La vita di Atena Astreus

di Anagaxarosas_98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una piccola sorpresa ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


"Sei la mia unica figlia, sai che pretendo molto da te, dovrai succedermi nella società" questo mi ripete ogni giorno mio padre dalle medie. All'inizio ne ero onorata, una bambina con quelle responsabilità da adulta, mi faceva sentire grande. Ma dopo aver cambiato tre città in tre anni, in tre paesi differenti, ho capito cosa sarebbe veramente stato. Non potevo fare grandi amicizie, imparavo la lingua e cambiavo posto. Nelle scuole private tutti volevano conoscermi, obbligati dai genitori, per portare a delle agevolazioni per le loro società. Il prestigio del cognome Astreus mi seguiva come una spada di Damocle e aspettavo soltanto che mi trafisse.
Fino alla fine della prima media ho vissuto a New York, dove era nata la Astreus corporation che mio padre aveva portato, successo mio nonno, tra le principali società del mondo. La scalata del successo della Astreus arrivò al climax mentre frequentavo la terza media a Dubai. Avevo già imparato 5 lingue ed ora toccava all'arabo.
Mio padre dice sempre che, nonostante sia l'inglese la lingua economica, imparare nuove lingue avvicina alle culture dei soci creando piccoli legami indissolubili portandoci ad un rapporto simile a quello familiare. Non ho mai capito ciò che intendesse, in realtà penso siano solo delle scuse per farmi parlare altre lingue perché in verità tutti gli stanno addosso per rimanere tra gli uomini più potenti al mondo, quelli che prendono le decisioni al di sopra dei politici. Le vere lingue, durante le cene di gala, sono quelle che leccano il culo di mio padre, ed è l'unico vero legame. Tutti hanno paura di essere lasciati indietro, soprattutto se perdi il posto nel podio.
Nonostante tutto, gli Astreus stanno in cima e nessuno può veramente spodestarli. I cosidetti soci sono solo dei parassiti e non c'è nessuna simbiosi e nessun "do ut des". O, forse, l'unica cosa che fanno è dare compagnia a mio padre, lui odia stare solo. Dalla morte di mia madre, lui si circonda di persone e di lavoro per non avere il tempo di pensare a quel fatto, perché non ha la forza e la volontà di smettere di piangere se inizia.

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Capitolo 2
*** Una piccola sorpresa ***



Ora sono accanto a lui, nel nostro aereo in diretta per Tokyo. Andremo a vivere a Bukyo, una delle province più importanti e frequenterò la famosa scuola Ouran con i figli delle famiglie più prestigiose. Non ho idea se rimarrò qui solo un anno o mi stabilirò, ma secondo tutto ciò che ho passato, qui farò solo la prima superiore. Che cosa assurda dover cambiare tutti questi paesi. Anche se mi piace viaggiare, vorrei stabilizzarmi in un posto. Ma anche a papà piace spostarsi, mettere le radici non è una cosa per lui. Dubito che questo paese abbia qualcosa di differente da spingerlo a rimanere più di un anno.
-Atena- mi sento chiamare da mio padre che stava scrivendo qualcosa al pc. -Sì, papà?- mi giro verso di lui, appoggiandomi annoiata sul gomito con una cuffietta che oscillava verso il basso per poter ascoltare. -Hai già imparato qualcosa di giapponese?- mi domanda alzando lo sguardo incrociando il mio che non aveva cambiato espressione. Gli rispondo in giapponese "ho fatto le lezioni basi che mi hai fatto prendere", e lui annuisce soddisfatto ritornando a lavorare. Alzo gli occhi al cielo e torno a guardare fuori dal finestrino, ma lui continua a parlarmi. -Il nuovo socio è Yoshio Ootori, una famiglia molto potente in Giappone, controlla il campo medico, ma si sta espandendo anche nel benessere.- mi informa, anche se non sono molto interessata. Avevo già capito che, probabilmente, uno dei figli si trovava nella mia stessa scuola, ma dubito voglia che vada io a fare conoscenza con lui. -Cosa dovrei fare io?- domando rigirandomi verso di lui, abbastanza curiosa e leggermente impaurita. Non riesco a conoscere nuove persone, di solito sono gli altri ad avvicinarsi. Non è per la timidezza, cosa che non possiedo, ma è solo per il fatto che non sono abituata a dover cercare le persone. -Pensavo soltanto potessi fare amicizia, tutto qui.- risponde al mio primo dubbio, ma portandomene altri. Sul mio viso compare una leggera nota di stupore, come è possibile che mio padre mi chieda di fare amicizia? -Perché fare amicizia con qualcuno se lo vedrò per un solo anno?- domando alzando un sopracciglio tornando all'apatia per non far notare a mio padre che aspetto con ansia che mi dica "no, ci stabilizzeremo lì". Rialza lo sguardo come se stesse per dire una cosa banalissima, e la cosa mi disillude subito, ma poi apre la bocca -Sai, devo aprire una nuova sede, ed anche acquistare nuovi soci nel campo asiatico. Credo che dovremmo fermarci là per più tempo che un semplicemente anno.-. Quelle parole mi entrano nelle orecchie e mi scappa un sorriso spontaneo. Mio padre non sorride e riporta lo sguardo sul pc. In realtà questa è la prima vera conversazione che facciamo da settimane, ed è la prima volta in cui non è severo con me. È anche la prima volta in cui non mi tratta come una collega di lavoro. Sono sempre stata usata per le cene ed incontri di affari, lo accompagno e sorrido quando mi dice di farlo, gioco la parte della figlia modello e crollo quando torniamo a casa a notte fonda. Alla mattina mi fa sempre lo stesso discorso, soprattutto i primi giorni di scuola perché vuole la perfezione da me ed io devo mantenere alto il cognome della famiglia. 

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