Black Soul.

di Fonissa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Xylia Ayala. ***
Capitolo 2: *** Letters. ***
Capitolo 3: *** Ade. ***
Capitolo 4: *** Anger and stories. ***
Capitolo 5: *** The escape. ***
Capitolo 6: *** Drugs ***
Capitolo 7: *** You are my sister. ***
Capitolo 8: *** Family ***
Capitolo 9: *** House ***
Capitolo 10: *** Bye bye. ***
Capitolo 11: *** Train ***
Capitolo 12: *** Psychiatric Hospital ***



Capitolo 1
*** Xylia Ayala. ***


Chirone guardava ansiosamente la porta della Casa Grande aspettando l'arrivo di Annabeth. Vicino a lui Dionisio e un satiro guardavano attentamente una ragazza che se ne stava seduta annoiata. Era arrivata nel tardo pomeriggio al campo ed era stata subito accolta da Chirone, eppure in lei c'era qualcosa che non andava, qualcosa di preoccupante.

La porta si aprì, mostrando Annabeth che sorridendo salutò il centauro e il Signor D. Poi la nuova si alzò andando incontro alla figlia di Atena. Quest'ultima strabuzzo gli occhi alla vista della ragazza: dai lineamenti doveva avere massimo quattordici anni, eppure sembrava più grande. Lunghi capelli blu  le ricadevano fino a metà schiena, facendo risaltare gli occhi blu elettrico. Indossava un top stretto nero con una zip nel mezzo con le spalle e la parte di sopra scoperte, un pantaloncino nero con borchie dorate e Converse nere leggermente rovinate.  In entrambe le orecchie si vedevano dei dilatatori larghi 5 millimetri. Linee di Ayeliner le incorniciavano gli occhi e un rossetto nero opaco le stava sulle labbra. Al collo aveva un collarino di pelle nera. Dello stesso materiale del collarino era lo zaino che portava sulle spalle.

"Ehm ciao...io sono Annabeth Chase, figlia di Atena. Tu?"

"Xylia Ayala" rispose la ragazza duramente. Annabeth potè giurare di aver visto qualcosa brillare sulla lingua di Xylia. Guardò Chirone, ma questo si limitò ad alzare le spalle.

"Piacere di conoscerti Xylia. Che ne dici di fare un giro?"

"Come vuoi"

Leggermente confusa, Annabeth scortò Xylia fuori, iniziando a fare un tour dell'intero campo. Le mostrò la mensa, il muro dell'arrampicata e le stalle, ma la ragazza era indifferente a tutto e si limitava a rispondere con uno sbuffo o scrollando le spalle. Annabeth cercava di sopportarla. Infondo era il suo primo giorno al campo, magari doveva ancora abituarsi. 

Mentre stavano vedendo le case dei vari semidei, Annabeth ebbe un'idea per iniziare a chiaccherare.

"Chirone ti ha già spiegato tutta la faccenda dei semidei, giusto?"

"Si" rispose seccamente, guardando di traverso la bionda.

"Chi è il tuo genitore divino? Tua madre o tuo padre?"

"Mio padre"

"Oh...e quindi tua madre ti ha mai parlato di lui? Potrebbe esserci qualche indizio"

Xylia sbuffò.

"Diceva che me ne avrebbe parlato al momento giusto, ma è morta quattro anni fa prima di dirmi qualcosa, quando io ne avevo dieci. I miei nonni materni, con i quali vivo, dicono semplicemente che non gli piaceva per niente quel tipo"

Annabeth guardò Xylia per un bel pò, prima di deglutire a vuoto. Un dubbio si insinuò nella mente della bionda. Possibile che suo padre fosse proprio... no, non poteva essere.

Senza fare altre domande continuarono il loro giro. Non parlarono per il resto del tempo, tranne alla fine, quando per ultimo visitarono il deposito delle armi.

"Io ho già un'arma" dichiarò la ragazza dai capelli blu, ghignando.

"Davvero? Come hai fatto?"

"Un regalo da parte di mio nonno"

"Posso vederla?"

Xylia fece un sorrisetto, poi estrasse una frusta completamente nera col manico in oro.

"Ehm...particolare come arma..." balbettò Annabeth a disagio.

"Lo so" rispose semplicemente l'altra, per poi rimetterla a posto.

Stavano per andare alla casa di Ermes, dove Xylia sarebbe dovuta stare fino a quella sera al falò, quando sicuramente sarebbe stata riconosciuta, ma mentre camminavano incontrarono Hazel e Percy.

"Ehy Annabeth! Hazel ti stava cercando!"  disse Percy andando incontro alla ragazza.

"Ciao Annabeth!" la salutò la figlia di Plutone. Annabeth fece un grosso sorriso ai due, poi li prese in disparte facendo attenzione a non farsi sentire da Xylia.

"Vedete quella ragazza? E' una nuova"

Hazel e percy si sporsero entrambi un pò, guardando attentamente Xylia.

"E' leggermente...strana" disse Percy.

"Non ho mai visto una così a dire il vero" esclamò Hazel a occhi sbarrati.

"E dovreste vedere quant'è acida...ma andiamo al punto: mi ha detto che il suo genitore divino è sicuramente suo padre, i suoi nonni non lo hanno mai accettato e sua madre è morta quando lei aveva dieci anni. E poi guardatela bene: chi vi sembra?"

Percy sembrò ragionare un pò sulla cosa, mentre Hazel spalancò occhi e bocca.

"Mi stai dicendo che potrebbe essere una figlia di Ade?"

Percy assunse la stessa espressione di Hazel.

"E dove sarebbe stata per tutto questo tempo? Insomma, quanti anni avrà? Diciassette o diciotto?"

"Percy, ne ha quattordici" rispose Annabeth alzando gli occhi al cielo.

"SEI SERIA?!" 

"Si. E non urlare!"

"Annabeth -intervenne Hazel- personalmente io non avverto niente ora. Ma terremo gli occhi aperti, sia io sia Nico. A proposito, ora devo andare, ancora non l'ho visto. Ci vediamo!" e con questo, Hazel corse via.

"Vado anche io, Jason mi sta aspettando"

"Ho paura quando voi due siete insieme..."

I due risero, per poi salutarsi con un bacio.

Annabeth ritornò da Xylia.

"E' il tuo ragazzo quello?" chiese lei.

"Già"

"Carino. Scommetto che non è niente male a letto, vero?" esclamò con un sorrisetto.

Annabeth sbiancò per poi arrossire subito dopo.

"Come ti vengono in mente certe cose?!"

"Non l'avete ancora fatto? Ma quanti anni avete?"

"Diciotto..."

"E siete ancora vergini? Seriamente? Dovreste darvi una mossa..."

"Andiamo che è meglio!"

Annabeth si avviò completamente rossa e imbarazzata, domandandosi cosa diavolo avesse intesta quella ragazza.

 

Quella sera al falò Xylia sarebbe voluta rimanere nella casa di Ermes dove era stata per il resto del pomeriggio, ma visto che rimanendo li rischiava di non essere riconosciuta, si trascinò fuori. Se ne stette in disparte per tutto il tempo, guardando con disgusto quei ragazzi che ridevano e cantavano. Altri semidei furono riconosciuti e iniziarono a festeggiare, mentre Xylia rimaneva li sbuffando. Cosa ci faceva lei in quel posto? Prima che la trovasse quello stupido satiro, se ne stava tranquillamente con il suo gruppo a bighellonare in giro. Era in quel campo da solo qualche ora e già desiderava andarsene. Prese il suo zaino, decisa a ritornare dentro, quando all'improvviso la sua pelle sembrò illuminarsi. 

Leggermente stupita si fermò, guardandosi intorno. Tutti i semidei la guardavano a bocca spalancata, soprattutto Annabeth, che sembrava sul punto di svenire. Molti indicavano un punto sulla sua testa. Cercò di guardare e riuscì ad intravedere un piccolo sole lampeggiare sopra di lei. Quando tutto finì e la luce si spense, Chirone disse qualcosa balbettando:

"F-figlia di Apollo?!"

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Capitolo 2
*** Letters. ***


Xylia fu svegliata dai raggi del sole che entravano dalle finestre, oltre che dai suoi fratelli e sorelle che erano già in piedi. Si rigirò nel letto, coprendosi la faccia con un cuscino e sbuffando. Da quando era arrivata in quella casa, la sera prima, si chiedeva se aveva davvero lo stesso padre di quegli individui o se era stato uno sbaglio. Possibile che già di prima mattina erano così vivaci e allegri?

Una delle figlie di Apollo più piccole, una certa Dorothy che doveva avere più o meno otto anni, si avvicinò a Xylia, scuotendola leggermente.

"Ehy, sei sveglia?"

"No."

Dorothy guardò confusa Xylia, per poi ridere.

"Dai alzati! Sono già le dieci!"

"Le dieci?! Praticamente è l'alba! -esclamò la ragazza- lasciatemi dormire."

"Non avresti sonno se non fossi andata a dormire alle cinque del mattino." disse sorridente Jasmine, una delle sue sorelle di quindici anni.

"Non rompere il cazzo."

Alcuni dei ragazzi presenti spalancarono gli occhi, altri si limitarono a scuotere la testa. Nessuno lo dava a vedere, ma consideravano 'strana' la nuova arrivata. Sarà stato per i suo vestiti esclusivamente neri, per i capelli blu o per il piercing sulla lingua che aveva mostrato la sera prima, ma in lei c'era qualcosa di cupo, se non terrificante. Però si sforzavano di essere gentili e amichevoli, infondo era pur sempre una loro sorella.

Dopo qualche minuto Xylia, stanca della voce di Dorothy, si alzò, spinse bruscamente via la bambina, prese qualche vestito e si avviò verso il bagno. Li si lasciò andare un sospiro seccato, poggiandosi al muro. Quello non era decisamente il posto per lei. Il suo posto era la casa dei suoi nonni, situato nello stesso quartiere dei suoi amici. Si, perchè lei aveva amici, pochi, ma ne aveva. Aveva anche due migliori amiche, Ilary e Katerine, la prima inglese e la seconda con origini francesi. Loro tre, e il resto del loro gruppo, erano soliti nascondersi in una vecchia galleria sottoterra, dove prima passava la metro. C'era anche un vecchio vagone che avevano forzato e adibito a loro spazio personale.

Scosse la testa. Non era momento di ricordi. Si vestì in fretta con un leggins nero con delle finte fibbie di pelle sul lato, un corsetto delle stesso colore con pizzo e nastro viola scuro e le converse nere. Mise il suo solito collarino, si truccò con eyeliner e rossetto viola, si mise in spalla lo zaino e uscì verso la mensa. Quasi tutti i semidei erano li, a fare colazione chiacchierando tra di loro. Quando Xylia entrò, molti la guardarono, bisbigliando tra di loro. La notizia che 'quella ragazza dai capelli strani vestita in maniera indecente' fosse una figlia di Apollo aveva scosso un pò tutti. Insomma, nemmeno Chirone stesso se lo era immaginato. Xylia non badò alle occhiate e si andò a sedere, iniziando a mangiare un muffin ai mirtilli.

Will guardò un pò la ragazza, poi il resto dei presenti al tavolo, pensieroso. Nessuno era a suo agio con Xylia nelle vicinanze.Si alzò, andando verso il tavolo dei figli di Atena e avvicinandosi a Annabeth.

"Annabeth, devo chiederti una cosa." disse, con tono preoccupato. La bionda annuì, avendo ormai già capito di cosa si trattasse. Uscirono entrambi dalla mensa, mettendosi in disparte per non essere sentiti.

"Sei tu la prima ad aver conosciuto Xylia, vero?"

"Si."

"Perchè è così... strana?"

Annabeth sospirò, incrociando le braccia al petto.

"Penso che lei stessa sia così. Ognuno di noi è diverso, lei è in quel modo."

"Nessuno dei miei fratelli o sorelle è 'in quel modo', sono tutti in ansia da quando c'è lei. E poi, non dirmi che non te ne sei accorta..."

"Si, me ne sono accorta -Annebeth interruppe Will prima che potesse parlare- ha uno strano potere che la circonda. Non è solo il potere di Apollo, c'è qualcosa di più potente..."

Will annuì, preoccupato.

 

Nel frattempo, Xylia aveva finito di fare colazione ed era uscita dalla mensa, da sola. In quel momento, Chirone stava andando verso la ragazza, con delle buste di carta in mano.

"Xylia, hai ricevuto queste due lettere questa mattina..." disse il centauro, consegnando le buste alla ragazza. Questa sorrise, riconoscendo perfettamente quella carta: una busta era completamentenera, l'altra con delle decorazioni di cuori viola scuro. Aprì prima quest'ultima, iniziando a leggere:

 

Cara Nightmare...

dove porca puttana sei finita?! Ti prendeva male avvisarci?! Come ti è saltato in mente di andare in un campo estivo che non ha linea internet?!

Senza di te è una noia, non riusciamo nemmeno a pensare che ritornerai solo alla fine dell'estate... ma scommetto che li ti starai annoiando quanto noi. Non ti ci vediamo proprio in un campo estivo. Non iniziare anche tu a intonare stupide canzoncine o a fare gare di abilità del cazzo, altrimenti appena ritorni ti strangoliamo. Per il tuo ritorno organizzeremo una super festa, l'alcol scorrerà a fiumi!

Ora andiamo, David e Josh ci stanno aspettando, e sai com'è, non vogliamo mica far aspettare loro due...

Oscurity e Killer.

P.S.= se te lo stai chiedendo, e sappiamo che te lo stai chiedendo, l'indirizzo ci è stato dato dai tuoi nonni.

 

Xylia sorriso, osservando i loro soprannomi. Nessuno le chiamava più Xylia, Ilary e Katerine, ma solo Nightmare, Oscurity e Killer.

Senza perdere altro tempo, aprì l'altra busta, iniziando a leggere con espressione più seria.

 

Cara Xylia,

sappiamo che sei stata riconosciuta. Forse è il momento di dirti che noi sapevamo da tempo di chi eri figlia, ma comunque non spettava a noi dirtelo. So che sarà difficile ambientarti, e probabilmente non ci riuscirai, ma tranquilla, tra un paio di mesi ritornerai qui. Il Campo Mezzosangue è un posto sicuro per te, anche se hai quel piccolo problema con la gestione dei tuoi poteri. A proposito, il tuo bis nonno verrà presto a trovarti. So che ha dei figli li, perchè non provi a farteli amici, o almeno a conoscerli? Potrebbero tornare utili.

Ti scriveremo ancora.

Naomi e Alexander

 

Xylia alzò gli occhi al cielo. I suoi nonni non avevano perso il vizio di voler farsi chiamare per nome. Poi ghignò, rileggendo ciò che c'era scritto. Il suo bis nonno sarebbe venuto a trovarla? Si prospettava una visita interessante.

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Capitolo 3
*** Ade. ***


Xylia era riuscita a trovare un posto più appartato al campo, nascosto tra gli alberi e i cespugli, dove poteva fumare senza esser disturbata da nessuno. Stava ancora pensando alle lettere di tre giorni prima. Avrebbe dovuto rispondere a Oscurity e Killer, ma non sapeva cosa dirgli. Non poteva dire di essere una semidea, oltretutto figlia del dio del sole. Avrebbero riso e l'avrebbero presa per pazza. Ma le mancavano le sue migliori amiche. Le mancava il suo gruppo in generale, quello con sui usciva la sera e ritornava verso le tre di notte, oppure non ritornava proprio e dormire nel vagone. Quelli con cui poteva essere se stessa senza ricevere occhiatacce.

Sospirò, spegnendo la sigaretta. fece per ritornare alla casa di Apollo, quando uno dei cespugli iniziò a tremare leggermente. Xylia fece per prendere la frusta, ma si tranquillizzò quando vide che l'intruso era solo un ragazzo di un anno più grande di lei, con i capelli e gli occhi nero pece e un giubbotto da aviatore di pelle.

"In questo campo non c'è un luogo per stare da soli?" chiese Xylia sarcasticamente.

"In realtà questo era il mio luogo." rispose il ragazzo, alzando gli occhi al cielo.

"Cos'è questo strano odore?" domandò poi.

"Fumo." rispose la ragazza senza dare troppa importanza alle sue parole.

"Sarebbe vietato qui." il ragazzo lo disse con una nota acida. Si avvicinò all'altra, sedendosi a fianco a lei con fare indifferente.

"Tu devi essere Xylia Ayala, la nuova sorella di Will."

"Esatto. E tu sei?"

"Nico. Nico Di Angelo."

"O dei, sei tu quel ragazzo di cui Will parla sempre. Sono quattro giorni che sono qui e non l'ho sentito parlare di altro." Xylia sembrava esasperata, mentre Nico arrossì.

"Eppure ti credevo diverso, Di Angelo."

"Tu invece sembri peggio di come ti hanno descritta, Ayala."

"Si, me lo dicono in molti. Di quale divinità sei figlio?"

"Ade." rispose Nico storcendo la bocca.

Xylia per poco non si strozzò con la sua saliva. Ecco cos'era quella strana sensazione che la portava a essere più aperta del solito con quello strano ragazzo.

"In molti hanno la tua reazione quando lo dico." esclamò il figlio di Ade con amarezza.

"Figurati, non è per quello. Sarò anche la figlia del dio del sole, ma sono messa peggio di te. E' solo che da Will mi aspettavo qualche figlio di Demetra o simile." mentì Xylia con naturalezza.

"Si può sapere cosa sai su me e Will?" chiese Nico imbarazzato.

"L'ho sentito mentre raccontava a un altro dei miei fratelli di uno splendido appuntamento che avete avuto una settimana fa. Culminato con un bacio, oltretutto. Certi particolari avrei preferito non saperli."

"Io lo ammazzo."

"Ehy, sta calmo...frocetto."

Nico rivolse a Xylia uno dei suoi peggiori sguardi. Questa, per tutta risposta, gli scoppiò a ridere in faccia.

"Tranquillo, ho altri amici gay. Li prendo spesso in giro, per scherzare. Non ti sarai offeso per così poco?"

"Pff..." rispose Nico, alzando gli occhi al cielo, ma accennando un leggero sorriso.

"Però mi sembri untilo apposto, Di Angelo."

"Anche tu non sembri tanto strana, Ayala."

Quella sera il falò sembrava più allegro del solito. Nico si era costretto a venire, dopo il sogno della scorsa notte, dove Ade si stava preparando per una visita al Campo Mezzosangue. Non riusciva, però, a capire cosa volesse dire. Era su questo che voleva rimuginare quel pomeriggio, ma poi aveva incontrato Xylia. Questa era a qualche metro di distanza dal figlio di Ade che guardava i ragazzi del campo come se fossero un branco di imbecilli. Verso la fine della serata, tutti i semidei avvertirono una strana sensazione. Una forte luce iniziò a scintillare dal centro del campo, tanto che i ragazzi furono costretti a chiudere gli occhi. Quando li riaprirono, Ade era li, in piedi di fronte a loro. Mentre Chirone, un po' intimorito, dava il benvenuto alla divinità, solo tre ragazzi ebbero il coraggio di alzarsi: Hazel, Nico e, con sorpresa di molti, Xylia.

"Hazel, Nico, sono felice di vedevi. Purtroppo sono qui per qualcosa di molto importante e pericoloso."

"Cosa, padre?" chiese Nico, con durezza.

"Lei." e sotto gli occhi di tutti, Ade indicò Xylia.

"E' un piacere rivederti, Xylia."

"Anche per me, caro bis-nonno."

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Capitolo 4
*** Anger and stories. ***


Xylia non aveva per niente paura di Ade. Lo aveva visto altre volte, sia di persona che in sogno. In effetti, molte volte ci pensava. Aveva visto il suo bis-nonno molte volte, ma nemmeno una volta suo padre. Non conosceva il suo aspetto o il suono della sua voce. Era certa del fatto che Apollo non volesse avere nulla a che fare con lei.

“Bis...bis...bis-nonno?!” esclamò Nico stupito spostando lo sguardo da Xylia ad Ade e viceversa in continuazione.

“Suo nonno è mio figlio.” spiegò Ade, con così tanta naturalezza da farla sembrare una cosa normale. Naturalmente questo non bastò a calmare l'agitazione che si era pervasa per tutto il campo. Ade assunse un'altezza pressochè normale, avvicinandosi sempre di più alla ragazza dai capelli azzurri.

“Se non ti dispiace, vorrei conferire con la mia bis-nipote in privato.” disse la divinità rivolto verso Chirone, che obbediente fece tornare ognuno nelle proprie case. Xylia e Ade si allontanarono ancora un po', prima di iniziare a parlare.

“Così alla fine sei giunta al campo.” iniziò il dio dei morti.

“Già. E ho scoperto chi è mio padre.” esclamò Xylia guardando verso un punto indefinito.

“Ecco, a proposito di questo...”

“Mi odia, vero?”

“Cosa?”

“Apollo, mio padre. Mi odia, non è così?”

Tutti avevano sempre visto Ade come il freddo dio degli inferi con lo sguardo severo e il cuore di ghiaccio. E in effetti, lui non era mai stato un tipo molto emotivo. Ma non potè far a meno di sciogliersi almeno un po' quando vide la sua bis-nipote, una delle sue poche discendenti, con gli occhi umidi mentre affermava di essere odiata dal padre. Perchè quella che doveva essere una domanda, non suonava come tale.

“No... non è così...” provò a dire.

“Non mentirmi. Lo so, l'ho sempre saputo. Mi odia come non mi sopportano i miei altri fratelli e sorelle. Perchè io sono diversa, non sono come si aspettava. Ci sono passata molte volte, non mi interessa.”

Ma mentre diceva questo, una lacrima scendeva dal suo occhio, attraversando la guancia e morendo sulle sue labbra. Ade si morse il labbro inferiore, iniziando ad agitarsi. Come poteva dire quello per cui era venuto? Prese un grande respiro, poi lo disse veloce.

“Xylia Ayala, i tuoi poteri si stanno facendo sempre più potenti e non sempre sono controllabili. Di solito non mi intrometto in queste vicende, ma tu hai ben due discendenze divine nel tuo sangue, per giunta molto vicine tra loro. Un evento più unico che raro. Di comune accordo con i tuoi nonni ho deciso che resterai per tutto l'anno al campo, almeno fino alla fine della prossima estate.”

“Aspetta...COSA?!” Xylia non fece in tempo a chiedere nulla, perchè Ade scomparve, lasciando dietro di se un enorme silenzio. Silenzio infranto subito dopo dall'urlo di Xylia, che si accasciò sul terreno iniziando a prenderlo a pugni, come se avesse voluto picchiare Ade stesso. Non si accorse né delle lacrime che scendevano come una cascata dai suoi occhi e nemmeno che intorno a lei stavano iniziando ad aprirsi delle crepe. Sfogò tutta la sua rabbia e continuò anche quando si ritrovò con le nocche sanguinanti. Urlò, alzando gli occhi verso il cielo, per poi cadere di nuovo a terra singhiozzando con il viso coperto dalle mani ferite.

“Non è giusto...non lo merito.” disse sussurrando.

“Purtroppo in questo modo non tutto è giusto.” rispose una voce. Xylia alzò il viso, ritrovandosi Nico Di Angelo di fronte a lei. Il viso del ragazzo non lasciava trasparire nessuna emozione.

“Cosa vuoi adesso?”

“Ho sentito tutto.”

A sentire quella risposta, il viso della ragazza si trasformò in una smorfia di rabbia.

“Chi ti ha dato il permesso? Spero che tu ti sia divertito sentendo tuo padre che mi rovinava la vita.”

“Fidati, non mi sono per niente divertito. Guarda cos'hai fatto.” e detto questo, le indicò un punto poco distante da loro. Li giaceva un mucchio di ossa rotte.

“Cos'è successo?”

“La tua rabbia ha fatto risalire dei guerrieri scheletri che non so per quale motivo hanno preso di mira me.” sbuffò Nico.

“Si, succede spesso. Se mi concentro, riesco anche a evocarne un paio da sola. Ma non me la cavo a comandarli.” spiegò la figlia di Apollo.

“In te è forte il sangue di Ade. Ma quello di Apollo?”

Xylia abbassò lo sguardo. Quella domanda la infastidiva parecchio.

“So curare le ferite non troppo gravi solo concentrandomi. E so tirare con l'arco.” disse.

“Sei molto più potente di una normale semidea. -Nico si abbassò alla sua altezza, sedendosi di fronte a lei- io posso insegnarti a utilizzare meglio i tuoi poteri.”

“Da quel che so, nemmeno tu li sai usare perfettamente. Se non sbaglio, hai anche una sorella.”
Questa volta fu Nico ad abbassare lo sguardo.

“Hazel... non ha i nostri stessi poteri. Lei è diversa. -all'improvviso il ragazzo alzò lo sguardo, sorpreso- come fai a sapere tutte queste cose?”

“Will parla di te anche più del dovuto.”
“Quell'idiota... dovrò parlargli un po'.” disse Nico più a se stesso che a Xylia, facendo ridere la ragazza. Poi entrambi si alzarono da terra

“Ti sei ferita alle mani.” le fece notare il figlio di Ade. Xylia si limitò a sorridere, per poi chiudere gli occhi. Nico capì che si stava concentrando da come increspò le labbra. In pochi instanti, davanti ai suoi occhi, occhi graffio dalle mani di Xylia svanì in mezzo a una tenue luce.

“Sei incredibile, davvero. -esclamò Nico- allora, accetti il mio aiuto, Ayala?”

“Con piacere, Di Angelo.” rispose Xylia, con un finto sorriso e le dita incrociate dietro la schiena.

 

“Ayala, non sono molto sicuro di quel che stai facendo.” disse Nico, guardandosi intorno leggermente preoccupato. Era passata una settimana da quando si erano parlati quella sera, stringendo una specie di patto.

“Cosa credevi che facessi quando ti ho chiesto se c'era qualcuno che poteva procurarmi qualcosa di nascosto?” rispose Xylia ghignando. Non lo avrebbe mai ammesso, ma Nico gli stava simpatico. Quasi si sentiva male a mentirgli. Quasi.

“Non credevo che intendissi quelle!”

“Dai, non farne una tragedia. Mi hai visto, la prima volta che ci siamo visti.”

In quel momento, davanti a loro spuntarono Connor e Trevis Stoll, appena usciti da una botola nascosta sul pavimento della cabina di Ermes. Era piena mattina e solo loro non erano a fare allenamente come gli altri semidei.

“Chesterfield blu hai detto?” chiese Connor, poggiando una scatola su un tavolo e aprendola. Sbirciando dentro, si potevano vedere stecche di sigarette di varie marche.

“Si.” rispose la ragazza, arriciando con il dito una ciocca dei suoi capelli blu.

Trevis prese un pacchetto da una stecca già aperta. In realtà, molte stecche eano già aperte e Nico non potè far a meno di chiedersi chi altro nel campo fumasse di nascosto.

“Perfetto. Ci vediamo più tardi con per la birra.” disse Xylia, mettendo il pacchetto nel suo zainetto e porgendo un sacchetto ai due fratelli.

“E' un piacere fare affari con te.” risposero gli Stoll, poi Xylia e Nico uscirono di li facendo finta di niente.

“Che gli hai dato in cambio?” chiese Nico.

“Gli servivano dei cacciaviti, non so per fare cosa. Sembrano due tipi a posto.”

“A posto per te. Dove hai trovato dei cacciaviti?”

“Li ho rubati dalla casa di Efesto. Loro non c'erano riusciti.”

Nico sbiancò, diventando ancora più pallido del solito.

“Sei pazza?! Sei morta se ti scoprono.” Xylia rise.

“Si, forse sono pazza.”

“Come hai fatto a prenderli tu se loro non ci sono riusciti?”

“Quando vivi come me certe cose le impari.”

Nico preferì non andare oltre, mettendo da parte la questione. In una settimana Xylia era migliorata molto, riusciva a evocare tre scheletri invece di due senza affaticarsi troppo, perciò avevano deciso di prendersi quel giorno di pausa. Nessuno sapeva dei loro allenamenti, tranne Hazel, che non approvava molto ma ogni tanto assisteva per assicurarsi che i due non si uccidessero a vicenda.

“Tu sai molto su di me, ma io su di te so solo che sei la bis nipote di mio padre.” esclamò Nico.

“A proposito, questo ti rende il mio bis zio?” chiese Xylia, con aria pensierosa.

“Si, immagino di si. Ma non cambiare argomento.”

La figlia di Apollo sospirò.

“Non c'è molto da sapere su di me. Mia madre è morta quando avevo dieci anni e da allora vivo con i miei nonni, questo lo sanno tutti. Non so perchè molti pensino che io non vada più a scuola quando in realtà ci vado regolarmente. Certo, una volta mi è capitato di fare un mese di assenza, a un anno dalla morte di mia madre, ma oltre a quello solo quella scappatella occasionale. Infondo è li che ho conosciuto il mio gruppo di amici e le mie migliori amiche.”

“Come si chiamava tua madre?”

“Treasure. Lei aveva dei lunghi capelli neri e lisci e gli occhi di un profondo castano. Ma non aveva ereditato niente da Ade. Era più simile a mia nonna, sempre gentile e disponibile con tutti.”

Nico guardò la tristezza negli occhi della ragazza. Non aveva intenzione di chiederle come era morta, perchè sapeva quanto poteva essere doloroso parlarne. Ma intuiva che Xylia gli stava nascondendo qualcosa di molto grande, eppure ci passò su. In fondo nemmeno lui gli aveva detto tutta la verità.

 

 

 

PICCOLA NOTA DELL'AUTRICE

Una mia amica mi hafatto notare che effettivamente anche Frank porta dentro di lui due discendenze divine, ma non è successo tutto questo. Per chi se lo stesse chiedendo, questo è dpvuto al fatto che tra Frank e Poseidone sono passate molte generazion, forse centinaia, mentre Xylia e Ade sono molto più vicini come grado di parentela e infatti, come avete visto, Xylia ha ereditato molti poteri da parte di Ade.

 

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Capitolo 5
*** The escape. ***


Appena Xylia atterrò con i piedi a terra, dovette appoggiarsi a un albero per non rischiare di cadere. Aveva lo stomaco sottosopra e la vista appannata. 

"Lo sa usare! Sa davvero farlo!" esclamò Hazel, con la voce che lasciava intendere tutto il suo stupore. La figlia di Apollo si sentì afferrare da Nico che l'aiutò a sedersi.

"Già, sa usare il viaggio nell'ombra." confermò il ragazzo. 

"Non mi avevi detto che sarebbe stato così." si lamentò Xylia, mantenendosi la pancia e lanciando un'occhiata truce al figlio di Ade. 

"Anche a me fa questo effetto. Devi usarlo solo se non c'è altra scelta, capito?" 

Xylia annuì. Dubitava che avrebbe mai usato il viaggio nell'ombra dopo quell'esperienza. Anche se forse sarebbe stato utile per il progetto che aveva in mente. Guardò Hazel e Nico, intenti a chiacchierare tra di loro. Dopo due settimane e mezzo di allenamento con loro, le dispiaceva un po' doverli lasciare. Ma non poteva restare al campo, aveva una missione da compiere.

"Ayala, ti sei ripresa? Possiamo continuare?" le chiese Nico, riscuotendola dai suoi pensieri. 

"Oh si, certo. Cosa facciamo ora?" 

"Prendi la tua arma." Xylia guardò Nico confusa, poi prese la frusta dal suo zaino.

"Devo combattere di nuovo contro gli zombie?" 

"No, il contrario. Hai problemi a comandarli, giusto? Bene, la tua frusta può essere un ottimo motivo per obbedirti." 

Xylia ghignò, accarezzando la sua frusta.

"Adoro quando ragioni così, Di Angelo. Dovresti farlo più spesso."

"Grazie. E ora, evoca qualche non morto." 

La ragazza dai capelli blu iniziò a concentrarsi. Strinse la sua arma tra le mani, come se avesse paura che qualcuno potesse prenderla all'improvviso. Sentì la terra fremere, percepì le crepe aprirsi. Aprì gli occhi solo quando nella sua testa rimbombavano i versi di scheletri e zombie. Questi la guardavano, ma Xylia non riusciva a capire molto visto che le loro facce non esprimevano alcuna emozione. Ammesso che gli zombie possano esprimere emozioni. 

"Ayala, ora!" le gridò Nico. La figlia di Apollo non se lo fece ripetere due volte. Alzò il braccio e con tutte le sue forze calò la frusta sull'esercito, colpendo tre zombie contemporaneamente. Lo fece più  più volta, dando ordini a destra e manca, incitandoli o urlandogli contro.

"Dovete ubbidirmi! Io sono..." le sue parole si fermarono. Chi era lei? Aveva sentito Will chiamare Nico 're dei fantasmi'. Lei stessa chiamava Hazel 'regina della terra' scherzosamente. Ma Xylia chi era? Poi pensò al suo soprannome: Nightmare. Un sorriso le si allargò sul viso.

"Io sono la principessa degli incubi!"  

Quando quell'esercito di non-morti fu completamente ai suoi piedi, si fermò, asciugandosi la fronte dal sudore e sorridendo con gusto. Gli scheletri e gli zombie ritornarono sotto terra, visto che ormai il loro compito era finito. 

"Sei stata fortissima!" urlò Hazel battendo le mani. In quel momento si sentì una voce provenire da dietro di loro.

"Sei davvero forte, sorella, devo ammettere di averti sottovalutato. Principessa degli incubi ti si addice perfettamente."

Will era li, vicino a loro, e aveva visto tutto.

"Solace! Cosa ci fai qui?" esclamò Nico, a metà tra l'arrabbiato e l'imbarazzato. 

"Avevo sentito delle urla e volevo capire cosa fossero." rispose Will sorridendo, come se non fosse successo nulla.

"Dillo a qualcuno e ti spedisco dal mio bis nonno." sussurrò Xylia, puntando la frusta verso il biondo.

"Ehi Ayala, abbassa la frusta, sono sicuro che quest'idiota non dirà niente." le disse Nico, mettendosi tra i due. Xylia guardò prima Nico, poi Will e infine si rivolse a Hazel.

"Hai visto come lo difende?" disse sogghignando. Hazel rise, rivolgendo uno sguardo divertito al fratello che era diventato completamente rosso. 

"Certe volte ti odio, Raggio di Sole." La figlia di Apollo assottigliò gli occhi, rivolgendo uno sguardo freddo a Nico.

"Non chiamarmi Raggio di Sole. E comunque, saresti perso senza di me, Nico."

La figlia di Plutone e suo fratello sgranarono gli occhi, mentre Will guardava confuso la ragazza.

"Lo hai chiamato per nome? Davvero?" Xylia sobbalzò, come se solo adesso si fosse resa conto di quel che aveva detto. 

"Si, e quindi?" esclamò, distogliendo lo sguardo. 

"Oh, niente, Xylia." le rispose Nico. Hazel e Will scoppiarono a ridere, mentre Nico e Xylia si mandavano una serie di sguardi truci. La figlia di Apollo sospirò. Si, sarebbe stato difficile abbandonare tutto quello. 
 

Quella sera stessa attuò il suo piano. Si svegliò nel cuore della notte, si cambiò velocemente e si mise lo zaino, già preparato precedentemente, in spalla. Stava per aprire la porta, quando qualcosa la fermò. Non voleva e non poteva rimanere in quel campo, ma non voleva nemmeno andarsene senza prima fare una specie di saluto. Prese carta e penna, scrisse le prime cose che le vennero in mente e buttò il foglio sul letto. Questa volta uscì veramente. Si nascose in un cespuglio per non farsi beccare dalle arpie che facevano la guardia di notte. Aveva in mente di correre verso la collina, ma dopo pochi secondi si accorse che non ce l'avrebbe mai fatta. Sbuffò, pensando a una soluzione. Le venne in mente un'idea abbastanza folle, ma che purtroppo era l'unico modo. Raccolse tutte le sue forze. All'improvviso si sentì strappare via dal cespuglio. Tutto intorno a lei vorticava e la testa stava per scoppiarle. Atterrò sulla collina, ma non riuscendo a mantenersi, rotolò giù, cercando inutilmente di proteggersi con le braccia. Sentì il sangue colarle per la faccia, ma non riuscì a capire dove si era fatta male visto che sentiva ancora la testa girare. Appena riuscì a mettersi in piedi, iniziò a correre via, urlando e imprecando talmente tanto che se l'avesse sentita sua nonna le avrebbe lavato la bocca con il sapone per mesi. Si toccò il viso e sentì un grosso taglio sulla sua guancia che le macchiò la mano di sangue, ma  non aveva le forse per guarirlo. 

"FINALMENTE LIBERA!" gridò, ignorando quella piccola sensazione di malinconia che si sentiva addosso.
 

Quella mattina sembrava tranquilla, fino a quando, alle sei, Will non spalancò con un botto la porta della casa di Ade, svegliando Nico e Hazel che si era fermata li per quella notte. Nico osservò il suo ragazzo. Era ancora in pigiama, i capelli erano sparsi sul suo viso e gli occhi erano arrossati.

"Xylia... è andata via." sussurrò, per poi crollare a terra. Hazel sobbalzò, poi restò in mobile, con lo sguardo vitreo. Nico balzò giù dal letto, avvicinandosi al biondo. 

"Non può essere... perché?!" Il figlio di Apollo si prese la testa tra le mani.

"Io non lo so... ha lasciato questo." Porse un foglietto, che la figlia di Plutone afferrò di scatto, aprendolo tremando e iniziando a leggerlo ad alta voce:

"Purtroppo sono dovuta andare via. Davvero vi aspettavate che sarei rimasta? Illusi. Vorrei dire di essermi divertita in queste tre settimane, ma purtroppo non è così. Mi fate schifo. Gli unici che più o meno si salvano sono Will, Nico e Hazel. Loro sono dei tipi a posto. Il resto può fottersi.

Con affetto (ma anche no).

La principessa degli Incubi."

Hazel non aveva nemmeno la forza di indignarsi per il linguaggio usato in quella lettera. Afferrò i due ragazzi per le braccia e corse verso la casa grande. Aprì la porta di scatto e Chirone si precipitò all'ingresso.

"Che succede?" chiese sconvolto. 

Hazel spiegò tutto, di Xylia, di cosa le aveva detto Ade, degli allenamenti, della fuga e della lettera.

"Questo è grave! E' folle! Xylia Ayala doveva rimanere in questo campo sotto ordine di Ade!"

La riccia guardò dritto negli occhi il centauro, con uno sguardo che rare volte aveva avuto. 

"Abbiamo un'impresa da compiere." dichiarò. Chimono si grattò la nuca, a disagio.

"Non possiamo senza prima consultare l'oracolo..."

"Allora fai scendere Rachel e parliamone!" esclamò Will, che fino a quel momento era rimasto in silenzio. Rachel, sentendo il suo nome, si precipitò all'ingresso.

"Cos'è tutto questo rumore? Io vorrei dormire." 

"Ci serve una profezia." disse Nico duramente. La rossa alzò gli occhi al cielo. 

"Io non sforno profezie su ordinazione!" 

"Ma è necessario!"  E iniziarono a raccontarle tutta la storia. Rachel sembrò rifletterci su per qualche secondo, poi sospirò.

"Se è così, non sono sicura che Apollo manderà una profezia.."

"Ma è sua figlia! E' mia sorella!" esclamò Will allibito. 

"Questo lo so."  

Will iniziò a camminare avanti e indietro, sbuffando. Poi all'improvviso si fermò, congiunse la mani e iniziò a sussurrare qualcosa.

"Padre, non ti ho mai chiesto niente. Non ti ho nemmeno mai incontrato. Ma ti prego, solo per questa volta: aiutaci a ritrovare Xylia. Io le voglio bene, anche se è diversa. Lo so che all'inizio mi allontanavo, che la consideravo troppo strana. E ho fatto io l'errore più grande, perché... so come ci si sente. -si fermò un attimo e prese un grande respiro-  voglio solo rimediare ai miei errori." 

Per qualche secondo non successe nulla e Will ebbe paura che suo padre non lo avesse nemmeno ascoltato. Ma poi Rachel iniziò a tremare, i suoi occhi emanavano luce verde. Quando aprì bocca, non sembrava nemmeno lei.

"Un lungo viaggio inizieranno,
Tra sogno e pazzia s'incammineranno.
I tre alla ricerca stanno per partire,
La morte e la vita stanno per scoprire.
I sortilegi del figlio di Ade riusciranno ad affrontare,
I discendenti della stirpe dovran trovare."

 

 

*ANGOLO AUTRICE*

Penso che mi concentrerò su questa storia finché non sarà finita. (insieme ad un'altra che ancora devo pubblicare). Quindi aspettatevi presto un aggiornamento!

Sciao sciao

-Fonissa

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Capitolo 6
*** Drugs ***


Mezz'ora dopo Will, Nico e Hazel avevano lo sguardo fisso sui loro compagni del Campo Mezzosangue e alcuni del Campo Giove, mentre mentalmente si preparavano a quel che avrebbero affrontato nei giorni successivi. 

"Ti prometto che ritornerò sana e salva." stava dicendo Hazel, stringendo le mani di Frank mentre i loro occhi erano ancorati tra di loro.

"Siete sicuri di voler partire? E' tutto così improvviso, poco organizzato..." esclamò Annabeth. Nico alzò gli occhi al cielo, irritato. Quella ragazza non gli sarebbe mai andata a genio.

"Non abbiamo tempo." rispose il figlio di Ade. 

"Ma.."

"Io non voglio perdere un'altra parte della mia famiglia." Appena Nico sputò fuori quel commento, tutti i mormorii si spensero. La figlia di Atena abbassò la testa, annuendo. Frank e Hazel si cambiarono un ultimo bacio veloce, poi per i tre fu la volta di partire.
Scesero per la collina, senza guardarsi indietro, dove l'auto del campo, guidata dall'autista Argo, li aspettava.
"Vi accompagnerò fino a New York, da li dovrete proseguire da soli." disse Argo, quando i tre furono saliti.
"Si, va bene. Casa di Xylia non è molto lontano." rispose Will. Nico lo guardò confuso.
"Tu sai dove abita?"
"Si. La casa dei suoi nonni è a Philadelphia."
"Come fai a saperlo?"
"Xylia parla nel sonno." esclamò il biondo stringendosi nelle spalle.
"Una volta mi parlò delle sue amiche -disse Hazel, guardando fuori dal finestrino- disse che si incontravano in uno strano luogo, un vagone abbandonato della metro, in una galleria in disuso."

"Oh, bene -disse il figlio di Ade- quante gallerie in disuso potranno esistere a Philadelphia?"

Xylia si sentiva dolorante in ogni parte del corpo. Forse fare l'autostop fino alla metro di New York non era stata un grande idea, considerando il fatto che aveva trovato qualche mostro che si era camuffato da automobilista. Ma ormai era lì, nella grande mela, lontano dal Campo Mezzosangue, dalle sue stupide regole, dalla casa di Apollo, da Nico, Hazel e Will. 

E si sentiva una schifezza.

Gironzolava per le strade, non decidendosi a comprare quel maledetto biglietto per Philadelphia. Si era comprata un pacchetto di sigarette nuovo, iniziandone a fumare una dietro l'altra, mentre le persone la scansavano rivolgendole occhiatacce. Alla fine si sedette sul marciapiede, prendendosi la testa tra le mani. Non aveva idea di cosa fare. Per la prima volta il peso della sua missione le gravava sulle spalle. Quel foglio stropicciato che le era arrivato solo sei mesi fa era ancora nel suo zaino, al sicuro. Xylia lo prese, aprendolo con le mani tremanti. Solo una parola, scritta di fretta col sangue:

Liberami.

Forse poteva andare a Philadelphia, vivere con i suoi nonni e con i suoi amici come prima che tutto ciò succedesse. Ma la ragazza sapeva che non sarebbe stato più lo stesso. Se fosse andata da lui, i suoi nonni l'avrebbero condannata, nessuno si sarebbe più avvicinato a lei. Ma come poteva ignorare una richiesta simile?

Il cellulare di Xylia squillò. Spento fino ad allora, la figlia di Apollo aveva perfino dimenticato di averlo. Lo schermo mostrava una chiamata da parte di 'sconosciuto'. Xylia, anche se dubbiosa, rispose.

"Xylia."

La ragazza saltò in piedi. Quella voce, fredda a tagliente, ma allo stesso tempo a lei così calda, le rimbombò in mente.

"Come hai fatto a chiamarmi?"

"Oh, di questo non devi preoccuparti. Come procede la tua spedizione?"

"Io... non lo so..."

"No no no, mia cara, così non ci siamo. Mi hai fatto una promessa, ricordi? Vuoi che tutto ritorni come prima della morte di Treasure? Allora devi venire subito."

"Si...io lo voglio..."

"Liberami."

La chiamata si spense, lasciando Xylia sola in mezzo alla strada. Sospirò, guardando a terra e dirigendosi di nuovo alla fermata della metro, pronta a comprare un biglietto per Philadelphia. 

Il viaggio non andò male, non l'attaccò nemmeno un mostro. Anche se certe persone che viaggiavano con lei potevano essere definite 'mostruose': bambini che piangevano e le madri troppo impegnate a parlare al telefono per dar conto ai figli, gente che sembrava che non si lavasse da mesi, idioti che facevano sgambetti a chiunque passasse e vecchiette scorbutiche. 
Xylia alla fine cedette. Accese l'MP3 e si infilò le cuffie, schiacciando play.

"When the days are cold
And the cards all fold
And the saints we see
Are all made of gold

When your dreams all fail
And the ones we hail
Are the worst of all
And the blood's run stale

I want to hide the truth
I want to shelter you
But with the beast inside
There's nowhere we can hide"

La figlia di Apollo ridacchiò sentendo quelle parole. Sembrava che avessero scritto quella canzone basandosi sulla sua vita. Sogni infranti, persone false, sangue che scorre, verità nascoste. E soprattutto una bestia. Solo che la besta di Xylia non era dentro di lei, ma fuori, in attesa di essere liberata. 

La vista offuscata dal fumo, l'odore pungente di alcol e altre sostanze non identificate, segnali e cartelli ormai rotti e quel vecchio vagone con una sola luce funzionante dove Xylia aveva passato la maggior parte delle sue giornate. Forzò la porta e lo spettacolo che le si presentò davanti le fece lacrimare gli occhi per la felicità. Il pavimento era pieno di tappeti di qualsiasi colore, al centro stava un tavolino con ancora le ceneriere piene di mozziconi, intorno varie poltrone, alcune ormai rovinate. Lampadari di diversi generi erano appesi al soffitto -la ragazza riconobbe il lampadario che lei stessa aveva rubato dalla soffitta dei suoi nonni, fatto di anelli di plastica che scendevano verso il basso- le tende grigie erano chiuse da mollette per i capelli. Alla sua destra, quella che prima era la sala controllo del guidatore, era stata trasformata in una 'sala speciale', con tanto di luci a led rosse. Xylia si sedette sulla poltrona più grande, completamente rossa, ed estrasse da sotto il tavolino una bottiglia di birra. Se ne scolò metà tutta d'un fiato, per poi fermarsi e chinare la testa all'indietro. 
Dieci minuti dopo, sul tavolino tre bottiglie vuote facevano compagnia ai mozziconi. La figlia di Apollo si alzò, tutto le girava intorno. Stava per uscire, quando adocchiò uno strano pacchetto semi-nascosto tra dei cuscini sparsi sul pavimento. Lo prese, iniziandolo a scartare.Sgranò gli occhi quando si rese conto di cosa conteneva quella busta. Si era ripromessa di non farlo più, ma complici l'alcol e la chiamata di poco prima, ci ricadde.

Nico dovette ricredersi. Era la quinta galleria in disuso che visitavano e ancora non avevano trovato niente. 
"Hazel, cosa senti?" chiese il figlio di Ade, scocciato dai scarsi risultati ottenuti.
"C'è un'altra galleria proprio qui vicino. Spero sia quella giusta, perchè altrimenti..." 
Hazel non continuò la frase, ma gli altri due ragazzi compresero il significato. Se non avessero trovato niente nemmeno la, avrebbero dovuto trovare un'altro modo.
Non appena oltrepassarono i nastri che indicavano il divieto d'accesso, sentirono una risata propagarsi per tutto il tunnel. Iniziarono a correre e sorrisero non appena videro la debole luce che illuminava il tutto: un faro di un vagone.
Il primo ad aprire le porte fu Nico e la spada gli cadde la mano per quel che vide. Xylia era stesa a terra, tra una marea di cuscini, rideva da sola tenendosi la pancia. Poco lontano da lei c'era una bustina trasparente piena di erba. Gli occhi blu della ragazza erano circondati da rosso.
"No...no...no..." sussurrò Nico. Will entrò dietro di lui, e per poco non cadde vedendo la sorellastra in quelle condizioni.
"Ragazzi, tutto bene? L'avete trovata?" chiese Hazel, ancora fuori.
"Hazel, non entrare. Xylia è qui, sta bene, ma tu non entrare." rispose Nico. 
Will prese Xylia sulle spalle, impresa non facile visto che questa non smetteva di muoversi. 
Uscirono da quel vagone e la figlia di Plutone gli corse incontro.
"Cos'ha?" domandò sconcertata.
"Niente, tranquilla. Domani mattina starà bene." rispose il biondo, anche se insicuro.
Salirono per le scale, stando attenti a non inciampare sulle rocce che erano cadute dal soffitto pericolante. 
"Dobbiamo trovare un posto dove stare. Non sappiamo dove si trovano i nonni di Xylia e lei sta troppo male, non possiamo portarla in girò così." esclamò Hazel.
Xylia inizió a tirare leggermente i capelli di Will, ridacchiando.
"Vai cavalluccio! Sei un bravo cavallo... mi ricordi uno dei miei fratellastri, anche lui era bravo. Mi manca." 
Nico non glielo fece notare, ma a Will scese una lacrima.
Vagarono per un pò, fino a quando non trovarono un vico nascosto che nessuno guardava.
"Un vico buio. Si, mi sembra un posto sicuro per nascondersi." commentò Nico sbuffando, ma comunque seguendo gli altri.
Arrivati al muro che segnava il vicolo cieco, poggiarono Xylia a terra. Hazel le si avvicinò, prendendole la mano.
"Ma cosa ha?"
Nico cercò di non incontrare lo sguardo della sorella.
"Non lo so." mentì. Non voleva che la sorella sapesse la verità, ne sarebbe rimasta sconvolta. 

Xylia accarezzò la testa di Hazel.
"Bello barboncino!" 
La riccia la guardò stranita.
"Barboncino?"
"Barboncino ha la voce di Hazel. Io voglio bene a Hazel."
La figlia di Plutone non capì bene cosa volesse dire, ma sorrise. Anche Nico si avvicinò a Xylia, cercando di capire se stesse iniziando a ragionare. Xylia lo indicò, ridendo.
"Hai un alieno che ti gira intorno! Barboncino, un alieno gira intorno al ragazzo strano come Nico! Nico... -Xylia si bloccò, gli occhi fissi nel nulla- io gli voglio bene. Non dovevo lasciarlo." Poi scoppiò di nuovo a ridere, addormentandosi all'improvviso dopo un paio di minuti. 
Gli altri tre si guardarono tra di loro, sorridendo.
"Quindi, è questo che pensa la mia sorellina..." Will si sedette affianco a lei, facendo appoggiare la testa della ragazza sulla sua spalla. Gli altri due si sedettero allo stesso modo, con Hazel appoggiata su Nico.
Non parlarono, limitandosi ad osservare il piccolo scorcio di strada che si vedeva.
Per qualche istante stettero in pace, tutti e quattro insieme, come una famiglia. Poi tutto si spezzò quando Xylia fu scossa da alcuni brividi, borbottando nel sonno:
"Ti libererò.
Xander."

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Capitolo 7
*** You are my sister. ***


Nel sogno, Xylia brancolava nel buio, non sapendo dove andare. Era tutto silenzioso in torno a lei, tanto che era sul punto di impazzire, quando udì una voce. 

Liberami

All'improvviso si ritrovò in una stanza completamente bianca, con le pareti fatte di gomma e un'unica finestra con sbarre di metallo. Quando capì dove si trovava, avrebbe voluto urlare dalla disperazione. Non era possibile passare il tempo in posto del genere. La porta della stanza si spalancò, mostrando due grossi uomini in camice che trasportavano un ragazzo tenendogli bloccate le mani dietro la schiena.

"Così impari a far del male alle infermiere." disse uno dei due uomini.

"E tutto ciò solo per un cellulare." borbottò l'altro.

Xylia non riusciva a vedere il volto del ragazzo, siccome per la maggior parte era coperto da una maschera di cuoio, ma scorse un paio di occhi blu profondo che sembrarono guardarla scintillando.

Quando Xylia si svegliò, si ritrovò con la schiena dolorante, il collo in fiamme ma soprattutto un gran mal di testa. Non appena aprì gli occhi, si alzò di scatto e rigettò tutto ciò che aveva nello stomaco.

'Okay, non è stata una delle mie idee migliori.' Pensò, con la gola e lo stomaco che le bruciavano. Solo dieci minuti dopo, quando ebbe finito, si accorse della presenza degli altri tre. Hazel e Nico dormivano ancora, ma Will era sveglio, e la guardava a braccia incrociate e con uno sguardo furioso.

"Will... - sussurrò Xylia, stupita- cosa ci fate qui? Come avete fatto a trovarmi? –poi si guardò intorno, come se solo in quel momento si accorgesse di non essere più nel vagone abbandonato- dove siamo?"

"Ti spiegherò tutto quando si saranno svegliati Nico e Hazel. Ora devi dirmi un paio di cose. –Will prese la sorella per il polso, la trascinò più lontano dai due che ancora dormivano e poi fissò i suoi occhi in quelli della ragazza- cosa hai combinato ieri?"

"Mi sono ubriacata. -rispose la figlia di Apollo alzando gli occhi al cielo- non era la prima volta e non sarà l'ultima."

"Non ti sei solo ubriacata. Non ricordi?"

"Che intendi dire?"

Il ragazzo sospirò, passandosi una mano tra i capelli con fare nervoso.

"Xylia, avevi fumato una canna."

Xylia sbiancò e per poco non cadde a terra. Si appoggiò al muro dietro di lei, stringendo la mani a pugno.

"E quindi?" domandò, cercando di fare l'indifferente, cosa che non le stava riuscendo affatto bene."

"Non fare così, l'ho notato che sei impallidita. Xylia, per gli dei! Non ti ho mai detto niente né sulle sigarette né sull'alcol, anche se non mi piace affatto che tu ne faccia uso, ti stai rovinando. Ma la droga! Ti stai praticamente ammazzando da sola!" 

Will era arrabbiato. Quando il giorno prima aveva visto la ragazza in quello stato, per poco non era svenuto. Non sopportava l'idea che si facesse del male da sola, avevano già abbastanza pericoli a cui pensare. Non voleva perdere Xylia, e non gli importava se non era veramente sua sorella. Alcune volte si chiedeva come mai si fosse affezionato così tanto a quella ragazza fuori dal comune, tra tutte le decine di figli di Apollo. Forse perché lei, appunto era diversa, e Will sapeva bene com'era sentirsi fuori da ciò che era considerato 'normale'. 

Xylia si tappò le orecchie con le mani.

"Ti prego, non urlare. Mi sta scoppiando la testa."

Il biondo la guardò pentito, poi fece una cosa che lasciò Xylia di sasso. Probabilmente lo avrebbe ammazzato in un'altra occasione. Will l'abbracciò.

"Scusami Xylia. E' solo che ci tengo a te, sei mia sorella."

"Sono io a dovermi scusare. Ti giuro che non mi drogo più –si staccarono, sorridendo- ma per il resto non ti prometto nulla."
Will sospirò.

"Me lo aspettavo. -sorrise, poi guardò verso Hazel e Nico, che dormivano ancora- che dici, li svegliamo?"

"Perchè invece non li lasciamo qui e ce ne andiamo?"

"Xylia..."

"Scherzavo, scherzavo. E poi tu non lasceresti mai qui il tuo amato, no?" 

"....esatto. Dai sbrighiamoci."

Will si avvicinò a Nico, sorridendo. 

"Ehy piccolo, svegliati."

Xylia storse la bocca, trattenendo una risata.

"Piccolo? Sei serio?"

Il figlio di Apollo la fulminò con un'occhiataccia. 

Nico borbottò qualcosa, stropicciandosi gli occhi.

"Will? Ma che ore sono?" 

"Le dieci di mattina."
"E' presto e... Xylia! Sei sveglia! Stai bene?"

"Oh certo, mi fa solo male il culo per aver dormito a terra tutta la fottuta notte."

Hazel si svegliò, sorridendo.

"Potresti moderare il linguaggio?" disse, con la voce ancora assonata.

"Ops, ti ho traumatizzata? Hai bisogno di uno psicologo?"

Hazel rise. Era contenta di rivedere Xylia, seppur con tutta la sua acidità. Ormai sapeva che la ragazza in realtà nascondeva un grande affetto.

"Ora che siamo tutti svegli -esclamò la ragazza dai capelli blu- potete dirmi cosa cazzo succede?"
Gli altri tre si scambiarono uno sguardo nervoso, poi iniziarono a raccontare. Più andavano avanti e più l'espressione di Xylia si faceva seria.  Sentendo la profezia, fu scossa dai brividi.

"Sai cosa vuol dire?" le chiese Hazel, notando il suo nervosismo.

"Nel complesso...no. Ma l'ultima parte -Xylia abbassò gli occhi- i discendenti della stirpe. Ne parla al plurale e io penso di sapere a chi si riferisce."

"Ma qua l'unica discendente sei tu." mormorò Will. Xylia scosse la testa.

"Io... ho un fratello. Di un quattro anni più grande. Siamo stati separati un anno fa e da allora non ci siamo più rivisti, né scritti." 

L'espressione dei tre tradiva una forte sorpresa, forse con un briciolo di paura.

"Un altro come te?" disse Nico con un filo di voce.

"No, non come me. Peggio. Xander, è così che si chiama."

"Xylia e Xander. Si, mi sembra logico. Dove si trova?"

"Ehm... -Xylia iniziò a spostare il peso da un piede all'altro, strofinandosi un braccio- a San Diego."

"Sono circa duemilaseicento chilometri da qui!" esclamò Will.

"Non so però dove abiti precisamente. Ma forse... -il volto della figlia di Apollo si illuminò- possiamo chiedere ai miei nonni! Venite, ve li faccio conoscere!"

 

 

*Angolo autrice*

Perdonatemi per il capitolo corto T.T 

Comunque, ho deciso che da oggi aggiornerò precisamente ogni lunedì! Quindi, ci vediamo lunedì prossimo!

Sciao sciao

-Fonissa

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Capitolo 8
*** Family ***


Quando arrivarono davanti a una porta completamente nera con un maniglione d'oro, capirono di essere arrivati al posto giusto. Xylia bussò facendo sbattere il maniglione più volte contro la porta con facilità e dopo qualche secondo la porta si aprì da sola.

"Benvenuti a casa mia." esclamò la ragazza con un grande sorriso per poi far cenno agli altri di entrare.

L'entrata dava su un ampio salotto arredato con colori sul beige e dallo stile moderno. Non sembrava una casa abitata da due anziani. Quando la porta si chiuse producendo un gran fracasso, da un'apertura che dava sulla cucina sbucò una signora sugli ottanta. I riccioli argento erano raccolti da una pinza di legno, gli occhi castani incorniciati da occhiali rossi guardavano curiosi e una lunga vestaglia a fiori ricadeva fino al pavimento. Quando vide i quattro ragazzi, il piatto che stava pulendo le cadde di mano rompendosi in mille pezzi.

"Nonna!" esclamò Xylia, senza però muoversi da dov'era.

"Cosa ti ripeto sempre? Chiamami Naomi."

Naomi sorrideva, ma la sua voce dura e lo sguardo freddo non lasciavano trapelare nessuna emozione che non fosse rabbia. All'improvviso quegli occhi pieni di ardore si piantarono sui tre che accompagnava la figlia di Apollo con una tale decisione che per poco non scapparono via. Hazel arretrò di qualche passo.

"Si si, scusa Naomi -rispose Xylia senza concentrarsi realmente su quel che diceva- dov'è il nonno?"

"Come mai non sei più al campo?"

Fu solo questione di pochi secondi. Xylia rivolse uno sguardo ai tre, strinse i pugni ed assunse un'espressione stupita.

"Come, non lo sapete?! Oh, avrei dovuto immaginarlo, in fondo non avete il telefono e raramente leggete la posta..."

"Cosa? Cosa dovremmo sapere?"

"Il Campo Mezzosangue è stato attaccato! Oh, una brutta invasione di mostri. Chi ha potuto è tornato a casa. Eppure mi sembra strano che la barriera abbia ceduto."

Mentre la ragazza parlava, la sua espressione diventò malinconica, poi dubbiosa. Guardava negli occhi Naomi, non compiva gesti nervosi, non si muoveva da dove stava. Era così convincente che a Hazel venne voglia di chiamare i suoi amici per accertarsi che stessero bene. Non era come la lingua ammaliatrice di Piper, era qualcos'altro, qualcosa di più freddo. Erano anni passati a mentire per sopravvivere. L'espressione di Naomi sembrò cambiare. Era forse un briciolo di dolcezza quella?

"Mi dispiace. Loro sono tuoi amici?" pronunciò quella parola con scarsa convinzione.

"Più che altro siamo una famiglia."

Hazel, Will e Nico assunsero la stessa espressione stupita di Naomi. Xylia aveva detto che erano una famiglia? Proprio quella ragazza distaccata e acida?
Naomi sembrò ignorare la sua risposta, poi si voltò intenzionata ad andare in cucina.

"Alexander è fuori." disse, prima di sparire dalla loro visuale. Xylia annuí, poi sorrise agli altri tre ragazzi portandoli verso una porta a specchi che dava sul giardino. Seduto su una poltrona rossa sotto l'ombra di un albero stava un anziano signore. Xylia gli si avvicinò restando però a un paio di metri di distanza.

"Alexander." lo chiamò sorridendo, ma con voce ferma.

"Xylia. Cosa ci fai qui? E non raccontarmi una delle tue solite bugie, con me non funzionano."

"Non posso nemmeno venire a farvi visita?"

"Non dovevi uscire dal campo. E per una visita non credo ci sia bisogno di portarti la scorta." disse Alexander indicando i tre ragazzi dietro Xylia che guardavano la scena con faccia stupita.

"Non sono la mia scorta, è una parte della mia famiglia."

"Famiglia? Oh, ora capisco -fece scorrere lo sguardo su ognuno di loro- figlio di Ade -proclamò guardando Nico- e il ragazzo al suo fianco deve essere un figlio di Apollo, assomiglia molto a suo padre. Mentre la ragazza..." si fermò un istante in un'espressione di disgusto.

"Xylia, ora te la fai anche con i romani?"

Hazel rabbrividì. Il tono di Alexander le ricordava quello di Ottaviano quanso parlava dei greci. Xylia però era stata calma, senza tradire alcuna emozione.

"Allora, con questa stravagante compagnia, cosa sei venuta a chiedermi?" chiese suo nonno con aria di sfida.

"Dove abita Xander?"

"A S.Diego, lo sai."

"Dove abita precisamente. Mi serve un indirizzo."

"Lo sai che non posso dirtelo Xylia. Non è per farti del male, è per proteggerti."

La figlia di Apollo sospirò.
"Si, certo, scusami per avertelo chiesto. Andiamo in camera mia, possiamo restare per pranzo?"

"Certo."

Xylia se ne andò, accompagnata dagli altri.

"Ti arrendi già?" le chiese Will preoccupato.

"No, fidati di me."

"Non mi piace quel tipo, senza offesa." disse Nico.

"Tranquillo, non piace nemmeno a me."

La camera di Xylia era in stile gotico, sui colori nero e rosso. Un letto a baldracchino era al centro della stanza, a destra si trovava una piccola scrivania sotto uno specchio, insieme a uno sgabello. L'armadio era a sinistra al fianco di una scrivania più grande. Una libreria stanziava appesa al muro sopra il letto.

"Carino qui." esclamò Hazel non molto convinta. Xylia rise, poi andò ad aprire la finestra ma si ritrovò davanti delle grosse sbarre di ferro.

"E queste quando le hanno messe?! Ah, vaffanculo!"

A quel punto si senti un rumore proveniente dalla maniglia. Xylia si buttò sul letto, ancora arrabbiata.

"Pff, mi hanno di nuovo chiuso dentro."

"Aspetta...ti chiudono dentro?!" domandò Wil sbalordito.

"Si. Di solito scappo dalla finestra, probabilmente è per questo che l'hanno sbarrata."

"E non puoi fare niente?"

La ragazza sospirò.

"Cosa potrei fare? Mia madre è morta, mio padre è un dio che fa finta che io non esista, mio fratello è dall'altra parte del paese e i miei amici..." si fermò un attimo. Mentre parlava era scesa dal letto e aveva alzato un'asse allentata del pavimento. Ne cacciò fuori una busta e un computer.

"I miei amici provarono ad aiutarmi, scappai con loro per una settimana. La polizia mi trovò e mi riportò a casa."

Sotto lo sguardo sorpreso di tutti, dalla busta comparve un mucchio di banconote. Xylia accese il pc.

"Ora compriamo i biglietti per San Diego, ho un piano."

"Come hai ottenuto quei soldi?" chiese Hazel curiosa.

"Fidati, non vuoi saperlo."

"Xylia..."

"Quelli più grandi del mio gruppo si procuravano la Marijuana che io vendevo a altri gruppi. Ora il compito è passato a Mary. Comunque, è un modo per avere sempre dei soldi da parte per tutti noi, ma chi ci è coinvolto direttamente trattiene per se una parte."

Gli altri rabbrividirono a quel racconto.

"Perchè la vendevi tu?"

"Avevo in programma di scappare lontano con le mie migliori amiche, mi servivano soldi. Ma questa è un'emergenza."

Per qualche minuto stettero in silenzio mentre Xylia armeggiava con il computer.

"Ecco fatto! Quattro biglietti per San Diego, partiamo stasera."

A quel punto guardò l'orario, nascose in fretta il tutto e dopo un paio di minuti la porta si aprì.

"È pronto il pranzo." disse Naomi, accompagnando gli altri verso la cucina. Alexander era seduto a capo tavola, mentre Xylia si mise all'altro capo con gli altri al suo fianco. Nessuno fiatò durante il pranzo, si limitarono a mangiare in silenzio. Quando ebbero finito, i ragazzi dovettero tornare chiusi in camera.

"Tra poco mio nonno si addormenterà sul divano in salotto, mentre mia nonna guarderà la TV nella sala da pranzo. Io andrò in camera loro per recuperare il numero della mia bis zia, Xander abita con loro."

"Come farai ad uscire da qui?" chiese la figlia di Plutone. Per tutta risposta, dalla stessa asse allentata di prima Xylia cacciò un grosso martello.

"Okay, come non detto."

"Preparatevi, appena prenderò il numero dovremmo scappare da qui."

Gli altri annuirono. Xylia iniziò a preparare il suo zainetto con il telefono, la frusta, i soldi e un paio di pacchetti di sigarette che aveva di scorta, poi se lo mise in spalla. Contò fino a tre e ruppe la maniglia con il martello producendo un rumore sordo. La portà si aprì da sola lentamente, poi mise anche il martello nello zaino.

"Will, Hazel, a fianco alla sala da pranzo c'è la cucina, arraffate quanto più cibo possibile -gli lanciò un borsone rosso- Nico, tu vieni con me."

I quattro scattarono. Arrivati in camera da letto, Xylia disse a Nico di farle da palo mentre lei cercava nei cassetti.

"Cazzo, dove sta..." si spostò all'armadio, senza alcun risultato.

"Xylia, guarda." sussurrò Nico indicando una parte del pavimento.

"Un'asse allentata? Anche loro? Beh, ora si capiscono un paio di cose." sollevò l'asse e ne estrasse un'agenda.

"Bingo. Andiamo, non c'è tempo per cercare il numero." strinse l'agenda al petto e andarono verso l'uscita. Will e Hazel erano già li.

"Abbiamo svuotato la cucina." li informò Hazel sorridendo.
Xylia rivolse uno sguardo a suo nonno addormentato sul divano.

"Muoviamoci, potrebbe svegliarsi da un momento all'altro."

Aprirono la porta cercando di fare il più piano possibile, poi uscirono chiudendosela alle spalle e corsero via. Quando furono il più lontano possibile, si fermarono a riprendere fiato e Xylia estrasse l'agenda e il telefono. Cercò un pó tra le pagine, poi esultò e compose un numero mettendo il vivavoce.

"Pronto?"

'Zia Erica, sono io, Xylia!"

"Xylia cara! Dimmi tutto."

"Mi serve il tuo indirizzo."

Ci fu qualche minuto di silenzio.

"Vuoi venire a trovare Xander?"

"Si."

Altra pausa, poi Erica pronunciò un indirizzo.

"Buona fortuna, Xylia." e detto questo, riattaccò.

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Capitolo 9
*** House ***


"A che ora dobbiamo prendere il treno?" chiese Hazel appena la chiamata fu interrotta. Xylia sfoggiò uno dei suoi migliori ghigni.

"Domani mattina."

"E cosa dovremmo fare fino a domani mattina?"

"Mi sembra ovvio: vi faccio conoscere i miei amici!"

Quando arrivarono alla stazione abbandonata, erano ormai le quattro del pomeriggio. Dal vagone proveniva musica ad alto volume, oltre che risate e fumo. Xylia fece cenno agli altri di stare indietro, poi si appoggiò all'ingresso del vagone.

"Ehy idioti, vi sono mancata?"

Le voci si interruppero di colpo e sulla ragazza si avventarono due figure, una dai capelli rosa pallido, l'altra con i capelli azzurro chiaro, che la strinsero forte.

"Nightmare! Come hai osato svanire così?" esclamò quella rosa, con espressione indignata.

"Ci hai fatto preoccupare cogliona. Non sapevamo come saresti stata in mezzo a quella gente." disse l'altra.

"Killer, Oscurity, anche io sono felice di vedervi."

Intorno alle tre ragazze si radunarono tutti gli altri, salutando e ridendo.

"Ragazzi, fermi. Ho portato degli amici."

Xylia fece segno agli altri tre semidei di venire avanti. All'improvviso il clima divenne particolarmente freddo. Xylia si trovava in mezzo, insieme a Ilary e Katerine, mentre il resto del loro gruppo, dall'interno del vagone, squadrava i tre che erano rimasti sul ciglio sbigottiti da quella quindicina di ragazzi. Una di queste, che doveva avere massimo dodici anni, vestita con gonna di tutte nera e una canotta stretta della stesso colore, si fece avanti scostandosi dagli occhi castani una treccina tinta di verde e rimettendola tra i capelli neri.

"Ciao, io sono Mary, voi come vi chiamate?" disse sorridendo. Xylia scoppiò a ridere.

"Oh Mary, solo tu potevi essere..."

"Perchè? Cosa ho fatto?"

Anche il resto del gruppo iniziò a ridere e l'aria si fece più leggera. Una ragazza dai capelli rasati con un collare borchia gli avanzò, poggiando una mano sulla spalla di Xylia. Sembrava più grande di lei di almeno cinque anni.

"Okay, i tuoi amici non mi sembrano un gran che, ma di te mi fido."

"Jade, in realtà tu non ti fidi di nessuno." La maggiore alzò le mani facendo l'occhiolino. Gli altri erano tornati ai propri posti, chi sopra le poltrone e chi steso a terra, a fumare, bere o semplicemente chiacchierare. La figlia di Apollo si accomodò su un divano, a fianco a due ragazzi sui diciassette anni. Il primo aveva due piercing al labbro e le lenti a contatto di due colori diversi, bianco e rosso, mentre il secondo portava una linea di eye-liner, smalto nero e pantaloncini strappati. I semidei si sedettero vicino a Xylia.

"Ah sì, vi presento Hectory e Duncan. Ragazzi, loro sono Will, Nico e Hazel."

Il ragazzo con lo smalto li guardò per un momento.

"Ma stanno insieme?" disse, indicando Will e Nico e rivolgendosi a Xylia. Lei rise, annuendo.

"Non ti sfugge niente, eh Duncan?"

"Su queste cose no." rispose, mentre Hectory gli metteva una braccio intorno alle spalle e sorrideva. Will e Nico arrossirono entrambi, anche se il primo sorrise.
Stavano chiacchierando da un pò quando un ragazzo con molti piercing in faccia, affacciato da un finestrino rotto, accese la torcia per perlustrare i dintorni. Dopo qualche secondo si girò freneticamente verso gli altri.

"Siamo tutti qui ora, giusto?"

"Si Damien, perchè?" rispose Jade.

"Due tizi stanno venendo da questa parte."

Due secondi di silenzio, poi fu il panico. La musica, che per fortuna era stata abbassata all'arrivo di Xylia, fu spenta del tutto così come le luci. C'era chi nascondeva bottiglie o strane buste, chi ripuliva tappeti e cuscini e chi cercava di aprire una porta sul retro. Eppure, quello che a prima vista poteva sembrare caos, in realtà in se nascondeva un certo ordine, come se ognuno avesse dei ruoli assegnati. Quando la porta si aprì, in silenzio uscirono tutti fuori in fila. Sfruttarono il buio della galleria per nascondersi in due cunicoli nella parete rocciosa. Insieme a Xylia c'erano Will, Nico, Hazel, Hectory, Duncan, Mery è un altro ragazzo con la cresta alta che stringeva a se una ragazza di almeno venti centimetri più bassa di lui. Quando furono tutti nascosti, le due figure furono visibili.

"Cazzo, l'avevo sospettato." disse il ragazzo con la cresta.

"Rufus, tu pensi sempre che sia la polizia." sussurrò la ragazza.

"Che vuoi farci Rose, sono i postumi del carcere minorile."
Hectory li zittì entrambi con un gesto della mano. I due poliziotti entrarono nel vagone con le torce. Ognuno sperava che non trovassero niente di compromettente ma che, soprattutto, non li avessero visti. Infondo erano ancora lontani quando li avevano adocchiati. Nessuno osava muoversi o fiatare, gli occhi di tutti erano puntati sul vagone. Non seppero quanto tempo passò prima di vedere uno dei due uomini uscire sospirando.

"Te l'avevo detto che quel vecchio inquietante era fuori di testa. Altro che droga, qui ci sono solo vecchi mobili."

Mentre Mary sospirò di sollievo, facendo rabbrividire Hazel che solo in quel momento ricordò cosa faceva la ragazzina al suo fianco, Xylia e Nico si scambiarono uno sguardo alle parole "vecchio inquietante".

"Però non mi sembra completamente abbandonato questo posto. Io direi di venirlo a controllare spesso, magari un giorno di questi troviamo davvero qualcosa di interessante." disse l'altro uomo uscendo.

"Va bene, come dici tu. Ora andiamo, questo posto mi sembra pericolante."

Quando i poliziotti furono ormai usciti dalla galleria, tutti vennero fuori dai loro nascondigli. L'atmosfera allegra di prima era diventata malinconia e triste. Katerine e Ilary affiancarono Xylia e le tre si guardarono tra di loro, per poi rivolgere lo sguardo a terra. Jade, che evidentemente doveva essere una specie di capo, prese la parola affiancata da un'altra ragazza dai capelli viola che le arrivavano fino al sedere e occhiali neri a incorniciarle gli occhi verdi.

"Partiamo dalle cose importanti: chi è il 'vecchio inquietante'?"

Xylia alzò la mano, poi rispose.

"Mio nonno. Non avevo idea che sapesse di questo luogo, sono stata lontana per molto tempo. Oggi gli ho rubato una cosa che mi serviva e poi sono scappata, sarà stato per questo che ha mandato la polizia qui."

Tutti ascoltarono le sue parole con attenzione, senza mutare l'espressione triste.

"Cazzo, questo non ci voleva proprio."

"Jade, non penso potremmo stare qui adesso... li hai sentiti, verranno di nuovo." disse la ragazza dai capelli viola.

"Dove dovremmo andare, Ametista?"

Ametista guardò tutti quanti egli occhi, uno per uno, deglutì a vuoto e poi alzò un dito a indicare il cielo.

"Sopra."

Due furono le reazioni del gruppo: c'era chi era assolutamente stupito e arrabbiato, echi invece se lo aspettava e guardava sopra con rassegnazione. Xylia era la seconda.

"Per quanto tempo? Io voglio stare qui!"
A parlare era stato un bambino sui sette anni, con i capelli biondi adornati da alcune ciocche azzurre e gli occhi grigi.

"Non per molto Andrew, tranquillo. -lo rassicurò una ragazza rossa vicino a lui, prendendolo poi in braccio- beh, credo sia il momento di andare. Possiamo passare qualche ora sopra e dormire da qualche parte."

"Si, Cecy ha ragione, tanto i sacchi a pelo li abbiamo - disse Ametista- recuperiamolo e andiamo."

Quando ebbero preso il necessario, iniziarono a salire su per i gradini rovinati dal tempo. Appena furono sopra, Hazel si mise vicino a Xylia.

"Che sta succedendo?"

"Succede che quella che consideriamo una casa non è più sicura." rispose la figlia di Apollo freddamente. Hazel non osò dire altra parola, ma Will aveva un'altra domanda.

"Perchè quel bambino è con voi?"

"Andrew? È un orfano scappato dai servizi sociali due anni fa. L'ha trovato Cecy."

"Non immaginavo fosse tutto così..."

"Strano? Difficile? Si, lo è. Ma è anche il modo in cui mi piace vivere."

"Sai Xylia, ora capisco perchè preferite stare in quel vagone." disse Nico avvicinandosi alla ragazza. Will e Hazel si guardarono intorno. Ogni passante li squadrava da capo a piedi, li evitava oppure li fissava per così tanto tempo da farli sentire a disagio. Chi aveva bambini se li tirava vicino quando vedeva Andrew, quasi come se avessero paura che quei ragazzi dalle facce tristi fossero dei rapitori. Un bambino che stava passeggiando con la madre indicò una ragazza del gruppo con i capelli verdi alla radice e viola alle punte, esclamando:

"Mamma, voglio i capelli come i suoi!"

La ragazza sorrise, ma la mamma tirò a se il piccolo dicendo:
"I teppisti sono così." per poi affrettare il passo.

"Stella, non ci far caso." disse Duncan alla ragazza che sembrava molto delusa. Dopo circa un quarto d'ora di camminata arrivarono a una grande piazza. Si sedettero li, così vicini da essere l'uno sopra l'altro.

"Ragazzi, forse non è il momento giusto per dirlo, ma domani parto di nuovo." esclamò Xylia tutto d'un fiato.
"Vado a recuperare Xander." si affrettò ad aggiungere vedendo le facce scombussolate degli altri.

"Davvero?!" trillò una ragazza sui sedici anni, con i capelli biondi fragola e gli occhi scuri. Xylia fece una smorfia schifata.

"Si Gwen, davvero." disse, guardando con rabbia la ragazza. Hazel le rivolse uno sguardo interrogativo.

"Non mi piace quella, va appresso a Xander da due anni."

"Sei gelosa di tuo fratello?" ridacchiò la figlia di Plutone. Gli occhi di Xylia divennero scuri, come offuscati da ombre, e iniziò a guardare un punto indefinito.

"Già."

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Capitolo 10
*** Bye bye. ***



Jade, Stella e Ametista riuscirono a comprare un pò di cibo per cena con i risparmi che avevamo da parte per le emergenze dai chioschi lì vicino. O almeno, questo è ciò che dissero, ma Xylia sapeva che in realtà avevano rubato tutto quando i vendiori erano distratti, anche perchè la maggior parte dei soldi era nascosta in una ruota del loro vagone. Questo, insieme a ciò che lei e gli altri avevano preso dai suoi nonni, riuscì a sfamarli per quella sera in cui nessuno aveva intenzione di ritornare a casa.

"Allora, dov'è rinchiuso Xander?" chiese Stella con la bocca piena di pane. Xylia trattenne il fiato quando sentì la parola rinchiuso, ma Will, Nico e Hazel sembrarono attribuire il senso ironico a quella parola, quindi si tranquillizzò.

"A casa di mia zia, a S.Diego." rispose, lanciando uno sguardo di avvertimento. Gli altri annuirono leggermente ricambiando lo sgaurdo.

"Così lontano?" esclamò Gwen con la voce più acuta del solito. Nessuno le diede retta. Xylia si chiese cosa ci facesse ancora quell'oca nel loro gruppo.

"Non andrai da sola, vero?" disse Hectory con voce preoccupata.

"Vado con loro." e indicò i tre semidei. I ragazzi intorno a lei la guardavano sbigottiti, alcuni anche arrabbiati. Rose sembrò voler dire qualcosa, ma dopo aver boccheggiato un paio di volte ci rinunciò. Jade strinse i pugni, guardando la figlia di Apollo dritta negli occhi.

"Xylia, non so la tua storia con quei ragazzi, ma ti prego, fai venire almeno un paio di noi..."

"Possiamo andare noi!" si intromise Ilary indicando se stessa e Katerine. Xylia sospirò: sapeva che avrebbero reagito così. Si alzò in piedi, incrociando le braccia al petto.

"Capisco il vostro stupore, anche perchè vi ho nascosto una parte della storia. Will è il mio fratellastro, da parte di padre. Con Hazel e Nico sono imparentata da parte di mio nonno... e poi Nico è fidanzato con Will. Lo so che sono sparita improvvisamente, lo so che vi ho riempito di bugie, ma per una volta fidatevi di me, sto solo cercando di riunire la mia famiglia. Vi prego."

Will, che aveva affiancato la ragazza quasi subito, sobbalzò a sentire quelle ultime due parole. Aveva ancora il suo solito tono freddo e acido, eppure non l'aveva mai sentita pregare qualcuno da quando si conoscevano (che comunque non era un grosso periodo di tempo).

Ci fu qualche minuto di sussurri, alcune lacrime asciugate e visi indecisi, ma alla fine Jade alzò le mani, accettando l'idea di Xylia. Tanto per cambiare, Gwen si intromise.

"State dicendo che siete d'accordo?! No, io voglio andare! Sono la ragazza di Xander, anche io faccio parte della famiglia..."

Delle crepe si aprirono intorno ai piedi di Xylia. Gli altri non ci fecero caso, ma i tre ragazzi, che sapevano di cosa era capace la figlia di Apollo, lo notarono e iniziarono ad agitarsi. Gli occhi di Xylia erano diventati di un blu scuro, con una luce sinistra che brillava maligna. Will cercò di afferrarl il braccio per calmarla, ma questa era già scattata in avanti, facendosi strada tra i presenti e afferrando il colletto della camicia di Gwen.

"Tu non sai uncazzo della mia famiglia -tirò verso di sè la rossa, i loro occhi si incontrarono, da una parte la furia, dall'altra la pura paura- non osare dire di esserci dentro. Vivi ancora del ricordo di una sola notte, di una scopata, dove Xander era ubriaco." L'avvicinò ancora di più e le sussurrò qualcosa. Gwen all'improvviso sembrò sciogliersi, diventando bianca come un cadavere. Dischiuse leggermente le labbra mentre iniziava a tremare. Guardò Xylia con occhi vacui, poi afferrò la sua borsa e, senza dire una parola, se ne andò, prima a passo lento, poi sempre più velocem fino a correre via. Per qualche secondo nessuno parlò, poi Rufus interruppe il silenzio.

"Finalmente hai mandato via quella puttana! -disse ridendo- qualche altro giorno e l'avrei ammazzata."

"E saresti ritornato in carcere per lei? Non ne vale la pena." gli rispose Cecy. Entrambi parlvano con un tono che non poteva di certo definirsi serio, ma nemmeno completamente scherzoso.

"Guarda che non è tanto male! Ho anche degli amici lì, ogni tanto vado a trovarli."

"Perchè non ce li presenti quando escono? Potrebbero essere simpatici! Dicono bene, sorella?" chiese Damien volgendo lo sguardo verso Jade.

"Mh, si, forse dici bene... fratellino."

"Fratellino?! Oh, ti prego, siamo gemelli!"

"Io sono di otto minuti più grande!"

E in quel clima di completo svago e risate, come se ormai tutti si fossero già dimenticati dell'esistenza di Gwen, Will si avvicinò a Xylia, poggiandole una mano sulla spalla e invitandola a sedersi di nuovo vicino a lui.

"Non sono sicuro di voler sapere cosa hai detto a Gwen."

"E io non te lo avrei detto in ogni caso."

"Mi sono venuti i brividi -disse Hazel- non l'avrai mica minacciata di morte, vero?"

"Una specie."

Non dissero più una parola su questo argomento.

Tutto il gruppo si offrì perfino di accompagnare i quattro ragazzi fino alla stazione, li salutarono calorosamente e ci impiegarono diversi minuti per staccare Ilary e Katerine da Xylia.

"Ritorna presto, Ayala. E possibilmente viva e senza nessun mandato di ricerca." disse Mary ridendo.

"Non posso prometterti niente. E te vedi di non farti beccare."

"Xylia! Xylia! -Andrew le andò incontro, abbracciandola forte- mi mancherai." Xylia lo strinse, cercando di nascondere una lacrima solitaria.

"Anche tu, peste." si staccarono ancora sorridendo.

"Guardatevi le spalle a vicenda, mi raccomando." disse Rufus duro, ma col sorriso.

"Sarà fatto!"

Il treno fischiò, segno che sarebbe partito di lì a poco. Saltarono sù, salutando ancora con le mani quei ragazzi che li inseguirono fino a quando il treno non prese troppa velocità.

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Capitolo 11
*** Train ***


Era passata solo mezz'ora di viaggio quando Xylia stiracchiò le braccia e con voce impastata disse:

"Buonanotte!"

"Eh? Vuoi dormire? Non è che ti sei svegliata troppo presto? Ti abbiamo già trovata in piedi questa mattina." esclamò Will, che era seduto sul sedile a fianco della sorella.

"Non mi sono svegliata presto..."

"No?"

"Non mi sono proprio addormentata."

"E che hai fatto tutta la notte?!" domandò stupita Hazel, dal sedile di fronte all'altra ragazza.

"Ho pensato... a cose. Quindi ora, buonanotte." e detto questo, poggiò la testa sul tavolo d fronte a loro e si addormentò in pochi secondi.

"Ma come fa a dormire così? Non sta scomoda?" disse Nico con sguardo dubbioso.

"L'ho vista dormire in posizioni ancora più strane -rispose Will con un sorriso abbozzato- secondo voi... a cosa ha pensato?"

"Probabilmente a suo fratello." rispose Hazel.

"Conoscendola, avrà pensato a quanti modi potrebbe uccidere Gwen." ribbattè Nico sospirando.

"Beh, si, anche questa è un'ipotesi più che valida."

Mentre i tre ragazzi ridevano, Xylia emise un mugolio che sembrava un misto di paura e preoccupazione. D'istinto Will le accarezzò i capelli, guardandola in viso.


Una luce abbagliante la costrinse a coprirsi gli occhi con le mani. Sbirciò attraverso le dita, cercando di capire dove si trovasse. Bianco, solo e esclusivamente quel bianco candido. Le pareti, il soffitto, il pavimento... era tutto incolore. Xylia dovette muoversi a piccoli passi e tastare le pareti intorno a lei per capire le dimensione della stanza. Era piccola, poco più grande di uno sgabuzzino. Mentre toccava la parete alla sua sinistra, trovò la maniglia di una porta, anche quella completamente bianca, tanto che non si distingueva dal resto della stanza. Provò ad aprirla, senza successo.

'Okay Xylia, ragiona, devi uscire da qui...o diventerai pazza.'

Prese una forcina dai suoi capelli e la infilò nel buco della porta, cercando di aprirla il più velocemente possibile. Un vecchio trucco da film che doveva impiegare poco tempo, ma a causa della paura Xylia ci mise dieci minuti buoni. Perchè Xylia era terrorizzata dalle stanze bianche, soprattutto se erano piccole. Colpa dei sogni che erano iniziati un anno prima. Quando finalmente potè uscire da lì, credette di essere diventata cieca. Il corridoio dove si trovava era quasi totalmente buio, illuminato solo dalla luce del sole che entrava dalle piccole finestre in alto, comunque troppa poca. Si avventurò in quel luogo sconosciuto, guardandosi intorno. Accostati alle pareti c'erano vari carrelli con sopra vari oggetti metallici, alcuni che aveva visto già nell'infermeria del campo, altri che ignorava completamente. Erano proprio quest'ultimi a metterla in soggezione. Dopo circa due minuti, il corridoio svoltava a sinistra. Xylia si trovò di fronte a cinque gradini che davano su una porta a vetri. Dopo averla oltrepassata si ritrovò in un altro corridoio, questa volta più ampio, senza finestre e con delle luci a led che lo ben illuminavano dal soffitto. Accellerò il passo, decisa a scoprire in che diamine di posto si trovasse. Altri scalini, un'altra porta a vetri, un altro corridoio illuminato da led. Ma questo era diverso: ai lati c'erano molte porte di ferro chiuse anche con più catenacci, a distanza di sei-sette metri l'una. Si bloccò sul posto, deglutendo a vuoto.

'No...non posso essere qui, non davvero, non ancora. Svegliati Xylia, svegliati!'

Ovviamente non si svegliò nemmeno quando provò a prendere a testate il muro. Non le restava che andare avanti, affrontare quel corridoio che ora le sembrava infinito. In fondo, tra non molto avrebbe dovuto farlo nella realtà, e non solo in un sogno. Ad ogni passo il suo cuore batteva più forte e il suo corpo riceveva un scossa in pù. Camminava lentamente e la terra sembrava tremare sotto i suoi piedi, come quando si arrabbiava. Vicino a ogni porta c'era una targhetta con un nome. Ogni volta che ne leggeva uno, le sembrava di perdere un anno di vita. E poi arrivò, il colpo finale.

'Xander Ezekiel Ayala'

Xylia lesse il nome più e più volta, accarezzò la targa con le dita, alla fine posò lo sguardo sulla porta. Era uguale a tutte le altre, se non per il fatto che era una di quelle con più sicurezze. C'era una porticina a circa un metro e sesanta di altezza, talmente piccola che Xylia potè solo sbirciare un pò dentro. Il ragazzo era seduto a terra a gambe incrociate, con la testa abbassata. Stete così per qualche minuto, poi alzò lo sguardo.


Xylia si svegliò con un piccolo urlo, per poi prendere a gesticolare mentre il fiatone si impossessava di lei. Poggiò i gomiti sul tavolino e mise la testa sulle mani, ma ancora non riusciva a respirare.

"Xylia! Xylia, calmati, ci siamo noi." venne bloccata dall'abraccio di Will, che le accarezzava la schiena lentamente.

"Calmati... hai avuto un brutto sogno?" La figlia di Apollo annuì piano, con il respiro che riprendeva a essere regolare.

"Vado a prenderle un pò d'acqua." esclamò Hazel, alzandosi e dirigendosi di corsa verso il vagone-ristorante.

"Un attacco di panico?" chiese Nico spostando lo sguardo da Xylia a Will, la preoccupazione che trasparova chiaramente dalla sua voce.

"Si, nulla di grave... -rispose l'altro ragazzo- Xylia, piano, respira intensamente...ecco, così..."

"La gola...è secca..."

"Tranquilla, ora Hazel ti porta l'acqua."

"Quanto ho dormito? Quanto manca?"

"Hai dormito sei ore e mancano due ore e un quarto."

"Okay, okay..."

Hazel tornò con un bicchiere d'acqua che Xylia bevve tutto d'un fiato aiutata dal fratello. Fu in quel momento che i tre scoprirono un'altra cosa bizzarra di Xylia: il suo pianto. Xylia piangeva in silenzio, troppo in silenzio. L'unico segno erano le guance bagnate dalle lacrime. Niente occhi rossi, niente singhiozzi.

"Tutto okay? Stai bene?" chiese il figlio di Ade.

"Si, ora si."

"Posso farti una domanda?"

La ragazza annuì mordendosi il labbro, preparandosi psicologicamente a raccontare del suo sogno. Non ce l'avrebbe fatta, ne era certa.

"I tuoi capelli, di che colore sono?"

Xylia guardò Nico come se fosse impazzito, prendendosi una ciocca di capelli tra le dita. Ormai da blu elettrico erano diventati quasi azzurri, avrebbe dovuto rifare la tinta da li a poco.

"Non ci vedi? Sono blu idiota."

"No, intendo, il vero colore."

Xylia spalancò gli occhi, poi incrociò le braccia al petto rivolgendo lo sguardo al finestrino vicino a lei.

"Non mi sembra importante."

"Secondo me sono scuri."

"Ecco, non ne azzecchi una nemmeno per sbaglio."

Hazel corrucciò la fronte, poi la guardò stupita, indicandola.

"Non dirmi che sono biondi..."

"Ripeto: non mi sembra importante."

"Allora ho ragione! I tuoi capelli sono biondi."

"A quanto pare siamo più simili di quel che sembra, sorellina."

A quell'affermazione di Will, Xylia fece una faccia talmente schifata che gli altri non potettero fare  a meno di scoppiare a ridere, mentre gli altri passeggeri li guardavano male o curiosi. In mezzo alle risate, Will fece l'occhiolino a Nico, che ricambiò alzando gli occhi al cielo con fare seccato. Gli altri non potevano aperlo, ma per loro due il messaggio era chiaro:

'Grazie per averla distratta un pò, ora sta davvero meglio.'

Mancavano ormai pochi minuti all'arrivo. I ragazzi stavano giò vicino alle porte del treno, aspettando che si fermasse.

"Xylia, cosa hai pensato ieri notte?" domandò Hazel, mentre guardava il treno rallentare.

"A cosa succederà dopo che avremmo trovato Xander."

Le porte si spalancarono e le persone iniziaronoa riversarsi fuori dai vari vagoni.

"Beh, penso che stiamo per scoprirlo."

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Capitolo 12
*** Psychiatric Hospital ***


La stazione era strapiena di persone che andavano da una parte o dall'altra, intente a fare gli ultimi acquisti o a correre per non perdere il treno. Dopo essere scesi dal treno, Xylia si avvicinò alla prima mappa a disposizione, cercando il punto che le aveva detto sua zia.
"Ecco, trovato. In un'ora di camminata dovremmo arrivarci. Ma io propongo di scroccare prima un pò di cibo, sto morendo di fame."
"In che senso scroccare?" le chiese Hazel, per niente rassicurata dalle parole di Xylia. Questa sì limitò a sorridere con fare innocente, mentre faceva segno agli altri di seguirla.
"Che intendi fare?" domandò Will, mentre la sorella li conduceva in una strada sconosciuta, come se stesse cercando qualcosa.
"Ah, trovato!" esclamò Xylia, ignorando le domande di Will, mentre raccoglieva una borsa malconcia posata vicino a uno di quei cassonetti dove ci si buttavano i vestiti vecchi da dare in beneficenza. Ci mise dentro qualche pietra, poi la tenne in mano come per pesarla. Poi raccolse qualche vestito esaminandolo con cura.
"Nico, togliti la giacca e mettiti questa, abbottonata -disse, lanciandogli una camicia di jeans- e anche questo, al contrario." disse poi, porgendogli un berretto.
"Si può sapere cosa vuoi fare?" rispose Nico, prendendo comunque i vestiti.
"Ho un piano, ma se ve lo dico adesso non accettereste mai. Fidatevi, l'ho già fatto altre volte. Dai, togliti la giacca, la terrò io nel mio zaino. Hazel, tu invece infila questa gonna sui jeans, e abbottonati questa camicetta. E Will, per te ci sono questa felpa e questi occhiali. Forza, non abbiamo tempo da perdere."
In tre ragazzi si guardarono, indecisi se dare fiducia o meno a quello strambo piano, ma alla fine la fame ebbe la meglio e iniziarono a vestirsi. Nel frattempo, Xylia guardava con disgusto una maglietta e un capello che aveva in mano, entrambi rosa confetto. Si riparò dagli sguardi dei passanti dietro il cassonetto, ma questo non le impedì di togliersi tranquillamente la maglia davanti agli altri tre, che subito si affrettarono a distogliere lo sguardo.
"Che c'è? È come un costume da bagno in fondo. In più, Hazel è femmina e voi due non mi sembrate tanto interessati al seno."
"Sbrigati a rivestirti." esclamò Will arrossendo, facendo ridere Xylia che indossò la maglia per poi nascondere i capelli blu sotto il cappello.
"Va bene, così può andare. Adesso venite, mi è sembrato di vedere un bar qui vicino."
Arrivati al bar, si sedettero comodamente a un tavolo fuori al locale. Ma mentre Xylia sembrava tranquilla e rilassata, gli altri tre erano abbastanza agitati essendo allo scuro dei piani della ragazza.
"Se vi rilassate andrà tutto bene -iniziò Xylia, posando la borsa sulle sue gambe- mi scusi, cameriere! Può portarci dei panini e un pò di coca?"
Le ordinazioni ci misero un pò ad arrivare, a causa del gran numero di persone che si trovava a quell'ora al bar, ma i ragazzi mangiarono con voracità, dimenticandosi all'improvviso di quello strano travestimento e del fatto che erano senza soldi. Ad un certo punto, però, Xylia posò un quarto del suo panino sul tavolo, invitando con lo sguardo gli altri a fare lo stesso. Poi, mentre passava un cameriere, cacciò il telefono, esclamando:
"Ehy, dimmi tutto! Oh, sei qua fuori? Si, ti veniamo subito a prendere." poi si alzò, lasciando la borsa sulla sedia e facendo segno agli altri di seguirla.
"Al mio tre, iniziamo a correre verse destra. -sussurrò, mentre uscivano dal bar- uno...due...tre!"
Solo a quel punto gli altri capirono il piano di Xylia e iniziarono a correre più veloce possibile, con il cuore che gli batteva in gola. Ad un certo punto la figlia di Apollo li trascinò in un vicolo cieco e velocemente iniziò a liberarsi dei vestiti presi poco prima.
"Avresti dovuto dircelo!" esclamò Will, mentre si sfilava la felpa e buttava gli occhiali in un punto impreciso della strada.
"Non avreste mai accettato di scappare senza pagare il conto!"
"Non ci staranno cercando, ora?" chiese Hazel preoccupata.
"Lasciando la borsa pesante lì, all'inizio penseranno che siamo andati davvero incontro a qualcuno e che saremmo rientrati poco dopo, ho fatto anche in modo che un cameriere sentisse la finta chiamata. -prese il suo cellulare, osservando l'orario- tra un paio di minuti inizieranno a capire che non torneremo e cercheranno quattro ragazzi vestiti in modo strano. C'erano troppe persone, non si ricorderanno mai i nostri visi." rispose, porgendo la giaccia a Nico che la guardò di traverso, ricevendo una risatina da parte della ragazza.
“Tu sei pazza.”
“Lo prendo come un complimento. -Xylia si appoggiò al muro, a braccia incrociate- perché non ci riposiamo un po' prima di andare? La corsa a stomaco pieno mi ha stancato.”
“Non faremo meglio ad andare a prendere tuo fratello il prima possibile?” chiese Will, guardando la sorella con un sopracciglio alzato.
“Perché mai? Sono giorni che andiamo da un posto a un altro senza sosta, non sarà meglio rilassarci un po’? Prendere Xander potrebbe essere difficile.”
“Xylia, perché stai ritardando il più possibile l’incontro con Xander?”
Xylia riconobbe il tono con il quale stava parlando Will. Era quello che usava sempre quando era preoccupato per lei, ma non lo dava a vedere. Per la prima volta da molto tempo, la figlia di Apollo iniziò a sentire una strana sensazione dentro di sé, che bruciava spiacevolmente. La riconobbe solo dopo qualche secondo: era il senso di colpa. Spalancò gli occhi, lasciando andare le braccia lungo i fianchi. L’ultima volta che aveva avuto dei rimorsi così grandi era stato quando si era svegliata la mattina dopo quella notte, dopo che tutto si era irrimediabilmente rotto… scosse la testa, come per scacciare via quei pensieri. Will, Nico e Hazel la osservavano, preoccupati ma anche ansiosi di sapere la risposta. No, la loro ansia era nel sapere se avrebbe dato la risposta. Perché lei era così, imprevedibile e non affidabile.
“E’ meglio andare. Venite, vi accompagno dove si trova Xander.” E senza dire altro, si incamminò verso quella strada che ormai ricordava a memoria per quante volte, durante la notte precedente, era stata a vedere sulle mappe online. Camminarono per circa un’ora, quando all’improvviso Xylia si fermò, lo sguardo abbassato e le mani strette a pugno. Gli altri tre si guardarono intorno. Erano in una zona isolata, leggermente in altura rispetto al resto. Davanti a loro c’era un edificio di cinque piani fatto a U, completamente bianco e con poche finestre, tutte grigie e offuscate. Le piante che c’erano intorno sembravano non essere curate da anni. Un cartello li informava di cosa avveniva in quel luogo:
Ospedale Psichiatrico.

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