Lilium

di marauder11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo - Nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo - Cambiamenti ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo - Speranza ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto - Tutta colpa (o merito?) di Truffle ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto - Un risveglio movimentato ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto - Incontri e Scontri ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo - Sollievo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo - Salvataggi opportuni e problemi inaspettati ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono - Aprire gli occhi! ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo - Pioggia a ciel sereno ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo - Rosso ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodicesimo - Un passo avanti ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredicesimo - Ammettere... ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordicesimo - ...e sfidare ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindicesimo - Di Cavalieri e mascalzoni ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedicesimo - Nuove possibilità ***
Capitolo 17: *** Capitolo Diciassettesimo - Serenità ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciottesimo - Strane coincidenze ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciannovesimo - Infranti ***
Capitolo 20: *** Capitolo Ventunesimo - Rialzarsi ***
Capitolo 21: *** Capitolo Ventesimo - Lacrime ***
Capitolo 22: *** Capitolo Ventiduesimo - Furia rossa ***
Capitolo 23: *** Capitolo Ventitreesimo - Azione e reazione ***
Capitolo 24: *** Capitolo Ventiquattresimo - Turbine di emozioni ***
Capitolo 25: *** Capitolo Venticinquesimo - Anno nuovo, vita vecchia ***
Capitolo 26: *** Capitolo Ventiseiesimo - Bombe a orologeria ***
Capitolo 27: *** Capitolo Ventisettesimo - Perdersi in un bicchier d'acqua ***
Capitolo 28: *** Capitolo Ventottesimo - Verità ***
Capitolo 29: *** Capitolo Ventinovesimo - Effetti Collaterali ***
Capitolo 30: *** Capitolo Trentesimo - Speciali ***
Capitolo 31: *** Capitolo Trentunesimo - Draco dormiens... ***
Capitolo 32: *** Capitolo Trendaduesimo - Come il sole in gennaio ***
Capitolo 33: *** Capitolo Trentatreesimo - Istinto animale ***
Capitolo 34: *** Capitolo Trentaquattresimo - Parole non dette ***
Capitolo 35: *** Capitolo Trentacinquesimo - Adrenalina ***
Capitolo 36: *** Capitolo Trentaseiesimo - Every Little thing (Parte prima) ***
Capitolo 37: *** Capitolo Trentasettesimo - Every Little Things (Parte seconda) ***
Capitolo 38: *** Capitolo Trentottesimo - Bassi fondi e regnanti ***
Capitolo 39: *** Capitolo Trentanovesimo - Buchi neri e rivelazioni ***
Capitolo 40: *** Capitolo Quarantesimo - Scudo nel buio ***
Capitolo 41: *** Capitolo Quarantunesimo - Rehab ***
Capitolo 42: *** Capitolo Quarantaduesimo - It's Time ***
Capitolo 43: *** Capitolo Quarantatreesimo - Linea di confine ***
Capitolo 44: *** Capitolo Quarantaquattresimo - Prima rosa ***
Capitolo 45: *** Capitolo Quarantacinquesimo - Barriere in distruzione ***
Capitolo 46: *** Capitolo Quarantaseiesimo - Barriere in distruzione (Parte Seconda) ***
Capitolo 47: *** Capitolo Quarantasettesimo - Dieci tonalità di risa ***
Capitolo 48: *** Capitolo Quarantottesimo - L'ultimo pezzo del puzzle ***
Capitolo 49: *** Capitolo Quarantanovesimo - Safe and Sound, Candles Around. ***
Capitolo 50: *** Capitolo Cinquantesimo - Questione di tempo ***
Capitolo 51: *** Capitolo Cinquantunesimo - Broken Souls ***
Capitolo 52: *** Capitolo Cinquantaduesimo - Sentimenti Intangibili ***
Capitolo 53: *** Capitolo Cinquantatreesimo - Ali per volare, radici per rimanere. ***
Capitolo 54: *** Capitolo Cinquantaquattresimo - Sorprese pasquali ***
Capitolo 55: *** Capitolo Cinquantacinquesimo - Di nuovi orizzonti e cartine geografiche ***
Capitolo 56: *** Capitolo Cinquantaseiesimo - Di nuovi orizzonti e cartine geografiche, seconda parte. ***
Capitolo 57: *** Capitolo Cinquantasettesimo - Puzzle pieces ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo - Nuovo inizio ***


Nuovo inizio

 

Era certa di aver trascorso le vacanze estive più tristi della sua vita.

Era quasi sempre stata rinchiusa in casa, in camera sua più che altro. Silenziosa, sommersa dai suoi soli libri. Il che in realtà non le dispiaceva; amava leggere. E dato il tanto tempo libero che aveva avuto per quei due mesi scarsi, aveva potuto leggere davvero parecchio da quando era tornata a casa.

Sua sorella l’aveva evitata per tutta l’estate come la peste e i suoi genitori soffrivano molto per la situazione che si era creata tra le due figlie. Così, più per non dispiacere i suoi genitori che per lei (che oramai si era abituata al rapporto con la sorella ed era quasi immune ai suoi insulti che erano ordinari ormai), trascorreva la maggior parte del tempo in camera sua da sola. Non proprio da sola in effetti, con lei stava sempre quella grigia e soffice palla di pelo, il suo gatto. Truffle* non la mollava un secondo, in effetti. E nemmeno questo le dispiaceva.

Non aveva potuto evitare di pensare all’unica persona che le era sempre stata vicina, che l’aveva sempre compresa e che, secondo lei fino a quel maledetto pomeriggio dopo i gufo, aveva nutrito un sincero affetto per lei. La sua mente era così confusa adesso, non era più sicura di aver vissuto momenti tanto felici un tempo, data la tristezza che l’aveva avvolta negli ultimi tempi. Eppure doveva farsene una ragione, non poteva più riavere il suo migliore amico. Continuava a chiedersi il perché ma da tempo aveva capito che una volta cresciuti, troppe cose erano cambiate.               Loro erano cambiati.

Lily pensava a questo, quel pomeriggio. Pensava a Severus, e al modo brusco in cui la loro amicizia si era spezzata, durante quel maledetto pomeriggio. Lui le aveva rivolto le peggiori parole che avesse potuto rivolgerle, l’aveva chiamata sporca mezzosangue davanti a tutta la scuola, senza battere ciglio. Lei aveva scrutato i suoi occhi e aveva visto solo rabbia e disprezzo in quelle iridi nere. Mentre pensava a quelle imperdonabili parole, a quel terribile insulto, una lacrima amara le era scesa lungo la guancia. Per quanto il brusco distacco e la fine dell’amicizia con il suo migliore amico le facesse male, continuava a pensare che era giusto così. Allontanarlo dalla sua vita era la scelta migliore che potesse fare. Lui continuava a scriverle, spesso lo vedeva giù in giardino, sotto la finestra della stanza di Lily e cercava di convincerla a scendere. Sembrava davvero triste e dispiaciuto ma ciò che lui le aveva detto era davvero imperdonabile, non poteva essere dimenticato. E questo Lily lo sapeva bene.

Adesso era giunto il momento di andare avanti. Si sarebbe rialzata, pian piano magari, e avrebbe superato tutto. Aveva sempre superato tutto. Diamine, è di Lily Evans che stiamo parlando!

Intanto, mentre si tuffava con rabbia nel suo letto per l’ennesima volta in quel giorno di fine agosto, un uccello picchiettava alla finestra della piccola stanza di Lily. Un grazioso barbagianni grigio, dall’aria piuttosto buffa, teneva legato alla zampa sinistra una lettera che sembrava scintillare alla luce degli ormai tenui raggi del sole, dato che era quasi il tramonto. Al centro vi era inciso uno stemma rosso.

I risultati dei gufo. Erano arrivati i risultati dei gufo! Come poteva essersene dimenticata?

 

 

*Truffle, termine inglese che in italiano viene tradotto Tartufo. Vi dice qualcosa? ;)

Ciao! Cosa ne pensate? Continuo?? –Marauder11

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo - Cambiamenti ***


Cambiamenti

 

Lily raccolse un po’ di coraggio e finalmente si fece avanti. Slegò la lettera allacciata alla zampa del barbagianni con scrupolosa delicatezza. Aveva paura di spezzargli una zampa, dato il suo umore più che teso, quasi isterico per l’emozione. Più che emozionata però, era a dir poco terrorizzata. Tremava come una foglia. Era certa di Aver sbagliato tutto agli esami, aveva fatto una figuraccia durante Difesa Contro le Arti Oscure, ed era sicura di aver fatto una cattiva impressione all’esame di Pozioni. Ripensandoci, secondo lei anche le risposte al test di Erbologia erano state vane e troppo sintetiche… Nel frattempo, finalmente, era riuscita ad aprire la busta… Vi erano due pergamene: una conteneva la lista delle cose necessarie da acquistare per il nuovo anno, che buttò subito a terra, l’altra invece… Sospirò, prese un po’ di coraggio e finalmente aprì.

 

GIUDIZIO UNICO PER I FATTUCCHIERI ORDINARI

Voti di promozione:     Eccezionale (E)

                                        Oltre Ogni Previsione (O)

                                        Accettabile (A)

 

Voti di bocciatura:      Scadente (S)

                                       Desolante (D)

                                       Troll (T)

 

LILIAN EVANS HA CONSEGUITO:

Astronomia:                                                   E

Cura delle Creature Magiche:                    E

Incantesimi:                                                  E

Difesa contro le Arti Oscure:                      E

Aritmanzia:                                                   E

Erbologia:                                                     E

Storia della Magia:                                     E

Pozioni:                                                          E

Rune Antiche:                                              E

Babbanologia:                                            E

Trasfigurazione:                                        O

 

 

Lesse parecchie volte la pergamena, pian piano il suo cuore allentò il battito. Andava tutto bene, aveva ottenuto ben 11 gufo, tutti con il massimo dei voti, o quasi…

Aveva ottenuto un Oltre Ogni Previsione in Trasfigurazione; eppure pensava di aver fatto tutto perfettamente, almeno in quella materia. Pensandoci però, quella vecchia bacucca che l’aveva esaminata aveva una rotella fuori posto, senza dubbio. Si era dimenticata il nome di Lily almeno cinque volte e quest’ultima aveva dovuto ricordarglielo ogni volta, aveva davvero rischiato di perdere la pazienza; se glielo avesse chiesto solamente una volta in più, le avrebbe urlato sicuramente in faccia, e a quel punto arrivederci GUFO. Forse l’esaminatrice aveva notato i toni bruschi che Lily usava ogni volta che questa le chiedeva il suo nome, ma non era riuscita a controllarsi, quella mattina.

 

Non era stata la gentile e calma Lily Evans di sempre.

 

Doveva essere grata in effetti di aver ottenuto quel GUFO in Trasfigurazione quella mattina, dato che aveva la testa per aria, completamente fuori. Tra l’altro la notte prima dell’esame aveva pianto tutto il tempo, senza chiudere occhio, facendo preoccupare non poco anche le sue amiche e compagne di dormitorio.

Per tutti quei pensieri adesso si era dinuovo rattristata un poco. Maledizione! La sua mente era andata dinuovo verso Severus. Alzò improvvisamente una mano in aria, quasi volesse scacciare dalla sua mente materialmente i suoi brutti pensieri, e si appiccicò in faccia un sorriso luminoso.

Undici GUFO, grande.

Scese di sotto in cerca dei suoi genitori ma trovò solo la madre, comodamente seduta sul divano lilla a righe del piccolo salottino di casa Evans. Aveva l’aria stanca e preoccupata, papà non era ancora tornato da lavoro, ma Lily sapeva che dopo la sua notizia si sarebbe subito ripresa.

«Mamma? Mamma, sono arrivati i risultati dei GUFO!» disse Lily, saltellando e agitando la busta tra le mani

«Davvero tesoro? Oh, finalmente! Fammi dare un’occhiata, su, calmati Lilian, smettila di saltare!»

«Oh, si mamma! Ecco. C’è uno schema in cui sono illustrati i criteri di valutazione… E equivale a Eccezionale come vedi… E’ come se fosse 10, è il massimo dei voti!»

«Tesoro, ma sono tutti E! Solamente una O, che sta per?»

Il volto di Lily di prima raggiante divenne ad un tratto leggermente imbronciato

«Oltre Ogni Previsione, Mamma! Equivale ad un otto o un nove…»

La madre notando l’espressione imbronciata della figlia, le scoccò un sonoro bacio sulla fronte e la strinse tra le sue braccia. «Sono fiera di te, tesoro. Sei stata bravissima!»

Il viso di Lily finalmente si riaccese di gioia. Le parole della madre avevano sempre avuto un effetto benefico, miracoloso su di lei. Il suo scopo era sempre stato rendere fieri i suoi genitori di lei; gli era davvero grata per l’opportunità che le avevano dato di frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Sapeva che soffrivano molto la sua mancanza durante l’anno, come a lei mancavano loro d’altronde, quindi il suo impegno costante per lei era un modo per ringraziarli per il mondo che le avevano permesso di scoprire. E Marion e Philip Evans erano fieri di lei più di quanto Lily potesse immaginare.

Al ritorno a casa di papà, quella sera Lily ricevette altre coccole per gli ottimi voti ottenuti.

«Tesoro, vorresti che ti accompagnassi a Diagon Alley domani? Devi ancora comprare la roba di scuola, no?»

«Oh si! Sarebbe magnifico! Partiamo presto papà?»

«Verso le nove fatti trovare pronta, scricciolo. Va bene?»

«Benissimo, capo! Ai suoi ordini!» disse Lily, con aria solenne, prima di scoppiare a ridere. Il padre ovviamente, come sempre, la seguì a ruota.

Le due teste rosse spuntavano dal divano di casa Evans e sprizzavano gioia da tutti i pori. Marion sorrideva di cuore sentendo la figlia finalmente ridere con il padre. Quell’estate era stata molto triste per tutti loro, dato il malumore di Lily. Stava passando un brutto periodo, il suo sguardo era sempre vacuo e i suoi occhi sempre arrossati, ma nessuno sapeva il perché.

Finalmente adesso Marion scorgeva un angolo di sole all’orizzonte. Forse le cose sarebbero tornate alla normalità, forse la piccola streghetta di casa sarebbe tornata ad essere la ragazza vivace e tosta che era sempre stata.

Casa Evans emanava un bagliore di tranquillità adesso, che non proveniva certo dalla maggiore delle figlie. Petunia, infatti, era rimasta nascosta dietro la porta del piccolo salottino. I suoi occhi azzurri erano umidi e terribilmente tristi e i suoi lunghi capelli biondo scuro tutti arruffati. Quel mostro aveva ottenuto dinuovo tutta l’attenzione dei suoi genitori. Ma per fortuna se ne sarebbe andata presto da lì. Mancavano quattro giorni al primo settembre.

Note:

Hellooouuww! :3

Devo dire che questo capitolo mi sembra del tutto inutile, non mi convince per niente. E’ un capitolo di transizione però, ritenevo fosse necessario scriverlo! E’ concentrato come potete vedere sul rapporto che ha Lily con i suoi genitori e si chiariscono anche certi aspetti del suo carattere. A casa è una ragazza insicura, scherzosa, dolce, molto responsabile e anche parecchio premurosa nei confronti dei suoi genitori.

Grazie ad AGATHA BLACK per aver recensito, sei stata gentilissima :D
Grazie ovviamente anche a chiunque abbia letto silenziosamente, messo tra le seguite e le ricordate. GRAZIE, MI AVETE DATO CORAGGIO! -M11

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo - Speranza ***


Capitolo terzo - Speranza

 

Aveva smesso di sventolare la mano ai suoi genitori che, come ogni anno, la salutavano in lacrime mentre partiva per la scuola; quest’anno avrebbe trascorso il sesto anno ad Hogwarts. L’espresso per Hogwarts aveva appena svoltato l’angolo. Sospirò. Doveva trovare uno scompartimento, e doveva farlo da sola dato che ancora non aveva visto né Mary né tantomeno le altre.

Iniziò a camminare per lo stretto corridoio e non fu facile trovare uno scompartimento vuoto. Era sfinita, il suo baule era troppo pesante e desiderava davvero trovarne uno. Finalmente, giunta al penultimo vagone trovò l’oggetto dei suoi desideri. Subito entrò, scaraventando con poca grazia il suo baule sotto al sedile su cui dopo si sedette sfinita.

Si era appena sistemata sul sedile e, mentre aveva volto lo sguardo fuori dal finestrino per ammirare il paesaggio, sentì un gran fracasso fuori in corridoio. Sbuffò e imprecò, non le andava proprio di alzarsi. Subito dopo, contro ogni sua volontà si alzò e sfoderò la bacchetta; era un prefetto, doveva controllare cosa diavolo era successo.

Non lui, ti prego, non lui.

La scena che le si parò davanti non fu gradevole ai suoi occhi anche se, parecchi che si erano affacciati dagli scompartimenti di quel vagone, ridevano a crepapelle. C’entrava proprio lui, assurdo! Quell’idiota di Potter stava spiaccicato sulla moquette a terra, sopra di lui il povero Peter e il suo baule sembravano schiacciarlo. Sirius rideva di gusto salutando con un cenno solenne del capo tutte quelle galline che gli facevano gli occhi dolci, a quanto pare tutto quel baccano era opera sua e loro, piuttosto che infastidirsi dato che prima di quel baccano regnava un gran magnifico silenzio e chiunque si sarebbe spaventato per il gran botto, continuavano a starnazzare. Ah, che razza di idiote!

 

«Dieci punti in meno a Grifondoro Black, per aver creato tutta questa confusione dopo SOLI quindici minuti dalla partenza. Credo tu abbia battuto il record dell’anno scorso. Su, Pet, rimettiti in piedi. Potter, alzati immediatamente. Non voglio ripeterlo un’altra volta… Oh, Rem! vieni qui, fatti abbracciare»

 Il povero Remus stava appostato proprio dietro di loro già disperato e con una vena pulsante sulla tempia. Lo avevano già fatto infuriare. Il tono di Lily cambiò durante quel dialogo un mare di volte. Prima fu furiosa con Black, poi gentile con Peter e poi nuovamente severa e stufa con Potter. Infine divenne dolce e sorridente, grazie a Remus.

 

Remus appena udì la voce di Lily corse ad abbracciarla, scavalcando agilmente i corpi dei suoi amici che giacevano ancora a terra, furenti per il gesto di indifferenza di Remus, che aveva, nell’intento di andare a salutare più in fretta possibile la sua amica, schiacciato la mano di James che ora imprecava. «Lils, come stai?» le sussurrò Remus all’orecchio mentre era stretto nel suo abbraccio. «Adesso va meglio, Rem, grazie. » gli sorrise sinceramente lei, e lui per tutta risposta, fece uno dei suoi sorrisi a trentadue denti. «E tu come stai?»

«Oh io bene, grazie Lily. Hai per caso visto uno scompartimento vuoto? Non riusciamo a trovarne uno, giriamo da quando siamo partiti.»

Lei, gentile com’era, disse che aveva occupato uno scompartimento poco prima e che se lui voleva, poteva stare con lei dato che era sola. Non pensando però che era in compagnia dei due scalmanati e di quella povera vittima, Peter. Prima che la voce di Remus potesse risponderle che magari si, avrebbe accettato il suo invito, una voce meno gradevole alla rossa giunse alle sue orecchie.

«Lily cara, molto gentile da parte tua! Hai sentito Sirius? Lils ci ospita!»

«Non mi pare di aver invitato te, Potter. E poi io per te sono Evans, solo E-V-A-N-S. Capito?»

Un’alta ed elegante figura spinse a lato James e con passo baldanzoso si parò davanti al viso di Lily, facendola arrossire per la troppa vicinanza. I loro nasi quasi si sfioravano.

«Evans, noi siamo un pacchetto completo. Siamo i malandrini, comprendi?»

Potter sembrò infastidito da quel gesto ma cercava di non darlo a vedere, Remus sospirò, notando la vena pulsante alla tempia di Lily. Stava per scoppiare ed erano ancora le undici e venti. Era sicuro che a breve li avrebbe schiantati, avrebbe ucciso chiunque l’avrebbe ostacolata nell’intento, oltretutto. Remus deglutì e si fece coraggio, prima di provare a calmarla.

«Lils, abbi pietà di lui, ti prego. Tanto noi tra dieci minuti dobbiamo andare nello scompartimento dei prefetti, ricordi? Dieci minuti. Solo dieci minuti, passeranno in fretta, vedrai.» Remus sorrise rassicurante e speranzoso e Lily, alla vista dell’amico, non poté rifiutare. Si scostò e fece entrare Remus e Peter e, mentre i due si stavano sedendo nello scompartimento, Lily fulminò con lo sguardo Black e Potter che stavano ancora fuori in corridoio. I due sorrisero come due veri angioletti e Sirius disse, cercando di adularla Prima le signore, ovviamente.» e fece un inchino. Inutile dire che lei non lo degnò nemmeno di uno sguardo ed entrò totalmente indifferente.

 

 

«Sta tranquilla, vedrai! Si faranno vedere!»

Erano appena usciti dal vagone dei prefetti e Lily, mentre pattugliava i corridoi insieme a Remus, ne approfittò per cercare le ragazze. Inutile dire che non le aveva trovate, chissà dove si erano cacciate quelle quattro!

Finito il giro di pattugliamento, ritornarono al loro scompartimento.

La vista di Lily quando aprì la porta scorrevole, fu offuscata da una cascata di riccioli biondo grano. Sentì delle urla e pian piano distinse delle voci. Mary le era praticamente saltata addosso e anche Alice poco dopo. Emmeline e Marlene squittivano eccitate dietro di loro, aspettavano di poterla abbracciare.

«LIIIILSSS!!! Ciao splendore, come stai? Sono così tanto felice di rivederti finalmente!» Esclamò Mary molto velocemente dopo averla lasciata andare. Lily assunse un cipiglio severo, era ancora arrabbiata, erano praticamente scomparse fino ad allora!

Si mise a braccia conserte e aggrottò le sopracciglia « Finalmente, hai detto bene! Si può sapere dove diavolo vi siete cacciate? Vi ho cercate per un sacco di tempo! Sono stata davvero preoccupata per voi!» urlò la rossa.

A quel punto giunse alle sue orecchie la voce rassicurante di Alice «Tesoro, ci dispiace. E’ stata colpa mia! Mi sono sentita male e così appena siamo salite sul treno le ragazze mi hanno accompagnato nel vagone dell’infermeria, scusami! Non appena mi hanno rifilato una pozione rigenerante la mia nausea è svanita e siamo corse a cercarti ma eri già nel vagone dei prefetti, non ti abbiamo voluta disturbare! Sai che soffro molto i viaggi in treno…»

Oh, ma certo! Non aveva controllato in quel vagone… Che sciocca, ripensandoci si era dimenticata delle crisi che Alice aveva ogni volta che salivano sul treno o su qualsiasi altro mezzo. Una volta, mentre erano in giro per la Londra babbana, avevano preso tutte insieme un taxi ed erano dovute scendere immediatamente, dato che dopo pochi metri di viaggio a bordo dell’auto il viso di Alice si era già fatto verde per il malessere. Mentre era immersa nei suoi pensieri, scorse i visi dispiaciuti delle sue amiche Emmeline e Marlene, che si erano tirate indietro per la reazione furente di Lily.

«Oh, beh… questo è il vostro giorno fortunato, suppongo. Su, Lene, Em! Non volete più abbracciarmi? fatevi stritolare per benino!»

«AHIA!» Con passo poco felpato, Lily era saltata addosso alle ragazze che erano sedute sul sedile destro dello scompartimento. Dopo l’urlo di dolore di Emmeline erano scoppiate tutte a ridere e si abbracciavano affettuosamente.

I ragazzi, di fronte a loro, sorridevano. Remus guardò fuori dal finestrino. Forse quell’anno non sarebbe stato così male come il precedente.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto - Tutta colpa (o merito?) di Truffle ***


Capitolo quarto – Tutta colpa (o merito?) di Truffle

 

«Truffle! Merlino, Truffle, dove sei finito?»

Ad un tratto qualcuno spalancò la porta, Alice con aria preoccupata raggiunse Lily che sembrava disperata mentre metteva la stanza sotto sopra, lanciando qualsiasi cosa che le capitasse a tiro in aria.

«Lily, che succede? Le tue urla si sentono dalla sala comune! Ti serve una mano?»

Lily guardò l’amica con aria colpevole e uno sguardo molto triste, improvvisamente scoppiò in lacrime tra le sue braccia. «Oh, Alice! Sono così irresponsabile, così sciocca! Non lo vedo da quando sono salita sul treno! Cercavo voi, poi è arrivato quel Potter, la riunione dei prefetti… Poi mi sono addormentata e mi sono completamente dimenticata di lui, ci ho pensato solo adesso! Che razza di ingrata sono? Solo lui mi è stato vicino per tutta l’estate!»

«Lily cara, stai per caso parlando di Truffle? No perché se è così, devi stare assolutamente tranquilla. Proprio poco fa l’ho visto giocare con Potter giù in sala comune, a differenza tua Truffle adora Potter e…»

Ma Lily non sentì cos’altro Alice aveva da dire, furente uscì dal dormitorio e si precipitò giù di sotto, in sala comune. Sirius la vide scendere e dato che non vide subito la sua espressione furente, rischiò per la seconda volta di morire  quel giorno, questa volta inconsapevolmente

«Oh, guardate chi c’è! Prefetto Evans! ma che diavolo…»

Ma per sua fortuna, quella sera, Lily aveva occhi solo per Potter, infatti…

«POOOTTEEEERRR!» Per l’urlo di Lily, James, che non si era accorto che lei fosse arrivata in sala comune, saltò in aria e persino gli occhiali gli caddero dal viso. Tutta la sala comune rideva, quei due avevano già iniziato a dare spettacolo. James si alzò immediatamente e assunse una posizione quasi da soldato, Alla vista della rossa furente, e iniziò a balbettare «N-non s-s-sono stato i-io! Lo giuro!

«Dove diavolo è il mio gatto?»

«Oh, Truffle? L’ho trovato sul treno quando sono sceso, era spaesato, sembrava si fosse perso così l’ho preso con me con l’intenzione di portartelo ma poi ehm… me ne sono dimenticato, mi sono messo a giocare con lui e… Oh, è così un caro gatto, vero Sirius?»

«Io odio i gatti, lo dovresti sapere Jam.» rispose Sirius gelido e guardando malissimo Truffle che era appostato tra le gambe di James; il gatto rispose soffiando minaccioso in direzione di Sirius. Lily dopo l’affermazione di Black non si era per niente calmata, anzi.

James aveva un espressione terrorizzata stampata in viso; le sue intenzioni erano state più che buone ma si era davvero dimenticato di portare il gatto a Evans, si era messo a giocare con lui e il tempo era passato veloce, era così simpatico! Gli aveva fatto compagnia e lui per ringraziarlo lo aveva accarezzato tutto il tempo. James gli aveva anche dato da mangiare, e Truffle gli era ancora più riconoscente. Amava James e questa non era una novità. Non era una novità nemmeno che Lily non tollerasse questo amore del suo gatto per il suo acerrimo nemico: James.

«Oh Lils, lascia stare James! Gli ha anche dato da mangiare! E non l’ha lasciato sul treno, è con te adesso, no?» le disse Mary supplichevole e stanca già il primo giorno delle reazioni secondo lei esagerate di Lily nei confronti di James. Lui non era certo un santo, fin dal primo anno gliene aveva combinate davvero di tutti i colori, ma questa volta non si meritava davvero di essere sgridato così davanti a tutti.

Lily aveva in quel momento un dibattito interiore. Da una parte si sentiva quasi in dovere di ringraziare James, dall’altra voleva strozzarlo. Quel ragazzo le provocava sempre una confusione tale in testa! Non capiva mai come si doveva comportare, anche perché lui stesso non aveva un atteggiamento stabile e definito in presenza di Lily. A volte si comportava da sbruffone, si beffava di chiunque le capitasse a tiro e la infastidiva maggiormente invitandola ad uscire, continuamente, fino a stremarla, con quello stupido sorriso beffardo stampato in faccia di chi è sempre stato abituato a non ricevere un rifiuto. Aveva tutte le ragazze di Hogwarts ai piedi, ma non si stancava mai di importunare il prefetto Evans di Grifondoro.

Altre volte, ma capitava molto raramente, sembrava tutt’altro che sbruffone e pieno di sé; si dimostrava gentile ed educato… Ma no Lily, che dici? James Potter GENTILE? Stai delirando, si vede che sei sfinita!

Durante tutto quel monologo interiore si era imbambolata con un espressione indecifrabile in viso mentre fissava Potter, tanto che Remus e Mary stavano iniziando a preoccuparsi e continuavano a sventolarle una mano davanti al viso per farla riprendere dallo stato catatonico in cui si trovava. Per la gioia dei due, finalmente si ridestò e mormorò poche parole, a voce bassissima «Ehm, ok. Gr-gr-grazie» prese in braccio Truffle che miagolò in direzione di James, e si diresse a grandi falcate verso la scala a chiocciola che portava ai dormitori e sparì.

«Ha davvero detto grazie, Remus? No, non può essere. Devo essermi sbagliato. Tu l’hai sentito Jam? Jam?!»

Sirius aveva riso incredulo per ciò che aveva mormorato Lily; non prima di notare lo stato in cui si trovava James.

Aveva un colorito pallido, gli occhi sbarrati e la bocca aperta a formare una perfetta O da quando Lily aveva iniziato a fissarlo. Sembrava l’avessero schiantato.

«Sirius, lascialo stare, si riprenderà.» sorrise Remus soddisfatto, prima di avvicinarsi a James per sussurrargli  «Non capita tutti i giorni di sentire la ragazza di cui sei innamorato rivolgersi a te gentilmente, vero Ramoso? Lily ha fatto centro.»

James sembrò svegliarsi di colpo dopo aver sentito il nome “Lily”; guardò Remus con finta indifferenza e disse «Sciocchezze, Remus. Io non mi innamoro, tanto meno di lei. Lo sai che è solo una sfida, è sempre stato così.»

Il suo tono però divenne nervoso, quasi un crescendo, e la sua voce si fece man mano più stridula, era davvero comico; agli occhi di Remus non sembrava poi così tanto indifferente, il caro James. Specie quando, dopo essersi incantato per altri cinque minuti a fissare il vuoto, rivolse a Remus uno sguardo imbronciato e si alzò di scatto, chiudendo il libro aperto che aveva in grembo molto violentemente.

«Ma che ha?» chiese Sirius preoccupato a Remus.

«Oh niente Felpato, niente. Si sta solamente svegliando.»

Sirius lo guardò con sguardo interrogativo, poi decise di continuare la sua conversazione con Emmeline riguardo ai kit di manutenzione per le scope da corsa.

Il sorriso più malandrino mai visto sulla faccia della terra si stampò sulla faccia del prefetto Remus Lupin che aveva capito tutto prima di chiunque altro. Ed era ancora il primo settembre.

 

Sarebbe stato davvero un anno migliore quello.

Ciao a tutti! Ringrazio coloro che anche silenziosamente leggono la mia storia, coloro che hanno recensito, l'hanno inserita tra ricordate, seguite, preferite.. Non ricevo una recensione però da un po' e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Ovviamente sono ben accetti sia pareri negativi che positivi, entrambi mi possono servire da sprone ma anche da spunto per continuare a scrivere. Grazie per l'attenzione :) -Marauder11

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto - Un risveglio movimentato ***


Capitolo Quinto – Un risveglio movimentato

 

La mattina del due settembre tutto procedeva regolarmente in Sala Grande.

Alle otto e un quarto, quasi tutte le case erano giù a fare colazione, tutto procedeva regolarmente. C’era chi parlava con un amico, chi aveva finalmente incontrato qualcuno che non aveva visto durante il primo giorno nell’Espresso. I professori capi delle Case distribuivano gli orari delle lezioni a ciascuno studente. Sembrava davvero che andasse tutto bene.

Su, più precisamente dietro il ritratto della Signora Grassa, qualcuno non si era svegliato di buon umore, qualcun altro non si era invece proprio svegliato.

 

-Dormitorio femminile del sesto anno-

08:35

Alice russava forte, Emmeline aveva la testa che penzolava nel vuoto, Marlene borbottava nel sonno, Lily dormiva profondamente assorta nel suo sogno: saltava da una nuvola all’altra, ridendo come mai aveva fatto in vita sua. Sul suo viso, mentre dormiva, era stampato un sorriso da ebete.

Mary però, stava per svegliarsi. Aveva il vizio di aprire un occhio alla volta, li abituava pian piano alla luce che entrava dalle finestre. Quel giorno nessuna luce sembrava filtrare, fuori c’era un gran bel temporale. Ma Mary non sapeva che stesse piovendo; vedendo quasi il buio fuori dalla finestra, pensò che fosse ancora notte o comunque appena l’alba. Mentre spostava la testa dalla finestra al cuscino per potervi sprofondare dinuovo sperando che potesse dormire ancora un po’, notò la sua sveglia.

Ah, le otto e trentacinque. Era ancora presto, poteva dormire un po’…

Man mano che pensava a quei numeri, cadeva sempre di più nei suoi sogni… Otto e trentacinque, otto e trentacinque, otto e trentacinque… Ma poi, improvvisamente realizzò l’irrealizzabile.

Un momento. Otto e trentacinque?

«OTTO E TRENTACINQUE?! MALEDIZIONE!» urlò. Le ragazze, sentendo il suo urlo mugugnarono nel sonno ma nessuno di loro comunque si svegliò. Lily soprattutto, fu totalmente indifferente all’urlo di Mary. Aveva il sonno pesante.

Scese dal letto inciampando nella stessa coperta che l’aveva avvolta ma non se ne curò; mentre stava ancora sdraiata a terra, alzò una mano verso il letto di Emmeline, che stava alla sua destra, e iniziò a muovere il materasso cercando di svegliarla «Em, Em! Malezione, alzati! Sono le otto e trentacinque!» Involontariamente Mary diede uno schiaffo in faccia a Emmeline nel tentativo di svegliarla che, come avevamo detto prima, aveva la testa a penzoloni. Non ebbe un dolce risveglio, ma sicuramente, dato il gesto brusco di Mary, fu immediato.

«Ma che diavolo… Mary, ma cosa ti salta in mente?»

Emmeline emerse dalle coperte con cinque dita stampate in faccia, furiosa. Emmeline Vance era una ragazza tranquilla, molto bella ed elegante, che non perdeva mai la compostezza. Era cresciuta in una famiglia di Purosangue che l’avevano educata all’eleganza e alla calma, che vanno mantenute in qualsiasi situazione. Ma Emmeline era come un vulcano semi-attivo; non scoppiava mai, sapeva sempre mantenersi impassibile anche nelle situazioni più catastrofiche; ma quando lo faceva, nessuno poteva calmarla.

Si alzò dal letto e, quando notò la sveglia che segnava le otto quasi e quaranta, emise un urlo, molto più stridulo di quello di Mary, che si sentì per tutta la torre di Grifondoro «AAAAAAAARGHH!»

Alice, all’urlo di Emmeline, cadde dal letto e batté con poca grazia la testa sul pavimento, provocandosi un bernoccolo sulla fronte mai visto. Si avvicinò preoccupatissima alle due amiche che sembravano disperate, cercando di calmarle ma non capì il motivo della loro profonda inquietudine, dato che entrambe farfugliavano e lo facevano insieme; in più Emmeline continuava a massaggiarsi il viso. Poté capire l’oggetto dei loro turbamenti quando Mary distrattamente indicò la sua sveglia. Alice non aveva una vista eccellente, da lontano non riusciva a vedere una mazza, così quando vide da lontano che la sveglia di Mary segnava le otto e quarantuno, si avvicinò molto cautamente ad essa quasi fosse un mostro e potesse attaccarla da un momento all’altro. Appena fu giunta davanti al comodino, e si accorse che purtroppo la sua vista non l’aveva tratta in inganno, entrò nel panico come le altre due e iniziò a lanciare in aria di tutto, e allo stesso momento cercava di svegliare Marlene e Lily, che erano ancora addormentate, la seconda nel mondo dei sogni addirittura. Marlene invece iniziava a svegliarsi. Alice le disse con poca grazia che erano le otto e quaranta e subito lei, come colta da un’illuminazione, si alzò e iniziò a correre verso il bagno. Le altre, vedendo che stava precipitandosi a grandi falcate in direzione del bagno, si ridestarono e iniziarono a correre anche loro verso la stessa direzione. Se fosse entrata in bagno per prima Marlene, nessuna di loro sarebbe più riuscita ad uscire di lì in tempo. Marlene aveva il terribile vizio di passare ore e ore in bagno; se fosse riuscita ad entrare, sarebbe giunta la fine per tutte loro. Mentre le quattro Grifoncine correvano, come si usava correre tra i babbani il primo giorno di saldi per accalappiarsi la merce migliore, Marlene sbattè violentemente il mignolo del piede sullo spigolo del comodino di Alice. Cadde a terra e trascinò con sé le amiche. Iniziò uno scontro avvincente tra loro e inutile dire che lo scontro fu vinto da Mary, che era la più forte e la più abile fisicamente; non per nulla giocava nella squadra di quidditch di Grifondoro.

Le tre, mentre assaporavano ancora a terra l’amaro sapore della sconfitta, notarono finalmente che una di loro non si era ancora svegliata. Lily, dopo tutto quel fracasso, dormiva ancora beata nel suo letto.

Subito si alzarono, sembravano sincronizzate, e si precipitarono verso il letto dell’amica. Dato che le avevano davvero provate tutte per farle aprire gli occhi e questa ancora non si svegliava, ‘Lene decise di prendere una decisione drastica.

«Aguamenti!»

«AAAAAAAAAAAAAAAAARGGHHH!»

Appena Lily aprì gli occhi, non solo si ritrovò zuppa d’acqua fino al midollo, ma le si parò davanti una scena indimenticabile: Alice, alla destra del suo letto, aveva un enorme bernoccolo sulla fronte che minacciava di scoppiare; Emmeline, alla sua sinistra, esibiva cinque affusolate dita stampate in faccia; Marlene si allontanava dal suo letto zoppicante in direzione del bagno per prepararsi, dato che Mary era appena uscita ed era pronta; mostrava però in viso un broncio da paura.

«Che cosa diavolo vi è preso, eh? Siete mica matte?»

« Lils, scusaci ma sono le otto e quarantatré e tu non volevi saperne di svegliarti! Le abbiamo davvero provate tutte»

«CoOoOoOsaaa? Le otto e quarantatré? Perché non mi sono svegliata?»

 Si alzò gocciolante dal letto, stava morendo di freddo. Alice ed Emmeline stavano finendo di vestirsi, mentre Mary e Marlene erano già pronte. Lily entrò in bagno e cercò subito un rimedio per i suoi capelli che si erano increspati per l’acqua gelida che le avevano gentilmente buttato addosso le sue compagne di stanza nel tentativo di svegliarla. Decise infine di fare una coda alta, ma i suoi capelli sembravano come elettrizzati, le uscivano ciocche da ogni punto della sua testa. Non aveva molto tempo per cercare di riparare però, quindi uscì dal bagno già “pronta”.

«Finalmente Lily, è tardissimo e dobbiamo ancora scendere a prendere gli orari in Sala Grande. La McGranitt ci starà cercando. Per Salazar, sarà furiosa!»

Tutte e cinque le Grifondoro del sesto anno si precipitavano velocemente dalle scale, non notando che anche qualcun altro aveva fretta quella mattina, e si trovava proprio lungo il loro tragitto. Prima che potessero fare qualcosa, le ragazze si scontrarono con degli individui a loro poco simpatici, specie a Mary e Lily, che furono le vittime sacrificali dello scontro. La prima finì addosso a Sirius Black, la seconda a Potter.

Potter! No, ancora lui? Certo, le aveva evitato di rotolare dalle scale dato che l’aveva prontamente afferrata per i fianchi; Lily l’avrebbe quasi ringraziato se non avesse visto quel ghigno stamparsi in faccia di quel maledetto! E quello sguardo, quel suo sguardo che si spostava dalle sue mani che reggevano i fianchi di Lily e gli occhi della stessa. Lily arrossì furiosamente. Non solo per l’imbarazzo, no; soprattutto per la rabbia.

«RAZZA DI IDIOTA! NON TOCCARMI, TOGLI QUELLE MANACCE DAL MIO CORPO, LURIDO SCHIFOSO DI UN POTTER!» questo, visibilmente terrorizzato e deluso dalla reazione della rossa, tolse le mani dai fianchi di lei senza però staccarle gli occhi di dosso. Lily si alzò aiutata da Emmeline e Alice, mentre Lene aiutava Mary a tirarsi su dopo aver tirato uno scappellotto a Sirius perché la guardava con sguardo maniacale da quando lei gli era accidentalmente caduta addosso.

I due gruppi si ridestarono e si fecero dei lievi cenni del capo come per salutarsi, (Lily scoccò un sonoro bacio sulla guancia di Remus, provocando occhiatacce in direzione proprio di quest’ultimo da parte di un certo James Potter) e si avviarono insieme verso la Sala Grande. La McGranitt li aspettava davanti al portone con uno sguardo da furiosa omicida, sbattendo ritmicamente un piede sul pavimento.

«Oddio, l’hanno appena rilasciata da Azkaban? Ha uno sguardo da omicida…Non dovrebbero rilasciare così in fretta gente così» disse Sirius a bassa voce sghignazzando in direzione di James. Purtroppo le parole non sfuggirono all’insegnante

«Signor Black, ringrazi che io non l’abbia ancora spedito ad Azkaban per tutto quello che ha combinato lei in questi anni. Stasera alle otto in punto nel mio ufficio, sei in punizione. Puntuale, non accetto altri ritardi. Ah, e cinque punti verranno tolti ad ognuno di voi per il terribile ritardo! Che figure mi fate fare? L’intero sesto anno di Grifondoro in ritardo alla prima ora! Ed è solamente il primo giorno di scuola… Dunque, in prima ora avete tutti Trasfigurazione con la sottoscritta, vi darò i vostri orari alla fine della mia lezione. Ora, seguitemi»

L’ingresso dei dieci Grifondoro non fu per tutti fiero e maestoso. Frank entrò per primo in classe con il viso rossissimo per la vergogna; James e Sirius mandavano cenni del capo a chiunque sorridendo, come se fossero appena stati proclamati vincitori di chissà quale competizione; Remus guardava gli ultimi due con sguardo furente; Peter cercava di mimetizzarsi anche lui per la vergogna dietro le spalle di Remus.

Le ragazze, al loro ingresso, provocarono risatine e sguardi perplessi da tutti i presenti in aula, non a caso sicuramente. Infatti Lene entrò zoppicante, qualcuno bisbigliò che somigliava ad un certo Auror di nome Moody per la camminata; Emmeline esibiva ancora le cinque dita di Mary stampate in faccia; quest’ultima invece, attraversava l’aula a grandi falcate ed era furiosa, sembrava stesse per esplodere; Lily sembrava avesse preso la corrente, tanto i suoi capelli si erano fatti crespi e si erano rizzati in aria; Alice aveva un bernoccolo viola in testa da far paura. Quella giornata non prometteva davvero nulla, nulla di buono.

 

-Dormitorio maschile del sesto anno di Grifondoro, 08:38-

«AAAAAAAAAAAAAAAARGHH!»

Un urlo in lontananza aveva svegliato Remus che si era alzato e aveva afferrato prontamente la bacchetta poggiata sul comodino. Proveniva dalla stanza accanto, quella dell’altra torretta delle ragazze del sesto anno. Voleva andare a chiedere loro cosa era successo ma, per un motivo ben preciso non poté farlo.

Osservò l’orologio di James posato sul comodino accanto al suo, segnava le 08:39.

«Porca Tosca! Jamie, svegliati! E’ tardissimo!»

Questo per tutta risposta, si girò dall’altra parte, ignorando bellamente la voce di Remus che iniziò a scuoterlo invano. Non sarebbe mai riuscito a svegliarlo da solo, così decise di svegliare Peter e Frank. Peter si diresse a passo strascicato in bagno, aveva ancora gli occhi chiusi. Chiuse alle sue spalle la porta a chiave. Frank invece, decise di aiutare Remus nel vano tentativo di svegliare quelle due canaglie di Sirius e James.

Mentre Frank provava a svegliare James, Remus si diresse nel letto a fianco, e tentò di svegliare Sirius, che continuava a mugugnare nel sonno le seguenti parole.

«Ahh, Minerva, su! Non si preoccupi, nessuno saprà di noi… Sa, mi sono innamorato dei suoi mitici zenzerotti fin dal primo giorno di punizione, ma non avevo ancora notato i suoi splendidi occhi verdi. Posso chiamarla Minnie…?»

Remus, a queste parole, non poté trattenersi e scoppiò in una fragorosa risata. Cercò intorno la videocamera di James, un aggeggio babbano che era stato incantato dal padre di quest’ultimo per far sì che funzionasse ad Hogwarts. Non lo trovò, dato che nel baule di James regnava il caos. Ah, quanto avrebbe voluto riprendere quel momento!

«Frank, si è svegliato?»

«No Rem, ma lo farà presto… Mi sono stufato, ogni giorno la stessa storia… Levicorpus!»

Il povero James, che fluttuava intorno al suo letto a baldacchino a penzoloni, si svegliò urlando.

«Lily no, ti prego, mettimi giù!... Ah, siete stati voi, maledetti, mettetemi giù!»

Remus notò che James appena sveglio aveva fatto il nome della rossa, era stata la sua prima parola. Lanciò uno sguardo eloquente in direzione di James come per dirgli “Visto che ho ragione io?” e chiese a Frank di farlo scendere. James cadde a terra con un tonfo non indifferente, si alzò da terra con il sedere dolorante e cominciò a vestirsi brontolando parole non gentili in direzione di Remus, chissà perché ce l’aveva con lui.

Sirius invece, proprio non ne voleva sapere di svegliarsi. Continuava a ripetere a tratti regolari il nome della loro professoressa di Trasfigurazione, ora accompagnato da parole gentili ora da insulti. Ciò fece ridere James e Frank ma Remus si era già stancato di sentirlo brontolare. Possibile che doveva fare sempre da balia a tutti loro? Così, si giocò l’ultima carta.  Si schiarì la gola e subito dopo si puntò all’altezza del pomo d’adamo la bacchetta «Sonorus. Signore e signori, la torta di melassa è servita!»

Sirius si alzò di botto e iniziò a girare la testa alternativamente a destra e sinistra, cercando l’oggetto dei suoi desideri, la sua torta preferita. Capendo l’inganno saltò addosso a Remus e iniziò a dargli numerosi scappellotti poco gentili. A quel punto intervenne James che, con fare solenne disse

«Remus, Sirius. Possibile che dobbiate sempre azzuffarvi? Su, o faremo tardi per colpa vostra!»

Subito Remus si alzò e diede uno spintone a James e gli disse «Dà un’occhiata alla sveglia, idiota. Siamo già in ritardo! Sono le otto e quarantasette!»

James e Sirius sventolarono una mano in direzione di Remus come se avesse detto qualcosa di trascurabile e in poco tempo furono pronti, così come Remus e Frank.

All’improvviso Sirius fu colto da un’illuminazione «Dov’è finito Pet?»

«E’ in bagno Felpato, in effetti da parecchi minuti ormai. Pet, sbrigati! Dobbiamo scendere subito.»

Misero le borse in spalla e si diressero verso il bagno, dove più di qualche minuto prima era andato Peter che usava farsi la doccia la mattina (tutti gli altri ritenevano opportuno farlo la sera, la mattina erano sempre di fretta, ma Peter diceva che per lui era necessario farla la mattina perché solo così riusciva a svegliarsi) con in mano i vestiti e le scarpe. Doveva essere pronto ormai. James bussò alla porta «Pet, esci di qui dai, è tardi, dobbiamo andare!»

Nessuna voce di risposta però sopraggiunse alle orecchie dei quattro, che a quel punto si guardarono con sospetto. Sembrava che non ci fosse nessuno dietro la porta. Poteva essersene andato mentre loro scatenavano il putiferio? No, non era da lui… «Pet, va tutto bene?» disse Remus.

Notarono che da dietro la porta si sentiva un rumore continuo, quasi un fruscio, regolare. Cosa diavolo c’era in quel maledetto bagno? Il fruscio sembrava farsi a tratti più forte, ma continuava ad essere regolare. «Ah, al diavolo la privacy! ALOHOMORA!» Sirius, risolutivo, decise di aprire la porta con un colpo di bacchetta per scoprire cosa ci fosse là dietro. La scena che si parò davanti ai quattro li lasciò di stucco: Peter si era addormentato dentro la doccia, con il rubinetto aperto. Dopo il momento di stupore, seguì quello delle risa. A quel punto infatti, iniziarono tutti e quattro a sganasciarsi dalle risate. Remus piangeva dal ridere e si teneva la pancia, Frank stava sdraiato supino e batteva pugni a terra e Sirius si rotolava. James invece si trascinò fino al suo baule per cercare la sua fotocamera e quando la trovò, tornò in bagno e scattò un click.

Dopodiché svegliarono Peter che in fretta e furia, imbarazzatissimo per le risate continue dei suoi amici che non riuscivano a smettere di ridere, si preparò e finalmente scesero giù per le scale.

Si sentì un altro botto per le scale dei dormitori della torre dei Grifondoro quella mattina e qualcuno che urlava “Lurido schifoso di un Potter”, ma questo, ve l’ho già raccontato.

 NOTE:

Ciao a tutti!!! Come vi è sembrato questo capitolo? Spero sia stato di vostro gradimento. Prima di continuare a pubblicare i capitoli seguenti (che ho già ultimato), mi piacerebbe ricevere qualche vostro parere, positivo o negativo che sia. :) Grazie a tutti coloro che seguono la storia, hanno inserito la storia tra le preferite e le seguite. Grazie per l'attenzione!  A presto -M11

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto - Incontri e Scontri ***


Capitolo Sesto –  Incontri e Scontri

 

«Ahh, che gioia! Finalmente è ora di pranzo… Stavo morendo di fame!»

«Mary, quando mai tu non hai fame?»

«Attenta Lils, Alex McLaggen si sta dirigendo verso di te, ti sta mangiando la schiena con gli occhi» Mary iniziò a sghignazzare.

Lily e Mary erano sedute insieme, una di fronte all’altra, in sala grande. Alice era uscita fuori a pranzare con Paciock, il ragazzo di Grifondoro. Durante l’estate erano diventati molto amici, le loro famiglie erano andate in vacanza insieme. Alice continuava a negare tutto ma la verità era che Frank le piaceva, e anche tanto. Ma Frank era un ragazzo molto carino e, dato che spesso lo si vedeva girare con i malandrini, era anche molto popolare. Aveva qualche ragazza che le correva dietro ma lui le aveva sempre rifiutate. Aveva occhi solo per Alice, da sempre, ma lei non se ne rendeva conto.

Alex McLaggen invece era un ragazzo davvero simpatico che da tempo faceva la corte a Lily ma lei aveva sempre rifiutato i suoi inviti, diceva di non volersi impegnare con nessuno. Era diventato caposcuola quell’anno, e Lily sapeva che non l’avrebbe più lasciata in pace, dato che lei era un prefetto e avrebbero dovuto collaborare.

«Ciao Lily!» disse sorridendo Alex a Lily, che fece finta di non essersi accorta di lui e si alzò dalla panca su cui era seduta con stupore in viso.

«Ciao Alex!» «Lily, tranquilla, resta pure seduta! Volevo solo avvisarti che la riunione dei prefetti con i caposcuola è domani sera, alle otto nell’ufficio dei prefetti. Ricordi? Secondo piano a destra.»

«Oh sisi ricordo perfettamente, grazie Alex per avermi avvisata.» sorrise gentilmente Lily

«Di niente, per te questo e altro, Prefetto Evans! Potresti anche avvisare Lupin?  

Al “per te questo e altro”, a Mary andò di traverso un boccone di pollo e iniziò a tossire. Divenne rossissima, Peter accanto a lei le batté una pacca sulla spalla preoccupatissimo. Appena si riprese non poté non ridere silenziosamente in direzione di Lily, guardandola maliziosamente.

«Certo, certo, nessun problema!» annuì Lily dopo un po’, che si era distratta a guardare Mary che era in fase di soffocamento da “pollo”; quando il pericolo era scampato le aveva lanciato uno sguardo truce.

«Bene, adesso devo proprio andare. E’ stato un piacere, ci si vede!» le disse Alex lasciandole un bacio sulla guancia. Lily, seppur non volesse mostrarlo, risultò visibilmente infastidita da quel gesto, anche se riuscì a salutare Alex con un sorriso.

Remus aveva seguito la scena insieme a Sirius e James qualche posto più avanti. James aveva seguito scrupolosamente parola per parola di quello che si erano detti, come se stesse seguendo un importante partita di quidditch, stava attento alle espressioni di entrambi.

Remus e Sirius invece, continuavano a scambiarsi sguardi e a guardare James, che era diventato taciturno e sbuffava ripetutamente. Il primo sembrava divertito, il secondo preoccupato e sospettoso. Nessuno però parlò per un po’.

«Quello lì è uno sbruffone. Un viscido… Non fa altro che darsi arie, bah. »

«Senti chi parla… Vero Sirius? James dice che McLaggen non fa altro che darsi arie, ti ricorda qualcuno?»

Sirius dapprima sbuffò per trattenersi dal ridere, poi assunse un’aria di chi la sa lunga e disse

«Mio caro Ramoso, non preoccuparti! McLaggen non regge il tuo confronto… per quanto riguarda la vanità, chiaro!» a quel punto sia Remus che Sirius scoppiarono a ridere, trascinando anche Peter. James assunse un’aria ancora più truce, mise su un broncio enorme e ci riprovò

«Ma non lo avete visto? E’ orrendo, per di più ha una certa fama… Si avvicina alle ragazze solo per portarle a letto! Non posso credere che Evans non lo abbia picchiato…E se la prende con me anche solo per il fatto che respiro!»

«Jam, smettila! Se non ti conoscessi, direi che sei geloso!» Remus divenne rosso papavero in viso, strinse le labbra e le sue guancie si gonfiarono: abbassò il capo sotto al tavolo per non farsi vedere da James e scoppiò in lacrime dal ridere.

«Io geloso? Geloso di chi?» disse James molto infastidito, come se gli avessero insultato la madre

«Hey James, calma! Comunque della Evans, ovviamente… Sembri strano ultimamente quando si parla di lei. Che ti succede? Ah, non fare quella faccia! Sono sicuro che anche Remus l’avrà notato! Remus? Remus???»

«Pffffff…ahahahahahahaahhahahah scusate, scusate è che ahahahahahahahahaha no, non ce la faccio! E’ così…ahahahahahahah»

«Anche a te sembra ridicolo tutto questo, vero Rem? Felpato, smettila! Vedi? Remmy-Rem sta rischiando il soffocamento per colpa delle cavolate che dici!» con fare teatrale James fece il giro della panca e batté le spalle a Remus, con molta premura. Gli diede dell’acqua e finalmente si calmò, anche se continuava a lacrimare e a ridere a tratti.

James e Sirius gli rivolgevano sguardi interrogativi; Remus spesso faceva da giudice imparziale nelle loro discussioni, che spesso riguardavano cose molto futili come ad esempio “il paio di mutande perfette” o “oggi il pollo è più buono o meno”. Quella volta la discussione era molto più seria, a maggior ragione entrambi esigevano un verdetto che andasse ovviamente a loro favore.

«Beh…Io dico che ha ragione Felpato.» Sirius, compiaciuto, batté una mano sul tavolo e si spostò indietro sulla panca, incrociando le braccia. James invece rispose con finta indifferenza, come se si fosse perso qualche battuta e iniziò a mangiare un po’ di macedonia che gli aveva passato Peter «Per cosa ha ragione Felpato, esattamente? Ho dimenticato quello di cui stavamo parlando…»

Remus si alzò e si fece più vicino a James, si schiarì la gola e iniziò a parlare a bassa voce, Sirius si fece attento

«James, non serve che tu lo neghi. Non sei infastidito dal fatto che Lily ti ha sempre rifiutato ed è l’unica a farlo, no Jam, non c’entra qui il tuo orgoglio. Tu sei geloso, lo sei perché ti stai proprio innamorando di lei.»

Nemmeno finì di dire le ultime parole che Sirius cadde all’indietro dalla panca, sconvolto. Peter corse in suo soccorso e lo aiutò a risedersi.

«Tu sei matto, sono stufo di queste tue supposizioni. Vado adesso, ho da fare.»

Si alzò rosso in viso e si diresse in fretta verso il tavolo di Tassorosso. Emily Banks, la presidentessa del fanclub di James, fu felice di accoglierlo accanto a sé. James continuava a portare indietro i suoi capelli mentre le parlava con fare ammaliatore e quella poverina arrossì fin sopra i capelli, quando James di slancio le posò un bacio mozzafiato sulle labbra.

Remus scosse la testa di fronte alla scena, Sirius sorrise di gusto.

«Rem, mi sa che ci sbagliavamo. James è il solito rubacuori di sempre.»

«Credo che tu questa volta abbia torto, Felpato. James sta solo cercando di dimenticare le mie parole e di convincersi che mi sbaglio.»

«Ahh, andiamo! James non può innamorarsi!»

«Eppure lo sta facendo! E dovresti farlo anche tu… Guardalo bene…»

«Solo perché tu hai fatto un voto di castità non significa che io non possa divertirmi come mi piace, anzi, dovresti provare ogni tanto Remus!»

Remus rise scuotendo la testa e contagiò gli altri tre suoi amici.

 

«Alice, che ne dici di mettere la tovaglia sotto a quel pioppo?» disse gentilmente Frank ad Alice, che era rossa in viso da quando aveva incontrato il ragazzo. Era troppo bello per essere vero, troppo dolce, troppo gentile, troppo simpatico….

«Alice? Ci sei?!» Ops, si era incantata a guardarlo… «Oh, scusa Frank! Si, si va benissimo! Sembra un bel posto»

Lui le sorrise ancora una volta gentile, e le tolse dalle mani il cestino da picnic e la tovaglia «Questi li porto io! Andiamo…» «Oh ma non serve, Frank.» «Su su, signorina Prewett! Niente proteste!» disse Frank sventolando una mano teatralmente. Alice rise, la sua risata cristallina si distingueva da qualunque altra e Frank assaporò piacevolmente quel suono.

Pranzarono e per fortuna Alice un po’ si sciolse, era diventata meno timida e iniziava ad essere la ragazza fantastica che era stata durante tutta l’estate. La verità è che le risultava difficile comportarsi proprio allo stesso modo di qualche mese prima, si era accorta di essersi innamorata di Frank proprio quando avevano lasciato il villaggio che avevano visitato insieme alle loro famiglie.

E’ spesso così, ci si rende conto che non si può fare a meno di qualcuno proprio quando questo non c’è. Alice ci provava, provava ad essere uguale all’estate appena trascorsa ma quando i loro visi si facevano per diversi futili motivi vicini, per mettere il cibo nei piatti, per guardare da vicino la tana di un coniglietto che avevano scoperto… E lei, ogni singola volta, arrossiva furiosamente. Però non riusciva a vedere che provocava la stessa reazione in Frank; non perché avesse problemi di vista (ne aveva ma non in questo caso), ma era una di quelle ragazze che hanno bisogno di essere rassicurate e che evitano di crearsi illusioni pur di non soffrire. Era una ragazza adorabile e anche piuttosto carina, ma oltre alle sue compagne di dormitorio non aveva amici, proprio perché era molto timida e riservata. Chiunque la conoscesse, poteva dire che era una buona ragazza, sempre gentile e disponibile. Una persona genuina.

 Trascorsero un bel pomeriggio insieme, e quando fu ora di salutarsi, Frank si fece carico di riportare tutti gli avanzi nelle cucine.

«Ali, è stato bello questo pomeriggio con te… Grazie.»

«Oh, lo è stato anche per me Frank, davvero. Grazie a te!» Un sorriso illuminò il viso di Alice, che riuscì finalmente a guardare negli occhi Frank mentre le diceva queste parole. Frank, visibilmente imbarazzato, le lasciò un dolce bacio sulla guancia e le disse «Beh, allora te lo riproporrò, se per te non è un fastidio, o un problema o…» il poveretto imbarazzato abbassò la testa e iniziò a farfugliare e Alice, con un moto di coraggio (non sapeva da dove le era venuto in realtà tutto quel coraggio, dato che aveva le gambe traballanti) gli disse «Non lo è per niente Frank, anzi, mi piacerebbe molto passare dell’altro tempo con te. Ci si vede!» e si allontanò da lui con un sorriso, lasciandolo inebetito e rosso in viso. Sorrise anche lui, forse poteva avere una speranza con lei.

 

 

Emmeline e Marlene, che subito dopo pranzo avrebbero avuto compito di Divinazione, si stavano esercitando in sala comune, con una sfera di vetro. Marlene era sempre più convinta che quella materia fosse totalmente inutile, ma non si era ancora decisa a lasciarla. Avrebbe potuto scegliere tra Divinazione, Antiche Rune e Babbanologia, anche se la materia che sarebbe stata più utile una volta uscita da Hogwarts sarebbe sicuramente stata Antiche Rune, ma aveva paura di non riuscire ad andare dietro al programma, data la difficoltà della materia. Aveva provato a convincere Emmeline a lasciare Divinazione e, seppur quest’ultima fosse convinta della totale inutilità della materia, non si era ancora decisa nemmeno lei. Così, nell’indecisione, si stavano preparando per il test di ripasso che si sarebbe tenuto il pomeriggio stesso. Avevano preso due panini giù alle cucine perché convinte che in Sala Grande avrebbero perso troppo tempo.

«Em, mi ripeti l’ultima parte? Non riesco a memorizzarla, maledetta materia!»

«Lene l’abbiamo ripetuta tre volte! Possibile che non ti entri in testa?»

«No, io odio questa materia e non capisco perché ancora la sto studiando! Senti Em, io vado a fare una passeggiata, non ce la faccio a concentrarmi adesso.»

«Ma Lene, dobbiamo ancora…»

La frase dell’amica non arrivò intera alle sue orecchie perché aveva scavalcato molto velocemente il ritratto della Signora Grassa, e adesso si trovava nel bel mezzo di un corridoio vuoto. Sentì delle voci che parlavano fitto fitto in lontananza e qualcuno che piagnucolava, sembrava un bambino. Si avvicinò cautamente alla fonte del rumore e trovò tre ragazzi molto alti che erano di spalle, chinati su un ragazzino, probabilmente del primo anno. Sembrava lo stessero minacciando, dato che il bambino cercava di allontanarsi ma loro gli si avvicinavano sempre di più.

«Lasciatelo stare!»

«Oh, ecco chi abbiamo qui! McKinnon, vero? Cosa ci fai da queste parti? Vuoi giocare con noi?»

«Lasciate stare immediatamente quel ragazzino, stupide serpi!»

Iniziò a mandare loro incantesimi di disarmo e schiantesimi, alla fine due di loro erano stesi a terra, uno di loro no. Evan Rosier, settimo anno di Serpeverde, si avvicinò a lei, la costrinse ad appoggiarsi al muro e le tolse la bacchetta di mano. Data la corporatura piuttosto robusta e l’altezza di lui, riusciva facilmente a bloccare ogni movimento di ribellione di lei, che invece era piuttosto mingherlina. Lui le tappò la bocca per evitare che gridasse e iniziò a baciarle i lunghi boccoli biondo scuro che le ricadevano sulla schiena. Guardò il bambino disperata come per incitarlo a chiamare qualcuno e questo iniziò a correre, mentre Rosier le metteva una mano sul petto della ragazza per sfilarle in quattro e quattr’otto velocemente la cravatta rosso e oro.

Il bambino iniziò a chiamare aiuto e per fortuna qualcuno che si dirigeva verso la Sala Comune di Grifondoro lo sentì. Remus infatti, aveva dimenticato i libri di Trasfigurazione in dormitorio, e stava salendo proprio alla torre per prenderli e poi ridiscendere in biblioteca, dove lo aspettava Peter. «Hey piccolo, cosa è successo?»

«Vieni per favore, presto! Dei ragazzi hanno iniziato a minacciarmi ma poi una Grifondoro ha sentito me che piangevo ed è venuta in mio soccorso, due di loro sono stati colpiti dalla ragazza ma uno vuole farle del male!»

«Ok, calmati adesso, dimmi soltanto dove si trovano, tu vai nel tuo dormitorio. Ci penso io a loro»

Il bambino gli spiegò la strada e subito Remus si diresse correndo verso quella direzione.

«Ti pre-e-e-go, lascia-mi!» Remus vide Marlene in lacrime, con quell’animale di Rosier che le stava appiccicato e continuava a baciarla. Intanto i due compari del Serpeverde si godevano lo spettacolo.

«Expelliarmus! Cinquanta punti in meno a Serpeverde, per tutti voi, per aver aggredito quel ragazzino. Ah, Rosier, altri cinquantuno per te per aver messo le mani addosso a Marlene. Via di qui adesso!»

«Tu! brutto…» «Lascialo stare Evan, andiamo via di qui, lasciamo la feccia con la mezzosangue…»

 

«McKinnon, stai bene?»

Marlene era terrorizzata; non fece in tempo a rispondere che svenne tra le braccia di Remus.

 

 

Recensite per favore! -M11

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo - Sollievo ***


Capitolo Settimo - Sollievo

 

«James… Pssst James, Jamiee!?»

Sirius Black era in biblioteca, aveva accanto a se un preoccupato Peter Minus. Aveva il capo leggermente inclinato e sembrava stesse parlando con qualcuno che si trovava sotto al tavolo.

Naturalmente non ci stava niente sotto al tavolo, Sirius aveva solamente tra le mani uno specchio molto piccolo, ma non normale.

Quello specchio era magico; era collegato ad un altro specchio identico e permetteva alle due persone che lo possedevano di comunicare a distanza. I proprietari erano James e Sirius, era stato il regalo di natale dello scorso anno di Charlus Potter, il papà di James.

«James Charlus Potter, rispondimi subito, ORA!»

«Black, che diavolo vuoi?»

«Hai visto Remus? E’ salito dopo pranzo a prendere un libro e non è più tornato, lo aspettiamo da più di due ore…»

«Avrà incontrato qualcuno…»

«Dai Jam, non è da Remus! Andiamo a cercarlo? Dividiamoci, magari gli è successo qualcosa!»

«Oh, e vabene! Sei con Peter?»

«Si, è qui con me. Siamo in biblioteca, sbrigati.»

«Arrivo! A dopo»

 

*Venti minuti dopo*

«Ah, il principino finalmente ci ha degnato della sua presenza…»

James arriva in biblioteca e scorge Peter e Sirius seduti in un tavolo; quest’ultimo è piuttosto scocciato, li ha fatti aspettare a causa di Emily che non voleva scollarsi di dosso a James. «Allora? Ci dividiamo? Io vado giù, nelle cucine, dai Serpeverde e in infermeria, voi andate alle torri. Chi lo trova, fa sapere. Ok?» «Perfetto, a dopo»

James, come avevano stabilito, si stava dirigendo in quel momento proprio verso i piani più bassi del castello. Aveva già visitato le cucine e gli elfi avevano detto che Remus non si era visto, dietro la sala comune dei Serpeverde non volava una mosca… Doveva passare dall’infermeria, diamine, se avesse avuto la mappa avrebbe impiegato meno tempo a trovarlo! Ma ce l’aveva proprio Remus…Chissà dove si era cacciato quel lupastro! Magari lo avrebbe trovato avvinghiato a qualcuno… Ah, no, ma che stava pensando? Remus con una ragazza? Nahh…

 

Mentre fantasticava e rideva pensando a quanto l’amico stesse lontano dalle ragazze quasi fosse allergico, scorse da lontano una figura maschile… Alto, castano, magro, con la cravatta di Grifondoro… Che abbracciava una ragazza? Aspetta, era Remus?

Subito iniziò a correre in direzione del ragazzo che ormai era sicuro che fosse Remus, ma lei chi era? Mentre si faceva queste domande, Remus si scostò dalla ragazza e… Lily? Perché diavolo piangeva??

 

«Remus! Cos’è successo?? Lily, che hai??…»

«Jamie, hanno attaccato Marlene McKinnon del nostro anno, tre serpeverde… Uno di loro, Rosier, stava provando a spogliarla e…se non fossi arrivato in tempo io»

A quel punto Lily scoppiò a piangere dinuovo e si allontanò dai due, entrò in infermeria e si chiuse la porta dietro alle spalle, lasciando James basito e Remus preoccupato.

«Come sta adesso?»

«Beh, dorme. Le hanno dato un calmante, è sotto shock, non permette a nessuno di avvicinarsi a lei…»

«Oh, ma mi dispiace tantissimo. Quelle luride serpi! Meritano una lezione!»

«Jam, tranquillo, adesso Silente è con loro e spero li punisca a dovere…»

James comunque si era imbambolato a guardare la porta dietro cui era sparita Lily; le aveva fatto impressione vederla così fragile, con gli occhi arrossati e i capelli arruffati. Lei era sempre stata forte e decisa, mai nessuno avrebbe osato dire che era una ragazza fragile ed emotiva. Era Lily Evans, una persona rispettabile e composta. E adesso sembrava così…fragile.

Ad un tratto si ridestò e si ricordò «Sirius?»

«Si Jam, trovato?»

«Si è in infermeria ma sta bene. Chiamate Mary, Emmeline e Alice, Marlene è in infermeria e ha bisogno di loro. Anche Lily ha bisogno di loro, fate presto»

Remus sorrise all’amico, era stato così gentile da parte sua pensare di avvertire le amiche di Marlene, ma non solo per lei, anche per Lily. L’aveva vista distrutta e, nel suo piccolo, voleva provare a risollevarla. Dato che lui non aveva alcun rapporto (comunque non amichevole, per niente) con Lily, pensò di chiamare le sue amiche. Non si era accorto che la porta dell’infermeria era aperta e una testa rossa era uscita da essa

«Potter…» disse Lily, con voce impastata ancora di pianto, che cercava comunque di mantenere la sua rigidità ma invano.

«Si, Evans? Hai bisogno di qualcosa?»

Disse James premuroso, con voce gentile e preoccupata allo stesso tempo. Aveva sbarrato dinuovo gli occhi quando aveva visto Lily dinuovo in quello stato

«Gr-gr-grazie…»

«Oh! Non c’è di che.» sorrise James.

Remus aveva seguito la scena passo passo e sorrideva pure lui, guardando i due peggior nemici della scuola rivolgersi delle parole gentili. A suo parere, sarebbero stati perfetti insieme. Nessuno sapeva che lo erano davvero però.

 

Aprì gli occhi e vidi il bianco. Tutto era bianco intorno a me, nessun rosso mi circondava. Il rosso dei muri, il rosso degli stendardi, il rosso delle tende del letto… Non ero nella torre di Grifondoro ma allora… Dove mi trovavo?

Mi misi ritta sul busto e iniziai ad osservare l’ambiente circostante. Ma certo, l’infermeria. Immediatamente mi ricordai di quello che era successo e per poco non ebbi un altro capogiro. Quei maledetti, quel maledetto mi stava mettendo le mani addosso. Lo avrebbe fatto, sicuro, se non fosse arrivato Remus. Remus? Da quando lo chiamavo per nome? Comunque è stato davvero gentile con me, sento la sua voce in lontananza… E’ ancora qui quindi? Oh, ma sento anche la voce di Lily, ha pianto, ha la voce impastata!

«Lily!» Urlo, e per quanto il mio urlo sia debole, Lily riesce comunque a sentirmi. Si avvicina a me e mi abbraccia, inizia a piangere.

«Oh, Lene! Sono stata così preoccupata, così preoccupata! Come stai? Quei maledetti, io…»

«Hey, Lils! Sto bene, sta tranquilla» sorrisi io in direzione di Lily, per tranquillizzarla. Subito la mia espressione le fece effetto e mi sorrise di rimando, adesso era davvero più tranquilla. «Ah no, signorine! Non accetto altre visite, tutto questo chiasso non è ammesso qui dentro!»

«Senta, se lei non ci farà entrare, lo faremo comunque, anche dalle finestre! IO DEVO VEDERE LENE! Ha capito?» questa, era sicuramente quella prepotente di Mary

«Si, noi vogliamo vedere la nostra amica!» Emmeline?

«Ci lasci passare, ORA!» Alice, l’uragano Alice!

Un rumore di passi che proveniva dalla porta d’ingresso, raggiunse presto le tende che circondavano il letto di Lene. Queste si aprirono e rivelarono i visi di Mary, Alice e Emmeline molto preoccupati e ansiosi. Subito le tre si tuffarono sopra l’amica, rischiando di farla soffocare «Rag-ragazze? Così soffoco!»

«Oh, Lene! Mi dispiace così tanto!» cinguettò Emmeline, quasi in lacrime.

«La pagheranno cara!» disse invece Alice furiosa

«Ahh, mi sentiranno!!!!» Irruppe Mary, che ora si dirigeva a grandi falcate verso l’uscita. Sirius, che era in prossimità dell’ingresso assieme ai malandrini, mise un piede in avanti e, nel momento in cui Mary inciampò su di esso, la sorresse con le braccia. «Ferma, ferma, ferma! Dove pensi di andare? Sta buona, Macdonald»

«Che diavolo vuoi tu? Toglimi subito le tue manacce di dosso!» disse furiosa Mary

Sirius, che aveva roteato gli occhi e adesso aveva volto lo sguardo altrove, disse con noncuranza «Ah dai, smettila di trattarmi così! Se non vuoi farti uccidere ti conviene restare qui, altrimenti sarò costretto a venire a salvarti, no?» Mary, più infuriata di prima rispose «Non ho bisogno di nessun salvatore! E adesso togliti dalle scatole, vado a picchiare quei tre!»

Questa volta un’altra mano la fermò, meno ferma e più piccola, decisamente più delicata di quella di Sirius. «Mac, questa volta Black ha ragione. Ci penserà Silente a loro, noi non possiamo fare niente. Ti prego, resta» Mary non seppe dire di no alla richiesta di Lily e, dopo averle lanciato uno sguardo triste, si andò a sedere accanto al letto di Marlene.

«Quando esci di qui?»

«Oh, Poppy mi ha detto che prenderò un altro calmante stasera prima di addormentarmi e domani sarò come nuova, domattina torno a lezione» Sorrise tranquilla Lene, che in realtà tranquilla non era ma si sforzava di esserlo per le sue amiche.

«Ah, bene! Visto che domani in prima ora abbiamo ora buca, veniamo a prenderti verso le nove e mezza, va bene? Porto io giù i tuoi libri»

«Grazie Em! Ma non abbiamo divinazione domani in prima ora?»

Emmeline sorrise furba in direzione dell’amica «Ho deciso di farti un regalo: lasciamo divinazione per babbanologia o antiche rune, che dici? Anche se antiche rune lo preferirei…»

Marlene, senza accorgersi di aver riacquistato le sue forze, saltò giù dal letto e andò addosso a Emmeline, stritolandola in un abbraccio «Antiche Rune sia!»

Emmeline esultò con un impacciatissimo e insolito “wohoho”, e, dato che aveva avuto sempre dei modi regali, fece ridere i malandrini e le ragazze, che, per il frastuono, furono buttati dall’infermeria poco dopo. Tra le risa si dirigevano tutti verso la torre di Grifondoro. Adesso erano tutti un po’ più tranquilli.

Marlene si addormentò con il sorriso sulle labbra. Quel viscido le aveva fatto del male, ma ormai non ci pensava quasi più. Aveva delle splendide amiche a cui pensare, e l’appoggio dei malandrini.

 

 

 

 Ciao a tutti! Mi piacerebbe ricevere qualche parere, anche negativo, in modo da poter capire se vale ancora la pena scrivere questa storia! Grazie comunque a tutti quelli che leggono. RECENSITE PER FAVORE! -M11

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo - Salvataggi opportuni e problemi inaspettati ***


Capitolo Ottavo – Salvataggi opportuni e problemi inaspettati

 

Dopo aver lasciato Lene in infermeria, Lily, Mary, Emmeline e Alice salirono nella torre di Grifondoro. Si sedettero in sala comune, nel divano proprio di fronte al camino. Erano tutte molto esauste, per di più erano come sempre appesantite dalla cena in Sala Grande.

«Io vado a tuffarmi nel mio letto, sono troppo stanca!» disse Alice, tra uno sbadiglio e l’altro

«Dev’essere stato stremante stare in compagnia di Frank oggi, vero Ali?»

Alice arrossì di botto alla frase di Mary, invece le ragazze iniziarono a ridere sommessamente. Lily decise di intervenire in suo favore

«Mary, lasciala stare! Piuttosto dicci, com’è andata?»

Alice fece cenno alle amiche di avvicinare i loro visi al suo, per poter sussurrare alle loro orecchie senza farsi sentire da altri. «E’ stato così… Ahhh! Meravigliosamente meraviglioso. E’ così gentile e diverteeente…» Lo sguardo di Alice divenne subito sognante e i suoi occhi vacui. Era cotta come una pera!

«Ragazze, io vado! Non riesco a tenere gli occhi aperti e domani abbiamo due ore di Difesa dalle 10 in poi! Menomale che abbiamo quell’ora buca…»

«Si Em, hai ragione, vengo con te» rispose Mary all’amica

«Vieni anche tu Lily? Alice?»

«Oh, no ragazze! Io preferisco rimanere qui davanti al camino ancora un po’, vorrei finire di leggere questo romanzo…Andate pure!»

«Ok Lils, ma vedi di non fare tardi! Tu Ali? Alice?!»

Alice però, non aveva sentito nemmeno una parola di quello che avevano detto le ragazze. Era ancora immersa nei suoi pensieri. Lily si alzò e si mise davanti a lei, le iniziò a sventolare la mano davanti agli occhi, ridendo «Pianeta terra chiama Alice Prewett! C’è nessuno?»

I suoi occhi nocciola subito tornarono vispi, ma le sue guance si tinsero nuovamente di rosso «Oh! Scusate ragazze, dicevate?» Un coro di risate si levò nuovamente dalla sala comune, Mary si alzò e afferrò, ancora tra le risa, il braccio di Alice e la trascinò con sé.

Lily vide sparire le ragazze dalle scale mentre sul suo viso era ancora ben presente un sorriso a 32 denti. Aveva le amiche migliori che potesse avere, di questo era certa. Pensava a questo quando un nuovo turbine di risate aveva raggiunto le sue orecchie. Aveva appena abbassato gli occhi per iniziare a leggere quando, dal ritratto della signora grassa, erano apparsi quattro “baldi” giovani ridenti. Sospirò.

I Malandrini.

Bene, non sarebbe mai riuscita a leggere. Chiuse il suo libro e si stiracchiò meglio sulla poltrona, sperando che Black e Potter non la notassero.

«Hey, Evans!»

Come non detto!

«Potter. Quale onore.» rispose lei, con un sorrisetto gelido. «Black, Peter, Rem! Salve a voi»

Subito Black si sedette sul bracciolo della poltrona su cui era seduta Lily e iniziò a parlarle, noncurante del fastidio che stava chiaramente dando a Lily «Ev, come va la vita?»

«Ev? Che diavolo di soprannome è? Io per te sono E-V-A-N-S.»

«Oh, per un attimo avevo dimenticato dell’identità di Prefetto-Perfetto Evans!»

«Ah ah ah! Ora, se non ti dispiace, vorrei leggere!»

Intervenne James a quel punto, che prese una poltrona sistemata più in là e la posizionò proprio di fronte a Lily

«Ah dai, Evans! Ti pare il momento di leggere? Insomma, è tardi!»

Alla pronuncia delle due parole “è tardi”, a Lily venne un’idea.

«Già! E’ tardi…» I suoi occhi si assottigliarono, incrociò le braccia e i suoi capelli sembravano incandescenti illuminati dalla luce del fuoco del camino. «Il coprifuoco è già scattato da un pezzo in effetti… Dieci punti in meno a Grifondoro per essere rientrati dopo il coprifuoco. E ora fuori dai piedi, Potter. Mi ingombri l’aria.»

«Ev, diamine! Siamo della stessa casa! Vuoi che perdiamo la coppa delle case quest’anno? Se continuerai a toglierci punti anche per il solo fatto che respiriamo, arriveremo ultimi!»

«Cerca di rispettare le regole e io non toglierò più punti, Black. Ancora dieci punti in meno per il vostro comportamento irrispettoso nei confronti di un prefetto. E NON CHIAMARMI EV, IO SONO EVANS! Capito?!?!»

James si avvicinò furiosamente al viso di Lily con il suo sguardo malandrino e le sussurrò facendo sussultare non solo lei, ma anche le ragazze che erano presenti in sala comune, che in quel momento invidiavano Lily per essere a soli pochi centimetri dal viso di James «Evans, Evans, Evans. Quando capirai che non devi metterti contro James Potter e i Malandrini? Sai di che cosa siamo capaci…»

Lily si allontanò in fretta dal capitano della squadra di Quidditch e sibilò «Sai di cosa sono capace anch’io, Potter. Vai via e lasciami in pace, adesso!»

James sorrise e portò i suoi capelli all’indietro, facendo sospirare le spettatrici ancora una volta che si beccarono anche un’occhiataccia da parte di Lily, per la loro reazione. «Evans, esci con me e ti lascio in pace per sempre, se non vorrai più vedermi. Accetta di uscire con me, dai!»

Lily afferrò il suo libro posto ai piedi della poltrona, si alzò con un sorriso incoraggiante sulle labbra e, mentre si sistemava la gonna, si avvicinò pericolosamente al viso di James con fare ammaliatore (quest’ultimo si era imbambolato davanti a lei, stava quasi per svenire per la vicinanza del suo viso a quello di Lily) e rispose  «Piuttosto preferisco uscire con la piovra gigante, Potter. Notte notte!» E sparì oltre la scala del dormitorio femminile, con un sorrisetto che era tutto dire.

James digrignò i denti e abbassò il capo, subito dopo si diresse anche lui verso le scale del suo dormitorio, visibilmente deluso e nervoso. I tre malandrini rimasti in sala comune si guardarono confusi, James non aveva mai reagito in quel modo dopo un rifiuto di Lily anzi, solitamente le correva dietro e la bombardava di “ti prego ti preeego”.

Questa volta no. Sembrava dispiaciuto dalla risposta di Lily.

Sirius guardò Remus sospettoso, l’amico lo ricambiò con un sorriso che suonava tanto di “te l’avevo detto”. Quella notte James non chiuse occhio. I ragazzi lo avevano sentito sospirare sotto le coperte ma nessuno sapeva il motivo della sua insonnia, tranne uno. Quel qualcuno però, non era di certo James. Nemmeno lui sapeva infatti spiegarsi il suo stato d’animo afflitto e triste. Che problemi poteva avere il ragazzo più popolare, talentuoso, desiderato di Hogwarts?

Fino a quel momento appunto, nessun problema. Da quel giorno in poi il suo problema era solo uno. Lily Evans. Ma lui questo ancora non lo sapeva.

 

 

Il giorno seguente passò, tra lezioni e pause in Sala Grande. Al passaggio delle cinque Grifondoro del sesto anno, tutti i ragazzi si giravano ad ammirarle. Erano tutte molto belle e popolari, per motivi ben diversi.

Mary MacDonald era la più alta di tutte, il suo corpo era molto tonico anche grazie ai duri allenamenti di Quidditch a cui la sosteneva il Capitano James Potter, che era sempre stato molto esigente con la sua squadra. Aveva capelli lunghi fino ai fianchi e ondulati, più a boccoli che ad onde, di un biondo chiaro; erano spesso incorniciati da un cerchietto nero, per tenere lontana la frangetta dagli occhi sempre vispi e attenti, di un blu ciano, molto grandi e con delle lunghe ciglia. Il suo sorriso era contagioso e si vociferava che molti ragazzi avessero aperto un fan club tutto dedicato a lei, nonostante Mary non desse molta importanza ai ragazzi e alle relazioni con loro. Era uno spirito libero, molto simpatica, solare e disponibile con tutti, ma tutti sapevano che non era nemmeno molto difficile farla arrabbiare, e quando lo faceva era praticamente incontrollabile. Era un uragano. Molto brava a scuola, odiava però con tutta sé stessa Rune Antiche.

 

Emmeline Vance era alta quasi quanto Mary. Era bellissima, ma molto diversa fisicamente e caratterialmente da quest’ultima. Era una ragazza formosa, aveva le curve al punto giusto. Aveva lunghi e boccolosi capelli neri; Il suo viso era sottile e molto dolce, la pelle chiarissima e un paio di occhi da cerbiatta grigi spiccavano in contrasto con la sua pelle e con il suo sorriso bianchissimo. Era conosciuta per il suo talento a Erbologia, sua madre era una medimaga e fin da piccola l’aveva vista trafficare con intrugli in cui erano presenti anche foglie di piante curative, che lei aveva imparato a riconoscere ad una tenerissima età. Era una ragazza molto intelligente e dolce, popolare per la sua bellezza ma non per la sua loquacità. Risultava spesso schiva e snob per la sua timidezza, ma chi la conosceva bene sapeva che in realtà era una ragazza altruista, combattiva, leale e ambiziosa.

 

Alice Prewett era una ragazza energica, emotiva e frizzante. Era più bassina di Emmeline e Mary, anche lei era molto magra. Spesso le dicevano che sembrava più piccola della sua età, per via del suo comportamento troppo espansivo e per il suo modo di vestire poco da donna, dato che odiava le gonne, e i pantaloni erano in assoluto un must nel suo armadio. Aveva capelli castani non molto lunghi, le arrivavano fino alle spalle ed erano liscissimi. I suoi occhi neri erano piccoli e sempre allegri. Era anche lei molto popolare, per le sue numerose conoscenze e per la sua simpatia; oltretutto anche in bellezza non era proprio niente male. A guardarla sembrava davvero una ragazza molto sicura di sé, ma le sue amiche che la conoscevano bene, sapevano quanto fosse in realtà molto insicura.

 

Marlene Mckinnon era una ragazza molto composta, all’apparenza molto rigida e seria. Solo chi la conosceva bene sapeva che era dotata di un incredibile sarcasmo e senso dell’umorismo. Era una ragazza geniale, assieme a Lily e Mary una delle studentesse più brillanti che Hogwarts avesse mai visto. Anche se in Pozioni non era un gran che, anzi…

Aveva i capelli biondi e ondulati, lunghi fino alle spalle, e grandi occhi neri, incorniciati da lunghe ciglia. Anche lei era alta quanto Mary,  ma con delle forme più simili a quelle di Marlene, seppure fosse più slanciata. A lei piaceva uscire con i ragazzi spesso, a differenza delle altre, anche se non concedeva loro niente. Oltre alle ragazze del suo dormitorio, aveva infatti solo amici maschi.

 

Lily Evans spiccava tra tutte loro, soprattutto per i suoi capelli. Seppur la Gran Bretagna fosse piena di gente con i capelli rossi, di fronte ad una rara bellezza simile tutti non potevano fare a meno di girarsi per guardarla. A spiccare, oltre ai suoi capelli, erano anche i suoi occhi a mandorla di un verde magnetico. Portava i capelli lunghi ed ondulati, era alta quanto Marlene. Era una ragazza molto simpatica e dolce con tutti, sempre disponibile ma autoritaria, molto ligia alle regole. Molti l’avevano vista infuriata ma con pochissime persone. Un oggetto delle sue sfuriate, capace di far rizzare i capelli a chiunque udisse la sua voce stridula, era James Potter, il suo peggior nemico.

 

E così, mentre Hogwarts ammirava la bellezza delle cinque ragazze, queste si dirigevano ridenti finalmente verso la torre di Grifondoro per posare i libri, dato che alle sette cominciava la cena in Sala Grande.

Arrivate a cena, tutte e cinque si sedettero sulle panche della tavolata di Grifondoro e iniziarono a mangiare, tra torte di melassa, chiacchiere e risate. La prima a congedarsi fu Emmeline, che si avvicinò a Lily

«Lils, dopo uscirò con Mattew… So che tu hai il turno di ronda e quindi ti sarei grata se non mi togliessi punti come sempre…» chiese gentile Emmeline, con un sorriso incerto. Lily, che aveva la bocca piena di crostata di frutta le rivolse uno sguardo interrogativo e le rispose «Mattew? Ma non era Charlie?? Hai già cambiato spasimante?? » Le ragazze cominciarono a ridere mentre rivolgevano sguardi curiosi alle due. «Ah, dai Lils! Charlie era così noioso…Allora?? Mi copri?? Ti prego, ti prego, ti preeego!»

«Ah, e va bene! Farò finta di non sentire le tue risatine ma se Rem vorrà toglierti dei punti, sai bene che non potrò fermarlo.»

Emmeline le diede uno schioccante bacio sulla guancia e con una mano salutò le ragazze. Uscì praticamente saltellando dalla Sala Grande.

«A proposito di spasimanti… Lily, come va con McLaggen?» buttò giù Alice.

Lily alla pronuncia del nome del suo ammiratore, quasi inghiottì di traverso quel morso di torta che aveva appena messo in bocca. Ci vollero le sacrosante pacche sulla spalla di Mary per salvarla!

«Ali, non c’è proprio niente tra noi due! E poi non mi piacciono quelli che mi girano troppo attorno… Il suo perenne sorrisetto è quasi…nauseante! Chi vorrebbe uscire con uno come Al…» di botto Lily aveva smesso di parlare, dato che le ragazze di fronte a lei erano impallidite e le avevano fatto cenno di stare zitta. Appena si girò, notò che Alex McLaggen si ergeva in tutta la sua simpatia davanti a lei, di colpo impallidì. «Al chi? Di chi parlavi, Lily?»

«Oh, di un ragazzo che mi manda letterine d’amore! Un certo Al… Ehm, Al…»

«Albert! » le venne in soccorso Alice, che la fece finalmente sospirare di sollievo

«Ah si, Albert! Un certo Corvonero dell’ultimo anno…» Alex corrugò la fronte e disse «Strano… Non sapevo ci fosse un Albert tra i ragazzi del settimo di Corvonero…»

«Ah, beh! Sicuramente non l’avrai notato! Comunque, che volevi dirmi?»

Alex si ridestò e sfoggiò il suo sorrisetto (a suo parere smagliante e simpatico) che Lily odiava profondamente e disse «Ah, già! Beh, volevo dirti che se non hai ancora detto a Lupin della ronda per le numerose cose che hai avuto da fare ultimamente, potremmo farla io e te, che ne dici?»

Maledizione, come faceva a sapere che non aveva avuto nemmeno il tempo di respirare? E ora cosa gli avrebbe detto? Subito vide Remus da lontano e gli fece cenno di avvicinarsi, con uno sguardo che implorava chiaramente aiuto. Nel frattempo McLaggen, troppo preso da sé, continuava a parlare della ronda e di quello che le avrebbe raccontato riguardo alla sua estate appena trascorsa, di cosa avevano fatto i suoi amici… Remus, che si era avvicinato e si trovava dietro Alex, inizialmente sembrava confuso ma subito dopo un sorrisetto spuntò sul suo viso e disse «Lils, andiamo? Ti ricordo che abbiamo una ronda dopo, ho rinunciato ad un appuntamento per poter venire! Sbrigati!»

Lily era stata salvata da Remus. Remus, il suo migliore amico, che aveva sempre la capacità di risolvere i suoi problemi ma che molto più spesso non lasciava che gli altri aiutassero lui a risolvere i suoi. Lily rivolse uno sguardo vittorioso e sollevato a Remus che ricambiò con un sorriso a trentadue denti. Il prefetto perfetto Evans salutò Alex scusandosi e si diresse, quasi saltellando, fuori dalla Sala Grande, mentre teneva a braccetto Remus. Usciti dalla Sala Grande Lily saltò addosso all’amico che la prese in braccio e lei lo abbracciò «Grazie grazie grazie grazie grazie grazieee!»

«Ahahahah di niente, Lils! Proprio non ti va di passare del tempo con lui, vero? »

«Ahahahah proprio no! Andiamo, Rem, accendi la bacchetta! Se siamo fortunati oggi finiamo presto la ronda. Lumos»

Saalve a tutti!! :D Grazie a love_is_everything per aver recensito, mi hai incoraggiata molto!  

Spero che qualcun altro recensisca, ne ho davvero bisogno! Scusate per l'immenso ritardo ma ho avuto problemi con la rete, adesso me l'hanno definitivamente stabilizzata quindi pubblicherò presto il prossimo capitolo! (che è già pronto).

Grazie mille per aver letto e.. per favore, lasciatemi un commento! :*

-M11

 

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Capitolo 9
*** Capitolo Nono - Aprire gli occhi! ***


Capitolo nono – Aprire gli occhi

 

Due ragazzi del sesto anno di Grifondoro si dirigevano a grandi falcate verso la loro torre dei dormitori. Era tarda sera e avevano appena finito di ispezionare il castello. Tutto era tranquillo, per fortuna non avevano avuto problemi durante la loro ronda. Un paio di volte era sbucato Pix il Poltergeist e aveva spaventato una dei due prefetti, per grande divertimento dell’altro. Lily e Remus però, non avevano scambiato molte parole durante la ronda, o comunque non avevano parlato di gran ché. I loro unici argomenti erano stati il nuovo professore strambo di difesa, Foreigner, e la montagna di compiti che aveva assegnato loro la McGranitt per il martedì successivo. Avevano anche incontrato McLaggen che “casualmente” si trovava proprio fuori dal dormitorio. Remus sospettava che volesse incontrare Lily; ma la ragazza non sembrava dello stesso avviso. Il comportamento di Lily aveva fatto sorridere Remus perché, nonostante lei fosse infastidita dalla presenza di lui, rimaneva comunque “apparentemente” gentile e sorridente. La conosceva molto bene e sapeva distinguere il sorriso sincero e il falso della sua migliora amica.

«Allora Rem, che mi dici della tua estate?»

«Oh beh, lo sai, sono stato quasi un mese da James… Ci siamo divertiti un mondo, come sempre.» Rem sorrise involontariamente pensando ai bei momenti passati con gli amici.

Lily, al nome James, fece una smorfia, quasi come se una mosca si fosse appoggiata sul suo naso e stesse cercando di scostarla. «Ancora non capisco come fai a stare con dei tipi come loro… A parte Peter che è una povera vittima, quei due sono davvero insopportabili, diciamocelo!»

Remus sorrise per la dichiarazione di Lily, Sirius e James si erano proprio fatti odiare in tutti quegli anni, mostrando la loro parte peggiore.

«Lils, so che sono stati degli stupidi con te ma ti assicuro che non sono male, davvero. Tu non hai mai visto ciò che sono veramente. James, non ci crederai, è una persona molto buona e simpatica.»

«Con me non è mai stata una persona particolarmente simpatica, è un tale deficiente!»

Remus rise di gusto e poco dopo coinvolse anche Lily.

«Sai, ieri sera James ci è rimasto davvero male per come l’hai trattato. Anche tu non sei mai stata te stessa con loro, ammettilo» Lily guardò Remus con uno sguardo prima sorpreso e poi indignato, e rispose

«Potter? Potter che ci rimane male per qualcosa? Di me non gli importa proprio niente, io sono solo una sfida per lui, e figurati se me ne importa qualcosa! E comunque non posso farci niente se loro hanno il potere di tirar fuori la parte peggiore di me!»

Remus mise le mani in tasca e guardò attentamente Lily mentre parlava e concluse

«Già, forse una volta eri davvero una sfida per lui. Adesso non lo credo più, sai? E anche lui sta iniziando a capirlo»

Lily fu sorpresa dalle parole di Remus ma ben attenta a non farglielo notare, scosse la testa e disse «Beh, non mi importa comunque, è un pomposo, arrogante, prepotente e… Ahh, Andiamo adesso, o la Signora Grassa non ci farà entrare» Lily era visibilmente impacciata mentre parlava, cosa insolita per una ragazza loquace, una ragazza che sapeva sempre cosa dire al momento giusto. Tra l’altro era incredibile come un tale come Potter, riuscisse sempre a tirar fuori dalla sua bocca dei giudizi tanto negativi per lei.

Remus sospirò e, dopo aver detto la parola d’ordine, seguì Lily in sala comune. Si salutarono e poco dopo sparirono entrambi dietro le loro tende del letto a baldacchino.

 

Remus, che stava per chiudere gli occhi immerso nelle sue calde coperte, si spaventò quando qualcuno spalancò di botto le sue tende. Una sagoma si ergeva alla destra del suo letto; aveva capelli sparati in ogni direzione ed era molto alta e magra. Sospirò di sollievo quando capì di chi si trattava. Questo si abbassò e si sedette sul letto di Remus e, dopo aver lanciato un’occhiata agli altri letti per assicurarsi che tutti stessero dormendo, si rivolse finalmente all’amico.

«Allora?» Sibilò il grande James Potter, che ebbe in quel momento il potere di far incavolare sul serio Remus, sia per l’irruzione in piena notte nel suo letto, che per la domanda stupida e insignificante…

«E allora cosa, James, per Morgana?» rispose Remus, con la voce impastata e gli occhi socchiusi.

«Com’è andata la ronda?» chiese nervoso James

«Ma che diavolo… Che ti importa? Quando mai mi hai chiesto com’è andata la ronda?»

James sembrava davvero confuso e combattuto. Continuava a guardare il suo letto, segno che di lì a poco sarebbe andato a tuffarsi su di esso senza dare spiegazioni a Remus. D’altro canto però, la curiosità gli attanagliava le viscere e… doveva sapere. Anche se questo gli avrebbe comportato una raffica di domande e occhiatine da parte di Remus.

«Beh… Ecco… Avete… Avete incontrato qualcuno?»

«Jam, dove vuoi arrivare?»

«Scendiamo in Sala Comune?» James era serio e nervoso, sembrava davvero preoccupato. In casi normali Remus l’avrebbe mandato a quel paese, data la tarda ora e la poca delicatezza che gli aveva riservato James. Vedendo l’amico in quello stato, e sapendo che probabilmente se gli avesse chiesto di parlarne l’indomani non l’avrebbe più fatto, decise di acconsentire. Dopotutto, era uno dei suoi migliori amici e glielo doveva. James c’era sempre stato per lui. In qualsiasi momento.

 

Scesero di soppiatto in Sala Comune. Entrambi furono infastiditi dalla luce che emanava il camino, dato che i loro occhi si erano abituati al buio dei dormitori. Si sedettero su due poltrone, una di fronte all’altra. Remus si distese tranquillamente, mentre James rimase teso.

«Beh, ecco, io… Che avete fatto alla ronda?»

«Niente James, abbiamo controllato i corridoi e le aule vuote… Che vuoi che facciano alle ronde due prefetti?»

«Si, giusto… Scusa… Saliamo in dormitorio?» James aveva uno sguardo triste e preoccupato, ma non voleva infastidire ancora l’amico che aveva chiaramente sonno ed era nervoso. Remus aveva gli occhi arrossati, per di più tra meno di una settimana ci sarebbe stata la luna piena. Si sentiva davvero in colpa per averlo trascinato giù dal letto e non voleva privarlo del suo sonno.

Ma Remus era una persona buona e gentile e, vedendo James in quello stato, non avrebbe mai acconsentito. Così la sua espressione, da nervosa e infastidita, divenne comprensiva e gentile.

«Jamie, dimmi cosa c’è che non va»

«Rem, non c’è niente che non va, davvero… Guardavo la mappa mentre eravate fuori tu e Evans…» Remus guardò con sguardo interrogativo James, li teneva sotto controllo? E da quando? James sembrò intuire i pensieri di Remus e si giustificò in fretta «No, sai, per eventuali attacchi… dico bene? Insomma, dopo quello che è successo alla Mckinnon…» Al sorriso impacciato di James, Remus sorrise. «Dici bene Jam, ma devi stare tranquillo per me e Lily, sappiamo badare a noi stessi.»

«Oh, si, naturalmente! Ma poi ho visto un altro puntino avvicinarsi al vostro, era…Mcldfghn» L’ultima parola la disse in fretta, tanto in fretta che Remus non capì. «Jam, potresti ripetere l’ultima parola che hai detto? Scusa, non ho afferrato»

James sbuffò e borbottò maledizione; distolse lo sguardo dagli occhi di Remus e disse «McLaggen… Ho visto McLaggen»

Remus si spinse indietro sulla poltrona, e un sorrisetto si disegnò sulle sue labbra. Guardò James con sospetto e gentilmente chiese «Non eravate buoni amici, tu e Alex?»

James fu colto in sorpresa dalla domanda di Remus e subito rispose, con indifferenza (per non lasciar trasparire la sua antipatia verso il caposcuola)

«Io e McLaggen amici? Tzè. Ma quando mai! Non ci ho mai parlato… e non mi sta nemmeno così… simpatico, ecco»

«In questo tuo…cambio repentino di simpatia, ecco, c’entra per caso Lily?»

James sbiancò e si portò una mano sulla bocca, quasi si fosse fatto sfuggire qualcosa. Se Remus non fosse stato suo amico, gli avrebbe sicuramente riso in faccia. James era una persona spontanea, non riusciva mai a nascondere i suoi pensieri e le sue sensazioni. In quel momento era buffissimo e visibilmente impacciato, come nessuno mai l’aveva visto. L’orgoglioso, pomposo e sicuro Capitano della squadra di Grifondoro, non poteva essere impacciato. Eppure adesso lo era.

 

Continuava a ripetersi a mente Io sono James Potter, il grande James Potter! E lui è Remus, tuo amico! Sta tranquillo James! Respira…

 Prese un bel respiro e mise una mano sugli occhi per un attimo, con aria stanca «Io credo di essere stato poco chiaro Rem, scusami. La verità è che nemmeno io so cosa mi prende, ecco… Vorrei chiederti una cosa però!»

«Dimmi, James. Sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa, vero?» Remus sorrise sincero all’amico, che ricambiò

«Si amico, lo so, grazie… Beh, ho notato che Evans e McLaggen sono spesso in giro insieme, stanno per caso insieme o… si vedono?»

Remus rispose subito, molto pratico e spiccio «Alex ha una cotta per Lily e la segue ovunque, lei cerca di essere gentile con lui ma Lily sta iniziando ad infastidirsi… No quindi Jam, non escono insieme» James alle parole “Lily sta iniziando ad infastidirsi” si rilassò e si buttò all’indietro sulla poltrona. Si portò i capelli all’indietro con il suo solito gesto della mano e sorrise «Bene… bene, molto bene. Sai, mi è giunta voce che sia piuttosto crudele con le ragazze, quello là. Non vorrei che Evans ci cascasse, non che me ne importi, sia chiaro.» Concluse James con tono melodrammatico e disinteressato. Remus rise al pensiero che in quel momento il suo amico somigliava ad una vecchia comare. James, alla risata dell’amico, si infastidì «Che c’è da ridere?»

«Ahahahahah! James, vuoi davvero provare a farmi credere che non ti importa niente di lei? Andiamo, ho visto come la guardi ultimamente! E dopo la sceneggiata di questa sera non puoi proprio negarlo, proprio no!»

Lo sguardo dell’occhialuto divenne impaurito, quasi lo avessero colto a rubare delle caramelle. Si ridestò e cercò di mantenere il suo solito tono disinteressato, ma nella sua voce si distingueva la tensione che lo attanagliava «Negare che cosa, Lupin?»

Si sta incavolando, ha usato il mio cognome. Non ci sono proprio dubbi, il cervo si sta innamorando e non vuole capacitarsene!

«Jam, ti piace, ti piace! Anzi, non solo! Te ne stai innamorando ma non vuoi accettarlo, non è così? Avanti amico, ammettilo…» Remus allargò le braccia, stanco del fatto che il suo amico non volesse ammettere i suoi sentimenti. James era il rubacuori di Hogwarts assieme a Sirius; entrambi erano famosi per le loro conquiste, le ragazze del castello avevano fondato un fan club dedicato a loro due. James era un ragazzo intelligente, aveva una media alta seppur non studiasse così tanto. Era il capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro e il miglior cacciatore di Hogwarts dell’ultimo mezzo secolo. Era alto e affascinante e sembrava avere sempre la battuta pronta. Era stato con molte ragazze, moltissime, e non si era mai innamorato. Ora che lo stava facendo, non riusciva ad accettarlo, perché non aveva mai provato delle sensazioni simili. Si sentiva ferito, arrabbiato e confuso, terribilmente confuso. Non capiva perché quando la vedeva, il suo cuore faceva un balzo. E poi i suoi capelli rosso fuoco, i suoi bellissimi occhi smeraldini e… No, no, ma che stava pensando! Non era il momento di mettersi a pensare a lei! Batté i suoi pugni sul tavolo e alzò la testa di scatto, verso l’amico.

«Non devo ammettere proprio niente, Remus.»

«James, perché sei così cocciuto? Non c’è niente di male a…»

«Ma non è vero! Io… io non mi sto innamorando di lei, capito? Sto attraversando solo un periodo strano, ecco tutto. Andiamo adesso?» disse James, stufo ormai della conversazione che l’aveva portato a confondersi le idee e ad innervosirsi ancora di più. Aveva usato dei toni bruschi con Remus, che dopo tutto aveva abbandonato il suo letto per aiutarlo. Cercò di sorridere in direzione dell’amico che sembrava davvero scocciato. Gli tese una mano, che Remus prese, e insieme si diressero verso i dormitori. Era notte fonda ormai, tra poche ore si sarebbero alzati. «Notte Lunastorta…»

«Notte»

Fu così che finalmente Remus cadde in un sonno profondo che purtroppo, sembrò finire presto.

               **********************************************

«Jam, sorreggimi, ti prego!» esclamò forte Sirius in corridoio, portandosi una mano sulla fronte con fare teatrale. Il suo gesto fece ridere tutti i presenti. Era il cambio dell’ora e il corridoio del secondo piano brulicava di studenti.

James rise e rispose a tono «Oh si tesoro, che succede?»

«E’ appena passato Mocciosus e ha lasciato una scia d’unto in corridoio, stavo quasi per scivolare!»

Risero tutti per la battuta di Sirius, molte ragazze lo guardavano con occhi sognanti e lui, seppur immerso nelle risate, ricambiava tutte. Qualcuno bussò alla sua spalla «Black, quando la smetterai?»

Subito Sirius Black smise di ridere mantenendo però ben impresso in viso il suo sguardo malandrino. Si girò elegantemente in direzione della nuova voce, che proveniva dalle sue spalle.

«Oh Evans, mia dolce Lily, succulento bocciuolo… Qual buon vento?» Sirius con un gesto del braccio si appoggiò al muro, facendo sospirare molte ragazze lì attorno per la posizione assunta. Lily però alzò gli occhi al cielo, facendo ridere Remus che era proprio accanto a Sirius. «Black, smettila, con me non attacca. Ti consiglio di tenere la schiena dritta, o ti beccherai il colpo della strega.»

Sirius prese il mento di Lily con due dita, che subito quest’ultima scacciò con uno schiaffetto. Al gesto di Sirius, Remus vide che James aveva distolto lo sguardo da Lily. Era piuttosto infastidito; appena Lily scacciò le dita di Sirius rise, e, dopo aver assunto un sorriso malizioso, si avvicinò a Lily.

«Evans…» Lei spostò lo sguardo sul moro e sbuffò, portando gli occhi al cielo. Mancava solamente lui. Lily, mantieni la calma si ripeteva. «Potter.»

«Sabato c’è la…»

«No, Potter, no!» Lily divenne rossa in viso

«Ma sentila… Ancora nemmeno ha finito di parlare» borbottò Sirius

«…gita ad Hogsmeade» James ignorò la risposta di Lily e continuò a parlare, indifferente.

«Ho già detto di no» si sistemò la cravatta e portò i lunghi capelli all’indietro, incrociando le braccia e scandendo bene le lettere della parola no

«Mi chiedevo se volessi…» Continuò James, beffardo

«Insomma Evans, lascialo parlare! Che diamine James, non lasciare che ti tratti…» Sbottò Sirius, visibilmente infastidito dal tono di Lily

«Sta un po’ zitto Sir, stavo parlando io. Allora Lily? Vorresti..?»

«Ah Jam, sei ridicolo! Lasciala perdere, non apprezza la tua…»

«VIA DI QUI» Lily aveva sfoderato la bacchetta e guardava i due come se volesse ucciderli. Probabilmente l’avrebbe fatto se qualcuno non li avesse…

«Scusa Lils, li porto via.» Remus afferrò i due per le braccia e li portò via.

 

«Remus, mollami! Ma non vedi come tratta James? Ma chi si crede di essere, insomma!»

«Siete due rompipluffe, certo che vi tratta così»

«Rem, ma da che parte stai?» Sirius strattonò il braccio e si liberò dalla presa di Remus. Continuò a parlare, stavolta rivolto a James

«James, amico, lasciala stare! Non capisco perché tu ancora insisti nel volerla invitare ad uscire a tutti i costi»

James mise le mani in tasca e iniziò a fissare il pavimento di pietra. Sembrava intenzionato a studiarlo quando Remus intervenne, con voce dolce

«Ramoso, stai bene?»

James si ridestò e mostrò ai suoi amici il suo sorriso più bello. Era una persona spontanea e i suoi amici capivano quando qualcosa non andava; puntualmente lui sorrideva per rassicurarli, nonostante soffrisse molto dentro, dato che non capiva il motivo della sua confusione. Tuttavia quella volta si impegnò, lo doveva ai suoi amici che erano preoccupati per lui. E sorrise.

«Certo amico, sto benissimo! Mai stato meglio… Andiamo o arriveremo tardi a Erbologia! Comunque Sir, dovresti sapere che non mi arrendo mai io, sono James Potter»

Sirius rise e diede una pacca sulla spalla al fratello, adesso sembrava tranquillo.

«Ascolta amico, sul serio, lascia perdere la Evans. Ci sono mille altre ragazze nel castello che ti sbavano dietro e tu ultimamente sembri avere occhi solo per lei!»

«Si, hai ragione Felpato. La prima che mi fermerà, verrà con me a Hogsmeade.»

Guardò Remus con sguardo triste, ma questo non lo notò. Sapeva che il suo amico aveva ragione, si stava innamorando della persona sbagliata, di quella persona che lo odiava e disprezzava e non poteva permetterlo. Doveva togliersela dalla testa.

 

Risero tutti e quattro e, tra una battuta e l’altra, si diressero verso le serre.

Spazio Marauder11

Ciao a tutti! :3 ho deciso di pubblicare presto il capitolo successivo, per guadagnare un pochino di fiducia vostra, dato che sono stata in ritardissimo per il capitolo precedente!

Ringrazio lilyluna97 ed ele12 per aver recensito! Siete state gentilissime, spero lo farete ancora <3 

Grazie a tutti coloro che seguono, mettono la storia tra le preferite e ricordate e anche coloro che leggono silenziosamente! su su, fatevi avanti tutti voi e lasciate un commento! :D 

vostra, Marauder11

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Capitolo 10
*** Capitolo Decimo - Pioggia a ciel sereno ***


Capitolo Decimo – Pioggia a ciel sereno

Settembre era quasi giunto al termine. Le giornate si facevano via via più brevi, ma in quel periodo, inspiegabilmente, non erano ancora arrivate le piogge. Tutti gli studenti di Hogwarts sapevano quanto il clima fosse insolitamente estivo di quei tempi, per questo più o meno tutti ne approfittavano. Tutti compresi i Grifondoro del sesto anno.

Sotto un albero vicino al lago, le ragazze sedevano felici, durante l’ora di pranzo di quel giorno. Marlene aveva tanto insistito per pranzare là fuori, dato il bel tempo, e le ragazze si erano subito trovate d’accordo alla sua idea.

Dopo pranzo, Emmeline e Mary prendevano il sole in silenzio, Alice e Lene discutevano sugli ultimi pettegolezzi riguardo a una coppia del settimo anno Corvonero che non faceva altro che tira e molla, e Lily beh, Lily leggeva un libro, con grande disappunto delle sue amiche.

Mary l’aveva stuzzicata tutto il tempo, quindi non era riuscita a leggere un gran che e, per la felicità di tutte, finalmente dopo un po’ decise di raggiungere Alice e Lene che stavano sedute su un piccolo pontile sul lago.

«Lily! Finalmente hai deciso di degnarci di uno sguardo! Che stavi leggendo?» chiese curiosa Alice

«Oh, un’opera di Shakespeare, un autore babbano…»

«Shake cosa?» aveva urlato Mary in sua direzione, che stava ascoltando la conversazione delle amiche 

«Shakespeare Mac, Shakespeare! Sei un ignorante!» aveva detto truce Lily in risposta, ridendo.

«E tu sei noiosa Lils!» aveva risposto Mary, che nel frattempo si era messa seduta e aveva incrociato le braccia. Le ragazze, per la reazione di Mary, avevano cominciato a ridere. Riuscirono a coinvolgere anche Mary così, il battibecco che stava per nascere si risolse con una risata.

Lily, Lene e Alice, decisero poco dopo di stendersi al sole con Emmeline e Mary. Tutte e cinque si addormentarono, sdraiate una accanto all’altra,  dimenticandosi che quel pomeriggio avrebbero avuto un’altra lezione. Per fortuna, qualcuno pensò di svegliarle.

I Malandrini, seduti a poca distanza da loro sotto un altro albero, si accorsero che le ragazze si erano addormentate.

«Siriuccio, mi sto annoiando!» A queste parole, Remus, Sirius e Peter sbarrarono gli occhi. Quando James Potter diceva di essere annoiato, si preannunciava una tempesta. I suoi tre amici si guardarono in faccia in cerca di una soluzione per divertirlo, perché sapevano che quando James era annoiato, loro erano esasperati. Iniziava a fare loro domande di ogni genere fino a stremarli e a tratti diveniva sadico nei loro confronti. La cosa migliore da fare in quei casi, era trovare delle vittime sacrificali che non fossero loro. Sirius infatti, notò cinque belle fanciulle dormienti poco distanti da dove erano loro. Dietro di loro, si ergeva un grande lago, pieno zeppo d’acqua. ACQUA.

Una lampadina si accese sopra la testa del giovane Black che, subito dopo, si alzò e trascinò con sé James, facendo insospettire gli altri due. Remus alzò un sopracciglio quando li vide confabulare in lontananza mentre indicavano il lago e sghignazzavano guardando le ragazze. Chiuse gli occhi passandosi una mano in faccia per l’esasperazione; aveva capito cosa avrebbero fatto e già immaginava cosa si sarebbe scatenato di lì a poco, ma non gli importava. Doveva assolutamente finire il suo tema di pozioni.

 

«Allora Jam, hai capito?»

James annuì energicamente e di soppiatto si avvicinò alle ragazze, assieme a Sirius. Entrambi si arrampicarono con molta facilità sull’albero che stava proprio sopra le cinque Grifondoro ancora addormentate e cercarono di reprimere le loro risate non con la stessa facilità di prima. Sirius guardò James e iniziò a contare silenziosamente con la sua mano.

3…2…1

«AGUAMENTI»

Urlarono in coro, con le bacchette puntate sotto di loro. Subito le grida di Mary, Emmeline, Lily, Alice e Lene si sentirono per tutto il parco di Hogwarts. Lily fu la prima ad alzare gli occhi e a vedere quei due in lacrime per le risate. Fu furiosa e subito dopo i suoi occhi caddero sulla sua divisa. Era fradicia, era completamente fradicia, come le divise delle sue amiche. Quando Lily alzò dinuovo lo sguardo, vide Mary che, furiosa quanto e forse più di lei, si stava arrampicando sull’albero per prendere quei due cafoni che, ancora, indisturbati ridevano. Lene cercava di scagliare loro degli incantesimi, Alice e Emmeline invece, erano state aiutate da Remus ad asciugarsi con degli incantesimi, e nel frattempo guardavano Potter e Black in cagnesco.

Mary nel frattempo era riuscita ad arrivare tra i rami più alti dell’albero e adesso afferrava James per la gola, sembrava volesse strangolarlo. Mary e James erano sempre stati ottimi amici, entrambi provenivano da famiglie purosangue e per questo si conoscevano da quando erano molto piccoli. Ma Mary, quando era furiosa, non guardava in faccia nessuno e, nonostante James la supplicasse di lasciarlo andare, questa continuava a scuoterlo, e a tratti regolari, scagliava anche dei pugni a Sirius che cercava di pararsi con le mani. Sarebbe stata una scena molto buffa se anche Lily non fosse stata così arrabbiata. Decise anche lei di arrampicarsi, trascurando un piccolissimo particolare. Quell’albero era molto alto e Lily, una volta arrivata quasi in cima, avrebbe rischiato l’infarto. Lily, infatti, oltre ad essere poco agile (meglio dire che non lo era per niente), soffriva terribilmente di vertigini. Ma non se ne curò, in quel momento il suo obiettivo era picchiare quei due.

Mentre si arrampicava lungo il tronco e cercava di raggiungere finalmente i rami, il suo piede scivolò su un piccolo rametto che spuntava dal tronco. Stava quasi per perdere l’equilibrio così urlò, e subito Mary, James e Sirius, accorsero in suo aiuto. Il più vicino dei tre fu James che subito gli tese una mano. Sirius invece chiamò Remus, pronto a sorreggerla da sotto nel caso in cui dovesse cadere. Lily continuava a urlare e a barcollare, si stava tenendo praticamente con una sola mano.

«Aiuto, aiuto, qualcuno mi aiutiii!»

«Lily, ci sono qui io! Afferra la mia mano!» disse James che era diventato pallido. Se fosse caduta, si sarebbe sicuramente fatta male.

«Io sono Evans, EVANS!» disse Lily con tono isterico, mentre piagnucolava

«E va bene, EVANS! Ma adesso afferra la mia mano, su!» disse James, sporgendosi ancora di più in direzione della rossa

«No, tu mi farai cadere! Mi farai ancora un tuo stupido scherzo!» gli urlò Lily di rimando, ormai in lacrime.

Ma Lily, era talmente concentrata ad arrabbiarsi con James e ad urlargli contro, che non si accorse che aveva lasciato con l’unica mano che l’aveva salvata, l’appiglio dell’albero.

Ma James si sporse ancora di più e per fortuna, riuscì ad afferrare Lily in tempo e a tirarla su, con grande sollievo di tutti i presenti.

Appena Lily fu al sicuro, subito diede uno scappellotto a Potter

«Ehi! Ti costa tanto mostrarmi un po’ di gratitudine?» disse infastidito alla rossa, mentre si massaggiava la nuca

«Gratitudine? Gratitudine?! E’ colpa tua e del tuo stupido qui presente amico se io stavo per spezzarmi l’osso del collo!»

«Se tu non avessi cercato di ucciderti, vuoi dire. Sappiamo tutti che soffri di vertigini, Evans.» disse James, scocciato

«IO non soffro di vertigini, Potter!»

«E io sono Shakespeare…»

«Co…cosa? Tu conosci Shakespeare?»

«Evans, credevi di essere l’unica? Io amo Shakespeare. Perché?»

Lily avrebbe sorriso se per un attimo si fosse dimenticata di quanto odiava Potter. Nessuno dei suoi amici aveva mai letto Shakespeare, che era il suo autore preferito. Aveva provato a invogliare Lene a leggerlo, ma questa aveva detto che era troppo sdolcinato per i suoi gusti. Nemmeno a Remus piaceva, lui preferiva i romanzi fanta-scientifici. Alice leggeva solo riviste di gossip e Mary odiava leggere nel tempo libero, nonostante fosse molto sveglia e intelligente. Emmeline preferiva i fumetti. 

Potter era la prima persona che apprezzava Shakespeare come lei. Non era possibile! Lui?

«No, così… Comunque io non soffro di vertigini.»

James sorrise in sua direzione, mostrò a Lily il suo sorriso più bello. Sembrava autentico, sincero e spontaneo. Niente a che vedere con il suo solito sorriso beffardo, crudele e malizioso. Lily strabuzzò gli occhi a quella vista. Qualcuno aveva posseduto il corpo di James Potter, quello che gli stava sorridendo non poteva essere lui. Mary e Sirius continuavano a litigare, così Lily, stanca di sentirli urlare uno contro l’altra, urlò in direzione di Remus

«Rem, potresti farci scendere, per favore?»

«Lils, ho già mandato Peter a prendere una scala! Tranquilla, ti porto giù di lì.» sorrise rassicurante nei confronti dell’amica

«Sei il mio eroe, Rem!» disse Lily teatralmente, facendolo ridere. Lily sorrise radiosa alla vista dell’amico e non si accorse che qualcun altro aveva dinuovo sorriso in sua direzione, regalandole un sorriso ancora più bello del primo, beandosi della vista della rossa. Perché a me non sorride così? E’ così bella! Pensò James, quasi senza accorgersene.

 

 

Entrarono in fretta e furia nell’aria di Difesa, quel pomeriggio, i dieci ragazzi di Grifondoro. Per fortuna il professor Foreigner non si accorse del loro ritardo, dato che non era ancora arrivato.

Lily non finì nemmeno di formulare questo pensiero che il professore apparve, alle loro spalle.

«Buona sera, ragazzi!» disse questo raggiante. Indossava una giacca giallo canarino che gli arrivava fin sotto le ginocchia, un paio di pantaloni a zampa verde prato e una camicia rossa a quadri. Era proprio strambo. Guardarlo era un pugno all’occhio. Per quanto fosse strambo però, quel professore era amato da tutti. Sapeva essere comprensivo e le ore con lui scorrevano in fretta, tanto era divertente.

«Buona sera, Professor Foreigner!»

«Sedete, ragazzi. Quest’oggi ho deciso di esporvi il programma che ho preparato per quest’anno. Avremo poche lezioni di teoria, saranno circa una o qualche volta due a settimana. Il resto del tempo infatti, lo dedicheremo alla pratica.»

Tutti sorrisero raggianti all’annuncio del professore. Dopo tutto, Difesa Contro le Arti Oscure era una materia che necessitava di esercizio; la teoria era sicuramente necessaria, ma di più lo era la pratica.

«Siccome gli incantesimi che dovremo imparare quest’anno saranno molto difficili da applicare, dato che siete al sesto anno e l’anno prossimo ci saranno i MAGO, ho deciso di formare delle coppie per potervi esercitare tra di voi e aiutarvi a vicenda. Le ho già formate e non accetto proposte di scambi. Dovrete collaborare ed esigo che vi incontriate tra di voi periodicamente, preferibilmente due volte a settimana, per esercitarvi. Queste coppie dureranno un semestre, al prossimo semestre le cambieremo. Dubbi, perplessità?»

Qualcuno sbuffò per la proposta delle coppie; altri invece avevano le mani giunte e speravano di finire con qualcuno che gli stava particolarmente simpatico. Nessuno rispose alla richiesta del professore e così questo, continuò a parlare.

«Bene. Adesso vi leggerò l’elenco delle coppie che ho formato, vi prego di stare in silenzio.»

Il brusio che si era levato durante il discorso del professore, subito scomparve. Tanti occhi attenti si volgevano adesso verso il professore e lo scrutavano, scocciati e alcuni speranzosi.

«Black e Lupin, McKinnon e Punch, Minus e Vance, Prewett e McLaggen, Paciock e Collins, Felton e Randall, Forks e Brooklyn, White e Sewlin e…? Non riesco a leggere…» Lily ancora non aveva udito il suo nome e non riusciva a capire chi fosse rimasto disponibile e quindi sarebbe stato in coppia con lei… Black per fortuna era con Remus, Peter con Alice, poi Sewlin era con… Un momento?! Non aveva udito il nome di…No, non poteva essere! «Ah, si ecco! Scusatemi ragazzi, gli ultimi sono Evans e…»

«NO!» Lily aveva urlato senza volerlo, mentre il professore continuò a parlare, senza accorgersi dell’urlo della sua allieva «…e Potter»

Al suo nome, un ghigno malefico si era disegnato sul viso di Sirius, che si era immediatamente avvicinato a Lily e l’aveva guardata con sguardo di sfida, mentre James esultava in silenzio, sorridendo a Lily.

Lily aveva guardato i due compari in cagnesco e il professore l’aveva notato

«Ragazzi, un’ultima cosa! Dovete stare molto attenti a non farvi del male, non vorrei che questo diventasse un pretesto per ferirvi a vicenda!»

Potter si avvicinò e subito dopo disse a Lily, ghignando «Sentito Evans? Niente aggressioni durante le esercitazioni…»

Lily si avvicinò al viso di Potter e sibilò «Tu infatti morirai nel sonno, Potter»

Potter deglutì, Lily ghignò.

 

Si consideravano nemici, si odiavano, senza sapere che quello sarebbe stato l’inizio di una splendida amicizia. O forse qualcosa di più?

 

 Recensite per favore! Ho bisogno della vostra opinione! -M11

 

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Capitolo 11
*** Capitolo Undicesimo - Rosso ***


Capitolo Undicesimo - Rosso

 

Era una piovosa giornata di inizio ottobre e le ragazze sedevano al tavolo di Grifondoro in Sala Grande.

«Oggi sarà una giornata molto stancante, non vedo l’ora di rivedere il mio letto a baldacchino!» disse Emmeline, triste

«A chi lo dici Em! Ma abbiamo appena lasciato i nostri letti, non li rivedremo per almeno dieci ore, lo sai?» disse stancamente Mary, che continuava ad immergere una fetta biscottata ormai zuppa di thè con violenza, quasi volesse prendersela con essa.

«Oh, già… Oggi non posso nemmeno stare con Frank, anche lui ha molte lezioni…» Tutte risero maliziosamente al pensiero di Alice che, senza accorgersene, aveva parlato ad alta voce, confermando ancora una volta i sospetti delle ragazze che riguardavano la sua cotta per il Grifondoro.

Alice arrossì e questo fece intenerire Lily che intervenne in favore dell’amica.

«Beh Ali, almeno tu non hai la ronda oggi. Voi dopo cena potrete tranquillamente tuffarvi nei vostri letti, io dovrò ancora gironzolare per il castello!»

«Lils, non mi dire che non ti va di passare un po’ di tempo con il tuo migliore amico?» disse sorridendo Remus, che prese posto sulla panca accanto alla rossa, che gli scoccò un bacio sulla guancia

«Solo perché ci sei tu resisterò, altrimenti mi butterei dalla torre di Astronomia!»

Le ragazze risero assieme al resto dei malandrini che le aveva raggiunte. Sirius si sedette tra Lene e Mary, con grande disappunto di quest’ultima, ghignando. Godeva del fatto che avesse il potere di infastidire così tanto la biondissima Grifondoro, così appena poteva la stuzzicava, e questa si infuriava.

Black si versò del latte con del thè e prese una manciata di biscotti al burro che mise in bocca tutti assieme, con grande disgusto dei presenti.

«Chfeee schi’è?»

«Black, davvero lo vuoi sapere? Sei disgustoso!» gli disse Lily piuttosto infastidita

«Bada a come parli Evans, non ci si rivolge così a Sirius Black!» disse Sirius sventolando una mano in sua direzione, infastidito

Lily iniziò a guardarlo in cagnesco, mentre lui sorrideva divertito. Quei due iniziarono ad azzuffarsi e Remus, infastidito, intervenne.

«Ah, piantatela voi due! Volete smetterla?»

«Dillo ad Evans!» mugugnò Sirius, minaccioso.

« Ah Evans, quando ci vediamo per quella cosa?» James, geloso delle attenzioni che Lily stava riservando a Sirius, intervenne e fece un occhiolino alla Evans, beccandosi una gomitata da parte di Remus.

«Di cosa diavolo stai parlando, Potter?» Lily divenne rossa per il nervoso ma cercò di mantenere un tono deciso.

«Uff, ma quanto sei noioso!» borbottò James a Remus e poi continuò «Evans, sveglia! Parlavo dell’esercitazione di Difesa!»

Ahh, già. L’esercitazione… «Mmm… Non so, ti faccio sapere io! Ho molti impegni in questo periodo»

«Si Evans, dillo che sei impegnata con me!» Un bicchiere d’acqua raggiunse immediatamente il viso di Sirius che, per l’espressione sorpresa e sconsolata che aveva in faccia, fece ridere tutti i presenti in sala grande.

«Evans, perché sempre a me? Che ho detto di male?»

«La tua voce mi urta, Black.»

«Lils, basta! Non ti sembra troppo presto per iniziare ad urlare? Così farai scappare tutte le mie ammiratrici…» Potter ancora una volta cercò di attirare l’attenzione della rossa.

« Io sono EVANS! E poi smettila di pavoneggiarti Potter, sei ridicolo esattamente come loro!»

«E tu sei bellissima…» disse di getto James a bassa voce, sorprendendosi di aver pronunciato quelle parole. Non le aveva solo pensate! Arrossì di botto e rimase interdetto per un po’; anche Lily arrossì al complimento di Potter anche se cercò di non darlo a vedere, facendo finta di non aver sentito. James non si accorse del rossore sul viso di Evans, e deviò anche lui il discorso. Sirius, però, aveva visto tutta la scena, e aveva riso mentre scuoteva la testa. Quello sciocco del suo migliore amico si stava rammollendo. Aveva sempre notato che James le riservava delle attenzioni particolari, ma non aveva mai dato davvero importanza ad Evans fino ad allora, e poi non era mai arrossito! Adesso era chiaro però, si stava innamorando della rossa e chissà se non lo avrebbe fatto anche lei? Sbuffò in una risata. Nah, lei lo odiava. Però era arrossita! Lo odiava davvero così tanto? Un luccichio illuminò i suoi occhi grigi. Doveva saperne di più.

 

Lily era scesa in Sala Comune alle dieci in punto, per la ronda. Aveva deciso di farsi una doccia calda prima, in modo da rilassarsi un pochino e rigenerarsi. Era davvero molto stanca, ma doveva adempiere ai suoi doveri di prefetto. Decise di sedersi su una poltrona di fronte al fuoco, dato che Remus era in ritardo di qualche minuto. Aveva volto il suo sguardo verso le fiamme del camino che fin da sempre avevano attirato la sua attenzione, per la potenza del fuoco. Tra tutti gli elementi, il fuoco era sicuramente quello che preferiva, per il potere immenso che aveva. E poi il rosso, e in generale i toni caldi, l’avevano sempre attratta. Poco dopo sentì qualcuno avvicinarsi a lei e subito si ridestò e si voltò. Una ragazza bassina e con occhi azzurri molto vispi e grandi si era avvicinata a lei. Frequentava il quinto anno, ed era molto simpatica. Era come lei una nata babbana e viveva vicino casa sua, nel quartiere di Spinner’s End. Prima di andare ad Hogwarts non era mai stata sua amica ma da quando aveva scoperto di avere una vicina di “quartiere” che frequentava come lei la scuola di magia, si erano molto avvicinate.

«Ciao Lily!» Sorrise raggiante la Light.

«Oh, ciao Helena! Come stai?»

Subito il viso di Helena Light si incupì e divenne preoccupato

«Beh…Potrebbe andare meglio in realtà, ma non importa!»

«Oh, avanti Lenny, dimmi tutto!» disse Lily calorosamente, poggiando una mano su quella dell’amica

«Beh, ecco… Mi piace un ragazzo e ho provato ad attirare la sua attenzione ma questo sembra non notarmi. E’ strano a detta di tutte, solitamente si è sempre mostrato disponibile con le ragazze ma ultimamente mi è giunta voce che non è più uscito con nessuno quindi… Magari si sta innamorando di qualcuno»

Lily sorrise dispiaciuta all’amica e le rispose «Lenny, sta tranquilla! Sei bellissima e prima o poi si accorgerà di te! Magari sta solo attraversando un periodo no… Non dare tutto per scontato!»

«Oh, hai ragione Lils! Grazie per i tuoi consigli, spero mi noterà davvero prima o poi…» Si alzò con un sospiro e si allontanò da Lily.

La rossa si insospettì e richiamò l’amica «Helena?»

Questa si volse verso Lily e rispose «Si, Lils?»

«Non mi hai detto chi è…»

«Ah, già… Ecco, è Potter» Elena, inizialmente imbarazzata dalla domanda dell’amica, poi sorrise sognante in direzione di Lily e le fece un occhiolino malizioso che la rossa cercò di ricambiare con un sorriso stentato. Quel Potter? Impossibile. Lui non aveva mai rifiutato le avances di nessuna ragazza esistente sulla faccia della terra, ne era sicura. Poi Elena era così bella! Come poteva non accorgersi di lei? Subito pensò a quello che aveva sussurrato Potter quel giorno a colazione… E tu Sei bellissima…

 

Lily arrossì di botto al pensiero, senza accorgersi che il suo amico Remus si ergeva in tutta la sua altezza davanti a lei, con sguardo indagatore.

«Tutto bene, Lily?»

«Oh, si signor Lupin! Andiamo?»

Remus pensò che il rossore di Lily magari se l’era immaginato, dato che adesso era praticamente scomparso. Sorrise. «Si, signorina Evans. Andiamo!» Disse energicamente Lupin, quasi marciando, facendo ridere di cuore Lily.

 

Lo so, lo so! Fa schifo, ma è un capitolo di passaggio... Non possono sempre succedere cose eclatanti, no? Comunque tenete a mente il personaggio di Elena Light, ho paura che la rivedremo ancora! :P

Grazie a Lilyluna97 per aver recensito, sei fantastica! *_*

Spero che anche voialtri che leggete, lascerete una recensioncina per me! Non necessariamente positiva! Mi serve prima di tutto il vostro parere! Grazie a tutti!

-M11

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodicesimo - Un passo avanti ***


Capitolo Dodicesimo – Un passo avanti

 

«Lils?»

Avevano appena iniziato la loro ronda, Remus aveva notato che Lily però, fino ad allora, non aveva spiccicato una parola. Questo, a detta di Remus, era piuttosto strano, in quanto Lily era una persona estremamente loquace e molto vivace. Sicuramente qualche pensiero la affliggeva.

«Mmm?!»

«Sei molto silenziosa…»

Lily rise, grata all’amico che aveva capito che qualcosa in lei non andava. Spesso riusciva a camuffare le sue sensazioni, creando una barriera attorno a sé che nessuno riusciva a spezzare.  Ma Remus capiva sempre quando qualcosa non andava in lei. Si preoccupò della reazione dell’amico una volta che gli avesse detto cosa la preoccupava, ma non se ne curò. Decise di dar voce ai suoi pensieri, magari parlandone avrebbe capito lei stessa quale fosse il problema. Così ci provò

«Beh… Effettivamente qualcosa mi preoccupa, si.»

Remus la guardò con interesse e annuì «Spara»

«Ecco… Riguarda l’esercitazione che ci ha detto di fare il professor Foreigner… Io vorrei chiedergli di assegnarmi un altro partner»

«Lily… Ho sempre ammirato la tua intelligenza, ma a volte sai essere così ottusa»

«Remus! Se tu non l’avessi notato, Black e Potter hanno sempre reso la mia vita impossibile, da quando sono entrata a scuola! Non sopporterei di passare del tempo extra con Potter poi, tra i due tra l’altro è decisamente quello che detesto di più!»

Remus chiuse gli occhi e sospirò, cercando di mantenere la calma. Quando la sua amica era arrabbiata, diventava più testarda di un troll. Doveva trovare le parole giuste

«Dovresti imparare ad andare oltre le apparenze, oltre i tuoi pregiudizi!»

«Apparenze? Apparenze, Remus? Io non so come tu possa essere amico di quei due ma ti assicuro che l’apparenza non inganna, alla fine le persone si rivelano per quello che sembrano, esattamente per quello che sembrano!» Si fermò davanti a Remus e alzò lo sguardo, guardandolo negli occhi «Remus, sta attento a quei due. Secondo me non sono le persone che pensi che siano, fattelo dire da me!» disse Lily, sembrando quasi convinta di quello che diceva

«Non ti permetto di insultare i miei amici e di parlare così di loro… Solo perché Piton si è comportato da schifo con te non significa che siano tutti come lui! Da tempo le tue amiche ti dicevano di stargli lontana, ma tu hai fatto di testa tua, come sempre, considerandolo come la persona meravigliosa che non è mai stata! Tu ti sbagli adesso, Lily, proprio come ti sei sbagliata con Piton. Sei solo accecata, accecata dall’odio e dai tuoi pregiudizi! E dall’invidia…»

Remus aveva detto quelle parole con tanta rabbia, le aveva sputate tutte così, senza pensare a come Lily l’avrebbe presa, senza pensare alla sensibilità di Lily. Sapeva che lei ancora soffriva per la perdita dell’amico, e il suo tono era stato così violento e rabbioso che Lily gli diede uno schiaffo, sulla guancia destra. Lo guardò con sguardo afflitto e arrabbiato, una lacrima solcava la sua guancia. Remus aveva colto il punto, questo fu a farla infervorare. La rabbia per aver sentito la verità sbattere sulla sua faccia le fece dire cose che non avrebbe dovuto, cose di cui si sarebbe pentita.

«Tu sei come loro, Lupin. Sei proprio come loro. Sei crudele! E io che ti credevo un amico!» Lily si allontanò a grandi falcate dall’amico che era rimasto imbambolato per la reazione di Lily. Stava ancora decisamente male. Lily si rifiutava di avvicinarsi alle persone perché aveva paura di affezionarsi e di soffrire, proprio come aveva fatto dopo la rottura con Severus. Per quanto lei disprezzasse la presenza dei Malandrini, vedeva che la loro amicizia era un qualcosa di solido e duraturo; una sorta di filo invisibile, molto speciale, li teneva uniti, l’uno all’altro. In un certo senso non voleva avvicinarsi a loro perché li invidiava, invidiava quel rapporto che lei aveva bramato, soprattutto in quei mesi. Remus aveva ragione, lei era invidiosa. Ma adesso, semplicemente, aveva scelto di non fidarsi e di tenersi stretti gli amici che aveva, senza legarsi a qualsiasi altro. Era stanca, terribilmente stufa di soffrire.

«Lils…» sussurrò Remus, afflitto e arrabbiato. Lily però era già troppo lontana, per sentire il suo nome mormorato dall’amico.

 

 

Lily non aveva dormito tutta la notte, continuava a girarsi e rigirarsi nel suo rosso letto a baldacchino. Doveva ascoltare Remus? O doveva ascoltare il suo istinto?

Remus era una persona caparbia, molto intelligente. A detta di molti, aveva fiuto. Era anche molto saggio per la sua età, per questo Lily riteneva che per una volta avrebbe dovuto mettere da parte il suo intuito ed ascoltare i consigli del suo amico. Ma era ancora terribilmente arrabbiata con lui, ferita nell’orgoglio per quella verità che le aveva sbattuto in faccia. Questo era forse il motivo per cui non era ancora andata a scusarsi con l’amico, perché era terribilmente testarda e orgogliosa. In altri casi infatti, Lily si sarebbe presentata anche di notte ai piedi del letto dell’amico, per parlare con lui. Non riusciva a stare lontana da Remus Lupin per molto tempo.

Inoltre sapeva che aveva ragione. Le delusioni l’avevano letteralmente spezzata, resa debole, per questo non riusciva ad avvicinarsi più a nessuno. Molto spesso sapeva anche di indossare i paraocchi, di non vedere la realtà che le danzava intorno. Maledetta testardaggine!

Sapeva che doveva lasciare le cose come stavano, avrebbe dovuto lasciar fare al fato e frequentare quelle esercitazioni con Potter. Ma non voleva darla vinta a Remus, no. E se Remus si fosse sbagliato? Se questa volta Lily avesse ragione? Potter avrebbe approfittato del tempo passato con lei per torturarla, per farsi beffe ancora di lei. Le avrebbe tinto i capelli blu, come aveva fatto al terzo anno. L’avrebbe fatta scivolare in Sala Grande, facendo ridere tutti come al secondo anno. Le avrebbe lanciato in faccia caccole di Troll, come al primo anno. Oppure l’avrebbe difesa, come aveva fatto al quinto anno quando Piton le aveva rivolto quelle fatidiche sprezzanti parole? Dopo tutto, per quanto potesse essere una persona terribile, non nuotava nelle Arti Oscure a differenza di Piton. Beh, magari Remus non si sbagliava. Ma ancora una volta la sua testardaggine,  vinse la razionalità. Avrebbe detto al professor Foreigner di cambiare partner, si.

 

 

Mary, Lily e Emmeline erano in anticipo, quella mattina di inizio Novembre. Il freddo gelido sembrava penetrare attraverso le robuste mura del Castello, e le tre Grifondoro erano strette nelle loro sciarpe, con le gote e i nasi rossi per il freddo. Alice e Marlene si erano svegliate tardi, erano state impegnate la sera prima, fino a tardi, con i loro spasimanti e per questo quella mattina non erano riuscite a svegliarsi. Le loro amiche erano scese in tempo a fare colazione e avevano promesso che le avrebbero coperte con Foreigner. Mary ed Emmeline erano preoccupate per tutto quello che avrebbero dovuto inventare, Lily era ansiosa anche per qualcosa altro. Non aveva infatti raccontato alle sue amiche quello che era successo con Remus, in un certo senso si vergognava e sapeva che le amiche le avrebbero dato torto. Specie Mary, dato che da tempo conosceva James Potter, le avrebbe ancora una volta detto quanto fosse una persona meravigliosa e limpida. Oltre ad essere il suo capitano nella squadra di Quidditch, James era stato un suo amico d’infanzia.

Lily non avrebbe sopportato che la verità le venisse sbattuta in faccia anche dalla sua migliore amica Mary, così aveva deciso di nasconderle tutto, di non dare importanza al litigio che aveva intenzione di risolvere poco dopo.

Quando entrarono in aula, si accorsero che quasi tutti gli studenti erano già seduti, ai loro soliti posti. Lily cercò lo sguardo di Remus che trovò subito. Era indecifrabile, e quando Lily lo scrutò curiosa, lui fece cenno di no con la testa, come per ribadire ancora una volta quello che le aveva detto la sera prima, voleva ancora provare a convincerla. Lily tirò fuori il suo peggior orgoglio, e lo guardò con astio, quasi altezzosa, come per ribadire che avrebbe fatto di testa sua e avrebbe chiesto al professore di cambiare la sua sorte. Remus la guardò sconsolato e sospirò, dopo di che volse il suo sguardo a Peter, che gli stava raccontando con enfasi chissà che cosa, gesticolando con entrambe le mani.

Per fortuna Alice e Lene riuscirono ad arrivare in tempo, prima che il professore entrasse in classe, con grande sollievo delle loro compagne di dormitorio. Lily sedette con Mary, Emmeline con Marlene e Alice con Frank. Lily guardava gli ultimi due con un sincero sorriso stampato in faccia. Si vedeva da lontano un miglio quanto quei due si amassero e, anche se nessuno dei due si era ancora dichiarato con l’altro, Lily sentiva che di lì a poco si sarebbero messi insieme. I suoi pensieri si ridestarono quando il professore parlò alla classe

«Buongiorno, ragazzi. In merito ai gruppi che abbiamo fatto l’altra volta, vorrei sapere se qualcuno di voi ha già organizzato qualche incontro…»

Era il momento giusto. Doveva farlo, ora.

Lily Evans alzò la mano immediatamente e, d’istinto, mentre parlava al professore, volse il suo sguardo a Remus.

«Professore… Mi scusi, mi chiedevo se fosse possibile…» Remus in quel momento abbassò lo sguardo e sospirò, e questo fece cambiare idea a Lily. Che motivo aveva Remus di invitarla a fidarsi di altre persone? Era suo amico, dopotutto. Sentiva che doveva fidarsi.

Continuò, stavolta con una nuova idea in testa. Voleva sorprendere, Lily Evans amava sorprendere.

«Mi chiedevo se fosse possibile mantenere le coppie predestinate per tutto l’anno, signore. Credo che allenarsi con la stessa persona costantemente possa essere un bene, non crede?» Sia Remus che Sirius sbarrarono gli occhi. Remus subito dopo sorrise, mentre il viso di Sirius rimase scioccato per molto tempo, come quello di Peter. L’espressione di James era però indecifrabile; la sua mascella penzolava decisamente nel vuoto, e i suoi occhi erano decisamente usciti fuori dalle orbite.

 Perché mai Lily aveva intenzione di passare del tempo, più tempo del dovuto con lui?

«Beh, signorina Evans. Devo dire che lei ha ragione e infatti avevo già pensato di mantenere le coppie per tutto l’anno, anche se avevo intenzione di comunicarlo più in là. Ritengo che sia più produttivo che voi vi alleniate sempre con le stesse persone, in modo da non perdere tempo ad abituarvi sempre a diversi stili di combattimento. Adesso però, diamo inizio alla lezione, oggi parleremo di…»

Lily, dopo aver annuito con convinzione in direzione del professore, volse il suo sguardo in direzione di Remus, che le sorrise divertito. Lei ricambiò con un timido sorriso; Black e Potter avevano frainteso il sorriso della rossa, pensavano fosse rivolto anche a loro, così Lily, vedendo i loro sorrisi maliziosi formarsi sulle loro labbra, gli mandò uno sguardo truce. Sembrava mandasse lampi nella loro direzione attraverso le sue iridi verde smeraldo.

Remus rise divertito e poté fare un sospiro di sollievo, ora. 

Lily aveva messo da parte i suoi pregiudizi, finalmente. O comunque, ci stava provando.

Grazie mille a Ele12 per aver recensito lo scorso capitolo! =) Questo capitolo non mi convince per niente, più lo guardo e più mi viene voglia di cancellare tutto quello che ho scritto ma vabeh, è necessario per sottolineare un po' il cambiamento iniziale di Lily. Grazie a chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite. E grazie anche a chi, silenziosamente, legge. 

Beh, lo sapete, mi piacerebbe ricevere qualche recensioncina! Grazie anche a chi deciderà di farne una. -M11

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredicesimo - Ammettere... ***


Capitolo Tredicesimo  - Ammettere…

 

Dopo cena, quasi tutti i ragazzi erano nelle loro Sale Comuni. Quelli del sesto anno di Grifondoro comunque, stavano attorno al camino.

Lily e Remus giocavano a scacchi davanti al camino; James, Sirius e Peter facevano spettacolo come al loro solito guadagnandosi le occhiatacce dei primi due. Alice chiacchierava amabilmente con Frank e Marlene sul divano più grande riguardo a cosa avrebbero fatto dopo Hogwarts; Mary ed Emmeline completavano il loro tema di incantesimi che tutti gli altri avevano già svolto, sedute sul tappeto. Proprio tutti?

«Jam, hai già finito il tuo tema di incantesimi per dopo domani?»

Appunto.

James sbuffò in direzione di Sirius e volse il suo sguardo annoiato verso Remus «No, non ne ho bisogno»

«Si infatti, sono solo 90 centimetri sugli incantesimi di levitazione avanzati, giusto? Proprio niente di che…»

Sirius sbuffò in un sorriso e si intromise «Rem, a che serve sforzarsi? Copieremo da te, no?» Con l’ultima frase, fece gli occhioni dolci a Remus che rispose, scocciato «Assolutamente no! Dovrete cavarvela da soli stavolta» Entrambi si guardarono, si alzarono simultaneamente e, con movimenti identici si sedettero in ginocchio di fronte a Remus con mani giunte, come se lo stessero per implorare. Fecero i loro labbroni dolci e spalancarono gli occhioni. Il solito rito iniziò…

«Perfavoreperfavoreperfavore Perfavoreperfavoreperfavore Perfavoreperfavoreperfavore Perfavoreperfavoreperfavore Perfavoreperfavoreperfavoreeeeeeee!»

Remus rispose, cantilenante, mentre Lily aveva già alzato gli occhi al cielo

«Nooo!»

Così i due ricominciarono, mettendoci più impegno di prima. Dato che entrambi urlavano, nessuno riuscì più a parlare in Sala Comune. Remus chiuse gli occhi per un attimo e poi li spalancò entrambi

« Perfavoreperfavoreperfavore Perfavoreperfavoreperfavore Perfavoreperfavoreperfavore Perfavoreperfavoreperfavore Perfavoreperfavoreperfavore Perfavoreperfavoreperfavore Perfavoreperfavoreperfavore Perfavoreperfavoreperfavore Perfavoreperfavoreperfavore Perfavoreperfavoreperfavore Perfavoreperfavoreperfavoreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee»

«Miseriaccia, e va bene! Ma smettetela prima che vi uccida!»

«Grazie, grazie Remussino!» risposero i due in coro, con voce flebile, imitando chissà quale voce femminile. Si avvicinarono alle guance di Remus e iniziarono a baciarle imitando le ragazzine innamorate.

Remus prese per le orecchie entrambi e li trascinò lontani da lui. Ritornò compiaciuto al suo posto, si sedette sul cuscino di fronte a Lily e i due ricominciarono a giocare.

Lily vinse tre partite di fila con disappunto di Remus, che si era beccato anche le risatine dei suoi amici per i suoi continui fallimenti.

«Eeeee… scacco matto al Re! Ho vintooo per la quarta volta! Lalalaaa» Lily si alzò e improvvisò un balletto piuttosto buffo, continuando a ridere. Inciampò sul tappeto ai piedi di un divanetto e cadde accidentalmente  tra le braccia di McLaggen. Lily, accortasi della situazione, arrossì e rimase imbambolata mentre guardava il viso di Alex, a pochi centimetri dal suo, incapace di muoversi. McLaggen poteva anche essere stupido, ma era davvero carino. Era molto alto e muscoloso, aveva i capelli castano cenere e degli occhi blu scuro che spiccavano sul suo viso pallido, grazie anche alle folte ciglia inspiegabilmente nere. Questo sorrise timidamente in direzione di Lily e, mentre la teneva per le braccia, le disse «Tutto bene, Lily?» «Oh, io… Si, tutto bene! Grazie» e la rossa divenne dinuovo dello stesso colore dei suoi capelli. «Beh, Lily. Mentre ci siamo, vorrei chiederti se…»

James, che aveva seguito la scena da lontano, si alzò e si diresse a grandi falcate in direzione proprio di quel divanetto. Afferrò Lily per un braccio e la fece alzare, guadagnandosi una furiosa occhiataccia da quest’ultima, oltre che da McLaggen, che sembrava anche sinceramente dispiaciuto per la reazione del Grifondoro. «James, che ti prende?»

«Tu! Lurido schifoso! Tu non metterai le mani addosso a L-L-Lil… A EVANS! Tu che ti approfitti delle ragazze! Ho sentito di quello che hai cercato di fare l’anno scorso, con Katy Brown!» James albergava furente e si ergeva in tutta la sua statura, mentre McLaggen era sbiancato dopo l’accusa di James, e stava ancora seduto sul divano.

«Smettila, Potter! Mi hai stufato! Che diavolo vuoi da me, si può sapere? Adesso va via e sta zitto!» disse furente Lily a James, mandando vampate di fuoco con i suoi capelli che riflettevano la luce del camino

James si addolcì appena si voltò verso Lily ma il suo tono rimase arrabbiato «No, Evans! Non permetterò che questo qua si approfitti anche di te!»

«Non te ne frega proprio niente di quello che faccio io, è chiaro? Avanti, McLaggen, che mi stavi dicendo? Continua, per favore»

Lily si rivolse a McLaggen con il tono più dolce e ammaliante che poteva, per fare un dispetto a James che ormai era divenuto prima rosso, poi verde e poi blu di rabbia, ma che stava ancora lì, davanti a loro, con le braccia conserte.

«Volevo chiederti se… Insomma, so che è tardi dato che la gita a Hogsmeade è domani, ma volevo chiederti se volevi venirci con me, sempre se non hai impegni» Lily, prima di rispondere, lanciò uno sguardo di sfida a James (che strinse talmente tanto le braccia per la rabbia che vi lasciò dei lividi violacei, provocati dalle sue stesse mani), poi si volse verso il suo corteggiatore e decise di rispondere.

In realtà aveva già preso un impegno con le ragazze che contavano sul suo aiuto per scegliere un vestito adatto al ballo di natale, che si sarebbe tenuto tra un mesetto o giù di lì. In situazioni normali, avrebbe anche rifiutato dato che Alex non le stava poi così simpatico. Ma dato che accanto a lei c’era quel rompiscatole di Potter che si era intromesso, e solo Merlino sapeva il perché, decise di rispondere diversamente.

«Certo, Alex. Sarei felice di andarci con te. Domani alle nove ci vediamo davanti al portone, ok? Adesso vado a letto.» disse Lily, amabilmente. Dopo di che si volse verso James, si avvicinò al suo viso e sibilò «Dolce notte, Potter». Gli sbattè i capelli in faccia facendolo imbestialire ancora di più e si allontanò verso la scalinata che portava ai dormitori. Tutti si erano zittiti in Sala Comune, molti aspettavano la reazione di James che invece sembrava incapace di reagire, dato che era rimasto imbambolato. Sirius si avvicinò all’amico e gli sussurrò, poggiandogli una mano sulla spalla «Tutto bene, Jam?» James alle parole dell’amico sembrò risvegliarsi e si diresse a grandi falcate verso le scale dietro cui Lily stava ormai sparendo, e urlò «Mi stai facendo impazzire. Maledizione!»

Anche James, dopo quelle parole, entrò nel suo dormitorio e sbatté forte la porta alle sue spalle. I presenti in Sala Comune si guardarono in faccia e, poco dopo McLaggen con forzata disinvoltura si alzò e si diresse verso il suo dormitorio. Mary si avvicinò a Sirius, sedendosi accanto a lui sul divano. Quest’ultimo vedendo l’improvviso avvicinamento della bionda le disse, maliziosamente «Hey, Mac! Questa notte, se vorrai, sarò tutto tuo!» Mary diede uno scappellotto a Sirius, che si massaggiò la nuca e disse a Mary, stavolta con tono scocciato «E allora che diavolo vuoi, Mac?»

«Ha ragione James? Alex è una persona pericolosa, ecco… per Lily?» Sirius sospirò e volse il suo sguardo verso la scalinata e disse «Mac, io non lo so. Ma se James ha reagito così ci sarà un motivo… Non credi?»

Mary incrociò le braccia e assunse un’espressione seria, disse «Già… Ma io credo che James sia geloso di Lily. Credo che si stia davvero interessando a lei. E’… diverso!»

Sirius rise e scosse la testa «Senti Mac, so cosa vuoi dire… Io non credo che James si stia innamorando, ci prova con Evans dal secondo anno! Comunque se la pensi davvero così, ti consiglio di parlarne con Remus, anche lui s’è fissato con questa stupidaggine» Sbuffò Sirius, ancora scocciato per l’idea che si erano fatti di suo fratello. James era assieme a lui la persona più donnaiola di Hogwarts. Non poteva innamorarsi, semplicemente!

Mary si alzò offesa, e gli disse «Avevo dimenticato quanto tu sia stupido, Black»

Sirius le fece una linguaccia e le rivolse un sorriso malizioso, che Mary ricambiò con un’occhiata furente. Sirius continuava ad osservarla, mentre chiedeva alle ragazze di salire in dormitorio. Fin quando ella non sparì dietro la porta dei dormitori, Sirius aveva continuato a contemplarla. Non aveva mai notato la sua bellezza, fino a quel momento. Bellezza non solo fisica, che non era comunque da sottovalutare, dato i lunghissimi capelli biondo chiaro che le donavano e gli occhi di un azzurro limpido che fulminavano chiunque li osservasse; era anche alta e longilinea, aveva un bellissimo fisico; perfetto, aveva osato pensare Sirius, e molto tonico. Ma Mary era bella anche per i suoi modi di fare, per il suo modo di gesticolare, il suo modo di camminare. Era bella anche quando era concentrata su un compito che non le riusciva. Era bellissima però, soprattutto, quando si arrabbiava. Per questo Sirius amava, amava alla follia vederla infuriata con lui. E ci metteva tutta la sua anima per farla infuriare sul serio.

 

 

Quando i ragazzi salirono in dormitorio, quella sera, pensavano di trovare James già addormentato. Furono sorpresi quando però, aprendo la porta dei dormitori, lo trovarono seduto sul suo letto con le gambe incrociate, e le braccia messe allo stesso modo, e i capelli ritti in testa più del solito. Brutto segno, pensò il piccolo Peter.

«Ci avete messo tanto, vedo»

Disse James, rabbioso

«Che c’è, Jam? Avanti, dicci tutto.» disse Remus amichevole, sedendosi accanto all’amico, senza esitare un attimo. James sorrise debolmente all’amico per il suo gesto amichevole che era arrivato dopo la sua rispostaccia. Era questo che più apprezzava di Remus; capiva quando era davvero arrabbiato, quando era il caso di rispondere a tono e quando invece era il caso di rispondere amabilmente, con comprensione. Sirius, invece, era completamente l’opposto; era irascibile anche se si trattava del suo migliore amico, di suo fratello James. Non poteva fare a meno di infuriarsi quando qualcuno si rivolgeva così a lui. Per James però ci metteva tutto l’impegno possibile, contava fino a dieci per placare la sua rabbia. Tante volte infatti preferiva non rispondere alle provocazioni dell’amico per non litigare.

Infatti Sirius sbuffò, e si sedette ai piedi del letto di James, iniziando a scrutarlo.

«Fratello, dicci tutto, dai»

James fece un profondo respiro e iniziò a sputare parole quasi urlando, picchiando ripetutamente il suo cuscino che aveva assunto la funzione di un punching ball. Dato che molto probabilmente James avrebbe di lì a poco scagliato qualcosa in aria come faceva quando era infuriato, Peter aveva paura di stargli così vicino, così decise di sedersi sul letto accanto.

«Perché, perché lei non capisce? La userà, quel lurido bastardo la userà! Ma lei non capisce, no. Sapete perché ha accettato? Ha accettato solamente perché IO, perché IO mi sono intromesso!» e scagliò il primo pugno «Sono un idiota! Ma io volevo solo avvertirla, ma lei è così testarda, così testarda! Mi farà impazzire…» secondo pugno.

«Non mi ascolta, non mi ascolta mai. Se le va a cercare! Che vada al diavolo, allora. Che vada pure con quell’idiota di Mc…McCoso!» terzo, più forte dei primi due tanto che fece quasi perdere l’equilibrio a Remus che stava seduto sul suo letto.

Si alzò sul letto, tremante «Ma io vi giuro, lo giuro davanti a voi. Se quell’idiota domani oserà toccarla più del dovuto… Lo picchierò con queste mani, e con tutta la forza che ho in corpo! Non sa chi sono io? Io sono James Potter!» Strappò una tenda del suo letto e la scagliò lontano.

«Jamie, amico, calmati adesso…»

«Come posso calmarmi? Come posso calmarmi se io… se io»

Black sospirò. Adesso non era più infuriato, sembrava disperato. Aveva messo le mani davanti agli occhi; prima che si coprisse gli occhi, poteva giurare quasi di aver visto i suoi occhi nocciola lucidi. Come poteva essere? Allora era davvero innamorato di Evans?

Sirius guardò Remus, che piuttosto che essere sorpreso come lo era lui, sembrava comprensivo e serio; secondo Sirius era anche compiaciuto, forse perché… Aveva avuto ragione?

«Dai, parla Jam. Puoi farlo, siamo solo io, Sirius e Peter. Puoi parlarne, lo sai.» James volse il suo sguardo triste in direzione di Remus e lo ringraziò silenziosamente, poi abbassò il capo. «Avevi ragione, Remus. Odio ammetterlo ma credo che tu… Credo che tu abbia avuto ragione… Io, ecco… Evans mi interessa, è sempre nei miei pensieri. Dico sul serio, non riesco a fare a meno di pensarla o di guardarla quando c’è. Non so come spiegarlo, non so come sia potuto succedere, davvero… Ma mi interessa davvero, penso» Guardò Sirius e lesse stupore nei suoi occhi.

«James, stai scherzando, vero?» chiese Sirius sorridendo con un ultimo spiraglio di speranza dentro di sé ma... A chi voleva prendere in giro? Conosceva benissimo il suo migliore amico, sapeva più di chiunque altro che non stava scherzando... Mentre questi pensieri si sovrastavano nella mente di Sirius Black, James alzò la testa e lo fissò. La speranza di Sirius svanì in un soffio... Lily Evans non era più una sfida, addirittura si ritrovò a pensare che forse per il suo migliore amico non lo era mai stata; la sua espressione si incupì di botto, ma quando incrociò gli occhi di suo fratello, subito Sirius cercò di sorridere comprensivo in direzione del capitano della squadra di quidditch di Grifondoro, che sembrava stare davvero male.

«Sirius, amico… Credo davvero che lei non sia più una sfida, sai?» disse James ricambiando con un sorriso.

Una scintilla che proveniva dagli occhi nocciola di James si scorse improvvisamente nel buio dei dormitori.

«Allora mi aiuterete?»

Remus lo guardò sorridente e gli disse, pentendosi poco dopo «Certo, James.»

«Bene!» James batté freneticamente le mani, sorridendo come un bambino eccitato. «Allora domani li seguiremo, a Hogsmeade! Ci metteremo sotto al mantello e staremo dietro di loro, tutto il giorno! Che ne dite?» Remus cadde con un tonfo dal letto su cui stava seduto, sconsolato. Sirius roteò gli occhi al cielo e si alzò seccato, mentre Peter assunse un aria indifferente e iniziò a fischiettare chissà quale motivetto, mentre si dirigeva verso il suo letto.

Tutti i malandrini, tranne James, erano già sotto le coperte e fingevano di essersi addormentati. James rimase con occhi spalancati sul suo letto e disse, quasi facendo i capricci «Avevate detto che mi avreste aiutato!»

Subito dopo iniziò ad implorarli e questi, di più per il fatto che volevano addormentarsi che per altro, assecondarono l’amico che, appena ottenuto quello che voleva, si addormentò sul suo letto con un sorrisetto malandrino stampato in faccia.

 Ciao a tutti! :3 

Ho deciso di aggiornare subito anche perché il capitolo era già pronto quindi, perché aspettare? =) 

Ci tengo a ringraziare coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, ovvero Ele12, M_PadFoot e ach119

Grazie grazie grazie ancora!!! 

Aspetto altre recensioni, miraccomando! Anche piccine piccine, l'importante è che ci siano... Vivo di quelle! *_* 

Alla prossima.

-Marauder11

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordicesimo - ...e sfidare ***


Capitolo Quattordicesimo - …e sfidare

 

All’entrata delle ragazze in dormitorio, quella stessa sera, Lily finse di dormire. Non le andava di affrontare la questione, non voleva urlare. Sapeva che l’avrebbe fatto, avrebbe inveito contro Potter ancora una volta. Era furiosa, quello stupido aveva fatto la sua solita sceneggiata e aveva provato a rovinare tutto. Lily sapeva che in realtà non aveva rovinato niente, niente che le importasse, comunque. Alex non le interessava sul serio, aveva accettato il suo invito solamente per togliersi dai piedi quel rompiscatole, ma soprattutto l’aveva fatto per non dargliela vinta, per sfidarlo. Aveva visto la rabbia e la preoccupazione sul suo viso, ma a Lily non importava. Potter non aveva il diritto di intromettersi nella sua vita privata, di dirle con chi doveva o non doveva uscire. Lui non era nessuno per lei.

Eppure l’aveva sfidato. Quell’uscita era soltanto una sfida, una sfida che Lily pensava di aver vinto. Una vendetta, sarebbe meglio dire. Lily si era vendicata e adesso si sentiva meglio. Aveva rifiutato tante di quelle volte gli inviti che Potter le riservava, e lei aveva accettato l’invito di McLaggen con tanta semplicità proprio per far infuriare il primo.

Ma si sentiva anche in colpa, schifosamente in colpa per Alex, che era stato così gentile con lei e mostrava un sincero interesse nei suoi confronti. Non voleva farlo soffrire, così decise che gli avrebbe detto presto che la loro sarebbe stata una semplice uscita tra amici, e sicuramente non sarebbero più usciti insieme. Per quanto Alex fosse carino e gentile, sinceramente non le interessava. Non pensava mai a lui; a dire il vero non pensava mai a nessuno, dato che non aveva un attimo di pace.

 

Così finse di dormire e le ragazze molto silenziosamente si tuffarono nei loro letti a baldacchino, portando le coperte fin sopra le teste, dato il freddo. Quel giorno aveva finalmente nevicato, con grande gioia di Lily Evans. Amava l’inverno con tutto ciò che comportava; il calore del fuoco nel camino, i maglioni lunghi fin oltre i polsi che sembravano abbracciarla, i cappellini di lana che amava sfoggiare ogni qualvolta usciva. Amava la cioccolata calda che molto spesso andava a prendere con Remus, amante come lei di quel gusto dolciastro e amaro allo stesso tempo. Ma più di tutti, Lily Evans, amava la neve. I suoi occhi luccicavano quando la vedeva scendere dal cielo, diceva spesso che era quella la vera magia. La neve, quella neve che avvolgeva le case, le strade, i verdi prati. Quella neve su cui amava tuffarsi quando era alta e morbida…

I suoi pensieri si facevano sempre più ovattati, mentre stava per addormentarsi. Una figura si stava però silenziosamente avvicinando al suo letto. Una calda mano toccò il suo viso, così subito Lily uscì da quel turbine sublime di pensieri e si volse verso la figura.

«Lils?» le disse la sua migliore amica, con voce bassa e dolce

«Mary…» rispose Lily scocciata, con voce impastata. Mary sorrise alla risposta dell’amica

«Sapevo che stavi fingendo di dormire…» Lily sorrise e roteò gli occhi «Mac, che vuoi? Prima che ti butti giù dal mio letto…» disse Lily minacciosa, scherzando. Mary si fece titubante e poco dopo rispose «Lils, volevo dirti di stare attenta domani. Non vorrei che James avesse ragione…» Lily si rizzò immediatamente sul letto mettendosi seduta, e incrociò le braccia. Rispose mentre guardava un punto fisso sul pavimento, cercando di non svegliare le altre «Mary, anche tu? Alex può anche essere un po’ tonto ma è a posto, chiaro? Non farebbe male a una mosca! E poi è… è simpatico, moltissimissimo…»

«Sappiamo entrambe che non lo credi sul serio, Lily. Tu lo detesti! Hai accettato solo per fare un torto a Potter, non è vero?» disse Mary maliziosa, guardando negli occhi Lily che subito si rituffò tra le coperte, incapace di sostenere lo sguardo dell’amica senza ingannarsi. Rispose poco dopo con voce ovattata, date le pesanti coperte che la avvolgevano.

«Non è assolutamente vero, McLaggen mi… mi piace!» disse, in uno sbuffo.

«Smettila di prendermi in giro, Lily. Smettila di prendere in giro te stessa! Di McLaggen non te ne frega proprio niente… Perché non vuoi ammetterlo? Bah, notte!» Mary sputò queste parole, offesa per la bugia che l’amica aveva osato dirle. Erano migliori amiche da sempre, ma Lily aveva sempre avuto il vizio di tenere alcune cose per sé. Non che fosse qualcosa di illecito, è normale tenere dentro dei piccoli segreti. Ma quello che faceva sempre sbarellare Mary, era che Lily non voleva ammettere mai la verità, quando qualcuno gliela sbatteva in faccia, semplicemente perché lei stessa non la accettava, non voleva accettarla.

Infatti questa, dopo le poche parole rivolse a Lily, si alzò e si diresse verso il suo letto, intenzionata a non continuare la discussione.

Lily allontanò le coperte dal suo corpo e si girò verso destra, dove stava il letto dell’amica, con gli occhi sbarrati per la preoccupazione. Notò che questa si era però girata dall’altro lato, verso il letto di Emmeline, e respirava pesantemente. Si era già addormentata. Lily sbuffò, e poco dopo decise anche lei di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo.

 

 

Erano le otto in punto e tutti nel Castello di Magia e Stregoneria di Hogwarts erano in trepidante attesa. Quel giorno ci sarebbe stata finalmente la prima uscita ad Hogsmeade, la prima dell’anno. Tutti si stavano preparando, nei loro dormitori. Alcune ragazze erano decise ad indossare dei vestitini provocanti per compiacere i loro accompagnatori nonostante tutto quel freddo; molte discutevano riguardo a quello che avrebbero fatto quel giorno con le amiche, riguardo alle tappe che avrebbero dovuto fare. Tra queste, vi erano proprio Mary, Marlene e Emmeline, che avevano deciso insieme di andare prima da Mielandia, poi da Zonko e infine Ai Tre Manici di Scopa, per prendere una buona burrobirra calda. Avevano abbandonato l’idea di andare quel giorno a caccia di vestiti per il ballo, dato che oltre a Lily mancava anche Alice, che era in assoluto la più esperta di vestiti alla moda tra loro cinque. Si erano ripromesse che ci sarebbero andate tutte insieme, il primo sabato di dicembre in cui ci sarebbe stata la seconda uscita.

Erano appena le otto e mezza, ed erano già tutte pronte. O quasi…

Alice continuava a sospirare in cerca di un vestito adatto. Quel giorno sarebbe uscita ufficialmente per la prima volta con Frank. Doveva essere assolutamente perfetta! Le ragazze non riuscivano a calmarla, in certi momenti la dolce e piccola Ali diventava davvero intrattabile! Infine Emmeline, risoluta e delicata, le disse «Tesoro, se vuoi posso aiutarti io a scegliere qualcosa di adatto a te! Vedrai, sarai bellissima!»

«Oh Em, tu sei sempre così elegante! Qualsiasi cosa tu indossi, ti calza sempre a pennello… Non potrò essere mai alla tua altezza!» Emmeline fece una risata cristallina e scosse il capo, indicando lo specchio davanti ad Alice «Tesoro, guardati. Guardati attentamente! Sei stupenda. E sei in pigiama! Fidati di me» Alice sorrise sincera all’amica e la strinse in un abbraccio «Grazie, Grazie Emmeline. Mi aiuti allora?» Poco dopo anche Alice fu pronta e, a detta di tutte, stava davvero benissimo.

Indossava un maglione ampio beige, fatto a maglia, su cui ricadeva una collana lunga con una catenina dorata con legato un ciondolo, con la lettera “A”, molto graziosa. Aveva dei pantaloni in velluto stretti, di un blu navy e degli stivali dello stesso colore del maglione, con dei brillantini marrone scuro. In testa aveva un cappellino blu da cui usciva graziosamente la sua frangetta, e stringeva al collo una lunga sciarpa dello stesso colore del cappello e dei pantaloni, a pois. Portava una borsa a tracolla blu, su cui aveva accuratamente cucito lo stemma di Grifondoro. Era sempre stata fiera della sua casa e le piaceva mostrare al mondo la sua appartenenza. Aveva messo un ombretto blu molto lievemente, e un lucidalabbra incolore.

Lily aveva scelto un semplice maglione verde smeraldo, dello stesso colore dei suoi occhi. Portava dei jeans scuri e delle scarpe da ginnastica beige. Aveva indosso un cappottino di lana dello stesso colore del maglione, con le cuciture dorate, e stringeva al collo la sciarpa di Grifondoro a righe rosse e oro. Portava un para orecchi rosso, che faceva a pugni con i suoi capelli che aveva legato in un’alta coda. Era molto semplice, aveva scelto di non truccarsi.  Ma era bellissima.

Emmeline aveva messo una giacca in pelle nera, e degli stivali con le borchie dello stesso materiale e colore. Indossava un semplice paio di jeans scuri, e sotto al cappotto portava un maglione color panna molto ampio in pile, con delle piccole borchie sulla spalla. Semplice e sofisticata. Aveva messo un filo di matita sulla palpebra, ingrandendo i suoi occhi.

Mary aveva indossato una felpa blu cielo, dello stesso colore dei suoi occhi, esattamente lo stesso, e attorno al collo aveva una lunga sciarpa color cammello. I suoi pantaloni erano stretti e dello stesso colore della sciarpa, così come il suo cappellino alla francese. Portava anche lei delle scarpe da ginnastica, blu. Aveva tinto le sue labbra formose con un lieve lucidalabbra rosa, che gliele risaltava. Aveva scelto di mettere un mascara nero agli occhi, che allungava le sue ciglia ancora di più e accentuava il suo sguardo. Pur essendo molto sportiva e pur avendo scelto la comodità invece dello stile, era comunque stupenda. Non passava mai inosservata, nemmeno con indosso il suo più largo pigiamone.

Marlene, infine, indossava un cappotto rosso scuro, quasi mogano, su cui ricadevano elegantemente i suoi capelli biondi che aveva scelto di lasciare sciolti. Aveva indossato un paio di stivali bassi dello stesso colore del cappotto, insieme ad un semplicissimo paio di jeans e un maglione marrone. Anche lei, come Mary, aveva messo il mascara sulle sue folte ciglia, ma aveva scelto di non mettere il lucidalabbra, semplicemente perché odiava qualsiasi tipo di cosmetico che si metteva sulle labbra. Diceva di non sentirsi a suo agio, per di più le lasciavano un sapore amaro in bocca.

 

Scesero tutte e cinque alle nove in punto dalla scalinata dei dormitori, raggiungendo così la Sala Comune, su cui stavano seduti alcuni ragazzi in attesa delle loro accompagnatrici. Tra questi, vi erano anche i Malandrini. James stava raccontando con enfasi qualcosa agli altri tre che ascoltandolo, ridevano sommessamente. Il suo sguardo però fu catturato presto da una certa rossa di sua conoscenza, che stava chiacchierando allegramente con Alice mentre tutte insieme si dirigevano verso il buco del ritratto. James era rimasto incantato, Remus aveva alzato la mano sorridendo, salutando le ragazze. Sirius guardava Mary però, solo Mary, e cercava di attirare la sua attenzione schiarendosi la voce. Ci riuscì, e subito Mary si avvicinò a questo, con sguardo di sfida.

«Black…»

«…Mary»

«E da quando mi chiami per nome, esattamente?» disse Mary, alzando un sopracciglio

«Da quando ho notato che sei davvero incantevole, con questa felpa e quel lucidalabbra, Mary. Sei un incanto.»

Mary arrossì ma cercò presto di ricomporsi, e rispose «Con me non attacca, Black. Buona giornata!» Sirius rise per la reazione di Mary, e si risistemò sul divano, osservando il nulla. Subito dopo guardò James, che era ancora incantato a guardare la Evans che non lo aveva degnato nemmeno di uno sguardo, e lo strattonò.

«Cervide dei miei stivali! Vuoi smetterla di guardarla così? Reagisci, amico! Così fai la figura del cane bastonato!»

Remus sospirò e si girò verso James, e gli disse, con tono solenne «Jam, devo ammettere che Sirius stavolta ha ragione. Se continui a sbavarle dietro, continuerà a non darti importanza. Prova solo a essere te stesso, James. Te stesso. E magari ignorala un po’, vedrai che lo noterà…» concluse Remus con un sorriso.

James gli sorrise di rimando, e volse il suo sguardo serio al tappeto.

Peter, timidamente, aggiunse «Allora non li seguiamo?»

James scattò in piedi, determinato, e si portò la chioma ribelle all’indietro, facendo sospirare le presenti «Ma certo che li seguiremo, Pet. Andiamo?» I tre sospirarono, sconfitti, e lo seguirono, dietro al buco del ritratto.

 

 

«Ahia!» quasi urlò Sirius, facendo sussultare gli altri tre

«S-s-scusa Sirius, non avevo visto che c’era il tuo piede…» disse Peter, sinceramente dispiaciuto

«Non preoccuparti Pet, ti chiedo solo di non uccidermi, non oggi almeno, va bene?» disse quasi ridendo Sirius, trascinando anche il piccolo amico.

«SHHHH!» fecero James e Remus ai due che subito si ammutolirono, con tono di rimprovero.

«Siamo fin troppo vicini, volete che ci scoprano?» disse James, minaccioso e impaurito assieme

Remus, sconsolato, aggiunse «Lily mi ucciderà…»

«Shhh!» Ripeté ancora una volta James, che indicava con una mano Lily e Alex, che si erano seduti su una panchina e avevano iniziato a parlare. I quattro malandrini di ascoltare la conversazione da sotto il mantello dell’invisibilità di James.

«Allora Lily, dove vuoi andare oggi?» Lily sorrise alla domanda gentile di Alex e rispose «Beh, dovrei andare a prendere delle pergamene e alcune piume, le sto finendo…» «Siamo ancora a novembre e tu stai già finendo le tue scorte? Non pensi di studiare troppo, Lils?» lei arrossì e il suo tono divenne divertito e corrucciato allo stesso tempo

«Non è vero, non studio troppo io!»

«Allora Lumacorno mente quando dice che sei la studentessa più brava di tutta la scuola di sempre?» disse Alex, con fare ammaliatore, che fece alzare gli occhi al cielo ai quattro malandrini e arrossire di rabbia uno di loro.

«Ahahah, dai Al, sicuramente esagera!» disse lei, risoluta.

«Allora andiamo a comprare queste scorte, su!»

«Va bene!» disse Lily sorridendo ancora una volta, e si alzò, seguita a ruota da Alex. Iniziarono a camminare e a loro insaputa vi erano anche quei quattro con loro.

«Lily?!» la chiamò Alex incerto, mentre camminava con le braccia dietro alla schiena.

«Ti ho già detto che sei bellissima?»

Sirius trattenne prontamente James per il braccio, impedendogli di azzannare letteralmente McLaggen che ci stava provando spudoratamente. Remus rise leggendo nella gratitudine imbarazzata dell’amica, un certo fastidio. Lily odiava i complimenti, li odiava soprattutto quando a farglieli era gente che non la conosceva. Aveva capito che Alex ci stava provando con lei, così cercò di deviare il discorso.

«Allora… Tu non hai bisogno di niente?» «Oh no, grazie Lils. Se vuoi vengo dentro con te, ti faccio compagnia…»

Ma Lily rispose, gentile «Oh, non preoccuparti! Faccio in un attimo… Tu resta pure qui fuori!»

Sirius sorrise malandrino a James che annuì. Si sarebbero divertiti con lui, nel frattempo.

 

Alex McLaggen non sapeva spiegarsi come mai, mentre Lily faceva le sue compere dentro al negozio, gli erano capitate delle cose davvero strane. Una palla di neve gli era arrivata dritta in faccia, ma non aveva capito da dove proveniva. Era più volte inciampato su sé stesso, e una piccola esplosione aveva rotto la panca su cui era seduto, che lo fece urlare come una vera signorina. James, Sirius e Peter ridevano silenziosamente, e avevano trascinato anche Remus, che era diventato rosso per lo sforzo di trattenersi dal ridere. L’ultimo scherzo lo fecero proprio nel momento in cui Lily uscì dal negozio, facendo cadere e rotolare Alex che si dirigeva correndo verso Lily. Tutti e quattro avevano visto Lily trattenersi dal ridere per poco, e Alex arrossire per l’imbarazzo.

Mentre Alex e Lily camminavano nel viale principale del piccolo villaggio innevato di Hogsmeade, lo stomaco di Lily brontolò. Era quasi ora di pranzo. Alex se ne accorse e le disse «Lily, hai fame?» Lily arrossì d’imbarazzo e rispose incerta «Beh… un po’» «Allora che ne dici di andare a prendere un boccone da qualche parte?»

«Oh, certo!» sorrise Lily, felice del fatto che di lì a poco avrebbe riempito il suo stomaco. Lei camminava davanti a grandi falcate verso I Tre Manici Di Scopa e, quando Alex capì dove aveva intenzione di andare, le disse «Ma… vuoi andare lì?»

«Oh, non per forza! » rispose Lily, sventolando le mani gentile. Continuò «Avevi in mente qualcos altro?» Sbarrò i piccoli occhi verdi con curiosità, attendendo la risposta di Alex, che arrivò incerta.

«Beh, io avevo pensato a Madama Piediburro… Ma se vuoi andare lì per me va bene, davvero.» Lily si morse un labbro e si volse verso destra, a sua insaputa verso dove si nascondevano i malandrini, che notarono ancora una volta il suo sguardo scocciato che subito divenne sorridente. Cercava di sforzarsi di essere gentile, le veniva però davvero difficile. «Oh no, pensandoci Madama Piediburro va benissimo!» disse Lily sorridendo ad Alex, che le sorrise di rimando vittorioso. «Perfetto. Andiamo, signorina Evans?» lei rise e annuì.

I malandrini si guardavano increduli tra di loro, mentre Remus sbuffava in una risata. Sirius, infastidito, gli disse «Che diavolo ci trovi da ridere, Rem?»

«Lei ODIA a morte Madama Piediburro, odia tutto ciò che è romantico.»

Sirius rispose, curioso e dubbioso, con una nota di ribrezzo nella voce «Ma tutte le ragazze adorano le cose sdolcinate…»

James rispose, con un sorriso amabile «Sirius… lei non è come tutte le altre...»

Note: 

Ciao a tutti! :3 devo dire che sono molto contenta e sorpresa di aver ricevuto ben CINQUE recensioni, tutte positive, per lo scorso capitolo! E pensare che non mi piaceva neanche... Questo, comunque, mi piace un sacco! Spero piacerà anche a voi eh... beh, perdonate eventuali errori grammaticali, sappiate che non volevo! :')

Grazie mille a Ele12, lettriceappassionata, M_Padfoot, Agatha Black e this is magic_lovefirehp!

Spero di trovare altre vostre recensioni, in futuro... Insieme a taaante tante altre! <3

Vostra, Marauder11

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Capitolo 15
*** Capitolo Quindicesimo - Di Cavalieri e mascalzoni ***


Capitolo Quindicesimo – Di cavalieri e mascalzoni

 

Un attimo prima di spingere il portone d’ingresso del negozio di Madame Piediburro, Lily Evans era terribilmente sconsolata, pentita di aver accettato quell’invito, e annoiata. Dopo che ebbe spinto il portone, e Lily Evans si soprannominò fortunata mentalmente; improvvisamente l’umore di Lily era leggermente cambiato. Alice e Frank stavano seduti su uno di quei tavoli stipati per accogliere i clienti, su uno dei tanti schifosissimi tavoli rosa shocking. A Lily venne quasi il mal di testa per quella visione troppo sdolcinata, ma era troppo felice di aver trovato i suoi amici lì.

Doveva immaginarlo! Alice era una ragazza così romantica, al suo passaggio migliaia di cuoricini rosa sbucavano da tutte le parti. Adorava il rosa in tutte le sue sfumature, era una ragazza come le altre, sotto quel punto di vista.

Lily sorrise finalmente radiosa e sinceramente quel giorno, tirò per un braccio Alex e lo trascinò in direzione del tavolo dei suoi salvatori.

Alice, che era seduta proprio di fronte a Lily, le sorrise appena la vide entrare, così come Frank, che successivamente si era girato dinuovo verso Alice ed era tornato a dare le spalle a Lily. Alice, capendo subito le intenzioni dell’amica, le fece cenno di no con la testa, ma Lily finse di non vederlo così si avvicinò.

«Ciao Frank! Ciao Ali!» disse Lily civettuola

«Oh ciao Lily, non sapevo ti piacesse questo posto!» disse Frank gentile, mentre Alice guardava truce Lily «Appunto Lils, non pensavo di incontrarti qui»

Lily rispose imbarazzata, con molta difficoltà «Beh… Non è poi così male, giusto Alice?» disse Lily guardando Alice, implorandola con lo sguardo.

Alice decise di aiutare l’amica, non poteva lasciarla in difficoltà. Così, sbuffò e disse «Volete unirvi a noi?» chiese Alice, quasi scocciata, mentre tentava di nascondere il suo fastidio con un sorriso.

«Beh, veramente…» disse Alex, incerto, prima di essere interrotto dalla voce squillante di Lily «Oh, è veramente una bellissima idea, vero Alex?» Quest’ultimo, poverino, per l’imbarazzo, decise di acconsentire al desiderio di Lily e fece spallucce, subito si sedette accanto a Frank, mentre Lily prendeva posto accanto all’amica.

«Avete già ordinato qualcosa?» chiese Lily gentile

«No, in effetti stavamo giusto per farlo… Alice, cosa vorresti tu?» chiese gentile Frank, guardando Alice con sguardo sognante.

«Bene. SIGNORINAAA!» urlò Lily in direzione della commessa, sembrava impazzita. Alice si portò una mano alla fronte, il comportamento di Lily non prometteva nulla di buono, per nessuno di loro.

I Malandrini, che avevano seguito la scena da sotto il mantello, si stavano davvero divertendo. Sirius e Remus avevano le lacrime agli occhi, Peter ridacchiava e James aveva uno sguardo compiaciuto. Era chiaro che Lily fosse infastidita dalla presenza di Alex, menomale!

 

Pranzarono serenamente con del thè e qualche fetta di torta, dato che in quel negozio non c’erano altro che dolci, con disappunto di Lily che non li preferiva di certo al salato. Ordinò due fette di torta di melassa, la sua preferita, e una tazza di thè con un po’ di latte macchiato.

Parlarono e scherzarono fino a circa le tre del pomeriggio, quando Alice trascinò Frank fuori dal negozio perché voleva andare da Zonko. Lily sapeva che era una scusa ma non se ne curò e non protestò, dopo tutto la sua amica le aveva fatto un grosso, grosso favore invitando lei e Alex a sedersi con loro. Lily chiese ad Alex di uscire per andare da Mielandia, e questo accolse con entusiasmo la richiesta della rossa, in quanto aveva proprio bisogno di una bella scorta dei suoi dolci preferiti. Quello fu l’unico momento piacevole che Lily aveva passato sola con Alex, sembrava esser tornato allegro e simpatico, adesso che erano soli. James e Sirius presero da sotto il mantello una manciata di zenzerotti e qualche liquirizia, mentre Remus prese una manciata di tavolette di cioccolato fondente e alle nocciole, lasciando sul bancone dieci falci e tre zellini, che era esattamente il costo della sua spesa. Peter aveva paura di essere scoperto dato il suo essere impacciato, così chiese a Sirius e James di prendere per lui qualche Cioccorana, che i suoi amici gli consegnarono poco dopo.

«Alex… che ne dici di ritornare al castello? Comincia a fare freddo e io… credo di non sentirmi bene»

«Oh… Beh, certo, andiamo!»

 

I ragazzi decisero di non seguirli, dato che stavano andando al Castello. Le previsioni di James erano state infondate e Lily glielo avrebbe rinfacciato sicuramente alla prima occasione. Alex era stato piuttosto gentile con lei, e James non si aspettava che avrebbe reagito a quel modo, dato quello che gli avevano detto su di lui. Fece spallucce ai suoi amici e uscì dal mantello dell’invisibilità per primo. Lo tolse di dosso agli amici e lo ripose in tasca.

«Beh, che ne dite di andare a prendere una buona e sana burrobirra?» esordì Sirius, sorridente

«Sono d’accordo con te, Sirius. Una squisita burrobirra è proprio quello che ci vuole!» disse con fare solenne Remus.

«Siiii!» cinguettò Peter felice, che si era tanto annoiato quel giorno. Ma dopo tutto, lo aveva fatto per il suo amico James. Sorrise in sua direzione e vide che aveva uno sguardo dispiaciuto, sicuramente si sentiva in colpa. Aveva costretto i suoi amici a sprecare un’uscita, la loro prima uscita di quell’anno. Subito Peter si avvicinò a James e gli poggiò una mano sulla spalla, e gli disse rassicurante «Su Jamie, non preoccuparti. L’abbiamo fatto per te! Adesso però facciamo a modo nostro, tu verrai con noi a prendere una burrobirra! Va bene?»

James sorrise grato all’amico e annuì, tutti insieme si diressero verso il loro negozio preferito. Appena entrati, scorsero da lontano tre figure sorridenti. Sirius le raggiunse a grandi falcate, e si sedette tra di loro.

Si era seduto sulla panca su cui stavano sedute Mary MacDonald e Emmeline Vance, di fronte a loro stava invece Marlene McKinnon.

Mary alzò gli occhi al cielo ed esordì «Non ricordo di averti invitato a sederti qui, Black. Qual buon vento?»

«Oh, volevo passare un po’ di tempo con la mia cara Mary» marcò di proposito il nome di Mac, che alzò gli occhi al cielo e volse il suo sguardo dall’altra parte. In due secondi anche Remus, James e Peter erano arrivati al loro tavolo, e le avevano salutate gentilmente, senza però sedersi.

«Che aspettate voi tre? Sedetevi…» disse Emmeline gentile, così Remus e Peter si sistemarono sulla panca accanto a Marlene, mentre James andò a prendere uno sgabello che stava vicino a delle ragazze che lo guardavano con occhi sognanti. Lui se n’era accorto e aveva deciso di attirare la loro attenzione, sfoggiando il suo sguardo ammaliante e toccandosi i capelli. Remus, Mary, Lene, Peter e Emmeline, alzarono gli occhi al cielo vedendo il comportamento pomposo dell’amico, mentre Sirius sorrideva compiaciuto, scuotendo la testa. Aveva agito proprio come avrebbe fatto lui. Questo era il vero James.

Subito Madama Rosmerta si avvicinò al tavolo dei sette e prese le ordinazioni con il viso rosso dall’imbarazzo. Sirius, come sempre, ci aveva provato spudoratamente con lei. Dopo tutto, era molto giovane e bella.

I sette iniziarono a parlare amabilmente, mentre Mary lanciava occhiatacce a Sirius di tanto in tanto, cosa che faceva ridere James, dato che entrambi erano ai suoi occhi molto buffi.

Improvvisamente James scorse delle voci che provenivano dal tavolo dietro di lui e drizzò le orecchie, facendo cenno agli altri di fare lo stesso. Tre ragazzi del settimo anno stavano parlando, tra di loro c’era anche Robert King, battitore della squadra di Grifondoro e compagno di stanza di McLaggen.

«Ah, io penso che a quest’ora se la sia già portata a letto…» disse uno dei tre sghignazzando

«Ah, non credo! Evans non è una facile, ecco…»

«Ma devi ammettere però che Alex piace alle ragazze. Comunque, sicuramente starà provando a baciarla, mi ci gioco tutto!»

«Spero solo che non esageri come l’anno scorso con la Brown… Le ha messo le mani addosso, ha davvero rischiato grosso…»

Le ragazze sgranarono gli occhi in direzione di James che si era alzato furioso ed era uscito fulmineo dal posto. Tutti e sei si guardarono simultaneamente e decisero senza dire nemmeno una parola di seguirlo, ma James era irraggiungibile, veloce come un fulmine. Tirò fuori una vecchia pergamena, e sussurrò

Giuro solennemente di non avere buone intenzioni

Bene, stavano raggiungendo il ritratto della signora Grassa e non sembravano nemmeno così vicini. In poco tempo si avvolse nel mantello dell’invisibilità, sparendo dalla vista degli amici.

 

 

Disse la parola d’ordine in fretta ed entrò in Sala Comune. Alex e Lily stavano in piedi davanti alla scala dei dormitori.

«Lily, volevo ringraziarti per oggi, sono stato molto bene con te» disse lui, cercando di ammaliarla con il suo solito sorriso grondante di dolcezza esagerata.

Lily infatti distolse lo sguardo e gli rispose, mantenendo la sua solita gentilezza «Oh, anch’io Alex. Grazie. Adesso vado!»

Stava per allontanarsi quando Alex la prese per un braccio e la tirò verso di sé. Lily immediatamente arrossì e sgranò gli occhi «C’è qualcosa che non va, Al?»

Lui avvicinò il suo viso a quello di lei e le disse «Beh, non dirmi che vorresti andartene senza darmi almeno un bacio…»

Lily era incredula e incapace di agire. Era immobilizzata, erano troppo vicini. Ma tentò comunque di reagire «Che…cosa?» disse lei, strattonando il suo braccio per liberarsi «Su, andiamo nel mio dormitorio, non c’è nessuno…» Gli disse lui, facendola sussultare dato che le aveva posato anche una mano sulla guancia. Doveva fare qualcosa. Lily, devi reagire o questo qui ti metterà le mani addosso!

Oddio, odiava ammetterlo ma Potter aveva avuto ragione, allora. «Lasciami stare!» disse lei implorante, mentre lui la teneva ancora stretta a sé e rideva, accarezzandola ripetutamente, e lei strattonava il braccio per liberarsi dalla presa ferrea di lui.

Possibile che la Sala Comune fosse deserta? Magari qualcuno sarebbe arrivato, in quel momento. MAGARI! Lily volse lo sguardo a destra e a sinistra, cercando di individuare un possibile salvatore che non c’era. Ma poi…

«Stupeficium!»

James Potter? Era James Potter quello che aveva appena schiantato al suolo Alex McLaggen? Lily strillò per il tonfo che aveva provocato McLaggen cadendo a terra. Dopo pochi secondi le sue amiche e il resto dei malandrini sbucarono dal buco del ritratto, ma Lily in quel momento aveva avuto occhi solo per James. Era infuriato, e adesso si dirigeva a grandi falcate verso McLaggen.

«Evans, stai dietro di me. Reinnerva…» Lily non osò contraddirlo e si mise proprio dietro James, quasi scomparendo dietro l’alta figura muscolosa di quest’ultimo. Tremava, tremava da capo a piedi ma adesso era più sollevata. Per fortuna qualcuno era arrivato in tempo, James l’aveva salvata.

Quest’ultimo si chinò verso il viso di McLaggen che stava ancora a terra e si mostrava dolorante. Il tono di James fece rabbrividire tutti i presenti. Era furioso, ma allo stesso tempo si sforzava di rimanere calmo. Ogni parola che sibilava, sembrava veleno.  «Tu! Lurido schifoso! Non azzardarti mai più ad avvicinarti a lei, hai capito? Mai più! O ti spezzerò le ossa uno ad uno».

Lily si spaventò, tanto James era arrabbiato. Così cercò lo sguardo di Remus che era preoccupato e si tuffò tra le sue braccia.

Lui la strinse in un abbraccio e le chiese, mentre le accarezzava dolcemente i capelli rossi «Tutto bene, Lil?»

Lei lo guardò scossa e annuì, dopo di che affondò la sua testa sulla felpa dell’amico che la stringeva e le accarezzava i capelli.

Sirius nel frattempo aveva raggiunto James, e lo teneva per il braccio. Aveva paura che James lo picchiasse di brutto, dato che il suo tono si faceva sempre più alto. Mary, Emmeline e Marlene nel frattempo, erano andate a chiamare la McGranitt.

«Non azzardarti mai più a farle del male, non dovrai più nemmeno guardarla! Sono stato chiaro?»

Alex nel frattempo si era tirato su e aveva scagliato un pugno sull’occhio a James, che si trovò impreparato, dato che non si aspettava una reazione fulminea da parte sua.

Subito a quel punto Sirius rispose in difesa dell’amico, e gli scagliò un pugno in faccia che gli fece scrocchiare le nocche.

«Vaporizzati, McLaggen. E non azzardarti mai più davvero, o dovrai vedertela anche con me. Infastidisci i miei amici e non risponderò delle mie azioni, chiaro?»

Alex stava per rispondere quando dal buco del ritratto iniziarono ad entrare diverse persone, tra cui le ragazze e la Professoressa McGranitt, che subito notò il livido sulla faccia di McLaggen e l’occhio nero di James. «Trenta punti in meno per Grifondoro, non si accettano gesti violenti in questa casata. Signor McLaggen, lei è sospeso dall’incarico di Caposcuola fino al nuovo ordine. Il professor Silente la attende nel suo studio. Signorina Evans? Sta bene? Mi segua, per favore»

Subito Lily seguì la professoressa e insieme sparirono oltre il buco del ritratto.

Mary si avvicinò a James preoccupata e subito evocò una crema rinfrescante che aveva in dormitorio. Gliela spalmò sull’occhio con attenzione e cura, dato che James faceva smorfie di dolore.

Tutti si sedettero sui divanetti della Sala Comune, in attesa del ritorno di Lily.

Sirius era furioso e guardava alternativamente l’occhio di James e il buco del ritratto, le ragazze erano preoccupate e parlottavano tra di loro e Remus era pensieroso. Anche Peter pensava, pensava che in quel posto non si poteva mai stare tranquilli!

 

 

«Signorina Evans, si sieda pure» Lily non osò ribattere, ancora troppo scossa per l’accaduto.

«Vuole che la mandi da Madama Chips per una pozione calmante?» disse la professoressa premurosa ad una delle sue alunne preferite.

Lily finalmente sembrò tornare quella di sempre e rispose, quasi sorridendo «Oh, no professoressa. Io sto bene»

«Molto bene. Vorrebbe fornirmi la sua versione dei fatti? La sospensione di McLaggen è un fatto molto grave, come sono gravi le sue accuse. Vorrei che lei mi dicesse la verità, non cerchi di coprire Alex perché è troppo buona e gentile. Intesi?»

Lily annuì e raccontò quello che era successo. Aveva ancora dei lividi sul braccio, dovuti alla stretta violenta di Alex quando aveva cercato di trascinarla nel suo dormitorio. La McGranitt li notò e subito la invitò ad andare da Madama Chips, che le avrebbe sicuramente dato qualcosa per farli sparire. Lily si congedò, ringraziando la McGranitt per la completa e pronta disponibilità che aveva mostrato nei suoi confronti.

Prima di uscire dallo studio della professoressa, questa chiamò la sua alunna «Evans, se fossi in lei ringrazierei il signor Potter. Non so come abbia fatto ad arrivare giusto in tempo, ma il suo è stato davvero un gesto nobile. Si è anche beccato un occhio nero»

Lily sorrise, trovandosi completamente d’accordo con la professoressa «Si, professoressa McGranitt. Lo farò di certo. Arrivederci!»

«Arrivederci, signorina Evans. E si ricordi anche che Madama Chips la sta aspettando!» Lily chiuse la porta dello studio alle sue spalle e si diresse verso l’infermeria. Come aveva predetto la McGranitt, Madama Chips la stava aspettando impaziente sull’uscio dell’infermeria. Subito volle controllare i lividi sul braccio di Lily e le spalmò una pozione verdastra e puzzolente. Lily storse il naso. «Oh, signorina Evans! Non faccia storie! Stasera, quando si metterà sotto la doccia, vedrà che tutto sarà sparito!» Le sorrise l’infermiera rassicurante.

«Grazie mille, signorina Chips. Arrivederci!»

Lily uscita dall’infermeria scoprì che aveva paura a stare da sola, così, cercando di non pensarci, iniziò a correre. In meno di due minuti arrivò alla Torre di Grifondoro, con grande sollievo di coloro che la attendevano ansiosi.

 

Spazio Malandrino

Beh, sorpresi? Credevate che Alex fosse un bravo ragazzo? 

Oggi ci siamo (credo) definitivamente liberati di lui! :D 

Come vi è sembrato questo capitolo? A me non convince, non so... L'ho anche rivisto e l'avrei riscritto ma non ho in mente alcuna alternativa! 

Spero vi piaccia...

RINGRAZIO this is magic_lovefirehp, lettriceappassionata, la_fenice e lilyluna97 per aver recensito! :3 Mi avete resa felice!

RINGRAZIO anche tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite, e anche coloro che leggono silenziosamente! (spero recensirete anche voi in futuro, mi farebbe davvero davvero piacere!)

Grazie mille a tutti e... beh, alla prossima! -M11

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Capitolo 16
*** Capitolo Sedicesimo - Nuove possibilità ***


Capitolo Sedicesimo - Nuove possibilità

 

Varcata la soglia che porta alla Sala Comune dei Grifondoro, La visuale di Lily si riempì dei visi preoccupati delle sue amiche, che continuavano a rivolgerle occhiate attente come se si aspettassero che dovesse scoppiare da un momento all’altro. Le chiedevano se aveva voglia di parlare, se stava bene adesso, se aveva bisogno di qualunque cosa e se voleva riposarsi. Lily disse loro che andava tutto bene e, dopo averle ringraziate, si fece spazio tra di loro andando in cerca di Potter. Era stato l’unico a non essersi alzato per andare a vedere come stava; persino Sirius le aveva dato una pacca sulla spalla come per rassicurarla e un ansioso Peter le aveva chiesto squittendo come stava, mentre Remus l’aveva avvolta ancora in un leggero e rapido, ma avvolgente abbraccio.

James Charlus Potter stava rannicchiato su sé stesso su una poltrona, con il capo chino rivolto verso chissà che cosa che stava a terra. Si dondolava sul posto e sembrava molto teso, mentre teneva con una mano una fetta di carne poggiata sul suo occhio nero.

A Lily quella visione fece tenerezza, sembrava davvero triste. Aveva avuto ragione, l’aveva avvertita, ma lei non l’aveva ascoltato, anzi. L’aveva sbeffeggiato davanti a tutti, facendolo sentire una pezza. Ma lui nonostante tutto era arrivato in tempo e l’aveva difesa, si era parato davanti a lei e l’aveva ancora una volta protetta, non chiedendo nulla in cambio. Era stato davvero furioso con McLaggen, mai l’aveva visto arrabbiarsi tanto. Forse ci teneva davvero a lei…

«Potter…»

Lily lo chiamò con voce flebile, così bassa che sospettò che James non l’avesse sentita. Invece questo si girò verso di lei e la guardò negli occhi, scostando la fetta di carne dalla sua faccia.

«Posso sedermi?» James annuì, tornando a fissare il vuoto. Lily si sedette e constatò che non sapeva davvero cosa dire… Le era eternamente grata, sul serio.

«Ecco io… Volevo ringraziarti, Potter» James fece una smorfia di dolore, quel livido doveva proprio fargli male, così Lily prontamente si avvicinò al suo viso e osservò da vicino la ferita «Oh, è terribile… Mi dispiace così tanto, così tanto. Deve farti male» James sorrise debolmente e le rispose, tranquillo «Non è niente, tranquilla… Passerà!» Lei gli sorrise di rimando e quando i loro sguardi si incrociarono, entrambi li distolsero allo stesso momento, imbarazzati.

«Non può non farti male, non ci credo. Se vuoi ti accompagno da Madama Chips, mi ha appena messo un intruglio sul braccio… E’ davvero puzzolente, ma mi ha detto che i lividi spariranno in qualche ora!» disse Lily tranquilla e quasi sorridente

James invece si rizzò in piedi e spalancò gli occhi «Ti ha lasciato dei lividi? Quel lurido…»

Stava per alzarsi ma Lily lo afferrò con un braccio, invitandolo a sedersi

«Non…Non farlo, ti prego. Non è niente, passerà, no?» Lui si sedette di nuovo ma non fiatò, fin quando Lily non ruppe nuovamente il silenzio

«Ecco io… Oltre a ringraziarti, ci tenevo a scusarmi con te… Onestamente odio ammetterlo, ma a quanto pare avevi ragione, mi dispiace sul serio»

James alzò la testa e la sua espressione si fece seria. Piantò i suoi occhi nocciola su quelli verdi di Lily e le disse, con tatto

«Dovrai stare attenta, d’ora in poi. McLaggen non è niente in confronto ai Serpeverde, Marlene è stata fortunata ma tu potresti non avere la stessa fortuna se non stai attenta. Capisci, Evans?»

«Si, hai ragione. Starò attenta, promesso» disse Lily, mentre si aggiustava la gonna. Lanciò un ultimo sorriso di gratitudine in direzione di James che finalmente ricambiò, e si allontanò verso i dormitori. Giunta sull’ultimo scalino, udì la voce di James «A domani, Evans»

Lei si girò, imbarazzata, con un mezzo sorriso in volto. «Ciao, James»

Lo aveva chiamato per nome! Lo aveva davvero chiamato James? La sua espressione divenne pura sorpresa; doveva essere davvero buffo, dato che Lily guardandolo scosse la testa e cominciò a ridere.

Sorrise. Forse qualcosa sarebbe cambiato tra di loro. Forse.

 

 

Qualche settimana più tardi, arrivò dicembre.

Tutto procedeva tranquillo al castello di Hogwarts.

McLaggen era stato definitivamente sospeso dall’incarico di Caposcuola, che era stato assegnato al suo compagno di stanza, Robert King, che a detta di tutti era un bravo ragazzo. Ci fu una riunione di presentazione per lui, in cui si scusò personalmente con il prefetto Evans a nome del compagno di stanza, che si era rintanato da quel pomeriggio nel suo dormitorio ed era uscito solo per le lezioni, data la vergogna che provava. James diceva che aveva paura di lui, e questa cosa faceva molto ridere Remus, nonostante pensasse che in parte fosse vero.

Nel frattempo, le esercitazioni di difesa erano già cominciate. Lily, quel giorno, era intenzionata a chiedere a Potter di fare una prima esercitazione quella stessa sera così, durante il pranzo, si avvicinò ai malandrini.

«Potter, posso parlarti?»

«Certo, dimmi tutto»

«Beh, ecco. Non abbiamo ancora fatto nessuna esercitazione del professor Foreigner e mi dispiace, sono stata così impegnata con i compiti! Ma questa sera sono libera e non so quando lo sarò dinuovo. Che ne dici di vederci stasera nell’aula 87?» James assunse un’espressione dispiaciuta, abbassò il capo e subito lo rialzò, e disse

«Evans, mi dispiace tantissimo rifiutare ma purtroppo stasera ci sono gli allenamenti di Quidditch e non posso assolutamente rimandare… Tra una settimana c’è la partita con Tassorosso e…»

Lily sgranò gli occhi e sventolò le mani «Oh, ma certo! Che stupida, non ci avevo pensato! Beh, fa niente, non preoccuparti. Troveremo un giorno»

Mary, che era arrivata poco dopo Lily e aveva seguito assieme agli altri la conversazione, si intromise

«Lily, che ne dici di venire a vedermi agli allenamenti, stasera? Magari finiamo presto, così tu e James potrete andare ad esercitarvi»

«Oh, ecco. Non so, non vorrei forzare nessuno io…»

Sirius si alzò lanciando una strana occhiata a Mary, con qualcosa negli occhi simile alla gratitudine, e intervenne «Dai Evans, non sei mai venuta agli allenamenti! Ci sarà Remus a farti compagnia, e poi ti assicuro che non stai forzando nessuno»

Remus sorrise incoraggiante e annuì a Lily, che rispose «Oh, e va bene! Ci sarò»

James sorrise radioso e rispose «Finalmente vedrai che splendido capitano è James Potter, la leggenda vivente!»

Lily lo fulminò con lo sguardo e lui rimase interdetto, e si portò una mano ai capelli. Aveva esagerato, come sempre. Remus scosse la testa e volse lo sguardo al cielo. Così no, non avrebbe sicuramente fatto centro nel cuore di Lily. James Potter aveva ancora molto, molto da imparare. Non era così che si conquistava Lily Evans!

 

 

La squadra di Grifondoro, così come qualsiasi altra squadra di Quidditch, contava in tutto sette giocatori.

Un portiere, un cercatore, tre cacciatori e due battitori.

Il portiere era Sirius Black, molto abile grazie alle sue spalle larghe e al suo fisico muscoloso; era il più delle volte infallibile nel suo ruolo.

Il cercatore era un ragazzo del quinto anno, il discreto e silenzioso Charlie White; i due battitori erano Robert King e Oliver Phelps, due ragazzi del settimo anno molto affiatati tra di loro.

I tre Cacciatori erano Callie O’Connor del quarto anno (una ragazza un po’ troppo in carne molto insicura che aveva segnato si e no tre volte dall’anno in cui era entrata in squadra, circa un anno prima… Quell’anno non si era presentato nessuno di più valido e così il capitano Potter aveva deciso, seppur con rammarico, di tenerla in squadra); Mary MacDonald, che era molto brava e spesso osannata dal suo capitano, che era il terzo cacciatore della squadra, James Potter. Seppur Mary fosse molto brava nel suo ruolo, nessuno sapeva eguagliare James, che era in assoluto un talento sulla scopa. Da quando era entrato in squadra lui, al secondo anno, la coppa di Quidditch era finita ogni anno tra le mani della professoressa McGranitt, Capo della Casa di Grifondoro. Sirius sosteneva che adorasse James, anche se non lo dava a vedere dato che sul suo viso albergava spesso un cipiglio severo quando li vedeva. Ma l’anno prima, quando avevano vinto la quarta coppa consecutiva, la professoressa McGranitt era saltata dalla sedia degli spalti dopo che James aveva segnato il duecentesimo punto durante l’ultima partita contro Serpeverde, e aveva lanciato in aria il suo cappello preferito, quello che portava più spesso, e l’aveva perso. In realtà non era andato perduto, dato che Sirius Black lo aveva preso e adesso lo custodiva gelosamente sotto al suo letto, ma lei questo non lo sapeva.

 

L’allenamento era durato più di due ore, Lily era seduta sugli spalti insieme a Remus e Peter e a pochi altri, compresi i Fan club di Black e Potter. Lily aveva esultato con enfasi ad ogni punto guadagnato dalla sua migliore amica Mary, con disappunto di Black che era stato superato proprio da lei. Potter aveva segnato in una sola mezz’ora circa quindici volte, ogni volta Remus e Peter urlavano in sua direzione, ma Black lanciava delle pernacchie al suo Capitano ogni qualvolta parava i suoi colpi. I battitori erano andati molto bene e il cercatore in due ore aveva preso il boccino quattro volte, e questo era davvero un buon segno; era in forma. O’Connor non era riuscita a segnare ma James, al termine dell’allenamento, le aveva sorriso e le aveva detto che prima o poi ci sarebbe riuscita. Questa gli sorrise radiosa e si avvicinò subito al Fan Club dedicato a Potter che ascoltava attentamente il racconto di O’Connor riguardo a quello che le aveva detto James, aggiungendo che questo l’aveva abbracciata, il che era una menzogna. Lily alzò gli occhi al cielo e scosse la testa con disappunto, quando vide tutte quelle oche starnazzare, e James se ne accorse. Sorrise e si diresse verso di lei, una volta sceso dalla scopa.

«Allora, Evans? Che ne dici?»

Lei sussultò e si voltò verso di lui, sorridendo «Beh, alla fine… sei stato bravo»

James le dedicò un sorriso a trentadue denti che scomparve quando Sirius interruppe la loro conversazione «Allora Fratello! Andiamo a fare una doccia? Sono davvero molto stanco!»

«Ah no Black, prima vado io a fare una doccia e tu non entri negli spogliatoi fin quando non avrò finito!» irruppe Mary, con le braccia sui fianchi. Era molto bella anche quando era stanca e arrabbiata. La divisa da Quidditch di Grifondoro metteva in risalto le sue forme, le donava proprio. Era molto stretta, dato che doveva aderire perfettamente al corpo per rendere i giocatori abili e fluidi nei movimenti. Sirius la squadrò piacevolmente da capo a piedi, mangiandola con gli occhi, facendo ridere sia James che Lily; furono entrambi sorpresi per la stessa reazione che avevano avuto, ma non lo diedero a vedere.

Black le rivolse uno sguardo malizioso e le disse «Mac, perché mai non dovrei entrare negli spogliatoi mentre ti fai la doccia? Mica posso vederti…» disse lui, spiccio, con le mani in tasca mentre fischiettava

Mary alzò un sopracciglio, si avvicinò di più a lui e gli disse, minacciosa «Gira voce che dopo l’ultimo allenamento, tu abbia cercato di sbirciare da dietro la serratura della doccia. Indovina chi c’era in quel momento sotto la doccia, Black?»

Sirius impallidì e si allontanò da Mary immediatamente, aveva paura di ricevere uno dei soliti scappellotti della bionda «Chi… chi c’era? Forse Callie?»

«No, stupido idiota, c’ero io! E tu lo sapevi benissimo! Per fortuna qualcuno ti ha fermato e non sei riuscito nell’intento, e ti anticipo che non ci riuscirai MAI»

Sirius sgranò gli occhi e guardò James che aveva alzato le mani, solo lui sapeva che aveva tentato di guardare Mary mentre era sotto la doccia, ma a quanto pare non aveva parlato… Solo lui e…

«Maledetto Oliver! Oliver? Non tanto in fretta ragazzo, devo parlarti!» disse Sirius con tono autoritario, mentre cercava di allontanarsi da Mary, che gli disse malandrina facendo spallucce e non staccando i suoi occhi azzurri da quelli grigi di lui «Chissà perché stai chiamando Oliver, è stato proprio lui a dirmelo!» A quel punto Sirius si diresse verso Phelps a grandi falcate, ma questo aveva già raggiunto il castello e Sirius urlò, stavolta arrabbiato «Maledetto Phelps!» provocando una sonora risata a tutti i presenti.

 

 

Lily, Emmeline, Mary, James, Sirius, Peter, Remus e Marlene erano seduti vicini al tavolo di Grifondoro. Le ragazze stavano di fronte ai ragazzi, i loro erano diventati da qualche tempo dei posti fissi; erano diventati un tutt’uno, dopo l’episodio di McLaggen. Oltretutto Remus era già amico di Lily, come James di Mary, e non fu difficile per il resto di loro fare amicizia, dato che erano tutte simpatiche e affidabili. Marlene e Remus addirittura avevano iniziato a studiare assieme; Lene gli aveva offerto aiuto in Trasfigurazione, materia in cui Remus aveva avuto difficoltà negli ultimi tempi.

Lui aveva accettato, ed entrambi avevano scoperto di essere molto in sintonia insieme.

Quella sera, tuttavia, Alice e Frank non si erano ancora visti, e questo fece preoccupare i ragazzi e sorridere speranzose le ragazze, che speravano si fossero messi finalmente insieme.

«Dove diavolo si è cacciata Alice?» Mary stava aggredendo il suo cibo come al solito quando era arrabbiata, e Sirius alzò gli occhi al cielo mentre si tuffava nel pasticcio di carne, il suo piatto preferito.

«Lily ha ragione a dire che sei disgustoso, Sirius Black. Come diavolo fai a non essere preoccupato per i tuoi amici? Sono spariti da ore»

«Smettila, Mac. Sbucheranno fuori prima o poi.»

«Ma sono spariti Black, spariti!» disse Mary preoccupatissima e quasi urlando

«Ma… Voltati, squinternata!*» Alla frase di Sirius, tutti i presenti si voltarono verso il portone d’ingresso della Sala Grande, e videro spuntare Frank e Alice sorridenti, mentre parlavano amabilmente. Questi si fermarono sul posto quando notarono gli sguardi dei loro compagni di dormitorio e subito dopo uno sguardo d’intesa tra i due, Frank strinse con la sua mano quella di Alice, ed entrambi arrossirono, continuando a sorridere. I ragazzi del sesto anno di Grifondoro capirono che i due si erano messi assieme, così le ragazze iniziarono a sorridere e ad esultare in loro direzione, addirittura Emmeline squittì eccitata e corse ad abbracciare Alice e a congratularsi con Frank, mentre James si puntò la bacchetta al collo, mormorando un incantesimo sonorus.

«Gentilissimi studenti di Hogwarts, mi dispiace interrompere la vostra cena, ma ci tenevo a rendervi partecipi del nuovo avvenimento che mi ha personalmente reso molto felice. Volevo annunciare, qui davanti a tutti, che il signore qui presente Frank Paciock, nonché mio carissimo amico e compagno di dormitorio, ha finalmente avuto il coraggio di mettersi assieme alla splendida Alice Prewett! Un applauso alla nuova coppia, prego!»

Subito in Sala Grande risuonarono scroscianti applausi, dati in parte dall’entusiasmo che aveva messo James nel fare il suo “annuncio”. Tutti adoravano James, persino i professori che a Lily sembravano più antipatici, ma James aveva un modo di attirare l’attenzione tutto suo. La sua simpatia e il suo entusiasmo coinvolgevano sempre tutti, nessuno sapeva come.

James si unì all’applauso e incitò Lily sorridendo a fare lo stesso, e questa, con una finta smorfia che terminò in una risatina, acconsentì. James annuì vittorioso e le sorrise ancora, mentre Frank e Alice attraversavano la Sala Grande rossi come due peperoni, ma ancora tenendosi per mano. Persino Silente sembrava divertito dalla scena e si era unito all’applauso con grande gioia di Sirius, mentre la McGranitt, che cercava di rimanere impassibile e indifferente, aveva stampato in viso un mezzo sorrisetto, che tramutò in una breve risata non appena incontrò lo sguardo del preside, che la incitava ad applaudire.

Silente si alzò sulla sua sedia, e alzò le mani per fermare gli scroscianti applausi che non erano ancora terminati dopo più di cinque minuti, mettendo ancora più in imbarazzo la nuova coppia, soprattutto Alice, che non era abituata a tanta attenzione.

«Signori, vi prego di continuare a cenare adesso. Sicuramente l’annuncio del signor Potter è stato accolto con piacere da tutti noi, ma vi prego di preservare questo entusiasmo per le partite di Quidditch. Adesso arrivano i dolci, gustiamoli appieno! Grazie per l’attenzione» alla parola Quidditch, il preside fece un occhiolino a James, come per augurargli silenziosamente buona fortuna per la partita che si sarebbe svolta tra pochi giorni. James sorrise di rimando al preside e alzò un calice in sua direzione, brindando al preside migliore che si potesse desiderare.

La cena continuò allegramente in Sala Grande, tutti parlavano tra loro e sorridevano felici.

«Evans, che ne dici se dopo cena facciamo un’oretta di esercitazione? Sempre se tu non sei troppo stanca, chiaro… Capirei perfettamente se…»

«Oh, a me va benissimo Potter, però non vorrei rientrare troppo tardi dato che devo finire ancora il tema per Pozioni»

«Lily, ma non l’avevi finito tre giorni fa?» chiese Marlene curiosa, e Lily sorridendo timidamente rispose «Beh, tecnicamente si, ma ho fatto delle ricerche e voglio aggiungere qualcosa…»

Mary, che non amava per niente lo studio e aveva più volte criticato Lily per il suo essere scrupolosa specialmente in Pozioni quando non ne aveva bisogno, disse «Liluccia cara, Luma è già innamorato di te, sei la sua alunna preferita e la più brava del suo corso in assoluto, non c’è bisogno che studi Pozioni anche di notte!»

Lily rispose all’amica contrariata e disse «Beh, non sono a caso la più brava del corso come dici tu, no? Lo sono solo se dimostro dedizione, passione e costanza alla materia. E’ questo che apprezza il professor Lumacorno»

Sirius rise all’affermazione di Lily e si trovò completamente in disaccordo con lei, così disse «Liluccia, per una volta la tua dolce amica Mary ha ragione, Lumacorno stravedrebbe per te anche se non studiassi per un intero anno»

Lily guardò Sirius con sguardo corrucciato e rispose «Non sono affari tuoi Black. E poi Liluccia a chi? Io sono Evans, quante volte devo ripeterlo?» esclamò Lily, con una punta di esasperazione nella voce che fece sorridere tutti i presenti. Sirius guardò James che osservava Lily mentre mangiava allegramente la sua torta di melassa e chiacchierava con Lene, e vide una strana luce negli occhi dell’amico. Lily notò che James la stava guardando e gli sorrise, provocando in James un sorriso ancora più luminoso, che fece arrossire lei. Sirius scosse la testa e fece cenno a Remus di guardarli, che poco dopo sorrise e fece spallucce in direzione di Sirius, facendolo ridere. Quei due starebbero davvero bene, insieme.

Al termine della cena, Lily e James si diressero verso l’aula adibita per le esercitazioni, mentre il resto della combriccola andò alla Torre. Sirius improvvisamente notò il viso pallido di Remus, la luna piena ci sarebbe stata il giorno dopo. Sorrise; Felpato sarebbe ritornato finalmente, assieme a Codaliscia, Lunastorta e Ramoso.

Angolo Malandrino!

Saaalve a tutti! :D Che ne pensate di questo capitolo? A me personalmente piace molto, sicuramente più del precedente! Ma ovviamente sta a voi commentare se vale la pena leggerlo o meno!!!

Ci tenevo a ringraziare tutti quelli che hanno recensito, ovvero This is magic_lovefirehp, lettriceappassionata, piumafantasma, M_Padfoot, Ele12 e infine (non per importanza) Agatha Black!!! Siete stati davvero d'aiuto per me, vi adoro! Conto sul vostro sostegno, sui vostri pareri e sproni! 

Ovviamente ringrazio anche tutti quelli che hanno recensito la storia tra le preferite, ricordate e seguite e.. Grazie mille anche a tutti coloro che leggono solamente!!!

Mi aspetto tante tante recensioni, per commentare insieme a voi il tutto!! Grazie di cuore
Vostra, -Marauder11

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Capitolo 17
*** Capitolo Diciassettesimo - Serenità ***


Capitolo Diciassettesimo – Serenità

 

Le ragazze avevano deciso di rimanere in Sala Comune ad aspettare il ritorno di Lily, così da poter finalmente spettegolare sul fidanzamento della loro adorata Alice, che aveva promesso loro che al ritorno di Lily gli avrebbe raccontato proprio tutto tutto, ogni minimo dettaglio.

I Malandrini avevano deciso di fare lo stesso, ma non certo per spettegolare bensì per discutere con James della nuova luna che sarebbe arrivata la sera dopo.

Così Sirius stava seduto su una poltroncina al centro della sala, lanciando occhiate ammalianti a tutte le ragazze che gli capitavano a tiro, stendendole una ad una; guardava di sottecchi Mary che parlava con il battitore King degli schemi di James.

Guardandola, pensò che probabilmente sarebbe stata bella anche con addosso uno straccio. Indossava ancora la divisa da Cacciatrice che era sudicia, dato che durante gli allenamenti aveva piovuto e si era un po’ rovinata. Aveva i capelli arruffati e il viso stanco, gli splendidi occhi azzurri contornati da delle lievi occhiaie che sarebbero sparite solo con una notte di sonno rigeneratore; effettivamente quella giornata era stata stancante anche per lui, dato che come tutta l’intera squadra di Grifondoro era stato sottoposto ad un duro allenamento dal Capitano Potter, nonché suo fratello e migliore amico.

Mary si girò verso Sirius proprio mentre quest’ultimo la stava osservando, che si girò non appena notò le iridi celesti puntate sulle sue grigie. Ma era troppo tardi, Mary aveva notato il suo sguardo su di lei. Glielo avrebbe sicuramente rinfacciato più tardi, si.

Remus stava seduto sul tappeto di fronte al camino impegnato in una partita di Sparaschiocco con Marlene, che la poverina stava miseramente perdendo. Chissà se anche quei due si sarebbero messi insieme come Frank e Alice, prima o poi! La nuova coppia infatti stava comodamente seduta sul divano accanto alla poltrona su cui stava seduto Sirius; erano teneramente stretti in un abbraccio, sembravano davvero felici. Gli occhi di Frank luccicavano in un modo molto simile a quelli di James quando guardava Evans. Per un attimo pensò se ci fosse una possibilità anche per lui d’innamorarsi, e involontariamente posò il suo sguardo nuovamente su Mary. Si ridestò e ignorò la fitta che aveva avvertito all’altezza del petto, che secondo lui era causata dalla stanchezza. Raggiunse Peter, che stava seduto su un divanetto con Emmeline e parlava del tema di Incantesimi che avrebbe dovuto consegnare il lunedì successivo e non aveva ancora nemmeno iniziato. «Sirius, che fai in piedi? Siediti con noi!»

Disse Emmeline, sorridente. Sirius le sorrise di rimando e obbedì «Dicevate?»

«Peter mi stava giusto dicendo che non ha ancora iniziato il tema di Incantesimi della professoressa Gayaman sugli incantesimi estensivi riconoscibili e non. Beh, nemmeno io l’ho iniziato! E tu, Sirius?» Sirius scosse la testa con indifferenza e subito propose «Che ne dite se studiamo insieme domani, dopo il pranzo? Non avremo lezioni nel pomeriggio»

«Brillante idea Felpato, per me va bene!» squittì Peter, che guardò Emmeline in attesa di una sua risposta «Beh, ci sarò anch’io allora! Alle due in biblioteca?»

«Alle due in biblioteca, Vance!» esclamò solenne Sirius, che fece ridere i due amici. Iniziarono a parlare e a scherzare fra di loro, fin quando Sirius si fece silenzioso e ascoltò la conversazione di Lene e Remus, a cui si era unita anche Mary, dopo che si era congedata da King.

«…e tu che hai risposto, Mac?» chiese Lene, in un trillo eccitato che fece ridere Remus ma non Mary, che rispose con indifferenza

«Beh, che devo studiare e che ho altri impegni, che altro avrei dovuto rispondere, Lene?»

Lene la guardò corrucciata e delusa e rispose «Di questo passo rimarrai zitella, Mary, e non guardarmi così!»

«Ma Lene, non mi piace!» rispose Mary a bassa voce, cercando di non farsi sentire da nessuno.

Ma Sirius, che aveva un udito infallibile, aveva sentito tutto. Dopo che era diventato un animagus, i suoi sensi si erano fatti più acuti e così quando si concentrava, riusciva a sentire ogni minimo sussurro anche ad una certa distanza. Si alzò, compiaciuto per la risposta di Mary all’amica e si avvicinò ai tre, sedendosi proprio accanto a Mary che, appena lo vide, alzò gli occhi al cielo.

«Mac, ammettilo che hai rifiutato perché aspetti che io ti inviti!» Mary divenne rossa per la rabbia e rispose, tagliente

«Black, sei ridicolo. Non uscirei mai con te!»

«Ah no?» rispose lui, cercando di ammaliarla; ma Mary, ancora una volta, aveva alzato gli occhi al cielo prima di rispondere cinica fissandolo negli occhi «Si Black, non uscirò mai con te, scordatelo!» e subito Mary si alzò, lasciando sul viso di Sirius un sorrisetto compiaciuto. Remus scosse la testa e Marlene, curiosa, chiese «Black, perché la fai infuriare sempre così tanto?»

«Lene, ma io non ho fatto proprio niente, se ci pensi. E’ lei ad infuriarsi con me anche solo per il fatto che respiro… Si vede che in qualche modo le importa di me» concluse Sirius con semplicità, sorridendo

Lene sorrise incerta di rimando e gli rispose «Sicuramente non ti è indifferente, Sirius, ma devi sapere che ti detesta…»

«Ne sei davvero così sicura, Marlene? Chiediglielo, non serve che tu mi comunichi quello che ti dirà. Lo so già!» e anche lui, abbandonò la cerchia con fare regale, e si diresse verso una libreria da cui prese un libro dalla copertina marrone.

Lasciò dietro di sé un Remus non poco divertito e una Marlene sconvolta, preoccupata e dubbiosa. Remus lo notò e cercò di farla sorridere dinuovo, distogliendo il suo pensiero da ciò che le aveva detto Sirius, che evidentemente l’aveva fatta preoccupare involontariamente. Ovviamente ci riuscì e poco dopo, entrambi decisero di andare a giocare un’altra partita; stavolta avrebbero giocato a scacchi magici a grande richiesta di Marlene, che aveva capito di non avere scampo a sparaschiocco contro il suo amico-avversario.

 

 

 

Lily era molto stanca quella sera, anche se cercava di non darlo a vedere. Sapeva di aver bisogno di un allenamento di Difesa, e non poteva rifiutare la proposta di Potter. Entrarono nella stanza adibita per l’esercitazione, e notarono con grande stupore che conteneva davvero numerosi oggetti che li avrebbero aiutati. Era un’aula non molto ampia del quinto piano che si affacciava, attraverso tre ampie finestre, sul parco di Hogwarts. Vi era, a sinistra, un armadietto pieno di pozioni rigeneranti e curatrici, che sarebbero state utilissime nel caso qualcuno degli studenti fosse rimasto ferito durante un’esercitazione.

Alla destra dell’aula, invece, vi erano delle figure di legno a forma di corpo umano con dei cerchi molto simili a quelli di un tiro a segno sul petto; servivano per coloro che volevano esercitarsi anche da soli, potevano essere davvero molto utili. Vi erano in un angolino anche delle sedie, con qualche bottiglietta d’acqua e di succo di zucca per gli studenti stipati in un piccolo tavolino, per rigenerarsi dopo uno stancante duello. Lily, appena varcata la soglia, fu subito attratta dall’armadietto delle pozioni, e lesse sulle etichette tutte le pozioni che sarebbero state utili, e si sorprese di conoscere esattamente tutti gli usi adatti e i nomi, prima ancora di leggerli sulle etichette. Era sempre stata una ragazza molto modesta, non ammetteva neanche a sé stessa di avere un talento particolare per quella materia, per questo ancora si sorprendeva quando scopriva di saperne più di quanto pensava. James invece, che non aveva osato disturbare Lily mentre leggeva incantata le etichette delle pozioni, si era diretto verso un bersaglio e gli aveva subito puntato la bacchetta.

Al primo expelliarmus, disarmò il primo bersaglio. Subito si diresse verso il secondo, e, dopo aver scagliato uno stupeficium, questo si spezzò e poi si ricompose, pronto ad un nuovo attacco.

Lily nel frattempo si era girata a guardarlo. Era davvero molto bravo, anche in Difesa. Sui suoi occhi, mentre lanciava ogni singolo incantesimo, si poteva leggere la determinazione che possedeva e la passione che metteva in quello che stava facendo. Era un asso in Trasfigurazione, ma se la cavava piuttosto bene anche in tutte le altre materie, soprattutto in Difesa, constatò Lily.

Lily decise di attirare la sua attenzione, mentre teneva le gambe incrociate e stava seduta su un banchetto non molto lontano da James

«Hey, Potter! Non dirmi che preferisci loro come avversari piuttosto che me!»

 James si era girato e le aveva lanciato uno sguardo divertito; dopo che ebbe schiantato l’ultimo bersaglio, si avvicinò a Lily, molto serio.

«Allora Evans, su cosa ci eserciteremo oggi, durante questi quaranta minuti che ci restano?»

«Beh, io direi di esercitarci sugli incantesimi non verbali, che ne dici? Di qualsiasi tipo, ma iniziamo con qualcosa di semplice! Che ne dici?»

«Signorsì, prefetto Evans!» disse James sorridendo, scatenando in Lily un’alzata al cielo dei suoi occhi verdi, nascondendo malamente il sorriso che in realtà James le aveva provocato.

Entrambi si misero in posizione da duello, camminarono l’uno verso l’altro e si inchinarono l’uno di fronte all’altra, per poi voltarsi e ritornare ai loro posti.

«Pronto, Potter?»

«Nato pronto, Evans!»

Lily sventolò immediatamente la bacchetta e provò a lanciargli una fattura gambemolli, ma molto prontamente James respinse il suo incantesimo. James le sorrise e la incitò a continuare.

Di nuovo questa si concentrò, nonostante la stanchezza, e questa volta scagliò un potente Stupeficium, che James ancora una volta respinse, questa volta con un Protego potentissimo. Lily si complimentò silenziosamente con il suo avversario che rimase impassibile e sospirò, provando questa volta a disarmarlo. Nemmeno quella volta ci riuscì, e Lily si sentì una nullità per la figura che stava facendo con Potter, che  aveva notato l’aria afflitta di lei e subito le si avvicinò, e la rassicurò

«Hey Evans, sei solo stanca. Se vuoi possiamo tornare alla torre e esercitarci domani, che ne dici?»

Ma Lily, testarda e determinata com’era rispose

«No Potter, non esco di qui se non riesco a schiantarti entro due minuti»

 James sbarrò gli occhi, provocando una risata alla rossa, e rispose

«Spero tu non vorrai spedirmi all’altro mondo, Evans. Sono ancora troppo giovane!»

 disse lui con fare teatrale, che la fece sorridere dinuovo. Questa rispose

«Non oserei mai…»

 e subito dopo distolse lo sguardo da quello di James e si alzò, per non far vedere a James che era arrossita, sicuramente era arrossita. Sentiva un calore che le avvolgeva il viso, ma adesso non doveva pensarci, doveva assolutamente concentrarsi.

Guardò James con determinazione e annuì, subito dopo provò ancora una volta a schiantarlo. Sventolò velocemente la bacchetta in direzione del suo avversario che questa volta non ebbe scampo e sbatté all’indietro sul muro, rimanendo dolorante a terra. Non aveva avuto il tempo materiale per difendersi, quella volta Lily era stata spaventosamente rapida ed efficace.

«Ottimo lavoro, Lil…Ehm, Evans» mugugnò Potter, mentre cercava di alzarsi.

Lily subito gli si avvicinò, preoccupatissima, e si chinò verso di lui, per controllare che stesse bene

«Scusami! Ti sei fatto male? Vuoi che ti porti da Madama Chips?»

 James subito si mise in piedi e si sorprese del viso preoccupato della rossa. Si stava preoccupando per lui, per James Potter! Come poteva stare male in un momento come quello? Anche con tutte le ossa rotte avrebbe risposto che stava benissimo, e dato che non era proprio quel caso, rispose con facilità

«Oh, sta tranquilla! Sto benissimo… E poi non devi scusarti assolutamente di nulla, sei stata bravissima!»

 Lily gli sorrise timida e lo aiutò a rimettersi in piedi. Subito dopo guardò l’orologio legato al suo polso e si sorprese del fatto che era passata un’ora e mezza da quando erano usciti dalla Sala Comune, le ragazze si sarebbero preoccupate se non fosse rientrata.

«Potter, credo che dovremmo andare. Si è fatto tardi!»

«Hai proprio ragione! I ragazzi mi staranno aspettando, spero di non trovarli addormentati sulle poltrone!»

L’affermazione di James che fece ridere Lily si rivelò poco dopo vera, e infatti, quando i due varcarono il buco che portava alla Torre di Grifondoro, repressero a fatica le risate per la sorpresa di aver trovato i loro amici addormentati. Alice e Frank dormivano sorridenti, lei aveva la testa poggiata sul petto di lui. Sirius, Remus e Marlene si erano addormentati sul divanetto di fronte al camino; Sirius aveva la testa poggiata sulla spalla dell’amico, mentre Marlene aveva poggiato la testa sul petto di Remus. Anche sui loro visi albergavano delle espressioni serene e sorridenti.

Mary aveva il viso volto verso quello di Sirius, e, con grande sorpresa della rossa, sembrava sorridergli nel sonno. Peter ed Emmeline si erano addormentati entrambi sul tappeto, vicino ad una scacchiera. A James venne immediatamente un’idea e chiese silenziosamente a Lily di aspettarlo lì e di non svegliarli. Lei annuì, curiosa di scoprire quale fosse questa brillante idea. James scese in fretta dalla scalinata dei dormitori con una macchina fotografica argentata nuova di zecca, e un sorriso a trentadue denti. Si posizionò proprio davanti al camino e, stando attento a catturare tutti gli addormentati, si sentì un sonoro click che aveva immortalato per sempre quel silenzioso e splendido momento. Lily si avvicinò a James e vide insieme a lui la foto che aveva scattato; entrambi si guardarono negli occhi e iniziarono a sorridersi a vicenda. Era proprio venuta bene!

Nel frattempo i soggetti della foto si erano risvegliati grazie alle risatine degli artefici del complotto, e li avevano guardati con sguardo corrucciato. Quando Lily aveva mostrato loro la foto, Sirius aveva ribadito a Mary che lei stava proprio sorridendo in sua direzione, scatenando una nuova sfuriata da quest’ultima che negava davanti all’evidenza, che fece ridere tutti i presenti.


Ciao a tutti!!! :D
Eccomi qua, puntuale come sempre.
Ringrazio love_is_everything, Agatha Black, lettriceappassionata, M_Padfoot, this is magic_Lovefirehp e piumafantasma per le recensioni che avete lasciato! grazie grazie grazie!!! Scusate ma sono di fretta, non posso aggiungere molto! Questo è comunque un capitolo di passaggio, a mio parere necessario per il seguito! Grazie ancora a tutti quelli che hanno letto/leggeranno, vostra -Marauder11

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Capitolo 18
*** Capitolo Diciottesimo - Strane coincidenze ***


Capitolo Diciottesimo – Strane coincidenze

 

Quel giorno, dopo la luna piena, Sirius e James non avevano riportato ferite particolarmente “eroiche”, come le definivano loro. James aveva un graffio sul petto, quindi non era nemmeno visibile, e Sirius riportava un piccolo livido sulla coscia destra, anche questo non visibile.

Entrambi si dirigevano in Sala Grande per la colazione, entrambi annoiati per l’assenza di Remus e Peter. Remus, come al solito, era in infermeria dato il suo malessere post-Luna, mentre Peter, che era rimasto durante la loro avventura schiacciato da un piede di Remus, riportava delle ferite su tutto il corpo, per fortuna superficiali. Per fortuna a James era venuta l’idea di dire a Madama Chips che si era ferito mentre si allenava in duello, risultando piuttosto credibile, e scampando ad un mare di domande che altrimenti si sarebbero abbattute su di loro.

Lily ripensava al pomeriggio precedente, quando aveva fatto una lunga chiacchierata con James. Sembrava davvero cambiato, avevano entrambi parlato del periodo difficile che la comunità magica e non stava affrontando, per colpa di un certo mago oscuro che si faceva chiamare Voldemort. Lily aveva confessato a James che da un po’ di tempo pensava di diventare un auror, mentre James voleva dedicarsi a pieno al Quidditch. Poi avevano fatto un gioco, in cui ognuno di loro diceva espressamente ciò che più detestava dell’altro; James detestava di Lily la sua impulsività che secondo lui la rendeva molto spesso intrattabile e incapace di ragionare. Lily non poté che concordare con il suo compagno di casa, ammettendo che avesse ragione. Quello che più Lily detestava di James, invece, era il suo comportamento nei confronti dei Serpeverde. Non che lei li difendesse, sia chiaro, ma tutti sapevano che molto spesso i vari duelli nei corridoi tra i Malandrini e i Serpeverde, erano stati scatenati proprio dai primi, soprattutto da James, che si faceva beffe di loro davanti all’intera scuola. La gente, così come Lily, pensava che lo facesse solamente per attirare l’attenzione su di sé e in parte forse era vero. Ma ciò che spingeva James a provocarli, era il suo odio contro di loro, in particolare contro Piton, che vedeva da sempre come un rivale per la conquista di Lily. Quest’ultima cosa ovviamente non la disse alla rossa, gli disse solamente che li odiava talmente tanto per tutto il male che spesso provocavano a scuola, che quando li incrociava non poteva fare a meno di attaccarli, non riuscendo così a controllarsi e dando vita a degli scontri.

Lily risultò comprensiva; anche lei disse che li odiava, ma che ovviamente la colpa dello scontro, per quanto nobili potessero essere le sue intenzioni, veniva immancabilmente attribuita a chi dava vita ad esso. James si mostrò completamente comprensivo nei confronti di ciò che Lily aveva detto, e non poté fare a meno che trovarsi d’accordo con lei, anche se non riusciva comunque a controllarsi, molto spesso.

«Sai, ho notato che ultimamente non li hai più attaccati, sei riuscito a controllarti, no?» disse Lily, mettendo la sua mano su quella di James, sorprendendolo «Beh, in effetti no, ma non so se riuscirò a farlo ancora…» Lily gli sorrise comprensiva «Beh, per aiutarti a mantenere “il tuo digiuno da duelli”» gli disse Lily, facendo il segno con le dita come se avesse messo le sue ultime parole tra virgolette, e continuò «Dovrai farmi una promessa, Potter…ci stai?» James la fissò con gli occhi sbarrati e deglutì «Evans, dici sul serio?» Lei annuì freneticamente e sorrise, poi disse «Non dovrai mai e poi mai più provocare i Serpeverde, non voglio più vederti pavoneggiare a discapito di altri studenti di questo castello, anche se questi sono gli esseri più cattivi della terra, altrimenti non ti rivolgerò più la parola…» concluse lei, visibilmente divertita. Lui la guardò negli occhi, e vi lesse dentro serenità e sicurezza. Era sicura che lui le avrebbe detto di si. In un certo senso, gli stava dando una possibilità che James non poteva farsi sfuggire. «Beh, allora…Ok, te lo prometto, Lily Evans» lei gli sorrise sincera e ritirò la sua mano da quella di lui e si alzò, dirigendosi verso i dormitori.

 

Pensava a questo quando vide entrare dal portone della Sala Grande quei due scapestrati che ridevano a crepapelle per chissà quale motivo, mentre lei si versava del latte sul suo tazzone rosso.

Subito i due scorsero Lily e le altre ragazze e si sedettero di fronte a loro, rivolgendo loro un sorriso sincero. «Giorno, ragazze!»

Queste salutarono sorridendo con dei cenni del capo e con dei ciao, mentre Lily rispose loro «Buongiorno a voi, malandrini!»

All’improvviso si avvicinò a loro Marlene, con uno sguardo curioso, che guardava a destra e a sinistra, in cerca di chissà chi. Prima che i ragazzi potessero chiedere cosa la turbava, lei rivolse una domanda a James e Sirius «Dove sono Remus e Peter? Non li vedo da ieri pomeriggio…»

I due malandrini si guardarono dritto negli occhi, Sirius fece un lieve cenno del capo a James e rispose «In infermeria, Lene… Ieri si stavano esercitando con un incantesimo ed è esploso un vaso in Sala Comune, i cui cocci hanno colpito quei due idioti che non avevano nemmeno avuto la premura di allontanarlo!» Sirius alzò gli occhi al cielo, James rise per quello che aveva detto Sirius scuotendo la testa e, dopo che Marlene si era allontanata, il capitano della squadra di Grifondoro mandò un occhiolino in direzione dell’amico. Avevano bevuto la sua balla. Si sapeva che Sirius era sempre stato bravo sia a improvvisare che a mentire; anche James era discreto in quell’arte ma con gli occhi curiosi di Lily puntati addosso, non ci sarebbe riuscito tanto facilmente come invece aveva fatto Sirius.

Apparentemente tutti si erano bevuti quella balla, che in effetti era anche convincente e non era davvero nulla di preoccupante, in modo da non impensierire inutilmente nessuno. Lily Evans, seduta proprio di fronte a loro, mescolava il suo caffè ritmicamente e fissava le leggere onde che si creavano ad ogni movimento del cucchiaino. Era molto silenziosa e sembrava piuttosto pensierosa. Sapeva che Remus era un Lupo Mannaro, gliel’aveva confessato l’anno prima. Sapeva che per questo motivo, ogni mese era costretto a due o tre notti da passare in infermeria, ma non capiva come mai quel mese anche Peter era rimasto ferito proprio mentre Remus combatteva contro la luna. Sapeva che Peter non era molto abile con gli incantesimi, ma non poteva certo essersi ferito per mano del povero Remus, che era imprigionato nel suo corpo animale. Tra l’altro Peter era sparito assieme a Remus, a detta di Marlene, lo scorso pomeriggio. Che fossero coincidenze? Bah.

 

«Ev?» Subito Lily si riscosse dai suoi pensieri e puntò i suoi occhi sbarrati su Sirius, quasi come se fosse stata colta in flagrante mentre faceva chissà che di illecito. Sirius notò il suo sguardo e la scrutò, mentre si grattava la barba. James, invece, intervenne

«Tutto bene, Evans? Ti sei imbambolata per cinque minuti buoni…»

«Oh, si… stavo proprio pensando alla prossima ronda, che la professoressa McGranitt mi ha spostato alla prossima settimana, dato che Remus sta male e non può far coppia con noi… Spero si rimetta presto»

I malandrini, che non sapevano che Lily era a conoscenza di mezza verità, risposero a turno, sorridendo

«Tranquilla Evans, ha solo qualche graffietto qua e là, sono sicura che domani Madama Chips lo rimetterà» disse James, rassicurante

«E’ vero, Ev. Il nostro amico Remus è forte, non si lascerà distruggere da un semplice vaso di vetro, tranquilla!»

Dopo la battuta di Sirius, James scoppiò a ridere e trascinò con sé l’amico, mentre Lily li guardava con occhi furbi. Aveva stretto le pupille, stava quasi per dirgli di smetterla di prenderla in giro, dato che lei sapeva tutta la verità. I ragazzi, vedendo la reazione di Lily, avevano smesso di ridere, chiedendosi come mai aveva assunto quell’espressione furbesca di chi la sa lunga. Lily non fece in tempo a dir loro che sapeva tutto perché arrivò Alice, che picchiettò sulla sua spalla e le scoccò un sonoro bacio sulla guancia.

«Ciao, Ali! Come va?» disse Lily sorridendo, dimenticandosi di quello che avrebbe detto di lì a poco. «Oh, tutto bene tesoro, grazie! E tu?»

«Magnificamente…» rispose Lily energica, mentre inghiottì con un solo boccone una ciambella, facendo spalancare gli occhi ai due malandrini. Sirius in particolare si sentiva offeso, dato che spesso lo insultava per i suoi modi secondo lei sprezzanti di mangiare, ma decise di non dire niente, per paura di riportare l’argomento su Remus. Così iniziò a chiacchierare con James sulla partita di Quidditch che si sarebbe tenuta tra soli tre giorni. Alice, nel frattempo, si era seduta accanto a Lily per chiederle consiglio su cosa avrebbe dovuto regalare a Frank per il suo compleanno, che era il giorno della vigilia di natale.

«Ma Ali! Hai ancora molto tempo davanti a te, quasi venti giorni! Non credi che sia presto per pensarci?» Alice arrossì di botto e rispose

«Beh, si Lils ma vedi, ho intenzione di regalargli qualcosa di speciale… E poi è giusto iniziare a pensarci, no?»

«Hai ragione tesoro, allora sai che ti dico? Quando avrai deciso cosa comprargli, ti farò compagnia, che ne dici? Magari alla prossima uscita ad Hogsmeade, che si terrà tra meno di una settimana! Ci andremo assieme alle altre, che ne dici?»

Alice lanciò un gridolino e si tuffò tra le braccia di Lily, grata all’amica perché non solo sapeva trovare una soluzione sempre a tutto, ma perché era forse una delle poche persone che riusciva a placare il suo essere terribilmente ansiosa e insicura. Lily si godette quell’abbraccio e pensò che un’amica come Alice, non l’avrebbe trovata da nessun altra parte.

Le lezioni si svolsero tranquille quel giorno; Lily aveva ottenuto una E in Pozioni con grande emozione di Lumacorno, e Potter e Black ne avevano ottenuto delle altre rispettivamente in Trasfigurazioni e Incantesimi, l’ultima era la materia preferita di Sirius, a detta di tutti, in cui era davvero un asso.

Lily quel pomeriggio, dopo le lezioni, decise di andare a trovare Remus in infermeria, ma poco più di mezz’ora più tardi, Madama Chips la spedì in dormitorio, mormorando che il Signor Lupin aveva bisogno di riposare. Così, verso le cinque e mezza, Lily tornò in Sala Comune e, dato che aveva già anticipato tutti i compiti della settimana, decise di prendere un libro dalla libreria dei Grifondoro. Decise di prendere un libro con gli occhi chiusi, per sorprendersi quando avrebbe letto il titolo sulla copertina. Così come aveva deciso, chiuse gli occhi e toccò con la mano destra diversi dorsi di libri. Infine, decise di prenderne uno che sembrava avere la rilegatura in velluto, e lo tirò fuori. Sorrise quando lesse il titolo, e si immerse subito nella lettura.

Si trattava di un libro magnifico, dal titolo Amleto, che le fece compagnia per un po’.

Stava per finire il libro quando, dal buco del ritratto, comparve una bambina che poteva essere del primo anno che si dirigeva in fretta verso di lei.

«Sei Lily Evans, il prefetto?»

«Si cara, sono io. Dimmi pure!»

«La professoressa McGranitt mi ha detto di riferirti che ti sta aspettando adesso nel suo ufficio, per una comunicazione urgente che ha da farti»

Lily chiuse con un leggero tonfo il libro, e lo posò sul divanetto. Subito dopo scomparve, seguita dalla bambina.

 

 

Dopo cena, James e Sirius si erano rintanati in Sala Comune e stavano disputando l’ennesima partita a scacchi.

Le ragazze quella sera si erano riunite per studiare in un tavolo poco più in là, così James e Sirius non avevano osato disturbarle. Remus e Peter erano ancora in infermeria mentre Frank si era unito, con grande disappunto del team Black-Potter, al gruppo di studio delle Grifondoro del loro anno. James notò che Lily non era tra loro quella sera, ma non se ne curò e non fece domande, pensando che probabilmente stava leggendo qualche libro in dormitorio, come faceva da qualche sera a quella parte, dato che aveva finito i compiti di tutta la settimana in anticipo.

«James, mi sto annoiando» disse Sirius, che diede un calcio alla scacchiera.

James sbuffò sonoramente, lasciando intendere all’amico che era dello stesso avviso.

«Jamie, andiamo a fare uno scherzo ai Serpeverde? Non ci divertiamo da tanto!»

Disse con enfasi Sirius, felice di aver trovato una nuova fonte di divertimento che avrebbe sicuramente scacciato la loro noia.

«No Sir, non posso. Ho promesso di non fare più nessuno scherzo ai Serpeverde ad Evans…» ammise James a testa bassa, impaurito dalla reazione dell’amico che sarebbe stata sicuramente esagerata. Infatti Sirius spalancò la bocca, quasi non gli cascò la mascella a terra e disse, infuriato

«Avanti James, starai scherzando, spero?»

«No Sir, non sto scherzando! Non posso davvero, ho promesso…»

«Tu sei letteralmente impazzito Jam, letteralmente impazzito!!!! Che ne sarà allora dei Malandrini, dei nostri scherzi favolosamente perfetti, dopo questa tua appropriatissima promessa, James?»

«Lo so Sir, lo so… Ma ormai non posso farci niente…»

«Mmm… beh, sei pronto a fare una scommessa con me, Jam? Se vinco io, tu vieni con me a fare quel maledetto scherzo che ho già ideato tra l’altro e curato nei minimi dettagli, se vinci tu invece ti lascerò in pace e non ti chiederò di fare uno scherzo con me, non stasera, e non ti criticherò…»

James fu tentato di rispondere che no, non avrebbe accettato la scommessa. Ma questa scommessa era in un certo senso una sfida, e pochi sapevano quanto James adorassero le sfide, tra cui Sirius. Quest’ultimo infatti giocò sporco, sapendo che l’amico non sarebbe riuscito a non cedere. Lo guardava in attesa di un responso, che ben presto arrivò.

James sospirò, guardo Sirius negli occhi e disse «Sentiamo, in cosa consiste questa scommessa?»

Sirius sorrise compiaciuto e rispose con disinvoltura all’amico, facendogli capire che non era davvero niente di che prima ancora di fare la proposta

«Oh, niente di che. Una semplice partitina a scacchi»

James raramente perdeva una partita a scacchi contro Sirius; quella sera infatti l’aveva battuto quattro volte di fila, e proprio questo aveva spinto Sirius a dare un calcio alla scacchiera e a fare qualcos’altro insieme all’amico. Voleva la sua rivincita contro James, e voleva divertirsi.

«Tranquillo Jam, oggi non ci sarà Evans alla ronda, non è nemmeno in giro. Non lo verrà a sapere»

James rispose d’impeto, preso da un moto di adrenalina «E va bene maledetto cagnaccio, accetto»

E strinse sorridendo la mano del suo compare, che nel frattempo esultava.

 

Salve a tutti! :3 Lo so, lo so! Già mi sto pentendo di quello che sto per fare ma... Non può andare sempre tutto bene, ed è davvero troppo presto per dire "e fu così che vissero per sempre felici e contenti"

Come andrà a finire secondo voi? Grazie a M_Padfoot, this is magic_lovefirehp, lettrice appassionata e piumafantasma per aver recensito lo scorso capitolo! grazie grazie grazie... vostra, M11

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Capitolo 19
*** Capitolo Diciannovesimo - Infranti ***


Capitolo Diciannovesimo - Infranti

Era dolorante, gli faceva male dappertutto. Ma non se ne curava, c’erano state lune peggiori. I ragazzi erano già venuti a trovarlo, quel pomeriggio. Sembravano annoiati, sperava che non avrebbero combinato niente di male come ogni volta che si annoiavano, specie perché lui non avrebbe potuto fermarli. Sospirò preoccupato, nello stesso momento si aprì la porta dell’infermeria.

«Hey, Lils!» alzai una mano in direzione della mia migliore amica, che si stava avvicinando al mio letto con un enorme sorriso.

Lily scoccò un bacio sulla guancia di Remus, prese una sedia poco distante dal suo letto e si sedette accanto a lui.

«Oh Rem, scusami se non sono potuta ritornare prima, sono stata impegnatissima! Se quella vecchia megera non mi avesse buttata fuori questo pomeriggio…» disse lei mentre si torturava le mani e lanciava occhiatacce allo studio dell’infermiera Chips.

Remus si tirò su sul letto e sorrise rassicurante alla ragazza.

«Lils, non preoccuparti! Non fa niente, davvero… Non c’era bisogno di tornare a trovarmi… Sei sempre così impegnata! Tranquilla, davvero»

«Hey, nessuno può impedirmi di stare con il mio migliore amico, chiaro?»

Lily strinse la mano all’amico e sorrise teneramente, lui ricambiò.

«Dovresti comunque dire ai tuoi amici di inventarsi delle balle più credibili…» disse lei divertita, alzando gli occhi al cielo.

Remus assottigliò lo sguardo «Che cosa si sono inventati, precisamente?»

«Che siete stati feriti, tu e Peter – e fece un cenno a Minus che dormiva poco più in là – da un vaso che è esploso in Sala Comune…»

Remus abbassò lo sguardo e scosse la testa. Lily sapeva il suo segreto, ma non sapeva che Sirius, James e Peter fossero degli animagi non registrati. Aveva detto loro mille volte di essere meno superficiali sulle scuse da inventare, ma non lo ascoltavano mai. E sei lei gli avesse chiesto come si era ferito il suo amico in realtà?

Lily guardò Remus cercando di intercettare i suoi pensieri, poi sospirò e continuò «penso che dovresti dir loro che anch’io so…»

Remus la guardò serio e disse «Già, credo… Credo che tu abbia ragione, prometto che lo farò»

Lily sorrise e gli strinse la mano, lui ricambiò la stretta.

La rossa poco dopo guardò il suo orologio e si alzò di scatto

«Oh scusa Rem, è tardissimo! Devo sbrigarmi ad andare a cena!»

Remus aggrottò le sopracciglia e disse, mentre lei usciva dall’infermeria come un razzo

«Ma perché questa fretta? Hai da fare?»

Lily, prima di chiudere la porta alle sue spalle, annuì distrattamente e salutò l’amico con un sonoro ciao.

Remus fece un’alzata di spalle. Chissà cosa passava per la testa ai suoi amici!

 

 

Mentre James e Sirius uscivano dal buco del ritratto con un’aria pericolosa dipinta in viso, Mary e le altre si chiedevano dove fosse Lily. Quando James aveva chiesto a Mel dove fosse la rossa, lei aveva risposto che probabilmente era in dormitorio.

 

Le ragazze, poco più tardi, avevano scoperto che Lily non era però in dormitorio a leggere come pensavano. Quando rientrò finalmente Alice che era uscita fuori a cercare l’amica, aveva detto loro che aveva beccato poco prima Lily nei corridoi, mentre svolgeva il suo compito di prefetto. In quel momento, infatti, stava pattugliando il castello in compagnia del prefetto di Corvonero, Dorcas Meadowes, una ragazza molto simpatica che aveva conosciuto da quando avevano entrambe avuto l’incarico di prefetto, l’anno precedente.

La professoressa McGranitt aveva convocato Lily quel pomeriggio per dirle che avrebbe fatto coppia con Dorcas quella sera, dato che il suo collega prefetto era dovuto rientrare a casa a causa di un lutto. Lily aveva chiesto delle condizioni del collega, che tra l’altro le era simpatico, e aveva accettato senza esitazioni la richiesta della professoressa, dato che tra l’altro non aveva niente in programma per quella sera.

Dorcas e Lily avevano iniziato la loro ronda da circa tre quarti d’ora, durante i quali avevano parlato del più e del meno, molto serenamente e anche ridendo divertite, ogni tanto.

Mentre si trovavano nei sotterranei, le due sentirono degli schiamazzi provenire in prossimità della Sala Comune di Serpeverde. Si avvicinarono caute, stando attente a non fare rumore, in modo da cogliere gli artefici di quelle risatine sul fatto e punirli a dovere al momento giusto per l’effrazione compiuta. Quando erano quasi arrivate in prossimità dell’ingresso della Sala Comune, Lily udì delle voci molto famigliari che parlottavano tra loro, entusiaste del lavoro che stavano compiendo.

Il suo cuore saltò un battito, immediatamente chiuse gli occhi in un gesto esagerato e sentì un brivido correrle lungo la schiena.

No, non può essere davvero lui… Si disse Lily, riconoscendo una delle due voci. Si trattava di James, sembrava proprio lui, e l’altra voce somigliava tantissimo a quella del suo compare Sirius.

Lily ebbe quasi paura di scoprire la verità.

Per la prima volta nella sua vita, Lily non voleva avere ragione. Se l’avesse avuta, ci sarebbe rimasta male, perché c’era in gioco la promessa non mantenuta di James. Le aveva fatto una promessa appena un giorno prima, e lei si stava fidando di lui, come le aveva consigliato Remus.

Non voleva proprio andare verso quelle voci, voleva ignorarle e convincersi di essersi immaginata tutto. Ma subito dopo si ridestò, lei era un prefetto. Era suo dovere vegliare gli studenti a turno, e punire coloro che violavano il regolamento. La professoressa McGranitt riponeva la sua fiducia su di lei, così come il Professor Silente che le aveva assegnato la nomina di Prefetto.

Doveva assolutamente intervenire, era un suo dovere. Ma prima di uscire allo scoperto, decise di scoprire di più. Afferrò in tempo Dorcas per la divisa e la portò dietro un armatura, mimandole silenziosamente di fare silenzio per poter ascoltare cosa avevano in mente gli artefici di quel chiasso.

In realtà Lily voleva proprio sentire cosa dicevano, aveva il desiderio di sentire la voce di James che chiedeva all’amico di smetterla, ma quello che sentì invece, fu di tutt’altro avviso.

«Sir, hai delle altre caccabombe? Voglio lanciarne delle altre, vediamo se qualche vigliacco si deciderà ad uscire fuori da quel buco!»

«Sicuro Jam, tieni!»

«Ho un’idea, dammene altre due, così qualcuno ci sentirà di certo e usciranno fuori!»

«Sei un genio amico, eccotene altre due!»

Booom

Un enorme boato raggiunse ovattato le orecchie dei due prefetti che stavano origliando la conversazione, per fortuna avevano messo in tempo le mani alle orecchie, altrimenti sarebbero rimaste stordite. Lily era rossa dalla rabbia e per la delusione, rischiava di scoppiare sul serio, ma decise di attendere ancora, con una fitta al cuore che la stava lacerando dentro.

Scorse qualcuno uscire dal buco del ritratto che stava davanti alla Sala Comune dei Serpeverde; questo si posizionò precisamente davanti ad una finestra da cui entrava la luce lunare, così Lily poté vedere di chi si trattava.

Oltre a Malfoy, che si ergeva in tutta la sua altezza, era uscito dal suo guscio anche Severus. Malfoy era un forte sostenitore di un mago oscuro pazzo che in quel periodo stava scatenando il panico in tutta la Gran Bretagna. Ultimamente, aveva notato che Severus passava molto tempo con lui e i suoi amici. Non poteva far altro che pensare che ormai era uno di loro, a quanto pare. Una seconda fitta oltrepassò il cuore di Lily, che adesso aveva davvero voglia di scappare… Dorcas sapeva della lite avuta con il Serpeverde l’anno scorso, così sorrise a Lily incoraggiante dicendole a bassa voce di stare tranquilla, perché c’era lei a farle compagnia. Lily sorrise timidamente, e ascoltò la conversazione appena iniziata tra i due Grifondoro e i due Serpeverde.

«Guarda guarda chi si rivede, Potter!»

«Oh, Mocciosus! E’ una gioia rivederti! Sei sempre lo stesso, vedo, ma adesso il moccio non ti pende solamente dal naso, ma anche dai capelli…»

Iniziò lo scontro subito dopo, con un incantesimo lanciato da Malfoy che Sirius riuscì per fortuna a parare con un perfetto incantesimo scudo. A quel punto Lily sospirò, si fece coraggio e decise di intervenire, prima che le cose si mettessero male. Annuì convinta in direzione di Dorcas che le sorrise, ed entrambe uscirono dal nascondiglio, dalla penombra.

I quattro duellanti sentirono dei passi farsi sempre più vicini, così decisero di prestare attenzione al rumore dei passi che sembrava dirigersi proprio verso di loro. James scorse in penombra due figure, con delle bacchette in mano. Sembravano due ragazze, a giudicare dai capelli che sembravano muoversi nel semi buio. Ma come era possibile? I prefetti non erano sempre un maschio e una femmina?

Subito una voce lo raggiunse, e lo fece sbiancare e gelare sul posto. Una voce delusa, e allo stesso tempo molto arrabbiata arrivò alle sue orecchie. Era fredda, e distaccata.

«Cinquanta punti in meno per Grifondoro, per essere usciti fuori dalla Sala Comune oltre l’orario, stabilito tra l’altro dal regolamento della scuola. Altri, mmm… vediamo! Settanta punti in meno per Grifondoro per aver attaccato e messo in pericolo degli studenti che stavano, come da regolamento, dentro la loro Sala Comune. Malfoy, Piton... Potete rientrare, non vi toglierò punti. Siete giustificati per essere usciti»

I due rientrarono non prima di aver lanciato delle occhiate compiaciute in direzione dei due Grifondoro, che erano rimasti imbambolati dato che erano stati colti sul fatto dall’ultima persona da cui se lo sarebbero mai aspettato. Lily aveva guardato sprezzante Sirius, facendogli abbassare lo sguardo per la vergogna. Ma lo sguardo che aveva riservato a James era tutto dire.

Era un misto tra rabbia, delusione e disprezzo. Tante volte James aveva visto sugli occhi di Lily rabbia e disprezzo, ma mai l’aveva vista così delusa. Ed era tutta colpa sua.

Quello sguardo riuscì a spezzargli il cuore, mozzargli la gola e tagliargli la lingua, non permettendogli di replicare.

Lily vide che era davvero mortificato e pentito, ma non se ne curò per tutta la rabbia e il disprezzo che aveva in corpo…

«Ho sbagliato a fidarmi di te» disse Lily, facendo gelare il sangue nelle vene al Capitano della squadra di Grifondoro. Quelle parole continuavano a risuonare nella sua mente, mentre i prefetti scortavano lui e Sirius fino al ritratto della Sala Comune di Grifondoro, per assicurarsi che non uscissero più.

Quando il ritratto si aprì e Lily stava per voltarsi per andare verso i corridoi a continuare la sua ronda, James tentò di approcciarsi a lei

«Evans, posso parlare con te, dopo?»

Lily non lo degnò nemmeno di uno sguardo, e rispose fredda «Io e te non abbiamo più niente da dirci»

«Ma io volevo solo…»

«SPARISCI DALLA MIA VISTA, POTTER!» disse Lily urlando rabbiosa, mentre una lacrima solcava la sua guancia. Si allontanò a grandi passi, mentre il suo cuore di James si spezzò un’altra volta… L’aveva persa, per sempre. Aveva buttato al vento l’unica opportunità che aveva tanto bramato per tutto quel tempo, e non credeva che ce ne sarebbe stata un’altra.

Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace! Credetemi, è necessario che le cose vadano così per ora! Ringrazio lettriceappassionata, this is magic_lovefirehp, Ele12, lilyluna97 e la new entry Cara Black_16 per aver recensito!

Spero non mi ucciderete, anche se mi aspetto ferite d'arma da fuoco a breve *mette la testa sotto la sabbia*

Alla prossima!

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Capitolo 20
*** Capitolo Ventunesimo - Rialzarsi ***


Capitolo Ventunesimo - Rialzarsi

 

Lily sedeva di fronte al camino, quel venerdì sera verso le dieci.

Le ragazze l’avevano finalmente convinta ad uscire dal suo letto e ad uscire dal suo dormitorio. Stava provando davvero a reagire, a dimenticare tutto. Ma non sapeva perché, stava risultando tutto così terribilmente difficile. Non riusciva a non pensare a Potter, ai suoi occhi che le sorridevano e ai suoi modi gentili che aveva scoperto da qualche settimana a quella parte. Non riusciva a non pensare alla promessa infranta, che aveva rotto ogni cosa che stava nascendo dentro di lei. Era smorto, sembrava senza vita. Ai pasti giocherellava con il cibo e vedeva che anche lui si stava sforzando di reagire, di sorridere per i suoi amici. Quella mattina i loro sguardi si erano incrociati, ma subito entrambi l’avevano distolto.

Dopo colazione, James aveva provato ad avvicinarla, fallendo miseramente per l’ennesima volta.

«Evans… Evans, per favore, fermati! TI PREGO» Lily smise di correre, con i libri in mano, senza girarsi verso quella voce che conosceva bene. Non ebbe il coraggio di rispondere e rimase in silenzio, in quanto sapeva che la sua voce si sarebbe rotta ancora una volta nel pianto. I suoi occhi si erano nuovamente velati di lacrime, dopo che aveva sentito il tono di Potter afflitto. Non era abituata a sentirlo così e non voleva mostrarsi debole ai suoi occhi. Lei era forte, o almeno così voleva farsi vedere. Lui nel frattempo aveva camminato verso di lei, e si era avvicinato. Stava alle sue spalle, quando sospirò e cominciò a parlare.

«Io… Mi dispiace Lily, mi dispiace sul serio. Non avrei dovuto, lo so, te l’avevo promesso. Sono stato così stupido, così…» diede un pugno forte al muro, che fece voltare Lily di scatto e rispose

«Si Potter, sei stato stupido. Ma questa non è una novità, come il fatto che io per te sono solo Evans, solo Evans. Capito? Adesso lasciami andare, per favore»

James provò a parlarle e la fermò mentre lei stava per scappare, afferrandola per il polso. Lei si girò e alzò la testa, mostrandogli i suoi occhi grondanti di lacrime. Il cuore di James si ruppe ancora, vedendo il viso di lei così distrutto. L’aveva fatta soffrire, la stava facendo soffrire. Sbarrò gli occhi e immediatamente, anche i suoi occhi nocciola divennero lucidi. Lily, notandolo e pensando che sarebbe scoppiata a piangere davanti a lui, decise di approfittare del momento di debolezza di Potter per scappare via. Corse, corse a perdifiato e, arrivata nella Torre di Grifondoro, si tuffò sul suo letto e pianse, pianse dinuovo, buttando fuori tutta l’anima che aveva in corpo…

 

Aveva preso un libro a caso quella sera, come la maggior parte delle volte quando aveva voglia di evadere dal mondo circostante. Si era avvicinata all’ampia libreria della Sala Comune di Grifondoro, e aveva fatto vagare la sua mano tra i vari tomi, stando attenta a tenere gli occhi ben chiusi.

Aveva lasciato tutto al fato, e questo l’aveva sorpresa, per l'ennesima volta.

Si era immersa nella lettura di un libro davvero speciale. Parlava di una storia d’amore tra due ragazzi, contrastata continuamente dalle proprie famiglie che  erano, da sempre, nemiche. Era la storia di Romeo e Giulietta, che Lily conosceva bene in quanto era una storia scritta da un autore babbano molto famoso, il suo preferito tra l'altro, e quindi l’aveva potuta leggere fin da piccola, ma quella storia non smetteva mai di regalarle emozioni, non si saziava mai di leggerla… Si era appena sistemata sulla sua poltrona preferita, quella a lato del camino. Aveva preso un cuscino da mettere all’altezza del bacino, in modo da stare più comoda possibile. Aveva davanti a sé una buona cioccolata calda. Non poteva avere davvero niente di meglio, quella sera. La Sala Comune era vuota, tutti erano nei loro letti per rimettersi bene in forze perché l’indomani ci sarebbe stata la visita ad Hogsmeade, tanto attesa dai ragazzi del terzo anno in su, che avevano il permesso di andarci.

Silenzio. Era il silenzio che regnava mentre Lily leggeva.

Improvvisamente, sentì qualcuno scendere dalle scale dei dormitori. Alzò lo sguardo e sorrise debolmente al suo migliore amico, sentendosi in colpa. Non aveva ancora avuto il coraggio di parlargli, l’aveva evitato per più di una settimana… Lui le sorrise triste di rimando

«Ciao, Lily… E’ bello vederti sorridere…»

Lily si sforzò di sorridere ancora, ma il risultato era una smorfia buffissima sul suo viso pallido.

«Peccato che sappiamo benissimo tutti e due che non stai provando veramente a riprenderti…»

Le cose si mettevano davvero, davvero male. Remus la conosceva troppo bene per bersi le sue finte risate alla tavola di Grifondoro, per credere alla sua finta aria stanca ogni volta che si congedava dai suoi amici dopo cena. Lily in quella settimana, non aveva fatto altro che mentire e giustificarsi.

Voleva far capire a tutti che non le importava niente di ciò le era successo; piangeva di nascosto, stando ben attenta a non farsi vedere dalle sue amiche. Ma tutti notavano ogni mattina i suoi occhi cerchiati di un rossore evidente, tutti avevano visto quegli occhi spenti. Aveva sicuramente perso anche qualche chilo, dato che il suo viso solitamente tondo adesso sembrava stesse per sciogliersi. Ma come sorprendersi? In una settimana aveva mangiato si e no qualche boccone di pane, niente di più. Molto spesso Remus vedeva che la mattina si versava sulla tazza giusto un dito di latte, e poi fingeva di bere, lasciando intatto quel latte dentro il tazzone.

 

Lily ignorò la frase di Remus e provò a continuare a leggere, rispondendogli distrattamente

«Io sto benissimo, Remus… Non devi assolutamente preoccuparti per me» disse Lily con distacco.

 Remus sospirò e molto delicatamente si avvicinò a Lily, sedendosi in ginocchio di fronte a lei, posizionando il suo viso all’altezza di quello di lei. Prese il libro che stava tra le mani dell’amica e glielo tolse con cautela dalle mani. Molto delicatamente lo chiuse, e lo poggiò su un tavolinetto appostato dietro di loro. Si volse dinuovo verso la sua migliore amica, che adesso lo fissava, dritto negli occhi. Vi lesse smarrimento, e questo gli fece male.

«Lils, tesoro… So che stamattina ha provato a parlarti dinuovo e… tu sei scappata…» Lily abbassò il capo, sentendosi in imbarazzo.

«Guardami… Hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata, ma sai benissimo che questa storia non può continuare così. Siete entrambi distrutti e non starete bene finché non vi chiarirete»

Lily rispose stando attenta a non guardarlo negli occhi, mentendo

«Non voglio chiarire, non ho proprio niente da chiarire. Non mi importa niente di lui, lui non è niente per me.»

Remus la scrutò attentamente e cauto, rispose «Non ti importa niente, dici. Eppure ci stai così male! Non mi pare di averti vista mai così distrutta… Sei distrutta perché non ti interessa?» le disse lui gentilmente, con un mezzo sorriso

Lei rispose, incerta «Beh… capiscimi per favore, Remus. Tu sai quanto è stato difficile per me fidarmi, lo sai… Quando ho iniziato a farlo, mi ha ferita. Non posso rischiare di affezionarmi a lui, capisci?»

Il tono di Lily divenne turbato, e una lacrima scese lungo la sua guancia, che prontamente Remus asciugò. Sorridendo, l’amico scosse la testa e le fece cenno di no. Lei lo guardò con sguardo interrogativo, e prima che potesse chiedergli cosa aveva da ribattere, lui rispose

«Non è vero che hai paura di affezionarti, Lily. Se avessi paura di affezionarti a lui, saresti tornata la Lily di sempre, quella che mi ha schiaffeggiato in corridoio un mesetto fa; quella testarda come un mulo, non quella incerta e debole. Sai perché non vedo più quella Lily a cui non è importato assolutamente niente di James negli ultimi sei anni, tesoro? Perché tu ti sei già affezionata a lui. Non guardarmi così, sai meglio di me che è vero. Non serve che tu lo ammetta…»

Lily lo fissò attentamente, assaporando ogni singola parola. Aveva ragione, aveva terribilmente ragione… Lei si era già affezionata a Potter, per questo non riusciva ad andare avanti; perché non riusciva a lasciarlo andare, anche se si erano avvicinati da così poco tempo. Ma perché si era affezionata a lui, cosa esattamente li legava?

Remus vide lo sguardo di Lily perso nei suoi pensieri, e le accarezzò il viso, dolcemente.

«Io… io sono così confusa, Rem. Così confusa… Non riesco a capire cosa non va in me… Sono distrutta, mi sento spezzata dentro. Ma perché? Dopotutto non posso dire di aver passato così tanto tempo con lui, non posso paragonarlo a… A Severus, che è stato il mio primo migliore amico… James era ancora un semplice conoscente per me, eppure non riesco a togliermi il suo sguardo ferito dalla mente… Perché, Rem? Cosa c’è che non va in me?»

Lily scoppiò a piangere, non riuscendo a continuare. Si tuffò tra le braccia di Remus, e iniziò a dargli pugni sul petto e ad urlare. Remus la lasciò sfogarsi, mentre le accarezzava i capelli dolcemente. Quando si fu calmata, la guardò in viso con gli occhi lucidi. Lily non aveva mai, mai visto Remus piangere. Si sorprese di vederlo così triste e gli parlò

«Io… Mi dispiace Remus, per tutto quello che vi sto facendo passare… Sirius… Sirius l’altro giorno è venuto da me distrutto, mi implorava di perdonare Potter ma io… non posso adesso, non ci riesco… Capisci?»

«Shhh… calmati adesso… Hai solo bisogno di un po’ di tempo, hai solo bisogno di rialzarti e poi passerà tutto, tornerà tutto come prima»

«Ma… ma… cosa farò con lui? Non so se vorrò più permettergli di avvicinarsi a me…»

Lui le prese il viso dolcemente con le sue grandi mani, la guardò intensamente con i suoi grandi occhi color ambra e le disse «Non dovrai per forza frequentarlo come prima. Basta che tu lo perdoni, intanto. Un passettino piccolo alla volta, non devi per forza fare tutto subito… Hai bisogno di metabolizzare la cosa e di riacquistare fiducia in te stessa, prima che in James. Sta tranquilla, ci sono io con te» Lily sorrise finalmente a Remus, il primo vero sorriso dopo parecchi giorni raffiorò dal viso di Lily. Remus, felicissimo, le sorrise di rimando e la strinse a sé, cullandola in un movimento lento. Lei si beò della presenza del suo migliore amico.

Stavano in silenzio, loro due non avevano bisogno di parlare in certi momenti. Sapevano esattamente quello che l’altro pensava, per questo sapevano comprendersi appieno. Per questo la loro amicizia era così speciale.

«Lily, credo che sia ora di andare a letto… Vieni?»

«Oh io… non ho sonno, grazie. Credo che resterò qui un altro po’…»

Remus si avvicinò dinuovo alla sua migliore amica e le disse, gentilmente

«Beh, vuoi che resti qui a farti compagnia?»

Lily rispose, incerta «Oh… No, va pure, non preoccuparti…» Remus capì che l’amica stava mentendo, in realtà i suoi occhi gli chiedevano di restare. Così sfoggiò la sua espressione malandrina e assottigliò gli occhi, attendendo un’altra risposta dalla rossa.

Questa sbuffò e rise, e gli disse «Avanti! Davvero stavi per lasciarmi qui, sola? Via via, Lunastorta! Mi avevano detto che eri un ragazzo intelligente!» Disse Lily, imitando la voce di chissà chi.

Remus rise a quella frase e si sedette accanto a Lily… Parlarono tanto, di svariati argomenti… Soprattutto parlò Lily, con grande gioia di Remus. All’improvviso però, la voce della rossa divenne sempre più impastata fin quando non si addormentò, tra le braccia del suo migliore amico. Dormiva beata, anche se il suo viso era distrutto da tutte quelle lacrime versate, da quella sofferenza. Ma adesso sul suo viso si poteva scorgere un mezzo sorriso. Presto, tutto sarebbe passato.

 

 

«Lily… Lily, svegliati» una voce calda e maschile la stava chiamando, mentre sognava di correre in verdi prati. Conosceva quella voce, ma nel suo sogno non c’era nessuno oltre a lui.

Aprì lentamente gli occhi, e vide davanti a sé Sirius Black, molto vicino agli occhi di lei.

«Ma che diamine…» Subito Lily avvampò e si alzò, crollando rovinosamente a testa per il capogiro che era stato causato dal suo modo brusco di alzarsi. Sirius si avvicinò nuovamente a lei sforzandosi di non ridere e le porse una mano, dicendo «Beh, non sapevo di fare questo effetto anche a te, Evans… Di solito tutte cadono ai miei piedi, certo. Ma tu Lily Evans, non l’avevi mai fatto!» e finalmente rise, beffardo. Lei gli mandò uno sguardo truce e borbottò qualche insulto in sua direzione, dirigendosi verso il suo dormitorio.

Le ragazze erano già tutte in piedi, quasi pronte per andare a Hogsmeade.

«Lily! Ti sei svegliata, finalmente. Scusa, ho dovuto mandare Black perché nessuna di noi poteva venire a svegliarti personalmente, dato che come al solito ci siamo svegliate tardi… Come stai oggi?»

Lily sorrise debolmente ad Alice ma questa volta il suo sorriso fu sincero, e le rispose

«Va meglio adesso, grazie Ali. Ieri sera ho parlato con Remus e sto meglio adesso…» Mary spuntò da dietro Alice sorridente e la avvolse in un abbraccio «Siamo felicissime per te, tesoro. Vedrai, andrà tutto bene.»

Emmeline emerse dalla catasta di vestiti che era buttata ai piedi del suo letto, guardò Lily dolcemente e le chiese «Lily, non vorrai venire così, vero?» Lily immediatamente si guardò, e si trovò addosso i vestiti che aveva il giorno prima. Certo, sicuramente non erano un granché… Si erano stropicciati, dato che ci aveva anche dormito… Ma potevano andare, si… Erano ancora puliti, dopotutto…

Lily fece spallucce facendo intendere che non si sarebbe cambiata, poteva andare secondo lei…

Marlene, che intercettò la conversazione, volse lo sguardo in direzione della rossa e disse, con fare ammonitore «Ah no, signorina! Appena finisco di spazzolarmi i capelli ti aiuto a prepararti, ho già in mente qualcosa» e le fece un occhiolino. Lily sorrise all’amica, che aveva capito che non le andava proprio di cambiarsi.

Le ragazze fluttuavano tutte intorno a lei, che stava seduta. Emmeline stava cercando di coprire le occhiaie che erano impresse ormai sul viso di Lily, senza metterle altri prodotti addosso. Lily le aveva espressamente detto che doveva apparire ordinaria, non elegante o carica di chili di trucco.

Marlene, come promesso, le aveva prestato qualcosa da mettere. Lily indossava un paio di pantaloni grigio scuro, larghi all’altezza del cavallo. Sopra, aveva un semplice maglioncino in filo bianco con delle scritte colorate, e sopra il maglioncino, portava un cardigan a losanghe in lana pesante, di un blu brillante. Aveva indosso un paio di stivali antipioggia, di un grigio leggermente più scuro dei pantaloni. Stava benissimo, nonostante fosse piuttosto semplice.

Alice le spazzolava i capelli che, con qualche prodotto che usava lei stessa per i suoi capelli indomabili, erano tornati in poco tempo setosi e luminosi, con qualche boccolo che le partiva dalla spalla. Le mise qualche fermaglio all’altezza della nuca, e spostò la lunga chioma tutta da un lato. Era bellissima.

Le ragazze, finito il lavoro, la guardarono sorridenti. Lei sorrise loro di rimando e arrossì, per i numerosi complimenti che le fecero. Uscirono dal dormitorio, e scesero dalle scale chiacchierando amabilmente. Lily stava in testa alla fila. Non aveva visto che in Sala Comune qualcuno si era incantato a fissarla mentre scendeva con grazia le scale. Quando oltrepassò l’ultimo scalino, alzò finalmente la testa, e incrociò gli occhi nocciola di James Potter. Aveva gli occhi sbarrati, i capelli come al solito spettinati e gli occhiali un po’ storti sul naso; portava un semplice maglioncino nero a collo alto, e dei jeans blu con delle scarpe da tennis nere. Lily non lo avrebbe mai ammesso, ma stava benissimo. La guardava con stupore, e allo stesso tempo con tristezza. Per la prima volta nella loro vita, entrambi si fissarono per più di qualche secondo senza fiatare. Erano entrambe delle persone piuttosto loquaci, e chiunque conoscesse i veri James Potter e Lily Evans, avrebbe detto che quelli che stavano lì a fissarsi in silenzio, non erano di certo loro.

James distolse lo sguardo per primo, e Lily si sentì inspiegabilmente triste. Guardò Sirius, che stava accanto a lui e le sorrise debolmente; subito si avvicinò a lei. «Stai benissimo adesso, Ev» Lei gli sorrise, un po’ divertita e un po’ imbarazzata e gli mormorò un saluto, congedandosi assieme alle ragazze.

 

 

«Jam, che ne dici di andare da Mielandia? Mi è giunta voce che siano usciti la settimana scorsa dei nuovi dolcetti al drago! Al drago, capisci? Sputeremo fuoco dopo averli mangiati!»

James guardava Sirius sforzandosi di sorridergli, vedendolo così eccitato dall’idea di sputare fuoco. In momenti normali, avrebbe riso anche lui e avrebbe iniziato a saltellare assieme all’amico verso Mielandia, ma adesso non ne aveva la forza. Scorse una testa rossa da lontano, e subito il suo sguardo si fece attento. Questa subito scomparve, dopo che entrò nel negozio di abbigliamento femminile assieme alle sue amiche. I Malandrini seguirono il suo sguardo e intercettarono immediatamente i pensieri dell’amico.

«Andiamo da quella parte?» chiese James, quasi timidamente per la prima volta nella sua vita

«Oh, ma certo amico! Che stiamo aspettando? Rem, Pet… Andiamo!» disse Sirius, felice finalmente del fatto che James aveva preso l’iniziativa dopo giorni.

Subito i quattro si diressero silenziosamente verso la vetrina del negozio di abbigliamento. Stettero ben attenti a non farsi vedere, pronti ad abbassare la testa se qualcuno si fosse girato dalla loro parte.

James cercava Lily con lo sguardo, ma non la vide.

C’erano Mary, Marlene, Alice ed Emmeline assieme alla commessa, che sembravano in attesa di qualcosa.

Una donna bellissima uscì dal camerino. Agli occhi di James, sembrava splendere di bellezza; era Lily, ed era davvero incantevole.

Era avvolta da un lungo vestito in velluto, blu scuro. Era molto semplice, aveva una scollatura a barca davanti che continuava dietro, fin sotto la schiena. Le stava divinamente. La scollatura era contornata da un sottile nastro dorato, che sembrava spiccare sulla sua pelle chiara ed era in contrasto con il colore scuro del vestito. Le ragazze e la commessa, dentro al negozio, sembravano pensarla come James. Appena avevano visto Lily uscire dal camerino, le avevano fatto fare un paio di giravolte, squittendo eccitate intorno a lei. Lily aveva sorriso teneramente, e aveva alzato gli occhi verso la finestra. Si sentiva osservata, ma quando volse il suo sguardo verso fuori, vide che evidentemente si era sbagliata.

 

I Ragazzi avevano appena fatto in tempo ad abbassarsi senza farsi scoprire. Remus, Sirius e Peter sospiravano di sollievo per essere scampati ad un bel guaio come quello, e ridevano tra loro. James si era lasciato andare sulla neve, completamente. Si era sdraiato in una posizione molto scomoda, quasi come se fosse una bambola di pezza gettata lì, per caso.

Il suo sguardo era vacuo e sognante, ma per niente felice.

Remus si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla, come per confortarlo.

«Rem, me la sono fatta scappare… L’ho persa, capisci? Come ho potuto perdere una perla così rara? L’hai vista? E’… incantevole»

Remus gli sorrise e lo abbracciò, dandogli una spalla su cui piangere. Sirius e Peter si avvicinarono ai due. I quattro si strinsero in un abbraccio silenzioso. James strinse gli occhi, commosso dal gesto degli amici. Cercò di ricacciare dentro le lacrime, ma una gli era già scivolata lungo la guancia.

Si scostò dagli amici, asciugò con la manica del suo maglione la lacrima e sorrise sinceramente ai tre, che gli sorrisero di rimando.

«Grazie… Siete i migliori amici che si possano desiderare»

«Ahh, dai Ramoso! Sono io quello sentimentale, non vuoi dirmi che adesso vuoi soffiarmi il posto?» esclamò Remus, facendolo finalmente ridere. James mise un braccio intorno alle spalle di Sirius, che era più o meno della stessa altezza. Remus invece, che era il più alto, avvolse sia James che Peter. Tutti e quattro si incamminarono ridendo verso il viale centrale. Da lontano, nessuno udì Sirius, che fingeva di piagnucolare

«Dai ragazzi, adesso possiamo andare da Mielandia? Vi preeego!»

«Accuccia, cagnaccio!» gli disse James ridendo, scagliando un pugno sul petto dell’amico. Tutti e quattro risero nuovamente, rompendo il silenzio di quel viale poco visitato in quel momento.

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti! :3 Come va? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, qui vediamo James e Lily che cominciano a reagire, ma non possono comunque fare a meno di guardarsi o pensarsi a vicenda... Preannuncio che i prossimi capitoli saranno divertenti, ci sarà da ridere! :D

Ringrazio this is magic_lovefirehp, Cara Black_16, BlueParadise, Agatha Black, ach119 e lettrice appassionata per le vostre LUNGHISSIME e MERAVIGLIOSE RECENSIONI! Le ho letteralmente divorate, grazie grazie grazie!!!
Grazie alle seguite, preferite e ricordate. Grazie anche a chi, silenziosamente, legge. Spero che anche voi, prima o poi, farete un piccolo passettino avanti, e lascerete un commento/recensione! Vi aspetto :3
Un bacione a tutti voi,
Marauder11

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Capitolo 21
*** Capitolo Ventesimo - Lacrime ***


Capitolo Ventesimo – Lacrime

 

Dopo la ronda di quella sera, Lily non era più stata la stessa. Le sue amiche l’avevano vista entrare dal buco del ritratto con il viso bianco come un lenzuolo, chiaramente scossa. Mary, non appena vide il suo viso, pensò che fosse davvero una strana coincidenza, dato che circa una mezz’ora prima aveva visto varcare la stessa soglia da James, con la stessa identica espressione di Lily adesso. Anche lui, come lei, si era diretto verso i dormitori, con la differenza che accanto a James c’era Sirius con un’aria strana, sembrava triste anche lui.

 

Le ragazze, che stavano tutte sedute intorno al camino dato che avevano appena finito i loro compiti e si stavano rilassando, si guardarono in faccia e si alzarono simultaneamente, dirigendosi verso i dormitori. Entrate in stanza, avevano udito i singhiozzi di Lily provenire da sotto le coperte, e nessuno, tranne Mary, ebbe il coraggio di aprire le tende rosse che Lily aveva chiuso attorno a sé.

Mary la guardò con uno sguardo triste e comprensivo e, vedendola in quello stato davvero pessimo, non chiese spiegazioni e pianse anche lei. Odiava vedere la sua Lily piangere, lo odiava profondamente. Avrebbe spaccato la faccia a chiunque l’avrebbe fatta soffrire ancora, a chiunque le aveva provocato adesso quel malessere.

La abbracciò e le accarezzò a lungo i capelli, cercando di calmare i singhiozzi della rossa che, poco dopo, si addormentò profondamente, con il viso sciupato dalle lacrime. Mary non fece in tempo ad alzarsi per raggiungere il suo letto che crollò anche lei nei suoi sogni; così, quella notte, le due migliori amiche dormirono abbracciate, aggrappandosi l’una all’altra.

La mattina dopo, quando Lily si svegliò, vide Mary accanto a sé che dormiva in una posizione scomodissima. Sorrise e pensò che lei fosse la sua unica ancora di salvezza, l’unica che non l’avrebbe mai presa in giro, l’unica che non l’avrebbe lasciata sola. La sola incapace di deluderla.

Mentre formulava questi pensieri, Alice ed Emmeline, che si erano accorte che Lily si era svegliata, si diressero verso di lei e la abbracciarono silenziosamente, scatenando involontariamente altri singhiozzi da parte di Lily. Marlene le preparò una pozione calmante e gliela fece bere e, quando Lily si fu calmata e Mary svegliata, decise di sua spontanea volontà di raccontare l’accaduto alle amiche. Poteva leggere negli occhi delle amiche sincero dispiacere; sapevano che Lily ultimamente si stava iniziando a fidare di Potter e si stava legando molto e lui, e si sentirono un po’ in colpa per averla incoraggiata a farlo, dato come erano andate le cose.

«Eppure sembrava ci tenesse davvero a te, Lils… Forse, forse non voleva davvero tradire la tua fiducia» disse Emmeline, con dispiacere

«Tutti a quanto pare… Tutti sembrano tenere a me, ma poi scopro sempre che in realtà di me non gliene frega proprio niente…»

Lily pianse, pianse ancora quella mattina, tra le braccia delle ragazze. Non era sola, e questo la consolava, ma il suo cuore rimaneva spezzato…

 

Durante la settimana successiva, pochissimi giorni dopo, si svolse la partita che tutti attendevano da parecchie settimane.

Grifondoro contro Tassorosso.

Lily, quel pomeriggio, decise di non assistere alla partita. A detta di Mary, quella discussione con James era andata a svantaggio della squadra, ma ovviamente non lo aveva fatto pesare né a lui tantomeno a Lily. Grifondoro aveva vinto per un lievissimo colpo di fortuna; aveva un vantaggio di soli dieci punti rispetto all’altra squadra, il che era strano, dato che James Potter spesso portava la sua squadra alla vittoria con almeno cento punti di vantaggio sull’avversaria.

Ma Lily aveva sentito in biblioteca, qualche giorno dopo la partita, che James Potter quel giorno non aveva segnato nemmeno un misero punto. A detta di quelle ragazzine, aveva un’aria distrutta, e tutti si chiedevano il perché.

Dicevano anche che dopo la partita, piuttosto che andare assieme ai suoi compagni di casa a festeggiare in Sala Comune, si era rintanato negli spogliatoi seguito dal portiere, Sirius Black, dall’unica che aveva segnato in quella partita e aveva salvato la squadra, la cacciatrice Mary MacDonald, e dai suoi storici amici Lupin e Minus.

Lily, sentendo pronunciare il nome Lupin ebbe una fitta allo stomaco, una fitta che sapeva tanto di rimorso. Aveva evitato il suo migliore amico da quando aveva litigato con James e Sirius, e questo non aveva osato seguirla, capendo che aveva bisogno di rimanere da sola.

Lily chiuse con rabbia il libro di Trasfigurazione e uscì in fretta dalla biblioteca.

Dopo tutto, quel pomeriggio, era davvero risultato deludente; era inutile rimanere ancora lì ad origliare. E poi non era riuscita a concentrarsi nemmeno per più di due minuti, a causa del malessere che la affliggeva. Aveva gli occhi stanchi, contornati da occhiaie, e molto spesso arrossati. Molti vociferavano in sua direzione quando la vedevano attraversare i corridoi, e lei per tutta risposta mandava loro degli sguardi gelidi, placando immediatamente il chiacchiericcio dovuto al suo passaggio.

Decise di andare alla Torre di Astronomia, a rilassarsi un po’. Quello, era il suo posto preferito. Il posto in cui i suoi pensieri più brutti svanivano, grazie al bellissimo paesaggio che si poteva scorgere da quel punto del castello. La Torre di Astronomia era forse il punto più alto dell’intera Hogwarts. Per questo, quando Lily si affacciava dal balcone, non poteva far altro che rabbrividire di fronte al sublime paesaggio che le si parava davanti.

Si potevano vedere da lontano le numerose montagne innevate da cui sembravano spuntare delle piccole macchioline verdi; in realtà si trattava di enormi pini sempreverdi, ma da lontano sembravano davvero così piccoli, e questa visione distorta della realtà aveva sempre fatto riflettere molto Lily.

I pini da lontano, così come le persone dall’esterno, sembravano solamente dei comuni puntini insignificanti. Ma quando eri vicinissimo a loro tanto da poter guardare oltre le loro foglie, quando potevi toccare il cuore delle persone, scoprivi che questo era grande, imponente e forte, e profumava di un qualcosa di meraviglioso.

Lily pensava questo delle persone; pensava che ogni essere vivente presente sulla faccia della terra, per quanto insignificante potesse sembrare dall’esterno, era in realtà meraviglioso per qualche caratteristica che lo contraddistingueva da qualsiasi altra persona al suo interno. Lily sosteneva che ogni essere vivente fosse stato creato non a caso, ma per adempiere al compito che gli era stato assegnato fin dalla sua nascita. La vita per Lily era un qualcosa di davvero prezioso, un dono inestimabile; per questo agiva sempre a fin di bene, perché pensava che lei fosse nata proprio per far del bene alla gente, per proteggerla, grazie ai suoi poteri magici. Per questo Lily aveva deciso, da qualche mese ormai, che dopo la scuola avrebbe intrapreso la carriera dell’Auror. Voleva proteggere le persone indifese da ogni male, proteggere la sua famiglia: voleva con tutta sé stessa donarsi al mondo, per il bene dei suoi abitanti…

I suoi pensieri l’avevano portata a versare altre lacrime amare, che in realtà non si era resa nemmeno conto di aver versato, mentre il vento gelido le accarezzava il viso. Chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare per un attimo dalle sensazioni che quel posto le suscitava. Il fruscio del vento, il canto degli uccelli…

 

All’improvviso udì dei passi in lontananza che si avvicinavano incerti verso di lei. Subito si asciugò il viso con le maniche della divisa, si alzò e sfoderò la bacchetta, stampando sul suo viso una determinazione che in realtà in quel momento non aveva.

Abbassò leggermente la bacchetta, quando vide l’artefice dei passi avvicinarsi con le mani ben in alto davanti a lei.

«Sono solo io. Non voglio farti del male, per favore, ascoltami»

Sirius Black sembrava disperato; sul suo viso albergava un’aria preoccupata e i suoi capelli erano stranamente spenti e fuori posto. I suoi occhi erano vuoti e impauriti. Aveva paura di essere ancora respinto da Lily, come era successo spesso negli ultimi giorni quando lui aveva cercato di avvicinarla per parlarle.

«Che diavolo vuoi adesso, Black?» disse Lily, con voce tremante che si sforzava di essere decisa.

«Voglio solo dirti poche parole, e poi ti lascerò in pace, lo giuro…»

Lily si sedette dando le spalle a Sirius, e non rispose. Sirius sospirò sollevato, finalmente l’avrebbe ascoltato. Si sedette accanto a lei, sullo scalino della veranda, e vide dopo molti giorni il suo viso da vicino, che non sembrava più bello e brillante come un tempo.

Gli occhi di Lily Evans erano velati di lacrime, sintomo che aveva appena smesso di piangere, o lo avrebbe fatto di lì a poco. Non erano del solito verde smeraldo, quel verde travolgente che si distingueva sempre tra la folla. Sembravano quasi scuri, si avvicinavano molto al nero. I suoi capelli, che erano sempre lucenti e sembravano brillare, adesso erano spettinati e spenti.

Il suo viso era terribilmente pallido, ma il suo naso spiccava su di esso, tanto era rosso. Era distrutta, proprio come James.

Sirius sospirò e cominciò a parlare con foga «E’ tutta colpa mia, Evans! Credimi, è colpa mia… Ho costretto io James a spezzare la promessa che ti aveva fatto, non voleva farlo davvero ma io l’ho costretto…»

Lily alzò una mano verso di lui, senza guardarlo in faccia, interrompendolo

«Non serve che tu lo giustifichi, Sirius… Non disperarti, non ce l’ho con te, sta tranquillo… Tu sei libero di fare tutto quello che vuoi, anche se questo non significa che troverai sempre il mio appoggio»

«Oh ma io non sono venuto qui per me, Lily. Anche se ho cambiato idea in positivo su di te ultimamente, sono venuto qui per James. Non mangia da giorni e si sforza di sorridere. Non spiccica una parola e non chiude occhio, lo sento sospirare di notte. E’ colpa mia, tutta colpa mia! IO l’ho costretto, ed è colpa mia, tutta colpa mia, se lui adesso ti ha perso e tu lo odi dinuovo! Ma si sta addossando tutte le colpe, e questo mi fa stare terribilmente da schifo… E’ il mio migliore amico, odio vederlo così…» Mentre Sirius parlava, non aveva avuto il coraggio di guardare Lily negli occhi, così si era girato a guardare fuori dalla finestra. Il suo tono si incrinò sempre di più mentre parlava, tanto che a Lily che lo aveva osservato tutto il tempo, fece tenerezza e lo abbracciò di slancio.

Capiva come si sentiva. Anche lei odiava veder soffrire le persone che più amava, ma non poteva aiutare Sirius. Non poteva perdonare James, non voleva che andasse a finire come con Severus…

«Sirius, devi capirmi. Io non posso, non posso andare contro di me ancora una volta e sbagliarmi, non posso ancora una volta rischiare… Io non volevo fidarmi di lui, non mi sono mai fidata di lui, lo sai! Ma inspiegabilmente mi sono ritrovata a parlare con lui amabilmente, e mi sono legata a lui, senza volerlo nemmeno… E’ stato inevitabile per me, capisci? Ma lui mi ha ferita, ha tradito la mia fiducia alla prima promessa che mi ha fatto, come posso fidarmi di qualcuno che tradisce la mia fiducia non appena diventa mio amico?...» La voce di Lily si spezzò e pianse, pianse tra le braccia di Sirius che la avvolsero. Sirius la capiva benissimo, sapeva cosa voleva dire essere abbandonati e delusi dalle persone che più amiamo… Vederle allontanarsi da noi era inevitabile e incredibilmente doloroso. Ti spezzava il cuore.

Gli occhi grigi del moro si velarono di lacrime, che subito chiuse per ricacciarle dentro.

Li strinse. Nessuno doveva vederlo debole, nessuno poteva.

Poco dopo Lily si staccò da Sirius, e agli occhi di quest’ultimo sembrava così piccola e indifesa mentre si asciugava con le maniche della divisa le lacrime che aveva versato.

Le fece tenerezza, e le sorrise debolmente. Lei ricambiò, con un sorriso stentato ma sincero.

«Ti perdono, Black. Ma capiscimi, per favore… Adesso non sono in grado di perdonare lui…»

Corse via, piangendo ancora, lasciando Sirius di stucco, afflitto.

Corse e non si rese conto nemmeno di essersi fermata proprio davanti all’ufficio del professore di Pozioni, che si affacciò poco dopo aver sentito qualcuno singhiozzare.

Il professor Lumacorno si avvicinò cautamente alla sua studentessa preferita, che in quei giorni non sembrava più essere sé stessa.

«Signorina Evans, cara… Venga con me»

Lily guardò il professore con i suoi grandi occhi e annuì, vedendo il professore sinceramente addolorato per lo stato in cui versava. Si dispiacque per la tristezza che aveva provocato involontariamente al suo professore, così annuì e lo seguì dentro il suo ufficio.

Il professore la fece accomodare su un divanetto beige appostato proprio davanti ad un caminetto, e si sedette di fronte a lei, preoccupato.

«Lily, cosa c’è che non va? Ti va di parlarne?»

Lily parlò a Lumacorno di tutto quello che le era successo, dimentica quasi che aveva davanti comunque un professore. Ma in quel momento non le importava, aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno e il professore si era molto preoccupato per lei, quindi in un certo senso “meritava” di sapere.

Continuava a guardarla sinceramente dispiaciuto, annuendo ogni tanto per incoraggiarla a continuare a parlare. Quando Lily ebbe finito, il professore sospirò, e rispose

«Mia cara Lily, tutti possono deluderci, ma solo poche persone hanno il potere di ferirci fino nel profondo… Sai quali sono queste persone, mia cara Lily? Le persone più importanti, quelle che entrano fin dentro il nostro cuore… E non è detto che queste ci feriscano volontariamente, semplicemente per farci del male. Tutti commettono degli errori, tutti siamo umani e capaci di sbagliare a questo mondo, Lily. Anche le persone che più ci amano…»

Lily ascoltò il professore attentamente, e impresse bene nella sua mente ogni singola parola che questo le aveva detto. Lily stava per replicare quando il professore la interruppe nuovamente

«Capisco Lily, capisco che adesso magari non ti senti pronta ad andare avanti e perdonare il signor Potter… Ma ricordati che tutti, anche la peggior persona esistente al mondo, meritano una seconda possibilità. Promettimi che quando ti sentirai pronta lo ascolterai, e se le sue scuse ti sembreranno lecite lo perdonerai. Non dovrai per forza fidarti dinuovo di lui, ma è importante che tu lo perdoni, per far sì che entrambi superiate la cosa. Me lo prometti, Lily?» Aveva chiesto il professore gentilmente e cautamente a Lily.

Questa aveva sorriso, e delle nuove lacrime minacciavano di uscire ancora una volta dai suoi splendidi occhi

Il professore le sorrise di rimando, si addolcì e le disse, abbracciandola goffamente «Su, Evans! Cosa sono queste lacrime e quest’aria afflitta? Tu sei una tosta, sei destinata a grandi cose, ne sono certo! Domani a lezione voglio rivedere di nuovo la mia splendida alunna entrare a testa alta in classe, col il suo solito sorriso stampato in faccia! Va bene?»

Lily annuì, sorridente tra le lacrime e disse «Grazie, grazie mille professore. Mi è stato molto prezioso, davvero molto, molto d’aiuto. Beh, adesso vado… Ci vediamo domani a lezione, Professor Lumacorno!» Il professore grassottello annuì finalmente sorridente in direzione della sua migliore allieva, e la accompagnò all’uscita. La vide allontanarsi verso il corridoio che portava alla Sala Comune di Grifondoro, e mormorò tra sé e sé.

«Ah, devo subito scommettere con Albus riguardo a questa faccenda… Sono sicuro che quei due si metteranno insieme, prima o poi» squittì eccitato, mentre entrava nuovamente nel suo studio.

 

 

Il giorno dopo, al termine delle lezioni, il professore di Pozioni ritornò esausto nel suo studio.

Scorse sulla sua scrivania una boccia di vetro dalla forma sferica; si avvicinò cauto ad essa, sembrava che qualcosa galleggiasse in quei pochi centimetri di acqua che vi erano dentro.

Un petalo, un petalo di un giglio bianco candido galleggiava in acqua, dentro quella boccia. Iniziò a sprofondare dentro all’acqua e, poco prima di toccare il fondo, si trasformò in un meraviglioso pesciolino rosso, che adesso guizzava qua e là. Il professore non aveva mai visto una magia simile, tanto semplice e allo stesso tempo così profondamente meravigliosa. Si commosse e, subito dopo, il professore scorse un piccolo pezzetto di pergamena poggiato poco più in là. Vi era qualcosa scritto sopra; avrebbe riconosciuto quella calligrafia tra mille. Sorrise, e iniziò a leggere.

«Per lei, professore. Che mi ha aiutata a risollevarmi e a rinascere, grazie alle sue semplici ma importanti e profonde parole. Si prenda cura di questo pesciolino allo stesso modo di come si è preso cura di me.

Grazie infinite, la sua alunna Lily Evans.»

Lumacorno fu commosso dal gesto della sua alunna. Come poteva una ragazzina di soli sedici anni, avere un cuore così grande e puro? Conservò con cura quel pezzo di carta dentro al suo scrittoio, e subito iniziò a parlare con il suo nuovo pesciolino. «Ciao, Francis. Scommetto che hai fame, eh? Vado subito ad Hogsmeade a comprare il cibo adatto a te. Aspettami qui, va bene?»

Il professore si diresse gongolando sorridente verso Hogsmeade, mentre canticchiava una melodiosa canzoncina. Era grande, Lily Evans. Era davvero una ragazza di valore, destinata a grandi cose.

 Adesso ne era davvero certo.

Saaaalve a tutti voi! :3 Oggi sono davvero di fretta... Ringrazio le gentilissime persone che hanno recensito, ovvero piumafantasma, lettriceappassionata, Ele12, Cara Black_16 e this is magic_lovefirehp!!! Grazie grazie grazie!

Recensite per favore! 

Vostra, Marauder11

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Capitolo 22
*** Capitolo Ventiduesimo - Furia rossa ***


Capitolo Ventiduesimo – Furia rossa

 

I giorni antecedenti al ballo, non si poterono definire tranquilli e sereni per gli studenti di Hogwarts.

Tutti fremevano per l’attesa di un invito, altri temevano di non risultare perfetti al tanto atteso ballo.

Altri ancora, invece, erano tesi per ben altro.

«Rem, sarei felice di venire al ballo con te ma io non so ballare, capisci? E tu sei bravissimo… ti farei fare brutta figura, ne sono certa!»

Lily sussurrava queste parole concitate all’amico, che le andava dietro mentre questa cercava un libro tra gli alti scaffali della biblioteca.

«Ma Lils, non preoccuparti! Proverò ad insegnarti qualcosa, vedrai! Andrà bene… »

Lily lo guardò improvvisamente pensierosa, strinse gli occhi e disse «Pensavo volessi invitare Marlene… Perché ti stai accanendo così tanto con me? Non voglio essere un peso per nessuno, che sia chiaro!»

«Beh, io… Mi vergogno, non riesco ad invitarla… Ogni volta che ci provo qualcuno si avvicina a noi oppure io non riesco a spiccicare una parola…» Lily sorrise teneramente all’amico e gli rispose, mettendogli una mano sulla spalla «Rem, sta tranquillo, ti aiuterò io ad invitarla ma…»

«No Lily, niente ma! Insomma, perché non posso venirci con te? Ti ha già invitata qualcuno?»

Lily alzò gli occhi al cielo al tono infastidito e teso di Remus, e rispose «Beh, tecnicamente si… Ma io non ho accettato nessun invito, non voglio andarci con nessuno»

«Ecco, allora vieni con me! Dai, staremo insieme agli altri e se verrai…Se verrai, ti prometto che chiederò a Marlene di ballare…» Lily sorrise vittoriosa in direzione dell’amico, che era diventato rosso e si era tappato la bocca con le mani. Subito lui aveva cercato di rimangiarsi tutto «Beh, forse… Non te lo assicuro…»

«Ah no, signorino! Tu verrai con me a condizione che chiederai a Marlene un ballo. Non voglio sentir ragione!» sentenziò la rossa.

Remus sospirò e abbassò il capo, nascondendo il suo viso che si era tinto nuovamente di rosso e disse, debolmente «Beh, se la metti così… Va bene, inviterò Lene a ballare… Allora vieni con me?»

Lily esultò silenziosamente e iniziò a saltellare, girando su sé stessa, facendo ridere Remus. Cadde tra le sue braccia quando vide che qualcuno la stava osservando, non molto lontano da lì, con uno sguardo curioso e mezzo sorriso. Remus alzò lo sguardo, e capì l’oggetto del cambiamento improvviso d’umore di Lily. James stava seduto su un tavolo, fingendo di leggere. Aveva lo sguardo di chi era stato colto sul fatto, e un lieve rossore tingeva le sue guance. Quello sciocco era entrato in biblioteca per spiarli.

Aveva pregato lui Remus di invitare Lily al ballo, per evitare che ci andasse con qualcun altro. Il poveretto infine aveva accettato, convenendo che tanto non sarebbe riuscito ad invitare Marlene, che frequentava da un po’ di tempo a quella parte per studiare. Per questo Remus aveva insistito così tanto con Lily; aveva promesso a James che sarebbe riuscito ad invitarla, ad ogni costo. Lily adesso stava di spalle e fingeva di cercare chissà quale libro, fingendo di non essersi accorta della presenza di James. Nel frattempo Remus comunicava silenziosamente con James.

Il moro occhialuto sporgeva gli occhi nocciola da sopra il suo libro, che teneva senza accorgersene per il verso sbagliato. Remus represse una risatina. James sembrò innervosirsi e alzò un sopracciglio, con fare interrogativo: gli stava chiedendo se la missione era riuscita. Remus lo tenne un po’ sulle spine, fingendo di ignorarlo, mentre un sorriso si faceva largo sul suo viso. Si girò nuovamente verso James, e gli fece un occhiolino, dopo avergli sorriso malandrino. James batté forte il libro sul tavolo,  beccandosi un rimprovero dalla bibliotecaria per il chiasso che aveva provocato. Mormorò delle scuse in direzione della donna e uscì dalla biblioteca, correndo e saltellando allo stesso tempo come una cavalletta, felice.

Remus continuò a fissare la porta della biblioteca sorridendo, pensando all’amico. Si stava finalmente riprendendo. Aveva cominciato a sorridere, sorridere come un tempo. Pian piano stava tornando il suo amico James.

Lily si accorse dello sguardo di Remus e guardò in direzione della porta, dubbiosa. Riscosse Remus e gli chiese «Da quando ti interessi alle porte, Lunastorta?» chiese Lily sorridendo beffarda.

Lui sbuffò fintamente offeso e le sorrise, subito dopo essersi ridestato «Oh… Scusa Lils, stavo pensando…»

«Dai Rem, chi stavi guardando?»

Remus mentì e si sorprese della sua abilità nel farlo, dato che era un libro aperto per chiunque «Beh, mi era sembrato di aver visto passare Marlene…»

Lily scosse la testa ridendo, trascinando l’amico ad un tavolo. L’indomani avrebbero avuto l’ultimo test di Trasfigurazione del semestre, dopo di che sarebbero iniziate le vacanze. Mancavano solo tre giorni al ballo, solo tre giorni…

 

 

Sirius camminava spavaldo per i corridoi del castello, con la mappa in mano. Aveva perso di vista i suoi amici dall’ora di pranzo, così decise di controllare dove fossero… Dunque… Peter, Alice, Emmeline, Frank e Marlene, stavano giù in Sala Grande, che nel pomeriggio si trasformava in un’ampissima aula studio. Era sicuro che Peter stesse facendo di tutto, tranne che studiare, però… Il suo amico non riusciva mai a combinare nulla, senza la supervisione di Remus.

Remus invece, era in biblioteca con la Evans, sicuramente anche loro stavano studiando, mentre James stava camminando verso la torre. Chiuse la mappa, sarebbe passato prima dalla biblioteca a prendere quei due, poi sarebbe andato dritto da James con Evans, e avrebbe provato ad avvicinarli. Si, il suo piano era decisamente geniale!

Entrò in biblioteca, e subito si udirono dei sospiri e dei gridolini eccitati. Il magnifico Sirius Black aveva fatto il suo ingresso. Non appena se ne capacitò, il moro iniziò a camminare quasi come se stesse sfilando, mandando occhiatine a qualunque ragazza gli capitasse a tiro. Lily, sentendo quel brusio di sottofondo, aveva alzato la testa e l’aveva visto. Diede una gomitata a Remus e, dopo che quest’ultimo vide Sirius pavoneggiarsi tra tutte quelle galline, alzò gli occhi al cielo, senza saperlo nello stesso istante in cui l’aveva fatto Lily.

Sirius rise divertito alla vista dei due che avevano dipinta sul viso la stessa espressione. Si diresse lentamente verso i due, e si sedette accanto ad Evans, scatendando occhiatacce in direzione della rossa da parte di tutto il fan club di Sirius.

«Ciao, Ev…»

«Scusa Sir, non ho tempo per ammirare la tua bellezza…» disse Lily pungente, con una punta di sarcasmo nella voce

Remus represse in fretta una risatina, dopo che Sirius gli ebbe lanciato un’occhiataccia di rimprovero.

«Che state facendo di noiosamente noioso?» chiese Sirius, scocciato.

«Quello che dovresti fare anche tu, Felpato. Una cosa chiamata Trasfigurazione!»

Sirius si stiracchiò sulla sedia su cui stava seduto, e poggiò i piedi sul tavolo, mentre posizionava entrambe le braccia dietro alla nuca. Una nuova ondata di sospiri si diffuse per tutta la biblioteca, che aveva compiaciuto non poco il soggetto tanto desiderato. Lily però, lo aveva guardato truce, incitandolo silenziosamente a togliere i piedi dal tavolo.

Siccome lui non la ascoltò, Lily mise immediatamente le mani sui fianchi e assottigliò gli occhi

«Dieci punti in meno per Grifondoro, Black. Per comportamento indecente e per disturbo della quiete»

Sirius, per tutta risposta, mandò un’occhiataccia alla rossa e le fece una linguaccia, che Lily ignorò bellamente, soddisfatta di avergli tolto ben dieci punti, pensando poco al fatto che in realtà li aveva sottratti alla sua stessa casa.

Non appena Lily aveva volto lo sguardo verso il suo libro, e stava leggendo ormai la seconda riga di quella pagina, Sirius cominciò a fischiettare, provocandole un’ira assurda, che la fece urlare.

«Insomma, Black! La vuoi smettere di infastidirmi? Quando imparerai a stare zitto?!» Remus mise le mani sugli occhi, vedendo Sirius che riusciva a stento a trattenere una risata mentre Lily sembrava stesse per esplodere nuovamente, dato che anche lei aveva notato il tono divertito di Sirius. Cercò di avvertire i ragazzi che Madama Pince si stava proprio dirigendo verso di loro con uno sguardo da furiosa omicida, ma dato che i due avevano nuovamente iniziato a battibeccare, non fece in tempo. Così cercò di mimetizzarsi in vano, quando la tempesta stava per abbattersi su di loro…

«Evans, Black! Fuori dalla mia biblioteca, SUBITO!»

Lily guardò truce Sirius e si incamminò per prima verso l’uscita, mentre Sirius cercava di corteggiare la bibliotecaria per convincerla a calmarsi.

«Oh, signorina Pince! Perché si scalda tanto? Stavo giusto dicendo alla signorina Evans di fare silenzio, ma lei ha cominciato ad urlare! Suvvia, non si agiti, la prego, o dovrò portarla in infermeria…» disse Sirius, fintamente preoccupato e serio. Madama Pince non si fece incantare dalle parole gentili di Sirius e divenne ancora più rossa in viso. Solo allora notò il povero Remus, in particolare notò la sua spilla dorata appuntata al mantello con una scintillante “P” incisa.

«Signor Lupin!» Remus, che non si aspettava di essere richiamato (anche perché se ne stava zitto zitto immerso nella lettura), cadde all’indietro dalla panca, facendo sganasciare Sirius dalle risate, che aveva le lacrime agli occhi.

«Si, Madama Pince?» chiese Remus, mentre si massaggiava la testa e mandava occhiatacce a Sirius che non la smetteva di ridere.

«Lei è un prefetto!» sibilò la donna, indicando la spilla

«Beh, in effetti… Que-questo lo sapevo già» Il povero Remus aveva risposto tanto in fretta da non rendersi nemmeno conto di quello che aveva detto. Aveva risposto sinceramente e d’impeto, dato che non sapeva cosa dire; così facendo fece infuriare ancora di più la bibliotecaria, che adesso aveva una vena pulsante in testa.

«Non usi questo tono con me mai più o dirò a Silente di rimuoverlo dall’incarico!»

«Ma…Ma io…»

«Via, esca subito di qui! Black, vale anche per lei… E la smetta di sghignazzare!»

La signora subito iniziò a picchiarli con un libriccino che stringeva in mano spingendoli verso l’uscita, ma per i ragazzi era come se gli stesse facendo il solletico. Era una donna molto piccola e ossuta, così colpiva non solo molto debolmente ma anche con difficoltà i due ragazzi che erano piuttosto alti e anche muscolosi, soprattutto Sirius che giocava a Quidditch.

 

Uscirono dalla biblioteca entrambi ridendo, anche se Remus ce l’aveva ancora con il suo amico dato che li aveva fatti praticamente cacciare dalla biblioteca. Lily li aspettava qualche passo più in là, seduta sul davanzale di una finestra, con un sopracciglio alzato mentre picchiettava con le dita il libro che teneva sul grembo.

Sirius mormorò sottovoce a Remus «Adesso mi diverto un po’…» guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Remus

«Lilluccia! Che ci fai qui fuori? Madama Pince ti ha forse cacciata via dalla biblioteca?? Ohh, ma com’è possibile!» disse Sirius con fare melodrammatico, che mise le mani giunte. Successivamente iniziò ad accarezzare la testa di Lily e le pizzicava le guance come di solito fanno le anziane signore.

Lily lo strattonò e sibilò «Via dai piedi Black, o ti schianto!»

Sirius, dato che Lily aveva detto tutto a voce bassissima, fece finta di non sentire bene e le disse, civettuolo, sbattendo le palpebre

«Come scusa, tesoro? Dici che sono uno schianto?»

Lily roteò gli occhi e, dopo essersi fermata, gli si parò davanti, puntandogli un dito davanti al viso, con un sorrisetto malizioso

«No Black, vai a fare il galletto con qualcun'altra, hai sbagliato persona!»

Sirius rise cristallino e coinvolse prima Remus e poi Lily. La ragazza si mise tra i due che la avvolsero con le loro braccia in vita, così iniziarono a incamminarsi, scherzando serenamente tra loro.

Molte ragazze, al loro passaggio, li guardarono curiosi; altri borbottavano in loro direzione guardando in particolare Lily con ira. Una di queste ragazze, sfortunatamente aveva commentato Lily a voce un tantino troppo alta…

«Ah ragazze, guardate chi c’è! Carotina ha prima reso quel fusto di James Potter uno straccio e adesso ci prova con quello schianto di Sirius! Non contenta stringe a sé tutta contenta anche quel bel tenebroso di Lupin! Che crudeltà, signore!»

Sirius e Remus, che sentirono tutto quello che la ragazzina aveva detto, si guardarono tra loro terrorizzati, per la reazione che avrebbe avuto Lily di lì a poco.

Questa, infatti, dapprima divenne verde in viso per la rabbia perché quell’oca aveva osato chiamarla Carotina! Poi divenne rossa d’imbarazzo quando sentì nominare prima Potter, poi Black e poi Remus. Si diresse a grandi falcate verso la ragazza che intanto si era voltata di spalle e le picchiettò l’indice sulla spalla, con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia che non prometteva nulla di buono. Intanto Sirius e Remus si erano imbambolati qualche metro più indietro, dato che si aspettavano una sfuriata colossale da parte di Lily che sarebbe sicuramente arrivata di lì a poco…

La mora si girò e subito sbiancò, non appena vide l’espressione furibonda di Lily Evans.

«Carissima, dicevi?»

«E-e-ecco, io…»

 

 

«Di che casa sei, intanto?»

«Oh, io… Tassorosso…»

«Cara, non ti conviene mentire, lo verrò a sapere… Riformulo la domanda: A QUALE MALEDETTA CASA APPARTIENI?» disse Lily urlando, con la vena rossa sulla tempia che minacciava di scoppiare da un momento all’altro

«Se-se-Serpeverde…»

«Ci avrei scommesso… DIECI PUNTI IN MENO PER SERPEVERDE, per esserti intromessa nella mia vita privata… Altri dieci, mmm per cosa, vediamo? Ah si, altri dieci punti in meno per Serpeverde per avermi chiamata “Carotina”…» e qui fece quasi amabilmente un cenno con le dita come per mettere il “soprannome” tra virgolette e continuò, portandosi i capelli all’indietro e mettendosi un dito sul mento, fingendosi pensierosa, mentre Sirius dietro di lei incrociava le braccia. Sembrava avesse avuto un’idea geniale, a giudicare dalla sua espressione soddisfatta.

«…E, vediamo… Altri dieci punti in meno per aver definito Potter uno straccio che invece sta benissimo, altri dieci per aver detto che io ci sto provando con Black e Lupin… Black, Lupin? Sto forse mentendo?» in fretta i due scossero la testa per dare ragione alla rossa, con gli occhi sbarrati per il terrore. La poveretta verdeargento intanto sembrava pietrificata, non aveva osato battere ciglio, mentre le sue amiche erano scappate, impaurite da quel prefetto così severo…

«Eee… altri 9 punti in meno per aver interrotto la mia conservazione, e, Black? Vieni subito qui!» disse Lily, con un tono che non ammetteva repliche… Lei lo guardò sorridendo falsamente e gli chiese, fingendosi civettuola «Ho perso il conto, quanti punti ho sottratto?»

«Quarantanove, Lils…»

Lily fu colta da un lampo di genio e annuì energicamente in direzione di Sirius, e gli diede una pacca sulla spalla, in segno di ringraziamento; poi si volse di nuovo verso la Serpeverde e urlò «E UN ALTRO MALEDETTO PUNTO IN MENO A SERPEVERDE PER AVERMI INGOMBRATO L’ARIA! E ADESSO VIA, VAPORIZZATI!»

La ragazza scappò via subito, lasciando Lily soddisfatta, che subito si calmò, si sistemò i capelli, posizionò bene la sua borsa sulla spalla e si volse delicatamente verso Remus e Sirius, che la guardavano ancora sconvolti «Che fate lì impalati?! Andiamo!»

Subito i due ubbidirono e finalmente, senza altri intoppi, si diressero presso la propria Sala Comune.

 

 

 Grazie a lilyluna97, this is magic_lovefirehp, Cara Black_16, lettriceappassionata, BlueParadise per aver recensito!! Grazie mille!

Questo capitolo è un po' inutile, ma volevo farvi ridere un pochino dato che mi sento in colpa per avervi fatto commuovere troppo ultimamente! :D

Recensite in massaaaaa *___*

Vostra, Marauder11

 

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Capitolo 23
*** Capitolo Ventitreesimo - Azione e reazione ***


Capitolo Ventitreesimo – Azione e reazione

 

Era il 22 Dicembre del 1976.

Era mattina, la mattina del ballo.

La sveglia di Lily segnava le 10:47, ma Lily, proprio non ne voleva sapere di alzarsi, nonostante il panico travolgesse quella stanza.

Le ragazze, infatti, erano già sveglie da un pezzo e si stavano smaltando a turno le unghie, ridendo civettuole mentre spettegolavano tra loro. Tutte tranne Mary che, sebbene si fosse alzata prima di Lily, aveva deciso di abbandonare subito il dormitorio data la tensione, a suo parere inutile, che regnava nella stanza.

Lily aveva sentito dire dall’amica che sarebbe scesa in Sala Comune a rilassarsi un po’, e si era ripromessa di raggiungerla ma… Non riusciva a staccarsi dal suo letto.

Il panico la assaliva.

Non per paura di fare brutta figura con il suo accompagnatore; dopo tutto le era andata alla grandissima, dato che la accompagnava Remus Lupin, il suo migliore amico. Ciò0 che la tormentava, era sapere che quella sera molto probabilmente sarebbero stati tutti insieme, malandrini e le ragazze e… ci sarebbe stato sicuramente anche Potter.

James Potter.

L’aveva completamente ignorato ultimamente, aveva volto lo sguardo altrove ogni volta che aveva incontrato quello di lui. Come lui che, d’altronde, non aveva proferito parola.

Lily pensò che se Potter avesse iniziato ad ignorarla l’anno prima, ne sarebbe stata estremamente felice, avrebbe sicuramente indetto una festa in onore della cosa.

Ma il suo umore invece era sprofondato, da quando non aveva più parlato con James, da quando avevano litigato…

Lui aveva cercato di scusarsi ma lei lo aveva respinto, forse con troppa cattiveria… Ma non mentiva quando diceva di non sapere quello che voleva.

Si imbestialiva quando passava intere giornate a pensarlo, senza sapersi dare una spiegazione. Insomma, dopo tutto tra loro non c’era stato niente, no? Che motivo aveva di essere così ossessionata da quel ragazzo?

Si stava forse interessando a lui? Nahh, impossibile!

Si volse sotto le coperte dall’altro lato e cercò di addormentarsi, quando una terrorizzata Alice entrò in stanza

«Ragazze, ragazze!» Subito Lene e Em accorsero in soccorso dell’amica, che sembrava sul punto di piangere. Questa rispose «Non trovo il mio nastrino nero! Sapete dov’è?»

Lily sbuffò da sotto le coperte, si era allarmata per nulla. All’urlo di Alice aveva infatti fatto un salto di due metri dal suo letto, per lo spavento.

 

Qualche ora prima, in Sala Comune di Grifondoro…

 

 

 

Mary sbuffò e scese le scale velocemente, felice di essersi liberata di quelle squinternate. Per carità, lei adorava alla follia le sue amiche! Ma a volte erano così esageratamente ansiose! Per uno stupido ballo, poi… Notò che la Sala Comune era vuota, prima però di vedere una testa nera emergere dal divano più grande, che teneva le braccia appoggiate sulla testata di esso.

Si avvicinò di soppiatto al suo amico James per fargli uno scherzo, quando si accorse che si era addormentato. Mary raccolse gli occhiali di James che erano caduti a terra, e li poggiò sul tavolino accanto a lei.

Pian piano iniziò a scuotere delicatamente il braccio di James, per svegliarlo…

Questo dapprima mugugnò qualcosa, poi aprì pian piano gli occhi e, dato che era praticamente cieco senza occhiali, confuse la figura che aveva davanti con un'altra. Colei che l’aveva svegliato stava davanti a lui, riusciva a vedere i suoi lunghi capelli ma… Aspetta, erano rossi?

«Lil… Lily?» chiese James, con voce impastata. Si tirò su così velocemente, che per un attimo ebbe un capogiro.

 Le fiamme del camino dietro Mary, avevano dato ai suoi capelli biondissimi delle sfumature rossastre, tanto che James l’aveva confusa guarda caso con Lily. Lei sorrise teneramente udendo il nome della sua migliore amica, capendo il malinteso. Gli porse gli occhiali che finalmente il moro indossò; messe a fuoco e vide Mary, e gli sorrise. Mary aveva visto lo sguardo deluso di James quando aveva capito che davanti a sé aveva Mary e non Lily…

Mary gli sorrise dolcemente e si sedette accanto a James «Ciao, Jamie!»

«Scusa Mac, non ti avevo riconosciuta, ecco io…»

«Jamie, su, non serve che ti giustifichi! Ormai sappiamo tutti che sei cotto come una pera…» James provò a dire qualcosa in risposta all’amica, ma ne uscì fuori un imbarazzato balbettio; si sforzò di sembrare disinvolto, facendo ridere la bionda.

«Ma…ma non è vero» borbottò, poco dopo

«Ahahah dai, meglio se lasciamo stare!» Lui subito le sorrise grato, Mary capiva sempre quando era il momento di fare certi discorsi. Questa era la caratteristica che più le piaceva della sua amica Mary.

«Allora, come va, capitano?»

«Oh, non mi lamento… e tu?» chiese lui, gentilmente

«Lo stesso… Con chi vai stasera al ballo?»

«Ah beh, con i ragazzi… Voglio dire, con Sirius e Peter, dato che Remus è impegnato…» subito James cercò di distogliere lo sguardo, poi fissò dinuovo Mary e gli sorrise triste.

Mary gli sorrise di rimando e gli disse «Ahh, capisco… Beh, anch’io vado con Lene, le altre sono tutte impegnate…»

«Anche Emmeline? E con chi?»

Mary annuì fiera e compiaciuta e gli rispose, all’orecchio

«L’ho presentata a King! Così l’ho fatta felice, dato che gli andava dietro da tempo, e mi sono scollata di dosso quella sanguisuga!»

James rise all’affermazione dell’amica, che intanto batteva le mani dall’eccitazione.

Era la ragazza più malandrina che conoscesse. Non somigliava di certo a lui, che era sempre avventato e amava stare al centro dell’attenzione, ma nemmeno a Remus che era spesso troppo timido e razionale. Pensandoci non troppo bene, nemmeno a Peter che era così ingenuo, poveretto!

Mary infatti, era più simile a Sirius, tra tutti i malandrini.

Era spiritosa, e anche lui lo era.

Era furba, e anche lui lo era.

Era una mente calcolatrice, e anche lui lo era.

Era riservata, anche lui lo era.

Attirava l’attenzione di tutti i ragazzi della scuola e aveva un fanclub, come Sirius faceva con le ragazze.

Pensandoci proprio bene, quei due avevano moltissime cose in comune.

Quest’idea balenò un attimo nella mente di James, che si ridestò quando notò che Mary gli stava sventolando una mano davanti agli occhi.

Parlarono per un po’ di quello e l’altro e dopo di che, entrambi si zittirono. Divennero pensierosi.

Mary aveva la testa poggiata sul petto di James, che le accarezzava i capelli.

Improvvisamente James interruppe il silenzio, curioso.

«Mar?»

«Mmm?»

«Perché non hai un accompagnatore?»

«Beh, perché ho rifiutato tutti gli inviti…» Alla risposta di Mary, James si scostò per poterla guardare in faccia.

«E perché hai rifiutato tutti gli inviti, sentiamo.» disse lui, quasi in tono di rimprovero.

«Non mi andava di uscire con nessuno questa volta, semplicemente»

«Veramente mi risulta che tu non esci con qualcuno da… Settembre?»

Mary annuì, quasi infastidita da quell’interrogatorio. Dove voleva andare a parare?

«I ragazzi della scuola vociferano che tu non guardi più nessuno, sai? Sono tutti molto tristi, speravano di poter avere una chance con te… Ma a quanto pare hanno notato che tu riservi tutte le tue attenzioni ad un solo ragazzo…»

Subito Mary sbarrò gli occhi e si mise a braccia conserte «Sentiamo questa balla! A chi è che io avrei riservato tutte le mie attenzioni?»

James sorrise compiaciuto alla reazione dell’amica e rispose «Sei sicura di voler sapere il nome, Mar?»

«Si!»

James fece un sorriso a trentadue denti e continuò, deciso a farla infuriare

«Sicurasicurasicurasicurasicurasicurasicurasicurasicurasicurasicurasicurasicura…?»

«Sicurissima! Spara Jam, o ti strozzo!» Lui, preoccupato per la sua incolumità, rispose «Sirius Black!» un sorriso di sfida si disegnò sul viso del moro, che vide Mary impallidire prima di iniziare ad urlare

«AAAAAARGHHHHH! SIRIUS BLAAAACK?»

Qualcuno, sfortunatamente il soggetto dell’esclamazione di Mary, stava proprio scendendo di sotto in quell’istante e, dato che si sentì chiamare si affrettò a scendere, con un ghigno stampato in faccia.

«Qualcuno mi chiama? Oh, mia dolce Mac! Desideri qualcosa, cara?» disse Sirius prima serio, poi fintamente sorpreso e poi civettuolo.

Immediatamente una scarpa raggiunse in pieno il volto del Portiere che ahimè, questa volta non era proprio riuscito a parare il colpo. James iniziò a ridere sommessamente, con le lacrime agli occhi, mentre Mary ridacchiava soddisfatta.

«Aiii! Il mio povero incantevole viso, che ne sarà del mio povero viso?» disse Sirius, furioso per l’umiliazione e sinceramente preoccupato per il suo aspetto.

Mary si avvicinò precipitosamente al moro e gli disse, civettuola «CARO, personalmente trovo che quel rossore ti doni! Non appena sparisce, se vuoi te lo riprocuro!»

Lui le sorrise beffardo e rispose, provocandola

«AMORUCCIO, posso sempre procurarne anche a te, che ne dici?»

«Non oseresti toccarmi!»

«Scommettiamo?!» chiese Sirius, mettendo una sua mano sul fianco di lei.

Mary subito schiaffeggiò la mano di Sirius che si ritrasse dal suo fianco, e si posizionò sulla sua spalla. La bionda sbuffò, dopo di che si allontanò di peso da Sirius, non notando che, proprio alle sue spalle, stava seduto Truffle. Così, inciampando sul gatto di Lily, andò a finire dritta tra le braccia di Sirius, che cadde e trascinò con sé Mary.

Mary era diventata rossa come un peperone, per quella vicinanza improvvisa. Specie perché quell’idiota di Sirius Black la guardava con uno sguardo da ebete e sembrava si stesse avvicinando a lei…

Avvicinando?

Mary sbarrò gli occhi quando si ritrovò con le labbra incollate a quelle di Sirius, con grande stupore di James, la cui mascella era crollata a terra.

Mary non rispose al bacio di Sirius. Si scostò subito da lui e si alzò, non prima di avergli dato uno schiaffo in pieno viso.

«Ma come diavolo ti salta in mente, Black? Sei diventato matto?»

Sirius sorrise beffardo alla bionda, che si allontanò a grandi passi verso i dormitori

Era davvero furiosa, ma lui sembrò non curarsene. Ma, nell’attimo in cui Mary si ritrasse, Sirius aprì gli occhi che aveva socchiuso mentre la baciava e sembrò sinceramente dispiaciuto per il distacco, ma nessuno se ne accorse.

Tranne chi?

Tranne ovviamente Remus, che era sceso in Sala Comune proprio in quel momento.

Tempismo perfetto!

 Certo, dapprima era rimasto sconvolto per la scena che si parava davanti a lui; Mary schiacciata contro Sirius che stava a terra e la stringeva e la baciava. Mary che sbarrava improvvisamente gli occhi per poi interrompere il contatto, provocando a quanto pare dispiacere a Sirius.

Beh, Sirius amava le ragazze, ma sembrava riservare attenzioni particolari a Mary; non era uscito nemmeno con così tante ragazze quell’anno… Proprio come Mary.

Remus in quel momento si ripromesse che avrebbe indagato a fondo, più in là.

Stava immobile in piedi sull’ultimo scalino, e osservava alternativamente James e Sirius. Il primo, sembrava davvero sconvolto, la sua mascella si era letteralmente lasciata cadere a terra e i suoi occhi erano usciti fuori dalle orbite.

Il secondo invece, se ne stava zitto zitto a terra, come se fosse normale stare sdraiato su un tappeto della Sala Comune, al centro. Sembrava pensieroso. Ci pensò James a ridestarlo dai suoi pensieri, però.

«Che ti è saltato in mente, Felpato?» chiese James, curioso e infastidito allo stesso tempo, mentre accarezzava Truffle che, come al solito, si era appollaiato beato sulle sue gambe. Era sempre stato protettivo nei confronti di Mary, e Sirius lo sapeva.

«Che mi è saltato in mente?» chiese Sirius, cercando di confondere l’amico che però sembrava più lucido che mai

«Sirius, smettila. Perché l’hai baciata?» chiese ancora James, più infastidito di prima

«Beh, stava sopra di me e… ho pensato di baciarla e l’ho fatto, che c’è di male?»

James assunse un tono più infastidito e rispose, ancora «E’ Mary, non una qualunque, e io non ti permetterò di trattarla male, chiaro?»

Nel frattempo Sirius si era alzato e si era avvicinato a James, sedendosi su una poltrona di fronte al divano su cui stava seduto quest’ultimo.

«Dai Jam, smettila! Era un semplice bacio e, nel caso in cui tu non l’avessi notato, mi ha anche respinto!» disse Sirius, gesticolando, visibilmente infastidito. Era la prima volta che qualcuno osava respingerlo.

Remus si era pian piano avvicinato e fissava Sirius, compiaciuto.

Sirius se ne accorse e chiese «Che hai da guardare così, Lunastorta?»

«Chi, io?» chiese fintamente dubbioso Remus all’amico, che per il suo tono da angioletto fece ridacchiare James.

«Si, tu!»

«Oh, beh… Che cosa?»

Remus riuscì a confondere per un’istante Sirius, che subito però si ridestò e rispose, rabbioso

«Perché mi guardi con quella faccia?»

«Beh, ho solo questa purtroppo… E tu, invece, perché quando Mary ti ha respinto avevi quella faccia?»

Sirius sbarrò gli occhi.

Che diavolo credeva di aver visto, adesso?

Certo, Mary gli piaceva, eccome se gli piaceva, ma non riusciva a capire da tempo se fosse davvero interessato a lei più di qualsiasi altra ragazza. Così, quando Mary era caduta su di lui, ha diciamo approfittato della situazione per baciarla, magari avrebbe capito, magari avrebbe sentito qualcosa…

Sirius stava tardando a rispondere e non se ne rese subito conto. Remus lo guardava con sguardo malandrino e soddisfatto, mentre James aveva alzato un sopracciglio in sua direzione, dubbioso.

«Allora?» chiese Remus, impaziente

«Allora cosa?»

«Perché, quando Mary ti ha respinto avevi quella faccia?»

Sirius pensò di rispondere in modo generico, per cercare di deviare il discorso dato che quattro occhi erano puntati proprio su di lui.

Si finse poco interessato alla conversazione, si sedette sul divano accanto a James e disse, guardando altrove. «Che faccia…?»

Bingo.

Remus gioì interiormente per la domanda che gli aveva fatto quello sciocco del suo amico Sirius, era sicuro che gli avrebbe risposto in quel modo! E ci sperava non poco, dato che quella domanda implicava una sua precisa risposta…

«La faccia di chi ci è rimasto pesantemente male per esser stato respinto!» sibilò Remus, velenoso, che intanto si era avvicinato al viso di Sirius e l’aveva fissato negli occhi.

«Io non sono rimasto male proprio per niente! Non me ne frega niente di… quella!» rispose nervoso Sirius, mentre apriva un libro e cercava di coprirsi il viso con esso.

James guardò dubbioso Remus, che gli mimò dopo. James fece spallucce e decise di dedicarsi a Truffle, che lo guardava quasi indispettito in attesa delle sue carezze.

 ************************************************

«Ragazze, io scendo!» disse Marlene improvvisamente

«Perché, cara? Va tutto bene?» chiese Flora, una ragazza del settimo anno, grande amica di Alice.

Si trovavano tutte, tranne Mary e Lily, nel dormitorio di Flora, quella mattina, perché Alice aveva smarrito un nastro nero che le serviva, e aveva chiesto aiuto a Flora che di moda, a quanto pare, se ne intendeva.

Emmeline stava provando il suo vestito per il ballo e si guardava allo specchio, mentre Alice e Flora rovistavano tra gli accessori di quest’ultima, per cercare qualcosa di adatto per i capelli di Alice, che aveva già deciso di tenere legati.

«Oh, si! Vado giù in Sala Comune, vi aspetto lì.. va bene?» Mel annuì e Alice nemmeno sentì quello che aveva detto Marlene, dato che era in una furiosa modalità ballo.

«A più tardi allora, Lene!»

«Ciao Flora! A dopo, ragazze!»

La bionda, chiusasi la porta alle spalle, sospirò impercettibilmente. Aveva fatto bene Mary, quella mattina, a lasciare il dormitorio. Quando si parlava di feste, Alice e Emmeline diventavano intrattabili. Certo, anche a lei piaceva l’atmosfera del ballo. Adorava il natale e tutte le conseguenze che il periodo comportava. Adorava gli ornamenti, adorava le carole da cantare insieme, adorava i maglioni, adorava i giochi di società che si facevano fino a tarda notte, adorava stare con i suoi amici e la sua famiglia, adorava quel ballo che si svolgeva ogni anno a Hogwarts, prima delle vacanze…

Ma odiava, odiava a morte tutta quell’ansia dovuta all’attesa. Secondo lei, l’ansia molto spesso incute talmente tanto timore, che finisce per rovinare ogni aspettativa. Per questo cercava di vivere tutto quanto più serenamente possibile, anche se ultimamente sembrava non riuscirle…

Si sentì triste, improvvisamente.

Avrebbe voluto andarci con Remus a quel ballo, ma sapeva che Lily aveva bisogno di lui, in quel momento. Sapeva che lui l’aveva invitata, Marlene stessa aveva suggerito al ragazzo di farlo.

Conosceva Remus da molto poco ma, ogni volta che parlava con lui, si sentiva come se lo conoscesse da una vita. Era una persona dolcissima, divertente, intelligente e furba. E anche sensibile! Non esageratamente ma abbastanza da capire molte cose che spesso i ragazzi non comprendono.

E poi era anche piuttosto carino… Marlene represse una risatina e non sapeva di essere leggermente rossa in viso, quando arrivò all’ultimo gradino della scala dei dormitori che portava proprio alla sala comune.

 

«Oh! Ciao Marlene!»

A quella voce, Marlene sentì una fitta allo stomaco. Non si era assolutamente accorta di lui.

Remus stava seduto su un divano poco più in là, con lui Sirius Black e James Potter.

Marlene cercò di non darlo a vedere, ma non si aspettava di incontrare Remus proprio mentre pensava a lui. Così si stampò in faccia un sorriso, e alzò una mano in segno di saluto, mentre si sedeva ad un tavolino vuoto e tirava fuori un libro da leggere dalla libreria della Sala Comune.

 

 

«Rem, vai! Che aspetti?» disse James a bassa voce all’amico, che sembrava imbarazzato.

«Ma…Ma sta leggendo!» rispose Remus

«Avanti Lunastorta, tira fuori un po’ di coraggio da Grifondoro… Si vede da lontano un miglio che ti piace! Ah, per la cronaca! Ti sta guardando... proprio adesso!» disse spiccio Sirius, mentre si alzava dalla poltrona. Remus dapprima balbettò, poi guardò James che gli annuiva convincente.

«Eehm… Sirius? Andiamo giù? Così il nostro Remus potrà liberamente fare ciò che… desidera» disse James sorridente, poi afferrò un ghignante Sirius per un braccio e lo trascinò con sé, fuori dalla Sala Comune.

«Pff… maledetti…»  sussurrò Remus, che intanto si era alzato ed avvicinato a Marlene, con un sorriso incerto stampato in faccia. Arrivò al tavolo di lei, ma la bionda non si era accorta della presenza di Remus.

Quest’ultimo si schiarì la gola, e questo gesto fece sobbalzare non poco Marlene.

«Oh! Ciao Remus, mi dispiace, non ti avevo visto…»

«Ciao Marlene, figurati! Mi dispiace di averti spaventata…»

La bionda annuì rassicurante, e continuò

«Beh, che aspetti? Siediti!»

Remus annuì sorridente e si sedette proprio di fronte a lei. Adesso cosa avrebbe detto? Non si era preparato nessun discorso, non aveva idea di cosa chiedere…

«Allora, come procedono i preparativi per il ballo?»

Merda.

Perché aveva tirato fuori quell’argomento?

E se Marlene avesse trovato un accompagnatore e gli avesse sbattuto in faccia la notizia?

 Avrebbe voluto davvero invitarla ma… Lily aveva bisogno di lui.

Marlene alzò la testa dal suo libro e fece spallucce, come se fosse annoiata dalla domanda.

«Beh… non ci sono ancora andata e già non vedo l’ora di tornarmene in dormitorio…»

«Oh… Beh, non hai un accompagnatore?» chiese Remus, tremante.

Marlene fece un mezzo sorriso, anche se in realtà interiormente rideva a crepapelle per l’aspetto terrorizzato di Remus. Sembrava teso, e impaurito dalla risposta che avrebbe potuto darle.

«Ecco… diciamo che ho scelto di non andarci con nessuno… Starò con Mary»

«Beh ma… ecco, se vuoi… Potete unirvi a me e Lily! Insomma, è la mia migliore amica, non siamo una coppia… Aveva… aveva bisogno di me, lo sai…»

Marlene poggiò improvvisamente una mano su quella di Remus, come per rassicurarlo. Stava balbettando e sul suo viso c’era un leggero rossore.

Era molto tenero, Lene pensò che si stesse giustificando per non averla invitata… e si sentì felice, improvvisamente, perché a quanto pare non era l’unica a volerlo con sé, quella sera.

«Staremo con voi allora…» Lene sorrise a Remus, che sembrava imbarazzatissimo ma si sforzò di ricambiare il sorriso di lei.

Scostò la mano da quella di lui, e tornò a sfogliare il suo libro anche se lo guardava sorridendo di sottecchi, mentre Remus si guardava intorno.

Tornò a fissarla, e in quel momento fu sicuro di una cosa.

Era bellissima.

Ciaaaaao a tutti voi!!!! :3

Ecco il nuovo capitolo! Personalmente, devo dire che il contenuto (la trama, più che altro) mi piace tanto, ma non credo di poter dire lo stesso del modo in cui è scritto. Ho cercato di aggiustarlo ma ne è venuto fuori un pastrocco :/

Spero vi piaccia!

Grazie a this is magic_lovefirehp, BlueParadise, Ele12, Cara Black_16, lettriceappassionata, M_Padfoot e la new entry Fremiona_Tirivispi per aver recensito lo scorso capitolo! Siete meravigliose, grazie <3

Nel prossimo capitolo vedremo la reazione di Mary al bacio di Sirius (non ve lo aspettavate, eh?) e tante, tantissime altre cosette!

Un abbraccio, Marauder11

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Capitolo 24
*** Capitolo Ventiquattresimo - Turbine di emozioni ***


Capitolo Ventiquattresimo - Turbine di emozioni

 

Una tempesta.

Il gelo e il calore allo stesso tempo la avvolgevano, mentre saliva in tutta fretta le scale che la separavano dal dormitorio femminile del sesto anno. Non sapeva nemmeno lei descrivere quello che stava provando, le sensazioni che la stavano assalendo, ma fu grata a sé stessa per aver interrotto quel contatto prima di tradirsi e mostrare il panico che le attanagliava le viscere.

Sapeva che dietro quella porta avrebbe trovato le sue amiche che, una volta esaminata la sua faccia, l’avrebbero sommersa di innumerevoli domande, e si sarebbero preoccupate per lei.

Ma non aveva altra scelta, non poteva certo riscendere al piano di sotto, dato che sentiva ancora le voci dei malandrini che parlavano tra di loro. Se fosse scesa in quello stato, sicuramente si sarebbe cacciata nei guai, dato che avrebbe sicuramente insospettito i malandrini. Per cosa poi? Per un turbine di emozioni che nemmeno lei sapeva descrivere.

Così sospirò e decise di aprire la porta davanti a sé. Il dormitorio apparentemente vuoto dato il silenzio che lo avvolgeva, ospitava in realtà una sola persona. Mary si ritenne fortunata in quel momento, quando vide Lily chinata ad allacciarsi le scarpe. C’era solo lei, almeno così sembrava, ed era l’unica tra tutte che voleva in quel momento vedere. Certo, se avesse potuto scegliere, avrebbe di certo preferito non vedere proprio nessuno e tuffarsi sul suo letto, a riflettere e ponderare fino allo sfinimento sul senso di tutto quel turbinio di emozioni che l’aveva inghiottita da quando aveva sfiorato quelle maledette labbra.

Lily però, era sicuramente l’alternativa meno dolorosa al suo desiderio solitudine. Era l’unica in grado di capirla appieno, l’unica che non l’avrebbe mai fatta sentire a disagio, non l’avrebbe giudicata.

Se avesse dovuto scegliere la persona più adatta per sostenerla in qualsiasi situazione, Mary avrebbe scelto sempre e subito Lily. Lei era la persona ideale, se così si poteva dire.

 

Era rimasta impalata oltre la porta che aveva richiuso distrattamente alle sue spalle. Era entrata nel suo dormitorio finalmente, ma non era riuscita a fare alcunché. Lily, che l’aveva vista entrare, si era insospettita per tutto quel silenzio e quella staticità, che non stavano mai nello stesso posto in cui stava Mary MacDonald, mai.

Alzò appena la testa quando incontrò lo sguardo perso dell’amica e, non appena ebbe finito di fare un fiocco alla slinga della sua scarpa, si alzò preoccupata e si diresse verso di lei, cercando intanto di trovare le parole giuste per spingerla a parlare e ad esprimersi. Quando Mary aveva esattamente quella faccia, nessuno riusciva mai a farle spiccicare una parola o a calmarla. Qualcosa l’aveva letteralmente sconvolta.

«Mary?» Lily pronunciò con delicatezza il nome della sua migliore amica, che sembrò accorgersi improvvisamente della presenza di Lily. Il suo sguardo rimase vacuo, i suoi occhi sbarrati.

Con movimenti lenti e meccanici, si diresse verso la finestra e si sedette allo stesso modo sul davanzale.

Adesso fissava un punto imprecisato nella stanza. Lily fu paziente e, sebbene avesse deciso appena pochi minuti prima di scendere giù in Sala Comune, si sedette sul letto più vicino a dove stava lei, quello di Emmeline, con il viso rivolto verso l’amica, in attesa.

Mary non seppe dire quanti minuti erano passati ma, quando alzò lo sguardo per vedere se Lily era ancora lì, la vide immobile, intenta a scrutarla con la testa leggermente piegata su un lato.

Sorrise. Non per felicità o per gratitudine, ma perché avrebbe potuto scommettere qualsiasi cosa, ma Lily non se ne sarebbe mai andata di lì senza una spiegazione.

«…Hey» disse Mary in un sussurro, rendendosi conto solo dopo aver pronunciato quell’esclamazione che non aveva mai detto niente di così stupido e assolutamente inappropriato al contesto.

Lily capì però, grazie a quella reazione di Mary, che adesso era pronta per parlare così si alzò, e si diresse lentamente verso Mary. Si sedette per terra, esattamente di fronte a lei, e intercettò il suo sguardo incerto.

«Non c’è nessuno, le ragazze sono salite su da Flora, Alice aveva bisogno di non so ché… Mi hanno detto che ci rivediamo direttamente in Sala Grande all’ora di pranzo, quindi nessuno ci disturberà. Dimmi tutto, Mac»

Mary in quel momento fu immensamente grata a Lily, per un preciso motivo. A volte era fermamente convinta del fatto che Lily le leggesse nella mente, tanto sapeva anticipare esattamente le sue domande e chiarire i suoi dubbi. Forse era per questo che la capiva meglio di chiunque altro, come nessun altro. Perché la salvava sempre dalle domande o risposte scomode.

Mary si sistemò accanto all’amica, si sfregò le mani e iniziò a raccontarle quello che le era successo poco prima.

«Ti è… mai capitato di rimanere completamente scioccata per un gesto fatto da una persona che… ti era fino a poco prima indifferente?»

Mary fece quella domanda a Lily con un’ingenuità e una dolcezza tale, che Lily credette di avere di fronte a sé improvvisamente una bambina, desiderosa di scoprire qualcosa di estremamente banale e complicato allo stesso tempo. Lily si portò le ginocchia al petto, guardò un punto indefinibile all’interno della stanza e sorrise.

«Beh… potrei dirti di no?»

Mary rise, in effetti non poteva. Per un attimo ebbe l’impressione che l’amica stesse pensando a James.

«Avanti, Mary, dimmi cosa succede…» chiese Lily all’amica, che intanto si era imbambolata. Mary improvvisamente si riscosse, fissò il pavimento e, in un gesto meccanico, rispose

«Sirius… voglio dire, Black mi ha baciata, Lils…»

Lily non poté non sgranare gli occhi per lo stupore, ma si sforzò di non commentare. Sapeva che se avesse interrotto Mary per qualsiasi motivo, questa si sarebbe immediatamente chiusa in sé stessa e non avrebbe parlato. Così tacque, contro ogni sua volontà.

«Sono…sono accidentalmente caduta su di lui e… mi ha baciata, ma io l’ho respinto. Era assolutamente ovvio che l’avrei respinto, non l’avrei certo lasciato fare. Lui gioca con le ragazze e sai anche tu quanto io detesti il suo modo meschino e assolutamente menefreghista di approcciarsi con il sesso femminile.

Per questo principalmente l’ho respinto…» Mary si fermò e alzò la testa, incrociando lo sguardo di Lily che la guardava attentamente. Dopo un lieve cenno del capo della testa rossa, Mary continuò, adesso sembrava infuriata piuttosto che incerta.

«Però io, diamine! Non so spiegarmi perché questo suo gesto mi abbia sconvolta così tanto. Insomma, non mi è mai importato niente di lui, no? L’ho sempre disprezzato e ignorato… Beh, magari non sempre ignorato, va bene… Ma non ho mai pensato a lui come qualcuno che potesse sconvolgermi così tanto con un così semplice gesto. C’è da aspettarselo, no? Che uno così magari ci prova con te… Oltretutto, non è certo il mio primo bacio; mi è capitato diverse volte di baciare qualcuno per sbaglio o per scherzo, e in nessuno di questi casi sono rimasta così tramortita da quest’azione ma… Questa volta…»

«Questa volta qualcosa ti si è mosso dentro…»

«Esatto. Ma non capisco che cosa… Sicuramente all’inizio ho provato tanto stupore e successivamente rabbia, perché non avrei mai voluto che le mie labbra incontrassero le sue, nemmeno per un istante. Poi ho avvertito una confusione che mi sommerge ancora adesso… Che diavolo mi prende, Lils?»

Lily sorrise spontaneamente alla sua migliore amica che le stava chiaramente chiedendo aiuto e si prese qualche minuto per riflettere, prima di risponderle. Non sapeva davvero cosa dirle e non capiva nemmeno bene ciò che provava Mary… Quel contatto le aveva fatto perdere il senno per una manciata di minuti, e adesso la stava affliggendo… Ma perché?

«Mary, io credo che le tue domande non troveranno subito delle risposte… Non adesso, comunque, che sei ancora troppo scossa. Capirai meglio cosa ti ha spinto ad agire in un certo modo quando avrai messo a posto le idee e quando lo rivedrai, sicuramente. L’unica cosa che adesso posso affermare, credo, è che tu, che fino ad oggi ti sei sempre vantata del fatto di essere completamente indifferente a quell’imbecille di Black, beh, adesso non lo sei più»

Lily aveva detto quelle semplici parole con tanta lentezza, che Mary aveva potuto digerirle bene appieno e ne aveva colto il vero senso. Adesso però, un senso di angoscia la avvolgeva; non riusciva a venire a capo di quella situazione che si era creata, e più di tutto non capiva come poteva starsene lì, immobile, a meditare su quell’azione che dopo tutto, non sembrava averle fatto male. No, non le aveva fatto del male, aveva svegliato semplicemente una parte che non conosceva di sé stessa.

Mary era sempre stata una ragazza fredda, distaccata. Agiva sempre a mente fredda, meditava bene su quello che faceva. Era una maniaca del controllo, e per la prima volta si era sentita in un certo senso debole.

Numerose sensazioni l’avevano avvolta per la prima volta, e si erano accavallate dentro di lei cercando di prendere il sopravvento, l’una sull’altra... Non si era accorta che un’altra sensazione adesso la stava avvolgendo: la fame. Il suo stomaco stava brontolando, e stava facendo davvero un gran chiasso, in mezzo a tutto quel silenzio. In effetti non era scesa in tempo per fare colazione e, senza accorgersene, era già quasi ora di pranzo. Lily si alzò e le porse una mano per aiutarla ad alzarsi.

«Vieni giù con me Mac o vuoi stare ancora qui a torturarti mentalmente? Lo sai, lo sai che hai bisogno di distrarti e di allontanarti dalla situazione per poterci vedere chiaro, per riuscire analiticamente a risalire alla soluzione che cerchi… E non puoi certo farlo a stomaco vuoto, no?» le disse Lily, con tono solenne mentre sorrideva. Mary le sorrise di rimando e, ancora una volta, si trovò d’accordo con la sua migliore amica e la seguì, oltre la porta del dormitorio, senza alcun motivo che la spingesse ad agire diversamente.

 

 

James Potter, che stava seduto al tavolo di Grifondoro alle tredici e trenta esatte mentre il sole era ben alto in cielo, guardava di sottecchi Sirius Black, il suo fedele compare di avventure e sventure, mentre giocherellava con il cibo e aveva lo sguardo perso nel vuoto. Remus Lupin, di fronte ai due, osservava James, nella speranza che prima o poi incrociasse il suo sguardo, per comunicargli chissà che cosa. Dato che questo sembrava avere occhi solo per Sirius, Remus cercò con gli occhi qualcun altro. Marlene, Alice ed Emmeline erano sedute qualche posto più in là, e parlottavano serenamente tra di loro, mentre mangiavano. Si soffermò più del dovuto ad osservare la prima sorridendo, e questa, che si accorse dello sguardo di Remus posato su di lei, si voltò in sua direzione e gli sorrise di rimando. Remus non resse a lungo lo sguardo della Grifondoro, e subito volse il suo sguardo verso due figure che stavano facendo il loro ingresso proprio in quel momento in Sala Grande.

La prima, sembrava stranamente serena. E sembrava sorridere sincera; il che non accadeva da un po’ di tempo. La seconda, invece, sembrava infastidita da qualunque cosa la circondasse, aveva indossato la sua migliore maschera di indifferenza.

La prima era una rossa, la seconda una bionda.

Lily Evans e Mary MacDonald avanzavano spedite a fianco della tavolata di Grifondoro in cerca di due posti liberi, che a quanto pare non c’erano. Remus alzò una mano in loro direzione, che Mary subito vide e immediatamente fece un cenno a Lily, che incrociò subito lo sguardo di Remus e sorrise, di nuovo, sinceramente. Le due notarono che accanto a Remus infatti, c’era un po’ di spazio e, facendosi un po’ più stretti, ci sarebbe stato spazio a sufficienza per tutti e tre.

Lily avanzava con Mary alle calcagna e presto si diresse verso Remus e gli scoccò un bacio sulla guancia, in segno di saluto. Salutò con un lieve cenno del capo anche Sirius e James. Il primo ricambiò con un borbottato «Ciao Ev…» inspiegabilmente freddo, mentre il secondo ricambiò con un cenno del capo indifferente, e immediatamente Lily sentì freddo. Non appena Lily si sedette, sbucò da dietro di lei la figura di Mary, che si rivolse a Remus

«Beh, grazie Remus, altrimenti mi sa che avremmo dovuto mangiare a terra oggi…»

Remus rise leggermente in sua direzione e cercò di rompere il ghiaccio, iniziando a parlare.

«Come mai così in ritardo a pranzo oggi, ragazze?»

«Ecco, io…» disse Mary, confusa, non sapendo cosa dire. Fu salvata da Lily che immediatamente sovrastò la sua voce e disse «Non mi ero ancora svegliata quando Mary è arrivata in camera, così mi ha gentilmente aspettata mentre mi preparavo, per poi scendere insieme a pranzo…» disse Lily, con disinvoltura. Remus annuì, quasi convinto che quella fosse l’unica spiegazione del loro ritardo ma decise di non approfondire, dato che non voleva mettere in imbarazzo Mary, che sembrava davvero impacciata. Che fosse rimasta sconvolta dal gesto di Sirius?

 

Mangiarono, parlando poco tra di loro. Questo era insolito fino a qualche settimana prima, quando venivano ripetutamente richiamati dalla professoressa McGranitt perché non facevano altro che ridacchiare sommessamente a tavola, infastidendo tutti. Ma adesso la tensione si avvertiva, tagliente e incontrastabile tra di loro. Non solo James e Lily avevano smesso di parlare amichevolmente da quando era successo tutto quel trambusto, adesso nemmeno Sirius e Mary sembravano intenzionati a fare conversazione! Questo metteva Remus in una situazione di terribile disagio, tanto che si ritrovò a rimpiangere i vecchi tempi, in cui tutti e quattro litigavano, il che era odioso e sfiancante, ma almeno spiccicavano qualche parola, dannazione!

James si alzò per primo dal tavolo, dato che il cercatore di Grifondoro gli aveva fatto cenno di volergli parlare. Così si congedò, senza troppe cerimonie, ma non si accorse che Lily lo aveva osservato tutto il tempo, dato che era troppo impegnato a non guardare dalla sua parte.

Dopo che James se ne andò, Lily sospirò, si alzò e si diresse verso Alice che la chiamava da lontano anche lei da un po’, con sguardo di supplica. Remus fermò Sirius e Mary che senza volerlo si stavano alzando simultaneamente per abbandonare anche loro la tavolata, dato che il silenzio si stava facendo opprimente.

«Alt!» aveva detto, facendo ai due cenno di fermarsi con una mano. Per la prima volta dal momento del bacio, i due si scrutarono curiosi negli occhi, e poi guardarono Remus.

«Che c’è, Remus?» chiese Mary dubbiosa

«Non so voi, ma io non posso più vedere quei due evitarsi come la peste… Dobbiamo assolutamente escogitare qualcosa»

Quando Remus aveva fermato Sirius che stava cercando di scappare, il panico l’aveva quasi travolto. Aveva paura che li mettesse uno di fronte all’altra e che lo costringesse a fare le sue scuse a Mary per quello che aveva fatto prima. Con grande sollievo di Black, invece, le attenzioni di Remus erano rivolte a tutt’altro che a lui e Mary, per fortuna. Così si sedette, finalmente sorridente e sinceramente interessato al discorso.

«Che hai in mente, Lunastorta?»

Così parlarono tutti e tre fitto fitto, e dopo circa mezz’ora si alzarono dalle panche con la stessa espressione compiaciuta dipinta sul viso.

 

 

La Sala Grande era magnifica, quella sera. Tutte e quattro le tavolate erano scomparse, e l’avevano resa ancora più immensa. Una pista da ballo dalla forma circolare era posizionata al centro della Sala, e ai lati, sotto alle finestre, tanti piccoli tavolini tondi erano circondati da delle sedie. Lily non poté fare a meno di stupirsi quando aveva visto in fondo alla sala un enorme albero di natale addobbato con molti festoni, che riportavano i colori delle case. Anche le luci, coloratissime, si accendevano alternativamente. Verde, rosso, giallo e blu. Questi erano i colori che regnavano in assoluto quella sera in Sala Grande. Immediatamente si volse verso Remus, che aveva sul viso la stessa espressione di stupore e di felicità che aveva Lily. Si girò verso di lei e le sorrise

«Lils, questo abito ti sta d’incanto!» Lily arrossì al complimento dell’amico e rispose «Anche tu non sei davvero niente male stasera, Rem»

Entrambi si avviarono all’interno della Sala Grande per cercare dei visi amici a cui unirsi. Remus sapeva già dove avrebbe trovato i suoi amici; al tavolo delle bibite. E infatti, quei tre, erano già intenti a sorseggiare ogni numerosa bottiglia che gli capitava a tiro, e a scambiarsela mentre ridevano sommessamente. Sperava che Sirius si ricordasse del fatto che non avrebbe dovuto permettere a James di ubriacarsi. Si guardò intorno, in cerca di Mary, che a quanto pare era intenta a parlottare con Emmeline e Marlene mentre tutte e tre lanciavano occhiatine alla coppia dell’anno: Alice e Frank, che si erano già buttati in pista e danzavano abbracciati. Sorrise, vedendo almeno loro felici e spensierati. Lily lo trascinò quasi immediatamente in direzione delle ragazze. Remus constatò che erano tutte e tre molto belle, quella sera. Anche se lui aveva occhi solo per Marlene che, per l’occasione, indossava uno splendido abito lungo rosso, con la scollatura a cuore, e portava i capelli biondi raccolti in una crocchia che lasciava sfuggire qualche boccolo qua e là.

«Marlene…»

Remus notò le guance della Grifondoro tingersi di rosso, quando lui aveva pronunciato il suo nome. Sorrise impercettibilmente, si avvicinò a lei e le fece il baciamano. Questa sembrò divertita dal gesto.

«Sir Lupin, sono lietissima di vederla…» Marlene aveva assunto un tono piuttosto fintamente aristocratico, che trasmise a Remus.

Lui rise cristallino, mentre guardava Lily allontanarsi più in là con Mary. Erano rimasti soli. Era il momento giusto.

Nel frattempo Lene si era seduta su una sedia posta proprio lì, alle sue spalle.

«Ahh, benedetta sedia!» si sfilò facilmente i tacchi dai piedi, e li poggiò vicino alla sua borsa, che aveva poggiato accanto alla sedia.

«Fanno così male, quelle scarpe?» disse Remus con tono di sfida. Marlene assottigliò gli occhi.

«Vuoi provare?»

«Oh, certo che no!» disse Remus alzando le mani, in segno di resa. Rise, e trascinò ancora una volta Marlene nella sua risata.

E’ ora. Diglielo ora!

Un paio di volte aprì la bocca in direzione della bionda, ma non aveva emesso alcun suono. Il panico lo stava assalendo, perché diavolo era così difficile invitarla  a ballare?

«Remus, c’è qualcosa che non va?»

Marlene, che aveva notato lo sguardo preoccupato e teso di Remus, si era nel frattempo alzata, e avvicinata all’amico.

Lui si ridestò e si sentì in colpa per averla fatta preoccupare.

Notò che Sirius, alle sue spalle, lo guardava da lontano. Osservò per un attimo l’amico, e questo dapprima gli sorrise, poi annuì come per infondergli coraggio. Quel cagnaccio era più perspicace di quello che pensava.

Sentì una scarica elettrica attraversargli il corpo, quando incrociò lo sguardo di Marlene, che lo stava trafiggendo. Si sentì coraggioso, e approfittò subito di quell’ondata di sicurezza che l’aveva avvolto.

«Beh, mi chiedevo se ti andasse di ballare con me, Lene…»

Lei gli sorrise, i suoi occhi adesso brillavano. Guardò le scarpe, e sospirò al pensiero di rimetterle.

«Sai che non devi per forza metterle, nessuno vedrà che sei scalza, McKinnon… »

Marlene si guardò il vestito e constatò che, effettivamente, dato che il vestito aveva uno strascico abbastanza lungo, nessuno avrebbe visto che era scalza.

«Ma si dai, chissene importa! Andiamo?» disse lei, afferrando la mano di Remus improvvisamente. Questo sussultò, ma immediatamente fu più tranquillo.

Quando raggiunsero il centro della pista, si diffuse una musica lenta.

Un turbine di emozioni avvolse i due danzanti, emozioni incomprensibili quanto intense.

Si guardarono, e in un attimo il silenzio fu carico di pensieri che le parole non avrebbero potuto esprimere.

 

 

Alle undici in punto, Remus fece cenno a Mary che stava ballando qualche metro più in là con James mentre entrambi ridevano, e questa subito inscenò una fitta improvvisa alla caviglia, che per poco non fece morire dal ridere Remus, tanto questa era stata brava a fingere l’improvviso malore.

Marlene si era allontanata per stare un po’ con Mary, che sembrava giù di corda.

Lui invece, si diresse verso Lily che parlava con Sirius e le disse che aveva dimenticato in dormitorio il regalo che aveva comprato per Marlene e che, prima di consegnarglielo, voleva assolutamente farglielo vedere per avere un parere dalla sua migliore amica. Questa si mostrò subito felice ed eccitata all’idea di aiutarlo, così lo seguì fuori, in corridoio. Remus gli disse che il trucco si era leggermente sbavato sull’occhio destro, così da provocare quasi istantaneamente una crisi a Lily che, di conseguenza, chiese a Remus di fare prima una deviazione in bagno. Abboccata.

 

Mary, nel frattempo, si era fatta accompagnare in infermeria da un James piuttosto preoccupato, che aveva bussato alla porta di Madama Chips con molta impazienza. Tutta quella situazione a Mary risultava piuttosto buffa tanto che aveva rischiato di ingannarsi, facendosi scoprire mentre rideva sommessamente, ma si sforzò di reggere il gioco perché avrebbe sicuramente funzionato, ed era assolutamente necessario che funzionasse. Doveva assolutamente perdere almeno dieci minuti per dare a Remus il tempo di raggiungere la Torre. Al primo segnale, avrebbe chiesto a James di accompagnarla su.

 

Lily, che nel frattempo era uscita dal bagno più tranquilla convinta di essere in buono stato adesso (come se non lo fosse già stata prima di entrare), prese a braccetto Remus e si diressero insieme in fretta verso la Torre di Grifondoro, e subito dopo nei dormitorio dei malandrini e di Frank.

Lily si sedette su un letto a caso (che era quello di James, ma lei non lo sapeva), e attese Remus che fingeva di rovistare nel suo baule, in cerca del regalo di Marlene. Lily cominciò ad essere impaziente; dopo dieci minuti di attesa chiese a Remus, senza fargli pesare il fatto che si stesse annoiando «Trovato?»

«No Lils, non riesco proprio a trovarlo!» Lily si volse dispiaciuta verso il suo migliore amico, stringendo il labbro inferiore con i denti e inclinando la testa su un lato. Voleva dire a Remus che non importava, glielo avrebbe mostrato un'altra volta, che adesso voleva scendere giù ma non ebbe il coraggio di farlo. Remus non l’avrebbe sicuramente contraddetta ma non voleva togliere al suo migliore amico il piacere di mostrarle adesso quel regalo, dato che era tanto importante per lui ricevere un parere dall’amica.

Improvvisamente Remus fu colto da un’illuminazione, si alzò e batté le mani, esclamando «Ah, Merlino!»

Lily lo guardò confusa e gli chiese, gentilmente «Cosa c’è adesso, Rem?»

Remus si diresse verso l’amica e iniziò a spiegarle brevemente che si era dimenticato di aver nascosto il regalo giù in Sala Comune in mezzo alla legna per il fuoco, per non farlo vedere ai suoi amici che l’avrebbero preso in giro fino alla morte. Chiese a Lily di aspettarlo lì immobile e questa, seppur confusa e insospettita dal comportamento dell’amico, non osò rifiutare e annuì. Osservò il dormitorio maschile di Grifondoro e pensò che quella era l’unica volta in cui era salita fin lassù ed era rimasta da sola. Provò ad indovinare a chi appartenesse ogni singolo letto, ma non sapeva di essersi sbagliata così tanto sull’idea che si era fatta dei ragazzi. Pensava di essere seduta sull’ordinato letto di Frank, accanto alla finestra più grande, e invece era proprio seduta sul letto dell’inverosimilmente ordinato James Potter. Contemplò per un momento la luna, che si intravedeva perfettamente dal punto in cui stava Lily, attraverso la finestra. Era ancora alla sua prima fase,  e brillava bianca nel cielo, circondata dalle stelle.

 

Si riscosse e spaventò quando qualcuno entrò nel dormitorio con violenza, sbattendo la porta dietro di sé. Lily vide un paio di occhiali scintillare nel buio della stanza e, nello stesso istante, James si rese conto della presenza della rossa e sbiancò.

«Evans, che ci fai qui?» chiese James sospettoso, notando allo stesso tempo che Lily stava seduta proprio sul suo letto.

Lily rispose imbarazzata, abbassando la testa «Beh, ecco… Remus è sceso giù a prendere una cosa che voleva mostrarmi e mi ha detto di aspettarlo qui, per questo io…»

Uno scatto della serratura fece girare entrambi verso la porta, che ebbero lo stesso sospetto. James, che era più vicino alla porta, si avventò praticamente su di essa e, quando si accorse che era chiusa a chiave, iniziò ad agitarsi e a sbattere i pugni sulla porta, per attirare l’attenzione di qualcuno che, magari, sarebbe passato di lì in quel momento. Ma nessuno parve sentirli così James si appoggiò con la schiena contro la porta e scivolò, sedendosi con un piccolo tonfo a terra.

«Siamo rimasti chiusi dentro…» disse James, corrucciato, provocando a Lily un attacco di panico, involontariamente. Questa infatti subito si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro facendo volteggiare il suo lungo vestito qua e là e sospirando. D’improvviso si fermò ed esclamò «Alohomora, Potter!»

Subito James capì a cosa alludeva Lily e tastò le tasche dei suoi pantaloni, invano. Eppure era sicuro di averla posta un’oretta prima proprio dentro la tasca interna della sua giacca, ma questa sembrava essersi volatilizzata. James sbuffò e disse a Lily sconsolato «Uff, niente… Non ce l’ho… Eppure ero sicuro di averla con me, un momento fa! E la tua?»

Lily chiuse gli occhi un attimo come per invogliare il suo corpo a calmarsi, altrimenti sarebbe sicuramente esplosa.

«L’ho lasciata nel mio dormitorio, nel mio vestito non ci sono tasche e così…»

Dopo essersi entrambi svenati per un po’, capirono che non c’era verso di uscire di lì…

James così decise ad analizzare le venature del legno dei pavimenti, quasi volesse memorizzare ogni piccolo particolare. In realtà non gli importava proprio niente del pavimento, continuava a fissarlo solo per cercare di non guardare Lily, che era rimasta chiusa in stanza con lui. Che cosa avrebbe fatto? Cosa avrebbe detto? Sospirò, e Lily sembrò quasi intercettare i suoi pensieri.

«Com’è andata la tua serata?» chiese Lily timidamente, decisa a fare conversazione… Odiava quel silenzio assordante.

«Oh beh, così… e la tua?» chiese James con una punta di tensione nella voce.

«Lo stesso…» rispose Lily.

Stettero qualche minuto in silenzio, a riflettere su quello che avrebbero dovuto dire, finché Lily non si fece dinuovo coraggio e disse, con una punta di rabbia nella voce «Non trovi strano il fatto che siamo rimasti chiusi qui dentro e né Remus, tantomeno Mary si sono ancora fatti vedere?»

«Già, stavo pensando proprio a quello anch’io… Hanno messo su davvero un bel teatrino, quei due. Ci scommetto che c’è anche lo zampino di Sirius in tutta questa storia!» disse James risolutivo

«Beh, visto che ci siamo… Vorrei approfittarne per dirti che mi dispiace, Potter, per tutto quello che è successo tra noi qualche settimana fa… Sono stata forse troppo severa con te…» Per la prima volta da quando era entrato in quella stanza, James ebbe il coraggio di alzare lo sguardo e guardare Lily dritto negli occhi, con stupore. Si ridestò in fretta e rispose

«Beh, avevi ragione… Mi sono comportato da schifo, non sai quanto mi dispiace…»

Lily sorrise timidamente e lo interruppe in fretta, dicendogli «E’ tutto passato ormai… però, ecco… devi capire che per me adesso è difficile tornare a fidarmi di te come stavo iniziando a fare»

James continuò a fissarla, senza preoccuparsi dello sconforto che lo stava assalendo in quel momento, senza curarsi di non mostrare quanto ci stava male; non lo fece per provocare pietà in Lily nei suoi confronti, no. Voleva affrontare la realtà di petto, e non se ne sarebbe stato ancora lì, seduto a testa bassa.

Lily notò sicuramente la sua espressione facciale a dir poco dispiaciuta, così quando riparlò, il suo tono si incrinò di un poco.

«Ti… Ti perdono, Potter. Ma non me la sento di essere di nuovo tua amica, almeno per adesso, va bene?» gli chiese Lily, con voce flebile che però non ammetteva repliche. James dapprima annuì, poi provò a controbattere iniziando con un timido “ma”, che fu subito interrotto da Lily, che scosse dispiaciuta la testa e gli disse, con tono autorevole « Puoi scegliere di accettarle oppure di continuare ad ignorarci come abbiamo fatto fino ad ora, spingendo i nostri amici a preoccuparsi per noi e ad organizzare addirittura queste sceneggiate pur di farci parlare… Io però non ci sto, Potter, non mi va proprio di stare male e di far stare male anche gli altri, non è così anche per te? Io… voglio lasciarmi tutto alle spalle»

Il tono di James divenne da triste e chiaramente sorpreso a freddo e distaccato, e rispose con un secco «Certo, Evans. Come vuoi» senza aggiungere altre parole.

Lily notò il cambiamento di tono di James e si chiese se non avesse commesso un grave errore negandogli una possibilità. Si era già pentita di quello che gli aveva detto, ma non poteva ritornare sui suoi passi. Sentiva che qualcosa si era rotto tra di loro, definitivamente, così abbassò il capo e cominciò a fissarsi le mani, con il volto imbronciato.

James, che aveva visto l’espressione triste e pentita sul viso di Lily, si era infuriato, più con sé stesso che con lei che aveva preso decisioni per tutti e due, dato che la colpa era tutta sua. Tuttavia finse di non curarsene, così cominciò nuovamente a picchiare i pugni sulla porta, stavolta urlando con tutto sé stesso e con più violenza, sfogandosi inconsapevolmente

«APRITE QUESTA MALEDETTA PORTA!»

 Lily si spaventò per il tono violento che aveva assunto Potter. Non si ricordava di averlo mai visto così arrabbiato. Era arrabbiato per colpa sua… Aveva sbagliato tutto, TUTTO. Ma adesso non poteva più rimediare.

Quando aveva deciso, giorni prima, di dire a Potter che lo perdonava ma non voleva avvicinarsi a lui nuovamente, la sua non le era sembrata affatto una decisione sbagliata. E si era sentita addirittura risollevata mentre aveva detto a James che lo perdonava ma per il momento non se la sentiva di fidarsi di lui nuovamente. Non aveva escluso con il suo discorso infatti, il fatto che potessero tornare ad essere amici, magari più in là però, quando lei sarebbe stata pronta.

Ma dopo aver visto gli occhi di James che erano colmi di tristezza, si era sentita egoista. Capì che aveva pensato solo a quello che era meglio per sé stessa. Voleva scrollarsi di dosso il peso di James sulla coscienza, di quel Potter che la guardava ogni giorno e cercava di parlarle e lei, puntualmente, lo zittiva. Così aveva capito che perdonarlo era infondo la scelta più giusta, anche perché James dopo tutti i tentativi che aveva fatto, sembrava più che pentito del suo errore. Però Lily era stata anche vigliacca, nel prendere la sua decisione. Non solo egoista, no. Anche vigliacca. Perché non aveva mai pensato a come avrebbe potuto sentirsi James di fronte alla sua decisione di tenerlo comunque lontano da lei, e aveva deciso di non ascoltarlo per paura di perdere la sicurezza nella sua voce durante quel discorso che aveva ormai imparato a memoria, per paura di farsi convincere da lui ad agire diversamente. Aveva paura che lui potesse colpirla e potesse mostrarsi di nuovo quel James che aveva visto durante le loro esercitazioni, quel James buono, ragionevole e spensierato che tanto l’aveva impressionata. Per questo non aveva avuto il coraggio di lasciarlo semplicemente parlare… Così lei aveva continuato il suo discorso, imperterrita, ignorando gli evidenti segni di James di voler intervenire nella conversazione per cercare di rimediare ancora una volta, e farle cambiare idea. Lei aveva continuato, sicura delle sue convinzioni, fin quando non lo aveva guardato negli occhi quella sera, e aveva visto quanto era triste e arrabbiato. Infondo James, del perdono di Lily non se ne faceva niente, se questa non le dava un’altra possibilità per rimediare. E Lily si sentì schifosamente in colpa per tutto questo, e per la prima volta si sentì davvero piccola piccola e inferiore. Chi diavolo era lei per giudicare così le persone senza averle ascoltate, chi era lei per dare sentenze? Lei, che fin da piccola dai suoi genitori quando litigava con sua sorella, si era sempre sentita dire che era giusto dare un’altra possibilità alla gente che sbagliava perché TUTTI possono sbagliare. In quel momento, se l’avessero vista, non sarebbero di certo stati fieri di lei. E nemmeno lei lo era perché era stata egoista, vigliacca e ingiusta... Chinò il capo e si coprì il viso con le mani, cercando di non pensare alle urla di James, che era chiaramente furioso, ancora davanti a lei.

 

Non appena Mary aprì la porta con fare tranquillo e quasi sorridente, convinta del fatto che la missione era sicuramente riuscita, la sua espressione mutò notevolmente quando vide Lily seduta a capo chino con la testa tra le mani, e James furioso e frustrato insieme. Entrambi, a testa bassa, uscirono dal dormitorio come due razzi, lasciando la bionda con gli occhi sbarrati e un’espressione sconsolata sul volto.

Ehm, ciao a tutti :'D Beh, se non mi avete ucciso l'altra volta, quando ho fatto litigare Lily e James, sono sicura che lo farete stavolta! 

Eheheh... D:

Grazie a M_Padfoot, Fremiona_Tirivispi, lettriceappassionata, this is magic_lovefirehp, Cara Black_16 per aver recensito lo scorso capitolo, grazie davvero per il vostro sostegno!!!

Alla prossima, Marauder11

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Capitolo 25
*** Capitolo Venticinquesimo - Anno nuovo, vita vecchia ***


Capitolo Venticinquesimo – Anno nuovo, vita vecchia.

 

“Ciao Lils,

come stai? Beh io intanto ci tenevo ad augurarti buon natale,

 anche se sono sicuro che il mio gufo non arriverà in tempo,

in quanto ultimamente sta iniziando a perdere il senno e credo

proprio che si perderà di nuovo, proprio come l’altro giorno,

quando ho mandato un messaggio a Petey e non appena ci ha raggiunti oggi

qui da James, mi ha detto che non aveva ricevuto proprio un bel niente, ma io ci

provo lo stesso a scriverti, chissà, magari questa volta la mia lettera arriverà da te.

Mi sa che mi sto già dilungando troppo… Come stai? Durante il viaggio

In treno mi sei sembrata davvero giù di morale, ma non ho voluto chiederti niente …

Ma dimmi piuttosto, come sta andando con Petunia? Avete già litigato?

 Hai già ricevuto qualche regalo?  Beh, se guardi in fondo alla busta

(sempre sperando che non si sia perso per strada), noterai che c’è qualcosa

Per te da parte mia, spero ti piacerà.

Attendo una tua risposta, Lils.

 

Buon Natale e buone vacanze! Ci rivediamo presto

Buon Natale anche da parte mia, EV! –S

 

Ps. Perdona quel rompiscatole di Sirius, non può fare a meno di impicciarsi nelle lettere altrui…

 

Con affetto, Remus.

 

 

Lily ripiegò la lettera ricevuta da Remus solo dopo averla letta attentamente circa tre volte, o forse quattro o cinque.

Remus non gli aveva proprio detto niente di quello che aveva fatto durante quelle vacanze come era solito fare; di solito le raccontava spesso di quello che combinavano i suoi amici, facendola ridere non poco, perché quei tre, per quanto tonti potessero essere, erano esperti in marachelle e guai tutti da ridere. Dal modo in cui aveva scritto, Remus sembrava chiaramente teso e insicuro, che fosse successo qualcosa di brutto? Però aveva detto che era da James, il che era straordinariamente ordinario, perché i Malandrini, almeno da quando Lily si era avvicinata a Remus, avevano sempre trascorso anche le vacanze insieme, come un’unica famiglia. Stabilì che avrebbe risposto più tardi alla lettera di Remus, che sicuramente sarebbe stato comunque felice di vedere una sua risposta anche se in ritardo, dato che per allora aveva sicuramente perso le speranze di ricevere una lettera della sua migliore amica. Essa era stata spedita il 25 di Dicembre, ed era arrivata tra le mani di lei solo adesso, che era il 3 di Gennaio.

Curiosa, si avventò sulla busta, e vide qualcosa luccicare attraverso la carta. Vi scrutò dentro e avvistò una catenina argentata con tanti piccoli ciondoli raffiguranti il sole, un piccolo giglio, un cuore e una farfalla. Era davvero un braccialetto bellissimo, e Lily fu felice di poterlo indossare. Sorrise quel giorno Lily, finalmente.

 

Le sue vacanze di natale non erano state per niente un gran ché, dato che Petunia non le aveva praticamente rivolto la parola, nemmeno una volta e nemmeno il giorno di natale. Così lei aveva optato per la sola possibilità di stare rinchiusa in camera, e questa decisione però piuttosto che rasserenarla, continuava ad abbatterla, dato che durante tutti quei giorni il suo pensiero fisso era stato James Potter. No, non era ancora riuscita a dimenticare la sua espressione delusa e arrabbiata; continuava a vederla ogni volta che chiudeva gli occhi, ogni singola volta. Da quel momento in poi aveva capito di aver fatto un enorme errore, irrimediabile. Aveva provato più e più volte a scrivergli una lettera, ma si era sentita patetica, vile e scorretta, perché dopotutto era stata proprio lei a dirgli di allontanarsi, quindi con che diritto adesso poteva rivolgergli la parola?

E poi perché si sentiva così in colpa? Che le importava, infondo, di Potter?

A questa domanda non aveva ancora saputo rispondere.

 

Mentre questi pensieri ingarbugliavano la sua mente, un altro gufo raggiunse la sua finestra e picchiettò sul vetro.

Era Giglio, il gufo di Mary. E Lily sorrise, ripensando che era proprio grazie a quel gufo se tanti anni prima si era legata a Mary così tanto; l’aveva sentita chiamare a gran voce il suo gufo per i corridoi del castello e l’aveva fatta voltare in direzione della bionda, perché credeva che stesse chiamando lei, dato che era abituata a sentirsi chiamare così spesso, da alcuni suoi amici babbani. Mary capì subito il malinteso ai tempi, e sorrise amichevole a Lily. Si avvicinò a lei iniziando a parlarle a ruota libera e raccontandole perché quel gufo si chiamava proprio Giglio, facendola ridere e scoprendo di avere un’intesa particolare con quella ragazza tanto vispa e chiassosa. Da quel giorno in poi, Lily e Mary, parlarono sempre di più e si ritrovarono sempre vicine, fino a diventare inseparabili.

 

Sorridendo, aprì la busta della sua migliore amica, e iniziò a leggere.

 

Ciao, Liluccia cara!

So che hai appena alzato gli occhi al cielo,

ma non potevo far proprio a meno di chiamarti così,

mi manca così tanto chiamarti Liluccia!

Ok, va bene, in realtà mi manchi tu, più che il favoloso

Nomignolo che ho deciso già da tempo di affibbiarti!

Ma adesso smettila di alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa contrariata,

veniamo al punto; so che avevamo deciso di

Trascorrere le vacanze di Natale a casa con le nostre famiglie, ma

Ieri mattina Alice si è presentata a casa mia perché è tornata

Prima dalle vacanze in Irlanda, non chiedermi il perché, so solo che

Mi sta facendo letteralmente sbarellare, non fa altro che

Saltellare per casa e dirmi di quanto sia fantastico e dolce Frank!

Per questo ti chiedo, per favore, di trascorrere gli ultimi due giorni di

vacanze a casa mia, so che ne sarai felice e scommetto che stai già annuendo con

quel tuo sorriso a trentasei denti.

 

Io e la matta avevamo pensato di venirti a prendere domani mattina, verso le undici,

se per te va bene. Attendo una tua risposta!

Con affetto e disperazione, Mary.

 

Rise incredula leggendo e rileggendo quello che aveva scritto Mary, dato che aveva previsto praticamente ogni sua mossa e ci aveva azzeccato di brutto. Lily parve piuttosto divertita pensando a quanto probabilmente Alice fosse euforica e incontrollabile in quei giorni, dato che Mary non aveva mai perso la pazienza con lei, perché anche se Mary si mostrava dura e cinica, in realtà adorava Alice proprio per la sua aria sognante che la faceva sempre sorridere. Infine, quando vide le ultime due frasi in fondo alla lettera che le chiedevano di raggiungere le sue amiche, iniziò a saltellare e ad esultare, sentendosi forse un po’ sciocca ma finalmente un po’ felice e serena. Era sicura che quei due giorni l’avrebbero tirata su di morale, le sue amiche ci riuscivano sempre.

 

Prese in fretta una pergamena, impregnò una piuma nell’inchiostro nero e iniziò a scrivere, frettolosamente, ansiosa di rispondere.

Ciao MAC!

Ho deciso di chiamarti anch’io con il nomignolo che ami così tanto, affibbiato a te non dalla sottoscritta però, ma da un certo moro dagli occhi grigi che starai sicuramente pensando. Su, su, niente facce orripilate e occhi sbarrati! E smettila di urlare che non è vero, sai che non posso sentirti, sciocchina. Ad ogni modo per me la tua idea va benissimo, le mie vacanze sono state davvero uno schifo e non vedo l’ora di stritolarvi! Vado a preparare subito il baule adesso, a domani!

Un abbraccio, Lily.

 

Subito si fiondò sul suo baule e ripose quei pochi vestiti che aveva usato durante le vacanze in esso. Ci mise anche tutti i suoi libri, e li mise in fondo al baule, dato che aveva completato già tutti i suoi compiti dopo soli due giorni di vacanze. Aveva ripassato tutti i giorni quello che aveva studiato, quindi si disse che sarebbe bastato.  Per quei due giorni doveva solo divertirsi, solo questo!

Dopo che ebbe finito di sistemare tutte le sue cose e aver messo i vestiti che avrebbe messo il giorno dopo su una sedia vicino al suo letto, decise che avrebbe risposto alla lettera di Remus. Avrebbe approfittato della sua euforia momentanea per rispondergli, così da convincerlo che stesse bene, anche se al ritorno a scuola l’amico avrebbe sicuramente chiesto spiegazioni riguardo al suo malumore, che avrebbe senz’altro notato.

 

Carissimo Remus,

Devo dirti che purtroppo, come avevi previsto, la tua lettera è arrivata solo stamattina a destinazione!

Spero che il mio regalo ti sia piaciuto, non sapevo davvero cosa prenderti quest’anno! Ad ogni modo, il tuo bracciale è davvero meraviglioso, grazie, mi piace tantissimo! A dire il vero le mie vacanze non sono state un gran ché, ho come al solito litigato con Petunia ma ormai ci ho fatto il callo, devo farmene una ragione. E tu invece, che hai combinato?

Tuttavia per fortuna gli ultimi due giorni di vacanze li passerò a casa di Mary che mi ha gentilmente invitata a sopportare insieme a lei l’euforia interminabile di Alice dovuta al suo rapporto con Frank che a quanto pare sta andando a gonfie vele (beati loro che sembrano immuni dai problemi di noi mortali!).

Se vuoi rispondermi, puoi prendere in prestito il mio gufo, dato che credo che la tua lettera di risposta a questa lettera mi arriverà probabilmente quando saremo già ad Hogwarts, se la spedirai per mano del tuo gufo! Ti mostrerò i miei regali non appena ci vedremo, sarai sorpreso di vedere cosa ha avuto il coraggio di regalarmi quella strampalata di Mary!

Grazie ancora per il regalo, Rem, e grazie per gli auguri. Saluta quello scalmanato di Sirius da parte mia, mi ha sorpreso la sua calligrafia "aristocratica", non avrei mai detto che fosse così elegante, e mi ha fatto piacere ricevere i suoi auguri, ma questo non dovrà saperlo, capito? se vuoi saluta anche gli altri, oppure boh, fai tu.

Mi manchi tantissimo.

Un abbraccio forte, tua Lily.

 

Non poté dire di sentirsi soddisfatta di quello che aveva scritto, ma aveva già strappato due fogli di pergamena e sapeva che se fosse arrivata al terzo strappo, non sarebbe più riuscita a scrivere qualcosa di decente e sensato. Scese sotto a dire ai suoi genitori che l’indomani sarebbe andata via per trascorrere gli ultimi giorni di vacanze da Mary e, seppur i suoi genitori fossero dispiaciuti di non poter passare gli ultimi giorni con la figlia come avevano previsto, non poterono fare a meno di acconsentire, dato che la proposta della sua migliore amica aveva reso felice loro figlia.

Quella sera Lily si addormentò con qualche pensiero in meno in testa, e un sorriso più largo e vero sulle labbra.

 

 

Erano le 10:55

 

Le dieci e cinquantacinque e lei, Mary e Alice erano ferme alla stazione di King’s Cross, con il treno che fischiava minaccioso quasi volesse intimargli di salire in fretta sul treno, altrimenti le avrebbe lasciate lì. Ma né Marlene né Emmeline si erano ancora fatte vedere. Lily era sicurissima di non averle viste; ma dove diavolo si erano cacciate allora quelle due? Guardò le amiche e decisero, tacitamente, di salire sul treno senza di loro. Sarebbero sicuramente arrivate a breve. Si sistemarono in fretta su uno scompartimento, caricarono i bauli e, dopo averli sistemati più o meno bene sotto ai sedili, si sedettero in attesa di qualcosa.

 

Quel qualcosa però, non si fece attendere per molto. Si udirono degli schiamazzi e dei rumori dal corridoio così Lily, dopo aver scambiato una fugace occhiata con le amiche, si alzò e uscì in corridoio, curiosa di scoprire cosa stava succedendo là fuori. Lo scenario che si presentò davanti ai suoi occhi, la fece intanto rimanere di stucco, tanto che spalancò gli occhi dapprima per la sorpresa; non si aspettava minimamente di vedere quello che stava vedendo in quel momento. Un leggero tic adesso si era impossessato del suo occhio destro, e sentiva la sua vena pulsare imponente sulla tempia. Sospirò, a quanto pare qualcuno era tornato quello di un tempo e sembrava esserne felice.

James Potter aveva appena scagliato un Levicorpus a due Serpeverde, aiutato dal suo compare Sirius che continuava a farsi beffe di loro con pesanti insulti, mentre Remus cercava di portare entrambi via da lì, prima che riuscissero a far saltare in aria il treno, dato che altri tre robusti Serpeverde si erano appena affacciati da uno scompartimento e sembravano intenzionati ad aiutare i loro compagni di casa.

Lily, furiosa, si avvicinò a quel putiferio e iniziò, come di consueto, ad urlare «Bene bene, Potter e Black, a quanto pare abbiamo già iniziato a darci da fare… Non è vero?»

Sirius, che era di spalle e non si era accorto della presenza di Lily, si girò di scatto verso la voce famigliare e sorrise imbarazzato, nel tentativo di persuadere Lily a non togliere loro punti.

«Ciao, Ev! Noi ehm… ci stavamo solo… esercitando, non è così, Jam?»

Ma Potter non sembrava intenzionato a voltarsi verso Lily anzi, continuava a ridere e a far volteggiare con la bacchetta i Serpeverde che erano di un colorito verdastro, ormai, probabilmente per la nausea che tutto quel movimento gli stava procurando. Nel frattempo fissava i tre Serpeverde, affacciati dallo scompartimento che erano indecisi sul da farsi, con aria di sfida, invitandoli a reagire. Aveva quel suo odioso sorriso beffardo stampato in faccia. Non c’era traccia del James gentile e simpatico che Lily aveva conosciuto per pochissimo tempo e forse non era mai esistito, si ritrovò a pensare in quel momento la rossa.

Ma Lily, nonostante fosse chiaramente colpita dall’atteggiamento di Potter, decise bene di non demordere; non l’avrebbe lasciato lì a divertirsi mentre si faceva beffe della presenza di ben due Prefetti, quali lei e Remus. Quest’ultimo che aveva la testa fra le mani, era furioso.

Così Lily si avvicinò alla spalla di James che era di una spanna più alto di lei e vi picchiettò sopra. James, con aria beffarda, si girò fingendosi sorpreso, come se si fosse reso conto improvvisamente della presenza della Evans.

«Oh, Rossa! Vuoi provare anche tu?» Lily chinò la testa di lato e assottigliò le pupille, segni evidenti di una chiara tempesta in vista.

«Si, magari su di te, Potter. E ti giuro che lo farò se non li metterai subito giù, stai esagerando adesso. E io per te sono Evans, tienilo ben presente in quella tua minuscola testa»

James sorrise divertito ed esclamò «Oh Oh! Ma come mai così minacciosa oggi, Lillina cara?» prima di tornare ad ignorarla e continuare a far volteggiare i due, che a Lily ormai sembrava stessero sul punto di svenire.

Lily fece un profondo respiro, che fece rizzare i peli sulla nuca a Sirius, che continuò a cercare di convincere James a smetterla, dato che la Evans si stava davvero infuriando.

Questa infatti, come previsto, alzò la mano destra in alto e puntò la bacchetta su James, lo chiamò a gran voce per farlo girare verso di lei e immediatamente lo colpì con un gesto fulmineo con uno schiantesimo abbastanza potente, mandandolo a sbattere contro una parete lì vicino.

I due Serpeverde furono grati a Lily e scapparono in fretta, spingendosi tra di loro per mettersi presto in salvo.

Lily rimase a braccia conserte, con un sopracciglio alzato e mezzo sorriso, mentre vedeva Potter tastarsi le natiche (su cui aveva sbattuto violentemente), alzarsi pian piano con l’aiuto di Peter e Sirius e alzare contemporaneamente ancora la testa verso di lei con un ghigno dipinto in faccia che non lasciava presagire nulla di buono.

Lily si schiarì la voce e disse, cercando di rimanere calma, risultando comunque furiosa dato il suo tic all’occhio che insisteva nel farla innervosire ancora di più.

«Dieci punti in meno per Grifondoro, per aver attaccato due studenti senza apparente motivo. Altri venti in meno per aver disubbidito agli ordini di due prefetti. Adesso vaporizzati, prima che io decida di schiantarti ancora una volta»

James alzò le mani in segno di sconfitta, anche se il suo viso esprimeva chiaramente la voglia di vendicarsi. Proprio in quel momento una ragazza passò sculettando in corridoio, beccandosi le occhiatacce di Lily e gli sguardi di apprezzamento di Sirius. James, infatti, che era stato impegnato per qualche minuto a fissare Lily negli occhi con quel suo sguardo derisorio di sfida, non aveva notato che la ragazza si stava dirigendo proprio verso di luii. Appena questa si schiarì la voce, James scollò gli occhi di dosso a Lily, con grande gioia di quest’ultima, dato che stava facendo davvero fatica a sostenere lo sguardo del Malandrino Capo negli ultimi istanti.

«Jamie? James!»

Subito lui la squadrò da testa a piedi compiaciuto, facendole un occhiolino non appena ebbe finito di farle praticamente la radiografia che mandò fuori di testa la ragazza. Questa poi, iniziò a ridere sommessamente, infastidendo non poco una certa rossa, che aveva alzato gli occhi al cielo.

«Mi chiedevo se…Volessi venire con me, nel mio scompartimento… Le mie amiche mi hanno detto che non avresti mai accettato dato che ultimamente non sei uscito con nessuna, così ho scommesso con loro che magari saresti venuto con me, a farmi insomma... compagnia, se non hai niente di meglio da fare, ecco…» James la interruppe dandole un bacio mozzafiato, che fece sospirare tutte le ragazzine presenti in corridoio in quel momento. Sirius guardò l’amico compiaciuto, e James rispose sorridendo in sua direzione alzando un pollice. Remus invece, guardò sconsolato James e poi si accorse dell’espressione di incredulità che era dipinta sul viso di Lily. Aveva gli occhi sbarrati e continuava a sbattere le ciglia, apparentemente sconvolta. James, mentre baciava di nuovo la ragazzina, guardò Lily e, non appena vide la sua espressione facciale, si scostò dalla mora che gli stava ormai incollata addosso. Alzò un sopracciglio apparendo chiaramente soddisfatto, e disse, continuando a fissare Lily.

«Andiamo nel tuo scompartimento a divertirci un po’, ehm… Com’è che ti chiami?»

«Charlotte!»

«Che bel nome, Charlotte… Allora, andiamo?»

Questa subito annuì felice e lo prese per un braccio, trascinandolo con sé.

Mentre camminava, James si girò di scatto di nuovo verso Lily e gli disse «Non finisce qui, Lillina!» facendosi beffe ancora una volta di lei, e lasciando Lily nuovamente sorpresa e, come poche volte nella sua vita, senza parole.

Remus si avvicinò a Lily, cercando di parlarle e la portò verso lo scompartimento che divideva con i Malandrini. Si sedettero, Lily accanto a Sirius e Remus accanto a Peter, e Remus cominciò a parlarle.

«Allora, Lils! Come sono andati questi due giorni con le ragazze?» mettendoci forse più enfasi del dovuto, cercando di ridestare Lily dai suoi pensieri. La vena sulla tempia della Rossa continuava ancora a pulsare, seppur lievemente, e Lily aveva dipinta sul viso un’espressione alquanto infastidita, anche se Remus sapeva che la sua amica in realtà più che infastidita era amareggiata e malinconica.

Questa infatti, rispose monosillabica e distaccata con un «Magnificamente» senza guardare nemmeno per un attimo nessuno dei tre. Sembrava interessata a fissare la retina che stava sopra la testa di Remus e reggeva il baule di Peter Minus.

Remus si scambiò una fugace occhiata con Sirius; quest’ultimo annuì e disse «Pet, vieni con me in bagno, dobbiamo andare a mettere le divise»

Il timido Peter rispose, sorpreso «Ma Sirius, non è ancora troppo presto per cambiarci? Siamo partiti ancora solo da…»

Ma Sirius lo afferrò per un braccio ammonendolo con uno sguardo, facendo cenno verso Lily e Remus, e Peter capì ed uscì assieme all’amico, in corridoio.

Lily finalmente aveva volto lo sguardo altrove, adesso guardava Sirius e Peter allontanarsi in corridoio mentre stavano chiaramente discutendo, di chissà che cosa.

Remus decise di proferire parola e iniziò con un «Stai bene?»

Finalmente Lily si voltò verso l’amico, come se si fosse appena accorta di lui e lo guardò sconsolata, rispondendo silenziosamente che no, non stava bene. Remus le sorrise dolcemente, prese un sospiro e cominciò a parlare.

«Sai Lily, non mi hai ancora detto cos’è che vi siete detti tu e James la sera del ballo… Vorresti… vorresti forse parlarne adesso?»

Lily sbuffò e a quel punto iniziò a parlare molto velocemente, con un tono stridulo «Remus, ma mi stai prendendo in giro? Perché diavolo vuoi sapere da me che cosa ci siamo detti quando sicuramente quel… quel Potter vi avrà già raccontato tutto da un pezzo?»

Remus rimase pacato al tono quasi isterico di Lily. Dopotutto si era aspettato una reazione del genere e rispose, cauto.

«Lils, mi dispiace contraddirti ma è giusto che tu sappia che James non ci ha detto proprio un accidente, niente di niente, non ha voluto proferire parola su quello che vi siete detti nemmeno con Sirius, il che è strano, molto ma molto strano. Credimi, per favore… Altrimenti non te lo avrei chiesto proprio adesso che sei chiaramente scossa, non credi?»

Lily lo osservò dapprima interessata, poi il suo sguardo si fece curioso. Subito dopo triste.

Sapeva il legame che c’era tra i Malandrini, e, anche se non poteva dire di conoscere James Potter bene come loro, aveva più volte sentito dire dal suo migliore amico che tra tutti loro, Sirius Black era il più riservato, quello più restìo a raccontare i suoi problemi. Mentre, sempre a detta di Remus, James era quello più aperto ed espansivo, che non riusciva mai a tenersi niente per sé. Perché quella volta non era stato lo stesso?

Annuì in direzione dell’amico e cominciò finalmente a raccontare.

 

 

 

 

 

Quando Lily terminò il suo racconto, che aveva condotto tutto il tempo a testa bassa e senza aggiungere quello che pensava, si decise ad alzare gli occhi in direzione di Remus, che la guardava comprensivo e dispiaciuto allo stesso tempo.

«Lils… Hai avuto ripensamenti riguardo alla tua decisione? O sei ancora fermamente convinta di aver fatto la scelta giusta, chiedendo a James di lasciarti stare?»

Lily sospirò, si morse il labbro inferiore perché tentata di mentire. Non voleva dire che si era assolutamente pentita di quello che aveva fatto, non dopo tutto quel teatrino che aveva messo su Potter un’oretta prima. Ma appena alzò lo sguardo e incrociò quello curioso di Remus, che aveva già capito le sue intenzioni e la guardava come per dirle “Non ci provare nemmeno”, Lily decise che era giusto dire la verità anche a lui, come aveva fatto con Mary.

«Io… io ero fermamente convinta della mia decisione fin quando non ho incrociato i suoi occhi, quella sera, che erano tristi e affranti… Appena li ho visti, mi sono immediatamente sentita uno schifo. Sono stata egoista, Rem. Ho pensato solo a me stessa e al mio bene, ho deciso per entrambi senza permettergli ancora una volta di spiegarsi…»

«Lily, la tua scelta è comprensibile, dato che hai chiaramente avuto paura di rimanerci ancora male. So, anche se non vuoi ammetterlo e credo non lo farai mai, che hai sofferto più di quanto tu stessa ti aspettassi, per quello che ha combinato James. E la tua scelta sarebbe stata giusta, se tu avessi avuto davvero intenzione di buttarti alle spalle tutto quello che avevi imparato da lui, tutto ciò che ti aveva sorpreso di lui. La tua paura ti ha frenata e non ti ha permesso di seguire il tuo istinto che, sono sicuro, ti avrebbe detto di dargli un’altra possibilità, se solo tu gli avessi dato ascolto. E’ proprio questo il punto, Lily; la tua scelta non è stata egoistica, ma inappropriata a quello che senti tu dentro… Solo che nemmeno tu sapevi di non voler davvero lasciarti tutto alle spalle, te ne sei resa conto in ritardo…»

Lily ascoltò attentamente quelle parole che le risultarono amare poiché la colpirono quasi con violenza, nonostante il tono di Remus fosse rimasto gentile,  per la veridicità che contenevano. Remus non si era sbagliato di una virgola, come sempre.

 

«Beh ma quello che non riesco a capire è perché, perché non riesco a lasciarmi tutto alle spalle? Io non riesco a capirlo Rem, davvero… Ho cercato di non pensare a questa storia per tutto il tempo ma contro ogni mia volontà, non ho fatto altro che avere impresso in mente lo sguardo affranto di… di lui»

Remus la guardò annuendo e quasi sorrise

«Ti ha sorpresa, Lily. In quei pochi giorni in cui è stato davvero sé stesso, ti ha letteralmente sconvolta il suo atteggiamento genuino e gentile, qualità che rendono James la persona speciale che è, nonostante tu adesso stenti a crederci, dato per quello che è successo poco fa...»

Lily annuì freneticamente sempre di più man mano che Remus parlava, ma non lo interruppe, anche se questo smise di parlare, capendo che l’amica voleva dire qualcosa.

«Esattamente! Precisamente Rem, visto che sai sempre fare la radiografia della mia mente – e, detto tra noi, credo che tu sia un potenziale Occlumante sprecato – sapresti dirmi perché adesso è tornato a fare lo sbruffone cercando di mandarmi in bestia?»

Remus si portò la testa indietro divertito e rise, trascinando in parte anche Lily nella sua risata ma presto divenne serio.

Si prese qualche istante di riflessione per formulare bene quello che stava per dire, e poi ricominciò «Ci è rimasto male, Lily, più del dovuto perché non si aspettava questa tua reazione. Non pretendeva certo che tu gli permettessi di avvicinarti a te subito, si aspettava più che altro che tu lo avvicinassi pian piano, senza proferire più parola riguardo al litigio. Più di tutto però, si aspettava una reazione diametralmente opposta a quella che ti ho appena accennato; una sfuriata da parte tua mentre gli dicevi che no, non lo avresti mai perdonato e non volevi più sentir parlare di lui, una sfuriata degna di Lily Evans. E invece tu l’hai sorpreso, perché hai usato toni pacati con lui che gli avevano dato speranza, ma subito dopo gli hai chiaramente detto che doveva stare lontano da te, e qui il nostro baldo giovanotto si è beccato una bella botta in testa. Così facendo, non gli hai dato scelta, Lily. Mi è parso di capire che ha fatto un ultimo tentativo di intervento durante il tuo discorso, ma tu l’hai interrotto, non è così? Beh, ha chiaramente capito quello che tu stessa eri convinta di volere, mi segui? »

Lily era completamente presa dal discorso di Remus, e scosse la testa all’amico che adesso la scrutava con un mezzo sorriso. «Cos’è che ha capito secondo te, esattamente?» Così questo continuò a parlare, ancora molto lentamente e cercando di essere più chiaro possibile.

«Ha capito che tu non lo avresti mai più voluto nella tua vita. Ha capito di non avere nessunissima possibilità con te, così si è arreso. Ovviamente lui adesso avrà dentro di sé un conflitto accesissimo; da un lato vorrebbe ignorarti e lasciarti alla tua vita come gli hai chiaramente chiesto, dall’altro però non ci riesce e così ti stuzzica, perché non riesce ad ignorarti, per quanto ci stia provando… Cerca di attirare la tua attenzione nella speranza di vedere uno spiraglio di possibilità in te… Ci tiene davvero a te, Lily. Ma credo che nemmeno lui lo abbia ancora capito appieno. Ed è per questo si comporta da idiota adesso, non capisce che sta facendo tutt’altro che avvicinarti a lui, con il suo atteggiamento… Ma sappiamo entrambi quanto sia tonto»

Lily lo scrutò attenta, con uno sguardo corrucciato, mentre i suoi occhi erano sbarrati. Si voltò a fissare il pavimento; stava chiaramente interiorizzando tutto quello che Remus le aveva detto, stava organizzando di nuovo le idee quando si accorse che Remus la stava osservando con uno sguardo divertito, mentre teneva le braccia conserte sotto al petto.

Lily lo guardò ancora corrucciata, e questo fece alzare un sopracciglio a Remus. Possibile che non fosse stato abbastanza chiaro?

«E… e perché non si è ancora aperto con voi? Mi hai sempre detto che non si è mai fatto tanti problemi a parlare con voi della qualsiasi…»

Remus annuì e rispose. Doveva stare attento a quello che stava per dire, stare attento a come dirlo

«Perché non si è mai trovato in una situazione simile, Lily. Non si è mai interessato così tanto ad una ragazza e non riesce a capire quello che prova e perché… Per questo ci sta male ed è confuso. Adesso sta solo cercando di nascondere la testa sotto la sabbia, non vuole affrontare il discorso con noi perché ha paura di quello che potrebbe capire di sé stesso… Adesso si sta sforzando di far finta di niente, e di tornare a quella che era la normalità prima di avvicinarsi a te. Ma io sono convinto che arriverà alla giusta conclusione molto, molto presto…» sorrise Remus mentre concludeva, grattandosi il mento

«E tu… Tu sei già arrivato alla giusta conclusione?» chiese Lily, pentendosi subito dopo di avergli posto quella domanda che poteva incastrare anche lei.

«Beh, ho le mie teorie, in effetti… Su tutti e due» alle ultime parole Lily si raddrizzò sulla schiena, sospirò e guardò fuori.

Improvvisamente si ricordò, guardò Remus in faccia mentre impallidiva e urlò, stridula «La rondaaaaaaaa!!!»

Entrambi si cambiarono in meno di cinque minuti in fretta e furia e appuntarono la spilla dorata sul petto, dirigendosi verso il vagone dei Prefetti. I Caposcuola li accolsero furiosi, dato che non si erano presentati alla riunione. Lily, prima che Remus potesse fare alcunché, si addossò la colpa per l’assenza di entrambi e così fu detto loro dai Caposcuola, che adesso si erano un po’ calmati, che per punizione, avrebbero dovuto fare due turni, invece di uno come gli sarebbe spettato se fossero arrivati in tempo nel vagone. Avrebbero dovuto gironzolare per i corridoi dalle due del pomeriggio fino alle sei. Sospirarono entrambi afflitti e cominciarono a svolgere i loro doveri.

 

 

Finalmente era a casa.

Questa era la sua unica consolazione, quella sera, mentre stava seduta in Sala Grande a mangiare il pollo, stranamente in silenzio. Le ragazze stavano sedute accanto a lei, parlando tra loro molto sommessamente e ogni tanto la guardavano di sottecchi.

Quel viaggio in treno, era stato davvero straziante.

Durante il pattugliamento dei corridoi del treno, si era trovata sempre Potter davanti.

Prima lo vide slinguazzare allegramente con una bionda che Lily non aveva mai visto; poi lo scoprì in flagrante mentre cercava di allagare il bagno del vagone in cui stavano tutti i Serpeverde, inscenando chissà quale catastrofe, dopo che aveva addirittura aizzato delle onde. Altri venti punti in meno per Grifondoro, ma a lui sembrava non importargli niente.

Lily non gli era indifferente, affatto; se durante il discorso con Remus aveva pensato di essersi pentita di averlo allontanato, adesso lo odiava. Non sopportava di vederlo dinuovo così pomposo, aggirarsi per i corridoi come se fosse il padrone del mondo. La sua visione faceva sbarellare Lily e le faceva perdere tutta la calma che solitamente regnava al suo interno.

Lui sembrava ogni volta sempre più soddisfatto della reazione della Evans, così, appena questa si allontanava, architettava un piano assieme a Sirius e Peter che cercavano di opporsi, dato che per tutto il tragitto non avevano fatto altro che seguire la Evans su e giù e a destra e a manca, e non si erano fermati un attimo.

Alla fine Sirius si era stancato di seguirli, così si allontanò indispettito verso Remus, lasciando James offeso.

 

Così James divenne ancora più incontrollabile, dato che non aveva con sé Sirius che puntualmente portava via Lily prima che potesse strozzarlo.

Diffuse su tutto il treno – Merlino solo sa come ci riuscì – a diffondere una musica martellante, e Lily riversò tutta la sua rabbia su James, che rimase di stucco per il viso deluso, stanco e freddo della rossa, ma non lo diede a vedere.

«Mi sorprende come tu abbia potuto trovare una musica che ti si addice così tanto – disse Lily, raccogliendo tutta la calma che aveva in corpo – sai, credevo che niente potesse essere più fastidioso di te. E lo credo ancora. Ti detesto, Potter. Ti detesto con tutta me stessa» Sputò le ultime parole, velenosa, con i suoi occhi pieni di disprezzo.

E se ne andò, stavolta senza togliere alcun punto alla sua casa. Era sicura che dopo quel discorso, avrebbe smesso di combinare guai, e così fu…

 

Fin quando non arrivarono a scuola, certo. Non appena infatti Lily si sedette allegramente su una sedia, contenta che finalmente la calma regnava attorno a sé, cadde all’indietro, ritrovandosi con la gonna all’aria e provocando delle scroscianti risate da tutta la Sala Grande. Si rialzò, rossa per l’imbarazzo e verde di rabbia, e subito si avventò su Potter che rideva sommessamente in sua direzione, iniziando una lotta alla babbana, in cui James se ne stava in piedi con le braccia conserte, completamente immune ai colpi di Lily, che, per quanto potesse essere minacciosa e aggressiva, era sempre una ragazza magra, dotata di non molta forza fisica. Il tutto fu arricchito da tanti insulti, come ad esempio brutto stupido di un Potter, decerebrato, idiota stratosferico e così via...

Si intromise subito la McGranitt che, per niente per caso e con molta fortuna, non mise in punizione Lily, per la sua reazione secondo la McGranitt inopportuna per un prefetto. Questo fu possibile solo grazie all’intervento pronto di Mary, che difese l’amica mantenendo – per fortuna – dei toni ragionevolmente pacati, che convinsero la McGranitt.

A Potter invece, era stata già assegnata una punizione che sarebbe durata un mese intero a partire dalla sera successiva. Si sentì sconfitto, non perché aveva ricevuto una punizione, ma perché non aveva pensato di coinvolgere nessuno dei suoi amici, in modo da non rimanere da solo durante il tempo in cui avrebbe dovuto pulire l’intero Castello. Senza magia.

 


Ciao a tutti! Come vi sembra questo capitolo??
Ho notato che le recensioni sono diminuite e questo mi dispiace, spero di non aver deluso nessuno... :(
In questo capitolo vediamo dinuovo James e Lily in contrasto... come la vedete?
Ringrazio le gentilissime Fremiona_Tirivispi, this is magic_lovefirehp, piumafantasma e lettrice appassionata per aver recensito! Non vi ringrazierò mai abbastanza... <3
Alla prossima, Marauder11

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Capitolo 26
*** Capitolo Ventiseiesimo - Bombe a orologeria ***


Ciao a tutti! :3 Ho scritto qui in alto perché volevo dirvi che, da oggi in poi, pubblicherò un capitolo ogni sette giorni, quindi avrete il prossimo esattamente domenica prossima. Ho preso questa decisione per mia comodità, ma in primis perché molti di voi che recensiscono, mi dicono che non riescono a stare a passo con i miei aggiornamenti troppo "rapidi", ecco, quindi per non farvi perdere alcun capitolo, aggiornerò più lentamente, così che possiate digerire bene ogni avvenimento :D Mi sono divertita a scrivere questo capitolo, spero che per voi sarà almeno piacevole leggerlo. Grazie a BlueParadise, M_Padfoot, lettriceappassionata, Cara Black_16 e this is magic_lovefirehp per aver recensito! Siete fantastiche. Grazie ai lettori, a quelli che hanno inserito tra le preferite, ricordate o seguite. Alla prossima!

Buona lettura (:

Marauder11

Capitolo Ventiseiesimo – Bombe a orologeria

 

Stremata.

Quella appena trascorsa, era stata una giornata terribilmente stancante per me. Non avevo finito tutti i compiti delle vacanze, con Pozioni ero praticamente in mezzo ad una strada. Per fortuna Lily, dopo una sfuriata madornale, aveva deciso di darmi una mano quel pomeriggio.

Così, avevano trascorso insieme tutto il pomeriggio in biblioteca.

TUTTO IL POMERIGGIO.

In… BIBLIOTECA!

«Lily… dai… posso completare questo tema domani, sto quasi arrivando alla conclusione…»

«Non se ne parla nemmeno, Mac. Questo tema lo finirai OGGI. »

Lily la guardò minacciosa, con un tono che non ammetteva repliche. Sospirò la bionda, e realizzò che avrebbe impiegato meno a finire il tema, piuttosto che discutere con Lily Evans.

«Maledetto… Ecco… Adesso… FINITO!»

Mary stava sventolando una pergamena davanti agli occhi di Lily, con le braccia ben tese in alto, quando…

Il suo tema scomparve dalle sue mani. Adesso volteggiava a mezz’aria. Lily si guardò intorno, e vide vicino all’ingresso un ragazzo, che teneva in alto la bacchetta e sembrava aver appellato il tema di Mary.

Aveva stampato in faccia un ghigno piuttosto divertito, intanto che il viso di Mary si faceva rosso di rabbia mentre guardava in sua direzione.

Oh, merda! Pensò Lily.

Mary si alzò dalla sua sedia furente, e si diresse a grandi falcate verso il ragazzo, che aveva appena afferrato la pergamena mentre usciva dalla biblioteca.

«Black, dammi subito quel dannato tema!»

Sirius Black si ergeva in tutta la sua bellezza appoggiato ad una parete dell’ampio corridoio, vicino all’ingresso della biblioteca, con un sorrisetto soddisfatto stampato in faccia, mentre teneva dietro la schiena la pergamena di Mary.

«Mmmm… tema? Che tema?»

«Non sono affari tuoi!»

«Mmmm… Pozioni! Non ho ancora fatto il tema di Pozioni in effetti…»

«No, smettila e dammi subito quel… Oh Merlino, no no no!»

Mary, mentre discuteva con Sirius, sembrò vedere un fantasma alle spalle di lui; immediatamente sbarrò gli occhi, e si nascose dietro Sirius. Questo si volse curioso verso le sue spalle, e vide un ragazzo che si stava avvicinando a loro.

Era biondo, aveva enormi occhi marroni e un sorriso smagliante quanto fastidioso. I suoi occhi immediatamente furono puntati su Mary che, mentre stava nascosta dietro le spalle di Sirius, fingeva di cercare qualcosa a terra.

«Ma che diavolo…?»

«Shhh… ti prego Black, sta zitto!» lo implorò Mary con voce stridula.

«Sirius Black, giusto? Ciao, sono Gilderoy…Beh ma… sicuramente già mi conosci!»

Sembrava darsi delle arie, il tipo, e questo infastidì non poco Sirius. Nessuno poteva darsi delle arie in sua presenza, nessuno poteva considerarsi solo “appetibile” in sua presenza.

«Ciao, posso fare qualcosa per te?» chiese Sirius che intanto aveva incrociato le braccia e alzato un sopracciglio, visibilmente infastidito ma con un sorrisetto stampato in faccia. Intanto Mary cercava di mimetizzarsi dietro di lui, chissà per quale ragione, si ritrovò a pensare il giovane Black.

Questo, alla domanda di Sirius, iniziò a ridere in un modo fastidiosissimo, tanto che il giovane Black fece una smorfia, mentre Mary alzava gli occhi al cielo.

«Beh, effettivamente no, Black… Sai, preferisco approcciarmi al sesso femminile piuttosto che a te, ecco…»

«Ebbene?» Aveva ribattuto schifato Sirius, che avrebbe detto ben altro ma cercò di non risultare antipatico; dopotutto non conosceva quel ragazzo e non sapeva cosa voleva, se l’avesse trattato male, non l’avrebbe di certo scoperto.

«Beh, volevo parlare con Mary Macdonald, che sta alle tue spalle… Mary?» Questo inclinò la testa leggermente verso destra per poter osservare meglio Mary.

«Maledizione…» imprecò sottovoce la bionda

Aveva dipinta sul viso un’espressione più che scocciata, ma alla vista di Gilderoy si sforzò di sorridere, e sventolò una mano in segno di saluto in sua direzione, fingendosi felice di vederlo. Sbucò da dietro le spalle di Sirius, mentre sorrideva nervosa.

«Ehm, ciao! Allock, giusto?»

«Dai, non fingere di non conoscermi, Mary!» Gilderoy Allock si portò con un movimento del capo il ciuffo biondo all’indietro, mentre ancora sorrideva e ammiccava, cercando di risultare seducente.

«Ma perché, voi vi conoscete?» chiese Sirius, che improvvisamente squadrava divertito un’infastidita Mary Macdonald. Questa alzò gli occhi al cielo e ammonì truce il giovane Black, che se la rideva silenziosamente, mentre il biondo continuò

«Ma ceeerto! Siamo usciti insieme l’anno scorso! Ed è per questo che… Beh… vorrei invitarti ad Hogsmeade, alla prossima uscita…»

Sirius immediatamente volse il suo sguardo a Mary, che intanto era impallidita.

«Beh, Gild, sai che vorrei… ehehehe… Maaa… sono già… ecco…» Mary sembrava sull’orlo di una crisi di nervi, sembrava infastidita, imbarazzata mentre rideva nervosamente, e si toccava la treccia che raccoglieva i suoi lunghi capelli biondi, con attenzione, come se ne dipendesse la sua stessa vita.

Gilderoy appoggiò un braccio sulla parete che aveva davanti, ponendosi molto vicino al viso di lei. L’espressione di Sirius intanto divenne corrucciata, non poté fare a meno di sentirsi infastidito da quel viscido idiota.

«Su, non essere timida!»

Mary si allontanò infastidita da Gilderoy e disse, incerta

«Senti, io sono già, come dire…»

Sirius, che era dietro Mary, la scavalcò e si pose proprio tra lei e Gilderoy. Incrociò le braccia e si stampò in faccia un sorriso, dopo aver lanciato un’occhiata rassicurante in direzione della bionda, come per chiederle di lasciarlo fare.

«Mi dispiace Allock, ma è impegnata con me. Ha appena accettato il mio invito, quindi ti consiglierei di andare a cercare un’altra ragazza…»

Gilderoy sembrò dispiaciuto dal rifiuto, ma il suo sorriso rimaneva smagliante e luccicante agli occhi di Black e Macdonald, mentre li salutava e si allontanava.

Mary, mentre Sirius aveva parlato a Gilderoy, aveva sbarrato gli occhi ed aveva sospirato, sollevata. Quell’idiota l’aveva salvata, e adesso? Avrebbe anche dovuto ringraziarlo? Alzò gli occhi al cielo e sbuffò, quando si rese conto di avere davanti Sirius con un sorriso beffardo stampato in faccia, e alle sue spalle Gilderoy camminava verso chissà dove, ormai lontano da loro.

«Devi dirmi qualcosa, Mac?» chiese lui, sorridendo malizioso.

Mary lo osservò con gli occhi assottigliati.

«Si, dammi il mio tema!»

Mentre Mary si avvicinava a Sirius per afferrare il tema, questo lo sollevo con una mano più in alto, dove Mary non poteva arrivare. Sebbene Mary fosse abbastanza alta per essere una ragazza, Sirius lo era ancora di più.

Mary sospirò, e lo guardò quasi con sguardo di supplica.

«Ti prego, dammi il mio tema… ci ho lavorato per ore!»

«Aww, povera piccola Mac! E va bene, avrai il tuo tema…»

Mentre Sirius abbassava il braccio e porgeva la pergamena a Mary che, ora, risultava festante in viso, ritirò immediatamente la mano dietro le spalle, si avvicinò precipitosamente alla bionda e arrivò quasi a sfiorarle il naso. Mary arrossì visibilmente, e Sirius sorrise, quasi teneramente, mentre le accarezzava la guancia con un dito, delicato. Il suo sorriso poi, si trasformò in un ghigno, e disse

«Ma mi devi un favore, Mac…»

«Oh, non uscirò con te, questo è cer…» disse la bionda, chiaramente soddisfatta. Sirius la interruppe poggiando il suo indice sulle labbra di lei, come per invitarla a stare in silenzio.  Questa volta lei assottigliò gli occhi, cercando di risultare infastidita, anche se un lieve rossore colorava dinuovo le sue guance

«Certo che no! Non ti chiederò di uscire…» rispose lui, beffardo, lasciandola di stucco.

Alla vista dell’espressione sorpresa e infastidita della bionda, Sirius non poté non sorridere, mentre lei volgeva il suo sguardo altrove, imbarazzata.

«Beh, non avrei accettato…» disse lei, corrucciata.

Sirius sorrise ancora una volta, porse il tema a lei che finalmente lo guardò dritto negli occhi. Si bloccarono per un istante, sorprendendosi vogliosi di scrutarsi bene negli occhi, come se volessero scavarvi all’interno per leggere i pensieri dell’altro.

«Ho il sospetto che ti sbagli… Adesso devo andare, ma ricordati che mi devi un favore…» Sirius si allontanò, non prima di aver lanciato un occhiolino ad una basita Mary MacDonald. Era rimasta incantata a guardare il punto dietro cui era sparito Black, quando improvvisamente si riscosse dai suoi pensieri e imprecò.

«Maledizione…»

Rientrò in biblioteca come una furia, davanti agli occhi di una sorpresa e curiosa Lily Evans.

 

 

 

«James?? JAMES CHARLUS POTTER! Vuoi uscire da quel maledetto bagno? Stiamo qui fuori ad aspettarti da mezz’ora!»

Nemmeno il tempo di formulare la frase che James uscì immediatamente, impaurito dal tono scocciato di Remus e dai pugni sulla porta.

«Finalmente! Che diavolo stavi combinando?» chiese Remus curioso, portando le mani sui fianchi; senza saperlo stava facendo una perfetta imitazione della signora Dorea Potter, la madre di James.

James continuava a stare impalato davanti a Remus, senza sapere cosa dire o fare. Finalmente cercò di compiere qualche movimento, indietreggiando, mentre Remus avanzava verso di lui.

Sirius, che stava comodamente seduto sul suo letto con le braccia dietro alla nuca, si godeva lo spettacolo. Dato che nel dormitorio regnava la penombra visto che le tende alle finestre non erano completamente spalancate e visto che il sole non si era ancora levato alto in cielo, non vide che cosa nascondeva James dietro la schiena. Ma capì che aveva sicuramente in mente qualcosa, ebbe il presentimento che non era niente, niente di buono.

«Io? Niente! E che dovrei avere secondo te, scusa?» chiese James cercando di distogliere lo sguardo da Remus, che sembrava gli stesse facendo la radiografia.

«Che diavolo hai tu da ridere, deficiente? E tu James, per l’amor del cielo, smettila di indietreggiare e fammi vedere cosa nascondi o finirai per…»

Ad un tratto, per tutta la stanza si udì un botto, seguito dall’espansione di una fitta coltre di fumo incolore. Sirius rise ancora più sommessamente in compagnia di Peter, mentre Remus era al confine, tra il perdere la pazienza e il compiere un delitto.

Tra loro, James era quello che però sembrava sul punto di morire d’infarto per il terrore della sfuriata che si sarebbe beccato di lì a poco; era stato in bagno tutto quel tempo perché aveva preparato un palloncino riempendolo con diverse sostanze, tra cui il borotalco di Remus, della mostarda che nessuno sapeva dove aveva rimediato (dato che erano ancora le sette e trenta del mattino e non era uscito dal dormitorio), il terribile profumo di Peter (di cui voleva assolutamente disfarsi, infatti ne buttò dentro parecchio, lasciandone appena un dito dentro la bottiglietta che lo conteneva), una crema per il viso di Sirius, una caccabomba che aveva reso tutto più esplosivo e… degli escrementi di gufi che aveva appellato dalle grondaie della torre fino a dentro il palloncino…

 

La reazione di Remus non fu tempestiva, dato che nella stanza divenne tutto buio e confuso; non solo il fumo che pian piano si dissolse gli tolse la visuale per un po’, ma l’aria si era fatta davvero irrespirabile nella stanza, tanto che Peter si alzò e aprì sia la porta del dormitorio, che tutte le finestre che fino ad allora erano state chiuse.

 

Il fumo pian piano si dissolse, e Remus poté vedere lo sguardo colpevole di James che cercava a stento di trattenere le risa.

Era caduto dentro il baule del povero Frank, che ora era grondante di tutta quella sostanza incolore, indescrivibile e incredibilmente puzzolente… Quel poveretto di Paciock, che era da sempre vittima dei disastri dei malandrini, aveva dimenticato di chiudere il baule, quella mattina, probabilmente per la fretta di raggiungere la sua ragazza in Sala Grande per la colazione. Non fece scelta peggiore in vita sua.

In quella stanza una seconda bomba esplose, quella mattina, appena qualcuno si capacitò della gravità della situazione.

La più pericolosa di tutte.

 

Remus John Lupin.

Esplose in un preciso momento, quel momento in cui James Potter aveva deciso di parlare.

«Io… non volevo farlo esplodere qui dentro, avevo intenzione di lanciarla alla porta del dormitorio della Evan…» disse gesticolando, cercando di giustificarsi. Non poté continuare a lungo, dato che delle urla coprirono completamente la sua voce. Delle urla che fecero sicuramente sorridere Silente che stava facendo su e giù per il suo studio, che fecero senza dubbio uscire la piovra gigante dal lago perché impaurita da quel frastuono, e che fecero probabilmente scappare tutti gli animali che vivevano nel raggio di miglia… A questo pensò Sirius, mentre Remus iniziava a fare la paternale a James.

«MA CHE COSA DIAVOLO TI E’ SALTATO IN MENTE, STUPIDO CERVIDE DEI MIEI STIVALI! PENSAVI CHE NON TI AVREI DETTO NIENTE DOPO LA TUA GIUSTIFICAZIONE? SOLO PERCHE’ NON VOLEVI FARLO SCOPPIARE QUI, QUEL MALEDETTO COSO? MA TI RENDI CONTO DEL DANNO CHE HAI CAUSATO E DI QUELLI ANCORA PEGGIORI CHE AVRESTI POTUTO CAUSARE??? E SMETTILA DI NASCONDERTI DIETRO AL TUO LETTO, O LO FARO’ ESPLODERE, E NON STO SCHERZANDO!»

Tutti i Grifondoro si erano affacciati dalle porte dei loro dormitori, alcuni impauriti, altri divertiti… Chissà che cosa avevano combinato i Malandrini quella volta! Ma nessuno, nessuno decise di andare personalmente a controllare, Remus avrebbe ucciso chiunque avesse fiatato in quel momento e lo avesse interrotto.

«COME HAI POTUTO AVERE UN’IDEA COSI’ STUPIDA E AVERE ANCHE IL CORAGGIO DI METTERLA IN ATTO? UNA GALLINA POTREBBE OFFENDERSI SE IO ORA LA PARAGONASSI A TE, PERCHE’ LA TUA IDEA NON E’ STATA NEMMENO LONTANAMENTE GENIALE COME CREDI, TU SEI UN’IDIOTA MADORNALE! E’ COSI’ CHE PENSI DI ATTIRARE LA SUA ATTENZIONE? TI STAI SBAGLIANDO DI GROSSO, SIGNORINO, E CERCA DI GUARDARMI IN FACCIA QUANDO TI PARLO, O VENGO LI’ E TI RIEMPIO DI CAZZOTTI! ADESSO CERCA DI TOGLIERE TUTTA QUESTA BRODAGLIA DAL BAULE DI FRANK, E DOPO VA A CHIEDERGLI IMMEDIATAMENTE SCUSA PER QUELLO CHE HAI COMBINATO, DATO CHE DUBITO CHE QUELLA COSA SI TOGLIERA’ TANTO FACILMENTE… E TU, SMETTILA DI RIDERE OPPURE ME LA PRENDERO’ ANCHE CON TE, RAZZA DI IDIOTA COSMICO! MI CHIEDO COME FACCIANO I TUOI GENITORI A SOPPORTARVI ENTRAMBI, DOVRO’ RICORDARMI DI CONSEGNARE LORO UNA STATUA D’ORO, QUANDO LI VEDRO’!»

Uscì dal dormitorio, sbattendo la porta alle sue spalle, non prima di aver concluso dicendo «E RICORDATI CHE NON E’ FINITA QUI, POTTER! NON SEI ANCORA SALVO!»

 

Mentre James si chinava a terra con un panno in mano cercando di togliere quella fetida sostanza dai libri e dai vestiti di Frank, Sirius divenne rosso in viso per lo sforzo di trattenersi dal ridere. Ma quando James lo guardò in viso con uno sguardo a dir poco corrucciato e un broncio da far paura, non poté più resistere e scoppiò a ridere cadendo dal letto.

Remus, che era ancora dietro la porta in attesa di un passo falso dei due, la spalancò improvvisamente e urlò «SMETTI IMMEDIATAMENTE DI RIDERE, SQUILIBRATO, E VIENI SUBITO QUI!» Subito Sirius si ricompose anche se sembrava fosse ancora pericolosamente sul punto di ridere, e si alzò, lanciando un’occhiata divertita a Peter che si era nascosto dietro un libro per ripararsi dalla furia-Lupin.

Quando Sirius raggiunse Remus, restò comunque a debita distanza per paura che lo picchiasse, e Remus difatti gli mollò uno scappellotto sulla nuca. Sirius lo ammonì subito dopo con uno sguardo truce ma non ribatté, seppur fosse tentato.

Remus lanciò un’occhiata a James che aveva l’aria di un cane bastonato e gli disse «VIENI QUI ANCHE TU, IDIOTA, FINIRAI DI PULIRE TUTTO QUEL MACELLO DOPO PRANZO»

James ebbe il coraggio di rispondere anche stavolta, non contento di quello che aveva scatenato poco prima grazie alla sua banale giustificazione. «Ma…ma io pensavo di pulire adesso così da finire prima di pranzo…»

«PENSI DI POTERMI PRENDERE ANCORA IN GIRO? NON SALTERAI LE LEZIONI OGGI PER PULIRE QUESTO MACELLO, ANCHE PERCHE’ NON HO ALCUNA INTENZIONE DI COPRIRTI CON LA MCGRANITT, CHE SIA CHIARO! E ADESSO VIENI QUA, DI CORSA!»

Subito James si alzò, rendendosi conto di avere i pantaloni completamente inzuppati di quella sostanza che ormai aveva assunto una colorazione arancione, vicina al fango. Remus chiuse gli occhi, stanco e adirato, e mormorò in direzione di James «Gratta e netta» e subito lo sporco si dissolse nel nulla. James sorrise radioso a Remus e, prima che potesse ringraziarlo, quest’ultimo rispose, tagliente «HAI IL CORAGGIO DI CREDERE CHE IO ABBIA FATTO UN FAVORE A TE, PULENDOTI IL SEDERE? L’HO FATTO SOLO PERCHE’ TENGO ALLA MIA SALUTE, E ASPETTARE TE MENTRE TI PULISCI E TI CAMBI, DOPO QUELLO CHE HO DOVUTO SUBIRE STAMATTINA, MI AVREBBE TOLTO QUEL POCO DI SALUTE CHE MI RIMANE!»

James rispose, a testa bassa e sinceramente dispiaciuto «Oh no vecchio mio, tienitela stretta quella poca salute che hai… per favore»

«APPUNTO! MA VISTO CHE PROPRIO A ME, A ME SONO CAPITATI DEI DEFICIENTI COME VOI, STENTO A CREDERE CHE RIUSCIRO’ A COMPIERE DICIASSETTE ANNI!»

 

Peter guardava l’amico mentre camminavano nei corridoi in direzione della Sala Grande, e sperò che avesse abbastanza salute per tenere quei due a bada ancora per molto, dato che era sicuro che i guai erano appena cominciati, quell’anno.

 

 

Durante quel gelido Gennaio, James era definitivamente tornato il ragazzo più rompiscatole e combina guai dell’intera Hogwarts. Aveva architettato gli scherzi più disparati, e le sue vittime preferite erano rimaste sempre le stesse: Gazza, Mrs. Purr, i Serpeverde e… la Evans. Quest’ultima era la sua vittima preferita in assoluto, con grande disappunto di Remus e persino di Sirius, che aveva stretto con lei un legame che poteva definirsi amichevole.

James continuava a trascorrere il suo tempo libero con molte ragazze, divertendosi con loro e gettandole al vento, come usava fare un tempo.

Lily si era ritrovata in compagnia di un ragazzo per caso, un pomeriggio di metà Gennaio, mentre aspettava di essere ricevuta dalla McGranitt nel suo studio per comunicargli delle cose riguardo ai suoi compiti di Prefetto. Dato che la professoressa era rimasta impegnata per più di tre quarti d’ora a discutere di chissà che cosa con la professoressa Gayaman, che insegnava Aritmanzia, Lily era rimasta fuori e aveva incontrato Josh per la prima volta.

«Beh, dato che sembrano ancora averne per molto – e indicò la porta dell’ufficio della vicepreside – mi sa che è meglio se faccio qualcosa di utile. Ciao, io sono Josh» aveva detto lui spiccio, con un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro.

«Oh beh, non posso darti torto! – disse Lily, ridendo imbarazzata – Ciao, io invece sono L…»

«Lily Evans, Prefetto di Grifondoro, Sesto anno, una delle migliori alunne della scuola, a detta dei professori…»

La bocca di Lily aveva la forma di una perfetta O. Come poteva quel ragazzo sapere quelle cose di lei, se lei non l’aveva mai neppure visto?

«Ma… come fai a sapere tutte queste cose di me?»

Lui rise timidamente e rispose «Beh ma tu sei molto popolare qui a scuola, anche se forse non te ne rendi conto… Sei amica di Mary MacDonald, Emmeline Vance, Marlene McKinnon e Alice Prewett, non è così?»

Lei fu piacevolmente sorpresa e colpita da quello che quel ragazzo sembrava sapere di lei; lui sembrò intercettare i pensieri di Lily e le disse «Oh tranquilla, non studio Occlumanzia… la trovo del tutto inutile, come materia. E’ del tutto irrazionale!»

Lily finalmente liberò la sua risata cristallina che le fece scuotere leggermente le spalle e rispose «Oh beh, su questo sono pienamente d’accordo! Che anno frequenti, Josh?»

«Il Settimo. Non si vede dalla mia faccia disperata?» chiese lui, sorridendo obliquo e indicando con l’indice della sua mano il suo viso.

Lily finalmente notò il viso del giovane che, a suo parere, non era per niente messo male. Aveva dei folti capelli castani e due occhi grandi e di un grigio scuro, molto attraenti.

«Perché stai facendo la radiografia alla mia faccia?» disse lui, facendola arrossire.

«Controllavo le tue occhiaie a che profondità sono, così mi inizio ad abituare…»

Ed entrambi risero, trovandosi piacevolmente in sintonia.

 

Dopo allora, Lily lo incontrò circa una settimana dopo in infermeria mentre andava a trovare Remus, che era reduce da una notte di luna piena. Entrambi, quel pomeriggio, decisero di vedersi l’indomani in biblioteca, per studiare insieme. Josh aveva sentito il tono disperato di Lily mentre diceva a Remus che non stava riuscendo a stare dietro a Trasfigurazione, così, non appena lei lo notò sul letto accanto e si avvicinò a lui per salutarlo, questo si offrì di darle i suoi appunti di Trasfigurazione dell’anno precedente.

Remus osservò i due di sottecchi, cercando di studiare la cosa. Quel tale, era completamente cotto di Lily, dato che appena l’aveva vista entrare era quasi caduto dal letto e il suo viso si era tinto di rosso. L’aveva osservata per tutto il tempo, con un sorriso da ebete stampato in faccia. Ah, se l’avesse scoperto James!

Lily invece, sembrò molto impacciata quando lo vide e si avvicinò a lui per salutarlo. Sicuramente gli stava simpatico, ma aveva qualcun altro per la testa, a giudicare dalle occhiate furtive che spesso rivolgeva a James, ogni giorno. Lei non lo sapeva, ma Remus l’aveva osservata e, grazie a quei piccoli segnali, aveva capito che qualcosa covava dentro di lei, come in James.

Il suo amico, infatti, seppur cercasse di tenersi impegnato per tutte le ore del giorno a fare stupidaggini e nonostante continuasse a negare l’evidenza e ad evitare le domande di Remus, era chiaramente interessato ancora a Lily.

Sperò con tutto il cuore però, che non notasse presto quale sguardo riservava Josh alla bella Lily.

Tra due giorni, per quello che aveva sentito, si sarebbero visti in biblioteca alle tre del pomeriggio. Remus in quel momento si fissò un promemoria in testa: non permettere a James Potter di avvicinarsi a quel luogo, per nessuna ragione al mondo.

 

Pensò che dopo tutto non sarebbe stato così difficile, dato che James come Sirius era praticamente allergico alla biblioteca, ma secondo lui avrebbe fatto meglio a stare all’erta.

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Capitolo 27
*** Capitolo Ventisettesimo - Perdersi in un bicchier d'acqua ***


Capitolo Ventisettesimo – Perdersi in un bicchier d’acqua

 

Ero seduta su un tavolino della Sala Comune con Lene quel pomeriggio, cercando con tutte le mie forze di sforzarmi a studiare, ma mi riuscì molto difficile, dato che nel frattempo Mel rideva sul divano accanto con Alice. Perché non avevo fatto i miei compiti domenica, quando loro avevano studiato con Lily? Perché mi ero rifiutata di studiare Aritmanzia con Lily, il giorno prima mentre eravamo in biblioteca?

La verità è che quel Black, mi ha stravolta ancora una volta, e dopo esser rientrata in biblioteca, non sono più riuscita a concentrarmi.

Con il risultato che, mentre loro erano sedute tranquille lì a rilassarsi e Lily era chissà dove in giro per il castello, io avevo un mare di roba arretrata da studiare e dovevo pure fare in fretta, dato che tra due giorni ci sarebbe stato il test di Aritmanzia e io ancora non avevo fatto una ceppa!

Mentre Mel era riuscita a concentrarsi e sembrava più avanti di Mary nello studio, quest’ultima iniziò ad osservare la stanza.

La sua vista fu catturata da Sirius Black – chissà come mai -  che stava amabilmente chiacchierando con James. Helena Light, l’amica di Lily, stava scendendo proprio in quel momento dalle scale e guardava i due con aria divertita. Mary notò che si stava dirigendo proprio verso di loro e, quando si fermò proprio di fronte alla poltrona su cui stava seduto James, si chinò proprio verso di lui e gli lasciò un bacio a fior di labbra sulla bocca. Mary strabuzzò gli occhi.

James e…Helena?

Proprio in quel momento, nei pochi secondi in cui James continuava a baciarla sulle labbra tirandola verso di sé, entrò in Sala Comune Lily, che attirò l’attenzione di James che, nonostante stesse baciando Helena, fissava la rossa insistentemente. Mary scosse la testa ridendo; James era un idiota patentato.

Lily, che sembrò sentire su di sé lo sguardo di James, si voltò in sua direzione e non poté nascondere la sorpresa che si impadronì per qualche istante del suo viso, mentre lo vide avvinghiato a Helena. Mary cercò di salvare la situazione, si alzò e andò incontro a Lily, attirando l’attenzione su di sé.

«Ciao Bella Evans!» disse Mary, sorridendo

«Oh, Mary! Scusami, non ti avevo vista…» disse Lily, mentre spiava di sottecchi quei due che continuavano a baciarsi appassionatamente

«Ho notato…» rispose Mary, con un tono di rimprovero nella voce, che Lily avvertì. La rossa ebbe immediatamente le guance tinte a chiazze di rosso. Mary le sorrise teneramente di rimando e le disse «Cos’era quel sorrisetto che avevi stampato appena hai varcato il ritratto?»

Subito Lily si diede della sciocca ed esclamò «Ah! Ma non te ne ho ancora parlato! Vieni, andiamo a sederci vicino ad Alice ed Emmeline, così racconto anche a loro…»

E raccontò alle ragazze del primo incontro con Josh del giorno prima, di quello che si erano detti e di quel pomeriggio, in cui l’aveva nuovamente incontrato. Le ragazze stettero attente a cogliere ogni singola parola del discorso di Lily, e quando finì loro di raccontare tutto, queste iniziarono a chiederle in coro se gli piacesse o se era più carino o simpatico.

«Beh, è carino, non lo nego… Dovevamo vederci oggi, ma Madama Chips non gli ha permesso di lasciare l’infermeria! Ma non vi allarmate, domani andrò in biblioteca con lui e… » disse Lily cauta. Alzò le spalle infine, emettendo un lieve risolino eccitato.

Alice si alzò e disse loro che sarebbe andata a cercare Samantha, una ragazza di Tassorosso che era la miglior fonte di pettegolezzi secondo lei, per chiederle che cosa ne sapeva di un certo Josh. Nonostante lei venerasse Sam ogni volta che si parlava di lei in quanto la considerava una fonte attendibilissima e affidabile di pettegolezzi, le ragazze le dicevano che rimaneva lei la migliore pettegola di Hogwarts. E si beccavano delle belle rispostacce, pure! Già, perché Alice non si reputava pettegola, una di quelle ragazze che mettono in giro cattiverie sul conto di altre come Jen Cheat, ad esempio, la Serpeverde del loro anno. Alice faceva sempre la netta distinzione tra ciò che significava essere pettegola, e ciò che era lei in realtà: una grande curiosona. E questo era assolutamente vero, e le ragazze lo sapevano bene.

 

Mary raggiunse sconsolata il tavolo su cui aveva lasciato i suoi libri e cominciò a studiare, su esortazione di Lily che continuava a mandarle delle occhiate minacciose persino da lontano. Quest’ultima, invece, era rimasta un po’ a chiacchierare con Mel, e poi avevano preso entrambe un libro. Lily si era già immersa nella lettura quando si accorse che la sua amica la stava fissando mentre cercava di reprimere un risolino. Lily la guardò scettica e le chiese, cercando di rimanere indifferente alle risatine di Mel «Vance, che hai da guardare?»

«Niente di che Lils, pensavo solamente…» disse Mel, disinvolta

«E a cosa, se posso saperlo?» chiese Lily, la cui attenzione ormai non era più rivolta al suo libro ma alla sua amica, che sembrava divertita dall’attenzione della rossa che aveva attirato in così poco tempo.

«Pensavo che secondo me, tra te e questo Josh non funzionerà!» Lily la guardò quasi offesa e Mel continuò

«Avanti Lils, non serve che reciti con me la parte di quella interessata a Josh… Ho notato che da quando sei entrata qui dentro, non hai smesso di guardare di sottecchi Potter… vorresti forse negarlo?»

Lily, che in condizioni normali si sarebbe infuriata e sarebbe andata via, ebbe una reazione opposta. Abbassò il capo e sospirò.

«Non posso…» rispose Lily, in un fil di voce.

Emmeline si addolcì alla vista dell’amica diventata improvvisamente triste

«Beh, ma se proprio vuoi saperlo, anche lui ha fatto lo stesso da quando sei entrata…» Lily sbuffò e fece mezzo sorriso amaro, e rispose, rassegnata

«Starà solamente architettando qualche altro modo per farmi infuriare…»

«Io penso che il suo obiettivo non sia farti infuriare, Lils. Ma attirare la tua attenzione. Fattelo dire da me, qui gatta ci cova!»

Emmeline rise e in poco tempo trascinò anche Lily nella sua risata composta. Mentre entrambe ridevano, qualcuno si sedette tra le due, beccandosi un’occhiataccia da entrambe.

«Salve a voi, Ev e Mel!»

Lily non poté fare a meno di sorridergli, e così anche Mel. Ultimamente avevano passato tutti insieme molte serate davanti al camino della loro Sala Comune, scherzando, ridendo e giocando. Nonostante ciò, nessuno aveva visto Lily scambiare qualche parola con Potter, dato che entrambi sembravano aver stretto un tacito accordo per evitarsi, anche se il più delle volte quando si trovavano nella stessa stanza litigavano. Tuttavia Lily aveva scoperto che Sirius era un ottimo ascoltatore, e sapeva anche dare buoni consigli. Ovviamente il campo su cui la Evans necessitava di più aiuto, ovvero il campo Potter, non veniva mai sfiorato dai due durante le loro lunghe chiacchierate, dato che Sirius era il migliore amico di James.

«Sirius, che fai da queste parti?» gli chiese Emmeline amichevolmente

«Oh beh, mi annoiavo a stare accanto a quei due – disse facendo un cenno con la testa in direzione di Helena e James – così, non appena vi ho viste qui ridenti e splendenti, ho deciso di raggiungervi… Ho interrotto qualcosa?» chiese infine Sirius

«Oh no, assolutamente niente Sir, tranquillo» subito gli rispose gentile Lily, e lui le sorrise.

Iniziarono a parlare del più e del meno, fin quando il loro discorso non fu interrotto da qualcun altro di nostra conoscenza.

«Lillina, Vance…» salutò James, facendo alzare gli occhi al cielo alla prima e ridere sommessamente la seconda «Sir, volevo dirti che sto scendendo con Peter a trovare Lunastorta, vieni con noi?» Sirius, piuttosto infastidito dall’irruzione di James mentre stava conducendo un’interessante conversazione sulle moto da corsa (a cui recentemente si era appassionato), disse infastidito al compare

«No Ramoso, andate pure. Vado a trovarlo più tardi, manda un bacio da parte mia alla mammina!» concluse Sirius con voce stridula, che fece ridere tutti i presenti.

James sembrò irrigidirsi leggermente quando sia Lily che Sirius tornarono a ignorarlo continuando la loro discussione, ma fece un’alzata di spalle ed uscì dalla stanza in fretta, con Peter alle calcagna.

Lily, intenta a spiegare a Sirius come funzionava il meccanismo di accensione di una moto, non si accorse che Helena nel frattempo si stava avvicinando verso di lei, sorridendo.

«Lils, Helena sta venendo verso di noi…» Lily, che non aveva capito cosa le aveva sussurrato Mel, si voltò davanti a sé, vedendo che Helena stava ritta in tutta la sua bellezza davanti a lei e le sorrideva. Sirius a quel punto, prese sbuffando un giornale e affondò il viso dietro di esso, capendo che la sua conversazione con Lily era andata a farsi benedire.

«Ciao Helena» disse Lily, sforzandosi di avere un tono amichevole, nonostante fosse chiaramente infastidita dalla ragazza. Sirius vide l’espressione infastidita e allo stesso tempo fredda di Lily e si insospettì, dato che spesso le aveva viste sedute insieme a ridere e a chiacchierare per ore. Così, decise di aprir bene le orecchie, con l’intento di origliare la loro conversazione.

«Ciao Lils, posso..?» chiese timidamente Helena, indicando il posto libero accanto a Lily, alla sua sinistra. Sirius invece era alla destra della rossa.

«Oh certo! Ma che domande, siediti pure – le disse Lily spiccia e poi continuò – allora, come va?»

Helena fu felice della domanda che le aveva rivolto Lily; Sirius osservò tra sé e sé che probabilmente era venuta a parlarle proprio per raccontarle qualcosa riguardo alla sua vita sentimentale, magari… Ghignò, magari ci sarebbe stato da divertirsi!

«Oh Lils, magnificamente! Mi sono messa con James, proprio ieri…» e subito la mora abbassò il capo e arrossì. Lily, seppur fosse già a conoscenza della questione, non seppe subito cosa rispondere, così inizialmente la fissò con un sorriso piuttosto tirato che fece quasi scoppiare a ridere Sirius.

«Oh… Ehm, beh? Visto che alla fine si è risolto tutto per il meglio?» disse Lily

«Già! Avevi proprio ragione… Eppure avrei scommesso che James si fosse innamorato di un’altra, prima di notare me, tipo un mesetto fa…» disse Helena a bassa voce, annuendo a tratti regolari.

A quel punto Lily si passò una mano sul viso, come per nascondere per un attimo l’imbarazzo che stava provando in quel momento.

«Dici? Nah, non penso proprio…» disse la rossa molto velocemente, ridendo isterica, e finendo per tossire fino a soffocare.

Helena corrugò la fronte come se si fosse resa conto improvvisamente che Lily aveva qualcosa che non andava, anche se subito dopo la sua espressione divenne seria e convinta, mentre Lily sorseggiava un bicchiere d’acqua offerto da Sirius, per placare la tosse di prima «Oh si Lily, ne sono fermamente convinta… A dirla tutta, ero certa che si fosse innamorato proprio di te…» proprio quando la mora concluse la sua frase, Lily, che non aveva ancora finito di bere, sbarrò gli occhi alla parola “te” e sputò un po’ d’acqua sul tappeto ai suoi piedi, tossendo ancora.

Sirius abbassò il giornale e guardò malandrino Lily, la quale notò lo sguardo del moro mentre ancora tossiva.

Helena, invece, si preoccupò di batterle una mano sulla spalla, e le disse «Tutto bene, Lils? Non si beve mai mentre si sta sdraiati, dovresti saperlo!» somigliando molto ad una mamma premurosa, e non cogliendo il fattore scatenante di quell’attacco di tosse. Sirius si intromise, giusto per divertirsi un po’ e disse a Lily, premuroso

«Carotina, devo dire che Helena ha ragione, dovresti fare più attenzione a quello che fai…» Lily diede uno scappellotto a Sirius, per averla chiamata “Carotina” come aveva fatto una ragazza che l’aveva fatta infuriare poco tempo fa, ma soprattutto perché colse l’allusione dell’amico. Stava sicuramente facendo riferimento a quello che era successo tra lei e James, e per un attimo la rossa si sentì in colpa.

Subito Helena riprese il discorso, iniziandole a parlare di quanto era felice con James… Ma Lily non le prestava molta attenzione

«…E poi è un ragazzo davvero fantastico, e a dirla tutta, non posso proprio dire che non mi soddisfi – Lily strabuzzò gli occhi e arrossì di botto, mentre Helena, che non si accorse ancora una volta di nulla, continuò maliziosa – certo, se sai cosa intendo…»

Sirius non poté questa volta fare a meno di scoppiare a ridere, dopo aver visto l’espressione imbarazzatissima e impacciata di Lily, e finse di ridere di un articolo che stava leggendo, quando sia Lily, truce, che Helena, curiosa, si voltarono verso di lui a guardarlo. Ovviamente Lily non bevve la scappatoia di Sirius, ma decise di non approfondire il discorso in quanto sapeva che egli avrebbe approfittato della situazione e l’avrebbe messa in imbarazzo davanti a Helena, alludendo sicuramente a James, che sapeva, da un po’ di tempo ormai, che fosse il punto debole di Lily.

«Onestamente, Helena, non vorrei scendere nei particolari, credo che siano diciamo… affari vostri» disse Lily, questa volta chiaramente infastidita. Helena se ne accorse e disse, impacciata «Beh… In effetti hai ragione, anche se non mi faccio problemi a parlare della mia vita privata con le mie amiche…» sorrise, e prese le mani di Lily fra le sue. La rossa, ormai imbarazzatissima, si sforzò comunque di sorridere, aiutata dal pensiero che in effetti Helena per lei era davvero una buona amica, ma adesso qualcosa di lei sembrava infastidirla…

Una ragazza con i capelli castani a caschetto entrò attraverso il buco del ritratto, muovendo la testa a destra e sinistra come se stesse cercando qualcuno. Non appena mise i suoi occhi su Helena la chiamò, e finalmente Lily, quando Helena si congedò da lei, poté emettere un sospiro di sollievo, adagiandosi allo stesso tempo sul divano, con un cuscino davanti alla faccia. Chiuse gli occhi per un attimo, e quando li riaprì e scostò il cuscino, si spaventò vedendo Sirius che era vicinissimo al suo viso. «Diamine Sirius, spostati!» sbottò la rossa.

Lui acconsentì, ma continuò a ghignare in sua direzione, mentre scuoteva il capo con ancora il giornale in mano. Lily alzò un sopracciglio, che Sirius notò con divertimento e disse

«Ahh, bella Evans! Ti sei proprio divertita questo pomeriggio a parlare con Helena, eh? Peccato che non ci sia stato un seguito, mi sarebbe piaciuto sentire altro…» e iniziò a ridere, facendo imbronciare Lily.

«Che ti importa, Black?» Sirius notò che Lily era tornata ad usare il suo cognome, e ne fu divertito. La stava infastidendo.

«Ma certo che mi importa, Lils! Abbiamo capito tutti ormai…»

«Capito cosa?» chiese Lily, indifferente, mentre sceglieva una rivista da leggere. Sirius si avvicinò all’orecchio della rossa e gli sussurrò, lentamente

«Smettila di cercare di convincerti che non te ne frega niente di James, Lils, ti stai solo prendendo in giro…»

Lily sbarrò gli occhi e arrossì di botto, si ricompose in un attimo e lo guardò truce, dicendo

«Non rompere, Sirius. Non sono in vena… E poi… poi non mi interessa niente di quello che fa… quel Potter» Sirius sbuffò divertito per il tono che aveva usato Lily, che risultava a suo parere falsamente convincente, dato che ormai aveva imparato a conoscerla, e le rispose

«Si, come no… E io sono un avvincino… Ascoltami, Lils. Ti stai perdendo in un bicchier d’acqua e la cosa che più mi fa rabbia è che tu potresti benissimo nuotare in queste acque… Capiscimi, ti prego. E’ tutto nelle tue mani» e con uno sguardo ammonitore e divertito allo stesso tempo, si alzò dal divano con le mani in tasca e uscì dal buco del ritratto, lasciando Lily di stucco mentre lanciava un’occhiata carica di significato a Mary MacDonald, che lo ricambiò truce, ma con un lieve rossore a tingerle le chiare guance.

Ciao a tutti! :3

Inutile dirvi che mi siete mancaaati, tanto tanto! Sono ancora (purtroppo) impegnata nella sessione estiva,scusate se non ho pubblicato ieri come avevo detto, ma mi è uscito di mente, tra le tante cose che ho dovuto fare!

Bene, veniamo al capitolo. FA SCHIFO. Lo so!

Posso dirvi che nel prossimo vedremo (sicuramente, ma non assicuro niente) un capitolo introspettivo, molto incentrato su un personaggio, Sirius Black! Pubblicherò domenica prossima, prometto che lo farò! =)

Grazie a tutti i lettori silenziosi, i magnifici recensori this is magic_lovefire hp, BlueParadise, Ele12, lettriceappassionata e Fremiona_Tirivispi!!!!!!! Grazie a coloro che hanno inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite.

Grazie a tutti! Un bacione enorme :* 

Alla prossima! 

Marauder11

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Capitolo 28
*** Capitolo Ventottesimo - Verità ***


Capitolo Ventottesimo – Verità 

 

Sirius, prima di allora, poteva dire di detestare con tutto sé stesso Lily Evans e per dei buoni, precisi motivi.

Lily Evans era stata fin dal primo anno, una ragazza impertinente, impicciona, strana, testarda e assolutamente detestabile sotto tutti i punti di vista, possibili e immaginabili. Certo, nemmeno lui aveva fatto del suo meglio per rendere il loro rapporto amichevole, dato che assieme ai Malandrini gliene aveva combinate di tutti i colori e molto spesso l’avevano fatta davvero disperare. Ma a lui non importava, lui la detestava e basta, non sapeva dire il perché. E poi si divertiva a vederla infuriata, tutto qua. Era un passatempo, come lo era anche per James, il suo migliore amico.

Quando al quinto anno, cioè quasi un anno prima, l’aveva vista con le lacrime agli occhi per quelle terribili parole che gli aveva urlato Mocciosus, aveva sinceramente provato un po’ di pena per lei, perché capiva che cosa voleva dire avere quello sguardo perso e sentirsi soli. Lily e Mocciosus prima di quel terribile episodio, erano assolutamente detestabili e Sirius li considerava assolutamente odiosi entrambi, allo stesso modo.

Ma durante quell’episodio, in cui Sirius si era sentito così sinceramente e inspiegabilmente vicino a Lily Evans, prese le difese della Grifondoro.

Già, l’aveva difesa per la prima volta in tutta la sua vita. Questa però, non smise comunque di stare antipatica a Sirius, perché ogni volta che i Malandrini uscivano a fare qualche scherzo, sembrava quasi fiutare le loro malefatte e li coglieva in flagrante, quasi ogni singola volta. E finiva per rovinare tutto, rimediando per loro sempre qualche punizione.

Sempre al quinto anno, Lily Evans era diventata un prefetto, come il suo amico Remus, e entrambi erano diventati molto amici. Questo diede un po’ fastidio a Sirius, non solo perché Remus continuava a difenderla e ce la metteva tutta per dissuaderli dalle loro malefatte contro la Evans. Gli dava fastidio tutto ciò anche perché Remus, che era sempre stato d’accordo con lui nel ritenere Lily Evans assolutamente detestabile per il suo essere snob, aveva cambiato radicalmente idea su di lei.

Diceva che era dolce, gentile, dall’animo nobile. Spiritosa, simpatica e affidabile, tanto affidabile che Remus decise di confessarle il suo “piccolo problema peloso”, quando aveva capito che ormai Lily era sul punto di scoprirlo.

Sirius non poté negare che sperava un pochino, quando Remus gli confessò le sue intenzioni, che Lily si allontanasse da lui, una volta scoperta la vera natura dell’amico. Sapeva che era un po’ crudele da parte sua pensare una cosa del genere, specie perché Remus sembrava essersi legato davvero tanto a quella ragazza, e se aveva deciso di fidarsi doveva avere dei validi motivi per ritenere che questa fosse in grado di reggere il peso del suo grosso e importante segreto. Credeva che Lily Evans non sarebbe proprio stata in grado di tenersi tutto dentro; dopo tutto era sempre una ragazza e Sirius, anche se le ragazze gli piacevano eccome, non aveva mai confessato niente di così personale ad una di loro. Semplicemente non si fidava, non si fidava di nessuno fuorché dei suoi amici, i suoi magnifici Malandrini, il suo rifugio; e cercava in ogni modo di tenerseli stretti, anche forse egoisticamente, cercando di persuaderli ad essere diffidenti con gli altri come era lui. Ed era questo che aveva fatto con Remus, gli aveva detto che secondo lui Lily non era una persona abbastanza affidabile da reggere quel peso che solo LORO erano stati in grado di fare. Anche se non si perdeva in dimostrazioni di affetto, anche se non aveva mai sussurrato loro un timido “ti voglio bene”, Sirius Black teneva ai suoi amici, e già all’età di sedici anni avrebbe dato tutto pur di proteggerli. Quei brutti pensieri li aveva fatti solo ed esclusivamente per il bene di Remus.

 

Ma Remus, seppur tentato, alla fine non lo ascoltò; confessò tutto a Lily che la prese piuttosto bene, e continuò ad essere amica di Remus, forse addirittura più di prima.

Sirius notò che James, nel frattempo, aveva iniziato a mostrare un certo interesse per la rossa del loro anno, che ormai non era più una bambina e stava diventando una donna, anche molto bella.

L’interesse di James si tramutò con il passare dei mesi quasi ad ossessione, che cercò di appagare facendo infuriare la rossa ogni singolo minuto, di ogni singola ora, di ogni singolo giorno dell’anno. Non aveva perso la cattiva abitudine di renderla vittima dei suoi scherzi, ma aveva anche iniziato a stremarla con i suoi inviti ad uscire con lui e, vedendo che questa continuava a rifiutare, sperimentava sempre modi nuovi per invitarla, con la speranza che questa sarebbe rimasta prima o poi colpita dalle scenette stravaganti e infantili che James architettava con dedizione e con cura, che finivano sempre per farlo fallire miseramente.

Se Sirius dopo l’amicizia di Lily con Remus aveva iniziato a sopportare un pochino la presenza della rossa, adesso la odiava di nuovo, più di prima. E non perché attirava l’attenzione di James e gli teneva la mente continuamente impegnata per cercare di conquistarla; ciò che lo infastidiva più di tutti, era il modo in cui Lily guardava James, quasi con disprezzo, e il modo in cui lo trattava ogni volta che James le rivolgeva la parola. Non che questa avesse completamente torto, certo. Riconosceva lui stesso che James a volte sapeva farsi davvero pesante e non si rendeva conto che c’era un limite alla sopportazione, questo James non riusciva proprio a metterselo in testa, nonostante Remus gli ripetesse ogni santo giorno che non era questo il modo civile di comportarsi con una ragazza, non era giusto ossessionare così Lily. Lui continuava a mettercela davvero tutta, a cercare di essere più “sopportabile” possibile, ma ogni volta si faceva prendere dal panico e rovinava tutto, provocando sempre un’altra  sfuriata in più da parte di Lily Evans, che non capiva, non capiva che James ce la stava davvero mettendo tutta a cercare di piacerle.

Questo aveva reso Lily Evans davvero detestabile agli occhi di Sirius, in realtà.

Ma Lily questo non poteva capirlo, Lily non vedeva quante notti insonni James aveva passato guardando la mappa durante le ronde della Evans per controllare che non fosse in pericolo. Lily non sapeva che James non spegneva la bacchetta fin quando non vedeva il puntino con su il suo nome raggiungere il suo dormitorio, finalmente al sicuro.

Lily non sapeva quante occhiate truci aveva lanciato James a Piton da quando quest’ultimo l’aveva ferita, al quinto anno.

Non sapeva quanto lo disprezzasse in realtà e non sapeva che l’aveva iniziato a disprezzare ed odiare proprio da quel momento in poi. Lily aveva sempre creduto che James odiasse da sempre il suo amico Severus, e per questo non si lasciava mai sfuggire l’occasione di deriderlo ed infastidirlo, praticamente da sempre. James fino ad allora aveva agito in quel modo con Piton perché lo trovava sinceramente buffo e per lui era un divertentissimo passatempo fargli degli scherzi assieme ai suoi amici.

Faceva tutto un po’ per caso, e per gioco.

Fino a quando, al sesto anno, James non aveva visto Lily Evans piangere.

Non credeva ai suoi occhi, quando vide le lacrime scendere da quel viso. Non poteva credere al fatto che quella ragazza, che quella stessa ragazza che aveva sempre avuto uno sguardo fiero e camminava a testa alta, in quel momento stava piangendo.

James aveva visto l’altro lato di Lily.

La Lily fragile, dolce, sensibile, quella che pochi, pochissimi al mondo conoscevano. L’aveva vista piccola piccola, tra le braccia di Remus. Lei, che era sempre stata grande ai suoi occhi, adesso era fragile ed indifesa.

Sirius aveva visto lo sguardo di James quella sera, mentre erano in infermeria, puntato su Lily Evans. Lo sguardo di James era diverso; si era fatto più serio e duro ma allo stesso tempo più dolce e profondo, quando guardava Lily.

In una parola, si era fatto più intenso, come i sentimenti che James iniziava a provare per lei.

Sirius, quella sera, capì che qualcosa nel suo migliore amico stava cambiando, e temette quel cambiamento.

Poi Lily aveva iniziato a frequentare McLaggen, e James era completamente uscito fuori di testa. Era stato suo amico addirittura, spesso avevano riso tutti e tre in Sala Comune ritrovandosi d’accordo su molte cose. E adesso?

Adesso James lo detestava, lo detestava con tutto sé stesso. Perché stava iniziando ad avvicinarsi alla Evans, e nessuno poteva farlo. Anche se, a nessuno aveva spiegato il perché di questo interesse verso Lily, il perché di questo odio nei confronti di Alex.

Ma Sirius sapeva.

Sirius, quando James chiese a tutti loro di seguire Lily e Alex ad Hogsmeade e spiarli, aveva subito appoggiato il suo migliore amico, perché capiva quanto tenesse a lei, e quanto questa stesse iniziando a stargli davvero a cuore.

Sirius detestava ancora Lily, perché mentre lei sorrideva e passeggiava allegramente con McLaggen, James era distrutto sotto al mantello. Poi, quando finalmente erano riusciti a trascinarlo con loro a prendere una burrobirra, il suo migliore amico aveva sentito che Lily era in pericolo e non impiegò neanche un attimo a prendere la Mappa e correre a cercarla, lasciandoli lì.

Quando aveva varcato l’entrata della Sala Comune e aveva visto James furioso come mai lo aveva visto in vita sua, guardò Remus e vi lesse ciò che lui stesso stava pensando. James l’amava, ormai era davvero troppo, troppo tardi.

Quando aveva visto James con l’occhio nero, sempre quella sera, a causa di quello schifoso di McLaggen, non aveva esitato un secondo e lo aveva picchiato per il suo migliore amico. L’aveva sempre fatto e l’avrebbe sempre fatto.

Avrebbe sempre cercato di proteggere James da ogni cosa che lo ferisse.

 

Da quel momento, Lily e James iniziarono a parlare e a non insultarsi, a sorridere e a non farsi più beffe l’uno dell’altro. E Sirius fu felice di questo rapporto che si stava venendo a creare, perché James adesso era Davvero felice, come mai forse lo era stato. Lo capiva dalla luce che splendeva nei suoi occhi nocciola, ogni volta che incontrava quelli verdi di lei.

 

Così, iniziò a pensare che magari avrebbe dovuto sopportarla e non odiarla, lo avrebbe fatto solo ed esclusivamente per James. Non le fece più scherzi, non si prese più gioco di lei e iniziò anche lui a conoscerla, sorprendendosi di trovarla una buona ascoltatrice, sempre schietta e diretta, e con dei veri valori ben saldi in lei.

Le cose andarono magnificamente per tutti per qualche settimana, finché non accadde l’inevitabile.

Aveva visto la delusione farsi largo negli occhi verdi di Lily, mentre guardava James che aveva lo sguardo perso e vuoto.

Poi Lily aveva guardato Sirius, con sguardo sprezzante, come se stesse guardando feccia. Quello sguardo l’aveva tramortito, perché era identico a quello che la sua famiglia rivolgeva a lui, quella famiglia che l’aveva sempre disprezzato.

Poi aveva guardato James che guardava Lily allontanarsi da lui. Poté quasi sentire il cuore del suo migliore amico spezzarsi, e con quello il suo.

Lì non odiò Lily, ma sé stesso. In primis, perché era stato lui la causa di tutto quel terribile litigio, e poi perché non era stato in grado di proteggere il suo migliore amico dalle sofferenze.

L’aveva visto spezzarsi sempre di più, giorno dopo giorno, ogni volta che guardava lei e sospirava. Sirius era sicuro che ormai James non pensasse più a niente, oltre che a lei. Nonostante lui e i Malandrini cercavano di risollevarlo, non ci riuscivano.

Così Sirius capì che niente avrebbe potuto fare per tirare su il morale di James, solo Lily ci sarebbe riuscita.

Andò da lei, con il cuore in mano, e quasi pianse davanti ai suoi occhi dalla disperazione. Si addossò tutte le colpe per cercare di convincerla a perdonare James, che stava soffrendo.

Poi vide che anche lei era distrutta, così vide il cuore di Lily, e soprattutto capì che doveva tenerci per forza, almeno un pochino, al suo migliore amico, dato lo stato in cui versava.

 

I giorni passarono e le cose non cambiarono; Lily e James non si erano più rivolti la parola. Entrambi avevano indossato le loro maschere, Lily per le sue amiche e James per i suoi. Era tornato agli occhi di tutti il pomposo e celebre capitano di Grifondoro, ma agli occhi dei suoi amici, non era altro che un ragazzo distrutto, in continua combutta con sé stesso perché non riusciva a capire perché mai non stava riuscendo a togliersi quella rossa dalla testa.

Nel frattempo Sirius aveva imparato a conoscere un po’ più a fondo Lily, anche se non accennarono mai a James, quasi come se quel nome fosse tabù.

 

Ma quel pomeriggio. Quel pomeriggio aveva visto Lily spezzarsi di nuovo, lentamente; mentre Helena con sguardo sognante le parlava di James, Evans provava ad essere gentile con lei, perché non voleva che l’amica si accorgesse del suo stato d’animo. Non voleva che i suoi problemi gravassero sulle spalle della sua amica che era così felice, così felice…

E vide la serenità, che in quei giorni Lily si era convinta di avere persuadendo allo stesso tempo quasi tutti che stesse andando avanti, lasciare i suoi limpidi occhi verdi, e lasciare posto, ancora una volta, allo sconforto.

 

Capì. Capì in quel preciso momento che anche Lily si era innamorata di James.

 

Così quel pomeriggio di Gennaio, mentre Sirius si dirigeva a passo spedito verso l’infermeria ripensando a tutto ciò, finalmente accettò Lily Evans. E iniziò a volerle bene sinceramente, perché finalmente avevano una cosa in comune da amare e proteggere, seppur in modo diametralmente opposto.

 

James Potter.

 

Entrò in infermeria, sperando che Peter e James se ne fossero già andati ma… Erano lì, e gli sorridevano, invitandolo a raggiungerli. Sirius si sentiva strano, qualcosa in lui era cambiato dopo che aveva capito come stavano le cose. Si sentì un po’ in colpa in quel momento guardando Remus, per tutte le volte che l’aveva deriso quando aveva affermato che prima o poi Lily si sarebbe accorta di James, e avrebbe iniziato ad amarlo, come lui amava lei già da un po’ di tempo. Sirius rideva ogni volta che sentiva questa storia che suonava alle sue orecchie come una favoletta; James non poteva innamorarsi perché era come lui, un rubacuori, e Lily secondo lui un cuore nemmeno ce l’aveva.

E invece Remus aveva avuto ragione, per questo aveva sentito il bisogno di alzarsi da quel divano e andare in infermeria, perché aveva bisogno di parlare con il suo adorato lupacchiotto.

Sirius, per tutti quei pensieri che gli annebbiavano la mente, non si era reso conto del fatto che si era mosso meccanicamente verso di loro…

«Sirius, tutto bene?» chiese Remus, preoccupato. Gli altri due stavano lì a scrutarlo tesi, fin quando Sirius rise con la sua risata che somigliava tanto ad un latrato, e immediatamente James e Peter si rilassarono. Remus, invece, anche se era chiaramente più tranquillo dato che Sirius aveva comunque riso, si chiese il perché di quella faccia, ma glielo avrebbe chiesto più tardi.

«Vecchio marpione, io sto bene e tu piuttosto?» disse Sirius scherzoso all’amico

«Beh, inizio a riprendermi, domani mattina Madama Chips mi dimette!» disse Remus sorridente. Questo fece esultare James, che si alzò e batté un cinque all’amico, che aveva alzato gli occhi al cielo per quel teatrino, quasi come se fosse stato sul punto di morire fino a due minuti prima. Ma sorrise, perché James era fatto così. Amava attirare l’attenzione su di sé e infatti ci riuscì anche quella volta; Madama Chips lo guardava furibonda dalla sua scrivania, e James gli fece un cenno di saluto sventolando la sua mano e urlando un «Buona sera!» peggiorando, come sempre quando cercava di risolvere qualcosa a modo suo, la situazione.

Madama Chips li buttò infatti immediatamente fuori dall’infermeria per tutto il baccano che aveva fatto James, che però aveva fatto sorridere i malati nella stanza. Così, i tre malandrini, tra risa e scappellotti, scesero in Sala Grande per la cena.

Sirius si girava e rigirava nel suo letto quella sera, pensando a tutti i pensieri che l’avevano scosso durante la giornata, e non riusciva proprio ad addormentarsi. Aveva bisogno di fare una lunga e sana chiacchierata.

Quando fu sicuro che James si fosse addormentato profondamente nel suo letto, scese di soppiatto dal suo letto, prese il mantello dell’amico e afferrò la mappa del malandrino.

Grazie ad alpha_blacky, BlueParadise, Fremiona_Tirivispi, lettriceappassionata e M_Padfoot per aver recensito lo scorso capitolo!

Mi sono liberata dagli impegni universitari (per ora) quindi, se siete d'accordo, vorrei pubblicare prima il prossimo capitolo (tipo mercoledì o giovedì? Fatemi sapere che ne pensate).

Adesso scusatemi, ma ho fretta! DEVO SCAPPAAAAREEE *panicodaritardo*

Spero vi piaccia, a me non soddisfa per niente!

Vostra, Marauder11

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Capitolo 29
*** Capitolo Ventinovesimo - Effetti Collaterali ***


Capitolo Ventinovesimo – Effetti collaterali

 

Remus stava per abbandonarsi ai suoi sogni quando sentì due strani rumori, susseguirsi a distanza di mezzo secondo. Qualcosa era caduto sul pavimento, qualcun altro di conseguenza aveva imprecato. Con un gesto fulmineo afferrò la bacchetta dal comodino alla sua destra e finse di dormire, lasciando un occhio appena aperto. Non era il caso di allarmare nessuno; dopo tutto, dato il sonno che aveva e la stanchezza che gravava sulle sue spalle, poteva anche essersi immaginato quel frastuono.

Dato che non si era visto nessuno, si stava di nuovo addormentando quando distinse un nuovo suono; qualcuno lo stava chiamando, in un sussurro «Remus, Remus svegliati!»

Aprì gli occhi, e quasi morì d’infarto. Uno spaventoso Sirius era praticamente a due centimetri dal suo viso, e gli mimava di stare in silenzio; se quest’ultimo non gli avesse messo una mano davanti alla bocca, Remus gli avrebbe sicuramente urlato contro, come usava fare in dormitorio. Ma quella era l’infermeria… E Madama Chips era paragonabile ad un avvoltoio che fiutava le sue prede e, senza dar loro scampo, le divorava con le sue urla e minacce e poi li scaraventava fuori dalla porta.

«Che cosa diavolo ti è saltato in mente, deficiente patentato!» disse Remus in un sussurro, non perdendo la capacità di spaventare Sirius anche “urlando” a bassa voce.

«Dovevo assolutamente parlarti di una cosa…» disse Sirius, preoccupato. Prese una sedia accanto al letto dell’amico e si sedette molto lentamente, poi sospirò.

«Non potevi aspettare domani per parlare?» chiese Remus cauto, che si mostrò comunque seccato dall’irruzione dell’amico.

«No, non potevo proprio…» disse Sirius, dondolando le gambe e fissando il pavimento…

Remus sospirò e gli disse «Avanti, sputa il rospo. Sei venuto qui per parlarmi e adesso dovrai farlo, altrimenti ti strozzerò… Perché non potevi aspettare domani, quindi?»

Sirius si sentì colpevole, come se stesse tradendo il suo migliore amico, mentre in realtà era intenzionato solo ad aiutarlo «Beh ecco… Non avrei potuto parlare davanti a James e poi non sarei riuscito ad addormentarmi se avessi tenuto tutto dentro…»

 

Ok, adesso Remus era decisamente preoccupato.

 

Sirius aveva lasciato il dormitorio di nascosto, senza dirlo a James, ed era venuto da lui per parlare di qualcosa che quest’ultimo, tra l’altro, non doveva assolutamente sapere. Che diavolo stava succedendo? Si alzò, chiuse le tende attorno al suo letto, prese una sedia e si sedette proprio di fronte a Sirius, guardandolo negli occhi, con lo stesso sorriso di sempre quando era pronto a prestare attenzione. «Ti ascolto Felpato, dimmi tutto»

Sirius gli sorrise e iniziò a pensare a come doveva formulare il discorso, poi alzò gli occhi e vide Remus che lo scrutava sorridendo, invitandolo a parlare. Non c’era bisogno di formulare un discorso, Remus avrebbe capito comunque qualsiasi cosa e sarebbe riuscito ad arrivare al cuore della questione.

«Da un po’ di giorni osservo James e… ho capito Rem, avevi ragione, si è proprio innamorato della Evans…» non credette alle sue parole fin quando non le sentì risuonare nel silenzio della stanza. Remus dapprima sgranò gli occhi e poi diede una pacca sulla spalla a Sirius «Ce l’hai fatta Felpato, finalmente hai deciso di svegliare quei due poveri neuroni che ti sono rimasti in testa! Ah, grazie Merlino, grazie! Allora non erano morti, erano solo in coma!» disse Remus festante, sogghignando. Sirius non fu affatto contento di sentirsi preso in giro dall’amico e lo guardò torvo. Subito Remus si ricompose e annuì, come per invitarlo a continuare a parlare.

Remus che si faceva beffe di Sirius e quest’ultimo che lo ammoniva e zittiva con lo sguardo.

 

IL MONDO SI STAVA DAVVERO CAPOVOLGENDO.

 

«Dicevo… ho notato come la guarda, l’intensità con cui la guarda e il modo in cui la sua espressione cambia totalmente appena la vede. Sai meglio di me che sta cercando di camuffare tutto, e questo lo porterà a scoppiare, prima o poi… Più tempo passa, più disastrose saranno le sue condizioni al momento dello scoppio…»

«Sono completamente d’accordo con te, Felpato ma…»

Sirius lo interruppe, con un gesto della mano, chiedendogli con lo sguardo di lasciarlo finire di parlare. Remus si stupì del comportamento dell’amico che quella sera lo stava davvero sorprendendo.

«Ho capito anche un’altra cosa, questo pomeriggio… Helena, la ragazza di turno di James è molto amica di Lily, lo sapevi?» Remus annuì velocemente, curioso di arrivare al punto

«Beh, per l’appunto… Ho origliato la loro conversazione e le ho osservate tutto il tempo – subito si giustificò dopo lo sguardo ammonitore di Remus – ma non avevo niente da fare, Rem! James e Peter erano scesi da te e io sono rimasto su perché stavo parlando proprio con Lily di moto da corsa…»

Remus aggrottò le sopracciglia e guardò curioso Sirius «Tu e Lily che.. parlate di moto da che..? Ahh, intendi forse quello strumento con cui i babbani si muovono, quello con le ruote?» chiese Remus confuso, mimando il movimento dei motociclisti con le braccia, a modo suo ovviamente. Sirius lo guardò schifato, con un sopracciglio alzato.

«In altre occasioni ti avrei ucciso, Lunastorta, per la definizione che hai dato a quegli splendidi gioielli ma adesso non posso dilungarmi troppo… Comunque, stavamo parlando di quando è arrivata Helena, che ha iniziato a parlare con Lily…»

«Questo l’avevi già detto» osservò Remus, impaziente di comprendere qualcosa

«Sta zitto Rem, lasciami parlare! Dicevo… Helena ha parlato a Lily tutto il tempo di James, dicendogli quanto è magnifico, stupendo, spettacolare e… ha addirittura detto che James è soddisfacente. Soddisfacente in quel senso… capisci?»

Remus rispose reprimendo a fatica un sorrisetto, ancora una volta interrompendo il discorso di Sirius e disse «Beh Sirius, purtroppo non so dirti di più ma se vuoi posso combinarti un appuntamento con James uno di questi giorni…» Sirius perse la pazienza e mollò uno scappellotto a Remus, dicendogli «Ma insomma, Lunastorta! Lasciami parlare e se proprio vuoi intervenire, alza la mano prima di interrompermi, chiaro?» Remus con un mezzo sorriso annuì, pensando che tutta quella situazione fosse incredibilmente buffa e strana. Sirius lo stava sgridando. Sirius! No, non poteva essere. Si sarebbe svegliato da un momento all’altro, sicuramente…

Mentre era immerso nei suoi pensieri, Sirius lo guardava minaccioso in attesa di un cenno della testa, che gli indicasse che aveva capito. Remus afferrò al volo e annuì, stavolta serio.

«Le ha detto che è molto felice con James, che aspettava questo momento da tanto e Lily era molto strana, mentre le annuiva e le sorrideva… Sembrava quasi si stesse sforzando di essere gentile con lei, quando sappiamo tutti che lei e Helena sono sempre state amiche e… ho iniziato a vederci chiaro, a vedere veramente Rem…»

Remus era completamente preso dal suo discorso, che non si accorse che Sirius aveva fatto una pausa.

«Il suo sguardo, lo sguardo di Lily è… identico a quello di James, Remus. Io… io credo che anche lei si sia innamorata di lui!» Remus molto lentamente, in un modo parecchio buffo, cadde dalla sedia, su di un lato e rimanendo composto con le braccia incollate al busto, come se fosse stato pietrificato.

«Si-Sir-Sirius? Dici sul serio? La pensi davvero anche tu come me o sei venuto qui per prendermi in giro? No perché se è così, sai che ti caccerò a calci in…» Sirius continuò a guardarlo serio e si mise a braccia conserte, così che Remus tacque all’improvviso, iniziando a fissarlo.

«Allora… Non sono l’unico a crederlo! Ah, accidenti! Finalmente! – e si alzò, mentre improvvisava una danza strampalata simile alla danza della pioggia; improvvisamente si rese conto di quello che stava facendo, dandosi dello stupido mentalmente, così si sedette e continuò, dinuovo serio - E cosa le hai detto dopo esserti reso conto del fatto che anche lei è persa di James?»

«Beh, prima l’ho presa un po’ in giro e poi le ho detto esattamente queste parole, proprio con questo tono: “Ascoltami, Lils. Ti stai perdendo in un bicchier d’acqua e la cosa che più mi fa rabbia è che tu potresti benissimo nuotare in queste acque… Capiscimi, ti prego. E’ tutto nelle tue mani”»

«Ah Sirius, giuro che se in questo momento fossi una ragazza, ti bacerei! Ma mi fai troppo schifo, allontanati, stavo scherzando!» entrambi iniziarono a ridere silenziosamente, poi Remus si zittì e chiese, curioso «E lei? Lei come ha reagito?»

L’espressione di Sirius si fece furbescamente malandrina e rispose «Beh, l’ho lasciata senza parole! Senza parole, capisci? Ha praticamente confermato tutto quello che avevo ipotizzato sui suoi sentimenti senza proferir parola! E’ rimasta sconvolta dalla mia affermazione, completamente immobile… E io sono uscito, per dare più effetto alla cosa sai…»

«Già Sir, devo dire che mi hai sorpreso… Forse gli squilibrati come te hanno ancora una possibilità, a questo mondo! » disse Remus ridendo, trascinando l’amico che lo seguì a ruota.

«Rem?» chiese Sirius, incerto. Remus rispose con un rumore indistinto che gli fece capire che lo stava ascoltando mentre si fissava le pantofole, così Sirius continuò «Che facciamo, quindi?»

«Che cosa vuoi che facciamo, Sirius?» chiese Remus, cercando di persuaderlo che la sua era una causa persa

Sirius, piuttosto che convincersi, colse la frase di Remus quasi come un’offesa, e gli disse infastidito «Ma non possiamo stare con le mani in mano a vederli soffrire! Non credi che abbiano bisogno di una spinta?»

«Sirius, ti ricordi cos’è successo quando abbiamo cercato di spingerli forzando Lily a dire cose che non avrebbe mai detto?! Non possiamo fare niente, dobbiamo aspettare che ogni cosa faccia il suo corso…»

«Ma non possiamo vederli così, Remus! Non posso, non sopporto di vedere James ogni giorno indossare una maschera! E’ il mio migliore amico, il nostro! E Lily… Beh, mi sta a cuore anche lei, adesso…»

Remus lo guardò sorridendo e aggiunse, con una punta di bonario sarcasmo nella voce

«Ah, finalmente sto assaporando il sapore della vittoria… Tu, tu che mi prendevi in giro quando ti dicevo che Lily era una ragazza fantastica! Non è più allora la rompiscatole madornale di un tempo?»

Sirius sorrise all’amico, che aveva citato le stesse parole con cui aveva definito Lily molto tempo prima. Rompiscatole madornale. «Lei sarà sempre una rompiscatole madornale Rem, inutile negarlo! Adesso è qualcosa di più però, una rompiscatole madornale adorabile.» Remus rise nuovamente e diede una pacca sulla spalla a Sirius, contento che finalmente avesse capito tutte quelle cose. Sirius stava maturando, finalmente, e stava iniziando a vedere tutto secondo una prospettiva diversa, e Remus non poté che sentirsi soddisfatto. Aveva davvero fatto un buon lavoro, con lui e James!

Sirius si alzò dalla sedia e gli disse «Io adesso vado… allora sicuro di non voler fare niente per Ramoso e Carotina?»

Remus sbuffò divertito, pensando al pomeriggio in cui una Serpeverde aveva chiamato Lily proprio così, e gli disse

«Solo aspettare Sirius, dobbiamo solo aspettare. Mi prometti che non farai niente?» Sirius soffiò contrariato e disse «E va bene, non farò niente…» reprimendo un sorrisetto che costrinse Remus a riformulare la domanda, giusto per essere più sicuro del fatto che non avrebbe davvero fatto niente…

«Mi dai quindi la tua parola di MALANDRINO che non farai assolutamente niente finché le cose non si aggiusteranno da sole tra James e Lily? Fidati amico, succederà presto, me lo sento…»

Sirius questa volta non ebbe scappatoie, ma non gli dispiacque. Si fidava del giudizio del suo amico, e credeva anche lui che le cose si sarebbero aggiustate tra James e Lily, così rispose con un ghigno divertito e un’aria solenne «Parola di Malandrino!» prima di sparire di nuovo sotto il mantello di James.

 

Remus scosse la testa incredulo, poggiò la testa sul cuscino e cadde addormentato.

 

 

 

«Lils, tesoro. Oggi hai la ronda con Remus, vero?» le chiese incerta Alice, mentre le altre seguivano la conversazione in silenzio

«Già, è stasera… Perché?» chiede Lily curiosa e Mel subito risponde «Oh beh, è un vero peccato! Stasera avevamo pensato di fare un torneo di scacchi con i ragazzi, ma se voi non ci siete…» Mary guardò Mel ammonendola con lo sguardo. Che diavolo stava facendo? Voleva farsi scoprire?

«Oh no, ma fate pure! Remus e io vi raggiungeremo quando avremo finito» disse Lily, non perdendo mai la sua gentilezza.

Mel scambiò un rapido sguardo con Mary, come per dirle di lasciarla fare. Poi Lene guardò Alice con sguardo corrucciato e quest’ultima le rispose un occhiolino. Tutto sotto controllo.

«Va bene tesoro, allora vi aspetteremo qui in Sala Comune! Tanto non rientrerete più tardi delle dieci, penso… No?» le chiese Alice ancora

«Oh credo che faremo molto più tardi, Ali! Rientriamo sempre per mezzanotte, solitamente! Non mi hai mai vista rientrare?» le chiese Lily curiosa.

«Beh, onestamente non riesco mai ad aspettarti sveglia, sai che crollo subito…» disse Alice, arrossendo leggermente. Le ragazze risero mentre innestavano una pianta da un vaso più piccolo ad uno più grande. Erano a lezione di Erbologia, quella sarebbe stata l’ultima lezione della giornata, non ci sarebbe stata nessuna lezione nel pomeriggio…

Lily pensò subito a Josh e sorrise, era un ragazzo così simpatico! Alzò gli occhi e immediatamente incrociò quelli di James, che la stavano fissando, ma subito lui spostò il suo sguardo altrove, senza farle nemmeno un sorriso.

Sospirò. Non sarebbe mai riuscita a capire perché quando lei provava a pensare a qualcun altro, si ritrovava sempre davanti James Potter che la ridestava da ogni pensiero. Persino il giorno prima, quando aveva visto Josh in infermeria e questo le parlava, lei non aveva ascoltato nemmeno una parola di quello che il poveretto le diceva, intenta ad osservare i suoi tratti del viso e – soprattutto – troppo impegnata a paragonarli a quelli di James.

Aveva constatato che James era molto più attraente. Nulla di personale, certo… Ma a chi voleva prendere in giro? Sorrise e immediatamente sentì un rossore invaderle le guance e Lene, che lo notò le chiese «A chi pensavi, brutta birbantella?» Lily, se possibile, arrossì ancora di più e rispose, balbettando… «A… a Josh…».

Udì Mary che al suo fianco sospirò e disse, probabilmente tra sé e sé «Si, a Josh…»

Mac aveva sempre avuto il potere di smascherarla. Come Remus, che Lily notò che proprio adesso la stava osservando. Gli sorrise, e lui di rimando.

 La campanella suonò e prima che il suo suono cessasse, tutti gli studenti erano già spariti dalla Serra numero 7.

 

 

 

«Mary, come sta andando con Aritmanzia?» chiese Lily, mentre era sedute vicino alle sue amiche nella tavola di Grifondoro, in Sala Grande. Non erano proprio tutte, dato che Alice era poco più in là intenta ad abbracciare il suo Frank. Magari per lei fosse stato tutto così semplice come per Frank e Alice! Perché essere Lily Evans doveva essere TUTTO così maledettamente complicato?

Infilzò con rabbia un fagiolo con la forchetta, che rimbalzò per tutto il tavolo e alla fine giunse sul piatto di Sirius qualche posto più in là. Sirius si girò perplesso verso dove era sbucato il fagiolo e incrociò lo sguardo di Lily, che aveva sbarrato gli occhi verdissimi e aveva le sopracciglia inarcate, imbarazzata. Sirius le sorrise divertito e urlò

«Grazie Ev!» subito lo infilzò e lo inghiottì; alzò un pollice in segno di gradimento alla rossa, che rise assieme a lui. Tutta la tavolata di Grifondoro aveva seguito la scena e aveva riso divertita; persino Helena aveva riso e guardava James, che si sforzava di sorridere anche lui, e alla fine ci riuscì. Ma Remus, che lo stava osservando, vide che quello non era un sorriso alla James; quest’ultimo alzò lo sguardo e incontrò quello dell’amico, e subito il suo sorriso si gelò, lasciando posto alla tristezza. Ma prima che Remus potesse ricambiare il suo sguardo, James si girò verso Helena che gli stava raccontando chissà che, e si finse interessato.

«Allora Mar, come sei messa in Aritmanzia? Stai studiando?» Mary guardò truce Lily, pensava di essersela scampata dopo che il fagiolo di Lily era scappato, e invece… Così dovette rispondere «Vuoi sapere com’è che sta andando? Da schifo, ecco come!»

«Dai Mary, calmati! Ce la farai, ti aiuteremo… Vero ragazze?» chiese Mel, che era sempre così disponibile con tutti.

«Beh, non contate su di me… Io sono una vera schiappa» disse Lene triste… Lily, che era seduta tra Lene e Mary, le strinse entrambe in un abbraccio e, guardandole negli occhi, gli sussurrò «Ce la farete, scommetto che prenderete una O alla fine dell’anno, fidatevi!»

«Si, è sicuro come tu prenderai una T in pozioni… No?» tutti risero all’affermazione assurda di Mary, che trascinò anche Lily. Avrebbe aiutato le sue amiche a farcela, dovevano farcela.

Dopo il pranzo, che quel giorno per loro si era svolto molto lentamente per via delle varie chiacchiere tra i ragazzi del sesto anno, alcuni di loro rimasero a parlare. Alice al solito si era dileguata con Frank, Helena era andata a studiare con le sue amiche (per la felicità di Sirius, che iniziava a non tollerare i suoi modi appiccicosi e assillanti), Emmeline aveva trascinato con sé Peter per fare un’esercitazione, anche se questo si mostrava riluttante… Continuava a protestare ma alla fine dovette arrendersi alla tenacia di Mel, che era riuscita comunque a trascinarlo con sé, provocando le risa di molti. Tra i ragazzi del sesto anno, quindi, erano rimasti solo Remus, Potter, Lily e Lene. Sirius e Mary non erano nemmeno da considerare dato che stavano litigando come al solito e non avevano per niente partecipato alla conversazione.

«Io salgo in Guferia, devo spedire una lettera ai miei… non scrivo loro da tanto!» disse Mary, sentendosi colpevole.

Lily guardò distrattamente il suo orologio, che segnava le due e trenta.

Cosa? Di già? Si alzò in fretta e furia senza nemmeno finire il suo dolce. «E’ tardissimo!» disse tra sé e sé, forse a voce un po’ troppo alta e rischiando di cadere. Per il chiasso che aveva provocato, aveva attirato l’attenzione di Sirius che, curioso, le aveva detto «Ma dove vai così di fretta, Carotina? Non abbiamo lezioni questo pomeriggio…»

Lily si arrestò di botto e arrossì; non spiccicando nemmeno una parola, si dileguò in fretta dalla Sala Grande. Sirius aveva guardato James che l’aveva seguita con lo sguardo finché non era sparita e poi aveva guardato l’amico, chiedendo con lo sguardo se lui fosse a conoscenza di qualcosa, ma Sirius aveva fatto un’alzata di spalle. Entrambi avevano fissato a quel punto Remus che cercava accuratamente di evitare i loro sguardi e parlava con Lene mentre questa se ne andava.

Il lupacchiotto sapeva qualcosa. Oh si! Mentre James lo guardava cercando di leggergli nella mente fallendo miseramente, Remus si girò e si trovò gli occhi degli amici puntati addosso. Che si fosse tradito? Non doveva sapere, James non doveva sapere in quel modo che Lily si stava vedendo con un ragazzo! Avrebbe dovuto dirglielo… ma quando? Non aveva avuto abbastanza tempo e poi Lily non aveva detto niente neanche a lui, l’aveva saputo per caso…

«Che ne dite di…Andare a fare una passeggiata fuori?» Alla proposta di Remus, che sorrideva nervosamente (a giudicare il suo improvviso tic all’occhio), Sirius immediatamente portò il suo sguardo alle finestre e sospirò.

Diluviava.

 Se stava cercando di nascondere qualcosa a James, lo stava facendo nel modo assolutamente più sbagliato.

«Sei matto Rem? Diluvia!» gli disse James aggrottando le sopracciglia e volgendo il suo sguardo verso Sirius, come per cercare conferma nel compare…

«Beh ma… ma… In effetti non andiamo a saltare sulle pozzanghere da quanto? Rifacciamolo!» Disse Sirius poco convinto, trovandosi a reggere il gioco a Remus. Non sapeva cosa lo turbava, ma sicuramente non era qualcosa di trascurabile, a giudicare dalla sua espressione tesa. Rem lo ringraziò con lo sguardo ma Sirius gli rispose con uno sguardo truce. Che sapesse dove stava andando Lily? Perché non gli aveva detto niente prima?

James, che si era girato perplesso a guardare altrove, si rigirò in tempo per vedere lo scambio di sguardi tra Sirius e Remus e capì.

Gli stavano nascondendo qualcosa.

Si alzò di scatto, con sguardo corrucciato, e iniziò a percorrere la Sala Grande a enormi falcate. Sirius e Remus deglutirono, e lo seguirono

«Ramoso, fermati!» gli urlò Remus stremato, ma non ebbe il risultato desiderato.

«Per favore James, fermati!» questo finalmente si girò alla voce di Sirius e si voltò verso i due amici che lo stavano raggiungendo, ansanti.

Strinse gli occhi, si mise a braccia conserte e chiese ad entrambi, arrabbiato «Che cosa mi state nascondendo? Sirius? Cos’è questa pagliacciata? »

«Ma quale pagliacciata James, io non so niente!» gli disse Sirius, davvero sincero

A quel punto intervenne Remus, cercando di mantenere un tono pacato «Ascolta James, vieni giù con noi, ti spiegherò tutto…»

«E perché dovrei venire giù? Ah, allora la cosa da nascondere è nei piani alti… Bene, io salgo. Mi spiegherai tutto in dormitorio… Venite?» chiese James, mettendoli alla prova, con un mezzo sorriso e un sopracciglio inarcato.

«No James, tu vieni con me adesso e…» gli disse Remus afferrandolo per il braccio, che fu interrotto da un ormai furioso James Potter.

«Dammi la mappa, Rem!» disse James con un tono che non ammetteva repliche.

«Ma tocca a me e…» disse incerto Remus

«ACCIO MAPPA!» urlò James, e un pezzo di pergamena uscì dallo zaino di Remus, atterrando tra le mani di James.

«Potete andare, faccio da solo. Tanto non siete d’aiuto…» disse James, pungente.

«Io non me ne vado proprio da nessuna parte… e nemmeno Remus» disse Sirius, guardando James dritto negli occhi, che rispose con sguardo ferito e indifferente, e un’alzata di spalle.

James volse il suo sguardo alla Mappa e picchiettò la bacchetta su di essa, sussurrando “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.”

Cercò un attimo con lo sguardo puntato sulla pergamena e poi individuò il puntino giusto e disse, soddisfatto «Come previsto… Sta andando in biblioteca, al secondo piano» Iniziò a percorrere i corridoi a grandi falcate, mentre i malandrini gli stavano alle calcagna.

«James, ascolta, non puoi scoprirlo così… Io l’ho saputo ieri pomeriggio e te l’avrei detto se…»

«Troppo tardi, Lunastorta. Non ti preoccupare, faccio da solo» disse James deciso e arrabbiato allo stesso tempo. Arrivarono davanti alla porta della Biblioteca e, non appena tutti e tre si affacciarono dalla porta, videro Lily vicino ad uno scaffale che si guardava intorno con dei libri in mano, come in cerca di qualcuno…

Immediatamente da dietro le spalle, spuntò una figura maschile che le mise le mani davanti agli occhi e sul volto di Lily si formò un sorriso timido. Subito il ragazzo scostò le mani dal viso di lei e la abbracciò goffamente, mentre le diceva chissà che cosa …

Il cuore di James perse un battito. La sua mente si arrestò, completamente, e il suo stomaco fece un bel po’ di capriole.

Reagì immediatamente, ma non nel modo in cui i suoi amici se l’erano aspettato. Fece un passo avanti, incerto, verso la biblioteca ma quando vide Lily ridere, indietreggiò e iniziò a correre imboccando un corridoio laterale. Nello stesso momento in cui James fece lo scatto, Remus urlò «James, no!»

E, involontariamente, catturò l’attenzione di Lily che vide subito Sirius e Remus guardare qualcuno in lontananza, fuori dalla biblioteca. Mentre Remus iniziava a correre inseguendo James, Sirius volse il suo sguardo verso Lily e lo incrociò. La guardò deluso, scosse la testa e raggiunse gli amici che ormai erano lontani.

L’espressione di Lily era indecifrabile; non poteva dirlo con certezza ma era sicura che James l’avesse vista con Josh. L’aveva sicuramente vista, a giudicare dalle facce dei suoi amici. E adesso? Si sentiva in colpa, ma con Josh era successo tutto per caso, e poi per lei era un amico, dato che non riusciva a scollarsi dalla testa quella zazzera corvina ribelle…

Si ridestò, pensando che dopo tutto James adesso stava con Helena, quindi come poteva pretendere di reagire in quel modo?

 

Chiuse gli occhi per un attimo, sospirò e raggiunse Josh al tavolo, che la stava guardando curioso dato che sembrava essersi imbambolata a guardare chissà cosa. Si stampò in faccia il suo miglior sorriso e cominciarono a studiare, mentre la mente della rossa vagava altrove…


Grazie a BlueParadise, this is magic_lovefirehp, Alpha_Blacky ed Ele12 per aver recensito! Grazie infinite! Devo scappare adesso, vado al maaaaareeeee! <3

Grazie anche a tutti gli altri, compresi i lettori silenziosi!
Un bacione
Marauder11

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Capitolo 30
*** Capitolo Trentesimo - Speciali ***


Capitolo Trentesimo – Speciali

 

Erano le cinque, e Lily era decisa a congedarsi da Josh da già un po’ di tempo. Dopo che aveva visto lo sguardo agghiacciante di Sirius, era come se le si fosse congelato il cervello. Un forte mal di testa l’aveva assalita, ma si era sforzata di apparire normale, nonostante Josh le avesse chiesto se voleva andar via, dato il suo colorito pallido.

«Lily, non serve che tu continui a sforzarti di studiare, vai su in dormitorio… Abbiamo studiato per più di due ore» gli disse Josh sorridendole comprensivo, mentre chiudeva il libro di Trasfigurazione con un tonfo.

Lily  fu grata a Josh e si alzò guardandolo dispiaciuta. Prese i libri sottobraccio e gli disse «Beh… grazie Josh, sei un amico. Ci vediamo in giro!»

Lui le sorrise e la salutò con la mano.

Uscì in fretta dalla biblioteca, scorse da lontano un’armatura e si nascose lì dietro. Si chinò, e portò le ginocchia al petto. Chiuse gli occhi e represse con forza tutta la rabbia che la stava assalendo. Perché le cose dovevano andarle sempre così male? Ma soprattutto, cosa avrebbe fatto adesso?

Aprì gli occhi, ricacciando indietro le lacrime. Indossò la sua maschera fatta di freddezza e, con passo sicuro, si diresse verso la Torre di Grifondoro.

 

 

James aveva corso, aveva corso tantissimo. Era stanco, aveva il fiatone ma non si fermò, deciso ad allontanare i suoi amici.

Disse in fretta la parola d’ordine alla signora Grassa che a quanto pare cercava di fare conversazione con lui, non capendo che non era il momento giusto.

«Golden Snidget»

«Caro, che ti succede?» rispose la signora Grassa dal quadro, vedendo James chiaramente sconvolto. Questo perse la pazienza e disse, stavolta urlando «GOLDEN SNIDGET!», tanto che questa subito aprì il varco.

James entrò in Sala Comune non notando che Helena gli stava proprio correndo incontro in quel momento e proseguì a grandi falcate verso i dormitori, lasciando Helena perplessa e scossa. Marlene, Alice e Mary, dopo averlo seguito con occhi attenti, si scambiarono uno sguardo e capirono che James sapeva. Il povero Frank invece, all’oscuro di tutto, guardava tutte e tre sconvolto e dubbioso

«Che succede?» chiese alla sua ragazza che sospirò, e disse «Non lo so, ma ho come la sensazione che abbia a che fare con Lily…»

Frank mormorò, dispiaciuto «Quando diavolo capiranno quei due che devono smetterla di gingillarsi? Sono perfetti insieme»

Mary lo guardò teneramente e gli disse, spiccia «Beh Frank, non è che tu sia stato tanto rapido a metterti con la nostra Alice eh… Ci sono voluti secoli!» Alice sorrise amorevolmente al fidanzato che si imbronciò, mentre Mary e Marlene reprimevano le loro risate a fatica.

Entrarono Sirius e Remus dal buco del ritratto, che individuarono subito Frank.

«Hai visto James?»

«Si Rem, è appena salito in dormitorio»

Mentre i due malandrini si avviavano verso le scale che le separavano da James, Helena si avvicinò a loro, triste ma decisa a sapere «Cosa gli è successo? Vengo con voi»

«No Helena, è meglio se resti qui» gli disse dispiaciuto, dolcemente Remus

«Ma io devo sapere..» continuò lei, ma fu interrotta da Sirius che rispose infastidito, con i suoi soliti modi bruschi «No, porco Salazar! Tu devi restare qui!» Helena, impaurita e quasi in lacrime, scappò via.

Salirono in fretta le scale e quando Sirius provò ad abbassare la maniglia del loro dormitorio, scoprì che era chiusa. Sbuffò sonoramente.

«Apri James!» disse, cercando di sembrare autoritario

«No, non voglio vedere nessuno, sparisci» rispose James con rabbia

«Per favore, James! Apri questa porta!» chiese più gentile Remus

«Sparite, tutti e due! Sto bene, davvero…» ma il suo tono da rabbioso si faceva sempre più incrinato, e la sua voce più flebile.

«Alohomora» provò Sirius, ma invano. Batté un pugno sul muro e immediatamente Remus gli fece cenno di calmarsi e si sedette con la schiena poggiata sulla porta, invitando l’amico a fare lo stesso.

«Beh, visto che non vuoi venire ad aprire, allora vorrà dire che resteremo qui…» disse Remus disinvolto

James non fiatò dopo l’affermazione di Remus, che continuò «E ti parleremo lo stesso, e tu ascolterai, so che lo farai…»

Ancora silenzio. Sirius chiuse gli occhi sospirando, e Remus lo guardò con la coda dell’occhio, trasmettendogli fiducia. Prese un lungo respiro e cominciò

«Ho scoperto tutto ieri pomeriggio, dopo che tu e Pet siete andati via… Lui… Lui è cotto di lei, ha rischiato di cadere dal letto quando ha visto Lily entrare in infermeria, ma lei non si è subito accorta di lui.

Appena l’ha visto, è rimasta sorpresa di trovarlo lì e ha leggermente arrossito, imbarazzata… Ma non ha arrossito come quando il suo sguardo incontra il tuo Jam. Credimi; Io conosco tutte le espressioni di Lily, che divido in due categorie. La prima si chiama “Linguaggio non verbale L punto E”, in cui sono contenuti tutti, tutti i suoi sorrisi: quello impacciato, quello forzato, quello beffardo, quello sincero… Quello che usa quando vuole tirar su gli altri, quello antipatico… Quello sarcastico, e ancora quello che ha usato più in questo periodo; quello finto. Questa categoria non contiene solo i sorrisi, include anche le sue espressioni tristi, tutte le sue espressioni tristi… O infastidite, corrucciate, pensierose, assenti… Diciamo che questa prima categoria è quella generica, quella che è nata con lei, quando ha mostrato i suoi occhi al mondo per la prima volta. Da poco tempo però, ho scoperto che c’è un’altra categoria, una seconda –  Sirius avvertì grazie ai suoi sensi acuiti da Animagus che James si era alzato, e si era sistemato proprio dall’altra parte della porta; guardò Remus che annuì, anche lui lo aveva avvertito – questa seconda categoria mi è difficile da definire, perché è quella che racchiude le espressioni e le reazioni che non riesco quasi mai a prevedere. Mi sorprende, Jamie, perché sai che molto spesso so leggere negli occhi delle persone e prevedere cosa faranno, sai quante volte ho smascherato voi – qui sorrise leggermente - ... Ma Lily… Lily continua a sorprendermi per il modo in cui reagisce, e credo che lo farà sempre… Questa categoria è particolare e unica nel suo genere, che si può distinguere da quella generica perché viene fuori quando Lily ha una strana luce negli occhi, insolita, che non avevo mai visto fino a qualche mese fa… Non ho ancora un nome preciso per questa categoria, ma mi piace chiamarla Categoria “quel Potter”»

Remus disse tutto con molta calma, sorridendo e facendosi più serio a tratti, man mano che parlava. Quando disse “quel Potter” cercò di imitare il tono infuriato che usava sempre Lily contro James. Sirius e Remus sorrisero all’unisono guardandosi, ed erano sicuri che anche James lo stesse facendo da dietro la porta.

Nessuno parlò per un attimo, poi Sirius raccolse un po’ di coraggio e disse, incerto.

«Anche tu hai la tua categoria speciale di espressioni facciali, Jam… L’ho capito anch’io amico, ho capito che provi qualcosa di forte per lei. Ma continui a negarlo perché ti senti perso e non hai mai provato niente di simile, di così inspiegabilmente profondo… e quando la vedi non sai mai cosa fare. Anche i tuoi occhi si accendono quando c’è lei, Jam. Ti prego, non negarlo ancora e sfogati, sfogati con noi. Picchiaci se ti servirà, ma apri questa maledetta porta e sfogati…» Alle parole di Sirius si udì uno scatto della serratura, e la porta si aprì, rivelando agli occhi sorpresi di Remus e Sirius che stavano ancora seduti per terra, un ragazzo dall’aria stravolta, con gli occhiali storti sul naso e gli occhi lucidi dietro di essi; i capelli erano più scompigliati del solito. Porse le sue mani ai suoi amici che, una volta tirati su, lo legarono in un abbraccio.

«Siamo qui amico, ci saremo sempre, lo sai…» disse Remus con la voce rauca. Inevitabilmente gli occhi di Sirius si fecero lucidi, ma fece di tutto per cacciare indietro le lacrime. James si staccò da loro e mostrò i suoi occhi vuoti, spenti. Si voltò e iniziò a scaraventare ogni cosa che gli capitasse a tiro in aria, senza stare attento a non farsi del male. Prese a calci il suo baule e strappò giù la tenda del suo letto a baldacchino, che si impigliò però tra i suoi piedi facendolo cadere rovinosamente a terra, a pancia in giù. Iniziò a picchiare il pavimento ma pian piano i suoi colpi si fecero più lievi e deboli. Rimase sdraiato e scorse i suoi amici che erano ancora lì e lo guardavano, in attesa. Non fu in grado di voltarsi del tutto verso di loro, non voleva mostrare le sue lacrime. Non voleva essere un debole, anche se quelli erano i suoi fratelli.

«La amo. Sono così stupido che alla fine mi sono innamorato di lei! Capisci Sir? Per me era un gioco, la torturavo, ma non avevo mai capito che dietro quell'ossessione ci fosse… Qualcosa di più profondo. Adesso la amo e non posso farne a meno, non riesco ad impormi di odiarla» disse rabbioso e poi si fermò, sospirò e ricominciò a parlare, più calmo

«Ma lei… è praticamente irraggiungibile, inafferrabile. Tutti i giorni è a così poca distanza da me, tanto così, capite? E vorrei stringerla a me, vi giuro che ho pensato di farlo quando l’ho vista ieri parlare con te, Sir. Ma la sento così distante! Darei tutto pur di tornare indietro e non fare quel terribile e stupido errore che mi è costato così caro…» Sirius deglutì, abbassando il capo. James lo notò e gli disse «Sirius, amico, penso ancora che non sia stata colpa tua. Avrei dovuto ammettere prima che la amavo, e tu non avresti nemmeno provato a convincermi, se avessi saputo che per me era così importante… Se io fossi stato meno testardo nei miei confronti, se mi fossi ascoltato…»

«James, capisco la tua rabbia e i tuoi rimpianti, ma a volte le cose vanno come devono andare. E io sono fermamente convinto che tutto accada per una ragione; non serve piangersi alle spalle, non devi! Non arriverai a nulla così…»

James finalmente alzò la testa e fissò Remus molto intensamente, con uno sguardo perso, disperato «Che devo fare, Remus?»

Remus si prese qualche secondo per riflettere, prese un lungo respiro e cominciò

«James, io credo che tu per ora dovresti provare a lasciarla andare. Cerca di ignorarla, non farle più scherzi e non guardarla… Sii gentile ma rimani distaccato. E’ necessario, non guardarmi così, credimi!  Pensa James, pensa a cosa avresti pensato tu se fossi stato al suo posto, e se fossi stato costretto come lei a vederla ogni giorno baciare un altro e guardarti beffardo, con aria di sfida… Che avresti fatto, Jam? Te lo dico io cosa... L’avresti picchiato, visto che oggi hai reagito così solo perché l’hai vista sorridere e quel sorriso non era rivolto a te, in quel momento. Adesso non puoi fare niente, non ne hai il diritto, capisci? Ma io so, lo so che anche lei ti ama, ma è troppo cocciuta per ammetterlo anche a sé stessa – sorrise Remus, pensando all’amica – Sotto questo punto di vista è come te, testarda come un mulo… E sta lottando James, esattamente come tu hai lottato fino ad ora, contro sé stessa per scacciare i sentimenti che nutre per te. Sai perché cerca di cancellarti dalla mente e dal cuore? Perché crede, come te anche se per motivi diversi, che per voi non ci sia altra possibilità e che tu la odi… Capisci amico? Ma non ci riesce, non ci sta riuscendo, e come te sta male»

«Ma io… io non potrei mai odiarla Rem. Io odio me stesso, capisci? Perché ho sbagliato tutto, ho fatto sempre la scelta sbagliata!» si prese la testa tra le mani, come se volesse strapparsi i capelli

«E non credi che sia ora di rimediare?»

«Ma come posso rimediare… Se la lascio andare?»

A quel punto Sirius si intromise, lasciando i due amici completamente intontiti «Quando si ama qualcuno bisogna anche avere la forza di lasciarla andare, se questo servirà a farle fare un passo avanti verso di te. E credimi Jam, lo fa chi ama davvero… Se questo o questa non torna, allora vorrà dire che non avete più niente da spartire e dovrai allontanarti comunque, dando un taglio netto alla cosa…»

 

Sirius stava parlando della sua famiglia. Da quando lui era scappato di casa ed era andato da James l’anno precedente, la sua famiglia non lo aveva mai e proprio mai cercato, non volevano più saperne di lui.

I suoi amici sapevano che Sirius aveva sofferto molto per la sua famiglia, seppur fosse completamente contrario fin da piccolo alle loro idee, e questo lo aveva reso spesso schivo e freddo, quasi senza cuore con chiunque non facesse parte dei malandrini, che erano il suo solo rifugio.

Doveva aver fatto uno sforzo enorme se aveva deciso di dire quelle parole, così profonde e dolorose allo stesso tempo, pensò James, e guardò l’amico sorridendogli triste e questo ricambiò, facendo un sorriso ancora più largo del suo.

Seppur Sirius avesse fatto uno sforzo enorme per ricordare la sua famiglia, era felice di averlo fatto per aiutare James a capire, per aiutarlo a stare meglio…

 

Remus nel frattempo aveva abbassato la testa e aveva visto la mappa, che era rimasta aperta a due passi da lui e disse «Odio interrompere le vostre effusioni amorose ma James, Helena sta venendo qui, credo che dovresti parlarle e… insomma, se fossi in te la lascerei!» concluse spiccio, quasi sussurrando esausto le ultime parole

«Ben detto Lunastorta! Non la sopporto più…» disse Sirius, sbuffando divertito e roteando gli occhi. Fece ridere James che tornò serio e disse «Beh, mi sa che avete ragione… Spero solo la prenda bene!»

«Allora noi andiamo Jam, siamo di sotto in Sala Comune se vuoi… » gli disse Sirius sorridente

«In bocca al lupo amico! O magari no, non… non adesso! Sai, non… non ho fame!» disse Remus teatralmente tastandosi la pancia con le mani, scatenando una fragorosa risata a James, che gli fece un occhiolino e pensò ad una sola cosa:

Aveva gli amici migliori che potesse mai desiderare.

 

Non appena si chiusero la porta dietro le spalle, sbucò davanti a loro Helena che guardò truce Sirius.

«Cos’è, fate anche la guardia alla porta adesso?» e mise le braccia conserte; Sirius intervenne «Scusa per prima Helena, il fatto è che ero molto preoccupato per James e quindi ho reagito d’impulso… Mi dispiace davvero, non avrei dovuto»

Lei gli sorrise comprensiva e annuì. Remus all’improvviso si ricordò « James è dentro, ti sta aspettando. Ci vediamo, Helena»

«Grazie ragazzi, a dopo!» li salutò lei con un gesto rapido della mano, subito dopo bussò.

 

 

 

Stavo seduta sulla poltrona, davanti al camino. Vicino a me le ragazze, che parlottavano tra loro. La luce soffusa della stanza sembrava avvolgermi e stordirmi, insieme al danzare delle fiamme dell’imponente camino davanti a me.

Avevo il libro di Erbologia in mano, ma da circa dieci minuti non facevo altro che leggere la stessa riga del testo. Ero assopita da quel silenzio che sembrava regnare nella Sala Comune, e stavo quasi per addormentarmi. Socchiusi gli occhi, rassegnata al fatto che stavo per addormentarmi. Sentii la stanchezza gravare sulle mie gambe infreddolite. Delle mani delicate sfiorarono il mio viso, e sobbalzai visibilmente.

«Scusa Mary, volevo dirti che io e le ragazze stiamo salendo in dormitorio, per cambiarci prima di cena…»

Mi voltai lentamente verso Emmeline e con un leggero sorriso stampato sulle labbra, annuì.

«Sei molto stanca, vuoi salire anche tu per riposarti nel tuo letto?» mi chiese, nuovamente.

«Oh… no, aspetterò qui Lily»

Emmeline guardò l’orologio e potei quasi vedere un pensiero attraversare la sua mente. Si volse dinuovo a guardarmi e annuì, sorridendo. Mi diede una lieve carezza sulla guancia e si alzò, seguita da Lene e Alice. Sentii un leggero movimento dell’aria alla mia sinistra; intuì che qualcuno si era appena seduto ma, sopraffatta dalla mia stanchezza ancora una volta, non mi voltai a vedere chi c’era accanto a me.

Chiusi gli occhi, e lasciai scivolare il mio busto verso sinistra, accovacciandomi (secondo me) contro qualche cuscino.

Poi, invece, sentii qualcuno reggere delicatamente la mia testa, subito dopo delle lievi carezze sfiorarono i miei lunghi capelli ondulati. Per quei gesti, sorrisi impercettibilmente e caddi, finalmente, tra le braccia di morfeo.

 

 

«Ahh, finalmente la lascerà! Sono passati solo pochi giorni e io già non la sopporto più!»

«Dai Sir, non è poi così male…»

Guardai Remus con sguardo ammonitore, e lui ricambiò con un mezzo sorriso. Nemmeno lui la sopportava, ma cercava sempre di vedere il meglio delle persone.

Scesi in Sala Comune, notammo il povero Peter rintanato in un angolino, seduto ad un tavolo, con dei libri sotto al naso. Guardai Remus divertito e, tacitamente, decidemmo di avvicinarci al quarto malandrino.

«Petey, che studi?»

«Pozioni…» disse Peter sconsolato, quasi con voce tremante. Remus sorrise comprensivo e si sedette accanto a lui, prendendo il libro di pozioni in mano, mentre Peter osservava con aria terrorizzata la pergamena reggendo con entrambe le mani la sua piccola testa. Il foglio sembrava ospitare qualche parola confusa, invece del tema per il giorno dopo.

«Sirius, hai già fatto questo tema?» mi chiese Remus con le sopracciglia aggrottate, dopo aver alzato la testa di scatto.

Lo osservai soddisfatto, incrociai le braccia e risposi

«Si, io e James l’abbiamo già… Ehm.. Copiato ieri pomeriggio»

Remus, dapprima sorridente, sembrò imbronciarsi al suono della parola copiato e aprì la bocca per replicare. Non seppi mai cosa cercò di dirmi, perché in un lampo mi recai verso i divanetti.

Avevo visto una testa bionda spuntare dal divano più grande che parlava con Emmeline Vance e così, fulmineo, mi sedetti sulla poltrona alla sinistra del divano, intenzionato a passare inosservato.

Non appena mi accomodai, potei affermare con soddisfatta certezza che quei capelli che avevo visto prima, appartenevano proprio alla persona che mi sarei aspettato di vedere.

Mary MacDonald aveva un sorriso ebete stampato in faccia. Ghignai alla vista di esso, ma poco dopo oltre al suo sorriso, notai anche delle strane occhiaie sotto ai suoi occhi. I suoi capelli sparavano in tutte le direzioni e sembrava leggermente pallida in viso.

Constatai che era comunque incantevole, come sempre.

Le sue palpebre sembravano combattere una lotta all’ultimo battito pur di non chiudersi ma, alla fine, cedettero alla stanchezza.

Notai che man mano sembrava abbandonarsi a sé stessa, dato che stava per cadere verso la sinistra del divano.

Immediatamente mi resi conto che, se non avessi fatto qualcosa, avrebbe scaraventato la sua testa su un blocco di libri lasciato lì da chissà chi.

In altre occasioni, Sirius Black avrebbe lasciato fare.

In quell’occasione, prima di rendersi conto che di lì a poco avrebbe visto qualcosa di divertente (il sobbalzo di Mary, ad esempio), spostò in un gesto fulmineo i libri e si sedette sullo stesso punto su cui erano poggiati qualche secondo prima.

Pochi istanti dopo, Mary poggiò la sua testa sulla pancia di Sirius.

Quest’ultimo, al contatto, sobbalzò, e non seppe spiegarsi il perché.

Il perché quella ragazza gli faceva sempre quello strano effetto. Dopo tutto, sapeva che si sarebbe di lì a poco appoggiata a lui, ma non aveva potuto comunque fare a meno di sorprendersi, di sentire una scarica elettrica attraversare la sua spina dorsale e poi calore, del calore avvolgere il suo corpo. Abbassò gli occhi verso Mary, e vide che non si era svegliata, non aveva avuto la sua stessa reazione ma anzi, sembrava fosse più rilassata che mai, a suo agio.

Forse perché lui non faceva lo stesso effetto a lei… o forse semplicemente perché non sapeva di essersi appoggiata a lui, in quel momento.

Sirius guardò il viso di lei e sembrò intenerirsi, mentre quei pensieri confusi attraversavano la sua mente. Sorrise, e senza un perché accarezzò una ciocca dei capelli di lei. Mentre compiva quel gesto, sembrò irrigidirsi; forse perché aveva paura di una reazione di lei, una delle solite reazioni violente e imponenti alla “Mac”.

Si sorprese del fatto che, al suo tocco, Mary sembrò sorridere, e avvolse con un braccio il busto di lui, come se lo stesse abbracciando.

Sirius si beò inconsapevolmente di quel contatto e, mentre accarezzava insaziabile ancora quei biondi capelli, lasciò che i suoi pensieri avessero una voce, una voce che suonava inquieta e esitante quanto sincera.

«Ahh…Cosa devo fare con… con te, Mac?»

E con queste ultime parole, si lasciò anche lui cullare dalla sua stanchezza e chiuse gli occhi.

 

 

 

Prima di raggiungere la signora Grassa, Lily decise di fare una deviazione. Voleva andare alla Torre di Astronomia, aveva bisogno di pensare e di calmarsi.

Si sentiva soffocare.

Quando aprì la porta della Torre, vide che per fortuna non c’era nessuno oltre a lei, così poté tranquillamente sedersi comoda appoggiata allo stipite della porta della veranda, e ammirare il panorama.

Fu estasiata da quella vista, come sempre, e immediatamente si sentì meglio.

Chiuse gli occhi e inspirò tutta l’aria che potevano contenere i suoi polmoni.

 

Sentì i rami che si muovevano lentamente, come se stessero danzando; provocavano il fruscio delle foglie, che sembrò musica per le sue orecchie in quel momento. Sentì i suoi lunghi capelli muoversi, all’unisono con i rami e ogni singolo filo d’erba che resisteva alla neve in quel gelido inverno.

Sentì gli uccellini che cinguettavano, nonostante fosse pieno inverno. Ebbe un brivido, non seppe dire se per il freddo.

Aprì nuovamente gli occhi.

Il sole stava calando e aveva colorato tutto di rosso e arancione; si sentì avvolta da quei colori, finalmente calda, viva.

Non sapeva che quel sole, con quei suoi colori, l’aveva resa più bella, perché era come lei, e i suoi capelli divennero fiamme in movimento. Quel sole ardeva, come Lily Evans in quel momento stava bruciando.

Ed entrambi brillavano, brillavano insieme.

 

Improvvisamente sembrò scivolarle addosso tutto lo sconforto, tutta la confusione e il malessere che l’aveva accompagnata quel pomeriggio. Era in pace.

Ricondusse il pensiero della pace e della tranquillità immediatamente alla felicità.

E il pensiero della felicità fu a sua volta ricondotto a James Potter.

Il suo cuore mancò un battito, e involontariamente abbassò il capo per guardarsi dentro, sotto la pelle, il petto. Non poteva ovviamente vedere il suo cuore, ma lo sentiva pulsare dentro di lei, sempre più forte. Pulsava in lei, era energia allo stato puro.

Pensando all’energia, vide di nuovo James mentre saltellava per i corridoi felice; lo vide volare, libero nel cielo, a cavallo della sua amata Comet, mentre tutto lo stadio urlava il suo nome.

Era una stella, James.

Che brillava.

Come Lily.

Come quel sole.

Così Lily finalmente sorrise, sentendosi felice.

La felicità, la sua di felicità, era strettamente collegata da un po’ di tempo a quella persona, capace di sconvolgerla emotivamente, nel bene e nel male.

Capace di farla reagire a qualsiasi avvenimento in modi in cui normalmente Lily non avrebbe mai reagito; la rossa in quel momento realizzò che in qualche modo, James l’avesse resa involontariamente più forte. Invincibile. Migliore. DIVERSA.

Per la prima volta, Lily ammise a sé stessa che si stava davvero innamorando di lui, semplicemente perché non riusciva a fare a meno di guardarlo quando c’era o di pensarlo quando non c’era, in ogni momento della giornata.

Sorrise amaramente realizzando di essere destinata a pensarlo anche quando si sforzava di non farlo, dato che negli unici istanti in cui lui non era al centro dei suoi pensieri, questo appariva davanti a lei, scatenandole forti sensazioni che non sapeva ancora descrivere e decifrare.

Chiuse gli occhi Lily, e vide il suo sorriso allargarsi, e i suoi occhi nocciola brillare, come quando la guardava.

Non sapeva perché quel ragazzo l’aveva colpita così tanto, perché proprio lui stesse stravolgendo così la sua vita.

 

O forse si.

 

Era speciale.



Ringrazio immensamente tutte le belle persone che hanno recensito, e mi scuso con loro per non aver ancora risposto (lo farò dopo aver pubblicato questo capitolo, promesso). SIETE GRANDIOSE.
Devo dire che leggere questo nuovo capitolo, mi fa uno strano effetto.
Ecco, forse per la prima volta in vita mia, credo di amare qualcosa di scritto da me.
Perdonate eventuali errori grammaticali, non ho potuto rileggere attentamente, purtroppo, per mancanza di tempo. Potete segnalarmi gli errori, e cercherò di correggerli e rivederli.
Grazie mille a tutti coloro che leggono; a chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite.
Alla prossima!
Marauder11

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Capitolo 31
*** Capitolo Trentunesimo - Draco dormiens... ***


Capitolo Trentunesimo – Draco dormiens…

Mi stavo svegliando.

Come prima cosa, sentii dei bisbigli in lontananza, e inizialmente non capii dove mi trovavo.

Prestai attenzione ai rumori intorno a me, e potei distinguere lo scoppiettare della legna sul fuoco. Ero in Sala Comune. Ma che ci facevo in Sala Comune?

Fui tentata di aprire gli occhi, ma sentivo le gambe pesanti. Magari, mi dissi, avrei dormito ancora un po’. 

Si, ma che ci facevo lì?

Ah… Adesso ricordo.

Aspettavo Lily, quando mi sono addormentata sul divano. Se sono ancora qui e nessuno mi ha svegliata, forse non è ancora rientrata.

Sicuramente non è ancora rientrata.

Sentii qualcosa muoversi sotto il mio braccio, che stava sospeso nel vuoto mentre io ero appollaiata sul divano. Un manto morbido passò sotto la mia mano, e sentì soffiare.

Se avessi avuto gli occhi aperti, li avrei alzati al cielo.

Truffle.

Truffle stava cercando di svegliarmi.

Sperai che se ne andasse, non mi andava proprio di alzarmi.

Ero così… Comoda!

Questo continuava a soffiare e soffiare, mentre si strusciava contro il palmo della mia mano, cercando ancora, imperterrito, di svegliarmi.

Ad un tratto, balzò sopra di me o almeno, così mi sembrava, perché sulle mie spalle non avvertì il suo peso ma sentì qualcosa.

O qualcuno.

Che… mormorava parole sommesse.

Nel momento in cui realizzai che quella cosa su cui era sdraiata (che, per altro, risultava così “comoda” e “morbida”) non era il divano della Sala Comune, sbarrai gli occhi.

Sobbalzai, nel momento in cui questa iniziò a muoversi.

Merda, ma chi diavolo…

«Ah, maledetto gattaccio, vai via…» sentì quel qualcuno bisbigliare delle semplici parole che mi fecero, come minimo, impallidire.

Quella voce la conoscevo, eccome se la conoscevo.

In uno scatto fulmineo, con gli occhi ancora socchiusi, tentai di alzarmi.

Immediatamente, sentii la testa leggera, poi, iniziò a girare; stavo per avere un capogiro.

Prima che potessi crollare rovinosamente a terra, una mano mi afferrò salda per il braccio.

«Diciamo che non è consigliabile fare certi scatti, appena svegli… Non lo sapevi, Mac?»

Sirius Black si trovava a dieci centimetri dal mio viso e continuava, con un ghigno stampato in faccia, a fissare le mie labbra e i miei occhi, alternativamente.

Lo osservai per un attimo, poi spostai lo sguardo altrove, mettendo su un broncio pazzesco e allontanandomi da lui.

«Ancora non capisco cosa ci facevi sotto di me…» dissi, in un soffio.

Lo guardai con la coda dell’occhio, e vidi una scintilla attraversare i suoi occhi grigi. Fissò le mie gambe e, prima che potessi fare alcunché, disse.

«Se non l’avessi notato, sei ancora seduta su di me, cara. E sai, mentre dormivi, non sembravi stare poi tanto male, eh…Non ti lamentavi, anzi…»

Merda.

Cercai di dire qualcosa, aprendo e chiudendo la bocca più e più volte mentre lui, praticamente, mi osservava fingendosi interessato di ascoltare una mia solita risposta tagliente che, per l’imbarazzo e lo shock subìto, non arrivò.

Così mi alzai e mi sistemai la gonna tastandola con le mani, attenta a non incrociare il suo sguardo divertito che sapevo ancora puntato su di me.

Ignoralo. Non rispondere alle sue provocazioni, continuavo a ripetermi.

Mi sedetti su una poltrona più in là, più lontana possibile da lui e iniziai a meditare.

Come diavolo ero finita tra le sue braccia? Sentii le mie guance tingersi di rosso al sol pensiero. Non avevo mai dormito con nessun ragazzo, e svegliarmi tra le sue braccia, tra le braccia di una delle persone che io detesto di più al mondo, era stato uno shock per me.

Sciolsi i miei lunghi capelli dalla treccia e iniziai a scuoterli, per poterli legare di nuovo al mio ferma coda rosso, quando notai che, dopo aver parlato con Alice, si stava dirigendo di nuovo verso di me. Si parò proprio davanti a me, iniziando a fissarmi, tenendo le mani in tasca.

«Che vuoi?» dissi, chiaramente infastidita. Distinsi un leggero sorriso sotto la sua espressione seria.

«Chiederti se sai dov'è Lily, dato che nessuno l’ha vista, a quanto pare.»

Sbarrai gli occhi. Allora sul serio, non era ancora tornata? Mi alzai e iniziai a guardarmi intorno.

«Ma… è quasi ora di cena, non è da lei… »

Sirius alzò le spalle e notai che una leggera ruga divideva la sua fronte. Era preoccupato anche lui per Lily.

«Sarà scesa a cena?»

Feci un’alzata di spalle, e mi diressi, insieme a lui e agli altri che nel frattempo erano scesi dai dormitori, in Sala Grande.

 

Vagavo felice, in un posto che non avevo mai visto. Correvo spensierata, affascinata da tutti quei colori in contrasto tra loro. Il verde dei prati, il rosso dei papaveri mischiato a tantissimi altri colori, a seconda dei tipi di fiori. Ridevo felice e ad un certo punto scorsi un’altalena appesa ad un grande albero, una quercia, ornata di tante margherite bianche. Mi avvicinai e annusai l’odore dei fiori, così intenso, così buono. Mi sedetti sulla dondolo e iniziai a farla muovere, muovendo il mio corpo. All’improvviso sentì qualcuno che diceva qualcosa, in lontananza. Era la voce di un bambino, mi sembrò così tanto familiare! Iniziai a cercarlo, a correre. Finalmente capì cosa stava dicendo: Mamma. Cercava sua madre. Dovevo aiutarlo, fare qualcosa. Poi quel bambino iniziò a correre verso di me ma non potevo guardarlo in faccia: il sole accecante offuscava la mia vista. Vidi solo quel bambino che correva, correva verso di me e rideva, felice di avermi trovata. Lo accolsi tra le mie braccia e quando ero ad un passo dal vedere il suo viso……..Mi sentì scuotere e tutto si fece buio.

 

«Evans, Evans svegliati! Sono io, Sirius!»

Si svegliò di soprassalto e spalancò subito gli occhi. Per prima cosa vide i riccioli di Sirius ricadere sul suo viso, che era a pochi centimetri dal quello di lei, e sopra di lui un cielo stellato. Un cielo stellato?

 

Merlino, mi sono addormentata nella Torre di Astronomia!

 

Sirius continuava a scuoterla, molto fastidiosamente. Non solo aveva interrotto quel sogno proprio sul più bello, continuava pure a darle colpetti sulla spalla perché ancora non aveva spiccicato parola!

«Per Godric, smettila Black!» ringhiò in sua direzione la rossa e subito Sirius si allontanò da Lily.

Questa si rizzò a sedere e sentì il suo sguardo su di lei.

«Stai bene?»

Lo incenerì con lo sguardo e rispose «Stavo bene prima che venissi tu!»

«Avresti voluto dormire ancora a lungo sul pavimento? La prossima volta allora non verrò a cercarti, dato che sei praticamente sparita per ore! Eravamo tutti preoccupati per te! Perché non sei tornata in Sala Comune?» Sirius adesso si era alzato e gesticolava, quasi urlante.

Lily si sentì in colpa, erano stati tutti preoccupati per lei e invece lei aveva solo pensato a sé stessa, chiudendosi lì senza avvertire nessuno.

«Io… Mi dispiace, avevo bisogno di riflettere»

Sirius sgranò gli occhi, curioso e incredulo e, proprio mentre stava per sgridarla ancora, pensò alle sue parole e un luccichio attraversò i suoi occhi. Si sedette, cauto

«E come mai sei venuta proprio qui?»

Lei si alzò, si affacciò fuori dalla veranda e vide tutta quella moltitudine di stelle. Sorrise godendosi la vista, si voltò verso Sirius e disse, indicandogli con una mano il cielo

«Guarda questa meraviglia!»

Lui si alzò e, sporgendosi, effettivamente constatò che quel posto era davvero spettacolare.

Lily sospirò e cominciò a parlare

«Questo è… è il mio posto preferito… Vengo qui spesso a riflettere soprattutto quando qualcosa non…» si interruppe, pensando che proprio quel pomeriggio Sirius l’aveva guardata in quel modo orribile, quando l’aveva vista con Josh.

«…Quando qualcosa non va» disse lui, che concluse con un sorriso come per tranquillizzarla, dato che aveva intuito i suoi pensieri.

Lei gli sorrise di rimando, tranquilla. Continuarono a scrutare le stelle fin quando qualcosa non fece sobbalzare Lily al punto da farla cadere all’indietro. Sirius sbarrò gli occhi, sentendo la voce di James che proveniva dallo specchio. Non poteva proprio tirarlo fuori dalla tasca, non davanti a lei!

«Sirius! Sirius, non è da nessuna parte! Ho scordato la mappa in dormitorio ma non posso ritornare indietro, potrebbe essere in pericolo e io perderei del tempo salendo di nuovo fino alla torre e poi…» Sirius lo interruppe, dicendo «Jamie, calmati. L’ho trovata, è qui con me e ha sentito tutto quello che hai detto, amico…» disse ridacchiando.

«Oh… ok»

Lily aveva appena assistito alla scena più bizzarra che avesse mai visto in vita sua. La voce di James era sbucata dal nulla e Sirius gli aveva risposto mentre si guardava… I pantaloni…

«Ma come diavolo…?»

Sirius rise sonoramente appena vide il viso di Lily chiaramente sconvolto da tutta quella situazione. Continuava a fissargli i pantaloni cercando di capire da dove potesse provenire quella voce, rossa in viso.

«Comunicate a distanza attraverso… cosa, esattamente?»

Sul viso di Sirius si formò un mezzo sorriso

«Segreto di Malandrino, spiacente Lils. Potrai saperlo solamente quando tu e James vi metterete insieme.» Lily dapprima sgranò gli occhi, poi si voltò dall’altro lato. Sirius sospettò che fosse arrossita, ma che non volesse darlo a vedere.

«Ovvero mai!» disse Lily, cercando di risultare infastidita e pungente.

«Beh, se continuate così effettivamente… Mai potrebbe essere il termine giusto» disse Sirius disinvolto.

Lily lo guardò truce e disse, dopo che Sirius poté vedere una lampadina accendersi nella sua mente «Di quale mappa parlava Ja… Potter?»

Sirius sospirò teatralmente e la guardò con i suoi occhi furbi e vispi, e disse «Nemmeno questo puoi sapere Lils, top secret»

Lei si mise a braccia conserte, imbronciata, ma quando il suo sguardo incontrò nuovamente il cielo sorrise, e senza nemmeno accorgersene, si rivolse a lui, amichevolmente.

«Il tuo nome deriva dal nome di una stella… Sirio, la stella più luminosa del cielo»

Sirius annuì all’affermazione della rossa e disse scherzoso «Beh, non si vede?» quando lei si girò verso di lui con un sopracciglio inarcato, aggiunse «Attenta Carotina, potrei accecarti con tutta la luce che emano…» Lily rise cristallina, e Sirius con lei. «Sai qual è precisamente?» chiese curioso Sirius, mentre si sistemava bene accanto alla rossa, sul pavimento ghiacciato di pietra.

«Oh si, guarda, è quella là! Vedi? Quella che sta al centro tra altre due stelle, quella che brilla di più… Se vedi attentamente, quelle tre stelle vanno a congiungersi con altre, formando una linea, e poi si dividono in altre due linee spezzate. Riesci a immaginartele? Osserva bene…»

Sirius scrutò il cielo attentamente e capì quello che intendeva. Sirio, assieme ad altre stelle più piccole, formava una figura ma non capiva di cosa si trattasse. Lily sembrò intuire i suoi pensieri e aggiunse

«Insieme formano la costellazione del Cane Maggiore…»

Da animagus, Sirius era proprio un cane; era curioso il fatto che proprio il nome della stella da cui deriva il suo nome, facesse parte della costellazione del Cane Maggiore. Sorrise, pensando che non si finisce mai di scoprire nuove cose strabilianti. Notò un altro raggruppamento molto luminoso di stelle nel cielo, proprio sopra la costellazione del Cane Maggiore.

«E come si chiama quella costellazione sopra Sirio?» chiese curioso a Lily, portandosi le ginocchia sul petto come lei.

«Oh, quella è Orione!» disse lei, felice di poter rispondere alla domanda di Sirius.

Il giovane Black adesso fu ancora più sorpreso e disse a Lily «Davvero? Orion è il mio secondo nome…»

«Oh!» esclamò Lily, affascinata. Sembrava quasi una bambina.

«E’ una delle costellazioni più conosciute, sai? E così sei adesso non sei solo il più brillante, ma anche il più famoso!»

All’affermazione solenne di Lily, entrambi risero, e poi cadde il silenzio.

«Eri mai stato in questo posto, di notte?» chiese lei curiosa

«Beh… in realtà si, sono venuto un paio di volte a cercare qualcuno, e l’ho trovato qui… Come te ama questo posto. Dice che è il suo posto preferito» disse Sirius guardandola negli occhi sorridendole, e, dato che la vide aprir bocca, Sirius le risparmiò il fiato e disse

«…James»

Il cuore di Lily accelerò impercettibilmente, e Sirius lo avvertì grazie al suo incredibile udito che si era sviluppato dopo la prima trasformazione completa da Animagus. Sorrise guardandola, era così persa nei suoi pensieri… Era sicuro che fossero rivolti a James. Ad un tratto alzò il polso e vide il suo orologio. Era rimasto lì a parlare con Lily per quasi un’ora. I ragazzi li stavano sicuramente aspettando inquieti.

Si alzò e disse «Credo sia il momento di andare adesso, Lils. Gli altri ci staranno aspettando…»

Lei sembrò risvegliarsi dai suoi pensieri e sorrise in sua direzione, dicendo «Hai ragione, sarà meglio andare»

Sirius le porse una mano per aiutarla ad alzarsi, che lei afferrò. Insieme si diressero verso la Torre di Grifondoro, senza fiatare. Lily disse la parola d’ordine ed entrambi entrarono, trovandosi davanti le ragazze preoccupatissime e imbronciate allo stesso tempo davanti al camino e Frank e Remus che giocavano a gobbiglie sul tappeto. Quasi tutti, tranne James. Tutti indossavano ormai i loro pigiami, dato che la cena era cominciata e finita da un pezzo e a momenti sarebbero andati a dormire. Tutti tranne Remus. Lui indossava la divisa e, non appena vide la rossa fare il suo ingresso, le si avvicinò preoccupato e la strinse a sé, leggermente.

«Stai bene, Lils? Dove ti eri cacciata?»

«Oh ero andata alla Torre di Astronomia e… mi sono appisolata! Scusate ragazzi» Questi sorrisero teneramente di fronte all’espressione dispiaciuta della rossa.

«Lily, vogliamo andare? Se sei stanca posso anche fare da solo però, sta tranquilla, saprò fare una ronda da solo…»

«Porco Salazar!» disse Lily battendosi una mano sulla fronte «Mi ero completamente dimenticata della ronda! Oh Merlino, è tardissimo! Andiamo Rem»

Le ragazze guardarono sconvolte Lily, con la mascella che poggiava quasi sul pavimento. Lily che si era addormentata sulla Torre, si era addirittura dimenticata della ronda… Doveva esser successo per forza qualcosa. Con Josh magari? Qualcosa diceva a Mary che Josh non era il motivo dell’improvvisa distrazione di Lily, proprio no.

Lo stomaco di Lily brontolò a tal punto che, proprio mentre i due prefetti stavano uscendo dalla Sala Comune, Remus lo udì e sbuffò divertito, mentre la rossa lo guardava imbarazzata.

«Su, andiamo a procacciarti un po’ di cibo!»

Lily guardò Remus con un sopracciglio inarcato e gli disse «Remus, non essere sciocco! Dove troviamo del cibo alle dieci e mezza di sera..? La Sala Grande sarà già deserta!» Sirius che era rimasto nei paraggi guardò Remus divertito, che ricambiò il suo sguardo.

«Secondo te Lils, dove ci siamo procurati tutto quel cibo quando abbiamo dato quelle magnifiche feste?» chiese Sirius

La bocca di Lily formò una perfetta “O” che fece ridere entrambi i malandrini. Lei infastidita dalle risate rispose, accigliata

«Voi mi nascondete troppe cose, troppe cose!» Sirius la guardò con sguardo penetrante che avrebbe fatto svenire l’intera Hogwarts, tranne Lily, e disse

«Senti chi parla…»

Nel frattempo, Mary era passata di lì per dire a Lily chissà che, stando ben attenta a non guardare Sirius anche se, quest’ultimo non le aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno per un attimo. Lily l’aveva notato e, dopo che ebbe scambiato la più fugace delle occhiate divertite con Remus, cerco di risvegliare Sirius che sembrava caduto in uno stato di trance.

«Attento Black, ti tengo d’occhio…»

Sirius sembrò riscuotersi e, con l’aria di chi non sa di che cosa si sta parlando, abbandonò i due amici per dirigersi verso Petey, che stava seduto poco più in là con un ragazzo del quinto anno.

«Pensi anche tu quello che penso io, vero?» disse la rossa guardando il suo migliore amico.

Remus trascinò con sé Lily fuori dal buco del ritratto.

«Si Evans, esattamente la stessa cosa»

Entrambi avevano mormorato Lumos, quando iniziarono a camminare, mentre ancora le loro risate cristalline risuonavano nel buio della notte.

 

 

Non appena Remus e Lily erano usciti dalla Sala Comune, Sirius era salito in dormitorio. Aveva appena aperto la porta quando vide James, seduto sul davanzale della finestra, che osservava incantato le stelle, con la stessa espressione in viso di Lily un momento prima.

James, che l’aveva sentito entrare, si era voltato verso l’amico sorridendogli debolmente. Si sedette su una sedia «Allora?»

«Allora cosa, Ramoso?» chiese Sirius

«Uff… di che avete parlato? Che ti ha detto? Oh Salazar, non avrei dovuto dire della mappa! Avrà sentito il mio tono preoccupato, Per Godric, perché non sto mai zitto, perché devo sempre…»

Si era interrotto, vedendo Sirius che lo fissava con mezzo sorriso stampato sulle labbra «Amico, fa un bel respiro. Sta tranquillo! Non ha scoperto niente di niente; Certo, avrà un bel po’ di sospetti e sicuramente macchinerà qualcosa, specie dopo aver visto i miei pantaloni parlare con la tua voce!» Entrambi risero, James più forte per la rivelazione incredibilmente divertente dell’amico. Avrebbe voluto essere al suo posto, e invece c’era stato Sirius con Lily… Ma preferiva di gran lunga vedere Lily con Sirius o Remus, piuttosto che con quel… insomma, quello lì.

 

Sirius riprese la conversazione dopo essersi tuffato sul suo letto, con le braccia a reggergli la testa poggiata sul cuscino.

«Non ci crederai, mi ha parlato tutto il tempo di stelle… Le adora, e adora il cielo di notte, proprio come te»

James spalancò gli occhi per lo stupore e Sirius annuì convinto aggiungendo «E sai qual è il suo posto preferito, Jam? E’ la torre di…»

«Astronomia???» concluse James ai limiti dell’incredulo, guardando Sirius che gli annuiva sorridente...

Il suo posto preferito era anche il posto preferito di Lily. Avevano più cose in comune di quanto credesse, a quanto pare. Fece uno dei suoi migliori sorrisi a Sirius, che gli sorrise di rimando, contento di averlo reso felice almeno un po'.

«Dov’è Frank? Ora che ci penso non era sotto in Sala Comune…»

«Ahh, quella Prewett ce l’ha rubato definitivamente!» entrambi risero all’affermazione dal tono tragico di James, che gesticolava nel frattempo con fare teatrale.

«Che ne dici se aspettiamo Remus a letto, Jam?»

«Dico che è una brillante idea, compare»

Entrambi si misero il pigiama e si infilarono sotto le coperte. James aprì la mappa e vide i puntini di Remus e Lily muoversi. Controllò tutti i corridoi ed erano deserti, i prefetti erano al sicuro. A parte Gazza e il suo gattaccio, ogni singola persona del castello era nel suo dormitorio. Mormorò “fatto il misfatto” e poggiò la pergamena sul comodino, accanto alla sua bacchetta.

«Sir?»

«Si Jam?» rispose Sirius con voce impastata; probabilmente stava per addormentarsi quando James l’aveva chiamato.

Pensò di ringraziare Sirius per tutto quello che aveva fatto per lui quel giorno, ma non lo fece; tra Malandrini non ci si ringrazia, non c’è bisogno di farlo.

Così decise di dire qualcos’altro, che implicava qualcosa di più grande.

«Sei mio fratello»

Sirius cercò di mormorare qualcosa in sua direzione, ma, prima che potesse farlo, sprofondò nel sonno con un sorriso stampato sulle labbra.

 

 

 

 

 Ciao a tutti! 

*scansa i pomodori e tutti i generi di ortaggi che le tirano contro, fallendo miseramente*

scusate, ok, scusate! Sono stata terribile! Ma ho avuto un periodaccio, davvero, e per un po' non sono nemmeno stata a casa!

Mi perdonate? 

Bene... Che ne pensate di questo capitolo? 

L'ho sistemato in qualche modo, anche se credo ci sia ancora qualcosa che non va. Ma ho pensato che, per evitare altri ulteriori ritardi, avrei fatto meglio a pubblicare.

Spero sia stato di vostro gradimento!

Ringrazio tutte le gentilissime personcine che hanno recensito il mio scorso capitolo, a cui non ho ancora risposto! (lo farò dopo la pubblicazione di questo capitolo, promesso)

Ringrazio, dunque... lettrice appassionata, alpha_blacky, Cara_Black16, BlueParadise, Ele12 e, per ultima, ma non per importanza, this is magic_lovefirehp!

Grazie mille a tutti quelli che leggono, seguono la storia e che l'hanno inserita tra le preferite e le ricordate, siete davvero in tantissimi!

Prometto di continuare a pubblicare prestissimo come un tempo, sono tornata in carreggiata adesso!

p.s.: se notate un eventuale errore di scrittura, non esitate a segnalarlo!

Bacioni enormi,

dalla Vostra

Marauder11

 

 

 

 

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Capitolo 32
*** Capitolo Trendaduesimo - Come il sole in gennaio ***


Capitolo Trentaduesimo – Come il sole in Gennaio

 

«Ragazze, facciamo presto, prima che Remus e Lily tornino dalla ronda! Allora… Siamo tutte d’accordo per organizzare una festa a sorpresa per Lily, ma non possiamo fare la solita festicciola tra di noi in dormitorio! Quest’anno Lily diventa maggiorenne, dobbiamo fare qualcosa di speciale» Aveva detto Mary con convinzione, mentre le altre annuivano

«Hai ragione Mary, ma non vedo cosa potremmo fare… Qualcosa di speciale, ma cosa?» disse Alice

«Già…cosa?» si intromise Marlene mentre si spremeva chiaramente le meningi per trovare una soluzione.

«Beh, sarebbe bello per una volta organizzarle una festa a sorpresa qui, in Sala Comune. Invitare tanta gente magari e divertirci un po’… Avremmo bisogno tutte di staccare un po’ la spina!» intervenne Alice convinta.

«Si ma… dove procuriamo il cibo? Le bevande, la musica… E’ questo il problema vero!» intervenne ancora Lene, dubbiosa

Il viso di Emmeline finalmente si illuminò, segno che aveva avuto una delle sue più grandi idee. Emmeline era sempre stata quella dotata di grande inventiva, tra tutte loro. Nonostante la sua apparenza taciturna e la sua indole tranquilla, solitamente era lei l’organizzatrice delle rimpatriate in estate e, molto più spesso, organizzava scherzi che avrebbero potuto fare invidia a quelli dei malandrini.

I Malandrini? Appunto!

 «Aspettate! Perché non chiediamo aiuto ai malandrini per organizzare tutto? Loro hanno organizzato in tutti questi anni delle feste bellissime! E hanno sempre avuto un sacco di cibo e cose da bere in quantità… E la musica!»

Mary la trovò in fondo una brillante idea, ma non poté evitare di roteare gli occhi e di esprimere il suo disappunto, seppur stando in silenzio, alla proposta di Mel.

Se avessero chiesto aiuto ai Malandrini, ci sarebbero stati anche loro, quindi anche Sirius. Questo indicava una cosa sola: avrebbe dovuto sopportare tutte le torture che Black le infliggeva per divertimento, piuttosto che divertirsi un po’. Per Godric, ma perché quell'idiota doveva essere sempre tra i suoi piedi? Un flash improvviso le riportò nella mente il momento in cui, qualche ora prima, si era ritrovata a pochi centimetri dal viso di lui. Il grigio, il grigio dei suoi occhi sembrò riempire d'improvviso la sua visuale. Perché diamine quegli occhi dovevano sempre popolare la sua mente? Eppure, c'era un tempo in cui nemmeno faceva caso alla presenza di lui... Perché adesso sembrava importarle così tanto? Alice non fece fatica a intercettare il problema dell'amica, ovvero Sirius, e subito le si rivolse.

«Dai Mary, non fare quella faccia! E’ per Lily…E poi credo che lei vorrebbe i Malandrini alla sua festa, Sirius e lei sono diventati ottimi amici… E anche se non lo ammetterebbe mai, secondo me vorrebbe avere anche James… E poi, beh… Inutile parlare di Remus, è il suo migliore amico…»

La bionda dapprima sbuffò, poi annuì distrattamente.

Le ragazze subito esultarono e Mary, imbronciata, alzò un sopracciglio e aggiunse

«Quella rossa mi deve un favore…» facendo ridere tutte le sue amiche, che trascinarono anche lei nella risata.

«Bene! Dato che i rapporti tra Lily e il malandrino capo non sono un gran ché ultimamente, credo che sia meglio dire tutto a Sirius mentre Remus è fuori con Lily… Che ne pensate?» osservò Marlene, a bassa voce. La Sala Comune, nonostante l’ora, sembrava si stesse riempendo invece che svuotarsi.

«Già, hai ragione… Lo faremo domani» disse Mary che si era alzata e stava per dirigersi verso i dormitori mentre un sonoro sbadiglio fuoriusciva dalla sua bocca. Alice scattò in piedi e la afferrò per un braccio.

«No Mary, non c’è tempo! Non sappiamo quando Lily sarà di nuovo fuori, dobbiamo fare almeno qualcosa stasera per non destare sospetti! – mollò la presa su Mary e la invitò a sedersi, mentre lanciava un’occhiata al suo polso -  Tanto abbiamo ancora più di un’ora di tempo… Qualcuna di noi salirà in dormitorio e parlerà con Sirius» concluse, trionfante, battendo le mani.

«Io… io non posso, non ho mai parlato con Sirius» disse Emmeline timida

«Ah no, non salgo lassù!» disse Lene addirittura arrossendo

«Ah non si discute, non guardate me!» disse Mary accigliata, incrociando le gambe. Alice sospirò e disse «Beh, dato che non sappiamo deciderci, facciamo a sorte. Chi esce, va senza discutere. Va bene?»

Iniziarono a scrivere, riluttanti, dei bigliettini con su i loro nomi e li misero in una piccola bottiglietta vuota che era poggiata lì vicino.

«Pronte per l’estrazione?» disse Alice. Tutte annuirono tranne Mary, che si guardava i piedi.

E se fosse uscita lei?

Beh…

Dopotutto, erano quattro i bigliettini che sarebbero potuti uscire. Quello con il nome di Mary era uno su quattro, c’era un quarto di possibilità che uscisse. Mary continuava a ripetersi non io, ti prego non io.

Non era ancora riuscita a togliersi dalla testa lo sguardo di lui puntato su di lei, dopo che si era svegliata tra le sue braccia.

Maledizione, perché doveva girarle sempre intorno?

No, non sarebbe salita se fosse uscita lei.

Alzò gli occhi, quando vide Alice che stringeva già in mano un pezzo di carta, ancora chiuso.

Era finita, era tutto finito.

Sarebbe uscita lei, se lo sentiva.

Vedeva già il sorriso beffardo di Sirius mentre la vedeva entrare nel suo dormitorio. Poteva figurarsi la sua aria provocante mentre le faceva praticamente la radiografia. Alice aprì il biglietto, sapeva che mancavano pochi secondi alla sua condanna a morte, quando…

«Marlene McKinnon»

Mary non seppe dire perché, ma quando udì un nome che non era il suo, si fece strada nella sua mente l’idea che le dispiaceva, non rivedere quel viso…

Ma che diavolo stava pensando?

Mary MacDonald pensò, forse per la prima volta seriamente nella sua vita, che stesse diventando matta. Si, stava completamente perdendo la testa.

 

 

Marlene McKinnon indossava la più funerea delle espressioni, mentre attraversava la Sala Comune per salire ai dormitori.

Bussò piano alla porta dei Malandrini, ma nessuno rispose. Aprì lentamente la porta, e vide quattro dei cinque ospiti della stanza dormire. Trovò buffo e ingiusto allo stesso tempo che, proprio colui che avrebbe voluto trovare, in quel momento non c’era.

Remus.

Da tempo aveva capito di nutrire un profondo affetto per lui, che era diventato per lei davvero un buon amico. Ma da un po’ meno tempo, aveva anche capito che per lei rappresentava qualcosa di più di un amico. Gli piaceva Remus, era un ragazzo gentile, divertente e serio allo stesso tempo. E poi, era anche molto carino.

Sentì le sue guance avvampare, segno che fosse arrossita.

Poi, non si poteva di certo negare che stava benissimo in sua compagnia, ma qualcosa sembrava bloccare Remus, e Marlene era davvero troppo timida per fare un passo avanti.

E poi quasi certamente nemmeno piaceva a Remus!

Attraversò la stanza, in cerca del letto di Sirius. Finalmente lo individuò e si avvicinò a lui, cauta.

«Black! Black… Svegliati, santo cielo!»

Questo sembrò riscuotersi e disse, con voce impastata, e la testa contro il cuscino

«Ah Remus, smettila, lasciami dormire ancora un po’»

«Ma che dici… Sono Lene!» disse lei scandendo bene il suo nome. Sirius aprì un occhio immediatamente per sbirciare, poi anche l’altro. Guardò Marlene con sguardo curioso e allo stesso tempo compiaciuto.

«Marlene, che sorpresa - un sorrisetto malizioso si allargò sulle labbra di Sirius, improvvisamente sembrò spegnersi, mentre alzava un sopracciglio -  pensavo ti piacesse Remus»

«Non… non sono qui per quello che credi, Black. Ti devo chiedere un favore a nome di tutte noi ragazze»

Sirius aggrottò la fronte e si mise seduto sul suo letto, indicando con una mano il suo materasso nell’intento di invitare Marlene a sedersi.

«Oh no, grazie, sto bene qui!» disse lei in fretta, voltando il capo a guardare da un’altra parte per l’imbarazzo.

«Ah dai, prometto che non ti mangio! Siediti e sputa il rospo»

Marlene, dopo il tono che non ammetteva repliche di Sirius, si sedette, mentre continuava a sfregarsi le mani, cercando di evitare il contatto visivo con il ragazzo. «Beh, ecco… Non so se tu lo sai ma questo venerdì è il compleanno di Lily»

Sirius strabuzzò gli occhi. «Di già? Siamo già quasi al 31 di Gennaio? Merlino, come vola il tempo…»

Marlene annuì ma non continuò a parlare, fissava a tratti la porta. Sirius lo notò e fece mezzo sorriso, capendo che si aspettava di vedere Remus entrare. Decise di non fare battute, non voleva metterla più in imbarazzo di quanto già non fosse; dopo tutto gli stava simpatica. Così intervenne

«Allora?»

Lene si riscosse dai suoi pensieri e gli disse, mentre tastava con le dita, delicatamente, la lunga treccia bionda che aveva fatto quel giorno.

«Beh, ecco… Volevamo organizzarle una grande festa, ma non sappiamo da dove cominciare!»

Sirius sorrise malandrino e disse subito, gentile

«Non preoccuparti Lene, ci penseremo noi! Domani ne parliamo meglio, va bene? Chiederò a Remus di distrarre Lily durante l’organizzazione, così avremo il tempo per definire tutto tutti insieme… Ok?»

«Oh si, certo! Beh, io vado – Lene finalmente sorrise a Sirius, che ricambiò -  Scusa per il disturbo, io… Beh, grazie! Buona notte!» si alzò in fretta dal letto di Sirius, tanto in fretta che rischiò di inciampare sul tappeto, e Sirius pensò che fosse davvero una ragazza buffa. Lui le sorrise rassicurante e questa rispose incerta al sorriso. Prima che potesse uscire dalla porta, Sirius richiamò l’attenzione della bionda.

«Comunque non sei stata assolutamente un disturbo Lene, anche se qualcuno sarebbe stato più felice di me di vederti, sai?» disse lui facendole l’occhiolino, e questa volta poté vedere le guance della bionda tingersi di rosso mentre chiudeva la porta alle sue spalle.

 

 

Il giorno dopo, gli argomenti più discussi di tutta la popolazione femminile di Hogwarts riguardavano una sola ed unica persona:

 

 

Lily Evans.

 

 

La prima voce, di cui Lily non era per fortuna venuta a conoscenza, riguardava la megagalattica festa a sorpresa che si vociferava le sue amiche e i malandrini le stessero organizzando per i diciassette anni che Lily avrebbe compiuto quel venerdì, tra qualche giorno. Tutti speravano di essere invitati, ma gli inviti erano stati riservati alla Torre di Grifondoro (dato che era lì che si sarebbe svolta la festa, non si poteva vietare a nessun Grifondoro di prenderne parte), ad alcune amiche di Lily di Corvonero come ad esempio il prefetto Dorcas ed altre, ad altri amici delle ragazze e dei Malandrini e ai membri del LumaClub (di cui Lily era stata eletta quell’anno presidentessa da tutti i membri, con grande felicità del professore di Pozioni).

La seconda voce, purtroppo conosciuta e non molto gradita alla rossa, riguardava la relazione tra lei e Josh Hulleer, il Corvonero del settimo anno. Voci indiscrete dicevano che i due erano stati beccati da Gazza a fare atti impuri di notte in uno sgabuzzino, altri avevano affermato con convinzione che si erano baciati più volte in pubblico, altri ancora dicevano di aver visto addirittura scintillare un anello nell’anulare sinistro di Lily, segno che i due fossero fidanzati ufficialmente e pronti a convolare a nozze.

Queste voci avevano fatto infuriare Lily più e più volte, dato che non dicevano altro che menzogne. Lei e Josh si frequentavano, si; passavano molto tempo insieme in biblioteca o in riva al lago, ma tra loro non c’era assolutamente niente di tutto questo. Lily si divertiva con Josh, gli piaceva averlo intorno. Dopo tutto, era un ragazzo intelligente e anche molto simpatico. Josh praticamente le moriva dietro, ed aveva provato più volte a baciarla, ma tutte le volte Lily si era scostata. Per quanto gli potesse star simpatico quel benedetto ragazzo, ogni volta che era a un passo dalle sue labbra non poteva far altro che pensare ad una zazzera ribelle di capelli corvini e ad paio di occhi nocciola.

 

Quegli stessi occhi nocciola che, per le numerosi voci che aveva sentito su Lily e il Corvonero, spesso sembravano mutare completamente, diventando imperscrutabili e di ghiaccio. Avrebbe voluto fare qualcosa, ma Remus gli aveva fatto promettere che non avrebbe fatto niente, non si sarebbe intromesso. Non avrebbe fatto scherzi, non li avrebbe pedinati, non avrebbe minacciato lui di non fare del male a Lily, non li doveva nemmeno fissare…

Niente, non poteva fare proprio un bel niente.

Aveva trasformato la sua voglia di fare qualcosa per Lily partecipando molto attivamente all’organizzazione della festa. Aveva sorpreso le ragazze per la capacità innata di saper prendere le redini della situazione, per la sua organizzazione mentale e per la serietà che ci stava mettendo nel curare tutto nei minimi dettagli.

Nonostante Lily diceva di essere felice quando era con Josh, Mary non si era bevuta le sue belle frasette romantiche e scontate; aveva capito che il solo motivo per cui non si era messa ancora con Josh era James, che dominava la sua mente. L’aveva anche scoperta più volte ad osservare James di sottecchi con uno sguardo triste, ma Mary aveva deciso di non dirle niente. Capiva che se l’avesse fatto, probabilmente avrebbe contribuito ad incrementare la confusione mentale di Lily. Mary avrebbe sicuramente appoggiato James a dispetto di Josh, e questo avrebbe complicato tutto.

Mentre la mente di Mary vagava tra Lily e James, una voce fin troppo conosciuta interruppe il flusso dei suoi pensieri.

«E’ importante non destare sospetti, Lily non ha ancora capito per fortuna niente ma solo Merlino sa come. Quella ragazza riesce sempre a ficcare il naso dappertutto!» disse Sirius serio a bassa voce, procurandosi un’occhiataccia da parte di Mary che aveva sentito tutto, a qualche metro di distanza.

Mentre i due si guardavano in cagnesco, James parlò, attirando l’attenzione dei suoi compagni di casa.

«Miraccomando ragazze, cercate di fare una lista provvisoria su chi verrà e quanti potremmo all’incirca essere; è fondamentale per poter procurare le provviste necessarie. Ce la fate entro domani a pranzo?» aveva detto James furtivo, guardandosi a destra e sinistra alternativamente.

Lo stomaco di Peter improvvisamente brontolò mentre tutti ascoltavano James. Fu impossibile per tutti trattenersi dal ridere, soprattutto a causa del rossore sulle guance del piccolo Petey.

«Che ne dite se scendiamo a pranzo? Inizio ad avere anch’io una certa fame…» disse all’improvviso Sirius, e tutti si trovarono d’accordo.

 

 

«Arrivederci, professoressa McGranitt!»

«Oh, arrivederci signorina Evans! E miraccomando, si ricordi quello che le ho detto…»

Lily annuì sorridendo in direzione della McGranitt che le sorrise di rimando.

La rossa iniziò a camminare per i corridoi gremiti di gente; tutti  sembravano dirigersi verso la Sala Grande.

Era già ora di pranzo?

In effetti, non sapeva da quanto tempo era nell’ufficio della professoressa. Avevano programmato insieme i turni di ronda del prossimo mese, e non era stato facile combinarli, dati i vari impegni dei prefetti impegnati in diverse attività, anche di sera. Per fortuna, durante il tempo speso con la professoressa, Lily non si era persa alcuna lezione, ma aveva perso la possibilità di gingillarsi in giro per il castello, dato che quella che ormai era finita da un pezzo; sarebbe dovuta essere la sua ora libera!

Sbuffò mentre svoltava il corridoio del piano terra che portava all’enorme portone d’ingresso della Sala Grande. Fece scorrere il suo sguardo lungo l’ampia Sala, quasi piena dei suoi studenti, e scorse i suoi amici seduti alla tavolata di Grifondoro. Con un enorme sorriso, felice di vederli, si diresse verso di loro e prese posto tra Sirius e Mary, separandoli mentre erano impegnati in un acceso litigio, mentre gli altri li guardavano con aria stufa.

«Grazie Lils, almeno adesso la smetteranno di bisticciare» disse Remus con aria stanca dall’altro lato del tavolo, mentre Lily addentava sorridente una fetta di pane. James le lanciò una fugace occhiata, prima di immergersi in una conversazione con Peter alla sua destra sui manici di scopa.

«Dove sch-ch-ei sch-tata?» chiese Sirius con la bocca piena. Si beccò l’ennesima occhiataccia di Mary, che lui ricambiò con un mezzo sorriso. Lily fece finta di non notarlo.

«Dalla professoressa McGranitt, dovevamo parlare dei turni di ronda del prossimo mese…»

Sirius le passò il succo di zucca e annuì, visibilmente annoiato. Aveva sempre pensato che essere un prefetto fosse noioso, oltre che scandaloso. Odiava le regole, e il prefetto doveva amarle.

«E voi invece? Dove siete stati?» chiese Lily voltandosi verso Mary e Alice, che stavano alla sua destra. Peter spalancò gli occhi, e James gli diede una gomitata. Se Lily l’avesse notato, avrebbe iniziato a sospettare che stessero tramando qualcosa.

«Oh, beh… In Sala Comune, a riposarci un po’…» rispose Mary, fingendosi disinvolta.

Lily annuì distrattamente. La sua mente era offuscata da troppi pensieri, quel giorno, per notare l’aria strana dei suoi amici. Vide con la coda dell’occhio James alzarsi per andare incontro a King, che lo salutava felice. Entrambi parlavano con foga, sorridendo eccitati. A Lily scappò un sorriso, stavano sicuramente parlando di Quidditch.

Sirius notò l’occhiata di Lily a James e il suo successivo sorriso, gettò un’occhiata a Remus che capì. Il giovane Black le diede una lieve spintarella sul braccio, facendola sobbalzare.

«A cosa dobbiamo questo sfavillante sorriso, Ev?»

Lily si voltò di scatto, sentendosi colta sul fatto, e la sua espressione divenne buffa. Cercò di nascondere la sua reazione sorpresa e piazzò al suo posto, sul suo viso, un’espressione dubbiosa e corrucciata, un tratto indifferente.

«Oh ma… Ti sbagli, io non ho sorriso… Ho fatto una smorfia, ehm… di stanchezza»

Sirius la guardò con il suo sguardo penetrante mentre alzava un sopracciglio, poi si volse a guardare chissà cosa e ghignò ripensando al sorriso di lei rivolto a James, mentre prendeva con le mani una coscia di pollo dal vassoio che stava al centro della tavola, deciso a tagliare la discussione.

Lily lo ringraziò tacitamente e continuò a mangiare, tranquilla.

«E’ davvero una bella giornata, oggi… Non trovate?» emerse Mel sognante, qualche posto più in là. Tutti annuirono sorridenti, mentre James tornava a prendere il suo posto.

«A più tardi, Capitano!»

«Ciao Rob! A più tardi!» James lanciò un occhiolino all’amico e compagno di squadra, facendo svenire inconsapevolmente qualche ragazza che si trovava nei paraggi. Lily alzò gli occhi al cielo, infastidita, e James ghignò, notandolo. Poco dopo, la sua espressione si fece corrucciata mentre guardava un punto alle spalle di Lily che a sua volta, per cercare di capire a chi fosse rivolta l’attenzione del moro, si voltò. E capì.

Josh si era appena alzato dal tavolo dei Corvonero e sembrava dirigersi proprio verso di lei. Lily d’istinto sorrise, notando la sorpresa negli occhi di lui vedendo che lei l’aveva già visto.

«Ciao, Lily! Ragazzi…» esordì Josh, scatenando chissà perché il malcontento generale. Remus guardò James che, imbronciato, osservò Sirius che infilzava violentemente la sua forchetta nella bistecca che stava mangiando. Mary alzò un sopracciglio, evidentemente infastidita. L’unica a ricambiare il saluto del ragazzo fu Alice, che non smetteva mai di apparire cordiale e gentile agli occhi di tutti.

«Ciao, Josh… che ci fai da queste parti?» chiese Lily, curiosa.

Josh sembrò imbarazzarsi alla domanda della rossa e, mentre si portava una mano ai capelli, disse.

«Beh, volevo chiederti se ti andava di venire con me dopo pranzo, se non hai altri impegni…»

Lily spalancò gli occhi, dispiaciuta. Aveva pensato di passare quel giorno in compagnia delle ragazze, non aveva pensato a Josh…

«Beh, ecco, io…»

«Lily, fa niente se non puoi, non preoccuparti…» il sorriso amichevole di Josh la intenerì, facendola sentire ancora più in colpa. Rispose, senza nemmeno rendersene conto.

«No no, nessun impegno – si alzò, si sistemò la gonna mentre lanciava un’occhiata alle amiche che assentivano tranne Mary, la cui attenzione sembrava catturata da chissà che – beh, andiamo? »

Josh la prese a braccetto e, insieme, si allontanarono.

«ahh… mi viene da… lasciamo stare…»

Sirius udì delle parole sconnesse pronunciate da una più che scocciata Mary che fissava i due allontanarsi, e si incuriosì.

«Mac, qualcosa non va?»

Mary si voltò in sua direzione e lo snobbò con lo sguardo, voltandosi dall’altra parte. Sirius alzò gli occhi al cielo e si avvicinò a lei sulla panca.

«Avanti, smettila di evitarmi… Che borbottavi?» chiese sussurrando all’orecchio di Mary, che sobbalzò.

«Non sono affari tuoi, Black»

 Sirius decise di ignorarla e si volse, invece, verso il suo migliore amico. James aveva seguito con lo sguardo Lily fino a quando era uscita dalla Sala in compagnia di Josh. Sembrava piuttosto imbronciato, mentre giocherellava con il suo purè di patate.

«Amico, non hai toccato cibo…» gli fece notare Remus. James lo guardò sorridendo appena e fece un’alzata di spalle.

«Ramoso, lo sai che possiamo anche costringerti a mangiare…» un guizzo attraversò gli occhi vispi di Sirius, che James intercettò. Lo stava sfidando.

Ma a lui non andava di sfidarlo, così abbassò lo sguardo e non rispose.

«Wingardium leviosa» Sirius agitò la bacchetta in direzione di un pezzo enorme di pane e lo portò, facendolo lievitare, a due centimetri dalla bocca di James che intanto, aveva spalancato gli occhi. Sirius faceva sbattere il pezzo di pane continuamente contro le labbra dell’amico, che teneva ben serrate. Delle risa si levarono dalla tavolata di Grifondoro mentre, Remus notò, la McGranitt allargava le narici, come se fosse un vulcano che sta per esplodere, e Silente applaudiva piano Sirius, ridendo.

«Allora, Potter? Non ne vuoi proprio sapere di mangiare, eh?»

Sirius agitò nuovamente la bacchetta, stavolta portando il pane sopra la testa di James, e iniziò a scagliargli dei colpi sul capo grazie ad esso.

Sulla faccia di Ramoso apparve finalmente un ghigno.

Prese la bacchetta e la agitò formulando un incantesimo non verbale in direzione di Sirius che, in pochi secondi, fu zuppo d’acqua.

Un nuovo scrosciare di risa si udì; per tutta la Sala, stavolta.

Sirius strinse i denti e, con un ghigno pazzesco, iniziò ad inseguire James che intanto, correva verso l’uscita dalla Sala. Remus e Peter si alzarono ridendo, intenzionati a seguirli.

 

 

«Ahahahahahha Sirius, basta… ahahahahahahaha» James si teneva la pancia mentre stava sbellicandosi dalle risate sdraiato in corridoio, con davanti Sirius che agitava la bacchetta in sua direzione.

«Sirius, guarda che se continui, vomiterà…»

Sirius guardò l’amico scocciato, poi pian piano Remus poté vedere sul suo viso un sorriso allargarsi sempre più, mentre James si alzava, ridendo ancora leggermente.

«No, Sir… Dai! Abbiamo appena finito di mang…»

«Rictusempra!» urlò Sirius senza nemmeno permettere a Remus di terminare la sua frase. Quest’ultimo fu colpito in pieno dall’incantesimo di Sirius, ed iniziò a muoversi convulsivamente, ridendo a crepapelle. Cercava di prendere la bacchetta, ma proprio non ci riusciva.

«Tranquillo amico, ti salvo io! Levicorpus!»

James era venuto in soccorso a Remus e aveva colpito Sirius, sollevandolo in aria.

«James, sei un vigliacco! Non si colpisce alle spalle!!!» piagnucolava Sirius sospeso in aria, mentre era il turno di Remus di mettersi in piedi. Il corridoio che aveva ampie finestre che si affacciavano al parco, iniziava a riempirsi di gente. Tutti osservavano divertiti i quattro malandrini, intenti a fare spettacolo come al loro solito.

«Jamie, amico, mettimi giù!»

James sorrise e rispose, civettuolo «Prima, dovrai chiedere scusa, caro! A me e alla signorina Remussina, qui» Remus diede uno scappellotto ad un contrariato James.

«James, su! Smettila!» sbuffò Sirius divertito.

«Jam, per favore, potresti lasciarlo lì? Si sta meglio, quaggiù!» esordì Mary da lontano, mentre stava appoggiata ad una parete in compagnia di Mel e Lene che ridevano alla battuta dell’amica.

James alzò un pollice in direzione dell’amica, che sorrise radiosa.

Sirius seguì lo scambio di sguardi tra i due, e sentì una fitta all’altezza dell’esofago, che aveva il sapore della gelosia…

Mary non aveva mai dedicato un sorriso così a lui.

Perché?!

«Mac, se mai scenderò di qui, non la passerai tanto liscia, sappilo!» disse Sirius che stava ancora sospeso in aria, gesticolando verso la bionda che ricambiò con una linguaccia e uno sguardo che avrebbe incenerito chiunque fosse passato di lì.

Remus sorrise e si avvicinò a James, sussurrandogli qualcosa. Quest’ultimo annuì.

«Liberacorpus»

Sirius cadde con un tonfo in terra e, imprecando, guardò James in cagnesco. Quest’ultimo, capendo ciò che stava per succedere, iniziò a correre ridendo verso il prato, mentre Sirius si alzava e lo inseguiva.

«Potter, questa volta te le suono! Oh, sisisi!»

Remus e Peter camminarono verso i loro amici e, non appena uscirono dalla porta di ingresso, furono accecati dalla luce del sole, che stava alto nel cielo. In molti erano fuori nel parco, quel pomeriggio. Alcuni studiavano sotto l’ombra di qualche albero sparso qua e là, altri prendevano il sole.

Suonava parecchio strano, il sole a gennaio.

Altri ragazzi stavano sulla riva del lago, e alcune coppiette stavano intente a sbaciucchiarsi, in qualche angolo nascosto tra le imponenti mura del castello. Remus sorrise notando il suo amico Frank che stava sdraiato sulla pancia di Alice, ed entrambi ridevano per chissà che, mentre lei accarezzava teneramente i capelli di lui. Quei due sembravano vivere in un paradiso inaccessibile a chiunque altro.

«Rem, ti va di sederti lì?» Peter indicò un albero un po’ piccolo, ma grande abbastanza per ospitare entrambi. Remus annuì e insieme si diressero sotto l’ombra di quell’albero, posizionato vicino al lago nero. Peter decise di distendersi e chiuse gli occhi, mentre Remus tirò fuori il libro di incantesimi.

Più in là, poteva vedere Sirius e James rotolarsi sul prato come due bambini, mentre si picchiavano e ridevano. Remus scosse la testa ma, prima che potesse abbassare gli occhi sul libro, udì un grido provenire da Sirius e un botto.

«James, amico, dove sei?»

Sirius stava in piedi intento a scrutare verso una piccola vallata piena di cespugli. Remus si alzò, ma prima che potesse fare alcunché, vide Lily raggiungere Sirius da chissà dove.

 

«Oh, avanti amico! Dove sei finito?»

Cavolo, e se si fosse fatto male?

Scrutavo tra i numerosi cespugli che ricoprivano la piccola valle antistante alla riva del lago, alcuni di loro erano fatti di spine e per questo non mi veniva facile camminare tra essi.

L'erba, in quel punto, era molto alta.

Udì qualcuno raggiungermi a grandi passi, mi voltai e con mia grande sorpresa vidi Lily, pallida in viso e con gli occhi sbarrati.

«Siete due emeriti idioti voi due… Adesso dove sarà finito?»

Lily continuava a farsi largo tra i cespugli, emettendo qualche lamento di tanto in tanto perché, mentre camminava, veniva punta dalle spine. Sirius era rimasto imbambolato a guardarla. Era accorsa in aiuto di James e sembrava stesse facendo più di lui per trovarlo. Aveva la gonna, e numerose spine le pungevano le calze e qualche macchiolina di sangue si distingueva tra la lana, ma lei non se ne curava. Continuava a chiamare il suo nome. D’improvviso la rossa si voltò, spaventata e furibonda insieme 

«Allora, vuoi aiutarmi o no? Oh, JAMES!»

Sirius, capendo che Lily aveva trovato il suo migliore amico, si precipitò al suo fianco e vide James, dietro un cespuglio, intento a tastarsi la gamba sinistra con le mani, dolorante in viso.

«Ahi ahi ahi… Sirius, aiutami ad alzarmi, per favore…»

James aveva un’espressione imbarazzata dipinta in viso, oltre che dolorante. Aveva notato l’espressione preoccupata di Lily, e aveva sentito lei che urlava a gran voce il suo nome. Nome, non cognome.

Era sorpreso, come Sirius.

Come chiunque.

Ma le sorprese, sembravano non esser finite.

Mentre Sirius si faceva largo tra i cespugli, Lily, in un guizzo, si chinò verso la gamba di James. Abbassò la calza del moro, sotto gli occhi increduli di quest’ultimo, per vedere in che condizioni era la ferita sulla gamba. Sanguinava, anche se non molto. Lily aprì la sua borsa, evitando accuratamente di guardarlo, e vi estrasse una boccettina contenente un liquido, con una targhetta appiccicata sul vetro in cui vi era scritto chissà che con una grafia sottile, che Sirius sospettò appartenesse proprio alla rossa. Quest’ultimo si allontanò leggermente dai due, dato che era calato un silenzio imbarazzante e lui sapeva di stare contribuendo, grandemente per altro, al loro imbarazzo.

«Fa male?» chiese Lily, a bassa voce.

«Oh, no… Per niente» rispose James, mentre fissava Lily con un sorriso splendente; quello era uno dei suoi sorrisi più belli, uno dei suoi più veri e genuini sorrisi. In realtà sentiva un leggero pizzicore all’altezza della ferita e si, anche un po’ di dolore, ma la presenza di Lily lo distraeva da qualsiasi altra cosa.

Lily stappò la piccola boccetta che teneva in mano che ospitava un liquido violaceo.

«Adesso, farò cadere qualche goccia sulla ferita… Pizzica un po’, quindi sta fermo, per favore…»

James annuì, senza staccarle gli occhi di dosso per un attimo.

Aveva paura che se l’avesse fatto, lei sarebbe sparita, dato che in quel momento sembrava fosse in uno dei suoi sogni; quelli popolati principalmente da una certa Lily Evans di nostra conoscenza.

Ma più vedeva i capelli rossi di lei ondeggiare grazie al leggero vento frizzantino di quel giorno, più la vedeva socchiudere la bocca e battere le lunghe ciglia per la concentrazione, più diventava per lui reale la presenza di lei. Non ci credeva, ma sapeva che adesso era lì, e voleva godersi il momento.
Lily non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, sapeva che non sarebbe riuscita a reggere il suo sguardo caldo e accogliente.
Si sentì un odore aspro nell’aria, emanato probabilmente dalla pozione.

Lily poggiò una sua mano sulla gamba di James per tenerla ferma, e quest’ultimo al contatto sentì una scossa attraversargli la spina dorsale. Non seppe dire se i brividi furono causati dal contatto con Lily o se dalla mano fredda di lei. O forse si, lo sapeva benissimo.

Notò, e qui ebbe un altro tuffo al cuore, che le guance di Lily sembravano aver preso improvvisamente un colore roseo, che tendeva ad evidenziare quella spruzzata di lentiggini sul naso e sulle guance che lui aveva sempre adorato. Per tutte le numerose volte in cu si era trovato ad osservare il viso della rossa, poteva precisamente anche dire quante fossero in tutto e dove si trovassero precisamente.

Lily lasciò cadere tre gocce di quella sostanza, e d’improvviso James sentì bruciare la ferita anche se questa, pian piano, sembrava dissolversi davanti ai loro occhi. Il sangue stava per ritirarsi all’interno della ferita che, da sola, si stava rimarginando.

Alla fine, la pelle risultò leggermente arrossata, ma non vi era più traccia di sangue.

«Allora? Va meglio?» chiese Lily con voce leggermente tremante, mentre riponeva la sua boccetta all’interno della borsa e si alzava. James annuì, ma non appena capì che Lily stava per fare dietro front, si alzò, ignorando il dolore, con dei riflessi che solo un giocatore di Quidditch poteva avere, e afferrò più delicatamente possibile il braccio di lei.

Lily, al contatto, si volse di scatto e si ritrovò a pochi centimetri dal viso di lui. Notò improvvisamente che doveva essere cresciuto, in quei mesi in cui erano stati lontani, perché adesso sembrava ancora più alto. Però, ancora una volta, non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi.

Che diamine, ma di che cosa aveva paura?

Lei era Lily Evans.

Una fiera Grifondoro.

E poi, era stata lei ad avvicinarsi a lui, non lui a lei.  Quindi, non avrebbe dovuto avere paura di niente.

James la fissò ancora, restìo ad arrendersi e distogliere lo sguardo e lei, nonostante avesse evitato accuratamente di guardarlo negli occhi per tutto il tempo, non poté in quel momento evitare di ricambiare il gesto, abbandonando la paura.

Così, d’impeto, aveva alzato gli occhi. 
Fu così che il nocciola incontrò ancora una volta il verde smeraldo, e insieme si fusero, mentre il sole illuminava le loro iridi rendendole più splendenti di quanto già non fossero.

Adesso, il verde dei prati che a James ricordava tanto l’erbetta del campo di Quidditch, si immerse nel nocciola delle foglie secche degli alberi che circondavano i due.
Quello sguardo, quell’esatto incrocio di sguardi durante quei mesi, era stata una rarità.

Come il sole lo era quel giorno, in Gennaio.


Ecco, esattamente di questo Lily aveva paura.

Sentì il suo cuore fare un balzo, prima di accelerare il battito. Un brivido percorse la sua schiena, mentre osservava il suo riflesso attraverso gli occhi di James.
Se aveva creduto di poterlo dimenticare, dopo quello sguardo, una vocina in testa tanto violenta e tanto simile (stranamente) a quella di Mary, le scagliò con una violenza di un ceffone che no, non l’aveva affatto dimenticato.
Quelli, sono occhi che non si dimenticano.
Quello sguardo, vispo e allo stesso tempo incredibilmente dolce e sincero, non è uno sguardo comune.
«Non potevo lasciarti andare senza ringraziarti…» esordì d’improvviso James, riportando con la sua voce stranamente rauca Lily alla realtà. Lei si riscosse, staccò gli occhi da lui e mormorò un prego in sua direzione. Fece un cenno a Sirius e, silenziosamente, si allontanò dai due.





Ehilà, salve a tutti! :3
Allora, come vi è sembrato questo capitolo? A voi i commenti!
Qui, vediamo il primo avvicinamento Jily, per la mia e vostra felicità. :D
Grazie a BlueParadise e a Alpha_Blacky per aver recensito lo scorso capitolo!
Di solito ricevo più recensioni, spero che questo improvviso calo non sia dovuto alla storia che, chessò, magari vi annoia :/  Oppure alla mia assenza troppo prolungata... Beh, in ogni caso, come vedete... Sto cercando di farmi perdonare! No?  *Saltella sorridendo come un'ebete*
Nel prossimo capitolo, preannuncio una presenza RemLene e... una spruzzatina di BlackDonald, ma questa volta sarà un incontro... diverso... Ahahaha!
Beh, adesso vi lascio
Miraccomando, RECENSITE!
Vostra,
Marauder11

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Capitolo 33
*** Capitolo Trentatreesimo - Istinto animale ***


Capitolo Trentatreesimo – Istinto animale

 

Avevo fatto bene a scappare così?

Avevo fatto male?

La verità è che non lo so, non ne ho la più pallida idea. Ma, a guardare quegli occhi, a un certo punto, avevo sentito la necessità di scappare via.

Si, sono Lily Evans, mi definivo una fiera Grifondoro fino a qualche minuto fa.

E si, adesso ho scoperto di essere una vigliacca.

Perché per un attimo, avevo persino pensato di allungare le braccia e abbracciarlo. In quell’esatto istante in cui avevo alzato gli occhi e avevo visto quel sincero sorriso sghembo e i suoi occhi nocciola brillare, mi resi conto non solo che non l’avevo mai dimenticato. Ma che mi mancava.

Mi mancava abbracciarlo, sentire il calore del suo corpo avvolgere il mio. Mi mancavano quelle braccia forti che, in quel periodo terribile della mia vita, mi avevano tirata su da quel baratro in cui ero crollata. Mi mancavano le risate, quelle allegre risate che mi faceva fare. Mi mancava sentirlo parlare dei suoi ideali, con convinzione, mentre una scintilla di coraggio e forza attraversava i suoi occhi.

Adesso quello sguardo e quegli occhi avevano risvegliato quel qualcosa in me che non potevo, non potevo più ignorare.

 

Risalì la collina e fui colpita da un’immagine, che mi catapultò violentemente alla realtà.

Josh.

Josh stava ancora lì, intento a scrutare verso la mia direzione, in cerca di me. Sentendo l’urlo di Sirius che chiamava a gran voce James, non avevo pensato nemmeno una volta a lui che mi stava parlando. Non avevo avuto un minimo di riguardo nei suoi confronti che in quel momento era lì con me, ed ero corsa da James.

D’impeto.

Per istinto animale, potrei quasi dire.

Avevo iniziato a correre, forse come poche volte avevo fatto in vita mia.

Risalivo la collinetta, lasciandomi alle spalle quegli occhi vispi e un Sirius sconvolto.

Risi di una risata amara.

In quel preciso istante in cui vidi Josh, mi vergognai di me stessa. Notò la mia figura, che si stava avvicinando verso di lui e mi sorrise.

Abbassai lo sguardo.

Avrebbe potuto andarsene via, dopo che l’avevo lasciato lì da solo per correre verso chissà chi. E invece era lì, e con mia grande sorpresa vidi al suo fianco Remus.

Lui, al contrario, mi guardava con aria grave. Quasi severa. Anche se non aveva abbandonato la sua aria tranquilla di sempre.

«Hey…» dissi, senza pensarci.

Hey? Ero scappata via senza una ragione mandando il discorso e il pomeriggio con Josh all’aria, e io esordivo con un semplice Hey?

Adesso Remus sorrideva, ma sembrava celare dentro di sé tanti pensieri; potevo vedere gli ingranaggi del suo cervello mettersi in moto, e macchinare chissà che.

«Stai bene?» mi chiese Josh, poggiandomi una mano sulla spalla. Sorrideva ancora, ma adesso sembrava un tratto preoccupato.

Non potevo mentire, non potevo dire di stare bene. Non quella volta. Ero sicura che si vedesse lontano un miglio che ero stravolta. Remus, come se avesse avvertito i miei pensieri, mi scrutò attentamente e lo vidi scuotere leggermente il capo da dietro Josh, ad appena – più o meno - un metro di distanza.

No, non stai bene.

Ecco cosa voleva dirmi.

Ecco cosa voleva che dicessi.

Che non stavo bene, che era evidente.

E che avrei dovuto dire la verità.

Esordì, decisa «No Josh, in realtà no… Non sto molto bene… Ti dispiace se…?»

«Oh! No, assolutamente… Vai! Ci vediamo…» Mi abbracciò di slancio, delicato, lasciandomi il suo profumo alla vaniglia sulle narici. Gli sorrisi. Quel ragazzo non meritava una come me.

Feci un cenno del capo a Remus e, dopo aver fatto ‘ciao’ con la mano, mi allontanai dai due.

Prima di fare il mio ingresso nel castello, mi voltai dinuovo.

Josh stava fermo, lì, con le mani in tasca. Mi sorrideva; mi fece un cenno del capo, come per tranquillizzarmi.

Non lo meritavo. Non meritavo quella gentilezza da parte di quel ragazzo che sembrava tenerci davvero a me.

Il motivo per cui non lo meritavo era uno, ed uno soltanto.

Non so dire se fossi alla sua altezza, non sono mai riuscita ad autogiudicarmi in bellezza o per il mio carattere.

Non lo meritavo semplicemente perché non era lui il ragazzo giusto per me, come io non ero la ragazza giusta per lui.

Non lui.

Vidi Sirius in lontananza, che dava pacche sulla spalla a James, con Remus vicino a loro.

Mi soffermai sulla seconda figura.

Sorrisi.

Incredibile come, ogni volta che mi ritrovavo a pensarlo o avvicinarmi al suo pensiero, me lo ritrovassi davanti.

 

 

«Dunque… passiamo a?»

«Mmm… Dovremmo completare il tema di Trasfigurazione»

Marlene sbuffò talmente forte che, d’improvviso, molti ragazzi seduti sui tavoli vicini al nostro si voltarono a guardarci.

Io avevo meno voglia di lei di studiare, ma sapevo che nei prossimi giorni non avrei potuto dedicare molto tempo allo studio. Era mercoledì, mancavano solo due giorni al compleanno di Lily.

E con l’organizzazione, non eravamo proprio a buon punto. Guardai Marlene (forse, per la prima volta in vita mia in quelle circostanze) con sguardo supplicante. Mi sorrise, aveva pensato alla stessa cosa.

«Oh, e va bene Mac! Completiamo Trasfigurazione…» Iniziò a sfogliare il libro alla rinfusa, non notando il mio sopracciglio piuttosto inarcato. Diedi un colpetto con la mia piuma al tavolo, e alzò gli occhi.

«Che c’è che non va, Mary?»

«Da quando, esattamente, mi chiami in… quel modo?» le chiesi apparendo disgustata, mentre sfogliavo il libro in cerca della pagina giusta.

Lene si lasciò sfuggire un risolino, si alzò dalla panca e si avvicinò al mio viso, ponendosi di fronte a me, poggiandosi con i gomiti al tavolo.

«Cos’è, adesso solo un certo moro di nostra conoscenza può farlo?»

La cruciai con lo sguardo, ma non demordeva. Ghignò, continuando a fissarmi.

«Lene, dì quello che vuoi dire e facciamola finita, per favore…»

Senza volerlo avevo tirato fuori un argomento che non avevo mai toccato tranne che con Lily (molto vagamente). E sinceramente, non mi andava di farlo adesso. Non volevo parlare di Sirius.

Nel mio inconscio però, una vocina (tanto simile, stranamente, a quella di Lily) iniziò a dirmi in quel momento che invece si, volevo parlarne. Perché volevo capire meglio me stessa e quello che stava succedendo dentro di me e, come dicevo sempre io, tra l’altro, l’unico modo per capire era tirare tutto fuori.

«Finiamo questo tema e poi andiamo a fare una passeggiata e parliamo, promesso?» mi chiese Lene mentre poggiava la sua mano sulla mia, e la stringeva.

Sorrisi e annuì.

Ero felice di avere un’amica come lei che sembrava capirmi sempre.

Senza perdere altro tempo, finimmo il nostro tema in venti minuti.

 

 

Il dormitorio dei Grifondoro del sesto anno, pullulava stranamente nel silenzio. Qualcun altro avrebbe detto nella noia.

«Remus?»

«Mmm?»

«Facciamo qualcosa?»

Remus gettò la piuma sul foglio e si voltò verso di me, evidentemente scocciato.

«Felpato, saranno passati si e no trenta secondi dall’ultima volta che me lo hai chiesto. No, come vedi sto ancora studiando»

Sbuffai sonoramente, cercando volontariamente di disturbarlo ancora. Mi voltai verso James, che era intento a fare degli schemi per il Quidditch. Sapevo che pensare al Quidditch era un modo per distrarsi dalla rossa; era l’unica cosa che fosse mai riuscito a distoglierlo dal pensare a Lily nei momenti successivi a qualche avvenimento che la coinvolgeva. Così, decisi di lasciarlo andare.

Coda, invece, si era addormentato. Assumeva sempre posizioni buffe, mentre dormiva. Aveva la bocca quasi completamente spalancata con della bava che colava, ed aveva gambe e testa a penzoloni. Sorrisi, pensando che in tutti quei sette anni, non era cambiato il suo modo strambo di dormire.

Tornai a guardare Remus, che in quel momento era la mia vittima preferita. Aveva uno sguardo corrucciato, segno che stava cercando di concentrarsi per capire quello che stava studiando.

«Remus…»

Sbottò alzandosi in piedi, facendo cadere la sedia a terra.

«Maledizione Felpato, la vuoi smettere di rompere? Possibile che tu non abbia niente di meglio da fare! – notai con piacere che la sua vena alla tempia, mia carissima e affezionatissima, stava iniziando a pulsare violentemente; repressi un risolino, e lui continuò con un tono ancora più alto, dopo averlo notato – Vai a scodinzolare da un’altra parte, emerito rompi pluffe!»

Un lampo di genio attraversò la mia mente, grazie ad un’esatta e precisa parola di Remus.

Scodinzolare.

Afferrai ancora sghignazzante la mia bacchetta, poggiata sul mio comodino, e la puntai alla mia testa.

In un lampo, divenni Felpato.

Per il rumore della trasformazione, Remus si voltò verso di me. Mi vide e alzò gli occhi al cielo.

Iniziai a scodinzolare attorno al suo tavolo, con aria felice, mentre emettevo dei versetti che avrebbero intenerito facilmente qualsiasi ragazza del castello. Anche se, tecnicamente, ero già irresistibile anche con il mio aspetto normale.

Mi misi dall’altro lato del tavolo, opposto a dove era seduto Remus. In un balzo, mi misi su due zampe e mi appoggiai, con le anteriori, al tavolo. Se fossi stato in forma umana, avrei riso a crepapelle per la faccia di Remus.

Aveva un’espressione omicida stampata in faccia, somigliava tanto ad uno di quei prigionieri di Azkaban che, di tanto in tanto, comparivano sulla Gazzetta del Profeta.

Si alzò, e iniziò a rincorrermi per la stanza.

Notai che avevo provocato un sorriso in James, che si stiracchiava sul letto, divertito.

«Felpato, se ti prendo giuro che…»

Mi fermai. Remus lanciò un’occhiata a James che, furtivo, si era alzato dal suo letto. Avevano bussato alla porta del nostro dormitorio.

«Felpato, mettiti dietro il letto» mi sussurrò James, con un mezzo sorriso.

«Chi è?»

«Remus, siamo io e Lene! Possiamo entrare, per favore? In fretta però!»

Mary?

Mi accucciai con le zampe tra il muso sotto al mio letto e osservai Mary e Lene entrare nella stanza; la prima reggeva un pacco grande e rettangolare di colore fucsia.

Vidi i tratti di Remus addolcirsi quando guardò Lene che, lievemente, arrossì di rimando.

«Vi abbiamo disturbato?» disse Mary, mentre si chiudeva la porta dietro le spalle e osservava la stanza. Mi stava cercando?

«Oh, no Mary… E’ successo qualcosa?» chiese James mentre si passava una mano tra i capelli, curioso. Remus accanto a lui.

Lene e Mary si lanciarono un’occhiata furtiva, poi Lene parlò.

«Noi… volevamo chiedervi se possiamo nascondere il regalo per Lily qui, ecco… Se non è un problema»

«Oh, ma certo! Non c’è problema…» rispose gentile James, mentre Remus prendeva il pacco dalle mani di Mary e sorrideva ad entrambe.

«Volete sedervi?» chiese Remus gentile.

«Si dai, perché no?» disse Lene sorridendo a Mary che annuì, anche se continuava a guardarsi intorno e si soffermava spesso a guardare la porta del bagno. Potevo scommetterci, stava cercando me.

Mentre osservava i letti, si soffermò più del dovuto a guardare dietro il mio. Corrucciò lo sguardo e, pian piano, si avvicinò. Mi guardai alle spalle.

Ops.

Avevo lasciato la mia folta coda nera uscire dal letto, e si stava muovendo convulsamente verso l’alto, tanto che era spuntata da sopra la mia trapunta rosso-oro. Quando la ritirai, era già troppo tardi.

«Cosa c’è dietro quel letto?»

«Oh… eheh… beh… io… James?»

James guardò Remus, non sapendo cosa dire mentre faceva un’alzata di spalle.

Sentivo dei passi, che dovevano appartenere a Mary. Purtroppo, dovendomi nascondere, non era facile per me vedere cosa stava succedendo.

I passi si fecero vicini, fin quando non vidi che qualcuno si era fermato davanti al letto. Era una ragazza; potei dirlo con certezza perché (per ovvi motivi) solo le ragazze portavano la gonna, e sotto indossavano le calze rosso oro che noi tenevamo nascoste dietro i pantaloni, che io in lei vidi d’improvviso.

Inaspettatamente la ragazza si abbassò, fino a guardarmi.

Quella cascata di capelli biondo grano l’avrei riconosciuta tra mille. Quegli occhi, quegli splendidi occhi azzurri che, dapprima sorpresi, divennero poi gioiosi, li avrei riconosciuti tra mille e anche più.

«Ma qui… c’è un cane!!!» disse Mary, cinguettando felice.

«Co…cosa?» chiese Lene. A giudicare dal tono della sua voce, sembrava piuttosto turbata.

Mary continuava a fissarmi, sorridente.

«Vieni qui, piccolino! Su, vieni da zia Mary!» uscì senza farmelo ripetere due volte da sotto il letto, e protesi la mia testa verso Mary, che si era intanto seduta sul mio letto. Lei iniziò ad accarezzarmi la zucca e le orecchie.

«James… ma di chi è questo cane? Dove l’avete trovato?»

Guardai James, che sembrava indeciso sul da farsi mentre guardava alternativamente lei, Lene e Remus. Lo guardai, come per infondergli coraggio. Lui vide il mio sguardo, e iniziò a parlare.

«E’… è mio, l’ho trovato a…»

«Ad Hogsmeade» intervenne prontamente Remus che, notai, aveva le guance chiazzate di rosso. Marlene, che mi guardava con sguardo terrorizzato, era pallidissima e stava aggrappata a lui.

«I…io… ho paura!» disse Lene, in un soffio. James la guardò preoccupato, poi guardò me e mi indicò con un cenno della testa il bagno. Io ringhiai, non volevo andare in bagno e lasciare lì Mary, che mi stava accarezzando la schiena dolcemente, e mi guardava come mai mi aveva guardato.

«Su, vai in bagno!» mi urlò James, scocciato.

Ringhiai ancora di più, e mi accoccolai a Mary che rise, felice di accogliermi tra le sue braccia. Remus alzò gli occhi al cielo, mentre scuoteva la testa e mi guardava grave.

James, deciso a non demordere, si avvicinò a me quasi marciando, con un’espressione buffa e determinata allo stesso tempo dipinta in faccia. Non appena abbassò la mano per cercare di afferrare il mio orecchio e trascinarlo in bagno, gli diedi un morso.

«AHI! SIRIUS!» Se non fossi stato nero, all’urlo di James sarei sicuramente impallidito, come quest’ultimo e Remus.

I miei due amici si guardarono terrorizzati, mentre Mary alzò un sopracciglio, curiosa, e Lene aveva aperto la bocca. Pregai che non avessero sentito il mio nome… Inutilmente.

«Sirius?» chiese Mary a James, che rispose immediatamente.

«Sirius?! Oh, Sirius non c’è… E’ andato a farsi un giro… eheheh» James iniziò a tastarsi i capelli in un gesto nervoso, iniziando a ridere esageratamente per risultare credibile. Guardò Remus cercando supporto, che rise con lui. Non avrebbero convinto nessuno, a quel modo. Sbuffai, i miei amici non erano bravi a mentire quanto me.

Mary si mise in piedi, e incrociò le braccia, guardando il mio muso.

«Tu hai chiamato il cane Sirius…» disse Mary in un soffio di voce.

«Cosa? Oh, no! Volevo dire… Ehm… volevo dire Virus! Si, il cane si chiama Virus…»

L’espressione di Mary dapprima risultò sospettosa. Poi lanciò un’occhiata a Lene, e la vide ridacchiare divertita. Così sorrise.

«Che strano nome, per un cane… Virus…» disse Mary, scherzosamente.

«James! – esordì Remus, visibilmente nervoso; sembrava un pazzo, annuiva troppo velocemente e potei giurare di vedere il suo occhio aprirsi e richiudersi ripetutamente, segno che l’avesse colto un terribile (ma per me molto, molto divertente)  tic nervoso - Ti ricordi di quando hai chiamato il tuo pesce rosso Azkaban?» Aprì la bocca e tirai fuori la lingua, quello era il mio modo di ridere in forma canina. Almeno una cosa vera, l’avevano detta i miei amici. James, quando aveva 13 anni, aveva voluto portare con sé ad Hogwarts un pesciolino rosso che gli aveva regalato la madre, convinta di riuscire a responsabilizzare il figlio affidandogli una vita. Il povero pesce però, morì dopo quattro giorni, affamato e stremato. Ramoso lo faceva stancare troppo, aveva costruito dei cerchi attraverso il quale il pesce – secondo lui – doveva saltare. Diceva che anche gli animali dovevano fare sport, per tenersi in forma.

James l’aveva chiamato proprio Azkaban, senza un valido motivo.

O forse si. Aveva davvero dei pessimi gusti per i nomi.

«Oh, allora il tuo è un vizio… Quello di mettere nomi strani agli animali, intendo…» continuò Mary, sorridendo e continuando ad accarezzarmi il capo.

James annuì, con un sorriso a trentasei denti.

«Tranquilla, è docile… Non ti farà del male…» disse Remus dolcemente a Lene, stringendola lievemente, continuando a tenere con sé quel rossore sulle guance.

«Si ma… è più forte di me…» aveva detto Lene che tremava come una foglia. Mary si preoccupò vedendo l’amica così agitata.

«James, che ne diresti se lo portassi fuori? Mi piacerebbe tanto fare una passeggiata con questo bel cagnolone, che ne dici Virus, eh??»

Vidi il viso di James contrarsi per trattenere le risate. Si voltò a guardare fuori dalla finestra per evitare lo sguardo di Mary, poi esordì, senza lasciare trasparire nulla.

«Non saprei, Mary… La Sala Comune è piena di gente, a quest’ora del pomeriggio…»

«Lene, che ne diresti di andare a fare una passeggiata invece, ti va?» chiese Remus a Lene, che annuì subito. Aveva dovuto fare uno sforzo enorme per invitarla ad uscire fuori. Gli dicevo sempre che aveva bisogno di uscire con qualche ragazza, ma non voleva sentir ragione. Diceva che non avrebbe potuto, a causa del suo “piccolo problema peloso”.

Balle.

Nonostante il suo problema, sapevo che non avrebbe fatto male a una mosca, al contrario di come diceva lui che si definiva “pericoloso”.

Remus era la persona più buona di questo mondo, la migliore. Gliel’avevo sempre detto, come James e persino Peter, ma non aveva mai voluto ascoltarci. In quel periodo l’avevo visto spesso con la McKinnon, avevo capito che c’era qualcosa tra di loro ma non gli avevo mai chiesto niente… Guardai James sghignazzando, più tardi gli avremmo fatto un bel discorsetto insieme.

«Beh, allora noi andiamo, James… A più tardi!» Remus fissò attentamente il mio amico, raccomandandogli con lo sguardo di prestare attenzione a me.

James alzò un pollice in su e sorrise a lui e Lene, che ci salutava sventolando una mano, sollevata di andar via di lì.

Che tenero questo cane! E’ proprio dolcissimo… Che brutto nome però, Virus. Guardai James storcendo il naso, e notai che si era appena sdraiato sul suo letto, con una piuma in bocca e dei fogli davanti al viso.

Tornai a guardare il cane, che sembrava fosse felice di vedermi. Aveva un’aria così… familiare.

«James, se stai studiando vado via, non vorrei disturbarti…» mi alzai, e guardai il mio amico dritto negli occhi, sorridendo lievemente.

 

 

«No Mary, resta pure qui a fare compagnia a… a Virus… Sto solo programmando i prossimi allenamenti di Quidditch, tra poco avremo la partita con Corvonero, sto iniziando a prepararmi…»

«Certo Capitano. Anche se, tecnicamente, manca più di un mese…» mimò di far di conto con le dita, poi sorrise, radiosa.

James sventolò una mano in direzione di lei, teatralmente, poi le disse, stringendo le pupille «Attenta MacDonald, potrei espellerti dalla squadra per aver sottovalutato i miei schemi…»

Mary rise cristallina, e scosse la testa. Mi beai di quella vista. Era così bella, così bella quando rideva così.

«Allora Mac, come va la vita?» gli chiese James, serio, mentre scrutava i fogli poggiati sulla sua pancia.

Mary sembrò sorprendersi di quella domanda, poi rispose, distrattamente.

«Oh… Beh, niente di che…» James la guardò con sguardo penetrante. Sapeva quando Mary nascondeva qualcosa; Mary e James erano stati vicini di casa, erano praticamente cresciuti assieme dato che tra l’altro i loro genitori erano grandi amici da prima che loro nascessero.

«Avanti, sputa il rospo… Qualche ragazzo annebbia la tua mente?» James, gettò un’occhiata a me, dopo averle posto quella domanda.

Il mio cuore da cane aumentò di battito, potei avvertirlo anche attraverso tutta quella pelliccia. Non potei proprio farne a meno, anche in un corpo che, in fondo, non mi apparteneva del tutto.

Che diavolo mi stava succedendo? Perché mi sentivo invadere da un calore… insolito?

Mary, nel frattempo, era arrossita.

«No, nessun ragazzo…»

James la guardò, capendo al volo che stava mentendo. E che qualcosa non andava. Prima che il mio amico potesse dire qualcosa, lei esordì all’improvviso.

«James…»

«Mmm?»

«Tu sai… Sai sempre quando stai simpatico ad una persona? Che… mmm… ti interessa, diciamo?»

James rise ma, dopo aver ricevuto un’occhiataccia da Mary, si mise la mano davanti alla bocca, in un gesto di scuse.

Si alzò, si sedette accanto a lei e si fece serio.

«Beh Mary, possiamo avvertire grazie al nostro intuito se a questa persona fa piacere averci intorno ma è ovvio che non possiamo sapere fino in fondo quello che pensa di noi, a meno che questa non ce lo dica… o che noi stessi glielo chiediamo - si voltò a fissarmi, e continuò – vero Virus?»

Snobbai James con lo sguardo, cogliendo l’allusione. Da un bel po’ di tempo era convinto che io mi fossi interessato a Mary, che io la trovassi diversa dalle altre… Insisteva sempre – con grande appoggio di Remus – nel dire che avrei dovuto avvicinarmi a lei, perché sicuro che lei ricambiasse il mio, diciamo, “interesse”... Anche se più che di interesse, parlava spesso di sentimenti.

Ecco a cosa alludeva adesso, quel cervide dei miei stivali.

Mi accorsi che Mary, intanto, sembrava essersi imbambolata a fissare i miei occhi…

Quando mi trasformavo in animagus, l’unica cosa che rimaneva tale e quale al mio aspetto da umano, al vero Sirius Black, erano i miei occhi grigi. Che lei avesse notato la somiglianza?

James se ne rese conto d’improvviso, iniziò a guardarmi mentre perdeva colore in viso, preoccupato delle mie stesse preoccupazioni.

«Va… va tutto bene, Mary?» chiese James a lei, appoggiandole una mano sulla spalla. Questa sussultò, forse troppo persa ad osservare i miei occhi con attenzione.

«No è che mi era sembrato di… Ah, lascia stare… Si è fatto tardi, devo andare. Grazie Jamie» abbracciò di slancio il mio amico, fintanto che io ringhiavo. Mary rise al mio gesto, capendo che volevo anch’io un po’ d’attenzione. Si chinò verso di me, e mi strinse forte.

«Spero di rivederti presto… » sussurrò, e io emisi un mugolio come per voler dire che anch’io non vedevo l’ora di rivederla a cena. James mi guardò con sguardo malandrino mentre lei mi stringeva. Mezzo sorriso, sopracciglio alzato e sguardo eloquente.

Brutto cervide, ti farò a pezzi.

 

 

Diversi occhi erano puntati su di noi, quando arrivammo in Sala Comune. A quell’ora, era spesso gremita di gente. Certamente nessuno avrebbe riconosciuto Sirius sotto forma di Felpato se fosse sceso con Mary, ma era sempre meglio non dare nell’occhio, specie all’interno delle mura del castello, dato che non era solito che si vedessero scodinzolare cani a zonzo per i corridoi. Per questo avevo chiesto a Marlene di scendere giù con me…

No, non per stare da solo con lei.

Ma a chi volevo prendere in giro?

La osservai con la coda dell’occhio; aveva un sorriso dipinto in faccia, sembrava serena, a differenza mia che ero teso. Non mi vergognavo affatto di lei, anzi, ma odiavo essere osservato in sua compagnia.

«Allora… dove vorresti andare?» chiesi, con un guizzo di divertimento nella voce che lei avverti, perché emise un risolino.

«Mmm, non saprei… Hai qualcosa da proporre?» mi chiese lei, scrutandomi interrogativa con i suoi grandi occhi neri. Il suo sguardo penetrante mi tramortì un po’, tanto che iniziò a sventolarmi una mano davanti agli occhi, divertita.

«Oh! Scusami, stavo riflettendo… Sbaglio o lei, signorina McKinnon, mi stava prendendo in giro?!» rise cristallina e quella risata mi riempì il cuore.

«No, signor Lupin! Non sia mai!» rispose con lo stesso tono, mettendo le mani avanti.

Le sorrisi, radioso, e lei ricambiò.

«Mmm… fammi pensare… Ah! Vieni con me» d’impeto, le afferrai il polso. Avvertì una scarica elettrica scendere lungo il mio corpo, notai che anche lei sobbalzò, al mio tocco.

Remus, non farti strane idee. Siete amici. Tu per lei sei solo un amico.

Il mio sguardo a quei pensieri sicuramente si intristì, perché lei corrugò la fronte e strinse il mio polso come io avevo fatto con lei.

E’… è così…

«Remus, va tutto bene?»

Annuì, ed iniziammo ad incamminarci. Scesi insieme a lei le scale, fino al piano terra. Attraversammo, come spesso facevamo per andare alle lezioni nelle serre, il lungo pontile esterno che portava alla foresta.

Quel pontile, però, se attraversato interamente, portava al lago; precisamente, allo spiazzo su cui attraccano le barchette dei primini, ogni primo settembre.

«Ma io… io mi ricordo questo posto!» disse lei d’improvviso, dopo che era stata in silenzio tutto il tempo durante il tragitto, con le labbra socchiuse e le sopracciglia aggrottate, forse impegnata a pensare a dove l’avrei portata.

«E dove siamo, secondo te?» le chiesi io, dolcemente, fermandomi e mettendomi proprio di fronte a lei, in piedi. Sotto i nostri piedi, vi era l’estremità del pontile: davanti, a destra e sinistra, lo specchio d’acqua, immobile, ci circondava.

Lei si guardò intorno, stupefatta dal momento. Era il tramonto, il sole stava per calare e numerosi colori si sovrastavano nel cielo limpido di quello strano giorno.

Mi fissò negli occhi, ancora persa nei suoi pensieri.

«Questo… questo è il posto in cui siamo scesi con le barchette! Il primo giorno di scuola del primo anno! No?»

Annuì sorridente, contento che fosse arrivata così in fretta alla soluzione.

Mi sorrise radiosa, i suoi occhi sembravano luccicare di fronte a quell’immensità di luce.

«E’… è un posto bellissimo» disse lei, guardandosi ancora intorno. Feci un’alzata di spalle, con un sorrisetto che incurvava le mie labbra.

Mi avvicinai a lei, guardandola negli occhi. Sembrò trattenere il respiro.

Baciala.

No, non puoi.

Così, alla fine, la avvolsi in un abbraccio, e per la prima volta in vita mia mi sentì privo di alcuna preoccupazione. In quell’abbraccio misi tutto l’amore che avrei voluto dimostrarle, tutto quello che possedevo per lei, solo per lei. Ci misi anche quel pizzico di coraggio mancato per baciarla, quell’insicurezza che mi aveva sempre accompagnato, da quando ero diventato un mannaro. Non potevo, semplicemente non potevo legarmi a lei senza che lei sapesse cos’ero in realtà. Lei ricambiò la stretta, affondando la testa sulla mia spalla. Le annusai i capelli biondi e ondulati, odoravano di fragole. Chiusi gli occhi.

«Sei un ragazzo meraviglioso» mi sussurrò lei, all’orecchio.

Questa frase, che avrebbe dovuto spingermi a stringerla ancora di più, insinuò maggiori dubbi nella mia mente.

Allentai la stretta.

Tu non sai, io non ho niente di meraviglioso.

«Vorrai scherzare, forse!» dissi io facendo una vocetta stridula, cercando di sdrammatizzare.

Tu, sei meravigliosa.

Lei sembrò incupirsi, ma continuò comunque a sorridermi.

Vedi? Il suo bellissimo sorriso è sparito. E’ colpa tua, Remus. La stai facendo stare male. Non è giusto. Non lo merita.

«Tu, tu…»

«Cosa?»

«Sei… un’amica speciale per me, Lene»

Batté le palpebre un paio di volte, poi si girò a guardare l’orizzonte.

Perché non avevo agito secondo il mio volere?

Avevo, come sempre, dato voce alla ragione, sopprimendo i miei sentimenti. Quella ragione che, in quel caso e molto stranamente, coincideva perfettamente con il mio istinto che diceva di allontanarla.

Fino ad allora, ogni volta in cui avevo tentato di allontanare tutte le persone a cui stavo simpatico che non conoscevano il mio segreto, questi l'avevano scoperto e...
 contro ogni mia aspettativa, mi avevano accettato per quello che ero, diventando miei amici. James, Sirius, Lily e Peter rappresentavano la piccola fiammella di speranza che ardeva viva in me, che mi diceva di non mollare il Remus Lupin gentile, dolce e... umano.

E se Lene avesse scoperto il mio segreto? Mi avrebbe di certo respinto, e io non avrei mai potuto sopportarlo. Sapevo che ne sarei uscito distrutto, e lei... Non avrei sopportato il suo sguardo disgustato su di me.


Mentre il terrore e l'angoscia mi invadevano lei, tranquilla, si sedette sul pontile, e io feci lo stesso. Non ebbi il coraggio di dire altro, come lei. Dopo che il sole calò all’orizzonte, ci dirigemmo insieme in Sala Comune, mantenendo quel silenzio assordante. Non appena entrai nel mio dormitorio, trovai James e Sirius ad aspettarmi, con gli occhi che parevano brillare per l’eccitazione e la curiosità.

«Allora? Com’è…»

Non diedi tempo a James di terminare la domanda e, in uno scatto fulmineo, mi chiusi in bagno, sbattendo la porta, lasciando alle mie spalle due turbati James e Sirius.

 

 

 Bene bene bene... Lo so, questo capitolo è pessimo! Ma è un capitolo di passaggio! Anche se resta insignificante T_T Spero di non aver deluso nessuno...

Ringrazio tutte le persone che hanno inserito la storia tra le seguite, ricordate e preferite, ringrazio anche i lettori silenziosi che, spero, un giorno mi diranno il loro parere e...

Ringrazio Alpha_Blacky, lettriceappassionata, this is magic_lovefirehp, Fremiona_Tirivispi e BlueParadise per aver recensito!!! Siete preziosissime per me, lo sapete già ma è giusto ripeterlo :)

Beh, alla prossima! Pubblicherò il prossimo capitolo penso intorno a giorno 5/6 settembre! Bacioni

Marauder11

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Capitolo 34
*** Capitolo Trentaquattresimo - Parole non dette ***


Capitolo Trentaquattresimo – 

Parole non dette

 

Attraversai il castello come una furia, mentre la gente mi fissava stranita. Ma non mi importava, volevo solo rivedere il mio letto, chiudere le mie tende e riempirmi d’insulti.

Arrivai in Sala Comune, un paio di persone mi salutavano; lo capì dopo che li avevo visti, delusi, abbassare la mano in mia direzione. Avrei voluto tornare indietro, chieder loro scusa e salutarli di rimando, ma non ne avevo la forza. Salì a fatica le scale, prima di arrivare al sesto pianerottolo; aprì di scatto la porta, per fortuna solo Truffle vi era al suo interno.

Questo, quasi capendo il mio stato d’animo, si avvicinò a me e iniziò a miagolare con la testa rivolta verso la mia.

«Oh, il mio piccolo gattino… Vieni qui» con un balzo saltò tra le mie braccia e lo strinsi a me.

«Sono stata una stupida, Truffle. La solita stupida…» mi fissò intensamente, con i suoi enormi occhi verdi, e mi leccò piano la mano, come a volermi consolare. Vidi il mio letto, e d’improvviso ebbi voglia di tuffarmici.

Mi tuffai tra le coperte come se non ci fosse un domani, mentre fuori dalla finestra stava per calare il sole. Lo vidi, dai raggi che raggiungevano il soffitto e rendevano alla vista incandescenti le decorazioni dorate.

Ma quegli ornamenti, il tramonto, persino Truffle… non bastarono a distrarmi dai miei pensieri che gravavano sulle mie spalle come un macigno.

«Truffle, secondo te cosa dovrei fare con Josh?» il mio gatto, come allarmato, balzò giù dal mio letto e iniziò a soffiare. Risi. A lui non poteva, in effetti, stare simpatico… A lui piace James…

A lui soltanto?

Sbuffai, cacciando un urlo di frustrazione, nello stesso momento in cui scaraventai un cuscino per terra. Truffle si spaventò, ed uscì con gli occhi spalancati dalla porta d’ingresso, che era rimasta socchiusa.

Chiusi gli occhi, e immediatamente vidi James.

Ancora.

Sembrava essere destinato a popolare i miei pensieri… E se fosse davvero lui, il ragazzo con cui dovrei stare?

Risi, pensando al fatto che un anno fa, non avrei pensato ad una cosa del genere nemmeno per scherzo, anzi. Avrei incenerito chiunque si fosse azzardato a pensarlo.

«Buffo no? Il destino» dissi a voce alta, riferendomi a me stessa, ovviamente. Alzai la testa, e osservai i quattro letti vuoti posti a fianco del mio.

Mary, ‘Lice, Lene e Mel. Ma dove si erano cacciate quelle quattro?

Presi il libro di Pozioni. Ripassare qualcosa in attesa del loro ritorno, non mi faceva male.

 

 

In tutto quel silenzio assordante, l’unica cosa che avrebbe voluto fare sul serio era, probabilmente, urlare.

Lene non seppe dire se per la rabbia, frustrazione, tristezza o delusione.

Era stato tutto un’illusione.

E lei, lei era stata illusa. Da sé stessa.

Si era fatta convincere dalle parole di Mary, quelle parole che l’avevano rassicurata e le avevano dato coraggio.

FLASHBACK

Uscimmo dalla biblioteca dopo il rimprovero di Madama Pince che non sopportava le nostre risatine. Quando fummo fuori dalla biblioteca, scoppiammo a ridere sonoramente, continuando a scambiarci occhiate d’intesa.

«Se tutti i pomeriggi passati in biblioteca fossero così, Lene, credo che ci dormirei»

«Come darti torto?»

Un nuovo coro di risate investì le due che, intanto, camminavano, dirette chissà dove. Pian piano le loro risa si attenuarono; d’improvviso, calò il silenzio.

Lene guardò Mary che alzò gli occhi al cielo. Una lieve risatina uscì dalla bocca della prima, seguita dalla seconda.

«Dai Mary, parlarne ti aiuterà…»

«Lo credo anch’io ma… Non saprei che dire, sono ecco… confusa…» Lene annuì seria, qualcosa suggeriva a Mary che l’amica sapeva cosa intendesse.

«Ti piace, credo che su questo non ci sia niente da capire…»

Quelle parole arrivarono a Mary come uno schiaffo in pieno viso. Aveva cercato di nascondere persino a sé stessa quello che provava, possibile che avesse fallito?

Possibile che fosse così evidente?

«Io… Lene, insomma… è il solito stronzo. Sappiamo come ha trattato tutte le ragazze, nessuna esclusa. Io non sarei diversa, quindi… Anche se fossi interessata, non cambierebbe nulla…»

«E’ proprio qui che ti sbagli, secondo me…» Lene sorrise all’amica, che la guardò stranita, aspettando che continuasse a parlare.

 

«Vi ho osservati, e voi due vi guardate esattamente allo stesso modo… Mary, credimi amica mia, non fa altro che guardarti quando ci sei, e sono sicura che l’unica  ragione per cui ti tratta a volte male o ti stuzzica, è perché vorrebbe scacciarti dalla sua mente… Mettiamoci nei suoi panni: se io fossi lui, se io fossi uno come lui che ha sempre frequentato un sacco di ragazze, non sopporterei l’idea di averne in testa solo una… Capisci?»

«Ma io non credo di essere l’unica… Insomma, io?»

Lene rise e si rivolse all’amica, dolcemente.

«Tesoro, sei una delle ragazze più ambite di Hogwarts, se non la più ambita… Mmm, poi? Sei intelligente, fai parte della squadra di Quidditch di Grifondoro e probabilmente sei una delle migliori cacciatrici dell’ultimo secolo… Cos’hai che non va? E poi non hai notato che non esce con nessuna da… molto tempo?»

Mary si mostrò indifferente alle parole di Lene, ma le ultime considerazioni in realtà l’avevano scossa…

«Beh, si… Ma rimane Sirius… Insomma, uno come lui non può cambiare di botto…»

«Beh, io penso che chiunque possa cambiare… Per una buona CAUSA, ecco…»

Mary arrossì e Lene, che se ne accorse, sorrise ampiamente, beccandosi un colpetto di rimprovero sulla spalla dall’amica. Risero per un po’, poi Mary si bloccò mentre camminavano.

«Che mi dici di Remus?»

Mary vide Lene arrossire, al suono di quel nome, e sorrise teneramente all’amica che ricambiò, con ancora un lieve rossore sulle guance.

«McKinnon, non puoi negarlo ancora. Capito? Si vede da lontano un miglio!»

«cosa?»

«CHE VI PIACETE, DANNAZ…»

«Shhh! Sai, non vorrei che lo sapesse tutto il castello!»

Mary non poté fare a meno di ridere e alla fine riuscì a trascinare con sé un’imbronciata Marlene.

«Mary?»

«Mmm?»

«Come… come fai a dirlo?»

«Mmm… vediamo… Remus non ha mai passato tanto tempo con una ragazza, tranne Lily ma vabeh, è la sua migliore amica… Poi? Non ha mai frequentato nessuna, non si è mai interessato alle ragazze, ha sempre dato buca agli appuntamenti che James e Black hanno organizzato per lui…»

«Si ma, questo che..»

«Zitta, ‘Len, fammi finire! E guarda solo te! E poi? Arrossisce pure, ti rendi conto? Quando ci sei tu, parla appena! Insomma, cos’altro vuoi che ti dica per dimostrarti che è cotto di te?»

«Io… io non saprei»

Al sussurro dell’amica, Mary si bloccò in corridoio e appoggiò le sue mani sulle spalle di Lene, incoraggiandola a guardarla negli occhi.

«Ci tengo davvero, Mary… Non voglio… Illudermi…»

«Oh, lo so…» Mary avvolse Lene tra le sue braccia, stringendola forte a sé. Poco dopo iniziò a cullarla, e Lene iniziò a canticchiare, mimando un valzer. Entrambe scoppiarono in una risata fragorosa, e continuarono a camminare verso la torre…

«E tu che farai con… Lui?» chiese Lene d’improvviso, guardando Mary negli occhi. Quest’ultima, aprì la bocca per rispondere, ma qualcosa, ovvero qualcuno, le interruppe.

Un bambinetto, un Tassorosso che poteva essere del primo o secondo anno al massimo, tirò leggermente la veste di Marlene.

«Ciao… Sc-scusate… Voi siete Marlene McKinnon e Mary Macdonald? »

«Si piccolo, dimmi… E’ successo qualcosa?»

Il piccolo arrossì al tono dolce di Mary, e la guardò con occhi sognanti. Si toccò i capelli e disse, imbarazzato.

«Oh no, nulla. Ho un pacco per voi!»

 

Mentre ripensava a quel pomeriggio che, fino a quel punto, era andato bene, si ritrovò finalmente davanti al suo dormitorio. Aprì la porta, la chiuse dietro di se e… scivolò sedendosi a terra, con la schiena incollata alla porta.

Fece un lungo sospiro, che somigliava tanto ad un singhiozzo.

Ma no, non stava singhiozzando…

Stava piangendo. Copiose lacrime scendevano dai suoi occhi, e bagnavano il suo viso, i suoi vestiti e alcune, erano persino riuscite a raggiungere il pavimento.

Nella penombra del sole ormai tramontato, vide qualcosa muoversi da un letto nelle vicinanze.

Lumos

Questa mormorò, e d’un tratto apparve Lily che, con gli occhi sbarrati per la sorpresa di vedere l’amica in quelle condizioni, la tirò su afferrandole le mani e la strinse in un abbraccio.

Senza chiedere o dire nulla. La abbracciò, perché infondo di questo, in quel momento, Marlene aveva bisogno. Che poi era anche ciò di cui aveva bisogno Lily.

Lene voleva essere consolata, aveva bisogno dell’affetto di un’amica che voleva soltanto il suo bene.

«Shhh… Lene… Non piangere tesoro, sono qui con te…»

Lo stato d’animo di Marlene, rispecchiava infondo quello di Lily.

Avrebbe voluto piangere anche lei. E ce l’aveva anche, una spalla su cui piangere.

Ma Lily Evans non piangeva mai, no.

Eppure, in quel preciso istante in cui si era detta ancora una volta che lei non piangeva mai, versò una lacrima che si perse tra quelle di Marlene.

 

 

«Insomma, Remus! Vuoi dirci cosa diavolo è successo?» chiese James per l’ennesima volta, esasperato. Non udendo una risposta, si scompose i capelli ancora una volta, rendendoli più arruffati di quanto già non fossero. James, in un balzo, si avvicinò al letto di Sirius, su cui quest’ultimo stava stravaccato intento a leggere una rivista di mezzi babbani, moto da sorca, come le chiamava James.

«Sir, dobbiamo assolutamente fare qualcosa…» disse James, sussurrando preoccupato.

«Quando capirai che non uscirà mai di lì, se non di sua spontanea volontà?» disse Sirius, non volgendo nemmeno lo sguardo all’amico perché impegnato a leggere chissà quale meccanismo di quegli strumenti infernali.

«Oh, grazie Sirius! Sei veramente d’aiuto!»

James lanciò un calamaio in terra, cospargendo su tutto il pavimento dell’inchiostro. Imprecò sottovoce, ma piuttosto che ripulire, diede un calcio al suo baule, imprecando nuovamente per il dolore.

«Ramoso, smettila di fare l’autolesionista… Non riuscirai ad attirare la mia attenzione» continuò Sirius, tranquillo. Sul viso di James si formò un’espressione corrucciata. Mormorò per un po’, poi sbottò nuovamente. Sirius pensò che in quel momento James fosse molto simile ad una caffettiera.

«Avanti Felpato, che razza di amic…»

«C’È NESSUNO? APRITE IMMEDIATAMENTE QUESTA PORTA!» James impallidì al suono di quella voce; iniziò a camminare avanti e indietro sempre nello stesso punto, e a mormorare parole sommesse.

«Non ho fatto niente, non ho fatto niente.. eppure ne sono sicuro… ma allora…»

Sirius guardò alternativamente la porta e James, poi si alzò, dirigendosi verso la porta.

«PERFETTO, LA BUTTO GIU’!»

Subito Sirius aprì la porta, rivelando una più che furiosa Lily Evans, mentre James stava accovacciato accanto al suo letto, continuando a mormorare che questa volta era sicuro di non aver fatto niente.

«Ev? Che cosa…»

«Dove diavolo è Remus?»

James si alzò, sollevato. Lily ce l’aveva con Remus, non con lui. Prese un fazzoletto dal suo comodino e si asciugò la fronte, rassicurato. Sirius, vedendo la scena, alzò gli occhi al cielo.

James si sedette sul suo letto, fingendo di non esistere.

«Allora? Qualcuno vuole dirmi dov’è quell’emerito idiota?»

«…in bagno»

Sirius non finì neppure di mormorare quelle due semplicissime e brevi parole, che già Lily aveva iniziato a scagliare pugni alla porta di legno massiccio del bagno.

«REMUS JOHN LUPIN, ESCI SUBITO DA QUESTO MALEDETTO BAGNO!»

«ci abbiamo già provato, ma…»

«O GIURO CHE VENGO LI’ E TI FACCIO A PEZZI CON LE MIE MANI!»

«No Evans, a pezzi no!» esordì con voce stridula James da dietro il libro che aveva messo davanti alla faccia; si beccò un’occhiataccia dalla rossa, e subito riabbassò gli occhi a mo’ di scuse.

«VUOI PER CASO CHE TI RIPETA DI APRIRE QUESTA MALEDETTA PORTA? SO GIA’, BELLO MIO, PERFETTAMENTE QUELLO CHE HAI COMBINATO! MA COME DIAVOLO TI E’ SALTATO IN MENTE, EH?»

«Lily, forse è il caso di…»

Ma Lily ancora una volta interruppe, urlando, il tentativo di Sirius di dissuaderla dallo sgridare Remus. Così fece un’alzata di spalle, si avvicinò al letto di James come se niente fosse e si fece posto accanto all’amico sul letto, stiracchiandosi sereno, mentre Lily continuava ad urlare.

Fin quando…

«…AHHH, MA NON CREDERE CHE IO NON SAPPIA PER QUALE STUPIDO MOTIVO TU L’ABBIA ALLONTANATA! SCOMMETTIAMO CHE E’ PER IL TUO PICCOLO PROBLEMA PELOSO

Sirius e James, alle ultime parole di Lily, scattarono in piedi come soldati. Iniziarono a correre lungo la stanza verso Lily con la grazia di due bufali, come se stessero partecipando ad una maratona; si avvicinarono alla porta, e urlarono anche loro, all’unisono.

«LEI… SA????????»

«Sapere cosa, esattamente?» chiese Lily improvvisamente calma e dolcemente, sbattendo le palpebre dei suoi enormi occhi, come una maestra si rivolge normalmente ai propri alunni dell’asilo. Uno scatto della serratura si udì, rivelando uno stravolto Remus.

«Si, sa… di me…»

Sirius ebbe un mancamento ma James, al suo fianco, fu subito pronto a reggerlo.

Remus, prima che potesse alzare gli occhi al cielo, venne colpito tante volte quante sono state le parole di Lily, sul petto.

«Come… diavolo… ti… sei… permesso… a… dirle… che… per te… è… un’amica? REMUS, SAPPIAMO TUTTI CHE NON E’ COSI’!»

«Lily, mi è preso il panico…»

«Ah, il panico! Il PANICO!»

Remus d’improvviso sbottò, stanco di tutte quelle urla.

«Si quel panico che mi sembra di aver capito che possiedi anche tu, non è vero?»

Lily spalancò la bocca a forma di O, mentre James guardava altrove e Sirius seguiva entrambi senza perdersi nemmeno una battuta.

«Rem, è diverso…»

«Si maledizione, è DIVERSO! Ok? Ma non puoi dirmi di non avere delle buone ragioni per non permetterle di avvicinarsi a me! Le farei solo del male!» disse Remus tutto d’un fiato. Si lasciò andare sul suo letto, che era lì vicino, mentre Lily era intenta a scrutare il pavimento, a braccia conserte.

Alzò la testa, improvvisamente. E lo fissò a lungo negli occhi prima di continuare a parlare, stavolta più calma.

«Remus, se solo tu le dicessi che…»

«No Lily, non posso! La sconvolgerebbe! Scapperebbe a gambe levate, capito?»

«Amico, stai dicendo una sciocchezza. E noi ne siamo la prova vivente…» disse James con semplicità, scambiandosi un fugace sguardo d’intesa con Lily. Questa si fece posto accanto a Remus continuando a guardarlo negli occhi.

«Senti, se tu mi dici che rinunci a lei perché non ci tieni abbastanza, allora ok, mi sta bene… Ma se lo fai perché hai paura di un suo rifiuto una volta che avrà saputo la verità, beh, sappi che non lo avrai mai… Lei ti capirà e ti accetterà per quello che sei, proprio come noi»

Sirius annuì sorridente al discorso di Lily, e questa ricambiò con un lieve sorriso.

«E se non lo facesse?»

«Lo farà. Maledizione, è di Marlene che stiamo parlando!»

«No… non… Non puoi saperlo»

Nello sguardo perso di Remus, Lily vi lesse tutte le sue insicurezze, tutte le sue sofferenze, debolezze e paure che lo avevano frenato nella vita. E in quel momento si sentì impotente e distante da lui, perché lei non avrebbe mai potuto capire cosa si provava, e sperava di non averne mai motivo. E non poteva fare niente, assolutamente niente per liberarlo dai suoi freni.

Ma infondo, ripensò, era anche questo a rendere Remus un ragazzo così speciale.

La sua condizione, che lo portava a non giudicare mai le persone. La sua discrezione e poca attenzione ai pregiudizi, era dovuta al fatto che lui stesso, odiava essere giudicato per quello, che infondo, sentiva di non essere.

Lily in quel momento si sentì angosciata; delle lacrime si sporsero dai suoi verdi occhi, minacciando di uscire. Afferrò la spalla di Remus con una mano, incoraggiandolo a guardarla negli occhi.

«Tu non sei quella cosa che diventi ad ogni luna piena, Remus John Lupin»

Lily lo disse con una sicurezza e fermezza tale, che tutti i presenti in quella stanza ebbero i brividi.

Remus vedeva quelle lacrime minacciare di uscire dagli occhi di Lily, ma le emozioni che provava non avevano tradito la sua voce. Si sentiva in colpa, la stava facendo stare male. E lei non poteva fare niente per lui, niente. Non poteva capire, ma ci provava con tutte le sue forze.

 

Nonostante soffrisse, nonostante avesse un mucchio di problemi già per sé, lei aveva sempre e sempre mille parole di conforto per tutti, mille modi per infondere coraggio a chi ne ha bisogno, anche se di coraggio, lei per sé, in quel momento non ne ha.

Remus si tuffò tra le sue braccia, e finalmente Lily lasciò scivolare quelle lacrime lungo le sue guance e lo strinse a sé. Alzò gli occhi e vide James, mentre affondava le narici nella camicia di Remus. Resse il suo sguardo, senza aver paura di mostrare le sue lacrime.

James le dedicò uno sguardo sicuro e fiero.

Quella, quella era la donna giusta per lui.

Lily Evans, una delle ragazze più coraggiose che avesse mai conosciuto.

 

 

Quella sera, salita in dormitorio, Alice dovette impegnarsi per tirare su il morale alle amiche.

Dopo numerose peripezie alla fine Alice, con l’aiuto di Mel, riuscì a convincere le ragazze a tirarsi su e a scendere a cena.

I loro musi lunghi però, potevano essere avvistati in Sala Grande anche se loro si trovavano ancora in Sala Comune.

Dato che erano scese tardi e la panca di Grifondoro era la più piena tra le quattro, le cinque ragazze dovettero prendere posto negli unici spazi in tavola che trovarono.

Dove?

Vicino ai malandrini, ovviamente!

Lily sbuffò, seguita a ruota dalle altre e si sedette, insieme a Mary, tra Remus e Sirius. Di fronte a loro, Frank si sedette accanto ad Alice, che aveva accanto Emmeline, James e Mel.

Quella, fu una delle cene più silenziose dell’anno. Ad un certo punto però, mentre Mary si serviva dell’insalata, Lily le diede una gomitata.

La bionda si girò, furiosa. Lily le mimò di dire o fare qualcosa. La rossa odiava il chiasso, ma il troppo silenzio le metteva sempre molta ansia e la innervosiva.

Mary guardò James che mangiava tranquillamente di fronte a lei, e le venne un lampo di genio.

«Dov’è Virus?» chiese d’impeto, sorridente.

A Remus, che aveva la bocca piena, andò di traverso un fagiolo. Lily dovette battergli le spalle durante tutta la cena, prima che riuscisse a smettere di tossire.

«Ehm… Virus, dici?»

«Siii, quel bel cagnolone! Lily, dovresti vederlo! E’ bellissimo» sulle labbra di Sirius affiorò un sorrisetto compiaciuto, mentre Lene impallidiva al solo pensiero per la paura.

Lily la guardò corrucciata e, senza pensarci, chiese.

«Chi diavolo ha messo un nome del genere ad un cane?»

Al diavolo il tatto, pensò in quel momento.

Remus iniziò a fischiettare, Sirius a ridere convulsamente e Peter a guardarsi le scarpe che, a quanto pare, trovava interessanti.

Mentre Lily scrutava i tre, James alzò imbarazzato lo sguardo.

Oh, no. Oh no no no no no! Non lui!

«In verità, ecco… io»

«Oh» fu la risposta di Lily, e dinuovo calò il silenzio.

Mary represse un risolino, ma smise subito nel momento in cui Lily le lanciò un’occhiata di fuoco.

«Quindi dov’è?»

«Quindi dov’è… cosa?» chiese di rimando James, provocando uno sbuffo alla bionda.

Proprio accanto a te, pensò Sirius.

James vedendo lo sguardo del suo migliore amico, intuì i suoi pensieri e represse un risolino. Guardò Remus, in cerca d’aiuto. Questo però, scosse la testa. Non aveva idea di cosa dire, peraltro sentiva che stava per tossire e…

Il fagiolo venne sputato come un proiettile dalla bocca di Remus finendo sul pavimento della Sala Grande.

Molti videro tutta la scena e, dopo il silenzio generale, scoppiò un’unica scrosciante risata, proveniente da molti studenti.

«Meglio fuori che dentro, amico mio!» disse Hagrid a voce alta, il guardiacaccia, dal tavolo degli insegnanti, provocando una risata scrosciante da tutti, oltre ad un rossore sulle guance di Remus, che annuì in sua direzione.

Mary, ormai stufa ma decisa a non lasciar perdere la discussione, continuò imperterrita.

«Quindi? Dove avete portato Virus?»

«Beh, io…»

«Da Hagrid!» disse d’improvviso Sirius, senza pensarci un attimo.

«Oh, giusto domani io e Mary avevamo pensato di andare da lui, sarebbe bello incontrare… Virus, nel frattempo!» Remus si batté una mano in fronte, mentre James e Sirius, prima visibilmente tramortiti dalle parole di Lily, ridevano come due matti da manicomio.

Mary alzò un sopracciglio, e si volse verso Sirius che sedeva al suo fianco.

«Non capisco, cosa c’è da ridere?»

«Oh, niente Mac, niente…»

«Lo vedremo…» sussurrò piano Mary

«Che hai detto?»

«Niente che ti riguardi, Black…»

«Ah, no?»

«No»

«Ne sei sicura?» A queste parole Remus lo incenerì letteralmente con lo sguardo, Mary per fortuna non si accorse di niente, ma continuò.

«Certo che ne sono sicura» Sirius la guardò con sguardo penetrante, che Mary ricambiò con una leggera nota di fastidio.

Devo essere per forza un cane per vederti gentile e dolce con me? Si ritrovò a pensare Sirius, con una certa malinconia.

 

 

«Remus?»

«Dimmi James…»

Dopo la cena, i malandrini avevano deciso, su esortazione di Sirius, di salire subito in dormitorio. Mentre Peter era in bagno e Frank giù con Alice, James decise di dar voce ai pensieri che brulicavano da qualche ora nella sua mente.

«Cosa farai con Marlene?»

Remus sospirò sonoramente, chiuse gli occhi e poi li riaprì; guardò James con aria sconsolata.

«Credimi, non ne ho la più pallida idea… Non so proprio cosa fare»

James si avvicinò all’amico, e gli strinse la spalla con una mano.

«Oh, si! Si che lo sai… Devi dirle tutto»

«E se non dovesse accettarmi?»

James rise all’affermazione dell’amico, che si imbronciò.

«Credi davvero che esista questa possibilità?»

«Si James, esiste»

«Beh… pazienza! Tu sarai stato onesto con lei, no? Sono sicuro che manterrebbe il tuo segreto, anche perché Lily la crucerebbe… Che vada al diavolo se non accetterà di stare con una persona come te»

Remus sorrise all’affermazione dell’amico, e a dire il vero quelle parole lo scossero un po’. James era una persona dal cuore d’oro, sapeva che ciò che diceva lo pensava sul serio e, anche se erano passati diversi anni ormai da quando erano diventati amici, si sorprendeva sempre di vedere lui, Sirius o Peter rivolgergli parole gentili, nonostante la sua condizione.

Non finiva mai di sorprendersi.

E gli era immensamente, infinitamente grato. E lo sarebbe sempre stato. Si scambiarono sorrisi sinceri, fin quando una terza figura non emerse da un letto nelle vicinanze.

«Piccioncini, avete finito?» Sirius guardava i due con aria malandrina, mentre teneva in mano il suo cuscino, pronto a lanciarlo. James ricambiò la sua occhiata e immediatamente afferrò un cuscino nelle vicinanze. Iniziarono una violenta battaglia di cuscini, accompagnata da scrosci di risa, botte in testa e dichiarazioni di guerra.

«Felpato, Ramoso… Basta! Parliamo di questioni serie»

I due alzarono lo sguardo verso Remus, incuriositi.

«Beh, parlo di domani…»

I due si scambiarono una fugace occhiata, poi continuarono a guardare Remus con sguardo interrogativo, non capendo. Quest’ultimo alzò gli occhi al cielo, poi esordì.

«Sirius, domani dovrai essere Felpato… Ricordi ciò che hai detto giù a cena, no?»

«Ah, dai! Se non mi troveranno gli diremo che mmm… Beh, Virus è in giro nella foresta»

James stette in silenzio, poi esordì.

«Sono d’accordo - Remus sbuffò, Sirius esultò. James guardò Sirius eloquente, e continuò – con Lunastorta, ovviamente… Se dicessimo loro che è scappato, desteremmo sospetti e correrebbero da Hagrid a chiedergli informazioni a riguardo»

«Già, invece è meglio far vedere loro che Virus è lì dove si aspettano di vederlo»

«E Hagrid? Che diremo a lui?»

Alla domanda di Sirius, Remus e James si riscossero. Era sorto davvero un bel problema che, prima o poi, sarebbe scoppiato se non fossero stati attenti a ciò che dicevano.

«Felpato, ci penseremo dopo… Aspettate! Domani uno di noi – indicò James con un dito -  potrebbe distrarre Hagrid mentre l’altro sta con Virus, così guadagneremmo tempo intanto…»

Sirius si alzò e, a braccia conserte, si diresse corrucciato verso il suo letto sbuffando.

«Avanti Sir, non dirmi che non ti piace ricevere tutte quelle attenzioni da Mary…» disse James, cercando di provocarlo.

«No che non mi piace, mi dà fastidio…» rispose, brusco.

James e Remus si scambiarono la più fugace delle occhiate, mentre Sirius si sdraiava comodo sul suo letto.

«Solo perché non te le dedica quando non sei Virus, vero?»

«Non cominciare…»

Remus, in un balzo, si alzò e si sedette sul letto di Sirius, con un’espressione malandrina dipinta in faccia. Scrutò Sirius in viso, che ricambiò con un’occhiataccia.

«Ammettilo…»

«Ammettere cosa, Lupin?»

Maledizione. L’aveva chiamato Lupin! E James sapeva bene che Sirius usava chiamare i suoi migliori amici per cognome solo quando questi lo infastidivano sbattendogli in faccia qualcosa che non voleva sentirsi dire. James osservò Remus dubbioso, il secondo annuì in sua direzione, accennando a un sorriso.

«Che non fai altro che pensarla e vorresti stare con lei… Ma temi, terribilmente, un suo rifiuto»

Sirius spalancò gli occhi, sentendosi offeso e violato.

«Stai dicendo un mucchio di sciocchezze… Diglielo, James. Non sono il tipo da avere una ragazza, lo sapete bene»

«Amico, forse è quello che credevi… Sai, credo che Remus qui, il lupastro, abbia ragione. Per te Mary è diversa…»

«Siete impazziti…»

James e Remus, con uno scambio di occhiate, decisero tacitamente di lasciar perdere quella discussione.

James era stanco, sapeva che Sirius non avrebbe mai ammesso quello che provava per Mary; non ora, non quella sera.

Remus, invece, era sicuro che quelle parole fossero bastate a creare un po’ di confusione nella mente del cagnaccio. Sapeva che, anche se si fingeva indifferente ad ogni cosa, in fondo Sirius era un ragazzo intelligente e riflessivo. Sarebbe presto arrivato alla conclusione, si. E magari, magari lo avrebbe ammesso, e avrebbe provato a far qualcosa per cercare di conquistare Mary.

Remus Lupin finalmente chiuse gli occhi e, mentre prendeva sonno, poté giurare di aver visto un bellissimo sorriso figurarsi nella sua mente, incorniciato da lunghi capelli biondi e occhi scuri.

Salve a tutti! Non so quante volte io abbia tentato di riscrivere questo capitolo, ecco il risultato finale, che è un disastro! Nel prossimo capitolo, già praticamente pronto, vedremo gli "orizzonti" dei nostri protagonisti ampliarsi accennando al mondo esterno alle mura di Hogwarts e poi... Cercherò di farvi ridere un po' dopo questi capitoli cupi, spero di riuscirci! Il capitolo sulla festa di Lily sarà il Trentaseiesimo credo, e anche parte del Trentasettesimo! Metteremo i puntini sulle I su taaante questioni irrisolte... Se capite cosa intendo ;D

Grazie a BlueParadise, Ele12 (bentornata :3), lettrice appassionata e alle new entry sarapotterhead0601, HP_dream, e lily giulia potter per aver lasciato delle bellissime recensioni, vi risponderò non appena pubblicherò questo capitolo!

Grazie, grazie, grazie anche ai lettori silenziosi, a chi ha inserito la storia tra le preferite, seguite e ricordate! <3

Il prossimo capitolo verrà pubblicato molto ma molto probabilmente giorno 7 Settembre! 

Alla prossima, 

Marauder11

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Capitolo 35
*** Capitolo Trentacinquesimo - Adrenalina ***


Capitolo Trentacinquesimo – 

Adrenalina

 

Continuavo a girarmi e rigirarmi tra le coperte RossoOro, ma non c’era verso di riuscire ad addormentarmi. Sentivo il respiro regolare dei miei compagni di stanza, e il leggero russare di Peter in lontananza.

Mi voltai verso l’ampia finestra ad arco, che stava alla destra del letto di James, alla sinistra del mio. La mezzaluna splendeva alta nel cielo, doveva essere piena notte.

Guardai l’orologio sul mio comodino, ma prima dovetti sporgermi dal letto per afferrarlo e avvicinarlo ai miei occhi.

Le 02:39.

Erano ancora le 02:39 del mattino.

In uno sbuffo, mi liberai delle coperte che mi avvolgevano. Poggiai i miei piedi scalzi sul pavimento di pietra, avvertì un brivido. Era gelato.

Indossai le mie pantofole rosse, e mi diressi di soppiatto verso la Sala Comune.

La trovai vuota, mentre il camino emetteva ancora suoni scoppiettanti per il fuoco che si infiammava al suo interno. Mi sedetti sulla poltrona più vicina ad esso, infreddolito.

Sprofondai tra i cuscini e mi sistemai, continuando a guardare il fuoco.

Che diavolo mi stata succedendo? Le parole di James e Remus continuavano a risuonare nitide nella mia mente.

Ti interessa ma hai paura di un suo rifiuto.

Io? Paura? Sirius Black non aveva mai avuto paura. Di niente!

Potevo adesso aver paura di una ragazza? Di un suo rifiuto…

Nessuno, nessuna mi aveva mai rifiutato. Lei l’avrebbe fatto?

Ah, ma che importa!

Si, ti importa. Non fai altro che pensarla.

«Maledetto Lupastro…»

Da quando, esattamente, parlo da solo?

Sbuffò, ma si dovette interrompere. Sentì dei passi leggeri provenire dai piani di sopra.

Merlino, ti prego. Mandami un segno. Dimmi che devo fare!

Sirius si ritrovò a pensare, inconsciamente disperato, queste esatte parole. Aspettava un segno del destino, magari un segno che l’avrebbe aiutato ad uscire da tutta quella confusione mentale che forse, forse, l’avrebbe lasciato dormire in pace.

Sentì i passi avvicinarsi, poi fermarsi sul pavimento di pietra dell’estremità delle scale, probabilmente.

Sirius Black in quel momento non ebbe il coraggio di voltarsi e guardare in faccia la realtà. Aveva paura di quello che avrebbe visto. Di chi avrebbe visto.

«C’è… Nessuno?» un sussurro, flebile ma udibile, raggiunse le orecchie del giovane Black. Rabbrividì impercettibilmente al suono di quella voce, e si volse verso la figura, sicuro di non sbagliarsi.

«Mac… Ci sono solo io.»

Vide Mary bloccarsi a guardarlo, tramortita, probabilmente sorpresa quanto lui di trovarlo lì; poi la vide fare un passo indietro, quasi certamente intenta a risalire le scale.

«Ti prego, non andare per causa mia…»

Lei si bloccò e, tenendo la testa bassa, si incamminò per la sala comune, sedendosi su un divano vicino a Sirius, stando ben attenta a non guardarlo.

Aveva un pigiama rosso con un’enorme “5” stampato sulla schiena, dorato. Il cinque era il numero sulla sua divisa da Quidditch.

I pantaloni erano stretti, lasciavano intravedere le sue curve a differenza della maglia, che era molto larga. I capelli biondi erano arruffati, gli occhi azzurri ben aperti ma stanchi.

Incantevole. Sirius la trovò inconsapevolmente incantevole, ancora una volta.

Interruppe i suoi pensieri, esordendo.

«Da quando, esattamente, abbiamo iniziato ad odiarci?»

Mary inclinò la testa leggermente verso destra, assottigliò gli occhi e sorrise.

«Da sempre, credo…»

Sirius sorrise di rimando, continuando a guardarla in viso, mentre lei sembrava intenzionata ad evitare alcun contatto.

«Beh, non credi sarebbe ora di fare una… tregua?» chiese lui, beffardo ma continuando a sorridere, sincero. Lei si voltò finalmente a guardarlo, con un sopracciglio inarcato. Incrociò le braccia, iniziando a picchiettare ritmicamente le dita mentre si stringeva, in un gesto che lasciava presagire che avesse freddo o i brividi.

«Mi stai prendendo in giro?»

«No, dico sul serio… » Sirius si sorprese delle sue parole gentili a dispetto di quelle di scherno di lei. Lei parve sorpresa anche, probabilmente, dal tono che stava assumendo quella strana conversazione.

«Beh, io… Insomma, per me va bene»

«Bene…» Sirius si sdraiò meglio sulla poltrona, voltando il capo verso il fuoco. A quel punto, Mary si voltò a fissarlo.

Tregua? Sirius Black le chiedeva una tregua? Che diavolo stava succedendo? La stava sicuramente prendendo in giro, si. Uno sbuffo che somigliava tanto ad una risata le uscì di bocca, che portò Sirius a voltarsi a guardarla, curioso.

«Perché ridi?»

«Perché vuoi una tregua? Tu ami infastidirmi, ti diverte da sempre… Che hai in mente, Black?»

Sirius la guardò un attimo, con sguardo vacuo. Poi sorrise e si alzò, sedendosi poco dopo a fianco di Mary, che arrossì lievemente.

«Beh, non mi va di litigare, mi ha stancato… A te no?»

«Oh, si…»

«Allora non vedo dove sia il problema…»

Lei lo osservò, abbassò poi il capo senza replicare. Si distese sul divano, e lui fece lo stesso, continuando a guardarla.

«Che c’è?»

«Oh, niente.. Come mai sei scesa a quest’ora?»

«Io non… Non riuscivo a dormire… e tu?»

Sirius sospirò, si volse verso il camino e pensò che era proprio lei la causa della sua insonnia.

«Nemmeno io…»

«Ah»

Mary chiuse gli occhi per un attimo; quando li riaprì, sussultò.

«Allontanati subito dalla mia faccia, idiota!»

«Su, su! Calma… Non avevamo stipulato una tregua?» disse lui, soffiando a pochi centimetri dalle labbra di lei e osservandole alternativamente assieme ai suoi occhi cerulei, spingendola a guardarlo negli occhi.

Mary sembrò sussultare una seconda volta, poi strinse le pupille, parlando a bassissima voce.

«E’ per questo che volevi una tregua, Black? Per approfittarti di me?»

Lui rimase col fiato sospeso, immobile mentre la fissava ancora, troppo vicino per allontanarsi e troppo lontano per agire. Non sapeva che dire, non poteva dire ciò che pensava davvero.

«Ho capito… Credi di poter giocare con me come le altre, vero? Si, dai… Facciamo di Mary MacDonald l’ennesima conquista»

Sirius sembrò intristirsi a quelle parole. Uno schiaffo con la violenza di un fulmine lo raggiunse, udendole. Adesso lo sapeva. Guardando lei, guardandola negli occhi mentre sembrava ferita da lui, capì che no, non era come le altre.

Lei era diversa.

E doveva dirglielo, avrebbe dovuto dirglielo. Ma lei si era già alzata e se n’era andata, furiosa in viso.

Come sempre, Sirius non era stato capace di esprimere a voce ciò che provava.

«Che stupido che sei, Black» si ripeté, mentre raggiungeva anche lui il suo dormitorio, ferito dalle sue stesse azioni.

 

 

Sembrava fossero passati solo pochi minuti da quando si era gettata tra le coperte, cercando di tenere uniti i pezzi del suo cuore, quando una voce la riscosse nuovamente.

«Sveglia, bella addormentata! Su Mary, è giorno…»

Mary aprì gli occhi e si ritrovò davanti il viso della sua migliore amica, che quel giorno sembrava raggiante. Il sole splendeva dietro di lei, mentre l’unico rumore attorno a lei era il respiro regolare delle sue amiche, immerse nel sonno.

«Lily, ma non abbiamo lezione alle dieci, oggi?» chiese la bionda con la sua voce impastata, la testa ancora immersa nel suo cuscino. Lily le sorrise e si sedette sul suo letto, mentre le lisciava i capelli con le dita.

«Si, ma dobbiamo andare da Hagrid, ricordi?»

Mary si alzò dal letto quasi subito; il ricordo del cane di James l’aveva convinta ad alzarsi. Per quanto il suo umore fosse a terra, vedere Virus le avrebbe fatto bene di certo.

«Vado in bagno, tu sei già pronta?»

Lily annuì sorridente in sua direzione, e lei si sforzò di sorriderle di rimando.

«Qualcosa non va?»

«Oh, no… Tutto bene…»

Lily, udendo la risposta vaga della sua migliore amica mentre faceva il suo ingresso in bagno, si ripromise che più tardi avrebbe indagato.

 

 

Il parco di Hogwarts pullulava nel silenzio, quella fredda mattina di fine Gennaio. L’erba, un tempo di un verde acceso brillava, congelata dal freddo della notte passata, di fronte al timido sole di quella mattinata dal cielo coperto di nuvole. Qualche studente usciva solo per andare alle serre per la lezione di Erbologia, qualcun altro invece era intento a dirigersi verso la foresta proibita, probabilmente per le lezioni di Cura Delle Creature Magiche che si sarebbero tenute nelle prime ore.

Due ragazze, strette nei loro cappotti scuri, si dirigevano lentamente verso il lago, o più precisamente verso la capanna di Hagrid.

«Arghh, io odio il freddo e tutti questi stupidi cappotti che devo indossare…»

Lily rise all’affermazione dell’amica, mentre la stringeva a sé con un braccio attorno alle spalle.

«A me invece piace, l’inverno… L’aria frizzantina, la neve…»

«Evans, tu non sei normale, affatto…»

«Sarà… Ma dov’è il cane di Potter?»

Evans e MacDonald si erano fermate a pochi passi dalla casa di Hagrid, guardandosi intorno in cerca di qualcuno. Lily poi vide Mary alzare una mano in direzione di chissà chi, e si avvicinò all’amica.

«Remus! Ci sei anche tu!»

Remus Lupin stava passeggiando con Virus, prima di vederle Mary poteva giurare di averlo visto parlare con il cane. Quel ragazzo a volte era così buffo.

«Mary! Lily.. Buongiorno!»

«Lily, ti presento Virus!»

Non appena Mary indicò Virus con la mano, questo si diresse a piccoli passi verso la rossa, che intanto si era abbassata per accarezzarlo.

«Oh, ma è così docile!»

Remus annuì sorridendo leggermente, mentre Lily continuava ad accarezzare Virus.

«Ciao piccolo! Io sono Lily… Sei così carino!» il cane fece dei versetti di compiacimento, poi all’improvviso sembrò ricordarsi di qualcun altro che, ancora, non si era avvicinato a lei.

«Mary, Mary! Ti sta guardando, guarda!» La sottoscritta, intenta a scrutare tra gli alberi, si voltò di scatto verso il cane e si abbassò, sorridendo.

«Ciao! Come stai? Sei così carino e dolce!» Virus affondò la testa nell’incavo del collo di Mary, facendola ridere.

«Avevi ragione, questo cane è proprio un amore… Ma Remus, dove sono gli altri?»

Remus guardò con la coda dell’occhio in lontananza, verso il lago, e vide James immerso in una discussione con Hagrid. Il gigante sembrava felice ed entusiasta di parlare di chissà che, mentre James gettava occhiate a loro, in lontananza.

 

 

«Hagrid, mi mostreresti i Thestral?»

«James, ma tu nemmeno puoi vederli i Thestral!»

«Oh, giusto… Ma insomma, avrai qualche nuova creatura qui, in giro, da mostrarmi! No?»

«Oh, ma certo che ce l’ho! Ma adesso ho da fare, James. Devo risalire a…»

«Aspetta! Sono sicuro di aver visto…»

Cavolo, cosa avrei dovuto inventarmi adesso per non permettere ad Hagrid di incontrare Lily e Mary? Avrebbe visto sicuramente anche Felpato, e a quel punto le ragazze avrebbero capito che Hagrid non l’aveva mai visto prima. Maledetto Sirius e la sua lingua lunga!

Come aveva potuto dire che Virus abitava da Hagrid da un paio d’anni se in realtà non l’aveva mai visto in vita sua?

Quello era un pasticcio bello e buono. Sentiva già puzza di guai.

«Cosa hai visto?» chiese Hagrid, per quella che doveva essere come minimo la decima volta da quando James si era perso nei suoi pensieri, a giudicare dal suo tono scocciato.

«Oh, si… adesso ne sono sicuro! Un… un drago!»

Hagrid sbarrò gli occhi, James non seppe dire se per lo stupore o per la rabbia di essersi sentito preso in giro.

Una migliore no, eh, James?! Un drago… Ti aspetti che la beva?

«Un drago? Dove?!?»

La voce di Hagrid risuonava nell’eccitazione mentre si voltava alternativamente verso destra e sinistra, in cerca del suddetto oggetto indicato dall’amico Grifondoro. James aveva sempre saputo che quel vecchio matto amava gli animali pericolosi, ma non avrebbe mai immaginato che avrebbe bevuto una storia come quella. Era talmente affascinato da quegli animali che si aspettava di vederli ovunque. Chiunque, tra l’altro, udendo che c’era un drago nelle vicinanze sarebbe corso al riparo a gambe levate.

Chiunque tranne Hagrid, certo.

Sghignazzò, poi indicò un punto in lontananza nella foresta continuando a recitare la sua parte, lato opposto rispetto a dove erano Remus, Mary, Lily e… Virus.

 

 

Mentre tutta la Sala Grande ospitava i suoi studenti ancora sonnecchianti a colazione, un mucchio di gufi invasero la sala, portando sul becco giornali, lettere o strillettere.

«Lene, mi passeresti la marmellata?»

«Certo, ecco…» Un gufo piombò proprio di fronte a me, lanciando tra le mani di Alice la copia della Gazzetta del Profeta, come ogni mattina. Io e Mary, dopo aver salutato Remus e Virus, ci eravamo dirette a fare colazione, e ci avevano raggiunte poco dopo Alice, Mel e Lene.

Alice accarezzò il suo gufo, mentre le metteva una falce tra le zampe. Lene, accanto a lei, afferrò il giornale per guardare, probabilmente, la prima pagina.

La vidi sbiancare sotto ai miei occhi, mentre i suoi occhi scorrevano lungo il quotidiano. Alice, vedendo il colorito dell’amica cadaverico, si avvicinò a lei e lesse, in silenzio.

Un mormorio sommesso si era intanto diffuso in Sala, iniziavo a insospettirmi.

Mary alla mia destra alzò un sopracciglio, mentre Mel, alla mia sinistra, mescolava canticchiando il caffè, tranquilla, all’oscuro di tutto.

«Ragazze… che succede?» Alice d’improvviso mi fissò, preoccupata, e spinse il giornale in mia direzione.

 

FAMIGLIA BABBANA UCCISA DURANTE LA NOTTE.

Leggendo quel titolo a caratteri cubitali, il mio cuore si fermò un attimo. Mary accanto a me se ne accorse e, capendo che non ero più in grado di leggere, lesse ad alta voce.

 

Bradford, West Yorkshire. 30 Gennaio 1977.

Una famiglia, tra cui Edgar Ludwig (40 anni), Vanessa (36 anni) e i due figli Alyssa (10 anni) e John (5 anni), è stata rinvenuta nella loro abitazione in mattinata, dopo la denuncia di scomparsa da parte dei genitori della donna, suddetta Vanessa, insospettiti del mancato arrivo nella loro dimora da parte della famiglia Ludwig prevista in precedente serata. Sui loro corpi non è stata rintracciata alcuna ferita visibile e non di alcun genere, per ciò i babbani hanno convenuto che la causa del decesso della famiglia fosse dovuta ad una fuga di gas.

Gli auror, però, hanno trovato delle chiare tracce dell’ anatema che uccide nelle salme. Sappiamo bene che negli ultimi tempi, sparizioni, uccisioni sospette si sono verificate sempre con maggiore frequenza, le quali vittime sono state sempre più i babbani. Molti di voi si chiederanno se dietro questi tragici avvenimenti ci sia qualcuno che possa rappresentare un reale pericolo per tutto il mondo dei maghi e non, o se questo si tratti di un caso isolato che non sia collegato ad altri avvenimenti sinistri.

Abbiamo provato a chiedere informazioni al Capo dell’Ufficio Auror, Charlus Potter, che non ha voluto però rilasciare alcuna dichiarazione in merito alla faccenda.

Il mondo della Magia è scosso e si unisce al dolore della famiglia, incredulo dell’accaduto. In attesa di nuove indagini che chiariscano i dubbi che ci affliggono, vi chiediamo di stare all’erta da altri eventuali attacchi.

Eventuali aggiornamenti saranno pubblicati nei quotidiani dei giorni avvenire.

A cura di Filberta Wiggs.

 

Finì di leggere, e alzò gli occhi in direzione delle amiche, che iniziarono a discutere tra loro; tutte, tranne Lily, che sembrava persa e chiusa nel suo silenzio. Stava sicuramente pensando alla sua famiglia. Lily proveniva da una famiglia di babbani, la sua preoccupazione non era vana, a giudicare da quell’articolo.

Lo sguardo di Mary si perse nella Sala, in cui vari studenti discutevano probabilmente della stessa notizia che avevano appena letto; tutti, più o meno, sembravano tristi e scossi, tutti tranne qualcuno al tavolo di Serpeverde.

Mary osservò i volti di alcuni VerdeArgento mentre si passavano tra le mani una copia della Gazzetta del Profeta; si soffermò a guardare uno di loro, che sembrava avere un’aria così… familiare.

Questo continuava a guardare in direzione di Lily, mentre altri intorno a lui parlavano tra loro e a lui e gettavano altrettante occhiate. Questo si accorse dello sguardo di Mary addosso a lui, e iniziò ad osservarla, visibilmente divertito e con aria spavalda.

Mary manteneva il contatto visivo, aspettandosi di vederlo abbassare lo sguardo, prima o poi. Ma questo non sembrava aver intenzione di demordere, anzi.

Così Mary si alzò di scatto, incamminandosi a passo di marcia verso la tavolata dei Serpeverde, mentre i Malandrini facevano il loro ingresso in Sala e la seguivano con lo sguardo, osservandosi interrogativi tra loro.

«Qualcosa non va?» esordì la bionda, con la mano in tasca intenta a stringere la bacchetta. I ragazzi seduti intorno al ragazzo che sembrava a Mary tanto familiare, sghignazzarono mentre questo incitò loro a fare silenzio con un gesto della mano.

«Stamattina magnificamente, MacDonald… Grazie!»

Mary assottigliò gli occhi e continuò a guardarlo con aria di sfida. Infastidita dalle loro risa, si voltò mentre si allontanava nuovamente da loro. Poi sentì una parola, che la spinse a tornare indietro. Anzi, due parole precise, che formavano un nome.

Lily Evans.

Uno di quelle serpi aveva fatto il nome della sua migliore amica.

Sentì il suo battito accelerare, mentre con un gesto fulmineo cambiava direzione e si dirigeva nuovamente verso quell’odiata tavolata.

«Azzardatevi ad avvicinarvi a lei, e non avrete lunga vita.»

«Parli della tua amica Nata Babbana? – tutti osservarono sghignazzanti Lily che con occhi guardinghi osservava la scena da lontano mentre sembrava intenzionata ad alzarsi, bloccata però dal braccio di Remus - Attenta, cara Mary. Essere una purosangue non ti salverà dalla tua lingua lunga»

«Mulciber, come osi?»

Mentre Mary alzava il braccio con la bacchetta in mano intenzionata a scagliare qualche maledizione al suddetto, una mano la afferrò saldamente.

«Adesso basta, andiamo»

Mary si voltò incredula al suono di quella voce, che mai forse era stata tanto ferma e dura.

Sirius Black stava fulminando con lo sguardo il ragazzo che l’aveva a lungo osservata.

Adesso, quest’ultimo, guardava Sirius con aria divertita.

«Oh, fratellino! Qual buon vento…»

«Regulus, disgustato di vederti»

Ecco cos’aveva di familiare. Quel ragazzo, quel Regulus, era il fratello di Sirius.

«La MacDonald, eh? Ci divertiamo?!» disse Regulus, guardando alternativamente Mary e Sirius.

«Non ti permetto di parlare così di lei, emerito idiota» disse Sirius alzando il tono della voce, sembrava ringhiasse. Mary si impaurì, non l’aveva mai visto così furioso. Si voltò verso le sue spalle, e vide James e Remus che si stavano avvicinando, allarmati. La visione dei due li tranquillizzò, e tornò a seguire la discussione.

«Oh, non mi dire… ti sei affezionato? Pensavo che tu non avessi un cuore, dopo tutto quello che hai fatto passare alla nostra famiglia…»

«VOI NON SIETE LA MIA FAMIGLIA! NON AVETE UN CUORE, NON L’AVETE MAI AVUTO! »

«Sirius, adesso basta… Andiamo…»

Sirius si lasciò trascinare dalla voce ferma di Remus, che lo portò via di lì, mentre James avvolgeva un braccio attorno alle spalle di Mary, cercando di tranquillizzarla. Si allontanarono dalle serpi, sedendosi poi sulle panche Grifondoro. Nessuno durante la colazione osò proferire parola.

 

 

 

Per tutti gli impegni che aveva avuto in quei giorni, Lily si era quasi scordata che quello era il suo ultimo giorno da sedicenne.

Se n’era ricordata quando, prima di scendere a cena, si era seduta su una poltrona davanti al camino della Sala Comune e aveva avuto il tempo per riflettere un po’.

«Allora… come sta la nostra quasi maggiorenne?» La voce di Sirius che proveniva dalle scale dei dormitori riscosse Lily dai suoi pensieri. Si voltò verso la voce e vide Sirius sorridente che si avvicinava a lei. Gli sorrise di rimando, con aria stanca, mentre Sirius prendeva posto accanto a lei, sul divano.

«Tutto bene, Carotina?» aveva chiesto Sirius un po’ preoccupato, vedendo il colorito pallido di Lily.

Lei aveva roteato gli occhi e poi aveva sorriso

«Andrebbe meglio se tu la smettessi di chiamarmi Carotina…»

Lui sorrise dolcemente e mentre le scostava una ciocca rossa dal viso le disse, trasformando fintamente la sua voce in una vocina femminile

«Ma tesoro, ti sta così bene!»

Lily aveva riso di cuore a Sirius e si era praticamente tuffata tra le sue braccia forti. Sirius aveva affondato il viso tra i capelli rossi di lei e aveva detto

«Sicura di star bene?»

L’aveva sentita mugugnare un sì in risposta e poi lei, di scatto, si era ritirata. Guardava sorpresa qualcuno o qualcosa alle spalle di Sirius. Questo subito si girò e vide James che, senza degnarli di uno sguardo, stava attraversando a passo spedito la Sala Comune. Poteva chiaramente scorgere nel viso dell’amico la sorpresa di averli colti abbracciati.

Il giovane Black si era voltato a guardare Lily che sembrava scossa e triste, adesso che aveva abbassato lo sguardo.

«Va da lui, Sir… io sto bene» lui le rivolse un sorriso tenero e, senza pensarci, raggiunse l’amico in corridoio.

«Hey Ramoso!» esordì Sirius dando una pacca sulla spalla all’amico che l’aveva guardato triste e non aveva fiatato.

«Ascolta, non voglio che tu ti faccia strane idee… Lily è solo una mia amica e mi è sembrata triste così l’ho abbracciata e»

James si voltò verso l’amico e gli sorrise.

«Felpato, davvero, non importa… Sta tranquillo. Se tu volessi, potresti per sino metterti con lei, tanto non credo di avere alcuna possibilità con lei, sai… Oggi l’ho vista dinuovo con quel tale, in biblioteca…» Una nota di tristezza e sconforto si distingueva nel tono di James fintamente tranquillo, che toccò Sirius.

Sirius era rimasto scandalizzato dalle parole del suo migliore amico. Si era messo davanti a lui e l’aveva bloccato con le braccia sulle spalle, aveva incrociato il suo sguardo e con una certa sicurezza nella voce, si era rivolto a lui.

«James, ascoltami fratello. Tu non devi arrenderti. Hai capito? Io sono sicuro che starete insieme, prima o poi. Ne sono fermamente convinto.»

James aveva sgranato gli occhi come un bambino a cui si fa un’importante rivelazione «Lo pensi sul serio?»

«Assolutamente» aveva affermato Sirius con mezzo sorriso stampato sulle labbra.

James aveva sorriso all’espressione dell’amico, ma subito dopo si era fatto di nuovo cupo.

«Jam?»

«Mmm?»

«Penso davvero che ce la farai»

James regalò uno dei suoi migliori sorrisi all’amico, che ricambiò, mentre entrambi si dirigevano in Sala Grande per la cena. Quella sera, grazie a Sirius, l’umore di James fu quello di sempre. Aveva salutato sventolando una mano la McGranitt non appena era entrato in Sala facendo ridere tutti i presenti e procurandosi in fretta una punizione dalla professoressa; aveva fatto a gara con Sirius per chi sarebbe riuscito a mangiare più pollo in fretta ed aveva anche vinto; aveva fatto ridere tutti al tavolo con le sue solite battute simpatiche che sembravano venire sempre al momento giusto. Remus, come gli altri, sospettava che tutto fosse dovuto al fatto che Lily quella sera si era allontanata in fretta da Josh con una banalissima scusa e aveva trascorso finalmente tutto il suo tempo con le sue amiche e i malandrini. Era molto taciturna, segno che stava macchinando qualcosa. In realtà non poteva far a meno di ripensare allo sguardo di James quando aveva visto lei e Sirius abbracciati.

 

Aprii gli occhi.

La luce mi sommerse e all’istante mi resi conto che era già giorno. Il sole filtrava timido dalla finestra.

Gli uccellini cantavano. Pian piano emersi dalle coperte e guardai la sveglia.

Erano le 06:59. Sotto, più piccolino, c’era scritto

31 Gennaio 1977.

Sorrisi all’istante. Ero diventata maggiorenne già da qualche ora.

Truffle emerse dal suo cestino e, vedendomi già sveglia, si accoccolò accanto a me. Lo feci entrare nel mio letto e iniziai ad accarezzare il suo morbido e folto pelo grigio, guardandolo mentre sorridevo.

Lui mi guardava con i suoi enormi occhi spalancati, come se attendesse di sentire la mia voce. Parlavo spesso con il mio gatto, nonostante non potesse rispondermi mi piaceva farlo. Sapevo che a modo suo mi ascoltava e mi rispondeva. I suoi occhi infatti erano molto espressivi e quella mattina mi augurò buon compleanno saltando sul mio letto. Solitamente non lo trovavo mai ai piedi del mio letto; era solito sgattaiolare via dal dormitorio non appena mi addormentavo la sera, Remus mi diceva sempre che stava spesso con loro. Con James. Il mio gatto dormiva con James Potter, la persona che io stavo evitando come la peste. La persona che qualche mese prima credevo di odiare con tutta me stessa, ma poi ho capito che no, non lo odiavo affatto.

Non posso dire che mi è indifferente, dato che praticamente il suo sguardo ha preso casa nella mia mente e sta lì tutto il tempo, facendosi nitido non appena chiudo gli occhi per un attimo.

E’ tutto così complicato…

E poi c’è Josh. Simpatico, divertente, affascinante, disponibile… Sarebbe stato perfetto, sembrava perfetto, a parte una piccolissima cosa.

Non è James.

Sbuffai, per l’ennesima volta, ma un pensiero si impadronì della mia mente d’improvviso.

Mi sentì incoraggiata dall’adrenalina che sentivo scorrermi in corpo, e presi una decisione così, senza pensarci più di tanto. Quel giorno, avrei dovuto parlare con Josh, dirgli chiaramente che io e lui non avremmo mai potuto stare insieme.

Era il momento di smetterla di illuderlo e poi…

Non poteva ancora mentire a sé stessa.

Grazie ad alpha_blacky e HP_dream per aver recensito lo scorso capitolo! 

Grazie a tutti voi! La prossima settimana (molto probabilmente giovedì) pubblicherò il seguito.

Un abbraccio,

Vostra Marauder11

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Capitolo 36
*** Capitolo Trentaseiesimo - Every Little thing (Parte prima) ***


Capitolo Trentaseiesimo –

Every Little Thing (Parte prima)

 

«Lils, tesoro, mi dispiace! Ho promesso a Frank di aiutarlo con Incantesimi, se faccio in tempo ti raggiungo al lago, ok?»

Lily sbuffò contrariata e annuì.

Era una così bella giornata! Avrebbe voluto passare del tempo con le sue amiche approfittando dell’aria insolitamente primaverile, ma erano tutte impegnate… Solo Remus aveva avuto l’accortezza di accettare.

Si avviò verso la riva del lago, con un cestino da Pic nic contenente il pranzo. Remus era già là, seduto su una panchina. Non appena udì dei passi aprì gli occhi e si mise seduto. Lily era a dir poco furiosa.

Nascose un sorriso immaginando quello che era successo.

«Che succede Lils?»

Lei lo guardò triste ed esordì, quasi urlando «Oggi è il mio compleanno Rem, capisci? Ma Mary è troppo indietro coi compiti e deve per forza studiare, Mel e Lene dicono di essersi beccate una punizione e Alice è con Frank perché ha bisogno di ripassare incantesimi… Ripeto tutto l’anno a tutti che bisogna studiare sodo ogni giorno e questi mi ascoltano giusto il giorno del mio compleanno?» si sedette accanto a Remus con un tonfo, e imprecò toccandosi la schiena.

«Dai Lils, vedrai che ci raggiungeranno… Avanti, che hai portato di buono per il tuo migliore amico?» subito il viso di Lily si addolcì mentre pian piano tirava fuori diversi piatti

«Ecco qua! Zuppa di tacchino al curry, torta di mele e patate al rosmarino. Per te!»

Gli occhi di Remus si illuminarono alla vista di tutto quel ben di dio

«Lily, è il mio cibo preferito!» disse lui felice sbarrando gli occhi

Lei rise divertita e soddisfatta e disse, pomposa «Ah beh, ti pare che io abbia portato questa roba a caso? Ovvio che lo so che è il tuo cibo preferito!»

«Sei la migliore amica che si potesse avere!» disse lui gioioso

«Anche tu!» rispose Lily con enfasi. Entrambi mangiavano mentre Lily raccontava a Remus di quella mattina, di come Truffle si era fatto trovare stranamente sul suo letto e di come Mary aveva messo la gonna al contrario per la fretta di scendere a colazione!

Risero tanto e, dopo il pranzo, Remus riordinò tutto e si sistemarono entrambi su una grande tovaglia, al sole.

«Lily» chiamò Remus, incerto

«Mmm?»

«Come va con Josh?»

Remus lesse sorpresa nel viso di Lily, che evidentemente non si aspettava una domanda del genere dal suo migliore amico. Rispose, incerta, continuando a guardarsi le scarpe che evidentemente trovava, ad un tratto, interessanti.

«Oh… beh, bene»

«Mmm… non mi sembri tanto convinta, però!» commentò lui sorridente

«Beh, è simpatico, divertente, dolce, comprensivo, intelligente…»

«Ma?»

«Ma… ma non lo so, Remus. Mi ha fatto capire che gli piaccio ed ha anche più volte provato a baciarmi ma… »

«Qualcosa ti frena… o qualcuno» lei lo guardò, sollevata dal fatto che l’amico avesse capito il suo stato d’animo.

«Direi… direi qualcuno. Io, io non faccio altro che pensare a… - si alzò in piedi, di scatto; incrociò le braccia e guardò altrove - Mi sento sporca, mi sento in colpa perché probabilmente sto illudendo Josh… »

Remus si sedette con le ginocchia appoggiate al suo petto, prese un filo d’erba e continuò a guardare davanti a sé, verso il lago, mentre il vento scuoteva debolmente i suoi capelli biondi e il sole li rendeva dorati.

«Sai Lily, io credo che per quanto le incertezze possano a volte mandarci in tilt, noi sappiamo sempre quello che pensiamo o vogliamo. Il fatto è che molto spesso, ci troviamo anche a dover scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile… Io credo che…credo che dovresti ascoltare te stessa e dar voce ai tuoi sentimenti nonostante ciò»

Lily lo osservò attentamente mentre si dondolava sul posto.

«Ho paura, Rem. Paura come mai nella mia vita. Mi sento come se stessi brancolando nel buio, alla cieca.»

«Capitano a tutti periodi così, Lils. Basta solo sforzarsi di vedere la luce in fondo al buio. Ce la farai»

Una lacrima solcò la guancia di Lily, che Remus prontamente afferrò e disse «Hey, e queste lacrime? Oggi sei diventata maggiorenne, è praticamente vietato piangere! Capito?»

Risero insieme e si bearono per tutto il pomeriggio l’uno della presenza dell’altra.

 

Si avvicinò a grandi falcate a due ragazzi ridenti che stavano stesi sull’erba.

«Lily?»

«Oh, ciao Josh!» rispose Lily sorridente, mentre si alzava

«Come stai?»

«Ragazzi, mi dispiace interrompervi… Io vado.»

«Lupin, non preoccuparti! Puoi restare se vuoi» disse Josh gentile

«Oh, ho già rubato a Lily molto tempo. Lils, ci vediamo dopo cena davanti alla Sala Grande, devo mostrarti una cosa. Va bene?»

Lily annuì in direzione del suo migliore amico che scomparve, poco dopo.

«Vieni Josh, siediamoci!»

«Oh, grazie signorina! Allora… come sta?»

Lily rise lusingata dal comportamento di Josh che spesso la trattava come una principessa, fingendosi un gentiluomo di quelli che si vedono nei film

«Sto bene Milord, e lei?»

«Benissimo, grazie!» rispose lui sorridendo, mentre tirava fuori dalla tasca un pacchetto

«Non… non sapevo davvero cosa regalarti, alla fine ho scelto questo. Spero ti piaccia!»

«Ma… Ma… non dovevi!»

Lily si affrettò ad aprire il pacchetto e vi trovò dentro una penna per scrivere, rosa con dei brillantini in cima… Lei odiava il rosa!

Guardò Josh che attendeva speranzoso un commento da parte di lei e così, intenerita dal suo gesto, disse

«Oh Josh! Ma è bellissima! Grazie»

e sorrise radiosa.

«Beh, com’è andata oggi?» chiese lui, curioso

Lily raccontò a Josh delle sue amiche e lui la rassicurò, dicendole che sicuramente avevano avuto dei buoni motivi per non stare con lei. Sicuramente si sarebbero fatte perdonare!

Lily, dopotutto, si trovò d’accordo con Josh. Quello era il giorno del suo compleanno, si, ma dopotutto le sue amiche c’erano sempre state per lei per tutto il resto dell’anno e quello era un giorno come tanti. Non era poi così speciale, insomma. Sapeva che avrebbero recuperato il tempo perduto.

 

 

«Ciao ragazzi! Come procede?» esordì Remus entrando in Sala Comune e vedendo gli amici indaffarati.

Sirius si avvicinò a lui e disse

«Beh, sono appena stato ad Hogsmeade e ho preso da Rosmerta un bel po’ di roba da bere, ci divertiremo stasera Rem!» ghignando soddisfatto.

Entrambi volsero il loro sguardo verso James, che sembrava indaffarato con un aggeggio. Si avvicinarono, curiosi e dissero «Jamie, cos’è?»

«Oh, ciao Lunastorta! Questa? Questa è una Rafio! Serve per diffondere la musica…»

«Radio James, R-a-d-i-o… Hai una lista delle canzoni che hai scelto?» chiese Sirius

«Sicuro amico! Eccola» disse James, tirando un pezzo di pergamena dalla tasca e porgendolo all’amico. Remus si avvicinò e entrambi iniziarono a leggere.

Arrivarono ad un certo punto, si guardarono e alzarono insieme gli occhi al cielo

Remus si avvicinò di nuovo a James e picchiettò sulle sue spalle, mentre quest’ultimo sembrava in lotta con la “Rafio”.

«Ramoso?»

«Mmm?»

«Che cos’è esattamente… questa?» disse Remus, indicando un punto preciso della pergamena, con un sopracciglio inarcato.

«Oh, è solo la canzone più bella di tutti i tempi!» rispose sorridendo a trentadue denti

«James, sono sicuro che a Lily non piace questa roba sdolcinata…»

«Beh, piace a me! Insomma, sono io il responsabile della musica e “Every Little Thing dei Beatles” non può assolutamente mancare!» disse James con trasporto, mentre gesticolava soddisfatto

«Chi diavolo sono questi… Beatles?» chiese Remus curioso a Sirius, che rispose vago «Oh, un gruppo babbano… non ho mai ascoltato la loro musica, non ne so più di te»

«Jamie, sei proprio sicuro di voler mettere questa canzone? Ti dico che non le piacerà…» aveva detto Remus cauto a James, che imbronciato rispose «Fatti gli affari tuoi, Lunastorta»

Sirius e Remus si allontanarono dall’amico con un’alzata di spalle e si avvicinarono alle ragazze che avevano chiesto loro aiuto per mettere una decorazione sul tetto.

Dopo un po’ finirono di decorare la Sala. Splendeva, forse più del solito, anche grazie alle decorazioni dorate che le ragazze avevano sparpagliato in tutta l’ampia stanza. Dopo aver controllato che fosse tutto a posto, le ragazze scesero velocemente a cena perché poi dovevano risalire in fretta a prepararsi, mentre i ragazzi rimasero altri cinque minuti ad aiutare Peter che si era appiccicato, nessuno sapeva come, con un piede al pavimento. Dopo esser caduti uno sopra l’altro per lo sforzo di scollare il povero Peter da terra, ridenti e ruggenti i quattro Malandrini uscirono dalla Sala Comune, diretti giù per la cena.

 

Lily aveva cenato in silenzio durante tutta la cena, mentre lanciava occhiatacce compromettenti alle sue amiche che cercavano invano di scusarsi.

«Dai Lils, dopo cena saliamo tutte insieme in dormitorio e facciamo una riunione delle nostre, che ne dici?» propose Mary

«Non so se ne ho voglia…» disse Lily altezzosa senza rendersi conto che Sirius stava sghignazzando dal suo posto poco vicino a lei. Si alzò dal tavolo, anche se non aveva toccato praticamente niente e si rivolse al suo migliore amico

«Remus? Non dovevamo andare noi?» subito il biondo annuì e disse

«Ah già! Hai ragione, scusa. Andiamo!»

Entrambi uscirono dalla Sala Grande camminando spalla a spalla, mentre le sue amiche e i ragazzi ridevano soddisfatti. Lily era così furiosa con loro che non aveva notato i loro scambi di sguardi!

«Ci è proprio cascata in pieno, eh» disse Mel sghignazzando, mentre gli altri annuivano soddisfatti.

 

 

«Allora ha tirato fuori un pacchetto rettangolare e non appena l’ho aperto non sai cosa c’era, Rem!» disse Lily immersa nel suo racconto

«Cosa?» chiese cortese Remus

«Una piuma… rosa!» disse lei piano mentre alzava gli occhi al cielo, ridendo leggermente. Il suo amico rise con lei e disse

«Poverino, non sa ancora quanto tu odi quel colore! E tu che hai fatto, Lils?» chiese Remus sgranando gli occhi per la curiosità

«Oh beh, l’ho ringraziato! Dopo tutto è stato gentile con me e non poteva sapere… Poverino, era così in pena mentre scartavo il pacco!» disse lei sorridendo gentile, e Remus la guardava annuendo.

«Beh Lils, anch’io ho qualcosa per te! Tieni, spero ti piaccia… e spero di non fare la fine di quel ragazzo!!» disse Remus imbarazzato mentre aveva un mezzo sorriso stampato sulle labbra.

Lily prese il piccolo pacchetto e lo scartò, trovandovi dentro un portafoto bianco in legno con dei piccoli fiorellini gialli dipinti sopra, con dentro una foto in cui i due amici sorridevano e si abbracciavano teneramente, con il lago alle loro spalle. Era una foto che avevano scattato l’anno precedente, al loro quinto anno. Si potevano vedere, attaccate alle loro divise, due “P” dorate scintillare al sole.

«Ohh! Ma è bellissimo, Remus! Questo va direttamente nel mio comodino, grazie!» trillò Lily mentre abbracciava amorevolmente l’amico che sorrideva, felice che il suo regalo fosse piaciuto.

«Lily, che ne dici di andare adesso? Tra un po’ scatta il coprifuoco…»

«Oh, hai ragione! Andiamo»

 

Entrambi si incamminarono sorridendo verso la Torre di Grifondoro. Arrivati davanti al ritratto, Lily disse la parola d’ordine ed entrò per prima.

 

 

«SORPRESAAA!»

Lily continuava a guardare tutto con la bocca spalancata, mentre le sue amiche ridendo si tuffavano addosso a lei e una leggera musica si diffondeva nella sala. La sala comune era piena zeppa di gente che la salutava, alcuni di loro Lily non li aveva mai visti, eppure loro dicevano di conoscerla; c’erano molti tavoli ai lati con sopra cibi vari e bibite. Al tetto era appeso un enorme striscione che recitava “Auguri Lily”, mentre una moltitudine di gente si accalcava in sua direzione per farle gli auguri.

Erano tutti vestiti di tutto punto, molto eleganti, specie le ragazze. Si guardò i suoi vestiti si sentì in imbarazzo, fuori luogo: indossava la sua divisa, aveva i capelli legati e il viso stanco e pallido.

Le sue amiche si avvicinarono nuovamente a lei e Mary la prese per una mano, dicendole «Vieni Lils, devi cambiarti»

«Voi… voi avete fatto tutto questo per me?»

 

Tutte annuirono soddisfatte e Lily non poté fare a meno di sentirsi in colpa per come le aveva trattate a cena «Io… io, mi dispiace per…»

«Hey, eri praticamente all’oscuro di tutto! Su dai, non perdiamo altro tempo! Vieni» le disse gentile Alice

La trascinarono di sopra e Lily iniziò a frugare nel suo armadio. Poco dopo si tuffò sul suo letto e disse, disperata «Ma io non ho niente da mettermi!» alla sua esclamazioni tutte le ragazze si guardarono furbescamente

«Abbiamo pensato anche a questo! Tieni, questo è da parte di tutte noi…»

Alice le consegnò un grande pacco quadrato fucsia che la fece rimanere di stucco. Possibile che le avessero comprato un vestito? Le guardò esterrefatta prima di fiondarsi sul pacco. Si affrettò ad aprire il pacco mentre le sue amiche squittivano eccitate intorno a lei, in attesa di ricevere il suo responso.

«Ma… Ma… E’ bellissimo! Grazie ragazze!»

Le avevano regalato un bellissimo vestito verde scuro con una scollatura monospalla, molto semplice, che le arrivava fino ai piedi. Era davvero molto semplice ma allo stesso tempo bellissimo.

«Ma… ma come?»

«Beh, l’abbiamo preso per corrispondenza… E’ arrivato ieri e l’abbiamo nascosto nel dormitorio dei Malandrini… Allora, che aspetti? Mettilo! Vogliamo vedere come ti sta!»

 

Lily entrò saltellando in bagno, segno che il vestito le fosse davvero piaciuto. Uscì poco dopo con il vestito addosso, i capelli legati in una crocchia da cui ricadevano alcuni riccioli rossi.

Le ragazze spalancarono la bocca alla vista dell’amica, stava davvero benissimo!

«Rossa, sei una favola!» esclamò Emmeline facendola arrossire, e le altre annuirono.

«Vieni qua Lils, ti sistemo il trucco e dopo scendiamo!»

Mary le mise solo del mascara nero sulle folte ciglia e un leggero lucidalabbra incolore. Decise di non aggiungere altro perché pensava che l’amica stesse benissimo così, semplice. E le altre non poterono non essere più d’accordo. Lily sarebbe stata bellissima anche con uno straccio.

Scesero di sotto mentre la festa andava avanti. Molti si girarono ad ammirare la bellezza della rossa, tra cui James.

Il suo cuore non appena la vide iniziò a fare i salti di gioia. Era davvero stupenda con quel vestito.

«Carotina! Ma sei splendida» gli disse Sirius sorpreso e ridendo allo stesso tempo non appena scese dall’ultimo scalino. Le fece fare una giravolta per ammirarla che fece ridere la rossa

«Oh, grazie Sirius!»

«Allora… ti piace la festa?» chiese lui con uno sguardo malandrino

«Non dirmi che c’è anche il tuo zampino!» chiese Lily con gli occhi sbarrati. Sirius annuì soddisfatto e, mentre stava per parlare, Josh sbucò da non si sa dove e disse

«Ciao Lily! Sei splendida!» Lily si girò verso la nuova voce e fu sorpresa di vederlo lì, anche se un certo senso di colpa si faceva strada nel suo petto. Non aveva ancora parlato con lui, non gli aveva detto ancora quello che aveva pensato quella mattina…

Lanciò una veloce occhiata a James che, dall’altra parte della Sala, la osservava. Distolse in fretta lo sguardo, così come lui.

 

La festa procedeva regolarmente, tutti si stavano divertendo.

Sirius, dal tavolo delle bevande, controllava la situazione.

Mel era rimasta a parlare con Frank e Alice in un angolino, tutti e tre sembravano abbastanza presi dai loro discorsi. Lily chiacchierava con Josh che non faceva altro che sorridere.

Che idiota, si ritrovò a pensare Sirius, mentre lo cruciava con lo sguardo.

Remus, che chiacchierava con King, mandava occhiate ansiose a Lene, che stava vicino a…

Mary.

Un groppo gli si formò in gola, alla vista della bionda. Anche quella sera, era meravigliosa.

Indossava un vestito nero, molto semplice, con le maniche e la gonna a palloncino. Non era lungo come quello di Lily, arrivava sopra le ginocchia, lasciando intravedere le gambe affusolate e toniche. Indossava ai piedi un paio di scarpe basse dello stesso colore del vestito; i ricci morbidi lasciati sciolti lungo la schiena e le spalle.

Sospirò impercettibilmente, ma qualcuno sembrò accorgersene.

«Felpato, amico… tutto bene?» Remus si era avvicinato preoccupato all’amico che sembrava intontito mentre stava imbambolato a guardare qualcosa. Intercettò la traiettoria del suo sguardo e capì. Un sorrisetto si formò sulle sue labbra.

«Oggi non avete bisticciato, non vi siete inceneriti con lo sguardo… Mi è parso di vedere che ti ha evitato tutto il giorno, non è vero?» chiese Remus a bassa voce all’amico, che sbuffò.

«Davvero? Non l’ho notato…» rispose Sirius fintamente disinvolto.

«Stanotte sei uscito dal dormitorio, ti ho sentito anche rientrare… Vi siete per caso incontrati?» Sirius avrebbe voluto negare ma, non appena stava per aprir bocca, Remus tirò fuori una vecchia pergamena dalla tasca e picchiettò un dito su di essa.

Non poteva negare. Aveva lui la mappa, quella settimana. E, a giudicare dal suo tono sicuro, sapeva che erano stati insieme giù, in Sala Comune.

Maledetto, maledetto lupastro.

«Si, ma è stato un caso…»

Remus annuì e guardò davanti a sé, sapendo che l’amico stava dicendo il vero. Incrociò lo sguardo di Lene e sembrò sobbalzare, poi si volse di nuovo verso Sirius.

«E’ successo qualcosa, non è vero?»

«Niente di eclatante…» disse Sirius mentre si versava della burrobirra. Remus afferrò d’improvviso l’amico per il braccio e lo trascinò dietro di sé.

«Ma che accidenti… Remus!»

«Avanti, qui non ci sentirà nessuno…»

Remus l’aveva portato in cima alle scale dei dormitori, che tra l’altro erano tutti vuoti. Si sedette su uno scalino, invitò l’amico a fare lo stesso.

«Sfogati, amico…»

Sirius lo guardò cruciandolo con lo sguardo, poi lo vide sorridere e si convinse a sedersi. Sapeva di potersi fidare, ma odiava il tono risoluto di Remus, a volte. Sapeva che gli avrebbe detto la verità, una volta che lui avrebbe tirato fuori tutto, e sapeva che non avrebbe più potuto tornare indietro dopo le sue parole. I discorsi di Remus ti portavano sempre ad una precisa direzione, ad una soluzione. Quella giusta, ma più difficile spesso da intraprendere.

«Beh… le ho chiesto una tregua…»

Remus fece un cenno del capo, interrogativo, invitandolo a continuare.

«Si, beh… Non so perché l’ho fatto ma… Mi scoccia litigare, mi ha davvero stancato…»

«E come mai hai deciso di dare una svolta al vostro rapporto?»

Groppo in gola, il secondo della serata. Sempre a causa sua, a causa di lei. Remus aveva fatto centro, maledizione.

«Io… E’ sempre così scontrosa con me…»

«Beh, sappiamo tutti che nemmeno tu non sei stato mai un santo nei suoi confronti, no? E non mi pare che questo sia stato mai un problema per te…»

Sirius si volse a guardare l’amico, dritto negli occhi. Remus vi lesse dentro indecisione e…paura.

Non era facile, non era facile per niente affrontare quel discorso con Remus. Non era solito esternare i suoi sentimenti. Gli unici sentimenti d’affetto che provava, erano tutti per i suoi amici malandrini, coloro che considerava la sua famiglia. Ma non aveva detto mai, né a loro né a nessun altro, quanto questi fossero importanti per lui.

Eppure era insolito per lui provare qualcosa di profondo per qualcuno che non facesse parte di quella cerchia, e questo l’aveva mandato nel panico.

«Mi importa di lei adesso, ecco perché…»

Remus poggiò una mano sulla spalla dell’amico, incoraggiandolo. Sapeva quanto era difficile per lui ammetterlo, ammettere una verità così inaspettata quanto grande. Così deviò il discorso, leggermente.

«E lei cos’ha detto? Ha accettato la tregua?» chiese Remus dopo un po’.

«All’inizio era sorpresa… e sospettosa. Non credeva nelle mie buone intenzioni  disse le ultime parole mimando delle virgolette con le dita, poi la sua risata, amara, si disperse nell’eco delle scale – Avrei potuto contraddirla? »

Remus continuò a fissarlo, in silenzio.

NO, non avrebbe potuto.

 Sirius era considerato uno scalmanato, un “don Giovanni”, un irresponsabile e inaffidabile ragazzo da tutta la scuola…

E poi, non aveva mai dato a Mary motivo per fidarsi di lui… L’aveva sempre trattata male, deridendola o schernendola.

«E poi… Quando ha chiuso gli occhi in un gesto di stanchezza, immagino… Mi sono avvicinato al suo viso, non so perché… Davvero! Io… Ero così perso nei miei pensieri mentre la osservavo che mi sono ritrovata di fronte al suo viso, vicinissimo alle sue labbra e… ha aperto gli occhi»

«Oh, Godric»

«E lì, beh… Ha inveito contro di me dicendo che la considero l’ennesima conquista…. Una ragazza come… come le altre. Pensava avrei approfittato di lei.» si resse la faccia con entrambe le mani, in un gesto di sconforto, mentre chiudeva gli occhi. Remus rise leggermente mentre scuoteva la testa, ma la sua risata risultò più triste che gioiosa.

«Per te lei è tutt’altro…» Sirius incrociò nuovamente lo sguardo di Remus e quella volta, non ebbe il coraggio di annuire o dire qualcosa.

Si, per lui era tutt’altro. Non era una sfida, non era nemmeno come le altre, neanche lontanamente come le altre. Non avrebbe mai approfittato di lei, non poteva.

 

Sirius e Remus, dopo aver chiacchierato ancora un po’, scesero dai dormitori dirigendosi in Sala Comune, verso la festa.

Arrivati in cima alle scale, notarono che al tavolo delle bibite stavano due tipi a loro piuttosto conosciuti in condizioni piuttosto sospette. Si guardarono sorridendo e si diressero verso quel punto.

 

«Ahhh, il buon vecchio Lunastorta! Tieni amico, ti fa bene!» aveva detto James sventolando una bottiglia di Whisky incendiario davanti al naso di Remus.

«James, forse è meglio se posi questa bottiglia… Anche tu Peter, o finirai per vomitare come sempre! Ma Quanto diavolo avete bevuto voi due?»

«we wish you a merry christmas, we wish you a merry christmas, we wish you a merry christmas and a happy new yeeeeeaaar»

Remus si battè una mano sul viso quando James e Peter avevano iniziato a cantare quella canzone a squarciagola, stonando un bel po’ tra l’altro, mentre Sirius rideva sonoramente con la sua risata molto simile ad un latrato.

«Frank, amico, tienili d’occhio… va bene? Torno tra un po’ a darti il cambio» Vide Sirius avvicinarsi a Lily che sembrava splendere quella sera.

Quando arrivò, una musichetta allegra iniziò a diffondersi nella sala. Sirius e Remus si scambiarono il più fugace degli sguardi, mentre lo sguardo di Lily si era fatto vacuo. Era diventata silenziosa e aveva spalancato gli occhi. Aveva guardato i suoi amici mentre una voce aveva iniziato a cantare

 

When I’m walking beside her

People tell me I’m Lucky

Yes, I know I’m a Lucky guy

I Remember the first time I was lonely without her

Yes I’m thinking about her now

 

Lily adesso aveva spalancato la bocca. Sarebbe esplosa, avrebbe incenerito tutti. Remus sapeva che Lily odiava le canzoni troppo mielose e melodiose. Sirius lo guardava sconsolato, alla fine James l’aveva messa lo stesso. Il suo amico era accasciato dall’altra parte della stanza ad una sedia mentre rideva in compagnia di Peter.

«Questa canzone è… è…»

«Si Lils, lo sappiamo! Abbiamo cercato, insomma… ci abbiamo provato ma…»

«…è la mia canzone preferita!!!! Come facevate a saperlo?» disse Lily eccitatissima, mentre canticchiava le strofe.

Inutile dire che le mascelle di Sirius e Remus crollarono a terra all’istante. Quella era… la canzone preferita di Lily? E era anche quella di… di…

No. Questo era troppo.

Lily si allontanò velocemente dai due, dirigendosi verso Josh che chiacchierava con King, un suo amico del settimo.

«Rem, quei due sono fottutamente perfetti insieme e non se ne accorgono…»

«Felpato… lo faranno presto, lo faranno presto amico»

Lily nel frattempo sentendo la sua canzone preferita era corsa da Josh, portandolo al centro della sala per ballare. Mentre ballava e rideva felice, Josh si portò in pochissimo tempo molto vicino alle sue labbra. In un attimo, un’immagine si impadronì della sua mente.

«Josh, non posso. Mi dispiace ma davvero…»

«Scusa Lily, avrei dovuto… - Lily vide Josh osservare James che intanto era crollato a terra dall’altra parte della stanza, poi si volse dinuovo verso la rossa – Possiamo parlare?»

Lily annuì.

Cosa voleva dirle? Che voleva stare insieme a lei?

Merlino, aiutami tu!

La portò fuori dal buco del ritratto, e si pose davanti a lei. Notò l’espressione interrogativa di lei, e le sorrise rassicurante.

«Tu mi piaci, Lily… Non posso negarlo»

Lily abbassò lo sguardo. Cosa avrebbe fatto adesso?

Lui, con l’indice, alzò il mento di lei, portandola a guardarlo negli occhi.

«Ma so che tu non provi lo stesso per me… Ho visto come lo guardi»

Una doccia gelata aveva investito Lily in pieno. Il suo cervello era andato completamente in tilt. Non sapeva come reagire, cosa dire o fare.

Josh lesse tutto ciò nell’espressione vacua della rossa, e rise leggermente.

«James Potter… Com’è successo? Insomma, urlavi per tutto il castello fino a poco tempo fa il tuo odio per lui…»

Lily arrossì.

Maledizione, se è vero. Era il suo peggior nemico, il suo fastidiosissimo compagno di Casa, colui che ogni giorno avrebbe voluto incenerire anche per il solo fatto che respirava.

«Lily…» sussurrò Josh, e finalmente Lily ebbe il coraggio di alzare gli occhi e fissarlo.

«Io, mi dispiace Josh… »

Lui fece un’alzata di spalle, la strinse lievemente e poi si incamminò per il corridoio che portava alla Sala Comune dei Corvonero, lasciandola lì davanti al ritratto della Signora Grassa.

Mentre la rossa si voltava verso l’entrata, si sentì richiamare dalla voce di Josh che si era nuovamente avvicinato a lei.

«Hey, Lils… Sappi che ho notato anche come ti guarda lui e… Mi piange il cuore dirtelo, davvero, ma è chiaro che prova ciò che provi tu, esattamente ciò che provi tu per lui… Quindi va’ da lui, dimostra il tuo coraggio da Grifondoro e…»

Lily si sporse e lo abbracciò, ringraziandolo tacitamente.

Il moro si staccò e, con un ultimo sorriso, sparì oltre il buio che invadeva i corridoi, a quell’ora della notte. 

*********

Dopo tutto, quella non era stata una brutta serata, no.

Grazie a Remus, sembrava sentirsi più leggero adesso. Si sorprese a canticchiare un motivetto, mentre stringeva tra le mani un bicchiere di Whiskey incendiario.

Sembrava andare tutto bene, fin quando…

Tra la folla, distinse due figure. Una sorrideva, l’altra parlava e si atteggiava in un modo… provocatorio.

Stephen Corby ci stava spudoratamente provando con Mary, che sembrava imbarazzata, anche se comunque stava al gioco. Lui la sfiorava leggermente mentre le parlava, lei continuava a sorridere.

Strinse il bicchiere tra le mani.

Sirius, sta calmo. Non puoi fare niente.

Si invece. Guardalo! Guardalo come le tocca il braccio!

No Sirius, infondo non sta facendo niente di male…

«Al diavolo» Sirius si alzò di scatto e si diresse a grandi falcate verso Mary e Stephen.

«Signori, scusate l’intromissione…»

Stephen sorrise a Sirius, un po’ dubbioso. Mary aveva spalancato la bocca, sorpresa di vederlo lì.

«Ma cosa ci…»

«Mac, vieni con me…»

«Non ho niente da dirti, Siri..»

Sirius però non l’aveva lasciata parlare, e con un cenno del capo a Stephen aveva afferrato Mary per il braccio, trascinandola dietro di sé tra le proteste di questa.

Uscirono dal ritratto della Signora Grassa, camminarono fino alla cima delle scale che stava proprio a fianco dell’entrata.

«Cosa diavolo ci facevi con quello

Mary emise un verso di sorpresa, poi il suo viso sembrò tingersi di rosso al tono arrabbiato di Sirius.

«Black, ma da quando devo darti conto di quello che faccio?»

«Ma quello… E’ un’idiota! Maledizione, Mac!» Sirius continuava a gesticolare, mentre Mary sembrava talmente sorpresa da non sapere cosa fare.

«Non è vero, non lo è!»

«Si invece!» urlò Sirius, più forte. Il viso di Mary stavolta si tinse di rosso, acceso di rabbia.

«Ma mi vuoi dire che cosa…»

Sirius indietreggiava, mentre Mary avanzava con un dito puntato su di lui…

«…diavolo ti importa di ciò che faccio io, eh?…»

Lu indietreggiava ancora, sempre più impaurito dal suono via via più stridulo della voce di lei, fin quando…

«AAARGHH!»

Sirius non si era reso conto di trovarsi sul primo scalino, quello in cima della grande scalinata di pietra e, mentre indietreggiava ancora, era scivolato su di esso ed era caduto, rotolandosi giù dalle scale. Mary cacciò un urlo vedendolo cadere, si precipitò verso di lui quando lo vide bloccarsi alla fine della scalinata, immobile.

 

Ciao a tutti! :3
Mi scuso per il giorno di ritardo, ma il capitolo ieri non era ancora pronto e quindi ho preferito prendermi un po' di tempo in più per renderlo più... leggibile!
Grazie a migiu91, HP_dream, Tenue e Fremiona_TiriVispi per aver recensito lo scorso capitolo! Troppo gentili <3

Beh, adesso veniamo al capitolo!
Come avrete visto, questo capitolo rappresenta un po' la svolta, no? I nostri protagonisti stanno arrivando al punto della situazione... Finalmente! :D
Beh, non vi dico il giorno preciso del prossimo aggiornamento perché la prossima settimana dovrò affrontare un esame e un trasloco, quindi preferisco non pronunciarmi inutilmente per poi deludere le vostre aspettative... Sappiate che il seguito arriverà presto! ;)
Alla prossima,
Marauder11

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Capitolo 37
*** Capitolo Trentasettesimo - Every Little Things (Parte seconda) ***


Capitolo Trentasettesimo –

Every Little Things (Parte seconda)

 

Scalino dopo scalino, la mia paura cresceva a dismisura. Sirius sembrava non muoversi, così quando mi precipitai finalmente al suo fianco, dopo un millesimo di secondo ero già intenta a tastargli il polso, per controllare il suo battito.

Fermo. Immobile.

Nessuna pulsazione che io potessi minimamente avvertire.

Non respirava.

Il panico iniziava ad assalirmi, ma sopraggiunse nella mia mente la voce di mia madre, una delle più brillanti Guaritrici del Regno Unito.

Cara, se dovessi mai trovarti in una situazione di emergenza, prima di soccorrere qualcuno, la prima cosa che devi ricordarti di fare è mantenere la calma.

Calma, Mary. Continuavo a ripetermi.

Sono Mary MacDonald, e lui è Sirius Black, mio compagno di casa che credo di odiare. Beh, non lo odio.

Anzi…

Anzi mi è totalmente indifferente… Non provo niente per lui, il mio dovere è solo aiutarlo e basta. Devo mantenere la calma e restare distaccata.

Abbassai il capo poggiando quasi il mio orecchio tra le sue labbra e il suo naso, per sentire se respirava.

Appoggia l'orecchio sulla bocca della persona da soccorrere e con gli occhi guardi il torace. In più vi appoggi una mano su di esso. GUARDI se il torace si muove, ASCOLTI se c'è aria che fuoriesce dalla bocca e SENTI con la mano se il diaframma si muove.

Guarda. Ascolta. Senti.

I secondi passavano, ma il torace non si muoveva, non sentivo fuoriuscire l’aria dalla sua bocca e il diaframma, sotto la mia mano tremante, restava immobile.

Restava una cosa da fare. La respirazione artificiale.

Mi presi un attimo per emettere un lieve sospiro di panico; mi sorpresi di esser riuscita ad attuare quel gesto, dato che avevo il fiato mozzato da quando l’avevo visto cadere per le scale sotto ai miei occhi.

PER COLPA MIA.

Guardai le sue labbra e, pensando per un attimo a che effetto mi avevano fatto in passato in un’occasione diametralmente opposta, vi appoggiai le mie, iniziando a soffiare.

Un brivido corse lungo la mia schiena, ma cacciai in fretta le mie emozioni.

Se provavo tutte quelle sensazioni al suo tocco, e se mi fossi lasciata trasportare da esse, non avrei potuto mantenere la calma.

Questione di priorità.

Un soffio, due soffi.

Alzai la testa, lo guardai e sentii dinuovo se respirava.

Niente.

Appoggiai nuovamente le mie labbra sulle sue, cercando di infondere a me stessa quel pizzico di coraggio che stavo iniziando a perdere. Avrei potuto non farcela, questo era certo.

Lo stavo perdendo, anche questo era certo.

Un soffio, due soffi.

Alzai la testa e, notando che ancora il suo torace non accennava a muoversi, due lacrime calde solcarono le mie guance.

La disperazione mi assalì, ma non potevo piangere, non in quel momento.

Dovevo ritentare e non potevo fallire.

Appoggiai le mie labbra, per quello che sarebbe potuto essere l’ultimo tentativo.

Accadde l’inimmaginabile.

Dopo il primo soffio, avvertii il corpo di Sirius che stava sotto di me fare un movimento debole, leggero.

In quelli che si possono descrivere meno di attimi, prima che potessi fare alcunché, sentii le sue labbra premere sulle mie, il suo braccio avvolgere le mie spalle e la sua mano destra accarezzare la mia guancia, mentre mi guidava verso un bacio lento e dolce che sa di tante cose, o forse di niente.

Era vivo. Respirava di nuovo.

In quel bacio così delicato, dolce e così – oserei dire, o quantomeno immaginare – sincero, ci misi tutta l’ansia del momento precedente alla sua ripresa e il successivo sollievo o più semplicemente la più pura gioia di sentirlo respirare.

Si staccò, aprii gli occhi e trovai i suoi intenti a scrutare i miei.

Era debole, lo capivo dai suoi movimenti lenti e dal suo colorito cadaverico.

«Mi hai salvato la vita»

«No, io… Mi dispiace, non mi ero resa conto che avresti potuto farti male, non volevo davvero… Tu non… Non respiravi»

Iniziai a singhiozzare mentre urlavo ancora in preda al panico; in realtà si, gli avevo salvato la vita, ma ha rischiato di perderla a causa mia.

«Mary, va tutto bene, va tutto bene…»

Si alzò mettendosi seduto, e strinse il mio corpo al suo quasi cullandomi mentre mi sussurrava parole rassicuranti, come se fossi io quella che, fino a pochi secondi prima, aveva rischiato di morire. Mi staccai dal suo abbraccio, ponendo il mio viso di fronte al suo e piantando le mie iridi celesti sulle sue grigie.

«Mi dispiace così tanto, così tanto» sussurro ancora, singhiozzante, a mo’ di scuse. Sorride lievemente, forse come mai lo avevo visto fare a me.

«Di avermi salvato la vita?»

Emetto un risolino ansioso tra le lacrime, poi mi tuffo di nuovo, e senza pensarci un attimo, fra le sue braccia, come se l’avessi sempre fatto, quasi come se fosse naturale rinchiudersi fra le braccia della persona con cui vai meno d’accordo al mondo, che fino a pochi istanti prima credevi di odiare.

Tutta questa situazione ha dell’incredibile, mi dico mentre affondo la mia testa sull’incavo del collo di lui, ma non posso negare che sto così bene adesso, tra le sue braccia. Sembrano quasi fatte apposta per accogliermi. Il calore del suo corpo mi invade, in un attimo capisco che è lì, esattamente lì che dovrei stare.

Ci stacchiamo, scrutandoci un po’ negli occhi. Poi lo vedo chiudere gli occhi e sospirare, in un gesto di debolezza.

«Devo portarti in infermeria»

«No, sto bene. Non preoccuparti»

Lo ammonisco con lo sguardo, lui continua a sorridere lievemente.

«No. Ti aiuto ad alzarti e andiamo, dai…» mi alzai, sistemai il mio vestito rendendomi conto che, in quegli attimi, si era alzato un po’ troppo e arrossii lievemente. Mi voltai immediatamente a guardarlo e lo vidi sghignazzare mentre osservava le mie gambe, aveva intuito i miei pensieri. Alzai gli occhi al cielo e gli porsi la mia mano.

«Su, andiamo»

Afferrò la mia mano senza staccare i suoi occhi dai miei, serio. Quel contatto mi fece tanto bene quanto male, perché dopo quel bacio, dopo quei momenti di estremo affetto così surreali, non sapevo cosa aspettarmi da lui.

Tutta quella sintonia, quel calore e quella passione… Pensandoci, non so più se ho sognato tutto ciò o se è tutto accaduto veramente.

Era stato tutto così… Irrazionale.

Quegli occhi che sembravano fissarmi con tanto amore, come mai avevano fatto, mi stavano mentendo?

O erano forse sinceri?

Non credo.

Ma questo dubbio, sento, mi affliggerà per un po’.

«Davvero, Mac. Sto bene, non c’è bisogno…» Si pone davanti a me, e improvvisamente mi accorgo che è un pizzico più alto di me, ma non tanto. Potrei ancora fare un movimento e afferrare quelle labbra che si muovono adesso per parlare, di fronte a me.

Pianeta terra chiama Mary.

Mi riscuoto, lui mi osserva con un sopracciglio inarcato.

«Mac, sicura di stare bene? Non hai una bella cera…»

«Beh… Sai, nemmeno tu! Andiamo»

In un guizzo lo afferro per il braccio e sento un brivido percorrere il mio corpo, la mia pelle rizzarsi. Lui sussulta al mio contatto, ma non cerca di liberarsi della mia presa debole anche se potrebbe.

«E va bene…»

Gli sorrido, e lui sembra rincuorarsi della mia espressione diversamente corrucciata, che solitamente dedico a lui, e ricambia il mio gesto con un sorriso splendente.

Diamine, eppure sembra così sincero.

Afferro il suo braccio e lo faccio passare dietro le mie spalle, per lasciare che si appoggi a me. Si volta improvvisamente a guardarmi, vedo un pensiero affacciarsi dai suoi occhi e sparire, mentre si avvicina al mio viso guardandomi le labbra e poi, inaspettatamente, si ritira.

Camminiamo, in silenzio, fino alla porta dell’infermeria.

«Signorina Chips, signorina Chips!» busso alla porta e chiamo a bassa voce, mentre lui non mi stacca gli occhi di dosso.

Sentiamo dei passi da dietro la porta. Uno sportellino scorrevole fissato su di essa si spalanca, rivelando gli occhi di Madama Chips, l’infermiera di Hogwarts.

«Che succede?»

«Il signor Black è caduto dalle scale e ha perso conoscenza, il suo cuore non… Non batteva e io l’ho rianimato ma… E’ molto debole»

Vedo gli occhi di Madama Chips spalancarsi sempre più mentre parlo, poi d’improvviso la porta si spalanca.

«Merlino, Signor Black, è una fortuna che lei sia vivo!»

«E’ grazie alla signorina MacDonald, in realtà» Sirius si volta a guardarmi mentre dice queste parole, nel frattempo Madama Chips lo fa sdraiare a forza su uno dei tanti lettini vuoti dell’ampia infermeria.

«Ha ragione! Signorina, dove ha imparato a…»

«Mia madre. E’ una Guaritrice e… Ecco, mi ha insegnato qualcosa» rispondo io sorridendo, seppur imbarazzata.

«Oh, credo che anche lei dovrebbe intraprendere quella strada, sa? Se è vero che il suo cuore si era fermato, devi essere stata davvero brava a rianimarlo… Signor Black, stia seduto, per l’amor del cielo!»

Madama Chips ammonisce Sirius che non vuole saperne di stare sdraiato e io mi lascio sfuggire un risolino. Ma lui si rialza mentre lei è intenta a rovistare tra le varie pozioni rigeneranti, e punta il suo sguardo, che ora sembra improvvisamente malizioso, su di me.

«Oh, si… Diciamo che la signorina ci sa fare»

Sta alludendo al bacio. Sento le mie guance avvampare, mentre mi volto in fretta a guardare qualcosa che non sia Sirius o Madama Chips.

 

Mi rendo conto che non è carino pensare una cosa del genere, ma devo dire che adesso che Josh se n’è andato, mi sento quasi più leggera.

In un certo senso, meno colpevole.

Avrei voluto dirgli tutto, ma a quanto pare aveva già capito più di me, forse anche prima di me. Lascio vagare il mio sguardo lungo la Sala e, mentre formulo quei pensieri, vedo Remus, e un’idea attraversa la mia mente.

Quel giorno, dopo aver soccorso James, l’avevo visto parlare con Josh…

Era forse stato lui a insediare dubbi nella mente di Josh riguardo me e James?

Mi incamminai verso di lui, volevo sapere, ma man mano che mi avvicinai, vidi che non era solo. Quella visione mi lasciò sorpresa; vidi Lene e Remus reggere qualcun altro.

Seconda sorpresa.

Entrambi reggevano James che sembrava davvero messo male.

Era ubriaco e continuava ad urlare parole sconnesse.

Arrivai vicino a loro e, mentre Remus e Lene mi lanciavano i loro sguardi esasperati, Potter iniziò ad urlare in mia direzione.

«LILYY! DOVE ERI FINITA EH? CON QUEL… QUEL JOSH, VERO?» iniziò a piagnucolare, mentre si dimenava tentando di liberarsi dalla stretta dei due posti al suo fianco.

«Lene, se vuoi puoi andare, aiuto io… Remus…»

Lene mi guarda e sorride lievemente, capisce che volevo toglierla da una situazione imbarazzante e mi ringrazia tacitamente, dato che era in compagnia di Remus, ma la vedo arrossire lievemente.

Impacciata, mi risponde «Oh, non ci sarebbe niente da fare, in fondo… Voglio dare una mano anch’io»

Vedo Remus voltarsi verso di lei e sorriderle amorevolmente, con gli occhi ambrati pieni di gratitudine e affetto. Lei non se ne accorge, non vede come la guarda. Scuoto la testa e incrocio le braccia, sorridente.

«Lo portiamo di sopra?» chiede Remus leggermente rosso in viso, ha capito a cosa era dovuta la mia espressione superba rivolta proprio a lui.

«Si dai, andiamo» dico io, aiutando Lene a reggere James.

Rivolgo il mio sguardo a James, lo vedo scrutarmi senza timore.

 

«Lily, ti prego, lascia perdere quell’idiota…» dice fissandomi compassionevole. Non posso fare a meno di notare la bellezza delle sue iridi nocciola che sembrano attrarre le mie come una calamita.

Apro la bocca per replicare, ma so che non servirebbe. E’ ubriaco, non ragiona.

«Io… io ci tengo davvero a te, credimi Lily! Credimi, per favore! Diglielo, Remus… DIGLIELO!» inizia ad urlare, liberandosi della nostra presa. Poi crolla a terra, continuando a sussurrare parole impercettibili.

«Va bene amico, adesso ti porto su…» Remus carica James su una spalla e lancia un’occhiata a me e Marlene, che lo seguiamo fino al dormitorio.

Apre la porta del dormitorio che è in penombra, del tutto vuoto. Poggia James piano sul suo letto e gli imbocca le coperte.

«Shhh… Shhh James, calmati…»

«Lily, LILY! Dov’è Lily? E’ uscita dinuovo con quello, non è vero? Ah ma adesso mi sentirà quel… quel… Come diavolo si chiama, Rem?! Vado a picchiarlo, VADO!»

Mi avvicino a James che adesso mugola nuovamente, mentre si dimena dalle braccia di Remus che tenta di tranquillizzarlo.

«James, James… Sono qui, sono… Lily»

Spalanca gli occhi allarmato, in un gesto che mi spaventa non poco. Afferra la mia mano e la stringe, mentre si sistema sul suo letto. Mi siedo, e guardo Remus e Lene in piedi davanti a me, intenti ad osservarci.

«Andate, resto io con lui…» dico in un sussurro che evidentemente udirono, dato che poco dopo escono entrambi dal dormitorio chiudendosi la porta dietro le spalle.

Torno a guardare James, che sembra dormire beato come un bambino. Accarezzo con una mano i suoi capelli perennemente arruffati, mentre l’altra è ancora stretta nella sua. Guardo il suo corpo e noto, arrossendo, i suoi addominali attraverso la sua camicia bianca abbastanza attillata. Ha un corpo scultoreo; perfetto, oserei dire.

Stavo per addormentarmi da seduta quando, improvvisamente, mi riscuoto. Lascio la sua mano e mi alzo dirigendomi verso la porta ma, quando mi ritrovo ad un passo dall’aprire la maniglia, sento un botto. Ha sentito che stavo andando via e si era alzato, poi era crollato rovinosamente a terra.

«James, James… Va tutto bene?»

Alza la testa, mentre io sono chinata verso il suo viso. Mi guarda con occhi spaesati, capisco che non si è ancora ripreso dalla sbornia, nonostante abbia dormito forse un’ora o  probabilmente due.

«Dimmi che lo lascerai, ti prego»

«L’ho già lasciato…» dico subito e quasi automaticamente, voltandomi a guardare chissà che. Lo vedo alzarsi immediatamente, rizzarsi in piedi e guardarmi gioioso, chiaramente però ancora privo di lucidità.

«Sono così felice, così felice! Lily, io ci tengo davvero a te, davvero davvero davvero… COSI’ TANTO!» conclude urlando e spalancando le braccia, quasi a volermi mostrare quel “tanto” che mi stava urlando, facendomi sussultare…

Non so dire se la mia reazione fosse dovuta al suo tono di voce così alto però, oppure alle sue parole che suonano così… Sincere.

Tutti dicono che quando si è ubriachi, si perde la lucidità. Non si è più razionali e quindi, quei pensieri, compromettenti o meno, che passano per la nostra testa e noi teniamo per noi stessi, escono fuori senza che noi ce ne rendiamo conto.

In altre parole, quando si è ubriachi si è involontariamente sinceri.

 

«Dici sul serio?» chiesi a lui, quasi volendo trovare conferma di ciò che stavo pensando.

Si avvicinò a me, ancora barcollante, e pose il suo viso a pochi centimetri dal mio.

Puzzava terribilmente d’alcool, ma i suoi occhi… I suoi occhi erano pieni di gioia, sembravano lanciare scintille, e facevano ancora quello strano effetto magnetico ai miei. Così non riuscì a muovermi, mentre lui accarezzava lievemente la mia guancia e sussurrava piano.

«Ma certo Lily, certo che dico sul serio.»

«Ma… Ma perché ti sei ridotto così?» chiedo, in un sussurro angoscioso che temo non udirà.

Posso vedere i muscoli del suo viso contrarsi per sorridere, nonostante la penombra, e poi tornare a rilassarsi in un’espressione piuttosto triste.

 «Perché sto male Lily, quando ti vedo con lui… Davvero non capisci quanto tu sia importante per me?»

Gli regalo un sorriso, e lui sembra essere ancora più felice di prima, vedendolo.

Lo aiuto a sdraiarsi nuovamente e, finalmente, cade in un sonno profondo in pochi minuti. Gli lascio un bacio sulla guancia prima di uscire dal dormitorio, con qualche chiazza sulle guance rosee e un sorriso incerto ma autentico dipinti sul mio viso candido.

 

 

«Io… io vado a letto, buonanotte» vedo Remus ridestarsi al mio tono distaccato, mi guarda negli occhi e per un attimo scorgo confusione nel suo sguardo, come se fosse combattuto tra il dire qualcosa e fare qualcos altro.

Quando sto per aprire la porta del mio dormitorio, mi sento chiamare. Scendo le scale, mi affaccio verso il pianerottolo in basso, alla base delle scale dei dormitori, e vedo Remus in piedi, con ancora quello sguardo incerto in viso.

«Mi hai chiamato?» chiedo, con gli occhi sbarrati di curiosità.

Non parlavamo da quel fatidico pomeriggio al lago, in cui avevo capito che tra noi non ci sarebbe mai stato nulla di più di una semplice amicizia.

Che io, ahimè, avevo scoperto di non volere.

«Io, ecco… In verità si… Che ne dici di scendere ancora un po’ giù alla festa? Non ricordo di aver visto Sirius, mentre James e Peter sono KO… Non ho sonno, credo che sarebbe meglio restare ancora giù per un po’, perché sai, alla fine…»

Interrompo il suo monologo contornato da tanta ansia e insicurezza, dato che non mi guarda negli occhi nemmeno per un attimo, mentre parla e si sfrega le mani.

«Va bene, scendo con te…Nemmeno io ho sonno, in effetti»

Alza la testa di scatto, mi guarda finalmente e mi sorride, anche se lievemente. Io gli sorrido rassicurante, così la sua espressione diviene infine più tranquilla.

Arrivati in Sala Comune molti ci osservano, e sussurrano chissà che. Vedo lo sguardo di Remus irrigidirsi, lo guardo e sorrido.

Qualunque cosa dicano, non importa. Sono solo pettegolezzi.

 

«Remus, Lene! Venite qui!» Alice, che sta sul divano più ampio con Frank, ci fa un cenno della mano mentre entrambi sorridono, così ci avviciniamo a loro dopo esserci scambiati uno sguardo d’intesa.

«Ali! Hai visto Mary?»

«No, in effetti!» risponde la mora, incupita.

«Eppure…» sussurra Frank, mentre fissa il fuoco.

«Cosa, tesoro?» gli chiede Alice, attenta.

«Eppure mi sembra di averla vista uscire con Sirius, un po’ di tempo fa…»

«Da soli?» chiede Remus, dubbioso, con un’espressione che ha dell’incredibile. In effetti, che potevano fare Sirius e Mary da soli? Non si parlavano nemmeno, ultimamente.

Frank sorride malizioso, e risponde

«Oh, ma non vi allarmate! Credo stessero bisticciando…»

Noi tutti scuotiamo la testa con disapprovazione, e sorridiamo lievemente.

Vedo Remus incupirsi.

«Tutto bene?» chiedo a bassa voce, dubbia.

«Non so… Sono usciti da un po’ e nessuno dei due è ancora rientrato… E se li andassimo a cercare?» Annuisco immediatamente, in effetti è strano che non siano rientrati. Ci congediamo in fretta dalla coppietta storicamente felice, e usciamo dal buco del ritratto. Mi rendo conto di essere molto tesa; che dirò adesso che siamo rimasti da soli?

 

 

«Signorina MacDonald, adesso può andare. Terrò Black in osservazione per tutta la notte»

Sirius mi guarda con una faccia da cane bastonato, la Chips lo ammonisce con sguardo omicida ogni volta che prova ad alzarsi. E’ molto debole, ha ragione l’infermiera a tenerlo a riposo.

Mi incammino verso l’uscita, ma poco prima di aprire la porta mi rendo conto che non voglio andarmene. Non voglio lasciarlo lì, dopo quello che ha appena passato.

Sospetto che incida il senso di colpa nella mia improvvisa volontà di assisterlo, ma in fondo so che, se lascerò quella stanza in quel momento, non saprò mai cosa ha significato quel bacio; probabilmente, il giorno dopo, saremmo tornati a bisticciare e…

No, dovevo sapere.

«Signorina Chips?» mi volto e vedo Sirius alzare la testa di scatto dal cuscino, sorpreso di vedermi ancora lì. L’infermiera alza la testa, mentre prepara chissà quale intruglio da somministrare al suo paziente-prigioniero.

«Si, signorina MacDonald?»

«Mi chiedevo se… Potessi restare qui, stanotte. Insomma, non c’è nessuno qui e…»

«Oh no, niente storie! Non se ne parla nemmeno»

Vedo in lontananza Sirius alzarsi a fatica dal suo letto, tremante. Mi precipito subito da lui per paura di vederlo nuovamente crollare sotto ai miei occhi, e lo vedo lanciarmi un occhiolino mentre Madama Chips sbraita sotto gli occhi di entrambi.

«Oh, Miss Chips…» esclama Sirius con espressione svenevole. Subito attira l’infermiera che si precipita da lui e inizia a tastargli la fronte, preoccupata.

«Sa, credo che stare in compagnia della signorina MacDonald possa solo far bene sia a me che a lei…» continua con lo stesso tono e la stessa espressione di chi sembra a un passo dalla morte.

Trattengo un risolino per un pelo, fingendomi preoccupata per reggere il suo gioco.

«E perché mai, signor Black?» chiede Madama Chips, attenta e improvvisamente premurosa.

O Merlino, non ditemi che anche lei ha un debole per Black!

«Beh, dopotutto si è rivelata un’ottima soccorritrice, no? E poi almeno lei potrà dormire tranquilla… Suvvia Poppy, non mi dica che la mia proposta non la alletta nemmeno un po’!» Si avvicina piano all’infermiera passandole un braccio attorno alle spalle, come se stesse parlando con una sua spasimante o qualcuno che conosce da tempi immemori.

«Mi dica, da quanto tempo non dorme per una notte intera?» chiede lui a bassa voce in tono confidenziale, scrupoloso e quasi dispiaciuto a lei, che subito si incupisce.

«Beh, io… In effetti…»

Sirius batte le mani, sorridendo vittorioso e tradendo la sua aria debole per un attimo. Si rende conto dell’errore e subito rimedia con un sospiro e una mano sulla fronte, come se stesse per avere un mancamento.

«Signor Black, si sdrai!»

Lui mentre si sdraia le afferra la mano, la guarda negli occhi con uno sguardo compassionevole.

«Allora siamo d’accordo?» chiede con voce suadente.

Madama Chips arrossisce lievemente e un sorriso da ebete, più simile ad una smorfia in effetti, affiora sul suo viso.

 

Non è possibile. E’ riuscito ad aggirare ANCHE Madama Chips!

 

Penso, con espressione incredula e allo stesso tempo divertita. Questa fa un accenno rapido del capo e si allontana da noi, chiudendosi nel suo studio a piccoli passi incerti.

«Non è… Non è possibile, sei riuscito a convincerla!» dico, guardando ancora la porta dietro cui è sparita l’infermiera. Sposto il mio sguardo verso di lui e gli vedo fare un’alzata di spalle.

«Ho i miei mezzucci, Mac…»

Rido incredula, e lui mi segue, mentre si sistema meglio sul cuscino e posiziona le sue braccia dietro la nuca.

Sento i suoi occhi puntati su di me mentre sono impegnata a guardare un punto indefinito della stanza.

«Mary?» chiede incerto.

«Mmm?» rispondo io, mentre mi sistemo su una seggiola.

«Perché hai deciso di restare? » chiede, serio, invogliandomi con gli occhi a ricambiare il suo sguardo. Apro la bocca per parlare, ma poi la richiudo, incerta sul da farsi. Si solleva dal cuscino per osservarmi meglio, in attesa.

Ha un’espressione tenera dipinta in viso, che non ho mai visto prima. Ha la testa leggermente inclinata su di un lato e gli occhi ben aperti, mentre la sua bocca è socchiusa in un’espressione curiosa. La sua attenzione è tutta rivolta a me.

«Beh… Io… Non so» dico, mentre mi guardo le mani nell’atto di sfregarle.

Lo vedo alzarsi dal letto con la coda dell’occhio, si china verso di me ponendosi alla mia stessa altezza, poi sento la sua mano sul mio mento, mentre cerca di avvicinarlo al mio viso.

«Hey…»

«…Hey» rispondo, sorridendo incerta, mentre ancora regge il mio viso con un dito, e mi scruta.

«Dimmi cosa c’è che non va…» mi chiede, mentre lo vedo inghiottire qualcosa di inesistente. Sembra nervoso, ma lo è quanto me?

Coraggio Mary, digli la verità.

 

«Perché… Perché mi hai baciata?» chiedo in un sussurro, poco dopo mi rendo conto che probabilmente non mi ha sentita, ma lo vedo stringere la mia mano, con una nota insicura nella sua voce.

«Perché… Io… Non so bene come spiegarlo…» dice lui borbottando, chiaramente confuso.

Sospiro e mi volto a guardare qualcosa che non sia lui.

Povera illusa. Credevi l’avesse fatto perché gli piaci?

Lui sembra accorgersi della mia espressione e, con un gesto lento e delicato della mano, pone dinuovo il mio viso di fronte al suo.

«Quello che so è che non ti sto prendendo in giro, davvero… Tu per me non sei… l’ennesima conquista»

«Black, non attacca…» dico risoluta mentre mi alzo. Lui si alza e afferra il mio braccio, capendo che sto per allontanarmi da lui.

«Dico sul serio… Tu…»

«Io?» chiedo, incerta ma desiderosa di sapere, mentre mi avvicino nuovamente al suo viso. Siamo entrambi in piedi, uno di fronte all’altro, e ci scrutiamo negli occhi, entrambi desiderosi di trovare una soluzione ai nostri dubbi negli occhi dell’altro.

«Quando sono con te… Sento tante cose, sai?» dice lui, sorridendo sghembo. Sembra quasi un bambino che ha appena scoperto dell’esistenza di babbo natale, seppur contenendo il suo entusiasmo. Leggo l’insicurezza e oserei dire la paura di agire nei suoi occhi, un’espressione che non si abbina al suo viso spavaldo e sorridente, sempre sicuro.

«Cosa?» chiedo io, ansiosa.

«Non so bene come spiegarlo, non mi è successo… Mai, in effetti»

Il mio cuore salta un battito, o forse due, forse tre.

Non so dire di preciso per quanto tempo trattengo il respiro, mentre lo vedo indeciso sul da farsi, a pochi centimetri dal mio viso.

 Un moto di coraggio mi investe, in pochi secondi mi avvicino al suo viso e pongo le mie labbra a un millimetro dalle sue. Mi guarda negli occhi e, un secondo dopo, taglia tutte le distanze poste tra noi, baciandomi nuovamente.

Appoggio le mani dietro la sua nuca, intrecciando le dita tra loro, mentre lui regge i miei fianchi con entrambe le mani, stringendomi delicato.

Interrompo il bacio ancora una volta lento e dolce, poggiando la mia fronte sulla sua e tenendo i miei occhi chiusi.

«Ci tengo davvero a te, Mac… Credimi » mi sussurra con tono fermo ma leggermente malinconico.

Apro gli occhi battendo più volte le mie ciglia lunghe, mentre ancora siamo stretti l’uno nelle braccia dell’altra, e osservo i suoi occhi grigi. All’interno, sembrano distinguersi delle pagliuzze scure, forse blu, ma il grigio che domina le sue iridi è limpido, quasi vicino all’azzurro adesso, e gli occhi sono lucidi, raggianti.

«Non è facile per me crederti…» Sussurro io, pentendomi poco dopo di quelle parole pronunciate, dato che la sua espressione muta da serena a inquieta.

Chiude gli occhi per un attimo in un gesto sconsolato, poi li riapre.

«Io… Lo so e mi dispiace… Ma io non ho mai provato niente di simile, davvero, con nessun’altra»

Gli accarezzo i capelli neri e ondulati, delicatamente, mentre lo vedo osservarmi ancora, quasi come se non potesse staccare i suoi occhi dal mio viso.

«Nemmeno io…» dico sorridendo.

Lui risponde con un sorriso raggiante, e mi lascia un bacio delicato sulle labbra. Ridacchiamo entrambi, mentre lui mi accarezza i capelli guardandoli incantato.

Sono Mary MacDonald, e sono tra le braccia del tanto odiato Sirius Black.

Sono felice in questo momento, come mai avevo immaginato di poter essere con il ragazzo più donnaiolo, prepotente e odioso della scuola.

Sono innamorata di lui, negarlo a me stessa mi renderebbe più insulsa di quanto io già mi senta.

E sto rischiando davvero, davvero troppo.

 

Ma mi avvicino al suo viso baciandolo stavolta meno incerta e con più passione, mentre sono ancora stretta tra le sue braccia e lui tra le mie. Mi sento stringere di più nel suo abbraccio, e sento le sue labbra soffici e carnose curvarsi in un sorriso mentre risponde al mio bacio.

La porta si spalanca, rivelando due figure a dir poco sbigottite data la scena che gli si para davanti. Ci stacchiamo in un attimo, mentre finalmente qualcuno di noi rompe il silenzio.

«Merlino… Cosa diavolo è successo?»

«Oh, amico… Storia lunga» risponde Sirius mentre mi guarda interrogativo.

Hem Hem... Scusate per il ritardo, mi rendo conto che sono in ritardo di una settimana D: Ma ho avuto esami e non ho avuto il pc con me, quindi anche volendo pubblicare mi era davvero impossibile! Grazie a Fremiona_TiriVispi, Lettriceappassionata e HP_dream per aver recensito lo scorso capitolo!
Spero che io possa farmi perdonare con questo che... Insomma, porta ad un punto la coppia di Sirius e Mary ma i dubbi che affliggono entrambi non rendono di certo le cose facili! STAREMO A VEDERE.
Spero continuerete a leggere, mi aspetto tanti commenti/consigli/suggerimenti da parte vostra! Mi raccomando!
Grazie mille, vi adoro tutti.
Alla prossima!
Baci, Marauder11

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Capitolo 38
*** Capitolo Trentottesimo - Bassi fondi e regnanti ***


Capitolo Trentottesimo – Bassi fondi e regnanti

 

Continuavamo a guardarci tutti e quattro, in silenzio.

Io e Sirius imbarazzatissimi tentavamo di reggere gli sguardi sbigottiti di Remus e Marlene, che stavano ancora vicino alla porta d’ingresso dell’infermeria.

In realtà, i loro visi più che sbigottiti sembravano in attesa di qualcosa; magari si aspettavano che da un momento all’altro uno di noi dicesse “Scherzetto! Ci siete cascati eh?!” per poi ridere tutti insieme della situazione. Ci guardavano, mi venne anche da pensare, come se fossimo dei mollicci che in quel momento avevano preso le sembianze dei loro amici oppure sotto l’effetto della polisucco, e quindi sembrava stessero aspettando che riprendessimo la nostra forma originale per poterci smascherare.

Perché è impossibile vedere Sirius e Mary baciarsi così dolcemente, stretti l’uno nelle braccia dell’altra; impossibile vederli sorridere mentre sono persi l’una negli occhi dell’altro.

No, non poteva essere.

Marlene sembrava assente, il suo sguardo vacuo roteava a mezz’aria tra le figure di Sirius e Mary; sembrava fosse pietrificata.  Remus invece, seppur immobile, scrutava alternativamente i due e, data la sua espressione facciale, né Sirius né Mary riuscirono a captare la natura dei suoi pensieri.

Ma qualcosa sembrò cambiare.

Lene si riscosse, e si avvicinò piano a Mary, mentre lanciava occhiate furtive a Remus, come per invitarlo a fare lo stesso.

«Mary… Cosa…?» chiese a bassa voce e deglutendo la bionda all’amica mentre mandava occhiate a Sirius. Mary arrossì lievemente, e afferrò la mano dell’amica trascinandola fuori dall’infermeria. Remus seguì le due con lo sguardo; uscite dalla porta, i suoi occhi furono puntati su Sirius che, nel frattempo, si era seduto sul letto e aveva dipinta sul suo viso un’espressione che forse voleva risultare indifferente.

«Hem hem»

Sirius si riscosse, quando si accorse di avere Remus seduto al suo fianco. Spostò lo sguardo verso di lui, e questo lo guardava con aria compiaciuta, trionfante.

Sirius sospirò e alzò gli occhi al cielo, mentre Remus continuava ad osservarlo.

«Senti Rem, non iniziare…»

«Iniziare? A fare che? Non ho fiatato!» disse Remus sorridente, mentre alzava le mani in alto in segno di resa.

Sirius sbuffò, l’espressione soddisfatta sul viso di Remus si fece ancora più evidente.

«Stavamo litigando, quando sono ruzzolato giù dalle scale… Non ricordo molto, so solo che quando mi sono risvegliato avevo le labbra di Mary incollate alle mie… Dice che… che il mio cuore si era fermato, così ha praticato la respirazione artificiale…»

Remus era rimasto in silenzio, stranamente, e Sirius capì perché poco dopo. Si voltò in direzione dell’amico e notò che la sua espressione era mutata del tutto.

Il terrore era dipinto sul suo viso. Le sue labbra erano bianche, il suo colorito, seppur già di natura pallido, era sparito e sembrava avere gli occhi fuori dalle orbite. Sirius poggiò una mano sulla spalla dell’amico, e gli sorrise rassicurante.

«Amico, va tutto bene adesso…»

Remus si alzò di scatto, iniziando a dirigersi a grandi falcate verso la porta.

«Ma perché diavolo non ci ha avvertiti? Per Godric, sono sicuro che se James sapesse questa storia sarebbe furibondo! Tu potevi morire! Ah no, ma stavolta»

«Remus, basta!»

Prima che Remus potesse raggiungere Mary in corridoio, Sirius cacciò un urlo deciso in direzione dell’amico che interruppe il suo monologo immediatamente.

«Ma Sirius…»

«Lo capisco, Rem, ma lei ha pensato intanto a salvarmi la vita, capisci? Avresti preferito che mi avesse lasciato lì per chiamare te e James?» chiese Sirius lentamente. Remus lo fissò. Si scambiarono uno sguardo d’intesa, così Remus tornò a sedersi al fianco di Sirius, senza proferire parola.

Stettero qualche secondo così, in silenzio, in attesa di sentire ciò che aveva da dire l’altro.

«Sirius… io non vorrei, ma insomma… Cos’è successo tra voi?»

Sirius sbuffò in un risolino e guardò finalmente l’amico, che lo osservava con espressione curiosa, in attesa.

«Al… Al mio risveglio mi sono ritrovato con le sue labbra sulle mie e… Mi è sembrato tutto così… Surreale. Capisci? Ricordo di aver aperto gli occhi e di aver visto i suoi chiusi e la sua fronte corrugata, concentrata… E poi notai le sue guance, e vidi che delle lacrime che scendevano lungo di esse… E le sue ciglia erano inumidite… Non so perché ma mi sono ritrovata a baciarla, ecco…»

Remus lo guardava con espressione a dir poco sbigottita in volto, come se non riconoscesse l’amico davanti che a tratti sorrideva mentre parlava di Mary.

Sirius e Mary? COSA?

Insomma, lui immaginava che tra i due potesse nascere qualcosa, non facevano altro che bisticciare certo, ma aveva notato i loro intrecci di sguardi. Non si erano indifferenti, senza dubbio. Aveva anche sbattuto in faccia la verità a Sirius, tempo prima, che si era detto tra l’altro più e più volte indifferente alla cacciatrice di Grifondoro.

E adesso?

Adesso Sirius sembrava così addolcito dal pensiero di Mary, l’aveva baciata. E ne parlava senza problemi, senza paura di mostrarsi felice  di averlo fatto!

Sirius addolcito?

Insomma, possibile che una caduta dalle scale potesse mettergli la testa a posto?

Si riscosse dai suoi pensieri in quelli che potevano definirsi attimi, o forse un bel po’ di minuti, visto che Sirius continuava a sventolare una mano davanti al viso dell’amico che sembrava caduto in trance.

«Sir?»

«Si, Rem»

«E… adesso?»

L’espressione di Sirius si fece più cupa improvvisamente. Si alzò dal letto e, quando parlò, lo fece dando le spalle all’amico.

«Lei… Lei non si fida abbastanza di me… Io…» Sirius sbuffò sonoramente, mentre si stringeva i capelli con le mani. Si girò di scatto verso Remus, che gli rivolgeva uno sguardo dispiaciuto ma allo stesso tempo consapevole.

«Beh, non puoi biasimarla…»

«Lo so Lunastorta, lo so… Ma che devo fare?»

Remus si alzò, ponendo le sue mani dentro le tasche dei suoi pantaloni. Iniziò a camminare avanti e indietro, mentre rivolgeva delle occhiate distratte al soffitto.

«Aspettare, immagino…»

«Aspettare?»

«Si, beh… Dovrai dimostrarle che tu tieni sul serio a lei. Conquistare la sua fiducia, capisci?»

Sirius annuì distrattamente, mentre tastava con le mani la sua camicia da notte.

«Tanto per essere chiari: dovrai smetterla di lanciare occhiate maliziose a tutte le ragazze che passano davanti ai tuoi occhi, non dovrai dare importanza alle loro attenzioni, smetterla di attirare la loro attenzione…» contava Remus con le dita, mentre un sorriso sghembo campeggiava sulle sue labbra.

«Ma così dovrò lasciare campo libero a James!» disse Sirius con foga, con un’espressione molto simile a quella di un bambino capriccioso, anche se sotto sotto rideva.

Sirius si ridestò quando vide Remus sorridere malizioso.

«Oh amico, non credo che a James importi fare il donnaiolo…»

«Ma come? A proposito! Perché quel mascalzone non è qui a piangere al mio capezzale?» Le labbra di Remus si incurvarono in un sorriso compiaciuto ancora una volta.

«E’ su, con Lily… In realtà non lo sa, perché è ubriaco fradicio, ma sta dichiarando tutto il suo amore a lei» concluse sghignazzante.

Sirius dapprima fu incredulo, poi la sua espressione mutò.

Entrambi gli amici iniziarono a ridacchiare malandrinescamente, fin quando un’imperscrutabile Lene e un’ansiosa Mary fecero il loro ingresso nella stanza. Camminarono verso i due, poi Mary si pose proprio davanti a Sirius, che la tirò a sé con un braccio in un gesto d’affetto. Lei si liberò in fretta dalla presa, e lo fissò finalmente negli occhi, tesa.

«Noi… noi dobbiamo parlare, Sirius»

 

 

Camminava a passo spedito verso l’aula di Difesa.

Era in ritardo.

Incredibilmente e straordinariamente in ritardo, come mai lo era stata.

Era una studentessa modello, a detta di tutti una delle migliori del suo anno e forse tra i più talentuosi dell’intera scuola.

Lei, rigorosa e altezzosa studentessa, ligio prefetto di Grifondoro, era in ritardo.

Era capitato più volte quell’anno, e prima di entrare al sesto anno non le era mai successo.

MAI.

Pensava a questo quando entrò nell’aula, ed era più che infuriata con sé stessa per il suo mancato rispetto delle regole.

«Signorina Evans. Mi dispiace, ma devo. 5 punti in meno per Grifondoro, per il suo ritardo»

Lily era mortificata. Aveva appena aperto bocca per spiegarsi ma ormai non aveva senso. «Professor Foreigner… Mi scusi, non era mia intenzione…»

«Ne sono certo cara, ma sono le regole. Accomodati, prego»

Le ragazze la guardarono preoccupate ma nessuna di loro le aveva tenuto il posto. Lanciò uno sguardo omicida a Mary, che la ricambiò dispiaciuta dalla sua postazione, che divideva con Alice.

Ottimo!

Mentre osservava la stanza in cerca di un posto a sedere, il professor Foreigner intuì i suoi pensieri  

«Signorina Evans, non sono rimasti molti posti a sedere, come vede. Si metta vicino al signor Piton»

James si rizzò sulla sedia, quasi come se questa avesse improvvisamente le spine. Allungò il collo per seguire Lily con lo sguardo, mentre Sirius al suo fianco lanciava occhiate minacciose a Severus.

Oh, non poteva andare peggio di così.

Lily si diresse a passo spedito verso il posto designato dal professore senza battere ciglio; si sedette, prese il libro di Difesa e scaraventò la sua borsa a terra senza pietà. Cercava in tutti i modi di evitare di guardare dalla parte di Severus, non voleva per nessun motivo al mondo incrociare il suo sguardo.

Faceva male.

Troppo male.

Ancora male.

Così si guardò intorno, e notò che, mentre Remus e Sirius parlottavano tra di loro guardando in sua direzione, Potter aveva lo sguardo puntato su Piton.

Non lo aveva mai visto guardare così qualcuno. Aveva un’espressione aggressiva, gelida, come se stesse incenerendo Piton con lo sguardo.

Disprezzo.

Provava disprezzo nei confronti di Severus.

Mai forse, però, quanto Lily ne provava per il compagno di banco.

Le parole del professore arrivavano ovattate alle sue orecchie, riuscì addirittura a non sentire più la sua voce quando udì qualcuno alla sua sinistra che chiamava il suo nome, quasi sussurrandolo.

 

«Lily… Lily, ti prego, ascoltami»

Severus la stava implorando di guardarlo, di ascoltarlo, ma lei lo ignoravo fingendo di leggere qualcosa sul libro riguardo ai sortilegi scudo.

«Lily, lo so che non stai leggendo… ti conosco, mi stai solo ignorando…»

«Chiediti il perché, Piton» rispose Lily senza guardarlo, in un soffio sprezzante

«Lily, ascoltami… devi stare molto attenta… ce l’hanno con te!»

Il verde si immerse nel nero per la prima volta dopo tempo. Lily si girò di scatto, iniziando a fissarlo.

Severus resse il contatto visivo, non poteva distogliere lo sguardo, non ora che lei lo stava fissando e gli stava rivolgendo le prime attenzioni dopo tanto, troppo tempo.

Lo fissava, si. Disdegnosa.

«Cosa diavolo stai cercando di dirmi? Mi stai forse minacciando?» sibilò la rossa, furibonda. I suoi occhi verdi lanciavano scintille.

«Io… no, io non lo farei mai! Io voglio solo avvertirti di stare attenta… Loro ce l’hanno con te, Lily, capisci? Senti, tu..»

«Loro chi? I tuoi amici Mangiamorte? E perché dovrei tener conto delle tue parole, se proprio tu sei uno di loro!»

Sbattendo il libro Lily si alzò, prese la sua borsa e uscì dall’aula. La campanella era per fortuna suonata appena in tempo, giusto in tempo per andare via di lì senza sentire altro da lui.

Quasi correva Lily quando sentì qualcuno alle sue spalle che camminava in sua direzione

«Lily! Aspetta!»

Le sue amiche. Si fermò e si voltò a guardarle mentre la raggiungevano col fiatone.

«Ragazze… scusatemi»

«Oh, ma dove eri finita? Perché sei arrivata così in ritardo?»

«Ho dovuto accompagnare una ragazzina che si era persa e non riusciva a trovare l’aula di Divinazione… Quella stupida megera dell’insegnante sposta la posizione dell’aula di tanto in tanto così che i suoi alunni possano “intuire” dove si trovi con il loro occhio interiore! Non lo trovate ridicolo?»

«Oh beh, io l’ho sempre detto che quella materia è assolutamente ridicola!» disse Mary ostile, mettendo le mani avanti

«Ma Lily, potevi dire al professore che eri in ritardo per quel motivo, sono sicura che avrebbe compreso…» disse Emmeline ragionevolmente

Lily annuì facendo spallucce e rispose «Beh, non ero in vena di replicare… recupererò quei cinque punti… c’è Pozioni pomeriggio!» concluse fiera, beccandosi un’occhiataccia da Lene che invece in Pozioni era un disastro.

Tutte risero all’espressione avvilita di Marlene, che nel frattempo era stata raggiunta da un’amica di Corvonero assieme ad Emmeline.

«Andate, vi raggiungiamo dopo!» disse Mel, Lene annuì vicino a lei.

Così Alice si affiancò a Lily mentre Mary stava proprio dietro di loro, mentre tutte e tre si dirigevano verso l’aula di Antiche Rune.

«Tesoro… Ho notato che tu e Piton avete scambiato qualche parola… sbaglio?» chiese cauta Alice mentre intratteneva uno scambio di sguardi con Mary. Dal quinto anno, l’argomento “Piton” era stato praticamente tabù.

Lily sembrò inviperirsi ma cercò di assumere un’aria indifferente «Bah, si, mi ha detto di stare attenta o cose così…»

«Stare…attenta?» chiese Mary aggrottando le sopracciglia, mentre avanzava a fianco dell’amica.

«Beh non gli ho dato molto ascolto, ma sembrava volesse dirmi di stare attenta perché… Boh, non ricordo. Possiamo cambiare discorso?»

Mary e Alice si scambiarono uno sguardo fugace, entrambe avevano l’aria preoccupata. Piton aveva detto a Lily che doveva stare attenta.

Che fosse un avvertimento?

Che la loro amica fosse in pericolo?

Tuttavia decisero di non approfondire la questione, non almeno in quel momento, perché sapevano che se Lily non si era già innervosita, almeno non visibilmente mentre parlava di Severus, l’avrebbe fatto grazie ad una loro ulteriore domanda a riguardo.

«Certo, Lils… Hai già consegnato la traduzione di Antiche Rune?»

Chiese Mary speranzosa. Lily la guardò truce, sospirò con un mezzo sorrisetto e disse «Mary, non avevi detto di averla già fatta la settimana scorsa?» Il viso di Mary si fece cupo «Beh… ecco… io… è che, insomma»

«Ecco qua, caso disperato! Per tua fortuna non l’ho ancora consegnata, ma ti conviene dare un’occhiata in fretta…vorrei consegnarla alla fine della lezione!» disse Lily gesticolando l’indice davanti al naso di Mary, che annuiva ripetutamente sorridendo. Mentre stava per afferrare la pergamena che le porgeva Lily, che sarebbe stata la sua salvezza, la rossa alzò un sopracciglio e la tirò indietro. Prima voleva divertirsi un po’.

 «Ah, dai Lils! Dammela!»

Mentre Lily sorrideva compiaciuta allo sguardo dell’amica supplichevole, si portò la preziosa pergamena alle spalle.

«Tu mi prometti che stud… ma che diavolo…?»

Qualcuno che passava di lì gliela tolse di mano con un gesto fulmineo.

«Evans, Evans, Evans… Cosa abbiamo qui?» chiese una voce fastidiosa, molto fastidiosa. Lily si ritrovò contemporaneamente a pensare però, che le faceva piacere sentire il suono di quella voce. Pensò improvvisamente alla sera prima, a quello che James le aveva detto da ubriaco…Ricordava?!

Nascose la sua espressione addolcita.

Alzò gli occhi al cielo, incrociò le braccia e alzò un sopracciglio.

«Potter, dammi subito quella pergamena o… o…»

Lui la guardò con un sorrisetto indispettito, mentre si aspettava di ricevere la sua consueta minaccia di morte.

«O?»

Lily gliela strappò di mano e lo guardò, provocandolo. Lui rimase dapprima di stucco e poi cominciò a ridere, trascinando anche le ragazze e infine Lily stessa nella risata. Tornò serio e si avvicinò alla rossa, che guardava altrove infastidita dalla sua risata.

«Lily, posso parlarti in privato?»

«Evans…» rispose lei, ancora arrabbiata per il dispetto.

«Oh e va bene, Evans. Posso parlarti?»

Lily sbuffò e fece cenno alle amiche di proseguire. Diamine, voleva parlargli di quello che le aveva detto? Voleva dirle che era tutto falso, che non le importava niente di lei e che era solo ubriaco?

Lo stomaco di Lily si contorse dall’ansia.

«Dimmi Potter…» Sentiva lo sguardo di Potter su di lei ma non aveva il coraggio di fissarlo. Si appoggiò al muro con la schiena, portando una gamba a mezz’aria, poggiando un piede sul muro. Le braccia ancora incrociate, intenta ad osservare chissà che.

«Se mi guardi mentre ti parlo non mi offendo mica eh…» disse lui, pungente, a pochi centimetri da lei.

Lily sospirò e si sforzò. Il verde incontrò di nuovo il nocciola, mentre il suo battito pian piano accelerava. La sua espressione rimaneva comunque impassibile, nonostante adesso James le stesse rivolgendo uno dei suoi raggianti sorrisi. La sua espressione mutò, e divenne serio.

«Io… ecco… probabilmente non dovrei ma mi chiedevo… cosa voleva Piton?»

Lily aggrottò la fronte alla domanda di Potter, mentre un cipiglio severo molto simile a quello della McGranitt si formava sul suo viso. Non si aspettava quella domanda, no.

«Che ti importa, Potter?» disse Lily rabbiosa, probabilmente delusa dal fatto che lui non avesse accennato a ciò che si aspettava di dover affrontare, prima o poi. No, sicuramente non ricordava di averle detto che teneva a lei e che voleva che lasciasse Josh.

«Maledizione, mi importa eccome!» disse lui d’impeto, furioso, facendo arrossire Lily che prontamente volse il suo sguardo altrove. Lui si rese conto di aver provocato imbarazzo in Lily e cercò di ridestarsi, ma non aveva notato il rossore sul viso di lei. Spostò lo sguardo altrove, e continuò incerto.

«Ti ha minacciata, non è vero?»

Lily sospirò e lo guardò negli occhi

«Potter, davvero, non dovresti preoccuparti, io so badare a me stessa…»

«Da quello che dici, ne deduco che non mi sbaglio…» disse lui, sicuro, mentre incrociava con aria solenne le braccia al petto.

«Ah dai, smettila! Mi ha detto qualcosa come “stai attenta” o cose così ma… aspetta!» Lily afferrò il braccio di James bloccandolo, mentre stava già partendo alla carica verso Piton che proprio in quel momento stava passando di lì e gli stava rivolgendo uno dei suoi soliti sguardi disdegnanti

«Aspetta… ti prego, non fare niente. Ti prego! Non devi dire o fare niente! Lo lascerai in pace?»

«Ma Li… Argh, EVANS! Dovrebbe essere lui a…» urlò James, in preda ad un attacco di nervi prima che Lily lo interrompesse.

«Si, dovrebbe essere lui a lasciarmi in pace e lo farà. Tu nel frattempo però non farai niente, vero?» chiese Lily, fissandolo dritto negli occhi, sicura di ottenere quello che voleva.

Lui issò bene la borsa sulle spalle e, prima di andarsene, staccò gli occhi da lei e rispose, improvvisamente distaccato.

«Non ti prometto nulla… Ci si vede, Prefetto Evans»

 e si incamminò con fare spedito verso i suoi compari che camminavano poco più avanti rispetto a lui, lasciandola piantata in asso. Erano diretti verso l’aula di Babbanologia. Lily rimase a bocca aperta.

Ridestandosi, notò che Sirius era intento ad osservare Mary, che sorridente ricambiava il suo sguardo. Sembrava si stessero dicendo qualcosa con lo sguardo, quando infine Sirius annuì sconfitto ad un cenno di Mary e seguì gli altri.

Lily corrugò la fronte, lanciando un’occhiata ad una sbigottita Alice. Spostò dinuovo il suo sguardo verso James, che ora scherzava con Remus mentre molte ragazze nei dintorni li osservavano sognanti. Sospirò e si mise le mani alle tempie sconfortata, mentre le sue amiche la raggiungevano. Osservò Mary insistentemente ma si rese conto che questa doveva avere la testa altrove, dato che non si era accorta di nulla. Quelle occhiate con Sirius a cosa erano dovute?

Avrebbe parlato con lei più tardi.

«Maledetto Potter…»

«Ahh, Potter!» aveva detto Mary imitando la voce dell’amica.

Lily si era girata truce verso di lei.

«Mac?»

Adesso un sorriso malandrino si era formato sulle sue labbra, che aveva fatto impallidire Mary.

«Si?»

«Scordati la traduzione» rispose Lily alzando un sopracciglio, con un mezzo sorrisetto sulle labbra.

Le tre amiche si diressero insieme verso l’aula.

Due di loro ridevano, una era implorante.

 

 

«Mi aspetto tre rotoli di pergamena in runico per il prossimo martedì riguardo alle creature marine, non voglio copie identiche e non accetterò ritardi nelle consegne, chiaro signorina MacDonald?»

«Chiarissimo…» rispose Mary truce al rimprovero della professoressa.

Quella professoressa la odiava, la odiava fin dal primo giorno. Solo perché quando avevano provato a tradurre la prima letturina in runico, lei aveva detto di aver tradotto “gufo” al posto di “agnellino”! Insomma, quanto potevano essere diversi un gufo e un agnellino?

«Finalmente questa maledetta campanella si è decisa a suonare! Adesso si mangia finalmente!» esultò Alice attonita, mentre camminava assieme alle sue amiche verso la sala grande. Faceva spesso cenno a qualche studente qua e là.

«Hai ragione, oggi è stata una giornata terribile, e ancora abbiamo due ore col Lumacone!» esclamò Lene scocciata

«Il professor Lumacorno Len’, Lumacorno!» ribatté Lily sorridendo all’amica, che da sempre odiava il professor Lumacorno e soprattutto la sua materia.

«Lils, ho sentito dire a proposito che il Luma sta dando un’altra delle sue feste, lo sapevi? Venerdì, il prossimo!» disse Alice civettuola.

Alice Prewett era un pozzo di pettegolezzi, da sempre. Nessuno sapeva come faceva a sapere sempre tutto quello che succedeva in quel castello. Ogni cosa. Ogni singola e maledetta cosa.

Sempre.

«Ah, spero tu ti sbagli Ali! Sarei costretta ad andarci e proprio non sono in vena… Non saprei con chi andare!» disse Lily giù di morale

«Beh, puoi sempre invitare Remus…» suggerì Lene, sorridente

Lily si avvicinò sorridendo all’amica, le passò un braccio attorno alla vita e le sussurrò, maliziosa, all’orecchio

«Amica, ho paura che voglia invitare te alla festa, sai?»

Lene sorrise e arrossì, sognante, e abbracciò l’amica che ricambiò calorosamente.

Mary, Alice e Mel si guardarono all’unisono e si tuffarono anche loro nell’abbraccio, facendo ridere Lily e Lene di cuore.

 

 

La Sala Grande risuonava tra i frastuoni di stoviglie e chiacchiere, all’ora di pranzo, mentre dal tetto grigio di quel giorno arrivava il fragore dei tuoni in lontananza.

Anche fuori dalle ampie finestre si poteva constatare che era una di quelle giornate incerte, in cui non sai dire se le nuvole spariranno o scoppieranno presto in un temporale coi fiocchi.

Tutto era inquieto, mentre Remus tagliava tranquillo la sua coscia di quel solito pollo al curry, il suo preferito.

James di fronte a lui divorava tutto ciò che gli capitasse a tiro, senza nemmeno masticare probabilmente ciò che ingurgitava, dato che spesso Remus notava che si ritrovava a versarsi in fretta dell’acqua per inghiottire tutto quel cibo che gli rimaneva in gola, per evitare di soffocare. Sembrava molto teso.

Sirius invece, non aveva toccato cibo, mentre continuava a guardarsi intorno nella Sala. Aveva in viso la sua solita aria indifferente, ma il più delle volte Remus lo scovava ad osservare l’ingresso della Sala.

Sospettava stesse aspettando di vedere Mary entrare, per iniziare a mangiare tranquillo. Non appena questa fece il suo ingresso, lei sembrò cercare qualcosa e la ricerca terminò quando trovò gli occhi di Sirius intenti a scrutarla. Sirius le fece un cenno interrogativo, a cui lei rispose scuotendo la testa leggermente, mentre accennava a Lily. Questo sospirò, nervoso, e si tuffò sul cibo.

«Remus?» chiese Peter, a fianco dell’amico, mentre aveva la bocca piena.

«Si Pete?»

«Perché oggi sembrano tutti così pimpanti? Ho notato che ci rivolgono spesso delle occhiate strane e parlano tra loro…»

Remus fece un’alzata di spalle, incapace di rispondere, ma qualcuno rispose per lui. Le ragazze li avevano raggiunti al tavolo, Lene si era seduta al fianco di Peter mentre Mary aveva preso posto accanto a lui, esattamente di fronte a Sirius. Emmeline stava a fianco di Mary, mentre Lily aveva presto posto tra James e Sirius per la felicità del primo, Alice tra Sirius e Frank.

«Perché è il primo febbraio oggi, Petey…» disse con ovvietà Alice, briosa.

Mary e Lily alzarono gli occhi al cielo, i malandrini corrugarono la fronte interrogativi mentre Lene, Mel e Frank sorridevano leggermente.

«Quindi?» chiese Remus, a nome di tutti coloro che non sapevano.

Alice sbuffò sonoramente, e rispose, mantenendo la sua gentilezza.

«Ma insomma! Non ne avete mai sentito parlare?»

«Piantala Ali, dillo e basta. Non vale l’attesa, è una stupidata» disse Mary scocciata, guadagnandosi un’occhiataccia dall’amica che si sentì offesa dalle sue parole scortesi e come sempre troppo dirette.

«Oggi saranno eletti i regnanti! Davvero non ne sapevate niente?»

«I regnanti?» chiese Sirius.

Lily sbuffò.

«Ogni anno vengono eletti il Re e la Regina di Hogwarts… Praticamente i due ragazzi più ambiti, affascinanti, popolari, geniali e bla bla bla…» disse la rossa con aria annoiata.

Alice sembrò infastidirsi al tono dell’amica, e Frank rise leggermente al suo fianco per la sua espressione.

Sirius e James, a differenza degli altri che sembravano non curarsi di quella notizia, si rivolsero ad Alice con aria interessata, non prima di essersi scambiati uno sguardo fugace, divertiti dalla situazione. Remus alzò gli occhi al cielo, notandolo.

«Alice, cara. Da quanto tempo si svolgono queste votazioni dei Regnanti?» chiese Sirius civettuolo, provocando un’espressione infastidita, ripugnante e funerea a Mary, e una opposta ad Alice che sembrava festante.

«Da almeno una ventina d’anni, credo…» rispose lei, sorridente.

James scambiò un ulteriore sguardo d’intesa con Sirius, che annuì sembrando quasi ansioso di saperne di più.

«E chi… chi è stato eletto da quando siamo qui ad Hogwarts, ogni anno?»

«Ah-ha! Sapevo che me l’avresti chiesto!» Alice batté le mani, felice di quella domanda postale da James. Remus, Lily e Mary alzarono gli occhi al cielo, stavolta all’unisono, facendo ridere Lene che fu l’unica a notarlo.

«Al primo anno non so, non ero informatissima allora - disse con una nota di amarezza, quasi pentita di non essersi interessata al gossip fin dalla tenera età – Ma so che voi eravate già in classifica…»

«Davvero?» chiese James, sorpreso, mentre Sirius lo guardava con aria di ovvietà, sventolando una mano in sua direzione.

«Oh, si! Dal terzo anno, diciamo, avete iniziato a scalare la classifica però, piazzandovi già nella top ten»

«Addirittura…» chiese Remus, a mo’ di sfottò.

«Già! Al quarto comunque, ha vinto Sirius… Al quinto, James»

Sirius e James si abbracciarono festanti.

«Oh, amico! Sapevo che saremmo stati i migliori!» disse James in preda all’eccitazione, entrambi con l’aria di chi hanno appena scoperto di aver vinto dei milioni alla lotteria.

«Già! Immaginavo anch’io!»

«Quindi… quindi sono il Re in carica?» chiese James, realizzando l’irrealizzabile.

«Vado a vomitare…» disse sussurrando Mary a Remus e Lily, che annuirono comprensivi.

Alice annuì sorridendo felice che avessero capito, contenta che finalmente qualcuno condividesse con lei il suo interesse per questa competizione, anche se per motivi diversi. Lei si nutriva di gossip per passione, mentre Sirius e James volevano solo essere primi in tutto.

«Votano tutti gli studenti?» chiese Peter, emergendo improvvisamente dal suo posto.

«Si beh, quelli che vogliono partecipare ovviamente… Ogni anno sono almeno 200 su 280 circa, comunque. Quindi la maggior parte, tranne qualcuno di noi e qualche Serpeverde» rispose Alice gentile, con una nota di fastidio alla fine del discorso.

Sirius aveva un’espressione compiaciuta dipinta in viso, mentre mangiava il suo stufato di tacchino. Improvvisamente sembrò riscuotersi, e si rivolse un’ultima volta ad Alice.

«Un momento… Chi è la Regina in carica?»

«Oh, da ben tre anni»

«Alice, ti prego…» disse Mary infastidita,  interrompendo Alice che la ignorò bellamente e continuò.

«Dal terzo anno è Mary Macdonald, la regina in carica. E voci dicono che verrà confermata sicuramente anche quest’anno.»

Sirius si voltò subito a fissare Mary, maliziosamente, mentre questa cercava di ignorarlo. Così si guardò intorno, notando gli sguardi ammiccanti di parecchi ragazzi puntati su Mary.

La sua Mary.

Il moro sentì una sensazione fastidiosa all’altezza dello stomaco, mai provata prima.

Non sapeva si trattasse di gelosia.

 

 

Sonnecchiava a tratti sul divano davanti al camino, la sua aria ancora corrucciata e piuttosto annoiata mentre osservava di sottecchi Mary e Lily studiare su un tavolo poco più in là, in Sala Comune. Pensava e ripensava al giorno prima, a quando Mary gli aveva chiesto di parlare.

Remus e Marlene uscirono dall’infermeria di sottecchi, capendo che Sirius e Mary avevano bisogno di parlare.

Entrambi seguirono i primi due mentre uscivano furtivamente dalla porta d’ingresso, attenti a non farsi udire da Madama Chips. Il rimbombo della porta che si chiudeva si udì per tutta l’ampia sala bianca. Poi Mary osservò Sirius, che si volse a guardarla, in attesa.

«Dimmi tutto…» disse Sirius mentre si sedeva, apparentemente tranquillo, sul suo letto. Mary continuava a torturarsi le mani, fin quando non decise di sedersi accanto a Sirius.

«Volevo chiederti di tenere nascosto tutto quello che… E’ successo tra noi, questa sera»

Sirius deglutì al tono risoluto e deciso di Mary.

«Perché? Ti sei pentita di tutto?» chiese lui scrutandola negli occhi, attento. Lei volse il suo sguardo davanti a sé, tastando con le mani i suoi lunghi capelli biondi che le ricadevano oltre le spalle.

«No, certo che no. Ma non voglio che Lily ci veda insieme prima che io riesca a parlare con lei…»

«Oh. Beh, capisco…»

Lei si voltò a guardarlo e lo vide guardarsi i piedi, immerso nei suoi pensieri. Avvicinò la sua mano a quella di lui e gliela strinse. Lui alzò gli occhi e incrociò le iridi celesti di lei, e sorrise.

Le accarezzò una guancia, scostandole una lunga ciocca bionda dal viso.

«Sicura che non ci sia altro?»

Lei lo guardò e aprì la bocca come per dire qualcosa, poi la richiuse.

Altro? Certo che c’era altro.

«Beh… io… Mi chiedevo che intenzioni avessi tu» chiese lei guardando oltre la finestra che rivelava uno splendido paesaggio oltre le mura di Hogwarts.

«Vorrei che smettessimo di litigare, che parlassimo sempre civilmente come adesso e che… uscissimo insieme»

Mary alzò un sopracciglio, Sirius sospirò e rispose

«…Seriamente, Mac. Intendo sul serio, va bene?!»

«Penso che la parte più difficile sarà... smettere di litigare» disse Mary sorridendo, e Sirius rise forte, trascinando con sé anche lei.

Poi lui si alzò, si pose davanti a Mary che stava ancora seduta sul letto e prese il viso di lei tra le sue mani.

«Allora… Ti va di uscire insieme? Seriamente?» chiese lui, con gli occhi che brillavano, allegri e dolci allo stesso tempo.

Lei sorrise sornione, e si tuffò tra le braccia di lui, abbracciandolo forte.

Si staccarono qualche secondo dopo, mentre gli occhi di entrambi luccicavano.

«Tutto questo non mi sembra vero…» disse lei, in un soffio.

Sirius si avvicinò lentamente alle labbra di lei e le afferrò in un solo gesto tra le sue, facendole schioccare insieme. La guidò in un bacio dolce e lento, che dopo si fece più famelico, mentre lei adesso lo stringeva e attirava a sé.

«Adesso? Adesso ti sembra reale?» chiese lui guardandola come se non l’avesse mai vista prima.

«Oh, si… Adesso si»

Un nuovo scroscio di risate li investì.

«Mac?»

«Mmm?» rispose lei, da un letto vicino ma oltre la tenda di quello di lui.

«Quando pensi che parlerai con Lily?»

Lei si alzò e si diresse nuovamente verso di lui.

«Non lo so, spero domani… Ma vuoi che sappiano tutti di noi? Insomma, te la senti? Siamo già purtroppo al centro di tutto, potrebbe diventare una situazione insostenibile… Diranno di tutto su di noi, lo sai vero?»

Sirius fece un’alzata di spalle, e le prese una mano attirandola a sé.

«Mi è sempre piaciuto stare al centro dell’attenzione…»

Mary alzò gli occhi al cielo, Sirius emise un risolino e continuò.

«Ma si, forse sarebbe meglio tenere all’oscuro il mio FanClub…» disse civettuolo, provocandosi un’occhiataccia da Mary.

«Sei un’idiota» disse lei.

«Ma che c’è che non va? Anche tu hai il tuo FanClub… Non dirmi che vuoi deludere i tuoi fanatici fans?» chiese lui provocatorio, ma leggermente infastidito.

Lei si accorse della nota infastidita nella voce di lui, e fece un mezzo sorrisetto.

«Qualcuno è geloso?» chiese la bionda, suadente, scuotendo i lunghi capelli mentre lo fulminava con lo sguardo. Lui l’afferrò dinuovo e la tirò a sé, lasciandole un bacio delicato a fior di labbra.

Le sussurrò, mentre le sue labbra erano ancora a pochi centimetri da quelle di lei.

«No, sono il tuo fan numero uno»

Mary gli lanciava delle occhiate ammonitrici dall’altra parte della Sala, mentre lui la osservava ed era immerso nei suoi pensieri. Sirius continuava a sentire un ronzio continuo, accanto a sé, ma immerso com’era nelle sue mille domande non realizzò subito che si trattasse della voce di James che si stava rivolgendo proprio a lui.

«…Ohh, ma mi sentirà quell’idiota! Non sposterò i miei allenamenti per i suoi, non sei d’accordo?»

James era a pochi centimetri dal viso di Sirius, intento a scrutarlo dietro le sue lenti quadrate con i suoi grandi occhi nocciola.

Sirius cacciò un urlo quando si rese conto che l’amico era così vicino a lui.

«Sirius? Ma mi hai ascoltato?»

«Amico, e se ti dicessi che non ho sentito una parola?»

James mise su un broncio, mentre Remus prendeva posto davanti a loro.

«Lunastorta, sai che diavolo è preso oggi al nostro Felpato?!» chiese James scocciato al nuovo arrivato, che lanciò un’occhiata interrogativa a Sirius che scosse la testa.

«Ehm, fattelo dire da lui stesso…»

James si volse a guardare Sirius di scatto, che tentò di nascondersi dietro ai cuscini del divano.

«Mmm, allora è successo qualcosa? Magari, non so… Ieri sera?»

«Ramoso, sei un genio» disse Remus con aria di ovvietà, beccandosi un’occhiataccia da James che si sentì preso in giro.

«Parli o ti tiro fuori quello che hai da dire?» chiese James a Sirius, quasi sul punto di arrabbiarsi.

Sirius si alzò e tirò stancamente James per il braccio, tirandolo dietro di sé mentre si dirigevano insieme verso i dormitori, sotto gli occhi curiosi di tutti i presenti in Sala.

«Allora?» chiese James, una volta richiusa la porta dietro le spalle.

Sirius sbuffò

«Io e Mary ci siamo baciati ieri, James…» disse Sirius velocemente, tutto d’un fiato.

«Tu e Mary… Cosa?» chiese James sottovoce. Non credeva alle sue orecchie.

«Più volte, anche… Abbiamo deciso di non litigare più e di uscire insieme»

James batté le palpebre, prima di rispondere ancora, mentre puntava un dito a Sirius come per capire meglio quello che aveva sentito.

«Tu e Mary vi siete baciati… Più volte, anche, e uscite insieme?»

«Già…» disse Sirius, allargando pian piano un sorriso sul suo viso. Ma questo scomparve in poco tempo dal suo viso, per qualcosa che non si aspettava di dover vedere.

«Ma che cosa diavolo ti è saltato in mente?! Mary?»

«Ramoso, davvero, non la sto prendendo in giro… Già lei non si fida di me, se poi ti ci metti anche…»

«MA CERTO! TUTTO IL CASTELLO FA A GARA PER PORTARSELA A LETTO E D’IMPROVVISO IL GRANDE SIRIUS BLACK HA DELLE BUONE INTENZIONI CON LEI? Sirius! E’ una mia amica! Anzi, è come una sorella! Lo capisci?!» disse James quasi urlando, Sirius gli mimò di fare silenzio.

«James, non è come credi amico, davvero! Io… Ci tengo a lei, è tutto nuovo con lei! Capisci? Provo delle cose che io…» disse Sirius, abbassando sempre più il tono della voce mentre si sedeva piano sul suo letto.

James cambiò espressione. Lo guardò con sguardo vacuo, poi si avvicinò lentamente a lui.

«Felpato… Dici sul serio?» chiese James improvvisamente a bassa voce, poi deglutì mentre osservava l’amico in attesa di risposta.

Poi Sirius alzò gli occhi e resse il suo sguardo, grave. E James capì.

«Amico, tra la Evans e Mary direi che siamo proprio fritti…» concluse l’occhialuto tuffandosi sul letto di Sirius sospirando, a fianco a lui.

Questo lo guardò e annuì, sorridendo fingendosi triste.

«Eppure avevamo giurato che non ci saremmo mai interessati a una sola ragazza… Ricordi?»

«Già… Adesso sembra tutto così ridicolo… A cosa servono tutte quelle ragazze se c’è la Evans… Insomma, i suoi bellissimi capelli rossi, così lunghi e così splendidamente ondulati… Hai notato le onde che formano?… I suoi occhi… Hai visto come brillano alla luce del fuoco? Così verdi… Come il campo da Quidditch… Oddio, dannatamente verdi! » Sirius, capendo che l’amico stesse cadendo in uno dei suoi discorsi Lily-centrici, lo zittì colpendolo con un cuscino. Ma James tirò a sé un altro cuscino che stava sul letto a lato, e colpì Sirius in pieno viso. Entrambi si guardarono in cagnesco prima di iniziare a sghignazzare.

«Questa volta ti distruggo…» disse James, ghignando.

«Come sempre devo darti torto, amico» rispose Sirius tagliente.

Che una nuova battaglia di cuscini abbia inizio!

 

 

Ciao a tutti! :3
Mi scuso per il ritardo ma devo dire che questo non è per niente un bel periodo per me, credo che si noti anche dal mio modo penoso di scrivere. Questo capitolo non mi soddisfa per niente, è stato un parto... Ma nonostante abbia provato più e più volte a riscriverlo, non mi è venuto in mente niente di buono :/ Mi dispiace...
Ringrazio le gentilissime persone che mi seguono, mettono la storia tra le preferite e le ricordate. Ringrazio anche chi legge silenziosamente, vi adoro davvero tutti.
Ma comunque devo un grazie speciale alle persone che recensiscono, e mi aiutano ad andare avanti con le loro immeritate parole gentili.
Grazie a : Tenue, Lucy_lucry_lulu (benvenuta, grazie per i tuoi complimenti e considerazioni, giuro che ne terrò conto <3 ), sarapotterhead0601 e le ormai fedelissime HP_dream, lettriceappassionata, Alpha_blacky e blueparadise.
G R A Z I E

Ma non è finita qui, questa volta ho deciso di farvi un regalo (spero gradito, mi aspetto dei commenti a riguardo eh v.v)

HO DECISO DI DARE DEI VOLTI A QUESTI PERSONAGGI!
Vi avviso che per moltissimi sono andata sul "classico", ma ho deciso comunque di farvi vedere che volto do' a questi spettacoli della Row... 
Eccoli!

Lily Evans: https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063787587508094290&oid=106465437185251397020

Mary MacDonald:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063780888054151250&oid=106465437185251397020

Marlene McKinnon:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063798856610922786&oid=106465437185251397020

Emmeline Vance:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063780810515791442&oid=106465437185251397020

Alice Prewett:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063783575485677586&oid=106465437185251397020

Sirius Orion Black:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063790218496362258&oid=106465437185251397020

James Charlus Potter:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063792404321209394&oid=106465437185251397020

Remus John Lupin:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063795036129203250&oid=106465437185251397020

Peter Minus:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063802322807891154&oid=106465437185251397020

Frank Paciock:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063785774887051282&oid=106465437185251397020



Spero i link funzionino! Se non vanno, fatemi sapere! OVVIAMENTE SONO BEN ACCETTI PARERI!
Più in là troverò i volti degli altri personaggi, promesso!!

Adesso vi saluto,
Con affetto
Marauder11

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Capitolo 39
*** Capitolo Trentanovesimo - Buchi neri e rivelazioni ***


Capitolo Trentanovesimo – Buchi neri e rivelazioni

 

«Finito?» chiese Mary, mentre osservava James e Sirius dirigersi verso i dormitori. Lily alzò gli occhi e lo notò. Qualcosa non quadrava di certo.

«No, aggiungo qualche dettaglio e poi ho concluso con questo tema… tu?»

«Si, io ho finito. Inizio con Antiche Rune…»

Lily annuì serena, mentre dei pensieri ingarbugliavano la sua mente calcolatrice. Perché Mary sembrava così ansiosa? Era stata tutto il tempo seria quel pomeriggio, non si era fermata un attimo da quando avevano iniziato a studiare per riposare. Sembrava aver fretta di finire.

«Lil?»

Lily alzò lo sguardo dalla pergamena e guardò Mary, che si mordicchiava il labbro.

«Mi chiedevo se avessi da fare, dopo…»

«Mmm… No, niente da fare per fortuna… La ronda l’ho fatta due giorni fa, domani ho la riunione con il LUMA… Perché?»

«Beh… ti va di fare una passeggiata?» Un sorrisetto soddisfatto si affacciò sulle labbra di Lily. Qualcosa tormentava Mary e voleva parlarne, finalmente. Lily sapeva che quando la vedeva inquieta, non doveva far altro che aspettare. Era meglio non forzarla, fin da sempre. Alla fine, le diceva sempre se c’era qualcosa che non andava e l’aveva fatto anche adesso.

«Certo, tesoro. Così mi dici cosa c’è che non va…» la rossa le fece un occhiolino, e Mary spalancò gli occhi, sorpresa. Come al solito aveva capito.

 

 

Qualche metro più in là…

 

Remus stava seduto sul tappeto, con un libro enorme sulle gambe e la piuma tra i denti. Aveva la fronte corrugata, segno che fosse molto concentrato nella lettura del libro di Babbanologia.

Sentì dei passi, poco distanti da lui, che improvvisamente si bloccarono.

«Remus?»

Il suo stomaco fece un balzo prima che potesse impedirglielo; la voce di Marlene l’aveva raggiunto come una ventata d’aria fredda.

Alzò gli occhi, e la vide sedersi sul divano vicino a lui.

«Ciao, Marlene… Tutto bene?» chiese lui, alzandosi e sedendosi al fianco di lei, abbandonando il suo libro.

Lei annuì, serena.

«E tu? Sicuro che vada tutto bene?»

«Beh… Ci sarebbe qualcosa, in effetti… Ma niente di importante, non preoccuparti…»

Ancora non era riuscito a parlarle della sua condizione. Anche se lei non avesse voluto stare con lui, dopo averlo scoperto, Remus pensava che fosse giusto dirglielo. Dopo tutto, fino ad allora erano stati ottimi amici, lei si era sempre confidata con lui ed era corretto essere sincero con lei. Si fidava di Marlene. Ma c’era sempre quella paura, quella paura matta di vedere sul viso di lei il terrore dopo aver sentito ciò che lui diventava ogni mese…

Lo tormentava, quella visione. Ma la voce dolce di Lene lo raggiunse, prima che lui potesse formulare altri pensieri.

«Onestamente, credo che sarei più tranquilla se tu mi parlassi dei tuoi problemi… Insomma, siamo amici… No?» chiese lei gentile, anche se una nota di amarezza poteva essere avvertita da chiunque. E Remus, infatti, la avvertì.

Amici un corno. Si ritrovò invece a pensare Marlene. Ma infondo sapeva che quello erano, e quello sarebbero rimasti. Ci sperava che Remus si aprisse con lei dicendole ciò che lo tormentava, ma non sapeva quante possibilità c’erano perché accadesse veramente. Pochissime, comunque.

«Hai… Hai ragione… Ma io…»

Lene si alzò e prese una mano gelida di Remus tra le sue, soffici e calde. Lo guardò negli occhi, intensamente, e lui ricambiò il suo sguardo.

«Qualunque cosa sia, Remus… Io sono qui, va bene?»

Un ultimo tentativo. Faccio solo un ultimo tentativo. Dopo di che, lo lascerò andare. Non posso rincorrerlo per sempre.

Lene si rese conto che i suoi occhi si erano riempiti di lacrime, così si alzò in fretta e lasciò Remus lì, immobile, con il cuore fracassato.

Quella ragazza ci teneva davvero a lui, almeno quanto lui teneva a lei. Allora perché sembrava tutto così dannatamente difficile…?

 

 

«Finito!» disse Lily, battendo le mani trionfante di fronte ad un’annoiata Mary. La bionda aveva finito di fare i compiti da un pezzo, non perché fosse più brava a memorizzare o più veloce… Semplicemente, si era messa d’impegno e non vedeva l’ora di parlare con Lily, per poi magari raggiungere Sirius…

«Bene… Andiamo?» disse Lily alzandosi dalla sedia, Mary la seguì. Uscirono dal buco del ritratto, in silenzio, l’una di fianco all’altra.

«Ti va se andiamo in guferia? Dovrei spedire una lettera a mia sorella…» esordì Mary, e Lily annuì.

Iniziarono a camminare, mentre una luce debole filtrava dalle ampie finestre del castello. Mancava poco al tramonto, ma si potevano ancora sentire gli uccellini cantare.

Raggiunsero la Guferia, Mary in fretta legò la lettera alla zampa di un Barbagianni che partì, spedito, verso la sua meta.

Lily la aspettava e la osservava da dietro, mentre stava seduta sullo scalino dell’entrata dell’ampia stanza.

Quando Mary si girò, e vide l’amica sorriderle, capì era arrivato il momento di parlare.

«Ci credi che non so da dove cominciare?» disse Mary sorridendo leggermente. Lily si diresse verso di lei, e la invitò a sedersi su uno degli ampi davanzali.

«Ti aiuto?» disse Lily, con l’aria di chi la sa lunga.

Mary alzò un sopracciglio, interrogativa.

«C’entra Black, vero?» disse la rossa, sicura.

Mary impallidì, subito dopo arrossì, facendo ridere Lily.

«Ma come…?»

«Vi guardate in un certo modo… E’ successo qualcosa tra di voi?» chiese Lily, premurosa.

«Beh, si… In breve, durante la tua festa abbiamo litigato fuori dalla Sala Comune… E, insomma, è caduto dalle scale e… Ha perso i sensi, non respirava…» il tono di Mary si incrinava sempre di più, mentre Lily al suo fianco aveva gli occhi lucidi. Non si era nemmeno accorta dell’assenza dei suoi amici, tanto era immersa nei suoi pensieri, che vagavano continuamente tra James e Josh.

Si sentiva da schifo mentre questa le raccontava l’accaduto, oltre che preoccupata e dispiaciuta per l’esperienza terribile vissuta dell’amica.

«E così… l’ho rianimato… Si è ripreso e mi ha baciata, mentre praticavo la respirazione artificiale su di lui… Oh, lo so, è incredibile»

L’espressione di Lily esprimeva tutta la sua incredibilità sull’accaduto.

Sirius era stato sul punto di morire e, quando era tornato a respirare, aveva baciato Mary.

COSA?

«Ti ha… baciata?»

«Si, beh… Non solo quella volta, a dire il vero… Sono rimasta tutta la notte in infermeria per sorvegliarlo, ecco»

Altra botta per Lily. Quando era tornata in camera, aveva talmente sonno che non si era nemmeno accorta dell’assenza dell’amica dal suo letto. Mary doveva essere tornata in mattinata, tra l’altro, dato che Lily il giorno dopo l’aveva trovata nel suo letto.

Adesso si, che si sentiva terribilmente in colpa.

«Cos’è successo?»

«Dopo quel bacio… Gli ho chiesto cosa significasse per lui… Non posso credere di aver avuto tanto coraggio! Ma davvero, ero completamente in tilt e… dovevo sapere»

«Hai fatto bene, tesoro…» disse Lily con una nota carica di colpevolezza nella sua voce. Lei non era mai stata tanto coraggiosa, non aveva mai chiesto niente a James su di loro. Tranne quando James era ubriaco… Poco irrilevante, quindi, il suo coraggio…

«E… Mi ha detto che tiene davvero a me, Lils. Che prova cose che non ha mai provato con nessuna, capisci? Io… non so se credergli, ma sembrava così sincero, così… diverso. E poi… Anch’io sento le stesse cose, sai?»

«Questo lo sapevo già, cara…» disse Lily sorridente, Mary rispose con una spallata.

«E poi abbiamo parlato di tante cose, senza bisticciare… Mi ha detto che non vuole più litigare con me e che vuole che usciamo insieme… Ho detto che per me va bene…»

Lily, seppur dubbiosa riguardo a ciò che aveva detto Sirius data la sua fama, abbracciò l’amica calorosamente. Capiva che si sentiva felice, che in quel momento aveva solo bisogno del suo supporto e della sua comprensione, e non si sentiva di insinuare altri dubbi nella sua mente. Sirius, in fondo, non era un cattivo ragazzo. Ma era anche vero che non aveva mai intrattenuto una relazione seria con nessuna ragazza, quindi i suoi dubbi erano leciti.

«Sono così felice per te» disse Lily, mentre era ancora immersa nell’abbraccio di Mary, che ricambiò stringendola ancora più forte.

 

 

E adesso?

Remus osservava Lene allontanarsi da lui, dirigersi verso l’ingresso della Sala Comune. Guardò un’ultima volta la sua pergamena e, con uno strattone, si alzò di scatto e raccolse in fretta le sue cose, mettendole dentro la sua borsa. Il buco del ritratto si era appena chiuso, quando Remus si avvicinò ad esso per aprirlo nuovamente.

«Al diavolo tutto… O la va o la spacca»

Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.

Con la bacchetta accesa, Remus tastò ogni lato della pergamena, fin quando la sua attenzione non fu catturata da un puntino che scendeva le scalinate principali verso la Sala Grande, o l’ingresso.

Raggiunse correndo Lene, che passeggiava in silenzio, quando d’improvviso sentì i passi frettolosi di qualcuno che stava venendo in sua direzione e si voltò verso la fonte del rumore.

«Remus?»

«Io… Marlene… Ecco… Volevo…»

Marlene sorrise debolmente a Remus che al momento si trovava nell’incapacità di parlare dato il fiatone. La bionda estrasse una bottiglietta d’acqua dalla sua borsa e, dopo aver evocato un bicchiere da chissà dove, lo porse a Remus.

Questo sorseggiò in fretta tutta l’acqua che il bicchiere conteneva, mentre continuava ad osservare Marlene, che lo osservava tranquilla.

I dubbi iniziavano a insinuare la sua mente…

Ti crederà un mostro. Ti odierà, Remus… Sicuro che è ciò che vuoi? Vuoi che ti eviti? Che ti consideri un rifiuto della società?

Scosse la testa, e si rivolse alla ragazza.

«Possiamo parlare?»

«Certo…» rispose lei, incerta. Possibile che volesse finalmente chiarire ogni cosa con lei? Non sapeva davvero che aspettarsi.

Continuava a dondolarsi sul posto aspettando una reazione di Remus, che stava ritto davanti a lei. Questo alzò la testa di scatto e afferrò delicatamente la mano di lei, arrossendo leggermente.

«Seguimi…»

Camminarono lungo i corridoi del castello, fin quando non arrivarono al ponte sospeso che portava alle serre di Erbologia. Quello era il posto preferito di Marlene, ma Remus non lo sapeva. L’aveva portata lì perché non c’era mai nessuno, e quindi avrebbero potuto parlare tranquillamente senza essere sentiti da nessuno.

Arrivati a metà del ponte, Remus lasciò la mano di Lene e si sedette su una panchina di legno stipata su di esso, ed invitò la ragazza a sedersi accanto a lui.

Remus era molto imbarazzato, Lene poté giurare di averlo visto persino tremare leggermente.

Remus non sapeva se la sua tremarella fosse dovuta al freddo di quel giorno invernale, alla paura o alla tensione.

O forse, si ritrovò per un attimo a pensare, era dovuto al fatto che avesse quella ragazza così speciale accanto a sé.

«Mi dispiace…» esordì, con voce tremante.

Lene si ritrovò improvvisamente a fissarlo negli occhi, sorpresa.

«Io ho sbagliato con te, sono stato un codardo… Ti ho evitato e non sono stato per niente onesto… Ma adesso intendo farlo»

A Marlene, dopo aver udito quelle parole, mancò l’aria.

Le aveva detto che per lui era speciale, che era una persona fidata. Si erano divertiti insieme, avevano affrontato moltissimi argomenti scoprendosi spesso d’accordo su molte cose.

La loro amicizia, il loro stupendo rapporto… Era forse stata una menzogna? Per questo Remus stava dicendo che aveva sbagliato con lei?

«Remus, non preoccuparti… Mi hai fatto capire che tra noi… Insomma… Non andava tutto bene come pensavo. Non hai nessun obbligo nei miei confronti, davvero…» disse lei a voce alta, decisa.

Lui la guardò vedendo in lei delusione e magari anche rabbia. Non aveva capito ciò che voleva dirgli, non aveva capito che per lui lei contasse più di quanto le aveva lasciato intendere, piuttosto che meno.

«Lene, ascoltami… Tra noi andava più che bene, più bene di quanto pensi… Proprio questo, a un certo punto, mi ha fatto paura e mi ha spinto ad allontanarti…»

Marlene lo osservò, un po’ curiosa e un po’ sorpresa. Il suo battito aumentò impercettibilmente, così tanto persino per lei, che aveva evidentemente sbagliato su tutto.

Tra noi andava più che bene.

Allora cosa non andava tra loro?

Si ritrovò a fissare Remus negli occhi, e vide in lui inquietudine e insicurezza. Adesso era sicura che c’era un motivo valido per cui lui l’aveva allontanata, qualcosa di serio lo aveva frenato. Vedendolo così in pena, capì che magari per lui doveva essere difficile parlare con lei, in quel momento. E fu un attimo, che strinse la mano di lui tra le sue calde, ancora una volta. Lo fissò dritto negli occhi e cercò di donargli tutto il coraggio che lei aveva per sé.

«Qualsiasi cosa sia… Io ti ascolterò, Remus. Sono qui, fidati di me, ti prego…» lui la guardò e mentre sentiva le parole di lei arrivare alle sue orecchie, un calore lo invase lungo tutto il corpo. Si sentì improvvisamente tranquillo, positivo, pronto ad affrontare le sue paure.

Si alzò, di scatto, e volse le spalle alla ragazza che ora stava immobile, seduta, in attesa.

«Quando ero molto piccolo, amavo passare intere serate fuori, nel giardino di casa mia, anche quando c’era freddo. Mamma e papà hanno avuto solo me, ed essendo il loro unico figlio mi permettevano di fare ciò che volevo… - una nota di affetto ed emozione si distinse nella voce di Remus, che osservava l’orizzonte davanti a sé, mentre Marlene non gli staccava gli occhi di dosso – sai, amavo guardare le stelle… Mio padre lavorava al Ministero della Magia, ai tempi, ed ebbe una lite furiosa con un uomo che conosceva e lavorava al Ministero… Quest’uomo fu cacciato via dal Ministero perché aveva architettato chissà che contro dei giudici del Wizengamot che avevano condannato da poco il fratello per omicidio. Così dissero a mio padre che avrebbero mandato una scorta nei pressi della nostra abitazione, per sorvegliarci giorno e notte, ma mio padre la rifiutò. Non credeva qualcuno potesse farci del male…» La voce di Remus si faceva sempre più rotta, più malinconica e sempre meno udibile, ma nel ponte sospeso regnava il silenzio, così non fu difficile per Marlene udire ogni sua singola parola.

Questo prese un sospiro, e continuò…

«Ma una sera… Mentre ero in giardino a caccia di folletti – una risata amara uscì dalla sua bocca – un uomo entrò nel nostro giardino, e mi attaccò… I miei genitori sentirono le mie urla e accorsero subito in mio soccorso, così sopravvissi… » si voltò a guardare Marlene, che piangeva a dirotto, seppur in silenzio. Ebbe un tuffo al cuore, ma decise di continuare. Non si accorse che altre lacrime sgorgavano dagli occhi della ragazza, e alcune si affacciarono dai suoi.

«Quell’uomo… quell’uomo era un lupo mannaro, Marlene… »

Quando il nome di lei uscì dalla sua bocca, si ritrovò a fissarla. Immaginava avrebbe visto disprezzo, paura. Immaginava che lei si sarebbe alzata, e si sarebbe dileguata in un attimo, scappando via da lui. Immaginava che avrebbe anche potuto urlare, urlargli in faccia che lui era un mostro, e che non meritava di esistere.

Invece, la vide alzarsi. Si alzò e, con gli occhi rossi di pianto e i capelli arruffati, lo fissò per un attimo, gli occhi vitrei pieni di espressioni diverse tra loro.

In un secondo, Marlene si tuffò tra le braccia di lui, e iniziò a singhiozzare più forte. Si sentiva terribilmente triste per Remus, non immaginava che avesse sofferto così tanto. Si ritrovò a pensare che fosse anche arrabbiata, arrabbiata con il mondo che aveva permesso che una persona dolce e buona come lui soffrisse così tanto. Ma si sentì, purtroppo, anche terribilmente in colpa per tutto ciò che aveva pensato di lui. Aveva pensato che fosse un codardo o semplicemente un ragazzo che intendeva prenderla in giro, un ragazzo come tanti. E invece, a dispetto di ciò che avrebbe potuto pensare chiunque altro di lui, ora che sapeva fosse un lupo mannaro, pensò che fosse una persona ancora più speciale di quanto avesse immaginato.

«Remus… Mi dispiace così tanto, così tanto…» disse lei ancora tra le lacrime, mentre adesso lo fissava negli occhi.

«Non preoccuparti, non… Non volevo renderti così triste… Sono un mostro…»

Lene si staccò immediatamente dall’abbraccio di Remus, e la sua espressione si fece determinata e grave. Remus in quel momento temette il peggio, adesso l’avrebbe definitivamente allontanato. Perché lui era infondo un mostro, una persona capace di fare del male, un ragazzo che non meritava di stare al fianco di una così splendida creatura.

Lene si asciugò le lacrime con l’estremità delle maniche della divisa e si volse dinuovo a fissarlo.

«Non voglio più sentirti ripetere quelle parole, Remus. Tu non sei un mostro, credimi. Sei… Sei la persona più speciale che io abbia mai conosciuto»

Remus spalancò gli occhi, la bocca. Restò attonito, incapace di agire. Lei… Lei lo considerava una persona speciale?

«Marlene, ma che dici… Capisci adesso, perché ti ho allontanata… Io… Non voglio metterti in pericolo… Non sono affidabile…»

Lene si avvicinò a lui e, un po’ incerta ma decisamente più coraggiosa, si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò, poggiando le sue labbra su quelle di lui.

Remus, dapprima incapace di fare alcunché e impietrito dall’azione di lei, poi avvolse la schiena di lei con un braccio, e la strinse a sé, ricambiando dolcemente il bacio.

E improvvisamente tutte le paure, tutte le sue insicurezze, tutto lo sconforto gli scivolarono di dosso, facendo posto solamente ad un sentimento e ad un preciso stato d’animo.

 

Amore. E Gioia.

 

 

«Hem hem…»

James e Sirius, immersi nell’ennesima battaglia di cuscini che ancora non aveva avuto un vincitore data la poca voglia di entrambi di dichiarare bandiera bianca, continuava già da un bel po’, e negli ultimi minuti un attacco di ridarella che proprio non voleva saperne di andare via.

Entrambi però, dovettero abbandonare le loro intenzioni di continuare ancora per le lunghe quella battaglia, dato che qualcuno li aveva appena interrotti. Entrambi, al suono di quello schiarirsi la voce, si guardarono con curiosità in viso vicendevolmente. Di solito, era sempre Remus ad intervenire per farli smettere.

Ma quella, quella era una voce da ragazza.

Mentre Sirius stava a cavalcioni sulla pancia di James con un cuscino stretto tra le dita, quest’ultimo teneva gli occhiali storti sul naso e i capelli corvini più scompigliati del solito.

«Mary, tesoro, a quanto pare il signorino Sirius sembra impegnato in un momento… intimo, con il suo amico» disse Lily, sorridendo maliziosa mentre il suo sguardo vagava da una divertita Mary a due sbigottiti James e Sirius che, infastiditi da ciò che aveva detto la rossa, si erano alzati in fretta dal pavimento.

«Evans, bada a come parli…» aveva detto Sirius provocatorio alla rossa, che aveva assottigliato gli occhi.

«Si, beh, io e Sirius ci amiamo alla follia…» disse imbarazzato James ridendo, beccandosi una gomitata sulle costole dall’amico.

«Ramoso, io a differenza tua ho una reputazione da difendere…»

Sirius si avvicinò a Mary e Lily, e lanciò un’occhiata interrogativa alla prima che, finalmente, assentì. Sirius sorrise radioso e, poco prima di baciare Mary, fu bruscamente interrotto da una voce.

«ALT! Piccioncini, è vietato baciarvi alias abbracciarvi alias scambiarvi qualsiasi effusione amorosa che non sto qui a citarvi, potreste sconvolgermi, capite che non sono abituata a vedervi in atteggiamenti così… Amichevoli»

James scoppiò a ridere, beccandosi un’occhiataccia da Sirius.

«Beh amico, Evans non ha tutti i torti…» disse James, mentre si dirigeva verso Lily, che adesso sorrideva appena.

«Io non ho mai torto, Potter… Ricordalo» gli disse la rossa, con le braccia conserte.

«Cercherò di tenerlo a mente…» disse James avvicinandosi pericolosamente al viso della rossa, che perse un battito. James non lo avvertì solo perché fu troppo impegnato a far ripartire il suo, di cuore. La fissò per un attimo, poi spostò il suo sguardo verso Sirius e Mary, il primo cercava di baciarla per farsi perdonare da chissà che dalla ragazza, che lo respingeva ridendo e con qualche scappellotto.

«Signori, esistono ben sei miliardi di persone a questo mondo, oltre a voi… Ma non preoccupatevi eh, fate pure…» Mary lasciò andare Sirius e iniziò a scagliare dei pugni sul petto di James, ridendo.

«Sta zitto, stupido idiota!»

«Ahi… Ahi! Fai male, basta!»

Sirius e Lily risero vedendo James ripararsi dai colpi della furia bionda, poi Sirius la tirò ancora verso di sé.

«Mac, non ucciderlo per favore… »

«Come vuoi» disse lei, facendo spallucce.

«Sir, hai visto Pete?» Sirius scosse la testa, ma immediatamente James ebbe una risposta alla sua domanda.

«Ragazzi, ecco dove eravate!» disse Peter, entrando dalla porta del dormitorio. Aveva dipinta sul viso un’espressione preoccupata, ma la sorpresa si faceva largo sul suo viso mentre vedeva Mary stretta in un abbraccio di Sirius e Lily a pochi passi da James, che non era ancora stato incenerito.

«Ciao Pete, anch’io stavo giusto chiedendo a Sirius dov’eri!»

«Oh, giù ci sono Alice ed Emmeline, stavo chiacchierando con loro… Dei ragazzini stanno distribuendo delle buste rosse»

James corrugò la fronte, Lily anche.

«Buste rosse?»

«Si James, buste rosse! Immagino siano degli inviti…» rispose Peter mentre si sedeva sul suo letto a baldacchino. James si avvicinò all’amico e si sedette sul suo letto, poco dopo Lily si avvicinò a loro e si sedette sul letto che stava di fronte a loro. James gioì a quella vista, Lily senza saperlo si era seduta sul suo letto. Sentì gli occhi di Sirius addosso, si volse e lo vide sorridere. Aveva pensato la stessa cosa anche lui.

Mary si era avvicinata al gruppetto, così anche Sirius.

«Inviti… Ma siamo a febbraio… Natale è passato e Pasqua è ancora lontana…»

«Beh, magari è una festa privata…» esordì Mary, incerta.

«Può darsi… Staremo a vedere!» disse Lily sorridendo e facendo spallucce. Mentre il suo sguardo correva tra i presenti, vide James con la coda dell’occhio sorriderle al suo fianco. Maledizione. Ma quanto era bello quel sorriso?

Bello si, almeno quanto il sole.

Ma qualcosa, ovvero qualcuno, distrasse Lily dai suoi pensieri.

Una palla di pelo grigia dalla coda foltissima e più scura del pelo che si distribuiva equamente su tutto il corpo, fece il suo ingresso nel dormitorio dei malandrini, camminando a passo baldanzoso.

«Ah, che gioia…» disse Sirius alzando gli occhi al cielo, e subito Truffle soffiò in sua direzione. Questo si incamminò con passo felpato verso Lily e, proprio quando questo sembrava stesse per fare un balzo per saltare sulle gambe di lei e la rossa aveva allargato le braccia, pronta ad accoglierlo…

Questo saltò sulle gambe di James.

Ma mai, mai quel gatto la sorprese tanto come allora.

«Ciao piccolino, come stai?» disse dolcemente una voce alla destra di Lily. La rossa alzò gli occhi al cielo, e si volse a guardare verso quella voce.

James Potter stringeva al petto quel dannatissimo gatto, Truffle, che peraltro si beava del contatto del moro e miagolava piacevolmente.

«Brutta storia, eh rossa?» disse Sirius, provocatorio, mentre accanto a sé Mary non riusciva a smettere di ridere, nonostante Lily l’avesse incenerita con lo sguardo più volte.

«Lily… se vuoi lo faccio scendere…» chiese James gentilmente a Lily, che imprevedibilmente gli sorrise e scosse la testa.

James comunque si alzò, e si sporse con Truffle in braccio verso Lily, che si alzò a sua volta. Come se avesse un bambino in braccio, James si avvicinò ancora a Lily e, delicatamente, lo poggiò tra le braccia di lei sfiorando con il suo ciuffo ribelle i capelli di lei e solleticandole la fronte, mentre il gatto guardava alternativamente i due. Sentì l’odore di menta, quello che sentiva ogni volta che si trovava a un passo da James, e il suo cuore perse un battito, mentre i suoi occhi erano persi ad osservare il ragazzo che però non si accorse dello sguardo della rossa.

«Ecco Lily, puoi prenderlo… Attenta alla zampina…» disse James, a bassa voce.

Lily fu così sorpresa da quella visione… James era così attento a non fare del male a Truffle, così premuroso e dolce. Rimase imbambolata a guardarlo, fin quando James d’improvviso alzò gli occhi e si scontrò, con la violenza di un’onda contro gli scogli, il verde degli occhi di lei.

«Beh, io… Vado adesso…»

E così la rossa, tramortita da quei modi di fare così dolci del ragazzo e imbarazzata dagli sguardi degli altri puntati su di loro, uscì dalla stanza in fretta, e chiuse la porta dietro di sé.

«Amico..» esordì Sirius, mentre Mary usciva dalla stanza per seguire l’amica.

«Mmm?» chiese James che, dopo aver seguito la rossa con lo sguardo,  si lasciò andare sul suo letto e iniziò a fissare il soffitto, con sguardo vacuo.

«Giuro che mi strappo la coda appena mi trasformo in Felpato se Evans non è cotta di te…»

 

 Hem hem... Ciao bellezze ! *sventola una mano*

Come state? Spero bene... Non voglio rovinare gli occhi a cuoricino che sicuramente avrete dopo aver letto il capitolo, ma sappiate che succederanno un po' di cose che... Beh, rovineranno un po' l'atmosfera tranquilla che regna tra i nostri personaggi... D': *Corre a nascondersi* Non aggiungo nient'altro!

Beh, ringrazio come sempre tutti coloro che hanno recensito (prometto che vi risponderò appena posso, ma adesso ho poco tempo a disposizione per collegarmi), siete dolcissime e insomma... VI AMO!

Grazie anche a quelle trecento persone che hanno letto il capitolo (non riesco a pensare al fatto che siate così tanti, davvero!) a coloro che hanno la storia tra le preferite, seguite e ricordate... Siete la mia forza. 

Che dire? Spero recensirete in tanti! Vi aspetto... Grazie ancora! Buon Weekend :)

Marauder11

 

 

 

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Capitolo 40
*** Capitolo Quarantesimo - Scudo nel buio ***


Ciao a tutti! lo so, lo so... Non ci sono parole per descrivere il mio imbarazzo per questo immenso e imperdonabile ritardo! Ma ho avuto un blocco, non riuscivo più a scrivere... La mia mente sembrava ingarbugliata tra troppe idee, che credo di esser riuscita a riorganizzare ed ordinare... Questo capitolo è stato più di un parto, e non ne è uscito fuori un gran che, a dire il vero. Ma dovevo pubblicarlo, l'ho promesso ad una di voi e non potevo non mantenere questa promessa. Sono lusingata da tutti i complimenti che ricevo da parte vostra, e credo che siano immeritati, davvero. 

Ringrazio Jessica Akuno, Cathi, kappa11, lucy_lucry_lulu, Tenue, lettriceappassionata, sarapotterhead0601, Lily Luna Scamandro e HP_ dream per aver recensito questa storia, risponderò ad ognuno di voi dopo aver caricato il nuovo capitolo. RINGRAZIO UN MILIONE DI VOLTE IN PIU' TE, HP_dream, PER AVERMI SPINTA AD ANDARE AVANTI, A CONTINUARE A SCRIVERE LA MIA CREATURA CHE AMO COSì TANTO, COSì COME VOI, TUTTI VOI, CHE CONTINUATE A SOSTENERMI, SEMPRE.

- Marauder11

p.s.: avrete il nuovo capitolo molto, molto presto! 

Buone feste. 

p.p.s.: Scusate per la punteggiatura e soprattutto per gli indicatori grafici, è impazzito Word >.< SCUSATE!

Capitolo Trentottesimo - Scudo nel Buio

Quella giornata sembrava esser passata molto velocemente, tra i banchi di scuola e le cataste di libri da sfogliare e studiare. Lily sembrava sentirsi sempre più stanca, sempre di più. Studiava di continuo, eppure sembrava come se quell'enorme carico di compiti non finisse mai.

  • Lil? - la voce di Sirius la fece sobbalzare, il ragazzo se ne accorse e ridacchio leggermente, poi si sedette accanto all'amica, un'aria colpevole dipinta in viso.

  • Che c'è? - chiese stancamente la ragazza.

  • Mi chiedevo se... se potessi farmi vedere il tema di pozioni – aveva detto queste parole così velocemente che Lily non era riuscita a capirlo, così inclinò la testa di lato e sollevò un sopracciglio.

  • Insomma, mi fai vedere il tuo tema di pozioni? - Lily ridacchiò, e guardò Sirius con aria di sfida.

  • Puoi fartelo dare dalla tua ragazza, no? - disse la ragazza, un sorriso malandrino dipinto in viso. Sirius si alzò e si avvicinò di più a Lily, le mani in tasca.

  • E' che... nemmeno lei l'ha fatto – disse Sirius, gongolandosi leggermente mentre gettava un'occhiata a Mary che chiacchierava poco più in là con James, che si volse a guardare i due. Stavolta fu Sirius a sobbalzare, grazie ad un colpetto in testa dato da Lily.

  • Forse dovreste iniziare a studiare seriamente, voi due! Disse la rossa, alzandosi di scatto con il suo tema in mano, poi incrociò le braccia, corrucciata.

  • Hai ragione, hai perfettamente ragione... - disse Sirius cercando di risultare ragionevole, anche se un sorrisetto malandrino lasciava intendere che non la pensasse esattamente così. Lily si avvicinò al suo viso, i lampi uscivano a fiotti dai suoi occhi, come se intendesse ucciderlo con lo sguardo.

  • Ecco il mio tema, lo rivoglio entro un'ora! - sibilò Lily stancamente. Sirius la avvolse tra le braccia.

  • Sei la migliore, Ev! La migliore secchion... Ehm, dicevo... la migliore studiosa e la migliore amica che io abbia mai avuto! - disse Sirius stringendo a sé Lily, mentre le faceva il solletico ai fianchi. Entrambi risero tanto, mentre Remus e Marlene entravano in Sala Comune.

  • Hey, Lunastorta! - urlò James dal divano, e così Sirius si staccò da Lily. I due si lanciarono il più fugace degli sguardi.

  • Quei due... stanno insieme secondo te? - chiese Lily a bassa voce all'amico, che fece un'alzata di spalle.

  • Ieri è rientrato così tardi che io e gli altri già dormivamo, e oggi è sparito... Il ragazzo ci nasconde qualcosa... - sussurrò Sirius a Lily, che annuì con un ghigno stampato in faccia che Sirius notò.

  • Che c'è? - chiese il ragazzo, e Lily lo guardò.

  • Stasera c'è la ronda... Indagherò. Anche Lene è rientrata tardi e oggi ci ha evitate... - Sirius annuì, le braccia conserte.

  • Ho notato l'umore di Mary... - Lily ridacchiò, sapendo che Mary ormai era diventata un libro aperto anche per Sirius, che sembrava riuscire a capire con facilità ogni persona immediatamente, dato che i due non stavano insieme da molto.

  • Che avete voi due da borbottare? - chiese James da lontano, guardando più Sirius che Lily, dato che i due erano ancora molto freddi. Lily però lo fissò, come se volesse sfidarlo a guardarla, in poco tempo James si accorse del suo sguardo e si volse a guardarla, sorridendo. Così, sotto gli occhi divertiti di Sirius, Lily si avvicinò inaspettatamente a James.

  • Tutto bene? - chiese Lily, sedendosi accanto all'occhialuto e strappandogli dalle mani il pacco di gelatine tuttigusti +1 che stava mangiando tutto solo. James la guardò con aria di sfida ma la lasciò fare.

  • Beh... potrebbe andare meglio... - disse James, alzando le spalle. Sirius si avvicinò ai due, mantenendo comunque le distanze, giusto per tenerli d'occhio. Mary si sedette accanto a lui, per lo stesso motivo. Non erano ancora una coppia Lily e James, ma avevano già i loro fans.

  • Oh, mi dispiace... - disse Lily, torturandosi le mani. James gliele afferrò, e Lily immediatamente alzò lo sguardo, e incrociò gli occhi nocciola di lui, che le infusero tranquillità e serenità.

  • Non preoccuparti... tu come stai? - chiese James, continuando a tenere lo sguardo su di lei, che sorrise leggermente.

  • Oh, bene. A parte tutti quei compiti... Li odio – James rise, trovandosi completamente d'accordo. Lo scambio di sguardi dei due fu interrotto dall'arrivo di una ragazzina, con la sciarpa di Grifondoro al collo.

  • Capitano James? - chiese la ragazzina con gli occhi a cuoricino. James si volse a guardarla.

  • Si? - chiese il ragazzo, con gentilezza. Lily tenne gli occhi sbarrati, mentre la ragazza chiedeva un autografo e James le parlava, firmandole un quaderno. Quel ragazzo pomposo e insopportabile che per sei anni aveva visto era sparito, e al suo posto vi era una persona sorridente e incredibilmente gentile con tutti. James era cambiato. O era cambiata l'opinione che aveva lei di lui?

    Continuava a fissarlo, mentre lui le parlava e la fissava di rimando, poi finalmente si ridestò.

  • Lily... tutto bene? - chiese James alla ragazza, un po' divertito per lo stato catatonico di lei e un po' sorpreso per lo stesso motivo.

  • Oh... si... è che – disse lei, guardando il pavimento.

  • Cosa? - chiese James, avvicinandosi a lei preoccupato.

    Lily alzò gli occhi e lo fissò, un sorriso stampato sulle labbra.

    - Sei un bravo capitano, Potter. - e con questa frase si alzò, lasciando attonito il povero James che aveva appena ricevuto un complimento, uno dei pochi se non l'unico, da parte della ragazza che aveva sempre amato, che sembrava accorgersi di lui, adesso. Lui la seguì, dopo essersi alzato di scatto. Lily si sorprese di quel gesto di lui, ma continuò a sorridere lievemente. James sorrise ampiamente e avvolse tra le braccia Lily, stringendola a sé, e realizzò pochi secondi dopo che lei non l'aveva respinto come temeva ma anzi, l'aveva stretto a sé a sua volta. 

  • Era stata una ronda molto silenziosa, quella. Una ronda carica di tensione e, soprattutto, di imbarazzo. Lily fissava a tratti Remus e ridacchiava, questo sembrava volerla ignorare.

  • «Mi sembra di… essermi persa qualcosa. Sbaglio?»

Remus si ridestò, finalmente, ma non rispose. Non aveva idea di ciò che aveva detto l’amica, e non voleva ammettere di non aver capito nulla, nemmeno una parola.

«Beh, sono riuscito ad attirare la tua attenzione… Siamo di poche parole stasera, mi sono persa qualcosa? Dicevo…»

Remus la guardò sorridendo lievemente e, mentre si guardava le mani, disse

«Gliel'ho detto. Ho detto a Lene della mia condizione e... avevate ragione»

- Avevamo? - chiese Lily, corrucciata.

- Beh... Anche James continuava a ripetermi che avrei dovuto fidarmi... - 

- James? - 

- Si... Siete più simili di quanto credete, Lils... - disse Remus dolcemente all'amica, che sorrise ma abbassò lo sguardo.

«Mi ha sorpreso, oggi» disse Lily, tornando a guardare Remus, mentre entrambi camminavano con le bacchette alte. 

«E’ una persona molto dolce e sensibile, e tu gli stai davvero a cuore…»

«Beh… lo so, adesso. Spero solo che non sia troppo tardi!»

 «Oh, io non credo che sia troppo tardi! Ho capito che non è mai troppo tardi...» disse Remus arrossendo, e la sua reazione intenerì molto Lily che sorrise di cuore annuendo, sentendosi al settimo cielo. Le cose sembravano sistemarsi, finalmente.

Lei, sorridente, si era aggrappata al braccio dell’amico, mentre entrambi continuavano a camminare, felici. Si stavano ormai dirigendo verso il ritratto della Signora Grassa, quando…


«Hai sentito?»

«Shhh…» aveva sussurrato Lily, avvicinandosi alla fonte del rumore. Si era sentito un grido, immediatamente dopo un botto.

«Lily, credo che provenga da qui… andiamo!» iniziarono a correre a grandi falcate verso la fonte del rumore, su per le scale, vicini, molto vicini al ritratto della Signora Grassa…

Sembrava non ci fosse nessuno, eppure entrambi erano sicuri di aver udito qualcosa… Improvvisamente poi, notarono qualcosa…

Una bambina stava accasciata a terra sanguinante, era svenuta.

Remus, che era arrivato per primo, la prese cautamente in braccio, stando attento a non farle del male. Le prese il polso e sentì che il battito, seppur non regolare, c’era.

«Lily, la porto in infermeria… tu vai in Sala Comune, ti raggiungo subito…»

«No Rem, dobbiamo avvertire la McGranitt, non posso andare…»

«Lils, capisci che non posso lasciarti da sola, vero?» disse Remus preoccupato. Se le fosse successo qualcosa? James non gliel'avrebbe mai perdonato, e nemmeno lui. Quella bambina aveva bisogno di immediate cure, non poteva perder tempo dalla McGranitt, ma qualcuno doveva essere avvertito dell’attacco…

«Remus, davvero, so badare a me stessa! Sono un prefetto, dannazione, e tu devi portare immediatamente questa bambina da Madama Chips, ok? Sta tranquillo» disse la ragazza con fermezza, e un coraggio negli occhi senza eguali.

«No Lily, se ti succedesse qualcosa? Non posso, io non posso lasciarti andare da sola!»

«Hey Rem, calmati! Ti prometto che mi farò accompagnare immediatamente in Sala Comune dalla McGranitt, ok?» 

Remus la fissò un attimo, poi guardò la bambina che continuava a perdere sangue. Si volse a guardare Lily, dinuovo, e parlò velocemente, un groppo in gola cominciava a infastidirlo. Aveva paura.

«Prendi il corridoio laterale, arriverai prima. Spingi la statua del Troll urlatore, si aprirà un passaggio e arriverai direttamente davanti alla porta dell’ufficio della professoressa. E’ un passaggio segreto, non dovresti avere problemi… Prometti che…?»

«Promesso, farò attenzione. Grazie Rem, a dopo!»

Lily scoccò un bacio sulla guancia dell’amico, e si diresse correndo nel corridoio di quel piano, diretta all’ufficio della professoressa di Grifondoro.


«Lumos» mormorò.

Era sola, ed aveva paura, terribilmente paura. 

Qualcuno aveva attaccato quella bambina, e probabilmente quel qualcuno era ancora lì da qualche parte. Ma lei era un prefetto, era compito suo trovare quel maledetto e portarlo dalla professoressa. Era così piccola, e non sapeva se ce l'avrebbe fatta, dato il sangue che aveva perso. Cercava di non pensare a quella vista per infondersi coraggio, e un po' stava iniziando a riuscirci, quando... 

Mentre camminava, scorse da lontano quattro figure, alte, di cui non distingueva i tratti.

Si stavano avvicinando minacciosi verso di lei, e, mentre lo facevano, Lily notò un altro particolare che l’aveva fatta rabbrividire non poco.

Erano incappucciati.

Non poteva smascherarli, non poteva riconoscerli.

E lei era ormai in trappola, non poteva scappare, anche se non l’avrebbe fatto mai. Ma era sola, sola contro quattro... Un tepore di coraggio e orgoglio la invase.

Era una valorosa Grifondoro.

«Guardate chi abbiamo qui…» disse il primo, sghignazzando

«Lily Evans, giusto? E’ un piacere fare la tua conoscenza…» disse un’altra voce, molto profonda. Questo fece un inchino che fece ridere gli altri tre.

- Cercavamo te, sai? - disse un terzo.

Lily indietreggiava ma teneva ben alta la bacchetta, era pronta a difendersi.

«Chi siete? Che cosa volete?»

Cercava di mantenere un tono autoritario, non dovevano capire che era terrorizzata da loro, ma non credeva di essere in grado di farlo, in quelle condizioni. Se solo fosse passato qualcuno, di lì...

Ma era tarda notte, chi poteva passare? Il castello era praticamente deserto, sperava solo che Remus fosse riuscito a portare in tempo quella bambina tra le cure di Madama Chips. Pensava al suo amico, a cui voleva così bene, e a quanto si sentiva felice pochi minuti prima, e a come era improvvisamente caduta nel baratro dell'orrore in un attimo. 

Cercava di non pensare a sé stessa, sapeva di avere poche, pochissime possibilità di cavarsela e di uscire da quella situazione illesa.

«L’amico della mezzosangue ha abboccato, a quanto pare… Ti ha lasciata da sola, vero? Oh, povera Grifoncina! Mi hanno detto che sei molto coraggiosa, non è così? Crucio»

Subito Lily cadde a terra, mentre un dolore acuto attraversava tutto il suo corpo, come una scossa elettrica. Tutti i pensieri positivi che prima albergavano nella sua mente scomparvero, in un lampo.

La sua spina dorsale vibrava sul freddo pavimento di pietra, mentre la sua testa sembrava afflitta da numerose lame, i lunghi capelli rossi si muovevano, mentre i gemiti emessi facevano gelare il sangue.

Voleva abbandonarsi al dolore, sentiva di non poter resistere. Si sforzava di non urlare, ma questi sembravano impegnarsi sempre più per provocarle più dolore possibile.

E ridevano, di gusto, e questo sembrava contribuire al suo dolore…

Ma non poteva cedere, doveva reagire.

Cercò di tirarsi in piedi, ma erano ormai in tre quelli che continuavano a torturarla con la maledizione senza perdono, a turno ma anche contemporaneamente.

Sembravano divertirsi, e anche parecchio, mentre Lily si contorceva e il suo corpo soffriva terribilmente.

«Implora pietà e ti lasceremo andare, inginocchiati ai Mangiamorte e la tua vita sarà risparmiata…»

«MAI!» urlò Lily, con tutta la forza che aveva in corpo, guardando in faccia i quattro aggressori.


Sirius stava seduto accanto a James, che gli aveva raccontato di come si era avvicinato a Lily, e di come lei non aveva opposto resistenza. Aveva parlato a ruota libera, senza che Sirius lo interrompesse, e a dir la verità il Black si annoiava a sentirlo parlare, ma allo stesso tempo era felice per lui, felice di vederlo così felice, finalmente.

Una speranza si era accesa nel cuore di James Potter, mentre l’ansia e il cattivo presentimento attanagliavano le sue viscere. Sentiva che qualcosa non andava, che qualcosa stava sfuggendo ai suoi occhi e al suo controllo…

«Amico, tutto bene?» Chiese Sirius all'amico, che adesso continuava a sospirare e a guardare l'orologio a cucù appeso sopra al camino. 

«No… Sono preoccupato per Remus e Lily, ho paura che gli succeda qualcosa…»

Sirius sorrise tranquillo all’amico, mentre gli poggiava una mano sulla spalla.

«Hey, sta tranquillo… che ne dici di salire in dormitorio? Li aspetteremo lì, va bene?»

«No Felpato, va pure se hai sonno… Io resto qui.»

Sirius sbuffò impaziente e disse

«Jamie, non puoi stare qui ad aspettarli… staranno rientrando, amico, è quasi l’ora!»

«Sirius, non ti ho detto io di stare qui insieme a me, puoi anche salire in dormitorio… Non preoccuparti»

James aveva un’espressione seria dipinta in volto, segno che fosse molto preoccupato.

Per questo Sirius aveva deciso di rimanere accanto all’amico, voleva cercare di distrarlo…

James guardò il tavolino davanti al divanetto su cui era seduto, e improvvisamente fu colto da un’illuminazione.

«Felpato, hai tu la mappa?»

«Si, perché?»

«Potresti prestarmela?» chiese James, fissando l’amico con gli occhi sbarrati

Sirius sfilò dalla tasca posteriore dei pantaloni la mappa, ma prima di porgerla all'amico chiese un compromesso.

«Io salgo in dormitorio, ti aspetto alzato quindi vedi di non fare tardi, d’accordo?» James non lo guardò, troppo impegnato a fissare la pergamena in mano all'amico.

- D'accordo ? - chiese Sirius chiaramente, fissando James negli occhi. Questo annuì distrattamente, così Sirius gli porse la mappa, sospirando. Si avviò in fretta verso i dormitori, borbottando qualcosa che James non sentì.


Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.


Non appena James aveva sussurrato quelle sette semplici parole e la mappa si era materializzata sotto ai suoi occhi, era immediatamente sbiancato e si era alzato, dirigendosi a grandi falcate verso l’uscita.

Sirius, che stava salendo le scale dei dormitori, non si era accorto che l’amico era scomparso ma, non appena lo notò quando si era girato per dirgli di non fare rumore quando sarebbe salito perché Peter stava già dormendo, notò l’improvvisa assenza di James e si decise a seguirlo.

Uscì dal ritratto e si guardò intorno.

Silenzio.
Maledizione, aveva dato la mappa a James. Come avrebbe fatto a trovarlo? Dove diavolo era andato?
Scorse qualcuno da lontano, che in poco tempo si rivelò essere Remus.

«Sirius, che ci fai qui fuori?» chiese Remus, curioso

«James è uscito, non so per quale motivo… dov’è Lily?»

Remus era immediatamente sbiancato e aveva sbarrato gli occhi, provocando la stessa reazione in Sirius senza rendersene conto.

«Lily? Cosa? Non è ancora rientrata? Le ho detto almeno mezz’ora fa di rientrare, subito dopo l'attacco, ma tu sei sicuro di…»

«Maledizione Lunastorta, l'attacco? Quale attacco?! dev’essere successo qualcosa!» Sirius cominciò a camminare nervosamente, borbottando di tanto in tanto imprecazioni in direzione di Remus, che lo seguì ancora più nervoso di lui. 

- Lily non ha varcato quel ritratto, James ha voluto la mappa poco fa e poi è sparito, che diavolo è successo? Perché hai lasciato Lily da sola durante un attacco? - urlò adesso Sirius all'amico, terrorizzato.

«Non l’avrei mai fatto ma ho dovuto accompagnare una bambina in infermeria che era svenuta, era stata attaccata, e Lily mi ha promesso che sarebbe tornata subito in dormitorio dopo aver chiamato la McGranitt!»

«Merlino, maledizione! Andiamo, presto!»

Entrambi scesero le scale e si diressero verso l’ufficio della McGranitt, credendo che avrebbero trovato Lily proprio lì, magari.

Non sapevano che lei e James però, si trovavano praticamente dalla parte opposta; avevano entrambi imboccato la strada per l’ufficio della professoressa dal lato opposto del piano.



«AAAAHHHHHH! Luridi… maledetti… bas-basta!» Lily era stremata, piagnucolante, mentre era rannicchiata a terra su se stessa.

Le avevano scagliato numerosi incantesimi per ferirla, e prima l’avevano anche disarmata, per evitare che potesse difendersi. Nessuno sarebbe arrivato, nessuno l’avrebbe salvata. Sarebbe morta lì, dissanguata, e nessuno si sarebbe accorta di lei fino all’alba del giorno dopo… Aveva ormai perso ogni speranza di essere tratta in salvo, fin quando…

« Molto coraggioso da parte vostra, mettervi contro una ragazza. Quanti siete, quattro? Dovreste farvi schifo da soli…»

Lily non poteva credere alle sue orecchie. James?

Alzò la testa e incrociò subito lo sguardo nocciola di lui, che intanto si era parato davanti a lei, con la bacchetta alla mano, cercando di proteggerla da ulteriori attacchi.

- Chi è questo idiota? - chiese uno ad un altro, leggermente più basso di lui, che rispose.

«Che diavolo vuoi, Potter! Sparisci immediatamente, o farai una brutta fine. Non saremo clementi con te, che sei persino peggio della mezzosangue…»

«Non azzardarti più a parlarle in questo modo, hai capito? Sapevo che avevate in mente qualcosa, vi ho visti oggi in biblioteca! Sparite di qui, adesso, prima che io possa strozzarvi uno ad uno!»

«Oh Potter, io non sarei così coraggioso se fossi in te… Sai, nel caso in cui tu non l’avessi notato, siamo quattro contro uno… chi pensi che avrà la meglio tra di noi? CRUCIO!»

James cadde in terra, di fianco ad una Lily priva di forze.

Non aveva emesso un lamento, non avrebbe dato alcuna soddisfazione a quei quattro.

Soffriva terribilmente, ma doveva resistere. Qualcuno sarebbe venuto ad aiutarli.

«Voi… siete… solo… dei… vigliacchi!» disse James con difficoltà, ansimando, mentre una lacrima solcava la guancia di Lily.

«Crucio. CRUCIO!»

Stava prendendo tutti gli attacchi che erano rivolti a lei, stava offrendo il suo corpo in cambio del suo… E lei? Lei era lì, costretta immobile, forzata a vedere quella scena raccapricciante…

«Mettiti di lato, traditore del tuo sangue… adesso tocca alla nata babbana! CRUCIO!»

James si era praticamente spinto verso Lily, strisciando, prendendo in pieno la maledizione per cercare di salvare lei ancora una volta, e questa volta non aveva potuto evitare di urlare.

Quell’attacco era troppo forte, troppo violento…

Lily sentiva che stava per perdere ogni forza, la lucidità la stava abbandonando…

James mentre si divincolava la guardò e si accorse dello sguardo di lei quasi assente, e le disse «Non… non mollare, Lily, ti… ti prego!»

«Smettetela con questo teatrino, siete patetici! Crucio!»

James, che fu colpito dalla maledizione mentre teneva in grembo la testa di Lily, si morse la lingua per evitare di urlare, ed immediatamente del sangue colò dalla sua bocca.

«Potter, questo è il mio ultimo avvertimento. Spostati! Non vogliamo te, vogliamo lei!»

«No, non l’avrete mai!» disse James orgoglioso, mentre era ridotto praticamente uno straccio

«Antonin, vai tu… Dobbiamo finirla»

«DOLOHOFERIO!»

Una luce accecante rossa colpì James alle spalle, che urlò impercettibilmente mentre cercava di fare da scudo a Lily che ormai aveva perso i sensi.

Adesso il buio. Solo il buio.



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Capitolo 41
*** Capitolo Quarantunesimo - Rehab ***


                           Capitolo Quarantunesimo – Rehab


E' colpa tua.

Queste erano le parole che continuavano a risuonare nella mente di Remus, parole che si facevano sempre più terrificanti nella sua mente, che diventavano sempre più chiare e insistenti. Lui e Sirius avevano corso praticamente per tutto il castello, erano sfiniti, stanchi, il fiatone cominciava a farsi pesante, ma nessuno dei due se ne curava, nessuno dei due proferiva parola. Avevano troppa paura per fare ipotesi, la loro mente in quel momento era immersa nel panico e nel caos. Sirius si allontanò d'un tratto da Remus, iniziando a correre. Poi l'urlo.

«James, James!! Remus, sono qui!»

Sirius si inginocchiò tremante verso i corpi di James e Lily. Erano entrambi svenuti, James perdeva sangue dalla bocca ma non sembrava aver subito lesioni esterne, non molte, mentre Lily era immersa in una pozza di sangue, il viso contratto in una smorfia di dolore, le bacchette di entrambi strette in mano.

«Sirius, presto, prendi James. Io porto Lily! Maledizione, dobbiamo fare in fretta…»

Sirius era rimasto imbambolato dalla vista dei suoi due amici in quelle condizioni. Stava ancora in ginocchio, guardava alternativamente Lily e James con sguardo vacuo. Aveva guardato d'un tratto Remus, come se si fosse improvvisamente accorto di lui, che si era immediatamente chinato accanto all'amico

«Sirius, amico, ascoltami! Ce la faranno, ma dobbiamo sbrigarci, non sappiamo cosa gli hanno fatto, coraggio! Andiamo!»

Sirius capì, e prese in braccio James, non con poca difficoltà, mentre lo guardava con sguardo orripilato, davanti alla più terribile delle visioni. Remus aveva preso in braccio Lily, cercava al contempo di rianimarla, ma questa perdeva sangue di continuo, così assunse una camminatura veloce.

Entrambi si erano macchiati del loro sangue, entrambi cercavano di correre stando attenti a non provocare altre ferite ai due. Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di tastare il polso dei due, la paura era troppa, insostenibile, gravava sulle loro spalle come un peso immenso, troppo grande per loro.

Era Terrore, puro terrore.

Ecco cosa provavano i due, mentre a tratti regolari si fissavano cercando di infondersi coraggio a vicenda.

Dei passi si distinsero nel corridoio appena imboccato che portava all'infermeria. Una donna austera, con la camicia da notte indosso e gli occhiali sul naso, si fermò davanti ai due ragazzi.

 «Per Godric, cos'è successo?» chiese, con voce stridula, portandosi immediatamente le mani al viso per il terrore e la sorpresa.

«Sono stati attaccati, dobbiamo fare in fretta, non c'è un minuto da perdere!» disse Sirius quasi urlando. In altri casi, per essersi rivolto così ad un insegnante, si sarebbe beccato come minimo una punizione lunga un anno. In quel caso la McGranitt fece un cenno di scuse al ragazzo e iniziò a camminare a passo spedito verso l'infermeria, Sirius e Remus alle calcagna.

Arrivarono davanti all’infermeria.

Sirius appoggiò il corpo di James su una panca lì davanti e iniziò a picchiare pugni sulla porta, dato che Madama Chips tardava ad aprire.

«Aprite questa maledettissima porta, subito! O la butterò a terra, presto! MALEDIZIONE!»

- Sirius, sta calmo, per favore – disse l'insegnante, come avrebbe fatto una mamma.

«Signor Black, che succede? - l'infermiera aprì lo sportello posto sulla porta dell'infermeria, volse il suo sguardo verso Sirius, il viso disperato. La professoressa McGranitt, che guardava James con le lacrime agli occhi. Scorse Remus, macchiato di sangue e Lily inerme tra le braccia. James, poco più in là immobile - Oh Merlino, portateli dentro!»

Subito Madama Chips fece sistemare i due su due lettini, vicini, e li studiò.

Era terrificata, molto pallida in viso.

- Poppy, sono ancora vivi? - chiese la professoressa d'un tratto, la sua voce era irriconoscibile, tanto si era fatta bassa e tremante. Sirius pensò che forse se l'era immaginata.

Tremante, Remus notò che l'infermiera sembrava non riuscire a reggere bene la bacchetta tra le mani.

«Sono vivi ma... Chi è stato? Questa è… magia molto, molto oscura… La bambina non ha riportato alcuna lesione di questo tipo...»

«Sta bene?» chiese Remus, rincuorato, cercando di non pensare ai suoi amici.

«Si, sta meglio ma... Oh cielo… Oh cielo! Chiamate immediatamente il professor Silente, vi prego ragazzi… Chiamate Albus, Minerva»

«Ma…Madama? Ce la faranno, vero?» chiese Sirius con le lacrime agli occhi, e i pugni stretti.

Madama Chips lo guardò con occhi pieni di sconforto e non seppe rispondere alla domanda del giovane Black.

Remus afferrò Sirius per il braccio e insieme si incamminarono verso il Gargoyle di pietra.



«Mary?»

Alice… che diavolo voleva a quest’ora? Non voleva risponderle, aveva troppo sonno per farlo… aveva sicuramente fatto qualche nuova scoperta, di chi si era messo con chi e perché, quando e come. Adorava i pettegolezzi, e amava condividere le sue scoperte con le sue amiche, anche se queste erano immerse nel più profondo dei sonni.

Alice era fatta così.

«Mary, lo so che mi hai sentita!» disse Alice sempre mormorando, ma con più convinzione, avvicinandosi al letto dell'amica. Mary sentì scostare le tende del suo letto, e l'avrebbe uccisa, se lo sentiva. A breve l'avrebbe uccisa, per aver interrotto il suo bellissimo sogno fatto di cioccolato e coppe di Quidditch.

«Ali, che diavolo vuoi?» chiese Mary con voce impastata

«Dov’è Lily?»

«Ma dove vuoi che sia? E’ nel suo letto, ovv…»

«No Mary, non c’è. Il suo letto è intatto e sono le quattro del mattino…»

Mary si volse a guardare il letto di Lily, posto accanto al suo. Messe a fuoco prima di realizzare che la sua amica non era lì, e le coperte erano perfettamente ordinate, come se non l'avesse mai ospitata. Guardò Alice, il viso preoccupato, e si alzò di scatto.

Aveva ragione. Tastò il letto, questo era gelido. C'era ancora il quaderno di Pozioni sul cuscino, e Mary poteva giurare di averlo visto lì, in quell'esatta posizione, prima di addormentarsi. Lily l'aveva lasciato lì perché aveva detto di voler ripassare, prima di addormentarsi.

Sia Alice prima, che Mary dopo, pensarono che Lily in realtà non era mai tornata dalla ronda con Remus.

Perché?

Alice guardò preoccupata l’amica, e aprì la porta del dormitorio. Magari l’avrebbero trovata in Sala Comune…

Quando entrambe furono scese, la scena che si parò davanti alle due nessuno se l’era mai sognata.

Remus e Sirius avevano appena varcato la soglia del ritratto e avevano un’espressione sconvolta e… disperata.

Per di più, erano coperti di sangue.

Mary incrociò lo sguardo di Sirius che era in lacrime, e lanciò un grido, mentre con le mani si copriva le mani.

Era successo qualcosa a Lily. Adesso ne era certa.

Remus nel frattempo era corso da Alice, che si era fiondata su di lui.

«Cos’è successo a Lily, Remus? Dimmelo, dimmi cosa diavolo è successo a Lily!» il tono di Alice si faceva sempre più stridulo, mentre la sua voce continuava ad incrinarsi. Sentiva le ginocchia piegarsi, e di fatto in pochi secondi si ritrovò a terra, priva di forze. Riusciva solo a piangere. Era terrorizzata.

Mary invece era impassibile, mentre Sirius aveva aperto bocca.

«Lily e James… Sono stati attaccati e… potrebbero non farcela»

Mary guardò Sirius, aspettandosi di vederlo scoppiare a ridere da un momento all'altro. Era uno scherzo, era di certo uno scherzo. Poi il ragazzo alzò lo sguardo e mostrò il suo viso affranto alla ragazza, impassibile. Di scatto camminò verso l'uscita della Sala Comune, ma prima che potesse varcarne la soglia Sirius la bloccò afferrandola per il braccio.

«Dove stai andando?»
«Devo vedere... Devo...» mormorò Mary, senza nemmeno pensare. Il suo cervello sembrava non voler dare segnali, non riusciva a formulare alcuna frase o pensiero. Alice si disperava, mentre Frank scendeva dalle scale del dormitorio per raggiungere la sua ragazza, che si lasciò andare tra le sue braccia. Altri Grifondoro attirati dalle urla scesero in Sala Comune, lo sguardo spaventato, qualcuno si avvicinava a Remus per chiedere spiegazioni, ma questo sembrava non riuscire a dire alcun ché. Tutti capirono che James Potter e Lily Evans adesso erano in pericolo di vita, non si sapeva né il perché, né da quanto e se erano ancora vivi, se era uno scherzo.

«Mary, vieni con me» disse Sirius, la voce irriconoscibile, tremava così tanto.

«NO! NO! Io… io lo sapevo, lo sapevo! Sono stati quei maledetti bastardi, cosa gli hanno fatto? E James… Perché James?»

Sirius aveva guardato Mary intensamente, con le lacrime agli occhi. Aveva preso un sospiro

«James… ha parato i colpi che volevano infliggere a Lily. Sono stati degli animali, Mary… Hanno cruciato Lily fino allo sfinimento, mentre James che ha preso meno colpi dato che è arrivato dopo, è in una situazione più critica perché… gli hanno scagliato una maledizione che lo sta lacerando dentro… Voleva proteggerla, e… Adesso non sanno come aiutarlo, non sanno cosa gli hanno lanciato…» La voce di Sirius tremava sempre di più, infine scoppiò in lacrime dalla disperazione. Mary lo avvolse tra le sue braccia, capendo quanto il ragazzo stesse soffrendo. Riuscì a piangere, finalmente, cullandosi e sostenendo al contempo il suo ragazzo, disperato.

Remus li osservava, si dondolava, torturandosi mentalmente. Marlene era scesa dai dormitori poco dopo, ma Remus non l'aveva ancora vista. Aveva in mente una cantilena che continuava a risuonare, impertinente, dentro di sé.

E' colpa tua, Remus. Solo colpa tua.

Riuscì a vedere solo qualcuno che gli porse un bicchiere, che pensò essere d'acqua, anche persino quando lo sorseggiò e scoprì che aveva un sapore amaro. Sentì i suoi muscoli rilassarsi d'un tratto, e all'improvviso cadde nel sonno, così come Sirius, Mary, Marlene, Peter, Frank e Alice, che ricevettero lo stesso quantitativo di pozione tranquillante dal Caposcuola, che aveva trovato i suoi compagni di casa sotto schock.

«Oh… signorina MacDonald… Black, Lupin, Prewett, Minus…Paciock, anche lei»

«Signorina Chips… Come stanno? Deve essere onesta con noi, la prego…» disse Mary, la voce tremante.

Madama Chips dopo averli osservati sospirò, chiuse lo sportellino che le permetteva di affacciarsi dall’infermeria e aprì la porta. Una luce abbagliante invase i visi dei ragazzi alla soglia dell'infermeria, tutti dai visi sconvolti e stremati.

L'infermiera li osservò con sguardo grave, poi uscì in corridoio e si sedette sulla panca lì vicino, invitando i ragazzi a fare lo stesso.

«Le condizioni sono molto critiche per entrambi, ma per la signorina Evans sono più fiduciosa, sebbene abbia perso molto sangue… Ovviamente sto cercando di farla dormire, altrimenti da sveglia soffrirebbe le pene dell’inferno per quello che sono stati capaci di fare… dormirà per almeno una settimana…»

«Una settimana?» chiese Sirius, e l'infermiera annuì.


«O due...Le hanno più volte scagliato la maledizione cruciatus, a giudicare dai segni almeno una decina di volte, è un miracolo che sia sopravvissuta... »

Alice aveva iniziato a singhiozzare, mentre Mary le stringeva la mano. Mary la guardò, sicura.

Dovevano essere forti. Per James e per Lily.

«Continui, signorina… Vogliamo sapere tutto» disse Alice, imponendosi di smettere di singhiozzare.

«Sapete tutti le conseguenze della maledizione cruciatus, ne avrete studiato gli effetti... - disse l'infermiera, e qualcuno annuì. Lo sapevano perché erano cose che si studiavano a scuola, nessuno di loro si aspettava di vederne gli effetti di persona, su qualcuno di loro - Purtroppo non possiamo sapere se avrà riportato dei gravi danni mentali, potremo saperlo solo al suo risveglio… non ci resta che pregare per questo. Ciò che è certo è che ormai è fuori pericolo, seppur non conosciamo le conseguenze reali dei colpi»

«Quali... Quali potrebbero essere le conseguenze, signora?» aveva chiesto Sirius, facendosi avanti, i pugni chiusi. Sapeva perfettamente quali erano, ma sentiva il bisogno di sentirsi dire ciò che avrebbe potuto subire Lily, sentirlo dall'infermiera avrebbe reso tutto più reale. Sperava fosse tutto un brutto incubo, ma sapeva che non lo era.

«Potrebbe perdere la memoria, non ricordare più niente di nessuno… Temporaneamente ma anche permanentemente… Potrebbe non camminare più ma nella peggiore delle ipotesi…potrebbe perdere completamente, del tutto il lume della ragione. Potremmo non avere la nostra Lily Evans, al suo risveglio…» disse Madama Chips, e Remus giurò di aver visto una lacrima scendere dalla guancia della giovane infermiera.

Madama Chips aveva detto che Lily, poteva non tornare più Lily… Giudicava la situazione della sua migliore amica, più positiva di quella di James… ma allora, lui? Che conseguenze avrebbe avuto?

«Mentre… James?» chiese Peter anticipando Remus, balbettando

«Il signor Potter ha subito più volte la maledizione Cruciatus, ma i maggiori danni non sono stati causati da essa… Hanno scagliato su di lui una potentissima maledizione che onestamente disconosco, non ho… non ho mai sinceramente visto nulla di simile. Il professor Lumacorno è stato immediatamente chiamato stanotte a collaborare con noi insieme al vostro professor Foreigner, stanno esaminando gli effetti per poter risalire alla contro maledizione ma… dovranno fare in fretta, le energie vitali del signor Potter si stanno esaurendo e… Non ha molto tempo e resistenza a disposizione, potrebbe non farcela entro… la nuova alba»

«Ma deve esserci qualcosa, deve esistere qualcosa che possa… vero?? Vero??»

Sirius era disperato, il suo sguardo era perso nel vuoto e il suo viso non sembrava più lo stesso. Le lacrime rigavano il suo volto mentre si appoggiava alla parete, quasi non fosse più capace di reggersi in piedi. Remus continuava a dimenarsi invece, a scagliare pugni sul muro o a far volare qualunque cosa fosse vicino a lui.

«Venga con me, signor Lupin. Venite, tutti voi! L’unica cosa che potete fare è star loro vicino… Ma non appena ve lo chiederò, andrete via, intesi?»

Remus, che entrò per primo, vide immediatamente i corpi dei suoi migliori amici.

Lily era fasciata dalla testa ai piedi, i capelli rossi brillavano in contrasto con la sua pelle perlacea e più pallida del solito; le sue bende erano in parte inzuppate di sangue, mentre James era bendato solo in parte, ma il suo viso era magro e bianco come un lenzuolo. Sembrava aver perso massa muscolare, sembrava dimagrito di cento chili.

Su quei letti, giacevano gli scheletri dei suoi migliori amici, inermi.

«E' colpa mia, maledizione!» disse Remus, scagliando un pugno sul tavolo di legno posto lì. Lene gli afferrò la mano, e gliela strinse, cominciando a piangere. Sirius guardò l'amico, e in cuor suo pensò che avrebbe voluto picchiarlo per aver lasciato Lily da sola, ma sapeva che Remus non aveva nessuna colpa di ciò che era accaduto.

Sirius subito si buttò a fianco di James, mentre Alice e Lene si fiondarono disperate su Lily. Mary osservava James e Lily da lontano, ancora incapace di reagire. Frank le sussurrava qualcosa, dal suo viso poteva immaginare che stesse cercando di consolarla, ma Mary non riusciva comunque a capire nessuna delle sue parole.

Remus si passò una mano sulla barba e chiuse gli occhi un attimo.

Era un incubo, un terribile incubo.

Mentre stavano tutti in silenzio, seduti tra James e Lily, quest’ultima emise un grugnito e si divincolò…

Poco dopo iniziò ad urlare, delle urla agghiaccianti uscirono dalla bocca di Lily, segno che la pozione soporifera stava esaurendo il suo effetto. Sirius si avvicinò alla ragazza, iniziò a guardare le sue braccia che si sollevavano e battevano sul materasso con dei tonfi, e cercò subito di bloccarle. Delle lacrime uscirono dagli occhi di Lily, iniziarono a scendere lungo il suo viso. Remus si pose a fianco di Sirius e cercò di aiutarlo a tenere ferma Lily, gli altri si attorniavano al letto.

Madama Chips uscì subito dal suo studio ma, mentre stava preparando nuovamente una pozione da dare a Lily, questa urlò

«No, James no! Vai via James! Vai via, prendete me! Prendete me! James, JAMES!» adesso Lily singhiozzava e urlava a tratti, come se stesse rivivendo la tortura…

«No… prendete me, sono io! Io il mostro, no! James no! Aiutatemi, aiutatemi! James, James!» Mary strinse la mano della sua migliore amica mentre Alice si abbandonò sulla sedia, tremante; adesso nuove lacrime solcavano il suo viso. Sirius guardò Remus, accanto a sé, uno sguardo carico di significati. Remus lasciò il braccio di Lily sotto gli occhi dei suoi amici, e uscì dall'infermeria. Non potevano soffrire così, non poteva sopportarlo… Non dovevano. Lui avrebbe fatto qualcosa, doveva assolutamente fare qualcosa.


Le quattro tavolate poste in Sala Grande erano piene di studenti, quel giorno. Nessuno osava però parlare o urlare, nessuno rideva. C’era solo un leggero brusio nella tavolata di Serpeverde, qualcuno dei Corvonero parlava, due o tre Tassorosso discutevano a bassa voce.

La tavolata di Grifondoro, che da secoli e secoli era sempre stata la più rumorosa delle quattro, era immersa in un assordante silenzio.


Forse perché gli artefici del baccano adesso non erano lì, ma stavano lottando tra la vita e la morte.

Fin da quando avevano messo piede ad Hogwarts, James Potter e Lily Evans erano stati gli artefici di numerose urla o schiamazzi. Avevano fatto sbarellare i loro compagni di casa per i loro stremanti litigi, li avevano fatti ridere quando James faceva un qualche scherzo a Lily e questa lo rincorreva e gliele suonava di santa ragione, oppure strillava terribilmente. James aveva fatto gioire i suoi compagni di casa, ogni volta che la pluffa era passata attraverso uno dei tre anelli, così come Lily aveva intenerito molte persone dentro a quel castello ogni volta che si era mostrata gentile con loro.

Hogwarts amava Lily quanto amava James, esattamente quanto loro stessi amavano quel castello. Tutti li adoravano, ognuno di loro li giudicava dei modelli da seguire per motivi diametralmente opposti. Non sarebbe più esistito il Quidditch senza James, il formidabile e talentuoso capitano di Grifondoro, non sarebbe più esistito il LumaClub senza la sua più brillante rappresentante, abile pozionista.

Quella sera, l’unico rumore che si poteva distinguere nell'ampia Sala era il tintinnio dei bicchieri che si sfioravano, o il rumore delle posate contro i piatti di porcellana.

Silenzio.

Assoluto e disperato silenzio.

Nessuno aveva avuto il coraggio di parlare, tutti erano concentrati nell’atto di cenare; alcuni giocavano semplicemente col cibo.

I ragazzi del sesto anno di Grifondoro non avevano toccato cibo, non avevano scambiato nemmeno una parola tra loro o con qualcun altro. Le mani di Mary e Marlene erano intrecciate, mentre Remus si era chiuso in un silenzio assordante; Sirius spariva di tanto in tanto, per andare chissà dove, e in quei momenti Remus alzava lo sguardo per seguirlo con gli occhi fin dove riusciva ancora a scorgerlo.

Troppo immersi nel dolore e nei loro pensieri.

Immediatamente il leggero brusio scomparve, tutti tacevano.

Peter alzò gli occhi per trovare la causa dell’assoluto silenzio che regnava in tutta la Sala Grande, e lo trovò.

Il professor Silente si era alzato dalla tavola, e stava ritto in piedi mentre fissava i suoi studenti, mentre li scrutava serio. Peter spostò lo sguardo più in là, verso i professori. Il cibo era intatto in tavola, tutti i professori erano sconvolti in viso e chiaramente preoccupati e, nessuno di loro sembrava aver toccato cibo esattamente come lui e i suoi amici.

La professoressa McGranitt non aveva alzato la testa; stava china e aveva lo sguardo perso nel vuoto. Due dei suoi più cari studenti erano stati colpiti, e anche se non lo dava a vedere, era molto affezionata ai suoi studenti, specie a quelli della sua casa. Ciò che lo colpì però, fu lo sguardo del professor Lumacorno, che si era fatto stranamente vacuo; aveva gli occhi arrossati, era visibilmente stanco e forse aveva anche pianto.

Lily Evans era la sua studentessa preferita, la sua cocca. E alcuni degli studenti della sua stessa casa, l’avevano ferita brutalmente. La voce del preside riscosse Remus Lupin dai suoi pensieri.

«Come ben sapete, ieri sera due dei nostri più brillanti allievi, e due dei più validi vostri compagni di scuola, sono stati attaccati brutalmente. James Potter e Lily Evans versano in questo momento in gravi condizioni, tra le cure di Madama Chips. Tutto è successo mentre la Signorina Evans stava svolgendo una consueta ronda, e si trovava da sola poiché il suo collega Prefetto aveva dovuto allontanarsi perché Emma Hawtorne, una studentessa del secondo anno di Tassorosso, era stata trovata svenuta. Adesso la nostra Emma sta bene, è ancora molto scossa ma ha riportato solo alcune ferite al braccio e alla gamba; ha perso molto sangue, infatti l'intervento del signor Remus Lupin è stato di vitale importanza. James Potter è uscito dalla torre di Grifondoro, ed è miracolosamente e per fortuna, di Lily intendo, intervenuto nell’attacco, parando molti colpi inflitti alla signorina Evans. - il preside si zittì, il suo sguardo divenne fiero mentre si volgeva a guardare Sirius, Remus, Peter e le ragazze - James Potter ha salvato la vita della signorina Evans, mettendo a repentaglio la propria. Sarebbe infatti bastata, secondo l’opinione di Madama Chips, un’ulteriore maledizione Cruciatus per uccidere il coraggioso e prezioso Prefetto di Grifondoro. Tuttavia, il signor Potter adesso sta lottando per rimanere in vita, dato che un’oscura e sconosciuta maledizione l’ha colpito… Naturalmente sapevate già tutto questo, si vocifera che le notizie corrano ad Hogwarts in men che non si dica… Tuttavia, ho delle buone notizie per voi»

Lo sguardo di Sirius incontrò quello di Mary dopo quella che sembrava un'eternità, ed ora era carico di speranza. Mary lo ricambiò, gli occhi azzurri scintillavano tra le tante lacrime versate e forse ancora da versare.

«…Mi è appena giunta voce, dal qui presente professor Foreigner, che lui e il professor Lumacorno hanno trovato un modo, questo pomeriggio, per bloccare la lacerazione interna del signor Potter. E' impossibile prevedere se gli effetti saranno immediati, tuttavia possiamo affermare che non è più in pericolo di vita. Adesso mi rivolgo a voi, i colpevoli: avete compiuto un’azione spregevole, siete ancora giovani; avete fatto delle scelte sbagliate, ma non significa che non possiate ancora redimervi. Questo non salverà di certo il signor Potter e la signorina Evans, ma salverà voi stessi. Vi invito a pensarci. Adesso, correte tutti a letto. Buona notte»

Tutti esultarono alla notizia del professor Silente, tutti sembravano rincuorati. James Potter ce l’avrebbe fatta.

«Ce la farà, ce la farà Remus!» disse Marlene, scuotendo il braccio di un attonito Remus. James era salvo.

Incrociò lo sguardo di Remus, non più afflitto ma carico di speranza e determinazione. Remus guardò Marlene con le lacrime agli occhi, quest’ultima si buttò tra le sue braccia, ridendo e piangendo insieme. Mary e Alice si stringevano silenziosamente, mentre Emmeline era stretta nell’abbraccio di Frank e Peter. Sirius si alzò e si buttò tra le braccia di Remus, che lasciò finalmente uscire le lacrime dagli occhi e rise assieme all’amico. Il suo sguardo si spostò automaticamente ad una tavolata posta poco più in là, da cui uno studente, molto simile a Sirius, lo osservava. I due si scambiarono un'occhiata indecifrabile, ma qualcosa distrasse Sirius, portandolo a spostare il suo sguardo altrove.

«Maledizione Felpato, avremo ancora quel rompiscatole tra i piedi, ci credi?» Sirius rise tra le lacrime e diede una pacca sulla spalla all’amico, dimenticandosi quasi dello sguardo di Regulus di poco prima.

Prima di andare a dormire, decisero tutti di passare dall’infermeria.

Alice bussò alla porta, che subito si aprì.

«Oh, siete voi…Dovrei mandarvi via ma… Oh, e va bene! Solo cinque minuti» Madama Chips aveva aperto sorridente la porta, era chiaro come il sole che adesso era più tranquilla. Entrarono tutti insieme, il passo incerto e strascicato; videro subito James. Egli sembrava aver acquistato già un po’ di colorito in viso.

«Ovviamente le condizioni non sono delle migliori, lo sapete. Si rimetterà, ma non sappiamo quando. I suoi organi si stanno ricostruendo pian piano, la contro maledizione sta contrastando la magia oscura, ma ciò che ha fatto la differenza è proprio il ragazzo che avete davanti. E’ un lottatore che non ha mai mollato» disse Madama Chips ai ragazzi, le ultime parole si ruppero nel pianto liberatorio dell'infermiera, che si lasciò consolare da Alice e Lene, che piangevano assieme a lei. Sirius si avvicinò al letto di James, mentre gli altri erano più distanti.

Tutti sapevano del legame fraterno che c’era tra i due. Dove c’era Sirius, c’era James e dove c’era Potter, c’era Black.

Sirius sorrise e immediatamente si avvicinò al letto di James. Aveva il viso volto verso sinistra, volto verso Lily, che stava sul letto a fianco al suo.

«Hey idiota, a quanto pare ce la farai... Mi manchi, fratello. Sbrigati a tornare, o Remus mi costringerà a fare tutti i compiti» disse Sirius in tono fintamente scherzoso, stringendo la mano di James, cadaverica, mentre con l'altra gli scompigliava i capelli neri più arruffati del solito. Il comodino accanto a lui, notò Sirius, era pieno di messaggi di auguri di pronta guarigione per James; molti erano scritti su pergamene rosa a forma di cuore, Sirius ridacchiò pensando a tutte quelle ammiratrici che gli avevano inviato dei cioccolatini che James non avrebbe potuto mangiare – almeno per il momento - così ne prese una manciata e la mise in tasca.

«Non vorrai che vadano a male, Ramoso...» disse Sirius rivolgendosi all'amico, sospirando. Sperava che James si svegliasse in quell'istante, gli saltasse addosso e gli strappasse dalle tasche i cioccolatini che avevano lasciato per lui, pur di vederlo vivo e vegeto come prima. Poi si volse a guardare la ragazza dai capelli rossi vicino al letto di James; notò che Lily era ancora bendata, ma le sue bende non erano più cariche di sangue come lo erano state quel giorno.

«E Lily?» chiese Mary, speranzosa, anticipando la domanda di Sirius e probabilmente di tutti gli altri.

Madama Chips sospirò, e si volse a guardare fuori dalla finestra, dove il buio incontrastato dominava il paesaggio «La signorina Evans è stabile. Ci vorrà del tempo prima che le ferite si rimargino completamente, sapete. Ma anche lei ha registrato un miglioramento. Inizia a perdere meno sangue... Ce la farà, signorina MacDonald. Adesso devo preparare le pozioni del mattino da dare a questi due, cinque minuti soltanto e andate! Va bene?»

Tutti annuirono sorridenti alla signorina Chips. Sarebbe andato tutto bene.

**

Era passata una settimana dall’attacco, e, anche se Madama Chips diceva che James e Lily stavano migliorando, nessuno dei due si era ancora svegliato.

Le partite di Quidditch erano state sospese, in quei giorni si sarebbe dovuta svolgere Grifondoro contro Corvonero, ma la squadra di Grifondoro si era categoricamente rifiutata di giocare senza il suo Capitano. Il suo vice, Sirius Black, si era alzato un giorno in Sala Grande e aveva fatto un discorso, convincendo immediatamente il professor Silente a non disputare alcuna partita prima del risveglio di Lily e James, e commuovendo la professoressa McGranitt per l’affetto che lui insieme a tutta la casata di Grifondoro dimostrava nei confronti di quei due ragazzi.

Il LumaClub aveva annullato tutte le riunioni, dato che la sua presidentessa non poteva assistervi. Marzo era ormai giunto, e, seppur le lezioni venivano regolarmente tenute, l’umore in classe non era lo stesso.

C’era stata la luna piena, e Felpato e Codaliscia avevano dovuto tener testa da soli a Lunastorta, così si erano procurati qualche ferita in più del solito, ma poco importava.

Ramoso sarebbe tornato. Sirius pensava a questo, quel giorno, in Sala Grande, quando un gruppo di ragazzi fecero il loro ingresso nella Sala, ma lui perso nei suoi pensieri quasi non li notò.                                                                                          «Hai un'aria ancora più patetica senza il tuo amico al tuo fianco, lo sai Black?» i ragazzi attorno a colui che aveva parlato risero, tranne uno, che sembrava stare in disparte e osservare Sirius di sottecchi. Sirius Black si alzò di scatto dalla panca, tirò fuori la bacchetta dalla tasca e si diresse a grandi falcate verso i Serpeverde.                                                                     «Una parola soltanto Avery, un'altra parola soltanto e ti ritroverai steso in terra, mi hai sentito bene?»sibilò Sirius al ragazzo con la bacchetta puntata alla gola di Avery, che continuava a ghignare in un gesto di sfida davanti al giovane Grifondoro. Questo si volse come per andarsene, poi si girò dinuovo udendo le risatine delle serpi.                                      «STUPEFICIUM!» urlò, e Avery volò attraverso la Sala, battendo la schiena contro l'ampia parete di pietra, attirando l'attenzione di tutti i presenti in Sala Grande. Mentre Sirius guardava in cagnesco i Serpeverde che non erano corsi ad aiutare Avery a rialzarsi, qualcuno lo tirò per un braccio. Si volse e vide Remus, e per la prima volta si lasciò guidare fuori dall'amico senza protestare per averlo sottratto dal divertimento di una rissa con i Serpeverde, anche se sapeva che l'amico avrebbe avuto comunque una parola di rimprovero per lui.                                                                                         «Non ti rimprovererò» disse d'un tratto Remus, interrompendo il rumore dei passi attraverso il corridoio del castello. Sirius si volse a guardarlo, sorpreso. «No?» chiese Sirius, con tono divertito. Remus si volse a guardarlo, ghignando un po'.          «Diciamo che questa volta hai fatto ciò che andava fatto.» Disse Remus, ridendo anche un po'. Trascinò Sirius nella risata, mentre entrambi si dirigevano verso l'infermeria.

«Ragazzi, sedete, prego…»

Il professor Foreigner entrò in classe e i suoi studenti, che erano già stipati ai loro posti, si sedettero in fretta quando lo videro entrare.

«Oggi… Oggi ho deciso che non ci sarà una lezione. Parleremo, vi va?»

Remus e Sirius si volsero uno sguardo sospettoso. Che cosa aveva in mente il professore? Parlare? Remus ripose la sua penna e il suo calamaio nella borsa, poi incrociò le braccia e puntò il suo sguardo sul professore, Sirius faceva lo stesso al suo fianco.

«Pssst… che avrà in mente?» chiese Mary a Sirius, che era seduto davanti a lei con Alice. Lui la guardò e fece un’alzata di spalle. Peter poco più in là sembrava discutere della stessa cosa con Frank, ma i due si interruppero grazie ad un'occhiata ammonitrice lanciata da Emmeline, seduta davanti a loro con Lene.

«Ho… ho corretto le vostre ultime verifiche e non sono andate molto bene. So che il vostro umore non è dei migliori ultimamente, quindi ho pensato che forse… forse sarebbe stato meglio interrompere le lezioni accademiche. Allora... Oggi parleremo del vostro futuro»

Remus alzò la mano in fretta, curioso. Il professore lo vide e annuì in sua direzione, segno che poteva parlare.

«Cosa intende professore, per… parlare del nostro futuro?»

«Beh, siete al sesto anno e credo avrete già qualcosa in mente su… quello che vorrete fare, una volta usciti di qui. No? Tu, ad esempio, Remus… Hai idea di quello che farai?»

Remus annuì e guardò il professore e, con le sopracciglia aggrottate mentre guardava i serpeverde rispose al professore con aria di sfida, utilizzando un atteggiamento mai sfoggiato in presenza di un suo superiore, che fu l'orgoglio di Sirius.

«Mi chiedo… che senso ha parlare di quello che faremo tra due o tre anni, quando potremmo essere ecco… sconvolti da un momento all’altro»

«Signor Lupin, io non credo che…»

«Oh, si invece. Che senso ha? Potremmo morire, in questo istante. O vedere qualcuno che amiamo soffrire terribilmente in un letto d’ospedale…Giusto Mulciber?»

L’interpellato si alzò in piedi come un cane rabbioso e, prima che potesse fare qualunque cosa, fu disarmato dal professore.

«Voglio che posiate qua le vostre bacchette, immediatamente. Tutti voi. Signor Black?»

Sirius si alzò per ultimo e, mentre raggiungeva la cattedra, lanciò uno sguardo carico d’odio a Piton.

Sapeva. Lui sapeva e non aveva fatto niente per fermarli, questo non poteva sopportarlo.

Consegnò la sua bacchetta, pian piano lo fecero tutti.

«Bene. Signor Lupin, se la sente di dirci cos’ha intenzione di fare da grande?»

Remus annuì, adesso si era calmato su esortazione di Lene. Lei lo aveva guardato con sguardo ammonitore, non era quello il momento per vendicare James e Lily.

«Io… beh, mi piacerebbe insegnare, a dire il vero»

«Oh! Molto bene, molto bene… Lei, signorina MacDonald?»

Mary sorrise lievemente al professore e disse «Non ho onestamente le idee molto chiare, professore. Ma credo che intraprenderò la carriera di mia madre, mi piacerebbe diventare una Guaritrice»

Mary sorrise ancora, stavolta in direzione di Sirius, che ricambiò allo stesso modo.

Sarebbe stata un’ottima guaritrice, a suo parere.

«Molto bene anche lei, signorina MacDonald, glielo auguro! Lei, signorina Vance?»

Emmeline sbuffò e mise su un broncio pazzesco, poi si resse il viso con entrambe le mani. Molti risero dell’espressione buffa di Mel, che rispose

«Professore, mi crede se le dico che non ne ho la più pallida idea?» tutti risero, stavolta più forte all’affermazione di Emmeline.

«Emmeline, qualunque cosa tu farai, sono sicura che sarai bravissima. I tuoi voti parlano per te! Signorina… Prewett?»

Alice alzò lo sguardo che prima era abbassato sul foglio, mentre scribacchiava qualcosa.

Il suo sguardo scuro era carico di determinazione, sul suo viso albergava un’espressione sicura, quasi divertita dalla domanda del professore.

Si schiarì la voce e disse poche semplici parole

«Auror. Come Lily…»

Lily… Lily voleva fare l’Auror, proprio come James.

Sirius ricordava bene di quel pomeriggio in cui lui e il suo migliore amico avevano parlato di quello che avrebbero fatto da grandi. Mentre lui era sempre stato incerto, James aveva detto fin da piccolo di voler fare l’auror, come suo padre Charlus, anche se la carriera di giocatore di Quidditch lo affascinava. Sirius sapeva che, alla fine, avrebbe fatto l’auror.

«Lei, signor Black?»

«Io… non sono stato mai tanto sicuro di quello che vorrei fare da grande ma da qualche tempo… Sono sempre più convinto di voler fare l’Auror. Come James, si, proprio come James... e Lily, già» concluse Sirius ridacchiando un po', mentre volgeva il suo sguardo verso Alice e gli sorrideva affettuosamente.

Il professore annuì sorridente al suo alunno e continuò

«Lei… signor Piton?»

Prima che Severus Piton potesse rispondere, una risata simile a quella di un latrato ma molto, molto amara, precedette un’affermazione.

«…il mangiamorte, naturalmente!»

Severus si alzò e fronteggiò Sirius, mentre i compagni di classe stavano seduti tra i banchi tra di loro, attenti a seguire ogni parola tra i due, che ora si lanciavano fiamme attraverso le iridi dei loro occhi così diversi per natura e azioni.

«Tu… come osi?» sussurrò quasi Severus, e un ghigno si dipingeva sul viso di Sirius, che non faceva altro che guardarlo con aria di sfida. Poi vide Severus rivolgersi a Mulciber con uno sguardo complice, seduto poco più in là, e Sirius perse le staffe.

«Ahh, io OSO E COME! Come hai potuto, dico, come puoi guardarti allo specchio ogni giorno? Sei strisciato ai suoi piedi implorandole perdono ogni giorno, ogni giorno! E poi l'hai lasciata lì, inerme, soffrire così? Sei un vigliacco! VIGLIACCO!»

Severus rimase imbambolato dalle parole di Sirius Black.

Quest’ultimo gettava veleno dalle sue iridi grigie che ora sembravano incandescenti. Aveva visto più volte insieme a James Mocciosus rivolgersi a Lily per chiederle perdono dopo averla insultata pesantemente, aveva detto di essere cambiato o essere disposto a farlo per lei, e non aveva avuto il coraggio di salvarla. Aveva colpito James, che aveva tentato di proteggerla, e doveva pagare per tutto il male che avevano fatto lui e i suoi amici serpeverde.

«BASTA!» li interruppe il professore, che ora gesticolava con la bacchetta in mano.

Piton abbassò il capo e, tremante, si sedette.

«Basta così, signor Black. Bene, la lezione è finita. Serpeverde, potete andare. Grifondoro, ho bisogno di scambiare ancora qualche parola con voi…»

Le cravatte verde argento abbandonarono in fretta l’aula, felici di poter andar via finalmente.

Sirius rimase in piedi, tutto il tempo, mentre i suoi compagni immobili sulle loro sedie fissavano lui e il professor Foreigner, che stava seduto sulla sua scrivania, calmo e tranquillo come si può essere davanti a un camino e una tazza di thé.

Quando l’ultimo Serpeverde uscì dall’aula, il professore prese parola, interrompendo il silenzio che si era diffuso nell'aula.

«Sirius, siediti»

Lo sguardo di Black fu ora puntato su quello del suo professore e, immediatamente, si sedette.

«Nessuno deve assumere questi toni nella mia classe, voglio che questo sia chiaro. E credo che sia tu che il signor Lupin abbiate bisogno di calmarvi più degli altri. Capisco la vostra rabbia, la capisco perfettamente ma…»

«Professore, li ha quasi uccisi…» disse Remus, che cedette alla sua voglia irrefrenabile di parlare e interruppe il professore, carico d’ira come mai prima di allora.

«Lo so, Remus. Ma non vorrei che qualcuno di voi fosse in pericolo nuovamente!»

«Siamo già in pericolo, professore… Si rende conto? Non è giusto che Lily e James siano lì, hanno rischiato di morire!» disse Sirius, scocciato, prima di essere interrotto dalle urla del professore, che si alzò in un gesto fulmineo e si avvicinò ai banchi dei rosso oro seduti.

«No! Non è assolutamente giusto! Lily e James stanno lottando per vivere e non è giusto che loro girino indisturbati per i corridoi, lo so bene! Ma voi non dovete provocarli, intesi? A meno che questi non vi provochino… Va bene? Vi chiedo solamente di NON PROVOCARLI! Non voglio altri Lily e James, nessuno di noi! Giusto Marlene?» La ragazza aveva iniziato a discutere con Emmeline, che intimava tutti di stare calmi come sempre, ma la biondina sembrava avere qualcosa da ridere, così il professore le si era rivolto cercando di attirare la sua attenzione.

«Ma professore, loro…»

«Giusto, signorina McKinnon?» Marlene annuì, e poco dopo anche tutti gli altri, compresi Remus e Sirius.

«Sono dalla vostra parte, tutti noi lo siamo. Faremo il possibile per proteggervi, promesso. Ora andate!»

Si alzarono all'unisono, abbandonando l'aula insieme. Il professore si sedette sulla sua sedia davanti alla cattedra, passando una mano in fronte con l'aria simile di un uomo stanco e vecchio. Sospirò, guardando l'ultimo Grifondoro lasciare l'aula e chiudere la porta dietro di sé.

Hey!! Ciao a tutti voi, miei amati lettori.

Come avevo promesso, sono tornata presto con il nuovo capitolo, non potevo lasciarvi in ansia dopo quello che è successo nel capitolo precedente! Allora, che ne pensate? Grazie a tutti coloro che hanno lasciato una recensione, grazie a chi lo farà e grazie a chi legge sempre e aspetta con ansia ogni mio capitolo, anche se non lo dice! Vi adoro tutti, pubblicherò il seguito presto, promesso.

Marauder11

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Capitolo 42
*** Capitolo Quarantaduesimo - It's Time ***


Ringrazio immensamente tutte le meravigliose persone che hanno recensito lo scorso capitolo, mi scuso con alcune di loro per non aver risposto subito alle loro recensioni. Ecco il capitolo successivo, che spero vi piacerà, anche se è un capitolo "transitorio". Molte di voi urleranno di gioia, ma... Basta, non vi anticipo niente! Vi auguro una buona lettura, e vi ringrazio ancora immensamente per TUTTO. Voi sapete perché <3 

-Marauder11

p.s.: Continuo ad avere quello stupido problema con gli indicatori grafici, scusate. :C

Capitolo Quarantunesimo – It's time


9 Marzo. Ora di pranzo. 17 giorni dopo l’attacco.


«Ahh, andiamo Remus! Diventerai maggiorenne domani! Senti, mi è venuta un’idea… perché non andiamo domani pomeriggio tutti in infermeria e coinvolgiamo Lily e James in una piccola festicciola?»

«Alice, onestamente. Non me ne frega niente del mio compleanno, davvero. Lo festeggeremo quando si sveglieranno, va bene?»

«Spero solo che lo facciano in tempo per il compleanno di James… Potremmo fare una festa per tutti e due, che te ne pare?» disse Frank, appoggiando l'idea della sua ragazza e proponendo qualcosa che la fece sorridere ancora di più.

Quel giorno, nonostante né Lily né James si fossero ancora svegliati, tutti sembravano quasi di buon umore, complice probabilmente il bel tempo. Il sole filtrava dalle ampie finestre del castello, e accarezzava i visi dei suoi abitanti coinvolgendoli nel suo lieve tepore di quasi primavera. Sirius rimaneva comunque taciturno, come sempre, così come Mary. I due erano freddi come il ghiaccio, nonostante avessero entrambi bisogno l'uno dell'altra, si erano chiusi in loro stessi, fino ad allontanarsi. Erano passate più di due settimane dall'attacco, e né Lily né James sembravano esser pronti per svegliarsi. Questo, inquietava tutti; Poppy diceva che più tempo passava, più era probabile che avrebbero subito conseguenze.

******

Marlene camminava a passo spedito verso l'infermeria, aprì la porta e vi trovò dentro Emmeline,vicina al viso di Lily; reggeva in mano un quaderno. Stava parlando con Lily delle lezioni, sosteneva che anche se era apparentemente assente, secondo lei sentiva tutto quello che si diceva lì dentro.

«E quindi… Il professor Foreigner ci ha detto che la prossima settimana, o forse l’altra successiva, faremo la lezione sui Patroni! Noi tutte non vediamo l’ora… e sono sicura che anche tu vorresti esserci! Poi abbiamo avuto Pozioni, ma il professor Lumacorno ci ha fatto fare ancora un altro ripasso… Secondo Mary non vuole… non vuole andare avanti con il programma senza di te» Emmeline smise di parlare e immediatamente sorrise, mentre accarezzava una ciocca di capelli rossi che usciva da una benda che avvolgeva la testa di Lily. Una lacrima scese lungo la sua guancia, e immediatamente Marlene si avvicinò e gliela asciugò.

«Mel, si sveglierà… sta tranquilla» Emmeline annuì e strinse Lene in un abbraccio, mentre Alice e Mary entravano in infermeria, con Sirius, Remus e Frank dietro di loro. Mary si precipitò subito verso le amiche e con voce rotta dalla commozione, disse «Ehi, che sono questi piagnistei! Dobbiamo essere forti…»

«Ben detto, Mac» disse Sirius, che nel frattempo aveva visto tutta la scena e stava proprio alle spalle di Mary. La ragazza si volse a guardarlo, come se l'avesse visto dopo tanto tempo, e gli regalò il più splendido dei sorrisi.

Sirius notò che gli occhi di Mary erano velati di lacrime, l'azzurro splendeva nel suo pianto silenzioso, così prontamente la abbracciò e la cullò, mentre Remus si avvicinava silenziosamente al letto di James.

Sembrava quello di sempre, era solo un po’ più pallido del solito.

«Hey, amico… Non vedo l’ora di riaverti con me, sai quanto può essere pesante Felpato… Non vuole proprio saperne di studiare! Ma che te lo dico a fare? So che tu faresti lo stesso...» Remus aveva detto tutto quasi sussurrando, con un finto sconforto nella voce, ma i presenti erano riusciti a sentire ogni sua parola e avevano riso, soprattutto Peter, che nascondeva i singhiozzi. Non riusciva a trattenersi ogni volta che vedeva i suoi amici ridotti a quel modo.

Remus cercava ogni volta di calmarlo, ma la verità era che continuava a sentirsi ancora molto in colpa per l'accaduto, nonostante tutti avessero cercato di convincerlo che si sbagliava, che non era colpa sua se Lily e James erano lì, adesso. La settimana precedente, infatti, aveva cercato di lasciare Hogwarts, ma per fortuna Sirius l'aveva raggiunto in tempo per impedirglielo.

Sirius si svegliò di soprassalto, un tuono violento risuonò nell'aria, mentre tutti ancora dormivano. Poteva sentire i respiri regolari dei suoi amici, mentre si volgeva a guardare il letto di James. Vuoto, ordinato e spaventosamente silenzioso. Si volse a guardare dall'altra parte, per cercare con lo sguardo conforto in quello di Remus, che aveva il letto posto dall'altro lato. Sirius ci mise un po' a realizzare che il letto del suo amico era completamente vuoto, forse anche più ordinato di quello di James. Scostò le coperte dal suo corpo, e si tirò su, seppur avvolto da un brivido di freddo. Si alzò, e guardò fuori, attirato dallo scrosciare della pioggia che batteva sulle finestre. Peter dormiva, così come Frank. Si alzò, borbottando qualche insulto nei confronti di Remus, che lo stava costringendo ad alzarsi dato che era sparito in piena notte. Mise le pantofole a forma di cane che gli aveva regalato quello sciocco di James quel natale e, sbuffando in una risata, uscì dal dormitorio. Mentre scendeva le scale con la mappa in mano, sulle tracce di Remus, pensava a James e a quel natale trascorso da così poco come a qualcosa di avvenuto millenni prima. La verità era che James gli mancava così tanto perché ad Hogwarts, non aveva fatto nessun passo senza di lui, così come James. Seguiva il puntino di Remus con lo sguardo, quando d'improvviso lo vide dirigersi verso il grande portone di pietra. Corrucciò la fronte, e d'un tratto sembrò capire; iniziò a correre, per raggiungerlo più in fretta. Quel pomeriggio lui e Remus avevano avuto un dibattito piuttosto acceso, e mentre lui sembrava averlo dimenticato – come ogni volta quando i due litigavano – Remus forse aveva ben in mente le parole di Sirius, forse troppo dure. Avrebbe dovuto fare attenzione a Lily, avrebbe fatto meglio a trascinarla con sé in infermeria, piuttosto che lasciarla sola. Questo era quello che Sirius credeva avrebbe fatto se fosse stato al suo posto, e queste erano le esatte parole che Sirius aveva rivolto a Remus, ma si sa, nessuno di noi può sapere come ci comporteremmo in momenti così. Nemmeno Sirius poteva saperlo, e non poteva certo incolpare Remus per questo. Un senso di colpa si faceva strada nel suo petto, quando vide il portone di pietra chiuso. Guardò la mappa, e vide il puntino di Remus che si muoveva lungo il parco di Hogwarts.

  • Che idiota... - disse Sirius, prima di uscire fuori nella tempesta, solo il pigiama addosso. Iniziò a urlare il nome dell'amico, a quel punto non avrebbe potuto usare la mappa, la pioggia era così insistente che non riusciva a vedere niente. Con un po' di fortuna, vide qualcuno muoversi vicino a dove era caduto un fulmine, aldilà della foresta, e ricominciò ad urlare. Vide Remus di spalle, il suo mantello nero lo copriva interamente, uno zainetto blu appeso sulla spalla. Sirius lo raggiunse, e prima che Remus potesse fare alcun chè, tocco la sua schiena.

  • Remus! Che diavolo fai qui fuori? - urlò Sirius, contrastando il rumore della pioggia che batteva. Remus si girò in uno scatto fulmineo, e fu sorpreso di vedere Sirius lì, dato che si era mosso in modo assolutamente silenzioso.

  • Che vuoi? Lasciami stare! - urlò Remus, scrollandosi di dosso il braccio di Sirius.

  • Dove hai intenzione di andare, Lunastorta? - chiese Sirius, accalcandosi alle sue spalle, mentre Remus accelerava il passo.

  • Vado via da Hogwarts. Non servo a nulla, qui. - disse a bassa voce, ma Sirius riuscì comunque a sentirlo. Lo afferrò con più violenza stavolta per il braccio, e questo si volse verso di sé.

  • Abbandoni così i Malandrini, in un momento come questo?! Come... come puoi lasciarci qui? Lasciare me e Peter con... con James in quelle condizioni! - urlò Sirius, furioso, e Remus non ebbe il coraggio di parlare o di muoversi. La pioggia continuava a battere sulle loro teste, e Remus notò che Sirius era completamente inzuppato, nel suo pigiama rosso.

  • Entra, o ti prenderai un accidenti. - disse Remus, con il tono più fermo che avesse in corpo, mentre faceva per voltarsi e continuare a camminare.

  • Senza di te non vado da nessuna parte. Non ti permetterò di fare la figura del vigliacco. - Remus sbarrò gli occhi, udendo le parole così pungenti dell'amico rivolgersi proprio a lui.

  • Io non sono un vigliacco! - disse Remus, il tono della voce si alzava man mano che parlava, mentre si volgeva di scatto verso Sirius, che lo fissava, gli occhi pieni di sconforto celati dalla rabbia.

  • Si, se te ne vai così! Cosa pensi che penseranno tutti di te, domani, se te ne andrai? Come pensi reagirebbero domani Lily e James, se sapessero che te ne sei andato così, lasciando tutti? E Marlene? Non hai pensato a Marlene? Sei solo un vigliacco - disse Sirius furioso, seppur fosse più deluso che altro dall'amico. Una rabbia montò in Remus, che colpì con un pugno Sirius, che indietreggiò e guardò l'amico con gli occhi sbarrati. Sirius non capiva, non capiva come si sentiva lui in quel momento. Era stato un guaio, per loro, fin da quando li aveva conosciuti. Avevano rischiato la vita per loro, trasformandosi prima in Animagi e poi andando in giro con lui ogni mese, rischiando di finire ammazzati. Adesso invece, James stava rischiando la pelle per aver difeso Lily, quando al suo posto avrebbe dovuto esserci lui.

  • Credi di essere l'unico a stare male per loro? Non è colpa tua, ok? Ti ho detto che avrei agito diversamente ma... Aspetta!- chiese Sirius, avvicinandosi all'amico che gli stava voltando le spalle.

  • Lo so, è colpa mia... -

  • Non è colpa tua! - urlò Sirius a Remus, che lo guardò dritto negli occhi prima di abbracciarlo. Sirius non poté vedere le lacrime scendere lungo il viso di Remus a causa della pioggia insistente, così come Remus non vide a sua volta quelle di Sirius.

  • Dai, rientriamo. E non farmi mai più uno scherzo del genere, capito? - disse Sirius, prendendo a braccetto l'amico e guidandolo dentro al Castello.


Madama Chips poco dopo uscì dal suo studio e diede una pozione a James di colore grigiastra, iniettandola con una siringa, e poi si allontanò.

E Lily? Non aveva bisogno anche lei di una pozione?

«Signorina Chips?» chiese Alice

«Si, signorina Prewett?» rispose, avvicinandosi agli studenti nuovamente

«Lily non ha bisogno di una pozione?» chiese Mary.

Madama Chips fece un mezzo sorrisetto che insospettì i ragazzi. Poggiò la siringa sul comodino di James, prese una sedia lì vicino e si sedette, tornando a guardare i ragazzi.

«Sto riducendo le dosi della signorina Evans, penso che sia pronta a svegliarsi adesso. Le ferite esterne e interne si sono cicatrizzate, credo che domani potremo nuovamente riaverla tra noi…» concluse spiccia e sorridente l’infermiera.

Tutti sorrisero sornioni e increduli all’affermazione di Madama Chips, tutti tranne Remus Lupin.

«Signor Lupin?? Si sente bene?»

Subito Remus si ridestò e disse, in fretta

«Certamente, sono felice di riavere la mia migliore amica con me ma… Ho paura delle conseguenze. Se non ricordo male, aveva detto che potrebbero averle provocato dei danni… mentali. Al suo risveglio lo scopriremo, no?»

Madama Chips annuì tutto il tempo, la sua espressione si fece man mano più seria mentre Remus parlava. Sospirò e, dopo essersi presa qualche momento per rispondere, disse «Ahimè, signor Lupin, ha perfettamente ragione… Domani scopriremo la verità…» si avvicinò a Remus e gli poggiò una mano sulla spalla, e continuò, con un sorriso.

«…Personalmente però, credo che bisogna essere positivi. Non crede?»

Remus annuì riconoscente a Madama Chips.

Avrebbe riavuto la sua Lily. Doveva crederci, ora più che mai.



Sirius era uscito a fare una passeggiata dopo la lezione delle 3 e, prima che il sole iniziasse a calare, era rientrato nella torre.

Varcato il buco del ritratto, vide Remus e Marlene parlottare tra di loro della fantastica lezione di Erbologia che avevano avuto quel pomeriggio. Adesso sembravano entrambi più sereni, dopo la notizia del probabile risveglio di Lily del giorno dopo.

Peter, tenuto sotto osservazione da Remus da lontano, stava facendo i compiti, mentre di tanto in tanto sbuffava.

Alice era seduta sulle gambe di Frank, mentre erano entrambi stretti in un tenero abbraccio. Emmeline era seduta su una poltrona vicino al fuoco, mentre leggeva chissà quale strano libro. Aveva lasciato accanto a sé una poltrona libera, la poltrona su cui spesso si sedeva Lily.

Forse inconsciamente, sperava di trovarla lì, immersa anche lei in chissà quale lettura.

Qualcuno mancava però…

«Hey, dov’è Mary?»

Tutti i presenti si guardarono in faccia, poco tempo dopo le loro espressioni si fecero terrorizzate. Nessuno l’aveva vista quel pomeriggio… E se le fosse successo qualcosa?

Sirius salì in fretta in dormitorio e rovistò nel suo baule. Trovò la mappa e, dopo aver detto la parola d’ordine, vide che Mary era in Guferia.

Fece un sospiro di sollievo e scese le scale.

Si avvicinò a Remus, gli porse la mappa e gli sussurrò «E’ in guferia, vado da lei… Tieni, nel caso in cui non dovessimo far ritorno».

Remus annuì e tornò alla sua conversazione con Lene, mentre Sirius usciva dal buco del ritratto.



Varcò la soglia e fu investito da una luce accecante.

Il sole coi suoi raggi illuminava il posto, mentre il tramonto stava per arrivare.

Cercò un attimo con lo sguardo e poco dopo la vide, seduta sul davanzale di un’ampia finestra poco più in là.

Stava rannicchiata su sé stessa, mentre con il gomito asciugava le ultime lacrime che aveva versato.

I caldi raggi del sole illuminavano i suoi setosi capelli biondi che si muovevano come onde leggere, mentre il suo viso pallido brillava immerso in quella luce divina.

Sirius trattenne il fiato a quella vista, e immediatamente lei si accorse di lui.

Si girò e il blu incrociò il grigio, mentre entrambi sorrisero.

Sirius volse il suo sguardo al cielo, mentre attraversava la stanza diretto verso di lei.

«Mi piace, questo posto… Mi è sempre piaciuto. Non posso dire lo stesso dei gufi, certo…»

Mary lo guardò e sorrise, mentre Sirius si sedeva sul davanzale proprio di fianco a lei.

«Piace anche a me…»

Mary guardò fuori e, immediatamente, i suoi occhi si gonfiarono di lacrime. Guardò Sirius intensamente, che fu pronto a sostenere il suo sguardo

«Ho… Ho paura, Sirius… Ho paura di non riavere di nuovo lei…»

Sirius si alzò e si chinò all’altezza del viso di Mary, che stava ancora seduta.

La guardò dritto negli occhi e disse, dolcemente

«Lo so, ho paura anch’io Mary. Ma dobbiamo essere fiduciosi… Noi… non possiamo far altro che sperare, e se Lily non sarà più la stessa, beh, dobbiamo aiutarla a ritornare quello che è»

Mary annuì e volse il suo sguardo altrove, con un sorrisetto amaro in faccia

«Sai, lei si è affezionata molto a te… Quando…» Mary improvvisamente rise e scosse la testa, poi continuò, guardando Sirius negli occhi

«Quando io e te litigavamo, prima di quest’anno, lei mi diceva sempre che io avrei dovuto strozzarti, sai? Quest’anno invece, non ha fatto altro che dirmi quanto tu sia speciale… Ti ha sempre difeso con me, anche se in tua presenza non ha fatto altro che difendermi da te… Diceva che la colpa era anche mia, perché non… Non guardavo oltre le apparenze… Ti è molto affezionata, Sirius.»

Sirius sorrise e internamente si commosse, anche se fuori non lo dava a vedere

«Anch’io le sono molto affezionato… Ah, carotina…» Sirius rise, trascinando anche Mary nella risata, mentre ricordava di quella volta in cui Lily aveva litigato con una ragazza e questa le aveva affibbiato questo soprannome che adesso usava Sirius affettuosamente per chiamare l’amica.

Smisero di ridere e si guardarono dinuovo, molto intensamente.

Cercavano entrambi conforto e coraggio nell’altro, un porto sicuro su cui approdare, delle braccia forti su cui appoggiarsi…Sirius si avvicinò alla ragazza e interruppe le distanze tra loro, guidandola in un bacio lento, mentre la ragazza lasciava correre lungo le sue guance nuove lacrime, che Sirius asciugava.

Il sole stava calando, mentre Sirius accolse entrambe le mani di Mary tra le sue, e la aiutò ad alzarsi.

«Adesso, è ora di combattere… Per Lily… e per James»

Mary annuì mentre una lacrima le solcava la guancia. Sirius gliela asciugò ancora una volta e, prima che potesse far altro, Mary si tuffò tra le braccia di lui, beandosi di quel contatto.

Sirius chiuse gli occhi e inspirò il profumo di Mary, di cui si scoprì di non poter fare a meno.

Aveva stretto tra le braccia tante, troppe ragazze, ma stringere Mary era come scoprire gli abbracci per la prima volta.

Era tutto molto più intenso e significativo, con lei.

Si staccarono e, dopo che Mary ebbe preso la mano di Sirius, entrambi si incamminarono verso la Torre di Grifondoro.

Il giorno dopo sarebbe stato un grande giorno.

Dal giorno dopo, tutti loro avrebbero dovuto combattere a fianco di Lily e di James.

Dovevano aiutarli a tornare. Nel momento in cui il sole calava davanti ai visi di Sirius e Mary, qualcosa interruppe la quiete.

  • Sirius... Sirius Black! - la voce di Remus risuonò nell'aria. Mary cominciò a guardarsi intorno, non capendo da dove provenisse. Sirius tirò fuori dalla tasca un piccolo oggetto.

  • Remus... che vuoi? - chiese, scocciato per l'interruzione. Mary si avvicinò al ragazzo, e vide tra le sue mani uno specchio, al suo interno un paio di occhi color ambra scrutavano il viso di Sirius.

  • Ma... ma come? - chiese Mary a bassa voce a Sirius, che sorrise furbo.

  • Oh, ti spiegherò... -

  • Insomma, vuoi ascoltarmi? - urlò dinuovo Remus, nervoso. Mary e Sirius posero la loro attenzione nuovamente verso Remus.

    - Truffle è scomparso! -

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Capitolo 43
*** Capitolo Quarantatreesimo - Linea di confine ***



Inizio dicendovi che ODIO questo capitolo, mi fa schifo nel vero senso della parola. Non sapete quante volte l'ho scritto, cancellato del tutto e riscritto, cambiandone spesso il finale, lo svolgimento e persino l'inizio... Non sapevo proprio che fare, con Lily. Molte di voi mi odieranno, altre gioiranno. Io vi dico che non sono affatto contenta del risultato, il capitolo è sciatto e a tratti insignificante... Non è assolutamente ciò che avevo in mente di scrivere, ma diciamo che la trama è quella che più si avvicina alla mia "idea". Scusatemi per il ritardo immenso, avrete capito che ho avuto problemi per la stesura di questo capitolo che è stato praticamente un parto, niente di meno xD. Beh, ringrazio tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, SIETE ADORABILI. <3 Grazie per il sostegno e l'affetto che non mi fate mai mancare, mi date più di ciò che merito con la vostra assidua presenza.

Adesso interrompo questo monologo e vi lascio leggere con tranquillità questo pseudo capitolo, sperando di non ricevere troppi pesci in faccia. xD

Il prossimo capitolo lo avrete tra una settimana, non vi dico precisamente il giorno perché non vorrei poi deludervi se ritardo ma sappiate che pubblicherò, quindi #StayTuned

Ci sentiamo presto, quindi.

Un bacione enorme a tutti voi, che leggete e aspettate ogni aggiornamento con un pizzichino di ansia (?). Per me è impensabile che qualcuno possa interessarsi a ciò che scrivo, dato che io stessa non sono contenta di ciò che faccio... Siete TROPPO <3

Altri bacioni,

-Marauder11

Capitolo Quarantaduesimo – Linea di confine

Aprì gli occhi, immediatamente i raggi del sole illuminarono il mio pallido viso. Mi guardai intorno, le tende rosse del mio letto a baldacchino mi circondavano, abbastanza da ripararmi dal freddo che invadeva la stanza. Le aprì completamente, e vidi alla mia destra Sirius, ancora immerso nel sonno, con il viso e le braccia rivolti verso il letto di James alla sua destra.

Vuoto.

Da quando James non era con loro, Sirius la sera si era sempre addormentato con la testa volta verso il suo letto, come se al suo risveglio si aspettasse di vederlo aprire gli occhi nocciola e inforcare gli occhiali. Non avevano fatto nemmeno uno scherzo da quando James non c'era, pochissime volte avevano riso di qualcosa; generalmente, specie quando Remus faceva le ronde, trovava James e Sirius ad aspettarlo, anche fino a tardi. Da un paio di settimane non succedeva più; Sirius in realtà lo aspettava sveglio, ma stava attento a non farsi vedere da Remus, fingendo di dormire.

Lo sgaurdo di Remus andò vicino alla porta, in cui vi era quell'incredibile palla di pelo, Truffle, dormire senza fare lamenti, finalmente. Era spaparanzato sul suo cestino trasformato da Lily molto tempo prima in una confortevole cuccia; Remus aveva deciso di portarlo via dal dormitorio delle ragazze e di prendersi cura lui del gatto, durante l'assenza di Lily, e questo non sembrava dispiaciuto del cambiamento di residenza.

Il giorno prima avevano passato tutti insieme il pomeriggio impegnati nelle ricerche del gatto fuggitivo, ritrovato poi da Frank in infermeria, tra le coperte del letto di James Potter, con gli occhi socchiusi come se si volesse nascondere, come se non volesse farsi trovare da nessuno, emettendo appena qualche lamento triste.

Si, nel letto di James, non in quello di Lily.

Sbuffai in una risata, pensando a quant'era buffo l'amore incondizionato che il gatto di Lily provava da sempre per James, suo nemico mortale.

Ex nemico mortale.

Se Lily avesse visto Truffle coccolare James e non lei, l'avrebbe chiamato ingrato. Questo pensiero mi aveva accompagnato per tutta la serata precedente, facendomi sorridere di tanto in tanto. Adesso, invece, il solo pensare ad un Truffle triste mi riempiva di sconforto; noi otto stavamo soffrendo terribilmente per come il destino crudele si era abbattuto sui nostri amici, e Truffle come sempre era uno di noi anche in questo. James l'aveva soprannominato la nostra mascotte poco tempo prima; adorava quel gatto già prima di sapere che apparteneva a Lily, e il suo sentimento sembrava ricambiato dalla palla di pelo.

Nonostante l'aria di speranza che si respirava quella mattina, un macigno gravava sul mio stomaco, dentro di me, da quando avevo trovato Lily e James moribondi in quel corridoio. Un terribile incubo aveva dominato la mia mente, per ore, giorni e settimane.

L’incubo di non vederli più.

L’incubo di non vedere più la mia migliore amica camminare allegramente tra i corridoi, in compagnia delle sue amiche.

L’incubo di non vedere il suo viso illuminarsi alla mia vista, l’incubo di non vederla più correre e tuffarsi tra le mie braccia. L'incubo di non vederla più alzare la mano in classe con Lumacorno per ogni risposta ad ogni domanda, di non vederla sbuffare ad ogni continuo commento del professore che stravedeva per lei che non faceva altro che ripeterle che era un peccato che non fosse capitata nella sua casa, in Serpeverde. E pensare che coloro che l'avevano colpita erano proprio i suoi amati studenti... E il professore lo sapeva, e ne era uscito distrutto. Da giorni ormai le sue non erano più lezioni. L'aula di Pozioni non era stata più invasa dal tepore emanato dai nostri calderoni, dato che il professore ci aveva imposto un ripasso teorico di tutto ciò che avevamo fatto in precedenza, cosa che non aveva mai fatto in sei anni con la nostra classe.

I Malandrini non esistevano più senza James, che era il collante del nostro gruppo. Era un terribile incubo quello che stavamo vivendo, continuavamo ad aggrapparci l'uno all'altro, tuffandoci nei nostri occhi sempre più pieni di sconforto, pieni del vuoto che aveva lasciato James nelle nostre vite da quando aveva chiuso gli occhi, per poi non aprirli più.

Non vedere più quel James tanto amato e acclamato dalle folle, segnare un maledettissimo punto per la mia squadra era un incubo.

Avrei potuto non riavere più il nostro malandrino capo, quell'idiota madornale che il più delle volte mi procurava più guai che vantaggi, ma che mi aveva, grazie alle sue idiozie e idee impensabili, reso utile all'interno del gruppo. Si, perché anche se mi facevano infuriare, inveivo contro di loro e strillavo come una donnetta ad ogni guaio che mi procuravano, io ero colui che doveva sempre portare quei tre nella retta via, tirarli fuori dai guai era il mio ruolo, il compito che mi era stato assegnato da quando eravamo diventati i Malandrini. 

I leggendari Malandrini erano grandiosi grazie a James e Sirius, grazie alla loro classe, alla loro simpatia, al loro genio, ai loro talenti, alla loro popolarità
... Io non ero niente di tutto ciò.

James mi aveva salvato la vita, con la sua così fedele e devota amicizia.

E se non l'avessi più visto tirare i capelli all’indietro con quel gesto veloce della mano? Non avrei nemmeno visto più Lily alzare gli occhi al cielo alla vista di quel gesto.

Sospirò, tirandosi su, pensando che tra qualche ora probabilmente l'incubo sarebbe finito per Lily.

Avrebbe rivisto il suo sorriso, il verde dei suoi occhi…

Ma sarebbe stata ancora la stessa?

Guardò la sveglia.

Dieci marzo. Era diventato maggiorenne. Era il giorno del suo diciassettesimo compleanno!

Guardò Sirius, che dormiva nel suo letto ancora tranquillo, quasi fosse ignaro di ciò che avveniva nel mondo degli "svegli". Sorrise Lunastorta, pensando che quel giorno il suo amico avrebbe cantato come di consueto la canzone del buon compleanno in Sala Grande per lui.

Fino ad allora, ogni anno, l’aveva fatto con James, e senza di lui non sarebbe stato lo stesso.

Niente era lo stesso.

Sapeva che a James serviva ancora qualche giorno per svegliarsi. Forse settimane...

Cercò di farsi forza, di uscire da quel nuvolone di tristezza pensando che quel giorno, avrebbe aperto gli occhi Lily.

Il miglior regalo che potesse mai ricevere, Remus pensò, sarebbe stato riavere indietro la sua migliore amica, uguale a come era stata quella sera, prima dell'attacco.

Pensò ai suoi occhi, a come erano vispi e illuminati dalla tranquillità, quella sera. Gli aveva raccontato di come si era avvicinata a James, i due avevano fatto un passo avanti lasciando indietro i silenzi e i brutti pensieri dei mesi precedenti. Le nuvole avevano lasciato spazio al sole, poi queste erano ritornate prepotenti a dominare il cielo, avvolgendolo in un terribile temporale... Che aveva causato un'incessante tempesta.

Mentre scostava la coperta dalle sue gambe, vide Frank muoversi più in là nel suo letto.

Remus si alzò presto e silenziosamente dal suo e si diresse in bagno. Quello sarebbe stato il giorno della speranza, non c'era posto per la tristezza, le domande e le paure.

Vieni Truffle – disse, a bassa voce. Vide Truffle muovere gli occhi, ma non si mosse. Sospirò stancamente, pensando a quanta pazienza sarebbe bastata per badare anche a quel gatto.
- Truffle, so che mi hai sentito. E' ora di fare colazione –
Dopo aver udito le parole di Remus, o forse l'ultima che prevedeva qualcosa di buono e gustoso, Truffle si stiracchiò sulla sua cuccia e, con un lungo miagolio che svegliò un nervoso e infastidito Sirius già di prima mattina, raggiunse Remus, pronto a porgergli la sua ciotola di croccantini.
**
Remus versò dei cereali nella sua ciotola piena di latte, mentre Marlene si chinava a dargli un bacio sulla guancia e si sedeva a fianco a lui, sorridendo lievemente. Sirius lo guardava malizioso, mentre parlava con Marlene, e gli mandava dei baci dall’altra parte del tavolo, come a voler sottolineare la cotta che si era preso il lupacchiotto per la Mckinnon. Remus lo ammoniva con lo sguardo, lanciandogli di tanto in tanto qualche fiocco d'avena in testa, ridendo leggermente.
Quel giorno sembravano tutti un po' più tranquilli, si era accesa in ognuno di loro una piccola fiammella di speranza. Sirius gli sorrise e poco dopo si alzò in piedi, sulla panca.Guardò l’amico e…«Taaanti auguuuurii a Remus! Tanti auguuuriii a Remuss!... Avanti ragazzi, aiutatemi!» tutta la tavolata di Grifondoro e qualcun altro delle altre case si alzarono, e iniziarono a battere ritmicamente le mani, mentre cantavano e guardavano Remus Lupin. Dall’altra parte della sala, un luccichio illuminava gli occhi del preside dagli occhiali a mezzaluna, che batteva le mani a tempo con Sirius e gli altri…
«Tanti auguri al nostro prefeeeetto, tanti auguri al mio amico Remuss!!! Applauso, graziee!»
Tutti applaudirono e molti si accalcarono in direzione del festeggiato per fargli gli auguri. Remus era molto imbarazzato mentre Sirius, che apparentemente era molto felice di averne combinata una delle sue, era afflitto dalla mancanza di James lì, quel giorno che era tanto speciale per Remus, e lo era automaticamente per tutti i malandrini.
Remus intuì i suoi pensieri, vedendolo voltarsi a destra con un sorriso smagliante, che si congelò in automatico non appena realizzò che nessuno era seduto accanto a lui. Il gesto involontario di Sirius lo scosse dentro, nessuno poteva capirlo più di lui. Gli poggiò una mano sulla spalla, e quando Sirius si volse a guardarlo con ancora quell'espressione smarrita, lo avvolse in un abbraccio.
«Ramoso è con noi, Sirius. Sarà presto con noi, te lo prometto.» Sirius si scostò e sorrise a Remus, mentre con una mano reggeva la fetta di torta che poco dopo, Remus si ritrovò spiaccicata in faccia, contro ogni aspettativa. O forse no.

**

«Splendido teatrino quello di stamattina, Signor Black» Sirius si voltò indietro mentre divorava una fetta della torta di melassa, durante il pranzo.

«Falve… pfofeffofeffa… Ehm… Salve, professoressa McGranitt»

La professoressa osservava Sirius con disgusto, mentre questo inghiottiva in fretta il bolo che aveva in bocca. Emmeline non riusciva a trattenersi dal ridacchiare, fin quando Lene non le diede una gomitata non smise.

La professoressa intanto cercò di ignorare il suo alunno, e si concentrò a fissare al contempo il resto dei ragazzi del sesto anno.

Farò un'eccezione, fingerò di non averla vista questa mattina, Black. - La McGranitt assottigliò le labbra e strinse le pupille, rivolgendo a Sirius uno sguardo che avrebbe intimorito chiunque, tranne lui.

Professoressa, doveva dirci qualcosa? - chiese timidamente ma con tono deciso Remus, che subito attirò l'attenzione dell'insegnante, che si ridestò riacquistando la sua aria tranquilla e austera al contempo che la caratterizzava.

Esatto. Questo pomeriggio la signorina Evans verrà indotta al risveglio, come sapete. Vorrei che i due di voi più vicini alla signorina Evans fossero presenti, durante l'evento. -

Ma professoressa... Non può lasciare gli altri all'oscuro! Non possiamo venire tutti? - chiese Sirius, sapendo in cuor suo che non era sicuramente tra i due prescelti. Alice annuì, probabilmente dello stesso avviso, con il suo solito sguardo sicuro e ribelle.

Non possiamo, io e il preside ne abbiamo discusso a lungo e conveniamo entrambi che la signorina Evans potrebbe andare in confusione... Non sappiamo in che condizioni verserà, sapete... - disse, abbassando il capo, un bagliore di tristezza la invase, prima di essere sostituito ancora una volta dalla sua aria severa. - Riuscirete a decidervi su chi verrà, spero... - affermò poco dopo, anche se la sua piuttosto che un'affermazione sembrava una domanda. I ragazzi si guardarono negli occhi, ognuno di loro aspettava che l'altro compiesse un passo.

Remus, dovresti andare tu... - disse Emmeline con voce tremante e allo stesso tempo decisa d'un tratto al ragazzo, che puntò subito lo sguardo su quello della ragazza.

E Mary, credo che dovrebbe andare Mary... - disse Alice sconfitta in un sospiro. Mary la osservò, immediatamente il suo viso divenne pallido. Sirius sembrò l'unico ad aver notato il cambiamento repentino di Mary.

Tutto bene, Mac? - chiese questo a bassa voce, seduto alla sua sinistra.

Oh... Io non credo di poter venire, professoressa... - disse Mary alzandosi, guardando dritto negli occhi l'insegnante che la scrutava curiosa.

Signorina MacDonald, ne è sicura? Non c'è stato giorno in cui io non ti abbia vista in questi sei anni con la signorina Evans... Credo che lei dovrebbe esserci, prima di ogni altro. Beh, lascio comunque a voi decidere, buona giornata. - Le sue parole furono seguite da un rumore di passi decisi, che riecheggiavano nell'ampia Sala nonostante la confusione, data dal tintinnio dei bicchieri, il contatto delle posate contro i piatti e il chiacchiericcio generale durante l'ora dei pasti. Remus osservò a lungo il suo piatto colmo di patate al curry, quasi come se si aspettasse che una di queste prendesse vita e cominciasse a ballare la samba davanti ai suoi occhi.

Beh, dobbiamo decidere. -

Peter, contro ogni aspettativa, era stato il primo a rompere quel silenzio assordante che si era diffuso tra gli otto Grifoni. Sirius alzò il capo e il paffuto viso di Peter era rivolto verso lui, gli occhi acquosi chiedevano proprio a lui una conferma o una smentita di ciò che aveva appena detto. Sirius sospirò, poi con la disinvoltura tipica di un Black afferrò un paio di fette biscottate, iniziando a mangiucchiarle.

Mary, anch'io credo che dovresti andare tu... Sai? - disse Marlene d'improvviso. Gli occhi azzurri di Mary saettarono lungo la tavolata, cercando quelli marroni di Marlene, quelli sempre luminosi e sereni, seppur incerti.

Perché non vai tu? - sbraitò Mary, inaspettatamente per tutti; Lene invece non aveva mosso un muscolo, quasi come se si aspettasse di vederla reagire in un modo così brusco.

Perché sei tu quella che Lily vorrebbe vedere, al suo risveglio. Anche se ci fossi io, o Alice, o Mel al tuo posto... Lei chiederebbe di te. E lo sai. -

Bang.

Si ritrovò a pensare amaramente che le parole di Lene le causavano sempre lo stesso effetto; ogni volta la colpivano come uno schiaffo in pieno viso, per il modo in cui riuscivano a farla sbattere contro la nuda e cruda realtà.

Lei lo sapeva, sapeva che Lily avrebbe voluto vedere lei al suo risveglio, semplicemente perché anche lei, se si fosse trovata in una situazione simile, avrebbe voluto vedere per prima Lily, sempre e solo Lily.

Ma come avrebbe fatto ad affrontarla?

Se quella ragazza dai capelli rossi dell'infermeria non ritornasse più ad essere la furba, intelligente, malandrina e dolce Lily Evans, la sua migliore amica?

Sentì la risata vibrante di Lily riecheggiare la sua testa, il suo corpo fu attraversato da un fremito.

Non avrebbe retto il colpo se non l'avesse più sentita. Non si sentiva abbastanza forte. Chiuse gli occhi come se volesse lasciare fuori il mondo esterno da ciò che sentiva dentro, privando i suoi occhi azzurri cristallini di vedere ciò che ancora esisteva, ciò che la circondava, ciò che il mondo le concedeva.

Si sentì stringere la mano, d'improvviso, e un calore familiare la avvolse, facendo tacere all'istante ogni sensazione brutta che stava dominando la sua mente, come quando l'onda si infrange con forza contro gli scogli e la violenza dell'acqua si arrende alla calma della terra ferma. Spalancò gli occhi e si volse piano alla sua destra, e vide Sirius. Lui era la sua terra ferma, colui che la stava afferrando per non lasciarla cadere sul precipizio, tirandola fuori dal movimento violento dell'acqua. Sirius sorrideva in direzione di Remus, mentre i due parlavano di qualcosa di divertente non udibile e comprensibile da nessun altro, dato che gli occhi di Peter si erano illuminati e sembravano ridere, guardando i suoi due amici. Mary non sentì cosa dicevano. Le sue orecchie sembravano ovattate, ogni rumore circostante a lei era superfluo. Il suo cuore, il suo cuore batteva più forte, adesso, come a volersi opporre a tutto il resto che sembrava spento in lei, senza Lily.

All'improvviso Sirius l'aveva presa per mano, di nascosto, e stringeva ancora la sua mano con la sua.

Sono qui. Sento il tuo dolore.

Questo, questo gli stava dicendo.

Sirius, che come Mary per Lily era l'altra metà di James. La metà scalmanata, quella malsana e irrecuperabile. Quella che era apparentemente più forte, quella che si stava sgretolando man mano che i giorni passavano, vedendo James e Lily su quei letti, innaturalmente inermi.

- Va bene – esclamò Mary, sorridendo lievemente, con la sua voce forte e chiara, squillante. Remus spostò lo sguardo su di lei, mentre questa ancora sorrideva, sembrando addirittura tranquilla.
- Che...? - chiese Frank, seduto al fianco di Remus, mentre osservava alternativamente i due.
- Andremo io e Remus. -
Mary si alzò e sorrise ai suoi amici, che sembrarono rincuorati dalla sua decisione. Alice le rivolse uno sguardo carico d'affetto, così come Mel. Marlene, invece, la guardò soddisfatta, e Mary alzò gli occhi al cielo. Sirius le fece un occhiolino, e annuì, poi si alzò, così come tutti gli altri, e insieme si diressero verso l'aula della prima lezione di quel giorno.


**

Chiusi l'ampia porta in mogano alle mie spalle, poi volsi con difficoltà il mio sguardo verso la bianca stanza in cui spesso mi ero trovato, di recente. Mi voltai, vidi Mary osservare come me l'ambiente circostante.

Signor Lupin, signorina Macdonald. Siete in anticipo. -

Il professor Silente sorrideva leggermente, mentre lasciava scorrere i suoi occhi penetranti su due dei suoi studenti. Questi fecero qualche passo in avanti in direzione del preside, esitando un po' su ciò che avrebbero dovuto dire o meno.

Avete fatto bene, comunque, a venire adesso. Devo farvi qualche domanda. - chiese il preside. Le tende avvolgevano completamente il letto di James, notò Remus; poteva sentire i sussurri di Madama Chips dietro di essi, mentre si affaccendava tra siringhe e pozioni che stava come di consueto somministrando a James. Il letto di Lily, invece, era immerso nel più totale e completo silenzio; al suo capezzale vi era la professoressa McGranitt, e un lumacoso e singhiozzante professor Lumacorno, che si lasciava consolare con qualche pacca sulla spalla dall'austera e dura insegnante di Trasfigurazione. Il professor Silente evocò due sedie dal nulla e fece cenno a Remus e Mary di sedersi davanti a lui, poco più lontano dal letto della loro amica.

I signori Evans non sono stati avvisati delle condizioni della signorina Evans. Mi è sembrato così logico l'altro giorno prendere questa decisione che non ho pensato se fosse la cosa giusta o meno. Volevo un vostro parere a riguardo. -

Remus si ritrovò a pensare ai signori Evans, che aveva visto appena un paio di volte durante le vacanze estive, e convenne che il professor Silente non avrebbe potuto prendere una decisione migliore. I signori Evans, per quanto buoni e ragionevolmente a modo, non erano capaci di capire a fondo il motivo per cui Lily era legata al mondo della magia; sembravano addirittura quasi spaventati da essa, spaventati quando affascinati, e per questo non avrebbero compreso il motivo per cui la loro figlia minore si ritrovava costretta in quel letto, quasi in fin di vita fino a poco prima a causa proprio della magia. Erano babbani, non sarebbero potuti venire ad Hogwarts, quindi sarebbero stati costretti a crogiolarsi nel dubbio e nel dolore, sapendo la loro figlia in condizioni critiche senza poterle stare vicino, legati a sue notizie solo grazie ad una corrispondenza via gufo con il preside durante quel periodo.

Ha fatto bene, signore. Racconterà Lily stessa ai suoi genitori ciò che le è successo, se lo vorrà. - disse il ragazzo sicuro, Mary annuì al suo fianco. Il professor Silente annuì con una sicurezza tale, che Mary sembrò pensare quasi che sapesse ciò che gli avrebbe detto Remus.

La tenda attorno a James si aprì di scatto, attirando l'attenzione dei presenti nella stanza. Ne uscì una donna giovane, apparentemente stanca e tesa, ma serena.

Siamo pronti, Albus. - affermò questa, e Mary inghiottì l'aria intorno che entrava attraverso le sue narici, dato che aveva la bocca serrata da più di qualche minuto, ormai. Cercò lo sguardo di Remus, che trovò carico di tensione come il suo. Insieme si avvicinarono al letto di Lily, l'uno affiancava l'altra, fin quando non si ritrovarono ad un passo dalla verità, ad un passo dal destino e dalla realtà. Lily aveva la bocca leggermente schiusa, mentre Madama Chips le toglieva delicatamente la fascia attorno alla testa, lasciando liberi i suoi capelli rosso rame che brillavano alla luce del sole che filtrava dalle finestre. L'odore aspro e amaro dei farmaci invase le narici di Remus, nel momento in cui Madama Chips stappò una fiala che tirò fuori dal suo grembiule bianco e leggermente consunto. Dentro, un liquido giallognolo, che sembrava odorare di qualcosa di amaro e forte, fastidioso. Madama Chips si avvicinò ancora una volta a Lily, pose la sua mano esperta dietro al collo di lei, tirando su la testa di Lily senza che questa potesse opporsi alla volontà dell'infermiera. Accostò la fiala alle labbra rosse di Lily, e la indusse a bere lentamente dalla piccola fiala, che in un paio di minuti fu svuotata.

Dobbiamo aspettare qualche altro minuto ancora, purché faccia il suo effetto. - sussurrò l'infermiera alla professoressa McGranitt che annuì, gli occhi chiari puntati sul viso del suo prefetto di Grifondoro. Mary si strinse vicino a Remus, quasi sfiorandogli la spalla, e questo cercò la sua mano e la strinse, mentre entrambi guardavano Lily, in attesa.

Mmm... - emise di colpo un lieve brontolio, che riscosse tutti come un urlo.

Il professor Silente si avvicinò senza indugio alla ragazza, Madama Chips lo lasciò passare.

- Lily... Lily, mi senti? -

Lily mosse leggermente la testa, sul viso un'espressione contrariata, come se stesse lottando contro sé stessa per uscire da quel sonno imposto.

- Lily, prova lentamente ad aprire gli occhi. Molto lentamente. - disse ancora il preside alla ragazza.
Lily non si mosse per qualche istante che agli occhi dei presenti sembrarono secoli. Poi volse la sua testa verso la voce del preside, come se volesse guardarlo. Le sue palpebre vibrarono per qualche istante, infine si aprirono di scatto, e gli occhi verde giada di Lily lasciarono il mondo esterno immergersi in essi. Mary solidificò la stretta attorno alla mano di Remus, che ricambiò allo stesso modo. Erano tutti in attesa, lì, fermi, come se si aspettassero di vedere Lily ridere a squarciagola e urlargli che era tutto uno scherzo, come se d'un tratto potesse allo stesso tempo richiudere gli occhi e riaddormentarsi per poi non svegliarsi più.

Lily sbattè le palpebre e strinse gli occhi, come a voler mettere a fuoco ciò che la circondava...

- Dove... Dove sono? - chiese poi, a bassa voce, guardandosi attorno come se fosse smarrita.

**
Correvo tra le nuvole, delle voci sembravano da un po' farsi spazio nella mia mente; erano voci familiari, che diventavano sempre più chiare e nitide, ma che ancora non riuscivo a capire a chi appartenessero e cosa stavano dicendo. Scesi su una nuvola più in basso, come a volermi avvicinare alla fonte del rumore che aveva attirato con facilità la mia attenzione. Poi una luce accecante squarciò il cielo azzurro, e mi invase. Mi ritrovai a tenere la mano davanti agli occhi, intenta a coprirli e a proteggerli da tutto quel bagliore. Vidi una piccola figura uscire dal varco provocato dalla luce e camminare lentamente verso di me; per quanto provassi a scrutarla per cercare di capire chi avessi davanti, non riuscivo a distinguere alcun ché oltre alla sua semplice sagoma.
- E' ora... Devi andare. - disse, con una voce sottile, da bambino. Mi ritrovai a pensare chi fosse quel bambino, quella voce da bambino che non avevo mai udito in vita mia, tanto malinconica quanto serena, e così tanto incredibilmente familiare.
- Chi sei? - gli chiesi involontariamente, scoprendo di avere una voce in quel posto.
- Devi andare adesso, ti stanno aspettando. - continuò questo, ignorando le mie parole. Si avvicinò a me, la luce pervase tutto ciò che ancora non era stato illuminato da quella figura, credetti quasi che sarei diventata cieca per tutto quel bagliore. Mi sentii spinta verso la luce, poi udì una voce, un'altra voce, che risuonava forte e chiara nelle mie orecchie. Sentì un odore improvviso, che mi invadeva le narici; un sapore aspro e forte in bocca, che non sapevo riconoscere.
- Lily... Lily mi senti? - Avrei voluto sorridere, se solo ci fossi riuscita. Quella voce, così familiare, sembrava risuonare nelle mie orecchie in un modo così profondo e delicato allo stesso tempo, che mi sembrò di udire per la prima volta.
- Lily, prova lentamente ad aprire gli occhi, molto lentamente... - la stessa voce di prima mi aveva dinuovo parlato, così senza esitazione provai subito a fare ciò che mi era stato chiesto. Non avevo ancora provato a muovere le palpebre, e quasi il panico mi avvolse quando i miei muscoli cercarono di aprire i miei occhi. Le mie palpebre pesavano come un macigno, mai una cosa così naturale quanto apparentemente involontaria mi risultò tanto stremante e difficile. Affaticata, riuscì in fine ad aprire gli occhi, e tutto ciò che vidi era dello stesso colore. Bianco, immacolato e terribilmente offuscato. Poi, come quando fai qualcosa per la prima volta, provai a richiudere e riaprire le palpebre, prima lentamente e poi sempre più velocemente, quasi come se stessi allenandomi per vedere dinuovo il mondo che mi era stato strappato. Misi a fuoco la stanza, che sembrava nuova ai miei occhi, poi vidi immediatamente un viso, gentile quanto tranquillo, che mi scrutava attraverso degli occhiali a mezzaluna con degli occhi penetranti. Se non fossi stata tanto debole, credo che sarei saltata addosso al preside Silente in quel momento, all'istante. Ero stata sola tra le nuvole per così tanto tempo - o forse così poco - che anche vedere la persona più sgradevole del mondo mi avrebbe resa felice, anche se ovviamente non era il mio caso, in quel momento.
- Dove... dove sono? - Feci l'ennesima scoperta, aprendo la bocca e sussurrando queste parole, riscoprendo di essere non solo capace di guardare ma anche di parlare.
- Siamo ad Hogwarts, Lily Evans. In infermeria. - disse questo molto lentamente, quasi come se volesse aprire la mia testa e ficcarci dentro queste parole, che rappresentavano la verità che mi circondava.
- Lily... - udì all'istante, e subito mi volsi verso quella voce tremante e incerta che aveva attirato la mia attenzione, in uno scatto talmente fulmineo che ebbi un capogiro e la mia testa sembrò così leggera quasi come fosse una piuma. Una ragazza dai lunghi capelli mossi biondo grano aveva puntato i suoi enormi occhi lucidi celesti sui miei, e mi sentì immediatamente scossa da un mucchio di sensazioni, che non seppi spiegare in quel momento né mai. Una visione si impadronì della mia mente, d'improvviso...
Un treno fischiava forte mentre prendevo posto su quello scompartimento, qualcuno aprì la porta e non esitò un attimo a sorridermi e a porgere la sua mano verso la mia. - Ciao, io sono Mary -
- Ciao, io sono Lily! - dissi io sorridendo di rimando.
Poi vidi qualcuno sfrecciare di fronte a me, con una velocità inaudita, mentre lo stadio batteva le mani e urlava un nome : "Macdonald", e la ragazza dai capelli biondi faceva le giravolte sulla sua scopa mentre si librava nel cielo, e rideva felice.
Di botto, mi sentì invadere da un calore che mi dava conforto in quel momento, mentre le mie lacrime scorrevano a fiotti lungo le mie guancie. Quegli stessi capelli biondi si scostarono dalla mia spalla, e quegli occhi azzurri mi scrutarono preoccupati. -Sono qui con te, non ti lascio sola... Passerà, vedrai - mi disse la ragazza, e io affondai il mio naso sui suoi capelli, e piansi ancora. D'un tratto i miei pensieri mutarono, e mi portarono a vedere uno sgabellino, così familiare, su cui mi sedetti timidamente, reggendo il mio corpo grazie alle mie manine che ti tenevano saldamente. - GRIFONDORO! - una voce echeggiò, e tutti i ragazzini attorno a me applaudirono. E vidi ancora lei, la ragazza bionda, sorridermi dal tavolo su cui mi sarei seduta poco dopo...

- Lily... Va tutto bene? - mi chiese il professor Silente, e io mi riscossi di botto, mentre Mary ancora mi fissava, ora quasi terrorizzata. Quelle visioni che avevo avuto nella mia testa, mi avevano tenuta lontana dalla realtà per un paio di minuti, probabilmente...
- Riconosci questa ragazza? - chiese nuovamente il preside, e io mi volsi lentamente a guardare dinuovo lei. Esitai prima di rispondere, poi il mio viso si distese in un sorriso.
- E' Mary MacDonald, la mia migliore amica. - e, come nelle mie visioni, la mia vista fu oscurata da una cascata di capelli biondo grano, quei capelli così familiari, così profumati e così calorosi. Sentì Mary piangere contro la mia spalla, sapevo che per lei era difficile piangere, da sempre.
- Mary... Perché piangi? Cosa mi è successo? - chiesi, allontanandomi da lei che sembrava ora trattenere i singhiozzi.
- Non ricorda niente, signorina Evans? - chiese una donna, che riconobbi. Madama Chips, l'infermiera di Hogwarts. Scossi la testa, con disappunto, quasi come se fossi scocciata da tutte quelle domande. Questa mi scrutò preoccupata, poi volse il suo sguardo al professor Silente.
- Amnesia, Albus. Credo sia temporanea, però... Ha riconosciuto la signorina MacDonald, ma non subito... E riconosce noi - disse questa, con certezza. Mary si portò una mano alla bocca, gli occhi azzurri divennero ancora una volta lucidi, così afferrai la sua mano come per rassicurarla, anche se non so quanto le possa essere risultata forte la mia stretta dato che mi sentivo così tanto debole. Debole e vuota, ecco come mi sentivo. Come se fossi stata una scatola piena, che era stata violentemente svuotata e strappata dai suoi ricordi, che sembravano mettercela tutta per tornare da me grazie a quelle visioni che sembravano quasi come dei sogni, irreali e innaturali, ma che invece erano flashback.
**
- Posso entrare? -
Basta. Non potevo ancora stare dietro la tenda del letto di Lily, aspettando che qualcuno si ricordasse della mia esistenza. Lily si era svegliata, l'avevo sentita parlare. Volevo vederla. Dovevo vederla. Madama Chips aveva detto a me e Mary di entrare nella visuale di Lily pian piano, uno alla volta, per non sconvolgerla, per non provocarle ulteriore stress. Così avevo fatto un passo indietro, lasciando entrare Mary per prima. Sentivo Madama Chips parlare di chissà che al professor Silente, mentre Mary singhiozzava. Va bene che sono conosciuto per la mia pazienza, ma quanto pensano che possa essere paziente una persona che non può vedere in che condizioni è la sua migliore amica ma deve accontentarsi dei rumori di coloro che sono insieme a lei?
- Oh, mi scusi... Mi ero quasi dimenticato di lei. - disse il professor Silente, scostando la tenda davanti ai miei occhi. Non lo guardai nemmeno in faccia, dato che i miei occhi automaticamente cercarono quelli di Lily, mentre il professore parlava con Madama Chips che si affaccendava attorno al suo tavolo da lavoro in cerca di chissà che. Il mio sguardo si poggiò subito su Lily, che puntò a sua volta i suoi bellissimi occhi verdi sui miei, con curiosità.
- Lily! - urlai, d'improvviso, e subito mi precipitai verso il letto della mia migliore amica, che adesso sembrava spaventata da me. Mi bloccai di scatto, un po' per volere mio e un po' perché qualcuno aveva afferrato il mio braccio. Guardai la sagoma accanto a me e vidi il professor Silente scrutare attraverso i suoi occhiali a mezza luna Lily, che batteva le palpebre e aveva il suo sguardo fisso su di me, l'espressione corrucciata di chi si sta sforzando di capire qualcosa di tanto incomprensibile.
- Remus, aspetta. Lily ha problemi di amnesia, non sappiamo di che tipo però e...-
- Remus? - sussurrò d'un tratto la ragazza dai capelli rossi, il cui viso immediatamente si illuminò e si distese in un sorriso sereno, annuendo piano. Il professor Silente si mosse e mi superò, mi lanciò un'occhiata incerta, come a volermi chiedere di aspettare ancora un momento prima di avvicinarmi.
- Lily? Ti ricordi chi è questo ragazzo? - La voce del professor Silente era limpida, chiara e solenne. Parlava come se stesse parlando con un bambino, emanando calma e pace a tutto ciò che lo circondava.
- Remus... E' Remus Lupin, vero? - disse Lily con fatica, gli occhi persi che si aggrappavano nella figura dell'anziano Preside.
- Cosa mi sai dire di lui? - Silente pose una mano su quella di Lily, come a volerla invitare a parlare tranquillamente, come solitamente si fa alle cinque del pomeriggio davanti ad una tazza di thé e dei biscotti al burro; come se non fossimo intorno ad un letto d'ospedale su cui giace una ragazza che ha rischiato la vita e che è affetta da amnesia e che ha riportato chissà quali altri danni.
- Io... E' il mio migliore amico e... - Lily si interruppe d'improvviso, esattamente come era successo qualche istante prima. Il suo sguardo era stato catturato da una piega formata dal lenzuolo che avvolgeva le sue gambe, come se fosse qualcosa di interessante.
- Prima che tu finissi qui, su questo letto... Ricordi dov'eri? - chiese Madama Chips, da dietro il professor Silente che non si volse a guardarla; sembrava avere occhi solo per Lily, e la scrutava come se potesse leggere dentro la sua testa ogni pensiero.
- Io... Ero ad Hogsmeade, con Mary e... Oh! Si, c'erano anche le mie amiche... Che... Marlene McKinnon, Emmeline Vance e Alice Prewett... E siamo andate da Rosmerta, e Mary si è versata addosso una burrobirra! - disse Lily divertita, iniziando a ridacchiare. Poi notò il viso sconvolto di Mary, che divenne di mille colori, mentre mi lanciava un'occhiata carica di significato. Il silenzio dominò lungo tutta l'infermeria. Il preside Silente scrutava ancora Lily, quando si rivolse a me. - Quand'è successo quest'episodio? - chiese il preside, in un sussurro.
- Ad ottobre, professore. Lo scorso ottobre. Circa quattro mesi fa. - rispose Mary con la voce ferma. Il preside Silente annuì, e si volse finalmente a guardare qualcuno alle sue spalle.

- Sembrerebbe amnesia lacunare, Albus. Interessa solo uno specifico periodo di tempo. - La professoressa McGranitt fissò a lungo Madama Chips, prima di volgere il suo sguardo sbigottito a Lily, nuovamente.
- Ha dei vuoti di memoria, quindi... - dissi, combattendo contro la mia voglia di tacere per paura di scoprire chissà che sulla mia migliore amica che mi fissava ancora stralunata. Il preside Silente afferrò la mia mano e quella di Mary, e ci trascinò fuori dalla visuale di Lily che sembrava seguirci con lo sguardo mentre Madama Chips le parlava, cercando di distrarla da noi, il professor Lumacorno al suo fianco sembrava felicissimo di rivedere la sua alunna prediletta, che sembrava sorridere di rimando all'insegnante che gli raccontava chissà che.
- Non ricorderà molte cose, quindi dovrete aiutarla a ricordare in maniera indiretta. Ma non dovrete chiederle se ricorda un particolare specifico del suo passato, potreste mandarla in confusione, potrebbe andare in panico. Dovrà fare tutto da sola... Non sappiamo se sarà in grado di ricordare tutto con il tempo... Dovete starle vicino, la memoria verrà da sé. E' molto debole, adesso... -
Il preside continuava a guardarci alternativamente mentre pronunciava queste parole decise quanto violente come una doccia ghiacciata, stando attento a qualche nostra possibile reazione. Annuivo, mentre guardavo di sottecchi Mary che, seppur preoccupata, sorrideva leggermente. Capivo cosa l'aveva spinta a sorridere, davanti a quella situazione e alle parole dure del preside.
Avevamo riavuto la nostra Lily, e anche se era affetta da amnesia - e ciò mi spaventava più di quanto io stesso riuscissi ad ammettere in quel momento - avrebbe potuto ricordare tutto, con il tempo. Non sapevamo ovviamente la gravità della sua condizione, non potevamo sapere quanto grandi erano i buchi nella sua memoria. Ma Lily era lì, e sembrava sorriderci con i suoi occhi a mandorla dietro la spalla del preside, e io non potevo essere più felice, in quel momento. D'un tratto il mio cuore s'intristì, pensando a quanti possibili bei ricordi avesse perso Lily, ricordi più o meno preziosi che avevano fatto parte di lei, e che lei soltanto poteva tirare dinuovo fuori dalla sua mente, forse. O forse no...

- SIrius, smettila di fare avanti e indietro. Siediti, mi stai facendo innervosire. -
Guardai Alice con sguardo ammonitore, poi seguì il suo consiglio, che suonava tanto come una minaccia, però. Io, Alice, Frank, Marlene, Peter e Mel eravamo fuori dall'infermeria, in corridoio, fermi ad aspettare qualunque notizia che riguardasse Lily, mentre Remus e Mary erano con lei e la vedevano aprire gli occhi...
- Aprirà gli occhi, vero? - chiese d'un tratto Marlene, lo sguardo carico di sconforto. Alice si strinse di più accanto a lei, sussurrandole parole che non riuscì ad udire. Mi alzai dinuovo, era impossibile per me stare fermo e al contempo mantenere la calma, tanto ero teso e impaziente.

- Quanto tempo è passato? - chiese Frank.

- Un'ora... Pensate che si sarà già svegliata? - chiese Emmeline, e io la guardai dritto negli occhi. Vorrei saperlo anch'io, vorrei tanto sapere cosa sta succedendo lì dentro... Guardai la porta dell'infermeria, e subito strinsi il pugno mentre il mio braccio era teso, perfettamente disteso lungo il mio corpo. L'avrei sfondata, quella porta, se nessuno si fosse fatto vivo all'istante.

- Sirius, che stai facendo? - mi disse Frank, mentre mi dirigevo a passo di marcia verso l'ingresso dell'infermeria. Prima che potessi fare alcun ché, la porta si spalancò, e mi bloccai.
- Immaginavo di trovarvi qui. La signorina Evans vuole vedervi. - disse il preside Silente, e subito Sirius lo superò a grandi falcate, seguito da tutti gli altri che si accalcavano in direzione della porta. Sirius vide le tende attorno al letto di Lily scostarsi, Marlene si lasciò sfuggire una lacrima quando vide Lily ridere tra le braccia di Mary, che rideva con lei, mentre Remus raccontava loro chissà chi.
Sirius sorrise ampiamente a Mary, che non appena lo vide si alzò e lo raggiunse, avvolgendolo tra le sue braccia. Lui la prese in bracci e le fece fare una giravolta, poi la baciò sulle labbra... Mary si scostò, e guardò subito in direzione di Lily che...
- Tu e... Black? - chiese Lily con voce quasi stridula. Sirius guardò alternativamente Mary e Lily, sorridendo a tratti.
- Cosa? Ma che... -
- Amnesia. Ha perso un po' dei suoi ricordi... - disse Mary lentamente, fissando negli occhi Sirius con dispiacere. Questo la guardò, incapace di proferire parola. Poi spostò il suo sguardo su Lily, e la vide avvolta dalle braccia di Alice, mentre continuava a guardare lui con sospetto.

Lily Evans era tornata, ma quanto aveva dimenticato di lui? Erano diventati amici, e probabilmente adesso non lo erano più. Quanto aveva dimenticato di tutti loro? E...

- James... - disse in un sussurro, realizzando l'irrealizzabile. Remus Lupin lo udì, si avvicinò all'amico e annuì, strinse le labbra in un gesto nervoso. Lily e James si erano avvicinati tanto negli ultimi tempi, prima che entrambi finissero su quei letti d'ospedale. Lily si era dovuta ricredere su James, che aveva sempre giudicato come incosciente, immaturo, tronfio, superficiale e la persona più insopportabile di questo mondo, scoprendo quanto in realtà il suo amico fosse gentile, buono e genuino. James aveva cominciato a sperare che sarebbe riuscito a conquistare la ragazza dei suoi sogni, di quel passo... E se Lily avesse dimenticato tutto di loro?
- Pensi che potrebbe odiarlo... Dinuovo? - chiese dinuovo Sirius all'amico, che fece un'alzata di spalle mentre incrociava le braccia. Remus fissò Sirius tanto intensamente che Sirius si ritrovò ad avere la sensazione che si trovavano esattamente al punto di partenza, e seppe nel momento in cui Remus sospirò che non era il solo a pensarlo.

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Capitolo 44
*** Capitolo Quarantaquattresimo - Prima rosa ***


Come promesso, eccomi qui! :)

Buona sera a tutti, miei cari lettori arrivati fin qui.

Chiunque voi siate

- che recensiate periodicamente o no, che non recensiate affatto, che seguiate questa storia da secoli o che l'abbiate appena scoperta -

io vi ringrazio immensamente per essere qui, arrivati a questo punto.

Questo capitolo è un po' Sirius-centrico, spero vi piacerà, anche se è un po' tetro e molto "riflessivo". 

Beh, non voglio anticiparvi altro togliendovi il piacere della lettura, spero di ricevere presto i vostri pareri riguardo al capitolo, attendo i vostri giudizi con trepidazione *-*

Ringrazio sentitamente Lily Luna Scamandro, Catarina Loss e mikymusic che hanno recensito lo scorso capitolo, risponderò alle vostre recensioni non appena pubblicherò questo nuovo chap. 

Grazie carissime, davvero!

Detto questo, vi auguro una buona serata e una buona notte, ci sentiremo molto presto, ma stavolta non vi preannuncio nulla. v.v

Vostra affezionata, 

- Marauder11

Capitolo Quarantatreesimo – Prima rosa

- Quindi... Quindi sono stata attaccata... -

Il tono di Lily risultava tranquillo, allo stesso tempo sembrava volesse convincersi delle sue stesse parole. Emmeline, seduta sul suo letto, annuiva tristemente. Dopo l'ora di pranzo, infatti, Emmeline aveva deciso di passare da Lily e trascorrere un po' di tempo con lei, dato che le sue lezioni erano finite quel giorno. Emmeline d'un tratto si alzò, dirigendosi verso il tavolo posto vicino al letto di Lily. Lì, non appena aveva fatto il suo ingresso in Infermeria, aveva lasciato la catasta di libri che le servivano per ultimare il compito di Antiche Rune. Il silenzio che avvolgeva la stanza sembrò il terzo incomodo di troppo, a parere di Lily. Mai il silenzio era stato così assordante, mai per lei, che era un'adoratrice della pace e della calma.

- E Potter mi ha salvata... - continuò Lily, a bassa voce, mentre lanciava un'occhiata verso James Potter, il ragazzo che aveva tanto odiato in quegli anni che, secondo i suoi amici e Silente stesso, le aveva salvato la vita. Giaceva su un letto, a poca distanza da lei, e il suo stato dormiente quasi la spaventava. Non era abituata a vederlo immobile, inerme; James Potter era la persona più energica che Hogwarts avesse mai visto, probabilmente, e vederlo in quello stato non era proprio un bello spettacolo, nonostante la poca simpatia nutrita nei suoi confronti. Emmeline alzò lo sguardo verso l'amica e annuì in sua direzione, la piuma stretta tra le mani e il capo chinato su di un lato, un sorriso triste incurvava le sue labbra rosee mentre osservava Lily torturarsi mentalmente, che continuava a sospirare di tanto in tanto.

Si era parato davanti a lei con il suo stesso corpo pur di salvarla.

Perché?

Avrebbe potuto rispondere agli attacchi dei Serpeverde, questo si... Ma le avevano detto che erano in inferiorità numerica, avrebbe dovuto cercare aiuto piuttosto che stare lì con lei. E poi, aveva parato i colpi destinati a Lily... Insomma, James Potter aveva rischiato la sua vita per quella di Lily Evans, la stessa Lily Evans che l'aveva schiantato innumerevoli volte nei corridoi, che aveva minacciato di farlo sparire dalla faccia della terra così tante volte per aver insistito così tanto, durante quegli anni, nel volerla invitare ad Hogsmeade, la stessa Lily Evans che gli aveva più volte urlato che avrebbe preferito uscire con la piovra gigante, piuttosto che con lui...

Perché? Perché proteggere lei, Lily?

Questi pensieri e molti altri la torturavano dalla notte precedente, durante cui non aveva chiuso occhio per un attimo.-

- Lils? - un sussurro, da parte di Emmeline, raggiunse le orecchie di Lily che si era dinuovo imbambolata.
Madama Chips aveva detto che era normale, per una persona che ha perso parte della sua memoria; aveva subìto un forte trauma, ed era chiaramente confusa. Stava cercando di ricomporre i pezzi della sua vita, in effetti. Nonostante le facesse male vedere la sua amica in quelle condizioni, dato che spesso sembrava assentarsi dal mondo circostante, era grata al destino per averla restituita ai suoi cari.
- Se il prezzo da pagare per riaverla indietro erano solo alcuni dei suoi ricordi che, tra l'altro, avrebbe certamente recuperato beh, allora era stata più che fortunata. Era un miracolo che fosse viva, sana e relativamente illesa.
-Lily stava chiaramente soffrendo, faceva fatica a riprendersi da tutta quella confusione; non sarebbe stato facile riparare quegli enormi buchi della sua mente, ma Lily era forte, e tutti sapevano che ce l'avrebbe fatta. Emmeline, scossa da un moto d'affetto verso quell'amica che non meritava assolutamente di vivere un momento così terribile, si alzò dalla sua sedia e avvolse Lily in un abbraccio, a cui la ragazza si aggrappò. I suoi occhi divennero immediatamente lucidi, dopo il contatto con Mel.

- Lils... Stai tranquilla, andrà tutto bene... Davvero, ce la farai – disse Emmeline in un soffio, mentre accarezzava ritmicamente la schiena della rossa, che la stringeva ora di più a sé e sospirava.
-Mi sembra tutto così... Strano. Così diverso e... Innaturale. -

- Emmeline si staccò dall'abbraccio e sorrise lievemente all'amica, mentre le accarezzava la guancia candida. Lily le sorrise di rimando, poi gettò un'occhiata fuori dalla finestra, e vide qualcosa che la incuriosì. Qualcuno volava alto nel cielo, librandosi quasi come se stesse facendo delle capriole in aria. Sentiva, dall'ampia finestra dell'infermeria che era socchiusa, le voci di diversi ragazzi che strillavano, altri ridevano. Lily si alzò, a fatica, dal suo letto, e si diresse verso la finestra. Da quanto tempo il suo viso non veniva esposto al mondo esterno?

Camminava lentamente avvolta nella sua camicia da notte bianca e lunga, sembrava quasi un angelo. I capelli rossi le ricadevano morbidi sulla schiena, e profumavano di muschio. Si era alzata, quella mattina, e aveva deciso di farsi aiutare da Madama Chips a fare una doccia, e si era sentita rinascere. Adorava quel nuovo profumo datole gentilmente dall'infermiera che la avvolgeva, ma fu più estasiata in quel momento dalla vista del parco di Hogwarts, che si stagliava davanti alla sua vista. Aprì un po' di più la finestra, ignorando le proteste di Emmeline che le diceva che avrebbe preso un raffreddore, se si fosse affacciata in camicia da notte.
La investì una boccata d'aria fresca, che inspirò a lungo, ad occhi chiusi. Poi riaprì i suoi occhi verde giada al mondo, e ammirò tutto ciò che vide. Notò con rammarico che gli alberi, che aveva lasciato innevati, adesso erano spogli, e dei piccoli germogli verdi spuntavano tra i rami, minacciando di fare esplodere una nuova primavera. Il parco, prima inondato di neve, adesso era fatto di erbetta che, pian piano, iniziava a spuntare tra le rocce. Il suo viso d'improvviso si illuminò, e subito Emmeline si avvicinò all'amica, per cercare di capire cosa avesse potuto attirare la sua attenzione.

- Guarda, Mel! Un fiore! Un piccolo fiore è già sbocciato! - esclamò Lily, il viso illuminato di felicità pura. Emmeline sorrise all'amica, condividendo la sua stessa felicità. Emmeline adorava la natura, le piante; non a caso era bravissima in Erbologia, era la sua materia preferita. Lily sembrò ricordarsene, dopo qualche istante, e si volse immediatamente a guardare la sua amica al suo fianco, con un sorriso incerto. 

-Mel, Erbologia è la tua materia preferita, vero? - chiese infatti Lily, dopo qualche istante di esitazione. Sul viso di Emmeline si fece spazio un ampio sorriso. Era felice che Lily ricordasse quel particolare della sua vita.

- Si, Lil... Quel fiore arancione è una Primula... E' il primo fiore della primavera -
La bocca di Lily assunse la forma di una perfetta O, mentre Emmeline era estasiata dalla vista di una Lily così felice e tranquilla, finalmente. Ancora una volta la loro attenzione fu attirata da coloro che, in lontananza, urlavano svolazzando al Campo di Quidditch che, seppur non fosse molto vicino a loro, era abbastanza visibile dall'infermeria.

- Guarda, sono sicura che quello è Sirius – disse Emmeline all'amica, indicando un punto preciso. Lily annuì, e una smorfia si formò sul suo viso, all'udire del nome del ragazzo.
- Sembra volare molto bene... - Lily aveva incrociato le braccia, e il suo tono divenne un po' distaccato e infastidito. Emmeline la osservò con sguardo penetrante, prima di allontanarsi da lei e riprendere la postazione di prima. Afferrò la piuma e stette in silenzio, mentre Lily la osservava, aspettandosi che l'amica dicesse qualcosa.

- E' molto bravo, si. E' il portiere dei Grifondoro da un bel po' d'anni, ormai. - disse finalmente Emmeline. Lily ritornò lentamente al suo letto, ma non poté fare a meno di lanciare altre occhiate fuori dall'ampia finestra, da cui riusciva ancora a scorgere il sole alto in cielo e le nuvole bianche che, a causa del vento, sembravano rincorrersi. Lily si sdraiò su un lato, il viso rivolto verso Emmeline.
- Che giorno è oggi? - chiese la rossa, interrompendo il silenzio.

Emmeline aprì la sua agenda e, dopo aver sfogliato qualche pagina, si girò verso l'amica.
- 12 Marzo, Lils. Sabato -

- Marzo... 12 Marzo... C'è qualcosa che... Quanto ho... dormito?- Lily, da quando si era svegliata, non aveva mai fatto cenno ai giorni di coma. Parlava del suo periodo di coma come se avesse dormito, forse nemmeno lei riusciva bene a realizzare ciò che le era successo, pensò infatti Emmeline.
- Beh, diciotto giorni... - disse Emmeline con disinvoltura, facendo un'alzata di spalle. Lily sbarrò lentamente gli occhi, mentre scostava il suo sguardo nuovamente verso James Potter, che non si era ancora svegliato. Era stata in coma per ben diciotto giorni, e si sentiva come se avesse dormito appena per un paio d'ore. Quante cose si era persa, in tutti quei giorni? Quanto avevano sofferto le persone vicine a lei, durante quel periodo? Ora Emmeline la osservava con un sorriso triste, quasi come se riuscisse ad intuire i suoi pensieri e le sue preoccupazioni. Ma lei non poteva capire, per fortuna no, come Lily si sentiva. Aveva una rabbia dentro, una rabbia che sembrava assalirla ogni volta che si trovava da sola. Si sentiva derubata di molti, troppi giorni della sua vita, che nessuno le avrebbe mai potuto restituire. Con quella confusione assurda in testa, poi, si sentiva come se, oltre al tempo, le avessero rubato i suoi ricordi, ciò che di più prezioso una persona possa possedere. Strinse la sua mano formando un pugno, e le nocche della sua mano sbiancarono all'istante, mentre la malinconia ancora una volta aveva il sopravvento su di lei. Era il 12 marzo, e lei sentiva come se ci fosse qualcosa, qualcosa di familiare, qualcosa di importante che avesse dimenticato e che...

- Il compleanno di Remus! Il 10 marzo era il compleanno di Remus! - urlò, saltando giù dal letto e sentendosi molto più debole poco dopo per lo sforzo.

- Hey rossa, sta attenta! Torna a sederti, su... - le disse Emmeline ammonendola con lo sguardo, alzandosi subito per aiutare l'amica a rimettersi a letto.
- Era il compleanno di Remus... - disse Lily ad Emmeline, come se fosse una cosa di inestimabile importanza. Aveva gli occhi lucidi, e il broncio da bambina che, nemmeno adesso che era una giovane donna, l'aveva lasciata.
- Vorrà dire che faremo finta che non ci sia ancora stato, il suo compleanno. E lo festeggeremo quando vi sarete ripresi, va bene? - disse Mel, facendo cenno a Potter mentre parlava. Lily annuì, seppur contrariata. Poi entrambe si voltarono, al rumore delle porte che si aprivano verso l'ampia Sala.

**

Emmeline, Marlene, Alice e Mary entrarono ridacchiando dentro la tetra aula, illuminando quasi il posto un pizzico della loro allegria. Quella mattina erano in anticipo, dato che si erano svegliate tutte all'alba, per passare a salutare la loro amica Lily, per vedere come stava e per farle un po' compagnia, ora che si era svegliata.

Era il 14 Marzo, e la pioggia batteva fuori incessante, ma nemmeno questo clima freddo e triste poteva abbattere l'ottimo umore delle ragazze.

«Dobbiamo assolutamente organizzarle una festa!» esclamò Marlene, Mary accanto a lei sorrideva raggiante e annuiva.

«Spero solo che Madama Chips la faccia uscire presto di lì, ma credo che ci starà ancora per un po'!» rispose ragionevole Alice, un sorriso triste le incurvava le labbra, mentre prendeva posto nell'Aula di Trasfigurazione, e la professoressa McGranitt faceva il suo ingresso.

«Buongiorno, ragazzi» esclamò questa, la solita aria austera dipinta in viso, il cipiglio severo sembrava però ammorbidito più del solito. Le sue pupille si strinsero, fissandosi su un punto imprecisato alle spalle di Mary. La ragazza si volse, e vide dei trafelati Sirius, Remus e Peter rivolgere – come sempre – delle occhiate di scuse per il ritardo alla professoressa, che semplicemente annuì verso di loro. Sirius si accorse dello sguardo della bionda, e le regalò un fugace sorriso, che Mary ricambiò prima di voltarsi a guardare la professoressa. Il ragazzo si incamminò fino a prendere posto accanto al banco libero, posto proprio a fianco a quello di Mary e Alice, davanti a loro solo Emmeline e Marlene, già esasperate nell'intento di accalappiarsi tutti gli appunti.

Alice vide con la coda dell'occhio Remus, che prendeva posto accanto a Frank, seduto sul banco vicino a quello suo, mentre Peter sedette accantoa Sirius.

«Psst... Mac!» sussurrò Sirius, e Mary si volse subito verso di lui, la piuma tra le mani, la masssa di capelli mossi e dorati ricadeva sul foglio di pergamena, pieno solo per metà di appunti.

Lei lo guardò, visibilmente infastidita, e Sirius le regalò uno dei suoi soliti sorrisi, che la fecero sciogliere in fretta. Insoddisfatta, dato che Sirius sembrava non avere nulla da dirle, si volse dinuovo a osservare la professoressa, che stava spiegando loro.

«Chi sa dirmi che cos'è un Metamorfomagus?» chiese l'insegnante alla sua classe, improvvisamente i borbottii cessarono, poi una mano si levò alta, Mary sbarrò gli occhi.

«Si, signor Black?»

Sirius sorrise alla professoressa McGranitt, sorpresa di aver visto volare in alto la mano di Sirius, che era persino stato più veloce di Remus, quella volta, che lo osservava con sguardo eloquente e le braccia incrociate. Sirius gettò un occhiolino dalle parti dell'amico, prima di volgersi verso la professoressa per dare la sua risposta.

«Un Metamorfomagus, il cui nome è l'unione tra “metamorfosi” e “magus”, è un mago o una strega nato con la capacità di cambiare in parte o completamente il proprio aspetto. Sono tra l'altro molto rari, nel mondo magico. Bisogna distinguerli tuttavia dagli Animagi, in quanto a differenza di questi ultimi, i Metamorfomagi non sono capaci di tramutare il loro aspetto umano ad animale.»

«Ha deciso di aprire il libro, vedo. 10 punti per Grifondoro» disse la professoressa, con una punta di orgoglio nella voce che Sirius colse. Remus scosse la testa, guardandolo.

Per lui era stata fin troppo facile quella domanda, dato che da poco aveva saputo da sua cugina Meda che la piccola Dora, figlia della prima, era proprio una Metamorfomagus, dunque ne aveva potuto studiare gli effetti in prima persona. Mary, invece, lo osservò con sguardo sorpreso.

«Che c'è?» mimò Sirius in direzione della bionda, che lo fulminò con lo sguardo, mezzo sorriso tra le labbra.

«Davvero hai aperto il libro?» chiese lei, sottovoce, mantenendo lo sguardo puntato sull'insegnante.

«Ma certo! Sono uno studente modello, io» rispose Black distendendo la schiena sulla sedia, lo sguardo malizioso puntato su Mary, che scosse la testa divertita.

«Non ci crederò neanche tra milioni di anni...»

Questo le piaceva di Mary; mentre tutte arrossivano e si scioglievano guardandolo anche da lontano, ammaliati dalla sua bellezza – che, per precisare, era davvero straordinaria – Mary era l'unica a saper andare oltre il suo aspetto esteriore, riusciva a vedere Sirius un po' più a fondo, a non credere che tutto ciò che dicesse fosse vero e sacro.

«Come sta Lily?» chiese Sirius, distraendo ancora Mary dalla lezione. Questa difatti sospirò, e cruciò Sirius con lo sguardo, prima di continuare ad ignorarlo. Qualche minuto dopo, però, Mary trovò una pallina di carta sul suo foglio di pergamena, che aprì, trovandovi all'interno un messaggio scritto in una calligrafia elegante.

Dai, volevo solo sapere come sta Evans. Potresti donarmi un pizzico della tua attenzione, per piacere? -S.B.

Mary si volse a guardare Sirius, che la stava osservando e sorrideva ancor, e gli fece una linguaccia. Il viso di Sirius subito si contrasse in una smorfia, e mise su il broncio.

Mary ridacchiò leggermente, prima di strappare il bordo della sua pergamena, decisa a rispondere al ragazzo, finalmente.

Beh, un po' così... L'altro giorno ha saputo da Mel che è già passato il compleanno di Remus, si sta tormentando per non avergli fatto il regalo... -Mary

Sirius scosse la testa, con disapprovazione. Era sicuro che a Remus non importasse nulla del regalo, avere Lily dinuovo con sé era stato il regalo più grande.

«Lunastorta! Ehi! Pssst»

Maledizione. Quell'idiota mi ha fatto perdere il filo. No, questa volta non gli rispondo, o mi farà perdere la concentrazione come sempre.

«Dai, mi hai sentito! Smettila di fingere, Rem!» sussurrò concitato Sirius, e finalmente Remus si volse a guardarlo, lo sguardo omicida non preannunciava nulla di buono.

«Lily è dispiaciuta per non aver festeggiato il tuo compleanno, credo che...»

«Signor Black! Quanto dovrà ancora continuare questo teatrino? Era troppo strano che lei fosse improvvisamente diventato uno studente diligente e studioso! Dieci punti sottratti a Grifondoro, per il suo comportamento irrispettoso durante tutta l'ora!» abbaiò la professoressa McGranitt, sottraendo i primi dieci punti che Sirius aveva fatto guadagnare alla sua casa durante l'ora di Trasfigurazione.

Guardò scocciato Remus, che ridacchiava malandrino in sua direzione, come a volergli silenziosamente dire "Ben ti sta".

Brutto lupastro, come osi deridermi?!


**

«Allora Lils, miraccomando, fa la brava, ok?» le disse Mary mentre le accarezzava i capelli.

Lily sbuffò sorridendo alle premure dell’amica, che si stava comportando esattamente come si sarebbe comportata sua madre.

«Mary, farò la brava ma tu vai, è quasi ora di cena… non voglio che arrivi tardi e che giri per il castello da sola! Sta tranquilla, io sto qui zitta zitta…»

«Mmmm… quel sorrisetto non mi ha mai convinta, signorina Evans!»

Entrambe risero all’affermazione di Mary e, dopo che quest’ultima abbracciò per l’ultima volta l’amica ritrovata, seguì le sue amiche che stavano alla porta ad aspettarla.

«Mi sei mancata, tesoro» Lily la strinse ancora di più

«Mi sei mancata anche tu, Mac! Dai, ci vediamo domani… Va adesso… Aliceee, portala con te, ti prego!» Tutti risero all’affermazione fintamente esasperata di Lily e finalmente Mary si decise a lasciarla andare.

Quando la porta si chiuse, Lily rimase sola in infermeria… o quasi.

Poco più in là infatti, stava seduta Madama Chips che a tratti regolari le lanciava delle occhiate e sorrideva. Accanto al suo letto invece, giaceva James Potter.

Apparentemente, sembrava stesse bene. Aveva le gote rosate come sempre e i capelli scompigliati, quel giorno.

Qualche benda avvolgeva il suo braccio sinistro, mentre in fronte aveva un piccolo cerotto all’altezza della tempia.

Lui avrebbe potuto farsi da parte, e invece… Si era parato davanti a lei, le aveva salvato la vita…E lei si sentiva così angosciata, e in colpa, terribilmente in colpa.

«Signorina Chips?»

Subito Madama Chips alzò gli occhi in direzione di Lily e, poco dopo, si alzò e si diresse verso la sua paziente.

«Come si sente, signorina Evans?»

«Oh, io sto bene! Sono solo un po’ dolorante qui sul petto e qui, sulla gamba… Ma credo che sia normale, no? Oltre al mal di testa...»

Madama Chips sorrise rassicurante e rispose

«Si, è normale… Dopo tutto, le è andata bene... Poteva rimetterci la pelle, sa?»

Lily annuì triste all’infermiera, e immediatamente volse il suo sguardo a James, mentre quest’ultima continuò

«…Il signor Potter le ha salvato la vita, offrendo il suo corpo. Le sarebbe bastato solamente un altro cruciatus e… Non sarebbe più tra noi»

«Io... Io non capisco... » disse la ragazza, guardando dritto negli occhi l'infermiera.

«Potrà chiederglielo di persona... Non credo manchi molto al risveglio del signor Potter, sa?» Madama Chips si alzò e poggiò una mano sulla fronte di Lily

«Mmm… Niente febbre. Bene, signorina Evans. Adesso è ora di riposare! Buona notte»

Mentre l’infermiera camminava verso il suo studio, Lily la chiamò un’altra volta

«Mi scusi… quando crede che potrò uscire di qui?»

«Beh… credo che sabato potrà uscire… Ora riposi! Buona notte!»

Lily annuì sorridente. Tra qualche giorno avrebbe lasciato quel letto. «Buona notte, signorina Chips!»

Lily si sistemò meglio sotto le coperte e, dopo aver volto un ultimo sguardo verso Potter, cadde in un sonno profondo.


**

«Lunastorta, che ci fai ancora qui?» Sirius scese pian piano dalle scale dei dormitori e si avvicinò verso l’amico, che stava sull’enorme tappeto rosso e fissava il fuoco, con le mani che reggevano il suo viso.

Alla voce di Sirius, Remus si girò a guardarlo. Aveva uno splendido sorriso stampato in faccia, che Sirius prontamente ricambiò; ma c'era qualcosa di strano in quel sorriso.

«Non… non riesco a dormire…» disse Remus spiccio, alzando le spalle contemporaneamente

Sirius si sedette a fianco a Remus

«Amico, nemmeno io…»

«Sono così felice di riavere Lily... Chissà quando la faranno uscire…»

Sirius sbuffò e disse

«Ma? C'è un ma, vero?»

Remus annuì alla risposta di Sirius, sospirò, mentre l'amico l'affiancava. Poi Remus cominciò a ridere, a crepapelle; l'espressione di Sirius mutò da triste a incredula.

«Remus? Che diavolo succede?» chiese, infatti.

«Io… ahahahahha… stavo pen-pensando a… ahahahaha… a quando Lil-Lily penserà che… ahahahah… non ha fatto i compiti per diciotto gio-giorni! Entrerà in panico, ci pensi? Ahahahah»

Sirius scoppiò a ridere all’affermazione di Remus e, poco dopo, quando entrambi smisero finalmente di ridere, si alzò e si sedette sul divano.

«Dovremo tenerla d'occhio, Remus... Per me non sarà facile, dato che mi odia...»

Remus si voltò, iniziando a scrutare Sirius, col suo solito sguardo di chi sa leggere dentro le persone. Sirius fece finta di non vederlo, e cercò di mantenere un'aria piuttosto tranquilla.

«Lei ricorderà, Felpato... Comunque si, sarà meglio tenerla d’occhio…»

Sirius annuì, poi spostò lo sguardo altrove, come se nonostante il suo corpo fosse fermo lì, immerso tra il tepore della Sala Comune la sua mente vagasse da tutt'altra parte.

«Pensi manchi tanto al risveglio di James?»

Si volse a guardare l'amico, le cui profonde cicatrici sul volto sembravano più evidenti alla luce del camino. L'espressione di Remus divenne incredibilmente seria.

«Non… non lo so, Sirius… non lo so»

Sirius affondò meglio tra i cuscini del divano, chiuse gli occhi e sospirò; il suo ultimo pensiero, prima di cadere tra le braccia di Morfeo, fu lo stesso degli ultimi giorni.

Mi manchi James


**

*suono della sveglia*

Maledizione.

Mi giro verso il comodino e, prontamente, spengo la sveglia. Sono le sette. 

Miseriaccia, sono così stanco. Ho dormito malissimo prima in Sala Comune. Sono riuscito a trascinarmi fin quassù assieme a Remus appena un paio d'ore fa, adesso è già il momento di alzarsi...

Remus si muove nel letto accanto al mio, quel ragazzo ha davvero il sonno troppo leggero. Mi giro dall’altra parte e…

James non c’è ancora.

Chiudo gli occhi un attimo. Devo farcela. Devo assolutamente farcela. James sarà presto con noi, si.

Mi alzo, mi dirigo silenziosamente verso il bagno, portando con me la divisa. Molti dei miei compagni di scuola la odiano, ma va indossata in ogni giornata scolastica… E devo dire che non mi scoccia per niente.

Molte ragazze mi hanno spesso detto che quella camicia bianca e quella cravatta rosso oro, mi donano, dandomi un'aria da intellettuale.

Balle.

Non sono mai stato un intellettuale, nonostante la mia media alta in tutte le materie. 

Sono un malandrino, io.

Vado bene a scuola perché so cavarmela, in ogni situazione. 

Perché sono un malandrino, non l'ho già detto?!

Sorrido maliziosamente e penso al fatto che non esco da tanto con una ragazza: non mi interessano più le ragazze.

Adesso c'è solo Mary, nei miei pensieri, nei miei occhi e nei miei sorrisi.

Adesso basta però, pensare a Mary!

Ai suoi lunghi capelli biondi, ai suoi splendidi occhi azzurri... E poi ahhh, il suo sorriso!

Mi do uno schiaffetto in fronte, come per togliermi dalla testa quei pensieri che mi provocano sempre un sorriso da ebete, come mi fa puntualmente notare il mio amico Remus.

Non c'è tempo da perdere, devo andare da Lily e James.

Intanto esco dal bagno, sono già perfettamente in ordine.

Prendo la mappa dal comodino di Remus, e al suo posto lascio un biglietto.

Sono in infermeria. Prendi lo specchio quando ti svegli.

S.B.”


Esco di soppiatto dal dormitorio e scendo fino in Sala Comune.

Sono le 07:16. E tutto tace.

Attraverso i corridoi e scendo le scale, fino ad arrivare al bivio tra il corridoio in cui si trova l’infermeria e la scala che porta in Sala Grande.

Il mio stomaco brontola.

Sarà meglio mettere prima giù un boccone.

Mi siedo alla tavolata di Grifondoro, in cui ci sono seduti un paio di studenti del settimo che conosco appena. Mi fanno un cenno di saluto, ricambio sorridendo.

Mangio due muffin al cioccolato e bevo velocemente una bella tazza di caffè caldo.

Vedo la torta alla crema, poco lontano da me.

La preferita di James.

Sorrido al pensiero e prendo un sacchetto di carta. Ne porterò una fetta a Lily, chissà, magari è anche la sua preferita...

Prendo una tazza di thè. In quegli anni ho visto spesso sorseggiare una tazza di thè a Lily, in diversi momenti della giornata. Sono sicuro che, almeno quello, gli piacerà.

Prendo il mio sacchetto ed esco finalmente dalla Sala Grande.

Raggiungo in tre minuti o poco più l’infermeria, dopo aver incontrato il capitano della squadra di Tassorosso che mi chiede delle condizioni di James.

Apro piano la porta, magari staranno ancora dormendo.

Hanno tirato le tende attorno al letto di James. Volgo immediatamente lo sguardo verso il letto di Lily e… vuoto.

Il mio cuore perde un battito mentre inizio a sudare freddo.

Maledizione, dove sarà finita?

Inizio ad attraversare la Sala a grandi falcate e, quando mi avvicino abbastanza al letto di Lily, riesco a vedere James che ancora dorme nel suo letto e… Lily, che si è addormentata con la testa poggiata sul petto di James.

Sorrido a quella vista. Se James avesse potuto vedere quanto Lily gli era vicina, avrebbe sicuramente avuto un infarto per la contentezza. Mi lascio scappare un risolino malizioso mentre mi avvicino a Lily.

Possibile che abbia ricordato?

Sarà scomoda, seduta su quella sedia. Devo svegliarla e riportarla a letto, è ancora troppo debole.

Le scosto delicatamente alcune ciocche rosse dagli occhi e, mantenendo un tono della voce bassissimo, inizio a chiamarla

«Evans... Svegliati» questa subito si riscuote e apre pian piano gli occhi, incorniciati da lunghissime ciglia nere.

Mette a fuoco ciò che la circonda e, quando mi nota, alza subito la testa dal petto del mio amico… Arrossisce.

«Buongiorno Evans, ti ho portato la colazione… »

Lei mi guarda stranita, ma si alza senza dire nulla. Noto che si tiene la testa e barcolla leggermente, così la reggo con un braccio, stando attento a non sfiorarla più di tanto. E' la vecchia Evans, quella che mi odia ancora.

La porto fino al suo letto e la aiuto a sedersi.

«Allora? Come stai oggi?»

«Mi chiedo cosa ti porti qui...» risponde lei, l'aria acida. Alzo gli occhi al cielo. Se ne accorge, e ribatte prima che io possa risponderle a tono.

«Bene comunque, a parte qualche capogiro. Grazie, Black.»

«Mi chiedevo cosa ci facessi lì...» indico il letto di James, cercando di reprimere il ghigno che minaccia di esplodere sul mio volto. La sua espressione si fa subito imbarazzata.

«Non... Non lo so» dice lei, e posso vedere tanti pensieri attraversarle gli occhi verde giada, sbarrati. Sembra quasi sorpresa quanto me per essersi addormentata vicino al mio migliore amico.

Decisamente non ricorda ancora; cosa l'ha portata lì, allora?

«E tu, come mai così mattiniero?» emerge Lily d'improvviso. Sta cercando di deviare il discorso, decido che posso lasciarglielo fare.

Assunsi la mia solita espressione teatrale, provocandole un leggero risolino.

«Io sono molto mattiniero!»

«Strano, c'è un certo Remus Lupin che afferma da sempre il contrario...»

Vidi la sua espressione furba campeggiare sul suo viso; tuttavia non sembrava infastidita dalla mia presenza. Ma no, decisamente non poteva ancora ricordare... Non assumerebbe quel tono così distaccato che avevamo ormai abbandonato da tempo entrambi.

«Come dicevo, ti ho portato la colazione. Hai fame?»

Lily annuì energicamente, non appena vide la tazza di Thè tra le mie mani mi guardò sorpresa, ma visibilmente felice che ci avessi azzeccato portandole la sua bevanda preferita.

«Ohh, thè! C'è anche qualcosa da mangiare?»

Sirius annuì incerto e subito rispose, mentre Lily afferrava il sacchetto con la fetta di torta alla crema

«Si ma… non so se ti piace! Io, ecco, non sapevo davvero che…»

Lily guardando dentro il sacchetto sbarrò gli occhi e sorrise felice. Tirò in fretta la fetta di torta fuori dal sacchetto e batté le mani. Sembrava una bambina, mentre la sua bocca era esattamente a forma di O per lo stupore.

«Adesso tu mi dici come hai fatto, Black! Questo è il mio dolce preferito...»

Sirius sorrise e gettò un'occhiata a James.

«Semplice intuizione, immagino»

Balle. Era il dolce preferito di James.

L’espressione di Lily si fa vacua ma vedendo il mio sorriso, sorride di rimando.

La porta dell’infermeria si aprì, rivelando il professor Silente.

Sorride e posso scommetterci, sta anche canticchiando l’inno di Hogwarts.

«Oh! Vedo che è in ottima compagnia, signorina Evans! Buongiorno a voi!»

«Buongiorno signor preside» rispondo io sorridendo

«Buongiorno, professor Silente!» risponde Lily raggiante

«Signorina Evans, se non le dispiace vorrei scambiare qualche parola con lei…» il preside scruta me, come per invitarmi ad allontanarmi da lì.

Lily annuisce, mentre io sto per alzarmi

«Signor Black, in effetti penso che lei possa restare, se vuole...»

Lily non protesta, così mi risiedo. Sono curioso di sapere cos'ha da dirle Silente!

«Ha perso parte dei suoi ricordi, signorina Evans. Vorrei chiederle se dal momento del risveglio, lei ha iniziato a ricordare qualcosa...»

Lily guardò il preside, ed annuì leggermente.

«Ho ricordato qualcosa, ma sono solamente dei piccoli... Frammenti. Ho delle visioni, a volte... Sono sicura di avere tutto qui, nella mia testa...»

Lily si colpisce alla tempia con la mano, dandosi del colpetti, mentre la sua voce sembra tremare sempre di più, e i suoi occhi verdi diventano opachi riempendosi sempre più di lacrime. Non mi guarda, non vuole mostrarsi debole.
Ha occhi solo per Silente, che annuisce e continua a scrutarla imperturbabile.

«Mi sembra di... Avere qui dentro tanti pezzi da comporre, è solo che non riesco a capire se tutto ciò che credo di sapere è reale o solo una mia pura fantasia...»

La voce di Lily è ormai rotta, anche se continua a parlare, senza fermarsi mai. Per la prima volta in vita mia, vedo Lily Evans come una ragazza incredibilmente fragile. Fragile come non è mai stata. Sorprendo le mie mani chiuse a pugno, le nocche emergono bianche tra le mie mani. Rabbia. Ecco cosa provo, vedendola ridotta così.

Guardo il professor Silente, il mio sguardo comunica rabbia, rancore e voglia di vendetta. Per la sofferenza di Lily, per quella di mio fratello James. 

Sono certo che lui sappia quello che sto pensando, perché poco dopo, osservandomi, lo vedo scuotere la testa.

Devi stare al tuo posto. Non è così che devi aiutarli.

Sposto dinuovo lo sguardo verso Lily, e la vedo sorridere sotto lo sguardo premuroso del mio preside. La sta consolando, le sta facendo forza. Le sta dicendo che tornerà tutto al proprio posto, che i suoi ricordi diverranno presto chiari e nitidi.

Lily Evans tornerà, stavolta più forte di prima.

Guardo James, e il mio cuore sembra spezzarsi ancora un pochino, come ogni volta quando lo vedo inerme su quel letto, fragile, come se fosse una pupazzo; inerme, come se il tempo per lui si fosse fermato, mentre il mondo continua a correre senza di lui.

Spero soltanto che Lily possa tornare prima che James possa vederla spezzarsi sotto i suoi occhi, distrutta dalle sue stesse incertezze, dai suoi ricordi dimenticati o occultati. Fatta in pezzi, da quei bastardi che continuano a causarle dolore, anche adesso che sono a debita distanza da lei.

Come farò a dire a James che quella, quella seduta di fronte a me, non è la stessa Lily che l'ha abbracciato quella maledetta sera?

Sento la porta dell'infermeria chiudersi, così capisco che Silente è andato via. Il mio sguardo vaga nella stanza, fino a posarsi su Lily, che sta seduta a gambe incrociate sul suo letto, di fronte a me.

La vedo osservarmi di sottecchi, gli occhi sbarrati e la mente in circolo, in cerca di nuove scoperte.

Si volta di scatto a guardare il piatto di ciò che rimane della sua cena, della sera precedente. Poi, lentamente, guarda me. Poi dinuovo il piatto, e le sue pupille sembrano dilatarsi ancora. Le labbra rosse, leggermente socchiuse, sembrano formulare una parola, che io non odo, tanto la pronuncia a voce bassissima.

Mi avvicino al comodino, su cui è posto il piatto non visibile da dove mi trovavo prima. Vedo... Delle patate, probabilmente bollite, con delle fettine di carota tagliate a fettine sottilissime. Subito sorriso, e scosto il mio sguardo verso i capelli di Lily.

Carotina.

«Carotina!»

Mi rendo conto, probabilmente dopo più di una manciata di minuti, che Lily continua a ripetere quella parola come se fosse incantata da essa. Mi giro verso di lei, quasi provocandomi uno strappo ai muscoli del collo, incredulo di ciò che odo.

«Noi siamo amici, non è vero? E' così che mi chiami tu, Carotina»

Lily mi sorride, raggiante, come ogni volta dopo aver ricomposto un pezzetto del suo puzzle, mente il verde dei suoi occhi è talmente splendente, quasi come se fosse fatto di prati, illuminato finalmente dalla luce del sole, che, tra l'altro, inizia a filtrare timido dalla finestra.

E in quel momento, solo in quel momento, realizzo che sa chi sono io adesso, che non c'è bisogno che io annuisca in sua direzione, non ha bisogno di una mia conferma. Anche perché probabilmente non ne sarei capace, dato che mi ritrovo immobile, come se non fossi più in grado di muovere un muscolo, per condividere la sua gioia che è anche mia.

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Capitolo 45
*** Capitolo Quarantacinquesimo - Barriere in distruzione ***


Ciao bellezze!

Beh, eccomi... Come promesso, ecco il nuovo capitolo! Non presenta molte novità, in effetti, ma è un capitolo di passaggio :P

Si, avete capito bene... Il titolo "Barriere in distruzione", ha molteplici significati, che comprenderete meglio leggendo tutto ciò che sta qui sotto, ma si riferisce anche al fatto che il grande James Potter si sta per svegliare...

Ringrazio tutte le IMMENSAMENTE GENTILI persone che hanno recensito lo scorso capitolo, anche coloro che solo l'hanno letta, davvero... Perché ciò che abbiamo di più prezioso, ho potuto ben comprendere questa settimana, è il nostro tempo, e se voi siete disposti a perdere un po' di tempo per leggere questa storia, beh... Ne sono davvero lusingata, spero di meritare le vostre attenzioni, lo spero davvero. Vi sono grata per tutto, non penso di meritare così tanto affetto, beh...

GRAZIE.

Alla prossima,

Marauder11

p.s.: BUONA LETTURA!

Capitolo Quarantacinquesimo –

Barriere in distruzione


«Sbrigati Rem, dobbiamo andare a prendere Lily» disse Sirius mentre masticava del pollo al curry in maniera abbastanza selvaggia, per niente regale come ci si aspetta dall'erede della Nobile e Antichissima Casata dei Black.

Remus, seduto in tavola di fronte a lui, lo guardò con sguardo di sfida, mentre gettava occhiate ad una fetta di pane posta a poca distanza dal suo piatto di zuppa di verdure, e solo Merlino poteva capire cosa gli stesse frullando per la testa in quel momento.

Un sorrisetto malandrino affiorò tra le sue labbra, subito dopo iniziò a spezzettare il pane a pezzettini piccoli, con disinvoltura, in maniera piuttosto rapida, quasi come se non volesse farsi notare.

Peter, accanto a lui, aveva un'espressione a metà tra il curioso e l'incerto, come se dentro di lui si stesse combattendo una battaglia; stava per aprir bocca – finalmente e probabilmente deciso a chiedergli cosa stesse facendo, ma Remus lo zittì in tempo, così il povero Peter si arrese all'amico, e volse la sua attenzione ad Alice e Marlene che discutevano accanto a lui di un articolo di quella mattina pubblicato sulla Gazzetta del Profeta.

«Sirius, se ci andiamo tra dieci minuti non è mica la fine del mondo…» disse Remus, facendo un'alzata di spalle che infastidì Sirius, che iniziò a borbottare insulti in sua direzione, mentre era ancora occupato a finire ciò che rimaneva nel suo piatto.

Remus, approfittando del suo attimo di distrazione, iniziò ad attaccare Sirius colpendolo con molliche di pane, ridendo convulsamente, senza nascondersi; Sirius se ne accorse solo quando i suoi capelli erano ormai pieni di quelle palline bianche lanciate dall'amico, e una di queste aveva sfortunatamente raggiunto il suo piatto. Alzò gli occhi increduli in una lentezza quasi esasperante, mentre un ghigno divertito iniziava ad affacciarsi dal suo viso.

«Maledetto lupastro!»

Voleva la guerra? Che guerra sia!

Sirius adocchiò il cestino di pane che stava tra lui e Remus; entrambi si scrutarono guardinghi per qualche istante e, prima che quest'ultimo potesse sottrarlo dalle grinfie dell'amico, con un gesto fulmineo lo afferrò per il bordo e lo tirò verso di lui, poggiandolo sulle sue gambe.

Remus sospirò, afflitto, per la sua mancanza di riflessi.

Il sorriso di Sirius che man mano si allargava sulle sue labbra preannunciava una dichiarazione di guerra bella e buona.

Tutti sapevano che Remus non era una persona dotata di riflessi e prontezza…

In questo, Sirius era inferiore solo al campione assoluto, che era sempre stato James.

Sirius lanciava come un forsennato fette di pane a raffica, mentre Remus si difendeva con quelle poche palline di pane rimaste davanti a lui, e talvolta si abbassava sotto al tavolo per ripararsi dai colpi ben assestati dell'amico.

«Remus Lupin, avanti! Dimostra il tuo spirito Grifondoro e alza quella testa, su!»

Sirius sapeva di aver colpito Remus nell'orgoglio, parlando della sua amata casa, culla dei coraggiosi di cuore.

Remus, infatti, senza indugi, si era tirato su sulla panca con uno sguardo minaccioso e vendicativo dipinto in faccia; subito dopo, uno scroscio di risate invase parte della tavolata di Grifondoro.

Sirius, nell'istante in cui la faccia di Remus era apparsa nuovamente nella sua visuale, aveva nell'immediato colpito Remus addirittura con un uovo in testa e, mentre il primo piangeva dal ridere, il secondo sbarrava sempre più gli occhi, l'uovo penzolava dai suoi capelli e si staccava in pezzetti che cadevano sulla tavola in una maniera quasi disgustosa, mentre guardava qualcosa che sembrava aver catturato la sua attenzione – o, per meglio dire qualcuno che stava proprio alle spalle di Black.

Sirius rise fin quando non si accorse che l'espressione dell'amico si era fatta fin troppo seria, poi sembrò ricomporsi.

«Remus? Che cosa…?»

«Vi lascio soli per qualche giorno e appena rientro ecco cosa trovo! Quando crescerete, voi due?»

Sirius si girò di scatto a quella voce e vide Lily, in divisa, che stava dietro di loro e cercava di rimanere seria mentre li rimproverava con le braccia sui fianchi, un sopracciglio inarcato e un ghigno nascosto sulle labbra rosee, i capelli rossi legati in una treccia frettolosa che lasciava scappare qua e là delle ciocche che le ricadevano dolcemente sul viso pallido.

Appena vide l’espressione incredibilmente buffa e sorpresa di Sirius, iniziò anche lei a ridere a crepapelle, mentre Remus si precipitava da lei e la stringeva in un abbraccio spacca costole.

In pochissimo tempo, tantissime persone accortesi della presenza di Lily in Sala si avvicinarono a lei per salutarla, comprese le amiche che le riservarono un abbraccio di gruppo; le mancavano quei tipi di abbracci, di quelli che sono molto vicini al soffocamento o all'annegamento, precisò Lily.

Sirius rimase seduto in tavola, guardando l'amica di sottecchi, aspettando che la folla si sfoltisse. Poi si alzò, e iniziò a camminare a passo baldanzoso verso di lei, un sorriso sincero stampato in faccia.

«A quanto pare la rompiscatole è tornata!» disse lui, apparendo per un attimo così serio che Lily si rabbuiò e strinse le pupille in due fessure. Poi l'espressione di Sirius si distese in un luminoso sorriso, così Lily ridacchiò leggermente, mentre Sirius lasciava passare un braccio attorno alle spalle di lei, imitando un abbraccio piuttosto goffo.

Sirius Black non sa come si abbraccia una persona, soprattutto non sa mai come avvicinarsi e protendere le braccia per accogliere qualcuno vicino a sé.

E' abituato più che altro a riceverne, di abbracci. Non agli abbracci tipici di una madre e un padre, no; lui era fatto per gli abbracci calorosi di James che non lo imbarazzavano nemmeno poi così tanto, ormai, dato che ogni gesto di James risulta talmente naturale che per un attimo, quando questo lo abbracciava o gli si avvicinava, gli sembrava quasi di dimenticarsi che lui non è nato per gli abbracci e i gesti d'affetto, che lui è un Black e i Black non amano.

«Siamo felici di riaverti con noi, Carotina! Ma non avresti dovuto lasciare l’infermeria da sola, lo sai» disse Sirius a bassa voce, tra i capelli rossi di lei. La ragazza si liberò in fretta dall'abbraccio e roteò gli occhi, incrociando le braccia al petto.

«Ti avevo detto che non c’era bisogno di venirmi a prendere, Black… Davvero! Posso farcela anche da sola…»

«Dai Lils, vieni a sederti qui!» cinguettò Alice, prendendola per mano e facendola sedere tra lei e Peter.

Emmeline non si era mai sentita tanto felice, come quel giorno. Era emozionata mentre sbucciava la mela verde, che quasi si tagliò. Eppure era solamente un pranzo, un normale pranzo ad Hogwarts. Ma vedere lì Lily, seduta tra loro, vederla ridere tranquilla, era qualcosa di magnifico, qualcosa che lei e tutti i suoi amici avevano bramato per giorni, anche se c'era ancora un posto vacante, che avrebbe potuto colmare solo il risveglio di James.

«Che fate dopo pranzo?» chiese la rossa, interrompendo i suoi pensieri. Remus gettò un'occhiata divertita a Sirius, poi prese parola.

«Doppia lezione di Incantesimi, come ogni venerdì»

Lily annuì distrattamente all'amico, poi si volse verso Marlene.

«Banco con me come sempre, 'Len?»

Sirius sbuffò e alzò gli occhi al cielo contemporaneamente, Remus iniziò a fissarla e incrociò le braccia.

«Lils, tu non puoi venire a lezione. Dovrai aspettare lunedì» disse Mary categorica, che fu l'unica ad avere il coraggio di ribellarsi per prima a Lily, come sempre, che immediatamente puntò le sue iridi smeraldine su quelle celesti della sua migliore amica.

«Si che vengo, e non mi ostacolerai» disse, truce.

«Tu non hai ancora... » sbottò Remus, ma poi si interruppe. Lily non aveva ancora recuperato la sua memoria, aveva la sensazione che qualcosa le stesse sfuggendo, mentre gli amici ne erano certi. Non ricordava molti episodi accaduti nei mesi precedenti, mentre sembrava aver buona memoria di tutto ciò che era accaduto fino allo scorso settembre/ottobre. Il resto, era formato da piccoli frammenti di istanti, flash, immagini, singole parole.

«Non significa che io non possa venire con voi a lezione» rispose Lily, pungente. Alice la prese per mano con dolcezza, e la guardò comprensiva.

«Tesoro, hai tutto il tempo per venire a lezione... Dopo tutto, incantesimi è l'ultima lezione della settimana... Perché non ricominciare direttamente da lunedì?»

Il discorso di Alice non faceva una piega, come sempre.

La sua amica aveva sempre avuto il potere di convincerla, di farla riflettere con le buone su ciò che andava fatto e ciò che andava evitato. Lily la guardò, sbuffò afflitta e si alzò da tavola, cominciando a camminare spedita lungo la Sala, per poi uscire dall'enorme porta d'ingresso.

Si diresse immediatamente verso le scale che portavano alla Sala Comune e, in pochi minuti, la raggiunse senza fermarsi un attimo a riposare, nonostante sentisse l'affanno nel suo respiro e i battiti del cuore farsi più rapidi. Non era ancora abituata a quei ritmi.

Subito entrò in dormitorio e non poté fare a meno di tuffarsi sul suo letto a baldacchino che le era tanto mancato, e sorridere tra sé e sé.

***

«Guarda, è la Evans!»

«E' davvero lei? Ma non era quasi morta?»

Queste erano le parole che sentiva sussurrare intorno a sé, ultimamente. Sbuffò, scocciata.

Erano passati già tre giorni da quando per lei era tornato tutto alla normalità, ma ancora la gente non smetteva di fissarla o indicarla quando la vedeva camminare per i corridoi, seduta a tavola in Sala Grande o con la piuma in mano in Sala Comune. Quella situazione la faceva innervosire parecchio, allo stesso tempo cercava di non dargli peso, come le aveva consigliato Remus.

Mentre si girò per issarsi la borsa sulle spalle, Lily Evans poté giurare di aver visto qualcosa muoversi dietro un’armatura.

Il suo cuore iniziò a battere a mille, che qualcuno la stesse seguendo?

Continuò a camminare, velocizzando il passo ma tenendosi all'erta, stando attenta a non tradirsi attraverso i gesti mostrando la sua tensione. Cercò di mantenere la sua aria composta e indifferente, anche mentre poteva distinguere nel silenzio dei suoi passi il rumore di altri passi, che non coincidevano con i suoi.

Così si fermò di botto, e qualcosa – o qualcuno – sbatté contro le sue spalle. Si girò di scatto, e non vide nessuno.

«Vieni fuori!» urlò Lily, in preda al panico, mentre aveva già sguainato la bacchetta e la puntava davanti a sé, davanti al nulla apparente.

Sentì un sussurro.

«Lily, sono io…»

Lily si mosse verso quella voce, ma non c’era nessuno. Chi aveva parlato?

Immediatamente comparve Sirius che sembrava reggere qualcosa in mano, e Lily emise un gemito, dato che sembrava apparso dal nulla. Nel frattempo, però, fu lieta di vedere lui, anche se il suo viso cominciò a colorarsi di rosso.

Rosso di rabbia.

«Cosa diavolo ti salta in mente, Black? Hai idea di quanto tu mi abbia spaventata?»

«Scusa Lily, non intendevo spaventarti! Qualcuno ha perso una sciarpa e stavo per inciamparci sopra, per questo mi sono tenuto sull’armatura per non crollare a terra! Mi dispiace…»

«Ma perché mi stavi seguendo?» sbraitò ancora lei, ricominciando a camminare.

Sirius la guardò, il viso colpevole.

«Volevo tenerti d'occhio...» ammise lui, facendo un'alzata di spalle. Lily roteò gli occhi, scocciata.

«Black, non dirmi che sei ancora fissato con questa storia della protezione! E poi, come hai fatto? Perché non riuscivo a vederti?»

Sirius si portò con un gesto fulmineo il mantello dietro le spalle, come a volerlo nascondere, mentre si stampava in viso un sorrisetto innocente… Lily lo notò però e alzò un sopracciglio, mentre picchiettava un piede ritmicamente sul pavimento di pietra.

«Sirius, che nascondi lì dietro?»

«Io? Niente!»

Lily sbuffò e disse «Accio... Giacca!»

Nulla si mosse. Così Lily riprovò...

«Accio... Mmm, vediamo... Accio cappotto

Lily sembrò notare la tensione sulla calma apparente degli occhi grigi di Sirius, così si avvicinò a lui. Lo fissò a lungo negli occhi, Sirius si sentì come se gli stesse leggendo dentro, ma non avrebbe scostato lo sguardo, no. E fu verde smeraldo contro grigio ghiaccio per qualche istante.

«E' un mantello» affermò poi Lily con un sorrisetto sicuro; Sirius rimase immobile, cercando di non tradirsi attraverso il suo viso, che in quel momento avrebbe ospitato un'espressione a dir poco sorpresa – o sconvolta.

Con un gesto fulmineo, Lily afferrò ciò che Sirius teneva dietro le spalle, e glielo strappò di mano senza che Sirius avesse il tempo di replicare.

«Accidenti che riflessi, Evans!» sbottò Sirius infastidito, ma lei lo ignorò, e iniziò a studiare quello strano mantello, adesso tra le sue mani piccole e attente.

Il tessuto era molto ma molto sottile, allo stesso tempo però era molto morbido. Non riusciva a capire di che colore fosse e, sembrava avere diverse sfumature di tutti i colori, che cambiavano man mano che il tessuto scorreva tra le sue mani. Così, quando provò ad indossarlo, e si guardò le gambe...

«AAARGH! Dove sono le mie gambe?»

Guardò Sirius terrorizzata che non poté fare a meno di scoppiare a ridere. Lily si tolse il mantello di dosso e continuò a studiarlo, fingendo di non prestare attenzione a Sirius che continuava a ridere.

«Che cos’è?»

«Un… Un mantello dell’invisibilità… Ovvio, no?» disse Sirius a bassa voce, mentre si guardava intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno ad ascoltarli…

«Ovvio, certo! Ma non pensavo esistessero davvero... Sicuramente è rarissimo! Come l’hai avuto?» chiese Lily senza alzare lo sguardo dal mantello per osservare Sirius, che sospirò smettendo di ridere.

«E’… è di James, gliel’ha dato suo padre qualche anno fa…»

Lily finalmente alzò la testa, scrutò Sirius che resse il suo sguardo, cercando di capire cosa passasse adesso per la testa della rossa. Cercava sempre di capire cosa potesse pensare ogni volta che si faceva il nome del suo migliore amico, dato che Lily sembrava non ricordare niente di lui. Niente che risultasse a favore di James, comunque.

Lily scosse la testa, sorridendo leggermente.

«Ecco come avete fatto ad uscire senza farvi vedere, durante le notti di luna piena…»

Sirius quasi svenne, udendo le parole della rossa, e impallidì visibilmente.

Lily lo notò, e ridacchiò leggermente.

«Credevi che non lo sapessi..?»

«Tu sai… esattamente… cosa?» chiese Sirius, cauto, a voce incredibilmente bassa.

Ok, ok. Lily sapeva qualcosa... ma cosa? Doveva cercare di mantenere la calma, mantenere la calma!

«Di… di Remus. L’ho scoperto due anni fa, quando siamo diventati amici. Ho notato che spariva sempre in certi giorni, ho iniziato a non bere più la scusa della malattia della madre quando ricompariva pieno di graffi. Così ho fatto qualche ricerca e… ho capito… E ho collegato il resto»

Lily sorrise mentre Sirius era pietrificato.

Cosa aveva collegato? Cos'era, esattamente, il resto?

Sapeva che lui, James e Peter erano degli Animagi non registrati?

«Il… il resto?» senza rendersene conto, diede voce ai suoi pensieri.

L'attenzione di lui era tutta per lei, Lily, e sembrava che tutto dipendesse dalle parole che lei avrebbe pronunciato di lì a poco. Per questo Lily sorrise malandrina, perché pensò di avere in pugno Sirius.

Però…

Non l’aveva mai visto tanto spaventato, che ci fosse dell'altro?

«Si, beh… Voi lo chiamate Lunastorta… E’ per quel motivo, no?» chiese incerta Lily e Sirius subito sorrise, rassicurato dalla risposta di lei, che distese il suo viso in un sorriso, e si zittì, riacquistando quell'aria tranquilla.

«Non ti facevo così intelligente, Carotina…»

Lily prese a braccetto Sirius e gli diede un leggero spintone, mentre entrambi camminavano verso la Sala Grande, dato che la campanella aveva appena ricordato loro che era ora di pranzo.

Pericolo scampato.

Lily improvvisamente si fermò, lasciando la presa di Sirius, e assunse un’espressione corrucciata.

«Però, pensandoci… Anche voi avete dei nomignoli, no?»

Sirius deglutì all’affermazione di Lily, ma lei non se ne accorse, alzò una mano in segno di saluto verso qualcuno che stava alle spalle di lui, così Sirius si volse.

Marlene camminava verso di loro con un sorriso stampato in faccia, i libri tra le braccia, mentre si faceva spazio tra la folla per raggiungerli.

Lene li raggiunse e iniziò a parlare loro di quello che aveva assegnato il professor Foreigner per la settimana successiva…

Sirius finse di prestare attenzione alle due, ma in realtà nella sua mente brulicavano delle idee, supposizioni e pensieri.

Lily sapeva di Remus ed era insospettita dai loro nomignoli.

Sarebbe arrivata presto alla soluzione? Oppure avrebbe chiesto sicuramente spiegazioni a Sirius... O a Remus?

Lui non era bravo quanto Remus con le parole, che soluzione avrebbe potuto dare, se si fosse presentata la domanda di Lily?

Ad ogni modo, quello era un segreto dei malandrini e, fin quando non si sarebbe risvegliato James, non avrebbe detto assolutamente niente, nemmeno sotto tortura.

«Oi Sirius, tutto bene?» sobbalzò leggermente, udendo la voce di Remus. Senza rendersene conto era arrivato in Sala Grande, e sedeva sulla tavolata di Grifondoro, vicino a lui aveva preso posto Remus, dall'altro lato lo affiancava un preoccupato Peter.

«Benissimo ragazzi, benissimo» sorrise Sirius, e mentre Peter gli sorrideva di rimando, Remus lo scrutava di sottecchi.

***

«Ci sei già stato?»

«Si» rispose semplicemente Remus, tuffandosi sul divano accanto all'amico.

«Novità?» chiese il piccolo Peter, avvicinandosi ai due.

«Nessuna, Pet» rispose ancora Remus, aprendo il suo libro.

I tre malandrini si erano resi conto – forse un po' tardi, a dire il vero – che non potevano proprio passare tutti e tre insieme giorno e notte in infermeria con James, così avevano deciso, di comune accordo, di andarlo a trovare a turni, uno per volta. In tutto, dovevano andarci tre volte ciascuno al giorno, per assicurarsi che James fosse sempre in compagnia, e per poter essere costantemente aggiornati sulla sua condizione grazie alle informazioni di Madama Chips.

Remus sentì Sirius muoversi al suo fianco, che si stava distendendo meglio sul divano. Chiuse gli occhi, quasi a voler chiudere fuori il mondo attorno a sé. Peter lo osservò, mentre volgeva la sua attenzione alla ragazza che era appena entrata dal buco del ritratto. Mary MacDonald aveva un sorriso davvero splendido, pensò Peter; per molto tempo non l'aveva vista sorridere a quel modo, ma adesso che aveva riavuto la Evans con sé sembrava stesse riprendendosi pian piano.

Dopo aver localizzato Sirius, Mary si avvicinò ai tre, come sempre appostati sul divano della Sala Comune di fronte al camino.

«Che fate di bello?» chiese infatti la ragazza, guardando Sirius, che aveva volto la sua attenzione su di lei.

«Oh, beh. Ciò che vedi. Niente di niente.» rispose Sirius visibilmente scocciato ma sorridente di fronte alla ragazza. Non faceva un minimo passo verso di lei, da giorni ormai non la avvicinava, sembrava aver perso il suo interesse nei suoi confronti.

Remus sapeva, sapeva a cosa era dovuto il comportamento di Sirius.

Stava terribilmente male per James, anche se faceva di tutto pur di non dimostrarlo. Remus si era trovato più volte con le lacrime agli occhi, pensando a James, specie nei primi giorni dopo l'attacco, mentre tutti, nel dormitorio, avevano sentito Peter piagnucolare, di notte.

Non Sirius. Nessuno aveva mai visto Sirius piangere per James, nessuno lo aveva mai visto perdere il controllo, sfogarsi e crogiolarsi dalla disperazione e dal dolore.

E non che non stesse male... Semplicemente, era molto bravo a nascondere i suoi sentimenti.

Così bravo, che quasi non dimostrava ormai a Mary quanto ci tenesse a lei. Si era pian piano chiuso verso il mondo esterno, come un riccio, e non aveva permesso a nessuno di rientrare nel suo mondo.

«Sirius, ti va di fare una passeggiata?» Mary sorrideva stentatamente, con le braccia conserte e i capelli biondi e molto lunghi che ricadevano su un lato. La sua espressione era certamente rassegnata, quasi come se si aspettasse una precisa risposta, da Sirius.

Remus la osservò, e capì che probabilmente anche lei aveva capito, ormai, che qualcosa non andasse in Sirius. Poi si volse verso l'amico, che continuava a guardare il camino davanti a sé, e gli diede una gomitata, come a volerlo spingere a parlare, a dare una degna risposta a quella ragazza che non andava di certo ignorata.

«Ecco, vedi... Preferirei di no, adesso» disse lui, a voce ferma e decisa, ma cordiale. Così Mary se ne andò, non prima di averlo guardato a lungo, scrutando nel dettaglio la sua espressione. Niente, ecco cosa pensava provasse Sirius, cosa pensasse...

Assolutamente niente.

«Sai quello che stai facendo, vero?»

Il sussurro di Remus aveva raggiunto le orecchie di Sirius, che lo avevano isolato da ogni rumore divenuto ovattato, per quanto superfluo.

La verità era che aveva la mente ingombra di così tanti pensieri, così vuota allo stesso tempo della risata e delle parole di James, che gli sembrava di non capirci più nulla, di non sentire più nulla.

Non si era mai sentito tanto solo e smarrito come allora.

Sirius si volse verso Remus, lentamente, e lo guardò dritto negli occhi.

«No. Non so più niente, di quello che sto facendo»

E così si alzò, dirigendosi in fretta verso il suo dormitorio, sotto lo sguardo preoccupato di Remus e Peter.

«Non va più bene tra Sirius e Mary, eh?» disse Peter, dispiaciuto.

«E' Sirius che non va... E ho paura che se ne pentirà» rispose Remus all'amico, volgendo il suo sguardo verso Mary, che ora rideva con Emmeline e Stephen Corby, un ragazzo del settimo anno che moriva dietro la MacDonald praticamente da quando aveva messo piede ad Hogwarts.

Guai in vista.

Pensò Remus, sospirando e chiudendo gli occhi, realizzando di essere stanco di tutti quei casini.
***
Aprì la porta, poi entrò all'interno della Sala dell'infermeria che probabilmente, ormai, conosceva forse anche meglio delle sue stesse tasche. Salutò Madama Chips, poi le si avvicinò con un leggero sorriso.  
«Come sta Potter?» chiese Lily, mentre volgeva il suo sguardo verso il ragazzo immobile in coma, adagiato su un letto poco più in là rispetto a dove era seduta lei. Madama Chips la guardò con aria bonaria, poi parlò. 
«Meglio, di giorno in giorno migliora. Penso che si sveglierà presto» concluse tutto con un sorriso, che finì per contagiare anche Lily. L'infermiera, dopo aver controllato che le ferite di Lily si fossero rimarginate, poi si congedò dalla ragazza dicendo che doveva iniziare a preparare delle pozioni che Potter avrebbe dovuto ingurgitare quella sera, così Lily decise di avvicinarsi al ragazzo, prese una sedia e si sedette di fronte al suo letto. 
«Hey, Potter» Si avvicinò al ragazzo, quasi aspettandosi di ricevere una risposta di saluto. Immaginò di veder spuntare da un momento all'altro un ghigno, tra quelle labbra, e di sentire la sua inconfondibile risata invadere l'ampia e silenziosa Sala. Probabilmente, pensò, udendo il saluto di Lily, avrebbe iniziato a provare ad invitarla ad Hogsmeade, illudendosi di avere una qualche chance con lei, che aveva sempre preferito la Piovra a lui. Incrociò le braccia e guardò il viso di Potter con sospetto, quasi come se James l'avesse invitata davvero, in quel momento, e lei avesse come sempre categoricamente rifiutato. Una vocina nella sua testa, però, le ricordò che lui gli era stata vicina, aveva combattuto con lei, anche se lei non ricordava assolutamente niente, di quella sera... Non sapeva quale motivo l'avesse spinto a starle accanto in quel momento, ma l'aveva salvata da morte certa. E questo, si disse, significava che sarebbe probabilmente sempre stata in debito con lui. 
«Non capisco ancora perché tu l'abbia fatto, Potter. Ma immagino che io adesso ti debba almeno una cioccorana, no?» disse Lily, sorridendo leggermente malandrina, in cuor suo consapevole di dover molto di più, a quel ragazzo. Poi un rumore interruppe i suoi pensieri, così alzò la testa in direzione della porta d'ingresso, e sorrise leggermente. «Hey, Peter!» salutò calorosamente Lily, e Peter sembrò arrossire un po', imbarazzato dai modi espansivi della Evans. Prese una sedia e si avvicinò alla ragazza. 
«Ciao, Lily... Ti dispiace?» chiese Peter a Lily, indicando la sedia vuota posta accanto a lei. La ragazza scosse la testa e sorrise, così Peter si sedette. 
«Come va con Pozioni, Pet?» Lily decise di rivolgersi per prima a Peter per toglierlo dall'impiccio di trovare qualcosa da chiederle, dato che come sempre era troppo imbarazzato per intavolare un discorso con lei. Pensò che a volte sembrava quasi spaventato da lei, ma che in fondo fosse solamente timido. Peter fece una smorfia, poi si volse a guardare la ragazza. 
«Non molto bene, in effetti... Oh, non fraintendermi! I tuoi consigli mi sono stati utili, sono io il vero disastro...» disse lui, squittendo triste. Lily lo osservò dispiaciuta e comprensiva insieme, mentre allungava il braccio per dargli una pacca sulla spalla. 
«Hai bisogno di esercizio, Peter. Vedrai, sono sicura che ce la farai» disse Lily, rassicurante. Peter disse che non ne era poi così tanto sicuro, dato che ogni volta che si avvicinava ad un calderone questo finiva per fondersi o, talvolta, esplodere
«Potrei darti una mano, se vuoi. Potremmo esercitarci insieme» emerse Lily, sorridente. Peter la guardò, immediatamente il suo sguardo sembrò illuminarsi dalla gioia, poi il suo viso si spense dinuovo. 
«Grazie Lily, sei molto gentile. Ma tu, ecco... Dovresti riposare, e invece ti vedo sempre in giro, sempre attiva, sempre a studiare... Non puoi aiutare anche me» Lily lo guardò un po' contrariata allo stesso tempo un po' lusingata dalle attenzioni di Peter e dal riguardo di lui. Era un caro ragazzo, a preoccuparsi per lei, ma non c'era bisogno di allarmarsi. Insomma, quante volte doveva ripetere a tutti che lei stava bene? 
«Io sto bene, Pet» disse Lily, lentamente, sorridendo leggermente, con tono quasi di ovvietà. Peter gli sorrise di rimando, poi scosse la testa. Lily si dovette arrendere alla gentilezza di lui, e sospirò. 
«Prometto che se ne avrò un bisogno disperato, ti chiederò aiuto, ok?» disse Peter con un sorriso imbarazzato, sentendosi quasi in dovere di rimediare al rifiuto dell'aiuto di Lily. La rossa sorrise in una maniera così sincera e felice, che i suoi occhi sembrarono quasi brillare, poi si volse a guardare il letto di James, e i due rimasero in silenzio, dinuovo... Non si aspettava di trovare Lily lì. Solitamente non c'era mai nessuno, quando andava a trovare James, tranne qualche amico; trovava invece spessissimo qualche ragazza innamorata persa di James, la maggior parte delle volte si trattava di membri di quel folle fan club creato per il suo amico. Queste cercavano di sabotare l'infermeria pur di vedere James, spesso avevano con sé qualche aggeggio per scassinare la porta, o qualcosa di pesante che potesse sfondarla, visto che Madama Chips non le faceva entare da quando aveva scoperto che non facevano altro che lasciare scatole e scatole di cioccolatini per James piene di filtri d'amore, alcuni anche mal riusciti. Quel giorno, invece, aveva visto Lily seduta accanto a James, che sembrava quasi sussurrargli qualcosa che non era riuscito ad udire, quando lui aveva fatto il suo ingresso. 
«Lils?» chiese lui, a bassa voce.
«Mmm?» 
«Non mi aspettavo di trovarti qui, sai?!» buttò fuori Peter, travolto da un moto di coraggio. Lily lo guardò, lo sguardo imperturbabile. 
«Gliela devo, qualche visita, no?» rispose lei, con un'alzata di spalle. Peter emise un lieve risolino che imbarazzò un poco Lily.
«E' rinchiuso qui dentro, sempre tutto solo. Certo, lui non può vederci ma... Io sentivo quando voi mi eravate vicini, quindi penso che anche lui possa avvertirlo» concluse Lily con un sorriso triste. Peter annuì leggermente, poi tirò dalla tasca una confezione di Tuttigusti+1, che porse a Lily che subito lo ringraziò, mentre ne tirava fuori un'altra. «Noi facciamo i turni, per non lasciarlo mai da solo, sai?» disse Peter, mentre entrambi mangiucchiavano le caramelle, lo sguardo di entrambi puntato su James. Lily si volse a guardare Peter di scatto. 
«Voi?» chiese lei, sorpresa 
«Noi Malandrini, intendo. Ci siamo messi d'accordo, e fino ad ora siamo riusciti a rispettare i nostri turni. In questo modo James non è mai, mai solo» chiarì Peter, gli occhietti azzurri gli si riempirono presto di lacrime, che non versò ma che Lily potè vedere. Lei gli passò un braccio attorno alle spalle, mentre Peter adesso aveva ricacciato indietro le lacrime, e sorrideva sinceramente, al contempo aveva avvolto con un braccio la schiena di lei, ricambiando l'abbraccio. 
«Non pensavo che l'avrei mai detto, sai...» disse lei, a bassa voce, stretta ancora nell'abbraccio di Peter. 
«Cosa?» chiese lui, incerto. 
«Che non siete per niente male, voi Malandrini.» L'espressione di Peter si allargò in un tenero sorriso, che dopo qualche istante provocò la stessa reazione in Lily. Peter e Lily passarono tutto il pomeriggio così: chiacchierando, mangiando molte delle caramelle che riempivano le tasche di Peter e facendo compagnia a quel James Potter, che tutto poteva essere tranne che solo.

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Capitolo 46
*** Capitolo Quarantaseiesimo - Barriere in distruzione (Parte Seconda) ***


Buooongiorno dolcezze :33

Prima che possiate iniziare ad insultarmi per questo capitolo, vi dico che pubblicherò il prossimo CHAP tipo domani, perché ce l'ho già pronto, e se continuo a leggerlo e rileggerlo, correggerlo e ricorreggerlo, va a finire che continuo a modificarlo, quindi tanto vale che lo pubblichi e la faccia finita con le modifiche che stravolgono ogni cosa v.v, ecco. Miraccomando #StayTuned, perché il prossimo è davvero una bomba, davvero davvero! *-* Succederanno delle cosette belline, e finalmente tornerà l'allegria. :D 

Ci sentiamo prestissimissimo, bacioni

Grazie infinite a :

-HPervincaviolet

- Violaarcobaleno

- mikymusic

- dilly_rose_01

- Lily Luna Scamandro

- Catarina Loss

per aver lasciato delle bellissime recensioni, grazie grazie grazie! Mi siete davvero d'aiuto, non sapete quanto! Vi risponderò appena possibile, purtroppo la connessione va e viene e sono fortunata se riesco a pubblicare questo capitolo. Ad ogni modo, grazie infinite anche a tutti quelli che leggono, continuano a inserire la storia tra le preferite, seguite e ricordate. 

E a te, silenzioso lettore, che sei arrivato fin qui, dò un abbraccio e una lieve spintarella affinché tu possa farti sentire, e dirmi quanto ami questa storia o quanto ti faccia schifo, mi va bene tutto, ricorda che puoi soltanto essermi d'aiuto giudicando con il tuo speciale e personalissimo punto di vista. Quindi, sappi che ti aspetto, sempre :*

Capitolo Quarantaseiesimo 

Barriere in distruzione (Parte Seconda) 


Lily si sdraiò sul suo letto, stremata dopo aver fatto i compiti per più di cinque ore. 
Stava cercando di riprendere il ritmo andando a tutte le lezioni, per di più doveva recuperare tutti i compiti arretrati che aveva e… era davvero stanca.

Finalmente, alle otto di sera, poté tuffarsi sul suo letto, e chiudere gli occhi appena qualche minuto.

Il suo stomaco brontolava, e parecchio. Aveva deciso di non cenare per non perdere tempo in Sala Grande. C'era sempre qualcuno che si avvicinava a lei e che voleva chiederle se si fosse ripresa del tutto, se avesse difficoltà di qualche genere... Le sue risposte erano meccaniche, sempre uguali. Stava iniziando a scocciarsi, di quella situazione. Tutti la guardavano come se si aspettassero di vederla morire davanti ai loro occhi, da un momento all'altro.

Ovviamente non aveva detto a nessuno del suo problema di memoria; talvolta qualcuno la salutava in un modo così caloroso che la sconvolgeva, dato che lei la maggior parte delle volte non riconosceva quelle persone.

Si sentiva incredibilmente vulnerabile, ferita... Buttarsi suoi libri era per lei un modo per dimostrare che Lily c'era ancora, da qualche parte.

Dato che si sentiva così diversa, così strana da come ricordava di essere, cercava di fare di tutto pur di risultare la Lily di sempre – o persino migliore – almeno in ambito accademico.

Aprì gli occhi, e li rivolse nuovamente alla catasta di libri appostata sul suo comodino. Emise un grugnito, poi sorrise spostando lo sguardo sull'unica cornice sul suo comodino, che ritraeva lei e il suo migliore amico Remus.

Nell’ultima settimana si era facilmente rimessa in pari con Pozioni, adesso aveva recuperato Aritmanzia e per tre giorni interi – talvolta anche di notte, chiudendo le tende intorno al suo letto, insonorizzandolo per non farsi beccare dalle sue amiche che l'avrebbero costretta a dormire – aveva studiato Antiche Rune, Storia della Magia e Incantesimi.

Squittì terrorizzata appena si ritrovò tra le mani il quadernetto di Mel, pieno zeppo di appunti di Difesa.

Per l'appunto, adesso le mancavano da recuperare Difesa, Trasfigurazione, Erbologia e Astronomia…

Non ce l’avrebbe mai fatta, mai…

Sentì dei passi da dietro la porta, qualcuno stava salendo le scale.

«Tranquillo, sono sicura che è rimasta qui! Aveva del lavoro arretrato…»

La porta si aprì e si rivelò da dietro una preoccupatissima Marlene che, non appena vide Lily distesa sul letto, sospirò rincuorata ed urlò verso l'uscio.

«E' sul suo letto!»

Qualcuno da sotto urlò

«Dì a quella decerebrata che poteva avvisare, se aveva intenzione di sparire in questo modo! La sto aspettando, proprio qui in cima alle scale!»

Marlene si girò verso Lily e, mentre stava per ripetere quello che aveva detto Sirius, questa la bloccò e si alzò, e si diresse verso le scale dei dormitori, sospirando.

«Quando la smetterà di perseguitarmi?» chiese Lily disperata a Marlene, che le sorrise triste e la invitò a scendere per parlare con i suoi amici che la stavano aspettando giù.

Scese le scale, e prima che potesse raggiungere l'ultimo gradino, sentì i toni soavi di Mary rivolti a Remus mentre si lamentava di Lily e questo cercava di calmarla, mentre Sirius la fissava in una maniera così intensa che Lily pensò volesse pungerla con lo sguardo, così da attirare la sua attenzione.

«Oh, ecco la signorina Evans! Ti dispiaceva avvertirci che avevi deciso di fare lo sciopero della fame, vero?» sputò fuori Mary, e Lily sbarrò gli occhi. Sembrava molto, troppo arrabbiata. Insomma, magari aveva sbagliato a non avvertire i suoi amici delle sue intenzioni, ma Mary stava un po' esagerando, adesso.

«Mary, ma io...»

«Non capisci cosa provo? Cosa abbiamo provato tutti, quando non ti abbiamo vista scendere, eh? Pensavamo ti fosse successo qualcosa, dannazione!» urlò ancora Mary scagliando un posacenere di vetro per terra, che si ruppe in mille pezzi, mentre ormai gran parte delle persone in Sala Comune la guardavano a bocca spalancata, terrorizzati.

«Io, mi dispiace...» disse Lily a bassissima voce, quasi spaventata dall'amica. Le si avvicinò, capendo che probabilmente quella sceneggiata era solo un modo di Mary per scaricare la sua tensione. Da giorni, ormai, aveva notato che era diventata taciturna, e forse era arrivata al punto di non ritorno. 
Mary era così; si mostrava sempre sorridente davanti agli occhi di tutti, tranquilla e serena, poi, però, a furia di reprimere ciò che la affliggeva, finiva per scoppiare.

Guardò Lily, con gli occhi grondanti di lacrime, poi, senza dire una parola, uscì dal buco del ritratto. Poco dopo si alzò dalla sua poltrona Sirius, che la seguì fuori dalla Sala Comune.

«Vieni, Lils» si sentì dire Lily, mentre stava per seguire Mary e Sirius ancora a bocca spalancata, da Remus, che la trascinò fino al tappeto della Sala, su cui sedevano già Alice, Frank e Peter.

**

Mary cominciò a camminare spedita per il corridoio, mentre ricacciava a forza le lacrime che minacciavano di uscire dai suoi occhi. Aveva visto lo sguardo di Lily dispiaciuto, ma lei come al solito aveva esagerato, esplodendo in una rabbia travolgente.

Sapeva, sapeva che tutta quella rabbia emersa non era dovuta alla “scomparsa” di Lily, ma a ben altro che ormai sembrava assillarla da giorni. Sentiva le membra del suo corpo andare in fiamme, quasi come se stesse davvero per prendere fuoco, per poi esplodere. Si guardò le mani, e le vide parecchio tremanti sotto ai suoi occhi.

«Non avresti dovuto»

Mary si volse alle sue spalle e vide lui, Sirius, oggetto dei suoi tristi e maledettamente confusi pensieri, con le mani in tasca e un sorrisetto forzato dipinto in viso, i capelli corvini ribelli gli incorniciavano il viso perfetto.

«No, infatti» disse lei, la voce non tradiva l'emozione e la tensione che aleggiavano in lei, mentre osservava lui di sottecchi. Si sedette sul davanzale di un'ampia finestra che dava sul parco, mentre Sirius continuava a guardarla senza staccarle gli occhi di dosso, rendendosi conto di quanto fosse bella; ogni volta che la guardava era così per lui, era come vederla per la volta, e ad ogni prima volta riusciva a trovare un piccolo nuovo dettaglio di lei che la rendeva sempre più bella ed unica ai suoi occhi.

Mary alzò gli occhi blu, e li puntò sui grigi di Sirius.

«Non possiamo andare avanti così» disse lei, la voce incredibilmente bassa ma perfettamente udibile.

«Cosa vuoi dire?» disse lui, gli occhi sbarrati. Quelle parole furono le prime a scuoterlo, ma non le ultime.

Mary emise un risolino privo di quell'allegria che la ragazza sempre emanava e trasmetteva a tutti, poi tornò a guardare Sirius.

«Per quanto ancora hai intenzione di guardarmi, Sirius Black? Fai solo questo, ultimamente. Per il resto, mi ignori del tutto, ignori la mia esistenza» disse lei, in un tono incredibilmente tranquillo e distaccato – all'apparenza – quanto nervoso e coinvolto.

«Non ho mai... Tu, Tu invece! Tu mi hai ignorato...» disse Sirius, un tratto indispettito. Mary assottigliò le pupille, poi scosse la testa.

«Mi aspettavo che ignorandoti, lasciandoti stare, avresti finalmente reagito, porco Salazar! Mi aspettavo che venissi da me, che mi chiedessi spiegazioni, invece niente! Mi guardavi! Oh, e adesso invece vorresti dirmi che avrei dovuto avvicinarmi a te e chiederti perché mi osservavi quando non avevi altro per la testa? Oppure avrei dovuto chiederti perché mi ignoravi?! Avrei dovuto considerare il tuo sguardo incredibilmente affascinante come un gesto d'affetto, un privilegio riservato solo alla sottoscritta? Scodinzolare, sbavarti dietro... Cos'altro dovevo fare? Sirius, il mondo non gira attorno a te...»

Il tono di Mary adesso era distaccato, a tratti derisorio, ma nessuno avrebbe ignorato che fosse anche incredibilmente stanco, e triste, mentre gesticolava e i capelli ondeggiavano, scossi dal filino di vento che avvolgeva le due figure.

«Questo... Questo è folle, Mary, completamente folle» disse lui, quasi ridendo per lo shock di quelle parole sputate in faccia dalla sua ragazza. Non capiva, non poteva capire a pieno quello che lei gli stava dicendo, cercava di rivivere velocemente gli ultimi giorni trascorsi, di trovare un momento che avesse condiviso con Mary, un momento in cui l'avesse avvicinata, coccolata, abbracciata e baciata, ma non le veniva niente in mente; mise una mano fra i capelli, poi scostò lo sguardo da lei, allontanandosi a piccoli passi.

«Puoi anche smetterla, adesso...»

Mary allargò le braccia, in un gesto di resa, mentre Sirius si voltava ad osservarla ancora, in silenzio. Il sorriso incredibilmente triste e allo stesso tempo spaventosamente rassegnato di Mary lo raggiunse, come uno schiaffo in pieno viso.

«Smetterla di fare cosa?»

«Di fingere che ti importi di me» concluse la bionda, osservando Sirius. Il ragazzo si avvicinò a lei, velocemente.

«Ma certo, certo che mi importa di te! Che stai dicendo? Ho passato un periodo difficile, dannazione, non lo capisci?!» disse lui, con foga, a tratti però cercò di rimanere calmo, anche se pensò persino di voler risultare dolce e comprensivo, ma tutto ciò che notò Mary fu il carico di tensione che gravava sulle sue spalle, e che sfogò su di lei, con le sue ultime parole.

La bocca di Mary si incurvò nel fantasma di un sorriso, privò di allegria; incassò il colpo, sentendosi quasi come se l'avesse colpita con un pugno al cuore, adesso Sirius la accusava di non capire.

Questo era davvero troppo.

Lui vide i suoi occhi blu farsi lucidi, alla luce della luna che era bianca per metà, quella sera.

Mary si alzò, e si pose davanti a Sirius, iniziando a guardarlo intensamente negli occhi: il tutto si svolse in una lentezza lancinante, per Sirius, che cercava la forza di avvicinarsi quel tanto che bastava a lei per avvolgerla in un abbraccio che avrebbe aggiustato tutto.

«Anch'io, stavo per perdere la mia migliore amica. Anch'io ho sofferto le pene dell'inferno. Ma io... Io ho cercato il tuo appoggio, ti ho mostrato le mie lacrime, ricordi? E poi, Maledizione! Ho sempre cercato di aprirmi a te, di starti vicino, mentre tu non hai fatto altro che respingermi ogni volta, allontanarmi anche con un semplice gesto della mano o con un non ne ho voglia, preferirei di no!» concluse lei, la voce incredibilmente stridula mentre metteva una mano ai capelli, portandoli all'indietro nel modo che Sirius trovava assolutamente adorabile, dato che quelle stesse ciocche bionde poi tornavano a sfiorare il suo candido viso, ribellandosi.

Mary scostò lo sguardo dagli occhi di lui, come se avesse bisogno di respirare, dato che sembrava aver sputato velocemente quelle parole, quasi come se volesse liberarsene, trattenendo il fiato tutto il tempo. Poi lo guardò, dinuovo, mostrando i suoi occhi limpidi ancora una volta, privi di quelle lacrime che Sirius aveva visto affacciarsi poco prima da quegli occhi così blu e intensi. Li vide dinuovo forti, incredibilmente puri e belli.

«Non sono una delle tante oche pronta a girarti sempre intorno, Black. Non sono come loro. Te l'avevo detto, ma evidentemente non trovi differenze, tra me e quelle altre...» Il tono di Mary era tornato freddo e distaccato, così sprezzante a tratti che Sirius si sentì avvolto da una folata gelida, che lo aveva colpito come le parole di Mary.

La ragazza scostò lo sguardo da Sirius e fece per allontanarsi, ma Sirius afferrò il suo polso.

Mary osservò la mano di Sirius stringersi attorno al suo polso, poi tornò a guardarlo, dritto negli occhi. Quegli occhi, quegli occhi grigi e intensi così belli, che ogni volta la coinvolgevano e la stregavano, adesso le facevano quasi male come piccoli spilli puntati sui suoi, che pizzicavano per le lacrime minacciose che avevano più volte rischiato di affacciarsi, rischiando poi di scorrere lungo le sue guancie.

«Tu non sei come le altre, Mac. Io posso giurar...»

Ma Mary lo interruppe, scuotendo la testa.

«No, non farlo, ti prego. Perché poi sarei costretta a crederti se giuri, e sappiamo entrambi che non è così, per te» concluse Mary, la voce ormai rotta, priva di quella nota squillante e forte che la caratterizzava.

Disse tutto lentamente, quasi come se stesse cercando di accettare la verità dura delle sue stesse parole, quasi come se al contempo stesse rivelando a Sirius quella verità, che però gli spezzò il cuore. E lo spezzò ad entrambi.

Sirius strinse di più il polso di Mary, mentre la guardava intensamente, in un ultimo grido disperato quanto silenzioso, quasi come se volesse trasmettere con i suoi occhi che lei si sbagliava, che lui non la considerava come le altre, che lei era speciale e che lui ci teneva a lei, che aveva sbagliato ed era stato uno stupido e voleva stare con lei, voleva rimediare a tutti quei giorni pieni di silenzi, e che lei era bellissima, assolutamente la più bella di tutte, e nessuna poteva mai competere con lei, ma...

Gli sguardi così intensi quanto incomprensibili non bastano, non bastavano più a Mary, che diede uno scossone al braccio nel tentativo di liberarsi dalla presa ferrea di lui.

«Lasciami andare, ti prego» gli disse Mary, quasi supplicante e sembrando incredibilmente fragile, così Sirius liberò subito la presa su di lei, che iniziò a correre lontana da lui...

Aveva le orecchie piene dei suoi passi, la testa piena delle sue parole che risuonavano in ogni angolo della sua mente, flagellandola, e il cuore distrutto, spezzato dallo sguardo ferito e affranto degli occhi celesti di lei.

***

La pioggia batteva fuori dalle finestre, violenta. Lily sospirava, guardando costantemente il suo orologio e la porta d'ingresso della Sala Comune. Davanti a sé, il quadernetto preziosissimo donatole da Emmeline, con tutti gli appunti che aveva perso in quei giorni. C'era un passaggio di un incantesimo di Difesa che proprio non riusciva a comprendere, che continuava a rileggere, sempre più nervosamente, ma ogni volta tutto le risultava sempre più confuso.

Forse dovresti concentrarti, Lily. E non pensare ad altro.

Ignorò quella fastidiosissima voce, e si alzò di scatto, chiudendo il quaderno e portandolo sottobraccio.

«Qualcuno di voi ha visto Mary?» chiese la rossa, Remus fu l'unico dei malandrini ad alzare gli occhi dal suo libro, mentre le orecchie di Sirius, che si sforzava di risultare impassibile ed indifferente, si fecero tese.

«Non è ancora rientrata?» chiese Remus, chiudendo il libro e guardando il polso.

Lily scosse la testa, incrociando le braccia in un gesto nervoso. Poi il varco si aprì, rivelando Alice e Frank che, come sempre sorridevano guardandosi a vicenda.

«Hey, avete visto Mary?» urlò Lily, e i due si voltarono a guardarla. Mentre Alice scuoteva la testa, Frank sbarrò gli occhi e guardò fuori dalla finestra, dove la pioggia adesso batteva incessante, anzi grandinava, in realtà, e si udivano dei tuoni, anticipati da fulmini che illuminavano per lunghi istanti il cielo cupo.

«Cosa? Non è ancora rientrata?!» disse Frank, sbarrando gli occhi.

«No, sai dov'è?» sbuffò Lily, e Frank si avvicinò a lei e agli altri, Alice al suo fianco.

«Un'oretta fa l'ho vista scendere con la sua Comet e la divisa da Quidditch... E' possibile che sia ancora fuori?»

Lily alzò la mano e si coprì gli occhi, in un gesto di esasperazione, poi involontariamente volse il suo sguardo a Sirius, che adesso li osservava.

«E' pazza, è completamente pazza... Come fa a volare con questo tempaccio?»

«Potrebbe farsi male!» aggiunse stridula Alice, che si portava le mani ai lati del viso, preoccupata. Lily salì in dormitorio, e riscese in fretta con il suo mantello nero.

«Vado a cercarla» disse, poco prima di varcare il buco del ritratto. Sirius si alzò, e si inginocchio sul tappeto di fronte a Remus, che sedeva sul divano.

«Che aspetti?» gli chiese Sirius, nervoso. Remus corrucciò le sopracciglia, il suo amico sbuffò sonoramente, per poi alzarsi.

«Devi seguirle!» gli disse Sirius, quasi ringhiando. Remus lo osservò a lungo, prima di rispondergli.

«No. Mary ha bisogno di Lily, e di Lily soltanto» Sirius borbottò qualche insulto in sua direzione, poi si alzò, di scatto, ma la mano di Remus lo afferrò in tempo per la manica della divisa.

«Ah no, canide dei miei stivali. Dopo il casino che hai combinato adesso starai zitto e buono qui, e non farai nient'altro, mi hai capito bene?»

«Ma Remus!»

«Lasciala stare, ok? Cosa le diresti, adesso, se l'avessi davanti?» chiese Remus, avvicinandosi al viso dell'amico, che si fece imperscrutabile.

«Probabilmente finirei per stare zitto, come al solito, senza staccarle gli occhi di dosso...»

Concluse Sirius, spiccio, a bassa voce. Remus si sorprese di quella risposta; non si aspettava che il suo amico fosse capace di ammettere a sé stesso e persino all'amico la sua totale incapacità al momento, di fronte a Mary e ai sentimenti che provava per lei.

Questi non potevano essere più reali, Remus poteva vederli ballare la conga al centro della Sala Comune quando Sirius osservava Mary, ma il suo amico non era bravo con le parole, non lo era mai stato, nemmeno quando si rendeva conto che tutto dipendesse proprio da esse. Per questo aveva perso Mary, per questo il suo cuore sembrava spezzarsi, adesso, ogni volta che la vedeva alzarsi e allontanarsi dai suoi amici perché si accorgeva che c'era anche lui, con loro.

Il sorriso di Mary si congelava ogni volta che i loro sguardi si incontravano per sbaglio, i suoi occhi sembravano perdere la loro luminosità.

Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo, e cancellare quei silenzi, quella sua odiosa freddezza. Cancellare l'espressione triste e affranta di Mary, cancellare dalla sua mente quelle parole...

Ma era impossibile, troppo tardi.

«Si aggiusterà tutto, vedrai» La voce di Remus gli infuse la solita tranquillità di cui sembrava avere sempre più bisogno, mentre alzava gli occhi e incrociava quelli ambrati dell'amico.

«Lei andrà avanti» sputò fuori Sirius, risultando incredibilmente arrabbiato, ce l'aveva a morte con sé stesso.

«Anche tu, Sirius. Tutti andiamo avanti, e ogni volta che lo facciamo però portiamo con noi i nostri sentimenti. Non si lascia indietro il proprio cuore» gli disse Remus.

Sirius lo osservò, per un attimo volle prenderlo a schiaffi per quel suo solito sorriso impertinente che sbucava fuori ogni volta che sputava fuori il suo enigma geniale, e poi, come di consueto, Remus si alzò, lasciandolo solo in balia dei suoi pensieri, per raggiungere Frank.

Come ogni volta, tra l'altro, quando parlava Remus, l'unica domanda che aleggiava nella sua mente era sempre la medesima:
Cosa diavolo voleva dire con quelle parole?


**

Lily uscì dal grande portone di pietra, e si sentì come avvolta dal gelo, che impazzava intorno a lei. Sentì quasi i suo i piedi staccarsi dal terreno, mentre camminava lungo il parco per dirigersi verso il campo da Quidditch, per le aggressive folate di vento.

In poco tempo, seppur completamente congelata e grondante d'acqua dalla testa ai piedi, raggiunse il campo da Quidditch, e la vide.

Mary stava volando, sembrava davvero in difficoltà, quasi in completa balia del vento. Volava, a destra e a sinistra, da un anello all'altro, di continuo. Scendeva in picchiata, poi risaliva, e così via. Lily iniziò a sbracciarsi per attirare la sua attenzione, e dovette attendere qualche minuto prima che l'amica notasse la sua presenza. Mary scese in volo, e appoggiò i piedi a terra, mentre barcollava leggermente, probabilmente scossa dalle forti raffiche di vento piene d'acqua. 
«Lily, cosa ci fai qui?» chiese Mary all'amica, quasi urlando. 
«Potrei chiederti la stessa cosa, razza di squilibrata!» urlò Lily, più forte. Non per la pioggia, non per il vento, non per la grandine.

Per la rabbia, semplicemente. E perché voleva scuotere Mary, voleva che riornasse in sé e che reagisse, dopo quella maledetta sera in cui era rientrata in dormitorio pallida, e aveva finito per addormentarsi tra le sue braccia, così come Lily, entrambe troppo immerse in un silenzio categorico, religioso.

Da allora, la sua espressione era diventata fredda, cinica e distaccata, quasi come se fosse incapace di provare alcuna sensazione, alcun sentimento che potesse scuoterla, farla sentire viva.

E Lily condivideva il dolore dell'amica, odiava vederla in quello stato.

«Volevo aumentare il potenziale di volo...» disse Mary, facendo un'alzata di spalle.

«Ah, certo! O volevi che il vento ti spazzasse via, forse?!» sbottò Lily, incrociando le braccia al petto. Mary le sorrise leggermente, in un modo che avrebbe dovuto – a suo parere – risollevare Lily, che invece sembrò incupirsi di più. Quello non era il sorriso di Mary.

Le due si scrutarono per un po', sotto la pioggia battente, quasi come se tutta quella tempesta non le stesse avvolgendo, incuranti, loro continuavano a scrutarsi per capirsi, comprendersi e fare da spalla, l'una per l'altra.

«Torna in te, ti prego» disse infine Lily, e Mary scostò lo sguardo dall'amica, alzando il viso verso il cielo e chiudendo gli occhi, come se volesse prendere in faccia tutta quell'acqua che le scorreva addosso, fino ad entrare nelle sue vene.

Quell'acqua la gelava dentro, come se la stesse anestetizzando, e stesse spegnendo le scintille che erano vive in lei, come i suoi sentimenti per Sirius; era come se il suo sangue adesso si stesse purificando da tutti quei ricordi che scorrevano in lei come veleno, che la stava uccidendo.

Lily distinse delle goccioline scorrere lungo le guancie di Mary, che non erano pioggia, ma uscivano direttamente dai suoi occhi azzurri, divenuti ormai vuoti. Così interruppe le distanze, e si avvicinò a Mary abbracciandola forte, stringendola a sé, quasi come se volesse farsi carico del suo dolore. Pianse per un po', Lily udiva i suoi singhiozzi nonostante la pioggia battente, mentre Lily continuava a stringerla sotto la pioggia incessante, poi Mary lentamente si staccò e le sorrise lievemente.

«Beh, la pioggia mi aiuta... Ho trovato qualcuno che piange ininterrottamente e in quantità industriali, così adesso se faccio qualcosa di lontanamente simile in quantità molto ridotte non me ne vergogno» concluse, indicando il cielo con un debole sorriso. Lily scosse la testa, toccata dalle parole della sua migliore amica. Mary non era una ragazza che piangeva, a dire il vero non piangeva mai; l'aveva vista piangere solo quando il suo gufo era morto, al suo secondo anno. Certo, ovviamente non sapeva quanto avesse pianto mentre lei non c'era, ma che Mary fosse una che non piangesse per ogni cosa non era certo qualcosa da obiettare.

«Non c'è niente di cui vergognarsi, e lo sai»

Mary sventolò una mano in un gesto di indifferenza, poi passò il braccio attorno alle spalle di Lily, dato che era più alta di lei e le riusciva bene, mentre Lily avvolse la sua schiena. Entrarono nel castello zuppe d'acqua fino al midollo, e per poco non si fecero beccare da Gazza, che le avrebbe senz'altro rimproverate per tutta quella scia d'acqua che lasciavano al loro passaggio.

«Pronta?» chiese Lily all'amica, entrambe in piedi davanti alla Signora Grassa, che le guardava sconvolta, dato che erano entrambe completamente zuppe e irriconoscibili, con i capelli appiccicati al viso, i nasi rossi e gli occhi vitrei di Mary da cui chiunque avrebbe potuto dedurre che aveva pianto.

Mary annuì quasi sorridente, così Lily si volse verso il ritratto davanti a sé.

«Mimbulus Mimbletonia» esclamò la rossa, prima che il ritratto davanti a sé si spostasse, rivelando l'interno della Sala che, come sempre a quell'ora, era pieno zeppo di gente; quasi tutti i presenti tacquero alla vista delle due ridotte a quel modo, mentre Alice si alzò dirigendosi verso le sue amiche, camminando a passo di marcia.

«Mamma chioccia sta arrivando...» emerse Mary, ironica, alzando gli occhi al cielo divertita.

«Aspettati una bella ramanzina, signorina» continuò per lei Lily gesticolando con un dito puntato sulla faccia di Mary, ed entrambe ridacchiarono.

Alice pose le sue mani sui fianchi, poi assottigliò le pupille.

«Prima che tu possa cominciare, ti prego, risparmiatelo» disse Mary a voce alta, sorpassando l'amica, con aria stanca.

Il suo sguardo irrimediabilmente cadde poco più in là, verso l'ampio camino che scoppiettava, mentre i suoi passi pesanti e grondanti d'acqua riempivano il silenzio che avvolgeva la Sala. Vide Sirius, fissarla da capo a piedi, così spostò lo sguardo poco più in là, e vide Stephen Corby. Gli sorrise, e lui fece lo stesso, mentre Sirius aveva ancora gli occhi puntati su entrambi.

«Lily, anche tu! Sei completamente zuppa, perché non siete risalite subito?» strillò Alice, e Lily si imbronciò e arricciò il naso, mentre lanciava un'occhiata supplicante a Remus.

«Sai, voleva qualche lezione di volo, così ne abbiamo approfittato...» disse Mary sarcastica, facendo ridere Lily e qualcun altro che sapeva quanto Lily odiasse il volo, e quanto soffrisse di vertigini.

Sirius, adesso, aveva spostato lo sguardo verso Corby, che sembrava avere occhi solo per Mary, che – anche in quelle condizioni pietose – era bellissima.

La sua divisa di Grifondoro, già attillata per natura, adesso grazie all'acqua sembrava aderire perfettamente alla pelle di Mary, risaltando tutte le sue forme.

Sirius ci mise tutto l'impegno e la forza possibile per non alzarsi, andare da Mary, avvolgerla con una coperta calda e abbracciarla, baciarla, per sentire che Mary era ancora sua, e sua soltanto, dato che quell'idiota, come tanti altri in Sala Comune, la stava letteralmente mangiando con gli occhi.

E invece, dovette limitarsi a sbuffare, e a guardarla di sottecchi. Sembrava sorridere sinceramente adesso, mentre lei e Lily prendevano in giro e mandavano a monte ogni tentativo di ramanzina di Alice, che era stata preoccupata per loro.

Remus si alzò, e si diresse verso le tre ragazze.

«Posso farvi un incantesimo per asciugare i vostri vestiti» disse, gentile. Lily annuì sorridente, mentre Mary gli si rivolse, dubbiosa.

«Non funziona con i capelli, però...» rispose, spiccicando dal suo viso una ciocca bionda completamente bagnata.

«Solo in parte, è vero...» disse Remus, con un sorrisetto tutto dire. Lily lo osservò con la testa inclinata, Mary sbottò poco dopo.

«Lupin, che hai in mente?» chiese Mary, infine, con un tono deciso.

«Potrei farvi l'incantesimo per asciugarvi, poi potreste sedervi vicino a me, accanto al camino, e asciugare con il calore del fuoco i vostri capelli, aiutati da un asciugamano... Anche se voleste fare una doccia, una delle due dovrebbe aspettare che l'altra finisca di lavarsi rimanendo completamente zuppa ancora un po', perciò...»

«Potremmo fare una doccia insieme...» disse Mary con fare sensuale, e qualcuno in Sala fece un fischio d'approvazione, mentre Lily arrossiva furiosamente, e Sirius cercava con il suo sguardo omicida colui che aveva fischiato.

«Va bene, va bene. Sbrigati Rem, sto morendo di freddo» lo interruppe Lily, e subito si sentì invadere da un calore avvolgente, così come Mary.

I capelli di Mary, ora umidi, erano tornati di quel biondo grano di sempre, soffici e luminosi come sempre, mentre i suoi occhi sembravano due cristalli, tanto erano brillanti mentre discuteva animatamente con Lily e Peter, a tratto rideva. Sirius la fissò fin quando lei non si accorse dello sguardo di lui, e lo osservò di rimando, poi il ragazzo si alzò, camminando fino alle scale che portavano al dormitorio, mentre Mary ancora guardava le scale, imbambolata. Remus si accorse dello sguardo di Mary e sospirò, sorridendo leggermente.
**
«Ah, a furia di occuparti degli altri, ti sei scordata di prendere le tue, di medicine, non è vero?» 
Continuava a girarsi e rigirarsi tra le coperte, poi si arrese e si alzò, dirigendosi a passo lento e strascicato – colpa probabilmente della stanchezza che gravava sulle sue spalle – verso l'ampia sala bianca, che ospitava un solo letto occupato.
«Lumos»
mormorò, e subito un lieve movimento poco più in là attirò la sua attenzione. 
«Chi c'è?» qualcuno disse, con voce debole e appena udibile, mormorando. Il viso di Madama Chips si distese in un sorriso luminosissimo, prima di iniziare a camminare velocemente verso il letto occupato. Non poté credere ai suoi occhi; per un attimo rimase ferma, immobile a osservare il ragazzo, sorridendogli lievemente, mentre lo sguardo di lui era a dir poco terrorizzato.
«Dov'è Lily?» chiese, ancora, mentre Madama Chips trafficava con varie ampolle dal contenuto sconosciuto. Non rispose alla domanda del ragazzo, che arruffò nervosamente i capelli e iniziò a fissare un punto imprecisato davanti a sé. 
«Beva questo, signor Potter. Vado a chiamare il professor Silente, non si muova» 
«Sirius, chiami Sirius!» mormorò dinuovo James, a voce più alta, poi tossì convulsamente, e l'infermiera si avvicinò preoccupata al ragazzo. 
«Non si sforzi di parlare, la prego. Non posso chiamare nessuno, sono le tre del mattino. E lei è ancora troppo debole, capito? Torno subito». La porta dell'infermeria si chiuse con un tonfo, mentre James pian piano tornava a stendersi, osservando il soffitto sopra di lui. Sospirò, poi chiuse gli occhi, e immediatamente vide Lily, il sangue colava dalla sua bocca mentre chiudeva gli occhi. Tremò lievemente, mentre stringeva la mano formando un pugno.

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Capitolo 47
*** Capitolo Quarantasettesimo - Dieci tonalità di risa ***


Goodmorning girls and boys (?)

Eccoci qui, con il capitolo che tutti aspettavate. Spero vi divertirete, leggendolo, e spero di non deludere le vostre aspettative. Ho pensato e ripensato a come scrivere ed esprimere le sensazioni di ognuno al meglio, e questo è il risultato.

Spero vi piacerà... Aspetto, al solito, i vostri commenti, risponderò a quelli del capitolo precedente non appena pubblicherò l'aggiornamento. (A proposito, GRAZIE MILLE, siete stupende :3).

Beh, non voglio anticiparvi nulla su quello che leggerete, quindi...

Buona lettura :*

-Marauder11

Capitolo Quarantasettesimo – 

Dieci tonalità di risa


«Lene, hai finito? A me adesso mancano solo Erbologia e… Trasfigurazione. Ho concluso con Difesa e Astronomia. Miseriaccia, è già mezzanotte!» disse Lily mentre si alzava dal solito tavolo in Sala Comune. Marlene la guardò annoiata e sbuffò

«Maledetto tema, io non ho ancora finito!» disse la bionda.

«McKinnon, risparmiati queste esclamazioni e studia!» urlò Remus ridendo, che stava seduto poco più in là, su un divano rosso, poi le fece un occhiolino.

Era tarda sera e la Sala Comune di Grifondoro era quasi vuota. Tutti erano andati a letto, tutti tranne Remus, Marlene e Lily.

Marlene vide Sirius scendere le scale dei dormitori e gli sorrise, maliziosa. «Remus, guarda che Sirius nemmeno ha iniziato a fare questo tema!» urlò Lene all'improvviso all'amico che gli fece cenno di stare zitta, dato che Remus adesso lo guardava minaccioso, mentre gli chiedeva perché non l'avesse ancora concluso. Sirius in quel momento quasi si pentì di essere risceso in Sala Comune...

La pagherai, Lene! Sussurrò Sirius infatti alla ragazza, quando le passò accanto, diretto alla poltrona più vicina al fuoco.

«Ad ogni modo, Lene, puoi stare tranquilla, ti faccio compagnia… voglio fare almeno due dei tre temi di Erbologia…» emerse Lily, sorridendo leggermente e dondolandosi sulla sedia, canticchiando, mentre tirava fuori dalla borsa una nuova pergamena.

Marlene alzò un sopracciglio e poggiò una mano davanti a sé, togliendo dalle mani la pergamena a Lily.

«Hey Lils, smettila! Sei stata sui libri da ore, in più hai preso tutto quel freddo... Mi dici come diavolo fai a voler continuare ancora? Va a dormire, domani farai Erbologia e Trasfigurazione, ok?»

«No, devo fare adesso Erbologia…»

Mentre una capricciosa Lily apriva il libro di Erbologia, qualcuno sbucò alle sue spalle e chiuse il libro di botto, proprio sotto al naso di lei.

«Non se ne parla Ev, vieni sul divano e parliamo un po’, dai!»

Sirius, dopo qualche protesta da parte della rossa, riuscì a trascinare Lily accanto al fuoco, mentre Peter, sceso in quel momento dal dormitorio, disturbato dai rumori di sotto, iniziò a giocare a scacchi con Remus, rassegnato al fatto che non sarebbe mai riuscito ad addormentarsi, finché ci sarebbero stati quegli scalmanati dei suoi amici in Sala Comune.

«Come mai sei risceso? Non eri andato a dormire?» chiese la rossa, e Sirius fece un'alzata di spalle, mentre si passava una mano fra i capelli.

«Si, ma... Non riuscivo a dormire» Lily annuì, dispiaciuta. Tra la rottura con Mary e Potter ancora steso su quel letto inerme, non poteva immaginare come si sentisse il suo amico, in quel momento.

«Che giorno è domani, Sirius?» esordì Lily esausta, appoggiando la sua testa sull'incavo del collo di Sirius.

«Ventisei… ventisei marzo» disse Sirius, poi sbuffò guardando Lily.

«Hey, Potter si sveglierà, sta tranquillo… E se non lo fa, gli faremo il solletico. Ok?»
Sirius rise alla proposta buffa di Lily e così fece anche lei. Poco dopo, la risata di Sirius si spense del tutto, dato che Mary era scesa a sua volta in Sala Comune a bere un bicchiere d'acqua, le mani stropicciavano gli occhi, infastiditi dalla luce del camino, i capelli legati in una treccia e addosso un pigiama rosso-oro con il numero “5” stampato sulla schiena, la scritta dorata con su scritto “The sexiest player” sul petto.
«Hey Mac, voglio quel pigiama!» disse all'improvviso Lily, sorridendo. Mary guardò il suo pigiama, poi il suo volto si distese in un sorriso malizioso.
«E' un regalo, non saprei dove prendertelo... E poi tu non sei una giocatrice, Lils. E nemmeno lontanamente sexy» disse Mary, chinandosi all'altezza di Lily, ancora seduta sul divano accanto a Sirius, la lunga treccia bionda penzolava. Lily le diede uno scossone e le fece una linguaccia, così la risata di Mary risuonò inconfondibile nella Sala.
«Chi poteva farti un regalo del genere?» chiese Remus, il sopracciglio inarcato, divertito. Mary fece mezzo sorriso, prima di voltarsi a guardarlo.
«Il mio fanclub...»
Sirius sobbalzò quasi come se avesse avvertito di botto una scossa, così tutti lo guardarono per qualche istante, ma lui tornò a sdraiarsi, l'aria tranquilla e silenziosa dipinta in viso.
«Beh, si... Ne avevo uno simile, prima... Questo ha in più la scritta. L'ho ricevuto questa mattina... Hanno saputo di me e... Ecco... Hanno voluto consolarmi, tutto qua» disse la ragazza impacciata, mentre arrotolava una ciocca ribelle con un dito, osservandola come se fosse la cosa più interessante del mondo. Sirius chiuse gli occhi e sospirò, pensando che quel regalo fosse la cosa più ridicola del mondo.
Insomma, il suo fanclub le aveva regalato un pigiama nuovo per ricordarle che era la giocatrice più sexy, dopo aver saputo che lui e Mary avevano rotto.
Erano passate si e no ventiquattro ore dalla loro rottura, e già iniziavano a provarci con lei!
Ridicolo, assolutamente ridicolo. Tra l'altro, poi, Mary aveva sempre odiato tutti quei ragazzi che non facevano altro che girarle intorno, e adesso accettava i loro regali con apparente piacere, invece.
Il suo impulso gli diceva di alzarsi da lì, perché non ce la faceva più a stare lì, fermo, immobile senza fare niente, impotente.
Doveva avvicinarsi a Mary tanto da riuscire a contare le pagliuzze dorate delle sue iridi azzurre, dirle che quel pigiama non era nemmeno lontanamente bello quanto lei, che lei non era solo la più sexy giocatrice –
che fosse sexy in realtà nemmeno gli importava più – perché lei era molto, molto di più.
Remus fissò Sirius, riscuotendolo dai suoi pensieri.
«Carino, comunque» Una piccola parte dell'irrazionalità di Sirius esultò, nel momento in cui commentò il pigiama di Mary, risultando pungente e sarcastico.
Non era proprio riuscito più a trattenersi.
Diamine, a furia di riflettere sulle conseguenze delle sue azioni o parole, stava diventando come Remus!
Mary si voltò di scatto a guardarlo, dopo che gli aveva dato le spalle.
«Grazie. Ma il tuo parere è irrilevante...» disse lei, alzando le spalle, diretta. Sirius si alzò e le si avvicinò, ponendosi proprio di fronte a lei, ma lei ancora non lo guardava.
«No che non lo è» disse lui, a voce più bassa e dolce, allo stesso tempo il tono era convincente e persuasivo.
Mary finalmente alzò gli occhi, e sorrise leggermente.
«Sei come loro... “The sexiest player”» disse lei, indicando le lettere sul suo petto, mentre Sirius ancora la fissava negli occhi.
«Sono solo questo per te, vero?» continuò lei, incrociando le braccia, mentre si avvicinava pericolosamente al ragazzo.
Lo sguardo di Sirius divenne serio, d'improvviso.
«No, tu per me sei tutt'altro, e lo sai» il suo tono era piuttosto freddo e glaciale.
«Tu– disse a voce alta, furioso, spostando poi lo sguardo verso la scritta – Non sei solo questo, questa frase non si avvicina neanche lontanamente a tutto ciò che tu sei... Maledizione, ma lo vuoi capire?» concluse Sirius, scandendo bene tutte le parole pronunciate. Tornò a guardare gli occhi di Mary, che sembrarono quasi brillare per un po', poi tornarono ad indurirsi, divenendo glaciali. Mary fece un passo indietro.
«Ti odio» sbottò, le pupille ridotte in fessure. Sirius ridacchiò, esasperato, poi tornò a guardarla dritto negli occhi, quasi a volerla sfidare a ripeterlo, mentre Lily, Remus e Marlene trattenevano il fiato, guardandoli.
«Ah, certo...»
«Ti odio perché dici tutto così maledettamente bene, che potrei quasi crederti» concluse, poi gli voltò le spalle così velocemente da sbattere la lunga treccia sul petto di Sirius, che rimase fermo, immobile, mentre Mary saliva in fretta le scale verso i dormitori.
«Dovreste smetterla...» disse Lily, avvicinandosi con sguardo ammonitore all'amico, che si sedette sul divano, il viso contratto e i gesti lenti e meccanici.
Remus si scambiò la più fugace delle occhiate con Lily, mentre entrambi prendevano posto al suo fianco, Peter li osservava dal tappeto e Lene sedeva accanto a Remus.
Sirius, sentendosi fin troppo osservato, si alzò di scatto dal divano, e si incamminò a passi veloci verso il suo dormitorio, lasciando dietro di sé occhi preoccupati di cui non gli importava proprio niente, in quel momento.
Mac, se possibile ti odio di più
Pensò, mentre udiva la porta del dormitorio femminile sbattersi con forza.

**

«Adesso può anche riposare, signor Potter» disse l'infermiera a James, rimboccandogli le coperte, quando il cielo stava per colorarsi di arancione.
«Cosa? E' l'alba, tra qualche ora posso rivedere i miei amici e lei mi chiede di dormire?» sbottò James, alzando un po' troppo il tono della voce.
«Mi scusi, non intendevo... Però non può chiedermi di dormire proprio adesso» continuò James, più ragionevole, mentre si imbronciava e incrociava le braccia. Madama Chips ridacchiò a quella vista, aveva sempre trovato simpatico quel ragazzo, ed era sinceramente contenta che si fosse ripreso. Per tutta la notte, vi era stato un via vai di insegnanti che, nonostante l'ora tarda, avevano voluto vedere Potter non appena avevano saputo che si era svegliato; prima il preside, che aveva ridacchiato tutto il tempo vedendo James che voleva a tutti i costi i suoi amici lì con lui, mentre Madama Chips ribatteva che fosse troppo tardi, per chiamarli. Poi una trafelata Professoressa McGranitt era arrivata da James, subito dopo il preside, con un ghigno soddisfatto e un'espressione felice in viso, che James non aveva mai visto sul viso della professoressa, tranne quando avevano vinto la Coppa di Quidditch, l'anno precedente.
Forse ha ragione Sirius, a dire che Minnie ha una cotta per me...
Pensò James ridacchiando, mentre la McGranitt continuava a fare domande a Madama Chips sulle condizioni di James, e sorrideva.
«Quando potrà tornare a fare... Attività fisica?» sussurrò la professoressa all'infermiera un certo punto, facendo ridere sonoramente James.
Minnie non vedeva l'ora di vederlo giocare, si.
«Professoressa, fosse per me salirei sulla scopa domani stesso!» esclamò James, allargando le braccia in direzione della professoressa.
«Per quanto io apprezzi la sua volontà, signor Potter, credo che debba passare ancora un po' di tempo... Una settimana, almeno. Vero Madama?» chiese la McGranitt all'infermiera, aspettandosi una conferma.
«Minnie, scherzi, vero? Dovrà stare fermo almeno un mese»
Sia la McGranitt che James, a quel punto, sobbalzarono rispettivamente dalla sedia e dal letto, urlando la stessa parola
«Cooosa?»
«Volevo dire, ma così tardi?» disse la McGranitt, ricomponendosi un po', mentre James continuava a ridacchiare, nascondendo il suo viso grazie alla penombra notturna che invadeva Sala.
Madama Chips guardò la McGranitt indispettita, poi annuì. Dopo un po', la McGranitt si alzò, avviandosi verso l'ingresso della Sala, per ritornare probabilmente a dormire. James si issò con fatica su sé stesso, poi la richiamò.
«Vinceremo la coppa, quest'anno. La riavrà nel suo ufficio, glielo prometto!» urlò James prima che la professoressa chiudesse la porta dietro le sue spalle. Purtroppo James non udì una risposta dalla professoressa, né vide il sorriso radioso formarsi sulle sue labbra.
Erano già le otto del mattino, o almeno così diceva il suo orologio in pelle e argento poggiato sul comodino. Pensando a ciò che avrebbe dovuto raccontare a Sirius, riguardo a quella spassosa notte insonne, James uscì in punta di piedi dall'infermeria, mentre Madama Chips parlottava con la professoressa di Divinazione nel suo ufficio...

***

«Lily, mi passeresti quelle arance?»
Lily che stava masticando un muffin, porse a Peter il cestino della frutta.
Sirius e Remus commentavano le notizie della Gazzetta del Profeta, arrivata poco prima con il gufo di Sirius, mentre due eccitatissime ragazzine entravano in Sala Grande, festanti. Nessuno le notò, fin quando queste non passarono dietro le spalle dei due ragazzi, e attirarono la loro attenzione.
«Ahh, non ci posso credere Ellis! Il capitano è tornato!»
«Già, adesso con Potter in giro finiremo di annoiarci… che bella notizia!» Remus e Sirius si alzarono di scatto, poco dopo iniziarono a correre lungo la Sala verso le due ragazzine, senza nemmeno guardarsi per un attimo. La mano di Lily si bloccò a mezz'aria, con il muffin ancora in mano guardando i due alzarsi in quel modo senza apparente motivo, mentre Peter non si era accorto di nulla, dato che stava sbucciando la sua arancia in una maniera così accurata, da risultare maniacale.
Alice, invece, aveva seguito tutta la scena: le due ragazze erano passate dietro Remus e Sirius che, di scatto, si erano prima voltati verso di loro e poi si erano alzati, seguendole.
Capendo che fosse successo qualcosa di importante si alzò, seguita da Mary, Marlene, Emmeline e Frank.
«Hey, dove state andando?» chiese Lily urlando, vedendo tutti allontanarsi. Remus si voltò raggiante verso l'amica e mimò una parola, un solo nome: James.
Sirius e Remus intanto avevano raggiunto le due ragazzine, due Tassorosso del terzo anno, e queste li avevano accolti con occhi sognanti.
«Scusami, di quale Capitano stavi parlando?» chiese Sirius senza troppe cerimonie.
«James Potter, naturalmente. Era in corridoio poco fa, in pigiama! Non sai che si è svegliato?» disse una delle due, quasi starnazzando, gli occhi brillanti.
Nemmeno la ragazza finì di formulare la frase che subito lui e Remus corsero verso l’uscita, seguiti a ruota da Frank, le ragazze e Peter, che incitava da lontano Lily ad alzarsi, che invece era rimasta immobile, a tavola, il muffin ancora in mano.
«Dove correte? Che cosa è successo?» chiese Mary urlando, mentre rincorreva esausta Remus e Sirius, che correvano più avanti. Sirius si girò, dimentico per un attimo dell'ostilità che aleggiava tra loro, e la guardò per un attimo con gli occhi lucidi e lo sguardo raggiante
«James… James si è svegliato, Mary! Remus, Maledizione, tira fuori la mappa!» disse Sirius, che nel frattempo si era fermato
Alice e le altre li raggiunsero e si fermarono, con il fiatone, tenendosi sulle ginocchia.
«Merlino Sirius, c'è! E' il suo nome, guarda! E si muove!!» disse Remus, quasi saltellando dalla gioia, mentre Sirius si avvicinava alla mappa per constatare ciò che diceva l'amico. Gli altri, a qualche metro di distanza, guardavano i due a bocca aperta, non capendo nemmeno una parola di ciò che stessero dicendo, e perché entrambi sembravano così eccitati davanti ad un pezzo di pergamena.
«E’ nel corridoio del terzo piano, credo che stia andando in dormitorio»
Quella fu la corsa più ansiosa, intrepida, emozionante, struggente, difficile e lunga della loro vita.
Imboccato il corridoio centrale del terzo piano, scorsero da lontano una figura alta e slanciata, in piedi, di spalle.
Indossava una tunica bianca, candida, che faceva a pugni con i capelli nerissimi sparati verso ogni punto possibile e immaginabile; la luce del sole che filtrava dalle finestre lo raggiunse, rendendolo una figura quasi angelica, mentre camminava incerto, quasi come se fosse perso; a un certo punto, portò i capelli all'indietro con una mano, come usava fare di continuo.
Sirius, che stava più vicino alla figura, era tremante dalla testa ai piedi, e fu per un attimo incapace di fare alcun ché. Si appoggiò ad una colonna, posta alla sua destra come per reggersi, in un gesto involontario.
Remus si fermò poco dopo al suo fianco, solo il fiatone indicava che respirasse ancora, mentre lui non pensava di avere più dei polmoni.
Non aveva mai corso tanto in vita sua, tanto da sentirsi mancare per un attimo, ma sapeva di essere vivo, perché le emozioni che provava sembravano quasi uscire dal suo petto, poi rientrarci, mentre vedeva James camminare ancora, e Sirius con gli occhi lucidi e vitrei, incapace di agire.
Le ragazze arrivarono dietro di loro correndo, Peter addirittura urlava a tutti loro di rallentare, dato che non riusciva a tenere il loro passo – specie quello di Mary e Frank, entrambi abituati all'esercizio fisico grazie al Quidditch – mentre James finalmente, udendo i passi concitati dei suoi amici, si volse verso di loro, curioso di sapere chi stesse facendo tanto chiasso.
Il viso di James si aprì immediatamente in un sorriso luminosissimo, che tutti avrebbero potuto confondere con il sole.
«Ah complimenti! Dove diavolo eravate finiti? Mi aspettavo di trovarvi al mio capezzale e invece? Niente, c’era solo quella vecchiaccia di Madama Chips! Mi merito davvero questo, Felpato? Eh, Lunastorta? E persino tu, Codaliscia!» disse James con fare teatrale, mentre si avvicinava al gruppetto.
«Sei tu che ci hai messo così tanto a tornare...» queste furono le uniche parole di Sirius, che udì solo James in un sussurro, poi si gettò tra le braccia di James che rideva, e per la prima volta si sentì dinuovo a casa.
Si stritolarono un po', James fece male a Sirius dandogli qualche pizzicotto per divertimento e, mentre Sirius borbottava insulti affettuosi verso di lui, fu la volta di Remus.
«Bentornato, amico mio» disse Remus, sorridendo leggermente, avvicinandosi un poco e stringendogli cordialmente la mano. Sirius ancora guardava James, al suo fianco, incredulo che l'amico fosse dinuovo lì, accanto a lui.
«Tutto qua?!» gli disse James con fare teatrale, allargando le braccia quasi deluso da quelle poche parole. Poi sorrise radioso, e avvolse tra le sue braccia un impacciato Remus, che rise sonoramente per qualcosa che James gli disse all'orecchio, e Sirius chiedeva loro di continuo cosa si fossero detti, gironzolandogli attorno. Tutti e tre, subito dopo si voltarono verso il piccolo Peter che piagnucolava, guardandoli.
«Qualcuno qui si è rammollito, eh? Hey, Petey... Sto bene, adesso» disse James piano a Peter, continuando a sorridere, mentre il ragazzo asciugava i suoi occhi con foga, così James lo avvolse con l'altro braccio, dall'altra parte ancora Remus e Sirius; finirono per darsi un abbraccio di gruppo, fin quando James non rivolse un'occhiata al resto della combriccola, che osservava i quattro in silenzio.
«Brava Mac, solo tu sei una fiera Grifondoro... Cosa sono questi piagnistei?» disse James, notando che tra tutte le ragazze Mary era l'unica che non piangesse, ma si limitava a sorridere, mentre i suoi occhi brillavano dalla felicità. Si avvicinò con un guizzo a James, tuffandosi tra le sue braccia. Sirius guardava i due continuando a sorridere, mentre James la prese in braccio e le fece fare una giravolta.
Le loro risate furono interrotte da una figura che sbucò da un corridoio laterale, attirando con i suoi lenti passi l'attenzione di tutti loro.
«Lily...» disse James, mettendosi le mani in bocca, scoprendosi tremante dalla testa ai piedi.
Aveva gli occhi brillanti di felicità, al tempo stesso sembrava scosso, mentre si avvicinava lentamente alla ragazza, che sembrava pietrificata. Era attonito, come se non si aspettasse di trovarla lì. Lily lo guardò a lungo, prima di avvicinarsi a lui con qualche passo.
«Credevo... Credevo non ce l'avessi fatta o...Che fossi al San Mungo» continuò James, la voce chiaramente rotta, tradita dall'emozione. Lily sorrise leggermente, risultando quasi imbarazzata. Lily scosse la testa, sorridendo.
«Bentornato, Potter» disse semplicemente Lily, sorridendo un po' di più.
«Oh, Merlino, Grazie!» disse James, gettando un'occhiata al cielo, mentre avvolgeva Lily in un abbraccio. Chiuse gli occhi, per un attimo, inspirando il profumo dei capelli di lei come se non avesse aspettato altro; non poté non notare che lei però sembrava dura e rigida, tra le sue braccia. Non lo aveva avvolto con un braccio per ricambiarlo, ma James non se ne curò, e continuò a stringerla, pensando che il suo abbraccio sarebbe bastato per entrambi.
L'importante era che lei stesse bene, che fosse lì, viva, sana e salva.
James si staccò, e la guardò, e la vide quasi infastidita anche se si sforzava di sorridere.
Si volse immediatamente verso Sirius, come per chiedergli spiegazioni, ma questo non poteva proprio fare a meno di sorridere, anche se chinò la testa, dispiaciuto, mentre Remus gli faceva cenno di aspettare.
James si volse con una lentezza disarmante dinuovo verso Lily, che stava ancora lì, ritta davanti a lui, le braccia conserte.
Qualcosa non andava, in lei.
Non era la Lily che aveva abbracciato quella sera, la stessa Lily che aveva visto arrossire, al suo tocco, mentre adesso sembrava quasi infastidita dalla sua presenza...
Come prima.
La guardava come incantato, confuso; non capiva il comportamento di lei, perché lei fosse diventata così fredda, specie dopo quello che avevano vissuto insieme, quella terribile sera.
Sirius si accorse dello sguardo smarrito dell'amico, così fece qualche passo verso di lui.
«Andiamo, James. Abbiamo tanto da raccontarci» disse Sirius, afferrando la spalla di James con una mano. James si volse, e il suo sguardo divenne corrucciato, mentre Sirius gli sorrideva raggiante di rimando. Anche Remus si avvicinò, e insieme, in compagnia di Peter, trascinarono l'amico attonito con loro, felicissimi di averlo riavuto.
«Tutto bene?» disse Alice a Lily, che si ridestò. Guardò l'amica con un'espressione indecifrabile, poi annuì, mentre anche loro cominciarono ad incamminarsi verso il corridoio del castello opposto a quello imboccato dai Malandrini.

***

James, dimentico quasi del confronto avuto con Lily, continuava a sorridere ai suoi amici, mentre tutti e quattro camminavano verso la Sala Comune.
«Anche Minnie è venuta a trovarmi, stanotte!» disse James, mentre Sirius sbarrava gli occhi, sorpreso e felice allo stesso tempo.
«Hey, sicuro di stare bene? Ce la fai a reggerti?» chiese Remus d'improvviso, premuroso.
«Si mamma, certo che si!» rispose James, l'espressione capricciosa di un bambino dipinta in faccia. La risata che somigliava più ad un latrato invase la Sala Comune non appena i quattro varcarono la sua soglia, mentre i pochi rimasti in Sala quella mattina guardarono James a bocca aperta, impallidendo, come se stessero vedendo un fantasma.
«Tranquilli ragazzi, non sono il nuovo fantasma di Grifondoro... Vedrete spuntare Sir Nicholas da qualche parte, prima o poi... Ah, eccolo! Salve, Sir Nicholas!» concluse James sventolando la mano in direzione del fantasma, e facendo un inchino cortese; il fantasma ricambiò l'inchino, poi subito si avvicinò al ragazzo.
«Sir Potter, sei tu? Allora è vero, sei tornato!» disse il fantasma, volteggiando leggero e felice a mezz'aria. James rise, e mostrò a Sir Nicholas che era ancora tutto carne e ossa alzando leggermente la veste bianca, mostrandogli le gambe – anche se Remus avrebbe detto pelle e ossa, tanto l'amico era dimagrito durante quel periodo di malattia.
«Sir, adesso devo andare! Ci vediamo presto!» disse James, salendo le scale dei dormitori, i suoi amici alle calcagna. Arrivarono alla porta del dormitorio del sesto anno, James si bloccò sulla soglia, rivolgendo uno sguardo incerto agli altri tre, che lo fissavano ancora sorridendo.
«Oh Godric, il mio dormitorio... Pensavo sarei morto e non l'avrei più rivisto, e invece...» disse James, attonito, mentre Remus gli metteva una mano sulla spalla.

«Non dirlo nemmeno per scherzo, Ramoso»

James gli sorrise, poi contò fino a tre prima di girare la maniglia della porta del dormitorio del sesto anno. Vi entrò, ed iniziò a saltellare e ad esultare, quasi come quando assisteva a qualche incontro di Quidditch e la sua squadra preferita segnava un punto.

Sirius lo seguì subito dopo, urlando di rimando parole sconnesse che non avevano alcun senso, mentre entrambi indicavano oggetti a caso, come se fossero qualcosa di incredibilmente interessante e divertente.

«James, una candelaa!»

«CANDELAAA CANDELAAA! EVVIVA, TENDA!»

Potrebbe sembrare insensato, tutto ciò.

Ma a Remus piacque ricordare quel momento come il momento più pieno di gioia della storia dei Malandrini fino ad allora.

Remus alzò gli occhi al cielo, divertito, mentre gettava un'occhiata all'estasiato Peter, al suo fianco.

«Ci risiamo, Pet»


***

«Ricordi niente di quando dormivi, Jamie?» disse Remus, d'improvviso, interrompendo le risate di James, scatenate dal racconto avvincente di Sirius di quando lui e Remus avevano fatto a battaglia di cibo, o di quando si era alzato sulla panca e gli aveva cantato il suo personalissimo “Buon Compleanno”.

James si volse verso il suo amico e sorrise triste.

«Scusami, non avrei dovuto» disse Remus abbassando gli occhi, imbarazzato, poi si tuffò sul suo letto, sospirando.

«Non ricordo molto, in realtà... Ricordo di aver sentito le vostre voci, vi sentivo parlare ma non capivo mai quello che dicevate» rispose James, con naturalezza; Peter, seduto sul suo letto a baldacchino, aveva occhi solo per il suo amico, che girava attorno alle sue tende scarlatte, osservando le onde che la stoffa formava, come rapito da esse.

Sirius era seduto sul letto di James, e continuava a sorridere praticamente da ore mentre lo guardava, in un modo che rallegrava incredibilmente Remus.

«Avanti, sputate il rospo adesso. Potete, sto bene» disse James, sedendosi sul letto accanto a Sirius, facendosi quasi serio d'improvviso.

Si volse verso l'amico, poi guardò a sua volta Remus e Peter, e vide che i due si scrutavano dubbiosi.

«Remus, dimmi cos'ha Lily»

James sorrideva, ma Sirius colse il suo tono autoritario, di chi non voleva essere preso in giro.

Remus lo guardò, grave, poi si alzò e si diresse verso l'amico, facendosi posto accanto a Sirius.

«La cruciatus, che come sai ha subito più volte, porta conseguenze...»

James sembrava completamente rapito dalle sue parole, poi annuì, quando capì che l'amico aveva bisogno di essere quasi incoraggiato, per continuare a parlare.

«Lily ha avuto dei problemi di... memoria, ecco. E' affetta al momento da un'amnesia per fortuna parziale»

James sbarrò gli occhi, poi spostò lo sguardo verso il pavimento, la mano fra i capelli li arruffò ancora di più.

«Quei bastardi...»

Remus lo fissò dritto negli occhi comprensivo, prima di alzarsi e iniziare a camminare lentamente, facendo di continuo avanti e indietro per il dormitorio, James invece si sedette.

«Quando io e Mary abbiamo assistito al suo risveglio, inizialmente non ha riconosciuto nessuno dei due... Poi ha ricordato, lo fa pian piano e attraverso dei flash che le vengono in mente d'improvviso, ma non per forza riesce a ricordare tutto e subito»

«Mi ha guardato con un'espressione contrariata e odiosa per un paio di giorni, prima di ricordare che eravamo diventati amici ultimamente...» aggiunse Sirius, poi Peter guardò James, dispiaciuto.

«Quindi, non ricorda niente di quello che è successo tra me e lei negli ultimi tempi... Giusto?»

Remus si volse verso l'amico e annuì, grave.

James emise un lungo sospiro e si buttò sul suo letto, sdraiandosi, apparendo incredibilmente stanco d'improvviso, dopo che per tutta la mattinata non aveva fatto altro che sorridere e saltellare qua e là.

James, tra un sospiro e l'altro, sentì una mano posarsi sulla sua spalla.

«Smettila subito, Ramoso»

James aprì gli occhi, e incrociò lo sguardo di Sirius, che gli sorrideva leggermente.

«Mi hai capito? Smettila di fare quella faccia, non iniziare a disperarti, ok? Riconquisterai la Evans, anche se dovesse significare ripartire da zero con lei. Ma non permetterti di avere quella faccia. E' un miracolo che tu sia vivo» concluse Sirius, solenne, il tono eccitato ed emozionato insieme. James sorrise radioso al suo migliore amico, pensando che aveva dovuto fare uno sforzo immane, per fare un discorso del genere, così serio e maturo, dimostrando allo stesso tempo l'affetto che provava per lui. Così si alzò e abbracciò Sirius, poggiando il suo mento sull'incavo del collo di lui, così come fece Sirius con James, e chiuse gli occhi, sentendosi finalmente tranquillo e in pace.

«Per favore, non iniziate a sbaciucchiarvi o dovrò vomitare» emerse Remus, alzando gli occhi al cielo.

«Il lupacchiotto è geloso, Felpie»

«Oh, si. E sai cosa ci vuole per il nostro Remmy-Rem?»

I due si alzarono all'unisono, mentre Remus indietreggiava ridendo, prevedendo mentalmente cosa stesse per succedere.

«Ragazzi, state buoni...»

Poco dopo, infatti, Peter udì un tonfo, poi un paio di strilletti concitati, James che si lamentava, il rumore di uno scappellotto e la risata simile ad un latrato di Sirius.

Si sporse dal suo letto, e vide i suoi tre amici sdraiati l'uno sull'altro, sul pavimento; James e Sirius cercavano di abbracciare Remus, che aveva le mani sui visi dei suoi amici, per cercare di respingerli, seppur con fatica dato che erano due contro uno. Peter si alzò, con un sorriso a trentasei denti, camminando verso di loro; i tre ragazzi si girarono, attirati dal rumore di passi dell'amico, Remus sbarrò gli occhi, Sirius chiuse gli occhi e deglutì, mentre James si volse, di scatto...

«Peter, NO!»

Troppo tardi. Peter si era tuffato su di loro, con tutto il suo peso che gravava sul corpo dei tre come un macigno.

«Soffoco... Pet...Soff...» disse Remus, e subito Sirius iniziò a scuoterlo per le spalle, come per aiutarlo a respirare.

«Sirius, quello era il mio piede!» urlò James con un tono da primadonna, che fece alzare gli occhi al cielo all'interpellato.

«Peter, smettila di ridacchiare, il vibrare spaventoso della tua pancia opprime i miei gioielli, sai?» sbottò Sirius, e mentre Remus aveva ormai perso colore, James aveva uno sguardo corrucciato dopo aver fallito miseramente il tentativo di alzarsi.

Sirius, schiacciato contro James, guardava corrucciato Peter, che sorrideva ai tre in cima alla torre umana; d'improvviso, la porta del dormitorio si spalancò.

«Frankie!» strillò James all'amico, allungando un braccio verso di lui, elemosinando il suo aiuto con lo sguardo, mentre Remus continuava a tossire, il viso violaceo.

Frank lo fissò, poi spostò lo sguardo sugli altri, interrogativo e terrorizzato insieme.

«Aiutami, ti prego!» aggiunse James, facendo i suoi occhioni dolci da cerbiatto.

«Non mi avvicino a voi neanche per idea, o mi tirerete giù, come quella volta! Questa notte, pensandoci, sarebbe meglio se dormissi in Sala Comune...» concluse borbottando il ragazzo, chiudendo la porta dietro di sé, uscendo dal dormitorio.

«Allora, Pet?» chiese James, la voce ormai rauca, nel tono si poteva avvertire la sua disperazione.

«Si Jamie?!» rispose il ragazzo, il sorriso ancora stampato sul viso paffuto.

«Ma ti vuoi muovere!» sbottò Remus, in un ultimo guizzo di vita, prima di spiaccicare la testa sul pavimento, oppresso dal peso dei tre amici.

***

«Close your eyes, and I'll kiss you, tomorrow I'll miss you...»

Remus e Sirius si guardarono in faccia straniti, mentre James davanti a loro continuava a cantare, fingendo di avere un mifrocono – che doveva essere il microfono, ma James e Sirius continuavano a chiamarlo a quel modo – in mano e scuotendo il ciuffo scompigliato già di suo di continuo. Molti lo osservavano quella sera, in Sala Comune.

Era la notizia del giorno, il risveglio di James. La maggior parte delle ragazze ridacchiava intorno a lui e si incantava estasiata guardandolo, tutte quasi incredule di vederlo lì, vivo e vegeto; arrossivano non appena lui spostava il suo sguardo su di loro.

Altre, addirittura, saltellavano o esultavano incontrandolo per i corridoi, mentre James sembrava non curarsi più di tanto di quelle attenzioni, così si limitava a sorridere loro, semplicemente.

«Remember I'll always be true!» concluse James, saltando sopra il tavolino con uno salto agile.

«Non è come pensavamo... A quanto pare ha subìto qualche danno...» disse Remus, senza staccare gli occhi dal libro che stava leggendo, comodamente seduto. Sirius, spaparanzato sulla poltrona accanto a lui e con lo sguardo puntato su James, ridacchiò, mentre questo adesso cantava più forte. Fin quando...

«POOOTTEEER! La smetti di strillare come una gallinella impazzita?»

La visuale di Sirius, spaparanzato sulla poltrona a testa in giù, fu d'improvviso occupata da una massa di capelli rossi, piuttosto famigliare.

Lily aveva il solito cipiglio severo stampato in viso, le labbra imbronciate, gli occhi verdi come l'avada kedavra assottigliati che sembravano mandare scintille e le braccia incrociate.

«Lily! Ciao!» urlò James raggiante, allargando le braccia e sorridendo alla ragazza.

«Evans, Potter, Evans!»

James ridacchiò e scese dal tavolino in un batter d'occhio, ponendosi proprio davanti a Lily, sovrastando la sua figura leggermente più minuta e decisamente per niente muscolosa, a dispetto di James.

Un ghigno apparse sul suo viso, mentre passava una mano fra i capelli. Quel gesto, era praticamente il marchio Potter, ormai. Tutte le ragazze della Sala Comune sospirarono, vedendolo ripetere quel gesto dopo tanto tempo.

«Beh, preferirei che tu cambiassi il tuo cognome, quando succederà, ma se vorrai tenere il doppio cognome per me va bene, dopo tutto Lily Evans Potter non suona poi così male...» disse James, due dita sul mento e lo sguardo rivolto verso l'alto. Lily gli pestò un piede, per dispetto, e James emise un leggero gemito.

Poi lei si voltò e iniziò a camminare spedita, verso il tavolino su cui erano ancora stipati i suoi libri. La aspettava Marlene, mentre l'altra sedia era occupata da Mary, che sorrideva a James, teneramente; coraggio, gli mimò la ragazza, e James sorrise radioso.

«E, per la cronaca... Sei stonato come una campana, Potter, non canterai mai come Paul McCartney!» strillò Lily, senza voltarsi, mentre i suoi capelli ondeggiavano.

James mise una mano sulle guancia, spalancando gli occhi con un'aria da donnetta in piena fase ormonale; quest'espressione fece ridacchiare Sirius e roteare gli occhi a Remus, per l'ennesima volta.

«COOOSA? Tu conosci i Beatles?» strillò, infatti.

Lily si riavvicinò al ragazzo, con un sorrisetto presuntuoso e un'aria altezzosa, guardandolo dritto negli occhi, le mani sui fianchi.

«E' una domanda che dovrei fare io a te, Potter. I Beatles sono un gruppo babbano...»

«Ma io e papà li adoriamo! A casa ho tutta la loro discografia...» concluse James, sorridendo.

Lily fu piacevolmente sorpresa da ciò che aveva detto Potter, per questo non ebbe la risposta pronta come al solito, ma tentò di nascondere il suo stupore.

I Beatles erano sempre stati il suo gruppo preferito, ma aveva solamente il loro ultimo disco, perché li aveva scoperti dopo che avevano raggiunto da un bel po' la fama.

«Beh, buon per te...» concluse lei, scuotendo la mano con indifferenza.

James guardò Remus e Sirius, e si sedette tra loro, felice, mentre Lily raggiungeva le sue amiche.

«L'ho sorpresa, non è vero?» chiese, a bassa voce. Sirius guardò Lily, seduta poco più in là vicino a Mary, e sospirò sonoramente, chinando la testa verso il basso, retta da entrambe le mani, mentre continuava a guardare di sottecchi Mary, gli occhi nascosti fra le dita.

«Hey, è da un giorno che voglio chiedertelo... E' successo qualcosa con Mary?» chiese James, facendosi serio all'improvviso. Remus spostò lo sguardo su Sirius, che fissò James, l'aria seria e affranta.

«Già...» rispose, monosillabico.

«Che hai combinato?» disse James, sospirando. Remus ridacchiò seguendo lo scambio di battute, poi guardò Sirius, assottigliando lo sguardo come per incitarlo a rispondere, dato che James lo fissava attendendo la sua risposta.

«Perché dai per scontato che sia colpa mia?»

«Perché nessuno meglio di James sa quanto tu sia idiota, amico» rispose Remus per James, che annuì battendo il cinque all'amico. Poi tornò a guardare Sirius, che aveva messo su il broncio.

«Ho combinato un casino»

«E qui ci eravamo arrivati tutti...» disse James, risoluto.

Sirius gli lanciò l'ennesima occhiataccia, poi distese la schiena sul divano, e chiuse gli occhi grazie anche alle mani che li coprivano.

«Crede che a me non importi niente di lei, che sia solo una delle tante...»

«Cosa?? Ma non è vero!» disse James, animatamente. Sirius aprì piano un occhio, e annuì, mentre rimaneva ancora disteso.

«L'ho trascurata, ignorata, e mi sono chiuso in me stesso, Quando... quando tu...»

«Sirius, sei un'idiota» disse James interrompendolo, la mascella serrata.

Quello scontro aveva causato fin troppi problemi a troppe persone, non sapeva se in quel momento avrebbe dovuto prendersela con Sirius per quello che aveva combinato, con sé stesso dato che Sirius era preoccupato per lui, oppure se doveva alzarsi da lì e andare a spaccare la faccia a quelle Serpi, semplicemente per tutto il male che avevano fatto a lui e Lily e, di conseguenza, per l'inferno che avevano dovuto passare tutti gli altri.

«Grazie, amico. Sei davvero d'aiuto» ribatté Sirius, alzandosi dal divano con un'aria piuttosto triste, le mani in tasca.

«Che farai, Sir?»

Sirius si volse a guardarlo, e fece un'alzata di spalle.

«Niente?» si stupì James, la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite. Sirius spostò lo sguardo verso Mary e la osservò.

«Non ho fatto niente per dimostrarle quanto tengo a lei, non ho detto niente quando ha cercato di spronarmi... Mi odia, James. Pensa che io l'abbia usata...»

Sirius sbuffò, dando un calcio ad un pezzo di pergamena posto sotto al tavolino di fronte al divano.

«Hai fatto proprio un bel casino, eh...» concluse James, comprensivo. Si alzò, e abbracciò l'amico di slancio, dandogli delle pacche sulla spalla.

*poco più in là*

«E' bello rivedere quel duo riunito, non è vero?» emerse Marlene, attirando l'attenzione delle sue amiche, che alzarono simultaneamente lo sguardo e si ritrovarono a guardare il duo Black-Potter che si stringeva in un abbraccio. Mentre Sirius sussurrava qualcosa all'amico, Potter scoppiò a ridere sonoramente.

Mary spostò subito lo sguardo da Sirius ad un punto indefinito della stanza, quasi come se si fosse stata scottata da quella visione, e si irrigidì visibilmente.

Lily li osservò per un po' e sorrise, poi si volse a guardare Mary, preoccupata. Il suo sguardo vagò fino alla sua pergamena.

«Si, devo ammettere che fa piacere vedere Sirius sorridere un po', finalmente» convenne la rossa, che sentì Mary mormorare qualcosa come Vedi che cosa può importarmene dopo aver pronunciato il nome del ragazzo.

«Dovresti smetterla, Mars» disse Lily, rimbeccandola. Mary alzò lo sguardo, togliendo gli occhiali da vista dal naso lentamente, l'aria scocciata.

«Di fare cosa, esattamente?»

«Di fingere che non ti importi. Lo sai, che stai sbagliando» le disse ancora Lily, ammonendola con lo sguardo.

«Non posso far altro, Lils. E non è colpa mia» aggiunse Mary, sistemando dinuovo gli occhiali sul naso mentre sfogliava nuovamente il suo libro, l'aria corrucciata e piuttosto annoiata.

Poi alzò gli occhi, osservando Sirius di sottecchi. Notò che la stava guardando, così scostò lo sguardo, portandolo dinuovo sui libri davanti a sé. Sbuffò sonoramente, senza accorgersi del fatto che Marlene l'aveva osservata tutto il tempo.

***

«Smettila di continuare a fissarla, Sirius» disse Remus, senza scostare gli occhi dal fuoco. Sirius sobbalzò, al suono della voce dell'amico, e sembrò tornare in sé.

James aveva chiuso gli occhi, al suo fianco, il suo petto continuava ad alzarsi e abbassarsi ritmicamente, gli occhiali rettangolari storti sul naso. Quello sciocco si era appisolato, era ancora troppo debole, e quel giorno aveva fatto troppa fatica. Era il suo primo giorno da sveglio, dopotutto.

«Io non la sto fissando...» rispose Sirius, a bassa voce. Remus lo guardò con sguardo eloquente, poi Sirius scoppiò a ridere.

«Tranquillo, non farò la fine di James...»

«Ahh, lo so. Tu farai una fine peggiore, Felp» affermò Remus, con un ghigno.

Sirius diede uno scappellotto all'amico, che rispose allo stesso modo.

«Hey, Johnny...»

Sirius alzò lo sguardo, di scatto, e vide Marlene sorridere in una maniera estremamente mielosa a Remus, che ricambiava – gli veniva quasi da piangere dalle risate – allo stesso modo.

«Chi è Johnny?» chiese Sirius, voltandosi a destra e sinistra in cerca della persona. Marlene arrossì lievemente, mentre Remus iniziò a ridacchiare in una maniera così sciocca e buffa che Sirius dovette trattenersi ancora...

«E' il mio secondo nome, Sirius...» sibilò Remus all'amico, imbarazzato più che mai, mentre la mascella di Sirius cadeva a terra.

«Ahhh...» esclamò Sirius stendendosi sul divano, malizioso, e Remus impallidì. Era sicuro che quel Johnny, non se lo sarebbe mai e poi mai dimenticato.

Sirius stava chiamando il nome di James, tentando di svegliarlo, doveva assolutamente condividere quel momento con il suo migliore amico, non poteva sganasciarsi dalle risate tutto solo, prendere in giro Remus senza James con sé.

«Aspetta, Sirius, non svegliarlo... Devo parlarvi. Potreste raggiungerci al tavolo?» disse la ragazza, mantenendo un tono di voce basso. Sirius si fece curioso e ubbidì, così come Remus che comunque seguì per primo la ragazza. Arrivarono al piccolo tavolino che prima aveva ospitato la ragazza, Mary e Lily, adesso in più vi erano Emmeline, Alice, Frank e Peter.

«Sapete che giorno è domani, vero?» emerse Alice, prendendo parola per prima, quasi come ogni volta che si trovavano tutti insieme. Remus e Sirius si guardarono per un istante negli occhi, poi ricordarono all'improvviso.

«Il compleanno di James!» dissero, all'unisono. Lily ridacchiò per la loro medesima reazione.

«A proposito, Dov'è?» chiese Frank, alzandosi sulle punte dei piedi per poter osservare meglio il grande divano al centro della Sala che sembrava ospitare qualcuno.

«Dorme sul divano ma, oh... Credo si stia svegliando!» disse Emmeline, agitata.

«Penso io a distrarlo, mi aggiorneranno le ragazze» disse Mary, alzandosi d'improvviso e gettando un'ultima occhiata a Sirius, che prontamente ricambiò indecifrabile.

«Voi malandrini avevate già in mente qualcosa?» disse Alice, guardando soprattutto Remus e Sirius.

«No, veramente... Non ci abbiamo pensato, tra tutto il resto, insomma...» rispose risoluto Sirius, Alice annuì comprensiva, mentre Lily gli sorrideva sinceramente, lo sguardo tenero.

«Secondo voi James preferirebbe fare una festa in grande stile qui in Sala Comune o una semplice festicciola tra amici intimi?»

Remus guardò per qualche istante James, che aveva la testa appoggiata sulle gambe di Mary. Lei continuava a ridere, e gli accarezzava lentamente i capelli mentre lui parlava animatamente di chissà che.

«Non saprei, James è ancora così debole... Non vorrei che si stancasse troppo, ecco» concluse Remus, premuroso, mentre Sirius al suo fianco già protestava.

«Balle, quest'anno diventa maggiorenne, non è un compleanno qualsiasi! Inoltre è il penultimo compleanno ad Hogwarts, perché non fare una festa in grande stile Malandrino?» disse Sirius, e Remus fece una smorfia di disappunto.

«Beh, io direi di andare ai voti... »

Risolse tutto Frank, gettando un'occhiata alla sua ragazza, e questa annuì, seppur poco convinta.

«Bene... Chi è d'accordo per una festa Malandrina?» disse Alice, guardando in viso tutti i suoi amici.

«Abbiamo tutti bisogno di staccare la spina» continuò poi Alice stessa, alzando la mano, così come Sirius che le fece un occhiolino, grato per averlo appoggiato.

«Beh, si... Perché no?»

Frank fece un'alzata di spalle e sorrise, appoggiando la ragazza che gli lasciò un bacio sulla guancia. Lily, accanto ai due, sbuffò; guardò Remus, poi Sirius, infine disse la sua.

«Strano ma vero, sono d'accordo con Sirius, abbiamo tutti bisogno di rilassarci un po' e di divertirci...»

«Ma si dai, ci sto!» disse Emmeline, sorridendo e alzando la mano in una maniera così elegante, che per un attimo Lily immaginò di avere davanti una principessa, e le sorrise teneramente.

«Pet?» chiese Sirius all'amico, che sembrava davvero combattuto, mentre mangiucchiava le sue unghie, gli occhi acquosi scrutavano tutti i presenti.

«Beh, io sono d'accordo con te, Sirius... Ma come faremo ad organizzare tutto entro domani sera?»

Sirius rise, e avvolse con un braccio la spalla dell'amico.

«Dimentichi un particolare importante, amico. Noi siamo i malandrini, i malandrini ce la fanno sempre... In più, questa volta abbiamo anche l'appoggio delle ragazze e tutti e due prefetti sono dalla nostra... Meglio di così?!»

Peter annuì, un po' più convinto, mentre tutti sorridevano.

«Frankie, amico! Sei ingrassato! Non ti sei allenato per niente, per caso?» Sbucò James da dietro le spalle del ragazzo, mentre con sguardo ammonitore lo osservava da capo a piedi, dopo averlo spaventato e fatto sobbalzare di mezzo metro dalla sedia.

«Sappi che l'unica ad allenarsi veramente, sono stata io!» disse Mary, le braccia incrociate e l'espressione vittoriosa.

«Sapevo già che tu eri la migliore, Mac» disse James radioso alla ragazza, che sorrise altezzosa.

«Si, pensa che è così brava che si è allenata anche sotto ad un temporale bruttissimo, rischiando di farsi male sul serio... » aggiunse Alice, corrucciata, beccandosi uno spintone da Mary.

«Te l'ho detto, insegnavo a Lily a volare...»

Una nuova risata invase la Torre di Grifondoro,

i magnifici 10 erano tornati.

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Capitolo 48
*** Capitolo Quarantottesimo - L'ultimo pezzo del puzzle ***


Saaalve! :D Inutile, sono un caso disperato, sempre in straritardo! Come ho già detto ad alcune di voi, però, non mi andava di pubblicare qualcosa che non mi soddisfacesse in pieno pur di aggiornare, quindi ho deciso di temporeggiare un po'... Dato che in questo capitolo non succede nulla di particolarmente rilevante, vi annuncio che aggiornerò prestissimo, con il capitolo sulla festa di James! Risponderò a tutte non appena pubblicherò questo aggiornamento, un bacione e una buona e serena Pasqua! <3 

-Marauder11

Capitolo Quarantottesimo - L'ultimo pezzo del puzzle


«Voi due ancora svegli?»

Remus entrò in dormitorio quando era già molto tardi, e vi trovò al suo interno Peter, che russava piuttosto rumorosamente, appollaiato sul suo letto, mentre Sirius e James avevano gli occhi spalancati, ognuno era seduto sul proprio letto, a gambe incrociate, il pigiama già addosso, in viso l'espressione di chi, senza parlare, sa già cosa sta pensando l'altro. Sirius, infatti, gettò un'ultima rapida occhiata piena di gioia a James, poi si volse a guardare Remus.

«James voleva aspettarti» disse Sirius, semplicemente.

James annuì, sorridente.

Il ragazzo si sedette sul suo letto, sfilò le scarpe e tirò fuori il suo pigiama dal cassetto del suo comodino. Lo indossò, poi si mise sotto le sue di coperte, e rivolse nuovamente lo sguardo a James.

«Buon compleanno, Ramoso» emerse, sorridendo, dopo aver tolto dal polso il suo orologio nuovo di zecca, speditole dalla madre per il suo compleanno. Sirius spalancò gli occhi, e guardò la sveglia appostata sul comodino.

«Ha ragione! Mezzanotte è già passata da un secolo! Auguri, fratello» disse Sirius quasi ululando, tanto che Peter si mosse visibilmente tra le coperte.

Saltò dal suo letto fino a quello di James, e gli diede uno scappellotto affettuoso, che provocò la risata cristallina dell'occhialuto.

Remus si alzò, e diede un lieve abbraccio all'amico, che lo ricambiò con una stretta più solida.

«Diamine, ero in febbraio, mi addormento per quelle che sembrano un paio d'ore e mi risveglio per il mio compleanno...» esclamò James, incredulo. Sirius fece una smorfia, che voleva somigliare ad un sorriso, mentre Remus lo guardò, dispiaciuto.

«A proposito, Jam. Scusami, è colpa mia, non avrei dovuto lasciare Lily da sola...» disse Remus, il capo chino. Sirius roteò gli occhi, prima di volgere lo sguardo a James.

«Non dirlo nemmeno per scherzo, smettila. Non è colpa tua, non sei stato tu a far del male a Lily e a me... E poi, anche se ci fossi stato tu, se avessi visto entrambi sulla Mappa con tutti quei Serpeverde, sarei corso lo stesso da voi» lo rimbeccò James, scuotendolo per le spalle. Remus alzò lo sguardo e lo ringraziò tacitamente, poi il discorso cadde nel dimenticatoio.

«Beh, credo sia ora di andare a letto... Smettila Sirius, James ha bisogno di riposare» lo ammonì Remus, prima che potesse aprir bocca, per poi saltar giù dal suo letto e fare baldoria con James.

«Ho quasi paura ad addormentarmi, sapete?»

Calò il silenzio, nella stanza. Sirius iniziò a fissare James, con un'espressione indecifrabile, mentre Remus rimase immobile, lo sguardo puntato sul cuscino di Sirius, l'ultima cosa che aveva guardato prima di udire ciò che aveva detto James.

«Smettila Jamie, davvero. Dormirai, e domani ti sveglierai come ogni mattina...» gli disse Remus, con tutta la calma e la sicurezza nella voce che solo lui sapeva infondere, e James annuì, un po' più convinto.

«E se non ti sveglierai, come mi ha detto ieri sera Lily, ti faremo il solletico»

La tensione alleviò un po', grazie alla risata di James e di Remus, mentre Sirius continuava a sorridere pensando all'idea stramba di Lily avuta su come avrebbero dovuto svegliare James Potter con la forza.

«Peccato, avrei potuto aspettare ancora un po', in effetti... Almeno mi avrebbe fatto il solletico» disse James, lo sguardo sognante. Il suo sorriso più bello dipinto sulle sue labbra fu rovinato dai cuscini di Remus e Sirius, che lo colpirono in pieno viso, scatenando altre risate.

Remus spense la luce, prima che Sirius e James ricominciassero a parlare.

«Notte Mamma!» urlarono James e Sirius all'unisono, in risposta immediata un grugnito di Peter, che fece ridacchiare ancora un po' i due.

Remus si diresse sorridendo verso il suo letto, gettò un'occhiata verso il letto vuoto di Frank pensando che probabilmente aveva fatto bene a rimanere giù, in Sala Comune, dato che aveva seri dubbi che quei due gli avrebbero fatto chiudere occhio, quella notte.

Sorrise, pensando che no, dopotutto non avrebbe rinunciato alle loro risa nemmeno per qualche ora di sonno tranquillo, perchè riavere James con loro era come ricomporre quel puzzle che per troppo tempo era stato incompleto.

Spostò le coperte, poi si sdraiò.

«Notte Sirius, notte James...» disse, con voce rauca, prima di cadere in un sonno tranquillo, finalmente privo di incubi dopo tanto, troppo tempo.


**

Dopo quella giornata così intensa, era davvero difficile chiudere gli occhi e addormentarsi. Fuori la luna era bianca, splendente, tra qualche giorno sarebbe stata piena. Pensava che tutti dormissero, nella stanza, quando sentì l'amica al suo fianco sbuffare, probabilmente impaziente quanto – o forse più di lei – di riuscire a chiudere occhio in quella notte così strana.

«Hey, Lennie» sussurrò Lily dal suo letto, d'improvviso. Marlene la sentì, e si volse verso il letto dell'amica.

«Mmm?»

«Non ti ho ancora chiesto come va con Remus...» sussurrò Lily, e poté immaginare il sorriso di Marlene farsi posto sul suo vivace viso.

«Bene, credo... Insomma, non stiamo insieme ufficialmente, se è questo che vuoi sentire... Ma passiamo molto tempo insieme, anche se le cose non sono molto chiare stiamo bene, si...» disse Marlene, farfugliando un po' delle parole a caso, come sempre quando era tesa o imbarazzata.

Lily emise un risolino, e Marlene si sporse dal suo letto, reggendosi la testa con una mano, mentre i suoi capelli pendevano dal letto, lunghi e boccolosi. Lily poté vederla grazie alla flebile luce che emanava la lampada di Alice, posta solo un letto più in là.

«Me l'ha detto»

Lily smise di ridacchiare, e fissò a lungo Marlene.

Di che stava parlando?

Cosa sapeva?

Remus aveva avuto il coraggio di dirle ciò che diventava ogni luna piena?

No, impossibile...

O forse si?

«Si Lily, proprio quello che pensi. So del suo piccolo problema» Lily vide il sorriso brillante farsi posto sul viso di Marlene, e le sorrise di rimando.

«Oh!» esclamò Lily, e questa volta fu la volta di Marlene, di ridacchiare.

«Non te l'ha ancora detto perché non ha avuto tempo, poi è successa quella cosa e...»

«Hey, fa niente. E' solo che non mi aspettavo che diventasse impavido d'improvviso... E tu come l'hai presa?» chiese Lily, curiosa ed emozionata insieme. Vide Lene tracciare delle linee con il suo dito sul materasso, mentre aveva il capo chino e un sorriso tenero sul viso, di puro imbarazzo.

«Beh, di certo non ci sarei mai arrivata da sola... Sappiamo bene che non farebbe male a una mosca. E' totalmente ingiusto, tutto ciò... Per me è solo più speciale, adesso...»

Lily si alzò dal suo letto e si avvicinò a Marlene, stringendola in un abbraccio. Era felice che Marlene la pensasse come lei, che accettasse Remus per quello che era. Certo, non che avesse dubbi sulla sua reazione una volta che Remus le avesse detto la verità... Però, insomma, pensiamo sempre di conoscere fino nel profondo le persone a noi più care, e poi spesso queste ci sorprendono,e reagiscono in un modo che non ci si sarebbe aspettato mai.

Marlene, invece, si era proprio comportata come Lily pensava, e questo non poteva non rendere felice la rossa.

Le dispiaceva essersi persa così tante cose, durante il coma provocato da quel brutto incidente, ma sentiva in sé la voglia di recuperare il tempo perduto, e giurava a sé stessa di volerci essere davvero, dinuovo come prima.

«Oh Lene, sono così felice, così felice» sussurrò Lily all'amica, che la stringeva a sua volta con calore. Poi Lily si staccò e ritornò al suo letto.

«Un momento. Come sai che lo so? Te l'ha detto lui, ovviamente» suppose Lily, e Marlene annuì. Rimasero in silenzio per qualche secondo...

«Oh!» esclamò Lene d'improvviso, spalancando gli occhi e attirando l'attenzione di Lily che aveva tirato su le coperte appena fin sopra il naso.

«Che c'è?»

«Non abbiamo festeggiato il compleanno di Remus!»

Lily spalancò gli occhi a sua volta, dispiaciuta. Poi una lampadina sembrò accendersi sopra le loro teste.

«Potremmo fare uno striscione anche per lui, domani. Di nascosto, così facciamo una sorpresa sia a lui che a Potter!» disse Lily, sorridendo.

«E' quello che stavo pensando anch'io!» sorrise Marlene, e Lily le sorrise di rimando.

«Posso farlo io... Sparirò per un paio d'ore, andrò nella stanza va e vieni e...»

«Perfetto! Ti coprirò io, Lenn', oppure vuoi una mano?» Gli occhi di Lily brillavano, eccitata dall'idea venutale poco prima.

Marlene sorrise grata alla sua amica e scosse la testa.

«No, non preoccuparti... Serve che tu mi copra e basta, e poi se sparisci anche tu qualcuno si allarmerà»

«Già, ho tutti gli occhi puntati addosso» sputò fuori Lily, sbuffando, e Marlene la guardò comprensiva, l'espressione finalmente serena.

«Beh, forse è meglio se ci addormentiamo...» concluse Lily, e Marlene annuì, sistemando le sue coperte.

«Dobbiamo almeno provarci, che ne dici?! Buona notte, Lily»

«Notte, Lennie» rispose Lily con la sua voce ovattata, già avvolta da una moltitudine di coperte.

Lene sorrise, sentendo l'amica chiamarla con quello strano nomignolo. Lily se ne inventava sempre di nuovi, sfruttando la sua fantasia; era stata lei a chiamare per prima Mary "Mac", ma adesso che usavano tutti quel nomignolo, lei ne aveva inventato di nuovi.

Le piaceva chiamare le amiche in modi in cui nessuno le chiamava, così da rendere quei nomi speciali, e unici.


«Succo d'arancia, Pet?» chiese Lily, la caraffa piena di liquido arancione retta a mezz'aria dalla sua mano, un sorriso gentile dipinto sul volto. Peter sorrise radioso, pensando a quanto fosse felice di aver fatto amicizia con Lily, che si era rivelata tutt'altro che spaventosa come pensava fosse da quando aveva messo piede ad Hogwarts, e aveva iniziato ad urlare contro a Sirius e James, di conseguenza anche a lui che era sempre alle loro calcagna.

«E' la sua bibita preferita, Evans» esclamò Potter, di fronte ai due, con un sorriso radioso e un tono a dir poco sbalordito. Lily alzò un sopracciglio. «Lo so, Potter» disse semplicemente Lily, e Peter sembrò sorridere se possibile allargando ancora di più il suo già smagliante sorriso.

Un uomo panciuto si avvicinò alla tavola su cui stavano seduti i dieci ragazzi, intenti a fare colazione come ogni mattina.

«Buongiorno Lily!» disse l'omone grasso e basso, il sorriso largo sul viso e delle enormi chiazze rosse albergavano sulle sue guancie abbondanti, il panciotto in tartan sembrava traboccare di ciccia e felicità.

«E noi che siamo, gnomi?!» sussurrò Sirius infastidito a Remus, che sorrise e fece un'alzata di spalle.

Lily si volse sorridendo verso il professore alle sue spalle.

«Buongiorno, professor Lumacorno. Come sta?» chiese la ragazza, gentile, e l'insegnante, se possibile, sembrò sorridere ancora di più e farsi paonazzo.

«Oh, quanta gentilezza, mia cara Lily! Bene, ti ringrazio... E tu, piuttosto?» continuò l'uomo, scrutando il viso pallido di Lily, preoccupato.

«Ogni giorno mi sento meglio, la ringrazio»

Il professore annuì rincuorato a Lily, poi le diede una lieve pacca sulla spalla.

«Vorrei chiederle di venire a farmi visita nel mio ufficio, uno di questi giorni. Dobbiamo rimettere su il LUMACLUB e, ovviamente, abbiamo bisogno della nostra presidentessa, per farlo!»

Il professore si gongolava, ridacchiando, e Lily gli sorrise grata e annuì.

«Le andrebbe bene domani, professore? Dopo le lezioni?»

«Ma certo, mia cara! Vedrai, quant'è cresciuto Francis! Oh, adora il suo acquario, non fa altro che guizzare qua e là! Si direbbe un pesce molto vivace, ora che ci penso... »

Mary gettò un'occhiataccia a James, che sorrise divertito. Quel professore era proprio strano, riusciva ad esaltarsi per un semplice pesce rosso!


Il professore sorrideva sornione alla ragazza, che lo ricambiò con un sorriso cordiale, mentre diceva che non vedeva proprio l'ora di vedere il pesce che lei stessa gli aveva regalato.

Il professore spostò lo sguardo da Lily agli altri componenti della tavola, facendo un cenno di saluto in loro direzione, come se si fosse reso conto d'improvviso che Lily Evans non era l'unica studentessa presente in quella Sala, quel giorno.

«Oh! Signor Potter!» sbottò il professore, sorpreso, gli occhi a palla fuori dalle orbite, come se avesse scoperto d'improvviso l'esistenza dei fantasmi vedendone uno.

«Si, signore?» chiese James gentile, sorridendo.

Il professore aprì la sua giacca e tirò fuori, dalla tasca destra del suo panciotto, una piccola fiala contenente un liquido violaceo, che porse a James, che lo guardava dubbioso.

«Madama Chips ieri è stata dal preside per denunciare la sua scomparsa dall'infermeria, Signor Potter, chiedendo al preside di riportarlo indietro, ma Albus ritiene che tu abbia passato troppo tempo in infermeria, così ha incaricato me di prepararti qualche pozione che ti aiuterà a riprenderti del tutto. Verrai nel mio ufficio, quando sarà necessario...» spiegò il professore panciuto, con una nota d'orgoglio nella voce per l'incarico ricevuto e il solito sorriso gentile dipinto sulle labbra.

«Quando dovrò passare dal suo ufficio, di preciso, professore?» chiese James sorridendo all'insegnante, il cui sguardo cadde inevitabilmente ancora su Lily, anche mentre James parlava.

«La prossima fiala sarà pronta entro domani pomeriggio... Pensandoci, potrebbe accompagnare la signorina Evans fino al mio ufficio, approfittandone per prendere la pozione» concluse il professore, battendo le mani per l'idea geniale che aveva avuto.

Lily alzò gli occhi al cielo, mentre un sorriso sornione si dipinse sulle labbra di James, che annuì immediatamente.

«Beh, se la signorina Evans non ha nulla in contrario, ovviamente...»

«Direi di no...» rispose Lily, a bassa voce, senza guardare il professore.

«Oh oh!» squittì l'insegnante, udendo la risposta di Lily.

«E' fatta, allora. Buona giornata, ragazzi. Ah, e buon compleanno, signor Potter!»

Il professore si allontanò a piccoli passi strascicati dai ragazzi, non prima di aver lasciato un sorriso a Lily, che l'aveva ricambiato allo stesso modo, seppur forzatamente.

James la osservò per un po' bere il suo thé, poi inforcò i suoi occhiali e iniziò a leggere la sua copia della Gazzetta del Profeta, mentre un gufo ritardatario entrava in Sala. Sirius lo riconobbe, e immediatamente diede una gomitata a James, sorridendo, mentre il gufo si posava davanti all'amico. Lily lo osservò con stupore, era un gufo bellissimo, che non era per niente neanche lontanamente simile ai gufi della scuola.

Aveva degli enormi occhi gialli, e il manto striato di grigio, bianco, marrone e nero, l'aria maestosa.

«Oh! Ma è bellissimo!» disse Lily, con stupore.

«E' il gufo reale di casa Potter» esclamò Mary con convinzione.

Mary conosceva bene i Potter anche da prima che entrasse ad Hogwarts, dato che i MacDonald e i Potter erano vicini di casa. Per questo lei e James erano molto amici, erano cresciuti insieme come fratelli.

«Ciao Granduca! Sono felice di vederti!» strillò James, felice, e il gufo tubò leggermente, poggiando il capo sulla mano di James, pronto a ricevere le sue carezze generose.

A Lily andò di traverso il biscotto che stava ingoiando, così iniziò a tossicchiare.

«Granduca? Che razza di nome è Granduca, Potter?!» chiese Lily, stranita, il viso ancora rosso per lo sforzo di prima.

Mary ridacchiò leggermente, così come Sirius e tutti gli altri. James sembrò imbarazzarsi, poi sorrise radioso.

«Beh, quando mamma l'ha comprato ha detto che era un Gufo Reale, quindi ho pensato che fosse carino chiamarlo con un titolo nobiliare...» disse con una semplicità che avrebbe fatto tenerezza a chiunque. Lily invece lo scrutò per un attimo, poi alzò un sopracciglio.

«Questa è la cosa più stupida che io abbia mai sentito...» sussurrò Lily a Sirius, che fece la sua solita risata simile ad un latrato. Nel frattempo James stava ringraziando il Gufo con un biscotto, per essere stato buono mentre gli slegava la lettera dalle zampe, dato che non l'aveva beccato nemmeno una volta. James diede un buffetto al Gufo, che prese il volo ed uscì da dove era entrato.

James si girò la busta tra le mani, prima di aprirla; Sirius al suo fianco la osservava.

«E' di mamma...» esclamò infine James con tono solenne, sorridendo. Sirius annuì, al suo fianco.

«Come fai a saperlo, se è completamente bianca?» chiese Lily, curiosa.

«Papà non usa mai il timbro... Guarda qua»

James allungò il braccio verso Lily, che osservò la busta fino a localizzare un marchio rettangolare, posto sul retro di essa, di un blu brillante.

"Potter Manor,

Birmingham,

England."

«Oh» esclamò Lily, sinceramente sorpresa. Era molto elegante e il colore dell'inchiostro era molto simile a quello che usava lei.

James sorrise leggermente, poi scartò la busta, e ne tirò fuori una lettera.


Ciao tesoro mio,

Ho appena saputo che ti sei svegliato, io e tuo padre non potremmo essere più felici! Saremmo venuti subito ad Hogwarts, anche di notte, se non avessimo il turno proprio tra dieci minuti. Come stai?

Domani è il tuo compleanno, quindi abbiamo deciso (Grazie ad Albus, che ci permette di farlo) di venire ad Hogwarts e passare la giornata con te e Sirius, non vedo l'ora di rivederti, bambino mio.

Siamo venuti spesso ad Hogwarts a farti visita mentre eri in coma, è stato un bruttissimo periodo per noi, credimi. Un incubo. Ci siamo già attivati per cercare di scoprire chi possa aver mandato quei ragazzi da te e la signorina Evans, perché no James, quello che vi hanno fatto non è stato una semplice bravata come pensi tu. C'è dell'altro in tutto ciò, ovviamente...

Ti spiegherò tutto a tempo debito.

Adesso devo lasciarti, ma ci vedremo prestissimo.

Visto che sono sicura che non riceverai questa lettera prima di domani,

ti auguro anche un Buon Compleanno, James.

Ti amiamo tanto,

Mamma e papà.


James lesse la lettera tutto d'un fiato, un sorriso sincero e radioso campeggiava tutto il tempo sul suo viso, poi porse la lettera a Sirius, che la lesse in silenzio.

«Auguri di buon compleanno?» chiese Remus a James, mentre mescolava il suo latte dopo aver aggiunto un bel po' di zucchero di canna, il suo preferito.

«Non solo! Stanno arrivando ad Hogwarts!» disse James, saltellando un poco sulla sedia dalla felicità. Sirius porse la lettera a James, e gli sorrise leggermente, poi entrambi si sedettero, continuando a guardare di continuo la porta d'ingresso della Sala Grande.

«Possono?» chiese Marlene sospettosa a James, che annuì.

«Hanno avuto il permesso dal preside, quindi si...» convenne.

Emmeline ridacchiò leggermente, guardando James con l'aria di chi ne sapeva di più.

«Che poi in pratica potrebbero venire qui senza dare spiegazioni a nessuno, se lo volessero» disse la ragazza, James si passò una mano fra i capelli, imbarazzato, mentre Sirius rise.

«Già, sono fin troppo gentili e modesti...» aggiunse il suo migliore amico, con affetto.

«Come mai?» chiese Lily, che aveva seguito tutta la discussione attentamente, curiosa di saperne di più su Potter.

«Charlus è il Capo dell'Ufficio Auror, Dorea la vice... Hanno fatto tantissimo per il mondo magico da quando sono al Ministero, a differenza di certe famiglie – e gettò un'occhiata ad una ragazza dai capelli biondissimi, seduta di fianco al ragazzo di Serpeverde molto simile a lui per aspetto – i loro encomi speciali del ministero sono davvero meritati...» disse Sirius, e James sventolò una mano in sua direzione come per chiedergli di smetterla, anche se il suo sorriso brillante mostrava una punta di orgoglio verso i suoi genitori.

«Che poi sarebbe meglio se mamma fosse il capo, infondo è sempre stato così...» disse James, guardando Sirius che rise e annuì, azzerando dal suo viso l'espressione di pura freddezza dipinta sul viso.

«Già, Charlus praticamente ubbidisce a tutto ciò che dice Dorea, alla lettera!» aggiunse Mary, ridendo a sua volta, imbarazzandosi quando incrociò lo sguardo di Sirius che annuiva, radioso a sua volta.

Lily trovò tutto molto strano, ma non fece altre domande. Immaginò comunque che i coniugi Potter fossero dei tipi rispettabili, eleganti, civili, a modo...

Una voce insolita raggiunse le orecchie degli studenti presenti in Sala.

Squillante, autoritaria e capace di far rizzare i peli sulla nuca a un esercito di dissennatori, ecco come la descriveva Lily in poche parole.

James e Sirius si voltarono di scatto, udendola, iniziando a cercare da dove provenisse.

«Charlus, alzati! Non puoi sederti sulla tavolata dei Grifondoro solo perché eri uno di loro cinquant'anni fa!»

«MAMMA!» urlò James, che subito attirò l'attenzione dell'elegante signora. Lo sguardo di questa si addolcì, non appena vide il figlio correrle incontro, e allargò le braccia.

Non appena Lily vide quei due signori, per l'appunto i Potter, prima ancora che James si tuffasse tra le braccia di sua madre, immaginò che fossero i genitori di James, per un semplice motivo: il signor Potter era identico al figlio, in tutto. Aveva un paio di occhiali squadrati un po' storti e malandati sul naso, i capelli leggermente ingrigiti, ritti in testa, quasi come se avesse preso una scossa, e un sorriso giocoso dipinto sul viso non appena si era fatto spazio su una panca rosso-oro, incurante della paura dipintasi sui visi dei ragazzini del primo anno.

La signora Potter, invece, fu più come se l'era immaginata Lily; aveva un portamento elegante, gli occhi neri e magnetici, gli zigomi pronunciati, l'espressione austera e il carattere dominante – a giudicare da come aveva sgridato il signor Potter, che si era subito alzato dalla panca con uno sguardo di scuse– e i capelli incredibilmente, splendidamente rossi. Non erano di un rosso pel di carota, di quelli chiarissimi che prevedevano nel pacchetto anche una spruzzata di lentiggini.

Erano di un rosso scuro, per niente simile al rosso rame. Erano più vicini al mogano, ecco... Come i suoi.

Si sorprese Lily, di quella somiglianza tra i suoi capelli e quelli della signora Potter, e quasi se ne compiaque. Il colore che condividevano, era di una sfumatura particolare, e molto rara. La maggior parte degli inglesi o scozzesi, infatti, aveva i capelli rosso chiaro, ed erano comunemente conosciuti come "Pel di carota".

Sembrava una persona molto rispettabile; dopo tutto Sirius aveva detto che era un Auror e, cosa più importante, aveva cresciuto uno scapestrato come Potter senza impazzire, che non era di certo roba da poco.

Insomma... Doveva meritare un po' d'ammirazione.

«James, come stai?» chiese Dorea a James, che abbracciò la madre quasi stritolandola. Sirius stava dietro di loro, in attesa, un sorriso enorme stampato sul viso.

«Sirius, sciocchino, avvicinati e abbracciami anche tu!»

Il signor Potter intanto aveva localizzato la moglie, dopo aver smesso di scusarsi con i bambini del primo anno per lo spavento provocato, e la raggiunse.

«Hey, campione! Sirius!» esclamò, e James si avvicinò al padre, abbracciando anche lui, mentre questo gli scompigliava i capelli.

«Smettila Charles, o quei capelli che non stanno mai giù inizieranno a rizzarsi ancora di più, e ci ritroveremo con un figlio porcospino!» disse lei, mentre dava un buffetto sulla guancia di Sirius, che le sorrideva.

«Allora, dove sono i vostri amici?» chiese Charlus Potter al figlio, che indicò un punto più lontano della tavolata dei Grifoni.

Insieme si incamminarono, un'espressione giocosa dipinta in viso, Sirius trotterellava a fianco dei due.

«Charlie!» esclamò Mary, raggiante.

«Mary, carissima! Come stai? Oh, ci sei anche tu, Remus... E Peter! Come state, ragazzi?!»

Si, il signor Potter era proprio uguale al figlio, non aveva smesso un attimo di parlare, di sorridere e sembrava saltellasse di continuo, come un bambino, l'espressione di pura gioia ed eccitazione dipinta in viso.

«James, mi presenti gli altri?» chiese il signor Potter osservando il resto della combriccola, lo sguardo correva tra i loro visi sorridenti.

«Oh, certo papà! Allora, lei è Emmeline, la figlia dei Vance» iniziò James, ed Emmeline si alzò stringendo la mano al signor Potter, con un lieve chino del capo, mentre salutava anche la signora Potter.

«Ah, la tua eleganza la riconoscerei tra mille! Salutami Edward, quando lo senti» disse gentile il signor Potter ad Emmeline, che annuì.

«Mio padre sarà lieto di ricevere i suoi saluti, signor Potter. E' un piacere» concluse, sorridendo lievemente.

«Questa è Marlene McKinnon» continuò James, indicando la ragazza bionda che sorrideva lievemente a Remus, seduto di fronte a lei.

«Oh! Albert è tuo fratello, vero? Ha completato l'addestramento appena lo scorso giugno. E' così un bravo ragazzo»

Il signor Potter continuava a sorridere, e Lily lo trovò molto gentile e simpatico, sapeva come mettere a proprio agio ognuno di loro, nonostante fosse una personalità così importante del mondo Magico, sembrava un tipo piuttosto alla mano...

«E lei è Lily, papà. Lily Evans» disse James, guardando Lily con i suoi occhi nocciola brillanti. Gli occhi del signor Potter si illuminarono alla vista di Lily: continuava a guardare alternativamente lei e James, il figlio gli annuiva, così lui continuava a fare esclamazioni di ogni tipo.

«E' quella Lily?» chiese, stridulo, il signor Potter, come una tredicenne che si trova improvvisamente davanti al suo idolo, popstar di fama internazionale, in carne ed ossa.

«Oh cara, è un piacere conoscerti! James ci ha parlato tanto di... AHIA!»

Dorea aveva pestato un piede a Charlus, interrompendo in tempo il suo monologo, poi aveva allungato la mano in direzione di Lily, che l'aveva stretta.

«E' un piacere fare la tua conoscenza, Lily Evans. Spero tu stia bene» chiese, gentile, la signora Potter. Lily le sorrise leggermente

«La ringrazio, signora Potter, sto benissimo adesso. E' un piacere anche per me, conoscerla. Lo stesso vale per lei, signor Potter» disse Lily, cordiale, mentre James guardava le due con lo sguardo sognante, così come il signor Potter, che sembrava avere tanta voglia di dire qualcosa, a frenarlo probabilmente fu un'occhiata omicida dell'ultimo minuto della moglie.

«Lei è Alice Prewett, papà» continuò James, sorridendo alla sua amica.

«Oh! Sei cresciuta così tanto, piccola Alice! Ricordo quando eri un esserino minuscolo, ricordo persino il giorno in cui sei nata! Roger era così felice, così felice!» disse il signor Potter, introducendo un nuovo monologo infinito, mentre Alice annuiva di continuo, sorridendo. Lily ridacchiò un poco, pensando che Alice aveva trovato la persona più adatta a lei per prendere il thé, dato che il signor Potter parlava persino più della sua amica, felice di aver sempre qualche cosa da dire a quel signore tanto gentile e loquace.

«Infine, lui è Frankie. Frank Paciock!» disse James, aspettandosi già la reazione del signor Potter, che quasi ululò dalla contentezza di conoscere Frank.

«Oh, ragazzo! Tua madre, Augusta, è la cugina di Dorea, eravamo tutti e tre a scuola insieme, sai? – squittì felice il signor Potter, stringendo a sé la moglie, che alzava gli occhi al cielo – e come non conoscere Greg, tuo padre! Uno dei migliori banchieri della Gringott, di questi tempi... Sempre onesto e fedele, sempre... Anche se era un Tassorosso, e ricordo di quella volta in cui al terzo anno mi ha fregato la pluffa, allora infatti...»

Dei passi interruppero il discorso del signor Potter, che si voltò e sorrise.

«Horace, che piacere vederti!» esclamò infatti al panciuto e sorridente professor Lumacorno.

«Charlus, è un piacere anche per me!»

I due si allontanarono, il braccio del signor Potter intorno alla schiena del professor Lumacorno, mentre la signora Potter invitava James e Sirius ad alzarsi dalla tavolata.

«Tempismo perfetto, non dovremo preoccuparci di tenere lontano James per i preparativi, adesso...» disse Remus compiaciuto, mentre osservava la famiglia felice allontanarsi. Alice batté le mani emozionata, gli altri sorrisero. Lily si alzò all'improvviso dalla panca.

«Signora Potter!» urlò, camminando. Dorea si volse a guardare Lily, che camminava verso di lei e i due ragazzi, James e Sirius. Il primo aveva un'espressione sognante, l'altro curiosa.

«Posso parlarle... In privato?» chiese Lily, ammonendo con lo sguardo James che si era già avvicinato alle due.

«Certo, cara...» le due fecero appena qualche passo, poi Lily si fermò.

«Dimmi pure»

«Stiamo organizzando una piccola festicciola, io e gli altri, per Potter... Ehm, voglio dire, James... E' una sorpresa, ovviamente, e mi chiedevo se potesse tenerlo lontano da noi per un po', ecco...» disse Lily, impacciata. Dorea annuì, sorridendo, e diede una pacca sulla spalla alla ragazza.

«Ci penso io, Lily, sta tranquilla... Non lo avrete tra i piedi per tutto il giorno» esclamò, divertita, facendole un occhiolino e Lily annuì imbarazzata.

«Beh, allora grazie... A presto, signora Potter»

«Ciao, Lily...»

La rossa si risedette al suo posto, le braccia conserte e l'espressione compiaciuta.

«Che le hai detto?» chiese Mary, curiosa.

«Di tenere Potter occupato per noi» rispose semplicemente Lily, continuando a sorridere mentre osservava James che rideva con il padre.

«Ti piace, eh – disse Mary, indicando James e la sua famiglia. Marlene la ammonì con lo sguardo; a Lily piaceva James prima che fosse attaccata, non avrebbe dovuto sapere nulla da altri, era stata la raccomandazione di Madama Chips, finché non avrebbe ricordato tutto da sola, così Mary rimediò – La signora Potter, intendo» concluse Mary, spiccia.

L'espressione di Lily passò da perplessa a divertita.

«Beh, una donna capace di sopportare e crescere Potter, merita per forza un po' della mia stima...» concluse, e Remus ridacchiò.

«Charlus è uguale a James, forse è anche peggio» continuò Mary, Lily ridacchiò. Mentre tutti gli abitanti di Hogwarts si dirigevano a lezione, il gruppetto si dirigeva tranquillo verso la Sala Comune dei Grifondoro. Per fortuna, quel giorno erano stati dispensati dalle lezioni, tutti e nove, per stare vicini a James Potter che si era svegliato solo un giorno prima.

Praticamente avevano tutto il tempo per organizzare la festa a modo, ecco.


**

«Mary e Peter faranno una lista di tutte le persone che secondo voi James vorrebbe alla festa, visto che siete molto amici, Peter, e visto che tu, Mary, conosci praticamente ogni persona di questo castello...» decretò Alice, in piedi con un pezzo di pergamena in mano, mentre gli altri stavano seduti attorno a lei e la fissavano, aspettando di sapere quale sarebbe stata la loro mansione. Alice, oltre ad essere una chiacchierona, era anche un'ottima organizzatrice, per questo le lasciavano organizzare sempre tutto, per sua immensa gioia.

«Marlene e Remus...»

«No!» disse Marlene, di scatto, interrompendo Alice che la guardò stranita.

«Io devo fare una cosa per conto mio, da sola» affermò sicura, alzandosi d'improvviso.

«Ma Marlene, io ho disposto delle coppie! Non puoi sconvolgere i miei piani così...» disse Alice, corrucciata.

Lily si alzò, per andare in soccorso all'amica. Lei doveva fare lo striscione per Remus, non poteva di certo lavorarci con lui.

«Starò io in coppia con Remus, se non è un problema» disse Lily, sorridendo a Remus, che annuì incerto. Perché Marlene non voleva stare con lui?

«Mmm... E va bene! Voi penserete alle bibite, mentre io e Frank penseremo al cibo... Ma Frankie, dove prenderemo del cibo?» sussurrò Alice al suo ragazzo, che sorrise e lanciò un'occhiata malandrina a Remus. Grazie proprio a lui e ai Malandrini, aveva scoperto qualche tempo prima l'ingresso delle cucine. Alice sarebbe stata felicissima di scoprirlo a sua volta.

«Ti mostrerò dopo» rispose lui sorridendo, infatti.

«Emmeline, dato che tu hai una bella calligrafia e sai sempre cosa scrivere, scriverai tu i biglietti d'invito e lo striscione per James, va bene?» chiese Alice, e Emmeline annuì, tranquilla e sorridente.

«Propongo a Mary, Peter ed Emmeline... E se lo vorrà, anche Marlene», disse Alice, con l'espressione severa quando si rivolse a quest'ultima,

«di andare nel nostro dormitorio, così che James non potrà trovarvi o raggiungervi facilmente... Tutto chiaro?» chiese Alice, camminando avanti e indietro, mentre i ragazzi annuivano.

«Benissimo! Frankie, possiamo andare! Lily, Remus... Anche voi! Ci ritroviamo tutti qui per mezzogiorno, prima dell'ora di pranzo!A più tardi, e buon lavoro»

«Aspettate! Come farò a salire nel dormitorio delle ragazze?» chiese Peter, gli occhi allampanati. Alice sbarrò gli occhi, mettendo una mano sulla fronte.

A quello, non ci aveva proprio pensato.


«Beh, potrei portarti su io con la scopa... Che ne dici, Pet?» disse Mary sorridendo, mentre Peter impallidiva e annuiva insieme.


**


«Remus, ma dove stiamo andando?» chiese Lily all'amico. Camminavano in punta di piedi, il mantello dell'invisibilità di Potter che aveva usato con Sirius copriva i corpi di entrambi completamente, dato che si erano un po' chinati su sé stessi.

«Shh»

Remus mise un dito sulla bocca, mimando a Lily di fare silenzio, e questa si zittì.

Poi Remus si guardò intorno, uscì dal mantello e diede un colpetto lieve alla statua della Strega Gobba, che si spostò dopo che Remus la toccò in un punto ed ebbe pronunciato delle parole che non udì, rivelando...

«Un passaggio segreto! Ma... Dove porta?» chiese Lily, gli occhi spalancati dallo stupore. Remus incurvò le labbra in un sorriso.

«Lo vedrai» disse, prendendo Lily per mano e iniziando a camminare lungo quel tunnel così freddo e buio.

Camminarono per un po', in silenzio, stando attenti a dove mettere i piedi, dato che quel posto non sembrava molto stabile.

«Ci siamo quasi...» disse Remus, poi fece ancora qualche passo e si arrampicò su di una parete, che aveva delle sporgenze perfette da permettergli di scalarla con facilità.

Lily avvicinò la bacchetta al tetto del tunnel mormorando un Lumos verso cui si stava muovendo Remus, e vide che c'era una piccola porticina di legno, molto vecchia e malandata.

«E' una botola?» chiese Lily, poco dopo fu invasa dalla luce. Remus aprì la botola e si affacciò piano con la testa, poi porse una mano a Lily e gli fece cenno di seguirlo, così Lily si arrampicò a sua volta. Remus entrò dentro la botola, con un salto vi fu dentro anche Lily. Il ragazzo coprì nuovamente entrambi con il mantello, mentre Lily continuava a guardarsi intorno, trovando quel luogo stranamente famigliare.

«Ma questa è...»

«Mielandia!» esclamò Remus, eccitato.


**


Il sole splendeva, quel giorno, e i raggi del sole riscaldavano coloro che passeggiavano nella High Street di Hogsmeade, che quel giorno non erano molti. La risata di James continuava a riecheggiare nelle orecchie di Sirius, che ancora non riusciva a credere di riavere l'amico lì con sé, dopo tutto quello che aveva passato. Continuava a sorridere, standosene zitto zitto, mentre osservava James ridere assieme a Charlus, che con un braccio avvolgeva la schiena del figlio, mentre Dorea camminava al suo fianco, e lo osservava di sottecchi.

«Sis'?» chiese la donna, e Sirius si riscosse dai suoi pensieri immediatamente. Era l'unica a chiamarlo a quel modo.

«Mmm?» chiese, il solito portamento elegantemente disinvolto caratterizzava la sua figura, ma mentre osservava Dorea, un sorriso gentile affiorò sul suo viso.

«Hai più sentito i tuoi? O... Incontrato Regulus?»

Dorea poté vedere la mascella di Sirius irrigidirsi, a quella domanda.

Sirius non sentiva i suoi genitori da quando era tornato a casa sua, due anni prima, solo per prendere la sua roba e andarsene.

«No. Non esistono, per me» rispose, secco, continuando a camminare e a guardare davanti a sé.

Dorea lo guardò comprensiva; poteva capire appieno, purtroppo, ciò che Sirius provava.

La signora Potter infatti, prima del matrimonio con Charlus, si chiamava Black di cognome; aveva deciso di sposare Charlus e di andare via di casa, subito dopo il settimo anno conclusosi ad Hogwarts, perché non riusciva più a vivere in quella casa.

Non era stata rimossa dall'albero genealogico, come invece era avvenuto per Sirius, perché aveva sposato un erede di una delle poche famiglie Purosangue più rispettabili e più antiche – non che le importasse la questione della purezza di sangue, i due si erano semplicemente amati fin dal primo giorno in cui si erano visti – e poi perché fin quando aveva vissuto nella casa dei suoi genitori, non era mai stata particolarmente ribelle, e aveva ben celato il suo forte disprezzo per certe idee della sua famiglia, finendo persino in Serpeverde, anche grazie alla sua astuzia e forte ambizione, caratteristiche che caratterizzavano la sua personalità buona e oltremodo gentile.

«Andromeda? Siete ancora in contatto?» chiese la signora Potter, e poté vedere materializzarsi sul viso di Sirius un lieve sorriso.

«Si, mi ha spedito un paio di foto della piccola Dora, la settimana scorsa, per tirarmi un po' su, sai...» disse lui, un po' imbarazzato.

Durante il coma di James, Sirius aveva intrattenuto uno scambio epistolare un po' più intenso e frequente, rispetto a quello che mantenevano di consueto, con i signori Potter, in particolare con Dorea, e anche con la cugina Andromeda, altra diseredata della famiglia Black per aver sposato un nato babbano, il signor Ted Tonks.

Sirius era parte della famiglia, ormai, dato che viveva con loro da due anni, e aveva condiviso con i genitori di James il dolore per ciò che era successo a quest'ultimo, e il loro legame si era rafforzato molto, in quel periodo.

Dorea lo attirò con una mano verso di sé e lo strinse in un abbraccio, che Sirius ricambiò.

James era lì davanti a loro, adesso, Charlus gli stava scompigliando i capelli mentre i due parlottavano in maniera giocosa.

«Va tutto bene, Sirius. James è qui, e tu non sarai mai solo, avrai sempre me e Charlus, capito?» disse Dorea a bassa voce, attenta a non farsi sentire dai due davanti a loro, la testa poggiata su quella del ragazzo, che lasciò alla donna un tenero bacio fra i capelli.

«Grazie»

«Non devi ringraziarmi... Sei parte della famiglia, adesso»


**


«Tesoro, non ho mai visto questa parte del castello! Come fai a conoscerla?» la voce squillante della sua ragazza lo distrasse dal rumore che aveva udito, poco prima.

Aveva la sensazione che qualcuno li stesse seguendo, ma chi? «Frankie, mi stai ascoltando, vero?» chiese ancora Alice, sbuffando.

Frank, nonostante fosse molto spesso infastidito dai modi di fare assillanti della sua ragazza, ogni volta che pensava di zittirla o di lanciarle un'occhiata truce, si pentiva di farlo non appena la guardava negli occhi, e questa gli sorrideva. I suoi occhi castani erano dolcissimi, sembravano emanare luce, gioia e serenità.

«Amore, siamo quasi arrivati, non preoccuparti» disse Frank, paziente, e Alice annuì, in silenzio. Svoltarono ancora un'altro corridoio, poi si trovarono davanti ad un dipinto che ritraeva della frutta. Il viso di Frank si illuminò, vedendolo. «Ecco, ci siamo!» esclamò, afferrando la mano di Alice e trascinando la ragazza dietro di sé. Frank si avvicinò al quadro con una mano, iniziando poco dopo a fare il solletico ad una pera ritratta, che ridacchiò. Alice sbattè più volte le palpebre, incredula, e prima che potesse aggiungere alcunché, il ritratto fece posto ad una piccola porticina, che con un Poff , si aprì di scatto. Gli occhi di Alice erano a palla, mentre Frank continuava a sorridere, guardandosi intorno.

«Salve signorino Frank, Ally è al suo servizio, signore» squittì un elfo domestico femmina, che attirò l'attenzione di Alice che si piegò sulle ginocchia, per guardarla meglio.

«Salve anche a lei, signorina! Ally al suo servizio, signorina!» disse l'elfa, il sorriso largo sulla sua piccola bocca, gli occhi blu sembravano due enormi palle da tennis che osservavano Alice, che dopo qualche istante di sbigottimento, porse la mano all'elfa.

«Ciao Ally, io sono Alice!» l'elfa strinse la mano di Alice con timore ma poi, quando vide Alice continuare a sorriderle teneramente, iniziò a fare inchini di continuo.

Intanto Alice si guardava intorno, con non poco stupore; oltre all'elfa Ally, un centinaio di elfi, almeno, si affaccendavano davanti a quattro enormi tavoli, che ricordavano le quattro tavolate della Sala Grande. In fondo alla Sala, un enorme camino scoppiettava allegro.

«Oh! Lei è signor Frank amico del signor Jamie e del signor Sirius e del signor Remus e del signor Peter, signore?!» chiese un nuovo elfo, che si era avvicinato a Frank e Alice. Frank annuì sorridendo, mentre l'elfo afferrava la sua mano e quella di Alice e li trascinava con sé, saltellando felice.

«Allora vi preparerò qualcosa di speciale, signori! Chiedete quello che volete e lo avrete, lei è la signorina...?»

«Oh, lei è Alice!» disse Frank, indicando la sua ragazza, che sorrideva raggiante, meravigliata da tutto ciò che gli elfi riuscivano a fare intorno a quelle tavole.

Un profumino aleggiava nell'aria, che le ricordava casa, mentre continuava a sorridere a tutti quegli elfi, che avevano occhi solo per loro e continuavano a sorridere a lei e al suo ragazzo.

«Frank, ma è un bellissimo posto! Queste sono le cucine, vero?»

Frank annuì, felice che non si fosse sbagliato sulla reazione di Alice; la ragazza non faceva altro che avvicinarsi agli elfi e presentarsi a loro, porgendo la mano a chiunque parlasse con lei, anche ai più riluttanti, che finivano per gioire di fronte all'immensa gentilezza della Grifondoro.

«Ally si chiede se il signorino Frankie sia venuto qui per qualche preciso motivo, signore» chiese l'elfa a Frank, indicando una poltrona vicina al fuoco.

«Oh, si! Me ne stavo quasi per dimenticare... Oggi è il compleanno di James e vorremmo organizzargli una festa» disse Frank, sorridendo.

«Bene, allora prepareremo una torta per il signorino Jamie, signore! E delle tartine, e dei muffin, e dei biscotti, dei dolciumi, del cioccolato, della glassa...»

«Credo che una torta e qualche biscotto al cioccolato siano sufficienti, grazie Ally» disse Frank, ponendo fine all'infinito monologo dell'elfa che, imbarazzata, sorrise e annuì a Frank.

«Si materializzeranno in Sala Comune di Grifondoro alle otto e trenta, signore! Sul secondo tavolino dietro la libreria, signore!» squittì un altro elfo che sbucò dietro le spalle di Ally.

«Grazie, siete molto gentili» disse Frank, prendendo le manine dei due tra le sue. Questi fecero un inchino e poi si allontanarono verso una postazione, probabilmente per preparare quello che Frank aveva chiesto.

Alzò lo sguardo dalla poltrona, mentre un odore di arrosto invadeva le sue narici, e il suo stomaco iniziava a brontolare. Si avvicinava l'ora di pranzo, sicuramente gli elfi stavano preparando le leccornie che avrebbe mangiato anche lui di lì a poco, in Sala Grande.

Si alzò dalla poltrona, in cerca di Alice.

Dopo aver gironzolato un po' per l'ampia stanza, poi la vide.

Seduta tra due elfi, davanti a sé una moltitudine di piattini, ognuno di essi ospitava differenti tipi di dolci, che Alice continuava ad assaggiare, piacevolmente, gli elfi attorno a lei le sorridevano ed erano colpiti dalla sua gentilezza, dato che questa poi porgeva le tartine anche a loro, per condividere con loro quelle prelibatezze.

«Alice! Ma non eri a dieta?» strillò Frank ad Alice da dietro, che sobbalzò visibilmente dalla sedia, e si volse al suo ragazzo con un cipiglio severo in viso.

«Vorresti dire che sono grassa, Frank Paciock?» sibilò la ragazza, mentre le sue labbra erano sporche di cioccolato, sul naso un pallino di panna montata.

Frank si trattenne dal ridere, era molto buffa, nel frattempo si sforzava di mantenere la sua espressione seria e credibile in viso e scuoteva la testa, convinto.

«No tesoro, sei perfetta. Ma ieri mi hai detto che...»

«Sciocchezze! Non l'ho detto...» lo interruppe lei, mentre con lo sguardo mangiava una nuova fetta di torta glassata al limone, posta davanti a lei da un nuovo elfo, che sorrideva ai due.

«Ma...» continuò, Frank.

«Insomma, vuoi che mangi tutto da sola? Siediti con me, su! O i nostri amici saranno dispiaciuti, se lasceremo tutto questo ben di Dio qui, senza almeno assaggiarlo, no?» disse Alice, rivolgendosi più agli elfi che annuivano felici che a Frank, che alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, mentre prendeva posto sulla sedia accanto ad Alice, e le regalava uno dei suoi migliori sorrisi.


**


Mi serve un posto in cui creare uno striscione, mi serve un posto in cui creare uno striscione, mi serve un posto in cui creare uno striscione, mi serve un posto in cui creare uno striscione...


Aprì leggermente gli occhi, poco dopo sorrise.

Un'enorme porta di ottone si era materializzata sull'ampia parete davanti a sé. Si guardò intorno, poi varcò la soglia.

«Ooh»

Esclamò, sorpresa di ciò che le era apparso davanti.

Al centro dell'ampia stanza, vi era un enorme tavolo di legno chiaro, all'apparenza molto resistente. Sopra di esso, diversi pezzi di stoffa di ogni colore, utili per creare uno striscione. Non appena Marlene pensò che avesse proprio bisogno di pennarelli e decorazioni varie, si materializzò sul tavolo un'enorme scatola gialla. La aprì, e trovò al suo interno moltissimi tubetti di colori a tempera, di ogni colore. Vi erano nastri, brillantini, colla, pezzi di carta colorata, fiorellini di carta, cuori, stelle...

«Oh, Godric...» disse, sorridendo radiosa. Prese un pennello, scelse uno striscione bianco e intinse il pennello nella tempera rossa, incominciando a lavorare indisturbata.


**


«AAAAAAAARGHHHH!»

Mary alzò gli occhi al cielo, non appena poggiò i piedi a terra, sul pavimento del suo dormitorio, e si sfilò la scopa da sotto le gambe.

«Sono così terribile, in volo?»

Chiese la ragazza a Peter, pallido in viso come un cencio, mentre Emmeline ridacchiava di fronte alla reazione del ragazzo.

Come suggerito da Mary stessa, avevano portato Peter su nel loro dormitorio volando, Mary guidava la scopa e Peter si reggeva a lei, dietro.

Peter si guardò intorno non appena atterrò sul pavimento; non aveva mai visto un dormitorio femminile.

Non sembrava molto più ordinato del suo dormitorio, in effetti. Anzi, a dire il vero, c'erano molte più cose, sparse qua e là, anche se si sentiva un profumo di fiori misto ad altri profumi, nell'aria, un odore decisamente diverso dall'odore del lucido per scope usato da Sirius, James e Frank, impregnato ormai nelle mura della loro stanza.

Le pareti, specie quella dietro un letto piuttosto disordinato, erano piene di poster di alcuni cantanti che Peter conosceva, ma non apprezzava particolarmente.

«Chi è fan di Celestina Warbeck e delle Sorelle Stravagarie?» chiese Peter, curioso.

«Alice...» sospirò stancamente Emmeline, e Peter capì che non doveva essere qualcosa di gradevole a lei, e probabilmente nemmeno a Mary che, udendo la domanda di Peter, aveva fatto una smorfia poco convinta.

Nella stanza, come nel suo dormitorio, vi erano in tutto cinque letti; quello sistemato subito a sinistra della porta d'ingresso, sembrava poco ordinato, come se il letto fosse stato rifatto un po' di fretta; il comodino era praticamente invaso da accessori per capelli, per la maggior parte dei colori rosso e oro.

Sulla parete dietro al letto, vi erano attaccate moltissime foto che si muovevano, piene di visi che sorridevano e salutavano. In molte, vi era anche Marlene, che stringeva una bambina e un ragazzo più alto di lei, i tre erano molto molto simili fisicamente.

«Letto di Marlene, eh?» chiese Peter sorridendo

«Oh si, tutti quei marmocchi sono tutti i suoi cugini, i suoi fratelli, zii... La sua è una famiglia davvero numerosa» rispose Emmeline, gentile, e Peter annuì.

Poi spostò lo sguardo sul letto accanto a quello di Marlene, che era molto più ordinato di quello di quest'ultima. Sul comodino, un unico portafoto, accanto, il libro di Pozioni e alcune ampolle vuote; sotto al letto, un calderone.

«Facile, quello è il letto di Lily» Mary annuì, ridacchiando.

Peter spostò lo sguardo verso il letto accanto a quello di Lily, i due letti erano separati dall'unica finestra della stanza, molto ampia.

«Oh!» disse Peter, indicando uno stendardo posto sul letto accanto a quello di Lily.

Mary sorrise lievemente al ragazzo, che si avvicinò.

«Mary! Non sapevo tifassi i Tornados! Questo, insomma... Dev'essere senz'altro il tuo letto» disse il ragazzo, timidamente.

Sul letto, vi era posta una Comet, una delle migliori scope da corsa sul mercato; il suo aspetto era molto curato. Sul comodino, invece, un'unica cornice, in cui vi erano le cinque ragazze del dormitorio: probabilmente la foto risaliva al primo o al secondo anno, perché erano tutte molto piccole. Sul baule, una felpa Blu con su una "T" di un blu più scuro.


«Ho sempre adorato il contrasto tra questo blu cielo e il blu scuro dello stendardo, lo trovo molto azzeccato. E poi sta bene, su queste pareti» aggiunse Peter guardando Mary, che sorrise annuendo.

«Ce l'hai anche tu?» chiese Mary, curiosa.

«Oh no, io non seguo il Quidditch... Sirius, ce l'ha Sirius. Lui è un fan dei Tornados» disse Peter, imbarazzato. L'espressione di Mary sembrò irrigidirsi all'improvviso, poi annuì, rasserenata.

«Non poteva essere di James, lui è un fan sfegatato del Puddlemore United» sbuffò in un risolino Mary, e Peter annuì mormorando un infatti, spostando lo sguardo verso il letto che aveva scoperto essere di Alice, pieno dietro la testata del letto di Poster di cantanti del Mondo Magico.

«E, per esclusione... L'ultimo letto dev'essere il tuo, Emmeline» disse Peter, sorridendo. Ed Emmeline sorrise.

Era molto ordinato, sul comodino vi era un'agenda nuova, blu ed in pelle, che doveva esser costata parecchio, su cui vi era scritto in grafia elegante il nome della ragazza "Emmeline Ain Vance"; aveva tutta l'aria di essere stata fabbricata per lei.

«Ain è il tuo secondo nome?» chiese Peter, curioso. Emmeline annuì, un po' imbarazzata.

«E' il nome di una stella... Era tradizione per la famiglia di mia nonna mettere ai figli nomi di stelle, sai... Mia nonna non l'ha fatto con mio padre, ma lui ha voluto seguire la tradizione... E' molto stupido, lo so» aggiunse, a capo chino.

«Era una Black?» chiese Peter, gli occhi curiosi. Emmeline annuì.

«Anche Sirius porta i nomi di due stelle... Sirius e Orion, il nome di suo padre... Io lo trovo carino, mettere nomi di stelle. Anche se talvolta sono un po' strani, devo ammetterlo...» continuò Peter, borbottando di tanto in tanto.

«Allora! Ci mettiamo al lavoro?» disse Mary, battendo le mani e porgendo una sedia a Peter, che la ringraziò tacitamente e si sedette.

«Petey, direi di iniziare per ordine di Case... Secondo te James chi potrebbe volere dei Serpeverde?» chiese, ridacchiando.

«Proprio nessuno» rispose Peter subito, ridacchiando a sua volta.

«Come pensavo» sorrise radiosa Mary, e mentre i due parlottavano tra loro, Emmeline sorrideva ascoltandoli, nel frattempo tirava fuori dalla sua borsa una stoffa blu, e iniziava a dipingere lo striscione per James.

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Capitolo 49
*** Capitolo Quarantanovesimo - Safe and Sound, Candles Around. ***


Capitolo Quarantanovesimo - 

Safe and Sound, candles Around.


«Quanti ne abbiamo inviati, più o meno?» chiese Emmeline

«Tra i quaranta e i cinquanta, credo...»

Peter guardò le due, sospirando.

«Credo siano troppi... La Sala Comune non è così grande» osservò, e Mary annuì, l'aria per un attimo colpevole sostituita poco dopo da un'alzata di spalle.

«Beh, sai che abbiamo dovuto tagliare un bel po' di persone dalla lista, James conosce davvero troppa gente...» convenne Emmeline, mentre tutti e tre si ritrovarono davanti al ritratto della signora Grassa, un passo dal varcare la soglia.

«Marlene! Dove sei stata?» chiese Emmeline non appena vide l'amica in piedi vicino al camino. Questa si volse sorridendo verso l'amica, e le porse un rotolo di stoffa bianco, che Emmeline dispiegò.

«Oh! Questo è per Remus... Hai fatto bene, metteremo anche questo, così festeggeremo anche il suo compleanno!»

Marlene sorrise all'amica, felice che anche lei si trovasse d'accordo. Accanto a loro, Peter e Mary annuivano.

«Dovremmo aggiungere gli amici di Remus?» chiese Mary a Peter, che ci pensò su.

«Gli amici di Remus sono compresi tra quelli di James... E poi non credo sia il caso di coinvolgerlo... Lui odia stare al centro dell'attenzione, non so se gli piacerebbe una festa così, tutta per sé...» disse Peter, e il viso di Marlene sembrò illuminarsi. Vide qualcuno entrare in Sala Comune, così sussurrò abbastanza piano da fare sentire ai suoi amici la sua idea; udendo ciò che Marlene aveva da dire, tutti si trovarono d'accordo con lei.

«Allora faremo così» esclamò Mary, vittoriosa.

«Senz'altro è meglio così, credetemi. Gli piacerà!» aggiunse Peter, squittendo. Emmeline sorrise radiosa all'amica e le tolse lo striscione di mano per nasconderlo, poi salì in fretta le scale dei dormitori, Marlene la seguì.

«Avvisatemi quando saranno di ritorno gli altri, va bene?»

«Tranquilla! A dopo, Lene» esclamò Mary, mentre si tuffava su una poltrona malandata.

«Chissà a che punto saranno Alice, Frank, Lily e Remus...»

Peter fece un'alzata di spalle e si sedette accanto all'amica, in attesa. ***

«Jamie, dove vorresti andare, adesso?» chiese Charlus al figlio, mentre tutti e quattro passeggiavano tranquilli, stringendosi nei loro cappotti. Charlus teneva in mano due sacchetti, contenenti qualche nuovo maglione di Stratchy&sons. per James e Sirius che, secondo Dorea, erano cresciuti un po' negli ultimi tempi – anche se in realtà erano entrambi dimagriti parecchio, specie James – e così avevano preso anche qualche nuovo paio di jeans, da indossare nel weekend e durante le gite ad Hogsmeade.


«Zonko?» esclamò James, voltandosi a guardare Sirius come per chiedergli conferma della scelta. Il suo sorriso si allargò quando vide l'amico annuire, d'accordo con lui. Charlus fu immensamente affascinato da quel negozio, che diceva di non aver mai visto prima e mai visitato se non in quella occasione, riuscì a comprare – di nascosto, ovviamente – numerosi oggetti che riteneva assolutamente divertenti, per fare qualche scherzo a qualche collega in ufficio o alla sua stessa moglie (anche se James dubitava che il padre avesse trovato il coraggio di fare uno scherzo a sua madre, dato che questa poi l'avrebbe scoperto ed ucciso). «Caccabombe... Dici che funzionano, ragazzo?» chiese Charlus eccitato a Sirius, che annuì ridacchiando.

«Quale mi consigli di usare, con Dorea?» chiese ancora il signor Potter, questa volta avvicinandosi di più all'orecchio di Sirius, che sorrise.

«Ti consiglierei di non usarne alcuno, con lei... Però, se proprio devi, le tazzine mordinaso sarebbero l'ideale, data la sua fissa per il thé delle cinque...» convenne Sirius, sussurrando convinto, e un lampo di genio sembrò accendersi nel viso del signor Potter, che tornò a sorridere come un bambino mentre guardava di sottecchi la moglie e il figlio guardare una vetrina di articoli scolastici.

«James, sicuro di non aver bisogno di piume nuove? Alla tua età, ne consumavo almeno due al mese...» rifletté a voce alta la signora Potter, e James scosse la testa ancora una volta.

«No mamma, ne ho ancora tre nuove... Però se insisti, potremmo prenderne una confezione... Remus ne consuma tantissime, e io non gli ho ancora fatto un regalo per il suo compleanno...» osservò James, e Sirius sorrise.

«Oh! Allora compreremo qualcosa da Scrivenshaft per lui» sorrise Dorea a James e Sirius, così entrarono all'interno del negozio. La pace che regnava in quel posto, era insopportabile per Sirius. Si udiva solo il rumore dello sfregare delle piume contro le pergamene, provate dai vari clienti che erano intenzionati ad acquistare articoli da scrittura, che a lui dava quasi i brividi.

«Mamma, posso prendere il set completo di piume, inchiostro e pergamene?» sussurrò James alla madre, qualche scaffale più avanti, e Dorea annuì al figlio.

«Tu non prendi niente, Sirius? Non c'è niente di cui tu abbia bisogno?» chiese Charlus, sbucando da dietro le spalle di Sirius, poggiando una sua mano sulla spalla del ragazzo, che scosse la testa sorridente.

Se possibile, consumava meno piume, inchiostro e pergamene di James.

«Hai fatto un regalo a Remus, tu?» chiese Charlus pensieroso a Sirius che aveva scosso la testa, che ripetè il gesto dato che non aveva avuto modo di comprare qualcosa all'amico.

«Potrei comprargli della cioccolata, la adora...»

Sirius si illuminò a quel pensiero, e Charlus ridacchiò alla vista di Sirius che aveva avuto proprio una bella idea.

«E dove possiamo comprare della buona cioccolata qui, ad Hogsmeade?»

«Mielandia. Non c'è posto migliore»

Sirius sorrise radioso a Charlus, che ricambiò allo stesso modo, mentre entrambi uscivano a grandi passi dal negozio, lasciando lì James e Dorea.

«E' distante da qui?»

L'aria fredda all'esterno ricordò a Sirius che era ancora inverno, ad Hogsmeade, nonostante in lui esplodesse la primavera, quel giorno. Si incamminò a fianco di Charlus verso una bottega più avanti, che si rivelò essere Mielandia, con grande gioia del signor Potter.

«Per tutti i quattro fondatori! Questo posto è... E'...»

«Remus?»

«Sirius!»

«Cosa?»

«Lily!»

«Black?»

Il signor Potter si riscosse, udendo quella confusione di voci. Abbassò gli occhi, e vide Sirius ridere insieme a Remus e Lily, due amici di James.

«Ragazzi! Che piacere vedervi, ma... Un momento! Che ci fate voi qui?» chiese l'uomo, e Lily arrossì notevolmente.

«Beh, siamo venuti qui per comprare delle cose per la festa che stiamo organizzando a James per questa sera, sa, signor Potter...» disse Remus, l'unico in grado di parlare. Lily scostò lo sguardo, fingendo di essere estranea alla faccenda. Non aveva mai, mai violato le regole, e quelle poche volte in cui l'aveva fatto, non l'aveva scoperta mai nessuno.

Adesso invece, era stata presa con le mani nel sacco da nientepopodimeno che il Capo dell'Ufficio Auror Potter, che senz'altro doveva conoscere il regolamento della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

«Non preoccuparti, Lily. Il vostro segreto con me è al sicuro...» disse gentile il signor Potter, intuendo i pensieri di Lily. Questa finalmente lo guardò e gli sorrise, grata per il favore immenso che le stava facendo.

«Voi, invece? Non ci sono anche Dorea e James, con voi, vero?» disse Remus, improvvisamente preoccupato che James potesse scoprirli lì. Se avesse visto Remus e Lily ad Hogsmeade, fuggiti da Hogwarts di nascosto, per il giorno del suo compleanno, beh... Avrebbe di certo sospettato qualcosa.

«No, sono in giro per negozi, ecco...» rispose il signor Potter, che non poteva proprio dire che James e Dorea stavano scegliendo un regalo per Remus da Scrivenshaft.

«Noi dobbiamo andare da Madama Rosmerta, poi torneremo indietro... Potreste tenerli lontani da lì, per favore?» chiese Lily a Sirius, che annuì.

«Oh, ma certo! Andremo da Aberforth...» disse Charlus, continuando a sorridere. Sirius si volse verso il signor Potter, sorridendo.

«Ah, quel vecchiaccio è uno spasso...»

«Oh, altrochè! Scusa, ma tu e James ci siete stati?!» chiese il signor Potter, gli occhi sgranati.

Remus ammonì con lo sguardo Sirius. Ecco, adesso il signor Potter si sarebbe lasciato sfuggire la cosa con la signora Dorea e questa avrebbe sgridato suo figlio e Sirius, ovviamente avrebbe riservato un'occhiataccia anche per lui, che non sapeva che i due amici si fossero allontanati così tanto, frequentando il locale per soli adulti, quando lui era stato nominato Prefetto probabilmente perché il Preside sperava potesse tenere Black e Potter a bada...

E invece gliene combinavano di tutti i colori proprio sotto al suo naso!

«Ma non è solo per adulti?» chiese infatti Charlus, anticipando la domanda di Lily, che intanto aveva un'espressione indecifrabile dipinta in volto, a metà tra l'incredulo e lo sbigottito.

«Beh, ci siamo fatti allungare la barba, abbiamo fatto un incantesimo di ingrassamento e, ecco... Siamo riusciti ad entrare»

Sirius continuava a sorridere, seppur incerto, aspettandosi da un momento all'altro l'inizio di una ramanzina da parte di almeno uno dei tre. Lily e Remus avevano la stessa espressione furiosa in viso, mentre quella di Charlus era indecifrabile.

«E' assolutamente...» iniziò

«Folle!» esclamò Remus

«Stupido!» disse Lily, nello stesso momento in cui aveva parlato Remus.

«...Geniale!» esclamò infine il signor Potter, guardando Sirius con gli occhi pieni di stupore. La mascella di Lily crollò a terra, quella di Remus – che conosceva il signor Potter già da un po' – si mantenne un po' sospesa, ma non cadde in terra come quella di Lily, mentre a Mielandia risuonava una risata molto simile ad un latrato.


**

«Guarda, hai finito tutte le caramelle!» esclamò Alice, corrucciata, ad una ridacchiante Marlene, comodamente sdraiata sul tappeto, la testa sulle gambe di Alice, seduta anch'essa per terra.

«Erano così buone...»

Marlene si sforzava di mantenere un'aria innocente, ci stava provando davvero, ma l'espressione corrucciata di Alice era così buffa, che...

«AHAHAHAHAH!»

Alice iniziò a tirarle tutte le carte di caramelle che aveva mangiato Marlene, una dopo l'altra; Alice ridacchiava a sua volta ma si sforzava di apparire minacciosa all'amica, che continuava a ridere.

«Che combinate voi due?» esclamò d'un tratto una voce che le fece sobbalzare. Remus sorrideva avvicinandosi alle due, poi prese posto accanto ad Alice, Marlene ancora sdraiata guardava i due dal basso.


«Lene ha mangiato tutte le mie caramelle! Le aveva fatte Ally per me!» protestò Alice, e Remus vide con la coda dell'occhio Marlene trattenere una risata.

«Molto maleducato da parte tua, McKinnon» disse, con tono serio e ammonitore. Alice sbuffò soddisfatta.

«Per caso hai preso della cioccolata?» chiese Remus, il sorriso largo e speranzoso.

«Johnny, ma non ti stanchi mai di mangiare cioccolata?» urlò Sirius con tono allegro, alle sue spalle James varcava la soglia del ritratto, ridacchiando in sua direzione. Remus si volse immediatamente a guardare l'amico, e lo ammonì con lo sguardo. Marlene continuava a ridacchiare in direzione di un'imbronciata Alice: non aveva sentito Sirius.


«Orion, smettila!» disse James, puntando un dito in faccia a Sirius, con finto tono ammonitore, Sirius non poté trattenersi dal ridere.

«Oh, ecco Elizabeth!» esclamò James vedendo Mary scendere dalle scale con Lily dietro, mentre le due borbottavano chissà che.

«Elizabeth!» urlò dinuovo James in direzione di Mary, che finalmente si volse a guardarlo.

«Nessuno mi chiama Elizabeth» esclamò Mary dubbiosa

«Perché mi chiami con il mio secondo nome?» chiese la ragazza, il sopracciglio inarcato, mentre Lily correva a sedersi vicino a Remus, con un libro in mano.

«Lo fa da ieri!» emerse Emmeline, entrando dal buco del ritratto.

«Continua a chiamare tutti con il secondo nome, non capisco...»

Marlene iniziò ad arrossire, mentre Remus boccheggiava in direzione di James, che non smetteva di ridere, al suo fianco Sirius, che invece cercava di mantenere la sua espressione seria.

«Alice, tu hai un secondo nome?» chiese dolcemente Frank alla sua ragazza, sedendosi per terra e abbracciandola da dietro.

«No» rispose Alice, quasi dispiaciuta. Frank sorrise, intenerito dall'espressione della ragazza, e le lasciò un bacio tra i capelli.

«Menomale, altrimenti...» cominciò James, intromettendosi.

«Altrimenti ti picchio, Charlie» disse Remus all'amico, malandrino. Charlie era un nome orribile, secondo James. Aveva sempre odiato il suo secondo nome, nonostante fosse il nome di suo padre. Per questo, quasi nessuno conosceva il suo secondo nome; spesso persino nei documenti ufficiali firmava con il suo primo nome solamente, che invece trovava perfetto.

«E smettila di ridere, tu, Orion» ghignò Remus, e Sirius gli lanciò la sua scarpa, che però colse in pieno viso Mary, senza volerlo. Sirius aveva tirato la scarpa alla cieca, senza vedere bene chi colpiva, dato che i suoi amici erano tutti seduti davanti al divano, e lui stava dietro.

«Chi diavolo è stato?» urlò Mary, arrabbiata, da dietro il divano. Sirius impallidì, e iniziò a pregare silenziosamente James di offrirsi come vittima sacrificale al suo posto.

«Cosa? Ma sei matto? Mi ucciderebbe!» esclamò James, a bassa voce, ma abbastanza da farsi sentire dai suoi amici, che ridacchiavano, tranne Mary.

«Ti prego, James!» sussurrò Sirius, guardandolo con sguardo ammaliante.

«Stupido, smettila di guardarmi così. E comunque è sempre no»

Mary si alzò, di scatto, e quasi non le venne da ridere, vedendo James con le braccia incrociate e lo sguardo altezzoso, Sirius davanti a lui si faceva piccolo piccolo, con le mani giunte.

Prese la scarpa e, con un colpo da maestro, colpì Sirius in pieno viso.

«AAARGH!» urlò Sirius, tenendosi il naso, mentre guardava con sguardo omicida una ridacchiante Mary. Lily si alzò, curiosa, e non appena vide Sirius tenersi il naso, scoppiò a ridere sonoramente a sua volta, così come James.

«Sangue!» disse Sirius, mentre sbiancava, guardandosi le mani. Mary fu l'unica a sentirlo, e si sentì un tantino in colpa, vedendo Sirius impallidire d'improvviso, così gli si avvicinò.

«Hey...» disse lei, guardando le mani di Sirius e vedendole piene di sangue. Lo guardò negli occhi.

«Non volevo farti male...» disse lei, impacciata, sinceramente, mentre tirava fuori la bacchetta e Sirius indietreggiava.

«Hey, vuoi uccidermi?» disse lui, ponendo davanti a lei le sue mani come per proteggersi.

«Fidati di me, te lo aggiusto in un secondo, ok?»

Mary riuscì a persuadere Sirius, alla fine, che sospirò e si pose davanti a lei, che trafficava con la bacchetta, seppur controvoglia.

«Epismendo» mormorò, e il dolore di Sirius cessò, così come il sangue smise di scorrere.

Mary lo scrutò per un po', mentre si asciugava il sangue rimasto con un fazzoletto estratto dalla sua tasca.

«Mi sono fidato di te» disse lui, sorridendo. Mary alzò un sopracciglio. Dove voleva arrivare?

«E hai fatto bene»

«Sarebbe lo stesso se tu ti fidassi di me» disse lui, mentre si chinava a raccogliere la sua scarpa e la indossava.

Mary boccheggiò qualche istante, mentre lo osservava sorridere a James, seduto poco più in là, che torturava Remus.

«Dici?» chiese Mary al ragazzo, che la fissò un po' curioso e si alzò.

«Senti, lo so cosa sono stato, okay? E probabilmente nemmeno io mi fiderei di me stesso, se non fossi io, insomma...» disse lui, iniziando a borbottare parole inutili. Mary sorrise, vedendolo in difficoltà, seppur si fingesse interessata e rapita dalle sue parole così profonde.

«Quindi, perché dovrei fidarmi, se nemmeno tu ti fideresti di te stesso?»

«Perché sono un'idiota, e ho sbagliato...» disse lui, e Mary iniziò a farsi un po' più seria mentre lui la scrutava, un po' sorridendo. Rizzò la schiena, spesso tenuta curvata, e chinò la testa su di un lato, lasciando ricadere i capelli su di una spalla, gli occhi curiosi e profondi scrutavano Sirius, mentre un sorrisetto incurvava le sue labbra di un rosso naturale così intenso.

«Mmm... Quindi, ricapitolando... Dovrei fidarmi di te perché sei un'idiota... Non sei molto convincente, sai?»

Sirius rise, annuendo, e Mary con lui.

«Sono un'idiota perché non ti ho dimostrato quanto tu sia speciale per me... Però puoi fidarti di me» concluse lui, avvicinandosi un poco a Mary, che lo guardò dritto negli occhi. Sirius poté vedere il dubbio insinuarsi nei suoi occhi. Mary lo fissò, guardinga, poi sorrise un po', gongolandosi.

«Va bene...»

«Va bene...?» chiese Sirius, non capendo cosa andasse bene.

«Mi fido di te» rispose lei, sorridendogli imbarazzata. Sirius sorrise radioso.

«Bene...» rispose, avvicinandosi al viso di Mary, sfiorando con una mano il collo di lei, probabilmente intenzionato a baciarla. Mary, per un attimo, si avvicinò al viso di lui, e lo guardò con malizia.

Quando stava per schiudere le labbra, fece un salto indietro, facendo sobbalzare Sirius, che aveva fatto passare l'altro braccio attorno alle spalle della ragazza, e scoppiò a ridere apertamente.

«Mani a posto, Black!» disse Mary malandrina, ponendo un dito di fronte al viso di Sirius, che sbuffò; Mary si trattenne dal ridere, mostrandosi seria per un attimo.

«Proviamo. Provo a fidarmi di te, va bene? Ma adesso noi non stiamo insieme» disse lei, categorica. Sirius la fissò negli occhi un attimo, scrutandola. Poi passò una mano tra i capelli, sbuffando.

«Sei davvero terribile, Mac»

Sirius fulminò un ultima volta con lo sguardo la ragazza, poi si allontanò a grandi passi, raggiungendo James. Mary sorrise soddisfatta, poi si avvicinò al gruppetto.


***


«Lennie, mi presti qualcosa?» chiese Lily all'amica, facendo il labbrino. Marlene fece un'alzata di spalle e, sorridendo leggermente, spalancò il suo armadio, che traboccava di vestiti. Lily batté le mani, felice, e iniziò a rovistare tra la roba della sua amica.

Mary uscì dal bagno con un asciugamano in testa, indosso già i suoi jeans preferiti, a vita alta.

«Cosa? Vieni con quelli alla festa?» chiese Alice, oltraggiata. Secondo Alice, era praticamente un reato andare alle feste senza indossare qualcosa di elegante e femminile, che prevedesse uno strascico o qualche lustrino di troppo era praticamente la regola.

«Già! Non stiamo mica andando ad un ballo...» disse Mary, roteando gli occhi.

«Beh, fa pure come vuoi» borbottò Alice, contrariata, mentre indossava il suo vestitino di flanella blu.

«Oooh!» l'esclamazione di stupore e meraviglia di Lily fu seguita dal suo roteare, con una gonna a ruota a vita alta in mano, nera, mentre guardava Marlene.

«Prendila pure, se vuoi»

Lily corse a dare un lieve abbraccio all'amica, prima di rinchiudersi in bagno con in mano la gonna di Lene e una sua maglietta bianca, con la scritta nera e rossa enorme sul petto "Rolling Stones".

«Insomma, perché non posso scendere in divisa? Sarebbe tutto molto più semplice!» aggiunse Mary, contrariata, mentre Alice le gettava l'ennesima occhiata di sconforto.

«Sei bellissima, qualsiasi cosa ti starebbe a pennello, credimi» rispose Emmeline per evitare che lo facesse Alice in una maniera decisamente poco ortodossa, data la sua espressione corrucciata.

Furono pronte dopo circa una mezzoretta, dopo che Alice ebbe finito i suoi soliti scleri pre feste che incudevano sempre un "Non mi sta mai bene niente" o "Dovrei comprare qualcosa di nuovo" e finivano con un disperatissimo "Frank mi lascerà", con enorme noia di Mary.

Quando scesero tutte e cinque in Sala Comune, un chiacchiericcio concitato avvolgeva già l'intera Sala, già traboccante di gente. Lily si guardò intorno, in cerca di qualcuno con cui passare la serata. Vide Remus farle un cenno con la mano, seduto accanto a Frank e Peter vicino al tavolo allestito per la serata, che ospitava già la torta e dolciumi vari, oltre ad un'infinità di bibite.

«Dove hanno portato Potter?» chiese Lily all'amico, mentre Alice schioccava un bacio sulla guancia di un sereno Frank.

«Sirius dopo cena l'ha portato in giro, lo porterà qui tra... Uhm... dieci minuti al massimo, credo» disse Remus, guardando il suo polso.

Lily prese posto accanto all'amico, che le porse un bicchiere di succo di zucca.

«Che bella atmosfera!»

Gli occhi di Alice brillavano di eccitazione di fronte a quella confusione e a quell'aria festosa, anche se la ragazza non era un'adoratrice delle feste; questo fece capire a Lily quanto avesse bramato, durante tutto il periodo difficile che avevano affrontato, un po' di normalità e spensieratezza.

Un moto di affetto la investì, vedendola ridere con Frank, serena. Lene chiacchierava con Peter, accanto a loro, e Lily poté notare che Remus non le aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno per un attimo, anche se era bravo a non farsi scoprire – non da Marlene, comunque.

«E' proprio bello questo rosso, vero Remus?» chiese maliziosa Lily all'amico, che si riscosse e assottigliò lo sguardo, poi sorrise.

«Già...» disse lui, osservando il vestito a tubino di Marlene, che era appunto di un rosso scuro, molto semplice ma allo stesso tempo sembrava esser fatto apposta per la ragazza.

«Lily! Remus!»

«Dorcas? Anche tu!»

Una ragazza biondissima avanzava verso di loro, con un sorriso imbarazzato stampato in faccia.

«Ciao ragazzi! Oh, menomale! Credevamo non saremmo riuscite a trovare qualcuno di conosciuto!» esclamò la ragazza, mentre abbracciava di slancio Remus e Lily.

Dorcas Meadowes era il prefetto di Corvonero, dello stesso anno di Lily e Remus. Per questo i tre si conoscevano.

«Dorcas, questi sono Marlene, Peter, Frank e...» disse Lily, indicando i suoi amici alla collega, che sorrise e porse la mano a tutti.

«Alice, piacere mio» Alice porse la mano a Dorcas prima che Lily potesse presentargliela, e le sorrise.

Lily sapeva che il suo era un sorriso sincero, semplicemente perché più volte le aveva parlato bene di Dorcas, quindi per lei era come se già la conoscesse.

Tutti stavano simpatici ad Alice, non aveva mai pregiudizi contro qualcuno senza un motivo. E poi, le amiche delle sue amiche dovevano essere anche amiche sue.

E l'essere così disponibile e amichevole con tutti era forse una delle sue migliori qualità, dopotutto.

«Sei qui da sola?» chiese Remus alla ragazza, che sembrava imbarazzata.

«Veramente no, c'è una ragazza del mio dormitorio che...»

Dorcas continuava a far scorrere lo sguardo lungo la Sala, in cerca di qualcosa o qualcuno.

«Tutto bene?» chiese gentile Lily, notando l'imbarazzo di Dorcas, osservata da tutti i suoi amici.

«Non riesco a trovarla! Oh, eccola!» esclamò alla fine, sorridendo, e iniziando a gesticolare verso una ragazza dai capelli nerissimi che si dondolava, divertita dalla musica di sottofondo, con un bicchiere di acquaviola in mano. Per fortuna, alla fine, sembrò accorgersi dell'amica.

«Doc, ti ho persa per un po'!»

La ragazza dai capelli neri sorrise raggiante non appena incontrò lo sguardo dell'amica, e si diresse in fretta verso di lei.

«Vieni, ti presento delle persone...» le disse Dorcas, afferrando la sua mano.

«Ragazzi, lei è Hestia Jones. Questi sono Lily Evans, Remus Lupin, Alice, Frank e Marlene» disse, incerta.

«E' un piacere fare la vostra conoscenza! Allora sei tu, la famosa Lily Evans? Come stai, a proposito?»

Hestia sembrava una ragazza solare, spigliata e spontanea, dall'aria sbarazzina, con quei suoi jeans slavati e la camicia nera un po' larga. Nell'insieme, era davvero molto carina, forse grazie ai suoi capelli nerissimi, lunghi e molto lisci.

«Molto bene, grazie Hestia. E tu?» chiese Lily, cordiale. Lily e Hestia iniziarono a parlare in maniera cordiale, spesso si intromise nella loro conversazione Dorcas, e molto spesso Alice, mentre Marlene stava un po' in disparte, complice forse la sua solita timidezza.

«Siamo silenziosi, stasera?» chiese Remus avvicinandosi all'orecchio della ragazza, che sobbalzò e roteò gli occhi.

«No, pensavo...»

Remus abbracciò Marlene, facendola roteare un po', ammirando il suo vestito e la sua risata, che risuonava inconfondibile nella stanza.

«Sei bellissima questa sera» disse infine il ragazzo, a voce molto bassa, e Lene gli lasciò un bacio sulla guancia, per ringraziarlo.

«Lennie, andiamo a sederci sul divano, unisciti a noi, dai!» disse Alice all'amica, che sembrò un po' restia a seguirla, ma poi Remus le diede una spintarella, sorridendole.

Nel frattempo, Mary ed Emmeline ballavano come pazze scatenate al centro della Sala, dimentiche del fatto che molte persone le stessero guardando.

«Oh, questa la adoro!» disse ad un certo punto Emmeline, iniziando a dondolarsi in maniera da risultare trasgressiva, e invece era tarchiata tremendamente di elegante goffaggine, cosa che faceva ridere Mary.

«Carina la festa, eh?» esclamò Mary d'improvviso, mentre faceva roteare su sé stessa Emmeline, che sorrise e annuì.

«Dove sono finite le altre?»

Emmeline si guardò in giro, così come Mary. C'era davvero tanta, troppa gente alla festa, e moltissima continuava ad entrare. La musica che faceva da sfondo era abbastanza orecchiabile, stranamente piaceva a Mary – forse perché era babbana, e quindi diversa da quella che spesso ascoltava.

«Oh, eccole!» esclamò infine Emmeline, indicando un punto poco distante da loro.

«Chi sono quelle due?» chiese Emmeline a bassa voce all'amica, vedendo Lily, Alice e Marlene ridere con due ragazze a lei sconosciute, una molto bionda e l'altra molto bruna.

«Una delle due, la mora, è una mia parente, Hestia Jones. E' simpatica, una combinaguai. Però è un genio, ecco perché è a Corvonero» esclamò Mary, sorridendo leggermente. Emmeline la scrutò un attimo.

«Non ti ho mai sentito parlare di lei, però...»

«Beh, non abbiamo mai avuto modo di frequentarci... Eravamo discrete amiche prima di entrare ad Hogwarts, poi io sono finita in Grifondoro e lei a Corvonero e...»

«Un momento! Ma lei gioca nella squadra dei Corvi, vero?» chiese Emmeline, e Mary annuì gioiosa, contenta che l'amica avesse prestato il minimo di attenzione che bastava per riconoscere una giocatrice, che non fosse tra i Grifoni, di Quidditch.

«E' una Cacciatrice, come me» esclamò Mary, sorridendo. Emmeline annuì incerta, e Mary non era sicura che l'amica avesse capito di quale ruolo si trattasse, ma non se ne curò.

La maggior parte delle volte, infatti, Emmeline veniva praticamente trascinata alle partite, perché nessuno voleva lasciarla sola dato che ci andavano tutti, ma lei, appena poteva, tirava fuori uno dei suoi libri e cominciava a leggere, non prestando il minimo interesse nemmeno quando la sua squadra – e i suoi amici, soprattutto – erano in campo, e si infastidiva addirittura quando la sua tribuna esultava per un punto o spesso molti di più.

«Che ne dici se ci avviciniamo?» chiese Emmeline all'amica, che fece un'alzata di spalle.

«Hey, dov'eravate finite!» chiese Lily, felice di vedere le amiche avvicinarsi a loro.

«Ballavamo» rispose Mary, sorridendo. Poi fece scorrere il suo sguardo sulle ragazze che circondavano Lily, e si sporse verso Hestia.

«Hey, Hestia. Da quanto tempo non ti vedo in giro...» disse Mary, stringendo a sé la ragazza, che le sorrise radiosa e la strinse di rimando.

«Mmmm... vediamo! Da quando hai segnato 60 punti di seguito alla mia squadra, più o meno?!»

Hestia aveva uno sguardo pensieroso, ma sembrava abbastanza divertita. Mary scoppiò a ridere, udendo la ragazza, e si sedette vicino a lei.

«Mary, lei è Dorcas Meadowes, a proposito» disse Hestia, indicando l'amica al suo fianco che porse la mano a Mary, che sorridendo la strinse.

«Come vi siete conosciute, voi due?» chiese Alice squittendo, accennando a Hestia e Mary, curiosa, in una maniera che fece sorridere Dorcas e tutte le altre.

«Siamo imparentate...»

«Mmm si, più o meno cugine... Forse?»

Hestia aveva degli occhi molto attraenti, piccoli e allungati, incorniciati da lunghe ciglia. Erano di un verde bottiglia, di un colore molto più scuro rispetto al verde giada degli occhi di Lily, comunque altrettanto luminosi.

Continuava a sorridere più rilassata, da quando Mary le aveva raggiunte, felice di rivederla.

All'improvviso, la Sala fu investita da un applauso scrosciante, accompagnato da risa, schiamazzi e fischi da stadio...

«E' arrivato James» disse Mary, eccitata, alzandosi dalla poltrona per raggiungere il festeggiato.


***

«Hey, siamo arrivati?»

James continuava a fare la stessa domanda al suo migliore amico da un bel po' di minuti ormai, mentre camminava a tentoni con Sirius che lo reggeva per un braccio.

«Non ancora, Ramoso. Un po' di pazienza, ci siamo quasi» disse Sirius, il tono della voce così eccitato che James non seppe se preoccuparsi o emozionarsi per la più grande sorpresa del secolo.

Di botto, Sirius si fermò, facendo sbattere James che stava dietro di lui sulle sue spalle.

«Ahi» borbottò James; Sirius gli aveva messo una benda sugli occhi, per la suspance, aveva detto, anche se sapeva bene che James odiava rimanere all'oscuro di qualcosa, e non amava molto l'attesa – era piuttosto impaziente, a dire il vero.

«Ci siamo!» borbottò Sirius, togliendo la benda dagli occhi a James.

Il ragazzo occhialuto non dovette guardarsi intorno a lungo, per riconoscere dove si trovasse.

«Ahh, che originalità eh? L'ingresso della Sala delle Serpi, capirai...» disse James scocciato, ed evidentemente deluso.

«Aspetta però, prima di giudicare!» lo rimbeccò Sirius, che poco dopo fece uno sventolio di bacchetta.

Successero parecchie cose, negli istanti successivi; Sirius lo spinse in avanti, al contempo lo resse quando si rese conto che James stava per cadere, poi si udì uno scoppio, poi un altro, fin quando davanti a loro non videro esplodere dei fuochi d'artificio, di tutti i colori, che risuonavano nel silenzio dei corridoi bui, disabitati.

«Woooah! Fuochi d'artificio freddi del dottor Filibuster!»

L'aria fu pervasa di stelline luminose di ogni colore, nastri, scoppi di ogni genere e luci, luci di ogni colore, che James pensò che fosse un peccato che davanti a tutto quello spettacolo ci fossero solo lui e Sirius.

«Oh, adesso il finale!» disse Sirius, trascinando un po' più lontano dai fuochi James, che lo guardò corrucciato.

«Sono Fuochi d'artificio freddi del dottor Filibuster con innesco ad acqua, James, ad acqua

Attirati dal baccano, iniziarono ad uscire dalla Sala nascosta molti Serpeverde, che si guardavano intorno in cerca di colui che aveva scatenato tutto quel putiferio.

D'improvviso, una bomba d'acqua invase il luogo, da cui si tirarono fuori in tempo James e Sirius, che si erano letteralmente sganasciati dalle risate vedendo i Serpeverde scivolare per il getto d'acqua a sorpresa.

Poi Sirius si ricordò improvvisamente di qualcosa, e tirò fuori James dal nascondiglio, coprendolo con il mantello dell'invisibilità d'improvviso.

Il corridoio fu invaso da una luce luminosissima, emanata da delle lettere che erano apparse dal nulla per aria "Buon Compleanno Capitan Potter!", recitavano, e Sirius potè immaginare James sorridere come un ebete a quella vista, anche se non poté vederlo dato che l'aveva coperto con il mantello dell'invisibilità, mentre lui rimaneva nascosto dietro una colonna.

Sirius si sentì afferrare per una mano, poi vide d'improvviso James, che lo aveva tirato sotto al mantello dell'invisibilità, e sorrideva raggiante all'amico.

«Geniale, Sirius! E' stato assolutamente geniale! Grazie mille, amico» disse James, estasiato dallo spettacolo che aveva appena visto, poi abbracciò Sirius con calore. Sirius lo strinse di rimando, felice che la sorpresa per il suo amico fosse riuscita.

Si allontanarono a grandi passi dal posto non appena videro uscire dal buco del ritratto i prefetti, compreso Regulus Black che provocò l'espressione glaciale immediatamente apparsa sul viso di Sirius, e i Capiscuola.

«Dove andiamo, adesso?» chiese James, gli occhiali leggermente storti sul naso, illuminati dai suoi brillanti occhi vispi.

«Adesso... Torniamo in Sala Comune, si» disse Sirius, dando un'occhiata rapida al suo orologio. Era già l'ora.


***

«Mi avete organizzato una festa coi fiocchi, vero? Per questo Remus e Pete non sono con noi...» esclamò James d'improvviso, nel silenzio che avvolgeva i corridoi deserti. Sirius represse appena un ghigno, poi divenne immensamente serio.

«Oh, beh. Ci avevamo pensato, in effetti, poi abbiamo convenuto che tu fossi un po' troppo debole per una festa malandrina, sai...» disse Sirius, fingendosi un po' troppo impacciato, così tanto che temette James l'avrebbe smascherato di lì a poco.

Ma James, come ogni volta quando era preso troppo da sé stesso o da qualsiasi cosa che lo riguardasse direttamente, aveva i prosciutti sugli occhi troppo spessi per vedere il ghigno che si celava in faccia all'amico.

Il suo sguardo divenne sorpreso, poi leggermente deluso. Poi si sforzò di mantenere un sorriso grato a Sirius, che era stato fantastico ad organizzare quello scherzo tutto da solo, solo per lui. E beh, si, in fondo si sentiva così stanco che...

Avrebbe preferito comunque che ad aspettarlo ci fosse una festa.

«Oh, beh, avete ragione. Insomma, sono così stanco...» disse, mimando uno sbadiglio. Un sorrisetto malizioso campeggiava sul viso di Sirius, che aveva capito perfettamente ciò che passava per la testa del suo migliore amico.

«Beh, menomale che avevo torto a pensare che avresti voluto una festa...» esclamò Sirius, risultando un po' sconfitto mentre alzava le spalle. James fece un sorriso tirato, prima di pronunciare la parola d'ordine che permetté loro di vedere cosa si celava all'interno della Sala Comune dei Grifondoro.

Era piena di gente, il chiacchiericcio generale si trasformò in urla e manifestazioni di gioia verso il nuovo arrivato, James, che era il festeggiato. Sopra di lui, uno striscione che recitava "Bentornato e buon compleanno, James Potter" brillava di inchiostro multicolore, scritto in grafia elegante – segno che ci fosse lo zampino delle ragazze, nell'organizzazione di quella festa.

Sentì la mano di qualcuno poggiarsi sulla sua spalla, e vide Sirius sorridergli in maniera raggiante.

«Te l'ho fatta, amico!»

«Eh, direi che questa volta ci sono cascato in pieno!» rispose James, piacevolmente sorpreso, mentre un gruppo di invitati si precipitava verso di lui per dargli qualche pacca sulla spalla, abbracciarlo o schioccargli qualche bacio sulla guancia, per augurargli buon compleanno.

«Come ogni volta, Ramoso!» la risata simile ad un latrato si librò nell'aria, e raggiunse Remus che, intento a chiacchierare con Frank, si girò in direzione degli amici.

La musica era piacevole, la Sala gremita di gente traboccava vitalità da ogni angolo.


«James, Sirius! Siamo qui!» urlò Peter, che sventolò una mano in direzione dei due che subito lo raggiunsero, non con poca fatica dato che molti fermavano James.

«Bentornato, capitano!»

«Grazie, Jenn! Come va, Sam? Tutto bene? Hey, Phil!»

Sirius trascinava James con forza, mentre quest'ultimo continuava a sorridere e sventolare la mano, felice di rivedere tutti i suoi amici sparsi per la scuola lì, per lui.

«Hey James! Ti piace?» disse Alice con la sua voce squillante, che fece sobbalzare James che sbucò dalle sue spalle.

«'Lice! Hai organizzato tu, vero? Grazie»

James strinse lievemente Alice, che sorrideva tra le sue braccia. James vide alzarsi dal divano Lily, con a fianco una loquace Hestia e dall'altra parte Mary, che continuava a ridere a crepapelle per qualcosa che aveva detto Dorcas, che sorrideva ad Emmeline che stringeva a sé una timida Marlene.

«Hey, qualcuno qui ha fatto amicizia! Ciao Dorc, Hestia!»

«Capitano Potter!» disse Hestia, prima di dare il cinque a James, che ridendo la avvolse tra le sue braccia.

«Dorcas...» disse James, sorridendo. Dorcas scosse la testa un attimo, poi diede un lieve abbraccio all'amico, di slancio.

«Sei venuta qui a togliermi punti, vero?» disse James, facendo una smorfia triste che fece ridere tutti i presenti. Lily osservava James, Dorcas e Hestia, in disparte, con un bicchiere di succo di zucca in mano. Un lieve sorriso di stupore campeggiava tra le sue labbra, quando qualcuno interruppe il flusso dei suoi pensieri.

«Tutto bene?» chiese Mary, avvolgendo con un braccio l'amica, che si volse a guardarla.

«Questi sono tutti amici di Potter, sul serio?» chiese Lily, e Mary annuì.

«Lo adorano tutti, vedi? Tranne te» disse Mary scherzosamente, e Lily rise, mentre Hestia continuava a scherzare con James, che sorrideva di continuo.

«Dai, io non lo odio. Però...»

Gli occhi della rossa divennero quasi vitrei, tanto si era fatta pensierosa. Mary si preoccupò un po', vedendola come sempre ultimamente incantata, persa in pensieri di chissà quale natura. Questa volta, il centro dei suoi pensieri sembrava James, dato che si era incantata a guardare proprio lui, mentre parlava proprio di lui.

James sembrò accorgersi dello sguardo di Lily, e dopo averle sorriso e non aver visto nessuna reazione in lei che era ancora imbambolata, si fece spazio tra la piccola folla formata dai suoi intimi amici e la raggiunse. Sventolò una mano davanti alla rossa, che subito si riscosse.

«Hey... Tutto bene?»

Il sorriso di James poteva definirsi contagioso, sincero, brillante. Lily pensò a questo, non appena vide materializzarsi davanti il viso di Potter. Batté le palpebre per qualche istante, poi scostò lo sguardo dal ragazzo.

«Pensavo... Ti stai divertendo?» chiese la rossa sorridendo, mentre osservava le bollicine del suo bicchiere pieno ancora di succo di zucca.

«Si, è magnifico. Immagino che anche tu abbia fatto la tua parte...» disse James, mettendo le mani in tasca e avvicinandosi a Lily, mentre questa lo osservava.

«Ah, niente di che. Ci siamo procurati qualcosina da bere...» disse la ragazza, alzando il bicchiere in direzione di James. Lui sorrise, e prese dal tavolo dietro di lui un po' di burrobirra.

«Grazie, allora...» disse James, iniziando a sorseggiare la sua bevanda preferita, mentre continuava a sorridere e osservare di sottecchi la rossa, che evitava accuratamente il suo sguardo. Fece un cenno del capo, quando d'improvviso alzò il bicchiere, pieno ancora per metà di succo arancione.

«Ti va di fare un brindisi?» chiese Lily, e James la guardò sorridendo.

Alzò il bicchiere, ponendolo a fianco a quello di Lily, mentre entrambi sorridevano.

«A cosa vuoi brindare?» chiese James, avvicinandosi un poco a Lily, sfiorandola con la sua camicia bianca, tanto da farla sobbalzare un po'.

«Al nostro ritorno?» disse lei, senza scostarsi.

«E sia!» esclamò James, ridacchiando. Lily alzò ancora di più il bicchiere, seguita da James che aveva occhi solo per i suoi capelli rossi.

«Al nostro ritorno!» dissero all'unisono; i loro sguardi si allacciavano, l'uno all'altro, e il tutto fu così intenso che, loro stessi, non sapevano cosa stesse succedendo dentro di loro, perché quelle sensazioni così forti sembravano aver chiuso entrambi in una bolla impenetrabile da chiunque altro.

***

«Questo sorriso?»

Sobbalzò, udendo una voce familiare alle sue spalle.

Quella era la voce della ragazza che un tempo, non molto lontano ma eppure così distante, era stata la sua migliore amica d'infanzia.

«Sembra che le cose stiano tornando quelle di un tempo, e ne sono felice»

Hestia sorrise, poi allungò le braccia in direzione di Mary e la abbracciò.

«Starà bene, Mary. Riavrai la tua migliore amica»

Sorrise, beandosi di quel contatto che le era mancato così tanto, e si maledisse per non aver cercato prima quelle braccia tanto familiari. I capelli neri di Hestia sovrastavano la sua vista.

«Però mi piacerebbe riavere dinuovo anche te, tra i piedi»

Hestia rise, e con lei anche Mary, che la scrutava curiosa di udire una risposta.

«Neanche per sogno!» disse seria, ma poi scoppiò a ridere. La faccia sorpresa e a dir poco adirata di Mary era troppo divertente, che il suo tentativo di prenderla in giro non aveva per niente funzionato.

«Ehi!»

«No, no. Hai ragione... Prometto che non sparirò»

Prima che Mary potesse ribattere, una nuova voce raggiunse le due, che si voltarono subito in sua direzione.

«Hestia, vieni qua! Balliamo!»

Dorcas, che teneva per mano un'allegra Alice, faceva cenno alle due di avvicinarsi al centro della Sala Comune.

«Ah no, io non ho intenzione di ballare, Jones. Vai pure.» disse Mary, afferrando un bicchiere di Acquaviola così in fretta che Hestia non poté ribattere. La lasciò tutta sola non prima di averla fulminata con il suo sguardo penetrante, mentre Mary ridacchiava, per niente colpita dall'amica.



La serata procedeva in maniera tranquilla, tutti si stavano divertendo. Hestia, Dorcas, Alice, e talvolta anche Lily, si trovavano spesso al centro della Sala Comune, sotto le note di qualche canzone che adoravano particolarmente. La più allegra tra tutte, sembrava Alice, che quella sera aveva conosciuto Hestia e Dorcas, entrambe amiche di Mary e Lily e ragazze molto simpatiche.

James veniva continuamente trascinato qua e là, a destra e sinistra, come una trottola, dato che tutti volevano scambiare qualche parola con lui. Molti, infatti, non avevano avuto modo di parlargli dopo il risveglio, altri invece volevano semplicemente condividere con il festeggiato qualche minuto di quella splendida serata.

Sirius e Peter erano fin troppo brilli per poter fare alcun ché, mentre Frank, dato che aveva completamente perso di vista la sua ragazza, faceva da balia ai due, non con poca fatica.

«Frank, para quella pluffa, parala!»

Da cinque minuti buoni, Sirius non faceva altro che lanciare in aria qualsiasi oggetto gli capitasse sotto tiro, spesso anche pesante e pericoloso per chiunque si trovasse sulla traiettoria, mentre il povero Frank era costretto ad afferrare ogni cosa al volo, prima che potesse far danni.

«Wohooo!»

«Sirius, ti prego, smettila! Per l'amor del cielo, il fermacarte no!»

Si sentì un rumore, ma che dico rumore, un tonfo, che arrestò ogni movimento dei presenti in Sala. Qualcuno urlò di abbassare la musica, un leggero mormorio si diffuse in Sala mentre tutti si accalcavano in direzione del rumore.

«Pete, Pete, guardalo! Ahahahhahaha»

Sirius, nel tentativo di avvicinarsi a Frank – che era caduto a terra come una pera cotta nel tentativo di afferrare l'oggetto volante e mormorava insulti in direzione del primo – era crollato a terra come il povero Paciock, a faccia in giù, direttamente dal divano.

Peter si era sporso dal divano a sua volta, e aveva iniziato a ridere fino alle lacrime, vedendo Sirius e Frank in terra con i visi spiaccicati al suolo.

«Così impari!» disse Frank, alzando la testa e indicando, tremante, Sirius, che alzò la faccia a sua volta, lentamente.

«Che eleganza, hai visto? Sono proprio elegante, anche quando cado!» disse Sirius, gli occhi fuori dalle orbite, troppo ubriaco per capire cosa gli stesse dicendo Frank, e la risata simile ad un latrato che si arrestò, quando...


«Mettiti su, forza»

Mary porse una mano a Sirius, che prima la osservò per qualche istante, probabilmente per identificare quella figura. Sul viso del ragazzo si dipinse un'espressione da ebete, quando riconobbe la testa bionda.

«La mia Mary!» afferrò in fretta la mano di lei, che con uno scossone lo tirò in piedi in pochi istanti. Sirius le lanciò un'occhiata sognante, prima di barcollare leggermente.

«Oops... Scusa, tesoro»

«Sta zitto, Sirius»

Il tono di voce aggressivo seguito da un ringhio della ragazza, servì a far capire a Sirius che era giunto il momento di star zitto, seppur avesse poca lucidità in zucca e non sapeva quello che faceva. Mary iniziò a farsi spazio tra la folla, il braccio attorno alla schiena di Sirius che si reggeva in piedi solo grazie a lei, che cercava di raggiungere gli altri.

Sirius non aveva occhi che per la ragazza, anche da ubriaco.

«Dallo a me, Mac»

La visuale di Sirius fu immediatamente occupata da James, che tentò di reggere il suo migliore amico che era proprio ridotto malissimo.

«Avanti Felpato, cerca di stare in piedi, su...»

James aveva evidente difficoltà nel reggere l'amico, segno che fosse ancora molto debole nonostante il colorito roseo tornato sulle sue guancie. Remus accorse in suo aiuto, reggendo Sirius dall'altro lato, mentre quest'ultimo mormorava parole di protesta.


«Ah, siete due guastafeste! Perché non mi avete lasciato con la mia ragazza? Rivoglio la mia ragazza! Mary, Mary!»

«Sirius, ce la fai a stare fermo per qualche minuto?» urlò Remus, stanco delle proteste dell'amico ubriaco. James sorrideva a Sirius, mostrandosi molto più paziente nei suoi confronti, probabilmente grazie al fatto che, quando lui era stato a pezzi come Sirius, quest'ultimo si era comportato allo stesso modo con lui, risultando paziente, gentile e accorto. Sistemarono Sirius su un divano posto in un angolo, così che potesse smaltire la sbornia dormendo in santa pace.

«Allora James, adesso apri i regali!»

Alice reggeva in mano una pila di pacchi, incartati più o meno accuratamente, che sembrava stessero per crollare da un momento all'altro. Grazie all'aiuto di Lily, comunque, riuscì a poggiarli su un tavolino allestito per la festa, che ospitava anche la torta.

«Buon compleanno signorino James, signore

Dorcas guardava la torta stranita, specie per la scritta che aveva decisamente qualcosa che non la convinceva.

«L'hanno fatta gli elfi»

«Oh» esclamò la ragazza, al chiarimento fornito prontamente da Marlene. Le due si guardarono per qualche istante, poi Lene sorrise. Era sempre la più restia a fare amicizia con gente nuova, rispetto alle altre. Non che Emmeline fosse una ragazza amichevole quanto Alice, ma riusciva ad aprirsi, seppur mantenendo le distanze, a chiunque si trovasse per caso o per qualche motivo insieme a lei, e a scambiare qualche parola con tutti.

«Una macchina fotografica magica!»

Gli occhi di James brillavano di eccitazione. Sirius dal divano rise, un po' troppo sguaiatamente, probabilmente aveva sentito l'esclamazione felice di James riguardo al regalo da parte dei malandrini.

«Visto che la tua si è rotta, abbiamo pensato di regalartene un'altra... E' ultimo modello, ha un dispositivo di luminosità e puoi anche rimuovere il "click", per scattare le tue foto in assoluta segretezza!» disse Remus con aria fiera, mentre James continuava a rigirarsi tra le mani il suo regalo.

«Come ha rotto la sua vecchia macchina fotografica?» esclamò Mary, rivolgendosi a Peter che stava seduto accanto a lei.

«E' caduta giù dalla torre... Per mano di Frank» rispose Peter, sghignazzando un poco, mentre gettava un'occhiataccia infastidita all'amico che gli aveva ricordato l'occasione.

Il regalo più gettonato, era stato un'immensità di scatole di cioccolatini ricevuti dalle ragazze, che Frank aveva portato subito su in dormitorio con la scusa di metterle al sicuro da Remus, amante della cioccolata... In parte era vero, dato che Remus avrebbe scovato quei dolciumi e li avrebbe divorati di nascosto, non curandosi del pericolo che il suo dolce preferito avrebbe celato; probabilmente, infatti, erano pieni di filtri d'amore, e il povero Frank non voleva correre il rischio di dover salvare l'amico da qualche sbandata per una fan di James, per giunta, che l'avrebbe rifiutato quando lui avrebbe cercato in tutti i modi di baciarla.

Frank e Alice, avevano comprato a James un sensore contro le fatture per le scope da corsa, che sarebbe risultato utile per la Nimbus 1970 di James, molto spesso vittima di fatture e inganni prima delle più importanti partite di Quidditch.

«Enciclopedia del Quidditch, volume 1977. Wow!»

James aveva praticamente ululato dalla gioia, quando aveva aperto la scatola che conteneva quel regalo. Lily sorrise lievemente, così come Emmeline, mentre Marlene e Mary avevano abbracciato James, felici che il loro regalo gli fosse piaciuto.

«Sapevo che ti sarebbe piaciuto!» disse la Vance, a cui James sorrise radioso. La Sala Comune pian piano si svuotò, dato che l'ora si era fatta già abbastanza tarda, mentre James, sbadigliando, ringraziava i suoi invitati per aver partecipato alla sua festa.

«Su, adesso bisogna togliere questa robaccia» esclamò Mary, mentre raccoglieva da terra bottiglie vuote e tovaglioli di carta, alquanto schifata. Sirius dormiva profondamente sul divano, e Mary non poté non sbuffare quando il suo sguardo si posò su di lui.

Che idiota, praticamente si era perso tutto della festa. Non aveva fatto altro che dare spettacolo, per poi finire addormentato come un ghiro!

«Sempre il solito idiota, non cambierà mai...» sbuffò la bionda, mentre raccoglieva un piatto gettato sotto al divano.

«Ovviamente stai parlando di me»

La voce di Sirius, rauca, dal tono divertito e assonnato allo stesso tempo, la fece sobbalzare. Non sapeva di aver dato voce ai suoi pensieri, quella frase le era sfuggita, a voce un po' troppo alta, e aveva probabilmente svegliato il giovane Black che adesso aveva un sorriso di scherno stampato in viso.

«Hai indovinato, bravo» disse Mary, stancamente, cercando di non tradire la sorpresa.

«Hey, piccioncini! Dobbiamo salire su...» disse Marlene, gettando un'occhiata eloquente a Mary, che la guardava stranita.

«Lasciali stare, magari vogliono stare ancora un po' qui» disse Remus alla ragazza, che sembrò imbarazzarsi.

A Mary immediatamente – quasi – venne in mente la sorpresa per Remus, così si alzò di scatto dal pavimento, mentre Sirius la guardava come se avesse visto un fantasma.

«Che hai?» chiese Sirius, alzando un poco la testa dal cuscino, mentre una fitta gli attraversava la testa.

«Alzati, dobbiamo salire in dormitorio...» disse Mary a bassa voce, guardando Sirius negli occhi.

«Hey bambola, non mi vedi? Questa sera sono a pezzi, non penso di... AHI!»

Mary aveva colpito Sirius con una bottiglia, per il malinteso creatosi, subito dopo si era voltata a guardare qualcos altro per non mostrare il rossore dipinto sulle sue guance.

«Idiota, Lily e Lene hanno organizzato una cosa per Remus... Andiamo» Mary trascinò a forza Sirius verso le scale dei dormitori, senza curarsi delle sue lamentele e dei suoi giramenti di testa dovuti alla sbronza, che faceva ancora il suo effetto su di lui, mentre Lily portava giù Remus con una scusa.

«Dov'è Remus?» chiese James, mentre Mary e Sirius entravano nel suo dormitorio immerso nel buio.

«Lily l'ha trascinato fuori dalla Sala Comune per qualche motivo, adesso lo porterà quassù...» sussurrò Mary, mentre Alice cinguettava eccitata dietro ad un letto.

Nel buio, Sirius riuscì a distinguere qualche festone, appeso qua e là nella stanza; doveva esserci anche uno striscione, legato agli estremi tra la stufa, che stava al centro della stanza, e il letto di Frank, anche se al buio non riusciva a vedere cosa ci fosse scritto.

Distinse la testa di Lene, che brillava alla luce della luna, nascosta assieme ad Emmeline dietro al letto di James. Più in là, ci stava Peter, che aveva tutta l'aria di stare per addormentarsi da un momento all'altro, dato che chiudeva a tratti le palpebre e la testa sembrava ricadere leggermente in avanti. Sembrò accorgersene Alice, che stava con Frank accanto a lui, che ogni tanto gli scagliava una gomitata che faceva rinsavire il povero Codaliscia, che non aveva nemmeno la forza di lamentarsi.

James, invece, si era messo dietro alla porta, convinto di poter riuscire a spaventare Remus oltre a sorprenderlo, con grande disappunto di Alice, che non faceva altro che fargli dei gestacci.

«Sirius, vieni qui!»

«Jamie, smettila!» sussurrò Mary, che tenne Sirius saldo accanto a sé, quando quest'ultimo stava per raggiungere l'amico.

«Vuoi che resti qui?» chiese Sirius, suadente, mentre si avvicinava pian piano al viso di Mary, che lo guardava schifata.

«Si, ma solo perché posso tenere a bada James, se tu resti qui. Jamie, vieni qui!» disse a voce più alta Mary, che si beccò un'occhiataccia da Alice; Lily e Remus sarebbero saliti in dormitorio da un momento all'altro.

«Dai!» insistè la bionda, e tra uno sbuffo e l'altro, James la raggiunse. La povera ragazza stava al centro, nascosta dietro al letto di Remus, tra James e Sirius, che sghignazzavano di continuo. Solo Merlino sapeva cosa stesse passando per la testa dei due, che continuavano a lanciare occhiate a Frank, la loro vittima preferita, e a guardarsi tra loro.

«Insomma, volete smetterla?» disse Mary stancamente, attirando l'attenzione dei due.

Un broncio si formò sulle labbra di James, che corrucciò lo sguardo mentre prestava adesso la sua attenzione alla bionda, che si era seduta per terra, l'aria soddisfatta.

«Da quando sei diventata una rompipluffe?»

«Ramoso, non ti dimenticare che nessuno è rompipluffe quanto Lily...» esclamò Sirius, con nonchalance, che si beccò un'occhiataccia da James, e una più minacciosa da Mary.

«Che c'è? Cercavo di difenderti!» protestò Sirius, e un sorrisetto affiorò tra le labbra di Mary, che non riuscì a nascondere. Sirius avvolse con un braccio il ventre di Mary, che stava davanti a lui, e poggiò la sua testa sull'incavo del collo della ragazza, che trattenne il respiro per il gesto improvviso di Black.

«Ti prego, Mary... Lasciamoci tutto alle spalle... Dammi un'altra possibilità»

Il tono disperato e così trementamente sincero di Sirius fece voltare di scatto Mary, che si trovò a pochi centimetri dalle labbra di Sirius, che sembrava trattenere il respiro proprio come lei.

I due si scrutarono negli occhi per un attimo, sotto la luce della luna che rendeva le loro iridi più luminose, e decisamente più profonde.

Mary si avvicinò di un centimetro a Sirius, senza staccare i suoi occhi da quelli di lui, che sorrise sincero, e schiuse le labbra, pronto ormai a baciarla. Nell'attimo in cui Mary chiuse gli occhi...

«SORPRESAA!»

La luce si accese e la visuale di Mary e Sirius, balzati per lo spavento da due lati opposti, fu occupata dal viso rosso di imbarazzo e gli occhi pieni di sorpresa di Remus, che varcò la soglia del dormitorio mentre tutti gli sorridevano, compresa Lily che stava alle sue spalle.

«Oh... Io... Non... »

«Non abbiamo potuto festeggiare il tuo compleanno, così abbiamo pensato di farlo adesso...» disse Lily, raggiante. Remus alzò gli occhi, osservando le decorazioni sparse per la stanza; ovunque, era pieno di palloncini rossi e oro, mentre in alto vi era uno striscione, scritto in rosso in calligrafia elegante, che recitava "Buon Compleanno Remus" contortato da brillantini dorati, blu, rossi e verdi.

«Ti piace?»

La voce timida di Marlene lo raggiunse dalle sue spalle. Remus sorrise, capendo che ciò che stava guardando, fosse opera sua.

«E' bellissimo» disse, avvolgendo di slancio la bionda tra le sue braccia, che lo strinse con calore.

«E' stata un'idea di Lily...»

«No che non lo è stata, Lene... E' stata soprattutto tua, ricordi?» disse Lily, avvicinandosi ai due amici e stringendoli in un abbraccio.

Remus si staccò dalle due ragazze, attirato dalla voce di James, che indossava un cappellino a punta tutto colorato, di quelli che si usano alle feste dei bambini di cinque anni, che reggeva in mano una torta, interamente ricoperta di...

«Cioccolato!»

«Esatto amico, adesso su, vieni qui e spegni le candeline!» esclamò James, sorridendo all'amico, che gli sorrise di rimando. Sirius, al suo fianco, aveva tra le labbra una trombetta, che continuava a suonare mentre, ogni volta, dei coriandoli si spargevano attorno a lui, e Peter continuava a riderne.

Remus si avvicinò alla torta, retta ancora da un pimpante James, mentre tutti i suoi amici lo circondavano. Lily spense la luce, così che tutto fosse illuminato solamente dalle diciassette candeline che stavano ritte sulla torta al cioccolato, che Remus non vedeva l'ora di divorare.

Era notte fonda, e tutto il sonno che aveva avvertito prima, alla festa di James, l'aveva abbandonato, complice probabilmente la felicità immensa che sentiva viva in lui, come un fuoco che ardeva, scoppiettante.

«Esprimi un desiderio» disse Emmeline, guardando Remus sorridendo. Il ragazzo annuì, e osservò i suoi amici, sorridenti, accanto a lui. Guardo James, e gli venne voglia di stringerlo in quell'abbraccio che non gli aveva mai dato; guardò Lily, che aveva gli occhi lucidi, probabilmente perché senza che lui pronunciasse i suoi pensieri formando delle parole, sapeva già il desiderio che avrebbe espresso e, alla fine, spense le candeline con lo sguardo rivolto a Marlene, così bella e gentile per essere vera, che aveva occhi solo per lui.

«Augurii!» urlò Sirius quando si fece buio, e uno scroscio di mani accompagnato da risa invase la stanza, così piena di quel calore che solo una vera famiglia può darti.

La famiglia che vorrei sempre al mio fianco

«Io... Sono senza parole, grazie» disse Remus, la voce tremante, sinceramente commosso. Frank tolse la torta dalle mani di James, e iniziò a tagliarla con l'aiuto di Marlene, mentre Alice disponeva con cura dei piccoli piattini, presto riempiti del dolce per il loro amico e tutti loro.

Remus rimase imbambolato a guardare i suoi amici per un po', quando d'improvviso qualcuno lo strinse in un abbraccio.

«Sei il mio migliore amico, Remus. E noi saremo sempre qui, per te. Te lo giuro»

Remus sorrise, immerso nel rosso dei capelli di Lily, che profumavano come sempre di fiori. James osservava i due da lontano, sorridendo sincero, seppur stentatamente. Era felice dell'amicizia che da sempre legava Lily e Remus, ma non poteva non essere un po' invidioso dell'amico, che stringeva la ragazza che amava, mentre lui doveva trattenersi dall'avvicinarla.

Remus si accorse dello sguardo del suo amico addosso e gli fece cenno di avvicinarsi. Il dinoccolato capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro fece qualche passo incerto, quando d'improvviso fu tirato per il braccio dall'amico Remus, che lo incluse nell'abbraccio con Lily.

«Siete due delle cose più care che ho...» Il sussurro di Remus raggiunse appena i due diretti interessati; mentre James sorrise, stringendo a sé Lily e Remus, Lily si sentì strana; non tra le braccia di Remus, bensì tra quelle di James, che sembravano così inevitabilmente e inspiegabilmente familiari, come se lì, in quel posto, non potesse non essere più al sicuro.


Ciao a tutti! :3

Ebbene, intanto mi scuso per il titolo ridicolo. La rima non è voluta, ve lo assicuro D: Ma mi è sembrato perfetto per anticipare ciò che rappresenta/narra il capitolo.

Spero innanzitutto che siate arrivati a questo punto della pagina, se non l'avete fatto è perché, beh, probabilmente vi sarete già stufati.

PERDONATE eventuali errori grammaticali o altro, non ho avuto tempo di rivedere il tutto e ho pubblicato perché vi avevo promesso che, tra un capitolo e l'altro, non sarebbe passato troppo tempo. Che dire? Non sono pienamente soddisfatta della festa di James. Volevo far accadere qualcosa di MEGAGALATTICO, volevo provare a descrivere meglio l'atmosfera, ma alla fine, dopo ritocchi e visure varie, ne è venuto fuori questo capitolo.

Spero che nell'insieme il tutto risulti per lo meno armonioso o, quantomeno, COERENTE.

Come vedete, vi è l'introduzione di due personaggi (anche se Dorcas era apparsa in un'altra occasione) provenienti da un'altra casa, così per rendere l'atmosfera più stemperata, decisamente meno Grifonica (?). Quest'idea aleggiava nella mia mente contorta già da un po', e quindi eccole qua! Credo che saranno due presenze quasi fisse, d'ora in poi. mbCC, come vedi, senza saperlo ti avevo già accontentata! :D 

Grazie Sarapotterhead0601, mbCC, Catarina Loss, Lily Luna Scamandro, Violarcobaleno, Malandrina24, mikymusic per aver recensito lo scorso capitolo! <3 GRAZIEGRAZIEGRAZIE, vi risponderò quanto prima!

E grazie a te, mio caro, fedele, nuovo o vecchio, sorridente o triste, commosso o per niente scosso ma SILENZIOSO lettore, che sei arrivato fin qui e hai sopportato i deliri e ogni incoerenza di Lilium e non ti sei ancora stancato. Sei coraggioso :') Ma spero, con questa dedica (?) di darti quella spintarella che serve per lasciarmi un commento, positivo o meno, che possa aiutarmi a migliorare. 

Alla prossima. 

VI ADORO.

p.s. Questa volta voglio farvi un piccolo regalo, con un estratto del prossimo capitolo! Lo incollo di seguito:

«Lei, signorina Evans, sarebbe potuta stare bene tra i Serpeverde... »

Il viso di James divenne schifato, dopo che il professore ebbe pronunciato quella frase, mentre sul viso di Lily si distinse un lieve sorriso.

«Ahh, professore, non dica ball...»

«Sono una fiera Grifondoro, e non c'è niente che possa invidiare dai Serpeverde»

La rossa pronunciò la frase ad alta voce tanto da distrarre il professore da James; a testa alta, mostrandosi orgogliosa, fissando con sguardo d'ammonizione il ragazzo che, per ciò che stava dicendo e per il tono che stava usando, si sarebbe di certo beccato una punizione dal professore.

Gli aveva praticamente salvato le chiappe.

-Marauder11







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Capitolo 50
*** Capitolo Cinquantesimo - Questione di tempo ***


Ciao bellezze! 
Eccomi qui, con questo nuovo capitolo. Il numero 50 della storia! Wow... Non pensavo saremmo arrivati a così tanti capitoli *-*
Ci tenevo a ringraziare ancora tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, pubblicato mesi e mesi fa, e a tutti coloro che mi hanno contattata per spingermi a scrivere ancora... Non ce l'avrei fatta senza di voi, davvero! Grazie anche alle 800 persone che hanno letto il chap 49, per aver speso un po' del vostro tempo tra le parole di LILIUM. Perdonate tutti gli errori che ho commesso scrivendo, grammaticalmente parlando e non. Sappiate però che qui dentro ho messo un po' del mio cuore, quel cuore che voi avete saputo custodire e apprezzare con le vostre parole sempre così gentili. Siete TROPPO per me, davvero. 
GRAZIE A TUTTI!
Adesso vi lascio con questo nuovo capitolo, non so dirvi quando aggiornerò ma posso dirvi di certo che non dovrete aspettare MAI PIU' così tanto tempo per un aggiornamento.
Adesso?
BUONA LETTURA.
Marauder11



Capitolo Cinquantesimo - Questione di tempo



«Tra gli animali più innocui esistenti in Gran Bretagna, abbiamo L'Horklump, originario della Scandinavia...»
Ripete Lily, tra sé e sé, mentre scosta continuamente la ciocca di capelli vermigli che ricade sul foglio e la infastidisce, ostacolandola nel tentativo di continuare ad intingere la piuma nella boccetta del suo inchiostro.
«Hey, Evans!»
Lily sbuffa, infastidita dalla voce di Potter che continua a chiamarla.
Perché non posso mai completare i miei temi in santa pace?
Decide di ignorarlo fortemente, quando lo vede avvicinarsi al suo tavolo con la coda dell'occhio.
Continua a scrivere, Lily.
Potter non esiste, è solo un'illusione.
 
«...L'Horklump ha l'aspetto di un fungo, dalla tonalità rosea; è coperto di rade, ispide setole nere...»
La punta della piuma continua a sfregare contro il foglio di pergamena, ormai quasi pieno di inchiostro nero intriso dalla rossa, ancora non pienamente soddisfatta dal suo lavoro quasi concluso.
Lily inizia ad avvertire il fiato di James sul suo collo; sussurra qualche parola di sconforto, mentre continua ad ignorare i richiami del ragazzo riferiti proprio a lei.
«Ma, Lily!»
James, stanco di essere ignorato, batte lievemente la mano sul tavolo su cui sta seduta Lily, facendola sobbalzare notevolmente. La ragazza inizia a tremare di rabbia, quando si accorge che il tentativo "innocuo" di Potter di attirare la sua attenzione ha fatto traboccare un po' di inchiostro nero sul bordo della pergamena, priva adesso di quell'ordine che Lily cercava sempre di dare ad ogni cosa che la riguardasse, evitando accuratamente, per la sua natura precisa e ordinata, ogni sbavatura.
Potter deglutisce, mentre Lily alza lentamente e quasi in maniera meccanica il capo verso il ragazzo, gli occhi socchiusi.
«Mi dispiace, io non volevo...»
James ha gli occhi sbarrati, mentre si scusa sussurrando sincero delle parole in direzione della ragazza, il cui viso si intinge sempre più di rosso, rosso di rabbia.
«Che cosa diavolo vuoi, idiota?» urla Lily all'improvviso, attirando l'attenzione di tutti i presenti in Sala. Remus, dalla poltrona, assottiglia gli occhi e segue il nuovo litigio da lontano, la vena alla tempia inizia a pulsare indica il suo essere infastidito, oltremodo stanco di quei battibecchi interminabili.
«Ci risiamo...» sussurra stancamente Sirius, seduto poco distante da lui, decisamente però più rilassato e divertito dell'amico, che è stato interrotto durante la sua consueta lettura pomeridiana.
«Dobbiamo andare da Lumacorno! Hai dimenticato?» dice James, con un tono piatto ma leggermente contrariato, snervato dei rimproveri di Lily, delle sue occhiate continuamente sprezzanti.
Diamine, fino alla sera prima si stringevano, abbracciati l'uno all'altra, e adesso stavano litigando, dinuovo, lei stava urlando contro di lui, dinuovo!
Beh, si, d’accordo! Non si stavano proprio  stringendo, anzi.
Era James che tentava di stringere Lily nel suo abbraccio, che tra l'altro coinvolgeva anche Remus.
E il loro, dopo tutto, non era nemmeno stato un abbraccio voluto – non da Lily – dato che era stato Remus ad abbracciare i due insieme.
Però, per Merlino, perché lei doveva urlare così?
Si riscosse dai suoi pensieri, e focalizzò il viso di Lily, davanti al suo; l'espressione era fortemente imbarazzata, le guance tinte di rosso e gli occhi cercavano accuratamente di evitare lo sguardo di James, un po' dilatati per lo stupore.
«Me ne sono completamente dimenticata...» sussurrò Lily, quasi impercebile.
«Succede anche a me… Sei pronta?»
James fece una lieve alzata di spalle, subito un sorriso gentile si fece spazio sul suo viso. La rabbia di prima nei confronti di Lily sembrava quasi svanita, ora che lei aveva smesso di urlare.
«Posso anche andare da sola» disse Lily, alzandosi e ponendo il suo tema e i suoi libri nella tracolla di cuoio, evitando accuratamente lo sguardo del ragazzo per l’imbarazzo.
James sbuffò sonoramente, incrociando le braccia al petto.
«Devo prendere la mia pozione, quindi tanto vale che venga con te. Luma mi ha chiesto di accompagnarti, ricordi?»
«Il professor Lumacorno, Potter, Il professor Lumacorno»
James roteò leggermente gli occhi, possibile che quella ragazza avesse sempre qualcosa da ridire nei suoi confronti?
Lily nascose il suo sorriso provocato dallo sbuffo di James, intuendo probabilmente i pensieri del ragazzo; poi afferrò il suo braccio in un riflesso involontario, per poi staccarsi come se fosse stata colpita da una scossa; gli occhi verdi sbarrati, in testa un unico pensiero ingarbugliato.
Perché l'aveva avvicinato a quel modo?
Perché, per un attimo, le era sembrato così naturale farlo?
 
«Evans, tutto bene?» Potter chinò la testa verso la ragazza, ancora l'espressione del viso indicava che fosse in un mondo impenetrabile, tutto suo, a cui lui non poteva accedere.
«Benissimo» disse lei, ritornando in sé. Si recò, con movimenti quasi meccanici, verso l'ingresso della Torre di Grifondoro, James alle calcagna, le mani in tasca e l'espressione pensierosa.
Prima di uscire, lanciò la pergamena estratta dalla tasca dei pantaloni a Sirius, che la afferrò prontamente tra le mani, grazie ai suoi riflessi.
«Occhio» sussurrò James, e Sirius annuì.
Uscirono dal varco, e subito entrambi poterono avvertire il freddo pungente che aleggiava nei corridoi quasi bui, dato che era appena il crepuscolo. Lily si strinse in un gesto involontario nelle spalle, e James se ne accorse.
«Hai freddo?» chiese, togliendosi immediatamente la giacca della sua divisa. Lily scosse la testa, sicura, così sicura che James fu costretto a rindossarla.
Lily iniziò a camminare verso le scale centrali.
Dove diavolo sta andando? Si fa prima se si va per il corridoio destro e si scende per la scala a chiocciola che porta agli uffici.
Mentre i due camminavano, Lily in testa e James qualche passo indietro, la ragazza si girava di tanto in tanto e sembrava di continuo sul punto di parlare, ma non pronunciava mai una sillaba.
«Evans, ma dove stai andando? Stai facendo il giro più lungo...»
Lily sorrise vittoriosa all'esclamazione di James, come se per una vita intera avesse aspettato esattamente quella frase pronunciata da James.
«Beh, puoi sempre prendere dalla scala a chiocciola...»
«Ma che diavolo...» sussurrò James, corrucciando le sopracciglia.
Lily non voleva assolutamente la sua compagnia.
Possibile che la sua sola presenza la infastidisse a tal punto da cercare di "manipolarlo", in un certo senso, per restare da sola?
«Attento, Potter. Non usare quel tono con me» esclamò Lily, puntando minacciosa un dito in faccia al ragazzo, che sospirò e si volse a guardare verso un quadro alla sua sinistra.
«Non devi per forza accompagnarmi, puoi anche prendere la strada più breve» continuò Lily con un'incredibile semplicità, la voce incredibilmente calma, quasi irriconoscibile per James che non era abituato a quel tono così persuasivo.
«Perché?» chiese James, con una schiettezza disarmante. Lily si soffermò un po' a scrutare gli occhi nocciola di lui, che continuavano a fissarsi nel verde delle iridi di lei, senza tentare di scostare lo sguardo altrove.
«Perché... Non ho bisogno di guardie del corpo, so badare a me stessa»
Una risata amara, priva di quella gioia e spensieratezza che facevano sempre parte di essa, si diffuse nel corridoio.
James aveva incrociato le braccia, Lily sembrava voler confermare le sue parole sfidandolo con il suo sguardo fiero e sicuro.
«Lo so. So che sai badare a te stessa, e io non sono la tua guardia del corpo, so anche questo. Ma se posso evitarti di camminare da sola per i corridoi deserti, dato che andiamo nello stesso posto, sono felice di prendere il percorso più lungo»
James aveva sputato quelle parole con convinzione, come se si fosse servito della determinazione degli occhi di Lily che, mentre James parlava, andava disperdendosi, lasciando posto alla confusione.
«Senti, io non ricordo cosa è successo quella volta, va bene? Ma so che ero nel mio turno di ronda e che tu sei arrivato e... Hai rischiato la tua vita per salvarla a me... Anche se io non ricordo assolutamente niente»
Lily aveva un'espressione indecifrabile dipinta in viso. I capelli rossi ondeggiavano leggermente, per il fil di vento che da sempre attraversava i corridoi, colpa delle diverse correnti che lo attraversavano. I suoi occhi erano nitidi, splendidamente verdi, e accesi di determinazione. Le sue labbra erano quasi raggrinzite, costrette in una morsa così innaturale sul suo viso, che James pensò che se si fossero rilassate, probabilmente si sarebbero incurvate in un sorriso, o sarebbero scoppiate in un pianto liberatorio. James si avvicinò lentamente a Lily, la testa piena di parole, pensieri e sentimenti che avrebbe dovuto liberare a lei, ma che ancora una volta tenne per sé, stretti in lui così forzatamente che aveva paura potesse scoppiare, prima o poi.
«Vorrei non ricordare anch'io, sai?» disse James, la voce improvvisamente tremante e rauca, mentre gli occhi percorrevano avidamente il viso di Lily. Nel momento in cui batteva le palpebre, gli sembrava quasi di rivedere quel candido viso ricoperto di quel sangue così spaventosamente rosso, gli occhi quasi vitrei, come quelli di una bambola priva di vita, la fronte corrugata in una smorfia di puro orrore e dolore...
«Ricordare ti aiuta ad andare avanti» disse la rossa, con uno strano tono di rimprovero.
«Vorrei però poter chiudere fuori, certe immagini... Aver dimenticato» disse James, quasi sorridendo. Il viso di Lily divenne gelido, i suoi occhi lucidi, quasi come se le parole di James l'avessero ferita.
«Tu non lo sai come ci si sente, a guardare un viso che non conosci per poi scoprire che quella davanti ai tuoi occhi è la tua migliore amica! Non lo sai, come ci si sente a vedersi stesa su un letto d'ospedale e non sapere perché... Non lo sai, come ci si sente...» La voce di Lily era incredibilmente incrinata, quasi gridava, quando pose una mano sulla bocca per frenare un singhiozzo, mentre le lacrime iniziano ad affacciarsi sul suo viso.
James, incapace di ribattere si avvicinò a lei nel tentativo di calmarla, mentre Lily fa un passo indietro e ricomincia a parlare, senza aver abbandonato la freddezza del suo tono ma con un tremolio della voce, adesso bassa, quasi ridotta ad un sussurro.
«Non lo sai, come ci si sente a guardarti, steso su quel letto quasi morto, mentre tutti dicono che è grazie a te, che io sono viva, quando io ricordo solo di averti odiato, odiato e odiato... »
Parla senza guardare James negli occhi, il cui cuore sembra scoppiare all'interno del suo petto, mentre il suo istinto gli dice che dovrebbe fare qualcosa per tentare di calmarla – e ci sarebbero milioni di cose che farebbe – i suoi muscoli lo tengono immobile, lì, in quel punto, mentre gli occhi verdi di Lily lentamente si alzano, allacciandosi ai suoi.
«Perché lo hai fatto? Perché ti sei frapposto tra me e loro?»
James spalancò la bocca, mentre una mano raggiungeva i suoi capelli, arruffandoli leggermente.
Come faceva a spiegarle che l'aveva fatto perché l'amava, e che avrebbe rischiato la sua vita nuovamente, pur di proteggerla?
Che si era buttato davanti a lei senza nemmeno pensarci un attimo, come se fosse normale dare la sua vita per quella di lei?
Lily continuava a scrutarlo, non capendo perché sembrasse così scosso. Adesso era lui, ad evitare accuratamente di incrociare il suo sguardo.
Lei doveva sapere, lei voleva sapere.
Era l'unico pensiero fisso che aveva avuto, sin da quando si era svegliata in quel letto dell'infermeria. Aveva sperato che lui si riprendesse, per togliersi il peso di quella vita dalla coscienza, perché per lungo tempo si era sentita così in colpa, di aver privato quella persona, a tutte le persone di quel castello, ai suoi genitori, che bramavano la sua guarigione.
Per causa sua, avrebbe potuto lasciar scivolare la sua vita, solo per tenere più salda la sua. Perché?
Avrebbe voluto chiederglielo da quando l'aveva visto con quella veste bianca in corridoio, quella mattina del risveglio, ma non si era da allora creata l'occasione giusta; adesso avrebbe scoperto la verità, forse avrebbe saputo, e avrebbe potuto rimettere insieme i pezzi di quel castello di sabbia che era crollato sotto ai suoi occhi.
Avrebbe saputo perché, ogni volta che lo guardava, gli sembrava come se ci fosse qualcosa, legata a quel ragazzo, che le impedisse di vedere aldilà delle cose, che le permettesse di rimettere insieme ogni pezzo della sua vita prima di quella maledetta sera. Le sue braccia, quelle braccia che l'avevano avvolta, la sera prima, l'avevano quasi spaventata, tanto sembravano familiari; la sensazione di pace che aveva avvertito, ribadiva in uno strano modo che era proprio lì, che doveva stare, e lì soltanto.
Perché?
«Perdinci! Evans, Potter... Per fortuna siete qui, sono venuto a cercarvi perché ho notato che era già passata l'ora... Va tutto bene?»
Il professor Lumacorno aveva rotto il flusso di pensieri di James e quello parallelo ad esso di Lily.
James si era voltato verso l'insegnante, indossando la maschera di quel sorriso cordiale di sempre, mentre Lily tentava di ridestarsi, nonostante gli occhi dell'insegnante si fossero già posati su di lei, inquieti.
«Si, signore. Ci scusi per il ritardo»
Lily si avvicinò al professore, con il suo passo certo, senza degnare di uno sguardo James, che adesso camminava dietro i due, verso lo studio dell'insegnante di Pozioni.
Varcata la soglia, James cominciò a guardarsi intorno con stupore. La stanza era molto ampia e confortevole, un caminetto scoppiettava allegro al centro della stanza, piena ai lati di scaffali in cui vi erano riposte ampolle di ogni dimensione e forma, piene di ingredienti di pozioni di ogni colore e consistenza. L’attenzione di James fu attirata da un’ampolla contenente una massa deforme di colore marrone. L’espressione di James divenne schifata quando lesse la targhetta attaccata all’ampolla.
“Milza di pipistrello”.
«Signor Potter? Mi sta ascoltando?»
James sobbalzò, poi si volse di scatto verso la voce che lo aveva richiamato. Il professore lo guardava stranito, mentre l’espressione di Lily sembrava quasi preoccupata. Si era completamente estraniato da loro.
«Professore?»
Il professor Lumacorno gli porse una fiala, piena dello stesso liquido violaceo del giorno prima.
L'insegnante lo invitò a sedersi sulla poltrona accanto al fuoco, vicino ad un’altra su cui la ragazza si era già seduta, apparendo al contrario di lui perfettamente a suo agio in quell'ambiente sconosciuto per James, dato che non aveva mai visitato l'ufficio del professore di Pozioni.
«Hey, Francis»
Lily continuava quasi ad accarezzare il piccolo acquario di vetro, posto sullo scrittoio tra le due poltrone, che accoglieva al suo interno un pesciolino rosso dalla coda lunga che guizzava, felice di ricevere le attenzioni della ragazza – secondo il professore.
«Ha visto quant'è cresciuto?» chiese l'insegnante, avvicinandosi alla boccia e a Lily, in piedi davanti ad essa, mentre James stava comodamente seduto ad osservarli. Per quanto l’ufficio potesse sembrare a primo impatto ospitale e familiare, era poco spazioso, anche se non eccessivamente piccolo. Sicuramente, l'ufficio della McGranitt era molto più spazioso e luminoso, e risultava ai suoi occhi molto più accogliente.
«Ti piace?» chiese l'insegnante, notando lo sguardo attento di James che scrutava minuziosamente la stanza da quando aveva fatto il suo ingresso.
James sorrise leggermente, poi annuì.
«Beh, in effetti non è malaccio… Anche se ho chiesto più volte a Silente di spostarmi da questo sgabuzzino, ma sembra essere del parere che questo ufficio faccia apposta per me... Preferirei un posto più ampio e luminoso...»
«Professore, qualcosa di ampio e luminoso potrebbe far insinuare che lei aspiri ad uno studio da perfetto Grifondoro, come la nostra torre... Qui si respira aria verde argento, invece, data l'oscurità che sembra quasi incombere… Non è che si è per caso pentito di rappresentare le Serpi?» chiese James con tono divertito e provocatorio, insolente, il ghigno soddisfatto stampato in faccia.
Il viso del professore panciuto si fece paonazzo, mentre Lily ammoniva con lo sguardo il suo compagno di casa.
«Smettila, Potter. Non tutti i Grifondoro amano gli spazi aperti, ampi e luminosi, così come non tutti i Serpeverde navigano nelle tenebre... Oltretutto, anche i Corvonero hanno una Sala Comune molto ampia e luminosa, forse più di quella dei Grifondoro»
Il professore guardò Lily con sguardo d'ammirazione, mentre James la fissava con il suo solito ghigno di sfida, quasi come se volesse spingerla a dire di più. Adorava quel suo modo di ribattere ad ogni sua provocazione.
 
«Incredibilmente brillante, vivace e astuta. Lei, signorina Evans, sarebbe potuta stare bene tra i Serpeverde... »
Il viso di James divenne schifato, dopo che il professore ebbe pronunciato quella frase, mentre sul viso di Lily si distinse un lieve sorriso.
«Ahh, professore, non dica ball...»
«Forse Grifondoro è la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria – Lily pronunciò queste parole con solennità, poi fece una breve pausa, fissando i suoi occhi sulle iridi ammirate del professore, poi fece un lieve sorriso – sono una fiera Grifondoro, e non c'è niente che possa invidiare dai Serpeverde»
La rossa pronunciò la frase ad alta voce tanto da distrarre il professore da James, che la guardava ammirato; Lily, a testa alta, si volse orgogliosa verso James, fissandolo con sguardo d'ammonizione.
Lui non replicò in alcun modo; d’altro canto, per ciò che stava dicendo e per il tono che stava usando, si sarebbe di certo beccato una punizione dal professore.
Lei gli aveva praticamente salvato le chiappe.
James si riscosse, ricambiò lo sguardo di lei mostrando ammirazione, il suo sorriso sincero adesso affiorava per la prima volta quel giorno nel suo viso, mentre il professore, affranto e sconfitto, incassava il colpo come ogni volta che provava a dire a Lily che l'avrebbe preferita in cravatta verde e argento.
«Adoro le sue rispostacce, signorina Evans. Ahimè, mi sa che dovrò arrendermi, non è vero?»
Il professor Lumacorno porse due bicchieri di Acquaviola ai suoi ospiti, e ne sorseggiò un po' assieme a loro.
 Il professore, tra una chiacchiera e l’altra, aveva tirato fuori diverse pergamene riguardanti il suo club quando James aveva deciso, annoiato dall’argomento, di andarsene, così si alzò.
«Può restare, se vuole...» propose gentile il professore, dimentico quasi del battibecco di poco prima.
«Ah, le questioni burocratiche non fanno per me, la ringrazio, professore. Buon pomeriggio» disse James, sorridendo al professore.
Poi spostò lo sguardo verso Lily, che lo fissava già da qualche istante, curiosa.
«E buon pomeriggio anche a te, fiera e impavida Grifondoro»
Lily non poté trattenere un sorriso, mentre James le rivolgeva un cenno del capo e chiudeva la porta dietro di sé, lasciandola ancora una volta con un mucchio di perché in testa da spiegare, per tutto quel cumulo di sensazioni che lui muoveva in lei.
 
***
 
Quella polvere la faceva sempre starnutire, di continuo.
Per questo non andava mai in Biblioteca, e dato che non ci andava mai, si dimenticava ogni volta che si fermava lì sempre di non recarvisi proprio appena arrivava il primo starnuto.
«Secondo me sarai intollerante a qualcosa...» sussurrò con semplicità Emmeline, sul naso i suoi occhiali rossi che usava solo per studiare.
Alice arricciò il naso, infastidita da tutti quei libri che sembravano urlarle ordini. Doveva mettersi a studiare, e seriamente, ma non ne aveva per niente voglia.
Pensava di continuo a Frank, che due ore prima era sceso con la sua scopa al campo di Quidditch per allenarsi con Mary, dato che, come gli aveva fatto notare James, non si allenava da un po'.
Frank era entrato in squadra proprio quell'anno, senza fare alcun provino. Robert King, noto battitore della squadra dei Rosso oro, nonché campione in carica della Coppa di Quidditch assieme a James Potter, Mary Macdonald e Sirius Black, quell'anno aveva rinunciato al posto in squadra per via dei MAGO che lo tenevano fin troppo impegnato; a fare da ciliegina sulla torta, era stato l'incarico di Caposcuola ricevuto quasi a metà dell'anno, che lo stava letteralmente facendo sbarellare.
La sua scelta era stata molto meditata, e alla fine aveva convocato James per dargli la notizia, decisamente poco gradita. James si era mostrato molto restio alle sue dimissioni, aveva minacciato di costringerlo a giocare ed era diventato quasi assillante con il povero Robert, finché proprio lei, Alice, aveva portato James a vedere il suo Frank che aiutava, come di consueto, Mary ad allenarsi.
James, non appena aveva visto volare l'amico, si era sorpreso della sua bravura, e l'aveva ammesso immediatamente in squadra, senza sottoporlo ad alcun provino. Frank era troppo insicuro delle sue capacità; per questo non aveva mai provato ad entrare in squadra.
Quel pomeriggio Alice sarebbe volentieri andata a fargli compagnia, dato che fuori c'era anche una bella giornata, ma non poteva, dato che la settimana successiva ci sarebbero stati i primi compiti in classe prima delle vacanze pasquali.
Marlene al suo fianco leggeva con impazienza il suo libro di Cura delle Creature Magiche, senza scostare per un attimo i suoi occhi dalla pagina, mentre lei non sapeva da dove avrebbe dovuto cominciare.
Era indietro con Trasfigurazione, Pozioni, Cura delle Creature Magiche...
Un movimento d'aria e un lieve tonfo le fecero capire presto che qualcuno si era seduto accanto a lei.
«Dorcas Meadowes! Ciao!» sussurrò Alice, con tono piacevolmente sorpreso, mentre la Corvonero le sorrideva e la stringeva lievemente per le spalle, Emmeline e Marlene le rivolgevano un cenno di saluto.
«Non ricordo di averti mai vista qui, Prewett...» disse la ragazza a bassa voce, aprendo il librone che aveva portato sottobraccio.
«Non ci vengo spesso, in effetti... Etciù»
Dorcas ridacchiò all'espressione infastidita di Alice, che sbuffò notevolmente dopo aver starnutito per l'ennesima volta.
«Allergica ai libri?»
«Decisamente...»
Dorcas le sorrise dolcemente, prima di abbassare la testa verso il suo libro, nell'intento di ricominciare a studiare. Alice avrebbe iniziato volentieri una conversazione con la sua nuova amica, ma non volle disturbarla, dato che sembrava così concentrata e dedita allo studio. Così dovette arrendersi, e rivolse nuovamente il suo sguardo verso il suo mucchio di libri.
«Trasfigurazione, mettiamoci sotto...» mormorò tra sé e sè, fissando gli occhi acquosi e nocciola sul libro aperto sotto al suo naso.
«Se finiamo prima che tramonti, andiamo a fare una passeggiata... Ti va?» chiese Dorcas, avvicinandosi all'orecchio di Alice che si voltò e le sorrise radiosa, annuendo.
Un motivo in più per mettere fine in fretta a quella tortura.
 
***
 
«Avanti così, Macdonald! Dai, riprova!»
Frank e Mary erano nel campo da Quidditch da un tempo indefinito, ormai; si erano allenati dapprima individualmente, ognuno per il suo ruolo. Poi avevano volato fianco a fianco, facendo gare di velocità. L'agilità di Mary e la sua esperienza le permettevano di avere sempre una marcia in più rispetto a Frank, anche se, a detta della sua compagna di squadra, il ragazzo stava migliorando notevolmente.
I due erano molto in sintonia nel campo da Quidditch, ma come tutto il resto della squadra dei Grifondoro. Uno dei loro vantaggi, probabilmente, rispetto agli avversari, era proprio la loro sintonia, complice il fatto che molti di loro fossero amici da anni.
Mary era tra le migliori Cacciatrici della scuola, escluso James ovviamente, che era assolutamente il migliore, mentre Frank era il nuovo battitore dei Grifondoro, sottovalutato dall'avversario perché da poco in squadra. E questo, secondo Mary, era il loro punto di forza.
Frank, infatti, era un portento nel suo ruolo, riusciva a schivare in fretta ogni ostacolo ai suoi compagni di squadra e allo stesso tempo riusciva a canalizzare l'ostacolo direttamente all'avversario.
Dopo qualche ora di duro allenamento, dato il bel tempo, Frank e Mary avevano deciso di approfittare del sole, che si tratteneva sempre più in alto nel cielo – causa l'arrivo della primavera –  per rilassarsi un po', provando ad allenarsi in altri ruoli.
Mary stava provando il ruolo da battitrice; nonostante il suo continuo ripetere "non fa per me" aveva continuato a schivare, seppur con qualche difficoltà, quasi ogni bolide.
«Un ultimo lancio, poi provi a fare il Cacciatore... Va bene, Frankie?» urlò Mary dall'altra parte del campo, a mezz'aria, la mazza retta in mano. Frank alzò un pollice in sua direzione, poi si sistemò meglio con la mazza in mano, pronto a ribattere il colpo di Mary.
Nel frattempo, Mary e Frank non erano più gli unici due giocatori di Quidditch a volersi allenare, quel giorno. Mary, attirata da un lieve vociare a poca distanza, abbassò gli occhi, e vide un paio di persone dirigersi con la scopa alla mano verso il campo, la divisa Blu con le strisce bronzo.
«Hey, andiamo a vedere chi c'è» urlò Frank, e Mary annuì. Entrambi scesero in picchiata, Frank rideva a squarciagola perché Mary era quasi scivolata in maniera buffa dalla scopa, al suo atterraggio, per ciò non aveva potuto fare a meno di ridere.
«Jones! Sei tu?» urlò Frank ad uno dei tre giocatori che aveva i capelli lunghissimi e neri, legati in una coda alta. Questa si girò e sorrise immediatamente ai due, sorpresa di vederli lì.
«Mary, Frank! Stavate volando?» chiese Hestia, avvicinandosi ai due sorridendo, i suoi compagni di squadra alle calcagna. Uno dei due era un ragazzo dai tratti orientali, dinoccolato e dall'aria timida. La ragazza, aveva i capelli molto scuri e arruffati, dei grandissimi e attenti occhi blu.
«Loro sono Sean Chang e Helena Edgecombe, cercatore e battitrice della mia casa, ma li conoscete già...»
«Non di persona. Piacere Sean, Helena...» disse Mary porgendo loro la mano, sorridendo cordiale. Frank replicò, seppur in maniera più timida e decisamente meno vivace.
«Vi stavate allenando?» chiese Hestia, mentre trascinava il baule contenente la pluffa, boccino e mazze dei Corvonero.
«Si, beh... Più che altro ci stavamo rilassando dopo l'allenamento... Ce ne andiamo adesso...» disse Mary, ma Hestia le sorrise scuotendo la testa.
«Beh, potete restare, se volete. Dopo tutto il campo è di tutti, e poi noi dobbiamo allenarci per i Serpeverde, voi per i Tassorosso, quindi...»
«Mi sa che ci ripenserai, al prossimo allenamento, quando dovremo prepararci per voi, vero?» chiese Mary con un ghigno in faccia, punzecchiando l'amica, che ridacchiò divertita.
«Ovviamente, MacDonald. Su, tornate in volo, noi cerchiamo di non disturbarvi...»
Mary si avvicinò all'amica, e la strinse in un lieve abbraccio di ringraziamento. Loro non avevano prenotato il campo per quel pomeriggio, al contrario dei Corvonero, quindi un ringraziamento, seppur silenzioso, lo doveva a quella ragazza.
«Grazie Jones, buon lavoro!» urlò Frank, prima di spiccare il volo a bordo della sua scopa, seguito a ruota da Mary.
 
**
«Ti va di passare dal campo di Quidditch?» chiese Alice, dopo aver salutato Marlene e Emmeline che si dirigevano verso la Torre.
Dorcas e lei, dopo lo studio, avevano insistito dicendo di voler fare una passeggiata, invitando anche Marlene ed Emmeline, che avevano però con dispiacere declinato, dato che Remus stava aspettando la prima ed Emmeline si diceva molto stanca, quindi avrebbe preferito riposare un po' e aspettare il ritorno di Lily dalla riunione con Lumacorno.
Il corridoio era illuminato dagli ultimi timidi raggi del sole, che risaltavano le lentiggini spruzzate sul viso di Dorcas, che annuì all'amica.
«Come mai vuoi passare dal campo?» chiese la bionda.
Alice sorrise imbarazzata, poi ridacchiò leggermente.
«Frank e Mary si stanno allenando, volevo passare da lì per salutarli, sai... Magari hanno finito» disse la mora, facendo un'alzata di spalle. Dorcas sembrò riflettere un po' su sulle sue parole, poi corrugò la fronte.
«Strano, mi pare che dovessero esserci Hestia e gli altri Corvonero pomeriggio in campo... Magari mi sbaglio»
Alice alzò le spalle; lei non ne sapeva niente di allenamenti dei bronzoblù. Camminavano ridendo tra loro, quando entrambe furono fuori nel parco. Scoprirono di non essere le uniche, ad aver avuto l'idea di stare all'aria aperta, dopo che arrivarono vicino alla riva del lago; ovunque vi erano studenti che leggevano, facevano picnic o si rincorrevano, giocando a spruzzarsi l'acqua o a scherzare.
«Oh, guarda! Qualcuno sta volando!»
Alice indicò felice il campo da Quidditch, verso cui si diresse a passo spedito con Dorcas alle calcagna, che la pregava di rallentare dato che la sua borsa era piena zeppa di libri e faceva fatica a starle dietro.
«Alice, mamma mia, ma hai provato ad entrare in squadra tra i Grifoni? Sei un razzo!» chiese Dorcas, stremata, una volta arrivata sugli spalti, la lingua quasi sfiorava il suolo tanto era stanca. Alice rise di quell'affermazione, la sua risata contagiò anche Dorcas che rise accanto a lei, mentre entrambe cercavano di indovinare chi fossero quei tizi in volo. Grazie al sole che splendeva, non era facile distinguere le casacche da Quidditch, anche perché loro erano sedute nelle Tribune più in basso, e i ragazzi in volo, oltre ad essere molto veloci, erano molto più in alto rispetto a loro.
«Hey, quella è Alice! Chi è quella accanto a lei?»
«Mmm... Forse Marlene?» chiese Mary, scendendo di quota al fianco di Frank, gli occhi assottigliati nel tentativo di riconoscere quella figura; i suoi occhi, così azzurri quanto delicati, facevano fatica a mettere al fuoco con quella luce a fare da padrone all'ambiente aperto.
Il ragazzo era raggiante, felice di aver riconosciuto la sua ragazza da così lontano.
«No, Marlene non è così bionda, e non porta la divisa dei Corvi...» disse Frank con aria di ovvietà e Mary sorrise.
«E' Dorcas Meadowes...» convenne infine la bionda, e Frank annuì.
«State facendo amicizia, eh? Tu, Alice, Dorcas, Hestia... E le altre»
Frank osservava Mary che sfrecciava ancora al suo fianco. La ragazza fece un'alzata di spalle, poi si volse a guardarlo.
«Ho sempre conosciuto Hestia, siamo imparentate. La Meadowes in realtà è amica di Lily, ma sembra che entrambe le Bronzoblu siano entrate nelle grazie della tua ragazza...» esclamò Mary, divertita, mentre saliva di quota.
Sentì Frank ridere, poi la raggiunse.
«Marlene sembra essere un po' più diffidente, vero?» chiese il ragazzo, curioso da sempre di conoscere l'ambiente femminile. Faceva spesso domande su di loro a Mary che, oltre ad essere sua amica, era una ragazza sincera e solare, con cui si poteva parlare. Avrebbe volentieri rivolto quelle domande alla sua ragazza, ma se le chiedeva di qualunque persona di sesso femminile, questa si ingelosiva e diventava paranoica, quasi ossessiva, credendo che il suo ragazzo fosse interessato a qualcun'altra.
«Lene è fatta così, ha bisogno di tempo prima di aprirsi a gente nuova, ma sappiamo bene quanto possa essere allegra e divertente, anche se chi non la conosce non la direbbe una ragazza così solare... Mentre Emmeline, pur essendo più timida e apparentemente snob per la sua aria raffinata, è in realtà molto meno diffidente, lei, beh... -  allargò le braccia e scosse la testa, il suo viso si illuminò e si aprì in un sorriso raggiante, mentre parlava delle sue amiche - vede il buono delle persone, come Lily, che però è molto più estroversa»
Frank  più volte annuì durante il discorso di Mary, perfettamente d'accordo con lei su ciò che diceva.
Uno dei più grandi pregi di Mary, era quello di essere una buona osservatrice; ci si poteva fidare, del suo parere, e la maggior parte delle volte non si sbagliava su ciò che pensava o diceva.
«Scendiamo? Il sole comincia a calare...» disse Frank, e Mary iniziò la picchiata.
«A chi arriva prima?» chiese urlando Mary, ferma a mezz'aria; subito Frank la seguì, raggiungendola abilmente e superandola, accettando immediatamente la sfida proposta dall'amica.
Un coro di risate formate dai due investirono le due ragazze che erano sedute negli spalti, che quasi sussultarono vedendo davanti a loro materializzarsi Frank e Mary.
«Mary, Frankie!» trillò Alice, alzandosi in piedi e sporgendosi verso il suo ragazzo.
«Vuoi fare un giro?» chiese Frank, e subito la ragazza annuì, sistemandosi dietro sulla scopa. Frank spiccò il volo in fretta, e subito Alice urlò chiedendogli di farla scendere. Mentre Frank si sganasciava dalle risate, Alice lo minacciava di lasciarlo perché non voleva saperne di rallentare, troppo spaventata dalle altezze e dalla velocità del suo ragazzo.
«Sono proprio carini insieme!» disse Dorcas, tra le risate. Mary annuì e rise di gusto, mentre prendeva posto accanto alla ragazza sugli spalti.
«Chi sono quegli altri laggiù?» chiese Dorcas, indicando un punto in lontananza.
«Hestia, Chang e Edgecombe. Si stanno allenando...»
Mary sorrise lievemente a Dorcas, che ricambiò, seppur sorpresa.
«Non sapevo poteste allenarvi insieme...» chiese, a bassa voce.
Mary annuì, trovandosi d'accordo.
«Beh, non si dovrebbe... Ma Hestia ci ha permesso di farlo, nonostante avesse prenotato il campo e noi no» disse Mary, una nota d'affetto poteva distinguersi nella sua voce. Dorcas le sorrise radiosa, per niente sorpresa di quella rivelazione. Poggiò il mento sulle sue ginocchia, mentre guardava davanti a sé, un lieve sorriso sulle labbra rosee, i capelli biondi domati dal leggero vento.
«Mi ha sempre parlato di te con grande rispetto, sai? Ti ammira molto, e ti vuole bene»
Mary si sorprese di quella rivelazione, e si volse a guardare Dorcas, al suo fianco, con mezzo sorriso ad incurvarle le labbra, gli occhi azzurri spalancati per la sorpresa. Le due erano molto simili per colori, difatti anche Dorcas aveva gli occhi azzurri, seppur i suoi fossero un po' più scuri e profondi rispetto a quelli di Mary, cristallini e limpidi. I capelli biondi di Dorcas, poi, sfioravano quasi il biondo platino, mentre quelli di Mary erano più luminosi, seppur fossero di un biondo altrettanto chiaro.
«Oh... Davvero?» chiese, in un fil di voce. Dorcas ridacchiò per la reazione di Mary; sembrava una bambina a cui era appena stata fatta un'importante rivelazione.
Annuì vivacemente, e Mary sbuffò in un sorriso.
«Gliene voglio così tanto anch'io... Non volevo ci allontanassimo, sai? E' stato il caso, poi ho conosciuto Lily, e... »
«Beh, potete sempre recuperare... »
La naturalezza con cui Dorcas esprimeva il suo parere spiazzava Mary, a cui ogni cosa appariva più semplice grazie a quella ragazza. Le sorrise, poi fece passare un braccio sopra la sua spalla, sorridendo e stringendola in un abbraccio pieno di gratitudine, sovrastandola con la sua statura e il suo fisico atletico. Dorcas era minuta e molto magra, anche se non faceva esercizio fisico come Mary, che era molto soda e formosa al punto giusto. Una folata di vento annunciò, poco dopo, l'arrivo di Hestia.
«Hey, voi due!» disse la ragazza, mentre scendeva raggiante dalla scopa.
«Ciao, Hestia!» disse Dorcas all'amica, sorridendo. Chang e Edgecombe scesero sul prato, guardando in direzione di Hestia che si accorse di loro.
«Ragazzi, ben fatto! Potete andare. Buona serata!»
Sventolò una mano in direzione dei suoi compagni di squadra, che ricambiarono allo stesso modo, mentre si allontanavano dal campo.
«Sei venuta qui da sola, Dorc?» chiese Hestia all'amica, che scosse la testa. Hestia prese posto accanto a Mary, scoccandole un bacio sulla guancia, mentre Dorcas fissava le nuvole.
«Sono venuta con Alice Prewett, che in questo momento sta volando con Paciock, il suo ragazzo»
Hestia annuì capendo, e tutte e tre iniziarono a volgere lo sguardo verso l'unica scopa rimasta in volo, mentre il tramonto cresceva davanti a loro. Mary si alzò d'improvviso, e iniziò ad urlare.
«Hey piccioncini, è ora di rientrare!» Frank e Alice la udirono, così iniziarono a volare verso gli spalti, mentre Dorcas e Hestia, dopo aver sussultato per la voce così squillante di Mary, ridacchiarono divertite.
**
 
«Dove sei stata?»
Lily sobbalzò visibilmente al buio dei dormitori, quando rientrò dopo la riunione con il professore Lumacorno.
«Emmeline, cosa ci fai qui da sola?» chiese Lily, dirigendosi verso il letto dell'amica.
«Oh, non credo di sentirmi molto bene» rispose la mora, e subito Lily poggiò una mano sulla fronte dell'amica. Scottava terribilmente.
«Mel, sei bollente! Vado a prenderti una pozione, va bene?»
«Preferirei che ci andassimo insieme... Così eviti poi di riscendere per portare il bicchiere a Madama Chips» disse Emmeline, tirandosi su. Lily la guardò con sguardo di disapprovazione, poi la aiutò a tirarsi su, avvolgendola con una calda coperta. La porta del dormitorio si spalancò, rivelando due raggianti Mary e Alice.
«Riusciremo a convincere Marlene, vedrai...»
«Non capisco perché si isoli»
«E' solo un po' più diffidente, che poi di questi tempi non fa male... Mel, Lily... Che succede?» chiese Mary, mentre Alice, vedendo il colorito pallido di Emmeline avvolta in una coperta e Lily che la osservava preoccupata, iniziava a trasformarsi in versione "mamma-chioccia".
«Stai male?» chiese Alice, avvicinandosi all'amica.
Emmeline tossì, mentre Lily si alzava per reggere l'amica.
«Ha una febbre da cavallo... La stavo aiutando ad andare da Madama Chips...»
Mary affiancò Emmeline dall'altro lato.
«Veniamo con te... Vero 'Lice?»
Alice annuì, così, tutte e quattro, uscirono dai dormitori, aiutando Emmeline a scendere cautamente le scale, dato che aveva accusato un giramento di testa.
Il suo viso, di solito candido, adesso era rosso come un pomodoro, e i suoi occhi, grigi come il cielo di Londra, erano molto lucidi.
Sirius, scravaccato su una poltrona con il Settimanale del Quidditch in mano alzò gli occhi, attirato dalle voci delle quattro.
«Dovresti andarci, sai? Non conosco Hestia, ma Dorcas è una brava ragazza...» diceva Remus a Lene, che annuiva poco convinta.
«Hey! Dove andate?» disse Sirius quasi urlando, attirando l'attenzione di Remus e Marlene che parlavano fitto fitto tra loro e quella di James, che giocava a scacchi con Peter poco più in là, sul solito tappeto rosso.
«Portiamo Emmeline in infermeria...» rispose Alice per le altre, e Sirius si alzò con un balzo.
«Che ha?»
Emmeline continuava a tossire, mentre adesso Marlene raggiungeva il gruppo di amiche, allarmata.
«Allora non eri stanca prima, stavi male...» disse la McKinnon, tastando con la sua soffice mano la fronte bollente dell'amica.
«E brava Vance, adesso non sarò più al centro dell'attenzione per i miei malanni!»
James si avvicinò allegro alle ragazze, cercando di tirare su il morale alla malata, che gli sorrise debolmente. Poi Potter volse il suo sguardo a Mary, che la reggeva da un lato.
«La porto giù io?» chiese, gentilmente.
«Io posso farcela, ma Lily è ancora pallida... Guardala...» sussurrò Mary all'amico, attenta a non farsi sentire dalla rossa. James constatò che Lily avesse già il fiato pesante per aver portato giù dai dormitori Emmeline, così si avvicinò.
«Evans, dalla a me. La porto giù io, ok?» chiese, sorridendo. Lily lo guardò contrariata, poi si intromise Mary.
«Scenderemo con te» disse Mary, annuendo in direzione della rossa che sembrò un po' più convinta. James prese in braccio Emmeline, con una cura e una calma disarmante, ed iniziò ad avviarsi verso l'uscita della Sala Comune dei Grifondoro.
Dietro di loro, una scia di Grifoni formata da Lily, Mary, Sirius, Alice e Marlene parlottavano tra loro.
«Non ha molto spesso la febbre»
«Vero Alice, solitamente sei tu quella cagionevole...»
«Ma non è vero!» disse la mora, protestando.
«Ah, dai, 'Lice! Non è mica un'offesa...» si intromise Lily, avvolgendo con un braccio l'amica.
Emmeline, intanto stava sussurrando qualcosa a James, che fece incuriosire la rossa. James ridacchiava, mentre reggeva con delicatezza la testa mora della ragazza.
«Chiudi gli occhi, allora» disse, e Sirius, accanto a loro, disse qualcosa che Lily non percepì, ma che fece ridere James.
«Lils, tutto bene?» chiese Mary, accortasi dell'espressione pensierosa di Lily mentre osservava Sirius, James ed Emmeline. La rossa sorrise e annuì, poi si avvicinò al trio, affiancando Sirius.
«Carotina!» disse Sirius, avvolgendo con un braccio la schiena di Lily, che gli fece una linguaccia.
«Mel, siamo quasi arrivati, sta tranquilla... »
Poco dopo, difatti, Madama Chips accolse il gruppetto in infermeria e, dopo aver somministrato una pozione contro l'influenza ad Emmeline, le ordinò di restare in infermeria per tutta la notte.
«Domattina sarai sana come un pesce, Vance!»
Emmeline supplicava con gli occhi i suoi amici di non lasciarla lì, da sola.
«Vuoi che resti qui a farti compagnia?» chiese Alice, sorridendo, mentre le accarezzava la testa e lasciava scorrere le dita tra i capelli corvini.
«Oh no, signorina! Potrebbe contagiarla. Domattina potrete venirla a prendere ma adesso tutti fuori, su!»
L'infermiera spinse fuori dall'infermeria il gruppo, tra le proteste di Lily e di Alice e le risate di Sirius e James.
«Adoro quando si infuria con qualcun altro!» disse Sirius, sognante, e James annuì divertito.
Mary affiancò James, che la abbracciò calorosamente, mentre Sirius continuava a parlare a bassa voce – quasi bisbigliando – con Lily, quando...
«Lily, mi sono scordata di dirti una cosa!» emerse Alice. Lily e Mary si voltarono verso lei e Marlene, alle loro spalle. Lily corrugò la fronte, mentre il viso di Mary si distese in un sorriso. Nel frattempo avevano già raggiunto la Sala Comune dei Grifondoro.
«Dorcas e Hestia hanno invitato me, Mary, Marlene, te ed Emmeline a fare un picnic al parco, domani! Ci stai?»
Lily sorrise, poi fece un'alzata di spalle.
«Beh, Perché no?!»
«Evvivaa! Marlene, adesso sei proprio costretta a venirci!»
Marlene sorrise e roteò gli occhi, così un nuovo coro di risate investì il gruppo, mentre Sirius e James facevano ritorno da Remus e Peter, seduti accanto al camino con Frank.
 

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Capitolo 51
*** Capitolo Cinquantunesimo - Broken Souls ***


Ciao bellezze!
Come state?
Questo capitolo arriva dopo un milione di anni, spero qualcuno di voi lettori/lettrici sia ancora vivo! xD 
Mi scuso per il capitolo, non mi convince come al solito e penso sia anche più breve dei precedenti... Mi farò perdonare, promesso. Mi impegnerò per cercare di pubblicare in più breve tempo possibile. Nel frattempo volevo chiedervi se avete qualche idea riguardo alla storia... Sto pensando di concludere Lilium alla fine del sesto anno, per poi scrivere una storia tutta ambientata, cronologicamente parlando, durante le vacanze estive e al settimo anno... Sarà un continuo, ovviamente. 
Vi saluto e mando un bacione a tutti coloro che ci sono, c'erano e ci saranno sempre. 

Vi adoro. 
-M11




Capitolo Cinquantunesimo - Broken souls 

 

Un fulmine squarciò il cielo, dividendolo a metà, mentre il rombo di un tuono ruppe il silenzio quasi incantatorio, che domina il castello nelle prime ore del mattino.

La ragazza aprì lentamente gli occhi, infastidita da quel frastuono. Trovò quasi subito, prima che potesse per sbaglio spingerlo a terra nel tentativo di afferrarlo, il suo orologio in argento ricevuto lo scorso natale dal padre, poggiato sul suo comodino. Impiegò qualche istante prima di riuscire a capire che ore fossero.

05:54

Erano quasi le sei del mattino.

Maledetto temporale. Avrebbe potuto dormire ancora un po’ ma sapeva che non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi una volta svegliatasi. Così si girò e rigirò un paio di volte tra le coperte scarlatte del suo letto, poi distinse un movimento leggero nel letto accanto al suo. Cercò il viso dell’amica nell’oscurità, poco dopo incrociò il suo sguardo seppur il suo viso sembrasse invaso dai suoi capelli così splendidamente biondi

«Buongiorno piccola Alice» disse dolcemente Mary, tirandosi su piano, attenta a non svegliare Marlene e Lily che sembravano ancora dormire.

Alice ricambiò il suo saluto e si tirò su, ormai arresasi al fatto che non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi, adesso che anche Mary si era svegliata e le aveva rivolto il primo saluto della giornata.

«Bbbgrn… »

Mary ridacchiò udendo il tono contrariato di Alice, che non voleva proprio saperne di alzarsi e teneva la faccia appiccicata al cuscino. Poggiò i piedi nudi sul pavimento di pietra e subito avvertì un brivido di freddo, così infilò le pantofole cercando in esse conforto e si diresse verso il bagno.

«Vai a lavarti adesso?» chiese Alice all’amica.

«Si dai, così scendiamo a prendere Emmeline. Vieni, vero?» chiese Mary, e Alice annuì convinta. Si alzò, tirò fuori la sua divisa e, mentre attendeva che Mary uscisse dal bagno per lavarsi a sua volta, prese una divisa pulita dall’armadio della Vance per portarla giù in infermeria, così sarebbero potute scendere tutte e tre insieme a fare colazione come ogni mattina.

Si soffermò un attimo a guardare Lily e Marlene, che dormivano ancora così beate nei propri letti, e le invidiò non poco dato che non erano state svegliate dal temporale che si stava scatenando proprio in quel momento fuori dalle mura del castello.

Sbuffò quando si ricordò d’improvviso che quello doveva essere il giorno in cui avrebbero dovuto avere il pic nic con Hestia e Dorcas, e si diresse verso il bagno adesso che non sentiva più l’acqua della doccia scorrere.

Bussò alla porta, che subito si aprì, rivelando Mary avvolta nel suo accappatoio rosso.

«Pensavo fosse sparito quel broncio, dopo la mia proposta di andare a prendere Mel in infermeria…» disse Mary con tono divertito.

«Oggi dovevamo fare quel picnic con le ragazze, ricordi? Mi sa che dovremo rimandare»

«Oh, è vero!» sussurrò Mary dispiaciuta, mentre indossava la gonna e prendeva la cravatta da stringere attorno al colletto della camicia candida. Alice, intanto, entrava in doccia.

Il getto d’acqua bollente sembrò rilassare i nervi già tesi di Alice, che si lasciò andare per lo scorrere dell’acqua e si rilassò.

«Ti aspetto fuori, ‘Lice.»

«Mm-mm» mormorò la mora in un gesto d’approvazione all’amica, che le sorrise.

«E comunque faremo qualcos’altro invece del picnic, ho già in mente qualcosa» disse Mary, decisa a non volersi arrendere al malumore che si era impossessato di Alice quella mattina, poi uscì dalla porta e mise la borsa in spalla.

Un nuovo tuono ruppe il silenzio, ma Marlene e Lily continuarono a dormire.

 

**

«Buongiorno ragazze!»

Frank prende posto accanto ad Alice, e subito il viso di quest’ultima si illumina alla sua vista, facendo sparire tutto il suo malumore. Mary e Emmeline sorridono al ragazzo in segno di saluto, mentre consumano la loro colazione tranquillamente.

«Adoro queste giornate di pioggia!» esclama ad un certo punto Frank, e subito Alice lo fulmina con lo sguardo. Mary ridacchia, mentre Emmeline sorride un po’ stentatamente ad Alice.

«Non avresti dovuto dirlo, Frankie» lo canzona Mary divertita mentre afferra nuovamente la caraffa piena per metà di succo d’arancia.

«Ho sempre adorato la pioggia… che c’è di strano?» rispose Frank all’amica, un po’ meno convinto delle sue preferenze, accortosi dell’espressione ora infastidita della sua ragazza.

«C’è che io odio la pioggia!» strillò quasi Alice, e Frank la guardò, quasi preoccupato.

«Avevamo in programma il picnic con le altre più Hestia e Dorcas, giù al parco. Proprio oggi» disse Emmeline, mostrandosi dispiaciuta. Frank finalmente capì, e avvolse con un braccio le spalle minute della sua ragazza, che aveva un broncio da paura.

«Potreste organizzare qualcosa di diverso per oggi, no? Oppure potreste semplicemente rimandare a domani… magari ci sarà bel tempo» convenne Frank, e prima che Mary potesse annuire, Alice si intromise.

«Tra una settimana inizieranno le vacanze pasquali, oggi era l’unico giorno in cui tutte noi eravamo libere dai test di fine trimestre!»

Delle voci conosciute attirarono l’attenzione dei quattro seduti a tavola, che si volsero a guardare.

«Potrai sempre venire da noi, Pet. Lo sai che mamma ti adora!»

Peter ringraziò tacitamente James, che gli sorrise di rimando, mentre Sirius parlottava a bassa voce con Remus e gettava occhiate al tavolo dei Serpeverde.

«Levatelo dalla testa, Felpato. Non faremo assolutamente niente che possa metterci nei guai almeno per un mese! Abbiamo avuto abbastanza disgrazie per una vita intera, non credi?»

Sirius lanciò a Remus uno sguardo piuttosto contrariato ma non rispose. Sapeva quanto l’amico avesse ragione, ma lui voleva assolutamente combinare qualcosa a quelle serpi. Dovevano pagarla per aver fatto del male ai suoi amici, avrebbero dovuto pagare ciò che gli avevano fatto passare fino alla fine dei loro giorni, pensò.
Avevano quasi distrutto il suo mondo, e non l'avrebbe mai più permesso, l'aveva giurato e spergiurato. 
Mai più. 

Ma avevano bisogno tutti di un po’ di serenità, era vero anche questo.

«Buongiorno Grifondoro!» tuonò James, con un sorriso che avrebbe potuto illuminare l’intera Scozia persino in una giornata così uggiosa.

«Ciao ragazzi» rispose Mary, facendosi contagiare come sempre dall’allegria dell’amico. James scoccò un sonoro bacio sulla guancia dell’amica, che subito gli fece spazio sulla panca accanto a sé. Sirius prese posto di fronte ai due, tra Alice e Frank.

«Vuoi del latte?» chiese Frank a Sirius, che annuì mentre lanciava l’ennesima occhiataccia a Remus, intenzionato più che mai ad ignorarlo.

«Dove sono Lily e Marlene?» chiese Sirius alle ragazze.

«Siamo scese molto presto, questa mattina. Le abbiamo lasciate su in dormitorio» rispose Alice, Mary si volse a guardare verso l’ingresso per vedere se intanto le ragazze erano arrivate.  

«Come stai, Mel?»

«Mi sono ripresa del tutto, grazie James per avermelo chiesto» rispose Emmeline con un sorriso, e James le sorrise di rimando, contento che l’amica stesse bene.

«Di niente, Mademoiselle»

James mimò un inchino verso la ragazza, mentre finalmente Marlene e Lily facevano il loro ingresso in Sala. Mary alzò una mano in direzione delle ragazze, che non la videro, così si alzò.

«Ehi, Evans!» urlò la bionda, e subito Lily si volse in sua direzione e annuì, alzando una mano in sua direzione. James alzò leggermente la testa non appena udì il nome di Lily, Sirius di fronte a lui rise osservandolo, come ogni volta, mentre Remus gli scagliava un calcio da sotto il tavolo.

«Maledetto lup…»

«Zitto!» sibilò James, e Sirius gli lanciò un’occhiata di fuoco.

«Buongiorno a tutti!» trillò Marlene, prendendo posto accanto ad Emmeline, mentre Lily rimase in piedi con un foglio in mano.

«Buongiorno! Remus, questa settimana tocca a noi coordinare i turni delle ronde»

Con uno scatto leggero che fece mulinare i lunghi capelli rossi di Lily, la ragazza si chinò alle spalle di Remus, che si volse in sua direzione, lo sguardo curioso.

«Ronda? Tu non farai ronde fino a dopo le vacanze di pasqua!» disse Remus, la voce ancora rauca per il sonno. Un’espressione vittoriosa si affacciò sul viso di Lily, che si fece spazio sulla panca accanto all’amico, mentre gli occhi sospettosi dei suoi amici erano puntati su di lei.

«Ho convinto la McGranitt! Torno a svolgere il mio ruolo di prefetto»

«Cof- cofa?» disse stridulo James, dopo aver sputato parte del suo bolo per la sorpresa, mostrando la bocca piena di pasta sfoglia.

Lily lo guardò con espressione schifata.

«Potresti evitare di vomitare a tavola? Grazie, Potter»

«A me non ha permesso di riprendere i miei allenamenti! Tutto questo è ingiusto!» disse James a Sirius, alzandosi e ignorando quasi l’espressione di Lily.

Guardò in direzione del tavolo insegnanti, e notò che la McGranitt aveva già posato il suo sguardo grave su di lui. Sostenne il suo sguardo per un po’, poi Remus lo tirò giù per la manica della divisa, così riprese il suo posto.

«Perché non vai nel suo ufficio? Potresti riprovarci» propose Sirius, e Remus gli lanciò l’ennesima occhiataccia. Emmeline gli passò la teiera, mentre Robert King sembrava camminare proprio in loro direzione. Aveva un’espressione nervosa, molto nervosa. Era al suo ultimo anno, si stava preparando per affrontare i MAGO ed era stato nominato Caposcuola, dunque era sempre strapieno di impegni.

«Ragazzi! Scusate l’intrusione… Buongiorno! Ciao, Mary» concluse il suo saluto sorridendo in maniera maliziosa a Mary, il suo tono si era fatto stranamente mieloso. Mary aggrottò leggermente le sopracciglia ma rispose, educatamente. Sirius scrutò entrambi, stranito da quel modo di fare strano, sospettoso di King.

«Ciao King, che succede?» chiese quest’ultimo, incapace di trattenersi e leggermente infastidito dalla scena.

«La professoressa McGranitt mi ha chiesto di nominare un sostituto Capitano provvisorio della squadra di Quidditch di Grifondoro, in quanto Caposcuola e ex membro della squadra» disse Robert a James, a tratti lanciava occhiate a Sirius, che sorrise.

Ah! Un sostituto di James… doveva essere per forza lui, si! Chi altro, sennò?

Sghignazzava pensando al fatto che James avrebbe dovuto cedergli, seppur per poco tempo, la spilla con la C dorata, pensava già a quando l’avrebbe indossata per dispetto ogni giorno davanti a James, che si sarebbe indispettito…

«Dovrei parlare con la professoressa oggi, avrei intenzione di chiederle di riavere il mio posto» ribadì subito James, infastidito, interrompendo i pensieri malandrini di Sirius. Robert lo guardò con espressione comprensiva e annuì.

«Non credo cambierà idea, nonostante i suoi tentativi Madama Chips non vuole darle il permesso per farti tornare in campo almeno per i prossimi quindici giorni, e tutti sappiamo che tra un mese c’è la partita contro i Tassorosso, perciò…»

«Ma Evans ha riavuto la sua spilla di Prefetto, perché io non?» ribattè James.

«Lo so James, ho provato anch’io a convincerla, amico. Tifo per la squadra della mia casa, naturalmente! Ma alla fine mi ha costretto a dare un nome…» concluse Robert dispiaciuto, poi tornò a sorridere malizioso in direzione di Mary, che volse lo sguardo altrove imbarazzata da quella situazione. Lei e Robert erano stati compagni di squadra, non ci aveva mai provato con lei così spudoratamente… anche se più volte l’aveva invitata ad andare insieme ad Hogsmeade e lei ogni volta aveva rifiutato, non l’aveva mai guardata così. Aveva provato a scrollarselo di dosso presentandogli Emmeline, ma quando i due uscivano insieme o si incontravano, King la tempestava di domande su Mary, così Emmeline gli aveva detto chiaramente e senza troppa premura che non intendeva più vederlo.

«Bene Rob, grazie amico» disse Sirius, alzandosi dalla panca e porgendo la mano a King, che divenne paonazzo. James già sbuffava, sapeva che Sirius avrebbe approfittato dell’incarico – seppur a breve termine – per sbattergli in faccia la spilla da Capitano e per dare del filo da torcere ai Serpeverde agli allenamenti, dato che ora aveva anche il potere per farlo… poggiò una mano sulla fronte, già esasperato.

«In realtà ho nominato Mary MacDonald, come Capitano provvisorio» disse Robert, avvicinandosi di botto a Mary e porgendole la spilla, che la ragazza non afferrò subito per lo shock.

«I-io?»

«LEI???»

«SI!»

«No!»

«Cosa?»

«Sta scherzando!»

Rispettivamente Mary, Sirius, Robert e poi dinuovo Sirius, James e Mary avevano urlato attirando l’attenzione di OGNI presente in Sala.

«Starà sicuramente scherzando, è uno scherzo, vero?» disse Sirius, paonazzo, mentre Mary iniziava ad imbronciarsi.

«Qual è il tuo problema?» strillò la ragazza, strappando ora la spilla dalle mani di Robert, che era diventato rosso e sembrava incapace di dire alcunché. Sirius si alzò, sovrastando con l’altezza la ragazza, che si alzò poco dopo fronteggiandolo.

«Tu non sei adatta al ruolo di Capitano! Spettava a me!» sputò Sirius, e Mary sembrò inviperirsi ancora di più.

«Come ti permetti? Come puoi…?» urlò Mary, mentre James cercava di tenerla per un braccio e di farla sedere. Ma la furia si era ormai scatenata. Mary non accennava volersi calmare, Sirius sembrava, se possibile, ancora più infuriato e deluso rispetto a lei.

«Credevo avresti scelto me, King» disse Sirius rivolgendosi ora al Caposcuola, il tono di voce basso ma pungente.

«Amico, penso che Mary sia perfettamente all’altezza della situazione, oltretutto la McGranitt si è subito trovata d’accordo con me, perciò…»

«Ahh, balle! Vuoi solo provarci con lei! Ho visto come la guardi!» scattò Sirius, puntando un dito contro il Caposcuola, che adesso sembrava aver perso del tutto colore in viso.

«Basta, Sirius» esclamò Remus, ma nessuno sembrò sentirlo.

«Non è vero!» rispose Robert, poco convinto.

«SI CHE E’ VERO!» ribattè Sirius, mentre la McGranitt, stanca di quel frastuono, si alzava dalla tavola e raggiungeva i Grifondoro.

«E anche se fosse?»

Robert si fece paonazzo, rendendosi conto troppo tardi che Mary lo stava osservando ed era rimasta basita da quella dichiarazione.

Ci aveva chiaramente provato più volte con lei, ma tutta questa spavalderia era del tutto nuova! Insomma, ammettere davanti a lei che ci stava provando e che aveva suggerito il suo nome solo per far breccia nel suo cuore, non era forse troppo?

Sirius, stava per saltargli addosso, mentre Remus si era alzato e posto tra lui e il Caposcuola, che sembrava minuscolo di fronte a Sirius, che era di gran lunga più alto e muscoloso di lui.

«Una settimana di punizione per il signor Black con me, ogni pomeriggio dopo le lezioni da oggi» tuonò la McGranitt

«Ma professoressa!» protestò subito Sirius, ponendosi davanti a lei con sguardo da cane bastonato.

«Non ammetto teatrini nella mia Casa! Hai aggredito un tuo compagno che è anche Caposcuola e protestato per una decisione presa da lui e da ME! Insubordinazione! Ah no, non provarci nemmeno, o la settimana di punizione diventerà un mese» sibilò la professoressa avvicinandosi al viso di Sirius e sibilando quasi le ultime parole, dato che Sirius aveva aperto bocca per rispondere con una nuova protesta.

Sirius, scocciato per la sconfitta, si sedette sulla panca senza volgere uno sguardo all’insegnante, e questa, con le narici ancora larghe e gli occhi sbarrati per la rabbia, si volse e si allontanò a grandi falcate. James, che vedendo la professoressa arrivare verso di loro, aveva avuto tutto il tempo un'aria combattuta, finché si alzò sulla panca, deciso...

«Professoressa?» disse, con voce quasi stridula, intenzionato a fare la sua richiesta tanto agognata di riavere il suo posto nella squadra.

La professoressa si volse di scatto verso James, le sue narici sembravano emettere vapore e i suoi occhi mandavano scintille, tanto erano sporgenti e inviperiti.

Aveva proprio l'aspetto di un drago, pensò il ragazzo.

«Siii?» disse la donna, con un tono alquanto spazientito.

«Oh... Ehm... Buona giornata!» sputò James infine, dopo aver convenuto che quello non doveva proprio essere il momento giusto per fare la sua richiesta che avrebbe potuto scatenare l'eruzione di un vulcano spento da un milione di anni.

Sirius, nel frattempo, addentò con violenza l’ennesima ciambella, e continuò la sua colazione ignorando volutamente Mary, dato che aveva ottenuto la spilla al posto suo, e James, per non averlo difeso e per non aver contestato la decisione di King e non essersi intromesso a suo favore.

«Tutto bene?»

Lily lo osservava un po’ preoccupata, lui si volse a guardarla quasi con indifferenza e annuì.

«Alla grande» afferrò la sua borsa e si alzò, dirigendosi da solo fuori dalla Sala Grande per la prima lezione della giornata, sotto gli sguardi incerti dei suoi amici.

«Non capisco perché se la prenda tanto con James» disse Marlene, avendo notato lo sguardo di fuoco che Sirius aveva lanciato all’amico priva di voltarsi e andarsene.

«Gli passerà» disse tranquillo Remus, mentre James ignorava lo sguardo di tutti. Mary si era chiusa in un silenzio religioso, secondo Alice era troppo immersa nei suoi pensieri per occuparsi degli altri.

«Non ho preso le sue difese» disse James, imbronciato.

«Ma nessuno l’ha attaccato! E non toccava a te scegliere il tuo sostituto, non avresti potuto fare niente» cercò di consolarlo Frank, dandogli una lieve pacca sulla spalla.

«E non si può dire che lui meriti più di Mary questo incarico… Insomma, tutti ci saremmo aspettati Sirius… Concedimelo, Mars» convenne Alice, e Mary la osservò e annuì, trovandosi d’accordo.

«Non pensare di non essere all’altezza, è solo arrabbiato, non voleva dirti che non lo sei… nessuno lo direbbe o penserebbe, chiaro?» disse Lily dolcemente, avvicinandosi all’amica che fece un lieve sorriso di gratitudine.

«Ma certo! E poi è geloso, è chiaro come il sole. King ha proprio intenzione di provarci con te, sai?» si intromise Emmeline, ridacchiando leggermente.

«Non me ne frega niente di King, ma la spilla la tengo, se non ti dispiace – disse con particolare delicatezza a James, che le diede una lieve pacca sul braccio per dirle che non doveva preoccuparsi – per queste settimane, poi dovrai tornare ad essere il mio Capitano»

James sorrise, seppur con difficoltà, e stavolta avvicinò a sé Mary e la avvolse in un abbraccio che intenerì i presenti, mentre la campanella che annunciava l’inizio delle lezioni ruppe la calma apparente.

**

La mattinata trascorse lentamente; tutta la scuola sembrava immersa in un clima soporifero, complice probabilmente il rumore della pioggia incessante che continuava a cadere dalle prime ore del mattino che sembrava trasmettere sonnolenza e voglia di stare sotto le calde coperte dei letti a baldacchino.

Le lezioni di volo del primo anno furono sospese, così come quelle di Cura delle Creature Magiche e Erbologia degli altri anni, dato che era impossibile per gli insegnanti e i ragazzi raggiungere le aule fuori dal Castello, visto che ovunque vi erano pozze di fango; così vi erano moltissimi studenti dall’aria sperduta che vagavano per tutto il Castello, un po’ annoiati per quel clima ma felici di poter evitare di fare lezione per rilassarsi un po’.

 

«Direi che siamo stati proprio fortunati, oggi. Doppia lezione di Cura delle Creature magiche e Erbologia annullate!» esclamò felice Peter, Remus annuì mentre rovistava nella sua borsa in cerca di una piuma. Avevano deciso di andare in una delle Aule allestite per lo studio.

Sirius, di fronte a loro, non aveva però per nulla intenzione di chinare la testa sui libri. Continuava a gettare occhiate ai presenti in Aula qua e là, cercando di nascondere il fatto che la sua attenzione, in realtà, era quasi del tutto rivolta a Mary, che rideva tranquilla poco più in là con Lily, Dorcas e Hestia, le due Corvonero.

«Peccato, questa sera avremmo dovuto osservare la costellazione dell’Orsa maggiore, ma ho paura che sarà impossibile osservare il cielo con questo tempaccio!» disse Dorcas dispiaciuta, e Lily annuì, dello stesso avviso.

«Sono sicura che la professoressa Sinistra troverà un modo per fare comunque lezione, sapete che sarebbe persino capace di spostare i nuvoloni con un incantesimo!» esclamò Hestia sventolando una mano. Non provava particolare simpatia per l’insegnante, a dire il vero nemmeno per la materia; si era, come sempre, lasciata convincere da Dorcas a frequentare Astronomia, entrambe erano molto portate per le materie scientifiche, erano tra le più brave del corso, come Lily, che però amava la materia e si dedicava con passione al suo studio.

«Avrei preferito fare ripasso oggi, difatti, dato che venerdì abbiamo il compito di fine trimestre!» convenne Lily, e Mary sbuffò.

«Sei una secchiona, Lils» esclamò la bionda, e Lily si imbronciò in una maniera così buffa che Hestia e Dorcas scoppiarono in una risata che contagiò le due Grifondoro.

«Alice! EHI!» Hestia vide Alice fare il suo ingresso con Frank in aula. La mora subito afferrò il suo povero ragazzo, in balìa dell’umore pessimo di lei, e lo trascinò verso le sue amiche.

«Ciao ragazze! Vi stavo cercando… Mi sa che oggi sarà impossibile fare un picnic…»

Il viso tondo e bonario di Alice, solitamente sempre allegro, si intristì mentre guardava alternativamente Hestia e Dorcas, anch’esse piuttosto dispiaciute per l’imprevisto che avrebbe impedito loro di fare la prima uscita di gruppo.

«Hai ragione… Mi dispiace così tanto!» disse Hestia, dispiaciuta per il picnic – ma molto, moltissimo per aver annullato l’allenamento che si sarebbe dovuto svolgere quel pomeriggio con la sua squadra, dopo il picnic.

«Che ne dite se organizziamo qualcosa per le vacanze di pasqua? Ciao ragazze!»

Un'idea affiorò d’improvviso nella mente di Dorcas, felice di aver trovato probabilmente una soluzione. Marlene e Emmeline intanto erano arrivate, unendosi al gruppo e prendendo posto al tavolo. Marlene sembrava felice di aver trovato, dopo vari giri del castello, le sue amiche che sembravano scomparse. Ma il suo viso appariva stanco, aveva trascinato la sua borsa traboccante di libri e adesso l’aveva praticamente scagliata a terra.

«Vacanze di pasqua? Non parlatemi di vacanze, per favore! Non vivrò fino ad allora, lo so!» mormorò Emmeline, fiacca e spossata, sommersa di appunti da studiare fino al collo.

«Dorcas ha proposto di organizzare qualcosa per le vacanze di pasqua, voi che ne dite?»

«Io sono assolutissimamente d’accordo! Ma potrò esserci solo dal 10 al 12…» trillò Alice.

Mary si avvicinò all’amica con un sorrisetto malizioso, e la avvolse con un braccio attorno ai fianchi

«Che impegni hai, signorina?»

«Beh… Sono stata invitata dai Paciock… A trascorrere le vacanze a Birmingham! Mi avrai tra i pieeedi mia cara Mac!»

Mary, infatti, abitava nella stessa città di Frank Paciock e dei Potter. Vi era, infatti, un piccolo quartiere magico nella città babbana, in cui abitavano molte delle famiglie magiche più antiche. Loro tre, infatti, si conoscevano fin da quando erano molto piccoli, dato che tra l’altro erano vecchi amici di famiglia.

«Oh, ma è fantastico! Anche se non credo che tu vorrai passare del tempo con me, vero?» Alice arrossì lievemente, mentre Frank le scoccava un lieve bacio sulla guancia prima di allontanarsi per raggiungere i Malandrini che continuavano a reclamarlo al loro tavolo.

«Odio l’idea di dover rimanere ad Oxford con i miei genitori… Avranno in programma delle cene tra le famiglie magiche en vogue» s’intromise Emmeline, scocciata.

«Parli francese?» chiese Dorcas, incuriosita. Emmeline annuì, arrossendo, spiegando che la sua era una delle famiglie magiche che si vantava di essere Purosangue e roba del genere...

«Perché non venite tutte da me a Plymouth?» propose Marlene, catturando l’attenzione di tutte le sue amiche.

 

 

*

 

«E tu che farai?»

chiese Remus, mentre un libro scivolava dalle sue braccia. Sarebbe caduto per terra se Lily non l'avesse preso al volo, sorridendo della sbadataggine dell'amico.

«Non so, non ho ancora deciso se andare da Lene... Ci saranno probabilmente Dorcas e Hestia l'ultimo giorno, la Jones verrà ospitata dai nonni che hanno un cottage ad Effort, un villaggio vicino Plymouth...»

Remus osservò a lungo la ragazza, poi mentre svoltavano il corridoio che portava alle scale irruppe.

«Perché non dovresti andarci? Ti divertirai con loro»

«Si, beh... Petunia mi ha spedito una lettera»

Remus sbarrò gli occhi alla notizia, e Lily gli fece cenno di far silenzio.

«Non lo sa nessuno, non lo so perché non l'ho detto, ma... Dovrei averla qui in borsa... Oh»

Lily era molto tesa mentre tirava fuori dalla borsa una piccola busta. La dispiegò leggermente, notando che si era leggermente stropicciato un angolo del pezzo di carta color pulce. All'interno, vi era un foglio ripiegato in quattro, per Remus non fu difficile aprire subito il foglio e leggere cosa c'era scritto, complice probabilmente la curiosità.

Lily,

Vorrei chiederti di non organizzare niente con le tue amiche per queste vacanze di Pasqua, ho chiesto alla mamma di non dirti niente perché volevo coinvolgere solamente la gente vicina a me, e tu non eri sicuramente tra queste.

Sai, Mi sposo, il lunedì di pasquetta, con Vernon.

Tu dovrai essere una delle damigelle d'onore. Se fosse stato per me, stai pur certa che non lo saresti stata ma la mamma ha insistito così tanto che tu fossi inclusa tra queste... Ho già provveduto al vestito, che sarà uguale per tutte. Dovrai solamente provarlo da Mrs Elliot che lo aggiusterà in base alle tue misure in un battito di ciglia.

Ci vediamo presto,

Petunia Evans.”

 

Remus lesse la lettera tutto d'un fiato più volte, poi si volse a guardare Lily. Aveva la testa chinata e le guance arrossate.

Non aveva mai smesso di vergognarsi. Non dell'ignoranza, della perfidia e della sgarbataggine della sorella.

Ma di sé stessa. Fin da quando aveva scoperto di essere una strega, si sentiva terribilmente in colpa con la sorella per aver rovinato il loro rapporto, senza rendersi spesso conto che non doveva dar la colpa a sé stessa per il suo essere così speciale. Si sentiva come in debito con lei, nonostante Petunia l'avesse maltrattata per molti anni. Per questo, dopo aver letto quella lettera non si era arrabbiata.

Era felice che la sorella l'avesse coinvolta in qualcosa di così importante, anche se sapeva bene, in cuor suo, che era stata la madre a costringere la sorella a farlo – come tra l'altro Petunia aveva subito chiarito. Lily sperava in cuor suo, di poter risolvere le cose con la sorella. Quale migliore occasione di un momento come questo?

 

«Non si è per niente sforzata di essere gentile con te...»

Remus non poté trattenersi, e Lily alzò il capo ma sembrò incupirsi.

«Non essere cattivo con lei, è solo...»

«Ehi, so che è tua sorella e che è molto importante per te... Ma sei sicura di farcela?»

Lily annuì, seppur incerta, mentre entrambi facevano il loro ingresso in Sala Comune.

«Mamma mi ha inviato un'altra lettera»

«Cosa ha detto?» chiese curioso Remus, mentre afferrava una scatola di cioccolatini nascosta sotto al divano da lui stesso.

I capelli di Lily sembravano accendersi alla luce del fuoco, mentre la ragazza continuava a camminare nervosamente avanti e indietro davanti alla poltrona su cui si era seduto Remus.

«Ha insistito dicendomi di invitare qualcuno al matrimonio di Petunia e io, ecco... Ho pensato a te»

A Remus andò di traverso un biscotto.

«Cof...Cosaa?» chiese lui, alzandosi in piedi di scatto. Lily iniziò a torturarsi le mani, poi continuò a fare avanti e indietro, fingendo di ignorare la reazione dell'amico.

«Oh, su! Andiamo! Non potevo chiederlo a Mary... Lei ad una minima provocazione di Petunia la appenderebbe a gambe all'aria... Alice, matta com'è, finirebbe per fare qualche incantesimo senza rendersene conto... Marlene, d'altro canto sarà a Plymouth fin dall'inizio delle vacanze ed Emmeline sarà impegnatissima con la sua famiglia, senza considerare il fatto che i suoi genitori mi odiano perché sono una nata babbana...»

«Oh, e va bene... Ma perché io sarei il più adatto? Provengo anch'io da una famiglia di maghi e potrei anch'io farmi scappare un incantesimo...»

«Hai abbastanza autocontrollo da non farlo. E poi, saresti l'unico a fermarmi nel caso in cui decidessi, d'istinto, di uccidere mia sorella» disse Lily, ridacchiando leggermente. Remus sorrise e, alzando gli occhi al cielo, assentì.

«Ahh, grazie grazie grazie! Sei il mio migliore amico, lo sai?»

 

*

 

«Mary... Quando iniziamo l'allenamento? Avrei un impegno, dopo...»

La ragazza si guardò intorno, la Comet stretta in un pugno sembrava risentire del continuo stringere il pugno attorno al manico di scopa. Era furibonda, ma cercava di mantenere il più possibile l'autocontrollo che qualsiasi Capitano avrebbe dovuto avere.

«Charlie, tra cinque minuti esatti cominciamo. Non preoccuparti»

Charlie White annuì, trattenendo uno sbuffo. Tutta la squadra si trovava negli spogliatoi, quel giorno, ad attendere qualcosa – o qualcuno che era incredibilmente in ritardo per l'allenamento.

Sirius Black.

Sirius Black probabilmente non si era ancora rassegnato all'idea di dover sottostare agli ordini e al regolamento di Mary MacDonald, neo eletto vice Capitano della squadra e attuale Capitano – dato che Potter era fuori uso, almeno fino alla partita contro i Tassorosso che si sarebbe tenuta al rientro dalle vacanze pasquali.

«Non è modo questo, di comportarsi...»

Emerse d'improvviso Oliver, il battitore della squadra che sedeva accanto a Mary, il cui viso si tingeva sempre più di rosso.

«Hai perfettamente ragione. Iniziamo»

Mary imbracciò la sua scopa e uscì dallo spogliatoio volando, i suoi compagni di squadra seguirono il suo esempio poco dopo.

Iniziarono a volare, quando d'improvviso Mary notò che qualcuno era appena uscito dal portone principale del castello a cavallo di una scopa.

«Che razza di idiota...»

«Buon pomeriggio, Capitano» disse Sirius, con fare lusighiero, arrivato in un batter d'occhio al fianco di Mary, che stava sospesa per aria e l'aveva visto arrivare.

«L'allenamento era fissato per più di quarantacinque minuti fa, Black. Sei in ritardo.»

Disse Mary, e subito si dileguò. Ma Black, seguendola, sembrò essere più veloce, e la raggiunse in volo senza il minimo sforzo.

«Oh, davvero? Non mi punirai, spero»

Mary si volse a guardarlo, e quegli occhi azzurri con le pupille ridotte a due fessure sembravano lanciare Avada Kedavra.

«Beh, essendo il tuo Capitano, tecnicamente posso»

Sirius fece un ghigno evidente, quasi a voler sfidare la ragazza ad assegnargli una punizione, per il solo piacere poi di disubbidirle. E Mary lo sapeva, per questo non lo punì... Non subito, certo, non lo avrebbe fatto in quel momento.

«30 giri di campo come tutti gli altri» disse la ragazza, quasi meccanicamente, senza guardarlo negli occhi.

«Sissignora» esclamò Sirius, che subitò sfrecciò.

Mary lo osservò scendere in picchiata e raggiungere i suoi compagni, poi scese anche lei ad allenarsi con gli altri, pensando e ripensando a come gliel'avrebbe fatta pagare.

Meritava una lezione quel Black, si.

«Una bella lezioncina in stile MacDonald, si»

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Capitolo 52
*** Capitolo Cinquantaduesimo - Sentimenti Intangibili ***


Siccome Salazar, Tosca, Priscilla e persino Godric sembrano avercela con me, mi sono resa conto dopo un paio di minuti di aver pubblicato ben metà del capitolo Cinquantaduesimo, mi scuso con le 4 persone che avevano già visualizzato per il disagio!
Spero vi piaccia...
Alla prossima, miei cari!
Risponderò a tutte le recensioni ricevute per lo scorso capitolo non appena mi assicurerò che questa volta non ho commesso altri errori! Scusate ancora, grazie mille per tutto!

Vostra, Marauder11



Capitolo Cinquantaduesimo – Sentimenti intangibili

 

«Mi sorprende il fatto di vederla qui in perfetto orario. Si sieda, signor Black»

La sedia di mogano era rivestita di un’imbottitura piuttosto morbida, color borgogna, con degli arabeschi dorati ricamati accuratamente in alcuni punti.

«Buona sera, professoressa...» disse Sirius annoiato, quasi sbuffando, mentre una ciocca che gli ricadeva sugli occhi fu scostata impazientemente dal suo viso.

La McGranitt lo osservò per un attimo prima di ricominciare a parlare, quasi come se fosse preoccupata per il ragazzo.

«Prenda un biscotto»

Sirius scosse la testa, la professoressa lo fissò e spinse la scatola di biscotti proprio fin sotto al suo naso, insistendo, senza dire una parola. Così Sirius, senza troppe cerimonie, afferrò un biscotto e se lo ficcò velocemente in bocca.

«Il signor Potter si sta rimettendo molto velocemente, non è vero?»

«Oh beh, sì... Sembrerebbe di sì, per fortuna»

Sirius sorrise, sinceramente felice dei progressi che stava facendo l'amico dopo il risveglio dal coma. Lo vedeva molto meno affaticato quando si vedevano costretti a percorrere i corridoi del castello per raggiungere le Aule in cui si tenevano le lezioni, si lamentava molto di meno per il fiatone o dei mal di testa martellanti che non gli permettevano di dormire.

«Vorrei parlarle di una cosa, Signor Black, prima che cominci a riordinare questi documenti che, beh... Necessitano di una sistematina da un po' di tempo»

L'insegnante indicò una catasta di pergamene alte almeno un metro poggiate l'una sopra l'altra, in maniera disordinata, su uno scrittoio molto antico posto in un angolo dell'ampio ufficio, che Sirius, a dir la verità, non aveva proprio notato.

La sua attenzione era tutta rivolta alla professoressa e a ciò che aveva detto. Così la fissò, con occhi vispi e grandi, attendendo in silenzio che cominciasse a parlare. La sua aria si fece seria, capendo che la professoressa non gli avrebbe parlato delle funzionalità dei nuovi scherzi di Zonko o del dolce del pranzo domenicale.

«Lei, ecco... Ho notato che legge spesso la Gazzetta del Profeta. Avrà notato, immagino, che sempre più spesso vi sono denunce di sparizioni, avvengono cose strane... Uccisioni persino, di famiglie babbane»

La professoressa aveva un'aria piuttosto strana, parlava in maniera cauta ed era attenta ad ogni minima reazione da parte del ragazzo. Aveva un'aria circospetta, quasi come se si aspettasse che, parlando di ciò che stava parlando, sarebbe successo qualcosa di improvviso e inaspettato lì, in quel momento. Sembrava inquieta, ma Sirius non si curava nemmeno così tanto di questo. Non capiva, non capiva perchè l'insegnante stesse dicendo proprio a lui quelle cose, ma la situazione lo incuriosiva sempre più.

«Non... Non capisco, professoressa. Cosa c'entra tutto questo con me?»

«Oh niente, assolutamente niente! - l'insegnante sembrò rilassarsi sulla poltrona, ridacchiò in maniera nervosa prima di ricominciare a parlare – Non c'entrano con lei, signor Black. L'intero mondo magico è in pericolo, purtroppo»

Sirius sbarrò gli occhi, continuava a fissare la scatola di biscotti e poi la professoressa.

«Lei ne sa qualcosa? Perché ha deciso di parlarmene?»

La professoressa sembrò soddisfatta della domanda del suo studente, come se l'avesse attesa per molto tempo.

«Io e un paio di altri maghi più grandi di lei ci siamo fatti qualche idea, si... E pensiamo che ci sia un fattore comune... Abbiamo avuto delle informazioni, che non vorrei fossero divulgate… Fin quando non sarà il momento»

Sirius annuì sicuro, così la professoressa continuò.

«Un gruppo di maghi sta cercando di seminare il panico in tutta la Gran Bretagna... Gente senza scrupoli, che non si preoccupa di non compiere gesti terribili pur di perseguire le loro idee bizzarre»

La professoressa spinse nuovamente la scatola di biscotti sotto al naso di Sirius, che afferrò senza indugi un biscotto perché sapeva che la professoressa non avrebbe continuato il suo discorso, se non l'avesse fatto.

«Questi maghi, sembrano avere una folle fissa per il sangue puro, per la preservazione dei Purosangue all'interno della comunità magica... Così intendono estorcere con la forza e con ogni mezzo i poteri magici ad ogni mago o strega nato in una famiglia babbana o che sia mago solamente per via di madre o padre, poiché considerati, ecco, impuri…»

Una sensazione di disgusto invase la mente e sembrò avvolgere il corpo di Sirius, che sembrò svegliato da un sentimento forte di rabbia.

«E' del tutto... Folle. Non c'è ad oggi mago o strega che non abbia un parente babbano! Non si possono uccidere degli innocenti per una cosa così stupida!»

Non si rese conto di aver quasi urlato; la professoressa, d'altro canto, non glielo fece notare o pesare in quanto condivideva la sua stessa rabbia. I due si scrutarono per un po', quasi come se fossero ad un passo dal riuscire a capire quale sarebbe stata la prossima mossa dell'altro.

«Ancora non capisco, professoressa...»

L'insegnante si alzò, interrompendo il ragazzo che subito si zittì.

«Ho visto come guarda i Serpeverde, ho visto le occhiate poco amichevoli che vi scambiate tu e il signor... Mulciber, Nott, Piton e così via...»

La sorpresa nella mente di Sirius non gli aveva mai chiarito così tante cose come allora. Sembrava sconvolgerlo e fare luce su così tante cose, che non riuscì a formulare un pensiero concreto e a tirar fuori delle parole pronunciabili. Non prima che la professoressa lo facesse per lui...

«Noi pensiamo che questo Mago Oscuro e i suoi seguaci si siano infiltrati ad Hogwarts. Pensiamo che si stiano servendo di alcuni studenti di questa scuola, non sappiamo se sotto maledizione Imperius...»

Sirius si alzò di scatto, ma l'insegnante afferrò il suo braccio. Si avvicinò al viso di Sirius e piantò le sue iridi verdi sulle grigie di Sirius, con forza e tenacia.

«So perfettamente cos'ha in mente. Voglio avvertirla: non deve assolutamente cercare vendetta per ciò che è successo al signor Potter e alla signorina Evans. Gli esiti potrebbero non essere tra i migliori... E io difficilmente mi sbaglio, signor Black. Deve fare molta attenzione, la prego. C'è qualcosa di molto più grande in ballo»

I pensieri che si impossessarono della sua mente, le sue preoccupazioni, le sue paure e la sua rabbia, per quelle parole e per gli avvenimenti che seguirono, non lo lasciarono mai.

Le parole della professoressa McGranitt suonarono e risuonarono più volte nella mente di Sirius, quel giorno e nei giorni avvenire – e non sapeva ancora che non l'avrebbero lasciato solo per tutto il resto della sua vita.

 

*

 

Era sfinito, la sua mente era andata completamente in tilt.

Sbuffò senza accorgersene mentre quasi si accasciava sulla poltrona davanti al camino, con un tonfo. Per fortuna, constatò, quella sera la Sala Comune non era piena zeppa di gente – come molto spesso avveniva. I malandrini sembravano tranquilli, a tratti quasi – stranamente – annoiati: Remus leggeva indisturbato un libro, Peter giocava a sparaschiocco con James che era l'unico ad aver conservato un po' di entusiasmo per quel gioco, dato che il povero Pet sembrava quasi stesse per addormentarsi, e Sirius fissava un punto fisso nel vuoto, probabilmente troppo pensieroso o troppo stanco per fare qualcosa di più concreto.

Menomale, un po' di pace…

Si disse il povero Frank tra sé e sé, ridendo sotto ai baffi. Si lasciò andare un po' più sulla poltrona, passò una mano davanti agli occhi che chiuse per un istante. Sarebbe andato a letto a breve, pensò.

Aveva, non con poca fatica, terminato tutti i compiti previsti per il giorno dopo e per quello successivo, grazie al fatto che aveva passato un intero pomeriggio con Remus ed Emmeline, due tra gli studenti più dediti allo studio della sua casata, nonché suoi amici.

Aprì gli occhi, immediatamente la sua visuale cambiò.

«Tesoro, va tutto bene?»

«Si Ali, non preoccuparti… Sono solo molto stanco»

Un sorriso largo si fece spazio tra le labbra di Frank, intendeva rassicurare la sua ragazza sulle sue condizioni di salute. Alice gli sorrise di rimando, stando ancora ferma in piedi davanti a lui.

La trovava incredibilmente bella, anche con quelle ciocche che uscivano fuori dalle sue trecce marroni. Nonostante quelle piccole occhiaie che facevano ombra sui suoi occhi sempre vispi, per lui era sempre la sua splendida Alice.

Le indicò con una mano la sua gamba, per invitarla a sedersi su di lui.

«Oh grazie, non posso proprio rifiutare»

Alice ridacchiò, poi si distese sul corpo di Frank, avvolgendo le spalle del ragazzo tra le sue braccia esili. I due si strinsero in un tenero abbraccio, rischiando quasi di addormentarsi così.

«Sono così stanca… Non ce la faccio più» sussurrò la ragazza. Frank annuì gravando il mento sulla spalla della ragazza, che si lasciò sfuggire uno sbuffo.

«Per fortuna questa sera sembra tutto tranquillo… Non siamo gli unici ad essere esausti» disse Frank, indicando con un'occhiata i malandrini e ridacchiando. Alice sorrise al ragazzo e annuì convinta, mentre il ragazzo la teneva ancora stretta tra le braccia. Si lasciavano riscaldare dalle fiamme del camino che, davanti a loro, sembrava scoppiettare allegro.

Alice vide Mary scendere dalle scale dei dormitori, l'aria confusa mentre il suo sguardo sembrava vagare nella sala, in cerca di chissà chi.

La bionda guardò verso di loro poi sembrò redimersi, iniziando a camminare a passo spedito, attirando l'attenzione di un certo giovine che fino ad allora aveva avuto un'aria attonita.

«Frank, 'Lice! Siete qui» cinguettò la ragazza.

«Ciao Mary… È successo qualcosa?» esclamò Frank, lentamente. Alice aveva occhi solo per Mary.

Mary sorrise, poi si sedette di fronte alla poltrona su cui stavano seduti i due, sul tappeto rosso.

«Mi dispiace davvero interrompervi...»

«Oh, tesoro, non hai interrotto niente» disse Alice, rassicurandola.

«Frank, volevo chiederti un parere sulla squadra… Manca un cacciatore, come ben sai. Dobbiamo trovare qualcuno che sostituisca temporaneamente James... Abbiamo già dovuto sostituire King e per fortuna adesso abbiamo te» sorrise Mary, Frank ricambiò il sorriso seppur leggermente imbarazzato come ogni volta in cui riceveva un complimento da qualcuno.

«Non riesco davvero a ricordare se l’ultima volta oltre a Callie...»

Callie O’Connor era stata l’ultima ad entrare in squadra per il ruolo da cacciatrice, proprio quell’anno.

James aveva optato quasi subito per lei, che era piuttosto discreta, ma era anche una delle poche ad essersi presentata alle selezioni. Si pensava che James, essendo un vero e proprio talento nel suo ruolo di Cacciatore, fosse un po' esigente alle selezioni di un giocatore che ricoprisse il suo stesso ruolo. E in parte, in effetti, era così. James era un ragazzo molto simpatico, un punto di riferimento per molti suo compagni di scuola. Aveva sempre una parola buona per tutti; il suo carisma, la sua generosità e il suo sorriso sempre splendente contribuivano a renderlo quella persona a cui chiunque si sarebbe rivolto in qualsiasi momento, per il solo piacere di parlare ma anche se avevi bisogno di aiuto. Ma quando si parlava di Quidditch, James era il Capitano più esigente, rigido e duro che potesse esistere con i suoi giocatori, cercava di trattenere questo suo lato però alle selezioni...

«Già, nemmeno io ricordo se oltre a Callie...» lo interruppe la ragazza stancamente, facendo mulinare i lunghi capelli biondo grano, concludendo la frase con uno sbuffo.

Alice osservò la sua compagna di Casa, che aveva davvero un'aria stanca ed esasperata.

«Pensi che dovrete fare dinuovo le selezioni?» chiese Alice

«Vorrei evitarle come la peste, davvero. Non penso di potercela fare...»

Alice guardò Mary con comprensione; quello era davvero un periodo molto stressante per tutti loro, persino per lei che non frequentava corsi extra. Non voleva nemmeno immaginare lo stress a cui era sottoposta Mary in quel periodo, che oltre a dover recuperare molte materie prima dell'esame di fine trimestre, doveva anche svolgere le sue mansioni da Capitano della squadra di Grifondoro!

«Frank, io… so che, insomma, siamo tutti così impegnati ultimamente… Ma vorrei chiederti se fossi disposto a spalleggiarmi per selezionare un Cacciatore che sostituisca James temporaneamente»

Frank sgranò gli occhi, sorpreso di quella richiesta. Lui era praticamente l’ultimo entrato in squadra assieme a Callie, e anche se spesso si era allenato con Mary e i due erano molto amici, pensava che se avesse avuto bisogno di aiuto da parte di qualcuno lui era l’ultimo a cui l’avrebbe chiesto, per la sua mancata esperienza.

«Sei sicura? Insomma, io non ho molta esperienza…»

Mary sorrise e poggiò una mano sul braccio di Frank.

«Oh, sarai perfetto. Mi fido del tuo parere, non importa il fatto che tu abbia poca esperienza… Alice, digli anche tu quant’è bravo»

Alice sorrise radiosa a Mary, contenta che l’amica apprezzasse il talento di Frank. Era stata proprio lei, infatti, ad incoraggiarlo ad entrare in squadra. Era stata davvero un’ottima amica per il suo ragazzo, ed era davvero felice che anche Frank potesse contare sull’amicizia di una ragazza buona come Mary.

«Oh, beh… Allora posso darti una mano, certo che posso! Se dovessero essere in molti a presentarsi, possiamo dividerci i candidati alle selezioni, farli allenare a parte e poi confrontare i migliori insieme...» propose Frank, leggermente balbettando, alzandosi dalla poltrona in uno scatto improvviso.

Si sarebbe addormentato mentre chiacchierava con le ragazze, se non si fosse alzato.

«Dici sul serio? Lo faresti?»

Il viso di Mary sembrò illuminarsi con un sorriso alla proposta dell'amico, che annuì sorridendo lievemente e facendo un'alzata di spalle quasi impercettibile.

«Ma certo, perché no? Però Mary, ti consiglierei di mettere un avviso questa sera stessa in bacheca, così domani avremo già le prime adesioni»

Mary si alzò, dicendo che Frank aveva assolutamente ragione. Con la stessa rapidità con cui era apparsa, si dileguò senza troppe chiacchiere, dicendo che avrebbe dovuto preparare immediatamente una pergamena che avrebbe attaccato prima di andare a dormire.

«Ti va bene sabato dopo la colazione, per le selezioni?»

Frank annuì, così Mary scomparve del tutto dietro la porta del suo dormitorio.

«Sei davvero un tesoro, lo sai?» disse Alice, lasciandogli un tenero bacio sulle labbra che approfondì con più foga poco dopo, mentre l'aria tornava a farsi tranquilla e placida attorno a loro.

 

*

 

«Allora?»

Il viso di Lily era illuminato dalla luce del candelabro posto sul davanzale della finestra.

L’espressione era allegra, una piccola ruga si formava sulla sua fronte quando sorrideva a quel modo.

Mary attraversò la stanza del dormitorio con espressione vittoriosa, così Emmeline emesse un risolino dal suo letto, precisamente da dietro il suo quaderno di Antiche Rune.

«Frank mi aiuterà, per fortuna…Ahh, che stanchezza»

Si tuffò sul suo letto con la grazia di un elefante, mentre sorrideva finalmente tranquilla.

«Te l’avevo detto… È veramente un bravo ragazzo» affermò convinta Marlene, mentre usciva dal bagno con la sua vestaglia color pesca.

«Almeno non dovrai fare tutto da sola!» convenne Lily, mentre finalmente poneva sul suo comodino il libro di Pozioni, con cui praticamente dormiva.

«Immagino la faccia di Sirius…» disse Emmeline, ridacchiando e gettando un’occhiata d’intesa a Marlene, che sorrise leggermente mentre si sedeva sul davanzale posto tra il letto di Lily e Mary.

Un’espressione di trionfo si fece largo sul viso di quest’ultima, che comunque non sembrava del tutto soddisfatta.

«Non credo abbia sentito il discorso che ho fatto con Frank… Scoprirà tutto da solo»

«Beh, non si poteva di certo aspettare che tu gli chiedessi di farti da spalla dopo il modo in cui ti ha trattata!»

Mary guardò Marlene con espressione indecifrabile.

Sirius non meritava assolutamente che lei gli rivolgesse la parola, dopo quello che le aveva detto. Aveva praticamente urlato davanti a tutti che lei era incapace di gestire una squadra e di ricoprire il ruolo di Capitano. E anche se Sirius sarebbe stato forse più competente di Frank per farle da spalla, lei non gli avrebbe mai e poi mai chiesto aiuto.

«Io non credo, oltretutto, che avrebbe acconsentito a farti da spalla…» disse Lily, che sembrava improvvisamente attratta dalle pieghe delle sue lenzuola.

Lily le aveva, come sempre, quasi letto nel pensiero.

«Orgoglioso com’è, non credo proprio!» esclamò sicura Marlene.

Un sorriso malandrino affiorò tra le labbra di Mary. Gli avrebbe fatto vedere chi era più orgoglioso tra i due. Nessuno, nessuno poteva permettersi di umiliarla a quel modo davanti a tutti. Nemmeno Sirius Black.

Si alzò di scatto, e si incamminò verso il bagno con un fare altezzoso. I suoi occhi blu lanciavano scintille mentre guardava davanti a sé e gli occhi delle sue amiche erano puntati su di lei.

«Nemmeno Sirius Black potrà fermare Mary Elizabeth Macdonald»

Sbatté la porta dietro le sue spalle, Lily sobbalzò leggermente infastidita, mentre Lene sorrideva apertamente. Emmeline la guardò sospettosa.

«Io tifo per lei…» esclamò Marlene facendo un’alzata di spalle.

«Attenta a non aizzarla troppo però» sbuffò Lily non nascondendo un leggero sorriso.

«Sappiamo tutte che quei due finiranno per camminare mano nella mano…» disse infine Emmeline, sparendo dinuovo dietro il suo quaderno di appunti.

Fuori intanto, continuava a cadere una lieve pioggerellina.

Lily fu la prima a cadere in un sonno profondo, poi Marlene. Quando Alice rientrò in stanza, tutte dormivano già. Così andò a letto dispiaciuta per non aver potuto raccontare alle sue amiche ciò che era successo giù in Sala Comune.

 

*

 

«Cos’è?»

Aveva parlato così piano, che nessuno dei suoi amici l’aveva sentito. Aveva alzato per la prima volta gli occhi dal suo libro da quando si era seduto lì. Si sentiva piuttosto soddisfatto, aveva sorprendentemente potuto ripassare Erbologia per il giorno dopo senza alcuna interruzione – cosa alquanto strana se i tuoi migliori amici erano i Malandrini.

«Hey, Felpato» disse poi, a voce più alta all’amico al suo fianco, che aveva chiuso gli occhi.

«Mmh?»

«C’è un foglio in bacheca… È di Lily?»

«Assolutamente no!» esclamò James, prendendo vita non appena aveva udito il nome della rossa.

«E tu come fai a saperlo, se hai dormito nell’ultima mezz’ora?» chiese Sirius, spavaldo.

James si tirò su, poi si stiracchiò mentre emetteva un lungo sbadiglio.

«Amico, lo saprei se Lily fosse scesa dai dormitori!»

Sirius diede uno scappellotto all’amico, dandogli mentalmente del rincitrullito.

«È di Mary» emerse Peter, d’improvviso, mentre poneva i suoi libri nella borsa. Sirius si volse subito di scatto verso l’amico, nello stesso momento Remus si chiese se fosse possibile fare un movimento così brusco senza rompersi l’osso del collo. Ma Sirius adesso guardava Peter e gli parlava, stava bene, quindi doveva essere proprio possibile.

«Mary… Mary MacDonald, dici?»

«Proprio lei» disse Peter, con semplicità, mentre Sirius iniziò a camminare a passo spedito verso la bacheca, come se si fosse risvegliato d’improvviso.

Sulla bacheca, che fino a pochi momenti fa era stata vuota, era affisso un foglio di pergamena color pulce, su di esso una calligrafia elegante e poche parole scritte a chiare lettere:

Squadra di Quidditch – Selezioni per il ruolo di Cacciatore (temporaneo)

Si comunica, agli studenti interessati, che questo sabato dopo le lezioni si terranno le selezioni per il ruolo di Cacciatore della squadra di Quidditch previa richiesta.

Si invitano tutti coloro che sono interessati a lasciare qui sotto il proprio nominativo.

 

Presiederanno Mary MacDonald (6° anno) e Frank Paciock (6° anno).

 

«Cos’è?» chiese James, apparso d’improvviso a fianco di uno sbigottito Sirius, l’aria ancora assonnata. I capelli più sparati del solito di James ricoprirono la visuale del giovane Black, mentre il primo si avvicinava all’annuncio per poterlo leggere. Un’aria leggermente delusa si fece spazio sul viso di James.

«Ha chiesto a Frank di aiutarlo, prima l’ho vista avvicinarsi a lui e ad Alice… Questo ha fatto, come ha potuto?» disse Sirius rabbioso all’amico.

«Beh, tecnicamente può…»

«Che succede?»

Remus si era avvicinato ai due per controllare la situazione, dato che aveva visto Sirius gesticolare e un James dall’aria leggermente stranita, anche se cercava – come al solito – di risultare normale agli occhi di tutti.

«Guarda tu stesso!» abbaiò Sirius, così Remus si avvicinò, mentre James stava in silenzio.

Remus lesse quelle poche righe in un batter d’occhio, poi si volse a guardare dietro le sue spalle con aria indifferente. Peter, intanto, osservava i tre da lontano.

«Ra…ragazzi! Io vado su, venite?»

Remus annuì in direzione dell’amico, prese James e Sirius per le spalle e quasi li trascinò con sé verso le scale dei dormitori.

«È inammissibile! Non ha esperienza! L’ho detto io che non è adatta!»

Mentre Sirius continuava a ripetere queste frasi mettendoci sempre più rabbia, intanto James aveva chiuso dietro le sue spalle la porta del dormitorio, l’aria un po’ delusa e leggermente assente.

«Cos’è successo?» chiese piano Peter, più a Remus che agli altri due che non gli avrebbero sicuramente risposto, troppo presi da loro stessi per farlo.

«Mary ha indetto delle selezioni per un cacciatore temporaneo e Frank sarà il suo aiutante» disse Remus annoiato, mentre indossava il suo pigiama, pronto per infilarsi sotto le coperte. Intanto, James si era seduto su di un lato del suo letto, mentre continuava ad arruffare nervosamente i suoi capelli; Sirius, invece, faceva avanti e indietro per il dormitorio, continuando a sputare frasi a random contro Mary con tono adesso più esasperato che arrabbiato.

«Avrebbe dovuto chiederlo a me! A me! Io sono in squadra da molto più tempo di Frank, lui è così inesperto!» disse Sirius in direzione di James, che lo fissava assente.

«Devo ricordarti il modo in cui l’hai trattata oggi in Sala Grande? Non te l’avrebbe mai chiesto dopo quello che le hai detto…»

«Cosa… COSA?? Io ho semplicemente detto la verità! E avevo ragione! È un’incompetente…»

«Tu sei solo accecato dalla rabbia e dall’invidia, Sirius… Lei ha avuto la spilla, rassegnati» replicò stancamente Remus, mentre tirava fuori dal suo comodino una barretta di cioccolata e guardava di sottecchi James.

«Secondo me però, avrebbe potuto chiederlo a James. James è e rimane il Capitano, lui avrebbe saputo consigliarle il meglio»

Ciò che aveva detto Peter aveva apparentemente calmato Sirius, che si era bloccato al centro della stanza e lo aveva fissato con la bocca socchiusa. James aveva sbuffato in maniera evidente e Remus aveva fatto un’espressione indecifrabile.

Peter aveva ragione. Per quanto Mary fosse arrabbiata con Sirius – e aveva tutte le ragioni per ignorarlo e per non chiedere il suo aiuto in quella situazione – avrebbe potuto comunque chiedere a James una mano, che era sicuramente molto più competente di Frank che, per quanto fosse bravo nel suo ruolo, non aveva molta esperienza per giudicare un potenziale giocatore che non ricopriva tra l’altro il suo ruolo ma il ruolo di cacciatore.

«Magari vuole incoraggiare Frank. È ancora così insicuro delle sue capacità…» disse Remus, con aria di ovvietà. In realtà, cercava solo di non far pesare la cosa a James che, per quanto provasse a nasconderlo, era deluso poiché si sarebbe aspettato una richiesta d’aiuto da parte di Mary, dato che i due erano praticamente migliori amici e dato che lui era e rimaneva comunque il Capitano di Grifondoro. E ci poteva scommettere che quello era stato il suo primo pensiero da quando aveva letto l’annuncio in bacheca.

«No, non voleva incoraggiare Frank. Sai cosa? Sta cercando di farmi infuriare perché è arrabbiata con me, e dato che è così accecata dalla rabbia, la sua furia ha finito per travolgere anche James»

Sirius sputò tutto a Remus gesticolando davanti al suo viso. La sua rabbia era incontenibile, in momenti come quelli era difficile per Remus gestire l’amico. Pensava, oltretutto, che in parte avesse ragione.

Mary probabilmente non aveva pensato a James, tanto era arrabbiata con Sirius che non aveva nemmeno valutato di chiedere aiuto al suo migliore amico.

«Calmati, Sirius» tentò comunque.

«Non la passerà liscia questa volta, no…» continuò imperterrito infatti Sirius.

«Chiudi il becco, Black»

La risposta fredda e dura di James gelò Sirius sul posto. Remus si alzò, impaurito dal fatto che Sirius potesse reagire male a quella frase sputata da James in quella maniera, nel momento in cui Sirius esplodeva.

«Cosa?» chiese Sirius, sbigottito. Guardava James a bocca aperta. Lo chiamava per cognome solo quando si infuriava particolarmente con lui, il che avveniva molto raramente.

«Ti sei comportato da schifo questa mattina, c’è bisogno che qualcuno te lo ripeta? Non hai il diritto di infuriarti con Mary ancora, anzi, dovresti andare da lei e scusarti per quello che le hai detto! La squadra ha bisogno di sostegno, dovete essere uniti, non c’è bisogno che si aprano anche delle diatribe tra i membri in un momento come questo, Sirius!»

James si era nel frattempo alzato avvicinandosi a Sirius, ponendosi proprio davanti a quest’ultimo. I due sembravano lanciarsi delle strane occhiate.

«Tu davvero… tu davvero dopo che lei ti ha escluso dalle selezioni la difendi ancora?»

Il tono basso con cui Sirius si era rivolto a James, non era certo rassicurante. Era stato freddo, di ghiaccio, come i suoi occhi. E James lo osservava con la mascella serrata, pronto ad esplodere.

«Non lo so perché non ha chiesto il mio aiuto, ok? Non lo so. Probabilmente non l’ha fatto nemmeno di proposito ma… aspetta! Questo non deve interessarti, non devi assolutamente usare questa cosa che non ti riguarda per niente perché, oh Sirius, non guardarmi così, sai che ho ragione, hai torto marcio già solo considerando quello che hai combinato! Le hai dato dell’incapace, vuoi per le mutande di Merlino rendertene conto?»

Il broncio di Sirius non sarebbe potuto essere più evidente di com’era, ma sembrava calmarsi ad ogni parola detta da James.

Era l’unico, l’unico che riusciva a farlo calmare e ragionare davvero. Nemmeno Remus, che era il saggio del gruppo, aveva quel potere su di lui.

«Credo solamente che lei non sia adatta al ruolo…» sputò comunque Sirius.

«Sai che non è così, Sirius»

Remus si pose tra i due, con le braccia conserte strette al petto. Il tuo tono era stato calmo ma risultava convincente.

«Lunastorta, non ti ci mettere anche tu, per favore!»

«Ha ragione, Sirius, sai perché? Tu non sei geloso di Mary per quella spilla, anche se ti saresti aspettato di riceverla. Tu sei geloso marcio di Mary per quello che ha fatto King. È colpa della tua gelosia se tu questa mattina le hai detto quelle cose, ed è colpa della tua gelosia se Mary adesso è infuriata con te»

James aveva parlato con tono canzonatorio, fissando bene i suoi occhi nocciola sui grigi dell’amico, che l’aveva guardato dapprima ma che poi si era allontanato dai due per mettersi a letto, intenzionato ad ignorare le loro parole.

«Io non sono geloso, non sono geloso di niente e nessuno… Non me ne frega niente di King» ribatté infatti da sotto le coperte, la voce soffocata. Remus e James si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi entrambi si avvicinarono ai loro letti.

«Prima o poi dovrai ammetterlo. Tu sei geloso marcio perché ti sei preso una bella cotta per Mary, Sirius. Puoi anche ignorarmi, ma non potrai ignorare i tuoi sentimenti per sempre»

Le parole decise sussurrate da James, dirette solo a Sirius, arrivarono alle orecchie di Peter che rimase un po’ perplesso. Sirius e Mary si erano frequentati per un po’ e poi, ne ignorava il motivo esatto, i due si erano allontanati.

Remus, invece, sorrise leggermente.

James non aveva mai detto parole più giuste in una sera sola come allora.

Aveva fatto proprio un bel lavoro con lui. Ridacchiò tra sé e sé pensandolo, mentre Morfeo lo accoglieva piacevolmente tra le sue braccia.

 

*

La mente di Lily era state poche volte tanto ingarbugliata come in quei giorni.

C’erano i compiti, prima di tutto, che non le lasciavano un attimo di pace, e i test di fine trimestre che praticamente la tenevano continuamente in ansia. Per questo, molte volte le capitava di svegliarsi nel cuore della notte e di non riuscire più a riaddormentarsi, nonostante fosse stroncata dalla stanchezza.

Poi c’era il matrimonio di Petunia, che aveva deciso di sposarsi con il suo fidanzato, e Lily l'aveva saputo da sua sorella solamente una settimana prima del matrimonio. Non aveva mai visto quel tale di nome Dursley; dunque non faceva altro che fantasticare su come poteva essere.

Sognava spesso di notte la sorella che andava all’altare verso un mostro che finiva per mangiare proprio lei, Lily, e che ripeteva a lei che era un mostro con la voce di Tunia.

Era molto preoccupata per ciò che sarebbe potuto succedere di lì a poco, la sola certezza di poter contare su Remus al ritorno a casa da Hogwarts la rassicurava. Sarebbe andato tutto bene; quei giorni sarebbero passati in fretta e magari poteva avere qualche occasione per riappacificarsi con sua sorella.

Non aveva ancora raccontato nulla alle ragazze della sorella, tanto meno a Mary che era così sfuggente. Quelle poche volte che era in sua compagnia, non faceva altro che sbraitare contro Sirius; quei due cominciavano a stancarla.

Infine, c’era Potter.

Potter che non era più Potter. Potter che non la infastidiva più tanto spesso con i suoi inviti ad Hogsmeade, con gli scherzi per i Serpeverde e con le sue dichiarazioni d’amore in corridoio che la imbarazzavano e facevano infuriare non poco. Ultimamente, aveva addirittura l’impressione che la stesse del tutto ignorando.

Per quale motivo?

Non riusciva a darsi una spiegazione. C’era qualcosa in lui, qualcosa di diverso. Qualcosa che le sfuggiva, non riusciva a capire cosa…

«Ma cosa…»

Senza accorgersene, aveva imprecato ad alta voce. Alice si volse a guardarla, poi le diede una leggera gomitata quando si accorse che l’insegnante di Difesa aveva notato la disattenzione di Lily.

«Signorina Evans»

I suoi occhi verdi erano sbarrati, fissavano il professore con aria di scuse, mentre tutta la classe aveva occhi solo per lei.

«Mi sono distratta, mi scusi professor Foreigner…»

Il professore sorrise lievemente a Lily, poi annuì piano, segno che avesse accettato le sue scuse.

La lezione proseguì, mentre il professore continuava a rispondere alle domande dei suoi alunni circa il test di Difesa che si sarebbe svolto l’indomani, il venerdì.

«Sarà un test scritto, professore?»

«Credo proprio di si, signorina Vance. Non abbiamo abbastanza tempo per fare un test di pratica prima delle vacanze… Opterò per qualcosa di scritto, si. Dunque, ripassate tutto quello che abbiamo studiato finora»

Vi furono cenni di approvazione dispersi per l’aula. Era rassicurante, per molti che non erano pratici di incantesimi di Difesa, sapere che sarebbe bastato ripassare il programma per fare un buon test trimestrale. Ovviamente, James e Sirius erano tra quelli che non erano dello stesso avviso.

«Potrei farle una domanda, signore?» chiese Mary, dal fondo dell’aula. Sirius si volse a guardarla con aria snob, che Mary bellamente ignorò.

«Certo, signorina MacDonald, chieda pure…»

«Quale sarà il prossimo argomento che affronteremo al rientro delle vacanze?»

Il professore si alzò dalla cattedra, camminò lentamente per il corridoio che si creava tra i banchi della classe rivolgendosi a tutti i suoi studenti.

«Inizieremo, finalmente, lo studio sui Patroni» disse, soddisfatto.

«Oh, ma è grandioso! Non lo credi anche tu?» chiese un’eccitatissima Alice a Lily, che annuì poco convinta. Non tutti i maghi riuscivano ad evocare un Patronus, maghi più esperti di loro non ce l’avevano mai fatta. Dunque, non dava per scontato che ci sarebbe riuscita.

«Chissà quale sarà il tuo Patronus!» continuò Alice, sorridendo all’amica.

«Oh, beh… Chissà! Potrei anche non riuscirci…» aggiunse poi, con sguardo malinconico.

«Non provarci nemmeno, Lilian! Sei bravissima con gli incantesimi, non vedo perché non dovresti riuscirci!»

«Tu sei comunque più brava di me!» disse Lily, sorridendo.

Alice, in effetti, era molto portata per Difesa delle Arti Oscure. Non perché fosse più capace di Lily ad evocare incantesimi, ma perché il suo carattere combattivo la rendeva praticamente una guerriera nata.

Amava duellare, bramava le sfide ed era velocissima nel lanciare incantesimi.

Secondo Lily, sarebbe riuscita a disarmare in un colpo solo una schiera di maghi. Era una furia, Alice Prewett. Il suo sogno era sempre stato quello di diventare Auror; prima ancora che Lily pensasse a quella carriera Alice sapeva già che sarebbe stato proprio quello il suo mestiere.

Però era anche la persona più dolce, adorabile e sensibile che conoscesse. Per questo, adesso, dopo che Lily le aveva detto che era più brava di lei in Difesa, il suo viso si era tinto di rosso. I complimenti, anche da parte delle sue amiche più care, la intenerivano sempre così tanto da farla arrossire.

Era incredibilmente modesta.

«Bene, adesso potete andare! A domani, ragazzi» disse il professor Foreigner, interrompendo il flusso dei pensieri di Lily, mentre tutta l’aula si svuotava al suono della campanella.

 

*

 

La Sala Grande brulicava di gente, quel giorno. Come sempre, d'altronde, ma in quel giorno tutti sembravano andare di fretta, tutti avevano qualcosa da urlare al compagno che stava seduto dall’altra parte della tavolata e ognuno degli studenti di Hogwarts era teso o preoccupato per un test che si sarebbe svolto di lì a poco.

«Non ti siedi a pranzo, Mac?»

Mary si volse a guardare Lily, seduta tra Marlene e Sirius e scosse la testa. Afferrò una mela dal cestino della frutta e, con i libri sottobraccio, uscì dalla Sala Grande.

Lily emise un lungo sospiro, mentre James la guardava di sottecchi e seguiva allo stesso tempo con lo sguardo Mary che usciva a passo spedito dalla Sala.

«Non sta mangiando…» disse Alice, con il suo tono da mamma chioccia.

«E si vede! Ha già perso qualche chilo… Mangia poco e di sfuggita da una settimana…» aggiunse Emmeline, che agguantava una coscia di pollo con la solita grazia di una Vance.

Remus guardò in tralice Sirius.

«A me sembra che stia evitando tutti» disse Peter, emergendo da un angolino. Lo sguardo di Alice incrociò quello di James, che restò impassibile, mentre Lily guardò di sottecchi Sirius, che se ne accorse.

«Ho il sospetto che tu abbia ragione…» disse quest’ultimo, imbronciato, lanciando un’occhiata a Lily, che alzò lo sguardo e lo sostenne.

«Sirius, francamente credo che tu sia l’unica persona a questo tavolo che non può proprio permettersi il lusso di lamentarsi» convenne Alice, con calma seppur mantenendo un tono pungente.

«Tu credi?» rispose Sirius, con tono di sfida.

«Tu non lo credi, Sirius?» rispose Lily a tono.

«Smettetela, su. Siamo tutti molto tesi per questi test, non scarichiamo la colpa l’uno sull’altro»

Come al solito, Remus riuscì a metter d’accordo tutti che immediatamente fecero cenni d’assenso e ricominciarono a parlare del più e del meno tra di loro.

«Io vado» disse Sirius, e immediatamente lasciò il suo posto al tavolo, la borsa sulla spalla e l’espressione impenetrabile sul suo viso.

Frank, Lily, Alice, Marlene, James, Remus, Emmeline e Peter seguirono con lo sguardo Sirius che usciva dalla Sala proprio come aveva fatto Mary poco prima.

«Hanno proprio bisogno di una mano…» emerse James, scuotendo la testa per l’esasperazione.

«Lasciamoli sbollentare un po’» disse Lily, fissando James negli occhi che sorrise in sua direzione. A quel sorriso, Lily spostò inspiegabilmente lo sguardo da un’altra parte.

«Già, sarebbero capaci di uccidersi, ora come ora» si aggiunse Emmeline, ridacchiando.

«Tienili d’occhio sabato, Frankie»

«Non verrai a dare un’occhiata, James?» chiese Frank, gli occhi sbarrati per lo stupore, mentre la preoccupazione si faceva spazio dentro di lui.

James sorrise in sua direzione, le pupille assottigliate.

«Oh no, non credo proprio. Ma se conosco bene Sirius, non si perderà un minuto di quelle selezioni…»

Frank deglutì in maniera evidente, tanto da provocare una risata in James. Aveva intenzione di restare a debita distanza dal campo di Quidditch, non voleva assolutissimamente intromettersi e sminuire la figura della MacDonald. E poi, a dire il vero, ci era ancora rimasto male perché lei non gli aveva rivolto la parola dopo l’annuncio in bacheca, quindi intendeva rifilarle lo stesso atteggiamento di indifferenza che lei sembrava rivolgere non solo a lui ma – a quanto pareva – anche a tutti gli altri.

«Ciao, ragazzi!»

Robert King, in tutta la sua altezza e in tutto il suo splendore, stava ritto in piedi con un’espressione sorridente e apparentemente tranquilla.

«Ciao, Rob. Tutto bene?» emerse James, che si alzò dalla panca per battere il cinque all’amico.

«Oh, non ne parliamo, ti prego! Hai parlato con la McGranitt poi?»

James scosse la testa, sorridendo lievemente.

«Perché mai?» chiese il ragazzo, stranito, a braccia conserte.

«Voglio essere al massimo della forma, al mio rientro. E poi, voglio vedere cosa sono capaci di fare i miei giocatori qui – diede una pesante pacca sulla spalla a Frank, che quasi soffocò accanto ad Alice che gli batteva una mano sulla spalla – sono sicuro che sapranno farsi valere anche senza di me!»

Robert King continuava a guardarlo come se fosse uscito di senno, anche se tentava di non darlo a vedere.

«Oh, beh… Non metto in dubbio questo, James... Beh, ci si vede allora! Buona giornata!»

Il ragazzo si allontanò in fretta, sotto gli sguardi divertiti dei ragazzi.

«Davvero non hai intenzione di dire niente alla McGranitt?» gli chiese Remus a bassa voce, mentre raggiungevano la serra di Erbologia. James scosse la testa, sorridente, senza aggiungere nulla. Chissà cosa aveva in mente, si ritrovò a pensare Remus tra sé e sé.

Lily, d’altro canto, continuava a fissare Potter stranita.

Da quando in qua Potter era disposto a mettersi da parte lasciando altri sotto ai riflettori?

Non era mai successo.

«Chi sei tu? Che ne hai fatto di James Potter?*» disse Lily, tra sé e sé, mentre camminava per i corridoi del castello.

 

*

Per quanto Mary sperasse che quel giorno non arrivasse, si svegliò sapendo che quella era proprio la mattina di quel maledettissimo sabato, il giorno delle selezioni del Cacciatore di Grifondoro.

Sbuffò, prima di infilare i piedi dentro le pantofole, mentre si guardava intorno.

Alice dormiva ancora profondamente, mentre Emmeline, Lily e Marlene non erano in dormitorio.

Indossò con calma la sua divisa da Quidditch, mentre fuori il sole splendeva. Si avvicinò alla finestra ampia del dormitorio e constatò che vi erano le condizioni perfette per fare delle decenti selezioni, anche se non smetteva di sentirsi agitata.

La divisa da Quidditch la rendeva ancora più sinuosa, longilinea di quanto non sembrasse con la divisa della scuola. Mary, oltretutto, adorava il Quidditch, adorava indossare i suoi colori e portarli con sé.

Afferrò il foglio di pergamena sul suo comodino su cui vi erano i nomi dei candidati e scese dal dormitorio, trovandolo gremito di gente come ogni sabato mattina, in cui non c'erano lezioni.

«Buongiorno, mie care» esclamò d'improvviso, facendo sobbalzare Lily, Marlene ed Emmeline che, con il capo chino sui libri, non si erano accorte del suo arrivo.

La treccia laterale dorata di Mary sfiorò la spalla di Marlene, che si volse di scatto verso l'amica e la ammonì con lo sguardo.

«Mi è preso un colpo! Buongiorno anche a te!»

«Non vai a fare colazione?» le chiese Lily, mentre Mary si guardava intorno in cerca – probabilmente – di qualcuno.

«Oh, non penso di avere abbastanza tempo… Le selezioni cominciano alle dieci, sono le nove quasi e mezza… resterò a farvi compagnia» sorrise, e Lily annuì, seppur sospettosa del comportamento dell'amica.

Poco dopo, incrociò lo sguardo dell'oggetto dei suoi pensieri.

Sirius Black, perfettamente vestito e con i capelli così ordinati e lucenti da sembrare innaturali, la stava praticamente trafiggendo con lo sguardo dall'altra parte della stanza. Al suo fianco, vi era il povero Peter che non faceva altro che gettargli occhiate ansiose mentre sussurrava parole concitate al suo orecchio.

Di James e Remus, notò, non c'era traccia. Si alzò di scatto, distraendo nuovamente le ragazze che alzarono dinuovo lo sguardo per osservarla. Lily si scambiò la più fugace delle occhiate con Emmeline, che come lei aveva notato lo scambio di sguardi tra Mary e Sirius Black.

«Ho cambiato idea. Scendo a mangiare un boccone! A dopo»

«Ma, Mary!»

Probabilmente Marlene le aveva detto qualcos altro oltre a quello che aveva udito, Mary comunque non sentì altro che il suo nome pronunciato dall'amica, dato che camminò a passo di marcia fino al buco del ritratto che, dopo essersi aperto al suo passaggio, prontamente si richiuse.

«Buona giornata, mia cara!»

Sventolò incurante la mano alla signora Grassa, che l'aveva lasciata passare, poi scese i gradini che la separavano dalla Sala Grande.

«Non può guardarmi così, oh no che non può!»

Senza praticamente rendersene conto, si trovava già seduta sulla tavolata dei Grifondoro, non molto distante da un ragazzo occhialuto con un croissant in mano e uno che reggeva una tazza di thé fumante non lontano dalle cicatrici che portava sul viso.

«Pianeta terra chiama Mary Macdonald!»

Remus le sventolò una mano davanti al viso, e subito la ragazza si ridestò. Regalò un sorriso che sembrava più una smorfia all'amico, mentre rivolgeva a James un'occhiata.

Si sentiva un po' in colpa nei suoi confronti, in quei giorni non gli aveva praticamente rivolto la parola nell'intento di ignorare Sirius che era praticamente legato da sempre con un filo indissolubile al Capitano dei Grifoni.

«Oh, ciao ragazzi. Scusatemi, non vi avevo proprio visto!»

«Perdonata… Va tutto bene?» chiese gentilmente Remus, mentre osservava James di sottecchi. Si aspettava che il ragazzo con il maglione rosso e oro davanti a lui dicesse qualcosa alla ragazza che era chiaramente preoccupata per le selezioni, invece l'amico l'aveva quasi ignorata, così aveva deciso su due piedi di chiederle come stesse, per colmare quel silenzio che stava diventando imbarazzante.

«Oh. Beh, credo di si, grazie. E tu, Remus?» Mary cercò di mantenere un tono di voce fermo e deciso. No che non andava bene, non andava per niente bene.

James afferrò una caraffa di succo d'arancia che si trovava proprio lì davanti, e si versò con aria spavalda un po' di quella bibita che gli piaceva tanto.

Mary lo osservò, Remus se ne accorse.

James sbuffò in un risolino, poi si volse a guardare i due con aria divertita.

Afferrò un altro bicchiere, sotto gli occhi dei due, e lo riempì di succo di arancia.

Tirò fuori la bacchetta dal mantello e, con un movimento del polso, trasfigurò il liquido contenente nel bicchiere, adesso pieno di succo di lampone. Quel giorno non era a tavola, ma lui sapeva fosse il preferito di Mary.

«Io… Grazie, Jamie»

James annuì, senza guardarla negli occhi, mentre faceva un cenno con la mano a qualcuno che stava prendendo posto proprio al tavolo di Tassorosso, qualche metro più avanti.

«Senti… Mi… Mi dispiace» esclamò la ragazza d'improvviso continuando a fissarlo, e James si volse subito a guardarla, per la prima volta quella mattina. Remus fingeva praticamente di non esistere, osservando i due di sottecchi.

«Per… Cosa, esattamente?» chiese James, distrattamente.

Mary lo osservò. James non era arrabbiato con lei perché l'aveva ignorato. Insomma, non poteva essere solo quello. James non riusciva a guardarla negli occhi per dieci secondi, anzi, non la degnava nemmeno di uno sguardo. Aveva appena trasfigurato il succo d'arancia per lei, cercando di farle sentire che era vicino a lei ma non riusciva a mantenere il contatto visivo…

Non poteva essere solo il fatto che lei l'avesse ignorato in quei giorni, tra l'altro senza volerlo.

«Che succede?» chiese Mary, adesso più seria e decisa, mentre si sedeva ritta sulla schiena, gli occhi azzurri puntati su quelli nocciola di James, che non potevano fare a meno di osservarla.

«Lo chiedi a me? Cosa succede a te, piuttosto» ribatté prontamente lui, assumendo un tono calmo della voce ma piuttosto forzatamente.

Mary lo guardò a bocca aperta, non capendo a cosa l'amico alludesse.

«Senti...» sussurrò il ragazzo, a pochi centimetri dal viso di lei,

«Non pensarci, ok? Bevi il tuo succo di lampone e scendi al campo di Quidditch, ho visto poco fa un gruppo di ragazzi in divisa che uscivano dalla Sala… Ti staranno aspettando»

«Ma...»

«Frank è già giù, era più teso di te, poco prima che tu arrivassi… Vai, e conquista il mondo»

Lo sguardo di James, seppur rassicurante, non riuscì ad essere efficace come i suoi sorrisi, che quella mattina Mary non aveva ancora visto. Era certo, dunque, che in lui ci fosse qualcosa che non andasse.

Non era sicura, però, che lui gliel'avrebbe detto tanto facilmente. Comunque, era certa che Remus sapesse. Osservava James con il sorriso di chi conosceva ogni dettaglio della mente del celebre Potter di Grifondoro, come sempre.

Si alzò dalla panca, provocando un leggero vociare tra diversi ragazzini che sedevano poco più in là alla tavolata rosso-oro che probabilmente intendevano presentarsi alle selezioni.

«Remus… Ci vediamo più tardi. Grazie per il succo, James»

James la osservò uscire fuori dalla Sala Grande, mentre mordicchiava una zolletta di zucchero.

«Perché non le hai offerto il tuo aiuto? E' tesa come una corda di violino» chiese piano Remus, mentre addentava un muffin.

James si volse lentamente a guardare l'amico che sedeva di fronte a lui.

«Se la caverà...» disse noncurante, con una tranquillità disarmante.

«Non ci credo… Non me la bevo, James. Tu non puoi essere così tranquillo quando si parla di Quidditch...»

Avrebbe continuato il suo discorso, se non avesse visto James alzarsi di scatto con la tracolla che lasciava intravedere al suo interno il mantello dell'invisibilità di Charlus Potter.

«Vado… Vado da Hagrid! Si...» disse l'occhialuto, poco convinto, ad un Remus che lo osservava con un evidente ghigno e un'aria di chi la sapeva lunga e aveva trovato la risposta a tutte le sue domande.

 

 

 

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Capitolo 53
*** Capitolo Cinquantatreesimo - Ali per volare, radici per rimanere. ***


 

Capitolo Cinquantatreesimo –

Ali per volare, radici per rimanere

 

L'odore del cuoio bagnato impregnava le sue narici, mentre si chinava a stringere i lacci degli stivali da volo che aveva usato un paio di volte da quando li aveva comprati in dicembre, a Diagon Alley.

«Si può?»

Dopo aver udito un paio di colpetti alla porta dello spogliatoio di Quidditch, una ragazza dai capelli neri legati ad una coda alta entrò, con indosso colori ben diversi da quelli del Vice Capitano di Grifondoro.

La sorpresa sul viso di Mary lasciò presto il posto ad un sorriso.

«Capitano Jones! Che ci fai qui?»

Hestia Jones in tutta la sua bellezza, evidente anche con una semplice divisa scolastica composta da una gonna blu notte tipica di una Corvonero e un maglioncino grigio, si ergeva davanti a Mary Macdonald.

«Oh beh, mi trovavo nel parco con un paio di compagni della mia casa quando ho visto una scia di Grifoni correre verso il campo da Quidditch, una di loro diceva ad un altro che il Capitano MacDonald li stava aspettando, e così...»

Mary la osservò fingendo un sorriso, ma il suo colorito verdastro lasciò intuire ad Hestia che fosse tutt'altro che tranquilla.

«Non sono degna... Ci sono troppi ragazzi lì fuori che mi aspettano, io mi sono rinchiusa qui e ho una fifa matta di sbagliare...»

«E' per quello che ha detto Black in Sala Grande l'altro giorno?» chiese Hestia, con delicatezza. Mary immediatamente sbarrò gli occhi, non sapendo cosa dire.

«Beh, sai... Tutti hanno sentito le urla... Se vuoi saperlo, tutti i Corvonero fanno il tifo per te. Sono convinti che Black sia solo un pallone gonfiato invidioso...» affermò la mora, visibilmente divertita. Mary ridacchiò. Sembrò quasi rilassarsi, alla presenza della Corvonero.

«Per quanto io stimi voi Corvi dotati d'intelletto, Sirius potrebbe non avere tutti i torti...»

«Hey... Ma sei matta?»

Il tono convinto e deciso di Hestia ridestò Mary dai suoi pensieri. I suoi occhi verde muschio che di norma erano molto piccoli e allungati, sembrarono allargarsi come due fari.

«E poi, so di saperne tra l'altro più di loro... E' solo geloso del Caposcuola King, sai? Sirius Black è chiaramente attratto da te... però anche King lo è a sua volta, così tanto che ha addirittura spinto la professoressa McGranitt a sceglierti, come Capitano... Capisci?»

Mary sventolò una mano. Insomma, non poteva essere solo quello...

Sirius era davvero solamente geloso di King?

Hestia si alzò, guardando Mary con un sorriso che si allargava da un orecchio all'altro.

«Ti dispiacerebbe se assistessi alle selezioni? Vorrei fare il tifo per te...»

Mary non poté fare a meno di sorridere. Si alzò, mentre di fronte a lei stava la Corvonero e la sorprese abbracciandola di slancio, affondando le narici sulla divisa scolastica della ragazza.

«Certo che no, Hestia... Dopo tutto, la prossima partita la giochiamo contro i Tassi»

Con un'alzata di spalle di Mary e una risata di Hestia, le due uscirono dagli spogliatoi più rilassate e sorridenti di quando erano entrate.

Hestia salutò con un cenno della mano Mary, e si diresse verso le scale che portavano agli spalti per osservare da lontano.

Il leggero venticello che si era levato scosse i capelli della bionda Grifondoro, che subito cercò con gli occhi Frank Paciock in quella piccola folla che si era creata. Il ragazzo la vide prima però, e in un balzo la raggiunse.

«Tutto bene, Mars?» chiese a voce bassa, e Mary con un sorriso annuì.

La folla adesso si voltava tutta in direzione dei due ragazzi, non c'era nessuno che avesse occhi per qualcun altro... tranne uno.

James Potter stava vicino ai due ragazzi, ma nessuno sapeva della sua presenza.

Il mantello dell'invisibilità, per quanto potesse essere leggero e per quanto rendesse la visuale dell'ospite nascosto sotto di esso ottima, in una giornata di sole come quella provocava la normale sudorazione di un individuo sottoposto a quelle condizioni atmosferiche un po' più precocemente.

James si sarebbe subito liberato del suo mantello, se non fosse stato per il fatto che nessuno avrebbe dovuto vederlo lì, quel giorno.

Aveva visto il suo migliore amico, Sirius Black, a pochi metri dall'ingresso al campo di Quidditch, con indosso la sua divisa da portiere e il sorriso malandrino di sempre.

«Allora... Adesso io farò un appello, chiamerò ognuno di questi nomi scritti su questa pergamena e voi dovrete alzare la mano quando sentirete il vostro... D'accordo?»

Cenni di assenso decretarono che tutti avessero capito.

«Bene... Si? Hai qualcosa da dire?»

«Io... Io non ho fatto in tempo ad inserire il mio nome, potrei comunque fare le selezioni?»

Un ragazzino dai capelli rossi che sembrava esser diventato in viso più rosso dei suoi capelli dalla vergogna, attirò l'attenzione di Mary, che annuì chiedendo il suo nome per inserirlo nella lista.

«Dunque, andiamo avanti... Chase... Chase Adams?»

Un ragazzo slanciato dai capelli dorati con un sorriso timido alzò la mano. Mary gli sorrise di rimando; frequentava il quinto anno ad Hogwarts, non ci aveva mai parlato se non casualmente, dato che era uno che stava sempre sulle sue.

«Teresa Hale?»

Stavolta una bambinetta dall'aria spavalda rispose con "Io" all'appello di Mary, e Frank sbuffò nascondendo una leggera risata. «Bene... Alexis Jones»

Una ragazza dai capelli rossi alzò la mano, così come i successivi altri quattro o cinque ragazzi.

Fu felice di constatare che, per la prima volta in vita sua da quando assisteva alle selezioni di Quidditch, non c'era nessuno che si fosse presentato solo con l'intento di provarci con il Capitano Potter. Nessuna ragazzina ridacchiante da schiantare, nessuna di loro si appiccicava con una sanguisuga a James, nessuna che fingesse di non saper volare solo per essere retta da James...

Con un'espressione compiaciuta, divise gli otto candidati in due gruppi. Lei si sarebbe occupata di Teresa Hale, Alexis Jones e altri due ragazzi del quarto anno e aveva lasciato a Frank i ragazzi dall'aria più esperta che pensava non avrebbero messo in difficoltà il Battitore di Grifondoro, Chase Adams e altri tre ragazzi, due ragazze del quinto e uno del quarto.

Teresa Hale e, con grande dispiacere di Mary, Alexis Jones, si erano rivelate in men che non si dica persino incapaci di stare in equilibrio sulla scopa.

«Mi dispiace ragazze, per me la vostra prova finisce qui... Vi suggerisco di ritentare la prossima volta, spiacente...»

Mary si sforzò di sorridere alle due ragazze che, deluse, avevano abbandonato il campo da Quidditch dopo dieci minuti dall'inizio delle selezioni.

Alzò gli occhi in tempo per notare che Chase volava davvero bene, quando vide un ragazzo in divisa da Grifondoro sfrecciare intorno agli anelli.

Mary si passò una mano davanti agli occhi, mentre imbracciava la sua scopa.

«Ma quello... Quello è Sirius Black!» urlò Olivia con aria sognante, la ragazzina del quarto anno che fino a quel momento era stata simpatica a Mary.

«John, Olivia... Raggiungete Frank, per favore... Io devo occuparmi di una cosa, poi iniziamo la seconda prova»

Mentre Olivia e John volavano verso Frank che parlava ai quattro ragazzi che stava mettendo alla prova, Mary sfrecciò verso la parte opposta del campo su cui vi erano i tre anelli che lei aveva più volte superato in passato, regalando alla sua squadra numerosi momenti di gloria.

«Black! Cosa diavolo ci fai qui?» sbraitò la ragazza. Sirius, che l'aveva osservata tutto il tempo mentre volava verso di lui, finse di essere sorpreso di vederla.

«Buongiorno anche a te, Capitano. Beh, avrai bisogno di un portiere, quando i tuoi candidati dovranno far passare la pluffa attraverso questi anelli, no? Dunque, et voilà, je suis ici»

Mary, che si reggeva sulla scopa con le braccia incrociate, alzò gli occhi al cielo al tono falsamente innocente di Sirius.

«Me la cavo benissimo anche senza di te, Monsieur Black»

La risata simile ad un latrato raggiunse le orecchie di Mary quando questa aveva già raggiunto Frank e i candidati.

«Allora? Abbiamo superato la prova del volo?» chiese Chase a Frank e adesso all'appena arrivata Mary, che annuì di fronte ai cinque ragazzi rimasti. Una delle ragazze del quinto che era stata messa da prova da Frank, infatti, aveva deciso volutamente di ritirarsi dalle selezioni perché, pensandoci, non se la sentiva di doversi destreggiare tra gli allenamenti di Quidditch a cui si sarebbe dovuta sottoporre – se fosse entrata in squadra – e gli imminenti GUFO che avrebbe dovuto affrontare.

Così erano rimasti Chase, Olivia, John e una ragazza e un ragazzo di cui Mary non ricordava i nomi, che furono sottoposti ad una seconda prova di volo più complessa.

Loro, a gruppi di due e poi tre, avrebbero dovuto passarsi la pluffa mentre Frank cercava di metterli in difficoltà con il bolide.

«Io sarò, in questa occasione, un battitore come Frank, insieme cercheremo di mettervi in difficoltà in volo... Vediamo chi riesce a scansare meglio il bolide! VIA»

Il fischietto di Mary annunciò l'inizio della gara; Chase passò con un lancio velocissimo la pluffa a Olivia, che per poco non la lasciò cadere, mentre la ragazza del quinto anno di nome Anne quasi si fece colpire dal primo bolide di Frank, avvertita solamente dallo strilletto di Olivia che assisteva alla scena. Chase riprese in mano la pluffa, mentre scansava con grande destrezza un nuovo bolide stavolta lanciato da Mary, sicuramente più debole di quello di prima di Frank. Ora passava la pluffa al ragazzino del quarto anno, Simon, che però la lasciò cadere, recuperata da Olivia che stava volando proprio più in basso.

«Quel Simon è proprio un disastro...»

Qualcuno si voltò in direzione di James senza capire da dove provenisse quella voce, mentre il ragazzo, ancora sotto al mantello dell'invisibilità, stava ora seduto sugli spalti, non lontano da Hestia Jones – continuava a non spiegarsi la sua presenza lì, dato che era una Corvonero e quello non era nemmeno un allenamento – e un paio di ragazzi del sesto anno di Tassorosso che osservavano Mary con aria maliziosa, mentre Sirius sulla scopa a centinaia di metri di distanza cercava di ucciderli con lo sguardo.

James tirò fuori dalla tasca una manciata di cioccorane, e iniziò a mangiucchiarle nervosamente.

«E quella Anne è troppo insicura sulla scopa... Lui e quel tale, Simon, dovrebbero proprio andarsene...» disse borbottando, scravaccato sul sedile e con la bocca piena, come un babbano che si lamenta delle pessime prestazioni della sua squadra di calcio davanti alla televisione.

Chase nel frattempo riuscì a fare davvero un bel passaggio, che fece traballare un poco Olivia che fino a quel punto era stata brava a volare almeno quanto lui.

«Bene, questa prova è finita! Anne, Simon... Mi dispiace ragazzi, ma non è il vostro momento, questo...»

«Oh, grazie comunque Mary...» disse il ragazzino dispiaciuto, fissandola da dietro i vetri dei suoi occhiali. Anne annuì, incapace di dire alcun ché, e i due si allontanarono insieme dal campo da Quidditch, sotto gli sguardi di Mary, Frank, Chase Adams, Olivia e John. Quest'ultimo, Mary l'aveva voluto tenere ancora per la prossima prova per il modo in cui aveva scansato un bolide lanciato meravigliosamente da Frank, ma a dire il vero vedeva Olivia e Chase molto più abili nei passaggi rispetto a lui.

Frank volò al fianco di Mary, mentre questa osservava da lontano Sirius che sembrava trafficare chissà cosa accanto agli anelli.

«Prova degli anelli?»

Mary annuì, mostrando la sua aria preoccupata e sbuffando sonoramente per la presenza del giovane Black a quelle selezioni, che sicuramente avrebbe complicato la situazione, proprio come aveva temuto.

«Olivia, Chase, John... Adesso, dovrete mostrarci chi di voi è più bravo a fare ciò che ogni Cacciatore che si rispetti è portato a fare: segnare punti...»

«Oh... C'è Sirius!»

John aveva sventolato una mano in direzione di Sirius, che gli aveva risposto con un sorriso e un cenno del capo dall'altra parte del campo. Gli occhi di Olivia, con grande disapprovazione di Mary, avevano assunto la forma di un cuore, mentre Chase sembrava preoccupato.

«Avviciniamoci agli anelli» concluse Frank per Mary, che prima era stata interrotta dal commento di John.

Il vento freddo sferzava la pelle di Mary, che sembrava irrigidirsi a quella temperatura bassa, seppur quel giorno il sole fosse molto mite.

«Buongiorno a tutti, miei cari!» cantilenò Sirius, attirando l'attenzione dei ragazzi che sorrisero tutti in sua direzione, mentre Mary sbuffava e Frank si fingeva indifferente all'aria contrariata di Mary, sorridendo un po' al suo compagno di dormitorio.

«Spostati, Black...» sibilò infatti la ragazza all'orecchio di Sirius, dopo essersi avvicinata pericolosamente al ragazzo. Le scope dei due, infatti, si toccavano. Sirius si volse a guardarla con sguardo ammaliante; Mary sarebbe rimasta incantata a guardare come gli occhi grigi riflettevano la luce del sole e sembravano quasi blu in quel preciso istante, se non fosse stata tanto arrabbiata.

Olivia, infatti, era del tutto andata.

Lanciava gridolini eccitati, mentre Frank si voltava stranito in sua direzione non capendo da dove venissero quei versetti, Chase la fulminava con lo sguardo, visibilmente infastidito e imbarazzato, e John osservava Sirius quasi con ammirazione.

«Olivia, sei fuori»

L'attenzione della ragazza fu attirata da Mary, che quasi urlò quella frase che sorprese tutti. Olivia non era di certo un fenomeno, poteva anche andare bene come Cacciatrice anche se le selezioni non erano finite, ma Mary aveva deciso su due piedi di eliminarla.

Sirius sospettava di conoscere la sua motivazione, così volò accanto alla povera ragazza che adesso, sconvolta, guardava Mary.

«Ma... Ma tu non puoi!» strillò Olivia, mentre Sirius le metteva una mano sulla spalla.

«Certo che no!» disse infatti lui, con aria da primadonna, mentre la ragazza ora assumeva un'espressione ancor più minacciosa, incoraggiata dal ragazzo.

James, intanto, si era avvicinato al gruppetto cambiando postazione sugli spalti, proprio in quel momento scuoteva la testa con disapprovazione e le mani erano davanti alla bocca.

«Perderò il mio migliore amico oggi, si» disse tra sè e sè, con il solito fare teatrale e l'aria solenne.

Mary, intanto, era diventata rossa come un peperone, ma tentava ancora di mantenere quel minimo di autocontrollo.

«Prendo io le decisioni, e tu sei fuori, Olivia» continuò infatti, imperterrita.

La ragazza sbarrò gli occhi, colpita dal modo rude di fare di Mary.

«Sei ingiusta! Per quale motivo mi hai esclusa? Eh?» strillò la ragazzetta, mentre Frank volava tra lei e Mary, temendo uno scoppio di quest'ultima. Continuava a lanciare occhiate allarmate a Sirius, che approfittò di un momento di distrazione di Mary per fare un occhiolino all'amico.

«Non tollero gente che sbava per i giocatori della mia squadra. E ora, fuori dai piedi» disse Mary, volando via da lì; Olivia, però, prontamente volò dietro la ragazza, continuando a strillare contro di lei, fin quando le due non scesero a terra.

Frank, John e Chase seguirono il loro esempio, Sirius non scese invece dalla scopa ma si avvicinò per godersi la scena, l'aria compiaciuta mentre teneva le braccia incrociate e lo sguardo fisso sulla bionda.

«E' solo perché adoro Sirius? Beh, se vuoi saperlo, sono anche una dei membri del suo fanclub!»

«Sento puzza di guai» esclamò piano James, che però adesso ridacchiava. Vide Sirius trattenersi con difficoltà dal ridere alla visione dell'espressione ora furiosa di Mary.

«Non me ne frega niente di quello stupido fanclub, chiaro? Vattene via da questo campo da quidditch, prima che io decida di schiantarti!»

Mary aveva urlato forse come poche volte in vita sua. La cosa preoccupò un po' Hestia, che nel frattempo si era avvicinata e prontamente la prese per le spalle, sussurrandole qualche parola che potesse calmarla.

«Chase? Complimenti sei in squadra!» concluse Mary, con tono arrabbiato, tanto da spaventare il ragazzo che però, con un sorriso stentato, si dileguò dal campo di quidditch dopo aver ricevuto un sorriso rassicurante da Frank.

«Amico, complimenti... Sta tranquillo, non è sempre così...»

Mentre il neo giocatore e John, sconfitto, si allontanavano, Mary ancora fulminava con lo sguardo una scatenata Olivia che ancora inveiva contro il Capitano, urlando parole sconnesse che quest'ultima, accecata dalla rabbia, non seppe capire, per cui non le rispose.

Mentre Frank ancora guardava Mary, preoccupato, e Hestia la avvolgeva con un braccio, la bionda si rivolse con uno sguardo carico di rabbia all'unica persona che restava ancora sospesa sulla sua scopa.

«Sei contento, maledetto Black? Hai rovinato tutto! Ce l'hai fatta, hai reso tutto uno schifo!» concluse, mentre i suoi occhi si facevano lucidi.

Sirius se ne accorse, e la sua espressione mutò notevolmente.

La sua era l'espressione di chi aveva appena ricevuto uno schiaffo in pieno viso.

Era incredulo, senza parole; scese in fretta dalla scopa, avvicinandosi verso la ragazza che aveva saputo trattenere le lacrime e stringeva ancora i pugni, fissandolo, fuori di sé.

«Oh, Mary, io...»

PAFF

La mano di Sirius Black ora si avvicinava al punto caldo sul suo viso, che era appena stato colpito con uno schiaffo da Mary, la quale dopo aver colpito il giovane Grifondoro si era allontanata dal ragazzo quasi correndo, la scopa in mano e l'espressione ora indecifrabile. Frank e Hestia avevano seguito la scena a bocca aperta, incapaci di agire, ma mentre vedevano la ragazza allontanarsi a grande falcate la seguirono correndo lungo il prato.

Sirius, d'altro canto, rimase immobile a guardare Mary che diventava sempre più un puntino, allontanandosi da lui. La vide rientrare nel castello, mentre il rumore di qualcuno che sembrava scostare una coperta attirò la sua attenzione.

James lo osservava con espressione delusa, con in mano il mantello dell'invisibilità, praticamente a un metro da lui.

Chissà da quanto tempo era al suo fianco senza che lui se ne accorgesse!

«Non lo dire, Ramoso...»

«Che sei un perfetto idiota, Felpato? Va bene, non lo dico»

Sirius sospirò sonoramente, mentre James aveva l'aria combattuta. Avrebbe voluto sgridarlo, ma vedendo l'amico già abbattuto decise di non farlo...

A quello avrebbe pensato Remus, si.

Non poté fare a meno di scoppiare in una sonora risata, però, notando le cinque dita di Mary perfettamente stampate sulla sua guancia.

«Cosa accidenti...?»

«Si... Sirius! Dovresti guardarti allo specchio, amico! Ahahahahahah»

Sirius si tastò la pelle che ora sembrava pulsare al suo contatto. Quella ragazza sapeva come fare a botte, pensò d'un tratto. Poi realizzò l'irrealizzabile, e sbarrò gli occhi.

«Il mio viso! Il mio bellissimo viso!»

James, mentre era affetto da un attacco di ridarella fulminante, avvolse con affetto Sirius per le spalle, e insieme si incamminarono fuori dal campo di Quidditch.

 

*

 

Mary MacDonald aveva saltato il pranzo, poi non era scesa in Biblioteca come d'accordo con le ragazze e, quella sera, giunta l'ora della cena, non ne voleva proprio sapere di uscire dal dormitorio del sesto anno.

«Ma... Mary! E' sabato, praticamente l'unico giorno della settimana in cui possiamo stare tutte insieme facendo tardi senza preoccuparci delle lezioni del giorno dopo...»

Alice Prewett era la ragazza più testarda, fastidiosa e rompipluffe del pianeta, pensò Mary guardando l'amica che non si era arresa, come sempre, al suo ennesimo no.

Lily se ne stava in silenzio, Mary sapeva che la osservava di sottecchi, mentre Marlene affiancava Alice, cercando di intenerire la ragazza con lo sguardo. Emmeline, d'altro canto, era troppo rispettosa delle decisioni altrui per insistere, anche quando si trattava delle sue amiche.

Questo era ciò che prevedeva il Bon Ton, questo era ciò che i suoi genitori le avevano insegnato.

Nessuno, però, aveva parlato ad Alice del Bon Ton, per grande sfortuna di Mary MacDonald.

«Ti rendi conto che non hai toccato cibo? Remus ci ha detto che hai bevuto solo un succo di lamponi, questa mattina! Dico io, ma non hai fame?»

Mary MacDonald ce la stava mettendo tutta, quel giorno, pur di non esplodere una seconda volta. Guardava un punto fisso di fronte a sé e continuava a ripetere "No" ad intervalli regolari, senza nemmeno ascoltare ciò che le stesse dicendo Alice.

Se Mary era infuriata, non era capace di ascoltare le parole di nessuno.

Lily lo sapeva benissimo, per questo se ne stava zitta. Risparmiava le sue energie per quando Mary sarebbe stata pronta a parlare.

La ragazza, infatti, dopo lo schiaffo dato in pieno viso a Sirius, era rientrata in dormitorio senza dire una parola, l'aria dapprima infuriata si era fatta pian piano indecifrabile, se fino a qualche ora prima lanciava ogni cosa in aria o la scagliava con forza, adesso si muoveva in maniera precisa e con movimenti meccanici, senza dire una parola. Così le ragazze avevano dovuto informarsi con gli altri per sapere cosa le fosse successo.

Prima o poi però, Lily sapeva, Mary avrebbe detto tutto ciò che ci sarebbe stato da dire, tutto e anche più del dovuto, ma quel momento non era arrivato ancora. Lily lanciò un'occhiata eloquente a Marlene, cercando di dissuaderla dal convincere Mary a scendere, perché la loro era una battaglia persa in partenza.

«Se dici, possiamo benissimo sederci ben lontane dai Malandrini! Eh, Mary?» disse Alice, ora con tono mieloso. Lily si alzò d'improvviso dal suo letto, e afferrò il braccio di Alice trascinandola fuori dal dormitorio, Emmeline e Marlene alle calcagna.

«Ma Lily!»

«Lasciala stare, non scenderà fin quando non lo vorrà... Starà bene, vedrai»

Lily avvolse una preoccupata Alice per le spalle, mentre gettava un'occhiata a Mary che, per la prima volta, sembrò notare la presenza delle ragazze, e rivolse un'occhiata di tacito ringraziamento alla rossa, che come sempre era sempre un passo davanti agli altri, quando si trattava di comprendere appieno ciò di cui avesse bisogno in qualsiasi momento.

Così Emmeline, lanciata un'ultima occhiata all'interno del dormitorio, si chiuse la porta dietro le spalle, e Mary rimase dinuovo da sola nella stanza. Si lasciò andare sul suo letto, emettendo un lungo sospiro, mentre osservava la luna, che era arrivata a metà della sua fase crescente, splendere nel cielo.

Chiuse gli occhi per un attimo, cercando mentalmente di calmarsi, ma ancora una volta avvertì la solita vena alla tempia pulsare.

L'unica cosa che l'avrebbe calmata, pensò, sarebbe stato vedere Sirius Black esalare l'ultimo respiro tra le sue mani. Represse un risolino, prendendosi un po' in giro in quanto si riteneva normalmente praticamente incapace di uccidere, pensando per la prima volta di avere dubbi però in merito sulle sue capacità da Killer. Sentì dei passi salire le scale, probabilmente qualcuna delle ragazze aveva dimenticato qualcosa in dormitorio, così alzò leggermente la testa per vedere chi avrebbe varcato la soglia.

«Ci sei riuscito? Grande!»

Quella era la voce di Peter.

Ma era ben lontana, però. Sembrava provenire dal pianerottolo alla base delle scale del dormitorio delle ragazze... Ma allora, chi...?

«Mary, sono io... Posso entrare?»

Mary subito si mise in piedi, udendo la voce di James Potter per la prima volta, quel giorno.

Avrebbe riconosciuto tra mille la voce del suo migliore amico, nemmeno in un milione di anni l'avrebbe dimenticata o confusa con quella di qualcun altro.

«Si...» disse Mary a voce alta, scoprendo di avere ancora una voce, dato che l'ultima volta che aveva fatto vibrare le sue corde vocali era stato quella mattina, quando aveva urlato contro Sirius Black.

La maniglia si abbassò, un leggero bagliore proveniente dalla Sala Comune invase la stanza che era rimasta al buio da quando le ragazze erano uscite. Mary indossava ancora la divisa da Quidditch, la treccia era sfatta e lo stomaco brontolava in maniera, per fortuna, impercettibile.

James Potter, l'aria come sempre allegra e gli occhi nocciola brillanti dietro gli occhiali squadrati, fece capolino nella stanza reggendo un vassoio in legno scuro.

«Ho fatto un salto nelle cucine, c'è una piccola elfa che praticamente mi adora e prepara ogni cosa che io gli chieda di prepararmi... Ti va di mangiare insieme?»

L'ampio sorriso sul viso di James e il suo quasi saltellare ad ogni passo non potevano non migliorare di un minimo l'umore di Mary, anche se non si vedeva ancora l'ombra di un sorriso dietro la sua espressione seria e imperscrutabile.

James attraversò la stanza e appoggiò il vassoio sul tavolino che vi stava al centro, prendendo posto su una delle cinque sedie e continuando a parlare, mentre apriva la scatola contenente chissà quale leccornia.

Mary sbarrò gli occhi alla vista di ciò che non si sarebbe proprio aspettata di vedere lì, tra quelle mura.

«Fish&Chips del Blue Marlin? Cosa? Ma come hai fatto?» il tono sorpreso ed eccitato di Mary fece ridacchiare James, che ora aveva assunto un'aria piuttosto compiaciuta, ai limiti dell'inversosimile.

Il Blue Marlin era un famoso Take Away babbano di Birmingham, presso cui andavano James e Mary quando si trovavano nella loro città praticamente da sempre.

I due, infatti, essendo fin da quando hanno imparato a camminare molto amici, solitamente si vedono quasi ogni giorno durante le vacanze estive, e amano girare per la Birmingham babbana; in particolare non c'era mai stata una volta in cui non si erano fermati a mangiare qualcosa presso il Blue Marlin, un posticino davvero carino che si trovava in una zona molto popolata della città.

«Ho parlato ad Ania, questa piccola elfa che è pazza di me, del Blue Marlin e le ho detto che avrei tanto voluto mangiare qualcosa di simile, questa sera... Così, mi ha chiesto dove si trovasse questo locale. Non ci crederai, ci è subito andata ed è tornata in dieci minuti scarsi portando con sé una porzione di Fish&Chips! Ne ha fatta un'altra uguale, guarda!»

Mary lo guardava affascinata e grata insieme.

Avrebbe pianto per la felicità di sentirsi così amata.

Lei e James adoravano quel posto, il secondo però molto spesso si lasciava convincere dalla ragazza ad andarci perché in realtà sapeva quanto lei adorasse il Fish&Chips che solo loro, a suo parere, riuscivano a preparare così bene.

James si accorse dello sguardo della ragazza, e non poté fare a meno di interrompersi e sorriderle di rimando.

«Ovviamente, lascio a te la porzione originale... Io mi accontenterò dell'ottima copia di Ania...» disse, con gli occhi socchiusi e il suo solito fare istrionico, mentre sventolava una mano, fingendosi incurante ma allo stesso tempo apparendo la vittima sacrificale della serata.

Mary si avvicinò in uno slancio carico d'affetto a James, stringendolo forte a sé, così il ragazzo interruppe il suo monologo, appoggiando il suo mento tra i capelli biondi della ragazza.

«Sei la persona più incredibile, gentile, meravigliosa che io conosca, James Potter»

Mary sorrise, mentre chiudeva gli occhi sentendo James ricambiare la stretta ancora più forte di quanto lei non avesse fatto.

«Attenta Mary, Lily potrebbe sentirti...» sussurrò lui, ridacchiando. Mary rise di rimando, mentre ancora non riusciva a staccarsi da quelle braccia che la avvolgevano e la facevano sentire al sicuro, come solo tra le braccia del fratello più caro al mondo ci si può sentire.

«Lily mi darà ragione, prima o poi... Adesso, vogliamo per Godric mangiare tutto questo ben di Dio, prima che si freddi?»

James si allontanò dalla ragazza che ora sorrideva e annuì vivacemente, afferrando le posate e porgendone delle altre alla ragazza che ora sedeva di fronte a lui.

Consumarono la loro ottima cena tra risa, schiamazzi, chiacchiere che riguardavano Birmingham, racconti sulle cose che avevano combinato da piccoli a casa dei Potter che avevano fatto tanto infuriare Dorea; rievocarono i ricordi del primo natale passato insieme a casa MacDonald, di cui nessuno dei due aveva memoria poiché troppo piccoli. Conoscevano ogni minimo dettaglio della prima volta che si erano rivolti la parola, all'età di quasi tre anni, grazie ai loro genitori, che usavano scattar loro tante foto che spesso guardavano insieme, non riuscendo a fare a meno di sorridere.

«E comunque, per quello che vale, questa mattina hai dimostrato di poter essere un ottimo Capitano, Mary»

Il sorriso che fino a quel momento non aveva lasciato il viso della ragazza, si gelò all'istante udendo quelle parole. James la osservava di sottecchi, mentre mangiava le ultime patatine rimaste sul suo piatto. Mary aveva già finito, come sempre era il più lento a finire di mangiare dato che si perdeva spesso in chiacchiere, a differenza della ragazza.

«Ti sbagli, James» disse la ragazza, facendosi d'improvviso cupa. Il ghigno di James minacciò di mostrarsi mentre l'aria del ragazzo era evidentemente combattuta; non sapeva bene cosa fare.

«Lo dico perché c'ero... Dico sul serio, Mars»

Il tono convincente di James fece capire a Mary che non stava mentendo. La ragazza si soffermò a fissarlo, gli occhi blu stralunati, mentre giungeva alla conclusione.

«Ma io non ti ho... visto»

«Esattamente...» aggiunse in fretta James, con aria eloquente, mentre poggiava le posate sui resti di una cena ormai terminata.

«Aspetta un momento... Il mantello?» disse piano la ragazza, sbarrando gli occhi d'improvviso. James ridacchiò, l'aria colpevole.

«Beh... Ma certo! Non l'avresti mai lasciato a Birmingham! Ma come hai fatto a tirarlo fuori dall'armadio di tuo padre?»

«Non l'ho mai detto a te, ma... E' stato lui a regalarmelo, l'ho sempre avuto con me a Hogwarts da quando ci sono»

James sorrise con aria colpevole, mentre il sorriso di Mary si faceva più largo sul suo viso.

Adesso riusciva a spiegarsi tante di quelle cose!

«Chi avresti scelto, tu?» chiese la ragazza, abbassando lo sguardo mentre James si alzava e riponeva i piatti nel vassoio di legno.

«Adams era senz'ombra di dubbio il miglior candidato – affermò sicuro, e Mary seppe che stava dicendo la verità. James, sentendosi incoraggiato dalle labbra rosse incurvate all'insù della sua amica, continuò a parlare, con cautela – Devo dire però che Olivia non era malaccio...»

«Quell'arpia...» borbottò Mary, e James represse con fatica un risolino.

«Su, ci sono un sacco di ragazze così a Hogwarts che hanno un debole per i giocatori di Quidditch...» disse James in maniera giocosa. Mary lo fulminò con lo sguardo, e James seppe che era giunto il momento di ridestarsi e comportarsi da persona seria.

Non ci trovava proprio niente da ridere Mary, parlando di quelle oche starnazzanti.

«Bel destro, a proposito» aggiunse James, audace, lanciandole un'occhiata in tralice.

Mary finse di abbassarsi per prendere qualcosa sotto al letto, la verità era che cercava di nascondere l'aria imbarazzata. Ma James lo sapeva, conosceva perfettamente l'amica, così evitò di ridacchiare e represse il risolino che aveva minacciato di uscire.

«Se l'è meritato... E' un maledetto idiota, lo odio!» esclamò la ragazza, accendendosi poi d'improvviso, incapace di trattenersi.

«Uhh, quante volte mi sono sentito ripetere questa stessa frase!» disse James con aria da vittima, sconsolato.

«Infatti voi due siete Potter e Black, idoli delle folle, celebrità di Hogwarts... No James, questo non ti rende figo. Sei un'idiota anche tu»

Dopo aver udito il tono canzonatorio di Mary, James l'aveva stretta nuovamente a sé, per calmarla.

«Mi costa ammetterlo, è mio fratello, lo sai, e hai ragione quando dici che è stato un'idiota, ma...»

«Ma?»

«Ma non vedi? Non vedi come si impegna per attirare la tua attenzione?»

«Come sa farmi infuriare per benino, vuoi dire! Mi ricorda proprio...»

«Me con Lily? Già... Anche se io, pensandoci, non ho mai dato a Lily dell'incapace... Ma c'è un fattore comune però, in tutto questo...»

«Non le avresti mai dato dell'incapace... Infatti, tu ti sei innamorato di Lily!» osservò Mary lucidamente, dato che la situazione non la riguardava. Sentir dire quelle parole dalla sua amica, gli fece sentire uno strano pizzico all'altezza del cuore.

«Hai centrato il punto, brava la mia Mary»

La voce di James sembrò raggiungerla da miglia e miglia di distanza.

James amava Lily, per questo faceva di tutto per attirare la sua attenzione. Da quando l'aveva notata, esattamente sull'Espresso per Hogwarts al primo anno, James aveva praticamente fatto di tutto per farsi notare da quella dolce ragazzina dai capelli rossi e gli occhi verde smeraldo.

Per molto tempo, aveva creduto che lo facesse per passatempo; Lily era sempre stata, fino a quell'anno, la sua vittima preferita per gli scherzi geniali che architettava insieme al suo braccio destro, Sirius Black.

Quello stesso Sirius Black che l'aveva umiliata più volte davanti a tutti, in quei giorni.

Quel Sirius Black che quello stesso giorno l'aveva sminuita e l'aveva fatta sentire in imbarazzo come mai nessuno in vita sua.

«Lui non può... Non è possibile, James. Non vedi come mi tratta?»

James sorrise lievemente alla frase dal tono poco convincente della ragazza, che in quel momento era troppo immersa nei suoi pensieri e troppo accecata dalla rabbia per realizzare ciò che sarebbe stato evidente e chiaro a tutto il resto della popolazione britannica.

«Se vuoi, possiamo parlarne un'altra volta... Adesso, che ne diresti di aiutarmi a sparecchiare e a riportare tutto nelle cucine?»

«Beh, possiamo anche lasciare tutto qui dentro, gli elfi comunque porteranno via tutto...»

«E rinuncieresti ad una passeggiata fino ai sotterranei sotto al mantello dell'invisibilità?»

Mary sorrise con aria incredibilmente scaltra all'amico, che la prese sottobraccio mentre avvolgeva entrambi con il suo mantello invisibile, lasciando come ultima immagine di sé a quel dormitorio il suo sorriso sfavillante e una Mary che ridacchiava felice.

«Mi dispiace di non aver chiesto il tuo aiuto per le selezioni, James. Ho capito che ce l'avevi con me per questo, stamattina...»

«Ahh, sciocchezze!» concluse James, sorridendo sornione alla ragazza.

La ragazza restava sempre affascinata dalla luce che riusciva ad emanare James Potter quando c'era. Nessuno, nessuno può sapere come ci si sente bene ad avere un amico come James Potter.

Ma lei era fortunata.

Era stata così arrabbiata quel giorno, ma adesso...

Andava tutto bene.

 

Lights will guide you home

and ignite your bones

and I will try to fix you.

 

 

*

 

«Il rosso ti donava tanto stamattina, Sirius, ma devo dire che il viola è proprio il tuo colore»

Remus scostò La Gazzetta del Profeta dalla sua vista appena per notare che il livido di Sirius era diventato violaceo e rimaneva piuttosto evidente, nonostante il ragazzo facesse di tutto per nasconderlo grazie ai capelli neri lunghi fino alle orecchie.

L'espressione infastidita di Sirius si intensificò ancora di più quando sentì ridacchiare, vicino a lui, Lily Evans e Peter Minus che avevano udito Remus.

«Siete odiosi... Proprio odiosi»

Il broncio di Sirius Black minacciava di esplodere da un giorno intero, ma adesso sembrava gonfiarsi a dismisura mentre rivolgeva delle occhiate nervose di continuo verso le scale dei dormitori, aspettandosi di vedervi scendere James.

«Ti fa male?» chiese Emmeline, gentile.

«No... Grazie per l'interessamento, Mel... Almeno c'è qualcuno che prende sul serio le mie ferite...»

«Oh, e smettila di lagnarti, Black! Almeno tu hai messo qualcosa nello stomaco...» emerse Alice, seduta in braccio a Frank a pochi metri di distanza, abbastanza vicina da riuscire a seguire l'intero discorso dei suoi amici.

La ragazza aveva provato più volte a salire nei dormitori per portare giù con la forza Mary a mangiare qualcosa. Peter, però, le aveva assicurato che con lei ci fosse James, che le aveva portato qualcosa da mangiare.

«Non vedo l'ora che arrivino le vacanze...» esclamò Sirius nuovamente, guardando Remus e aspettandosi un cenno d'assenso da parte sua, che non arrivò.

Remus invece gettò un'occhiata a Lily, che sembrò ridestarsi.

«Io... Non ve l'ho ancora detto, ma non ci sarò a Birmingham dai Potter almeno fino al lunedì di Pasquetta, Sirius...»

Sirius corrucciò lo sguardo, tirandosi ritto sulla schiena per osservare meglio Remus.

«Come sarebbe a dire?» disse questo, seccato. Remus si ritrovò immediatamente in difficoltà; non sapeva se Lily avesse già avvertito le ragazze, non voleva allo stesso tempo mentire a Sirius per poi mettere nei guai la sua amica con le altre.

«Viene da me, Sirius...»

Sirius si volse di scatto a guardare Lily, sbattendo le palpebre con aria confusa. La ragazza guardò le sue amiche cercando di attirare la loro attenzione, riuscendoci, dato che già Alice sembrava essersi offesa perché credeva che Lily si fosse dimenticata della loro gita in Cornovaglia da Marlene.

«Mia... Mia sorella si sposa, ecco. Mia madre mi ha chiesto di invitare qualcuno, così ho invitato Remus»

L'aria incuriosita di Sirius non scomparve a quella risposta.

Pensava a cosa avrebbe detto James, una volta che avrebbe saputo. Certo, non se la sarebbe mai presa con Remus; sapeva quanto lui e Lily fossero da sempre legati da un rapporto di amicizia, però ci sarebbe rimasto male perché non avrebbero passato le vacanze insieme, come avevano sempre fatto...

«Quindi... Non ci sarai per tutte le vacanze?» chiese Peter, visibilmente dispiaciuto.

«Beh, non saprei...» rispose sinceramente Remus guardando Lily.

«Ho pensato che potrei raggiungere le ragazze dopo il matrimonio, così tu potrai raggiungere Sirius e gli altri a Birmingham...»

Sirius sorrise alla proposta di Lily. Era davvero un'ottima idea.

Così facendo, Remus avrebbe trascorso comunque con loro metà dei giorni di vacanza.

Era sempre meglio che niente!

«E' vero! Potremmo fare strada fino a Birmingham insieme, tu potresti andare da Mary per raggiungere le altre in Cornovaglia e io potrei andare da James...» concluse Remus, sorridendo soddisfatto. Lily annuì, convinta che quello fosse davvero un ottimo programma.

«Anch'io sarò a Birmingham da Frank, potrei raggiungere te e Mary per andare insieme in Cornovaglia!» trillò Alice, felice che avessero trovato un perfetto compromesso.

Sirius aveva emesso l'ennesimo sbuffo della serata, troppo annoiato senza James accanto e troppo giù di corda per non aver più rivisto Mary quel giorno. Appoggiando la mano sulla tasca dei pantaloni, notò un rigonfio e si ricordò di avere la Mappa del Malandrino.

«Ottimo, io vado a dormire. Sono stanco...» disse infatti alzandosi, emettendo un lungo sbadiglio. Remus, al suo fianco, osservò il suo orologio, così si alzò intenzionato a seguire a ruota il suo amico.

«Pet?» chiese Sirius all'amico che rideva con Frank.

«Oh, io salgo dopo con Frank! Non ho per niente sonno...» esclamò, sorridendo imbarazzato. Sirius annuì, mentre Remus era già vicino alle scale.

«Hai la mappa, non è vero?» chiese Remus sottovoce, e Sirius annuì vivacemente. Remus alzò gli occhi al cielo e sospirò sonoramente, mentre apriva la porta dei dormitori.

«Vorrei proprio vedere dov'è che si sono cacciati quei due!» disse Sirius, con tono canzonatorio dispiegando la mappa, mentre Remus slacciava la cravatta rosso e oro dal collo.

«Lo sai che James non farebbe niente con Mary, vero? Sono come fratello e sorella... Tienilo a mente, canide dei miei stivali!» esclamò Remus divertito, lanciando a Sirius un cuscino che lo colse in pieno viso. Il malcapitato scostò il cuscino con una lentezza disarmante, cosa che mise in allarme Remus all'inizio, che poi però si distrasse per fare altro vedendo che l'amico non aveva prontamente replicato come suo solito.

«Lunastorta...»

Remus si era chinato a rovistare dentro il suo baule in cerca del suo pigiama pulito, quando si volse a guardare preoccupato il ragazzo che l'aveva chiamato con il suo soprannome con una tale serietà nella voce...

«Mmh?»

SBAM.

Il cuscino era tornato dal suo legittimo proprietario, stendendolo a terra stordito, mentre l'unico rumore che riusciva ad avvertire era la risata simile ad un latrato invadere le mura di quella stanza.

 

*

 

Si svegliò di soprassalto a causa dello sfregare dei freni del treno, che a quanto pare si trovava in prossimità di una svolta che andava affrontata ad una velocità minore rispetto a quella a cui viaggiavano poco prima.

Scostò una ciocca dei lunghi capelli neri e ondulati e si accorse che la gonna aveva assunto una piega che lasciava intravedere forse un po' troppo le sue gambe pallide.

«Mel, bentornata tra i comuni mortali!»

«Ci stavamo giusto chiedendo come fosse possibile dormire così come fai tu...»

Mary e Marlene la osservavano divertite, mentre si tirava su ed emetteva uno sbadiglio silezioso, la mano allungata le copriva la bocca.

«Così... Come, esattamente?»

«Ma in maniera così composta e silenziosa, ovviamente! Insomma, Lily parla degli ingredienti delle pozioni quando dorme...»

«Alice ha russato qualche volta! E tu urli contro tuo fratello, Lene...»

«Non dire baggianate, MacDonald!»

Emmeline sorrise vedendo le due immerse in quel battibecco, mentre si chiedeva dove fossero Lily e Alice.

Iniziava a farsi buio, là fuori. Non dovevano essere lontani da Londra, in effetti!

A breve, si sarebbe trovata dinuovo a Villa Vance, ad Oxford, tutta sola con i suoi rispettabili e nobili genitori...

Sbuffò, attirando involontariamente su di sé l'attenzione delle due bionde.

«Tutto bene, Emmeline?»

Emmeline osservò d'improvviso Marlene, che aspettava una sua risposta, mentre Mary la fissava preoccupata.

«Beh, mi dispiace un po' ritornare ad Oxford... Sarò costretta ad indossare vesti eleganti ogni giorno, partecipare a cene importanti... Una seccatura!»

Il tono esasperato di Emmeline fece venire un'idea a Mary, che pensò ad un modo per tirare fuori da quella situazione la sua amica.

«Teniamoci in contatto, va bene? Ti manderò una lettera non appena arriverò a casa...»

Il sorriso di Mary coinvolse le altre due, che avevano intuito che l'amica avesse qualcosa in mente, mentre il carrello dei dolci ora attirava l'attenzione delle tre che si scoprirono incredibilmente affamate.

 

 

*

 

La luce invase d'improvviso l'ampia e sontuosa stanza, prima che la ragazza si ricordasse di essere tornata a casa una voce familiare la raggiunse.

«Buongiorno signorina Ain, la colazione è servita, signorina»

Emmeline aprì gli occhi, infastidita come sempre quando si sentiva chiamare a quel modo dall'elfa che la serviva da quando era solo una bambina.

«Buongiorno Jackie, puoi chiamarmi Emmeline, senza aggiungere signorina o Ain...»

Il tono seccato della ragazza rimaneva comunque gentile nei confronti della piccola elfa, che di certo non agiva così per sua spontanea volontà.

L'elfa fece un inchino tanto profondo che la fece quasi cascare a terra. Emmeline se ne accorse, sporgendosi dal letto e tirandola su per i fianchi, con estrema delicatezza.

«Jackie, su, non devi! Abbracciami, piuttosto»

Jackie sorrise alla ragazza, ma prima di accontentare la sua richiesta con le lacrime agli occhi per la sua cotanta gentilezza, osservò più volte la porta, quasi come se avesse paura che si aprisse da un momento all'altro, cogliendola mentre stava compiendo il peggiore tra i crimini.

«Il signore mi ha ripetuto più volte di non avvicinarmi a voi, dice che devo trattarvi da degna erede della casata, mentre io sono solamente la piccola elfa al vostro servizio...»

Emmeline sorrise teneramente all'elfa, stringendola ancora di più a sé.

Era molto affezionata a Jackie, che fin da quando era piccola era stata quasi come un misto tra una sorellina da proteggere e, per moltissimo tempo fino all'età di undici anni, la sua unica amica.

Andare ad Hogwarts, per lei, aveva significato davvero tanto.

Aveva potuto, per la prima volta, avere degli amici con cui confrontarsi, senza nascondersi o guardare al loro status sociale o alla loro discendenza o specie.

I suoi genitori erano stati tanto restii dal mandarla a studiare in Scozia, ma alla fine il padre si era lasciato convincere dalla sua unica figlia a cui era tanto affezionato, anche se non lo dimostrava mai poiché la gente nobile, non poteva abbassarsi alle dimostrazioni d'affetto.

«Il Signore mi ha detto di dirvi che dovreste mangiare in fretta e scegliere un bel vestito, oggi attendiamo degli ospiti importanti»

Emmeline sbuffò, mentre l'elfa l'aiutava a svestirsi della sua camicia da notte in pizzo e in seta di un blu reale, colore che la ragazza amava particolarmente.

Gli ampi vetri delle finestre della sua stanza erano coperti dai tendaggi più pregiati, di un colore lilla, come il resto della stanza. I mobili, di un mogano prezioso, erano arricchiti da dettagli in oro.

Il letto, a baldacchino ma per niente simile a quello di Hogwarts che amava molto di più, era ampio, e le tende che lo circondavano erano color cipria, semitrasparenti.

«Che genere di abito dovrei indossare, secondo te?» chiese la ragazza, aprendo la porta di fronte al letto che si affacciava ad un armadio molto assortito che in realtà era una stanza priva di finestre, ampia e con un lampadaio impreziosito da cristalli pendenti.

In un angolo, quasi sembravano nascosti, vi erano i vestiti che amava indossare quando si trovava ad Hogwarts.

A questi, notò, si aggiungeva una catasta di vestiti che non aveva mai visto.

Vi erano per lo più jeans, maglioncini di colori tenui come il beige, lilla, pervinca o bianco panna e blu cobalto; qualche camicia in azzurro, bianco, arancio o del colore dei jeans attirò particolarmente la sua attenzione, mentre sotto di essi vi erano numerose scatole di scarpe da ginnastica di diversi colori.

Tutti quegli abiti erano ancora etichettati, era la prima volta infatti che li vedeva; sapeva che la madre li aveva sicuramente riposti lì per nasconderli dal padre, che non tollerava che la figlia si atteggiasse da perfetta babbana quando non era in casa.

Quanto avrebbe voluto indossare quei vestiti, quel giorno!

Ma poi Jackie attirò la sua attenzione mostrandole una serie di abiti, appesi nella parte opposta della stanza, che la ragazza non aveva mai visto, poggiandoli sulla poltrona della sua stanza, uno sopra l'altro.

«La Signora ha fatto arrivare questi abiti direttamente dalla Francia, mentre voi eravate ad Hogwarts... Non sono bellissimi?»

Gli occhi sognanti di Jackie le fecero capire che lei era l'unica in quella stanza ad adorare davvero gli abiti sfarzosi ed eccessivamente eleganti che era costretta ad indossare.

Quello era ancora il primo giorno di rientro dalle vacanze, e avrebbe voluto avere un po' di tempo per sé per potersi chiudere nella biblioteca che stava dall'altra parte della casa, ma come sempre i suoi piani erano secondi a quelli che i genitori progettavano per lei.

Un lungo abito di un rosa confetto attirò quasi subito la sua attenzione; aveva una semplice fascia in vita dello stesso colore dell'abito, che si legava con un fiocco dietro la schiena. Era a forma di tubino, ma aveva un piccolo strascico in pizzo che partiva dalle ginocchia, e si apriva fino a formare un triangolino. Le maniche erano semplici, fino al gomito, e la scollatura era a barca, poco pronunciata.

«Questo andrà bene...» disse, sorridendo lievemente, e Jackie sembrò saltellare, felice che la sua padroncina avesse scelto l'abito che preferiva.

In realtà, Emmeline si era accorta che Jackie continuava a lisciare la stoffa di quell'abito in seta, così aveva deciso di renderla felice indossandolo, dato che per lei ogni abito era uguale e ai suoi occhi non faceva differenza indossarne uno o l'altro.

Con l'aiuto di Jackie, riuscì ad indossare in poco tempo l'abito; l'elfa legò con un fiocco la fascia all'altezza delle fossette di venere. La ragazza indossò senza pensarci due volte un paio di ballerine marroni, privi di merletti o pizzi, che si abbinavano perfettamente all'abito ed erano comode da indossare.

Pensò ad Alice, che se avesse visto tutti quegli abiti da perfetta principessa, gli accessori luccicanti e le preziose scarpe di tutti i modelli esistenti, sarebbe impazzita di gioia e avrebbe voluto provare ogni singola cosa.

Con il sorriso ampio scaturito dal ricordo di una delle sue più care amiche, Emmeline Vance aprì la porta a due ante in mogano scuro della sua stanza e la richiuse alle sue spalle, ritrovandosi davanti subito la madre che passava di lì e le sorrideva di rimando, convinta forse che il sorriso della figlia fosse rivolto a lei.

«Bonjour Emmeline, questo abito ti sta d'incanto!» disse infatti la donna dall'accento francese, con un sorriso gentile ma trattenuto alla figlia, che sorrise di rimando forzatamente.

L'avrebbe voluta abbracciare, ma quelle poche volte che ci aveva provato la madre le aveva fatto intendere che non gradiva quei gesti così affettuosi e da gente comune.

I lunghi capelli neri così simili a quelli di Emmeline erano legati in una crocchia elegante, che non lasciava sfuggire nemmeno un capello.

Il viso, non più così giovane, era molto simile per i suoi lineamenti a quello della figlia, che sembrava comunque illuminata di una grazia che alla madre, per quanto si sforzasse, mancava. Gli occhi erano grandi, di un azzurro brillante. Per quanto il colore fosse simile a quello della sua amica Mary Macdonald, non potevano essere più diversi per espressione; il barlume sempre acceso di vitalità della ragazza non si avvicinava minimamente all'aria austera e glaciale che i simili donavano alla donna.

«Buongiorno, madre» disse Emmeline, osservando incurante la madre, che sembrò nascondere un'aria dispiaciuta di fronte all'espressione improvvisamente infelice della figlia, che prima aveva sorriso così ampiamente.

«Cara, hai visto i tuoi vestiti? Li ho fatti arrivare da Londra... C'è un posto molto carino che ha abiti di quel genere che mantengono comunque un certo charme»

La donna adesso sembrava essersi lasciata andare, sussurrando quelle parole alla figlia che continuava a camminare in maniera quasi meccanica verso l'ampia scalinata di marmo che si trovava alla fine dell'ampio corridoio, pieno di quadri incorniciati d'oro e di pietre preziose e mobili antichi e pregiati.

Cercava sempre di farsi perdonare per la vita a cui era sottoposta la figlia che la rendeva infelice cercando di accontentarla come poteva. Emmeline sorrideva davvero solo quando si trovava in partenza per Hogwarts, sapendo di liberarsi per un po' di mesi dalle torture a cui era sottoposta.

La vita alla Tenuta Vance era più difficile e noiosa di quanto si pensasse, tra tutte quelle cene formali e incontri in cui Emmeline doveva preoccuparsi solamente di mantenere un'aria composta e di non sfregare le posate contro le preziose porcellane, causando quasi un colpo di stato.

Odiava tutta quella gente con la puzza sotto il naso che utilizzava un linguaggio che amava definire preistorico, odiava i loro discorsi agli occhi del padre lodevoli che discriminavano i Babbani e la gente che proveniva da famiglie magiche modeste.

Mentre questi amari pensieri attraversavano la sua mente, quasi per imporsi mentalmente di abituarsi in fretta a ciò che avrebbe dovuto sopportare, quasi inciampò sul lungo tappeto rosso alla fine del corridoio, mentre la madre prontamente la resse per un braccio, avvicinandosi per la prima volta dopo mesi alla figlia, che si riscosse e sorprese di quel contatto.

«Signorina Ain, vi siete fatta male?» chiese prontamente Jackie, che camminava dietro le due donne, poi Emmeline si volse indietro a guardarla e la rassicurò con un lieve buffetto sulla fronte.

«No Jackie, sto bene, grazie...»

La madre strinse le labbra di fronte a quel gesto così gentile per cui la figlia sembrava sempre esser stata particolarmente portata; fin da piccola, infatti, l'unico motivo per cui era sempre stata rimproverata era per il modo troppo gentile con cui si rivolgeva con così tanta naturalezza a tutti gli elfi domestici della casa.

Si trattene, Cèline Vance, dal rimproverare ancora una volta la figlia. La sentiva sempre più distante, man mano che crescesse, e capiva dallo sguardo di Emmeline che non provava, probabilmente, alcun sentimento per la madre che non fosse disgusto e astio, per non averla mai trattata come una figlia.

Sapeva che Emmeline, che aveva ricevuto tutto ciò che voleva tranne che l'affetto dei suoi genitori, era comunque una bella persona, buona e di sani principi, e si sentiva orgogliosa per ciò che era diventata nonostante sapesse che non fosse suo, il merito.

«Signora, volete una mano?»

Cèline scosse la testa quasi sforzandosi di sorridere a Jackie, che sembrò allarmarsi di quello strano comportamento della donna.

Emmeline scese per prima dalle scale, con una grazia disarmante che aveva subito attirato l'attenzione del signor Vance, che osservava con la bocca socchiusa la figlia, che stava diventando davvero una splendida donna, degna della Casata.

«Buongiorno, padre» disse la ragazza, e il padre sorrise lievemente alla sua bambina annuendo piano, porgendole una mano in segno d'aiuto per scendere gli ultimi scalini che la separavano dal salone così pomposo e sfarzoso.

«Hai dormito bene, Emmeline Ain?» chiese l'uomo, composto.

«Si, padre, vi ringrazio. Spero che voi abbiate passato una notte altrettanto appagante»

L'uomo si lasciò andare ad un sorriso leggermente più ampio, mentre un leggero vociare sembrava farsi più chiaro mentre Emmeline, il signor Vance e la signora Vance attravarsavano l'ampio corridoio che si affacciava alle diverse stanze della villa.

«E' arrivata della posta per te, cara, da Birmingham... Dei tuoi compagni di scuola, immagino...» chiese l'uomo, guardingo.

«Oh, sarà Mary Macdonald o il figlio dei Paciock o dei Potter...»

«Credo di si. Potrai avere la tua posta più tardi, ad ogni modo...»

Il padre aveva un'espressione compiaciuta; seppur non ritenesse nessuno all'altezza di poter frequentare la figlia, ed era per questo motivo che al rientro dalle vacanze Emmeline stava spesso reclusa nella tenuta, era felice del fatto che la figlia frequentasse ad Hogwarts gente comunque discretamente rispettabile come i MacDonald, i Potter e i Paciock, che erano tra le famiglie di più alto lignaggio della comunità magica, anche se li rimproverava di trascurare le buone maniere e usanze a cui i Nobili come loro erano naturalmente predisposti.

«Nella Sala Celeste ci attendono i nostri ospiti, Emmeline. Vorrei che tu mantenessi il tuo solito riserbo»

Emmeline annuì piano, lasciando intendere al padre che avesse capito, mentre erano quasi arrivati nella stanza che ospitava già gli invitati.

«Sarà molto cresciuta, immagino... E' da un po' di tempo che non vedo la cara Emmeline... Frequenta Hogwarts?»

La voce profonda e lenta di un uomo fu seguita da quella fastidiosa di una donna, che suonava di un'allegria quasi macabra.

«Dovrebbe essere al sesto anno, è più grande di un anno del figlio rimasto alla cara zia Walburga»

Lo sguardo di Emmeline si fece curioso, poi si avvicinò cauta all'orecchio del padre, che si abbassò per ascoltare cosa avesse da chiederle prima di fare il loro ingresso nella Sala.

«Chi c'è nella Sala?»

Emmeline notò l'espressione che si fece improvvisamente contrariata nel viso della madre, che strinse le labbra visibilmente infastidita.

Evidentemente, quegli ospiti non dovevano esserle tanto graditi.

Questo non faceva altro che preoccupare notevolmente la ragazza, che comunque non aveva occhi che per il padre che boccheggiava, fingendo di non aver notato l'espressione della moglie.

Il signor Vance attese prima di rispondere alla figlia, osservando la ragazza con espressione quasi desolata che si sforzava di essere cordiale e piacevole.

«Due delle nipoti di mia madre... Bellatrix Black con sua sorella Narcissa e il suo promesso sposo, Lucius Malfoy»



Hello, it's me. 

Allora!! 
Ciao :3
Non vi aspettavate un aggiornamento a così pochi giorni di distanza, eh? 
Già, mi sono proprio messa in testa di riconquistare la vostra fiducia dopo esser sparita per così tanto tempo, dunque eccomi qua! Ad ogni modo, ci terrei tantissimo se qualcuno di voi potesse farmi sapere cosa ne pensa a questo punto degli ultimi avvenimenti, se vi piace il modo in cui tutto si sta evolvendo e man mano cambiando! Ci tenevo a ringraziare davvero tanto Flavia1008 che ha recensito con così tanta tempestività l'ultimo capitolo; cara, non appena pubblicherò quest'aggiornamento, risponderò alla tua recensione!! :D Ringrazio tutte quelle persone che continuano ancora oggi, dopo essere arrivati al Capitolo Cinquantatreesimo, a leggere con la stessa costanza e con lo stesso interesse Lilium, che continua ad essere inserita tra le seguite, preferite o ricordate! Davvero, siete degli angeli... Cosa ho fatto per meritarvi? *-*
Beh, adesso non mi resta che augurarvi una buona serata. Ci sentiremo molto presto. Vostra affezionatissima,
Marauder11. 


 

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Capitolo 54
*** Capitolo Cinquantaquattresimo - Sorprese pasquali ***


Capitolo Cinquantaquattresimo -
Sorprese pasquali

 

Spazzolava i lunghi capelli biondo grano quando si accorse che un gufo di un colore molto scuro picchiettava alla sua finestra; chissà da quanto tempo era là fuori, sotto quella tempesta!

«La cena è quasi pronta, Mary!»

Il padre della ragazza, come suo solito, era entrato nella stanza della sua unica figlia, senza premurarsi di bussare.

Sobbalzò, udendo la voce del padre, però si volse in sua direzione con il suo solito sorriso benevolo in viso, che il padre prontamente ricambiò.

Era molto felice di essere a casa con i suoi genitori.

«Oh, posta? A quest'ora?» chiese l'uomo avvicinandosi, mentre Mary ora richiudeva la finestra dopo aver slacciato dalla zampa di un gufo reale una pergamena scritta in calligrafia elegante.

«Già... E' Emmeline Vance, mia compagna di dormitorio»

L'uomo annuì, sorridendo lievemente sotto i folti baffi ormai quasi del tutto ingrigiti.

«Com'è? E' molto rigida come il resto della sua famiglia?» disse il signor MacDonald, appoggiandosi con aria incuriosita allo stipite della porta della graziosa stanza dalle pareti blu notte.

«E' dolcissima, papà... Però si, ha un'aria naturalmente composta e regale proprio non riesce a scollarsi di dosso...»

disse Mary sorridendo, volgendo lo sguardo altrove, probabilmente figurando nella sua mente qualche aneddoto che le era venuto in mente su Emmeline. Il signor MacDonald, osservando la figlia sorridere, si scompigliò i capelli folti mentre con un braccio ora avvolgeva la schiena della ragazza, mentre entrambi si recavano in sala da pranzo per cenare con la signora MacDonald che li attendeva già tavola, un po' spazientita.

Quella giornata era trascorsa in una maniera incredibilmente lenta per Mary, che si era un po' annoiata a gironzolare per l'ampia casa da sola.

Non aveva fatto altro che mandare Giglio, il suo gufo personale, in giro per la Gran Bretagna per tentare di scambiare qualche parola con qualcuna delle sue amiche, che al contrario di lei sembravano affaccendate.

 

James Potter era venuto a farle visita quel pomeriggio, ma con grande dispiacere del signor MacDonald era andato via in poco tempo, dato che James aveva detto di attendere Peter Minus a casa Potter.

«Mary, mamma ti aspetta domani per il tè... Verrai?» chiese James, prima di uscire dall'ingresso della tenuta dei MacDonald.

«Oh, io... Credo che...»

«Ma certo che verrà! Devo ancora rendere una teiera che mi ha prestato la cara Dorea, James, la manderò con Mary domani pomeriggio»

Mary era restia ad andare a casa dei Potter, dato che sapeva che oltre a James ci sarebbe stato anche Sirius. L'aveva evitato come la peste durante gli ultimi giorni ad Hogwarts prima delle vacanze, nonostante avesse visto i tentativi del ragazzo di avvicinarsi a lei e parlarle, soprattutto durante il viaggio in treno verso Londra.

James lo sapeva, e dato che aveva visto la sua amica giù di morale sull'Espresso di Hogwarts si era premurato di farle visita non appena avesse avuto un po' di tempo, così l'indomani dal viaggio aveva suonato al campanello dei MacDonald, per fortuna senza Sirius alle calcagna come faceva di solito.

Mary aveva osservato dalla finestra del salotto James camminare fino a due case di distanza, varcare la soglia del cancello che dava l'ingresso all'ampio giardino e scomparire dietro il portone di legno.

«Cara, non viene a trovarti Lily?»

La voce della madre la riportò alla realtà, mentre la felice famigliola sedeva tranquilla a tavola, quella sera.

«Verrà lunedì o martedì» rispose Mary, sorridendo. La madre le sorrise di rimando, felice che la migliore amica della sua bambina sarebbe venuta a passare un po' di tempo con loro, che la conoscevano ormai da sei anni.

I signori MacDonald, infatti, usavano trattenersi in salotto fino a tarda ora per chiacchierare con Lily Evans quando era loro ospite.

I genitori di Lily, erano delle persone molto a modo ed educate.

Spesso mandavano via posta babbana dei regali per ringraziarli di essere sempre così gentili con la loro figlia, per averla ospitata da loro durante le vacanze ogni qualvolta la ragazza litigava con la sorella Petunia e cercava rifugio e conforto dai MacDonald.

«Spero porti una scatola di quei biscotti al burro della signora Marion, sono squisiti» affermò il padre di Mary ridacchiando colpevole. Mary scosse la testa divertita, in segno di disapprovazione, mentre simultaneamente, quasi in maniera sincronizzata, la signora MacDonald ripeteva gli stessi identici gesti della figlia, che provocarono una risata nel signor MacDonald.

«Papà... Come va al Ministero?» chiese la ragazza, mentre la madre si alzava da tavola e sparecchiava in fretta.

L'espressione felice sul viso del signor MacDonald sembrò gelarsi alla domanda della figlia, che rivolse a sua volta alla madre un'occhiata preoccupata.

«Oh, beh... Non molto bene, a dire il vero, di questi tempi... Con queste sparizioni, sai... Ma per fortuna, io mi occupo di udienze, il lavoraccio spetta a Charlus e ai suoi colleghi»

Il papà di Mary, Matthew MacDonald, era un membro del Wizengamot da molto tempo, ormai.

Mary vide trafficare la madre attorno ai mestoli, incantandoli per far sì che si lavassero da soli, ma qualcosa sembrava non andare nella sua bacchetta.

«Quella bacchetta di prugnolo ti dà ancora fastidi, cara? Perchè non fai un salto da Ollivander e la sostituisci! Non puoi curare nessuno, così...»

Elizabeth MacDonald gettò un'occhiata dubbiosa al marito, mentre afferrava la sua borsa di pelle che stava su di un mobile del salotto e tentava, contemporaneamente, di indossare il suo cappotto.

«Hai ragione caro, ma adesso non ho tempo... Il mio turno inizia tra dieci minuti, credo proprio che ci andrò domattina...»

«Hai il turno di notte, mamma?»

Mary si era avvicinata alla madre per aiutarla ad indossare un cappotto, e questa l'aveva stretta a sé per ringraziarla.

«Si tesoro, non andare a letto tardi... Ci vediamo domani mattina, va bene?»

Mary lasciò un bacio alla madre sulla guancia, mentre Matthew guardava le sue due donne di casa con occhi bonari e sognanti.

Richiusa la porta dietro le sue spalle, la donna si smaterializzò in giardino, mentre papà sembrava trafficare con la bacchetta da dietro la finestra mormorando chissà quali incantesimi, cercando di non attirare l'attenzione della figlia.

 

«Sono incantesimi di protezione, papà?»

Il tono serio di Mary riscosse Matthew dai propri pensieri, che dopo aver fatto un ultimo gesto della bacchetta si sforzò di guardare con serenità la figlia, che lo osservava guardinga.

«Perbacco, sai già riconoscerli?»

Mary annuì, non lasciandosi abbindolare dalla sorpresa sul viso del padre, che voleva mostrarsi compiaciuto dell'istruzione di sua figlia.

«Salvio Hexia e Protego Horribilis, giusto? Riconosco il movimento della bacchetta anche se si tratta di incantesimi non verbali, papà»

Matt si sedette stancamente di fronte alla figlia, si passò una mano davanti agli occhi e poi li fissò su quelli di Mary.

«Sono solo a scopo precauzionale, tesoro. Non preoccuparti... Me l'ha suggerito Charlie, ad ogni modo»

Mary fissò gli occhi blu su quelli identici ai suoi che la fissavano tentando di convincerla, poi distese un lieve sorriso.

«Bambina mia, sei così grande ormai... Credimi se ti dico che non ti terrei troppo all'oscuro di tutto...»

Mary si accovacciò al petto del padre, che la strinse forte a sé. Le era mancato così tanto quel contatto, durante quella metà dell'anno trascorso ad Hogwarts durante il quale aveva passato alcuni tra i momenti più difficili della sua vita.

Aveva quasi perso James e Lily, e adesso che si trovava stretta tra le braccia possenti e forti del padre non sapeva come aveva fatto durante quel periodo terribile senza di lui.

Il camino di marmo bianco scoppiettava allegro davanti ai MacDonald, quella sera. Mary, senza rendersene conto, si addormentò sulle gambe del padre mentre questo leggeva il resoconto dell'ultima udienza a cui aveva presenziato la settimana precedente alla figlia, che si era sempre mostrata interessata al mestiere del padre e ai modi in cui la Legge Magica veniva applicata.

«Josephine, come al suo solito quando si tratta di questi argomenti così delicati, si è astenuta dal votare... Ma io, indovina tesoro? Oh»

Le labbra rosse di Mary incurvate in un sorriso intenerirono l'uomo dai folti baffi, che si accorse d'improvviso che Mary si era addormentata.

Prese delicatamente la figlia in braccio e la portò con cautela nella sua stanza, fino a poggiare il suo corpo sotto le coperte del suo letto.

Le lasciò un bacio fra i biondi capelli e vide, sulla scrivania della ragazza, la lettera della figlia dei Vance ancora chiusa con il suo sigillo verde.

Un pensiero che gli fece arricciare le labbra in un sorriso attraversò la sua mente, mentre usciva dalla stanza di Mary chiudendo la porta dietro di sé.

 

*

 

Abbandonò l'altalena con una risata allegra, decisa a raggiungere colui che tentava di ignorarla ad ogni costo da più di mezz'ora.

Cosa diavolo stava facendo di tanto importante?

Percorse il piccolo prato del parco al centro di Spinner's End, quartiere in cui aveva vissuto da sempre, e vide Remus seduto ricurvo su sé stesso che guardava l'orizzonte, oltre la collinetta, con un quaderno sulle gambe incrociate e una matita a carboncino stretta tra le mani.

Lily sbirciò il disegno dell'amico, che però doveva essere proprio all'inizio della sua realizzazione, dato che vi era sul foglio solamente qualche linea qua e là.

Lily ridacchiò, accorgendosi del fatto che l'amico era così concentrato da non notare la sua presenza, così prese misure drastiche per attirare l'attenzione del ragazzo...

«Remus John Lupin!» strillò Lily, con tono giocoso, e scoppiò in una risata gioiosa quando vide l'amico sobbalzare notevolmente per poi imbronciarsi.

«Mi stai per caso ignorando? Cosa fai?» chiese la ragazza, abbassandosi e abbracciando l'amico da dietro.

Remus si divincolò un po', nascondendo con le mani il disegno.

«Un disegno, Lily! No, dai! Non posso fartelo vedere, non ho ancora finito!»

Protestò il ragazzo, tenendo le mani di Lily lontane dal foglio, non con molta difficoltà a dire il vero. Lily rise, poi sembrò imbronciarsi.

«Dai, Ti preeeegooo!»

Remus osservò Lily di sottecchi, fingendo di ignorare il labbrino che la ragazza stava facendo per intenerire il suo migliore amico.

I capelli di Remus, alla luce del sole che stava quasi per tramontare, divennero quasi dorati e sfioravano quasi i suoi occhi.

Lily osservava le molteplici sfumature che quei capelli così lisci creavano al sole, quasi incantata. Remus le passò una mano davanti agli occhi, divertito.

«Sei invidioso dei miei capelli, Lillina cara?» chiese il ragazzo, imitando in maniera quasi perfetta la voce di Alice. Lily sorrise ampiamente e strinse a sé Remus abbracciandolo da dietro, dopo essersi seduta su quel prato proprio vicino al suo migliore amico.

«Ho sempre adorato i tuoi capelli»

«Oh, ma davvero? Sono lusingato» ribattè lui, mimando un inchino e facendo ridere la ragazza per l'ennesima volta, quel pomeriggio.

Quel fil di vento che muoveva leggermente i loro capelli sembrò accarezzare i due ragazzi, che nonostante il freddo pungente quel giorno erano scappati da casa Evans per fare una passeggiata e stare un po' tranquilli.

I preparativi procedevano bene, dopo tutto; se non si volevano considerare i continui litigi di Lily e Petunia, gli invitati al matrimonio che venivano ospitati in casa Evans venuti da ogni parte dell'Inghilterra che giravano per casa a tutte le ore del giorno, Petunia che sbraitava contro la madre e il signor Evans che stava iniziando a stufarsi di tutto quel caos, lui che era amante della tranquillità, e per questo spariva per ore e ore ogni giorno senza dire a nessuno dove stesse andando.

«Chissà se Vernon si è trattenuto...»

«Verme Dursley, intendi?! Oh, spero proprio di no...» disse Lily, tremando leggermente per una colpo di vento più freddo di quello precedente. Remus si tolse la giacca e la porse alla ragazza, che gli sorrise grata.

«Dai, riparati anche tu...» disse Lily, coprendo le spalle di entrambi dalla giacca grigia di Remus.

Il ragazzo biondo rivolse uno sguardo al cielo, che tutto il giorno era stato di un azzurro limpido ma che ora si macchiava di qualche nuvola grigia.

«Sarebbe bello se domani ci fosse la stessa bella giornata di oggi, non è vero?» chiese, distrattamente.

«Oh, se dovesse esserci dinuovo bel tempo, dirò a papà di accompagnarci a Cambridge. Non è molto lontana da qui, sai? E' bellissima»

Il tono eccitato di Lily coinvolse Remus, che però continuava a osservare il cielo con un sorriso stampato sulle labbra.

«Oh, non vedo l'ora che passi lunedì...»

«Passeranno in fretta questi giorni, vedrai... Oggi è già sabato»

Lily si alzò, levando una ad una le foglie secche che si erano appiccicate ai suoi jeans. Osservò il panorama aldilà del lago, pensando all'improvviso a quando in quel posto ci veniva sempre in compagnia di sua sorella, o di Severus.

La sua espressione si fece improvvisamente triste.

«Sei così preoccupata?»

La voce di Remus la riscosse da quei pensieri, mentre porgeva ora una mano all'amico che si alzava in piedi e teneva il suo quaderno da disegno sottobraccio, ed entrambi si incamminavano verso l'uscita del parco.

«Oh no, certo che no... Ho te»

Remus strinse con un braccio la spalla di Lily, che gli sorrise affettuosamente e appoggiò la testa sul petto di lui.

La strada era quasi del tutto sgombra di macchine, molti abitanti della via non erano probabilmente ancora rientrati dal lavoro che svolgevano nelle grandi città.

Spinner's End era, infatti, una piccola zona residenziale non lontana dal Tamigi e da Cambridge, la grande città che Lily amava visitare con la madre per fare shopping quando ritornava dalle vacanze.

Le case di mattoni rossi sembravano riflettere il cielo del tramonto, tutto sembrava colorarsi di rosso come i capelli di Lily, che sembravano completare il quadretto delizioso.

«Non ho più risposto a Mary, me ne sono completamente dimenticata...»

«Oh, te lo ricorderò io non appena arriveremo a casa. Anch'io devo scrivere una lettera a Sirius. Non hanno ancora deciso cosa fare per il resto delle vacanze, quindi...»

«Non restate a casa dei Potter come sempre?»

Remus fece un gesto stanco della mano, mentre scuoteva la testa.

«Hanno saputo che voi ragazze andrete a fare una gita in Cornovaglia, così hanno avuto la brillante idea di fare una gita da qualche parte...»

Lily sollevò un sopracciglio, sospettosa.

«No Lily, non so dirti se anche noi saremo lì... James ha una casa da quelle parti, quindi la tua supposizione potrebbe rivelarsi veritiera...»

Svoltarono l'angolo, passando proprio davanti ad una libreria che attirò l'attenzione di entrambi i ragazzi, che sorrisero all'unisono e si guardarono negli occhi con la stessa espressione sognante.

«Entriamo?»

«E sia!»

Lily afferrò l'amico per la manica della giacca e lo trascinò all'interno della libreria. Era disposta su tre piani, vi erano numerosi scaffali traboccanti di libri divisi per genere; Remus rimase affascinato da tutti quei libri, che oltretutto, non avevano le figure che si muovevano come quelli magici.

Era una libreria completamente babbana. La commessa osservò i due fare il loro ingresso e subito puntò lo sguardo su Remus, mentre masticava convulsamente una gomma da masticare. Il ragazzo se ne accorse e raggiunse in fretta Lily, che nel frattempo era stata attirata dalla solita libreria in fondo al primo piano che ospitava i Grandi Classici della Letteratura Inglese.

«Un malandrino sa sempre come attirare l'attenzione delle ragazze, eh?» cantilenò Lily, divertita, mentre faceva scorrere il suo sguardo lungo i titoli sul ripiano appena sopra la sua testa.

Remus arrossì, il che fece ridacchiare Lily.

«A me, comunque, non dispiace che voi veniate in Cornovaglia... Se non fosse per Sirius e Mary, ovviamente»

Remus si appoggiò stancamente allo scaffale accanto per osservare meglio la sua amica, che era troppo impegnata ad esaminare avidamente un libro che aveva attirato la sua attenzione.

«Lo so... Quei due la stanno tirando troppo per le lunghe...»

«Sirius dovrebbe scusarsi!» disse stizzita Lily, chiudendo con un tonfo il libro che aveva in mano per prenderne un altro.

«Se fosse una persona normale l'avrebbe già fatto, ma sai quanto è complicato e orgoglioso... Spero trovi il coraggio di parlare seriamente a Mary»

Lily sospirò stancamente, mentre la sua bocca assumeva la forma di una perfetta "O" notando un nuovo libro che, probabilmente, stava cercando da quando aveva fatto il suo ingresso in libreria.

«Beh, Mary a dire il vero non rende le cose più semplici...»

Lily dovette ammettere che se Sirius era testardo, orgoglioso e complesso in tutto, Mary lo era forse il doppio di lui. Non faceva altro che evitare il suo sguardo, scostarlo quando incrociava quello di Sirius e fare dietro front quando se lo ritrovava davanti.

La commessa, intanto, si era avvicinata ai due, mentre continuava a lanciare frecciatine a Remus che, imbarazzato, sarebbe volentieri sparito da quel posto se non fosse stato per Lily che adesso si era seduta su uno sgabello per leggere l'introduzione di un libro dalla copertina gialla.

«Prendi un libro anche tu, dai... Così la smetterà di fissarti a quel modo» disse Lily infastidita, interrompendo il flusso di pensieri del povero Remus che assecondò la ragazza e afferrò il primo libro che gli era capitato tra le mani.

«Ottima scelta... Le avventure di Sherlock Holmes è proprio uno dei libri più interessanti che io abbia mai letto, Rem. Te lo consiglio»

Remus si rigirò tra le mani il libro dalla copertina blu, poi lo aprì con cautela.

Lesse le prime pagine, e decise di acquistare immediatamente quel libro: ne era praticamente stato rapito.

Stava per tirare fuori dalla tasca una decina di Falci d'argento, quando Lily spinse via la sua mano dal bancone e lo ammonì con uno sguardo.

La commessa aveva assistito alla scena in maniera interessata, e Lily, con un po' d'imbarazzo, aveva sorriso nervosamente in sua direzione, inventando una scusa per giustificare il loro comportamento.

«Al mio ragazzo, qui, piace scherzare... Caro, pensi che per il giorno del tuo compleanno ti lascerei pagare quel libro?»

Remus arrossì dalla punta dei capelli fino alle orecchie, mentre la commessa, dall'aria incredibilmente dispiaciuta, passava il libro stretto tra le mani di Remus pochi minuti prima dalla cassa.

«Ma, Lily!»

«Niente ma! Quanto ti devo?» chiese Lily voltandosi verso la commessa, l'aria allegra e vispa.

«Il libro di Doyle e il tuo di Thomas Hardy fanno... Diciotto sterline e sessantacinque cents»

Lily tirò fuori una banconota che Remus disconosceva e pagò i due libri, che la commessa infilò dentro una busta rossa.

Maledizione, aveva completamente dimenticato di andare alla Gringotts per chiedere un cambio di valuta per il denaro babbano.

Non appena richiusero la porta dietro le spalle, Lily scoppiò in una sonora risata.

«No dico, hai visto la sua faccia? Non appena ho detto "il mio ragazzo" ha stretto le labbra e gli occhi sono diventati due fessure! Ahahahah»

Remus ridacchiò al suo fianco, pensando che l'amica fosse una vera burlona.

«Lily, quanto ti devo?» chiese Remus, tirando nuovamente fuori dalla tasca il suo portafogli. La ragazza scosse la testa, sorridendo, mentre prendeva sottobraccio l'amico e lo guidava presso la via che adesso si era fatta più buia e trafficata.

«Assolutamente niente, Rem. Questo è il mio regalo per essere venuto qui ad aiutarmi...»

Remus sbuffò e protestò fino a quando non arrivarono a casa Evans, che era illuminata al suo interno dalle luci delle lampade sparse per casa e fuori dai faretti del piccolo e modesto giardino.

Un leggero vociare si avvertiva da fuori, e il morale di Lily improvvisamente cambiò.

«Sento la voce di Verme... la senti anche tu?»

Il tono esausto di Lily fece ridacchiare Remus, che tentò di tirarla su con un buffetto sui capelli rossi e mossi.

«Dai, dopo la cena diremo che dobbiamo studiare e andremo nello studio di tuo padre... Sarà felice di continuare a leggere Gli animali fantastici: Dove trovarli»

Una voce fastidiosa, nel frattempo, l'aveva raggiunta dall'uscio. La sorella di Dursley, a quanto pareva, era ancora lì. Probabilmente, infastidiva Lily ancor più del quasi marito di Tunia, con quei suoi modi burberi di fare e la sua aria da finta sapientona.

Si volse a guardare Remus che stava con il naso all'insù, mentre faceva girare la chiave all'interno della serratura, che aveva rivolto l'attenzione al cielo stellato di quella sera affascinato.

Lily riuscì a sorridere sinceramente l'ultima volta, grazie all'espressione sognante del suo migliore amico.

Non sapeva come sarebbe riuscita a sopravvivere in quei giorni, senza Remus.

 

*

 

«Maaaryyy...»

«Alice, lasciami dormire...»

La voce soffocata di Mary giunse ovattata alla ragazza che stava ritta in piedi davanti al letto della sua amica.

«Sapevo che te ne saresti dimenticata, così sono passata prima da qui per svegliarti... Alzati, pelandrona!»

«Prewett, esci di qui... Un momento...»

Mary scostò con uno scatto fulmineo le coperte dal suo letto.

Aveva creduto per qualche istante di trovarsi sul suo letto a baldacchino, ad Hogwarts. Man mano che riprendesse coscienza di sé, dopo essersi svegliata, si era ricordata di essere a casa per le vacanze. Ma allora, cosa ci faceva lì...

«...Alice!»

Alice Prewett, sua amica, le sorrideva in carne ed ossa mentre si sedeva comodamente sulla poltrona azzurrina a pois bianchi della sua cameretta, in casa MacDonald, a Birmingham.

«Avevamo un appuntamento, oggi? Davvero?»

Mary si alzò di scatto, reprimendo a fatica un brivido di freddo.

Alice la osservava con sguardo di disapprovazione, mentre apriva l'armadio bianco e tirava fuori da esso due indumenti del tutto a caso.

«Personalmente, ti consiglierei di indossare quel maglioncino color avorio che non hai mai messo e che è davvero così carino!»

Mary alzò gli occhi al cielo, dando le spalle all'amica, ma la assecondò.

Tirò fuori dall'armadio anche un paio di jeans di un blu slavato, ignorando le proteste dell'amica che, come sempre, aveva da ridire sul suo abbigliamento fin troppo sportivo.

Alice, infatti, indossava un vestitino color borgogna a pois piccolissimi rosa confetto e degli stivaletti grigi che le arrivavano fino al polpaccio. Una giacca grigio scuro molto graziosa e sui capelli un cerchietto dello stesso colore del vestitino.

«Ti aspettiamo giù?»

Mary annuì distrattamente e poi, mentre Alice si richiudeva la porta dietro le spalle, si chiese mentalmente chi ci fosse di sotto ad aspettarla, oltre ad Alice.

Lasciò i capelli biondi sciolti sulle spalle, non poteva farci niente dato che aveva fretta, e prese il suo bomber blu scuro che era poggiato sulla sedia accanto alla porta, proprio sopra le sue sneakers dello stesso colore.

Scese le scale, e subito si trovò davanti a niente popo di meno che James Potter, che chiacchierava come sempre amabilmente con sua madre, appena rientrata dal turno di notte; Frank Paciock, che seguiva il discorso della signora MacDonald e annuiva a tratti regolari, Alice Prewett che gli stringeva la mano e continuava a sorriderle, guardandolo e Peter Minus, che sembrava molto imbarazzato e a disagio, in quella casa che non aveva mai visitato.

«Oh, eccola! La nostra campionessa...»

La voce di Matthew MacDonald giunse alle orecchie di Mary, che non si era accorta della presenza del padre che stava proprio davanti alla porta della Sala da pranzo, accanto a Sirius Black.

Matt sembrava guardare il ragazzo in cagnesco, e questo tentava di sorridere in sua direzione per paura l'uomo potesse ucciderlo da un momento all'altro, visto le occhiate minacciose che gli riservava.

Il padre di Mary, infatti, aveva intuito che il motivo per cui Mary non avesse voluto assolutamente avvicinarsi nei giorni precedenti alla casa dei Potter era proprio dovuto a quel ragazzo; Matt, infatti, aveva osservato i due lanciarsi delle occhiatacce, due sere precedenti, mentre i MacDonald e i Potter si trovavano a cena insieme a casa di questi ultimi.

Aveva passato una notte del tutto insonne, pensando a come avrebbe dovuto spezzare le gambe a quel ragazzo che aveva sicuramente fatto un torto alla sua bambina, fin quando poi la moglie, esasperata, non gli aveva chiesto di smetterla di borbottare idee bizzarre e di addormentarsi una volta per tutte.

«Pronta?» chiese Frank alla ragazza, sorridendo sinceramente. Mary annuì, salutando i presenti con un cenno del capo.

«Miraccomando, occhi vigili»

«Stai tranquillo, Matt! Darò io un'occhiata a Mary» rispose James, sorridendo all'uomo che gli sorrise da sotto i baffi di rimando.

«Lo so ragazzo, lo so...» mormorò quest'ultimo dando un buffetto al figlio di Charlus, mentre assottigliava gli occhi, sospettoso, lanciando un'occhiata di avvertimento a Sirius, che scappò a gambe levate fuori dal giardino dei MacDonald.

«Fate attenzione, miraccomando!»

La voce della madre di Mary li raggiunse mentre si avviavano verso il marciapiede dell'ampio viale. Il sole, anche quel giorno brillante, rese come sempre felice Alice, che ora ridacchiava stringendo la mano di Frank, mentre indicava gli alberi che ricordavano tanto il parco di Hogwarts di una casa lì vicino.

«Allora! Che si fa, oggi?»

«Prima di tutto, prendiamo la metropolitana... Poi, andiamo verso Cannon Hill Park!» esclamò James, e tutti, che conoscevano il posto, annuirono sorridenti. Tutti tranne Alice, che fissò James con espressione interrogativa.

«Oh Ali, lo so che tu non ci sei mai stata! Per questo ho programmato una mini gita presso i posti più carini di Birmingham! Vedrai, ti piacerà Cannon Hill...»

Dopo il tragitto in metropolitana, che fu piuttosto lungo per i gusti di Mary – dato che la ragazza fu costretta a sedersi accanto a Sirius, per la mancanza di posti a sedere e per la folla di turisti che andava proprio verso la loro direzione – i ragazzi finalmente arrivarono davanti ai cancelli del parco di Cannon Hill, che piacque molto ad Alice.

Visitarono lo stagno, pieno di papere a cui le ragazze diedero da mangiare dei pezzi di pane che comprarono ad un chiosco lì vicino, poi fecero numerosi giri presso il piccolo Luna Park babbano che si trovava proprio al centro del parco; verso mezzogiorno, uscirono per andare in un posticino molto carino che vendeva cibo pronto chiamato "Fast Food" per cui Alice uscì fuori di testa e nel pomeriggio, a grande richiesta di quest'ultima, tornarono a Cannon Hill Park proprio per fare ancora una passeggiata verso il lato che non avevano ancora visitato.

Mentre James, disteso per terra sul prato verde rigoglioso, faceva il solletico a Peter, Frank mostrava ad Alice un piccolo campo di fiori coltivati che la ragazza fu felice di ammirare; erano tutti colorati di diverse sfumature di rosa, così la ragazza chiese a James di prestarle la macchina fotografica per immortalare il posto, e il ragazzo fu felice di accontentare l'amica che sembrava sprizzare felicità da tutti i pori. Proprio al contrario di Mary, che invece era stata quasi tutto il giorno in silenzio e in disparte, sorridendo poche volte a James o a Frank, che cercava di coinvolgerla ridendo delle esclamazioni di gioia della sua ragazza, che non aveva avuto occhi che per quel magnifico posto in cui i suoi amici l'avevano portata.

«Hey, posso sedermi qui?!»

Mary sobbalzò, udendo la voce di Sirius che era sbucato praticamente dal nulla. Era seduta sull'erba di fronte a James, che adesso non faceva più il solletico a Peter ma osservava i due di sottecchi. Sirius stava ritto in piedi davanti alla ragazza, l'aria scaltra e le mani nelle tasche dei suoi jeans stretti e chiari.

Mary lo guardò, sospirò e annuì lievemente.

Così Sirius si sedette accanto a lei, stando attento a non toccarla.

Mary aveva strappato un fiore giallo e lo teneva stretto in mano, osservandolo, fingendo quasi che Sirius non esistesse. Lui, invece, studiava ogni particolare della ragazza. I suoi capelli biondi, mossi dal leggero venticello che quel giorno aveva fatto compagnia a tutti gli abitanti di quella città, brillavano al sole come fili d'oro.

Le sue labbra, come sempre rosse e rigonfie, si incurvavano in un'espressione chiaramente nervosa.

Gli occhi, così blu e contornati da lunghe ciglia nere, erano puntati esclusivamente sui petali di quel fiore che aveva tra le mani, che sembrava essere stato fortunato ad aver attirato tutta l'attenzione della ragazza, pensò Sirius.

«Mi dispiace, so di aver fatto degli errori con te...»

Le parole quasi sussurrate del ragazzo giunsero nitide alle orecchie di Mary, che comunque non accennò a volersi voltare in direzione del ragazzo o a voler replicare. Sirius sembrò sbuffare, poi incrociò lo sguardo di James che annuiva in sua direzione in segno d'incoraggiamento, mentre si alzava e chiedeva a Peter di avvicinarsi con lui allo stagno che vi era proprio dietro l'angolo. Sirius fece un mezzo sorriso all'amico, che sorrise di rimando incoraggiandolo.

«Molti errori, in effetti»

Mary abbozzò un lieve sorriso, quasi come se volesse replicare.

Ecco, adesso mi insulta e litighiamo dinuovo, pensò Sirius.

Non lo fece.

Rimase dritta sulla schiena, seduta a gambe incrociate, in assoluto silenzio. Alzò lo sguardo verso il cielo, fingendo di ignorare ancora Sirius, che invece non aveva occhi che per lei, e continuava a fissarla cercando un cenno di incoraggiamento.

«Non credo davvero che tu sia un'incapace, Mary. Non lo sei affatto, ero solo... arrabbiato»

Mary finalmente si volse a guardarlo, e Sirius non si seppe spiegare perché avvertì come se qualcosa fosse capitombolato nel suo stomaco.

Il grigio dei suoi occhi incontrò lo sguardo brillante e magnetico della ragazza, che ora lo fissava insistentemente. Le labbra ancora socchiuse, i capelli volteggiavano mossi dal vento.

«Non pensavo che l'avresti ammesso...»

Sirius ridacchiò «Avanti, non avrai davvero pensato che io fossi davvero convinto che tu fossi un'incapace a Quidditch?»

«Non mi riferivo al Quidditch. Mi riferivo al fatto che tu abbia fatto così tanti errori, con me»

Il tono glaciale di Mary bloccò ogni movimento di Sirius, che fino a poco prima si era sentito più rilassato, udendo la voce della ragazza per la prima volta dopo molto tempo.

Si sdraiò, mettendo in bocca un filo d'erba e le mani dietro alla testa, mentre continuava ad osservare Mary.

Il suo sguardo era carico di sensi di colpa, pensieroso, e incredibilmente impenetrabile. Mary lo osservò per un attimo, e come sempre non riuscì a capire a cosa il ragazzo stesse pensando, guardandola.

Mentre i loro occhi ancora una volta si incrociavano avidamente, entrambi incapaci di aggiungere altre parole che valessero l'intensità dei loro sguardi, Sirius si lasciò sfuggire una frase in un fil di voce, che non pensava avrebbe mai detto.

«Io te lo giuro Mary, che se ci fosse un modo per tornare indietro, lo farei»

Mary sembrò per un attimo lasciare andare le barriere oltre i suoi occhi che emanavano scintille, poi scostò il suo sguardo da quello di Sirius, quasi come se avesse paura che quegli occhi dello stesso colore del ghiaccio, avessero il potere di mandare i suoi in fiamme.

«Ma non si può... Non possiamo, no? E poi anch'io ho fatto i miei errori...»

Mary sembrava imbarazzata, adesso; si era intenerita per quella frase che capì Sirius si era lasciata sfuggire, così abbozzò un piccolo sorriso, che fece sorridere anche lui.

Sirius si tirò dinuovo su, guardandosi intorno, mentre Alice e Frank correvano ridendo verso di loro.

«Mary... Ahahahah... Non sai che... Ahahahaha»

Mary si alzò, raggiungendo l'amica che era praticamente piegata in due dalle risate, le lacrime agli occhi, mentre Sirius guardava il trio con aria incuriosita e piuttosto divertita.

«Un uomo piuttosto grasso è caduto nello stagno, sta inveendo contro James perché lo ha per sbaglio urtato mentre scattava una foto a Pet» disse Frank, il viso rosso per le risate, mentre Sirius scoppiava nella sua risata simile ad un latrato.

Poco dopo, infatti, Sirius vide James correre con Peter alle calcagna inseguiti da un uomo che era zuppo d'acqua con del fogliame in testa e districato nei baffi.

«Andiamo via, viaaaa» urlò James divertito a Sirius, che cominciò a correre verso l'uscita, mentre i tre malandrini ridevano a crepapelle e l'uomo, infuriato, li inseguiva non con poca fatica.

«Siete dei mascalzoni! Incivili e stupidi ragazzini! Me la pagherete!» urlava l'uomo, mentre Alice, Frank e Mary uscivano dal parco seguendo gli altri tre senza nascondere le risate.

Si avviarono presso una stradina che James sosteneva fosse una scorciatoia, capeggiando assieme a Peter il gruppetto. Alice e Frank, dietro di loro, ancora ridacchiavano commentando l'accaduto, mentre Mary e Sirius, che chiudevano la fila, si lanciavano a turno occhiate indecifrabili.

In quello che fu un millesimo di secondo, Sirius riuscì solamente a capire che James si era gettato per terra, urlando «Giù!» ai suoi amici, mentre gli altri seguivano il suo esempio.

Alice e Frank erano stati i più veloci a tirare fuori dalle tasche le loro bacchette, probabilmente furono i primi a realizzare che qualcuno stava lanciando proprio addosso a loro delle maledizioni.

L'istinto di Sirius gli disse che avrebbe dovuto coprire Mary, che era rimasta come imbambolata accanto a lui; così la superò, tirando fuori la bacchetta dalla tasca e aiutando James, che stava evocando un sortilegio scudo dopo l'altro, mentre Alice e Frank contrattaccavano e Peter si era accovacciato per terra dietro di loro, tremante.

«James, fratello, alla tua destra!» una maledizione sfiorò quasi James, che grazie ai suoi riflessi da giocatore di Quidditch riuscì ad evitarla come si evitava un bolide.

Sirius urlava incantesimi in direzione dei cinque uomini incappucciati, mentre questi sembravano accanirsi sempre più contro di loro.

«Mary, Mary! Rimani dietro di me!» urlò Sirius terrorizzato alla ragazza, che invece fece un passo avanti e lanciò uno stupeficium che colse in pieno petto uno dei cinque incappucciati.

Fu in un millesimo di secondo, che Sirius vide le traiettorie di due incantesimi diretti proprio alla ragazza che lo fiancheggiava; scorse chiaramente un lampo verde sfiorare Mary e un attimo dopo la vide per terra, parandosi davanti a lei quando era troppo tardi.

«No! Mary!»

Lacrime copiose uscirono senza che se ne accorgesse dai suoi occhi, mentre la ragazza giaceva per terra, sembrando solo un mucchio di vestiti inanimato.

Alice urlava in sua direzione continuando a scagliare incantesimi a caso verso i suoi aggressori, mentre James non accennava a volersi fermare dal combattere, anzi, sembrava ancora più imbestialito.

Peter osservava con lo sguardo vuoto Frank, che accanto a lui combatteva con uno sguardo duro dipinto in volto, impassibile.

Sirius si chinò accanto alla ragazza, scostandole con estrema delicatezza i capelli dal viso. Un rivolo di sangue usciva dal suo naso, che lui prontamente asciugò.

Dopo quello che sembrò un secolo, trovò finalmente il coraggio di afferrare il polso della ragazza. Scostò il maglioncino color panna che lo copriva, e pressò con due dita il polso, per sentire se c'era vita in lei.

Realizzò dopo pochi istanti che c'era, il suo cuore batteva forte, era viva.

«E' viva, è viva James!» urlò Sirius, euforico, mentre Alice sembrava ridere adesso, con le lacrime agli occhi e la tenacia di prima mentre scagliava incantesimi ad uno e poi ad un altro uomo senza volto.

Frank riuscì a schiantare uno degli aggressori, James ne schiantò un altro ancora nello stesso momento, ma uno di loro non accennava ad arrendersi, continuava a colpire in direzione di Sirius, che stava ancora chinato su Mary priva di sensi.

«Mary, Mary, stai bene? Svegliati, ti prego...» Sirius strinse a sé la testa della ragazza, avvicinando il viso di lei al suo viso, ancora bagnato di lacrime per lo spavento preso poco prima, quando credeva che la ragazza fosse morta.

«Sirius, sono rimasti in due! Ce la facciamo, portala via di qui! Portala via e chiama aiuto!» urlò James attirando l'attenzione dell'amico, che prese Mary in braccio e si alzò in piedi.

«James, non posso lasciarvi qui!»

Sirius vide numerosi anatemi sfiorare quasi il corpo di James, ed ogni volta sentiva perdere il respiro. Se avesse perso James mentre lui correva ai ripari, non se lo sarebbe mai perdonato.

Pensò che sarebbe morto, sarebbero morti tutti, non ce l'avrebbero mai fatta lì, da soli. La guancia di Frank perdeva sangue copiosamente, mentre Alice sembrava non esaurire mai le energie, e combatteva con coraggio e abilità.

«Vai Sirius, ti prego! Porta via Mary da qui e chiama qualcuno, forza! Petey, vai con loro!»

Mentre Sirius si allontanava in fretta per ripararsi dai fiotti di incantesimi in un cubicolo lì accanto, vide James scagliare l'ennesimo incantesimo di disarmo verso uno dei due aggressori rimasti.

«Scappate, scappate!» urlò James a Frank e Alice, ma i due non accennavano a volersi ritirare, così fiancheggiavano ancora James. I tre se la stavano cavando piuttosto bene, notò Peter, che si era accovacciato accanto a Sirius, che ancora scuoteva delicatamente Mary.

«Mary, ti prego... Reinnerva»

La ragazza sbarrò gli occhi, che si fissarono subito a quelli di Sirius, che le sorrise con gli occhi ancora umidi di pianto.

«Oh, sei viva! Sei viva!»

La gioia della voce di Sirius ridestò Mary, che cercò di tirarsi su mentre udiva da lontano la voce di James che ancora combatteva con i suoi amici.

A quanto pareva, il ragazzo credeva che lei fosse morta. Aveva diversi graffi sul viso, gli occhi grigi imperlati di lacrime, come il suo viso bagnato delle stesse.

«Dobbiamo aiutarli... Sirius... »

«Tu resti qui con Peter, va bene? Vado io» disse Sirius, guardando la ragazza e l'amico impaurito al suo fianco, alzandosi. Mary si aggrappò alla camicia di Sirius, avvicinando la testa al viso del ragazzo notevolmente, che fissò le sue labbra e poi gli occhi blu, velati di lacrime, a un paio di centimetri dai suoi.

«Hai una ferita sulla fronte, Sirius... Mi dispiace, perché ti sei messo davanti a me?» disse la ragazza che sembrava poco lucida, quasi piagnucolando. Sirius le sorrise rassicurante, mentre rivolse un'occhiata alle sue spalle dove gli altri ancora combattevano. Avrebbe dovuto aiutarli.

«Ti prego, Sirius. Non lasciarmi...» disse Mary, socchiudendo poi gli occhi, stremata dalla debolezza del colpo che l'aveva colta in pieno.

«Pet, manda un messaggio ai Potter, dì loro che siamo qui...»

Mentre Sirius rivolgeva queste poche parole all'amico, non si accorse che James, Frank e Alice correvano verso di loro.

«Via, via di qui!»

«Li avete stesi?» chiese Sirius a James, incredulo, mentre si tirava su con Mary tra le braccia.

«Si amico, ma qualcuno di loro si sta risvegliando, dobbiamo andarcene subito via di qui!»

James afferrò il braccio di Sirius trascinandolo con sé, mentre lanciava un incantesimo ad una scatola sull'asfalto trasfigurandola in uno sventolio di bacchetta in un enorme muro di mattoni rossi perfettamente incastrati tra loro.

«Come diavolo hai fatto, James?» urlò Frank, affascinato.

«Leggo sempre gli approfondimenti di Trasfigurazione Avanzata quando vado in biblioteca per spiare la Evans, Paciock! Adesso, via di qui!»

E così, correndo a perdifiato con le bacchette ancora in mano, i sei ragazzi riuscirono ad uscire da quella viuzza e a sfuggire agli aggressori, senza ancora riuscire a spiegarsi il perché quelle persone li avevano attaccati, per quale ragione si trovassero lì e come, combattendo per gran parte del tempo in tre, erano riusciti a schiantare tutti i cinque uomini incappucciati.

Mentre James scoppiava a ridere liberatorio per averla in maniera incredibile e inspiegabile scampata, i sei ragazzi – cinque, dato che Mary non sembrava molto in sé – udirono il rumore della materializzazione.

«Papà!» urlò James, avvicinandosi al signor Charlus Potter che camminava trafelato velocemente verso di loro, affiancato da un signor MacDonald piuttosto impallidito, alla vista dei ragazzi coperti di sangue e di sua figlia che era tra le braccia di Sirius Black, semisvenuta.

«Che cos'è successo, James? State bene?» chiese il signor Potter, terrorizzato, mentre osservava i ragazzi per assicurarsi che ogni cosa fosse al loro posto. Poi tirò fuori la bacchetta e si guardò le spalle, mentre strinse a sé James.

«Siamo stati attaccati, Charlus... Ma voi come...?»

«Sono un membro del Wizengamot, ho ricevuto una segnalazione del Ministero su dei maghi minorenni che avevano usato la Magia nei pressi di Birmingham... Ho avuto il sospetto che si trattasse proprio di voi, e sapevo che non l'avreste fatto senza un motivo ben preciso, così sono corso da Charlus, che per fortuna era in casa, e ci siamo smaterializzati qui... Bambina mia, come stai?»

Il signor MacDonald aveva preso con cautela la figlia dalle braccia di Sirius, adesso era sveglia ma diceva di sentirsi molto debole.

«Erano in cinque e...»

«Non qui, James. Prendetevi per mano, ci smaterializziamo al San Mungo»

Con un ultimo pop i due uomini vestiti di nero e i sei ragazzi in vesti babbane, sparirono dal cunicolo.

 

*

 

Scese le scale lentamente, mentre un borbottio indistinto giungeva alle sue orecchie.

Dopo che la madre si fosse accertata delle condizioni ottimali della figlia e dei suoi amici, Mary era stata dimessa dal San Mungo, con la raccomandazione di rimanere a letto almeno per un giorno. L'incantesimo di disarmo, infatti, pur essendo un incantesimo basilare che solitamente non porta conseguenze, aveva provocato un lieve trauma cranico alla ragazza, che era sbalzata ad un metro di distanza rispetto a dove si trovava e aveva battuto la testa.

La scala di marmo bianco che si affacciava al salotto di casa MacDonald, aveva gli occhi degli ospiti dei due divani della stanza puntati addosso, quella mattina.

«Ciao, combinaguai»

Mary sorrise ampiamente a Lily, che aveva addosso un mantello da viaggio verde smeraldo e il naso rosso, mentre si avvicinava per stringerla a sé.

«Ciao, Lils... E' già martedì?»

Lily annuì all'amica, mentre prendeva posto sul divano accanto a Frank e Alice, che erano venuti a trovare la loro amica quella mattina per assicurarsi che stesse bene.

Il giorno prima, infatti, Alice e Frank erano stati dimessi dal San Mungo; dopo esser stati visitati e tenuti in osservazione per una notte intera, erano stati accompagnati dal signor Potter a casa Paciock, dove li attendeva un'ansiosissima Augusta.

«Remus non è venuto con te?» chiese la bionda, mentre si sedeva sulla poltrona davanti al divano su cui erano sentiti i tre.

Sentiva il rumore di stoviglie provenire dalla cucina; la madre, quel giorno, aveva deciso di rimanere in casa per assistere la figlia, mentre suo padre era stato costretto a lasciare la casa per un'udienza indetta proprio quel giorno.

«Oh si, passerà più tardi... E' andato da Potter» rispose Lily, mentre esaminava ogni movimento della sua migliore amica. Mary era piuttosto pallida, ma non aveva l'aria cadaverica che aveva avuto il giorno prima, pensò Alice.

«Come stai oggi?» chiese infatti gentile quest'ultima.

«Oh, molto meglio! Non ho più mal di testa... E voi?»

ribattè Mary, porgendo ai suoi ospiti le piperille che come sempre erano nel portadolci del salotto.

«Mai stata meglio» affermò Alice, Frank al suo fianco le scoccò un bacio sulla guancia e disse di stare altrettanto bene, così Mary sorrise ampiamente ai due.

Qualcuno, intanto, aveva bussato alla porta. Lily si era prontamente alzata dal divano per andare ad aprire, costringendo Mary a stare sdraiata sulla poltrona, ancora in vestaglia.

«Oh! Ciao, Lily»

Il ragazzo dai capelli neri e arruffati sorrise lievemente a Lily, che si bloccò un attimo a fissarlo. Non si aspettava, forse, di trovarselo davanti all'improvviso.

Remus, notò, era proprio dietro James, così come Sirius, che però sembrava impegnato a chiacchierare amabilmente con Peter, che in mezzo ai tre nemmeno si notava.

«Ciao! Entrate pure...» disse la rossa, riscuotendosi dopo qualche istante.

«Allora, come sta la nostra Mary?» esclamò con fare teatrale James, che subito si avvicinò alla poltrona su cui sedeva sorridente la ragazza per scoccarle un bacio tra i capelli, mentre Sirius salutava gli altri due ospiti come Remus e Peter.

«Molto meglio, e tu Jamie?»

«Benone!» ululò il ragazzo occhialuto, sedendosi sul bracciolo della poltrona su cui stava seduta la ragazza. Sirius lanciava occhiate indecifrabili alla bionda che, con un lieve rossore a colorarle le guancie, fingeva di non notarle per poi tirar fuori sempre un nuovo argomento.

I due, infatti, non avevano avuto modo di parlare, dopo l'attacco.

Un sacco di gente si aggirava sempre attorno alla malcapitata di turno, Mary, così non si erano ancora trovati da soli.

Mary continuava a pensare e ripensare al modo in cui il ragazzo si era frapposto tra lei e gli aggressori, al fatto che l'avesse tirata fuori dal mirino e che la prima cosa che lei avesse visto fossero stati i suoi occhi grigi ricolmi di lacrime di paura per lei, per il sospetto che fosse morta.

Gli stessi pensieri, dopo tutto, non avevano abbandonato Sirius, che era stato molto taciturno in compagnia di James, mentre quest'ultimo invece sembrava essersi ripreso del tutto, con il sorriso di sempre continuamente stampato sul viso.

«James, Sirius! Ragazzi, sono felice di vedervi... Sapevo che sareste venuti... Gradireste dei biscotti al cioccolato? Li stavo giusto tirando fuori dal forno!»

La madre di Mary, una donna molto bella con gli stessi capelli biondi della figlia e gli occhi grandi e neri, fece capolino dalla cucina con il suo grembiule rosso e bianco a quadri.

«Personalmente, penso che lei non dovrebbe scomodarsi così tanto!» esclamò Sirius, con il suo solito sguardo ammaliante e il sorriso che andava da un orecchio all'altro.

La signora MacDonald, dopo aver saputo che era grazie a quel ragazzo che la figlia non aveva più subito dei colpi durante l'attacco dato che era stata subito tratta in salvo, si era dimostrata subito gentile nei confronti di Sirius, fino al punto da invitare a cena uno di quei giorni non solo James, come faceva di solito, ma anche lui, con grande disapprovazione del marito, che continuava a non vedere di buon occhio Sirius, anche se l'aveva ringraziato quando avevano saputo tutta la versione dei fatti.

 

«Sciocchezze, caro! Non sono mai in casa, quindi voglio approfittare del momento per accogliere come si deve gli amici della mia piccola!» affermò gioiosa la donna, che si recava nuovamente in cucina per prendere i biscotti.

Mary alzò gli occhi al cielo, con grande divertimento di James che ridacchiò.

«Vorrebbe una mano?» chiese Sirius, affacciandosi verso la porta della cucina di casa MacDonald, gentile.

Lily continuava a guardare Mary con sospetto, così come Remus fissava insistentemente il giovane Black.

Evidentemente, pensò la rossa, si era persa più di quel pensava.

«Mi sono persa più di un semplice attacco, vero?»

Lily sussurrò queste parole ad Alice, che sedeva accanto a lei e annuì energicamente alla rossa, che divenne, se possibile, ancora più curiosa e vogliosa di sapere.

Si accorse che James Potter la stava fissando e sorrideva, probabilmente aveva udito ciò che aveva detto ad Alice. Lily ricambiò il suo sorriso, seppur imbarazzata.

«Ho saputo dal signor MacDonald che gli aggressori sono stati bloccati, probabilmente, da un muro di mattoni che non esisteva in quel vicolo che è stato evocato con un incantesimo da uno di voi... Che idea incredibilmente brillante!»

Lily disse quella frase velocemente, dopo aver ricordato d'improvviso le parole di quella mattina del signor Matt.

James ridacchiò abbassando il capo, mentre Mary gli batteva una pacca sulla spalla.

«Tutto merito del grande James Potter, Carotina...»

Le labbra di Lily si incurvarono in una perfetta "o" che indicava quanto fosse sorpresa di quella dichiarazione.

«Oh, Davvero?»

James ridacchiò, mentre afferrava un biscotto dal vassoio della signora MacDonald, che intanto li aveva raggiunti.

«Tesoro, il caro James è sempre stato un ragazzo geniale... Vi conoscete, no? Mi chiedo come mai la cosa ti sorprenda tanto...» il tono amorevole della signora MacDonald aveva comunque fatto arrossire la ragazza, che si imbarazzò tanto da diventare lo stesso colore dei suoi capelli.

«Su, non esagerare mamma, o il nostro James si monterà la testa...» aggiunse Mary, facendo ridere tutti compresa Lily, che si rilassò e sorrise in direzione dell'amica.

 

*

 

Cara Emmeline,

so che vedendo il sigillo di casa MacDonald non ti saresti aspettata di leggere la mia calligrafia, che avrai quasi certamente già riconosciuto...

Ti scrivo perché so che Alice ti ha scritto, così intendo rassicurarti: Mary e gli altri stanno tutti bene.

Mi dispiace che tu abbia saputo tutto da lei, che come ben sai è come al solito esageratamente melodrammatica.

Ad ogni modo, ti racconteremo tutto non appena ci vedremo.

Mi dispiace che i tuoi non ti lascino venire qui da sola, ma abbiamo già rimediato a questo.

Mary mi ha detto di chiederti di Preparare il tuo baule, a breve qualcuno verrà a suonare alla porta del tuo grande castello magico.

 

Con affetto, tua Lily. 

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Capitolo 55
*** Capitolo Cinquantacinquesimo - Di nuovi orizzonti e cartine geografiche ***


Capitolo Cinquantacinquesimo -

Di nuovi orizzonti e cartine geografiche

 

Con un sospiro, Lily richiuse la lettera di Marlene e la sistemò dentro la busta che sembrava odorare del calore del sole, le onde del mare, sabbia fresca sotto ai piedi...

Sospirò, pensando a come sarebbe stato trovarsi lì, insieme alle sue amiche.

«Lily, mi hai sentita? Potete andare... Io resterò qui e ci vedremo direttamente a Londra, potrei aspettarti alla stazione così saliamo insieme sull'Espresso... Beh, per evitare di viaggiare separate per via della confusione» concluse ridacchiando.

La ragazza dai lunghi capelli rossi guardò quella dai lunghi capelli biondi con uno sguardo di disapprovazione, mentre letteralmente si tuffava accanto al piccolo lettino posto a fianco di quello dalle lenzuola azzurre, lo scroscio provocato dall'acqua che scorreva nel piccolo bagno accanto alla cameretta faceva da sottofondo alla scena.

«Non essere sciocca, Mars. Ci andremo insieme oppure non ci andrà nessuno...»

Mary sbuffò, senza evitare di sentirsi in colpa.

Lily, Mary, Alice – e la nuova arrivata in casa MacDonald, Emmeline – avrebbero dovuto raggiungere Marlene e le loro amiche a Plymouth, ma a causa della botta presa da Mary durante l'attacco qualche giorno prima, il padre di Mary aveva espressamente dichiarato di non voler mandare la figlia così lontano mentre ancora – solamente secondo il suo parere, dato che la madre essendo Guaritrice aveva detto che si era del tutto ristabilita – era evidentemente così debole.

E così, Lily, aveva deciso che se Mary non avesse avuto il pieno consenso dei genitori, sarebbe rimasta a casa dei MacDonald fino al ritorno ad Hogwarts.

Alice, naturalmente, sarebbe di conseguenza rimasta dai Paciock a Birmingham, così avrebbe fatto compagnia alle amiche – anche se sia Lily che Mary erano convinte che sarebbe rimasta più per Frank che per loro, senza contare che Marlene sarebbe rimasta tutto il tempo da sola con i nonni e solamente l'ultimo giorno in compagnia di Hestia e Dorcas, con le quali ancora non aveva avuto modo di approfondire un'amicizia.

«Per la barba di Merlino! Mary, sbrigati! Sono quasi le otto, i Potter a breve saranno qui!»

Lily si era ruzzolata letteralmente verso il bagno della cameretta di Mary per urlare ad Emmeline di sbrigarsi ad uscire, in una maniera così buffa che la ragazza non aveva potuto fare a meno di ridere.

Mentre Lily continuava ad imprecare contro i suoi capelli – segno che fosse molto nervosa in vista della cena che si sarebbe tenuta a breve – Mary rovistava tra la varia roba che offriva il suo armadio. Alla fine, optò per una camicia di un azzurro tenue che le calzava a pennello e una gonna a ruota di un blu molto scuro. Ai piedi, mise il solito paio di sneackers blu.

«Continuo a sostenere fortemente come la nostra cara Marlene che tu saresti splendida anche con due stracci addosso! Ma come cavolo si fa, dico io?» disse Lily, ridendo e fingendosi un po' seccata mentre indossava il suo vestitino panna e le ballerine rosso scuro.

«Potter sbaverà comunque per te, stai tranquilla, e i Potter ti adoreranno!»

Lily sorrise imbarazzata all'amica, mentre continuava a sentirsi sempre più ansiosa per quell'incontro. Continuava a ripetersi che c'era anche Remus con lei e Mary, che sarebbe stata a suo agio e tutto sarebbe andato bene.

Senza contare che avere accanto anche un'amica che emanava la calma e la tranquillità di Emmeline sarebbe stato come trovarsi dal Dalai Lama.

Ma non poteva fare a meno di pensare che magari la signora Potter l'avrebbe giudicata male per qualcosa che avrebbe potuto dire, o che il signor Potter, nonostante fosse molto simpatico e gentile, magari non l'avrebbe vista di buon occhio per chissà cosa... Per le sue lentiggini, ad esempio, pensò d'improvviso, mentre si trovava a passare davanti allo specchio non poté infatti non notare che le sue lentiggini sembravano moltiplicarsi sul suo viso, ma com'era possibile?

Le odiava, le odiava terribilmente... Ma era colpa del sole che aveva preso quel giorno, mentre aveva aiutato in giardino il signor MacDonald a stendere il bucato.

Lily, non essere paranoica. Cosa non dovrebbe andare per il verso giusto? E poi, cosa ti importa dei Potter?

Lo scampanellìo che proveniva dal piano di sotto indicava che i Potter, più Black e Lupin – Peter aveva raggiunto i genitori quel pomeriggio, dopo che aveva saputo che la nonna materna stava piuttosto male – erano arrivati.

«Charles, amico mio! Ragazzi, entrate! Dorea, sei splendida questa sera!»

La voce del padre di Mary e il chiacchiericcio che cominciava a diffondersi di sotto

indicò che gli ospiti erano già arrivati.

Mary osservava di sottecchi Lily, non capendo cosa stesse succedendo in lei... Insomma, perché mai doveva essere così nervosa? Non è che le stessero tornando a mente i ricordi persi di James?

Mentre una piccola fiammella di speranza si accendeva nel suo petto per la buona sorte dei suoi amici, si alzò dal letto.

«Pronta?» chiese Emmeline che, silenziosa, aveva fatto il suo ingresso nella stanza con un semplicissimo ma così elegante abito nero abbinato a degli stivaletti dello stesso colore con delle piccole borchie che le donavano un'aria da rockstar.

Lily cercò la sua mano, la strinse e annuì con foga, mentre le labbra rosee di Mary si allargavano in uno splendido sorriso che andava da un orecchio all'altro, guardandole.

«Oh, ecco le nostre ragazze! Che fortuna avere tre così belle ragazze in giro per casa! Insomma Beth, tu sei splendida... Ma guarda Lily, Mary ed Emmeline!»

La voce del signor Potter risultava sempre così calda, il suo tono cordiale e leggermente giocoso provocava sempre un timido sorriso in Lily, che non poteva fare a meno di imbarazzarsi per quei commenti, e provocare un ampio sorriso in Mary che adorava il suo padrino.

Emmeline, come sempre, si degnava solamente di accennare un piccolissimo sorriso, che sembrava però illuminare i suoi occhi a mandorla.

Sirius, James e Remus erano straordinariamente eleganti quella sera, a rendere il trio ordinario erano i capelli immancabilmente scompigliati di James.

Indossavano tutti e tre delle camicie scure e dei semplici jeans, ma stavano tutti e tre davvero bene.

La signora Potter, però, con quell'abito nero e lungo stava divinamente, tanto che Lily non poté fare a meno di sbarrare gli occhi davanti alla sua eleganza.

«Lily, che piacere vederti, mia cara... Va tutto bene?» chiese la signora Potter notando lo sguardo della ragazza, mentre abbracciava di slancio Mary che ora raggiungeva la tavola.

«Signora Potter, è un immenso piacere anche per me vederla, adoro il suo vestito» disse Lily cortese ma imbarazzata, mentre un largo sorriso carico di affetto si affacciava sul viso di James, che osservava le due donne con occhi sognanti.

«Dorea è una bomba!» esclamò Sirius, che si guadagnò uno scappellotto da Remus che fece ridere sia James che il signor Potter.

I signori MacDonald fecero accomodare in sala da pranzo i loro ospiti in questo ordine; a capo tavola, vi era il signor Macdonald, alla sua destra il signor Potter e alla sua sinistra la moglie, Beth. Accanto alla signora MacDonald, siedeva la signora Potter, che per una strana coincidenza capitò seduta accanto ad una imbarazzatissima Lily, ad affiancarla Emmeline.

Poi Mary, all'altro capo del tavolo un pimpante James, poi Sirius e Remus, che stava seduto accanto al signor Potter.

La cena proseguiva tranquilla, tra i vari complimenti dispensati da parte dei Potter alla signora MacDonald, che aveva preparato davvero un'ottima cena, facendo un figurone – anche se in realtà Mary sospettava che si fosse fatta aiutare dagli elfi.

«Che ne diresti di andare a pesca domani, Charles?»

«Oh, mi piacerebbe ma proprio non posso... Devo accompagnare questi tre giovanotti in Cornovaglia, vanno a fare una mini gita prima del rientro delle vacanze...» concluse il signor Potter lanciando un'occhiata benevola ai tre ragazzi, che sorrisero.

Il signor Matt sembrò irrigidirsi, di fronte all'occhiata truce della moglie, dato che lui non aveva permesso a Mary e di conseguenza a Lily ed Emmeline di fare la loro gita dai McKinnon.

James intercettò l'occhiata dispiaciuta di Mary, così decise di intervenire.

«Voi non raggiungete Marlene a Plymouth?» chiese rivolgendosi a Mary, fingendosi curioso, guardando però in direzione del signor MacDonald. Elizabeth, intuendo le intenzioni di James ridacchiò, facendo vagare lo sguardo tra la tavola, mentre si serviva il purè di patate.

«Matt non ritiene che Mary sia abbastanza in forma...»

«...Anche se in realtà sto benissimo» aggiunse Mary borbottando, non riuscendo a trattenersi.

Sirius accennò un ghigno: adorava da sempre quell'aria ribelle della bionda.

Nel frattempo, il padre di Mary sembrava imbarazzato, non sapeva proprio cosa dire, così non aggiunse nulla.

Sperava che qualcuno dei presenti cambiasse argomento.

«Suvvia Matt, Mary sta benissimo... Come avevate intenzione di raggiungere la Cornovaglia?» chiese il signor Potter a Mary, che fu felice di rispondere.

«Lily ha la patente di guida babbana, avrebbe guidato un furgoncino che le è stato regalato dallo zio la scorsa estate, dato che non lo usa più. Senza contare che Emmeline ha un ottimo senso dell'orientamento, ha visitato più volte la Cornovaglia e con lei sarebbe impossibile perdersi... Sarebbe venuta anche Alice Prewett con noi, ma visto che mio padre non è d'accordo, nessuna di noi andrà...»

Charles scagliò un piccolo calcio sotto al tavolo in direzione di Matt, sorridendo lievemente.

«Davvero, Lily? Tu sai guidare?» chiese la signora Potter, sorpresa, e Lily annuì mentre il suo viso si tingeva di rosso. James era altrettanto sorpreso, mentre Sirius esclamava un “Forte!”, proprio in direzione dell'amica e Remus sorrideva.

«E sei brava a guidare?» chiese il signor Potter, affascinato. Lily fece un'alzata di spalle, mentre per la prima volta quella sera tutti udirono la voce di Remus.

«La guida è un altro dei suoi innumerevoli talenti...» disse questo, con aria divertita, di ovvietà.

Lily sorrise radiosa in direzione dell'amico, che le sorrise di rimando.

Il signor Potter, con lo sguardo carico di ammirazione in direzione della ragazza, batté le mani e si rivolse dinuovo al suo amico, che non aveva occhi che per la sua bistecca nel tentativo di eclissarsi.

«Direi che non ci sono problemi, allora! Vero, Matt? La nostra Lily è bravissima a guidare, Mary, Emmeline e Alice saranno al sicuro domani...»

«Oh, siete davvero terribili... E sia!» esclamò ridendo il signor MacDonald, che coinvolse tutto il resto della tavolata nella sua risata, mentre Mary si alzava dalla sedia e scoccava un bacio sulla guancia del padre, ringraziandolo.

«Lily...» sussurrò Mary all'amica, che si volse a guardarla, mentre Emmeline era apparentemente impassibile, ma le sue amiche sapevano quanto la decisione del signor MacDonald la rendesse felice.

Mary fece un cenno ai tre ragazzi che chiacchieravano tra loro e ridacchiavano tranquilli.

«Che ne dici se gli chiediamo di venire con noi? Dopo tutto, facciamo la stessa strada...» continuò Mary a bassa voce. Lily fece spallucce, così Mary guardò Emmeline che aveva udito tutto, che annuì. Mary le sorrise di rimando e subito si rivolse ai ragazzi.

«Che ne direste di venire con noi domani, in Cornovaglia? Vi lasceremo dove dovete andare e noi andremo dai McKinnon... Il furgoncino è grande abbastanza per tutti quanti...»

James sorrise radioso, mentre annuiva e guardava il padre che sorrise e accennò un si.

«E sia! Così vedremo quant'è brava la Evans alla guida!» disse Sirius, accennando un occhiolino in direzione della rossa che lo guardò con sguardo di sfida.

«Credo di dover avvertire Edward Vance però... Gli avevo espressamente detto che Emmeline sarebbe stata con noi...».

Un silenzio si diffuse per tutta la tavolata.

Emmeline sospirò, irrigidita.

Non era tanto sicura che il padre sarebbe stato d'accordo.

Il signor Potter intese ogni parola non detta e, sorridendo, si rivolse alla ragazza dall'aria preoccupata e alle sue amiche.

«Cara, non preoccuparti. Ci penso io... Piuttosto, consiglierei a voi giovani di pensare a cosa mettere nel baule!»

 

***

 

Il giorno seguente iniziò molto presto per Lily, molto prima che un timidissimo sole facesse capolino in un cielo ingrigito.

La sua sveglia suonò alle quattro del mattino e, tra i borbottii di Emmeline e le proteste di Mary, Lily si fece coraggio e si alzò in un batter d'occhio, complice il fatto che non fosse riuscita per niente a prendere sonno.

La signora Potter, infatti, si era offerta di accompagnare la ragazza dei sogni di suo figlio fino a Spinners End e ritorno, dato che il furgoncino si trovava nel garage dei signori Evans.

Aveva detto a Lily che per lei non sarebbe stato un problema accompagnarla perché doveva da tempo fare un sopralluogo da quelle parti, dato che vicino Dufftown, cittadina babbana distante da Spinners End di pochi km, la comunità dei maghi sembrava crescere e svilupparsi a vista d'occhio.

Se fosse così o meno, Lily non lo sapeva.

Era riuscita a comprendere solamente che James sembrava molto felice della cosa, tanto da proporsi di accompagnare lei e la madre fino a casa dei signori Evans.

«James, sei pronto? Siamo già in ritardo»

urlò la signora Potter al figlio, che si era chiuso in bagno nel tentativo di domare la sua folta chioma corvina.

«Di quanto, mamma? Più di cinque minuti?»

«Di ben venti minuti, Ramoso...» borbottò Sirius ancora in pigiama, anche lui appostato dietro la porta del bagno del secondo piano come la signora Potter, che ridacchiò.

In realtà non erano in ritardo, ma se James avesse saputo che erano in perfetto orario avrebbe fatto sì che arrivassero in ritardo dai MacDonald.

James aprì la porta del bagno come un fulmine, subito si diresse giù per le scale, ancora al buio, senza curarsi di non provocare dei rumori che avrebbero svegliato Remus e il padre, che sembravano ancora dormire.

«Ho fatto confezionare tantissime sciarpe nuove, James, e tu indossi... La sciarpa di Grifondoro, tesoro? Sul serio?»

«Beh, si, mamma... Cos'ha la sciarpa di Grifondoro che non va?»

Un cipiglio severo si affacciò sul viso rigido della signora Potter, che però James ignorava, mentre Sirius, a braccia conserte, nascondeva un ghigno e roteava gli occhi.

I capelli sembravano più disordinati del solito, sparati come al solito verso ogni direzione, anche se Dorea era certa che James si fosse impegnato sul serio. Il suo bambino stava diventando davvero un bell'uomo, pensò la donna con orgoglio, osservando i suoi tratti del viso sottili ma decisi; il naso lungo e leggermente all'insù, sottile e fine come il suo, gli occhi grandi e nocciola, brillanti di allegria come fari, le sue labbra rosse e carnose, gli zigomi alti.

L'unica nota stonata era quella sciarpa, vecchia, logora e rovinata, anche se suo figlio amava definirla vissuta.

«E' per i signori Evans, non è vero?» chiese Sirius, con aria di ovvietà.

Il viso di James sembrò colorarsi a chiazze, mentre Dorea faceva roteare la testa da James e Sirius, incerta.

«Perché? Cosa c'entra la sciarpa di Grifondoro con i signori Evans?»

La risata simile ad un latrato di Sirius si diffuse per il giardino, mentre James si faceva sempre più imbronciato.

«Voglio fare una buona impressione su di loro... Lily è una Grifondoro ed è magnifica, io sono un Grifondoro e, beh... Non sono tanto male, no? Sono dalla parte dei buoni, devono sapere che di me possono fidar... paf!»

«Smettila di parlare, amico. Ho già il mal di testa. E calmati!» disse Sirius all'amico a voce alta, prima allontanarsi per non ricevere uno schiaffo di rimando; fece per chiudersi il portone della tenuta dei Potter alle spalle, mentre James e Dorea Potter attraversavano il giardino diretti al cancello dell'ingresso principale.

Dorea sorrideva, l'espressione contrariata sul viso di James che, però, si era subito zittito alle parole dell'amico.

Il suo splendido bambino si era proprio innamorato di quella ragazza.

Sospirò.

Quella si preannunciava proprio una mattinata interessante.

 

 

«Mamma... Lily può insegnarmi a guidare?»

Gli occhi di James brillavano da quando Lily aveva aperto il piccolo e pulitissimo garage di casa Evans, in cui si trovava quel furgoncino dalla carrozzeria turchese quasi nuovo.

Gli occhi di Lily si scostarono per un secondo dalla strada per voltarsi a fissar quelli di James attraverso lo specchietto retrovisore, la fronte corrugata.

«Non mi pare di essermi mai offerta di farlo...» disse spiccia la ragazza ma poi, udendo il risolino della signora Potter che stava seduta sul sedile passeggero alla sua sinistra, si ridestò.

«...Con tutto il rispetto, signora Potter»

Dorea sembrava piuttosto divertita dall'atmosfera.

«Oh no, mia cara, hai perfettamente ragione... James non sarebbe in grado»

aggiunse, voltandosi indietro e fissando il figlio con aria severa, ammonendolo.

James però non si lasciò scoraggiare.

«Oh, avanti, Lily...»

«Evans, Potter, Evans»

«E va bene, EVANS»

Lily annuì con espressione vittoriosa, mentre la signora Potter osservava entrambi in silenzio.

«Il caro Remus aveva proprio ragione... Nonostante tu stia tutto l'anno ad Hogwarts, sembri muoverti con molta destrezza alla guida, quasi come se fossi abituata a guidarlo ogni giorno...»

Le guance di Lily si tinsero leggermente di rosso, quasi come il maglioncino che indossava, mentre ingranava la marcia e si avviava verso la strada secondaria che li avrebbe portati direttamente sulla strada per Birmingham.

Il cielo assumeva tinte rosee, quasi arancioni, mentre il sole finalmente saliva in cielo i tre viaggiatori erano già arrivati sul viale completamente magico della grande e antica cittadina inglese di Birmingham.

Lily parcheggiò davanti la casa dei MacDonald, a soli pochi passi dalla tenuta dei Potter, con abile destrezza, mentre James non riusciva proprio a smetterla di meravigliarsi per ogni cosa che fosse contenuta nel furgone.

«Va avanti per magia?»

«No, Potter. Va avanti grazie ad una cosa che si chiama carburante...»

James sembrò pensarci su, come se avesse perfettamente capito, mentre la signora Potter scendeva dal furgoncino e si congedava da entrambi.

«E questo... carturbante dove si prende?»

Lily sospirò, stremata.

«Carburante, Potter, carburante! Si compra, nelle stazioni di servizio... Lo vedrai» disse, mentre vedeva Remus uscire dal vialetto dei Potter, l'aria felice.

«Oh, siete già di ritorno? James, vieni dentro, devi darci una mano... Non vorrai che trasciniamo anche il tuo baule fino a qui, non è vero?»

«Oh no, certo che no! Ma se solo riuscissi ad aprire questa... questa porta...»

«Si chiama sportello... Potresti non distruggerlo, per favore? Aspetta, ti do una mano io!»

Lily scese in fretta dal furgone e aprì la portiera a Potter in un batter d'occhio. Il ragazzo la guardò, affascinato, mentre le poneva l'ennesima domanda su quale fosse esattamente il meccanismo che gli permettesse di aprirsi...

Remus rise anche se avrebbe voluto fulminare con lo sguardo James che, chissà perché, non gli rivolgeva il minimo riguardo; si decise a trascinare con sé James che sembrava davvero esser rimasto estasiato.

 

 

*

 

«Dove sono le Sorelle Stravagarie? Perché non sento altro che questi vandali incivili da quando siamo partiti?»

«Prewett, sei una lagna! E poi questi sono i Beatles, d'accordo?» la rimbeccò Sirius alle sue spalle, che si beccò uno scappellotto.

Accanto a Lily si era seduta Emmeline, che si era categoricamente rifiutata di sedere dietro, assieme a tutti quegli scalmanati che non facevano altro che fare baccano da quando erano partiti.

Avevano da poco superato Bristol, erano a metà strada tra Birmingham e Plymouth, e Lily si sentiva già così stanca dopo sole due ore di viaggio.

Il traffico procedeva senza problemi, non avevano incontrato nessun incidente; il problema erano Alice e Sirius, che non facevano altro che litigare per la musica.

Lei non aveva ancora reagito, nessuno voleva rovinarsi il viaggio, tutti cercavano di ignorare i battibecchi di entrambi.

Persino James, era stato silenzioso; l'unico rumore che aveva provocato era il click della sua polaroid, che aveva già immortalato molti momenti del viaggio.

Remus, d'altro canto, chiacchierava amabilmente con Mary, mentre le spiegava ogni meccanismo che permettesse al furgoncino di muoversi e funzionare perfettamente, dato che sua madre era una Nata Babbana e spesso, specie quando lui era piccolo, uscivano in macchina; James, seppur silenziosamente, ascoltava ogni parola dell'amico, senza però dire niente di rimando, con grande sorpresa di Lily.

La ragazza non sapeva che, poco prima di partire, Remus aveva fatto all'amico una bella lavata di capo, pregandolo di non innervosire Lily per il bene di tutto il pianeta terra.

Frank, invece, ignorava bellamente ogni lamentela di Alice, e fingeva a tratti – con grande ammirazione da parte di Remus e Mary – di assopirsi.

«E' un fottuto mito...» sussurrò Mary, gli occhi azzurri sprizzavano allegria. Remus ridacchiò di rimando, annuendo energicamente, mentre l'ennesimo click immortalava la scena.

Emmeline e Lily parlavano fitto fitto; mentre la prima aveva sulle gambe esili una mappa del sud della Gran Bretagna dispiegata che studiava nei minimi dettagli, Lily teneva gli occhi fissi sulla strada, la fronte corrugata in segno di concentrazione.

«Dunque... Adesso dovremmo superare Clevedon, ci troveremo in men che non si dica nel Somerset. Ho controllato le previsioni del tempo, non dovrebbe esserci pioggia»

«Perfetto Mel, perfetto... Grazie»

Mentre James scorgeva da lontano un grande campo di fiori gialli, poi blu e poi rosa, Sirius canticchiava Here comes the sun ignorando gli sbuffi di Alice, che sembrava l'unica a non godersi del tutto la bellezza di quel momento così spensierato.

 

*

 

L'odore di salmastro, il vento che sembrava accarezzarmi il viso e la vista di quella palla di fuoco che brillava sopra l'azzurro di quello splendido mare invasero la mia scena, dopo che chiusi la portiera del mio furgoncino alle mie spalle. I gridolini eccitati e le esclamazioni dei miei amici raggiunsero le mie orecchie ovattate senza che io potessi realmente sentire le loro parole.

Feci un lungo sospiro, prima di concentrare nuovamente la mia attenzione su casa MacDonald.

«Credo che sia quella!»

«Oh, no che non lo è! Penso sia in fondo a quella stradina, invece...» disse sicura Alice, mentre indossava con aria fiera il suo cappello di paglia bianco.

Mary strinse leggermente gli occhi, cercando di ricordare il momento in cui la sua amica Marlene le spiegò precisamente quale fosse la casa presso cui dovevano recarsi.

«Il viaggio non è stato così male, dopo tutto... No?»

esclamò Alice, incerta, mentre Lily, Emmeline e Mary la fissavano infastidite.

«Vuoi che ti dica che sei stata una vera rottura di palle, Alice?» rispose Mary mentre si chiudeva la portiera alle spalle, a differenza di Emmeline e Lily incapace di trattenersi dal reagire.

«Nessuno aveva detto che avremmo ascoltato solo musica babbana! Potevamo ascoltare anche quella magica...» esclamò la ragazza con aria innocente.

«La ascolteremo al ritorno, 'Lice, va bene? Adesso, per favore, cerca di aiutarci a localizzare questa benedetta casa dei nonni di Lene, prima che mi venga un esaurimento nerv...»

«Lilyyyyyyyyyy!»

Le tre ragazze, udendo in lontananza quella voce familiare, si voltarono a destra e a manca in cerca della sua proprietaria. Poco dopo, sul viso di Alice, si allargò un sorriso radioso, così come in quello delle altre tre.

La vista di Alice fu invasa da una cascata di capelli biondi, che odoravano di buono, di sabbia e sale.

«Oh, tesoro! Il tuo arrivo è un dono dal cielo!» cinguettò Alice, mentre Marlene rideva cristallina, felice di vedere le sue amiche.

«Sono così contenta di vedervi! Esclamò la ragazza, mentre stringeva a sé ognuna delle sue amiche»

Indossava un vestitino viola a fiori bianchi, la sua pelle chiara era leggermente abbronzata, le guance erano tinte di un rosso naturale e i suoi occhi brillavano di gioia.

«Com'è andato il viaggio? Venite, poco più in là ci sono Hestia e Dorcas... Adesso sono tornate a casa, dopo potremmo andarle a trovare!»

disse, avvolgendo con un braccio la figura esile di Lily, mentre le due si incamminavano, dietro di loro Alice, Mary ed Emmeline le seguivano.

La stradina era asfaltata ma piena di sabbia bianca, il mare era uno specchio d'acqua e le casette di non molto recente manifattura tutte bianche con le porte colorate di fronte al mare completavano in sintonia lo splendido quadretto.

L'atmosfera era calma, anche se molta gente passeggiava, altri correvano sulla spiaggia, si udivano i campanellini di qualcuno che passeggiava in bici e diverse persone erano sdraiate a godersi il sole sulle proprie verande.

«Eccoci, casa mia è quella là!» disse finalmente Lene, indicando una casa a due piani al limitare della spiaggia. Le ragazze videro una figura alzare una mano in loro direzione, ma con i raggi del sole che battevano all'orizzonte non riuscirono subito a distinguere chi fosse a muoversi in maniera così frenetica dalla veranda del primo piano.

«Adam, va bene! Arriviamo, arriviamo!» urlò Marlene ad un certo punto di rimando, sventolando una mano in direzione di quella figura.

Lily capì che doveva trattarsi proprio del fratello di Marlene, di cui la sua amica aveva tanto parlato. Marlene adorava il suo fratello maggiore; aveva ventitrè anni e stava studiando per diventare Auror, proprio come i signori Potter.

Mentre questi pensieri attraversavano la mente della rossa, Marlene aprì il piccolo cancello bianco di legno della casa, guidando le amiche nel giardino di casa, molto ampio, con un'altalena gialla al centro che doveva appartenere alla sorellina più piccola di Lene, o forse ai suoi cugini, dato che la casa al mare apparteneva ai nonni paterni della ragazza.

«Ho dimenticato di dirvi che oggi ci saranno in casa mio fratello Adam e due suoi amici che, se non sbaglio Ali, sarebbero i tuoi...»

«...Aliceee!»

Due voci, della stessa allegria, calde e chiare, risuonarono nell'ingresso dalle pareti gialle di casa McKinnon, mentre due teste rosse avvolgevano e strapazzavano Alice, che non si lasciava scoraggiare dalla statura dei due e sembrava stringere entrambi con la stessa intensità con cui loro avevano avvolto la figura della ragazza con le loro braccia.

«Sei cresciuta, piccola Alice! Come stai?»

Mary sbarrò gli occhi, quando li ebbe osservati meglio; i due ragazzi sembravano l'uno la copia sputata dell'altra.

«Sto benone, grazie! Anche voi sembrate piuttosto in forma...»

«Io si, come sempre... Fabian, d'altro canto...» disse uno dei due, teatralmente, e il suddetto Fabian sganciò un colpo al gemello sulla pancia, che divenne dolorante e sembrò zittirsi all'istante. Mentre le ragazze sembravano preoccuparsi per lui, Alice scoppiò in una sonora risata.

«Oh, giusto! Ragazze, vi presento Fabian e Gideon Prewett, i miei cugini preferiti!»

 

 

 

- Fine prima parte - 

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Capitolo 56
*** Capitolo Cinquantaseiesimo - Di nuovi orizzonti e cartine geografiche, seconda parte. ***


Buona sera a tutti, miei cari lettori silenziosi e non! Ci tengo, prima di tutto, a ringraziare moltissimo le due buone anime che hanno recensito lo scorso capitolo. Prometto che vi risponderò quanto prima! :3
Ho pubblicato molto presto (rispetto ai miei standard, si intende xD) il seguito del capitolo 55° che avete avuto la scorsa settimana, sia perché i due sono molto legati tra loro e quindi non sarebbe stato giusto farvi aspettare così tanto, e sia perché fremo dalla voglia di sapere cosa ne pensate. 
Questo è un periodo molto importante per tutti noi; molti di voi non saranno probabilmente d'accordo con me ma, personalmente, non vedo l'ora di sedermi il prossimo giovedì al cinema per vedere Animali Fantastici. Lo so che non è Harry Potter, so perfettamente che non sarà la stessa cosa... Ma vedere dinuovo la magia sul grande schermo mi rende estremamente felice... Oltre al fatto che sono davvero davvero curiosa d vedere cosa stavolta zia Row ha combinato *_*
Spero che niente deluderà le aspettative di noi sognatori, così come spero che gli scettici avranno modo di ricredersi e inizieranno a sognare con me!
Beh, che dire adesso? 
Godetevi questo capitolo, tornerò molto presto! 
Buon inizio settimana, vi adoro tutti. 

Vostra, Marauder11 



Capitolo Cinquantaseiesimo

Di nuovi Orizzonti e cartine geografiche - Parte seconda

 

Il piccolo villaggio magico si trovava vicino Plymouth, sebbene si stanziasse abbastanza lontano dalla confusione del centro della grande città; sorgeva su un promontorio, più vicino a Heybrook Bay in effetti che a Plymouth, un paese babbano che viveva di pesca e artigianato.

Durante il tragitto, gli otto Grifondoro avevano avuto modo di apprendere che la casa dei nonni di Marlene in realtà si trovava nello stesso piccolo villaggio in cui si trovava la villetta a schiera sulla scogliera di James, anche se le due abitazioni erano abbastanza distanti tra loro.

 

«Quindi... Questa casa è disabitata da anni?»

La voce di Remus tuonò nel buio.

Sirius sospirò, poi starnutì, e poi starnutì dinuovo, mentre James sussurrava un lumos che rese la visuale di tutti più “chiara”.

Si voltò indietro, verso Frank, che era rimasto indietro, fuori dalla porta; stava in piedi, in quel giardino trascurato, con il suo pesante baule da trascinare dietro di sé ma non se ne curava, piuttosto si occupava di sventolare una mano in direzione del furgoncino, da cui si affacciava Alice che mandava baci al suo fidanzato – come se i due non si fossero baciati abbastanza durante il viaggio da far venire la nausea a tutti - pensò il giovane Black.

«Frank, amico mio, vi vedrete tra due giorni!» esclamò Sirius, la voce impastata, mentre starnutiva ancora esasperato, complice la polvere che sembrava ricoprire ogni centimetro della piccola casetta.

Quella villetta abbandonata appartenteva alla famiglia di James, precisamente l'aveva ereditata Dorea dai suoi genitori, ma mai nessuno si era recato lì da almeno dieci anni.

Da quando infatti Dorea e Charlus erano a capo dell'ufficio Auror, esattamente da dieci anni, non avevano avuto molto tempo per le vacanze, anche se James adorava quel posto e quella casa era piena di suoi ricordi d'infanzia. Era riuscito a convincere i suoi genitori a lasciarlo tornare lì con i suoi amici, dato che si era rassegnato al fatto che sarebbe stato impossibile per la famigliola recarvisi come si faceva un tempo.

Era un miracolo che James avesse ben impresso in mente quale fosse precisamente la casa che apparteneva alla sua famiglia – o forse, semplicemente, era stato facile distinguerla dalle altre villette a schiera identiche a quella perché era l'unica ad avere l'aspetto di una casa disabitata.

Era piccola, ma c'era tutto quello che potesse servire a quattro giovani maghi; al piano terra, un grande giardino – non quanto quello della tenuta dei Potter di Birmingham, però – circondava la casa in ogni angolo.

L'ingresso dava a sinistra su un salottino, ma la prima cosa che riuscivi a scorgere non appena aprivi la porta di ingresso erano le scale di legno chiaro che davano sulla zona notte, al piano di sopra.

Vi era al piano terra una cucina con un tavolo da quattro persone e un piccolo bagno/ lavanderia, mentre sul piano superiore vi erano due camere da letto, una più grande che si affacciava sulla strada e l'altra più piccola che invece si affacciava sul giardino sul retro e un bagno un po' più grande di quello del piano di sotto.

I ragazzi trascorsero gran parte della giornata a pulire e ad ordinare, quando fu tutto pulito si era già fatto buio e fu il momento di preparare i letti e tirar fuori ciò che serviva dai bauli.

«Baule locomotor!», sussurrò Remus, e immediatamente il suo baule si mosse dall'ingresso al piano superiore; in cima alle scale vi era Sirius che, con il baule completamente spalancato, cercava una camicia che era sicuro di aver portato con sé che non riusciva a trovare.

«James, fratello, mi chiedevo... la smetterai mai di cantare quella maledettissima canzone?» urlò Sirius, stremato.

«Temo che non ti abbia sentito» mormorò Frank, che compieva con la bacchetta lo stesso gesto di Remus per portare il suo baule e la gabbia della sua civetta marrone di sopra.

«Davvero stiamo lasciando che sia lui a preparare la cena?»

«Ho altro da fare... E poi, non ho molta fame...» rispose Sirius a Remus, mentre la sua testa era del tutto immersa dentro il suo baule.

James canticchiava una di quelle canzoni babbane che avevano ascoltato durante il viaggio con le ragazze, era proprio quella che Lily aveva detto di adorare, pensò Sirius, dando mentalmente dell'idiota al suo migliore amico innamorato perso della Evans.

«Qualcuno sarebbe così gentile da portare su il mio baule?»

«No!» tuonarono Sirius e Frank all'unisono, mentre Remus roteava gli occhi e compiva per l'ennesima volta quello sventolio di bacchetta per James.

Poco dopo, uno scalpiccio ansioso indicò la presenza di James al piano di sopra, dove Sirius, Frank e Remus parlottavano tra loro.

«Vi state preparando per uscire?» trillò il ragazzo ai tre amici, entrando.

«Personalmente, gradirei dormire» disse Frank, già in pigiama, mentre si sistemava sotto le coperte, incurante delle occhiate stranite degli altri tre.

«Sul serio, Frank? Sono appena le sette di sera! Dobbiamo ancora cenare e questi sono gli ultimi tre giorni di vacanza... VA-CAN-ZA, Frank! Cosa non ti è chiaro di questa splendida parola?» disse Sirius, a mò di ramanzina, mentre incrociava le braccia al petto. James sembrava troppo teatralmente sconvolto per proferire parola, mentre Remus osservava il baule di James, ancora chiuso, che sembrava avere qualcosa di strano...

«Inutile dire che sono completamente d'accordo con Sirius» sputò James, incapace di trattenersi come sempre dal dire la sua. Ma Frank rimaneva immobile, sotto le coperte.

«Rem?»

«Mmh?» rispose, senza staccare gli occhi dal baule di James.

«Tutto bene?» chiese Sirius, mentre si tuffava a pesce su Frank, che gemette.

Nel silenzio generale, Remus udì l'ennesimo rumore strano provenire dal baule di James. Si alzò di scatto, mentre James adesso osservava rapito il suo stesso baule, l'aria leggermente spaventata. Sirius e Frank, nel frattempo, che si picchiavano secondo il primo con affetto, non si accorsero di nulla.

Con un gesto del polso, Remus ebbe prontamente in mano la sua bacchetta, James lo anticipò avanzando al suo fianco. Il baule marrone con incise le lettere dorate J.C.P. Sembrava muoversi a scatti, provocando qualche rumore. I due si lanciarono la più rapida delle occhiate prima che James spalancasse il suo baule con un gesto secco della bacchetta.

Entrambi esitarono prima di avvicinarsi, mentre ora Sirius e Frank osservavano la scena da lontano.

«Ma che diavolo...?»

«Shh!», mimò Remus a Frank e Sirius, con l'indice sulla bocca, poco prima di avvicinarsi assieme a James verso l'interno del baule.

I due realizzarono nello stesso istante quale fosse la fonte di quel rumore. Gli occhi spalancati per la sorpresa, mentre Sirius, che non stava più nella pelle per l'inconsapevolezza di ciò che stava succedendo, si alzò in un batter d'occhio e si avvicinò più di tutti per vedere cosa ci fosse nel baule.

«Palla di pelo?» disse con disprezzo, scandalizzato.

Un miagolio che suonava quasi come un lamento infastidito rivelò a tutti la presenza di un gatto dal folto pelo grigio, noto a tutti.

Questo, con un balzo rapido saltò in braccio a James, che lo accolse senza esitare a sé.

«Truffle, stai bene? Come hai fatto a non morire soffocato dentro al mio baule?»

Vedere James così premuroso nei confronti del gatto di Lily Evans era sempre stata una cosa insolita per Frank, dato che James aveva sempre affermato di non amare particolarmente i gatti.

Questo, intanto, sembrava bearsi di ogni carezza del giovane Potter, che scrutava centimetro per centimetro l'animale che, nonostante fosse stato chiuso per tutto il giorno dentro al baule, sembrava essere in ottima forma.

«Lily lo starà cercando...» convenne Remus, sedendosi sul letto, sollevato dal fatto che quel rumore che lo aveva allarmato in realtà apparteneva solamente al gatto della sua migliore amica, e non a chissà quale creatura che aveva immaginato in quei pochi secondi che avevano preceduto la scoperta.

«Ohh, il mio povero gattino! Hai fame? Eh?» disse James, con tono incredibilmente mieloso, mentre Truffle faceva le fusa e Sirius manteneva il contatto visivo con il gatto che lo ricambiava, entrambi infastiditi l'uno della presenza dell'altro.

«E cosa darà lo zio James da mangiare a questo piccino? Eh?»

«No, scusa, ho sentito ben...» esclamò d'un tratto Sirius, che fu poi interrotto e ignorato bellamente dal suo migliore amico

«Si da il caso che io abbia preparato un'ottima cena! Ti va di cenare con noi, piccolo Truffle?»

Remus si alzò di scatto, allarmato, e si avvicinò a James.

«Amico, non credo che al gatto piacerà la tua cena...»

«Ma cosa stai dicendo? Cosa vuole da noi questo cattivone?» continuò James imperterrito, il tono cantilenante.

«James, è un gatto! La tua cena fa schifo anche agli umani... Figuriamoci al gatto della Evans» concluse Sirius spiccio, sbuffando.

Sia James che Truffle si voltarono di scatto a fissarlo truce, il secondo con aria maliziosa.

«Piantala, Felpato! A Truffle piacerà, lui apprezza!»tuonò imperterrito James, uscendo dalla stanza con il gatto in braccio. Lo sentivano ancora mormorare parole cantilenanti al gatto mentre gli scalini di legno scricchiolavano al passaggio del padrone di casa.

Sirius guardò Remus, fisso negli occhi.

«Odio quel gatto»

«Lo so» rispose stancamente Remus

«Ma non posso permettere che lo uccida» disse Sirius, deciso. Remus sorrise, ma fu Frank a rispondere per ultimo.

«Soprattutto perché se James lo uccide, la Evans ucciderà noi»

 

 

* * *

«C'è?»

«Non c'è»

«No? Sei sicura, Mel?»

Emmeline sospirò stancamente, come di solito non era abituata a fare. Ma nemmeno Lily, di fronte a lei, era stata tanto spesso così irritabile e ansiosa, non aveva mai messo letteralmente sottosopra tutto ciò che la circondasse nel raggio di cento metri come allora.

Il sole era tramontato da un pezzo, tutte erano esauste dopo il pomeriggio trascorso a casa McKinnon, prima per aver disfatto i bauli, aver sistemato i letti uno accanto all'altro nella stanza più grande – in modo che potessero dormire tutte e cinque le ragazze insieme, finalmente – e poi erano andate in spiaggia insieme per incontrare Hestia e Dorcas, e insieme avevano fatto una lunga passeggiata sulla spiaggia.

Avevano mangiato un gelato, Mary si era persino azzardata a fare un bagno e un paio di tuffi, invitando le altre a fare lo stesso invano – nonostante fossero solo in aprile – e poi erano tornate, su esortazione di Alice che era preoccupata per Mary che si sarebbe beccata un accidente a casa per darsi una rinfrescata e cambiarsi d'abito, dato che quella sera dovevano andare nella piazzetta più grande del villaggio in cui si teneva una piccola fiera con bancarelle che vendevano letteralmente qualsiasi cosa, come aveva detto loro Hestia.

«No, di sotto non c'è. Mary sta controllando il furgoncino per la terza volta...»

«Si, si, beh, potrebbe essersi nascosto sotto qualche sedile, in effetti...»

Mentre Emmeline scansava di fatto ogni cosa che Lily lanciasse in aria, Alice entrò proprio nel momento in cui tra le mani di Lily era capitata una ciabatta, che le finì sul naso.

«Arghhh! Lily! Vuoi stare calma?» urlò la ragazza, sfregandosi il naso con entrambe le mani, mentre Emmeline, con aria premurosa, controllava che non avesse nulla di rotto.

Lily, intanto, sembrava impazzita; continuava a mormorare parole senza senso sconnesse, mentre lanciava in aria tutto ciò che le capitava a tiro, ignorando la presenza delle sue amiche.

Dalla finestra, Mel poté vedere Marlene e suo fratello che rovistavano tra i cespugli, in cerca di ciò che Lily aveva perduto.

Il suo gatto.

Il suo dannatissimo gatto, pensò d'un tratto Mary, mentre sconfitta, per l'ennesima volta, chiudeva la portiera del furgoncino a chiave.

Dove diavolo si era cacciato?

«Potrebbe essere uscito a farsi un giro, chi lo sa!» emerse Fabian, distraendo Mary dai suoi pensieri.

Mary sospirò e annuì al ragazzo, sedendosi sul prato di casa McKinnon al suo fianco.

«Potrebbe... Ma nessuno si ricorda di averlo visto dopo che siamo partiti... Lily teme di averlo lasciato a Bristol. Ci siamo fermate per fare rifornimento, e nessuno può escludere che non sia sgattaiolato fuori dal furgoncino proprio in quel momento...»

«Sembra proprio un bel guaio...»

«Già... Beh, io e gli altri stiamo uscendo, terremo gli occhi aperti!» disse il ragazzo, alzandosi e facendo un occhiolino a Mary, che gli sorrise di rimando in segno di ringraziamento.

La ragazza emise un lungo sospiro, poi aspirò l'aria umida ma frizzantina di quella sera.

Chiuse gli occhi e alzò la testa verso il cielo, poi li riaprì e vide una moltitudine di stelle. Sentì per un attimo nella sua mente la voce di qualcuno che sovrastava il rumore delle onde del mare, la voce per niente melodica ma, anzi, stonata di qualcuno che conosceva bene, che cantava a squarciagola una canzone che lei ricordava a memoria.

Ebbe il tempo chiudere gli occhi e di ridacchiare prima di riuscire a figurare il suo viso a mente, poi udì la voce di Lily, al culmine dell'esasperazione, che sembrò riportarla di botto alla realtà.

«Truffle, se ti trovo ti uccido!»

 

 

* * *

 

Il piccolo paesino era poco illuminato, per fortuna; perché in una notte limpida come quella, sarebbe stato possibile notare ogni stella nel cielo. E non era facile vedere le stelle, se abitavi in Gran Bretagna.

La musica diffusa per il villaggio, allegra e festosa, che faceva da sottofondo sembrava essere in armonia con tutti i suoi abitanti, tranne con gli ospiti arrivati proprio quel giorno lì.

La presenza di molte, moltissime persone in quella piazzetta in cui al centro vi era una splendida fontana circolare, non faceva altro che innervosire ulteriormente Lily, che continuava a cercare con gli occhi il suo gatto smarrito, e la folla di certo non la aiutava ad inviduare quella maledettissima palla di pelo che tanto amava.

Attorno alla fontana, vi erano sistemate a cerchio delle bancarelle; altre, stavano poco più distanti da queste, alcune al limitare delle quattro stradine che circondavano la piazza, ed erano tutte illuminate e piene di oggetti di ogni tipo.

Alcune vendevano bracciali, collane, anellini, orecchini e spille, ogni genere di cianfrusaglia che adorava Alice, che infatti era stata catturata subito da queste. Altre, invece, vendevano dolciumi, di manufattura magica – dato che il villaggio era abitato solo ed esclusivamente da maghi, anche se lì vicino vi erano abitazioni di ignari babbani.

Poi vi erano bancarelle di vestiti, libri usati, poster, gadget di vario genere e oggetti unici.

«Uuuh! Guardate lì! Due apifrizzole al prezzo di una per tutti gli studenti di Hogwarts!» trillò un'eccitatissima Emmeline, che trascinò con sé un'entusiasta Marlene. Mary incrociò le braccia, lanciando l'ennesima occhiata di preoccupazione in direzione di Lily, che vagava come un'anima in pena.

«Ma dove si saranno cacciate Hestia e Dorcas?»

«Come?» disse Lily, rivolgendosi all'amica con occhi spalancati, come se si fosse d'un tratto ripresa.

«Non vedo Dorcas e Hestia! Dovevamo incontrarci da qualche parte, di preciso?» chiese Mary quasi urlando, dato che il volume della musica sembrava aumentato. Lily fece spallucce, nemmeno lei ne aveva idea.

Entrambe assottigliarono lo sguardo, e videro coloro che non si sarebbero aspettate di vedere... Non tanto presto, comunque.

«Remus e Sirius? Ma davvero?» sussurrò Lily all'orecchio di Mary, che annuì con un ghigno. Era felice di vederli, dopo tutto. Era felice di rivedere Sirius, che sembrava non troppo dispiaciuto di vedere a sua volta lei.

«Lily! Ma sei qui? Pensavo saresti rimasta a casa!» disse Remus, avvicinandosi con aria preoccupata alla ragazza, che lo notò e si allarmò.

«Perché me lo chiedi?»

«Ciao, bellezze... Beh, James è venuto a cercarti»

Lily sbarrò gli occhi verdi che divennero quasi lampadine.

«Jam... Potter? E perché mai?»

Sirius e Remus si scambiarono una rapida occhiata, prima che quest'ultimo prendesse parola.

«Non hai notato che...»

«Per la barba di Merlino! Truffle?» urlò Lily, e Sirius sembrò infastidirsi per il suo tono così stridulo tanto da far scoppiare Mary a ridere.

«Già! Solo che non sa dove abita Marlene... Nessuno di noi sapeva, ma sappiamo anche che il villaggio è abbastanza piccolo, pensava ti avrebbe trovata...» continuò Remus, mentre Lily sembrava sgonfiarsi di tutta l'angoscia di cui si era fatta carico durante quelle ore di ansia.

«Grazie al cielo... Ma perché era con voi?»

«James l'ha trovato dentro al suo baule, nessuno sapeva che fosse lì fin quando non l'abbiamo aperto» disse Sirius, divertito dall'espressione sbigottita della rossa.

«Allora, beh... Vado a cercare Potter!»

E, prima che qualcuno potesse dire altro, sparì dalla loro vista come un razzo.

 

 

* * *

 

Correva a perdifiato, in stradine sempre meno illuminate e meno popolate. La gente quella sera era concentrata tutta intorno alla piazzetta, invece sembrava essere deserto tutto il resto del villaggio al limitare della costa prevalentemente rocciosa.

Qualcuno era rimasto in casa, Lily pensò, notando le finestre illuminate e il chiacchiericcio in lontananza che veniva però quasi tutto coperto dal rumore delle onde che si scagliavano contro la scogliera. I suoi capelli rossi, domati dal vento, venivano scostati spesso dalla ragazza dal suo viso, mentre questa correva e continuava a guardarsi intorno, senza successo.

D'un tratto, però, notò che uno dei lampioni di una viuzza non lontana da casa McKinnon, sembrava accendersi e spegnersi a intermittenza. Scorse, sul marciapiede, una figura che le sembrò famigliare, seduta, che sembrava chiacchierare chissà con chi.

Lily si avvicinò, cauta, pensando che potesse trattarsi di Potter. Avvicinandosi si rese conto che aveva ragione e, dopo tutta la disperazione provata per il suo gatto adesso avrebbe voluto liberarsi di tutto quel peso con una grossa risata. In effetti, la scena che le si parava davanti, era piuttosto divertente. Potter, con il suo ciuffo ribelle e i suoi modi teatrali di fare, stava chiacchierando amabilmente con Truffle che, come un pashà, era sdraiato a pancia in su sulle gambe incrociate del ragazzo.

«Non credo che tu abbia fatto la scelta giusta, Truffle»

«Meow»

«Oh no, signorino, questa volta devo darti torto!»

Lily dovette sforzarsi per trattenersi dal ridere. Era incredibilmente stupita dal comportamento del suo gatto, che sembrava rispondere – quasi parlando, in effetti – ad ogni frase dettagli da James Potter.

«Lei sarà preoccupatissima per te, lo sai?»

Truffle sembrò distendersi, questa volta non miagolò ma continuava a fissare James, catturato dai suoi occhi nocciola.

«Sai che se la prenderà con me, non è vero? E non mi sembra giusto... E' già abbastanza difficile senza che tu ti metta in mezzo, Truffle» concluse James, la voce leggermente incrinata, come se si fosse di botto intristito. Il gatto sembrò avvertire il suo cambio repentino di umore e si alzò in un balzo, leccando la mano di James come per consolarlo. Il ragazzo subito sorrise, ignaro che poco distante da lì, nascosta dietro una cassetta della posta, ci fosse una sorpresa ed incantata Lily ad osservare la scena.

«Tu dici?» continuò James, poi alzò gli occhi al cielo, sospirando.

«Perché dovrei avercela con te?»

La testa di James si voltò di scatto verso la voce, così come Truffle si alzò e raggiunse subito Lily, saltandogli in braccio.

«Oh, ci hai trovati! Stavo cercando la strada di casa ma, quando mi sono reso conto che non l'avrei trovata mai mi sono fermato... Sapevo che qualcuno sarebbe venuto a cercarmi, ma non sapevo saresti venuta tu...»

«Grazie»

Lily interruppe il monologo del ragazzo in un attimo. L'espressione preoccupata di James si distese e, in un attimo, si tramutò in uno splendido sorriso.

«Non c'è di che» rispose lui, facendo spallucce.

Lily si sedette accanto al ragazzo, con Truffle tra le braccia. James osservava i due, senza avere il coraggio di rompere quel silenzio.

«Mi chiedo come mai lui ti adori così tanto... Finisce sempre per condurmi da te» emerse Lily, l'aria dapprima divertita si fece man mano seria. James la fissò intensamente prima di guardare davanti a sé, verso l'orizzonte e verso dove vi era il mare che, al buio, era impossibile vedere ma solamente udire.

«Gli animali spesso fanno cose inspiegabili...» disse lui, spiccio. Lily gli sorrise.

«In realtà, gli animali percepiscono se una persona è gentile ed affidabile o no...»

James fece un sorriso ancora più largo di quello di lei, che sembrava quasi brillare di luce propria. Lily ne rimase affascinata, ma non lo diede tanto a vedere; lui, comunque, non l'aveva notato, troppo preoccupato ad occuparsi di non dire qualcosa di stupido o sbagliato, qualcosa che avrebbe potuto rovinare il momento.

Truffle osservava i due incantato, mentre poggiava la testa su una gamba di Lily e si strusciava con le zampe posteriori sulla coscia di James.

Aveva creato come un ponte tra i due, che non potevano muoversi senza evitare che lui cadesse per terra. Li stava, in un certo senso, costringendo a rimanere vicini lì, in quella stradina deserta illuminata di una luce fioca da qualche lampione.

«E' davvero splendida quella stella...» disse Lily, indicando un punto in alto nel cielo, incantata.

James seguì il dito di lei con lo sguardo, poi si volse a guardare la rossa.

Vide i suoi capelli, muoversi grazie al venticello leggero come delle onde. I suoi occhi verdi, contornati da lunghe ciglia, brillavano alla luce dell'enorme stella. Il tenero naso all'insù che avrebbe voluto sfiorare, le guance leggermente rosse, non sapeva se per il freddo o perché magari, e dico magari per l'imbarazzo del momento.

«Già... E' davvero splendida...»

James fece appena in tempo a scostare lo sguardo dalla ragazza, che questa si voltò in direzione di lui e si soffermò a fissare i suoi tratti per un attimo. I capelli neri lo rendevano incredibilmente buffo, ma tutto sommato il ragazzo non era niente male davvero – e a quel pensiero sentì le sue guance prendere fuoco.

Ma cosa mi succede?

Si ridestò in fretta dai suoi pensieri e sorrise, rivolgendo la parola al ragazzo che balzò al suono della voce di lei.

«Sai cosa, Potter? Va bene»

James la guardò con i suoi grandi occhi nocciola, quasi preoccupato per quel sorriso divertito che sembrava proprio rivolto a lui.

«Ti insegnerò a guidare il mio furgoncino, se vuoi»

L'espressione sorpresa di lui fece ridere Lily a crepapelle. Quei suoi occhi nocciola avevano assunto la forma di palline da golf e le sue labbra formavano una perfetta “O”.

Il ragazzo era così sorpreso che sembrava aver perso il dono della parola – se avessi saputo che ci voleva una frase simile per zittirlo, l'avrei fatto anni prima pensò Lily – così Truffle pensò bene di saltare sulla pancia di James, che emise un gemito di dolore.

Lily rise ancora più forte, e James si beò del suono della sua risata, ridendo poco dopo insieme a lei. Poi i due si scrutarono per un po' a vicenda, in silenzio, l'uno all'insaputa dell'altra e viceversa, fin quando James non guardò l'orologio che indossava e si rese conto che si era davvero fatto tardi. Si offrì di accompagnarla a casa, ma lei gli mostrò che la casa di Marlene era esattamente a due case di distanza rispetto a dove si trovarono loro, così James lasciò Truffle tra le braccia di lei, come al solito con una delicatezza e un riguardo disarmanti.

«Domani va bene?» disse lui, incerto.

«Domani andrà benissimo» rispose Lily, sicura e sorridente. Si alzò sulle punte dei piedi per scoccare un bacio sulla guancia a James e sparì di lì prima che potesse accorgersi che il ragazzo era rimasto lì, imbambolato, a seguirla con lo sguardo, incapace di compiere ogni gesto.

 

* * *

 

Si strinse meglio la cravatta verde al collo, facendo quel gesto – oramai meccanico – per annodarla come sempre alla perfezione.

Lo specchio davanti a sé rifletteva il viso di un uomo dall'aspetto affascinante, anche se non era certamente più un ragazzino, e le rughe coprivano quasi interamente il suo viso. Ma si sa, un uomo invecchiando spesso migliora, e quello era proprio il caso di Matthew MacDonald, nonostante non fosse più magro e slanciato come un tempo e avesse messo su qualche chilo, soprattutto sulla pancia.

Mentre pensava a quanto gli mancava sentire riecheggiare per la casa la risata della sua bambina che era andata in Cornovaglia con i suoi amici da qualche giorno, la moglie entrò nella stanza non riuscendo a trattenere molto a lungo il suo sguardo preoccupato.

Matthew canticchiava e continuava a fissarla, aspettando che parlasse, ma la donna continuava ad osservarlo in silenzio, in attesa di qualcosa che non arrivava, ma che sembrò non tardare così tanto.

«Liz, che succede?» chiese voltando le spalle allo specchio. La cravatta era perfettamente annodata; si preparava per uscire, infatti, per affrontare l'udienza del giorno che riguardava traffici illegali di animali fantastici in Grecia, mentre la moglie era tornata dal suo consueto turno di notte al San Mungo e avrebbe preparato un po' di thé per rilassarsi.

«Perks, il tuo segretario, ha mandato un messaggio dall'ufficio... Dice di non andare, è stato tutto annullato»

Matthew si sedette sulla poltrona della camera da letto che condivideva con la moglie, senza scostare da quest'ultima il suo sguardo che si faceva sempre più serio e grave. Notava solamente adesso che la donna era davvero molto pallida e sembrava che gli stesse nascondendo qualcosa.

«Ti prego, non dirmi che...»

La donna annuì. Matthew si passò la mano sulla barba appena spuntata, prima di sospirare.

«Lo sapevo... Sapevo che prima o poi avrebbero attaccato il Ministero...»

«C'è stata un'esplosione, a pochi passi dall'entrata però... Non proprio, dunque, dentro il Ministero... Ma... C'è stata una vittima, a quanto pare... La segretaria di Josephine»

Matthew spalancò gli occhi; la sua espressione era così piena di terrore e preoccupazione che sembrò d'improvviso invecchiato di cent'anni. Conosceva abbastanza bene la segretaria di Josephine Adams, sua collega al Ministero; era una signora tarchiata, di età avanzata e un po' debole d'udito, che faceva però molto bene il suo lavoro e che Josephine, giudice supremo del Wizengamot, adorava per la sua gentilezza e da cui, spesso, accettava consigli per qualsiasi cosa che riguardasse il lavoro e non. Più che una segretaria, quindi, Josephine la considerava un'amica.

Mentre entrambi si lasciavano pervadere dai loro pensieri, qualcuno bussò alla porta, qualcuno che sembrava non voler attendere che il signore e la signora MacDonald andassero ad aprire.

«Matt, Elizabeth! Sono io, Charles»

«Amico mio! Cosa ci fai qui in vestaglia? Per le mutande di Merlino, entra!»

«Dorea sta bene, mi ha mandato un Gufo dal suo ufficio ma non ti aveva ancora incontrato oggi al lavoro e così... Avevo paura che fossi andato al Ministero! Non avevi oggi quella sentenza?»

«Tutto annullato, Charles, tutto annullato! L'ho appena saputo... Vieni, accomodati»

I due si sedettero l'uno di fronte all'altro, nel piccolo salottino di casa MacDonald, per niente modesto ma nemmeno così sfarzoso.

«Penso che dovremmo andare a prendere i ragazzi...» disse Matt, e la signora MacDonald fece un'espressione contrariata e insieme preoccupata, mentre serviva un po' di thé al signor Potter, che la ringraziò accennando quel sorriso radioso che sembrava non abbandonarlo nemmeno in un momento come quello.

«Non penso che dovremmo allarmare i ragazzi... Dopo tutto, saranno di ritorno domani»

«Esatto... E ad Hogwarts saranno al sicuro» concluse in fretta la signora MacDonald.

Il signor Potter ridacchiò, ma il suo sguardo rimaneva triste e contrariato.

«Oh, ma davvero, Lizzie? Hai dimenticato cos'è successo al mio ragazzo e alla povera Lily?»

Il silenzio dell'attesa di una reazione si fece carico di tensione che tutti potevano percepire.

«Ma erano stati dei ragazzi, no?» disse la donna ponendo una mano sulla spalla di Charlus Potter in segno di conforto, ora un tratto preoccupata e sinceramente dispiaciuta per la poca delicatezza che aveva mostrato, rispondendo di getto.

«Albus è quasi certo che questo signore Oscuro si sia infiltrato ad Hogwarts... Ne abbiamo parlato, dovresti accettare la realtà tesoro. Nemmeno Hogwarts è un posto sicuro, di questi tempi» concluse il signor MacDonald grave, alzandosi dalla poltrona con la tazza di thé vuota in mano.

«Oggi non ero di turno... Li avrei presi, altrimenti. Li avrei catturati... quella povera donna... Povera, povera donna!» esclamò il signor Potter che, nemmeno con una tazza di thé fumante in mano e l'atmosfera calma e accogliente della casa dei MacDonald, riusciva a tranquillizzarsi. Si era presentato a casa dei suoi amici in vestaglia, con gli occhiali di corno storti sul naso e i capelli, identici a quelli del suo tanto amato e unico erede, ritti sulla testa.

«Sciocchezze, Charlus. E' stata una fortuna che tu non fossi lì, saresti potuto rimanere ferito! E' gente senza scrupoli quella, amico mio!»

«Credi che dovremmo parlarne ai ragazzi, quando torneranno?»

Il signor Potter, con un'apparente calma, poggiò la tazza di porcellana decorata in oro e arabeschi di un rosso scarlatto sul tavolino davanti alle poltrone del salottino giallo, poi fissò prima Matthew e poi sua moglie.

«Leggono i giornali, lo sapranno già... Ma penso che dovremmo condividere con loro qualche informazione in più, già»

Matthew MacDonald si passò una mano davanti agli occhi che sembravano aver perso la loro consueta lucentezza e vivacità, mentre mille o più pensieri attraversavano la sua mente.

Sapevano che era una guerra, quella che stavano combattendo.

Sapevano anche che combatterla per loro stessi non sarebbe stato facile, ma combatterla anche e soprattutto per proteggere la vita dei loro figli senza che questi avessero delle conseguenze sarebbe stata la cosa più difficile che avrebbero mai fatto in tutta la loro vita.

 

 

* * *

 

La sua camicia azzurra sfiorava la maglietta bianca di lei, che sembrava rabbrividire ad ogni tocco di lui che la osservava, mentre entrambi erano beatamente sdraiati sulla sabbia a godersi lo splendido sole di quel giorno, che sembrava quasi una benedizione.

La testa bionda di lei era poggiata sulla pancia di lui, che poteva osservare ogni venatura dei suoi occhi blu senza che lei lo notasse, così persa nei suoi pensieri che cercavano di spiegare che forma avessero quelle nuvole bianche che sovrastavano l'azzurro del cielo.

«Forse dovremmo alzarci presto, o non lo faremo mai più»

«Perché? Secondo me ci staranno già cercando... Pensano probabilmente che tu mi abbia già ucciso e che mi stia seppellendo...»

La sbuffo che scoppiò nella risata di Mary contagiò Sirius che rise stringendo gli occhi grigi che diventavano incredibilmente sottili, mentre la sua fronte sembrava riempirsi di rughe come ogni volta che rideva di cuore.

«Adoro le tue fossette» disse d'improvviso Mary, senza nemmeno pensarci, rompendo la melodia delle loro risate.

La ragazza si alzò, reggendosi sulle sue mani poggiate sulla sabbia, mentre lui la scrutava e sorrideva leggermente.

«Davvero? Non me l'hai mai detto» disse lui, ammaliante più che mai, mentre i suoi occhi grigi brillavano come perle al sole. Mary annuì, mentre i suoi capelli erano in balìa del vento che aveva il gusto del salmastro; le onde si scatenavano alle sue spalle e Sirius pensò che non avesse mai visto niente di più bello.

In uno scatto, come se nessuno dei due avesse aspettato altro, i due si avvicinarono l'uno a l'altra unendosi in un bacio appassionato. Sirius la stringeva a sé attirandola delicatamente con la sua mano dietro la schiena, mentre Mary affondò le sue dita tra i capelli neri e ribelli di lui. Mary sentiva attraverso le labbra carnose di Sirius che il ragazzo stava sorridendo, così quando si staccò aveva il suo stesso sorriso sulle sue labbra rosse, mentre Sirius ancora la stringeva e aveva i suoi occhi legati a quelli magnetici di lei.

«Credo che dovremmo davvero alz... ARGHH»

Mentre Mary cercava di alzarsi, Sirius la attirò a sé e la ragazza cadde sopra di lui con un tonfo. Sirius la baciò dinuovo, mentre lei ora rideva e insieme si dimenava tentando disperatamente di liberarsi dalla morsa di lui.

«Mi fai male, Black!»

«Bugiarda!»

«Sei incorreggibile, Sirius Black»

Ouch

La ragazza sferrò un pugno sulla pancia di lui, che finalmente lasciò Mary per tenersi il punto colpito. Ma la bionda non si fece tradire dai modi teatrali di lui che aspettava che lei si riavvicinasse per riacciuffarla e attirarla nuovamente a sé.

«Sei spietata... Mi hai fatto male!»

«Indovina? Non ti credo neanche un po'!» disse lei, le mano sui fianchi, mentre si allontanava correndo da lui che, alzatosi, ora la inseguiva ridendo lungo la spiaggia, mentre qualcuno li osservava.

Alice e Frank, infatti, come avevano previsto gli stessi Sirius e Mary, erano corsi a cercare i due per impedirgli di uccidersi, e avevano assistito da lontano al momento “romantico” vissuto tra i due ragazzi, a loro insaputa.

«Sono così belli insieme!» cinguettò la ragazza, mentre Frank sorrideva amabilmente in direzione di lei.

«Questa è la trecentesima volta che lo ripeti, tesoro, e per fortuna non hai potuto sentire da quaggiù cosa si sono detti!»

L'espressione gioiosa di Alice si tramutò in un'espressione carica di disapprovazione.

«Solo perché tu non me l'hai permesso!»

«Ma non sarebbe stato giusto! Alice, cara, era un momento privato!» scandì bene il ragazzo, mentre Alice incrociò le braccia al petto e a Frank sembrò quasi una bambina a cui avevano appena tolto il suo giocattolo preferito.

«Su, torniamo dentro, o verranno a cercare noi!»

Le ragazze, infatti, avevano invitato a pranzo i ragazzi per l'ultimo pranzo che avrebbero trascorso in Cornovaglia. Nel pomeriggio, come da programma, sarebbero ritornati dinuovo a Birmingham per preparare i loro bauli che li avrebbero accompagnati ad Hogwarts per trascorrere l'ultimo trimestre del loro sesto anno.

«Domani si torna a casa!» disse la mora, festante.

«La cosa ti rende felice, Hestia?» borbottò Mary, contrariata.

«Avanti Mary, non vuoi anche tu tornare a Hogwarts?» chiese Emmeline, mentre si serviva un po' di quell'ottimo pudding, dolce che avevano preparato Remus e Lily.

«Non lo so...» rispose la ragazza, osservando di sottecchi Sirius, che ridacchiò ripensando al momento che entrambi avevano condiviso, mentre Alice osservava sognante i due, ignari che il loro momento romantico non era stato privato come entrambi pensavano.

«Deve, da domani i Grifondoro torneranno in campo per allenarsi!» aggiunse James, scagliando un pugno in aria con lo sguardo carico di determinazione, mentre Remus, con gli occhi al cielo, lo invitava a risedersi.

«Ti ricordo che il Capitano della squadra è Mary fino alla prossima settimana...» disse, infatti, quest'ultimo. James sorrise a denti stretti.

«Beh, è ovvio che potrai venire agli allenamenti... Mi farebbe piacere avere qualche dritta da te... Capitano, oh mio Capitano!» concluse Mary con fare teatrale, e James le scoccò un bacio sulla guancia, festante.

«Non ce la faccio...» borbottò Frank già esasperato pensando a cosa lo attendeva, sottovoce.

Prima che potesse rendersi conto che James l'aveva sentito e sembrava piuttosto contrariato dal commento di uno dei Battitori dei Grifondoro che aveva rotto il momento idilliaco tra James e Mary, Sirius lanciò in segno di protesta un cucchiaio imbrattato di pudding in pieno viso a Frank, dando inizio alla peggiore guerra di pudding dell'ultimo secolo, che terminò solamente quando Lily iniziò ad urlare come una forsennata.

«Ora che ci penso, i tuoi capelli sono rosso pudding...»

«BLACK!!!!!!»

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Capitolo 57
*** Capitolo Cinquantasettesimo - Puzzle pieces ***


Capitolo Cinquantasettesimo – Puzzle pieces

 

«E allora, gentaglia

Il rumore di un clacson che continuava a suonare, assordante, da almeno un quarto d'ora probabilmente aveva svegliato tutto il vicinato.

Erano le otto del mattino dell'ultimo giorno di vacanza in Cornovaglia, e Lily Evans faticava a mantenere un'espressione seria mentre era alla guida del suo furgoncino azzurro, parcheggiato davanti alla villetta sulla scogliera dei Potter.

«Potter, allora? Vuoi ancora imparare a guidare, si o no?» disse la ragazza dagli occhi verdi come l'avada kedavra.

Nel bel mezzo del giardino, in fila e in pigiama, vi erano James, Sirius, Remus e un sonnambulo Frank – doveva esserlo per forza, altrimenti non avrebbe avuto gli occhi chiusi mentre stava così ritto in piedi, come un soldato – che fissavano la ragazza come se avessero appena visto un alieno.

Erano usciti correndo poco prima dalla casa, spaventati per quel ripetuto strombazzare.

Nessuno di loro aveva intuito che potesse trattarsi del semplice suono di un clacson, dato che nessuno di loro era abituato ai mezzi di trasporto babbani.

Pensando probabilmente che qualcuno li stesse attaccando, erano usciti tutti con le bacchette in mano, ma in pigiama, dato che tutti fino a poco prima dormivano sotto le coperte.

Quella situazione per Lily era piuttosto divertente.

 

«Sta dando di matto, vero? Non può dire sul serio...» borbottò Sirius mentre sbadigliava, infastidito; mentre Remus emetteva un lungo sbadiglio di rimando.

«Suvvia, Black, cosa sono questi musi lunghi? Il sole è già alto in cielo! Ti consiglierei di darti una svegliata e di preparare il baule»

James continuava a fissare Lily, immobile, con addosso il suo pigiama blu notte e le pantofole a forma di cane che lo rendevano più buffo del solito. Ma la cosa che più avrebbe fatto sganasciare Lily così come chiunque altro dalle risate, era l'espressione sbigottita dipinta sul suo viso.

La ragazza, però, si finse scocciata; scese dal furgoncino, poi chiuse la portiera con un tonfo e si avvicinò all'ingresso della piccola villetta.

 

«Potter, non vorrai davvero guidare in pigiama e con quei... cosi... ai piedi?»

Nonostante avesse provato a mantenere un atteggiamento serio, scoppiò a ridere in faccia ad un ancora attonito James.

«Bada a come parli, ragazza. Li ho regalati io a James lo scorso natale» esclamò Sirius, incrociando le braccia al petto, e Lily mimò uno oh, allora scusami con le mani in avanti continuando a ridere.

«Ma io non pensavo tu dicessi sul serio! Insomma, vuoi davvero insegnarmi?» chiese ancora incredulo il ragazzo, un po' imbarazzato.

 

«Posso tornare a letto?»

Frank, gli occhi ancora chiusi, ruppe il momento idilliaco.

Come sempre.

«Oh, ma certo Frankie caro! Anche Remus e Sirius» disse la rossa, sorridendo, con le mani dietro la schiena. Sirius e Remus si guardarono in viso, interrogativi, mentre l'attenzione di James era stata del tutto catturata dai capelli di Lily Evans.

Come sempre.

Poco prima che Remus si chiudesse la porta verde dell'ingresso principale dietro le spalle, James si ridestò e riversò all'interno della casa come un forsennato borbottando frasi sconnesse; tutte includevano il nome “Lily Evans”, tipo “Lily Evans è venuta a prendermi” e “Per le mutande di Merlino, è proprio lei, Lily Evans”.

Sirius cominciò anch'egli a camminare verso l'ingresso, quando d'un tratto si fermò sull'uscio e si voltò in direzione di Lily che stava ancora con le mani dietro la schiena, intenta ad osservare il prato incurato del piccolo giardino.

«Beh? Che fai lì impalata? James ci metterà almeno mezz'ora per vestirsi, ti conviene entrare!»

«Oh, beh, immagino che allora in questo caso... – Sirius inarcò un sopracciglio, mettendosi le mani sui fianchi – ok, ricevuto! Entro»

La casa, seppur non fosse così grande, era molto luminosa ed accogliente.

E, con sua immensa sorpresa, sembrava anche molto ordinata.

«Quello lì è un divano, Lily. Io mi metterei comodo, se fossi in te...» disse Sirius sarcastico, che ruppe il flusso dei pensieri di lei che aveva in viso l'espressione pensierosa e stupita di chi non avesse mai visto una casa in vita sua.

Lily non se lo fece ripetere due volte; annuì frettolosamente e seguì il consiglio del ragazzo.

Un rumore di stoviglie attirò l'attenzione della rossa, che si rizzò leggermente sulla schiena per riuscire a scorgere chi ci fosse nella stanza adiacente al salottino, che doveva sicuramente ospitare la cucina.

Sirius prese posto nel frattempo, sulla sedia proprio di fronte a Lily.

«Lunastorta?»

«Mmh?»

«Cosa cucini?» chiese ancora mentre giocherellava con un elastico che aveva trovato sul tavolo, la ragazza sembrava in attesa.

«Oh, avevo pensato di preparare dei Pancakes! Ma non riesco a trovare lo sciroppo...»

Un botto fece scattare in piedi Lily e Sirius, che si precipitarono subito in cucina, trovando Remus che si teneva la testa mentre stava a gambe all'aria e una pentola enorme ad un metro da lui che continuava a vibrare per il tonfo.

Sirius, arrivato alla porta della cucina dopo Lily, allungò il collo per vedere meglio e poi scoppiò a ridere, mentre la ragazza tese subito una mano al malcapitato che la afferrò prontamente e si tirò su.

«Tutto bene?» chiese lei, mentre Remus ancora si toccava la testa, leggermente stordito.

«Oh, si. Adesso che ho un bel bernoccolo in testa grande quanto il cervello di Sirius, va più che bene...»

«Non fare il melodrammatico, Lunastorta» ribattè Sirius per nulla offeso, mentre Lily lo scrutava preoccupata.

«I pancakes, comunque, puoi prepararli lo stesso... Lo sciroppo d'acero è proprio là!» concluse la ragazza, allegra, indicando l'interno dello stipite da cui doveva essere caduta l'enorme pentola. Sirius allungò il braccio, e afferrò lo sciroppo dandolo in mano a Lily, mentre Remus iniziava a trafficare davanti alla padella che ospitava già la pastella che aveva preparato poco prima.

«Hai fatto colazione?»

Lo stomaco di Lily, che con un perfetto tempismo brontolò proprio in quel momento, rispose per lei.

«Oh, allora farai colazione con noi!»

Lily fissò un Sirius piuttosto sorridente e annuì, fintamente sconfitta; non sarebbe riuscita a dire di no, davanti a quel sorriso.

«Vuoi che ti dia una mano?»

«Se c'è una cosa che Remus sa fare, è cucinare i pancakes! Quindi, tu accomodati pure di là»

Sirius spinse Lily fuori dalla cucina che continuava a dire che le avrebbe fatto piacere aiutare, ma infine si arrese.

Entrando in salotto, la scena che si parò davanti a James Potter non poté non farlo sorridere come un'ebete.

Lily, Sirius e Remus erano seduti attorno alla tavola imbandita e facevano colazione, anche se in maniera piuttosto animata.

In silenzio, entrò quasi saltellando nella stanza e si sedette sull'unica sedia rimasta libera, tra Lily e Remus.

«Si parte subito dopo pranzo, quindi?» chiese Remus, e Lily annuì mentre si versava del succo di zucca.

«Faresti meglio a legare il tuo gatto sul parabrezza, giusto per essere sicuri che non si intrufoli dinuovo nel baule di James...»

Lily gli rivolse un'occhiata truce, mentre Remus intento ad imburrare la sua fetta di pane roteò gli occhi e passò a James il piatto di pancakes che aveva preparato e messo da parte per lui.

«Grazie, Lunastorta...»

Lily si girò di scatto, come se si fosse accorta d'improvviso della presenza di James Potter.

«Sei pronto?»

«Sono nato pronto, Evans!»

E Sirius sbuffò in una risata di sufficienza, mentre sembrava gongolarsi sul posto.

«Penso che mi unirò a voi... Così, quando riuscirò a mettere da parte un bel gruzzoletto, comprerò una bella moto babbana... Per sfrecciare davanti a Grimmauld place, si» concluse trionfante, scagliando un pugno in aria, mentre i tre ragazzi lo osservavano dubbiosi, soprattutto Lily.

«E' dove vivi tu?» chiese la ragazza, e di botto l'atmosfera sembrò farsi più seria.

«E' dove vivono i miei genitori... Io, vivo il momento» concluse il ragazzo con una nota di divertimento nella voce che in realtà celava ben altro.

«Tu non ti unirai proprio a nessuno!» esclamò James, per distogliere Sirius dai suoi pensieri poco felici.

Lily fece viaggiare il suo sguardo tra Sirius e James, che si guardavano in cagnesco, mentre Remus, seduto di fronte a lei, sembrava stesse cercando di ignorare con tutte le forze entrambi i suoi migliori amici, fingendo probabilmente che fossero solamente due insetti fastidiosi.

«In sua difesa – e gli occhi di James assunsero la forma di due cuoricini – più in mia difesa, comunque, posso dire che guidare una macchina, o come in questo caso un furgoncino, è totalmente diverso dal guidare una moto...»

«Ah-Ha!»

Esclamò James Potter, puntando un dito contro Sirius, in maniera fin troppo vittoriosa per i gusti di Lily, che infatti aggiunse

«...Ma per me non è un problema insegnare anche a te qualcosa sulle auto...»

James la guardò come se lo avesse appena sbeffeggiato, mentre un sorriso malizioso ora si faceva spazio sul viso di Sirius.

«A patto che non mi infastidiate, si intende... Potrei buttarvi giù dalla scogliera attraverso il finestrino»

La risata simile ad un latrato di Sirius invase la stanza rendendola più allegra, mentre Remus continuava a imburrare pane, indisturbato, e James lanciava a Felpato delle occhiate da serial killer.

«Ecco, questa risata ad esempio mi infastidisce»

 

* - * - * - * - * - *

 

La manica della giacca a vento verde militare di James sfiorava la mano di Lily, che sembrava rabbrividire al suo contatto ma ci metteva tutto il suo impegno per non darlo a vedere.

«Dai, io cambio le marce e tu ti occupi dei pedali...»

«Ok...»

«Ripetimi quello che devi fare!» chiese Lily, per l'ennesima volta.

Gli occhi grandi e nocciola di James fissarono il verde degli occhi a mandorla di Lily, mentre le labbra carnose del ragazzo si schiusero come ogni volta in cui si concentra prima di provare la formula di un nuovo incantesimo, pensò involontariamente lei.

«Giro la chiave, con il piede che schiaccia il pedale della frinzione...»

«Frizione, Potter»

«Oh, si, giusto... Frizione! Poi la lascio andare lentamente, mentre tu ti occupi del...»

«Io mi occupo del cambio, lo metto in folle e poi... Beh, ti spiegherò tutto passo passo... Adesso proviamo?»

James fissò Lily insicuro ma poi, incoraggiato dal sorriso di lei, sorrise di rimando e annuì.

Sirius, sul primo sedile posteriore, stava in silenzio e fissava entrambi, con un ghigno stampato in faccia che era tutto dire.

«Pronto!»

Lily annuì, così James girò la chiave, ma qualcosa di indefinito andò storto e tutti e tre fecero un balzo in avanti assieme al furgoncino.

Lily, con i riflessi prontissimi, girò in un millesimo di secondo la chiave spegnendo il motore.

 

«Amico, ci avevi quasi ucciso!»

«Oh, mi dispiace!» disse James, stridulo, più a Lily che a Sirius.

«Non fa niente, capita a tutti! Riprova, dai»

James la fissò con un'espressione indecifrabile, incredulità misto a dispiacere misto ad ammirazione misto a qualcosa che solo Godric sapeva, prima di girare nuovamente la chiave.

«Bene, così... Perfetto... Lascia andare lentamente la frizione, premi leggermente lì...»

«L'acceleratore?»

«Esatto...»

Seppur quasi a rallentatore, il furgoncino di Lily si stava muovendo in avanti da una decina di secondi lungo la strada.

Era incredibile che James non fosse ancora andato a sbattere contro qualcosa, pensò Sirius.

«Si sta muovendo! Si muove!»

«Oh, si, piccolo Galileo» esclamò Lily divertita, mentre Sirius la guardava con espressione interrogativa, chiedendosi chi diavolo fosse quel Galileo.

James procedeva tenendo le mani serrate sul manubrio, concentrato, lo sguardo fisso sulla strada, mentre Lily gli anticipava le mosse che avrebbe dovuto compiere a voce; lui si limitava ad annuire ed eseguire perfettamente, mentre Lily sorrideva, evidentemente soddisfatta del lavoro del suo “allievo”.

«E' incredibile, come diavolo si fa ad essere bravi in tutto, dico io?!» esclamò Lily con forse troppo trasporto, e James arrossì di botto, mentre il motore si spense istantaneamente e tutti e tre dinuovo si ritrovarono a balzare in avanti dai loro sedili.

James sospirò, Sirius si toccò il collo, borbottando.

«Spero tu abbia capito che non dovrai mai più fare un complimento a James in maniera così avventata, Evans. Stava per ucciderci, dinuovo!»

«Adesso, tocca a Sirius!»

James aprì la portiera e fece spazio a Sirius, che salì.

E così vi erano Sirius alla guida, Lily al suo fianco e James accanto a Lily, che a dire il vero però stava stretto, ma aveva insistito per rimanere davanti con loro due “per memorizzare meglio i passaggi, e solo se vedeva meglio da vicino poteva farlo”, aveva detto ad entrambi, ma in realtà Sirius sapeva che non sopportava l'idea che quest'ultimo fosse seduto più vicino a Lily di lui anche se solo per pochi minuti.

«Vogliamo ripassare i passaggi?» chiese la ragazza.

Sirius, con il suo giubbotto di pelle nero e i suoi capelli ordinatissimi, si voltò in direzione di Lily con un'eleganza che avrebbe steso qualsiasi ragazza, meno che Lily che sembrava praticamente e per fortuna da sempre indifferente al suo fascino.

«No, hai ripetuto milioni di volte a James i passaggi, so esattamente cosa fare!» dichiarò solenne, l'aria sicura e ribelle.

Lily fece spallucce, accomodandosi meglio sul sedile e sfiorando la spalla di James con la sua, che come lei rabbrividì.

«Quando sei pronto tu, allora, vai»

Sirius annuì.

Girò la chiave, lasciò andare lentamente la frizione e schiacciò forse il piede un po' troppo rapidamente sull'acceleratore.

«AAARGHHH!» urlò James, tenendo Lily con il suo braccio come per proteggerla, mentre Sirius continuava a procedere ad alta velocità.

«Per Merlino, Black, rallenta! Ucciderai qualcuno!»

Sirius ridacchiò, e rallentò all'istante fino a fermarsi nel bel mezzo della carreggiata.

Per fortuna, sembrava non esserci molta gente in giro quella mattina.

«Beh, parcheggio?»

«Davvero, Sirius? Credi di essere in grado di parcheggiare?»

Lily incrociò le braccia al petto, alzando un sopracciglio, mentre James ghignava in direzione dell'amico.

«Sono stato in grado di guidare senza far spegnere il motore! Perché non dovrei riuscire a parcheggiare?»

Esclamò, facendo manovra per il parcheggio.

Un botto fece arrestare Sirius, che rimase fermo, incapace di fare qualsiasi altra cosa..

I tre si guardarono in silenzio in faccia per qualche secondo, prima di realizzare che Sirius aveva appena tamponato una macchina rossa parcheggiata davanti ad un negozio babbano.

Un signore dall'aria burbera uscì immediatamente dal negozio, iniziando ad urlare insulti verso di loro.

«Levati, Black» minacciò la ragazza, e subito Sirius con un balzo saltò sul sedile posteriore, mentre Lily in fretta si metteva alla guida.

«Oh, è furioso! Cosa si fa in questi casi? Dovremmo fermarci, vero?» disse James, un tratto preoccupato.

Lily si volse a guardarlo, facendo mulinare i lunghi capelli rossi.

I suoi occhi, dello stesso colore dell'Avada Kedavra pensò Sirius per la seconda volta quel giorno, che avevano un'espressione incredibilmente malandrina, incontrarono il nocciola degli occhi in quel momento così ingenui di James.

«In questi casi, Potter... SI SCAPPA!»

Così, ingranando la retromarcia, il furgoncino sfrecciò lontano da quella via come un razzo, sotto gli sguardi attoniti e increduli di James e Sirius.

I due ragazzi non riuscivano a trattenere le risate, mentre il proprietario della macchina tamponata continuava a correre a piedi urlando chissà quali insulti e maledizioni ai tre.

«Non vedo l'ora di raccontarlo a Remus! Entrerai a far parte dei Malandrini, Lils... Cosa deve fare questo qua? - Sirius non riusciva a trattenere la sua eccitazione, mentre James continuava a guardare Lily come se avesse visto la madonna – altro che James Potter come malandrino capo!»

 

*-*-*-*-*

Binario 9 ¾

 

«Alice avrà preso la sua pozione?» mormorò Lily, preoccupata, più a sé stessa che alla sua amica, mentre trascinava il carrello su cui era poggiato il suo baule e, insieme a Mary, si avviava verso il binario 9¾.

«Spero vivamente di si! Non vorrei che stesse male come al ritorno dalla Cornovaglia...»

Il tono di Mary era leggermente scocciato; vedere Alice vomitare per tutto il viaggio verso Birmingham il giorno prima, diciamo che non era stato proprio un bello spettacolo. Non avrebbe voluto assistervi dinuovo...

«E' così pieno di babbani oggi...»

«Beh, niente di nuovo... Vedi qualcuno dei nostri?»

Le due ragazze, con i loro berretti di lana in testa e i bauli al seguito, si alzarono sulle punte dei piedi nell'intento di riuscire a scorgere qualcuno dei loro compagni. Come sempre, King's Cross era sporca; il suolo era pieno di volantini che pubblicizzavano attività commerciali, in qualche angolo vi era qualche stralcio della Gazzetta del profeta del giorno precedente.

Tutto era in fermento; i genitori, zii e parenti vari, avevano occhi solo per i loro figli o nipoti che quel giorno sarebbero ripartiti per trascorrere l'ultimo trimestre alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Lily era arrivata lì insieme a Mary e al signor Macdonald, che le aveva accompagnate da Birmingham a Londra tramite metropolvere fino a Diagon Alley, poi si erano recati con un auto presa in prestito dal Ministero fino alla stazione ferroviaria.

«Remus! REMUS!»

Il ragazzo vide Lily probabilmente prima che potesse sentirsi chiamare dalla stessa a gran voce.

«Ragazze! Avete visto gli altri? Ci conviene salire, o non troveremo posto!»

«Hai ragione, eppure avevamo detto di incontrarci qui!»

Due ragazzi affascinanti, uno dei due leggermente più alto dell'altro, camminavano spalla a spalla e a passo baldanzoso trascinando i loro bauli, chiacchierando allegramente tra loro.

Uno dei due che indossava una giacca in pelle da biker, aveva attirato l'attenzione di molte persone per il suo abbigliamento da babbano; l'altro, invece, continuava a toccarsi il ciuffo e a sorridere a tutti quelli che gli rivolgevano un saluto.

«Eccola, la coppia più bella del mondo...» disse solenne Mary incurvando le labbra in un sorriso malizioso mentre incrociava le braccia al petto.

«Ehilà, plebaglia!» urlò James sorridendo, allargava le braccia.

«Bonjour a tout le monde! Qualcuno ha visto Petey?» chiese Sirius.

«Nessuna traccia! Eppure dovrebbe essere qui, da qualche parte... E gli altri?» esclamò James mentre lasciava scorrere lo sguardo tra la folla, poi fissò Lily.

«Alice dovrebbe arrivare con Emmeline, che ieri si è fermata a dormire dai Paciock... Quindi dovrebbe arrivare con Frank, mentre Adam avrebbe accompagnato Marlene... E' meglio se saliamo e occupiamo due scompartimenti per tutti»

Poco dopo, un fischio prolungato avvertì i ragazzi che era giunto il momento di salire sul treno, e così fecero, sperando che i loro amici fossero già a bordo.

Remus, con la divisa e la spilla con la “P” appuntata sul petto, si sedette sul sedile dello scompartimento che divideva con i malandrini. Prese la sua copia della Gazzetta del Profeta e la dispiegò, iniziando la sua lettura. Un istante dopo, Sirius lo vide sbiancare sotto ai suoi occhi, mentre James aiutava Peter a sistemare il baule sotto il suo sedile.

«Sentite qua! “Intero villaggio babbano disabitato, popolazione scomparsa da più di una settimana”»

I quattro ragazzi si guardarono per qualche istante, senza proferire parola.

«Credete che sia...»

«E' certo che sia così, Remus» esclamò Sirius, poggiando i piedi sulle gambe di James, seduto al suo fianco.

«Aveva ragione mio padre, quando mi ha detto che sarebbe successo ancora e che dovremmo iniziare a farci l'abitudine...» concluse James, l'aria inconsolabile mentre guardava fuori dal finestrino.

«Voi sapete chi c'è dietro?» chiese Peter, a bassa voce.

«Oh Coda, giusto, tu non sai!»

Il ragazzo fece vagare il suo sguardo interrogativo sui visi preoccupati dei suoi tre migliori amici.

Remus ripiegò delicatamente il giornale e se lo rimise in tasca. Fissò i suoi occhi su quelli acquosi di Peter, poi sospirò.

«Hai letto i giornali, in questi giorni, amico?»

«Oh beh, no, ma so dell'attacco al Ministero...»

«Ricordi quello che mi disse tempo fa Minnie?» chiese Sirius, alludendo alla conversazione avvenuta qualche tempo prima tra lui e la professoressa McGranitt.

«Aveva ragione, Petey. Su tutto»

«Esiste veramente, quindi, un mago oscuro che sta creando questo... Esercito? Che... che vuole eliminare i mezzosangue e i babbani?» sussurrò, impaurito, e i tre annuirono.

«E non è tutto!» esclamò teso il giovane occhialuto, alzandosi di scatto, mentre l'atmosfera in quello scompartimento si faceva più cupa.

«Mio padre crede, anzi, è certo che si sia infiltrato ad Hogwarts... Crede che quelli che hanno attaccato Lily e me siano comandati da lui...»

Peter sbiancò definitivamente. Non era mai stato particolarmente impavido, non comunque più coraggioso dei tre suoi amici presenti che erano tra le persone più audaci – più forse spericolate – e altruiste che avesse mai conosciuto.

Che poi, si sa; tutti hanno paura, ma a lui non veniva mai facile nascondere le sue emozioni, soprattutto la paura.

Era sempre stato un libro aperto.

Non sapeva che quell'emozione, il terrore, l'avrebbe accompagnato per tutto il resto della sua vita, e che la codardìa sarebbe diventata la sua condanna.

 

 

*-*-*-*-*

 

 

«Marlene, mi hai spinto!»

Il rumore di un tonfo e la voce di Lily interruppero il silenzio che avvolgeva lo scompartimento dei Malandrini da circa mezz'ora, da quando avevano parlato a Peter delle sparizioni.

Lily aveva la testa dentro lo scompartimento, mentre lottava contro qualcuno che sghignazzava per non caderci dentro.

«Scusate, spero di non aver interrotto niente... Io, volevo bussare... MA RAGAZZE!»

Un coro di risate investì una scocciata Lily, mentre Peter, Remus, Sirius e James la osservavano con aria interrogativa.

«Che succede, lì fuori?» chiese Remus, alzandosi in piedi con calma.

«Eravamo in corridoio e i primini hanno iniziato a lanciare incantesimi a caso... Io ero entrata un attimo in uno scompartimento per parlare con un Caposcuola, mentre un incantesimo rallegrante abbastanza potente, direi, ha investito le altre in pieno...»

«Uuh, ecco perché questo baccano!»

Sirius si decise ad alzarsi, l'aria divertita, ed invitò Lily ad entrare.

Le ragazze, che fino a quel momento avevano fatto pressione sulla schiena di Lily, caddero una sopra l'altra dentro lo scompartimento dei Malandrini.

«Alice! Ti alzi? Mi stai schiacciando! Ahahahaa» urlò Marlene, in preda ad un attacco di ridarella.

«Sei forse un cinghiale?» chiese Mary, il viso rosso e le lacrime scorrevano lungo il suo viso per le risate.

«Non sei affatto divertente!» protestò la ragazza, tra le risate, mentre Emmeline letteralmente piangeva.

«Ma... Ma... Ahahhahaa»

«Su ragazze, tiratevi su!» disse Remus, porgendo una mano ad Alice che stava sopra le altre.

«Ahahaha! Su!»

Con un balzo, Alice si alzò, mentre le altre ridevano convulsamente guardando il ragazzo, come se Remus fosse il miglior comico che avessero mai visto. Sirius guardò James, incapace di dire qualsiasi cosa.

«Non penso si stia tanto bene lì, comunque...» emerse James che, assieme a Sirius, aiutò le altre a tirarsi su.

Lily osservò le ragazze con l'indice poggiato sulle labbra e la fronte corrugata, cercando di ricordare se ci fosse qualche incantesimo inverso che potesse farle ritornare come prima.

Era stato divertente vederle così allegre per i primi uhm, dieci secondi, forse? Ma adesso non ci trovava più niente di divertente.

Anzi, stava per venirle un'emicrania.

Così come al povero Peter, che sembrava volersi amalgamare al suo sedile.

«Oh! Remus! Mi sono ricordata! Dobbiamo subito andare alla riunione dei prefetti...»

«Ahahaha! Prefetti!» esclamò Mary, e un nuovo coro di risate investì lo scompartimento.

«Ti assicuro che non ci troveresti niente da ridere a quelle riunioni, MacDonald» disse Lily, pungente, dimentica per un attimo che la sua amica, così come le altre, fosse sotto l'effetto di un incantesimo.

«Ma non potete lasciarci con loro... Siamo in tre – guardò Peter che sembrava quasi spaventato dalle ragazze – ok, come se fossimo due! E loro sono in quattro...»

Lily guardò James, sinceramente dispiaciuta per aver portato lì le sue amiche, ma non sapeva davvero a chi altro affidarle, dato che Frank era andato poco prima a cercare due suoi amici Tassorosso che aveva incontrato a King's Cross e a cui aveva promesso di trascorrere un po' di tempo insieme.

«Prima di andare alla riunione cerchiamo Frank e lo mandiamo qui, d'accordo?»

James annuì, mentre Sirius alle sue spalle continuava a prendersi gioco delle ragazze.

«BU!»

«AHAHAHHA»

«BA!»

«AHAHAHAH»

«Sirius, potresti smetterla, per l'amor del cielo?»

«Ahahaha per l'amor del cielo!» esclamò Alice, e il coro di risate ripartì, e andò avanti così per l'ora successiva, quando l'effetto dell'incantesimo svanì per fortuna del tutto.

 

Ritardo imperdonabile, dovuto al fatto che non sono mai stata convinta di pubblicare questo capitolo.
Troppi dialoghi, poca introspezione. Capitolo inutile, non succede niente di particolarmente rilevante.
Titolo scelto quasi a casaccio; Puzzle Pieces indica quei pezzi del puzzle che iniziano ad incastrarsi fino a fare quadrare tutto e far tornare tutto alla "normalità" (più rivolto a JamesxLily che ad altri). Ho paura che la storia inizi a diventare noiosa, l'ultima cosa che voglio è scrivere qualcosa che annoi voi e che risulti scontata.
Vi prego di farmi sapere cosa ne pensate, cosa secondo voi andrebbe approfondito (nel caso in cui stessi trascurando qualcuno o qualcosa) e cosa dovrei evitare di fare. 
Mi SCUSO immensamente per il ritardo davvero. NOn dico altro perché mi rendo conto di essere diventata noiosa e ripetitiva per le numerose scuse. Fosse per me, starei sempre qui a scrivere e scrivere e pubblicare, chi scrive sa quanto farlo dia ossigeno al corpo e alla mente, ma purtroppo tra i numerosi impegni non mi è sempre possibile farlo.
Ho già buttato giù qualche altra idea ma qualche suggerimento dai miei lettori (ditemi che non vi siete stufati tutti, vi prego :( ) Sarebbe stra gradito!
Un bacione
Spero abbiate trascorso delle buone vacanze di Pasqua!
Marauder11

 

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