Reflecting Mirrors di Sinkarii Luna Nera (/viewuser.php?uid=1013761)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
1
“Quando arriva il giorno della tua
morte…”
Si
era
svegliata con quella frase in testa, senza essere in grado di dire a
cosa fosse dovuta, né di completarla.
“Irritante”
pensò.
Le
lasciava un po' l’amaro in bocca,
benché ormai da molto tempo un pensiero del genere fosse per
lei privo di
qualunque senso. Mai la vecchiaia avrebbe corrotto le sue carni, mai
morte
naturale avrebbe potuto coglierla; se n’era fatta
una ragione da
tempo.
“Quando arriva il
giorno della tua morte…”
Si
infilò sotto la doccia, dopo
essersi intimata di darci un taglio. L’acqua era ancora
troppo fredda, ma non
ebbe altra reazione se non un brivido che corse lungo tutto il corpo,
dalle
orecchie con le punte nere e affusolate fino alla tripla cima della sua
coda,
nera e affusolata anch’essa; tratti tipici dei Lusan, quale
lei era.
Non che i
Lusan esistessero più, ormai, non nel settimo Universo; c’erano
ancora nel sesto, sì, e
nonostante alcune differenze avrebbe potuto convivere tranquillamente
con loro, per diverso tempo lo aveva persino fatto… ma alla
lunga restare ferma
nello stesso posto era logorante.
Forse sarebbe stato diverso se la sua eterna
giovinezza avesse avuto un qualsiasi senso, o se la sua vita avesse
avuto uno
scopo definito.
Anise
però aveva nulla di tutto
questo: non era nata per essere eternamente giovane e, sebbene anche la
sua
concezione del tempo fosse cambiata rendendole sopportabile lo scorrere
di un
millennio dopo l’altro, non riusciva a dimenticarlo.
Non
aveva dei doveri da
assolvere, cosa che all’apparenza poteva sembrare fantastica,
ma in realtà
toglieva soltanto significato a un’esistenza che ne aveva
già ben poco.
Oltre
a tutto ciò, non aveva
nessuno al proprio fianco, perché nel tempo si era resa
conto che non valeva
la pena. Lo aveva capito dopo aver seppellito l’ennesimo
compagno e non aver
provato sofferenza alcuna: la morte di chi entrava nella sua vita aveva
perso
importanza, diventando simile a un film già visto troppe
volte. La
stragrande maggioranza delle
creature viventi non erano che comparse nella sua lunga esistenza,
persino
quelle con un’aspettativa di vita sui tre secoli, o
più.
Gli
stolti che desideravano la
vita eterna -ce n’erano, incredibile ma vero- lo facevano
soltanto perché non avevano
idea di quello a cui sarebbero andati incontro.
Non
che la morte fosse
un’alternativa migliore. A volte aveva accarezzato
l’idea, ma l’aveva sempre
accantonata con rapidità, rendendosi conto che neppure una
scelta tanto
drastica l’avrebbe portata a smettere di esistere: non
c’era pace nemmeno
nell’aldilà. Era passato molto tempo da quando
l’aveva saputo, ma non l’aveva
dimenticato.
“Quando arriva il
giorno della tua morte…”
«“Quando
arriva il giorno della
tua morte inizi a vivere in un posto ancor più ristretto di
quanto sia questo,
perché l’aldilà è un buco
piccolo”» completò Anise con voce
chiara, rivolta al
nulla, mentre usciva dalla doccia.
Persino
la creatura aveva mutato
la sua condizione, il cui nome tradotto dalla lingua Lusan suonava
simile a
“Rubedo”, ormai da molto non la degnava
più della sua compagnia, o meglio, dei
suoi borbottii.
Non
che fosse sorprendente: non
erano forse bastati quindicimila anni chiusa in una corona per rendere
un’entità senza alcun raziocinio ciò
che un tempo era stato tutt’altro? Ecco.
Come si poteva dunque pretendere che la coscienza già
devastata di Rubedo
sopravvivesse all’interno di un corpo vivente… per
un tempo oltre diecimila
volte più lungo?
Non
che provasse pena per lui. Le aveva portato via troppo, e non era stata
lei a chiedergli di saltarle dentro
e cambiare la sua natura
di mortale in modo così radicale.
Mai in vita sua Anise aveva desiderato una
cosa del genere, quando le era stata fatta un’offerta analoga
l’aveva persino
rifiutata, eppure eccola lì… ancora in vita.
«E
in realtà anche l’al di
qua è un buco piccolo» aggiunse,
avvolgendo un asciugamano attorno al corpo ricoperto di un sottilissimo
e
soffice strato di pelo bianco. «Ma cosa ne parlo a
fare…»
Si
accostò allo specchio e fece
un cenno di saluto al suo riflesso, ottenendo di rimando
un’alzata di occhi al
soffitto e uno sbuffo.
L’incapacità
di invecchiare non
era la sola cosa che Rubedo avesse dato ad Anise.
«Sì,
grazie, so benissimo di
essermi svegliata male, non c’è bisogno di
rimarcarlo» disse seccamente la
Lusan «Ora collabora, per cortesia».
Dopo
che il riflesso le ebbe
rivolto uno sguardo seccato coi suoi stessi occhi azzurro cupo tutto
tornò alla
normalità, e la Anise dello specchio iniziò a
legare i lunghi capelli grigi in
una treccia morbida, esattamente come stava facendo quella vera.
Ora
non le restava altro da fare
che vestirsi e decidere come passare la giornata. Probabilmente sarebbe
andata
al parco di Satan City, verde e rigoglioso, che il giorno prima le era
piaciuto.
Era
arrivata da poco su quel
pianeta chiamato Terra, e non ci aveva messo molto a decidere che per
un paio
di secoli avrebbe potuto vivere lì. Le era sembrato un posto
carino, con una
certa varietà di abitanti e del buon cibo: serviva altro?
Aveva
appena indossato una
maglia rosa cipria lunga, quando il campanello trillò.
La
Lusan si stupì leggermente.
Da quando era arrivata sul pianeta e aveva comprato quella casa non
aveva fatto
particolari conoscenze, quindi non aveva proprio idea di chi potesse
essere venuto
a cercarla alle undici del mattino.
Non aveva troppa voglia di
ricevere visite, e per un attimo ponderò l’idea di
fingere di non essere in
casa, ma infine la punta di curiosità che l’aveva
presa ebbe la meglio, e si
diresse verso la porta principale, aprendola. «Buongiorno.
Desidera?»
Bulma
Brief tirò fuori il suo
sorriso migliore.
Di
solito era impegnata col suo
lavoro alla Capsule Corporation, nonché con quello di moglie
del principe dei
Sayian, che certo non era meno impegnativo, e con quello di madre di
due
bambini, Trunks e Bra, quest’ultima nata da pochissimo; tutti
motivi per cui
aveva saputo della nuova vicina più tardi di quanto avrebbe
voluto.
Non
erano molte le persone che
potevano permettersi una casa in quel quartiere, soprattutto se si
trattava di
case grandi più o meno quanto la sua, e dalle informazioni
che aveva raccolto
sembrava che si trattasse di una donna che viveva da sola. Veniva da
sé che
dunque era piuttosto normale la sua curiosità di sapere chi
fosse, da dove
venisse, e soprattutto se fare conoscenza con lei avrebbe potuto
portare
qualche vantaggio a livello aziendale o altro.
Ragioni
per cui quel giorno
aveva bussato alla porta della sua vicina, portando con sé
una torta al limone,
tanta grinta e sufficiente esperienza in stranezze varie da non
sorprendersi
per le fattezze feline -vagamente simili a quelle di una lince- della
donna.
«Buongiorno! Sono Bulma Brief, la sua vicina di casa! Sono
venuta a darle il
benvenuto nel quartiere» disse, tenendo in bella vista la
torta al limone che
aveva portato.
Inizialmente
da parte dell’alta
donna-lince non ci furono reazioni o espressioni degne di nota,
tant’era che se
Bulma non l’avesse sentita esprimersi nella lingua comune
solo un attimo prima
avrebbe pensato che non fosse in grado di capirla…
«La
ringrazio. È stato un
pensiero gentile» disse la forestiera un istante dopo,
aggiungendo perfino un
sorriso mentre prendeva la torta dalle mani di Bulma. «Il mio
nome è Anise»
aggiunse, tendendole una mano.
«Piacere
di conoscerla» sorrise
Bulma di rimando, stringendola «Comunque, potremmo anche
darci del tu» si
azzardò ad aggiungere «In fin dei conti io non
sono una che si formalizza, e tu
sei una ragazza molto giovane…»
Ironico
che proprio in quel
mattino nel quale aveva pensato più del solito alla propria
età qualcuno la
definisse “ragazza molto giovane”, davvero.
«Più che altro porto bene gli anni
che ho» rispose.
«Oh».
Seguì
un attimo di silenzio che
per Bulma risultò piuttosto imbarazzante, ma pur volendo
romperlo non fece in
tempo.
«La
ringrazio per la visita»
disse la Lusan, lasciandole intendere che l’offerta di darsi
reciprocamente del
“tu” era caduta nel vuoto «E la inviterei
a entrare, ma temo di non avere tempo
da dedicarle. Oggi la mia giornata è piena di impegni: fare
colazione» sì, alle
undici del mattino, e magari proprio con la torta al limone
«Andare avanti con
la lettura di uno dei sette libri che ho iniziato, mangiare qualcosa,
forse
andare al parco, meditare sul significato della vita, il Multiverso e
tutto
quanto, girellare, nulleggiare,
leggere ancora e, ultimo ma non per importanza, andare a
dormire» finì di
elencare «Non riesco proprio a trovare un buco in cui
inserirla, per cui buona
giornata, mia gentile vicina» concluse con un altro sorriso e
un cenno di saluto,
per poi rientrare in casa e chiudere la porta.
Bulma
osservò inebetita la porta
per qualche momento, prima di reagire. «Però
la torta al limone te la sei presa!!!»
gridò.
«Sprecarla
sarebbe stato un
peccato» fu la risposta che giunse dall’interno
della casa.
“Incredibile
ma vero,
nell’Universo c’è qualcuno con un
caratteraccio addirittura peggiore di quello
di Vegeta!” pensò Bulma. «Non
è affatto carino!»
Stavolta
non ci fu altra
risposta se non il silenzio.
Inizialmente
la donna ebbe la
tentazione di dare retta alla voglia che le era venuta di sfondare la
porta a
suon di pugni, ma dopo aver sollevato una mano decise di lasciar
perdere: se ci
teneva tanto a passare la giornata da sola a
“nulleggiare” e meditare sulla
vita, il Multiverso e tutto quanto, che facesse pure!
Un
momento.
Aveva davvero detto
“Multiverso”?
Anise
aveva appena iniziato a
tagliare la torta, quando sentì una gragnuola di pugni
tempestare la porta.
«EHI!»
Sollevò
un sopracciglio. Cosa
accidenti voleva ancora? Le aveva dato il benvenuto nel quartiere, si
erano
salutate, lei si era presa la torta, non era sufficiente?
No,
d’accordo: riconosceva
di non essere stata il massimo
della simpatia con una donna che in fin dei conti non aveva fatto altro
che
essere gentile con lei, e sapeva che se si era svegliata con la luna
storta non
era certo colpa della signora Bulma Brief! Forse
avrebbe “recuperato” in
un’altra occasione, magari portando a sua
volta una torta, ma quel giorno aveva ancora meno voglia di
socializzare di
quanta ne avesse di solito -e non era mai eccessiva; quindi decise di
ignorarla
e continuare a tagliare.
«Tu cosa, e come,
sai del Multiverso?!»
gridò ancora
Bulma.
Anise
drizzò le orecchie, ora
attenta.
Prima
aveva buttato lì quella
frase senza pensarci troppo, ma l’esistenza del Multiverso
non era affatto una
cosa risaputa, quindi si fece la stessa domanda che le aveva appena
fatto
Bulma: cosa e come la signora
Brief
sapeva del Multiverso?
Dopo
altri momenti di
esitazione, nei quali ponderò l’idea di ignorarla
e anche altre ancor meno
carine, decise che forse valeva la pena stare a sentire cosa aveva da
dire. In
fin dei conti doveva pur passare in qualche modo anche quella giornata.
«Alla
buon ora, ce ne hai messo
di tempo!» esclamò Bulma, quando Anise
aprì la porta.
«…ci
ho ripensato, non ne vale
la pena» commentò la Lusan, facendo per chiudere
di nuovo.
«Ma
dai, non essere così
scontrosa!» Bulma bloccò la porta, non volendo
farsi sfuggire l’occasione «Ti
ho soltanto fatto una domanda».
«Quella
che avrei dovuto farle
io. Il popolo di questo pianeta non mi sembra abbastanza progredito a
livello
tecnologico da mettersi a fare chissà quali viaggi spaziali
e scoprire che,
seppure sia sempre un buco piccolo, esiste un Multiverso»
ribatté Anise.
«Siamo
talmente poco progrediti
da aver costruito delle macchine del tempo funzionanti, pensa un
po’» disse la
donna, con un occhiolino «Andiaaamo! Fammi entrare,
così facciamo due
chiacchiere» senza aspettare un invito, Bulma
oltrepassò Anise ed entrò in casa
«L’arredamento che hai scelto è
carino».
«Non
l’ho scelto, già c’era»
replicò Anise «Una domanda:
c’è qualcuno che sa che è
qui?»
«Certo!
Mio marito lo sa, e
anche alcuni dei miei amici sapevano che avrei fatto visita alla nuova
vicina»
disse prontamente Bulma.
Quindi
tanti saluti all’idea di
rinchiuderla nella Dimensione degli Specchi per togliersela di torno.
Fantastico, pensò Anise, muovendo nervosamente la coda.
«Capisco. Allora… una
macchina del tempo? È leggermente illegale»
osservò, spostandosi di nuovo in
cucina. Aveva una torta al limone da mangiare, accompagnata a del latte
fresco,
e sembrava essere la sola cosa buona di quella mattinata.
«Io
sono una scienziata e, per
le scienziate come me, se qualcosa può essere realizzato
allora deve essere
realizzato!» dichiarò Bulma,
con aria determinata, seguendola.
«Se
lo dice lei» commentò Anise,
versandosi del latte.
Bulma
la guardò, non sapendo
cosa pensare della sua mancanza di reazioni alla notizia
dell’esistenza di una
macchina del tempo. «Non sembri molto-»
«Sto
facendo mentalmente una
lista di motivi per cui potrebbe sapere del Multiverso. Mi faccia
pensare alla
gente che c’è in giro e che è munita di
mezzi adeguati… qui c’è la Pattuglia
Galattica, sbaglio? Conosce qualcuno di loro?» le chiese,
crollando su una
sedia in maniera un po’scomposta.
«Effettivamente
conosco un
soldato del corpo d’élit-»
«A
posto allora» Anise la
interruppe di nuovo, e bevve un lungo sorso di latte.
«Hai
l’abitudine di interrompere
le persone?» sbottò Bulma, giustamente.
«Di
solito sono meno maleducata,
ma lei è entrata in casa mia senza permesso»
ribatté Anise.
«Non
sei stata educata nemmeno
prima» le fece notare la donna.
«Già».
Se
non altro quella specie di
lince antropomorfa riconosceva la verità. «Per
fortuna sono abituata ad avere a
che fare con le persone scorbutiche. Ascolta»
esordì poi «Non siamo partite con
il piede giusto, quindi che ne dici di ricominciare da zero?»
le propose. La
sua curiosità non era ancora stata minimamente soddisfatta,
e non volendo
demordere aveva pensato che magari il “fuoco
incrociato” suo e di Chichi
sarebbe riuscito a cavarle di bocca qualcosa. «Tra una
mezz’ora faccio un
brunch a casa mia, con degli amici e amiche tutti più o meno
della mia età…un
brunch è un pasto che si fa dopo la colazione e prima del
pranzo, detta in
breve…»
«E
lei si mangia gli amici? Questo
sì che è poco carino... Scherzavo,
tranquilla!» esclamò Anise «Anche se
effettivamente in certi pianeti l’ho visto
succedere».
«Ah…
immagino» disse Bulma,
senza sapere bene cos’altro aggiungere.
«No,
non immagini affatto
invece. Comunque spiegami, perché dovrei infilarmi in un
pranzo pieno di gente
che non conosco per…
“ricominciare”?»
«AH!»
esclamò Bulma, indicandola
«Perché mi hai dato del tu! Lo hai fatto! Proprio
adesso! Andiamo, non ti costa nulla, sarà pur
meglio un pranzo in compagnia
che una giornata a
“nulleggiare”…»
«Ma
perché ti interessa tanto
fare amicizia con la sottoscritta, si può sapere?»
Ormai
non era più solo
curiosità: nella mente di Bulma si erano aggiunte svariate
altre motivazioni
per volerla nella sua cerchia E a
quel pranzo, dopo che il suo cervello era partito per la tangente
facendo
disgraziate associazioni tra felini con un brutto carattere.
Se
fino a quel momento era
riuscita ad ammansire col cibo il più pericoloso di codesti
felini, ottenendo
in cambio dei favori e delle occasioni in cui aveva più o
meno chiuso un occhio
-ma anche tutti e due- su azioni sconsiderate come tentare di costruire
un’altra macchina del tempo, cos’avrebbe potuto
ottenere… facendo da Cupido?
«Trovi
davvero
così strano il mio invito,
Anise?»
«Chiunque
non sia idiota lo
troverebbe strano. Poi per carità, magari sei semplicemente
un’impicciona di
professione, ma permetti che mi faccia delle domande?»
“Impicciona?! Certo che i giovani
d’oggi sono veramente sfacc… no,
un momento, ho davvero pensato ‘i giovani
d’oggi’, come se io non fossi più una
di loro?!” realizzò, spaventandosene persino.
Anise
osservò il riflesso di
Bulma sul vetro del forno. Era davvero divertente il modo in cui
tendeva la
pelle del viso e si disperava gridando silenziosamente dei “sono veeeeeecchia!
Veeeecchiaaaa!”, tanto divertente da migliorare
il suo umore, addirittura. La
Lusan
aveva vari ed eventuali difetti, ma quantomeno si divertiva con poco, e
considerando da quanto tempo era in vita era meglio così.
Fece un sorriso un
po’sornione. «Oh, andiamo, nemmeno tu porti male
gli anni che hai».
«C-come
hai detto, scusa?...»
farfugliò Bulma, guardandola stranita.
Il
sorriso di Anise si allargò.
«Un brunch a casa tua, allora?»
“Forse
l’ho solo immaginato”
pensò Bulma. Doveva essere così,
perché la sola alternativa possibile era che
quella specie di lince potesse leggere nel pensiero e, che lei sapesse,
era
qualcosa di cui neppure le divinità erano capaci.
«Sì… sì, è quel
che ho detto.
Lo faccio in terrazza, se ti affacci alla finestra puoi perfino vedere
di quale
parlo».
«Quella
con dietro le vetrate,
per caso?»
Bulma
annuì. «Esattamente».
L’opinione
generale di Anise
sulla vita, il Multiverso e tutto quanto non sarebbe cambiata grazie a
quel
pranzo ma, mentre accontentava Bulma facendo spallucce e dicendo un
“allora
vengo”, concluse che vedere i riflessi di donne e uomini che
si disperavano per
l’età o si scambiavano occhiate invidiose per
chissà quali motivi l’avrebbe
aiutata a smettere di pensarci su troppo… almeno per quel
giorno.
***
«Pietre
sopra prato, pietra
trita pietra, pietre dietro siepe, treno dietro treno, stretto tratto
dritto,
prete prega prete, tronco contro tronco, otre tra tre otri, spreco
scopre
spreco, topo dopo topo, odio diete idiote, date tedio a Diego, dipingo
finto
dipinto, tingo dipinto finto!»
Bulma
si massaggiò le tempie,
chiedendosi di nuovo “cos’ho fatto?!”.
«…eh?
Non ho capito una parola, e
se ci provo inizia a dolermi la testa!» si lagnò
Goku.
«Lascia
perdere Kaaroth, è
meglio. Molto meglio» disse Vegeta, guardando la moglie con
aria leggermente
seccata. La loro combriccola era già abbastanza sgangherata,
per come la
pensava, senza aggiungere altri componenti… e invece
cos’aveva fatto Bulma?
«Ho
in tasca l’esca ed esco per
la pesca, ma il pesce non s’adesca, c’è
l’acqua troppo fresca! Convien che la
finisca, non prenderò una lisca! Mi metto in tasca
l’esca, e torno dalla
pesca!»
Aveva
portato lì una lince
antropomorfa che ormai andava avanti con gli scioglilingua da oltre
cinque
minuti, e non sembrava aver voglia di fermarsi.
Inizialmente
Anise, si chiamava
così, gli era sembrata addirittura una persona seria: si era
presentata, aveva
salutato tutti, e quando il brunch era iniziato si era seduta
tranquilla e
composta a mangiare, senza seccare nessuno.
Al
fuoco incrociato di domande
che era seguito aveva sempre trovato il modo di dare risposte brevi e
concise,
o di non rispondere proprio, o di farlo con appena
appena una punta d’ironia. Risultato: tutto
ciò che sapevano era che si
chiamava Anise, era una Lusan, sapeva dell’esistenza del
Multiverso e aveva
viaggiato molto.
La
cosa più strana, insomma,
erano le occhiate che lanciava alle vetrate ogni volta che saltava
fuori
qualche battuta su età, mariti più o meno assenti
e corpi più o meno cadenti,
accompagnate da sorrisetti dei quali Vegeta non capiva i motivi. Nulla
di
insopportabile, insomma.
Poi avevano tirato fuori il
vino.
Al
primo bicchiere la Lusan era
diventata visibilmente più allegra, e si era messa a
chiacchierare di quanto le
piacessero i fiori, tutti i tipi di fiori -“eccetto quelli
che mangiano le
persone, quelli noH!”.
Al
secondo bicchiere si era
messa a sedere sul tavolo e aveva cominciato a provarci con Yamcha,
mettendosi
a fargli perfino i grattini sotto al mento.
Poi
aveva bevuto il terzo
bicchiere di vino e, dopo aver dato una di quelle sue strane occhiate
alle
vetrate, aveva apostrofato Kaaroth dicendogli “non vedi che
tua moglie vuole
attenzioni come Yamcha?! E falle due grattini, una volta
tanto!” -e
la cosa divertente era che quel
tonto aveva persino provato a seguire il
consiglio, beccandosi un pugno in testa.
Poi
Bulma aveva fatto l’errore
più grande di tutti, ossia dire ad Anise “noto che
il vino ti ha sciolto la
lingua”.
Sciolto la lungua.
Scioglilingua.
Ecco.
«Sa
chi sa se sa chi sa che se
sa non sa se sa, sol chi sa che nulla sa ne sa più di chi
sa!» affermò Anise,
alzandosi in piedi sul tavolo «ma più che altro:
quanti rami di rovere
roderebbe un roditore se un roditore potesse rodere rami di rovere?
Eh?»
«Ma
che brillante idea, Bulma»
borbottò Vegeta all’indirizzo della moglie.
«Come
potevo immaginare una cosa
del genere? E dopo soltanto tre bicchieri di vino?!»
sibilò Bulma «Tre
bicchieri, Vegeta! Ero dispiaciuta che il mio piano per farle
incontrare Lord
Beerus non potesse essere messo in pratica oggi»
perché il dio al momento
dormiva, così aveva detto Whis mezz’ora prima
«Ma vedendo questo… è meglio
così!»
«Il
tuo piano per fare cosa?!»
allibì Vegeta «Bulma, evita di
impicciarti di certe cose! Abbiamo già abbastanza problemi
senza aggiungerne
potenziali altri anche con Lord
Beerus! Cosa ti è saltato in testa?! Solo perché
sono entrambi delle
sottospecie di felini hai pensato che potesse essere una buona
idea?!»
«Ma
no che non era per quello!»
ribatté Bulma, arrossendo leggermente per la mezza bugia
«Ad ogni modo, a
questo punto non è più importante cosa io abbia o
meno pensato… il problema non
si pone».
Chichi,
con aria da
moralizzatrice, si avvicinò a Bulma. «La prossima
volta che la inviterai, niente vino».
Bulma
stava per rispondere
“stanne certa”, quando all’improvviso un
fascio di luce piombò a poca distanza
da loro.
“Oh
no!” pensò Bulma, mettendosi
le mani tra i capelli “ma Whis non aveva detto che
stava
dormendo?!”
Bulma
aveva ragione, Whis aveva
detto proprio così, e non aveva mentito, perché
Beerus stava effettivamente
dormendo; peccato che l’Hakaishin si fosse svegliato da solo
circa dieci minuti
dopo la chiamata, e proprio con l’idea di andare sulla Terra
a mangiare
qualcosa. Se le cose nel Torneo del Potere fossero andate male quelli
sarebbero
stati gli ultimi pasti, quindi voleva approfittare di ogni occasione
possibile!
«Salve
a tutti!» esordì Whis,
composto ed elegante come di consueto «Speriamo di essere
ancora in tempo per…»
La
frase morì sulle sue labbra
violacee appena notò e identificò la persona che
se ne stava in piedi sul
tavolo.
Dal
giorno in cui avevano messo
piede sulla Terra per la prima volta, la vita di Whis e Lord Beerus
aveva
subito dei piccoli -ma nemmeno tanto- cambiamenti, e si erano trovati a
vivere
situazioni che mai in tutta la loro esistenza avevano vissuto, o che
mai avrebbero
potuto pensare di affrontare.
Era curioso il modo in cui quel piccolo pianeta azzurro
fosse, anche per un angelo e una divinità, fonte di
stranezze più o meno
gradevoli e coincidenze che, in quel caso, di gradevole non avevano
proprio
nulla.
C’erano dodici universi.
C’erano
moltissimi pianeti
abitati.
C’erano
moltissime città.
C’erano
ventiquattro ore in una
giornata -almeno su quel pianeta.
Quante
erano la probabilità, in
tutto questo, che avvenisse un incontro tra due persone il cui cammino
mai, mai, avrebbe dovuto
incrociarsi nuovamente?
Lo
sguardo sconvolto della
Lusan, pietrificata sul posto, era identico a quello di Lord Beerus, la
cui
reazione era stata identica. Anzi, forse per lui lo stupore era perfino
più
grande perché, per quanto ne sapeva, Anise
era morta centinaia di milioni di
anni prima.
Bulma,
come tutti gli altri,
osservò le loro espressioni… ma fu la sola nella
cui mente si affacciò questo
pensiero: “potrei aver commesso un danno”.
«Anise?...»
fu la prima parola
che il dio riuscì ad articolare.
“Quando arriva il
giorno della tua morte…”
Forse
il pensiero che l’aveva
perseguitata al suo risveglio aveva trovato un significato.
Salve!
Vi ringrazio per aver letto fin qui.
Questo non è altro che la prima parte di un "teaser" che
sarà composto, in tutto, di due o tre capitoli. A questo
dovrebbe seguire una long-fic ambientata circa... centinaia di milioni
di anni fa :) a seconda dell'interesse che potrebbe o meno riscuotere
questo teaser - nonché il personaggio della simpaticissima
(?) Anise.
Fatemi conoscere la vostra opinione, se ne avete voglia: siete anche
liberi di dire "Fa proprio tanto tanto schifo, Sinkarii,
torna nella grotta dalla quale sei uscita", se lo ritenete opportuno!
Io vi ringrazierò comunque per il tempo che avete impiegato
per sciverlo :*D
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
2
2
Quella era la
giornata peggiore
che avesse avuto da quando era stata costretta a
lasciare il proprio pianeta, addirittura peggiore della volta in cui
era andata
a finire su un satellite nell’Universo 4 che solo
in seguito
aveva scoperto essere abitato da grosse piante
carnivore in grado di correre.
«Anise?...»
Delle piante
carnivore aveva
potuto smettere di preoccuparsi una volta risalita sulla sua astronave
monoposto, ma avere a che fare con un dio era tutt’altro paio
di maniche. Se si
era finta morta c’erano dei motivi, e sperare che in tutto
quel tempo avesse
scordato il suo nome e il suo volto era stato vano, forse anche
stupido, se lei
per prima non si era dimenticata di lui.
“ADDIO”.
Dopo
quell’unico pensiero di
senso compiuto Anise saltò dal tavolo in direzione delle
vetrate, mentre la sua
bocca proferiva in maniera autonoma quanto veloce ogni sorta di pesanti
bestemmie e profanazioni nella lingua dei Lusan.
La sola cosa che
desiderava al
momento era fuggire il più lontano possibile.
«Le mie vetrate!!!»
gridò Bulma «le mie-»
Ammutolì
quando vide che il
vetro, invece di infrangersi, aveva inghiottito Anise come se
quest’ultima si
fosse tuffata in acqua, scomparendovi dentro.
«Ma che accid-»
Vegeta non fece in
tempo a
finire la frase, perché Lord Beerus volò a sua
volta contro le vetrate e
scomparve anch’egli al loro interno, il tutto tanto
velocemente da mandare
all’aria sia il tavolo e tutto quel che c’era
sopra, sia le seggiole e coloro
che vi erano seduti.
Tuttavia, tanto gli
oggetti
quanto le persone si trovarono avvolti da un bagliore azzurro/verdastro
che
riportò tutto al proprio posto prima che toccassero terra.
«Parbleu… a volte certe
coincidenze sono proprio incredibili quanto spiacevoli»
commentò Whis, una volta finito «Ma sono riuscito
a salvare il cibo!»
«Sì
ma cosa succede?» Goku si
alzò dalla sedia, e andò a toccare il vetro
«Bulma, è un’altra delle tue invenzioni?
Con me non funziona!»
«Nel
dubbio tu allontanati da
lì, Goku!» gli intimò Chichi
«Non vorrai finire inghiottito anche tu?!»
«Lady
Bulma non è responsabile di
quello che è successo, signor Goku» disse Whis,
prendendo in mano una polpetta
di riso «Non conoscete l’esistenza della Dimensione
degli Specchi, giusto?»
«La
che?» Yamcha sbatté le
palpebre «Cos’è?»
«La
Dimensione degli Specchi?
No, non l’ho mai sentita nominare» disse Bulma
«Ma da molto tempo qui sulla
Terra ci sono leggende e storie sull’esistenza di mondi
paralleli dei quali gli
specchi sarebbero i punti di accesso…»
«Oh, la
fantasia di voi umani è
qualcosa di assolutamente delizioso!» commentò
Whis con un sorrisetto «No, non
si tratta di questo. La Dimensione degli Specchi è
semplicemente un luogo
accessibile da ogni superficie riflettente esistente sul pianeta, e che
le
mette tutte quante in comunicazione... nulla di
più» fece spallucce «Altro da
aggiungere? Ah, sì! Ogni pianeta possiede la propria
Dimensione degli Specchi,
ma non variano mai molto l’una dall’altra se non
per la grandezza: sono tutte
labirintiche e assai confuse. Credo che quella della Terra sia molto
grande, su
questo pianeta sono presenti più superfici riflettenti che
persone, a voler
esagerare!»
«Beh…
non sembra nulla di che»
commentò Goku con aria perplessa, grattandosi la nuca
«Secondo me in un
combattimento questa Dimensione degli Specchi non è affatto
utile!»
«Ma se in
un'occasione diversa ti
ci gettasse dentro e
non riuscissi più a uscirne non penso che ti piacerebbe,
Kaaroth» obiettò
Vegeta.
Whis sorrise.
«Giusta
osservazione, signor Vegeta. In verità esistono delle
uscite, anche per coloro
che sono semplici mortali, privi di potere o meno: basta trovare quelle
che
conducono a uno specchio d’acqua. Tuttavia, come dicevo, sono
luoghi
labirintici e confusi… per un mortale potrebbero passare
decenni, prima di
trovare un’uscita. Se mai riuscisse
nell’impresa».
Non utile in
combattimento e
poco raccomandabile, il tutto si poteva riassumere così, ma
a Bulma erano
venute in mente altre domande su tutta la questione. «Il
fatto che la
Dimensione degli Specchi metta in comunicazione tutte le superfici
riflettenti
del pianeta implica che si potrebbe entrare da qui e uscire
dall’altro lato del
pianeta in breve tempo, se si conoscesse la strada?»
«Esatto!»
esclamò Whis,
addentando la terza polpetta di riso.
«Potrebbe
essere utile per
spostarsi rapidamente, o per fuggire come ha fatto quella
ragazza» disse Chichi
«Goku non è riuscito a
entrare, prima».
Whis diede
un’occhiata alle
vetrate. «Dipende dall’inseguitore, Lady Chichi. Il
tentativo di Lady Anise non
porterà assolutamente a nulla, non in questo caso. Lord
Beerus è una divinità,
in quanto tale può entrare nella Dimensione degli Specchi
quando vuole e
utilizzare qualunque uscita. Anche andare dall’altra parte
del mondo non le
servirebbe. Per come la penso, il massimo può fare
è restare della Dimensione
degli Specchi e cercare di nascondersi, lì dentro potrebbe
persino riuscire a rallentarlo,
ma non farà altro che rimandare
l’inevitabile» bevve un lungo sorso
d’acqua.
Bulma si
mordicchiò il labbro
inferiore, rendendosi conto che probabilmente aveva mandato a morire
una
persona, e tutto per delle velleità da Cupido miste a
interesse personale.
Anise non era la persona più simpatica del mondo, ma non per
questo avrebbe voluto
farle fare una brutta fine. «Non ha
possibilità?...»
«Ora che
Lord Beerus sa che è
viva non c’è molto che si possa fare. Certo, il
momento non è quello più
adatto» disse, Whis, riferendosi al Torneo del Potere
imminente «Ma forse, che
piaccia o meno, era semplicemente destino. Le probabilità di
incontrare proprio qui una persona
che vaga raminga
nel Multiverso da centinaia di milioni di anni erano così
esigue!... oh, Lady
Anise non ve lo aveva detto?» domandò
l’angelo, vedendoli stupiti.
«CosHì vecchia?»
biascicò Goku, che si era rimesso a mangiare come
se nulla fosse «Per caso è una dea anche
lei?»
«Oh no,
assolutissimamente no…
Lady Bulma!
Come si chiamano questi?» Whis cambiò
improvvisamente argomento,
indicando con aria deliziata degli spiedini «Hanno un aspetto
proprio
invitante!»
«Yakitori.
Sono spiedini di
pollo» rispose Bulma, un po’stupita dal modo in cui
Whis era saltato di palo in
frasca. Alla fine però fece spallucce, ricordandosi che Whis
tendeva a
distrarsi facilmente -all’apparenza- soprattutto in presenza
di cibo.
Non poteva sapere
che Whis
sperava più o meno quanto Anise che quella faccenda fosse
ormai morta e
sepolta, esattamente come sarebbe dovuta essere la stessa Lusan, per
quanto ne
sapeva Lord Beerus.
Glielo aveva detto lui stesso, del
resto… mentendo.
Correva come poche
volte in vita
propria aveva fatto, in cerca di una speranza di fuga che non
c’era, e pur
essendone conscia non intendeva fermarsi.
Aveva fatto il
possibile per
evitarlo, sentiva di avere ben poco da rimproverarsi; forse sarebbe
stato più
saggio evitare semplicemente di rimettere piede nell’Universo
7, ma come
avrebbe potuto immaginare una cosa simile? Sarebbe bastato non aprire
la porta
quella mattina, o svegliarsi un’ora prima così da
essere fuori casa già alle
undici, o un’ora più tardi, così da non
sentir suonare il campanello.
Correva dritto
davanti a sé,
incurante di come l’ambiente caleidoscopico attorno a lei
mutasse istante dopo
istante. Era come trovarsi nella casa degli specchi di un luna park,
una
versione più grande e in costante movimento: infiniti
specchi in un mondo, per
il resto, totalmente nero.
I riflessi di
centinaia -migliaia-
di Anise più o meno deformate correvano assieme a
lei negli
specchi di cui era costituito quel luogo, incuranti di trovarsi
improvvisamente
a farlo a testa in giù, in una struttura neonata dalla forma
di una spirale
discendente che sembrava non avere fine.
La
gravità, le leggi della
fisica e un qualsivoglia senso compiuto
non erano appannaggio della Dimensione degli Specchi, neanche per chi
poteva
esercitare del controllo su di essa.
«Maze ā ddrychau»
sibilò, facendo un rapido movimento intricato con
le mani.
A quelle parole gli
specchi che man
mano superava durante la corsa si mossero ancor più
velocemente di quanto già
facessero, iniziando a fondersi tra loro e a creare strade e forme
ancor più
folli e confuse. Seguendo l’ordine che Anise aveva dato,
“maze ā ddrychau”
-“labirinto di specchi”, tradotto dalla lingua
Lusan- l’intero ambiente
si stava
trasformando in un dedalo ancor più da incubo di quanto
già fosse.
Anise non aveva le
idee ben
chiare sul piano d’azione da seguire, per il momento la sola
cosa che le fosse
venuta in mente era cercare di rallentare il suo inseguitore il quale,
pur
essendo un dio, era meno pratico della Dimensione degli Specchi di
quanto fosse
lei.
Almeno
in teoria.
Pensò di
uscire di lì e raggiungere
l’astronave monoposto che teneva nel parcheggio sotterraneo
di casa, fedele
compagna di avventure da centinaia di milioni di anni, ma non era
sicura che
fosse una buona idea. Al momento non vedeva Beerus dietro di
sé, ma riusciva a
sentire benissimo il rumore degli specchi che si infrangevano
inesorabilmente,
segno che non era troppo lontano; se anche fosse riuscita a uscire, ad
arrivare
all’astronave e a partire, quanto ci avrebbe messo lui a
raggiungerla? Ben
poco, e fuori dalla Dimensione degli Specchi era inerme.
Non aveva lasciato
molto spazio
a che ciò che rimaneva della coscienza di Rubedo -in passato
aveva visto fin
troppo bene cosa sarebbe potuto succedere, se lo avesse fatto- tanto da
“ucciderlo”, ma per quanto non si
fosse pentita riconosceva di aver perso l’occasione di avere
una potenza di
fuoco degna di tale definizione al di fuori della Dimensione.
Non che
contro un
Hakaishin sarebbe servita a qualcosa, nemmeno a dirlo: ad appena
diciotto anni,
l’età che avevano quando si erano conosciuti,
Beerus era già incommensurabilmente
potente, quindi non riusciva nemmeno a immaginare cosa fosse adesso.
Che fare, che fare?! Più cercava di
trovare un’idea, meno gliene arrivavano.
Non vedeva alcuna via d’uscita da quella situazione, e per
quanto velocemente
stesse correndo il rumore di specchi rotti si avvicinava sempre di
più.
Avrebbe dovuto
immaginare che un
labirinto, per intricato che potesse essere, non avrebbe potuto
ostacolare
Beerus abbastanza da darle anche solo il tempo di pensare a
un'idea decente.
Serviva qualcosa di
più.
Spiccò un
balzo in avanti, la
parete di specchi davanti a lei si divise per lasciarla passare, e
Anise iniziò
a precipitare in un vuoto che solo per un attimo si mostrò
totalmente nero; l’istante
successivo attorno a lei iniziarono già a costruirsi pareti
di specchi, sulle
quali avrebbe potuto correre appena lei avesse voluto.
Si voltò
verso la struttura
dalla quale era uscita, un agglomerato lucido e ribollente che sembrava
una
creatura oscena fuoriuscita disgraziatamente da chissà quale
infame parte del
Multiverso, e fece compiere alle mani un gesto a spirale.
«Anteak marbhtach» disse, con
voce ferma.
“Trappola
mortale”. Non
per un Hakaishin, come ben sapeva, ma sperava che potesse fare un
lavoro
migliore del labirinto.
Le pareti di specchi
si
incurvarono in modo che la Lusan potesse correre su di esse e, allo
stesso
tempo, osservare la sua precedente creazione collassare su se stessa.
La
“creatura oscena” era diventata oscena e morente,
era come guardare un animale in agonia, e dall’interno lo
spettacolo non doveva
certo essere più gradevole.
“Non ci
metterà molto a darle il
colpo di grazia con un hakai”
pensò
Anise “L’idea di fuggire con l’astronave
è impraticabile, anche perché non
c’è
nessuno che possa o voglia aiutarmi a riuscirci, e comunque a cosa
servirebbe?
Ora che sa che sono viva non importa quanto io possa andare lontano,
non
dovrebbe far altro che dire a Whis di trovarmi, e lui eseguirebbe.
Vero, il suo
arrivo non sarebbe istantaneo e forse riuscirei a scappare ancora, ma
una vita
più o meno nomade è diversa da una passata
costantemente in fuga! … un momento.
Whis! Ma certo!”
In tutta quella fuga
non aveva
pensato alla cosa più ovvia, ossia di cercare la
complicità di quell’angelo dai
capelli improbabili.
Si maledisse, mentre
smetteva di
correre e iniziava a scivolare giù lungo la parete: se
invece di tuffarsi
dritta nella vetrata appena Beerus aveva detto il suo nome si fosse
fermata a
riflettere un attimo di più, avrebbe potuto pregare Whis di
riavvolgere il
tempo e approfittarne per defilarsi. Non sapeva se Whis lo avrebbe
fatto
davvero, perché probabilmente così avrebbe creato
un Time Ring, ma avrebbe
potuto quantomeno tentare di
chiederglielo.
“Opportunità
bruciata, i tre
minuti ormai sono passati” pensò cupamente
“ma ci deve pur essere un altro modo
in cui uscirne. Non accetto che tutto crolli per colpa di un
brunch!”
Un bagliore violaceo
avvolse la
“trappola mortale”, che iniziò a
disintegrarsi.
No, tutto sommato
non era durata
più del labirinto.
“Perlomeno
stavolta ho concluso
qualcosa” pensò la Lusan. Doveva raggiungere
l’uscita, quella delle vetrate da
cui era entrata, e doveva farlo al più presto.
«Phlauvkat luath»
mormorò, tracciando una riga dritta immaginaria
nell’aria.
La discesa dalla
quale stava
scivolando divenne molto più ripida, liscissima e stretta,
proprio la
“scorciatoia rapida” che aveva chiesto, e la
velocità tale che Anise appiattì
le orecchie e socchiuse gli occhi. C’era solo da sperare che
fosse sufficiente a
farle raggiungere in tempo la meta.
«Andiamo…
andiamo! Devo farcela!»
La discesa
finì in maniera
piuttosto brusca, ma la Lusan atterrò in piedi, e riprese la
sua corsa
disperata.
L’uscita
era lì, un portale
opaco e tremolante proprio davanti a lei, e la sola cosa che doveva
fare era
raggiungerla, nient’altro, nulla di più, solo
raggiungerla…
In quel momento
esatto però,
purtroppo per lei, Lord Beerus piombò dall’alto
proprio lungo la sua
traiettoria, ponendosi tra lei e la tanto agognata via di fuga.
«…»
A quel punto Anise
terminò la
propria corsa, fermandosi a qualche metro di distanza da lui, mentre si
domandava
come avesse potuto addirittura iniziare a sperare.
Pensò di
tentare di nuovo con
una trappola mortale, ma aveva visto benissimo che non serviva affatto,
come
non era servito tutto il resto.
Lo
guardò. Non era cambiato poi
così tanto in tutti quei milioni di anni, era solo diventato
ancor più magro di
quanto ricordasse -il che era ridicolo, se mangiava ancora come faceva
in
passato; per il resto era lui, era sempre lui, con
quell’espressione
impenetrabile che poteva anticipare tanto un hakai
quanto una risata.
Aveva perfino gli
stessi abiti
di un tempo, buon cielo.
Pur restando a testa
alta e
ostinandosi a tenere il proprio sguardo fisso in quello di Lord Beerus,
lasciò
cadere le braccia lungo i fianchi in un gesto di pura rassegnazione,
quando
vide il dio avvicinarsi a lei passo dopo passo.
Da quel giorno in
avanti forse
avrebbe iniziato a vivere in un buco ancor più piccolo del
Multiverso.
Beerus si
fermò a circa un metro
di distanza da lei, sempre silenzioso e serissimo in viso, senza dire e
fare nulla,
imitato da Anise.
Rimasero immobili
per un minuto
buono, prima che qualcuno si decidesse a spezzare il silenzio.
«Potrebbe
almeno dire qualcosa»
mormorò Anise.
Beerus sul momento
non fece
nulla, ma l’istante dopo sogghignò, pronto ad
accontentarla. «Qualcosa!»
esclamò.
Il facepalm
monumentale quanto
giustificato di Anise risuonò in tutta la Dimensione degli
Specchi. «No. Non puoi
averlo detto seriamente!»
gemette, senza rendersi conto del passaggio spontaneo al
“tu” «Non è
concepibile che dopo centinaia di milioni di anni tu abbia ancora
queste uscite
squallide, già era grave che le avessi a diciotto
anni, ma adesso-»
Sì
zittì nel momento in cui si sentì
afferrare il polso della mano con cui aveva fatto facepalm, e quando
sollevò lo
sguardo vide che l’Hakaishin si era avvicinato ancor
più di prima. Non
sogghignava più, non era nemmeno serio come in precedenza,
ma Anise non era in
grado di decifrare il significato della sua espressione.
«Sembri
tu» disse Lord Beerus
«Sembri essere proprio tu, ma tutto questo, la Dimensione
degli Specchi… e il
fatto che io ti ricordi in una tomba… potrebbe essere tutto
un inganno!» le
strinse di più il polso «Se sei Anise, se sei
proprio l’Anise che ho
conosciuto da ragazzo, allora dimmi qualcosa di cui
siamo a conoscenza solo noi due. Immediatamente» le
intimò «O ti distruggerò,
per un simile oltraggio».
L’esitazione
di Anise nel
rispondergli fu più breve di quanto lei stessa, nonostante
la minaccia, avrebbe
voluto. «Lago di Vynumeer» disse, e non aggiunse
altro.
Dopo pochi secondi
Beerus allentò
la stretta al polso. «E… e cos’era che
Whis ci ripeteva talmente spesso da
essere quasi seccante? Dimmelo!»
Per quanto tempo
potesse essere
passato, Anise non aveva dimenticato neppure quello. «“Suvvia,
un po' di contegno!”»
A quel punto il dio
le prese
entrambe le mani e poggiò la propria fronte contro la sua,
gesti incredibilmente
del tutto spontanei, che fatti da un tipo come lui significavano ancor
più di
quanto facessero già. «Sei tu! Sei veramente
tu!» chiuse perfino gli occhi «Non
so come sia possibile, ma… sei tu!»
«E dopo
tutte le volte che mi
sono sentita dire che io sono io, gli eventuali dubbi che potevo avere
sulla
mia identità si sono dissipati»
commentò Anise, piuttosto atona.
«Definisci
squallide le mie
uscite, ma nemmeno le tue sono migliorate granché»
ribatté Beerus, per nulla
piccato «Dopo questo, se Goku non vincerà il
Torneo del Potere giuro che lo
ucciderò personalmente prima che l’Universo 7
venga cancellato!» esclamò.
Anise
drizzò le orecchie.
«Cancellato? Di cosa si tratta precis-»
«Whis mi
aveva convinto a
lasciare che i morti restassero morti, mi aveva convinto che era la
cosa giusta»
la interruppe lui, cambiando nuovamente discorso «E io ho
agito di conseguenza
tanto allora quanto negli anni successivi, ma che tu sia di nuovo in
vita, e
l’esserci ritrovati… Ci sono diverse cose che al
momento non riesco a
spiegarmi, e potremmo avere solo quaranta ore per dare un senso a tutto
questo,
ma quel che conta di più è che siamo qui, di
nuovo insieme» concluse,
sorridendo perfino.
La Lusan
però non sembrava
altrettanto allegra: tolse le mani dalla sua presa, e
scivolò di lato, tornando
a camminare verso l’uscita. «Ha una buona memoria
solo per quel che le fa
comodo, Lord Beerus».
«Cosa
intendi?!» Beerus la
seguì, e la costrinse a voltarsi verso di lui
«Falla finita con questa follia
di darmi del lei, proprio tu che sei la sola che non dovrebbe farlo, e
non
cercare di sfuggire alla conversazione, perché non ti
lascerò andare da alcuna
parte!»
«Invece
è esattamente quello che
dovrebbe fare» ribatté Anise «Ricorda
me, ricorda quel che ci diceva Whis e
ricorda il lago di Vynumeer, ma non la nostra ultima conversazione, a
quanto
pare».
L’Hakaishin
la lasciò andare,
staccandosi in maniera brusca come se si fosse scottato. «Non
puoi parlare
seriamente».
«Non credo
di avere l’aria di
chi sta scherzando».
«Non fare
l’idiota, Anise»
Lord Beerus tornò mortalmente
serio «È
passata un’eternità, eppure
per me non è cambiato nulla! Sai quanto vale una cosa del
genere, detta da me?!
Da un dio?! Dovresti esserne
soltanto
felice! Sono stato perfino disposto a entrare in questo incubo di
specchi privo
di senso, per seguire TE!»
«Certo,
ero talmente felice da
fuggire bestemmiando appena l’ho vista. Magari significava
che io non avevo
tutta questa voglia di una rimpatriata» gli fece notare
Anise, indietreggiando
lentamente.
«Non avevo
neppure fatto caso a
quello che hai detto, ero troppo impegnato a guardare una morta che non
è più
morta» disse seccamente lui «Comunque queste sono
solo sciocchezze!»
«Già,
dimenticavo: qualunque
cosa sia diversa da quello che vuole lei è solo una
sciocchezza di poco conto»
la Lusan alzò gli occhi al soffitto «Ha ragione,
non è cambiato proprio nulla
da allora, l’egocentrismo è sempre
quello».
«Anise…
io sono un dio. Sono- un-
dio» sillabò, indicandosi con entrambe le
mani «D-i-o! Lo sai cosa
significa?
Che divinità sarei, se non fossi egocentrico?! E comunque
non è una novità…»
In tutto
ciò, Anise si era
avvicinata man mano all’uscita. Ormai le sarebbe bastato un
piccolo balzo, per
abbandonare la Dimensione degli Specchi. «Appunto, lei
è libero di essere
egocentrico quanto vuole, e io sono libera di non dover convivere con
una cosa
del genere. Il passato dovrebbe restare nel passato. Se avesse
dimostrato di
avere una diversa considerazione di me e delle mie idee sarebbe stato
diverso,
ma a queste condizioni…»
«Non dico
di riprendere da dove
ci eravamo lasciati, ma di iniziare qualcosa di nuovo. Sperando di non
essere
cancellati nel mentre» aggiunse Lord Beerus, quasi tra
sé e sé «Gettare tutto
al vento e sprecare questa seconda chance è
inaccettabile» dichiarò «E io non
intendo consentirlo».
“Allora
avevo ragione, fingermi
morta era il solo modo perché questo testardo di un dio mi
lasciasse in pace”
pensò la Lusan. «Saamnl itealaich!»
gridò, aprendo di scatto entrambe le mani.
Una tempesta di
milioni di saamnl itealaich, ossia
di “frammenti
volanti” di specchi, iniziò a infuriare tra loro
due. Neppure quel diversivo
sarebbe durato molto, ma sarebbe stato abbastanza.
Anise saltò
dentro l’uscita.
Eccomi con il secondo capitolo, che spero sia di vostro gradimento!
Qui sotto vi lascio un tentativo che ho fatto di disegnare Anise.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
3
Anise strinse gli occhi
quando
uscendo dalla Dimensione il sole l’accecò, ma
nonostante il fastidio e la
fretta non dimenticò la cosa più fondamentale.
«Bet hermetic»
mormorò, sigillando la Dimensione degli Specchi.
Beerus da buona
divinità non
avrebbe impiegato molto a venirne fuori, lo sapeva benissimo, ma forse
la
presunta “chiusura ermetica” le avrebbe dato tempo
di fare quel che voleva
fare.
«Ha
acquisito una certa abilità
nel controllare la Dimensione degli Specchi, se lei è qui e
Lord Beerus è
ancora dentro. Complimenti» disse Whis.
La Lusan si
voltò in direzione
dell’angelo, e gli si avvicinò rapidamente.
«Mille grazie, ma adesso fai
qualcosa… ti prego!»
esclamò «Non
rimarrà lì dentro per molto, lo sai».
«Se pensi
di chiedermi di riavvolgere
il tempo ti dico subito che la risposta è no. Tre minuti
sono passati» le disse
subito.
«Lo so,
infatti-»
«E
ultimamente abbiamo avuto a
che fare con viaggi nel tempo e paradossi temporali ben più
del dovuto…»
aggiunse Whis, pensando a tutta la vicenda di Zamasu.
«Il mio
problema al momento è un
altro» Anise indicò le vetrate «E sei il
solo che possa darmi una mano, come
hai fatto in passato».
«Come ha
giustamente osservato,
in passato è andata com’è
andata» disse Whis, pacatamente «Ma la chance che
ha
avuto è sfumata, Lady Anise. Non vedo come potrei aiutarla
e, se devo essere
totalmente onesto, davanti a una simile coincidenza mi chiedo se
sarebbe la
cosa giusta».
«Sì che lo è!»
la Lusan lanciò un’occhiata preoccupata ai vetri,
temendo di veder sbucare fuori Beerus da un momento all’altro
«E comunque va
bene, non puoi riavvolgere il tempo, ma puoi dargli una botta in testa,
riportarlo a casa, convincerlo che si è sognato tutto e far
dire lo stesso
anche a loro» indicò Goku e il resto della
compagnia «Se mai Lord Beerus
tirasse fuori il discorso! Whis, te lo chiedo per
favore…»
«Credo che
tu però debba
raccontarci qualcosa, se vuoi il nostro aiuto» si intromise
Bulma che, come il
resto dei presenti, si sentiva piuttosto confusa riguardo tutta la
questione.
«Se dobbiamo mentire a un dio, mi sembra giusto sapere
perché».
Anise si rese conto
che Bulma
non aveva tutti i torti, e sospirò nervosamente.
«Siamo vecchie conoscenze, non
abbiamo trascorsi eccellenti e per questo avrei preferito non
incontrarlo più.
Non credo di poter dire altro, aggiungere dettagli su una questione
privata che
riguarda anche una divinità sarebbe poco
rispettoso» come lo era stato fuggire
bestemmiando, ma del resto gli umani non sapevano cos’avesse
detto. «Whis,
allora?»
Whis scosse la
testa. «No Lady
Anise, non lo farò. Se io seguissi il suo suggerimento, Lord
Beerus si
risveglierebbe convinto di aver avuto uno dei suoi sogni profetici, e
inizierebbe a cercare un qualsiasi segno che ne dimostri la
correttezza…»
Probabilmente
sarebbe persino
stato capace di farsi portare alla tomba di Anise, e chiedergli di
vedere dei
resti che per ovvi motivi non c’erano. Non era proprio il
caso, perché non
avrebbe potuto giustificarne la scomparsa né con la naturale
consunzione dovuta
al tempo, né con un eventuale furto a opera di
chissà chi: da indicazioni, Whis
avrebbe dovuto far sì che la salma si conservasse e fosse
protetta eternamente.
Senza i resti, Beerus lo avrebbe costretto a cercarla in ogni dove,
alla faccia
del Torneo del Potere che incombeva.
Poteva sembrare
sorprendente, ma
tutto sommato non lo era più dei pisolini e le ingozzate di
ramen che
continuava imperterrito a fare mentre Goku cercava guerrieri vari.
«Convincilo
a non farlo,
allora!» Anise gli si avvicinò ancora di
più «Lì dentro abbiamo parlato, e ho
avuto la conferma che quella adottata tempo fa era l’unico
maniera per tentare
di metterci una pietra sopra… al di là del colpo
di sfortuna tutta questa
faccenda è ancora risolvibile, Whis!»
«Ehi,
guarda che Lord Beerus non
è poi così male» disse Goku a un certo
punto «Hai detto che avete parlato,
credo che se avesse voluto ucciderti lo avrebbe fatto subito dopo, o
nel
mentre, no? Non so cosa sia successo con lui, ma penso che si possa
risolvere
anche senza morti e botte in testa».
«Ho capito
che non rischio di
essere uccisa, non per il momento» disse la Lusan
«I miei problemi sono di un
altro genere, e non ho idea di come uscirne, se Whis non mi
aiuta».
«Non ha
idea di come uscirne
perché… non può uscirne»
Whis fece spallucce «Se ci pensa se ne renderà
conto
da sol-»
«Se non mi
aiuti io glielo dico» lo
interruppe Anise «Non
penso che tu voglia questo. Giusto?»
Anise aveva parlato
con
freddezza, e Whis non aveva apprezzato quella minaccia, al punto da far
scomparire il leggero sorriso che aveva di consueto.
Ecco: se non aveva
impiegato
troppo tempo a farsi convincere da lei ad aiutarla a fingersi morta e
sparire
-questo era l'oggetto del "glielo dico"- era anche perché
c’erano sempre stati alcuni
aspetti del suo atteggiamento che
non gradiva particolarmente.
Quando
però diede un’ occhiata
al riflesso della Lusan e lo vide in ginocchio a terra, con le mani a
coprire
il viso, capì che non si era trattato di
nient’altro se non dell’ennesima mossa
inutile e disperata. «Lady Anise» esordì
dunque, con la massima calma «Questo
non gioverebbe a nessuno dei due, anzi a nessuno dei tre, e lo sa fin
troppo
bene. Ad ogni modo, si faccia animo» aggiunse «Tra
quaranta ore magari il
problema non si porrà più!»
«In che
senso? È la seconda
volta che sento accennare a questa faccenda delle quaranta
ore…»
Whis non sapeva se
Anise fosse
ancora in grado di capire la lingua delle divinità -se fosse
stato per lui, la
Lusan non avrebbe proprio dovuto conoscerla- ma volle tentare lo
stesso. «Et rep olineit. Onnas ol
non irtla igl e Bulma ydal am…itallecnac onnarrev onodrep
ehc isrevinu ilg.
Isrevinu ilg ittut ad ireirreug atnatto art elayor elttab anu. Eretop
led
oenrot».
La Lusan lo
guardò, perplessa e
più seria di quanto già fosse, cercando di fare
mente locale su quel che le
aveva detto e/o su come rispondere. Quella lingua le era stata
insegnata -e
solo parzialmente- moltissimo tempo prima, quindi per ovvi motivi era
alquanto
arrugginita, ma riteneva di aver capito abbastanza: “Torneo
del Potere, battle
royale, universi perdenti cancellati, Bulma non sa
nulla”…
Un momento.
Universi perdenti
cancellati. Cancellati!
Niente prosieguo
della vita in buchi
piccoli come l’aldilà, niente più
ricerca di una pace che dai vent’anni in poi
non aveva più trovato davvero, niente più domande
sui perché e i percome della
vita, l’Universo e tutto quanto: solo il nulla. «Elam ìsoc eresse non»
asserì dopo un po’, sbagliando perfino quella
breve frase sebbene restasse comprensibile.
“Mi era
sembrato che la presenza
di Rubedo nel suo corpo non l’avesse portata alla follia come
accadde a sua
sorella Calida, ma forse sono caduto in errore”
pensò Whis. Un conto era che
fosse lui a preoccuparsi solo fino a un certo punto della possibile
cancellazione dell’Universo 7, dal momento che si sarebbe
salvato a
prescindere, ma che a farlo fosse qualcuno che invece sarebbe stato
coinvolto
eccome era bizzarro. Ma c’era anche un’altra
possibilità, per eccessiva che gli
sembrasse. «Otnematneinna
l’erireferp ad
elat è iul id osrev oitsa ous li?»
La Lusan scosse la
testa. «Erid ehc…
òic noc erartne’c non iul»
riuscì a formulare dopo un po’, sempre una frase
stentata
e con vari errori, ma intelligibile «Non so se ci siamo
capiti».
«Ho
compreso» annuì Whis.
«Noi
no!» esclamò Bulma «Non è
carino parlare lingue ignote, e sono quasi certa di aver sentito il mio
nom-»
«Non
è stato carino nemmeno
evitare di dirmi qualcosa come, che so, “al brunch
c’è un ospite importante, è
il Dio della Distruzione!”» la interruppe Anise
«A quest’ora sarei stata già a
vari ed eventuali anni luce da qui!
«Anche tu
potevi dirmi che lo
conoscevi e aggiungere altri dettagli oltre al tuo nome e al fatto che
hai
viaggiato» ribatté Bulma.
«E invece
no! Invece noooo…» la
Lusan continuò a blaterare, ignorandola «Ormai
è tutto inutile, tutto vano…
tanto vale bere vino! E non mi curo del fegato»
“ché anche quello potrebbe
cessare di esistere tra quaranta ore” aggiunse mentalmente,
agguantando la
bottiglia che era ancora sopra il tavolo.
Chichi
arricciò il naso, un
po’disgustata. A un bicchiere di vino durante i pasti non
diceva di no, ma era
ben diverso dal voler dar fondo alla bottiglia -azione che non avrebbe
risolto
i problemi di quella lince antropomorfa, qualunque essi fossero- dunque
prese
l’iniziativa e si alzò, strappandole letteralmente
la bottiglia di mano. «Di
scioglilingua ne ho sentiti abbastanza» disse.
«Tu sei
fortunata che ho
pazienza e, soprattutto, che ho sigillato la Dimensione degli
Specchi» borbottò
Anise «Ma questa me la riprendo, e non riprovare a
togliermela!» esclamò,
riappropriandosi della bottiglia con uno scatto felino per poi crollare
a
sedere accanto a Whis.
A quel punto le
vetrate
iniziarono a tremolare, segno che la chiusura ermetica stava per
cedere. Tutto
sommato era durata più del previsto, ma senza
l’aiuto di Whis era stato
solamente un altro modo di rimandare l’inevitabile.
«Oh, a
proposito: se Lord Beerus
chiede, Lady Anise non è
in giro da
centinaia di milioni di anni, ma è resuscitata
da… un lasso di tempo da
definire. Vi prego di attenervi a questa versione» disse
Whis, avvedendosi di
quel che stava per accadere «Non ho idea di cosa potrebbe
succedere, in caso
contrario».
Le vetrate
tremolarono ancor più
violentemente, ormai Beerus era prossimo a uscire.
«Whis».
L’angelo
si voltò. «Sì, Lady
Anise?»
«Ti
odio».
Whis fece spallucce.
«Me ne farò
una ragione».
Proprio in quel
momento i vetri
si incresparono, e Beerus uscì da essi apparentemente con
immensa facilità. Nonostante
la presenza di Anise, e quel che era successo tanto lì fuori
quanto all’interno
della Dimensione, nessuno riuscì a trovare nella sua
espressione qualcosa di
diverso dal solito. La sorpresa iniziale pareva del tutto passata, e al
momento
sembrava piuttosto tranquillo.
«Mi auguro
che il cibo non si
sia raffreddato troppo, o rovinato per qualche motivo» fu
-incredibile ma vero-
la prima cosa che disse, subito dopo aver dato un’occhiata ai
presenti.
«È
in perfetto stato, Lord
Beerus, assaggi lei stesso!» lo invitò Whis.
Le circostanze
divennero ancor
più surreali quando il dio andò a sedersi con la
massima calma vicino ad Anise,
la cui unica reazione nel trovarsi tra Whis e la persona dalla quale
era
fuggita fino a poco prima fu riempire un bicchiere con dell’abbondante quantità di vino e
scolarlo
tutto in due sorsi.
«Hm…sì!
Direi che sia a posto»
commentò Beerus, dopo aver assaggiato la prima pietanza che
gli era capitata a
tiro «Com’è giusto che sia, io pretendo che
i miei pasti siano assolutamente perfetti. Goku! Fai in modo di
vincere» gli
intimò, dopo un attimo di silenzio «È
più che mai vitale».
«Aaaah…
certo» rispose il
Sayian, un po’perplesso per quella situazione.
«Provi
questi, Lord Beerus! Si
chiamano yakitori. Spiedini di pollo» specificò
Whis «Sono una delizia!»
«Hai
ragione, sembrano proprio
gustosi, li assaggio subito!»
«Ci
state prendendo in giro o cosa?!» sbottò infine
Bulma, allibita per quegli atteggiamenti.
Era assurdo che dopo quel che era successo ed era stato detto
pretendessero
tutti e tre di far finta di nulla. Da Whis poteva anche aspettarselo ma
dagli
altri due, Anise in particolare, proprio no.
«Lei è fuggita come se
l’avesse inseguita il diavolo, e ora…»
«“E
ora” bevo, perché non c’è
altro da fare» borbottò la Lusan, riempiendo di
nuovo il bicchiere.
«…e
cinque» commentò Vegeta.
«Il quinto?! No eh!» Lord Beerus
distrusse immediatamente il
bicchiere con tutto il suo contenuto «Ecco, problema
risolto».
Non solo non
intendeva lasciarla
in pace, ma non intendeva neppure lasciarla bere. Perfetto,
davvero. «Potrebbe lasciarmi almeno il diritto di bere
quanto mi pare e piace, è il minimo»
protestò Anise.
«Non se al
quinto bicchiere una
persona inizia a cantare cose a caso con la grazia di un campanaccio
rotto!»
ribatté il dio con estrema “gentilezza”
«Dopo milioni e milioni di anni non so
ancora dire chi sia peggio tra te e Whis, e Whis canta come lo farebbe
una
gallina mentre viene strangolata, per cui-»
«Lei
è proprio un dio maleducato
a volte, lo sa?!» si fece sentire l’angelo, un
po’piccato.
“Maleducato
ma realista” pensò
Vegeta. Durante i periodi di permanenza sul pianeta di Lord Beerus
purtroppo
c’erano state occasioni in cui aveva avuto modo di udire in
lontananza Whis
canticchiare… e riteneva parte dell’allenamento
anche averlo sopportato senza
tapparsi le orecchie.
«Non
cambiamo discorso!» Bulma
tornò alla carica «C’è
qualcuno che vuol degnarsi di spiegare?...»
«Che
diamine, c’è poco da
spiegare! Non vuole avere a che fare con lui, e se non vuole avere a
che fare
con lui nessuno la può costringere, non è
assolutamente giusto!» esclamò
Yamcha, scegliendo forse le frasi meno opportune per rientrare di botto
nella
conversazione una volta ripresosi dall’effetto di grattini,
fughe improvvise e
rivelazioni varie.
Calò un
silenzio di tomba,
perché sembrava di essere tornati in una situazione
estremamente simile alla
volta in cui Lord Beerus, travestitosi da Monaka per varie ragioni, si
era
arrabbiato -sempre per colpa di Yamcha; sebbene non ci fossero persone
in grado
di percepire il Ki delle divinità, era palese che la
situazione stesse
diventando pericolosa.
Al punto che nessuno
fece caso
al fatto che Anise fosse passata a tracannare a grandi sorsi il vino
direttamente dalla bottiglia.
«Non
è giusto, dici? Davvero ti
stai arrogando il diritto di dire a me
cosa è giusto e cosa non lo è?»
Il tono usato
dall’Hakaishin non
fece che confermarlo, mentre Yamcha si rendeva conto solo troppo tardi
che, per
quanto non fosse lui quello in torto, forse il gioco non valeva la
candela, non
per due grattini. «Ah, ehm, eheh,
io-»
«Dacci
giù di hakai tanto per
cambiare, che
novità!»
Anise, alla quale il vino tracannato era già andato alla
testa, fece un
applauso «“Hakai:
la cura di ogni
male da centinaia di milioni di anni! Telefonate al numero in
sovraimpressione,
e il nostro professionista verrà da voi a illustrarvi tutte
le molteplici
opzioni offerte dalla ditta: distruzione di continente, distruzione di
razza
intera, distruzione di pianeta, o distruzione
di sorella!”» si interruppe, assumendo
un’aria pensierosa «Ah no aspetta,
questa vale solo se siete me».
«Whis».
Non ci fu bisogno di
aggiungere
altro perché l’angelo colpisse un punto
particolare alla base del collo di
Anise, facendole perdere i sensi. Fatto questo, invece di lasciarla
crollare
indecorosamente sul tavolo, la fece fluttuare e poi posare sopra una
sedia a
sdraio lì vicina. «I Lusan non reggevano molto
bene sostanze come il vino,
eppure si ostinavano a berlo ugualmente… e le cose a quanto
pare non sono
cambiate. Sono soltanto state contagiate dalle televendite!»
commentò «Uno
spettacolo davvero disdicevole. Beh, direi che ora possiamo tornare a
mangiare»
concluse, con un sorriso del tutto fuori luogo.
«In
verità, ora che ci penso bene,
non mi attira nulla di quello che vedo qui» disse Lord
Beerus,
alzandosi e
allontanandosi di qualche passo «Quindi credo che
ripiegherò sul gelato che
vendono al chiosco del parco. Tu resta pure dove sei» disse a
Whis
«…e tu, la
prossima volta cerca di mettere in tavola qualcosa di più
stuzzicante»
aggiunse, rivolto a Bulma.
Volò via
senza attendere
risposta, sperando che gli umani presenti fossero sufficientemente
naïve da ritenere credibile la scusa che aveva trovato per
allontanarsi. Non aveva potuto dire e fare quel che avrebbe desiderato,
non davanti a Goku, Vegeta e tutta la compagnia, e nemmeno di fronte a
Whis, per cui aveva deciso di schiarirsi un attimo le idee da solo:
nella Dimensione degli Specchi il solo pensiero sensato che avesse
avuto era stato "devo uscire".
In realtà comunque quella era stata una
“scusa” fino a un certo punto: buona
parte della fame gli era
passata, quello purtroppo era vero, ma uno spazietto per il gelato alla
fragola
del parco restava sempre.
“Almeno ho
la sicurezza che il
gelataio non fuggirà via bestemmiando”
pensò.
Aveva creduto per
lungo tempo
che ormai quel che era successo e aveva provato allora, quando era
ancora un
giovane Hakaishin diciottenne che non sapeva un accidenti della vita,
fosse ben
sepolto sotto tutto ciò che era successo in quelle centinaia
di milioni di anni
che erano passate, ma quando l’aveva rivista e aveva avuto la
conferma che era
lei aveva avuto la sensazione di essere tornato indietro nel tempo, e
di essere
ridiventato il diciottenne che era stato.
“È
passata un’eternità, eppure per me non
è cambiato
nulla!”
Così le
aveva detto, parlando
senza riflettere minimamente, ed era la pura verità.
Sì, aveva
smesso da tempo
immemorabile di recarsi alla tomba di Anise, e complice il saperla
morta aveva
smesso di pensare a lei quasi da altrettanto -incoraggiato e sostenuto
anche da
Whis-, ma averla messa da parte non significava averla cancellata.
“Giuro
che
non avrò mai altre che te, finché avrò
vita”.
“Abbiamo
solo vent'anni, e tu sei immortale”.
“Non
vedo il
problema, lo sarai anche tu!”
“…hm”.
Il momento che lui
allora aveva
ritenuto il culmine di un qualcosa di pressoché perfetto era
stato, invece,
quello della prima incrinatura.
Riteneva ancora
valido il
giuramento che le aveva fatto ai tempi, perché tale era il
valore delle promesse
di una divinità, ma se non intendeva lasciarsi sfuggire la
seconda occasione
che gli era stata data non era per quello: avrebbe reagito allo stesso
modo e
desiderato le stesse cose anche se non ci fosse mai stato.
Peccato che lei
invece di
pensare a quel che c’era stato di buono si fosse focalizzata
su tutt’altro, e
nemmeno la morte la resurrezione l’avevano influenzata in
bene come avrebbero
dovuto.
“Se
avesse dimostrato di avere una diversa considerazione
di me e delle mie idee sarebbe stato diverso, ma a queste
condizioni…”
Come avrebbe potuto
il rapporto
essere diverso, se le “idee” in questione
comprendevano proprio il non avere
più alcun tipo di rapporto? Anise non si rendeva conto di
quanto fosse
insensato e folle tutto questo?! E lui, come avrebbe potuto
darle spago
e
considerare quella follia in modo diverso?
Non intendeva
gettare tutto al
vento, non l'avrebbe lasciata andare di nuovo checché potesse
dirne chiunque, Anise inclusa... e il tempo stringeva.
Quaranta ore -in realtà meno-
erano ridicolmente
poche.
Forse troppo poche
per cercare
di metterle in testa una volta per tutte che non aveva ucciso sua
sorella
Calida per il gusto di farlo -sebbene, invero, non avesse provato
dispiacere-
ma perché in quel momento non aveva visto alternative valide.
«E
comunque Calida era una bastarda»
borbottò tra sé e sé atterrando nel
parco, a poca distanza dal chiosco dei
gelati «Una bastarda diventata pazza».
Anzi no, non lo era
“diventata”,
si era rivelata per quel che
secondo
lui era sempre stata; vedere Anise savia E
col controllo sulla Dimensione degli Specchi sembrava
confermare la sua
teoria sul fatto che Rubedo non avesse fatto altro che far divampare il
fuoco
sotto la cenere, nel caso di Calida.
Già,
quello era un bel mistero:
lui in teoria aveva distrutto anche Rubedo, insieme a Calida, quindi
come
poteva Anise avere controllo sulla Dimensione degli Specchi? La sola
spiegazione era che Rubedo fosse sopravvissuto, ma non capiva come ci
fosse
riuscito, né come potesse essere finito dentro Anise. Per
non parlare del fatto
che… chi era stato a resuscitare quest’ultima, e perché?!
“Ma poi ha
veramente senso che
io, con la prospettiva della cancellazione di questo universo, debba
arrovellarmi su certe cose? No, certo che non ce
l’ha!” pensò
“Risolverò la
questione chiedendo a Whis, e parlando con lei quando si
risveglierà.
Promemoria per me: non deve esserci del vino attorno. Sono praticamente
certo
che al terzo bicchiere vada ancora in modalità
scioglilingua, visto quel che è
successo”. «Salve. Due… anzi, sette coni
di gelato alla fragola, per favore!»
«Subito,
signore!»
Poco dopo Lord
Beerus ebbe i
suoi gelati, e si allontanò tenendone due in ogni mano e tre
con la coda.
Mentre si chiedeva
se quelle
sarebbero state tra le migliori o tra le peggiori quaranta ore della
propria
lunghissima vita, trattenne un sospiro.
Le frasi di Anise e Whis:
- "Torneo del Potere. Una battle royale tra ottanta guerrieri da tutti
gli universi. Gli universi che perdono verranno cancellati, ma lady
Bulma e gli altri non lo sanno. Tienilo per te".
- "Non essere così male". (Non è così
male)
- "Il suo astio verso di lui è tale da preferire
l'annientamento?"
- "Lui non c'entra con ciò...che dire". (Lui non c'entra con
ciò che ho detto)
Rieccomi!
Tengo molto a ringraziare coloro che, ancora una volta, sono arrivati a
leggere fin qui.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
4
«Ma
non vuole proprio darci
nemmeno un accenno?...»
«Non
posso».
«Andiamo,
giusto qualche
dettaglio in più!»
«Lady
Bulma, se “non potevo” un
secondo fa non posso neppure ora».
Goku
era ripartito poco prima in
cerca di guerrieri da reclutare, e Yamcha si era defilato subito dopo
che Lord
Beerus, ormai da oltre mezz’ora, era andato a caccia di
gelati, cosicché al
brunch erano rimasti soltanto Bulma, Vegeta, Chichi, Whis e Anise, la
quale
però era ancora addormentata. In tutto ciò
-nonostante Vegeta l’avesse esortata
più volte a lasciar stare- Bulma aveva cercato di ricavare
qualche notizia
in più da Whis, senza particolare successo.
«Ma
se ormai è venuta fuori la
questione della morte della sorella di Anise, potete dirci anche il
resto… non
andremmo certo a raccontarlo in giro!» insistette ancora la
donna «Suvvia!»
Chichi
non sapeva se
disapprovare l’invadenza -forse eccessiva-
dell’amica, o piuttosto darle
manforte nel cercare di soddisfare curiosità che erano anche
sue.
Una
cosa però l’aveva capita, ossia che
delle motivazioni fondate dietro la fuga di Anise e la sua
volontà di non avere
a che fare con Lord Beerus c’erano eccome. Lei non aveva
sorelle, ma riusciva a
immaginare quanto dovesse essere stato doloroso per Anise perdere la
sua, e si
chiedeva come potesse Lord Beerus pretendere di starle attorno dopo una
cosa
del genere.
Poi
però si rese conto di una
cosa: trattavasi di un Hakaishin. Quando era venuto sulla Terra per la
prima
volta l’aveva quasi distrutta, e tutto per
un budino. Aveva un altro modo di vedere certe cose, quindi
forse non
avrebbe dovuto sorprendersi.
«Può
domandare a Lady Anise
quando si sveglierà, o a Lord Beerus quando
tornerà. A proposito, sto iniziando
a chiedermi se sia il caso di andare a vedere cosa combina,
è passata più di
mezz’ora… non vorrei che avesse deciso di mangiare
tutto il gelato del chiosco,
sarebbe imperdonabile da parte sua!» esclamò Whis,
alzandosi dal tavolo
«Verificare, a questo punto, è
imprescindibile!»
«Non
è che lo sta facendo
soltanto per evitare domande?!» sbottò Bulma
«È soltanto un gelato!»
«No,
Lady Bulma: trattandosi di
quel chiosco specifico, quello al gusto vaniglia è IL gelato» replicò
l’angelo «Saremo di ritorno a breve».
Detto
ciò se ne andò anch’egli,
senza dare a nessuno il tempo di replicare.
In
verità Bulma non aveva torto,
se si era allontanato era stato anche per evitare di dover continuare a
rispondere “no, non posso. No. NO”,
quando in verità a impedirgli di raccontare la storia era
soltanto la mancanza
di volontà.
A
proposito di storie, a quel
punto era imperativo anche cercare di inventarne una plausibile da
raccontare a
Lord Beerus, il quale gli avrebbe senz’altro chiesto di dare
un’occhiata al
passato e/o dirgli cos’accidenti era successo.
“Ricapitolando:
devo trovare una
spiegazione decente al fatto che Anise sia legata alla Dimensione degli
Specchi
e dunque a Rubedo, e anche una plausibile alla sua resurrezione.
Accidenti a
me! Se potessi tornare indietro nel tempo, tirerei un calcio nel sedere
al me
stesso di allora per aver deciso di darle una mano… anzi,
tornerei ancora più
indietro e non abbandonerei Lord Beerus in quel bosco” si
corresse “Se non
l’avessi fatto, non l’avrebbe nemmeno
conosciuta!”
Non
era la prima volta che
rimpiangeva quel gesto fatto per ripicca -all'epoca Whis era un
po’meno vecchio
e un po’meno saggio- dopo l’ennesima discussione
con un allievo diciottenne che
ai tempi era ancora terribilmente capriccioso, e spesso restio a
prestargli
ascolto. L’incontro tra Lord Beerus e Anise, anzi, tutto quel
che ne era derivato nei quattro anni successivi, aveva avuto anche dei
momenti tutt’altro che
piacevoli, almeno
dal suo punto di
vista. Quello della finta morte non era il solo segreto che lui e Anise
condividevano e, benché fosse terribile, forse non era
neppure il più grave.
A
volte si chiedeva ancora come
avesse potuto lasciarsi coinvolgere in certe questioni, lui che del
distacco e dell’ “arte dello gnorri” era
un maestro!
“Ed
eccolo lì…” sospirò, vedendo
Beerus rimuginare chissà cosa seduto sotto un albero
“Tanti auguri a me”.
«Non
ti avevo detto di restare
dov’eri?» fu la prima cosa che gli disse Lord
Beerus vedendolo atterrare.
«Era
assente da una buona
mezz’ora, dovevo verificare che andasse tutto bene»
replicò Whis.
«Non
che in realtà ti importi
qualcosa. Hai riso alla prospettiva che questo Universo fosse
cancellato,
sapendo che tu non saresti stato coinvolto» gli
ricordò l’Hakaishin.
«Fino
ad allora però il mio
compito resterà invariato» affermò
l’angelo, sedendosi accanto a lui «E io
continuerò a eseguirlo».
«Tsk».
Nel
paio di minuti di silenzio
che seguì, Whis iniziò perfino a illudersi che
forse non avrebbe ricevuto
domande scomode…
«Come,
Whis? Come? È veramente
lei, e per me il fatto
che sia viva è…» Lord Beerus non
finì la frase «Ma mi chiedo come sia
possibile».
«Ho
riflettuto attentamente
sulla questione, e dopo una breve indagine sono giunto alla conclusione
che
c’entrino le Super Sfere, il desiderio di
immortalità di Zamasu, e soprattutto
tutte le manipolazioni temporali avvenute. Ho idea che i viaggi nel
tempo
compiuti da Zamasu -e non solo lui- abbiano prodotto qualche
interferenza col
desiderio che ha espresso» disse, sapendo che era una balla
cosmica bella e
buona senza capo né coda «E che il suo
desiderio di immortalità abbia avuto
ripercussioni anche sull’area circostante, entro un certo
raggio rispetto al
luogo dove è stato evocato il drago… ma
con effetti imprevisti, quali riportare in vita Lady Anise, la cui
tomba non
era troppo distante, e anche ciò che restava di Rubedo. Era
ridotto a un’entità
folle, ma aveva ancora discernimento a sufficienza da saltare via dal
corpo di
Calida appena in tempo, stando a quanto ho visto poco fa».
«Cosa?!
Sei sicuro che sia
andata proprio in questo modo?! Se Rubedo è saltato via in
tempo, io ho distrutto
Calida, con tutto quel che ha comportato in seguito… per
niente?»
Almeno
quella era una cosa
completamente vera, e Whis annuì. «Temo di
sì».
L’Hakaishin
si coprì il volto
con una mano. «Maledizione» sibilò.
«E
quando sono tornati entrambi
in vita, Rubedo si è attaccato all’unica creatura
evoluta che fosse presente su
quel pianeta/tomba» continuò Whis
«Questo spiega il controllo che Lady Anise ha
mostrato di avere sulla Dimensione degli Specchi, e il modo in cui
è riuscita
ad abbandonare il pianeta. In seguito c’è da
presumere che sia riuscita a
“schiacciare” quel che rimaneva della coscienza di
Rubedo, con la conseguente
diminuzione di potere, e sia arrivata sulla Terra facendosi offrire un
passaggio o trovando in qualche modo un mezzo per conto proprio. Lo
dico perché
non ha dimostrato di avere chissà quali capacità
legate alla presenza di Rubedo
nel suo corpo, e sembra anche essere in sé»
specificò «Con questo ritengo di
aver detto tutto, Lord Beerus».
Il
suddetto mosse nervosamente
la coda, soppesando le parole del suo attendente. «La prima
parte di questa
spiegazione mi sembra alquanto bizzarra, ma per quanto ci rifletta non
trovo
una spiegazione più plausibile della tua, quindi immagino
che dovrò prenderla
per buona… forse è vero che non tutto il male
viene per nuocere» mormorò «Le
azioni sconsiderate di Zamasu sono servite a qualcosa,
dopotutto».
«Soprattutto
a riaprire storie
che sarebbero dovute restare chiuse» commentò
l’angelo.
«Taci!» gli intimò il
dio, che iniziava ad arrabbiarsi «Era
destino che le cose dovessero
andare diversamente da come sembrava, e non osare dire il contrario!
Contro
ogni previsione ci siamo incontrati ancora, quel che è
successo è alla stregua
di un miracolo, e non permetterò a nessuno di mettersi in
mezzo!... almeno in
queste ore che rimangono» aggiunse, ricordando il Torneo.
«Lord
Beerus, lei sa che io
solitamente non mi impiccio di simili questioni»
esordì Whis «Ma stavolta tengo
molto a dirle che dovrebbe cercare di tenere presente che da allora
sono
passati centinaia di milioni di anni. Posso
capire lo stupore iniziale nel vederla davanti a lei, ma non
può continuare a
reagire come il ventenne che non è più. Si era
infine convinto che lasciar
morte le persone morte fosse la cosa migliore, col tempo si era
lasciato alle
spalle quanto accaduto e, anche se Anise è tornata in vita,
lei dovrebbe
continuare su questa linea. Il passato dovrebbe restare
dov’è».
«Hai
detto che solitamente non
ti impicci di simili questioni, no?»
«Corretto».
«Allora,
citando te stesso,
“dovresti continuare su questa linea”»
concluse Beerus «Perché non è qualcosa
che tu possa capire».
Whis
alzò gli occhi al cielo.
«Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo».
«Lo
credo bene, non capivi
neppure allora» ribatté l’altro.
«Tuttavia
le sfugge un
particolare, ossia lo scarso entusiasmo
di Lady Anise all’idea di avere nuovamente a che fare con
lei» gli ricordò
l’angelo.
«Quando
eravamo della Dimensione
degli Specchi mi ha detto, testuali parole, “Se
avesse dimostrato di avere una diversa considerazione di me e delle
mie idee, sarebbe stato diverso”. È
diverso da un “no” secco»
affermò
Beerus, ostinato.
«Si
sta arrampicando sugli
specchi, tanto per restare in tema» sospirò Whis
«Ma penso sia inutile che io
continui a farglielo notare, tanto non intende ascoltarmi».
«Esatto».
Per
come Beerus l’aveva
conosciuta, se Anise avesse voluto dirgli un “no”
categorico lo avrebbe fatto
senza mezzi termini; quello però non lo era stato ,
dunque lui
voleva interpretarlo come una possibilità, e non
c’era niente e nessuno
nell’Universo che sarebbe riuscito a dissuaderlo.
Nel
frattempo, Bulma stava
utilizzando un metodo collaudato -parole sue- per risvegliare Anise e
farle
passare un po’di sbronza, che consisteva nel farle bere la
salamoia dei
sottaceti e, al contempo, spruzzarle un po’di deodorante
nelle narici.
Il
rimedio probabilmente era
peggio della malattia, o comunque quello fu il pensiero di Anise quando
si
risvegliò starnutendo e tossendo, ma quantomeno aveva
funzionato.
«C-cerchi
di avvelenarmi o
cosa?!» tossì
«Cos’è questa porcheria?»
«Un
rimedio antisbronza a base
di salamoia e deodorante» le spiegò Bulma
«“Grazie per avermi dato una mano a
svegliarmi e avermela fatta passare un po’,
Bulma!”, “Non c’è di che,
figurati”».
«Rimane
una porcheria» tossì
ancora Anise «Ma ti ringrazio lo stesso. Promemoria per me:
procurarmi salamoia
e deodorante».
«Mi
hai ringraziata davvero?
Incredibile» commentò Bulma.
«A
volte sono maleducata, in
particolare con le persone un po’rompiscatole come te, ma non
sono così demente
da non capire quando mi si fa del bene» si passò
una mano sul volto «Quanto ho
bevuto?»
«Abbastanza
da dirci che Lord
Beerus ha fatto fuori tua sorella» intervenne Vegeta,
delicato come un elefante
in una cristalleria.
«Vegeta!» lo
rimproverò Bulma «Ti sembra il modo?!»
«Tuo
marito la tocca piano»
fu il commento della Lusan «Devo essermi scolata minimo mezza
bottiglia».
«Effettivamente
hai bevuto non
poco. Non so se lo ricordi, ma ho provato a togliertela e me
l’hai strappata
dalle mani» disse Chichi, un po’ stupita nel vedere
che la “delicatezza” di
Vegeta sembrava non averla toccata granché
«Ehm… perché ti guardi
attorno?»
«Lo
faccio nella speranza che
Lord Beerus e Whis non fossero davvero qui, come non ci sono in questo
momento,
e che quel che ricordo sia solo un delirio da vino. È un
delirio da vino?»
«No»
la disilluse Bulma.
Anise
si stiracchiò e si
accasciò di nuovo sul lettino, con le mani intrecciate
dietro la nuca.
«Peccato».
«Tutto
qui quel che hai da
dire?» tornò alla carica Bulma
«Davvero?»
«È
tutto quel che ho da dire.
Non c’è molto altro, del resto» fece
spallucce «Sa che sono viva, quindi sono
fregata a prescindere: ho a che fare con una divinità, come
lui ama tuttora
ricordare migliaia di volte a chiunque lo incroci».
«Non
capisco come possa
pretendere di starti attorno dopo quel che ha fatto,
sinceramente» disse
Chichi, dando voce ai pensieri avuti in precedenza.
«Erano
circostanze particolari.
Dal suo punto di vista mi ha soltanto protetta, dal momento che probabilmente mia sorella stava per
uccidermi» disse Anise «Ma non era necessario
distruggerla. Avevo proposto
delle alternative e lui sembrava d’accordo, ma arrivato al
dunque ha dimostrato
chiaramente quanta considerazione dava alle mie parole: zero.
A distanza di centinaia di milioni di anni posso arrivare a
capire cosa gli sia passato per la testa, e anche che tutto sommato
quella
buonanima di mia sorella non era così tanto
“buonanima”, ma a quanto pare quel
che dico e penso io conta esattamente quanto allora, ossia
niente… mh. Basta
così» borbottò «Eppure io lo
so, che non reggo il vino…»
«Davvero
ti stupisci che abbia
distrutto qualcuno di pericoloso, anche se aveva un legame di sangue
con te?
Avevi a che fare con un Hakaishin!» sbottò Vegeta
«Che diavolo pretendevi?!»
«Rispetto. Ecco cosa
pretendevo» ribatté Anise, rizzandosi a sedere
per guardarlo negli occhi «Non dovrebbe essere troppo
difficile capire cosa
significa rispettare una persona, le sue idee e i suoi
desideri».
«Fingerti
morta è stato
sicuramente molto rispettoso» replicò il Sayian,
sarcastico. Quella donna-
lince iniziava a essergli proprio antipatica! «Se vuoi
toglierti di torno Lord
Beerus, perché non gli parli di questo piccolo
dettaglio?»
«Perché
finirebbe col farsi
uccidere» suggerì Chichi «Per non
parlare del fatto che dire a Lord Beerus
com’è andata davvero coinvolgerebbe anche Whis,
che le ha dato una mano, e
penso che non voglia metterlo in mezzo. Non serve essere un genio per
arrivarci».
Anise
non aveva fatto una grande
impressione nemmeno a Chichi, perché non era
granché gentile e aveva abbondato
troppo col bere, tuttavia la signora Son sapeva fin troppo bene cosa
significasse avere a che fare con una persona -nello specifico, Goku-
alla
quale le sue idee e i suoi desideri non importavano granché;
che si fosse
sentita chiamare in causa, e dunque si trovasse ad appoggiare la Lusan,
non era
troppo strano.
«Prima
però ha minacciato Whis
di fare proprio quello, come la metti?» le ricordò
Bulma, un po’piccata: non le
piaceva che qualcuno si rivolgesse a Vegeta in malo modo… a
meno che fosse lei
stessa a farlo!
«La
metti che purtroppo era una
minaccia a vuoto, come Whis sapeva, e come sapevo io stessa.
L’ho fatto solo
per disperazione, e un po’anche per il vino» ammise
Anise «A Lord Beerus non
direi nulla di tutto
quel che potrei dirgli, ora come allora. Dovrei parlare
adesso, se non mi è passato per la testa di farlo neppure
durante gli anni nei
quali lo ho odiato?»
«Quindi
tu ora non lo odi?» le
domandò Chichi, un po’confusa.
«No.
Non lo odio» rispose Anise
dopo un breve istante «Anche centinaia di milioni di anni fa
non sono mai
riuscita a odiarlo completamente, nonostante tutto. Volevo solo
lasciarmi alle
spalle quella faccenda con tutti i suoi annessi e connessi, ed
è quel che
vorrei ancora, ma non intendo recare ulteriore danno a nessuno, in
particolare
non a lui».
Voler
andare avanti con la
propria vita non significava voler fare del male a qualcuno, e Anise
sapeva fin
troppo bene che Beerus in quel senso aveva già avuto la sua
parte; per quanto
si fosse allontanata da tutto e tutti appena aveva potuto, Whis aveva
fatto in
modo di farle sapere com’era andata. Non lo aveva fatto
sperando che tornasse o
simili, ma semplicemente a scopo informativo e… istruttivo, ritenendo giusto farle
capire quali erano
state le conseguenze della sua scelta.
«In
tutto questo però non mi è
ancora del tutto chiaro in che rapporti siete»
tornò a farsi sentire Bulma
«Fuggi via appena lo vedi, ma dici di non odiarlo, e da come
ne parli tutto
sommato sembri tenere a lui, quindi… vuoi dirci
com’è questa faccenda o cosa?!»
«Cosa».
Bulma
ammutolì, che era
precisamente quel che Anise voleva. La Lusan non aveva assolutamente
intenzione
di approfondire ulteriormente quanto aveva già detto: per i
propri gusti aveva
già parlato troppo.
Non
intendeva dire a Bulma che
considerava tuttora quello dai diciotto ai venti anni il periodo
migliore della
sua intera esistenza, né di come in seguito le cose
purtroppo erano iniziate a
cambiare, né di Rubedo, né nient’altro.
Quel che c’era stato tra lei e Beerus riguardava loro due,
soltanto loro due,
nessun altro, e se il vino non si fosse nuovamente messo in mezzo
avrebbe fatto
in modo di tenere fede al proprio pensiero.
Su
una cosa però Bulma non aveva
torto, ossia sull’approccio alquanto confuso che lei stava
avendo con quella
questione.
Aveva
cercato di non pensare al
passato, e per centinaia di milioni di anni ci era riuscita benissimo,
ma
quando se lo era trovato davanti, quando lui le aveva preso le mani e
aveva
detto “quel che conta di più è che
siamo qui, di nuovo insieme”, le era
sembrato di tornare indietro nel tempo. Le era sembrato di essere
tornata la
giovane Anise di allora, senza l’odio che aveva provato per
lui dopo la morte
di Calida, e con qualche cosa da nascondere in più.
Era
davvero possibile che due
esseri immortali le cui vite erano andate avanti separatamente per
moltissimo
tempo potessero ritrovarsi di nuovo insieme, in qualcosa che somigliava
molto
al punto di partenza?
Pareva
di sì e, anche se lei non
lo sapeva, sembrava anche che lei e Lord Beerus avessero avuto pensieri
molto
simili sulla questione.
“Forse
era veramente destino”
pensò “Forse era un cerchio che, mio malgrado,
doveva chiudersi in queste poche
ore che mancano alla probabile fine di tutto… in un modo o
nell’altro”.
Non
riusciva a immaginare come
sarebbe stato il prossimo futuro, proprio perché molte cose
non erano cambiate,
nel bene e nel male. Lui aveva parlato di “qualcosa di
nuovo”, però il modo in
cui si era comportato non prometteva nulla di eccezionale,
né nulla di nuovo.
“No,
aspetta: sto veramente
valutando la possibilità di?... d’accordo, non
posso fare alcunché per oppormi,
ma un conto è rassegnarsi e un altro è iniziare a
pensare seriamente che
ritrovare un ‘qualcosa’ sia possibile. Per non
parlare del fatto che pensare al
futuro va totalmente contro l’aver accettato di buon grado
una probabile
cancellazione” rifletté “Credo sia tempo
di tornare con i piedi per terra. Uno
di noi due lo deve pur fare”.
«Non
è divertente, sai?!»
protestò Bulma.
«Beh,
non doveva divertirti»
replicò Anise, alzandosi dal lettino «Con
permesso, o anche senza, me ne torno
a casa mia. Questa di solito è l’ora in cui
leggo».
«Ma-»
«Ho
un programma di
nulleggiamento molto rigido, comprendimi» la
ignorò la lince, avvicinandosi
alle vetrate «E se consideriamo che un brunch imprevisto ha
fatto diversi
danni, ritengo di poter dire di aver sgarrato abbastanza».
«Anise,
aspetta» la fermò Chichi
«Non è detto che debba rassegnarti. Forse posso
aiutarti!»
«So
che le tue intenzioni sono
sincere» disse l’interpellata, dopo
un’occhiata al riflesso di Chichi «E so
anche che non meriterei tanto, non avendoti trattata nel modo
più amichevole
dell’Universo, quindi ti ringrazio doppiamente. Ormai
però è fatta, e io
gestirò la cosa come posso».
«Posso
ospitarti a casa mia!
Dovrebbe passare sul mio corpo, per poterti incontrare prima che tu lo
voglia»
esclamò Chichi «E non penso che arriverebbe a
farmi del male: mio marito è il
suo guerriero migliore, e se Lord Beerus mi facesse qualcosa non la
prenderebbe
affatto bene. Potrebbe anche decidere di mollare quel loro Torneo di
arti
marziali che sta per cominciare» in verità non era
sicura di quell’ultimo
punto, ma l’aveva detto ugualmente «E senza Goku
non combinerebbero proprio
nulla!»
«Senti
un po’, donn-» avviò a
protestare Vegeta, ma Bulma lo interruppe.
«EHI! Ti ricordo che tra i guerrieri
c’è anche mio marito, che
rispetto al tuo è un combattente decisamente più
sveglio! E anche più forte!» esclamò
la signora Brief, parandosi davanti a Chichi con le mani sui fianchi
«Quindi
stai molto attenta a quello che dici!»
«Lord
Beerus in riferimento al
Torneo ha parlato di Goku, in effetti, quando eravamo nella Dimensione
degli
Specchi» disse Anise «Mi sa che, se il
più forte è Vegeta, qualcuno di voi
dovrebbe farglielo presente».
“Ma
se la uccidessi ora, Lord
Beerus se la prenderebbe tanto?!” pensò il Sayian,
iniziando senza volerlo a
irradiare un’aura azzurrina.
«Visto?
Avevo ragione io» Chichi
fece spallucce, con in viso un’espressione palesemente
soddisfatta.
«Credo
di dover comunque
rifiutare la tua offerta. Non credo che tu voglia metterti contro un
Hakaishin,
marito forte o meno, per non parlare del fatto che, per quanto ne sai,
potrei
anche essere la peggior criminale dell’Universo…
per la cronaca, no, non lo
sono» specificò la Lusan «Vuoi davvero
lasciarti coinvolgere in una faccenda
confusa della quale sai poco, per aiutare qualcuno che conosci ancora
meno?»
«Io…»
Chichi esitò, ma solo per
un attimo «Sì. Ne so poco, ma quel che so
è abbastanza, per me. Di sicuro non
hai bisogno di qualcuno che ti stia addosso, se sei confusa».
Anche
in quel caso, Anise era
fortemente indecisa: non era da lei accettare di trasferirsi a casa di
qualcuno
che non conosceva molto, a dirla tutta non era sicura di voler andare
ad
abitare insieme a qualcuno in generale -fosse anche per sole quaranta
ore-
essendo abituata a vivere da sola, e sapeva che quel trasferimento non
avrebbe
tenuto lontano Beerus per molto tempo. Probabilmente lo avrebbe
soltanto fatto
arrabbiare, e a farne le spese sarebbe stata una persona che non
c’entrava
nulla…
«Va
bene, forse l’idea di
trasferirti non ti piace, ma possiamo andare a casa mia anche solo per
non
farti trovare qui quando Lord Beerus tornerà. Potresti
guadagnare qualche ora
di pace, almeno fino a stasera, per cercare di schiarirti un
po’le idee. Ti
preparerei anche una tisana, sono brava con le tisane»
insistette Chichi.
«Sinceramente
a me tutto questo
sembra una stupidaggine colossale» disse Vegeta
«Abbiamo ben altro a cui
pensare e, in effetti, cosa ci importa di quel che combinano lei e Lord
Beerus?
Ma del resto se sei la moglie di Kaaroth c’è un
motivo…»
«Accetto
l’offerta di venire da
te fino a stasera» Anise tese la mano a Chichi «In
casa tua ci sono delle
superfici riflettenti, vero?»
«Sì!
Ehm… vuoi davvero arrivare
a casa mia passando lì dentro?» le chiese
stringendole la mano, segno che in
ogni caso aveva già preso la decisione di seguirla
all’interno della Dimensione
degli Specchi.
«L’intenzione
è quella» confermò
Anise «Andiamo».
«Aspetta!» la bloccò
Bulma «Che diciamo a Lord Beerus, se torna e
non ti trova qui?! Non intendo ritrovarmi con la casa distrutta, o
peggio!»
«Ditegli
che sono ospite della
signora Son, che è mio preciso desiderio essere lasciata in
pace fino a
stasera, e che se non lo rispetterà saprò quanto
prendere sul serio il
“qualcosa di nuovo” che mi ha detto prima.
Arrivederci» concluse, trascinando
con sé Chichi nella Dimensione degli Specchi senza troppo
preavviso.
Chichi
non poté evitare di
lanciare un grido quando entrarono, stringendosi ad Anise per
l’istintivo
timore dovuto sia al cambio di dimensione, sia per l’aspetto
del luogo in sé.
Era la cosa più caotica e dispersiva che avesse mai visto in
vita propria e,
per quanto fosse una donna coraggiosa, dovette ammettere a se stessa
che se
fosse stata sola lì dentro avrebbe avuto una paura tremenda.
«Non
c’è nulla da temere, finché
mi stai vicina» cercò di tranquillizzarla Anise
«Piuttosto, mi faciliteresti le
cose se mi dicessi più o meno in che direzione e a quale
distanza si trova casa
tua».
Prima
di dirglielo Chichi
dovette rifletterci solo un breve istante, e quando lo ebbe fatto tutto
quel
che disse Anise fu “Bene”.
«E
ora? Come arriveremo a casa
mia?»
«Con
una scorciatoia. Aggrappati
bene» la esortò la Lusan, e l’altra
obbedì senza esitare. «Phlauvkat
luath».
Quelle
parole, e il conseguente
ritrovarsi a scivolare a incredibile velocità su una
superficie liscia e
ripidissima appena creata, furono la causa del secondo strillo di
Chichi. «Ma è
normale questa cosa?!» gridò, tenendo gli occhi
chiusi.
«Certo.
Se apri gli occhi non
succede nulla, sai?»
Il
tono calmo di Anise convinse
la signora Son ad aprire le palpebre. Quel che vide non era molto
rassicurante,
un tunnel di infiniti specchi che le circondava e dava
l’impressione di
inghiottirle man mano che scendevano, ma doveva ammettere che quello
spettacolo
aveva una specie di “fascino” tutto suo.
«Whis ha detto che non sei una
divinità, ma allora da dove vengono
l’immortalità e tutto questo?»
riuscì a
chiederle.
«Da
qualcosa con cui le divinità
non hanno a che fare. Sei libera di non credermi, ma mi sono ritrovata
così di
botto, mio malgrado».
«Io
credo che a molti
piacerebbe» disse Chichi, in un ingenuo tentativo di
rincuorarla.
«Io
credo che questi molti non
ragionino».
La
discesa si interruppe, ed
entrambe le donne saltarono, ritrovandosi in piedi su un sentiero di
piccoli
specchi rotondi che si componeva a ogni loro passo.
«Sai
muoverti bene, in questa
confusione» osservò Chichi.
«Dopo
tutto questo tempo è
inevitabile, ma grazie lo stesso. Ora guardati attorno mentre
camminiamo, e
dimmi se ti sembra di scorgere qualche ambiente familiare in uno di
questi
specchi».
Camminando
in avanti, sempre
stretta ad Anise, a un certo punto a Chichi parve di riconoscere la
cucina
della propria casa su uno specchio vicino a loro. «Credo che
quello conduca a
casa mia» lo indicò «Possiamo
avvicinarci?»
La
parte del sentiero sopra alla
quale si trovavano si staccò dal resto, e fluttuò
rapidamente in direzione
dello specchio indicato. «Ci siamo?»
domandò Anise a Chichi.
«Sì
sì, è proprio la mia
cucina!» annuì lei «Ora che facciamo,
saltiamo fuori?»
«Se
non vuoi fare un altro
giretto nella Dimensione degli Specchi, direi che sia il caso. Vuoi
fare un altro giro?»
«No,
grazie» rispose Chichi di
getto.
L’attimo
successivo si
ritrovarono entrambe in cucina, davanti al forno; evidentemente erano
uscite
dallo sportello di vetro.
«È
una cucina graziosa» commentò
Anise.
«Sì,
soprattutto perché non si
muove e non cambia di continuo! È tutto immobile! Immobile!» esultò la
donna «Ehm. Chiedo perdono, non volevo
insultare la Dimensione degli Specchi. Intanto accomodati, io preparo
la tisana
che dicevo prima» disse, indicandole il tavolo e le sedie di
legno lì accanto.
«Sarebbe stato
più strano se ti
fosse piaciuta, credimi» ribatté la Lusan,
sedendosi.
«Se
lo dici tu, mi fido. Ad ogni
modo, mi auguro che Lord Beerus decida di lasciarti tranquilla fino a
stasera»
disse Chichi, mentre metteva a bollire l’acqua.
«Ce
lo auguriamo in due».
***
«Eccoci
di ritorno, Lady Bul-»
«Lei
dov’è?!»
Quando
non la vide più sopra il
lettino, Beerus si pentì immediatamente di essersi
allontanato. Non avrebbe mai
dovuto farlo: se Anise avesse di nuovo avuto un incidente mortale, e lui
o chiunque altro di quel gruppo -che reputava abbastanza “di
fiducia”- non
fosse stato presente e pronto a intervenire, non se lo sarebbe mai
perdonato.
Ci era riuscito solo a stento già la prima volta, riviverlo
una seconda volta
era impensabile.
Sì,
la balla che gli aveva
raccontato Whis sulla morte di Anise e com’era avvenuta
produceva ancora
strascichi deleteri.
«È
con la moglie di Kaaroth, a
casa di quest’ultimo» lo informò Vegeta.
Whis
sollevò un sopracciglio,
leggermente stupito. «Non sembrava che si trovassero
reciprocamente
simpatiche».
«Immagino
che Chichi abbia
cambiato idea dopo che quella si è messa a
blaterare» ribatté il Sayian.
«Il
suo nome è Anise, per te Lady Anise.
Parla di lei con rispetto»
gli intimò l’Hakaishin, con tanta durezza da farlo
sobbalzare.
«Sissignore»
borbottò Vegeta.
«Direi
che sia il caso di
raggiungerla» continuò il dio «Whis,
andiamo!»
«Aspetti!
Ho un messaggio da
parte sua» lo fermò Bulma, sperando fosse vero il
detto “ambasciator non porta
pena” «Ha detto che è suo preciso
desiderio essere lasciata in pace fino a
stasera…»
«Sciocchezze!»
disse seccamente
Beerus.
«E
che, testuali parole, se non
lo rispetterà saprà quanto prendere sul serio il
“qualcosa di nuovo” che le ha
detto prima» terminò Bulma «Non so bene
cosa significhi».
Lei
non lo sapeva, ma Lord
Beerus aveva capito perfettamente.
Non
lasciò trasparire nulla, ma
l’idea di averla viva, vicina, e non poterla vedere fino a
sera era un
tormento. Perché mai avrebbe dovuto sopportare una cosa
simile?! Lui era un
dio, non era tenuto ad aspettare i comodi di nessuno, al di
là del fatto che
odiasse le attese in genere. Era stato senza di lei già per
troppo tempo, si
disse, quindi non intendeva aspettare neppure un minuto di
più.
Poi
nella sua mente si affacciò,
prepotente, un film mentale molto accurato nel quale immaginava Anise
dire le
parole che Bulma gli aveva appena riferito. Prima forse non gli aveva
detto un “no”
categorico, ma se l’avesse raggiunta a casa di Goku lo
sarebbe di certo
diventato.
Avrebbe
potuto disinteressarsi
della sua opinione e obbligarla a fare quel che lui desiderava, vero,
ma… ne
valeva la pena?
Si
sedette sul lettino in
precedenza occupato dalla Lusan. «Tu hai del ramen da
servirmi, vero?» chiese a
Bulma.
«Devo
quindi dedurre che non
andremo a casa del signor Goku?» fu la domanda retorica di
Whis. Quella era una
giornata piena di sorprese! Dal suo punto di vista, il fatto che Lord
Beerus
avesse deciso di attendere era incredibile quanto aver trovato Anise
lì, sulla
Terra.
«Esatto»
confermò Beerus «Al
momento mi va di mangiare, al resto penserò stasera. Solo
una cosa, Bulma: come
hai fatto a far sì che si riprendesse dalla sbronza? Sul
serio, se c’è un
rimedio che funziona così bene vale la pena
ricordarlo».
«Salamoia
e deodorante nelle
narici. Il ramen comunque è in arrivo!»
«Bene».
Avrebbe
ingannato il tempo
divorando quanto più ramen possibile, ma una cosa era certa:
se qualcuno lo
avesse cercato sul terrazzo di Bulma al calar del sole, non lo avrebbe
trovato.
Non ci credo, sono riuscita ad aggiornare! :*D Spero che quel che ho
tirato fuori non vi abbia annoiati eccessivamente. Lascio a voi tutti i
commenti!
Ps.: Avrete notato che questa breve storia si sta facendo meno breve
del previsto, ma potete star tranquilli del fatto che non
supererà i dieci capitoli in nessunissimo caso.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
5
«Ed ecco
tutto, Anise».
Tra tisane e
chiacchiere era
trascorsa già qualche ora e, anche se Chichi era partita con
l’idea di far
parlare la sua ospite, alla fine era stata Anise a far cantare lei come
un
canarino.
Chichi aveva finito
per raccontarle
tutto quel che era successo dalla prima volta in cui Lord Beerus era
venuto
sulla Terra, e questo dopo averle
detto vita, morte e miracoli dei componenti di tutto il gruppo,
addirittura
corredando le chiacchiere con delle fotografie, quando erano passate
dalla
cucina al salotto.
Di quella parte
della
conversazione -somigliante più a un monologo, a dir la
verità- Anise avrebbe
fatto a meno, ma si era detta “Finché chiacchiera
delle sue cose non mi fa
domande, e la tattica del ‘sorridi e annuisci’
esiste proprio per fingere di
ascoltare mentre si pensa ai fatti propri”.
«Come
pensavo: non è migliorato
granché da quando era giovane, se mai il contrario. Voleva
distruggere il
vostro pianeta per uno stupido budino, ci rendiamo conto? Che poi i
budini
fanno anche abbastanza schifo, se la devo dire tutta, avete fior di
dolci ma
quello non mi piace proprio».
Non che la sua mente
in realtà
fosse riuscita a produrre qualcosa di diverso dal puro rumore bianco,
almeno
fino a quando Chichi non era arrivata al primo incontro con Beerus;
quello le
interessava davvero, mentre del matrimonio tra un nanetto pelato e una
non -più
-malvagia androide femmina non le importava granché,
né le era utile a mettere
in ordine le idee.
«Questo
però non sminuisce ciò
che ha fatto di buono per noi: non intendo mettermi a fare
chissà quali lodi a
Lord Beerus, ma di fatto ha salvato il nostro pianeta quando Freezer,
l’ultima
volta che si è fatto vedere qui, lo ha distrutto. Inoltre,
quando c’è stata la
questione di Zamasu non è rimasto fermo a
guardare».
«Lo credo
bene, Chichi! Questo
Zamasu si è dato al deicidio totale in una linea temporale
alternativa, giusto?
Sarebbe stato folle da parte di Lord Beerus mostrare totale
disinteresse, se le
azioni di uno Shinjin diventato folle potevano incidere anche su questa linea temporale»
replicò Anise «Quel
che mi stupisce di più è che Rumsshi,
l’Hakaishin del decimo Universo, in tutto
ciò non abbia fatto nulla. L’Universo Dieci
è di sua competenza,
possibile che non si sia accorto di quel che stava
capitando sotto il suo naso?»
«Quindi tu
conosci anche
l’Hakaishin del decimo Universo?» indagò
Chichi.
La Lusan si
stiracchiò. «L’ho
incontrato una volta soltanto, dire che lo conosco sarebbe eccessivo.
Dov’eravamo? Ah, sì: i guerrieri per il Torneo
imminente…»
«Non
è il tuo miglior tentativo
di sviare la conversazione» disse la signora Son.
«Vero, non
è il mio miglior
tentativo» concordò l’altra
«Del resto, dopo qualche ora di successi dovevo pur
fallire una volta. A te invece non capita spesso di doverlo fare,
giusto?»
«Fare
cosa?»
«Sviare
conversazioni! Ma forse
anche conversare in generale» aggiunse Anise,
raggomitolandosi sul divano. «Se
si esclude tua nuora, e al massimo Bulma, qui non ti rimangono molte
persone con
le quali discorrere di argomenti diversi da allenamenti, combattimenti
e
similia. Sbaglio? La componente femminile del gruppo è in
minoranza».
«Sì,
effettivamente è così.
Tutti appassionati di combattimenti, monotematici e spesso fuori casa,
i nostri
uomini!» ammise Chichi, con un sospiro «Si salva
soltanto mio figlio Gohan, che
come ho detto prima è un brillante professore universitario.
È anche in grado
di combattere, ma non è fissato come suo padre. Ho investito
molto nella sua
istruzione, e devo dire che ne ho ricavato molte
soddisfazioni» sorrise, fiera
«Sono certa che lui e Videl saranno in grado di garantire
alla piccola Pan una
vita sana, felice ed equilibrata».
“Sì,
se non verremo cancellati
tutti” pensò Anise. «Da due genitori di
retto senso non ci si può aspettare
altro, immagino».
«Esatto»
annuì Chichi «Proprio
cos- aspetta! Tu hai nuovamente
sviato la conversazione!»
Per la prima volta
in quella
giornata, la lince rise. «Dici?»
«Sì,
dico!»
«Allora
riprendiamo il discorso.
Già, di cosa stavamo parlando?» chiese Anise, con
aria innocente.
«Parlavamo
di… eh… ecco,
parlavamo di… oh, mi hai fatto perdere il filo!»
sbottò la donna.
«Evidentemente
non era
importante».
«Sì,
in effetti è più importante
sapere come intendi comportarti stasera» ribatté
Chichi, incrociando le braccia
davanti al petto.
«Come dite
su questo pianeta… “touché”!»
Anise guardò fuori dalla
finestra «Sono ancora sorpresa che non si sia fatto
vivo».
«Sorpresa
in bene?»
Anise
annuì. «Di certo però
verrà da me appena sarà calato il sole, e per
allora farò meglio a non trovarmi
qui. Mi hai dato tempo per staccare un po’il cervello e farmi
una ragione di
quel che è successo, ma non ti coinvolgerò
oltre».
Chichi si
alzò dal divano, con
l’intenzione di andare a prendere dei biscottini.
«Non ritiro nulla di quel che
ho detto in precedenza, perché quel che hai detto su lui e
tua sorella non è
leggero, ma tu per prima quando ne hai parlato a casa di Bulma lo hai
parzialmente giustificato…»
«Non lo ho
“giustificato”, ho soltanto
detto le cose come stanno» replicò Anise, un
po’sulla difensiva.
«Hai anche
detto che non lo odi
più, che non vuoi assolutamente danneggiarlo»
continuò Chichi «e che però non
dà sufficiente considerazione ai tuoi
desideri…»
«E per
l’appunto è vero anche
tutto questo, ma-»
«Lui
tuttavia non è qui, adesso.
Da quel che dici deve aver voglia di vederti, e persino io che lo
conosco poco
so che se c’è una cosa che odia è
attendere» proseguì dalla cucina «Eppure
non
c’è. Perché tu non vuoi».
«È
difficile capire da quale
parte stai» commentò Anise.
«È
difficile capire da quale
parte stai tu, piuttosto! Sei
scappata come se ti avesse inseguita un cane feroce, hai supplicato
Whis di
darti una mano, hai bevuto come una spugna quando ti ha detto di no e
hai detto
quella cosa su tua sorella, ma poi… quel che hai detto tu,
l’ho ripetuto io
poco fa!» esclamò la signora Son, tornando in
salotto con un vassoio colmo di
biscotti «Vero, è una divinità
distruttrice e ragiona in maniera diversa da un
mortale, ma mentirei se dicessi che è il male
puro».
«Ammetto
di aver temuto che
avesse preso quella strada, non sapendo cos’ha combinato in
tutto questo tempo»
ammise Anise, agguantando tre biscotti «Ma tutto sommato pare
non averlo fatto,
e dopo centinaia di milioni di anni presumo che il suo modo di essere
si sia
stabilizzato così. Poteva andare peggio».
«Peggio,
tipo?»
«Poteva
piovere».
Seguì un
lungo, lunghissimo
momento di totale silenzio.
«Io
rischio di diventare scema,
se continuo a darti retta!» sbottò Chichi,
togliendole perfino i dolci dalle
mani «Scema!»
«Ma i miei
biscotti!… sono alla
cannella!» protestò debolmente Anise.
«Te li
restituisco se mi dici
com’era Lord Beerus quando lo hai conosciuto!»
Tanto valeva cercare
di
patteggiare, perché non sembrava esserci altra maniera di
tirarle fuori le cose
di bocca. Chichi non era assolutamente abituata ad avere a che fare con
persone
di quel genere, sornione, sfuggenti al punto da essere in grado di
parlare di
sé solo con del vino nel corpo e sempre pronte a trincerarsi
dietro una
bizzarra ironia. Il solo tipo di atteggiamento con cui riuscisse a
trovare una
vaga somiglianza era quello di Whis, il quale però era ben
più educato.
«Era un
felino viola, con iridi viola,
orecchie grandi e una fame altrettanto grande. Ora rendimi il
maltolto!»
«Non era
quel che intendevo, e
tu lo sai benissim- ehi!» esclamò la donna, quando
si ritrovò coinvolta in una
“lotta” per i biscotti.
Niente da fare,
pensò Anise,
quella donna era proprio testarda, e aveva anche una forza fisica assai
superiore rispetto a quel che dava a vedere, nonché alla
sua; non sarebbe mai
riuscita a riavere i biscotti, non in quella maniera. Normalmente
avrebbe
lasciato perdere senza problemi, ma quelli erano biscotti alla
cannella: un
dettaglio che cambiava tutto.
Lei avrebbe negato
se
gliel’avessero fatto notare, ma a volte, quando
c’erano in ballo sia questioni
molto serie che mangerecce, Anise nel pensare più a queste
ultime somigliava un
po’a Beerus!
“Certo che
è deboluccia” pensò
Chichi, respingendo con immane facilità ogni inutile
tentativo della lince.
«Non te li restituisco, scordatelo, prima parla! Su, non ti
chiedo tanto!»
insistette.
A quel punto Anise
parve
rinunciare, con uno strano sorriso sul volto. «Se vuoi darmi
il biscottino che
hai tra le gambe, a me va bene lo stesso».
«COOOME?!» strillò
Chichi, allibita, arrossita, e… senza più
biscotti in mano.
«Tranquilla,
sei una bella donna
ma a me piacciono i maschi» disse Anise una volta tornata a
sedere composta,
infilandosi in bocca i biscotti recuperati «E i soli biscotti
che mi
interessino sono questi».
«Tu
sei… tu sei…
fai innervosire le persone peggio di quanto faccia Goku, e
se c’è una cosa che Goku sa fare bene è
proprio quella!» sbottò la donna
«Eppure ti ho fatto una domanda abbastanza innocua, e a
fronte di tutto quel
che ti ho raccontato io non è nulla!»
«Non che
io ti abbia mai chiesto
di raccontarmi di come Majin Bu sia andato a finire in casa del tuo
consuocero.
D’accordo» concesse infine «rifai la
domanda… se non hai perso di nuovo il filo
del discorso».
«Com’era
Lord Beerus quando lo
hai conosciuto?» ripeté Chichi.
"Per aver notato che ha le iridi viola, deve averle guardate
molto bene e molto da vicino" aggiunse mentalmente.
«Lord
Beerus a quei tempi era…»
fece una breve pausa, forse per scegliere con attenzione le parole
«Divertente.
Un po’scombinato, a volte perfino un po’buffo, ma
non in senso negativo. Aveva
anche un “qualcosa”, non so come definirlo, che
riusciva a darmi… pace.
Io non sono una che sorride
spesso, non lo sono mai stata, avevo sempre un po’ di questo
“male di vivere”,
come lo chiamavano. Il Beerus di allora riusciva a farlo scomparire, e
io
sorridevo, ed era bello. Ecco com’era quando l’ho
conosciuto, almeno per i
primi due anni» concluse Anise «Spero che tu sia
soddisfatta».
Chichi
iniziò a chiedersi se,
sotto sotto, Anise avesse più voglia di parlarne di quanto
voleva far apparire.
Prima evitava le domande, poi all’improvviso iniziava a
parlare di sé: quella
donna -lince era un controsenso continuo. «Ma se le cose
stavano così, se
tuttora ne parli in questo modo, cos’è successo
negli anni seguenti?... tua
sorella-»
«Ai tempi
era viva e vegeta».
«Allora
c’entra forse… lui ti
aveva detto di essere il Dio della Distruzione, vero?» le
chiese Chichi,
sperando che continuasse a rispondere alle sue domande «Non
è che per due anni
te lo ha taciuto, e poi...»
«No.
È stato molto onesto, e io
rispettavo e comprendevo il suo ruolo. Nell’Universo serve
equilibrio» continuò
Anise «Troppa morte e distruzione lo trasformerebbero in una
landa desolata, troppa
vita finirebbe col consumarlo in termini di spazio e di risorse,
entrambi
limitati, e dunque a distruggerlo. Quello dell’ Hakaishin non
è un compito
facile, ma è necessario che qualcuno lo svolga, ed
è toccato a lui. Solo che
prima lo faceva con discernimento e con serietà, cose che
già dai vent’anni in
poi sono venute in buona parte a mancare, e ora niente, a quanto pare
non ha
problemi a distruggere un pianeta anche solo per un budino
mancato».
Era brutto essere
odiato, temuto
e maledetto per il proprio lavoro, specialmente quando si era giovani
com’era
Beerus ai tempi; assumere il giusto distacco era doveroso per
continuare a
svolgere un simile compito senza sprofondare nella disperazione, ma
ciò sarebbe
stato diverso da “hai mangiato i miei budini quindi distruggo
il pianeta”.
O almeno,
così pensava Anise.
«E tu eri con lui mentre distruggeva
pianeti…»
«Fosse
anche così, sei tu che
l’hai detto: non io!»
«ma-»
Un fascio di luce
proveniente da
fuori illuminò il salotto, ed entrambe le donne si alzarono
di scatto per
guardare fuori.
«È
Whis… ed è da solo» osservò
Chichi «Questo è strano».
«Meno di
quanto tu creda»
ribatté Anise, alzandosi dal divano per recarsi rapidamente
fuori, dal nuovo
arrivato. «Mi sembrerebbe strano se ti avesse mandato Lord
Beerus, piuttosto
sarebbe venuto qui di persona. Devo presumere che tu sia qui di tua
volontà, e
che lui al momento sia impegnato in altro?»
«Presume
bene» confermò Whis
«Per la precisione, si è addormentato dopo
un’abbuffata colossale».
«Ehi! Si
era detto che Anise
doveva essere lasciata in pace fino a stasera» li raggiunse
Chichi, parandosi
davanti a Whis con le mani sui fianchi «Non ha alcun bisogno
di ulteriori
pressioni, chiaro?!»
«Ti
ringrazio per la difesa,
Chichi, ma credo che Whis sia venuto qui principalmente per dirmi
quando e come
sono “resuscitata”» disse la Lusan,
mimando le virgolette «O almeno, questa
sarebbe la cosa più sensata. Allora?»
Giusto,
c’era anche quella
questione, che Chichi aveva dimenticato tra chiacchiere varie, finte
proposte
oscene e descrizioni di tempi e rapporti lontani che suggerivano,
forse, un
po’di nostalgia. Capiva il perché di quella bugia,
ma le faceva comunque un
po’specie vedere la nonchalance con la quale Anise si
preparava a mentire, e le
faceva ancor più specie vedere Whis lì a
concertare menzogne assieme a lei.
Quella forse era la parte più strana di tutte: non che fosse
coinvolto al
momento, ma che si fosse lasciato coinvolgere milioni di anni prima!
«Non so se
tu hai idea di chi
sia Zamasu…» esordì Whis.
«Sì,
la qui presente signora Son
me ne ha parlato. Tra desideri e linee temporali ha fatto un bel
disastro, ma
cosa c’entra con me?»
«Un anno
fa, Lady Anise, lei è
resuscitata. È accaduto quando Zamasu ha espresso il suo
desiderio di immortalità
con le Super Sfere. Quello e le manipolazioni temporali hanno creato
una strana
interferenza che tra i suoi effetti ha avuto quello di riportare in
vita lei e
Rubedo, che le è immediatamente saltato
dentro…»
«”Ru”
chi?» domandò Chichi,
alquanto perplessa, non sapendo nulla di quella faccenda.
«Grazie a
questo è riuscita a
lasciare il pianeta» continuò Whis, ignorandola
«Poi si è impadronita di un
qualche mezzo di trasporto, mentre “schiacciava”
quel che restava di Rubedo.
Infine è arrivata sulla Terra. Ecco tutto».
«Hai
già dato questa versione a
Lord Beerus?» gli chiese Anise.
«Sì!»
«E ha
veramente creduto questa
storiella che sta a malapena in piedi?»
«Sì!»
confermò Whis.
«Sarà
pure un Hakaishin ormai
vecchio quasi come questo mondo, ma sotto sotto è rimasto il
solito beag miamit»
sospirò Anise, definendolo
“piccolo ingenuo” nella propria lingua madre.
«Fortunatamente
per noi, è così»
annuì l’angelo «Del resto non ha avuto
molte esperienze che potessero
contribuire a “svegliarlo” un po’; ha
passato tutto questo tempo a mangiare,
distruggere, guardare anime su GodTube e dormire, soprattutto
questo» si
avvicinò a un orecchio della lince «Da dopo la sua
“morte”, Lady Anise, ha
iniziato a dormire più che poteva… e infine
è diventata un’abitudine» le
sussurrò.
«Una vita
invidiabile» ribatté
lei con aria impassibile, a voce altrettanto bassa. Qualunque fosse il
motivo
per cui lui le aveva dato quell’informazione, non intendeva
dargli
soddisfazione.
«Io
rientro in casa» si fece
sentire Chichi «Goten cena presto, e la preparazione del
piatto che intendo
cucinare per lui è piuttosto lunga e complessa».
E soprattutto era
inutile
restare lì fuori con quei due: avrebbe voluto stare ad
ascoltare, ma a che pro
tentare di farlo, se sussurravano? O sapendo che, se proprio non
avessero voluto
farsi capire, avrebbero potuto iniziare a parlare chissà
quale lingua diversa
da quella comune? Rinunciare non era da lei, ma in quel caso non
c’erano molte
alternative, e così fece, lasciando soli in giardino i due .
«Eh, bien» Whis fece spallucce
«La moglie del signor Goku è più
discreta
di quanto sembrasse».
«Ha solo
rinunciato in partenza.
Vuoi dirmi dell’altro, Whis? Magari hai una qualche idea
geniale dell’ultimo
minuto per evitare di finire a vivere tutti insieme appassionatamente
nel
caso…» “Questo Universo
sopravvivesse” «Lo sai».
«Mi
spiace, non ho alcuna idea.
Più che altro, lei è proprio sicura di voler
tornare a dividere il suo cammino
e quello di Lord Beerus? Ho avuto modo di ascoltare cose che mi hanno
instillato
qualche dubbio. Lord Beerus non si è propriamente
addormentato ora, sa?»
«Quell’arnese»
Anise indicò il
bastone che Whis teneva in mano «Dovresti infilartelo in un
punto molto
preciso».
«Oh,
suvvia, non sia volgare! Non
è colpa mia se ho sfiorato un nervo scoperto»
disse l’angelo, facendo
nuovamente spallucce.
«Quando
mai ho detto che è un
nervo scoperto? Non amo essere spiata o che quel che dico venga
ascoltato in un
secondo momento, tutto qui. Che razza di impiccione, è
proprio vero che
certe cose non cambiano mai» alzò gli occhi al
cielo, innervosita «Sei il
solito rompip-»
«A-hem»
tossicchiò Whis.
«Rompisfere!» si corresse Anise
«Va bene così? Sei un rompisfere!»
«In
realtà no, non andrebbe bene
ugual-»
«Sfere…»
lo interruppe Anise,
fissando il vuoto davanti a sé «Vero, ci
sono le Sfere dei desideri!» esclamò, e
si accovacciò sul prato, premendo
sulle tempie con le dita di entrambe le mani.
Il classico sorriso
di Whis era
scomparso già da un pezzo, ma vedere Anise comportarsi in
quel modo lo portò a
inarcare leggermente un sopracciglio.
«Sfere
-Sfere -Sfere…»
Quella posa della
lince non gli
era nuova, gli sembrava quasi di sentire gli
“ingranaggi” del suo cervello
lavorare alla massima velocità, e ciò non
prometteva nulla che a lui potesse
piacere.
«Whis»
disse improvvisamente
Anise, dopo circa un minuto «Quanti desideri permettono di
esprimere le Sfere
di questo pianeta?»
«Tempo fa
uno, ora tre» rispose
l’interpellato «Ma non vedo-»
«Ce l’ho!»
esclamò la Lusan con
sguardo febbrile negli occhi azzurro scuro, rizzandosi in piedi
«Ho trovato una
scappatoia!»
“Ce l’ho! Ho trovato una scappatoia che
viene incontro a tutti e due!”
“A
lei e Lord Beerus?”
“No,
a me e a te”.
Era strano pensare
che fosse
davvero passato tutto quel tempo da allora, pensò Whis,
perché era tutto così
simile! Talmente simile che quasi si
aspettava di sentirla proporre di nuovo una finta morte, ma era
impossibile,
giusto?
«Morirò
di nuovo!» esclamò
Anise.
Sbagliato.
L’aveva
proposta davvero.
«Lady
Anise, non intendo dire a
Lord Beerus che ha avuto un altro incidente letale mentre lui non
c’era,
sarebbe stupido e inutile» disapprovò
l’angelo «Per non parlare del fatto che
nulla lo tratterrebbe dal cercare di riportarla in vita, e come pensa
che
potrei giustificare la cosa, quando il drago gli dirà che
lei è già in vita?»
«Per ora
limitati a starmi a
sentire, poi commenterai» ribatté Anise
«È un’idea un po’macchinosa,
ma io
credo veramente che possa funzionare, e tu in tutto questo dovresti
limitarti a
fare soltanto due piccole cose… nulla di complicato, te
l’assicuro» minimizzò,
con un cenno della mano.
«E se io
mi rifiutassi?»
«Senti, mi
rendo conto di non
avere le idee troppo chiare su come comportarmi con Lord
Beerus» ammise la
lince «Ma nel caso arrivassi a capire che non è
proprio il caso di tornare a
camminare con lui lungo la stessa strada, saresti davvero
così ansioso di
avermi attorno contro la mia volontà? Col rischio che dopo
qualche bicchiere di
troppo mi scappi detto quel che non dovrebbe, cosa che farebbe finire
nei guai
entrambi?»
«Allora
aveva ragione lui, a
dire che non era un “no” completo»
commentò Whis.
«La mia
domanda è: nel caso
diventi un “no” completo, e al Torneo vada tutto
liscio per questo Universo,
hai voglia o no di evitarti una seccatura?» gli
domandò lei, ignorandolo.
La risposta sincera
di Whis
sarebbe stata sì, certo che ne aveva voglia, ma prima era
meglio farsi dire con
esattezza in cosa consistesse il piano. Nulla escludeva che il rimedio
fosse
peggiore della malattia, se comprendeva un’altra finta morte.
«Dipende da come
suddetta seccatura verrebbe evitata».
«Cercherò
di essere chiara e
concisa. Scenario: il settimo Universo ha vinto il Torneo. Torniamo
tutti qui,
sulla Terra, perché presumo che i guerrieri vadano riportati
a casa e che Lord
Beerus voglia festeggiare spazzolandosi un intero buffet da solo. Ci
sei?»
«Ci
sono» annuì l’angelo.
«Qui entri
in scena tu» continuò
Anise «Con la prima delle due piccole cose che dicevo: lo
devi addormentare per
un’oretta in qualche maniera, magica o non magica,
è a tua discrezione. In
questo lasso di tempo io raccoglierò le Sfere. Sono di
vetro, hanno una
superficie riflettente, grazie alla Dimensione degli Specchi posso
trovarle
abbastanza in fretta»
proseguì «Una volta raccolte le
porterò all’altro capo del pianeta
ed evocherò il drago, grazie ai racconti di Chichi so come
si fa. I miei tre
desideri saranno: che crei un corpo uguale identico al mio, al quale
manchi
solo un’anima per vivere» sollevò il
pollice «Che la mia anima, la mia
coscienza e i poteri che derivano da quel che rimane di Rubedo vengano
trasferiti nel nuovo corpo» sollevò
l’indice «E infine, che a un’ora e mezzo
a
partire da quel momento avvenga esattamente l’inverso, ossia
che coscienza,
anima e poteri tornino nel mio corpo originale. Ritieni che le Sfere di
questo
pianeta possano esaudire questi tre desideri?»
«Sì.
Però non riesco ancora a
capire bene dove tu voglia andare a parare… forse
perché non sono neppure
sicuro di volerlo capire davvero» aggiunse, piano.
«Espressi
i tre desideri metterò
il mio corpo originale momentaneamente privo di vita
nell’astronave -per inciso, quella
che mi fornisti tu milioni di anni fa- che mi
sarò portata dietro in una capsula»
proseguì Anise «Poi tornerò qui, grazie
alla Dimensione degli Specchi, e uno di noi due sveglierà
Lord Beerus. Un’ora e
mezza dopo, il mio “essere” tornerà nel
corpo originale, e quello nuovo cadrà a
terra morto, o meglio, svuotato. Io mi risveglierò
nell’astronave, e partirò immediatamente alla
volta
dell’Universo Cinque, che mi era piaciuto. E no, Lord Beerus
non se ne
accorgerà… perché sarà
troppo impegnato a tenere tra le braccia quella che
crederà essere la mia salma».
Esattamente come
aveva temuto:
quando la lince assumeva quella posa mentre rimuginava, non
c’era da aspettarsi
alcunché di buono. «Macchinoso e inutile: stesso
problema di prima, lui
tenterebbe di riportarla in vita. Mi aspettavo qualcosa di
meglio».
«Non
può riportare in vita un
corpo che, di suo, non ha mai avuto anima… e qui entri di
nuovo in scena tu.
Dirai “Non riesco a trovare l’anima appartenente a
questo corpo, non esiste
più”» gli suggerì Anise
«E aggiungerai “Temo sia dovuto al modo in cui
è tornata
in vita. È accaduto in seguito a un errore, a
un’interferenza tra eventi
temporali e potere magico che va al di là della nostra
comprensione. La magia
stessa ha infine rimediato all’errore, cancellando
completamente la sua anima
nel processo. Neppure le Super Sfere possono annullare qualcosa in cui
sono coinvolte
loro stesse”. Non potranno contraddirti, perché
non era mai successo che
qualcuno resuscitasse per le motivazioni che tu
hai dato nella
balla
cosmica che hai detto a Lord Beerus; nessuno sa cosa sia normale e cosa
no.
Ecco» concluse la Lusan «Così ti
sembra meglio, Whis?»
Il volto
estremamente serio
dell’angelo la diceva già molto lunga su cosa
pensasse di tutta quella
faccenda. «La sua idea potrebbe funzionare,
sì» concesse «Lei se ne andrebbe
liberamente nell’Universo Cinque e io non avrei seccature di
alcun genere. Però
voglio essere totalmente onesto: se lei da giovane non mi piaceva
troppo, e non
mi piace tuttora, è soprattutto per cose come questa. La mia
posizione è
diversa dalla sua, la mia specie è diversa, il mio
“sentire” è inibito, ma per
lei non vale lo stesso discorso, e per
Lord Beerus neppure. Mi stupisce il contrasto tra quel che ha
detto prima a
Lady Chichi -e confermato a me- e la sua capacità di
concepire simili idee, sapendo
benissimo cosa comporterebbero per lui. Se questo è
“non voler danneggiare
nessuno”, non oso immaginare cosa sia per lei volerlo
fare».
«Ho capito
quel che vuoi dire, e
proprio per questo non devi credere che un smile piano mi piaccia.
È una
possibile scappatoia, ma non è detto che finisca a usarla
davvero,
indipendentemente dal Torneo: non so come andrà stasera, non
so cosa dirà o
farà Lord Beerus, né cosa dirò o
farò io» ribatté lei «Ma la
consapevolezza di
avere un modo per uscirne mi concede una scelta, ossia qualcosa che
fino a poco
fa non avevo. Quel che potrebbe svilupparsi se le cose finissero come
lui
desidera poggerebbe su una grande bugia vecchia milioni di anni, ma non
sulla
rassegnazione, e sono in grado di sostenere una bugia, per grande che
sia».
«Di questo
sono consapevole. Lo
era in gioventù, invecchiando poteva solo
migliorare» replicò Whis, asciutto.
«Detta
così sembro una brutta
persona, cosa che non sono, almeno non del tutto. Voglio solamente
vivere
meglio che posso e trovare quanto di più simile ci sia alla
“pace”, in un modo
o nell’altro».
«Se poi il
prezzo di questa
“pace” lo pagano altri, è anche
meglio» aggiunse Whis.
«Non ho
mai detto che sarebbe
semplice, per nessuno. Credo sia il caso che tu ora vada»
disse Anise «Come hai
detto, Lord Beerus non si è addormentato
poc’anzi».
Dopo ciò
non disse altro, e Whis
neppure; rimasero a fissarsi soltanto qualche istante, prima che
l’angelo
battesse il bastone a terra e scomparisse nel fascio di luce bianca con
cui era
apparso.
Anise fece un lungo
sospiro,
visibilmente sollevata che quella conversazione fosse finita. Da un lato era contenta di
aver trovato una
soluzione che potesse funzionare, ma dall’altro non aveva
mentito dicendo che
metterla in pratica non sarebbe stato semplice -non a livello emotivo,
almeno.
Fingersi morta la
prima volta
pur sapendo cosa avrebbe comportato era stato già meno
arduo, perché si erano
messi in mezzo l’odio e la rabbia, ma farlo adesso sarebbe
stato diverso: quei
due sentimenti erano svaniti da tempo, e i restanti erano molto confusi.
«Di
positivo su Beerus c’è da
dire che lui, invece, sa sempre
benissimo quello che vuole» mormorò, rivolta al
nulla.
«Whis
è andato?» domandò Chichi,
uscendo di casa «Ho visto un lampo bianco».
«Hai visto
bene. Mi ha detto quel
che doveva dirmi, e fino a stasera sono a posto» disse la
lince, ostentando la
più totale tranquillità.
«Beh,
buono a sapersi» commentò
la donna, non sapendo cos’altro aggiungere.
Era effettivamente
stata
discreta, limitandosi a dare un’occhiata ogni tanto da
lontano, senza poter
sentire quel che la lince e Whis si erano detti. Il momento
più bizzarro era
stato quando Anise si era accovacciata a terra, nemmeno fosse stata
preda di un
qualche mal di testa, ma di certo non poteva chiederle spiegazioni!
«La cosa
buona è che ora ho una
scelta, Chichi».
«Davvero?»
si stupì quest’ultima
«Whis ha trovato una soluzione?»
«Non lui,
io stessa. Poterlo
insultare a volte è d’ispirazione!»
esclamò Anise, riuscendo perfino a fare
qualcosa che somigliava a un breve sorriso.
Restava da superare
soltanto
l’ultimo scoglio ormai, ossia lo stesso Lord
Beerus… e avrebbe mentito, dicendo
di avere idea di come sperava che andasse.
Niente, a quanto pare Anise e L Lawliet hanno una posa più o
meno in comune.
A parte gli scherzi, mi rendo conto che è un capitolo
più di chiacchiere che di altro, ma volevo mostrare un lato
o due di Anise che ancora non erano venuti a galla per bene.
Detto questo lascio a voi eventuali giudizi e anche un disegno malfatto dei miei.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
6
♦♦♦
Varie centinaia di milioni di anni or sono… ♦♦♦
«Giuro
che non avrò mai altre
che te, finché avrò vita».
«Abbiamo
solo vent’anni, e tu
sei immortale».
«Non
vedo il problema, lo sarai
anche tu!»
«…hm».
Il
giovane Hakaishin la guarda,
mascherando con un sorriso la vaga inquietudine che inizia a
serpeggiare nel
suo petto. «Anise, devo preoccuparmi? Pensavo che volessimo
farlo, insomma, tu…
non hai cambiato idea, vero?»
Un
brevissimo momento di
silenzio e la lince solleva lo sguardo, mentre la presa sulle mani di
Beerus si
fa più decisa. «No, è solo…
tu sei proprio sicuro? Whis aveva detto di
aspettare».
«Sì,
ma ho io l’ultima parola! Non
importa se siamo giovani, io non cambierò mai idea. So che
la mia Neiē puoi essere solo tu.
Whis deve
farsi gli affari suoi, è una cosa che riguarda noi e quel
che vogliamo, non lui».
Lo
dice con tale incrollabile
sicurezza da indurla quasi a pensare che un lieto fine come sua Neiē -compagna
per l’eternità-
sia possibile, nonostante
la giovanissima età in cui lei e un dio si stanno scambiando
un simile voto. «Io-»
Si
sente un rumore sordo e
Beerus crolla in avanti tramortito, finendo tra le braccia di Anise.
«Più
gli dico di aspettare a
fare qualcosa, più ha fretta di farla!
C’è ben poco peggio di un Hakaishin a
malapena ventenne. Per fortuna ha preso tempo, Lady Anise»
sospira Whis, e
solleva il suo allievo con la magia «Lei è la sua Iarim Neiē»
“futura” Neiē
«È già molto ufficiale
così, e per adesso è sufficiente.
Concorda?»
I
sentimenti sono forti, ma quella che avrebbe finito per commettere se
Whis non fosse
intervenuto resta una grossa imprudenza in cui non è da lei
cascare. Anise lo guarda
negli occhi e, sentendosi un po’sollevata e proprio per
questo altrettanto in
colpa, annuisce. «Concordo. Beerus però ha
già giurato, conta?»
«Lui
magari si sentirà
vincolato, ma tecnicamente non lo è. Non è stato
reciproco».
Un
ben poco romantico “Capisco” di
Anise conclude il tutto.
♦♦♦
Il
presente
♦♦♦
«Bastardo
che sei» bofonchiò
Lord Beerus all’indirizzo di Whis, per poi fare uno sbadiglio.
«Prego?»
Whis
si stupì non poco per
quell’epiteto ingiustificato che il suo Hakaishin gli aveva
rivolto appena
sveglio, e anche se non si notava iniziò a sentirsi
leggermente agitato. Che
Beerus avesse avuto un altro dei suoi sogni profetici sul futuro, e
avesse
visto la messa in atto del machiavellico piano di Anise?
No,
si disse subito dopo, non
poteva essere per quello, fosse stato così non sarebbe stato
tanto calmo.
«Ho
fatto un sogno ambientato
nel passato…»
«Non
c’è da stupirsi, visto
quant’è accaduto oggi» si
affrettò a dire Whis.
Non
gli risultava che Lord
Beerus fosse in grado di fare anche sogni diversi da quelli premonitori
-o da
quelli veri e propri- ma non era detto che fosse davvero
così: quelle
riguardanti i sogni non erano abilità comuni tra gli
Hakaishin, erano un’esclusiva
che Beerus non condivideva neppure con Champa, e che nessuno si era
curato di
sviluppare o conoscere a fondo.
«Ricordi
la volta in cui lei stava per
giurare a sua volta, e tu
mi tramortisti?»
Bulma
e compagnia erano
impegnati a farsi i fatti propri, per fortuna, e non stavano
ascoltando. Ormai
erano talmente abituati ad averli lì sul terrazzo che in
certi momenti facevano
sì e no caso alla loro presenza, e a Lord Beerus in quel
momento stava più che
bene.
«Ricordo».
«Ho
sognato che ti lamentavi
della mia fretta, e dicevi era già tutto abbastanza
“ufficiale”. Lei ha
concordato, e sembrava perfino sollevata, ancor più quando
le hai detto che il
mio giuramento non era valido -il che
è
opinabile. Che sogno stupido» sbuffò
«Ma al di là di
quest’assurdità, tu mi
hai tramortito sul serio. Da qui,
“bastardo”».
“Doveva
iniziare a sognare il
passato proprio ora?!” pensò Whis
“Fortunatamente non crede nemmeno lui in
quello che ha visto, il che mi consente di stroncare la cosa sul
nascere”. «Ha
fatto proprio un sogno bizzarro, Lord Beerus, non è certo
andata così».
«Ovvio,
questo lo so» ribatté il
dio «Quanto manca? Quel maledetto sole è ancora
troppo alto, per i miei gusti!»
“Quasi
quasi…”
«Non
starà pensando di
distruggere il sole per far sì che diventi tutto buio,
spero!» lo rimproverò
Whis «Sono le nove, siamo alla fase clou del tramonto,
ormai».
«Se
anche fosse come hai detto,
avrei tutto il diritto di farlo sparire. Sono o non sono il Dio della
Distruzione?»
«Oh,
non dica sciocchezze! I
terrestri non potrebbero sopravvivere senza sole, il che
significherebbe dover
rinunciare alla pizza, al sushi, al ramen, al daifuku, al
gelato…» elencò
l’angelo «Considerando quel che potrebbe accadere,
mi sembra assurdo farlo
prima del tempo».
«Menagramo!»
sibilò Beerus.
«Realista»
replicò Whis.
Il
dio si passò una mano sul
volto. «Sento di star sprecando
tempo, cosa che mi fa
innervosire, e al pensiero di essere innervosito mi innervosisco ancora
di
più!»
Tra
l’idea del Torneo e il dover
attendere, anche se ormai mancava poco, gli sembrava di star diventando
matto.
Non lo dava a vedere, guardandolo non lo si sarebbe notato, ma aveva
una gran
voglia di prendersi a pugni il cranio -o di prendere a pugni il cranio
di
qualcun altro- pur di sfogarsi in qualche modo.
«Nessun
impedimento fisico o
inerente a questioni di importanza universale glielo impedisce,
né glielo
impediva prima. Vuole andare? Vada!» disse Whis, facendo
spallucce.
Beerus
strinse i pugni. «A volte
ho l’impressione che tu tragga soddisfazione dal mettermi in
certe situazioni!»
«Io
non ho fatto nulla, ci si è
messo da solo. Non che sia una novità» aggiunse
l’attendente, con voce
leggermente più bassa come a “non volersi far
sentire”.
«Non
intendo darti spago, in
questo momento ho altro per la testa, e in generale non ne vale la
pena» si
massaggiò le tempie «Io qui, e lei in casa di
Goku…»
«In
verità, è tornata a casa
propria» lo informò Whis «Dieci minuti
fa».
Lord
Beerus si voltò di scatto verso Whis, pensando che saperla
ancor più
vicina di quanto fosse prima non
lo stava affatto aiutando a resistere al “Vai!”
urlato da ogni fibra del suo corpo. «E tu me lo dici
adesso?!»
«Non
volevo metterla in
agitazione, Lord Beerus».
«Ma
quanta premura! Basta. Io
vado» disse il dio, alzandosi bruscamente dal lettino
«Non intendo aspettare
oltre, l’ho fatto già a sufficienza».
«Lord
Beerus, se ne sta
andando?» gli domandò Bulma, accorgendosi delle
sue mosse.
«Sto
decidendo se distruggere o
meno il vostro sole, e mi serve un luogo tranquillo, privo di
chiacchiere e
schiamazzi di bambini» rispose «Quindi
sì, me ne vado».
«Decida
per il meglio, mi
raccomando. La casa di Anise comunque è quella
laggiù!» esclamò, indicandone
una a poca distanza.
«Bulma!
Non impicciarti!» sbottò
Vegeta.
Per
un attimo Beerus fu
fortemente tentato di disintegrare quella donna che più
volte si era dimostrata
tanto insolente, ma infine lasciò stare, e si
alzò in volo senza proferire
verbo, puntando dritto verso casa di Anise. La sfrontatezza di Bulma
era
un’altra cosa per la quale in quel momento non valeva la pena
perdere tempo.
«Ma
se lo seguissimo?... io sono
un po’curiosa di vedere come andrà a finire, dopo
tutto il trambusto di oggi»
ammise la scienziata.
«Può
finire in una sola maniera,
ossia quella che desidera Lord Beerus. Lei non può
uscirne» commentò Vegeta.
«Non
lo dia per scontato, signor
Vegeta! Se c’è qualcosa in cui Lady Anise
è abile è proprio
“uscirne”» lo
contraddisse Whis, dando l’assalto a un cosciotto di carne
arrosto.
«Significa
che quando era da
Chichi ha trovato un modo?!» si stupì Bulma
«E come… aspetta: prima allora,
quando Lord Beerus dormiva, non sei andato di nuovo al parco per
prendere un
altro gelato! Sei andato da lei a esporle la tua idea!»
«La
“mia” idea?» Whis sollevò un
sopracciglio «Non le ho esposto idee, ne ha già
abbastanza per conto suo. Sia
come sia, ora ha una scelta, e immagino che l’esito dipenda
da come andrà
stasera. Se andrà come desidera Lord Beerus, lui
avrà quello che vuole… in caso
contrario, è probabile che domani notte debba dargli un
colpo in testa prima
che distrugga la Terra senza neppure volerlo».
«COME SAREBBE?!»
gridò Bulma «Se è così,
allora quella benedetta
lince deve fare quello che vuole
Lord
Beerus! Vedesse di comportarsi bene, non esiste che la Terra venga
distrutta
per colpa delle loro beghe, non se ne parla proprio, non può
permetterlo!»
«Per
quel che le importa, può
permettere questo e altro» replicò Whis, con
semplicità.
«Come
mai potrebbero esserci
problemi simili “domani notte”, se si incontrano
adesso?» indagò Vegeta, che
ancora ignorava la posta in gioco al Torneo.
«Perché
prima di allora non
varrebbe la pena fare alcuna mossa. Questa sera dovrebbe andare tutto
piuttosto
bene, ma la verità salterà fuori soltanto domani
notte» rispose l’angelo «Ma
credo sia inutile continuare a parlarne ora. Piuttosto dovremmo pensare
ai
guerrieri che mancano per il Torneo! Potete ricordarmi a quanti
ammontano
quelli trovati finora?»
«Sicuri
siamo io, Kaaroth, Gohan
e Junior, C18 e suo marito… e a quest’ora Kaaroth
dovrebbe aver convinto Majin
Bu. Sette» disse Vegeta «Domani dovrebbe riuscire a
portare qui anche gli
ultimi tre».
«Ottimo».
Il
giardino attorno alla casa
che Anise aveva scelto come residenza sulla Terra era grande quanto
quello di
Bulma, ma decisamente più incolto. C’erano zolle
di terra verde inframezzate da
altre su cui non cresceva un filo d’erba, grossi sassi sparsi
ovunque lungo
sentieri naturali creatisi tra cespugli di bacche e di rovi, e
grossi
alberi dalle ampie chiome, alcuni in parte soffocati da piante
rampicanti, in
grado di tenere tutto e tutti al riparo dal giorno.
“E
lei è qui fuori, la
percepisco”.
Quello
fu l’ennesimo salto
indietro nel tempo per Beerus, al quale tutto ciò ricordava
la foresta dov’era
vissuta Anise una vita fa. La domanda più logica da farsi
sarebbe stata dove
avesse trovato il denaro per comprare la proprietà, lui
invece si chiese
soltanto se il paesaggio avesse influito o meno sulla scelta.
Volle
addentrarsi tra gli
alberi, sempre volando: avrebbe potuto agire diversamente, ma si disse
che se
ormai si era tuffato nel passato, tanto valeva annegarvi completamente
dentro.
Non rischiava certo di perdersi in un posto simile, e comunque
l’aura di Anise
lo stava guidando.
Fu
tanto agile e veloce che
nessuna sterpaglia riuscì a sfiorarlo mentre volava
attraverso gli alberi,
diretto verso un chiarore rosso-aranciato sempre più
intenso, e infine rispuntò
in quella che sarebbe stata una radura, se non avesse avuto al centro
un grosso
albero privo di foglie -morto, forse?- che proiettava
un’ombra somigliante a
una mano scheletrica protesa verso di lui.
Quello
e la luce rossastra
creavano un’atmosfera degna di un brutto sogno, ma
ciò che rese tutto ancor più
irreale fu vedere Anise dondolarsi in piedi su
un’altalena
legata proprio a
un ramo di quell’albero morto.
“…”
Per
qualche istante non riuscì a
fare altro che restare immobile a fissarla, preda di pensieri assurdi
tipo
“Ecco, ora la terra si aprirà e
inghiottirà lei e l’albero, e lei
morirà di
nuovo, e di nuovo io non
riuscirò a fare nulla per
salvarla”; per fortuna si riscosse abbastanza in fretta,
dandosi anche
dell’imbecille per essersi lasciato suggestionare a tal
punto. «Mi ero giusto
domandato come mai avessi scelto di vivere proprio in questo
posto» esordì
«Credo di aver avuto la risposta che cercavo».
«Sono
un’Anise semplice: vedo
un’altalena, ci salgo» replicò lei,
senza smettere di dondolare «Non ricordo se
quel che ho appena detto è o no farina del mio
sacco».
«È
un’uscita delle mie. Di una
vita fa» riuscì a dire il dio «Anche se
al momento mi sembra più l’altro ieri».
«Lei
non è il solo a pensarla
così, devo ammett-»
«Anise,
non darmi del “lei”. Te
l’ho detto prima, te lo ripeto adesso» disse, e
volò più vicino «Non lo fare.
È
un’assurdità».
Lei
non rispose.
«Vederti
dondolare così mi
riporta alla mente molte cose» riprese l’Hakaishin.
«Incontrarci
qui non è stata una
cosa voluta, ti aspettavo dopo il tramonto»
ribatté la Lusan, senza biasimo
nella voce «Bada bene, non è un rimprovero. A
dirla tutta hai resistito più di
quanto credessi: immaginavo che mi avresti raggiunta subito, ma non
l’hai
fatto, e questo mi ha sorpresa. In bene».
«Avevi
detto di voler essere
lasciata in pace fino a stasera. Non si dica che non presto attenzione
ai tuoi
desideri» disse Beerus, con un filo di sarcasmo
più del dovuto, imputabile al
nervosismo accumulato durante l’attesa. «Anche se,
in verità, avevo già
aspettato abbastanza. Centinaia di milioni di anni, più o
meno».
In
tutto questo fu solo il
dondolio dell’altalena a cambiare, rallentando, mentre
l’espressione di Anise
non subì mutamenti di alcun genere. «Centinaia di
milioni di anni» ripeté lei,
lentamente «E vari tipi di Sfere dei desideri in
circolazione. Hai avuto molto
tempo a disposizione per riportarmi in vita, ma non l’hai mai
fatto, quindi non
lo volevi poi così tanto… e ora ti
lamenti?»
Si
riteneva una carogna nel
fargli un rimprovero simile, sapendo di non essere mai morta, ma al
momento
Anise riteneva risultare credibile più importante
di come
si sentiva lei,
dunque la reazione doveva essere adeguata.
Sul
volto del dio, per un
singolo attimo, era comparsa un’espressione degna di qualcuno
accoltellato al
petto; l’abitudine a nascondere certi tipi di emozione
però riuscì a
restituirgli compostezza subito dopo, e scese a terra. «Ho
saputo delle Super
Sfere molto tardi, perché Whis prima non me ne ha parlato
affatto, e il resto
delle Sfere dei desideri è stato creato in tempi
più recenti. Inoltre, ti ho
già detto che Whis era già riuscito a convincermi
ad andare avanti, per il mio
bene. Col tempo ero riuscito più o meno a farmene una
ragione, ed era un mio
diritto farlo: non puoi rimproverarmelo».
«Io
infatti ti ho rimproverato
le tue lamentele che, se eri riuscito a fartene una ragione come dici,
non
hanno ragione di esistere».
L’altalena
ormai era ferma, e
Anise era in piedi lì sopra a guardarlo, impassibile,
oscurandolo con la sua
ombra. Non era un bel momento per Beerus, che non aveva idea di cosa le
passasse per la testa. Se provava rabbia, lui avrebbe preferito che gli
urlasse
contro, e se provava odio, lui avrebbe preferito che lo insultasse;
qualunque
altra cosa sarebbe stata migliore di quella chiusura… ma
“qualunque altra cosa”
non sarebbe stata da Anise, che in momenti come quello aveva sempre fatto così.
«Non avrei voluto che
il nostro incontro iniziasse in questo modo… ma poteva
andare peggio».
La
lince si mise a sedere. «Tu
vuoi che dica “poteva piovere”, vero?»
Lord
Beerus si strinse nelle
spalle. «Che devo dirti, ci ho provato!»
«“Poteva
piovere”».
Era
il segnale di una
distensione, seppur piccola, e il dio l’accolse con un lieve
accenno di sorriso.
«Avevamo entrambi ragione nel dire che non siamo migliorati,
riguardo le uscite
infelici».
«Eravamo
messi in un modo tale
che potevamo soltanto peggiorare. Comunque» fece una breve
pausa «Mi scuso per
aver “dato spettacolo”, qualche ora fa. Fuggire
bestemmiando, ubriacarmi,
mettere in piazza la faccenda di mia sorella e tutto il resto
è stato molto
increscioso da parte mia».
«Sì,
abbastanza, ma non pensarci
più sopra. Piuttosto, riguardo la nostra breve conversazione
nella Dimensione
degli Specchi…hai presente, no?»
«Quella
in cui ti ho detto di
lasciar perdere e tu hai detto che non se ne parla? Sì, ho
presente».
Certe
volte Anise, quando voleva
farlo, rendeva veramente difficile parlare con lei,
“chiusura” o meno; già per
Beerus era arduo, visto l’argomento, ma se lei si comportava
in quel modo
diventava quasi impossibile. «Non me lo rendi facile, Anise,
per nulla!»
«Sicuro,
perché invece per me è
una passeggiata al parco».
«Falla
finita! Tu dovresti-»
«Stai
per dire che “dovrei
sentirmi onorata del fatto che una divinità dedichi del
tempo a me”? Perché se
è così, puoi anche andartene via
subito».
Effettivamente
le parole che
Beerus stava per dire erano proprio quelle, per colpa del nervosismo,
dell’orgoglio da divinità e quello puramente
personale, dell’abitudine, e anche
del profondo desiderio di poter parlare veramente
con lei, semplice quanto insoddisfatto. «Stavo per
dire che devi smetterla
di nasconderti dietro queste dannate risposte sarcastiche. Non so se te
l’hanno
mai detto, ma se vuoi che qualcuno ti ascolti devi prima parlargli
chiaramente,
perché se non lo fai poi non puoi lamentarti di
nulla!»
Anise
scese dall’altalena e si
alzò in piedi. «Le volte in cui ti rimproveravo
qualcosa non ero abbastanza
chiara, allora? Le volte in cui ti ho detto, per esempio,
“Ero la Iarim Neiē di
Beerus, ma ora mi sento la proprietà
del
Dio della Distruzione” ho espresso un concetto troppo
astruso?» fece un altro
passo «Oppure, quando ti facevo notare che avevi distrutto un
pianeta per
futili motivi -cosa che inizialmente non facevi- non ero abbastanza
diretta,
signor “Sono un Hakaishin e ne avevo il diritto, quindi non
ti riguarda”?»
avanzò di nuovo, avvicinandosi ancor di più al
dio «Io parlavo chiaramente, ma
tu recepivi solo quel che volevi, e non sono sicura che questo sia
cambiato».
«Se
non sei sicura allora dammi
modo di confermarlo o di smentirlo, magari senza essere prevenuta come
sei
stata finora» ribatté lui.
«Quando
qualche ora fa nella
Dimensione degli Specchi ho espresso il mio scarso entusiasmo e poca
convinzione, tu hai risposto che le mie erano sciocchezze. Non
è “essere
prevenuta”, mi baso su quello che ho visto e
sentito».
«Non
ti è venuto in mente che
magari l’ho detto semplicemente perché rivoglio al
mio fianco la mia Neiē?» sbottò
il dio facendo uno sforzo sovrumano nell’esporsi
così tanto, in un clima simile
«È davvero una cosa tanto difficile da
capire?!»
«Non
sono mai-»
«No,
non venirmi a dire cose del
tipo “Non sono mai stata la tua Neiē”,
perché sai benissimo quanta importanza
do a quel giuramento. Ti considero la mia Neiē adesso, ti consideravo
tale
anche allora, e ho continuato a farlo sempre. Sempre!»
esclamò afferrandole le braccia, distese lungo i fianchi
«In tutto questo tempo non ho frequentato altre,
non ho avuto altre
Iarim Neiē, non le ho neppure cercate, anche quando era passato tanto
tempo da
riuscire a mettere da parte quanto accaduto…»
Ormai
aveva iniziato, e non
riusciva a fermarsi, forse perché quelle parole erano
lì già da troppo tempo
per restare ancora non dette… e comunque non lo stava
guardando o sentendo
nessuno se non l’interessata, quindi il suo onore e il suo
orgoglio erano
salvi.
«Non
sarebbe mai stato lo
stesso» proseguì «A che pro
cercare altrove? Ho rivolto il mio interesse al cibo, alle dormite, ai
video di
GodTube e alla distruzione, ma non volevo un’altra compagna,
io avevo già una
Neiē, ed eri tu! Anche se non c’eri più, anche se
eri morta senza che io
facessi nulla… perché dormivo!» fece
una risata che aveva poco di savio e nulla
di allegro «Io dormivo e tu morivi, sono un dio ma non sono
neppure riuscito a
fare una cosa semplice quale essere lì per salvarti, e non
ho potuto neppure
parlarti un’ultima volta per cercare di sistemare le cose,
e-»
«Beerus»
Anise gli prese il volto
tra le mani «Sono viva, sto bene e sono qui con te. Quel
periodo è passato
molto tempo fa, non pensarci più sopra,
d’accordo?»
Tanto
bastò a Lord Beerus per
ritrovare il contegno perso, e con esso una punta di vergogna.
«Credo… ho dato
io spettacolo, questa volta».
«Non
hai dato spettacolo, qui ci
siamo solo noi due, e io non andrò a raccontarlo in giro.
Credo sia una di
quelle cose che non racconterei nemmeno dopo due bottiglie di vino, ma
nel
dubbio eviterò di bere almeno fino a dopo il Torneo. Sempre
ci sarà un “dopo”»
aggiunse la Lusan, facendo scorrere le mani dal viso al petto.
L’incontro
non era iniziato
bene, ma Beerus aveva cominciato a pensare che Anise non lo odiasse poi
così
tanto: se così fosse stato si sarebbe comportata
diversamente, dopo averlo visto perdere
compostezza come aveva fatto. «Come ho già detto
oggi, deve esserci per forza. Deve».
La
lince mosse leggermente le
orecchie, pensierosa. «La prospettiva di essere cancellato ti
spaventa davvero
così tanto?»
«Ma
che domanda è?» allibì il dio
«Sarebbe anormale non provare paura all’idea, se
mai! Non sarebbe come quando
si finisce nell’aldilà, smetteremmo completamente
di esistere. Dopo tutto
questo tempo che sono in vita, non riesco neppure a immaginare come
sarebbe la
non esistenza».
«Non
c’è bisogno di immaginarla,
perché non “sarebbe”,
semplicemente» disse Anise «Non avremmo neppure
modo di
dispiacerci per come sono andate le cose».
Nel
sentirle dire simili parole,
Lord Beerus si inquietò non poco. «Non dirlo
nemmeno per scherzo, e tantomeno
col tono di chi quasi ci spera. Ci sono tante cose per cui vale la pena
restare
in vita… come tutti i cibi che non abbiamo ancora provato,
per esempio!»
«Beerus!
Io credevo che stessi
parlando seriamente!»
«La
pizza è una cosa seria»
ribatté lui.
«Beerus»
Anise fece facepalm «Ti
preg-»
«Ah!
Quello era un sorriso, lo
ho visto!»
«Hai
visto malissimo» negò lei,
voltandosi dalla parte opposta per nascondere… un sorriso.
«Allora
perché ti sei girata
dall’altra parte?» insistette, poggiando la testa
su una spalla della lince
«Eh?»
Non
stava facendo lo scemo tanto
per gradire, ma perché si era reso conto che insieme ad
Anise era resuscitata
anche quella specie di malinconia che i Lusan chiamavano
“male di vivere”, che
lui aveva notato anche allora, e che lei non gli aveva mai nascosto.
Dai
venti ai ventidue anni aveva
finito col dare alla cosa meno peso -era abbastanza onesto da
ammetterlo-
dicendosi che quei momenti semplicemente andavano e venivano da soli, e
lasciando che li gestisse per conto proprio, ma forse si era sbagliato;
nel
dubbio, avrebbe cercato di non commettere lo stesso errore
un’altra volta.
«Magari
mi sono voltata perché
volevo guardare l’albero» replicò Anise.
«Non
capirei perché, un albero
morto non è molto interessante».
«Guarda
che non è affatto morto»
lo contraddisse lei «In questa stagione non ha foglie,
contrariamente al resto
delle piante che vedi, ma
tornano tutte…
al momento giusto. È un albero vivo e vegeto».
«Vivo
e Vegeta!»
Quello,
per la Lusan, fu il
terzo facepalm della giornata. «Sempre peggio!
Dov’è Whis, quando serve che ti
dia una botta in testa?»
«Lascia
perdere Whis, prima mi
ha fatto innervosire non poco già solo per avermi detto in
ritardo che eri qui.
Anise, ascoltami» esordì, tornando molto serio
«Pur non avendo una gran
memoria, posso ricordare senza alcuno sforzo che
c’è stato un tempo in cui
eravamo felici, molto felici. So
che
poi le cose sono finite male, so che sono passati centinaia di milioni
di anni
sia per me qui che per te dall’altra parte, e nonostante
l’impressione di
essere tornato indietro nel tempo so che non siamo più dei
diciottenni, ma io
credo veramente che si potrebbe ricostruire qualcosa, se lo volessimo
tutti e
due».
Anise
non disse nulla.
«Tu
vuoi?» insistette Beerus.
«Dopo
le volte in cui sono stata
a lamentarmi per la poca considerazione data a quel che voglio io, mi
prenderei
a schiaffi da sola per quanto sto per dire… ma in tutta
onestà, non lo so»
ammise «Avrei bisogno di tempo per capire se è
veramente il caso, tempo da passare
anche con te, oltre che da sola. Tempo che non abbiamo».
Il
dio non tolse la testa dalla
sua spalla, e lei non lo allontanò, restando semplicemente
in attesa.
«Avrei
preferito un’altra
risposta, ma se non altro non sei di nuovo scappata via bestemmiando.
È già un
miglioramento» sospirò Beerus «E
considerando che hai detto di voler passare
del tempo col sottoscritto, potrei perfino arrivare a pensare che sia
un
successo».
«L’hai
presa meno peggio di
quanto pensassi. E se invece ti avessi detto che non volevo saperne
affatto?»
«Beh,
non l’hai detto. Perché
parlarne e scatenare un potenziale processo alle intenzioni basato su
“se” e “ma”?»
L’attimo
di silenzio della lince
gli fece pensare di aver commesso un errore…
«Non
c’è nulla di più stupido
che un processo alle intenzioni, hai ragione».
Fortunatamente
però sembrava
essersi sbagliato, e tanto meglio così. «Lieto di
trovarti d’accordo».
«Stavo
pensando, perché tanto
che ci siamo non andiamo in casa? Bulma mi ha portato una torta al
limone in
tarda mattinata, è buona, possiamo finir-»
Per
qualche istante Anise non
sentì più la terra sotto i piedi, e il mondo
attorno a lei divenne confuso.
Quando tutto tornò a posto, si ritrovò davanti
alla porta principale di casa
propria.
Beerus
era veramente una saetta,
quando c’era di mezzo del cibo.
«Non
ho mai mangiato una torta
al limone!» sentì esclamare Beerus «Hai
detto che è buona, ma poi? È molto
dolce? Poco dolce? Dolceamara? E la consistenza? È molto
compatta? Spumosa?»
Anise
fece un lungo sospiro, non
infastidita, ma rassegnata al fatto che certe cose non cambiavano
veramente mai.
«Noto che l’abitudine di bombardare la povera gente
di domande culinarie non ti
è passata neppure dopo tutto questo tempo».
«Che
sapore ha una torta al
limone?!» insistette il dio, mentre entravano in casa insieme
«Dimmelo!»
«Se
continui giuro che la
finisco tutta io da sola, anche se è più di tre
quarti».
«Non
osare nemmeno pensarci» la
ammonì Lord Beerus «Ora va’ in cucina, e
porta il tributo al tuo dio!»
Anise
si fermò, e si mise
davanti a lui. «Sai dov’è che te lo
metto, il tributo?» picchettò il naso di
Beerus «Proprio qui, tutto spiaccicato».
«Riuscirei
ad assaggiarla in
ogni caso» replicò Beerus, facendo spallucce
«Anise, c’è un’ ultima cosa
che
dovrei dirti. Ho accettato il tuo “non lo so”, e mi
comporterò come abbiamo
stabilito, tuttavia voglio che tu sia vicino a me durante il Torneo del
Potere.
Se per disgrazia le cose dovessero andare diversamente da come auspico,
voglio
che tu sia lì».
Stava
andando bene, non voleva
rovinare tutto dicendole quell’ultima cosa, ma non aveva
proprio potuto
evitarlo: se quelli del Torneo dovevano essere i suoi ultimi momenti,
voleva
passarli con lei accanto.
«A
essere sincera, un po’ me lo
aspettavo» disse la Lusan «Mi sta bene. Presumo che
questo significhi tornare a
vestire i panni della tua Iarim Neiē almeno fino a domani
notte».
«Sì,
precisamente» annuì il dio,
sollevato di non aver trovato resistenza.
«Bene.
Accomodati nel salotto»
accese la luce della stanza attigua «Io e la torta
arriviamo».
Lord
Beerus non se lo fece
ripetere due volte, e Anise si diresse in cucina senza di lui.
“Come
potrei mettere in pratica
il piano che ho congegnato, dopo quanto mi ha detto?”
pensò, mentre tirava
fuori la torta dal frigorifero “Come potrei? Dopo centinaia
di milioni di anni
è ancora messo così, riguardo la mia presunta
morte… come reagirebbe, se dovessi
attuare i miei progetti e la finta me stessa dovesse
‘morire’ davanti a lui?”
Di
certo non avrebbe
festeggiato, tanto per usare un eufemismo, non serviva essere un genio
per
capirlo, e nonostante fosse iniziato tutto piuttosto male poi le cose
si erano
distese.
Beerus
aveva perfino accettato
una risposta diversa da “Sì, lo voglio”,
per l’amor del cielo! Se quello non
era mettersi d’impegno, come altro si poteva definire?
“Se
lo facessi, lui si
sentirebbe in colpa, e io sarei una carogna priva di giustificazioni
decenti”
si disse, prendendo un coltello da un cassetto per poi tagliare la
torta a
fette. “Come potrei?”
Guardò
il suo riflesso alla
finestra, e lo vide fare spallucce.
“Potrei
decidere che non mi
importa nulla né di lui, né di diventare una vera
e propria infame”.
Il
riflesso la guardò
severamente.
“Non
sarebbe la verità, lo so”.
Diede
le spalle al riflesso, si
gettò dietro spalle la lunga treccia argentea, e
tornò in salotto con la torta
in mano. «Eccom-»
«Ancora?! Sul serio?»
Beerus
stava tenendo sollevato
un lavoro a maglia lasciato a metà, che una volta ultimato
sarebbe diventato un
poncho di lana grossa color tiffany, inframezzato da varie perline di
vetro.
Anise alzò le sopracciglia. «Sì, faccio
ancora lavori a maglia. Con ciò?»
«Non
ho mai capito che gusto ci
provassi a-»
Il
gomitolo color tiffany
attaccato al futuro poncho cadde a terra, rotolando rapidamente via.
Entrambi
i felini lo seguirono
con lo sguardo, come ipnotizzati…
«No
eh! Siamo persone adulte e
abbiamo una torta da mangiare!» esclamò Beerus,
che si riscosse per primo «E
poi ci sono attività migliori da fare durante la sera e la
notte, rispetto all’inseguire
un gomitolo».
Anise
gli porse una fetta di
torta. «Dunque intendi fermarti qui, stanotte?»
«L’idea
sarebbe quella» confermò
lui, senza aggiungere altro.
«Ma
come, non vuoi passare la
notte a casa dell’adorabile Bulma?» finse di
stupirsi la lince, con un
sorrisetto ironico.
«E
rischiare di vederla appena
alzata al mattino, con i bigodini e strane pappe verdi sulla faccia?
Non credo
di farcela!»
Il
sorrisetto di Anise si
allargò. «Domattina appena sveglio mi vedrai
esattamente in quel modo, allora».
...eeee niente, il capitolo finisce qui! :'D con questi due che
potrebbero passare la notte a dormire, o svegli a mangiare, o svegli a
inseguire gomitoli, o chissà.
Mi limito a ringraziare di cuore chi ha letto e sta continuando a
farlo, e a lasciare a voi eventuali commenti.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
7
Due grandi mani violacee e
artigliate spuntarono dai vetri delle finestre della cucina della
Capsule
Corporation, appena svuotatasi.
“È
il momento!”
L’intero
corpo di Lord Beerus
balzò fuori dalla Dimensione degli Specchi, diretto verso il
carrello sopra il
quale aveva visto gli umani adagiare dei vassoi coperti,
dentro ai quali si
trovava la colazione per ognuno degli abitanti -o degli ospiti!- in
casa Brief.
“Quale
sarà quello di Whis?...
ah, eccolo, hanno messo la targhetta con il nome. Bravi”.
L’occasione
dopotutto non faceva
ladro soltanto l’uomo, ma anche la divinità; non
era un’azione molto carina, ma
era in cerca di cibo della migliore qualità possibile, e non
voleva
assolutamente rischiare di trovare qualcosa meno buono di
ciò che veniva
servito da Bulma. Meglio andare sul sicuro, quando c’erano in
ballo questioni
di capitale importanza.
Agguantò
il primo contenitore
abbastanza grande che riuscì a trovare lì in
cucina -una pentola- scoprì il
vassoio di Whis e prese tutto quel che vi trovò sopra, per
poi rimettere giù il
coperchio come se nulla fosse. Missione Uno: compiuta!
“Ah, no,
dimenticavo…”
Tirò
fuori un biglietto (“Grazie
tante per la colazione, Whis!”),
tornò indietro, e lo mise sul vassoio di Whis.
«Ecco, ora posso
andare!» disse soddisfatto, sorridendo al proprio
riflesso incurvato dalla superficie metallica del coperchio per poi
tuffarvisi
letteralmente dentro.
“Se avesse
dimostrato anche solo
un po’meno di dimestichezza con questo posto, le proibirei di
metterci piede”
pensò Beerus, zigzagando tra grossi icosaedri di specchi che
sembravano aver
voglia di piombargli addosso come
meteore. “Nulla mi toglie dalla testa che sia pericoloso
anche per chi ne ha il
controllo”.
A tal proposito,
doveva
riconoscere che Anise era stata veramente brava a padroneggiare le
leggi -o la
loro assenza?- della Dimensione degli Specchi: ne aveva il controllo da
un anno
soltanto, ma si era mossa proprio bene al suo interno.
Forse fin troppo.
“Bah, alla
fine non c’è poi
tanto di cui stupirsi! Se l’ho scelta come Neiē è
perché è sempre stata in
gamba” pensò, chiudendo la riflessione con una
scrollata di spalle.
Per Anise era
davvero una
fortuna che Beerus non sembrasse voler fare altro se non godersi il
“miracolo”
senza stare a pensare troppo ai perché e ai per come. Forse,
se si era
accontentato della spiegazione di Whis, era perché a livello
inconscio aveva deciso
di non voler cercare altre possibili spiegazioni che avrebbero potuto
potenzialmente rovinare tutto.
“Ora,
Missione Due: trovare la
cucina della casa di Goku” si disse il dio “Se
Bulma e famiglia non si erano
ancora alzati dal letto, anche la moglie di Goku non
l’avrà fatto, no?”
La Missione Due era,
forse, più
importante della Missione Uno: avrebbe potuto essere la mossa decisiva
per
trascorrere una mattinata un po’più che buona, e
lui teneva molto a far
sì che così fosse.
“La
direzione era questa, ne
sono sicuro” pensò dopo un po’ di tempo
“quindi ormai dovrei esserci. Se vedo
una cucina con due grossi vasi viola sul tavolo…
Eccola!”
Sfregò le
mani e sogghignò:
anche la Missione Due era praticamente cosa fatta.
Saltò
fuori dalla Dimensione
degli Specchi -precisamente dallo sportello del forno- prese da una
mensola un
grosso straccio bianco che profumava di pulito, lo stese sul tavolo e
con divina rapidità vi
svuotò sopra il
contenuto dei due grossi vasi viola… ossia i biscotti alla
cannella che Chichi
aveva fatto il giorno prima!
«Prima
però serve il controllo
qualità» dichiarò, lanciandosi in bocca
una manciata di biscotti. «sono
ottimiiiiiii! Proprio come mi ha detto lei!»
esclamò, entusiasta.
«Uh?»
Sentendo quel suono,
Lord Beerus
sgranò gli occhi. Qualcuno era entrato in cucina, e lui era
lì, intento a
rubare biscotti… in mutande.
Da quando si era
svegliato
-totalmente a caso, per di più- aveva dato
un’occhiata all’ora e aveva
concepito le “missioni”, aveva fatto letteralmente
tutto di corsa, tanto che le mutande erano la sola cosa che avesse
recuperato di tutto il proprio vestiario.
«Ma
è proprio lei, Lord Beerus?»
Era il figlio minore
di Goku,
appena svegliatosi ed evidentemente molto assonnato, tanto da
stropicciarsi ancora gli occhi.
«No,
macché. Tu stai
sognando» disse il dio in tono convinto, facendo un fagotto
con lo straccio
bianco «E ora devi tornare immediatamente a letto,
così poi potrai svegliarti
davvero. È un ordine del tuo Hakaishin! Muoviti!»
Fortunatamente per
lui, Goten
era ancora intontito al punto di obbedirgli senza discutere,
limitandosi ad andarsene
sbadigliando.
Beerus fece un
sospiro di
sollievo, pensando di averla scampata, e tornò rapidamente
nella Dimensione
degli Specchi, ora con ambo le braccia impegnate.
“Missione
Due compiuta.
Ripiegare!”
L’obiettivo
di passare una bella
mattinata poteva dirsi raggiunto, anche se a pensarci bene forse era un
po’troppo
presto per farla iniziare. Mancava poco alle sette del mattino e, se
gli umani
e altre creature tendevano a svegliarsi presto, ciò non
poteva certo valere per
una divinità. Quindi, avendo rubato tutti piatti freddi, da
buon pigro
intendeva tornare a dormire per almeno altre tre ore.
Rispuntò
fuori da un ripiano
metallico della cucina di Anise, e poggiò il bottino sul
tavolo. Sarebbe stata
una bella sorpresa per lei, si disse: il giorno precedente li aveva
apprezzati
al punto da avergliene parlato, e ora erano tutti suoi! Insieme alla
colazione…
di Whis.
Dettagli.
Si
stiracchiò, soddisfatto
dell’impresa portata a termine, e si diresse in camera da
letto. La porta era ancora
semichiusa come lui l’aveva lasciata, i vestiti erano ancora
ammucchiati sul
pavimento, il letto era ancora disfatto, e i raggi del sole che
filtravano
dalla finestra non erano ancora abbastanza fastidiosi da riuscire a
svegliare
la lince, profondamente addormentata.
L’Hakaishin
si addormentò appena
si mise a letto e posò la testa sul cuscino, affondando il
volto tra i capelli Anise
e stringendosi a lei, curandosi di fare piano per non rischiare di
svegliarla.
Qualcuno avrebbe
potuto
criticare il suo voler “gettare via” altre tre ore
in cui lui e Anise avrebbero
potuto fare altro, ma finché erano insieme neppure un
secondo di tempo poteva
definirsi sprecato, quale che fosse l’attività.
…
“È
notte, sono tutti radunati da
Bulma, in terrazza, e stanno mangiando.
Goku e il resto dei
combattenti
sembrano un po’ stanchi, combattuti tra la gioia e
il senso di colpa dei
sopravvissuti. L’Universo Sette è salvo ma quanti,
quanti innocenti sono scomparsi
dall’esistenza solo perché dei Re
di Tutto col discernimento di bambini di cinque anni hanno deciso che
c’erano
troppi Universi in giro?
Troppi, si risponde
Beerus, ma
sa che non c’è proprio nulla che si possa fare a
riguardo.
Anise, seduta
accanto a lui e bella
più del solito nei suoi abiti da Iarim Neiē, sembra
pensierosa. Nulla di
strano, a chi quanto accaduto non darebbe di che pensare?
Perfino Whis pare
non aver molta
voglia di chiacchiere, incredibilmente.
Decide che
è il momento di
cercare di distrarre la sua compagna, e decide di farlo offrendole una
polpetta
di riso.
Anise ringrazia, la
prende in
mano. Gli sorride perfino, anche se è un sorriso un
po’strano, ma lui imputa
anche questo al Torneo da poco concluso.
Poi la polpetta le
cade di mano,
e gli occhi di Anise si svuotano di ogni barlume di vita.
No…
Riesce a prenderla
tra le
braccia prima che finisca a terra, la chiama, la scuote, tutti lo
guardano, ma
non gli importa.
No, no, per
favore no, per favore, no…
Continua a gridare
il suo nome,
a stringerla anche quando finisce in ginocchio. Il battito del cuore,
assente,
non mente: Anise è morta. All’improvviso, senza
una ragione, e di nuovo senza
che lui riuscisse a fare alcunché per evitare che gli
venisse strappata via
ancora una volta.
No,
no, per favore…
Guarda Whis,
è la sua unica
speranza, e gli chiede di ‘riportargliela’. No,
anzi: glielo ordina, gli intima
di trovare immediatamente un modo, arriva persino a minacciarlo.
Per
favore no, NO, perché?!
Da quel momento in
poi tutto
diventa confuso, ma sente distintamente Whis dire che né lui
né chiunque altro -o
qualsiasi altra cosa- possono fare niente, perché
l’anima di Anise è stata
cancellata dall’esistenza.
Non
tornerà mai più, l’ha persa,
stavolta per sempre.
PERCHÉ?!
Non lo accetto, non può essere, non lo accetto,
no, no-”
«NO!!!»
Sveglissimo e con
gli occhi
sbarrati, l’Hakaishin strinse istintivamente Anise tra le
braccia -con forza
quasi eccessiva, ma non vi badò- continuando a ripetere quel
“No” come se fosse stato una preghiera, come se fosse
potuto servire a evitare che quanto aveva
visto si realizzasse.
«Non deve
succedere, non deve
succedere, non deve-»
«Era un
incubo! Torna in te» disse
la Lusan, con fermezza «E magari non stritolarmi».
Funzionò,
e anche se la presa di
Beerus rimase forte non lo era più abbastanza da poterle
fare male.
Anise lo strinse a
sua volta in
una sorta di abbraccio, accarezzandogli la schiena: era così
che faceva per
calmarlo quando, in gioventù, si svegliava
all’improvviso dopo degli incubi
-profetici o meno- particolarmente brutti.
Non era accaduto
spesso, e lei
l’aveva fatto più che altro per affetto,
perché Beerus non ne aveva avuto veramente
bisogno… se non in un’occasione, ossia
quando si era svegliato dopo aver sognato che Calida la uccideva; e
adesso, Beerus
era fuori di sé esattamente come allora.
“Magari ha
sognato la
cancellazione, non deve riguardare me per forza” si disse
Anise. «Non è
successo niente. Qualunque cosa tu abbia sognato non è
successa, né è detto che
succeda. Cerca di tranquillizzarti. Da quel che ho capito, quelli di
questo
Universo sono guerrieri validi» disse, e continuò
ad accarezzargli la schiena.
Ancora una volta, pensò che era diventato veramente troppo magro. «Una
possibilità di vincere esiste».
«Infatti
abbiamo vinto».
L’aveva
detto con un filo di
voce, se Anise lo aveva sentito era stato solo per la vicinanza.
«Allora a
cos’è dovuto tutto questo? Cos’hai
visto?»
Domanda sciocca: se
aveva avuto
un sogno che riguardava il futuro, e non era così sconvolto
per aver assistito
alla cancellazione dell’Universo, c’era soltanto
una cosa che poteva aver
visto.
Pareva che i sogni
profetici di
Beerus fossero più pettegoli di Whis.
«Ho
visto…» iniziò a dire il
dio, per poi scuotere la testa. Non riusciva neppure a dirlo ad alta
voce.
«È
qualcosa che io dovrei
sapere?»
Se avesse visto la
causa
specifica della sua morte avrebbe potuto fare di tutto per
evitare che
accadesse -come aveva fatto quando aveva distrutto Calida- ed evitare
di
parlargliene, ma non poteva proteggerla da una morte che sarebbe
sopraggiunta
per cause che non era stato in grado di determinare. Che fosse per un
avvelenamento? No, né Bulma né gli altri
avrebbero mai osato fare qualcosa di
simile, e restava l’enigma dell’anima cancellata.
Ma allora cosa poteva
essere?!
Improvvisamente gli
sorse un
dubbio terribile. «Tu non… non vuoi toglierti la
vita, vero?» riuscì a
chiederle, a fatica «Quei brutti discorsi sulla
cancellazione e tutto, non
è che pensi che lo strano modo in cui sei
resuscitata possa avere conseguenze altrettanto strane se muori, e hai
deciso... dimmi che non hai in mente qualcosa del genere! Dimmelo!»
Sogno scomodo, ma
con
conseguenze non del tutto negative: poteva aver spianato la strada alla
bugia
che avrebbe dovuto dire Whis, dal momento che Beerus sembrava essere
andato a
pensare da solo proprio alle “conseguenze strane da
resurrezione strana”.
La cosa bizzarra era
soltanto
che lei, in realtà, non aveva ancora deciso se seguire il
piano oppure non
farlo, ma del resto sapeva che i sogni profetici di Beerus non erano
del tutto
affidabili. «Quella che hai pensato è
un’idiozia. Qui ci sono delle Sfere dei
desideri per qualunque cosa: non voglio uccidermi, ma se anche lo io
facessi tu
utilizzeresti le Sfere per farmi tornare in vita, no? Suicidarmi non
avrebbe
senso. Per non parlare del fatto che non capisco proprio a che tipo di
conseguenze strane tu possa riferirti».
Non poteva
raccontarle quel che
aveva sentito dire a Whis nel sogno, sarebbe stato controproducente, se
una
delle ragioni per cui non intendeva suicidarsi era la consapevolezza
che lui
l’avrebbe riportata in vita.
«Giuralo,
allora! Giura che non proverai a fare una cosa stupida come quella,
giuralo su
tutto ciò che hai di più caro!»
Anise non aveva
qualcosa che le
fosse veramente caro su cui poter giurare, ciò che si
avvicinava di più a una
cosa del genere erano la sua vita e, forse, Lord Beerus stesso -il che
era
tutto dire- ma in ogni caso era ovvio che fosse meglio accontentarlo.
«Giuro.
Beerus, il tuo sarà sicuramente stato un normale incubo, non
una premonizione,
o al massimo sarà stata una premonizione “a
metà”, la cui fine non è corretta.
Non sarebbe la prima volta, succedeva anche quando eravamo giovani. Se
vuoi
proprio preoccuparti di qualcosa, preoccupati del Torneo, non di
me».
«Come puoi
non prendere sul
serio la preoccupazione del Dio della Distruzione in persona, agire
come se non
ti importasse?!»
«Non
pensare che non mi importi
di come ti senti, se è questo quel che intendevi al di
là del solito “pwah pwah
chi è il dio qua”» disse
Anise, poggiando la fronte contro quella di Beerus «Certo che
mi importa, mi
rendo conto che avere incubi del genere non è piacevole.
Cerco soltanto di
restare calma e pensare con lucidità, visto che tu adesso
comprensibilmente non
puoi riuscirci, e di riportarti
con i
piedi per terra».
Le
dispiaceva vederlo in
quel modo, quindi nulla di quanto aveva appena detto era una bugia. Il
fatto
che avrebbe aiutato a sviare eventuali sospetti di un complotto era
secondario.
«Capisco»
fu la risposta dietro
alla quale Lord Beerus scelse di trincerarsi, non avendo voglia di
parlare
ulteriormente di quel che aveva sognato e, di nuovo, vergognandosi un
po’ per
essersi esposto tanto, anche se lo aveva fatto con lei.
Sentire le sue
carezze sulla
schiena però era gradevole, come lo era averla
così vicina.
«Ti prego
di cercare di
convincerti che quel che di brutto hai visto non è da
prendere sul serio.
Non farò quella cosa stupida, davvero. Ti fidi?»
«Sì.
No. D’accordo, la risposta
sincera è che voglio farlo, ma non riesco a scrollarmi di
dosso questa brutta
sensazione che ho da quando mi sono svegliato» ammise
«Non ancora, almeno».
«Guarda,
finché ci sarà qualcuno
in grado di fare biscotti alla cannella come quelli di Chichi non mi
ucciderò
senz’altro» disse Anise, cercando di alleggerire
l’atmosfera.
Si stupì
quando Beerus, di
botto, la lasciò andare e si catapultò
giù dal letto. «Ferma lì, non muoverti,
torno subito!» esclamò, schizzando via dalla
stanza.
Anise, alquanto
perplessa,
rimase a guardare la porta, e i soli movimenti che compì
furono quelli per
legarsi i capelli. Chissà cos’era saltato in mente
a quello là.
«Hccmi…!»
Strana faccenda:
Beerus aveva
due bicchieri in una mano, una bottiglia di latte nell’altra,
sorreggeva una
grossa pentola con la coda, e aveva in bocca le estremità
annodate di un
fagotto bianco. Le si avvicinò e scherzosamente le fece un
inchino, invitandola
a prendere il misterioso fardello.
La lince prese il
fagotto e lo
slegò. «Ma che… nooooo,
non ci
credo!» esclamò, e fece una mezza risata mentre
tirava fuori tre biscotti alla
cannella «Ma sono proprio quelli? Sei seriamente andato a
rubarli?»
«Due ore
fa mi sono svegliato,
non so bene perché, e allora sai
com’è...» il dio fece spallucce
«Mi avevi
detto che sono buoni. Ho anche dell’altro, per
colazione!» aggiunse, posando
sul letto la grossa pentola.
«E questo
a chi l’hai rubato?
Non venirmi a dire che l’hai cucinato tu: semicitando te
stesso a diciotto anni,
“tu non cucini, tu mangi”!» lo
imitò, ma senza cattiveria o biasimo «Quello che
aveva imparato a fare le torte era Champino».
«Sì,
quando "Champino" non si mangiava
mezzo impasto crudo per poi dare la colpa a presunti spiriti della
foresta!»
ricordò Beerus, alzando gli occhi al soffitto
«Ripensando a cose simili sì che
mi rendo davvero conto che quelli erano altri tempi. Io e lui non
andavamo d’accordo
neppure allora, però era diverso… e ora non solo
siamo messi uno contro l’altro
per la sopravvivenza dei nostri Universi, ma sono anche certo che
tenterà di
tutto per eliminare i miei guerrieri, e me, il prima
possibile».
«Ecco,
questo non avrei voluto
sentirlo» disse Anise, in totale sincerità
«Le cose tra voi due non sarebbero
mai dovute degenerare fino a questo punto».
«E invece
è successo, perché lui
è un grasso balordo rompiscatole, e adesso
mangiamo» tagliò corto l’Hakaishin
«Non ho rubato la colazione di Whis per nulla!»
«A
Whis…» esclamò Anise, facendo
facepalm «Si sarà innervosito non poco, per questa
cosa!»
«Questo
è sicuro, ma non mi
importa: gli ruberei anche pranzo, merenda e cena, se pensassi che tu
possa
apprezzarlo» dichiarò Beerus.
Anise divenne
pensierosa. «È per
cose come questa se prima della morte di Calida non sono mai riuscita a
dire “È
ora di mettere un punto”, quando tutto era iniziato ad andare
meno bene.
C’erano dei momenti simili a questo in cui eri semplicemente
fantastico, Beerus».
Quel che lei aveva
appena detto
lo aveva colto di sorpresa, perché in quel momento non si
sarebbe aspettato un
discorso del genere, né che lei si
“scoprisse” come aveva fatto, quindi non era
sicuro su cosa rispondere; sentirsi definire
“fantastico” però gli era
piaciuto. «Io sono una divinità, sono sempre
fantastico!»
«E anche
molto modesto. Mangia,
che è meglio» sospirò lei, infilandogli
in bocca cinque biscotti.
«Che vuoi
farci, io son-
realist- ehi! Cos- mmmmf!»
protestò
Beerus, a cui Anise aveva continuato a riempire la bocca di biscotti
man mano
che parlava.
«Sono
stati necessari ventitré
biscotti, per farti smettere di parlare…
incredibile» commentò la Lusan,
lasciandosi ricadere di schiena contro i cuscini.
Non si
impressionò quando lui,
dopo essere riuscito eroicamente a inghiottire tutta la massa di
biscotti, le
si stese sopra.
«C’erano
anche altri metodi...»
replicò Beerus, avvicinando il volto a quello della lince.
Proprio in quel
momento però si
sentirono chiaramente quattro colpi contro la porta della stanza.
«Ma chi
diamine è?!» sbottò
Lord Beerus, irritato, scendendo dal letto.
«Te lo
chiedi anche? Entra
pure, Whis, qualcosa addosso lo abbiamo» disse Anise, a voce
alta.
L’angelo
attraversò direttamente
la parete. «Buongiorno. Spero che vi siate goduti la mia
colazione» fu la prima
cosa che disse, fissando Beerus con l'aria di chi aveva
subìto un mortale oltraggio.
«Bulma te
ne avrà fatta fare
un’altra grande il doppio, no?» sbuffò
il dio «Piantala di fare l’offeso!»
Whis non rispose,
limitandosi a
continuare a fissarlo.
E a fissarlo.
E a fissarlo ancora.
«…
è proprio il caso che io vada
a farmi una doccia» disse Beerus «Non ti dispiace,
Anise, vero?»
«No,
figurati».
A quelle parole
l’Hakaishin se
ne andò velocemente nella stanza di fronte -per
l’appunto il bagno- chiudendosi
alle spalle entrambe le porte.
Whis e Anise
rimasero così da
soli, e probabilmente era quel che entrambi volevano.
«Lord
Beerus dev’essere
contento. Pare che la serata e la nottata siano andate molto
bene» commentò
l’attendente, guardando i vestiti di Beerus ammucchiati
accanto al letto.
Anise si mise a
sedere,
composta. «Era meglio cercare di cogliere i lati positivi di
tutto questo, non
trovi? Parlando di cose serie, pare che questa mattina abbia avuto uno
dei suoi
sogni profetici, o qualcosa che ci somigliava».
«Riguardo
a?»
«Il nostro
Universo aveva vinto,
ma lui si era messo a parlare nel sonno, per poi svegliarsi urlando.
Penso che
tu capisca cosa riguardava».
Whis si
avvicinò al letto.
«Deduco che la decisione sia presa».
«In
verità no, non l’ho presa»
lo contraddisse Anise «Comunque, so per certo che non aveva
capito a cos’era
dovuta la mia morte, perché temeva che volessi suicidarmi,
ma ha parlato di
“conseguenze strane ad una mia eventuale morte dovuta alla
mia altrettanto
strana resurrezione”. Anche questa strada è
spianata. Grazie mille, sogni più o
meno profetici».
«A quanto
pare è così, ma non
abbia troppa fretta di ringraziare queste particolari
abilità di Lord Beerus» la avvisò
Whis «Perché ieri sera ha sognato la conversazione
che io e lei abbiamo avuto
dopo che l’ho tramortito, la volta in cui l’ha
quasi convinta a diventare la
sua Neiē. Sembra essere più accurato col passato che col
futuro».
«Mi auguro
che tu abbia
disinnescato subito la "bomba" dicendogli il contrario».
«Ovvio.
Tuttavia, se per
disgrazia dovesse averne altri partiremmo comunque avvantaggiati: Lord
Beerus,
lieto com’è di averla ritrovata, la tiene immeritatamente
su un piedistallo» disse Whis «Si rifiuterebbe di
credere a quel che potrebbe
vedere».
«È
meglio anche per te che sia
così. Non prenderebbe bene vederti risolvere certi miei
“problemi da donne”»
replicò Anise, sapendo che Whis avrebbe afferrato il
sottinteso «Nessuno di noi
due merita il piedistallo, o almeno non da parte sua. Però
voglio essere
onesta, ci sono delle cose per cui posso solo ringraziarti, tra queste
l’avergli
dato quel famoso colpo in testa».
«Resto
disposto ad agire come
concordato, se vorrà farlo davvero, quindi non ha
necessità di “lisciarmi”, per
così dire. Pensavo avessimo superato da tempo quella fase, e
per quanto
concerne il piedistallo non ha torto… per
cui» Whis alzò le mani, come in
segno di resa.
«Bene»
concluse la lince «Detto
ciò, tu hai ancora i miei abiti da Iarim Neiē? Beerus mi
vuole al suo fianco
durante il Torneo, e quando ieri me lo ha detto non ho
rifiutato».
«Non che
rifiutare le
convenisse, o le fosse possibile» commentò Whis,
facendo comparire suddetti
abiti grazie al bastone «Eccoli qui, stirati e piegati.
Dovrebbero andarle
ancora bene, non mi pare abbia preso o perso peso».
«Grazie.
Vero, non ho avuto
grandi cambiamenti, contrariamente a Beerus. Gli si vedono tutte le
costole»
osservò Anise, togliendosi tranquillamente la corta
sottoveste indaco che
indossava. Non aveva mai avuto problemi con la nudità, e
anche a Whis non
faceva né caldo né freddo - almeno non quella
femminile, o comunque non la sua.
«Da quando
centinaia di milioni
di anni fa ha perso peso, non è più stato in
grado di rimetterlo su» replicò
Whis, nell’indifferenza totale.
«Io ero
già “morta”, tu gli
dicevi di mangiare, non è colpa nostra» disse
Anise, infilandosi i pantaloni
che le aveva dato Whis, bianchi e larghi, con spacchi su entrambi i
lati.
«Non ho
detto che è colpa
nostra, ma solo in quale momento è dimagrito. Se mette in
pratica il piano,
stavolta diventerà uno scheletro ambulante».
Anise
alzò gli occhi al
soffitto, mentre si infilava il vestito blu con sottili bordi dorati
della sua
“divisa”. «Vuoi
rimproverarmelo?»
«La rendo
consapevole delle
conseguenze».
«E se io
avessi avuto un’altra
idea ancora?» rilanciò Anise, allacciandosi
attorno ai fianchi una cintura bianca e oro di forma
identica a quella di Beerus, e identica anche nelle decorazioni
romboidali.
«Cielo,
un’altra? Non oso
immaginare cosa sarà stavolta» commentò
l’angelo, mortalmente serio.
«In questa
però mi servirebbe un
aiuto grosso quanto le Super Sfere. Letteralmente, visto che dovremmo
raccoglierle senza che Beerus se ne accorga e poi chiedere al drago di
cancellare dalla sua mente ogni ricordo della sottoscritta»
disse Anise, mentre
provava le ballerine color oro. Erano ancora comode.
«Richiederebbe più tempo
ma potrebbe essere fattibile… o no? Mi hai detto che Beerus
dorme molto».
«Con lei
accanto temo che le
dormite diminuiranno. In teoria era una buona idea, in pratica non lo
è. Ma poi, dopo
ieri sera e la notte passata, trova proprio necessario vagliare opzioni
in
questo senso?» le chiese, sollevando e piegando ordinatamente
gli abiti di
Beerus grazie alla magia.
«Mi
preparo per ogni evenienza.
Ecco fatto, ora manca solo l’orecchino» disse la
Lusan, guardandosi allo
specchio.
«E Lord
Beerus è appena uscito
dal bagno» Whis tossicchiò «Non
è stato affatto carino, è maleducazione rubare
la colazione altrui!» disse ad alta voce.
«È
da quando Beerus è andato in
bagno che sei ancora qui a blaterare di questa storia!»
sbuffò Anise, decidendo
di stare al gioco «Con me, poi, che dormivo… e tu
dovresti essere più vecchio
di Beerus e me? Ma per cortesia, stai agendo come un bambino».
«Ripasso più tardi!»
gridò Lord Beerus da fuori.
«Oh no,
non ci pensi neppure»
Whis fece passare un braccio attraverso la parete e trascinò
il dio nella
stanza, tenendolo per un orecchio «In fin dei conti
è lei il ladro. Si
vergogni! Non l’ho certo cresciuta così!»
«Per dare
la colazione a lei
l’ho fatto e lo rifarei, se proprio vuoi saperlo!»
ribatté Beerus, liberandosi
dalla presa con una manata «E poi, se voglio prendere del
cibo ne ho il
diritto. Chi è il dio, qui?!»
«Tu, come
non smetti di
ricordarci ogni due per tre» intervenne Anise.
«Esatt…
oh!» nel vederla con
quegli abiti, Beerus sorrise, diviso tra la gioia di chi mai avrebbe
pensato di
rivedere una simile scena e l’inquietudine dovuta
all’incubo. «Ti stanno ancora
bene».
«E lei
è l’unico qui che sia in
mutande» gli fece notare Whis.
«Sì,
e ci siete solo voi due,
quindi la mia decenza è salva! A volte sei talmente
precisino che mi dai sui
nervi» borbottò Beerus, iniziando a vestirsi.
«Mai
quanto danno sui nervi i
ladri di colazioni» replicò l’attendente.
«E di bifcotti alla cannella» aggiunse
Anise, che ne aveva messi in bocca
quattro.
«Ha detto
“biscotti”?» si
interessò Whis «Quei biscotti? Quelli
lì sullo straccio bianco? Oooh, hanno
proprio un’aria deliziosa!»
«Sì,
ma tu non vorrai certo approfittare
del bottino di un ladro, no Whis? Sarebbe disdicevole da parte
tua» disse
Beerus con aria condiscendente, finendo di rivestirsi «Non
posso consentire che
insozzi in questo modo la tua povera e tenera anima candida, quindi giù le mani dai SUOI biscotti!»
«Può
prenderne un paio» concesse
Anise «Ma solo un paio! Già che ci sono vado a
prendere un altro bicchiere, e…
vuoi del succo di frutta, Whis? Hai mai provato la spremuta
d’arancia? Posso
preparartene una. Anche per te, Beerus, se la desideri».
“Vuoi una
scusa per lasciare me
e Lord Beerus soli, così che lui possa dirmi del sogno
profetico che ha avuto e
io possa confermare le possibili ‘conseguenze
strane’. Ci capiamo fin troppo
bene, Anise”. «La ringrazio per la sua gentilezza,
accetto con molto piacere!»
«Anche
io!» esclamò Beerus «Non
ho mai provato la spremuta d’arancia, di cosa sa
un’arancia? È dolce? Amara?»
«No, eh!
Tra poco l’assaggerai e
trarrai le tue conclusioni, ma basta sfilze di domande culinarie, ti
supplic-»
«Aspetta,
ho notato una cosa…
ecco» Beerus prese l’orecchino dorato da sopra il
letto, e lo applicò delicatamente
all’orecchio destro della Lusan. «Adesso sei a
posto».
Anise gli rivolse un
breve
sorriso, poi se ne andò.
Beerus
accostò la porta,
lasciandola socchiusa. «Ho avuto un sogno che credo sia
profetico: questo
universo sopravviveva, ma lei moriva improvvisamente tra le mie
braccia, e tu
mi dicevi che non c’era traccia della sua anima»
sintetizzò il dio, con aria
serissima, rivolto a Whis «È plausibile una cosa
del genere? Che la sua anima venga cancellata
in caso di morte, quale che sia la causa di essa?»
«Il caso
di Lady Anise non ha
precedenti, quindi temo di doverle rispondere che non è da
escludere. Neppure
io posso sapere che fine farebbe la sua anima» disse Whis,
come previsto «Ma
non è detto che sia un sogno profetico: non conteneva forse
il suo più grande
desiderio, ossia la sopravvivenza di questo Universo, e una delle sue
paure
peggiori? È tutto qui, Lord Beerus, nella sua
testa».
«Forse hai
ragione. Quel che hai
detto sul destino della sua anima mi preoccupa, ma io farò
in modo che non le
accada nulla, e non le darò ragioni per tentare di farsi qualcosa. È uno dei
motivi per cui non le ho parlato della
possibile cancellazione dell’anima, quindi non farlo neppure
tu» gli intimò.
«È
stata una mossa intelligente
da parte sua, Lord Beerus. Tacerò
senz’altro!» “Anche perché lei
lo sa già”
aggiunse mentalmente Whis.
«Eccomi
qui!» esordì Anise,
tornando in camera con un bicchiere e una caraffa piena di spremuta
«A te il
bicchiere, Whis».
La lince
versò il succo in tutti
e tre i bicchieri, e si preparò a bere, quando…
«Un
attimo. So che non è l’occasione
più adeguata, e nemmeno la bevanda lo è, ma
potrebbe essere l’ultima occasione
che ho per farlo, per cui… un brindisi» Beerus
sollevò il bicchiere «Al
presente, che è molto migliore di quanto avessi potuto
sperare fino a ieri sera».
«Allora
voglio brindare anche
io, ma al passato» disse Whis «Precisamente al
passato che torna, inaspettato e
in ogni senso possibile».
«Io allora
immagino di dover brindare
al futuro. Ci può stare» Anise sollevò
il bicchiere «Perché, qualunque esso
sia, so che mi andrà benissimo».
Eccovi il nuovo capitolo,
pure
questo di chiacchiere :*D ma quantomeno chi voleva vedere interazioni
varie tra
Anise e Beerus dovrebbe essere più o meno soddisfatto, e in
un certo punto
della conversazione tra lei e Whis viene vagamente lasciato intendere
qualcosa
di quel che può essere successo in passato. Occhio, dunque (:
Nel prossimo capitolo si
rivedranno un po’Bulma e compagnia. Credo che
riuscirò davvero ad
arrivare all’inizio del Torneo in altri tre capitoli (:
…se
dovesse essercene uno in più avreste da ridire?
Anise
nelle sue vesti di Iarim Neiē.
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
8
“Non è
giusto che qui nessuno
voglia dire un accidenti, non è giusto davvero!”
pensò Bulma, sbuffando.
Nessuno sembrava
intenzionato a
parlare di cos’era successo la sera precedente: il solo
indizio a disposizione
di Bulma era una colazione rubata a Whis, cosa che però
poteva significare
tutto e niente, così come il fatto che apparentemente Beerus
si fosse
trattenuto a casa di Anise durante la notte. Del resto Whis lo aveva
anticipato, “Non varrebbe la pena fare alcuna mossa, questa
sera dovrebbe
andare tutto piuttosto bene”, e così era stato,
dal momento che la Terra non
era saltata in aria.
«Anise,
prova questi dolci! Sono
molto buoni».
Lord Beerus al
momento era piuttosto
tranquillo, e di tutto sembrava aver voglia tranne che di distruggere
il
pianeta. Piuttosto pareva voler far provare ad Anise tutti i piatti
che lei
non aveva ancora assaggiato, ed era curioso vederlo prendere del cibo
per
qualcuno che non fosse lui stesso.
«Magari
dopo, al momento non
credo di riuscire a mandar giù neppure un boccone, ma ti
ringrazio».
Anche Anise era
piuttosto
tranquilla, e all'apparenza che le cose tra lei e Lord Beerus si erano
distese
almeno un pochino.
All'apparenza,
appunto:
restava l’incognita
se la sua calma fosse dovuta all’aver davvero trovato un
minimo punto
d’incontro o al fatto che, da quel che aveva capito, era
riuscita a escogitare
un modo per non dover rimanere al fianco di Beerus. Quell' opzione non
sarebbe
stata buona per la Terra, dal momento che Whis aveva parlato di
“distruzioni
involontarie” in conseguenza di essa.
Bulma aveva persino
pensato di mettere
a Lord Beerus la pulce nell’orecchio, con la speranza che
ciò mandasse a monte
tutti i progetti della lince, tuttavia anche Whis era coinvolto,
sembrava stare
dalla parte di Anise, e metterselo contro non sarebbe stato saggio.
Risultato:
non poteva far altro che stare in silenzio e sperare che la Terra non
venisse
distrutta a causa di un problema tra felini.
La signora Brief era
preoccupata, cosa per
cui non le si poteva dar torto, ed era una fortuna che fosse ancora
ignara del
fatto che forse il settimo Universo sarebbe stato cancellato.
«Gli abiti che indossi sono
davvero belli,
Anise! È da prima che
avrei voluto dirlo».
Era una scusa come
un’altra per
iniziare la conversazione, ma effettivamente anche
l’abbigliamento indossato
della lince era un degno di nota, in quanto simile a quello di Lord
Beerus, in
particolar modo cintura e orecchino. Non essendo una donna stupida,
Bulma aveva
capito che i due un tempo dovevano aver avuto una storia, ma quei
vestiti
suggerivano qualcosa di più “ufficiale”
di quanto avesse pensato.
«Devi
chiamarla “Lady” Anise,
sciocca!» sibilò Vegeta alla moglie, dando
un’occhiata a Beerus, il quale
sollevò il pollice in segno di approvazione.
«In
verità non sarebbe
necessario, mi avete conosciuta senza titoli vari, non so quanto
sarebbe
sensato aggiungerne uno adesso. Vi si potrebbe dare una
deroga» disse Anise, e
guardò Beerus «No?»
L’Hakaishin
parve pensarci per
un breve istante. «Una generosa concessione come questa
è nei tuoi diritti»
concluse.
«Bene. Via
libera ad Anise senza
“Lady”, allora! Comunque ti ringrazio, Bulma, li
trovo belli anch’io».
«Lo sono
alquanto» aggiunse Lord
Beerus, senza riflettere «… aah, quindi niente
dolce? Peccato. Vorrà dire che
lo mangerò io, sì, è il
caso» disse velocemente, per poi infilarsi tutto il
cibo in bocca. Si era reso conto da solo che faceva meglio a tenere la
bocca
impegnata con quello, piuttosto che con parole poco consone alla
discrezione
che intendeva mantenere.
“Sarà
una divinità, ma si sta
comportando da ingenuo: se una persona fugge via come il vento il
giorno prima,
il seguente non può essere davvero così
tranquilla” pensò Vegeta “O magari
invece sbaglio, questa gente ragiona in modo diverso da come lo
facciamo noi.
In ogni caso, non posso fare altro che starmene zitto…
c’è già Bulma che
chiacchiera troppo!”
«E cosa
stai leggendo di bello?»
le chiese Bulma, visto che esordendo con i vestiti non aveva ottenuto
nulla. «È
da prima che me lo sto domandando».
«Per quel
poco che ho visto, non
mi sembri una che aspetta per dire o chiedere le cose. Al contrario, se
mai»
commentò Anise «Comunque, direi di star leggendo
un libro».
Precisamente quello
contenente
le regole del Torneo. Se lo era fatto dare da Whis perché,
anche se le
importava poco l’esito, non le dispiaceva conoscere il
più possibile della
situazione che tutti si sarebbero
trovati ad affrontare… e
anche perché leggere
in generale le era sempre piaciuto.
Quindi si era messa
a farlo
tranquillamente su un lettino, e fino a quel momento nessuno
l’aveva disturbata
granché.
“Che
nervi, quanto è
indisponente questa donna!” pensò Bulma.
«Eeh… questo lo vedo. Mi domandavo di
cosa parlasse!»
«Vuoi che
te ne legga un
estratto?» le chiese Anise con, stranamente, un sorriso.
«Lo
ascolterò volentieri!»
esclamò la scienziata.
«“Etiref oniruc ehc itteggo e
ilanosrep
àitliba el onitnemua ehc itteggo,
imra errudortni otibiorp è anera
‘lled onretni ‘lla”»
recitò la Lusan, sempre sorridendo «Molto
chiaro, no?»
«Lady
Anise, non si sta
comportando in modo molto carino con Lady Bulma» ci tenne a
rimproverarla Whis.
«Non
è colpa mia se non capisce
la lingua suprema» replicò la lince.
Quanta pazienza ci
voleva! Forse
più di quanta Bulma ne avesse a disposizione, resasi conto
che anche con il
libro era andata buca. «Oh, quindi si tratta proprio della
lingua suprema… ma
non era appannaggio delle divinità?»
«È
il momento di smettere di
fare domande» intervenne Beerus «Chi parla quale
lingua e perché non è affar
tuo».
«Oh, come
se ormai non
l’avessero capito anche i muri che vuoi due-»
«Ha
ragione, non
è affar tuo. Basta!» le intimò
Vegeta. Era vero che Lord Beerus era diventato un habitué, e
che ormai tendeva
spesso a chiudere un occhio o anche entrambi sulla sfacciataggine di
Bulma, ma
Vegeta riteneva poco intelligente andare a toccare argomenti delicati
come le
relazioni personali.
«In un
certo senso in realtà lo
è, dal momento che-»
Proprio in quel
momento
irruppero sulla scena Trunks e Goten, incaricati temporaneamente di
occuparsi
della piccola Bra. Era carino vedere come dopo un brevissimo attimo di
smarrimento Trunks si fosse ben adattato alla presenza della nuova
arrivata, e
Bra, dal canto suo, sembrava altrettanto contenta di trovarsi tra le
mani
inesperte di suo fratello maggiore.
«Ti piace
volare con noi, vero
Bra?» sorrise Trunks.
Goten invece era
impegnato a
guardare Lord Beerus, perché quando si era alzato dal letto
per la seconda
volta aveva raccontato a sua madre dello strano sogno che aveva fatto
-“C’era
Lord Beerus in mutande che rubava i biscotti, è stato
assurdo!”- e… forse non
era stato un sogno! I biscotti non c’erano più, e
da qualche parte dovevano pur
essere finiti. Chichi tuttavia si era raccomandata di non fare
commenti, e
Goten intendeva darle retta, essendo un bambino giudizioso.
«Già!
Anise, ieri tra una cosa e
l’altra non ho avuto modo di presentarti la nuova arrivata,
te ne ho solo
parlato» disse Bulma, che ancora non si arrendeva, facendosi
consegnare Bra da
Trunks. «Ecco, ti va di tenerla in braccio?»
«È
da ieri che stai facendo
passare questa bambina da una persona all’altra come fosse un
pacco postale, è
ora di smetterla!» affermò l’Hakaishin,
con una durezza che sorprese non poco
sia Bulma che la maggior parte dei presenti, dal momento che il giorno
precedente non aveva mai mostrato
irritazione per cose come quella. «A dirla tutta non vedo
proprio perché
dovrebbe volerla tenere in braccio, non è niente per lei,
è solo una…»
Non concluse la
frase, perché
aveva sentito Anise porre una mano sul suo braccio e stringere con
delicatezza;
tanto era bastato.
«Non
c’è motivo di prendersela.
Vedi, Bulma, il fatto è che sono sterile» disse la
Lusan con estrema
tranquillità «Ma la mia voglia di
maternità è sempre stata sotto lo
zero, quindi posso prendere in braccio tua figlia senza
problemi.
Non mi infastidiva vedere o avere a che fare con i bambini, e non mi
infastidisce ora».
Bulma le porse Bra
senza dire
una parola, capendo i motivi della strana reazione di Beerus, il quale
guardava
Anise in silenzio.
La scienziata
dubitava che uno
come Lord Beerus potesse avere o aver mai avuto velleità
paterne in vita sua -e
aveva ragione, perché il dio non ne aveva MAI
avute- ma non serviva essere un genio per capire che aveva tentato
inutilmente
e in modo maldestro di evitare ad Anise possibili disagi.
Bulma lo avrebbe
trovato anche
carino, se agendo in quel modo non le avesse fatto una paura del
diavolo.
«È
una bimba carina» disse
educatamente Anise «Sembra anche piuttosto sveglia».
«Ha preso
da mamma!» si vantò
Bulma.
«Sì?
Credevo fosse merito dei
nonni».
«Cosa vorresti dir… ehm.
Senti, quando puoi ti vorrei parlare di
quella cosa della quale avevamo iniziato a discutere ieri» si
risolse a dire la
donna.
«Quale
cosa? Puoi parlarle anche
in mia presenza, non vedo il problema» disse Beerus,
incrociando le braccia
davanti al petto.
«Credo che
si tratti di
argomenti strettamente da donne, Lord Beerus» si intromise
Whis.
«Aaah, ho
capito a cosa ti
riferisci. Effettivamente non è il caso di discutere qui di
certi ehm, cedimenti
fisici» sorrise Anise nell’alzarsi in piedi,
alludendo alle volte in cui il
giorno prima, per colpa di Goku, era venuto fuori il discorso del seno
cadente
«Dove vuoi che andiamo?»
«In
casa» disse Bulma con
un’occhiataccia, riprendendosi Bra solo per un attimo per poi
darla a Vegeta
«Muoviamoci».
Le due entrarono in
casa fianco
a fianco, e Beerus guardandole fece spallucce. «Le donne sono
proprio strane.
Non mi sembra siano in chissà quali rapporti, eppure eccole,
prontissime a
chiacchierare della loro “roba da
femmine”!…»
Se Whis si era
intromesso
dicendo quella frase, era perché sapeva benissimo che grazie
a essa Beerus non
avrebbe insistito oltre. Centinaia di milioni di anni prima, Anise gli
aveva
detto nei dettagli in cosa consistesse il ciclo mestruale:
l’allora giovane
Hakaishin era venuto a conoscenza di molte più cose di
quanto volesse, e da lì
in poi dire “roba da femmine” era diventato un modo
per far sì Beerus chiudesse
occhi e orecchie, decisissimo a restare nell’ignoranza.
«Ha
ragione, le donne a volte
sono proprio esseri misteriosi» concordò Whis.
Intanto Bulma aveva
trascinato
Anise nel primo bagno che aveva trovato -“Perché
proprio in un bagno? Bah!” si
era chiesta quest’ultima- e la stava guardando come se avesse
avuto voglia di
tirarle un pugno.
Probabilmente la
voglia c’era
davvero.
«Io non
intendo lasciare che la
Terra venga distrutta per una faccenda che riguarda solo voi
due» esordì Bulma
«E hai capito benissimo a chi mi riferisco. Non so cosa tu
abbia in mente, ma rinuncia,
e fai quello che vuole Lord Beerus! In fin dei conti è
scattato come un cobra
appena ha avuto il vago sentore che tu potessi essere infastidita da
qualcosa,
non ti tratterà poi così male!»
«Se le
cose dovessero mettersi
male, Whis gli darà una botta in testa prima che distrugga
tutto. Il vostro
cibo gli piace troppo» replicò Anise
«Chiarito ciò, direi che le mie decisioni
siano solo affari miei. Se vorrò restare con lui lo
farò, se invece non vorrò
non lo farò. Non c’è molto altro da
aggiungere».
«E se io
dicessi a Lord Beerus
quello che sono venuta a sapere? Che non sei mai morta, e che hai in
mente
qualcosa per andartene via di nuovo?»
Bulma non era nuova
a simili
ricatti, tutt’altro, avendoli utilizzati sia con lo stesso
Beerus -nominava Re
Zeno ogni due per tre- sia col povero Jaco. Non le piaceva molto
sentirsi dire
di no, o che la sua opinione non fosse tenuta in considerazione,
essendo
abituata a tutt’altro; di conseguenza tentò di
giocare anche quella carta, pur
sapendo benissimo di non poter mettere in pratica le sue minacce.
«Se tu
avessi
voluto dirgli
qualunque cosa di quel che secondo te ho in mente di fare, lo avresti
fatto da
quando Whis Lingualunga ti ha messo addosso l’ansia da
distruzione della Terra»
ribatté la Lusan, per nulla preoccupata «Quanto al
resto, non credo sarebbe
consigliabile dare seccature a suddetto angelo: è stato il
maestro di Beerus, dovresti
anche essere in grado di fare due conti. Non fare minacce che non puoi
mettere
in pratica, perché un giorno potresti incontrare persone che
non le
prenderebbero altrettanto bene».
«Ora sei
tu che mi stai
minacciando, per caso?» ribatté Bulma, battagliera.
«Se ti
avessi minacciata davvero,
non staresti qui a domandarmi se l’ho fatto. Senti, io non ho
niente contro di
te, credo anche che tu nonostante tutto sia una brava persona, e riesco
a
capire la tua preoccupazione per questo pianeta, ma davvero, penso che
tu possa
stare tranquilla. Il resto non ti riguarda, come ti ho già
detto».
«Ma-»
«E
comunque, a parte gli
scherzi, non è vero che hai il seno cadente come
dicono» cambiò discorso Anise
«I maschi di qui non li capisco proprio».
«Ma
che… oh, insomma!» sbottò
Bulma, irritata «Spero per te che tu abbia ragione,
perché non voglio problemi!
Chiaro?!»
«Cristallino».
Bulma le aveva detto
quel che
doveva dirle, e ora non poteva proprio fare nient’altro.
Sospirò. «Torniamo
fuori. Non vorrei che Lord Beerus iniziasse a pensare che ti ho portata
qui per
attentare alla tua vita!»
«Tu
scherzi, ma potrebbe
pensarlo davvero» Anise alzò gli occhi al soffitto
«Che vogliamo farci, è
così».
«È
strano vederlo preoccuparsi
per qualcuno che non sia lui stesso» commentò
Bulma, mentre uscivano dal bagno
«Ma del resto è piuttosto normale farlo per la
propria fidanzata! O compagna? O
moglie?»
“Io prima
o poi nella Dimensione
degli Specchi ce la butto. Inizio a sperare che
l’Universo Sette
sopravviva anche solo per poterlo fare, rendiamoci conto!”
pensò Anise.
«Hai
perfino i vestiti simili ai
suoi, ormai puoi ammetterlo, no?» insistette Bulma.
«Perché
non lo chiedi a lui,
invece di assillare una povera lince indifesa?... eccoci!»
esclamò Anise, una
volta tornate in terrazza.
«Eccovi,
giusto in tempo! Anise,
ho detto a Whis di rendere più morbido e imbottito il tuo
lettino» disse
Beerus, indicando l’oggetto «Devi poter leggere
comodamente».
«Ringrazio
entrambi» disse
l’interpellata, sedendosi «Sì, adesso
è proprio comodissimo».
“Appunto” pensò Bulma
“È vero che una rondine non fa primavera, ma
al momento guarda un po’come la tratta!...”
Sbuffò, e
tanto per fare
qualcosa decise di telefonare a sua sorella. Seppur lontana, come
compagnia
femminile era sempre migliore di quella che aveva a disposizione.
«Vedo che
è già arrivata a oltre
tre quarti del libro» notò Whis, rivolto ad Anise.
«Le pagine
non sono molte, sono
scritte a caratteri grandi e con termini semplici»
minimizzò lei «Può far
presto anche chi è un po’arrugginito con
la
lingua degli dèi».
«In futuro
imparerai di nuovo
quel che già sapevi» disse Lord Beerus
«E anche quel che non sapevi».
Anise non fece
commenti,
preferendo immergersi nella lettura al punto che quando Bra
iniziò a piangere perché
necessitava di essere cambiata non ci fece neppure caso.
«Sì,
esatto. È una femmina!...»
esclamò Bulma al telefono, vedendo che c’erano
già Trunks e Goten a cercare di
occuparsi della neonata «Il suo nome è
Bra… sì, esatto! Non è
carino?»
Goten e Trunks
però non erano in
grado di cambiare il pannolino, Bra continuava a piangere, e Beerus
aveva
iniziato a muovere la coda, un po’infastidito. Non che fosse
solo per quello,
in verità: fino a quel momento non aveva detto nulla a Bulma
della possibile
cancellazione dell’Universo, ma vedendo tutti quanti
così tranquilli e beati
nella loro ignoranza stava iniziando a chiedersi se tacere fosse la
cosa
giusta.
Vero,
c’era quel sogno che forse
era per metà profetico , ma era
proprio nel “forse” che risiedeva la possibile
fregatura.
«Hai visto
le foto?» continuò
Bulma «È così carina!...»
«Papà!»
si arrese Trunks, non
riuscendo a ottenere risultati.
Vegeta intervenne
immediatamente. «Il pannolino, eh?»
Pochi attimi dopo
Bra non
piangeva più, tutta felice col suo pannolino pulito. Vegeta,
che nessuno
avrebbe mai pensato di poter vedere in tali vesti di super padre,
sorrise,
soddisfatto del proprio lavoro, e ricevette i complimenti dei due
giovanissimi
Sayan.
«Diventerà
una bella ragazza,
proprio come me!...» esclamò Bulma, molto convinta
del fatto suo.
Beerus si
poggiò contro la
ringhiera della terrazza. «Che diamine»
borbottò «L’Universo potrebbe
scomparire, e guardali…»
«L’ignoranza
a volte è senza
dubbio una cosa spaventosa» concordò Whis.
«Forse
dovrei dir loro la
verità» disse il dio, guardando i bambini giocare
e ridere tranquilli.
«Non sono
sicuro che sarebbe
molto saggio. Non prenderebbero la notizia della
probabile
cancellazione bene quanto Lady Anise» gli fece notare
l’angelo, a voce
piuttosto bassa.
«Non me lo
ricordare, ieri sera sembrava
quasi desiderarla. Spero di essere riuscito a toglierle dalla mente
certi
pensieri insani. Quel che era in mio potere fare, l’ho
fatto» disse
l’Hakaishin, con serietà.
“Le
avrà pure parlato, e stamattina
i vestiti erano a
terra, ma non sono sicuro che sia stato abbastanza”
pensò Whis. «Tornando a
noi, se ora dicesse la verità a
Bulma…»
Mentre Whis
illustrava a Lord
Beerus a cosa sarebbe andato incontro se avesse parlato, Anise
procedeva con la
lettura. Non aveva scherzato, dicendo a Whis che avrebbe finito presto:
non
c’erano molte regole, quelle presenti non erano scritte in
maniera troppo
accurata, e molti possibili scenari non erano neppure contemplati. Un
esempio su tutti era la scelta di guerrieri provenienti da universi
diversi, possibilità riguardo alla quale non era stata
scritta neppure mezza riga.
“Che sia
stato fatto di
proposito, in maniera tale che Re Zeno o il Gran Sacerdote possano
avere più libertà
di manovra? No, lo escludo, hanno già tutta quella possibile
e
immaginabile. Forse vanno esaminati gradini più in basso
nella gerarchia” si
disse “E se è così, magari certe
possibilità non vengono contemplate perché chi
ha scritto le regole non lo trovava necessario. Da quel che mi ricordo
di aver
visto, o sentito dire, la maggioranza degli Hakaishin e dei Kaioshin
non sono
esattamente grandi pensatori. L’unico che potrebbe cercare di
sfruttare in
qualche modo le lacune nel regolamento potrebbe essere Lord Quitela:
ricordo
che
Champa mi disse che questi, barando,
aveva vinto una partita a braccio di ferro contro Beerus. È
passata un’eternità
da allora, ma chi nasce tondo non muore quadrato, come dicono su questo
pianeta”.
Era una fortuna che
la sua
concezione del tempo e la modalità di conservazione dei
ricordi fossero
cambiate insieme alla sua natura, altrimenti la quantità di
memorie l’avrebbe
fatta diventare pazza; il suo cervello invece -come quello degli altri
esseri immortali-
comprimeva e archiviava esperienze e ricordi come fossero stati files
in un
computer, e non era difficile richiamarli alla mente… a meno
che si fosse la
pigrizia fatta persona anche in quell’ambito.
«…
stupido! Testa quadra! Un dio
inutile! Incompetenteeeeeeeee!»
La vocetta di Whis
si insinuò
nei pensieri di Anise, e quando sollevò lo sguardo lo vide
esclamare,
divertito, quelle “gentilezze”
all’orecchio di Lord Beerus.
«Falla
finita!» sbottò
quest’ultimo scansandosi, irritato.
«Quindi?»
domandò Whis,
calmissimo «Devo parlarne a Lady Bulma?»
«No, non
ce n’è bisogno!»
brontolò Beerus dopo aver dato un’occhiata alla
scienziata, ancora al telefono
«Evita di farmi fare simili figure, piuttosto».
«Ci riesce
benissimo da solo!»
replicò Whis, facendo spallucce.
«Parafrasandoti,
“Whis, non ti
stai comportando in modo molto carino con Lord
Beerus”!» lo imitò la lince,
posando il libro sulle ginocchia.
L’angelo
sollevò le
sopracciglia. «Parbleu…
proprio lei
viene a dirmi una cosa del genere?»
«Quel che
è successo ieri non
conta, lasciala stare» la difese Beerus, pensando
ingenuamente che Whis si
riferisse al brunch del giorno prima. «Vado a prendere da
bere. Anise, vuoi
qualcosa anche tu?»
«Sono a
posto, ti ringrazio. Comunque
sono d’accordo, dirle ciò che volevi dirle non era
una grande idea» la Lusan
indicò Bulma con un cenno del capo «Non la
riguarda. Non deve combattere, e che
sappia o meno non ci avvicinerebbe né allontanerebbe dalla
vittoria».
«Credevo
ti fossi persa nella
lettura, e che non ascoltassi» disse il dio, un
po’sorpreso.
«Ammetto
di aver ascoltato solo
da quando Whis si è “complimentato” con
te».
«Capisco.
Ehi Whis! Metti qui»
indicò un punto accanto ad Anise «Quel lettino
laggiù».
L’angelo
obbedì, e proprio
quando Lord Beerus -dopo aver preso da bere- si mise a sedere ci fu un
brevissimo lampo di luce.
Altri
visitatori, evidentemente, e per essersi precisi si trattava degli
Dèi della
Creazione del settimo Universo.
«Come
pensavamo, nel resto dei
pianeti abitati non c’era nessuna potenziale riserva per la
squadra» esordì
Kaioshin il Superiore, contrito «Speriamo che Goku riesca
davvero a trovare qui
sulla Terra le dieci persone che servono».
«Credo che
Kaaroth sia a buon
punto. Se ci sono di mezzo combattimenti vari, non delude
mai» disse Vegeta
«Entro stasera i partecipanti saranno tutti qui».
«Voglio
crederlo» sospirò
Kaioshin il Sommo, facendo scorrere pigramente lo sguardo sui presenti.
C’erano
Vegeta, la famiglia di Vegeta -ovvio, essendo casa loro- il figlio
minore di
Goku, Lord Beerus e Whis…
“Oooh, ma
tu guarda che bella
ragazza!” pensò la divinità, con
un’espressione terribilmente somigliante a
quella del Genio delle Tartarughe “Proprio carina, belle
gambe lunghe!”. «Ma buon
pomeriggio, signori… na…»
Lord Beerus lo stava
fissando, e
aveva la stessa espressione che gli aveva visto in volto appena prima
che
decidesse di rinchiuderlo all’interno della Spada Z -“Per la mia sicurezza, vista la tua
tendenza a combinare guai con le
streghe!” gli aveva detto.
Fu solo in quel
momento che fece
caso agli abiti indossati dalla ragazza e, pur essendo alquanto
sbalordito, le fece
un rapido inchino. «Le porgo i miei rispetti. Io sono il
Sommo Kaioshin, mentre
quel ragazzino villano che non si è ancora degnato di venire
qui a salutarla
degnamente è Shin, il Kaioshin di questo Universo. Saluta la
Iarim Neiē di Lord
Beerus, maleducato!»
sibilò il Sommo,
rivolto al più giovane.
«La
cosa?» chiese ingenuamente
Shin, ancora inesperto riguardo certe cose.
«Saluta e
basta!»
Anise trattenne un
sospiro.
Avrebbe dovuto riabituarsi a simili scene, dopo centinaia di milioni di
anni
passati in tutt’altra maniera. «Apprezzo la vostra
premura ma non c’è bisogno,
davvero» disse gentilmente.
«Sì
che c’è, invece!» esclamò
Lord Beerus.
«Oh,
finalmente qualcuno si è
degnato di dirci cosa significano quei vestiti!» si intromise
Bulma «Ci voleva
così tanto ad ammettere che siete qualcosa tipo…
marito e moglie?»
“No, ora
sono seria, questo Universo
deve sopravvivere. Io devo assolutamente gettarla nella Dimensione
degli
Specchi e farla morire male lì dentro!”
pensò Anise.
«BULMA! Che cosa ti avevo detto?!»
gridò Vegeta, pur sapendo che
ormai il danno era fatto.
«A dir la
verità, Lady Bulma, credo
che il vostro concetto di moglie sia più simile a quello
della Neiē, una
compagna per l’eternità legata da un reciproco
giuramento vincolante» rivelò
Whis, non nuovo a tali indiscrezioni,
“disinnescando” il tutto e ignorando le
occhiate di Beerus e Anise. «Un giuramento che la Iarim Neiē,
di solito soggetta a invecchiare, non ha ancora fatto. La differenza
sostanziale
è questa, e che un Hakaishin arrivi ad avere una Neiē
è un caso più unico che
raro» commentò «Se uno dei due
infrangesse il giuramento, andrebbero entrambi
incontro a una morte irreversibile, senza ritrovarsi assieme
nell’aldilà. È
un grande rischio».
Quanto appena detto
dall’angelo
non era da prendere alla leggera: come se il life link con i Kaioshin
-del
quale nessun umano o Saiyan tra i presenti sapeva nulla- non fosse
stato
abbastanza, un simile giuramento significava legare la propria vita a
dei
sentimenti, e c’era ben poco nel Multiverso di altrettanto
mutevole e
capriccioso.
Di solito.
«Era
proprio necessario
spiattellare tutto in questo modo, Whis?!» sbottò
Lord Beerus, alquanto
seccato: non gli piaceva che i terrestri sapessero così
tanto di certe cose,
non perché si vergognava di Anise o del legame che aveva con
lei, ma
semplicemente perché teneva alla propria privacy.
«No che
non lo era, ma il nostro
Whis ama parlare a vanvera» disse la Lusan, con una smorfia.
“Soprattutto
perché sa benissimo
che se ho addosso questi abiti è soltanto per poter
assistere al Torneo, tra
l’altro senza che io tenga particolarmente a farlo”
aggiunse mentalmente.
«…
chi dovrebbe essere questo
“Vanvera”?» indagò Beerus,
sospettoso.
Se fossero stati
soli Anise gli
avrebbe risposto, scherzando, “Un amante molto
focoso”, ma si
contenne. «Beerus, è un modo
di dire terrestre. Significa che a Whis piace dire cose
inutili».
«Ah!»
comprese il dio «Sì, è
azzeccato. Whis, tu parli a vanvera!» lo accusò,
puntandogli un dito contro.
«Io non
sapevo nulla di tutto
questo» ammise Kaioshin a Kaioshin il Sommo.
«Quante
volte ti ho detto che
devi studiare di più?!» lo rimproverò
questi.
«Certo che
un divorzio sarebbe
stato più semplice» disse Bulma, un
po’colpita da quel che aveva appena saputo
«Per capirci, con il divorzio il matrimonio finisce, i
giuramenti non valgono
più, e ognuno va per la sua strada».
«Voi
trattate con superficialità
legami e giuramenti. Per noi divinità è
diverso» dichiarò Beerus «Forse
è anche
dovuto al fatto che viviamo molto più a lungo, e possiamo
capire qual è il
loro reale valore. Non c’è da aspettarsi che voi
mortali comprendiate, non
credo possiate farlo».
“Sebbene
debba riconoscere che
con nessuno degli altri partner che ho avuto mi sono sentita come con
Beerus i
primi due anni, se utilizzo un minimo di buonsenso mi rendo conto che
legare a
un giuramento la mia vita e quella di un’altra persona
è piuttosto folle.
Anch’io sono vecchia, ma… altro che
comprendere!” pensò Anise.
«Io credo
di capire, invece»
affermò Vegeta con sicurezza, senza riflettere, per poi fare
una faccia assurdamente
imbarazzata nel rendersi conto di quello che aveva appena detto.
«Oooh!
Questa era una
dichiarazione fatta alla tua bella mogliettina, Vegeta?» lo
punzecchiò Bulma,
piacevolmente sorpresa e lusingata «Saresti disposto a fare
di me la tua Neiē?»
«Ah, ma
sta’zitta, donna!»
brontolò il Saiyan.
“Ecco una
delle ragioni per cui
non ho fatto che sconsigliare a Lord Beerus di andare oltre, e direi
che ho
fatto bene. Se quel giorno non lo avessi tramortito, sarebbero entrambi
morti
da un pezzo” si disse Whis “Certi giuramenti non
andrebbero proprio fatti, ma
forse è troppo sperare di riuscire a dissuaderlo da tentare
di farlo ancora…
sempre nel caso che questo Universo sopravviva e Anise resti”.
Se, se,
se… che grandissimo
ammasso di “se”. Era vagamente fastidioso persino
per lui.
«Torniamo
a noi» disse Beerus,
guardando Anise «Ti va-»
«A te
andrebbe di sederti qui
vicino a me, e farmi compagnia mentre finisco di leggere?» lo
interruppe,
sperando che così facendo avrebbe smesso di chiederle ogni
due per tre se
voleva qualcosa. Era carino da parte sua, lo riconosceva, ma lei era
già a
posto. «Al momento non ho bisogno di altro».
L’Hakaishin
annuì, soddisfatto
nel sapere che lei desiderava la sua vicinanza senza che lui fosse
costretto a
imporgliela, e si sdraiò nel lettino accanto a quello della
lince. «Eccomi».
«Puoi
chinarti verso di me per un
attimo? Devo dirti una cosa».
Di nuovo, Lord
Beerus obbedì.
«A
proposito di saluti e
similia, se questa sera Champa dovesse avvicinarsi a me ti prego di
lasciarlo
fare senza saltargli alla gola» gli sussurrò Anise
«Le cose tra voi due sono
degenerate in modo incredibile, ma personalmente non ho nulla contro di
lui, né
lui dovrebbe avere nulla contro di me. L’ultima volta che ci
siamo visti mi
considerava ancora sua amica».
Beerus, ora assai
infastidito,
emise un verso seccato. «Mi chiedi molto. Troppo!»
bisbigliò.
«Se ti
chiedessi di tentare di
non farlo?»
Il dio fece una
breve pausa, per
poi sospirare nervosamente. «Non garantisco nulla».
Lei sorrise.
«Ti ringrazio lo
stesso».
Nel
prossimo capitolo ci sarà un
po’più di azione, giuro.
Davvero! :*D
Ringrazio
di cuore le persone
che hanno letto e/o recensito (:
Qui sotto, vi mostro
come
sarebbe l’abito da Neiē di Anise (anche se non frega nulla a
nessuno :*D). I
colori non sono scelti a caso, sono quelli utilizzati in Giappone in
occasioni
tipo i matrimoni (: (la coda non è scomparsa, è
sotto la gonna xD)
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
9
«Ho sognato che
Goku moriva!»
Quei sogni iniziavano
proprio a
seccare Lord Beerus, oltre che a spaventarlo, e iniziava a non poterne
davvero
più. Tutta quella tensione gli stava logorando i nervi, e
pensando che il probabile peggio
doveva ancora venire gli
incubi erano decisamente l’ultima cosa che ci voleva.
«Accidenti!»
esclamò Whis, meno
allarmato del dovuto, portandosi una mano davanti alla bocca.
Bra, la quale si era
addormentata in precedenza, si risvegliò piangendo a causa
dell’urlo di Beerus.
Bulma la prese in braccio cercando di calmarla, ma non sembrava avere
molto
successo, e Vegeta, seccato, incrociò le braccia davanti al
petto.
“Se voleva farsi
un sonnellino,
perché non se n’è andato in un hotel?!
Queste divinità a volte sono veramente
fastidiose” pensò il Saiyan.
«Non hai tutti i
torti, a volte
lo sono davvero».
Vegeta sobbalzò,
rendendosi
conto che Anise era di fianco a lui. Non l’aveva notata
perché era troppo
impegnato a essere irritato nei confronti di certe divinità
urlatrici, ma anche
perché a dirla tutta quella non era una donna che si faceva
notare, quando era
sobria. Il modo in cui tendeva a stare sulle sue, e anche i suoi colori
-slavati, secondo Vegeta- rendevano facile dimenticarsi della sua
presenza.
«Sei in grado di leggere nel pensiero, o cosa?!»
«“O
cosa”» disse, e gli si
avvicinò a un orecchio «Se hai attorno superfici
riflettenti abbastanza estese,
fai attenzione. Anche Whis può vedere quel che vedo
io» lo avvertì, piano
«Beerus invece no. Comunque non vedo i tuoi pensieri con
precisione, quella è
una cosa un po’diversa».
«Non vedrai con
precisione, ma
per i miei gusti è già troppo»
borbottò Vegeta.
Anise fece spallucce.
«Immaginavo che lo avresti detto. Sembri un tipo abbastanza
schivo».
«È un
brutto presagio! Bruttissimo!» urlò ancora Beerus, con
delle espressioni facciali che molti
avrebbero potuto trovare perfino comiche. «BRUTTO,
ORRENDO PRESAGIO!!!»
«Sarebbe il caso
che lo aiuti a
calmarsi» disse il Saiyan ad Anise, alzandosi per rientrare
in casa. «Non ho
capito cos’ha, ma se continua a urlare finirà per
distruggere i timpani di
tutti».
la Lusan non gli rispose, ma
capendo che aveva ragione decise di riavvicinarsi a Beerus.
«Un nuovo incubo?
Cominciano a essere un po’troppo fitti»
commentò, sedendosi sul bordo del
lettino occupato dal dio.
«Troppa tensione.
Credo che Lord
Beerus sia esausto» disse Whis.
«Cos’hai
sognato?» domandò Anise
all’Hakaishin, con gentilezza.
«Goku era nello
spazio, in
un’astronave, e un tizio la faceva esplodere con se stesso e
Goku all’interno!»
si disperò Beerus «Goku non deve azzardarsi a
morire, è il guerriero di punta
della squadra!»
La lince rifletté
un istante,
muovendo leggermente le orecchie. «Non credo ci sia da
allarmarsi» disse.
«Cosa dici,
sciocca?! Hai
sentito o no quello che ho detto?!» sbottò il dio.
«Potrei darti
più di una ragione
logica sul perché non c’è da
preoccuparsi, facendoti notare che Goku può
resistere a ben altri colpi e non ha poi tanti problemi nello spazio
aperto, da
quel che mi è stato detto» disse lei, piuttosto
freddamente «Ma mi limito a una
sola: Son Goku conosce la tecnica del teletrasporto, quindi scapperebbe
altrove
prima di rimanere coinvolto nell’esplosione».
Sul momento Beerus non
rispose,
apparentemente molto impegnato a guardarsi gli artigli. «Non
è un buon momento,
puoi capirlo da sola».
«Sì, io posso senz’altro capire le
cose da sola» replicò Anise,
alzandosi in piedi senza degnarlo di un’occhiata.
Beerus le afferrò
un polso, in
silenzio, impedendole di allontanarsi.
La lince non disse nulla,
né
provò a liberarsi dalla presa, e dopo pochi attimi si
sedette sul lettino
accanto a quello di Beerus. «Il lato positivo è
che ormai il sole è tramontato.
La tensione che provi finirà tra poco».
«Non so se vorrei
essere
tranquillo anche solo la metà di te, o che tu reagissi
più come me e meno come
Whis» borbottò Beerus.
«Suvvia, lei ha
per lo più
mangiato tutto il giorno facendo qualche pisolino ogni tanto, e quando
prima
gliel’ho fatto notare mi ha perfino risposto che
“Tanto non può fare
nient’altro di utile”!» gli fece notare
l’angelo.
«Che poi a dir la
verità
qualcosa che potevi fare c’era: se fossi andato in giro con
Goku, non ci
sarebbe voluto molto per convincere la gente a partecipare»
obiettò Anise.
«Andarsene in giro
come un
venditore porta a porta non è compito che si addica a una
divinità!» dichiarò
Beerus «E in ogni caso avevo a disposizione compagnie
migliori, Anise»
aggiunse, con un sorriso.
«Migliori, mh?
Tipo quella di
una sciocca?... sì, qui fuori siamo rimasti solo noi
tre» sospirò vedendo che
Beerus si guardava attorno per verificarlo, prima di ribattere.
«Sai benissimo che
non ti trovo
sciocca» disse il dio «Però continuare a
farmi pesare quel che ti ho detto non
è intelligente, devi riconoscerlo».
«Se fossimo stati
in presenza di
altri avrei capito la tua reticenza a scusarti, ma dal momento che ci
siamo
solo n-»
«Io dovrei fare
cosa?!» allibì
il dio, facendo perfino una risata ironica. «Anise, ti ho
detto che è un brutto
momento e che non ti trovo sciocca, è più che
sufficiente. Io, scusarmi!...
questa poi».
«Lord Beerus,
guardi che si sta
scavando la fossa da solo» gli fece notare Whis.
«Colpa mia. Guai a
dimenticare
con chi si ha a che fare» commentò Anise, e fece
spallucce. «Chiudiamo qui,
come non detto e come non sentito».
Detto ciò si
alzò dal lettino e
si mise a guardare le stelle, poggiandosi contro la ringhiera; quali
pensieri
stesse avendo in quel momento, lo sapeva soltanto lei.
“Maledizione,
stava andando
tutto piuttosto bene, possibile che una parola minacci di rovinare
tutto il
lavoro svolto fino a questo momento?!” pensò
Beerus, alquanto dispiaciuto.
«Credo che io
raggiungerò Lady
Bulma e i Kaioshin in casa» disse Whis «Con
permesso».
Lasciarli cuocere nel loro
brodo
era la cosa migliore, specie perché non aveva voglia di
assistere a una loro
ulteriore diatriba, e di sicuro in casa di Bulma c’era ancora
del cibo.
Quindi si defilò
rapidamente, e
i due felini rimasero soli.
Dopo circa un minuto, Lord
Beerus raggiunse Anise e poggiò la testa sulla sua spalla,
esattamente come
aveva fatto la sera prima. «Non ho intenzione di litigare con
te».
«Io non litigo. Io
guardo le
stelle».
«Certo, e io mi
chiamo Bulma!»
il dio alzò gli occhi al cielo «Così
facendo non risolviamo nulla. Te lo
ripeto: non penso che tu sia sciocca, sono soltanto teso.
Benché l’incubo non
fosse brutto come quello di stamattina, vedere morire il guerriero
più forte
che ho non mi ha fatto un bell’effetto. Forse avrei dovuto
fare più attenzione
a quel che dicevo, e hai la mia parola che d’ora in poi lo
farò, ma dobbiamo
venirci incontro entrambi».
«Onestamente mi
stupisco un
po’di essermela presa così»
confessò lei «L’opinione che hai di me
mi interessa
ancora più di quanto pensassi».
«Non sono sicuro
se dovrei
prendere bene il fatto che la mia opinione ti interessi, o offendermi
perché in
teoria era ovvio che dovesse
interessarti! Nel dubbio…»
Una sensazione molto
piacevole
si irraggiò dalla testa di Anise a tutto il resto del corpo,
e le piacque al
punto da perdere per qualche momento ogni capacità di
ragionare. Quando si
riprese leggermente, si rese conto di star addirittura facendo le fusa!
«Quanto adori i
grattini dietro
le orecchie, in una scala da uno a dieci?»
sogghignò l’Hakaishin, sfacciato.
«Questa
è una mossa sleale»
protestò debolmente la Lusan, voltandosi a guardarlo in
faccia «Ma unita a
quanto hai detto poco fa è abbastanza efficace. Ora direi di
entrare in casa a
nostra volta, prima che ai più curiosi venga voglia di dare
un’occhiata a cosa
stiamo facendo… e con “i più
curiosi” intendo Bulma» specificò
«Mi sono
ripromessa di lasciarla morire nella Dimensione, sai?»
Beerus rise, pensando che
stesse
scherzando. «Io la risparmierei, per questa volta:
è una rompiscatole, ma è
molto ospitale. Per non parlare del fatto che ci siamo ritrovati grazie
a lei».
«Quello prima era
un altro
valido motivo per cui avevo voglia di gettarla lì dentro, se
devo dirla tutta,
ma adesso è valido solo in certi momenti. È un
miglioramento».
A quel punto entrarono in
casa,
dopo un breve commento di Beerus sulla sua
“adorabile” onestà. Un
miglioramento, alla fin fine, era sempre meglio di niente.
***
«Dovremmo
concentrare lì
l’azione» disse Gohan, indicando il centro del
disegno dell’arena che era stato
fatto su una lavagna magnetica.
Era arrivato da poco tempo
in
casa di Bulma insieme a Goku -il quale era andato ad allenarsi assieme
a Whis
nella gravity room- e si era subito messo a discutere le possibili
strategie da
adottare durante il Torneo: ormai mancava ben poco, e
nell’attesa che arrivassero
tutti i partecipanti era la cosa più utile da fare.
Suo padre gli aveva affidato
il
comando della squadra, e teneva molto a dare il meglio di
sé, non solo perché
c’era in ballo il destino dell’Universo, ma anche
per dimostrarsi degno della
fiducia che era stata riposta in lui.
«Anche gli altri
team però
potrebbero avere l’idea di concentrare le battaglie su questo
punto» fece
notare Kaioshin il Superiore.
«Giusto»
mormorò il ragazzo,
pensieroso.
«Più
che altro c’è da sperare
che seguano le vostre strategie. Da quel che so, e quel poco che ho
visto,
alcuni componenti della squadra mi sembrano un po’delle teste
calde».
La sola cosa che
inizialmente lo
avesse distratto era stato vedere una faccia nuova, una lince
antropomorfa
-tale Lady Anise- che gli era stata presentata come
“compagna” del Dio della
Distruzione. La cosa lo aveva sorpreso, ma aveva accantonato
rapidamente quella
sensazione: c’era il destino dell’Universo in
ballo, che Lord Beerus avesse o
meno una donna non aveva granché rilevanza… a
meno che suddetta donna
partecipasse alla loro discussione, come aveva appena fatto.
«Non ha torto, ma
tutti quanti
faranno la loro parte» la rassicurò Gohan,
ostentando una fiducia che in realtà
non aveva.
«Sarà
meglio che sia così,
altrimenti li distruggerò sul posto!»
dichiarò Beerus, visibilmente nervoso.
Fedeli al detto
“si parla del
diavolo e spunta la coda”, Goku e Whis scelsero proprio quel
momento per
rientrare nella stanza.
«Grazie
per l’allenamento, maestro Whis!»
esclamò il Saiyan, entusiasta «Mi ci voleva
proprio. Ora mi sento pronto
all’azione!»
«Si
figuri» rispose l’angelo,
con un sorriso.
“Ho mezza voglia
di chiedere a
Goku che sapore abbia un angelo” pensò Anise,
notando un morso sulla mano di
Whis, che questi non si era certo procurato da solo.
«Ecco, Goku,
stavamo proprio
parlando di te! Vedi di non fare idiozie e seguire la strategia che ti
indicherà il ragazzino» Beerus indicò
Gohan «Altrimenti…»
«Ma sì,
stia tranquillo! Intendo
dare il massimo come sempre» disse il Saiyan, con fare
determinato.
«Speriamo che gli
altri siano
dello stesso avviso, sapendo quale è la posta in
gioco» disse Kaioshin il
Superiore.
Per un attimo il volto di
Goku
divenne vagamente imbarazzato, perché in realtà
solo i presenti in quella
stanza sapevano la verità, ma quell’espressione
scomparve in fretta. «Lo
faranno, certo!» esclamò.
La porta si aprì
di nuovo.
«Ehi, mi ha appena
telefonato
Mr. Satan» esordì Bulma, con aria vagamente
allarmata.
«È
successo qualcosa, Bulma?»
domandò subito Gohan.
«Ha detto che
Majin Bu non può
più partecipare al Torneo» riferì la
donna.
«Perché?»
si stupì Goku.
Fino a poco tempo prima Bu
stava
benissimo, cos’accidenti era capitato?
«Si è
addormentato e non vuole
svegliarsi» continuò Bulma.
«COOOSA?!»
esclamò il Saiyan, incredulo.
«Stando a quel che
dice Satan, non
si sveglierà prima di due mesi in nessun caso!»
concluse la scienziata.
«Papà,
questo non va affatto
bene» disse Gohan, cupo. Non potevano permettersi di perdere
alcun membro della
squadra: ormai mancava poco all’inizio del Torneo, e non
c’era neppure qualcuno
che potesse sostituire il demone rosa.
Lo sguardo del ragazzo cadde
sulla lince…
«Non so
combattere, mi spiace»
lo disilluse Anise, avendo intercettato l’occhiata.
Goku si alzò in
piedi. «Vado
subito da Bu».
«Aspetta,
Goku» lo fermò Lord
Beerus «Vengo con te, così lo sveglio a suon di
botte! Whis» si voltò verso
l’angelo «Non è il tizio che al Torneo
contro l’Universo Sei si è addormentato
durante il test scritto, finendo col farsi squalificare?»
«Sì,
è successo qualcosa del
genere».
«E vorrebbe
crearmi problemi
anche stavolta facendo la stessa cosa?! Non lo
permetterò» dichiarò Beerus, con
energia «Quello mi è antipatico sin da quando ha
mangiato i miei budini!»
Whis sollevò le
sopracciglia.
«Serba ancora rancore per quella faccenda?»
Il dio non rispose nemmeno,
e
tornò a rivolgersi al Saiyan. «Andiamo, Goku!...
ma che…»
O meglio, tornò a
rivolgersi al vuoto
lasciato da suddetto Saiyan, partito senza di lui.
«Ehm…
è già andato» disse Bulma.
«A questo punto
non resta che
attendere» commentò Kaioshin il Sommo
«Quest’imprevisto non ci voleva proprio».
«Faccio portare
altro cibo»
concluse Bulma, notando il nervosismo crescente di Lord Beerus.
“Sembrano tutti
prendere la cosa
fin troppo a cuore, pur trattandosi di un Torneo come tanti ce ne sono
stati”
pensò la scienziata “Ma non dovrebbe sorprendermi,
visto come sono fatti i
maschi che frequentano questa casa”.
Se Bulma formulava pensieri
compiuti, Anise invece era entrata in pieno stadio “rumore
bianco” dal momento
in cui Beerus si era messo a sbottare e inveire contro Majin Bu. Ormai
non
valeva più la pena prestare attenzione a quel che le
accadeva attorno: aveva
già ascoltato abbastanza dei possibili tipi di strategia da
adottare, aveva già
provato abbastanza divertimento nel vedere il morso sulla mano di Whis,
e
grazie al riflesso sul vetro della finestra aveva già capito
che Goku non aveva
detto a nessuno della possibile cancellazione. Probabilmente li aveva
convinti
promettendo loro premi in denaro o desideri, dal momento che il premio
che
sarebbe andato al guerriero migliore era in effetti un desiderio delle
Super
Sfere.
“Non ci sono bugie
più efficaci
di quelle mescolate a un pizzico di verità”.
Il tempo scorreva in maniera
bizzarra, quando si “disconnetteva” dalla
realtà circostante: era come se fosse
immobile, inglobata in una bolla nella quale la velocità
restava normale,
mentre le persone attorno a lei si muovevano freneticamente, in silenzio, come fossero stati i
protagonisti di un video in time lapse. Se non lo avesse vissuto
già troppe
volte, avrebbe potuto perfino trovarlo un fenomeno
affascinante… anche se in
quei momenti le sorgevano dubbi sulla propria sanità
mentale. In certi casi,
mentre era in quello stato, aveva visto giorni e notti alternarsi.
Sollevò lo
sguardo. Beerus,
attraverso il bastone di Whis, stava urlando qualcosa a Goku. Il tutto
durò
circa un secondo, perché poi si mise a sbranare un cosciotto
di carne arrosto.
Essendo veloce di suo, vederlo mangiare in time lapse era qualcosa di
assurdo.
Si voltò verso la
finestra,
tornando a fissare le stelle. Per quanto tempo aveva vagato tra di
esse, e tra
quelle degli altri universi?
Domanda stupida, conosceva
già
la risposta: “Tanto, al punto che avevano perso il loro
fascino”.
Seriamente: c’era
qualcosa o
qualcuno che avesse ancora un minimo di importanza?
«Anise».
Un’eco lontana era
riuscita a
penetrare la bolla.
«Anise…»
Sentire il tocco di qualcuno
sulla sua spalla la riportò bruscamente alla
realtà. Tornarono i suoni, tornò
tutto a muoversi normalmente. «Dimmi, Beerus».
«Stanno andando
tutti in
terrazza» le comunicò il dio «Ed era da
qualche secondo che ti stavo
chiamando».
«Perdonami, ero
sovrappensiero».
Lord Beerus parve sul punto
di
voler dire qualcosa a riguardo, ma infine desistette, e le tese una
mano.
«Vieni».
La donna inizialmente si
limitò
a obbedire, a stringere la sua mano e alzarsi; tuttavia, una volta
notato che
ormai erano rimasti soltanto loro due e Whis, il suo corpo si mosse da
solo, e
strinse l’Hakaishin in un abbraccio il cui significato era
oscuro anche per
lei.
«Immaginavo che
presto o tardi
avresti cominciato a sentire anche tu la tensione»
commentò Beerus, passato
l’attimo di sorpresa, accogliendola caldamente tra le
braccia. «Ma voglio
credere che ce la faremo. Goku sveglierà Majin Bu, o
troverà qualcun altro, e
ce la faremo».
“Non conosco i
motivi dietro
questa mossa, ma di certo non è per quel che crede
lui” pensò Whis.
Anise si staccò
dall’abbraccio.
«Ora usciamo».
Beerus annuì, con
un minimo di
felicità a mitigare la paura per il futuro, e uscirono fuori
tutti e tre
insieme, raggiungendo i Kaioshin al tavolo attorno cui erano seduti.
In terrazza si era radunato
un
bel gruppetto di persone, e Anise notò alcune facce nuove,
come il namecciano
-doveva essere Junior, se non ricordava male- e il tipo con tre occhi,
del
quale Chichi le aveva detto il nome, ma le sfuggiva.
«Crilin, C18! Che
bello vedervi»
stava dicendo Gohan ai due, appena arrivati «Ciao anche a te,
Marron» sorrise,
all’indirizzo della bambina.
«Dov’è
la neonata? Voglio vedere
la neonata!» esclamò Marron.
«Vieni, vieni, ti
portiamo
subito da lei!» la accontentarono Trunks e Goten, correndo in
casa assieme a
lei.
«Guardandoli,
direi che Goku non
abbia rivelato loro della possibile cancellazione»
commentò Whis.
“Come
immaginavo” pensò Anise.
«Che ne dite di
allenarci per
riscaldarci un po’?» propose Crilin al resto del
gruppo «Tanto ora che la
squadra è completa non rimane che aspettare C17, il Genio e
Vegeta, no?»
«In
verità è sorto un problema,
Crilin» disse Gohan «Majin Bu si è
addormentato, e per ora sembra che nemmeno
papà riesca a svegliarlo!»
«Davvero? Speriamo
che Goku riesca
a risolvere la questione. Ma se così non fosse, non
è proprio indispensabile
che partecipi anche Bu, no?»
«Se Goku non
riesce a
svegliarlo, dovremo partecipare con nove membri» disse Junior.
Sentendo ciò,
Shin si alzò e si
avvicinò al gruppo. «Questo potrebbe essere un
problema: Re Zeno ha detto
“dieci componenti per squadra”, quindi dieci
componenti devono essere, indiscutibilmente.
Pena la squalifica».
«Appunto! Tu,
ragazzino» così
Beerus, con in mano l’ennesimo cosciotto di carne,
apostrofò Gohan «Sei il
leader della squadra, quindi fatti venire in mente qualcosa!»
«Papà
troverà il modo di
svegliare Majin Bu, e se non dovesse riuscirci si prenderà
la responsabilità di
trovare qualcuno per sostituirlo» affermò il
ragazzo, con decisione «Non verremo
squalificati».
«Beh, sarebbe un
peccato finire
col perdere dieci milioni di zeni!» esclamò
Crilin, con un sorriso.
«Soldi. Lo avevo
immaginato»
commentò Anise, mentre mangiava del gelato.
«Dieci
milioni?» mormorò Gohan
«Oh, papà…»
«Quel
Son!...» borbottò Junior.
Crilin, Tien e C18 li
guardarono, un po’confusi.
«Non siamo tutti
qui per i dieci
milioni di zeni?» domandò Crilin
«Aspettate… non ditemi che era una
bugia!»
«Ehm…
ecco… in effetti temo che
papà potrebbe non aver detto precisamente le cose come
stanno» farfugliò Gohan,
alquanto imbarazzato.
In quel momento
arrivò anche
Vegeta, reduce da un allenamento nella Stanza dello Spirito e del Tempo
-che
aveva finito col distruggere di nuovo, nonostante gli avvertimenti.
«Eccomi.
Dov’è Kaaroth?! Ormai è quasi ora di
andare!»
«È
andato a svegliare Majin Bu,
che si è addormentato» lo informò Bulma
«Ma al momento non è quello che conta.
Se il premio in palio non sono i soldi, allora di cosa si tratta?
Cos’è
esattamente questo “Torneo del Potere”?»
domandò con aria severa, rivolta alle
divinità presenti «Non è solo una
battaglia tra i migliori guerrieri di tutti
gli Universi, vero?!»
«A dire il vero si
tratta
proprio di questo» la smentì Anise «Solo
che gli Universi delle squadre
sconfitte fanno puff».
«Quel che Lady
Anise cercava di
dire, è che gli Universi dei team perdenti verranno
cancellati da Re Zeno»
tradusse Whis «Solo uno tra gli otto Universi più
deboli, ossia quelli in gara,
si salverà. Il vero scopo del Torneo del Potere è
operare una scrematura tra di
essi».
Tutti coloro che fino a quel
momento erano rimasti all’oscuro urlarono un “COOOSA?!” udibile da chiunque
nel giro di svariati metri.
«Credo che
papà temesse che se
vi avesse detto la verità vi sareste spaventati, e non
avreste partecipato. Io
ho taciuto per la stessa ragione» confessò Gohan
«Me ne scuso».
Cadde il silenzio.
Era una prospettiva
terribile,
molti non sapevano cosa dire o cosa pensare: la sola cosa certa,
però, era che
diversi di loro si sentivano alquanto irritati con Goku per la sua
bugia.
«C-can…
cancellati?» balbettò
Crilin, terrorizzato «Cioè… se
perdiamo, noi… perché diavolo Goku non ce lo ha
detto?!»
«Non so se
dovremmo partecipare
a una cosa del genere, Crilin, soprattutto se non
c’è alcun premio in denaro»
aggiunse C18.
“Le
priorità, quelle serissime!”
pensò Anise, senza esprimersi ad alta voce.
«Ehi,
ragazzi!» si sentì
esclamare dal cielo, e subito dopo un Goku beatamente ignaro degli
sviluppi
atterrò sul terrazzo. «Non sono riuscito a
svegliare Bu in alcun modo, mi
spiace. Dovrò inventarmi qualcosa per trovare un
sostitut-»
«Lo abbiamo
saputo, Goku!» lo
interruppe Bulma.
Crilin si fece avanti, con
aria
minacciosa. «Goooookuuu!»
«Uh?
Cos’hai, Crilin?»
«Ci hai
mentito!» lo accusò
l’amico «Riguardo i dieci milioni di
zeni!»
Ah. Ecco cos’aveva.
Goku capì di
essersi infilato in
un bel guaio, l’ennesimo imprevisto che, in un contesto
simile, non serviva
affatto.
«Crilin e C18 ora
non sono
convinti di voler partecipare!» disse Bulma a Goku, con fare
bellicoso.
«Dai, vi
darò io gli zeni!»
cercò di minimizzare il Saiyan, rendendosi conto che le cose
si stavano
mettendo male «Satan mi ha dato del denaro, tempo
fa».
«E dovremmo
credere che Chichi
non ci abbia già messo le mani sopra?»
obiettò Vegeta, cogliendolo in castagna.
«Ehm…
lo chiederò a Bulma!»
«Non contare su di
me» lo
disilluse la scienziata.
«Oh, andiamo,
dieci milioni di
zeni a testa per te non sono niente di che!» cercò
di convincerla Goku.
«Basta! Tentare di
corromperci
con il denaro è stata una bassezza, Goku!»
sbottò Crilin.
«Mi
dispiace» mormorò lui,
visibilmente dispiaciuto per l’accaduto.
«Ma quel che mi fa
arrabbiare di
più è che tu abbia nascosto il fatto che, se
perdiamo, l’Universo finirà»
continuò Crilin «Capisco perché Gohan
non si sia sentito di dircelo, ma noi
siamo tuoi amici, e abbiamo sempre combattuto al tuo fianco!»
si avvicinò a
Goku «Perché non ci hai detto una cosa
così importante?! Pensavi che ci saremmo
spaventati e non avremmo partecipato?!»
«Non hai paura,
dunque?» si
stupì Goku.
«Certo che ne
ho!... e infatti
non voglio partecipare».
Beerus si coprì
il volto con una
mano. Un’altra defezione non ci voleva proprio,
l’Universo Sette era ancor più
a rischio di quanto fosse mai stato!
«Peccato, era un
discorso quasi
commovente» commentò Kaioshin il Sommo.
«Più o
meno. Lo hanno rimproverato
per averli “corrotti con i soldi”, ma di fatto
erano stati proprio quelli a far
loro gola» Anise fece spallucce «Avrebbe fatto
più bella figura stando zitto».
«Ti
prego!» lo implorò Goku «Non
possiamo vincere solo con l’uso della forza, serve anche la
strategia! Ti prego, Crilin!»
«Allora avresti
dovuto dirlo fin
dall’inizio» ribatté questi, senza
avvedersi del fatto che Lord Beerus si era
alzato e stava andando proprio verso di lui.
«Bene. Se vogliamo
metterla
così…» borbottò il dio
«Ehi! Trillin!»
«Ehm, io mi chiamo
Cril-»
«PARTECIPA!»
gridò l’Hakaishin, infuriato, puntandogli un dito
contro «E guai a te se ti fai buttare fuori
dall’arena prima che il tempo
scada! Questo è un ordine. Se ora rifiuti di obbedire, ti
distruggo sul posto!»
lo minacciò, creando una sfera di energia distruttiva
violacea.
«Va bene, ho
capito,
parteciperò!» cedette Crilin, spaventato.
«Lo avrei fatto in ogni caso, volevo
solo farmi implorare un po’…»
«Grazie,
Crilin!» esultò Goku.
«Però
non credo che C18
parteciperà gratis…»
«Oh, su»
sbuffò Bulma «Darò io i
dieci milioni di zeni a chiunque li voglia. Piuttosto, promettetemi di
vincere
e tornare a casa sani e salvi!»
«Sei grande,
Bulma!» esclamò
Goku, felice nel notare che C18 e Tien sembravano soddisfatti
«E ti prometto
che vinceremo».
«Questa questione
è sistemata,
ma di fatto manca ancora una persona» ricordò a
tutto Kaioshin il Superiore.
«Trovate
qualcuno!» intimò loro Beerus
«Ormai non c’è più tempo.
Possibile che, grande com’è l’Universo,
si trovino guerrieri validi solo in
questo buco di pianeta?! Ecco, se solo non aveste spazzato via
l’armata di
Freezer-»
«AH!»
esclamò Goku, colto da
un’illuminazione «Ma certo, Lord Beerus ha ragione!
Come ho potuto non
pensarci? Freezer! Scegliamo lui, come decimo guerriero!»
«FREEZER?!»
urlarono tutti, stupiti per l’apparente assurdità
dell’idea.
“Le
possibilità di vittoria che
pensa di avere sono minori di quelle che lascia intuire, se va perfino
a tirare
fuori dall’oltretomba l’Imperatore del
Male” pensò La Lusan. Non lo aveva mai
incontrato, non l’aveva mai visto neppure di sfuggita
né le era mai venuta
voglia di farlo, ma la malvagità di quel Changelong di nome
Freezer era tale da
essere conosciuta anche in alcuni degli altri Universi.
«Me lo ha detto
Dende quando mi
ha aiutato a trovare C17: Freezer è finito
all’inferno, ma non si è ancora
pentito» spiegò loro Goku «Quindi non
può passare oltre, e Re Yemma è molto
frustrato per questo».
«Non vorrai usare
le Sfere del
Drago per riportare in vita quella carogna?!» lo
aggredì Vegeta.
«Qualcosa del
genere. Non userò
le Sfere del Drago» chiarì il Saiyan «Ma
chiederò alla Strega Baba di
resuscitarlo per ventiquattro ore, come ha già fatto con noi
due, Vegeta».
«È
un’idea assurda!» disse Shin,
con una certa veemenza «Pensi davvero che Freezer voglia fare
squadra con te e
gli altri?!»
«Per lui sarebbe
sempre meglio
che restare all’inferno. Combattere con noi gli
conviene» replicò Goku.
Lord Beerus, che ascoltava
l’idea con un drink in mano, non fece commenti. Quella di
Goku era a parer suo un’idea
pericolosa, dagli esiti meno scontati di quanto pensasse, ma
d’altra parte non
vedeva altre possibili strade da percorrere: Freezer era senza dubbio
uno degli
esseri più potenti disponibili, e se avesse fatto quel che
doveva fare avrebbe
aumentato le possibilità che il loro Universo si salvasse.
“Se per salvarci
serve Freezer,
che lo vada a prendere” pensò il dio, dando una
breve occhiata ad Anise.
«Andrà
a finire male» profetizzò
Crilin, il quale per ovvi motivi non era per nulla contento.
«Meglio avere
Freezer vivo per
un giorno che finire tutti cancellati» ribatté
Goku.
«Questo non
è da te» si fece
avanti Vegeta «Non sei sicuro di te stesso come al solito.
Possiamo vincere
anche senza coinvolgere quel bastardo!» esclamò,
guardandolo dritto negli occhi
«… giusto?»
Goku non rispose.
“Questo lo
definirei un no. Aspetta:
cosa c’è laggiù?” si
domandò Anise, alla quale sembrava di aver notato uno
strano movimento in lontananza, dietro una palma del giardino di Bulma.
Aguzzò
la vista, scrutando attentamente in quella direzione. “Quando
si dice occhio di
lince. Avevo visto giusto… a quanto pare, abbiamo una
piccola spia”.
Avrebbe potuto lasciar
perdere e
mangiare dell’altro gelato, o avrebbe potuto far notare
l’intruso a qualcun
altro, ma un pensiero casuale appena venuto a galla nel suo cervello le
suggerì
che forse doveva a Beerus qualcosina, per quel che gli aveva
già fatto e per
quello che -forse- gli avrebbe fatto
in futuro.
«Bulma, potrei
usare il bagno?»
chiese con gentilezza alla padrona di casa, subito dopo aver intascato
il
cucchiaio col quale aveva mangiato il gelato.
“Perché
portare un cucchiaio in
bagno?” si chiese Whis, avvedutosi della mossa.
«Certo! Sai
già dov’è».
La lince
ringraziò e corse
rapidamente in casa, per poi scomparire nella prima superficie
riflettente che
trovò.
“Chi
può aver inviato qui una
spia?” si chiese una volta nella Dimensione degli Specchi,
mentre si lanciava
in caduta libera verso l’uscita che desiderava.
“L’Universo con il mortal level
più basso è il nono, ma l’Hakaishin
Sidra non ha fama di possedere chissà quale
furbizia. Una mossa così subdola me la aspetterei
più dall’Universo Quattro:
non è forse conosciuto come l’Universo dei
complotti? Del resto avevo già
ipotizzato che qualcuno potesse approfittare delle lacune nel
regolamento”.
Saltò fuori dalla
Dimensione,
atterrando silenziosamente sull’erba.
“Se non erro,
quello è un Nibrit
del quarto Universo. La razza che quando effettua un power up si
trasforma in
una sorta di volatile” pensò Anise, dando
un’occhiata alla spia “Potrebbe
essere piuttosto forte, ma del resto non ho mai pensato di affrontarlo
in uno
scontro diretto”.
Tirò fuori il
cucchiaio e lo
lanciò contro la spia, il guerriero del quarto Universo di
nome Ganos, il quale
non si avvide di nulla…
«MA
CHE ACCIDENTI?!-»
O per meglio dire, non si
avvide
di nulla fino a quando si sentì colpire leggermente da
qualcosa e si ritrovò
subito dopo a precipitare nel vuoto all’interno di un mondo
fatto della stessa
materia di cui sono fatti i peggiori incubi, quintessenza del caos,
composto
interamente di specchi.
«Dove sono finit- argh!» gridò, quando
due grossi
dodecaedri di specchi provarono a schiacciarlo tra loro «BASTA!» urlò,
scagliando loro contro due potenti raggi energetici.
I dodecaedri si ruppero in
milioni di schegge, ma Ganos non ebbe tempo di sentirsi soddisfatto:
quel
nugolo di frammenti si radunò in uno sciame, e la prima cosa
che fece fu
attaccarlo senza pietà.
Ganos gridò
ancora, tentando
inutilmente di centrare quelle schegge che tuttavia si allontanavano le
une
dalle altre a ogni suo colpo, evitandolo, mentre a lui non veniva
risparmiata
alcuna ferita.
Un colpo al mento
assestatogli
da una serie di prismi proveniente da sotto di lui riuscì
infine a metterlo al
tappeto, facendolo cadere rovinosamente su una larga e liscia
superficie circolare.
«Si può
considerare la
Dimensione degli Specchi una creatura viva, dotata di un proprio
sistema
immunitario. Per lei, tu sei il batterio da eliminare».
Nel sentire quella voce
femminile priva di qualunque emozione, Ganos riaprì gli
occhi, e barcollando un
po’ riuscì a rialzarsi in piedi. «Mi hai
gettato qui, mi hai attaccato di
sorpresa, abbi almeno il coraggio di mostrarti!»
urlò, tenendo d’occhio gli
infiniti specchi che avevano iniziato a vorticare attorno a lui.
«“Abbi
il coraggio di
mostrarti”, disse il guerriero dell’Universo
Quattro mandato da Lord Quitela a
spiarci. Devi essere arrivato qui solo da poco, o ti avremmo notato
prima: il
tuo Hakaishin deve averlo messo in conto, e averti mandato qui
all’ultimo
minuto proprio per questo motivo… quindi non puoi aver
sentito nient’altro se
non della resurrezione di Freezer, e del motivo dietro questa
scelta».
Ganos non riusciva a capire
da
dove provenisse la voce, tutti quegli specchi lo confondevano e gli
impedivano
di vedere il gigantesco pendolo a forma di falce affilata che
ondeggiava con forza
svariati metri sopra di lui, su un’estremità del
quale la lince, sicura di non
poter cadere in alcun modo, stava tranquillamente in piedi.
«Ora, spia
dell’Universo
Quattro, cosa dovrei fare di te?» mormorò Anise,
indifferente al fatto che
Ganos avesse ricominciato a combattere una battaglia contro la
Dimensione
intera.
A giudicare dal modo in cui
aveva risposto agli attacchi della Dimensione degli Specchi, il Nibrit
era
piuttosto forte, quindi poteva anche essere uno dei dieci guerrieri
scelti da
Quitela per il Torneo. Fosse stato così sarebbe stata una
mossa imprudente
mandarlo in giro a spiare le persone, ma del resto essere colto sul
fatto non
era nei progetti.
“Se fosse come
penso, e morisse
qui, il gioco di Quitela si ritorcerebbe contro lui stesso”.
Tuttavia, per quanto fosse
forte
non era al livello di persone come Son Goku, o come il marito di Bulma
Brief,
ai quali attacchi come quelli subiti dal Nibrit non avrebbero fatto
proprio
nulla; tra questo e la leggerezza con la quale era stato mandato
lì, era da
presumere che fosse un componente sostituibile. Ucciderlo avrebbe
arrecato
all’Universo Quattro un danno di poco conto.
“E se la spia non
torna da lui,
Quitela capirà comunque che questo è un Universo
da non sottovalutare, e
potrebbe decidere lo stesso di prendere contromisure. Magari non
direttamente,
perché fare qualcosa di più
‘grosso’ potrebbe rientrare in quel poco che le
regole non ammettono, quindi forse farebbe in modo che se ne occupino
altri… ma
sto divagando, e quali che possano essere queste
‘contromisure’ non sarebbero
nulla di chissà quanto problematico, specie pensando che, a
detta di Beerus,
Goku può far venire qui Zeno premendo un bottone”
si disse “Tornando al
discorso principale, credo che in considerazione di tutto
questo-”
«TI
HO DETTO DI MOSTRARTI, MALEDIZIONE!»
urlò Ganos da sotto, mentre
veniva attaccato dall’ennesimo sciame di schegge.
«Immagino che
chiederti di
urlare in silenzio sarebbe poco carino, oltre che poco
sensato» la
Lusan fece spallucce «E comunque ho appena
deciso cosa fare di te. Avevo pensato di ucciderti» gli
rivelò «Che tu muoia
ora o venga cancellato in seguito non fa differenza. Ma sarebbe stato
abbastanza inutile, per cui mi limiterò a farti una semplice
domanda, per poi
lasciarti andare via praticamente illeso: c’entri qualcosa
col fatto che un
guerriero della nostra squadra si è addormentato?»
Se così fosse
stato avrebbero
avuto una vaga possibilità di poter mettere in
difficoltà l’Universo Quattro, e
non sarebbe stato un male; quello non era tra i suoi Universi
preferiti, e
Beerus e Quitela non andavano molto d’accordo, tanto per
usare un eufemismo.
Così facendo non avrebbe più pensato di
“dovere” qualcosa al suo ex compagno.
«Dopo tutto questo
ti aspetti
veramente che te lo dica?!» rise Ganos «Sei una
povera idiota!»
Gli specchi sopra di lui si
diradarono, e quando alzò lo sguardo vide finalmente
l’enorme lama lucente del
pendolo, nonché la figura snella di Anise sopra di esso.
«Varder
sreap» disse la Lusan, artigliando l’aria
con una mano.
«Che stai dicend -AAARGH!»
La superficie lucida sotto i
piedi del guerriero era diventata vischiosa come catrame, e da essa si
era
creato un numero indefinito di grossi filamenti che in un batter
d’occhio
l’avevano assaltato, scattando contro di lui come serpenti
infuriati,
stringendolo, soffocandolo e, da quando su di essi nacquero delle
lunghe spine
ricurve, anche ferendolo; da questi filamenti poi se n’erano
originati altri,
su cui avevano fatto la loro comparsa degli eleganti boccioli di rose,
che si
aprirono appena vennero bagnati dal sangue caldo del Nibrit.
«Ne spezzi uno, se
ne formano
altri tre» disse Anise vedendo Ganos lottare, mentre un ramo
di “varder sreap”
-rose rampicanti- le si formava tra le mani,. «E tu hai
commesso lo sbaglio di
non trasformarti in tempo utile. Ti ripeto la domanda, per poi
lasciarti andare
via un po’meno illeso di prima: c’entri qualcosa
col fatto che un guerriero
della nostra squadra si è addormentato?»
«CREPA!»
urlò Ganos, mentre dei rami neonati di rose laceravano il
suo volto.
«Ami complicarti
l’esistenza,
allora. Lav a ddrychau».
Il guerriero non
capì bene quale
gesto avesse fatto con le mani, ma vide benissimo che gli specchi si
stavano
rapidamente disponendo lungo il bordo del
“pavimento” circolare vischioso sul
quale si trovava, saldandosi strato dopo strato uno sopra
l’altro, esattamente
come se si fosse trattato di mattoni; alla fine, tutt’intorno
a lui si era creata
una struttura che
somigliava
tremendamente a un pozzo piuttosto profondo.
«Questa
è l’ultima chance che
avrai» lo avvisò Anise «Ti consiglierei
di sfruttarla».
«C-credi che mi
faccia paura
l’idea di rimanere in fondo a questo pozzo?!»
sbottò Ganos, sempre stretto
dalle “rose”. «Non mi lasceranno qui,
qualcuno verrà a prendermi!»
«Se credi che il
tuo Hakaishin
verrà a liberarti, o manderà chicchessia, ti
sbagli. Sei rimpiazzabile. Non
conti niente per lui, o non ti avrebbe spedito qui. La sola
possibilità che hai
di sopravvivere è rispondere alla mia domanda».
Ganos si
divincolò ancora, senza
distogliere lo sguardo dalla lince che stava mormorando qualcosa, e
facendo
strani gesti nel mentre; a guardar bene, stava dando forma a un
condotto che partiva
da un punto abbastanza lontano e terminava con un’imboccatura
chiusa proprio
sopra il pozzo.
«Ci hai visto
giusto: quello in
cui ti trovi è un pozzo» disse Anise, che ora
camminava perpendicolarmente
lungo la lama del pendolo. «Tuttavia manca ancora una cosa...
bats’ um».
L’imboccatura si
aprì, e da essa
uscì un immenso getto d’acqua salata che cadde
dentro il pozzo, iniziando a
riempirlo con rapidità. Evidentemente Anise aveva creato un
collegamento con
una delle uscite legate a uno specchio d’acqua.
«Cosa… NO!» gridò Ganos,
moltiplicando i suoi sforzi di liberarsi quando
sentì che l’acqua era già arrivata alle
ginocchia.
«Ti ripeto la mia
domanda per
l’ultima volta: c’entri qualcosa col fatto che un
guerriero della nostra
squadra si è addormentato? Rispondi, o annegherai come un
topo… per fedeltà a
un altro topo» aggiunse la Lusan «A pensarci bene,
fa quasi ridere».
L’acqua ormai era
arrivata
all’altezza del petto del Nibrit, il quale iniziava a
spaventarsi davvero
avendo compreso che quella donna non scherzava affatto, ed era davvero
pronta
ad annegarlo. «Io… io non c’entro! Non
c’entro col maledetto tizio che si è
addormentato!» gridò, con gli occhi fuori dalle
orbite, cercando di tenere
sollevata la testa «Non
c’entro! NON-»
L’acqua gli
entrò in bocca, e dopo
pochi attimi lo ricoprì completamente.
Guardando in alto riusciva
ancora a vedere l’immagine lontana e distorta della lince, e
iniziò a chiedersi
se fosse davvero il suo destino morire in quel modo indegno, prima di
potersi
rendere veramente utile per il proprio Universo, prima di poter fare la
sua
parte nel Torneo del Potere.
Poi successe: le rose lo
lasciarono andare, e lui si sentì risucchiare verso
l’alto. Quando venne
aspirato dal condotto ebbe a malapena il tempo di rendersene conto, e
inizialmente non capì neppure di essere, ormai, fuori dalla
Dimensione degli
Specchi.
Tutto quel che sentiva
attorno a
lui era acqua, tutto quel che vedeva era nero puro, ma per disperazione
provò a
nuotare, a salire, e infine, con sua sorpresa e immenso sollievo,
trovò l’aria.
Tossì e si
guardò attorno,
incredulo: si trovava vicino alla riva di una spiaggia poco lontana
dalla città
in cui era stato inviato da Lord Quitela. Era salvo! Ferito,
spaventato, ma
salvo.
Raggiunse la spiaggia
sabbiosa e
crollò steso a terra, tastando una delle tasche in cerca del
comunicatore che
il suo Hakaishin gli aveva dato prima di partire. Trovandolo al suo
posto, si
sentì quasi miracolato.
Lo tirò fuori con
lentezza,
perché l’effetto dell’adrenalina stava
svanendo e gli restavano ben poche
forze, ma non si preoccupò troppo: era consapevole che Lord
Quitela avrebbe
potuto farlo curare in tempo record.
Portò il
comunicatore davanti
alle labbra, premette un pulsante. «Lord
Quitela…» mormorò «Sono
pronto per il
ritorno».
Nel frattempo, alla Capsule
Corporation, Anise era uscita dalla Dimensione degli Specchi, e una
volta
recuperato il cucchiaio era tornata in casa; doveva pur sempre dare
l’impressione di essere davvero andata in bagno.
«Lord Beerus
iniziava a
preoccuparsi. È stata assente per vari minuti».
Whis. Doveva aspettarsi di
essere “intercettata” da lui, che di certo si era
accorto del furto del
cucchiaio, e probabilmente aveva anche trovato una scusa per
allontanarsi e
osservare dal bastone quel che aveva fatto. «Ho avuto da
fare, Whis, ma è tutto
a posto».
«Lo so. Ho visto».
Appunto.
La Lusan prese con
delicatezza
una mano dell’angelo, e poggiò il cucchiaio sul
palmo. «Torniamo dagli altri».
Whis strinse il cucchiaio.
«Direi sia il caso».
Capitolo lungo.
Molto lungo.
Mea culpa, mi sono dilungata
senza rendermene conto, e sappiate che ho anche tagliato un pezzo! :*D
Per il resto, vi avevo
promesso
un minimo d’azione in più, e… niente,
ci ho provato :*D quanto al disegno qui
sotto, mi sa che non richiede spiegazioni.
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
10
♦♦♦
Varie centinaia di milioni di anni or sono… ♦♦♦
«Non
sono molto convinto».
«Andiamo,
so benissimo quanto è
grande la tua voglia di avermi attorno: pari o inferiore a zero,
più o meno»
dice la lince, e allarga le braccia «Hai finalmente tra le
mani un Hakaishin
forte quanto quello dell’Universo Undici, se non di
più, non vuoi una Iarim
Neiē o una Neiē a mettersi in mezzo nel vostro rapporto tra maestro e
allievo,
e io non intendo avere a che fare con questo
Beerus, che distrugge mia sorella e tutto quel che ha da
dirmi è “Vado a
dormire per un anno, vedi di fartela passare”! Davachanut’yun
e!»
Letteralmente,
"Che si fotta". Whis alza gli occhi al cielo.
«Non sia così volgare».
«Saresti
volgare anche tu se il
tuo ormai ex compagno uccidesse tua sorella e poi dicesse quel che lui
ha detto
a me!... o forse no, voi angeli siete tutti strani. Ad ogni modo, Whis,
te lo
chiedo ancora una volta: aiutami ad andare via. Sei il solo che possa
farlo».
L’angelo
mordicchia un biscotto.
Ecco, l’abilità in cucina è una delle
poche cose di Anise che apprezzi; peccato
che lei non voglia condividere le sue ricette. «Lei
è consapevole di quale
sarebbe la reazione di Lord Beerus se io accettassi di aiutarla a
“morire”?»
«Se
la prenderà a male per un
po’di tempo, poi troverà un’altra Iarim
Neiē da portarsi appresso, o forse no
perché glielo impedirai, ma comunque gli
passerà».
Lo
dice senza alcun tremore
nella voce, senza una lacrima, senza occhi lucidi, come parlasse di un
problema
matematico. Prima di innamorarsi di Beerus è sempre stata
piuttosto
“controllata” nel manifestare le sue emozioni, e
quanto accaduto sei mesi prima
non ha fatto che riportare a galla questo aspetto.
Whis
solleva un sopracciglio.
«Lo pensa sul serio? Devo ricordarle cos’era
disposto a fare per lei circa due
anni e mezzo fa, sentendola dire che non era convinta di voler
diventare
immortale?»
«Me
lo ricordo benissimo, e
ricordo anche chi mi ha spinta a dissuaderlo, Whis.
Scambio di favori: tra me e te funziona così, no? E infatti
Beerus non ha lasciato tutto, ed è ancora un Hakaishin.
Altro infuso?» domanda la giovane, sollevando la
teiera.
«Sì,
grazie» annuisce Whis,
mentre la sua tazzina viene riempita.
«Comunque,
due anni e mezzo fa è
due anni e mezzo fa, adesso è adesso, e di me non gli
importa più granché. Lo
ha dimostrato molto bene. Whis, aiutami» ripete ancora, con
una nota di
preghiera nella voce «Fallo, e non mi vedrai mai
più».
«Se
Lord Beerus la prendesse
meno bene di quanto lei creda? Se poi lei si pentisse essere andata via
e
volesse tornare, presa dalla nostalgia o per non rimanere sola,
immortale tra
mortali?»
«Se
Beerus dovesse “prenderla
meno bene di quanto credo” avrai un’occasione
d’oro per far sì che ti si
attacchi ancor più di quanto abbia già
fatto» gli fa notare la Lusan «E potrai
manovrarlo e influenzarlo più di quanto tu faccia adesso.
Quanto al resto, la
solitudine non mi ha mai fatto paura, e posso avere nostalgia del
Beerus di
quattro anni fa, ma quel Beerus non esiste più. Al suo posto
c’è uno
sconosciuto che gli somiglia, e che io odio».
«Oh,
non sia melodrammatica.
Posso capire che la perdita di sua sorella le provochi dolore, ma le
ricordo
che intendeva ucciderla. Di suo!» aggiunge
l’angelo, spietato «Perché sebbene
Rubedo ora si sia trasferito nel suo corpo, Lady Anise, lei non ha
istinti
omicidi. Sbaglio?»
«Momentaneamente
a dir la verità
ne ho qualcuno, Whis. Ma non
cambiamo
discorso: se resto qui, ci sono almeno delle minuscole
possibilità che al suo
risveglio Beerus mi lasci in pace?»
Whis
scuote il capo. «Al
contrario, vuole prenderla e portarla in casa nostra!»
sospira.
«Se
mi aiuti ti do tutte le mie
ricette. Tutte. Biscotti, torte,
infusi, quello che vuoi».
L’angelo
è visibilmente tentato:
liberarsi di una persona poco gradita e guadagnarsi quelle ricette
è molto
allettante. Ciò nonostante ha ancora una domanda,
perché vuole che Anise scopra
tutte le sue carte. «Se non la aiutassi, invece, cosa farebbe
al risveglio di
Lord Beerus?»
La
lince esita, lo guarda negli
occhi. «Tu vuoi davvero che lo dica?»
«Sì».
«Gli
direi di ogni singolo
scambio di favori, e anche di quel che abbiamo fatto due anni fa. Non
so quali
sarebbero le conseguenze per me, ma credo che tu potresti dire addio al
tanto
caro rapporto maestro/allievo».
Whis
sorseggia l’infuso. Sa che
la ragazza fa sul serio, sa che non ha tutti i torti, e lui in effetti
non ha
proprio voglia di affrontare seccature del genere, non quando potrebbe
darle
una mano a fuggire facendo relativamente poco, per di più
ottenendo tutto ciò
che desidera, ricette incluse.
Sì,
conclude, tutto sommato si
può fare. «Creerò
un’astronave che funzioni in modo simile al nostro cubo, che
lei già conosce: con quella potrà muoversi tra
gli universi. Vada nell’Universo
Otto e raggiunga il pianeta verde 333-B, ritengo che quel posto vada
bene per
ricominciare. Per tutti coloro che mi chiederanno di lei,
sarà morta. Per tutti
coloro che forse chiederanno di lei a Vados, sarà morta. Non
farò nulla più di
questo. Lei, dal canto suo, non ci renda due bugiardi».
Anise
ha ottenuto quello che
voleva, ma il suo viso non esprime gioia, né soddisfazione.
«Fai già molto.
Grazie».
La
consegna delle ricette
avviene rapidamente.
C’è
chi per tradire chiede
trenta denari, e chi invece si accontenta di molto meno.
▲●▼ Il presente - Universo 4
▲●▼
«Ti
sei fatto cogliere sul fatto! Possibile?!» sbottò
L’Hakaishin Quitela dall’alto di quello che era in
tutto e per tutto il suo
“trono”, rialzato da terra non di poco, e ai lati
del quale aveva posto due
grandi statue raffiguranti egli stesso. «Ti affido una
semplice missione di
spionaggio e proprio tu, tanto esperto da essere stato selezionato come
membro
della squadra di questo Universo, ti fai scoprire come
l’ultimo degli
imbranati! Hai persino osato tornare qui ferito! Ritieniti fortunato
che il
Torneo sia alle porte, e dunque abbia ordinato a Cognac»
indicò l’angelo «Di
curarti».
«Fino
a quel momento era andato tutto come previsto, non mi
aveva visto nessuno e stavo per tornare tranquillamente qui»
disse Ganos, inginocchiato,
cercando di imbastire una debole -se non nulla- difesa «Poi
però mi sono
ritrovato in quel posto non so come e-»
«“E”
per poco non ti fai annegare, ho già ascoltato questa
storia» lo interruppe Quitela
«C’è di buono solo che
l’Universo Sette
dev’essere disperato il giusto, per finire col resuscitare un
morto!»
«Io
non lo sottovaluterei, Lord Quitela» si permise di dire
il Nibrit «Trattasi del Changelong di nome Freezer, il
tiranno».
Quitela
divenne pensieroso. «Tirano fuori dall’inferno
l’Imperatore
del Male, eh? Khe-khe-khe!» rise
«Non
sarà comunque un problema, ho già in mente come
occuparmi di lui. Scusa tanto,
Beerus… ma devi sparire!» esclamò, con
un sogghigno «Se l’è sempre tirata
tantissimo senza averne veramente motivo. Champa si è preso
anche la simpatia
che spettava a lui, oltre alla ciccia. Non ho mai sopportato Beerus,
sapete?»
«Credo
lo sappiano anche i muri» mormorò Cognac, alzando
gli
occhi al soffitto.
«Hai
detto qualcosa, Cognac?» lo apostrofò il dio.
«No».
«Lo
immaginavo. Ganos! Prima di congedarti, dimmi un
po’com’era fatta questa tizia che ti ha
aggredito».
Nulla di
più facile: intrappolato da quei fiori, aveva avuto
modo di osservarla più che bene. «Non so a quale
razza appartenesse, ma
ripensando a orecchie e coda direi che forse era una specie di felino.
Era
bianca, aveva i capelli argentati, e indossava vestiti bianchi e blu.
Aveva
anche qualche ornamento dorato».
Quella
descrizione aveva mosso qualcosa nella mente di
Quitela, ma era qualcosa di talmente lontano che non riusciva ancora a
identificare cosa fosse, motivo per cui rimase in silenzio. Felina con
abiti
bianchi e blu. Bianchi
e blu…
«Se
devo dirla proprio tutta, i suoi abiti avevano una vaga
somiglianza con i suoi, Lord Quitela. Per la cintura»
aggiunse Ganos.
Con quel
particolare giunse l’illuminazione.
Assurdo.
Possibile?...
«Cognac,
trova immediatamente una fotografia del
diciottesimo compleanno di Champa in cui si vedano tutti coloro che
erano
presenti!» gli intimò «Non provare a
protestare, non me ne importa nulla se è
vecchia centinaia di milioni di anni, chiaro?!»
L’angelo
non lo degnò di uno sguardo né di un sospiro,
limitandosi a materializzare la foto richiesta grazie al bastone.
«Eccola, Lord
Quitela».
Il dio la
agguantò, fece cenno a Ganos di avvicinarsi, e
infine indicò una persona ritratta nella foto.
«Per caso la donna era questa
qui?»
«Esatto!»
esclamò Ganos.
A quel punto
Quitela iniziò a ridere, ridere, e ridere
ancora, fino alle lacrime. Che cosa patetica e ridicola da parte di
Beerus! Era
davvero andato a tirare fuori dalla tomba anche la ragazzina che si era
sbattuto centinaia di milioni di anni prima? Sul serio? Quanto era penoso.
Quanto era sciocco.
“Come dici? Non ti sento, da quassù”.
... quanto
sarebbe stato meglio, se quella "simpaticona" più alta di
lui fosse
rimasta nella tomba. «Puoi andartene, Ganos»
concluse Quitela, con un cenno
della mano. Quando il Nibrit se ne fu andato, diede
un’occhiata a Cognac.
«Torniamo alle cose serie, e mettimi in contatto con
l’Hakaishin Sidra
dell’Universo Nove: abbiamo un Changelong redivivo da
rispedire immediatamente
nell’aldilà».
♦♦♦
Circa
mezz’ora dopo- Universo 7 ♦♦♦
“Certe
cose non cambiano. Altre,
invece, sì”.
Goku
era andato a prendere
Freezer, a breve redivivo; quel problema era stato risolto, quindi Whis
poteva
permettersi di divagare mentalmente più di quanto facesse di
solito, e i suoi
pensieri al momento riguardavano la donna che gli sedeva accanto.
Grazie
al bastone aveva potuto
dare un’occhiata veloce a quel che aveva combinato, e se
centinaia di milioni di anni
fa quella lince non avrebbe torturato qualcuno neppure se avesse avuto
modo di
farlo, adesso non si poneva problemi a riguardo, tanto da aver
infierito su quella
spia del Quarto Universo con grande nonchalance. Whis non aveva visto
sadica
soddisfazione sul suo volto, né altro che non oscillasse tra
impassibilità e
noia, ma non era convinto che fosse una buona cosa.
“Il
solo aspetto positivo di
tutto questo è che abbia agito per l’Universo
Sette, anche se non riesco a
capire perché, considerando quanto gliene importa. Forse non
vale neppure la
pena pensarci sopra” concluse.
Non
le aveva neppure chiesto
ulteriori spiegazioni, non le aveva chiesto quali elucubrazioni avesse
ricavato
da quanto visto e accaduto, perché non le voleva neppure
conoscere.
La
sola cosa certa era che
quella spia del quarto Universo non c’entrava nulla col fatto
che il Majin si
fosse addormentato: aveva visto la verità negli specchi
quando il Nibrit lo
aveva dichiarato, proprio come l’aveva sicuramente vista
Anise. Chissà se
quest’ultima avrebbe lasciato andare la spia come promesso,
se le cose fossero
state diverse!… ormai non era più sicuro della
risposta.
Guardò
Lord Beerus, che stava
inutilmente cercando di convincere Anise a mangiare un budino
-“No, ho detto! I
budini non mi piacciono affatto, sono viscidi!”, “Eretica!”- e fece un sospiro.
Beerus non era riuscito a conoscerla
in tutti i suoi aspetti nemmeno in gioventù e, dopo
un’eternità passata a
girare in lungo e in largo facendo e vivendo non sapeva cosa,
chissà quanti
erano diventati, questi “aspetti”.
In
quel momento, un velivolo
della Capsule Corporation atterrò in giardino: erano Crilin
e C18, i quali
erano andati a prendere C17 nell’isola della quale era il
guardiano.
«Ragazzi»
esordì Gohan «Mi
rivolgo a tutti voi: so che in passato sono successe molte cose, ma
dobbiamo
dimenticarcene, se vogliamo vincere. Facciamo del nostro meglio come
squadra!»
«Non
avremo bisogno del lavoro
di squadra, se li sconfiggerò tutti quanti da
solo!» esclamò Vegeta, con convinzione.
«Ma
dai…» sospirò Bulma.
Dal
velivolo scese C17, e Junior
volò immediatamente davanti a lui. Per qualche attimo si
guardarono,
studiandosi, di certo ricordando i tempi passati…
«Sei
diventato più forte di
quanto fossi in passato» disse il namecciano.
«Vero»
rispose l’androide «E
tu?»
Nessuno
dei due disse più
alcunché per un po’, finché Junior tese
la mano destra. «Il tuo aiuto è
prezioso per noi. Grazie».
C17,
dopo un breve istante di
sorpresa, sorrise. «Per me è un piacere»
disse, e strinse la mano.
Vedendo
che le cose si erano
messe bene, Gohan sorrise. “Grazie, Junior”
pensò, felice che il suo maestro
avesse deciso di seguire le sue parole e accantonare i vecchi rancori.
Anche
il Genio delle Tartarughe
fece il suo curioso arrivo su un guscio di tartaruga roteante,
atterrando sul
prato. «Eccomi qua».
Gohan
corse a salutarlo.
«Maestro Muten! Ti aspettavamo».
«Mi
scuso per il ritardo» disse
il vecchio, per poi dare un’occhiata a Gohan «Ti
trovo in forma».
Il
giovane Saiyan sorrise, felice
di sapere che il suo periodo di allenamento assieme a Junior aveva dato
risultati visibili.
«Ora
mancano solo Kaaroth e la
carogna» borbottò Vegeta.
«Questo
Freezer dev’essere
proprio terribile» commentò Anise «Quel
che mi ha detto Chichi non era positivo,
Vegeta non fa che definirlo
“carogna”…»
«Lo
è» confermò Beerus «Al punto
che non mi stupirebbe se la sua pessima reputazione fosse conosciuta
anche in
altri Universi, o in ogni parte dell’oltretomba stessa,
considerando quante
persone sono finite lì a causa sua. Se fosse stato possibile
adottare altre
soluzioni, avrei preferito lasciarlo nel suo campo fiorito».
«Per
curiosità, quando lo hai
conosciuto?» gli domandò la Lusan.
«Parecchi
anni fa. Già prima di
lui, quello del clan Cold era un impero in espansione che ai tempi
comprendeva quasi
l’intera galassia» le spiegò il dio
«Poi entrò in scena Freezer, e
l’espansione
divenne ancora più rapida. Volli conoscere quel cosiddetto
“ragazzo prodigio”.
Voglio essere onesto con te» abbassò molto la voce
«Per un po’siamo andati
d’accordo. Lo usai perfino come “agente di
distruzione”, mandandolo a svolgere
il lavoro al posto mio. Poi però si mise in testa di potermi
battere, e dovetti
rimetterlo al suo posto. Lo risparmiai solo perché il frozen
yogurt che mi aveva
offerto a ogni visita è tuttora il più buono che
abbia mai mangiato».
Ci
stava, era in linea con i
suoi attuali schemi comportamentali. «Capisco».
«La
cosa non sembra sorprenderti
più di tanto» osservò Beerus.
«È
così. Apprezzo davvero la tua
onestà nel raccontarmelo» disse Anise, ed era la
verità.
«Ripartire
nascondendo cose
significherebbe ripartire male» replicò lui, nella
più totale ingenuità.
«Sagge
parole, Lord Beerus»
annuì Whis «Veramente molto sagge».
Se
Beerus avesse potuto vedere
la verità nei riflessi, avrebbe visto quello di Anise fare
facepalm e quello di
Whis stringersi nelle spalle. Era piuttosto tragicomico.
«Parlando
d’altro: quella storia
del mortale che non può essere battuto neppure da un
Hakaishin, quella di cui
parlavate prima, è vera?» indagò Anise.
«Sinceramente
non lo sappiamo»
ammise Whis.
«Ma
tieni sempre presente che se
anche esistesse e non potesse essere battuto, potrebbe sempre essere
distrutto»
le ricordò Beerus «Non devi temere per la tua
incolumità, non per queste ragioni».
«Non
temo per la mia incolumità.
So di essere al sicuro».
Lord
Beerus fu molto felice di
sentirle dire una cosa simile. Non era stato pronto a salvarla quando
era
morta, ma sapere che lo riteneva in grado di evitare il ripetersi di
una cosa
del genere -Zeno permettendo- era un gran sollievo. Sorrise.
«Bene».
«Sul
serio, dove diavolo è
Kaaroth?! Può utilizzare il teletrasporto, e Freezer ormai
dovrebbe essere
tornato in vita!» iniziò a spazientirsi Vegeta.
«Magari
c’è stato qualche
problema durante il processo di resurrezione»
ipotizzò Bulma.
«Oppure
c’è stato qualche
“problema di Goku”, che si sarà messo a
perdere tempo come suo solito!» sbottò
Beerus, contagiato dal nervosismo del Saiyan «Se non torna
con Freezer entro
cinque minuti, andrò da loro personalmente e li
porterò qui entrambi a suon di
calci nel didietro, avete la mia parola».
«Basta
solo che il problema non
sia Freezer. Nel senso, non vorrei che fosse riuscito a fare qualcosa a
papà»
disse Gohan, vagamente allarmato «So che è stato
proprio lui a spedirlo
nell’inferno l’ultima volta, ma Freezer
è una canaglia, e papà ha il viziaccio
di abbassare la guardia».
«Questo
purtroppo è vero»
concordò Junior «E Freezer è
l’ultima persona con la quale è consigliabile
farlo».
«Quando
è pronto per andare me
lo faccia sapere, Lord Beerus» disse Whis.
«Quindi
tu pensi sia il caso?»
Whis
fece spallucce. «Magari».
L’Hakaishin
si alzò dalla sedia
con uno sbuffo. «Chiarissimo e diretto come sempre, Whis.
Andiamo» disse
«Anise, tu…»
Era
conveniente portarla con sé,
sapendo che c’era di mezzo Freezer? E se…
Si
riscosse immediatamente,
dello stupido dandosi a più riprese, perché era
ovvio che stando accanto a lui
e a Whis non le sarebbe potuto succedere nulla, neppure con cento
Freezer. Non
poteva permettere che una paura di origini antiche lo rendesse
insicuro, se mai
il contrario: doveva essere ancor più forte, più
sicuro e più divino (?), anche
per lei.
«Vieni
con noi» completò «Prendi
a braccetto Whis».
«Mi
mancavano questi momenti in
cui sembravamo una coppia di comari, Whis» disse la Lusan,
obbedendo a Beerus
senza fare storie.
“A
me per niente” pensò
l’attendente, senza dare voce ai propri pensieri.
Lord
Beerus mise una mano sulla
spalla dell’angelo, e grazie all’incredibile
velocità di questi arrivarono a
destinazione pochi attimi dopo.
“Allora
il figlio di Goku aveva
ragione” fu la primissima cosa che pensò Beerus,
vedendo Goku inglobato da
quella che sembrava in tutto e per tutto una sfera fatta di energia di
distruzione; Volgendo poi lo sguardo verso Freezer fece appena in tempo
a
vederlo disintegrare in una mano quello che sembrava essere in tutto e
per
tutto un comunicatore, forse di fattura angelica, ma di quel dettaglio
non era
certo.
Si
avvicinarono tutti e tre al
Saiyan, che sembrava essere davvero in difficoltà.
Beerus
si fece ulteriormente
avanti. «Che cosa diavolo stai combinando?»
Detto
ciò, un suo soffio
poderoso fu sufficiente a liberare Goku dalla sua trappola -facendola
esplodere
in alto nel cielo- e anche a dare dimostrazione di chi era, e sarebbe
sempre
stato, il più potente. Se Lord Beerus voleva mettersi in
mostra, ci era
decisamente riuscito...
“Quell’energia
di distruzione
deve provenire da qualche parte, e il Changelong stava parlando con
qualcuno
che si trovava lontano da qui. In più, anche se di cadaveri
non se ne
vedono, si sente l’odore del sangue. Opzione uno:
l’Universo Quattro ha tentato
di prendere contromisure nonostante io abbia sorpreso la spia, forse
credendo
che proprio per questo motivo noi avremmo pensato che non ci avrebbero
provato”
ragionò Anise “Opzione due: avevo ipotizzato che
potesse farlo fare a qualcun
altro, senza compromettere se stesso o il proprio Universo.
L’energia di
distruzione suggerisce comunque il coinvolgimento di un Hakaishin.
L’Universo
Nove ha il mortal level più basso, e il quarto e il nono
sono Universi gemelli,
per cui, forse…”
Anche
se la sua non- proprio-
Iarim Neiē non aveva dato la minima importanza all’accaduto,
essendo impegnata
nelle proprie riflessioni.
«Che
sollievo!...» ansimò Goku,
visibilmente affaticato.
«Stavi
impiegando troppo tempo,
quindi siamo venuti a controllare» disse Beerus
«Spiegati» intimò poi a Freezer
«Quella era energia di distruzione».
Freezer
fece un sorrisetto
arrogante. «Anch’io sono stato colpito da essa, ma
non è stato un gran
problema».
«Non
è questo il punto» ribatté
Beerus, serio e quanto mai minaccioso, spostandosi in un attimo alle
spalle del
Changelong. «Spero per te che tu non stia cercando di
patteggiare con un altro
Universo».
La
sola reazione visibile di
Freezer all’atteggiamento dell’Hakaishin fu la
scomparsa del sorriso.
«No,
Lord Beerus, aspetti!»
intervenne Goku «Ë colpa mia, non avrei dovuto
abbassare la guardia!»
«Forse
il signor Freezer stava
cercando di ottenere informazioni sugli altri Universi»
aggiunse Whis.
«Forse.
Chi lo sa!» rispose l’ex
tiranno.
Beerus
a quel punto tornò a
rivolgersi al suo guerriero di punta. «Dannazione, Goku! Sei
completamente
idiota?!» lo rimproverò aspramente.
«Sì,
io… è colpa mia, ho perso
un attimo di vista il fatto che Freezer è la peggiore delle
carogne, ecco»
ammise il Saiyan, piuttosto mortificato.
«Non
sono per nulla
soddisfatto!» esclamò il dio.
Nel
dare le spalle a Freezer,
non si accorse dell’occhiata che gli stava rivolgendo
quest’ultimo. Non serviva
un genio per capire che stava meditando vendetta nei suoi confronti,
stufo di
dover abbassare la testa di fronte a qualcun altro, e sperando di avere
la
propria occasione durante il Torneo o in seguito, quando Goku -se
avesse
mantenuto la promessa che gli aveva fatto per convincerlo- lo avrebbe
resuscitato definitivamente.
«Sembra
che la carne da macello
inviata dal nono Universo fosse a tutti gli effetti tale».
Solo
in quel momento Freezer
fece caso alla donna appesa al braccio di Whis. Fosse rimasta in
silenzio
avrebbe a malapena registrato il suo volto, ma quel che aveva appena
detto lo
aveva spinto a darle attenzione, perché in teoria nessuno
eccetto lui sarebbe
dovuto essere a conoscenza di chi aveva mandato quella povera carne da
macello
-sì, la definizione era azzeccata- a compiere una missione
per la quale sarebbe
servito tutt’altro. «Nono
Universo?»
ripeté, attento a non mostrare sorpresa «Io e Son
Goku siamo stati attaccati da
un buon numero di sicari, lo ammetto, ma se fossero o meno del nono
Universo
non saprei dirlo. Stavo provando a informarmi a riguardo, ma ho dovuto
interrompere,
o Lord Beerus sarebbe stato ancor più diffidente nei miei
confronti… e credo
che lei lo conosca abbastanza da saperlo già.
Sbaglio?»
Negli
abiti di quella felide femmina
c’erano troppe somiglianze con quelli di Beerus -il quale la
stava ancora guardando
con aria piuttosto perplessa, non capendo da dove avesse tirato fuori
l’idea
dell’Universo Nove-, e a Freezer non era servito molto per
fare due più due.
La
lince si strinse nelle
spalle, rendendosi conto rapidamente che quel tizio possedeva ottime
capacità di osservazione e di mascheramento delle emozioni,
tanto da aver fatto fallire il suo tentativo di coglierlo di sorpresa.
«Citando qualcuno:
"Forse. Chi lo sa?"».
«Avremmo
potuto riuscire a
sapere qualcosa di più sull’Universo da cui
venivano, se tu non li avessi
uccisi tutti quanti senza che ce ne fosse bisogno!»
esclamò Goku, con aria di
rimprovero, rivolto a Freezer.
«Se
anche l’aveste fatto, il vero
mandante avrebbe di sicuro trovato una scusa per tirarsene
fuori» disse Anise,
e accomodò la presa sul braccio di Whis «Quanto al
resto, noi puntiamo a
vincere: morire adesso o al momento della cancellazione del loro
Universo non
avrebbe fatto differenza».
Beerus
era ancora perplesso da
prima e costretto a concordare, Whis non si aspettava un ragionamento
diverso,
ma per Goku fu una brutta sorpresa: quelle erano più o meno
le stesse parole
che Freezer aveva usato a riguardo, e non era piacevole sentirle in
bocca a
un’altra persona che fino a quel momento, per il poco che
l’aveva vista, non
gli era neppure sembrata malissimo.
«Vedi?
Pura logica» sogghignò
Freezer all’indirizzo del Saiyan, mentre si chiedeva una
volta di più se fosse
un caso e fosse semplicemente dovuto a un punto di vista in comune, o
se quella
donna stava cercando di fargli capire che “sapeva”.
Però, se sì, perché non
dire tutto a Beerus?
Forse
era il caso di
approfondire la questione, a tempo debito
-e quel tempo non era ancora giunto.
«Tu
e io dobbiamo chiudere
questa storia una volta per tutte, Freezer» disse Goku
«E ho un’idea su come
farlo».
Meno
di due minuti dopo, Goku e
Freezer erano in aria, schiena contro schiena, in attesa di dare inizio
al
combattimento che, in teoria, avrebbe dovuto dare inizio a una breve
tregua tra
di loro.
«Inizierete
al mio via!» esclamò
Whis da terra, sorridendo «Chi metterà a segno il
primo colpo, sarà dichiarato
vincitore. Tutto chiaro?»
«E
dopo questo, fatela finita!»
aggiunse Beerus «A volte è proprio snervante avere
a che fare con questa gente»
borbottò.
«Se
scomparissimo tutti, questo
non sarebbe più un problema».
«Non
mettertici anche tu,
Nissie, loro mi bastano e avanzano» sospirò Beerus
«E dopo dovrai spiegarmi per
bene cos’era quella faccenda dell’Universo
Nove».
«Dovrò
farlo dopo il Torneo, perché è una faccenda
lunga».
«Freezer,
se vincerò io voglio
che dimentichi i rancori» disse Goku «E che tu sia
nostro alleato nel Torneo
del Potere».
«Bene.
Se invece vincerò io, tu
mi lascerai fare quel che desidero».
Il
sorriso malvagio che gli
comparve sul volto non prometteva nulla di buono, ma Goku non poteva
vederlo, e
quando Whis diede il via alla battaglia tentarono subito di scagliarsi
uno
contro l’altro.
«Questo
renderà davvero Freezer
degno di fiducia?» fu la domanda retorica che Beerus fece a
Whis.
L’angelo
ridacchiò.
«Probabilmente no».
Poco
più di un minuto dopo i due
combattenti si atterrarono a vicenda con un pugno in pieno volto, e
caddero
entrambi nell’acqua, trovandosi a galleggiare vicini,
consapevoli che in realtà
quella brevissima scaramuccia non aveva risolto assolutamente niente
-come
c’era da aspettarsi.
«Quindi
ora Freezer nella sua forma Golden è
praticamente pari a Goku» osservò Beerus.
«Se
la cava bene, non trova?»
annuì Whis.
Anise
osservò i due
combattenti nell’acqua,
senza
particolare emozione. «Se fossi meno potente, Beerus, ti
direi di guardarti le
spalle. Il Changelong non ha buone intenzioni nei tuoi
confronti».
Il
dio non seppe se essere
felice dell’interesse che lei aveva mostrato per la sua
salute, o dispiaciuto
di saperla in preda, anche di poco, a un sentimento negativo quale la
preoccupazione. «Lo so. Però ricordati sempre che
io sono il Dio della
Distruzione!»
«Chissà
perché mi aspettavo una
risposta del genere».
«A
questo punto direi di
prenderli» Whis indicò Goku e Freezer «E
tornare da Lady Bulma. Il tempo del
Torneo del Potere è giunto, signore e signori!»
Ecco
il nuovo capitolo, un po’in
ritardo rispetto al solito. Il prossimo sarà
l’ultimo :)
Kussuss,
Sinkarii
Ps.1: pare che
“Changelong” sia
il nome della razza di Freezer. Quando l’ho saputo ci sono
rimasta un po’male,
essendo abituata a icejin/arcosiani :*D
Ps.2: stando alle fonti ufficiali, che un tempo Freezer e Beerus
andassero d'accordo è la verità, come lo
è che poi Freezer abbia alzato troppo la cresta, e sia stato
fortunato a essere risparmiato. Altro su questa faccenda
però non si sa, purtroppo.
Da ultimo, vi lascio un disegno di Anise fatto da una mia amica (:
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
anise11
11
“Parlando
di argomenti seri:
cosa sei in grado di fare? Puoi vedere il futuro? Il presente?
Similia?”
“Il
fatto che tu pensi che io
sia in grado di farlo mi fa capire che quelle che hai ucciso erano
davvero persone del nono Universo.
In caso contrario
la tua domanda non avrebbe senso”.
“Se
quel che ho detto ti è stato
utile, perché non rendere questo un quid pro quo? Merito una
risposta anche
solo per aver trovato un modo di comunicare senza che questa
balbettante bambocciona banda di babbuini
se ne avveda, ti pare?”
“Sì,
come io merito di scegliere
se darti o meno quella risposta anche solo per essermi accorta che il
modo in
cui battevi le dita sul tuo braccio non era casuale”.
Era
iniziato tutto poco dopo che
il Changelong era stato tirato fuori dall’acqua. Freezer
aveva incrociato le
braccia, e mentre Goku si prodigava a dirgli di comportarsi bene aveva
iniziato a battervi sopra le dita delle mani, ora dell’una,
ora dell’altra. Il
suono prodotto non era dei più flebili, e tutti quanti
quindi potevano
sentirlo, ma a fare la differenza era stata l’attitudine di
Anise allo
straniamento, che le aveva permesso di disinteressarsi ai fatti e alle
conversazioni principali e captare il tentativo di comunicazione in una
specie
di codice Morse.
Trovando
l’idea piuttosto degna
di nota -specie perché nemmeno Whis sembrava essersene
avveduto- aveva deciso
di rispondergli con le dovute cautele, e da lì avevano
continuato a comunicare
in maniera quasi costante, senza smettere neppure ora che erano tornati
dal
resto del gruppo; tamburellare le dita poteva essere tranquillamente
interpretato come un tic dovuto a un’agitazione derivante da
un qualsiasi
motivo.
“Avrei
preferito una
conversazione normale, ma non mi è stata concessa. Come ha
detto il tuo
compagno? ‘Non hai il permesso di avvicinarti a lei, di
parlarle di nuovo, di
guardarla e di respirare la sua aria!’... è
davvero molto possessivo con le sue
cose”.
Quella
era una provocazione
bella e buona, ma Anise lo aveva capito e rifiutò di
cascarci, anche se in
effetti sentendo Beerus parlare in quel modo si era trattenuta
eroicamente
dall’alzare gli occhi al cielo. “Forse anche lui,
come pure tutti i presenti a
giudicare dal modo in cui ti stanno fissando, ti ritiene un pessimo
soggetto.
Chissà come mai, ‘Imperatore del Male’
è un nomignolo così tenero”.
Freezer
fece un sorrisetto maligno mentre avanzava verso il gruppo di amici di
Goku. «Bene, bene… noto molte facce familiari,
qui».
Gli
sguardi della maggior parte
dei presenti divennero ancor più ostili, e alcuni assunsero
perfino pose di
“guardia”. A nessuno di loro piaceva trovarsi
davanti Freezer, così come
nessuno avrebbe mai pensato di vederlo proprio lì, sul
terrazzo di Bulma, luogo
di abbuffate e festeggiamenti -non ultimo quello per celebrare
l’ultima
vittoria di Goku su Freezer stesso.
Beerus
affiancò immediatamente
l’ex tiranno. «Pensavo di aver chiarito che se fai
qualcosa di stupido dovrai
risponderne a me».
Freezer
allargò le braccia, con
espressione incolpevole. «Lo so bene, Lord Beerus»
disse, per poi tornare a
incrociare le braccia. “Gli piace ripetersi al punto da
essere noioso” commentò
molto rapidamente, sempre in codice “A essere sincero mi
aspettavo un ‘a me, il
Dio della Distruzione’ come conclusione della frase. Forse
non te ne sei accorta, ma ama
molto ricordare a tutti di esserlo. È egocentrico”.
Sembrava
star tentando di
metterla contro Beerus, forse perché riteneva che
ciò potesse fargli comodo in
qualche maniera, ma non aveva detto nulla di cui lei non fosse
già consapevole,
né Anise era tipo da volersi far coinvolgere nelle losche
trame di un simile
soggetto: le sole trame a cui potesse dar retta erano le proprie.
“Sei gentile
a farmelo notare”.
“So
quel che dico, lo conosco da
svariati decenni.”
Vegeta,
ignaro come
tutti
della
conversazione segreta che stava avvenendo, indicò
l’aureola sospesa sulla testa
dell’ex tiranno. «Quell’aureola da
angioletto ti sta bene, Freezer!»
Il
sorriso arrogante del
Changelong si incrinò leggermente: essere preso in giro da
quella scimmia
inutile di Vegeta, il quale un tempo era stato uno dei tanti schiavetti
ai suoi
ordini, era qualcosa di altamente irritante. Cercò di
mantenere il controllo e
riuscì decentemente nell’impresa, pur non potendo
evitare il gonfiarsi di una
vena su una tempia. Strinse maggiormente le braccia, e
riuscì a fare una
risata. «Starebbe molto meglio a te… posso sempre
regalartene una».
Il
Saiyan si mise in posizione
da battaglia. «Sì, eh?!»
«Non
provocarlo, Vegeta!» gli
intimò Junior.
«Ho
parlato al vento o cosa?!»
sbottò Beerus, rendendosi conto che i suoi avvisi di non
fare niente di stupido
erano rimasti inascoltati.
«Dai,
Freezer, falla finita…»
sbuffò Goku, avvicinandosi a questi.
«Ti
ho già spiegato che non
intendo accettare ordini da te» replicò Freezer.
“Io detesto queste luride e
schifosissime scimmie Saiyan. Un tempo anche Beerus era della stessa
idea.
Quando mi ha detto di distruggerne il pianeta, avrei dovuto anche
premurarmi di
farli fuori tutti” aggiunse, a beneficio della lince.
Quell’informazione
era del tutto
nuova. Beerus le aveva detto di aver usato Freezer come agente di
distruzione,
ma non aveva specificato di avergli ordinato di distruggere proprio il
pianeta
dei Saiyan.
Il
pianeta d’origine del
principe Vegeta, alla cui tavola Beerus aveva mangiato un numero
indefinito di volte
da quando si erano rincontrati sulla Terra.
Il
pianeta d’origine dei suoi
guerrieri più potenti, contro uno dei quali,
l’ultima volta in cui si erano
scontrati, aveva utilizzato il settanta per cento della sua
forza… e Son Goku
negli anni che erano seguiti era diventato ancora
più forte.
Se
Anise non avesse visto Goku
intrappolato in quella sfera di distruzione che Beerus aveva soffiato
via,
avrebbe iniziato a pensare che quel Changelong avesse in mano una bomba
da far
scoppiare al momento giusto: forse Goku, essendo cresciuto sulla Terra
-così le
aveva detto Chichi- non era molto affezionato al proprio pianeta
d’origine, ma
quella spazzata via restava sempre la sua gente, e dubitava che avrebbe
apprezzato sapere che Freezer era stato solo l’esecutore
materiale di un ordine
di Lord Beerus. “Ora come ora, non avere le
‘scimmie’ a combattere sarebbe
stato un problema” rispose “Per coloro che tengono
a questo Universo”.
Di
nuovo a Freezer sovvenne il
dubbio: non capiva se quella donna parlava perché sapeva
quel che si erano
detti lui e le divinità dell’Universo Nove -ai
quali aveva rivelato che non gli
importava nulla del proprio Universo- o parlava per sé.
“Non sembri troppo
dispiaciuta all’idea che questo posto e il tuo compagno
vengano cancellati”
tentò “Hai un piano per salvarti?”
“Ho
tanto menefreghismo”.
Freezer
si trattenne dal
sollevare un sopracciglio, concludendo che lei dovesse avere per forza
un piano
per sottrarsi alla cancellazione: a lui non importava nulla del proprio
Universo, ma era per il miraggio di poter emigrare altrove.
Quella
donna doveva aver patteggiato con un altro Hakaishin, che forse aveva
conosciuto in precedenza tramite Beerus, e averlo convinto a prenderla
con sé.
Forse non era stato neppure difficile, perché le sue
fattezze erano
di un tipo che di solito risultava attraente -non
per lui- e in quanto compagna di un dio sapeva già
come
comportarsi per compiacerne un altro.
«Goku,
sei sicuro di volere
Freezer come decimo componente della squadra?» gli chiese
Tien, sempre meno
convinto che quella scelta potesse portare a qualcosa di buono.
«È
tutto ok, lo terrò d’occhio
io» cercò di tranquillizzarlo il Saiyan
«E comunque non c’è nessuno con cui
rimpiazzare Bu, quindi non c’è molto altro da
fare».
«Su,
su! Manteniamo la calma»
intervenne Kaioshin il Superiore, avvicinandosi al gruppo
«Ora che siamo tutti
qui, vi illustrerò la strategia da seguire per
vincere…»
«Non
ne abbiamo bisogno!»
esclamò Vegeta «È sufficiente buttare
fuori quelli che sembrano più forti!»
«Vegeta!»
avviò a dire Gohan in
tono di rimprovero, ma la risata di Freezer lo interruppe.
«C’era
da aspettarselo, da
Vegeta» commentò il Changelong «Io
comunque condivido l’opinione».
«Vegeta,
non capisci che se
questo Universo viene cancellato spariranno anche Trunks e
Bra?!» gli ricordò
Junior.
«In
passato abbiamo avuto i
nostri problemi, ma per vincere serve il lavoro di squadra»
insistette Gohan
per l’ennesima volta.
«Gohan
ha ragione» aggiunse Goku
«Non sappiamo quanto saranno forti i combattenti che dovremo
affrontare».
«Tsk»
sbuffò Vegeta, incrociando
le braccia «E va bene. Starò a sentire quel che
hai da dire» disse a Shin.
«Bene»
sospirò lo Shinjin,
sollevato. «Allora, ascoltatemi tutti: il Torneo del Potere
è una battle royale
tra otto squadre di otto Universi. All’inizio restate vicini,
risparmiate
energia, e quando un nemico si avvicina cercate di combattere contro di
esso in
più persone: contro un nemico, combattete in due. Contro due
nemici, combattete
in tre. Evitate di battervi da soli».
«Eh?
Ma così non è un
po’scorretto?» protestò Goku, per nulla
entusiasta dell’idea.
«Noi
Saiyan siamo una fiera
razza di guerrieri. Per vincere non ci affidiamo ai numeri!»
dichiarò Vegeta.
“Le
scimmie di questo pianeta
sono assai più sveglie, se devo proprio dirla
tutta” pensò Anise, con un
sospiro.
«Scorretto
o meno, l’unica cosa
che conta è vincere!»
gridò Beerus ai
due Saiyan. A volte la voglia di prenderli a botte era veramente
tantissima:
possibile che ritenessero il loro maledetto orgoglio più
importante del destino
dell’intero Universo? Quanto accidenti erano stupidi?! Se non
fossero stati
necessari, in quel momento avrebbe desiderato fortemente che Freezer
avesse
portato a termine lo sterminio della loro razza con più
accuratezza.
«Goku
e Vegeta sono Saiyan fino
al midollo» disse Junior a Gohan «Aspettavano con
ansia questa battaglia».
«Lo
so. Bisogna prendere il
comando e incoraggiare il lavoro di squadra» rispose il
ragazzo.
«Bene!
È giunto il momento di
andare!» richiamò tutti Whis con un sorriso molto
fuori luogo, agitando una
bandierina rossa decorata con un “7” bianco.
«E
voi, niente comportamenti
egoisti! Chiaro?!» ripeté Beerus, con aria
estremamente intimidatoria.
Fatto
ciò, diede un’occhiata ad
Anise: non aveva detto praticamente nulla da quando Whis aveva tirato
fuori
dall’acqua Goku e Freezer, segno che la tensione in lei
doveva essere molto più
grande di quanto desse a vedere. Sebbene lui per primo non fosse per
nulla
tranquillo, si ripromise di fare del proprio meglio per confortarla
anche
durante il Torneo.
«E
ora prendiamoci tutti per
mano e formiamo un cerchio!» diede istruzioni Whis.
“E
io dovrei finire in una
sottospecie di cerchio dell’amicizia in cui
c’è anche Freezer?!” pensò
Vegeta,
schifato dall’idea per buoni motivi.
Gli
altri non ebbero altrettanti
problemi, e obbedirono all’angelo senza fare tante storie;
perfino Freezer,
dopo aver rifiutato la mano di Goku in favore del polso, non
sollevò proteste.
Whis
guardò Vegeta, il quale
esitava ancora. «Dobbiamo essere tutti uniti in cerchio per
poter partire,
quindi si sbrighi» lo esortò.
«Ma
di tutti, proprio con
Freezer!...» protestò Vegeta, che in
virtù del fatto che gli altri avevano
preso posizione si sarebbe trovato a dover stringere proprio la mano
del
Changelong.
«Immagino
che tu abbia buoni
motivi per non avere voglia di farlo» disse Anise, che per
tagliare la testa al
toro si fece avanti al posto di Vegeta, tendendo la mano a Freezer.
Quest’ultimo
fece una risata, e
tese la mano a sua volta. «Credo che il povero Vegeta sia
spaventato dal
sottoscritt-»
Un
colpo alla mano dolorosissimo
seguito da una ferrea stretta al polso lo costrinsero a tacere. Beerus
si era
messo tra lui e la lince, e il suo sguardo era un palese “Non
ti distruggo
subito solo e soltanto perché al momento mi
servi”. «Hai la memoria un
po’corta» disse il dio, con un tono di voce basso
quanto ostile.
«È
stata lei a offrirsi al posto
di Vegeta, non le ho detto io di farlo» replicò
Freezer con una certa
freddezza, cercando di ignorare il fatto che la presa di Beerus sul suo
polso
si fosse fatta ancor più stretta.
«Questo
è irrilevante» ribatté
l’Hakaishin, stringendo saldamente la mano della sua (non
proprio) Iarim Neiē
«Vegeta, prendi per mano Anise e piantala di fare
storie!»
Il
motivo per cui Beerus gli
permetteva di farlo era molto semplice, ed era perché lo
conosceva, lo riteneva
sufficientemente degno di fiducia, e sapeva che era già
legato sentimentalmente
a Bulma -per quanto rompiscatole fosse. Di Freezer invece non si fidava
altrettanto. Aveva capito il motivo per cui Anise gli aveva teso la
mano, ma
avrebbe preferito se non l’avesse fatto: aveva detto a
Freezer di non
avvicinarsi a lei, il “viceversa” non era forse
implicito?
«Gran
Sacerdote!» esclamò Whis,
apparentemente rivolto al cielo «Tutti i guerrieri sono stati
radunati!»
«Molto
bene» furono
le parole del Gran Sacerdote, che aveva udito le parole del figlio pur
non
essendo presente fisicamente.
Una
luce bianca avvolse l’intero
gruppo, e tutti quanti vennero sollevati in aria.
«Buona
fortuna a tutti!» gridò
Bulma dal terrazzo, sbracciandosi per salutarli.
Vegeta
rivolse un ultimo sguardo
alla moglie. Si ripromise di non permettere che l’Universo
Sette perdesse, non
finché avesse avuto anche solo una stilla di energia nel
corpo; questo non solo
per il proprio orgoglio, ma anche per lei e la famiglia che avevano
costruito
insieme.
La
luce divenne più intensa, per
qualche istante nessuno vide più nulla… e quando
tornarono a poterlo fare, si
accorsero di essere giunti per primi in uno dei luoghi più
strani che fosse
capitato loro di vedere.
«Quindi
è questo… il
Mondo del Vuoto?» mormorò Gohan, guardandosi
attorno.
Eccettuata
l’arena di battaglia
sulla quale si trovavano -la cui forma richiamava vagamente quella di
una
meridiana- e il punto dal quale i due Zeno avrebbero osservato lo
scontro, il
Mondo del Vuoto teneva fede al proprio nome: tutt’attorno non
si vedeva altro
che un “nulla” scuro e nebuloso, un
po’rischiarato unicamente da una fonte di
luce di origine incerta.
Sentendo
dei rumori sopra le
loro teste, molti nel gruppo sollevarono lo sguardo verso
l’alto, e videro
muoversi dei grossi blocchi color marroncino.
«Cos’è?»
domandò il Genio.
«Sembra
che stiano terminando la
costruzione dell’arena» rispose Whis, indicando gli
spalti riservati ad angeli
e divinità.
«E
perché sono degli Hakaishin a
farlo?» si chiese Beerus, assai perplesso, guardando lavorare
i colleghi Iwen,
Liquir e Arak. Non poteva sapere che i tre in precedenza avevano
testato
l’arena combattendo tra loro distruggendone svariati punti, e
che il Gran
Sacerdote aveva dato loro il compito di ripararla.
L’Hakaishin Gene del
dodicesimo Universo era stato il solo abbastanza lungimirante da non
partecipare al piccolo scontro, capendo come sarebbe andata a finire.
«Magari
hanno deciso di
diventare Dèi della Costruzione, santi patroni dei
muratori» commentò Anise.
Altre
luci bianche iniziarono a
comparire a una certa distanza da loro, segno che il resto dei team
degli altri
Universi era in arrivo.
La
prima cosa che saltò
all’occhio di Beerus appena il chiarore diminuì,
fu che nessuno degli altri
team sera arrivato tenendosi allegramente per mano.
«Di’ la verità, Whis:
potevamo venire qui senza tutta quella scenetta del tenersi per mano,
giusto?»
«Era
per lo spirito di squadra!»
ribatté l’angelo, sorridendo come suo solito,
senza alcun imbarazzo per essere
stato scoperto.
«SÌ, ED È QUASI SCOPPIATA UNA
RISSA!» gli urlò contro Beerus.
Impegnato
com’era a rimproverare
Whis, in un primo momento non si avvide del fatto che Freezer si era
avvicinato
ad Anise, impegnata a osservare il vuoto.
«Cos’hai
fatto a quel ragazzo
dell’altro Universo?» le domandò, quasi
divertito «Ti sta fissando».
«Quale
ragazzo?» rispose lei,
posando lo sguardo sull’ex tiranno.
Freezer
indicò la squadra
dell’Universo Quattro con un cenno del capo. «Se
guardi laggiù, capirai
subito».
La
Lusan lo accontentò, portando
avanti la propria commedia pur avendo capito benissimo che poteva
trattarsi
solo del Nibrit, il quale in effetti la stava fissando con
l’aria di chi
avrebbe avuto voglia di pugnalarla. «Quel guerriero del
quarto Universo? Non
so, sarà perché ho un
bell’aspetto».
«Allora
sei veramente duro di
comprendonio!» intervenne
Beerus, accorgendosi della conversazione.
«Le
ho solo domandato come
potesse conoscere uno dei guerrieri dell’Universo Quattro,
Lord Beerus» replicò
Freezer, con la calma di chi è conscio di essere al sicuro
in quanto utile.
«Ed
è una domanda idiota, perché
non può conoscere un
guerriero
dell’Universo Quattro. Ti ho intimato di non importunarla, e
non sono
dell’umore adatto per tollerare un’ulteriore
insubordinazione. Agisci di
conseguenza».
Al
Changelong, convinto di
tutt’altro, venne quasi da ridere. Di certo serviva una
femmina di una certa
abilità, per rendere una divinità antichissima
così cieca di fronte a quella
che -secondo lui- era la realtà. «Penso che abbia
fatto proprio un bel lavoro,
milady».
«Forse
dovresti pensare a come
combattere al meglio, piuttosto» ribatté la lince,
con la massima calma «Se ti
interessa che il nostro Universo viva».
Freezer
non rispose, limitandosi
ad allontanarsi con un sorrisetto.
«Non
ascoltare nulla di quello
che dice, Anise, come non lo ascolto io» le disse Beerus.
«Venite
a vedere!» esclamò C18,
vicina al bordo dell’arena.
Gli
altri la raggiunsero
immediatamente.
«Non
vedo nulla» disse Goku,
guardando in basso.
«Nel
Torneo del Potere, i
guerrieri che finiscono fuori dall’arena finiscono anche
fuori dalla contesa»
disse Whis.
«Possiamo
volare però, vero?» si
informò Vegeta.
«Probabilmente
no» lo disilluse
l’angelo, e la prova che Goku fece subito dopo
confermò le sue parole.
«Appunto. Questo posto non vi permette di usare
abilità come quella del volo,
ma è normale che sia così, dovendo gettare gli
avversari fuori dai confini».
«Quelli
laggiù però volano»
obiettò C17, indicando alcuni membri della squadra
dell’Universo 10.
«Sono
esseri alati di natura»
disse Whis «Inoltre, per correttezza, la gravità
percepita da ogni guerriero è
quella del suo pianeta di origine. Lord Beerus, Lady Anise, ora
dovremmo andare
a sederci sugli sp-»
«Anise?...»
La
lince si voltò. «Champa. Noto
che ti ricordi ancora di me».
L’Hakaishin
non poteva saperlo,
ma aveva l’identica espressione mostrata dal suo gemello
quando l’aveva vista
in piedi sul tavolo a casa di Bulma. «Sì,
certo…»
Inizialmente
Champa non aveva
notato la sua presenza, troppo impegnato a osservare l’arena
e istruire i suoi
guerrieri, come del resto avevano fatto tutti gli altri; poi aveva dato
un’occhiata al team di suo fratello e, dopo aver studiato
tutti i guerrieri, il suo
sguardo era caduto su... un fantasma: il fantasma della
gioventù perduta,
di una cara amica per la quale aveva provato sincero affetto.
Da
molto tempo aveva smesso di
rivolgerle pensieri, come aveva fatto anche Beerus -ed era normale che
fosse
andata così- ma trovarsela davanti senza preavviso era stato
scioccante anche
per lui.
«Io…
io sono…» Non riusciva
neppure a mettere in fila più di due parole, cosa che lo
fece vergognare di se
stesso. Quella era l’ultima inaspettata occasione che
avessero per parlare,
sprecarla così era da sciocchi e imbranati. Poi
però guardò il fratello, e dal
suo cervello scaturì senza preavviso una serie di pensieri
che distrusse la
vergogna e la sostituì brutalmente con la rabbia.
«Beerus, sappi che sono
disgustato» disse «Di tutto quello che potevi fare
per cercare inutilmente
aumentare le tue possibilità di vittoria, questa
è la cosa più squallida.
Perché riportarla indietro proprio adesso?!
Credevi che vedendola di nuovo in vita avrei avuto
pietà del tuo
Universo?!»
«COSA?!» allibì
Beerus, ora arrabbiato quanto Champa «Tu
credi davvero che io abbia bisogno
della tua pietà, al punto
di aver fatto quello di cui mi accusi?! Ritira subito quello che hai
detto,
stupida palla di lardo che non sei al-»
«Ci
siamo rincontrati per caso
sulla Terra, ma non è lui che mi ha riportata indietro
» lo interruppe Anise,
mettendosi tra lui e il gemello «E credimi, non sono qui per
fare pietà a
chicchessia».
“Rincontrati
per caso”.
Erano
in pubblico, perciò Champa
avrebbe voluto evitare di farlo, ma desiderava ardentemente togliersi
un dubbio
che centinaia di milioni di anni prima lo aveva perseguitato per
diverso tempo,
e non trovando un altro modo di agire la strinse a sé in un
abbraccio,
nascondendo il volto tra i suoi capelli. «Batti
le palpebre due volte se non sei mai morta» le
disse all’orecchio con un
filo di voce, per poi staccarsi.
Le
palpebre di Anise restarono
immobili. «È dura per tutti. Se era destino che ci
fosse una rimpatriata, avrei
preferito un’altra occasione».
“Tu
non batti le palpebre, ma se
non è stato lui a riportarti in vita, allora non sei mai
morta” pensò Champa “O
forse sì, e forse mi sto sbagliando. Se fosse stata viva e
le avessero fatto
sapere come stava Beerus allora, sarebbe tornata. Per forza!”
pensò. «Anch’io».
«Sì,
e dura, ora però andiamo
sugli spalti, qui non abbiamo più niente da fare»
disse Beerus, secco, passando
un braccio attorno alla vita di Anise. Lei gli aveva chiesto di
lasciare che
Champa la salutasse ed era stata largamente accontentata, ma era il
momento di
finirla «Come arriviamo lassù, Whis?... aspetta,
ma tu stai volando!»
«Sono
solo i contendenti a non
poter volare» chiarì l’attendente.
«Potevi
dirlo prima!» lo
rimproverò Beerus, alzandosi in volo con Anise.
«Buona
fortuna a tutti quanti»
disse Kaioshin il Superiore al gruppo, alzandosi in volo a sua volta.
Era un
sorpreso dall’atteggiamento di Lord Champa nei confronti
della compagna di Lord
Beerus, ma l’inizio del Torneo aveva la priorità
nei suoi pensieri.
«Tranquillo,
lascia che ci
pensiamo noi!» rispose Goku, sorridendo fiducioso.
«Basta
che non faccia qualcuna
delle sue solite idiozie» borbottò Beerus, una
volta raggiunti gli spalti
«Conoscendolo, non si sa mai».
«Se
non prende ora le cose sul
serio, non lo farà più»
commentò Anise «Ad ogni modo ho apprezzato la tua
pazienza. Sai, con Champa».
«Tu
me lo hai chiesto e io ti ho
assecondata, anche perché in ogni caso sarà
l’ultima volta che lo vedremo»
osservò l’Hakaishin, con un’espressione
impenetrabile «È mio fratello, ma
se un Universo deve sparire è meglio che sia il suo, e lui
pensa lo stesso, ovviamente viceversa».
La
Lusan stava pensando a un
modo per ribattere, quando…
«Ti
ho guardata più da vicino, e
ora mi ricordo di te. Dicevano che eri morta, ma anche chi muore si
rivede»
esordì Liquir, rivolto ad Anise, mentre continuava a
riparare l’arena «Sei
ancora attraente, quindi perché non abbandoni la tua nave e
salti su una che
non sta affondando, tipo la mia?»
«Perché
preferisco un dio a un
muratore» replicò lei stringendo un polso di
Beerus, che stava già per alzarsi
e andare a litigare il collega «Con tutto il rispetto per i
veri muratori.
Comunque, buonasera anche a te».
«Sappi
che hai sprecato la sola
occasione che avevi di salvarti. Peccato»
sogghignò Liquir.
«Sì,
e guarda come mi sto
disperando: sob. Sigh. Buh-uh»
replicò lei, atona, senza nemmeno degnarsi di guardarlo.
L’Hakaishin
dell’Universo Otto
le lanciò un’occhiata perplessa e seccata, scosse
la testa, e decise di non
prestarle più attenzione; Lord Beerus invece
riscoprì un altro dei motivi per
cui era fiero della sua donna -che non avrebbe mai smesso di
considerare tale
indipendentemente dall’opinione di chiunque, inclusa lei
stessa.
«Credo
che l’Hakaishin Liquir
parlasse sul serio, Lady Anise» disse Whis «Ha
perso un’opportunità».
«Ehi!» sbottò Beerus,
fulminandolo metaforicamente con
un’occhiataccia. Sembrava che il suo attendente le stesse
rimproverando la
lealtà dimostrata, la stessa che a lui aveva scaldato il
cuore; al momento non
erano ancora tornati insieme per davvero, ma cos’era il voler
restare con lui
fino alla fine, se non una dichiarazione d’amore?
«Avevo
vari motivi pratici per
non farlo, Whis, ma non sto a spiegarli» rispose la lince.
«Questa
è una situazione davvero
insolita» bisbigliò Shin.
«E
noi continuiamo a non
intrometterci» disse Kaioshin il Sommo «Regola
d’oro: chi si fa i fatti propri,
campa migliaia e migliaia di anni, e questo vale soprattutto se ha a
che fare
con gli Hakaishin».
A
quel punto, tuttavia, fu
dell’altro a catalizzare l’attenzione di tutti
quanti: la squadra dell’Universo
Undici era appena arrivata sul posto, e tra i suoi componenti
c’era qualcuno il
cui Ki era talmente grande da poter essere vagamente avvertito perfino
da
coloro che non possedevano le capacità per riuscire a farlo
intenzionalmente.
“Pare
che l’undicesimo Universo
abbia buone possibilità di vincere”
pensò Anise, osservando Goku andare a
salutare i nuovi arrivati “Chi sarà tra loro
quello che…”
«Ehi!»
esclamò Goku,
avvicinandosi al guerriero con la pelle grigia e grandi occhi neri
«Tu-»
L’istante
dopo, suddetto
guerriero era alle spalle di Goku.
«Smamma».
“D’accordo,
ho capito, è quello”
comprese la Lusan.
Se
doveva essere onesta,
l’undicesimo Universo era quello che reputava più
meritevole di vincere dopo il
settimo e il sesto. Era tra quelli che le erano sempre piaciuti di
più, nonché
quello in cui si era veramente arricchita:
c’era stato un tempo in cui, identità fasulla e
parrucca in testa, aveva vinto
talmente tanto in certi giochi di carte che a “Nissie
Lablanche” era stato
vietato l’accesso in vari casinò.
A
confermare ulteriormente la
teoria che l’energia percepita appartenesse veramente al
Grigio pensò
l’Hakaishin Liquir, il quale per divertirsi lanciò
blocchi da costruzione
contro i guerrieri. Goku riuscì a evitarli per un soffio,
mentre l’altro non si
mosse neppure.
«Quel
tipo non è uno qualunque» mormorò Shin,
più o meno contemporaneamente a Goku,
che aveva tratto la stessa conclusione.
«Nulla
che Goku non possa affrontare» ribatté Beerus,
desideroso di credere che fosse
davvero così.
In
seguito a quello, il Gran Sacerdote fece una rapida presentazione dei
team di
tutti gli Universi. «… e ora, i Re Zeno desiderano
dedicarvi qualche graziosa
parola» concluse «Vi prego di fare
silenzio».
«Grazie
a tutti voi per essere venuti!» esclamarono gli Zeno,
fluttuando in aria con
movimenti simili a uno strano balletto «Abbiamo grandi
aspettative per questo
Torneo: fateci divertire!»
“Se
si
volevano divertire, potevano farsi portare in un parco giochi o in un
bordello”
pensò Anise.
«Grazie
per queste meravigliose parole» disse il Gran Sacerdote
«Che il Torneo abbia
inizio!»
«Speriamo
in bene» sussurrò Beerus, mentre senza neppure
rendersene conto faceva
scivolare una mano su quella di Anise.
«Fino
alla fine» aggiunse lei, senza ritrarsi.
“Qualunque
essa possa essere”.
E niente,
finisce così.
Ringrazio
moltissimo tutte le buonanime che hanno letto e/o
recensito, facendomi capire che tutto sommato scrivere davvero il prequel di cui
avevo parlato nei primi capitoli può
essere una buona idea :*D
Arrivederci a
tutti!
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