Isabel, guardando i loro vestiti gocciolanti.
La ragazza cercò di coprirsi più che poté, conscia di indossare sotto il cappottino, una camicetta bianca che, bagnata, dava poco spazio all'immaginazione.
«Prendi questo!» Lee Min Ho aveva preso, dal sedile posteriore, un grosso borsone nero e ne aveva tirato fuori un asciugamano.
«È pulito.» Sottolineò, strofinando i capelli fradici di lei. «Essendo sempre in viaggio, ho sempre una borsa pronta in macchina.» Proseguì, continuando a frizionarle l'asciugamano sulla testa.
«Dovresti asciugarti anche tu...» Replicò Isabel, fermando i suoi gesti e indicando i suoi capelli e i suoi abiti bagnati. Gli passò l'asciugamano, ma lui glielo rimise sui capelli. Poi accese il riscaldamento dell'auto e tirò fuori un altro asciugamano.
Poco dopo si guardò intorno. La visuale era davvero scarsa e la pioggia non accennava a diminuire.
«Credo sia meglio aspettare che la pioggia accenni a diminuire.»
Isabel tentennò. Era in macchina, sola con Lee Min Ho, con i vestiti fradici.
«Ehm... forse non è il caso... non credo che...» Farfugliò.
Lui le sorrise, toccandole la punta del naso.
«Manda un messaggio a Katrina. Dille che aspetteremo che la visuale sia più nitida e ti riporto da lei sana e salva.» Lee Min Ho avvertì la tensione della ragazza e cercò di rassicurarla.
Grazie agli asciugamani e al calore della macchina, venti minuti più tardi erano entrambi asciutti e al caldo.
Lee Min Ho la guardava con intensità ed il cuore di Isabel cominciò a battere senza freni.
Le accarezzò piano una guancia, scendendo lento sul collo.
«Sei bellissima anche con le gote rosse ed i capelli arruffati.» Le disse ad un centimetro dal suo viso.
Il respiro di Isabel si fece corto ed i battiti irregolari. Cercò istintivamente di sistemarsi i capelli, ma lui imprigionò la mano di lei nella sua e si fece più vicino. Il suo sguardo scese su quella camicetta che aveva visto, di sottecchi, bagnata, indugiò un attimo prima di tornare a guardarla negli occhi. I loro respiri si confondevano, le loro bocche troppo vicine. Fu così che le labbra presuntuose ed accattivanti di Min Ho si impossessarono di quelle di lei.
Dolce, passionale, liberatorio, magico, folle; non era ancora stato inventato un aggettivo capace di raggruppare assieme il significato e l'intensità di quel bacio.
Lui si scostò appena e ad Isabel mancò il respiro, così lo guardò e fu lei a riprendere la bocca di Min Ho.
Lui ne fu sorpreso e compiaciuto al punto da spingersi totalmente su di lei. Le mani si insinuarono sotto il cappotto di lei che, al contatto con quella mano calda, si irrigidì un poco, senza però staccarsi dalle sue labbra. Le mani di Lee Min Ho risalirono sul collo, per poi scendere ad accarezzarle i fianchi. Si liberarono dei cappotti, le bocche incollate, le mani impazienti, i cuori tremanti.
Con un gesto deciso lui si liberò anche della polo che indossava e Isabel fissò quel petto nudo che aveva guardato solo e sempre nei drama e, quasi con circospezione, appoggiò le sue mani su di lui, accarezzandolo con estrema dolcezza, lentamente attenta a non perdersi neanche un attimo di quel momento. Lui le baciò l'incavo del collo e, con foga, scese fino ad incontrare il merletto del suo reggiseno.
Isabel trasalì, staccandosi da lui e guardandolo incerta con i suoi grandi occhi caffè.
Il respiro affannato di Min Ho le solleticava dolcemente il naso, mentre lui si impossessò nuovamente di quella bocca scarlatta.
Un bacio travolgente che fece scattare dei campanelli in Isabel che, poggiando entrambe le mani petto nudo di lui, pensò stessero correndo troppo.
Lee Min Ho la guardò e la vide abbassare gli occhi.
«Min Ho-sshì... forse stiamo correndo troppo... forse non dovremmo...»
Lui le prese una mano che aveva poggiato sul suo petto, la baciò, per poi baciarle bocca, piano.
«Danshinel uonheyo!» (**') Le disse, mordendole il labbro inferiore. «Dangsin-eun jeongmal areumdawoyo.» (**'') Ancora un altro bacio, passionale, ma dolce.
Isabel aveva il cuore in tumulto, stava andando tutto troppo veloce.
«Mianè, Oppa...» Disse in un impeto di coraggio, staccandosi da lui e voltando il capo dall'altra parte. «Non sono ancora pronta per questo...»
Lui cercò i suoi occhi.
«Ridillo.»
«Non sono...»
«Anyò... come mi hai chiamato?»
«Oppa...» Ripeté lei, improvvisamente consapevole.
Un grande sorriso si dipinse sulle labbra di Lee Min Ho che, con un semplice gesto, si era infilato la maglietta e aveva fatto ripartire l'auto.
«Gioha!» (***) Esclamò a gran voce. «Ora sono il tuo Oppa... tienilo bene a mente!»
Accompagnò Isabel in albergo, facendo esattamente ciò che lei le chiese. Katrina era lì fuori ad aspettarla come promesso, così, prima di lasciarla andare la tirò per un braccio, rubandole un ultimo bacio. Le trattenne il fiato e tornò a respirare solo quando lui la lasciò andare.
«Annyonghi Jumuseyo!»
«Anche a te...» rispose Isabel, scendendo dalla macchina e chiudendo lo sportello.
Lee Min Ho parve ricordarsi ancora una cosa e si avvicinò al finestrino chiamandola.
Isabel si posò un dito sulle labbra, indicando al ragazzo di abbassare la voce e si avvicinò per sentire ciò che aveva da dirle.
«Dandsin-eun nae!» (***')
Isabel arrossì senza dire una parola, mentre lui riaccendeva il motore dell'auto e spariva nel nero di quella notte che aveva stravolto l'animo della giovane spagnola.


 

 

 

Note:

  • Sharky's Pub and Grill: pub/ristorante situato sulla spiaggia Haeundae della città di Busan.

  • Annyonghi Jumuseyo: buonanotte

  • Ciugullè: vuoi morire.

  • Bogoshipoyo: mi sei mancata.

  • Danshinel uonheyo: ti voglio.

  • Dangsin-eun jeongmal areumdawoyo: sei così bella.

  • Giohà: mi piace.

  • Dandsin-eun nae: tu sei mia.

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Incubi ***


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NdA: Care lettrici... dopo ben due anni torno ad aggiornare questa mia amatissima fanfiction e non immaginate l'emozione provata mentre scrivevo... scrivere e fantasticare su Lee Min Ho è sempre un gran piacere! :P
Spero che il capitolo vi piaccia e vi prometto di rimettermi presto all'opera!
Annyeongh!


Nanà-sshì




Incubi


Le gote arrossate, il cuore in tumulto e il fiato corto non accennavano ad abbandonare il corpo di Isabel.
«Neechan sei maledettamente fortunata!» Stesa al suo fianco, Katrina ascoltava le rivelazioni sconvolgenti della sua amica.
«È come se fossi finita dritta in Paradiso…» Mormorò Isabel con aria quasi sognante.
«Hey tu! Smettila di gongolare!» La punzecchiò Katrina. «Hai per caso salvato la Spagna in una vita precedente?» Risero entrambe e Katrina prese a fare il solletico a ‘Bel; era da molto tempo che non la vedeva così serena.
«Ora dormiamo, però … Domani devi assolutamente parlare con Victor e mettere in chiaro come stanno le cose. Sii sincera, digli che ami Min Ho e vedrai che capirà , certo non ne sara felice, ma continuare a prendersi gioco di lui è ingiusto e crudele.» A Katrina premeva troppo che le persone fossero leali ed oneste e cercava sempre di spingere Isabel a fare la cosa più giusta e corretta.
«Hai ragione, Eonni… hai sempre ragione!» Rispose Isabel, abbracciandola.
«Smettila subito di gongolare e dormi adesso.»

Si levò piano l’alba di quel nuovo giorno, tingendo il cielo oscuro prima di un tenue azzurro e poi di un rosa pallido, incontrando un timido sole che avrebbe riscaldato quella fredda mattina di novembre.
Avvolta in un morbido plaid, Isabel se ne stava rannicchiata contro la grande finestra della sua stanza, sorseggiando una tazza di caffellatte caldo. Non aveva dormito molto durante la notte, era troppo felice per riuscire a cedere al sonno.
«Cosa ci fai sveglia a quest’ora?» Sussurrò Katrina con la voce assonnata. Si mise seduta sul letto e sgranchì le braccia sbadigliando.
«Perché non torni a letto?»
Isabel le rivolse un sorriso raggiante e saltó sul letto, facendo sobbalzare l’amica che rise.
«Non sono riuscita a chiudere occhio, Eonnie… Sono troppo felice! Ti rendi conto? Io e Lee Min Ho… l’ho sognato così tanto a lungo che non riesco a crederci!»
«Senti signorina TuttaFelicità invece di tormentare i comuni mortali come me con i tuoi idilli d’amore, che ne dici se andiamo a fare colazione? Muoio di fame!»
«Corro! Tanto caffé e biscotti per la mia Eonnie!» Isabel raggiunse il telefono e ordinó la colazione.
Qualche ora dopo, con indosso una camicetta di seta nera e un pantalone a coste verde scuro con una cintura dorata per ornamento, Isabel mostrava i primi segni di nervosismo.
«Penserà che sono una grandissima stronza.» Camminava su e giù per la stanza.
«Certo… lo sei, ma diciamo che sei stata una stronza a causa della tua vigliaccheria, cosa che lui sa bene, perché Victor sa che a te piace Lee Min Ho. Un uomo sa sempre quando non è l’oggetto dei desideri della propria donna…» Proprio mentre Katrina cercava di calmare i nervi della sua amica, Victor bussò alla porta della loro camera.
Entrò con una rivista nella tasca posteriore dei jeans e Isabel non poté fare a meno di constatare quanto attraente e sexy fosse anche Victor. Il pullover nero scolpiva le sue spalle larghe e il jeans chiaro slanciava le sue gambe lunghe e muscolose. I capelli ramati e spettinati ricadevano selvaggiamente sulla fronte illuminata dai suoi magnetici occhi verdi e la mascella volitiva, coperta da una leggera barba incolta, mostrava il suo solito sorriso da schianto.
«Ciao ragazze! Avete dormito bene? E tu ‘Bel, come ti senti oggi?»
Quasi aveva dimenticato di avergli mentito per uscire con Lee Min Ho. Deglutì a fatica, rispondendogli che si era trattata solo di una brutta emicrania e che grazie ad un antidolorifico si sentiva molto meglio.
«Sono davvero felice di sentirlo, così possiamo andare in giro per negozi o fare quel che volete.» Mise un braccio attorno alle spalle di Isabel e le sfiorò i capelli con un bacio. «Ah! Quasi dimenticavo! Avete visto questo?» Tirò fuori la rivista dalla tasca. «Il vostro amico Lee Min Ho è finalmente uscito allo scoperto. A quanto pare la sua vera fidanzata è Suzy delle Miss A. I loro manager hanno rilasciato un comunicato stampa qualche giorno fa, i due si frequentano da circa un anno e hanno pensato di ufficializzare la loro relazione. Tzè… e faceva il cretino con voi… tipico comportamento da Idol…»
Isabel impallidì , la vista le si fece offuscata per le grosse lacrime che minacciavano di rigarle il volto. Katrina strappó la rivista dalle mani di Victor, sfogliandola nervosamente. ‘Bel cercò i suoi occhi, implorandola di dirle che era tutto falso, che Victor si era sbagliato e che quello era solo un brutto incubo, ma lo sguardo furente di Katrina le fece tremare la terra sotto i piedi. Le lacrime cominciarono a correre giù senza freni e un singhiozzo disperato la costrinse a coprirsi il viso con le mani.
«Ma cosa diavolo sta succedendo? Perché piangi ‘Bel?» Cercava di scoprire il viso della ragazza che, intanto, piangeva disperata.
«Mi dispiace… Mi dispiace, Victor… ma io, ma io…» I singhiozzi la interrompevano di continuo.
«Di cosa ti dispiace? Insomma, qualcuno vuole farmi capire che sta succedendo?» Si passò una mano tra i capelli, era d’un tratto teso.
«Io sono… Io sono… innamorata… di quell’idiota… di Lee Mi…» Non riuscì a terminare la frase Isabel, il dolore che provava in quel momento e la totale delusione sembrava le stessero squarciando il petto.
«Maledizione!» Victor mollò un calcio al muro, stringendo i pugni più che poté.. «Avevo capito ci fosse dell’interesse da parte tua, ma non credevo fossi innamorata di lui…» Sentirla piangere lo rendeva ancor più nervoso ed agitato. «Per favore, calmati, non piangere… anzi, spiegami questa reazione… Non ti ha certamente promesso amore eterno...?»
Isabel lo guardó dritto negli occhi. «Ha detto… ha detto di… amarmi…» Un altro lungo singhiozzo la sconquassò .
Katrina corse ad abbracciarla, porgendole un fazzoletto.
«Isabel, per favore, calmati.» Le accarezzò piano i capelli, cercando un metodo veloce per sotterrare quel bugiardo di Lee Min Ho.
«Non vuoi avere una spiegazione da parte sua? Non vuoi chiedergli perché ti abbia mentito così spudoratamente?»
Isabel parve in trance. Con il volto rigato dalle lacrime prese la rivista di gossip di Victor e guardó le foto dell’articolo. Quattro pagine dedicate al famoso attore coreano Lee Min Ho e alla bellissima cantante K-pop Suzy. Isabel li vide fotografati mentre entravano in un hotel, all’uscita di un club, mentre giocavano a golf, mentre parlavano naso contro naso. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Le aveva mentito su tutto.
«Allora?» Katrina interruppe la sua scia di pensieri. «Vuoi chiamarlo? Vuoi andare da lui? Io lo vorrei tanto… solo per prenderlo a calci, sia chiaro!»
«Vorrei spaccargli la faccia anche io… maledetto buffone…» Esordì Victor, accarezzando la schiena di Isabel.
«Nessuno di noi farà niente.» Isabel tiró su col naso, asciugandosi gli occhi. «Torniamo a casa, Kat.»
«A casa?» Urló spiazzata Katrina.
«A casa, a Madrid. Questo sogno si é appena trasformato in un incubo. É giunta l’ora che io mi svegli.»
Victor si avvicinò a Isabel, anche lui sconvolto dalle parole della ragazza.
«E io? Non ti importa proprio nulla di me?»
Isabel si vergognò del comportamento che aveva avuto con lui e lo guardò negli occhi, cercando di parlargli in tutta sincerità .
«Mi dispiace, Vic… Sono stata molto ingiusta con te. Ho cercato di innamorarmi di te, ma tu sai che le cose non vanno così, non ci si innamora a comando delle persone. Io ti voglio bene, ma oltre questo non posso darti di più …»
Victor abbassò lo sguardo, si sentiva ferito, ma Isabel aveva ragione, l’amore è irrazionale.
«Ora, se non ti dispiace, vorrei restare da sola e organizzarmi con Katrina per rientrare in Spagna.» Gli si avvicinò quasi in punta di piedi, lasciandogli un casto bacio sulla guancia. «È stato bello conoscerti.»
Stava finendo tutto così . Senza proferire parola, Victor lasciò la camera delle ragazze, richiudendo la porta alle sue spalle.
Isabel si accasció sul pavimento e riprese a piangere.
«Per l’amor di Dio, Isabel!» Sbottò Katrina. «Smettila di piangere! Prendi quel dannato telefono e chiama Min Ho.»
Presa da un improvviso moto di stizza, Isabel scattò in piedi.
«NO! Le hai viste quelle foto. Cosa c’è da equivocare? Come puoi smentire i loro manager? E cosa accidenti dovrei dirgli? Scusami brutto stronzo, volevo solo sapere se hai giocato con me in tutto questo periodo? Ho smesso di farmi prendere in giro da lui. Non voglio sentire la sua voce che racconta chissa quali balle, e un attore, ricordi? Recitare gli viene quasi spontaneo. Voglio solo tornarmene a casa e dimenticarmi di tutto questo…» Si affrettò a recuperare le valige sistemate sotto il letto e prese a riempirle.
«Sei ferita, delusa, arrabbiata, amareggiata, umiliata, lo capisco. Ma non puoi fuggire e far finta che non sia mai accaduto niente tra di voi. Ammettendo sia vero che abbia giocato con te, devi essere forte e accettare che lui ti dica la verità. Se scappi in Spagna senza neanche parlargli i sensi di colpa ti divoreranno.»
La cara e sempre saggia Katrina aveva ragione, come suo solito, e Isabel rifletté sulle sue parole.
«Mi verrà da piangere non appena lo vedrò … mi conosco…» Mormorò , mordendosi il labbro inferiore.
«Non importa. Mostrare la tua vulnerabilita ti renderà ancor più forte.»
Isabel raggiunse l’amica rifugiandosi nell’abbraccio che le stava offrendo e la strinse fortissimo.
«Tu sarai al mio fianco, vero?» le chiese.
«Io sarò nei paraggi. È una cosa vostra, troppo personale per restarti così vicina. Ma sarai sotto il mio radar di controllo e se vedrò che per te è troppo verrò a portarti via.» Le schioccò un bacio sulla guancia e l’abbracciò ancora.
«Grazie, Eonnie… Sei sempre la mia spalla.»
«A che servirebbero altrimenti gli amici?!» Le strizzò l’occhio e riprese. «Ora scrivi un sms a Lee Min Ho e se non ha impegni lo raggiungiamo a Seuol.»
Isabel trasalì e afferrò, con le mani incerte, lo smartphone.

Ciao, ho bisogno di parlarti.
È molto importante. Sei impegnato nel pomeriggio?
Posso raggiungerti a Seoul.
Dimmi solo dove e quando.
‘Bel


Fissò l’sms per alcuni minuti, poi chiuse gli occhi, inspirò e schiacciò il tasto di invio.
Un quarto d’ora più tardi sopraggiunse la risposta:

Che succede? Stai bene?
Io sono alle prese con uno spot pubblicitario, ma ho mezz’ora libera. Passo a prenderti in stazione con il mio SUV, possiamo parlare lì, se ti va. Purtroppo un’uscita pubblica sarebbe troppo complicata da gestire.
Fammi sapere con quale treno arrivi e l’ora.
Ti aspetterò fuori.
Baci.
M.


A Isabel vennero gli occhi lucidi, ma ricacciò il magone che spingeva di venir fuori respirando con estrema calma.
«Lo vedi? Continua a prendersi gioco di me.» Sottolineò, rileggendo ancora e ancora l’sms.
«Non saltare a conclusioni affrettate, prima parla con lui.»
Tre quarti d’ora dopo erano salite sul primo treno diretto a Seoul, mano nella mano e con i cuori gonfi di aspettative, speranze, ma anche disillusioni.
Avevano mandato un sms a Victor per avvertirlo della decisione presa e lui sembrò d’accordo; occorreva un chiarimento prima di sparire dall’altra parte del mondo.
Quando giunsero alla stazione, alle 17.55, a Isabel vennero le gambe molli.
«Non ce la faccio, Eonnie. Con quale faccia mi presento da lui dopo aver letto l’articolo?»
Katrina prese a spingerla verso l’uscita.
«Smettila di piagnucolare. Hai bisogno di conoscere la verità e solo lui puó dirti come stanno realmente le cose.»
Quasi controvoglia Isabel lasciò la stazione ferroviaria e, col cuore in gola, si mise a cercare il Suv nero di Lee Min Ho. Lo vide e qualche istante dopo il Suv prese ad usare gli abbaglianti.
Era lui.
Katrina strinse le mani dell’amica e la incoraggio .
«Fa’ un bel respiro profondo. Stai tranquilla, qualunque cosa accadrà puoi sempre contare su di me.»
Isabel aveva lo stomaco contrito dall’ansia. Stava per rivedere quello che credeva essere il “suo” Lee Min Ho, ma che aveva appena scoperto essere di qualcun’altra.
Quando fu vicina all’auto, vide lo sportello posteriore spalancarsi e una mano farle cenno di salire.
Deglutì cercando il massimo auto controllo e salì .
Appoggiato al finestrino, con un cappotto nero con il collo alto, due occhi sorridenti e un sorriso smagliante, c’era lui: la più grande delusione della sua vita.
«Ciao» Bisbigliò Isabel, cercando di non incontrare lo sguardo del coreano.
«Ciao» Rispose lui, dischiudendo le labbra e un attimo dopo ricoprì la poca distanza che c’era tra loro, baciando con passione Isabel.
Sconvolta e spiazzata da quel bacio, cercò di divincolarsi da lui e lo guardò negli occhi con aria triste.
«Wae?» Chiese lui.
«Perché dovrei chiederlo io, non credi?»
Lui le sorrise di rimando, accarezzandole una guancia.
«Bogoshipoyo. È stato così bello stare insieme ieri sera…»
Le lacrime cominciavano a pizzicare i grandi occhi color caffé di Isabel. Non riusciva a giustificare il comportamento di Lee Min Ho e decise di mettere subito in chiaro le cose. Estrasse la rivista dalla borsa, cercò l’articolo e lo sventolò sotto il naso di Min Ho.
«Deve essere divertente per te… prenderti gioco in questo modo dei miei sentimenti…»
Il coreano impallidì e passo frettolosamente una mano sui capelli, scoprendo la fronte.
«Chamggan»(*)
«Keunyang!(*’) Adesso smettila di mentirmi, Min Ho-sshì … sono dichiarazioni dei vostri manager… tu… tu mi hai preso solo in giro…» Si morse le labbra per impedirsi di cedere alle lacrime.
«Avresti dovuto dirmelo dall’inizio, essere onesto… lo avrei apprezzato di più… ma la colpa è solo mia, sapevo di non dovermi fare stupide illusioni, invece… che cretina!» Isabel si schiaffeggiò piano la fronte, sorridendo ironica.
«Non è come pensi… cioè... insomma…» Min Ho cercò la mano di Isabel, ma lei la ritrasse.
«Non credevo arrivassi fino a questo punto, davvero… Pensavo fossi diverso… e continui a mentirmi…» Ingoiò il magone e respiró lentamente. Doveva scappare via da quella macchina, da lui, dalla Korea, da quel sentimento che la stava solo ferendo.
«Grazie per essere inciampato nella mia vita, Lee Min Ho. Sei stato davvero un sogno realizzato. Ora è tempo che mi svegli e di tornare alla mia vita…»
Si guardava le mani posate sul grembo, Isabel, mentre pronunciava le sue parole d’addio.
«Lei… lei era prima di te, ‘Bel…» Mormorò lui, accarezzandole una guancia.
Il contatto fece vacillare l’ostentata sicurezza di Isabel e le lacrime represse comparvero sul viso.
Lo guardò negli occhi e gli sorrise. «Lei è bellissima. L’adoro. E poi insieme siete splendidi… una coppia meravigliosa. Spero possiate essere tanto felici e… » le lacrime copiose la costrinsero a fermarsi.
«Kumawo, Oppa…» osò dire e gli posò un bacio sulle labbra, quelle labbra che non avrebbe mai più sfiorato. Cercò di imprimere sulla pelle, nel cuore e nella mente, la sensazione di calore e sicurezza che riusciva a trasmettergli quel ragazzo e si staccó da lui lentamente, senza sollevare lo sguardo. Lee Min Ho le asciugò le lacrime e con entrambi i pollici e cercò di parlare, ma Isabel lo zittì con un dito sulla bocca. Smise di piangere, sistemò i capelli e gli rivolse un ultimo sorriso.
«Annyeongh, Lee Min Ho.» Un inchino veloce e scese dall’auto senza mai voltarsi indietro, mentre le lacrime scendevano senza alcun freno.
Sentì il rumore dello sportello aprirsi e chiudersi e la sua voce che invocava il suo nome.
Ti prego, lasciami andare. Pensò Isabel, camminando in fretta, ma ben presto sentì la sua presa stretta sul suo braccio.
«Kaji ma. (*’’)» la implorò.
Lei non si mosse, così fu Min Ho a fronteggiarla e solo allora vide lo stato in cui era la ragazza. La strinse al petto più forte che poté .
«Mianè… Cheongmal mianhaeyo…»
Isabel non poteva sopportare altro. Si divincolò dall’abbraccio e corse il più lontano possibile da lui.
Era finito, era tutto finito.
Doveva scappare via dal quell’incubo e provare a dimenticare Lee Min Ho.
Dimenticare Lee Min Ho, il suo principe coreano… come avrebbe mai potuto farlo?
Mentre correva vide Katrina andare verso di lei, così, non appena l’amica le fu di fronte, le afferrò una mano spingendola all’interno della stazione.
«Aspetta un momento!» Katrina si fermò, arrestando la convulsa corsa di Isabel. «Sei in uno stato pietoso! Cosa diamine e successo in quella dannata auto?» Porse un fazzoletto all’amica che si asciugò frettolosamente il naso.
«Mi ha detto che lei… che lei c’era prima di me… è tutto finito, Eonnie. Gli ho detto addio. Andiamo via, ti prego…» Si guardò intorno con aria sospetta; non sapeva se sperare di vederlo nascosto in un angolo o se teletrasportarsi all’istante su di un’altra galassia.
«Sei proprio sicura di voler tornare a casa… a Madrid?» Insisté Katrina, non sapendo bene cosa fare.
Isabel parve pensarci, ma il suo fermo arrivó poco dopo.
«Se resto qui sarà più difficile dimenticarlo. Ci saranno posti, luoghi e profumi che mi ricorderanno di lui, per non parlare della tv, dei giornali, delle notizie in rete… sarebbe troppo per me dover affrontare tutto quello…»
Era quello che Isabel desiderava in quel momento, glielo si leggeva chiaramente in viso.
«Bene, se è questo ciò che vuoi, d’accordo, ma devi sapere una cosa…»
Gli occhi rossi e gonfi di Isabel la fissarono.
«Victor…» Cominció Katrina. «Victor ha deciso di venire con noi in Spagna. Ha fatto il biglietto con me…»
Isabel sembrò sconvolta e sorpresa dalla notizia. «Ma come? Perché? Mi sono comportata così male con lui…»
Katrina le sorrise. «Sei la solita scema. Non vuole lasciarti andare. Ha capito quanto sei innamorata di Min Ho, ma vuole restarti accanto comunque…»
Gli occhi di Isabel si riempirono nuovamente di lacrime.
Come avrebbe voluto fosse stato Lee Min Ho a seguirla.
L’abbraccio di Katrina la distolse da quel pensiero triste.
«Andiamo. Victor è in aeroporto che ci aspetta. A quel poverino è toccato portar via anche le nostre valige. Mi ha chiesto se nella tua ci fossero pietre e cemento.» Risero tenendosi per mano, ma in quel mentre arrivó un sms sullo smartphone di ‘Bel.

Dove pensi di andare senza di me?

Era di Min Ho. Katrina strappó il cellulare dalle mani dell’amica, infilandoselo in tasca; poi prese il suo e rispose personalmente a quel messaggio.

Smettila di fare il cretino! Se ami Isabel corri subito all’aeroporto di Incheon; lei deve sapere se l’ami davvero, se tieni a lei, se sei disposto a lasciar andare quella Suzy per il bene del vostro amore… la tua carriera non si eclisserà, il tuo talento di attore resta.
Fa’ presto, Victor sta seguendo Isabel a Madrid per non lasciarla andare.
Kat.


Non era sicura di quel che faceva, ma premette il tasto invio sperando che il coreano avesse la reazione che supponeva avrebbe avuto.
Gli aveva scritto deliberatamente di Victor e, se aveva imparato a conoscerlo almeno un po’, sapeva che non avrebbe potuto lasciar andare la sua amica in quel modo.
Circa un’ora e mezza dopo, mentre le ragazze e Victor aspettavano l’apertura del check-in, Katrina vide qualcuno aggirarsi circospetto tra i viaggiatori. Aveva un cappello nero calcato sulla fronte, grandi occhiali scuri e una grossa sciarpa beige coprirgli il volto fino al naso.
Non poteva essere che lui, ma per sincerarsene gli scrisse un sms e, fingendo di sgranchirsi le braccia fece un gesto con la mano. Un istante dopo le arrivò un sms:

Falla venire vicino alla toilette.

Katrina storse il naso. Voleva parlare con la sua amica vicino alle toilette? Ma che gli diceva il cervello?
Lui sembrò leggerle nel pensiero e un istante dopo le scrisse:

C’è meno gente.

Katrina riflettè. In effetti l’aeroporto era gremito di gente come sempre, lui si era catapultato lì senza sicurezza, ne manager, i fans l’avrebbero assalito e, probabilmente, se avessero inteso della relazione tra lui e Isabel, qualche fan scatenata avrebbe potuto avere reazioni eccessive come quelle lette sui social.
Assentì con la testa in direzione del coreano che si allontanó subito.
«’Bel devo andare in bagno, vieni con me?»
«Certo, Eonnie.» Sorrise a Katrina, avvisando Victor.
Arrivate vicino alle toilette, quando Katrina riconobbe Lee Min Ho finse di aver dimenticato la borsa, volutamente lasciata sulla sedia, e chiese all’amica di aspettarla lì .
Quando Isabel fu sola il coreano le andò incontro, le afferrò la mano e la portò nella stanza degli oggetti smarriti.
«Cosa cavolo ci fai tu qui?» Urlò Isabel, divincolandosi.
«Cosa cavolo ci fai TU qui?» Esclamò lui di rimando, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
«Io me ne torno a casa! Voglio dimenticarmi di te, di Seoul, della Korea. Voglio dimenticare tutto e far finta che mai niente sia accaduto!» Isabel lo guardò dritto negli occhi, il cuore pronto ad esploderle dal petto. Fece qualche passo e cercò la porta per andar via, ma lui la raggiunse e con veemenza la spinse contro il muro appoggiandosi di peso con il suo corpo muscoloso.
«Kaji ma…» Mormorò.
I loro respiri si confusero e Isabel tremò e posò le mani sul torace di Min Ho, cercando di respingerlo.
«Lasciami andare, per favore… Ho detto che voglio dimenticar…» Non terminò la frase, il coreano si impossessò prepotentemente della sua bocca, si liberò dalle mani di lei e intrecciò le dita in quelle della ragazza, allargandole le braccia e spingendole contro la parete.
Imprigionata da quel bacio travolgente, Isabel si lasciò andare rispondendo al bacio, lasciando che la lingua di lui la esplorasse e che il loro cuori impazzissero all’unisono.
«Tu sei mia…» Bisbigliò lui, contro la sua bocca, con il respiro che le solleticava il naso. «Non importa dove tu vada, tu sei mia e io verró a prenderti!»


Note:
  • Chamggan: Aspetta
  • Keunyang: basta
  • Kaji ma: non andare

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