La bionda iniziò a piangere. E si diresse velocemente verso casa.
Il suo telefono iniziò a squillare.
"Pronto."
"Harl. Stai bene?"
"Si, certo Jim. Dimmi." tremò.
"Io sto andando al circo con Lee. Vuoi venire?"
"No." disse di botto la ragazza.
Il solo pensiero di rivedere Jerome la rendeva triste.
Non si era mai comportato così, era sempre stato un ragazzo premuroso e dolce.
La bionda conosceva i suoi problemi con la madre e con i suoi diversi compagni che si divertivano a tormentarlo. E lei gli era sempre stata vicino in quei mesi. Soprattutto quando lo vedeva con un occhio pesto e il naso rotto.
"Ok. Sei sicura di stare bene? se vuoi posso rimandare l'uscita. Sai non amo molto gli spettacoli circensi." La rassicurò.
"No davvero sto bene. Inoltre credo che Lee ci rimarrebbe male. Lei mi piace, passaci un po' di tempo."
"Ok Harl. a dopo"
"A dopo." chiuse la chiamata.
Entrò in casa e si fiondò sotto la doccia. Ricominciando a piangere come una bambina.
Nel frattempo Jim e Lee erano appena arrivati, e si stavano godendo il primo spettacolo.
Ma molto presto le cose degenerarono, a causa di una faida tra le due famiglie componenti, che iniziarono una rissa interrompendo lo spettacolo.
Gordon dovette intervenire, chiamò i rinforzi e mandò Lee a controllare i feriti.
La dottoressa cercò di porre qualche domanda al ragazzo.
"Allora litigate spesso durante gli spettacoli?" chiese dolcemente.
"Non guardarmi così Greyson." disse la ragazza davanti a loro.
"Quindi si tratta di una faida?" chiese.
"No scommetto che è tutta colpa di tuo zio."
"No sai bene che è come sempre colpa di Layla."
"Mary!" la rimproverò il ragazzo.
Gordon non riuscì ad avere niente di utile. Al contrario di Lee.
"Allora qui non mi hanno detto niente."
"A me si." sorrise orgogliosa.
"A quanto pare tutto è iniziato per una donna di nome Layla. E indovina fa la danza con il serpente." disse entusiasta.
"La danza con il serpente eh?"
Gordon allora si diresse verso il direttore e gli chiese della donna. I tre si avviarono verso la roulette e bussarono.
"GCPD." urlò.
Un ragazzo rosso aprì la porta.
"Salve. Stiamo cercando Layla. La conosce?"
"Si sono il figlio Jerome. C'è qualcosa che non va?"
"Tua madre è in casa?" chiese il detective.
"No doveva essere qui da un po'."
"Sta tranquillo ragazzo, sarà uscita a fare baldoria come al solito."
"Senza cappello o soprabito?" chiese il ragazzo.
"Signore Layla non è una grande esempio di virtù. Sarà di ritorno tra un pò con le mutandine nella borsetta."
"Guardate Shiba è agitata." disse il rosso.
"Falla uscire."
"Prego?"
"Falla uscire."
Iniziarono a seguire il serpente, che li condusse vicino a un carretto. Dove sotto un telo la donna era priva di vita.
Jerome scoppiò a piangere e si inginocchiò a terra. La dottoressa cercò di confortarlo.
"Voi lo sapevate." disse verso il direttore.
"Si."
"Arrestatelo."
La nottata passò così tra gli interrogatori dei diversi clown e componenti. Finché non toccò a Jerome alle prime ore dell'alba.
"Allora Jerome cosa puoi dirmi di tua madre."
"Niente era mia madre. E le volevo bene. Non era molto brava in cucina"
"Amanti o persone che le volessero fare del male." chiese.
"No."
"Niente amanti?" chiese sicuro del contrario.
"Rapporti occasionali con diversi uomini. Niente di problematico. Dopotutto il sesso è salutare."
"Si certo. Hai altri familiari ?"
"No il circo è la mia famiglia."
"Bene."
Nel frattempo la ragazzina si trovava a scuola. Con la testa tra le nuvole.
Non sentiva Jerome da ieri. Era preoccupata e delusa per il suo comportamento.
Ignorò perfino la sua amica Kelly che non aveva fatto altro che chiederli scusa per il giorno precedente. La bionda non gli rispondeva nemmeno.
Dopo la scuola si avviò come sempre verso il dipartimento.
"Harl." la salutò il partner di Jim.
"Ciao. Sai dov'è Jim?"
"Si, sta facendo un interrogatorio. C'è stato un problema al circo."
"Cosa? Cosa è successo?" chiese velocemente.
"Una donna è stata uccisa. A quanto pare è stato il figlio."
"Come si chiamava questa donna?"
"Layla Valeska."
"C-cosa? è impossibile." disse sbiancando
Velocemente andò verso la stanza degli interrogatori. Bussò e si spostò dietro il vetro.
Un signore anziano era seduto dall'altra parte del tavolo.
"Harl. Cosa c'è? Sono impegnato."
"Tu credi davvero che sia stato lui?" disse con le lacrime agl'occhi.
"Lui chi?"
"Jerome, non è possibile. Vi state sbagliando." disse di fretta.
"Camati. Tu lo conosci?"
"Certo è il mio ragazzo." quasi urlò.
Il detective rimase colpito, non sapeva che la ragazza avesse un fidanzato. E soprattutto che fosse proprio il suo indiziato. Gli dispiaceva ma avrebbe fatto il suo lavoro.
"Mi dispiace ma stiamo per iniziare." disse mettendosi le mani tra i capelli biondi e guardando la stanza dove il ragazzo era stato fatto accomodare.
"Harvey puoi restare qui con lei?" chiese al suo compagno.
"Certo." rispose l'uomo.
La bionda rimase basita dalla sua freddezza e compostezza. Jim si girò ed entrò nella stanza.
"Salve Jerome. Conosci già il signor Cicero."
"Salve detective certo. Salve signor Cicero" si salutarono.
"Buona sera Jerome." Rispose l'uomo al suo fianco.
"Allora Jerome sai perché sei qui?" chiese freddamente il biondo.
"Ha scoperto chi ha ucciso mia madre." disse lentamente.
"Hai ucciso tu tua madre."
La bionda dall'altra parte del vetro sussultò per la schiettezza.
"Come?"
"L'hai uccisa in quel campo e ti sei pulito nella roulette del signor Cicero." lo accusò.
"Signore questo è assurdo e offensivo." rispose il rosso.
"Ma è la verità. Ma non so perché quest'uomo si sia adoperato per aiutarti. Forse perché è tuo padre?"
Intanto la ragazzina rimaneva ferma ad ascoltare. Trattenendo anche il respiro a volte. Sentiva crescere dentro di se un forte risentimento per il suo tutore. Per lei non aveva alcun diritto a porre certe accuse in questo modo.
"Non so di che sta parlando. Mio padre era ufficiale di marina. Ed è morto in mare."
"Quale era il nome della nave?"
"Ha lavorato su diversi mercantili."
"Quella su cui è deceduto."
"Questo non lo so."
"Un esame del sangue proverà che ho ragione. Ci vorranno 30 minuti non è vero dottoressa Thompkins?"
"Certo." acconsentii lei impiedi nell'angolo della stanza.
"Risparmiatevi l'ago."
Tutto questo continuava a risultare assurdo per la bionda. Che fece per entrare nella stanza. Ma fu subito bloccata da Bullock.
"Harl. Non puoi lo sai."
La bionda allora tornò al vetro e continuò a seguire l'interrogatorio.
"Io odio gli aghi. Mi dispiace Jerome." disse il signor Cicero ormai alle strette.
"Di che cosa stai parlando?" chiese il rosso.
"Ha ragione io sono tuo padre."
"No non è vero, perché dici così ?"
"Devi aver sospettato la verità."
"No tu non sei mio padre. Mia madre non avrebbe mai." disse negando ma fu interrotto dal sensitivo.
"Tua madre era una donna abbietta ed era spesso cattiva con me. Ma una volta si, una volta mi ha amato, a modo suo e ha amato te sopra ogni cosa. Inventando la figura di un padre migliore."
Jerome iniziò a piangere. E la ragazza ormai furiosa si scagliò contro l'altro detective.
"Non aveva il diritto di sbattergli in faccia tutto questo. Ora basta." ma l'uomo la fermò e la fece girare ancora verso il vetro.
Il pianto del ragazzo si trasformò presto in una risata inquetante. Alzò la testa mostrando un sorriso tetro e uno sguardo malsano.
Girandosi verso l'uomo anziano iniziò a parlare.
"Mia madre era una puttana senza cuore, non ha mai amato nessuno, e di certo non avrebbe amato un patetico vecchio raccapricciante come te." sillabò con uno strano tono.
Il respiro della bionda si fermò. E tutto iniziò a girare per lei. Le lacrime uscivano compiosamente dai suoi occhi.
"Tutti questi anni, credevi fossi gentile con te perché sono un brav'uomo? Se non fossi tuo padre ti avrei aiutato dopo quello che hai fatto."
Quello fu l'inizio e la fine di tutto.
L'uomo aveva appena ammesso la colpevolezza del figlio. E perfino il rosso capì che ormai era finita.
La ragazza sentiva di stare per svenire. Sentiva ancora in sottofondo quella risata.
"Mio padre, che mi venga un colpo." disse voltandosi.
"Oh è divertente." disse ricominciando a ridere per poi imitare teatralmente il suono dei tamburi.
"A quanto pare la puttana ha voluto lasciarmi con un ultimo scherzo." sillabò.
"Perché hai ucciso tua madre Jerome?" chiese direttamente Gordon.
"Sa come sono le madri, e che tirava troppo la corda. Mi va bene mamma fai la puttana, la puttana alcolizzata se vuoi. Ma non mi dire che devo fare i piatti mentre ti fai sbattere da un clown nella stanza accanto." urlò ormai fuori di sé sbattendo un pugno sul tavolo.
Tutti i presenti sobbalzarono. Prima che il ragazzo ricominciasse a ridere attivamente.
Gordon dichiarò l'interrogatorio chiuso. E lo fece arrestare senza processo, ma con una diretta per Arkham.
La ragazza continuò a guardare tutta la scena interdetta e bloccata. Fino a quando non uscirono tutti.
Il suo tutore la guardò compassionevole.
"Harleen mi dispiace."
Al suono di quel nome Jerome voltò la testa. E la guardò. Solo per qualche secondo con quel sorriso stampato in faccia. Ma girò l'angolo velocemente e la bionda in quel momento crollò a terra.
Autrice: Salve a tutti. Volevo ricordare che questa storia è presente anche su Wattpad, sempre sul mio account e io sono l'unica e sola autrice. Inoltre vorrei chiedervi di lasciare qualche commento e recensione per sapere cosa ne pensate. Se riceverò solo visite, non potrò compredere il vostro livello di gradimento. Grazie mille a presto. <3