Storia tutta dedicata a Chrome e Mukuro! (Hibari-san, non mi mordere °A°)
Note: spoiler dal capitolo 163!
Disclaimer: uguale a quello del primo capitolo
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Chrome entrò nell’aeroporto e si guardò attorno da dietro ai grossi occhiali scuri. A quanto pareva nessuno l’aveva seguita.
Non c’erano membri della Famiglia Millefiore in vista e dubitava che a Ken o a Chikusa importasse qualcosa della sua frettolosa partenza. Erano mesi che quei due non si facevano vivi. Non sapeva nemmeno se fossero ancora in Italia o se fossero già ripartiti.
E poi c’era Mukuro, che non la contattava da quell’incidente con il White Spell della Pioggia, nemmeno attraverso il nuovo corpo che aveva detto d’aver trovato.
Avrebbe mentito se avesse detto che non era preoccupata.
Con il braccio libero dal gesso si aggiustò rapida una ciocca di capelli sfuggita al foulard.
Non c’era tempo da perdere a rimuginare su cos’era o non era successo. Aveva sentito chiaramente l’ultimo messaggio di Mukuro e lo avrebbe seguito alla lettera, anche se la preoccupazione la stava facendo impazzire. Sarebbe tornata in Giappone il più in fretta possibile.
In Italia, dopo la disfatta dei Vongola, erano rimasti solo più nemici. In Giappone c’erano ancora il Boss e gli altri guardiani. In Giappone c’era ancora qualcuno da cui potesse tornare.
Dopo aver convalidato il proprio biglietto, raggiunse il gate numero 4. Il suo volo sarebbe partito a momenti.
Si fermò un attimo per aggiustarsi una scarpa che sembrava volesse diventare parte integrale del suo tallone. Chissà perché insisteva a mettersi quelle scarpe. Forse perché erano un regalo dell’ultimo Natale che avevano passato tutti insieme.
- Fai buon viaggio, Nagi. -
Al suono della voce, Chrome non mosse un muscolo. Continuò noncurante a lavorare sul tallone della scarpa rossa. Però, nonostante il sangue freddo ottenuto dopo anni interi di pratica, non riuscì ad impedire che un impercettibile sorriso le comparisse sulle labbra.
Non conosceva quella voce ma poteva tranquillamente intuire di chi fosse.
In fondo solo lui, quando erano soli, la chiamava ancora con il suo vecchio nome.
- E’ pericoloso. – mormorò a voce tanto bassa che temette di non essere stata sentita.
Naturalmente si sbagliava: per anni Mukuro l’aveva sentita anche quando lei non parlava.
Pur non vedendolo in volto, immaginò che l’uomo stesse sorridendo. - Potrei mai lasciar andare via la mia Nagi senza averla prima salutata? -
Per quanto ne avesse voglia, Chrome non sorrise.
Si rialzò, concedendo solo una rapida occhiata al ragazzo fermo di fronte a lei. Un ragazzo qualsiasi, con un berretto marrone e una giacca color terra.
Dieci anni prima si sarebbe sorpresa del fatto che Mukuro avesse scelto un corpo tanto anonimo. Ma in fondo quella in cui vivevano era un’altra epoca. Un’epoca pericolosa.
- Ha bisogno d’aiuto, signorina? -
Chrome voltò la testa annoiata e con una punta di fastidio. – No. –
Il ragazzo si limitò ad annuire e voltarsi.
Chrome non riuscì a resistere.
– Grazie. – mormorò tanto piano da far sembrare le parole un sospiro.
Nonostante fosse rimasta per tanto tempo in Italia e ormai conoscesse abbastanza bene la lingua locale, la prima parola che Mukuro le aveva insegnato era ancora la sua preferita.
Il ragazzo si era già allontanato e lei procedeva rapida verso il gate numero 4.
Non l’aveva sentita ma era certa di aver avvertito la sua risposta nell’aria. – Prego. –
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Rantoli dell’Autrice
Per rimediare alla storia di prima, questa è lunga \(°w°)/
Insomma... più lunga...
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