Lilium di marauder11 (/viewuser.php?uid=509351)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo - Nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo - Cambiamenti ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo - Speranza ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto - Tutta colpa (o merito?) di Truffle ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto - Un risveglio movimentato ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto - Incontri e Scontri ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo - Sollievo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo - Salvataggi opportuni e problemi inaspettati ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono - Aprire gli occhi! ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo - Pioggia a ciel sereno ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo - Rosso ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodicesimo - Un passo avanti ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredicesimo - Ammettere... ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordicesimo - ...e sfidare ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindicesimo - Di Cavalieri e mascalzoni ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedicesimo - Nuove possibilità ***
Capitolo 17: *** Capitolo Diciassettesimo - Serenità ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciottesimo - Strane coincidenze ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciannovesimo - Infranti ***
Capitolo 20: *** Capitolo Ventunesimo - Rialzarsi ***
Capitolo 21: *** Capitolo Ventesimo - Lacrime ***
Capitolo 22: *** Capitolo Ventiduesimo - Furia rossa ***
Capitolo 23: *** Capitolo Ventitreesimo - Azione e reazione ***
Capitolo 24: *** Capitolo Ventiquattresimo - Turbine di emozioni ***
Capitolo 25: *** Capitolo Venticinquesimo - Anno nuovo, vita vecchia ***
Capitolo 26: *** Capitolo Ventiseiesimo - Bombe a orologeria ***
Capitolo 27: *** Capitolo Ventisettesimo - Perdersi in un bicchier d'acqua ***
Capitolo 28: *** Capitolo Ventottesimo - Verità ***
Capitolo 29: *** Capitolo Ventinovesimo - Effetti Collaterali ***
Capitolo 30: *** Capitolo Trentesimo - Speciali ***
Capitolo 31: *** Capitolo Trentunesimo - Draco dormiens... ***
Capitolo 32: *** Capitolo Trendaduesimo - Come il sole in gennaio ***
Capitolo 33: *** Capitolo Trentatreesimo - Istinto animale ***
Capitolo 34: *** Capitolo Trentaquattresimo - Parole non dette ***
Capitolo 35: *** Capitolo Trentacinquesimo - Adrenalina ***
Capitolo 36: *** Capitolo Trentaseiesimo - Every Little thing (Parte prima) ***
Capitolo 37: *** Capitolo Trentasettesimo - Every Little Things (Parte seconda) ***
Capitolo 38: *** Capitolo Trentottesimo - Bassi fondi e regnanti ***
Capitolo 39: *** Capitolo Trentanovesimo - Buchi neri e rivelazioni ***
Capitolo 40: *** Capitolo Quarantesimo - Scudo nel buio ***
Capitolo 41: *** Capitolo Quarantunesimo - Rehab ***
Capitolo 42: *** Capitolo Quarantaduesimo - It's Time ***
Capitolo 43: *** Capitolo Quarantatreesimo - Linea di confine ***
Capitolo 44: *** Capitolo Quarantaquattresimo - Prima rosa ***
Capitolo 45: *** Capitolo Quarantacinquesimo - Barriere in distruzione ***
Capitolo 46: *** Capitolo Quarantaseiesimo - Barriere in distruzione (Parte Seconda) ***
Capitolo 47: *** Capitolo Quarantasettesimo - Dieci tonalità di risa ***
Capitolo 48: *** Capitolo Quarantottesimo - L'ultimo pezzo del puzzle ***
Capitolo 49: *** Capitolo Quarantanovesimo - Safe and Sound, Candles Around. ***
Capitolo 50: *** Capitolo Cinquantesimo - Questione di tempo ***
Capitolo 51: *** Capitolo Cinquantunesimo - Broken Souls ***
Capitolo 52: *** Capitolo Cinquantaduesimo - Sentimenti Intangibili ***
Capitolo 53: *** Capitolo Cinquantatreesimo - Ali per volare, radici per rimanere. ***
Capitolo 54: *** Capitolo Cinquantaquattresimo - Sorprese pasquali ***
Capitolo 55: *** Capitolo Cinquantacinquesimo - Di nuovi orizzonti e cartine geografiche ***
Capitolo 56: *** Capitolo Cinquantaseiesimo - Di nuovi orizzonti e cartine geografiche, seconda parte. ***
Capitolo 57: *** Capitolo Cinquantasettesimo - Puzzle pieces ***
Capitolo 1 *** Capitolo Primo - Nuovo inizio ***
Nuovo
inizio
Era certa di
aver trascorso le vacanze estive più tristi
della sua vita.
Era quasi sempre
stata rinchiusa in casa, in camera sua più
che altro. Silenziosa, sommersa dai suoi soli libri. Il che in
realtà non le
dispiaceva; amava leggere. E dato il tanto tempo libero che aveva avuto
per
quei due mesi scarsi, aveva potuto leggere davvero parecchio da quando
era
tornata a casa.
Sua sorella
l’aveva evitata per tutta l’estate come la peste
e i suoi genitori soffrivano molto per la situazione che si era creata
tra le
due figlie. Così, più per non dispiacere i suoi
genitori che per lei (che
oramai si era abituata al rapporto con la sorella ed era quasi immune
ai suoi
insulti che erano ordinari ormai), trascorreva la maggior parte del
tempo in
camera sua da sola. Non proprio da sola in effetti, con lei stava
sempre quella
grigia e soffice palla di pelo, il suo gatto. Truffle* non la mollava
un
secondo, in effetti. E nemmeno questo le dispiaceva.
Non aveva potuto
evitare di pensare all’unica persona che le
era sempre stata vicina, che l’aveva sempre compresa e che,
secondo lei fino a
quel maledetto pomeriggio dopo i gufo, aveva nutrito un sincero affetto
per
lei. La sua mente era così confusa adesso, non era
più sicura di aver vissuto momenti
tanto felici un tempo, data la tristezza che l’aveva avvolta
negli ultimi
tempi. Eppure doveva farsene una ragione, non poteva più
riavere il suo
migliore amico. Continuava a chiedersi il perché ma da tempo
aveva capito che
una volta cresciuti, troppe cose erano cambiate.
Loro
erano cambiati.
Lily pensava a
questo, quel pomeriggio. Pensava a Severus, e
al modo brusco in cui la loro amicizia si era spezzata, durante quel
maledetto
pomeriggio. Lui le aveva rivolto le peggiori parole che avesse potuto
rivolgerle, l’aveva chiamata sporca
mezzosangue davanti a tutta la scuola, senza battere ciglio.
Lei aveva
scrutato i suoi occhi e aveva visto solo rabbia e disprezzo in quelle
iridi
nere. Mentre pensava a quelle imperdonabili parole, a quel terribile
insulto,
una lacrima amara le era scesa lungo la guancia. Per quanto il brusco
distacco
e la fine dell’amicizia con il suo migliore amico le facesse
male, continuava a
pensare che era giusto così. Allontanarlo dalla sua vita era
la scelta migliore
che potesse fare. Lui continuava a scriverle, spesso lo vedeva
giù in giardino,
sotto la finestra della stanza di Lily e cercava di convincerla a
scendere.
Sembrava davvero triste e dispiaciuto ma ciò che lui le
aveva detto era davvero
imperdonabile, non poteva essere dimenticato. E questo Lily lo sapeva
bene.
Adesso era
giunto il momento di andare avanti. Si sarebbe
rialzata, pian piano magari, e avrebbe superato tutto. Aveva sempre
superato
tutto. Diamine, è di Lily Evans che stiamo parlando!
Intanto, mentre
si tuffava con rabbia nel suo letto per
l’ennesima volta in quel giorno di fine agosto, un uccello
picchiettava alla
finestra della piccola stanza di Lily. Un grazioso barbagianni grigio,
dall’aria piuttosto buffa, teneva legato alla zampa sinistra
una lettera che
sembrava scintillare alla luce degli ormai tenui raggi del sole, dato
che era
quasi il tramonto. Al centro vi era inciso uno stemma rosso.
I risultati dei
gufo. Erano arrivati i risultati dei gufo!
Come poteva essersene dimenticata?
*Truffle,
termine inglese che in
italiano viene tradotto Tartufo. Vi dice qualcosa? ;)
Ciao!
Cosa ne pensate? Continuo?? –Marauder11
|
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Capitolo 2 *** Capitolo Secondo - Cambiamenti ***
Cambiamenti
Lily raccolse un
po’ di coraggio e finalmente si fece avanti.
Slegò la lettera allacciata alla zampa del barbagianni con
scrupolosa
delicatezza. Aveva paura di spezzargli una zampa, dato il suo umore
più che
teso, quasi isterico per l’emozione. Più che
emozionata però, era a dir poco
terrorizzata. Tremava come una foglia. Era certa di Aver sbagliato
tutto agli
esami, aveva fatto una figuraccia durante Difesa Contro le Arti Oscure,
ed era
sicura di aver fatto una cattiva impressione all’esame di
Pozioni.
Ripensandoci, secondo lei anche le risposte al test di Erbologia erano
state
vane e troppo sintetiche… Nel frattempo, finalmente, era
riuscita ad aprire la
busta… Vi erano due pergamene: una conteneva la lista delle
cose necessarie da
acquistare per il nuovo anno, che buttò subito a terra,
l’altra invece…
Sospirò, prese un po’ di coraggio e finalmente
aprì.
GIUDIZIO UNICO
PER I FATTUCCHIERI ORDINARI
Voti di
promozione:
Eccezionale (E)
Oltre
Ogni Previsione (O)
Accettabile (A)
Voti di
bocciatura:
Scadente (S)
Desolante
(D)
Troll
(T)
LILIAN
EVANS HA CONSEGUITO:
Astronomia:
E
Cura delle
Creature Magiche:
E
Incantesimi:
E
Difesa
contro le Arti Oscure:
E
Aritmanzia:
E
Erbologia:
E
Storia
della Magia:
E
Pozioni:
E
Rune
Antiche:
E
Babbanologia:
E
Trasfigurazione:
O
Lesse parecchie
volte la pergamena, pian piano il suo cuore
allentò il battito. Andava tutto bene, aveva ottenuto ben 11
gufo, tutti con il
massimo dei voti, o quasi…
Aveva ottenuto
un Oltre Ogni Previsione in Trasfigurazione;
eppure pensava di aver fatto tutto perfettamente, almeno in quella
materia.
Pensandoci però, quella vecchia bacucca che
l’aveva esaminata aveva una rotella
fuori posto, senza dubbio. Si era dimenticata il nome di Lily almeno
cinque
volte e quest’ultima aveva dovuto ricordarglielo ogni volta,
aveva davvero
rischiato di perdere la pazienza; se glielo avesse chiesto solamente
una volta
in più, le avrebbe urlato sicuramente in faccia, e a quel
punto arrivederci
GUFO. Forse l’esaminatrice aveva notato i toni bruschi che
Lily usava ogni
volta che questa le chiedeva il suo nome, ma non era riuscita a
controllarsi,
quella mattina.
Non era stata la
gentile e calma Lily Evans di sempre.
Doveva essere
grata in effetti di aver ottenuto quel GUFO in
Trasfigurazione quella mattina, dato che aveva la testa per aria,
completamente
fuori. Tra l’altro la notte prima dell’esame aveva
pianto tutto il tempo, senza
chiudere occhio, facendo preoccupare non poco anche le sue amiche e
compagne di
dormitorio.
Per tutti quei
pensieri adesso si era dinuovo rattristata un
poco. Maledizione! La sua mente era andata dinuovo verso Severus.
Alzò
improvvisamente una mano in aria, quasi volesse scacciare dalla sua
mente
materialmente i suoi brutti pensieri, e si appiccicò in
faccia un sorriso
luminoso.
Undici GUFO,
grande.
Scese di sotto
in cerca dei suoi genitori ma trovò solo la
madre, comodamente seduta sul divano lilla a righe del piccolo
salottino di
casa Evans. Aveva l’aria stanca e preoccupata,
papà non era ancora tornato da
lavoro, ma Lily sapeva che dopo la sua notizia si sarebbe subito
ripresa.
«Mamma?
Mamma, sono arrivati i risultati dei GUFO!» disse Lily,
saltellando e agitando
la busta tra le mani
«Davvero
tesoro? Oh, finalmente! Fammi dare un’occhiata, su, calmati
Lilian, smettila di
saltare!»
«Oh, si
mamma! Ecco. C’è uno schema in cui sono illustrati
i criteri di valutazione… E
equivale a Eccezionale come vedi… E’ come se fosse
10, è il massimo dei voti!»
«Tesoro, ma
sono tutti E! Solamente una O, che sta per?»
Il volto di Lily
di prima raggiante divenne ad un tratto
leggermente imbronciato
«Oltre Ogni
Previsione, Mamma! Equivale ad un otto o un nove…»
La madre notando
l’espressione imbronciata della figlia, le
scoccò un sonoro bacio sulla fronte e la strinse tra le sue
braccia. «Sono fiera di
te, tesoro. Sei stata
bravissima!»
Il viso di Lily
finalmente si riaccese di gioia. Le parole
della madre avevano sempre avuto un effetto benefico, miracoloso su di
lei. Il
suo scopo era sempre stato rendere fieri i suoi genitori di lei; gli
era
davvero grata per l’opportunità che le avevano
dato di frequentare la scuola di
magia e stregoneria di Hogwarts. Sapeva che soffrivano molto la sua
mancanza
durante l’anno, come a lei mancavano loro
d’altronde, quindi il suo impegno
costante per lei era un modo per ringraziarli per il mondo che le
avevano
permesso di scoprire. E Marion e Philip Evans erano fieri di lei
più di quanto Lily
potesse immaginare.
Al ritorno a
casa di papà, quella sera Lily ricevette altre
coccole per gli ottimi voti ottenuti.
«Tesoro,
vorresti che ti accompagnassi a Diagon Alley domani? Devi ancora
comprare la
roba di scuola, no?»
«Oh si!
Sarebbe magnifico! Partiamo presto papà?»
«Verso le
nove fatti trovare pronta, scricciolo. Va bene?»
«Benissimo,
capo! Ai suoi ordini!» disse
Lily, con aria solenne, prima di scoppiare a ridere. Il padre
ovviamente, come
sempre, la seguì a ruota.
Le due teste
rosse spuntavano dal divano di casa Evans e
sprizzavano gioia da tutti i pori. Marion sorrideva di cuore sentendo
la figlia
finalmente ridere con il padre. Quell’estate era stata molto
triste per tutti
loro, dato il malumore di Lily. Stava passando un brutto periodo, il
suo
sguardo era sempre vacuo e i suoi occhi sempre arrossati, ma nessuno
sapeva il
perché.
Finalmente
adesso Marion scorgeva un angolo di sole
all’orizzonte. Forse le cose sarebbero tornate alla
normalità, forse la piccola
streghetta di casa sarebbe tornata ad essere la ragazza vivace e tosta
che era
sempre stata.
Casa Evans
emanava un bagliore di tranquillità adesso, che
non proveniva certo dalla maggiore delle figlie. Petunia, infatti, era
rimasta
nascosta dietro la porta del piccolo salottino. I suoi occhi azzurri
erano
umidi e terribilmente tristi e i suoi lunghi capelli biondo scuro tutti
arruffati. Quel mostro aveva
ottenuto
dinuovo tutta l’attenzione dei suoi genitori. Ma per fortuna
se ne sarebbe
andata presto da lì. Mancavano quattro giorni al primo
settembre.
Note:
Hellooouuww!
:3
Devo dire
che questo capitolo mi sembra del tutto inutile, non mi convince per
niente. E’
un capitolo di transizione però, ritenevo fosse necessario
scriverlo! E’
concentrato come potete vedere sul rapporto che ha Lily con i suoi
genitori e
si chiariscono anche certi aspetti del suo carattere. A casa
è una ragazza
insicura, scherzosa, dolce, molto responsabile e anche parecchio
premurosa nei
confronti dei suoi genitori.
Grazie ad AGATHA BLACK per aver recensito, sei
stata gentilissima :D
Grazie ovviamente anche a chiunque abbia letto silenziosamente, messo
tra le seguite e le ricordate. GRAZIE, MI AVETE DATO CORAGGIO! -M11
|
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Capitolo 3 *** Capitolo Terzo - Speranza ***
Capitolo
terzo - Speranza
Aveva smesso
di sventolare la mano ai suoi genitori che, come ogni anno, la
salutavano in
lacrime mentre partiva per la scuola; quest’anno avrebbe
trascorso il sesto
anno ad Hogwarts. L’espresso per Hogwarts aveva appena
svoltato l’angolo.
Sospirò. Doveva trovare uno scompartimento, e doveva farlo
da sola dato che
ancora non aveva visto né Mary né tantomeno le
altre.
Iniziò
a
camminare per lo stretto corridoio e non fu facile trovare uno
scompartimento
vuoto. Era sfinita, il suo baule era troppo pesante e desiderava
davvero trovarne
uno. Finalmente, giunta al penultimo vagone trovò
l’oggetto dei suoi desideri.
Subito entrò, scaraventando con poca grazia il suo baule
sotto al sedile su cui
dopo si sedette sfinita.
Si era appena
sistemata sul sedile e, mentre aveva volto lo sguardo fuori dal
finestrino per
ammirare il paesaggio, sentì un gran fracasso fuori in
corridoio. Sbuffò e
imprecò, non le andava proprio di alzarsi. Subito dopo,
contro ogni sua volontà
si alzò e sfoderò la bacchetta; era un prefetto,
doveva controllare cosa
diavolo era successo.
Non lui, ti
prego, non lui.
La scena che
le si parò davanti non fu gradevole ai suoi occhi anche se,
parecchi che si
erano affacciati dagli scompartimenti di quel vagone, ridevano a
crepapelle.
C’entrava proprio lui, assurdo! Quell’idiota di
Potter stava spiaccicato sulla
moquette a terra, sopra di lui il povero Peter e il suo baule
sembravano
schiacciarlo. Sirius rideva di gusto salutando con un cenno solenne del
capo
tutte quelle galline che gli facevano gli occhi dolci, a quanto pare
tutto quel
baccano era opera sua e loro, piuttosto che infastidirsi dato che prima
di quel
baccano regnava un gran magnifico silenzio e chiunque si sarebbe
spaventato per
il gran botto, continuavano a starnazzare. Ah, che razza di idiote!
«Dieci
punti in meno a Grifondoro
Black, per aver creato tutta questa confusione dopo SOLI quindici
minuti dalla
partenza. Credo tu abbia battuto il record dell’anno scorso.
Su, Pet, rimettiti
in piedi. Potter, alzati immediatamente. Non voglio ripeterlo
un’altra volta… Oh,
Rem! vieni qui, fatti abbracciare»
Il
povero Remus stava appostato proprio dietro
di loro già disperato e con una vena pulsante sulla tempia.
Lo avevano già
fatto infuriare. Il tono di Lily
cambiò durante quel dialogo un mare di volte. Prima fu
furiosa con Black, poi
gentile con Peter e poi nuovamente severa e stufa con Potter. Infine
divenne dolce
e sorridente, grazie a Remus.
Remus
appena udì la voce di Lily corse ad abbracciarla,
scavalcando agilmente i corpi
dei suoi amici che giacevano ancora a terra, furenti per il gesto di
indifferenza di Remus, che aveva, nell’intento di andare a
salutare più in
fretta possibile la sua amica, schiacciato la mano di James che ora
imprecava.
«Lils, come stai?» le sussurrò Remus
all’orecchio mentre era stretto nel suo
abbraccio. «Adesso va meglio, Rem, grazie. » gli
sorrise sinceramente lei, e
lui per tutta risposta, fece uno dei suoi sorrisi a trentadue denti.
«E tu come
stai?»
«Oh
io bene, grazie Lily. Hai per caso visto uno scompartimento vuoto? Non
riusciamo a trovarne uno, giriamo da quando siamo partiti.»
Lei,
gentile com’era, disse che aveva occupato uno scompartimento
poco prima e che
se lui voleva, poteva stare con lei dato che era sola. Non pensando
però che
era in compagnia dei due scalmanati e di quella povera vittima, Peter.
Prima
che la voce di Remus potesse risponderle che magari si, avrebbe
accettato il
suo invito, una voce meno gradevole alla rossa giunse alle sue orecchie.
«Lily
cara, molto gentile da parte tua! Hai sentito Sirius? Lils ci
ospita!»
«Non
mi pare di aver invitato te, Potter. E poi io per te sono Evans, solo
E-V-A-N-S.
Capito?»
Un’alta
ed elegante figura spinse a lato James e con passo baldanzoso si
parò davanti
al viso di Lily, facendola arrossire per la troppa vicinanza. I loro
nasi quasi
si sfioravano.
«Evans,
noi siamo un pacchetto completo. Siamo i malandrini,
comprendi?»
Potter
sembrò infastidito da quel gesto ma cercava di non darlo a
vedere, Remus
sospirò, notando la vena pulsante alla tempia di Lily. Stava
per scoppiare ed
erano ancora le undici e venti. Era sicuro che a breve li avrebbe
schiantati,
avrebbe ucciso chiunque l’avrebbe ostacolata
nell’intento, oltretutto. Remus
deglutì e si fece coraggio, prima di provare a calmarla.
«Lils,
abbi pietà di lui, ti prego. Tanto noi
tra dieci minuti dobbiamo andare nello scompartimento dei prefetti,
ricordi?
Dieci minuti. Solo dieci minuti, passeranno in fretta,
vedrai.» Remus sorrise
rassicurante e speranzoso e Lily, alla vista dell’amico, non
poté rifiutare. Si
scostò e fece entrare Remus e Peter e, mentre i due si
stavano sedendo nello
scompartimento, Lily fulminò con lo sguardo Black e Potter
che stavano ancora
fuori in corridoio. I due sorrisero come due veri angioletti e Sirius
disse,
cercando di adularla
Prima le
signore,
ovviamente.» e fece un inchino. Inutile dire che lei non lo
degnò nemmeno di
uno sguardo ed entrò totalmente indifferente.
«Sta tranquilla,
vedrai! Si faranno
vedere!»
Erano appena
usciti dal vagone dei prefetti e Lily, mentre
pattugliava i corridoi insieme a Remus, ne approfittò per
cercare le ragazze.
Inutile dire che non le aveva trovate, chissà dove si erano
cacciate quelle
quattro!
Finito il giro
di pattugliamento, ritornarono al loro
scompartimento.
La vista di Lily
quando aprì la porta scorrevole, fu
offuscata da una cascata di riccioli biondo grano. Sentì
delle urla e pian
piano distinse delle voci. Mary le era praticamente saltata addosso e
anche
Alice poco dopo. Emmeline e Marlene squittivano eccitate dietro di
loro,
aspettavano di poterla abbracciare.
«LIIIILSSS!!!
Ciao splendore, come
stai? Sono così tanto felice di rivederti finalmente!»
Esclamò Mary molto velocemente dopo averla lasciata andare.
Lily assunse un cipiglio severo, era ancora arrabbiata, erano
praticamente
scomparse fino ad allora!
Si mise a
braccia conserte e aggrottò le sopracciglia «
Finalmente, hai detto bene! Si
può sapere dove diavolo vi siete
cacciate? Vi ho cercate per un sacco di tempo! Sono stata davvero
preoccupata
per voi!»
urlò la rossa.
A quel punto
giunse alle sue orecchie la voce rassicurante di
Alice «Tesoro, ci
dispiace. E’ stata colpa mia! Mi sono sentita male
e così appena siamo salite sul treno le ragazze mi hanno
accompagnato nel
vagone dell’infermeria, scusami! Non appena mi hanno rifilato
una pozione
rigenerante la mia nausea è svanita e siamo corse a cercarti
ma eri già nel
vagone dei prefetti, non ti abbiamo voluta disturbare! Sai che soffro
molto i
viaggi in treno…»
Oh, ma certo!
Non aveva controllato in quel vagone… Che
sciocca, ripensandoci si era dimenticata delle crisi che Alice aveva
ogni volta
che salivano sul treno o su qualsiasi altro mezzo. Una volta, mentre
erano in
giro per la Londra babbana, avevano preso tutte insieme un taxi ed
erano dovute
scendere immediatamente, dato che dopo pochi metri di viaggio a bordo
dell’auto
il viso di Alice si era già fatto verde per il malessere.
Mentre era immersa
nei suoi pensieri, scorse i visi dispiaciuti delle sue amiche Emmeline
e
Marlene, che si erano tirate indietro per la reazione furente di Lily.
«Oh,
beh… questo è il vostro giorno
fortunato, suppongo. Su, Lene, Em! Non volete più
abbracciarmi? fatevi
stritolare per benino!»
«AHIA!» Con passo poco
felpato, Lily era
saltata addosso alle ragazze che erano sedute sul sedile destro dello
scompartimento. Dopo l’urlo di dolore di Emmeline erano
scoppiate tutte a
ridere e si abbracciavano affettuosamente.
I
ragazzi, di fronte a loro, sorridevano. Remus guardò fuori
dal finestrino. Forse quell’anno non sarebbe stato
così male come il
precedente.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo Quarto - Tutta colpa (o merito?) di Truffle ***
Capitolo
quarto – Tutta colpa (o merito?) di Truffle
«Truffle!
Merlino,
Truffle, dove sei finito?»
Ad un tratto
qualcuno spalancò la porta, Alice con aria
preoccupata raggiunse Lily che sembrava disperata mentre metteva la
stanza
sotto sopra, lanciando qualsiasi cosa che le capitasse a tiro in aria.
«Lily, che
succede? Le tue urla si sentono dalla sala comune! Ti serve una mano?»
Lily
guardò l’amica con aria colpevole e uno sguardo
molto
triste, improvvisamente scoppiò in lacrime tra le sue
braccia. «Oh, Alice! Sono
così
irresponsabile, così sciocca! Non lo vedo da quando sono
salita sul treno!
Cercavo voi, poi è arrivato quel Potter, la riunione dei
prefetti… Poi mi sono
addormentata e mi sono completamente dimenticata di lui, ci ho pensato
solo
adesso! Che razza di ingrata sono? Solo lui mi è stato
vicino per tutta
l’estate!»
«Lily cara,
stai per caso parlando di Truffle? No perché se è
così, devi stare
assolutamente tranquilla. Proprio poco fa l’ho visto giocare
con Potter giù in
sala comune, a differenza tua Truffle adora Potter e…»
Ma Lily non
sentì cos’altro Alice aveva da dire, furente
uscì
dal dormitorio e si precipitò giù di sotto, in
sala comune. Sirius la vide
scendere e dato che non vide subito la sua espressione furente,
rischiò per la
seconda volta di morire quel
giorno,
questa volta inconsapevolmente
«Oh, guardate
chi c’è! Prefetto Evans! ma che diavolo…»
Ma
per sua fortuna, quella sera, Lily aveva occhi solo per Potter,
infatti…
«POOOTTEEEERRR!» Per
l’urlo di Lily, James, che non
si era accorto che lei fosse arrivata in sala comune, saltò
in aria e persino
gli occhiali gli caddero dal viso. Tutta la sala comune rideva, quei
due
avevano già iniziato a dare spettacolo. James si
alzò immediatamente e assunse
una posizione quasi da soldato, Alla vista della rossa furente, e
iniziò a
balbettare «N-non
s-s-sono stato i-io! Lo giuro!
«Dove diavolo
è il mio
gatto?»
«Oh, Truffle?
L’ho
trovato sul treno quando sono sceso, era spaesato, sembrava si fosse
perso così
l’ho preso con me con l’intenzione di portartelo ma
poi ehm… me ne sono
dimenticato, mi sono messo a giocare con lui e… Oh,
è così un caro gatto, vero
Sirius?»
«Io
odio i gatti, lo dovresti sapere Jam.» rispose Sirius gelido
e guardando malissimo
Truffle che era appostato tra le gambe di James; il gatto rispose
soffiando
minaccioso in direzione di Sirius. Lily dopo l’affermazione
di Black non si era
per niente calmata, anzi.
James aveva un
espressione terrorizzata stampata in viso; le sue
intenzioni erano state più che buone ma si era davvero
dimenticato di portare
il gatto a Evans, si era messo a giocare con lui e il tempo era passato
veloce,
era così simpatico! Gli aveva fatto compagnia e lui per
ringraziarlo lo aveva
accarezzato tutto il tempo. James gli aveva anche dato da mangiare, e
Truffle
gli era ancora più riconoscente. Amava James e questa non
era una novità. Non
era una novità nemmeno che Lily non tollerasse questo amore
del suo gatto per
il suo acerrimo nemico: James.
«Oh
Lils, lascia
stare James! Gli ha anche
dato da mangiare! E non l’ha lasciato sul treno, è
con te adesso, no?» le disse Mary
supplichevole e stanca già il primo giorno delle reazioni
secondo lei esagerate di Lily nei
confronti di
James. Lui non era certo un santo, fin dal primo anno gliene aveva
combinate
davvero di tutti i colori, ma questa volta non si meritava davvero di
essere
sgridato così davanti a tutti.
Lily aveva in
quel momento un dibattito interiore. Da una
parte si sentiva quasi in dovere di ringraziare James,
dall’altra voleva
strozzarlo. Quel ragazzo le provocava sempre una confusione tale in
testa! Non
capiva mai come si doveva comportare, anche perché lui
stesso non aveva un
atteggiamento stabile e definito in presenza di Lily. A volte si
comportava da
sbruffone, si beffava di chiunque le capitasse a tiro e la infastidiva
maggiormente invitandola ad uscire, continuamente, fino a stremarla,
con quello
stupido sorriso beffardo stampato in faccia di chi è sempre
stato abituato a
non ricevere un rifiuto. Aveva tutte le ragazze di Hogwarts ai piedi,
ma non si
stancava mai di importunare il prefetto Evans di Grifondoro.
Altre volte, ma
capitava molto raramente, sembrava tutt’altro
che sbruffone e pieno di sé; si dimostrava gentile ed
educato… Ma no Lily, che
dici? James Potter GENTILE? Stai delirando, si vede che sei sfinita!
Durante tutto
quel monologo interiore si era imbambolata con
un espressione indecifrabile in viso mentre fissava Potter, tanto che
Remus e
Mary stavano iniziando a preoccuparsi e continuavano a sventolarle una
mano
davanti al viso per farla riprendere dallo stato catatonico in cui si
trovava.
Per la gioia dei due, finalmente si ridestò e
mormorò poche parole, a voce
bassissima «Ehm, ok.
Gr-gr-grazie» prese in braccio Truffle che miagolò in direzione di James, e si diresse
a grandi falcate verso la scala a chiocciola che portava ai dormitori e
sparì.
«Ha davvero
detto grazie, Remus? No, non può essere. Devo essermi
sbagliato. Tu l’hai
sentito Jam? Jam?!»
Sirius aveva
riso incredulo per ciò che aveva mormorato Lily;
non prima di notare lo stato in cui si trovava James.
Aveva un
colorito pallido, gli occhi sbarrati e la bocca
aperta a formare una perfetta O da quando Lily aveva iniziato a
fissarlo.
Sembrava l’avessero schiantato.
«Sirius,
lascialo stare, si riprenderà.» sorrise
Remus soddisfatto, prima di avvicinarsi a James per sussurrargli «Non capita tutti
i giorni di
sentire la ragazza di cui sei innamorato rivolgersi a te gentilmente,
vero
Ramoso? Lily ha fatto centro.»
James
sembrò svegliarsi di colpo dopo aver sentito il nome
“Lily”; guardò Remus con finta
indifferenza e disse «Sciocchezze,
Remus. Io non mi
innamoro, tanto meno di lei. Lo sai che è solo una sfida,
è sempre stato così.»
Il suo tono
però divenne nervoso, quasi un crescendo, e la
sua voce si fece man mano più stridula, era davvero comico;
agli occhi di Remus
non sembrava poi così tanto indifferente, il caro James.
Specie quando, dopo
essersi incantato per altri cinque minuti a fissare il vuoto, rivolse a
Remus
uno sguardo imbronciato e si alzò di scatto, chiudendo il
libro aperto che
aveva in grembo molto violentemente.
«Ma
che ha?» chiese Sirius preoccupato a Remus.
«Oh
niente Felpato, niente. Si sta solamente svegliando.»
Sirius
lo guardò con sguardo interrogativo, poi decise di
continuare la sua
conversazione con Emmeline riguardo ai kit di manutenzione per le scope
da
corsa.
Il
sorriso più malandrino mai visto sulla faccia della terra si
stampò sulla
faccia del prefetto Remus Lupin che aveva capito tutto prima di
chiunque altro.
Ed era ancora il primo settembre.
Sarebbe
stato davvero un anno migliore quello.
Ciao a tutti! Ringrazio
coloro che anche silenziosamente leggono la mia storia, coloro che
hanno recensito, l'hanno inserita tra ricordate, seguite, preferite..
Non ricevo una recensione però da un po' e mi piacerebbe
sapere cosa ne pensate. Ovviamente sono ben accetti sia pareri negativi
che positivi, entrambi mi possono servire da sprone ma anche da spunto
per continuare a scrivere. Grazie per l'attenzione :) -Marauder11
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Capitolo 5 *** Capitolo Quinto - Un risveglio movimentato ***
Capitolo Quinto
– Un risveglio movimentato
La mattina del
due settembre tutto procedeva regolarmente in
Sala Grande.
Alle otto e un quarto, quasi tutte le
case erano giù a fare
colazione, tutto procedeva regolarmente. C’era chi parlava
con un amico, chi
aveva finalmente incontrato qualcuno che non aveva visto durante il
primo
giorno nell’Espresso. I professori capi delle Case
distribuivano gli orari
delle lezioni a ciascuno studente. Sembrava davvero che andasse tutto
bene.
Su, più precisamente
dietro il ritratto della Signora
Grassa, qualcuno non si era svegliato di buon umore, qualcun altro non
si era
invece proprio svegliato.
-Dormitorio
femminile del sesto anno-
08:35
Alice
russava forte, Emmeline aveva la testa che penzolava nel
vuoto, Marlene borbottava nel sonno, Lily dormiva profondamente assorta
nel suo
sogno: saltava da una nuvola all’altra, ridendo come mai
aveva fatto in vita
sua. Sul suo viso, mentre dormiva, era stampato un sorriso da ebete.
Mary
però, stava per svegliarsi. Aveva il vizio di aprire un
occhio alla volta, li abituava pian piano alla luce che entrava dalle
finestre.
Quel giorno nessuna luce sembrava filtrare, fuori c’era un
gran bel temporale.
Ma Mary non sapeva che stesse piovendo; vedendo quasi il buio fuori
dalla
finestra, pensò che fosse ancora notte o comunque appena
l’alba. Mentre
spostava la testa dalla finestra al cuscino per potervi sprofondare
dinuovo
sperando che potesse dormire ancora un po’, notò
la sua sveglia.
Ah, le
otto e trentacinque. Era ancora presto, poteva dormire un
po’…
Man mano
che pensava a quei numeri, cadeva sempre di più nei suoi
sogni… Otto e trentacinque, otto e trentacinque, otto e
trentacinque… Ma poi,
improvvisamente realizzò l’irrealizzabile.
Un
momento. Otto e
trentacinque?
«OTTO
E TRENTACINQUE?! MALEDIZIONE!» urlò. Le ragazze,
sentendo il
suo urlo mugugnarono nel sonno ma nessuno di loro comunque si
svegliò. Lily soprattutto,
fu totalmente indifferente all’urlo di Mary. Aveva il sonno
pesante.
Scese dal
letto inciampando nella stessa coperta che l’aveva
avvolta ma non se ne curò; mentre stava ancora sdraiata a
terra, alzò una mano
verso il letto di Emmeline, che stava alla sua destra, e
iniziò a muovere il
materasso cercando di svegliarla «Em, Em! Malezione, alzati!
Sono le otto e
trentacinque!» Involontariamente Mary diede uno schiaffo in
faccia a Emmeline
nel tentativo di svegliarla che, come avevamo detto prima, aveva la
testa a
penzoloni. Non ebbe un dolce risveglio, ma sicuramente, dato il gesto
brusco di
Mary, fu immediato.
«Ma
che diavolo… Mary, ma cosa ti salta in mente?»
Emmeline
emerse dalle coperte con cinque dita stampate in faccia,
furiosa. Emmeline Vance era una ragazza tranquilla, molto bella ed
elegante,
che non perdeva mai la compostezza. Era cresciuta in una famiglia di
Purosangue
che l’avevano educata all’eleganza e alla calma,
che vanno mantenute in
qualsiasi situazione. Ma Emmeline era come un vulcano semi-attivo; non
scoppiava mai, sapeva sempre mantenersi impassibile anche nelle
situazioni più
catastrofiche; ma quando lo faceva, nessuno poteva calmarla.
Si
alzò dal letto e, quando notò la sveglia che
segnava le otto
quasi e quaranta, emise un urlo, molto più stridulo di
quello di Mary, che si
sentì per tutta la torre di Grifondoro
«AAAAAAAARGHH!»
Alice,
all’urlo di Emmeline, cadde dal letto e batté con
poca
grazia la testa sul pavimento, provocandosi un bernoccolo sulla fronte
mai
visto. Si avvicinò preoccupatissima alle due amiche che
sembravano disperate,
cercando di calmarle ma non capì il motivo della loro
profonda inquietudine,
dato che entrambe farfugliavano e lo facevano insieme; in
più Emmeline
continuava a massaggiarsi il viso. Poté capire
l’oggetto dei loro turbamenti
quando Mary distrattamente indicò la sua sveglia. Alice non
aveva una vista
eccellente, da lontano non riusciva a vedere una mazza, così
quando vide da
lontano che la sveglia di Mary segnava le otto e quarantuno, si
avvicinò molto cautamente
ad essa quasi fosse un mostro e potesse attaccarla da un momento
all’altro.
Appena fu giunta davanti al comodino, e si accorse che purtroppo la sua
vista
non l’aveva tratta in inganno, entrò nel panico
come le altre due e iniziò a
lanciare in aria di tutto, e allo stesso momento cercava di svegliare
Marlene e
Lily, che erano ancora addormentate, la seconda nel mondo dei sogni
addirittura.
Marlene invece iniziava a svegliarsi. Alice le disse con poca grazia
che erano
le otto e quaranta e subito lei, come colta da
un’illuminazione, si alzò e
iniziò a correre verso il bagno. Le altre, vedendo che stava
precipitandosi a grandi
falcate in direzione del bagno, si ridestarono e iniziarono a correre
anche
loro verso la stessa direzione. Se fosse entrata in bagno per prima
Marlene,
nessuna di loro sarebbe più riuscita ad uscire di
lì in tempo. Marlene aveva il
terribile vizio di passare ore e ore in bagno; se fosse riuscita ad
entrare,
sarebbe giunta la fine per tutte loro. Mentre le quattro Grifoncine
correvano,
come si usava correre tra i babbani il primo giorno di saldi per
accalappiarsi
la merce migliore, Marlene sbattè violentemente il mignolo
del piede sullo
spigolo del comodino di Alice. Cadde a terra e trascinò con
sé le amiche.
Iniziò uno scontro avvincente tra loro e inutile dire che lo
scontro fu vinto
da Mary, che era la più forte e la più abile
fisicamente; non per nulla giocava
nella squadra di quidditch di Grifondoro.
Le tre,
mentre assaporavano ancora a terra l’amaro sapore della
sconfitta, notarono finalmente che una di loro non si era ancora
svegliata.
Lily, dopo tutto quel fracasso, dormiva ancora beata nel suo letto.
Subito si
alzarono, sembravano sincronizzate, e si precipitarono
verso il letto dell’amica. Dato che le avevano davvero
provate tutte per farle
aprire gli occhi e questa ancora non si svegliava, ‘Lene
decise di prendere una
decisione drastica.
«Aguamenti!»
«AAAAAAAAAAAAAAAAARGGHHH!»
Appena
Lily aprì gli occhi, non solo si ritrovò zuppa
d’acqua fino
al midollo, ma le si parò davanti una scena indimenticabile:
Alice, alla destra
del suo letto, aveva un enorme bernoccolo sulla fronte che minacciava
di
scoppiare; Emmeline, alla sua sinistra, esibiva cinque affusolate dita
stampate
in faccia; Marlene si allontanava dal suo letto zoppicante in direzione
del
bagno per prepararsi, dato che Mary era appena uscita ed era pronta;
mostrava
però in viso un broncio da paura.
«Che
cosa diavolo vi è preso, eh? Siete mica matte?»
«
Lils, scusaci ma sono le otto e quarantatré e tu non volevi
saperne di svegliarti! Le abbiamo davvero provate tutte»
«CoOoOoOsaaa?
Le otto e quarantatré? Perché non mi sono
svegliata?»
Si alzò
gocciolante dal
letto, stava morendo di freddo. Alice ed Emmeline stavano finendo di
vestirsi,
mentre Mary e Marlene erano già pronte. Lily
entrò in bagno e cercò subito un
rimedio per i suoi capelli che si erano increspati per
l’acqua gelida che le
avevano gentilmente buttato
addosso
le sue compagne di stanza nel tentativo di svegliarla. Decise infine di
fare
una coda alta, ma i suoi capelli sembravano come elettrizzati, le
uscivano
ciocche da ogni punto della sua testa. Non aveva molto tempo per
cercare di
riparare però, quindi uscì dal bagno
già “pronta”.
«Finalmente
Lily, è tardissimo e dobbiamo ancora scendere a
prendere gli orari in Sala Grande. La McGranitt ci starà
cercando. Per Salazar,
sarà furiosa!»
Tutte e
cinque le Grifondoro del sesto anno si precipitavano
velocemente dalle scale, non notando che anche qualcun altro aveva
fretta
quella mattina, e si trovava proprio lungo il loro tragitto. Prima che
potessero fare qualcosa, le ragazze si scontrarono con degli individui
a loro poco
simpatici, specie a Mary e Lily, che furono le vittime sacrificali
dello
scontro. La prima finì addosso a Sirius Black, la seconda a
Potter.
Potter!
No, ancora lui? Certo, le aveva evitato di rotolare dalle
scale dato che l’aveva prontamente afferrata per i fianchi;
Lily l’avrebbe
quasi ringraziato se non avesse visto quel ghigno stamparsi in faccia
di quel
maledetto! E quello sguardo, quel suo sguardo che si spostava dalle sue
mani
che reggevano i fianchi di Lily e gli occhi della stessa. Lily
arrossì
furiosamente. Non solo per l’imbarazzo, no; soprattutto per
la rabbia.
«RAZZA
DI IDIOTA! NON TOCCARMI, TOGLI QUELLE MANACCE DAL MIO
CORPO, LURIDO SCHIFOSO DI UN POTTER!» questo, visibilmente
terrorizzato e
deluso dalla reazione della rossa, tolse le mani dai fianchi di lei
senza però
staccarle gli occhi di dosso. Lily si alzò aiutata da
Emmeline e Alice, mentre
Lene aiutava Mary a tirarsi su dopo aver tirato uno scappellotto a
Sirius
perché la guardava con sguardo maniacale da quando lei gli
era accidentalmente
caduta addosso.
I due
gruppi si ridestarono e si fecero dei lievi cenni del capo
come per salutarsi, (Lily scoccò un sonoro bacio sulla
guancia di Remus,
provocando occhiatacce in direzione proprio di quest’ultimo
da parte di un certo James Potter)
e si avviarono
insieme verso la Sala Grande. La McGranitt li aspettava davanti al
portone con
uno sguardo da furiosa omicida, sbattendo ritmicamente un piede sul
pavimento.
«Oddio,
l’hanno appena rilasciata da Azkaban? Ha uno sguardo da
omicida…Non dovrebbero rilasciare così in fretta
gente così» disse Sirius a
bassa voce sghignazzando in direzione di James. Purtroppo le parole non
sfuggirono all’insegnante
«Signor
Black, ringrazi che io non l’abbia ancora spedito ad
Azkaban per tutto quello che ha combinato lei in questi anni. Stasera
alle otto
in punto nel mio ufficio, sei in punizione. Puntuale, non accetto altri
ritardi. Ah, e cinque punti verranno tolti ad ognuno di voi per il
terribile
ritardo! Che figure mi fate fare? L’intero sesto anno di
Grifondoro in ritardo
alla prima ora! Ed è solamente il primo giorno di
scuola… Dunque, in prima ora
avete tutti Trasfigurazione con la sottoscritta, vi darò i
vostri orari alla
fine della mia lezione. Ora, seguitemi»
L’ingresso
dei dieci Grifondoro non fu per tutti fiero e maestoso.
Frank entrò per primo in classe con il viso rossissimo per
la vergogna; James e
Sirius mandavano cenni del capo a chiunque sorridendo, come se fossero
appena
stati proclamati vincitori di chissà quale competizione;
Remus guardava gli ultimi
due con sguardo furente; Peter cercava di mimetizzarsi anche lui per la
vergogna dietro le spalle di Remus.
Le
ragazze, al loro ingresso, provocarono risatine e sguardi
perplessi da tutti i presenti in aula, non a caso sicuramente. Infatti
Lene
entrò zoppicante, qualcuno bisbigliò che
somigliava ad un certo Auror di nome
Moody per la camminata; Emmeline esibiva ancora le cinque dita di Mary
stampate
in faccia; quest’ultima invece, attraversava l’aula
a grandi falcate ed era
furiosa, sembrava stesse per esplodere; Lily sembrava avesse preso la
corrente,
tanto i suoi capelli si erano fatti crespi e si erano rizzati in aria;
Alice
aveva un bernoccolo viola in testa da far paura. Quella giornata non
prometteva
davvero nulla, nulla di buono.
-Dormitorio maschile del
sesto anno di Grifondoro, 08:38-
«AAAAAAAAAAAAAAAARGHH!»
Un urlo
in lontananza aveva svegliato Remus che si era alzato e
aveva afferrato prontamente la bacchetta poggiata sul comodino.
Proveniva dalla
stanza accanto, quella dell’altra torretta delle ragazze del
sesto anno. Voleva
andare a chiedere loro cosa era successo ma, per un motivo ben preciso
non poté
farlo.
Osservò
l’orologio di James posato sul comodino accanto al suo,
segnava le 08:39.
«Porca
Tosca! Jamie, svegliati! E’ tardissimo!»
Questo
per tutta risposta, si girò dall’altra parte,
ignorando
bellamente la voce di Remus che iniziò a scuoterlo invano.
Non sarebbe mai
riuscito a svegliarlo da solo, così decise di svegliare
Peter e Frank. Peter si
diresse a passo strascicato in bagno, aveva ancora gli occhi chiusi.
Chiuse
alle sue spalle la porta a chiave. Frank invece, decise di aiutare
Remus nel vano
tentativo di svegliare quelle due canaglie di Sirius e James.
Mentre
Frank provava a svegliare James, Remus si diresse nel letto
a fianco, e tentò di svegliare Sirius, che continuava a
mugugnare nel sonno le
seguenti parole.
«Ahh,
Minerva, su! Non si preoccupi, nessuno saprà di
noi… Sa, mi
sono innamorato dei suoi mitici zenzerotti fin dal primo giorno di
punizione,
ma non avevo ancora notato i suoi splendidi occhi verdi. Posso
chiamarla
Minnie…?»
Remus, a
queste parole, non poté trattenersi e scoppiò in
una
fragorosa risata. Cercò intorno la videocamera di James, un
aggeggio babbano
che era stato incantato dal padre di quest’ultimo per far
sì che funzionasse ad
Hogwarts. Non lo trovò, dato che nel baule di James regnava
il caos. Ah, quanto
avrebbe voluto riprendere quel momento!
«Frank,
si è svegliato?»
«No
Rem, ma lo farà presto… Mi sono stufato, ogni
giorno la stessa
storia… Levicorpus!»
Il povero
James, che fluttuava intorno al suo letto a baldacchino
a penzoloni, si svegliò urlando.
«Lily no, ti prego, mettimi
giù!... Ah, siete stati voi,
maledetti, mettetemi giù!»
Remus notò che James
appena sveglio aveva fatto il nome
della rossa, era stata la sua prima parola. Lanciò uno
sguardo eloquente in
direzione di James come per dirgli “Visto
che ho ragione io?” e chiese a Frank di farlo
scendere. James cadde a terra
con un tonfo non indifferente, si alzò da terra con il
sedere dolorante e
cominciò a vestirsi brontolando parole non gentili in
direzione di Remus, chissà
perché ce l’aveva con lui.
Sirius invece, proprio non ne voleva
sapere di svegliarsi.
Continuava a ripetere a tratti regolari il nome della loro
professoressa di
Trasfigurazione, ora accompagnato da parole gentili ora da insulti.
Ciò fece
ridere James e Frank ma Remus si era già stancato di
sentirlo brontolare.
Possibile che doveva fare sempre da balia a tutti loro?
Così, si giocò l’ultima
carta. Si
schiarì la gola e subito dopo
si puntò all’altezza del pomo d’adamo la
bacchetta «Sonorus. Signore e signori, la torta di
melassa è servita!»
Sirius si alzò di botto e
iniziò a girare la testa
alternativamente a destra e sinistra, cercando l’oggetto dei
suoi desideri, la
sua torta preferita. Capendo l’inganno saltò
addosso a Remus e iniziò a dargli
numerosi scappellotti poco gentili. A quel punto intervenne James che,
con fare
solenne disse
«Remus,
Sirius. Possibile che dobbiate sempre azzuffarvi?
Su, o faremo tardi per colpa vostra!»
Subito Remus si alzò e
diede uno spintone a James e gli
disse «Dà
un’occhiata alla sveglia, idiota. Siamo già in
ritardo! Sono le otto e
quarantasette!»
James e
Sirius sventolarono una mano in direzione di Remus come se
avesse detto qualcosa di trascurabile e in poco tempo furono pronti,
così come
Remus e Frank.
All’improvviso
Sirius fu colto da un’illuminazione
«Dov’è finito
Pet?»
«E’
in bagno Felpato, in effetti da parecchi minuti ormai. Pet,
sbrigati! Dobbiamo scendere subito.»
Misero le
borse in spalla e si diressero verso il bagno, dove più
di qualche minuto prima era andato Peter che usava farsi la doccia la
mattina
(tutti gli altri ritenevano opportuno farlo la sera, la mattina erano
sempre di
fretta, ma Peter diceva che per lui era necessario farla la mattina
perché solo
così riusciva a svegliarsi) con in mano i vestiti e le
scarpe. Doveva essere
pronto ormai. James bussò alla porta «Pet, esci di
qui dai, è tardi, dobbiamo
andare!»
Nessuna
voce di risposta però sopraggiunse alle orecchie dei
quattro, che a quel punto si guardarono con sospetto. Sembrava che non
ci fosse
nessuno dietro la porta. Poteva essersene andato mentre loro
scatenavano il
putiferio? No, non era da lui… «Pet, va tutto
bene?» disse Remus.
Notarono
che da dietro la porta si sentiva un rumore continuo,
quasi un fruscio, regolare. Cosa diavolo c’era in quel
maledetto bagno? Il
fruscio sembrava farsi a tratti più forte, ma continuava ad
essere regolare. «Ah,
al diavolo la privacy! ALOHOMORA!» Sirius, risolutivo, decise di aprire
la porta con un colpo di bacchetta per
scoprire cosa ci fosse là dietro. La scena che si
parò davanti ai quattro li
lasciò di stucco: Peter si era addormentato dentro la
doccia, con il rubinetto
aperto. Dopo il momento di stupore, seguì quello delle risa.
A quel punto
infatti, iniziarono tutti e quattro a sganasciarsi dalle risate. Remus
piangeva
dal ridere e si teneva la pancia, Frank stava sdraiato supino e batteva
pugni a
terra e Sirius si rotolava. James invece si trascinò fino al
suo baule per
cercare la sua fotocamera e quando la trovò,
tornò in bagno e scattò un click.
Dopodiché
svegliarono Peter che in fretta e furia,
imbarazzatissimo per le risate continue dei suoi amici che non
riuscivano a
smettere di ridere, si preparò e finalmente scesero
giù per le scale.
Si
sentì un altro botto per le scale dei dormitori della torre
dei
Grifondoro quella mattina e qualcuno che urlava “Lurido
schifoso di un Potter”, ma questo, ve
l’ho già raccontato.
NOTE:
Ciao a tutti!!!
Come vi è sembrato questo capitolo? Spero sia stato di
vostro gradimento. Prima di continuare a pubblicare i capitoli seguenti
(che ho già ultimato), mi piacerebbe ricevere qualche vostro
parere, positivo o negativo che sia. :) Grazie a tutti coloro che
seguono la storia, hanno inserito la storia tra le preferite e le
seguite. Grazie per l'attenzione! A presto -M11
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Capitolo 6 *** Capitolo Sesto - Incontri e Scontri ***
Capitolo
Sesto – Incontri
e Scontri
«Ahh, che gioia!
Finalmente è ora di pranzo… Stavo morendo di
fame!»
«Mary, quando mai
tu non hai fame?»
«Attenta Lils,
Alex McLaggen si sta dirigendo verso di te, ti
sta mangiando la schiena con gli occhi»
Mary iniziò a sghignazzare.
Lily e Mary
erano sedute insieme, una di fronte all’altra, in sala
grande. Alice era uscita
fuori a pranzare con Paciock, il ragazzo di Grifondoro. Durante
l’estate erano
diventati molto amici, le loro famiglie erano andate in vacanza
insieme. Alice
continuava a negare tutto ma la verità era che Frank le
piaceva, e anche tanto.
Ma Frank era un ragazzo molto carino e, dato che spesso lo si vedeva
girare con
i malandrini, era anche molto popolare. Aveva qualche ragazza che le
correva
dietro ma lui le aveva sempre rifiutate. Aveva occhi solo per Alice, da
sempre,
ma lei non se ne rendeva conto.
Alex
McLaggen invece era un ragazzo davvero simpatico che da tempo faceva la
corte a
Lily ma lei aveva sempre rifiutato i suoi inviti, diceva di non volersi
impegnare con nessuno. Era diventato caposcuola quell’anno, e
Lily sapeva che
non l’avrebbe più lasciata in pace, dato che lei
era un prefetto e avrebbero
dovuto collaborare.
«Ciao Lily!» disse
sorridendo Alex a Lily, che
fece finta di non essersi accorta di lui e si alzò dalla
panca su cui era
seduta con stupore in viso.
«Ciao Alex!» «Lily,
tranquilla, resta pure seduta!
Volevo solo avvisarti che la riunione dei prefetti con i caposcuola
è domani
sera, alle otto nell’ufficio dei prefetti. Ricordi? Secondo
piano a destra.»
«Oh sisi ricordo
perfettamente, grazie Alex per avermi
avvisata.» sorrise
gentilmente Lily
«Di niente, per
te questo e altro, Prefetto Evans! Potresti
anche avvisare Lupin?
Al
“per te questo e
altro”, a Mary andò di traverso un boccone di
pollo e iniziò a tossire. Divenne
rossissima, Peter accanto a lei le batté una pacca sulla
spalla
preoccupatissimo. Appena si riprese non poté non ridere
silenziosamente in
direzione di Lily, guardandola maliziosamente.
«Certo, certo,
nessun problema!»
annuì Lily dopo un po’, che si era
distratta a guardare Mary che era in fase di soffocamento da
“pollo”; quando il
pericolo era scampato le aveva lanciato uno sguardo truce.
«Bene, adesso
devo proprio andare. E’ stato un piacere, ci si
vede!» le disse Alex
lasciandole un bacio sulla guancia. Lily, seppur
non volesse mostrarlo, risultò visibilmente infastidita da
quel gesto, anche se
riuscì a salutare Alex con un sorriso.
Remus aveva
seguito la
scena insieme a Sirius e James qualche posto più avanti.
James aveva seguito
scrupolosamente parola per parola di quello che si erano detti, come se
stesse
seguendo un importante partita di quidditch, stava attento alle
espressioni di
entrambi.
Remus e Sirius
invece,
continuavano a scambiarsi sguardi e a guardare James, che era diventato
taciturno e sbuffava ripetutamente. Il primo sembrava divertito, il
secondo
preoccupato e sospettoso. Nessuno però parlò per
un po’.
«Quello
lì è uno sbruffone. Un viscido… Non fa
altro che darsi
arie, bah. »
«Senti chi
parla… Vero Sirius? James dice che McLaggen non fa
altro che darsi arie, ti ricorda qualcuno?»
Sirius dapprima
sbuffò
per trattenersi dal ridere, poi assunse un’aria di chi la sa
lunga e disse
«Mio caro Ramoso,
non preoccuparti! McLaggen non regge il tuo
confronto… per quanto riguarda la vanità, chiaro!» a quel punto
sia Remus che Sirius
scoppiarono a ridere, trascinando anche Peter. James assunse
un’aria ancora più
truce, mise su un broncio enorme e ci riprovò
«Ma non lo avete
visto? E’ orrendo, per di più ha una certa
fama…
Si avvicina alle ragazze solo per portarle a letto! Non posso credere
che Evans
non lo abbia picchiato…E se la prende con me anche solo per
il fatto che
respiro!»
«Jam, smettila!
Se non ti conoscessi, direi che sei geloso!» Remus divenne
rosso
papavero in viso, strinse le labbra e le sue guancie si gonfiarono:
abbassò il
capo sotto al tavolo per non farsi vedere da James e scoppiò
in lacrime dal
ridere.
«Io geloso?
Geloso di chi?» disse James
molto infastidito, come se
gli avessero insultato la madre
«Hey James,
calma! Comunque della Evans, ovviamente… Sembri
strano ultimamente quando si parla di lei. Che ti succede? Ah, non fare
quella
faccia! Sono sicuro che anche Remus l’avrà notato!
Remus? Remus???»
«Pffffff…ahahahahahahaahhahahah
scusate, scusate è che
ahahahahahahahahaha no, non ce la faccio! E’
così…ahahahahahahah»
«Anche a te
sembra ridicolo tutto questo, vero Rem? Felpato,
smettila! Vedi? Remmy-Rem sta rischiando il soffocamento per colpa
delle
cavolate che dici!» con fare
teatrale James fece il giro
della panca e batté le spalle a Remus, con molta premura.
Gli diede dell’acqua
e finalmente si calmò, anche se continuava a lacrimare e a
ridere a tratti.
James e Sirius
gli
rivolgevano sguardi interrogativi; Remus spesso faceva da giudice
imparziale
nelle loro discussioni, che spesso riguardavano cose molto futili come
ad
esempio “il paio di mutande perfette” o
“oggi il pollo è più buono o
meno”.
Quella volta la discussione era molto più seria, a maggior
ragione entrambi
esigevano un verdetto che andasse ovviamente a loro favore.
«Beh…Io
dico che ha ragione Felpato.» Sirius,
compiaciuto,
batté una mano sul tavolo e si spostò indietro
sulla panca, incrociando le
braccia. James invece rispose con finta indifferenza, come se si fosse
perso
qualche battuta e iniziò a mangiare un po’ di
macedonia che gli aveva passato
Peter «Per
cosa ha ragione Felpato,
esattamente? Ho dimenticato quello di cui stavamo
parlando…»
Remus si
alzò e si fece più vicino a
James, si schiarì la gola e iniziò a parlare a
bassa voce, Sirius si fece
attento
«James,
non serve che tu lo neghi. Non
sei infastidito dal fatto che Lily ti ha sempre rifiutato ed
è l’unica a farlo,
no Jam, non c’entra qui il tuo orgoglio. Tu sei geloso, lo
sei perché ti stai
proprio innamorando di lei.»
Nemmeno
finì di dire le ultime parole
che Sirius cadde all’indietro dalla panca, sconvolto. Peter
corse in suo
soccorso e lo aiutò a risedersi.
«Tu
sei matto, sono stufo di queste
tue supposizioni. Vado adesso, ho da fare.»
Si
alzò rosso in viso e si diresse in
fretta verso il tavolo di Tassorosso. Emily Banks, la presidentessa del
fanclub
di James, fu felice di accoglierlo accanto a sé. James
continuava a portare
indietro i suoi capelli mentre le parlava con fare ammaliatore e quella
poverina arrossì fin sopra i capelli, quando James di
slancio le posò un bacio
mozzafiato sulle labbra.
Remus scosse la
testa di fronte alla
scena, Sirius sorrise di gusto.
«Rem,
mi sa che ci sbagliavamo. James
è il solito rubacuori di sempre.»
«Credo
che tu questa volta abbia
torto, Felpato. James sta solo cercando di dimenticare le mie parole e
di
convincersi che mi sbaglio.»
«Ahh,
andiamo! James non può
innamorarsi!»
«Eppure
lo sta facendo! E dovresti
farlo anche tu… Guardalo bene…»
«Solo
perché tu hai fatto un voto di
castità non significa che io non possa divertirmi come mi
piace, anzi, dovresti
provare ogni tanto Remus!»
Remus
rise scuotendo la testa e contagiò gli altri tre suoi amici.
«Alice, che ne
dici di mettere la tovaglia sotto a quel
pioppo?» disse
gentilmente Frank ad Alice, che era rossa in viso da
quando aveva incontrato il ragazzo. Era troppo bello per essere vero,
troppo
dolce, troppo gentile, troppo simpatico….
«Alice? Ci sei?!» Ops, si era
incantata a guardarlo… «Oh, scusa Frank!
Si, si va benissimo! Sembra un bel posto»
Lui le
sorrise ancora una volta gentile, e le tolse dalle mani il cestino da
picnic e
la tovaglia «Questi li porto
io! Andiamo…» «Oh ma non serve,
Frank.»
«Su su, signorina Prewett! Niente proteste!»
disse Frank sventolando una mano teatralmente. Alice rise, la sua
risata
cristallina si distingueva da qualunque altra e Frank
assaporò piacevolmente
quel suono.
Pranzarono e
per fortuna Alice un po’ si sciolse, era diventata meno
timida e iniziava ad
essere la ragazza fantastica che era stata durante tutta
l’estate. La verità è
che le risultava difficile comportarsi proprio allo stesso modo di
qualche mese
prima, si era accorta di essersi innamorata di Frank proprio quando
avevano
lasciato il villaggio che avevano visitato insieme alle loro famiglie.
E’
spesso
così, ci si rende conto che non si può fare a
meno di qualcuno proprio quando
questo non c’è. Alice ci provava, provava ad
essere uguale all’estate appena
trascorsa ma quando i loro visi si facevano per diversi futili motivi
vicini,
per mettere il cibo nei piatti, per guardare da vicino la tana di un
coniglietto che avevano scoperto… E lei, ogni singola volta,
arrossiva
furiosamente. Però non riusciva a vedere che provocava la
stessa reazione in
Frank; non perché avesse problemi di vista (ne aveva ma non
in questo caso), ma
era una di quelle ragazze che hanno bisogno di essere rassicurate e che
evitano
di crearsi illusioni pur di non soffrire. Era una ragazza adorabile e
anche
piuttosto carina, ma oltre alle sue compagne di dormitorio non aveva
amici,
proprio perché era molto timida e riservata. Chiunque la
conoscesse, poteva
dire che era una buona ragazza, sempre gentile e disponibile. Una
persona
genuina.
Trascorsero
un bel pomeriggio insieme, e
quando fu ora di salutarsi, Frank si fece carico di riportare tutti gli
avanzi
nelle cucine.
«Ali,
è stato bello questo pomeriggio con te… Grazie.»
«Oh, lo
è stato anche per me Frank, davvero. Grazie a te!» Un sorriso
illuminò il viso di Alice, che riuscì finalmente
a guardare negli occhi Frank mentre le diceva queste parole. Frank,
visibilmente imbarazzato, le lasciò un dolce bacio sulla
guancia e le disse «Beh, allora te
lo riproporrò, se per te non è un fastidio, o
un problema o…» il poveretto
imbarazzato abbassò la testa e iniziò a
farfugliare e Alice, con un moto di coraggio (non sapeva da dove le era
venuto
in realtà tutto quel coraggio, dato che aveva le gambe
traballanti) gli disse «Non lo
è per niente Frank, anzi, mi piacerebbe molto passare
dell’altro tempo con te. Ci si vede!» e si
allontanò da lui con un
sorriso, lasciandolo inebetito e rosso in viso. Sorrise anche lui,
forse poteva
avere una speranza con lei.
Emmeline e
Marlene, che subito dopo pranzo avrebbero avuto compito di Divinazione,
si stavano
esercitando in sala comune, con una sfera di vetro. Marlene era sempre
più
convinta che quella materia fosse totalmente inutile, ma non si era
ancora decisa
a lasciarla. Avrebbe potuto scegliere tra Divinazione, Antiche Rune e
Babbanologia, anche se la materia che sarebbe stata più
utile una volta uscita
da Hogwarts sarebbe sicuramente stata Antiche Rune, ma aveva paura di
non
riuscire ad andare dietro al programma, data la difficoltà
della materia. Aveva
provato a convincere Emmeline a lasciare Divinazione e, seppur
quest’ultima
fosse convinta della totale inutilità della materia, non si
era ancora decisa
nemmeno lei. Così, nell’indecisione, si stavano
preparando per il test di
ripasso che si sarebbe tenuto il pomeriggio stesso. Avevano preso due
panini
giù alle cucine perché convinte che in Sala
Grande avrebbero perso troppo
tempo.
«Em, mi ripeti
l’ultima parte? Non riesco a memorizzarla,
maledetta materia!»
«Lene
l’abbiamo ripetuta tre volte! Possibile che non ti entri
in testa?»
«No, io odio
questa materia e non capisco perché ancora la sto
studiando! Senti Em, io vado a fare una passeggiata, non ce la faccio a
concentrarmi adesso.»
«Ma Lene,
dobbiamo ancora…»
La frase
dell’amica non arrivò intera alle sue orecchie
perché aveva scavalcato molto
velocemente il ritratto della Signora Grassa, e adesso si trovava nel
bel mezzo
di un corridoio vuoto. Sentì delle voci che parlavano fitto
fitto in lontananza
e qualcuno che piagnucolava, sembrava un bambino. Si
avvicinò cautamente alla
fonte del rumore e trovò tre ragazzi molto alti che erano di
spalle, chinati su
un ragazzino, probabilmente del primo anno. Sembrava lo stessero
minacciando,
dato che il bambino cercava di allontanarsi ma loro gli si avvicinavano
sempre
di più.
«Lasciatelo stare!»
«Oh, ecco chi
abbiamo qui! McKinnon, vero? Cosa ci fai da
queste parti? Vuoi giocare con noi?»
«Lasciate stare
immediatamente quel ragazzino, stupide serpi!»
Iniziò
a
mandare loro incantesimi di disarmo e schiantesimi, alla fine due di
loro erano
stesi a terra, uno di loro no. Evan Rosier, settimo anno di Serpeverde,
si
avvicinò a lei, la costrinse ad appoggiarsi al muro e le
tolse la bacchetta di
mano. Data la corporatura piuttosto robusta e l’altezza di
lui, riusciva
facilmente a bloccare ogni movimento di ribellione di lei, che invece
era
piuttosto mingherlina. Lui le tappò la bocca per evitare che
gridasse e iniziò
a baciarle i lunghi boccoli biondo scuro che le ricadevano sulla schiena.
Guardò il
bambino disperata come per incitarlo a chiamare qualcuno e questo
iniziò a
correre, mentre Rosier le metteva una mano sul petto della ragazza per
sfilarle
in quattro e quattr’otto velocemente la cravatta rosso e oro.
Il bambino
iniziò a chiamare aiuto e per fortuna qualcuno che si
dirigeva verso la Sala
Comune di Grifondoro lo sentì. Remus infatti, aveva
dimenticato i libri di
Trasfigurazione in dormitorio, e stava salendo proprio alla torre per
prenderli
e poi ridiscendere in biblioteca, dove lo aspettava Peter. «Hey
piccolo, cosa
è successo?»
«Vieni per
favore, presto! Dei ragazzi hanno iniziato a
minacciarmi ma poi una Grifondoro ha sentito me che piangevo ed
è venuta in mio
soccorso, due di loro sono stati colpiti dalla ragazza ma uno vuole
farle del
male!»
«Ok, calmati
adesso, dimmi soltanto dove si trovano, tu vai
nel tuo dormitorio. Ci penso io a loro»
Il bambino gli
spiegò la strada e
subito Remus si diresse correndo verso quella direzione.
«Ti
pre-e-e-go, lascia-mi!» Remus vide
Marlene in lacrime, con quell’animale di Rosier che le stava
appiccicato e
continuava a baciarla. Intanto i due compari del Serpeverde si godevano
lo
spettacolo.
«Expelliarmus!
Cinquanta punti in meno a Serpeverde, per tutti voi, per aver aggredito
quel
ragazzino. Ah, Rosier, altri cinquantuno per te per aver messo le mani
addosso
a Marlene. Via di qui adesso!»
«Tu!
brutto…» «Lascialo stare Evan,
andiamo via di qui, lasciamo la feccia con la
mezzosangue…»
«McKinnon,
stai bene?»
Marlene era
terrorizzata; non fece in
tempo a rispondere che svenne tra le braccia di Remus.
Recensite per
favore! -M11
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Capitolo 7 *** Capitolo Settimo - Sollievo ***
Capitolo
Settimo - Sollievo
«James…
Pssst James, Jamiee!?»
Sirius Black era
in biblioteca, aveva
accanto a se un preoccupato Peter Minus. Aveva il capo leggermente
inclinato e
sembrava stesse parlando con qualcuno che si trovava sotto al tavolo.
Naturalmente non
ci stava niente sotto
al tavolo, Sirius aveva solamente tra le mani uno specchio molto
piccolo, ma
non normale.
Quello specchio
era magico; era
collegato ad un altro specchio identico e permetteva alle due persone
che lo
possedevano di comunicare a distanza. I proprietari erano James e
Sirius, era
stato il regalo di natale dello scorso anno di Charlus Potter, il
papà di
James.
«James
Charlus Potter, rispondimi
subito, ORA!»
«Black,
che diavolo vuoi?»
«Hai
visto Remus? E’ salito dopo
pranzo a prendere un libro e non è più tornato,
lo aspettiamo da più di due
ore…»
«Avrà
incontrato qualcuno…»
«Dai
Jam, non è da Remus! Andiamo a
cercarlo? Dividiamoci, magari gli è successo
qualcosa!»
«Oh, e
vabene! Sei con Peter?»
«Si,
è qui con me. Siamo in biblioteca,
sbrigati.»
«Arrivo!
A dopo»
*Venti minuti
dopo*
«Ah,
il principino finalmente ci ha
degnato della sua presenza…»
James arriva in
biblioteca e scorge
Peter e Sirius seduti in un tavolo; quest’ultimo è
piuttosto scocciato, li ha
fatti aspettare a causa di Emily che non voleva scollarsi di dosso a
James.
«Allora? Ci dividiamo? Io vado giù, nelle cucine,
dai Serpeverde e in
infermeria, voi andate alle torri. Chi lo trova, fa sapere.
Ok?» «Perfetto, a
dopo»
James, come
avevano stabilito, si
stava dirigendo in quel momento proprio verso i piani più
bassi del castello. Aveva
già visitato le cucine e gli elfi avevano detto che Remus
non si era visto,
dietro la sala comune dei Serpeverde non volava una mosca…
Doveva passare
dall’infermeria, diamine, se avesse avuto la mappa avrebbe
impiegato meno tempo
a trovarlo! Ma ce l’aveva proprio
Remus…Chissà dove si era cacciato quel
lupastro! Magari lo avrebbe trovato avvinghiato a qualcuno…
Ah, no, ma che
stava pensando? Remus con una ragazza? Nahh…
Mentre
fantasticava e rideva pensando
a quanto l’amico stesse lontano dalle ragazze quasi fosse
allergico, scorse da
lontano una figura maschile… Alto, castano, magro, con la
cravatta di
Grifondoro… Che abbracciava una ragazza? Aspetta, era Remus?
Subito
iniziò a correre in direzione
del ragazzo che ormai era sicuro che fosse Remus, ma lei chi era?
Mentre si
faceva queste domande, Remus si scostò dalla ragazza
e… Lily? Perché diavolo
piangeva??
«Remus!
Cos’è successo?? Lily, che
hai??…»
«Jamie,
hanno attaccato Marlene McKinnon
del nostro anno, tre serpeverde… Uno di loro, Rosier, stava
provando a
spogliarla e…se non fossi arrivato in tempo io»
A quel punto
Lily scoppiò a piangere
dinuovo e si allontanò dai due, entrò in
infermeria e si chiuse la porta dietro
alle spalle, lasciando James basito e Remus preoccupato.
«Come
sta adesso?»
«Beh,
dorme. Le hanno dato un
calmante, è sotto shock, non permette a nessuno di
avvicinarsi a lei…»
«Oh,
ma mi dispiace tantissimo. Quelle
luride serpi! Meritano una lezione!»
«Jam,
tranquillo, adesso Silente è con
loro e spero li punisca a dovere…»
James comunque
si era imbambolato a
guardare la porta dietro cui era sparita Lily; le aveva fatto
impressione
vederla così fragile, con gli occhi arrossati e i capelli
arruffati. Lei era sempre
stata forte e decisa, mai nessuno avrebbe osato dire che era una
ragazza
fragile ed emotiva. Era Lily Evans, una persona rispettabile e
composta. E
adesso sembrava così…fragile.
Ad un tratto si
ridestò e si ricordò
«Sirius?»
«Si
Jam, trovato?»
«Si
è in infermeria ma sta bene.
Chiamate Mary, Emmeline e Alice, Marlene è in infermeria e
ha bisogno di loro.
Anche Lily ha bisogno di loro, fate presto»
Remus sorrise
all’amico, era stato
così gentile da parte sua pensare di avvertire le amiche di
Marlene, ma non
solo per lei, anche per Lily. L’aveva vista distrutta e, nel
suo piccolo,
voleva provare a risollevarla. Dato che lui non aveva alcun rapporto
(comunque
non amichevole, per niente) con Lily, pensò di chiamare le
sue amiche. Non si
era accorto che la porta dell’infermeria era aperta e una
testa rossa era
uscita da essa
«Potter…»
disse Lily, con voce
impastata ancora di pianto, che cercava comunque di mantenere la sua
rigidità
ma invano.
«Si,
Evans? Hai bisogno di qualcosa?»
Disse James
premuroso, con voce
gentile e preoccupata allo stesso tempo. Aveva sbarrato dinuovo gli
occhi
quando aveva visto Lily dinuovo in quello stato
«Gr-gr-grazie…»
«Oh!
Non c’è di che.» sorrise James.
Remus
aveva seguito la scena passo passo e sorrideva pure lui, guardando i
due
peggior nemici della scuola rivolgersi delle parole gentili. A suo
parere,
sarebbero stati perfetti insieme. Nessuno sapeva che lo erano davvero
però.
Aprì
gli occhi e vidi il bianco. Tutto
era bianco intorno a me, nessun rosso mi circondava. Il rosso dei muri,
il
rosso degli stendardi, il rosso delle tende del letto… Non
ero nella torre di
Grifondoro ma allora… Dove mi trovavo?
Mi misi ritta
sul busto e iniziai ad
osservare l’ambiente circostante. Ma certo,
l’infermeria. Immediatamente mi
ricordai di quello che era successo e per poco non ebbi un altro
capogiro. Quei
maledetti, quel maledetto mi stava mettendo le mani addosso. Lo avrebbe
fatto,
sicuro, se non fosse arrivato Remus. Remus? Da quando lo chiamavo per
nome?
Comunque è stato davvero gentile con me, sento la sua voce
in lontananza… E’
ancora qui quindi? Oh, ma sento anche la voce di Lily, ha pianto, ha la
voce
impastata!
«Lily!»
Urlo, e per quanto il mio urlo
sia debole, Lily riesce comunque a sentirmi. Si avvicina a me e mi
abbraccia,
inizia a piangere.
«Oh,
Lene! Sono stata così
preoccupata, così preoccupata! Come stai? Quei maledetti,
io…»
«Hey,
Lils! Sto bene, sta tranquilla»
sorrisi io in direzione di Lily, per tranquillizzarla. Subito la mia
espressione le fece effetto e mi sorrise di rimando, adesso era davvero
più
tranquilla. «Ah no, signorine! Non accetto altre visite,
tutto questo chiasso
non è ammesso qui dentro!»
«Senta,
se lei non ci farà entrare, lo
faremo comunque, anche dalle finestre! IO DEVO VEDERE LENE! Ha
capito?» questa,
era sicuramente quella prepotente di Mary
«Si,
noi vogliamo vedere la nostra
amica!» Emmeline?
«Ci
lasci passare, ORA!» Alice,
l’uragano Alice!
Un rumore di
passi che proveniva dalla
porta d’ingresso, raggiunse presto le tende che circondavano
il letto di Lene.
Queste si aprirono e rivelarono i visi di Mary, Alice e Emmeline molto
preoccupati e ansiosi. Subito le tre si tuffarono sopra
l’amica, rischiando di
farla soffocare «Rag-ragazze? Così
soffoco!»
«Oh,
Lene! Mi dispiace così tanto!»
cinguettò Emmeline, quasi in lacrime.
«La
pagheranno cara!» disse invece
Alice furiosa
«Ahh,
mi sentiranno!!!!» Irruppe Mary,
che ora si dirigeva a grandi falcate verso l’uscita. Sirius,
che era in
prossimità dell’ingresso assieme ai malandrini,
mise un piede in avanti e, nel
momento in cui Mary inciampò su di esso, la sorresse con le
braccia. «Ferma,
ferma, ferma! Dove pensi di andare? Sta buona, Macdonald»
«Che
diavolo vuoi tu? Toglimi subito
le tue manacce di dosso!» disse furiosa Mary
Sirius, che
aveva roteato gli occhi e adesso
aveva volto lo sguardo altrove, disse con noncuranza «Ah dai,
smettila di
trattarmi così! Se non vuoi farti uccidere ti conviene
restare qui, altrimenti
sarò costretto a venire a salvarti, no?» Mary,
più infuriata di prima rispose
«Non ho bisogno di nessun salvatore! E adesso togliti dalle
scatole, vado a
picchiare quei tre!»
Questa volta
un’altra mano la fermò,
meno ferma e più piccola, decisamente più
delicata di quella di Sirius. «Mac,
questa volta Black ha ragione. Ci penserà Silente a loro,
noi non possiamo fare
niente. Ti prego, resta» Mary non seppe dire di no alla
richiesta di Lily e,
dopo averle lanciato uno sguardo triste, si andò a sedere
accanto al letto di
Marlene.
«Quando
esci di qui?»
«Oh,
Poppy mi ha detto che prenderò un
altro calmante stasera prima di addormentarmi e domani sarò
come nuova,
domattina torno a lezione» Sorrise tranquilla Lene, che in
realtà tranquilla
non era ma si sforzava di esserlo per le sue amiche.
«Ah,
bene! Visto che domani in prima
ora abbiamo ora buca, veniamo a prenderti verso le nove e mezza, va
bene? Porto
io giù i tuoi libri»
«Grazie
Em! Ma non abbiamo divinazione
domani in prima ora?»
Emmeline sorrise
furba in direzione
dell’amica «Ho deciso di farti un regalo: lasciamo
divinazione per babbanologia
o antiche rune, che dici? Anche se antiche rune lo
preferirei…»
Marlene, senza
accorgersi di aver
riacquistato le sue forze, saltò giù dal letto e
andò addosso a Emmeline,
stritolandola in un abbraccio «Antiche Rune sia!»
Emmeline
esultò con un impacciatissimo
e insolito “wohoho”, e, dato che aveva avuto sempre
dei modi regali, fece
ridere i malandrini e le ragazze, che, per il frastuono, furono buttati
dall’infermeria poco dopo. Tra le risa si dirigevano tutti
verso la torre di
Grifondoro. Adesso erano tutti un po’ più
tranquilli.
Marlene si
addormentò con il sorriso
sulle labbra. Quel viscido le aveva fatto del male, ma ormai non ci
pensava
quasi più. Aveva delle splendide amiche a cui pensare, e
l’appoggio dei
malandrini.
Ciao a tutti! Mi
piacerebbe ricevere qualche parere, anche negativo, in modo da poter
capire se vale ancora la pena scrivere questa storia! Grazie comunque a
tutti quelli che leggono. RECENSITE PER FAVORE! -M11
|
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Capitolo 8 *** Capitolo Ottavo - Salvataggi opportuni e problemi inaspettati ***
Capitolo
Ottavo – Salvataggi opportuni e problemi inaspettati
Dopo aver
lasciato Lene in infermeria, Lily, Mary, Emmeline e Alice salirono
nella torre
di Grifondoro. Si sedettero in sala comune, nel divano proprio di
fronte al
camino. Erano tutte molto esauste, per di più erano come
sempre appesantite
dalla cena in Sala Grande.
«Io vado a
tuffarmi nel mio letto, sono troppo stanca!»
disse Alice, tra uno sbadiglio e l’altro
«Dev’essere
stato stremante stare in compagnia di Frank oggi,
vero Ali?»
Alice
arrossì
di botto alla frase di Mary, invece le ragazze iniziarono a ridere
sommessamente. Lily decise di intervenire in suo favore
«Mary, lasciala
stare! Piuttosto dicci, com’è andata?»
Alice fece
cenno alle amiche di avvicinare i loro visi al suo, per poter
sussurrare alle
loro orecchie senza farsi sentire da altri. «E’
stato così… Ahhh!
Meravigliosamente meraviglioso. E’ così gentile e
diverteeente…» Lo
sguardo di Alice divenne subito sognante
e i suoi occhi vacui. Era cotta come una pera!
«Ragazze,
io vado! Non riesco a tenere
gli occhi aperti e domani abbiamo due ore di Difesa dalle 10 in poi!
Menomale
che abbiamo quell’ora buca…»
«Si
Em, hai ragione, vengo con te»
rispose Mary all’amica
«Vieni
anche tu Lily? Alice?»
«Oh,
no ragazze! Io preferisco rimanere
qui davanti al camino ancora un po’, vorrei finire di leggere
questo
romanzo…Andate pure!»
«Ok
Lils, ma vedi di non fare tardi!
Tu Ali? Alice?!»
Alice
però, non aveva sentito nemmeno
una parola di quello che avevano detto le ragazze. Era ancora immersa
nei suoi
pensieri. Lily si alzò e si mise davanti a lei, le
iniziò a sventolare la mano
davanti agli occhi, ridendo «Pianeta terra chiama Alice
Prewett! C’è nessuno?»
I suoi occhi
nocciola subito tornarono
vispi, ma le sue guance si tinsero nuovamente di rosso «Oh!
Scusate ragazze,
dicevate?» Un coro di risate si levò nuovamente
dalla sala comune, Mary si alzò
e afferrò, ancora tra le risa, il braccio di Alice e la
trascinò con sé.
Lily vide
sparire le ragazze dalle
scale mentre sul suo viso era ancora ben presente un sorriso a 32
denti. Aveva
le amiche migliori che potesse avere, di questo era certa. Pensava a
questo
quando un nuovo turbine di risate aveva raggiunto le sue orecchie.
Aveva appena
abbassato gli occhi per iniziare a leggere quando, dal ritratto della
signora
grassa, erano apparsi quattro “baldi” giovani
ridenti. Sospirò.
I Malandrini.
Bene, non
sarebbe mai riuscita a
leggere. Chiuse il suo libro e si stiracchiò meglio sulla
poltrona, sperando
che Black e Potter non la notassero.
«Hey,
Evans!»
Come non detto!
«Potter.
Quale onore.» rispose lei,
con un sorrisetto gelido. «Black,
Peter, Rem! Salve a voi»
Subito Black si
sedette sul bracciolo
della poltrona su cui era seduta Lily e iniziò a parlarle,
noncurante del
fastidio che stava chiaramente dando a Lily «Ev, come va la
vita?»
«Ev?
Che diavolo di soprannome è? Io
per te sono E-V-A-N-S.»
«Oh,
per un attimo avevo dimenticato
dell’identità di Prefetto-Perfetto
Evans!»
«Ah ah
ah! Ora, se non ti dispiace,
vorrei leggere!»
Intervenne James
a quel punto, che
prese una poltrona sistemata più in là e la
posizionò proprio di fronte a Lily
«Ah
dai, Evans! Ti pare il momento di
leggere? Insomma, è tardi!»
Alla pronuncia
delle due parole “è
tardi”, a Lily venne un’idea.
«Già!
E’ tardi…» I suoi occhi si
assottigliarono,
incrociò le braccia e i suoi capelli sembravano
incandescenti illuminati dalla
luce del fuoco del camino. «Il coprifuoco è
già scattato da un pezzo in
effetti… Dieci punti in meno a Grifondoro per essere
rientrati dopo il
coprifuoco. E ora fuori dai piedi, Potter. Mi ingombri
l’aria.»
«Ev,
diamine! Siamo della stessa casa!
Vuoi che perdiamo la coppa delle case quest’anno? Se
continuerai a toglierci
punti anche per il solo fatto che respiriamo, arriveremo
ultimi!»
«Cerca
di rispettare le regole e io
non toglierò più punti, Black. Ancora dieci punti
in meno per il vostro
comportamento irrispettoso nei confronti di un prefetto. E NON
CHIAMARMI EV, IO
SONO EVANS! Capito?!?!»
James si
avvicinò furiosamente al viso
di Lily con il suo sguardo malandrino e le sussurrò facendo
sussultare non solo
lei, ma anche le ragazze che erano presenti in sala comune, che in quel
momento
invidiavano Lily per essere a soli pochi centimetri dal viso di James
«Evans,
Evans, Evans. Quando capirai che non devi metterti contro James Potter
e i
Malandrini? Sai di che cosa siamo capaci…»
Lily si
allontanò in fretta dal
capitano della squadra di Quidditch e sibilò «Sai
di cosa sono capace anch’io,
Potter. Vai via e lasciami in pace, adesso!»
James sorrise e
portò i suoi capelli
all’indietro, facendo sospirare le spettatrici ancora una
volta che si
beccarono anche un’occhiataccia da parte di Lily, per la loro
reazione. «Evans,
esci con me e ti lascio in pace per sempre, se non vorrai
più vedermi. Accetta
di uscire con me, dai!»
Lily
afferrò il suo libro posto ai
piedi della poltrona, si alzò con un sorriso incoraggiante
sulle labbra e,
mentre si sistemava la gonna, si avvicinò pericolosamente al
viso di James con
fare ammaliatore (quest’ultimo si era imbambolato davanti a
lei, stava quasi
per svenire per la vicinanza del suo viso a quello di Lily) e rispose «Piuttosto
preferisco uscire con la piovra
gigante, Potter. Notte notte!» E sparì oltre la
scala del dormitorio femminile,
con un sorrisetto che era tutto dire.
James
digrignò i denti e abbassò il
capo, subito dopo si diresse anche lui verso le scale del suo
dormitorio,
visibilmente deluso e nervoso. I tre malandrini rimasti in sala comune
si
guardarono confusi, James non aveva mai reagito in quel modo dopo un
rifiuto di
Lily anzi, solitamente le correva dietro e la bombardava di
“ti prego ti
preeego”.
Questa volta no.
Sembrava dispiaciuto
dalla risposta di Lily.
Sirius
guardò Remus sospettoso, l’amico lo
ricambiò con un sorriso che suonava tanto
di “te l’avevo
detto”. Quella notte
James non chiuse occhio. I ragazzi lo avevano sentito sospirare sotto
le
coperte ma nessuno sapeva il motivo della sua insonnia, tranne uno.
Quel
qualcuno però, non era di certo James. Nemmeno lui sapeva
infatti spiegarsi il
suo stato d’animo afflitto e triste. Che problemi poteva
avere il ragazzo più
popolare, talentuoso, desiderato di Hogwarts?
Fino
a quel momento appunto, nessun problema. Da quel giorno in poi il suo
problema
era solo uno. Lily Evans. Ma lui questo ancora non lo sapeva.
Il giorno
seguente passò, tra lezioni
e pause in Sala Grande. Al passaggio delle cinque Grifondoro del sesto
anno,
tutti i ragazzi si giravano ad ammirarle. Erano tutte molto belle e
popolari,
per motivi ben diversi.
Mary MacDonald
era la più alta di
tutte, il suo corpo era molto tonico anche grazie ai duri allenamenti
di
Quidditch a cui la sosteneva il Capitano James Potter, che era sempre
stato
molto esigente con la sua squadra. Aveva capelli lunghi fino ai fianchi
e
ondulati, più a boccoli che ad onde, di un biondo chiaro;
erano spesso
incorniciati da un cerchietto nero, per tenere lontana la frangetta
dagli occhi
sempre vispi e attenti, di un blu ciano, molto grandi e con delle
lunghe
ciglia. Il suo sorriso era contagioso e si vociferava che molti ragazzi
avessero
aperto un fan club tutto dedicato a lei, nonostante Mary non desse
molta
importanza ai ragazzi e alle relazioni con loro. Era uno spirito
libero, molto
simpatica, solare e disponibile con tutti, ma tutti sapevano che non
era
nemmeno molto difficile farla arrabbiare, e quando lo faceva era
praticamente
incontrollabile. Era un uragano. Molto brava a scuola, odiava
però con tutta sé
stessa Rune Antiche.
Emmeline Vance
era alta quasi quanto
Mary. Era bellissima, ma molto diversa fisicamente e caratterialmente
da
quest’ultima. Era una ragazza formosa, aveva le curve al
punto giusto. Aveva
lunghi e boccolosi capelli neri; Il suo viso era sottile e molto dolce,
la
pelle chiarissima e un paio di occhi da cerbiatta grigi spiccavano in
contrasto
con la sua pelle e con il suo sorriso bianchissimo. Era conosciuta per
il suo
talento a Erbologia, sua madre era una medimaga e fin da piccola
l’aveva vista
trafficare con intrugli in cui erano presenti anche foglie di piante
curative,
che lei aveva imparato a riconoscere ad una tenerissima età.
Era una ragazza
molto intelligente e dolce, popolare per la sua bellezza ma non per la
sua
loquacità. Risultava spesso schiva e snob per la sua
timidezza, ma chi la
conosceva bene sapeva che in realtà era una ragazza
altruista, combattiva,
leale e ambiziosa.
Alice Prewett
era una ragazza
energica, emotiva e frizzante. Era più bassina di Emmeline e
Mary, anche lei
era molto magra. Spesso le dicevano che sembrava più piccola
della sua età, per
via del suo comportamento troppo espansivo e per il suo modo di vestire
poco da
donna, dato che odiava le gonne, e i pantaloni erano in assoluto un
must nel
suo armadio. Aveva capelli castani non molto lunghi, le arrivavano fino
alle
spalle ed erano liscissimi. I suoi occhi neri erano piccoli e sempre
allegri.
Era anche lei molto popolare, per le sue numerose conoscenze e per la
sua
simpatia; oltretutto anche in bellezza non era proprio niente male. A
guardarla
sembrava davvero una ragazza molto sicura di sé, ma le sue
amiche che la conoscevano
bene, sapevano quanto fosse in realtà molto insicura.
Marlene Mckinnon
era una ragazza
molto composta, all’apparenza molto rigida e seria. Solo chi
la conosceva bene
sapeva che era dotata di un incredibile sarcasmo e senso
dell’umorismo. Era una
ragazza geniale, assieme a Lily e Mary una delle studentesse
più brillanti che
Hogwarts avesse mai visto. Anche se in Pozioni non era un gran che,
anzi…
Aveva i capelli
biondi e ondulati,
lunghi fino alle spalle, e grandi occhi neri, incorniciati da lunghe
ciglia.
Anche lei era alta quanto Mary, ma
con
delle forme più simili a quelle di Marlene, seppure fosse
più slanciata. A lei
piaceva uscire con i ragazzi spesso, a differenza delle altre, anche se
non
concedeva loro niente. Oltre alle ragazze del suo dormitorio, aveva
infatti
solo amici maschi.
Lily Evans
spiccava tra tutte loro,
soprattutto per i suoi capelli. Seppur la Gran Bretagna fosse piena di
gente
con i capelli rossi, di fronte ad una rara bellezza simile tutti non
potevano
fare a meno di girarsi per guardarla. A spiccare, oltre ai suoi
capelli, erano
anche i suoi occhi a mandorla di un verde magnetico. Portava i capelli
lunghi
ed ondulati, era alta quanto Marlene. Era una ragazza molto simpatica e
dolce
con tutti, sempre disponibile ma autoritaria, molto ligia alle regole.
Molti
l’avevano vista infuriata ma con pochissime persone. Un
oggetto delle sue
sfuriate, capace di far rizzare i capelli a chiunque udisse la sua voce
stridula, era James Potter, il suo peggior nemico.
E
così, mentre Hogwarts ammirava la
bellezza delle cinque ragazze, queste si dirigevano ridenti finalmente
verso la
torre di Grifondoro per posare i libri, dato che alle sette cominciava
la cena
in Sala Grande.
Arrivate a cena,
tutte e cinque si
sedettero sulle panche della tavolata di Grifondoro e iniziarono a
mangiare,
tra torte di melassa, chiacchiere e risate. La prima a congedarsi fu
Emmeline,
che si avvicinò a Lily
«Lils, dopo
uscirò con Mattew… So che tu hai il turno di
ronda
e quindi ti sarei grata se non mi togliessi punti come
sempre…» chiese gentile
Emmeline, con un sorriso incerto. Lily, che
aveva la bocca piena di crostata di frutta le rivolse uno sguardo
interrogativo
e le rispose «Mattew? Ma non
era Charlie?? Hai già cambiato spasimante?? » Le ragazze
cominciarono a ridere mentre rivolgevano sguardi
curiosi alle due. «Ah, dai Lils!
Charlie era così
noioso…Allora?? Mi copri?? Ti prego, ti prego, ti preeego!»
«Ah, e va bene!
Farò finta di non sentire le tue risatine ma
se Rem vorrà toglierti dei punti, sai bene che non
potrò fermarlo.»
Emmeline le
diede uno schioccante
bacio sulla guancia e con una mano salutò le ragazze.
Uscì praticamente
saltellando dalla Sala Grande.
«A proposito di
spasimanti… Lily, come va con McLaggen?»
buttò giù Alice.
Lily alla
pronuncia del nome del suo
ammiratore, quasi inghiottì di traverso quel morso di torta
che aveva appena
messo in bocca. Ci vollero le sacrosante pacche sulla spalla di Mary
per
salvarla!
«Ali,
non c’è proprio niente tra noi due! E poi non mi
piacciono quelli che mi girano
troppo attorno… Il suo perenne sorrisetto è
quasi…nauseante! Chi vorrebbe
uscire con uno come Al…» di botto Lily aveva
smesso di parlare, dato che le
ragazze di fronte a lei erano impallidite e le avevano fatto cenno di
stare
zitta. Appena si girò, notò che Alex McLaggen si
ergeva in tutta la sua
simpatia davanti a lei, di colpo impallidì. «Al
chi? Di chi parlavi, Lily?»
«Oh,
di un ragazzo che mi manda letterine d’amore! Un certo
Al… Ehm, Al…»
«Albert!
» le venne in soccorso Alice, che la fece finalmente
sospirare di sollievo
«Ah
si, Albert! Un certo Corvonero dell’ultimo
anno…» Alex corrugò la fronte e
disse «Strano… Non sapevo ci fosse un Albert tra i
ragazzi del settimo di
Corvonero…»
«Ah,
beh! Sicuramente non l’avrai notato! Comunque, che volevi
dirmi?»
Alex
si ridestò e sfoggiò il suo sorrisetto (a suo
parere smagliante e simpatico)
che Lily odiava profondamente e disse «Ah, già!
Beh, volevo dirti che se non
hai ancora detto a Lupin della ronda per le numerose cose che hai avuto
da fare
ultimamente, potremmo farla io e te, che ne dici?»
Maledizione,
come faceva a sapere che non aveva avuto nemmeno il tempo di respirare?
E ora
cosa gli avrebbe detto? Subito vide Remus da lontano e gli fece cenno
di
avvicinarsi, con uno sguardo che implorava chiaramente aiuto. Nel
frattempo
McLaggen, troppo preso da sé, continuava a parlare della
ronda e di quello che
le avrebbe raccontato riguardo alla sua estate appena trascorsa, di
cosa
avevano fatto i suoi amici… Remus, che si era avvicinato e
si trovava dietro
Alex, inizialmente sembrava confuso ma subito dopo un sorrisetto
spuntò sul suo
viso e disse «Lils, andiamo? Ti ricordo che abbiamo una ronda
dopo, ho
rinunciato ad un appuntamento per poter venire! Sbrigati!»
Lily
era stata salvata da Remus. Remus, il suo migliore amico, che aveva
sempre la
capacità di risolvere i suoi problemi ma che molto
più spesso non lasciava che
gli altri aiutassero lui a risolvere i suoi. Lily rivolse uno sguardo
vittorioso e sollevato a Remus che ricambiò con un sorriso a
trentadue denti. Il
prefetto perfetto Evans salutò Alex scusandosi e si diresse,
quasi saltellando,
fuori dalla Sala Grande, mentre teneva a braccetto Remus. Usciti dalla
Sala
Grande Lily saltò addosso all’amico che la prese
in braccio e lei lo abbracciò
«Grazie grazie grazie grazie grazie grazieee!»
«Ahahahah
di niente, Lils! Proprio non ti va di passare del tempo con lui, vero?
»
«Ahahahah
proprio no! Andiamo, Rem, accendi la bacchetta! Se siamo fortunati oggi
finiamo
presto la ronda. Lumos»
Saalve
a tutti!! :D Grazie a love_is_everything per aver recensito, mi hai
incoraggiata molto!
Spero
che qualcun altro recensisca, ne ho davvero bisogno! Scusate per
l'immenso ritardo ma ho avuto problemi con la rete, adesso me l'hanno
definitivamente stabilizzata quindi pubblicherò presto il
prossimo capitolo! (che è già pronto).
Grazie
mille per aver letto e.. per favore, lasciatemi un commento! :*
-M11
|
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Capitolo 9 *** Capitolo Nono - Aprire gli occhi! ***
Capitolo
nono – Aprire gli occhi
Due ragazzi del
sesto anno di
Grifondoro si dirigevano a grandi falcate verso la loro torre dei dormitori.
Era
tarda sera e
avevano appena finito di ispezionare il castello. Tutto era tranquillo,
per
fortuna non avevano avuto problemi durante la loro ronda. Un paio di
volte era
sbucato Pix il Poltergeist e aveva spaventato una dei due prefetti, per
grande
divertimento dell’altro. Lily e Remus però, non
avevano scambiato molte parole
durante la ronda, o comunque non avevano parlato di gran
ché. I loro unici
argomenti erano stati il nuovo professore strambo di difesa, Foreigner,
e la
montagna di compiti che aveva assegnato loro la McGranitt per il
martedì
successivo. Avevano anche incontrato McLaggen che
“casualmente” si trovava
proprio fuori dal dormitorio. Remus sospettava che volesse incontrare
Lily; ma
la ragazza non sembrava dello stesso avviso. Il comportamento di Lily
aveva
fatto sorridere Remus perché, nonostante lei fosse
infastidita dalla presenza
di lui, rimaneva comunque “apparentemente” gentile
e sorridente. La conosceva
molto bene e sapeva distinguere il sorriso sincero e il falso della sua
migliora amica.
«Allora
Rem, che mi dici della tua
estate?»
«Oh
beh, lo sai, sono stato quasi un
mese da James… Ci siamo divertiti un mondo, come
sempre.» Rem sorrise
involontariamente pensando ai bei momenti passati con gli amici.
Lily, al nome
James, fece una smorfia,
quasi come se una mosca si fosse appoggiata sul suo naso e stesse
cercando di
scostarla. «Ancora non capisco come fai a stare con dei tipi
come loro… A parte
Peter che è una povera vittima, quei due sono davvero
insopportabili,
diciamocelo!»
Remus sorrise
per la dichiarazione di
Lily, Sirius e James si erano proprio fatti odiare in tutti quegli
anni,
mostrando la loro parte peggiore.
«Lils,
so che sono stati degli stupidi
con te ma ti assicuro che non sono male, davvero. Tu non hai mai visto
ciò che
sono veramente. James, non ci crederai, è una persona molto
buona e simpatica.»
«Con
me non è mai stata una persona
particolarmente simpatica, è un tale deficiente!»
Remus rise di
gusto e poco dopo
coinvolse anche Lily.
«Sai,
ieri sera James ci è rimasto
davvero male per come l’hai trattato. Anche tu non sei mai
stata te stessa con
loro, ammettilo» Lily guardò Remus con uno sguardo
prima sorpreso e poi
indignato, e rispose
«Potter?
Potter che ci rimane male per
qualcosa? Di me non gli importa proprio niente, io sono solo una sfida
per lui,
e figurati se me ne importa qualcosa! E comunque non posso farci niente
se loro
hanno il potere di tirar fuori la parte peggiore di me!»
Remus mise le
mani in tasca e guardò
attentamente Lily mentre parlava e concluse
«Già,
forse una volta eri davvero una
sfida per lui. Adesso non lo credo più, sai? E anche lui sta
iniziando a
capirlo»
Lily fu sorpresa
dalle parole di Remus
ma ben attenta a non farglielo notare, scosse la testa e disse
«Beh, non mi
importa comunque, è un pomposo, arrogante, prepotente
e… Ahh, Andiamo adesso, o
la Signora Grassa non ci farà entrare» Lily era
visibilmente impacciata mentre
parlava, cosa insolita per una ragazza loquace, una ragazza che sapeva
sempre
cosa dire al momento giusto. Tra l’altro era incredibile come
un tale come
Potter, riuscisse sempre a tirar fuori dalla sua bocca dei giudizi
tanto
negativi per lei.
Remus
sospirò e, dopo aver detto la parola d’ordine,
seguì Lily in sala comune. Si
salutarono e poco dopo sparirono entrambi dietro le loro tende del
letto a
baldacchino.
Remus, che
stava per chiudere gli occhi immerso nelle sue calde coperte, si
spaventò quando
qualcuno spalancò di botto le sue tende. Una sagoma si
ergeva alla destra del
suo letto; aveva capelli sparati in ogni direzione ed era molto alta e
magra.
Sospirò di sollievo quando capì di chi si
trattava. Questo si abbassò e si
sedette sul letto di Remus e, dopo aver lanciato un’occhiata
agli altri letti
per assicurarsi che tutti stessero dormendo, si rivolse finalmente
all’amico.
«Allora?»
Sibilò il grande James Potter, che
ebbe in quel momento il potere di far incavolare sul serio Remus, sia
per l’irruzione
in piena notte nel suo letto, che per la domanda stupida e
insignificante…
«E allora cosa,
James, per Morgana?» rispose Remus,
con la voce impastata e gli occhi socchiusi.
«Com’è
andata la ronda?» chiese nervoso
James
«Ma che
diavolo… Che ti importa? Quando mai mi hai chiesto
com’è andata la ronda?»
James sembrava
davvero confuso e
combattuto. Continuava a guardare il suo letto, segno che di
lì a poco sarebbe
andato a tuffarsi su di esso senza dare spiegazioni a Remus.
D’altro canto
però, la curiosità gli attanagliava le viscere
e… doveva sapere. Anche se
questo gli avrebbe comportato una raffica di domande e occhiatine da
parte di
Remus.
«Beh…
Ecco… Avete… Avete incontrato
qualcuno?»
«Jam,
dove vuoi arrivare?»
«Scendiamo
in Sala Comune?» James era
serio e nervoso, sembrava davvero preoccupato. In casi normali Remus
l’avrebbe
mandato a quel paese, data la tarda ora e la poca delicatezza che gli
aveva
riservato James. Vedendo l’amico in quello stato, e sapendo
che probabilmente
se gli avesse chiesto di parlarne l’indomani non
l’avrebbe più fatto, decise di
acconsentire. Dopotutto, era uno dei suoi migliori amici e glielo
doveva. James
c’era sempre stato per lui. In qualsiasi momento.
Scesero di
soppiatto in Sala Comune.
Entrambi furono infastiditi dalla luce che emanava il camino, dato che
i loro
occhi si erano abituati al buio dei dormitori. Si sedettero su due
poltrone,
una di fronte all’altra. Remus si distese tranquillamente,
mentre James rimase
teso.
«Beh,
ecco, io… Che avete fatto alla
ronda?»
«Niente
James, abbiamo controllato i
corridoi e le aule vuote… Che vuoi che facciano alle ronde
due prefetti?»
«Si,
giusto… Scusa… Saliamo in
dormitorio?» James aveva uno sguardo triste e preoccupato, ma
non voleva
infastidire ancora l’amico che aveva chiaramente sonno ed era
nervoso. Remus
aveva gli occhi arrossati, per di più tra meno di una
settimana ci sarebbe
stata la luna piena. Si sentiva davvero in colpa per averlo trascinato
giù dal
letto e non voleva privarlo del suo sonno.
Ma Remus era una
persona buona e gentile
e, vedendo James in quello stato, non avrebbe mai acconsentito.
Così la sua
espressione, da nervosa e infastidita, divenne comprensiva e gentile.
«Jamie,
dimmi cosa c’è che non va»
«Rem,
non c’è niente che non va,
davvero… Guardavo la mappa mentre eravate fuori tu e
Evans…» Remus guardò con
sguardo interrogativo James, li teneva sotto controllo? E da quando?
James
sembrò intuire i pensieri di Remus e si
giustificò in fretta «No, sai, per
eventuali attacchi… dico bene? Insomma, dopo quello che
è successo alla
Mckinnon…» Al sorriso impacciato di James, Remus
sorrise. «Dici bene Jam, ma
devi stare tranquillo per me e Lily, sappiamo badare a noi
stessi.»
«Oh,
si, naturalmente! Ma poi ho visto
un altro puntino avvicinarsi al vostro, era…Mcldfghn»
L’ultima parola la disse in fretta, tanto in fretta che Remus
non capì. «Jam,
potresti ripetere l’ultima parola che hai detto? Scusa, non
ho afferrato»
James
sbuffò e borbottò maledizione;
distolse lo sguardo dagli
occhi di Remus e disse «McLaggen… Ho visto
McLaggen»
Remus si spinse
indietro sulla
poltrona, e un sorrisetto si disegnò sulle sue labbra.
Guardò James con
sospetto e gentilmente chiese «Non eravate buoni amici, tu e
Alex?»
James fu colto
in sorpresa dalla
domanda di Remus e subito rispose, con indifferenza (per non lasciar
trasparire
la sua antipatia verso il caposcuola)
«Io e
McLaggen amici? Tzè. Ma quando
mai! Non ci ho mai parlato… e non mi sta nemmeno
così… simpatico, ecco»
«In
questo tuo…cambio repentino di
simpatia, ecco, c’entra per caso Lily?»
James
sbiancò e si portò una mano
sulla bocca, quasi si fosse fatto sfuggire qualcosa. Se Remus non fosse
stato
suo amico, gli avrebbe sicuramente riso in faccia. James era una
persona
spontanea, non riusciva mai a nascondere i suoi pensieri e le sue
sensazioni. In
quel momento era buffissimo e visibilmente impacciato, come nessuno mai
l’aveva
visto. L’orgoglioso, pomposo e sicuro Capitano della squadra
di Grifondoro, non
poteva essere impacciato. Eppure adesso lo era.
Continuava a
ripetersi a mente Io sono James Potter, il
grande James
Potter! E lui è Remus, tuo amico! Sta tranquillo James!
Respira…
Prese
un bel respiro e mise una mano sugli
occhi per un attimo, con aria stanca «Io credo di essere
stato poco chiaro Rem,
scusami. La verità è che nemmeno io so cosa mi
prende, ecco… Vorrei chiederti
una cosa però!»
«Dimmi,
James. Sai che con me puoi
parlare di qualsiasi cosa, vero?» Remus sorrise sincero
all’amico, che ricambiò
«Si
amico, lo so, grazie… Beh, ho
notato che Evans e McLaggen sono spesso in giro insieme, stanno per
caso
insieme o… si vedono?»
Remus rispose
subito, molto pratico e
spiccio «Alex ha una cotta per Lily e la segue ovunque, lei
cerca di essere
gentile con lui ma Lily sta iniziando ad infastidirsi… No
quindi Jam, non
escono insieme» James alle parole “Lily
sta iniziando ad infastidirsi” si
rilassò e si buttò all’indietro sulla
poltrona. Si portò i capelli all’indietro con il
suo solito gesto della mano e
sorrise «Bene… bene, molto bene. Sai, mi
è giunta voce che sia piuttosto
crudele con le ragazze, quello là. Non vorrei che Evans ci
cascasse, non che me
ne importi, sia chiaro.» Concluse James con tono
melodrammatico e
disinteressato. Remus rise al pensiero che in quel momento il suo amico
somigliava ad una vecchia comare. James, alla risata
dell’amico, si infastidì
«Che c’è da ridere?»
«Ahahahahah!
James, vuoi davvero
provare a farmi credere che non ti importa niente di lei? Andiamo, ho
visto
come la guardi ultimamente! E dopo la sceneggiata di questa sera non
puoi
proprio negarlo, proprio no!»
Lo sguardo
dell’occhialuto divenne
impaurito, quasi lo avessero colto a rubare delle caramelle. Si
ridestò e cercò
di mantenere il suo solito tono disinteressato, ma nella sua voce si
distingueva la tensione che lo attanagliava «Negare che cosa,
Lupin?»
Si sta
incavolando, ha usato il mio
cognome. Non ci sono proprio dubbi, il cervo si sta innamorando e non
vuole
capacitarsene!
«Jam,
ti piace, ti piace! Anzi, non
solo! Te ne stai innamorando ma non vuoi accettarlo, non è
così? Avanti amico,
ammettilo…» Remus allargò le braccia,
stanco del fatto che il suo amico non
volesse ammettere i suoi sentimenti. James era il rubacuori di Hogwarts
assieme
a Sirius; entrambi erano famosi per le loro conquiste, le ragazze del
castello
avevano fondato un fan club dedicato a loro due. James era un ragazzo
intelligente, aveva una media alta seppur non studiasse così
tanto. Era il
capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro e il miglior
cacciatore di
Hogwarts dell’ultimo mezzo secolo. Era alto e affascinante e
sembrava avere
sempre la battuta pronta. Era stato con molte ragazze, moltissime, e
non si era
mai innamorato. Ora che lo stava facendo, non riusciva ad accettarlo,
perché
non aveva mai provato delle sensazioni simili. Si sentiva ferito,
arrabbiato e
confuso, terribilmente confuso. Non capiva perché quando la
vedeva, il suo
cuore faceva un balzo. E poi i suoi capelli rosso fuoco, i suoi
bellissimi
occhi smeraldini e… No, no, ma che stava pensando! Non era
il momento di
mettersi a pensare a lei! Batté i suoi pugni sul tavolo e
alzò la testa di
scatto, verso l’amico.
«Non
devo ammettere proprio niente,
Remus.»
«James,
perché sei così cocciuto? Non
c’è niente di male a…»
«Ma
non è vero! Io… io non mi sto
innamorando di lei, capito? Sto attraversando solo un periodo strano,
ecco
tutto. Andiamo adesso?» disse James, stufo ormai della
conversazione che l’aveva
portato a confondersi le idee e ad innervosirsi ancora di
più. Aveva usato dei
toni bruschi con Remus, che dopo tutto aveva abbandonato il suo letto
per aiutarlo.
Cercò di sorridere in direzione dell’amico che
sembrava davvero scocciato. Gli
tese una mano, che Remus prese, e insieme si diressero verso i
dormitori. Era
notte fonda ormai, tra poche ore si sarebbero alzati. «Notte
Lunastorta…»
«Notte»
Fu
così che finalmente Remus cadde in
un sonno profondo che purtroppo, sembrò finire presto.
**********************************************
«Jam,
sorreggimi, ti prego!» esclamò
forte Sirius in corridoio, portandosi una mano sulla fronte con fare
teatrale.
Il suo gesto fece ridere tutti i presenti. Era il cambio
dell’ora e il
corridoio del secondo piano brulicava di studenti.
James rise e
rispose a tono «Oh si
tesoro, che succede?»
«E’
appena passato Mocciosus e ha
lasciato una scia d’unto in corridoio, stavo quasi per
scivolare!»
Risero tutti per
la battuta di Sirius,
molte ragazze lo guardavano con occhi sognanti e lui, seppur immerso
nelle
risate, ricambiava tutte. Qualcuno bussò alla sua spalla
«Black, quando la
smetterai?»
Subito Sirius
Black smise di ridere
mantenendo però ben impresso in viso il suo sguardo
malandrino. Si girò
elegantemente in direzione della nuova voce, che proveniva dalle sue
spalle.
«Oh
Evans, mia dolce Lily, succulento
bocciuolo… Qual buon vento?» Sirius con un gesto
del braccio si appoggiò al
muro, facendo sospirare molte ragazze lì attorno per la
posizione assunta. Lily
però alzò gli occhi al cielo, facendo ridere
Remus che era proprio accanto a
Sirius. «Black, smettila, con me non attacca. Ti consiglio di
tenere la schiena
dritta, o ti beccherai il colpo della strega.»
Sirius prese il
mento di Lily con due
dita, che subito quest’ultima scacciò con uno
schiaffetto. Al gesto di Sirius,
Remus vide che James aveva distolto lo sguardo da Lily. Era piuttosto
infastidito; appena Lily scacciò le dita di Sirius rise, e,
dopo aver assunto
un sorriso malizioso, si avvicinò a Lily.
«Evans…»
Lei spostò lo sguardo sul
moro e sbuffò, portando gli occhi al cielo. Mancava
solamente lui. Lily, mantieni la calma si
ripeteva.
«Potter.»
«Sabato
c’è la…»
«No,
Potter, no!» Lily divenne rossa
in viso
«Ma
sentila… Ancora nemmeno ha finito
di parlare» borbottò Sirius
«…gita
ad Hogsmeade» James ignorò la
risposta di Lily e continuò a parlare, indifferente.
«Ho
già detto di no» si sistemò la
cravatta e portò i lunghi capelli all’indietro,
incrociando le braccia e
scandendo bene le lettere della parola no
«Mi
chiedevo se volessi…» Continuò
James, beffardo
«Insomma
Evans, lascialo parlare! Che
diamine James, non lasciare che ti tratti…»
Sbottò Sirius, visibilmente
infastidito dal tono di Lily
«Sta
un po’ zitto Sir, stavo parlando
io. Allora Lily? Vorresti..?»
«Ah
Jam, sei ridicolo! Lasciala
perdere, non apprezza la tua…»
«VIA
DI QUI» Lily aveva sfoderato la
bacchetta e guardava i due come se volesse ucciderli. Probabilmente
l’avrebbe
fatto se qualcuno non li avesse…
«Scusa
Lils, li porto via.» Remus
afferrò i due per le braccia e li portò via.
«Remus,
mollami! Ma non vedi come
tratta James? Ma chi si crede di essere, insomma!»
«Siete
due rompipluffe, certo che vi tratta
così»
«Rem,
ma da che parte stai?» Sirius
strattonò il braccio e si liberò dalla presa di
Remus. Continuò a parlare,
stavolta rivolto a James
«James,
amico, lasciala stare! Non
capisco perché tu ancora insisti nel volerla invitare ad
uscire a tutti i
costi»
James mise le
mani in tasca e iniziò a
fissare il pavimento di pietra. Sembrava intenzionato a studiarlo
quando Remus
intervenne, con voce dolce
«Ramoso,
stai bene?»
James si
ridestò e mostrò ai suoi
amici il suo sorriso più bello. Era una persona spontanea e
i suoi amici
capivano quando qualcosa non andava; puntualmente lui sorrideva per
rassicurarli, nonostante soffrisse molto dentro, dato che non capiva il
motivo
della sua confusione. Tuttavia quella volta si impegnò, lo
doveva ai suoi amici
che erano preoccupati per lui. E sorrise.
«Certo
amico, sto benissimo! Mai stato
meglio… Andiamo o arriveremo tardi a Erbologia! Comunque
Sir, dovresti sapere
che non mi arrendo mai io, sono James Potter»
Sirius rise e
diede una pacca sulla
spalla al fratello, adesso sembrava tranquillo.
«Ascolta
amico, sul serio, lascia
perdere la Evans. Ci sono mille altre ragazze nel castello che ti
sbavano
dietro e tu ultimamente sembri avere occhi solo per lei!»
«Si,
hai ragione Felpato. La prima che
mi fermerà, verrà con me a Hogsmeade.»
Guardò
Remus con sguardo triste, ma
questo non lo notò. Sapeva che il suo amico aveva ragione,
si stava innamorando
della persona sbagliata, di quella persona che lo odiava e disprezzava
e non
poteva permetterlo. Doveva togliersela dalla testa.
Risero tutti e
quattro e, tra una
battuta e l’altra, si diressero verso le serre.
Spazio Marauder11
Ciao
a tutti! :3 ho deciso di pubblicare presto il capitolo successivo, per
guadagnare un pochino di fiducia vostra, dato che sono stata in
ritardissimo per il capitolo precedente!
Ringrazio
lilyluna97 ed ele12 per aver recensito! Siete
state gentilissime, spero lo farete ancora <3
Grazie a tutti coloro che
seguono, mettono la storia tra le preferite e ricordate e anche coloro
che leggono silenziosamente! su su, fatevi avanti tutti voi e lasciate
un commento! :D
vostra, Marauder11
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Capitolo 10 *** Capitolo Decimo - Pioggia a ciel sereno ***
Capitolo
Decimo – Pioggia a ciel sereno
Settembre
era quasi giunto al termine. Le giornate si facevano via via
più brevi, ma in
quel periodo, inspiegabilmente, non erano ancora arrivate le piogge.
Tutti gli
studenti di Hogwarts sapevano quanto il clima fosse insolitamente
estivo di
quei tempi, per questo più o meno tutti ne approfittavano.
Tutti compresi i
Grifondoro del sesto anno.
Sotto un
albero vicino al lago, le ragazze sedevano felici, durante
l’ora di pranzo di
quel giorno. Marlene aveva tanto insistito per pranzare là
fuori, dato il bel tempo,
e le ragazze si erano subito trovate d’accordo alla sua idea.
Dopo pranzo,
Emmeline e Mary prendevano il sole in silenzio, Alice e Lene
discutevano sugli
ultimi pettegolezzi riguardo a una coppia del settimo anno Corvonero
che non
faceva altro che tira e molla, e Lily beh, Lily leggeva un libro, con
grande
disappunto delle sue amiche.
Mary
l’aveva
stuzzicata tutto il tempo, quindi non era riuscita a leggere un gran
che e, per
la felicità di tutte, finalmente dopo un po’
decise di raggiungere Alice e Lene
che stavano sedute su un piccolo pontile sul lago.
«Lily! Finalmente
hai deciso di degnarci di uno sguardo! Che
stavi leggendo?»
chiese curiosa
Alice
«Oh,
un’opera di Shakespeare, un autore babbano…»
«Shake cosa?» aveva urlato
Mary in sua direzione, che
stava ascoltando la conversazione delle amiche
«Shakespeare Mac,
Shakespeare! Sei un ignorante!» aveva detto
truce Lily in risposta, ridendo.
«E tu sei noiosa
Lils!» aveva risposto
Mary, che nel
frattempo si era messa seduta e aveva incrociato le braccia. Le
ragazze, per la
reazione di Mary, avevano cominciato a ridere. Riuscirono a coinvolgere
anche
Mary così, il battibecco che stava per nascere si risolse
con una risata.
Lily, Lene e
Alice, decisero poco dopo di stendersi al sole con Emmeline e Mary.
Tutte e
cinque si addormentarono, sdraiate una accanto all’altra, dimenticandosi che quel
pomeriggio avrebbero
avuto un’altra lezione. Per fortuna, qualcuno
pensò di svegliarle.
I
Malandrini, seduti a poca distanza da loro sotto un altro albero, si
accorsero
che le ragazze si erano addormentate.
«Siriuccio, mi
sto annoiando!» A queste
parole, Remus, Sirius e
Peter sbarrarono gli occhi. Quando James Potter diceva di essere
annoiato, si
preannunciava una tempesta. I suoi tre amici si guardarono in faccia in
cerca
di una soluzione per divertirlo, perché sapevano che quando
James era annoiato,
loro erano esasperati. Iniziava a fare loro domande di ogni genere fino
a
stremarli e a tratti diveniva sadico nei loro confronti. La cosa
migliore da
fare in quei casi, era trovare delle vittime sacrificali che non
fossero loro.
Sirius infatti, notò cinque belle fanciulle dormienti poco
distanti da dove
erano loro. Dietro di loro, si ergeva un grande lago, pieno zeppo
d’acqua.
ACQUA.
Una
lampadina si accese sopra la testa del giovane Black che, subito dopo,
si alzò
e trascinò con sé James, facendo insospettire gli
altri due. Remus alzò un
sopracciglio quando li vide confabulare in lontananza mentre indicavano
il lago
e sghignazzavano guardando le ragazze. Chiuse gli occhi passandosi una
mano in
faccia per l’esasperazione; aveva capito cosa avrebbero fatto
e già immaginava
cosa si sarebbe scatenato di lì a poco, ma non gli
importava. Doveva
assolutamente finire il suo tema di pozioni.
«Allora Jam, hai
capito?»
James
annuì energicamente e di
soppiatto si avvicinò alle ragazze, assieme a Sirius.
Entrambi si arrampicarono
con molta facilità sull’albero che stava proprio
sopra le cinque Grifondoro
ancora addormentate e cercarono di reprimere le loro risate non con la
stessa
facilità di prima. Sirius guardò James e
iniziò a contare silenziosamente con
la sua mano.
3…2…1
«AGUAMENTI»
Urlarono in
coro, con le bacchette
puntate sotto di loro. Subito le grida di Mary, Emmeline, Lily, Alice e
Lene si
sentirono per tutto il parco di Hogwarts. Lily fu la prima ad alzare
gli occhi
e a vedere quei due in lacrime per le risate. Fu furiosa e subito dopo
i suoi
occhi caddero sulla sua divisa. Era fradicia, era completamente
fradicia, come
le divise delle sue amiche. Quando Lily alzò dinuovo lo
sguardo, vide Mary che,
furiosa quanto e forse più di lei, si stava arrampicando
sull’albero per
prendere quei due cafoni che, ancora, indisturbati ridevano. Lene
cercava di
scagliare loro degli incantesimi, Alice e Emmeline invece, erano state
aiutate
da Remus ad asciugarsi con degli incantesimi, e nel frattempo
guardavano Potter
e Black in cagnesco.
Mary nel
frattempo era riuscita ad
arrivare tra i rami più alti dell’albero e adesso
afferrava James per la gola,
sembrava volesse strangolarlo. Mary e James erano sempre stati ottimi
amici,
entrambi provenivano da famiglie purosangue e per questo si conoscevano
da
quando erano molto piccoli. Ma Mary, quando era furiosa, non guardava
in faccia
nessuno e, nonostante James la supplicasse di lasciarlo andare, questa
continuava a scuoterlo, e a tratti regolari, scagliava anche dei pugni
a Sirius
che cercava di pararsi con le mani. Sarebbe stata una scena molto buffa
se anche
Lily non fosse stata così arrabbiata. Decise anche lei di
arrampicarsi,
trascurando un piccolissimo particolare. Quell’albero era
molto alto e Lily,
una volta arrivata quasi in cima, avrebbe rischiato
l’infarto. Lily, infatti,
oltre ad essere poco agile (meglio dire che non lo era per niente),
soffriva
terribilmente di vertigini. Ma non se ne curò, in quel
momento il suo obiettivo
era picchiare quei due.
Mentre si
arrampicava lungo il tronco
e cercava di raggiungere finalmente i rami, il suo piede
scivolò su un piccolo
rametto che spuntava dal tronco. Stava quasi per perdere
l’equilibrio così
urlò, e subito Mary, James e Sirius, accorsero in suo aiuto.
Il più vicino dei
tre fu James che subito gli tese una mano. Sirius invece
chiamò Remus, pronto a
sorreggerla da sotto nel caso in cui dovesse cadere. Lily continuava a
urlare e
a barcollare, si stava tenendo praticamente con una sola mano.
«Aiuto,
aiuto, qualcuno mi aiutiii!»
«Lily,
ci sono qui io! Afferra la mia
mano!» disse James che era diventato pallido. Se fosse
caduta, si sarebbe
sicuramente fatta male.
«Io
sono Evans, EVANS!» disse Lily con
tono isterico, mentre piagnucolava
«E va
bene, EVANS! Ma adesso afferra
la mia mano, su!» disse James, sporgendosi ancora di
più in direzione della
rossa
«No,
tu mi farai cadere! Mi farai
ancora un tuo stupido scherzo!» gli urlò Lily di
rimando, ormai in lacrime.
Ma Lily, era
talmente concentrata ad
arrabbiarsi con James e ad urlargli contro, che non si accorse che
aveva
lasciato con l’unica mano che l’aveva salvata,
l’appiglio dell’albero.
Ma James si
sporse ancora di più e per
fortuna, riuscì ad afferrare Lily in tempo e a tirarla su,
con grande sollievo
di tutti i presenti.
Appena Lily fu
al sicuro, subito diede
uno scappellotto a Potter
«Ehi!
Ti costa tanto mostrarmi un po’
di gratitudine?» disse infastidito alla rossa, mentre si
massaggiava la nuca
«Gratitudine?
Gratitudine?! E’ colpa
tua e del tuo stupido qui presente amico se io stavo per spezzarmi
l’osso del
collo!»
«Se tu
non avessi cercato di
ucciderti, vuoi dire. Sappiamo tutti che soffri di vertigini,
Evans.» disse
James, scocciato
«IO
non soffro di vertigini, Potter!»
«E io
sono Shakespeare…»
«Co…cosa?
Tu conosci Shakespeare?»
«Evans,
credevi di essere l’unica? Io
amo Shakespeare. Perché?»
Lily avrebbe
sorriso se per un attimo
si fosse dimenticata di quanto odiava Potter. Nessuno dei suoi amici
aveva mai
letto Shakespeare, che era il suo autore preferito. Aveva provato a
invogliare
Lene a leggerlo, ma questa aveva detto che era troppo sdolcinato per i
suoi
gusti. Nemmeno a Remus piaceva, lui preferiva i romanzi
fanta-scientifici.
Alice leggeva solo riviste di gossip e Mary odiava leggere nel tempo
libero,
nonostante fosse molto sveglia e intelligente. Emmeline preferiva i
fumetti.
Potter era la
prima persona che
apprezzava Shakespeare come lei. Non era possibile! Lui?
«No,
così… Comunque io non soffro di
vertigini.»
James sorrise in
sua direzione, mostrò
a Lily il suo sorriso più bello. Sembrava autentico, sincero
e spontaneo.
Niente a che vedere con il suo solito sorriso beffardo, crudele e
malizioso.
Lily strabuzzò gli occhi a quella vista. Qualcuno aveva
posseduto il corpo di
James Potter, quello che gli stava sorridendo non poteva essere lui.
Mary e
Sirius continuavano a litigare, così Lily, stanca di
sentirli urlare uno contro
l’altra, urlò in direzione di Remus
«Rem,
potresti farci scendere, per
favore?»
«Lils,
ho già mandato Peter a prendere
una scala! Tranquilla, ti porto giù di
lì.» sorrise rassicurante nei confronti
dell’amica
«Sei
il mio eroe, Rem!» disse Lily teatralmente, facendolo ridere.
Lily sorrise
radiosa alla vista dell’amico e non si accorse che qualcun
altro aveva dinuovo
sorriso in sua direzione, regalandole un sorriso ancora più
bello del primo,
beandosi della vista della rossa. Perché
a me non sorride così? E’ così bella! Pensò
James, quasi senza
accorgersene.
Entrarono in
fretta e furia nell’aria
di Difesa, quel pomeriggio, i dieci ragazzi di Grifondoro. Per fortuna
il
professor Foreigner non si accorse del loro ritardo, dato che non era
ancora
arrivato.
Lily non
finì nemmeno di formulare
questo pensiero che il professore apparve, alle loro spalle.
«Buona
sera, ragazzi!» disse questo
raggiante. Indossava una giacca giallo canarino che gli arrivava fin
sotto le
ginocchia, un paio di pantaloni a zampa verde prato e una camicia rossa
a
quadri. Era proprio strambo. Guardarlo era un pugno
all’occhio. Per quanto
fosse strambo però, quel professore era amato da tutti.
Sapeva essere
comprensivo e le ore con lui scorrevano in fretta, tanto era
divertente.
«Buona
sera, Professor Foreigner!»
«Sedete,
ragazzi. Quest’oggi ho deciso
di esporvi il programma che ho preparato per quest’anno.
Avremo poche lezioni
di teoria, saranno circa una o qualche volta due a settimana. Il resto
del
tempo infatti, lo dedicheremo alla pratica.»
Tutti sorrisero
raggianti all’annuncio
del professore. Dopo tutto, Difesa Contro le Arti Oscure era una
materia che
necessitava di esercizio; la teoria era sicuramente necessaria, ma di
più lo
era la pratica.
«Siccome
gli incantesimi che dovremo
imparare quest’anno saranno molto difficili da applicare,
dato che siete al
sesto anno e l’anno prossimo ci saranno i MAGO, ho deciso di
formare delle
coppie per potervi esercitare tra di voi e aiutarvi a vicenda. Le ho
già formate
e non accetto proposte di scambi. Dovrete collaborare ed esigo che vi
incontriate tra di voi periodicamente, preferibilmente due volte a
settimana,
per esercitarvi. Queste coppie dureranno un semestre, al prossimo
semestre le
cambieremo. Dubbi, perplessità?»
Qualcuno
sbuffò per la proposta delle
coppie; altri invece avevano le mani giunte e speravano di finire con
qualcuno
che gli stava particolarmente simpatico. Nessuno rispose alla richiesta
del
professore e così questo, continuò a parlare.
«Bene.
Adesso vi leggerò l’elenco
delle coppie che ho formato, vi prego di stare in silenzio.»
Il brusio che si
era levato durante il
discorso del professore, subito scomparve. Tanti occhi attenti si
volgevano
adesso verso il professore e lo scrutavano, scocciati e alcuni
speranzosi.
«Black
e Lupin, McKinnon e Punch, Minus e Vance, Prewett e
McLaggen, Paciock e Collins, Felton e Randall, Forks e Brooklyn, White
e Sewlin
e…? Non riesco a leggere…» Lily ancora
non aveva udito il suo nome e non
riusciva a capire chi fosse rimasto disponibile e quindi sarebbe stato
in
coppia con lei… Black per fortuna era con Remus, Peter con
Alice, poi Sewlin
era con… Un momento?! Non aveva udito il nome
di…No, non poteva essere! «Ah, si ecco!
Scusatemi ragazzi, gli
ultimi sono Evans e…»
«NO!» Lily aveva
urlato senza volerlo,
mentre il professore continuò a parlare, senza accorgersi
dell’urlo della sua
allieva «…e
Potter»
Al suo nome, un
ghigno malefico si era disegnato sul viso di
Sirius, che si era immediatamente avvicinato a Lily e l’aveva
guardata con sguardo
di sfida, mentre James esultava in silenzio, sorridendo a Lily.
Lily aveva
guardato i due compari in cagnesco e il professore
l’aveva notato
«Ragazzi,
un’ultima cosa! Dovete stare molto attenti a non farvi del
male, non vorrei che
questo diventasse un pretesto per ferirvi a vicenda!»
Potter si
avvicinò e subito dopo disse a Lily, ghignando «Sentito Evans?
Niente aggressioni
durante le esercitazioni…»
Lily
si avvicinò al viso di Potter e sibilò
«Tu infatti morirai nel sonno, Potter»
Potter
deglutì, Lily ghignò.
Si
consideravano nemici, si odiavano, senza sapere che quello sarebbe
stato
l’inizio di una splendida amicizia. O forse qualcosa di
più?
Recensite per favore! Ho
bisogno della vostra opinione! -M11
|
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Capitolo 11 *** Capitolo Undicesimo - Rosso ***
Capitolo
Undicesimo - Rosso
Era una
piovosa giornata di inizio ottobre e le ragazze sedevano al tavolo di
Grifondoro in Sala Grande.
«Oggi
sarà una giornata molto stancante, non vedo l’ora
di
rivedere il mio letto a baldacchino!» disse Emmeline,
triste
«A chi lo dici
Em! Ma abbiamo appena lasciato i nostri letti,
non li rivedremo per almeno dieci ore, lo sai?» disse
stancamente Mary, che
continuava ad immergere una fetta biscottata ormai zuppa di
thè con violenza,
quasi volesse prendersela con essa.
«Oh,
già… Oggi non posso nemmeno stare con Frank,
anche lui ha
molte lezioni…» Tutte risero
maliziosamente al pensiero di Alice che, senza
accorgersene, aveva parlato ad alta voce, confermando ancora una volta
i
sospetti delle ragazze che riguardavano la sua cotta per il Grifondoro.
Alice
arrossì e questo fece intenerire Lily che intervenne in
favore dell’amica.
«Beh Ali, almeno
tu non hai la ronda oggi. Voi dopo cena
potrete tranquillamente tuffarvi nei vostri letti, io dovrò
ancora gironzolare
per il castello!»
«Lils, non mi
dire che non ti va di passare un po’ di tempo
con il tuo migliore amico?» disse
sorridendo Remus, che prese
posto sulla panca accanto alla rossa, che gli scoccò un
bacio sulla guancia
«Solo
perché ci sei tu resisterò, altrimenti mi
butterei dalla
torre di Astronomia!»
Le ragazze
risero assieme al resto dei malandrini che le aveva raggiunte. Sirius
si
sedette tra Lene e Mary, con grande disappunto di
quest’ultima, ghignando.
Godeva del fatto che avesse il potere di infastidire così
tanto la biondissima
Grifondoro, così appena poteva la stuzzicava, e questa si
infuriava.
Black si
versò del latte con del thè e prese una manciata
di biscotti al burro che mise
in bocca tutti assieme, con grande disgusto dei presenti.
«Chfeee
schi’è?»
«Black,
davvero lo vuoi sapere? Sei
disgustoso!» gli disse Lily piuttosto infastidita
«Bada
a come parli Evans, non ci si
rivolge così a Sirius Black!» disse Sirius
sventolando una mano in sua
direzione, infastidito
Lily
iniziò a guardarlo in cagnesco,
mentre lui sorrideva divertito. Quei due iniziarono ad azzuffarsi e
Remus,
infastidito, intervenne.
«Ah,
piantatela voi due! Volete
smetterla?»
«Dillo
ad Evans!» mugugnò Sirius,
minaccioso.
« Ah
Evans, quando ci vediamo per
quella cosa?» James, geloso delle attenzioni che Lily stava
riservando a
Sirius, intervenne e fece un occhiolino alla Evans, beccandosi una
gomitata da
parte di Remus.
«Di
cosa diavolo stai parlando, Potter?»
Lily divenne rossa per il nervoso ma cercò di mantenere un
tono deciso.
«Uff,
ma quanto sei noioso!» borbottò James
a Remus e poi continuò «Evans, sveglia! Parlavo
dell’esercitazione di Difesa!»
Ahh,
già. L’esercitazione…
«Mmm… Non
so, ti faccio sapere io! Ho molti impegni in questo periodo»
«Si
Evans, dillo che sei impegnata con
me!» Un bicchiere d’acqua raggiunse immediatamente
il viso di Sirius che, per
l’espressione sorpresa e sconsolata che aveva in faccia, fece
ridere tutti i
presenti in sala grande.
«Evans,
perché sempre a me? Che ho
detto di male?»
«La
tua voce mi urta, Black.»
«Lils,
basta! Non ti sembra troppo
presto per iniziare ad urlare? Così farai scappare tutte le
mie ammiratrici…»
Potter ancora una volta cercò di attirare
l’attenzione della rossa.
« Io
sono EVANS! E poi smettila di
pavoneggiarti Potter, sei ridicolo esattamente come loro!»
«E
tu sei bellissima…» disse di getto James a bassa
voce, sorprendendosi di aver
pronunciato quelle parole. Non le aveva solo pensate!
Arrossì di botto e rimase
interdetto per un po’; anche Lily arrossì al
complimento di Potter anche se
cercò di non darlo a vedere, facendo finta di non aver
sentito. James non si
accorse del rossore sul viso di Evans, e deviò anche lui il
discorso. Sirius,
però, aveva visto tutta la scena, e aveva riso mentre
scuoteva la testa. Quello
sciocco del suo migliore amico si stava rammollendo. Aveva sempre
notato che
James le riservava delle attenzioni particolari, ma non aveva mai dato
davvero
importanza ad Evans fino ad allora, e poi non era mai arrossito! Adesso
era
chiaro però, si stava innamorando della rossa e
chissà se non lo avrebbe fatto
anche lei? Sbuffò in una risata. Nah, lei lo odiava.
Però era arrossita! Lo
odiava davvero così tanto? Un luccichio illuminò
i suoi occhi grigi. Doveva
saperne di più.
Lily era scesa
in Sala Comune alle
dieci in punto, per la ronda. Aveva deciso di farsi una doccia calda
prima, in
modo da rilassarsi un pochino e rigenerarsi. Era davvero molto stanca,
ma
doveva adempiere ai suoi doveri di prefetto. Decise di sedersi su una
poltrona
di fronte al fuoco, dato che Remus era in ritardo di qualche minuto.
Aveva
volto il suo sguardo verso le fiamme del camino che fin da sempre
avevano
attirato la sua attenzione, per la potenza del fuoco. Tra tutti gli
elementi,
il fuoco era sicuramente quello che preferiva, per il potere immenso
che aveva.
E poi il rosso, e in generale i toni caldi, l’avevano sempre
attratta. Poco
dopo sentì qualcuno avvicinarsi a lei e subito si
ridestò e si voltò. Una
ragazza bassina e con occhi azzurri molto vispi e grandi si era
avvicinata a
lei. Frequentava il quinto anno, ed era molto simpatica. Era come lei
una nata
babbana e viveva vicino casa sua, nel quartiere di Spinner’s
End. Prima di
andare ad Hogwarts non era mai stata sua amica ma da quando aveva
scoperto di
avere una vicina di “quartiere” che frequentava
come lei la scuola di magia, si
erano molto avvicinate.
«Ciao
Lily!» Sorrise raggiante la
Light.
«Oh,
ciao Helena! Come stai?»
Subito il viso
di Helena Light si
incupì e divenne preoccupato
«Beh…Potrebbe
andare meglio in realtà,
ma non importa!»
«Oh,
avanti Lenny, dimmi tutto!» disse
Lily calorosamente, poggiando una mano su quella dell’amica
«Beh,
ecco… Mi piace un ragazzo e ho
provato ad attirare la sua attenzione ma questo sembra non notarmi.
E’ strano a
detta di tutte, solitamente si è sempre mostrato disponibile
con le ragazze ma
ultimamente mi è giunta voce che non è
più uscito con nessuno quindi… Magari si
sta innamorando di qualcuno»
Lily sorrise
dispiaciuta all’amica e
le rispose «Lenny, sta tranquilla! Sei bellissima e prima o
poi si accorgerà di
te! Magari sta solo attraversando un periodo no… Non dare
tutto per scontato!»
«Oh,
hai ragione Lils! Grazie per i
tuoi consigli, spero mi noterà davvero prima o
poi…» Si alzò con un sospiro e
si allontanò da Lily.
La rossa si
insospettì e richiamò
l’amica «Helena?»
Questa si volse
verso Lily e rispose
«Si, Lils?»
«Non
mi hai detto chi è…»
«Ah,
già… Ecco, è Potter» Elena,
inizialmente imbarazzata dalla domanda dell’amica, poi
sorrise sognante in
direzione di Lily e le fece un occhiolino malizioso che la rossa
cercò di
ricambiare con un sorriso stentato. Quel Potter? Impossibile. Lui non
aveva mai
rifiutato le avances di nessuna ragazza esistente sulla faccia della
terra, ne
era sicura. Poi Elena era così bella! Come poteva non
accorgersi di lei? Subito
pensò a quello che aveva sussurrato Potter quel giorno a
colazione… E tu Sei
bellissima…
Lily
arrossì di botto al pensiero,
senza accorgersi che il suo amico Remus si ergeva in tutta la sua
altezza
davanti a lei, con sguardo indagatore.
«Tutto
bene, Lily?»
«Oh,
si signor Lupin! Andiamo?»
Remus
pensò che il rossore di Lily
magari se l’era immaginato, dato che adesso era praticamente
scomparso.
Sorrise. «Si, signorina Evans. Andiamo!» Disse
energicamente Lupin, quasi
marciando, facendo ridere di cuore Lily.
Lo so, lo so! Fa schifo, ma
è un capitolo di passaggio... Non possono sempre succedere
cose eclatanti, no? Comunque tenete a mente il personaggio di Elena
Light, ho paura che la rivedremo ancora! :P
Grazie a Lilyluna97 per aver recensito, sei
fantastica! *_*
Spero che anche voialtri
che leggete, lascerete una recensioncina per me! Non necessariamente
positiva! Mi serve prima di tutto il vostro parere! Grazie a tutti!
-M11
|
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Capitolo 12 *** Capitolo Dodicesimo - Un passo avanti ***
Capitolo
Dodicesimo – Un passo avanti
«Lils?»
Avevano appena
iniziato la loro ronda, Remus aveva notato che
Lily però, fino ad allora, non aveva spiccicato una parola.
Questo, a detta di
Remus, era piuttosto strano, in quanto Lily era una persona
estremamente
loquace e molto vivace. Sicuramente qualche pensiero la affliggeva.
«Mmm?!»
«Sei molto
silenziosa…»
Lily rise, grata
all’amico che aveva capito che qualcosa in
lei non andava. Spesso riusciva a camuffare le sue sensazioni, creando
una
barriera attorno a sé che nessuno riusciva a spezzare. Ma Remus capiva sempre
quando qualcosa non
andava in lei. Si preoccupò della reazione
dell’amico una volta che gli avesse
detto cosa la preoccupava, ma non se ne curò. Decise di dar
voce ai suoi
pensieri, magari parlandone avrebbe capito lei stessa quale fosse il
problema.
Così ci provò
«Beh…
Effettivamente qualcosa mi preoccupa, si.»
Remus la
guardò con interesse e annuì «Spara»
«Ecco…
Riguarda l’esercitazione che ci ha detto di fare il professor
Foreigner… Io
vorrei chiedergli di assegnarmi un altro partner»
«Lily…
Ho
sempre ammirato la tua intelligenza, ma a volte sai essere
così ottusa»
«Remus! Se
tu non l’avessi notato, Black e Potter hanno sempre reso la
mia vita
impossibile, da quando sono entrata a scuola! Non sopporterei di
passare del
tempo extra con Potter poi, tra i due tra l’altro
è decisamente quello che
detesto di più!»
Remus
chiuse gli occhi e sospirò, cercando di mantenere la calma.
Quando la sua amica
era arrabbiata, diventava più testarda di un troll. Doveva
trovare le parole
giuste
«Dovresti
imparare ad andare oltre le apparenze, oltre i tuoi
pregiudizi!»
«Apparenze?
Apparenze, Remus? Io non so come tu possa essere amico di quei due ma
ti
assicuro che l’apparenza non inganna, alla fine le persone si
rivelano per
quello che sembrano, esattamente per quello che sembrano!» Si
fermò davanti a
Remus e alzò lo sguardo, guardandolo negli occhi
«Remus, sta attento a quei
due. Secondo me non sono le persone che pensi che siano, fattelo dire
da me!» disse
Lily, sembrando quasi convinta di quello che diceva
«Non
ti permetto di insultare i miei amici e di parlare così di
loro… Solo perché
Piton si è comportato da schifo con te non significa che
siano tutti come lui!
Da tempo le tue amiche ti dicevano di stargli lontana, ma tu hai fatto
di testa
tua, come sempre, considerandolo come la persona meravigliosa
che non è mai stata! Tu ti sbagli adesso, Lily,
proprio come ti sei sbagliata con Piton. Sei solo accecata, accecata
dall’odio
e dai tuoi pregiudizi! E dall’invidia…»
Remus
aveva detto quelle parole con tanta rabbia, le aveva sputate tutte
così, senza
pensare a come Lily l’avrebbe presa, senza pensare alla
sensibilità di Lily.
Sapeva che lei ancora soffriva per la perdita dell’amico, e
il suo tono era stato
così violento e rabbioso che Lily gli diede uno schiaffo,
sulla guancia destra.
Lo guardò con sguardo afflitto e arrabbiato, una lacrima
solcava la sua guancia.
Remus aveva colto il punto, questo fu a farla infervorare. La rabbia
per aver
sentito la verità sbattere sulla sua faccia le fece dire
cose che non avrebbe
dovuto, cose di cui si sarebbe pentita.
«Tu
sei come loro, Lupin. Sei proprio come loro. Sei crudele! E io che ti
credevo
un amico!» Lily si allontanò a grandi falcate
dall’amico che era rimasto
imbambolato per la reazione di Lily. Stava ancora decisamente male.
Lily si
rifiutava di avvicinarsi alle persone perché aveva paura di
affezionarsi e di
soffrire, proprio come aveva fatto dopo la rottura con Severus. Per
quanto lei
disprezzasse la presenza dei Malandrini, vedeva che la loro amicizia
era un
qualcosa di solido e duraturo; una sorta di filo invisibile, molto
speciale, li
teneva uniti, l’uno all’altro. In un certo senso
non voleva avvicinarsi a loro
perché li invidiava, invidiava quel rapporto che lei aveva
bramato, soprattutto
in quei mesi. Remus aveva ragione, lei era invidiosa. Ma adesso,
semplicemente,
aveva scelto di non fidarsi e di tenersi stretti gli amici che aveva,
senza
legarsi a qualsiasi altro. Era stanca, terribilmente stufa di soffrire.
«Lils…»
sussurrò Remus, afflitto e arrabbiato. Lily però
era già troppo lontana, per
sentire il suo nome mormorato dall’amico.
Lily
non aveva dormito tutta la notte, continuava a girarsi e rigirarsi nel
suo
rosso letto a baldacchino. Doveva ascoltare Remus? O doveva ascoltare
il suo
istinto?
Remus
era una persona caparbia, molto intelligente. A detta di molti, aveva
fiuto.
Era anche molto saggio per la sua età, per questo Lily
riteneva che per una
volta avrebbe dovuto mettere da parte il suo intuito ed ascoltare i
consigli
del suo amico. Ma era ancora terribilmente arrabbiata con lui, ferita
nell’orgoglio per quella verità che le aveva
sbattuto in faccia. Questo era
forse il motivo per cui non era ancora andata a scusarsi con
l’amico, perché era
terribilmente testarda e orgogliosa. In altri casi infatti, Lily si
sarebbe
presentata anche di notte ai piedi del letto dell’amico, per
parlare con lui.
Non riusciva a stare lontana da Remus Lupin per molto tempo.
Inoltre
sapeva che aveva ragione. Le delusioni l’avevano
letteralmente spezzata, resa
debole, per questo non riusciva ad avvicinarsi più a
nessuno. Molto spesso
sapeva anche di indossare i paraocchi, di non vedere la
realtà che le danzava
intorno. Maledetta testardaggine!
Sapeva che
doveva lasciare le cose come
stavano, avrebbe dovuto lasciar fare al fato e frequentare quelle
esercitazioni
con Potter. Ma non voleva darla vinta a Remus, no. E se Remus si fosse
sbagliato? Se questa volta Lily avesse ragione? Potter avrebbe
approfittato del
tempo passato con lei per torturarla, per farsi beffe ancora di lei. Le
avrebbe
tinto i capelli blu, come aveva fatto al terzo anno.
L’avrebbe fatta scivolare
in Sala Grande, facendo ridere tutti come al secondo anno. Le avrebbe
lanciato
in faccia caccole di Troll, come al primo anno. Oppure
l’avrebbe difesa, come
aveva fatto al quinto anno quando Piton le aveva rivolto quelle
fatidiche
sprezzanti parole? Dopo tutto, per quanto potesse essere una persona
terribile,
non nuotava nelle Arti Oscure a differenza di Piton. Beh, magari Remus
non si
sbagliava. Ma ancora una volta la sua testardaggine,
vinse la razionalità. Avrebbe detto al
professor Foreigner di cambiare partner, si.
Mary, Lily e
Emmeline erano in anticipo, quella mattina di
inizio Novembre. Il freddo gelido sembrava penetrare attraverso le
robuste mura
del Castello, e le tre Grifondoro erano strette nelle loro sciarpe, con
le gote
e i nasi rossi per il freddo. Alice e Marlene si erano svegliate tardi,
erano
state impegnate la sera prima, fino a tardi, con i loro spasimanti e
per questo
quella mattina non erano riuscite a svegliarsi. Le loro amiche erano
scese in
tempo a fare colazione e avevano promesso che le avrebbero coperte con
Foreigner. Mary ed Emmeline erano preoccupate per tutto quello che
avrebbero
dovuto inventare, Lily era ansiosa anche per qualcosa altro. Non aveva
infatti
raccontato alle sue amiche quello che era successo con Remus, in un
certo senso
si vergognava e sapeva che le amiche le avrebbero dato torto. Specie
Mary, dato
che da tempo conosceva James Potter, le avrebbe ancora una volta detto
quanto fosse
una persona meravigliosa e limpida. Oltre ad essere il suo capitano
nella
squadra di Quidditch, James era stato un suo amico
d’infanzia.
Lily non avrebbe
sopportato che la verità le venisse sbattuta
in faccia anche dalla sua migliore amica Mary, così aveva
deciso di nasconderle
tutto, di non dare importanza al litigio che aveva intenzione di
risolvere poco
dopo.
Quando entrarono
in aula, si accorsero che quasi tutti gli
studenti erano già seduti, ai loro soliti posti. Lily
cercò lo sguardo di Remus
che trovò subito. Era indecifrabile, e quando Lily lo
scrutò curiosa, lui fece
cenno di no con la testa, come per ribadire ancora una volta quello che
le
aveva detto la sera prima, voleva ancora provare a convincerla. Lily
tirò fuori
il suo peggior orgoglio, e lo guardò con astio, quasi
altezzosa, come per
ribadire che avrebbe fatto di testa sua e avrebbe chiesto al professore
di
cambiare la sua sorte. Remus la guardò sconsolato e
sospirò, dopo di che volse
il suo sguardo a Peter, che gli stava raccontando con enfasi
chissà che cosa,
gesticolando con entrambe le mani.
Per fortuna
Alice e Lene riuscirono ad arrivare in tempo,
prima che il professore entrasse in classe, con grande sollievo delle
loro compagne
di dormitorio. Lily sedette con Mary, Emmeline con Marlene e Alice con
Frank.
Lily guardava gli ultimi due con un sincero sorriso stampato in faccia.
Si
vedeva da lontano un miglio quanto quei due si amassero e, anche se
nessuno dei
due si era ancora dichiarato con l’altro, Lily sentiva che di
lì a poco si
sarebbero messi insieme. I suoi pensieri si ridestarono quando il
professore
parlò alla classe
«Buongiorno,
ragazzi. In merito ai gruppi che abbiamo fatto l’altra volta,
vorrei sapere se
qualcuno di voi ha già organizzato qualche
incontro…»
Era il momento
giusto. Doveva farlo, ora.
Lily Evans
alzò la mano immediatamente e, d’istinto, mentre
parlava al professore, volse il suo sguardo a Remus.
«Professore…
Mi scusi, mi chiedevo se fosse possibile…» Remus in quel
momento abbassò lo
sguardo e sospirò, e questo fece cambiare idea a Lily. Che
motivo aveva Remus
di invitarla a fidarsi di altre persone? Era suo amico, dopotutto.
Sentiva che
doveva fidarsi.
Continuò,
stavolta con una nuova idea in testa. Voleva
sorprendere, Lily Evans amava sorprendere.
«Mi chiedevo
se fosse possibile mantenere le coppie predestinate per tutto
l’anno, signore.
Credo che allenarsi con la stessa persona costantemente possa essere un
bene,
non crede?» Sia Remus
che Sirius sbarrarono gli occhi. Remus subito dopo sorrise, mentre il
viso di
Sirius rimase scioccato per molto tempo, come quello di Peter.
L’espressione di
James era però indecifrabile; la sua mascella penzolava
decisamente nel vuoto,
e i suoi occhi erano decisamente usciti fuori dalle orbite.
Perché
mai Lily aveva
intenzione di passare del tempo, più tempo del dovuto con
lui?
«Beh,
signorina Evans. Devo dire che lei ha ragione e infatti avevo
già pensato di
mantenere le coppie per tutto l’anno, anche se avevo
intenzione di comunicarlo
più in là. Ritengo che sia più
produttivo che voi vi alleniate sempre con le
stesse persone, in modo da non perdere tempo ad abituarvi sempre a
diversi
stili di combattimento. Adesso però, diamo inizio alla
lezione, oggi parleremo
di…»
Lily, dopo aver
annuito con convinzione in direzione del
professore, volse il suo sguardo in direzione di Remus, che le sorrise
divertito. Lei ricambiò con un timido sorriso; Black e
Potter avevano frainteso
il sorriso della rossa, pensavano fosse rivolto anche a loro,
così Lily,
vedendo i loro sorrisi maliziosi formarsi sulle loro labbra, gli
mandò uno
sguardo truce. Sembrava mandasse lampi nella loro direzione attraverso
le sue
iridi verde smeraldo.
Remus rise
divertito e poté fare un sospiro di sollievo, ora.
Lily
aveva messo da parte i suoi pregiudizi, finalmente. O comunque, ci
stava provando.
Grazie mille a Ele12 per aver recensito lo
scorso capitolo! =) Questo capitolo non mi convince per niente, più lo guardo e più mi viene voglia di cancellare tutto quello che ho scritto ma vabeh, è necessario per sottolineare un po' il cambiamento iniziale di Lily.
Grazie a chi ha inserito la storia tra le
preferite, ricordate e seguite. E grazie anche a chi, silenziosamente,
legge.
Beh, lo sapete, mi
piacerebbe ricevere qualche recensioncina! Grazie anche a chi
deciderà di farne una. -M11
|
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Capitolo 13 *** Capitolo Tredicesimo - Ammettere... ***
Capitolo
Tredicesimo -
Ammettere…
Dopo cena,
quasi tutti i ragazzi erano nelle loro Sale Comuni. Quelli del sesto
anno di
Grifondoro comunque, stavano attorno al camino.
Lily e Remus
giocavano a scacchi davanti al camino; James, Sirius e Peter facevano
spettacolo come al loro solito guadagnandosi le occhiatacce dei primi
due.
Alice chiacchierava amabilmente con Frank e Marlene sul divano
più grande
riguardo a cosa avrebbero fatto dopo Hogwarts; Mary ed Emmeline
completavano il
loro tema di incantesimi che tutti gli altri
avevano già svolto, sedute
sul tappeto. Proprio tutti?
«Jam, hai
già finito il tuo tema di incantesimi per dopo
domani?»
Appunto.
James
sbuffò
in direzione di Sirius e volse il suo sguardo annoiato verso Remus «No, non ne ho
bisogno»
«Si infatti, sono
solo 90 centimetri sugli incantesimi di levitazione
avanzati, giusto? Proprio niente di che…»
Sirius
sbuffò in un sorriso e si intromise «Rem, a che serve
sforzarsi? Copieremo
da te, no?» Con
l’ultima frase, fece gli occhioni dolci a Remus che
rispose, scocciato «Assolutamente
no! Dovrete cavarvela
da soli stavolta» Entrambi si
guardarono, si alzarono
simultaneamente e, con movimenti identici si sedettero in ginocchio di
fronte a
Remus con mani giunte, come se lo stessero per implorare. Fecero i loro
labbroni dolci e spalancarono gli occhioni. Il solito rito
iniziò…
«Perfavoreperfavoreperfavore
Perfavoreperfavoreperfavore
Perfavoreperfavoreperfavore
Perfavoreperfavoreperfavore
Perfavoreperfavoreperfavoreeeeeeee!»
Remus
rispose, cantilenante, mentre Lily aveva già alzato gli
occhi al cielo
«Nooo!»
Così
i due
ricominciarono, mettendoci più impegno di prima. Dato che
entrambi urlavano,
nessuno riuscì più a parlare in Sala Comune.
Remus chiuse gli occhi per un
attimo e poi li spalancò entrambi
«
Perfavoreperfavoreperfavore
Perfavoreperfavoreperfavore
Perfavoreperfavoreperfavore
Perfavoreperfavoreperfavore
Perfavoreperfavoreperfavore
Perfavoreperfavoreperfavore
Perfavoreperfavoreperfavore
Perfavoreperfavoreperfavore
Perfavoreperfavoreperfavore
Perfavoreperfavoreperfavore
Perfavoreperfavoreperfavoreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee»
«Miseriaccia,
e va bene! Ma smettetela
prima che vi uccida!»
«Grazie,
grazie Remussino!» risposero
i due in coro, con voce flebile, imitando chissà quale voce
femminile. Si
avvicinarono alle guance di Remus e iniziarono a baciarle imitando le
ragazzine
innamorate.
Remus prese per
le orecchie entrambi e
li trascinò lontani da lui. Ritornò compiaciuto
al suo posto, si sedette sul
cuscino di fronte a Lily e i due ricominciarono a giocare.
Lily vinse tre
partite di fila con
disappunto di Remus, che si era beccato anche le risatine dei suoi
amici per i
suoi continui fallimenti.
«Eeeee…
scacco matto al Re! Ho vintooo
per la quarta volta! Lalalaaa» Lily si alzò e
improvvisò un balletto piuttosto
buffo, continuando a ridere. Inciampò sul tappeto ai piedi
di un divanetto e
cadde accidentalmente tra
le braccia di
McLaggen. Lily, accortasi della situazione, arrossì e rimase
imbambolata mentre
guardava il viso di Alex, a pochi centimetri dal suo, incapace di
muoversi.
McLaggen poteva anche essere stupido, ma era davvero carino. Era molto
alto e
muscoloso, aveva i capelli castano cenere e degli occhi blu scuro che
spiccavano sul suo viso pallido, grazie anche alle folte ciglia
inspiegabilmente nere. Questo sorrise timidamente in direzione di Lily
e,
mentre la teneva per le braccia, le disse «Tutto bene,
Lily?» «Oh, io… Si,
tutto bene! Grazie» e la rossa divenne dinuovo dello stesso
colore dei suoi
capelli. «Beh, Lily. Mentre ci siamo, vorrei chiederti
se…»
James, che aveva
seguito la scena da
lontano, si alzò e si diresse a grandi falcate in direzione
proprio di quel
divanetto. Afferrò Lily per un braccio e la fece alzare,
guadagnandosi una
furiosa occhiataccia da quest’ultima, oltre che da McLaggen,
che sembrava anche
sinceramente dispiaciuto per la reazione del Grifondoro.
«James, che ti
prende?»
«Tu!
Lurido schifoso! Tu non metterai
le mani addosso a L-L-Lil… A EVANS! Tu che ti approfitti
delle ragazze! Ho
sentito di quello che hai cercato di fare l’anno scorso, con
Katy Brown!» James
albergava furente e si ergeva in tutta la sua statura, mentre McLaggen
era
sbiancato dopo l’accusa di James, e stava ancora seduto sul
divano.
«Smettila,
Potter! Mi hai stufato! Che
diavolo vuoi da me, si può sapere? Adesso va via e sta
zitto!» disse furente
Lily a James, mandando vampate di fuoco con i suoi capelli che
riflettevano la
luce del camino
James si
addolcì appena si voltò verso
Lily ma il suo tono rimase arrabbiato «No, Evans! Non
permetterò che questo qua
si approfitti anche di te!»
«Non
te ne frega proprio niente di
quello che faccio io, è chiaro? Avanti, McLaggen, che mi
stavi dicendo?
Continua, per favore»
Lily si rivolse
a McLaggen con il tono
più dolce e ammaliante che poteva, per fare un dispetto a
James che ormai era
divenuto prima rosso, poi verde e poi blu di rabbia, ma che stava
ancora lì,
davanti a loro, con le braccia conserte.
«Volevo
chiederti se… Insomma, so che
è tardi dato che la gita a Hogsmeade è domani, ma
volevo chiederti se volevi
venirci con me, sempre se non hai impegni» Lily, prima di
rispondere, lanciò
uno sguardo di sfida a James (che strinse talmente tanto le braccia per
la
rabbia che vi lasciò dei lividi violacei, provocati dalle
sue stesse mani), poi
si volse verso il suo corteggiatore e decise di rispondere.
In
realtà aveva già preso un impegno
con le ragazze che contavano sul suo aiuto per scegliere un vestito
adatto al
ballo di natale, che si sarebbe tenuto tra un mesetto o giù
di lì. In
situazioni normali, avrebbe anche rifiutato dato che Alex non le stava
poi così
simpatico. Ma dato che accanto a lei c’era quel rompiscatole
di Potter che si
era intromesso, e solo Merlino sapeva il perché, decise di
rispondere
diversamente.
«Certo,
Alex. Sarei felice di andarci
con te. Domani alle nove ci vediamo davanti al portone, ok? Adesso vado
a
letto.» disse Lily, amabilmente. Dopo di che si volse verso
James, si avvicinò
al suo viso e sibilò «Dolce notte,
Potter». Gli sbattè i capelli in faccia
facendolo imbestialire ancora di più e si
allontanò verso la scalinata che
portava ai dormitori. Tutti si erano zittiti in Sala Comune, molti
aspettavano
la reazione di James che invece sembrava incapace di reagire, dato che
era
rimasto imbambolato. Sirius si avvicinò all’amico
e gli sussurrò, poggiandogli
una mano sulla spalla «Tutto bene, Jam?» James alle
parole dell’amico sembrò
risvegliarsi e si diresse a grandi falcate verso le scale dietro cui
Lily stava
ormai sparendo, e urlò «Mi stai facendo impazzire.
Maledizione!»
Anche James,
dopo quelle parole, entrò
nel suo dormitorio e sbatté forte la porta alle sue spalle.
I presenti in Sala
Comune si guardarono in faccia e, poco dopo McLaggen con forzata
disinvoltura
si alzò e si diresse verso il suo dormitorio. Mary si
avvicinò a Sirius,
sedendosi accanto a lui sul divano. Quest’ultimo vedendo
l’improvviso
avvicinamento della bionda le disse, maliziosamente «Hey,
Mac! Questa notte, se
vorrai, sarò tutto tuo!» Mary diede uno
scappellotto a Sirius, che si massaggiò
la nuca e disse a Mary, stavolta con tono scocciato «E allora
che diavolo vuoi,
Mac?»
«Ha
ragione James? Alex è una persona
pericolosa, ecco… per Lily?» Sirius
sospirò e volse il suo sguardo verso la
scalinata e disse «Mac, io non lo so. Ma se James ha reagito
così ci sarà un
motivo… Non credi?»
Mary
incrociò le braccia e assunse
un’espressione seria, disse
«Già… Ma io credo che James sia geloso
di Lily.
Credo che si stia davvero interessando a lei. E’…
diverso!»
Sirius rise e
scosse la testa «Senti
Mac, so cosa vuoi dire… Io non credo che James si stia
innamorando, ci prova
con Evans dal secondo anno! Comunque se la pensi davvero
così, ti consiglio di
parlarne con Remus, anche lui s’è fissato con
questa stupidaggine» Sbuffò
Sirius, ancora scocciato per l’idea che si erano fatti di suo
fratello. James
era assieme a lui la persona più donnaiola di Hogwarts. Non
poteva innamorarsi,
semplicemente!
Mary si
alzò offesa, e gli disse
«Avevo dimenticato quanto tu sia stupido, Black»
Sirius
le fece una linguaccia e le rivolse un sorriso malizioso, che Mary
ricambiò con
un’occhiata furente. Sirius continuava ad osservarla, mentre
chiedeva alle
ragazze di salire in dormitorio. Fin quando ella non sparì
dietro la porta dei
dormitori, Sirius aveva continuato a contemplarla. Non aveva mai notato
la sua
bellezza, fino a quel momento. Bellezza non solo fisica, che non era
comunque
da sottovalutare, dato i lunghissimi capelli biondo chiaro che le
donavano e
gli occhi di un azzurro limpido che fulminavano chiunque li osservasse;
era
anche alta e longilinea, aveva un bellissimo fisico; perfetto, aveva
osato
pensare Sirius, e molto tonico. Ma Mary era bella anche per i suoi modi
di
fare, per il suo modo di gesticolare, il suo modo di camminare. Era
bella anche
quando era concentrata su un compito che non le riusciva. Era
bellissima però,
soprattutto, quando si arrabbiava. Per questo Sirius amava, amava alla
follia
vederla infuriata con lui. E ci metteva tutta la sua anima per farla
infuriare
sul serio.
Quando i
ragazzi salirono in dormitorio, quella sera, pensavano di trovare James
già
addormentato. Furono sorpresi quando però, aprendo la porta
dei dormitori, lo
trovarono seduto sul suo letto con le gambe incrociate, e le braccia
messe allo
stesso modo, e i capelli ritti in testa più del solito. Brutto segno, pensò il
piccolo Peter.
«Ci avete messo
tanto, vedo»
Disse James,
rabbioso
«Che
c’è, Jam? Avanti, dicci tutto.» disse Remus
amichevole, sedendosi accanto all’amico, senza
esitare un attimo. James sorrise debolmente all’amico per il
suo gesto
amichevole che era arrivato dopo la sua rispostaccia. Era questo che
più
apprezzava di Remus; capiva quando era davvero arrabbiato, quando era
il caso
di rispondere a tono e quando invece era il caso di rispondere
amabilmente, con
comprensione. Sirius, invece, era completamente l’opposto;
era irascibile anche
se si trattava del suo migliore amico, di suo fratello James. Non
poteva fare a
meno di infuriarsi quando qualcuno si rivolgeva così a lui.
Per James però ci
metteva tutto l’impegno possibile, contava fino a dieci per
placare la sua
rabbia. Tante volte infatti preferiva non rispondere alle provocazioni
dell’amico per non litigare.
Infatti
Sirius sbuffò, e si sedette ai piedi del letto di James,
iniziando a scrutarlo.
«Fratello, dicci
tutto, dai»
James fece
un profondo respiro e iniziò a sputare parole quasi urlando,
picchiando
ripetutamente il suo cuscino che aveva assunto la funzione di un
punching ball.
Dato che molto probabilmente James avrebbe di lì a poco
scagliato qualcosa in
aria come faceva quando era infuriato, Peter aveva paura di stargli
così
vicino, così decise di sedersi sul letto accanto.
«Perché,
perché lei non capisce? La userà, quel lurido
bastardo la userà! Ma lei non capisce, no. Sapete
perché ha accettato? Ha
accettato solamente perché IO, perché IO mi sono
intromesso!» e
scagliò il primo pugno «Sono un idiota!
Ma io volevo solo
avvertirla, ma lei è così testarda,
così testarda! Mi farà impazzire…» secondo pugno.
«Non mi ascolta,
non mi ascolta mai. Se le va a cercare! Che
vada al diavolo, allora. Che vada pure con quell’idiota di
Mc…McCoso!»
terzo, più forte dei primi due tanto che fece quasi perdere
l’equilibrio a
Remus che stava seduto sul suo letto.
Si
alzò sul letto, tremante «Ma io vi
giuro, lo giuro davanti a voi. Se quell’idiota domani
oserà toccarla più del
dovuto… Lo picchierò con queste mani, e con tutta
la forza che ho in corpo! Non
sa chi sono io? Io sono James Potter!» Strappò una
tenda del suo letto e la
scagliò lontano.
«Jamie,
amico, calmati adesso…»
«Come
posso calmarmi? Come posso calmarmi
se io… se io»
Black
sospirò. Adesso non era più
infuriato, sembrava disperato. Aveva messo le mani davanti agli occhi;
prima
che si coprisse gli occhi, poteva giurare quasi di aver visto i suoi
occhi
nocciola lucidi. Come poteva essere? Allora era davvero innamorato di
Evans?
Sirius
guardò Remus, che piuttosto che
essere sorpreso come lo era lui, sembrava comprensivo e serio; secondo
Sirius
era anche compiaciuto, forse perché… Aveva avuto
ragione?
«Dai,
parla Jam. Puoi farlo, siamo
solo io, Sirius e Peter. Puoi parlarne, lo sai.» James volse
il suo sguardo
triste in direzione di Remus e lo ringraziò silenziosamente,
poi abbassò il
capo. «Avevi ragione, Remus. Odio ammetterlo ma credo che
tu… Credo che tu
abbia avuto ragione… Io, ecco… Evans mi
interessa, è sempre nei miei pensieri.
Dico sul serio, non riesco a fare a meno di pensarla o di guardarla
quando c’è.
Non so come spiegarlo, non so come sia potuto succedere,
davvero… Ma mi
interessa davvero, penso» Guardò Sirius e lesse
stupore nei suoi occhi.
«James,
stai scherzando, vero?» chiese
Sirius sorridendo con un ultimo spiraglio di speranza dentro di
sé ma... A chi voleva prendere in giro? Conosceva benissimo il suo migliore amico, sapeva più di chiunque altro che non stava scherzando... Mentre questi pensieri si sovrastavano nella mente di Sirius Black, James alzò
la testa e lo fissò. La speranza di Sirius svanì in un soffio...
Lily Evans non era più una sfida, addirittura si ritrovò a pensare che forse per il suo migliore amico non lo era mai stata; la sua espressione si incupì di botto, ma quando incrociò gli occhi di suo fratello,
subito Sirius cercò di sorridere
comprensivo in direzione del capitano della squadra di quidditch di Grifondoro, che sembrava stare
davvero male.
«Sirius,
amico… Credo davvero che lei
non sia più una sfida, sai?» disse James
ricambiando con un sorriso.
Una scintilla
che proveniva dagli
occhi nocciola di James si scorse improvvisamente nel buio dei
dormitori.
«Allora
mi aiuterete?»
Remus lo
guardò sorridente e gli
disse, pentendosi poco dopo «Certo, James.»
«Bene!»
James batté freneticamente le
mani, sorridendo come un bambino eccitato. «Allora domani li
seguiremo, a
Hogsmeade! Ci metteremo sotto al mantello e staremo dietro di loro,
tutto il
giorno! Che ne dite?» Remus cadde con un tonfo dal letto su
cui stava seduto,
sconsolato. Sirius roteò gli occhi al cielo e si
alzò seccato, mentre Peter
assunse un aria indifferente e iniziò a fischiettare
chissà quale motivetto,
mentre si dirigeva verso il suo letto.
Tutti i
malandrini, tranne James,
erano già sotto le coperte e fingevano di essersi
addormentati. James rimase
con occhi spalancati sul suo letto e disse, quasi facendo i capricci
«Avevate
detto che mi avreste aiutato!»
Subito dopo
iniziò ad implorarli e
questi, di più per il fatto che volevano addormentarsi che
per altro,
assecondarono l’amico che, appena ottenuto quello che voleva,
si addormentò sul
suo letto con un sorrisetto malandrino stampato in faccia.
Ciao a tutti!
:3
Ho
deciso di aggiornare subito anche perché il capitolo era
già pronto quindi, perché aspettare? =)
Ci
tengo a ringraziare coloro che hanno recensito lo scorso capitolo,
ovvero Ele12,
M_PadFoot
e ach119!
Grazie
grazie grazie ancora!!!
Aspetto
altre recensioni, miraccomando! Anche piccine piccine, l'importante
è che ci siano... Vivo di quelle! *_*
Alla
prossima.
-Marauder11
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Capitolo 14 *** Capitolo Quattordicesimo - ...e sfidare ***
Capitolo
Quattordicesimo - …e sfidare
All’entrata
delle ragazze in dormitorio, quella stessa sera, Lily finse di dormire.
Non le
andava di affrontare la questione, non voleva urlare. Sapeva che
l’avrebbe
fatto, avrebbe inveito contro Potter ancora una volta. Era furiosa,
quello
stupido aveva fatto la sua solita sceneggiata e aveva provato a
rovinare tutto.
Lily sapeva che in realtà non aveva rovinato niente, niente
che le importasse,
comunque. Alex non le interessava sul serio, aveva accettato il suo
invito
solamente per togliersi dai piedi quel rompiscatole, ma soprattutto
l’aveva
fatto per non dargliela vinta, per sfidarlo. Aveva visto la rabbia e la
preoccupazione sul suo viso, ma a Lily non importava. Potter non aveva
il
diritto di intromettersi nella sua vita privata, di dirle con chi
doveva o non
doveva uscire. Lui non era nessuno per lei.
Eppure
l’aveva sfidato. Quell’uscita era soltanto una
sfida, una sfida che Lily
pensava di aver vinto. Una vendetta, sarebbe meglio dire. Lily si era
vendicata
e adesso si sentiva meglio. Aveva rifiutato tante di quelle volte gli
inviti
che Potter le riservava, e lei aveva accettato l’invito di
McLaggen con tanta
semplicità proprio per far infuriare il primo.
Ma si
sentiva anche in colpa, schifosamente in colpa per Alex, che era stato
così
gentile con lei e mostrava un sincero interesse nei suoi confronti. Non
voleva
farlo soffrire, così decise che gli avrebbe detto presto che
la loro sarebbe
stata una semplice uscita tra amici, e sicuramente non sarebbero
più usciti
insieme. Per quanto Alex fosse carino e gentile, sinceramente non le
interessava. Non pensava mai a lui; a dire il vero non pensava mai a
nessuno,
dato che non aveva un attimo di pace.
Così
finse
di dormire e le ragazze molto silenziosamente si tuffarono nei loro
letti a
baldacchino, portando le coperte fin sopra le teste, dato il freddo.
Quel
giorno aveva finalmente nevicato, con grande gioia di Lily Evans. Amava
l’inverno con tutto ciò che comportava; il calore
del fuoco nel camino, i
maglioni lunghi fin oltre i polsi che sembravano abbracciarla, i
cappellini di
lana che amava sfoggiare ogni qualvolta usciva. Amava la cioccolata
calda che
molto spesso andava a prendere con Remus, amante come lei di quel gusto
dolciastro e amaro allo stesso tempo. Ma più di tutti, Lily
Evans, amava la
neve. I suoi occhi luccicavano quando la vedeva scendere dal cielo,
diceva
spesso che era quella la vera magia. La neve, quella neve che avvolgeva
le
case, le strade, i verdi prati. Quella neve su cui amava tuffarsi
quando era
alta e morbida…
I suoi
pensieri si facevano sempre più ovattati, mentre stava per
addormentarsi. Una
figura si stava però silenziosamente avvicinando al suo
letto. Una calda mano
toccò il suo viso, così subito Lily
uscì da quel turbine sublime di pensieri e
si volse verso la figura.
«Lils?» le disse la sua
migliore amica, con
voce bassa e dolce
«Mary…» rispose Lily
scocciata, con voce
impastata. Mary sorrise alla risposta dell’amica
«Sapevo che stavi
fingendo di dormire…» Lily sorrise e
roteò gli occhi «Mac, che vuoi?
Prima che ti butti giù dal mio letto…»
disse Lily minacciosa, scherzando. Mary si fece
titubante e poco dopo
rispose «Lils, volevo
dirti di stare attenta domani. Non vorrei che
James avesse ragione…» Lily si
rizzò immediatamente sul
letto mettendosi seduta, e incrociò le braccia. Rispose
mentre guardava un
punto fisso sul pavimento, cercando di non svegliare le altre «Mary, anche tu?
Alex può anche essere un po’ tonto ma è
a
posto, chiaro? Non farebbe male a una mosca! E poi
è… è simpatico,
moltissimissimo…»
«Sappiamo
entrambe che non lo credi sul serio, Lily. Tu lo
detesti! Hai accettato solo per fare un torto a Potter, non
è vero?» disse Mary
maliziosa, guardando negli occhi Lily che subito
si rituffò tra le coperte, incapace di sostenere lo sguardo
dell’amica senza
ingannarsi. Rispose poco dopo con voce ovattata, date le pesanti
coperte che la
avvolgevano.
«Non è
assolutamente vero, McLaggen mi… mi piace!» disse, in uno
sbuffo.
«Smettila di
prendermi in giro, Lily. Smettila di prendere in
giro te stessa! Di McLaggen non te ne frega proprio niente…
Perché non vuoi
ammetterlo? Bah, notte!» Mary
sputò queste parole, offesa per
la bugia che l’amica aveva osato dirle. Erano migliori amiche
da sempre, ma
Lily aveva sempre avuto il vizio di tenere alcune cose per
sé. Non che fosse
qualcosa di illecito, è normale tenere dentro dei piccoli
segreti. Ma quello
che faceva sempre sbarellare Mary, era che Lily non voleva ammettere
mai la
verità, quando qualcuno gliela sbatteva in faccia,
semplicemente perché lei
stessa non la accettava, non voleva accettarla.
Infatti
questa, dopo le poche parole rivolse a Lily, si alzò e si
diresse verso il suo
letto, intenzionata a non continuare la discussione.
Lily
allontanò le coperte dal suo corpo e si girò
verso destra, dove stava il letto
dell’amica, con gli occhi sbarrati per la preoccupazione.
Notò che questa si
era però girata dall’altro lato, verso il letto di
Emmeline, e respirava
pesantemente. Si era già addormentata. Lily
sbuffò, e poco dopo decise anche
lei di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo.
Erano le
otto in punto e tutti nel Castello di Magia e Stregoneria di Hogwarts
erano in
trepidante attesa. Quel giorno ci sarebbe stata finalmente la prima
uscita ad
Hogsmeade, la prima dell’anno. Tutti si stavano preparando,
nei loro dormitori.
Alcune ragazze erano decise ad indossare dei vestitini provocanti per
compiacere i loro accompagnatori nonostante tutto quel freddo; molte
discutevano riguardo a quello che avrebbero fatto quel giorno con le
amiche,
riguardo alle tappe che avrebbero dovuto fare. Tra queste, vi erano
proprio
Mary, Marlene e Emmeline, che avevano deciso insieme di andare prima da
Mielandia, poi da Zonko e infine Ai Tre Manici di Scopa, per prendere
una buona
burrobirra calda. Avevano abbandonato l’idea di andare quel
giorno a caccia di
vestiti per il ballo, dato che oltre a Lily mancava anche Alice, che
era in
assoluto la più esperta di vestiti alla moda tra loro
cinque. Si erano ripromesse
che ci sarebbero andate tutte insieme, il primo sabato di dicembre in
cui ci
sarebbe stata la seconda uscita.
Erano appena
le otto e mezza, ed erano già tutte pronte. O
quasi…
Alice
continuava a sospirare in cerca di un vestito adatto. Quel giorno
sarebbe
uscita ufficialmente per la prima volta con Frank. Doveva essere
assolutamente
perfetta! Le ragazze non riuscivano a calmarla, in certi momenti la
dolce e
piccola Ali diventava davvero intrattabile! Infine Emmeline, risoluta e
delicata, le disse «Tesoro, se vuoi
posso aiutarti io a
scegliere qualcosa di adatto a te! Vedrai, sarai bellissima!»
«Oh Em, tu sei
sempre così elegante! Qualsiasi cosa tu
indossi, ti calza sempre a pennello… Non potrò
essere mai alla tua altezza!» Emmeline fece
una risata cristallina e scosse il capo,
indicando lo specchio davanti ad Alice «Tesoro,
guardati. Guardati
attentamente! Sei stupenda. E sei in pigiama! Fidati di me» Alice sorrise
sincera all’amica e la strinse in un abbraccio
«Grazie, Grazie
Emmeline. Mi aiuti allora?» Poco dopo anche
Alice fu pronta e, a detta di tutte, stava
davvero benissimo.
Indossava un
maglione ampio beige, fatto a maglia, su cui ricadeva una collana lunga
con una
catenina dorata con legato un ciondolo, con la lettera
“A”, molto graziosa.
Aveva dei pantaloni in velluto stretti, di un blu navy e degli stivali
dello
stesso colore del maglione, con dei brillantini marrone scuro. In testa
aveva
un cappellino blu da cui usciva graziosamente la sua frangetta, e
stringeva al
collo una lunga sciarpa dello stesso colore del cappello e dei
pantaloni, a
pois. Portava una borsa a tracolla blu, su cui aveva accuratamente
cucito lo
stemma di Grifondoro. Era sempre stata fiera della sua casa e le
piaceva
mostrare al mondo la sua appartenenza. Aveva messo un ombretto blu
molto
lievemente, e un lucidalabbra incolore.
Lily aveva
scelto un semplice maglione verde smeraldo, dello stesso colore dei
suoi occhi.
Portava dei jeans scuri e delle scarpe da ginnastica beige. Aveva
indosso un
cappottino di lana dello stesso colore del maglione, con le cuciture
dorate, e
stringeva al collo la sciarpa di Grifondoro a righe rosse e oro.
Portava un
para orecchi rosso, che faceva a pugni con i suoi capelli che aveva
legato in
un’alta coda. Era molto semplice, aveva scelto di non
truccarsi. Ma era
bellissima.
Emmeline
aveva messo una giacca in pelle nera, e degli stivali con le borchie
dello
stesso materiale e colore. Indossava un semplice paio di jeans scuri, e
sotto
al cappotto portava un maglione color panna molto ampio in pile, con
delle
piccole borchie sulla spalla. Semplice e sofisticata. Aveva messo un
filo di
matita sulla palpebra, ingrandendo i suoi occhi.
Mary aveva
indossato una felpa blu cielo, dello stesso colore dei suoi occhi,
esattamente
lo stesso, e attorno al collo aveva una lunga sciarpa color cammello. I
suoi
pantaloni erano stretti e dello stesso colore della sciarpa,
così come il suo
cappellino alla francese. Portava anche lei delle scarpe da ginnastica,
blu.
Aveva tinto le sue labbra formose con un lieve lucidalabbra rosa, che
gliele
risaltava. Aveva scelto di mettere un mascara nero agli occhi, che
allungava le
sue ciglia ancora di più e accentuava il suo sguardo. Pur
essendo molto
sportiva e pur avendo scelto la comodità invece dello stile,
era comunque stupenda.
Non passava mai inosservata, nemmeno con indosso il suo più
largo pigiamone.
Marlene,
infine, indossava un cappotto rosso scuro, quasi mogano, su cui
ricadevano
elegantemente i suoi capelli biondi che aveva scelto di lasciare
sciolti. Aveva
indossato un paio di stivali bassi dello stesso colore del cappotto,
insieme ad
un semplicissimo paio di jeans e un maglione marrone. Anche lei, come
Mary,
aveva messo il mascara sulle sue folte ciglia, ma aveva scelto di non
mettere
il lucidalabbra, semplicemente perché odiava qualsiasi tipo
di cosmetico che si
metteva sulle labbra. Diceva di non sentirsi a suo agio, per di
più le
lasciavano un sapore amaro in bocca.
Scesero
tutte e cinque alle nove in punto dalla scalinata dei dormitori,
raggiungendo
così la Sala Comune, su cui stavano seduti alcuni ragazzi in
attesa delle loro accompagnatrici.
Tra questi, vi erano anche i Malandrini. James stava raccontando con
enfasi
qualcosa agli altri tre che ascoltandolo, ridevano sommessamente. Il
suo
sguardo però fu catturato presto da una certa rossa di sua
conoscenza, che
stava chiacchierando allegramente con Alice mentre tutte insieme si
dirigevano
verso il buco del ritratto. James era rimasto incantato, Remus aveva
alzato la
mano sorridendo, salutando le ragazze. Sirius guardava Mary
però, solo Mary, e
cercava di attirare la sua attenzione schiarendosi la voce. Ci
riuscì, e subito
Mary si avvicinò a questo, con sguardo di sfida.
«Black…»
«…Mary»
«E da quando mi
chiami per nome, esattamente?» disse Mary,
alzando un sopracciglio
«Da quando ho
notato che sei davvero incantevole, con questa felpa
e quel lucidalabbra, Mary. Sei un incanto.»
Mary
arrossì
ma cercò presto di ricomporsi, e rispose «Con me non
attacca, Black. Buona
giornata!» Sirius rise per
la reazione di Mary, e si risistemò sul
divano, osservando il nulla. Subito dopo guardò James, che
era ancora incantato
a guardare la Evans che non lo aveva degnato nemmeno di uno sguardo, e
lo
strattonò.
«Cervide dei miei
stivali! Vuoi smetterla di guardarla così?
Reagisci, amico! Così fai la figura del cane bastonato!»
Remus
sospirò e si girò verso James, e gli disse, con
tono solenne «Jam, devo
ammettere che Sirius stavolta ha ragione. Se
continui a sbavarle dietro, continuerà a non darti
importanza. Prova solo a
essere te stesso, James. Te stesso. E magari ignorala un po’,
vedrai che lo
noterà…» concluse Remus
con un sorriso.
James gli
sorrise di rimando, e volse il suo sguardo serio al tappeto.
Peter,
timidamente, aggiunse «Allora non li
seguiamo?»
James
scattò in piedi, determinato, e si portò la
chioma
ribelle all’indietro, facendo sospirare le presenti «Ma certo che li
seguiremo, Pet. Andiamo?» I tre
sospirarono, sconfitti, e lo seguirono, dietro al buco
del ritratto.
«Ahia!»
quasi
urlò
Sirius, facendo sussultare gli altri tre
«S-s-scusa
Sirius, non avevo visto che c’era il tuo piede…» disse Peter,
sinceramente dispiaciuto
«Non preoccuparti
Pet, ti chiedo solo di non uccidermi, non
oggi almeno, va bene?» disse quasi
ridendo Sirius,
trascinando anche il piccolo amico.
«SHHHH!» fecero James e
Remus ai due che
subito si ammutolirono, con tono di rimprovero.
«Siamo fin troppo
vicini, volete che ci scoprano?» disse James,
minaccioso e impaurito assieme
Remus,
sconsolato, aggiunse «Lily mi
ucciderà…»
«Shhh!»
Ripeté ancora una volta James, che
indicava con una mano Lily e Alex, che si erano seduti su una panchina
e
avevano iniziato a parlare. I quattro malandrini di ascoltare la
conversazione
da sotto il mantello dell’invisibilità di James.
«Allora Lily,
dove vuoi andare oggi?» Lily sorrise
alla domanda gentile di Alex e rispose «Beh, dovrei
andare a prendere delle pergamene e alcune piume,
le sto finendo…» «Siamo ancora a
novembre e tu stai già
finendo le tue scorte? Non pensi di studiare troppo, Lils?» lei
arrossì e il suo tono divenne divertito e corrucciato
allo stesso tempo
«Non è
vero, non studio troppo io!»
«Allora Lumacorno
mente quando dice che sei la studentessa più
brava di tutta la scuola di sempre?» disse Alex, con
fare ammaliatore,
che fece alzare gli occhi al cielo ai quattro malandrini e arrossire di
rabbia
uno di loro.
«Ahahah, dai Al,
sicuramente esagera!» disse lei,
risoluta.
«Allora andiamo a
comprare queste scorte, su!»
«Va bene!» disse Lily
sorridendo ancora una
volta, e si alzò, seguita a ruota da Alex. Iniziarono a
camminare e a loro
insaputa vi erano anche quei quattro con loro.
«Lily?!» la
chiamò Alex incerto, mentre
camminava con le braccia dietro alla schiena.
«Ti ho
già detto che sei bellissima?»
Sirius
trattenne prontamente James per il braccio, impedendogli di azzannare
letteralmente McLaggen che ci stava provando spudoratamente. Remus rise
leggendo nella gratitudine imbarazzata dell’amica, un certo
fastidio. Lily
odiava i complimenti, li odiava soprattutto quando a farglieli era
gente che
non la conosceva. Aveva capito che Alex ci stava provando con lei,
così cercò
di deviare il discorso.
«Allora…
Tu non hai bisogno di niente?» «Oh no, grazie
Lils. Se vuoi vengo
dentro con te, ti faccio compagnia…»
Ma Lily
rispose, gentile «Oh, non
preoccuparti! Faccio in un
attimo… Tu resta pure qui fuori!»
Sirius
sorrise malandrino a James che annuì. Si sarebbero divertiti
con lui, nel
frattempo.
Alex
McLaggen non sapeva spiegarsi come mai, mentre Lily faceva le sue
compere
dentro al negozio, gli erano capitate delle cose davvero strane. Una
palla di
neve gli era arrivata dritta in faccia, ma non aveva capito da dove
proveniva.
Era più volte inciampato su sé stesso, e una
piccola esplosione aveva rotto la
panca su cui era seduto, che lo fece urlare come una vera signorina.
James,
Sirius e Peter ridevano silenziosamente, e avevano trascinato anche
Remus, che
era diventato rosso per lo sforzo di trattenersi dal ridere.
L’ultimo scherzo
lo fecero proprio nel momento in cui Lily uscì dal negozio,
facendo cadere e
rotolare Alex che si dirigeva correndo verso Lily. Tutti e quattro
avevano
visto Lily trattenersi dal ridere per poco, e Alex arrossire per
l’imbarazzo.
Mentre Alex e
Lily camminavano nel
viale principale del piccolo villaggio innevato di Hogsmeade, lo
stomaco di
Lily brontolò. Era quasi ora di pranzo. Alex se ne accorse e
le disse «Lily,
hai fame?» Lily arrossì d’imbarazzo e
rispose incerta «Beh… un po’»
«Allora che
ne dici di andare a prendere un boccone da qualche parte?»
«Oh,
certo!» sorrise Lily, felice del
fatto che di lì a poco avrebbe riempito il suo stomaco. Lei
camminava davanti a
grandi falcate verso I Tre Manici Di Scopa e, quando Alex
capì dove aveva
intenzione di andare, le disse «Ma… vuoi andare
lì?»
«Oh,
non per forza! » rispose Lily,
sventolando le mani gentile. Continuò «Avevi in
mente qualcos altro?» Sbarrò i
piccoli occhi verdi con curiosità, attendendo la risposta di
Alex, che arrivò
incerta.
«Beh,
io avevo pensato a Madama
Piediburro… Ma se vuoi andare lì per me va bene,
davvero.» Lily si morse un
labbro e si volse verso destra, a sua insaputa verso dove si
nascondevano i
malandrini, che notarono ancora una volta il suo sguardo scocciato che
subito
divenne sorridente. Cercava di sforzarsi di essere gentile, le veniva
però davvero
difficile. «Oh no, pensandoci Madama Piediburro va
benissimo!» disse Lily
sorridendo ad Alex, che le sorrise di rimando vittorioso.
«Perfetto. Andiamo,
signorina Evans?» lei rise e annuì.
I malandrini si
guardavano increduli
tra di loro, mentre Remus sbuffava in una risata. Sirius, infastidito,
gli
disse «Che diavolo ci trovi da ridere, Rem?»
«Lei
ODIA a morte Madama Piediburro,
odia tutto ciò che è romantico.»
Sirius rispose,
curioso e dubbioso,
con una nota di ribrezzo nella voce «Ma tutte le ragazze
adorano le cose
sdolcinate…»
James
rispose, con un sorriso amabile
«Sirius… lei non è come tutte le
altre...»
Note:
Ciao
a tutti! :3 devo dire che sono molto contenta e sorpresa di aver
ricevuto ben CINQUE recensioni, tutte positive, per lo scorso capitolo!
E pensare che non mi piaceva neanche... Questo, comunque, mi piace un
sacco! Spero piacerà anche a voi eh... beh, perdonate
eventuali errori grammaticali, sappiate che non volevo! :')
Grazie
mille a Ele12,
lettriceappassionata,
M_Padfoot,
Agatha Black
e this is
magic_lovefirehp!
Spero
di trovare altre vostre recensioni, in futuro... Insieme a taaante
tante altre! <3
Vostra, Marauder11
|
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Capitolo 15 *** Capitolo Quindicesimo - Di Cavalieri e mascalzoni ***
Capitolo
Quindicesimo – Di cavalieri e mascalzoni
Un attimo prima
di spingere il portone d’ingresso del negozio
di Madame Piediburro, Lily Evans era terribilmente sconsolata, pentita
di aver
accettato quell’invito, e annoiata. Dopo che ebbe spinto il
portone, e Lily
Evans si soprannominò fortunata
mentalmente; improvvisamente l’umore di Lily era leggermente
cambiato. Alice e
Frank stavano seduti su uno di quei tavoli stipati per accogliere i
clienti, su
uno dei tanti schifosissimi tavoli rosa shocking. A Lily venne quasi il
mal di
testa per quella visione troppo sdolcinata, ma era troppo felice di
aver
trovato i suoi amici lì.
Doveva
immaginarlo! Alice era una ragazza così romantica, al
suo passaggio migliaia di cuoricini rosa sbucavano da tutte le parti.
Adorava
il rosa in tutte le sue sfumature, era una ragazza come le altre, sotto
quel
punto di vista.
Lily sorrise
finalmente radiosa e sinceramente quel giorno,
tirò per un braccio Alex e lo trascinò in
direzione del tavolo dei suoi
salvatori.
Alice, che era
seduta proprio di fronte a Lily, le sorrise
appena la vide entrare, così come Frank, che successivamente
si era girato
dinuovo verso Alice ed era tornato a dare le spalle a Lily. Alice,
capendo
subito le intenzioni dell’amica, le fece cenno di no con la testa, ma Lily finse di non
vederlo così si avvicinò.
«Ciao Frank!
Ciao Ali!» disse Lily
civettuola
«Oh ciao
Lily, non sapevo ti piacesse questo posto!» disse Frank
gentile, mentre Alice
guardava truce Lily «Appunto
Lils, non pensavo di incontrarti qui»
Lily
rispose imbarazzata, con molta difficoltà
«Beh… Non è poi così male,
giusto
Alice?» disse Lily guardando Alice, implorandola con lo
sguardo.
Alice
decise di aiutare l’amica, non poteva lasciarla in
difficoltà. Così, sbuffò e
disse «Volete unirvi a noi?» chiese Alice, quasi
scocciata, mentre tentava di
nascondere il suo fastidio con un sorriso.
«Beh,
veramente…» disse Alex, incerto, prima di essere
interrotto dalla voce
squillante di Lily «Oh, è veramente una bellissima
idea, vero Alex?»
Quest’ultimo, poverino, per l’imbarazzo, decise di
acconsentire al desiderio di
Lily e fece spallucce, subito si sedette accanto a Frank, mentre Lily
prendeva
posto accanto all’amica.
«Avete
già ordinato qualcosa?» chiese Lily gentile
«No,
in effetti stavamo giusto per farlo… Alice, cosa vorresti
tu?» chiese gentile
Frank, guardando Alice con sguardo sognante.
«Bene.
SIGNORINAAA!» urlò Lily in direzione della
commessa, sembrava impazzita. Alice
si portò una mano alla fronte, il comportamento di Lily non
prometteva nulla di
buono, per nessuno di loro.
I
Malandrini, che avevano seguito la scena da sotto il mantello, si
stavano
davvero divertendo. Sirius e Remus avevano le lacrime agli occhi, Peter
ridacchiava e James aveva uno sguardo compiaciuto. Era chiaro che Lily
fosse
infastidita dalla presenza di Alex, menomale!
Pranzarono
serenamente con del thè e qualche fetta di torta, dato che
in quel negozio non
c’erano altro che dolci, con disappunto di Lily che non li
preferiva di certo
al salato. Ordinò due fette di torta di melassa, la sua
preferita, e una tazza
di thè con un po’ di latte macchiato.
Parlarono
e scherzarono fino a circa le tre del pomeriggio, quando Alice
trascinò Frank
fuori dal negozio perché voleva andare da Zonko. Lily sapeva
che era una scusa
ma non se ne curò e non protestò, dopo tutto la
sua amica le aveva fatto un
grosso, grosso favore invitando lei e Alex a sedersi con loro. Lily
chiese ad
Alex di uscire per andare da Mielandia, e questo accolse con entusiasmo
la
richiesta della rossa, in quanto aveva proprio bisogno di una bella
scorta dei
suoi dolci preferiti. Quello fu l’unico momento piacevole che
Lily aveva
passato sola con Alex, sembrava esser tornato allegro e simpatico,
adesso che
erano soli. James e Sirius presero da sotto il mantello una manciata di
zenzerotti e qualche liquirizia, mentre Remus prese una manciata di
tavolette
di cioccolato fondente e alle nocciole, lasciando sul bancone dieci
falci e tre
zellini, che era esattamente il costo della sua spesa. Peter aveva
paura di
essere scoperto dato il suo essere impacciato, così chiese a
Sirius e James di
prendere per lui qualche Cioccorana, che i suoi amici gli consegnarono
poco
dopo.
«Alex…
che ne dici di ritornare al castello? Comincia a fare freddo e
io… credo di non
sentirmi bene»
«Oh…
Beh, certo, andiamo!»
I
ragazzi decisero di non seguirli, dato che stavano andando al Castello.
Le
previsioni di James erano state infondate e Lily glielo avrebbe
rinfacciato
sicuramente alla prima occasione. Alex era stato piuttosto gentile con
lei, e
James non si aspettava che avrebbe reagito a quel modo, dato quello che
gli
avevano detto su di lui. Fece spallucce ai suoi amici e uscì
dal mantello
dell’invisibilità per primo. Lo tolse di dosso
agli amici e lo ripose in tasca.
«Beh,
che ne dite di andare a prendere una buona e sana
burrobirra?» esordì Sirius,
sorridente
«Sono
d’accordo con te, Sirius. Una squisita burrobirra
è proprio quello che ci
vuole!» disse con fare solenne Remus.
«Siiii!»
cinguettò Peter felice, che si era tanto annoiato quel
giorno. Ma dopo tutto,
lo aveva fatto per il suo amico James. Sorrise in sua direzione e vide
che
aveva uno sguardo dispiaciuto, sicuramente si sentiva in colpa. Aveva
costretto
i suoi amici a sprecare un’uscita, la loro prima uscita di
quell’anno. Subito
Peter si avvicinò a James e gli poggiò una mano
sulla spalla, e gli disse
rassicurante «Su Jamie, non preoccuparti. L’abbiamo
fatto per te! Adesso però
facciamo a modo nostro, tu verrai con noi a prendere una burrobirra! Va
bene?»
James
sorrise grato all’amico e annuì, tutti insieme si
diressero verso il loro
negozio preferito. Appena entrati, scorsero da lontano tre figure
sorridenti.
Sirius le raggiunse a grandi falcate, e si sedette tra di loro.
Si
era seduto sulla panca su cui stavano sedute Mary MacDonald e Emmeline
Vance,
di fronte a loro stava invece Marlene McKinnon.
Mary
alzò gli occhi al cielo ed esordì «Non
ricordo di averti invitato a sederti qui,
Black. Qual buon vento?»
«Oh,
volevo passare un po’ di tempo con la mia cara Mary»
marcò di proposito il nome di Mac, che alzò gli
occhi al
cielo e volse il suo sguardo dall’altra parte. In due secondi
anche Remus,
James e Peter erano arrivati al loro tavolo, e le avevano salutate
gentilmente,
senza però sedersi.
«Che
aspettate voi tre? Sedetevi…» disse Emmeline
gentile, così Remus e Peter si
sistemarono sulla panca accanto a Marlene, mentre James andò
a prendere uno
sgabello che stava vicino a delle ragazze che lo guardavano con occhi
sognanti.
Lui se n’era accorto e aveva deciso di attirare la loro
attenzione, sfoggiando
il suo sguardo ammaliante e toccandosi i capelli. Remus, Mary, Lene,
Peter e
Emmeline, alzarono gli occhi al cielo vedendo il comportamento pomposo
dell’amico, mentre Sirius sorrideva compiaciuto, scuotendo la
testa. Aveva
agito proprio come avrebbe fatto lui. Questo era il vero James.
Subito
Madama Rosmerta si avvicinò al tavolo dei sette e prese le
ordinazioni con il
viso rosso dall’imbarazzo. Sirius, come sempre, ci aveva
provato spudoratamente
con lei. Dopo tutto, era molto giovane e bella.
I
sette iniziarono a parlare amabilmente, mentre Mary lanciava
occhiatacce a
Sirius di tanto in tanto, cosa che faceva ridere James, dato che
entrambi erano
ai suoi occhi molto buffi.
Improvvisamente
James scorse delle voci che provenivano dal tavolo dietro di lui e
drizzò le
orecchie, facendo cenno agli altri di fare lo stesso. Tre ragazzi del
settimo
anno stavano parlando, tra di loro c’era anche Robert King,
battitore della
squadra di Grifondoro e compagno di stanza di McLaggen.
«Ah,
io penso che a quest’ora se la sia già portata a
letto…» disse uno dei tre
sghignazzando
«Ah,
non credo! Evans non è una facile,
ecco…»
«Ma
devi ammettere però che Alex piace alle ragazze. Comunque,
sicuramente starà
provando a baciarla, mi ci gioco tutto!»
«Spero
solo che non esageri come l’anno scorso con la
Brown… Le ha messo le mani
addosso, ha davvero rischiato grosso…»
Le
ragazze sgranarono gli occhi in direzione di James che si era alzato
furioso ed
era uscito fulmineo dal posto. Tutti e sei si guardarono
simultaneamente e
decisero senza dire nemmeno una parola di seguirlo, ma James era
irraggiungibile, veloce come un fulmine. Tirò fuori una
vecchia pergamena, e
sussurrò
Giuro
solennemente di non avere buone
intenzioni
Bene,
stavano raggiungendo il ritratto della signora Grassa e non sembravano
nemmeno
così vicini. In poco tempo si avvolse nel mantello
dell’invisibilità, sparendo
dalla vista degli amici.
Disse
la parola d’ordine in fretta ed entrò in Sala
Comune. Alex e Lily stavano in
piedi davanti alla scala dei dormitori.
«Lily,
volevo ringraziarti per oggi, sono stato molto bene con te»
disse lui, cercando
di ammaliarla con il suo solito sorriso grondante di dolcezza esagerata.
Lily
infatti distolse lo sguardo e gli rispose, mantenendo la sua solita
gentilezza
«Oh, anch’io Alex. Grazie. Adesso vado!»
Stava
per allontanarsi quando Alex la prese per un braccio e la
tirò verso di sé.
Lily immediatamente arrossì e sgranò gli occhi
«C’è qualcosa che non va, Al?»
Lui
avvicinò il suo viso a quello di lei e le disse
«Beh, non dirmi che vorresti
andartene senza darmi almeno un bacio…»
Lily
era incredula e incapace di agire. Era immobilizzata, erano troppo
vicini. Ma
tentò comunque di reagire
«Che…cosa?» disse lei, strattonando il
suo braccio
per liberarsi «Su, andiamo nel mio dormitorio, non
c’è nessuno…» Gli disse lui,
facendola sussultare dato che le aveva posato anche una mano sulla
guancia.
Doveva fare qualcosa. Lily, devi reagire o questo qui ti
metterà le mani
addosso!
Oddio,
odiava ammetterlo ma Potter aveva avuto ragione, allora.
«Lasciami stare!»
disse lei implorante, mentre lui la teneva ancora stretta a
sé e rideva,
accarezzandola ripetutamente, e lei strattonava il braccio per
liberarsi dalla
presa ferrea di lui.
Possibile
che la Sala Comune fosse deserta? Magari qualcuno sarebbe arrivato, in
quel
momento. MAGARI! Lily volse lo sguardo a destra e a sinistra, cercando
di
individuare un possibile salvatore che non c’era. Ma
poi…
«Stupeficium!»
James
Potter? Era James Potter quello che aveva appena schiantato al suolo
Alex
McLaggen? Lily strillò per il tonfo che aveva provocato
McLaggen cadendo a
terra. Dopo pochi secondi le sue amiche e il resto dei malandrini
sbucarono dal
buco del ritratto, ma Lily in quel momento aveva avuto occhi solo per
James.
Era infuriato, e adesso si dirigeva a grandi falcate verso McLaggen.
«Evans,
stai dietro di me. Reinnerva…»
Lily
non osò contraddirlo e si mise proprio dietro James, quasi
scomparendo dietro
l’alta figura muscolosa di quest’ultimo. Tremava,
tremava da capo a piedi ma
adesso era più sollevata. Per fortuna qualcuno era arrivato
in tempo, James
l’aveva salvata.
Quest’ultimo
si chinò verso il viso di McLaggen che stava ancora a terra
e si mostrava
dolorante. Il tono di James fece rabbrividire tutti i presenti. Era
furioso, ma
allo stesso tempo si sforzava di rimanere calmo. Ogni parola che
sibilava,
sembrava veleno. «Tu!
Lurido schifoso!
Non azzardarti mai più ad avvicinarti a lei, hai capito? Mai
più! O ti spezzerò
le ossa uno ad uno».
Lily
si spaventò, tanto James era arrabbiato. Così
cercò lo sguardo di Remus che era
preoccupato e si tuffò tra le sue braccia.
Lui
la strinse in un abbraccio e le chiese, mentre le accarezzava
dolcemente i
capelli rossi «Tutto bene, Lil?»
Lei
lo guardò scossa e annuì, dopo di che
affondò la sua testa sulla felpa
dell’amico che la stringeva e le accarezzava i capelli.
Sirius
nel frattempo aveva raggiunto James, e lo teneva per il braccio. Aveva
paura
che James lo picchiasse di brutto, dato che il suo tono si faceva
sempre più
alto. Mary, Emmeline e Marlene nel frattempo, erano andate a chiamare
la
McGranitt.
«Non
azzardarti mai più a farle del male, non dovrai
più nemmeno guardarla! Sono
stato chiaro?»
Alex
nel frattempo si era tirato su e aveva scagliato un pugno
sull’occhio a James,
che si trovò impreparato, dato che non si aspettava una
reazione fulminea da
parte sua.
Subito
a quel punto Sirius rispose in difesa dell’amico, e gli
scagliò un pugno in
faccia che gli fece scrocchiare le nocche.
«Vaporizzati,
McLaggen. E non azzardarti mai più davvero, o dovrai
vedertela anche con me.
Infastidisci i miei amici e non risponderò delle mie azioni,
chiaro?»
Alex
stava per rispondere quando dal buco del ritratto iniziarono ad entrare
diverse
persone, tra cui le ragazze e la Professoressa McGranitt, che subito
notò il
livido sulla faccia di McLaggen e l’occhio nero di James.
«Trenta punti in meno
per Grifondoro, non si accettano gesti violenti in questa casata.
Signor
McLaggen, lei è sospeso dall’incarico di
Caposcuola fino al nuovo ordine. Il
professor Silente la attende nel suo studio. Signorina Evans? Sta bene?
Mi
segua, per favore»
Subito
Lily seguì la professoressa e insieme sparirono oltre il
buco del ritratto.
Mary
si avvicinò a James preoccupata e subito evocò
una crema rinfrescante che aveva
in dormitorio. Gliela spalmò sull’occhio con
attenzione e cura, dato che James
faceva smorfie di dolore.
Tutti
si sedettero sui divanetti della Sala Comune, in attesa del ritorno di
Lily.
Sirius
era furioso e guardava alternativamente l’occhio di James e
il buco del
ritratto, le ragazze erano preoccupate e parlottavano tra di loro e
Remus era
pensieroso. Anche Peter pensava, pensava che in quel posto non si
poteva mai
stare tranquilli!
«Signorina
Evans, si sieda pure» Lily non osò ribattere,
ancora troppo scossa per
l’accaduto.
«Vuole
che la mandi da Madama Chips per una pozione calmante?» disse
la professoressa
premurosa ad una delle sue alunne preferite.
Lily
finalmente sembrò tornare quella di sempre e rispose, quasi
sorridendo «Oh, no
professoressa. Io sto bene»
«Molto
bene. Vorrebbe fornirmi la sua versione dei fatti? La sospensione di
McLaggen è
un fatto molto grave, come sono gravi le sue accuse. Vorrei che lei mi
dicesse
la verità, non cerchi di coprire Alex perché
è troppo buona e gentile. Intesi?»
Lily
annuì e raccontò quello che era successo. Aveva
ancora dei lividi sul braccio,
dovuti alla stretta violenta di Alex quando aveva cercato di
trascinarla nel
suo dormitorio. La McGranitt li notò e subito la
invitò ad andare da Madama
Chips, che le avrebbe sicuramente dato qualcosa per farli sparire. Lily
si
congedò, ringraziando la McGranitt per la completa e pronta
disponibilità che
aveva mostrato nei suoi confronti.
Prima
di uscire dallo studio della professoressa, questa chiamò la
sua alunna «Evans,
se fossi in lei ringrazierei il signor Potter. Non so come abbia fatto
ad
arrivare giusto in tempo, ma il suo è stato davvero un gesto
nobile. Si è anche
beccato un occhio nero»
Lily
sorrise, trovandosi completamente d’accordo con la
professoressa «Si,
professoressa McGranitt. Lo farò di certo.
Arrivederci!»
«Arrivederci,
signorina Evans. E si ricordi anche che Madama Chips la sta
aspettando!» Lily
chiuse la porta dello studio alle sue spalle e si diresse verso
l’infermeria.
Come aveva predetto la McGranitt, Madama Chips la stava aspettando
impaziente
sull’uscio dell’infermeria. Subito volle
controllare i lividi sul braccio di
Lily e le spalmò una pozione verdastra e puzzolente. Lily
storse il naso. «Oh,
signorina Evans! Non faccia storie! Stasera, quando si
metterà sotto la doccia,
vedrà che tutto sarà sparito!» Le
sorrise l’infermiera rassicurante.
«Grazie
mille, signorina Chips. Arrivederci!»
Lily
uscita dall’infermeria scoprì che aveva paura a
stare da sola, così, cercando
di non pensarci, iniziò a correre. In meno di due minuti
arrivò alla Torre di
Grifondoro, con grande sollievo di coloro che la attendevano ansiosi.
Spazio
Malandrino
Beh,
sorpresi? Credevate che Alex fosse un bravo ragazzo?
Oggi
ci siamo (credo) definitivamente liberati di lui! :D
Come
vi è sembrato questo capitolo? A me non convince, non so...
L'ho anche rivisto e l'avrei riscritto ma non ho in mente alcuna
alternativa!
Spero
vi piaccia...
RINGRAZIO
this is
magic_lovefirehp, lettriceappassionata,
la_fenice
e lilyluna97
per aver recensito! :3 Mi avete resa felice!
RINGRAZIO
anche tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite,
ricordate e seguite, e anche coloro che leggono silenziosamente! (spero
recensirete anche voi in futuro, mi farebbe davvero davvero piacere!)
Grazie mille a tutti e...
beh, alla prossima! -M11
|
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Capitolo 16 *** Capitolo Sedicesimo - Nuove possibilità ***
Capitolo
Sedicesimo - Nuove possibilità
Varcata la
soglia che porta alla Sala Comune dei Grifondoro,
La visuale di Lily si riempì dei visi preoccupati delle sue
amiche, che
continuavano a rivolgerle occhiate attente come se si aspettassero che
dovesse
scoppiare da un momento all’altro. Le chiedevano se aveva
voglia di parlare, se
stava bene adesso, se aveva bisogno di qualunque cosa e se voleva
riposarsi.
Lily disse loro che andava tutto bene e, dopo averle ringraziate, si
fece
spazio tra di loro andando in cerca di Potter. Era stato
l’unico a non essersi
alzato per andare a vedere come stava; persino Sirius le aveva dato una
pacca
sulla spalla come per rassicurarla e un ansioso Peter le aveva chiesto
squittendo come stava, mentre Remus l’aveva avvolta ancora in
un leggero e
rapido, ma avvolgente abbraccio.
James Charlus
Potter stava rannicchiato su sé stesso su una
poltrona, con il capo chino rivolto verso chissà che cosa
che stava a terra. Si
dondolava sul posto e sembrava molto teso, mentre teneva con una mano
una fetta
di carne poggiata sul suo occhio nero.
A Lily quella
visione fece tenerezza, sembrava davvero
triste. Aveva avuto ragione, l’aveva avvertita, ma lei non
l’aveva ascoltato,
anzi. L’aveva sbeffeggiato davanti a tutti, facendolo sentire
una pezza. Ma lui
nonostante tutto era arrivato in tempo e l’aveva difesa, si
era parato davanti
a lei e l’aveva ancora una volta protetta, non chiedendo
nulla in cambio. Era
stato davvero furioso con McLaggen, mai l’aveva visto
arrabbiarsi tanto. Forse
ci teneva davvero a lei…
«Potter…»
Lily lo
chiamò con voce flebile, così bassa che
sospettò che
James non l’avesse sentita. Invece questo si girò
verso di lei e la guardò
negli occhi, scostando la fetta di carne dalla sua faccia.
«Posso
sedermi?» James
annuì, tornando a fissare il vuoto. Lily si sedette e
constatò che non sapeva
davvero cosa dire… Le era eternamente grata, sul serio.
«Ecco
io…
Volevo ringraziarti, Potter» James fece
una smorfia di dolore, quel livido doveva proprio fargli male,
così Lily
prontamente si avvicinò al suo viso e osservò da
vicino la ferita «Oh, è
terribile… Mi dispiace così
tanto, così tanto. Deve farti male» James sorrise
debolmente e le
rispose, tranquillo «Non è
niente, tranquilla… Passerà!» Lei gli
sorrise di rimando e quando i loro sguardi si incrociarono, entrambi li
distolsero allo stesso momento, imbarazzati.
«Non
può non
farti male, non ci credo. Se vuoi ti accompagno da Madama Chips, mi ha
appena
messo un intruglio sul braccio… E’ davvero
puzzolente, ma mi ha detto che i
lividi spariranno in qualche ora!» disse Lily
tranquilla e quasi
sorridente
James invece si
rizzò in piedi e spalancò gli occhi «Ti ha lasciato
dei lividi? Quel
lurido…»
Stava per
alzarsi ma Lily lo afferrò con un braccio,
invitandolo a sedersi
«Non…Non
farlo, ti prego. Non è niente, passerà, no?» Lui si sedette
di nuovo ma non
fiatò, fin quando Lily non ruppe nuovamente il silenzio
«Ecco
io…
Oltre a ringraziarti, ci tenevo a scusarmi con te…
Onestamente odio ammetterlo,
ma a quanto pare avevi ragione, mi dispiace sul serio»
James
alzò la testa e la sua espressione si fece seria.
Piantò i suoi occhi nocciola su quelli verdi di Lily e le
disse, con tatto
«Dovrai
stare attenta, d’ora in poi. McLaggen non è niente
in confronto ai Serpeverde,
Marlene è stata fortunata ma tu potresti non avere la stessa
fortuna se non
stai attenta. Capisci, Evans?»
«Si, hai ragione.
Starò attenta, promesso» disse
Lily, mentre si aggiustava la gonna. Lanciò un ultimo
sorriso di gratitudine in
direzione di James che finalmente ricambiò, e si
allontanò verso i dormitori.
Giunta sull’ultimo scalino, udì la voce di James «A domani, Evans»
Lei si
girò, imbarazzata, con un mezzo sorriso in volto. «Ciao, James»
Lo aveva
chiamato per nome! Lo aveva davvero chiamato James?
La sua espressione divenne pura sorpresa; doveva essere davvero buffo,
dato che
Lily guardandolo scosse la testa e cominciò a ridere.
Sorrise. Forse
qualcosa sarebbe cambiato tra di loro. Forse.
Qualche
settimana più tardi, arrivò dicembre.
Tutto procedeva
tranquillo al castello di Hogwarts.
McLaggen era
stato definitivamente sospeso dall’incarico di
Caposcuola, che era stato assegnato al suo compagno di stanza, Robert
King, che
a detta di tutti era un bravo ragazzo. Ci fu una riunione di
presentazione per
lui, in cui si scusò personalmente con il prefetto Evans a
nome del compagno di
stanza, che si era rintanato da quel pomeriggio nel suo dormitorio ed
era
uscito solo per le lezioni, data la vergogna che provava. James diceva
che
aveva paura di lui, e questa cosa faceva molto ridere Remus, nonostante
pensasse che in parte fosse vero.
Nel frattempo,
le esercitazioni di difesa erano già
cominciate. Lily, quel giorno, era intenzionata a chiedere a Potter di
fare una
prima esercitazione quella stessa sera così, durante il
pranzo, si avvicinò ai
malandrini.
«Potter,
posso parlarti?»
«Certo,
dimmi tutto»
«Beh, ecco.
Non abbiamo ancora fatto nessuna esercitazione del professor Foreigner
e mi
dispiace, sono stata così impegnata con i compiti! Ma questa
sera sono libera e
non so quando lo sarò dinuovo. Che ne dici di vederci
stasera nell’aula 87?» James assunse
un’espressione
dispiaciuta, abbassò il capo e subito lo rialzò,
e disse
«Evans, mi
dispiace tantissimo rifiutare ma purtroppo stasera ci sono gli
allenamenti di Quidditch
e non posso assolutamente rimandare… Tra una settimana
c’è la partita con Tassorosso
e…»
Lily
sgranò gli occhi e sventolò le mani «Oh, ma certo!
Che stupida, non ci
avevo pensato! Beh, fa niente, non preoccuparti. Troveremo un giorno»
Mary, che era
arrivata poco dopo Lily e aveva seguito assieme
agli altri la conversazione, si intromise
«Lily, che
ne dici di venire a vedermi agli allenamenti, stasera? Magari finiamo
presto,
così tu e James potrete andare ad esercitarvi»
«Oh, ecco.
Non so, non vorrei forzare nessuno io…»
Sirius si
alzò lanciando una strana occhiata a Mary, con
qualcosa negli occhi simile alla gratitudine, e intervenne «Dai Evans, non
sei mai venuta agli
allenamenti! Ci sarà Remus a farti compagnia, e poi ti
assicuro che non stai
forzando nessuno»
Remus sorrise
incoraggiante e annuì a Lily, che rispose «Oh, e va bene!
Ci sarò»
James sorrise
radioso e rispose «Finalmente
vedrai che splendido
capitano è James Potter, la leggenda vivente!»
Lily lo
fulminò con lo sguardo e lui rimase interdetto, e si
portò una mano ai capelli. Aveva esagerato, come sempre.
Remus scosse la testa
e volse lo sguardo al cielo. Così no, non avrebbe
sicuramente fatto centro nel
cuore di Lily. James Potter aveva ancora molto, molto da imparare. Non
era così
che si conquistava Lily Evans!
La squadra di
Grifondoro, così come qualsiasi altra squadra
di Quidditch, contava in tutto sette giocatori.
Un portiere, un
cercatore, tre cacciatori e due battitori.
Il portiere era
Sirius Black, molto abile grazie alle sue
spalle larghe e al suo fisico muscoloso; era il più delle
volte infallibile nel
suo ruolo.
Il cercatore era
un ragazzo del quinto anno, il discreto e
silenzioso Charlie White; i due battitori erano Robert King e Oliver
Phelps,
due ragazzi del settimo anno molto affiatati tra di loro.
I tre Cacciatori
erano Callie O’Connor del quarto anno (una
ragazza un po’ troppo in carne molto insicura che aveva
segnato si e no tre
volte dall’anno in cui era entrata in squadra, circa un anno
prima… Quell’anno
non si era presentato nessuno di più valido e
così il capitano Potter aveva
deciso, seppur con rammarico, di tenerla in squadra); Mary MacDonald,
che era
molto brava e spesso osannata dal suo capitano, che era il terzo
cacciatore
della squadra, James Potter. Seppur Mary fosse molto brava nel suo
ruolo,
nessuno sapeva eguagliare James, che era in assoluto un talento sulla
scopa. Da
quando era entrato in squadra lui, al secondo anno, la coppa di
Quidditch era
finita ogni anno tra le mani della professoressa McGranitt, Capo della
Casa di
Grifondoro. Sirius sosteneva che adorasse James, anche se non lo dava a
vedere
dato che sul suo viso albergava spesso un cipiglio severo quando li
vedeva. Ma
l’anno prima, quando avevano vinto la quarta coppa
consecutiva, la
professoressa McGranitt era saltata dalla sedia degli spalti dopo che
James
aveva segnato il duecentesimo punto durante l’ultima partita
contro Serpeverde,
e aveva lanciato in aria il suo cappello preferito, quello che portava
più
spesso, e l’aveva perso. In realtà non era andato
perduto, dato che Sirius
Black lo aveva preso e adesso lo custodiva gelosamente sotto al suo
letto, ma
lei questo non lo sapeva.
L’allenamento
era durato più di due ore, Lily era seduta
sugli spalti insieme a Remus e Peter e a pochi altri, compresi i Fan
club di
Black e Potter. Lily aveva esultato con enfasi ad ogni punto guadagnato
dalla
sua migliore amica Mary, con disappunto di Black che era stato superato
proprio
da lei. Potter aveva segnato in una sola mezz’ora circa
quindici volte, ogni
volta Remus e Peter urlavano in sua direzione, ma Black lanciava delle
pernacchie
al suo Capitano ogni qualvolta parava i suoi colpi. I battitori erano
andati
molto bene e il cercatore in due ore aveva preso il boccino quattro
volte, e
questo era davvero un buon segno; era in forma. O’Connor non
era riuscita a
segnare ma James, al termine dell’allenamento, le aveva
sorriso e le aveva
detto che prima o poi ci sarebbe riuscita. Questa gli sorrise radiosa e
si
avvicinò subito al Fan Club dedicato a Potter che ascoltava
attentamente il
racconto di O’Connor riguardo a quello che le aveva detto
James, aggiungendo
che questo l’aveva abbracciata, il che era una menzogna. Lily
alzò gli occhi al
cielo e scosse la testa con disappunto, quando vide tutte quelle oche
starnazzare, e James se ne accorse. Sorrise e si diresse verso di lei,
una volta
sceso dalla scopa.
«Allora,
Evans? Che ne dici?»
Lei
sussultò e si voltò verso di lui, sorridendo «Beh, alla
fine… sei stato bravo»
James
le dedicò un sorriso a trentadue denti che scomparve quando
Sirius interruppe
la loro conversazione «Allora Fratello! Andiamo a fare una
doccia? Sono davvero
molto stanco!»
«Ah
no Black, prima vado io a fare una doccia e tu non entri negli
spogliatoi fin
quando non avrò finito!» irruppe Mary, con le
braccia sui fianchi. Era molto
bella anche quando era stanca e arrabbiata. La divisa da Quidditch di
Grifondoro metteva in risalto le sue forme, le donava proprio. Era
molto
stretta, dato che doveva aderire perfettamente al corpo per rendere i
giocatori
abili e fluidi nei movimenti. Sirius la squadrò
piacevolmente da capo a piedi,
mangiandola con gli occhi, facendo ridere sia James che Lily; furono
entrambi
sorpresi per la stessa reazione che avevano avuto, ma non lo diedero a
vedere.
Black
le rivolse uno sguardo malizioso e le disse «Mac,
perché mai non dovrei entrare
negli spogliatoi mentre ti fai la doccia? Mica posso
vederti…» disse lui,
spiccio, con le mani in tasca mentre fischiettava
Mary
alzò un sopracciglio, si avvicinò di
più a lui e gli disse, minacciosa «Gira
voce che dopo l’ultimo allenamento, tu abbia cercato di
sbirciare da dietro la
serratura della doccia. Indovina chi c’era in quel momento
sotto la doccia,
Black?»
Sirius
impallidì e si allontanò da Mary immediatamente,
aveva paura di ricevere uno
dei soliti scappellotti della bionda «Chi… chi
c’era? Forse Callie?»
«No,
stupido idiota, c’ero io! E tu lo sapevi benissimo! Per
fortuna qualcuno ti ha
fermato e non sei riuscito nell’intento, e ti anticipo che
non ci riuscirai MAI»
Sirius
sgranò gli occhi e guardò James che aveva alzato
le mani, solo lui sapeva che
aveva tentato di guardare Mary mentre era sotto la doccia, ma a quanto
pare non
aveva parlato… Solo lui e…
«Maledetto
Oliver! Oliver? Non tanto in fretta
ragazzo, devo parlarti!» disse Sirius con tono autoritario,
mentre cercava di
allontanarsi da Mary, che gli disse malandrina facendo spallucce e non
staccando i suoi occhi azzurri da quelli grigi di lui
«Chissà perché stai
chiamando Oliver, è stato proprio lui a dirmelo!»
A quel punto Sirius si
diresse verso Phelps a grandi falcate, ma questo aveva già
raggiunto il
castello e Sirius urlò, stavolta arrabbiato «Maledetto Phelps!» provocando
una sonora risata a tutti i presenti.
Lily,
Emmeline, Mary, James, Sirius, Peter, Remus e Marlene erano seduti
vicini al
tavolo di Grifondoro. Le ragazze stavano di fronte ai ragazzi, i loro
erano
diventati da qualche tempo dei posti fissi; erano diventati un
tutt’uno, dopo
l’episodio di McLaggen. Oltretutto Remus era già
amico di Lily, come James di
Mary, e non fu difficile per il resto di loro fare amicizia, dato che
erano
tutte simpatiche e affidabili. Marlene e Remus addirittura avevano
iniziato a
studiare assieme; Lene gli aveva offerto aiuto in Trasfigurazione,
materia in
cui Remus aveva avuto difficoltà negli ultimi tempi.
Lui
aveva accettato, ed entrambi avevano scoperto di essere molto in
sintonia
insieme.
Quella
sera, tuttavia, Alice e Frank non si erano ancora visti, e questo fece
preoccupare i ragazzi e sorridere speranzose le ragazze, che speravano
si
fossero messi finalmente insieme.
«Dove
diavolo si è cacciata Alice?» Mary stava
aggredendo il suo cibo come al solito
quando era arrabbiata, e Sirius alzò gli occhi al cielo
mentre si tuffava nel
pasticcio di carne, il suo piatto preferito.
«Lily
ha ragione a dire che sei disgustoso, Sirius Black. Come diavolo fai a
non
essere preoccupato per i tuoi amici? Sono spariti da ore»
«Smettila,
Mac. Sbucheranno fuori prima o poi.»
«Ma
sono spariti Black, spariti!» disse Mary preoccupatissima e
quasi urlando
«Ma…
Voltati, squinternata!*» Alla frase di Sirius, tutti i
presenti si voltarono
verso il portone d’ingresso della Sala Grande, e videro
spuntare Frank e Alice
sorridenti, mentre parlavano amabilmente. Questi si fermarono sul posto
quando
notarono gli sguardi dei loro compagni di dormitorio e subito dopo uno
sguardo
d’intesa tra i due, Frank strinse con la sua mano quella di
Alice, ed entrambi
arrossirono, continuando a sorridere. I ragazzi del sesto anno di
Grifondoro
capirono che i due si erano messi assieme, così le ragazze
iniziarono a
sorridere e ad esultare in loro direzione, addirittura Emmeline
squittì
eccitata e corse ad abbracciare Alice e a congratularsi con Frank,
mentre James
si puntò la bacchetta al collo, mormorando un incantesimo sonorus.
«Gentilissimi
studenti di Hogwarts, mi dispiace interrompere la vostra cena, ma ci
tenevo a
rendervi partecipi del nuovo avvenimento che mi ha personalmente reso
molto
felice. Volevo annunciare, qui davanti a tutti, che il signore qui
presente
Frank Paciock, nonché mio carissimo amico e compagno di
dormitorio, ha
finalmente avuto il coraggio di mettersi assieme alla splendida Alice
Prewett!
Un applauso alla nuova coppia, prego!»
Subito
in Sala Grande risuonarono scroscianti applausi, dati in parte
dall’entusiasmo
che aveva messo James nel fare il suo “annuncio”.
Tutti adoravano James,
persino i professori che a Lily sembravano più antipatici,
ma James aveva un
modo di attirare l’attenzione tutto suo. La sua simpatia e il
suo entusiasmo
coinvolgevano sempre tutti, nessuno sapeva come.
James
si unì all’applauso e incitò Lily
sorridendo a fare lo stesso, e questa, con
una finta smorfia che terminò in una risatina,
acconsentì. James annuì
vittorioso e le sorrise ancora, mentre Frank e Alice attraversavano la
Sala
Grande rossi come due peperoni, ma ancora tenendosi per mano. Persino
Silente
sembrava divertito dalla scena e si era unito all’applauso
con grande gioia di
Sirius, mentre la McGranitt, che cercava di rimanere impassibile e
indifferente, aveva stampato in viso un mezzo sorrisetto, che
tramutò in una breve
risata non appena incontrò lo sguardo del preside, che la
incitava ad
applaudire.
Silente
si alzò sulla sua sedia, e alzò le mani per
fermare gli scroscianti applausi
che non erano ancora terminati dopo più di cinque minuti,
mettendo ancora più
in imbarazzo la nuova coppia, soprattutto Alice, che non era abituata a
tanta
attenzione.
«Signori,
vi prego di continuare a cenare adesso. Sicuramente
l’annuncio del signor
Potter è stato accolto con piacere da tutti noi, ma vi prego
di preservare
questo entusiasmo per le partite di Quidditch. Adesso arrivano i dolci,
gustiamoli appieno! Grazie per l’attenzione» alla
parola Quidditch, il preside
fece un occhiolino a James, come per augurargli silenziosamente buona
fortuna
per la partita che si sarebbe svolta tra pochi giorni. James sorrise di
rimando
al preside e alzò un calice in sua direzione, brindando al
preside migliore che
si potesse desiderare.
La
cena continuò allegramente in Sala Grande, tutti parlavano
tra loro e
sorridevano felici.
«Evans,
che ne dici se dopo cena facciamo un’oretta di esercitazione?
Sempre se tu non
sei troppo stanca, chiaro… Capirei perfettamente
se…»
«Oh,
a me va benissimo Potter, però non vorrei rientrare troppo
tardi dato che devo
finire ancora il tema per Pozioni»
«Lily,
ma non l’avevi finito tre giorni fa?» chiese
Marlene curiosa, e Lily sorridendo
timidamente rispose «Beh, tecnicamente si, ma ho fatto delle
ricerche e voglio
aggiungere qualcosa…»
Mary,
che non amava per niente lo studio e aveva più volte
criticato Lily per il suo
essere scrupolosa specialmente in Pozioni quando non ne aveva bisogno,
disse
«Liluccia cara, Luma è già innamorato
di te, sei la sua alunna preferita e la
più brava del suo corso in assoluto, non
c’è bisogno che studi Pozioni anche di
notte!»
Lily
rispose all’amica contrariata e disse «Beh, non
sono a caso la più brava del
corso come dici tu, no? Lo sono solo se dimostro dedizione, passione e
costanza
alla materia. E’ questo che apprezza il professor
Lumacorno»
Sirius
rise all’affermazione di Lily e si trovò
completamente in disaccordo con lei,
così disse «Liluccia,
per una volta
la tua dolce amica Mary ha ragione, Lumacorno stravedrebbe per te anche
se non
studiassi per un intero anno»
Lily
guardò Sirius con sguardo corrucciato e rispose
«Non sono affari tuoi Black. E
poi Liluccia a chi? Io sono Evans, quante volte devo
ripeterlo?» esclamò Lily,
con una punta di esasperazione nella voce che fece sorridere tutti i
presenti.
Sirius guardò James che osservava Lily mentre mangiava
allegramente la sua
torta di melassa e chiacchierava con Lene, e vide una strana luce negli
occhi
dell’amico. Lily notò che James la stava guardando
e gli sorrise, provocando in
James un sorriso ancora più luminoso, che fece arrossire
lei. Sirius scosse la
testa e fece cenno a Remus di guardarli, che poco dopo sorrise e fece
spallucce
in direzione di Sirius, facendolo ridere. Quei due starebbero davvero
bene,
insieme.
Al
termine della cena, Lily e James si diressero verso l’aula
adibita per le
esercitazioni, mentre il resto della combriccola andò alla
Torre. Sirius
improvvisamente notò il viso pallido di Remus, la luna piena
ci sarebbe stata
il giorno dopo. Sorrise; Felpato sarebbe ritornato finalmente, assieme
a
Codaliscia, Lunastorta e Ramoso.
Angolo Malandrino!
Saaalve a tutti! :D Che ne
pensate di questo capitolo? A me personalmente piace molto, sicuramente
più del precedente! Ma ovviamente sta a voi commentare se
vale la pena leggerlo o meno!!!
Ci
tenevo a ringraziare tutti quelli che hanno recensito, ovvero This is magic_lovefirehp,
lettriceappassionata,
piumafantasma,
M_Padfoot,
Ele12
e infine (non per importanza) Agatha Black!!!
Siete stati davvero d'aiuto per me, vi adoro! Conto sul vostro
sostegno, sui vostri pareri e sproni!
Ovviamente
ringrazio anche tutti quelli che hanno recensito la storia tra le
preferite, ricordate e seguite e.. Grazie mille anche a tutti coloro
che leggono solamente!!!
Mi aspetto tante tante recensioni, per commentare insieme a voi il
tutto!! Grazie di cuore
Vostra, -Marauder11
|
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Capitolo 17 *** Capitolo Diciassettesimo - Serenità ***
Capitolo
Diciassettesimo – Serenità
Le ragazze
avevano deciso di rimanere in Sala Comune ad
aspettare il ritorno di Lily, così da poter finalmente
spettegolare sul
fidanzamento della loro adorata Alice, che aveva promesso loro che al
ritorno
di Lily gli avrebbe raccontato proprio tutto tutto, ogni minimo
dettaglio.
I Malandrini
avevano deciso di fare lo stesso, ma non certo
per spettegolare bensì per discutere con James della nuova
luna che sarebbe
arrivata la sera dopo.
Così
Sirius stava seduto su una poltroncina al centro della
sala, lanciando occhiate ammalianti a tutte le ragazze che gli
capitavano a
tiro, stendendole una ad una; guardava di sottecchi Mary che parlava
con il
battitore King degli schemi di James.
Guardandola,
pensò che probabilmente sarebbe stata bella
anche con addosso uno straccio. Indossava ancora la divisa da
Cacciatrice che
era sudicia, dato che durante gli allenamenti aveva piovuto e si era un
po’
rovinata. Aveva i capelli arruffati e il viso stanco, gli splendidi
occhi
azzurri contornati da delle lievi occhiaie che sarebbero sparite solo
con una
notte di sonno rigeneratore; effettivamente quella giornata era stata
stancante
anche per lui, dato che come tutta l’intera squadra di
Grifondoro era stato sottoposto
ad un duro allenamento dal Capitano Potter, nonché suo
fratello e migliore
amico.
Mary si
girò verso Sirius proprio mentre quest’ultimo la
stava osservando, che si girò non appena notò le
iridi celesti puntate sulle
sue grigie. Ma era troppo tardi, Mary aveva notato il suo sguardo su di
lei.
Glielo avrebbe sicuramente rinfacciato più tardi, si.
Remus stava
seduto sul tappeto di fronte al camino impegnato
in una partita di Sparaschiocco con Marlene, che la poverina stava
miseramente
perdendo. Chissà se anche quei due si sarebbero messi
insieme come Frank e
Alice, prima o poi! La nuova coppia infatti stava comodamente seduta
sul divano
accanto alla poltrona su cui stava seduto Sirius; erano teneramente
stretti in
un abbraccio, sembravano davvero felici. Gli occhi di Frank luccicavano
in un
modo molto simile a quelli di James quando guardava Evans. Per un
attimo pensò
se ci fosse una possibilità anche per lui
d’innamorarsi, e involontariamente
posò il suo sguardo nuovamente su Mary. Si
ridestò e ignorò la fitta che aveva
avvertito all’altezza del petto, che secondo lui era causata
dalla stanchezza.
Raggiunse Peter, che stava seduto su un divanetto con Emmeline e
parlava del
tema di Incantesimi che avrebbe dovuto consegnare il lunedì
successivo e non
aveva ancora nemmeno iniziato. «Sirius, che
fai in piedi? Siediti con noi!»
Disse Emmeline,
sorridente. Sirius le sorrise di rimando e
obbedì «Dicevate?»
«Peter mi
stava giusto dicendo che non ha ancora iniziato il tema di Incantesimi
della
professoressa Gayaman sugli incantesimi estensivi riconoscibili e non.
Beh,
nemmeno io l’ho iniziato! E tu, Sirius?» Sirius scosse
la testa con
indifferenza e subito propose «Che ne dite
se studiamo insieme domani, dopo il pranzo? Non avremo lezioni nel
pomeriggio»
«Brillante
idea Felpato, per me va bene!»
squittì
Peter, che guardò Emmeline in attesa di una sua risposta «Beh, ci
sarò anch’io allora! Alle
due in biblioteca?»
«Alle due in
biblioteca, Vance!»
esclamò
solenne Sirius, che fece ridere i due amici. Iniziarono a parlare e a
scherzare
fra di loro, fin quando Sirius si fece silenzioso e ascoltò
la conversazione di
Lene e Remus, a cui si era unita anche Mary, dopo che si era congedata
da King.
«…e tu che
hai risposto, Mac?»
chiese Lene, in un trillo eccitato che fece ridere Remus ma non Mary,
che
rispose con indifferenza
«Beh,
che devo studiare e che ho altri impegni, che altro avrei dovuto
rispondere,
Lene?»
Lene
la guardò corrucciata e delusa e rispose «Di
questo passo rimarrai zitella,
Mary, e non guardarmi così!»
«Ma
Lene, non mi piace!»
rispose Mary a
bassa voce, cercando di non farsi sentire da nessuno.
Ma
Sirius, che aveva un udito infallibile, aveva sentito tutto. Dopo che
era
diventato un animagus, i suoi sensi si erano fatti più acuti
e così quando si
concentrava, riusciva a sentire ogni minimo sussurro anche ad una certa
distanza. Si alzò, compiaciuto per la risposta di Mary
all’amica e si avvicinò
ai tre, sedendosi proprio accanto a Mary che, appena lo vide,
alzò gli occhi al
cielo.
«Mac,
ammettilo che hai rifiutato perché aspetti che io ti
inviti!» Mary divenne
rossa per la rabbia e rispose, tagliente
«Black,
sei ridicolo. Non uscirei mai con te!»
«Ah
no?» rispose lui, cercando di ammaliarla; ma Mary, ancora una
volta, aveva
alzato gli occhi al cielo prima di rispondere cinica fissandolo negli
occhi «Si
Black, non uscirò mai con te, scordatelo!» e
subito Mary si alzò, lasciando sul
viso di Sirius un sorrisetto compiaciuto. Remus scosse la testa e
Marlene,
curiosa, chiese «Black, perché la fai infuriare
sempre così tanto?»
«Lene,
ma io non ho fatto proprio niente, se ci pensi. E’ lei ad
infuriarsi con me
anche solo per il fatto che respiro… Si vede che in qualche
modo le importa di
me» concluse Sirius con semplicità, sorridendo
Lene
sorrise incerta di rimando e gli rispose «Sicuramente non ti
è indifferente,
Sirius, ma devi sapere che ti detesta…»
«Ne
sei davvero così sicura, Marlene? Chiediglielo, non serve
che tu mi comunichi
quello che ti dirà. Lo so già!» e anche
lui, abbandonò la cerchia con fare
regale, e si diresse verso una libreria da cui prese un libro dalla
copertina
marrone.
Lasciò
dietro di sé un Remus non poco divertito e una Marlene
sconvolta, preoccupata e
dubbiosa. Remus lo notò e cercò di farla
sorridere dinuovo, distogliendo il suo
pensiero da ciò che le aveva detto Sirius, che evidentemente
l’aveva fatta
preoccupare involontariamente. Ovviamente ci riuscì e poco
dopo, entrambi
decisero di andare a giocare un’altra partita; stavolta
avrebbero giocato a
scacchi magici a grande richiesta di Marlene, che aveva capito di non
avere
scampo a sparaschiocco contro il suo amico-avversario.
Lily
era molto stanca quella sera, anche se cercava di non darlo a vedere.
Sapeva di
aver bisogno di un allenamento di Difesa, e non poteva rifiutare la
proposta di
Potter. Entrarono nella stanza adibita per l’esercitazione, e
notarono con
grande stupore che conteneva davvero numerosi oggetti che li avrebbero
aiutati.
Era un’aula non molto ampia del quinto piano che si
affacciava, attraverso tre
ampie finestre, sul parco di Hogwarts. Vi era, a sinistra, un
armadietto pieno
di pozioni rigeneranti e curatrici, che sarebbero state utilissime nel
caso
qualcuno degli studenti fosse rimasto ferito durante
un’esercitazione.
Alla
destra dell’aula, invece, vi erano delle figure di legno a
forma di corpo umano
con dei cerchi molto simili a quelli di un tiro a segno sul petto;
servivano
per coloro che volevano esercitarsi anche da soli, potevano essere
davvero
molto utili. Vi erano in un angolino anche delle sedie, con qualche
bottiglietta
d’acqua e di succo di zucca per gli studenti stipati in un
piccolo tavolino,
per rigenerarsi dopo uno stancante duello. Lily, appena varcata la
soglia, fu
subito attratta dall’armadietto delle pozioni, e lesse sulle
etichette tutte le
pozioni che sarebbero state utili, e si sorprese di conoscere
esattamente tutti
gli usi adatti e i nomi, prima ancora di leggerli sulle etichette. Era
sempre
stata una ragazza molto modesta, non ammetteva neanche a sé
stessa di avere un
talento particolare per quella materia, per questo ancora si
sorprendeva quando
scopriva di saperne più di quanto pensava. James invece, che
non aveva osato
disturbare Lily mentre leggeva incantata le etichette delle pozioni, si
era
diretto verso un bersaglio e gli aveva subito puntato la bacchetta.
Al
primo expelliarmus,
disarmò il primo
bersaglio. Subito si diresse verso il secondo, e, dopo aver scagliato
uno stupeficium, questo si
spezzò e poi si
ricompose, pronto ad un nuovo attacco.
Lily
nel frattempo si era girata a guardarlo. Era davvero molto bravo, anche
in
Difesa. Sui suoi occhi, mentre lanciava ogni singolo incantesimo, si
poteva
leggere la determinazione che possedeva e la passione che metteva in
quello che
stava facendo. Era un asso in Trasfigurazione, ma se la cavava
piuttosto bene
anche in tutte le altre materie, soprattutto in Difesa,
constatò Lily.
Lily
decise di attirare la sua attenzione, mentre teneva le gambe incrociate
e stava
seduta su un banchetto non molto lontano da James
«Hey,
Potter! Non dirmi che preferisci loro come avversari piuttosto che
me!»
James
si era girato e le aveva lanciato uno
sguardo divertito; dopo che ebbe schiantato l’ultimo
bersaglio, si avvicinò a
Lily, molto serio.
«Allora
Evans, su cosa ci eserciteremo oggi, durante questi quaranta minuti che
ci
restano?»
«Beh,
io direi di esercitarci sugli incantesimi non verbali, che ne dici? Di
qualsiasi tipo, ma iniziamo con qualcosa di semplice! Che ne
dici?»
«Signorsì,
prefetto Evans!» disse James sorridendo, scatenando in Lily
un’alzata al cielo
dei suoi occhi verdi, nascondendo malamente il sorriso che in
realtà James le
aveva provocato.
Entrambi
si misero in posizione da duello, camminarono l’uno verso
l’altro e si
inchinarono l’uno di fronte all’altra, per poi
voltarsi e ritornare ai loro
posti.
«Pronto,
Potter?»
«Nato
pronto, Evans!»
Lily
sventolò immediatamente la bacchetta e provò a
lanciargli una fattura gambemolli,
ma molto prontamente
James respinse il suo incantesimo. James le sorrise e la
incitò a continuare.
Di
nuovo questa si concentrò, nonostante la stanchezza, e
questa volta scagliò un
potente Stupeficium, che James
ancora
una volta respinse, questa volta con un Protego
potentissimo. Lily si complimentò silenziosamente con il suo
avversario che
rimase impassibile e sospirò, provando questa volta a
disarmarlo. Nemmeno
quella volta ci riuscì, e Lily si sentì una
nullità per la figura che stava
facendo con Potter, che aveva
notato
l’aria afflitta di lei e subito le si avvicinò, e
la rassicurò
«Hey
Evans, sei solo stanca. Se vuoi possiamo tornare alla torre e
esercitarci
domani, che ne dici?»
Ma
Lily, testarda e determinata com’era rispose
«No
Potter, non esco di qui se non riesco a schiantarti entro due
minuti»
James
sbarrò gli occhi, provocando una risata
alla rossa, e rispose
«Spero
tu non vorrai spedirmi all’altro mondo, Evans. Sono ancora
troppo giovane!»
disse
lui con fare teatrale, che la fece
sorridere dinuovo. Questa rispose
«Non
oserei mai…»
e
subito dopo distolse lo sguardo da quello di
James e si alzò, per non far vedere a James che era
arrossita, sicuramente era
arrossita. Sentiva un calore che le avvolgeva il viso, ma adesso non
doveva
pensarci, doveva assolutamente concentrarsi.
Guardò
James con determinazione e annuì, subito dopo
provò ancora una volta a
schiantarlo. Sventolò velocemente la bacchetta in direzione
del suo avversario
che questa volta non ebbe scampo e sbatté
all’indietro sul muro, rimanendo
dolorante a terra. Non aveva avuto il tempo materiale per difendersi,
quella
volta Lily era stata spaventosamente rapida ed efficace.
«Ottimo
lavoro, Lil…Ehm, Evans» mugugnò Potter,
mentre cercava di alzarsi.
Lily
subito gli si avvicinò, preoccupatissima, e si
chinò verso di lui, per
controllare che stesse bene
«Scusami!
Ti sei fatto male? Vuoi che ti porti da Madama Chips?»
James
subito si mise in piedi e si sorprese
del viso preoccupato della rossa. Si stava preoccupando per lui, per
James
Potter! Come poteva stare male in un momento come quello? Anche con
tutte le
ossa rotte avrebbe risposto che stava benissimo, e dato che non era
proprio
quel caso, rispose con facilità
«Oh,
sta tranquilla! Sto benissimo… E poi non devi scusarti
assolutamente di nulla,
sei stata bravissima!»
Lily
gli sorrise timida e lo aiutò a
rimettersi in piedi. Subito dopo guardò l’orologio
legato al suo polso e si
sorprese del fatto che era passata un’ora e mezza da quando
erano usciti dalla
Sala Comune, le ragazze si sarebbero preoccupate se non fosse
rientrata.
«Potter,
credo che dovremmo andare. Si è fatto tardi!»
«Hai
proprio ragione! I ragazzi mi staranno aspettando, spero di non
trovarli
addormentati sulle poltrone!»
L’affermazione
di James che fece ridere Lily si rivelò poco dopo vera, e
infatti, quando i due
varcarono il buco che portava alla Torre di Grifondoro, repressero a
fatica le
risate per la sorpresa di aver trovato i loro amici addormentati. Alice
e Frank
dormivano sorridenti, lei aveva la testa poggiata sul petto di lui.
Sirius,
Remus e Marlene si erano addormentati sul divanetto di fronte al
camino; Sirius
aveva la testa poggiata sulla spalla dell’amico, mentre
Marlene aveva poggiato
la testa sul petto di Remus. Anche sui loro visi albergavano delle
espressioni
serene e sorridenti.
Mary
aveva il viso volto verso quello di Sirius, e, con grande sorpresa
della rossa,
sembrava sorridergli nel sonno. Peter ed Emmeline si erano addormentati
entrambi sul tappeto, vicino ad una scacchiera. A James venne
immediatamente
un’idea e chiese silenziosamente a Lily di aspettarlo
lì e di non svegliarli.
Lei annuì, curiosa di scoprire quale fosse questa brillante
idea. James scese
in fretta dalla scalinata dei dormitori con una macchina fotografica
argentata
nuova di zecca, e un sorriso a trentadue denti. Si posizionò
proprio davanti al
camino e, stando attento a catturare tutti gli addormentati, si
sentì un sonoro
click che aveva immortalato per
sempre quel silenzioso e splendido momento. Lily si avvicinò
a James e vide
insieme a lui la foto che aveva scattato; entrambi si guardarono negli
occhi e
iniziarono a sorridersi a vicenda. Era proprio venuta bene!
Nel
frattempo i soggetti della foto si erano
risvegliati grazie alle risatine degli artefici del complotto, e li
avevano
guardati con sguardo corrucciato. Quando Lily aveva mostrato loro la
foto,
Sirius aveva ribadito a Mary che lei stava proprio sorridendo in sua
direzione,
scatenando una nuova sfuriata da quest’ultima che negava
davanti all’evidenza,
che fece ridere tutti i presenti.
Ciao a tutti!!! :D
Eccomi qua, puntuale come sempre.
Ringrazio love_is_everything,
Agatha Black,
lettriceappassionata,
M_Padfoot,
this is
magic_Lovefirehp e piumafantasma
per le recensioni che avete lasciato! grazie grazie grazie!!! Scusate
ma sono di fretta, non posso aggiungere molto! Questo è
comunque un capitolo di passaggio, a mio parere necessario per il
seguito! Grazie ancora a tutti quelli che hanno letto/leggeranno,
vostra -Marauder11
|
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Capitolo 18 *** Capitolo Diciottesimo - Strane coincidenze ***
Capitolo
Diciottesimo – Strane coincidenze
Quel giorno,
dopo la luna piena, Sirius e James non avevano
riportato ferite particolarmente “eroiche”, come le
definivano loro. James
aveva un graffio sul petto, quindi non era nemmeno visibile, e Sirius
riportava
un piccolo livido sulla coscia destra, anche questo non visibile.
Entrambi si
dirigevano in Sala Grande per la colazione,
entrambi annoiati per l’assenza di Remus e Peter. Remus, come
al solito, era in
infermeria dato il suo malessere post-Luna, mentre Peter, che era
rimasto
durante la loro avventura schiacciato da un piede di Remus, riportava
delle
ferite su tutto il corpo, per fortuna superficiali. Per fortuna a James
era
venuta l’idea di dire a Madama Chips che si era ferito mentre
si allenava in
duello, risultando piuttosto credibile, e scampando ad un mare di
domande che
altrimenti si sarebbero abbattute su di loro.
Lily ripensava
al pomeriggio precedente, quando aveva fatto
una lunga chiacchierata con James. Sembrava davvero cambiato, avevano
entrambi
parlato del periodo difficile che la comunità magica e non
stava affrontando,
per colpa di un certo mago oscuro che si faceva chiamare Voldemort.
Lily aveva
confessato a James che da un po’ di tempo pensava di
diventare un auror, mentre
James voleva dedicarsi a pieno al Quidditch. Poi avevano fatto un
gioco, in cui
ognuno di loro diceva espressamente ciò che più
detestava dell’altro; James
detestava di Lily la sua impulsività che secondo lui la
rendeva molto spesso
intrattabile e incapace di ragionare. Lily non poté che
concordare con il suo
compagno di casa, ammettendo che avesse ragione. Quello che
più Lily detestava
di James, invece, era il suo comportamento nei confronti dei
Serpeverde. Non
che lei li difendesse, sia chiaro, ma tutti sapevano che molto spesso i
vari
duelli nei corridoi tra i Malandrini e i Serpeverde, erano stati
scatenati
proprio dai primi, soprattutto da James, che si faceva beffe di loro
davanti
all’intera scuola. La gente, così come Lily,
pensava che lo facesse solamente
per attirare l’attenzione su di sé e in parte
forse era vero. Ma ciò che
spingeva James a provocarli, era il suo odio contro di loro, in
particolare
contro Piton, che vedeva da sempre come un rivale per la conquista di
Lily.
Quest’ultima cosa ovviamente non la disse alla rossa, gli
disse solamente che
li odiava talmente tanto per tutto il male che spesso provocavano a
scuola, che
quando li incrociava non poteva fare a meno di attaccarli, non
riuscendo così a
controllarsi e dando vita a degli scontri.
Lily
risultò comprensiva; anche lei disse che li odiava, ma
che ovviamente la colpa dello scontro, per quanto nobili potessero
essere le
sue intenzioni, veniva immancabilmente attribuita a chi dava vita ad
esso.
James si mostrò completamente comprensivo nei confronti di
ciò che Lily aveva
detto, e non poté fare a meno che trovarsi
d’accordo con lei, anche se non
riusciva comunque a controllarsi, molto spesso.
«Sai,
ho notato che ultimamente non li hai più attaccati, sei
riuscito a
controllarti, no?»
disse Lily, mettendo la sua mano su quella di James, sorprendendolo «Beh,
in effetti no, ma non so se riuscirò a farlo
ancora…»
Lily gli sorrise comprensiva «Beh,
per aiutarti a mantenere “il tuo digiuno da
duelli”»
gli disse Lily, facendo il segno con le dita come se avesse messo le
sue
ultime parole tra virgolette, e continuò «Dovrai
farmi una promessa, Potter…ci stai?»
James la fissò con gli occhi sbarrati e deglutì «Evans,
dici sul serio?»
Lei annuì freneticamente e sorrise, poi disse «Non
dovrai mai e poi mai più provocare i Serpeverde,
non voglio più vederti pavoneggiare a discapito di altri
studenti di questo
castello, anche se questi sono gli esseri più cattivi della
terra, altrimenti
non ti rivolgerò più la parola…»
concluse lei, visibilmente
divertita. Lui la
guardò negli occhi, e vi lesse dentro serenità e
sicurezza. Era sicura che lui
le avrebbe detto di si. In un certo senso, gli stava dando una
possibilità che
James non poteva farsi sfuggire. «Beh,
allora…Ok, te lo prometto, Lily Evans»
lei gli sorrise sincera e ritirò la sua mano da
quella di lui e si alzò, dirigendosi verso i dormitori.
Pensava
a questo quando vide entrare dal portone della Sala Grande quei due
scapestrati
che ridevano a crepapelle per chissà quale motivo, mentre
lei si versava del
latte sul suo tazzone rosso.
Subito
i due scorsero Lily e le altre ragazze e si sedettero di fronte a loro,
rivolgendo loro un sorriso sincero. «Giorno,
ragazze!»
Queste
salutarono sorridendo con dei cenni del capo e con dei ciao, mentre
Lily
rispose loro «Buongiorno a voi, malandrini!»
All’improvviso
si avvicinò a loro Marlene, con uno sguardo curioso, che
guardava a destra e a
sinistra, in cerca di chissà chi. Prima che i ragazzi
potessero chiedere cosa
la turbava, lei rivolse una domanda a James e Sirius «Dove
sono Remus e Peter?
Non li vedo da ieri pomeriggio…»
I
due malandrini si guardarono dritto negli occhi, Sirius fece un lieve
cenno del
capo a James e rispose «In infermeria, Lene… Ieri
si stavano esercitando con un
incantesimo ed è esploso un vaso in Sala Comune, i cui cocci
hanno colpito quei
due idioti che non avevano nemmeno avuto la premura di
allontanarlo!» Sirius
alzò gli occhi al cielo, James rise per quello che aveva
detto Sirius scuotendo
la testa e, dopo che Marlene si era allontanata, il capitano della
squadra di
Grifondoro mandò un occhiolino in direzione
dell’amico. Avevano bevuto la sua
balla. Si sapeva che Sirius era sempre stato bravo sia a improvvisare
che a
mentire; anche James era discreto in quell’arte ma con gli
occhi curiosi di
Lily puntati addosso, non ci sarebbe riuscito tanto facilmente come
invece
aveva fatto Sirius.
Apparentemente
tutti si erano bevuti quella balla, che in effetti era anche
convincente e non
era davvero nulla di preoccupante, in modo da non impensierire
inutilmente
nessuno. Lily Evans, seduta proprio di fronte a loro, mescolava il suo
caffè
ritmicamente e fissava le leggere onde che si creavano ad ogni
movimento del
cucchiaino. Era molto silenziosa e sembrava piuttosto pensierosa.
Sapeva che
Remus era un Lupo Mannaro, gliel’aveva confessato
l’anno prima. Sapeva che per
questo motivo, ogni mese era costretto a due o tre notti da passare in
infermeria, ma non capiva come mai quel mese anche Peter era rimasto
ferito
proprio mentre Remus combatteva contro la luna. Sapeva che Peter non
era molto
abile con gli incantesimi, ma non poteva certo essersi ferito per mano
del
povero Remus, che era imprigionato nel suo corpo animale. Tra
l’altro Peter era
sparito assieme a Remus, a detta di Marlene, lo scorso pomeriggio. Che
fossero
coincidenze? Bah.
«Ev?»
Subito Lily si riscosse dai suoi pensieri e puntò i suoi
occhi sbarrati su
Sirius, quasi come se fosse stata colta in flagrante mentre faceva
chissà che
di illecito. Sirius notò il suo sguardo e la
scrutò, mentre si grattava la
barba. James, invece, intervenne
«Tutto
bene, Evans? Ti sei imbambolata per cinque minuti
buoni…»
«Oh,
si… stavo proprio pensando alla prossima ronda, che la
professoressa McGranitt
mi ha spostato alla prossima settimana, dato che Remus sta male e non
può far
coppia con noi… Spero si rimetta presto»
I
malandrini, che non sapevano che Lily era a conoscenza di mezza
verità,
risposero a turno, sorridendo
«Tranquilla
Evans, ha solo qualche graffietto qua e là, sono sicura che
domani Madama Chips
lo rimetterà» disse James, rassicurante
«E’
vero, Ev. Il nostro amico Remus è forte, non si
lascerà distruggere da un
semplice vaso di vetro, tranquilla!»
Dopo
la battuta di Sirius, James scoppiò a ridere e
trascinò con sé l’amico, mentre
Lily li guardava con occhi furbi. Aveva stretto le pupille, stava quasi
per
dirgli di smetterla di prenderla in giro, dato che lei sapeva tutta la
verità.
I ragazzi, vedendo la reazione di Lily, avevano smesso di ridere,
chiedendosi
come mai aveva assunto quell’espressione furbesca di chi la
sa lunga. Lily non
fece in tempo a dir loro che sapeva tutto perché
arrivò Alice, che picchiettò
sulla sua spalla e le scoccò un sonoro bacio sulla guancia.
«Ciao,
Ali! Come va?» disse Lily sorridendo, dimenticandosi di
quello che avrebbe
detto di lì a poco. «Oh, tutto bene tesoro,
grazie! E tu?»
«Magnificamente…»
rispose Lily energica, mentre inghiottì con un solo boccone
una ciambella,
facendo spalancare gli occhi ai due malandrini. Sirius in particolare
si
sentiva offeso, dato che spesso lo insultava per i suoi modi secondo
lei
sprezzanti di mangiare, ma decise di non dire niente, per paura di
riportare
l’argomento su Remus. Così iniziò a
chiacchierare con James sulla partita di Quidditch
che si sarebbe tenuta tra soli tre giorni. Alice, nel frattempo, si era
seduta accanto
a Lily per chiederle consiglio su cosa avrebbe dovuto regalare a Frank
per il
suo compleanno, che era il giorno della vigilia di natale.
«Ma
Ali! Hai ancora molto tempo davanti a te, quasi venti giorni! Non credi
che sia
presto per pensarci?» Alice arrossì di botto e
rispose
«Beh,
si Lils ma vedi, ho intenzione di regalargli qualcosa di
speciale… E poi è
giusto iniziare a pensarci, no?»
«Hai
ragione tesoro, allora sai che ti dico? Quando avrai deciso cosa
comprargli, ti
farò compagnia, che ne dici? Magari alla prossima uscita ad
Hogsmeade, che si
terrà tra meno di una settimana! Ci andremo assieme alle
altre, che ne dici?»
Alice
lanciò un gridolino e si tuffò tra le braccia di
Lily, grata all’amica perché
non solo sapeva trovare una soluzione sempre a tutto, ma
perché era forse una
delle poche persone che riusciva a placare il suo essere terribilmente
ansiosa
e insicura. Lily si godette quell’abbraccio e
pensò che un’amica come Alice,
non l’avrebbe trovata da nessun altra parte.
Le
lezioni si svolsero tranquille quel giorno; Lily aveva ottenuto una E
in
Pozioni con grande emozione di Lumacorno, e Potter e Black ne avevano
ottenuto
delle altre rispettivamente in Trasfigurazioni e Incantesimi,
l’ultima era la
materia preferita di Sirius, a detta di tutti, in cui era davvero un
asso.
Lily
quel pomeriggio, dopo le lezioni, decise di andare a trovare Remus in
infermeria, ma poco più di mezz’ora più
tardi, Madama Chips la spedì in
dormitorio, mormorando che il Signor Lupin aveva bisogno di riposare.
Così,
verso le cinque e mezza, Lily tornò in Sala Comune e, dato
che aveva già
anticipato tutti i compiti della settimana, decise di prendere un libro
dalla
libreria dei Grifondoro. Decise di prendere un libro con gli occhi
chiusi, per
sorprendersi quando avrebbe letto il titolo sulla copertina.
Così come aveva
deciso, chiuse gli occhi e toccò con la mano destra diversi
dorsi di libri.
Infine, decise di prenderne uno che sembrava avere la rilegatura in
velluto, e
lo tirò fuori. Sorrise quando lesse il titolo, e si immerse
subito nella
lettura.
Si
trattava di un libro magnifico, dal titolo Amleto,
che le fece compagnia per un po’.
Stava
per finire il libro quando, dal buco del ritratto, comparve una bambina
che
poteva essere del primo anno che si dirigeva in fretta verso di lei.
«Sei
Lily Evans, il prefetto?»
«Si
cara, sono io. Dimmi pure!»
«La
professoressa McGranitt mi ha detto di riferirti che ti sta aspettando
adesso
nel suo ufficio, per una comunicazione urgente che ha da
farti»
Lily
chiuse con un leggero tonfo il libro, e lo posò sul
divanetto. Subito dopo
scomparve, seguita dalla bambina.
Dopo
cena, James e Sirius si erano rintanati in Sala Comune e stavano
disputando
l’ennesima partita a scacchi.
Le
ragazze quella sera si erano riunite per studiare in un tavolo poco
più in là,
così James e Sirius non avevano osato disturbarle. Remus e
Peter erano ancora
in infermeria mentre Frank si era unito, con grande disappunto del team
Black-Potter, al gruppo di studio delle Grifondoro del loro anno. James
notò
che Lily non era tra loro quella sera, ma non se ne curò e
non fece domande,
pensando che probabilmente stava leggendo qualche libro in dormitorio,
come
faceva da qualche sera a quella parte, dato che aveva finito i compiti
di tutta
la settimana in anticipo.
«James,
mi sto annoiando» disse Sirius, che diede un calcio alla
scacchiera.
James
sbuffò sonoramente, lasciando intendere all’amico
che era dello stesso avviso.
«Jamie,
andiamo a fare uno scherzo ai Serpeverde? Non ci divertiamo da
tanto!»
Disse
con enfasi Sirius, felice di aver trovato una nuova fonte di
divertimento che
avrebbe sicuramente scacciato la loro noia.
«No
Sir, non posso. Ho promesso di non fare più nessuno scherzo
ai Serpeverde ad
Evans…» ammise James a testa bassa, impaurito
dalla reazione dell’amico che
sarebbe stata sicuramente esagerata. Infatti Sirius spalancò
la bocca, quasi
non gli cascò la mascella a terra e disse, infuriato
«Avanti
James, starai scherzando, spero?»
«No
Sir, non sto scherzando! Non posso davvero, ho
promesso…»
«Tu
sei letteralmente impazzito Jam, letteralmente impazzito!!!! Che ne
sarà allora
dei Malandrini, dei nostri scherzi favolosamente perfetti, dopo questa
tua appropriatissima
promessa, James?»
«Lo
so Sir, lo so… Ma ormai non posso farci
niente…»
«Mmm…
beh, sei pronto a fare una scommessa con me, Jam? Se vinco io, tu vieni
con me
a fare quel maledetto scherzo che ho già ideato tra
l’altro e curato nei minimi
dettagli, se vinci tu invece ti lascerò in pace e non ti
chiederò di fare uno
scherzo con me, non stasera, e non ti
criticherò…»
James
fu tentato di rispondere che no, non avrebbe accettato la scommessa. Ma
questa
scommessa era in un certo senso una sfida, e pochi sapevano quanto
James
adorassero le sfide, tra cui Sirius. Quest’ultimo infatti
giocò sporco, sapendo
che l’amico non sarebbe riuscito a non cedere. Lo guardava in
attesa di un
responso, che ben presto arrivò.
James
sospirò, guardo Sirius negli occhi e disse
«Sentiamo, in cosa consiste questa
scommessa?»
Sirius
sorrise compiaciuto e rispose con disinvoltura all’amico,
facendogli capire che
non era davvero niente di che prima ancora di fare la proposta
«Oh,
niente di che. Una semplice partitina a scacchi»
James
raramente perdeva una partita a scacchi contro Sirius; quella sera
infatti
l’aveva battuto quattro volte di fila, e proprio questo aveva
spinto Sirius a
dare un calcio alla scacchiera e a fare qualcos’altro insieme
all’amico. Voleva
la sua rivincita contro James, e voleva divertirsi.
«Tranquillo
Jam, oggi non ci sarà Evans alla ronda, non è
nemmeno in giro. Non lo verrà a
sapere»
James
rispose d’impeto, preso da un moto di adrenalina «E
va bene maledetto
cagnaccio, accetto»
E strinse
sorridendo la mano del suo compare,
che nel frattempo esultava.
Salve a tutti! :3 Lo so, lo
so! Già mi sto pentendo di quello che sto per fare ma... Non
può andare sempre tutto bene, ed è davvero troppo
presto per dire "e fu così che vissero per sempre felici e
contenti"
Come andrà a
finire secondo voi? Grazie a M_Padfoot, this is magic_lovefirehp,
lettrice appassionata e piumafantasma per aver recensito lo scorso
capitolo! grazie grazie grazie... vostra, M11
|
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Capitolo 19 *** Capitolo Diciannovesimo - Infranti ***
Capitolo
Diciannovesimo - Infranti
Era dolorante,
gli faceva male
dappertutto. Ma non se ne curava, c’erano state lune
peggiori. I ragazzi erano
già venuti a trovarlo, quel pomeriggio. Sembravano annoiati,
sperava che non
avrebbero combinato niente di male come ogni volta che si annoiavano,
specie
perché lui non avrebbe potuto fermarli. Sospirò
preoccupato, nello stesso
momento si aprì la porta dell’infermeria.
«Hey, Lils!» alzai una mano
in direzione della
mia migliore amica, che si stava avvicinando al mio letto con un enorme
sorriso.
Lily
scoccò un bacio sulla guancia
di Remus, prese una sedia poco distante dal suo letto e si sedette
accanto a
lui.
«Oh Rem, scusami
se non sono potuta ritornare
prima, sono stata impegnatissima! Se quella vecchia megera non mi
avesse
buttata fuori questo pomeriggio…»
disse lei mentre si torturava le mani e
lanciava occhiatacce allo studio dell’infermiera Chips.
Remus si
tirò su sul letto e sorrise
rassicurante alla ragazza.
«Lils,
non preoccuparti! Non fa niente,
davvero… Non c’era bisogno di tornare a
trovarmi… Sei sempre così impegnata!
Tranquilla, davvero»
«Hey,
nessuno può impedirmi di stare con il
mio migliore amico, chiaro?»
Lily strinse la
mano all’amico e sorrise
teneramente, lui ricambiò.
«Dovresti
comunque dire ai tuoi amici di
inventarsi delle balle più credibili…»
disse lei divertita, alzando gli occhi
al cielo.
Remus
assottigliò lo sguardo «Che cosa si sono
inventati, precisamente?»
«Che
siete stati feriti, tu e Peter – e fece
un cenno a Minus che dormiva poco più in là
– da un vaso che è esploso in Sala
Comune…»
Remus
abbassò lo sguardo e scosse la testa.
Lily sapeva il suo segreto, ma non sapeva che Sirius, James e Peter
fossero
degli animagi non registrati. Aveva detto loro mille volte di essere
meno
superficiali sulle scuse da inventare, ma non lo ascoltavano mai. E sei
lei gli
avesse chiesto come si era ferito il suo amico in realtà?
Lily
guardò Remus cercando di intercettare i
suoi pensieri, poi sospirò e continuò
«penso che dovresti dir loro che anch’io
so…»
Remus la
guardò serio e disse «Già,
credo…
Credo che tu abbia ragione, prometto che lo farò»
Lily sorrise e
gli strinse la mano, lui
ricambiò la stretta.
La rossa poco
dopo guardò il suo orologio e si
alzò di scatto
«Oh
scusa Rem, è tardissimo! Devo sbrigarmi ad
andare a cena!»
Remus
aggrottò le sopracciglia e disse, mentre
lei usciva dall’infermeria come un razzo
«Ma
perché questa fretta? Hai da fare?»
Lily, prima di
chiudere la porta alle sue
spalle, annuì distrattamente e salutò
l’amico con un sonoro ciao.
Remus fece
un’alzata di spalle. Chissà cosa
passava per la testa ai suoi amici!
Mentre James e
Sirius uscivano dal buco del ritratto con un’aria
pericolosa dipinta in viso, Mary e le altre si chiedevano dove fosse
Lily.
Quando James aveva chiesto a Mel dove fosse la rossa, lei aveva
risposto che
probabilmente era in dormitorio.
Le ragazze, poco
più tardi, avevano scoperto che Lily non era
però in dormitorio a leggere come pensavano. Quando
rientrò finalmente Alice
che era uscita fuori a cercare l’amica, aveva detto loro che
aveva beccato poco
prima Lily nei corridoi, mentre svolgeva il suo compito di prefetto. In
quel
momento, infatti, stava pattugliando il castello in compagnia del
prefetto di
Corvonero, Dorcas Meadowes, una ragazza molto simpatica che aveva
conosciuto da
quando avevano entrambe avuto l’incarico di prefetto,
l’anno precedente.
La professoressa
McGranitt aveva convocato Lily quel
pomeriggio per dirle che avrebbe fatto coppia con Dorcas quella sera,
dato che
il suo collega prefetto era dovuto rientrare a casa a causa di un
lutto. Lily
aveva chiesto delle condizioni del collega, che tra l’altro
le era simpatico, e
aveva accettato senza esitazioni la richiesta della professoressa, dato
che tra
l’altro non aveva niente in programma per quella sera.
Dorcas e Lily
avevano iniziato la loro ronda da circa tre
quarti d’ora, durante i quali avevano parlato del
più e del meno, molto
serenamente e anche ridendo divertite, ogni tanto.
Mentre si
trovavano nei sotterranei, le due sentirono degli
schiamazzi provenire in prossimità della Sala Comune di
Serpeverde. Si
avvicinarono caute, stando attente a non fare rumore, in modo da
cogliere gli
artefici di quelle risatine sul fatto e punirli a dovere al momento
giusto per
l’effrazione compiuta. Quando erano quasi arrivate in
prossimità dell’ingresso
della Sala Comune, Lily udì delle voci molto famigliari che
parlottavano tra
loro, entusiaste del lavoro che stavano compiendo.
Il suo cuore
saltò un battito, immediatamente chiuse gli
occhi in un gesto esagerato e sentì un brivido correrle
lungo la schiena.
No, non
può
essere davvero lui… Si disse Lily,
riconoscendo una delle due voci. Si
trattava di James, sembrava proprio lui, e l’altra voce
somigliava tantissimo a
quella del suo compare Sirius.
Lily ebbe quasi
paura di scoprire la verità.
Per la prima
volta nella sua vita, Lily non voleva avere
ragione. Se l’avesse avuta, ci sarebbe rimasta male,
perché c’era in gioco la
promessa non mantenuta di James. Le aveva fatto una promessa appena un
giorno
prima, e lei si stava fidando di lui, come le aveva consigliato Remus.
Non voleva
proprio andare verso quelle voci, voleva ignorarle
e convincersi di essersi immaginata tutto. Ma subito dopo si
ridestò, lei era
un prefetto. Era suo dovere vegliare gli studenti a turno, e punire
coloro che
violavano il regolamento. La professoressa McGranitt riponeva la sua
fiducia su
di lei, così come il Professor Silente che le aveva
assegnato la nomina di
Prefetto.
Doveva
assolutamente intervenire, era un suo dovere. Ma prima
di uscire allo scoperto, decise di scoprire di più.
Afferrò in tempo Dorcas per
la divisa e la portò dietro un armatura, mimandole
silenziosamente di fare
silenzio per poter ascoltare cosa avevano in mente gli artefici di quel
chiasso.
In
realtà Lily voleva proprio sentire cosa dicevano, aveva il
desiderio di sentire la voce di James che chiedeva all’amico
di smetterla, ma
quello che sentì invece, fu di tutt’altro avviso.
«Sir,
hai delle altre caccabombe? Voglio lanciarne delle
altre, vediamo se qualche vigliacco si deciderà ad uscire
fuori da quel buco!»
«Sicuro
Jam, tieni!»
«Ho
un’idea, dammene altre due, così qualcuno ci
sentirà di
certo e usciranno fuori!»
«Sei
un genio amico, eccotene altre due!»
Booom
Un enorme boato
raggiunse ovattato le orecchie dei due
prefetti che stavano origliando la conversazione, per fortuna avevano
messo in
tempo le mani alle orecchie, altrimenti sarebbero rimaste stordite.
Lily era
rossa dalla rabbia e per la delusione, rischiava di scoppiare sul
serio, ma
decise di attendere ancora, con una fitta al cuore che la stava
lacerando
dentro.
Scorse qualcuno
uscire dal buco del ritratto che stava
davanti alla Sala Comune dei Serpeverde; questo si posizionò
precisamente
davanti ad una finestra da cui entrava la luce lunare, così
Lily poté vedere di
chi si trattava.
Oltre a Malfoy,
che si ergeva in tutta la sua altezza, era
uscito dal suo guscio anche Severus. Malfoy era un forte sostenitore di
un mago
oscuro pazzo che in quel periodo stava scatenando il panico in tutta la
Gran
Bretagna. Ultimamente, aveva notato che Severus passava molto tempo con
lui e i
suoi amici. Non poteva far altro che pensare che ormai era uno di loro,
a
quanto pare. Una seconda fitta oltrepassò il cuore di Lily,
che adesso aveva
davvero voglia di scappare… Dorcas sapeva della lite avuta
con il Serpeverde
l’anno scorso, così sorrise a Lily incoraggiante
dicendole a bassa voce di
stare tranquilla, perché c’era lei a farle
compagnia. Lily sorrise timidamente,
e ascoltò la conversazione appena iniziata tra i due
Grifondoro e i due
Serpeverde.
«Guarda
guarda chi si rivede, Potter!»
«Oh,
Mocciosus! E’ una gioia rivederti! Sei sempre lo stesso,
vedo, ma adesso il moccio non ti pende solamente dal naso, ma anche dai
capelli…»
Iniziò
lo scontro subito dopo, con un incantesimo lanciato da
Malfoy che Sirius riuscì per fortuna a parare con un
perfetto incantesimo
scudo. A quel punto Lily sospirò, si fece coraggio e decise
di intervenire,
prima che le cose si mettessero male. Annuì convinta in
direzione di Dorcas che
le sorrise, ed entrambe uscirono dal nascondiglio, dalla penombra.
I quattro
duellanti sentirono dei passi farsi sempre più
vicini, così decisero di prestare attenzione al rumore dei
passi che sembrava
dirigersi proprio verso di loro. James scorse in penombra due figure,
con delle
bacchette in mano. Sembravano due ragazze, a giudicare dai capelli che
sembravano muoversi nel semi buio. Ma come era possibile? I prefetti
non erano
sempre un maschio e una femmina?
Subito una voce
lo raggiunse, e lo fece sbiancare e gelare
sul posto. Una voce delusa, e allo stesso tempo molto arrabbiata
arrivò alle
sue orecchie. Era fredda, e distaccata.
«Cinquanta
punti in meno per Grifondoro, per essere usciti
fuori dalla Sala Comune oltre l’orario, stabilito tra
l’altro dal regolamento
della scuola. Altri, mmm… vediamo! Settanta punti in meno
per Grifondoro per
aver attaccato e messo in pericolo degli studenti che stavano, come da
regolamento, dentro la loro Sala Comune. Malfoy, Piton... Potete
rientrare, non
vi toglierò punti. Siete giustificati per essere
usciti»
I due
rientrarono non prima di aver lanciato delle occhiate
compiaciute in direzione dei due Grifondoro, che erano rimasti
imbambolati dato
che erano stati colti sul fatto dall’ultima persona da cui se
lo sarebbero mai
aspettato. Lily aveva guardato sprezzante Sirius, facendogli abbassare
lo
sguardo per la vergogna. Ma lo sguardo che aveva riservato a James era
tutto
dire.
Era un misto tra
rabbia, delusione e disprezzo. Tante volte
James aveva visto sugli occhi di Lily rabbia e disprezzo, ma mai
l’aveva vista
così delusa. Ed era tutta colpa sua.
Quello sguardo
riuscì a spezzargli il cuore, mozzargli la
gola e tagliargli la lingua, non permettendogli di replicare.
Lily vide che
era davvero mortificato e pentito, ma non se ne
curò per tutta la rabbia e il disprezzo che aveva in
corpo…
«Ho
sbagliato a fidarmi di te» disse Lily, facendo gelare il
sangue nelle vene al Capitano della squadra di Grifondoro. Quelle
parole
continuavano a risuonare nella sua mente, mentre i prefetti scortavano
lui e
Sirius fino al ritratto della Sala Comune di Grifondoro, per
assicurarsi che
non uscissero più.
Quando il
ritratto si aprì e Lily stava per voltarsi per
andare verso i corridoi a continuare la sua ronda, James
tentò di approcciarsi
a lei
«Evans,
posso parlare con te, dopo?»
Lily non lo
degnò nemmeno di uno sguardo, e rispose fredda
«Io e te non abbiamo più niente da dirci»
«Ma io
volevo solo…»
«SPARISCI
DALLA MIA VISTA, POTTER!» disse Lily urlando
rabbiosa, mentre una lacrima solcava la sua guancia. Si
allontanò a grandi
passi, mentre il suo cuore di James si spezzò
un’altra volta… L’aveva persa,
per sempre. Aveva buttato al vento l’unica
opportunità che aveva tanto bramato
per tutto quel tempo, e non credeva che ce ne sarebbe stata
un’altra.
Mi
dispiace, mi dispiace, mi dispiace! Credetemi, è necessario
che le cose vadano così per ora! Ringrazio
lettriceappassionata, this is magic_lovefirehp, Ele12, lilyluna97 e la
new entry Cara Black_16 per aver recensito!
Spero
non mi ucciderete, anche se mi aspetto ferite d'arma da fuoco a breve
*mette la testa sotto la sabbia*
Alla
prossima!
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Capitolo 20 *** Capitolo Ventunesimo - Rialzarsi ***
Capitolo
Ventunesimo - Rialzarsi
Lily sedeva di
fronte al camino, quel venerdì sera verso le
dieci.
Le ragazze
l’avevano finalmente convinta ad uscire dal suo
letto e ad uscire dal suo dormitorio. Stava provando davvero a reagire,
a
dimenticare tutto. Ma non sapeva perché, stava risultando
tutto così
terribilmente difficile. Non riusciva a non pensare a Potter, ai suoi
occhi che
le sorridevano e ai suoi modi gentili che aveva scoperto da qualche
settimana a
quella parte. Non riusciva a non pensare alla promessa infranta, che
aveva
rotto ogni cosa che stava nascendo dentro di lei. Era smorto, sembrava
senza
vita. Ai pasti giocherellava con il cibo e vedeva che anche lui si
stava
sforzando di reagire, di sorridere per i suoi amici. Quella mattina i
loro sguardi
si erano incrociati, ma subito entrambi l’avevano distolto.
Dopo colazione,
James aveva provato ad avvicinarla, fallendo
miseramente per l’ennesima volta.
«Evans…
Evans, per favore, fermati! TI PREGO»
Lily smise di correre, con i libri in mano, senza girarsi
verso quella voce che conosceva bene. Non ebbe il coraggio di
rispondere e
rimase in silenzio, in quanto sapeva che la sua voce si sarebbe rotta
ancora
una volta nel pianto. I suoi occhi si erano nuovamente velati di
lacrime, dopo
che aveva sentito il tono di Potter afflitto. Non era abituata a
sentirlo così
e non voleva mostrarsi debole ai suoi occhi. Lei era forte, o almeno
così
voleva farsi vedere. Lui nel frattempo aveva camminato verso di lei, e
si era
avvicinato. Stava alle sue spalle, quando sospirò e
cominciò a parlare.
«Io…
Mi dispiace Lily, mi dispiace sul serio. Non avrei dovuto, lo so, te
l’avevo promesso. Sono stato così stupido,
così…»
diede un pugno forte al muro, che fece voltare Lily
di scatto e rispose
«Si
Potter, sei stato stupido. Ma questa non è una
novità, come il fatto
che io per te sono solo Evans, solo Evans. Capito? Adesso lasciami
andare, per
favore»
James
provò a parlarle e la fermò
mentre lei stava per scappare, afferrandola per il polso. Lei si
girò e alzò la
testa, mostrandogli i suoi occhi grondanti di lacrime. Il cuore di
James si
ruppe ancora, vedendo il viso di lei così distrutto.
L’aveva fatta soffrire, la
stava facendo soffrire. Sbarrò gli occhi e immediatamente,
anche i suoi occhi
nocciola divennero lucidi. Lily, notandolo e pensando che sarebbe
scoppiata a
piangere davanti a lui, decise di approfittare del momento di debolezza
di
Potter per scappare via. Corse, corse a perdifiato e, arrivata nella
Torre di
Grifondoro, si tuffò sul suo letto e pianse, pianse dinuovo,
buttando fuori
tutta l’anima che aveva in corpo…
Aveva preso un
libro a caso quella sera, come la maggior
parte delle volte quando aveva voglia di evadere dal mondo circostante.
Si era avvicinata all’ampia
libreria della Sala Comune di Grifondoro, e aveva fatto vagare la sua
mano tra i
vari tomi, stando attenta a tenere gli occhi ben chiusi.
Aveva lasciato
tutto al fato, e questo l’aveva sorpresa, per l'ennesima
volta.
Si era immersa
nella lettura di un libro davvero
speciale. Parlava di una storia d’amore tra due ragazzi,
contrastata continuamente
dalle proprie famiglie che erano, da sempre, nemiche. Era la
storia di Romeo
e Giulietta, che Lily conosceva bene in quanto era una storia scritta
da un
autore babbano molto famoso, il suo preferito tra l'altro, e quindi
l’aveva potuta leggere fin da piccola, ma quella storia
non smetteva mai di regalarle emozioni, non si saziava mai di leggerla…
Si era appena sistemata sulla sua
poltrona preferita, quella a lato del camino. Aveva preso un cuscino da
mettere
all’altezza del bacino, in modo da stare più
comoda possibile. Aveva davanti a
sé una buona cioccolata calda. Non poteva avere davvero
niente di meglio,
quella sera. La Sala Comune era vuota, tutti erano nei loro letti per
rimettersi bene in forze perché l’indomani ci
sarebbe stata la visita ad
Hogsmeade, tanto attesa dai ragazzi del terzo anno in su, che avevano
il
permesso di andarci.
Silenzio. Era il
silenzio che regnava mentre Lily leggeva.
Improvvisamente,
sentì qualcuno scendere dalle scale dei
dormitori. Alzò lo sguardo e sorrise debolmente al suo
migliore amico,
sentendosi in colpa. Non aveva ancora avuto il coraggio di parlargli,
l’aveva
evitato per più di una settimana… Lui le sorrise
triste di rimando
«Ciao,
Lily…
E’ bello vederti sorridere…»
Lily si
sforzò di sorridere ancora, ma il risultato era una
smorfia buffissima sul suo viso pallido.
«Peccato che
sappiamo benissimo tutti e due che non stai provando veramente a
riprenderti…»
Le cose si
mettevano davvero, davvero male. Remus la conosceva
troppo bene per bersi le sue finte risate alla tavola di Grifondoro,
per
credere alla sua finta aria stanca ogni volta che si congedava dai suoi
amici
dopo cena. Lily in quella settimana, non aveva fatto altro che mentire
e
giustificarsi.
Voleva far
capire a tutti che non le importava niente di ciò
le era successo; piangeva di nascosto, stando ben attenta a non farsi
vedere
dalle sue amiche. Ma tutti notavano ogni mattina i suoi occhi cerchiati
di un
rossore evidente, tutti avevano visto quegli occhi spenti. Aveva
sicuramente
perso anche qualche chilo, dato che il suo viso solitamente tondo
adesso
sembrava stesse per sciogliersi. Ma come sorprendersi? In una settimana
aveva
mangiato si e no qualche boccone di pane, niente di più.
Molto spesso Remus vedeva
che la mattina si versava sulla tazza giusto un dito di latte, e poi
fingeva di
bere, lasciando intatto quel latte dentro il tazzone.
Lily
ignorò la frase di Remus e provò a continuare a
leggere,
rispondendogli distrattamente
«Io sto
benissimo, Remus… Non devi assolutamente preoccuparti per me»
disse Lily con distacco.
Remus
sospirò e molto
delicatamente si avvicinò a Lily, sedendosi in ginocchio di
fronte a lei,
posizionando il suo viso all’altezza di quello di lei. Prese
il libro che stava
tra le mani dell’amica e glielo tolse con cautela dalle mani.
Molto
delicatamente lo chiuse, e lo poggiò su un tavolinetto
appostato dietro di
loro. Si volse dinuovo verso la sua migliore amica, che adesso lo
fissava,
dritto negli occhi. Vi lesse smarrimento, e questo gli fece male.
«Lils,
tesoro… So che stamattina ha provato a parlarti dinuovo
e… tu sei scappata…» Lily
abbassò il capo, sentendosi
in imbarazzo.
«Guardami…
Hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata, ma sai benissimo
che
questa storia non può continuare così. Siete
entrambi distrutti e non starete
bene finché non vi chiarirete»
Lily rispose
stando attenta a non guardarlo negli occhi,
mentendo
«Non voglio
chiarire, non ho proprio niente da chiarire. Non mi importa niente di
lui, lui
non è niente per me.»
Remus la
scrutò attentamente e cauto, rispose «Non ti importa
niente, dici. Eppure
ci stai così male! Non mi pare di averti vista mai
così distrutta… Sei
distrutta perché non ti interessa?» le
disse lui gentilmente, con un mezzo
sorriso
Lei
rispose, incerta «Beh… capiscimi per favore,
Remus. Tu sai quanto è stato
difficile per me fidarmi, lo sai… Quando ho iniziato a
farlo, mi ha ferita. Non
posso rischiare di affezionarmi a lui, capisci?»
Il
tono di Lily divenne turbato, e una lacrima scese lungo la sua guancia,
che
prontamente Remus asciugò. Sorridendo, l’amico
scosse la testa e le fece cenno
di no. Lei lo guardò con sguardo interrogativo, e prima che
potesse chiedergli
cosa aveva da ribattere, lui rispose
«Non
è vero che hai paura di affezionarti, Lily. Se avessi paura
di affezionarti a
lui, saresti tornata la Lily di sempre, quella che mi ha schiaffeggiato
in
corridoio un mesetto fa; quella testarda come un mulo, non quella
incerta e
debole. Sai perché non vedo più quella Lily a cui
non è importato assolutamente
niente di James negli ultimi sei anni, tesoro? Perché tu ti
sei già affezionata
a lui. Non guardarmi così, sai meglio di me che è
vero. Non serve che tu lo
ammetta…»
Lily
lo fissò attentamente, assaporando ogni singola parola.
Aveva ragione, aveva
terribilmente ragione… Lei si era già affezionata
a Potter, per questo non
riusciva ad andare avanti; perché non riusciva a lasciarlo
andare, anche se si
erano avvicinati da così poco tempo. Ma perché si
era affezionata a lui, cosa
esattamente li legava?
Remus
vide lo sguardo di Lily perso nei suoi pensieri, e le
accarezzò il viso,
dolcemente.
«Io…
io sono così confusa, Rem. Così
confusa… Non riesco a capire cosa non va in me…
Sono distrutta, mi sento spezzata dentro. Ma perché?
Dopotutto non posso dire
di aver passato così tanto tempo con lui, non posso
paragonarlo a… A Severus,
che è stato il mio primo migliore amico… James
era ancora un semplice
conoscente per me, eppure non riesco a togliermi il suo sguardo ferito
dalla
mente… Perché, Rem? Cosa c’è
che non va in me?»
Lily
scoppiò a piangere, non riuscendo a continuare. Si
tuffò tra le braccia di
Remus, e iniziò a dargli pugni sul petto e ad urlare. Remus
la lasciò sfogarsi,
mentre le accarezzava i capelli dolcemente. Quando si fu calmata, la
guardò in
viso con gli occhi lucidi. Lily non aveva mai, mai visto Remus
piangere. Si
sorprese di vederlo così triste e gli parlò
«Io…
Mi dispiace Remus, per tutto quello che vi sto facendo
passare… Sirius… Sirius
l’altro giorno è venuto da me distrutto, mi
implorava di perdonare Potter ma
io… non posso adesso, non ci riesco…
Capisci?»
«Shhh…
calmati adesso… Hai solo bisogno di un po’ di
tempo, hai solo bisogno di
rialzarti e poi passerà tutto, tornerà tutto come
prima»
«Ma…
ma… cosa farò con lui? Non so se vorrò
più permettergli di avvicinarsi a me…»
Lui
le prese il viso dolcemente con le sue grandi mani, la
guardò intensamente con
i suoi grandi occhi color ambra e le disse «Non dovrai per
forza frequentarlo
come prima. Basta che tu lo perdoni, intanto. Un passettino piccolo
alla volta,
non devi per forza fare tutto subito… Hai bisogno di
metabolizzare la cosa e di
riacquistare fiducia in te stessa, prima che in James. Sta tranquilla,
ci sono
io con te» Lily sorrise finalmente a Remus, il primo vero
sorriso dopo parecchi
giorni raffiorò dal viso di Lily. Remus, felicissimo, le
sorrise di rimando e
la strinse a sé, cullandola in un movimento lento. Lei si
beò della presenza
del suo migliore amico.
Stavano
in silenzio, loro due non avevano bisogno di parlare in certi momenti.
Sapevano
esattamente quello che l’altro pensava, per questo sapevano
comprendersi
appieno. Per questo la loro amicizia era così speciale.
«Lily,
credo che sia ora di andare a letto… Vieni?»
«Oh
io… non ho sonno, grazie. Credo che resterò qui
un altro po’…»
Remus
si avvicinò dinuovo alla sua migliore amica e le disse,
gentilmente
«Beh,
vuoi che resti qui a farti compagnia?»
Lily
rispose, incerta «Oh… No, va pure, non
preoccuparti…» Remus capì che
l’amica
stava mentendo, in realtà i suoi occhi gli chiedevano di
restare. Così sfoggiò
la sua espressione malandrina e assottigliò gli occhi,
attendendo un’altra
risposta dalla rossa.
Questa
sbuffò e rise, e gli disse «Avanti! Davvero stavi
per lasciarmi qui, sola? Via
via, Lunastorta! Mi avevano detto che eri un ragazzo
intelligente!» Disse Lily,
imitando la voce di chissà chi.
Remus
rise a quella frase e si sedette accanto a Lily… Parlarono
tanto, di svariati
argomenti… Soprattutto parlò Lily, con grande
gioia di Remus. All’improvviso
però, la voce della rossa divenne sempre più
impastata fin quando non si
addormentò, tra le braccia del suo migliore amico. Dormiva
beata, anche se il
suo viso era distrutto da tutte quelle lacrime versate, da quella
sofferenza.
Ma adesso sul suo viso si poteva scorgere un mezzo sorriso. Presto,
tutto
sarebbe passato.
«Lily…
Lily, svegliati» una voce calda e maschile la stava
chiamando, mentre sognava
di correre in verdi prati. Conosceva quella voce, ma nel suo sogno non
c’era
nessuno oltre a lui.
Aprì
lentamente gli occhi, e vide davanti a sé Sirius Black,
molto vicino agli occhi
di lei.
«Ma
che diamine…» Subito Lily avvampò e si
alzò, crollando rovinosamente a testa
per il capogiro che era stato causato dal suo modo brusco di alzarsi.
Sirius si
avvicinò nuovamente a lei sforzandosi di non ridere e le
porse una mano,
dicendo «Beh, non sapevo di fare questo effetto anche a te,
Evans… Di solito
tutte cadono ai miei piedi, certo. Ma tu Lily Evans, non
l’avevi mai fatto!» e
finalmente rise, beffardo. Lei gli mandò uno sguardo truce e
borbottò qualche
insulto in sua direzione, dirigendosi verso il suo dormitorio.
Le
ragazze erano già tutte in piedi, quasi pronte per andare a
Hogsmeade.
«Lily!
Ti sei svegliata, finalmente. Scusa, ho dovuto mandare Black
perché nessuna di
noi poteva venire a svegliarti personalmente, dato che come al solito
ci siamo
svegliate tardi… Come stai oggi?»
Lily
sorrise debolmente ad Alice ma questa volta il suo sorriso fu sincero,
e le
rispose
«Va
meglio adesso, grazie Ali. Ieri sera ho parlato con Remus e sto meglio
adesso…»
Mary spuntò da dietro Alice sorridente e la avvolse in un
abbraccio «Siamo
felicissime per te, tesoro. Vedrai, andrà tutto
bene.»
Emmeline
emerse dalla catasta di vestiti che era buttata ai piedi del suo letto,
guardò
Lily dolcemente e le chiese «Lily, non vorrai venire
così, vero?» Lily
immediatamente si guardò, e si trovò addosso i
vestiti che aveva il giorno
prima. Certo, sicuramente non erano un granché…
Si erano stropicciati, dato che
ci aveva anche dormito… Ma potevano andare, si…
Erano ancora puliti, dopotutto…
Lily
fece spallucce facendo intendere che non si sarebbe cambiata, poteva
andare
secondo lei…
Marlene,
che intercettò la conversazione, volse lo sguardo in
direzione della rossa e
disse, con fare ammonitore «Ah no, signorina! Appena finisco
di spazzolarmi i
capelli ti aiuto a prepararti, ho già in mente
qualcosa» e le fece un
occhiolino. Lily sorrise all’amica, che aveva capito che non
le andava proprio
di cambiarsi.
Le
ragazze fluttuavano tutte intorno a lei, che stava seduta. Emmeline
stava
cercando di coprire le occhiaie che erano impresse ormai sul viso di
Lily,
senza metterle altri prodotti addosso. Lily le aveva espressamente
detto che
doveva apparire ordinaria, non elegante o carica di chili di trucco.
Marlene,
come promesso, le aveva prestato qualcosa da mettere. Lily indossava un
paio di
pantaloni grigio scuro, larghi all’altezza del cavallo.
Sopra, aveva un semplice
maglioncino in filo bianco con delle scritte colorate, e sopra il
maglioncino,
portava un cardigan a losanghe in lana pesante, di un blu brillante.
Aveva
indosso un paio di stivali antipioggia, di un grigio leggermente
più scuro dei
pantaloni. Stava benissimo, nonostante fosse piuttosto semplice.
Alice
le spazzolava i capelli che, con qualche prodotto che usava lei stessa
per i
suoi capelli indomabili, erano tornati in poco tempo setosi e luminosi,
con
qualche boccolo che le partiva dalla spalla. Le mise qualche fermaglio
all’altezza della nuca, e spostò la lunga chioma
tutta da un lato. Era
bellissima.
Le
ragazze, finito il lavoro, la guardarono sorridenti. Lei sorrise loro
di
rimando e arrossì, per i numerosi complimenti che le fecero.
Uscirono dal dormitorio,
e scesero dalle scale chiacchierando amabilmente. Lily stava in testa
alla
fila. Non aveva visto che in Sala Comune qualcuno si era incantato a
fissarla
mentre scendeva con grazia le scale. Quando oltrepassò
l’ultimo scalino, alzò
finalmente la testa, e incrociò gli occhi nocciola di James
Potter. Aveva gli
occhi sbarrati, i capelli come al solito spettinati e gli occhiali un
po’
storti sul naso; portava un semplice maglioncino nero a collo alto, e
dei jeans
blu con delle scarpe da tennis nere. Lily non lo avrebbe mai ammesso,
ma stava
benissimo. La guardava con stupore, e allo stesso tempo con tristezza.
Per la
prima volta nella loro vita, entrambi si fissarono per più
di qualche secondo
senza fiatare. Erano entrambe delle persone piuttosto loquaci, e
chiunque
conoscesse i veri James Potter e Lily Evans, avrebbe detto che quelli
che
stavano lì a fissarsi in silenzio, non erano di certo loro.
James distolse
lo sguardo per primo, e Lily si
sentì inspiegabilmente triste. Guardò Sirius, che
stava accanto a lui e le
sorrise debolmente; subito si avvicinò a lei.
«Stai benissimo adesso, Ev» Lei
gli sorrise, un po’ divertita e un po’ imbarazzata
e gli mormorò un saluto,
congedandosi assieme alle ragazze.
«Jam,
che ne dici di andare da Mielandia? Mi è giunta voce che
siano usciti la
settimana scorsa dei nuovi dolcetti al drago! Al drago, capisci?
Sputeremo
fuoco dopo averli mangiati!»
James
guardava Sirius sforzandosi di sorridergli, vedendolo così
eccitato dall’idea
di sputare fuoco. In momenti normali, avrebbe riso anche lui e avrebbe
iniziato
a saltellare assieme all’amico verso Mielandia, ma adesso non
ne aveva la
forza. Scorse una testa rossa da lontano, e subito il suo sguardo si
fece
attento. Questa subito scomparve, dopo che entrò nel negozio
di abbigliamento
femminile assieme alle sue amiche. I Malandrini seguirono il suo
sguardo e
intercettarono immediatamente i pensieri dell’amico.
«Andiamo
da quella parte?» chiese James, quasi timidamente per la
prima volta nella sua
vita
«Oh,
ma certo amico! Che stiamo aspettando? Rem, Pet…
Andiamo!» disse Sirius, felice
finalmente del fatto che James aveva preso l’iniziativa dopo
giorni.
Subito
i quattro si diressero silenziosamente verso la vetrina del negozio di
abbigliamento. Stettero ben attenti a non farsi vedere, pronti ad
abbassare la
testa se qualcuno si fosse girato dalla loro parte.
James
cercava Lily con lo sguardo, ma non la vide.
C’erano
Mary, Marlene, Alice ed Emmeline assieme alla commessa, che sembravano
in
attesa di qualcosa.
Una
donna bellissima uscì dal camerino. Agli occhi di James,
sembrava splendere di
bellezza; era Lily, ed era davvero incantevole.
Era
avvolta da un lungo vestito in velluto, blu scuro. Era molto semplice,
aveva
una scollatura a barca davanti che continuava dietro, fin sotto la
schiena. Le
stava divinamente. La scollatura era contornata da un sottile nastro
dorato,
che sembrava spiccare sulla sua pelle chiara ed era in contrasto con il
colore
scuro del vestito. Le ragazze e la commessa, dentro al negozio,
sembravano
pensarla come James. Appena avevano visto Lily uscire dal camerino, le
avevano
fatto fare un paio di giravolte, squittendo eccitate intorno a lei.
Lily aveva
sorriso teneramente, e aveva alzato gli occhi verso la finestra. Si
sentiva
osservata, ma quando volse il suo sguardo verso fuori, vide che
evidentemente
si era sbagliata.
I
Ragazzi avevano appena fatto in tempo ad abbassarsi senza farsi
scoprire.
Remus, Sirius e Peter sospiravano di sollievo per essere scampati ad un
bel
guaio come quello, e ridevano tra loro. James si era lasciato andare
sulla
neve, completamente. Si era sdraiato in una posizione molto scomoda,
quasi come
se fosse una bambola di pezza gettata lì, per caso.
Il
suo sguardo era vacuo e sognante, ma per niente felice.
Remus
si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla, come per
confortarlo.
«Rem,
me la sono fatta scappare… L’ho persa, capisci?
Come ho potuto perdere una
perla così rara? L’hai vista?
E’… incantevole»
Remus
gli sorrise e lo abbracciò, dandogli una spalla su cui
piangere. Sirius e Peter
si avvicinarono ai due. I quattro si strinsero in un abbraccio
silenzioso.
James strinse gli occhi, commosso dal gesto degli amici.
Cercò di ricacciare
dentro le lacrime, ma una gli era già scivolata lungo la
guancia.
Si
scostò dagli amici, asciugò con la manica del suo
maglione la lacrima e sorrise
sinceramente ai tre, che gli sorrisero di rimando.
«Grazie…
Siete i migliori amici che si possano desiderare»
«Ahh,
dai Ramoso! Sono io quello sentimentale, non vuoi dirmi che adesso vuoi
soffiarmi il posto?» esclamò Remus, facendolo
finalmente ridere. James mise un
braccio intorno alle spalle di Sirius, che era più o meno
della stessa altezza.
Remus invece, che era il più alto, avvolse sia James che
Peter. Tutti e quattro
si incamminarono ridendo verso il viale centrale. Da lontano, nessuno
udì
Sirius, che fingeva di piagnucolare
«Dai
ragazzi, adesso possiamo andare da Mielandia? Vi preeego!»
«Accuccia,
cagnaccio!» gli disse James ridendo, scagliando un pugno sul
petto dell’amico.
Tutti e quattro risero nuovamente, rompendo il silenzio di quel viale
poco
visitato in quel momento.
Ciao a tutti! :3
Come va? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, qui vediamo James e
Lily che cominciano a reagire, ma non possono comunque fare a meno di
guardarsi o pensarsi a vicenda... Preannuncio che i prossimi capitoli
saranno divertenti, ci sarà da ridere! :D
Ringrazio this is magic_lovefirehp, Cara Black_16, BlueParadise, Agatha
Black, ach119 e lettrice appassionata per le vostre LUNGHISSIME e
MERAVIGLIOSE RECENSIONI! Le ho letteralmente divorate, grazie grazie
grazie!!!
Grazie alle seguite, preferite e ricordate. Grazie anche a chi,
silenziosamente, legge. Spero che anche voi, prima o poi, farete un
piccolo passettino avanti, e lascerete un commento/recensione! Vi
aspetto :3
Un bacione a tutti voi,
Marauder11
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Capitolo 21 *** Capitolo Ventesimo - Lacrime ***
Capitolo
Ventesimo – Lacrime
Dopo la ronda di
quella sera, Lily non era più stata la
stessa. Le sue amiche l’avevano vista entrare dal buco del
ritratto con il viso
bianco come un lenzuolo, chiaramente scossa. Mary, non appena vide il
suo viso,
pensò che fosse davvero una strana coincidenza, dato che
circa una mezz’ora
prima aveva visto varcare la stessa soglia da James, con la stessa
identica
espressione di Lily adesso. Anche lui, come lei, si era diretto verso i
dormitori, con la differenza che accanto a James c’era Sirius
con un’aria
strana, sembrava triste anche lui.
Le ragazze, che
stavano tutte sedute intorno al camino dato
che avevano appena finito i loro compiti e si stavano rilassando, si
guardarono
in faccia e si alzarono simultaneamente, dirigendosi verso i dormitori.
Entrate
in stanza, avevano udito i singhiozzi di Lily provenire da sotto le
coperte, e
nessuno, tranne Mary, ebbe il coraggio di aprire le tende rosse che
Lily aveva
chiuso attorno a sé.
Mary la
guardò con uno sguardo triste e comprensivo e,
vedendola in quello stato davvero pessimo, non chiese spiegazioni e
pianse
anche lei. Odiava vedere la sua Lily piangere, lo odiava profondamente.
Avrebbe
spaccato la faccia a chiunque l’avrebbe fatta soffrire
ancora, a chiunque le
aveva provocato adesso quel malessere.
La
abbracciò e le accarezzò a lungo i capelli,
cercando di
calmare i singhiozzi della rossa che, poco dopo, si
addormentò profondamente,
con il viso sciupato dalle lacrime. Mary non fece in tempo ad alzarsi
per
raggiungere il suo letto che crollò anche lei nei suoi
sogni; così, quella
notte, le due migliori amiche dormirono abbracciate, aggrappandosi
l’una
all’altra.
La mattina dopo,
quando Lily si svegliò, vide Mary accanto a
sé che dormiva in una posizione scomodissima. Sorrise e
pensò che lei fosse la
sua unica ancora di salvezza, l’unica che non
l’avrebbe mai presa in giro,
l’unica che non l’avrebbe lasciata sola. La sola
incapace di deluderla.
Mentre formulava
questi pensieri, Alice ed Emmeline, che si
erano accorte che Lily si era svegliata, si diressero verso di lei e la
abbracciarono silenziosamente, scatenando involontariamente altri
singhiozzi da
parte di Lily. Marlene le preparò una pozione calmante e
gliela fece bere e,
quando Lily si fu calmata e Mary svegliata, decise di sua spontanea
volontà di
raccontare l’accaduto alle amiche. Poteva leggere negli occhi
delle amiche
sincero dispiacere; sapevano che Lily ultimamente si stava iniziando a
fidare
di Potter e si stava legando molto e lui, e si sentirono un
po’ in colpa per
averla incoraggiata a farlo, dato come erano andate le cose.
«Eppure
sembrava ci tenesse davvero a te, Lils… Forse, forse non
voleva davvero tradire
la tua fiducia» disse
Emmeline, con dispiacere
«Tutti a
quanto pare… Tutti sembrano tenere a me, ma poi scopro
sempre che in realtà di
me non gliene frega proprio niente…»
Lily pianse,
pianse ancora quella mattina, tra le braccia
delle ragazze. Non era sola, e questo la consolava, ma il suo cuore
rimaneva
spezzato…
Durante la
settimana successiva, pochissimi giorni dopo, si
svolse la partita che tutti attendevano da parecchie settimane.
Grifondoro
contro Tassorosso.
Lily, quel
pomeriggio, decise di non assistere alla partita. A
detta di Mary, quella discussione con James era andata a svantaggio
della
squadra, ma ovviamente non lo aveva fatto pesare né a lui
tantomeno a Lily.
Grifondoro aveva vinto per un lievissimo colpo di fortuna; aveva un
vantaggio
di soli dieci punti rispetto all’altra squadra, il che era
strano, dato che
James Potter spesso portava la sua squadra alla vittoria con almeno
cento punti
di vantaggio sull’avversaria.
Ma Lily aveva
sentito in biblioteca, qualche giorno dopo la
partita, che James Potter quel giorno non aveva segnato nemmeno un
misero
punto. A detta di quelle ragazzine, aveva un’aria distrutta,
e tutti si
chiedevano il perché.
Dicevano anche
che dopo la partita, piuttosto che andare
assieme ai suoi compagni di casa a festeggiare in Sala Comune, si era
rintanato
negli spogliatoi seguito dal portiere, Sirius Black,
dall’unica che aveva
segnato in quella partita e aveva salvato la squadra, la cacciatrice
Mary
MacDonald, e dai suoi storici amici Lupin e Minus.
Lily, sentendo
pronunciare il nome Lupin ebbe una fitta allo
stomaco, una fitta che sapeva tanto di rimorso. Aveva evitato il suo
migliore
amico da quando aveva litigato con James e Sirius, e questo non aveva
osato
seguirla, capendo che aveva bisogno di rimanere da sola.
Lily chiuse con
rabbia il libro di Trasfigurazione e uscì in
fretta dalla biblioteca.
Dopo tutto, quel
pomeriggio, era davvero risultato deludente;
era inutile rimanere ancora lì ad origliare. E poi non era
riuscita a
concentrarsi nemmeno per più di due minuti, a causa del
malessere che la
affliggeva. Aveva gli occhi stanchi, contornati da occhiaie, e molto
spesso
arrossati. Molti vociferavano in sua direzione quando la vedevano
attraversare
i corridoi, e lei per tutta risposta mandava loro degli sguardi gelidi,
placando immediatamente il chiacchiericcio dovuto al suo passaggio.
Decise di andare
alla Torre di Astronomia, a rilassarsi un
po’. Quello, era il suo posto preferito. Il posto in cui i
suoi pensieri più
brutti svanivano, grazie al bellissimo paesaggio che si poteva scorgere
da quel
punto del castello. La Torre di Astronomia era forse il punto
più alto
dell’intera Hogwarts. Per questo, quando Lily si affacciava
dal balcone, non
poteva far altro che rabbrividire di fronte al sublime paesaggio che le
si
parava davanti.
Si potevano
vedere da lontano le numerose montagne innevate
da cui sembravano spuntare delle piccole macchioline verdi; in
realtà si
trattava di enormi pini sempreverdi, ma da lontano sembravano davvero
così
piccoli, e questa visione distorta della realtà aveva sempre
fatto riflettere
molto Lily.
I pini da
lontano, così come le persone dall’esterno,
sembravano solamente dei comuni puntini insignificanti. Ma quando eri
vicinissimo a loro tanto da poter guardare oltre le loro foglie, quando
potevi
toccare il cuore delle persone, scoprivi che questo era grande,
imponente e
forte, e profumava di un qualcosa di meraviglioso.
Lily pensava
questo delle persone; pensava che ogni essere
vivente presente sulla faccia della terra, per quanto insignificante
potesse
sembrare dall’esterno, era in realtà meraviglioso
per qualche caratteristica
che lo contraddistingueva da qualsiasi altra persona al suo interno.
Lily
sosteneva che ogni essere vivente fosse stato creato non a caso, ma per
adempiere al compito che gli era stato assegnato fin dalla sua nascita.
La vita
per Lily era un qualcosa di davvero prezioso, un dono inestimabile; per
questo
agiva sempre a fin di bene, perché pensava che lei fosse
nata proprio per far
del bene alla gente, per proteggerla, grazie ai suoi poteri magici. Per
questo
Lily aveva deciso, da qualche mese ormai, che dopo la scuola avrebbe
intrapreso
la carriera dell’Auror. Voleva proteggere le persone indifese
da ogni male,
proteggere la sua famiglia: voleva con tutta sé stessa
donarsi al mondo, per il
bene dei suoi abitanti…
I suoi pensieri
l’avevano portata a versare altre lacrime
amare, che in realtà non si era resa nemmeno conto di aver
versato, mentre il
vento gelido le accarezzava il viso. Chiuse gli occhi, lasciandosi
trasportare
per un attimo dalle sensazioni che quel posto le suscitava. Il fruscio
del vento,
il canto degli uccelli…
All’improvviso
udì dei passi in lontananza che si
avvicinavano incerti verso di lei. Subito si asciugò il viso
con le maniche
della divisa, si alzò e sfoderò la bacchetta,
stampando sul suo viso una
determinazione che in realtà in quel momento non aveva.
Abbassò
leggermente la bacchetta, quando vide l’artefice dei
passi avvicinarsi con le mani ben in alto davanti a lei.
«Sono solo
io. Non voglio farti del male, per favore, ascoltami»
Sirius Black
sembrava disperato; sul suo viso albergava
un’aria preoccupata e i suoi capelli erano stranamente spenti
e fuori posto. I
suoi occhi erano vuoti e impauriti. Aveva paura di essere ancora
respinto da
Lily, come era successo spesso negli ultimi giorni quando lui aveva
cercato di
avvicinarla per parlarle.
«Che diavolo
vuoi adesso, Black?» disse
Lily, con voce tremante che si sforzava di essere decisa.
«Voglio solo
dirti poche parole, e poi ti lascerò in pace, lo
giuro…»
Lily si sedette
dando le spalle a Sirius, e non rispose.
Sirius sospirò sollevato, finalmente l’avrebbe
ascoltato. Si sedette accanto a
lei, sullo scalino della veranda, e vide dopo molti giorni il suo viso
da
vicino, che non sembrava più bello e brillante come un tempo.
Gli occhi di
Lily Evans erano velati di lacrime, sintomo che
aveva appena smesso di piangere, o lo avrebbe fatto di lì a
poco. Non erano del
solito verde smeraldo, quel verde travolgente che si distingueva sempre
tra la
folla. Sembravano quasi scuri, si avvicinavano molto al nero. I suoi
capelli,
che erano sempre lucenti e sembravano brillare, adesso erano spettinati
e
spenti.
Il suo viso era
terribilmente pallido, ma il suo naso
spiccava su di esso, tanto era rosso. Era distrutta, proprio come James.
Sirius
sospirò e cominciò a parlare con foga «E’
tutta colpa mia, Evans! Credimi,
è colpa mia… Ho costretto io James a spezzare la
promessa che ti aveva fatto,
non voleva farlo davvero ma io l’ho costretto…»
Lily
alzò una mano verso di lui, senza guardarlo in faccia,
interrompendolo
«Non serve
che tu lo giustifichi, Sirius… Non disperarti, non ce
l’ho con te, sta
tranquillo… Tu sei libero di fare tutto quello che vuoi,
anche se questo non
significa che troverai sempre il mio appoggio»
«Oh ma io
non sono venuto qui per me, Lily. Anche se ho cambiato idea in positivo
su di
te ultimamente, sono venuto qui per James. Non mangia da giorni e si
sforza di
sorridere. Non spiccica una parola e non chiude occhio, lo sento
sospirare di
notte. E’ colpa mia, tutta colpa mia! IO l’ho
costretto, ed è colpa mia, tutta
colpa mia, se lui adesso ti ha perso e tu lo odi dinuovo! Ma si sta
addossando
tutte le colpe, e questo mi fa stare terribilmente da
schifo… E’ il mio
migliore amico, odio vederlo così…» Mentre Sirius
parlava, non aveva
avuto il coraggio di guardare Lily negli occhi, così si era
girato a guardare
fuori dalla finestra. Il suo tono si incrinò sempre di
più mentre parlava,
tanto che a Lily che lo aveva osservato tutto il tempo, fece tenerezza
e lo
abbracciò di slancio.
Capiva come si
sentiva. Anche lei odiava veder soffrire le
persone che più amava, ma non poteva aiutare Sirius. Non
poteva perdonare
James, non voleva che andasse a finire come con Severus…
«Sirius,
devi capirmi. Io non posso, non posso andare contro di me ancora una
volta e
sbagliarmi, non posso ancora una volta rischiare… Io non
volevo fidarmi di lui,
non mi sono mai fidata di lui, lo sai! Ma inspiegabilmente mi sono
ritrovata a
parlare con lui amabilmente, e mi sono legata a lui, senza volerlo
nemmeno… E’
stato inevitabile per me, capisci? Ma lui mi ha ferita, ha tradito la
mia
fiducia alla prima promessa che mi ha fatto, come posso fidarmi di
qualcuno che
tradisce la mia fiducia non appena diventa mio amico?...» La voce di Lily
si spezzò e
pianse, pianse tra le braccia di Sirius che la avvolsero. Sirius la
capiva
benissimo, sapeva cosa voleva dire essere abbandonati e delusi dalle
persone
che più amiamo… Vederle allontanarsi da noi era
inevitabile e incredibilmente
doloroso. Ti spezzava il cuore.
Gli occhi grigi
del moro si velarono di lacrime, che subito
chiuse per ricacciarle dentro.
Li strinse.
Nessuno doveva vederlo debole, nessuno poteva.
Poco dopo Lily
si staccò da Sirius, e agli occhi di
quest’ultimo sembrava così piccola e indifesa
mentre si asciugava con le
maniche della divisa le lacrime che aveva versato.
Le fece
tenerezza, e le sorrise debolmente. Lei ricambiò, con
un sorriso stentato ma sincero.
«Ti perdono,
Black. Ma capiscimi, per favore… Adesso non sono in grado di
perdonare lui…»
Corse via,
piangendo ancora, lasciando Sirius di stucco,
afflitto.
Corse e non si
rese conto nemmeno di essersi fermata proprio
davanti all’ufficio del professore di Pozioni, che si
affacciò poco dopo aver
sentito qualcuno singhiozzare.
Il professor
Lumacorno si avvicinò cautamente alla sua
studentessa preferita, che in quei giorni non sembrava più
essere sé stessa.
«Signorina
Evans, cara… Venga con me»
Lily
guardò il professore con i suoi grandi occhi e
annuì,
vedendo il professore sinceramente addolorato per lo stato in cui
versava. Si
dispiacque per la tristezza che aveva provocato involontariamente al
suo
professore, così annuì e lo seguì
dentro il suo ufficio.
Il professore la
fece accomodare su un divanetto beige
appostato proprio davanti ad un caminetto, e si sedette di fronte a
lei,
preoccupato.
«Lily, cosa
c’è che non va?
Ti va di parlarne?»
Lily
parlò a Lumacorno di tutto quello che le era successo,
dimentica quasi che
aveva davanti comunque un professore. Ma in quel momento non le
importava,
aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno e il professore si era molto
preoccupato
per lei, quindi in un certo senso “meritava” di
sapere.
Continuava
a guardarla sinceramente dispiaciuto, annuendo ogni tanto per
incoraggiarla a
continuare a parlare. Quando Lily ebbe finito, il professore
sospirò, e rispose
«Mia
cara Lily, tutti possono deluderci, ma solo poche persone hanno il
potere di
ferirci fino nel profondo… Sai quali sono queste persone,
mia cara Lily? Le
persone più importanti, quelle che entrano fin dentro il
nostro cuore… E non è
detto che queste ci feriscano volontariamente, semplicemente per farci
del
male. Tutti commettono degli errori, tutti siamo umani e capaci di
sbagliare a
questo mondo, Lily. Anche le persone che più ci
amano…»
Lily
ascoltò il professore attentamente, e impresse bene nella
sua mente ogni
singola parola che questo le aveva detto. Lily stava per replicare
quando il
professore la interruppe nuovamente
«Capisco
Lily, capisco che adesso magari non ti senti pronta ad andare avanti e
perdonare il signor Potter… Ma ricordati che tutti, anche la
peggior persona
esistente al mondo, meritano una seconda possibilità.
Promettimi che quando ti
sentirai pronta lo ascolterai, e se le sue scuse ti sembreranno lecite
lo
perdonerai. Non dovrai per forza fidarti dinuovo di lui, ma
è importante che tu
lo perdoni, per far sì che entrambi superiate la cosa. Me lo
prometti, Lily?»
Aveva chiesto il professore gentilmente e cautamente a Lily.
Questa
aveva sorriso, e delle nuove lacrime minacciavano di uscire ancora una
volta
dai suoi splendidi occhi
Il
professore le sorrise di rimando, si addolcì e le disse,
abbracciandola
goffamente «Su, Evans! Cosa sono queste lacrime e
quest’aria afflitta? Tu sei
una tosta, sei destinata a grandi cose, ne sono certo! Domani a lezione
voglio
rivedere di nuovo la mia splendida alunna entrare a testa alta in
classe, col
il suo solito sorriso stampato in faccia! Va bene?»
Lily
annuì, sorridente tra le lacrime e disse «Grazie,
grazie mille professore. Mi è
stato molto prezioso, davvero molto, molto d’aiuto. Beh,
adesso vado… Ci
vediamo domani a lezione, Professor Lumacorno!» Il professore
grassottello
annuì finalmente sorridente in direzione della sua migliore
allieva, e la
accompagnò all’uscita. La vide allontanarsi verso
il corridoio che portava alla
Sala Comune di Grifondoro, e mormorò tra sé e
sé.
«Ah,
devo subito scommettere con Albus riguardo a questa
faccenda… Sono sicuro che
quei due si metteranno insieme, prima o poi»
squittì eccitato, mentre entrava
nuovamente nel suo studio.
Il
giorno dopo, al termine delle lezioni, il professore di Pozioni
ritornò esausto
nel suo studio.
Scorse
sulla sua scrivania una boccia di vetro dalla forma sferica; si
avvicinò cauto
ad essa, sembrava che qualcosa galleggiasse in quei pochi centimetri di
acqua
che vi erano dentro.
Un
petalo, un petalo di un giglio bianco candido galleggiava in acqua,
dentro
quella boccia. Iniziò a sprofondare dentro
all’acqua e, poco prima di toccare
il fondo, si trasformò in un meraviglioso pesciolino rosso,
che adesso guizzava
qua e là. Il professore non aveva mai visto una magia
simile, tanto semplice e
allo stesso tempo così profondamente meravigliosa. Si
commosse e, subito dopo, il
professore scorse un piccolo pezzetto di pergamena poggiato poco
più in là. Vi
era qualcosa scritto sopra; avrebbe riconosciuto quella calligrafia tra
mille.
Sorrise, e iniziò a leggere.
«Per
lei, professore. Che mi ha
aiutata a risollevarmi e a rinascere, grazie alle sue semplici ma
importanti e
profonde parole. Si prenda cura di questo pesciolino allo stesso modo
di come
si è preso cura di me.
Grazie infinite,
la sua alunna Lily
Evans.»
Lumacorno
fu commosso dal gesto della sua alunna. Come poteva una ragazzina di
soli
sedici anni, avere un cuore così grande e puro?
Conservò con cura quel pezzo di
carta dentro al suo scrittoio, e subito iniziò a parlare con
il suo nuovo pesciolino.
«Ciao, Francis. Scommetto che hai fame, eh? Vado subito ad
Hogsmeade a comprare
il cibo adatto a te. Aspettami qui, va bene?»
Il
professore si diresse gongolando sorridente verso Hogsmeade, mentre
canticchiava una melodiosa canzoncina. Era grande, Lily Evans. Era
davvero una
ragazza di valore, destinata a grandi cose.
Adesso
ne era davvero
certo.
Saaaalve a tutti voi! :3
Oggi sono davvero di fretta... Ringrazio le gentilissime persone che
hanno recensito, ovvero piumafantasma, lettriceappassionata, Ele12,
Cara Black_16 e this is magic_lovefirehp!!! Grazie grazie grazie!
Recensite per
favore!
Vostra, Marauder11
|
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Capitolo 22 *** Capitolo Ventiduesimo - Furia rossa ***
Capitolo
Ventiduesimo – Furia rossa
I giorni
antecedenti al ballo, non si poterono definire
tranquilli e sereni per gli studenti di Hogwarts.
Tutti fremevano
per l’attesa di un invito, altri temevano di
non risultare perfetti al tanto atteso ballo.
Altri ancora,
invece, erano tesi per ben altro.
«Rem, sarei
felice di venire al ballo con te ma io non so ballare, capisci? E tu
sei
bravissimo… ti farei fare brutta figura, ne sono certa!»
Lily
sussurrava queste parole concitate all’amico, che le andava
dietro mentre
questa cercava un libro tra gli alti scaffali della biblioteca.
«Ma
Lils, non preoccuparti! Proverò ad insegnarti qualcosa,
vedrai! Andrà bene… »
Lily
lo guardò improvvisamente pensierosa, strinse gli occhi e
disse «Pensavo
volessi invitare Marlene… Perché ti stai
accanendo così tanto con me? Non
voglio essere un peso per nessuno, che sia chiaro!»
«Beh,
io… Mi vergogno, non riesco ad invitarla… Ogni
volta che ci provo qualcuno si
avvicina a noi oppure io non riesco a spiccicare una
parola…» Lily sorrise
teneramente all’amico e gli rispose, mettendogli una mano
sulla spalla «Rem,
sta tranquillo, ti aiuterò io ad invitarla
ma…»
«No
Lily, niente ma! Insomma, perché non posso venirci con te?
Ti ha già invitata
qualcuno?»
Lily
alzò gli occhi al cielo al tono infastidito e teso di Remus,
e rispose «Beh,
tecnicamente si… Ma io non ho accettato nessun invito, non
voglio andarci con
nessuno»
«Ecco,
allora vieni con me! Dai, staremo insieme agli altri e se
verrai…Se verrai, ti
prometto che chiederò a Marlene di
ballare…» Lily sorrise vittoriosa in
direzione dell’amico, che era diventato rosso e si era
tappato la bocca con le
mani. Subito lui aveva cercato di rimangiarsi tutto «Beh,
forse… Non te lo
assicuro…»
«Ah
no, signorino! Tu verrai con me a condizione che chiederai a Marlene un
ballo.
Non voglio sentir ragione!» sentenziò la rossa.
Remus
sospirò e abbassò il capo, nascondendo il suo
viso che si era tinto nuovamente
di rosso e disse, debolmente «Beh, se la metti
così… Va bene, inviterò Lene a
ballare… Allora vieni con me?»
Lily
esultò silenziosamente e iniziò a saltellare,
girando su sé stessa, facendo
ridere Remus. Cadde tra le sue braccia quando vide che qualcuno la
stava
osservando, non molto lontano da lì, con uno sguardo curioso
e mezzo sorriso.
Remus alzò lo sguardo, e capì l’oggetto
del cambiamento improvviso d’umore di
Lily. James stava seduto su un tavolo, fingendo di leggere. Aveva lo
sguardo di
chi era stato colto sul fatto, e un lieve rossore tingeva le sue
guance. Quello
sciocco era entrato in biblioteca per spiarli.
Aveva
pregato lui Remus di invitare Lily al ballo, per evitare che ci andasse
con
qualcun altro. Il poveretto infine aveva accettato, convenendo che
tanto non
sarebbe riuscito ad invitare Marlene, che frequentava da un
po’ di tempo a quella
parte per studiare. Per questo Remus aveva insistito così
tanto con Lily; aveva
promesso a James che sarebbe riuscito ad invitarla, ad ogni costo. Lily
adesso
stava di spalle e fingeva di cercare chissà quale libro,
fingendo di non
essersi accorta della presenza di James. Nel frattempo Remus comunicava
silenziosamente con James.
Il
moro occhialuto sporgeva gli occhi nocciola da sopra il suo libro, che
teneva
senza accorgersene per il verso sbagliato. Remus represse una risatina.
James
sembrò innervosirsi e alzò un sopracciglio, con
fare interrogativo: gli stava
chiedendo se la missione era riuscita. Remus lo tenne un po’
sulle spine,
fingendo di ignorarlo, mentre un sorriso si faceva largo sul suo viso.
Si girò nuovamente
verso James, e gli fece un occhiolino, dopo avergli sorriso malandrino.
James batté
forte il libro sul tavolo, beccandosi
un
rimprovero dalla bibliotecaria per il chiasso che aveva provocato.
Mormorò
delle scuse in direzione della donna e uscì dalla
biblioteca, correndo e
saltellando allo stesso tempo come una cavalletta, felice.
Remus
continuò a fissare la porta della biblioteca sorridendo,
pensando all’amico. Si
stava finalmente riprendendo. Aveva cominciato a sorridere, sorridere
come un
tempo. Pian piano stava tornando il suo amico James.
Lily
si accorse dello sguardo di Remus e guardò in direzione
della porta, dubbiosa.
Riscosse Remus e gli chiese «Da quando ti interessi alle
porte, Lunastorta?»
chiese Lily sorridendo beffarda.
Lui
sbuffò fintamente offeso e le sorrise, subito dopo essersi
ridestato «Oh… Scusa
Lils, stavo pensando…»
«Dai
Rem, chi stavi guardando?»
Remus
mentì e si sorprese della sua abilità nel farlo,
dato che era un libro aperto
per chiunque «Beh, mi era sembrato di aver visto passare
Marlene…»
Lily
scosse la testa ridendo, trascinando l’amico ad un tavolo.
L’indomani avrebbero
avuto l’ultimo test di Trasfigurazione del semestre, dopo di
che sarebbero
iniziate le vacanze. Mancavano solo tre giorni al ballo, solo tre
giorni…
Sirius
camminava spavaldo per i corridoi del castello, con la mappa in mano.
Aveva
perso di vista i suoi amici dall’ora di pranzo,
così decise di controllare dove
fossero… Dunque… Peter, Alice, Emmeline, Frank e
Marlene, stavano giù in Sala
Grande, che nel pomeriggio si trasformava in un’ampissima
aula studio. Era
sicuro che Peter stesse facendo di tutto, tranne che studiare,
però… Il suo
amico non riusciva mai a combinare nulla, senza la supervisione di
Remus.
Remus
invece, era in biblioteca con la Evans, sicuramente anche loro stavano
studiando, mentre James stava camminando verso la torre. Chiuse la
mappa,
sarebbe passato prima dalla biblioteca a prendere quei due, poi sarebbe
andato
dritto da James con Evans, e avrebbe provato ad avvicinarli. Si, il suo
piano
era decisamente geniale!
Entrò
in biblioteca, e subito si udirono dei sospiri e dei gridolini
eccitati. Il
magnifico Sirius Black aveva fatto il suo ingresso. Non appena se ne
capacitò,
il moro iniziò a camminare quasi come se stesse sfilando,
mandando occhiatine a
qualunque ragazza gli capitasse a tiro. Lily, sentendo quel brusio di
sottofondo, aveva alzato la testa e l’aveva visto. Diede una
gomitata a Remus
e, dopo che quest’ultimo vide Sirius pavoneggiarsi tra tutte
quelle galline,
alzò gli occhi al cielo, senza saperlo nello stesso istante
in cui l’aveva
fatto Lily.
Sirius
rise divertito alla vista dei due che avevano dipinta sul viso la
stessa
espressione. Si diresse lentamente verso i due, e si sedette accanto ad
Evans,
scatendando occhiatacce in direzione della rossa da parte di tutto il
fan club
di Sirius.
«Ciao,
Ev…»
«Scusa
Sir, non ho tempo per ammirare la tua bellezza…»
disse Lily pungente, con una
punta di sarcasmo nella voce
Remus
represse in fretta una risatina, dopo che Sirius gli ebbe lanciato
un’occhiataccia di rimprovero.
«Che
state facendo di noiosamente noioso?» chiese Sirius,
scocciato.
«Quello
che dovresti fare anche tu, Felpato. Una cosa chiamata
Trasfigurazione!»
Sirius
si stiracchiò sulla sedia su cui stava seduto, e
poggiò i piedi sul tavolo,
mentre posizionava entrambe le braccia dietro alla nuca. Una nuova
ondata di
sospiri si diffuse per tutta la biblioteca, che aveva compiaciuto non
poco il
soggetto tanto desiderato. Lily però, lo aveva guardato
truce, incitandolo
silenziosamente a togliere i piedi dal tavolo.
Siccome
lui non la ascoltò, Lily mise immediatamente le mani sui
fianchi e assottigliò
gli occhi
«Dieci
punti in meno per Grifondoro, Black. Per comportamento indecente e per
disturbo
della quiete»
Sirius,
per tutta risposta, mandò un’occhiataccia alla
rossa e le fece una linguaccia,
che Lily ignorò bellamente, soddisfatta di avergli tolto ben
dieci punti,
pensando poco al fatto che in realtà li aveva sottratti alla
sua stessa casa.
Non
appena Lily aveva volto lo sguardo verso il suo libro, e stava leggendo
ormai
la seconda riga di quella pagina, Sirius cominciò a
fischiettare, provocandole un’ira
assurda, che la fece urlare.
«Insomma,
Black! La vuoi smettere di infastidirmi? Quando imparerai a stare
zitto?!»
Remus mise le mani sugli occhi, vedendo Sirius che riusciva a stento a
trattenere una risata mentre Lily sembrava stesse per esplodere
nuovamente,
dato che anche lei aveva notato il tono divertito di Sirius.
Cercò di avvertire
i ragazzi che Madama Pince si stava proprio dirigendo verso di loro con
uno
sguardo da furiosa omicida, ma dato che i due avevano nuovamente
iniziato a
battibeccare, non fece in tempo. Così cercò di
mimetizzarsi in vano, quando la
tempesta stava per abbattersi su di loro…
«Evans,
Black! Fuori dalla mia biblioteca, SUBITO!»
Lily
guardò truce Sirius e si incamminò per prima
verso l’uscita, mentre Sirius
cercava di corteggiare la bibliotecaria per convincerla a calmarsi.
«Oh,
signorina Pince! Perché si scalda tanto? Stavo giusto
dicendo alla signorina
Evans di fare silenzio, ma lei ha cominciato ad urlare! Suvvia, non si
agiti,
la prego, o dovrò portarla in
infermeria…» disse Sirius, fintamente preoccupato
e serio. Madama Pince non si fece incantare dalle parole gentili di
Sirius e
divenne ancora più rossa in viso. Solo allora
notò il povero Remus, in
particolare notò la sua spilla dorata appuntata al mantello
con una
scintillante “P” incisa.
«Signor
Lupin!» Remus, che non si aspettava di essere richiamato
(anche perché se ne
stava zitto zitto immerso nella lettura), cadde all’indietro
dalla panca,
facendo sganasciare Sirius dalle risate, che aveva le lacrime agli
occhi.
«Si,
Madama Pince?» chiese Remus, mentre si massaggiava la testa e
mandava
occhiatacce a Sirius che non la smetteva di ridere.
«Lei
è un prefetto!» sibilò la donna,
indicando la spilla
«Beh,
in effetti… Que-questo lo sapevo già»
Il povero Remus aveva risposto tanto in
fretta da non rendersi nemmeno conto di quello che aveva detto. Aveva
risposto
sinceramente e d’impeto, dato che non sapeva cosa dire;
così facendo fece
infuriare ancora di più la bibliotecaria, che adesso aveva
una vena pulsante in
testa.
«Non
usi questo tono con me mai più o dirò a Silente
di rimuoverlo dall’incarico!»
«Ma…Ma
io…»
«Via,
esca subito di qui! Black, vale anche per lei… E la smetta
di sghignazzare!»
La signora
subito iniziò a picchiarli con un
libriccino che stringeva in mano spingendoli verso l’uscita,
ma per i ragazzi
era come se gli stesse facendo il solletico. Era una donna molto
piccola e
ossuta, così colpiva non solo molto debolmente ma anche con
difficoltà i due
ragazzi che erano piuttosto alti e anche muscolosi, soprattutto Sirius
che
giocava a Quidditch.
Uscirono dalla
biblioteca entrambi ridendo,
anche se Remus ce l’aveva ancora con il suo amico dato che li
aveva fatti
praticamente cacciare dalla biblioteca. Lily li aspettava qualche passo
più in
là, seduta sul davanzale di una finestra, con un
sopracciglio alzato mentre
picchiettava con le dita il libro che teneva sul grembo.
Sirius
mormorò sottovoce a Remus «Adesso mi
diverto un po’…» guadagnandosi
un’occhiataccia da parte di Remus
«Lilluccia!
Che ci fai qui fuori? Madama Pince
ti ha forse cacciata via dalla biblioteca?? Ohh, ma
com’è possibile!» disse
Sirius con fare melodrammatico, che mise le mani giunte.
Successivamente iniziò
ad accarezzare la testa di Lily e le pizzicava le guance come di solito
fanno
le anziane signore.
Lily lo
strattonò e sibilò «Via dai piedi
Black, o ti schianto!»
Sirius, dato che
Lily aveva detto tutto a voce
bassissima, fece finta di non sentire bene e le disse, civettuolo,
sbattendo le
palpebre
«Come
scusa, tesoro? Dici che sono uno
schianto?»
Lily
roteò gli occhi e, dopo essersi fermata,
gli si parò davanti, puntandogli un dito davanti al viso,
con un sorrisetto
malizioso
«No
Black, vai a fare il galletto con
qualcun'altra, hai sbagliato persona!»
Sirius rise
cristallino e coinvolse prima
Remus e poi Lily. La ragazza si mise tra i due che la avvolsero con le
loro
braccia in vita, così iniziarono a incamminarsi, scherzando
serenamente tra
loro.
Molte ragazze,
al loro passaggio, li
guardarono curiosi; altri borbottavano in loro direzione guardando in
particolare Lily con ira. Una di queste ragazze, sfortunatamente aveva
commentato Lily a voce un tantino troppo alta…
«Ah
ragazze, guardate chi c’è! Carotina ha
prima reso quel fusto di James Potter uno straccio e adesso ci prova
con quello
schianto di Sirius! Non contenta stringe a sé tutta contenta
anche quel bel
tenebroso di Lupin! Che crudeltà, signore!»
Sirius e Remus,
che sentirono tutto quello che
la ragazzina aveva detto, si guardarono tra loro terrorizzati, per la
reazione
che avrebbe avuto Lily di lì a poco.
Questa, infatti,
dapprima divenne verde in
viso per la rabbia perché quell’oca aveva osato
chiamarla Carotina! Poi divenne
rossa d’imbarazzo quando sentì nominare prima
Potter, poi Black e poi Remus. Si
diresse a grandi falcate verso la ragazza che intanto si era voltata di
spalle
e le picchiettò l’indice sulla spalla, con un
sorriso a trentadue denti
stampato in faccia che non prometteva nulla di buono. Intanto Sirius e
Remus si
erano imbambolati qualche metro più indietro, dato che si
aspettavano una
sfuriata colossale da parte di Lily che sarebbe sicuramente arrivata di
lì a
poco…
La mora si
girò e subito sbiancò, non appena
vide l’espressione furibonda di Lily Evans.
«Carissima,
dicevi?»
«E-e-ecco,
io…»
«Di
che casa sei, intanto?»
«Oh,
io… Tassorosso…»
«Cara,
non ti conviene mentire, lo verrò a
sapere… Riformulo la domanda: A QUALE MALEDETTA CASA
APPARTIENI?» disse Lily
urlando, con la vena rossa sulla tempia che minacciava di scoppiare da
un
momento all’altro
«Se-se-Serpeverde…»
«Ci
avrei scommesso… DIECI PUNTI IN MENO PER
SERPEVERDE, per esserti intromessa nella mia vita privata…
Altri dieci, mmm per
cosa, vediamo? Ah si, altri dieci punti in meno per Serpeverde per
avermi
chiamata “Carotina”…» e qui
fece quasi amabilmente un cenno con le dita come
per mettere il “soprannome” tra virgolette e
continuò, portandosi i capelli
all’indietro e mettendosi un dito sul mento, fingendosi
pensierosa, mentre Sirius
dietro di lei incrociava le braccia. Sembrava avesse avuto
un’idea geniale, a
giudicare dalla sua espressione soddisfatta.
«…E,
vediamo… Altri dieci punti in meno per
aver definito Potter uno straccio che invece sta benissimo, altri dieci
per
aver detto che io ci sto provando con Black e Lupin… Black,
Lupin? Sto forse
mentendo?» in fretta i due scossero la testa per dare ragione
alla rossa, con
gli occhi sbarrati per il terrore. La poveretta verdeargento intanto
sembrava
pietrificata, non aveva osato battere ciglio, mentre le sue amiche
erano
scappate, impaurite da quel prefetto così severo…
«Eee…
altri 9 punti in meno per aver
interrotto la mia conservazione, e, Black? Vieni subito qui!»
disse Lily, con
un tono che non ammetteva repliche… Lei lo guardò
sorridendo falsamente e gli
chiese, fingendosi civettuola «Ho perso il conto, quanti
punti ho sottratto?»
«Quarantanove,
Lils…»
Lily fu colta da
un lampo di genio e annuì energicamente
in direzione di Sirius, e gli diede una pacca sulla spalla, in segno di
ringraziamento; poi si volse di nuovo verso la Serpeverde e
urlò «E UN ALTRO
MALEDETTO PUNTO IN MENO A SERPEVERDE PER AVERMI INGOMBRATO
L’ARIA! E ADESSO VIA,
VAPORIZZATI!»
La ragazza
scappò via subito, lasciando Lily
soddisfatta, che subito si calmò, si sistemò i
capelli, posizionò bene la sua
borsa sulla spalla e si volse delicatamente verso Remus e Sirius, che
la
guardavano ancora sconvolti «Che fate lì
impalati?! Andiamo!»
Subito i due
ubbidirono e finalmente, senza
altri intoppi, si diressero presso la propria Sala Comune.
Grazie a lilyluna97, this
is magic_lovefirehp, Cara Black_16, lettriceappassionata, BlueParadise
per aver recensito!! Grazie mille!
Questo capitolo
è un po' inutile, ma volevo farvi ridere un pochino dato che
mi sento in colpa per avervi fatto commuovere troppo ultimamente! :D
Recensite in massaaaaa
*___*
Vostra, Marauder11
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Capitolo 23 *** Capitolo Ventitreesimo - Azione e reazione ***
Capitolo
Ventitreesimo – Azione e reazione
Era il 22
Dicembre del 1976.
Era mattina, la
mattina del ballo.
La sveglia di
Lily segnava le 10:47, ma Lily, proprio non ne
voleva sapere di alzarsi, nonostante il panico travolgesse quella
stanza.
Le ragazze,
infatti, erano già sveglie da un pezzo e si
stavano smaltando a turno le unghie, ridendo civettuole mentre
spettegolavano
tra loro. Tutte tranne Mary che, sebbene si fosse alzata prima di Lily,
aveva
deciso di abbandonare subito il dormitorio data la tensione, a suo
parere
inutile, che regnava nella stanza.
Lily aveva
sentito dire dall’amica che sarebbe scesa in Sala
Comune a rilassarsi un po’, e si era ripromessa di
raggiungerla ma… Non
riusciva a staccarsi dal suo letto.
Il panico la
assaliva.
Non per paura di
fare brutta figura con il suo
accompagnatore; dopo tutto le era andata alla grandissima, dato che la
accompagnava Remus Lupin, il suo migliore amico. Ciò0 che la
tormentava, era
sapere che quella sera molto probabilmente sarebbero stati tutti
insieme,
malandrini e le ragazze e… ci sarebbe stato sicuramente
anche Potter.
James Potter.
L’aveva
completamente ignorato ultimamente, aveva volto lo
sguardo altrove ogni volta che aveva incontrato quello di lui. Come lui
che, d’altronde,
non aveva proferito parola.
Lily
pensò che se Potter avesse iniziato ad ignorarla
l’anno
prima, ne sarebbe stata estremamente felice, avrebbe sicuramente
indetto una
festa in onore della cosa.
Ma il suo umore
invece era sprofondato, da quando non aveva
più parlato con James, da quando avevano litigato…
Lui aveva
cercato di scusarsi ma lei lo aveva respinto, forse
con troppa cattiveria… Ma non mentiva quando diceva di non
sapere quello che
voleva.
Si imbestialiva
quando passava intere giornate a pensarlo,
senza sapersi dare una spiegazione. Insomma, dopo tutto tra loro non
c’era
stato niente, no? Che motivo aveva di essere così
ossessionata da quel ragazzo?
Si stava forse
interessando a lui? Nahh, impossibile!
Si volse sotto
le coperte dall’altro lato e cercò di
addormentarsi, quando una terrorizzata Alice entrò in stanza
«Ragazze,
ragazze!» Subito
Lene e Em accorsero in soccorso dell’amica, che sembrava sul
punto di piangere.
Questa rispose «Non trovo
il mio nastrino nero! Sapete dov’è?»
Lily
sbuffò da sotto le coperte, si era allarmata per nulla.
All’urlo di Alice aveva infatti fatto un salto di due metri
dal suo letto, per
lo spavento.
Qualche ora
prima, in Sala Comune di Grifondoro…
Mary
sbuffò e scese le scale velocemente, felice di essersi
liberata di quelle squinternate. Per carità, lei adorava
alla follia le sue
amiche! Ma a volte erano così esageratamente ansiose! Per
uno stupido ballo,
poi… Notò che la Sala Comune era vuota, prima
però di vedere una testa nera
emergere dal divano più grande, che teneva le braccia
appoggiate sulla testata
di esso.
Si
avvicinò di soppiatto al suo amico James per fargli uno
scherzo, quando si accorse che si era addormentato. Mary raccolse gli
occhiali
di James che erano caduti a terra, e li poggiò sul tavolino
accanto a lei.
Pian piano
iniziò a scuotere delicatamente il braccio di
James, per svegliarlo…
Questo dapprima
mugugnò qualcosa, poi aprì pian piano gli
occhi e, dato che era praticamente cieco senza occhiali, confuse la
figura che
aveva davanti con un'altra. Colei che l’aveva svegliato stava
davanti a lui,
riusciva a vedere i suoi lunghi capelli ma… Aspetta, erano
rossi?
«Lil…
Lily?» chiese
James, con voce impastata. Si tirò su così
velocemente, che per un attimo ebbe
un capogiro.
Le
fiamme del camino
dietro Mary, avevano dato ai suoi capelli biondissimi delle sfumature
rossastre, tanto che James l’aveva confusa guarda
caso con Lily. Lei sorrise teneramente udendo il nome della
sua migliore
amica, capendo il malinteso. Gli porse gli occhiali che finalmente il
moro
indossò; messe a fuoco e vide Mary, e gli sorrise. Mary
aveva visto lo sguardo
deluso di James quando aveva capito che davanti a sé aveva
Mary e non Lily…
Mary gli sorrise
dolcemente e si sedette accanto a James «Ciao, Jamie!»
«Scusa Mac,
non ti avevo riconosciuta, ecco io…»
«Jamie,
su, non serve che ti giustifichi! Ormai sappiamo tutti che sei cotto
come una
pera…» James provò a dire qualcosa in
risposta all’amica, ma ne uscì fuori un
imbarazzato balbettio; si sforzò di sembrare disinvolto,
facendo ridere la
bionda.
«Ma…ma
non è vero» borbottò, poco dopo
«Ahahah
dai, meglio se lasciamo stare!» Lui subito le sorrise grato,
Mary capiva sempre
quando era il momento di fare certi discorsi. Questa era la
caratteristica che
più le piaceva della sua amica Mary.
«Allora,
come va, capitano?»
«Oh,
non mi lamento… e tu?» chiese lui, gentilmente
«Lo
stesso… Con chi vai stasera al ballo?»
«Ah
beh, con i ragazzi… Voglio dire, con Sirius e Peter, dato
che Remus è
impegnato…» subito James cercò di
distogliere lo sguardo, poi fissò dinuovo
Mary e gli sorrise triste.
Mary
gli sorrise di rimando e gli disse «Ahh, capisco…
Beh, anch’io vado con Lene,
le altre sono tutte impegnate…»
«Anche
Emmeline? E con chi?»
Mary
annuì fiera e compiaciuta e gli rispose,
all’orecchio
«L’ho
presentata a King! Così l’ho fatta felice, dato
che gli andava dietro da tempo,
e mi sono scollata di dosso quella sanguisuga!»
James
rise all’affermazione dell’amica, che intanto
batteva le mani dall’eccitazione.
Era
la ragazza più malandrina che conoscesse. Non somigliava di
certo a lui, che
era sempre avventato e amava stare al centro dell’attenzione,
ma nemmeno a
Remus che era spesso troppo timido e razionale. Pensandoci non troppo
bene,
nemmeno a Peter che era così ingenuo, poveretto!
Mary
infatti, era più simile a Sirius, tra tutti i malandrini.
Era
spiritosa, e anche lui lo era.
Era
furba, e anche lui lo era.
Era
una mente calcolatrice, e anche lui lo era.
Era
riservata, anche lui lo era.
Attirava
l’attenzione di tutti i ragazzi della scuola e aveva un
fanclub, come Sirius
faceva con le ragazze.
Pensandoci
proprio bene, quei due avevano moltissime cose in comune.
Quest’idea
balenò un attimo nella mente di James, che si
ridestò quando notò che Mary gli
stava sventolando una mano davanti agli occhi.
Parlarono
per un po’ di quello e l’altro e dopo di che,
entrambi si zittirono. Divennero
pensierosi.
Mary
aveva la testa poggiata sul petto di James, che le accarezzava i
capelli.
Improvvisamente
James interruppe il silenzio, curioso.
«Mar?»
«Mmm?»
«Perché
non hai un accompagnatore?»
«Beh,
perché ho rifiutato tutti gli inviti…»
Alla risposta di Mary, James si scostò
per poterla guardare in faccia.
«E
perché hai rifiutato tutti gli inviti, sentiamo.»
disse lui, quasi in tono di
rimprovero.
«Non
mi andava di uscire con nessuno questa volta, semplicemente»
«Veramente
mi risulta che tu non esci con qualcuno da…
Settembre?»
Mary
annuì, quasi infastidita da quell’interrogatorio.
Dove voleva andare a parare?
«I
ragazzi della scuola vociferano che tu non guardi più
nessuno, sai? Sono tutti
molto tristi, speravano di poter avere una chance con te… Ma
a quanto pare
hanno notato che tu riservi tutte le tue attenzioni ad un solo
ragazzo…»
Subito
Mary sbarrò gli occhi e si mise a braccia conserte
«Sentiamo questa balla! A
chi è che io avrei riservato tutte le mie
attenzioni?»
James
sorrise compiaciuto alla reazione dell’amica e rispose
«Sei sicura di voler
sapere il nome, Mar?»
«Si!»
James
fece un sorriso a trentadue denti e continuò, deciso a farla
infuriare
«Sicurasicurasicurasicurasicurasicurasicurasicurasicurasicurasicurasicurasicura…?»
«Sicurissima!
Spara Jam, o ti strozzo!» Lui, preoccupato per la sua
incolumità, rispose
«Sirius Black!» un sorriso di sfida si
disegnò sul viso del moro, che vide Mary
impallidire prima di iniziare ad urlare
«AAAAAARGHHHHH!
SIRIUS BLAAAACK?»
Qualcuno,
sfortunatamente il soggetto dell’esclamazione di Mary, stava
proprio scendendo
di sotto in quell’istante e, dato che si sentì
chiamare si affrettò a scendere,
con un ghigno stampato in faccia.
«Qualcuno
mi chiama? Oh, mia dolce Mac! Desideri qualcosa, cara?» disse
Sirius prima
serio, poi fintamente sorpreso e poi civettuolo.
Immediatamente
una scarpa raggiunse in pieno il volto del Portiere che
ahimè, questa volta non
era proprio riuscito a parare il colpo. James iniziò a
ridere sommessamente,
con le lacrime agli occhi, mentre Mary ridacchiava soddisfatta.
«Aiii!
Il mio povero incantevole viso, che ne sarà del mio povero
viso?» disse Sirius,
furioso per l’umiliazione e sinceramente preoccupato per il
suo aspetto.
Mary
si avvicinò precipitosamente al moro e gli disse, civettuola
«CARO,
personalmente trovo che quel rossore ti doni! Non appena sparisce, se
vuoi te
lo riprocuro!»
Lui
le sorrise beffardo e rispose, provocandola
«AMORUCCIO,
posso sempre procurarne anche a te, che ne dici?»
«Non
oseresti toccarmi!»
«Scommettiamo?!»
chiese Sirius, mettendo una sua mano sul fianco di lei.
Mary
subito schiaffeggiò la mano di Sirius che si ritrasse dal
suo fianco, e si
posizionò sulla sua spalla. La bionda sbuffò,
dopo di che si allontanò di peso
da Sirius, non notando che, proprio alle sue spalle, stava seduto
Truffle.
Così, inciampando sul gatto di Lily, andò a
finire dritta tra le braccia di
Sirius, che cadde e trascinò con sé Mary.
Mary
era diventata rossa come un peperone, per quella vicinanza improvvisa.
Specie
perché quell’idiota di Sirius Black la guardava
con uno sguardo da ebete e
sembrava si stesse avvicinando a lei…
Avvicinando?
Mary
sbarrò gli occhi quando si ritrovò con le labbra
incollate a quelle di Sirius,
con grande stupore di James, la cui mascella era crollata a terra.
Mary
non rispose al bacio di Sirius. Si scostò subito da lui e si
alzò, non prima di
avergli dato uno schiaffo in pieno viso.
«Ma
come diavolo ti salta in mente, Black? Sei diventato matto?»
Sirius
sorrise beffardo alla bionda, che si allontanò a grandi
passi verso i dormitori
Era
davvero furiosa, ma lui sembrò non curarsene. Ma,
nell’attimo in cui Mary si
ritrasse, Sirius aprì gli occhi che aveva socchiuso mentre
la baciava e sembrò
sinceramente dispiaciuto per il distacco, ma nessuno se ne accorse.
Tranne
chi?
Tranne
ovviamente Remus, che era sceso in Sala Comune proprio in quel momento.
Tempismo
perfetto!
Certo,
dapprima era rimasto sconvolto per la
scena che si parava davanti a lui; Mary schiacciata contro Sirius che
stava a
terra e la stringeva e la baciava. Mary che sbarrava improvvisamente
gli occhi
per poi interrompere il contatto, provocando a quanto pare dispiacere a
Sirius.
Beh,
Sirius amava le ragazze, ma sembrava riservare attenzioni particolari a
Mary;
non era uscito nemmeno con così tante ragazze
quell’anno… Proprio come Mary.
Remus
in quel momento si ripromesse che avrebbe indagato a fondo,
più in là.
Stava
immobile in piedi sull’ultimo scalino, e osservava
alternativamente James e
Sirius. Il primo, sembrava davvero sconvolto, la sua mascella si era
letteralmente lasciata cadere a terra e i suoi occhi erano usciti fuori
dalle
orbite.
Il
secondo invece, se ne stava zitto zitto a terra, come se fosse normale
stare
sdraiato su un tappeto della Sala Comune, al centro. Sembrava
pensieroso. Ci
pensò James a ridestarlo dai suoi pensieri, però.
«Che
ti è saltato in mente, Felpato?» chiese James,
curioso e infastidito allo
stesso tempo, mentre accarezzava Truffle che, come al solito, si era
appollaiato beato sulle sue gambe. Era sempre stato protettivo nei
confronti di
Mary, e Sirius lo sapeva.
«Che
mi è saltato in mente?» chiese Sirius, cercando di
confondere l’amico che però
sembrava più lucido che mai
«Sirius,
smettila. Perché l’hai baciata?» chiese
ancora James, più infastidito di prima
«Beh,
stava sopra di me e… ho pensato di baciarla e l’ho
fatto, che c’è di male?»
James
assunse un tono più infastidito e rispose, ancora
«E’ Mary, non una qualunque,
e io non ti permetterò di trattarla male, chiaro?»
Nel
frattempo Sirius si era alzato e si era avvicinato a James, sedendosi
su una
poltrona di fronte al divano su cui stava seduto quest’ultimo.
«Dai
Jam, smettila! Era un semplice bacio e, nel caso in cui tu non
l’avessi notato,
mi ha anche respinto!» disse Sirius, gesticolando,
visibilmente infastidito.
Era la prima volta che qualcuno osava respingerlo.
Remus
si era pian piano avvicinato e fissava Sirius, compiaciuto.
Sirius
se ne accorse e chiese «Che hai da guardare così,
Lunastorta?»
«Chi,
io?» chiese fintamente dubbioso Remus all’amico,
che per il suo tono da
angioletto fece ridacchiare James.
«Si,
tu!»
«Oh,
beh… Che cosa?»
Remus
riuscì a confondere per un’istante Sirius, che
subito però si ridestò e
rispose, rabbioso
«Perché
mi guardi con quella faccia?»
«Beh,
ho solo questa purtroppo… E tu, invece, perché
quando Mary ti ha respinto avevi
quella faccia?»
Sirius
sbarrò gli occhi.
Che
diavolo credeva di aver visto, adesso?
Certo,
Mary gli piaceva, eccome se gli piaceva, ma non riusciva a capire da
tempo se
fosse davvero interessato a lei più di qualsiasi altra
ragazza. Così, quando
Mary era caduta su di lui, ha diciamo approfittato della situazione per
baciarla, magari avrebbe capito, magari avrebbe sentito
qualcosa…
Sirius
stava tardando a rispondere e non se ne rese subito conto. Remus lo
guardava
con sguardo malandrino e soddisfatto, mentre James aveva alzato un
sopracciglio
in sua direzione, dubbioso.
«Allora?»
chiese Remus, impaziente
«Allora
cosa?»
«Perché,
quando Mary ti ha respinto avevi quella faccia?»
Sirius
pensò di rispondere in modo generico, per cercare di deviare
il discorso dato
che quattro occhi erano puntati proprio su di lui.
Si
finse poco interessato alla conversazione, si sedette sul divano
accanto a
James e disse, guardando altrove. «Che
faccia…?»
Bingo.
Remus
gioì interiormente per la domanda che gli aveva fatto quello
sciocco del suo
amico Sirius, era sicuro che gli avrebbe risposto in quel modo! E ci
sperava
non poco, dato che quella domanda implicava una sua precisa
risposta…
«La
faccia di chi ci è rimasto pesantemente male per esser stato
respinto!» sibilò
Remus, velenoso, che intanto si era avvicinato al viso di Sirius e
l’aveva
fissato negli occhi.
«Io
non sono rimasto male proprio per niente! Non me ne frega niente
di… quella!»
rispose nervoso Sirius, mentre apriva un libro e cercava di coprirsi il
viso
con esso.
James
guardò dubbioso Remus, che gli mimò dopo.
James fece spallucce e decise di dedicarsi a Truffle, che lo
guardava quasi
indispettito in attesa delle sue carezze.
************************************************
«Ragazze,
io scendo!» disse Marlene improvvisamente
«Perché,
cara? Va tutto bene?» chiese Flora, una ragazza del settimo
anno, grande amica
di Alice.
Si
trovavano tutte, tranne Mary e Lily, nel dormitorio di Flora, quella
mattina,
perché Alice aveva smarrito un nastro nero che le serviva, e
aveva chiesto
aiuto a Flora che di moda, a quanto pare, se ne intendeva.
Emmeline
stava provando il suo vestito per il ballo e si guardava allo specchio,
mentre
Alice e Flora rovistavano tra gli accessori di quest’ultima,
per cercare
qualcosa di adatto per i capelli di Alice, che aveva già
deciso di tenere
legati.
«Oh,
si! Vado giù in Sala Comune, vi aspetto lì.. va
bene?» Mel annuì e Alice
nemmeno sentì quello che aveva detto Marlene, dato che era
in una furiosa
modalità ballo.
«A
più tardi allora, Lene!»
«Ciao
Flora! A dopo, ragazze!»
La
bionda, chiusasi la porta alle spalle, sospirò
impercettibilmente. Aveva fatto
bene Mary, quella mattina, a lasciare il dormitorio. Quando si parlava
di
feste, Alice e Emmeline diventavano intrattabili. Certo, anche a lei
piaceva l’atmosfera
del ballo. Adorava il natale e tutte le conseguenze che il periodo
comportava.
Adorava gli ornamenti, adorava le carole da cantare insieme, adorava i
maglioni, adorava i giochi di società che si facevano fino a
tarda notte,
adorava stare con i suoi amici e la sua famiglia, adorava quel ballo
che si
svolgeva ogni anno a Hogwarts, prima delle vacanze…
Ma
odiava, odiava a morte tutta quell’ansia dovuta
all’attesa. Secondo lei, l’ansia
molto spesso incute talmente tanto timore, che finisce per rovinare
ogni
aspettativa. Per questo cercava di vivere tutto quanto più
serenamente
possibile, anche se ultimamente sembrava non riuscirle…
Si
sentì triste, improvvisamente.
Avrebbe
voluto andarci con Remus a quel ballo, ma sapeva che Lily aveva bisogno
di lui,
in quel momento. Sapeva che lui l’aveva invitata, Marlene
stessa aveva
suggerito al ragazzo di farlo.
Conosceva
Remus da molto poco ma, ogni volta che parlava con lui, si sentiva come
se lo
conoscesse da una vita. Era una persona dolcissima, divertente,
intelligente e
furba. E anche sensibile! Non esageratamente ma abbastanza da capire
molte cose
che spesso i ragazzi non comprendono.
E
poi era anche piuttosto carino… Marlene represse una
risatina e non sapeva di
essere leggermente rossa in viso, quando arrivò
all’ultimo gradino della scala
dei dormitori che portava proprio alla sala comune.
«Oh!
Ciao Marlene!»
A
quella voce, Marlene sentì una fitta allo stomaco. Non si
era assolutamente
accorta di lui.
Remus
stava seduto su un divano poco più in là, con lui
Sirius Black e James Potter.
Marlene
cercò di non darlo a vedere, ma non si aspettava di
incontrare Remus proprio
mentre pensava a lui. Così si stampò in faccia un
sorriso, e alzò una mano in
segno di saluto, mentre si sedeva ad un tavolino vuoto e tirava fuori
un libro
da leggere dalla libreria della Sala Comune.
«Rem,
vai! Che aspetti?» disse James a bassa voce
all’amico, che sembrava
imbarazzato.
«Ma…Ma
sta leggendo!» rispose Remus
«Avanti
Lunastorta, tira fuori un po’ di coraggio da
Grifondoro… Si vede da lontano un
miglio che ti piace! Ah, per la cronaca! Ti sta guardando... proprio adesso!» disse spiccio Sirius, mentre si alzava
dalla poltrona.
Remus dapprima balbettò, poi guardò James che gli
annuiva convincente.
«Eehm…
Sirius? Andiamo giù? Così il nostro Remus
potrà liberamente fare ciò che… desidera» disse James
sorridente, poi
afferrò un ghignante Sirius per un braccio e lo
trascinò con sé, fuori dalla
Sala Comune.
«Pff…
maledetti…» sussurrò
Remus, che intanto si era alzato ed
avvicinato a Marlene, con un sorriso incerto stampato in faccia.
Arrivò al
tavolo di lei, ma la bionda non si era accorta della presenza di Remus.
Quest’ultimo
si schiarì la gola, e questo gesto fece sobbalzare non poco
Marlene.
«Oh!
Ciao Remus, mi dispiace, non ti avevo visto…»
«Ciao
Marlene, figurati! Mi dispiace di averti
spaventata…»
La
bionda annuì rassicurante, e continuò
«Beh,
che aspetti? Siediti!»
Remus
annuì sorridente e si sedette proprio di fronte a lei.
Adesso cosa avrebbe
detto? Non si era preparato nessun discorso, non aveva idea di cosa
chiedere…
«Allora,
come procedono i preparativi per il ballo?»
Merda.
Perché
aveva tirato fuori quell’argomento?
E
se Marlene avesse trovato un accompagnatore e gli avesse sbattuto in
faccia la
notizia?
Avrebbe
voluto davvero invitarla ma… Lily
aveva bisogno di lui.
Marlene
alzò la testa dal suo libro e fece spallucce, come se fosse
annoiata dalla
domanda.
«Beh…
non ci sono ancora andata e già non vedo l’ora di
tornarmene in dormitorio…»
«Oh…
Beh, non hai un accompagnatore?» chiese Remus, tremante.
Marlene
fece un mezzo sorriso, anche se in realtà interiormente
rideva a crepapelle per
l’aspetto terrorizzato di Remus. Sembrava teso, e impaurito
dalla risposta che
avrebbe potuto darle.
«Ecco…
diciamo che ho scelto di non andarci con nessuno…
Starò con Mary»
«Beh
ma… ecco, se vuoi… Potete unirvi a me e Lily!
Insomma, è la mia migliore amica,
non siamo una coppia… Aveva… aveva bisogno di me,
lo sai…»
Marlene
poggiò improvvisamente una mano su quella di Remus, come per
rassicurarlo.
Stava balbettando e sul suo viso c’era un leggero rossore.
Era
molto tenero, Lene pensò che si stesse giustificando per non
averla invitata… e
si sentì felice, improvvisamente, perché a quanto
pare non era l’unica a
volerlo con sé, quella sera.
«Staremo
con voi allora…» Lene sorrise a Remus, che
sembrava imbarazzatissimo ma si sforzò
di ricambiare il sorriso di lei.
Scostò
la mano da quella di lui, e tornò a sfogliare il suo libro
anche se lo guardava
sorridendo di sottecchi, mentre Remus si guardava intorno.
Tornò
a fissarla, e in quel momento fu sicuro di una cosa.
Era
bellissima.
Ciaaaaao a tutti voi!!!! :3
Ecco il nuovo capitolo!
Personalmente, devo dire che il contenuto (la trama, più che
altro) mi piace tanto, ma non credo di poter dire lo stesso del modo in
cui è scritto. Ho cercato di aggiustarlo ma ne è
venuto fuori un pastrocco :/
Spero vi piaccia!
Grazie a this is
magic_lovefirehp, BlueParadise, Ele12, Cara Black_16,
lettriceappassionata, M_Padfoot e la new entry Fremiona_Tirivispi per
aver recensito lo scorso capitolo! Siete meravigliose, grazie <3
Nel prossimo capitolo
vedremo la reazione di Mary al bacio di Sirius (non ve lo aspettavate,
eh?) e tante, tantissime altre cosette!
Un abbraccio,
Marauder11
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Capitolo 24 *** Capitolo Ventiquattresimo - Turbine di emozioni ***
Capitolo
Ventiquattresimo - Turbine di emozioni
Una tempesta.
Il gelo e il
calore allo stesso tempo la avvolgevano, mentre
saliva in tutta fretta le scale che la separavano dal dormitorio
femminile del
sesto anno. Non sapeva nemmeno lei descrivere quello che stava
provando, le
sensazioni che la stavano assalendo, ma fu grata a sé stessa
per aver
interrotto quel contatto prima di tradirsi e mostrare il panico che le
attanagliava le viscere.
Sapeva che
dietro quella porta avrebbe trovato le sue amiche
che, una volta esaminata la sua faccia, l’avrebbero sommersa
di innumerevoli
domande, e si sarebbero preoccupate per lei.
Ma non aveva
altra scelta, non poteva certo riscendere al
piano di sotto, dato che sentiva ancora le voci dei malandrini che
parlavano
tra di loro. Se fosse scesa in quello stato, sicuramente si sarebbe
cacciata
nei guai, dato che avrebbe sicuramente insospettito i malandrini. Per
cosa poi?
Per un turbine di emozioni che nemmeno lei sapeva descrivere.
Così
sospirò e decise di aprire la porta davanti a sé.
Il
dormitorio apparentemente vuoto dato il silenzio che lo avvolgeva,
ospitava in
realtà una sola persona. Mary si ritenne fortunata in quel
momento, quando vide
Lily chinata ad allacciarsi le scarpe. C’era solo lei, almeno
così sembrava, ed
era l’unica tra tutte che voleva in quel momento vedere.
Certo, se avesse
potuto scegliere, avrebbe di certo preferito non vedere proprio nessuno
e
tuffarsi sul suo letto, a riflettere e ponderare fino allo sfinimento
sul senso
di tutto quel turbinio di emozioni che l’aveva inghiottita da
quando aveva
sfiorato quelle maledette labbra.
Lily
però, era sicuramente l’alternativa meno dolorosa
al suo
desiderio solitudine. Era l’unica in grado di capirla
appieno, l’unica che non
l’avrebbe mai fatta sentire a disagio, non
l’avrebbe giudicata.
Se avesse dovuto
scegliere la persona più adatta per
sostenerla in qualsiasi situazione, Mary avrebbe scelto sempre e subito
Lily.
Lei era la persona ideale, se così si poteva dire.
Era rimasta
impalata oltre la porta che aveva richiuso
distrattamente alle sue spalle. Era entrata nel suo dormitorio
finalmente, ma
non era riuscita a fare alcunché. Lily, che
l’aveva vista entrare, si era
insospettita per tutto quel silenzio e quella staticità, che
non stavano mai
nello stesso posto in cui stava Mary MacDonald, mai.
Alzò
appena la testa quando incontrò lo sguardo perso
dell’amica
e, non appena ebbe finito di fare un fiocco alla slinga della sua
scarpa, si
alzò preoccupata e si diresse verso di lei, cercando intanto
di trovare le
parole giuste per spingerla a parlare e ad esprimersi. Quando Mary
aveva
esattamente quella faccia, nessuno riusciva mai a farle spiccicare una
parola o
a calmarla. Qualcosa l’aveva letteralmente sconvolta.
«Mary?» Lily
pronunciò con delicatezza il
nome della sua migliore amica, che sembrò accorgersi
improvvisamente della
presenza di Lily. Il suo sguardo rimase vacuo, i suoi occhi sbarrati.
Con movimenti
lenti e meccanici, si diresse verso la finestra
e si sedette allo stesso modo sul davanzale.
Adesso fissava
un punto imprecisato nella stanza. Lily fu
paziente e, sebbene avesse deciso appena pochi minuti prima di scendere
giù in
Sala Comune, si sedette sul letto più vicino a dove stava
lei, quello di
Emmeline, con il viso rivolto verso l’amica, in attesa.
Mary non seppe
dire quanti minuti erano passati ma, quando
alzò lo sguardo per vedere se Lily era ancora lì,
la vide immobile, intenta a
scrutarla con la testa leggermente piegata su un lato.
Sorrise. Non per
felicità o per gratitudine, ma perché
avrebbe potuto scommettere qualsiasi cosa, ma Lily non se ne sarebbe
mai andata
di lì senza una spiegazione.
«…Hey» disse Mary in
un sussurro,
rendendosi conto solo dopo aver pronunciato
quell’esclamazione che non aveva
mai detto niente di così stupido e assolutamente
inappropriato al contesto.
Lily
capì però, grazie a quella reazione di Mary, che
adesso
era pronta per parlare così si alzò, e si diresse
lentamente verso Mary. Si
sedette per terra, esattamente di fronte a lei, e intercettò
il suo sguardo
incerto.
«Non
c’è
nessuno, le ragazze sono salite su da Flora, Alice aveva bisogno di non
so ché…
Mi hanno detto che ci rivediamo direttamente in Sala Grande
all’ora di pranzo,
quindi nessuno ci disturberà. Dimmi tutto, Mac»
Mary in quel
momento fu immensamente grata a Lily, per un
preciso motivo. A volte era fermamente convinta del fatto che Lily le
leggesse
nella mente, tanto sapeva anticipare esattamente le sue domande e
chiarire i
suoi dubbi. Forse era per questo che la capiva meglio di chiunque
altro, come
nessun altro. Perché la salvava sempre dalle domande o
risposte scomode.
Mary si
sistemò accanto all’amica, si sfregò le
mani e iniziò
a raccontarle quello che le era successo poco prima.
«Ti
è… mai
capitato di rimanere completamente scioccata per un gesto fatto da una
persona
che… ti era fino a poco prima indifferente?»
Mary fece quella
domanda a Lily con un’ingenuità e una
dolcezza tale, che Lily credette di avere di fronte a sé
improvvisamente una
bambina, desiderosa di scoprire qualcosa di estremamente banale e
complicato
allo stesso tempo. Lily si portò le ginocchia al petto,
guardò un punto
indefinibile all’interno della stanza e sorrise.
«Beh…
potrei
dirti di no?»
Mary
rise, in effetti non poteva. Per un attimo ebbe l’impressione
che l’amica
stesse pensando a James.
«Avanti,
Mary, dimmi cosa succede…» chiese Lily
all’amica, che intanto si era
imbambolata. Mary improvvisamente si riscosse, fissò il
pavimento e, in un
gesto meccanico, rispose
«Sirius…
voglio
dire, Black mi ha baciata, Lils…»
Lily non
poté non sgranare gli occhi per lo stupore, ma si
sforzò di non commentare. Sapeva che se avesse interrotto
Mary per qualsiasi
motivo, questa si sarebbe immediatamente chiusa in sé stessa
e non avrebbe
parlato. Così tacque, contro ogni sua volontà.
«Sono…sono
accidentalmente caduta su di lui e… mi ha baciata, ma io
l’ho respinto. Era
assolutamente ovvio che l’avrei respinto, non
l’avrei certo lasciato fare. Lui
gioca con le ragazze e sai anche tu quanto io detesti il suo modo
meschino e
assolutamente menefreghista di approcciarsi con il sesso femminile.
Per
questo principalmente l’ho respinto…»
Mary si fermò e alzò la testa,
incrociando lo sguardo di Lily che la guardava attentamente. Dopo un
lieve
cenno del capo della testa rossa, Mary continuò, adesso
sembrava infuriata
piuttosto che incerta.
«Però
io, diamine! Non so spiegarmi perché questo suo gesto mi
abbia sconvolta così
tanto. Insomma, non mi è mai importato niente di lui, no?
L’ho sempre
disprezzato e ignorato… Beh, magari non sempre ignorato, va
bene… Ma non ho mai
pensato a lui come qualcuno che potesse sconvolgermi così
tanto con un così
semplice gesto. C’è da aspettarselo, no? Che uno
così magari ci prova con te… Oltretutto,
non è certo il mio primo bacio; mi è capitato
diverse volte di baciare qualcuno
per sbaglio o per scherzo, e in nessuno di questi casi sono rimasta
così
tramortita da quest’azione ma… Questa
volta…»
«Questa
volta qualcosa ti si è mosso dentro…»
«Esatto.
Ma non capisco che cosa… Sicuramente all’inizio ho
provato tanto stupore e
successivamente rabbia, perché non avrei mai voluto che le
mie labbra
incontrassero le sue, nemmeno per un istante. Poi ho avvertito una
confusione
che mi sommerge ancora adesso… Che diavolo mi prende,
Lils?»
Lily
sorrise spontaneamente alla sua migliore amica che le stava chiaramente
chiedendo aiuto e si prese qualche minuto per riflettere, prima di
risponderle.
Non sapeva davvero cosa dirle e non capiva nemmeno bene ciò
che provava Mary…
Quel contatto le aveva fatto perdere il senno per una manciata di
minuti, e
adesso la stava affliggendo… Ma perché?
«Mary,
io credo che le tue domande non troveranno subito delle
risposte… Non adesso,
comunque, che sei ancora troppo scossa. Capirai meglio cosa ti ha
spinto ad
agire in un certo modo quando avrai messo a posto le idee e quando lo
rivedrai,
sicuramente. L’unica cosa che adesso posso affermare, credo,
è che tu, che fino
ad oggi ti sei sempre vantata del fatto di essere completamente
indifferente a
quell’imbecille di Black, beh, adesso non lo sei
più»
Lily
aveva detto quelle semplici parole con tanta lentezza, che Mary aveva
potuto
digerirle bene appieno e ne aveva colto il vero senso. Adesso
però, un senso di
angoscia la avvolgeva; non riusciva a venire a capo di quella
situazione che si
era creata, e più di tutto non capiva come poteva starsene
lì, immobile, a
meditare su quell’azione che dopo tutto, non sembrava averle
fatto male. No,
non le aveva fatto del male, aveva svegliato semplicemente una parte
che non
conosceva di sé stessa.
Mary
era sempre stata una ragazza fredda, distaccata. Agiva sempre a mente
fredda,
meditava bene su quello che faceva. Era una maniaca del controllo, e
per la
prima volta si era sentita in un certo senso debole.
Numerose
sensazioni l’avevano avvolta per la prima volta, e si erano
accavallate dentro
di lei cercando di prendere il sopravvento, l’una
sull’altra... Non si era
accorta che un’altra sensazione adesso la stava avvolgendo:
la fame. Il suo
stomaco stava brontolando, e stava facendo davvero un gran chiasso, in
mezzo a
tutto quel silenzio. In effetti non era scesa in tempo per fare
colazione e,
senza accorgersene, era già quasi ora di pranzo. Lily si
alzò e le porse una
mano per aiutarla ad alzarsi.
«Vieni
giù con me Mac o vuoi stare ancora qui a torturarti
mentalmente? Lo sai, lo sai
che hai bisogno di distrarti e di allontanarti dalla situazione per
poterci
vedere chiaro, per riuscire analiticamente a risalire alla soluzione
che
cerchi… E non puoi certo farlo a stomaco vuoto,
no?» le disse Lily, con tono
solenne mentre sorrideva. Mary le sorrise di rimando e, ancora una
volta, si
trovò d’accordo con la sua migliore amica e la
seguì, oltre la porta del
dormitorio, senza alcun motivo che la spingesse ad agire diversamente.
James
Potter, che stava seduto al tavolo di Grifondoro alle tredici e trenta
esatte
mentre il sole era ben alto in cielo, guardava di sottecchi Sirius
Black, il
suo fedele compare di avventure e sventure, mentre giocherellava con il
cibo e
aveva lo sguardo perso nel vuoto. Remus Lupin, di fronte ai due,
osservava James,
nella speranza che prima o poi incrociasse il suo sguardo, per
comunicargli
chissà che cosa. Dato che questo sembrava avere occhi solo
per Sirius, Remus
cercò con gli occhi qualcun altro. Marlene, Alice ed
Emmeline erano sedute
qualche posto più in là, e parlottavano
serenamente tra di loro, mentre
mangiavano. Si soffermò più del dovuto ad
osservare la prima sorridendo, e
questa, che si accorse dello sguardo di Remus posato su di lei, si
voltò in sua
direzione e gli sorrise di rimando. Remus non resse a lungo lo sguardo
della
Grifondoro, e subito volse il suo sguardo verso due figure che stavano
facendo
il loro ingresso proprio in quel momento in Sala Grande.
La
prima, sembrava stranamente serena. E sembrava sorridere sincera; il
che non
accadeva da un po’ di tempo. La seconda, invece, sembrava
infastidita da
qualunque cosa la circondasse, aveva indossato la sua migliore maschera
di
indifferenza.
La
prima era una rossa, la seconda una bionda.
Lily
Evans e Mary MacDonald avanzavano spedite a fianco della tavolata di
Grifondoro
in cerca di due posti liberi, che a quanto pare non c’erano.
Remus alzò una
mano in loro direzione, che Mary subito vide e immediatamente fece un
cenno a
Lily, che incrociò subito lo sguardo di Remus e sorrise, di
nuovo, sinceramente.
Le due notarono che accanto a Remus infatti, c’era un
po’ di spazio e,
facendosi un po’ più stretti, ci sarebbe stato
spazio a sufficienza per tutti e
tre.
Lily
avanzava con Mary alle calcagna e presto si diresse verso Remus e gli
scoccò un
bacio sulla guancia, in segno di saluto. Salutò con un lieve
cenno del capo
anche Sirius e James. Il primo ricambiò con un borbottato
«Ciao Ev…»
inspiegabilmente freddo, mentre il secondo ricambiò con un
cenno del capo
indifferente, e immediatamente Lily sentì freddo. Non appena
Lily si sedette,
sbucò da dietro di lei la figura di Mary, che si rivolse a
Remus
«Beh,
grazie Remus, altrimenti mi sa che avremmo dovuto mangiare a terra
oggi…»
Remus
rise leggermente in sua direzione e cercò di rompere il
ghiaccio, iniziando a
parlare.
«Come
mai così in ritardo a pranzo oggi, ragazze?»
«Ecco,
io…» disse Mary, confusa, non sapendo cosa dire.
Fu salvata da Lily che
immediatamente sovrastò la sua voce e disse «Non
mi ero ancora svegliata quando
Mary è arrivata in camera, così mi ha gentilmente
aspettata mentre mi preparavo,
per poi scendere insieme a pranzo…» disse Lily,
con disinvoltura. Remus annuì,
quasi convinto che quella fosse l’unica spiegazione del loro
ritardo ma decise
di non approfondire, dato che non voleva mettere in imbarazzo Mary, che
sembrava davvero impacciata. Che fosse rimasta sconvolta dal gesto di
Sirius?
Mangiarono,
parlando poco tra di loro. Questo era insolito fino a qualche settimana
prima,
quando venivano ripetutamente richiamati dalla professoressa McGranitt
perché
non facevano altro che ridacchiare sommessamente a tavola, infastidendo
tutti.
Ma adesso la tensione si avvertiva, tagliente e incontrastabile tra di
loro.
Non solo James e Lily avevano smesso di parlare amichevolmente da
quando era
successo tutto quel trambusto, adesso nemmeno Sirius e Mary sembravano
intenzionati a fare conversazione! Questo metteva Remus in una
situazione di
terribile disagio, tanto che si ritrovò a rimpiangere i
vecchi tempi, in cui
tutti e quattro litigavano, il che era odioso e sfiancante, ma almeno
spiccicavano qualche parola, dannazione!
James
si alzò per primo dal tavolo, dato che il cercatore di
Grifondoro gli aveva
fatto cenno di volergli parlare. Così si congedò,
senza troppe cerimonie, ma
non si accorse che Lily lo aveva osservato tutto il tempo, dato che era
troppo
impegnato a non guardare dalla sua parte.
Dopo
che James se ne andò, Lily sospirò, si
alzò e si diresse verso Alice che la
chiamava da lontano anche lei da un po’, con sguardo di
supplica. Remus fermò
Sirius e Mary che senza volerlo si stavano alzando simultaneamente per
abbandonare anche loro la tavolata, dato che il silenzio si stava
facendo
opprimente.
«Alt!»
aveva detto, facendo ai due cenno di fermarsi con una mano. Per la
prima volta
dal momento del bacio, i due si scrutarono curiosi negli occhi, e poi
guardarono Remus.
«Che
c’è, Remus?» chiese Mary dubbiosa
«Non
so voi, ma io non posso più vedere quei due evitarsi come la
peste… Dobbiamo
assolutamente escogitare qualcosa»
Quando
Remus aveva fermato Sirius che stava cercando di scappare, il panico
l’aveva
quasi travolto. Aveva paura che li mettesse uno di fronte
all’altra e che lo
costringesse a fare le sue scuse a Mary per quello che aveva fatto
prima. Con
grande sollievo di Black, invece, le attenzioni di Remus erano rivolte
a
tutt’altro che a lui e Mary, per fortuna. Così si
sedette, finalmente
sorridente e sinceramente interessato al discorso.
«Che
hai in mente, Lunastorta?»
Così
parlarono tutti e tre fitto fitto, e dopo
circa mezz’ora si alzarono dalle panche con la stessa
espressione compiaciuta
dipinta sul viso.
La
Sala Grande era magnifica, quella sera. Tutte e quattro le tavolate
erano
scomparse, e l’avevano resa ancora più immensa.
Una pista da ballo dalla forma
circolare era posizionata al centro della Sala, e ai lati, sotto alle
finestre,
tanti piccoli tavolini tondi erano circondati da delle sedie. Lily non
poté
fare a meno di stupirsi quando aveva visto in fondo alla sala un enorme
albero
di natale addobbato con molti festoni, che riportavano i colori delle
case.
Anche le luci, coloratissime, si accendevano alternativamente. Verde,
rosso,
giallo e blu. Questi erano i colori che regnavano in assoluto quella
sera in
Sala Grande. Immediatamente si volse verso Remus, che aveva sul viso la
stessa
espressione di stupore e di felicità che aveva Lily. Si
girò verso di lei e le
sorrise
«Lils,
questo abito ti sta d’incanto!» Lily
arrossì al complimento dell’amico e
rispose «Anche tu non sei davvero niente male stasera,
Rem»
Entrambi si
avviarono all’interno della Sala
Grande per cercare dei visi amici a cui unirsi. Remus sapeva
già dove avrebbe
trovato i suoi amici; al tavolo delle bibite. E infatti, quei tre,
erano già
intenti a sorseggiare ogni numerosa bottiglia che gli capitava a tiro,
e a
scambiarsela mentre ridevano sommessamente. Sperava che Sirius si
ricordasse
del fatto che non avrebbe dovuto permettere a James di ubriacarsi. Si
guardò
intorno, in cerca di Mary, che a quanto pare era intenta a parlottare
con
Emmeline e Marlene mentre tutte e tre lanciavano occhiatine alla coppia
dell’anno: Alice e Frank, che si erano già buttati
in pista e danzavano
abbracciati. Sorrise, vedendo almeno loro felici e spensierati. Lily lo
trascinò quasi immediatamente in direzione delle ragazze.
Remus constatò che
erano tutte e tre molto belle, quella sera. Anche se lui aveva occhi
solo per
Marlene che, per l’occasione, indossava uno splendido abito
lungo rosso, con la
scollatura a cuore, e portava i capelli biondi raccolti in una crocchia
che
lasciava sfuggire qualche boccolo qua e là.
«Marlene…»
Remus
notò le guance della Grifondoro tingersi di rosso, quando
lui aveva pronunciato
il suo nome. Sorrise impercettibilmente, si avvicinò a lei e
le fece il
baciamano. Questa sembrò divertita dal gesto.
«Sir
Lupin, sono lietissima di vederla…» Marlene aveva
assunto un tono piuttosto
fintamente aristocratico, che trasmise a Remus.
Lui
rise cristallino, mentre guardava Lily allontanarsi più in
là con Mary. Erano
rimasti soli. Era il momento giusto.
Nel
frattempo Lene si era seduta su una sedia posta proprio lì,
alle sue spalle.
«Ahh,
benedetta sedia!» si sfilò facilmente i tacchi dai
piedi, e li poggiò vicino
alla sua borsa, che aveva poggiato accanto alla sedia.
«Fanno
così male, quelle scarpe?» disse Remus con tono di
sfida. Marlene assottigliò
gli occhi.
«Vuoi
provare?»
«Oh,
certo che no!» disse Remus alzando le mani, in segno di resa.
Rise, e trascinò
ancora una volta Marlene nella sua risata.
E’
ora. Diglielo ora!
Un
paio di volte aprì la bocca in direzione della bionda, ma
non aveva emesso
alcun suono. Il panico lo stava assalendo, perché diavolo
era così difficile
invitarla a ballare?
«Remus,
c’è qualcosa che non va?»
Marlene,
che aveva notato lo sguardo preoccupato e teso di Remus, si era nel
frattempo
alzata, e avvicinata all’amico.
Lui
si ridestò e si sentì in colpa per averla fatta
preoccupare.
Notò
che Sirius, alle sue spalle, lo guardava da lontano. Osservò
per un attimo
l’amico, e questo dapprima gli sorrise, poi annuì
come per infondergli
coraggio. Quel cagnaccio era più perspicace di quello che
pensava.
Sentì
una scarica elettrica attraversargli il corpo, quando
incrociò lo sguardo di
Marlene, che lo stava trafiggendo. Si sentì coraggioso, e
approfittò subito di
quell’ondata di sicurezza che l’aveva avvolto.
«Beh,
mi chiedevo se ti andasse di ballare con me, Lene…»
Lei
gli sorrise, i suoi occhi adesso brillavano. Guardò le
scarpe, e sospirò al
pensiero di rimetterle.
«Sai
che non devi per forza metterle, nessuno vedrà che sei
scalza, McKinnon… »
Marlene
si guardò il vestito e constatò che,
effettivamente, dato che il vestito aveva
uno strascico abbastanza lungo, nessuno avrebbe visto che era scalza.
«Ma
si dai, chissene importa! Andiamo?» disse lei, afferrando la
mano di Remus
improvvisamente. Questo sussultò, ma immediatamente fu
più tranquillo.
Quando
raggiunsero il centro della pista, si diffuse una musica lenta.
Un
turbine di emozioni avvolse i due danzanti, emozioni incomprensibili
quanto
intense.
Si
guardarono, e in un attimo il silenzio fu carico di pensieri che le
parole non
avrebbero potuto esprimere.
Alle
undici in punto, Remus fece cenno a Mary che stava ballando qualche
metro più
in là con James mentre entrambi ridevano, e questa subito
inscenò una fitta
improvvisa alla caviglia, che per poco non fece morire dal ridere
Remus, tanto
questa era stata brava a fingere l’improvviso malore.
Marlene
si era allontanata per stare un po’ con Mary, che sembrava
giù di corda.
Lui
invece, si diresse verso Lily che parlava con Sirius e le disse che
aveva
dimenticato in dormitorio il regalo che aveva comprato per Marlene e
che, prima
di consegnarglielo, voleva assolutamente farglielo vedere per avere un
parere
dalla sua migliore amica. Questa si mostrò subito felice ed
eccitata all’idea
di aiutarlo, così lo seguì fuori, in corridoio.
Remus gli disse che il trucco
si era leggermente sbavato sull’occhio destro,
così da provocare quasi
istantaneamente una crisi a Lily che, di conseguenza, chiese a Remus di
fare
prima una deviazione in bagno. Abboccata.
Mary,
nel frattempo, si era fatta accompagnare in infermeria da un James
piuttosto
preoccupato, che aveva bussato alla porta di Madama Chips con molta
impazienza.
Tutta quella situazione a Mary risultava piuttosto buffa tanto che
aveva
rischiato di ingannarsi, facendosi scoprire mentre rideva
sommessamente, ma si
sforzò di reggere il gioco perché avrebbe
sicuramente funzionato, ed era
assolutamente necessario che funzionasse. Doveva assolutamente perdere
almeno
dieci minuti per dare a Remus il tempo di raggiungere la Torre. Al
primo
segnale, avrebbe chiesto a James di accompagnarla su.
Lily,
che nel frattempo era uscita dal bagno più tranquilla
convinta di essere in
buono stato adesso (come se non lo fosse già stata prima di
entrare), prese a
braccetto Remus e si diressero insieme in fretta verso la Torre di
Grifondoro,
e subito dopo nei dormitorio dei malandrini e di Frank.
Lily
si sedette su un letto a caso (che era quello di James, ma lei non lo
sapeva),
e attese Remus che fingeva di rovistare nel suo baule, in cerca del
regalo di
Marlene. Lily cominciò ad essere impaziente; dopo dieci
minuti di attesa chiese
a Remus, senza fargli pesare il fatto che si stesse annoiando
«Trovato?»
«No
Lils, non riesco proprio a trovarlo!» Lily si volse
dispiaciuta verso il suo
migliore amico, stringendo il labbro inferiore con i denti e inclinando
la
testa su un lato. Voleva dire a Remus che non importava, glielo avrebbe
mostrato un'altra volta, che adesso voleva scendere giù ma
non ebbe il coraggio
di farlo. Remus non l’avrebbe sicuramente contraddetta ma non
voleva togliere
al suo migliore amico il piacere di mostrarle adesso quel regalo, dato
che era
tanto importante per lui ricevere un parere dall’amica.
Improvvisamente
Remus fu colto da un’illuminazione, si alzò e
batté le mani, esclamando «Ah,
Merlino!»
Lily
lo guardò confusa e gli chiese, gentilmente «Cosa
c’è adesso, Rem?»
Remus
si diresse verso l’amica e iniziò a spiegarle
brevemente che si era dimenticato
di aver nascosto il regalo giù in Sala Comune in mezzo alla
legna per il fuoco,
per non farlo vedere ai suoi amici che l’avrebbero preso in
giro fino alla
morte. Chiese a Lily di aspettarlo lì immobile e questa,
seppur confusa e
insospettita dal comportamento dell’amico, non osò
rifiutare e annuì. Osservò
il dormitorio maschile di Grifondoro e pensò che quella era
l’unica volta in
cui era salita fin lassù ed era rimasta da sola.
Provò ad indovinare a chi
appartenesse ogni singolo letto, ma non sapeva di essersi sbagliata
così tanto
sull’idea che si era fatta dei ragazzi. Pensava di essere
seduta sull’ordinato
letto di Frank, accanto alla finestra più grande, e invece
era proprio seduta
sul letto dell’inverosimilmente ordinato James Potter.
Contemplò per un momento
la luna, che si intravedeva perfettamente dal punto in cui stava Lily,
attraverso la finestra. Era ancora alla sua prima fase,
e brillava bianca nel cielo, circondata dalle
stelle.
Si
riscosse e spaventò quando qualcuno entrò nel
dormitorio con violenza,
sbattendo la porta dietro di sé. Lily vide un paio di
occhiali scintillare nel
buio della stanza e, nello stesso istante, James si rese conto della
presenza della
rossa e sbiancò.
«Evans,
che ci fai qui?» chiese James sospettoso, notando allo stesso
tempo che Lily
stava seduta proprio sul suo letto.
Lily
rispose imbarazzata, abbassando la testa «Beh,
ecco… Remus è sceso giù a
prendere una cosa che voleva mostrarmi e mi ha detto di aspettarlo qui,
per
questo io…»
Uno
scatto della serratura fece girare entrambi verso la porta, che ebbero
lo
stesso sospetto. James, che era più vicino alla porta, si
avventò praticamente
su di essa e, quando si accorse che era chiusa a chiave,
iniziò ad agitarsi e a
sbattere i pugni sulla porta, per attirare l’attenzione di
qualcuno che,
magari, sarebbe passato di lì in quel momento. Ma nessuno
parve sentirli così
James si appoggiò con la schiena contro la porta e
scivolò, sedendosi con un
piccolo tonfo a terra.
«Siamo
rimasti chiusi dentro…» disse James, corrucciato,
provocando a Lily un attacco
di panico, involontariamente. Questa infatti subito si alzò
e iniziò a
camminare avanti e indietro facendo volteggiare il suo lungo vestito
qua e là e
sospirando. D’improvviso si fermò ed
esclamò «Alohomora, Potter!»
Subito
James capì a cosa alludeva Lily e tastò le tasche
dei suoi pantaloni, invano.
Eppure era sicuro di averla posta un’oretta prima proprio
dentro la tasca
interna della sua giacca, ma questa sembrava essersi volatilizzata.
James
sbuffò e disse a Lily sconsolato «Uff,
niente… Non ce l’ho… Eppure ero sicuro
di averla con me, un momento fa! E la tua?»
Lily
chiuse gli occhi un attimo come per invogliare il suo corpo a calmarsi,
altrimenti sarebbe sicuramente esplosa.
«L’ho
lasciata nel mio dormitorio, nel mio vestito non ci sono tasche e
così…»
Dopo
essersi entrambi svenati per un po’, capirono che non
c’era verso di uscire di
lì…
James
così decise ad analizzare le venature del legno dei
pavimenti, quasi volesse
memorizzare ogni piccolo particolare. In realtà non gli
importava proprio
niente del pavimento, continuava a fissarlo solo per cercare di non
guardare
Lily, che era rimasta chiusa in stanza con lui. Che cosa avrebbe fatto?
Cosa
avrebbe detto? Sospirò, e Lily sembrò quasi
intercettare i suoi pensieri.
«Com’è
andata la tua serata?» chiese Lily timidamente, decisa a fare
conversazione…
Odiava quel silenzio assordante.
«Oh
beh, così… e la tua?» chiese James con
una punta di tensione nella voce.
«Lo
stesso…» rispose Lily.
Stettero
qualche minuto in silenzio, a riflettere su quello che avrebbero dovuto
dire,
finché Lily non si fece dinuovo coraggio e disse, con una
punta di rabbia nella
voce «Non trovi strano il fatto che siamo rimasti chiusi qui
dentro e né Remus,
tantomeno Mary si sono ancora fatti vedere?»
«Già,
stavo pensando proprio a quello anch’io… Hanno
messo su davvero un bel teatrino,
quei due. Ci scommetto che c’è anche lo zampino di
Sirius in tutta questa
storia!» disse James risolutivo
«Beh,
visto che ci siamo… Vorrei approfittarne per dirti che mi
dispiace, Potter, per
tutto quello che è successo tra noi qualche settimana
fa… Sono stata forse troppo
severa con te…» Per la prima volta da quando era
entrato in quella stanza,
James ebbe il coraggio di alzare lo sguardo e guardare Lily dritto
negli occhi,
con stupore. Si ridestò in fretta e rispose
«Beh,
avevi ragione… Mi sono comportato da schifo, non sai quanto
mi dispiace…»
Lily
sorrise timidamente e lo interruppe in fretta, dicendogli
«E’ tutto passato
ormai… però, ecco… devi capire che per
me adesso è difficile tornare a fidarmi
di te come stavo iniziando a fare»
James
continuò a fissarla, senza preoccuparsi dello sconforto che
lo stava assalendo
in quel momento, senza curarsi di non mostrare quanto ci stava male;
non lo
fece per provocare pietà in Lily nei suoi confronti, no.
Voleva affrontare la
realtà di petto, e non se ne sarebbe stato ancora
lì, seduto a testa bassa.
Lily
notò sicuramente la sua espressione facciale a dir poco
dispiaciuta, così
quando riparlò, il suo tono si incrinò di un poco.
«Ti…
Ti perdono, Potter. Ma non me la sento di essere di nuovo tua amica,
almeno per
adesso, va bene?» gli chiese Lily, con voce flebile che
però non ammetteva repliche.
James dapprima annuì, poi provò a controbattere
iniziando con un timido “ma”, che
fu subito interrotto da Lily, che scosse dispiaciuta la testa e gli
disse, con
tono autorevole « Puoi scegliere di accettarle oppure di
continuare ad
ignorarci come abbiamo fatto fino ad ora, spingendo i nostri amici a
preoccuparsi per noi e ad organizzare addirittura queste sceneggiate
pur di farci
parlare… Io però non ci sto, Potter, non mi va
proprio di stare male e di far
stare male anche gli altri, non è così anche per
te? Io… voglio lasciarmi tutto
alle spalle»
Il
tono di James divenne da triste e chiaramente sorpreso a freddo e
distaccato, e
rispose con un secco «Certo, Evans. Come vuoi»
senza aggiungere altre parole.
Lily
notò il cambiamento di tono di James e si chiese se non
avesse commesso un
grave errore negandogli una possibilità. Si era
già pentita di quello che gli
aveva detto, ma non poteva ritornare sui suoi passi. Sentiva che
qualcosa si
era rotto tra di loro, definitivamente, così
abbassò il capo e cominciò a
fissarsi le mani, con il volto imbronciato.
James,
che aveva visto l’espressione triste e pentita sul viso di
Lily, si era infuriato,
più con sé stesso che con lei che aveva preso
decisioni per tutti e due, dato
che la colpa era tutta sua. Tuttavia finse di non curarsene,
così cominciò
nuovamente a picchiare i pugni sulla porta, stavolta urlando con tutto
sé
stesso e con più violenza, sfogandosi inconsapevolmente
«APRITE
QUESTA MALEDETTA PORTA!»
Lily
si spaventò per il tono violento che
aveva assunto Potter. Non si ricordava di averlo mai visto
così arrabbiato. Era
arrabbiato per colpa sua… Aveva sbagliato tutto, TUTTO. Ma
adesso non poteva
più rimediare.
Quando
aveva deciso, giorni prima, di dire a Potter che lo perdonava ma non
voleva
avvicinarsi a lui nuovamente, la sua non le era sembrata affatto una
decisione
sbagliata. E si era sentita addirittura risollevata mentre aveva detto
a James
che lo perdonava ma per il momento non se la sentiva di fidarsi di lui
nuovamente. Non aveva escluso con il suo discorso infatti, il fatto che
potessero tornare ad essere amici, magari più in
là però, quando lei sarebbe
stata pronta.
Ma
dopo aver visto gli occhi di James che erano colmi di tristezza, si era
sentita
egoista. Capì che aveva pensato solo a quello che era meglio
per sé stessa.
Voleva scrollarsi di dosso il peso di James sulla coscienza, di quel
Potter che
la guardava ogni giorno e cercava di parlarle e lei, puntualmente, lo
zittiva.
Così aveva capito che perdonarlo era infondo la scelta
più giusta, anche perché
James dopo tutti i tentativi che aveva fatto, sembrava più
che pentito del suo
errore. Però Lily era stata anche vigliacca, nel prendere la
sua decisione. Non
solo egoista, no. Anche vigliacca. Perché non aveva mai
pensato a come avrebbe
potuto sentirsi James di fronte alla sua decisione di tenerlo comunque
lontano
da lei, e aveva deciso di non ascoltarlo per paura di perdere la
sicurezza
nella sua voce durante quel discorso che aveva ormai imparato a
memoria, per
paura di farsi convincere da lui ad agire diversamente. Aveva paura che
lui
potesse colpirla e potesse mostrarsi di nuovo quel James che aveva
visto
durante le loro esercitazioni, quel James buono, ragionevole e
spensierato che
tanto l’aveva impressionata. Per questo non aveva avuto il
coraggio di
lasciarlo semplicemente parlare… Così lei aveva
continuato il suo discorso,
imperterrita, ignorando gli evidenti segni di James di voler
intervenire nella
conversazione per cercare di rimediare ancora una volta, e farle
cambiare idea.
Lei aveva continuato, sicura delle sue convinzioni, fin quando non lo
aveva guardato
negli occhi quella sera, e aveva visto quanto era triste e arrabbiato.
Infondo
James, del perdono di Lily non se ne faceva niente, se questa non le
dava
un’altra possibilità per rimediare. E Lily si
sentì schifosamente in colpa per
tutto questo, e per la prima volta si sentì davvero piccola
piccola e inferiore.
Chi diavolo era lei per giudicare così le persone senza
averle ascoltate, chi
era lei per dare sentenze? Lei, che fin da piccola dai suoi genitori
quando
litigava con sua sorella, si era sempre sentita dire che era giusto
dare
un’altra possibilità alla gente che sbagliava
perché TUTTI possono sbagliare.
In quel momento, se l’avessero vista, non sarebbero di certo
stati fieri di
lei. E nemmeno lei lo era perché era stata egoista,
vigliacca e ingiusta...
Chinò il capo e si coprì il viso con le mani,
cercando di non pensare alle urla
di James, che era chiaramente furioso, ancora davanti a lei.
Non
appena Mary aprì la porta con fare tranquillo e quasi
sorridente, convinta del
fatto che la missione era sicuramente riuscita, la sua espressione
mutò
notevolmente quando vide Lily seduta a capo chino con la testa tra le
mani, e
James furioso e frustrato insieme. Entrambi, a testa bassa, uscirono
dal
dormitorio come due razzi, lasciando la bionda con gli occhi sbarrati e
un’espressione sconsolata sul volto.
Ehm,
ciao a tutti :'D Beh, se non mi avete ucciso l'altra volta, quando ho
fatto litigare Lily e James, sono sicura che lo farete
stavolta!
Eheheh...
D:
Grazie
a M_Padfoot, Fremiona_Tirivispi, lettriceappassionata, this is
magic_lovefirehp, Cara Black_16 per aver recensito lo scorso capitolo,
grazie davvero per il vostro sostegno!!!
Alla prossima, Marauder11
|
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Capitolo 25 *** Capitolo Venticinquesimo - Anno nuovo, vita vecchia ***
Capitolo
Venticinquesimo – Anno nuovo, vita vecchia.
“Ciao
Lils,
come
stai? Beh io intanto ci tenevo ad augurarti buon
natale,
anche se sono sicuro
che il mio gufo non arriverà in tempo,
in
quanto ultimamente sta iniziando a perdere il senno e
credo
proprio
che si perderà di nuovo, proprio come l’altro
giorno,
quando
ho mandato un messaggio a Petey e non appena ci ha
raggiunti oggi
qui
da James, mi ha detto che non aveva ricevuto proprio un
bel niente, ma io ci
provo
lo stesso a scriverti, chissà, magari questa volta la
mia lettera arriverà da te.
Mi
sa che mi sto già dilungando troppo… Come stai?
Durante
il viaggio
In
treno mi sei sembrata davvero giù di morale, ma non ho
voluto chiederti niente …
Ma
dimmi piuttosto, come sta andando con Petunia? Avete già
litigato?
Hai già ricevuto
qualche regalo? Beh,
se guardi in fondo
alla busta
(sempre
sperando che non si sia perso per strada), noterai
che c’è qualcosa
Per
te da parte mia, spero ti piacerà.
Attendo
una tua risposta, Lils.
Buon Natale e buone
vacanze! Ci rivediamo presto
Buon Natale anche da parte mia,
EV! –S
Ps.
Perdona quel rompiscatole di Sirius, non può fare a
meno di impicciarsi nelle lettere altrui…
Con affetto, Remus.
Lily
ripiegò la lettera ricevuta da Remus solo
dopo averla letta attentamente circa tre volte, o forse quattro o
cinque.
Remus non gli
aveva proprio detto niente di
quello che aveva fatto durante quelle vacanze come era solito fare; di
solito
le raccontava spesso di quello che combinavano i suoi amici, facendola
ridere
non poco, perché quei tre, per quanto tonti potessero
essere, erano esperti in
marachelle e guai tutti da ridere. Dal modo in cui aveva scritto, Remus
sembrava chiaramente teso e insicuro, che fosse successo qualcosa di
brutto?
Però aveva detto che era da James, il che era
straordinariamente ordinario,
perché i Malandrini, almeno da quando Lily si era avvicinata
a Remus, avevano
sempre trascorso anche le vacanze insieme, come un’unica
famiglia. Stabilì che
avrebbe risposto più tardi alla lettera di Remus, che
sicuramente sarebbe stato
comunque felice di vedere una sua risposta anche se in ritardo, dato
che per
allora aveva sicuramente perso le speranze di ricevere una lettera
della sua
migliore amica. Essa era stata spedita il 25 di Dicembre, ed era
arrivata tra
le mani di lei solo adesso, che era il 3 di Gennaio.
Curiosa, si
avventò sulla busta, e vide qualcosa
luccicare attraverso la carta. Vi scrutò dentro e
avvistò una catenina
argentata con tanti piccoli ciondoli raffiguranti il sole, un piccolo
giglio,
un cuore e una farfalla. Era davvero un braccialetto bellissimo, e Lily
fu
felice di poterlo indossare. Sorrise quel giorno Lily, finalmente.
Le sue vacanze
di natale non erano state per
niente un gran ché, dato che Petunia non le aveva
praticamente rivolto la
parola, nemmeno una volta e nemmeno il giorno di natale.
Così lei aveva optato
per la sola possibilità di stare rinchiusa in camera, e
questa decisione però piuttosto
che rasserenarla, continuava ad abbatterla, dato che durante tutti quei
giorni
il suo pensiero fisso era stato James Potter. No, non era ancora
riuscita a
dimenticare la sua espressione delusa e arrabbiata; continuava a
vederla ogni
volta che chiudeva gli occhi, ogni singola volta. Da quel momento in
poi aveva
capito di aver fatto un enorme errore, irrimediabile. Aveva provato
più e più
volte a scrivergli una lettera, ma si era sentita patetica, vile e
scorretta,
perché dopotutto era stata proprio lei a dirgli di
allontanarsi, quindi con che
diritto adesso poteva rivolgergli la parola?
E poi
perché si sentiva così in colpa? Che le
importava, infondo, di Potter?
A questa domanda
non aveva ancora saputo
rispondere.
Mentre questi
pensieri ingarbugliavano la sua
mente, un altro gufo raggiunse la sua finestra e picchiettò
sul vetro.
Era Giglio, il
gufo di Mary. E Lily sorrise,
ripensando che era proprio grazie a quel gufo se tanti anni prima si
era legata
a Mary così tanto; l’aveva sentita chiamare a gran
voce il suo gufo per i
corridoi del castello e l’aveva fatta voltare in direzione
della bionda, perché
credeva che stesse chiamando lei, dato che era abituata a sentirsi
chiamare
così spesso, da alcuni suoi amici babbani. Mary
capì subito il malinteso ai
tempi, e sorrise amichevole a Lily. Si avvicinò a lei
iniziando a parlarle a
ruota libera e raccontandole perché quel gufo si chiamava
proprio Giglio,
facendola ridere e scoprendo di avere un’intesa particolare
con quella ragazza
tanto vispa e chiassosa. Da quel giorno in poi, Lily e Mary, parlarono
sempre
di più e si ritrovarono sempre vicine, fino a diventare
inseparabili.
Sorridendo,
aprì la busta della sua migliore
amica, e iniziò a leggere.
Ciao,
Liluccia cara!
So
che hai appena alzato gli occhi al cielo,
ma
non potevo far proprio a meno di chiamarti così,
mi
manca così tanto chiamarti Liluccia!
Ok,
va bene, in realtà mi manchi tu, più che il
favoloso
Nomignolo
che ho deciso già da tempo di affibbiarti!
Ma
adesso smettila di alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa
contrariata,
veniamo
al punto; so che avevamo deciso di
Trascorrere
le vacanze di Natale a casa con le nostre famiglie, ma
Ieri
mattina Alice si è presentata a casa mia perché
è tornata
Prima
dalle vacanze in Irlanda, non chiedermi il perché, so solo
che
Mi
sta facendo letteralmente sbarellare, non fa altro che
Saltellare
per casa e dirmi di quanto sia fantastico e dolce Frank!
Per
questo ti chiedo, per favore, di trascorrere gli ultimi due giorni di
vacanze
a casa mia, so che ne sarai felice e scommetto che stai già
annuendo con
quel
tuo sorriso a trentasei denti.
Io
e la matta avevamo pensato di venirti a prendere domani mattina, verso
le
undici,
se
per te va bene. Attendo una tua risposta!
Con
affetto e disperazione, Mary.
Rise incredula
leggendo e rileggendo quello che
aveva scritto Mary, dato che aveva previsto praticamente ogni sua mossa
e ci
aveva azzeccato di brutto. Lily parve piuttosto divertita pensando a
quanto
probabilmente Alice fosse euforica e incontrollabile in quei giorni,
dato che
Mary non aveva mai perso la pazienza con lei, perché anche
se Mary si mostrava
dura e cinica, in realtà adorava Alice proprio per la sua aria
sognante che la faceva
sempre sorridere. Infine, quando vide le ultime due frasi in fondo alla
lettera
che le chiedevano di raggiungere le sue amiche, iniziò a
saltellare e ad
esultare, sentendosi forse un po’ sciocca ma finalmente un
po’ felice e serena.
Era sicura che quei due giorni l’avrebbero tirata su di
morale, le sue amiche
ci riuscivano sempre.
Prese in fretta
una pergamena, impregnò una piuma
nell’inchiostro nero e iniziò a scrivere,
frettolosamente, ansiosa di
rispondere.
Ciao
MAC!
Ho
deciso di chiamarti anch’io con il nomignolo che ami
così tanto, affibbiato a
te non dalla sottoscritta però, ma da un certo moro dagli
occhi grigi che
starai sicuramente pensando. Su, su, niente facce orripilate e occhi
sbarrati!
E smettila di urlare che non è vero, sai che non posso
sentirti, sciocchina. Ad
ogni modo per me la tua idea va benissimo, le mie vacanze sono state
davvero
uno schifo e non vedo l’ora di stritolarvi! Vado a preparare
subito il baule
adesso, a domani!
Un
abbraccio, Lily.
Subito si
fiondò sul suo baule e ripose quei
pochi vestiti che aveva usato durante le vacanze in esso. Ci mise anche
tutti i
suoi libri, e li mise in fondo al baule, dato che aveva completato
già tutti i
suoi compiti dopo soli due giorni di vacanze. Aveva ripassato tutti i
giorni
quello che aveva studiato, quindi si disse che sarebbe bastato. Per quei due giorni doveva
solo divertirsi,
solo questo!
Dopo che ebbe
finito di sistemare tutte le sue
cose e aver messo i vestiti che avrebbe messo il giorno dopo su una
sedia
vicino al suo letto, decise che avrebbe risposto alla lettera di Remus.
Avrebbe
approfittato della sua euforia momentanea per rispondergli,
così da convincerlo
che stesse bene, anche se al ritorno a scuola l’amico avrebbe
sicuramente
chiesto spiegazioni riguardo al suo malumore, che avrebbe
senz’altro notato.
Carissimo
Remus,
Devo
dirti che purtroppo, come avevi previsto, la tua lettera è
arrivata solo
stamattina a destinazione!
Spero
che il mio regalo ti sia piaciuto, non sapevo davvero cosa prenderti
quest’anno! Ad ogni modo, il tuo bracciale è
davvero meraviglioso, grazie, mi
piace tantissimo! A dire il vero le mie vacanze non sono state un gran
ché, ho
come al solito litigato con Petunia ma ormai ci ho fatto il callo, devo
farmene
una ragione. E tu invece, che hai combinato?
Tuttavia
per fortuna gli ultimi due giorni di vacanze li passerò a
casa di Mary che mi
ha gentilmente invitata a sopportare insieme a lei l’euforia
interminabile di
Alice dovuta al suo rapporto con Frank che a quanto pare sta andando a
gonfie
vele (beati loro che sembrano immuni dai problemi di noi mortali!).
Se
vuoi rispondermi, puoi prendere in prestito il mio gufo, dato che credo
che la
tua lettera di risposta a questa lettera mi arriverà
probabilmente quando
saremo già ad Hogwarts, se la spedirai per mano del tuo
gufo! Ti mostrerò i
miei regali non appena ci vedremo, sarai sorpreso di vedere cosa ha
avuto il
coraggio di regalarmi quella strampalata di Mary!
Grazie
ancora per il regalo, Rem, e grazie per gli auguri. Saluta quello
scalmanato di
Sirius da parte mia, mi ha sorpreso la sua calligrafia "aristocratica", non avrei mai detto che fosse così elegante, e mi ha
fatto
piacere ricevere i suoi auguri, ma questo non dovrà saperlo,
capito? se vuoi
saluta anche gli altri, oppure boh, fai tu.
Mi
manchi tantissimo.
Un
abbraccio forte, tua Lily.
Non
poté dire di sentirsi soddisfatta di quello che aveva
scritto, ma aveva già
strappato due fogli di pergamena e sapeva che se fosse arrivata al
terzo
strappo, non sarebbe più riuscita a scrivere qualcosa di
decente e sensato. Scese
sotto a dire ai suoi genitori che l’indomani sarebbe andata
via per trascorrere
gli ultimi giorni di vacanze da Mary e, seppur i suoi genitori fossero
dispiaciuti di non poter passare gli ultimi giorni con la figlia come
avevano
previsto, non poterono fare a meno di acconsentire, dato che la
proposta della
sua migliore amica aveva reso felice loro figlia.
Quella
sera Lily si addormentò con qualche pensiero in meno in
testa, e un sorriso più
largo e vero sulle labbra.
Erano
le 10:55
Le
dieci e cinquantacinque e lei, Mary e Alice erano ferme alla stazione
di King’s
Cross, con il treno che fischiava minaccioso quasi volesse intimargli
di salire
in fretta sul treno, altrimenti le avrebbe lasciate lì. Ma
né Marlene né
Emmeline si erano ancora fatte vedere. Lily era sicurissima di non
averle
viste; ma dove diavolo si erano cacciate allora quelle due?
Guardò le amiche e
decisero, tacitamente, di salire sul treno senza di loro. Sarebbero
sicuramente
arrivate a breve. Si sistemarono in fretta su uno scompartimento,
caricarono i
bauli e, dopo averli sistemati più o meno bene sotto ai
sedili, si sedettero in
attesa di qualcosa.
Quel
qualcosa però, non si fece attendere per molto. Si udirono
degli schiamazzi e
dei rumori dal corridoio così Lily, dopo aver scambiato una
fugace occhiata con
le amiche, si alzò e uscì in corridoio, curiosa
di scoprire cosa stava
succedendo là fuori. Lo scenario che si presentò
davanti ai suoi occhi, la fece
intanto rimanere di stucco, tanto che spalancò gli occhi
dapprima per la
sorpresa; non si aspettava minimamente di vedere quello che stava
vedendo in
quel momento. Un leggero tic adesso
si era impossessato del suo occhio destro, e sentiva la sua vena
pulsare
imponente sulla tempia. Sospirò, a quanto pare qualcuno era
tornato quello di
un tempo e sembrava esserne felice.
James
Potter aveva appena scagliato un Levicorpus
a due Serpeverde, aiutato dal suo compare Sirius che continuava a farsi
beffe
di loro con pesanti insulti, mentre Remus cercava di portare entrambi
via da
lì, prima che riuscissero a far saltare in aria il treno,
dato che altri tre
robusti Serpeverde si erano appena affacciati da uno scompartimento e
sembravano intenzionati ad aiutare i loro compagni di casa.
Lily,
furiosa, si avvicinò a quel putiferio e iniziò,
come di consueto, ad urlare «Bene
bene, Potter e Black, a quanto pare abbiamo già iniziato a
darci da fare… Non è
vero?»
Sirius,
che era di spalle e non si era accorto della presenza di Lily, si
girò di
scatto verso la voce famigliare e
sorrise imbarazzato, nel tentativo di
persuadere Lily a
non togliere loro punti.
«Ciao,
Ev! Noi ehm… ci stavamo solo… esercitando, non
è così, Jam?»
Ma
Potter non sembrava intenzionato a voltarsi verso Lily anzi, continuava
a
ridere e a far volteggiare con la bacchetta i Serpeverde che erano di
un
colorito verdastro, ormai, probabilmente per la nausea che tutto quel
movimento
gli stava procurando. Nel frattempo fissava i tre Serpeverde,
affacciati dallo
scompartimento che erano indecisi sul da farsi, con aria di sfida,
invitandoli
a reagire. Aveva quel suo odioso sorriso beffardo stampato in faccia.
Non c’era
traccia del James gentile e simpatico che Lily aveva conosciuto per
pochissimo
tempo e forse non era mai esistito, si ritrovò a pensare in
quel momento la
rossa.
Ma
Lily, nonostante fosse chiaramente colpita dall’atteggiamento
di Potter, decise
bene di non demordere; non l’avrebbe lasciato lì a
divertirsi mentre si faceva
beffe della presenza di ben due Prefetti, quali lei e Remus.
Quest’ultimo che
aveva la testa fra le mani, era furioso.
Così
Lily si avvicinò alla spalla di James che era di una spanna
più alto di lei e
vi picchiettò sopra. James, con aria beffarda, si
girò fingendosi sorpreso,
come se si fosse reso conto improvvisamente della presenza della Evans.
«Oh,
Rossa! Vuoi provare anche tu?» Lily chinò la testa
di lato e assottigliò le
pupille, segni evidenti di una chiara tempesta in vista.
«Si,
magari su di te, Potter. E ti giuro che lo farò se non li
metterai subito giù,
stai esagerando adesso. E io per te sono Evans, tienilo ben presente in
quella
tua minuscola testa»
James
sorrise divertito ed esclamò «Oh Oh! Ma come mai
così minacciosa oggi, Lillina
cara?» prima di tornare ad ignorarla e continuare a far
volteggiare i due, che
a Lily ormai sembrava stessero sul punto di svenire.
Lily
fece un profondo respiro, che fece rizzare i peli sulla nuca a Sirius,
che
continuò a cercare di convincere James a smetterla, dato che
la Evans si stava
davvero infuriando.
Questa
infatti, come previsto, alzò la mano destra in alto e
puntò la bacchetta su
James, lo chiamò a gran voce per farlo girare verso di lei e immediatamente lo colpì con un
gesto fulmineo con uno
schiantesimo abbastanza potente, mandandolo a sbattere contro una
parete lì
vicino.
I
due Serpeverde furono grati a Lily e scapparono in fretta, spingendosi
tra di
loro per mettersi presto in salvo.
Lily
rimase a braccia conserte, con un sopracciglio alzato e mezzo sorriso,
mentre
vedeva Potter tastarsi le natiche (su cui aveva sbattuto
violentemente),
alzarsi pian piano con l’aiuto di Peter e Sirius e alzare
contemporaneamente
ancora la testa verso di lei con un ghigno dipinto in faccia che non
lasciava
presagire nulla di buono.
Lily
si schiarì la voce e disse, cercando di rimanere calma,
risultando comunque
furiosa dato il suo tic all’occhio che
insisteva nel farla innervosire ancora di più.
«Dieci
punti in meno per Grifondoro, per aver attaccato due studenti senza
apparente
motivo. Altri venti in meno per aver disubbidito agli ordini di due
prefetti.
Adesso vaporizzati, prima che io decida di schiantarti ancora una
volta»
James
alzò le mani in segno di sconfitta, anche se il suo viso
esprimeva chiaramente
la voglia di vendicarsi. Proprio in quel momento una ragazza
passò sculettando
in corridoio, beccandosi le occhiatacce di Lily e gli sguardi di
apprezzamento
di Sirius. James, infatti, che era stato impegnato per qualche minuto a
fissare
Lily negli occhi con quel suo sguardo derisorio di sfida, non aveva
notato che
la ragazza si stava dirigendo proprio verso di luii. Appena questa si
schiarì la
voce, James scollò gli occhi di dosso a Lily, con grande
gioia di quest’ultima,
dato che stava facendo davvero fatica a sostenere lo sguardo del
Malandrino
Capo negli ultimi istanti.
«Jamie?
James!»
Subito
lui la squadrò da testa a piedi compiaciuto, facendole un
occhiolino non appena
ebbe finito di farle praticamente la radiografia che
mandò fuori di testa la ragazza. Questa poi,
iniziò a ridere sommessamente, infastidendo non poco una certa rossa, che aveva alzato gli occhi al cielo.
«Mi
chiedevo se…Volessi venire con me, nel mio
scompartimento… Le mie amiche mi
hanno detto che non avresti mai accettato dato che
ultimamente non sei uscito con nessuna, così ho scommesso con loro che magari saresti venuto con me, a farmi insomma... compagnia, se non hai niente di meglio da fare,
ecco…» James la
interruppe dandole un bacio mozzafiato, che fece sospirare tutte le
ragazzine
presenti in corridoio in quel momento. Sirius guardò
l’amico compiaciuto, e James rispose sorridendo in sua
direzione alzando un pollice. Remus invece, guardò
sconsolato James e poi si
accorse dell’espressione di incredulità che era
dipinta sul viso di Lily. Aveva
gli occhi sbarrati e continuava a sbattere le ciglia, apparentemente
sconvolta.
James, mentre baciava di nuovo la ragazzina, guardò Lily e,
non appena vide la
sua espressione facciale, si scostò dalla mora che gli stava
ormai incollata
addosso. Alzò un sopracciglio apparendo chiaramente
soddisfatto, e disse,
continuando a fissare Lily.
«Andiamo
nel tuo scompartimento a divertirci un po’, ehm…
Com’è che ti chiami?»
«Charlotte!»
«Che
bel nome, Charlotte… Allora, andiamo?»
Questa
subito annuì felice e lo prese per un braccio, trascinandolo
con sé.
Mentre
camminava, James si girò di scatto di nuovo verso Lily e gli
disse «Non finisce
qui, Lillina!» facendosi beffe ancora una volta di lei, e
lasciando Lily
nuovamente sorpresa e, come poche volte nella sua vita, senza parole.
Remus
si avvicinò a Lily, cercando di parlarle e la
portò verso lo scompartimento che
divideva con i Malandrini. Si sedettero, Lily accanto a Sirius e Remus
accanto
a Peter, e Remus cominciò a parlarle.
«Allora,
Lils! Come sono andati questi due giorni con le ragazze?»
mettendoci forse più
enfasi del dovuto, cercando di ridestare Lily dai suoi pensieri. La
vena sulla
tempia della Rossa continuava ancora a pulsare, seppur lievemente, e
Lily aveva
dipinta sul viso un’espressione alquanto infastidita, anche
se Remus sapeva che
la sua amica in realtà più che infastidita era
amareggiata e malinconica.
Questa
infatti, rispose monosillabica e distaccata con un
«Magnificamente» senza
guardare nemmeno per un attimo nessuno dei tre. Sembrava interessata a
fissare
la retina che stava sopra la testa di Remus e reggeva il baule di Peter
Minus.
Remus
si scambiò una fugace occhiata con Sirius;
quest’ultimo annuì e disse «Pet,
vieni con me in bagno, dobbiamo andare a mettere le divise»
Il
timido Peter rispose, sorpreso «Ma Sirius, non è
ancora troppo presto per
cambiarci? Siamo partiti ancora solo da…»
Ma
Sirius lo afferrò per un braccio ammonendolo con uno
sguardo, facendo cenno
verso Lily e Remus, e Peter capì ed uscì assieme
all’amico, in corridoio.
Lily
finalmente aveva volto lo sguardo altrove, adesso guardava Sirius e
Peter allontanarsi
in corridoio mentre stavano chiaramente discutendo, di
chissà che cosa.
Remus
decise di proferire parola e iniziò con un «Stai
bene?»
Finalmente
Lily si voltò verso l’amico, come se si fosse
appena accorta di lui e lo guardò
sconsolata, rispondendo silenziosamente che no, non stava bene. Remus
le sorrise
dolcemente, prese un sospiro e cominciò a parlare.
«Sai
Lily, non mi hai ancora detto cos’è che vi siete
detti tu e James la sera del
ballo… Vorresti… vorresti forse parlarne
adesso?»
Lily
sbuffò e a quel punto iniziò a parlare molto
velocemente, con un tono stridulo
«Remus, ma mi stai prendendo in giro? Perché
diavolo vuoi sapere da me che cosa
ci siamo detti quando sicuramente quel… quel Potter vi
avrà già raccontato
tutto da un pezzo?»
Remus
rimase pacato al tono quasi isterico di Lily. Dopotutto si era
aspettato una
reazione del genere e rispose, cauto.
«Lils,
mi dispiace contraddirti ma è giusto che tu sappia che James
non ci ha detto
proprio un accidente, niente di niente, non ha voluto proferire parola
su
quello che vi siete detti nemmeno con Sirius, il che è
strano, molto ma molto
strano. Credimi, per favore… Altrimenti non te lo avrei
chiesto proprio adesso
che sei chiaramente scossa, non credi?»
Lily
lo osservò dapprima interessata, poi il suo sguardo si fece
curioso. Subito
dopo triste.
Sapeva
il legame che c’era tra i Malandrini, e, anche se non poteva
dire di conoscere
James Potter bene come loro, aveva più volte sentito dire
dal suo migliore
amico che tra tutti loro, Sirius Black era il più riservato,
quello più restìo
a raccontare i suoi problemi. Mentre, sempre a detta di Remus, James
era quello
più aperto ed espansivo, che non riusciva mai a tenersi
niente per sé. Perché
quella volta non era stato lo stesso?
Annuì
in direzione dell’amico e cominciò finalmente a
raccontare.
Quando
Lily terminò il suo racconto, che aveva condotto tutto il
tempo a testa bassa e
senza aggiungere quello che pensava, si decise ad alzare gli occhi in
direzione
di Remus, che la guardava comprensivo e dispiaciuto allo stesso tempo.
«Lils…
Hai avuto ripensamenti riguardo alla tua decisione? O sei ancora
fermamente
convinta di aver fatto la scelta giusta, chiedendo a James di lasciarti
stare?»
Lily
sospirò, si morse il labbro inferiore perché
tentata di mentire. Non voleva
dire che si era assolutamente pentita di quello che aveva fatto, non
dopo tutto
quel teatrino che aveva messo su Potter un’oretta prima. Ma
appena alzò lo
sguardo e incrociò quello curioso di Remus, che aveva
già capito le sue
intenzioni e la guardava come per dirle “Non ci provare
nemmeno”, Lily decise
che era giusto dire la verità anche a lui, come aveva fatto
con Mary.
«Io…
io ero fermamente convinta della mia decisione fin quando non ho
incrociato i
suoi occhi, quella sera, che erano tristi e affranti… Appena
li ho visti, mi
sono immediatamente sentita uno schifo. Sono stata egoista, Rem. Ho
pensato
solo a me stessa e al mio bene, ho deciso per entrambi senza
permettergli
ancora una volta di spiegarsi…»
«Lily,
la tua scelta è comprensibile, dato che hai chiaramente
avuto paura di
rimanerci ancora male. So, anche se non vuoi ammetterlo e credo non lo
farai
mai, che hai sofferto più di quanto tu stessa ti aspettassi,
per quello che ha
combinato James. E la tua scelta sarebbe stata giusta, se tu avessi
avuto
davvero intenzione di buttarti alle spalle tutto quello che avevi
imparato da
lui, tutto ciò che ti aveva sorpreso di lui. La tua paura ti
ha frenata e non
ti ha permesso di seguire il tuo istinto che, sono sicuro, ti avrebbe
detto di
dargli un’altra possibilità, se solo tu gli avessi
dato ascolto. E’ proprio
questo il punto, Lily; la tua scelta non è stata egoistica,
ma inappropriata a
quello che senti tu dentro… Solo che nemmeno tu sapevi di
non voler davvero
lasciarti tutto alle spalle, te ne sei resa conto in
ritardo…»
Lily
ascoltò attentamente quelle parole che le risultarono amare
poiché la colpirono
quasi con violenza, nonostante il tono di Remus fosse rimasto gentile, per la
veridicità che contenevano. Remus non
si era sbagliato di una virgola, come sempre.
«Beh
ma quello che non riesco a capire è perché,
perché non riesco a lasciarmi tutto
alle spalle? Io non riesco a capirlo Rem, davvero… Ho
cercato di non pensare a
questa storia per tutto il tempo ma contro ogni mia volontà,
non ho fatto altro
che avere impresso in mente lo sguardo affranto di… di
lui»
Remus
la guardò annuendo e quasi sorrise
«Ti
ha sorpresa, Lily. In quei pochi giorni in cui è stato
davvero sé stesso, ti ha
letteralmente sconvolta il suo atteggiamento genuino e gentile,
qualità che
rendono James la persona speciale che è, nonostante tu
adesso stenti a
crederci, dato per quello che è successo poco
fa...»
Lily
annuì freneticamente sempre di più man mano che
Remus parlava, ma non lo
interruppe, anche se questo smise di parlare, capendo che
l’amica voleva dire
qualcosa.
«Esattamente!
Precisamente Rem, visto che sai sempre fare la radiografia della mia
mente – e,
detto tra noi, credo che tu sia un potenziale Occlumante sprecato
– sapresti
dirmi perché adesso è tornato a fare lo sbruffone
cercando di mandarmi in
bestia?»
Remus
si portò la testa indietro divertito e rise, trascinando in
parte anche Lily
nella sua risata ma presto divenne serio.
Si
prese qualche istante di riflessione per formulare bene quello che
stava per
dire, e poi ricominciò «Ci è rimasto
male, Lily, più del dovuto perché non si
aspettava questa tua reazione. Non pretendeva certo che tu gli
permettessi di
avvicinarti a te subito, si aspettava più che altro che tu
lo avvicinassi pian
piano, senza proferire più parola riguardo al litigio.
Più di tutto però, si
aspettava una reazione diametralmente opposta a quella che ti ho appena
accennato; una sfuriata da parte tua mentre gli dicevi che no, non lo
avresti
mai perdonato e non volevi più sentir parlare di lui, una
sfuriata degna di
Lily Evans. E invece tu l’hai sorpreso, perché hai
usato toni pacati con lui
che gli avevano dato speranza, ma subito dopo gli hai chiaramente detto
che
doveva stare lontano da te, e qui il nostro baldo giovanotto si
è beccato una
bella botta in testa. Così facendo, non gli hai dato scelta,
Lily. Mi è parso
di capire che ha fatto un ultimo tentativo di intervento durante il tuo
discorso, ma tu l’hai interrotto, non è
così? Beh, ha chiaramente capito quello
che tu stessa eri convinta di volere, mi segui? »
Lily
era completamente presa dal discorso di Remus, e scosse la testa
all’amico che
adesso la scrutava con un mezzo sorriso.
«Cos’è che ha capito secondo te,
esattamente?» Così questo continuò a
parlare, ancora molto lentamente e
cercando di essere più chiaro possibile.
«Ha
capito che tu non lo avresti mai più voluto nella tua vita.
Ha capito di non
avere nessunissima possibilità con te, così si
è arreso. Ovviamente lui adesso
avrà dentro di sé un conflitto accesissimo; da un
lato vorrebbe ignorarti e
lasciarti alla tua vita come gli hai chiaramente chiesto,
dall’altro però non
ci riesce e così ti stuzzica, perché non riesce
ad ignorarti, per quanto ci
stia provando… Cerca di attirare la tua attenzione nella
speranza di vedere uno
spiraglio di possibilità in te… Ci tiene davvero
a te, Lily. Ma credo che
nemmeno lui lo abbia ancora capito appieno. Ed è per questo
si comporta da
idiota adesso, non capisce che sta facendo tutt’altro che
avvicinarti a lui,
con il suo atteggiamento… Ma sappiamo entrambi quanto sia
tonto»
Lily
lo scrutò attenta, con uno sguardo corrucciato, mentre i
suoi occhi erano
sbarrati. Si voltò a fissare il pavimento; stava chiaramente
interiorizzando
tutto quello che Remus le aveva detto, stava organizzando di nuovo le
idee
quando si accorse che Remus la stava osservando con uno sguardo
divertito,
mentre teneva le braccia conserte sotto al petto.
Lily
lo guardò ancora corrucciata, e questo fece alzare un
sopracciglio a Remus.
Possibile che non fosse stato abbastanza chiaro?
«E…
e perché non si è ancora aperto con voi? Mi hai
sempre detto che non si è mai
fatto tanti problemi a parlare con voi della
qualsiasi…»
Remus
annuì e rispose. Doveva stare attento a quello che stava per
dire, stare
attento a come dirlo
«Perché
non si è mai trovato in una situazione simile, Lily. Non si
è mai interessato
così tanto ad una ragazza e non riesce a capire quello che
prova e perché… Per
questo ci sta male ed è confuso. Adesso sta solo cercando di
nascondere la
testa sotto la sabbia, non vuole affrontare il discorso con noi
perché ha paura
di quello che potrebbe capire di sé stesso…
Adesso si sta sforzando di far
finta di niente, e di tornare a quella che era la normalità
prima di
avvicinarsi a te. Ma io sono convinto che arriverà alla
giusta conclusione
molto, molto presto…» sorrise Remus mentre
concludeva, grattandosi il mento
«E
tu… Tu sei già arrivato alla giusta
conclusione?» chiese Lily, pentendosi
subito dopo di avergli posto quella domanda che poteva incastrare anche
lei.
«Beh,
ho le mie teorie, in effetti… Su tutti e due» alle
ultime parole Lily si
raddrizzò sulla schiena, sospirò e
guardò fuori.
Improvvisamente
si ricordò, guardò Remus in faccia mentre
impallidiva e urlò, stridula «La
rondaaaaaaaa!!!»
Entrambi
si cambiarono in meno di cinque minuti in fretta e furia e appuntarono
la
spilla dorata sul petto, dirigendosi verso il vagone dei Prefetti. I
Caposcuola
li accolsero furiosi, dato che non si erano presentati alla riunione.
Lily,
prima che Remus potesse fare alcunché, si addossò
la colpa per l’assenza di
entrambi e così fu detto loro dai Caposcuola, che adesso si
erano un po’
calmati, che per punizione, avrebbero dovuto fare due turni, invece di
uno come
gli sarebbe spettato se fossero arrivati in tempo nel vagone. Avrebbero
dovuto
gironzolare per i corridoi dalle due del pomeriggio fino alle sei.
Sospirarono
entrambi afflitti e cominciarono a svolgere i loro doveri.
Finalmente
era a casa.
Questa
era la sua unica consolazione, quella sera, mentre stava seduta in Sala
Grande
a mangiare il pollo, stranamente in silenzio. Le ragazze stavano sedute
accanto
a lei, parlando tra loro molto sommessamente e ogni tanto la guardavano
di
sottecchi.
Quel
viaggio in treno, era stato davvero straziante.
Durante
il pattugliamento dei corridoi del treno, si era trovata sempre Potter
davanti.
Prima
lo vide slinguazzare allegramente con una bionda che Lily non aveva mai
visto;
poi lo scoprì in flagrante mentre cercava di allagare il
bagno del vagone in
cui stavano tutti i Serpeverde, inscenando chissà quale
catastrofe, dopo che
aveva addirittura aizzato delle onde. Altri venti punti in meno per
Grifondoro,
ma a lui sembrava non importargli niente.
Lily
non gli era indifferente, affatto; se durante il discorso con Remus
aveva pensato
di essersi pentita di averlo allontanato, adesso lo odiava. Non
sopportava di
vederlo dinuovo così pomposo, aggirarsi per i corridoi come
se fosse il padrone
del mondo. La sua visione faceva sbarellare Lily e le faceva perdere
tutta la
calma che solitamente regnava al suo interno.
Lui
sembrava ogni volta sempre più soddisfatto della reazione
della Evans, così,
appena questa si allontanava, architettava un piano assieme a Sirius e
Peter
che cercavano di opporsi, dato che per tutto il tragitto non avevano
fatto
altro che seguire la Evans su e giù e a destra e a manca, e
non si erano
fermati un attimo.
Alla
fine Sirius si era stancato di seguirli, così si
allontanò indispettito verso
Remus, lasciando James offeso.
Così
James divenne ancora più incontrollabile, dato che non aveva
con sé Sirius che
puntualmente portava via Lily prima che potesse strozzarlo.
Diffuse
su tutto il treno – Merlino solo sa come ci riuscì
– a diffondere una musica
martellante, e Lily riversò tutta la sua rabbia su James,
che rimase di stucco
per il viso deluso, stanco e freddo della rossa, ma non lo diede a
vedere.
«Mi
sorprende come tu abbia potuto trovare una musica che ti si addice
così tanto –
disse Lily, raccogliendo tutta la calma che aveva in corpo –
sai, credevo che
niente potesse essere più fastidioso di te. E lo credo
ancora. Ti detesto,
Potter. Ti detesto con tutta me stessa» Sputò le
ultime parole, velenosa, con i
suoi occhi pieni di disprezzo.
E
se ne andò, stavolta senza togliere alcun punto alla sua
casa. Era sicura che
dopo quel discorso, avrebbe smesso di combinare guai, e così
fu…
Fin
quando non arrivarono a scuola, certo. Non appena infatti Lily si
sedette
allegramente su una sedia, contenta che finalmente la calma regnava
attorno a
sé, cadde all’indietro, ritrovandosi con la gonna
all’aria e provocando delle
scroscianti risate da tutta la Sala Grande. Si rialzò, rossa
per l’imbarazzo e
verde di rabbia, e subito si avventò su Potter che rideva
sommessamente in sua
direzione, iniziando una lotta alla babbana, in cui James se ne stava
in piedi
con le braccia conserte, completamente immune ai colpi di Lily, che,
per quanto
potesse essere minacciosa e aggressiva, era sempre una ragazza magra,
dotata di
non molta forza fisica. Il tutto fu arricchito da tanti insulti, come
ad
esempio brutto stupido di un Potter, decerebrato, idiota stratosferico
e così
via...
Si
intromise subito la McGranitt che, per niente per caso e con molta
fortuna, non
mise in punizione Lily, per la sua reazione secondo la McGranitt
inopportuna
per un prefetto. Questo fu possibile solo grazie
all’intervento pronto di Mary,
che difese l’amica mantenendo – per fortuna
– dei toni ragionevolmente pacati,
che convinsero la McGranitt.
A
Potter invece, era stata già assegnata una punizione che
sarebbe durata un mese
intero a partire dalla sera successiva. Si sentì sconfitto,
non perché aveva
ricevuto una punizione, ma perché non aveva pensato di
coinvolgere nessuno dei
suoi amici, in modo da non rimanere da solo durante il tempo in cui
avrebbe
dovuto pulire l’intero Castello. Senza magia.
Ciao a tutti! Come vi
sembra questo capitolo??
Ho notato che le recensioni sono diminuite e questo mi dispiace, spero
di non aver deluso nessuno... :(
In questo capitolo vediamo dinuovo James e Lily in contrasto... come la
vedete?
Ringrazio le gentilissime Fremiona_Tirivispi, this is magic_lovefirehp,
piumafantasma e lettrice appassionata per aver recensito! Non vi
ringrazierò mai abbastanza... <3
Alla prossima, Marauder11
|
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Capitolo 26 *** Capitolo Ventiseiesimo - Bombe a orologeria ***
Ciao
a tutti! :3 Ho scritto qui in alto perché volevo dirvi che,
da oggi in poi, pubblicherò un capitolo ogni sette giorni,
quindi avrete il prossimo esattamente domenica prossima. Ho preso
questa decisione per mia comodità, ma in primis
perché molti di voi che recensiscono, mi dicono che non
riescono a stare a passo con i miei aggiornamenti troppo "rapidi",
ecco, quindi per non farvi perdere alcun capitolo,
aggiornerò più lentamente, così che
possiate digerire bene ogni avvenimento :D Mi sono divertita a scrivere
questo capitolo, spero che per voi sarà almeno piacevole
leggerlo. Grazie a BlueParadise, M_Padfoot, lettriceappassionata, Cara
Black_16 e this is magic_lovefirehp per aver recensito! Siete
fantastiche. Grazie ai lettori, a quelli che hanno inserito tra le
preferite, ricordate o seguite. Alla prossima!
Buona
lettura (:
Marauder11
Capitolo
Ventiseiesimo – Bombe a
orologeria
Stremata.
Quella appena
trascorsa, era stata
una giornata terribilmente stancante per me. Non avevo finito tutti i
compiti
delle vacanze, con Pozioni ero praticamente in mezzo ad una strada. Per
fortuna
Lily, dopo una sfuriata madornale, aveva deciso di darmi una mano quel
pomeriggio.
Così,
avevano trascorso insieme
tutto il pomeriggio in biblioteca.
TUTTO IL
POMERIGGIO.
In…
BIBLIOTECA!
«Lily…
dai… posso completare questo tema domani, sto
quasi arrivando alla conclusione…»
«Non
se ne parla nemmeno, Mac. Questo tema lo finirai
OGGI. »
Lily la
guardò minacciosa, con un tono che non ammetteva repliche.
Sospirò la bionda, e realizzò che avrebbe
impiegato meno a finire il tema,
piuttosto che discutere con Lily Evans.
«Maledetto…
Ecco… Adesso… FINITO!»
Mary stava
sventolando una pergamena davanti agli occhi di Lily, con le
braccia ben tese in alto, quando…
Il suo tema
scomparve dalle sue mani. Adesso volteggiava a mezz’aria.
Lily si guardò intorno, e vide vicino all’ingresso
un ragazzo, che teneva in
alto la bacchetta e sembrava aver appellato il tema di Mary.
Aveva stampato
in faccia un ghigno piuttosto divertito, intanto che il
viso di Mary si faceva rosso di rabbia mentre guardava in sua direzione.
Oh, merda!
Pensò Lily.
Mary si
alzò dalla sua sedia furente, e si diresse a grandi falcate
verso
il ragazzo, che aveva appena afferrato la pergamena mentre usciva dalla
biblioteca.
«Black,
dammi subito quel dannato tema!»
Sirius Black si
ergeva in tutta la sua bellezza appoggiato ad una parete
dell’ampio corridoio, vicino all’ingresso della
biblioteca, con un sorrisetto
soddisfatto stampato in faccia, mentre teneva dietro la schiena la
pergamena di
Mary.
«Mmmm…
tema?
Che tema?»
«Non
sono
affari tuoi!»
«Mmmm…
Pozioni! Non ho ancora fatto il tema di Pozioni in
effetti…»
«No,
smettila e dammi subito quel… Oh Merlino, no no
no!»
Mary, mentre
discuteva con Sirius, sembrò vedere un fantasma alle spalle
di lui;
immediatamente sbarrò gli occhi, e si nascose dietro Sirius.
Questo si volse
curioso verso le sue spalle, e vide un ragazzo che si stava avvicinando
a loro.
Era biondo,
aveva enormi occhi marroni e un sorriso smagliante quanto fastidioso. I
suoi
occhi immediatamente furono puntati su Mary che, mentre stava nascosta
dietro
le spalle di Sirius, fingeva di cercare qualcosa a terra.
«Ma
che
diavolo…?»
«Shhh…
ti
prego Black, sta zitto!» lo implorò Mary con voce
stridula.
«Sirius
Black, giusto? Ciao, sono Gilderoy…Beh ma…
sicuramente già mi conosci!»
Sembrava
darsi delle arie, il tipo, e questo infastidì non poco
Sirius. Nessuno poteva
darsi delle arie in sua presenza, nessuno poteva considerarsi solo
“appetibile”
in sua presenza.
«Ciao,
posso
fare qualcosa per te?» chiese Sirius che intanto aveva
incrociato le braccia e
alzato un sopracciglio, visibilmente infastidito ma con un sorrisetto
stampato
in faccia. Intanto Mary cercava di mimetizzarsi dietro di lui,
chissà per quale
ragione, si ritrovò a pensare il giovane Black.
Questo, alla
domanda di Sirius, iniziò a ridere in un modo
fastidiosissimo, tanto che il
giovane Black fece una smorfia, mentre Mary alzava gli occhi al cielo.
«Beh,
effettivamente no, Black… Sai, preferisco approcciarmi al
sesso femminile
piuttosto che a te, ecco…»
«Ebbene?»
Aveva ribattuto schifato Sirius, che avrebbe detto ben altro ma
cercò di non
risultare antipatico; dopotutto non conosceva quel ragazzo e non sapeva
cosa
voleva, se l’avesse trattato male, non l’avrebbe di
certo scoperto.
«Beh,
volevo
parlare con Mary Macdonald, che sta alle tue spalle…
Mary?» Questo inclinò la
testa leggermente verso destra per poter osservare meglio Mary.
«Maledizione…»
imprecò sottovoce la bionda
Aveva
dipinta sul viso un’espressione più che scocciata,
ma alla vista di Gilderoy si
sforzò di sorridere, e sventolò una mano in segno
di saluto in sua direzione,
fingendosi felice di vederlo. Sbucò da dietro le spalle di
Sirius, mentre
sorrideva nervosa.
«Ehm,
ciao!
Allock, giusto?»
«Dai,
non
fingere di non conoscermi, Mary!» Gilderoy Allock si
portò con un movimento del
capo il ciuffo biondo all’indietro, mentre ancora sorrideva e
ammiccava,
cercando di risultare seducente.
«Ma
perché,
voi vi conoscete?» chiese Sirius, che improvvisamente
squadrava divertito
un’infastidita Mary Macdonald. Questa alzò gli
occhi al cielo e ammonì truce il
giovane Black, che se la rideva silenziosamente, mentre il biondo
continuò
«Ma
ceeerto!
Siamo usciti insieme l’anno scorso! Ed è per
questo che… Beh… vorrei invitarti
ad Hogsmeade, alla prossima uscita…»
Sirius
immediatamente volse il suo sguardo a Mary, che intanto era impallidita.
«Beh,
Gild,
sai che vorrei… ehehehe… Maaa… sono
già… ecco…» Mary sembrava
sull’orlo di una
crisi di nervi, sembrava infastidita, imbarazzata mentre rideva
nervosamente, e
si toccava la treccia che raccoglieva i suoi lunghi capelli biondi, con
attenzione, come se ne dipendesse la sua stessa vita.
Gilderoy
appoggiò
un braccio sulla parete che aveva davanti, ponendosi molto vicino al
viso di lei.
L’espressione di Sirius intanto divenne corrucciata, non
poté fare a meno di
sentirsi infastidito da quel viscido idiota.
«Su,
non
essere timida!»
Mary si
allontanò infastidita da Gilderoy e disse, incerta
«Senti,
io sono già, come dire…»
Sirius, che era
dietro Mary, la scavalcò e si pose proprio tra lei e
Gilderoy. Incrociò le braccia e si stampò in
faccia un sorriso, dopo aver
lanciato un’occhiata rassicurante in direzione della bionda,
come per chiederle
di lasciarlo fare.
«Mi
dispiace Allock, ma è impegnata con me. Ha appena
accettato il mio invito, quindi ti consiglierei di andare a cercare
un’altra
ragazza…»
Gilderoy
sembrò dispiaciuto dal rifiuto, ma il suo sorriso rimaneva
smagliante e luccicante agli occhi di Black e Macdonald, mentre li
salutava e
si allontanava.
Mary, mentre
Sirius aveva parlato a Gilderoy, aveva sbarrato gli occhi ed
aveva sospirato, sollevata. Quell’idiota l’aveva
salvata, e adesso? Avrebbe
anche dovuto ringraziarlo? Alzò gli occhi al cielo e
sbuffò, quando si rese
conto di avere davanti Sirius con un sorriso beffardo stampato in
faccia, e
alle sue spalle Gilderoy camminava verso chissà dove, ormai
lontano da loro.
«Devi
dirmi qualcosa, Mac?»
chiese lui, sorridendo malizioso.
Mary lo
osservò con gli occhi assottigliati.
«Si,
dammi il mio tema!»
Mentre Mary si
avvicinava a Sirius per afferrare il tema, questo lo
sollevo con una mano più in alto, dove Mary non poteva
arrivare. Sebbene Mary
fosse abbastanza alta per essere una ragazza, Sirius lo era ancora di
più.
Mary
sospirò, e lo guardò quasi con sguardo di
supplica.
«Ti
prego, dammi il mio tema… ci ho lavorato per ore!»
«Aww,
povera piccola Mac! E va bene, avrai il tuo tema…»
Mentre Sirius
abbassava il braccio e porgeva la pergamena a Mary che,
ora, risultava festante in viso, ritirò immediatamente la
mano dietro le
spalle, si avvicinò precipitosamente alla bionda e
arrivò quasi a sfiorarle il
naso. Mary arrossì visibilmente, e Sirius sorrise, quasi
teneramente, mentre le
accarezzava la guancia con un dito, delicato. Il suo sorriso poi, si
trasformò
in un ghigno, e disse
«Ma
mi devi un favore, Mac…»
«Oh,
non uscirò con te, questo è cer…»
disse la bionda, chiaramente soddisfatta. Sirius la interruppe
poggiando il suo
indice sulle labbra di lei, come per invitarla a stare in silenzio. Questa volta lei
assottigliò gli occhi,
cercando di risultare infastidita, anche se un lieve rossore colorava
dinuovo
le sue guance
«Certo
che no! Non ti chiederò di uscire…»
rispose lui, beffardo, lasciandola di stucco.
Alla vista
dell’espressione sorpresa e infastidita della bionda, Sirius
non poté non
sorridere, mentre lei volgeva il suo sguardo altrove, imbarazzata.
«Beh,
non
avrei accettato…» disse lei, corrucciata.
Sirius
sorrise ancora una volta, porse il tema a lei che finalmente lo
guardò dritto
negli occhi. Si bloccarono per un istante, sorprendendosi vogliosi di
scrutarsi
bene negli occhi, come se volessero scavarvi all’interno per
leggere i pensieri
dell’altro.
«Ho il
sospetto che ti sbagli… Adesso devo andare, ma ricordati che
mi devi un
favore…» Sirius si allontanò, non prima
di aver lanciato un occhiolino ad una
basita Mary MacDonald. Era rimasta incantata a guardare il punto dietro
cui era
sparito Black, quando improvvisamente si riscosse dai suoi pensieri e
imprecò.
«Maledizione…»
Rientrò
in
biblioteca come una furia, davanti agli occhi di una sorpresa e curiosa
Lily
Evans.
«James?? JAMES
CHARLUS POTTER! Vuoi uscire da quel maledetto bagno? Stiamo qui fuori
ad
aspettarti da mezz’ora!»
Nemmeno
il tempo di formulare la frase che James uscì
immediatamente, impaurito dal
tono scocciato di Remus e dai pugni sulla porta.
«Finalmente!
Che diavolo stavi combinando?» chiese Remus curioso, portando
le mani sui
fianchi; senza saperlo stava facendo una perfetta imitazione della
signora
Dorea Potter, la madre di James.
James
continuava a stare impalato davanti a Remus, senza sapere cosa dire o
fare. Finalmente
cercò di compiere qualche movimento, indietreggiando, mentre
Remus avanzava
verso di lui.
Sirius,
che stava comodamente seduto sul suo letto con le braccia dietro alla
nuca, si
godeva lo spettacolo. Dato che nel dormitorio regnava la penombra visto
che le
tende alle finestre non erano completamente spalancate e visto che il
sole non
si era ancora levato alto in cielo, non vide che cosa nascondeva James
dietro la
schiena. Ma capì che aveva sicuramente in mente qualcosa,
ebbe il presentimento
che non era niente, niente di buono.
«Io?
Niente! E che dovrei avere secondo te, scusa?» chiese James
cercando di
distogliere lo sguardo da Remus, che sembrava gli stesse facendo la
radiografia.
«Che
diavolo hai tu da ridere, deficiente? E tu James, per l’amor
del cielo,
smettila di indietreggiare e fammi vedere cosa nascondi o finirai
per…»
Ad
un tratto, per tutta la stanza si udì un botto, seguito
dall’espansione di una
fitta coltre di fumo incolore. Sirius rise ancora più
sommessamente in
compagnia di Peter, mentre Remus era al confine, tra il perdere la
pazienza e
il compiere un delitto.
Tra
loro, James era quello che però sembrava sul punto di morire
d’infarto per il
terrore della sfuriata che si sarebbe beccato di lì a poco;
era stato in bagno
tutto quel tempo perché aveva preparato un palloncino
riempendolo con diverse
sostanze, tra cui il borotalco di Remus, della mostarda che nessuno
sapeva dove
aveva rimediato (dato che erano ancora le sette e trenta del mattino e
non era uscito
dal dormitorio), il terribile profumo di Peter (di cui voleva
assolutamente
disfarsi, infatti ne buttò dentro parecchio, lasciandone
appena un dito dentro
la bottiglietta che lo conteneva), una crema per il viso di Sirius, una
caccabomba che aveva reso tutto più esplosivo e…
degli escrementi di gufi che
aveva appellato dalle grondaie della torre fino a dentro il
palloncino…
La
reazione di Remus non fu tempestiva, dato che nella stanza divenne
tutto buio e
confuso; non solo il fumo che pian piano si dissolse gli tolse la
visuale per
un po’, ma l’aria si era fatta davvero
irrespirabile nella stanza, tanto che
Peter si alzò e aprì sia la porta del dormitorio,
che tutte le finestre che
fino ad allora erano state chiuse.
Il
fumo pian piano si dissolse, e Remus poté vedere lo sguardo
colpevole di James
che cercava a stento di trattenere le risa.
Era
caduto dentro il baule del povero Frank, che ora era grondante di tutta
quella
sostanza incolore, indescrivibile e incredibilmente
puzzolente… Quel poveretto di Paciock, che era da sempre
vittima dei disastri
dei malandrini, aveva dimenticato di chiudere il baule, quella mattina,
probabilmente per la fretta di raggiungere la sua ragazza in Sala
Grande per la
colazione. Non fece scelta peggiore in vita sua.
In
quella stanza una seconda bomba esplose, quella mattina, appena
qualcuno si
capacitò della gravità della situazione.
La
più pericolosa di tutte.
Remus John Lupin.
Esplose
in un preciso momento, quel momento in cui James Potter aveva deciso di
parlare.
«Io…
non volevo farlo esplodere qui dentro, avevo intenzione di lanciarla
alla porta
del dormitorio della Evan…» disse gesticolando,
cercando di giustificarsi. Non
poté continuare a lungo, dato che delle urla coprirono
completamente la sua
voce. Delle urla che fecero sicuramente
sorridere Silente che stava facendo su e giù per il suo
studio, che fecero senza dubbio uscire
la piovra gigante
dal lago perché impaurita da quel frastuono, e che fecero probabilmente scappare tutti gli animali
che vivevano nel raggio di
miglia… A questo pensò Sirius, mentre Remus
iniziava a fare la paternale a
James.
«MA
CHE COSA DIAVOLO TI E’ SALTATO IN MENTE, STUPIDO CERVIDE DEI
MIEI STIVALI!
PENSAVI CHE NON TI AVREI DETTO NIENTE DOPO LA TUA GIUSTIFICAZIONE? SOLO
PERCHE’
NON VOLEVI FARLO SCOPPIARE QUI, QUEL MALEDETTO COSO? MA TI RENDI CONTO
DEL
DANNO CHE HAI CAUSATO E DI QUELLI ANCORA PEGGIORI CHE AVRESTI POTUTO
CAUSARE???
E SMETTILA DI NASCONDERTI DIETRO AL TUO LETTO, O LO FARO’
ESPLODERE, E NON STO
SCHERZANDO!»
Tutti
i Grifondoro si erano affacciati dalle porte dei loro dormitori, alcuni
impauriti, altri divertiti… Chissà che cosa
avevano combinato i Malandrini
quella volta! Ma nessuno, nessuno decise di andare personalmente a
controllare,
Remus avrebbe ucciso chiunque avesse fiatato in quel momento e lo
avesse
interrotto.
«COME
HAI POTUTO AVERE UN’IDEA COSI’ STUPIDA E AVERE
ANCHE IL CORAGGIO DI METTERLA IN
ATTO? UNA GALLINA POTREBBE OFFENDERSI SE IO ORA LA PARAGONASSI A TE,
PERCHE’ LA
TUA IDEA NON E’ STATA NEMMENO LONTANAMENTE GENIALE COME
CREDI, TU SEI UN’IDIOTA
MADORNALE! E’ COSI’ CHE PENSI DI ATTIRARE LA SUA
ATTENZIONE? TI STAI SBAGLIANDO
DI GROSSO, SIGNORINO, E CERCA DI GUARDARMI IN FACCIA QUANDO TI PARLO, O
VENGO
LI’ E TI RIEMPIO DI CAZZOTTI! ADESSO CERCA DI TOGLIERE TUTTA
QUESTA BRODAGLIA
DAL BAULE DI FRANK, E DOPO VA A CHIEDERGLI IMMEDIATAMENTE SCUSA PER
QUELLO CHE
HAI COMBINATO, DATO CHE DUBITO CHE QUELLA COSA SI TOGLIERA’
TANTO FACILMENTE… E
TU, SMETTILA DI RIDERE OPPURE ME LA PRENDERO’ ANCHE CON TE,
RAZZA DI IDIOTA
COSMICO! MI CHIEDO COME FACCIANO I TUOI GENITORI A SOPPORTARVI
ENTRAMBI, DOVRO’
RICORDARMI DI CONSEGNARE LORO UNA STATUA D’ORO, QUANDO LI
VEDRO’!»
Uscì
dal dormitorio, sbattendo la porta alle sue spalle, non prima di aver
concluso
dicendo «E RICORDATI CHE NON E’ FINITA QUI, POTTER!
NON SEI ANCORA SALVO!»
Mentre
James si chinava a terra con un panno in mano cercando di togliere
quella
fetida sostanza dai libri e dai vestiti di Frank, Sirius divenne rosso
in viso
per lo sforzo di trattenersi dal ridere. Ma quando James lo
guardò in viso con
uno sguardo a dir poco corrucciato e un broncio da far paura, non
poté più
resistere e scoppiò a ridere cadendo dal letto.
Remus,
che era ancora dietro la porta in attesa di un passo falso dei due, la
spalancò
improvvisamente e urlò «SMETTI IMMEDIATAMENTE DI
RIDERE, SQUILIBRATO, E VIENI
SUBITO QUI!» Subito Sirius si ricompose anche se sembrava
fosse ancora
pericolosamente sul punto di ridere, e si alzò, lanciando
un’occhiata divertita
a Peter che si era nascosto dietro un libro per ripararsi dalla
furia-Lupin.
Quando
Sirius raggiunse Remus, restò comunque a debita distanza per
paura che lo
picchiasse, e Remus difatti gli mollò uno scappellotto sulla
nuca. Sirius lo
ammonì subito dopo con uno sguardo truce ma non
ribatté, seppur fosse tentato.
Remus
lanciò un’occhiata a James che aveva
l’aria di un cane bastonato e gli disse
«VIENI QUI ANCHE TU, IDIOTA, FINIRAI DI PULIRE TUTTO QUEL
MACELLO DOPO PRANZO»
James
ebbe il coraggio di rispondere anche stavolta, non contento di quello
che aveva
scatenato poco prima grazie alla sua banale giustificazione.
«Ma…ma io pensavo
di pulire adesso così da finire prima di
pranzo…»
«PENSI
DI POTERMI PRENDERE ANCORA IN GIRO? NON SALTERAI LE LEZIONI OGGI PER
PULIRE
QUESTO MACELLO, ANCHE PERCHE’ NON HO ALCUNA INTENZIONE DI
COPRIRTI CON LA
MCGRANITT, CHE SIA CHIARO! E ADESSO VIENI QUA, DI CORSA!»
Subito
James si alzò, rendendosi conto di avere i pantaloni
completamente inzuppati di
quella sostanza che ormai aveva assunto una colorazione arancione,
vicina al
fango. Remus chiuse gli occhi, stanco e adirato, e mormorò
in direzione di
James «Gratta e netta»
e subito lo
sporco si dissolse nel nulla. James sorrise radioso a Remus e, prima
che
potesse ringraziarlo, quest’ultimo rispose, tagliente
«HAI IL CORAGGIO DI
CREDERE CHE IO ABBIA FATTO UN FAVORE A TE, PULENDOTI IL SEDERE?
L’HO FATTO SOLO
PERCHE’ TENGO ALLA MIA SALUTE, E ASPETTARE TE MENTRE TI
PULISCI E TI CAMBI,
DOPO QUELLO CHE HO DOVUTO SUBIRE STAMATTINA, MI AVREBBE TOLTO QUEL POCO
DI
SALUTE CHE MI RIMANE!»
James
rispose, a testa bassa e sinceramente dispiaciuto «Oh no
vecchio mio, tienitela
stretta quella poca salute che hai… per favore»
«APPUNTO!
MA VISTO CHE PROPRIO A ME, A ME SONO CAPITATI DEI DEFICIENTI COME VOI,
STENTO A
CREDERE CHE RIUSCIRO’ A COMPIERE DICIASSETTE ANNI!»
Peter
guardava l’amico mentre camminavano nei corridoi in direzione
della Sala
Grande, e sperò che avesse abbastanza salute per tenere quei
due a bada ancora
per molto, dato che era sicuro che i guai erano appena cominciati,
quell’anno.
Durante
quel gelido Gennaio, James era definitivamente tornato il ragazzo
più
rompiscatole e combina guai dell’intera Hogwarts. Aveva
architettato gli
scherzi più disparati, e le sue vittime preferite erano
rimaste sempre le
stesse: Gazza, Mrs. Purr, i Serpeverde e… la Evans.
Quest’ultima era la sua
vittima preferita in assoluto, con grande disappunto di Remus e persino
di
Sirius, che aveva stretto con lei un legame che poteva definirsi
amichevole.
James
continuava a trascorrere il suo tempo libero con molte ragazze,
divertendosi
con loro e gettandole al vento, come usava fare un tempo.
Lily
si era ritrovata in compagnia di un ragazzo per caso, un pomeriggio di
metà
Gennaio, mentre aspettava di essere ricevuta dalla McGranitt nel suo
studio per
comunicargli delle cose riguardo ai suoi compiti di Prefetto. Dato che
la
professoressa era rimasta impegnata per più di tre quarti
d’ora a discutere di
chissà che cosa con la professoressa Gayaman, che insegnava
Aritmanzia, Lily
era rimasta fuori e aveva incontrato Josh per la prima volta.
«Beh,
dato che sembrano ancora averne per molto – e
indicò la porta dell’ufficio
della vicepreside – mi sa che è meglio se faccio
qualcosa di utile. Ciao, io
sono Josh» aveva detto lui spiccio, con un sorriso che gli
andava da un
orecchio all’altro.
«Oh
beh, non posso darti torto! – disse Lily, ridendo imbarazzata
– Ciao, io invece
sono L…»
«Lily
Evans, Prefetto di Grifondoro, Sesto anno, una delle migliori alunne
della
scuola, a detta dei professori…»
La
bocca di Lily aveva la forma di una perfetta O. Come poteva quel
ragazzo sapere
quelle cose di lei, se lei non l’aveva mai neppure visto?
«Ma…
come fai a sapere tutte queste cose di me?»
Lui
rise timidamente e rispose «Beh ma tu sei molto popolare qui
a scuola, anche se
forse non te ne rendi conto… Sei amica di Mary MacDonald,
Emmeline Vance,
Marlene McKinnon e Alice Prewett, non è
così?»
Lei
fu piacevolmente sorpresa e colpita da quello che quel ragazzo sembrava
sapere
di lei; lui sembrò intercettare i pensieri di Lily e le
disse «Oh tranquilla,
non studio Occlumanzia… la trovo del tutto inutile, come
materia. E’ del tutto
irrazionale!»
Lily
finalmente liberò la sua risata cristallina che le fece
scuotere leggermente le
spalle e rispose «Oh beh, su questo sono pienamente
d’accordo! Che anno
frequenti, Josh?»
«Il
Settimo. Non si vede dalla mia faccia disperata?» chiese lui,
sorridendo obliquo
e indicando con l’indice della sua mano il suo viso.
Lily
finalmente notò il viso del giovane che, a suo parere, non
era per niente messo
male. Aveva dei folti capelli castani e due occhi grandi e di un grigio
scuro,
molto attraenti.
«Perché
stai facendo la radiografia alla mia faccia?» disse lui,
facendola arrossire.
«Controllavo
le tue occhiaie a che profondità sono, così mi
inizio ad abituare…»
Ed
entrambi risero, trovandosi piacevolmente in sintonia.
Dopo
allora, Lily lo incontrò circa una settimana dopo in
infermeria mentre andava a
trovare Remus, che era reduce da una notte di luna piena. Entrambi,
quel
pomeriggio, decisero di vedersi l’indomani in biblioteca, per
studiare insieme.
Josh aveva sentito il tono disperato di Lily mentre diceva a Remus che
non
stava riuscendo a stare dietro a Trasfigurazione, così, non
appena lei lo notò
sul letto accanto e si avvicinò a lui per salutarlo, questo
si offrì di darle i
suoi appunti di Trasfigurazione dell’anno precedente.
Remus
osservò i due di sottecchi, cercando di studiare la cosa.
Quel tale, era
completamente cotto di Lily, dato che appena l’aveva vista
entrare era quasi
caduto dal letto e il suo viso si era tinto di rosso. L’aveva
osservata per
tutto il tempo, con un sorriso da ebete stampato in faccia. Ah, se
l’avesse
scoperto James!
Lily
invece, sembrò molto impacciata quando lo vide e si
avvicinò a lui per
salutarlo. Sicuramente gli stava simpatico, ma aveva qualcun altro per
la
testa, a giudicare dalle occhiate furtive che spesso rivolgeva a James,
ogni
giorno. Lei non lo sapeva, ma Remus l’aveva osservata e,
grazie a quei piccoli
segnali, aveva capito che qualcosa covava dentro di lei, come in James.
Il
suo amico, infatti, seppur cercasse di tenersi impegnato per tutte le
ore del
giorno a fare stupidaggini e nonostante continuasse a negare
l’evidenza e ad
evitare le domande di Remus, era chiaramente interessato ancora a Lily.
Sperò
con tutto il cuore però, che non notasse presto quale
sguardo riservava Josh
alla bella Lily.
Tra
due giorni, per quello che aveva sentito, si sarebbero visti in
biblioteca alle
tre del pomeriggio. Remus in quel momento si fissò un
promemoria in testa: non
permettere a James Potter di avvicinarsi a quel luogo, per nessuna
ragione al
mondo.
Pensò
che dopo tutto non sarebbe stato così difficile, dato che
James come Sirius era
praticamente allergico alla biblioteca, ma secondo lui avrebbe fatto
meglio a
stare all’erta.
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Capitolo 27 *** Capitolo Ventisettesimo - Perdersi in un bicchier d'acqua ***
Capitolo
Ventisettesimo – Perdersi in un bicchier d’acqua
Ero seduta su un
tavolino della Sala Comune con Lene quel
pomeriggio, cercando con tutte le mie forze di sforzarmi a studiare, ma
mi
riuscì molto difficile, dato che nel frattempo Mel rideva
sul divano accanto
con Alice. Perché non avevo fatto i miei compiti domenica,
quando loro avevano
studiato con Lily? Perché mi ero rifiutata di studiare
Aritmanzia con Lily, il
giorno prima mentre eravamo in biblioteca?
La
verità è che quel Black, mi ha stravolta ancora
una volta,
e dopo esser rientrata in biblioteca, non sono più riuscita
a concentrarmi.
Con il risultato
che, mentre loro erano sedute tranquille lì
a rilassarsi e Lily era chissà dove in giro per il castello,
io avevo un mare
di roba arretrata da studiare e dovevo pure fare in fretta, dato che
tra due
giorni ci sarebbe stato il test di Aritmanzia e io ancora non avevo
fatto una
ceppa!
Mentre Mel era
riuscita a concentrarsi e sembrava più avanti
di Mary nello studio, quest’ultima iniziò ad
osservare la stanza.
La sua vista fu
catturata da Sirius Black – chissà come mai -
che stava
amabilmente chiacchierando con
James. Helena Light, l’amica di Lily, stava scendendo proprio
in quel momento
dalle scale e guardava i due con aria divertita. Mary notò
che si stava
dirigendo proprio verso di loro e, quando si fermò proprio
di fronte alla
poltrona su cui stava seduto James, si chinò proprio verso
di lui e gli lasciò
un bacio a fior di labbra sulla bocca. Mary strabuzzò gli
occhi.
James
e…Helena?
Proprio in quel
momento, nei pochi secondi in cui James
continuava a baciarla sulle labbra tirandola verso di sé,
entrò in Sala Comune
Lily, che attirò l’attenzione di James che,
nonostante stesse baciando Helena,
fissava la rossa insistentemente. Mary scosse la testa ridendo; James
era un
idiota patentato.
Lily, che
sembrò sentire su di sé lo sguardo di James, si
voltò in sua direzione e non poté nascondere la
sorpresa che si impadronì per
qualche istante del suo viso, mentre lo vide avvinghiato a Helena. Mary
cercò
di salvare la situazione, si alzò e andò incontro
a Lily, attirando
l’attenzione su di sé.
«Ciao Bella
Evans!» disse
Mary, sorridendo
«Oh, Mary!
Scusami, non ti avevo vista…» disse
Lily, mentre spiava di sottecchi quei due che continuavano a baciarsi
appassionatamente
«Ho
notato…» rispose Mary,
con un tono di
rimprovero nella voce, che Lily avvertì. La rossa ebbe
immediatamente le guance
tinte a chiazze di rosso. Mary le sorrise teneramente di rimando e le
disse «Cos’era
quel sorrisetto che avevi
stampato appena hai varcato il ritratto?»
Subito Lily si
diede della sciocca ed esclamò «Ah! Ma non te ne
ho ancora parlato!
Vieni, andiamo a sederci vicino ad Alice ed Emmeline, così
racconto anche a
loro…»
E
raccontò alle ragazze del primo incontro con Josh del
giorno prima, di quello che si erano detti e di quel pomeriggio, in cui
l’aveva
nuovamente incontrato. Le ragazze stettero attente a cogliere ogni
singola
parola del discorso di Lily, e quando finì loro di
raccontare tutto, queste
iniziarono a chiederle in coro se gli piacesse o se era più
carino o simpatico.
«Beh,
è
carino, non lo nego…
Dovevamo vederci oggi, ma Madama Chips non gli ha permesso di lasciare
l’infermeria!
Ma
non vi allarmate, domani andrò in biblioteca con lui
e… » disse Lily
cauta. Alzò le spalle
infine, emettendo un lieve risolino eccitato.
Alice si
alzò e disse loro che sarebbe andata a cercare
Samantha, una ragazza di Tassorosso che era la miglior fonte di
pettegolezzi
secondo lei, per chiederle che cosa ne sapeva di un certo Josh.
Nonostante lei
venerasse Sam ogni volta che si parlava di lei in quanto la considerava
una
fonte attendibilissima e affidabile di pettegolezzi, le ragazze le
dicevano che
rimaneva lei la migliore pettegola di Hogwarts. E si beccavano delle
belle
rispostacce, pure! Già, perché Alice non si
reputava pettegola, una di quelle
ragazze che mettono in giro cattiverie sul conto di altre come Jen
Cheat, ad
esempio, la Serpeverde del loro anno. Alice faceva sempre la netta
distinzione
tra ciò che significava essere pettegola, e ciò
che era lei in realtà: una
grande curiosona. E questo era assolutamente vero, e le ragazze lo
sapevano
bene.
Mary raggiunse
sconsolata il tavolo su cui aveva lasciato i
suoi libri e cominciò a studiare, su esortazione di Lily che
continuava a
mandarle delle occhiate minacciose persino da lontano.
Quest’ultima, invece,
era rimasta un po’ a chiacchierare con Mel, e poi avevano
preso entrambe un
libro. Lily si era già immersa nella lettura quando si
accorse che la sua amica
la stava fissando mentre cercava di reprimere un risolino. Lily la
guardò
scettica e le chiese, cercando di rimanere indifferente alle risatine
di Mel «Vance, che hai
da guardare?»
«Niente di
che Lils, pensavo solamente…» disse Mel,
disinvolta
«E a cosa,
se posso saperlo?» chiese
Lily, la cui attenzione ormai non era più rivolta al suo
libro ma alla sua
amica, che sembrava divertita dall’attenzione della rossa che
aveva attirato in
così poco tempo.
«Pensavo che
secondo me, tra te e questo Josh non funzionerà!» Lily la
guardò quasi offesa e Mel
continuò
«Avanti
Lils, non serve che reciti con me la parte di quella interessata a
Josh… Ho
notato che da quando sei entrata qui dentro, non hai smesso di guardare
di
sottecchi Potter… vorresti forse negarlo?»
Lily, che in
condizioni normali si sarebbe infuriata e
sarebbe andata via, ebbe una reazione opposta. Abbassò il
capo e sospirò.
«Non
posso…» rispose Lily,
in un fil di voce.
Emmeline si
addolcì alla vista dell’amica diventata
improvvisamente triste
«Beh,
ma se proprio vuoi saperlo, anche lui ha fatto lo stesso da quando sei
entrata…» Lily sbuffò e fece mezzo
sorriso amaro, e rispose, rassegnata
«Starà
solamente architettando qualche altro modo per farmi
infuriare…»
«Io
penso che il suo obiettivo non sia farti infuriare, Lils. Ma attirare
la tua
attenzione. Fattelo dire da me, qui gatta ci cova!»
Emmeline
rise e in poco tempo trascinò anche Lily nella sua risata
composta. Mentre
entrambe ridevano, qualcuno si sedette tra le due, beccandosi
un’occhiataccia
da entrambe.
«Salve
a voi, Ev e Mel!»
Lily
non poté fare a meno di sorridergli, e così anche
Mel. Ultimamente avevano
passato tutti insieme molte serate davanti al camino della loro Sala
Comune,
scherzando, ridendo e giocando. Nonostante ciò, nessuno
aveva visto Lily
scambiare qualche parola con Potter, dato che entrambi sembravano aver
stretto
un tacito accordo per evitarsi, anche se il più delle volte
quando si trovavano
nella stessa stanza litigavano. Tuttavia Lily aveva scoperto che Sirius
era un
ottimo ascoltatore, e sapeva anche dare buoni consigli. Ovviamente il
campo su
cui la Evans necessitava di più aiuto, ovvero il campo
Potter, non veniva mai
sfiorato dai due durante le loro lunghe chiacchierate, dato che Sirius
era il
migliore amico di James.
«Sirius,
che fai da queste parti?» gli chiese Emmeline amichevolmente
«Oh
beh, mi annoiavo a stare accanto a quei due – disse facendo
un cenno con la
testa in direzione di Helena e James – così, non
appena vi ho viste qui ridenti
e splendenti, ho deciso di raggiungervi… Ho interrotto
qualcosa?» chiese infine
Sirius
«Oh
no, assolutamente niente Sir, tranquillo» subito gli rispose
gentile Lily, e
lui le sorrise.
Iniziarono
a parlare del più e del meno, fin quando il loro discorso
non fu interrotto da
qualcun altro di nostra conoscenza.
«Lillina,
Vance…» salutò James, facendo alzare
gli occhi al cielo alla prima e ridere
sommessamente la seconda «Sir, volevo dirti che sto scendendo
con Peter a
trovare Lunastorta, vieni con noi?» Sirius, piuttosto
infastidito
dall’irruzione di James mentre stava conducendo
un’interessante conversazione
sulle moto da corsa (a cui recentemente si era appassionato), disse
infastidito
al compare
«No
Ramoso, andate pure. Vado a trovarlo più tardi, manda un
bacio da parte mia
alla mammina!» concluse Sirius con voce stridula, che fece
ridere tutti i
presenti.
James
sembrò irrigidirsi leggermente quando sia Lily che Sirius
tornarono a ignorarlo
continuando la loro discussione, ma fece un’alzata di spalle
ed uscì dalla
stanza in fretta, con Peter alle calcagna.
Lily,
intenta a spiegare a Sirius come funzionava il meccanismo di accensione
di una
moto, non si accorse che Helena nel frattempo si stava avvicinando
verso di
lei, sorridendo.
«Lils,
Helena sta venendo verso di noi…» Lily, che non
aveva capito cosa le aveva
sussurrato Mel, si voltò davanti a sé, vedendo
che Helena stava ritta in tutta
la sua bellezza davanti a lei e le sorrideva. Sirius a quel punto,
prese
sbuffando un giornale e affondò il viso dietro di esso,
capendo che la sua
conversazione con Lily era andata a farsi benedire.
«Ciao
Helena» disse Lily, sforzandosi di avere un tono amichevole,
nonostante fosse
chiaramente infastidita dalla ragazza. Sirius vide
l’espressione infastidita e
allo stesso tempo fredda di Lily e si insospettì, dato che
spesso le aveva
viste sedute insieme a ridere e a chiacchierare per ore.
Così, decise di aprir
bene le orecchie, con l’intento di origliare la loro
conversazione.
«Ciao
Lils, posso..?» chiese timidamente Helena, indicando il posto
libero accanto a
Lily, alla sua sinistra. Sirius invece era alla destra della rossa.
«Oh
certo! Ma che domande, siediti pure – le disse Lily spiccia e
poi continuò –
allora, come va?»
Helena
fu felice della domanda che le aveva rivolto Lily; Sirius
osservò tra sé e sé
che probabilmente era venuta a parlarle proprio per raccontarle
qualcosa
riguardo alla sua vita sentimentale, magari…
Ghignò, magari ci sarebbe stato da
divertirsi!
«Oh
Lils, magnificamente! Mi sono messa con James, proprio
ieri…» e subito la mora
abbassò il capo e arrossì. Lily, seppur fosse
già a conoscenza della questione,
non seppe subito cosa rispondere, così inizialmente la
fissò con un sorriso
piuttosto tirato che fece quasi scoppiare a ridere Sirius.
«Oh…
Ehm, beh? Visto che alla fine si è risolto tutto per il
meglio?» disse Lily
«Già!
Avevi proprio ragione… Eppure avrei scommesso che James si
fosse innamorato di
un’altra, prima di notare me, tipo un mesetto
fa…» disse Helena a bassa voce,
annuendo a tratti regolari.
A
quel punto Lily si passò una mano sul viso, come per
nascondere per un attimo
l’imbarazzo che stava provando in quel momento.
«Dici?
Nah, non penso proprio…» disse la rossa molto
velocemente, ridendo isterica, e
finendo per tossire fino a soffocare.
Helena
corrugò la fronte come se si fosse resa conto
improvvisamente che Lily aveva
qualcosa che non andava, anche se subito dopo la sua espressione
divenne seria
e convinta, mentre Lily sorseggiava un bicchiere d’acqua
offerto da Sirius, per
placare la tosse di prima «Oh si Lily, ne sono fermamente
convinta… A dirla
tutta, ero certa che si fosse innamorato proprio di
te…» proprio quando la mora
concluse la sua frase, Lily, che non aveva ancora finito di bere,
sbarrò gli
occhi alla parola “te”
e sputò un po’
d’acqua sul tappeto ai suoi piedi, tossendo ancora.
Sirius
abbassò il giornale e guardò malandrino Lily, la
quale notò lo sguardo del moro
mentre ancora tossiva.
Helena,
invece, si preoccupò di batterle una mano sulla spalla, e le
disse «Tutto bene,
Lils? Non si beve mai mentre si sta sdraiati, dovresti
saperlo!» somigliando
molto ad una mamma premurosa, e non cogliendo il fattore scatenante di
quell’attacco di tosse. Sirius si intromise, giusto per
divertirsi un po’ e
disse a Lily, premuroso
«Carotina,
devo dire che Helena ha ragione, dovresti fare più
attenzione a quello che
fai…» Lily diede uno scappellotto a Sirius, per
averla chiamata “Carotina” come
aveva fatto una ragazza che l’aveva fatta infuriare poco
tempo fa, ma
soprattutto perché colse l’allusione
dell’amico. Stava sicuramente facendo
riferimento a quello che era successo tra lei e James, e per un attimo
la rossa
si sentì in colpa.
Subito
Helena riprese il discorso, iniziandole a parlare di quanto era felice
con
James… Ma Lily non le prestava molta attenzione
«…E
poi è un ragazzo davvero fantastico, e a dirla tutta, non
posso proprio dire
che non mi soddisfi –
Lily strabuzzò
gli occhi e arrossì di botto, mentre Helena, che non si
accorse ancora una
volta di nulla, continuò maliziosa – certo, se sai
cosa intendo…»
Sirius
non poté questa volta fare a meno di scoppiare a ridere,
dopo aver visto
l’espressione imbarazzatissima e impacciata di Lily, e finse
di ridere di un
articolo che stava leggendo, quando sia Lily, truce, che Helena,
curiosa, si
voltarono verso di lui a guardarlo. Ovviamente Lily non bevve la
scappatoia di
Sirius, ma decise di non approfondire il discorso in quanto sapeva che
egli
avrebbe approfittato della situazione e l’avrebbe messa in
imbarazzo davanti a
Helena, alludendo sicuramente a James, che sapeva, da un po’
di tempo ormai,
che fosse il punto debole di Lily.
«Onestamente,
Helena, non vorrei scendere nei particolari, credo che siano
diciamo… affari
vostri» disse Lily, questa volta chiaramente infastidita.
Helena se ne accorse
e disse, impacciata «Beh… In effetti hai ragione,
anche se non mi faccio
problemi a parlare della mia vita privata con le mie
amiche…» sorrise, e prese
le mani di Lily fra le sue. La rossa, ormai imbarazzatissima, si
sforzò
comunque di sorridere, aiutata dal pensiero che in effetti Helena per
lei era
davvero una buona amica, ma adesso qualcosa di lei sembrava
infastidirla…
Una
ragazza con i capelli castani a caschetto entrò attraverso
il buco del
ritratto, muovendo la testa a destra e sinistra come se stesse cercando
qualcuno. Non appena mise i suoi occhi su Helena la chiamò,
e finalmente Lily,
quando Helena si congedò da lei, poté emettere un
sospiro di sollievo,
adagiandosi allo stesso tempo sul divano, con un cuscino davanti alla
faccia.
Chiuse gli occhi per un attimo, e quando li riaprì e
scostò il cuscino, si
spaventò vedendo Sirius che era vicinissimo al suo viso.
«Diamine Sirius,
spostati!» sbottò la rossa.
Lui
acconsentì, ma continuò a ghignare in sua
direzione, mentre scuoteva il capo
con ancora il giornale in mano. Lily alzò un sopracciglio,
che Sirius notò con
divertimento e disse
«Ahh,
bella Evans! Ti sei proprio divertita questo pomeriggio a parlare con
Helena,
eh? Peccato che non ci sia stato un seguito, mi sarebbe piaciuto
sentire
altro…» e iniziò a ridere, facendo
imbronciare Lily.
«Che
ti importa, Black?» Sirius notò che Lily era
tornata ad usare il suo cognome, e
ne fu divertito. La stava infastidendo.
«Ma
certo che mi importa, Lils! Abbiamo capito tutti
ormai…»
«Capito
cosa?» chiese Lily, indifferente, mentre sceglieva una
rivista da leggere.
Sirius si avvicinò all’orecchio della rossa e gli
sussurrò, lentamente
«Smettila
di cercare di convincerti che non te ne frega niente di James, Lils, ti
stai
solo prendendo in giro…»
Lily
sbarrò gli occhi e arrossì di botto, si ricompose
in un attimo e lo guardò
truce, dicendo
«Non
rompere, Sirius. Non sono in vena… E poi… poi non
mi interessa niente di quello
che fa… quel Potter» Sirius sbuffò
divertito per il tono che aveva usato Lily,
che risultava a suo parere falsamente convincente, dato che ormai aveva
imparato a conoscerla, e le rispose
«Si,
come no… E io sono un avvincino… Ascoltami,
Lils. Ti stai perdendo in un bicchier d’acqua e la cosa che
più mi fa rabbia è
che tu potresti benissimo nuotare in queste acque…
Capiscimi, ti prego. E’
tutto nelle tue mani» e con uno sguardo ammonitore e
divertito allo stesso
tempo, si alzò dal divano con le mani in tasca e
uscì dal buco del ritratto,
lasciando Lily di stucco mentre lanciava un’occhiata carica
di significato a
Mary MacDonald, che lo ricambiò truce, ma con un lieve
rossore a tingerle le
chiare guance.
Ciao a tutti! :3
Inutile dirvi che mi siete
mancaaati, tanto tanto! Sono ancora (purtroppo) impegnata nella
sessione estiva,scusate se non ho pubblicato ieri come avevo detto, ma
mi è uscito di mente, tra le tante cose che ho dovuto fare!
Bene, veniamo al capitolo.
FA SCHIFO. Lo so!
Posso dirvi che nel
prossimo vedremo (sicuramente, ma non assicuro niente) un capitolo
introspettivo, molto incentrato su un personaggio, Sirius Black!
Pubblicherò domenica prossima, prometto che lo
farò! =)
Grazie a tutti i lettori
silenziosi, i magnifici recensori this is magic_lovefire hp,
BlueParadise,
Ele12, lettriceappassionata
e Fremiona_Tirivispi!!!!!!!
Grazie a coloro che
hanno inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite.
Grazie
a tutti! Un bacione enorme :*
Alla
prossima!
Marauder11
|
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Capitolo 28 *** Capitolo Ventottesimo - Verità ***
Capitolo
Ventottesimo – Verità
Sirius, prima di
allora, poteva dire di detestare con tutto
sé stesso Lily Evans e per dei buoni, precisi motivi.
Lily Evans era
stata fin dal primo anno, una ragazza
impertinente, impicciona, strana, testarda e assolutamente detestabile
sotto
tutti i punti di vista, possibili e immaginabili. Certo, nemmeno lui
aveva
fatto del suo meglio per rendere il loro rapporto amichevole, dato che
assieme
ai Malandrini gliene aveva combinate di tutti i colori e molto spesso
l’avevano
fatta davvero disperare. Ma a lui non importava, lui la detestava e
basta, non
sapeva dire il perché. E poi si divertiva a vederla
infuriata, tutto qua. Era
un passatempo, come lo era anche per James, il suo migliore amico.
Quando al quinto
anno, cioè quasi un anno prima, l’aveva
vista con le lacrime agli occhi per quelle terribili parole che gli
aveva
urlato Mocciosus, aveva sinceramente provato un po’ di pena
per lei, perché
capiva che cosa voleva dire avere quello sguardo perso e sentirsi soli.
Lily e
Mocciosus prima di quel terribile episodio, erano assolutamente
detestabili e
Sirius li considerava assolutamente odiosi entrambi, allo stesso modo.
Ma durante
quell’episodio, in cui Sirius si era sentito così
sinceramente e inspiegabilmente vicino a Lily Evans, prese le difese
della
Grifondoro.
Già,
l’aveva difesa per la prima volta in tutta la sua vita.
Questa però, non smise comunque di stare antipatica a
Sirius, perché ogni volta
che i Malandrini uscivano a fare qualche scherzo, sembrava quasi
fiutare le
loro malefatte e li coglieva in flagrante, quasi ogni singola volta. E
finiva
per rovinare tutto, rimediando per loro sempre qualche punizione.
Sempre al quinto
anno, Lily Evans era diventata un prefetto,
come il suo amico Remus, e entrambi erano diventati molto amici. Questo
diede
un po’ fastidio a Sirius, non solo perché Remus
continuava a difenderla e ce la
metteva tutta per dissuaderli dalle loro malefatte contro la Evans. Gli
dava fastidio
tutto ciò anche perché Remus, che era sempre
stato d’accordo con lui nel
ritenere Lily Evans assolutamente detestabile per il suo essere snob,
aveva
cambiato radicalmente idea su di lei.
Diceva che era
dolce, gentile, dall’animo nobile. Spiritosa,
simpatica e affidabile, tanto affidabile che Remus decise di
confessarle il suo
“piccolo problema peloso”, quando aveva capito che
ormai Lily era sul punto di
scoprirlo.
Sirius non
poté negare che sperava un pochino, quando Remus
gli confessò le sue intenzioni, che Lily si allontanasse da
lui, una volta
scoperta la vera natura dell’amico. Sapeva che era un
po’ crudele da parte sua
pensare una cosa del genere, specie perché Remus sembrava
essersi legato
davvero tanto a quella ragazza, e se aveva deciso di fidarsi doveva
avere dei
validi motivi per ritenere che questa fosse in grado di reggere il peso
del suo
grosso e importante segreto. Credeva che Lily Evans non sarebbe proprio
stata
in grado di tenersi tutto dentro; dopo tutto era sempre una ragazza e
Sirius,
anche se le ragazze gli piacevano eccome, non aveva mai confessato
niente di
così personale ad una di loro. Semplicemente non si fidava,
non si fidava di
nessuno fuorché dei suoi amici, i suoi magnifici Malandrini,
il suo rifugio; e
cercava in ogni modo di tenerseli stretti, anche forse egoisticamente,
cercando
di persuaderli ad essere diffidenti con gli altri come era lui. Ed era
questo
che aveva fatto con Remus, gli aveva detto che secondo lui Lily non era
una
persona abbastanza affidabile da reggere quel peso che solo LORO erano
stati in
grado di fare. Anche se non si perdeva in dimostrazioni di affetto,
anche se
non aveva mai sussurrato loro un timido “ti voglio
bene”, Sirius Black teneva
ai suoi amici, e già all’età di sedici
anni avrebbe dato tutto pur di
proteggerli. Quei brutti pensieri li aveva fatti solo ed esclusivamente
per il
bene di Remus.
Ma Remus, seppur
tentato, alla fine non lo ascoltò; confessò
tutto a Lily che la prese piuttosto bene, e continuò ad
essere amica di Remus,
forse addirittura più di prima.
Sirius
notò che James, nel frattempo, aveva iniziato a
mostrare un certo interesse per la rossa del loro anno, che ormai non
era più
una bambina e stava diventando una donna, anche molto bella.
L’interesse
di James si tramutò con il passare dei mesi quasi
ad ossessione, che cercò di appagare facendo infuriare la
rossa ogni singolo
minuto, di ogni singola ora, di ogni singolo giorno
dell’anno. Non aveva perso
la cattiva abitudine di renderla vittima dei suoi scherzi, ma aveva
anche
iniziato a stremarla con i suoi inviti ad uscire con lui e, vedendo che
questa
continuava a rifiutare, sperimentava sempre modi nuovi per invitarla,
con la
speranza che questa sarebbe rimasta prima o poi colpita dalle scenette
stravaganti e infantili che James architettava con dedizione e con
cura, che finivano
sempre per farlo fallire miseramente.
Se Sirius dopo
l’amicizia di Lily con Remus aveva iniziato a
sopportare un pochino la presenza della rossa, adesso la odiava di
nuovo, più
di prima. E non perché attirava l’attenzione di
James e gli teneva la mente
continuamente impegnata per cercare di conquistarla; ciò che
lo infastidiva più
di tutti, era il modo in cui Lily guardava James, quasi con disprezzo,
e il
modo in cui lo trattava ogni volta che James le rivolgeva la parola.
Non che
questa avesse completamente torto, certo. Riconosceva lui stesso che
James a
volte sapeva farsi davvero pesante e non si rendeva conto che
c’era un limite
alla sopportazione, questo James non riusciva proprio a metterselo in
testa,
nonostante Remus gli ripetesse ogni santo giorno che non era questo il
modo
civile di comportarsi con una ragazza, non era giusto ossessionare
così Lily.
Lui continuava a mettercela davvero tutta, a cercare di essere
più
“sopportabile” possibile, ma ogni volta si faceva
prendere dal panico e rovinava
tutto, provocando sempre un’altra
sfuriata in più da parte di Lily Evans, che non
capiva, non capiva che
James ce la stava davvero mettendo tutta a cercare di piacerle.
Questo aveva
reso Lily Evans davvero detestabile agli occhi
di Sirius, in realtà.
Ma Lily questo
non poteva capirlo, Lily non vedeva quante
notti insonni James aveva passato guardando la mappa durante le ronde
della
Evans per controllare che non fosse in pericolo. Lily non sapeva che
James non
spegneva la bacchetta fin quando non vedeva il puntino con su il suo
nome
raggiungere il suo dormitorio, finalmente al sicuro.
Lily non sapeva
quante occhiate truci aveva lanciato James a
Piton da quando quest’ultimo l’aveva ferita, al
quinto anno.
Non sapeva
quanto lo disprezzasse in realtà e non sapeva che
l’aveva iniziato a disprezzare ed odiare proprio da quel
momento in poi. Lily
aveva sempre creduto che James odiasse da sempre il suo amico Severus,
e per
questo non si lasciava mai sfuggire l’occasione di deriderlo
ed infastidirlo,
praticamente da sempre. James fino ad allora aveva agito in quel modo
con Piton
perché lo trovava sinceramente buffo e per lui era un
divertentissimo
passatempo fargli degli scherzi assieme ai suoi amici.
Faceva tutto un
po’ per caso, e per gioco.
Fino a quando,
al sesto anno, James non aveva visto Lily Evans
piangere.
Non credeva ai
suoi occhi, quando vide le lacrime scendere da
quel viso. Non poteva credere al fatto che quella ragazza, che quella
stessa
ragazza che aveva sempre avuto uno sguardo fiero e camminava a testa
alta, in
quel momento stava piangendo.
James aveva
visto l’altro lato di Lily.
La Lily fragile,
dolce, sensibile, quella che pochi,
pochissimi al mondo conoscevano. L’aveva vista piccola
piccola, tra le braccia
di Remus. Lei, che era sempre stata grande ai suoi occhi, adesso era
fragile ed
indifesa.
Sirius aveva
visto lo sguardo di James quella sera, mentre
erano in infermeria, puntato su Lily Evans. Lo sguardo di James era
diverso; si
era fatto più serio e duro ma allo stesso tempo
più dolce e profondo, quando
guardava Lily.
In una parola,
si era fatto più intenso, come i sentimenti
che James iniziava a provare per lei.
Sirius, quella
sera, capì che qualcosa nel suo migliore amico
stava cambiando, e temette quel cambiamento.
Poi Lily aveva
iniziato a frequentare McLaggen, e James era
completamente uscito fuori di testa. Era stato suo amico addirittura,
spesso
avevano riso tutti e tre in Sala Comune ritrovandosi
d’accordo su molte cose. E
adesso?
Adesso James lo
detestava, lo detestava con tutto sé stesso.
Perché stava iniziando ad avvicinarsi
alla
Evans, e nessuno poteva farlo. Anche se, a nessuno aveva spiegato il
perché di
questo interesse verso Lily, il perché di questo odio nei
confronti di Alex.
Ma Sirius sapeva.
Sirius, quando
James chiese a tutti loro di seguire Lily e
Alex ad Hogsmeade e spiarli, aveva subito appoggiato il suo migliore
amico,
perché capiva quanto tenesse a lei, e quanto questa stesse
iniziando a stargli
davvero a cuore.
Sirius detestava
ancora Lily, perché mentre lei sorrideva e
passeggiava allegramente con McLaggen, James era distrutto sotto al
mantello.
Poi, quando finalmente erano riusciti a trascinarlo con loro a prendere
una
burrobirra, il suo migliore amico aveva sentito che Lily era in
pericolo e non impiegò
neanche un attimo a prendere la Mappa e correre a cercarla, lasciandoli
lì.
Quando aveva
varcato l’entrata della Sala Comune e aveva
visto James furioso come mai lo aveva visto in vita sua,
guardò Remus e vi
lesse ciò che lui stesso stava pensando. James
l’amava, ormai era davvero
troppo, troppo tardi.
Quando aveva
visto James con l’occhio nero, sempre quella
sera, a causa di quello schifoso di McLaggen, non aveva esitato un
secondo e lo
aveva picchiato per il suo migliore amico. L’aveva sempre
fatto e l’avrebbe
sempre fatto.
Avrebbe sempre
cercato di proteggere James da ogni cosa che
lo ferisse.
Da quel momento,
Lily e James iniziarono a parlare e a non
insultarsi, a sorridere e a non farsi più beffe
l’uno dell’altro. E Sirius fu
felice di questo rapporto che si stava venendo a creare,
perché James adesso
era Davvero felice, come mai forse
lo
era stato. Lo capiva dalla luce che splendeva nei suoi occhi nocciola,
ogni
volta che incontrava quelli verdi di lei.
Così,
iniziò a pensare che magari avrebbe dovuto sopportarla
e non odiarla, lo avrebbe fatto solo ed esclusivamente per James. Non
le fece
più scherzi, non si prese più gioco di lei e
iniziò anche lui a conoscerla,
sorprendendosi di trovarla una buona ascoltatrice, sempre schietta e
diretta, e
con dei veri valori ben saldi in lei.
Le cose andarono
magnificamente per tutti per qualche settimana,
finché non accadde l’inevitabile.
Aveva visto la
delusione farsi largo negli occhi verdi di
Lily, mentre guardava James che aveva lo sguardo perso e vuoto.
Poi Lily aveva
guardato Sirius, con sguardo sprezzante, come
se stesse guardando feccia. Quello sguardo l’aveva
tramortito, perché era
identico a quello che la sua famiglia rivolgeva a lui, quella famiglia
che
l’aveva sempre disprezzato.
Poi aveva
guardato James che guardava Lily allontanarsi da
lui. Poté quasi sentire il cuore del suo migliore amico
spezzarsi, e con quello
il suo.
Lì
non odiò Lily, ma sé stesso. In primis,
perché era stato
lui la causa di tutto quel terribile litigio, e poi perché
non era stato in
grado di proteggere il suo migliore amico dalle sofferenze.
L’aveva
visto spezzarsi sempre di più, giorno dopo giorno,
ogni volta che guardava lei e sospirava. Sirius era sicuro che ormai
James non
pensasse più a niente, oltre che a lei. Nonostante lui e i
Malandrini cercavano
di risollevarlo, non ci riuscivano.
Così
Sirius capì che niente avrebbe potuto fare per tirare su
il morale di James, solo Lily ci sarebbe riuscita.
Andò
da lei, con il cuore in mano, e quasi pianse davanti ai
suoi occhi dalla disperazione. Si addossò tutte le colpe per
cercare di
convincerla a perdonare James, che stava soffrendo.
Poi vide che
anche lei era distrutta, così vide il cuore di
Lily, e soprattutto capì che doveva tenerci per forza,
almeno un pochino, al
suo migliore amico, dato lo stato in cui versava.
I giorni
passarono e le cose non cambiarono; Lily e James non
si erano più rivolti la parola. Entrambi avevano indossato
le loro maschere, Lily
per le sue amiche e James per i suoi. Era tornato agli occhi di tutti
il
pomposo e celebre capitano di Grifondoro, ma agli occhi dei suoi amici,
non era
altro che un ragazzo distrutto, in continua combutta con sé
stesso perché non
riusciva a capire perché mai non stava riuscendo a togliersi
quella rossa dalla
testa.
Nel frattempo
Sirius aveva imparato a conoscere un po’ più a
fondo Lily, anche se non accennarono mai a James, quasi come se quel
nome fosse
tabù.
Ma quel
pomeriggio. Quel pomeriggio aveva visto Lily
spezzarsi di nuovo, lentamente; mentre Helena con sguardo sognante le
parlava
di James, Evans provava ad essere gentile con lei, perché
non voleva che
l’amica si accorgesse del suo stato d’animo. Non
voleva che i suoi problemi
gravassero sulle spalle della sua amica che era così felice,
così felice…
E vide la
serenità, che in quei giorni Lily si era convinta
di avere persuadendo allo stesso tempo quasi tutti che stesse andando
avanti,
lasciare i suoi limpidi occhi verdi, e lasciare posto, ancora una
volta, allo
sconforto.
Capì.
Capì in quel preciso momento che anche Lily si era
innamorata di James.
Così
quel pomeriggio di Gennaio, mentre Sirius si dirigeva a
passo spedito verso l’infermeria ripensando a tutto
ciò, finalmente accettò
Lily Evans. E iniziò a volerle bene sinceramente,
perché finalmente avevano una
cosa in comune da amare e proteggere, seppur in modo diametralmente
opposto.
James Potter.
Entrò
in infermeria, sperando che Peter e James se ne fossero
già andati ma… Erano lì, e gli
sorridevano, invitandolo a raggiungerli. Sirius
si sentiva strano, qualcosa in lui era cambiato dopo che aveva capito
come
stavano le cose. Si sentì un po’ in colpa in quel
momento guardando Remus, per
tutte le volte che l’aveva deriso quando aveva affermato che
prima o poi Lily
si sarebbe accorta di James, e avrebbe iniziato ad amarlo, come lui
amava lei
già da un po’ di tempo. Sirius rideva ogni volta
che sentiva questa storia che
suonava alle sue orecchie come una favoletta; James non poteva
innamorarsi perché
era come lui, un rubacuori, e Lily secondo lui un cuore nemmeno ce
l’aveva.
E invece Remus
aveva avuto ragione, per questo aveva sentito
il bisogno di alzarsi da quel divano e andare in infermeria,
perché aveva
bisogno di parlare con il suo adorato lupacchiotto.
Sirius, per
tutti quei pensieri che gli annebbiavano la
mente, non si era reso conto del fatto che si era mosso meccanicamente
verso di
loro…
«Sirius,
tutto bene?» chiese
Remus, preoccupato. Gli altri due stavano lì a scrutarlo
tesi, fin quando
Sirius rise con la sua risata che somigliava tanto ad un latrato, e
immediatamente James e Peter si rilassarono. Remus, invece, anche se
era
chiaramente più tranquillo dato che Sirius aveva comunque
riso, si chiese il
perché di quella faccia, ma glielo avrebbe chiesto
più tardi.
«Vecchio
marpione, io sto bene e tu piuttosto?» disse Sirius
scherzoso all’amico
«Beh, inizio
a riprendermi, domani mattina Madama Chips mi dimette!» disse Remus
sorridente. Questo
fece esultare James, che si alzò e batté un
cinque all’amico, che aveva alzato
gli occhi al cielo per quel teatrino, quasi come se fosse stato sul
punto di
morire fino a due minuti prima. Ma sorrise, perché James era
fatto così. Amava
attirare l’attenzione su di sé e infatti ci
riuscì anche quella volta; Madama
Chips lo guardava furibonda dalla sua scrivania, e James gli fece un
cenno di
saluto sventolando la sua mano e urlando un «Buona sera!» peggiorando,
come sempre quando
cercava di risolvere qualcosa a modo suo, la situazione.
Madama Chips li
buttò infatti immediatamente fuori
dall’infermeria per tutto il baccano che aveva fatto James,
che però aveva
fatto sorridere i malati nella stanza. Così, i tre
malandrini, tra risa e
scappellotti, scesero in Sala Grande per la cena.
Sirius si girava
e rigirava nel suo letto quella sera,
pensando a tutti i pensieri che l’avevano scosso durante la
giornata, e non
riusciva proprio ad addormentarsi. Aveva bisogno di fare una lunga e
sana
chiacchierata.
Quando fu sicuro
che James si fosse addormentato
profondamente nel suo letto, scese di soppiatto dal suo letto, prese il
mantello dell’amico e afferrò la mappa del
malandrino.
Grazie
ad alpha_blacky, BlueParadise, Fremiona_Tirivispi, lettriceappassionata
e M_Padfoot per aver recensito lo scorso capitolo!
Mi
sono liberata dagli impegni universitari (per ora) quindi, se siete
d'accordo, vorrei pubblicare prima il prossimo capitolo (tipo
mercoledì o giovedì? Fatemi sapere che ne
pensate).
Adesso
scusatemi, ma ho fretta! DEVO SCAPPAAAAREEE *panicodaritardo*
Spero
vi piaccia, a me non soddisfa per niente!
Vostra, Marauder11
|
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Capitolo 29 *** Capitolo Ventinovesimo - Effetti Collaterali ***
Capitolo
Ventinovesimo – Effetti collaterali
Remus stava per
abbandonarsi ai suoi sogni quando sentì due
strani rumori, susseguirsi a distanza di mezzo secondo. Qualcosa era
caduto sul
pavimento, qualcun altro di conseguenza aveva imprecato. Con un gesto
fulmineo
afferrò la bacchetta dal comodino alla sua destra e finse di
dormire, lasciando
un occhio appena aperto. Non era il caso di allarmare nessuno; dopo
tutto, dato
il sonno che aveva e la stanchezza che gravava sulle sue spalle, poteva
anche
essersi immaginato quel frastuono.
Dato che non si
era visto nessuno, si stava di nuovo
addormentando quando distinse un nuovo suono; qualcuno lo stava
chiamando, in
un sussurro «Remus,
Remus svegliati!»
Aprì
gli occhi, e quasi morì d’infarto. Uno spaventoso
Sirius era praticamente a due
centimetri dal suo viso, e gli mimava di stare in silenzio; se
quest’ultimo non
gli avesse messo una mano davanti alla bocca, Remus gli avrebbe
sicuramente
urlato contro, come usava fare in dormitorio. Ma quella era
l’infermeria… E
Madama Chips era paragonabile ad un avvoltoio che fiutava le sue prede
e, senza
dar loro scampo, le divorava con le sue urla e minacce e poi li
scaraventava
fuori dalla porta.
«Che
cosa diavolo ti è saltato in mente, deficiente
patentato!» disse Remus in un
sussurro, non perdendo la capacità di spaventare Sirius
anche “urlando” a bassa
voce.
«Dovevo
assolutamente parlarti di una cosa…» disse Sirius,
preoccupato. Prese una sedia
accanto al letto dell’amico e si sedette molto lentamente,
poi sospirò.
«Non
potevi aspettare domani per parlare?» chiese Remus cauto, che
si mostrò
comunque seccato dall’irruzione dell’amico.
«No,
non potevo proprio…» disse Sirius, dondolando le
gambe e fissando il pavimento…
Remus
sospirò e gli disse «Avanti, sputa il rospo. Sei
venuto qui per parlarmi e
adesso dovrai farlo, altrimenti ti strozzerò…
Perché non potevi aspettare
domani, quindi?»
Sirius
si sentì colpevole, come se stesse tradendo il suo migliore
amico, mentre in
realtà era intenzionato solo ad aiutarlo «Beh
ecco… Non avrei potuto parlare
davanti a James e poi non sarei riuscito ad addormentarmi se avessi
tenuto
tutto dentro…»
Ok,
adesso Remus era decisamente preoccupato.
Sirius
aveva lasciato il dormitorio di nascosto, senza dirlo a James, ed era
venuto da
lui per parlare di qualcosa che quest’ultimo, tra
l’altro, non doveva
assolutamente sapere. Che diavolo stava succedendo? Si alzò,
chiuse le tende
attorno al suo letto, prese una sedia e si sedette proprio di fronte a
Sirius,
guardandolo negli occhi, con lo stesso sorriso di sempre quando era
pronto a
prestare attenzione. «Ti ascolto Felpato, dimmi
tutto»
Sirius
gli sorrise e iniziò a pensare a come doveva formulare il
discorso, poi alzò
gli occhi e vide Remus che lo scrutava sorridendo, invitandolo a
parlare. Non c’era
bisogno di formulare un discorso, Remus avrebbe capito comunque
qualsiasi cosa
e sarebbe riuscito ad arrivare al cuore della questione.
«Da
un po’ di giorni osservo James e… ho capito Rem,
avevi ragione, si è proprio
innamorato della Evans…» non credette alle sue
parole fin quando non le sentì
risuonare nel silenzio della stanza. Remus dapprima sgranò
gli occhi e poi
diede una pacca sulla spalla a Sirius «Ce l’hai
fatta Felpato, finalmente hai
deciso di svegliare quei due poveri neuroni che ti sono rimasti in
testa! Ah,
grazie Merlino, grazie! Allora non erano morti, erano solo in
coma!» disse
Remus festante, sogghignando. Sirius non fu affatto contento di
sentirsi preso
in giro dall’amico e lo guardò torvo. Subito Remus
si ricompose e annuì, come
per invitarlo a continuare a parlare.
Remus
che si faceva beffe di Sirius e quest’ultimo che lo ammoniva
e zittiva con lo
sguardo.
IL MONDO SI
STAVA DAVVERO
CAPOVOLGENDO.
«Dicevo…
ho notato come la guarda, l’intensità con cui la
guarda e il modo in cui la sua
espressione cambia totalmente appena la vede. Sai meglio di me che sta
cercando
di camuffare tutto, e questo lo porterà a scoppiare, prima o
poi… Più tempo
passa, più disastrose saranno le sue condizioni al momento
dello scoppio…»
«Sono
completamente d’accordo con te, Felpato
ma…»
Sirius
lo interruppe, con un gesto della mano, chiedendogli con lo sguardo di
lasciarlo finire di parlare. Remus si stupì del
comportamento dell’amico che
quella sera lo stava davvero sorprendendo.
«Ho
capito anche un’altra cosa, questo pomeriggio…
Helena, la ragazza di turno di
James è molto amica di Lily, lo sapevi?» Remus
annuì velocemente, curioso di
arrivare al punto
«Beh,
per l’appunto… Ho origliato la loro conversazione
e le ho osservate tutto il
tempo – subito si giustificò dopo lo sguardo
ammonitore di Remus – ma non avevo
niente da fare, Rem! James e Peter erano scesi da te e io sono rimasto
su
perché stavo parlando proprio con Lily di moto da
corsa…»
Remus
aggrottò le sopracciglia e guardò curioso Sirius
«Tu e Lily che.. parlate di
moto da che..? Ahh, intendi forse quello strumento con cui i babbani si
muovono, quello con le ruote?» chiese Remus confuso, mimando
il movimento dei
motociclisti con le braccia, a modo suo ovviamente. Sirius lo
guardò schifato,
con un sopracciglio alzato.
«In
altre occasioni ti avrei ucciso, Lunastorta, per la definizione che hai
dato a
quegli splendidi gioielli ma adesso non posso dilungarmi
troppo… Comunque,
stavamo parlando di quando è arrivata Helena, che ha
iniziato a parlare con
Lily…»
«Questo
l’avevi già detto» osservò
Remus, impaziente di comprendere qualcosa
«Sta
zitto Rem, lasciami parlare! Dicevo… Helena ha parlato a
Lily tutto il tempo di
James, dicendogli quanto è magnifico, stupendo, spettacolare
e… ha addirittura
detto che James è soddisfacente.
Soddisfacente in quel senso… capisci?»
Remus
rispose reprimendo a fatica un sorrisetto, ancora una volta
interrompendo il
discorso di Sirius e disse «Beh Sirius, purtroppo non so
dirti di più ma se
vuoi posso combinarti un appuntamento con James uno di questi
giorni…» Sirius
perse la pazienza e mollò uno scappellotto a Remus,
dicendogli «Ma insomma,
Lunastorta! Lasciami parlare e se proprio vuoi intervenire, alza la
mano prima
di interrompermi, chiaro?» Remus con un mezzo sorriso
annuì, pensando che tutta
quella situazione fosse incredibilmente buffa e strana. Sirius lo stava
sgridando. Sirius! No, non poteva essere. Si sarebbe svegliato da un
momento
all’altro, sicuramente…
Mentre
era immerso nei suoi pensieri, Sirius lo guardava minaccioso in attesa
di un
cenno della testa, che gli indicasse che aveva capito. Remus
afferrò al volo e
annuì, stavolta serio.
«Le
ha detto che è molto felice con James, che aspettava questo
momento da tanto e
Lily era molto strana, mentre le annuiva e le sorrideva…
Sembrava quasi si
stesse sforzando di essere gentile con lei, quando sappiamo tutti che
lei e
Helena sono sempre state amiche e… ho iniziato a vederci
chiaro, a vedere
veramente Rem…»
Remus
era completamente preso dal suo discorso, che non si accorse che Sirius
aveva
fatto una pausa.
«Il
suo sguardo, lo sguardo di Lily è… identico a
quello di James, Remus. Io… io
credo che anche lei si sia innamorata di lui!» Remus molto
lentamente, in un
modo parecchio buffo, cadde dalla sedia, su di un lato e rimanendo
composto con
le braccia incollate al busto, come se fosse stato pietrificato.
«Si-Sir-Sirius?
Dici sul serio? La pensi davvero anche tu come me o sei venuto qui per
prendermi in giro? No perché se è
così, sai che ti caccerò a calci
in…» Sirius
continuò a guardarlo serio e si mise a braccia conserte,
così che Remus tacque
all’improvviso, iniziando a fissarlo.
«Allora…
Non sono l’unico a crederlo! Ah, accidenti! Finalmente!
– e si alzò, mentre
improvvisava una danza strampalata simile alla danza della pioggia;
improvvisamente si rese conto di quello che stava facendo, dandosi
dello
stupido mentalmente, così si sedette e continuò,
dinuovo serio - E cosa le hai
detto dopo esserti reso conto del fatto che anche lei è
persa di James?»
«Beh,
prima l’ho presa un po’ in giro e poi le ho detto
esattamente queste parole,
proprio con questo tono: “Ascoltami,
Lils. Ti stai perdendo in un bicchier d’acqua e la cosa che
più mi fa rabbia è
che tu potresti benissimo nuotare in queste acque…
Capiscimi, ti prego. E’
tutto nelle tue mani”»
«Ah
Sirius, giuro che se in questo momento fossi una ragazza, ti bacerei!
Ma mi fai
troppo schifo, allontanati, stavo scherzando!» entrambi
iniziarono a ridere
silenziosamente, poi Remus si zittì e chiese, curioso
«E lei? Lei come ha
reagito?»
L’espressione
di Sirius si fece furbescamente malandrina e rispose «Beh,
l’ho lasciata senza
parole! Senza parole, capisci? Ha praticamente confermato tutto quello
che
avevo ipotizzato sui suoi sentimenti senza proferir parola!
E’ rimasta
sconvolta dalla mia affermazione, completamente immobile… E
io sono uscito, per
dare più effetto alla cosa sai…»
«Già
Sir, devo dire che mi hai sorpreso… Forse gli squilibrati
come te hanno ancora
una possibilità, a questo mondo! » disse Remus
ridendo, trascinando l’amico che
lo seguì a ruota.
«Rem?»
chiese Sirius, incerto. Remus rispose con un rumore indistinto che gli
fece
capire che lo stava ascoltando mentre si fissava le pantofole,
così Sirius
continuò «Che facciamo, quindi?»
«Che
cosa vuoi che facciamo, Sirius?» chiese Remus, cercando di
persuaderlo che la
sua era una causa persa
Sirius,
piuttosto che convincersi, colse la frase di Remus quasi come
un’offesa, e gli
disse infastidito «Ma non possiamo stare con le mani in mano
a vederli soffrire!
Non credi che abbiano bisogno di una spinta?»
«Sirius,
ti ricordi cos’è successo quando abbiamo cercato
di spingerli forzando Lily a dire
cose che non avrebbe mai detto?! Non
possiamo fare niente, dobbiamo aspettare che ogni cosa faccia il suo
corso…»
«Ma
non possiamo vederli così, Remus! Non posso, non sopporto di
vedere James ogni
giorno indossare una maschera! E’ il mio migliore amico, il
nostro! E Lily…
Beh, mi sta a cuore anche lei, adesso…»
Remus
lo guardò sorridendo e aggiunse, con una punta di bonario
sarcasmo nella voce
«Ah,
finalmente sto assaporando il sapore della vittoria… Tu, tu
che mi prendevi in
giro quando ti dicevo che Lily era una ragazza fantastica! Non
è più allora la rompiscatole
madornale di un tempo?»
Sirius
sorrise all’amico, che aveva citato le stesse parole con cui
aveva definito
Lily molto tempo prima. Rompiscatole madornale. «Lei
sarà sempre una
rompiscatole madornale Rem, inutile negarlo! Adesso è
qualcosa di più però, una
rompiscatole madornale adorabile.»
Remus rise nuovamente e diede una pacca sulla spalla a Sirius, contento
che
finalmente avesse capito tutte quelle cose. Sirius stava maturando,
finalmente,
e stava iniziando a vedere tutto secondo una prospettiva diversa, e
Remus non
poté che sentirsi soddisfatto. Aveva davvero fatto un buon
lavoro, con lui e
James!
Sirius
si alzò dalla sedia e gli disse «Io adesso
vado… allora sicuro di non voler
fare niente per Ramoso e Carotina?»
Remus
sbuffò divertito, pensando al pomeriggio in cui una
Serpeverde aveva chiamato
Lily proprio così, e gli disse
«Solo
aspettare Sirius, dobbiamo solo aspettare. Mi prometti che non farai
niente?»
Sirius soffiò contrariato e disse «E va bene, non
farò niente…» reprimendo un
sorrisetto che costrinse Remus a riformulare la domanda, giusto per
essere più
sicuro del fatto che non avrebbe davvero
fatto niente…
«Mi
dai quindi la tua parola di MALANDRINO che non
farai assolutamente niente
finché le cose non
si aggiusteranno da sole tra James
e
Lily? Fidati amico, succederà presto, me lo
sento…»
Sirius
questa volta non ebbe scappatoie, ma non gli dispiacque. Si fidava del
giudizio
del suo amico, e credeva anche lui che le cose si sarebbero aggiustate
tra
James e Lily, così rispose con un ghigno divertito e
un’aria solenne «Parola di
Malandrino!» prima di sparire di nuovo sotto il mantello di
James.
Remus
scosse la testa incredulo, poggiò la testa sul cuscino e
cadde addormentato.
«Lils,
tesoro. Oggi hai la ronda con Remus, vero?» le chiese incerta
Alice, mentre le
altre seguivano la conversazione in silenzio
«Già,
è stasera… Perché?» chiede
Lily curiosa e Mel subito risponde «Oh beh, è un
vero peccato! Stasera avevamo pensato di fare un torneo di scacchi con
i
ragazzi, ma se voi non ci siete…» Mary
guardò Mel ammonendola con lo sguardo.
Che diavolo stava facendo? Voleva farsi scoprire?
«Oh
no, ma fate pure! Remus e io vi raggiungeremo quando avremo
finito» disse Lily,
non perdendo mai la sua gentilezza.
Mel
scambiò un rapido sguardo con Mary, come per dirle di
lasciarla fare. Poi Lene
guardò Alice con sguardo corrucciato e
quest’ultima le rispose un occhiolino.
Tutto sotto controllo.
«Va
bene tesoro, allora vi aspetteremo qui in Sala Comune! Tanto non
rientrerete
più tardi delle dieci, penso… No?» le
chiese Alice ancora
«Oh
credo che faremo molto più tardi, Ali! Rientriamo sempre per
mezzanotte,
solitamente! Non mi hai mai vista rientrare?» le chiese Lily
curiosa.
«Beh,
onestamente non riesco mai ad aspettarti sveglia, sai che crollo
subito…» disse
Alice, arrossendo leggermente. Le ragazze risero mentre innestavano una
pianta
da un vaso più piccolo ad uno più grande. Erano a
lezione di Erbologia, quella
sarebbe stata l’ultima lezione della giornata, non ci sarebbe
stata nessuna
lezione nel pomeriggio…
Lily
pensò subito a Josh e sorrise, era un ragazzo
così simpatico! Alzò gli occhi e
immediatamente incrociò quelli di James, che la stavano
fissando, ma subito lui
spostò il suo sguardo altrove, senza farle nemmeno un
sorriso.
Sospirò.
Non sarebbe mai riuscita a capire perché quando lei provava
a pensare a qualcun
altro, si ritrovava sempre davanti James Potter che la ridestava da
ogni
pensiero. Persino il giorno prima, quando aveva visto Josh in
infermeria e
questo le parlava, lei non aveva ascoltato nemmeno una parola di quello
che il
poveretto le diceva, intenta ad osservare i suoi tratti del viso e
–
soprattutto – troppo impegnata a paragonarli a quelli di
James.
Aveva
constatato che James era molto più attraente. Nulla di
personale, certo… Ma a
chi voleva prendere in giro? Sorrise e immediatamente sentì
un rossore
invaderle le guance e Lene, che lo notò le chiese
«A chi pensavi, brutta
birbantella?» Lily, se possibile, arrossì ancora
di più e rispose, balbettando…
«A… a Josh…».
Udì
Mary che al suo fianco sospirò e disse, probabilmente tra
sé e sé «Si, a
Josh…»
Mac
aveva sempre avuto il potere di smascherarla. Come Remus, che Lily
notò che
proprio adesso la stava osservando. Gli sorrise, e lui di rimando.
La
campanella suonò e prima che il suo suono
cessasse, tutti gli studenti erano già spariti dalla Serra
numero 7.
«Mary,
come sta andando con Aritmanzia?» chiese Lily, mentre era
sedute vicino alle
sue amiche nella tavola di Grifondoro, in Sala Grande. Non erano
proprio tutte,
dato che Alice era poco più in là intenta ad
abbracciare il suo Frank. Magari
per lei fosse stato tutto così semplice come per Frank e
Alice! Perché essere
Lily Evans doveva essere TUTTO così maledettamente
complicato?
Infilzò
con rabbia un fagiolo con la forchetta, che rimbalzò per
tutto il tavolo e alla
fine giunse sul piatto di Sirius qualche posto più in
là. Sirius si girò
perplesso verso dove era sbucato il fagiolo e incrociò lo
sguardo di Lily, che
aveva sbarrato gli occhi verdissimi e aveva le sopracciglia inarcate,
imbarazzata. Sirius le sorrise divertito e urlò
«Grazie
Ev!» subito lo infilzò e lo inghiottì;
alzò un pollice in segno di gradimento alla
rossa, che rise assieme a lui. Tutta la tavolata di Grifondoro aveva
seguito la
scena e aveva riso divertita; persino Helena aveva riso e guardava
James, che
si sforzava di sorridere anche lui, e alla fine ci riuscì.
Ma Remus, che lo
stava osservando, vide che quello non era un sorriso alla James;
quest’ultimo
alzò lo sguardo e incontrò quello
dell’amico, e subito il suo sorriso si gelò,
lasciando posto alla tristezza. Ma prima che Remus potesse ricambiare
il suo
sguardo, James si girò verso Helena che gli stava
raccontando chissà che, e si
finse interessato.
«Allora
Mar, come sei messa in Aritmanzia? Stai studiando?» Mary
guardò truce Lily,
pensava di essersela scampata dopo che il fagiolo di Lily era scappato,
e
invece… Così dovette rispondere «Vuoi
sapere com’è che sta andando? Da schifo,
ecco come!»
«Dai
Mary, calmati! Ce la farai, ti aiuteremo… Vero
ragazze?» chiese Mel, che era
sempre così disponibile con tutti.
«Beh,
non contate su di me… Io sono una vera schiappa»
disse Lene triste… Lily, che
era seduta tra Lene e Mary, le strinse entrambe in un abbraccio e,
guardandole
negli occhi, gli sussurrò «Ce la farete, scommetto
che prenderete una O alla
fine dell’anno, fidatevi!»
«Si,
è sicuro come tu prenderai una T in pozioni…
No?» tutti risero all’affermazione
assurda di Mary, che trascinò anche Lily. Avrebbe aiutato le
sue amiche a
farcela, dovevano farcela.
Dopo
il pranzo, che quel giorno per loro si era svolto molto lentamente per
via
delle varie chiacchiere tra i ragazzi del sesto anno, alcuni di loro
rimasero a
parlare. Alice al solito si era dileguata con Frank, Helena era andata
a
studiare con le sue amiche (per la felicità di Sirius, che
iniziava a non
tollerare i suoi modi appiccicosi e assillanti), Emmeline aveva
trascinato con
sé Peter per fare un’esercitazione, anche se
questo si mostrava riluttante…
Continuava a protestare ma alla fine dovette arrendersi alla tenacia di
Mel,
che era riuscita comunque a trascinarlo con sé, provocando
le risa di molti.
Tra i ragazzi del sesto anno, quindi, erano rimasti solo Remus, Potter,
Lily e
Lene. Sirius e Mary non erano nemmeno da considerare dato che stavano
litigando
come al solito e non avevano per niente partecipato alla conversazione.
«Io
salgo in Guferia, devo spedire una lettera ai miei… non
scrivo loro da tanto!»
disse Mary, sentendosi colpevole.
Lily
guardò distrattamente il suo orologio, che segnava le due e
trenta.
Cosa?
Di già? Si alzò in fretta e furia senza nemmeno
finire il suo dolce. «E’
tardissimo!» disse tra sé e sé, forse a
voce un po’ troppo alta e rischiando di
cadere. Per il chiasso che aveva provocato, aveva attirato
l’attenzione di
Sirius che, curioso, le aveva detto «Ma dove vai
così di fretta, Carotina? Non
abbiamo lezioni questo pomeriggio…»
Lily
si arrestò di botto e arrossì; non spiccicando
nemmeno una parola, si dileguò
in fretta dalla Sala Grande. Sirius aveva guardato James che
l’aveva seguita
con lo sguardo finché non era sparita e poi aveva guardato
l’amico, chiedendo
con lo sguardo se lui fosse a conoscenza di qualcosa, ma Sirius aveva
fatto
un’alzata di spalle. Entrambi avevano fissato a quel punto
Remus che cercava
accuratamente di evitare i loro sguardi e parlava con Lene mentre
questa se ne
andava.
Il
lupacchiotto sapeva qualcosa. Oh si! Mentre James lo guardava cercando
di
leggergli nella mente fallendo miseramente, Remus si girò e
si trovò gli occhi
degli amici puntati addosso. Che si fosse tradito? Non doveva sapere,
James non
doveva sapere in quel modo che Lily si stava vedendo con un ragazzo!
Avrebbe
dovuto dirglielo… ma quando? Non aveva avuto abbastanza
tempo e poi Lily non
aveva detto niente neanche a lui, l’aveva saputo per
caso…
«Che
ne dite di…Andare a fare una passeggiata fuori?»
Alla proposta di Remus, che
sorrideva nervosamente (a giudicare il suo improvviso tic
all’occhio), Sirius
immediatamente portò il suo sguardo alle finestre e
sospirò.
Diluviava.
Se
stava cercando di nascondere qualcosa a
James, lo stava facendo nel modo assolutamente più
sbagliato.
«Sei
matto Rem? Diluvia!» gli disse James aggrottando le
sopracciglia e volgendo il
suo sguardo verso Sirius, come per cercare conferma nel
compare…
«Beh
ma… ma… In effetti non andiamo a saltare sulle
pozzanghere da quanto?
Rifacciamolo!» Disse Sirius poco convinto, trovandosi a
reggere il gioco a Remus.
Non sapeva cosa lo turbava, ma sicuramente non era qualcosa di
trascurabile, a
giudicare dalla sua espressione tesa. Rem lo ringraziò con
lo sguardo ma Sirius
gli rispose con uno sguardo truce. Che sapesse dove stava andando Lily?
Perché
non gli aveva detto niente prima?
James,
che si era girato perplesso a guardare altrove, si rigirò in
tempo per vedere
lo scambio di sguardi tra Sirius e Remus e capì.
Gli
stavano nascondendo qualcosa.
Si
alzò di scatto, con sguardo corrucciato, e iniziò
a percorrere la Sala Grande a
enormi falcate. Sirius e Remus deglutirono, e lo seguirono
«Ramoso,
fermati!» gli urlò Remus stremato, ma non ebbe il
risultato desiderato.
«Per
favore James, fermati!» questo finalmente si girò
alla voce di Sirius e si
voltò verso i due amici che lo stavano raggiungendo, ansanti.
Strinse
gli occhi, si mise a braccia conserte e chiese ad entrambi, arrabbiato
«Che
cosa mi state nascondendo? Sirius? Cos’è questa
pagliacciata? »
«Ma
quale pagliacciata James, io non so niente!» gli disse
Sirius, davvero sincero
A
quel punto intervenne Remus, cercando di mantenere un tono pacato
«Ascolta
James, vieni giù con noi, ti spiegherò
tutto…»
«E
perché dovrei venire giù? Ah, allora la cosa da
nascondere è nei piani alti…
Bene, io salgo. Mi spiegherai tutto in dormitorio…
Venite?» chiese James,
mettendoli alla prova, con un mezzo sorriso e un sopracciglio inarcato.
«No
James, tu vieni con me adesso e…» gli disse Remus
afferrandolo per il braccio,
che fu interrotto da un ormai furioso James Potter.
«Dammi
la mappa, Rem!» disse James con un tono che non ammetteva
repliche.
«Ma
tocca a me e…» disse incerto Remus
«ACCIO
MAPPA!» urlò James, e un pezzo di pergamena
uscì dallo zaino di Remus,
atterrando tra le mani di James.
«Potete
andare, faccio da solo. Tanto non siete
d’aiuto…» disse James, pungente.
«Io
non me ne vado proprio da nessuna parte… e nemmeno
Remus» disse Sirius,
guardando James dritto negli occhi, che rispose con sguardo ferito e
indifferente, e un’alzata di spalle.
James
volse il suo sguardo alla Mappa e picchiettò la bacchetta su
di essa,
sussurrando “Giuro solennemente di
non
avere buone intenzioni.”
Cercò
un attimo con lo sguardo puntato sulla pergamena e poi
individuò il puntino
giusto e disse, soddisfatto «Come previsto… Sta
andando in biblioteca, al
secondo piano» Iniziò a percorrere i corridoi a
grandi falcate, mentre i
malandrini gli stavano alle calcagna.
«James,
ascolta, non puoi scoprirlo così… Io
l’ho saputo ieri pomeriggio e te l’avrei
detto se…»
«Troppo
tardi, Lunastorta. Non ti preoccupare, faccio da solo» disse
James deciso e
arrabbiato allo stesso tempo. Arrivarono davanti alla porta della
Biblioteca e,
non appena tutti e tre si affacciarono dalla porta, videro Lily vicino
ad uno
scaffale che si guardava intorno con dei libri in mano, come in cerca
di
qualcuno…
Immediatamente
da dietro le spalle, spuntò una figura maschile che le mise
le mani davanti
agli occhi e sul volto di Lily si formò un sorriso timido.
Subito il ragazzo
scostò le mani dal viso di lei e la abbracciò
goffamente, mentre le diceva
chissà che cosa …
Il
cuore di James perse un battito. La sua mente si arrestò,
completamente, e il
suo stomaco fece un bel po’ di capriole.
Reagì
immediatamente, ma non nel modo in cui i suoi amici se
l’erano aspettato. Fece
un passo avanti, incerto, verso la biblioteca ma quando vide Lily
ridere,
indietreggiò e iniziò a correre imboccando un
corridoio laterale. Nello stesso
momento in cui James fece lo scatto, Remus urlò
«James, no!»
E,
involontariamente, catturò l’attenzione di Lily
che vide subito Sirius e Remus
guardare qualcuno in lontananza, fuori dalla biblioteca. Mentre Remus
iniziava
a correre inseguendo James, Sirius volse il suo sguardo verso Lily e lo
incrociò. La guardò deluso, scosse la testa e
raggiunse gli amici che ormai
erano lontani.
L’espressione
di Lily era indecifrabile; non poteva dirlo con certezza ma era sicura
che
James l’avesse vista con Josh. L’aveva sicuramente
vista, a giudicare dalle
facce dei suoi amici. E adesso? Si sentiva in colpa, ma con Josh era
successo
tutto per caso, e poi per lei era un amico, dato che non riusciva a
scollarsi
dalla testa quella zazzera corvina ribelle…
Si
ridestò, pensando che dopo tutto James adesso stava con
Helena, quindi come
poteva pretendere di reagire in quel modo?
Chiuse
gli occhi per un attimo, sospirò e raggiunse Josh al tavolo,
che la stava
guardando curioso dato che sembrava essersi imbambolata a guardare
chissà cosa.
Si stampò in faccia il suo miglior sorriso e cominciarono a
studiare, mentre la
mente della rossa vagava altrove…
Grazie
a BlueParadise, this is magic_lovefirehp, Alpha_Blacky ed Ele12 per
aver recensito! Grazie infinite! Devo scappare adesso, vado al
maaaaareeeee! <3
Grazie anche a tutti gli altri, compresi i lettori silenziosi!
Un bacione
Marauder11
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Capitolo 30 *** Capitolo Trentesimo - Speciali ***
Capitolo
Trentesimo – Speciali
Erano le cinque,
e Lily era decisa a congedarsi da Josh da
già un po’ di tempo. Dopo che aveva visto lo
sguardo agghiacciante di Sirius,
era come se le si fosse congelato il cervello. Un forte mal di testa
l’aveva assalita,
ma si era sforzata di apparire normale, nonostante Josh le avesse
chiesto se
voleva andar via, dato il suo colorito pallido.
«Lily, non
serve che tu continui a sforzarti di studiare, vai su in
dormitorio… Abbiamo
studiato per più di due ore» gli disse
Josh sorridendole comprensivo, mentre chiudeva il libro di
Trasfigurazione con
un tonfo.
Lily fu grata a Josh e
si alzò guardandolo dispiaciuta. Prese i libri sottobraccio
e gli disse «Beh…
grazie Josh, sei un amico. Ci
vediamo in giro!»
Lui le sorrise e
la salutò con la mano.
Uscì
in fretta dalla biblioteca, scorse da lontano
un’armatura e si nascose lì dietro. Si
chinò, e portò le ginocchia al petto. Chiuse
gli occhi e represse con forza tutta la rabbia che la stava assalendo.
Perché
le cose dovevano andarle sempre così male? Ma soprattutto,
cosa avrebbe fatto
adesso?
Aprì
gli occhi, ricacciando indietro le lacrime. Indossò la
sua maschera fatta di freddezza e, con passo sicuro, si diresse verso
la Torre
di Grifondoro.
James aveva
corso, aveva corso tantissimo. Era stanco, aveva
il fiatone ma non si fermò, deciso ad allontanare i suoi
amici.
Disse in fretta
la parola d’ordine alla signora Grassa che a
quanto pare cercava di fare conversazione con lui, non capendo che non
era il
momento giusto.
«Golden
Snidget»
«Caro,
che ti succede?» rispose la signora Grassa dal quadro,
vedendo James
chiaramente sconvolto. Questo perse la pazienza e disse, stavolta
urlando
«GOLDEN SNIDGET!», tanto che questa subito
aprì il varco.
James
entrò in Sala Comune non notando che Helena gli stava
proprio correndo incontro
in quel momento e proseguì a grandi falcate verso i
dormitori, lasciando Helena
perplessa e scossa. Marlene, Alice e Mary, dopo averlo seguito con
occhi
attenti, si scambiarono uno sguardo e capirono che James sapeva. Il
povero
Frank invece, all’oscuro di tutto, guardava tutte e tre
sconvolto e dubbioso
«Che
succede?» chiese alla sua ragazza che sospirò, e
disse «Non lo so, ma ho come
la sensazione che abbia a che fare con Lily…»
Frank
mormorò, dispiaciuto «Quando diavolo capiranno
quei due che devono smetterla di
gingillarsi? Sono perfetti insieme»
Mary
lo guardò teneramente e gli disse, spiccia «Beh
Frank, non è che tu sia stato
tanto rapido a metterti con la nostra Alice eh… Ci sono
voluti secoli!» Alice
sorrise amorevolmente al fidanzato che si imbronciò, mentre
Mary e Marlene reprimevano
le loro risate a fatica.
Entrarono
Sirius e Remus dal buco del ritratto, che individuarono subito Frank.
«Hai
visto James?»
«Si
Rem, è appena salito in dormitorio»
Mentre
i due malandrini si avviavano verso le scale che le separavano da
James, Helena
si avvicinò a loro, triste ma decisa a sapere
«Cosa gli è successo? Vengo con
voi»
«No
Helena, è meglio se resti qui» gli disse
dispiaciuto, dolcemente Remus
«Ma
io devo sapere..» continuò lei, ma fu interrotta
da Sirius che rispose
infastidito, con i suoi soliti modi bruschi «No, porco
Salazar! Tu devi restare
qui!» Helena, impaurita e quasi in lacrime, scappò
via.
Salirono
in fretta le scale e quando Sirius provò ad abbassare la
maniglia del loro
dormitorio, scoprì che era chiusa. Sbuffò
sonoramente.
«Apri
James!» disse, cercando di sembrare autoritario
«No,
non voglio vedere nessuno, sparisci» rispose James con rabbia
«Per
favore, James! Apri questa porta!» chiese più
gentile Remus
«Sparite,
tutti e due! Sto bene, davvero…» ma il suo tono da
rabbioso si faceva sempre
più incrinato, e la sua voce più flebile.
«Alohomora» provò
Sirius, ma invano.
Batté un pugno sul muro e immediatamente Remus gli fece
cenno di calmarsi e si
sedette con la schiena poggiata sulla porta, invitando
l’amico a fare lo
stesso.
«Beh,
visto che non vuoi venire ad aprire, allora vorrà dire che
resteremo qui…»
disse Remus disinvolto
James
non fiatò dopo l’affermazione di Remus, che
continuò «E ti parleremo lo stesso,
e tu ascolterai, so che lo farai…»
Ancora
silenzio. Sirius chiuse gli occhi sospirando, e Remus lo
guardò con la coda
dell’occhio, trasmettendogli fiducia. Prese un lungo respiro
e cominciò
«Ho
scoperto tutto ieri pomeriggio, dopo che tu e Pet siete andati
via… Lui… Lui è
cotto di lei, ha rischiato di cadere dal letto quando ha visto Lily
entrare in
infermeria, ma lei non si è subito accorta di lui.
Appena
l’ha visto, è rimasta sorpresa di trovarlo
lì e ha leggermente arrossito,
imbarazzata… Ma non ha arrossito come quando il suo sguardo
incontra il tuo
Jam. Credimi; Io conosco tutte le espressioni di Lily, che divido in
due
categorie. La prima si chiama “Linguaggio non verbale L punto
E”, in cui sono
contenuti tutti, tutti i suoi sorrisi: quello impacciato, quello
forzato,
quello beffardo, quello sincero… Quello che usa quando vuole
tirar su gli altri,
quello antipatico… Quello sarcastico, e ancora quello che ha
usato più in
questo periodo; quello finto. Questa categoria non contiene solo i
sorrisi, include
anche le sue espressioni tristi, tutte le sue espressioni
tristi… O
infastidite, corrucciate, pensierose, assenti… Diciamo che
questa prima
categoria è quella generica, quella che è nata
con lei, quando ha mostrato i
suoi occhi al mondo per la prima volta. Da poco tempo però,
ho scoperto che c’è
un’altra categoria, una seconda –
Sirius
avvertì grazie ai suoi sensi acuiti da Animagus che James si
era alzato, e si
era sistemato proprio dall’altra parte della porta;
guardò Remus che annuì, anche
lui lo aveva avvertito – questa seconda categoria mi
è difficile da definire,
perché è quella che racchiude le espressioni e le
reazioni che non riesco quasi
mai a prevedere. Mi sorprende, Jamie, perché sai che molto
spesso so leggere
negli occhi delle persone e prevedere cosa faranno, sai quante volte ho
smascherato voi – qui sorrise leggermente - ... Ma
Lily… Lily continua a
sorprendermi per il modo in cui reagisce, e credo che lo
farà sempre… Questa
categoria è particolare e unica nel suo genere, che si
può distinguere da
quella generica perché viene fuori quando Lily ha una strana
luce negli occhi,
insolita, che non avevo mai visto fino a qualche mese fa…
Non ho ancora un nome
preciso per questa categoria, ma mi piace chiamarla Categoria
“quel Potter”»
Remus
disse tutto con molta calma, sorridendo e facendosi più
serio a tratti, man mano
che parlava. Quando disse “quel
Potter”
cercò di imitare il tono infuriato che usava sempre Lily
contro James. Sirius e
Remus sorrisero all’unisono guardandosi, ed erano sicuri che
anche James lo
stesse facendo da dietro la porta.
Nessuno
parlò per un attimo, poi Sirius raccolse un po’ di
coraggio e disse, incerto.
«Anche
tu hai la tua categoria speciale di espressioni facciali,
Jam… L’ho capito
anch’io amico, ho capito che provi qualcosa di forte per lei.
Ma continui a
negarlo perché ti senti perso e non hai mai provato niente
di simile, di così
inspiegabilmente profondo… e quando la vedi non sai mai cosa
fare. Anche i tuoi
occhi si accendono quando c’è lei, Jam. Ti prego,
non negarlo ancora e sfogati,
sfogati con noi. Picchiaci se ti servirà, ma apri questa
maledetta porta e
sfogati…» Alle parole di Sirius si udì
uno scatto della serratura, e la porta
si aprì, rivelando agli occhi sorpresi di Remus e Sirius che
stavano ancora
seduti per terra, un ragazzo dall’aria stravolta, con gli
occhiali storti sul naso
e gli occhi lucidi dietro di essi; i capelli erano più
scompigliati del solito.
Porse le sue mani ai suoi amici che, una volta tirati su, lo legarono
in un
abbraccio.
«Siamo
qui amico, ci saremo sempre, lo sai…» disse Remus
con la voce rauca. Inevitabilmente
gli occhi di Sirius si fecero lucidi, ma fece di tutto per cacciare
indietro le
lacrime. James si staccò da loro e mostrò i suoi
occhi vuoti, spenti. Si voltò
e iniziò a scaraventare ogni cosa che gli capitasse a tiro
in aria, senza stare
attento a non farsi del male. Prese a calci il suo baule e
strappò giù la tenda
del suo letto a baldacchino, che si impigliò però
tra i suoi piedi facendolo
cadere rovinosamente a terra, a pancia in giù.
Iniziò a picchiare il pavimento
ma pian piano i suoi colpi si fecero più lievi e deboli.
Rimase sdraiato e
scorse i suoi amici che erano ancora lì e lo guardavano, in
attesa. Non fu in
grado di voltarsi del tutto verso di loro, non voleva mostrare le sue
lacrime.
Non voleva essere un debole, anche se quelli erano i suoi fratelli.
«La
amo. Sono così stupido che alla fine mi sono innamorato di
lei! Capisci Sir?
Per me era un gioco, la torturavo, ma non avevo mai capito che dietro
quell'ossessione ci fosse… Qualcosa di più
profondo. Adesso la amo e non posso
farne a meno, non riesco ad impormi di odiarla» disse
rabbioso e poi si fermò,
sospirò e ricominciò a parlare, più
calmo
«Ma
lei… è praticamente irraggiungibile,
inafferrabile. Tutti i giorni è a così
poca distanza da me, tanto così, capite? E vorrei stringerla
a me, vi giuro che
ho pensato di farlo quando l’ho vista ieri parlare con te,
Sir. Ma la sento
così distante! Darei tutto pur di tornare indietro e non
fare quel terribile e
stupido errore che mi è costato così
caro…» Sirius deglutì, abbassando il
capo.
James lo notò e gli disse «Sirius, amico, penso
ancora che non sia stata colpa
tua. Avrei dovuto ammettere prima che la amavo, e tu non avresti
nemmeno
provato a convincermi, se avessi saputo che per me era così
importante… Se io
fossi stato meno testardo nei miei confronti, se mi fossi
ascoltato…»
«James,
capisco la tua rabbia e i tuoi rimpianti, ma a volte le cose vanno come
devono
andare. E io sono fermamente convinto che tutto accada per una ragione;
non
serve piangersi alle spalle, non devi! Non arriverai a nulla
così…»
James
finalmente alzò la testa e fissò Remus molto
intensamente, con uno sguardo
perso, disperato «Che devo fare, Remus?»
Remus
si prese qualche secondo per riflettere, prese un lungo respiro e
cominciò
«James,
io credo che tu per ora dovresti provare a lasciarla andare. Cerca di
ignorarla, non farle più scherzi e non guardarla…
Sii gentile ma rimani
distaccato. E’ necessario, non guardarmi così,
credimi! Pensa
James, pensa a cosa avresti pensato tu
se fossi stato al suo posto, e se fossi stato costretto come lei a
vederla ogni
giorno baciare un altro e guardarti beffardo, con aria di
sfida… Che avresti
fatto, Jam? Te lo dico io cosa... L’avresti picchiato, visto
che oggi hai
reagito così solo perché l’hai vista
sorridere e quel sorriso non era rivolto a
te, in quel momento. Adesso non puoi fare niente, non ne hai il
diritto,
capisci? Ma io so, lo so che anche lei ti ama, ma è troppo
cocciuta per
ammetterlo anche a sé stessa – sorrise Remus,
pensando all’amica – Sotto questo
punto di vista è come te, testarda come un mulo…
E sta lottando James,
esattamente come tu hai lottato fino ad ora, contro sé
stessa per scacciare i
sentimenti che nutre per te. Sai perché cerca di cancellarti
dalla mente e dal
cuore? Perché crede, come te anche se per motivi diversi,
che per voi non ci
sia altra possibilità e che tu la odi… Capisci
amico? Ma non ci riesce, non ci
sta riuscendo, e come te sta male»
«Ma
io… io non potrei mai odiarla Rem. Io odio me stesso,
capisci? Perché ho
sbagliato tutto, ho fatto sempre la scelta sbagliata!» si
prese la testa tra le
mani, come se volesse strapparsi i capelli
«E
non credi che sia ora di rimediare?»
«Ma
come posso rimediare… Se la lascio andare?»
A
quel punto Sirius si intromise, lasciando i due amici completamente
intontiti
«Quando si ama qualcuno bisogna anche avere la forza di
lasciarla andare, se
questo servirà a farle fare un passo avanti verso di te. E
credimi Jam, lo fa
chi ama davvero… Se questo o questa non torna, allora
vorrà dire che non avete
più niente da spartire e dovrai allontanarti comunque, dando
un taglio netto
alla cosa…»
Sirius
stava parlando della sua famiglia. Da quando lui era scappato di casa
ed era
andato da James l’anno precedente, la sua famiglia non lo
aveva mai e proprio
mai cercato, non volevano più saperne di lui.
I
suoi amici sapevano che Sirius aveva sofferto molto per la sua
famiglia, seppur
fosse completamente contrario fin da piccolo alle loro idee, e questo
lo aveva
reso spesso schivo e freddo, quasi senza cuore con chiunque non facesse
parte
dei malandrini, che erano il suo solo rifugio.
Doveva
aver fatto uno sforzo enorme se aveva deciso di dire quelle parole,
così profonde
e dolorose allo stesso tempo, pensò James, e
guardò l’amico sorridendogli
triste e questo ricambiò, facendo un sorriso ancora
più largo del suo.
Seppur
Sirius avesse fatto uno sforzo enorme per ricordare la sua famiglia,
era felice
di averlo fatto per aiutare James a capire, per aiutarlo a stare
meglio…
Remus
nel frattempo aveva abbassato la testa e aveva visto la mappa, che era
rimasta
aperta a due passi da lui e disse «Odio interrompere le
vostre effusioni amorose
ma James, Helena sta venendo qui, credo che dovresti parlarle
e… insomma, se
fossi in te la lascerei!» concluse spiccio, quasi sussurrando
esausto le ultime
parole
«Ben
detto Lunastorta! Non la sopporto più…»
disse Sirius, sbuffando divertito e
roteando gli occhi. Fece ridere James che tornò serio e
disse «Beh, mi sa che
avete ragione… Spero solo la prenda bene!»
«Allora
noi andiamo Jam, siamo di sotto in Sala Comune se vuoi…
» gli disse Sirius
sorridente
«In
bocca al lupo amico! O magari no, non… non adesso! Sai,
non… non ho fame!»
disse Remus teatralmente tastandosi la pancia con le mani, scatenando
una
fragorosa risata a James, che gli fece un occhiolino e pensò
ad una sola cosa:
Aveva
gli amici migliori che potesse mai desiderare.
Non
appena si chiusero la porta dietro le spalle, sbucò davanti
a loro Helena che
guardò truce Sirius.
«Cos’è,
fate anche la guardia alla porta adesso?» e mise le braccia
conserte; Sirius
intervenne «Scusa per prima Helena, il fatto è che
ero molto preoccupato per
James e quindi ho reagito d’impulso… Mi dispiace
davvero, non avrei dovuto»
Lei
gli sorrise comprensiva e annuì. Remus
all’improvviso si ricordò « James
è
dentro, ti sta aspettando. Ci vediamo, Helena»
«Grazie
ragazzi, a dopo!» li salutò lei con un
gesto rapido della mano, subito dopo bussò.
Stavo
seduta sulla poltrona, davanti al camino. Vicino a me le ragazze, che
parlottavano tra loro. La luce soffusa della stanza sembrava avvolgermi
e
stordirmi, insieme al danzare delle fiamme dell’imponente
camino davanti a me.
Avevo
il libro di Erbologia in mano, ma da circa dieci minuti non facevo
altro che
leggere la stessa riga del testo. Ero assopita da quel silenzio che
sembrava
regnare nella Sala Comune, e stavo quasi per addormentarmi. Socchiusi
gli
occhi, rassegnata al fatto che stavo per addormentarmi. Sentii la
stanchezza
gravare sulle mie gambe infreddolite. Delle mani delicate sfiorarono il
mio
viso, e sobbalzai visibilmente.
«Scusa
Mary, volevo dirti che io e le ragazze stiamo salendo in dormitorio,
per
cambiarci prima di cena…»
Mi
voltai lentamente verso Emmeline e con un leggero sorriso stampato
sulle
labbra, annuì.
«Sei
molto stanca, vuoi salire anche tu per riposarti nel tuo
letto?» mi chiese,
nuovamente.
«Oh…
no, aspetterò qui Lily»
Emmeline
guardò l’orologio e potei quasi vedere un pensiero
attraversare la sua mente.
Si volse dinuovo a guardarmi e annuì, sorridendo. Mi diede
una lieve carezza
sulla guancia e si alzò, seguita da Lene e Alice. Sentii un
leggero movimento
dell’aria alla mia sinistra; intuì che qualcuno si
era appena seduto ma,
sopraffatta dalla mia stanchezza ancora una volta, non mi voltai a
vedere chi
c’era accanto a me.
Chiusi
gli occhi, e lasciai scivolare il mio busto verso sinistra,
accovacciandomi
(secondo me) contro qualche cuscino.
Poi, invece,
sentii qualcuno reggere
delicatamente la mia testa, subito dopo delle lievi carezze sfiorarono
i miei lunghi
capelli ondulati. Per quei gesti, sorrisi impercettibilmente e caddi,
finalmente, tra le braccia di morfeo.
«Ahh,
finalmente la lascerà! Sono passati solo pochi giorni e io
già non la sopporto
più!»
«Dai
Sir, non è poi così male…»
Guardai
Remus con sguardo ammonitore, e lui ricambiò con un mezzo
sorriso. Nemmeno lui
la sopportava, ma cercava sempre di vedere il meglio delle persone.
Scesi
in Sala Comune, notammo il povero Peter rintanato in un angolino,
seduto ad un
tavolo, con dei libri sotto al naso. Guardai Remus divertito e,
tacitamente,
decidemmo di avvicinarci al quarto malandrino.
«Petey,
che studi?»
«Pozioni…»
disse Peter sconsolato, quasi con voce tremante. Remus sorrise
comprensivo e si
sedette accanto a lui, prendendo il libro di pozioni in mano, mentre
Peter
osservava con aria terrorizzata la pergamena reggendo con entrambe le
mani la
sua piccola testa. Il foglio sembrava ospitare qualche parola confusa,
invece
del tema per il giorno dopo.
«Sirius,
hai già fatto questo tema?» mi chiese Remus con le
sopracciglia aggrottate,
dopo aver alzato la testa di scatto.
Lo
osservai soddisfatto, incrociai le braccia e risposi
«Si,
io e James l’abbiamo già… Ehm.. Copiato
ieri pomeriggio»
Remus,
dapprima sorridente, sembrò imbronciarsi al suono della
parola copiato e aprì
la bocca per replicare. Non seppi mai cosa cercò di dirmi,
perché in un lampo
mi recai verso i divanetti.
Avevo
visto una testa bionda spuntare dal divano più grande che
parlava con Emmeline
Vance e così, fulmineo, mi sedetti sulla poltrona alla
sinistra del divano,
intenzionato a passare inosservato.
Non
appena mi accomodai, potei affermare con soddisfatta certezza che quei
capelli
che avevo visto prima, appartenevano proprio alla persona che mi sarei
aspettato di vedere.
Mary
MacDonald aveva un sorriso ebete stampato in faccia. Ghignai alla vista
di
esso, ma poco dopo oltre al suo sorriso, notai anche delle strane
occhiaie
sotto ai suoi occhi. I suoi capelli sparavano in tutte le direzioni e
sembrava
leggermente pallida in viso.
Constatai
che era comunque incantevole, come sempre.
Le
sue palpebre sembravano combattere una lotta all’ultimo
battito pur di non
chiudersi ma, alla fine, cedettero alla stanchezza.
Notai
che man mano sembrava abbandonarsi a sé stessa, dato che
stava per cadere verso
la sinistra del divano.
Immediatamente
mi resi conto che, se non avessi fatto qualcosa, avrebbe scaraventato
la sua
testa su un blocco di libri lasciato lì da chissà
chi.
In
altre occasioni, Sirius Black avrebbe lasciato fare.
In
quell’occasione, prima di rendersi conto che di lì
a poco avrebbe visto
qualcosa di divertente (il sobbalzo di Mary, ad esempio),
spostò in un gesto
fulmineo i libri e si sedette sullo stesso punto su cui erano poggiati
qualche
secondo prima.
Pochi
istanti dopo, Mary poggiò la sua testa sulla pancia di
Sirius.
Quest’ultimo,
al contatto, sobbalzò, e non seppe spiegarsi il
perché.
Il
perché quella ragazza gli faceva sempre quello strano
effetto. Dopo tutto,
sapeva che si sarebbe di lì a poco appoggiata a lui, ma non
aveva potuto
comunque fare a meno di sorprendersi, di sentire una scarica elettrica
attraversare la sua spina dorsale e poi calore, del calore avvolgere il
suo
corpo. Abbassò gli occhi verso Mary, e vide che non si era
svegliata, non aveva
avuto la sua stessa reazione ma anzi, sembrava fosse più
rilassata che mai, a
suo agio.
Forse
perché lui non faceva lo stesso effetto a lei… o
forse semplicemente perché non
sapeva di essersi appoggiata a lui, in quel momento.
Sirius
guardò il viso di lei e sembrò intenerirsi,
mentre quei pensieri confusi
attraversavano la sua mente. Sorrise, e senza un perché
accarezzò una ciocca
dei capelli di lei. Mentre compiva quel gesto, sembrò
irrigidirsi; forse perché
aveva paura di una reazione di lei, una delle solite reazioni violente
e imponenti
alla “Mac”.
Si
sorprese del fatto che, al suo tocco, Mary sembrò sorridere,
e avvolse con un
braccio il busto di lui, come se lo stesse abbracciando.
Sirius
si beò inconsapevolmente di quel contatto e, mentre
accarezzava insaziabile ancora
quei biondi capelli, lasciò che i suoi pensieri avessero una
voce, una voce che
suonava inquieta e esitante quanto sincera.
«Ahh…Cosa
devo fare con… con te, Mac?»
E con queste
ultime parole, si lasciò anche
lui cullare dalla sua stanchezza e chiuse gli occhi.
Prima
di raggiungere la signora Grassa, Lily decise di fare una deviazione.
Voleva
andare alla Torre di Astronomia, aveva bisogno di pensare e di
calmarsi.
Si
sentiva soffocare.
Quando
aprì la porta della Torre, vide che per fortuna non
c’era nessuno oltre a lei,
così poté tranquillamente sedersi comoda
appoggiata allo stipite della porta
della veranda, e ammirare il panorama.
Fu
estasiata da quella vista, come sempre, e immediatamente si
sentì meglio.
Chiuse
gli occhi e inspirò tutta l’aria che potevano
contenere i suoi polmoni.
Sentì
i rami che si muovevano lentamente, come se stessero danzando;
provocavano il fruscio
delle foglie, che sembrò musica per le sue orecchie in quel
momento. Sentì i
suoi lunghi capelli muoversi, all’unisono con i rami e ogni
singolo filo d’erba
che resisteva alla neve in quel gelido inverno.
Sentì
gli uccellini che cinguettavano, nonostante fosse pieno inverno. Ebbe
un
brivido, non seppe dire se per il freddo.
Aprì
nuovamente gli occhi.
Il
sole stava calando e aveva colorato tutto di rosso e arancione; si
sentì
avvolta da quei colori, finalmente calda, viva.
Non
sapeva che quel sole, con quei suoi colori, l’aveva resa
più bella, perché era
come lei, e i suoi capelli divennero fiamme in movimento. Quel sole
ardeva,
come Lily Evans in quel momento stava bruciando.
Ed
entrambi brillavano, brillavano insieme.
Improvvisamente
sembrò scivolarle addosso tutto lo sconforto, tutta la
confusione e il
malessere che l’aveva accompagnata quel pomeriggio. Era in
pace.
Ricondusse
il pensiero della pace e della tranquillità immediatamente
alla felicità.
E
il pensiero della felicità fu a sua volta ricondotto a James
Potter.
Il
suo cuore mancò un battito, e involontariamente
abbassò il capo per guardarsi dentro,
sotto la pelle, il petto. Non poteva ovviamente vedere il suo cuore, ma
lo
sentiva pulsare dentro di lei, sempre più forte. Pulsava in
lei, era energia
allo stato puro.
Pensando
all’energia, vide di nuovo James mentre saltellava per i
corridoi felice; lo
vide volare, libero nel cielo, a cavallo della sua amata Comet,
mentre tutto lo stadio urlava il suo nome.
Era
una stella, James.
Che
brillava.
Come
Lily.
Come
quel sole.
Così
Lily finalmente sorrise, sentendosi felice.
La
felicità, la sua di felicità, era strettamente
collegata da un po’ di tempo a
quella persona, capace di sconvolgerla emotivamente, nel bene e nel
male.
Capace
di farla reagire a qualsiasi avvenimento in modi in cui normalmente
Lily non
avrebbe mai reagito; la rossa in quel momento realizzò che
in qualche modo,
James l’avesse resa involontariamente più forte.
Invincibile. Migliore. DIVERSA.
Per
la prima volta, Lily ammise a sé stessa che si stava davvero innamorando di lui, semplicemente
perché non riusciva a
fare a meno di guardarlo quando c’era o di pensarlo quando
non c’era, in ogni
momento della giornata.
Sorrise
amaramente realizzando di essere destinata a pensarlo anche quando si
sforzava
di non farlo, dato che negli unici istanti in cui lui non era al centro
dei
suoi pensieri, questo appariva davanti a lei, scatenandole forti
sensazioni che
non sapeva ancora descrivere e decifrare.
Chiuse
gli occhi Lily, e vide il suo sorriso allargarsi, e i suoi occhi
nocciola
brillare, come quando la guardava.
Non
sapeva perché quel ragazzo l’aveva colpita
così tanto, perché proprio lui
stesse stravolgendo così la sua vita.
O
forse si.
Era
speciale.
Ringrazio
immensamente tutte le belle persone che hanno recensito, e mi scuso con
loro per non aver ancora risposto (lo farò dopo aver
pubblicato questo capitolo, promesso). SIETE GRANDIOSE.
Devo dire che leggere questo nuovo capitolo, mi fa uno strano effetto.
Ecco, forse per la prima volta in vita mia, credo di amare qualcosa di
scritto da me.
Perdonate eventuali errori grammaticali, non ho potuto rileggere
attentamente, purtroppo, per mancanza di tempo. Potete segnalarmi gli
errori, e cercherò di correggerli e rivederli.
Grazie mille a tutti coloro che leggono; a chi ha inserito la storia
tra le preferite, ricordate e seguite.
Alla prossima!
Marauder11
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Capitolo 31 *** Capitolo Trentunesimo - Draco dormiens... ***
Capitolo
Trentunesimo – Draco
dormiens…
Mi stavo svegliando.
Come prima cosa, sentii
dei bisbigli in lontananza, e inizialmente non capii dove mi trovavo.
Prestai attenzione ai rumori
intorno a me, e potei distinguere lo scoppiettare della legna sul
fuoco. Ero in
Sala Comune. Ma che ci facevo in Sala Comune?
Fui tentata di aprire gli
occhi, ma sentivo le gambe pesanti. Magari, mi dissi, avrei dormito
ancora un
po’.
Si, ma che ci facevo lì?
Ah… Adesso ricordo.
Aspettavo Lily, quando mi
sono addormentata sul divano. Se sono ancora qui e nessuno mi ha
svegliata,
forse non è ancora rientrata.
Sicuramente non è ancora
rientrata.
Sentii qualcosa muoversi
sotto il mio braccio, che stava sospeso nel vuoto mentre io ero
appollaiata sul
divano. Un manto morbido passò sotto la mia mano, e
sentì soffiare.
Se avessi avuto gli occhi
aperti, li avrei alzati al cielo.
Truffle.
Truffle stava cercando di
svegliarmi.
Sperai che se ne andasse,
non mi andava proprio di alzarmi.
Ero così…
Comoda!
Questo continuava a
soffiare e soffiare, mentre si strusciava contro il palmo della mia
mano,
cercando ancora, imperterrito, di svegliarmi.
Ad un tratto, balzò sopra
di me o almeno, così mi sembrava, perché sulle
mie spalle non avvertì il suo
peso ma sentì qualcosa.
O qualcuno.
Che… mormorava parole
sommesse.
Nel momento in cui
realizzai che quella cosa su cui era sdraiata (che, per altro,
risultava così
“comoda” e “morbida”) non era
il divano della Sala Comune, sbarrai gli occhi.
Sobbalzai, nel momento in
cui questa iniziò a muoversi.
Merda, ma chi diavolo…
«Ah, maledetto gattaccio,
vai via…» sentì quel qualcuno
bisbigliare delle semplici parole che mi fecero,
come minimo, impallidire.
Quella voce la conoscevo,
eccome se la conoscevo.
In uno scatto fulmineo,
con gli occhi ancora socchiusi, tentai di alzarmi.
Immediatamente, sentii la
testa leggera, poi, iniziò a girare; stavo per avere un
capogiro.
Prima che potessi
crollare rovinosamente a terra, una mano mi afferrò salda per il
braccio.
«Diciamo che non
è
consigliabile fare certi scatti, appena svegli… Non lo
sapevi, Mac?»
Sirius Black si trovava a
dieci centimetri dal mio viso e continuava, con un ghigno stampato in
faccia, a
fissare le mie labbra e i miei occhi, alternativamente.
Lo osservai per un
attimo, poi spostai lo sguardo altrove, mettendo su un broncio pazzesco
e
allontanandomi da lui.
«Ancora non capisco cosa
ci facevi sotto di me…» dissi, in un soffio.
Lo guardai con la coda
dell’occhio, e vidi una scintilla attraversare i suoi occhi
grigi. Fissò le mie
gambe e, prima che potessi fare alcunché, disse.
«Se non l’avessi
notato, sei
ancora seduta su di me, cara. E sai, mentre dormivi, non sembravi stare
poi
tanto male, eh…Non ti lamentavi, anzi…»
Merda.
Cercai di dire qualcosa,
aprendo e chiudendo la bocca più e più volte
mentre lui, praticamente, mi
osservava fingendosi interessato di ascoltare una mia solita risposta
tagliente
che, per l’imbarazzo e lo shock subìto, non arrivò.
Così mi alzai e mi
sistemai la gonna tastandola con le mani, attenta a non incrociare il suo sguardo divertito
che sapevo
ancora puntato su di me.
Ignoralo.
Non rispondere alle sue provocazioni, continuavo a
ripetermi.
Mi sedetti su una
poltrona più in là, più lontana
possibile da lui e iniziai a meditare.
Come diavolo ero finita
tra le sue braccia? Sentii le mie guance tingersi di rosso al sol
pensiero. Non
avevo mai dormito con nessun ragazzo, e svegliarmi tra le sue braccia,
tra le
braccia di una delle persone che io detesto di più al mondo,
era stato uno
shock per me.
Sciolsi i miei lunghi
capelli dalla treccia e iniziai a scuoterli, per poterli legare di
nuovo al mio
ferma coda rosso, quando notai che, dopo aver parlato con Alice, si
stava
dirigendo di nuovo verso di me. Si parò proprio davanti a
me, iniziando a
fissarmi, tenendo le mani in tasca.
«Che vuoi?»
dissi,
chiaramente infastidita. Distinsi un leggero sorriso sotto la sua
espressione
seria.
«Chiederti se sai
dov'è
Lily, dato che nessuno l’ha vista, a quanto pare.»
Sbarrai gli occhi. Allora
sul serio, non era ancora tornata? Mi alzai e iniziai a guardarmi
intorno.
«Ma…
è quasi ora di cena,
non è da lei… »
Sirius alzò le spalle e
notai che una leggera ruga divideva la sua fronte. Era preoccupato
anche lui
per Lily.
«Sarà scesa a
cena?»
Feci
un’alzata di spalle, e mi diressi, insieme a lui e agli altri
che nel frattempo
erano scesi dai dormitori, in Sala Grande.
Vagavo felice, in un
posto che non avevo mai visto. Correvo spensierata, affascinata da
tutti quei
colori in contrasto tra loro. Il verde dei prati, il rosso dei papaveri
mischiato a tantissimi altri colori, a seconda dei tipi di fiori.
Ridevo felice
e ad un certo punto scorsi un’altalena appesa ad un grande
albero, una quercia,
ornata di tante margherite bianche. Mi avvicinai e annusai
l’odore dei fiori,
così intenso, così buono. Mi sedetti sulla
dondolo e iniziai a farla muovere,
muovendo il mio corpo. All’improvviso sentì
qualcuno che diceva qualcosa, in
lontananza. Era la voce di un bambino, mi sembrò
così tanto familiare! Iniziai
a cercarlo, a correre. Finalmente capì cosa stava dicendo:
Mamma. Cercava sua
madre. Dovevo aiutarlo, fare qualcosa. Poi quel bambino
iniziò a correre verso
di me ma non potevo guardarlo in faccia: il sole accecante offuscava la
mia
vista. Vidi solo quel bambino che correva, correva verso di me e
rideva, felice
di avermi trovata. Lo accolsi tra le mie braccia e quando ero ad un
passo dal
vedere il suo viso……..Mi sentì
scuotere e tutto si fece buio.
«Evans, Evans svegliati!
Sono io, Sirius!»
Si svegliò di soprassalto
e spalancò subito gli occhi. Per prima cosa vide i riccioli
di Sirius ricadere
sul suo viso, che era a pochi centimetri dal quello di lei, e sopra di
lui un
cielo stellato. Un cielo stellato?
Merlino, mi
sono addormentata nella Torre di Astronomia!
Sirius continuava a
scuoterla, molto fastidiosamente. Non solo aveva interrotto quel sogno
proprio
sul più bello, continuava pure a darle colpetti sulla spalla
perché ancora non
aveva spiccicato parola!
«Per Godric, smettila
Black!» ringhiò in sua direzione la rossa e subito
Sirius si allontanò da Lily.
Questa si rizzò a sedere
e sentì il suo sguardo su di lei.
«Stai bene?»
Lo incenerì con lo
sguardo e rispose «Stavo
bene prima
che venissi tu!»
«Avresti voluto dormire
ancora a lungo sul pavimento? La prossima volta allora non
verrò a cercarti,
dato che sei praticamente sparita per ore! Eravamo tutti preoccupati
per te!
Perché non sei tornata in Sala Comune?» Sirius
adesso si era alzato e
gesticolava, quasi urlante.
Lily si sentì in colpa,
erano stati tutti preoccupati per lei e invece lei aveva solo pensato a
sé
stessa, chiudendosi lì senza avvertire nessuno.
«Io… Mi
dispiace, avevo
bisogno di riflettere»
Sirius sgranò gli occhi,
curioso
e incredulo e, proprio mentre stava per sgridarla ancora,
pensò alle sue parole
e un luccichio attraversò i suoi occhi. Si sedette, cauto
«E come mai sei venuta
proprio qui?»
Lei si alzò, si
affacciò
fuori dalla veranda e vide tutta quella moltitudine di stelle. Sorrise
godendosi la vista, si voltò verso Sirius e disse,
indicandogli con una mano il
cielo
«Guarda questa
meraviglia!»
Lui si alzò e,
sporgendosi, effettivamente constatò che quel posto era
davvero spettacolare.
Lily sospirò e
cominciò a
parlare
«Questo
è… è il mio posto
preferito… Vengo qui spesso a riflettere soprattutto quando
qualcosa non…» si
interruppe, pensando che proprio quel pomeriggio Sirius
l’aveva guardata in
quel modo orribile, quando l’aveva vista con Josh.
«…Quando
qualcosa non va»
disse lui, che concluse con un sorriso come per tranquillizzarla, dato
che
aveva intuito i suoi pensieri.
Lei gli sorrise di
rimando, tranquilla. Continuarono a scrutare le stelle fin quando
qualcosa non
fece sobbalzare Lily al punto da farla cadere all’indietro.
Sirius sbarrò gli occhi,
sentendo la voce di James che proveniva dallo specchio. Non poteva
proprio
tirarlo fuori dalla tasca, non davanti a lei!
«Sirius! Sirius, non
è da
nessuna parte! Ho scordato la mappa in dormitorio ma non posso
ritornare
indietro, potrebbe essere in pericolo e io perderei del tempo salendo
di nuovo
fino alla torre e poi…» Sirius lo interruppe,
dicendo «Jamie, calmati. L’ho
trovata, è qui con me e ha sentito tutto quello che hai
detto, amico…» disse
ridacchiando.
«Oh…
ok»
Lily aveva appena
assistito alla scena più bizzarra che avesse mai visto in
vita sua. La voce di
James era sbucata dal nulla e Sirius gli aveva risposto mentre si
guardava… I
pantaloni…
«Ma come
diavolo…?»
Sirius rise sonoramente
appena vide il viso di Lily chiaramente sconvolto da tutta quella
situazione.
Continuava a fissargli i pantaloni cercando di capire da dove potesse
provenire
quella voce, rossa in viso.
«Comunicate a distanza
attraverso… cosa, esattamente?»
Sul viso di Sirius si
formò un mezzo sorriso
«Segreto di Malandrino,
spiacente
Lils. Potrai saperlo solamente quando tu e James vi metterete
insieme.» Lily
dapprima sgranò gli occhi, poi si voltò
dall’altro lato. Sirius sospettò che
fosse arrossita, ma che non volesse darlo a vedere.
«Ovvero mai!»
disse Lily,
cercando di risultare infastidita e pungente.
«Beh, se continuate
così
effettivamente… Mai potrebbe essere il termine
giusto» disse Sirius disinvolto.
Lily lo guardò truce e
disse, dopo che Sirius poté vedere una lampadina accendersi
nella sua mente «Di
quale mappa parlava Ja… Potter?»
Sirius sospirò
teatralmente e la guardò con i suoi occhi furbi e vispi, e
disse «Nemmeno
questo puoi sapere Lils, top secret»
Lei si mise a braccia
conserte, imbronciata, ma quando il suo sguardo incontrò
nuovamente il cielo
sorrise, e senza nemmeno accorgersene, si rivolse a lui, amichevolmente.
«Il tuo nome deriva dal
nome di una stella… Sirio, la stella più luminosa
del cielo»
Sirius annuì
all’affermazione della rossa e disse scherzoso
«Beh, non si vede?» quando lei
si girò verso di lui con un sopracciglio inarcato, aggiunse
«Attenta Carotina,
potrei accecarti con tutta la luce che emano…»
Lily rise cristallina, e Sirius
con lei. «Sai qual è precisamente?»
chiese curioso Sirius, mentre si sistemava
bene accanto alla rossa, sul pavimento ghiacciato di pietra.
«Oh si, guarda,
è quella
là! Vedi? Quella che sta al centro tra altre due stelle,
quella che brilla di
più… Se vedi attentamente, quelle tre stelle
vanno a congiungersi con altre,
formando una linea, e poi si dividono in altre due linee spezzate.
Riesci a
immaginartele? Osserva bene…»
Sirius scrutò il cielo
attentamente e capì quello che intendeva. Sirio, assieme ad
altre stelle più
piccole, formava una figura ma non capiva di cosa si trattasse. Lily
sembrò
intuire i suoi pensieri e aggiunse
«Insieme formano la
costellazione del Cane Maggiore…»
Da animagus, Sirius era
proprio un cane; era curioso il fatto che proprio il nome della stella
da cui
deriva il suo nome, facesse parte della costellazione del Cane
Maggiore.
Sorrise, pensando che non si finisce mai di scoprire nuove cose
strabilianti.
Notò un altro raggruppamento molto luminoso di stelle nel
cielo, proprio sopra
la costellazione del Cane Maggiore.
«E come si chiama quella
costellazione sopra Sirio?» chiese curioso a Lily, portandosi
le ginocchia sul
petto come lei.
«Oh, quella è
Orione!»
disse lei, felice di poter rispondere alla domanda di Sirius.
Il giovane Black adesso
fu ancora più sorpreso e disse a Lily «Davvero?
Orion è il mio secondo nome…»
«Oh!»
esclamò Lily,
affascinata. Sembrava quasi una bambina.
«E’ una delle
costellazioni più conosciute, sai? E così sei
adesso non sei solo il più brillante,
ma anche il più famoso!»
All’affermazione solenne
di Lily, entrambi risero, e poi cadde il silenzio.
«Eri mai stato in questo
posto, di notte?» chiese lei curiosa
«Beh… in
realtà si, sono
venuto un paio di volte a cercare qualcuno, e l’ho trovato
qui… Come te ama
questo posto. Dice che è il suo posto preferito»
disse Sirius guardandola negli
occhi sorridendole, e, dato che la vide aprir bocca, Sirius le
risparmiò il
fiato e disse
«…James»
Il cuore di Lily accelerò
impercettibilmente, e Sirius lo avvertì grazie al suo
incredibile udito che si
era sviluppato dopo la prima trasformazione completa da Animagus.
Sorrise
guardandola, era così persa nei suoi pensieri…
Era sicuro che fossero rivolti a
James. Ad un tratto alzò il polso e vide il suo orologio.
Era rimasto lì a
parlare con Lily per quasi un’ora. I ragazzi li stavano
sicuramente aspettando inquieti.
Si alzò e disse
«Credo sia
il momento di andare adesso, Lils. Gli altri ci staranno
aspettando…»
Lei sembrò risvegliarsi
dai suoi pensieri e sorrise in sua direzione, dicendo «Hai
ragione, sarà meglio
andare»
Sirius le porse una mano
per aiutarla ad alzarsi, che lei afferrò. Insieme si
diressero verso la Torre
di Grifondoro, senza fiatare. Lily disse la parola d’ordine
ed entrambi
entrarono, trovandosi davanti le ragazze preoccupatissime e imbronciate
allo
stesso tempo davanti al camino e Frank e Remus che giocavano a
gobbiglie sul
tappeto. Quasi tutti, tranne James. Tutti indossavano ormai i loro
pigiami,
dato che la cena era cominciata e finita da un pezzo e a momenti
sarebbero
andati a dormire. Tutti tranne Remus. Lui indossava la divisa e, non
appena
vide la rossa fare il suo ingresso, le si avvicinò
preoccupato e la strinse a
sé, leggermente.
«Stai bene, Lils? Dove ti
eri cacciata?»
«Oh ero andata alla Torre
di Astronomia e… mi sono appisolata! Scusate
ragazzi» Questi sorrisero
teneramente di fronte all’espressione dispiaciuta della rossa.
«Lily, vogliamo andare?
Se sei stanca posso anche fare da solo però, sta tranquilla,
saprò fare una
ronda da solo…»
«Porco Salazar!»
disse
Lily battendosi una mano sulla fronte «Mi ero completamente
dimenticata della
ronda! Oh Merlino, è tardissimo! Andiamo Rem»
Le ragazze guardarono
sconvolte Lily, con la mascella che poggiava quasi sul pavimento. Lily
che si
era addormentata sulla Torre, si era addirittura dimenticata della
ronda…
Doveva esser successo per forza qualcosa. Con Josh magari? Qualcosa
diceva a
Mary che Josh non era il motivo dell’improvvisa distrazione
di Lily, proprio no.
Lo stomaco di Lily
brontolò a tal punto che, proprio mentre i due prefetti
stavano uscendo dalla
Sala Comune, Remus lo udì e sbuffò divertito,
mentre la rossa lo guardava
imbarazzata.
«Su, andiamo a
procacciarti un po’ di cibo!»
Lily guardò Remus con un
sopracciglio inarcato e gli disse «Remus, non essere sciocco!
Dove troviamo del
cibo alle dieci e mezza di sera..? La Sala Grande sarà
già deserta!» Sirius che
era rimasto nei paraggi guardò Remus divertito, che
ricambiò il suo sguardo.
«Secondo te Lils, dove ci
siamo procurati tutto quel cibo quando abbiamo dato quelle magnifiche
feste?»
chiese Sirius
La bocca di Lily formò
una perfetta “O” che fece ridere entrambi i
malandrini. Lei infastidita dalle
risate rispose, accigliata
«Voi mi nascondete troppe
cose, troppe cose!» Sirius la guardò con sguardo
penetrante che avrebbe fatto
svenire l’intera Hogwarts, tranne Lily, e disse
«Senti chi
parla…»
Nel frattempo, Mary era
passata di lì per dire a Lily chissà che, stando
ben attenta a non guardare
Sirius anche se, quest’ultimo non le aveva staccato gli occhi
di dosso nemmeno
per un attimo. Lily l’aveva notato e, dopo che ebbe scambiato
la più fugace
delle occhiate divertite con Remus, cerco di risvegliare Sirius che
sembrava
caduto in uno stato di trance.
«Attento Black, ti tengo
d’occhio…»
Sirius sembrò riscuotersi
e, con l’aria di chi non sa di che cosa si sta parlando,
abbandonò i due amici
per dirigersi verso Petey, che stava seduto poco più in
là con un ragazzo del
quinto anno.
«Pensi anche tu quello
che penso io, vero?» disse la rossa guardando il suo migliore
amico.
Remus
trascinò con sé Lily fuori dal buco del ritratto.
«Si
Evans, esattamente la stessa cosa»
Entrambi
avevano mormorato Lumos, quando
iniziarono a camminare, mentre ancora le loro risate cristalline
risuonavano
nel buio della notte.
Non appena Remus e Lily
erano usciti dalla Sala Comune, Sirius era salito in dormitorio. Aveva
appena aperto
la porta quando vide James, seduto sul davanzale della finestra, che
osservava
incantato le stelle, con la stessa espressione in viso di Lily un
momento
prima.
James, che l’aveva
sentito entrare, si era voltato verso l’amico sorridendogli
debolmente. Si
sedette su una sedia «Allora?»
«Allora cosa,
Ramoso?»
chiese Sirius
«Uff… di che
avete
parlato? Che ti ha detto? Oh Salazar, non avrei dovuto dire della
mappa! Avrà
sentito il mio tono preoccupato, Per Godric, perché non sto
mai zitto, perché
devo sempre…»
Si era interrotto,
vedendo Sirius che lo fissava con mezzo sorriso stampato sulle labbra
«Amico,
fa un bel respiro. Sta tranquillo! Non ha scoperto niente di niente;
Certo,
avrà un bel po’ di sospetti e sicuramente
macchinerà qualcosa, specie dopo aver
visto i miei pantaloni parlare con la tua voce!» Entrambi
risero, James più
forte per la rivelazione incredibilmente divertente
dell’amico. Avrebbe voluto
essere al suo posto, e invece c’era stato Sirius con
Lily… Ma preferiva di gran
lunga vedere Lily con Sirius o Remus, piuttosto che con
quel… insomma, quello
lì.
Sirius riprese la
conversazione dopo essersi tuffato sul suo letto, con le braccia a
reggergli la
testa poggiata sul cuscino.
«Non ci crederai, mi ha
parlato tutto il tempo di stelle… Le adora, e adora il cielo
di notte, proprio
come te»
James spalancò gli occhi
per lo stupore e Sirius annuì convinto aggiungendo
«E sai qual è il suo posto
preferito, Jam? E’ la torre di…»
«Astronomia???»
concluse
James ai limiti dell’incredulo, guardando Sirius che gli
annuiva sorridente...
Il suo posto preferito
era anche il posto preferito di Lily. Avevano più cose in
comune di quanto
credesse, a quanto pare. Fece uno dei suoi migliori sorrisi a Sirius,
che gli
sorrise di rimando, contento di averlo reso felice almeno un po'.
«Dov’è
Frank? Ora che ci
penso non era sotto in Sala Comune…»
«Ahh, quella Prewett ce
l’ha rubato definitivamente!» entrambi risero
all’affermazione dal tono tragico
di James, che gesticolava nel frattempo con fare teatrale.
«Che ne dici se
aspettiamo Remus a letto, Jam?»
«Dico che è una
brillante
idea, compare»
Entrambi si misero il
pigiama e si infilarono sotto le coperte. James aprì la
mappa e vide i puntini
di Remus e Lily muoversi. Controllò tutti i corridoi ed
erano deserti, i
prefetti erano al sicuro. A parte Gazza e il suo gattaccio, ogni
singola
persona del castello era nel suo dormitorio. Mormorò
“fatto il misfatto” e
poggiò la pergamena sul comodino, accanto alla
sua bacchetta.
«Sir?»
«Si Jam?»
rispose Sirius
con voce impastata; probabilmente stava per addormentarsi quando James
l’aveva
chiamato.
Pensò di ringraziare
Sirius per tutto quello che aveva fatto per lui quel giorno, ma non lo
fece;
tra Malandrini non ci si ringrazia, non c’è
bisogno di farlo.
Così decise di dire
qualcos’altro, che implicava qualcosa di più
grande.
«Sei mio
fratello»
Sirius cercò di mormorare
qualcosa in sua direzione, ma, prima che potesse farlo,
sprofondò nel sonno con
un sorriso stampato sulle labbra.
Ciao
a tutti!
*scansa i
pomodori e tutti i generi di ortaggi che le tirano contro, fallendo
miseramente*
scusate, ok,
scusate! Sono stata terribile! Ma ho avuto un periodaccio, davvero, e
per un po' non sono nemmeno stata a casa!
Mi
perdonate?
Bene... Che ne
pensate di questo capitolo?
L'ho sistemato
in qualche modo, anche se credo ci sia ancora qualcosa che non va. Ma
ho pensato che, per evitare altri ulteriori ritardi, avrei fatto meglio
a pubblicare.
Spero sia
stato di vostro gradimento!
Ringrazio
tutte le gentilissime personcine che hanno recensito il mio scorso
capitolo, a cui non ho ancora risposto! (lo farò dopo la
pubblicazione di questo capitolo, promesso)
Ringrazio,
dunque... lettrice appassionata, alpha_blacky, Cara_Black16,
BlueParadise, Ele12 e, per ultima, ma non per importanza, this is
magic_lovefirehp!
Grazie mille a
tutti quelli che leggono, seguono la storia e che l'hanno inserita tra
le preferite e le ricordate, siete davvero in tantissimi!
Prometto di
continuare a pubblicare prestissimo come un tempo, sono tornata in
carreggiata adesso!
p.s.: se
notate un eventuale errore di scrittura, non esitate a segnalarlo!
Bacioni enormi,
dalla Vostra
Marauder11
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Capitolo 32 *** Capitolo Trendaduesimo - Come il sole in gennaio ***
Capitolo
Trentaduesimo – Come il sole in Gennaio
«Ragazze,
facciamo presto, prima che Remus e Lily tornino dalla ronda!
Allora… Siamo
tutte d’accordo per organizzare una festa a sorpresa per
Lily, ma non possiamo
fare la solita festicciola tra di noi in dormitorio!
Quest’anno Lily diventa
maggiorenne, dobbiamo fare qualcosa di speciale»
Aveva detto
Mary con convinzione, mentre le altre annuivano
«Hai
ragione Mary, ma non vedo cosa
potremmo fare… Qualcosa di speciale, ma cosa?»
disse Alice
«Già…cosa?»
si intromise Marlene
mentre si spremeva chiaramente le meningi per trovare una soluzione.
«Beh,
sarebbe bello per una volta
organizzarle una festa a sorpresa qui, in Sala Comune. Invitare tanta
gente
magari e divertirci un po’… Avremmo bisogno tutte
di staccare un po’ la spina!»
intervenne Alice convinta.
«Si
ma… dove procuriamo il cibo? Le
bevande, la musica… E’ questo il problema
vero!» intervenne ancora Lene,
dubbiosa
Il viso di
Emmeline finalmente si
illuminò, segno che aveva avuto una delle sue più
grandi idee. Emmeline era
sempre stata quella dotata di grande inventiva, tra tutte loro. Nonostante la sua apparenza
taciturna
e la sua indole tranquilla, solitamente era lei
l’organizzatrice delle
rimpatriate in estate e, molto più spesso, organizzava
scherzi che avrebbero
potuto fare invidia a quelli dei malandrini.
I Malandrini?
Appunto!
«Aspettate!
Perché non chiediamo aiuto ai
malandrini per organizzare tutto? Loro hanno organizzato in tutti
questi anni
delle feste bellissime! E hanno sempre avuto un sacco di cibo e cose da
bere in
quantità… E la musica!»
Mary la
trovò in fondo una brillante
idea, ma non poté evitare di roteare gli occhi e di
esprimere il suo disappunto,
seppur stando in silenzio, alla proposta di Mel.
Se avessero
chiesto aiuto ai
Malandrini, ci sarebbero stati anche loro, quindi anche Sirius. Questo
indicava
una cosa sola: avrebbe dovuto sopportare tutte le torture che Black le
infliggeva per divertimento, piuttosto che divertirsi un po’.
Per Godric, ma perché quell'idiota doveva essere sempre tra i suoi piedi?
Un flash improvviso le riportò nella mente il momento in cui, qualche ora prima, si era ritrovata a pochi centimetri dal viso di lui. Il grigio, il grigio dei suoi occhi sembrò riempire d'improvviso la sua visuale.
Perché diamine quegli occhi dovevano sempre popolare la sua mente?
Eppure, c'era un tempo in cui nemmeno faceva caso alla presenza di lui... Perché adesso sembrava importarle così tanto?
Alice non fece
fatica a intercettare il problema dell'amica, ovvero Sirius, e subito le si rivolse.
«Dai
Mary, non fare quella faccia! E’
per Lily…E poi credo che lei vorrebbe i Malandrini alla sua
festa, Sirius e lei
sono diventati ottimi amici… E anche se non lo ammetterebbe
mai, secondo me vorrebbe
avere anche James… E poi, beh… Inutile parlare di
Remus, è il suo migliore
amico…»
La bionda
dapprima sbuffò, poi annuì
distrattamente.
Le ragazze
subito esultarono e Mary,
imbronciata, alzò un sopracciglio e aggiunse
«Quella
rossa mi deve un favore…»
facendo ridere tutte le sue amiche, che trascinarono anche lei nella
risata.
«Bene!
Dato che i rapporti tra Lily e
il malandrino capo non sono un gran ché ultimamente, credo
che sia meglio dire
tutto a Sirius mentre Remus è fuori con Lily… Che
ne pensate?» osservò Marlene,
a bassa voce. La Sala Comune, nonostante l’ora, sembrava si
stesse riempendo
invece che svuotarsi.
«Già,
hai ragione… Lo faremo domani»
disse Mary che si era alzata e stava per dirigersi verso i dormitori
mentre un
sonoro sbadiglio fuoriusciva dalla sua bocca. Alice scattò
in piedi e la
afferrò per un braccio.
«No
Mary, non c’è tempo! Non sappiamo
quando Lily sarà di nuovo fuori, dobbiamo fare almeno
qualcosa stasera per non
destare sospetti! – mollò la presa su Mary e la
invitò a sedersi, mentre
lanciava un’occhiata al suo polso - Tanto
abbiamo ancora più di un’ora di tempo…
Qualcuna di noi salirà in dormitorio e parlerà
con Sirius» concluse, trionfante,
battendo le mani.
«Io…
io non posso, non ho mai parlato
con Sirius» disse Emmeline timida
«Ah
no, non salgo lassù!» disse Lene
addirittura arrossendo
«Ah
non si discute, non guardate me!»
disse Mary accigliata, incrociando le gambe. Alice sospirò e
disse «Beh, dato
che non sappiamo deciderci, facciamo a sorte. Chi esce, va senza
discutere. Va
bene?»
Iniziarono a
scrivere, riluttanti, dei
bigliettini con su i loro nomi e li misero in una piccola bottiglietta
vuota
che era poggiata lì vicino.
«Pronte
per l’estrazione?» disse
Alice. Tutte annuirono tranne Mary, che si guardava i piedi.
E se fosse
uscita lei?
Beh…
Dopotutto, erano
quattro i bigliettini
che sarebbero potuti uscire. Quello con il nome di Mary era uno su
quattro,
c’era un quarto di possibilità che uscisse. Mary
continuava a ripetersi non io, ti prego non
io.
Non era ancora
riuscita a togliersi
dalla testa lo sguardo di lui puntato su di lei, dopo che si era
svegliata tra
le sue braccia.
Maledizione,
perché doveva girarle
sempre intorno?
No, non sarebbe
salita se fosse uscita
lei.
Alzò
gli occhi, quando vide Alice che stringeva
già in mano un pezzo di carta, ancora chiuso.
Era finita, era
tutto finito.
Sarebbe uscita
lei, se lo sentiva.
Vedeva
già il sorriso beffardo di
Sirius mentre la vedeva entrare nel suo dormitorio. Poteva figurarsi la
sua
aria provocante mentre le faceva praticamente la radiografia. Alice
aprì il
biglietto, sapeva che mancavano pochi secondi alla sua condanna a
morte,
quando…
«Marlene
McKinnon»
Mary non seppe
dire perché, ma quando
udì un nome che non era il suo, si fece strada nella sua
mente l’idea che le
dispiaceva, non rivedere quel viso…
Ma che diavolo
stava pensando?
Mary MacDonald
pensò, forse per la
prima volta seriamente nella sua vita, che stesse diventando matta. Si,
stava
completamente perdendo la testa.
Marlene McKinnon
indossava la più
funerea delle espressioni, mentre attraversava la Sala Comune per
salire ai
dormitori.
Bussò
piano alla porta dei Malandrini,
ma nessuno rispose. Aprì lentamente la porta, e vide quattro
dei cinque ospiti
della stanza dormire. Trovò buffo e ingiusto allo stesso
tempo che, proprio colui
che avrebbe voluto trovare, in quel momento non c’era.
Remus.
Da tempo aveva
capito di nutrire un
profondo affetto per lui, che era diventato per lei davvero un buon
amico. Ma
da un po’ meno tempo, aveva anche capito che per lei
rappresentava qualcosa di
più di un amico. Gli piaceva Remus, era un ragazzo gentile,
divertente e serio
allo stesso tempo. E poi, era anche molto carino.
Sentì
le sue guance avvampare, segno
che fosse arrossita.
Poi, non si
poteva di certo negare che
stava benissimo in sua compagnia, ma qualcosa sembrava bloccare Remus,
e
Marlene era davvero troppo timida per fare un passo avanti.
E poi quasi
certamente nemmeno piaceva
a Remus!
Attraversò
la stanza, in cerca del
letto di Sirius. Finalmente lo individuò e si
avvicinò a lui, cauta.
«Black!
Black… Svegliati, santo
cielo!»
Questo
sembrò riscuotersi e disse, con
voce impastata, e la testa contro il cuscino
«Ah
Remus, smettila, lasciami dormire
ancora un po’»
«Ma
che dici… Sono Lene!» disse lei
scandendo bene il suo nome. Sirius aprì un occhio
immediatamente per sbirciare,
poi anche l’altro. Guardò Marlene con sguardo
curioso e allo stesso tempo
compiaciuto.
«Marlene,
che sorpresa - un sorrisetto
malizioso si allargò sulle labbra di Sirius, improvvisamente
sembrò spegnersi,
mentre alzava un sopracciglio - pensavo
ti piacesse Remus»
«Non…
non sono qui per quello che
credi, Black. Ti devo chiedere un favore a nome di tutte noi
ragazze»
Sirius
aggrottò la fronte e si mise
seduto sul suo letto, indicando con una mano il suo materasso
nell’intento di
invitare Marlene a sedersi.
«Oh
no, grazie, sto bene qui!» disse
lei in fretta, voltando il capo a guardare da un’altra parte
per l’imbarazzo.
«Ah
dai, prometto che non ti mangio!
Siediti e sputa il rospo»
Marlene, dopo il
tono che non
ammetteva repliche di Sirius, si sedette, mentre continuava a sfregarsi
le mani,
cercando di evitare il contatto visivo con il ragazzo. «Beh,
ecco… Non so se tu
lo sai ma questo venerdì è il compleanno di
Lily»
Sirius
strabuzzò gli occhi. «Di già?
Siamo già quasi al 31 di Gennaio? Merlino, come vola il
tempo…»
Marlene
annuì ma non continuò a
parlare, fissava a tratti la porta. Sirius lo notò e fece
mezzo sorriso,
capendo che si aspettava di vedere Remus entrare. Decise di non fare
battute,
non voleva metterla più in imbarazzo di quanto
già non fosse; dopo tutto gli stava
simpatica. Così intervenne
«Allora?»
Lene si riscosse
dai suoi pensieri e
gli disse, mentre tastava con le dita, delicatamente, la lunga treccia
bionda
che aveva fatto quel giorno.
«Beh,
ecco… Volevamo organizzarle una
grande festa, ma non sappiamo da dove cominciare!»
Sirius sorrise
malandrino e disse
subito, gentile
«Non
preoccuparti Lene, ci penseremo
noi! Domani ne parliamo meglio, va bene? Chiederò a Remus di
distrarre Lily
durante l’organizzazione, così avremo il tempo per
definire tutto tutti insieme…
Ok?»
«Oh
si, certo! Beh, io vado – Lene
finalmente sorrise a Sirius, che ricambiò - Scusa per il disturbo,
io… Beh, grazie! Buona
notte!» si alzò in fretta dal letto di Sirius,
tanto in fretta che rischiò di
inciampare sul tappeto, e Sirius pensò che fosse davvero una
ragazza buffa. Lui
le sorrise rassicurante e questa rispose incerta al sorriso. Prima che
potesse
uscire dalla porta, Sirius richiamò l’attenzione
della bionda.
«Comunque
non sei stata assolutamente
un disturbo Lene, anche se qualcuno sarebbe stato più felice
di me di vederti,
sai?» disse lui facendole l’occhiolino, e questa
volta poté vedere le guance
della bionda tingersi di rosso mentre chiudeva la porta alle sue spalle.
Il giorno dopo,
gli argomenti più
discussi di tutta la popolazione femminile di Hogwarts riguardavano una
sola ed
unica persona:
Lily Evans.
La prima voce,
di cui Lily non era per
fortuna venuta a conoscenza, riguardava la megagalattica festa a
sorpresa che
si vociferava le sue amiche e i malandrini le stessero organizzando per
i
diciassette anni che Lily avrebbe compiuto quel venerdì, tra
qualche giorno.
Tutti speravano di essere invitati, ma gli inviti erano stati riservati
alla
Torre di Grifondoro (dato che era lì che si sarebbe svolta
la festa, non si
poteva vietare a nessun Grifondoro di prenderne parte), ad alcune
amiche di
Lily di Corvonero come ad esempio il prefetto Dorcas ed altre, ad altri
amici
delle ragazze e dei Malandrini e ai membri del LumaClub (di cui Lily
era stata
eletta quell’anno presidentessa da tutti i membri, con grande
felicità del
professore di Pozioni).
La seconda voce,
purtroppo conosciuta
e non molto gradita alla rossa, riguardava la relazione tra lei e Josh
Hulleer,
il Corvonero del settimo anno. Voci indiscrete dicevano che i due erano
stati
beccati da Gazza a fare atti impuri di notte in uno sgabuzzino, altri
avevano
affermato con convinzione che si erano baciati più volte in
pubblico, altri
ancora dicevano di aver visto addirittura scintillare un anello
nell’anulare
sinistro di Lily, segno che i due fossero fidanzati ufficialmente e
pronti a
convolare a nozze.
Queste voci
avevano fatto infuriare
Lily più e più volte, dato che non dicevano altro
che menzogne. Lei e Josh si
frequentavano, si; passavano molto tempo insieme in biblioteca o in
riva al
lago, ma tra loro non c’era assolutamente niente di tutto
questo. Lily si divertiva
con Josh, gli piaceva averlo intorno. Dopo tutto, era un ragazzo
intelligente e
anche molto simpatico. Josh praticamente le moriva dietro, ed aveva
provato più
volte a baciarla, ma tutte le volte Lily si era scostata. Per quanto
gli
potesse star simpatico quel benedetto ragazzo, ogni volta che era a un
passo
dalle sue labbra non poteva far altro che pensare ad una zazzera
ribelle di
capelli corvini e ad paio di occhi nocciola.
Quegli stessi
occhi nocciola che, per
le numerosi voci che aveva sentito su Lily e il Corvonero, spesso
sembravano
mutare completamente, diventando imperscrutabili e di ghiaccio. Avrebbe
voluto
fare qualcosa, ma Remus gli aveva fatto promettere che non avrebbe
fatto niente,
non si sarebbe intromesso. Non avrebbe fatto scherzi, non li avrebbe
pedinati,
non avrebbe minacciato lui di non fare del male a Lily, non li doveva
nemmeno
fissare…
Niente, non
poteva fare proprio un bel
niente.
Aveva
trasformato la sua voglia di
fare qualcosa per Lily partecipando molto attivamente
all’organizzazione della
festa. Aveva sorpreso le ragazze per la capacità innata di
saper prendere le
redini della situazione, per la sua organizzazione mentale e per la
serietà che
ci stava mettendo nel curare tutto nei minimi dettagli.
Nonostante Lily
diceva di essere
felice quando era con Josh, Mary non si era bevuta le sue belle
frasette
romantiche e scontate; aveva capito che il solo motivo per cui non si
era messa
ancora con Josh era James, che dominava la sua mente. L’aveva
anche scoperta
più volte ad osservare James di sottecchi con uno sguardo
triste, ma Mary aveva
deciso di non dirle niente. Capiva che se l’avesse fatto,
probabilmente avrebbe
contribuito ad incrementare la confusione mentale di Lily. Mary avrebbe
sicuramente appoggiato James a dispetto di Josh, e questo avrebbe
complicato tutto.
Mentre la mente
di Mary vagava tra
Lily e James, una voce fin troppo conosciuta interruppe il flusso dei
suoi
pensieri.
«E’
importante non destare sospetti,
Lily non ha ancora capito per fortuna niente ma solo Merlino sa come.
Quella
ragazza riesce sempre a ficcare il naso dappertutto!» disse
Sirius serio a
bassa voce, procurandosi un’occhiataccia da parte di Mary che
aveva sentito
tutto, a qualche metro di distanza.
Mentre i due si
guardavano in
cagnesco, James parlò, attirando l’attenzione dei
suoi compagni di casa.
«Miraccomando
ragazze, cercate di fare
una lista provvisoria su chi verrà e quanti potremmo
all’incirca essere; è
fondamentale per poter procurare le provviste necessarie. Ce la fate
entro
domani a pranzo?» aveva detto James furtivo, guardandosi a
destra e sinistra
alternativamente.
Lo stomaco di
Peter improvvisamente brontolò mentre tutti ascoltavano
James. Fu impossibile
per tutti trattenersi dal ridere, soprattutto a causa del rossore sulle
guance
del piccolo Petey.
«Che
ne dite se
scendiamo a pranzo? Inizio ad avere anch’io una certa
fame…» disse
all’improvviso Sirius, e tutti si trovarono
d’accordo.
«Arrivederci,
professoressa
McGranitt!»
«Oh,
arrivederci signorina Evans! E
miraccomando, si ricordi quello che le ho detto…»
Lily
annuì sorridendo in direzione
della McGranitt che le sorrise di rimando.
La rossa
iniziò a camminare per i
corridoi gremiti di gente; tutti sembravano
dirigersi verso la Sala Grande.
Era
già ora di pranzo?
In effetti, non
sapeva da quanto tempo
era nell’ufficio della professoressa. Avevano programmato
insieme i turni di
ronda del prossimo mese, e non era stato facile combinarli, dati i vari
impegni
dei prefetti impegnati in diverse attività, anche di sera.
Per fortuna, durante
il tempo speso con la professoressa, Lily non si era persa alcuna
lezione, ma
aveva perso la possibilità di gingillarsi in giro per il
castello, dato che
quella che ormai era finita da un pezzo; sarebbe dovuta essere la sua
ora
libera!
Sbuffò
mentre svoltava il corridoio
del piano terra che portava all’enorme portone
d’ingresso della Sala Grande.
Fece scorrere il suo sguardo lungo l’ampia Sala, quasi piena
dei suoi studenti,
e scorse i suoi amici seduti alla tavolata di Grifondoro. Con un enorme
sorriso, felice di vederli, si diresse verso di loro e prese posto tra
Sirius e
Mary, separandoli mentre erano impegnati in un acceso litigio, mentre
gli altri
li guardavano con aria stufa.
«Grazie
Lils, almeno adesso la
smetteranno di bisticciare» disse Remus con aria stanca
dall’altro lato del tavolo,
mentre Lily addentava sorridente una fetta di pane. James le
lanciò una fugace
occhiata, prima di immergersi in una conversazione con Peter alla sua
destra
sui manici di scopa.
«Dove
sch-ch-ei sch-tata?» chiese
Sirius con la bocca piena. Si beccò l’ennesima
occhiataccia di Mary, che lui
ricambiò con un mezzo sorriso. Lily fece finta di non
notarlo.
«Dalla
professoressa McGranitt,
dovevamo parlare dei turni di ronda del prossimo
mese…»
Sirius le
passò il succo di zucca e
annuì, visibilmente annoiato. Aveva sempre pensato che
essere un prefetto fosse
noioso, oltre che scandaloso. Odiava le regole, e il prefetto doveva
amarle.
«E voi
invece? Dove siete stati?»
chiese Lily voltandosi verso Mary e Alice, che stavano alla sua destra.
Peter
spalancò gli occhi, e James gli diede una gomitata. Se Lily
l’avesse notato,
avrebbe iniziato a sospettare che stessero tramando qualcosa.
«Oh,
beh… In Sala Comune, a riposarci
un po’…» rispose Mary, fingendosi
disinvolta.
Lily
annuì distrattamente. La sua
mente era offuscata da troppi pensieri, quel giorno, per notare
l’aria strana
dei suoi amici. Vide con la coda dell’occhio James alzarsi
per andare incontro
a King, che lo salutava felice. Entrambi parlavano con foga, sorridendo
eccitati. A Lily scappò un sorriso, stavano sicuramente
parlando di Quidditch.
Sirius
notò l’occhiata di Lily a James
e il suo successivo sorriso, gettò un’occhiata a
Remus che capì. Il giovane
Black le diede una lieve spintarella sul braccio, facendola sobbalzare.
«A
cosa dobbiamo questo sfavillante
sorriso, Ev?»
Lily si
voltò di scatto, sentendosi
colta sul fatto, e la sua espressione divenne buffa. Cercò
di nascondere la sua
reazione sorpresa e piazzò al suo posto, sul suo viso,
un’espressione dubbiosa
e corrucciata, un tratto indifferente.
«Oh
ma… Ti sbagli, io non ho sorriso…
Ho fatto una smorfia, ehm… di stanchezza»
Sirius la
guardò con il suo sguardo
penetrante mentre alzava un sopracciglio, poi si volse a guardare
chissà cosa e
ghignò ripensando al sorriso di lei rivolto a James, mentre
prendeva con le
mani una coscia di pollo dal vassoio che stava al centro della tavola,
deciso a
tagliare la discussione.
Lily lo
ringraziò tacitamente e
continuò a mangiare, tranquilla.
«E’
davvero una bella giornata, oggi…
Non trovate?» emerse Mel sognante, qualche posto
più in là. Tutti annuirono
sorridenti, mentre James tornava a prendere il suo posto.
«A
più tardi, Capitano!»
«Ciao
Rob! A più tardi!» James lanciò
un occhiolino all’amico e compagno di squadra, facendo
svenire
inconsapevolmente qualche ragazza che si trovava nei paraggi. Lily
alzò gli
occhi al cielo, infastidita, e James ghignò, notandolo. Poco
dopo, la sua
espressione si fece corrucciata mentre guardava un punto alle spalle di
Lily
che a sua volta, per cercare di capire a chi fosse rivolta
l’attenzione del
moro, si voltò. E capì.
Josh si era
appena alzato dal tavolo
dei Corvonero e sembrava dirigersi proprio verso di lei. Lily
d’istinto
sorrise, notando la sorpresa negli occhi di lui vedendo che lei
l’aveva già
visto.
«Ciao,
Lily! Ragazzi…» esordì Josh,
scatenando chissà perché il malcontento generale.
Remus guardò James che,
imbronciato, osservò Sirius che infilzava violentemente la
sua forchetta nella
bistecca che stava mangiando. Mary alzò un sopracciglio,
evidentemente
infastidita. L’unica a ricambiare il saluto del ragazzo fu
Alice, che non
smetteva mai di apparire cordiale e gentile agli occhi di tutti.
«Ciao,
Josh… che ci fai da queste
parti?» chiese Lily, curiosa.
Josh
sembrò imbarazzarsi alla domanda
della rossa e, mentre si portava una mano ai capelli, disse.
«Beh,
volevo chiederti se ti andava di
venire con me dopo pranzo, se non hai altri
impegni…»
Lily
spalancò gli occhi, dispiaciuta.
Aveva pensato di passare quel giorno in compagnia delle ragazze, non
aveva
pensato a Josh…
«Beh,
ecco, io…»
«Lily,
fa niente se non puoi, non
preoccuparti…» il sorriso amichevole di Josh la
intenerì, facendola sentire
ancora più in colpa. Rispose, senza nemmeno rendersene conto.
«No
no, nessun impegno – si alzò, si
sistemò la gonna mentre lanciava un’occhiata alle
amiche che assentivano tranne
Mary, la cui attenzione sembrava catturata da chissà che
– beh, andiamo? »
Josh la prese a
braccetto e, insieme,
si allontanarono.
«ahh…
mi viene da… lasciamo stare…»
Sirius
udì delle parole sconnesse pronunciate
da una più che scocciata Mary che fissava i due
allontanarsi, e si incuriosì.
«Mac,
qualcosa non va?»
Mary si
voltò in sua direzione e lo
snobbò con lo sguardo, voltandosi dall’altra
parte. Sirius alzò gli occhi al
cielo e si avvicinò a lei sulla panca.
«Avanti,
smettila di evitarmi… Che
borbottavi?» chiese sussurrando all’orecchio di
Mary, che sobbalzò.
«Non
sono affari tuoi, Black»
Sirius
decise di ignorarla e si volse, invece,
verso il suo migliore amico. James aveva seguito con lo sguardo Lily
fino a
quando era uscita dalla Sala in compagnia di Josh. Sembrava piuttosto
imbronciato, mentre giocherellava con il suo purè di patate.
«Amico,
non hai toccato cibo…» gli
fece notare Remus. James lo guardò sorridendo appena e fece
un’alzata di
spalle.
«Ramoso,
lo sai che possiamo anche
costringerti a mangiare…» un guizzo
attraversò gli occhi vispi di Sirius, che
James intercettò. Lo stava sfidando.
Ma a lui non
andava di sfidarlo, così
abbassò lo sguardo e non rispose.
«Wingardium
leviosa» Sirius
agitò la
bacchetta in direzione di un pezzo enorme di pane e lo
portò, facendolo
lievitare, a due centimetri dalla bocca di James che intanto, aveva
spalancato
gli occhi. Sirius faceva sbattere il pezzo di pane continuamente contro
le
labbra dell’amico, che teneva ben serrate. Delle risa si
levarono dalla
tavolata di Grifondoro mentre, Remus notò, la McGranitt
allargava le narici,
come se fosse un vulcano che sta per esplodere, e Silente applaudiva
piano
Sirius, ridendo.
«Allora,
Potter? Non ne vuoi proprio
sapere di mangiare, eh?»
Sirius
agitò nuovamente la bacchetta,
stavolta portando il pane sopra la testa di James, e iniziò
a scagliargli dei
colpi sul capo grazie ad esso.
Sulla faccia di
Ramoso apparve
finalmente un ghigno.
Prese la
bacchetta e la agitò formulando
un incantesimo non verbale in direzione di Sirius che, in pochi
secondi, fu
zuppo d’acqua.
Un nuovo
scrosciare di risa si udì;
per tutta la Sala, stavolta.
Sirius strinse i
denti e, con un
ghigno pazzesco, iniziò ad inseguire James che intanto,
correva verso l’uscita
dalla Sala. Remus e Peter si alzarono ridendo, intenzionati a seguirli.
«Ahahahahahha
Sirius, basta…
ahahahahahahaha» James si teneva la pancia mentre stava
sbellicandosi dalle
risate sdraiato in corridoio, con davanti Sirius che agitava la
bacchetta in
sua direzione.
«Sirius,
guarda che se continui,
vomiterà…»
Sirius
guardò l’amico scocciato, poi
pian piano Remus poté vedere sul suo viso un sorriso
allargarsi sempre più,
mentre James si alzava, ridendo ancora leggermente.
«No,
Sir… Dai! Abbiamo appena finito
di mang…»
«Rictusempra!»
urlò
Sirius senza
nemmeno permettere a Remus di terminare la sua frase.
Quest’ultimo fu colpito
in pieno dall’incantesimo di Sirius, ed iniziò a
muoversi convulsivamente,
ridendo a crepapelle. Cercava di prendere la bacchetta, ma proprio non
ci
riusciva.
«Tranquillo
amico, ti salvo io! Levicorpus!»
James era venuto
in soccorso a Remus e
aveva colpito Sirius, sollevandolo in aria.
«James,
sei un vigliacco! Non si
colpisce alle spalle!!!» piagnucolava Sirius sospeso in aria,
mentre era il
turno di Remus di mettersi in piedi. Il corridoio che aveva ampie
finestre che
si affacciavano al parco, iniziava a riempirsi di gente. Tutti
osservavano
divertiti i quattro malandrini, intenti a fare spettacolo come al loro
solito.
«Jamie,
amico, mettimi giù!»
James sorrise e
rispose, civettuolo
«Prima, dovrai chiedere scusa, caro! A me e alla signorina
Remussina, qui»
Remus diede uno scappellotto ad un contrariato James.
«James,
su! Smettila!» sbuffò Sirius
divertito.
«Jam,
per favore, potresti lasciarlo
lì? Si sta meglio, quaggiù!»
esordì Mary da lontano, mentre stava appoggiata ad
una parete in compagnia di Mel e Lene che ridevano alla battuta
dell’amica.
James
alzò un pollice in direzione
dell’amica, che sorrise radiosa.
Sirius
seguì lo scambio di sguardi tra
i due, e sentì una fitta all’altezza
dell’esofago, che aveva il sapore della
gelosia…
Mary non aveva
mai dedicato un sorriso
così a lui.
Perché?!
«Mac,
se mai scenderò di qui, non la
passerai tanto liscia, sappilo!» disse Sirius che stava
ancora sospeso in aria,
gesticolando verso la bionda che ricambiò con una linguaccia
e uno sguardo che
avrebbe incenerito chiunque fosse passato di lì.
Remus sorrise e
si avvicinò a James,
sussurrandogli qualcosa. Quest’ultimo annuì.
«Liberacorpus»
Sirius cadde con
un tonfo in terra e,
imprecando, guardò James in cagnesco.
Quest’ultimo, capendo ciò che stava per
succedere, iniziò a correre ridendo verso il prato, mentre
Sirius si alzava e
lo inseguiva.
«Potter,
questa volta te le suono! Oh,
sisisi!»
Remus e Peter
camminarono verso i loro
amici e, non appena uscirono dalla porta di ingresso, furono accecati
dalla
luce del sole, che stava alto nel cielo. In molti erano fuori nel
parco, quel
pomeriggio. Alcuni studiavano sotto l’ombra di qualche albero
sparso qua e là,
altri prendevano il sole.
Suonava
parecchio strano, il sole a
gennaio.
Altri ragazzi
stavano sulla riva del
lago, e alcune coppiette stavano intente a sbaciucchiarsi, in qualche
angolo
nascosto tra le imponenti mura del castello. Remus sorrise notando il
suo amico
Frank che stava sdraiato sulla pancia di Alice, ed entrambi ridevano
per chissà
che, mentre lei accarezzava teneramente i capelli di lui. Quei due
sembravano
vivere in un paradiso inaccessibile a chiunque altro.
«Rem,
ti va di sederti lì?» Peter
indicò un albero un po’ piccolo, ma grande
abbastanza per ospitare entrambi.
Remus annuì e insieme si diressero sotto l’ombra
di quell’albero, posizionato
vicino al lago nero. Peter decise di distendersi e chiuse gli occhi,
mentre
Remus tirò fuori il libro di incantesimi.
Più
in là, poteva vedere Sirius e
James rotolarsi sul prato come due bambini, mentre si picchiavano e
ridevano.
Remus scosse la testa ma, prima che potesse abbassare gli occhi sul
libro, udì
un grido provenire da Sirius e un botto.
«James,
amico, dove sei?»
Sirius stava in
piedi intento a
scrutare verso una piccola vallata piena di cespugli. Remus si
alzò, ma prima
che potesse fare alcunché, vide Lily raggiungere Sirius da
chissà dove.
«Oh,
avanti amico! Dove sei finito?»
Cavolo, e se si
fosse fatto male?
Scrutavo tra i
numerosi cespugli che
ricoprivano la piccola valle antistante alla riva del lago, alcuni di
loro
erano fatti di spine e per questo non mi veniva facile camminare tra
essi.
L'erba, in quel
punto, era molto alta.
Udì
qualcuno raggiungermi a grandi passi, mi voltai e con mia grande
sorpresa vidi
Lily, pallida in viso e con gli occhi sbarrati.
«Siete
due emeriti idioti voi due…
Adesso dove sarà finito?»
Lily continuava
a farsi largo tra i
cespugli, emettendo qualche lamento di tanto in tanto
perché, mentre camminava,
veniva punta dalle spine. Sirius era rimasto imbambolato a guardarla.
Era
accorsa in aiuto di James e sembrava stesse facendo più di
lui per trovarlo.
Aveva la gonna, e numerose spine le pungevano le calze e qualche
macchiolina di
sangue si distingueva tra la lana, ma lei non se ne curava. Continuava
a
chiamare il suo nome. D’improvviso la rossa si
voltò, spaventata e furibonda
insieme
«Allora,
vuoi aiutarmi o no? Oh,
JAMES!»
Sirius, capendo
che Lily aveva trovato
il suo migliore amico, si precipitò al suo fianco e vide
James, dietro un
cespuglio, intento a tastarsi la gamba sinistra con le mani, dolorante
in viso.
«Ahi
ahi ahi… Sirius, aiutami ad
alzarmi, per favore…»
James aveva
un’espressione imbarazzata
dipinta in viso, oltre che dolorante. Aveva notato
l’espressione preoccupata di
Lily, e aveva sentito lei che urlava a gran voce il suo nome. Nome, non
cognome.
Era sorpreso,
come Sirius.
Come chiunque.
Ma le sorprese,
sembravano non esser
finite.
Mentre Sirius si
faceva largo tra i cespugli,
Lily, in un guizzo, si chinò verso la gamba di James.
Abbassò la calza del
moro, sotto gli occhi increduli di quest’ultimo, per vedere
in che condizioni
era la ferita sulla gamba. Sanguinava, anche se non molto. Lily
aprì la sua
borsa, evitando accuratamente di guardarlo, e vi estrasse una
boccettina
contenente un liquido, con una targhetta appiccicata sul vetro in cui
vi era
scritto chissà che con una grafia sottile, che Sirius
sospettò appartenesse
proprio alla rossa. Quest’ultimo si allontanò
leggermente dai due, dato che era
calato un silenzio imbarazzante e lui sapeva di stare contribuendo,
grandemente
per altro, al loro imbarazzo.
«Fa
male?» chiese Lily, a bassa voce.
«Oh,
no… Per niente» rispose James, mentre
fissava Lily con un sorriso splendente; quello era uno dei suoi sorrisi
più
belli, uno dei suoi più veri e genuini sorrisi. In
realtà sentiva un leggero
pizzicore all’altezza della ferita e si, anche un
po’ di dolore, ma la presenza
di Lily lo distraeva da qualsiasi altra cosa.
Lily
stappò la piccola boccetta che teneva in
mano che ospitava un liquido violaceo.
«Adesso,
farò cadere qualche goccia sulla
ferita… Pizzica un po’, quindi sta fermo, per
favore…»
James
annuì, senza staccarle gli occhi di dosso
per un attimo.
Aveva paura che se
l’avesse fatto, lei sarebbe sparita,
dato che in quel momento sembrava fosse in uno dei suoi sogni; quelli
popolati
principalmente da una certa Lily Evans di nostra conoscenza.
Ma
più vedeva i capelli rossi di lei ondeggiare
grazie al leggero vento frizzantino di quel giorno, più la
vedeva socchiudere la bocca e
battere le lunghe ciglia per la concentrazione, più
diventava per lui reale la presenza
di lei. Non ci credeva, ma sapeva che adesso era lì, e
voleva godersi il momento.
Lily non aveva
il coraggio di guardarlo negli
occhi, sapeva che non sarebbe riuscita a
reggere il suo sguardo caldo e
accogliente.
Si
sentì un odore aspro nell’aria, emanato
probabilmente dalla pozione.
Lily
poggiò una sua mano sulla gamba di James
per tenerla ferma, e
quest’ultimo al contatto sentì una scossa
attraversargli la spina dorsale. Non seppe dire se i
brividi furono causati dal contatto
con Lily o se dalla mano fredda di lei.
O forse si, lo sapeva benissimo.
Notò,
e qui ebbe un altro tuffo al cuore, che le
guance di Lily sembravano aver preso improvvisamente un colore roseo,
che
tendeva ad evidenziare quella spruzzata di lentiggini sul naso e sulle
guance che lui aveva sempre
adorato. Per tutte le numerose volte in cu si era trovato ad osservare
il viso della rossa, poteva precisamente anche dire quante fossero in
tutto e dove si trovassero precisamente.
Lily
lasciò cadere tre gocce di quella
sostanza, e d’improvviso James sentì bruciare la
ferita anche se questa, pian piano,
sembrava dissolversi davanti ai loro occhi. Il sangue stava per
ritirarsi all’interno della ferita
che, da sola, si stava rimarginando.
Alla fine, la pelle
risultò leggermente arrossata, ma non
vi era più traccia di sangue.
«Allora?
Va meglio?» chiese Lily con
voce leggermente tremante,
mentre riponeva la sua boccetta all’interno della borsa e si
alzava. James
annuì, ma non appena
capì che Lily stava per fare dietro
front, si alzò, ignorando il dolore, con dei riflessi che solo un
giocatore di Quidditch poteva avere, e
afferrò più delicatamente possibile il braccio di
lei.
Lily, al
contatto, si volse di scatto e si
ritrovò a pochi centimetri dal viso di lui.
Notò improvvisamente che doveva essere
cresciuto, in quei mesi in cui erano stati
lontani, perché adesso sembrava
ancora più alto. Però, ancora una volta, non ebbe
il coraggio di guardarlo
negli occhi.
Che diamine, ma
di che cosa aveva paura?
Lei era Lily
Evans.
Una fiera
Grifondoro.
E poi, era stata
lei ad avvicinarsi a lui, non
lui a lei. Quindi, non avrebbe dovuto avere paura di niente.
James la
fissò ancora, restìo ad arrendersi e distogliere
lo sguardo e
lei, nonostante avesse evitato accuratamente di guardarlo negli occhi
per tutto
il tempo, non poté in quel momento evitare di ricambiare il
gesto,
abbandonando la paura.
Così,
d’impeto, aveva alzato gli occhi.
Fu così che il nocciola incontrò ancora una volta
il
verde smeraldo, e insieme si fusero, mentre il sole illuminava le loro
iridi
rendendole più splendenti di quanto già non
fossero.
Adesso,
il verde dei prati che a James ricordava tanto l’erbetta del
campo di
Quidditch, si immerse nel nocciola delle foglie secche degli alberi che
circondavano i
due.
Quello sguardo,
quell’esatto incrocio di
sguardi durante quei mesi, era stata una rarità.
Come il sole lo
era quel giorno, in Gennaio.
Ecco, esattamente di questo Lily aveva paura.
Sentì il suo cuore fare un balzo, prima di
accelerare il battito. Un brivido percorse la sua schiena, mentre
osservava il
suo riflesso attraverso gli occhi di James.
Se aveva creduto
di poterlo dimenticare, dopo
quello sguardo, una vocina in testa tanto violenta e tanto simile
(stranamente)
a quella di Mary, le scagliò con una violenza di un ceffone
che no, non l’aveva
affatto dimenticato.
Quelli, sono
occhi che non si dimenticano.
Quello sguardo,
vispo e allo stesso tempo
incredibilmente dolce e sincero, non è uno sguardo comune.
«Non
potevo lasciarti andare senza ringraziarti…»
esordì d’improvviso James, riportando con la sua
voce stranamente rauca Lily alla realtà. Lei si riscosse,
staccò gli occhi da lui e
mormorò un prego in sua direzione. Fece un cenno a Sirius e,
silenziosamente,
si allontanò dai due.
Ehilà,
salve a tutti! :3
Allora, come vi è sembrato questo capitolo? A voi i commenti!
Qui, vediamo il primo avvicinamento Jily, per la mia e vostra
felicità. :D
Grazie a BlueParadise e a Alpha_Blacky per aver recensito lo scorso
capitolo!
Di solito ricevo più recensioni, spero che questo improvviso
calo non sia dovuto alla storia che, chessò, magari vi
annoia :/ Oppure alla mia assenza troppo prolungata... Beh,
in ogni caso, come vedete... Sto cercando di farmi perdonare!
No? *Saltella sorridendo come un'ebete*
Nel prossimo capitolo, preannuncio una presenza RemLene e... una
spruzzatina di BlackDonald, ma questa volta sarà un
incontro... diverso... Ahahaha!
Beh, adesso vi lascio
Miraccomando, RECENSITE!
Vostra,
Marauder11
|
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Capitolo 33 *** Capitolo Trentatreesimo - Istinto animale ***
Capitolo
Trentatreesimo – Istinto animale
Avevo fatto bene
a
scappare così?
Avevo fatto male?
La
verità è che
non lo so, non ne ho la più pallida idea. Ma, a guardare
quegli occhi, a un
certo punto, avevo sentito la necessità di scappare via.
Si, sono Lily
Evans, mi definivo una fiera Grifondoro fino a qualche minuto fa.
E si, adesso ho
scoperto di essere una vigliacca.
Perché
per un
attimo, avevo persino pensato di allungare le braccia e abbracciarlo.
In
quell’esatto istante in cui avevo alzato gli occhi e avevo
visto quel sincero
sorriso sghembo e i suoi occhi nocciola brillare, mi resi conto non
solo che
non l’avevo mai dimenticato. Ma che mi mancava.
Mi mancava
abbracciarlo, sentire il calore del suo corpo avvolgere il mio. Mi
mancavano quelle
braccia forti che, in quel periodo terribile della mia vita, mi avevano
tirata
su da quel baratro in cui ero crollata. Mi mancavano le risate, quelle
allegre
risate che mi faceva fare. Mi mancava sentirlo parlare dei suoi ideali,
con
convinzione, mentre una scintilla di coraggio e forza attraversava i
suoi
occhi.
Adesso quello
sguardo e quegli occhi avevano risvegliato quel qualcosa in me che non
potevo,
non potevo più ignorare.
Risalì
la collina
e fui colpita da un’immagine, che mi catapultò
violentemente alla realtà.
Josh.
Josh stava
ancora
lì, intento a scrutare verso la mia direzione, in cerca di
me. Sentendo l’urlo
di Sirius che chiamava a gran voce James, non avevo pensato nemmeno una
volta a
lui che mi stava parlando. Non avevo avuto un minimo di riguardo nei
suoi
confronti che in quel momento era lì con me, ed ero corsa da
James.
D’impeto.
Per istinto
animale, potrei quasi dire.
Avevo iniziato a
correre, forse come poche volte avevo fatto in vita mia.
Risalivo la
collinetta, lasciandomi alle spalle quegli occhi vispi e un Sirius
sconvolto.
Risi di una
risata
amara.
In quel preciso
istante in cui vidi Josh, mi vergognai di me stessa. Notò la
mia figura, che si
stava avvicinando verso di lui e mi sorrise.
Abbassai lo
sguardo.
Avrebbe potuto
andarsene
via, dopo che l’avevo lasciato lì da solo per
correre verso chissà chi. E
invece era lì, e con mia grande sorpresa vidi al suo fianco
Remus.
Lui, al
contrario,
mi guardava con aria grave. Quasi severa. Anche se non aveva
abbandonato la sua
aria tranquilla di sempre.
«Hey…»
dissi,
senza pensarci.
Hey? Ero
scappata
via senza una ragione mandando il discorso e il pomeriggio con Josh
all’aria, e
io esordivo con un semplice Hey?
Adesso Remus
sorrideva, ma sembrava celare dentro di sé tanti pensieri;
potevo vedere gli
ingranaggi del suo cervello mettersi in moto, e macchinare
chissà che.
«Stai
bene?» mi
chiese Josh, poggiandomi una mano sulla spalla. Sorrideva ancora, ma
adesso
sembrava un tratto preoccupato.
Non potevo
mentire, non potevo dire di stare bene. Non quella volta. Ero sicura
che si
vedesse lontano un miglio che ero stravolta. Remus, come se avesse
avvertito i
miei pensieri, mi scrutò attentamente e lo vidi scuotere
leggermente il capo da
dietro Josh, ad appena – più o meno - un metro di
distanza.
No, non stai
bene.
Ecco cosa voleva
dirmi.
Ecco cosa voleva
che dicessi.
Che non stavo
bene, che era evidente.
E che avrei
dovuto
dire la verità.
Esordì,
decisa «No
Josh, in realtà no… Non sto molto
bene… Ti dispiace se…?»
«Oh!
No,
assolutamente… Vai! Ci vediamo…» Mi
abbracciò di slancio, delicato, lasciandomi
il suo profumo alla vaniglia sulle narici. Gli sorrisi. Quel ragazzo
non
meritava una come me.
Feci un cenno
del
capo a Remus e, dopo aver fatto ‘ciao’ con la mano,
mi allontanai dai due.
Prima di fare il
mio ingresso nel castello, mi voltai dinuovo.
Josh stava
fermo,
lì, con le mani in tasca. Mi sorrideva; mi fece un cenno del
capo, come per
tranquillizzarmi.
Non lo meritavo.
Non meritavo quella gentilezza da parte di quel ragazzo che sembrava
tenerci
davvero a me.
Il motivo per
cui
non lo meritavo era uno, ed uno soltanto.
Non so dire se
fossi alla sua altezza, non sono mai riuscita ad autogiudicarmi in
bellezza o
per il mio carattere.
Non lo meritavo
semplicemente perché non era lui il ragazzo giusto per me,
come io non ero la
ragazza giusta per lui.
Non lui.
Vidi Sirius in
lontananza, che dava pacche sulla spalla a James, con Remus vicino a
loro.
Mi soffermai
sulla
seconda figura.
Sorrisi.
Incredibile
come, ogni volta che mi ritrovavo a pensarlo o avvicinarmi al suo
pensiero, me
lo ritrovassi davanti.
«Dunque…
passiamo
a?»
«Mmm…
Dovremmo
completare il tema di Trasfigurazione»
Marlene
sbuffò
talmente forte che, d’improvviso, molti ragazzi seduti sui
tavoli vicini al
nostro si voltarono a guardarci.
Io avevo meno
voglia di lei di studiare, ma sapevo che nei prossimi giorni non avrei
potuto
dedicare molto tempo allo studio. Era mercoledì, mancavano
solo due giorni al
compleanno di Lily.
E con
l’organizzazione, non eravamo proprio a buon punto. Guardai
Marlene (forse, per
la prima volta in vita mia in quelle circostanze) con sguardo
supplicante. Mi
sorrise, aveva pensato alla stessa cosa.
«Oh, e
va bene
Mac! Completiamo Trasfigurazione…»
Iniziò a sfogliare il libro alla rinfusa,
non notando il mio sopracciglio piuttosto inarcato. Diedi un colpetto
con la
mia piuma al tavolo, e alzò gli occhi.
«Che
c’è che non
va, Mary?»
«Da
quando,
esattamente, mi chiami in… quel modo?» le chiesi
apparendo disgustata, mentre
sfogliavo il libro in cerca della pagina giusta.
Lene si
lasciò
sfuggire un risolino, si alzò dalla panca e si
avvicinò al mio viso, ponendosi
di fronte a me, poggiandosi con i gomiti al tavolo.
«Cos’è,
adesso
solo un certo moro di nostra conoscenza può farlo?»
La cruciai con
lo
sguardo, ma non demordeva. Ghignò, continuando a fissarmi.
«Lene,
dì quello
che vuoi dire e facciamola finita, per favore…»
Senza volerlo
avevo tirato fuori un argomento che non avevo mai toccato tranne che
con Lily
(molto vagamente). E sinceramente, non mi andava di farlo adesso. Non
volevo parlare
di Sirius.
Nel mio
inconscio
però, una vocina (tanto simile, stranamente, a quella di
Lily) iniziò a dirmi
in quel momento che invece si, volevo parlarne. Perché
volevo capire meglio me
stessa e quello che stava succedendo dentro di me e, come dicevo sempre
io, tra
l’altro, l’unico modo per capire era tirare tutto
fuori.
«Finiamo
questo
tema e poi andiamo a fare una passeggiata e parliamo,
promesso?» mi chiese Lene
mentre poggiava la sua mano sulla mia, e la stringeva.
Sorrisi e
annuì.
Ero felice di
avere un’amica come lei che sembrava capirmi sempre.
Senza
perdere altro tempo, finimmo il nostro tema in venti minuti.
Il dormitorio
dei
Grifondoro del sesto anno, pullulava stranamente nel silenzio. Qualcun
altro
avrebbe detto nella noia.
«Remus?»
«Mmm?»
«Facciamo
qualcosa?»
Remus
gettò la
piuma sul foglio e si voltò verso di me, evidentemente
scocciato.
«Felpato,
saranno
passati si e no trenta secondi dall’ultima volta che me lo
hai chiesto. No,
come vedi sto ancora
studiando»
Sbuffai
sonoramente, cercando volontariamente di disturbarlo ancora. Mi voltai
verso
James, che era intento a fare degli schemi per il Quidditch. Sapevo che
pensare
al Quidditch era un modo per distrarsi dalla rossa; era
l’unica cosa che fosse
mai riuscito a distoglierlo dal pensare a Lily nei momenti successivi a
qualche
avvenimento che la coinvolgeva. Così, decisi di lasciarlo
andare.
Coda, invece, si
era addormentato. Assumeva sempre posizioni buffe, mentre dormiva.
Aveva la
bocca quasi completamente spalancata con della bava che colava, ed
aveva gambe
e testa a penzoloni. Sorrisi, pensando che in tutti quei sette anni,
non era
cambiato il suo modo strambo di dormire.
Tornai a
guardare
Remus, che in quel momento era la mia vittima preferita. Aveva uno
sguardo
corrucciato, segno che stava cercando di concentrarsi per capire quello
che
stava studiando.
«Remus…»
Sbottò
alzandosi
in piedi, facendo cadere la sedia a terra.
«Maledizione
Felpato, la vuoi smettere di rompere? Possibile che tu non abbia niente
di
meglio da fare! – notai con piacere che la sua vena alla
tempia, mia carissima
e affezionatissima, stava iniziando a pulsare violentemente; repressi
un
risolino, e lui continuò con un tono ancora più
alto, dopo averlo notato – Vai
a scodinzolare da un’altra parte, emerito rompi
pluffe!»
Un lampo di
genio
attraversò la mia mente, grazie ad un’esatta e
precisa parola di Remus.
Scodinzolare.
Afferrai ancora
sghignazzante la mia bacchetta, poggiata sul mio comodino, e la puntai
alla mia
testa.
In un lampo,
divenni Felpato.
Per il rumore
della trasformazione, Remus si voltò verso di me. Mi vide e
alzò gli occhi al
cielo.
Iniziai a
scodinzolare attorno al suo tavolo, con aria felice, mentre emettevo
dei
versetti che avrebbero intenerito facilmente qualsiasi ragazza del
castello.
Anche se, tecnicamente, ero già irresistibile anche con il
mio aspetto normale.
Mi misi
dall’altro
lato del tavolo, opposto a dove era seduto Remus. In un balzo, mi misi
su due
zampe e mi appoggiai, con le anteriori, al tavolo. Se fossi stato in
forma
umana, avrei riso a crepapelle per la faccia di Remus.
Aveva
un’espressione omicida stampata in faccia, somigliava tanto
ad uno di quei
prigionieri di Azkaban che, di tanto in tanto, comparivano sulla
Gazzetta del
Profeta.
Si
alzò, e iniziò
a rincorrermi per la stanza.
Notai che avevo
provocato un sorriso in James, che si stiracchiava sul letto, divertito.
«Felpato,
se ti
prendo giuro che…»
Mi fermai. Remus
lanciò un’occhiata a James che, furtivo, si era
alzato dal suo letto. Avevano
bussato alla porta del nostro dormitorio.
«Felpato,
mettiti
dietro il letto» mi sussurrò James, con un mezzo
sorriso.
«Chi
è?»
«Remus,
siamo io e
Lene! Possiamo entrare, per favore? In fretta
però!»
Mary?
Mi accucciai con
le zampe tra il muso sotto al mio letto e osservai Mary e Lene entrare
nella
stanza; la prima reggeva un pacco grande e rettangolare di colore
fucsia.
Vidi i tratti di
Remus addolcirsi quando guardò Lene che, lievemente,
arrossì di rimando.
«Vi
abbiamo
disturbato?» disse Mary, mentre si chiudeva la porta dietro
le spalle e
osservava la stanza. Mi stava cercando?
«Oh,
no Mary… E’
successo qualcosa?» chiese James mentre si passava una mano
tra i capelli,
curioso. Remus accanto a lui.
Lene e Mary si
lanciarono un’occhiata furtiva, poi Lene parlò.
«Noi…
volevamo
chiedervi se possiamo nascondere il regalo per Lily qui,
ecco… Se non è un
problema»
«Oh,
ma certo! Non
c’è problema…» rispose
gentile James, mentre Remus prendeva il pacco dalle mani
di Mary e sorrideva ad entrambe.
«Volete
sedervi?»
chiese Remus gentile.
«Si
dai, perché
no?» disse Lene sorridendo a Mary che annuì, anche
se continuava a guardarsi
intorno e si soffermava spesso a guardare la porta del bagno. Potevo
scommetterci, stava cercando me.
Mentre osservava
i
letti, si soffermò più del dovuto a guardare
dietro il mio. Corrucciò lo
sguardo e, pian piano, si avvicinò. Mi guardai alle spalle.
Ops.
Avevo lasciato
la mia
folta coda nera uscire dal letto, e si stava muovendo convulsamente
verso
l’alto, tanto che era spuntata da sopra la mia trapunta
rosso-oro. Quando la
ritirai, era già troppo tardi.
«Cosa
c’è dietro
quel letto?»
«Oh…
eheh… beh… io… James?»
James
guardò
Remus, non sapendo cosa dire mentre faceva un’alzata di
spalle.
Sentivo dei
passi,
che dovevano appartenere a Mary. Purtroppo, dovendomi nascondere, non
era
facile per me vedere cosa stava succedendo.
I passi si
fecero
vicini, fin quando non vidi che qualcuno si era fermato davanti al
letto. Era
una ragazza; potei dirlo con certezza perché (per ovvi
motivi) solo le ragazze
portavano la gonna, e sotto indossavano le calze rosso oro che noi
tenevamo
nascoste dietro i pantaloni, che io in lei vidi d’improvviso.
Inaspettatamente
la ragazza si abbassò, fino a guardarmi.
Quella cascata
di
capelli biondo grano l’avrei riconosciuta tra mille. Quegli
occhi, quegli
splendidi occhi azzurri che, dapprima sorpresi, divennero poi gioiosi,
li avrei
riconosciuti tra mille e anche più.
«Ma
qui… c’è un
cane!!!» disse Mary, cinguettando felice.
«Co…cosa?»
chiese
Lene. A giudicare dal tono della sua voce, sembrava piuttosto turbata.
Mary continuava
a
fissarmi, sorridente.
«Vieni
qui,
piccolino! Su, vieni da zia Mary!» uscì senza
farmelo ripetere due volte da
sotto il letto, e protesi la mia testa verso Mary, che si era intanto
seduta
sul mio letto. Lei iniziò ad accarezzarmi la zucca e le
orecchie.
«James…
ma di chi
è questo cane? Dove l’avete trovato?»
Guardai James,
che
sembrava indeciso sul da farsi mentre guardava alternativamente lei,
Lene e
Remus. Lo guardai, come per infondergli coraggio. Lui vide il mio
sguardo, e
iniziò a parlare.
«E’…
è mio, l’ho
trovato a…»
«Ad
Hogsmeade»
intervenne prontamente Remus che, notai, aveva le guance chiazzate di
rosso.
Marlene, che mi guardava con sguardo terrorizzato, era pallidissima e
stava
aggrappata a lui.
«I…io…
ho paura!»
disse Lene, in un soffio. James la guardò preoccupato, poi
guardò me e mi
indicò con un cenno della testa il bagno. Io ringhiai, non
volevo andare in
bagno e lasciare lì Mary, che mi stava accarezzando la
schiena dolcemente, e mi
guardava come mai mi aveva guardato.
«Su,
vai in
bagno!» mi urlò James, scocciato.
Ringhiai ancora
di
più, e mi accoccolai a Mary che rise, felice di accogliermi
tra le sue braccia.
Remus alzò gli occhi al cielo, mentre scuoteva la testa e mi
guardava grave.
James, deciso a
non demordere, si avvicinò a me quasi marciando, con
un’espressione buffa e
determinata allo stesso tempo dipinta in faccia. Non appena
abbassò la mano per
cercare di afferrare il mio orecchio e trascinarlo in bagno, gli diedi
un
morso.
«AHI!
SIRIUS!» Se
non fossi stato nero, all’urlo di James sarei sicuramente
impallidito, come
quest’ultimo e Remus.
I miei due amici
si guardarono terrorizzati, mentre Mary alzò un
sopracciglio, curiosa, e Lene
aveva aperto la bocca. Pregai che non avessero sentito il mio
nome…
Inutilmente.
«Sirius?»
chiese
Mary a James, che rispose immediatamente.
«Sirius?!
Oh,
Sirius non c’è… E’ andato a
farsi un giro… eheheh» James iniziò a
tastarsi i
capelli in un gesto nervoso, iniziando a ridere esageratamente per
risultare
credibile. Guardò Remus cercando supporto, che rise con lui.
Non avrebbero
convinto nessuno, a quel modo. Sbuffai, i miei amici non erano bravi a
mentire
quanto me.
Mary si mise in
piedi, e incrociò le braccia, guardando il mio muso.
«Tu
hai chiamato
il cane Sirius…» disse Mary in un soffio di voce.
«Cosa?
Oh, no!
Volevo dire… Ehm… volevo dire Virus! Si, il cane
si chiama Virus…»
L’espressione
di
Mary dapprima risultò sospettosa. Poi lanciò
un’occhiata a Lene, e la vide
ridacchiare divertita. Così sorrise.
«Che
strano nome,
per un cane… Virus…» disse Mary,
scherzosamente.
«James!
– esordì
Remus, visibilmente nervoso; sembrava un pazzo, annuiva troppo
velocemente e
potei giurare di vedere il suo occhio aprirsi e richiudersi
ripetutamente,
segno che l’avesse colto un terribile (ma per me molto, molto
divertente) tic
nervoso - Ti ricordi di quando hai
chiamato il tuo pesce rosso Azkaban?» Aprì la
bocca e tirai fuori la lingua,
quello era il mio modo di ridere in forma canina. Almeno una cosa vera,
l’avevano detta i miei amici. James, quando aveva 13 anni,
aveva voluto portare
con sé ad Hogwarts un pesciolino rosso che gli aveva
regalato la madre,
convinta di riuscire a responsabilizzare il figlio affidandogli una
vita. Il
povero pesce però, morì dopo quattro giorni,
affamato e stremato. Ramoso lo
faceva stancare troppo, aveva costruito dei cerchi attraverso il quale
il pesce
– secondo lui – doveva saltare. Diceva che anche
gli animali dovevano fare
sport, per tenersi in forma.
James
l’aveva
chiamato proprio Azkaban, senza un valido motivo.
O forse si.
Aveva
davvero dei pessimi gusti per i nomi.
«Oh,
allora il tuo
è un vizio… Quello di mettere nomi strani agli
animali, intendo…» continuò
Mary, sorridendo e continuando ad accarezzarmi il capo.
James
annuì, con
un sorriso a trentasei denti.
«Tranquilla,
è
docile… Non ti farà del
male…» disse Remus dolcemente a Lene, stringendola
lievemente, continuando a tenere con sé quel rossore sulle
guance.
«Si
ma… è più
forte di me…» aveva detto Lene che tremava come
una foglia. Mary si preoccupò
vedendo l’amica così agitata.
«James,
che ne
diresti se lo portassi fuori? Mi piacerebbe tanto fare una passeggiata
con
questo bel cagnolone, che ne dici Virus, eh??»
Vidi il viso di
James contrarsi per trattenere le risate. Si voltò a
guardare fuori dalla
finestra per evitare lo sguardo di Mary, poi esordì, senza
lasciare trasparire
nulla.
«Non
saprei, Mary…
La Sala Comune è piena di gente, a quest’ora del
pomeriggio…»
«Lene,
che ne
diresti di andare a fare una passeggiata invece, ti va?»
chiese Remus a Lene,
che annuì subito. Aveva dovuto fare uno sforzo enorme per
invitarla ad uscire
fuori. Gli dicevo sempre che aveva bisogno di uscire con qualche
ragazza, ma
non voleva sentir ragione. Diceva che non avrebbe potuto, a causa del
suo
“piccolo problema peloso”.
Balle.
Nonostante il
suo
problema, sapevo che non avrebbe fatto male a una mosca, al contrario
di come
diceva lui che si definiva “pericoloso”.
Remus era la
persona più buona di questo mondo, la migliore.
Gliel’avevo sempre detto, come
James e persino Peter, ma non aveva mai voluto ascoltarci. In quel
periodo
l’avevo visto spesso con la McKinnon, avevo capito che
c’era qualcosa tra di
loro ma non gli avevo mai chiesto niente… Guardai James
sghignazzando, più
tardi gli avremmo fatto un bel discorsetto insieme.
«Beh,
allora noi
andiamo, James… A più tardi!» Remus
fissò attentamente il mio amico,
raccomandandogli con lo sguardo di prestare attenzione a me.
James
alzò un pollice in su e sorrise a lui e Lene, che ci
salutava sventolando una
mano, sollevata di andar via di lì.
Che tenero
questo
cane! E’ proprio dolcissimo… Che brutto nome
però, Virus. Guardai James
storcendo il naso, e notai che si era appena sdraiato sul suo letto,
con una
piuma in bocca e dei fogli davanti al viso.
Tornai a
guardare
il cane, che sembrava fosse felice di vedermi. Aveva un’aria
così… familiare.
«James,
se stai
studiando vado via, non vorrei disturbarti…» mi
alzai, e guardai il mio amico
dritto negli occhi, sorridendo lievemente.
«No
Mary, resta pure
qui a fare compagnia a… a Virus… Sto solo
programmando i prossimi allenamenti
di Quidditch, tra poco avremo la partita con Corvonero, sto iniziando a
prepararmi…»
«Certo
Capitano.
Anche se, tecnicamente, manca più di un
mese…» mimò di far di conto con le
dita, poi sorrise, radiosa.
James
sventolò una
mano in direzione di lei, teatralmente, poi le disse, stringendo le
pupille
«Attenta MacDonald, potrei espellerti dalla squadra per aver
sottovalutato i
miei schemi…»
Mary rise
cristallina, e scosse la testa. Mi beai di quella vista. Era
così bella, così
bella quando rideva così.
«Allora
Mac, come
va la vita?» gli chiese James, serio, mentre scrutava i fogli
poggiati sulla
sua pancia.
Mary
sembrò
sorprendersi di quella domanda, poi rispose, distrattamente.
«Oh…
Beh, niente
di che…» James la guardò con sguardo
penetrante. Sapeva quando Mary nascondeva
qualcosa; Mary e James erano stati vicini di casa, erano praticamente
cresciuti
assieme dato che tra l’altro i loro genitori erano grandi
amici da prima che loro
nascessero.
«Avanti,
sputa il
rospo… Qualche ragazzo annebbia la tua mente?»
James, gettò un’occhiata a me,
dopo averle posto quella domanda.
Il mio cuore da
cane aumentò di battito, potei avvertirlo anche attraverso
tutta quella pelliccia.
Non potei proprio farne a meno, anche in un corpo che, in fondo, non mi
apparteneva del tutto.
Che diavolo mi
stava succedendo? Perché mi sentivo invadere da un
calore… insolito?
Mary, nel
frattempo, era arrossita.
«No,
nessun
ragazzo…»
James la
guardò,
capendo al volo che stava mentendo. E che qualcosa non andava. Prima
che il mio
amico potesse dire qualcosa, lei esordì
all’improvviso.
«James…»
«Mmm?»
«Tu
sai… Sai
sempre quando stai simpatico ad una persona? Che…
mmm… ti interessa, diciamo?»
James rise ma,
dopo aver ricevuto un’occhiataccia da Mary, si mise la mano
davanti alla bocca,
in un gesto di scuse.
Si
alzò, si
sedette accanto a lei e si fece serio.
«Beh
Mary,
possiamo avvertire grazie al nostro intuito se a questa persona fa
piacere
averci intorno ma è ovvio che non possiamo sapere fino in
fondo quello che
pensa di noi, a meno che questa non ce lo dica… o che noi
stessi glielo
chiediamo - si voltò a fissarmi, e continuò
– vero Virus?»
Snobbai James
con
lo sguardo, cogliendo l’allusione. Da un bel po’ di
tempo era convinto che io
mi fossi interessato a Mary, che io la trovassi diversa dalle
altre… Insisteva
sempre – con grande appoggio di Remus – nel dire
che avrei dovuto avvicinarmi a
lei, perché sicuro che lei ricambiasse il mio, diciamo,
“interesse”... Anche se
più che di interesse, parlava spesso di sentimenti.
Ecco a cosa
alludeva adesso, quel cervide dei miei stivali.
Mi accorsi che
Mary,
intanto, sembrava essersi imbambolata a fissare i miei
occhi…
Quando mi
trasformavo in animagus, l’unica cosa che rimaneva tale e
quale al mio aspetto
da umano, al vero Sirius Black, erano i miei occhi grigi. Che lei
avesse notato
la somiglianza?
James se ne rese
conto d’improvviso, iniziò a guardarmi mentre
perdeva colore in viso,
preoccupato delle mie stesse preoccupazioni.
«Va…
va tutto
bene, Mary?» chiese James a lei, appoggiandole una mano sulla
spalla. Questa
sussultò, forse troppo persa ad osservare i miei occhi con
attenzione.
«No
è che mi era
sembrato di… Ah, lascia stare… Si è
fatto tardi, devo andare. Grazie Jamie»
abbracciò di slancio il mio amico, fintanto che io
ringhiavo. Mary rise al mio
gesto, capendo che volevo anch’io un po’
d’attenzione. Si chinò verso di me, e
mi strinse forte.
«Spero
di rivederti
presto… » sussurrò, e io emisi un
mugolio come per voler dire che anch’io non
vedevo l’ora di rivederla a cena. James mi guardò
con sguardo malandrino mentre
lei mi stringeva. Mezzo sorriso, sopracciglio alzato e sguardo
eloquente.
Brutto cervide,
ti
farò a pezzi.
Diversi occhi
erano puntati su di noi, quando arrivammo in Sala Comune. A
quell’ora, era
spesso gremita di gente. Certamente nessuno avrebbe riconosciuto Sirius
sotto
forma di Felpato se fosse sceso con Mary, ma era sempre meglio non dare
nell’occhio, specie all’interno delle mura del
castello, dato che non era
solito che si vedessero scodinzolare cani a zonzo per i corridoi. Per
questo
avevo chiesto a Marlene di scendere giù con me…
No, non per
stare
da solo con lei.
Ma a chi volevo
prendere in giro?
La osservai con
la
coda dell’occhio; aveva un sorriso dipinto in faccia,
sembrava serena, a
differenza mia che ero teso. Non mi vergognavo affatto di lei, anzi, ma
odiavo
essere osservato in sua compagnia.
«Allora…
dove
vorresti andare?» chiesi, con un guizzo di divertimento nella
voce che lei
avverti, perché emise un risolino.
«Mmm,
non saprei…
Hai qualcosa da proporre?» mi chiese lei, scrutandomi
interrogativa con i suoi
grandi occhi neri. Il suo sguardo penetrante mi tramortì un
po’, tanto che iniziò
a sventolarmi una mano davanti agli occhi, divertita.
«Oh!
Scusami,
stavo riflettendo… Sbaglio o lei, signorina McKinnon, mi
stava prendendo in
giro?!» rise cristallina e quella risata mi riempì
il cuore.
«No,
signor Lupin!
Non sia mai!» rispose con lo stesso tono, mettendo le mani
avanti.
Le sorrisi,
radioso, e lei ricambiò.
«Mmm…
fammi
pensare… Ah! Vieni con me» d’impeto, le
afferrai il polso. Avvertì una scarica
elettrica scendere lungo il mio corpo, notai che anche lei
sobbalzò, al mio
tocco.
Remus, non farti
strane idee. Siete amici. Tu
per lei sei solo un amico.
Il mio sguardo a
quei pensieri sicuramente si intristì, perché lei
corrugò la fronte e strinse
il mio polso come io avevo fatto con lei.
E’…
è così…
«Remus,
va tutto
bene?»
Annuì,
ed
iniziammo ad incamminarci. Scesi insieme a lei le scale, fino al piano
terra.
Attraversammo, come spesso facevamo per andare alle lezioni nelle
serre, il
lungo pontile esterno che portava alla foresta.
Quel pontile,
però, se attraversato interamente, portava al lago;
precisamente, allo spiazzo
su cui attraccano le barchette dei primini, ogni primo settembre.
«Ma
io… io mi
ricordo questo posto!» disse lei d’improvviso, dopo
che era stata in silenzio
tutto il tempo durante il tragitto, con le labbra socchiuse e le
sopracciglia
aggrottate, forse impegnata a pensare a dove l’avrei portata.
«E
dove siamo,
secondo te?» le chiesi io, dolcemente, fermandomi e
mettendomi proprio di
fronte a lei, in piedi. Sotto i nostri piedi, vi era
l’estremità del pontile: davanti,
a destra e sinistra, lo specchio d’acqua, immobile, ci
circondava.
Lei si
guardò
intorno, stupefatta dal momento. Era il tramonto, il sole stava per
calare e
numerosi colori si sovrastavano nel cielo limpido di quello strano
giorno.
Mi
fissò negli
occhi, ancora persa nei suoi pensieri.
«Questo…
questo è
il posto in cui siamo scesi con le barchette! Il primo giorno di scuola
del
primo anno! No?»
Annuì
sorridente,
contento che fosse arrivata così in fretta alla soluzione.
Mi sorrise
radiosa, i suoi occhi sembravano luccicare di fronte a
quell’immensità di luce.
«E’…
è un posto
bellissimo» disse lei, guardandosi ancora intorno. Feci
un’alzata di spalle,
con un sorrisetto che incurvava le mie labbra.
Mi avvicinai a
lei, guardandola negli occhi. Sembrò trattenere il respiro.
Baciala.
No, non puoi.
Così,
alla fine, la
avvolsi in un abbraccio, e per la prima volta in vita mia mi
sentì privo di
alcuna preoccupazione. In quell’abbraccio misi tutto
l’amore che avrei voluto
dimostrarle, tutto quello che possedevo per lei, solo per lei. Ci misi
anche
quel pizzico di coraggio mancato per baciarla,
quell’insicurezza che mi aveva
sempre accompagnato, da quando ero diventato un mannaro. Non potevo,
semplicemente non potevo legarmi a lei senza che lei sapesse
cos’ero in realtà.
Lei ricambiò la stretta, affondando la testa sulla mia
spalla. Le annusai i
capelli biondi e ondulati, odoravano di fragole. Chiusi gli occhi.
«Sei
un ragazzo
meraviglioso» mi sussurrò lei,
all’orecchio.
Questa frase,
che
avrebbe dovuto spingermi a stringerla ancora di più,
insinuò maggiori dubbi
nella mia mente.
Allentai la
stretta.
Tu non sai, io
non ho niente di meraviglioso.
«Vorrai
scherzare,
forse!» dissi io facendo una vocetta stridula, cercando di
sdrammatizzare.
Tu, sei
meravigliosa.
Lei
sembrò
incupirsi, ma continuò comunque a sorridermi.
Vedi? Il suo
bellissimo sorriso è sparito. E’
colpa tua, Remus. La stai facendo stare male. Non è giusto.
Non lo merita.
«Tu,
tu…»
«Cosa?»
«Sei…
un’amica
speciale per me, Lene»
Batté
le palpebre
un paio di volte, poi si girò a guardare
l’orizzonte.
Perché
non avevo agito secondo il mio volere?
Avevo, come
sempre, dato voce alla ragione, sopprimendo i miei sentimenti. Quella
ragione che, in quel caso e molto stranamente, coincideva perfettamente
con il mio istinto che diceva di allontanarla.
Fino ad allora,
ogni volta in cui avevo tentato di allontanare tutte le persone a cui
stavo simpatico che non conoscevano il mio segreto, questi l'avevano
scoperto e...
contro ogni mia aspettativa, mi avevano accettato per quello
che ero, diventando miei amici. James, Sirius, Lily e Peter
rappresentavano la piccola fiammella di speranza che ardeva viva in me,
che mi diceva di non mollare il Remus Lupin gentile, dolce e... umano.
E se Lene avesse
scoperto il mio segreto? Mi avrebbe di certo respinto, e io non avrei
mai potuto sopportarlo. Sapevo che ne sarei uscito distrutto, e lei...
Non avrei sopportato il suo sguardo disgustato su di me.
Mentre il terrore e l'angoscia mi invadevano lei, tranquilla, si
sedette sul pontile, e
io feci lo stesso. Non ebbi il coraggio di dire altro, come lei. Dopo
che il
sole calò all’orizzonte, ci dirigemmo insieme in
Sala Comune, mantenendo quel
silenzio assordante. Non appena entrai nel mio dormitorio, trovai James
e
Sirius ad aspettarmi, con gli occhi che parevano brillare per
l’eccitazione e
la curiosità.
«Allora?
Com’è…»
Non diedi tempo
a
James di terminare la domanda e, in uno scatto fulmineo, mi chiusi in
bagno,
sbattendo la porta, lasciando alle mie spalle due turbati James e
Sirius.
Bene bene bene... Lo so,
questo capitolo è pessimo! Ma è un capitolo di
passaggio! Anche se resta insignificante T_T Spero di non aver deluso
nessuno...
Ringrazio tutte le persone
che hanno inserito la storia tra le seguite, ricordate e preferite,
ringrazio anche i lettori silenziosi che, spero, un giorno mi diranno
il loro parere e...
Ringrazio Alpha_Blacky,
lettriceappassionata, this is magic_lovefirehp, Fremiona_Tirivispi e
BlueParadise per aver recensito!!! Siete preziosissime per me, lo
sapete già ma è giusto ripeterlo :)
Beh, alla prossima!
Pubblicherò il prossimo capitolo penso intorno a giorno 5/6
settembre! Bacioni
Marauder11
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Capitolo 34 *** Capitolo Trentaquattresimo - Parole non dette ***
Capitolo
Trentaquattresimo –
Parole non dette
Attraversai
il
castello come una furia, mentre la gente mi fissava stranita. Ma non mi
importava, volevo solo rivedere il mio letto, chiudere le mie tende e
riempirmi
d’insulti.
Arrivai
in Sala
Comune, un paio di persone mi salutavano; lo capì dopo che
li avevo visti,
delusi, abbassare la mano in mia direzione. Avrei voluto tornare
indietro,
chieder loro scusa e salutarli di rimando, ma non ne avevo la forza.
Salì a
fatica le scale, prima di arrivare al sesto pianerottolo;
aprì di scatto la
porta, per fortuna solo Truffle vi era al suo interno.
Questo,
quasi
capendo il mio stato d’animo, si avvicinò a me e
iniziò a miagolare con la
testa rivolta verso la mia.
«Oh,
il mio
piccolo gattino… Vieni qui» con un balzo
saltò tra le mie braccia e lo strinsi
a me.
«Sono
stata una
stupida, Truffle. La solita stupida…» mi
fissò intensamente, con i suoi enormi
occhi verdi, e mi leccò piano la mano, come a volermi
consolare. Vidi il mio
letto, e d’improvviso ebbi voglia di tuffarmici.
Mi
tuffai tra le
coperte come se non ci fosse un domani, mentre fuori dalla finestra
stava per
calare il sole. Lo vidi, dai raggi che raggiungevano il soffitto e
rendevano
alla vista incandescenti le decorazioni dorate.
Ma
quegli
ornamenti, il tramonto, persino Truffle… non bastarono a
distrarmi dai miei
pensieri che gravavano sulle mie spalle come un macigno.
«Truffle,
secondo
te cosa dovrei fare con Josh?» il mio gatto, come allarmato,
balzò giù dal mio
letto e iniziò a soffiare. Risi. A lui non poteva, in
effetti, stare simpatico…
A lui piace James…
A
lui soltanto?
Sbuffai,
cacciando
un urlo di frustrazione, nello stesso momento in cui scaraventai un
cuscino per
terra. Truffle si spaventò, ed uscì con gli occhi
spalancati dalla porta
d’ingresso, che era rimasta socchiusa.
Chiusi
gli occhi,
e immediatamente vidi James.
Ancora.
Sembrava
essere
destinato a popolare i miei pensieri… E se fosse davvero
lui, il ragazzo con
cui dovrei stare?
Risi,
pensando al
fatto che un anno fa, non avrei pensato ad una cosa del genere nemmeno
per
scherzo, anzi. Avrei incenerito chiunque si fosse azzardato a pensarlo.
«Buffo
no? Il
destino» dissi a voce alta, riferendomi a me stessa,
ovviamente. Alzai la
testa, e osservai i quattro letti vuoti posti a fianco del mio.
Mary,
‘Lice, Lene
e Mel. Ma dove si erano cacciate quelle quattro?
Presi
il libro di Pozioni. Ripassare qualcosa in attesa del loro ritorno, non
mi
faceva male.
In
tutto quel
silenzio assordante, l’unica cosa che avrebbe voluto fare sul
serio era,
probabilmente, urlare.
Lene
non seppe
dire se per la rabbia, frustrazione, tristezza o delusione.
Era
stato tutto
un’illusione.
E
lei, lei era
stata illusa. Da sé stessa.
Si
era fatta
convincere dalle parole di Mary, quelle parole che l’avevano
rassicurata e le
avevano dato coraggio.
FLASHBACK
Uscimmo
dalla biblioteca dopo il rimprovero di
Madama Pince che non sopportava le nostre risatine. Quando fummo fuori
dalla
biblioteca, scoppiammo a ridere sonoramente, continuando a scambiarci
occhiate
d’intesa.
«Se
tutti i pomeriggi passati in biblioteca
fossero così, Lene, credo che ci dormirei»
«Come
darti torto?»
Un
nuovo coro di risate investì le due che,
intanto, camminavano, dirette chissà dove. Pian piano le
loro risa si attenuarono;
d’improvviso, calò il silenzio.
Lene
guardò Mary che alzò gli occhi al cielo.
Una lieve risatina uscì dalla bocca della prima, seguita
dalla seconda.
«Dai
Mary, parlarne ti aiuterà…»
«Lo
credo anch’io ma… Non saprei che dire, sono
ecco… confusa…» Lene annuì
seria, qualcosa suggeriva a Mary che l’amica sapeva
cosa intendesse.
«Ti
piace, credo che su questo non ci sia
niente da capire…»
Quelle
parole arrivarono a Mary come uno
schiaffo in pieno viso. Aveva cercato di nascondere persino a
sé stessa quello
che provava, possibile che avesse fallito?
Possibile
che fosse così evidente?
«Io…
Lene, insomma… è il solito stronzo.
Sappiamo come ha trattato tutte le ragazze, nessuna esclusa. Io non
sarei
diversa, quindi… Anche se fossi interessata, non cambierebbe
nulla…»
«E’
proprio qui che ti sbagli, secondo me…»
Lene sorrise all’amica, che la guardò stranita,
aspettando che continuasse a
parlare.
«Vi
ho osservati, e voi due vi guardate
esattamente allo stesso modo… Mary, credimi amica mia, non
fa altro che
guardarti quando ci sei, e sono sicura che l’unica ragione per cui ti tratta
a volte male o ti
stuzzica, è perché vorrebbe scacciarti dalla sua
mente… Mettiamoci nei suoi
panni: se io fossi lui, se io fossi uno come lui che ha sempre
frequentato un
sacco di ragazze, non sopporterei l’idea di averne in testa
solo una… Capisci?»
«Ma
io non credo di essere l’unica… Insomma,
io?»
Lene
rise e si rivolse all’amica, dolcemente.
«Tesoro,
sei una delle ragazze più ambite di
Hogwarts, se non la più ambita… Mmm, poi? Sei
intelligente, fai parte della
squadra di Quidditch di Grifondoro e probabilmente sei una delle
migliori
cacciatrici dell’ultimo secolo… Cos’hai
che non va? E poi non hai notato che
non esce con nessuna da… molto tempo?»
Mary
si mostrò indifferente alle parole di
Lene, ma le ultime considerazioni in realtà
l’avevano scossa…
«Beh,
si… Ma rimane Sirius… Insomma, uno come
lui non può cambiare di botto…»
«Beh,
io penso che chiunque possa cambiare… Per
una buona CAUSA, ecco…»
Mary
arrossì e Lene, che se ne accorse, sorrise
ampiamente, beccandosi un colpetto di rimprovero sulla spalla
dall’amica.
Risero per un po’, poi Mary si bloccò mentre
camminavano.
«Che
mi dici di Remus?»
Mary
vide Lene arrossire, al suono di quel
nome, e sorrise teneramente all’amica che
ricambiò, con ancora un lieve rossore
sulle guance.
«McKinnon,
non puoi negarlo ancora. Capito? Si
vede da lontano un miglio!»
«cosa?»
«CHE
VI PIACETE, DANNAZ…»
«Shhh!
Sai, non vorrei che lo sapesse tutto il
castello!»
Mary
non poté fare a meno di ridere e alla fine
riuscì a trascinare con sé
un’imbronciata Marlene.
«Mary?»
«Mmm?»
«Come…
come fai a dirlo?»
«Mmm…
vediamo… Remus non ha mai passato tanto
tempo con una ragazza, tranne Lily ma vabeh, è la sua
migliore amica… Poi? Non
ha mai frequentato nessuna, non si è mai interessato alle
ragazze, ha sempre
dato buca agli appuntamenti che James e Black hanno organizzato per
lui…»
«Si
ma, questo che..»
«Zitta,
‘Len, fammi finire! E guarda solo te! E
poi? Arrossisce pure, ti rendi conto? Quando ci sei tu, parla appena!
Insomma,
cos’altro vuoi che ti dica per dimostrarti che è
cotto di te?»
«Io…
io non saprei»
Al
sussurro dell’amica, Mary si bloccò in
corridoio e appoggiò le sue mani sulle spalle di Lene,
incoraggiandola a
guardarla negli occhi.
«Ci
tengo davvero, Mary… Non voglio…
Illudermi…»
«Oh,
lo so…» Mary avvolse Lene tra le sue
braccia, stringendola forte a sé. Poco dopo
iniziò a cullarla, e Lene iniziò a
canticchiare, mimando un valzer. Entrambe scoppiarono in una risata
fragorosa,
e continuarono a camminare verso la torre…
«E
tu che farai con… Lui?» chiese Lene
d’improvviso, guardando Mary negli occhi.
Quest’ultima, aprì la bocca per
rispondere, ma qualcosa, ovvero qualcuno, le interruppe.
Un
bambinetto, un Tassorosso che poteva essere
del primo o secondo anno al massimo, tirò leggermente la
veste di Marlene.
«Ciao…
Sc-scusate… Voi siete Marlene McKinnon e
Mary Macdonald? »
«Si
piccolo, dimmi… E’ successo qualcosa?»
Il
piccolo arrossì al tono dolce di Mary, e la
guardò con occhi sognanti. Si toccò i capelli e
disse, imbarazzato.
«Oh
no, nulla. Ho un pacco per voi!»
Mentre
ripensava a
quel pomeriggio che, fino a quel punto, era andato bene,
si ritrovò finalmente davanti al suo dormitorio.
Aprì la porta,
la chiuse dietro di se e… scivolò sedendosi a
terra, con la schiena incollata
alla porta.
Fece
un lungo
sospiro, che somigliava tanto ad un singhiozzo.
Ma
no, non stava
singhiozzando…
Stava
piangendo.
Copiose lacrime scendevano dai suoi occhi, e bagnavano il suo viso, i
suoi
vestiti e alcune, erano persino riuscite a raggiungere il pavimento.
Nella
penombra del
sole ormai tramontato, vide qualcosa muoversi da un letto nelle
vicinanze.
Lumos
Questa
mormorò, e
d’un tratto apparve Lily che, con gli occhi sbarrati per la
sorpresa di vedere
l’amica in quelle condizioni, la tirò su
afferrandole le mani e la strinse in
un abbraccio.
Senza
chiedere o
dire nulla. La abbracciò, perché infondo di
questo, in quel momento, Marlene aveva
bisogno. Che poi era anche ciò di cui aveva bisogno Lily.
Lene
voleva essere
consolata, aveva bisogno dell’affetto di un’amica
che voleva soltanto il suo
bene.
«Shhh…
Lene… Non
piangere tesoro, sono qui con te…»
Lo
stato d’animo
di Marlene, rispecchiava infondo quello di Lily.
Avrebbe
voluto
piangere anche lei. E ce l’aveva anche, una spalla su cui
piangere.
Ma
Lily Evans non
piangeva mai, no.
Eppure,
in quel
preciso istante in cui si era detta ancora una volta che lei non
piangeva mai,
versò una lacrima che si perse tra quelle di Marlene.
«Insomma,
Remus!
Vuoi dirci cosa diavolo è successo?» chiese James
per l’ennesima volta,
esasperato. Non udendo una risposta, si scompose i capelli ancora una
volta,
rendendoli più arruffati di quanto già non
fossero. James, in un balzo, si
avvicinò al letto di Sirius, su cui quest’ultimo
stava stravaccato intento a
leggere una rivista di mezzi babbani, moto da sorca,
come le chiamava James.
«Sir,
dobbiamo
assolutamente fare qualcosa…» disse James,
sussurrando preoccupato.
«Quando
capirai
che non uscirà mai di lì, se non di sua spontanea
volontà?» disse Sirius, non
volgendo nemmeno lo sguardo all’amico perché
impegnato a leggere chissà quale
meccanismo di quegli strumenti infernali.
«Oh,
grazie
Sirius! Sei veramente d’aiuto!»
James
lanciò un
calamaio in terra, cospargendo su tutto il pavimento
dell’inchiostro. Imprecò
sottovoce, ma piuttosto che ripulire, diede un calcio al suo baule,
imprecando
nuovamente per il dolore.
«Ramoso,
smettila
di fare l’autolesionista… Non riuscirai ad
attirare la mia attenzione» continuò
Sirius, tranquillo. Sul viso di James si formò
un’espressione corrucciata.
Mormorò per un po’, poi sbottò
nuovamente. Sirius pensò che in quel momento
James fosse molto simile ad una caffettiera.
«Avanti
Felpato,
che razza di amic…»
«C’È
NESSUNO?
APRITE IMMEDIATAMENTE QUESTA PORTA!» James
impallidì al suono di quella voce;
iniziò a camminare avanti e indietro sempre nello stesso
punto, e a mormorare
parole sommesse.
«Non
ho fatto
niente, non ho fatto niente.. eppure ne sono sicuro… ma
allora…»
Sirius
guardò
alternativamente la porta e James, poi si alzò, dirigendosi
verso la porta.
«PERFETTO,
LA BUTTO
GIU’!»
Subito
Sirius aprì
la porta, rivelando una più che furiosa Lily Evans, mentre
James stava
accovacciato accanto al suo letto, continuando a mormorare che questa
volta era
sicuro di non aver fatto niente.
«Ev?
Che cosa…»
«Dove
diavolo è
Remus?»
James
si alzò,
sollevato. Lily ce l’aveva con Remus, non con lui. Prese un
fazzoletto dal suo
comodino e si asciugò la fronte, rassicurato. Sirius,
vedendo la scena, alzò
gli occhi al cielo.
James
si sedette
sul suo letto, fingendo di non esistere.
«Allora?
Qualcuno
vuole dirmi dov’è quell’emerito
idiota?»
«…in
bagno»
Sirius
non finì
neppure di mormorare quelle due semplicissime e brevi parole, che
già Lily
aveva iniziato a scagliare pugni alla porta di legno massiccio del
bagno.
«REMUS
JOHN LUPIN,
ESCI SUBITO DA QUESTO MALEDETTO BAGNO!»
«ci
abbiamo già
provato, ma…»
«O
GIURO CHE VENGO
LI’ E TI FACCIO A PEZZI CON LE MIE MANI!»
«No
Evans, a pezzi
no!» esordì con voce stridula James da dietro il
libro che aveva messo davanti
alla faccia; si beccò un’occhiataccia dalla rossa,
e subito riabbassò gli occhi
a mo’ di scuse.
«VUOI
PER CASO CHE
TI RIPETA DI APRIRE QUESTA MALEDETTA PORTA? SO GIA’, BELLO
MIO, PERFETTAMENTE
QUELLO CHE HAI COMBINATO! MA COME DIAVOLO TI E’ SALTATO IN
MENTE, EH?»
«Lily,
forse è il
caso di…»
Ma
Lily ancora una
volta interruppe, urlando, il tentativo di Sirius di dissuaderla dallo
sgridare
Remus. Così fece un’alzata di spalle, si
avvicinò al letto di James come se
niente fosse e si fece posto accanto all’amico sul letto,
stiracchiandosi
sereno, mentre Lily continuava ad urlare.
Fin
quando…
«…AHHH,
MA NON
CREDERE CHE IO NON SAPPIA PER QUALE STUPIDO MOTIVO TU L’ABBIA
ALLONTANATA!
SCOMMETTIAMO CHE E’ PER IL TUO PICCOLO
PROBLEMA PELOSO?»
Sirius
e James,
alle ultime parole di Lily, scattarono in piedi come soldati.
Iniziarono a
correre lungo la stanza verso Lily con la grazia di due bufali, come se
stessero partecipando ad una maratona; si avvicinarono alla porta, e
urlarono
anche loro, all’unisono.
«LEI…
SA????????»
«Sapere
cosa,
esattamente?» chiese Lily improvvisamente calma e dolcemente,
sbattendo le
palpebre dei suoi enormi occhi, come una maestra si rivolge normalmente
ai
propri alunni dell’asilo. Uno scatto della serratura si
udì, rivelando uno
stravolto Remus.
«Si,
sa… di me…»
Sirius
ebbe un mancamento
ma James, al suo fianco, fu subito pronto a reggerlo.
Remus,
prima che
potesse alzare gli occhi al cielo, venne colpito tante volte quante
sono state
le parole di Lily, sul petto.
«Come…
diavolo…
ti… sei… permesso… a…
dirle… che… per te…
è… un’amica? REMUS, SAPPIAMO TUTTI
CHE NON E’ COSI’!»
«Lily,
mi è preso
il panico…»
«Ah,
il panico! Il
PANICO!»
Remus
d’improvviso
sbottò, stanco di tutte quelle urla.
«Si
quel panico
che mi sembra di aver capito che
possiedi anche tu, non è vero?»
Lily
spalancò la
bocca a forma di O, mentre James guardava altrove e Sirius seguiva
entrambi
senza perdersi nemmeno una battuta.
«Rem,
è diverso…»
«Si
maledizione, è
DIVERSO! Ok? Ma non puoi dirmi di non avere delle buone ragioni per non
permetterle di avvicinarsi a me! Le farei solo del male!»
disse Remus tutto
d’un fiato. Si lasciò andare sul suo letto, che
era lì vicino, mentre Lily era
intenta a scrutare il pavimento, a braccia conserte.
Alzò
la testa,
improvvisamente. E lo fissò a lungo negli occhi prima di
continuare a parlare,
stavolta più calma.
«Remus,
se solo tu
le dicessi che…»
«No
Lily, non
posso! La sconvolgerebbe! Scapperebbe a gambe levate, capito?»
«Amico,
stai
dicendo una sciocchezza. E noi ne siamo la prova
vivente…» disse James con
semplicità, scambiandosi un fugace sguardo
d’intesa con Lily. Questa si fece
posto accanto a Remus continuando a guardarlo negli occhi.
«Senti,
se tu mi
dici che rinunci a lei perché non ci tieni abbastanza,
allora ok, mi sta bene…
Ma se lo fai perché hai paura di un suo rifiuto una volta
che avrà saputo la
verità, beh, sappi che non lo avrai mai… Lei ti
capirà e ti accetterà per
quello che sei, proprio come noi»
Sirius
annuì
sorridente al discorso di Lily, e questa ricambiò con un
lieve sorriso.
«E
se non lo
facesse?»
«Lo
farà.
Maledizione, è di Marlene che stiamo parlando!»
«No…
non… Non puoi
saperlo»
Nello
sguardo
perso di Remus, Lily vi lesse tutte le sue insicurezze, tutte le sue
sofferenze, debolezze e paure che lo avevano frenato nella vita. E in
quel
momento si sentì impotente e distante da lui,
perché lei non avrebbe mai potuto
capire cosa si provava, e sperava di non averne mai motivo. E non
poteva fare
niente, assolutamente niente per liberarlo dai suoi freni.
Ma
infondo,
ripensò, era anche questo a rendere Remus un ragazzo
così speciale.
La
sua condizione,
che lo portava a non giudicare mai le persone. La sua discrezione e
poca
attenzione ai pregiudizi, era dovuta al fatto che lui stesso, odiava
essere
giudicato per quello, che infondo, sentiva di non essere.
Lily
in quel
momento si sentì angosciata; delle lacrime si sporsero dai
suoi verdi occhi,
minacciando di uscire. Afferrò la spalla di Remus con una
mano, incoraggiandolo
a guardarla negli occhi.
«Tu
non sei quella
cosa che diventi ad ogni luna piena, Remus John Lupin»
Lily
lo disse con
una sicurezza e fermezza tale, che tutti i presenti in quella stanza
ebbero i
brividi.
Remus
vedeva
quelle lacrime minacciare di uscire dagli occhi di Lily, ma le emozioni
che
provava non avevano tradito la sua voce. Si sentiva in colpa, la stava
facendo
stare male. E lei non poteva fare niente per lui, niente. Non poteva
capire, ma
ci provava con tutte le sue forze.
Nonostante
soffrisse, nonostante avesse un mucchio di problemi già per
sé, lei aveva
sempre e sempre mille parole di conforto per tutti, mille modi per
infondere
coraggio a chi ne ha bisogno, anche se di coraggio, lei per
sé, in quel momento
non ne ha.
Remus
si tuffò tra
le sue braccia, e finalmente Lily lasciò scivolare quelle
lacrime lungo le sue
guance e lo strinse a sé. Alzò gli occhi e vide
James, mentre affondava le
narici nella camicia di Remus. Resse il suo sguardo, senza aver paura
di
mostrare le sue lacrime.
James
le dedicò
uno sguardo sicuro e fiero.
Quella,
quella era
la donna giusta per lui.
Lily
Evans, una
delle ragazze più coraggiose che avesse mai conosciuto.
Quella
sera,
salita in dormitorio, Alice dovette impegnarsi per tirare su il morale
alle
amiche.
Dopo
numerose
peripezie alla fine Alice, con l’aiuto di Mel,
riuscì a convincere le ragazze a
tirarsi su e a scendere a cena.
I
loro musi lunghi
però, potevano essere avvistati in Sala Grande anche se loro
si trovavano
ancora in Sala Comune.
Dato
che erano
scese tardi e la panca di Grifondoro era la più piena tra le
quattro, le cinque
ragazze dovettero prendere posto negli unici spazi in tavola che
trovarono.
Dove?
Vicino
ai
malandrini, ovviamente!
Lily
sbuffò,
seguita a ruota dalle altre e si sedette, insieme a Mary, tra Remus e
Sirius.
Di fronte a loro, Frank si sedette accanto ad Alice, che aveva accanto
Emmeline, James e Mel.
Quella,
fu una
delle cene più silenziose dell’anno. Ad un certo
punto però, mentre Mary si
serviva dell’insalata, Lily le diede una gomitata.
La
bionda si girò,
furiosa. Lily le mimò di dire o fare qualcosa. La rossa
odiava il chiasso, ma
il troppo silenzio le metteva sempre molta ansia e la innervosiva.
Mary
guardò James
che mangiava tranquillamente di fronte a lei, e le venne un lampo di
genio.
«Dov’è
Virus?»
chiese d’impeto, sorridente.
A
Remus, che aveva
la bocca piena, andò di traverso un fagiolo. Lily dovette
battergli le spalle
durante tutta la cena, prima che riuscisse a smettere di tossire.
«Ehm…
Virus,
dici?»
«Siii,
quel bel
cagnolone! Lily, dovresti vederlo! E’ bellissimo»
sulle labbra di Sirius affiorò
un sorrisetto compiaciuto, mentre Lene impallidiva al solo pensiero per
la
paura.
Lily
la guardò
corrucciata e, senza pensarci, chiese.
«Chi
diavolo ha
messo un nome del genere ad un cane?»
Al
diavolo il tatto,
pensò in quel momento.
Remus
iniziò a
fischiettare, Sirius a ridere convulsamente e Peter a guardarsi le
scarpe che,
a quanto pare, trovava interessanti.
Mentre
Lily
scrutava i tre, James alzò imbarazzato lo sguardo.
Oh,
no. Oh no no no no no! Non lui!
«In
verità, ecco…
io»
«Oh»
fu la
risposta di Lily, e dinuovo calò il silenzio.
Mary
represse un
risolino, ma smise subito nel momento in cui Lily le lanciò
un’occhiata di
fuoco.
«Quindi
dov’è?»
«Quindi
dov’è… cosa?»
chiese di rimando James, provocando uno sbuffo alla bionda.
Proprio
accanto a te, pensò
Sirius.
James
vedendo lo
sguardo del suo migliore amico, intuì i suoi pensieri e
represse un risolino. Guardò
Remus, in cerca d’aiuto. Questo però, scosse la
testa. Non aveva idea di cosa
dire, peraltro sentiva che stava per tossire e…
Il
fagiolo venne
sputato come un proiettile dalla bocca di Remus finendo sul pavimento
della
Sala Grande.
Molti
videro tutta
la scena e, dopo il silenzio generale, scoppiò
un’unica scrosciante risata,
proveniente da molti studenti.
«Meglio
fuori che
dentro, amico mio!» disse Hagrid a voce alta, il
guardiacaccia, dal tavolo
degli insegnanti, provocando una risata scrosciante da tutti, oltre ad
un
rossore sulle guance di Remus, che annuì in sua direzione.
Mary,
ormai stufa
ma decisa a non lasciar perdere la discussione, continuò
imperterrita.
«Quindi?
Dove
avete portato Virus?»
«Beh,
io…»
«Da
Hagrid!» disse
d’improvviso Sirius, senza pensarci un attimo.
«Oh,
giusto domani
io e Mary avevamo pensato di andare da lui, sarebbe bello
incontrare… Virus,
nel frattempo!» Remus si batté una mano in fronte,
mentre James e Sirius, prima
visibilmente tramortiti dalle parole di Lily, ridevano come due matti
da
manicomio.
Mary
alzò un
sopracciglio, e si volse verso Sirius che sedeva al suo fianco.
«Non
capisco, cosa
c’è da ridere?»
«Oh,
niente Mac,
niente…»
«Lo
vedremo…»
sussurrò piano Mary
«Che
hai detto?»
«Niente
che ti
riguardi, Black…»
«Ah,
no?»
«No»
«Ne
sei sicura?» A
queste parole Remus lo incenerì letteralmente con lo
sguardo, Mary per fortuna
non si accorse di niente, ma continuò.
«Certo
che ne sono
sicura» Sirius la guardò con sguardo penetrante,
che Mary ricambiò con una
leggera nota di fastidio.
Devo
essere per forza un cane
per vederti gentile e dolce con me? Si
ritrovò a pensare Sirius, con una certa malinconia.
«Remus?»
«Dimmi
James…»
Dopo
la cena, i
malandrini avevano deciso, su esortazione di Sirius, di salire subito
in
dormitorio. Mentre Peter era in bagno e Frank giù con Alice,
James decise di
dar voce ai pensieri che brulicavano da qualche ora nella sua mente.
«Cosa
farai con
Marlene?»
Remus
sospirò
sonoramente, chiuse gli occhi e poi li riaprì;
guardò James con aria
sconsolata.
«Credimi,
non ne
ho la più pallida idea… Non so proprio cosa
fare»
James
si avvicinò
all’amico, e gli strinse la spalla con una mano.
«Oh,
si! Si che lo
sai… Devi dirle tutto»
«E
se non dovesse
accettarmi?»
James
rise
all’affermazione dell’amico, che si
imbronciò.
«Credi
davvero che
esista questa possibilità?»
«Si
James, esiste»
«Beh…
pazienza! Tu
sarai stato onesto con lei, no? Sono sicuro che manterrebbe il tuo
segreto,
anche perché Lily la crucerebbe… Che vada al
diavolo se non accetterà di stare
con una persona come te»
Remus
sorrise
all’affermazione dell’amico, e a dire il vero
quelle parole lo scossero un po’.
James era una persona dal cuore d’oro, sapeva che
ciò che diceva lo pensava sul
serio e, anche se erano passati diversi anni ormai da quando erano
diventati
amici, si sorprendeva sempre di vedere lui, Sirius o Peter rivolgergli
parole
gentili, nonostante la sua condizione.
Non
finiva mai di
sorprendersi.
E
gli era
immensamente, infinitamente grato. E lo sarebbe sempre stato. Si
scambiarono
sorrisi sinceri, fin quando una terza figura non emerse da un letto
nelle
vicinanze.
«Piccioncini,
avete finito?» Sirius guardava i due con aria malandrina,
mentre teneva in mano
il suo cuscino, pronto a lanciarlo. James ricambiò la sua
occhiata e
immediatamente afferrò un cuscino nelle vicinanze.
Iniziarono una violenta
battaglia di cuscini, accompagnata da scrosci di risa, botte in testa e
dichiarazioni di guerra.
«Felpato,
Ramoso…
Basta! Parliamo di questioni serie»
I
due alzarono lo
sguardo verso Remus, incuriositi.
«Beh,
parlo di
domani…»
I
due si
scambiarono una fugace occhiata, poi continuarono a guardare Remus con
sguardo
interrogativo, non capendo. Quest’ultimo alzò gli
occhi al cielo, poi esordì.
«Sirius,
domani
dovrai essere Felpato… Ricordi ciò che hai detto
giù a cena, no?»
«Ah,
dai! Se non
mi troveranno gli diremo che mmm… Beh, Virus è in
giro nella foresta»
James
stette in
silenzio, poi esordì.
«Sono
d’accordo -
Remus sbuffò, Sirius esultò. James
guardò Sirius eloquente, e continuò –
con
Lunastorta, ovviamente… Se dicessimo loro che è
scappato, desteremmo sospetti e
correrebbero da Hagrid a chiedergli informazioni a riguardo»
«Già,
invece è
meglio far vedere loro che Virus è lì dove si
aspettano di vederlo»
«E
Hagrid? Che
diremo a lui?»
Alla
domanda di
Sirius, Remus e James si riscossero. Era sorto davvero un bel problema
che,
prima o poi, sarebbe scoppiato se non fossero stati attenti a
ciò che dicevano.
«Felpato,
ci
penseremo dopo… Aspettate! Domani uno di noi –
indicò James con un dito -
potrebbe distrarre Hagrid mentre l’altro sta
con Virus, così guadagneremmo tempo
intanto…»
Sirius
si alzò e,
a braccia conserte, si diresse corrucciato verso il suo letto sbuffando.
«Avanti
Sir, non
dirmi che non ti piace ricevere tutte quelle attenzioni da
Mary…» disse James,
cercando di provocarlo.
«No
che non mi
piace, mi dà fastidio…» rispose, brusco.
James
e Remus si
scambiarono la più fugace delle occhiate, mentre Sirius si
sdraiava comodo sul
suo letto.
«Solo
perché non
te le dedica quando non sei Virus, vero?»
«Non
cominciare…»
Remus,
in un
balzo, si alzò e si sedette sul letto di Sirius, con
un’espressione malandrina
dipinta in faccia. Scrutò Sirius in viso, che
ricambiò con un’occhiataccia.
«Ammettilo…»
«Ammettere
cosa,
Lupin?»
Maledizione.
L’aveva chiamato Lupin! E James sapeva bene che Sirius usava
chiamare i suoi
migliori amici per cognome solo quando
questi lo infastidivano sbattendogli in faccia qualcosa che non voleva
sentirsi
dire. James osservò Remus dubbioso, il secondo
annuì in sua direzione,
accennando a un sorriso.
«Che
non fai altro
che pensarla e vorresti stare con lei… Ma temi,
terribilmente, un suo rifiuto»
Sirius
spalancò
gli occhi, sentendosi offeso e violato.
«Stai
dicendo un
mucchio di sciocchezze… Diglielo, James. Non sono il tipo da
avere una ragazza,
lo sapete bene»
«Amico,
forse è
quello che credevi… Sai, credo che Remus qui, il lupastro,
abbia ragione. Per
te Mary è diversa…»
«Siete
impazziti…»
James
e Remus, con
uno scambio di occhiate, decisero tacitamente di lasciar perdere quella
discussione.
James
era stanco,
sapeva che Sirius non avrebbe mai ammesso quello che provava per Mary;
non ora,
non quella sera.
Remus,
invece, era
sicuro che quelle parole fossero bastate a creare un po’ di
confusione nella
mente del cagnaccio. Sapeva che, anche se si fingeva indifferente ad
ogni cosa,
in fondo Sirius era un ragazzo intelligente e riflessivo. Sarebbe
presto
arrivato alla conclusione, si. E magari, magari lo avrebbe ammesso, e
avrebbe
provato a far qualcosa per cercare di conquistare Mary.
Remus
Lupin
finalmente chiuse gli occhi e, mentre prendeva sonno, poté
giurare di aver
visto un bellissimo sorriso figurarsi nella sua mente, incorniciato da
lunghi
capelli biondi e occhi scuri.
Salve a tutti! Non so
quante volte io abbia tentato di riscrivere questo capitolo, ecco il
risultato finale, che è un disastro! Nel prossimo capitolo,
già praticamente pronto, vedremo gli "orizzonti" dei nostri
protagonisti ampliarsi accennando al mondo esterno alle mura di
Hogwarts e poi... Cercherò di farvi ridere un po' dopo
questi capitoli cupi, spero di riuscirci! Il capitolo sulla festa di
Lily sarà il Trentaseiesimo credo, e anche parte del
Trentasettesimo! Metteremo i puntini sulle I su taaante questioni
irrisolte... Se capite cosa intendo ;D
Grazie a BlueParadise,
Ele12 (bentornata :3), lettrice appassionata e alle new entry
sarapotterhead0601, HP_dream, e lily giulia potter per aver lasciato
delle bellissime recensioni, vi risponderò non appena
pubblicherò questo capitolo!
Grazie, grazie, grazie
anche ai lettori silenziosi, a chi ha inserito la storia tra le
preferite, seguite e ricordate! <3
Il prossimo capitolo
verrà pubblicato molto ma molto probabilmente giorno 7
Settembre!
Alla prossima,
Marauder11
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Capitolo 35 *** Capitolo Trentacinquesimo - Adrenalina ***
Capitolo
Trentacinquesimo –
Adrenalina
Continuavo a
girarmi e rigirarmi tra le coperte RossoOro, ma non c’era
verso di riuscire ad addormentarmi. Sentivo il respiro regolare dei
miei compagni di stanza, e il leggero russare di Peter in lontananza.
Mi voltai
verso l’ampia finestra ad arco, che stava alla destra del
letto di James, alla sinistra del mio. La mezzaluna splendeva alta nel
cielo, doveva essere piena notte.
Guardai
l’orologio sul mio comodino, ma prima dovetti sporgermi dal
letto per afferrarlo e avvicinarlo ai miei occhi.
Le 02:39.
Erano ancora
le 02:39 del mattino.
In uno sbuffo,
mi liberai delle coperte che mi avvolgevano. Poggiai i miei piedi
scalzi sul pavimento di pietra, avvertì un brivido. Era
gelato.
Indossai le
mie pantofole rosse, e mi diressi di soppiatto verso la Sala Comune.
La trovai
vuota, mentre il camino emetteva ancora suoni scoppiettanti per il
fuoco che si infiammava al suo interno. Mi sedetti sulla poltrona
più vicina ad esso, infreddolito.
Sprofondai tra
i cuscini e mi sistemai, continuando a guardare il fuoco.
Che diavolo mi
stata succedendo? Le parole di James e Remus continuavano a risuonare
nitide nella mia mente.
Ti interessa
ma hai paura di un suo rifiuto.
Io? Paura?
Sirius Black non aveva mai avuto paura. Di niente!
Potevo adesso
aver paura di una ragazza? Di un suo rifiuto…
Nessuno,
nessuna mi aveva mai rifiutato. Lei l’avrebbe fatto?
Ah, ma che
importa!
Si, ti
importa. Non fai altro che pensarla.
«Maledetto
Lupastro…»
Da quando,
esattamente, parlo da solo?
Sbuffò,
ma si dovette interrompere. Sentì dei passi leggeri
provenire dai piani di sopra.
Merlino, ti
prego. Mandami un segno. Dimmi che devo fare!
Sirius si
ritrovò a pensare, inconsciamente disperato, queste esatte
parole. Aspettava un segno del destino, magari un segno che
l’avrebbe aiutato ad uscire da tutta quella confusione
mentale che forse, forse, l’avrebbe lasciato dormire in pace.
Sentì
i passi avvicinarsi, poi fermarsi sul pavimento di pietra
dell’estremità delle scale, probabilmente.
Sirius Black
in quel momento non ebbe il coraggio di voltarsi e guardare in faccia
la realtà. Aveva paura di quello che avrebbe visto. Di chi avrebbe
visto.
«C’è…
Nessuno?» un sussurro, flebile ma udibile, raggiunse le
orecchie del giovane Black. Rabbrividì impercettibilmente al
suono di quella voce, e si volse verso la figura, sicuro di non
sbagliarsi.
«Mac…
Ci sono solo io.»
Vide Mary
bloccarsi a guardarlo, tramortita, probabilmente sorpresa quanto lui di
trovarlo lì; poi la vide fare un passo indietro, quasi
certamente intenta a risalire le scale.
«Ti
prego, non andare per causa mia…»
Lei si
bloccò e, tenendo la testa bassa, si incamminò
per la sala comune, sedendosi su un divano vicino a Sirius, stando ben
attenta a non guardarlo.
Aveva un
pigiama rosso con un’enorme “5” stampato
sulla schiena, dorato. Il cinque era il numero sulla sua divisa da
Quidditch.
I pantaloni
erano stretti, lasciavano intravedere le sue curve a differenza della
maglia, che era molto larga. I capelli biondi erano arruffati, gli
occhi azzurri ben aperti ma stanchi.
Incantevole.
Sirius la trovò inconsapevolmente incantevole, ancora una
volta.
Interruppe i
suoi pensieri, esordendo.
«Da
quando, esattamente, abbiamo iniziato ad odiarci?»
Mary
inclinò la testa leggermente verso destra,
assottigliò gli occhi e sorrise.
«Da
sempre, credo…»
Sirius sorrise
di rimando, continuando a guardarla in viso, mentre lei sembrava
intenzionata ad evitare alcun contatto.
«Beh,
non credi sarebbe ora di fare una… tregua?» chiese
lui, beffardo ma continuando a sorridere, sincero. Lei si
voltò finalmente a guardarlo, con un sopracciglio inarcato.
Incrociò le braccia, iniziando a picchiettare ritmicamente
le dita mentre si stringeva, in un gesto che lasciava presagire che
avesse freddo o i brividi.
«Mi
stai prendendo in giro?»
«No,
dico sul serio… » Sirius si sorprese delle sue
parole gentili a dispetto di quelle di scherno di lei. Lei parve
sorpresa anche, probabilmente, dal tono che stava assumendo quella
strana conversazione.
«Beh,
io… Insomma, per me va bene»
«Bene…»
Sirius si sdraiò meglio sulla poltrona, voltando il capo
verso il fuoco. A quel punto, Mary si voltò a fissarlo.
Tregua? Sirius
Black le chiedeva una tregua? Che diavolo stava succedendo? La stava
sicuramente prendendo in giro, si. Uno sbuffo che somigliava tanto ad
una risata le uscì di bocca, che portò Sirius a
voltarsi a guardarla, curioso.
«Perché
ridi?»
«Perché
vuoi una tregua? Tu ami infastidirmi, ti diverte da sempre…
Che hai in mente, Black?»
Sirius la
guardò un attimo, con sguardo vacuo. Poi sorrise e si
alzò, sedendosi poco dopo a fianco di Mary, che
arrossì lievemente.
«Beh,
non mi va di litigare, mi ha stancato… A te no?»
«Oh,
si…»
«Allora
non vedo dove sia il problema…»
Lei lo
osservò, abbassò poi il capo senza replicare. Si
distese sul divano, e lui fece lo stesso, continuando a guardarla.
«Che
c’è?»
«Oh,
niente.. Come mai sei scesa a quest’ora?»
«Io
non… Non riuscivo a dormire… e tu?»
Sirius
sospirò, si volse verso il camino e pensò che era
proprio lei la causa della sua insonnia.
«Nemmeno
io…»
«Ah»
Mary chiuse
gli occhi per un attimo; quando li riaprì,
sussultò.
«Allontanati
subito dalla mia faccia, idiota!»
«Su,
su! Calma… Non avevamo stipulato una tregua?»
disse lui, soffiando a pochi centimetri dalle labbra di lei e
osservandole alternativamente assieme ai suoi occhi cerulei,
spingendola a guardarlo negli occhi.
Mary
sembrò sussultare una seconda volta, poi strinse le pupille,
parlando a bassissima voce.
«E’
per questo che volevi una tregua, Black? Per approfittarti di
me?»
Lui rimase col
fiato sospeso, immobile mentre la fissava ancora, troppo vicino per
allontanarsi e troppo lontano per agire. Non sapeva che dire, non
poteva dire ciò che pensava davvero.
«Ho
capito… Credi di poter giocare con me come le altre, vero?
Si, dai… Facciamo di Mary MacDonald l’ennesima
conquista»
Sirius
sembrò intristirsi a quelle parole. Uno schiaffo con la
violenza di un fulmine lo raggiunse, udendole. Adesso lo sapeva.
Guardando lei, guardandola negli occhi mentre sembrava ferita da lui,
capì che no, non era come le altre.
Lei era diversa.
E doveva
dirglielo, avrebbe dovuto dirglielo. Ma lei si era già
alzata e se n’era andata, furiosa in viso.
Come sempre,
Sirius non era stato capace di esprimere a voce ciò che
provava.
«Che
stupido che sei, Black» si ripeté, mentre
raggiungeva anche lui il suo dormitorio, ferito dalle sue stesse azioni.
Sembrava
fossero passati solo pochi minuti da quando si era gettata tra le
coperte, cercando di tenere uniti i pezzi del suo cuore, quando una
voce la riscosse nuovamente.
«Sveglia,
bella addormentata! Su Mary, è giorno…»
Mary
aprì gli occhi e si ritrovò davanti il viso della
sua migliore amica, che quel giorno sembrava raggiante. Il sole
splendeva dietro di lei, mentre l’unico rumore attorno a lei
era il respiro regolare delle sue amiche, immerse nel sonno.
«Lily,
ma non abbiamo lezione alle dieci, oggi?» chiese la bionda
con la sua voce impastata, la testa ancora immersa nel suo cuscino.
Lily le sorrise e si sedette sul suo letto, mentre le lisciava i
capelli con le dita.
«Si,
ma dobbiamo andare da Hagrid, ricordi?»
Mary si
alzò dal letto quasi subito; il ricordo del cane di James
l’aveva convinta ad alzarsi. Per quanto il suo umore fosse a
terra, vedere Virus le avrebbe fatto bene di certo.
«Vado
in bagno, tu sei già pronta?»
Lily
annuì sorridente in sua direzione, e lei si
sforzò di sorriderle di rimando.
«Qualcosa
non va?»
«Oh,
no… Tutto bene…»
Lily, udendo
la risposta vaga della sua migliore amica mentre faceva il suo ingresso
in bagno, si ripromise che più tardi avrebbe indagato.
Il parco di
Hogwarts pullulava nel silenzio, quella fredda mattina di fine Gennaio.
L’erba, un tempo di un verde acceso brillava, congelata dal
freddo della notte passata, di fronte al timido sole di quella
mattinata dal cielo coperto di nuvole. Qualche studente usciva solo per
andare alle serre per la lezione di Erbologia, qualcun altro invece era
intento a dirigersi verso la foresta proibita, probabilmente per le
lezioni di Cura Delle Creature Magiche che si sarebbero tenute nelle
prime ore.
Due ragazze,
strette nei loro cappotti scuri, si dirigevano lentamente verso il
lago, o più precisamente verso la capanna di Hagrid.
«Arghh,
io odio il freddo e tutti questi stupidi cappotti che devo
indossare…»
Lily rise
all’affermazione dell’amica, mentre la stringeva a
sé con un braccio attorno alle spalle.
«A
me invece piace, l’inverno… L’aria
frizzantina, la neve…»
«Evans,
tu non sei normale, affatto…»
«Sarà…
Ma dov’è il cane di Potter?»
Evans e
MacDonald si erano fermate a pochi passi dalla casa di Hagrid,
guardandosi intorno in cerca di qualcuno. Lily poi vide Mary alzare una
mano in direzione di chissà chi, e si avvicinò
all’amica.
«Remus!
Ci sei anche tu!»
Remus Lupin
stava passeggiando con Virus, prima di vederle Mary poteva giurare di
averlo visto parlare con il cane. Quel ragazzo a volte era
così buffo.
«Mary!
Lily.. Buongiorno!»
«Lily,
ti presento Virus!»
Non appena
Mary indicò Virus con la mano, questo si diresse a piccoli
passi verso la rossa, che intanto si era abbassata per accarezzarlo.
«Oh,
ma è così docile!»
Remus
annuì sorridendo leggermente, mentre Lily continuava ad
accarezzare Virus.
«Ciao
piccolo! Io sono Lily… Sei così
carino!» il cane fece dei versetti di compiacimento, poi
all’improvviso sembrò ricordarsi di qualcun altro
che, ancora, non si era avvicinato a lei.
«Mary,
Mary! Ti sta guardando, guarda!» La sottoscritta, intenta a
scrutare tra gli alberi, si voltò di scatto verso il cane e
si abbassò, sorridendo.
«Ciao!
Come stai? Sei così carino e dolce!» Virus
affondò la testa nell’incavo del collo di Mary,
facendola ridere.
«Avevi
ragione, questo cane è proprio un amore… Ma
Remus, dove sono gli altri?»
Remus
guardò con la coda dell’occhio in lontananza,
verso il lago, e vide James immerso in una discussione con Hagrid. Il
gigante sembrava felice ed entusiasta di parlare di chissà
che, mentre James gettava occhiate a loro, in lontananza.
«Hagrid,
mi mostreresti i Thestral?»
«James,
ma tu nemmeno puoi vederli i Thestral!»
«Oh,
giusto… Ma insomma, avrai qualche nuova creatura qui, in
giro, da mostrarmi! No?»
«Oh,
ma certo che ce l’ho! Ma adesso ho da fare, James. Devo
risalire a…»
«Aspetta!
Sono sicuro di aver visto…»
Cavolo, cosa
avrei dovuto inventarmi adesso per non permettere ad Hagrid di
incontrare Lily e Mary? Avrebbe visto sicuramente anche Felpato, e a
quel punto le ragazze avrebbero capito che Hagrid non l’aveva
mai visto prima. Maledetto Sirius e la sua lingua lunga!
Come aveva
potuto dire che Virus abitava da Hagrid da un paio d’anni se
in realtà non l’aveva mai visto in vita sua?
Quello era un
pasticcio bello e buono. Sentiva già puzza di guai.
«Cosa
hai visto?» chiese Hagrid, per quella che doveva essere come
minimo la decima volta da quando James si era perso nei suoi pensieri,
a giudicare dal suo tono scocciato.
«Oh,
si… adesso ne sono sicuro! Un… un
drago!»
Hagrid
sbarrò gli occhi, James non seppe dire se per lo stupore o
per la rabbia di essersi sentito preso in giro.
Una migliore
no, eh, James?! Un drago… Ti aspetti che la beva?
«Un
drago? Dove?!?»
La voce di
Hagrid risuonava nell’eccitazione mentre si voltava
alternativamente verso destra e sinistra, in cerca del suddetto oggetto
indicato dall’amico Grifondoro. James aveva sempre saputo che
quel vecchio matto amava gli animali pericolosi, ma non avrebbe mai
immaginato che avrebbe bevuto una storia come quella. Era talmente
affascinato da quegli animali che si aspettava di vederli ovunque.
Chiunque, tra l’altro, udendo che c’era un drago
nelle vicinanze sarebbe corso al riparo a gambe levate.
Chiunque
tranne Hagrid, certo.
Sghignazzò,
poi indicò un punto in lontananza nella foresta continuando
a recitare la sua parte, lato opposto rispetto a dove erano Remus,
Mary, Lily e… Virus.
Mentre tutta
la Sala Grande ospitava i suoi studenti ancora sonnecchianti a
colazione, un mucchio di gufi invasero la sala, portando sul becco
giornali, lettere o strillettere.
«Lene,
mi passeresti la marmellata?»
«Certo,
ecco…» Un gufo piombò proprio di fronte
a me, lanciando tra le mani di Alice la copia della Gazzetta del
Profeta, come ogni mattina. Io e Mary, dopo aver salutato Remus e
Virus, ci eravamo dirette a fare colazione, e ci avevano raggiunte poco
dopo Alice, Mel e Lene.
Alice
accarezzò il suo gufo, mentre le metteva una falce tra le
zampe. Lene, accanto a lei, afferrò il giornale per
guardare, probabilmente, la prima pagina.
La vidi
sbiancare sotto ai miei occhi, mentre i suoi occhi scorrevano lungo il
quotidiano. Alice, vedendo il colorito dell’amica cadaverico,
si avvicinò a lei e lesse, in silenzio.
Un mormorio
sommesso si era intanto diffuso in Sala, iniziavo a insospettirmi.
Mary alla mia
destra alzò un sopracciglio, mentre Mel, alla mia sinistra,
mescolava canticchiando il caffè, tranquilla,
all’oscuro di tutto.
«Ragazze…
che succede?» Alice d’improvviso mi
fissò, preoccupata, e spinse il giornale in mia direzione.
FAMIGLIA
BABBANA UCCISA DURANTE LA NOTTE.
Leggendo quel
titolo a caratteri cubitali, il mio cuore si fermò un
attimo. Mary accanto a me se ne accorse e, capendo che non ero
più in grado di leggere, lesse ad alta voce.
Bradford, West
Yorkshire. 30 Gennaio 1977.
Una famiglia,
tra cui Edgar Ludwig (40 anni), Vanessa (36 anni) e i due figli Alyssa
(10 anni) e John (5 anni), è stata rinvenuta nella loro
abitazione in mattinata, dopo la denuncia di scomparsa da parte dei
genitori della donna, suddetta Vanessa, insospettiti del mancato arrivo
nella loro dimora da parte della famiglia Ludwig prevista in precedente
serata. Sui loro corpi non è stata rintracciata alcuna
ferita visibile e non di alcun genere, per ciò i babbani
hanno convenuto che la causa del decesso della famiglia fosse dovuta ad
una fuga di gas.
Gli auror,
però, hanno trovato delle chiare tracce dell’
anatema che uccide nelle salme. Sappiamo bene che negli ultimi tempi,
sparizioni, uccisioni sospette si sono verificate sempre con maggiore
frequenza, le quali vittime sono state sempre più i babbani.
Molti di voi si chiederanno se dietro questi tragici avvenimenti ci sia
qualcuno che possa rappresentare un reale pericolo per tutto il mondo
dei maghi e non, o se questo si tratti di un caso isolato che non sia
collegato ad altri avvenimenti sinistri.
Abbiamo
provato a chiedere informazioni al Capo dell’Ufficio Auror,
Charlus Potter, che non ha voluto però rilasciare alcuna
dichiarazione in merito alla faccenda.
Il mondo della
Magia è scosso e si unisce al dolore della famiglia,
incredulo dell’accaduto. In attesa di nuove indagini che
chiariscano i dubbi che ci affliggono, vi chiediamo di stare
all’erta da altri eventuali attacchi.
Eventuali
aggiornamenti saranno pubblicati nei quotidiani dei giorni avvenire.
A cura di
Filberta Wiggs.
Finì
di leggere, e alzò gli occhi in direzione delle amiche, che
iniziarono a discutere tra loro; tutte, tranne Lily, che sembrava persa
e chiusa nel suo silenzio. Stava sicuramente pensando alla sua
famiglia. Lily proveniva da una famiglia di babbani, la sua
preoccupazione non era vana, a giudicare da quell’articolo.
Lo sguardo di
Mary si perse nella Sala, in cui vari studenti discutevano
probabilmente della stessa notizia che avevano appena letto; tutti,
più o meno, sembravano tristi e scossi, tutti tranne
qualcuno al tavolo di Serpeverde.
Mary
osservò i volti di alcuni VerdeArgento mentre si passavano
tra le mani una copia della Gazzetta del Profeta; si
soffermò a guardare uno di loro, che sembrava avere
un’aria così… familiare.
Questo
continuava a guardare in direzione di Lily, mentre altri intorno a lui
parlavano tra loro e a lui e gettavano altrettante occhiate. Questo si
accorse dello sguardo di Mary addosso a lui, e iniziò ad
osservarla, visibilmente divertito e con aria spavalda.
Mary manteneva
il contatto visivo, aspettandosi di vederlo abbassare lo sguardo, prima
o poi. Ma questo non sembrava aver intenzione di demordere, anzi.
Così
Mary si alzò di scatto, incamminandosi a passo di marcia
verso la tavolata dei Serpeverde, mentre i Malandrini facevano il loro
ingresso in Sala e la seguivano con lo sguardo, osservandosi
interrogativi tra loro.
«Qualcosa
non va?» esordì la bionda, con la mano in tasca
intenta a stringere la bacchetta. I ragazzi seduti intorno al ragazzo
che sembrava a Mary tanto familiare, sghignazzarono mentre questo
incitò loro a fare silenzio con un gesto della mano.
«Stamattina
magnificamente, MacDonald… Grazie!»
Mary
assottigliò gli occhi e continuò a guardarlo con
aria di sfida. Infastidita dalle loro risa, si voltò mentre
si allontanava nuovamente da loro. Poi sentì una parola, che
la spinse a tornare indietro. Anzi, due parole precise, che formavano
un nome.
Lily Evans.
Uno di quelle
serpi aveva fatto il nome della sua migliore amica.
Sentì
il suo battito accelerare, mentre con un gesto fulmineo cambiava
direzione e si dirigeva nuovamente verso quell’odiata
tavolata.
«Azzardatevi
ad avvicinarvi a lei, e non avrete lunga vita.»
«Parli
della tua amica Nata Babbana? – tutti osservarono
sghignazzanti Lily che con occhi guardinghi osservava la scena da
lontano mentre sembrava intenzionata ad alzarsi, bloccata
però dal braccio di Remus - Attenta, cara Mary. Essere una
purosangue non ti salverà dalla tua lingua lunga»
«Mulciber,
come osi?»
Mentre Mary
alzava il braccio con la bacchetta in mano intenzionata a scagliare
qualche maledizione al suddetto, una mano la afferrò
saldamente.
«Adesso
basta, andiamo»
Mary si
voltò incredula al suono di quella voce, che mai forse era
stata tanto ferma e dura.
Sirius Black
stava fulminando con lo sguardo il ragazzo che l’aveva a
lungo osservata.
Adesso,
quest’ultimo, guardava Sirius con aria divertita.
«Oh,
fratellino! Qual buon vento…»
«Regulus,
disgustato di vederti»
Ecco
cos’aveva di familiare. Quel ragazzo, quel Regulus, era il
fratello di Sirius.
«La
MacDonald, eh? Ci divertiamo?!» disse Regulus, guardando
alternativamente Mary e Sirius.
«Non
ti permetto di parlare così di lei, emerito
idiota» disse Sirius alzando il tono della voce, sembrava
ringhiasse. Mary si impaurì, non l’aveva mai visto
così furioso. Si voltò verso le sue spalle, e
vide James e Remus che si stavano avvicinando, allarmati. La visione
dei due li tranquillizzò, e tornò a seguire la
discussione.
«Oh,
non mi dire… ti sei affezionato? Pensavo che tu non avessi
un cuore, dopo tutto quello che hai fatto passare alla nostra
famiglia…»
«VOI
NON SIETE LA MIA FAMIGLIA! NON AVETE UN CUORE, NON L’AVETE
MAI AVUTO! »
«Sirius,
adesso basta… Andiamo…»
Sirius si
lasciò trascinare dalla voce ferma di Remus, che lo
portò via di lì, mentre James avvolgeva un
braccio attorno alle spalle di Mary, cercando di tranquillizzarla. Si
allontanarono dalle serpi, sedendosi poi sulle panche Grifondoro.
Nessuno durante la colazione osò proferire parola.
Per tutti gli
impegni che aveva avuto in quei giorni, Lily si era quasi scordata che
quello era il suo ultimo giorno da sedicenne.
Se
n’era ricordata quando, prima di scendere a cena, si era
seduta su una poltrona davanti al camino della Sala Comune e aveva
avuto il tempo per riflettere un po’.
«Allora…
come sta la nostra quasi maggiorenne?» La voce di Sirius che
proveniva dalle scale dei dormitori riscosse Lily dai suoi pensieri. Si
voltò verso la voce e vide Sirius sorridente che si
avvicinava a lei. Gli sorrise di rimando, con aria stanca, mentre
Sirius prendeva posto accanto a lei, sul divano.
«Tutto
bene, Carotina?» aveva chiesto Sirius un po’
preoccupato, vedendo il colorito pallido di Lily.
Lei aveva
roteato gli occhi e poi aveva sorriso
«Andrebbe
meglio se tu la smettessi di chiamarmi Carotina…»
Lui sorrise
dolcemente e mentre le scostava una ciocca rossa dal viso le disse,
trasformando fintamente la sua voce in una vocina femminile
«Ma
tesoro, ti sta così bene!»
Lily aveva
riso di cuore a Sirius e si era praticamente tuffata tra le sue braccia
forti. Sirius aveva affondato il viso tra i capelli rossi di lei e
aveva detto
«Sicura
di star bene?»
L’aveva
sentita mugugnare un sì in risposta e poi lei, di scatto, si
era ritirata. Guardava sorpresa qualcuno o qualcosa alle spalle di
Sirius. Questo subito si girò e vide James che, senza
degnarli di uno sguardo, stava attraversando a passo spedito la Sala
Comune. Poteva chiaramente scorgere nel viso dell’amico la
sorpresa di averli colti abbracciati.
Il giovane
Black si era voltato a guardare Lily che sembrava scossa e triste,
adesso che aveva abbassato lo sguardo.
«Va
da lui, Sir… io sto bene» lui le rivolse un
sorriso tenero e, senza pensarci, raggiunse l’amico in
corridoio.
«Hey
Ramoso!» esordì Sirius dando una pacca sulla
spalla all’amico che l’aveva guardato triste e non
aveva fiatato.
«Ascolta,
non voglio che tu ti faccia strane idee… Lily è
solo una mia amica e mi è sembrata triste così
l’ho abbracciata e»
James si
voltò verso l’amico e gli sorrise.
«Felpato,
davvero, non importa… Sta tranquillo. Se tu volessi,
potresti per sino metterti con lei, tanto non credo di avere alcuna
possibilità con lei, sai… Oggi l’ho
vista dinuovo con quel tale, in biblioteca…» Una
nota di tristezza e sconforto si distingueva nel tono di James
fintamente tranquillo, che toccò Sirius.
Sirius era
rimasto scandalizzato dalle parole del suo migliore amico. Si era messo
davanti a lui e l’aveva bloccato con le braccia sulle spalle,
aveva incrociato il suo sguardo e con una certa sicurezza nella voce,
si era rivolto a lui.
«James,
ascoltami fratello. Tu
non devi arrenderti. Hai capito? Io sono sicuro che starete
insieme, prima o poi. Ne sono fermamente convinto.»
James aveva
sgranato gli occhi come un bambino a cui si fa un’importante
rivelazione «Lo pensi sul serio?»
«Assolutamente»
aveva affermato Sirius con mezzo sorriso stampato sulle labbra.
James aveva
sorriso all’espressione dell’amico, ma subito dopo
si era fatto di nuovo cupo.
«Jam?»
«Mmm?»
«Penso
davvero che ce la farai»
James
regalò uno dei suoi migliori sorrisi all’amico,
che ricambiò, mentre entrambi si dirigevano in Sala Grande
per la cena. Quella sera, grazie a Sirius, l’umore di James
fu quello di sempre. Aveva salutato sventolando una mano la McGranitt
non appena era entrato in Sala facendo ridere tutti i presenti e
procurandosi in fretta una punizione dalla professoressa; aveva fatto a
gara con Sirius per chi sarebbe riuscito a mangiare più
pollo in fretta ed aveva anche vinto; aveva fatto ridere tutti al
tavolo con le sue solite battute simpatiche che sembravano venire
sempre al momento giusto. Remus, come gli altri, sospettava che tutto
fosse dovuto al fatto che Lily quella sera si era allontanata in fretta
da Josh con una banalissima scusa e aveva trascorso finalmente tutto il
suo tempo con le sue amiche e i malandrini. Era molto taciturna, segno
che stava macchinando qualcosa. In realtà non poteva far a
meno di ripensare allo sguardo di James quando aveva visto lei e Sirius
abbracciati.
Aprii gli
occhi.
La luce mi
sommerse e all’istante mi resi conto che era già
giorno. Il sole filtrava timido dalla finestra.
Gli uccellini
cantavano. Pian piano emersi dalle coperte e guardai la sveglia.
Erano le
06:59. Sotto, più piccolino, c’era scritto
31 Gennaio
1977.
Sorrisi
all’istante. Ero diventata maggiorenne già da
qualche ora.
Truffle emerse
dal suo cestino e, vedendomi già sveglia, si
accoccolò accanto a me. Lo feci entrare nel mio letto e
iniziai ad accarezzare il suo morbido e folto pelo grigio, guardandolo
mentre sorridevo.
Lui mi
guardava con i suoi enormi occhi spalancati, come se attendesse di
sentire la mia voce. Parlavo spesso con il mio gatto, nonostante non
potesse rispondermi mi piaceva farlo. Sapevo che a modo suo mi
ascoltava e mi rispondeva. I suoi occhi infatti erano molto espressivi
e quella mattina mi augurò buon compleanno saltando sul mio
letto. Solitamente non lo trovavo mai ai piedi del mio letto; era
solito sgattaiolare via dal dormitorio non appena mi addormentavo la
sera, Remus mi diceva sempre che stava spesso con loro. Con James. Il
mio gatto dormiva con James Potter, la persona che io stavo evitando
come la peste. La persona che qualche mese prima credevo di odiare con
tutta me stessa, ma poi ho capito che no, non lo odiavo affatto.
Non posso dire
che mi è indifferente, dato che praticamente il suo sguardo
ha preso casa nella mia mente e sta lì tutto il tempo,
facendosi nitido non appena chiudo gli occhi per un attimo.
E’
tutto così complicato…
E poi
c’è Josh. Simpatico, divertente, affascinante,
disponibile… Sarebbe stato perfetto, sembrava perfetto, a
parte una piccolissima cosa.
Non
è James.
Sbuffai, per
l’ennesima volta, ma un pensiero si impadronì
della mia mente d’improvviso.
Mi
sentì incoraggiata dall’adrenalina che sentivo
scorrermi in corpo, e presi una decisione così, senza
pensarci più di tanto. Quel giorno, avrei dovuto parlare con
Josh, dirgli chiaramente che io e lui non avremmo mai potuto stare
insieme.
Era il momento
di smetterla di illuderlo e poi…
Non poteva
ancora mentire a sé stessa.
Grazie ad alpha_blacky e
HP_dream per aver recensito lo scorso capitolo!
Grazie a tutti voi! La
prossima settimana (molto probabilmente giovedì)
pubblicherò il seguito.
Un abbraccio,
Vostra Marauder11
|
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Capitolo 36 *** Capitolo Trentaseiesimo - Every Little thing (Parte prima) ***
Capitolo
Trentaseiesimo –
Every
Little Thing (Parte prima)
«Lils,
tesoro, mi dispiace! Ho promesso a Frank di aiutarlo con Incantesimi,
se faccio
in tempo ti raggiungo al lago, ok?»
Lily
sbuffò contrariata e annuì.
Era
una così bella giornata! Avrebbe voluto passare del tempo
con le sue amiche
approfittando dell’aria insolitamente primaverile, ma erano
tutte impegnate…
Solo Remus aveva avuto l’accortezza di accettare.
Si
avviò verso la riva del lago, con un cestino da Pic nic
contenente il pranzo.
Remus era già là, seduto su una panchina. Non
appena udì dei passi aprì gli
occhi e si mise seduto. Lily era a dir poco furiosa.
Nascose
un sorriso immaginando quello che era successo.
«Che
succede Lils?»
Lei
lo guardò triste ed esordì, quasi urlando
«Oggi è il mio compleanno Rem,
capisci? Ma Mary è troppo indietro coi compiti e deve per
forza studiare, Mel e
Lene dicono di essersi beccate una punizione e Alice è con
Frank perché ha
bisogno di ripassare incantesimi… Ripeto tutto
l’anno a tutti che bisogna
studiare sodo ogni giorno e questi mi ascoltano giusto il giorno del
mio
compleanno?» si sedette accanto a Remus con un tonfo, e
imprecò toccandosi la
schiena.
«Dai
Lils, vedrai che ci raggiungeranno… Avanti, che hai portato
di buono per il tuo
migliore amico?» subito il viso di Lily si addolcì
mentre pian piano tirava
fuori diversi piatti
«Ecco
qua! Zuppa di tacchino al curry, torta di mele e patate al rosmarino.
Per te!»
Gli
occhi di Remus si illuminarono alla vista di tutto quel ben di dio
«Lily,
è il mio cibo preferito!» disse lui felice
sbarrando gli occhi
Lei
rise divertita e soddisfatta e disse, pomposa «Ah beh, ti
pare che io abbia
portato questa roba a caso? Ovvio che lo so che è il tuo
cibo preferito!»
«Sei
la migliore amica che si potesse avere!» disse lui gioioso
«Anche
tu!» rispose Lily con enfasi. Entrambi mangiavano mentre Lily
raccontava a
Remus di quella mattina, di come Truffle si era fatto trovare
stranamente sul
suo letto e di come Mary aveva messo la gonna al contrario per la
fretta di
scendere a colazione!
Risero
tanto e, dopo il pranzo, Remus riordinò tutto e si
sistemarono entrambi su una
grande tovaglia, al sole.
«Lily»
chiamò Remus, incerto
«Mmm?»
«Come
va con Josh?»
Remus
lesse sorpresa nel viso di Lily, che evidentemente non si aspettava una
domanda
del genere dal suo migliore amico. Rispose, incerta, continuando a
guardarsi le
scarpe che evidentemente trovava, ad un tratto, interessanti.
«Oh…
beh, bene»
«Mmm…
non mi sembri tanto convinta, però!»
commentò lui sorridente
«Beh,
è simpatico, divertente, dolce, comprensivo,
intelligente…»
«Ma?»
«Ma…
ma non lo so, Remus. Mi ha fatto capire che gli piaccio ed ha anche
più volte
provato a baciarmi ma… »
«Qualcosa
ti frena… o qualcuno» lei lo guardò,
sollevata dal fatto che l’amico avesse
capito il suo stato d’animo.
«Direi…
direi qualcuno. Io, io non faccio altro che pensare a… - si
alzò in piedi, di
scatto; incrociò le braccia e guardò altrove - Mi
sento sporca, mi sento in
colpa perché probabilmente sto illudendo Josh…
»
Remus
si sedette con le ginocchia appoggiate al suo petto, prese un filo
d’erba e
continuò a guardare davanti a sé, verso il lago,
mentre il vento scuoteva
debolmente i suoi capelli biondi e il sole li rendeva dorati.
«Sai
Lily, io credo che per quanto le incertezze possano a volte mandarci in
tilt,
noi sappiamo sempre quello che pensiamo o vogliamo. Il fatto
è che molto
spesso, ci troviamo anche a dover scegliere tra ciò che
è giusto e ciò che
è facile… Io credo che…credo
che dovresti
ascoltare te stessa e dar voce ai tuoi sentimenti nonostante
ciò»
Lily
lo osservò attentamente mentre si dondolava sul posto.
«Ho
paura, Rem. Paura come mai nella mia vita. Mi sento come se stessi
brancolando
nel buio, alla cieca.»
«Capitano
a tutti periodi così, Lils. Basta solo sforzarsi di vedere
la luce in fondo al
buio. Ce la farai»
Una
lacrima solcò la guancia di Lily, che Remus prontamente
afferrò e disse «Hey, e
queste lacrime? Oggi sei diventata maggiorenne, è
praticamente vietato
piangere! Capito?»
Risero
insieme e si bearono per tutto il pomeriggio l’uno della
presenza dell’altra.
Si
avvicinò a grandi falcate a due ragazzi ridenti che stavano
stesi sull’erba.
«Lily?»
«Oh,
ciao Josh!» rispose Lily sorridente, mentre si alzava
«Come
stai?»
«Ragazzi,
mi dispiace interrompervi… Io vado.»
«Lupin,
non preoccuparti! Puoi restare se vuoi» disse Josh gentile
«Oh,
ho già rubato a Lily molto tempo. Lils, ci vediamo dopo cena
davanti alla Sala
Grande, devo mostrarti una cosa. Va bene?»
Lily
annuì in direzione del suo migliore amico che scomparve,
poco dopo.
«Vieni
Josh, siediamoci!»
«Oh,
grazie signorina! Allora… come sta?»
Lily
rise lusingata dal comportamento di Josh che spesso la trattava come
una
principessa, fingendosi un gentiluomo di quelli che si vedono nei film
«Sto
bene Milord, e lei?»
«Benissimo,
grazie!» rispose lui sorridendo, mentre tirava fuori dalla
tasca un pacchetto
«Non…
non sapevo davvero cosa regalarti, alla fine ho scelto questo. Spero ti
piaccia!»
«Ma…
Ma… non dovevi!»
Lily
si affrettò ad aprire il pacchetto e vi trovò
dentro una penna per scrivere,
rosa con dei brillantini in cima… Lei odiava il rosa!
Guardò
Josh che attendeva speranzoso un commento da parte di lei e
così, intenerita
dal suo gesto, disse
«Oh
Josh! Ma è bellissima! Grazie»
e
sorrise radiosa.
«Beh,
com’è andata oggi?» chiese lui, curioso
Lily
raccontò a Josh delle sue amiche e lui la
rassicurò, dicendole che sicuramente
avevano avuto dei buoni motivi per non stare con lei. Sicuramente si
sarebbero
fatte perdonare!
Lily, dopotutto,
si trovò d’accordo con Josh.
Quello era il giorno del suo compleanno, si, ma dopotutto le sue amiche
c’erano
sempre state per lei per tutto il resto dell’anno e quello
era un giorno come
tanti. Non era poi così speciale, insomma. Sapeva che
avrebbero recuperato il
tempo perduto.
«Ciao
ragazzi! Come procede?» esordì Remus entrando in
Sala Comune e vedendo gli
amici indaffarati.
Sirius
si avvicinò a lui e disse
«Beh,
sono appena stato ad Hogsmeade e ho preso da Rosmerta un bel
po’ di roba da
bere, ci divertiremo stasera Rem!» ghignando soddisfatto.
Entrambi
volsero il loro sguardo verso James, che sembrava indaffarato con un
aggeggio.
Si avvicinarono, curiosi e dissero «Jamie,
cos’è?»
«Oh,
ciao Lunastorta! Questa? Questa è una Rafio! Serve per
diffondere la musica…»
«Radio
James, R-a-d-i-o… Hai una lista delle canzoni che hai
scelto?» chiese Sirius
«Sicuro
amico! Eccola» disse James, tirando un pezzo di pergamena
dalla tasca e
porgendolo all’amico. Remus si avvicinò e entrambi
iniziarono a leggere.
Arrivarono
ad un certo punto, si guardarono e alzarono insieme gli occhi al cielo
Remus
si avvicinò di nuovo a James e picchiettò sulle
sue spalle, mentre quest’ultimo
sembrava in lotta con la “Rafio”.
«Ramoso?»
«Mmm?»
«Che
cos’è esattamente… questa?»
disse Remus, indicando un punto preciso della
pergamena, con un sopracciglio inarcato.
«Oh,
è solo la canzone più bella di tutti i
tempi!» rispose sorridendo a trentadue
denti
«James,
sono sicuro che a Lily non piace questa roba
sdolcinata…»
«Beh,
piace a me! Insomma, sono io il responsabile della musica e
“Every Little Thing
dei Beatles” non può assolutamente
mancare!» disse James con trasporto, mentre
gesticolava soddisfatto
«Chi
diavolo sono questi… Beatles?» chiese Remus
curioso a Sirius, che rispose vago «Oh,
un gruppo babbano… non ho mai ascoltato la loro musica, non
ne so più di te»
«Jamie,
sei proprio sicuro di voler mettere questa canzone? Ti dico che non le
piacerà…» aveva detto Remus cauto a
James, che imbronciato rispose «Fatti gli
affari tuoi, Lunastorta»
Sirius
e Remus si allontanarono dall’amico con un’alzata
di spalle e si avvicinarono
alle ragazze che avevano chiesto loro aiuto per mettere una decorazione
sul
tetto.
Dopo
un po’ finirono di decorare la Sala. Splendeva, forse
più del solito, anche
grazie alle decorazioni dorate che le ragazze avevano sparpagliato in
tutta
l’ampia stanza. Dopo aver controllato che fosse tutto a
posto, le ragazze
scesero velocemente a cena perché poi dovevano risalire in
fretta a prepararsi,
mentre i ragazzi rimasero altri cinque minuti ad aiutare Peter che si
era
appiccicato, nessuno sapeva come, con un piede al pavimento. Dopo esser
caduti
uno sopra l’altro per lo sforzo di scollare il povero Peter
da terra, ridenti e
ruggenti i quattro Malandrini uscirono dalla Sala Comune, diretti
giù per la
cena.
Lily
aveva cenato in silenzio durante tutta la cena, mentre lanciava
occhiatacce
compromettenti alle sue amiche che cercavano invano di scusarsi.
«Dai
Lils, dopo cena saliamo tutte insieme in dormitorio e facciamo una
riunione
delle nostre, che ne dici?» propose Mary
«Non
so se ne ho voglia…» disse Lily altezzosa senza
rendersi conto che Sirius stava
sghignazzando dal suo posto poco vicino a lei. Si alzò dal
tavolo, anche se non
aveva toccato praticamente niente e si rivolse al suo migliore amico
«Remus?
Non dovevamo andare noi?» subito il biondo annuì e
disse
«Ah
già! Hai ragione, scusa. Andiamo!»
Entrambi
uscirono dalla Sala Grande camminando spalla a spalla, mentre le sue
amiche e i
ragazzi ridevano soddisfatti. Lily era così furiosa con loro
che non aveva
notato i loro scambi di sguardi!
«Ci
è proprio cascata in pieno, eh» disse Mel
sghignazzando, mentre gli altri annuivano soddisfatti.
«Allora
ha tirato fuori un pacchetto rettangolare e non appena l’ho
aperto non sai cosa
c’era, Rem!» disse Lily immersa nel suo racconto
«Cosa?»
chiese cortese Remus
«Una
piuma… rosa!» disse lei piano mentre alzava gli
occhi al cielo, ridendo leggermente.
Il suo amico rise con lei e disse
«Poverino,
non sa ancora quanto tu odi quel colore! E tu che hai fatto,
Lils?» chiese
Remus sgranando gli occhi per la curiosità
«Oh
beh, l’ho ringraziato! Dopo tutto è stato gentile
con me e non poteva sapere…
Poverino, era così in pena mentre scartavo il
pacco!» disse lei sorridendo
gentile, e Remus la guardava annuendo.
«Beh
Lils, anch’io ho qualcosa per te! Tieni, spero ti
piaccia… e spero di non fare
la fine di quel ragazzo!!» disse Remus imbarazzato mentre
aveva un mezzo
sorriso stampato sulle labbra.
Lily
prese il piccolo pacchetto e lo scartò, trovandovi dentro un
portafoto bianco
in legno con dei piccoli fiorellini gialli dipinti sopra, con dentro
una foto
in cui i due amici sorridevano e si abbracciavano teneramente, con il
lago alle
loro spalle. Era una foto che avevano scattato l’anno
precedente, al loro
quinto anno. Si potevano vedere, attaccate alle loro divise, due
“P” dorate
scintillare al sole.
«Ohh!
Ma è bellissimo, Remus! Questo va direttamente nel mio
comodino, grazie!»
trillò Lily mentre abbracciava amorevolmente
l’amico che sorrideva, felice che
il suo regalo fosse piaciuto.
«Lily,
che ne dici di andare adesso? Tra un po’ scatta il
coprifuoco…»
«Oh,
hai ragione! Andiamo»
Entrambi
si incamminarono sorridendo verso la Torre di Grifondoro. Arrivati
davanti al
ritratto, Lily disse la parola d’ordine ed entrò
per prima.
«SORPRESAAA!»
Lily
continuava a guardare tutto con la bocca spalancata, mentre le sue
amiche ridendo
si tuffavano addosso a lei e una leggera musica si diffondeva nella
sala. La
sala comune era piena zeppa di gente che la salutava, alcuni di loro
Lily non
li aveva mai visti, eppure loro dicevano di conoscerla;
c’erano molti tavoli ai
lati con sopra cibi vari e bibite. Al tetto era appeso un enorme
striscione che
recitava “Auguri Lily”, mentre una moltitudine di
gente si accalcava in sua
direzione per farle gli auguri.
Erano
tutti vestiti di tutto punto, molto eleganti, specie le ragazze. Si
guardò i
suoi vestiti si sentì in imbarazzo, fuori luogo: indossava
la sua divisa, aveva
i capelli legati e il viso stanco e pallido.
Le
sue amiche si avvicinarono nuovamente a lei e Mary la prese per una
mano,
dicendole «Vieni Lils, devi cambiarti»
«Voi…
voi avete fatto tutto questo per me?»
Tutte
annuirono soddisfatte e Lily non poté fare a meno di
sentirsi in colpa per come
le aveva trattate a cena «Io… io, mi dispiace
per…»
«Hey,
eri praticamente all’oscuro di tutto! Su dai, non perdiamo
altro tempo! Vieni»
le disse gentile Alice
La
trascinarono di sopra e Lily iniziò a frugare nel suo
armadio. Poco dopo si
tuffò sul suo letto e disse, disperata «Ma io non
ho niente da mettermi!» alla
sua esclamazioni tutte le ragazze si guardarono furbescamente
«Abbiamo
pensato anche a questo! Tieni, questo è da parte di tutte
noi…»
Alice
le consegnò un grande pacco quadrato fucsia che la fece
rimanere di stucco.
Possibile che le avessero comprato un vestito? Le guardò
esterrefatta prima di
fiondarsi sul pacco. Si affrettò ad aprire il pacco mentre
le sue amiche
squittivano eccitate intorno a lei, in attesa di ricevere il suo
responso.
«Ma…
Ma… E’ bellissimo! Grazie ragazze!»
Le
avevano regalato un bellissimo vestito verde scuro con una scollatura
monospalla,
molto semplice, che le arrivava fino ai piedi. Era davvero molto
semplice ma
allo stesso tempo bellissimo.
«Ma…
ma come?»
«Beh,
l’abbiamo preso per corrispondenza… E’
arrivato ieri e l’abbiamo nascosto nel
dormitorio dei Malandrini… Allora, che aspetti? Mettilo!
Vogliamo vedere come
ti sta!»
Lily
entrò saltellando in bagno, segno che il vestito le fosse
davvero piaciuto.
Uscì poco dopo con il vestito addosso, i capelli legati in
una crocchia da cui
ricadevano alcuni riccioli rossi.
Le
ragazze spalancarono la bocca alla vista dell’amica, stava
davvero benissimo!
«Rossa,
sei una favola!» esclamò Emmeline facendola
arrossire, e le altre annuirono.
«Vieni
qua Lils, ti sistemo il trucco e dopo scendiamo!»
Mary
le mise solo del mascara nero sulle folte ciglia e un leggero
lucidalabbra
incolore. Decise di non aggiungere altro perché pensava che
l’amica stesse
benissimo così, semplice. E le altre non poterono non essere
più d’accordo.
Lily sarebbe stata bellissima anche con uno straccio.
Scesero
di sotto mentre la festa andava avanti. Molti si girarono ad ammirare
la
bellezza della rossa, tra cui James.
Il
suo cuore non appena la vide iniziò a fare i salti di gioia.
Era davvero
stupenda con quel vestito.
«Carotina!
Ma sei splendida» gli disse Sirius sorpreso e ridendo allo
stesso tempo non
appena scese dall’ultimo scalino. Le fece fare una giravolta
per ammirarla che
fece ridere la rossa
«Oh,
grazie Sirius!»
«Allora…
ti piace la festa?» chiese lui con uno sguardo malandrino
«Non
dirmi che c’è anche il tuo zampino!»
chiese Lily con gli occhi sbarrati. Sirius
annuì soddisfatto e, mentre stava per parlare, Josh
sbucò da non si sa dove e
disse
«Ciao
Lily! Sei splendida!» Lily si girò verso la nuova
voce e fu sorpresa di vederlo
lì, anche se un certo senso di colpa si faceva strada nel
suo petto. Non aveva
ancora parlato con lui, non gli aveva detto ancora quello che aveva
pensato
quella mattina…
Lanciò
una veloce occhiata a James che,
dall’altra parte della Sala, la osservava. Distolse in fretta
lo sguardo, così
come lui.
La
festa procedeva regolarmente, tutti si stavano divertendo.
Sirius,
dal tavolo delle bevande, controllava la situazione.
Mel
era rimasta a parlare con Frank e Alice in un angolino, tutti e tre
sembravano
abbastanza presi dai loro discorsi. Lily chiacchierava con Josh che non
faceva
altro che sorridere.
Che idiota, si
ritrovò a pensare Sirius, mentre
lo cruciava con lo sguardo.
Remus,
che chiacchierava con King, mandava occhiate ansiose a Lene, che stava
vicino
a…
Mary.
Un
groppo gli si formò in gola, alla vista della bionda. Anche
quella sera, era
meravigliosa.
Indossava
un vestito nero, molto semplice, con le maniche e la gonna a
palloncino. Non
era lungo come quello di Lily, arrivava sopra le ginocchia, lasciando
intravedere le gambe affusolate e toniche. Indossava ai piedi un paio
di scarpe
basse dello stesso colore del vestito; i ricci morbidi lasciati sciolti
lungo
la schiena e le spalle.
Sospirò
impercettibilmente, ma qualcuno sembrò accorgersene.
«Felpato,
amico… tutto bene?» Remus si era avvicinato
preoccupato all’amico che sembrava intontito
mentre stava imbambolato a guardare qualcosa. Intercettò la
traiettoria del suo
sguardo e capì. Un sorrisetto si formò sulle sue
labbra.
«Oggi
non avete bisticciato, non vi siete inceneriti con lo
sguardo… Mi è parso di
vedere che ti ha evitato tutto il giorno, non è
vero?» chiese Remus a bassa
voce all’amico, che sbuffò.
«Davvero?
Non l’ho notato…» rispose Sirius
fintamente disinvolto.
«Stanotte
sei uscito dal dormitorio, ti ho sentito anche rientrare… Vi
siete per caso
incontrati?» Sirius avrebbe voluto negare ma, non appena
stava per aprir bocca,
Remus tirò fuori una vecchia pergamena dalla tasca e
picchiettò un dito su di
essa.
Non
poteva negare. Aveva lui la mappa, quella settimana. E, a giudicare dal
suo
tono sicuro, sapeva che erano stati insieme giù, in Sala
Comune.
Maledetto,
maledetto lupastro.
«Si,
ma è stato un caso…»
Remus
annuì e guardò davanti a sé, sapendo
che l’amico stava dicendo il vero.
Incrociò lo sguardo di Lene e sembrò sobbalzare,
poi si volse di nuovo verso
Sirius.
«E’
successo qualcosa, non è vero?»
«Niente
di eclatante…» disse Sirius mentre si versava
della burrobirra. Remus afferrò
d’improvviso l’amico per il braccio e lo
trascinò dietro di sé.
«Ma
che accidenti… Remus!»
«Avanti,
qui non ci sentirà nessuno…»
Remus
l’aveva portato in cima alle scale dei dormitori, che tra
l’altro erano tutti
vuoti. Si sedette su uno scalino, invitò l’amico a
fare lo stesso.
«Sfogati,
amico…»
Sirius
lo guardò cruciandolo con lo sguardo, poi lo vide sorridere
e si convinse a
sedersi. Sapeva di potersi fidare, ma odiava il tono risoluto di Remus,
a
volte. Sapeva che gli avrebbe detto la verità, una volta che
lui avrebbe tirato
fuori tutto, e sapeva che non avrebbe più potuto tornare
indietro dopo le sue parole.
I discorsi di Remus ti portavano sempre ad una precisa direzione, ad
una
soluzione. Quella giusta, ma più difficile spesso da
intraprendere.
«Beh…
le ho chiesto una tregua…»
Remus
fece un cenno del capo, interrogativo, invitandolo a continuare.
«Si,
beh… Non so perché l’ho fatto
ma… Mi scoccia litigare, mi ha davvero
stancato…»
«E
come mai hai deciso di dare una svolta al vostro rapporto?»
Groppo
in gola, il secondo della serata. Sempre a causa sua, a causa di lei.
Remus aveva
fatto centro, maledizione.
«Io…
E’ sempre così scontrosa con
me…»
«Beh,
sappiamo tutti che nemmeno tu non sei stato mai un santo nei suoi
confronti,
no? E non mi pare che questo sia stato mai un problema per
te…»
Sirius
si volse a guardare l’amico, dritto negli occhi. Remus vi
lesse dentro
indecisione e…paura.
Non
era facile, non era facile per niente affrontare quel discorso con
Remus. Non
era solito esternare i suoi sentimenti. Gli unici sentimenti
d’affetto che
provava, erano tutti per i suoi amici malandrini, coloro che
considerava la sua
famiglia. Ma non aveva detto mai, né a loro né a
nessun altro, quanto questi
fossero importanti per lui.
Eppure
era insolito per lui provare qualcosa di profondo per qualcuno che non
facesse
parte di quella cerchia, e questo l’aveva mandato nel panico.
«Mi
importa di lei adesso, ecco perché…»
Remus
poggiò una mano sulla spalla dell’amico,
incoraggiandolo. Sapeva quanto era
difficile per lui ammetterlo, ammettere una verità
così inaspettata quanto
grande. Così deviò il discorso, leggermente.
«E
lei cos’ha detto? Ha accettato la tregua?» chiese
Remus dopo un po’.
«All’inizio
era sorpresa… e sospettosa. Non credeva nelle mie buone intenzioni – disse le
ultime parole mimando delle virgolette con le dita, poi la sua risata,
amara,
si disperse nell’eco delle scale – Avrei potuto
contraddirla? »
Remus
continuò a fissarlo, in silenzio.
NO, non avrebbe
potuto.
Sirius
era considerato uno scalmanato, un “don
Giovanni”, un irresponsabile e inaffidabile ragazzo da tutta
la scuola…
E
poi, non aveva mai dato a Mary motivo per fidarsi di lui…
L’aveva sempre
trattata male, deridendola o schernendola.
«E
poi… Quando ha chiuso gli occhi in un gesto di stanchezza,
immagino… Mi sono
avvicinato al suo viso, non so perché… Davvero!
Io… Ero così perso nei miei pensieri
mentre la osservavo che mi sono ritrovata di fronte al suo viso,
vicinissimo
alle sue labbra e… ha aperto gli occhi»
«Oh,
Godric»
«E
lì, beh… Ha inveito
contro di me dicendo che la
considero l’ennesima conquista…. Una ragazza
come… come le altre. Pensava avrei
approfittato di lei.» si resse la faccia con entrambe le
mani, in un gesto di
sconforto, mentre chiudeva gli occhi. Remus rise leggermente mentre
scuoteva la
testa, ma la sua risata risultò più triste che
gioiosa.
«Per
te lei è tutt’altro…» Sirius
incrociò nuovamente lo sguardo di Remus e quella
volta, non ebbe il coraggio di annuire o dire qualcosa.
Si,
per lui era tutt’altro. Non era una sfida, non era nemmeno
come le altre,
neanche lontanamente come le altre. Non avrebbe mai approfittato di
lei, non
poteva.
Sirius
e Remus, dopo aver chiacchierato ancora un po’, scesero dai
dormitori dirigendosi
in Sala Comune, verso la festa.
Arrivati
in cima alle scale, notarono che al tavolo delle bibite stavano due
tipi a loro
piuttosto conosciuti in condizioni piuttosto
sospette. Si guardarono sorridendo e si diressero verso quel punto.
«Ahhh,
il buon vecchio Lunastorta! Tieni amico, ti fa bene!» aveva
detto James
sventolando una bottiglia di Whisky incendiario davanti al naso di
Remus.
«James,
forse è meglio se posi questa bottiglia… Anche tu
Peter, o finirai per vomitare
come sempre! Ma
Quanto diavolo avete bevuto voi due?»
«we
wish you a merry christmas, we wish you a merry
christmas, we wish you a merry christmas and a happy new
yeeeeeaaar»
Remus
si battè una mano sul viso quando James e Peter avevano
iniziato a cantare
quella canzone a squarciagola, stonando un bel po’ tra
l’altro, mentre Sirius
rideva sonoramente con la sua risata molto simile ad un latrato.
«Frank,
amico, tienili d’occhio… va bene? Torno tra un
po’ a darti il cambio» Vide
Sirius avvicinarsi a Lily che sembrava splendere quella sera.
Quando
arrivò, una musichetta allegra iniziò a
diffondersi nella sala. Sirius e Remus
si scambiarono il più fugace degli sguardi, mentre lo
sguardo di Lily si era
fatto vacuo. Era diventata silenziosa e aveva spalancato gli occhi.
Aveva
guardato i suoi amici mentre una voce aveva iniziato a cantare
When I’m walking beside her
People tell me I’m Lucky
Yes, I know I’m a Lucky guy
I Remember the first time I was
lonely without her
Yes I’m thinking about her now
Lily
adesso aveva spalancato la bocca. Sarebbe esplosa, avrebbe incenerito
tutti.
Remus sapeva che Lily odiava le canzoni troppo mielose e melodiose.
Sirius lo
guardava sconsolato, alla fine James l’aveva messa lo stesso.
Il suo amico era
accasciato dall’altra parte della stanza ad una sedia mentre
rideva in
compagnia di Peter.
«Questa
canzone è… è…»
«Si
Lils, lo sappiamo! Abbiamo cercato, insomma… ci abbiamo
provato ma…»
«…è
la mia canzone preferita!!!! Come facevate a saperlo?» disse
Lily
eccitatissima, mentre canticchiava le strofe.
Inutile
dire che le mascelle di Sirius e Remus crollarono a terra
all’istante. Quella
era… la canzone preferita di Lily? E era anche quella
di… di…
No.
Questo era troppo.
Lily
si allontanò velocemente dai due, dirigendosi verso Josh che
chiacchierava con
King, un suo amico del settimo.
«Rem,
quei due sono fottutamente perfetti insieme e non se ne
accorgono…»
«Felpato…
lo faranno presto, lo faranno presto amico»
Lily
nel frattempo sentendo la sua canzone preferita era corsa da Josh,
portandolo
al centro della sala per ballare. Mentre ballava e rideva felice, Josh
si portò
in pochissimo tempo molto vicino alle sue labbra. In un attimo,
un’immagine si
impadronì della sua mente.
«Josh,
non posso. Mi dispiace ma davvero…»
«Scusa
Lily, avrei dovuto… - Lily vide Josh osservare James che
intanto era crollato a
terra dall’altra parte della stanza, poi si volse dinuovo
verso la rossa –
Possiamo parlare?»
Lily
annuì.
Cosa
voleva dirle? Che voleva stare insieme a lei?
Merlino, aiutami
tu!
La
portò fuori dal buco del ritratto, e si pose davanti a lei.
Notò l’espressione
interrogativa di lei, e le sorrise rassicurante.
«Tu
mi piaci, Lily… Non posso negarlo»
Lily
abbassò lo sguardo. Cosa avrebbe fatto adesso?
Lui,
con l’indice, alzò il mento di lei, portandola a
guardarlo negli occhi.
«Ma
so che tu non provi lo stesso per me… Ho visto come lo
guardi»
Una
doccia gelata aveva investito Lily in pieno. Il suo cervello era andato
completamente in tilt. Non sapeva come reagire, cosa dire o fare.
Josh
lesse tutto ciò nell’espressione vacua della
rossa, e rise leggermente.
«James
Potter… Com’è successo? Insomma, urlavi
per tutto il castello fino a poco tempo
fa il tuo odio per lui…»
Lily
arrossì.
Maledizione,
se è vero. Era il suo peggior nemico, il suo fastidiosissimo
compagno di Casa,
colui che ogni giorno avrebbe voluto incenerire anche per il solo fatto
che
respirava.
«Lily…»
sussurrò Josh, e finalmente Lily ebbe il coraggio di alzare
gli occhi e
fissarlo.
«Io,
mi dispiace Josh… »
Lui
fece un’alzata di spalle, la strinse lievemente e poi si
incamminò per il
corridoio che portava alla Sala Comune dei Corvonero, lasciandola
lì davanti al
ritratto della Signora Grassa.
Mentre
la rossa si voltava verso l’entrata, si sentì
richiamare dalla voce di Josh che
si era nuovamente avvicinato a lei.
«Hey,
Lils… Sappi che ho notato anche come ti guarda lui
e… Mi piange il cuore
dirtelo, davvero, ma è chiaro che prova ciò che
provi tu, esattamente ciò che provi
tu per lui… Quindi va’ da lui, dimostra il tuo
coraggio da Grifondoro e…»
Lily
si sporse e lo abbracciò, ringraziandolo tacitamente.
Il
moro si staccò e, con un ultimo sorriso, sparì
oltre il buio che invadeva i
corridoi, a quell’ora della notte.
*********
Dopo
tutto, quella non era stata una brutta serata, no.
Grazie
a Remus, sembrava sentirsi più leggero adesso. Si sorprese a
canticchiare un
motivetto, mentre stringeva tra le mani un bicchiere di Whiskey
incendiario.
Sembrava
andare tutto bene, fin quando…
Tra
la folla, distinse due figure. Una sorrideva, l’altra parlava
e si atteggiava
in un modo… provocatorio.
Stephen
Corby ci stava spudoratamente provando
con Mary, che sembrava imbarazzata, anche se comunque stava al gioco.
Lui la sfiorava
leggermente mentre le parlava, lei continuava a sorridere.
Strinse
il bicchiere tra le mani.
Sirius, sta
calmo. Non puoi fare
niente.
Si invece.
Guardalo! Guardalo come le
tocca il braccio!
No Sirius,
infondo non sta facendo
niente di male…
«Al
diavolo» Sirius si alzò di scatto e si diresse a
grandi falcate verso Mary e
Stephen.
«Signori,
scusate l’intromissione…»
Stephen
sorrise a Sirius, un po’ dubbioso. Mary aveva spalancato la
bocca, sorpresa di
vederlo lì.
«Ma
cosa ci…»
«Mac,
vieni con me…»
«Non
ho niente da dirti, Siri..»
Sirius
però non l’aveva lasciata parlare, e con un cenno
del capo a Stephen aveva
afferrato Mary per il braccio, trascinandola dietro di sé
tra le proteste di
questa.
Uscirono
dal ritratto della Signora Grassa, camminarono fino alla cima delle
scale che
stava proprio a fianco dell’entrata.
«Cosa
diavolo ci facevi con quello?»
Mary
emise un verso di sorpresa, poi il suo viso sembrò tingersi
di rosso al tono
arrabbiato di Sirius.
«Black,
ma da quando devo darti conto di quello che faccio?»
«Ma
quello… E’ un’idiota! Maledizione,
Mac!» Sirius continuava a gesticolare,
mentre Mary sembrava talmente sorpresa da non sapere cosa fare.
«Non
è vero, non lo è!»
«Si
invece!» urlò Sirius, più forte. Il
viso di Mary stavolta si tinse di rosso,
acceso di rabbia.
«Ma
mi vuoi dire che cosa…»
Sirius
indietreggiava, mentre Mary avanzava con un dito puntato su di
lui…
«…diavolo
ti importa di ciò che faccio io, eh?…»
Lu
indietreggiava ancora, sempre più impaurito dal suono via
via più stridulo
della voce di lei, fin quando…
«AAARGHH!»
Sirius
non si era reso conto di trovarsi sul primo scalino, quello in cima
della
grande scalinata di pietra e, mentre indietreggiava ancora, era
scivolato su di
esso ed era caduto, rotolandosi giù dalle scale. Mary
cacciò un urlo vedendolo cadere,
si precipitò verso di lui quando lo vide bloccarsi alla fine
della scalinata,
immobile.
Ciao a tutti! :3
Mi scuso per il giorno di ritardo, ma il capitolo ieri non era ancora
pronto e quindi ho preferito prendermi un po' di tempo in
più per renderlo più... leggibile!
Grazie a migiu91, HP_dream, Tenue e Fremiona_TiriVispi per aver
recensito lo scorso capitolo! Troppo gentili <3
Beh, adesso veniamo al capitolo!
Come avrete visto, questo capitolo rappresenta un po' la svolta, no? I
nostri protagonisti stanno arrivando al punto della situazione...
Finalmente! :D
Beh, non vi dico il giorno preciso del prossimo aggiornamento
perché la prossima settimana dovrò affrontare un
esame e un trasloco, quindi preferisco non pronunciarmi inutilmente per
poi deludere le vostre aspettative... Sappiate che il seguito
arriverà presto! ;)
Alla prossima,
Marauder11
|
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Capitolo 37 *** Capitolo Trentasettesimo - Every Little Things (Parte seconda) ***
Capitolo
Trentasettesimo –
Every Little
Things (Parte seconda)
Scalino dopo
scalino, la mia paura cresceva a dismisura. Sirius sembrava non
muoversi, così
quando mi precipitai finalmente al suo fianco, dopo un millesimo di
secondo ero
già intenta a tastargli il polso, per controllare il suo
battito.
Fermo. Immobile.
Nessuna
pulsazione
che io potessi minimamente avvertire.
Non respirava.
Il panico
iniziava
ad assalirmi, ma sopraggiunse nella mia mente la voce di mia madre, una
delle
più brillanti Guaritrici del Regno Unito.
Cara, se dovessi
mai trovarti in una situazione
di emergenza, prima di soccorrere qualcuno, la prima cosa che devi
ricordarti
di fare è mantenere la calma.
Calma, Mary. Continuavo
a ripetermi.
Sono Mary
MacDonald, e lui è Sirius Black, mio compagno di casa che credo di odiare. Beh, non lo odio.
Anzi…
Anzi mi
è
totalmente indifferente… Non provo niente per lui, il mio
dovere è solo
aiutarlo e basta. Devo mantenere la calma e restare distaccata.
Abbassai il capo
poggiando quasi il mio orecchio tra le sue labbra e il suo naso, per
sentire se
respirava.
Appoggia
l'orecchio sulla bocca della persona
da soccorrere e con gli occhi guardi il torace. In più vi
appoggi una mano su
di esso. GUARDI se il torace si muove, ASCOLTI se c'è aria
che fuoriesce dalla
bocca e SENTI con la mano se il diaframma si muove.
Guarda. Ascolta.
Senti.
I secondi
passavano, ma il torace non si muoveva, non sentivo fuoriuscire
l’aria dalla
sua bocca e il diaframma, sotto la mia mano tremante, restava immobile.
Restava una cosa
da fare. La respirazione artificiale.
Mi presi un
attimo
per emettere un lieve sospiro di panico; mi sorpresi di esser riuscita
ad attuare
quel gesto, dato che avevo il fiato mozzato da quando l’avevo
visto cadere per
le scale sotto ai miei occhi.
PER COLPA MIA.
Guardai le sue
labbra e, pensando per un attimo a che effetto mi avevano fatto in
passato in
un’occasione diametralmente opposta, vi appoggiai le mie,
iniziando a soffiare.
Un brivido corse
lungo la mia schiena, ma cacciai in fretta le mie emozioni.
Se provavo tutte
quelle sensazioni al suo tocco, e se mi fossi lasciata trasportare da
esse, non
avrei potuto mantenere la calma.
Questione di
priorità.
Un soffio, due
soffi.
Alzai la testa,
lo
guardai e sentii dinuovo se respirava.
Niente.
Appoggiai
nuovamente le mie labbra sulle sue, cercando di infondere a me stessa
quel pizzico
di coraggio che stavo iniziando a perdere. Avrei potuto non farcela,
questo era
certo.
Lo stavo
perdendo,
anche questo era certo.
Un soffio, due
soffi.
Alzai la testa
e,
notando che ancora il suo torace non accennava a muoversi, due lacrime
calde solcarono
le mie guance.
La disperazione
mi
assalì, ma non potevo piangere, non in quel momento.
Dovevo ritentare
e
non potevo fallire.
Appoggiai le mie
labbra, per quello che sarebbe potuto essere l’ultimo
tentativo.
Accadde
l’inimmaginabile.
Dopo il primo
soffio, avvertii il corpo di Sirius che stava sotto di me fare un
movimento
debole, leggero.
In quelli che si
possono descrivere meno di attimi, prima che potessi fare
alcunché, sentii le
sue labbra premere sulle mie, il suo braccio avvolgere le mie spalle e
la sua
mano destra accarezzare la mia guancia, mentre mi guidava verso un
bacio lento
e dolce che sa di tante cose, o forse di niente.
Era vivo.
Respirava
di nuovo.
In quel bacio
così
delicato, dolce e così – oserei dire, o quantomeno
immaginare – sincero, ci
misi tutta l’ansia del momento precedente
alla sua ripresa e il successivo sollievo o più
semplicemente la più pura gioia
di sentirlo respirare.
Si
staccò, aprii gli
occhi e trovai i suoi intenti a scrutare i miei.
Era debole, lo
capivo dai suoi movimenti lenti e dal suo colorito cadaverico.
«Mi
hai salvato la
vita»
«No,
io… Mi
dispiace, non mi ero resa conto che avresti potuto farti male, non
volevo
davvero… Tu non… Non respiravi»
Iniziai a
singhiozzare
mentre urlavo ancora in preda al panico; in realtà si, gli
avevo salvato la
vita, ma ha rischiato di perderla a causa mia.
«Mary,
va tutto
bene, va tutto bene…»
Si
alzò mettendosi
seduto, e strinse il mio corpo al suo quasi cullandomi mentre mi
sussurrava
parole rassicuranti, come se fossi io quella che, fino a pochi secondi
prima,
aveva rischiato di morire. Mi staccai dal suo abbraccio, ponendo il mio
viso di
fronte al suo e piantando le mie iridi celesti sulle sue grigie.
«Mi
dispiace così
tanto, così tanto» sussurro ancora, singhiozzante,
a mo’ di scuse. Sorride
lievemente, forse come mai lo avevo visto fare a me.
«Di
avermi salvato
la vita?»
Emetto un
risolino
ansioso tra le lacrime, poi mi tuffo di nuovo, e senza pensarci un
attimo, fra
le sue braccia, come se l’avessi sempre fatto, quasi come se
fosse naturale rinchiudersi
fra le braccia della persona con cui vai meno d’accordo al
mondo, che fino a
pochi istanti prima credevi di odiare.
Tutta questa
situazione ha dell’incredibile, mi dico mentre
affondo la mia testa
sull’incavo del collo di lui, ma non posso negare che sto
così bene adesso, tra
le sue braccia. Sembrano quasi fatte apposta per accogliermi. Il calore
del suo
corpo mi invade, in un attimo capisco che è lì,
esattamente lì che dovrei
stare.
Ci stacchiamo,
scrutandoci un po’ negli occhi. Poi lo vedo chiudere gli
occhi e sospirare, in
un gesto di debolezza.
«Devo
portarti in
infermeria»
«No,
sto bene. Non
preoccuparti»
Lo ammonisco con
lo sguardo, lui continua a sorridere lievemente.
«No.
Ti aiuto ad
alzarti e andiamo, dai…» mi alzai, sistemai il mio
vestito rendendomi conto
che, in quegli attimi, si era alzato un po’ troppo e arrossii
lievemente. Mi
voltai immediatamente a guardarlo e lo vidi sghignazzare mentre
osservava le
mie gambe, aveva intuito i miei pensieri. Alzai gli occhi al cielo e
gli porsi
la mia mano.
«Su,
andiamo»
Afferrò
la mia
mano senza staccare i suoi occhi dai miei, serio. Quel contatto mi fece
tanto
bene quanto male, perché dopo quel bacio, dopo quei momenti
di estremo affetto così
surreali, non sapevo cosa aspettarmi da lui.
Tutta quella
sintonia, quel calore e quella passione… Pensandoci, non so
più se ho sognato
tutto ciò o se è tutto accaduto veramente.
Era stato tutto
così… Irrazionale.
Quegli occhi che
sembravano fissarmi con tanto amore, come mai avevano fatto, mi stavano
mentendo?
O erano forse
sinceri?
Non credo.
Ma questo
dubbio,
sento, mi affliggerà per un po’.
«Davvero,
Mac. Sto
bene, non c’è bisogno…» Si
pone davanti a me, e improvvisamente mi accorgo che
è un pizzico più alto di me, ma non tanto. Potrei
ancora fare un movimento e
afferrare quelle labbra che si muovono adesso per parlare, di fronte a
me.
Pianeta terra
chiama Mary.
Mi riscuoto, lui
mi osserva con un sopracciglio inarcato.
«Mac,
sicura di
stare bene? Non hai una bella cera…»
«Beh…
Sai, nemmeno
tu! Andiamo»
In un guizzo lo
afferro per il braccio e sento un brivido percorrere il mio corpo, la
mia pelle
rizzarsi. Lui sussulta al mio contatto, ma non cerca di liberarsi della
mia
presa debole anche se potrebbe.
«E va
bene…»
Gli sorrido, e
lui
sembra rincuorarsi della mia espressione diversamente
corrucciata, che solitamente dedico a lui, e ricambia il mio
gesto con un
sorriso splendente.
Diamine,
eppure sembra così sincero.
Afferro
il suo braccio e lo faccio passare dietro le mie spalle, per lasciare
che si
appoggi a me. Si volta improvvisamente a guardarmi, vedo un pensiero
affacciarsi dai suoi occhi e sparire, mentre si avvicina al mio viso
guardandomi le labbra e poi, inaspettatamente, si ritira.
Camminiamo,
in silenzio, fino alla porta dell’infermeria.
«Signorina
Chips, signorina Chips!» busso alla porta e chiamo a bassa
voce, mentre lui non
mi stacca gli occhi di dosso.
Sentiamo
dei passi da dietro la porta. Uno sportellino scorrevole fissato su di
essa si
spalanca, rivelando gli occhi di Madama Chips, l’infermiera
di Hogwarts.
«Che
succede?»
«Il
signor Black è caduto dalle scale e ha perso conoscenza, il
suo cuore non… Non
batteva e io l’ho rianimato ma… E’ molto
debole»
Vedo
gli occhi di Madama Chips spalancarsi sempre più mentre
parlo, poi d’improvviso
la porta si spalanca.
«Merlino,
Signor Black, è una fortuna che lei sia vivo!»
«E’
grazie alla signorina MacDonald, in realtà» Sirius
si volta a guardarmi mentre
dice queste parole, nel frattempo Madama Chips lo fa sdraiare a forza
su uno
dei tanti lettini vuoti dell’ampia infermeria.
«Ha
ragione! Signorina, dove ha imparato a…»
«Mia
madre. E’ una Guaritrice e… Ecco, mi ha insegnato
qualcosa» rispondo io
sorridendo, seppur imbarazzata.
«Oh,
credo che anche lei dovrebbe intraprendere quella strada, sa? Se
è vero che il
suo cuore si era fermato, devi essere stata davvero brava a
rianimarlo… Signor Black, stia
seduto, per l’amor del
cielo!»
Madama
Chips ammonisce Sirius che non vuole saperne di stare sdraiato e io mi
lascio
sfuggire un risolino. Ma lui si rialza mentre lei è intenta
a rovistare tra le
varie pozioni rigeneranti, e punta il suo sguardo, che ora sembra
improvvisamente malizioso, su di me.
«Oh,
si… Diciamo che la signorina ci sa
fare»
Sta
alludendo al bacio. Sento le mie guance avvampare, mentre mi volto in
fretta a
guardare qualcosa che non sia Sirius o Madama Chips.
Mi rendo conto
che
non è carino pensare una cosa del genere, ma devo dire che
adesso che Josh se
n’è andato, mi sento quasi più leggera.
In un certo
senso,
meno colpevole.
Avrei voluto
dirgli tutto, ma a quanto pare aveva già capito
più di me, forse anche prima di
me. Lascio vagare il mio sguardo lungo la Sala e, mentre formulo quei
pensieri,
vedo Remus, e un’idea attraversa la mia mente.
Quel giorno,
dopo
aver soccorso James, l’avevo visto parlare con
Josh…
Era forse stato
lui a insediare dubbi nella mente di Josh riguardo me e James?
Mi incamminai
verso di lui, volevo sapere, ma man mano che mi avvicinai, vidi che non
era
solo. Quella visione mi lasciò sorpresa; vidi Lene e Remus
reggere qualcun
altro.
Seconda sorpresa.
Entrambi
reggevano
James che sembrava davvero messo male.
Era ubriaco e
continuava ad urlare parole sconnesse.
Arrivai vicino a
loro e, mentre Remus e Lene mi lanciavano i loro sguardi esasperati,
Potter
iniziò ad urlare in mia direzione.
«LILYY!
DOVE ERI
FINITA EH? CON QUEL… QUEL JOSH, VERO?»
iniziò a piagnucolare, mentre si
dimenava tentando di liberarsi dalla stretta dei due posti al suo
fianco.
«Lene,
se vuoi
puoi andare, aiuto io… Remus…»
Lene mi guarda e
sorride lievemente, capisce che volevo toglierla da una situazione
imbarazzante
e mi ringrazia tacitamente, dato che era in compagnia di Remus, ma la
vedo
arrossire lievemente.
Impacciata, mi
risponde «Oh, non ci sarebbe niente da fare, in
fondo… Voglio dare una mano
anch’io»
Vedo Remus
voltarsi verso di lei e sorriderle amorevolmente, con gli occhi ambrati
pieni
di gratitudine e affetto. Lei non se ne accorge, non vede come la
guarda.
Scuoto la testa e incrocio le braccia, sorridente.
«Lo
portiamo di
sopra?» chiede Remus leggermente rosso in viso, ha capito a
cosa era dovuta la
mia espressione superba rivolta proprio a lui.
«Si
dai, andiamo»
dico io, aiutando Lene a reggere James.
Rivolgo il mio
sguardo a James, lo vedo
scrutarmi senza timore.
«Lily,
ti prego, lascia perdere quell’idiota…»
dice fissandomi compassionevole. Non posso fare a meno di notare la
bellezza
delle sue iridi nocciola che sembrano attrarre le mie come una calamita.
Apro la bocca
per replicare, ma so che non
servirebbe. E’ ubriaco, non ragiona.
«Io…
io ci tengo davvero a te, credimi Lily!
Credimi, per favore! Diglielo, Remus… DIGLIELO!»
inizia ad urlare, liberandosi
della nostra presa. Poi crolla a terra, continuando a sussurrare parole
impercettibili.
«Va
bene amico, adesso ti porto su…» Remus
carica James su una spalla e lancia un’occhiata a me e
Marlene, che lo seguiamo
fino al dormitorio.
Apre la porta
del dormitorio che è in penombra,
del tutto vuoto. Poggia James piano sul suo letto e gli imbocca le
coperte.
«Shhh…
Shhh
James, calmati…»
«Lily,
LILY! Dov’è
Lily? E’
uscita dinuovo con quello, non è vero? Ah ma adesso mi
sentirà quel… quel… Come
diavolo si chiama, Rem?! Vado a picchiarlo, VADO!»
Mi avvicino a
James che adesso mugola
nuovamente, mentre si dimena dalle braccia di Remus che tenta di
tranquillizzarlo.
«James,
James… Sono qui, sono… Lily»
Spalanca gli
occhi allarmato, in un gesto che
mi spaventa non poco. Afferra la mia mano e la stringe, mentre si
sistema sul
suo letto. Mi siedo, e guardo Remus e Lene in piedi davanti a me,
intenti ad
osservarci.
«Andate,
resto io con lui…» dico in un sussurro
che evidentemente udirono, dato che poco dopo escono entrambi dal
dormitorio
chiudendosi la porta dietro le spalle.
Torno a guardare
James, che sembra dormire
beato come un bambino. Accarezzo con una mano i suoi capelli
perennemente
arruffati, mentre l’altra è ancora stretta nella
sua. Guardo il suo corpo e
noto, arrossendo, i suoi addominali attraverso la sua camicia bianca
abbastanza
attillata. Ha un corpo scultoreo; perfetto, oserei dire.
Stavo per
addormentarmi da seduta quando,
improvvisamente, mi riscuoto. Lascio la sua mano e mi alzo dirigendomi
verso la
porta ma, quando mi ritrovo ad un passo dall’aprire la
maniglia, sento un
botto. Ha sentito che stavo andando via e si era alzato, poi era
crollato
rovinosamente a terra.
«James,
James… Va tutto bene?»
Alza la testa,
mentre io sono chinata verso il
suo viso. Mi guarda con occhi spaesati, capisco che non si è
ancora ripreso
dalla sbornia, nonostante abbia dormito forse un’ora o probabilmente due.
«Dimmi
che lo lascerai, ti prego»
«L’ho
già lasciato…» dico subito e quasi
automaticamente, voltandomi a guardare chissà che. Lo vedo
alzarsi
immediatamente, rizzarsi in piedi e guardarmi gioioso, chiaramente
però ancora
privo di lucidità.
«Sono
così felice, così felice! Lily, io ci
tengo davvero a te, davvero davvero davvero… COSI’
TANTO!» conclude urlando e
spalancando le braccia, quasi a volermi mostrare quel
“tanto” che mi stava
urlando, facendomi sussultare…
Non so dire se
la mia reazione fosse dovuta al
suo tono di voce così alto però, oppure alle sue
parole che suonano così…
Sincere.
Tutti dicono che
quando si è ubriachi, si perde
la lucidità. Non si è più razionali e
quindi, quei pensieri, compromettenti o
meno, che passano per la nostra testa e noi teniamo per noi stessi,
escono
fuori senza che noi ce ne rendiamo conto.
In altre parole,
quando si è ubriachi si è
involontariamente sinceri.
«Dici
sul serio?» chiesi a lui, quasi volendo
trovare conferma di ciò che stavo pensando.
Si
avvicinò a me, ancora barcollante, e pose il
suo viso a pochi centimetri dal mio.
Puzzava
terribilmente d’alcool, ma i suoi
occhi… I suoi occhi erano pieni di gioia, sembravano
lanciare scintille, e
facevano ancora quello strano effetto magnetico
ai miei. Così non riuscì a muovermi, mentre lui
accarezzava lievemente la mia
guancia e sussurrava piano.
«Ma
certo Lily, certo che dico sul serio.»
«Ma…
Ma perché ti sei ridotto così?» chiedo,
in
un sussurro angoscioso che temo non udirà.
Posso vedere i
muscoli del suo viso contrarsi
per sorridere, nonostante la penombra, e poi tornare a rilassarsi in
un’espressione piuttosto triste.
«Perché
sto male Lily, quando ti vedo con lui… Davvero non capisci
quanto tu sia
importante per me?»
Gli regalo un
sorriso, e lui sembra essere
ancora più felice di prima, vedendolo.
Lo aiuto a
sdraiarsi nuovamente e, finalmente, cade in un sonno profondo in pochi
minuti.
Gli lascio un bacio sulla guancia prima di uscire dal dormitorio, con
qualche
chiazza sulle guance rosee e un sorriso incerto ma autentico dipinti
sul mio
viso candido.
«Io…
io vado a letto, buonanotte» vedo Remus
ridestarsi al mio tono distaccato, mi guarda negli occhi e per un
attimo scorgo
confusione nel suo sguardo, come se fosse combattuto tra il dire
qualcosa e
fare qualcos altro.
Quando sto per
aprire la porta del mio
dormitorio, mi sento chiamare. Scendo le scale, mi affaccio verso il
pianerottolo in basso, alla base delle scale dei dormitori, e vedo
Remus in
piedi, con ancora quello sguardo incerto in viso.
«Mi
hai chiamato?» chiedo, con gli occhi
sbarrati di curiosità.
Non parlavamo da
quel fatidico pomeriggio al
lago, in cui avevo capito che tra noi non ci sarebbe mai stato nulla di
più di
una semplice amicizia.
Che io,
ahimè, avevo scoperto di non volere.
«Io,
ecco… In verità si… Che ne dici di
scendere ancora un po’ giù alla festa? Non ricordo
di aver visto Sirius, mentre
James e Peter sono KO… Non ho sonno, credo che sarebbe
meglio restare ancora
giù per un po’, perché sai, alla
fine…»
Interrompo il
suo monologo contornato da tanta
ansia e insicurezza, dato che non mi guarda negli occhi nemmeno per un
attimo,
mentre parla e si sfrega le mani.
«Va
bene, scendo con te…Nemmeno io ho sonno, in
effetti»
Alza la testa di
scatto, mi guarda finalmente e
mi sorride, anche se lievemente. Io gli sorrido rassicurante,
così la sua
espressione diviene infine più tranquilla.
Arrivati in Sala
Comune molti ci osservano, e
sussurrano chissà che. Vedo lo sguardo di Remus irrigidirsi,
lo guardo e
sorrido.
Qualunque
cosa dicano, non importa. Sono solo pettegolezzi.
«Remus,
Lene! Venite qui!» Alice, che sta sul
divano più ampio con Frank, ci fa un cenno della mano mentre
entrambi sorridono,
così ci avviciniamo a loro dopo esserci scambiati uno
sguardo d’intesa.
«Ali!
Hai visto Mary?»
«No, in
effetti!»
risponde la mora, incupita.
«Eppure…»
sussurra
Frank, mentre fissa il fuoco.
«Cosa,
tesoro?»
gli chiede Alice, attenta.
«Eppure
mi sembra
di averla vista uscire con Sirius, un po’ di tempo
fa…»
«Da
soli?» chiede
Remus, dubbioso, con un’espressione che ha
dell’incredibile. In effetti, che
potevano fare Sirius e Mary da soli? Non si parlavano nemmeno,
ultimamente.
Frank sorride
malizioso, e risponde
«Oh,
ma non vi
allarmate! Credo stessero bisticciando…»
Noi tutti
scuotiamo la testa con disapprovazione, e sorridiamo lievemente.
Vedo Remus
incupirsi.
«Tutto
bene?»
chiedo a bassa voce, dubbia.
«Non
so… Sono
usciti da un po’ e nessuno dei due è ancora
rientrato… E se li andassimo a
cercare?» Annuisco immediatamente, in effetti è
strano che non siano rientrati.
Ci congediamo in fretta dalla coppietta storicamente felice, e usciamo
dal buco
del ritratto. Mi rendo conto di essere molto tesa; che dirò
adesso che siamo
rimasti da soli?
«Signorina
MacDonald, adesso può andare. Terrò Black in
osservazione per tutta la notte»
Sirius mi guarda
con una faccia da cane bastonato, la Chips lo ammonisce con sguardo
omicida
ogni volta che prova ad alzarsi. E’ molto debole, ha ragione
l’infermiera a
tenerlo a riposo.
Mi incammino
verso
l’uscita, ma poco prima di aprire la porta mi rendo conto che
non voglio
andarmene. Non voglio lasciarlo lì, dopo quello che ha
appena passato.
Sospetto che
incida il senso di colpa nella mia improvvisa volontà di
assisterlo, ma in
fondo so che, se lascerò quella stanza in quel momento, non
saprò mai cosa ha
significato quel bacio; probabilmente, il giorno dopo, saremmo tornati
a bisticciare
e…
No, dovevo
sapere.
«Signorina
Chips?»
mi volto e vedo Sirius alzare la testa di scatto dal cuscino, sorpreso
di
vedermi ancora lì. L’infermiera alza la testa,
mentre prepara chissà quale
intruglio da somministrare al suo paziente-prigioniero.
«Si,
signorina
MacDonald?»
«Mi
chiedevo se…
Potessi restare qui, stanotte. Insomma, non c’è
nessuno qui e…»
«Oh
no, niente
storie! Non se ne parla nemmeno»
Vedo in
lontananza
Sirius alzarsi a fatica dal suo letto, tremante. Mi precipito subito da
lui per
paura di vederlo nuovamente crollare sotto ai miei occhi, e lo vedo
lanciarmi
un occhiolino mentre Madama Chips sbraita sotto gli occhi di entrambi.
«Oh,
Miss Chips…» esclama Sirius con
espressione svenevole. Subito attira l’infermiera che si
precipita da lui e
inizia a tastargli la fronte, preoccupata.
«Sa,
credo che stare in compagnia della
signorina MacDonald possa solo far bene sia a me che a
lei…» continua con lo
stesso tono e la stessa espressione di chi sembra a un passo dalla
morte.
Trattengo un
risolino per un pelo, fingendomi
preoccupata per reggere il suo gioco.
«E
perché mai, signor Black?» chiede Madama
Chips, attenta e improvvisamente premurosa.
O Merlino, non
ditemi che anche lei ha un
debole per Black!
«Beh,
dopotutto si è rivelata un’ottima
soccorritrice, no? E poi almeno lei potrà dormire
tranquilla… Suvvia Poppy, non
mi dica che la mia proposta non la alletta nemmeno un
po’!» Si avvicina piano
all’infermiera passandole un braccio attorno alle spalle,
come se stesse
parlando con una sua spasimante o qualcuno che conosce da tempi
immemori.
«Mi
dica, da quanto tempo non dorme per una
notte intera?» chiede lui a bassa voce in tono confidenziale,
scrupoloso e
quasi dispiaciuto a lei, che subito si incupisce.
«Beh,
io… In effetti…»
Sirius batte le
mani, sorridendo vittorioso e tradendo
la sua aria debole per un attimo. Si rende conto dell’errore
e subito rimedia
con un sospiro e una mano sulla fronte, come se stesse per avere un
mancamento.
«Signor
Black, si sdrai!»
Lui mentre si
sdraia le afferra la mano, la
guarda negli occhi con uno sguardo compassionevole.
«Allora
siamo d’accordo?» chiede con voce
suadente.
Madama Chips
arrossisce lievemente e un sorriso
da ebete, più simile ad una smorfia in effetti, affiora sul
suo viso.
Non è
possibile. E’ riuscito ad aggirare ANCHE Madama Chips!
Penso, con
espressione incredula e allo stesso
tempo divertita. Questa fa un accenno rapido del capo e si allontana da
noi,
chiudendosi nel suo studio a piccoli passi incerti.
«Non
è… Non è possibile, sei riuscito a
convincerla!» dico, guardando ancora la porta dietro cui
è sparita
l’infermiera. Sposto il mio sguardo verso di lui e gli vedo
fare un’alzata di
spalle.
«Ho i
miei mezzucci, Mac…»
Rido incredula,
e lui mi segue, mentre si
sistema meglio sul cuscino e posiziona le sue braccia dietro la nuca.
Sento i suoi
occhi puntati su di me mentre sono
impegnata a guardare un punto indefinito della stanza.
«Mary?»
chiede incerto.
«Mmm?»
rispondo io, mentre mi sistemo su una
seggiola.
«Perché
hai deciso di restare? » chiede, serio,
invogliandomi con gli occhi a ricambiare il suo sguardo. Apro la bocca
per
parlare, ma poi la richiudo, incerta sul da farsi. Si solleva dal
cuscino per
osservarmi meglio, in attesa.
Ha
un’espressione tenera dipinta in viso, che
non ho mai visto prima. Ha la testa leggermente inclinata su di un lato
e gli
occhi ben aperti, mentre la sua bocca è socchiusa in
un’espressione curiosa. La
sua attenzione è tutta rivolta a me.
«Beh…
Io… Non so» dico, mentre mi guardo le
mani nell’atto di sfregarle.
Lo vedo alzarsi
dal letto con la coda
dell’occhio, si china verso di me ponendosi alla mia stessa
altezza, poi sento
la sua mano sul mio mento, mentre cerca di avvicinarlo al mio viso.
«Hey…»
«…Hey»
rispondo, sorridendo incerta, mentre
ancora regge il mio viso con un dito, e mi scruta.
«Dimmi
cosa c’è che non va…» mi
chiede, mentre
lo vedo inghiottire qualcosa di inesistente. Sembra nervoso, ma lo
è quanto me?
Coraggio
Mary, digli la verità.
«Perché…
Perché mi hai baciata?» chiedo in un
sussurro, poco dopo mi rendo conto che probabilmente non mi ha sentita,
ma lo
vedo stringere la mia mano, con una nota insicura nella sua voce.
«Perché…
Io… Non so bene come spiegarlo…» dice
lui borbottando, chiaramente confuso.
Sospiro e mi
volto a guardare qualcosa che non
sia lui.
Povera
illusa. Credevi l’avesse fatto perché gli piaci?
Lui sembra
accorgersi della mia espressione e,
con un gesto lento e delicato della mano, pone dinuovo il mio viso di
fronte al
suo.
«Quello
che so è che non ti sto prendendo in
giro, davvero… Tu per me non sei…
l’ennesima conquista»
«Black,
non attacca…» dico risoluta mentre mi
alzo. Lui si alza e afferra il mio braccio, capendo che sto per
allontanarmi da
lui.
«Dico
sul serio… Tu…»
«Io?»
chiedo, incerta ma desiderosa di sapere,
mentre mi avvicino nuovamente al suo viso. Siamo entrambi in piedi, uno
di
fronte all’altro, e ci scrutiamo negli occhi, entrambi
desiderosi di trovare
una soluzione ai nostri dubbi negli occhi dell’altro.
«Quando
sono con te… Sento tante cose, sai?»
dice lui, sorridendo sghembo. Sembra quasi un bambino che ha appena
scoperto
dell’esistenza di babbo natale, seppur contenendo il suo
entusiasmo. Leggo l’insicurezza
e oserei dire la paura di agire nei suoi occhi,
un’espressione che non si
abbina al suo viso spavaldo e sorridente, sempre sicuro.
«Cosa?»
chiedo io, ansiosa.
«Non
so bene come spiegarlo, non mi è successo…
Mai, in effetti»
Il mio cuore
salta un battito, o forse due,
forse tre.
Non so dire di
preciso per quanto tempo
trattengo il respiro, mentre lo vedo indeciso sul da farsi, a pochi
centimetri
dal mio viso.
Un
moto
di coraggio mi investe, in pochi secondi mi avvicino al suo viso e
pongo le mie
labbra a un millimetro dalle sue. Mi guarda negli occhi e, un secondo
dopo,
taglia tutte le distanze poste tra noi, baciandomi nuovamente.
Appoggio le mani
dietro la sua nuca, intrecciando
le dita tra loro, mentre lui regge i miei fianchi con entrambe le mani,
stringendomi
delicato.
Interrompo il
bacio ancora una volta lento e
dolce, poggiando la mia fronte sulla sua e tenendo i miei occhi chiusi.
«Ci
tengo davvero a te, Mac… Credimi » mi sussurra
con tono fermo ma leggermente malinconico.
Apro gli occhi
battendo più volte le mie ciglia
lunghe, mentre ancora siamo stretti l’uno nelle braccia
dell’altra, e osservo i
suoi occhi grigi. All’interno, sembrano distinguersi delle
pagliuzze scure,
forse blu, ma il grigio che domina le sue iridi è limpido,
quasi vicino
all’azzurro adesso, e gli occhi sono lucidi, raggianti.
«Non
è facile per me crederti…» Sussurro io,
pentendomi poco dopo di quelle parole pronunciate, dato che la sua
espressione
muta da serena a inquieta.
Chiude gli occhi
per un attimo in un gesto
sconsolato, poi li riapre.
«Io…
Lo so e mi dispiace… Ma io non ho mai
provato niente di simile, davvero, con nessun’altra»
Gli accarezzo i
capelli neri e ondulati,
delicatamente, mentre lo vedo osservarmi ancora, quasi come se non
potesse
staccare i suoi occhi dal mio viso.
«Nemmeno
io…» dico sorridendo.
Lui risponde con
un sorriso raggiante, e mi
lascia un bacio delicato sulle labbra. Ridacchiamo entrambi, mentre lui
mi
accarezza i capelli guardandoli incantato.
Sono Mary
MacDonald, e sono tra le braccia del
tanto odiato Sirius Black.
Sono felice in
questo momento, come mai avevo
immaginato di poter essere con il ragazzo più donnaiolo,
prepotente e odioso
della scuola.
Sono innamorata
di lui, negarlo a me stessa mi
renderebbe più insulsa di quanto io già mi senta.
E
sto rischiando davvero, davvero troppo.
Ma
mi avvicino al suo viso baciandolo stavolta meno incerta e con
più passione,
mentre sono ancora stretta tra le sue braccia e lui tra le mie. Mi
sento
stringere di più nel suo abbraccio, e sento le sue labbra
soffici e carnose
curvarsi in un sorriso mentre risponde al mio bacio.
La
porta si spalanca, rivelando due figure a dir poco sbigottite data la
scena che
gli si para davanti. Ci stacchiamo in un attimo, mentre finalmente
qualcuno di
noi rompe il silenzio.
«Merlino…
Cosa diavolo è successo?»
«Oh,
amico… Storia lunga» risponde Sirius mentre mi
guarda interrogativo.
Hem
Hem... Scusate per il ritardo, mi rendo conto che sono in ritardo di
una settimana D: Ma ho avuto esami e non ho avuto il pc con me, quindi
anche volendo pubblicare mi era davvero impossibile! Grazie a
Fremiona_TiriVispi, Lettriceappassionata e HP_dream per aver recensito
lo scorso capitolo!
Spero che io possa farmi perdonare con questo che... Insomma, porta ad
un punto la coppia di Sirius e Mary ma i dubbi che affliggono entrambi
non rendono di certo le cose facili! STAREMO A VEDERE.
Spero continuerete a leggere, mi aspetto tanti
commenti/consigli/suggerimenti da parte vostra! Mi raccomando!
Grazie mille, vi adoro tutti.
Alla prossima!
Baci, Marauder11
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Capitolo 38 *** Capitolo Trentottesimo - Bassi fondi e regnanti ***
Capitolo
Trentottesimo – Bassi fondi e regnanti
Continuavamo
a
guardarci tutti e quattro, in silenzio.
Io
e Sirius
imbarazzatissimi tentavamo di reggere gli sguardi sbigottiti di Remus e
Marlene, che stavano ancora vicino alla porta d’ingresso
dell’infermeria.
In
realtà, i loro
visi più che sbigottiti sembravano in attesa di qualcosa;
magari si aspettavano
che da un momento all’altro uno di noi dicesse
“Scherzetto! Ci siete cascati
eh?!” per poi ridere tutti insieme della situazione. Ci
guardavano, mi venne
anche da pensare, come se fossimo dei mollicci che in quel momento
avevano preso
le sembianze dei loro amici oppure sotto l’effetto della
polisucco, e quindi
sembrava stessero aspettando che riprendessimo la nostra forma
originale per
poterci smascherare.
Perché
è
impossibile vedere Sirius e Mary baciarsi così dolcemente,
stretti l’uno nelle
braccia dell’altra; impossibile vederli sorridere mentre sono
persi l’una negli
occhi dell’altro.
No,
non poteva
essere.
Marlene
sembrava
assente, il suo sguardo vacuo roteava a mezz’aria tra le
figure di Sirius e Mary;
sembrava fosse pietrificata. Remus
invece, seppur immobile, scrutava alternativamente i due e, data la sua
espressione facciale, né Sirius né Mary
riuscirono a captare la natura dei suoi
pensieri.
Ma
qualcosa sembrò
cambiare.
Lene
si riscosse,
e si avvicinò piano a Mary, mentre lanciava occhiate furtive
a Remus, come per
invitarlo a fare lo stesso.
«Mary…
Cosa…?»
chiese a bassa voce e deglutendo la bionda all’amica mentre
mandava occhiate a
Sirius. Mary arrossì lievemente, e afferrò la
mano dell’amica trascinandola
fuori dall’infermeria. Remus seguì le due con lo
sguardo; uscite dalla porta, i
suoi occhi furono puntati su Sirius che, nel frattempo, si era seduto
sul letto
e aveva dipinta sul suo viso un’espressione che forse voleva
risultare
indifferente.
«Hem
hem»
Sirius
si
riscosse, quando si accorse di avere Remus seduto al suo fianco.
Spostò lo
sguardo verso di lui, e questo lo guardava con aria compiaciuta,
trionfante.
Sirius
sospirò e alzò
gli occhi al cielo, mentre Remus continuava ad osservarlo.
«Senti
Rem, non
iniziare…»
«Iniziare?
A fare
che? Non ho fiatato!» disse Remus sorridente, mentre alzava
le mani in alto in
segno di resa.
Sirius
sbuffò,
l’espressione soddisfatta sul viso di Remus si fece ancora
più evidente.
«Stavamo
litigando, quando sono ruzzolato giù dalle scale…
Non ricordo molto, so solo
che quando mi sono risvegliato avevo le labbra di Mary incollate alle
mie… Dice
che… che il mio cuore si era fermato, così ha
praticato la respirazione
artificiale…»
Remus
era rimasto
in silenzio, stranamente, e Sirius capì perché
poco dopo. Si voltò in direzione
dell’amico e notò che la sua espressione era
mutata del tutto.
Il
terrore era
dipinto sul suo viso. Le sue labbra erano bianche, il suo colorito,
seppur già
di natura pallido, era sparito e sembrava avere gli occhi fuori dalle
orbite.
Sirius poggiò una mano sulla spalla dell’amico, e
gli sorrise rassicurante.
«Amico,
va tutto
bene adesso…»
Remus
si alzò di
scatto, iniziando a dirigersi a grandi falcate verso la porta.
«Ma
perché diavolo
non ci ha avvertiti? Per Godric, sono sicuro che se James sapesse
questa storia
sarebbe furibondo! Tu potevi morire! Ah no, ma stavolta»
«Remus,
basta!»
Prima
che Remus
potesse raggiungere Mary in corridoio, Sirius cacciò un urlo
deciso in
direzione dell’amico che interruppe il suo monologo
immediatamente.
«Ma
Sirius…»
«Lo
capisco, Rem,
ma lei ha pensato intanto a salvarmi la vita, capisci? Avresti
preferito che mi
avesse lasciato lì per chiamare te e James?»
chiese Sirius lentamente. Remus lo
fissò. Si scambiarono uno sguardo d’intesa,
così Remus tornò a sedersi al
fianco di Sirius, senza proferire parola.
Stettero
qualche
secondo così, in silenzio, in attesa di sentire
ciò che aveva da dire l’altro.
«Sirius…
io non
vorrei, ma insomma… Cos’è successo tra
voi?»
Sirius
sbuffò in
un risolino e guardò finalmente l’amico, che lo
osservava con espressione
curiosa, in attesa.
«Al…
Al mio
risveglio mi sono ritrovato con le sue labbra sulle mie e…
Mi è sembrato tutto
così… Surreale. Capisci? Ricordo di aver aperto
gli occhi e di aver visto i
suoi chiusi e la sua fronte corrugata, concentrata… E poi
notai le sue guance,
e vidi che delle lacrime che scendevano lungo di esse… E le
sue ciglia erano
inumidite… Non so perché ma mi sono ritrovata a
baciarla, ecco…»
Remus
lo guardava
con espressione a dir poco sbigottita in volto, come se non
riconoscesse
l’amico davanti che a tratti sorrideva mentre parlava di
Mary.
Sirius
e Mary?
COSA?
Insomma,
lui
immaginava che tra i due potesse nascere qualcosa, non facevano altro
che bisticciare
certo, ma aveva notato i loro intrecci di sguardi. Non si erano
indifferenti,
senza dubbio. Aveva anche sbattuto in faccia la verità a
Sirius, tempo prima,
che si era detto tra l’altro più e più
volte indifferente alla cacciatrice di
Grifondoro.
E
adesso?
Adesso
Sirius
sembrava così addolcito dal pensiero di Mary,
l’aveva baciata. E ne parlava
senza problemi, senza paura di mostrarsi felice di
averlo fatto!
Sirius
addolcito?
Insomma,
possibile
che una caduta dalle scale potesse mettergli la testa a posto?
Si
riscosse dai
suoi pensieri in quelli che potevano definirsi attimi, o forse un bel
po’ di
minuti, visto che Sirius continuava a sventolare una mano davanti al
viso
dell’amico che sembrava caduto in trance.
«Sir?»
«Si,
Rem»
«E…
adesso?»
L’espressione
di
Sirius si fece più cupa improvvisamente. Si alzò
dal letto e, quando parlò, lo
fece dando le spalle all’amico.
«Lei…
Lei non si
fida abbastanza di me… Io…» Sirius
sbuffò sonoramente, mentre si stringeva i
capelli con le mani. Si girò di scatto verso Remus, che gli
rivolgeva uno
sguardo dispiaciuto ma allo stesso tempo consapevole.
«Beh,
non puoi
biasimarla…»
«Lo
so Lunastorta,
lo so… Ma che devo fare?»
Remus
si alzò,
ponendo le sue mani dentro le tasche dei suoi pantaloni.
Iniziò a camminare
avanti e indietro, mentre rivolgeva delle occhiate distratte al
soffitto.
«Aspettare,
immagino…»
«Aspettare?»
«Si,
beh… Dovrai
dimostrarle che tu tieni sul serio a lei. Conquistare la sua fiducia,
capisci?»
Sirius
annuì
distrattamente, mentre tastava con le mani la sua camicia da notte.
«Tanto
per essere
chiari: dovrai smetterla di lanciare occhiate maliziose a tutte le
ragazze che
passano davanti ai tuoi occhi, non dovrai dare importanza alle loro
attenzioni,
smetterla di attirare la loro attenzione…» contava
Remus con le dita, mentre un
sorriso sghembo campeggiava sulle sue labbra.
«Ma
così dovrò
lasciare campo libero a James!» disse Sirius con foga, con
un’espressione molto
simile a quella di un bambino capriccioso, anche se sotto sotto rideva.
Sirius
si ridestò
quando vide Remus sorridere malizioso.
«Oh
amico, non
credo che a James importi fare il donnaiolo…»
«Ma
come? A
proposito! Perché quel mascalzone non è qui a
piangere al mio capezzale?» Le
labbra di Remus si incurvarono in un sorriso compiaciuto ancora una
volta.
«E’
su, con Lily… In
realtà non lo sa, perché è
ubriaco fradicio, ma sta dichiarando tutto il suo amore a
lei» concluse
sghignazzante.
Sirius
dapprima fu
incredulo, poi la sua espressione mutò.
Entrambi
gli amici
iniziarono a ridacchiare malandrinescamente, fin quando
un’imperscrutabile Lene
e un’ansiosa Mary fecero il loro ingresso nella stanza.
Camminarono verso i
due, poi Mary si pose proprio davanti a Sirius, che la tirò
a sé con un braccio
in un gesto d’affetto. Lei si liberò in fretta
dalla presa, e lo fissò
finalmente negli occhi, tesa.
«Noi…
noi dobbiamo
parlare, Sirius»
Camminava
a passo
spedito verso l’aula di Difesa.
Era
in ritardo.
Incredibilmente
e
straordinariamente in ritardo, come mai lo era stata.
Era
una
studentessa modello, a detta di tutti una delle migliori del suo anno e
forse
tra i più talentuosi dell’intera scuola.
Lei,
rigorosa e
altezzosa studentessa, ligio prefetto di Grifondoro, era in ritardo.
Era
capitato più
volte quell’anno, e prima di entrare al sesto anno non le era
mai successo.
MAI.
Pensava
a questo
quando entrò nell’aula, ed era più che
infuriata con sé stessa per il suo
mancato rispetto delle regole.
«Signorina
Evans.
Mi dispiace, ma devo. 5 punti in meno per Grifondoro, per il suo
ritardo»
Lily
era
mortificata. Aveva appena aperto bocca per spiegarsi ma ormai non aveva
senso.
«Professor Foreigner… Mi scusi, non era mia
intenzione…»
«Ne
sono certo
cara, ma sono le regole. Accomodati, prego»
Le
ragazze la
guardarono preoccupate ma nessuna di loro le aveva tenuto il posto.
Lanciò uno
sguardo omicida a Mary, che la ricambiò dispiaciuta dalla
sua postazione, che
divideva con Alice.
Ottimo!
Mentre
osservava
la stanza in cerca di un posto a sedere, il professor Foreigner
intuì i suoi
pensieri
«Signorina
Evans,
non sono rimasti molti posti a sedere, come vede. Si metta vicino al
signor
Piton»
James
si rizzò
sulla sedia, quasi come se questa avesse improvvisamente le spine.
Allungò il
collo per seguire Lily con lo sguardo, mentre Sirius al suo fianco
lanciava
occhiate minacciose a Severus.
Oh,
non poteva
andare peggio di così.
Lily
si diresse a
passo spedito verso il posto designato dal professore senza battere
ciglio; si
sedette, prese il libro di Difesa e scaraventò la sua borsa
a terra senza
pietà. Cercava in tutti i modi di evitare di guardare dalla
parte di Severus,
non voleva per nessun motivo al mondo incrociare il suo sguardo.
Faceva
male.
Troppo
male.
Ancora
male.
Così
si guardò
intorno, e notò che, mentre Remus e Sirius parlottavano tra
di loro guardando
in sua direzione, Potter aveva lo sguardo puntato su Piton.
Non
lo aveva mai
visto guardare così qualcuno. Aveva un’espressione
aggressiva, gelida, come se stesse
incenerendo Piton con lo sguardo.
Disprezzo.
Provava
disprezzo
nei confronti di Severus.
Mai
forse, però,
quanto Lily ne provava per il compagno di banco.
Le
parole del
professore arrivavano ovattate alle sue orecchie, riuscì
addirittura a non
sentire più la sua voce quando udì qualcuno alla
sua sinistra che chiamava il
suo nome, quasi sussurrandolo.
«Lily…
Lily, ti
prego, ascoltami»
Severus
la stava
implorando di guardarlo, di ascoltarlo, ma lei lo ignoravo fingendo di
leggere
qualcosa sul libro riguardo ai sortilegi scudo.
«Lily,
lo so che
non stai leggendo… ti conosco, mi stai solo
ignorando…»
«Chiediti
il
perché, Piton» rispose Lily senza guardarlo, in un
soffio sprezzante
«Lily,
ascoltami…
devi stare molto attenta… ce l’hanno con
te!»
Il
verde si
immerse nel nero per la prima volta dopo tempo. Lily si girò
di scatto,
iniziando a fissarlo.
Severus
resse il
contatto visivo, non poteva distogliere lo sguardo, non ora che lei lo
stava
fissando e gli stava rivolgendo le prime attenzioni dopo tanto, troppo
tempo.
Lo
fissava, si.
Disdegnosa.
«Cosa
diavolo stai
cercando di dirmi? Mi stai forse minacciando?»
sibilò la rossa, furibonda. I
suoi occhi verdi lanciavano scintille.
«Io…
no, io non lo
farei mai! Io voglio solo avvertirti di stare attenta… Loro
ce l’hanno con te,
Lily, capisci? Senti, tu..»
«Loro
chi? I tuoi
amici Mangiamorte? E perché dovrei tener conto delle tue
parole, se proprio tu
sei uno di loro!»
Sbattendo
il libro
Lily si alzò, prese la sua borsa e uscì
dall’aula. La campanella era per
fortuna suonata appena in tempo, giusto in tempo per andare via di
lì senza
sentire altro da lui.
Quasi
correva Lily
quando sentì qualcuno alle sue spalle che camminava in sua
direzione
«Lily!
Aspetta!»
Le
sue amiche. Si
fermò e si voltò a guardarle mentre la
raggiungevano col fiatone.
«Ragazze…
scusatemi»
«Oh,
ma dove eri
finita? Perché sei arrivata così in
ritardo?»
«Ho
dovuto
accompagnare una ragazzina che si era persa e non riusciva a trovare
l’aula di
Divinazione… Quella stupida megera dell’insegnante
sposta la posizione
dell’aula di tanto in tanto così che i suoi alunni
possano “intuire” dove si
trovi con il loro occhio interiore! Non lo trovate ridicolo?»
«Oh
beh, io l’ho
sempre detto che quella materia è assolutamente
ridicola!» disse Mary ostile,
mettendo le mani avanti
«Ma
Lily, potevi
dire al professore che eri in ritardo per quel motivo, sono sicura che
avrebbe
compreso…» disse Emmeline ragionevolmente
Lily
annuì facendo
spallucce e rispose «Beh, non ero in vena di
replicare… recupererò quei cinque
punti… c’è Pozioni
pomeriggio!» concluse fiera, beccandosi
un’occhiataccia da
Lene che invece in Pozioni era un disastro.
Tutte
risero
all’espressione avvilita di Marlene, che nel frattempo era
stata raggiunta da
un’amica di Corvonero assieme ad Emmeline.
«Andate,
vi raggiungiamo
dopo!» disse Mel, Lene annuì vicino a lei.
Così
Alice si
affiancò a Lily mentre Mary stava proprio dietro di loro,
mentre tutte e tre si
dirigevano verso l’aula di Antiche Rune.
«Tesoro…
Ho notato
che tu e Piton avete scambiato qualche parola…
sbaglio?» chiese cauta Alice
mentre intratteneva uno scambio di sguardi con Mary. Dal quinto anno,
l’argomento “Piton” era stato
praticamente tabù.
Lily
sembrò
inviperirsi ma cercò di assumere un’aria
indifferente «Bah, si, mi ha detto di
stare attenta o cose così…»
«Stare…attenta?»
chiese Mary aggrottando le sopracciglia, mentre avanzava a fianco
dell’amica.
«Beh
non gli ho
dato molto ascolto, ma sembrava volesse dirmi di stare attenta
perché… Boh, non
ricordo. Possiamo cambiare discorso?»
Mary
e Alice si
scambiarono uno sguardo fugace, entrambe avevano l’aria
preoccupata. Piton
aveva detto a Lily che doveva stare attenta.
Che
fosse un
avvertimento?
Che
la loro amica
fosse in pericolo?
Tuttavia
decisero
di non approfondire la questione, non almeno in quel momento,
perché sapevano
che se Lily non si era già innervosita, almeno non
visibilmente mentre parlava
di Severus, l’avrebbe fatto grazie ad una loro ulteriore
domanda a riguardo.
«Certo,
Lils… Hai
già consegnato la traduzione di Antiche Rune?»
Chiese
Mary
speranzosa. Lily la guardò truce, sospirò con un
mezzo sorrisetto e disse
«Mary, non avevi detto di averla già fatta la
settimana scorsa?» Il viso di
Mary si fece cupo «Beh… ecco…
io… è che, insomma»
«Ecco
qua, caso
disperato! Per tua fortuna non l’ho ancora consegnata, ma ti
conviene dare
un’occhiata in fretta…vorrei consegnarla alla fine
della lezione!» disse Lily
gesticolando l’indice davanti al naso di Mary, che annuiva
ripetutamente sorridendo.
Mentre stava per afferrare la pergamena che le porgeva Lily, che
sarebbe stata
la sua salvezza, la rossa alzò un sopracciglio e la
tirò indietro. Prima voleva
divertirsi un po’.
«Ah, dai Lils!
Dammela!»
Mentre
Lily
sorrideva compiaciuta allo sguardo dell’amica supplichevole,
si portò la
preziosa pergamena alle spalle.
«Tu
mi prometti
che stud… ma che diavolo…?»
Qualcuno
che
passava di lì gliela tolse di mano con un gesto fulmineo.
«Evans,
Evans,
Evans… Cosa abbiamo qui?» chiese una voce
fastidiosa, molto fastidiosa. Lily si
ritrovò contemporaneamente a pensare però, che le
faceva piacere sentire il
suono di quella voce. Pensò improvvisamente alla sera prima,
a quello che James
le aveva detto da ubriaco…Ricordava?!
Nascose
la sua
espressione addolcita.
Alzò
gli occhi al
cielo, incrociò le braccia e alzò un sopracciglio.
«Potter,
dammi
subito quella pergamena o… o…»
Lui
la guardò con
un sorrisetto indispettito, mentre si aspettava di ricevere la sua
consueta
minaccia di morte.
«O?»
Lily
gliela strappò
di mano e lo guardò, provocandolo. Lui rimase dapprima di
stucco e poi cominciò
a ridere, trascinando anche le ragazze e infine Lily stessa nella
risata. Tornò
serio e si avvicinò alla rossa, che guardava altrove
infastidita dalla sua
risata.
«Lily,
posso
parlarti in privato?»
«Evans…»
rispose
lei, ancora arrabbiata per il dispetto.
«Oh
e va bene,
Evans. Posso parlarti?»
Lily
sbuffò e fece
cenno alle amiche di proseguire. Diamine, voleva parlargli di quello
che le
aveva detto? Voleva dirle che era tutto falso, che non le importava
niente di
lei e che era solo ubriaco?
Lo
stomaco di Lily
si contorse dall’ansia.
«Dimmi
Potter…»
Sentiva lo sguardo di Potter su di lei ma non aveva il coraggio di
fissarlo. Si
appoggiò al muro con la schiena, portando una gamba a
mezz’aria, poggiando un
piede sul muro. Le braccia ancora incrociate, intenta ad osservare
chissà che.
«Se
mi guardi
mentre ti parlo non mi offendo mica eh…» disse
lui, pungente, a pochi
centimetri da lei.
Lily
sospirò e si
sforzò. Il verde incontrò di nuovo il nocciola,
mentre il suo battito pian
piano accelerava. La sua espressione rimaneva comunque impassibile,
nonostante
adesso James le stesse rivolgendo uno dei suoi raggianti sorrisi. La
sua
espressione mutò, e divenne serio.
«Io…
ecco… probabilmente
non dovrei ma mi chiedevo… cosa voleva Piton?»
Lily
aggrottò la
fronte alla domanda di Potter, mentre un cipiglio severo molto simile a
quello
della McGranitt si formava sul suo viso. Non si aspettava quella
domanda, no.
«Che
ti importa,
Potter?» disse Lily rabbiosa, probabilmente delusa dal fatto
che lui non avesse
accennato a ciò che si aspettava di dover affrontare, prima
o poi. No,
sicuramente non ricordava di averle detto che teneva a lei e che voleva
che
lasciasse Josh.
«Maledizione,
mi importa
eccome!» disse lui d’impeto, furioso, facendo
arrossire Lily che prontamente
volse il suo sguardo altrove. Lui si rese conto di aver provocato
imbarazzo in
Lily e cercò di ridestarsi, ma non aveva notato il rossore
sul viso di lei.
Spostò lo sguardo altrove, e continuò incerto.
«Ti
ha minacciata,
non è vero?»
Lily
sospirò e lo
guardò negli occhi
«Potter,
davvero,
non dovresti preoccuparti, io so badare a me
stessa…»
«Da
quello che
dici, ne deduco che non mi sbaglio…» disse lui,
sicuro, mentre incrociava con
aria solenne le braccia al petto.
«Ah
dai, smettila!
Mi ha detto qualcosa come “stai attenta” o cose
così ma… aspetta!» Lily
afferrò
il braccio di James bloccandolo, mentre stava già partendo
alla carica verso
Piton che proprio in quel momento stava passando di lì e gli
stava rivolgendo
uno dei suoi soliti sguardi disdegnanti
«Aspetta…
ti
prego, non fare niente. Ti prego! Non devi dire o fare niente! Lo
lascerai in
pace?»
«Ma
Li… Argh,
EVANS! Dovrebbe essere lui a…» urlò
James, in preda ad un attacco di nervi
prima che Lily lo interrompesse.
«Si,
dovrebbe
essere lui a lasciarmi in pace e lo farà. Tu nel frattempo
però non farai
niente, vero?» chiese Lily, fissandolo dritto negli occhi,
sicura di ottenere
quello che voleva.
Lui
issò bene la
borsa sulle spalle e, prima di andarsene, staccò gli occhi
da lei e rispose,
improvvisamente distaccato.
«Non
ti prometto
nulla… Ci si vede, Prefetto Evans»
e si incamminò
con fare spedito verso i suoi
compari che camminavano poco più avanti rispetto a lui,
lasciandola piantata in
asso. Erano diretti verso l’aula di Babbanologia. Lily rimase
a bocca aperta.
Ridestandosi,
notò
che Sirius era intento ad osservare Mary, che sorridente ricambiava il
suo
sguardo. Sembrava si stessero dicendo qualcosa con lo sguardo, quando
infine
Sirius annuì sconfitto ad un cenno di Mary e
seguì gli altri.
Lily
corrugò la
fronte, lanciando un’occhiata ad una sbigottita Alice.
Spostò dinuovo il suo
sguardo verso James, che ora scherzava con Remus mentre molte ragazze
nei
dintorni li osservavano sognanti. Sospirò e si mise le mani
alle tempie
sconfortata, mentre le sue amiche la raggiungevano. Osservò
Mary
insistentemente ma si rese conto che questa doveva avere la testa
altrove, dato
che non si era accorta di nulla. Quelle occhiate con Sirius a cosa
erano
dovute?
Avrebbe
parlato
con lei più tardi.
«Maledetto
Potter…»
«Ahh,
Potter!»
aveva detto Mary imitando la voce dell’amica.
Lily
si era girata
truce verso di lei.
«Mac?»
Adesso
un sorriso
malandrino si era formato sulle sue labbra, che aveva fatto impallidire
Mary.
«Si?»
«Scordati
la
traduzione» rispose Lily alzando un sopracciglio, con un
mezzo sorrisetto sulle
labbra.
Le
tre amiche si
diressero insieme verso l’aula.
Due
di loro
ridevano, una era implorante.
«Mi
aspetto tre
rotoli di pergamena in runico per il prossimo martedì
riguardo alle creature
marine, non voglio copie identiche e non accetterò ritardi
nelle consegne,
chiaro signorina MacDonald?»
«Chiarissimo…»
rispose Mary truce al rimprovero della professoressa.
Quella
professoressa
la odiava, la odiava fin dal primo giorno. Solo perché
quando avevano provato a
tradurre la prima letturina in runico, lei aveva detto di aver tradotto
“gufo”
al posto di “agnellino”! Insomma, quanto potevano
essere diversi un gufo e un
agnellino?
«Finalmente
questa
maledetta campanella si è decisa a suonare! Adesso si mangia
finalmente!»
esultò Alice attonita, mentre camminava assieme alle sue
amiche verso la sala
grande. Faceva spesso cenno a qualche studente qua e là.
«Hai
ragione, oggi
è stata una giornata terribile, e ancora abbiamo due ore col
Lumacone!» esclamò
Lene scocciata
«Il
professor
Lumacorno Len’, Lumacorno!» ribatté Lily
sorridendo all’amica, che da sempre
odiava il professor Lumacorno e soprattutto la sua materia.
«Lils,
ho sentito
dire a proposito che il Luma sta dando un’altra delle sue
feste, lo sapevi?
Venerdì, il prossimo!» disse Alice civettuola.
Alice
Prewett era
un pozzo di pettegolezzi, da sempre. Nessuno sapeva come faceva a
sapere sempre
tutto quello che succedeva in quel castello. Ogni cosa. Ogni singola e
maledetta cosa.
Sempre.
«Ah,
spero tu ti
sbagli Ali! Sarei costretta ad andarci e proprio non sono in
vena… Non saprei
con chi andare!» disse Lily giù di morale
«Beh,
puoi sempre
invitare Remus…» suggerì Lene,
sorridente
Lily
si avvicinò
sorridendo all’amica, le passò un braccio attorno
alla vita e le sussurrò,
maliziosa, all’orecchio
«Amica,
ho paura
che voglia invitare te alla festa, sai?»
Lene
sorrise e
arrossì, sognante, e abbracciò l’amica
che ricambiò calorosamente.
Mary,
Alice e Mel
si guardarono all’unisono e si tuffarono anche loro
nell’abbraccio, facendo
ridere Lily e Lene di cuore.
La
Sala Grande
risuonava tra i frastuoni di stoviglie e chiacchiere, all’ora
di pranzo, mentre
dal tetto grigio di quel giorno arrivava il fragore dei tuoni in
lontananza.
Anche
fuori dalle
ampie finestre si poteva constatare che era una di quelle giornate
incerte, in
cui non sai dire se le nuvole spariranno o scoppieranno presto in un
temporale
coi fiocchi.
Tutto
era
inquieto, mentre Remus tagliava tranquillo la sua coscia di quel solito
pollo
al curry, il suo preferito.
James
di fronte a
lui divorava tutto ciò che gli capitasse a tiro, senza
nemmeno masticare
probabilmente ciò che ingurgitava, dato che spesso Remus
notava che si
ritrovava a versarsi in fretta dell’acqua per inghiottire
tutto quel cibo che
gli rimaneva in gola, per evitare di soffocare. Sembrava molto teso.
Sirius
invece, non
aveva toccato cibo, mentre continuava a guardarsi intorno nella Sala.
Aveva in
viso la sua solita aria indifferente, ma il più delle volte
Remus lo scovava ad
osservare l’ingresso della Sala.
Sospettava
stesse
aspettando di vedere Mary entrare, per iniziare a mangiare tranquillo.
Non
appena questa fece il suo ingresso, lei sembrò cercare
qualcosa e la ricerca
terminò quando trovò gli occhi di Sirius intenti
a scrutarla. Sirius le fece un
cenno interrogativo, a cui lei rispose scuotendo la testa leggermente,
mentre
accennava a Lily. Questo sospirò, nervoso, e si
tuffò sul cibo.
«Remus?»
chiese
Peter, a fianco dell’amico, mentre aveva la bocca piena.
«Si
Pete?»
«Perché
oggi
sembrano tutti così pimpanti? Ho notato che ci rivolgono
spesso delle occhiate
strane e parlano tra loro…»
Remus
fece
un’alzata di spalle, incapace di rispondere, ma qualcuno
rispose per lui. Le
ragazze li avevano raggiunti al tavolo, Lene si era seduta al fianco di
Peter
mentre Mary aveva preso posto accanto a lui, esattamente di fronte a
Sirius.
Emmeline stava a fianco di Mary, mentre Lily aveva presto posto tra
James e
Sirius per la felicità del primo, Alice tra Sirius e Frank.
«Perché
è il primo
febbraio oggi, Petey…» disse con
ovvietà Alice, briosa.
Mary
e Lily
alzarono gli occhi al cielo, i malandrini corrugarono la fronte
interrogativi
mentre Lene, Mel e Frank sorridevano leggermente.
«Quindi?»
chiese
Remus, a nome di tutti coloro che non sapevano.
Alice
sbuffò
sonoramente, e rispose, mantenendo la sua gentilezza.
«Ma
insomma! Non
ne avete mai sentito parlare?»
«Piantala
Ali,
dillo e basta. Non vale l’attesa, è una
stupidata» disse Mary scocciata,
guadagnandosi un’occhiataccia dall’amica che si
sentì offesa dalle sue parole
scortesi e come sempre troppo dirette.
«Oggi
saranno
eletti i regnanti! Davvero non ne sapevate niente?»
«I
regnanti?»
chiese Sirius.
Lily
sbuffò.
«Ogni
anno vengono
eletti il Re e la Regina di Hogwarts… Praticamente i due
ragazzi più ambiti,
affascinanti, popolari, geniali e bla bla bla…»
disse la rossa con aria annoiata.
Alice
sembrò
infastidirsi al tono dell’amica, e Frank rise leggermente al
suo fianco per la
sua espressione.
Sirius
e James, a
differenza degli altri che sembravano non curarsi di quella notizia, si
rivolsero ad Alice con aria interessata, non prima di essersi scambiati
uno
sguardo fugace, divertiti dalla situazione. Remus alzò gli
occhi al cielo,
notandolo.
«Alice,
cara. Da
quanto tempo si svolgono queste votazioni dei Regnanti?»
chiese Sirius
civettuolo, provocando un’espressione infastidita, ripugnante
e funerea a Mary,
e una opposta ad Alice che sembrava festante.
«Da
almeno una
ventina d’anni, credo…» rispose lei,
sorridente.
James
scambiò un
ulteriore sguardo d’intesa con Sirius, che annuì
sembrando quasi ansioso di
saperne di più.
«E
chi… chi è stato
eletto da quando siamo qui ad Hogwarts, ogni anno?»
«Ah-ha!
Sapevo che
me l’avresti chiesto!» Alice batté le
mani, felice di quella domanda postale da
James. Remus, Lily e Mary alzarono gli occhi al cielo, stavolta
all’unisono,
facendo ridere Lene che fu l’unica a notarlo.
«Al
primo anno non
so, non ero informatissima allora - disse con una nota di amarezza,
quasi
pentita di non essersi interessata al gossip fin dalla tenera
età – Ma so che
voi eravate già in classifica…»
«Davvero?»
chiese
James, sorpreso, mentre Sirius lo guardava con aria di
ovvietà, sventolando una
mano in sua direzione.
«Oh,
si! Dal terzo
anno, diciamo, avete iniziato a scalare la classifica però,
piazzandovi già
nella top ten»
«Addirittura…»
chiese Remus, a mo’ di sfottò.
«Già!
Al quarto
comunque, ha vinto Sirius… Al quinto, James»
Sirius
e James si
abbracciarono festanti.
«Oh,
amico! Sapevo
che saremmo stati i migliori!» disse James in preda
all’eccitazione, entrambi
con l’aria di chi hanno appena scoperto di aver vinto dei
milioni alla lotteria.
«Già!
Immaginavo
anch’io!»
«Quindi…
quindi
sono il Re in carica?» chiese James, realizzando
l’irrealizzabile.
«Vado
a vomitare…»
disse sussurrando Mary a Remus e Lily, che annuirono comprensivi.
Alice
annuì
sorridendo felice che avessero capito, contenta che finalmente qualcuno
condividesse con lei il suo interesse per questa competizione, anche se
per
motivi diversi. Lei si nutriva di gossip per passione, mentre Sirius e
James
volevano solo essere primi in tutto.
«Votano
tutti gli studenti?»
chiese Peter, emergendo improvvisamente dal suo posto.
«Si
beh, quelli
che vogliono partecipare ovviamente… Ogni anno sono almeno
200 su 280 circa,
comunque. Quindi la maggior parte, tranne qualcuno di noi e qualche
Serpeverde»
rispose Alice gentile, con una nota di fastidio alla fine del discorso.
Sirius
aveva
un’espressione compiaciuta dipinta in viso, mentre mangiava
il suo stufato di
tacchino. Improvvisamente sembrò riscuotersi, e si rivolse
un’ultima volta ad
Alice.
«Un
momento… Chi è
la Regina in carica?»
«Oh,
da ben tre
anni»
«Alice,
ti prego…»
disse Mary infastidita, interrompendo
Alice che la ignorò bellamente e continuò.
«Dal
terzo anno è
Mary Macdonald, la regina in carica. E voci dicono che verrà
confermata
sicuramente anche quest’anno.»
Sirius
si voltò
subito a fissare Mary, maliziosamente, mentre questa cercava di
ignorarlo. Così
si guardò intorno, notando gli sguardi ammiccanti di
parecchi ragazzi puntati
su Mary.
La
sua Mary.
Il
moro sentì una
sensazione fastidiosa all’altezza dello stomaco, mai provata
prima.
Non
sapeva si
trattasse di gelosia.
Sonnecchiava
a
tratti sul divano davanti al camino, la sua aria ancora corrucciata e
piuttosto
annoiata mentre osservava di sottecchi Mary e Lily studiare su un
tavolo poco
più in là, in Sala Comune. Pensava e ripensava al
giorno prima, a quando Mary
gli aveva chiesto di parlare.
Remus
e Marlene uscirono dall’infermeria di
sottecchi, capendo che Sirius e Mary avevano bisogno di parlare.
Entrambi
seguirono i primi due mentre uscivano
furtivamente dalla porta d’ingresso, attenti a non farsi
udire da Madama Chips.
Il rimbombo della porta che si chiudeva si udì per tutta
l’ampia sala bianca.
Poi Mary osservò Sirius, che si volse a guardarla, in attesa.
«Dimmi
tutto…» disse Sirius mentre si sedeva,
apparentemente tranquillo, sul suo letto. Mary continuava a torturarsi
le mani,
fin quando non decise di sedersi accanto a Sirius.
«Volevo
chiederti di tenere nascosto tutto
quello che… E’ successo tra noi, questa
sera»
Sirius
deglutì al tono risoluto e deciso di
Mary.
«Perché?
Ti sei pentita di tutto?» chiese lui
scrutandola negli occhi, attento. Lei volse il suo sguardo davanti a
sé,
tastando con le mani i suoi lunghi capelli biondi che le ricadevano
oltre le
spalle.
«No,
certo che no. Ma non voglio che Lily ci
veda insieme prima che io riesca a parlare con
lei…»
«Oh.
Beh, capisco…»
Lei
si voltò a guardarlo e lo vide guardarsi i
piedi, immerso nei suoi pensieri. Avvicinò la sua mano a
quella di lui e gliela
strinse. Lui alzò gli occhi e incrociò le iridi
celesti di lei, e sorrise.
Le
accarezzò una guancia, scostandole una lunga
ciocca bionda dal viso.
«Sicura
che non ci sia altro?»
Lei
lo guardò e aprì la bocca come per dire
qualcosa, poi la richiuse.
Altro?
Certo che c’era altro.
«Beh…
io… Mi chiedevo che intenzioni avessi tu»
chiese lei guardando oltre la finestra che rivelava uno splendido
paesaggio
oltre le mura di Hogwarts.
«Vorrei
che smettessimo di litigare, che
parlassimo sempre civilmente come adesso e che… uscissimo
insieme»
Mary
alzò un sopracciglio, Sirius sospirò e
rispose
«…Seriamente,
Mac. Intendo sul serio, va bene?!»
«Penso
che la parte più difficile sarà...
smettere di litigare» disse Mary sorridendo, e Sirius rise
forte, trascinando
con sé anche lei.
Poi
lui si alzò, si pose davanti a Mary che
stava ancora seduta sul letto e prese il viso di lei tra le sue mani.
«Allora…
Ti va di uscire insieme? Seriamente?»
chiese lui, con gli occhi che brillavano, allegri e dolci allo stesso
tempo.
Lei
sorrise sornione, e si tuffò tra le braccia
di lui, abbracciandolo forte.
Si
staccarono qualche secondo dopo, mentre gli
occhi di entrambi luccicavano.
«Tutto
questo non mi sembra vero…» disse lei,
in un soffio.
Sirius
si avvicinò lentamente alle labbra di
lei e le afferrò in un solo gesto tra le sue, facendole
schioccare insieme. La
guidò in un bacio dolce e lento, che dopo si fece
più famelico, mentre lei
adesso lo stringeva e attirava a sé.
«Adesso?
Adesso ti sembra reale?» chiese lui
guardandola come se non l’avesse mai vista prima.
«Oh,
si… Adesso si»
Un
nuovo scroscio di risate li investì.
«Mac?»
«Mmm?»
rispose lei, da un letto vicino ma oltre
la tenda di quello di lui.
«Quando
pensi che parlerai con Lily?»
Lei
si alzò e si diresse nuovamente verso di
lui.
«Non
lo so, spero domani… Ma vuoi che sappiano
tutti di noi? Insomma, te la senti? Siamo già purtroppo al
centro di tutto,
potrebbe diventare una situazione insostenibile… Diranno di
tutto su di noi, lo
sai vero?»
Sirius
fece un’alzata di spalle, e le prese una
mano attirandola a sé.
«Mi
è sempre piaciuto stare al centro
dell’attenzione…»
Mary
alzò gli occhi al cielo, Sirius emise un
risolino e continuò.
«Ma
si, forse sarebbe meglio tenere all’oscuro
il mio FanClub…» disse civettuolo, provocandosi
un’occhiataccia da Mary.
«Sei
un’idiota» disse lei.
«Ma
che c’è che non va? Anche tu hai il tuo
FanClub… Non dirmi che vuoi deludere i tuoi fanatici
fans?» chiese lui
provocatorio, ma leggermente infastidito.
Lei
si accorse della nota infastidita nella
voce di lui, e fece un mezzo sorrisetto.
«Qualcuno
è geloso?» chiese la bionda,
suadente, scuotendo i lunghi capelli mentre lo fulminava con lo
sguardo. Lui
l’afferrò dinuovo e la tirò a
sé, lasciandole un bacio delicato a fior di
labbra.
Le
sussurrò, mentre le sue labbra erano ancora
a pochi centimetri da quelle di lei.
«No,
sono il tuo fan numero uno»
Mary
gli lanciava
delle occhiate ammonitrici dall’altra parte della Sala,
mentre lui la osservava
ed era immerso nei suoi pensieri. Sirius continuava a sentire un ronzio
continuo, accanto a sé, ma immerso com’era nelle
sue mille domande non realizzò
subito che si trattasse della voce di James che si stava rivolgendo
proprio a
lui.
«…Ohh,
ma mi
sentirà quell’idiota! Non sposterò i
miei allenamenti per i suoi, non sei
d’accordo?»
James
era a pochi
centimetri dal viso di Sirius, intento a scrutarlo dietro le sue lenti
quadrate
con i suoi grandi occhi nocciola.
Sirius
cacciò un
urlo quando si rese conto che l’amico era così
vicino a lui.
«Sirius?
Ma mi hai
ascoltato?»
«Amico,
e se ti
dicessi che non ho sentito una parola?»
James
mise su un
broncio, mentre Remus prendeva posto davanti a loro.
«Lunastorta,
sai
che diavolo è preso oggi al nostro Felpato?!»
chiese James scocciato al nuovo
arrivato, che lanciò un’occhiata interrogativa a
Sirius che scosse la testa.
«Ehm,
fattelo dire
da lui stesso…»
James
si volse a
guardare Sirius di scatto, che tentò di nascondersi dietro
ai cuscini del
divano.
«Mmm,
allora è
successo qualcosa? Magari, non so… Ieri sera?»
«Ramoso,
sei un
genio» disse Remus con aria di ovvietà, beccandosi
un’occhiataccia da James che
si sentì preso in giro.
«Parli
o ti tiro
fuori quello che hai da dire?» chiese James a Sirius, quasi
sul punto di
arrabbiarsi.
Sirius
si alzò e
tirò stancamente James per il braccio, tirandolo dietro di
sé mentre si
dirigevano insieme verso i dormitori, sotto gli occhi curiosi di tutti
i
presenti in Sala.
«Allora?»
chiese
James, una volta richiusa la porta dietro le spalle.
Sirius
sbuffò
«Io
e Mary ci
siamo baciati ieri, James…» disse Sirius
velocemente, tutto d’un fiato.
«Tu
e Mary… Cosa?»
chiese James sottovoce. Non credeva alle sue orecchie.
«Più
volte, anche…
Abbiamo deciso di non litigare più e di uscire
insieme»
James
batté le
palpebre, prima di rispondere ancora, mentre puntava un dito a Sirius
come per
capire meglio quello che aveva sentito.
«Tu
e Mary vi
siete baciati… Più volte, anche, e uscite
insieme?»
«Già…»
disse
Sirius, allargando pian piano un sorriso sul suo viso. Ma questo
scomparve in
poco tempo dal suo viso, per qualcosa che non si aspettava di dover
vedere.
«Ma
che cosa
diavolo ti è saltato in mente?! Mary?»
«Ramoso,
davvero,
non la sto prendendo in giro… Già lei non si fida
di me, se poi ti ci metti
anche…»
«MA
CERTO! TUTTO
IL CASTELLO FA A GARA PER PORTARSELA A LETTO E D’IMPROVVISO
IL GRANDE SIRIUS
BLACK HA DELLE BUONE INTENZIONI CON LEI? Sirius! E’ una mia
amica! Anzi, è come
una sorella! Lo capisci?!» disse James quasi urlando, Sirius
gli mimò di fare
silenzio.
«James,
non è come
credi amico, davvero! Io… Ci tengo a lei, è tutto
nuovo con lei! Capisci? Provo
delle cose che io…» disse Sirius, abbassando
sempre più il tono della voce
mentre si sedeva piano sul suo letto.
James
cambiò
espressione. Lo guardò con sguardo vacuo, poi si
avvicinò lentamente a lui.
«Felpato…
Dici sul
serio?» chiese James improvvisamente a bassa voce, poi
deglutì mentre osservava
l’amico in attesa di risposta.
Poi
Sirius alzò
gli occhi e resse il suo sguardo, grave. E James capì.
«Amico,
tra la
Evans e Mary direi che siamo proprio fritti…»
concluse l’occhialuto tuffandosi
sul letto di Sirius sospirando, a fianco a lui.
Questo
lo guardò e
annuì, sorridendo fingendosi triste.
«Eppure
avevamo
giurato che non ci saremmo mai interessati a una sola
ragazza… Ricordi?»
«Già…
Adesso
sembra tutto così ridicolo… A cosa servono tutte
quelle ragazze se c’è la
Evans… Insomma, i suoi bellissimi capelli rossi,
così lunghi e così
splendidamente ondulati… Hai notato le onde che
formano?… I suoi occhi… Hai
visto come brillano alla luce del fuoco? Così
verdi… Come il campo da Quidditch…
Oddio, dannatamente verdi! » Sirius, capendo che
l’amico stesse cadendo in uno
dei suoi discorsi Lily-centrici, lo zittì colpendolo con un
cuscino. Ma James
tirò a sé un altro cuscino che stava sul letto a
lato, e colpì Sirius in pieno
viso. Entrambi si guardarono in cagnesco prima di iniziare a
sghignazzare.
«Questa
volta ti
distruggo…» disse James, ghignando.
«Come
sempre devo
darti torto, amico» rispose Sirius tagliente.
Che
una nuova
battaglia di cuscini abbia inizio!
Ciao
a tutti! :3
Mi scuso per il ritardo ma devo dire che questo non è per
niente un bel periodo per me, credo che si noti anche dal mio modo
penoso di scrivere. Questo capitolo non mi soddisfa per niente,
è stato un parto... Ma nonostante abbia provato
più e più volte a riscriverlo, non mi
è venuto in mente niente di buono :/ Mi dispiace...
Ringrazio le gentilissime persone che mi seguono, mettono la storia tra
le preferite e le ricordate. Ringrazio anche chi legge silenziosamente,
vi adoro davvero tutti.
Ma comunque devo un grazie speciale alle persone che recensiscono, e mi
aiutano ad andare avanti con le loro immeritate parole gentili.
Grazie a : Tenue, Lucy_lucry_lulu (benvenuta, grazie per i tuoi
complimenti e considerazioni, giuro che ne terrò conto
<3 ), sarapotterhead0601 e le ormai fedelissime HP_dream,
lettriceappassionata, Alpha_blacky e blueparadise.
G R A Z I E
Ma non è finita qui, questa volta ho deciso di farvi un
regalo (spero gradito, mi aspetto dei commenti a riguardo eh v.v)
HO DECISO DI DARE DEI VOLTI A QUESTI PERSONAGGI!
Vi avviso che per moltissimi sono andata sul "classico", ma ho deciso
comunque di farvi vedere che volto do' a questi spettacoli della
Row...
Eccoli!
Lily Evans:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063787587508094290&oid=106465437185251397020
Mary MacDonald:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063780888054151250&oid=106465437185251397020
Marlene McKinnon:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063798856610922786&oid=106465437185251397020
Emmeline Vance:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063780810515791442&oid=106465437185251397020
Alice Prewett:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063783575485677586&oid=106465437185251397020
Sirius Orion Black:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063790218496362258&oid=106465437185251397020
James Charlus Potter:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063792404321209394&oid=106465437185251397020
Remus John Lupin:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063795036129203250&oid=106465437185251397020
Peter Minus:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063802322807891154&oid=106465437185251397020
Frank Paciock:
https://plus.google.com/u/0/106465437185251397020/posts/FmALQnxKvhD?pid=6063785774887051282&oid=106465437185251397020
Spero i link funzionino! Se non vanno, fatemi sapere! OVVIAMENTE SONO
BEN ACCETTI PARERI!
Più in là troverò i volti degli altri
personaggi, promesso!!
Adesso vi saluto,
Con affetto
Marauder11
|
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Capitolo 39 *** Capitolo Trentanovesimo - Buchi neri e rivelazioni ***
Capitolo
Trentanovesimo – Buchi neri e rivelazioni
«Finito?»
chiese
Mary, mentre osservava James e Sirius dirigersi verso i dormitori. Lily
alzò
gli occhi e lo notò. Qualcosa non quadrava di certo.
«No,
aggiungo
qualche dettaglio e poi ho concluso con questo tema…
tu?»
«Si,
io ho finito.
Inizio con Antiche Rune…»
Lily
annuì serena,
mentre dei pensieri ingarbugliavano la sua mente calcolatrice.
Perché Mary
sembrava così ansiosa? Era stata tutto il tempo seria quel
pomeriggio, non si
era fermata un attimo da quando avevano iniziato a studiare per
riposare.
Sembrava aver fretta di finire.
«Lil?»
Lily
alzò lo
sguardo dalla pergamena e guardò Mary, che si mordicchiava
il labbro.
«Mi
chiedevo se
avessi da fare, dopo…»
«Mmm…
No, niente
da fare per fortuna… La ronda l’ho fatta due
giorni fa, domani ho la riunione
con il LUMA… Perché?»
«Beh…
ti va di
fare una passeggiata?» Un sorrisetto soddisfatto si
affacciò sulle labbra di
Lily. Qualcosa tormentava Mary e voleva parlarne, finalmente. Lily
sapeva che
quando la vedeva inquieta, non doveva far altro che aspettare. Era
meglio non
forzarla, fin da sempre. Alla fine, le diceva sempre se c’era
qualcosa che non
andava e l’aveva fatto anche adesso.
«Certo,
tesoro.
Così mi dici cosa c’è che non
va…» la rossa le fece un occhiolino, e Mary
spalancò gli occhi, sorpresa. Come al solito aveva capito.
Qualche
metro più
in là…
Remus
stava seduto
sul tappeto, con un libro enorme sulle gambe e la piuma tra i denti.
Aveva la
fronte corrugata, segno che fosse molto concentrato nella lettura del
libro di
Babbanologia.
Sentì
dei passi,
poco distanti da lui, che improvvisamente si bloccarono.
«Remus?»
Il
suo stomaco
fece un balzo prima che potesse impedirglielo; la voce di Marlene
l’aveva
raggiunto come una ventata d’aria fredda.
Alzò
gli occhi, e
la vide sedersi sul divano vicino a lui.
«Ciao,
Marlene…
Tutto bene?» chiese lui, alzandosi e sedendosi al fianco di
lei, abbandonando
il suo libro.
Lei
annuì, serena.
«E
tu? Sicuro che
vada tutto bene?»
«Beh…
Ci sarebbe
qualcosa, in effetti… Ma niente di importante, non
preoccuparti…»
Ancora
non era
riuscito a parlarle della sua condizione. Anche se lei non avesse
voluto stare
con lui, dopo averlo scoperto, Remus pensava che fosse giusto
dirglielo. Dopo
tutto, fino ad allora erano stati ottimi amici, lei si era sempre
confidata con
lui ed era corretto essere sincero con lei. Si fidava di Marlene. Ma
c’era
sempre quella paura, quella paura matta di vedere sul viso di lei il
terrore
dopo aver sentito ciò che lui diventava ogni mese…
Lo
tormentava, quella
visione. Ma la voce dolce di Lene lo raggiunse, prima che lui potesse
formulare
altri pensieri.
«Onestamente,
credo che sarei più tranquilla se tu mi parlassi dei tuoi
problemi… Insomma,
siamo amici… No?» chiese lei gentile, anche se una
nota di amarezza poteva
essere avvertita da chiunque. E Remus, infatti, la avvertì.
Amici
un corno.
Si ritrovò invece a pensare Marlene. Ma
infondo sapeva che quello erano, e quello sarebbero rimasti. Ci sperava
che
Remus si aprisse con lei dicendole ciò che lo tormentava, ma
non sapeva quante
possibilità c’erano perché accadesse
veramente. Pochissime, comunque.
«Hai…
Hai ragione…
Ma io…»
Lene
si alzò e
prese una mano gelida di Remus tra le sue, soffici e calde. Lo
guardò negli
occhi, intensamente, e lui ricambiò il suo sguardo.
«Qualunque
cosa
sia, Remus… Io sono qui, va bene?»
Un
ultimo tentativo. Faccio solo un ultimo
tentativo. Dopo di che, lo lascerò andare. Non posso
rincorrerlo per sempre.
Lene
si rese conto
che i suoi occhi si erano riempiti di lacrime, così si
alzò in fretta e lasciò
Remus lì, immobile, con il cuore fracassato.
Quella
ragazza ci
teneva davvero a lui, almeno quanto lui teneva a lei. Allora
perché sembrava
tutto così dannatamente difficile…?
«Finito!»
disse
Lily, battendo le mani trionfante di fronte ad un’annoiata
Mary. La bionda
aveva finito di fare i compiti da un pezzo, non perché fosse
più brava a
memorizzare o più veloce… Semplicemente, si era
messa d’impegno e non vedeva
l’ora di parlare con Lily, per poi magari raggiungere
Sirius…
«Bene…
Andiamo?»
disse Lily alzandosi dalla sedia, Mary la seguì. Uscirono
dal buco del
ritratto, in silenzio, l’una di fianco all’altra.
«Ti
va se andiamo
in guferia? Dovrei spedire una lettera a mia
sorella…» esordì Mary, e Lily
annuì.
Iniziarono
a
camminare, mentre una luce debole filtrava dalle ampie finestre del
castello.
Mancava poco al tramonto, ma si potevano ancora sentire gli uccellini
cantare.
Raggiunsero
la
Guferia, Mary in fretta legò la lettera alla zampa di un
Barbagianni che partì,
spedito, verso la sua meta.
Lily
la aspettava
e la osservava da dietro, mentre stava seduta sullo scalino
dell’entrata
dell’ampia stanza.
Quando
Mary si
girò, e vide l’amica sorriderle, capì
era arrivato il momento di parlare.
«Ci
credi che non
so da dove cominciare?» disse Mary sorridendo leggermente.
Lily si diresse
verso di lei, e la invitò a sedersi su uno degli ampi
davanzali.
«Ti
aiuto?» disse
Lily, con l’aria di chi la sa lunga.
Mary
alzò un
sopracciglio, interrogativa.
«C’entra
Black,
vero?» disse la rossa, sicura.
Mary
impallidì,
subito dopo arrossì, facendo ridere Lily.
«Ma
come…?»
«Vi
guardate in un
certo modo… E’ successo qualcosa tra di
voi?» chiese Lily, premurosa.
«Beh,
si… In
breve, durante la tua festa abbiamo litigato fuori dalla Sala
Comune… E,
insomma, è caduto dalle scale e… Ha perso i
sensi, non respirava…» il tono di
Mary si incrinava sempre di più, mentre Lily al suo fianco
aveva gli occhi
lucidi. Non si era nemmeno accorta dell’assenza dei suoi
amici, tanto era
immersa nei suoi pensieri, che vagavano continuamente tra James e Josh.
Si
sentiva da
schifo mentre questa le raccontava l’accaduto, oltre che
preoccupata e
dispiaciuta per l’esperienza terribile vissuta
dell’amica.
«E
così… l’ho
rianimato… Si è ripreso e mi ha baciata, mentre
praticavo la respirazione
artificiale su di lui… Oh, lo so, è
incredibile»
L’espressione
di
Lily esprimeva tutta la sua incredibilità
sull’accaduto.
Sirius
era stato
sul punto di morire e, quando era tornato a respirare, aveva baciato
Mary.
COSA?
«Ti
ha… baciata?»
«Si,
beh… Non solo
quella volta, a dire il vero… Sono rimasta tutta la notte in
infermeria per
sorvegliarlo, ecco»
Altra
botta per
Lily. Quando era tornata in camera, aveva talmente sonno che non si era
nemmeno
accorta dell’assenza dell’amica dal suo letto. Mary
doveva essere tornata in
mattinata, tra l’altro, dato che Lily il giorno dopo
l’aveva trovata nel suo
letto.
Adesso
si, che si
sentiva terribilmente in colpa.
«Cos’è
successo?»
«Dopo
quel bacio…
Gli ho chiesto cosa significasse per lui… Non posso credere
di aver avuto tanto
coraggio! Ma davvero, ero completamente in tilt e… dovevo
sapere»
«Hai
fatto bene,
tesoro…» disse Lily con una nota carica di
colpevolezza nella sua voce. Lei non
era mai stata tanto coraggiosa, non aveva mai chiesto niente a James su
di
loro. Tranne quando James era ubriaco… Poco irrilevante,
quindi, il suo
coraggio…
«E…
Mi ha detto
che tiene davvero a me, Lils. Che prova cose che non ha mai provato con
nessuna, capisci? Io… non so se credergli, ma sembrava
così sincero, così…
diverso. E poi… Anch’io sento le stesse cose,
sai?»
«Questo
lo sapevo
già, cara…» disse Lily sorridente, Mary
rispose con una spallata.
«E
poi abbiamo
parlato di tante cose, senza bisticciare… Mi ha detto che
non vuole più
litigare con me e che vuole che usciamo insieme… Ho detto
che per me va bene…»
Lily,
seppur
dubbiosa riguardo a ciò che aveva detto Sirius data la sua
fama, abbracciò
l’amica calorosamente. Capiva che si sentiva felice, che in
quel momento aveva
solo bisogno del suo supporto e della sua comprensione, e non si
sentiva di
insinuare altri dubbi nella sua mente. Sirius, in fondo, non era un
cattivo
ragazzo. Ma era anche vero che non aveva mai intrattenuto una relazione
seria
con nessuna ragazza, quindi i suoi dubbi erano leciti.
«Sono
così felice
per te» disse Lily, mentre era ancora immersa
nell’abbraccio di Mary, che
ricambiò stringendola ancora più forte.
E
adesso?
Remus
osservava
Lene allontanarsi da lui, dirigersi verso l’ingresso della
Sala Comune. Guardò
un’ultima volta la sua pergamena e, con uno strattone, si
alzò di scatto e
raccolse in fretta le sue cose, mettendole dentro la sua borsa. Il buco
del
ritratto si era appena chiuso, quando Remus si avvicinò ad
esso per aprirlo
nuovamente.
«Al
diavolo tutto…
O la va o la spacca»
Giuro
solennemente di non avere buone
intenzioni.
Con
la bacchetta
accesa, Remus tastò ogni lato della pergamena, fin quando la
sua attenzione non
fu catturata da un puntino che scendeva le scalinate principali verso
la Sala
Grande, o l’ingresso.
Raggiunse
correndo
Lene, che passeggiava in silenzio, quando d’improvviso
sentì i passi frettolosi
di qualcuno che stava venendo in sua direzione e si voltò
verso la fonte del
rumore.
«Remus?»
«Io…
Marlene…
Ecco… Volevo…»
Marlene
sorrise
debolmente a Remus che al momento si trovava
nell’incapacità di parlare dato il
fiatone. La bionda estrasse una bottiglietta d’acqua dalla
sua borsa e, dopo
aver evocato un bicchiere da chissà dove, lo porse a Remus.
Questo
sorseggiò
in fretta tutta l’acqua che il bicchiere conteneva, mentre
continuava ad
osservare Marlene, che lo osservava tranquilla.
I
dubbi iniziavano
a insinuare la sua mente…
Ti
crederà un mostro. Ti odierà, Remus…
Sicuro
che è ciò che vuoi? Vuoi che ti eviti? Che ti
consideri un rifiuto della
società?
Scosse
la testa, e
si rivolse alla ragazza.
«Possiamo
parlare?»
«Certo…»
rispose
lei, incerta. Possibile che volesse finalmente chiarire ogni cosa con
lei? Non
sapeva davvero che aspettarsi.
Continuava
a
dondolarsi sul posto aspettando una reazione di Remus, che stava ritto
davanti
a lei. Questo alzò la testa di scatto e afferrò
delicatamente la mano di lei,
arrossendo leggermente.
«Seguimi…»
Camminarono
lungo
i corridoi del castello, fin quando non arrivarono al ponte sospeso che
portava
alle serre di Erbologia. Quello era il posto preferito di Marlene, ma
Remus non
lo sapeva. L’aveva portata lì perché
non c’era mai nessuno, e quindi avrebbero
potuto parlare tranquillamente senza essere sentiti da nessuno.
Arrivati
a metà
del ponte, Remus lasciò la mano di Lene e si sedette su una
panchina di legno
stipata su di esso, ed invitò la ragazza a sedersi accanto a
lui.
Remus
era molto
imbarazzato, Lene poté giurare di averlo visto persino
tremare leggermente.
Remus
non sapeva
se la sua tremarella fosse dovuta al freddo di quel giorno invernale,
alla
paura o alla tensione.
O
forse, si
ritrovò per un attimo a pensare, era dovuto al fatto che
avesse quella ragazza
così speciale accanto a sé.
«Mi
dispiace…»
esordì, con voce tremante.
Lene
si ritrovò
improvvisamente a fissarlo negli occhi, sorpresa.
«Io
ho sbagliato
con te, sono stato un codardo… Ti ho evitato e non sono
stato per niente
onesto… Ma adesso intendo farlo»
A
Marlene, dopo
aver udito quelle parole, mancò l’aria.
Le
aveva detto che
per lui era speciale, che era una persona fidata. Si erano divertiti
insieme,
avevano affrontato moltissimi argomenti scoprendosi spesso
d’accordo su molte
cose.
La
loro amicizia,
il loro stupendo rapporto… Era forse stata una menzogna? Per
questo Remus stava
dicendo che aveva sbagliato con lei?
«Remus,
non
preoccuparti… Mi hai fatto capire che tra noi…
Insomma… Non andava tutto bene
come pensavo. Non hai nessun obbligo nei miei confronti,
davvero…» disse lei a
voce alta, decisa.
Lui
la guardò
vedendo in lei delusione e magari anche rabbia. Non aveva capito
ciò che voleva
dirgli, non aveva capito che per lui lei contasse più di
quanto le aveva
lasciato intendere, piuttosto che meno.
«Lene,
ascoltami… Tra
noi andava più che bene, più bene di quanto
pensi… Proprio questo, a un certo
punto, mi ha fatto paura e mi ha spinto ad
allontanarti…»
Marlene
lo
osservò, un po’ curiosa e un po’
sorpresa. Il suo battito aumentò
impercettibilmente, così tanto persino per lei, che aveva
evidentemente
sbagliato su tutto.
Tra
noi andava più che bene.
Allora
cosa non
andava tra loro?
Si
ritrovò a
fissare Remus negli occhi, e vide in lui inquietudine e insicurezza.
Adesso era
sicura che c’era un motivo valido per cui lui
l’aveva allontanata, qualcosa di
serio lo aveva frenato. Vedendolo così in pena,
capì che magari per lui doveva
essere difficile parlare con lei, in quel momento. E fu un attimo, che
strinse
la mano di lui tra le sue calde, ancora una volta. Lo fissò
dritto negli occhi
e cercò di donargli tutto il coraggio che lei aveva per
sé.
«Qualsiasi
cosa
sia… Io ti ascolterò, Remus. Sono qui, fidati di
me, ti prego…» lui la guardò e
mentre sentiva le parole di lei arrivare alle sue orecchie, un calore
lo invase
lungo tutto il corpo. Si sentì improvvisamente tranquillo,
positivo, pronto ad
affrontare le sue paure.
Si
alzò, di
scatto, e volse le spalle alla ragazza che ora stava immobile, seduta,
in
attesa.
«Quando
ero molto
piccolo, amavo passare intere serate fuori, nel giardino di casa mia,
anche
quando c’era freddo. Mamma e papà hanno avuto solo
me, ed essendo il loro unico
figlio mi permettevano di fare ciò che volevo… -
una nota di affetto ed
emozione si distinse nella voce di Remus, che osservava
l’orizzonte davanti a
sé, mentre Marlene non gli staccava gli occhi di dosso
– sai, amavo guardare le
stelle… Mio padre lavorava al Ministero della Magia, ai
tempi, ed ebbe una lite
furiosa con un uomo che conosceva e lavorava al Ministero…
Quest’uomo fu
cacciato via dal Ministero perché aveva architettato
chissà che contro dei
giudici del Wizengamot che avevano condannato da poco il fratello per
omicidio.
Così dissero a mio padre che avrebbero mandato una scorta
nei pressi della
nostra abitazione, per sorvegliarci giorno e notte, ma mio padre la
rifiutò.
Non credeva qualcuno potesse farci del male…» La
voce di Remus si faceva sempre
più rotta, più malinconica e sempre meno udibile,
ma nel ponte sospeso regnava
il silenzio, così non fu difficile per Marlene udire ogni
sua singola parola.
Questo
prese un
sospiro, e continuò…
«Ma
una sera…
Mentre ero in giardino a caccia di folletti – una risata
amara uscì dalla sua
bocca – un uomo entrò nel nostro giardino, e mi
attaccò… I miei genitori
sentirono le mie urla e accorsero subito in mio soccorso,
così sopravvissi… »
si voltò a guardare Marlene, che piangeva a dirotto, seppur
in silenzio. Ebbe
un tuffo al cuore, ma decise di continuare. Non si accorse che altre
lacrime
sgorgavano dagli occhi della ragazza, e alcune si affacciarono dai suoi.
«Quell’uomo…
quell’uomo era un lupo mannaro, Marlene…
»
Quando
il nome di
lei uscì dalla sua bocca, si ritrovò a fissarla.
Immaginava avrebbe visto
disprezzo, paura. Immaginava che lei si sarebbe alzata, e si sarebbe
dileguata
in un attimo, scappando via da lui. Immaginava che avrebbe anche potuto
urlare,
urlargli in faccia che lui era un mostro, e che non meritava di
esistere.
Invece,
la vide
alzarsi. Si alzò e, con gli occhi rossi di pianto e i
capelli arruffati, lo
fissò per un attimo, gli occhi vitrei pieni di espressioni
diverse tra loro.
In
un secondo,
Marlene si tuffò tra le braccia di lui, e iniziò
a singhiozzare più forte. Si
sentiva terribilmente triste per Remus, non immaginava che avesse
sofferto così
tanto. Si ritrovò a pensare che fosse anche arrabbiata,
arrabbiata con il mondo
che aveva permesso che una persona dolce e buona come lui soffrisse
così tanto.
Ma si sentì, purtroppo, anche terribilmente in colpa per
tutto ciò che aveva
pensato di lui. Aveva pensato che fosse un codardo o semplicemente un
ragazzo
che intendeva prenderla in giro, un ragazzo come tanti. E invece, a
dispetto di
ciò che avrebbe potuto pensare chiunque altro di lui, ora
che sapeva fosse un
lupo mannaro, pensò che fosse una persona ancora
più speciale di quanto avesse
immaginato.
«Remus…
Mi
dispiace così tanto, così
tanto…» disse lei ancora tra le lacrime, mentre
adesso lo fissava negli occhi.
«Non
preoccuparti,
non… Non volevo renderti così triste…
Sono un mostro…»
Lene
si staccò
immediatamente dall’abbraccio di Remus, e la sua espressione
si fece
determinata e grave. Remus in quel momento temette il peggio, adesso
l’avrebbe
definitivamente allontanato. Perché lui era infondo un
mostro, una persona
capace di fare del male, un ragazzo che non meritava di stare al fianco
di una
così splendida creatura.
Lene
si asciugò le
lacrime con l’estremità delle maniche della divisa
e si volse dinuovo a
fissarlo.
«Non
voglio più
sentirti ripetere quelle parole, Remus. Tu non sei un mostro, credimi.
Sei… Sei
la persona più speciale che io abbia mai
conosciuto»
Remus
spalancò gli
occhi, la bocca. Restò attonito, incapace di agire.
Lei… Lei lo considerava una
persona speciale?
«Marlene,
ma che
dici… Capisci adesso, perché ti ho
allontanata… Io… Non voglio metterti in
pericolo… Non sono affidabile…»
Lene
si avvicinò a
lui e, un po’ incerta ma decisamente più
coraggiosa, si alzò sulle punte dei
piedi e lo baciò, poggiando le sue labbra su quelle di lui.
Remus,
dapprima
incapace di fare alcunché e impietrito dall’azione
di lei, poi avvolse la
schiena di lei con un braccio, e la strinse a sé,
ricambiando dolcemente il bacio.
E
improvvisamente
tutte le paure, tutte le sue insicurezze, tutto lo sconforto gli
scivolarono di
dosso, facendo posto solamente ad un sentimento e ad un preciso stato
d’animo.
«Hem
hem…»
James
e Sirius,
immersi nell’ennesima battaglia di cuscini che ancora non
aveva avuto un
vincitore data la poca voglia di entrambi di dichiarare bandiera
bianca,
continuava già da un bel po’, e negli ultimi
minuti un attacco di ridarella che
proprio non voleva saperne di andare via.
Entrambi
però,
dovettero abbandonare le loro intenzioni di continuare ancora per le
lunghe
quella battaglia, dato che qualcuno li aveva appena interrotti.
Entrambi, al
suono di quello schiarirsi la voce, si guardarono con
curiosità in viso
vicendevolmente. Di solito, era sempre Remus ad intervenire per farli
smettere.
Ma
quella, quella
era una voce da ragazza.
Mentre
Sirius
stava a cavalcioni sulla pancia di James con un cuscino stretto tra le
dita,
quest’ultimo teneva gli occhiali storti sul naso e i capelli
corvini più
scompigliati del solito.
«Mary,
tesoro, a
quanto pare il signorino Sirius sembra impegnato in un
momento… intimo, con il
suo amico» disse Lily, sorridendo maliziosa mentre il suo
sguardo vagava da una
divertita Mary a due sbigottiti James e Sirius che, infastiditi da
ciò che
aveva detto la rossa, si erano alzati in fretta dal pavimento.
«Evans,
bada a
come parli…» aveva detto Sirius provocatorio alla
rossa, che aveva
assottigliato gli occhi.
«Si,
beh, io e
Sirius ci amiamo alla follia…» disse imbarazzato
James ridendo, beccandosi una
gomitata sulle costole dall’amico.
«Ramoso,
io a
differenza tua ho una reputazione da difendere…»
Sirius
si avvicinò
a Mary e Lily, e lanciò un’occhiata interrogativa
alla prima che, finalmente,
assentì. Sirius sorrise radioso e, poco prima di baciare
Mary, fu bruscamente
interrotto da una voce.
«ALT!
Piccioncini,
è vietato baciarvi alias abbracciarvi alias scambiarvi
qualsiasi effusione
amorosa che non sto qui a citarvi, potreste sconvolgermi, capite che
non sono
abituata a vedervi in atteggiamenti così…
Amichevoli»
James
scoppiò a
ridere, beccandosi un’occhiataccia da Sirius.
«Beh
amico, Evans
non ha tutti i torti…» disse James, mentre si
dirigeva verso Lily, che adesso
sorrideva appena.
«Io
non ho mai torto,
Potter… Ricordalo» gli disse la rossa, con le
braccia conserte.
«Cercherò
di
tenerlo a mente…» disse James avvicinandosi
pericolosamente al viso della
rossa, che perse un battito. James non lo avvertì solo
perché fu troppo
impegnato a far ripartire il suo, di cuore. La fissò per un
attimo, poi spostò
il suo sguardo verso Sirius e Mary, il primo cercava di baciarla per
farsi
perdonare da chissà che dalla ragazza, che lo respingeva
ridendo e con qualche
scappellotto.
«Signori,
esistono
ben sei miliardi di persone a questo mondo, oltre a voi… Ma
non preoccupatevi
eh, fate pure…» Mary lasciò andare
Sirius e iniziò a scagliare dei pugni sul
petto di James, ridendo.
«Sta
zitto,
stupido idiota!»
«Ahi…
Ahi! Fai
male, basta!»
Sirius
e Lily
risero vedendo James ripararsi dai colpi della furia bionda, poi Sirius
la tirò
ancora verso di sé.
«Mac,
non
ucciderlo per favore… »
«Come
vuoi» disse
lei, facendo spallucce.
«Sir,
hai visto
Pete?» Sirius scosse la testa, ma immediatamente James ebbe
una risposta alla
sua domanda.
«Ragazzi,
ecco
dove eravate!» disse Peter, entrando dalla porta del
dormitorio. Aveva dipinta
sul viso un’espressione preoccupata, ma la sorpresa si faceva
largo sul suo
viso mentre vedeva Mary stretta in un abbraccio di Sirius e Lily a
pochi passi
da James, che non era ancora stato incenerito.
«Ciao
Pete,
anch’io stavo giusto chiedendo a Sirius
dov’eri!»
«Oh,
giù ci sono
Alice ed Emmeline, stavo chiacchierando con loro… Dei
ragazzini stanno
distribuendo delle buste rosse»
James
corrugò la
fronte, Lily anche.
«Buste
rosse?»
«Si
James, buste
rosse! Immagino siano degli inviti…» rispose Peter
mentre si sedeva sul suo
letto a baldacchino. James si avvicinò all’amico e
si sedette sul suo letto,
poco dopo Lily si avvicinò a loro e si sedette sul letto che
stava di fronte a
loro. James gioì a quella vista, Lily senza saperlo si era
seduta sul suo
letto. Sentì gli occhi di Sirius addosso, si volse e lo vide
sorridere. Aveva
pensato la stessa cosa anche lui.
Mary
si era
avvicinata al gruppetto, così anche Sirius.
«Inviti…
Ma siamo
a febbraio… Natale è passato e Pasqua
è ancora lontana…»
«Beh,
magari è una
festa privata…» esordì Mary, incerta.
«Può
darsi…
Staremo a vedere!» disse Lily sorridendo e facendo spallucce.
Mentre il suo
sguardo correva tra i presenti, vide James con la coda
dell’occhio sorriderle
al suo fianco. Maledizione. Ma quanto era bello quel sorriso?
Bello
si, almeno quanto il sole.
Ma
qualcosa, ovvero qualcuno, distrasse Lily dai suoi pensieri.
Una
palla di pelo grigia dalla coda foltissima e più scura del
pelo che si
distribuiva equamente su tutto il corpo, fece il suo ingresso nel
dormitorio
dei malandrini, camminando a passo baldanzoso.
«Ah,
che gioia…» disse Sirius alzando gli occhi al
cielo, e subito Truffle soffiò in
sua direzione. Questo si incamminò con passo felpato verso
Lily e, proprio
quando questo sembrava stesse per fare un balzo per saltare sulle gambe
di lei
e la rossa aveva allargato le braccia, pronta ad accoglierlo…
Questo
saltò sulle gambe di James.
Ma
mai, mai quel gatto la sorprese tanto come allora.
«Ciao
piccolino, come stai?» disse dolcemente una voce alla destra
di Lily. La rossa
alzò gli occhi al cielo, e si volse a guardare verso quella
voce.
James
Potter stringeva al petto quel dannatissimo gatto, Truffle, che
peraltro si
beava del contatto del moro e miagolava piacevolmente.
«Brutta
storia, eh rossa?» disse Sirius, provocatorio, mentre accanto
a sé Mary non
riusciva a smettere di ridere, nonostante Lily l’avesse
incenerita con lo
sguardo più volte.
«Lily…
se vuoi lo faccio scendere…» chiese James
gentilmente a Lily, che
imprevedibilmente gli sorrise e scosse la testa.
James
comunque si alzò, e si sporse con Truffle in braccio verso
Lily, che si alzò a
sua volta. Come se avesse un bambino in braccio, James si
avvicinò ancora a
Lily e, delicatamente, lo poggiò tra le braccia di lei
sfiorando con il suo
ciuffo ribelle i capelli di lei e solleticandole la fronte, mentre il
gatto
guardava alternativamente i due. Sentì l’odore di
menta, quello che sentiva
ogni volta che si trovava a un passo da James, e il suo cuore perse un
battito,
mentre i suoi occhi erano persi ad osservare il ragazzo che
però non si accorse
dello sguardo della rossa.
«Ecco
Lily, puoi prenderlo… Attenta alla
zampina…» disse James, a bassa voce.
Lily
fu così sorpresa da quella visione… James era
così attento a non fare del male a
Truffle, così premuroso e dolce. Rimase imbambolata a
guardarlo, fin quando James
d’improvviso alzò gli occhi e si
scontrò, con la violenza di un’onda contro gli
scogli, il verde degli occhi di lei.
«Beh,
io… Vado adesso…»
E
così la rossa, tramortita da quei modi di fare
così dolci del ragazzo e
imbarazzata dagli sguardi degli altri puntati su di loro,
uscì dalla stanza in
fretta, e chiuse la porta dietro di sé.
«Amico..»
esordì Sirius, mentre Mary usciva dalla stanza per seguire
l’amica.
«Mmm?»
chiese James che, dopo aver seguito la rossa con lo sguardo, si lasciò andare
sul suo letto e iniziò a
fissare il soffitto, con sguardo vacuo.
«Giuro
che mi strappo la coda appena mi trasformo in Felpato se Evans non
è cotta di
te…»
Hem hem... Ciao bellezze !
*sventola una mano*
Come state? Spero bene...
Non voglio rovinare gli occhi a cuoricino che sicuramente avrete dopo
aver letto il capitolo, ma sappiate che succederanno un po' di cose
che... Beh, rovineranno un po' l'atmosfera tranquilla che regna tra i
nostri personaggi... D': *Corre a nascondersi* Non aggiungo nient'altro!
Beh, ringrazio come sempre
tutti coloro che hanno recensito (prometto che vi risponderò
appena posso, ma adesso ho poco tempo a disposizione per collegarmi),
siete dolcissime e insomma... VI AMO!
Grazie anche a quelle
trecento persone che hanno letto il capitolo (non riesco a pensare al
fatto che siate così tanti, davvero!) a coloro che hanno la
storia tra le preferite, seguite e ricordate... Siete la mia
forza.
Che dire? Spero recensirete
in tanti! Vi aspetto... Grazie ancora! Buon Weekend :)
Marauder11
|
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Capitolo 40 *** Capitolo Quarantesimo - Scudo nel buio ***
Ciao a tutti! lo so, lo so...
Non ci sono parole per descrivere il mio imbarazzo per questo immenso e
imperdonabile ritardo! Ma ho avuto un blocco, non riuscivo
più a scrivere... La mia mente sembrava ingarbugliata tra
troppe idee, che credo di esser riuscita a riorganizzare ed ordinare...
Questo capitolo è stato più di un parto, e non ne
è uscito fuori un gran che, a dire il vero. Ma dovevo
pubblicarlo, l'ho promesso ad una di voi e non potevo non mantenere
questa promessa. Sono lusingata da tutti i complimenti che ricevo da
parte vostra, e credo che siano immeritati, davvero.
Ringrazio Jessica Akuno,
Cathi, kappa11, lucy_lucry_lulu, Tenue, lettriceappassionata,
sarapotterhead0601, Lily Luna Scamandro e HP_ dream per aver recensito
questa storia, risponderò ad ognuno di voi dopo aver
caricato il nuovo capitolo. RINGRAZIO
UN MILIONE DI VOLTE IN PIU' TE, HP_dream, PER AVERMI SPINTA AD ANDARE
AVANTI, A CONTINUARE A SCRIVERE LA MIA CREATURA CHE AMO COSì
TANTO, COSì COME VOI, TUTTI VOI, CHE CONTINUATE A
SOSTENERMI, SEMPRE.
- Marauder11
p.s.: avrete il nuovo
capitolo molto, molto presto!
Buone feste.
p.p.s.: Scusate per la
punteggiatura e soprattutto per gli indicatori grafici, è
impazzito Word >.< SCUSATE!
Capitolo
Trentottesimo - Scudo nel Buio
Quella
giornata sembrava
esser passata molto velocemente, tra i banchi di scuola e le cataste
di libri da sfogliare e studiare. Lily sembrava sentirsi sempre
più
stanca, sempre di più. Studiava di continuo, eppure sembrava
come se
quell'enorme carico di compiti non finisse mai.
-
Lil?
- la voce di Sirius la fece sobbalzare, il ragazzo se ne accorse e
ridacchio leggermente, poi si sedette accanto all'amica, un'aria
colpevole dipinta in viso.
-
Che
c'è? - chiese stancamente la ragazza.
-
Mi
chiedevo se... se potessi farmi vedere il tema di pozioni –
aveva detto queste parole così velocemente che Lily non era
riuscita a capirlo, così inclinò la testa di lato
e sollevò un sopracciglio.
-
Insomma,
mi fai vedere il tuo tema di pozioni? - Lily ridacchiò, e
guardò Sirius con aria di sfida.
-
Puoi
fartelo dare dalla tua ragazza, no? - disse la ragazza, un sorriso
malandrino dipinto in viso. Sirius si alzò e si
avvicinò di più a Lily, le mani in tasca.
-
E'
che... nemmeno lei l'ha fatto – disse Sirius, gongolandosi
leggermente mentre gettava un'occhiata a Mary che chiacchierava poco
più in là con James, che si volse a guardare i
due. Stavolta fu Sirius a sobbalzare, grazie ad un colpetto in testa
dato da Lily.
-
Forse
dovreste iniziare a studiare seriamente, voi due! Disse la rossa,
alzandosi di scatto con il suo tema in mano, poi incrociò le
braccia, corrucciata.
-
Hai
ragione, hai perfettamente ragione... - disse Sirius cercando di
risultare ragionevole, anche se un sorrisetto malandrino lasciava
intendere che non la pensasse esattamente così. Lily si
avvicinò al suo viso, i lampi uscivano a fiotti dai suoi
occhi, come se intendesse ucciderlo con lo sguardo.
-
Ecco
il mio tema, lo rivoglio entro un'ora! - sibilò Lily
stancamente. Sirius la avvolse tra le braccia.
-
Sei
la migliore, Ev! La migliore secchion... Ehm, dicevo... la migliore
studiosa e la migliore amica che io abbia mai avuto! - disse Sirius
stringendo a sé Lily, mentre le faceva il solletico ai
fianchi. Entrambi risero tanto, mentre Remus e Marlene entravano in
Sala Comune.
-
Hey,
Lunastorta! - urlò James dal divano, e così
Sirius si staccò da Lily. I due si lanciarono il
più fugace degli sguardi.
-
Quei
due... stanno insieme secondo te? - chiese Lily a bassa voce all'amico,
che fece un'alzata di spalle.
-
Ieri
è rientrato così tardi che io e gli altri
già dormivamo, e oggi è sparito... Il ragazzo ci
nasconde qualcosa... - sussurrò Sirius a Lily, che
annuì con un ghigno stampato in faccia che Sirius
notò.
-
Che
c'è? - chiese il ragazzo, e Lily lo guardò.
-
Stasera
c'è la ronda... Indagherò. Anche Lene
è rientrata tardi e oggi ci ha evitate... - Sirius
annuì, le braccia conserte.
-
Ho
notato l'umore di Mary... - Lily ridacchiò, sapendo che Mary
ormai era diventata un libro aperto anche per Sirius, che sembrava
riuscire a capire con facilità ogni persona immediatamente,
dato che i due non stavano insieme da molto.
-
Che
avete voi due da borbottare? - chiese James da lontano, guardando
più Sirius che Lily, dato che i due erano ancora molto
freddi. Lily però lo fissò, come se volesse
sfidarlo a guardarla, in poco tempo James si accorse del suo sguardo e
si volse a guardarla, sorridendo. Così, sotto gli occhi
divertiti di Sirius, Lily si avvicinò inaspettatamente a
James.
-
Tutto
bene? - chiese Lily, sedendosi accanto all'occhialuto e strappandogli
dalle mani il pacco di gelatine tuttigusti +1 che stava mangiando tutto
solo. James la guardò con aria di sfida ma la
lasciò fare.
-
Beh...
potrebbe andare meglio... - disse James, alzando le spalle. Sirius si
avvicinò ai due, mantenendo comunque le distanze, giusto per
tenerli d'occhio. Mary si sedette accanto a lui, per lo stesso motivo.
Non erano ancora una coppia Lily e James, ma avevano già i
loro fans.
-
Oh,
mi dispiace... - disse Lily, torturandosi le mani. James gliele
afferrò, e Lily immediatamente alzò lo sguardo, e
incrociò gli occhi nocciola di lui, che le infusero
tranquillità e serenità.
-
Non
preoccuparti... tu come stai? - chiese James, continuando a tenere lo
sguardo su di lei, che sorrise leggermente.
-
Oh,
bene. A parte tutti quei compiti... Li odio – James rise,
trovandosi completamente d'accordo. Lo scambio di sguardi dei due fu
interrotto dall'arrivo di una ragazzina, con la sciarpa di Grifondoro
al collo.
-
Capitano
James? - chiese la ragazzina con gli occhi a cuoricino. James si volse
a guardarla.
-
Si?
- chiese il ragazzo, con gentilezza. Lily tenne gli occhi sbarrati,
mentre la ragazza chiedeva un autografo e James le parlava, firmandole
un quaderno. Quel ragazzo pomposo e insopportabile che per sei anni
aveva visto era sparito, e al suo posto vi era una persona sorridente e
incredibilmente gentile con tutti. James era cambiato. O era cambiata
l'opinione che aveva lei di lui?
Continuava
a fissarlo, mentre lui le parlava e la fissava di rimando, poi
finalmente si ridestò.
-
Lily...
tutto bene? - chiese James alla ragazza, un po' divertito per lo stato
catatonico di lei e un po' sorpreso per lo stesso motivo.
-
Oh...
si... è che – disse lei, guardando il pavimento.
-
Cosa?
- chiese James, avvicinandosi a lei preoccupato.
Lily alzò gli occhi e lo
fissò, un sorriso stampato sulle labbra.
- Sei un bravo capitano, Potter. - e con questa frase si
alzò, lasciando attonito il povero James che aveva appena
ricevuto un complimento, uno dei pochi se non l'unico, da parte della
ragazza che aveva sempre amato, che sembrava accorgersi di lui, adesso.
Lui la seguì, dopo essersi alzato di scatto. Lily si
sorprese di quel gesto di lui, ma continuò a sorridere
lievemente. James sorrise ampiamente e avvolse tra le braccia Lily,
stringendola a sé, e realizzò pochi secondi dopo
che lei non l'aveva respinto come temeva ma anzi, l'aveva stretto a
sé a sua volta.
-
Era stata una ronda molto silenziosa, quella. Una
ronda carica di tensione e, soprattutto, di imbarazzo. Lily fissava a
tratti Remus e ridacchiava, questo sembrava volerla ignorare.
-
«Mi
sembra di… essermi persa qualcosa. Sbaglio?»
Remus
si ridestò,
finalmente, ma non rispose. Non aveva idea di ciò che aveva
detto
l’amica, e non voleva ammettere di non aver capito nulla,
nemmeno
una parola.
«Beh,
sono riuscito ad attirare la tua attenzione… Siamo di poche
parole
stasera, mi sono persa qualcosa? Dicevo…»
Remus
la guardò sorridendo
lievemente e, mentre si guardava le mani, disse
«Gliel'ho
detto. Ho detto a Lene della mia condizione e... avevate ragione»
-
Avevamo? - chiese Lily, corrucciata.
-
Beh... Anche James continuava a ripetermi che avrei dovuto fidarmi...
-
-
James? -
-
Si... Siete più simili di quanto credete, Lils... - disse
Remus dolcemente all'amica, che sorrise ma abbassò lo
sguardo.
«Mi ha sorpreso, oggi»
disse Lily, tornando a guardare Remus, mentre entrambi camminavano con
le bacchette alte.
«E’
una persona molto
dolce e sensibile, e tu gli stai davvero a cuore…»
«Beh…
lo so,
adesso. Spero solo che non sia troppo tardi!»
«Oh,
io non credo che sia troppo tardi! Ho capito che non è mai
troppo tardi...»
disse Remus arrossendo, e la sua reazione intenerì molto
Lily che sorrise di cuore annuendo, sentendosi al settimo cielo. Le
cose sembravano sistemarsi, finalmente.
Lei,
sorridente, si era
aggrappata al braccio dell’amico, mentre entrambi
continuavano a
camminare, felici. Si stavano ormai dirigendo verso il ritratto della
Signora Grassa, quando…
«Hai
sentito?»
«Shhh…»
aveva sussurrato Lily, avvicinandosi alla fonte del rumore. Si era
sentito un grido, immediatamente dopo un botto.
«Lily,
credo che provenga da qui… andiamo!»
iniziarono a correre a grandi falcate verso la fonte del rumore, su
per le scale, vicini, molto vicini al ritratto della Signora
Grassa…
Sembrava
non ci fosse
nessuno, eppure entrambi erano sicuri di aver udito
qualcosa…
Improvvisamente poi, notarono qualcosa…
Una
bambina stava
accasciata a terra sanguinante, era svenuta.
Remus,
che era arrivato
per primo, la prese cautamente in braccio, stando attento a non farle
del male. Le prese il polso e sentì che il battito, seppur
non
regolare, c’era.
«Lily,
la porto in infermeria… tu vai in Sala Comune, ti raggiungo
subito…»
«No
Rem, dobbiamo avvertire la McGranitt, non posso andare…»
«Lils,
capisci che non posso lasciarti da sola, vero?»
disse Remus preoccupato. Se le fosse successo qualcosa? James non
gliel'avrebbe mai perdonato, e nemmeno lui.
Quella bambina aveva bisogno di immediate cure, non poteva perder
tempo dalla McGranitt, ma qualcuno doveva essere avvertito
dell’attacco…
«Remus,
davvero, so badare a me stessa! Sono un prefetto, dannazione, e tu
devi portare immediatamente questa bambina da Madama Chips, ok? Sta
tranquillo» disse la
ragazza con fermezza, e un coraggio negli occhi senza eguali.
«No
Lily, se ti
succedesse qualcosa? Non posso, io non posso lasciarti andare da
sola!»
«Hey
Rem, calmati! Ti
prometto che mi farò accompagnare immediatamente in Sala
Comune
dalla McGranitt, ok?»
Remus
la fissò un attimo, poi guardò la bambina che
continuava a perdere sangue. Si volse a guardare Lily, dinuovo, e
parlò velocemente, un groppo in gola cominciava a
infastidirlo. Aveva paura.
«Prendi
il corridoio
laterale, arriverai prima. Spingi la statua del Troll urlatore, si
aprirà un passaggio e arriverai direttamente davanti alla
porta
dell’ufficio della professoressa. E’ un passaggio
segreto, non
dovresti avere problemi… Prometti che…?»
«Promesso,
farò
attenzione. Grazie Rem, a dopo!»
Lily
scoccò un bacio
sulla guancia dell’amico, e si diresse correndo nel corridoio
di
quel piano, diretta all’ufficio della professoressa di
Grifondoro.
«Lumos»
mormorò.
Era
sola, ed aveva paura,
terribilmente paura.
Qualcuno
aveva attaccato
quella bambina, e probabilmente quel qualcuno era ancora lì
da
qualche parte. Ma lei era un prefetto, era compito suo trovare quel
maledetto e portarlo dalla professoressa. Era così piccola,
e non sapeva se ce l'avrebbe fatta, dato il sangue che aveva perso.
Cercava di non pensare a quella vista per infondersi coraggio, e un po'
stava iniziando a riuscirci, quando...
Mentre
camminava, scorse da lontano quattro figure, alte, di cui non
distingueva i tratti.
Si
stavano avvicinando
minacciosi verso di lei, e, mentre lo facevano, Lily notò un
altro
particolare che l’aveva fatta rabbrividire non poco.
Erano
incappucciati.
Non
poteva smascherarli,
non poteva riconoscerli.
E
lei era ormai in
trappola, non poteva scappare, anche se non l’avrebbe fatto
mai. Ma era sola, sola contro quattro... Un tepore di coraggio
e orgoglio la invase.
Era
una valorosa
Grifondoro.
«Guardate
chi abbiamo
qui…» disse il primo, sghignazzando
«Lily
Evans, giusto? E’
un piacere fare la tua conoscenza…» disse
un’altra voce, molto
profonda. Questo fece un inchino che fece ridere gli altri tre.
-
Cercavamo te, sai? - disse un terzo.
Lily
indietreggiava ma
teneva ben alta la bacchetta, era pronta a difendersi.
«Chi
siete? Che cosa
volete?»
Cercava
di mantenere un
tono autoritario, non dovevano capire che era terrorizzata da loro, ma
non credeva di essere in grado di farlo, in quelle condizioni. Se solo
fosse passato qualcuno, di lì...
Ma
era tarda notte, chi
poteva passare? Il castello era praticamente deserto, sperava solo
che Remus fosse riuscito a portare in tempo quella bambina tra le
cure di Madama Chips. Pensava al suo amico, a cui voleva
così bene, e a quanto si sentiva felice pochi minuti prima,
e a come era improvvisamente caduta nel baratro dell'orrore in un
attimo.
Cercava
di non pensare a
sé stessa, sapeva di avere poche, pochissime
possibilità di
cavarsela e di uscire da quella situazione illesa.
«L’amico
della
mezzosangue ha abboccato, a quanto pare… Ti ha lasciata da
sola,
vero? Oh, povera Grifoncina! Mi hanno detto che sei molto coraggiosa,
non è così? Crucio»
Subito
Lily cadde a terra,
mentre un dolore acuto attraversava tutto il suo corpo, come una
scossa elettrica. Tutti i pensieri positivi che prima albergavano nella
sua mente scomparvero, in un lampo.
La
sua spina dorsale
vibrava sul freddo pavimento di pietra, mentre la sua testa sembrava
afflitta da numerose lame, i lunghi capelli rossi si muovevano, mentre
i gemiti emessi facevano gelare il sangue.
Voleva
abbandonarsi al
dolore, sentiva di non poter resistere. Si sforzava di non urlare, ma
questi sembravano impegnarsi sempre più per provocarle
più dolore
possibile.
E
ridevano, di gusto, e
questo sembrava contribuire al suo dolore…
Ma
non poteva cedere,
doveva reagire.
Cercò
di tirarsi in
piedi, ma erano ormai in tre quelli che continuavano a torturarla con
la maledizione senza perdono, a turno ma anche contemporaneamente.
Sembravano
divertirsi, e
anche parecchio, mentre Lily si contorceva e il suo corpo soffriva
terribilmente.
«Implora
pietà e ti
lasceremo andare, inginocchiati ai Mangiamorte e la tua vita
sarà
risparmiata…»
«MAI!»
urlò Lily, con
tutta la forza che aveva in corpo, guardando in faccia i quattro
aggressori.
Sirius
stava seduto accanto a James, che gli aveva raccontato
di come si era avvicinato a Lily, e di come lei non aveva opposto
resistenza. Aveva parlato a ruota libera, senza che Sirius lo
interrompesse, e a dir la verità il Black si annoiava a
sentirlo parlare, ma allo stesso tempo era felice per lui, felice di
vederlo così felice, finalmente.
Una
speranza si era accesa
nel cuore di James Potter, mentre l’ansia e il cattivo
presentimento attanagliavano le sue viscere. Sentiva che qualcosa non
andava, che qualcosa stava sfuggendo ai suoi occhi e al suo
controllo…
«Amico,
tutto bene?» Chiese Sirius all'amico, che adesso continuava a
sospirare e a guardare l'orologio a cucù appeso sopra al
camino.
«No…
Sono preoccupato per Remus e Lily, ho paura che gli succeda
qualcosa…»
Sirius
sorrise tranquillo
all’amico, mentre gli poggiava una mano sulla spalla.
«Hey,
sta tranquillo…
che ne dici di salire in dormitorio? Li aspetteremo lì, va
bene?»
«No
Felpato, va pure se
hai sonno… Io resto qui.»
Sirius
sbuffò impaziente
e disse
«Jamie,
non puoi stare
qui ad aspettarli… staranno rientrando, amico, è
quasi l’ora!»
«Sirius,
non ti ho detto
io di stare qui insieme a me, puoi anche salire in
dormitorio… Non
preoccuparti»
James
aveva un’espressione
seria dipinta in volto, segno che fosse molto preoccupato.
Per
questo Sirius aveva
deciso di rimanere accanto all’amico, voleva cercare di
distrarlo…
James
guardò il tavolino
davanti al divanetto su cui era seduto, e improvvisamente fu colto da
un’illuminazione.
«Felpato,
hai tu la
mappa?»
«Si,
perché?»
«Potresti
prestarmela?»
chiese James, fissando l’amico con gli occhi sbarrati
Sirius
sfilò dalla tasca
posteriore dei pantaloni la mappa, ma prima di porgerla all'amico
chiese un compromesso.
«Io
salgo in dormitorio,
ti aspetto alzato quindi vedi di non fare tardi,
d’accordo?» James non lo guardò, troppo
impegnato a fissare la pergamena in mano all'amico.
-
D'accordo ? - chiese Sirius chiaramente, fissando James negli occhi.
Questo annuì distrattamente, così Sirius gli
porse la mappa, sospirando. Si avviò in fretta verso i
dormitori, borbottando qualcosa che James non sentì.
Giuro
solennemente di
non avere buone intenzioni.
Non
appena James aveva
sussurrato quelle sette semplici parole e la mappa si era
materializzata sotto ai suoi occhi, era immediatamente sbiancato e si
era alzato, dirigendosi a grandi falcate verso l’uscita.
Sirius,
che stava salendo
le scale dei dormitori, non si era accorto che l’amico era
scomparso ma, non appena lo notò quando si era girato per
dirgli di
non fare rumore quando sarebbe salito perché Peter stava
già
dormendo, notò l’improvvisa assenza di James e si
decise a
seguirlo.
Uscì dal ritratto e si
guardò intorno.
Silenzio.
Maledizione, aveva dato la mappa a James. Come avrebbe
fatto a trovarlo? Dove diavolo era andato?
Scorse qualcuno da
lontano, che in poco tempo si rivelò essere Remus.
«Sirius,
che ci fai qui
fuori?» chiese Remus, curioso
«James
è uscito, non so
per quale motivo… dov’è Lily?»
Remus
era immediatamente
sbiancato e aveva sbarrato gli occhi, provocando la stessa reazione
in Sirius senza rendersene conto.
«Lily?
Cosa? Non è
ancora rientrata? Le ho detto almeno mezz’ora fa di
rientrare,
subito dopo l'attacco, ma tu sei sicuro di…»
«Maledizione
Lunastorta,
l'attacco? Quale attacco?! dev’essere successo qualcosa!»
Sirius cominciò a camminare nervosamente, borbottando di
tanto in tanto imprecazioni in direzione di Remus, che lo
seguì ancora più nervoso di lui.
-
Lily non
ha varcato quel ritratto, James ha voluto la mappa poco fa e poi
è
sparito, che diavolo è successo? Perché hai
lasciato Lily da sola
durante un attacco? - urlò adesso Sirius all'amico,
terrorizzato.
«Non
l’avrei mai fatto
ma ho dovuto accompagnare una bambina in infermeria che era svenuta,
era stata attaccata, e Lily mi ha promesso che sarebbe tornata subito
in dormitorio dopo aver chiamato la McGranitt!»
«Merlino,
maledizione! Andiamo,
presto!»
Entrambi
scesero le scale
e si diressero verso l’ufficio della McGranitt, credendo che
avrebbero trovato Lily proprio lì, magari.
Non
sapevano che lei e
James però, si trovavano praticamente dalla parte opposta;
avevano
entrambi imboccato la strada per l’ufficio della
professoressa dal
lato opposto del piano.
«AAAAHHHHHH!
Luridi…
maledetti… bas-basta!» Lily era stremata,
piagnucolante, mentre
era rannicchiata a terra su se stessa.
Le
avevano scagliato
numerosi incantesimi per ferirla, e prima l’avevano anche
disarmata, per evitare che potesse difendersi. Nessuno sarebbe
arrivato, nessuno l’avrebbe salvata. Sarebbe morta
lì,
dissanguata, e nessuno si sarebbe accorta di lei fino
all’alba del
giorno dopo… Aveva ormai perso ogni speranza di essere
tratta in
salvo, fin quando…
«
Molto coraggioso da
parte vostra, mettervi contro una ragazza. Quanti siete, quattro?
Dovreste farvi schifo da soli…»
Lily
non poteva credere
alle sue orecchie. James?
Alzò
la testa e incrociò
subito lo sguardo nocciola di lui, che intanto si era parato davanti
a lei, con la bacchetta alla mano, cercando di proteggerla da
ulteriori attacchi.
-
Chi è questo idiota? - chiese uno ad un altro, leggermente
più basso di lui, che rispose.
«Che
diavolo vuoi,
Potter! Sparisci immediatamente, o farai una brutta fine. Non saremo
clementi con te, che sei persino peggio della
mezzosangue…»
«Non
azzardarti più a
parlarle in questo modo, hai capito? Sapevo che avevate in mente
qualcosa, vi ho visti oggi in biblioteca! Sparite di qui, adesso,
prima che io possa strozzarvi uno ad uno!»
«Oh
Potter, io non sarei
così coraggioso se fossi in te… Sai, nel caso in
cui tu non
l’avessi notato, siamo quattro contro uno… chi
pensi che avrà la
meglio tra di noi? CRUCIO!»
James
cadde in terra, di
fianco ad una Lily priva di forze.
Non
aveva emesso un
lamento, non avrebbe dato alcuna soddisfazione a quei quattro.
Soffriva
terribilmente, ma
doveva resistere. Qualcuno sarebbe venuto ad aiutarli.
«Voi…
siete… solo…
dei… vigliacchi!» disse James con
difficoltà, ansimando, mentre
una lacrima solcava la guancia di Lily.
«Crucio.
CRUCIO!»
Stava
prendendo tutti gli
attacchi che erano rivolti a lei, stava offrendo il suo corpo in
cambio del suo… E lei? Lei era lì, costretta
immobile, forzata a
vedere quella scena raccapricciante…
«Mettiti
di lato,
traditore del tuo sangue… adesso tocca alla nata babbana! CRUCIO!»
James
si era praticamente
spinto verso Lily, strisciando, prendendo in pieno la maledizione per
cercare di salvare lei ancora una volta, e questa volta non aveva
potuto evitare di urlare.
Quell’attacco
era troppo
forte, troppo violento…
Lily
sentiva che stava per
perdere ogni forza, la lucidità la stava
abbandonando…
James
mentre si
divincolava la guardò e si accorse dello sguardo di lei
quasi
assente, e le disse «Non… non mollare, Lily,
ti… ti prego!»
«Smettetela
con questo
teatrino, siete patetici! Crucio!»
James,
che fu colpito
dalla maledizione mentre teneva in grembo la testa di Lily, si morse
la lingua per evitare di urlare, ed immediatamente del sangue
colò
dalla sua bocca.
«Potter,
questo è il mio
ultimo avvertimento. Spostati! Non vogliamo te, vogliamo lei!»
«No,
non l’avrete mai!»
disse James orgoglioso, mentre era ridotto praticamente uno straccio
«Antonin,
vai tu…
Dobbiamo finirla»
«DOLOHOFERIO!»
Una
luce accecante rossa
colpì James alle spalle, che urlò
impercettibilmente mentre cercava
di fare da scudo a Lily che ormai aveva perso i sensi.
Adesso
il buio. Solo il
buio.
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Capitolo 41 *** Capitolo Quarantunesimo - Rehab ***
Capitolo Quarantunesimo
–
Rehab
E' colpa tua.
Queste erano le parole che
continuavano a risuonare nella mente di Remus, parole che si facevano
sempre più terrificanti nella sua mente, che diventavano
sempre più
chiare e insistenti. Lui e Sirius avevano corso praticamente per
tutto il castello, erano sfiniti, stanchi, il fiatone cominciava a
farsi pesante, ma nessuno dei due se ne curava, nessuno dei due
proferiva parola. Avevano troppa paura per fare ipotesi, la loro
mente in quel momento era immersa nel panico e nel caos. Sirius si
allontanò d'un tratto da Remus, iniziando a correre. Poi
l'urlo.
«James,
James!! Remus, sono qui!»
Sirius si inginocchiò
tremante verso i corpi di James e Lily. Erano entrambi svenuti, James
perdeva sangue dalla bocca ma non sembrava aver subito lesioni
esterne, non molte, mentre Lily era immersa in una pozza di sangue,
il viso contratto in una smorfia di dolore, le bacchette di entrambi
strette in mano.
«Sirius,
presto, prendi James. Io porto Lily! Maledizione, dobbiamo fare in
fretta…»
Sirius era rimasto
imbambolato dalla vista dei suoi due amici in quelle condizioni.
Stava ancora in ginocchio, guardava alternativamente Lily e James con
sguardo vacuo. Aveva guardato d'un tratto Remus, come se si fosse
improvvisamente accorto di lui, che si era immediatamente chinato
accanto all'amico
«Sirius, amico,
ascoltami! Ce la faranno, ma dobbiamo sbrigarci, non sappiamo cosa
gli hanno fatto, coraggio! Andiamo!»
Sirius capì, e prese in
braccio James, non con poca difficoltà, mentre lo guardava
con
sguardo orripilato, davanti alla più terribile delle
visioni. Remus
aveva preso in braccio Lily, cercava al contempo di rianimarla, ma
questa perdeva sangue di continuo, così assunse una
camminatura
veloce.
Entrambi si erano
macchiati del loro sangue, entrambi cercavano di correre stando
attenti a non provocare altre ferite ai due. Nessuno dei due aveva
avuto il coraggio di tastare il polso dei due, la paura era troppa,
insostenibile, gravava sulle loro spalle come un peso immenso, troppo
grande per loro.
Era Terrore, puro terrore.
Ecco cosa provavano i due,
mentre a tratti regolari si fissavano cercando di infondersi coraggio
a vicenda.
Dei passi si distinsero
nel corridoio appena imboccato che portava all'infermeria. Una donna
austera, con la camicia da notte indosso e gli occhiali sul naso, si
fermò davanti ai due ragazzi.
«Per Godric,
cos'è successo?» chiese, con voce stridula,
portandosi immediatamente le mani al viso per il terrore e la sorpresa.
«Sono stati attaccati,
dobbiamo fare in fretta, non c'è un minuto da
perdere!» disse Sirius quasi urlando. In altri casi, per
essersi rivolto così ad un insegnante, si sarebbe beccato
come minimo una punizione lunga un anno. In quel caso la McGranitt fece
un cenno di scuse al ragazzo e iniziò a camminare a passo
spedito verso l'infermeria, Sirius e Remus alle calcagna.
Arrivarono davanti
all’infermeria.
Sirius appoggiò il corpo
di James su una panca lì davanti e iniziò a
picchiare pugni sulla
porta, dato che Madama Chips tardava ad aprire.
«Aprite questa
maledettissima porta, subito! O la butterò a terra, presto!
MALEDIZIONE!»
- Sirius, sta calmo, per
favore – disse l'insegnante, come avrebbe fatto una mamma.
«Signor Black, che
succede? - l'infermiera aprì lo sportello posto sulla porta
dell'infermeria, volse il suo sguardo verso Sirius, il viso
disperato. La professoressa McGranitt, che guardava James con le
lacrime agli occhi. Scorse Remus, macchiato di sangue e Lily inerme
tra le braccia. James, poco più in là immobile -
Oh Merlino,
portateli dentro!»
Subito Madama Chips fece
sistemare i due su due lettini, vicini, e li studiò.
Era terrificata, molto
pallida in viso.
- Poppy, sono ancora vivi?
- chiese la professoressa d'un tratto, la sua voce era
irriconoscibile, tanto si era fatta bassa e tremante. Sirius
pensò
che forse se l'era immaginata.
Tremante, Remus notò che
l'infermiera sembrava non riuscire a reggere bene la bacchetta tra le
mani.
«Sono vivi ma... Chi
è
stato? Questa è… magia molto, molto
oscura… La bambina non ha
riportato alcuna lesione di questo tipo...»
«Sta bene?» chiese
Remus, rincuorato, cercando di non pensare ai suoi amici.
«Si, sta meglio ma... Oh
cielo… Oh cielo! Chiamate immediatamente il professor
Silente, vi
prego ragazzi… Chiamate Albus, Minerva»
«Ma…Madama? Ce la
faranno, vero?» chiese Sirius con le lacrime agli occhi, e i
pugni
stretti.
Madama Chips lo guardò
con occhi pieni di sconforto e non seppe rispondere alla domanda del
giovane Black.
Remus afferrò Sirius per
il braccio e insieme si incamminarono verso il Gargoyle di pietra.
«Mary?»
Alice… che diavolo
voleva a quest’ora? Non voleva risponderle, aveva troppo
sonno per
farlo… aveva sicuramente fatto qualche nuova scoperta, di
chi si
era messo con chi e perché, quando e come. Adorava i
pettegolezzi, e
amava condividere le sue scoperte con le sue amiche, anche se queste
erano immerse nel più profondo dei sonni.
Alice era fatta così.
«Mary, lo so che mi hai
sentita!» disse Alice sempre mormorando, ma con
più convinzione,
avvicinandosi al letto dell'amica. Mary sentì scostare le
tende del
suo letto, e l'avrebbe uccisa, se lo sentiva. A breve l'avrebbe
uccisa, per aver interrotto il suo bellissimo sogno fatto di
cioccolato e coppe di Quidditch.
«Ali, che diavolo
vuoi?»
chiese Mary con voce impastata
«Dov’è
Lily?»
«Ma dove vuoi che sia?
E’
nel suo letto, ovv…»
«No Mary, non
c’è. Il
suo letto è intatto e sono le quattro del
mattino…»
Mary si volse a guardare
il letto di Lily, posto accanto al suo. Messe a fuoco prima di
realizzare che la sua amica non era lì, e le coperte erano
perfettamente ordinate, come se non l'avesse mai ospitata.
Guardò
Alice, il viso preoccupato, e si alzò di scatto.
Aveva ragione. Tastò il
letto, questo era gelido. C'era ancora il quaderno di Pozioni sul
cuscino, e Mary poteva giurare di averlo visto lì, in
quell'esatta
posizione, prima di addormentarsi. Lily l'aveva lasciato lì
perché
aveva detto di voler ripassare, prima di addormentarsi.
Sia Alice prima, che Mary
dopo, pensarono che Lily in realtà non era mai tornata dalla
ronda
con Remus.
Perché?
Alice guardò preoccupata
l’amica, e aprì la porta del dormitorio. Magari
l’avrebbero
trovata in Sala Comune…
Quando entrambe furono
scese, la scena che si parò davanti alle due nessuno se
l’era mai
sognata.
Remus e Sirius avevano
appena varcato la soglia del ritratto e avevano
un’espressione
sconvolta e… disperata.
Per di più, erano coperti
di sangue.
Mary incrociò lo sguardo
di Sirius che era in lacrime, e lanciò un grido, mentre con
le mani
si copriva le mani.
Era successo qualcosa a
Lily. Adesso ne era certa.
Remus nel frattempo era
corso da Alice, che si era fiondata su di lui.
«Cos’è
successo a
Lily, Remus? Dimmelo, dimmi cosa diavolo è successo a
Lily!» il
tono di Alice si faceva sempre più stridulo, mentre la sua
voce
continuava ad incrinarsi. Sentiva le ginocchia piegarsi, e di fatto
in pochi secondi si ritrovò a terra, priva di forze.
Riusciva solo a
piangere. Era terrorizzata.
Mary invece era
impassibile, mentre Sirius aveva aperto bocca.
«Lily e James…
Sono
stati attaccati e… potrebbero non farcela»
Mary guardò Sirius,
aspettandosi di vederlo scoppiare a ridere da un momento all'altro.
Era uno scherzo, era di certo uno scherzo. Poi il ragazzo
alzò lo
sguardo e mostrò il suo viso affranto alla ragazza,
impassibile. Di
scatto camminò verso l'uscita della Sala Comune, ma prima
che
potesse varcarne la soglia Sirius la bloccò afferrandola per
il
braccio.
«Dove stai
andando?»
«Devo vedere... Devo...» mormorò Mary,
senza nemmeno pensare. Il suo cervello sembrava non voler dare segnali,
non riusciva a formulare alcuna frase o pensiero. Alice si disperava,
mentre Frank scendeva dalle scale del dormitorio per raggiungere la sua
ragazza, che si lasciò andare tra le sue braccia. Altri
Grifondoro attirati dalle urla scesero in Sala Comune, lo sguardo
spaventato, qualcuno si avvicinava a Remus per chiedere spiegazioni, ma
questo sembrava non riuscire a dire alcun ché. Tutti
capirono che James Potter e Lily Evans adesso erano in pericolo di
vita, non si sapeva né il perché, né
da quanto e se erano ancora vivi, se era uno scherzo.
«Mary, vieni con
me»
disse Sirius, la voce irriconoscibile, tremava così tanto.
«NO! NO! Io… io
lo
sapevo, lo sapevo! Sono stati quei maledetti bastardi, cosa gli hanno
fatto? E James… Perché James?»
Sirius aveva guardato Mary
intensamente, con le lacrime agli occhi. Aveva preso un sospiro
«James… ha parato
i
colpi che volevano infliggere a Lily. Sono stati degli animali,
Mary…
Hanno cruciato Lily fino allo sfinimento, mentre James che ha preso
meno colpi dato che è arrivato dopo, è in una
situazione più
critica perché… gli hanno scagliato una
maledizione che lo sta
lacerando dentro… Voleva proteggerla, e… Adesso
non sanno come
aiutarlo, non sanno cosa gli hanno lanciato…» La
voce di Sirius
tremava sempre di più, infine scoppiò in lacrime
dalla
disperazione. Mary lo avvolse tra le sue braccia, capendo quanto il
ragazzo stesse soffrendo. Riuscì a piangere, finalmente,
cullandosi
e sostenendo al contempo il suo ragazzo, disperato.
Remus li osservava, si
dondolava, torturandosi mentalmente. Marlene era scesa dai dormitori
poco dopo, ma Remus non l'aveva ancora vista. Aveva in mente una
cantilena che continuava a risuonare, impertinente, dentro di
sé.
E' colpa tua, Remus.
Solo colpa tua.
Riuscì a vedere solo
qualcuno che gli porse un
bicchiere, che pensò essere d'acqua, anche persino quando lo
sorseggiò e scoprì che aveva un sapore amaro.
Sentì i suoi muscoli
rilassarsi d'un tratto, e all'improvviso cadde nel sonno,
così come
Sirius, Mary, Marlene, Peter, Frank e Alice, che ricevettero lo
stesso quantitativo di pozione tranquillante dal Caposcuola, che
aveva trovato i suoi compagni di casa sotto schock.
«Oh…
signorina MacDonald… Black, Lupin, Prewett,
Minus…Paciock, anche
lei»
«Signorina Chips…
Come
stanno? Deve essere onesta con noi, la prego…»
disse Mary, la voce
tremante.
Madama Chips dopo averli
osservati sospirò, chiuse lo sportellino che le permetteva
di
affacciarsi dall’infermeria e aprì la porta. Una
luce abbagliante
invase i visi dei ragazzi alla soglia dell'infermeria, tutti dai visi
sconvolti e stremati.
L'infermiera li osservò
con sguardo grave, poi uscì in corridoio e si sedette sulla
panca lì
vicino, invitando i ragazzi a fare lo stesso.
«Le condizioni sono molto
critiche per entrambi, ma per la signorina Evans sono più
fiduciosa,
sebbene abbia perso molto sangue… Ovviamente sto cercando di
farla
dormire, altrimenti da sveglia soffrirebbe le pene
dell’inferno per
quello che sono stati capaci di fare… dormirà per
almeno una
settimana…»
«Una settimana?»
chiese Sirius, e l'infermiera annuì.
«O due...Le hanno più volte scagliato la
maledizione cruciatus, a giudicare dai segni almeno una decina di
volte, è un miracolo che sia sopravvissuta... »
Alice aveva iniziato a
singhiozzare, mentre Mary le stringeva la mano. Mary la
guardò,
sicura.
Dovevano essere forti. Per
James e per Lily.
«Continui,
signorina…
Vogliamo sapere tutto» disse Alice, imponendosi di smettere
di
singhiozzare.
«Sapete tutti le
conseguenze della maledizione cruciatus, ne avrete studiato gli
effetti... - disse l'infermiera, e qualcuno annuì. Lo
sapevano
perché erano cose che si studiavano a scuola, nessuno di
loro si
aspettava di vederne gli effetti di persona, su qualcuno di loro -
Purtroppo non possiamo sapere se avrà riportato dei gravi
danni
mentali, potremo saperlo solo al suo risveglio… non ci resta
che
pregare per questo. Ciò che è certo è
che ormai è fuori pericolo,
seppur non conosciamo le conseguenze reali dei colpi»
«Quali... Quali
potrebbero essere le conseguenze, signora?» aveva chiesto
Sirius,
facendosi avanti, i pugni chiusi. Sapeva perfettamente quali erano,
ma sentiva il bisogno di sentirsi dire ciò che avrebbe
potuto subire
Lily, sentirlo dall'infermiera avrebbe reso tutto più reale.
Sperava
fosse tutto un brutto incubo, ma sapeva che non lo era.
«Potrebbe perdere la
memoria, non ricordare più niente di nessuno…
Temporaneamente ma
anche permanentemente… Potrebbe non camminare più
ma nella
peggiore delle ipotesi…potrebbe perdere completamente, del
tutto il
lume della ragione. Potremmo non avere la nostra Lily Evans, al suo
risveglio…» disse Madama Chips, e Remus
giurò di aver visto una
lacrima scendere dalla guancia della giovane infermiera.
Madama Chips aveva detto
che Lily, poteva non tornare più Lily… Giudicava
la situazione
della sua migliore amica, più positiva di quella di
James… ma
allora, lui? Che conseguenze avrebbe avuto?
«Mentre…
James?»
chiese Peter anticipando Remus, balbettando
«Il signor Potter ha
subito più volte la maledizione Cruciatus, ma i maggiori
danni non
sono stati causati da essa… Hanno scagliato su di lui una
potentissima maledizione che onestamente disconosco, non ho…
non ho
mai sinceramente visto nulla di simile. Il professor Lumacorno
è
stato immediatamente chiamato stanotte a collaborare con noi insieme
al vostro professor Foreigner, stanno esaminando gli effetti per
poter risalire alla contro maledizione ma… dovranno fare in
fretta,
le energie vitali del signor Potter si stanno esaurendo e…
Non ha
molto tempo e resistenza a disposizione, potrebbe non farcela
entro…
la nuova alba»
«Ma deve esserci
qualcosa, deve esistere qualcosa che possa… vero??
Vero??»
Sirius era disperato, il
suo sguardo era perso nel vuoto e il suo viso non sembrava
più lo
stesso. Le lacrime rigavano il suo volto mentre si appoggiava alla
parete, quasi non fosse più capace di reggersi in piedi.
Remus
continuava a dimenarsi invece, a scagliare pugni sul muro o a far
volare qualunque cosa fosse vicino a lui.
«Venga con me, signor
Lupin. Venite, tutti voi! L’unica cosa che potete fare
è star loro
vicino… Ma non appena ve lo chiederò, andrete
via, intesi?»
Remus, che entrò per
primo, vide immediatamente i corpi dei suoi migliori amici.
Lily era fasciata dalla
testa ai piedi, i capelli rossi brillavano in contrasto con la sua
pelle perlacea e più pallida del solito; le sue bende erano
in parte
inzuppate di sangue, mentre James era bendato solo in parte, ma il
suo viso era magro e bianco come un lenzuolo. Sembrava aver perso
massa muscolare, sembrava dimagrito di cento chili.
Su quei letti, giacevano
gli scheletri dei suoi migliori amici, inermi.
«E' colpa mia,
maledizione!» disse Remus, scagliando un pugno sul tavolo di
legno
posto lì. Lene gli afferrò la mano, e gliela
strinse, cominciando a
piangere. Sirius guardò l'amico, e in cuor suo
pensò che avrebbe
voluto picchiarlo per aver lasciato Lily da sola, ma sapeva che Remus
non aveva nessuna colpa di ciò che era accaduto.
Sirius subito si buttò a
fianco di James, mentre Alice e Lene si fiondarono disperate su Lily.
Mary osservava James e Lily da lontano, ancora incapace di reagire.
Frank le sussurrava qualcosa, dal suo viso poteva immaginare che
stesse cercando di consolarla, ma Mary non riusciva comunque a capire
nessuna delle sue parole.
Remus si passò una mano
sulla barba e chiuse gli occhi un attimo.
Era un incubo, un
terribile incubo.
Mentre stavano tutti in
silenzio, seduti tra James e Lily, quest’ultima emise un
grugnito e
si divincolò…
Poco dopo iniziò ad
urlare, delle urla agghiaccianti uscirono dalla bocca di Lily, segno
che la pozione soporifera stava esaurendo il suo effetto. Sirius si
avvicinò alla ragazza, iniziò a guardare le sue
braccia che si
sollevavano e battevano sul materasso con dei tonfi, e cercò
subito
di bloccarle. Delle lacrime uscirono dagli occhi di Lily, iniziarono
a scendere lungo il suo viso. Remus si pose a fianco di Sirius e
cercò di aiutarlo a tenere ferma Lily, gli altri si
attorniavano al
letto.
Madama Chips uscì subito
dal suo studio ma, mentre stava preparando nuovamente una pozione da
dare a Lily, questa urlò
«No,
James no! Vai via James! Vai via, prendete
me! Prendete me! James, JAMES!»
adesso Lily singhiozzava e urlava a tratti, come se stesse rivivendo
la tortura…
«No… prendete me, sono io!
Io il
mostro, no! James no! Aiutatemi, aiutatemi! James, James!»
Mary strinse la mano della sua migliore amica mentre Alice si
abbandonò sulla sedia, tremante; adesso nuove lacrime
solcavano il
suo viso. Sirius guardò Remus, accanto a sé, uno
sguardo carico di
significati. Remus lasciò il braccio di Lily sotto gli occhi
dei
suoi amici, e uscì dall'infermeria. Non potevano soffrire
così, non
poteva sopportarlo… Non dovevano. Lui avrebbe fatto
qualcosa,
doveva assolutamente fare qualcosa.
Le quattro tavolate poste
in Sala Grande erano piene di studenti, quel giorno. Nessuno osava
però parlare o urlare, nessuno rideva. C’era solo
un leggero
brusio nella tavolata di Serpeverde, qualcuno dei Corvonero parlava,
due o tre Tassorosso discutevano a bassa voce.
La tavolata di Grifondoro,
che da secoli e secoli era sempre stata la più rumorosa
delle
quattro, era immersa in un assordante silenzio.
Forse perché gli artefici
del baccano adesso non erano lì, ma stavano lottando tra la
vita e
la morte.
Fin da quando avevano
messo piede ad Hogwarts, James Potter e Lily Evans erano stati gli
artefici di numerose urla o schiamazzi. Avevano fatto sbarellare i
loro compagni di casa per i loro stremanti litigi, li avevano fatti
ridere quando James faceva un qualche scherzo a Lily e questa lo
rincorreva e gliele suonava di santa ragione, oppure strillava
terribilmente. James aveva fatto gioire i suoi compagni di casa, ogni
volta che la pluffa era passata attraverso uno dei tre anelli,
così
come Lily aveva intenerito molte persone dentro a quel castello ogni
volta che si era mostrata gentile con loro.
Hogwarts amava Lily quanto
amava James, esattamente quanto loro stessi amavano quel castello.
Tutti li adoravano, ognuno di loro li giudicava dei modelli da
seguire per motivi diametralmente opposti. Non sarebbe più
esistito
il Quidditch senza James, il formidabile e talentuoso capitano di
Grifondoro, non sarebbe più esistito il LumaClub senza la
sua più
brillante rappresentante, abile pozionista.
Quella sera, l’unico
rumore che si poteva distinguere nell'ampia Sala era il tintinnio dei
bicchieri che si sfioravano, o il rumore delle posate contro i piatti
di porcellana.
Silenzio.
Assoluto e disperato
silenzio.
Nessuno aveva avuto il
coraggio di parlare, tutti erano concentrati nell’atto di
cenare;
alcuni giocavano semplicemente col cibo.
I ragazzi del sesto anno
di Grifondoro non avevano toccato cibo, non avevano scambiato nemmeno
una parola tra loro o con qualcun altro. Le mani di Mary e Marlene
erano intrecciate, mentre Remus si era chiuso in un silenzio
assordante; Sirius spariva di tanto in tanto, per andare
chissà
dove, e in quei momenti Remus alzava lo sguardo per seguirlo con gli
occhi fin dove riusciva ancora a scorgerlo.
Troppo immersi nel dolore
e nei loro pensieri.
Immediatamente il leggero
brusio scomparve, tutti tacevano.
Peter alzò gli occhi per
trovare la causa dell’assoluto silenzio che regnava in tutta
la
Sala Grande, e lo trovò.
Il professor Silente si
era alzato dalla tavola, e stava ritto in piedi mentre fissava i suoi
studenti, mentre li scrutava serio. Peter spostò lo sguardo
più in
là, verso i professori. Il cibo era intatto in tavola, tutti
i
professori erano sconvolti in viso e chiaramente preoccupati e,
nessuno di loro sembrava aver toccato cibo esattamente come lui e i
suoi amici.
La professoressa McGranitt
non aveva alzato la testa; stava china e aveva lo sguardo perso nel
vuoto. Due dei suoi più cari studenti erano stati colpiti, e
anche
se non lo dava a vedere, era molto affezionata ai suoi studenti,
specie a quelli della sua casa. Ciò che lo colpì
però, fu lo
sguardo del professor Lumacorno, che si era fatto stranamente vacuo;
aveva gli occhi arrossati, era visibilmente stanco e forse aveva
anche pianto.
Lily Evans era la sua
studentessa preferita, la sua cocca. E alcuni degli studenti della
sua stessa casa, l’avevano ferita brutalmente. La voce del
preside
riscosse Remus Lupin dai suoi pensieri.
«Come
ben sapete, ieri sera due dei nostri più brillanti allievi,
e due
dei più validi vostri compagni di scuola, sono stati
attaccati
brutalmente. James Potter e Lily Evans versano in questo momento in
gravi condizioni, tra le cure di Madama Chips. Tutto è
successo
mentre la Signorina Evans stava svolgendo una consueta ronda, e si
trovava da sola poiché il suo collega Prefetto aveva dovuto
allontanarsi perché Emma Hawtorne, una studentessa del
secondo anno
di Tassorosso, era stata trovata svenuta. Adesso la nostra Emma sta
bene, è ancora molto scossa ma ha riportato solo alcune
ferite al
braccio e alla gamba; ha perso molto sangue, infatti l'intervento del
signor Remus Lupin è stato di vitale importanza. James
Potter è
uscito dalla torre di Grifondoro, ed è miracolosamente e per
fortuna, di Lily intendo, intervenuto nell’attacco, parando
molti
colpi inflitti alla signorina Evans. - il preside si zittì,
il suo
sguardo divenne fiero mentre si volgeva a guardare Sirius, Remus,
Peter e le ragazze - James Potter ha salvato la vita della signorina
Evans, mettendo a repentaglio la propria. Sarebbe infatti bastata,
secondo l’opinione di Madama Chips, un’ulteriore
maledizione
Cruciatus per uccidere il coraggioso e prezioso Prefetto di
Grifondoro. Tuttavia, il signor Potter adesso sta lottando per
rimanere in vita, dato che un’oscura e sconosciuta
maledizione l’ha
colpito… Naturalmente sapevate già tutto questo,
si vocifera che
le notizie corrano ad Hogwarts in men che non si dica…
Tuttavia, ho
delle buone notizie per voi»
Lo sguardo di Sirius
incontrò quello di Mary dopo quella che sembrava
un'eternità, ed
ora era carico di speranza. Mary lo ricambiò, gli occhi
azzurri
scintillavano tra le tante lacrime versate e forse ancora da versare.
«…Mi
è appena giunta voce, dal qui presente professor Foreigner,
che lui
e il professor Lumacorno hanno trovato un modo, questo pomeriggio,
per bloccare la lacerazione interna del signor Potter. E' impossibile
prevedere se gli effetti saranno immediati, tuttavia possiamo
affermare che non è più in pericolo di vita.
Adesso mi rivolgo a
voi, i colpevoli: avete compiuto un’azione spregevole, siete
ancora
giovani; avete fatto delle scelte sbagliate, ma non significa che non
possiate ancora redimervi. Questo non salverà di certo il
signor
Potter e la signorina Evans, ma salverà voi stessi. Vi
invito a
pensarci. Adesso, correte tutti a letto. Buona notte»
Tutti esultarono alla
notizia del professor Silente, tutti sembravano rincuorati. James
Potter ce l’avrebbe fatta.
«Ce la farà, ce
la farà
Remus!» disse Marlene, scuotendo il braccio di un attonito
Remus.
James era salvo.
Incrociò lo sguardo di
Remus, non più afflitto ma carico di speranza e
determinazione.
Remus guardò Marlene con le lacrime agli occhi,
quest’ultima si
buttò tra le sue braccia, ridendo e piangendo insieme. Mary
e Alice
si stringevano silenziosamente, mentre Emmeline era stretta
nell’abbraccio di Frank e Peter. Sirius si alzò e
si buttò tra le
braccia di Remus, che lasciò finalmente uscire le lacrime
dagli
occhi e rise assieme all’amico. Il suo sguardo si
spostò
automaticamente ad una tavolata posta poco più in
là, da cui uno
studente, molto simile a Sirius, lo osservava. I due si scambiarono
un'occhiata indecifrabile, ma qualcosa distrasse Sirius, portandolo a
spostare il suo sguardo altrove.
«Maledizione Felpato,
avremo ancora quel rompiscatole tra i piedi, ci credi?»
Sirius rise
tra le lacrime e diede una pacca sulla spalla all’amico,
dimenticandosi quasi dello sguardo di Regulus di poco prima.
Prima di andare a dormire,
decisero tutti di passare dall’infermeria.
Alice bussò alla porta,
che subito si aprì.
«Oh, siete
voi…Dovrei
mandarvi via ma… Oh, e va bene! Solo cinque
minuti» Madama Chips
aveva aperto sorridente la porta, era chiaro come il sole che adesso
era più tranquilla. Entrarono tutti insieme, il passo
incerto e
strascicato; videro subito James. Egli sembrava aver acquistato
già
un po’ di colorito in viso.
«Ovviamente le condizioni
non sono delle migliori, lo sapete. Si rimetterà, ma non
sappiamo
quando. I suoi organi si stanno ricostruendo pian piano, la contro
maledizione sta contrastando la magia oscura, ma ciò che ha
fatto la
differenza è proprio il ragazzo che avete davanti.
E’ un lottatore
che non ha mai mollato» disse Madama Chips ai ragazzi, le
ultime
parole si ruppero nel pianto liberatorio dell'infermiera, che si
lasciò consolare da Alice e Lene, che piangevano assieme a
lei.
Sirius si avvicinò al letto di James, mentre gli altri erano
più
distanti.
Tutti sapevano del legame
fraterno che c’era tra i due. Dove c’era Sirius,
c’era James e
dove c’era Potter, c’era Black.
Sirius sorrise e
immediatamente si avvicinò al letto di James. Aveva il viso
volto
verso sinistra, volto verso Lily, che stava sul letto a fianco al
suo.
«Hey idiota, a quanto pare
ce la farai... Mi manchi, fratello. Sbrigati a tornare, o Remus mi
costringerà a fare tutti i compiti» disse Sirius
in tono fintamente scherzoso, stringendo la mano di James, cadaverica,
mentre con l'altra gli scompigliava i capelli neri più
arruffati del solito. Il comodino accanto a lui, notò
Sirius, era pieno di messaggi di auguri di pronta guarigione per James;
molti erano scritti su pergamene rosa a forma di cuore, Sirius
ridacchiò pensando a tutte quelle ammiratrici che gli
avevano inviato dei cioccolatini che James non avrebbe potuto mangiare
– almeno per il momento - così ne prese una
manciata e la mise in tasca.
«Non vorrai che vadano a
male, Ramoso...» disse Sirius rivolgendosi all'amico,
sospirando. Sperava che James si svegliasse in quell'istante, gli
saltasse addosso e gli strappasse dalle tasche i cioccolatini che
avevano lasciato per lui, pur di vederlo vivo e vegeto come prima. Poi
si volse a guardare la ragazza dai capelli rossi vicino al letto di
James; notò che Lily era ancora bendata, ma le sue bende non
erano più cariche di sangue come lo erano state quel giorno.
«E Lily?» chiese
Mary,
speranzosa, anticipando la domanda di Sirius e probabilmente di tutti
gli altri.
Madama Chips sospirò, e
si volse a guardare fuori dalla finestra, dove il buio incontrastato
dominava il paesaggio «La signorina Evans è
stabile. Ci vorrà del
tempo prima che le ferite si rimargino completamente, sapete. Ma
anche lei ha registrato un miglioramento. Inizia a perdere meno
sangue... Ce la farà, signorina MacDonald. Adesso devo
preparare le
pozioni del mattino da dare a questi due, cinque minuti soltanto e
andate! Va bene?»
Tutti annuirono sorridenti
alla signorina Chips. Sarebbe andato tutto bene.
**
Era passata una settimana
dall’attacco, e, anche se Madama Chips diceva che James e
Lily
stavano migliorando, nessuno dei due si era ancora svegliato.
Le partite di Quidditch
erano state sospese, in quei giorni si sarebbe dovuta svolgere
Grifondoro contro Corvonero, ma la squadra di Grifondoro si era
categoricamente rifiutata di giocare senza il suo Capitano. Il suo
vice, Sirius Black, si era alzato un giorno in Sala Grande e aveva
fatto un discorso, convincendo immediatamente il professor Silente a
non disputare alcuna partita prima del risveglio di Lily e James, e
commuovendo la professoressa McGranitt per l’affetto che lui
insieme a tutta la casata di Grifondoro dimostrava nei confronti di
quei due ragazzi.
Il LumaClub aveva
annullato tutte le riunioni, dato che la sua presidentessa non poteva
assistervi. Marzo era ormai giunto, e, seppur le lezioni venivano
regolarmente tenute, l’umore in classe non era lo stesso.
C’era stata la luna
piena, e Felpato e Codaliscia avevano dovuto tener testa da soli a
Lunastorta, così si erano procurati qualche ferita in
più del
solito, ma poco importava.
Ramoso sarebbe tornato. Sirius pensava
a questo, quel giorno, in Sala Grande, quando un gruppo di ragazzi
fecero il loro ingresso nella Sala, ma lui perso nei suoi pensieri
quasi non li notò.
«Hai un'aria ancora più patetica senza
il tuo amico al tuo fianco, lo sai Black?» i ragazzi attorno
a colui che aveva parlato risero, tranne uno, che sembrava stare in
disparte e osservare Sirius di sottecchi. Sirius Black si
alzò di scatto dalla panca, tirò fuori la
bacchetta dalla tasca e si diresse a grandi falcate verso i Serpeverde.
«Una parola
soltanto Avery, un'altra parola soltanto e ti ritroverai steso in
terra, mi hai sentito bene?»sibilò Sirius al
ragazzo con la bacchetta puntata alla gola di Avery, che continuava a
ghignare in un gesto di sfida davanti al giovane Grifondoro. Questo si
volse come per andarsene, poi si girò dinuovo udendo le
risatine delle serpi.
«STUPEFICIUM!»
urlò, e Avery volò attraverso la Sala, battendo
la schiena contro l'ampia parete di pietra, attirando l'attenzione di
tutti i presenti in Sala Grande. Mentre Sirius guardava in cagnesco i
Serpeverde che non erano corsi ad aiutare Avery a rialzarsi, qualcuno
lo tirò per un braccio. Si volse e vide Remus, e per la
prima volta si lasciò guidare fuori dall'amico senza
protestare per averlo sottratto dal divertimento di una rissa con i
Serpeverde, anche se sapeva che l'amico avrebbe avuto comunque una
parola di rimprovero per lui.
«Non
ti rimprovererò» disse d'un tratto Remus,
interrompendo il rumore dei passi attraverso il corridoio del castello.
Sirius si volse a guardarlo, sorpreso. «No?» chiese
Sirius, con tono divertito. Remus si volse a guardarlo, ghignando un
po'.
«Diciamo che questa volta hai fatto ciò
che andava fatto.» Disse Remus, ridendo anche un po'.
Trascinò Sirius nella risata, mentre entrambi si dirigevano
verso l'infermeria.
«Ragazzi,
sedete, prego…»
Il professor Foreigner
entrò in classe e i suoi studenti, che erano già
stipati ai loro
posti, si sedettero in fretta quando lo videro entrare.
«Oggi…
Oggi ho deciso che non ci sarà una lezione. Parleremo, vi va?»
Remus e Sirius si volsero
uno sguardo sospettoso. Che cosa aveva in mente il professore?
Parlare? Remus ripose la sua penna e il suo calamaio nella borsa, poi
incrociò le braccia e puntò il suo sguardo sul
professore, Sirius
faceva lo stesso al suo fianco.
«Pssst…
che avrà in mente?» chiese
Mary a Sirius, che era seduto davanti a lei con Alice. Lui la
guardò
e fece un’alzata di spalle. Peter poco più in
là sembrava
discutere della stessa cosa con Frank, ma i due si interruppero
grazie ad un'occhiata ammonitrice lanciata da Emmeline, seduta
davanti a loro con Lene.
«Ho…
ho corretto le vostre ultime verifiche e non sono andate molto bene.
So che il vostro umore non è dei migliori ultimamente,
quindi ho
pensato che forse… forse sarebbe stato meglio interrompere
le
lezioni accademiche. Allora... Oggi parleremo del vostro futuro»
Remus alzò la mano in
fretta, curioso. Il professore lo vide e annuì in sua
direzione,
segno che poteva parlare.
«Cosa
intende professore, per… parlare del nostro futuro?»
«Beh,
siete al sesto anno e credo avrete già qualcosa in mente
su…
quello che vorrete fare, una volta usciti di qui. No? Tu, ad esempio,
Remus… Hai idea di quello che farai?»
Remus annuì e
guardò il
professore e, con le sopracciglia aggrottate mentre guardava i
serpeverde rispose al professore con aria di sfida, utilizzando un
atteggiamento mai sfoggiato in presenza di un suo superiore, che fu
l'orgoglio di Sirius.
«Mi
chiedo… che senso ha parlare di quello che faremo tra due o
tre
anni, quando potremmo essere ecco… sconvolti da un momento
all’altro»
«Signor
Lupin, io non credo che…»
«Oh,
si invece. Che senso ha? Potremmo morire, in questo istante. O vedere
qualcuno che amiamo soffrire terribilmente in un letto
d’ospedale…Giusto Mulciber?»
L’interpellato si
alzò
in piedi come un cane rabbioso e, prima che potesse fare qualunque
cosa, fu disarmato dal professore.
«Voglio
che posiate qua le vostre bacchette, immediatamente. Tutti voi.
Signor Black?»
Sirius si alzò per ultimo
e, mentre raggiungeva la cattedra, lanciò uno sguardo carico
d’odio
a Piton.
Sapeva. Lui sapeva e non
aveva fatto niente per fermarli, questo non poteva sopportarlo.
Consegnò la sua
bacchetta, pian piano lo fecero tutti.
«Bene. Signor Lupin, se
la sente di dirci cos’ha intenzione di fare da
grande?»
Remus annuì, adesso si
era calmato su esortazione di Lene. Lei lo aveva guardato con sguardo
ammonitore, non era quello il momento per vendicare James e Lily.
«Io… beh, mi
piacerebbe
insegnare, a dire il vero»
«Oh! Molto bene, molto
bene… Lei, signorina MacDonald?»
Mary sorrise lievemente al
professore e disse «Non ho onestamente le idee molto chiare,
professore. Ma credo che intraprenderò la carriera di mia
madre, mi
piacerebbe diventare una Guaritrice»
Mary sorrise ancora,
stavolta in direzione di Sirius, che ricambiò allo stesso
modo.
Sarebbe stata un’ottima
guaritrice, a suo parere.
«Molto bene anche lei,
signorina MacDonald, glielo auguro! Lei, signorina Vance?»
Emmeline sbuffò e mise su
un broncio pazzesco, poi si resse il viso con entrambe le mani. Molti
risero dell’espressione buffa di Mel, che rispose
«Professore, mi crede se
le dico che non ne ho la più pallida idea?» tutti
risero, stavolta
più forte all’affermazione di Emmeline.
«Emmeline, qualunque cosa
tu farai, sono sicura che sarai bravissima. I tuoi voti parlano per
te! Signorina… Prewett?»
Alice alzò lo sguardo che
prima era abbassato sul foglio, mentre scribacchiava qualcosa.
Il suo sguardo scuro era
carico di determinazione, sul suo viso albergava
un’espressione
sicura, quasi divertita dalla domanda del professore.
Si schiarì la voce e
disse poche semplici parole
«Auror. Come
Lily…»
Lily… Lily voleva fare
l’Auror, proprio come James.
Sirius ricordava bene di
quel pomeriggio in cui lui e il suo migliore amico avevano parlato di
quello che avrebbero fatto da grandi. Mentre lui era sempre stato
incerto, James aveva detto fin da piccolo di voler fare
l’auror,
come suo padre Charlus, anche se la carriera di giocatore di
Quidditch lo affascinava. Sirius sapeva che, alla fine, avrebbe fatto
l’auror.
«Lei, signor
Black?»
«Io… non sono
stato mai
tanto sicuro di quello che vorrei fare da grande ma da qualche
tempo…
Sono sempre più convinto di voler fare l’Auror.
Come James, si,
proprio come James... e Lily, già» concluse Sirius
ridacchiando un
po', mentre volgeva il suo sguardo verso Alice e gli sorrideva
affettuosamente.
Il professore annuì
sorridente al suo alunno e continuò
«Lei…
signor Piton?»
Prima che Severus Piton
potesse rispondere, una risata simile a quella di un latrato ma
molto, molto amara, precedette un’affermazione.
«…il
mangiamorte, naturalmente!»
Severus si alzò e
fronteggiò Sirius, mentre i compagni di classe stavano
seduti tra i
banchi tra di loro, attenti a seguire ogni parola tra i due, che ora
si lanciavano fiamme attraverso le iridi dei loro occhi così
diversi
per natura e azioni.
«Tu…
come osi?»
sussurrò quasi Severus, e un ghigno
si dipingeva sul viso di Sirius, che non faceva altro che guardarlo
con aria di sfida. Poi vide Severus rivolgersi a Mulciber con uno
sguardo complice, seduto poco più in là, e Sirius
perse le staffe.
«Ahh,
io OSO E COME! Come hai potuto, dico, come puoi guardarti allo
specchio ogni giorno? Sei strisciato ai suoi piedi implorandole
perdono ogni giorno, ogni giorno! E poi l'hai lasciata lì,
inerme,
soffrire così? Sei un vigliacco! VIGLIACCO!»
Severus rimase imbambolato
dalle parole di Sirius Black.
Quest’ultimo gettava
veleno dalle sue iridi grigie che ora sembravano incandescenti. Aveva
visto più volte insieme a James Mocciosus rivolgersi a Lily
per
chiederle perdono dopo averla insultata pesantemente, aveva detto di
essere cambiato o essere disposto a farlo per lei, e non aveva avuto
il coraggio di salvarla. Aveva colpito James, che aveva tentato di
proteggerla, e doveva pagare per tutto il male che avevano fatto lui
e i suoi amici serpeverde.
«BASTA!»
li interruppe il professore, che ora gesticolava con la bacchetta in
mano.
Piton abbassò il capo e,
tremante, si sedette.
«Basta
così, signor Black. Bene, la lezione è finita.
Serpeverde, potete
andare. Grifondoro, ho bisogno di scambiare ancora qualche parola con
voi…»
Le cravatte verde argento
abbandonarono in fretta l’aula, felici di poter andar via
finalmente.
Sirius rimase in piedi,
tutto il tempo, mentre i suoi compagni immobili sulle loro sedie
fissavano lui e il professor Foreigner, che stava seduto sulla sua
scrivania, calmo e tranquillo come si può essere davanti a
un camino
e una tazza di thé.
Quando l’ultimo
Serpeverde uscì dall’aula, il professore prese
parola,
interrompendo il silenzio che si era diffuso nell'aula.
«Sirius,
siediti»
Lo sguardo di Black fu ora
puntato su quello del suo professore e, immediatamente, si sedette.
«Nessuno
deve assumere questi toni nella mia classe, voglio che questo sia
chiaro. E credo che sia tu che il signor Lupin abbiate bisogno di
calmarvi più degli altri. Capisco la vostra rabbia, la
capisco
perfettamente ma…»
«Professore,
li ha quasi uccisi…» disse
Remus, che cedette alla sua voglia irrefrenabile di parlare e
interruppe il professore, carico d’ira come mai prima di
allora.
«Lo
so, Remus. Ma non vorrei che qualcuno di voi fosse in pericolo
nuovamente!»
«Siamo già in
pericolo,
professore…
Si rende conto? Non è giusto che
Lily e James siano lì, hanno rischiato di morire!»
disse Sirius, scocciato, prima di essere interrotto dalle urla del
professore, che si alzò in un gesto fulmineo e si
avvicinò ai
banchi dei rosso oro seduti.
«No!
Non è assolutamente giusto! Lily e James stanno lottando per
vivere
e non è giusto che loro girino indisturbati per i corridoi,
lo so
bene! Ma voi non dovete provocarli, intesi? A meno che questi non vi
provochino… Va bene? Vi chiedo solamente di NON PROVOCARLI!
Non
voglio altri Lily e James, nessuno di noi! Giusto Marlene?» La ragazza aveva iniziato
a discutere con Emmeline, che intimava tutti di stare calmi come
sempre, ma la biondina sembrava avere qualcosa da ridere,
così il professore le si era rivolto cercando di attirare la
sua attenzione.
«Ma
professore, loro…»
«Giusto, signorina
McKinnon?» Marlene annuì, e poco dopo anche tutti
gli altri,
compresi Remus e Sirius.
«Sono
dalla vostra parte, tutti noi lo siamo. Faremo il possibile per
proteggervi, promesso. Ora andate!»
Si alzarono all'unisono,
abbandonando l'aula insieme. Il professore si sedette sulla sua
sedia davanti alla cattedra, passando una mano in fronte con l'aria
simile di un uomo stanco e vecchio.
Sospirò, guardando l'ultimo Grifondoro lasciare l'aula e
chiudere la
porta dietro di sé.
Hey!!
Ciao a tutti voi, miei amati lettori.
Come
avevo promesso, sono tornata presto con il nuovo capitolo, non potevo
lasciarvi in ansia dopo quello che è successo nel capitolo
precedente! Allora, che ne pensate? Grazie a tutti coloro che hanno
lasciato una recensione, grazie a chi lo farà e grazie a chi
legge sempre e aspetta con ansia ogni mio capitolo, anche se non lo
dice! Vi adoro tutti, pubblicherò il seguito presto,
promesso.
Marauder11
|
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Capitolo 42 *** Capitolo Quarantaduesimo - It's Time ***
Ringrazio
immensamente tutte le meravigliose persone che hanno recensito lo
scorso capitolo, mi scuso con alcune di loro per non aver risposto
subito alle loro recensioni. Ecco il capitolo successivo, che spero vi
piacerà, anche se è un capitolo "transitorio".
Molte di voi urleranno di gioia, ma... Basta, non vi anticipo niente!
Vi auguro una buona lettura, e vi ringrazio ancora immensamente per
TUTTO. Voi sapete perché <3
-Marauder11
p.s.:
Continuo ad avere quello stupido problema con gli indicatori grafici,
scusate. :C
Capitolo
Quarantunesimo –
It's time
9
Marzo. Ora di pranzo.
17 giorni dopo l’attacco.
«Ahh,
andiamo Remus!
Diventerai maggiorenne domani! Senti, mi è venuta
un’idea…
perché non andiamo domani pomeriggio tutti in infermeria e
coinvolgiamo Lily e James in una piccola festicciola?»
«Alice,
onestamente. Non
me ne frega niente del mio compleanno, davvero. Lo festeggeremo
quando si sveglieranno, va bene?»
«Spero
solo che lo
facciano in tempo per il compleanno di James… Potremmo fare
una
festa per tutti e due, che te ne pare?» disse Frank,
appoggiando
l'idea della sua ragazza e proponendo qualcosa che la fece sorridere
ancora di più.
Quel
giorno, nonostante né
Lily né James si fossero ancora svegliati, tutti sembravano
quasi di
buon umore, complice probabilmente il bel tempo. Il sole filtrava
dalle ampie finestre del castello, e accarezzava i visi dei suoi
abitanti coinvolgendoli nel suo lieve tepore di quasi primavera.
Sirius rimaneva comunque taciturno, come sempre, così come
Mary. I
due erano freddi come il ghiaccio, nonostante avessero entrambi
bisogno l'uno dell'altra, si erano chiusi in loro stessi, fino ad
allontanarsi. Erano passate più di due settimane
dall'attacco, e né
Lily né James sembravano esser pronti per svegliarsi.
Questo,
inquietava tutti; Poppy diceva che più tempo passava,
più era
probabile che avrebbero subito conseguenze.
******
Marlene
camminava a passo
spedito verso l'infermeria, aprì la porta e vi
trovò dentro
Emmeline,vicina al viso di Lily; reggeva in mano un quaderno. Stava
parlando con Lily delle lezioni, sosteneva che anche se era
apparentemente assente, secondo lei sentiva tutto quello che si
diceva lì dentro.
«E
quindi… Il professor
Foreigner ci ha detto che la prossima settimana, o forse
l’altra
successiva, faremo la lezione sui Patroni! Noi tutte non vediamo
l’ora… e sono sicura che anche tu vorresti
esserci! Poi abbiamo
avuto Pozioni, ma il professor Lumacorno ci ha fatto fare ancora un
altro ripasso… Secondo Mary non vuole… non vuole
andare avanti
con il programma senza di te» Emmeline smise di parlare e
immediatamente sorrise, mentre accarezzava una ciocca di capelli
rossi che usciva da una benda che avvolgeva la testa di Lily. Una
lacrima scese lungo la sua guancia, e immediatamente Marlene si
avvicinò e gliela asciugò.
«Mel,
si sveglierà…
sta tranquilla» Emmeline annuì e strinse Lene in
un abbraccio,
mentre Alice e Mary entravano in infermeria, con Sirius, Remus e
Frank dietro di loro. Mary si precipitò subito verso le
amiche e con
voce rotta dalla commozione, disse «Ehi, che sono questi
piagnistei!
Dobbiamo essere forti…»
«Ben
detto, Mac» disse
Sirius, che nel frattempo aveva visto tutta la scena e stava proprio
alle spalle di Mary. La ragazza si volse a guardarlo, come se
l'avesse visto dopo tanto tempo, e gli regalò il
più splendido dei
sorrisi.
Sirius
notò che gli occhi
di Mary erano velati di lacrime, l'azzurro splendeva nel suo pianto
silenzioso, così prontamente la abbracciò e la
cullò, mentre Remus
si avvicinava silenziosamente al letto di James.
Sembrava
quello di sempre,
era solo un po’ più pallido del solito.
«Hey,
amico… Non vedo
l’ora di riaverti con me, sai quanto può essere
pesante Felpato…
Non vuole proprio saperne di studiare! Ma che te lo dico a fare? So
che tu faresti lo stesso...» Remus aveva detto tutto quasi
sussurrando, con un finto sconforto nella voce, ma i presenti erano
riusciti a sentire ogni sua parola e avevano riso, soprattutto Peter,
che nascondeva i singhiozzi. Non riusciva a trattenersi ogni volta
che vedeva i suoi amici ridotti a quel modo.
Remus
cercava ogni volta
di calmarlo, ma la verità era che continuava a sentirsi
ancora molto
in colpa per l'accaduto, nonostante tutti avessero cercato di
convincerlo che si sbagliava, che non era colpa sua se Lily e James
erano lì, adesso. La settimana precedente, infatti, aveva
cercato di
lasciare Hogwarts, ma per fortuna Sirius l'aveva raggiunto in tempo
per impedirglielo.
Sirius
si svegliò di
soprassalto, un tuono violento risuonò nell'aria, mentre
tutti
ancora dormivano. Poteva sentire i respiri regolari dei suoi amici,
mentre si volgeva a guardare il letto di James. Vuoto, ordinato e
spaventosamente silenzioso. Si volse a guardare dall'altra parte, per
cercare con lo sguardo conforto in quello di Remus, che aveva il
letto posto dall'altro lato. Sirius ci mise un po' a realizzare che
il letto del suo amico era completamente vuoto, forse anche
più
ordinato di quello di James. Scostò le coperte dal suo
corpo, e si
tirò su, seppur avvolto da un brivido di freddo. Si
alzò, e guardò
fuori, attirato dallo scrosciare della pioggia che batteva sulle
finestre. Peter dormiva, così come Frank. Si
alzò, borbottando
qualche insulto nei confronti di Remus, che lo stava costringendo ad
alzarsi dato che era sparito in piena notte. Mise le pantofole a
forma di cane che gli aveva regalato quello sciocco di James quel
natale e, sbuffando in una risata, uscì dal dormitorio.
Mentre
scendeva le scale con la mappa in mano, sulle tracce di Remus,
pensava a James e a quel natale trascorso da così poco come
a
qualcosa di avvenuto millenni prima. La verità era che James
gli
mancava così tanto perché ad Hogwarts, non aveva
fatto nessun passo
senza di lui, così come James. Seguiva il puntino di Remus
con lo
sguardo, quando d'improvviso lo vide dirigersi verso il grande
portone di pietra. Corrucciò la fronte, e d'un tratto
sembrò
capire; iniziò a correre, per raggiungerlo più in
fretta. Quel
pomeriggio lui e Remus avevano avuto un dibattito piuttosto acceso, e
mentre lui sembrava averlo dimenticato – come ogni volta
quando i
due litigavano – Remus forse aveva ben in mente le parole di
Sirius, forse troppo dure. Avrebbe dovuto fare attenzione a Lily,
avrebbe fatto meglio a trascinarla con sé in infermeria,
piuttosto
che lasciarla sola. Questo era quello che Sirius credeva avrebbe
fatto se fosse stato al suo posto, e queste erano le esatte parole
che Sirius aveva rivolto a Remus, ma si sa, nessuno di noi
può
sapere come ci comporteremmo in momenti così. Nemmeno Sirius
poteva
saperlo, e non poteva certo incolpare Remus per questo. Un senso di
colpa si faceva strada nel suo petto, quando vide il portone di
pietra chiuso. Guardò la mappa, e vide il puntino di Remus
che si
muoveva lungo il parco di Hogwarts.
-
Che idiota... - disse Sirius, prima di uscire fuori
nella tempesta, solo il pigiama addosso. Iniziò a urlare il
nome dell'amico, a quel punto non avrebbe potuto usare la mappa, la
pioggia era così insistente che non riusciva a vedere
niente. Con un po' di fortuna, vide qualcuno muoversi vicino a dove era
caduto un fulmine, aldilà della foresta, e
ricominciò ad urlare. Vide Remus di spalle, il suo mantello
nero lo copriva interamente, uno zainetto blu appeso sulla spalla.
Sirius lo raggiunse, e prima che Remus potesse fare alcun
chè, tocco la sua schiena.
-
Remus!
Che diavolo fai qui fuori? - urlò Sirius, contrastando il
rumore della pioggia che batteva. Remus si girò in uno
scatto fulmineo, e fu sorpreso di vedere Sirius lì, dato che
si era mosso in modo assolutamente silenzioso.
-
Che
vuoi? Lasciami stare! - urlò Remus, scrollandosi di dosso il
braccio di Sirius.
-
Dove
hai intenzione di andare, Lunastorta? - chiese Sirius, accalcandosi
alle sue spalle, mentre Remus accelerava il passo.
-
Vado
via da Hogwarts. Non servo a nulla, qui. - disse a bassa voce, ma
Sirius riuscì comunque a sentirlo. Lo afferrò con
più violenza stavolta per il braccio, e questo si volse
verso di sé.
-
Abbandoni
così i Malandrini, in un momento come questo?! Come... come
puoi lasciarci qui? Lasciare me e Peter con... con James in quelle
condizioni! - urlò Sirius, furioso, e Remus non ebbe il
coraggio di parlare o di muoversi. La pioggia continuava a battere
sulle loro teste, e Remus notò che Sirius era completamente
inzuppato, nel suo pigiama rosso.
-
Entra,
o ti prenderai un accidenti. - disse Remus, con il tono più
fermo che avesse in corpo, mentre faceva per voltarsi e continuare a
camminare.
-
Senza di te non vado da nessuna parte. Non ti
permetterò di fare la figura del vigliacco. - Remus
sbarrò gli occhi, udendo le parole così pungenti
dell'amico rivolgersi proprio a lui.
-
Io
non sono un vigliacco! - disse Remus, il tono della voce si alzava man
mano che parlava, mentre si volgeva di scatto verso Sirius, che lo
fissava, gli occhi pieni di sconforto celati dalla rabbia.
-
Si,
se te ne vai così! Cosa pensi che penseranno tutti di te,
domani, se te ne andrai? Come pensi reagirebbero domani Lily e James,
se sapessero che te ne sei andato così, lasciando tutti? E
Marlene? Non hai pensato a Marlene? Sei solo un vigliacco - disse
Sirius furioso, seppur fosse più deluso che altro
dall'amico. Una rabbia montò in Remus, che colpì
con un pugno Sirius, che indietreggiò e guardò
l'amico con gli occhi sbarrati. Sirius non capiva, non capiva come si
sentiva lui in quel momento. Era stato un guaio, per loro, fin da
quando li aveva conosciuti. Avevano rischiato la vita per loro,
trasformandosi prima in Animagi e poi andando in giro con lui ogni
mese, rischiando di finire ammazzati. Adesso invece, James stava
rischiando la pelle per aver difeso Lily, quando al suo posto avrebbe
dovuto esserci lui.
-
Credi
di essere l'unico a stare male per loro? Non è colpa tua,
ok? Ti ho detto che avrei agito diversamente ma... Aspetta!- chiese
Sirius, avvicinandosi all'amico che gli stava voltando le spalle.
-
Lo
so, è colpa mia... -
-
Non
è colpa tua! - urlò Sirius a Remus, che lo
guardò dritto negli occhi prima di abbracciarlo. Sirius non
poté vedere le lacrime scendere lungo il viso di Remus a
causa della pioggia insistente, così come Remus non vide a
sua volta quelle di Sirius.
-
Dai,
rientriamo. E non farmi mai più uno scherzo del genere,
capito? - disse Sirius, prendendo a braccetto l'amico e guidandolo
dentro al Castello.
Madama
Chips poco dopo
uscì dal suo studio e diede una pozione a James di colore
grigiastra, iniettandola con una siringa, e poi si allontanò.
E
Lily? Non aveva bisogno
anche lei di una pozione?
«Signorina
Chips?»
chiese Alice
«Si,
signorina Prewett?»
rispose, avvicinandosi agli studenti nuovamente
«Lily
non ha bisogno di
una pozione?» chiese Mary.
Madama
Chips fece un mezzo
sorrisetto che insospettì i ragazzi. Poggiò la
siringa sul comodino
di James, prese una sedia lì vicino e si sedette, tornando a
guardare i ragazzi.
«Sto
riducendo le dosi
della signorina Evans, penso che sia pronta a svegliarsi adesso. Le
ferite esterne e interne si sono cicatrizzate, credo che domani
potremo nuovamente riaverla tra noi…» concluse
spiccia e
sorridente l’infermiera.
Tutti
sorrisero sornioni e
increduli all’affermazione di Madama Chips, tutti tranne
Remus
Lupin.
«Signor
Lupin?? Si sente
bene?»
Subito
Remus si ridestò e
disse, in fretta
«Certamente,
sono felice
di riavere la mia migliore amica con me ma… Ho paura delle
conseguenze. Se non ricordo male, aveva detto che potrebbero averle
provocato dei danni… mentali. Al suo risveglio lo
scopriremo, no?»
Madama
Chips annuì tutto
il tempo, la sua espressione si fece man mano più seria
mentre Remus
parlava. Sospirò e, dopo essersi presa qualche momento per
rispondere, disse «Ahimè, signor Lupin, ha
perfettamente ragione…
Domani scopriremo la verità…» si
avvicinò a Remus e gli poggiò
una mano sulla spalla, e continuò, con un sorriso.
«…Personalmente
però,
credo che bisogna essere positivi. Non crede?»
Remus
annuì riconoscente
a Madama Chips.
Avrebbe
riavuto la sua
Lily. Doveva crederci, ora più che mai.
Sirius
era uscito a fare
una passeggiata dopo la lezione delle 3 e, prima che il sole
iniziasse a calare, era rientrato nella torre.
Varcato
il buco del
ritratto, vide Remus e Marlene parlottare tra di loro della
fantastica lezione di Erbologia che avevano avuto quel pomeriggio.
Adesso sembravano entrambi più sereni, dopo la notizia del
probabile
risveglio di Lily del giorno dopo.
Peter,
tenuto sotto
osservazione da Remus da lontano, stava facendo i compiti, mentre di
tanto in tanto sbuffava.
Alice
era seduta sulle
gambe di Frank, mentre erano entrambi stretti in un tenero abbraccio.
Emmeline era seduta su una poltrona vicino al fuoco, mentre leggeva
chissà quale strano libro. Aveva lasciato accanto a
sé una poltrona
libera, la poltrona su cui spesso si sedeva Lily.
Forse
inconsciamente,
sperava di trovarla lì, immersa anche lei in
chissà quale lettura.
Qualcuno
mancava però…
«Hey,
dov’è Mary?»
Tutti
i presenti si
guardarono in faccia, poco tempo dopo le loro espressioni si fecero
terrorizzate. Nessuno l’aveva vista quel
pomeriggio… E se le
fosse successo qualcosa?
Sirius
salì in fretta in
dormitorio e rovistò nel suo baule. Trovò la
mappa e, dopo aver
detto la parola d’ordine, vide che Mary era in Guferia.
Fece
un sospiro di
sollievo e scese le scale.
Si
avvicinò a Remus, gli
porse la mappa e gli sussurrò «E’
in guferia, vado da lei… Tieni, nel caso in cui non
dovessimo far
ritorno».
Remus
annuì e tornò alla
sua conversazione con Lene, mentre Sirius usciva dal buco del
ritratto.
Varcò
la soglia e fu
investito da una luce accecante.
Il
sole coi suoi raggi
illuminava il posto, mentre il tramonto stava per arrivare.
Cercò
un attimo con lo
sguardo e poco dopo la vide, seduta sul davanzale di un’ampia
finestra poco più in là.
Stava
rannicchiata su sé
stessa, mentre con il gomito asciugava le ultime lacrime che aveva
versato.
I
caldi raggi del sole
illuminavano i suoi setosi capelli biondi che si muovevano come onde
leggere, mentre il suo viso pallido brillava immerso in quella luce
divina.
Sirius
trattenne il fiato
a quella vista, e immediatamente lei si accorse di lui.
Si
girò e il blu incrociò
il grigio, mentre entrambi sorrisero.
Sirius
volse il suo
sguardo al cielo, mentre attraversava la stanza diretto verso di lei.
«Mi
piace, questo posto… Mi è sempre piaciuto. Non
posso dire lo
stesso dei gufi, certo…»
Mary
lo guardò e sorrise,
mentre Sirius si sedeva sul davanzale proprio di fianco a lei.
«Piace
anche a me…»
Mary
guardò fuori e,
immediatamente, i suoi occhi si gonfiarono di lacrime.
Guardò Sirius
intensamente, che fu pronto a sostenere il suo sguardo
«Ho…
Ho paura, Sirius… Ho paura di non riavere di nuovo
lei…»
Sirius
si alzò e si chinò
all’altezza del viso di Mary, che stava ancora seduta.
La
guardò dritto negli
occhi e disse, dolcemente
«Lo
so, ho paura anch’io Mary. Ma dobbiamo essere
fiduciosi… Noi…
non possiamo far altro che sperare, e se Lily non sarà
più la
stessa, beh, dobbiamo aiutarla a ritornare quello che è»
Mary
annuì e volse il suo
sguardo altrove, con un sorrisetto amaro in faccia
«Sai,
lei si è affezionata molto a te…
Quando…»
Mary improvvisamente rise e scosse la testa, poi continuò,
guardando
Sirius negli occhi
«Quando
io e te litigavamo, prima di quest’anno, lei mi diceva sempre
che
io avrei dovuto strozzarti, sai? Quest’anno invece, non ha
fatto
altro che dirmi quanto tu sia speciale… Ti ha sempre difeso
con me,
anche se in tua presenza non ha fatto altro che difendermi da
te…
Diceva che la colpa era anche mia, perché non…
Non guardavo oltre
le apparenze… Ti è molto affezionata, Sirius.»
Sirius
sorrise e
internamente si commosse, anche se fuori non lo dava a vedere
«Anch’io
le sono molto affezionato… Ah, carotina…»
Sirius rise, trascinando anche Mary nella risata, mentre ricordava di
quella volta in cui Lily aveva litigato con una ragazza e questa le
aveva affibbiato questo soprannome che adesso usava Sirius
affettuosamente per chiamare l’amica.
Smisero
di ridere e si
guardarono dinuovo, molto intensamente.
Cercavano
entrambi
conforto e coraggio nell’altro, un porto sicuro su cui
approdare,
delle braccia forti su cui appoggiarsi…Sirius si
avvicinò alla
ragazza e interruppe le distanze tra loro, guidandola in un bacio
lento, mentre la ragazza lasciava correre lungo le sue guance nuove
lacrime, che Sirius asciugava.
Il
sole stava calando,
mentre Sirius accolse entrambe le mani di Mary tra le sue, e la
aiutò
ad alzarsi.
«Adesso,
è ora di combattere… Per Lily… e per
James»
Mary
annuì mentre una
lacrima le solcava la guancia. Sirius gliela asciugò ancora
una
volta e, prima che potesse far altro, Mary si tuffò tra le
braccia
di lui, beandosi di quel contatto.
Sirius
chiuse gli occhi e
inspirò il profumo di Mary, di cui si scoprì di
non poter fare a
meno.
Aveva
stretto tra le
braccia tante, troppe ragazze, ma stringere Mary era come scoprire
gli abbracci per la prima volta.
Era
tutto molto più
intenso e significativo, con lei.
Si
staccarono e, dopo che
Mary ebbe preso la mano di Sirius, entrambi si incamminarono verso la
Torre di Grifondoro.
Il
giorno dopo sarebbe
stato un grande giorno.
Dal
giorno dopo, tutti
loro avrebbero dovuto combattere a fianco di Lily e di James.
Dovevano
aiutarli a
tornare. Nel momento in cui il sole calava davanti ai visi di Sirius
e Mary, qualcosa interruppe la quiete.
-
Sirius...
Sirius Black! - la voce di Remus risuonò nell'aria. Mary
cominciò a guardarsi intorno, non capendo da dove
provenisse. Sirius tirò fuori dalla tasca un piccolo oggetto.
-
Remus...
che vuoi? - chiese, scocciato per l'interruzione. Mary si
avvicinò al ragazzo, e vide tra le sue mani uno specchio, al
suo interno un paio di occhi color ambra scrutavano il viso di Sirius.
-
Ma...
ma come? - chiese Mary a bassa voce a Sirius, che sorrise furbo.
-
Oh,
ti spiegherò... -
-
Insomma,
vuoi ascoltarmi? - urlò dinuovo Remus, nervoso. Mary e
Sirius posero la loro attenzione nuovamente verso Remus.
- Truffle è scomparso! -
-
|
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Capitolo 43 *** Capitolo Quarantatreesimo - Linea di confine ***
Inizio
dicendovi che ODIO questo capitolo, mi fa schifo nel vero senso della
parola. Non sapete quante volte l'ho scritto, cancellato del tutto e
riscritto, cambiandone spesso il finale, lo svolgimento e persino
l'inizio... Non sapevo proprio che fare, con Lily. Molte di voi mi
odieranno, altre gioiranno. Io vi dico che non sono affatto contenta
del risultato, il capitolo è sciatto e a tratti
insignificante... Non è assolutamente ciò che
avevo in mente di scrivere, ma diciamo che la trama è quella
che più si avvicina alla mia "idea". Scusatemi per il
ritardo immenso, avrete capito che ho avuto problemi per la stesura di
questo capitolo che è stato praticamente un parto, niente di
meno xD. Beh, ringrazio tutte le persone che hanno recensito lo scorso
capitolo, SIETE ADORABILI. <3 Grazie per il sostegno e l'affetto
che non mi fate mai mancare, mi date più di ciò
che merito con la vostra assidua presenza.
Adesso
interrompo questo monologo e vi lascio leggere con
tranquillità questo pseudo capitolo, sperando di non
ricevere troppi pesci in faccia. xD
Il
prossimo capitolo lo avrete tra una settimana, non vi dico precisamente
il giorno perché non vorrei poi deludervi se ritardo ma
sappiate che pubblicherò, quindi #StayTuned
Ci
sentiamo presto, quindi.
Un
bacione enorme a tutti voi, che leggete e aspettate ogni aggiornamento
con un pizzichino di ansia (?). Per me è impensabile che
qualcuno possa interessarsi a ciò che scrivo, dato che io
stessa non sono contenta di ciò che faccio... Siete TROPPO
<3
Altri
bacioni,
-Marauder11
Capitolo
Quarantaduesimo – Linea di confine
Aprì
gli occhi, immediatamente i raggi del sole illuminarono il mio
pallido viso. Mi guardai intorno, le tende rosse del mio letto a
baldacchino mi circondavano, abbastanza da ripararmi dal freddo che
invadeva la stanza. Le
aprì
completamente, e vidi alla mia destra Sirius, ancora immerso nel
sonno, con il viso e le braccia rivolti verso il letto di James alla
sua destra.
Vuoto.
Da
quando James non era con loro, Sirius la sera si era sempre
addormentato con la testa volta verso il suo letto, come se al suo
risveglio si aspettasse di vederlo aprire gli occhi nocciola e
inforcare gli occhiali. Non avevano fatto nemmeno uno
scherzo da quando James non c'era, pochissime volte avevano riso di
qualcosa; generalmente, specie quando Remus faceva le ronde, trovava
James e Sirius ad aspettarlo, anche fino a tardi. Da un paio di
settimane non succedeva più; Sirius in realtà lo
aspettava sveglio,
ma stava attento a non farsi vedere da Remus, fingendo di dormire.
Lo
sgaurdo di Remus andò vicino alla porta, in cui vi era
quell'incredibile palla di
pelo,
Truffle, dormire senza fare lamenti, finalmente. Era spaparanzato sul
suo cestino trasformato da Lily molto tempo prima in una confortevole
cuccia; Remus aveva deciso di
portarlo via dal dormitorio delle ragazze e di prendersi cura lui del
gatto, durante l'assenza di Lily, e questo non sembrava dispiaciuto
del cambiamento di residenza.
Il
giorno prima avevano passato tutti insieme il pomeriggio impegnati
nelle ricerche del gatto fuggitivo, ritrovato poi da Frank in
infermeria, tra le coperte del letto di James Potter, con gli occhi
socchiusi come se si volesse nascondere, come se non volesse farsi
trovare da nessuno, emettendo appena qualche lamento triste.
Si,
nel letto di James, non in quello di Lily.
Sbuffai
in una risata, pensando a quant'era buffo l'amore incondizionato che
il gatto di Lily provava da sempre per James, suo nemico mortale.
Ex
nemico mortale.
Se
Lily avesse visto Truffle coccolare James e non lei, l'avrebbe
chiamato ingrato. Questo pensiero mi aveva accompagnato per tutta la
serata precedente, facendomi sorridere di tanto in tanto. Adesso,
invece, il solo pensare ad un Truffle triste mi riempiva di sconforto;
noi otto
stavamo soffrendo terribilmente per come il destino crudele si era
abbattuto sui nostri amici, e
Truffle come sempre era uno di noi anche in questo. James l'aveva
soprannominato la nostra mascotte poco tempo prima; adorava quel
gatto già prima di sapere che apparteneva a Lily, e il suo
sentimento sembrava ricambiato dalla palla di pelo.
Nonostante
l'aria di speranza che si respirava quella mattina, un macigno
gravava sul mio stomaco, dentro di me, da quando avevo trovato Lily e
James moribondi in quel corridoio. Un terribile incubo aveva dominato
la mia mente, per ore, giorni e settimane.
L’incubo
di non vederli più.
L’incubo
di non vedere più la mia migliore amica camminare
allegramente tra i
corridoi, in compagnia delle sue amiche.
L’incubo
di non vedere il suo viso illuminarsi alla mia vista,
l’incubo di
non vederla più correre e tuffarsi tra le mie braccia.
L'incubo di
non vederla più alzare la mano in classe con Lumacorno per
ogni risposta ad ogni domanda, di
non
vederla sbuffare ad ogni continuo commento del professore che
stravedeva per lei che non faceva altro che ripeterle che era un
peccato che non fosse capitata nella sua casa, in Serpeverde. E
pensare che coloro che l'avevano colpita erano proprio i suoi amati
studenti... E il professore lo sapeva, e ne era uscito distrutto. Da
giorni ormai le sue non erano più lezioni. L'aula di Pozioni
non era
stata più invasa dal tepore emanato dai nostri calderoni,
dato che
il professore ci aveva imposto un ripasso teorico di tutto
ciò che
avevamo fatto in precedenza, cosa che non aveva mai fatto in sei anni
con la nostra classe.
I
Malandrini non esistevano più senza James, che era il
collante del
nostro gruppo. Era un terribile incubo quello che stavamo vivendo,
continuavamo ad aggrapparci l'uno all'altro, tuffandoci nei nostri
occhi sempre più pieni di sconforto, pieni del vuoto che
aveva
lasciato James nelle nostre vite da quando aveva chiuso gli occhi,
per poi non aprirli più.
Non
vedere più quel James tanto amato e acclamato dalle folle,
segnare
un maledettissimo punto per la mia squadra era un incubo.
Avrei
potuto non riavere più il nostro malandrino capo,
quell'idiota
madornale che il più delle volte mi procurava più
guai che
vantaggi, ma che mi aveva, grazie alle sue idiozie e idee impensabili,
reso utile
all'interno del gruppo. Si, perché anche se mi facevano
infuriare,
inveivo contro di loro e strillavo come una donnetta ad ogni guaio che
mi procuravano, io ero colui che doveva sempre portare quei tre nella
retta via, tirarli
fuori dai guai era il mio ruolo, il compito che mi era stato assegnato
da quando eravamo diventati i Malandrini.
I
leggendari Malandrini erano grandiosi
grazie a James e Sirius, grazie alla loro classe, alla loro simpatia,
al loro genio, ai loro talenti, alla loro popolarità
... Io non ero niente di tutto
ciò.
James
mi aveva salvato la vita, con la sua così fedele e devota
amicizia.
E
se non l'avessi più visto tirare i capelli
all’indietro con quel
gesto veloce della mano? Non avrei nemmeno visto più Lily
alzare gli
occhi al cielo alla vista di quel gesto.
Sospirò,
tirandosi su, pensando che tra qualche ora probabilmente l'incubo
sarebbe finito per Lily.
Avrebbe
rivisto il suo sorriso, il verde dei suoi occhi…
Ma
sarebbe stata ancora la stessa?
Guardò
la sveglia.
Dieci
marzo. Era diventato maggiorenne. Era il giorno del suo
diciassettesimo compleanno!
Guardò
Sirius, che dormiva nel suo letto ancora tranquillo, quasi fosse
ignaro di ciò che avveniva nel mondo degli "svegli". Sorrise
Lunastorta, pensando che
quel
giorno il suo amico avrebbe cantato come di consueto la canzone del
buon compleanno in Sala Grande per lui.
Fino
ad allora, ogni anno, l’aveva fatto con James, e senza di lui
non
sarebbe stato lo stesso.
Niente
era lo stesso.
Sapeva
che a James serviva ancora qualche giorno per svegliarsi. Forse
settimane...
Cercò
di farsi forza, di uscire da quel nuvolone di tristezza pensando che
quel giorno, avrebbe aperto gli occhi Lily.
Il
miglior regalo che potesse mai ricevere, Remus pensò,
sarebbe stato
riavere indietro la sua migliore amica, uguale a come era stata
quella sera, prima dell'attacco.
Pensò
ai suoi occhi, a come erano vispi e illuminati dalla
tranquillità,
quella sera. Gli aveva raccontato di come si era avvicinata a James, i
due avevano fatto un passo
avanti lasciando indietro i silenzi e i brutti pensieri dei mesi
precedenti. Le nuvole avevano lasciato spazio al sole, poi queste
erano ritornate prepotenti a dominare il cielo, avvolgendolo in un
terribile temporale... Che aveva causato un'incessante tempesta.
Mentre
scostava la coperta dalle sue gambe, vide Frank muoversi più
in là
nel suo letto.
Remus
si alzò presto e silenziosamente dal suo e si diresse in
bagno.
Quello sarebbe stato il giorno della speranza, non c'era posto per la
tristezza, le domande e le paure.
Vieni
Truffle – disse, a bassa voce. Vide Truffle muovere gli
occhi, ma non si mosse. Sospirò stancamente, pensando a
quanta pazienza sarebbe bastata per badare anche a quel gatto.
- Truffle, so che mi hai sentito. E' ora di fare colazione –
Dopo aver udito le parole di Remus, o forse l'ultima che prevedeva
qualcosa di buono e gustoso, Truffle si
stiracchiò sulla sua cuccia e, con un lungo miagolio che
svegliò un nervoso e infastidito Sirius già di
prima mattina, raggiunse Remus, pronto a porgergli la sua ciotola di
croccantini.
**
Remus versò dei cereali nella sua ciotola piena di latte,
mentre Marlene si chinava a dargli un bacio sulla guancia e si sedeva a
fianco a lui, sorridendo lievemente. Sirius lo guardava malizioso,
mentre parlava con Marlene, e gli mandava dei baci dall’altra
parte del tavolo, come a voler sottolineare la cotta che si era preso
il lupacchiotto per la Mckinnon. Remus lo ammoniva con lo sguardo,
lanciandogli di tanto in tanto qualche fiocco d'avena in testa, ridendo
leggermente.
Quel giorno sembravano tutti un po' più tranquilli, si era
accesa in ognuno di loro una piccola fiammella di speranza. Sirius gli
sorrise e poco dopo si alzò in piedi, sulla
panca.Guardò l’amico
e…«Taaanti auguuuurii a Remus! Tanti auguuuriii a
Remuss!... Avanti ragazzi, aiutatemi!» tutta la tavolata di
Grifondoro e qualcun altro delle altre case si alzarono, e iniziarono a
battere ritmicamente le mani, mentre cantavano e guardavano Remus
Lupin. Dall’altra parte della sala, un luccichio illuminava
gli occhi del preside dagli occhiali a mezzaluna, che batteva le mani a
tempo con Sirius e gli altri…
«Tanti auguri al nostro prefeeeetto, tanti auguri al mio
amico Remuss!!! Applauso, graziee!»
Tutti applaudirono e molti si accalcarono in direzione del festeggiato
per fargli gli auguri. Remus era molto imbarazzato mentre Sirius, che
apparentemente era molto felice di averne combinata una delle sue, era
afflitto dalla mancanza di James lì, quel giorno che era
tanto speciale per Remus, e lo era automaticamente per tutti i
malandrini.
Remus intuì i suoi pensieri, vedendolo voltarsi a destra con
un sorriso smagliante, che si congelò in automatico non
appena realizzò che nessuno era seduto accanto a lui. Il
gesto involontario di Sirius lo scosse dentro, nessuno poteva capirlo
più di lui. Gli poggiò una mano sulla spalla, e
quando Sirius si volse a guardarlo con ancora quell'espressione
smarrita, lo avvolse in un abbraccio.
«Ramoso è con noi, Sirius. Sarà presto
con noi, te lo prometto.» Sirius si scostò e
sorrise a Remus, mentre con una mano reggeva la fetta di torta che poco
dopo, Remus si ritrovò spiaccicata in faccia, contro ogni
aspettativa. O forse no.
**
«Splendido
teatrino quello di stamattina, Signor Black» Sirius si
voltò
indietro mentre divorava una fetta della torta di melassa, durante il
pranzo.
«Falve…
pfofeffofeffa… Ehm… Salve, professoressa
McGranitt»
La
professoressa osservava Sirius con disgusto, mentre questo
inghiottiva in fretta il bolo che aveva in bocca. Emmeline non
riusciva a trattenersi dal ridacchiare, fin quando Lene non le diede
una gomitata non smise.
La
professoressa intanto cercò di ignorare il suo alunno, e si
concentrò a fissare al contempo il resto dei ragazzi del
sesto anno.
Farò
un'eccezione, fingerò di non averla vista questa mattina,
Black. - La McGranitt assottigliò le labbra e strinse le
pupille, rivolgendo a Sirius uno sguardo che avrebbe intimorito
chiunque, tranne lui.
Professoressa,
doveva dirci qualcosa? - chiese timidamente ma con tono deciso Remus,
che subito attirò l'attenzione dell'insegnante, che si
ridestò riacquistando la sua aria tranquilla e austera al
contempo che la caratterizzava.
Esatto.
Questo pomeriggio la signorina Evans verrà indotta al
risveglio, come sapete. Vorrei che i due di voi più vicini
alla signorina Evans fossero presenti, durante l'evento. -
Ma
professoressa... Non può lasciare gli altri all'oscuro! Non
possiamo venire tutti? - chiese Sirius, sapendo in cuor suo che non era
sicuramente tra i due prescelti. Alice annuì, probabilmente
dello stesso avviso, con il suo solito sguardo sicuro e ribelle.
Non
possiamo, io e il preside ne abbiamo discusso a lungo e conveniamo
entrambi che la signorina Evans potrebbe andare in confusione... Non
sappiamo in che condizioni verserà, sapete... - disse,
abbassando il capo, un bagliore di tristezza la invase, prima di essere
sostituito ancora una volta dalla sua aria severa. - Riuscirete a
decidervi su chi verrà, spero... - affermò poco
dopo, anche se la sua piuttosto che un'affermazione sembrava una
domanda. I ragazzi si guardarono negli occhi, ognuno di loro aspettava
che l'altro compiesse un passo.
Remus,
dovresti andare tu... - disse Emmeline con voce tremante e allo stesso
tempo decisa d'un tratto al ragazzo, che puntò subito lo
sguardo su quello della ragazza.
E
Mary, credo che dovrebbe andare Mary... - disse Alice sconfitta in un
sospiro. Mary la osservò, immediatamente il suo viso divenne
pallido. Sirius sembrò l'unico ad aver notato il cambiamento
repentino di Mary.
Tutto
bene, Mac? - chiese questo a bassa voce, seduto alla sua sinistra.
Oh...
Io non credo di poter venire, professoressa... - disse Mary alzandosi,
guardando dritto negli occhi l'insegnante che la scrutava curiosa.
Signorina
MacDonald, ne è sicura? Non c'è stato giorno in
cui io non ti abbia vista in questi sei anni con la signorina Evans...
Credo che lei dovrebbe esserci, prima di ogni altro. Beh, lascio
comunque a voi decidere, buona giornata. - Le sue parole furono seguite
da un rumore di passi decisi, che riecheggiavano nell'ampia Sala
nonostante la confusione, data dal tintinnio dei bicchieri, il contatto
delle posate contro i piatti e il chiacchiericcio generale durante
l'ora dei pasti. Remus osservò a lungo il suo piatto colmo
di patate al curry, quasi come se si aspettasse che una di queste
prendesse vita e cominciasse a ballare la samba davanti ai suoi occhi.
Beh,
dobbiamo decidere. -
Peter,
contro ogni aspettativa, era stato il primo a rompere quel silenzio
assordante che si era diffuso tra gli otto Grifoni. Sirius
alzò il capo e il paffuto viso di Peter era rivolto verso
lui, gli occhi acquosi chiedevano proprio a lui una conferma o una
smentita di ciò che aveva appena detto. Sirius
sospirò, poi con la disinvoltura tipica di un Black
afferrò un paio di fette biscottate, iniziando a
mangiucchiarle.
Mary,
anch'io credo che dovresti andare tu... Sai? - disse Marlene
d'improvviso. Gli occhi azzurri di Mary saettarono lungo la tavolata,
cercando quelli marroni di Marlene, quelli sempre luminosi e sereni,
seppur incerti.
Perché
non vai tu? - sbraitò Mary, inaspettatamente per tutti; Lene
invece non aveva mosso un muscolo, quasi come se si aspettasse di
vederla reagire in un modo così brusco.
Perché
sei tu quella che Lily vorrebbe vedere, al suo risveglio. Anche se ci
fossi io, o Alice, o Mel al tuo posto... Lei chiederebbe di te. E lo
sai. -
Bang.
Si
ritrovò a pensare amaramente che le parole di Lene le
causavano sempre lo stesso effetto; ogni volta la colpivano come uno
schiaffo in pieno viso, per il modo in cui riuscivano a farla sbattere
contro la nuda e cruda realtà.
Lei
lo sapeva, sapeva che Lily avrebbe voluto vedere lei al suo risveglio,
semplicemente perché anche lei, se si fosse trovata in una
situazione simile, avrebbe voluto vedere per prima Lily, sempre e solo
Lily.
Ma
come avrebbe fatto ad affrontarla?
Se
quella ragazza dai capelli rossi dell'infermeria non ritornasse
più ad essere la furba, intelligente, malandrina e dolce
Lily Evans, la sua migliore amica?
Sentì
la risata vibrante di Lily riecheggiare la sua testa, il suo corpo fu
attraversato da un fremito.
Non
avrebbe retto il colpo se non l'avesse più sentita. Non si
sentiva abbastanza forte. Chiuse gli occhi come se volesse lasciare
fuori il mondo esterno da ciò che sentiva dentro, privando i
suoi occhi azzurri cristallini di vedere ciò che ancora
esisteva, ciò che la circondava, ciò che il mondo
le concedeva.
Si
sentì stringere la mano, d'improvviso, e un calore familiare
la avvolse, facendo tacere all'istante ogni sensazione brutta che stava
dominando la sua mente, come quando l'onda si infrange con forza contro
gli scogli e la violenza dell'acqua si arrende alla calma della terra
ferma. Spalancò gli occhi e si volse piano alla sua destra,
e vide Sirius. Lui era la sua terra ferma, colui che la stava
afferrando per non lasciarla cadere sul precipizio, tirandola fuori dal
movimento violento dell'acqua. Sirius sorrideva in direzione di Remus,
mentre i due parlavano di qualcosa di divertente non udibile e
comprensibile da nessun altro, dato che gli occhi di Peter si erano
illuminati e sembravano ridere, guardando i suoi due amici. Mary non
sentì cosa dicevano. Le sue orecchie sembravano ovattate,
ogni rumore circostante a lei era superfluo. Il suo cuore, il suo cuore
batteva più forte, adesso, come a volersi opporre a tutto il
resto che sembrava spento in lei, senza Lily.
All'improvviso
Sirius l'aveva presa per mano, di nascosto, e stringeva ancora la sua
mano con la sua.
Sono
qui. Sento il tuo dolore.
Questo,
questo gli stava dicendo.
Sirius,
che come Mary per Lily era l'altra metà di James. La
metà scalmanata, quella malsana e irrecuperabile. Quella che
era apparentemente più forte, quella che si stava
sgretolando man mano che i giorni passavano, vedendo James e Lily su
quei letti, innaturalmente inermi.
-
Va bene – esclamò Mary, sorridendo lievemente, con
la sua voce forte e chiara, squillante. Remus spostò lo
sguardo su di lei, mentre questa ancora sorrideva, sembrando
addirittura tranquilla.
-
Che...? - chiese Frank, seduto al fianco di Remus, mentre osservava
alternativamente i due.
- Andremo io e Remus. -
Mary si alzò e sorrise ai suoi amici, che sembrarono
rincuorati dalla sua decisione. Alice le rivolse uno sguardo carico
d'affetto, così come Mel. Marlene, invece, la
guardò soddisfatta, e Mary alzò gli occhi al
cielo. Sirius le fece un occhiolino, e annuì, poi si
alzò, così come tutti gli altri, e insieme si
diressero verso l'aula della prima lezione di quel giorno.
**
Chiusi
l'ampia porta in mogano alle mie spalle, poi volsi con
difficoltà il mio sguardo verso la bianca stanza in cui
spesso mi ero trovato, di recente. Mi voltai, vidi Mary osservare come
me l'ambiente circostante.
Signor
Lupin, signorina Macdonald. Siete in anticipo. -
Il
professor Silente sorrideva leggermente, mentre lasciava scorrere i
suoi occhi penetranti su due dei suoi studenti. Questi fecero qualche
passo in avanti in direzione del preside, esitando un po' su
ciò che avrebbero dovuto dire o meno.
Avete
fatto bene, comunque, a venire adesso. Devo farvi qualche domanda. -
chiese il preside. Le tende avvolgevano completamente il letto di
James, notò Remus; poteva sentire i sussurri di Madama Chips
dietro di essi, mentre si affaccendava tra siringhe e pozioni che stava
come di consueto somministrando a James. Il letto di Lily, invece, era
immerso nel più totale e completo silenzio; al suo capezzale
vi era la professoressa McGranitt, e un lumacoso e
singhiozzante professor Lumacorno, che si lasciava consolare con
qualche pacca sulla spalla dall'austera e dura insegnante di
Trasfigurazione. Il professor Silente evocò due sedie dal
nulla e fece cenno a Remus e Mary di sedersi davanti a lui, poco
più lontano dal letto della loro amica.
I
signori Evans non sono stati avvisati delle condizioni della signorina
Evans. Mi è sembrato così logico l'altro giorno
prendere questa decisione che non ho pensato se fosse la cosa giusta o
meno. Volevo un vostro parere a riguardo. -
Remus
si ritrovò a pensare ai signori Evans, che aveva visto
appena un paio di volte durante le vacanze estive, e convenne che il
professor Silente non avrebbe potuto prendere una decisione migliore. I
signori Evans, per quanto buoni e ragionevolmente a modo, non erano
capaci di capire a fondo il motivo per cui Lily era legata al mondo
della magia; sembravano addirittura quasi spaventati da essa,
spaventati quando affascinati, e per questo non avrebbero compreso il
motivo per cui la loro figlia minore si ritrovava costretta in quel
letto, quasi in fin di vita fino a poco prima a causa proprio della
magia. Erano babbani, non sarebbero potuti venire ad Hogwarts, quindi
sarebbero stati costretti a crogiolarsi nel dubbio e nel dolore,
sapendo la loro figlia in condizioni critiche senza poterle stare
vicino, legati a sue notizie solo grazie ad una corrispondenza via gufo
con il preside durante quel periodo.
Ha
fatto bene, signore. Racconterà Lily stessa ai suoi genitori
ciò che le è successo, se lo vorrà. -
disse il ragazzo sicuro, Mary annuì al suo fianco. Il
professor Silente annuì con una sicurezza tale, che Mary
sembrò pensare quasi che sapesse ciò che gli
avrebbe detto Remus.
La
tenda attorno a James si aprì di scatto, attirando
l'attenzione dei presenti nella stanza. Ne uscì una donna
giovane, apparentemente stanca e tesa, ma serena.
Siamo
pronti, Albus. - affermò questa, e Mary inghiottì
l'aria intorno che entrava attraverso le sue narici, dato che aveva la
bocca serrata da più di qualche minuto, ormai.
Cercò lo sguardo di Remus, che trovò carico di
tensione come il suo. Insieme si avvicinarono al letto di Lily, l'uno
affiancava l'altra, fin quando non si ritrovarono ad un passo dalla
verità, ad un passo dal destino e dalla realtà.
Lily aveva la bocca leggermente schiusa, mentre Madama Chips le
toglieva delicatamente la fascia attorno alla testa, lasciando liberi i
suoi capelli rosso rame che brillavano alla luce del sole che filtrava
dalle finestre. L'odore aspro e amaro dei farmaci invase le narici di
Remus, nel momento in cui Madama Chips stappò una fiala che
tirò fuori dal suo grembiule bianco e leggermente consunto.
Dentro, un liquido giallognolo, che sembrava odorare di qualcosa di
amaro e forte, fastidioso. Madama Chips si avvicinò ancora
una volta a Lily, pose la sua mano esperta dietro al collo di lei,
tirando su la testa di Lily senza che questa potesse opporsi alla
volontà dell'infermiera. Accostò la fiala alle
labbra rosse di Lily, e la indusse a bere lentamente dalla piccola
fiala, che in un paio di minuti fu svuotata.
Dobbiamo
aspettare qualche altro minuto ancora, purché faccia il suo
effetto. - sussurrò l'infermiera alla professoressa
McGranitt che annuì, gli occhi chiari puntati sul viso del
suo prefetto di Grifondoro. Mary si strinse vicino a Remus, quasi
sfiorandogli la spalla, e questo cercò la sua mano e la
strinse, mentre entrambi guardavano Lily, in attesa.
Mmm...
- emise di colpo un lieve brontolio, che riscosse tutti come un urlo.
Il
professor Silente si avvicinò senza indugio alla ragazza,
Madama Chips lo lasciò passare.
- Lily... Lily, mi senti? -
Lily mosse leggermente la testa, sul viso un'espressione contrariata,
come se stesse lottando contro sé stessa per uscire da quel
sonno imposto.
-
Lily, prova lentamente ad aprire gli occhi. Molto lentamente. - disse
ancora il preside alla ragazza.
Lily
non si mosse per qualche istante che agli occhi dei presenti sembrarono
secoli. Poi volse la sua testa verso la voce del preside, come se
volesse guardarlo. Le sue palpebre vibrarono per qualche istante,
infine si aprirono di scatto, e gli occhi verde giada di Lily
lasciarono il mondo esterno immergersi in essi. Mary
solidificò la stretta attorno alla mano di Remus, che
ricambiò allo stesso modo. Erano tutti in attesa,
lì, fermi, come se si aspettassero di vedere Lily ridere a
squarciagola e urlargli che era tutto uno scherzo, come se d'un tratto
potesse allo stesso tempo richiudere gli occhi e riaddormentarsi per
poi non svegliarsi più.
Lily
sbattè le palpebre e strinse gli occhi, come a voler mettere
a fuoco ciò che la circondava...
- Dove... Dove sono? - chiese poi, a bassa voce, guardandosi attorno
come se fosse smarrita.
**
Correvo tra le nuvole, delle voci sembravano da
un po' farsi spazio nella mia mente; erano voci familiari, che
diventavano sempre più chiare e nitide, ma che ancora non
riuscivo a capire a chi appartenessero e cosa stavano dicendo. Scesi su
una nuvola più in basso, come a volermi avvicinare alla
fonte del rumore che aveva attirato con facilità la mia
attenzione. Poi una luce accecante squarciò il cielo
azzurro, e mi invase. Mi ritrovai a tenere la mano davanti agli occhi,
intenta a coprirli e a proteggerli da tutto quel bagliore. Vidi una
piccola figura uscire dal varco provocato dalla luce e camminare
lentamente verso di me; per quanto provassi a scrutarla per cercare di
capire chi avessi davanti, non riuscivo a distinguere alcun
ché oltre alla sua semplice sagoma.
- E' ora... Devi andare. - disse, con una voce sottile, da bambino. Mi
ritrovai a pensare chi fosse quel bambino, quella voce da bambino che
non avevo mai udito in vita mia, tanto malinconica quanto serena, e
così tanto incredibilmente familiare.
- Chi sei? - gli chiesi involontariamente, scoprendo di avere una voce
in quel posto.
- Devi andare adesso, ti stanno aspettando. -
continuò questo, ignorando le mie parole. Si
avvicinò a me, la luce pervase tutto ciò che
ancora non era stato illuminato da quella figura, credetti quasi che
sarei diventata cieca per tutto quel bagliore. Mi sentii spinta verso
la luce, poi udì una voce, un'altra voce, che risuonava
forte e chiara nelle mie orecchie. Sentì un odore
improvviso, che mi invadeva le narici; un sapore aspro e forte in
bocca, che non sapevo riconoscere.
- Lily... Lily mi senti? - Avrei voluto sorridere, se solo ci fossi
riuscita. Quella voce, così familiare, sembrava risuonare
nelle mie orecchie in un modo così profondo e delicato allo
stesso tempo, che mi sembrò di udire per la prima
volta.
- Lily, prova lentamente ad aprire gli occhi, molto lentamente... - la
stessa voce di prima mi aveva dinuovo parlato, così senza
esitazione provai subito a fare ciò che mi era stato
chiesto. Non avevo ancora provato a muovere le palpebre, e quasi il
panico mi avvolse quando i miei muscoli cercarono di aprire i miei
occhi. Le mie palpebre pesavano come un macigno, mai una cosa
così naturale quanto apparentemente involontaria mi
risultò tanto stremante e difficile. Affaticata,
riuscì in fine ad aprire gli occhi, e tutto ciò
che vidi era dello stesso colore. Bianco, immacolato e terribilmente
offuscato. Poi, come quando fai qualcosa per la prima volta, provai a
richiudere e riaprire le palpebre, prima lentamente e poi sempre
più velocemente, quasi come se stessi allenandomi per vedere
dinuovo il mondo che mi era stato strappato. Misi a fuoco la stanza,
che sembrava nuova ai miei occhi, poi vidi immediatamente un viso,
gentile quanto tranquillo, che mi scrutava attraverso degli occhiali a
mezzaluna con degli occhi penetranti. Se non fossi stata tanto debole,
credo che sarei saltata addosso al preside Silente in quel momento,
all'istante. Ero stata sola tra le nuvole per così tanto
tempo - o forse così poco - che anche vedere la
persona più sgradevole del mondo mi avrebbe resa felice,
anche se ovviamente non era il mio caso, in quel momento.
- Dove... dove sono? - Feci l'ennesima scoperta, aprendo la bocca e
sussurrando queste parole, riscoprendo di essere non solo capace di
guardare ma anche di parlare.
- Siamo ad Hogwarts, Lily Evans. In infermeria. - disse questo molto
lentamente, quasi come se volesse aprire la mia testa e ficcarci dentro
queste parole, che rappresentavano la verità che mi
circondava.
- Lily... - udì all'istante, e subito mi volsi verso quella
voce tremante e incerta che aveva attirato la mia attenzione, in uno
scatto talmente fulmineo che ebbi un capogiro e la mia testa
sembrò così leggera quasi come fosse una piuma.
Una ragazza dai lunghi capelli mossi biondo grano aveva puntato i suoi
enormi occhi lucidi celesti sui miei, e mi sentì
immediatamente scossa da un mucchio di sensazioni, che non seppi
spiegare in quel momento né mai. Una visione si
impadronì della mia mente, d'improvviso...
Un treno fischiava forte
mentre prendevo posto su quello scompartimento, qualcuno
aprì la porta e non esitò un attimo a sorridermi
e a porgere la sua mano verso la mia. - Ciao, io sono Mary -
- Ciao, io sono Lily! - dissi io sorridendo di rimando.
Poi vidi qualcuno sfrecciare di fronte a me, con una
velocità inaudita, mentre lo stadio batteva le mani e urlava
un nome : "Macdonald", e la ragazza dai capelli biondi faceva le
giravolte sulla sua scopa mentre si librava nel cielo, e rideva
felice.
Di botto, mi sentì invadere da un calore che mi dava
conforto in quel momento, mentre le mie lacrime scorrevano a fiotti
lungo le mie guancie. Quegli stessi capelli biondi si scostarono dalla
mia spalla, e quegli occhi azzurri mi scrutarono preoccupati. -Sono qui
con te, non ti lascio sola... Passerà,
vedrai - mi disse la ragazza, e io affondai il mio naso sui suoi
capelli, e piansi ancora. D'un tratto i miei pensieri mutarono, e mi
portarono a vedere uno sgabellino, così familiare, su cui mi
sedetti timidamente, reggendo il mio corpo grazie alle mie manine che
ti tenevano saldamente. - GRIFONDORO! - una voce echeggiò, e
tutti i ragazzini attorno a me applaudirono. E vidi ancora lei, la
ragazza bionda, sorridermi dal tavolo su cui mi sarei seduta poco
dopo...
- Lily... Va tutto bene? - mi chiese il professor Silente, e io mi
riscossi di botto, mentre Mary ancora mi fissava, ora quasi
terrorizzata. Quelle visioni che avevo avuto nella mia testa, mi
avevano tenuta lontana dalla realtà per un paio di minuti,
probabilmente...
- Riconosci questa ragazza? - chiese nuovamente il preside, e io mi
volsi lentamente a guardare dinuovo lei. Esitai prima di rispondere,
poi il mio viso si distese in un sorriso.
- E' Mary MacDonald, la mia migliore amica. - e, come nelle mie
visioni, la mia vista fu oscurata da una cascata di capelli biondo
grano, quei capelli così familiari, così
profumati e così calorosi. Sentì Mary piangere
contro la mia spalla, sapevo che per lei era difficile piangere, da
sempre.
- Mary... Perché piangi? Cosa mi è successo? -
chiesi, allontanandomi da lei che sembrava ora trattenere i
singhiozzi.
- Non ricorda niente, signorina Evans? - chiese una donna, che
riconobbi. Madama Chips, l'infermiera di Hogwarts. Scossi la testa, con
disappunto, quasi come se fossi scocciata da tutte quelle domande.
Questa mi scrutò preoccupata, poi volse il suo sguardo al
professor Silente.
- Amnesia, Albus. Credo sia temporanea, però... Ha
riconosciuto la signorina MacDonald, ma non subito... E riconosce noi -
disse questa, con certezza. Mary si portò una mano alla
bocca, gli occhi azzurri divennero ancora una volta lucidi,
così afferrai la sua mano come per rassicurarla, anche se
non so quanto le possa essere risultata forte la mia stretta dato che
mi sentivo così tanto debole. Debole e vuota, ecco come mi
sentivo. Come se fossi stata una scatola piena, che era stata
violentemente svuotata e strappata dai suoi ricordi, che sembravano
mettercela tutta per tornare da me grazie a quelle visioni che
sembravano quasi come dei sogni, irreali e innaturali, ma che invece
erano flashback.
**
- Posso entrare? -
Basta. Non potevo ancora stare dietro la tenda del letto di Lily,
aspettando che qualcuno si ricordasse della mia esistenza. Lily si era
svegliata, l'avevo sentita parlare. Volevo vederla. Dovevo vederla.
Madama Chips aveva detto a me e Mary di entrare nella visuale di Lily
pian piano, uno alla volta, per non sconvolgerla, per non provocarle
ulteriore stress. Così avevo fatto un passo indietro,
lasciando entrare Mary per prima. Sentivo Madama Chips parlare di
chissà che al professor Silente, mentre Mary singhiozzava.
Va bene che sono conosciuto per la mia pazienza, ma quanto pensano che
possa essere paziente una persona che non può vedere in che
condizioni è la sua migliore amica ma deve accontentarsi dei
rumori di coloro che sono insieme a lei?
- Oh, mi scusi... Mi ero quasi dimenticato di lei. - disse il professor
Silente, scostando la tenda davanti ai miei occhi. Non lo guardai
nemmeno in faccia, dato che i miei occhi automaticamente cercarono
quelli di Lily, mentre il professore parlava con Madama Chips che si
affaccendava attorno al suo tavolo da lavoro in cerca di
chissà che. Il mio sguardo si poggiò subito su
Lily, che puntò a sua volta i suoi bellissimi occhi verdi
sui miei, con curiosità.
- Lily! - urlai, d'improvviso, e subito mi precipitai verso il letto
della mia migliore amica, che adesso sembrava spaventata da me. Mi
bloccai di scatto, un po' per volere mio e un po' perché
qualcuno aveva afferrato il mio braccio. Guardai la sagoma accanto a me
e vidi il professor Silente scrutare attraverso i suoi occhiali a mezza
luna Lily, che batteva le palpebre e aveva il suo sguardo fisso su di
me, l'espressione corrucciata di chi si sta sforzando di capire
qualcosa di tanto incomprensibile.
- Remus, aspetta. Lily ha problemi di amnesia, non sappiamo di che tipo
però e...-
- Remus? - sussurrò d'un tratto la ragazza dai capelli
rossi, il cui viso immediatamente si illuminò e si distese
in un sorriso sereno, annuendo piano. Il professor Silente si mosse e
mi superò, mi lanciò un'occhiata incerta, come a
volermi chiedere di aspettare ancora un momento prima di
avvicinarmi.
- Lily? Ti ricordi chi è questo ragazzo? - La voce del
professor Silente era limpida, chiara e solenne. Parlava come se stesse
parlando con un bambino, emanando calma e pace a tutto ciò
che lo circondava.
- Remus... E' Remus Lupin, vero? - disse Lily con fatica, gli occhi
persi che si aggrappavano nella figura dell'anziano Preside.
- Cosa mi sai dire di lui? - Silente pose una mano su quella di Lily,
come a volerla invitare a parlare tranquillamente, come solitamente si
fa alle cinque del pomeriggio davanti ad una tazza di thé e
dei biscotti al burro; come se non fossimo intorno ad un letto
d'ospedale su cui giace una ragazza che ha rischiato la vita e che
è affetta da amnesia e che ha riportato chissà
quali altri danni.
- Io... E' il mio migliore amico e... - Lily si interruppe
d'improvviso, esattamente come era successo qualche istante prima. Il
suo sguardo era stato catturato da una piega formata dal lenzuolo che
avvolgeva le sue gambe, come se fosse qualcosa di
interessante.
- Prima che tu finissi qui, su questo letto... Ricordi dov'eri? -
chiese Madama Chips, da dietro il professor Silente che non si volse a
guardarla; sembrava avere occhi solo per Lily, e la scrutava come se
potesse leggere dentro la sua testa ogni pensiero.
- Io... Ero ad Hogsmeade, con Mary e... Oh! Si, c'erano anche le mie
amiche... Che... Marlene McKinnon, Emmeline Vance e Alice Prewett... E
siamo andate da Rosmerta, e Mary si è versata addosso una
burrobirra! - disse Lily divertita, iniziando a ridacchiare. Poi
notò il viso sconvolto di Mary, che divenne di mille colori,
mentre mi lanciava un'occhiata carica di significato. Il silenzio
dominò lungo tutta l'infermeria. Il preside Silente scrutava
ancora Lily, quando si rivolse a me. - Quand'è successo
quest'episodio? - chiese il
preside, in un sussurro.
- Ad ottobre, professore. Lo scorso ottobre. Circa quattro mesi fa. -
rispose Mary con la voce ferma. Il preside Silente annuì, e
si volse finalmente a guardare qualcuno alle sue spalle.
- Sembrerebbe amnesia lacunare, Albus. Interessa solo uno
specifico periodo di tempo. - La professoressa McGranitt
fissò a lungo Madama Chips, prima di volgere il suo sguardo
sbigottito a Lily, nuovamente.
- Ha dei vuoti di memoria, quindi... - dissi, combattendo contro la mia
voglia di tacere per paura di scoprire chissà che sulla mia
migliore amica che mi fissava ancora stralunata. Il preside Silente
afferrò la mia mano e quella di Mary, e ci
trascinò fuori dalla visuale di Lily che sembrava seguirci
con lo sguardo mentre Madama Chips le parlava, cercando di distrarla da
noi, il professor Lumacorno al suo fianco sembrava felicissimo di
rivedere la sua alunna prediletta, che sembrava sorridere di rimando
all'insegnante che gli raccontava chissà che.
- Non ricorderà molte cose, quindi dovrete aiutarla a
ricordare in maniera indiretta. Ma non dovrete chiederle se ricorda un
particolare specifico del suo passato, potreste mandarla in confusione,
potrebbe andare in panico. Dovrà fare tutto da sola... Non
sappiamo se sarà in grado di ricordare tutto con il tempo...
Dovete starle vicino, la memoria verrà da sé. E'
molto debole, adesso... -
Il preside continuava a guardarci alternativamente mentre pronunciava
queste parole decise quanto violente come una doccia ghiacciata, stando
attento a qualche nostra possibile reazione. Annuivo, mentre guardavo
di sottecchi Mary che, seppur preoccupata, sorrideva leggermente.
Capivo cosa l'aveva spinta a sorridere, davanti a quella situazione e
alle parole dure del preside.
Avevamo riavuto la nostra Lily, e anche se era affetta da amnesia - e
ciò mi spaventava più di quanto io stesso
riuscissi ad ammettere in quel momento - avrebbe potuto ricordare
tutto, con il tempo. Non sapevamo ovviamente la gravità
della sua condizione, non potevamo sapere quanto grandi erano i buchi
nella sua memoria. Ma Lily era lì, e sembrava sorriderci con
i suoi occhi a mandorla dietro la spalla del preside, e io non potevo
essere più felice, in quel momento. D'un tratto il mio cuore
s'intristì, pensando a quanti possibili bei ricordi avesse
perso Lily, ricordi più o meno preziosi che avevano fatto
parte di lei, e che lei soltanto poteva tirare dinuovo fuori dalla sua
mente, forse. O forse no...
-
SIrius, smettila di fare avanti e indietro. Siediti, mi stai facendo
innervosire. -
Guardai Alice con sguardo ammonitore, poi seguì il suo
consiglio, che suonava tanto come una minaccia, però. Io,
Alice, Frank, Marlene, Peter e Mel eravamo fuori dall'infermeria, in
corridoio, fermi ad aspettare qualunque notizia che riguardasse Lily,
mentre Remus e Mary erano con lei e la vedevano aprire gli occhi...
- Aprirà gli occhi, vero? - chiese d'un tratto Marlene, lo
sguardo carico di sconforto. Alice si strinse di più accanto
a lei, sussurrandole parole che non riuscì ad udire. Mi
alzai dinuovo, era impossibile per me stare fermo e al contempo
mantenere la calma, tanto ero teso e impaziente.
- Quanto tempo è passato? - chiese Frank.
- Un'ora... Pensate che si sarà già svegliata? -
chiese Emmeline, e io la guardai dritto negli occhi. Vorrei saperlo
anch'io, vorrei tanto sapere cosa sta succedendo lì
dentro... Guardai la porta dell'infermeria, e subito strinsi il pugno
mentre il mio braccio era teso, perfettamente disteso lungo il mio
corpo. L'avrei sfondata, quella porta, se nessuno si fosse fatto vivo
all'istante.
- Sirius, che stai facendo? - mi disse Frank, mentre mi dirigevo a
passo di marcia verso l'ingresso dell'infermeria. Prima che potessi
fare alcun ché, la porta si spalancò, e mi
bloccai.
- Immaginavo di trovarvi qui. La signorina Evans vuole vedervi. - disse
il preside Silente, e subito Sirius lo superò a grandi
falcate, seguito da tutti gli altri che si accalcavano in direzione
della porta. Sirius vide le tende attorno al letto di Lily scostarsi,
Marlene si lasciò sfuggire una lacrima quando vide Lily
ridere tra le braccia di Mary, che rideva con lei, mentre Remus
raccontava loro chissà chi.
Sirius sorrise ampiamente a Mary, che non appena lo vide si
alzò e lo raggiunse, avvolgendolo tra le sue braccia. Lui la
prese in bracci e le fece fare una giravolta, poi la baciò
sulle labbra... Mary si scostò, e guardò subito
in direzione di Lily che...
- Tu e... Black? - chiese Lily con voce quasi stridula. Sirius
guardò alternativamente Mary e Lily, sorridendo a tratti.
- Cosa? Ma che... -
- Amnesia. Ha perso un po' dei suoi ricordi... - disse Mary
lentamente, fissando negli occhi Sirius con dispiacere. Questo la
guardò, incapace di proferire parola. Poi spostò
il suo sguardo su Lily, e la vide avvolta dalle braccia di Alice,
mentre continuava a guardare lui con sospetto.
Lily Evans era tornata, ma quanto aveva dimenticato di lui? Erano
diventati amici, e probabilmente adesso non lo erano più.
Quanto aveva dimenticato di tutti loro? E...
-
James... - disse in un sussurro, realizzando l'irrealizzabile. Remus
Lupin lo udì, si avvicinò all'amico e
annuì, strinse le labbra in un gesto nervoso. Lily e James
si erano avvicinati tanto negli ultimi tempi, prima che entrambi
finissero su quei letti d'ospedale. Lily si era dovuta ricredere su
James, che aveva sempre giudicato come incosciente, immaturo, tronfio,
superficiale e la persona più insopportabile di questo
mondo, scoprendo quanto in realtà il suo amico fosse
gentile, buono e genuino. James aveva cominciato a sperare che sarebbe
riuscito a conquistare la ragazza dei suoi sogni, di quel passo... E se
Lily avesse dimenticato tutto di loro?
- Pensi che potrebbe odiarlo... Dinuovo? - chiese dinuovo Sirius
all'amico, che fece un'alzata di spalle mentre incrociava le braccia.
Remus fissò Sirius tanto intensamente che Sirius
si ritrovò ad avere la sensazione che si trovavano
esattamente al punto di partenza, e seppe nel momento in cui Remus
sospirò che non era il solo a pensarlo.
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Capitolo 44 *** Capitolo Quarantaquattresimo - Prima rosa ***
Come
promesso, eccomi qui! :)
Buona
sera a tutti, miei cari lettori arrivati fin qui.
Chiunque
voi siate
-
che recensiate periodicamente o no, che non recensiate affatto, che
seguiate questa storia da secoli o che l'abbiate appena scoperta -
io vi ringrazio immensamente per essere qui, arrivati a questo punto.
Questo
capitolo è un po' Sirius-centrico, spero vi
piacerà, anche se è un po' tetro e molto
"riflessivo".
Beh,
non voglio anticiparvi altro togliendovi il piacere della lettura,
spero di ricevere presto i vostri pareri riguardo al capitolo, attendo
i vostri giudizi con trepidazione *-*
Ringrazio
sentitamente Lily Luna Scamandro, Catarina Loss e mikymusic che hanno
recensito lo scorso capitolo, risponderò alle vostre
recensioni non appena pubblicherò questo nuovo
chap.
Grazie
carissime, davvero!
Detto
questo, vi auguro una buona serata e una buona notte, ci sentiremo
molto presto, ma stavolta non vi preannuncio nulla. v.v
Vostra
affezionata,
- Marauder11
Capitolo
Quarantatreesimo – Prima rosa
- Quindi... Quindi
sono stata attaccata... -
Il
tono di Lily risultava tranquillo, allo stesso tempo sembrava volesse
convincersi delle sue stesse parole. Emmeline, seduta sul suo letto,
annuiva tristemente. Dopo l'ora di pranzo, infatti, Emmeline aveva
deciso di passare da Lily e trascorrere un po' di tempo con lei, dato
che le sue lezioni erano finite quel giorno. Emmeline d'un tratto si
alzò, dirigendosi verso il tavolo posto vicino al letto di
Lily. Lì,
non appena aveva fatto il suo ingresso in Infermeria, aveva lasciato
la catasta di libri che le servivano per ultimare il compito di
Antiche Rune. Il silenzio che avvolgeva la stanza sembrò il
terzo
incomodo di troppo, a parere di Lily. Mai il silenzio era stato
così
assordante, mai per lei, che era un'adoratrice della pace e della
calma.
- E Potter mi ha
salvata... - continuò Lily, a bassa voce, mentre lanciava
un'occhiata verso James Potter, il ragazzo che aveva tanto odiato in
quegli anni che, secondo i suoi amici e Silente stesso, le aveva
salvato la vita. Giaceva su un letto, a poca distanza da lei, e il suo
stato dormiente quasi la spaventava. Non era abituata a vederlo
immobile, inerme; James Potter era la persona più energica
che Hogwarts avesse mai visto, probabilmente, e vederlo in quello stato
non era proprio un bello spettacolo, nonostante la poca simpatia
nutrita nei suoi confronti. Emmeline alzò lo sguardo verso
l'amica e annuì in sua direzione, la piuma stretta tra le
mani e il capo chinato su di un lato, un sorriso triste incurvava le
sue labbra rosee mentre osservava Lily torturarsi mentalmente, che
continuava a sospirare di tanto in tanto.
Si
era parato davanti a lei con il suo stesso corpo pur di salvarla.
Perché?
Avrebbe
potuto rispondere agli attacchi dei Serpeverde, questo si... Ma le
avevano detto che erano in inferiorità numerica, avrebbe
dovuto
cercare aiuto piuttosto che stare lì con lei. E poi, aveva
parato i
colpi destinati a Lily... Insomma, James Potter aveva rischiato la
sua vita per quella di Lily Evans, la stessa Lily
Evans che
l'aveva schiantato innumerevoli volte nei corridoi, che aveva
minacciato di farlo sparire dalla faccia della terra così
tante
volte per aver insistito così tanto, durante quegli anni,
nel
volerla invitare ad Hogsmeade, la stessa Lily Evans che gli aveva
più
volte urlato che avrebbe preferito uscire con la piovra
gigante,
piuttosto che con lui...
Perché?
Perché proteggere lei, Lily?
Questi
pensieri e molti altri la torturavano dalla notte precedente, durante
cui non aveva chiuso occhio per un attimo.-
- Lils? - un
sussurro, da parte di Emmeline, raggiunse le orecchie di Lily che si
era dinuovo imbambolata.
Madama Chips aveva detto che era normale, per una persona che ha perso
parte della sua memoria; aveva subìto un forte trauma, ed
era chiaramente confusa. Stava cercando di ricomporre i pezzi della sua
vita, in effetti. Nonostante le facesse male vedere la sua amica in
quelle condizioni, dato che spesso sembrava assentarsi dal mondo
circostante, era grata al destino per averla restituita ai suoi cari.
- Se il prezzo da pagare per riaverla indietro erano solo alcuni dei
suoi ricordi che, tra l'altro, avrebbe certamente recuperato beh,
allora era stata più che fortunata. Era un miracolo che
fosse viva, sana e relativamente illesa.
-Lily stava chiaramente soffrendo, faceva fatica a riprendersi da tutta
quella confusione; non sarebbe stato facile riparare quegli enormi
buchi della sua mente, ma Lily era forte, e tutti sapevano che ce
l'avrebbe fatta. Emmeline, scossa da un moto d'affetto verso
quell'amica che non meritava assolutamente di vivere un momento
così terribile, si alzò dalla sua sedia e avvolse
Lily in un abbraccio, a cui la ragazza si aggrappò. I suoi
occhi divennero immediatamente lucidi, dopo il contatto con Mel.
- Lils... Stai
tranquilla, andrà tutto bene... Davvero, ce la farai
– disse Emmeline in un soffio, mentre accarezzava
ritmicamente la schiena della rossa, che la stringeva ora di
più a sé e sospirava.
-Mi sembra tutto così... Strano. Così diverso
e... Innaturale. -
- Emmeline si
staccò dall'abbraccio e sorrise lievemente all'amica, mentre
le accarezzava la guancia candida. Lily le sorrise di rimando, poi
gettò un'occhiata fuori dalla finestra, e vide qualcosa che
la incuriosì. Qualcuno volava alto nel cielo, librandosi
quasi come se stesse facendo delle capriole in aria. Sentiva,
dall'ampia finestra dell'infermeria che era socchiusa, le voci di
diversi ragazzi che strillavano, altri ridevano. Lily si
alzò, a fatica, dal suo letto, e si diresse verso la
finestra. Da quanto tempo il suo viso non veniva esposto al mondo
esterno?
Camminava
lentamente avvolta nella sua camicia da notte bianca e lunga, sembrava quasi un angelo. I capelli rossi le ricadevano morbidi sulla
schiena, e profumavano di muschio. Si era alzata, quella mattina, e
aveva deciso di farsi aiutare da Madama Chips a fare una doccia, e si
era sentita rinascere. Adorava quel nuovo profumo datole gentilmente
dall'infermiera che la avvolgeva, ma fu più estasiata in
quel momento dalla vista del parco di Hogwarts, che si stagliava
davanti alla sua vista. Aprì un po' di più la
finestra, ignorando le proteste di Emmeline che le diceva che avrebbe
preso un raffreddore, se si fosse affacciata in camicia da notte.
La investì una boccata d'aria fresca, che inspirò
a lungo, ad occhi chiusi. Poi riaprì i suoi occhi verde
giada al mondo, e ammirò tutto ciò che vide.
Notò con rammarico che gli alberi, che aveva lasciato
innevati, adesso erano spogli, e dei piccoli germogli verdi spuntavano
tra i rami, minacciando di fare esplodere una nuova primavera. Il
parco, prima inondato di neve, adesso era fatto di erbetta che, pian
piano, iniziava a spuntare tra le rocce. Il suo viso d'improvviso si
illuminò, e subito Emmeline si avvicinò
all'amica, per cercare di capire cosa avesse potuto attirare la sua
attenzione.
- Guarda, Mel! Un
fiore! Un piccolo fiore è già sbocciato! -
esclamò Lily, il viso illuminato di felicità
pura. Emmeline sorrise all'amica, condividendo la sua stessa
felicità. Emmeline adorava la natura, le piante; non a caso
era bravissima in Erbologia, era la sua materia preferita. Lily
sembrò ricordarsene, dopo qualche istante, e si volse
immediatamente a guardare la sua amica al suo fianco, con un sorriso
incerto.
-Mel, Erbologia
è la tua materia preferita, vero? - chiese infatti Lily,
dopo qualche istante di esitazione. Sul viso di Emmeline si fece spazio
un ampio sorriso. Era felice che Lily ricordasse quel particolare della
sua vita.
- Si, Lil... Quel
fiore arancione è una Primula... E' il primo fiore della
primavera -
La bocca di Lily assunse la forma di una perfetta O, mentre Emmeline
era estasiata dalla vista di una Lily così felice e
tranquilla, finalmente. Ancora una volta la loro attenzione fu attirata
da coloro che, in lontananza, urlavano svolazzando al Campo di
Quidditch che, seppur non fosse molto vicino a loro, era abbastanza
visibile dall'infermeria.
- Guarda, sono
sicura che quello è Sirius – disse Emmeline
all'amica, indicando un punto preciso. Lily annuì, e una
smorfia si formò sul suo viso, all'udire del nome del
ragazzo.
- Sembra volare molto bene... - Lily aveva incrociato le braccia, e il
suo tono divenne un po' distaccato e infastidito. Emmeline la
osservò con sguardo penetrante, prima di allontanarsi da lei
e riprendere la postazione di prima. Afferrò la piuma e
stette in silenzio, mentre Lily la osservava, aspettandosi che l'amica
dicesse qualcosa.
- E' molto bravo,
si. E' il portiere dei Grifondoro da un bel po' d'anni, ormai. - disse
finalmente Emmeline. Lily ritornò lentamente al suo letto,
ma non poté fare a meno di lanciare altre occhiate fuori
dall'ampia finestra, da cui riusciva ancora a scorgere il sole alto in
cielo e le nuvole bianche che, a causa del vento, sembravano
rincorrersi. Lily si sdraiò su un lato, il viso rivolto
verso Emmeline.
- Che giorno è oggi? - chiese la rossa, interrompendo il
silenzio.
Emmeline
aprì la sua agenda e, dopo aver sfogliato qualche pagina, si
girò
verso l'amica.
- 12 Marzo, Lils. Sabato -
- Marzo... 12
Marzo... C'è qualcosa che... Quanto ho... dormito?- Lily, da
quando si era svegliata, non aveva mai fatto cenno ai giorni di coma.
Parlava del suo periodo di coma come se avesse dormito, forse
nemmeno lei riusciva bene a realizzare ciò che le era
successo, pensò infatti Emmeline.
- Beh, diciotto giorni... - disse Emmeline con disinvoltura, facendo
un'alzata di spalle. Lily sbarrò lentamente gli occhi,
mentre scostava il suo sguardo nuovamente verso James Potter, che non
si era ancora svegliato. Era stata in coma per ben diciotto giorni, e
si sentiva come se avesse dormito appena per un paio d'ore. Quante cose
si era persa, in tutti quei giorni? Quanto avevano sofferto le persone
vicine a lei, durante quel periodo? Ora Emmeline la osservava con un
sorriso triste, quasi come se riuscisse ad intuire i suoi pensieri e le
sue preoccupazioni. Ma lei non poteva capire, per fortuna no, come Lily
si sentiva. Aveva una rabbia dentro, una rabbia che sembrava assalirla
ogni volta che si trovava da sola. Si sentiva derubata di molti, troppi
giorni della sua vita, che nessuno le avrebbe mai potuto restituire.
Con quella confusione assurda in testa, poi, si sentiva come se, oltre
al tempo, le avessero rubato i suoi ricordi, ciò che di
più prezioso una persona possa possedere. Strinse la sua
mano formando un pugno, e le nocche della sua mano sbiancarono
all'istante, mentre la malinconia ancora una volta aveva il sopravvento
su di lei. Era il 12 marzo, e lei sentiva come se ci fosse qualcosa,
qualcosa di familiare, qualcosa di importante che avesse dimenticato e
che...
- Il compleanno di
Remus! Il 10 marzo era il compleanno di Remus! - urlò,
saltando giù dal letto e sentendosi molto più
debole poco dopo per lo sforzo.
- Hey rossa, sta
attenta! Torna a sederti, su... - le disse Emmeline ammonendola con lo
sguardo, alzandosi subito per aiutare l'amica a rimettersi a letto.
- Era il compleanno di Remus... - disse Lily ad Emmeline, come se fosse
una cosa di inestimabile importanza. Aveva gli occhi lucidi, e il
broncio da bambina che, nemmeno adesso che era una giovane donna,
l'aveva lasciata.- Vorrà dire che faremo finta che non ci
sia ancora stato, il suo compleanno. E lo festeggeremo quando vi sarete
ripresi, va bene? - disse Mel, facendo cenno a Potter mentre parlava.
Lily annuì, seppur contrariata. Poi entrambe si voltarono,
al rumore delle porte che si aprivano verso l'ampia Sala.
**
Emmeline,
Marlene, Alice e Mary entrarono ridacchiando dentro la tetra aula,
illuminando quasi il posto un pizzico della loro allegria. Quella
mattina erano in anticipo, dato che si erano svegliate tutte
all'alba, per passare a salutare la loro amica Lily, per vedere come
stava e per farle un po' compagnia, ora che si era svegliata.
Era
il 14 Marzo, e la pioggia batteva fuori incessante, ma nemmeno questo
clima freddo e triste poteva abbattere l'ottimo umore delle ragazze.
«Dobbiamo
assolutamente organizzarle una festa!» esclamò
Marlene, Mary
accanto a lei sorrideva raggiante e annuiva.
«Spero
solo che Madama Chips la faccia uscire presto di lì, ma
credo che ci
starà ancora per un po'!» rispose ragionevole
Alice, un sorriso
triste le incurvava le labbra, mentre prendeva posto nell'Aula di
Trasfigurazione, e la professoressa McGranitt faceva il suo ingresso.
«Buongiorno,
ragazzi» esclamò questa, la solita aria austera
dipinta in viso, il
cipiglio severo sembrava però ammorbidito più del
solito. Le sue
pupille si strinsero, fissandosi su un punto imprecisato alle spalle
di Mary. La ragazza si volse, e vide dei trafelati Sirius, Remus e
Peter rivolgere – come sempre – delle occhiate di
scuse per il
ritardo alla professoressa, che semplicemente annuì verso di
loro.
Sirius si accorse dello sguardo della bionda, e le regalò un
fugace
sorriso, che Mary ricambiò prima di voltarsi a guardare la
professoressa. Il ragazzo si incamminò fino a prendere posto
accanto
al banco libero, posto proprio a fianco a quello di Mary e Alice,
davanti a loro solo Emmeline e Marlene, già esasperate
nell'intento
di accalappiarsi tutti gli appunti.
Alice
vide con la coda dell'occhio Remus, che prendeva posto accanto a
Frank, seduto sul banco vicino a quello suo, mentre Peter sedette
accantoa Sirius.
«Psst...
Mac!» sussurrò Sirius, e Mary si volse subito
verso di lui, la
piuma tra le mani, la masssa di capelli mossi e dorati ricadeva sul foglio di pergamena,
pieno solo per metà di appunti.
Lei
lo guardò, visibilmente infastidita, e Sirius le
regalò uno dei
suoi soliti sorrisi, che la fecero sciogliere in fretta.
Insoddisfatta, dato che Sirius sembrava non avere nulla da dirle, si
volse dinuovo a osservare la professoressa, che stava spiegando loro.
«Chi
sa dirmi che cos'è un Metamorfomagus?» chiese
l'insegnante alla sua
classe, improvvisamente i borbottii cessarono, poi una mano si
levò
alta, Mary sbarrò gli occhi.
«Si,
signor Black?»
Sirius
sorrise alla professoressa McGranitt, sorpresa di aver visto volare
in alto la mano di Sirius, che era persino stato più veloce
di
Remus, quella volta, che lo osservava con sguardo eloquente e le
braccia incrociate. Sirius gettò un occhiolino dalle parti
dell'amico, prima di volgersi verso la professoressa per dare la sua
risposta.
«Un
Metamorfomagus, il cui nome è l'unione tra
“metamorfosi” e
“magus”, è un mago o una strega nato con
la capacità di
cambiare in parte o completamente il proprio aspetto. Sono tra
l'altro molto rari, nel mondo magico. Bisogna distinguerli tuttavia
dagli Animagi, in quanto a differenza di questi ultimi, i
Metamorfomagi non sono capaci di tramutare il loro aspetto umano ad
animale.»
«Ha
deciso di aprire il libro, vedo. 10 punti per Grifondoro»
disse la
professoressa, con una punta di orgoglio nella voce che Sirius colse.
Remus scosse la testa, guardandolo.
Per
lui era stata fin troppo facile quella domanda, dato che da poco
aveva saputo da sua cugina Meda che la piccola Dora, figlia della
prima, era proprio una Metamorfomagus, dunque ne aveva potuto
studiare gli effetti in prima persona. Mary, invece, lo
osservò con
sguardo sorpreso.
«Che
c'è?» mimò Sirius in
direzione della bionda, che lo fulminò
con lo sguardo, mezzo sorriso tra le labbra.
«Davvero
hai aperto il libro?» chiese lei, sottovoce, mantenendo lo
sguardo
puntato sull'insegnante.
«Ma
certo! Sono uno studente modello, io» rispose Black
distendendo la
schiena sulla sedia, lo sguardo malizioso puntato su Mary, che scosse
la testa divertita.
«Non
ci crederò neanche tra milioni di anni...»
Questo
le piaceva di Mary; mentre tutte arrossivano e si scioglievano
guardandolo anche da lontano, ammaliati dalla sua bellezza –
che,
per precisare, era davvero straordinaria – Mary era l'unica a
saper
andare oltre il suo aspetto esteriore, riusciva a vedere Sirius un
po' più a fondo, a non credere che tutto ciò che
dicesse fosse vero
e sacro.
«Come
sta Lily?» chiese Sirius, distraendo ancora Mary dalla
lezione.
Questa difatti sospirò, e cruciò Sirius con lo
sguardo, prima di
continuare ad ignorarlo. Qualche minuto dopo, però, Mary
trovò una
pallina di carta sul suo foglio di pergamena, che aprì,
trovandovi
all'interno un messaggio scritto in una calligrafia elegante.
Dai,
volevo solo sapere come sta Evans. Potresti donarmi un pizzico della
tua attenzione, per piacere? -S.B.
Mary
si volse a guardare Sirius, che la stava osservando e sorrideva
ancor, e gli fece una linguaccia. Il viso di Sirius subito si
contrasse in una smorfia, e mise su il broncio.
Mary
ridacchiò leggermente, prima di strappare il bordo della sua
pergamena, decisa a rispondere al ragazzo, finalmente.
Beh,
un po' così... L'altro giorno ha saputo da Mel che è
già passato il
compleanno di Remus, si sta tormentando per non avergli fatto il
regalo... -Mary
Sirius
scosse la testa, con disapprovazione. Era sicuro che a Remus non
importasse nulla del regalo, avere Lily dinuovo con sé era
stato il
regalo più grande.
«Lunastorta!
Ehi! Pssst»
Maledizione.
Quell'idiota mi ha fatto perdere il filo. No, questa volta non gli
rispondo, o mi farà perdere la concentrazione come sempre.
«Dai,
mi hai sentito! Smettila di fingere, Rem!»
sussurrò concitato
Sirius, e finalmente Remus si volse a guardarlo, lo sguardo omicida
non preannunciava nulla di buono.
«Lily
è dispiaciuta per non aver festeggiato il tuo compleanno,
credo
che...»
«Signor
Black! Quanto dovrà ancora continuare questo teatrino? Era
troppo
strano che lei fosse improvvisamente diventato uno studente diligente
e studioso! Dieci punti sottratti a Grifondoro, per il suo
comportamento irrispettoso durante tutta l'ora!»
abbaiò la
professoressa McGranitt, sottraendo i primi dieci punti che Sirius
aveva fatto guadagnare alla sua casa durante l'ora di
Trasfigurazione.
Guardò
scocciato Remus, che ridacchiava malandrino in sua direzione, come a
volergli silenziosamente dire "Ben ti sta".
Brutto
lupastro, come osi deridermi?!
**
«Allora
Lils, miraccomando, fa la brava, ok?» le disse Mary mentre le
accarezzava i capelli.
Lily
sbuffò sorridendo alle premure dell’amica, che si
stava
comportando esattamente come si sarebbe comportata sua madre.
«Mary,
farò la brava ma tu vai, è quasi ora di
cena… non voglio che
arrivi tardi e che giri per il castello da sola! Sta tranquilla, io
sto qui zitta zitta…»
«Mmmm…
quel sorrisetto non mi ha mai convinta, signorina Evans!»
Entrambe
risero all’affermazione di Mary e, dopo che
quest’ultima
abbracciò per l’ultima volta l’amica
ritrovata, seguì le sue
amiche che stavano alla porta ad aspettarla.
«Mi
sei mancata, tesoro» Lily la strinse ancora di più
«Mi
sei mancata anche tu, Mac! Dai, ci vediamo domani… Va
adesso…
Aliceee, portala con te, ti prego!» Tutti risero
all’affermazione
fintamente esasperata di Lily e finalmente Mary si decise a lasciarla
andare.
Quando
la porta si chiuse, Lily rimase sola in infermeria… o quasi.
Poco
più in là infatti, stava seduta Madama Chips che
a tratti regolari
le lanciava delle occhiate e sorrideva. Accanto al suo letto invece,
giaceva James Potter.
Apparentemente,
sembrava stesse bene. Aveva le gote rosate come sempre e i capelli
scompigliati, quel giorno.
Qualche
benda avvolgeva il suo braccio sinistro, mentre in fronte aveva un
piccolo cerotto all’altezza della tempia.
Lui
avrebbe potuto farsi da parte, e invece… Si era parato
davanti a
lei, le aveva salvato la vita…E lei si sentiva
così angosciata, e
in colpa, terribilmente in colpa.
«Signorina
Chips?»
Subito
Madama Chips alzò gli occhi in direzione di Lily e, poco
dopo, si
alzò e si diresse verso la sua paziente.
«Come
si sente, signorina Evans?»
«Oh,
io sto bene! Sono solo un po’ dolorante qui sul petto e qui,
sulla
gamba… Ma credo che sia normale, no? Oltre al mal di
testa...»
Madama
Chips sorrise rassicurante e rispose
«Si,
è normale… Dopo tutto, le è andata
bene... Poteva rimetterci la
pelle, sa?»
Lily
annuì triste all’infermiera, e immediatamente
volse il suo sguardo
a James, mentre quest’ultima continuò
«…Il
signor Potter le ha salvato la vita, offrendo il suo corpo. Le
sarebbe bastato solamente un altro cruciatus e… Non sarebbe
più
tra noi»
«Io...
Io non capisco... » disse la ragazza, guardando dritto negli
occhi
l'infermiera.
«Potrà
chiederglielo di persona... Non credo manchi molto al risveglio del
signor Potter, sa?» Madama Chips si alzò e
poggiò una mano sulla
fronte di Lily
«Mmm…
Niente febbre. Bene, signorina Evans. Adesso è ora di
riposare!
Buona notte»
Mentre
l’infermiera camminava verso il suo studio, Lily la
chiamò
un’altra volta
«Mi
scusi… quando crede che potrò uscire di
qui?»
«Beh…
credo che sabato potrà uscire… Ora riposi! Buona
notte!»
Lily
annuì sorridente. Tra qualche giorno avrebbe lasciato quel
letto.
«Buona notte, signorina Chips!»
Lily
si sistemò meglio sotto le coperte e, dopo aver volto un
ultimo
sguardo verso Potter, cadde in un sonno profondo.
**
«Lunastorta,
che ci fai ancora qui?» Sirius scese pian piano dalle scale
dei
dormitori e si avvicinò verso l’amico, che stava
sull’enorme
tappeto rosso e fissava il fuoco, con le mani che reggevano il suo
viso.
Alla
voce di Sirius, Remus si girò a guardarlo. Aveva uno
splendido
sorriso stampato in faccia, che Sirius prontamente ricambiò;
ma
c'era qualcosa di strano in quel sorriso.
«Non…
non riesco a dormire…» disse Remus spiccio,
alzando le spalle
contemporaneamente
Sirius
si sedette a fianco a Remus
«Amico,
nemmeno io…»
«Sono
così felice di riavere Lily... Chissà quando la
faranno uscire…»
Sirius
sbuffò e disse
«Ma?
C'è un ma, vero?»
Remus
annuì alla risposta di Sirius, sospirò, mentre
l'amico
l'affiancava. Poi Remus cominciò a ridere, a crepapelle;
l'espressione di Sirius mutò da triste a incredula.
«Remus?
Che diavolo succede?» chiese, infatti.
«Io…
ahahahahha… stavo pen-pensando a…
ahahahaha… a quando Lil-Lily
penserà che… ahahahah… non ha fatto i
compiti per diciotto
gio-giorni! Entrerà in panico, ci pensi? Ahahahah»
Sirius
scoppiò a ridere all’affermazione di Remus e, poco
dopo, quando
entrambi smisero finalmente di ridere, si alzò e si sedette
sul
divano.
«Dovremo
tenerla d'occhio, Remus... Per me non sarà facile, dato che
mi
odia...»
Remus
si voltò, iniziando a scrutare Sirius, col suo solito
sguardo di chi
sa leggere dentro le persone. Sirius fece finta di non vederlo, e
cercò di mantenere un'aria piuttosto tranquilla.
«Lei
ricorderà, Felpato... Comunque si, sarà meglio
tenerla d’occhio…»
Sirius
annuì, poi spostò lo sguardo altrove, come se
nonostante il suo
corpo fosse fermo lì, immerso tra il tepore della Sala
Comune la sua
mente vagasse da tutt'altra parte.
«Pensi
manchi tanto al risveglio di James?»
Si
volse a guardare l'amico, le cui profonde cicatrici sul volto
sembravano più evidenti alla luce del camino. L'espressione
di Remus
divenne incredibilmente seria.
«Non…
non lo so, Sirius… non lo so»
Sirius
affondò meglio tra i cuscini del divano, chiuse gli occhi e
sospirò;
il suo ultimo pensiero, prima di cadere tra le braccia di Morfeo, fu
lo stesso degli ultimi giorni.
Mi
manchi James
**
*suono
della sveglia*
Maledizione.
Mi
giro verso il comodino e, prontamente, spengo la sveglia. Sono le
sette.
Miseriaccia, sono
così stanco. Ho dormito malissimo prima in
Sala Comune. Sono riuscito a trascinarmi fin quassù assieme
a Remus
appena un paio d'ore fa, adesso è già il momento
di alzarsi...
Remus
si muove nel letto accanto al mio, quel ragazzo ha davvero il sonno
troppo leggero. Mi giro dall’altra parte e…
James
non c’è ancora.
Chiudo
gli occhi un attimo. Devo farcela. Devo assolutamente
farcela.
James sarà presto con noi, si.
Mi
alzo, mi dirigo silenziosamente verso il bagno, portando con me la
divisa. Molti dei miei compagni di scuola la odiano, ma va indossata in
ogni giornata scolastica… E devo dire che non mi scoccia
per niente.
Molte
ragazze mi hanno spesso detto che quella camicia bianca e quella
cravatta rosso oro, mi donano, dandomi un'aria da intellettuale.
Balle.
Non
sono mai stato un intellettuale, nonostante la mia media alta in
tutte le materie.
Sono un malandrino,
io.
Vado bene a scuola
perché so cavarmela, in ogni situazione.
Perché
sono un malandrino, non l'ho già detto?!
Sorrido
maliziosamente e penso al fatto che non esco da tanto con una
ragazza: non mi interessano più le ragazze.
Adesso
c'è solo Mary, nei miei pensieri, nei miei occhi e nei miei
sorrisi.
Adesso
basta però, pensare a Mary!
Ai suoi lunghi
capelli biondi, ai suoi
splendidi occhi azzurri... E poi ahhh, il suo sorriso!
Mi
do uno schiaffetto in fronte, come per togliermi dalla testa quei
pensieri che mi provocano sempre un sorriso da ebete, come mi fa
puntualmente notare il mio amico Remus.
Non
c'è tempo da perdere, devo andare da Lily e James.
Intanto
esco dal bagno, sono già perfettamente in ordine.
Prendo
la mappa dal comodino di Remus, e al suo posto lascio un biglietto.
“Sono
in infermeria. Prendi lo specchio quando ti svegli.
S.B.”
Esco
di soppiatto dal dormitorio e scendo fino in Sala Comune.
Sono
le 07:16. E tutto tace.
Attraverso
i corridoi e scendo le scale, fino ad arrivare al bivio tra il
corridoio in cui si trova l’infermeria e la scala che porta
in Sala
Grande.
Il
mio stomaco brontola.
Sarà
meglio mettere prima giù un boccone.
Mi
siedo alla tavolata di Grifondoro, in cui ci sono seduti un paio di
studenti del settimo che conosco appena. Mi fanno un cenno di saluto,
ricambio sorridendo.
Mangio
due muffin al cioccolato e bevo velocemente una bella tazza di
caffè
caldo.
Vedo
la torta alla crema, poco lontano da me.
La
preferita di James.
Sorrido
al pensiero e prendo un sacchetto di carta. Ne porterò una
fetta a
Lily, chissà, magari è anche la sua preferita...
Prendo
una tazza di thè. In quegli anni ho visto spesso sorseggiare
una
tazza di thè a Lily, in diversi momenti della giornata. Sono
sicuro
che, almeno quello, gli piacerà.
Prendo
il mio sacchetto ed esco finalmente dalla Sala Grande.
Raggiungo
in tre minuti o poco più l’infermeria, dopo aver
incontrato il
capitano della squadra di Tassorosso che mi chiede delle condizioni
di James.
Apro
piano la porta, magari staranno ancora dormendo.
Hanno
tirato le tende attorno al letto di James. Volgo immediatamente lo
sguardo verso il letto di Lily e… vuoto.
Il
mio cuore perde un battito mentre inizio a sudare freddo.
Maledizione,
dove sarà finita?
Inizio
ad attraversare la Sala a grandi falcate e, quando mi avvicino
abbastanza al letto di Lily, riesco a vedere James che ancora dorme
nel suo letto e… Lily, che si è addormentata con
la testa poggiata
sul petto di James.
Sorrido
a quella vista. Se James avesse potuto vedere quanto Lily gli era
vicina, avrebbe sicuramente avuto un infarto per la contentezza. Mi
lascio scappare un risolino malizioso mentre mi avvicino a Lily.
Possibile
che abbia ricordato?
Sarà
scomoda, seduta su quella sedia. Devo svegliarla e riportarla a
letto, è ancora troppo debole.
Le
scosto delicatamente alcune ciocche rosse dagli occhi e, mantenendo
un tono della voce bassissimo, inizio a chiamarla
«Evans...
Svegliati» questa subito si riscuote e apre pian piano gli
occhi,
incorniciati da lunghissime ciglia nere.
Mette
a fuoco ciò che la circonda e, quando mi nota, alza subito
la testa
dal petto del mio amico… Arrossisce.
«Buongiorno
Evans, ti ho portato la colazione… »
Lei
mi guarda stranita, ma si alza senza dire nulla. Noto che si tiene la
testa e barcolla leggermente, così la reggo con un braccio,
stando
attento a non sfiorarla più di tanto. E' la vecchia Evans,
quella
che mi odia ancora.
La
porto fino al suo letto e la aiuto a sedersi.
«Allora?
Come stai oggi?»
«Mi
chiedo cosa ti porti qui...» risponde lei, l'aria acida. Alzo
gli
occhi al cielo. Se ne accorge, e ribatte prima che io possa
risponderle a tono.
«Bene
comunque, a parte qualche capogiro. Grazie, Black.»
«Mi
chiedevo cosa ci facessi lì...» indico il letto di
James, cercando
di reprimere il ghigno che minaccia di esplodere sul mio volto. La
sua espressione si fa subito imbarazzata.
«Non...
Non lo so» dice lei, e posso vedere tanti pensieri
attraversarle gli
occhi verde giada, sbarrati. Sembra quasi sorpresa quanto me per
essersi addormentata vicino al mio migliore amico.
Decisamente
non ricorda ancora; cosa l'ha portata lì, allora?
«E
tu, come mai così mattiniero?» emerge Lily
d'improvviso. Sta
cercando di deviare il discorso, decido che posso lasciarglielo fare.
Assunsi
la mia solita espressione teatrale, provocandole un leggero risolino.
«Io
sono molto mattiniero!»
«Strano,
c'è un certo Remus Lupin che afferma da sempre il
contrario...»
Vidi
la sua espressione furba campeggiare sul suo viso; tuttavia non
sembrava infastidita dalla mia presenza. Ma no, decisamente non
poteva ancora ricordare... Non assumerebbe quel tono così
distaccato
che avevamo ormai abbandonato da tempo entrambi.
«Come
dicevo, ti ho portato la colazione. Hai fame?»
Lily
annuì energicamente, non appena vide la tazza di
Thè tra le mie
mani mi guardò sorpresa, ma visibilmente felice che ci
avessi
azzeccato portandole la sua bevanda preferita.
«Ohh,
thè! C'è anche qualcosa da mangiare?»
Sirius
annuì incerto e subito rispose, mentre Lily afferrava il
sacchetto
con la fetta di torta alla crema
«Si
ma… non so se ti piace! Io, ecco, non sapevo davvero
che…»
Lily
guardando dentro il sacchetto sbarrò gli occhi e sorrise
felice.
Tirò in fretta la fetta di torta fuori dal sacchetto e
batté le
mani. Sembrava una bambina, mentre la sua bocca era esattamente a
forma di O per lo stupore.
«Adesso
tu mi dici come hai fatto, Black! Questo è il mio dolce
preferito...»
Sirius
sorrise e gettò un'occhiata a James.
«Semplice
intuizione, immagino»
Balle.
Era il dolce preferito di James.
L’espressione
di Lily si fa vacua ma vedendo il mio sorriso, sorride di rimando.
La
porta dell’infermeria si aprì, rivelando il
professor Silente.
Sorride
e posso scommetterci, sta anche canticchiando l’inno di
Hogwarts.
«Oh!
Vedo che è in ottima compagnia, signorina Evans! Buongiorno
a voi!»
«Buongiorno
signor preside» rispondo io sorridendo
«Buongiorno,
professor Silente!» risponde Lily raggiante
«Signorina
Evans, se non le dispiace vorrei scambiare qualche parola con
lei…»
il preside scruta me, come per invitarmi ad allontanarmi da
lì.
Lily
annuisce, mentre io sto per alzarmi
«Signor
Black, in effetti penso che lei possa restare, se vuole...»
Lily
non protesta, così mi risiedo. Sono curioso di sapere cos'ha
da
dirle Silente!
«Ha
perso parte dei suoi ricordi, signorina Evans. Vorrei chiederle se
dal momento del risveglio, lei ha iniziato a ricordare
qualcosa...»
Lily
guardò il preside, ed annuì leggermente.
«Ho
ricordato qualcosa, ma sono solamente dei piccoli... Frammenti. Ho
delle visioni, a volte... Sono sicura di avere tutto qui, nella mia
testa...»
Lily
si colpisce alla tempia con la mano, dandosi del colpetti, mentre la
sua voce sembra tremare sempre di più, e i suoi occhi verdi
diventano opachi riempendosi sempre più di lacrime. Non mi
guarda,
non vuole mostrarsi debole.
Ha occhi solo per Silente, che annuisce e
continua a scrutarla imperturbabile.
«Mi
sembra di... Avere qui dentro tanti pezzi da comporre, è
solo che non riesco a
capire se tutto ciò che credo di sapere è reale o
solo una mia pura
fantasia...»
La
voce di Lily è ormai rotta, anche se continua a parlare,
senza
fermarsi mai. Per la prima volta in vita mia, vedo Lily Evans come
una ragazza incredibilmente fragile. Fragile come non è mai
stata.
Sorprendo le mie mani chiuse a pugno, le nocche emergono bianche tra
le mie mani. Rabbia. Ecco cosa provo, vedendola ridotta così.
Guardo
il professor Silente, il mio sguardo comunica rabbia, rancore e voglia
di
vendetta. Per la sofferenza di Lily, per quella di mio fratello
James.
Sono certo che lui
sappia quello che sto pensando, perché poco dopo,
osservandomi, lo vedo
scuotere la testa.
Devi
stare al tuo posto. Non è così che devi aiutarli.
Sposto
dinuovo lo sguardo verso Lily, e la vedo sorridere sotto lo sguardo
premuroso del mio preside. La sta consolando, le sta facendo forza.
Le sta dicendo che tornerà tutto al proprio posto, che i
suoi
ricordi diverranno presto chiari e nitidi.
Lily
Evans tornerà, stavolta più forte di prima.
Guardo
James, e il mio cuore sembra spezzarsi ancora un pochino, come ogni
volta quando lo vedo inerme su quel letto, fragile, come se fosse una
pupazzo; inerme, come se il tempo per lui si fosse fermato, mentre il
mondo continua a correre senza di lui.
Spero
soltanto che Lily possa tornare prima che James possa vederla
spezzarsi sotto i suoi occhi, distrutta dalle sue stesse incertezze,
dai suoi ricordi dimenticati o occultati. Fatta in pezzi, da quei bastardi che
continuano a causarle dolore, anche adesso che sono a debita distanza
da lei.
Come
farò a dire a James che quella, quella seduta di fronte a
me, non è
la stessa Lily che l'ha abbracciato quella maledetta sera?
Sento
la porta dell'infermeria chiudersi, così capisco che Silente
è
andato via. Il mio sguardo vaga nella stanza, fino a posarsi su Lily,
che sta seduta a gambe incrociate sul suo letto, di fronte a me.
La
vedo osservarmi di sottecchi, gli occhi sbarrati e la mente in
circolo, in cerca di nuove scoperte.
Si
volta di scatto a guardare il piatto di ciò che rimane della
sua
cena, della sera precedente. Poi, lentamente, guarda me. Poi dinuovo
il piatto, e le sue pupille sembrano dilatarsi ancora. Le labbra
rosse, leggermente socchiuse, sembrano formulare una parola, che io
non odo, tanto la pronuncia a voce bassissima.
Mi
avvicino al comodino, su cui è posto il piatto non visibile
da dove
mi trovavo prima. Vedo... Delle patate, probabilmente bollite, con
delle fettine di carota tagliate a fettine sottilissime. Subito
sorriso, e scosto il mio sguardo verso i capelli di Lily.
Carotina.
«Carotina!»
Mi
rendo conto, probabilmente dopo più di una manciata di
minuti, che
Lily continua a ripetere quella parola come se fosse incantata da
essa. Mi giro verso di lei, quasi provocandomi uno strappo ai muscoli
del collo, incredulo di ciò che odo.
«Noi
siamo amici, non è vero? E'
così che mi chiami tu, Carotina»
Lily
mi sorride, raggiante, come ogni volta dopo aver ricomposto un pezzetto
del suo puzzle, mente il verde dei suoi occhi è talmente
splendente, quasi come se fosse fatto di prati, illuminato finalmente
dalla luce del sole, che, tra l'altro, inizia a filtrare timido dalla
finestra.
E
in quel momento, solo in quel momento, realizzo che sa chi sono io
adesso, che non c'è
bisogno che io annuisca in sua direzione, non ha bisogno di una mia
conferma. Anche perché probabilmente
non ne sarei capace, dato che mi ritrovo immobile, come se non fossi
più in grado di muovere un muscolo, per condividere la sua
gioia che è anche mia.
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Capitolo 45 *** Capitolo Quarantacinquesimo - Barriere in distruzione ***
Ciao bellezze!
Beh, eccomi... Come
promesso, ecco il nuovo capitolo! Non presenta molte novità,
in effetti, ma è un capitolo di passaggio :P
Si, avete capito bene... Il
titolo "Barriere in distruzione", ha molteplici significati, che
comprenderete meglio leggendo tutto ciò che sta qui sotto,
ma si riferisce anche al fatto che il grande James Potter si sta per
svegliare...
Ringrazio tutte le
IMMENSAMENTE GENTILI persone che hanno recensito lo scorso capitolo,
anche coloro che solo l'hanno letta, davvero... Perché
ciò che abbiamo di più prezioso, ho potuto ben
comprendere questa settimana, è il nostro tempo, e se voi
siete disposti a perdere un po' di tempo per leggere questa storia,
beh... Ne sono davvero lusingata, spero di meritare le vostre
attenzioni, lo spero davvero. Vi sono grata per tutto, non penso di
meritare così tanto affetto, beh...
GRAZIE.
Alla prossima,
Marauder11
p.s.: BUONA LETTURA!
Capitolo
Quarantacinquesimo –
Barriere in distruzione
«Sbrigati
Rem, dobbiamo andare a prendere Lily» disse Sirius mentre
masticava
del pollo al curry in maniera abbastanza selvaggia, per niente regale
come ci si aspetta dall'erede della Nobile e Antichissima
Casata
dei Black.
Remus,
seduto in tavola di fronte a lui, lo guardò con sguardo di
sfida,
mentre gettava occhiate ad una fetta di pane posta a poca distanza
dal suo piatto di zuppa di verdure, e solo Merlino
poteva
capire cosa gli stesse frullando per la testa in quel momento.
Un
sorrisetto malandrino affiorò tra le sue labbra, subito dopo
iniziò
a spezzettare il pane a pezzettini piccoli, con disinvoltura, in
maniera piuttosto rapida, quasi come se non volesse farsi notare.
Peter,
accanto a lui, aveva un'espressione a metà tra il curioso e
l'incerto, come se dentro di lui si stesse combattendo una battaglia;
stava per aprir bocca – finalmente e probabilmente deciso a
chiedergli cosa stesse facendo, ma Remus lo zittì in tempo,
così il
povero Peter si arrese all'amico, e volse la sua attenzione ad Alice
e Marlene che discutevano accanto a lui di un articolo di quella
mattina pubblicato sulla Gazzetta del Profeta.
«Sirius,
se ci andiamo tra dieci minuti non è mica la fine del
mondo…»
disse Remus, facendo un'alzata di spalle che infastidì
Sirius, che
iniziò a borbottare insulti in sua direzione, mentre era
ancora
occupato a finire ciò che rimaneva nel suo piatto.
Remus,
approfittando del suo attimo di distrazione, iniziò ad
attaccare
Sirius colpendolo con molliche di pane, ridendo convulsamente, senza
nascondersi; Sirius se ne accorse solo quando i suoi capelli erano
ormai pieni di quelle palline bianche lanciate dall'amico, e una di
queste aveva sfortunatamente raggiunto il suo
piatto. Alzò
gli occhi increduli in una lentezza quasi esasperante, mentre un
ghigno divertito iniziava ad affacciarsi dal suo viso.
«Maledetto
lupastro!»
Voleva
la guerra? Che guerra sia!
Sirius
adocchiò il cestino di pane che stava tra lui e Remus;
entrambi si
scrutarono guardinghi per qualche istante e, prima che quest'ultimo
potesse sottrarlo dalle grinfie dell'amico, con un gesto fulmineo lo
afferrò per il bordo e lo tirò verso di lui,
poggiandolo sulle sue
gambe.
Remus
sospirò, afflitto, per la sua mancanza di riflessi.
Il
sorriso di Sirius che man mano si allargava sulle sue labbra
preannunciava una dichiarazione di guerra bella e buona.
Tutti
sapevano che Remus non era una persona dotata di riflessi e
prontezza…
In
questo, Sirius era inferiore solo al campione assoluto, che
era sempre stato James.
Sirius
lanciava come un forsennato fette di pane a raffica, mentre Remus si
difendeva con quelle poche palline di pane rimaste davanti a lui, e
talvolta si abbassava sotto al tavolo per ripararsi dai colpi ben
assestati dell'amico.
«Remus
Lupin, avanti! Dimostra il tuo spirito Grifondoro e alza quella
testa, su!»
Sirius
sapeva di aver colpito Remus nell'orgoglio, parlando della sua amata
casa, culla dei coraggiosi di cuore.
Remus,
infatti, senza indugi, si era tirato su sulla
panca con
uno sguardo minaccioso e vendicativo dipinto in faccia; subito dopo,
uno scroscio di risate invase parte della tavolata di Grifondoro.
Sirius,
nell'istante in cui la faccia di Remus era apparsa nuovamente nella
sua visuale, aveva nell'immediato colpito Remus addirittura con un
uovo in testa e, mentre il primo piangeva dal ridere, il secondo
sbarrava sempre più gli occhi, l'uovo penzolava dai suoi
capelli e
si staccava in pezzetti che cadevano sulla tavola in una maniera
quasi disgustosa, mentre guardava qualcosa che sembrava aver
catturato la sua attenzione – o, per meglio dire qualcuno
che stava proprio alle spalle di Black.
Sirius
rise fin quando non si accorse che l'espressione dell'amico si era
fatta fin troppo seria, poi sembrò ricomporsi.
«Remus?
Che cosa…?»
«Vi
lascio soli per qualche giorno e appena rientro ecco cosa trovo!
Quando crescerete, voi due?»
Sirius
si girò di scatto a quella voce e vide Lily, in divisa, che
stava
dietro di loro e cercava di rimanere seria mentre li rimproverava con
le braccia sui fianchi, un sopracciglio inarcato e un ghigno nascosto
sulle labbra rosee, i capelli rossi legati in una treccia frettolosa
che lasciava scappare qua e là delle ciocche che le
ricadevano
dolcemente sul viso pallido.
Appena
vide l’espressione incredibilmente buffa
e sorpresa di
Sirius, iniziò anche lei a ridere a crepapelle, mentre Remus
si
precipitava da lei e la stringeva in un abbraccio spacca costole.
In
pochissimo tempo, tantissime persone accortesi della presenza di Lily
in Sala si avvicinarono a lei per salutarla, comprese le amiche che
le riservarono un abbraccio di gruppo; le mancavano quei tipi di
abbracci, di quelli che sono molto vicini al soffocamento o
all'annegamento, precisò Lily.
Sirius
rimase seduto in tavola, guardando l'amica di sottecchi, aspettando
che la folla si sfoltisse. Poi si alzò, e iniziò
a camminare a
passo baldanzoso verso di lei, un sorriso sincero stampato in faccia.
«A
quanto pare la rompiscatole è tornata!» disse lui,
apparendo per un
attimo così serio che Lily si rabbuiò e strinse
le pupille in due
fessure. Poi l'espressione di Sirius si distese in un luminoso
sorriso, così Lily ridacchiò leggermente, mentre
Sirius lasciava
passare un braccio attorno alle spalle di lei, imitando un abbraccio
piuttosto goffo.
Sirius
Black non sa come si abbraccia una persona, soprattutto non sa mai
come avvicinarsi e protendere le braccia per accogliere qualcuno
vicino a sé.
E'
abituato più che altro a riceverne, di abbracci. Non agli
abbracci
tipici di una madre e un padre, no; lui era fatto per gli abbracci
calorosi di James che non lo imbarazzavano nemmeno poi così
tanto,
ormai, dato che ogni gesto di James risulta talmente naturale che per
un attimo, quando questo lo abbracciava o gli si avvicinava, gli
sembrava quasi di dimenticarsi che lui non è nato
per gli
abbracci e i gesti d'affetto, che lui è un Black e i Black
non
amano.
«Siamo
felici di riaverti con noi, Carotina! Ma non avresti dovuto lasciare
l’infermeria da sola, lo sai» disse Sirius a bassa
voce, tra i
capelli rossi di lei. La ragazza si liberò in fretta
dall'abbraccio
e roteò gli occhi, incrociando le braccia al petto.
«Ti
avevo detto che non c’era bisogno di venirmi a prendere,
Black…
Davvero! Posso farcela anche da sola…»
«Dai
Lils, vieni a sederti qui!» cinguettò Alice,
prendendola per mano e
facendola sedere tra lei e Peter.
Emmeline
non si era mai sentita tanto felice, come quel giorno. Era emozionata
mentre sbucciava la mela verde, che quasi si tagliò. Eppure
era
solamente un pranzo, un normale pranzo ad Hogwarts. Ma vedere
lì
Lily, seduta tra loro, vederla ridere tranquilla, era qualcosa di
magnifico, qualcosa che lei e tutti i suoi amici avevano bramato per
giorni, anche se c'era ancora un posto vacante, che avrebbe potuto
colmare solo il risveglio di James.
«Che
fate dopo pranzo?» chiese la rossa, interrompendo i suoi
pensieri.
Remus gettò un'occhiata divertita a Sirius, poi prese parola.
«Doppia
lezione di Incantesimi, come ogni venerdì»
Lily
annuì distrattamente all'amico, poi si volse verso Marlene.
«Banco
con me come sempre, 'Len?»
Sirius
sbuffò e alzò gli occhi al cielo
contemporaneamente, Remus iniziò
a fissarla e incrociò le braccia.
«Lils,
tu non puoi venire a lezione. Dovrai aspettare
lunedì» disse Mary
categorica, che fu l'unica ad avere il coraggio di ribellarsi per
prima a Lily, come sempre, che immediatamente puntò le sue
iridi
smeraldine su quelle celesti della sua migliore amica.
«Si
che vengo, e non mi ostacolerai» disse, truce.
«Tu
non hai ancora... » sbottò Remus, ma poi si
interruppe. Lily non
aveva ancora recuperato la sua memoria, aveva la sensazione che
qualcosa le stesse sfuggendo, mentre gli amici ne erano certi. Non
ricordava molti episodi accaduti nei mesi precedenti, mentre sembrava
aver buona memoria di tutto ciò che era accaduto fino allo
scorso
settembre/ottobre. Il resto, era formato da piccoli frammenti di
istanti, flash, immagini, singole parole.
«Non
significa che io non possa venire con voi a lezione» rispose
Lily,
pungente. Alice la prese per mano con dolcezza, e la guardò
comprensiva.
«Tesoro,
hai tutto il tempo per venire a lezione... Dopo tutto, incantesimi
è
l'ultima lezione della settimana... Perché non ricominciare
direttamente da lunedì?»
Il
discorso di Alice non faceva una piega, come sempre.
La
sua amica aveva sempre avuto il potere di convincerla, di farla
riflettere con le buone su ciò che andava fatto e
ciò che andava
evitato. Lily la guardò, sbuffò afflitta e si
alzò da tavola,
cominciando a camminare spedita lungo la Sala, per poi uscire
dall'enorme porta d'ingresso.
Si
diresse immediatamente verso le scale che portavano alla Sala Comune
e, in pochi minuti, la raggiunse senza fermarsi un attimo a riposare,
nonostante sentisse l'affanno nel suo respiro e i battiti del cuore
farsi più rapidi. Non era ancora abituata a quei ritmi.
Subito
entrò in dormitorio e non poté fare a meno di
tuffarsi sul suo
letto a baldacchino che le era tanto mancato, e sorridere tra
sé e
sé.
***
«Guarda,
è la Evans!»
«E'
davvero lei? Ma non era quasi morta?»
Queste
erano le parole che sentiva sussurrare intorno a sé,
ultimamente.
Sbuffò, scocciata.
Erano
passati già tre giorni da quando per lei era tornato tutto
alla
normalità, ma ancora la gente non
smetteva di fissarla o
indicarla quando la vedeva camminare per i corridoi, seduta a tavola
in Sala Grande o con la piuma in mano in Sala Comune. Quella
situazione la faceva innervosire parecchio, allo stesso tempo cercava
di non dargli peso, come le aveva consigliato Remus.
Mentre
si girò per issarsi la borsa sulle spalle, Lily Evans
poté giurare
di aver visto qualcosa muoversi dietro un’armatura.
Il
suo cuore iniziò a battere a mille, che qualcuno
la stesse
seguendo?
Continuò
a camminare, velocizzando il passo ma tenendosi all'erta, stando
attenta a non tradirsi attraverso i gesti mostrando la sua tensione.
Cercò di mantenere la sua aria composta e indifferente,
anche mentre
poteva distinguere nel silenzio dei suoi passi il rumore di altri
passi, che non coincidevano con i suoi.
Così
si fermò di botto, e qualcosa – o qualcuno
– sbatté contro le
sue spalle. Si girò di scatto, e non vide nessuno.
«Vieni
fuori!» urlò Lily, in preda al panico, mentre
aveva già sguainato
la bacchetta e la puntava davanti a sé, davanti al nulla
apparente.
Sentì
un sussurro.
«Lily,
sono io…»
Lily
si mosse verso quella voce, ma non c’era nessuno. Chi aveva
parlato?
Immediatamente
comparve Sirius che sembrava reggere qualcosa in mano, e Lily emise
un gemito, dato che sembrava apparso dal nulla. Nel frattempo,
però,
fu lieta di vedere lui, anche se il suo viso cominciò a
colorarsi di
rosso.
Rosso
di rabbia.
«Cosa
diavolo ti salta in mente, Black? Hai idea di quanto tu mi abbia
spaventata?»
«Scusa
Lily, non intendevo spaventarti! Qualcuno ha perso una sciarpa e
stavo per inciamparci sopra, per questo mi sono tenuto
sull’armatura
per non crollare a terra! Mi dispiace…»
«Ma
perché mi stavi seguendo?» sbraitò
ancora lei, ricominciando a
camminare.
Sirius
la guardò, il viso colpevole.
«Volevo
tenerti d'occhio...» ammise lui, facendo un'alzata di spalle.
Lily
roteò gli occhi, scocciata.
«Black,
non dirmi che sei ancora fissato con questa storia della protezione!
E poi, come hai fatto? Perché non riuscivo a
vederti?»
Sirius
si portò con un gesto fulmineo il mantello dietro le spalle,
come a
volerlo nascondere, mentre si stampava in viso un sorrisetto
innocente… Lily lo notò però e
alzò un sopracciglio, mentre
picchiettava un piede ritmicamente sul pavimento di pietra.
«Sirius,
che nascondi lì dietro?»
«Io?
Niente!»
Lily
sbuffò e disse «Accio... Giacca!»
Nulla
si mosse. Così Lily riprovò...
«Accio...
Mmm,
vediamo... Accio cappotto!»
Lily
sembrò notare la tensione sulla calma apparente degli occhi
grigi di
Sirius, così si avvicinò a lui. Lo
fissò a lungo negli occhi,
Sirius si sentì come se gli stesse leggendo dentro, ma non
avrebbe
scostato lo sguardo, no. E fu verde smeraldo contro grigio ghiaccio
per qualche istante.
«E'
un mantello» affermò poi Lily con un sorrisetto
sicuro; Sirius
rimase immobile, cercando di non tradirsi attraverso il suo viso, che
in quel momento avrebbe ospitato un'espressione a dir poco sorpresa
–
o sconvolta.
Con
un gesto fulmineo, Lily afferrò ciò che Sirius
teneva dietro le
spalle, e glielo strappò di mano senza che Sirius avesse il
tempo di
replicare.
«Accidenti
che riflessi, Evans!» sbottò Sirius infastidito,
ma lei lo ignorò,
e iniziò a studiare quello strano
mantello, adesso tra le sue
mani piccole e attente.
Il
tessuto era molto ma molto sottile, allo stesso tempo però
era molto
morbido. Non riusciva a capire di che colore fosse e, sembrava avere
diverse sfumature di tutti i colori, che cambiavano man mano che il
tessuto scorreva tra le sue mani. Così, quando
provò ad indossarlo,
e si guardò le gambe...
«AAARGH!
Dove sono le mie gambe?»
Guardò
Sirius terrorizzata che non poté fare a meno di scoppiare a
ridere.
Lily si tolse il mantello di dosso e continuò a studiarlo,
fingendo
di non prestare attenzione a Sirius che continuava a ridere.
«Che
cos’è?»
«Un…
Un mantello dell’invisibilità… Ovvio,
no?» disse Sirius a bassa
voce, mentre si guardava intorno per assicurarsi che non ci fosse
nessuno ad ascoltarli…
«Ovvio,
certo! Ma non pensavo esistessero davvero... Sicuramente è
rarissimo! Come l’hai avuto?» chiese Lily senza
alzare lo sguardo
dal mantello per osservare Sirius, che sospirò smettendo di
ridere.
«E’…
è di James, gliel’ha dato suo padre qualche anno
fa…»
Lily
finalmente alzò la testa, scrutò Sirius che resse
il suo sguardo,
cercando di capire cosa passasse adesso per la testa della rossa.
Cercava sempre di capire cosa potesse pensare ogni volta che si
faceva il nome del suo migliore amico, dato che Lily sembrava non
ricordare niente di lui. Niente che risultasse a favore di
James,
comunque.
Lily
scosse la testa, sorridendo leggermente.
«Ecco
come avete fatto ad uscire senza farvi vedere, durante le notti di
luna piena…»
Sirius
quasi svenne, udendo le parole della rossa, e impallidì
visibilmente.
Lily
lo notò, e ridacchiò leggermente.
«Credevi
che non lo sapessi..?»
«Tu
sai… esattamente… cosa?»
chiese Sirius, cauto, a voce
incredibilmente bassa.
Ok,
ok. Lily sapeva qualcosa... ma cosa? Doveva cercare di mantenere la
calma, mantenere la calma!
«Di…
di Remus. L’ho scoperto due anni fa, quando siamo diventati
amici.
Ho notato che spariva sempre in certi giorni, ho iniziato a non bere
più la scusa della malattia della madre quando ricompariva
pieno di
graffi. Così ho fatto qualche ricerca e… ho
capito… E ho
collegato il resto»
Lily
sorrise mentre Sirius era pietrificato.
Cosa
aveva collegato? Cos'era, esattamente, il resto?
Sapeva
che lui, James e Peter erano degli Animagi non registrati?
«Il…
il resto?» senza rendersene conto, diede voce ai suoi
pensieri.
L'attenzione
di lui era tutta per lei, Lily, e sembrava che tutto dipendesse dalle
parole che lei avrebbe pronunciato di lì a poco. Per questo
Lily
sorrise malandrina, perché pensò di
avere in pugno Sirius.
Però…
Non
l’aveva mai visto tanto spaventato, che ci fosse
dell'altro?
«Si,
beh… Voi lo chiamate Lunastorta… E’ per
quel motivo, no?»
chiese incerta Lily e Sirius subito sorrise, rassicurato dalla
risposta di lei, che distese il suo viso in un sorriso, e si
zittì,
riacquistando quell'aria tranquilla.
«Non
ti facevo così intelligente, Carotina…»
Lily
prese a braccetto Sirius e gli diede un leggero spintone, mentre
entrambi camminavano verso la Sala Grande, dato che la campanella
aveva appena ricordato loro che era ora di pranzo.
Pericolo
scampato.
Lily
improvvisamente si fermò, lasciando la presa di Sirius, e
assunse
un’espressione corrucciata.
«Però,
pensandoci… Anche voi avete dei nomignoli, no?»
Sirius
deglutì all’affermazione di Lily, ma lei non se ne
accorse, alzò
una mano in segno di saluto verso qualcuno che stava alle spalle di
lui, così Sirius si volse.
Marlene
camminava verso di loro con un sorriso stampato in faccia, i libri
tra le braccia, mentre si faceva spazio tra la folla per
raggiungerli.
Lene
li raggiunse e iniziò a parlare loro di quello che aveva
assegnato
il professor Foreigner per la settimana successiva…
Sirius
finse di prestare attenzione alle due, ma in realtà nella
sua mente
brulicavano delle idee, supposizioni e pensieri.
Lily
sapeva di Remus ed era insospettita dai loro nomignoli.
Sarebbe
arrivata presto alla soluzione? Oppure avrebbe chiesto sicuramente
spiegazioni a Sirius... O a Remus?
Lui
non era bravo quanto Remus con le parole, che soluzione avrebbe
potuto dare, se si fosse presentata la domanda di Lily?
Ad
ogni modo, quello era un segreto dei malandrini e, fin
quando
non si sarebbe risvegliato James, non avrebbe detto assolutamente
niente, nemmeno sotto tortura.
«Oi
Sirius, tutto bene?» sobbalzò leggermente, udendo
la voce di Remus.
Senza rendersene conto era arrivato in Sala Grande, e sedeva sulla
tavolata di Grifondoro, vicino a lui aveva preso posto Remus,
dall'altro lato lo affiancava un preoccupato Peter.
«Benissimo
ragazzi, benissimo» sorrise Sirius, e mentre Peter gli
sorrideva di
rimando, Remus lo scrutava di sottecchi.
***
«Ci
sei già stato?»
«Si»
rispose semplicemente Remus, tuffandosi sul divano accanto all'amico.
«Novità?»
chiese il piccolo Peter, avvicinandosi ai due.
«Nessuna,
Pet» rispose ancora Remus, aprendo il suo libro.
I
tre malandrini si erano resi conto – forse un po' tardi, a
dire il
vero – che non potevano proprio passare tutti e tre insieme
giorno
e notte in infermeria con James, così avevano deciso, di
comune
accordo, di andarlo a trovare a turni, uno per volta. In tutto,
dovevano andarci tre volte ciascuno al giorno, per assicurarsi che
James fosse sempre in compagnia, e per poter essere costantemente
aggiornati sulla sua condizione grazie alle informazioni di Madama
Chips.
Remus
sentì Sirius muoversi al suo fianco, che si stava
distendendo meglio
sul divano. Chiuse gli occhi, quasi a voler chiudere fuori il mondo
attorno a sé. Peter lo osservò, mentre volgeva la
sua attenzione
alla ragazza che era appena entrata dal buco del ritratto. Mary
MacDonald aveva un sorriso davvero splendido, pensò Peter;
per molto
tempo non l'aveva vista sorridere a quel modo, ma adesso che aveva
riavuto la Evans con sé sembrava stesse riprendendosi pian
piano.
Dopo
aver localizzato Sirius, Mary si avvicinò ai tre, come
sempre
appostati sul divano della Sala Comune di fronte al camino.
«Che
fate di bello?» chiese infatti la ragazza, guardando Sirius,
che
aveva volto la sua attenzione su di lei.
«Oh,
beh. Ciò che vedi. Niente di niente.»
rispose Sirius
visibilmente scocciato ma sorridente di fronte alla ragazza. Non
faceva un minimo passo verso di lei, da giorni ormai non la
avvicinava, sembrava aver perso il suo interesse nei suoi confronti.
Remus
sapeva, sapeva a cosa era dovuto il comportamento di Sirius.
Stava
terribilmente male per James, anche se faceva di tutto pur di non
dimostrarlo. Remus si era trovato più volte con le lacrime
agli
occhi, pensando a James, specie nei primi giorni dopo l'attacco,
mentre tutti, nel dormitorio, avevano sentito Peter piagnucolare, di
notte.
Non
Sirius. Nessuno aveva mai visto Sirius piangere per James, nessuno lo
aveva mai visto perdere il controllo, sfogarsi e crogiolarsi dalla
disperazione e dal dolore.
E
non che non stesse male... Semplicemente, era molto bravo a
nascondere i suoi sentimenti.
Così
bravo, che quasi non dimostrava ormai a Mary quanto ci tenesse a lei.
Si era pian piano chiuso verso il mondo esterno, come un riccio, e
non aveva permesso a nessuno di rientrare nel suo mondo.
«Sirius,
ti va di fare una passeggiata?» Mary sorrideva stentatamente,
con le
braccia conserte e i capelli biondi e molto lunghi che ricadevano su
un lato. La sua espressione era certamente rassegnata, quasi come se
si aspettasse una precisa risposta, da Sirius.
Remus
la osservò, e capì che probabilmente anche lei
aveva capito, ormai,
che qualcosa non andasse in Sirius. Poi si volse verso l'amico, che
continuava a guardare il camino davanti a sé, e gli diede
una
gomitata, come a volerlo spingere a parlare, a dare una degna
risposta a quella ragazza che non andava di certo ignorata.
«Ecco,
vedi... Preferirei di no, adesso» disse lui, a voce ferma e
decisa,
ma cordiale. Così Mary se ne andò, non prima di
averlo guardato a
lungo, scrutando nel dettaglio la sua espressione. Niente, ecco cosa
pensava provasse Sirius, cosa pensasse...
Assolutamente
niente.
«Sai
quello che stai facendo, vero?»
Il
sussurro di Remus aveva raggiunto le orecchie di Sirius, che lo
avevano isolato da ogni rumore divenuto ovattato, per quanto
superfluo.
La
verità era che aveva la mente ingombra di così
tanti pensieri, così
vuota allo stesso tempo della risata e delle parole di James, che gli
sembrava di non capirci più nulla, di non sentire
più nulla.
Non
si era mai sentito tanto solo e smarrito come
allora.
Sirius
si volse verso Remus, lentamente, e lo guardò dritto negli
occhi.
«No.
Non so più niente, di quello che sto facendo»
E
così si alzò, dirigendosi in fretta verso il suo
dormitorio, sotto
lo sguardo preoccupato di Remus e Peter.
«Non
va più bene tra Sirius e Mary, eh?» disse Peter,
dispiaciuto.
«E'
Sirius che non va... E ho paura che se ne pentirà»
rispose Remus
all'amico, volgendo il suo sguardo verso Mary, che ora rideva con
Emmeline e Stephen Corby, un ragazzo del settimo anno che moriva
dietro la MacDonald praticamente da quando aveva messo piede ad
Hogwarts.
Guai
in vista.
Pensò
Remus, sospirando e chiudendo gli occhi, realizzando di essere stanco
di tutti quei casini.
***
Aprì
la porta, poi entrò all'interno della Sala dell'infermeria
che
probabilmente, ormai, conosceva forse anche meglio delle sue stesse
tasche. Salutò Madama Chips, poi le si
avvicinò con un leggero sorriso.
«Come sta Potter?» chiese Lily, mentre volgeva il
suo sguardo
verso il ragazzo immobile in coma, adagiato su un letto poco
più in
là rispetto a dove era seduta lei. Madama Chips la
guardò con aria
bonaria, poi parlò.
«Meglio, di giorno in giorno migliora. Penso
che si sveglierà presto» concluse tutto con un
sorriso, che finì
per contagiare anche Lily. L'infermiera, dopo aver controllato che le
ferite di Lily si fossero rimarginate, poi si congedò dalla
ragazza
dicendo che doveva iniziare a preparare delle pozioni che Potter
avrebbe dovuto ingurgitare quella sera, così Lily decise di
avvicinarsi al ragazzo, prese una sedia e si sedette di fronte al suo
letto.
«Hey, Potter» Si avvicinò al ragazzo,
quasi
aspettandosi di ricevere una risposta di saluto. Immaginò di
veder
spuntare da un momento all'altro un ghigno, tra quelle labbra, e di
sentire la sua inconfondibile risata invadere l'ampia e silenziosa
Sala. Probabilmente, pensò, udendo il saluto di Lily,
avrebbe
iniziato a provare ad invitarla ad Hogsmeade, illudendosi di avere
una qualche chance con lei, che aveva sempre
preferito la
Piovra a lui. Incrociò le braccia e guardò il
viso di Potter con
sospetto, quasi come se James l'avesse invitata davvero, in quel
momento, e lei avesse come sempre categoricamente rifiutato.
Una vocina nella sua testa, però, le ricordò che
lui gli era stata
vicina, aveva combattuto con lei, anche se lei non ricordava
assolutamente niente, di quella sera... Non sapeva quale motivo
l'avesse spinto a starle accanto in quel momento, ma l'aveva salvata
da morte certa. E questo, si disse, significava che sarebbe
probabilmente sempre stata in debito con lui.
«Non
capisco ancora perché tu l'abbia fatto, Potter. Ma immagino
che io
adesso ti debba almeno una cioccorana, no?» disse Lily,
sorridendo
leggermente malandrina, in cuor suo consapevole di dover molto di
più, a quel ragazzo. Poi un rumore interruppe i suoi
pensieri, così
alzò la testa in direzione della porta d'ingresso, e sorrise
leggermente. «Hey, Peter!» salutò
calorosamente Lily, e Peter sembrò arrossire un po',
imbarazzato dai
modi espansivi della Evans. Prese una sedia e si avvicinò
alla
ragazza.
«Ciao, Lily... Ti dispiace?» chiese
Peter a Lily, indicando la sedia vuota posta accanto a lei. La
ragazza scosse la testa e sorrise, così Peter si
sedette.
«Come va con Pozioni, Pet?» Lily decise
di rivolgersi per prima a Peter per toglierlo dall'impiccio di
trovare qualcosa da chiederle, dato che come sempre era troppo
imbarazzato per intavolare un discorso con lei. Pensò che a
volte
sembrava quasi spaventato da lei, ma che in fondo fosse solamente
timido. Peter fece una smorfia, poi si volse a guardare la
ragazza.
«Non molto bene, in effetti... Oh, non
fraintendermi! I tuoi consigli mi sono stati utili, sono io il vero
disastro...» disse lui, squittendo triste. Lily lo
osservò
dispiaciuta e comprensiva insieme, mentre allungava il braccio per
dargli una pacca sulla spalla.
«Hai bisogno di esercizio, Peter. Vedrai,
sono sicura che ce la farai» disse Lily, rassicurante. Peter
disse
che non ne era poi così tanto sicuro, dato che ogni volta
che si
avvicinava ad un calderone questo finiva per fondersi o, talvolta,
esplodere.
«Potrei darti una mano, se vuoi. Potremmo
esercitarci insieme» emerse Lily, sorridente. Peter la
guardò,
immediatamente il suo sguardo sembrò illuminarsi dalla
gioia, poi il
suo viso si spense dinuovo.
«Grazie Lily, sei molto gentile. Ma
tu, ecco... Dovresti riposare, e invece ti vedo sempre in giro,
sempre attiva, sempre a studiare... Non puoi aiutare anche
me» Lily
lo guardò un po' contrariata allo stesso tempo un po'
lusingata
dalle attenzioni di Peter e dal riguardo di lui. Era un caro ragazzo,
a preoccuparsi per lei, ma non c'era bisogno di allarmarsi. Insomma,
quante volte doveva ripetere a tutti che lei stava bene?
«Io sto bene, Pet» disse Lily, lentamente,
sorridendo
leggermente, con tono quasi di ovvietà. Peter gli sorrise di
rimando, poi scosse la testa. Lily si dovette arrendere alla
gentilezza di lui, e sospirò.
«Prometto che se ne avrò un bisogno
disperato, ti chiederò aiuto, ok?» disse Peter con
un sorriso
imbarazzato, sentendosi quasi in dovere di rimediare al rifiuto
dell'aiuto di Lily. La rossa sorrise in una maniera così
sincera e
felice, che i suoi occhi sembrarono quasi brillare, poi si volse a
guardare il letto di James, e i due rimasero in silenzio, dinuovo...
Non si aspettava di trovare Lily lì. Solitamente non c'era
mai
nessuno, quando andava a trovare James, tranne qualche amico; trovava
invece spessissimo qualche ragazza innamorata persa di James, la
maggior parte delle volte si trattava di membri di quel folle fan
club creato per il suo amico. Queste cercavano di sabotare
l'infermeria pur di vedere James, spesso avevano con sé
qualche
aggeggio per scassinare la porta, o qualcosa di pesante che potesse
sfondarla, visto che Madama Chips non le faceva entare da quando
aveva scoperto che non facevano altro che lasciare scatole e scatole
di cioccolatini per James piene di filtri d'amore, alcuni anche mal
riusciti. Quel giorno, invece, aveva visto Lily
seduta accanto a James, che sembrava quasi sussurrargli qualcosa che
non era riuscito ad udire, quando lui aveva fatto il suo
ingresso.
«Lils?» chiese lui, a bassa voce.
«Mmm?»
«Non
mi aspettavo di trovarti qui, sai?!» buttò fuori
Peter, travolto da
un moto di coraggio. Lily lo guardò, lo sguardo
imperturbabile.
«Gliela devo, qualche visita, no?» rispose lei,
con un'alzata di spalle. Peter emise un lieve risolino che
imbarazzò
un poco Lily.
«E' rinchiuso qui
dentro, sempre tutto solo. Certo, lui non può vederci ma...
Io
sentivo quando voi mi eravate vicini, quindi penso che anche lui
possa avvertirlo» concluse Lily con un sorriso triste. Peter
annuì
leggermente, poi tirò dalla tasca una confezione di
Tuttigusti+1,
che porse a Lily che subito lo ringraziò, mentre ne tirava
fuori
un'altra. «Noi facciamo i turni, per non lasciarlo mai da
solo, sai?» disse
Peter, mentre entrambi mangiucchiavano le caramelle, lo sguardo di
entrambi puntato su James. Lily si volse a guardare Peter di
scatto.
«Voi?» chiese lei, sorpresa
«Noi
Malandrini, intendo. Ci siamo messi d'accordo, e fino ad ora siamo
riusciti a rispettare i nostri turni. In questo modo James non
è
mai, mai solo» chiarì Peter, gli occhietti azzurri
gli si riempirono
presto di lacrime, che non versò ma che Lily potè
vedere. Lei gli
passò un braccio attorno alle spalle, mentre Peter adesso
aveva
ricacciato indietro le lacrime, e sorrideva sinceramente, al contempo
aveva avvolto con un braccio la schiena di lei, ricambiando
l'abbraccio.
«Non pensavo che l'avrei mai
detto, sai...» disse lei, a bassa voce, stretta ancora
nell'abbraccio di Peter.
«Cosa?» chiese lui, incerto.
«Che non
siete per niente male, voi Malandrini.» L'espressione di
Peter si
allargò in un tenero sorriso, che dopo qualche istante
provocò la
stessa reazione in Lily. Peter e Lily passarono tutto il pomeriggio
così: chiacchierando, mangiando molte delle caramelle che
riempivano
le tasche di Peter e facendo compagnia a quel James Potter,
che tutto poteva essere tranne che solo.
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Capitolo 46 *** Capitolo Quarantaseiesimo - Barriere in distruzione (Parte Seconda) ***
Buooongiorno dolcezze :33
Prima che possiate iniziare
ad insultarmi per questo capitolo, vi dico che pubblicherò
il prossimo CHAP tipo domani,
perché ce l'ho già pronto, e se continuo a
leggerlo e rileggerlo, correggerlo e ricorreggerlo, va a finire che
continuo a modificarlo, quindi tanto vale che lo pubblichi e la faccia
finita con le modifiche che stravolgono ogni cosa v.v, ecco.
Miraccomando #StayTuned, perché il prossimo è
davvero una bomba, davvero davvero! *-* Succederanno delle cosette
belline, e finalmente tornerà l'allegria. :D
Ci sentiamo
prestissimissimo, bacioni
Grazie
infinite a :
-HPervincaviolet
- Violaarcobaleno
- mikymusic
- dilly_rose_01
- Lily Luna Scamandro
- Catarina Loss
per aver lasciato delle
bellissime recensioni, grazie grazie grazie! Mi siete davvero d'aiuto,
non sapete quanto! Vi risponderò appena possibile, purtroppo
la connessione va e viene e sono fortunata se riesco a pubblicare
questo capitolo. Ad ogni modo, grazie infinite anche a tutti quelli che
leggono, continuano a inserire la storia tra le preferite, seguite e
ricordate.
E a te, silenzioso lettore, che
sei arrivato fin qui, dò un abbraccio e una lieve
spintarella affinché tu possa farti sentire, e dirmi quanto
ami questa storia o quanto ti faccia schifo, mi va bene tutto, ricorda
che puoi soltanto essermi d'aiuto giudicando con il tuo speciale e
personalissimo punto di vista. Quindi, sappi che ti aspetto, sempre :*
Capitolo
Quarantaseiesimo
Barriere
in distruzione (Parte Seconda)
Lily
si sdraiò sul suo letto, stremata dopo aver fatto i compiti
per più
di cinque ore.
Stava cercando di riprendere il ritmo andando a tutte
le lezioni, per di più doveva recuperare tutti i compiti
arretrati
che aveva e… era davvero stanca.
Finalmente,
alle otto di sera, poté tuffarsi sul suo letto, e chiudere
gli occhi
appena qualche minuto.
Il
suo stomaco brontolava, e parecchio. Aveva deciso di non cenare per
non perdere tempo in Sala Grande. C'era sempre qualcuno che si
avvicinava a lei e che voleva chiederle se si fosse ripresa del
tutto, se avesse difficoltà di qualche genere... Le sue
risposte
erano meccaniche, sempre uguali. Stava iniziando a scocciarsi, di
quella situazione. Tutti la guardavano come se si aspettassero di
vederla morire davanti ai loro occhi, da un momento all'altro.
Ovviamente
non aveva detto a nessuno del suo problema di memoria; talvolta
qualcuno la salutava in un modo così caloroso che la
sconvolgeva,
dato che lei la maggior parte delle volte non riconosceva quelle
persone.
Si
sentiva incredibilmente vulnerabile, ferita... Buttarsi suoi libri
era per lei un modo per dimostrare che Lily c'era ancora, da qualche
parte.
Dato
che si sentiva così diversa, così strana da come
ricordava di
essere, cercava di fare di tutto pur di risultare la Lily di sempre
–
o persino migliore – almeno in ambito accademico.
Aprì
gli occhi, e li rivolse nuovamente alla catasta di libri appostata
sul suo comodino. Emise un grugnito, poi sorrise spostando lo sguardo
sull'unica cornice sul suo comodino, che ritraeva lei e il suo
migliore amico Remus.
Nell’ultima
settimana si era facilmente rimessa in pari con Pozioni, adesso aveva
recuperato Aritmanzia e per tre giorni interi – talvolta
anche di
notte, chiudendo le tende intorno al suo letto, insonorizzandolo per
non farsi beccare dalle sue amiche che l'avrebbero costretta a
dormire – aveva studiato Antiche Rune, Storia della Magia e
Incantesimi.
Squittì
terrorizzata appena si ritrovò tra le mani il quadernetto di
Mel,
pieno zeppo di appunti di Difesa.
Per
l'appunto, adesso le mancavano da recuperare Difesa, Trasfigurazione,
Erbologia e Astronomia…
Non
ce l’avrebbe mai fatta, mai…
Sentì
dei passi da dietro la porta, qualcuno stava salendo le scale.
«Tranquillo,
sono sicura che è rimasta qui! Aveva del lavoro
arretrato…»
La
porta si aprì e si rivelò da dietro una
preoccupatissima Marlene
che, non appena vide Lily distesa sul letto, sospirò
rincuorata ed
urlò verso l'uscio.
«E'
sul suo letto!»
Qualcuno
da sotto urlò
«Dì
a quella decerebrata
che poteva avvisare, se aveva intenzione di
sparire in questo modo! La sto aspettando, proprio qui in cima alle
scale!»
Marlene
si girò verso Lily e, mentre stava per ripetere quello che
aveva
detto Sirius, questa la bloccò e si alzò, e si
diresse verso le
scale dei dormitori, sospirando.
«Quando
la smetterà di perseguitarmi?» chiese Lily
disperata a Marlene, che
le sorrise triste e la invitò a scendere per parlare con i
suoi
amici che la stavano aspettando giù.
Scese
le scale, e prima che potesse raggiungere l'ultimo gradino,
sentì i
toni soavi di Mary rivolti a Remus mentre si lamentava di Lily e
questo cercava di calmarla, mentre Sirius la fissava in una maniera
così intensa che Lily pensò volesse pungerla con
lo sguardo, così
da attirare la sua attenzione.
«Oh,
ecco la signorina Evans! Ti dispiaceva avvertirci che avevi deciso di
fare lo sciopero della fame, vero?» sputò fuori
Mary, e Lily sbarrò
gli occhi. Sembrava molto, troppo arrabbiata. Insomma, magari aveva
sbagliato a non avvertire i suoi amici delle sue intenzioni, ma Mary
stava un po' esagerando, adesso.
«Mary,
ma io...»
«Non
capisci cosa provo? Cosa abbiamo provato tutti, quando non ti abbiamo
vista scendere, eh? Pensavamo ti fosse successo qualcosa,
dannazione!» urlò ancora Mary
scagliando un posacenere di
vetro per terra, che si ruppe in mille pezzi, mentre ormai gran parte
delle persone in Sala Comune la guardavano a bocca spalancata,
terrorizzati.
«Io,
mi dispiace...» disse Lily a bassissima voce, quasi
spaventata
dall'amica. Le si avvicinò, capendo che probabilmente quella
sceneggiata era solo un modo di Mary per scaricare la sua tensione.
Da giorni, ormai, aveva notato che era diventata taciturna, e forse
era arrivata al punto di non ritorno.
Mary era così; si mostrava
sempre sorridente davanti agli occhi di tutti, tranquilla e serena,
poi, però, a furia di reprimere ciò che la
affliggeva, finiva per
scoppiare.
Guardò
Lily, con gli occhi grondanti di lacrime, poi, senza dire una parola,
uscì dal buco del ritratto. Poco dopo si alzò
dalla sua poltrona
Sirius, che la seguì fuori dalla Sala Comune.
«Vieni,
Lils» si sentì dire Lily, mentre stava per seguire
Mary e Sirius ancora a bocca spalancata, da Remus, che
la trascinò fino al tappeto della Sala, su cui sedevano
già Alice,
Frank e Peter.
**
Mary
cominciò a camminare spedita per il corridoio, mentre
ricacciava a
forza le lacrime che minacciavano di uscire dai suoi occhi. Aveva
visto lo sguardo di Lily dispiaciuto, ma lei come al solito aveva
esagerato, esplodendo in una rabbia travolgente.
Sapeva,
sapeva che tutta quella rabbia emersa non era dovuta alla
“scomparsa”
di Lily, ma a ben altro che ormai sembrava assillarla da giorni.
Sentiva le membra del suo corpo andare in fiamme, quasi come se
stesse davvero per prendere fuoco, per poi esplodere. Si
guardò le
mani, e le vide parecchio tremanti sotto ai suoi occhi.
«Non
avresti dovuto»
Mary
si volse alle sue spalle e vide lui, Sirius, oggetto dei suoi tristi
e maledettamente confusi pensieri, con le mani in tasca e un
sorrisetto forzato dipinto in viso, i capelli corvini ribelli gli
incorniciavano il viso perfetto.
«No,
infatti» disse lei, la voce non tradiva l'emozione e la
tensione che
aleggiavano in lei, mentre osservava lui di sottecchi. Si sedette sul
davanzale di un'ampia finestra che dava sul parco, mentre Sirius
continuava a guardarla senza staccarle gli occhi di dosso, rendendosi
conto di quanto fosse bella; ogni volta che la guardava era
così per
lui, era come vederla per la volta, e ad ogni prima volta
riusciva a trovare un piccolo nuovo dettaglio di lei che la rendeva
sempre più bella ed unica ai suoi occhi.
Mary
alzò gli occhi blu, e li puntò sui grigi di
Sirius.
«Non
possiamo andare avanti così» disse lei, la voce
incredibilmente
bassa ma perfettamente udibile.
«Cosa
vuoi dire?» disse lui, gli occhi sbarrati. Quelle parole
furono le
prime a scuoterlo, ma non le ultime.
Mary
emise un risolino privo di quell'allegria che la ragazza sempre
emanava e trasmetteva a tutti, poi tornò a guardare Sirius.
«Per
quanto ancora hai intenzione di guardarmi, Sirius Black? Fai solo
questo, ultimamente. Per il resto, mi ignori del tutto, ignori la mia
esistenza» disse lei, in un tono incredibilmente tranquillo e
distaccato – all'apparenza – quanto nervoso e
coinvolto.
«Non
ho mai... Tu, Tu invece! Tu mi hai ignorato...» disse Sirius,
un
tratto indispettito. Mary assottigliò le pupille, poi scosse
la
testa.
«Mi
aspettavo che ignorandoti, lasciandoti stare, avresti finalmente
reagito, porco
Salazar!
Mi aspettavo che venissi da me, che mi chiedessi spiegazioni, invece
niente! Mi guardavi! Oh, e adesso invece vorresti dirmi che avrei
dovuto avvicinarmi a te e chiederti perché mi osservavi
quando non
avevi altro per la testa? Oppure avrei dovuto chiederti
perché mi
ignoravi?! Avrei dovuto considerare il tuo sguardo incredibilmente
affascinante come
un gesto d'affetto, un privilegio riservato solo alla sottoscritta?
Scodinzolare, sbavarti dietro... Cos'altro dovevo fare? Sirius, il
mondo non gira attorno a te...»
Il
tono di Mary adesso era distaccato, a tratti derisorio, ma nessuno
avrebbe ignorato che fosse anche incredibilmente stanco, e triste,
mentre gesticolava e i capelli ondeggiavano, scossi dal filino di
vento che avvolgeva le due figure.
«Questo...
Questo è folle, Mary, completamente folle» disse
lui, quasi ridendo
per lo shock di quelle parole sputate in faccia dalla sua ragazza.
Non capiva, non poteva capire a pieno quello che lei gli stava
dicendo, cercava di rivivere velocemente gli ultimi giorni trascorsi,
di trovare un momento che avesse condiviso con Mary, un momento in
cui l'avesse avvicinata, coccolata, abbracciata e baciata, ma non le
veniva niente in mente; mise una mano fra i capelli, poi
scostò lo
sguardo da lei, allontanandosi a piccoli passi.
«Puoi
anche smetterla, adesso...»
Mary
allargò le braccia, in un gesto di resa, mentre Sirius si
voltava ad
osservarla ancora, in silenzio. Il sorriso incredibilmente triste e
allo stesso tempo spaventosamente rassegnato di Mary lo raggiunse,
come uno schiaffo in pieno viso.
«Smetterla
di fare cosa?»
«Di
fingere che ti importi di me» concluse la bionda, osservando
Sirius.
Il ragazzo si avvicinò a lei, velocemente.
«Ma
certo, certo che mi importa di te! Che stai dicendo? Ho passato un
periodo difficile, dannazione, non lo capisci?!» disse lui,
con
foga, a tratti però cercò di rimanere calmo,
anche se pensò
persino di voler risultare dolce e comprensivo, ma tutto ciò
che
notò Mary fu il carico di tensione che gravava sulle sue
spalle, e
che sfogò su di lei, con le sue ultime parole.
La
bocca di Mary si incurvò nel fantasma di un sorriso,
privò di
allegria; incassò il colpo, sentendosi quasi come se
l'avesse
colpita con un pugno al cuore, adesso Sirius la accusava di
non
capire.
Questo
era davvero troppo.
Lui
vide i suoi occhi blu farsi lucidi, alla luce della luna che era
bianca per metà, quella sera.
Mary
si alzò, e si pose davanti a Sirius, iniziando a guardarlo
intensamente negli occhi: il tutto si svolse in una lentezza
lancinante, per Sirius, che cercava la forza di avvicinarsi quel
tanto che bastava a lei per avvolgerla in un abbraccio che avrebbe
aggiustato tutto.
«Anch'io,
stavo per perdere la mia migliore amica. Anch'io ho sofferto le pene
dell'inferno. Ma io... Io ho cercato il tuo appoggio, ti ho mostrato
le mie lacrime, ricordi? E poi, Maledizione! Ho
sempre cercato di aprirmi a te, di starti vicino, mentre tu non hai
fatto altro che respingermi ogni volta, allontanarmi anche con un
semplice gesto della mano o con un non ne ho
voglia,
preferirei di no!»
concluse lei, la voce incredibilmente stridula mentre metteva una
mano ai capelli, portandoli all'indietro nel modo che Sirius trovava
assolutamente adorabile, dato
che quelle stesse ciocche bionde poi tornavano a sfiorare il suo
candido viso, ribellandosi.
Mary
scostò lo sguardo dagli occhi di lui, come se avesse bisogno
di
respirare, dato che sembrava aver sputato velocemente quelle parole,
quasi come se volesse liberarsene, trattenendo il fiato tutto il
tempo. Poi lo guardò, dinuovo, mostrando i suoi occhi
limpidi ancora
una volta, privi di quelle lacrime che Sirius aveva visto affacciarsi
poco prima da quegli occhi così blu e intensi. Li vide
dinuovo
forti, incredibilmente puri e belli.
«Non
sono una delle tante oche pronta a girarti sempre intorno, Black. Non
sono come loro. Te l'avevo detto, ma evidentemente non trovi
differenze, tra me e quelle altre...» Il tono di Mary era
tornato
freddo e distaccato, così sprezzante a tratti che Sirius si
sentì
avvolto da una folata gelida, che lo aveva colpito come le parole di
Mary.
La
ragazza scostò lo sguardo da Sirius e fece per allontanarsi,
ma
Sirius afferrò il suo polso.
Mary
osservò la mano di Sirius stringersi attorno al suo polso,
poi tornò
a guardarlo, dritto negli occhi. Quegli occhi, quegli occhi grigi e
intensi così belli, che ogni volta la coinvolgevano e la
stregavano,
adesso le facevano quasi male come piccoli spilli puntati sui suoi,
che pizzicavano per le lacrime minacciose che avevano più
volte
rischiato di affacciarsi, rischiando poi di scorrere lungo le sue
guancie.
«Tu
non sei come le altre, Mac. Io posso giurar...»
Ma
Mary lo interruppe, scuotendo la testa.
«No,
non farlo, ti prego. Perché poi sarei costretta a crederti
se giuri,
e sappiamo entrambi che non è così, per
te» concluse Mary, la voce
ormai rotta, priva di quella nota squillante e forte che la
caratterizzava.
Disse
tutto lentamente, quasi come se stesse cercando di accettare la
verità dura delle sue stesse parole, quasi come se al
contempo
stesse rivelando a Sirius quella verità, che però
gli spezzò il
cuore. E lo spezzò ad entrambi.
Sirius
strinse di più il polso di Mary, mentre la guardava
intensamente, in
un ultimo grido disperato quanto silenzioso, quasi come se volesse
trasmettere con i suoi occhi che lei si sbagliava, che lui
non la
considerava come le altre, che lei era speciale e che lui ci teneva a
lei, che aveva sbagliato ed era stato uno stupido e voleva stare con
lei, voleva rimediare a tutti quei giorni pieni di silenzi, e che lei
era bellissima, assolutamente la più bella di tutte, e
nessuna
poteva mai competere con lei, ma...
Gli
sguardi così intensi quanto incomprensibili non bastano, non
bastavano più a Mary, che diede uno scossone al braccio nel
tentativo di liberarsi dalla presa ferrea di lui.
«Lasciami
andare, ti prego» gli disse Mary, quasi supplicante e
sembrando
incredibilmente fragile, così Sirius liberò
subito la presa su di
lei, che iniziò a correre lontana da lui...
Aveva
le orecchie piene dei suoi passi, la testa piena delle sue parole che
risuonavano in ogni angolo della sua mente, flagellandola, e il cuore
distrutto, spezzato dallo sguardo ferito e affranto degli occhi
celesti di lei.
***
La
pioggia batteva fuori dalle finestre, violenta. Lily sospirava,
guardando costantemente il suo orologio e la porta d'ingresso della
Sala Comune. Davanti a sé, il quadernetto preziosissimo
donatole da
Emmeline, con tutti gli appunti che aveva perso in quei giorni. C'era
un passaggio di un incantesimo di Difesa che proprio non riusciva a
comprendere, che continuava a rileggere, sempre più
nervosamente, ma
ogni volta tutto le risultava sempre più confuso.
Forse
dovresti concentrarti, Lily. E non pensare ad altro.
Ignorò
quella fastidiosissima voce, e si alzò di scatto, chiudendo
il
quaderno e portandolo sottobraccio.
«Qualcuno
di voi ha visto Mary?» chiese la rossa, Remus fu l'unico dei
malandrini ad alzare gli occhi dal suo libro, mentre le orecchie di
Sirius, che si sforzava di risultare impassibile ed indifferente, si
fecero tese.
«Non
è ancora rientrata?» chiese Remus, chiudendo il
libro e guardando
il polso.
Lily
scosse la testa, incrociando le braccia in un gesto nervoso. Poi il
varco si aprì, rivelando Alice e Frank che, come sempre
sorridevano
guardandosi a vicenda.
«Hey,
avete visto Mary?» urlò Lily, e i due si voltarono
a guardarla.
Mentre Alice scuoteva la testa, Frank sbarrò gli occhi e
guardò
fuori dalla finestra, dove la pioggia adesso batteva incessante, anzi
grandinava, in realtà, e si udivano dei tuoni, anticipati da
fulmini
che illuminavano per lunghi istanti il cielo cupo.
«Cosa?
Non è ancora rientrata?!» disse Frank, sbarrando
gli occhi.
«No,
sai dov'è?» sbuffò Lily, e Frank si
avvicinò a lei e agli altri,
Alice al suo fianco.
«Un'oretta
fa l'ho vista scendere con la sua Comet
e
la divisa da Quidditch... E' possibile che sia ancora fuori?»
Lily
alzò la mano e si coprì gli occhi, in un gesto di
esasperazione,
poi involontariamente volse il suo sguardo a Sirius, che adesso li
osservava.
«E'
pazza, è completamente pazza... Come fa a volare con questo
tempaccio?»
«Potrebbe
farsi male!» aggiunse stridula Alice, che si portava le mani
ai lati
del viso, preoccupata. Lily salì in dormitorio, e riscese in
fretta
con il suo mantello nero.
«Vado
a cercarla» disse, poco prima di varcare il buco del
ritratto.
Sirius si alzò, e si inginocchio sul tappeto di fronte a
Remus, che
sedeva sul divano.
«Che
aspetti?» gli chiese Sirius, nervoso. Remus
corrucciò le
sopracciglia, il suo amico sbuffò sonoramente, per poi
alzarsi.
«Devi
seguirle!» gli disse Sirius, quasi ringhiando. Remus lo
osservò a
lungo, prima di rispondergli.
«No.
Mary ha bisogno di Lily, e di Lily soltanto» Sirius
borbottò
qualche insulto in sua direzione, poi si alzò, di scatto, ma
la mano
di Remus lo afferrò in tempo per la manica della divisa.
«Ah
no, canide
dei miei stivali.
Dopo il casino che hai combinato adesso starai zitto e buono qui, e
non farai nient'altro,
mi hai capito bene?»
«Ma
Remus!»
«Lasciala
stare, ok? Cosa le diresti, adesso, se l'avessi davanti?»
chiese
Remus, avvicinandosi al viso dell'amico, che si fece imperscrutabile.
«Probabilmente
finirei per stare zitto, come al solito, senza staccarle gli occhi di
dosso...»
Concluse
Sirius, spiccio, a bassa voce. Remus si sorprese di quella risposta;
non si aspettava che il suo amico fosse capace di ammettere a
sé
stesso e persino all'amico la sua totale incapacità
al
momento, di fronte a Mary e ai sentimenti che provava per lei.
Questi
non potevano essere più reali, Remus poteva vederli ballare
la conga
al centro della Sala Comune quando Sirius osservava Mary, ma il suo
amico non era bravo con le parole, non lo era mai stato, nemmeno
quando si rendeva conto che tutto dipendesse
proprio da esse.
Per questo aveva perso Mary, per questo il suo cuore sembrava
spezzarsi, adesso, ogni volta che la vedeva alzarsi e allontanarsi
dai suoi amici perché si accorgeva che c'era anche lui, con
loro.
Il
sorriso di Mary si congelava ogni volta che i loro sguardi si
incontravano per sbaglio, i suoi occhi sembravano perdere la loro
luminosità.
Avrebbe
voluto tornare indietro nel tempo, e cancellare quei silenzi, quella
sua odiosa
freddezza. Cancellare l'espressione triste e affranta di Mary,
cancellare dalla sua mente quelle parole...
Ma
era impossibile, troppo
tardi.
«Si
aggiusterà tutto, vedrai» La voce di Remus gli
infuse la solita
tranquillità di cui sembrava avere sempre più
bisogno, mentre
alzava gli occhi e incrociava quelli ambrati dell'amico.
«Lei
andrà avanti» sputò fuori Sirius,
risultando incredibilmente
arrabbiato, ce l'aveva a morte con sé stesso.
«Anche
tu, Sirius. Tutti andiamo avanti, e ogni volta che lo facciamo
però
portiamo con noi i nostri sentimenti. Non si lascia indietro il
proprio cuore» gli disse Remus.
Sirius
lo osservò, per un attimo volle prenderlo a schiaffi per
quel suo
solito sorriso impertinente che sbucava fuori ogni volta che sputava
fuori il suo enigma geniale, e poi, come di consueto, Remus si
alzò,
lasciandolo solo in balia dei suoi pensieri, per raggiungere Frank.
Come ogni volta,
tra l'altro, quando parlava Remus, l'unica domanda che aleggiava nella
sua mente era sempre la medesima:
Cosa
diavolo voleva dire con quelle parole?
**
Lily
uscì dal grande portone di pietra, e si sentì
come avvolta dal
gelo, che impazzava intorno a lei. Sentì quasi i suo i piedi
staccarsi dal terreno, mentre camminava lungo il parco per dirigersi
verso il campo da Quidditch, per le aggressive folate di vento.
In
poco tempo, seppur completamente congelata e grondante d'acqua dalla
testa ai piedi, raggiunse il campo da Quidditch, e la vide.
Mary
stava volando, sembrava davvero in difficoltà, quasi in
completa
balia del vento. Volava, a destra e a sinistra, da un anello
all'altro, di continuo. Scendeva in picchiata, poi risaliva, e
così
via. Lily iniziò a sbracciarsi per attirare la sua
attenzione, e
dovette attendere qualche minuto prima che l'amica notasse la sua
presenza. Mary scese in volo, e appoggiò i piedi a terra,
mentre
barcollava leggermente, probabilmente scossa dalle forti raffiche di
vento piene d'acqua.
«Lily, cosa ci fai qui?» chiese Mary all'amica,
quasi
urlando.
«Potrei chiederti la stessa cosa,
razza di squilibrata!» urlò Lily, più
forte. Non per la pioggia,
non per il vento, non per la grandine.
Per
la rabbia, semplicemente. E perché voleva scuotere Mary,
voleva che
riornasse in sé e che reagisse, dopo quella maledetta sera
in cui
era rientrata in dormitorio pallida, e aveva finito per addormentarsi
tra le sue braccia, così come Lily, entrambe troppo immerse
in un
silenzio categorico, religioso.
Da
allora, la sua espressione era diventata fredda, cinica e distaccata,
quasi come se fosse incapace di provare alcuna sensazione, alcun
sentimento che potesse scuoterla, farla sentire viva.
E
Lily condivideva il dolore dell'amica, odiava vederla in quello
stato.
«Volevo
aumentare il potenziale di volo...» disse Mary, facendo
un'alzata di
spalle.
«Ah,
certo! O volevi che il vento ti spazzasse via, forse?!»
sbottò
Lily, incrociando le braccia al petto. Mary le sorrise leggermente,
in un modo che avrebbe dovuto – a suo parere –
risollevare Lily,
che invece sembrò incupirsi di più. Quello non
era il sorriso di
Mary.
Le
due si scrutarono per un po', sotto la pioggia battente, quasi come
se tutta quella tempesta non le stesse avvolgendo, incuranti, loro
continuavano a scrutarsi per capirsi, comprendersi e fare da spalla,
l'una per l'altra.
«Torna
in te, ti prego» disse infine Lily, e Mary scostò
lo sguardo
dall'amica, alzando il viso verso il cielo e chiudendo gli occhi,
come se volesse prendere in faccia tutta quell'acqua che le scorreva
addosso, fino ad entrare nelle sue vene.
Quell'acqua
la gelava dentro, come se la stesse anestetizzando, e stesse
spegnendo le scintille che erano vive in lei, come i suoi sentimenti
per Sirius; era come se il suo sangue adesso si stesse purificando da
tutti quei ricordi che scorrevano in lei come veleno, che la stava
uccidendo.
Lily
distinse delle goccioline scorrere lungo le guancie di Mary, che non
erano pioggia, ma uscivano direttamente dai suoi occhi azzurri,
divenuti ormai vuoti. Così interruppe le distanze, e si
avvicinò a
Mary abbracciandola forte, stringendola a sé, quasi come se
volesse
farsi carico del suo dolore. Pianse per un po', Lily udiva i suoi
singhiozzi nonostante la pioggia battente, mentre Lily continuava a
stringerla sotto la pioggia incessante, poi Mary lentamente si
staccò
e le sorrise lievemente.
«Beh,
la pioggia mi aiuta... Ho trovato qualcuno che piange
ininterrottamente e in quantità industriali, così
adesso se faccio
qualcosa di lontanamente simile in quantità molto ridotte
non me ne
vergogno» concluse, indicando il cielo con un debole sorriso.
Lily
scosse la testa, toccata dalle parole della sua migliore amica. Mary
non era una ragazza che piangeva, a dire il vero non piangeva mai;
l'aveva vista piangere solo quando il suo gufo era morto, al suo
secondo anno. Certo, ovviamente non sapeva quanto avesse pianto
mentre lei non c'era, ma che
Mary fosse una che non piangesse per ogni cosa non era certo qualcosa
da obiettare.
«Non
c'è niente di cui vergognarsi, e lo sai»
Mary
sventolò una mano in un gesto di indifferenza, poi
passò il braccio
attorno alle spalle di Lily, dato che era più alta di lei e
le
riusciva bene, mentre Lily avvolse la sua schiena. Entrarono nel
castello zuppe d'acqua fino al midollo, e per poco non si fecero
beccare da Gazza, che le avrebbe senz'altro rimproverate per tutta
quella scia d'acqua che lasciavano al loro passaggio.
«Pronta?»
chiese Lily all'amica, entrambe in piedi davanti alla Signora Grassa,
che le guardava sconvolta, dato che erano entrambe completamente
zuppe e irriconoscibili, con i capelli appiccicati al viso, i nasi
rossi e gli occhi vitrei di Mary da cui chiunque avrebbe potuto
dedurre che aveva pianto.
Mary
annuì quasi sorridente, così Lily si volse verso
il ritratto
davanti a sé.
«Mimbulus
Mimbletonia»
esclamò la rossa,
prima che il ritratto davanti a sé si spostasse, rivelando
l'interno
della Sala che, come sempre a quell'ora, era pieno zeppo di gente;
quasi tutti i presenti tacquero alla vista delle due ridotte a quel
modo, mentre Alice si alzò dirigendosi verso le sue amiche,
camminando a passo di marcia.
«Mamma
chioccia sta arrivando...» emerse Mary, ironica, alzando gli
occhi al
cielo divertita.
«Aspettati
una bella ramanzina, signorina»
continuò per lei Lily gesticolando con un dito puntato sulla
faccia di Mary, ed entrambe ridacchiarono.
Alice
pose le sue mani sui fianchi, poi assottigliò le pupille.
«Prima
che tu possa cominciare, ti prego, risparmiatelo» disse Mary
a voce
alta, sorpassando l'amica, con aria stanca.
Il
suo sguardo irrimediabilmente cadde poco più in
là, verso l'ampio
camino che scoppiettava, mentre i suoi passi pesanti e grondanti
d'acqua riempivano il silenzio che avvolgeva la Sala. Vide Sirius,
fissarla da capo a piedi, così spostò lo sguardo
poco più in là,
e vide Stephen Corby. Gli sorrise, e lui fece lo stesso, mentre
Sirius aveva ancora gli occhi puntati su entrambi.
«Lily,
anche tu! Sei completamente zuppa, perché non siete risalite
subito?» strillò Alice, e Lily si
imbronciò e arricciò il naso,
mentre lanciava un'occhiata supplicante a Remus.
«Sai,
voleva qualche lezione di volo, così ne abbiamo
approfittato...»
disse Mary sarcastica, facendo ridere Lily e qualcun altro che sapeva
quanto Lily odiasse il volo, e quanto soffrisse di vertigini.
Sirius,
adesso, aveva spostato lo sguardo verso Corby, che sembrava avere
occhi solo per Mary, che – anche in quelle condizioni pietose
–
era bellissima.
La
sua divisa di Grifondoro, già attillata per natura, adesso
grazie
all'acqua sembrava aderire perfettamente alla pelle di Mary,
risaltando tutte
le sue
forme.
Sirius
ci mise tutto l'impegno e la forza possibile per non alzarsi, andare
da Mary, avvolgerla con una coperta calda e abbracciarla, baciarla,
per sentire che Mary era ancora
sua,
e sua soltanto, dato che quell'idiota, come tanti altri in Sala
Comune, la stava letteralmente mangiando con gli occhi.
E
invece, dovette limitarsi a sbuffare, e a guardarla di sottecchi.
Sembrava sorridere sinceramente adesso, mentre lei e Lily prendevano
in giro e mandavano a monte ogni tentativo di ramanzina di Alice, che
era stata preoccupata per loro.
Remus
si alzò, e si diresse verso le tre ragazze.
«Posso
farvi un incantesimo per asciugare i vostri vestiti» disse,
gentile.
Lily annuì sorridente, mentre Mary gli si rivolse, dubbiosa.
«Non
funziona con i capelli, però...» rispose,
spiccicando dal suo viso
una ciocca bionda completamente bagnata.
«Solo
in parte, è vero...» disse Remus, con un
sorrisetto tutto dire.
Lily lo osservò con la testa inclinata, Mary
sbottò poco dopo.
«Lupin,
che hai in mente?» chiese Mary, infine, con un tono deciso.
«Potrei
farvi l'incantesimo per asciugarvi, poi potreste sedervi vicino a me,
accanto al camino, e asciugare con il calore del fuoco i vostri
capelli, aiutati da un asciugamano... Anche se voleste fare una
doccia, una delle due dovrebbe aspettare che l'altra finisca di
lavarsi rimanendo completamente zuppa ancora un po',
perciò...»
«Potremmo
fare una doccia insieme...» disse Mary con fare sensuale, e
qualcuno
in Sala fece un fischio d'approvazione, mentre Lily arrossiva
furiosamente, e Sirius cercava con il suo sguardo omicida colui che
aveva fischiato.
«Va
bene, va bene. Sbrigati Rem, sto morendo di freddo» lo
interruppe
Lily, e subito si sentì invadere da un calore avvolgente,
così come
Mary.
I
capelli di Mary, ora umidi, erano tornati di quel biondo grano di
sempre, soffici e luminosi come sempre, mentre i suoi occhi
sembravano due cristalli, tanto erano brillanti mentre discuteva
animatamente con Lily e Peter, a tratto rideva. Sirius la
fissò fin
quando lei non si accorse dello sguardo di lui, e lo osservò
di
rimando, poi il ragazzo si alzò, camminando fino alle scale
che
portavano al dormitorio, mentre Mary ancora guardava le scale,
imbambolata. Remus si accorse dello sguardo di Mary e
sospirò,
sorridendo leggermente.
**
«Ah,
a furia di occuparti degli altri, ti sei scordata di prendere le tue,
di medicine, non è vero?»
Continuava a girarsi e rigirarsi tra le
coperte, poi si arrese e si alzò, dirigendosi a passo lento
e
strascicato – colpa probabilmente della stanchezza che
gravava
sulle sue spalle – verso l'ampia sala bianca, che ospitava un
solo
letto occupato.
«Lumos» mormorò, e subito un
lieve movimento poco più in là attirò
la sua
attenzione.
«Chi c'è?» qualcuno disse,
con voce debole e appena udibile, mormorando. Il viso di Madama Chips
si distese in un
sorriso luminosissimo, prima di iniziare a camminare velocemente
verso il letto occupato. Non poté credere ai suoi occhi; per
un attimo rimase ferma, immobile a osservare il ragazzo, sorridendogli
lievemente, mentre lo sguardo di lui era a dir poco terrorizzato.
«Dov'è Lily?» chiese, ancora, mentre
Madama Chips trafficava con
varie ampolle dal contenuto sconosciuto. Non rispose alla domanda del
ragazzo, che arruffò nervosamente i capelli e
iniziò a fissare un
punto imprecisato davanti a sé.
«Beva questo,
signor Potter. Vado a chiamare il professor Silente, non si
muova»
«Sirius, chiami Sirius!» mormorò
dinuovo James, a voce più alta, poi tossì
convulsamente, e
l'infermiera si avvicinò preoccupata al ragazzo.
«Non
si sforzi di parlare, la prego. Non posso chiamare nessuno, sono le
tre del mattino. E lei è ancora troppo debole, capito? Torno
subito». La porta dell'infermeria si chiuse con un tonfo,
mentre James pian piano tornava a stendersi, osservando il soffitto
sopra di lui. Sospirò, poi chiuse gli occhi, e
immediatamente vide
Lily, il sangue colava dalla sua bocca mentre chiudeva gli occhi.
Tremò lievemente, mentre stringeva la mano formando un pugno.
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Capitolo 47 *** Capitolo Quarantasettesimo - Dieci tonalità di risa ***
Goodmorning girls
and boys (?)
Eccoci qui, con il
capitolo che tutti aspettavate. Spero vi divertirete, leggendolo, e
spero di non deludere le vostre aspettative. Ho pensato e ripensato a
come scrivere ed esprimere le sensazioni di ognuno al meglio, e questo
è il risultato.
Spero vi
piacerà... Aspetto, al solito, i vostri commenti,
risponderò a quelli del capitolo precedente non appena
pubblicherò l'aggiornamento. (A proposito, GRAZIE MILLE,
siete stupende :3).
Beh, non voglio
anticiparvi nulla su quello che leggerete, quindi...
Buona lettura :*
-Marauder11
Capitolo
Quarantasettesimo –
Dieci
tonalità di risa
«Lene,
hai finito? A me adesso mancano solo Erbologia e…
Trasfigurazione.
Ho concluso con Difesa e Astronomia. Miseriaccia, è
già
mezzanotte!» disse Lily mentre si alzava dal solito tavolo in
Sala
Comune. Marlene la guardò annoiata e sbuffò
«Maledetto
tema, io non ho ancora finito!» disse la bionda.
«McKinnon,
risparmiati queste esclamazioni e studia!» urlò
Remus ridendo, che
stava seduto poco più in là, su un divano rosso,
poi le fece un
occhiolino.
Era
tarda sera e la Sala Comune di Grifondoro era quasi vuota. Tutti
erano andati a letto, tutti tranne Remus, Marlene e Lily.
Marlene
vide Sirius scendere le scale dei dormitori e gli sorrise, maliziosa.
«Remus, guarda che Sirius nemmeno ha iniziato a fare questo
tema!»
urlò Lene all'improvviso all'amico che gli fece cenno di
stare
zitta, dato che Remus adesso lo guardava minaccioso, mentre gli
chiedeva perché non l'avesse ancora concluso. Sirius in quel
momento
quasi si pentì di essere risceso in Sala Comune...
La
pagherai, Lene! Sussurrò
Sirius
infatti alla ragazza, quando le passò accanto, diretto alla
poltrona
più vicina al fuoco.
«Ad
ogni modo, Lene, puoi stare tranquilla, ti faccio compagnia…
voglio
fare almeno due dei tre temi di Erbologia…» emerse
Lily,
sorridendo leggermente e dondolandosi sulla sedia, canticchiando,
mentre tirava fuori dalla borsa una nuova pergamena.
Marlene
alzò un sopracciglio e poggiò una mano davanti a
sé, togliendo
dalle mani la pergamena a Lily.
«Hey
Lils, smettila! Sei stata sui libri da ore, in più hai preso
tutto
quel freddo... Mi dici come diavolo fai a voler continuare ancora? Va
a dormire, domani farai Erbologia e Trasfigurazione, ok?»
«No,
devo fare adesso Erbologia…»
Mentre
una capricciosa Lily apriva il libro di Erbologia, qualcuno
sbucò
alle sue spalle e chiuse il libro di botto, proprio sotto al naso di
lei.
«Non
se ne parla Ev, vieni sul divano e parliamo un po’,
dai!»
Sirius,
dopo qualche protesta da parte della rossa, riuscì a
trascinare Lily
accanto al fuoco, mentre Peter, sceso in quel momento dal dormitorio,
disturbato dai rumori di sotto, iniziò a giocare a scacchi
con
Remus, rassegnato al fatto che non sarebbe mai riuscito ad
addormentarsi, finché ci sarebbero stati quegli scalmanati
dei suoi
amici in Sala Comune.
«Come
mai sei risceso? Non eri andato a dormire?» chiese la rossa,
e
Sirius fece un'alzata di spalle, mentre si passava una mano fra i
capelli.
«Si,
ma... Non riuscivo a dormire» Lily annuì,
dispiaciuta. Tra la
rottura con Mary e Potter ancora steso su quel letto inerme, non
poteva immaginare come si sentisse il suo amico, in quel momento.
«Che
giorno è domani, Sirius?» esordì Lily
esausta, appoggiando la sua
testa sull'incavo del collo di Sirius.
«Ventisei…
ventisei marzo» disse Sirius, poi sbuffò guardando
Lily.
«Hey,
Potter si sveglierà, sta tranquillo… E se non lo
fa, gli faremo il
solletico. Ok?»
Sirius
rise alla proposta buffa di Lily e così fece anche lei. Poco
dopo,
la risata di Sirius si spense del tutto, dato che Mary era scesa a
sua volta in Sala Comune a bere un bicchiere d'acqua, le mani
stropicciavano gli occhi, infastiditi dalla luce del camino, i
capelli legati in una treccia e addosso un pigiama rosso-oro con il
numero “5” stampato sulla schiena, la scritta
dorata con su
scritto “The sexiest player” sul petto.
«Hey
Mac, voglio quel pigiama!» disse all'improvviso Lily,
sorridendo.
Mary guardò il suo pigiama, poi il suo volto si distese in
un
sorriso malizioso.
«E'
un regalo, non saprei dove prendertelo... E poi tu non sei
una
giocatrice, Lils. E
nemmeno
lontanamente sexy» disse Mary, chinandosi
all'altezza di
Lily, ancora seduta sul divano accanto a Sirius, la lunga treccia
bionda penzolava. Lily le diede uno scossone e le fece una
linguaccia, così la risata di Mary risuonò
inconfondibile nella
Sala.
«Chi
poteva farti un regalo del genere?» chiese Remus, il
sopracciglio
inarcato, divertito. Mary fece mezzo sorriso, prima di voltarsi a
guardarlo.
«Il
mio fanclub...»
Sirius
sobbalzò quasi come se avesse avvertito di botto una scossa,
così
tutti lo guardarono per qualche istante, ma lui tornò a
sdraiarsi,
l'aria tranquilla e silenziosa dipinta in viso.
«Beh,
si... Ne avevo uno simile, prima... Questo ha in più la
scritta.
L'ho ricevuto questa mattina... Hanno saputo di me e... Ecco... Hanno
voluto consolarmi, tutto qua» disse la ragazza impacciata,
mentre
arrotolava una ciocca ribelle con un dito, osservandola come se fosse
la cosa più interessante del mondo. Sirius chiuse gli occhi
e
sospirò, pensando che quel regalo fosse la cosa
più ridicola del
mondo.
Insomma,
il suo fanclub le aveva regalato un pigiama nuovo per ricordarle che
era la giocatrice più sexy, dopo
aver saputo che lui e Mary avevano rotto.
Erano
passate si e no ventiquattro ore dalla loro rottura, e già
iniziavano a provarci con lei!
Ridicolo,
assolutamente ridicolo. Tra l'altro, poi, Mary aveva sempre odiato
tutti quei ragazzi che non facevano altro che girarle intorno, e
adesso accettava i loro regali con apparente piacere, invece.
Il
suo impulso gli diceva di alzarsi da lì, perché
non ce la faceva
più a stare lì, fermo, immobile senza fare
niente, impotente.
Doveva
avvicinarsi a Mary tanto da riuscire a contare le pagliuzze dorate
delle sue iridi azzurre, dirle che quel pigiama non era nemmeno
lontanamente bello quanto lei, che lei non era solo la più
sexy
giocatrice – che fosse sexy in
realtà nemmeno gli
importava più
– perché lei
era molto, molto di più.
Remus
fissò Sirius, riscuotendolo dai suoi pensieri.
«Carino,
comunque» Una piccola parte dell'irrazionalità di
Sirius esultò,
nel momento in cui commentò il pigiama di Mary, risultando
pungente
e sarcastico.
Non
era proprio riuscito più a trattenersi.
Diamine,
a furia di riflettere sulle conseguenze delle sue azioni o parole,
stava diventando come Remus!
Mary
si voltò di scatto a guardarlo, dopo che gli aveva dato le
spalle.
«Grazie.
Ma il tuo parere è irrilevante...» disse lei,
alzando le spalle,
diretta. Sirius si alzò e le si avvicinò,
ponendosi proprio di
fronte a lei, ma lei ancora non lo guardava.
«No
che non lo è» disse lui, a voce più
bassa e dolce, allo stesso
tempo il tono era convincente e persuasivo.
Mary
finalmente alzò gli occhi, e sorrise leggermente.
«Sei
come loro... “The sexiest
player”»
disse lei, indicando le lettere sul suo petto, mentre Sirius ancora
la fissava negli occhi.
«Sono
solo questo per te, vero?» continuò lei,
incrociando le braccia,
mentre si avvicinava pericolosamente al ragazzo.
Lo
sguardo di Sirius divenne serio, d'improvviso.
«No,
tu per me sei tutt'altro, e lo sai» il suo tono era piuttosto
freddo
e glaciale.
«Tu–
disse a voce alta, furioso, spostando poi lo sguardo verso la scritta
– Non sei solo questo, questa frase non si avvicina neanche
lontanamente a tutto ciò che tu sei... Maledizione,
ma lo vuoi
capire?» concluse Sirius, scandendo bene tutte le
parole
pronunciate. Tornò a guardare gli occhi di Mary, che
sembrarono
quasi brillare per un po', poi tornarono ad indurirsi, divenendo
glaciali. Mary fece un passo indietro.
«Ti
odio» sbottò, le pupille ridotte in fessure.
Sirius ridacchiò,
esasperato, poi tornò a guardarla dritto negli occhi, quasi
a
volerla sfidare a ripeterlo, mentre Lily, Remus e Marlene
trattenevano il fiato, guardandoli.
«Ah,
certo...»
«Ti
odio perché dici tutto così
maledettamente bene, che potrei
quasi crederti» concluse, poi gli voltò le spalle
così velocemente
da sbattere la lunga treccia sul petto di Sirius, che rimase fermo,
immobile, mentre Mary saliva in fretta le scale verso i dormitori.
«Dovreste
smetterla...» disse Lily, avvicinandosi con sguardo
ammonitore
all'amico, che si sedette sul divano, il viso contratto e i gesti
lenti e meccanici.
Remus
si scambiò la più fugace delle occhiate con Lily,
mentre entrambi
prendevano posto al suo fianco, Peter li osservava dal tappeto e Lene
sedeva accanto a Remus.
Sirius,
sentendosi fin troppo osservato, si alzò di scatto dal
divano, e si
incamminò a passi veloci verso il suo dormitorio, lasciando
dietro
di sé occhi preoccupati di cui non gli importava proprio
niente, in
quel momento.
Mac,
se possibile ti odio di più
Pensò,
mentre udiva la porta del dormitorio femminile sbattersi con forza.
**
«Adesso
può anche riposare, signor Potter» disse
l'infermiera a James,
rimboccandogli le coperte, quando il cielo stava per colorarsi di
arancione.
«Cosa?
E' l'alba, tra qualche ora posso rivedere i miei amici e lei mi
chiede di dormire?» sbottò James, alzando un po'
troppo il tono
della voce.
«Mi
scusi, non intendevo... Però non può chiedermi di
dormire proprio
adesso» continuò James, più
ragionevole, mentre si imbronciava e
incrociava le braccia. Madama Chips ridacchiò a quella
vista, aveva
sempre trovato simpatico quel ragazzo, ed era sinceramente contenta
che si fosse ripreso. Per tutta la notte, vi era stato un via vai di
insegnanti che, nonostante l'ora tarda, avevano voluto vedere Potter
non appena avevano saputo che si era svegliato; prima il preside, che
aveva ridacchiato tutto il tempo vedendo James che voleva a tutti i
costi i suoi amici lì con lui, mentre Madama Chips ribatteva
che
fosse troppo tardi, per chiamarli. Poi una trafelata Professoressa
McGranitt era arrivata da James, subito dopo il preside, con un
ghigno soddisfatto e un'espressione felice in viso, che James non
aveva mai visto sul viso della professoressa, tranne quando avevano
vinto la Coppa di Quidditch, l'anno precedente.
Forse
ha ragione Sirius, a dire che Minnie ha una cotta per me...
Pensò
James ridacchiando, mentre la McGranitt continuava a fare domande a
Madama Chips sulle condizioni di James, e sorrideva.
«Quando
potrà tornare a fare... Attività
fisica?» sussurrò la
professoressa all'infermiera un certo punto, facendo ridere
sonoramente James.
Minnie
non vedeva l'ora di vederlo giocare, si.
«Professoressa,
fosse per me salirei sulla scopa domani stesso!»
esclamò James,
allargando le braccia in direzione della professoressa.
«Per
quanto io apprezzi la sua volontà, signor Potter, credo che
debba
passare ancora un po' di tempo... Una settimana, almeno. Vero
Madama?» chiese la McGranitt all'infermiera, aspettandosi una
conferma.
«Minnie,
scherzi, vero? Dovrà stare fermo almeno un mese»
Sia
la McGranitt che James, a quel punto, sobbalzarono rispettivamente
dalla sedia e dal letto, urlando la stessa parola
«Cooosa?»
«Volevo
dire, ma così tardi?» disse la McGranitt,
ricomponendosi un po',
mentre James continuava a ridacchiare, nascondendo il suo viso grazie
alla penombra notturna che invadeva Sala.
Madama
Chips guardò la McGranitt indispettita, poi
annuì. Dopo un po', la
McGranitt si alzò, avviandosi verso l'ingresso della Sala,
per
ritornare probabilmente a dormire. James si issò con fatica
su sé
stesso, poi la richiamò.
«Vinceremo
la coppa, quest'anno. La riavrà nel suo ufficio, glielo
prometto!»
urlò James prima che la professoressa chiudesse la porta
dietro le
sue spalle. Purtroppo James non udì una risposta dalla
professoressa, né vide il sorriso radioso formarsi sulle sue
labbra.
Erano
già le otto del mattino, o almeno così diceva il
suo orologio in
pelle e argento poggiato sul comodino. Pensando a ciò che
avrebbe
dovuto raccontare a Sirius, riguardo a quella spassosa notte insonne,
James uscì in punta di piedi dall'infermeria, mentre Madama
Chips
parlottava con la professoressa di Divinazione nel suo ufficio...
***
«Lily,
mi passeresti quelle arance?»
Lily
che stava masticando un muffin, porse a Peter il cestino della
frutta.
Sirius
e Remus commentavano le notizie della Gazzetta del Profeta, arrivata
poco prima con il gufo di Sirius, mentre due eccitatissime ragazzine
entravano in Sala Grande, festanti. Nessuno le notò, fin
quando
queste non passarono dietro le spalle dei due ragazzi, e attirarono
la loro attenzione.
«Ahh,
non ci posso credere Ellis! Il capitano è tornato!»
«Già,
adesso con Potter in giro finiremo di annoiarci… che bella
notizia!» Remus e Sirius si alzarono di scatto, poco dopo
iniziarono
a correre lungo la Sala verso le due ragazzine, senza nemmeno
guardarsi per un attimo. La mano di Lily si bloccò a
mezz'aria, con
il muffin ancora in mano guardando i due alzarsi in quel modo senza
apparente motivo, mentre Peter non si era accorto di nulla, dato che
stava sbucciando la sua arancia in una maniera così
accurata, da
risultare maniacale.
Alice,
invece, aveva seguito tutta la scena: le due ragazze erano passate
dietro Remus e Sirius che, di scatto, si erano prima voltati verso di
loro e poi si erano alzati, seguendole.
Capendo
che fosse successo qualcosa di importante si alzò, seguita
da Mary,
Marlene, Emmeline e Frank.
«Hey,
dove state andando?» chiese Lily urlando, vedendo tutti
allontanarsi. Remus si voltò raggiante verso l'amica e
mimò una
parola, un solo nome: James.
Sirius
e Remus intanto avevano raggiunto le due ragazzine, due Tassorosso
del terzo anno, e queste li avevano accolti con occhi sognanti.
«Scusami,
di quale Capitano stavi parlando?» chiese Sirius senza troppe
cerimonie.
«James
Potter, naturalmente. Era in corridoio poco fa, in pigiama! Non sai
che si è svegliato?» disse una delle due, quasi
starnazzando, gli
occhi brillanti.
Nemmeno
la ragazza finì di formulare la frase che subito lui e Remus
corsero
verso l’uscita, seguiti a ruota da Frank, le ragazze e Peter,
che
incitava da lontano Lily ad alzarsi, che invece era rimasta immobile,
a tavola, il muffin ancora in mano.
«Dove
correte? Che cosa è successo?» chiese Mary
urlando, mentre
rincorreva esausta Remus e Sirius, che correvano più avanti.
Sirius
si girò, dimentico per un attimo dell'ostilità
che aleggiava tra
loro, e la guardò per un attimo con gli occhi lucidi e lo
sguardo
raggiante
«James…
James si è svegliato, Mary! Remus, Maledizione, tira fuori
la
mappa!» disse Sirius, che nel frattempo si
era fermato
Alice
e le altre li raggiunsero e si fermarono, con il fiatone, tenendosi
sulle ginocchia.
«Merlino
Sirius, c'è! E' il suo nome, guarda! E si muove!!»
disse Remus,
quasi saltellando dalla gioia, mentre Sirius si avvicinava alla mappa
per constatare ciò che diceva l'amico. Gli altri, a qualche
metro di
distanza, guardavano i due a bocca aperta, non capendo nemmeno una
parola di ciò che stessero dicendo, e perché
entrambi sembravano
così eccitati davanti ad un pezzo di pergamena.
«E’
nel corridoio del terzo piano, credo che stia andando in
dormitorio»
Quella
fu la corsa più ansiosa, intrepida, emozionante, struggente,
difficile e lunga della loro vita.
Imboccato
il corridoio centrale del terzo piano, scorsero da lontano una figura
alta e slanciata, in piedi, di spalle.
Indossava
una tunica bianca, candida, che faceva a pugni con i capelli
nerissimi sparati verso ogni punto possibile e immaginabile; la luce
del sole che filtrava dalle finestre lo raggiunse, rendendolo una
figura quasi angelica, mentre camminava incerto, quasi come se fosse
perso; a un certo punto, portò i capelli all'indietro con
una mano,
come usava fare di continuo.
Sirius,
che stava più vicino alla figura, era tremante dalla testa
ai piedi,
e fu per un attimo incapace di fare alcun ché. Si
appoggiò ad una
colonna, posta alla sua destra come per reggersi, in un gesto
involontario.
Remus
si fermò poco dopo al suo fianco, solo il fiatone indicava
che
respirasse ancora, mentre lui non pensava di avere più dei
polmoni.
Non
aveva mai corso tanto in vita sua, tanto da sentirsi mancare per un
attimo, ma sapeva di essere vivo, perché le emozioni che
provava
sembravano quasi uscire dal suo petto, poi rientrarci, mentre vedeva
James camminare ancora, e Sirius con gli occhi lucidi e vitrei,
incapace di agire.
Le
ragazze arrivarono dietro di loro correndo, Peter addirittura urlava
a tutti loro di rallentare, dato che non riusciva a tenere il loro
passo – specie quello di Mary e Frank, entrambi abituati
all'esercizio fisico grazie al Quidditch – mentre James
finalmente, udendo i passi concitati dei suoi amici, si volse verso
di loro, curioso di sapere chi stesse facendo tanto chiasso.
Il
viso di James si aprì immediatamente in un sorriso
luminosissimo,
che tutti avrebbero potuto confondere con il sole.
«Ah
complimenti! Dove diavolo eravate finiti? Mi aspettavo di trovarvi al
mio capezzale e invece? Niente, c’era solo quella vecchiaccia
di
Madama Chips! Mi merito davvero questo, Felpato? Eh, Lunastorta? E
persino tu, Codaliscia!» disse James con fare teatrale,
mentre si
avvicinava al gruppetto.
«Sei
tu che ci hai messo così tanto a tornare...»
queste furono le
uniche parole di Sirius, che udì solo James in un sussurro,
poi si
gettò tra le braccia di James che rideva, e per la prima
volta si
sentì dinuovo a casa.
Si
stritolarono un po', James fece male a Sirius dandogli qualche
pizzicotto per divertimento e, mentre Sirius borbottava insulti
affettuosi verso di lui, fu la volta di Remus.
«Bentornato,
amico mio» disse Remus, sorridendo leggermente, avvicinandosi
un
poco e stringendogli cordialmente la mano. Sirius ancora guardava
James, al suo fianco, incredulo che
l'amico fosse dinuovo lì, accanto a lui.
«Tutto
qua?!» gli disse James con fare teatrale, allargando le
braccia
quasi deluso da quelle poche parole. Poi sorrise radioso, e avvolse
tra le sue braccia un impacciato Remus, che rise sonoramente per
qualcosa che James gli disse all'orecchio, e Sirius chiedeva loro di
continuo cosa si fossero detti, gironzolandogli attorno. Tutti e tre,
subito dopo si voltarono verso il piccolo Peter che piagnucolava,
guardandoli.
«Qualcuno
qui si è rammollito, eh? Hey, Petey...
Sto bene, adesso»
disse James piano a Peter, continuando a sorridere, mentre il ragazzo
asciugava i suoi occhi con foga, così James lo avvolse con
l'altro
braccio, dall'altra parte ancora Remus e Sirius; finirono per darsi
un abbraccio di gruppo, fin quando James non rivolse un'occhiata al
resto della combriccola, che osservava i quattro in silenzio.
«Brava
Mac, solo tu sei una fiera Grifondoro... Cosa sono questi
piagnistei?» disse James, notando che tra tutte le ragazze
Mary era
l'unica che non piangesse, ma si limitava a sorridere, mentre i suoi
occhi brillavano dalla felicità. Si avvicinò con
un guizzo a James,
tuffandosi tra le sue braccia. Sirius guardava i due continuando a
sorridere, mentre James la prese in braccio e le fece fare una
giravolta.
Le
loro risate furono interrotte da una figura che sbucò da un
corridoio laterale, attirando con i suoi lenti passi l'attenzione di
tutti loro.
«Lily...»
disse James, mettendosi le mani in bocca, scoprendosi tremante dalla
testa ai piedi.
Aveva
gli occhi brillanti di felicità, al tempo stesso sembrava
scosso,
mentre si avvicinava lentamente alla ragazza, che sembrava
pietrificata. Era attonito, come se non si aspettasse di trovarla
lì.
Lily lo guardò a lungo, prima di avvicinarsi a lui con
qualche
passo.
«Credevo...
Credevo non ce l'avessi fatta o...Che fossi al San Mungo»
continuò
James, la voce chiaramente rotta, tradita dall'emozione. Lily sorrise
leggermente, risultando quasi imbarazzata. Lily scosse la testa,
sorridendo.
«Bentornato,
Potter» disse semplicemente Lily, sorridendo un po' di
più.
«Oh,
Merlino, Grazie!» disse James, gettando un'occhiata al cielo,
mentre
avvolgeva Lily in un abbraccio. Chiuse gli occhi, per un attimo,
inspirando il profumo dei capelli di lei come se non avesse aspettato
altro; non poté non notare che lei però sembrava
dura e rigida, tra
le sue braccia. Non lo aveva avvolto con un braccio per ricambiarlo,
ma James non se ne curò, e continuò a stringerla,
pensando che il
suo abbraccio sarebbe bastato per entrambi.
L'importante
era che lei stesse bene, che fosse lì, viva, sana e salva.
James
si staccò, e la guardò, e la vide quasi
infastidita anche se si
sforzava di sorridere.
Si
volse immediatamente verso Sirius, come per chiedergli spiegazioni,
ma questo non poteva proprio fare a meno di sorridere, anche se
chinò
la testa, dispiaciuto, mentre Remus gli faceva cenno di aspettare.
James
si volse con una lentezza disarmante dinuovo verso Lily, che stava
ancora lì, ritta davanti a lui, le braccia conserte.
Qualcosa
non andava, in lei.
Non
era la Lily che aveva abbracciato quella sera, la stessa Lily che
aveva visto arrossire, al suo tocco, mentre adesso sembrava quasi
infastidita dalla sua presenza...
Come
prima.
La
guardava come incantato, confuso; non capiva il comportamento di lei,
perché lei fosse diventata così fredda, specie
dopo quello che
avevano vissuto insieme, quella terribile sera.
Sirius
si accorse dello sguardo smarrito dell'amico, così fece
qualche
passo verso di lui.
«Andiamo,
James. Abbiamo tanto da raccontarci» disse Sirius, afferrando
la
spalla di James con una mano. James si volse, e il suo sguardo
divenne corrucciato, mentre Sirius gli sorrideva raggiante di
rimando. Anche Remus si avvicinò, e insieme, in compagnia di
Peter,
trascinarono l'amico attonito con loro, felicissimi di averlo
riavuto.
«Tutto
bene?» disse Alice a Lily, che si ridestò.
Guardò l'amica con
un'espressione indecifrabile, poi annuì, mentre anche loro
cominciarono ad incamminarsi verso il corridoio del castello opposto
a quello imboccato dai Malandrini.
***
James,
dimentico quasi del confronto avuto con Lily, continuava a sorridere
ai suoi amici, mentre tutti e quattro camminavano verso la Sala
Comune.
«Anche
Minnie è venuta a trovarmi, stanotte!» disse
James, mentre Sirius
sbarrava gli occhi, sorpreso e felice allo stesso tempo.
«Hey,
sicuro di stare bene? Ce la fai a reggerti?» chiese Remus
d'improvviso, premuroso.
«Si
mamma, certo che si!» rispose James, l'espressione
capricciosa di un
bambino dipinta in faccia. La risata che somigliava più ad
un
latrato invase la Sala Comune non appena i quattro varcarono la sua
soglia, mentre i pochi rimasti in Sala quella mattina guardarono
James a bocca aperta, impallidendo, come se stessero vedendo un
fantasma.
«Tranquilli
ragazzi, non sono il nuovo fantasma di Grifondoro... Vedrete spuntare
Sir Nicholas da qualche parte, prima o poi... Ah, eccolo! Salve,
Sir Nicholas!» concluse James sventolando la mano
in direzione
del fantasma, e facendo un inchino cortese; il fantasma
ricambiò
l'inchino, poi subito si avvicinò al ragazzo.
«Sir
Potter, sei tu? Allora è vero, sei
tornato!» disse il fantasma,
volteggiando leggero e felice a mezz'aria. James rise, e
mostrò a
Sir Nicholas che era ancora tutto carne e ossa alzando leggermente la
veste bianca, mostrandogli le gambe – anche se Remus avrebbe
detto
pelle e ossa, tanto l'amico era dimagrito durante quel periodo di
malattia.
«Sir,
adesso devo andare! Ci vediamo presto!» disse James, salendo
le
scale dei dormitori, i suoi amici alle calcagna. Arrivarono alla
porta del dormitorio del sesto anno, James si bloccò sulla
soglia,
rivolgendo uno sguardo incerto agli altri tre, che lo fissavano
ancora sorridendo.
«Oh
Godric, il mio dormitorio... Pensavo sarei morto e non l'avrei
più
rivisto, e invece...» disse James, attonito, mentre Remus gli
metteva una mano sulla spalla.
«Non
dirlo nemmeno per scherzo, Ramoso»
James
gli sorrise, poi contò fino a tre prima di girare la
maniglia della
porta del dormitorio del sesto anno. Vi entrò, ed
iniziò a
saltellare e ad esultare, quasi come quando assisteva a qualche
incontro di Quidditch e la sua squadra preferita segnava un punto.
Sirius
lo seguì subito dopo, urlando di rimando parole sconnesse
che non
avevano alcun senso, mentre entrambi indicavano oggetti a caso, come se
fossero qualcosa di incredibilmente interessante e divertente.
«James,
una candelaa!»
«CANDELAAA
CANDELAAA! EVVIVA, TENDA!»
Potrebbe
sembrare insensato, tutto ciò.
Ma
a Remus piacque ricordare quel momento come il momento più
pieno di
gioia della storia dei Malandrini fino ad allora.
Remus
alzò gli occhi al cielo, divertito, mentre gettava
un'occhiata
all'estasiato Peter, al suo fianco.
«Ci
risiamo, Pet»
***
«Ricordi
niente di quando dormivi, Jamie?» disse Remus, d'improvviso,
interrompendo le risate di James, scatenate dal racconto avvincente
di Sirius di quando lui e Remus avevano fatto a battaglia di cibo, o
di quando si era alzato sulla panca e gli aveva cantato il suo
personalissimo “Buon Compleanno”.
James
si volse verso il suo amico e sorrise triste.
«Scusami,
non avrei dovuto» disse Remus abbassando gli occhi,
imbarazzato, poi
si tuffò sul suo letto, sospirando.
«Non
ricordo molto, in realtà... Ricordo di aver sentito le
vostre voci,
vi sentivo parlare ma non capivo mai quello che dicevate»
rispose
James, con naturalezza; Peter, seduto sul suo letto a baldacchino,
aveva occhi solo per il suo amico, che girava attorno alle sue tende
scarlatte, osservando le onde che la stoffa formava, come rapito da
esse.
Sirius
era seduto sul letto di James, e continuava a sorridere praticamente
da ore mentre lo guardava, in un modo che rallegrava incredibilmente
Remus.
«Avanti,
sputate il rospo adesso. Potete, sto bene» disse James,
sedendosi
sul letto accanto a Sirius, facendosi quasi serio d'improvviso.
Si
volse verso l'amico, poi guardò a sua volta Remus e Peter, e
vide
che i due si scrutavano dubbiosi.
«Remus,
dimmi cos'ha Lily»
James
sorrideva, ma Sirius colse il suo tono autoritario, di chi non voleva
essere preso in giro.
Remus
lo guardò, grave, poi si alzò e si diresse verso
l'amico, facendosi
posto accanto a Sirius.
«La
cruciatus, che come sai ha subito più volte, porta
conseguenze...»
James
sembrava completamente rapito dalle sue parole, poi annuì,
quando
capì che l'amico aveva bisogno di essere quasi incoraggiato,
per
continuare a parlare.
«Lily
ha avuto dei problemi di... memoria, ecco. E' affetta al momento da
un'amnesia per fortuna parziale»
James
sbarrò gli occhi, poi spostò lo sguardo verso il
pavimento, la mano
fra i capelli li arruffò ancora di più.
«Quei
bastardi...»
Remus
lo fissò dritto negli occhi comprensivo, prima di alzarsi e
iniziare
a camminare lentamente, facendo di continuo avanti e indietro per il
dormitorio, James invece si sedette.
«Quando
io e Mary abbiamo assistito al suo risveglio, inizialmente non ha
riconosciuto nessuno dei due... Poi ha ricordato, lo fa pian piano e
attraverso dei flash che le vengono in mente d'improvviso, ma non per
forza riesce a ricordare tutto e subito»
«Mi
ha guardato con un'espressione contrariata e odiosa per un paio di
giorni, prima di ricordare che eravamo diventati amici
ultimamente...» aggiunse Sirius, poi Peter guardò
James,
dispiaciuto.
«Quindi,
non ricorda niente di quello che è successo tra me e lei
negli
ultimi tempi... Giusto?»
Remus
si volse verso l'amico e annuì, grave.
James
emise un lungo sospiro e si buttò sul suo letto,
sdraiandosi,
apparendo incredibilmente stanco d'improvviso, dopo che per tutta la
mattinata non aveva fatto altro che sorridere e saltellare qua e
là.
James,
tra un sospiro e l'altro, sentì una mano posarsi sulla sua
spalla.
«Smettila
subito, Ramoso»
James
aprì gli occhi, e incrociò lo sguardo di Sirius,
che gli sorrideva
leggermente.
«Mi
hai capito? Smettila di fare quella faccia, non iniziare a
disperarti, ok? Riconquisterai la Evans, anche se dovesse significare
ripartire da zero con lei. Ma non permetterti di avere quella faccia.
E' un miracolo che tu sia vivo» concluse
Sirius, solenne, il
tono eccitato ed emozionato insieme. James sorrise radioso al suo
migliore amico, pensando che aveva dovuto fare uno sforzo immane, per
fare un discorso del genere, così serio e maturo,
dimostrando allo
stesso tempo l'affetto che provava per lui. Così si
alzò e
abbracciò Sirius, poggiando il suo mento sull'incavo del
collo di
lui, così come fece Sirius con James, e chiuse gli occhi,
sentendosi
finalmente tranquillo e in pace.
«Per
favore, non iniziate a sbaciucchiarvi o dovrò
vomitare» emerse
Remus, alzando gli occhi al cielo.
«Il
lupacchiotto è geloso, Felpie»
«Oh,
si. E sai cosa ci vuole per il nostro Remmy-Rem?»
I
due si alzarono all'unisono, mentre Remus indietreggiava ridendo,
prevedendo mentalmente cosa stesse per succedere.
«Ragazzi,
state buoni...»
Poco
dopo, infatti, Peter udì un tonfo, poi un paio di strilletti
concitati, James che si lamentava, il rumore di uno scappellotto e la
risata simile ad un latrato di Sirius.
Si
sporse dal suo letto, e vide i suoi tre amici sdraiati l'uno
sull'altro, sul pavimento; James e Sirius cercavano di abbracciare
Remus, che aveva le mani sui visi dei suoi amici, per cercare di
respingerli, seppur con fatica dato che erano due contro uno. Peter
si alzò, con un sorriso a trentasei denti, camminando verso
di loro;
i tre ragazzi si girarono, attirati dal rumore di passi dell'amico,
Remus sbarrò gli occhi, Sirius chiuse gli occhi e
deglutì, mentre
James si volse, di scatto...
«Peter,
NO!»
Troppo
tardi. Peter si era tuffato su di loro, con tutto il suo peso che
gravava sul corpo dei tre come un macigno.
«Soffoco...
Pet...Soff...» disse Remus, e subito Sirius iniziò
a scuoterlo per
le spalle, come per aiutarlo a respirare.
«Sirius,
quello era il mio piede!» urlò James con un tono
da primadonna, che
fece alzare gli occhi al cielo all'interpellato.
«Peter,
smettila di ridacchiare, il vibrare spaventoso della tua pancia
opprime i miei gioielli, sai?» sbottò Sirius, e
mentre Remus aveva
ormai perso colore, James aveva uno sguardo corrucciato dopo aver
fallito miseramente il tentativo di alzarsi.
Sirius,
schiacciato contro James, guardava corrucciato Peter, che sorrideva
ai tre in cima alla torre umana; d'improvviso, la porta del
dormitorio si spalancò.
«Frankie!»
strillò James all'amico, allungando un braccio verso di lui,
elemosinando il suo aiuto con lo sguardo, mentre Remus continuava a
tossire, il viso violaceo.
Frank
lo fissò, poi spostò lo sguardo sugli altri,
interrogativo e
terrorizzato insieme.
«Aiutami,
ti prego!» aggiunse James, facendo i suoi occhioni dolci da
cerbiatto.
«Non
mi avvicino a voi neanche per idea, o mi tirerete giù, come
quella
volta! Questa notte, pensandoci, sarebbe meglio se dormissi
in
Sala Comune...» concluse borbottando il ragazzo,
chiudendo la
porta dietro di sé, uscendo dal dormitorio.
«Allora,
Pet?» chiese James, la voce ormai rauca, nel tono si poteva
avvertire la sua disperazione.
«Si
Jamie?!» rispose il ragazzo, il sorriso ancora stampato sul
viso
paffuto.
«Ma
ti vuoi muovere!» sbottò Remus, in un
ultimo guizzo di vita,
prima di spiaccicare la testa sul pavimento, oppresso dal peso dei
tre amici.
***
«Close
your eyes, and I'll kiss you, tomorrow I'll miss you...»
Remus
e Sirius si guardarono in faccia straniti, mentre James davanti a
loro continuava a cantare, fingendo di avere un mifrocono
– che
doveva essere il microfono, ma James e Sirius continuavano a
chiamarlo a quel modo – in mano e scuotendo il ciuffo
scompigliato
già di suo di continuo. Molti lo osservavano quella sera, in
Sala
Comune.
Era
la notizia del giorno, il risveglio di James. La maggior parte delle
ragazze ridacchiava intorno a lui e si incantava estasiata
guardandolo, tutte quasi incredule di vederlo
lì, vivo e
vegeto; arrossivano non appena lui spostava il suo sguardo su di
loro.
Altre,
addirittura, saltellavano o esultavano incontrandolo per i corridoi,
mentre James sembrava non curarsi più di tanto di quelle
attenzioni,
così si limitava a sorridere loro, semplicemente.
«Remember
I'll always be true!» concluse
James, saltando sopra il tavolino con uno salto agile.
«Non
è come pensavamo... A quanto pare ha subìto
qualche danno...»
disse Remus, senza staccare gli occhi dal libro che stava leggendo,
comodamente seduto. Sirius, spaparanzato sulla poltrona accanto a lui
e con lo sguardo puntato su James, ridacchiò, mentre questo
adesso
cantava più forte. Fin quando...
«POOOTTEEER!
La smetti di strillare come una gallinella impazzita?»
La
visuale di Sirius, spaparanzato sulla poltrona a testa in
giù, fu
d'improvviso occupata da una massa di capelli rossi, piuttosto
famigliare.
Lily
aveva il solito cipiglio severo stampato in viso, le labbra
imbronciate, gli occhi verdi come l'avada kedavra
assottigliati
che sembravano
mandare scintille e le braccia incrociate.
«Lily!
Ciao!» urlò James raggiante, allargando le braccia
e sorridendo
alla ragazza.
«Evans,
Potter, Evans!»
James
ridacchiò e scese dal tavolino in un batter d'occhio,
ponendosi
proprio davanti a Lily, sovrastando la sua figura leggermente
più
minuta e decisamente per niente muscolosa, a dispetto di James.
Un
ghigno apparse sul suo viso, mentre passava una mano fra i capelli.
Quel gesto, era praticamente il marchio Potter,
ormai. Tutte
le ragazze della Sala Comune sospirarono, vedendolo ripetere quel
gesto dopo tanto tempo.
«Beh,
preferirei che tu cambiassi il tuo cognome, quando
succederà,
ma se vorrai tenere il doppio cognome per me va bene, dopo tutto Lily
Evans Potter non suona poi così male...» disse
James, due dita sul
mento e lo sguardo rivolto verso l'alto. Lily gli pestò un
piede,
per dispetto, e James emise un leggero gemito.
Poi
lei si voltò e iniziò a camminare spedita, verso
il tavolino su cui
erano ancora stipati i suoi libri. La aspettava Marlene, mentre
l'altra sedia era occupata da Mary, che sorrideva a James,
teneramente; coraggio,
gli mimò la ragazza, e James sorrise radioso.
«E,
per la cronaca... Sei stonato come una campana, Potter, non canterai
mai come Paul McCartney!»
strillò Lily, senza voltarsi, mentre i suoi capelli
ondeggiavano.
James
mise una mano sulle guancia, spalancando gli occhi con un'aria da
donnetta in piena fase ormonale; quest'espressione fece ridacchiare
Sirius e roteare gli occhi a Remus, per l'ennesima volta.
«COOOSA?
Tu conosci i Beatles?» strillò, infatti.
Lily
si riavvicinò al ragazzo, con un sorrisetto presuntuoso e
un'aria
altezzosa, guardandolo dritto negli occhi, le mani sui fianchi.
«E'
una domanda che dovrei fare io a te, Potter. I Beatles sono un gruppo
babbano...»
«Ma
io e papà li adoriamo! A casa ho tutta
la loro
discografia...» concluse James, sorridendo.
Lily
fu piacevolmente sorpresa da ciò che aveva detto Potter, per
questo
non ebbe la risposta pronta come al solito, ma tentò di
nascondere
il suo stupore.
I
Beatles erano sempre stati il suo gruppo preferito, ma aveva
solamente il loro ultimo disco, perché li aveva scoperti
dopo che
avevano raggiunto da un bel po' la fama.
«Beh,
buon per te...» concluse lei, scuotendo la mano con
indifferenza.
James
guardò Remus e Sirius, e si sedette tra loro, felice, mentre
Lily
raggiungeva le sue amiche.
«L'ho
sorpresa, non è vero?» chiese, a bassa voce.
Sirius guardò Lily,
seduta poco più in là vicino a Mary, e
sospirò sonoramente,
chinando la testa verso il basso, retta da entrambe le mani, mentre
continuava a guardare di sottecchi Mary, gli occhi nascosti fra le
dita.
«Hey,
è da un giorno che voglio chiedertelo... E' successo
qualcosa con
Mary?» chiese James, facendosi serio all'improvviso. Remus
spostò
lo sguardo su Sirius, che fissò James, l'aria seria e
affranta.
«Già...»
rispose, monosillabico.
«Che
hai combinato?» disse James, sospirando. Remus
ridacchiò seguendo
lo scambio di battute, poi guardò Sirius, assottigliando lo
sguardo
come per incitarlo a rispondere, dato che James lo fissava attendendo
la sua risposta.
«Perché
dai per scontato che sia colpa mia?»
«Perché
nessuno meglio di James sa quanto tu sia idiota, amico»
rispose
Remus per James, che annuì battendo il cinque all'amico. Poi
tornò
a guardare Sirius, che aveva messo su il broncio.
«Ho
combinato un casino»
«E
qui ci eravamo arrivati tutti...» disse James, risoluto.
Sirius
gli lanciò l'ennesima occhiataccia, poi distese la schiena
sul
divano, e chiuse gli occhi grazie anche alle mani che li coprivano.
«Crede
che a me non importi niente di lei, che sia solo una delle
tante...»
«Cosa??
Ma non è vero!» disse James, animatamente. Sirius
aprì piano un
occhio, e annuì, mentre rimaneva ancora disteso.
«L'ho
trascurata, ignorata, e mi sono chiuso in me stesso, Quando... quando
tu...»
«Sirius,
sei un'idiota» disse James interrompendolo, la mascella
serrata.
Quello
scontro aveva causato fin troppi problemi a troppe persone, non
sapeva se in quel momento avrebbe dovuto prendersela con Sirius per
quello che aveva combinato, con sé stesso dato che Sirius
era
preoccupato per lui, oppure se doveva alzarsi da lì e andare
a
spaccare la faccia a quelle Serpi, semplicemente per tutto il male
che avevano fatto a lui e Lily e, di conseguenza, per l'inferno che
avevano dovuto passare tutti gli altri.
«Grazie,
amico. Sei davvero d'aiuto» ribatté Sirius,
alzandosi dal divano
con un'aria piuttosto triste, le mani in tasca.
«Che
farai, Sir?»
Sirius
si volse a guardarlo, e fece un'alzata di spalle.
«Niente?»
si stupì James, la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle
orbite.
Sirius spostò lo sguardo verso Mary e la osservò.
«Non
ho fatto niente per dimostrarle quanto tengo a lei, non ho detto
niente quando ha cercato di spronarmi... Mi odia, James. Pensa che io
l'abbia usata...»
Sirius
sbuffò, dando un calcio ad un pezzo di pergamena posto sotto
al
tavolino di fronte al divano.
«Hai
fatto proprio un bel casino, eh...» concluse James,
comprensivo. Si
alzò, e abbracciò l'amico di slancio, dandogli
delle pacche sulla
spalla.
*poco
più in là*
«E'
bello rivedere quel duo riunito, non è vero?»
emerse Marlene,
attirando l'attenzione delle sue amiche, che alzarono simultaneamente
lo sguardo e si ritrovarono a guardare il duo Black-Potter
che
si stringeva in un abbraccio. Mentre Sirius sussurrava qualcosa
all'amico, Potter scoppiò a ridere sonoramente.
Mary
spostò subito lo sguardo da Sirius ad un punto indefinito
della
stanza, quasi come se si fosse stata scottata da quella visione, e si
irrigidì visibilmente.
Lily
li osservò per un po' e sorrise, poi si volse a guardare
Mary,
preoccupata. Il suo sguardo vagò fino alla sua pergamena.
«Si,
devo ammettere che fa piacere vedere Sirius sorridere un po',
finalmente» convenne la rossa, che sentì Mary
mormorare qualcosa
come Vedi che cosa può importarmene dopo
aver pronunciato il
nome del ragazzo.
«Dovresti
smetterla, Mars» disse Lily,
rimbeccandola. Mary alzò lo
sguardo, togliendo gli occhiali da vista dal naso lentamente, l'aria
scocciata.
«Di
fare cosa, esattamente?»
«Di
fingere che non ti importi. Lo sai, che stai sbagliando» le
disse
ancora Lily, ammonendola con lo sguardo.
«Non
posso far altro, Lils. E non è colpa mia»
aggiunse Mary,
sistemando dinuovo gli occhiali sul naso mentre sfogliava nuovamente
il suo libro, l'aria corrucciata e piuttosto annoiata.
Poi
alzò gli occhi, osservando Sirius di sottecchi.
Notò che la stava
guardando, così scostò lo sguardo, portandolo
dinuovo sui libri
davanti a sé. Sbuffò sonoramente, senza
accorgersi del fatto che
Marlene l'aveva osservata tutto il tempo.
***
«Smettila
di continuare a fissarla, Sirius» disse Remus, senza scostare
gli
occhi dal fuoco. Sirius sobbalzò, al suono della voce
dell'amico, e
sembrò tornare in sé.
James
aveva chiuso gli occhi, al suo fianco, il suo petto continuava ad
alzarsi e abbassarsi ritmicamente, gli occhiali rettangolari storti
sul naso. Quello sciocco si era appisolato, era
ancora troppo
debole, e quel giorno aveva fatto troppa fatica. Era il suo primo
giorno da sveglio, dopotutto.
«Io
non la sto fissando...» rispose Sirius, a bassa voce. Remus
lo
guardò con sguardo eloquente, poi Sirius scoppiò
a ridere.
«Tranquillo,
non farò la fine di James...»
«Ahh,
lo so. Tu farai una fine peggiore, Felp» affermò
Remus, con un
ghigno.
Sirius
diede uno scappellotto all'amico, che rispose allo stesso modo.
«Hey,
Johnny...»
Sirius
alzò lo sguardo, di scatto, e vide Marlene sorridere in una
maniera
estremamente mielosa a Remus, che ricambiava – gli veniva
quasi da
piangere dalle risate – allo stesso modo.
«Chi
è Johnny?» chiese Sirius, voltandosi a destra e
sinistra in cerca
della persona. Marlene arrossì lievemente, mentre Remus
iniziò a
ridacchiare in una maniera così sciocca e buffa che Sirius
dovette
trattenersi ancora...
«E'
il mio secondo nome, Sirius...» sibilò Remus
all'amico, imbarazzato
più che mai, mentre la mascella di Sirius cadeva a terra.
«Ahhh...»
esclamò Sirius stendendosi sul divano, malizioso, e Remus
impallidì.
Era sicuro che quel Johnny, non se lo sarebbe mai e poi mai
dimenticato.
Sirius
stava chiamando il nome di James, tentando di svegliarlo, doveva
assolutamente condividere quel momento con il suo migliore amico, non
poteva sganasciarsi dalle risate tutto solo, prendere in giro Remus
senza James con sé.
«Aspetta,
Sirius, non svegliarlo... Devo parlarvi. Potreste raggiungerci al
tavolo?» disse la ragazza, mantenendo un tono di voce basso.
Sirius
si fece curioso e ubbidì, così come Remus che
comunque seguì per
primo la ragazza. Arrivarono al piccolo tavolino che prima aveva
ospitato la ragazza, Mary e Lily, adesso in più vi erano
Emmeline,
Alice, Frank e Peter.
«Sapete
che giorno è domani, vero?» emerse Alice,
prendendo parola per
prima, quasi come ogni volta che si trovavano tutti insieme. Remus e
Sirius si guardarono per un istante negli occhi, poi ricordarono
all'improvviso.
«Il
compleanno di James!» dissero, all'unisono. Lily
ridacchiò per la
loro medesima reazione.
«A
proposito, Dov'è?» chiese Frank, alzandosi sulle
punte dei piedi
per poter osservare meglio il grande divano al centro della Sala che
sembrava ospitare qualcuno.
«Dorme
sul divano ma, oh... Credo si stia svegliando!» disse
Emmeline,
agitata.
«Penso
io a distrarlo, mi aggiorneranno le ragazze» disse Mary,
alzandosi
d'improvviso e gettando un'ultima occhiata a Sirius, che prontamente
ricambiò indecifrabile.
«Voi
malandrini avevate già in mente qualcosa?» disse
Alice, guardando
soprattutto Remus e Sirius.
«No,
veramente... Non ci abbiamo pensato, tra tutto il resto,
insomma...»
rispose risoluto Sirius, Alice annuì comprensiva, mentre
Lily gli
sorrideva sinceramente, lo sguardo tenero.
«Secondo
voi James preferirebbe fare una festa in grande stile qui in Sala
Comune o una semplice festicciola tra amici intimi?»
Remus
guardò per qualche istante James, che aveva la testa
appoggiata
sulle gambe di Mary. Lei continuava a ridere, e gli accarezzava
lentamente i capelli mentre lui parlava animatamente di
chissà che.
«Non
saprei, James è ancora così debole... Non vorrei
che si stancasse
troppo, ecco» concluse Remus, premuroso, mentre Sirius al suo
fianco
già protestava.
«Balle,
quest'anno diventa maggiorenne, non è un compleanno
qualsiasi!
Inoltre è il penultimo compleanno ad Hogwarts,
perché non fare una
festa in grande stile Malandrino?» disse
Sirius, e Remus fece
una smorfia di disappunto.
«Beh,
io direi di andare ai voti... »
Risolse
tutto Frank, gettando un'occhiata alla sua ragazza, e questa
annuì,
seppur poco convinta.
«Bene...
Chi è d'accordo per una festa Malandrina?»
disse Alice,
guardando in viso tutti i suoi amici.
«Abbiamo
tutti bisogno di staccare la spina» continuò poi
Alice stessa,
alzando la mano, così come Sirius che le fece un occhiolino,
grato
per averlo appoggiato.
«Beh,
si... Perché no?»
Frank
fece un'alzata di spalle e sorrise, appoggiando la ragazza che gli
lasciò un bacio sulla guancia. Lily, accanto ai due,
sbuffò; guardò
Remus, poi Sirius, infine disse la sua.
«Strano
ma vero, sono d'accordo con Sirius, abbiamo tutti bisogno di
rilassarci un po' e di divertirci...»
«Ma
si dai, ci sto!» disse Emmeline, sorridendo e alzando la mano
in una
maniera così elegante, che per un attimo Lily
immaginò di avere
davanti una principessa, e le sorrise teneramente.
«Pet?»
chiese Sirius all'amico, che sembrava davvero combattuto, mentre
mangiucchiava le sue unghie, gli occhi acquosi scrutavano tutti i
presenti.
«Beh,
io sono d'accordo con te, Sirius... Ma come faremo ad organizzare
tutto entro domani sera?»
Sirius
rise, e avvolse con un braccio la spalla dell'amico.
«Dimentichi
un particolare importante, amico. Noi siamo i malandrini, i
malandrini ce la fanno sempre... In più, questa volta
abbiamo anche
l'appoggio delle ragazze e tutti e due prefetti sono dalla nostra...
Meglio di così?!»
Peter
annuì, un po' più convinto, mentre tutti
sorridevano.
«Frankie,
amico! Sei ingrassato! Non ti sei allenato per niente, per
caso?»
Sbucò James da dietro le spalle del ragazzo, mentre con
sguardo
ammonitore lo osservava da capo a piedi, dopo averlo spaventato e
fatto sobbalzare di mezzo metro dalla sedia.
«Sappi
che l'unica ad allenarsi veramente, sono stata io!» disse
Mary, le
braccia incrociate e l'espressione vittoriosa.
«Sapevo
già che tu eri la migliore, Mac» disse James
radioso alla ragazza,
che sorrise altezzosa.
«Si,
pensa che è così brava che si è
allenata anche sotto ad un
temporale bruttissimo, rischiando di farsi male sul serio...
»
aggiunse Alice, corrucciata, beccandosi uno spintone da Mary.
«Te
l'ho detto, insegnavo a Lily a volare...»
Una
nuova risata invase la Torre di Grifondoro,
i
magnifici 10 erano tornati.
|
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Capitolo 48 *** Capitolo Quarantottesimo - L'ultimo pezzo del puzzle ***
Saaalve!
:D Inutile, sono un caso disperato, sempre in straritardo! Come ho
già detto ad alcune di voi, però, non mi andava
di pubblicare qualcosa che non mi soddisfacesse in pieno pur di
aggiornare, quindi ho deciso di temporeggiare un po'... Dato che in
questo capitolo non succede nulla di particolarmente rilevante, vi
annuncio che aggiornerò prestissimo, con il capitolo sulla
festa di James! Risponderò a tutte non appena
pubblicherò questo aggiornamento, un bacione e una buona e
serena Pasqua! <3
-Marauder11
Capitolo
Quarantottesimo - L'ultimo pezzo del puzzle
«Voi
due ancora svegli?»
Remus
entrò in dormitorio quando era già molto tardi, e
vi trovò al suo
interno Peter, che russava piuttosto rumorosamente, appollaiato sul
suo letto, mentre Sirius e James avevano gli occhi spalancati, ognuno
era seduto sul proprio letto, a gambe incrociate, il pigiama
già
addosso, in viso l'espressione di chi, senza parlare, sa già
cosa
sta pensando l'altro. Sirius, infatti, gettò un'ultima
rapida
occhiata piena di gioia a James, poi si volse a guardare Remus.
«James
voleva aspettarti» disse Sirius, semplicemente.
James
annuì, sorridente.
Il
ragazzo si sedette sul suo letto, sfilò le scarpe e
tirò fuori il
suo pigiama dal cassetto del suo comodino. Lo indossò, poi
si mise
sotto le sue di coperte, e rivolse nuovamente lo sguardo a James.
«Buon
compleanno, Ramoso» emerse, sorridendo, dopo aver tolto dal
polso il
suo orologio nuovo di zecca, speditole dalla madre per il suo
compleanno. Sirius spalancò gli occhi, e guardò
la sveglia
appostata sul comodino.
«Ha
ragione! Mezzanotte è già passata da un secolo!
Auguri, fratello»
disse Sirius quasi ululando, tanto che Peter si mosse visibilmente
tra le coperte.
Saltò
dal suo letto fino a quello di James, e gli diede uno scappellotto
affettuoso, che provocò la risata cristallina
dell'occhialuto.
Remus
si alzò, e diede un lieve abbraccio all'amico, che lo
ricambiò con
una stretta più solida.
«Diamine,
ero in febbraio, mi addormento per quelle che sembrano un paio d'ore
e mi risveglio per il mio compleanno...» esclamò
James, incredulo.
Sirius fece una smorfia, che voleva somigliare ad un sorriso, mentre
Remus lo guardò, dispiaciuto.
«A
proposito, Jam. Scusami, è colpa mia, non avrei dovuto
lasciare Lily
da sola...» disse Remus, il capo chino. Sirius
roteò gli occhi,
prima di volgere lo sguardo a James.
«Non
dirlo nemmeno per scherzo, smettila. Non è colpa tua, non
sei stato
tu a far del male a Lily e a me... E poi, anche se ci fossi stato tu,
se avessi visto entrambi sulla Mappa con tutti quei Serpeverde, sarei
corso lo stesso da voi» lo rimbeccò James,
scuotendolo per le
spalle. Remus alzò lo sguardo e lo ringraziò
tacitamente, poi il
discorso cadde nel dimenticatoio.
«Beh,
credo sia ora di andare a letto... Smettila Sirius, James ha bisogno
di riposare»
lo ammonì Remus, prima che potesse aprir bocca, per poi
saltar giù
dal suo letto e fare baldoria con James.
«Ho
quasi paura ad addormentarmi, sapete?»
Calò
il silenzio, nella stanza. Sirius iniziò a fissare James,
con
un'espressione indecifrabile, mentre Remus rimase immobile, lo
sguardo puntato sul cuscino di Sirius, l'ultima cosa che aveva
guardato prima di udire ciò che aveva detto James.
«Smettila
Jamie, davvero. Dormirai, e domani ti sveglierai come ogni
mattina...» gli disse Remus, con tutta la calma e la
sicurezza nella
voce che solo lui sapeva infondere, e James annuì, un po'
più
convinto.
«E
se non ti sveglierai, come mi ha detto ieri sera Lily, ti
faremo il solletico»
La
tensione alleviò un po', grazie alla risata di James e di
Remus,
mentre Sirius continuava a sorridere pensando all'idea stramba di
Lily avuta su come avrebbero dovuto svegliare James Potter con la
forza.
«Peccato,
avrei potuto aspettare ancora un po', in effetti... Almeno mi avrebbe
fatto il solletico» disse James, lo sguardo sognante. Il suo
sorriso
più bello dipinto sulle sue labbra fu rovinato dai cuscini
di Remus
e Sirius, che lo colpirono in pieno viso, scatenando altre risate.
Remus
spense la luce, prima che Sirius e James ricominciassero a parlare.
«Notte
Mamma!» urlarono James e Sirius all'unisono, in risposta
immediata
un grugnito di Peter, che fece ridacchiare ancora un po' i due.
Remus
si diresse sorridendo verso il suo letto, gettò un'occhiata
verso il
letto vuoto di Frank pensando che probabilmente aveva fatto bene a
rimanere giù, in Sala Comune, dato che aveva seri dubbi che
quei due
gli avrebbero fatto chiudere occhio, quella notte.
Sorrise,
pensando che no, dopotutto non avrebbe rinunciato alle loro risa
nemmeno per qualche ora di sonno tranquillo, perchè riavere
James
con loro era come ricomporre quel puzzle che per troppo tempo era
stato incompleto.
Spostò
le coperte, poi si sdraiò.
«Notte
Sirius, notte James...» disse, con voce rauca, prima di
cadere in un
sonno tranquillo, finalmente privo di incubi dopo tanto, troppo
tempo.
**
Dopo
quella giornata così intensa, era davvero difficile chiudere
gli
occhi e addormentarsi. Fuori la luna era bianca, splendente, tra
qualche giorno sarebbe stata piena. Pensava che tutti dormissero,
nella stanza, quando sentì l'amica al suo fianco sbuffare,
probabilmente impaziente quanto – o forse più di
lei – di
riuscire a chiudere occhio in quella notte così strana.
«Hey,
Lennie» sussurrò Lily dal suo
letto, d'improvviso. Marlene
la sentì, e si volse verso il letto dell'amica.
«Mmm?»
«Non
ti ho ancora chiesto come va con Remus...»
sussurrò Lily, e poté
immaginare il sorriso di Marlene farsi posto sul suo vivace viso.
«Bene,
credo... Insomma, non stiamo insieme ufficialmente, se è
questo che
vuoi sentire... Ma passiamo molto tempo insieme, anche se le cose non
sono molto chiare stiamo bene, si...» disse Marlene,
farfugliando un
po' delle parole a caso, come sempre quando era tesa o imbarazzata.
Lily
emise un risolino, e Marlene si sporse dal suo letto, reggendosi la
testa con una mano, mentre i suoi capelli pendevano dal letto, lunghi
e boccolosi. Lily poté vederla grazie alla flebile luce che
emanava
la lampada di Alice, posta solo un letto più in
là.
«Me
l'ha detto»
Lily
smise di ridacchiare, e fissò a lungo Marlene.
Di
che stava parlando?
Cosa
sapeva?
Remus
aveva avuto il coraggio di dirle ciò che diventava ogni luna
piena?
No,
impossibile...
O
forse si?
«Si
Lily, proprio quello che pensi. So del suo piccolo problema»
Lily vide il sorriso brillante farsi posto sul viso di Marlene, e le
sorrise di rimando.
«Oh!»
esclamò Lily, e questa volta fu la volta di Marlene, di
ridacchiare.
«Non
te l'ha ancora detto perché non ha avuto tempo, poi
è successa
quella cosa e...»
«Hey,
fa niente. E' solo che non mi aspettavo che diventasse impavido
d'improvviso... E tu come l'hai presa?» chiese Lily, curiosa
ed
emozionata insieme. Vide Lene tracciare delle linee con il suo dito
sul materasso, mentre aveva il capo chino e un sorriso tenero sul
viso, di puro imbarazzo.
«Beh,
di certo non ci sarei mai arrivata da sola... Sappiamo bene che non
farebbe male a una mosca. E' totalmente ingiusto, tutto
ciò... Per
me è solo più speciale, adesso...»
Lily
si alzò dal suo letto e si avvicinò a Marlene,
stringendola in un
abbraccio. Era felice che Marlene la pensasse come lei, che
accettasse Remus per quello che era. Certo, non che avesse dubbi
sulla sua reazione una volta che Remus le avesse detto la
verità...
Però, insomma, pensiamo sempre di conoscere fino nel
profondo le
persone a noi più care, e poi spesso queste ci sorprendono,e
reagiscono in un modo che non ci si sarebbe aspettato mai.
Marlene,
invece, si era proprio comportata come Lily pensava, e questo non
poteva non rendere felice la rossa.
Le
dispiaceva essersi persa così tante cose, durante il coma
provocato
da quel brutto incidente, ma sentiva in sé la voglia di
recuperare
il tempo perduto, e giurava a sé stessa di volerci essere
davvero,
dinuovo come prima.
«Oh
Lene, sono così felice, così felice»
sussurrò Lily all'amica, che
la stringeva a sua volta con calore. Poi Lily si staccò e
ritornò
al suo letto.
«Un
momento. Come sai che lo so? Te l'ha detto lui, ovviamente»
suppose
Lily, e Marlene annuì. Rimasero in silenzio per qualche
secondo...
«Oh!»
esclamò Lene d'improvviso, spalancando gli occhi e attirando
l'attenzione di Lily che aveva tirato su le coperte appena fin sopra
il naso.
«Che
c'è?»
«Non
abbiamo festeggiato il compleanno di Remus!»
Lily
spalancò gli occhi a sua volta, dispiaciuta. Poi una
lampadina
sembrò accendersi sopra le loro teste.
«Potremmo
fare uno striscione anche per lui, domani. Di nascosto, così
facciamo una sorpresa sia a lui che a Potter!» disse Lily,
sorridendo.
«E'
quello che stavo pensando anch'io!» sorrise Marlene, e Lily
le
sorrise di rimando.
«Posso
farlo io... Sparirò per un paio d'ore, andrò
nella stanza va e
vieni e...»
«Perfetto!
Ti coprirò io, Lenn', oppure vuoi una mano?» Gli
occhi di Lily
brillavano, eccitata dall'idea venutale poco prima.
Marlene
sorrise grata alla sua amica e scosse la testa.
«No,
non preoccuparti... Serve che tu mi copra e basta, e poi se sparisci
anche tu qualcuno si allarmerà»
«Già,
ho tutti gli occhi puntati addosso» sputò fuori
Lily, sbuffando, e
Marlene la guardò comprensiva, l'espressione finalmente
serena.
«Beh,
forse è meglio se ci addormentiamo...» concluse
Lily, e Marlene
annuì, sistemando le sue coperte.
«Dobbiamo
almeno provarci, che ne dici?! Buona notte, Lily»
«Notte,
Lennie» rispose Lily con la sua voce
ovattata, già avvolta
da una moltitudine di coperte.
Lene
sorrise, sentendo l'amica chiamarla con quello strano nomignolo. Lily
se ne inventava sempre di nuovi, sfruttando la sua fantasia; era
stata lei a chiamare per prima Mary "Mac", ma adesso che
usavano tutti quel nomignolo, lei ne aveva inventato di nuovi.
Le
piaceva chiamare le amiche in modi in cui nessuno le chiamava,
così
da rendere quei nomi speciali, e unici.
«Succo
d'arancia, Pet?» chiese Lily, la caraffa piena di liquido
arancione
retta a mezz'aria dalla sua mano, un sorriso gentile dipinto sul
volto. Peter sorrise radioso, pensando a quanto fosse felice di aver
fatto amicizia con Lily, che si era rivelata tutt'altro che
spaventosa come pensava fosse da quando aveva messo
piede ad
Hogwarts, e aveva iniziato ad urlare contro a Sirius e James, di
conseguenza anche a lui che era sempre alle loro calcagna.
«E'
la sua bibita preferita, Evans» esclamò Potter, di
fronte ai due,
con un sorriso radioso e un tono a dir poco sbalordito. Lily
alzò un
sopracciglio. «Lo so, Potter» disse semplicemente
Lily, e Peter sembrò sorridere se possibile allargando
ancora di più
il suo già smagliante sorriso.
Un
uomo panciuto si avvicinò alla tavola su cui stavano seduti
i dieci
ragazzi, intenti a fare colazione come ogni mattina.
«Buongiorno
Lily!» disse l'omone grasso e basso, il sorriso largo sul
viso e
delle enormi chiazze rosse albergavano sulle sue guancie abbondanti,
il panciotto in tartan sembrava traboccare di ciccia e
felicità.
«E
noi che siamo, gnomi?!» sussurrò Sirius
infastidito a Remus, che
sorrise e fece un'alzata di spalle.
Lily
si volse sorridendo verso il professore alle sue spalle.
«Buongiorno,
professor Lumacorno. Come sta?» chiese la ragazza, gentile, e
l'insegnante, se possibile, sembrò sorridere ancora di
più e farsi
paonazzo.
«Oh,
quanta gentilezza, mia cara Lily! Bene, ti ringrazio... E tu,
piuttosto?» continuò l'uomo, scrutando il viso
pallido di Lily,
preoccupato.
«Ogni
giorno mi sento meglio, la ringrazio»
Il
professore annuì rincuorato a Lily, poi le diede una lieve
pacca
sulla spalla.
«Vorrei
chiederle di venire a farmi visita nel mio ufficio, uno di questi
giorni. Dobbiamo rimettere su il LUMACLUB e, ovviamente, abbiamo
bisogno della nostra presidentessa, per farlo!»
Il
professore si gongolava, ridacchiando, e Lily gli sorrise grata e
annuì.
«Le
andrebbe bene domani, professore? Dopo le lezioni?»
«Ma
certo, mia cara! Vedrai, quant'è cresciuto Francis! Oh,
adora il suo
acquario, non fa altro che guizzare qua e là! Si direbbe un
pesce
molto vivace, ora che ci penso... »
Mary
gettò un'occhiataccia a James, che sorrise divertito. Quel
professore era proprio strano, riusciva ad esaltarsi per un semplice
pesce rosso!
Il
professore sorrideva sornione alla ragazza, che lo ricambiò
con un
sorriso cordiale, mentre diceva che non vedeva proprio l'ora di
vedere il pesce che lei stessa gli aveva regalato.
Il
professore spostò lo sguardo da Lily agli altri componenti
della
tavola, facendo un cenno di saluto in loro direzione, come se si
fosse reso conto d'improvviso che Lily Evans non era l'unica
studentessa presente in quella Sala, quel giorno.
«Oh!
Signor Potter!» sbottò il professore, sorpreso,
gli occhi a palla
fuori dalle orbite, come se avesse scoperto d'improvviso l'esistenza
dei fantasmi vedendone uno.
«Si,
signore?» chiese James gentile, sorridendo.
Il
professore aprì la sua giacca e tirò fuori, dalla
tasca destra del
suo panciotto, una piccola fiala contenente un liquido violaceo, che
porse a James, che lo guardava dubbioso.
«Madama
Chips ieri è stata dal preside per denunciare la sua
scomparsa
dall'infermeria, Signor Potter, chiedendo al preside di riportarlo
indietro, ma Albus ritiene che tu abbia passato troppo tempo in
infermeria, così ha incaricato me di prepararti qualche
pozione che
ti aiuterà a riprenderti del tutto. Verrai nel mio ufficio,
quando
sarà necessario...» spiegò il
professore panciuto, con una nota
d'orgoglio nella voce per l'incarico ricevuto e il solito sorriso
gentile dipinto sulle labbra.
«Quando
dovrò passare dal suo ufficio, di preciso,
professore?» chiese
James sorridendo all'insegnante, il cui sguardo cadde inevitabilmente
ancora su Lily, anche mentre James parlava.
«La
prossima fiala sarà pronta entro domani pomeriggio...
Pensandoci,
potrebbe accompagnare la signorina Evans fino al mio ufficio,
approfittandone per prendere la pozione» concluse il
professore,
battendo le mani per l'idea geniale che aveva avuto.
Lily
alzò gli occhi al cielo, mentre un sorriso sornione si
dipinse sulle
labbra di James, che annuì immediatamente.
«Beh,
se la signorina Evans non ha nulla in contrario,
ovviamente...»
«Direi
di no...» rispose Lily, a bassa voce, senza guardare il
professore.
«Oh
oh!» squittì l'insegnante, udendo la risposta di
Lily.
«E'
fatta, allora. Buona giornata, ragazzi. Ah, e buon compleanno, signor
Potter!»
Il
professore si allontanò a piccoli passi strascicati dai
ragazzi, non
prima di aver lasciato un sorriso a Lily, che l'aveva ricambiato allo
stesso modo, seppur forzatamente.
James
la osservò per un po' bere il suo thé, poi
inforcò i suoi occhiali
e iniziò a leggere la sua copia della Gazzetta del Profeta,
mentre
un gufo ritardatario entrava in Sala. Sirius lo riconobbe, e
immediatamente diede una gomitata a James, sorridendo, mentre il gufo
si posava davanti all'amico. Lily lo osservò con stupore,
era un
gufo bellissimo, che non era per niente neanche lontanamente simile
ai gufi della scuola.
Aveva
degli enormi occhi gialli, e il manto striato di grigio, bianco,
marrone e nero, l'aria maestosa.
«Oh!
Ma è bellissimo!» disse Lily, con stupore.
«E'
il gufo reale di casa Potter» esclamò Mary con
convinzione.
Mary
conosceva bene i Potter anche da prima che entrasse ad Hogwarts, dato
che i MacDonald e i Potter erano vicini di casa. Per questo lei e
James erano molto amici, erano cresciuti insieme come fratelli.
«Ciao
Granduca! Sono felice di vederti!»
strillò James, felice, e
il gufo tubò leggermente, poggiando il capo sulla mano di
James,
pronto a ricevere le sue carezze generose.
A
Lily andò di traverso il biscotto che stava ingoiando,
così iniziò
a tossicchiare.
«Granduca?
Che razza di nome è Granduca, Potter?!» chiese
Lily, stranita, il
viso ancora rosso per lo sforzo di prima.
Mary
ridacchiò leggermente, così come Sirius e tutti
gli altri. James
sembrò imbarazzarsi, poi sorrise radioso.
«Beh,
quando mamma l'ha comprato ha detto che era un Gufo Reale, quindi ho
pensato che fosse carino chiamarlo con un titolo
nobiliare...» disse
con una semplicità che avrebbe fatto tenerezza a chiunque.
Lily
invece lo scrutò per un attimo, poi alzò un
sopracciglio.
«Questa
è la cosa più stupida che io abbia mai
sentito...» sussurrò Lily
a Sirius, che fece la sua solita risata simile ad un latrato. Nel
frattempo James stava ringraziando il Gufo con un biscotto, per
essere stato buono mentre gli slegava la lettera dalle zampe, dato
che non l'aveva beccato nemmeno una volta. James diede un buffetto al
Gufo, che prese il volo ed uscì da dove era entrato.
James
si girò la busta tra le mani, prima di aprirla; Sirius al
suo fianco
la osservava.
«E'
di mamma...» esclamò infine James con tono
solenne, sorridendo.
Sirius annuì, al suo fianco.
«Come
fai a saperlo, se è completamente bianca?» chiese
Lily, curiosa.
«Papà
non usa mai il timbro... Guarda qua»
James
allungò il braccio verso Lily, che osservò la
busta fino a
localizzare un marchio rettangolare, posto sul retro di essa, di un
blu brillante.
"Potter
Manor,
Birmingham,
England."
«Oh»
esclamò Lily, sinceramente sorpresa. Era molto elegante e il
colore
dell'inchiostro era molto simile a quello che usava lei.
James
sorrise leggermente, poi scartò la busta, e ne
tirò fuori una
lettera.
Ciao
tesoro mio,
Ho
appena saputo che ti sei svegliato, io e tuo padre non potremmo
essere più felici! Saremmo venuti subito ad Hogwarts, anche
di
notte, se non avessimo il turno proprio tra dieci minuti. Come stai?
Domani
è il tuo compleanno, quindi abbiamo deciso (Grazie ad Albus,
che ci
permette di farlo) di venire ad Hogwarts e passare la giornata con te
e Sirius, non vedo l'ora di rivederti, bambino mio.
Siamo
venuti spesso ad Hogwarts a farti visita mentre eri in coma,
è stato
un bruttissimo periodo per noi, credimi. Un incubo. Ci siamo
già
attivati per cercare di scoprire chi possa aver mandato quei ragazzi
da te e la signorina Evans, perché no James, quello che vi
hanno
fatto non è stato una semplice bravata come pensi tu.
C'è
dell'altro in tutto ciò, ovviamente...
Ti
spiegherò tutto a tempo debito.
Adesso
devo lasciarti, ma ci vedremo prestissimo.
Visto
che sono sicura che non riceverai questa lettera prima di domani,
ti
auguro anche un Buon Compleanno, James.
Ti
amiamo tanto,
Mamma
e papà.
James
lesse la lettera tutto d'un fiato, un sorriso sincero e radioso
campeggiava tutto il tempo sul suo viso, poi porse la lettera a
Sirius, che la lesse in silenzio.
«Auguri
di buon compleanno?» chiese Remus a James, mentre mescolava
il suo
latte dopo aver aggiunto un bel po' di zucchero di canna, il suo
preferito.
«Non
solo! Stanno arrivando ad Hogwarts!» disse James, saltellando
un
poco sulla sedia dalla felicità. Sirius porse la lettera a
James, e
gli sorrise leggermente, poi entrambi si sedettero, continuando a
guardare di continuo la porta d'ingresso della Sala Grande.
«Possono?»
chiese Marlene sospettosa a James, che annuì.
«Hanno
avuto il permesso dal preside, quindi si...» convenne.
Emmeline
ridacchiò leggermente, guardando James con l'aria di chi ne
sapeva
di più.
«Che
poi in pratica potrebbero venire qui senza dare spiegazioni a
nessuno, se lo volessero» disse la ragazza, James si
passò una mano
fra i capelli, imbarazzato, mentre Sirius rise.
«Già,
sono fin troppo gentili e modesti...» aggiunse il suo
migliore
amico, con affetto.
«Come
mai?» chiese Lily, che aveva seguito tutta la discussione
attentamente, curiosa di saperne di più su Potter.
«Charlus
è il Capo dell'Ufficio Auror, Dorea la vice... Hanno fatto
tantissimo per il mondo magico da quando sono al Ministero, a
differenza di certe famiglie – e gettò un'occhiata
ad una ragazza
dai capelli biondissimi, seduta di fianco al ragazzo di Serpeverde
molto simile a lui per aspetto – i loro encomi speciali del
ministero sono davvero meritati...» disse Sirius, e James
sventolò
una mano in sua direzione come per chiedergli di smetterla, anche se
il suo sorriso brillante mostrava una punta di orgoglio verso i suoi
genitori.
«Che
poi sarebbe meglio se mamma fosse il capo, infondo è sempre
stato
così...» disse James, guardando Sirius che rise e
annuì, azzerando
dal suo viso l'espressione di pura freddezza dipinta sul viso.
«Già,
Charlus praticamente ubbidisce a tutto ciò che dice Dorea,
alla
lettera!» aggiunse Mary, ridendo a sua volta, imbarazzandosi
quando
incrociò lo sguardo di Sirius che annuiva, radioso a sua
volta.
Lily
trovò tutto molto strano, ma non fece altre domande.
Immaginò
comunque che i coniugi Potter fossero dei tipi rispettabili,
eleganti, civili, a modo...
Una
voce insolita raggiunse le orecchie degli studenti presenti in Sala.
Squillante,
autoritaria e capace di far rizzare i peli sulla nuca a un esercito
di dissennatori, ecco come la descriveva Lily in poche parole.
James
e Sirius si voltarono di scatto, udendola, iniziando a cercare da
dove provenisse.
«Charlus,
alzati! Non puoi sederti sulla tavolata dei Grifondoro solo
perché
eri uno di loro cinquant'anni fa!»
«MAMMA!»
urlò James, che subito attirò l'attenzione
dell'elegante signora.
Lo sguardo di questa si addolcì, non appena vide il figlio
correrle
incontro, e allargò le braccia.
Non
appena Lily vide quei due signori, per l'appunto i Potter, prima
ancora che James si tuffasse tra le braccia di sua madre,
immaginò
che fossero i genitori di James, per un semplice motivo: il signor
Potter era identico al figlio,
in tutto. Aveva un paio di occhiali squadrati un po' storti e
malandati sul naso, i capelli leggermente ingrigiti, ritti in testa,
quasi come se avesse preso una scossa, e un sorriso giocoso dipinto
sul viso non appena si era fatto spazio su una panca rosso-oro,
incurante della paura dipintasi sui visi dei ragazzini del primo
anno.
La
signora Potter, invece, fu più come se l'era immaginata
Lily; aveva
un portamento elegante, gli occhi neri e magnetici, gli zigomi
pronunciati, l'espressione austera e il carattere dominante –
a
giudicare da come aveva sgridato il signor Potter, che si era subito
alzato dalla panca con uno sguardo di scuse– e i capelli
incredibilmente, splendidamente rossi. Non
erano di un rosso pel di carota, di quelli chiarissimi che
prevedevano nel pacchetto anche una spruzzata di lentiggini.
Erano
di un rosso scuro, per niente simile al rosso rame. Erano
più vicini
al mogano, ecco... Come i suoi.
Si
sorprese Lily, di quella somiglianza tra i suoi capelli e quelli
della signora Potter, e quasi se ne compiaque. Il colore che
condividevano, era di una sfumatura particolare, e molto rara. La
maggior parte degli inglesi o scozzesi, infatti, aveva i capelli
rosso chiaro, ed erano comunemente conosciuti come "Pel di
carota".
Sembrava
una persona molto rispettabile; dopo tutto Sirius aveva detto che era
un Auror e, cosa più importante, aveva cresciuto uno
scapestrato
come Potter senza impazzire, che non era di certo roba da poco.
Insomma...
Doveva meritare un po' d'ammirazione.
«James,
come stai?»
chiese Dorea a James,
che abbracciò la madre quasi stritolandola. Sirius stava
dietro di
loro, in attesa, un sorriso enorme stampato sul viso.
«Sirius,
sciocchino, avvicinati e abbracciami anche tu!»
Il
signor Potter intanto aveva localizzato la moglie, dopo aver smesso
di scusarsi con i bambini del primo anno per lo spavento provocato, e
la raggiunse.
«Hey,
campione! Sirius!» esclamò, e James si
avvicinò al padre,
abbracciando anche lui, mentre questo gli scompigliava i capelli.
«Smettila
Charles, o quei capelli che non stanno mai giù inizieranno a
rizzarsi ancora di più, e ci ritroveremo con un figlio
porcospino!»
disse lei, mentre dava un buffetto sulla guancia di Sirius, che le
sorrideva.
«Allora,
dove sono i vostri amici?» chiese Charlus Potter al figlio,
che
indicò un punto più lontano della tavolata dei
Grifoni.
Insieme
si incamminarono, un'espressione giocosa dipinta in viso, Sirius
trotterellava a fianco dei due.
«Charlie!»
esclamò Mary, raggiante.
«Mary,
carissima! Come stai? Oh, ci sei anche tu, Remus... E Peter! Come
state, ragazzi?!»
Si,
il signor Potter era proprio uguale al figlio, non aveva smesso un
attimo di parlare, di sorridere e sembrava saltellasse di continuo,
come un bambino, l'espressione di pura gioia ed eccitazione dipinta
in viso.
«James,
mi presenti gli altri?» chiese il signor Potter osservando il
resto
della combriccola, lo sguardo correva tra i loro visi sorridenti.
«Oh,
certo papà! Allora, lei è Emmeline, la figlia dei
Vance» iniziò
James, ed Emmeline si alzò stringendo la mano al signor
Potter, con
un lieve chino del capo, mentre salutava anche la signora Potter.
«Ah,
la tua eleganza la riconoscerei tra mille! Salutami Edward, quando lo
senti» disse gentile il signor Potter ad Emmeline, che
annuì.
«Mio
padre sarà lieto di ricevere i suoi saluti, signor Potter.
E' un
piacere» concluse, sorridendo lievemente.
«Questa
è Marlene McKinnon» continuò James,
indicando la ragazza bionda
che sorrideva lievemente a Remus, seduto di fronte a lei.
«Oh!
Albert è tuo fratello, vero? Ha completato l'addestramento
appena lo
scorso giugno. E' così un bravo ragazzo»
Il
signor Potter continuava a sorridere, e Lily lo trovò molto
gentile
e simpatico, sapeva come mettere a proprio agio ognuno di loro,
nonostante fosse una personalità così importante
del mondo Magico,
sembrava un tipo piuttosto alla mano...
«E
lei è Lily, papà. Lily Evans» disse
James, guardando Lily con i
suoi occhi nocciola brillanti. Gli occhi del signor Potter si
illuminarono alla vista di Lily: continuava a guardare
alternativamente lei e James, il figlio gli annuiva, così
lui
continuava a fare esclamazioni di ogni tipo.
«E'
quella Lily?» chiese, stridulo, il signor Potter, come una
tredicenne che si trova improvvisamente davanti al suo idolo, popstar
di fama internazionale, in carne ed ossa.
«Oh
cara, è un piacere conoscerti! James ci ha parlato tanto
di...
AHIA!»
Dorea
aveva pestato un piede a Charlus, interrompendo in tempo il suo
monologo, poi aveva allungato la mano in direzione di Lily, che
l'aveva stretta.
«E'
un piacere fare la tua conoscenza, Lily Evans. Spero tu stia
bene»
chiese, gentile, la signora Potter. Lily le sorrise leggermente
«La
ringrazio, signora Potter, sto benissimo adesso. E' un piacere anche
per me, conoscerla. Lo stesso vale per lei, signor Potter»
disse
Lily, cordiale, mentre James guardava le due con lo sguardo sognante,
così come il signor Potter, che sembrava avere tanta voglia
di dire
qualcosa, a frenarlo probabilmente fu un'occhiata omicida dell'ultimo
minuto della moglie.
«Lei
è Alice Prewett, papà»
continuò James, sorridendo alla sua amica.
«Oh!
Sei cresciuta così tanto, piccola Alice! Ricordo quando eri
un
esserino minuscolo, ricordo persino il giorno in cui sei nata! Roger
era così felice, così felice!» disse il
signor Potter,
introducendo un nuovo monologo infinito, mentre Alice annuiva di
continuo, sorridendo. Lily ridacchiò un poco, pensando che
Alice
aveva trovato la persona più adatta a lei per prendere il
thé, dato
che il signor Potter parlava persino più della sua amica,
felice di
aver sempre qualche cosa da dire a quel signore tanto gentile e
loquace.
«Infine,
lui è Frankie. Frank Paciock!» disse James,
aspettandosi già la
reazione del signor Potter, che quasi ululò dalla
contentezza di
conoscere Frank.
«Oh,
ragazzo! Tua madre, Augusta, è la cugina di Dorea, eravamo
tutti e
tre a scuola insieme, sai? – squittì felice il
signor Potter,
stringendo a sé la moglie, che alzava gli occhi al cielo
– e come
non conoscere Greg, tuo padre! Uno dei migliori banchieri della
Gringott, di questi tempi... Sempre onesto e fedele, sempre... Anche
se era un Tassorosso, e ricordo di quella volta in cui al terzo anno
mi ha fregato la pluffa, allora infatti...»
Dei
passi interruppero il discorso del signor Potter, che si
voltò e
sorrise.
«Horace,
che piacere vederti!» esclamò infatti al panciuto
e sorridente
professor Lumacorno.
«Charlus,
è un piacere anche per me!»
I
due si allontanarono, il braccio del signor Potter intorno alla
schiena del professor Lumacorno, mentre la signora Potter invitava
James e Sirius ad alzarsi dalla tavolata.
«Tempismo
perfetto, non dovremo preoccuparci di tenere lontano James per i
preparativi, adesso...» disse Remus compiaciuto, mentre
osservava la
famiglia felice allontanarsi. Alice batté le mani
emozionata, gli
altri sorrisero. Lily si alzò all'improvviso dalla panca.
«Signora
Potter!» urlò, camminando. Dorea si volse a
guardare Lily, che
camminava verso di lei e i due ragazzi, James e Sirius. Il primo
aveva un'espressione sognante, l'altro curiosa.
«Posso
parlarle... In privato?» chiese Lily, ammonendo con lo
sguardo James
che si era già avvicinato alle due.
«Certo,
cara...» le due fecero appena qualche passo, poi Lily si
fermò.
«Dimmi
pure»
«Stiamo
organizzando una piccola festicciola, io e gli altri, per Potter...
Ehm, voglio dire, James... E' una sorpresa,
ovviamente, e mi
chiedevo se potesse tenerlo lontano da noi per un po',
ecco...»
disse Lily, impacciata. Dorea annuì, sorridendo, e diede una
pacca
sulla spalla alla ragazza.
«Ci
penso io, Lily, sta tranquilla... Non lo avrete tra i piedi per tutto
il giorno» esclamò, divertita, facendole un
occhiolino e Lily annuì
imbarazzata.
«Beh,
allora grazie... A presto, signora Potter»
«Ciao,
Lily...»
La
rossa si risedette al suo posto, le braccia conserte e l'espressione
compiaciuta.
«Che
le hai detto?» chiese Mary, curiosa.
«Di
tenere Potter occupato per noi» rispose semplicemente Lily,
continuando a sorridere mentre osservava James che rideva con il
padre.
«Ti
piace, eh – disse Mary, indicando James e la sua famiglia.
Marlene
la ammonì con lo sguardo; a Lily piaceva James prima che
fosse
attaccata, non avrebbe dovuto sapere nulla da altri,
era stata
la raccomandazione di Madama Chips, finché non
avrebbe ricordato
tutto da sola, così Mary rimediò
– La signora Potter,
intendo» concluse Mary, spiccia.
L'espressione
di Lily passò da perplessa a divertita.
«Beh,
una donna capace di sopportare e crescere Potter, merita per forza un
po' della mia stima...» concluse, e Remus
ridacchiò.
«Charlus
è uguale a James, forse è anche peggio»
continuò Mary, Lily
ridacchiò. Mentre tutti gli abitanti di Hogwarts si
dirigevano a
lezione, il gruppetto si dirigeva tranquillo verso la Sala Comune dei
Grifondoro. Per fortuna, quel giorno erano stati dispensati dalle
lezioni, tutti e nove, per stare vicini a James Potter che si era
svegliato solo un giorno prima.
Praticamente
avevano tutto il tempo per organizzare la festa a modo, ecco.
**
«Mary
e Peter faranno una lista di tutte le persone che secondo voi James
vorrebbe alla festa, visto che siete molto amici, Peter, e visto che
tu, Mary, conosci praticamente ogni persona di questo
castello...»
decretò Alice, in piedi con un pezzo di pergamena in mano,
mentre
gli altri stavano seduti attorno a lei e la fissavano, aspettando di
sapere quale sarebbe stata la loro mansione. Alice, oltre ad essere
una chiacchierona, era anche un'ottima organizzatrice, per questo le
lasciavano organizzare sempre tutto, per sua immensa gioia.
«Marlene
e Remus...»
«No!»
disse Marlene, di scatto, interrompendo Alice che la guardò
stranita.
«Io
devo fare una cosa per conto mio, da sola» affermò
sicura,
alzandosi d'improvviso.
«Ma
Marlene, io ho disposto delle coppie! Non puoi sconvolgere i miei
piani così...» disse Alice, corrucciata.
Lily
si alzò, per andare in soccorso all'amica. Lei doveva fare
lo
striscione per Remus, non poteva di certo lavorarci con lui.
«Starò
io in coppia con Remus, se non è un problema»
disse Lily,
sorridendo a Remus, che annuì incerto. Perché
Marlene non voleva
stare con lui?
«Mmm...
E va bene! Voi penserete alle bibite, mentre io e Frank penseremo al
cibo... Ma Frankie, dove prenderemo del cibo?»
sussurrò
Alice al suo ragazzo, che sorrise e lanciò un'occhiata
malandrina a
Remus. Grazie proprio a lui e ai Malandrini, aveva scoperto qualche
tempo prima l'ingresso delle cucine. Alice sarebbe stata felicissima
di scoprirlo a sua volta.
«Ti
mostrerò dopo» rispose lui sorridendo, infatti.
«Emmeline,
dato che tu hai una bella calligrafia e sai sempre cosa scrivere,
scriverai tu i biglietti d'invito e lo striscione per James, va
bene?» chiese Alice, e Emmeline annuì, tranquilla
e sorridente.
«Propongo
a Mary, Peter ed Emmeline... E se lo vorrà, anche
Marlene»,
disse Alice, con l'espressione severa quando si rivolse a
quest'ultima,
«di
andare nel nostro dormitorio, così che James non
potrà trovarvi o
raggiungervi facilmente... Tutto chiaro?» chiese Alice,
camminando
avanti e indietro, mentre i ragazzi annuivano.
«Benissimo!
Frankie, possiamo andare! Lily, Remus... Anche voi! Ci ritroviamo
tutti qui per mezzogiorno, prima dell'ora di pranzo!A più
tardi, e
buon lavoro»
«Aspettate!
Come farò a salire nel dormitorio delle ragazze?»
chiese Peter, gli
occhi allampanati. Alice sbarrò gli occhi, mettendo una mano
sulla
fronte.
A
quello, non ci aveva proprio pensato.
«Beh,
potrei portarti su io con la scopa... Che ne dici, Pet?»
disse Mary
sorridendo, mentre Peter impallidiva e annuiva insieme.
**
«Remus,
ma dove stiamo andando?» chiese Lily all'amico. Camminavano
in punta
di piedi, il mantello dell'invisibilità di Potter che aveva
usato
con Sirius copriva i corpi di entrambi completamente, dato che si
erano un po' chinati su sé stessi.
«Shh»
Remus
mise un dito sulla bocca, mimando a Lily di fare silenzio, e questa
si zittì.
Poi
Remus si guardò intorno, uscì dal mantello e
diede un colpetto
lieve alla statua della Strega Gobba, che si spostò dopo che
Remus
la toccò in un punto ed ebbe pronunciato delle parole che
non udì,
rivelando...
«Un
passaggio segreto! Ma... Dove porta?» chiese Lily, gli occhi
spalancati dallo stupore. Remus incurvò le labbra in un
sorriso.
«Lo
vedrai» disse, prendendo Lily per mano e iniziando a
camminare lungo
quel tunnel così freddo e buio.
Camminarono
per un po', in silenzio, stando attenti a dove mettere i piedi, dato
che quel posto non sembrava molto stabile.
«Ci
siamo quasi...» disse Remus, poi fece ancora qualche passo e
si
arrampicò su di una parete, che aveva delle sporgenze
perfette da
permettergli di scalarla con facilità.
Lily
avvicinò la bacchetta al tetto del tunnel mormorando un Lumos
verso cui si stava muovendo Remus, e vide che c'era una piccola
porticina di legno, molto vecchia e malandata.
«E'
una botola?» chiese Lily, poco dopo fu invasa dalla luce.
Remus aprì
la botola e si affacciò piano con la testa, poi porse una
mano a
Lily e gli fece cenno di seguirlo, così Lily si
arrampicò a sua
volta. Remus entrò dentro la botola, con un salto vi fu
dentro anche
Lily. Il ragazzo coprì nuovamente entrambi con il mantello,
mentre
Lily continuava a guardarsi intorno, trovando quel luogo stranamente
famigliare.
«Ma
questa è...»
«Mielandia!»
esclamò Remus, eccitato.
**
Il
sole splendeva, quel giorno, e i raggi del sole riscaldavano coloro
che passeggiavano nella High Street di Hogsmeade, che quel giorno non
erano molti. La risata di James continuava a riecheggiare nelle
orecchie di Sirius, che ancora non riusciva a credere di riavere
l'amico lì con sé, dopo tutto quello che aveva
passato. Continuava
a sorridere, standosene zitto zitto, mentre osservava James ridere
assieme a Charlus, che con un braccio avvolgeva la schiena del
figlio, mentre Dorea camminava al suo fianco, e lo osservava di
sottecchi.
«Sis'?»
chiese la donna, e Sirius si riscosse dai suoi pensieri
immediatamente. Era l'unica a chiamarlo a quel modo.
«Mmm?»
chiese, il solito portamento elegantemente disinvolto caratterizzava
la sua figura, ma mentre osservava Dorea, un sorriso gentile
affiorò
sul suo viso.
«Hai
più sentito i tuoi? O... Incontrato Regulus?»
Dorea
poté vedere la mascella di Sirius irrigidirsi, a quella
domanda.
Sirius
non sentiva i suoi genitori da quando era tornato a casa sua, due
anni prima, solo per prendere la sua roba e andarsene.
«No.
Non esistono, per me» rispose, secco, continuando a camminare
e a
guardare davanti a sé.
Dorea
lo guardò comprensiva; poteva capire appieno, purtroppo,
ciò che
Sirius provava.
La
signora Potter infatti, prima del matrimonio con Charlus, si chiamava
Black di cognome; aveva deciso di sposare Charlus e di andare via di
casa, subito dopo il settimo anno conclusosi ad Hogwarts,
perché non
riusciva più a vivere in quella casa.
Non
era stata rimossa dall'albero genealogico, come invece era avvenuto
per Sirius, perché aveva sposato un erede di una delle poche
famiglie Purosangue più rispettabili e più
antiche – non che le
importasse la questione della purezza di sangue, i due si erano
semplicemente amati fin dal primo giorno in cui si erano visti
– e
poi perché fin quando aveva vissuto nella casa dei suoi
genitori,
non era mai stata particolarmente ribelle, e aveva ben celato il suo
forte disprezzo per certe idee della sua famiglia, finendo persino in
Serpeverde, anche grazie alla sua astuzia e forte ambizione,
caratteristiche che caratterizzavano la sua personalità
buona e
oltremodo gentile.
«Andromeda?
Siete ancora in contatto?» chiese la signora Potter, e
poté vedere
materializzarsi sul viso di Sirius un lieve sorriso.
«Si,
mi ha spedito un paio di foto della piccola Dora, la settimana
scorsa, per tirarmi un po' su, sai...» disse lui, un po'
imbarazzato.
Durante
il coma di James, Sirius aveva intrattenuto uno scambio epistolare un
po' più intenso e frequente, rispetto a quello che
mantenevano di
consueto, con i signori Potter, in particolare con Dorea, e anche con
la cugina Andromeda, altra diseredata della famiglia Black per aver
sposato un nato babbano, il signor Ted Tonks.
Sirius
era parte della famiglia, ormai, dato che viveva con loro da due
anni, e aveva condiviso con i genitori di James il dolore per
ciò
che era successo a quest'ultimo, e il loro legame si era rafforzato
molto, in quel periodo.
Dorea
lo attirò con una mano verso di sé e lo strinse
in un abbraccio,
che Sirius ricambiò.
James
era lì davanti a loro, adesso, Charlus gli stava
scompigliando i
capelli mentre i due parlottavano in maniera giocosa.
«Va
tutto bene, Sirius. James è qui, e tu non sarai mai solo,
avrai
sempre me e Charlus, capito?» disse Dorea a bassa voce,
attenta a
non farsi sentire dai due davanti a loro, la testa poggiata su quella
del ragazzo, che lasciò alla donna un tenero bacio fra i
capelli.
«Grazie»
«Non
devi ringraziarmi... Sei parte della famiglia, adesso»
**
«Tesoro,
non ho mai visto questa parte del castello! Come fai a
conoscerla?»
la voce squillante della sua ragazza lo distrasse dal rumore che
aveva udito, poco prima.
Aveva
la sensazione che qualcuno li stesse seguendo, ma chi? «Frankie, mi stai
ascoltando, vero?»
chiese ancora Alice, sbuffando.
Frank,
nonostante fosse molto spesso infastidito dai modi di fare assillanti
della sua ragazza, ogni volta che pensava di zittirla o di lanciarle
un'occhiata truce, si pentiva di farlo non appena la guardava negli
occhi, e questa gli sorrideva. I suoi occhi castani erano dolcissimi,
sembravano emanare luce, gioia e serenità.
«Amore,
siamo quasi arrivati, non preoccuparti» disse Frank,
paziente, e
Alice annuì, in silenzio. Svoltarono ancora un'altro
corridoio, poi
si trovarono davanti ad un dipinto che ritraeva della frutta. Il viso
di Frank si illuminò, vedendolo. «Ecco, ci
siamo!»
esclamò, afferrando la mano di Alice e trascinando la
ragazza dietro
di sé. Frank si avvicinò al quadro con una mano,
iniziando poco
dopo a fare il solletico ad una pera ritratta, che
ridacchiò. Alice
sbattè più volte le palpebre, incredula, e prima
che potesse
aggiungere alcunché, il ritratto fece posto ad una piccola
porticina, che con un Poff
, si
aprì di scatto. Gli occhi di Alice erano a palla, mentre
Frank
continuava a sorridere, guardandosi intorno.
«Salve
signorino Frank, Ally è al suo servizio, signore»
squittì un elfo
domestico femmina, che attirò l'attenzione di Alice che si
piegò
sulle ginocchia, per guardarla meglio.
«Salve
anche a lei, signorina! Ally al suo servizio, signorina!»
disse
l'elfa, il sorriso largo sulla sua piccola bocca, gli occhi blu
sembravano due enormi palle da tennis che osservavano Alice, che dopo
qualche istante di sbigottimento, porse la mano all'elfa.
«Ciao
Ally, io sono Alice!» l'elfa strinse la mano di Alice con
timore ma
poi, quando vide Alice continuare a sorriderle teneramente,
iniziò a
fare inchini di continuo.
Intanto
Alice si guardava intorno, con non poco stupore; oltre all'elfa Ally,
un centinaio di elfi, almeno, si affaccendavano davanti a quattro
enormi tavoli, che ricordavano le quattro tavolate della Sala Grande.
In fondo alla Sala, un enorme camino scoppiettava allegro.
«Oh!
Lei è signor Frank amico del signor Jamie e del signor
Sirius e del
signor Remus e del signor Peter, signore?!» chiese un nuovo
elfo,
che si era avvicinato a Frank e Alice. Frank annuì
sorridendo,
mentre l'elfo afferrava la sua mano e quella di Alice e li trascinava
con sé, saltellando felice.
«Allora
vi preparerò qualcosa di speciale, signori! Chiedete quello
che
volete e lo avrete, lei è la signorina...?»
«Oh,
lei è Alice!» disse Frank, indicando la sua
ragazza, che sorrideva
raggiante, meravigliata da tutto ciò che gli elfi riuscivano
a fare
intorno a quelle tavole.
Un
profumino aleggiava nell'aria, che le ricordava casa, mentre
continuava a sorridere a tutti quegli elfi, che avevano occhi solo
per loro e continuavano a sorridere a lei e al suo ragazzo.
«Frank,
ma è un bellissimo posto! Queste sono le cucine,
vero?»
Frank
annuì, felice che non si fosse sbagliato sulla reazione di
Alice; la
ragazza non faceva altro che avvicinarsi agli elfi e presentarsi a
loro, porgendo la mano a chiunque parlasse con lei, anche ai
più
riluttanti, che finivano per gioire di fronte all'immensa gentilezza
della Grifondoro.
«Ally
si chiede se il signorino Frankie sia venuto qui per qualche preciso
motivo, signore» chiese l'elfa a Frank, indicando una
poltrona
vicina al fuoco.
«Oh,
si! Me ne stavo quasi per dimenticare... Oggi è il
compleanno di
James e vorremmo organizzargli una festa» disse Frank,
sorridendo.
«Bene,
allora prepareremo una torta per il signorino Jamie, signore! E delle
tartine, e dei muffin, e dei biscotti, dei dolciumi, del cioccolato,
della glassa...»
«Credo
che una torta e qualche biscotto al cioccolato siano sufficienti,
grazie Ally» disse Frank, ponendo fine all'infinito monologo
dell'elfa che, imbarazzata, sorrise e annuì a Frank.
«Si
materializzeranno in Sala Comune di Grifondoro alle otto e trenta,
signore! Sul secondo tavolino dietro la libreria, signore!»
squittì
un altro elfo che sbucò dietro le spalle di Ally.
«Grazie,
siete molto gentili» disse Frank, prendendo le manine dei due
tra le
sue. Questi fecero un inchino e poi si allontanarono verso una
postazione, probabilmente per preparare quello che Frank aveva
chiesto.
Alzò
lo sguardo dalla poltrona, mentre un odore di arrosto invadeva le sue
narici, e il suo stomaco iniziava a brontolare. Si avvicinava l'ora
di pranzo, sicuramente gli elfi stavano preparando le leccornie che
avrebbe mangiato anche lui di lì a poco, in Sala Grande.
Si
alzò dalla poltrona, in cerca di Alice.
Dopo
aver gironzolato un po' per l'ampia stanza, poi la vide.
Seduta
tra due elfi, davanti a sé una moltitudine di piattini,
ognuno di
essi ospitava differenti tipi di dolci, che Alice continuava ad
assaggiare, piacevolmente, gli elfi attorno a lei le sorridevano ed
erano colpiti dalla sua gentilezza, dato che questa poi porgeva le
tartine anche a loro, per condividere con loro quelle prelibatezze.
«Alice!
Ma non eri a dieta?» strillò Frank ad Alice da
dietro, che sobbalzò
visibilmente dalla sedia, e si volse al suo ragazzo con un cipiglio
severo in viso.
«Vorresti
dire che sono grassa, Frank Paciock?» sibilò la
ragazza, mentre le
sue labbra erano sporche di cioccolato, sul naso un pallino di panna
montata.
Frank
si trattenne dal ridere, era molto buffa, nel frattempo si sforzava
di mantenere la sua espressione seria e credibile in viso e scuoteva
la testa, convinto.
«No
tesoro, sei perfetta. Ma ieri mi hai detto che...»
«Sciocchezze!
Non l'ho detto...» lo interruppe lei, mentre con lo sguardo
mangiava
una nuova fetta di torta glassata al limone, posta davanti a lei da
un nuovo elfo, che sorrideva ai due.
«Ma...»
continuò, Frank.
«Insomma,
vuoi che mangi tutto da sola? Siediti con me, su! O i nostri amici
saranno dispiaciuti, se lasceremo tutto questo ben di Dio qui, senza
almeno assaggiarlo, no?» disse Alice, rivolgendosi
più agli elfi
che annuivano felici che a Frank, che alzò gli occhi al
cielo e
scosse la testa, mentre prendeva posto sulla sedia accanto ad Alice,
e le regalava uno dei suoi migliori sorrisi.
**
Mi
serve un posto in cui creare uno striscione, mi serve un posto in cui
creare uno striscione, mi serve un posto in cui creare uno
striscione, mi serve un posto in cui creare uno striscione...
Aprì
leggermente gli occhi, poco dopo sorrise.
Un'enorme
porta di ottone si era materializzata sull'ampia parete davanti a
sé.
Si guardò intorno, poi varcò la soglia.
«Ooh»
Esclamò,
sorpresa di ciò che le era apparso davanti.
Al
centro dell'ampia stanza, vi era un enorme tavolo di legno chiaro,
all'apparenza molto resistente. Sopra di esso, diversi pezzi di
stoffa di ogni colore, utili per creare uno striscione. Non appena
Marlene pensò che avesse proprio bisogno di pennarelli e
decorazioni
varie, si materializzò sul tavolo un'enorme scatola gialla.
La aprì,
e trovò al suo interno moltissimi tubetti di colori a
tempera, di
ogni colore. Vi erano nastri, brillantini, colla, pezzi di carta
colorata, fiorellini di carta, cuori, stelle...
«Oh,
Godric...» disse, sorridendo radiosa. Prese un pennello,
scelse uno
striscione bianco e intinse il pennello nella tempera rossa,
incominciando a lavorare indisturbata.
**
«AAAAAAAARGHHHH!»
Mary
alzò gli occhi al cielo, non appena poggiò i
piedi a terra, sul
pavimento del suo dormitorio, e si sfilò la scopa da sotto
le gambe.
«Sono
così terribile, in volo?»
Chiese
la ragazza a Peter, pallido in viso come un cencio, mentre Emmeline
ridacchiava di fronte alla reazione del ragazzo.
Come
suggerito da Mary stessa, avevano portato Peter su nel loro
dormitorio volando, Mary guidava la scopa e Peter si reggeva a lei,
dietro.
Peter
si guardò intorno non appena atterrò sul
pavimento; non aveva mai
visto un dormitorio femminile.
Non
sembrava molto più ordinato del suo dormitorio, in effetti.
Anzi, a
dire il vero, c'erano molte più cose, sparse qua e
là, anche se si
sentiva un profumo di fiori misto ad altri profumi, nell'aria, un
odore decisamente diverso dall'odore del lucido per scope usato da
Sirius, James e Frank, impregnato ormai nelle mura della loro stanza.
Le
pareti, specie quella dietro un letto piuttosto disordinato, erano
piene di poster di alcuni cantanti che Peter conosceva, ma non
apprezzava particolarmente.
«Chi
è fan di Celestina Warbeck e delle Sorelle
Stravagarie?» chiese
Peter, curioso.
«Alice...»
sospirò stancamente Emmeline, e Peter capì che
non doveva essere
qualcosa di gradevole a lei, e probabilmente nemmeno a Mary che,
udendo la domanda di Peter, aveva fatto una smorfia poco convinta.
Nella
stanza, come nel suo dormitorio, vi erano in tutto cinque letti;
quello sistemato subito a sinistra della porta d'ingresso, sembrava
poco ordinato, come se il letto fosse stato rifatto un po' di fretta;
il comodino era praticamente invaso da accessori per capelli, per la
maggior parte dei colori rosso e oro.
Sulla
parete dietro al letto, vi erano attaccate moltissime foto che si
muovevano, piene di visi che sorridevano e salutavano. In molte, vi
era anche Marlene, che stringeva una bambina e un ragazzo
più alto
di lei, i tre erano molto molto simili fisicamente.
«Letto
di Marlene, eh?» chiese Peter sorridendo
«Oh
si, tutti quei marmocchi sono tutti i suoi cugini, i suoi fratelli,
zii... La sua è una famiglia davvero numerosa»
rispose Emmeline,
gentile, e Peter annuì.
Poi
spostò lo sguardo sul letto accanto a quello di Marlene, che
era
molto più ordinato di quello di quest'ultima. Sul comodino,
un unico
portafoto, accanto, il libro di Pozioni e alcune ampolle vuote; sotto
al letto, un calderone.
«Facile,
quello è il letto di Lily» Mary annuì,
ridacchiando.
Peter
spostò lo sguardo verso il letto accanto a quello di Lily, i
due
letti erano separati dall'unica finestra della stanza, molto ampia.
«Oh!»
disse Peter, indicando uno stendardo posto sul letto accanto a quello
di Lily.
Mary
sorrise lievemente al ragazzo, che si avvicinò.
«Mary!
Non sapevo tifassi i Tornados! Questo, insomma... Dev'essere
senz'altro il tuo letto» disse il ragazzo, timidamente.
Sul
letto, vi era posta una Comet, una delle migliori
scope da
corsa sul mercato; il suo aspetto era molto curato. Sul comodino,
invece, un'unica cornice, in cui vi erano le cinque ragazze del
dormitorio: probabilmente la foto risaliva al primo o al secondo
anno, perché erano tutte molto piccole. Sul baule, una felpa
Blu con
su una "T" di un blu più scuro.
«Ho
sempre adorato il contrasto tra questo blu cielo e il blu scuro dello
stendardo, lo trovo molto azzeccato. E poi sta bene, su queste
pareti» aggiunse Peter guardando Mary, che sorrise annuendo.
«Ce
l'hai anche tu?» chiese Mary, curiosa.
«Oh
no, io non seguo il Quidditch... Sirius, ce l'ha Sirius. Lui
è un
fan dei Tornados» disse Peter, imbarazzato. L'espressione di
Mary
sembrò irrigidirsi all'improvviso, poi annuì,
rasserenata.
«Non
poteva essere di James, lui è un fan sfegatato del
Puddlemore
United» sbuffò in un risolino Mary, e Peter
annuì mormorando un
infatti, spostando lo sguardo verso il letto che
aveva
scoperto essere di Alice, pieno dietro la testata del letto di Poster
di cantanti del Mondo Magico.
«E,
per esclusione... L'ultimo letto dev'essere il tuo, Emmeline»
disse
Peter, sorridendo. Ed Emmeline sorrise.
Era
molto ordinato, sul comodino vi era un'agenda nuova, blu ed in pelle,
che doveva esser costata parecchio, su cui vi era scritto in grafia
elegante il nome della ragazza "Emmeline Ain Vance";
aveva tutta l'aria di essere stata fabbricata per lei.
«Ain
è il tuo secondo nome?» chiese Peter, curioso.
Emmeline annuì, un
po' imbarazzata.
«E'
il nome di una stella... Era tradizione per la famiglia di mia nonna
mettere ai figli nomi di stelle, sai... Mia nonna non l'ha fatto con
mio padre, ma lui ha voluto seguire la tradizione... E' molto
stupido, lo so» aggiunse, a capo chino.
«Era
una Black?» chiese Peter, gli occhi curiosi. Emmeline
annuì.
«Anche
Sirius porta i nomi di due stelle... Sirius e Orion, il nome di suo
padre... Io lo trovo carino, mettere nomi di stelle. Anche se
talvolta sono un po' strani, devo ammetterlo...»
continuò Peter,
borbottando di tanto in tanto.
«Allora!
Ci mettiamo al lavoro?» disse Mary, battendo le mani e
porgendo una
sedia a Peter, che la ringraziò tacitamente e si sedette.
«Petey,
direi di iniziare per ordine di Case... Secondo te James chi potrebbe
volere dei Serpeverde?» chiese, ridacchiando.
«Proprio
nessuno» rispose Peter subito, ridacchiando a sua volta.
«Come
pensavo» sorrise radiosa Mary, e mentre i due parlottavano
tra loro,
Emmeline sorrideva ascoltandoli, nel frattempo tirava fuori dalla sua
borsa una stoffa blu, e iniziava a dipingere lo striscione per James.
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Capitolo 49 *** Capitolo Quarantanovesimo - Safe and Sound, Candles Around. ***
Capitolo
Quarantanovesimo -
Safe
and Sound, candles Around.
«Quanti
ne abbiamo inviati, più o meno?» chiese Emmeline
«Tra
i quaranta e i cinquanta, credo...»
Peter
guardò le due, sospirando.
«Credo
siano troppi... La Sala Comune non è così
grande» osservò, e Mary
annuì, l'aria per un attimo colpevole sostituita poco dopo
da
un'alzata di spalle.
«Beh,
sai che abbiamo dovuto tagliare un bel po' di persone dalla lista,
James conosce davvero troppa gente...» convenne Emmeline,
mentre
tutti e tre si ritrovarono davanti al ritratto della signora Grassa, un
passo dal varcare la soglia.
«Marlene!
Dove sei stata?» chiese Emmeline non appena vide l'amica in
piedi
vicino al camino. Questa si volse sorridendo verso l'amica, e le
porse un rotolo di stoffa bianco, che Emmeline dispiegò.
«Oh!
Questo è per Remus... Hai fatto bene, metteremo anche
questo, così
festeggeremo anche il suo compleanno!»
Marlene
sorrise all'amica, felice che anche lei si trovasse d'accordo.
Accanto a loro, Peter e Mary annuivano.
«Dovremmo
aggiungere gli amici di Remus?» chiese Mary a Peter, che ci
pensò
su.
«Gli
amici di Remus sono compresi tra quelli di James... E poi non credo
sia il caso di coinvolgerlo... Lui odia stare al centro
dell'attenzione, non so se gli piacerebbe una festa così,
tutta per
sé...» disse Peter, e il viso di Marlene
sembrò illuminarsi. Vide
qualcuno entrare in Sala Comune, così sussurrò
abbastanza piano da
fare sentire ai suoi amici la sua idea; udendo ciò che
Marlene aveva
da dire, tutti si trovarono d'accordo con lei.
«Allora
faremo così» esclamò Mary, vittoriosa.
«Senz'altro
è meglio così, credetemi. Gli
piacerà!» aggiunse Peter,
squittendo. Emmeline sorrise radiosa all'amica e le tolse lo
striscione di mano per nasconderlo, poi salì in fretta le
scale dei
dormitori, Marlene la seguì.
«Avvisatemi
quando saranno di ritorno gli altri, va bene?»
«Tranquilla!
A dopo, Lene» esclamò Mary, mentre si tuffava su
una poltrona
malandata.
«Chissà
a che punto saranno Alice, Frank, Lily e Remus...»
Peter
fece un'alzata di spalle e si sedette accanto all'amica, in attesa. ***
«Jamie,
dove vorresti andare, adesso?» chiese Charlus al figlio,
mentre
tutti e quattro passeggiavano tranquilli, stringendosi nei loro
cappotti. Charlus teneva in mano due sacchetti, contenenti qualche
nuovo maglione di Stratchy&sons. per James e Sirius che,
secondo
Dorea, erano cresciuti un po' negli ultimi tempi – anche se
in
realtà erano entrambi dimagriti parecchio, specie James
– e così
avevano preso anche qualche nuovo paio di jeans, da indossare nel
weekend e durante le gite ad Hogsmeade.
«Zonko?»
esclamò James, voltandosi a guardare Sirius come per
chiedergli
conferma della scelta. Il suo sorriso si allargò quando vide
l'amico
annuire, d'accordo con lui. Charlus fu immensamente affascinato da
quel negozio, che diceva di non aver mai visto prima e mai visitato
se non in quella occasione, riuscì a comprare – di
nascosto,
ovviamente – numerosi oggetti che riteneva assolutamente
divertenti, per fare qualche scherzo a qualche collega in ufficio o
alla sua stessa moglie (anche se James dubitava che il padre avesse
trovato il coraggio di fare uno scherzo a sua madre, dato che questa
poi l'avrebbe scoperto ed ucciso). «Caccabombe...
Dici che funzionano, ragazzo?» chiese Charlus eccitato a
Sirius, che
annuì ridacchiando.
«Quale
mi consigli di usare, con Dorea?» chiese ancora il signor
Potter,
questa volta avvicinandosi di più all'orecchio di Sirius,
che
sorrise.
«Ti
consiglierei di non usarne alcuno, con lei... Però, se
proprio devi,
le tazzine mordinaso sarebbero l'ideale, data la
sua fissa per
il thé delle cinque...» convenne Sirius,
sussurrando convinto, e un
lampo di genio sembrò accendersi nel viso del signor Potter,
che
tornò a sorridere come un bambino mentre guardava di
sottecchi la
moglie e il figlio guardare una vetrina di articoli scolastici.
«James,
sicuro di non aver bisogno di piume nuove? Alla tua età, ne
consumavo almeno due al mese...» rifletté a voce
alta la signora
Potter, e James scosse la testa ancora una volta.
«No
mamma, ne ho ancora tre nuove... Però se insisti, potremmo
prenderne
una confezione... Remus ne consuma tantissime, e io non gli ho ancora
fatto un regalo per il suo compleanno...» osservò
James, e Sirius
sorrise.
«Oh!
Allora compreremo qualcosa da Scrivenshaft per lui» sorrise
Dorea a
James e Sirius, così entrarono all'interno del negozio. La
pace che
regnava in quel posto, era insopportabile per Sirius. Si udiva solo
il rumore dello sfregare delle piume contro le pergamene, provate dai
vari clienti che erano intenzionati ad acquistare articoli da
scrittura, che a lui dava quasi i brividi.
«Mamma,
posso prendere il set completo di piume, inchiostro e
pergamene?»
sussurrò James alla madre, qualche scaffale più
avanti, e Dorea
annuì al figlio.
«Tu
non prendi niente, Sirius? Non c'è niente di cui tu abbia
bisogno?»
chiese Charlus, sbucando da dietro le spalle di Sirius, poggiando una
sua mano sulla spalla del ragazzo, che scosse la testa sorridente.
Se
possibile, consumava meno piume, inchiostro e pergamene di James.
«Hai
fatto un regalo a Remus, tu?» chiese Charlus pensieroso a
Sirius che
aveva scosso la testa, che ripetè il gesto dato che non
aveva avuto
modo di comprare qualcosa all'amico.
«Potrei
comprargli della cioccolata, la adora...»
Sirius
si illuminò a quel pensiero, e Charlus ridacchiò
alla vista di
Sirius che aveva avuto proprio una bella idea.
«E
dove possiamo comprare della buona cioccolata qui, ad
Hogsmeade?»
«Mielandia.
Non c'è posto migliore»
Sirius
sorrise radioso a Charlus, che ricambiò allo stesso modo,
mentre
entrambi uscivano a grandi passi dal negozio, lasciando lì
James e
Dorea.
«E'
distante da qui?»
L'aria
fredda all'esterno ricordò a Sirius che era ancora inverno,
ad
Hogsmeade, nonostante in lui esplodesse la primavera, quel giorno. Si
incamminò a fianco di Charlus verso una bottega
più avanti, che si
rivelò essere Mielandia, con grande gioia del signor Potter.
«Per
tutti i quattro fondatori! Questo posto è... E'...»
«Remus?»
«Sirius!»
«Cosa?»
«Lily!»
«Black?»
Il
signor Potter si riscosse, udendo quella confusione di voci.
Abbassò
gli occhi, e vide Sirius ridere insieme a Remus e Lily, due amici di
James.
«Ragazzi!
Che piacere vedervi, ma... Un momento! Che ci fate voi qui?»
chiese
l'uomo, e Lily arrossì notevolmente.
«Beh,
siamo venuti qui per comprare delle cose per la festa che stiamo
organizzando a James per questa sera, sa, signor Potter...»
disse
Remus, l'unico in grado di parlare. Lily scostò lo sguardo,
fingendo
di essere estranea alla faccenda. Non aveva mai, mai violato le
regole, e quelle poche volte in cui l'aveva fatto, non l'aveva
scoperta mai nessuno.
Adesso
invece, era stata presa con le mani nel sacco da nientepopodimeno che
il Capo dell'Ufficio Auror Potter, che senz'altro doveva conoscere il
regolamento della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
«Non
preoccuparti, Lily. Il vostro segreto con me è al
sicuro...» disse
gentile il signor Potter, intuendo i pensieri di Lily. Questa
finalmente lo guardò e gli sorrise, grata per il favore
immenso che
le stava facendo.
«Voi,
invece? Non ci sono anche Dorea e James, con voi, vero?»
disse
Remus, improvvisamente preoccupato che James potesse scoprirli
lì.
Se avesse visto Remus e Lily ad Hogsmeade, fuggiti da Hogwarts di
nascosto, per il giorno del suo compleanno, beh... Avrebbe di certo
sospettato qualcosa.
«No,
sono in giro per negozi, ecco...» rispose il signor Potter,
che non
poteva proprio dire che James e Dorea stavano scegliendo un regalo
per Remus da Scrivenshaft.
«Noi
dobbiamo andare da Madama Rosmerta, poi torneremo indietro...
Potreste tenerli lontani da lì, per favore?»
chiese Lily a Sirius,
che annuì.
«Oh,
ma certo! Andremo da Aberforth...» disse Charlus, continuando
a
sorridere. Sirius si volse verso il signor Potter, sorridendo.
«Ah,
quel vecchiaccio è uno spasso...»
«Oh,
altrochè! Scusa, ma tu e James ci siete stati?!»
chiese il signor
Potter, gli occhi sgranati.
Remus
ammonì con lo sguardo Sirius. Ecco, adesso il signor Potter
si
sarebbe lasciato sfuggire la cosa con la signora Dorea e questa
avrebbe sgridato suo figlio e Sirius, ovviamente avrebbe riservato
un'occhiataccia anche per lui, che non sapeva che i due amici si
fossero allontanati così tanto, frequentando il locale per
soli
adulti, quando lui era stato nominato Prefetto probabilmente
perché
il Preside sperava potesse tenere Black e Potter a bada...
E
invece gliene combinavano di tutti i colori proprio sotto al suo
naso!
«Ma
non è solo per adulti?» chiese infatti Charlus,
anticipando la
domanda di Lily, che intanto aveva un'espressione indecifrabile
dipinta in volto, a metà tra l'incredulo e lo sbigottito.
«Beh,
ci siamo fatti allungare la barba, abbiamo fatto un incantesimo di
ingrassamento e, ecco... Siamo riusciti ad entrare»
Sirius
continuava a sorridere, seppur incerto, aspettandosi da un momento
all'altro l'inizio di una ramanzina da parte di almeno uno dei tre.
Lily e Remus avevano la stessa espressione furiosa in viso, mentre
quella di Charlus era indecifrabile.
«E'
assolutamente...» iniziò
«Folle!»
esclamò Remus
«Stupido!»
disse Lily, nello stesso momento in cui aveva parlato Remus.
«...Geniale!»
esclamò infine il signor Potter, guardando Sirius con gli
occhi
pieni di stupore. La mascella di Lily crollò a terra, quella
di
Remus – che conosceva il signor Potter già da un
po' – si
mantenne un po' sospesa, ma non cadde in terra come quella di Lily,
mentre a Mielandia risuonava una risata molto simile ad un latrato.
**
«Guarda,
hai finito tutte le caramelle!» esclamò Alice,
corrucciata, ad una
ridacchiante Marlene, comodamente sdraiata sul tappeto, la testa
sulle gambe di Alice, seduta anch'essa per terra.
«Erano
così buone...»
Marlene
si sforzava di mantenere un'aria innocente, ci stava provando
davvero, ma l'espressione corrucciata di Alice era così
buffa,
che...
«AHAHAHAHAH!»
Alice
iniziò a tirarle tutte le carte di caramelle che aveva
mangiato
Marlene, una dopo l'altra; Alice ridacchiava a sua volta ma si
sforzava di apparire minacciosa all'amica, che continuava a ridere.
«Che
combinate voi due?» esclamò d'un tratto una voce
che le fece
sobbalzare. Remus sorrideva avvicinandosi alle due, poi prese posto
accanto ad Alice, Marlene ancora sdraiata guardava i due dal basso.
«Lene
ha mangiato tutte le mie caramelle! Le aveva fatte Ally per
me!»
protestò Alice, e Remus vide con la coda dell'occhio Marlene
trattenere una risata.
«Molto
maleducato da parte tua, McKinnon» disse, con tono serio e
ammonitore. Alice sbuffò soddisfatta.
«Per
caso hai preso della cioccolata?» chiese Remus, il sorriso
largo e
speranzoso.
«Johnny,
ma non ti stanchi mai di mangiare cioccolata?»
urlò Sirius con tono
allegro, alle sue spalle James varcava la soglia del ritratto,
ridacchiando in sua direzione. Remus si volse immediatamente a
guardare l'amico, e lo ammonì con lo sguardo. Marlene
continuava a
ridacchiare in direzione di un'imbronciata Alice: non aveva sentito
Sirius.
«Orion,
smettila!» disse James, puntando un dito in faccia a Sirius,
con
finto tono ammonitore, Sirius non poté trattenersi dal
ridere.
«Oh,
ecco Elizabeth!» esclamò James vedendo Mary
scendere dalle scale
con Lily dietro, mentre le due borbottavano chissà che.
«Elizabeth!»
urlò dinuovo James in direzione di Mary, che finalmente si
volse a
guardarlo.
«Nessuno
mi chiama Elizabeth» esclamò Mary dubbiosa
«Perché
mi chiami con il mio secondo nome?» chiese la ragazza, il
sopracciglio inarcato, mentre Lily correva a sedersi vicino a Remus,
con un libro in mano.
«Lo
fa da ieri!» emerse Emmeline, entrando dal buco del ritratto.
«Continua
a chiamare tutti con il secondo nome, non capisco...»
Marlene
iniziò ad arrossire, mentre Remus boccheggiava in direzione
di
James, che non smetteva di ridere, al suo fianco Sirius, che invece
cercava di mantenere la sua espressione seria.
«Alice,
tu hai un secondo nome?» chiese dolcemente Frank alla sua
ragazza,
sedendosi per terra e abbracciandola da dietro.
«No»
rispose Alice, quasi dispiaciuta. Frank sorrise, intenerito
dall'espressione della ragazza, e le lasciò un bacio tra i
capelli.
«Menomale,
altrimenti...» cominciò James, intromettendosi.
«Altrimenti
ti picchio, Charlie» disse Remus all'amico, malandrino.
Charlie era
un nome orribile, secondo James. Aveva sempre odiato il suo secondo
nome, nonostante fosse il nome di suo padre. Per questo, quasi
nessuno conosceva il suo secondo nome; spesso persino nei documenti
ufficiali firmava con il suo primo nome solamente, che invece trovava
perfetto.
«E
smettila di ridere, tu, Orion» ghignò Remus, e
Sirius gli lanciò
la sua scarpa, che però colse in pieno viso Mary, senza
volerlo.
Sirius aveva tirato la scarpa alla cieca, senza vedere bene chi
colpiva, dato che i suoi amici erano tutti seduti davanti al divano,
e lui stava dietro.
«Chi
diavolo è stato?» urlò Mary,
arrabbiata, da dietro il divano.
Sirius impallidì, e iniziò a pregare
silenziosamente James di
offrirsi come vittima sacrificale al suo posto.
«Cosa?
Ma sei matto? Mi ucciderebbe!» esclamò James, a
bassa voce, ma
abbastanza da farsi sentire dai suoi amici, che ridacchiavano, tranne
Mary.
«Ti
prego, James!» sussurrò Sirius, guardandolo con
sguardo ammaliante.
«Stupido,
smettila di guardarmi così. E comunque è sempre
no»
Mary
si alzò, di scatto, e quasi non le venne da ridere, vedendo
James
con le braccia incrociate e lo sguardo altezzoso, Sirius davanti a
lui si faceva piccolo piccolo, con le mani giunte.
Prese
la scarpa e, con un colpo da maestro, colpì Sirius in pieno
viso.
«AAARGH!»
urlò Sirius, tenendosi il naso, mentre guardava con sguardo
omicida
una ridacchiante Mary. Lily si alzò, curiosa, e non appena
vide
Sirius tenersi il naso, scoppiò a ridere sonoramente a sua
volta,
così come James.
«Sangue!»
disse Sirius, mentre sbiancava, guardandosi le mani. Mary fu l'unica
a sentirlo, e si sentì un tantino in colpa, vedendo Sirius
impallidire d'improvviso, così gli si avvicinò.
«Hey...»
disse lei, guardando le mani di Sirius e vedendole piene di sangue.
Lo guardò negli occhi.
«Non
volevo farti male...» disse lei, impacciata, sinceramente,
mentre
tirava fuori la bacchetta e Sirius indietreggiava.
«Hey,
vuoi uccidermi?» disse lui, ponendo davanti a lei le sue mani
come
per proteggersi.
«Fidati
di me, te lo aggiusto in un secondo, ok?»
Mary
riuscì a persuadere Sirius, alla fine, che
sospirò e si pose
davanti a lei, che trafficava con la bacchetta, seppur controvoglia.
«Epismendo»
mormorò,
e il dolore di Sirius
cessò, così come il sangue smise di scorrere.
Mary
lo scrutò per un po', mentre si asciugava il sangue rimasto
con un
fazzoletto estratto dalla sua tasca.
«Mi
sono fidato di te» disse lui, sorridendo. Mary
alzò un
sopracciglio. Dove voleva arrivare?
«E
hai fatto bene»
«Sarebbe
lo stesso se tu ti fidassi di me» disse lui, mentre si
chinava a
raccogliere la sua scarpa e la indossava.
Mary
boccheggiò qualche istante, mentre lo osservava sorridere a
James,
seduto poco più in là, che torturava Remus.
«Dici?»
chiese Mary al ragazzo, che la fissò un po' curioso e si
alzò.
«Senti,
lo so cosa sono stato, okay? E probabilmente nemmeno io mi fiderei di
me stesso, se non fossi io, insomma...» disse lui, iniziando
a
borbottare parole inutili. Mary sorrise, vedendolo in
difficoltà,
seppur si fingesse interessata e rapita dalle sue parole
così
profonde.
«Quindi,
perché dovrei fidarmi, se nemmeno tu ti fideresti di te
stesso?»
«Perché
sono un'idiota, e ho sbagliato...» disse lui, e Mary
iniziò a farsi
un po' più seria mentre lui la scrutava, un po' sorridendo.
Rizzò
la schiena, spesso tenuta curvata, e chinò la testa su di un
lato,
lasciando ricadere i capelli su di una spalla, gli occhi curiosi e
profondi scrutavano Sirius, mentre un sorrisetto incurvava le sue
labbra di un rosso naturale così intenso.
«Mmm...
Quindi, ricapitolando... Dovrei fidarmi di te perché sei
un'idiota... Non sei molto convincente, sai?»
Sirius
rise, annuendo, e Mary con lui.
«Sono
un'idiota perché non ti ho dimostrato quanto tu sia speciale
per
me... Però puoi fidarti di me» concluse lui,
avvicinandosi un poco
a Mary, che lo guardò dritto negli occhi. Sirius
poté vedere il
dubbio insinuarsi nei suoi occhi. Mary lo fissò, guardinga,
poi
sorrise un po', gongolandosi.
«Va
bene...»
«Va
bene...?» chiese Sirius, non capendo cosa andasse bene.
«Mi
fido di te» rispose lei, sorridendogli imbarazzata. Sirius
sorrise
radioso.
«Bene...»
rispose, avvicinandosi al viso di Mary, sfiorando con una mano il
collo di lei, probabilmente intenzionato a baciarla. Mary, per un
attimo, si avvicinò al viso di lui, e lo guardò
con malizia.
Quando
stava per schiudere le labbra, fece un salto indietro, facendo
sobbalzare Sirius, che aveva fatto passare l'altro braccio attorno
alle spalle della ragazza, e scoppiò a ridere apertamente.
«Mani
a posto, Black!» disse Mary malandrina, ponendo un dito di
fronte al
viso di Sirius, che sbuffò; Mary si trattenne dal ridere,
mostrandosi seria per un attimo.
«Proviamo.
Provo a fidarmi di te, va bene? Ma adesso noi non stiamo
insieme»
disse lei, categorica. Sirius la fissò negli occhi un
attimo,
scrutandola. Poi passò una mano tra i capelli, sbuffando.
«Sei
davvero terribile, Mac»
Sirius
fulminò un ultima volta con lo sguardo la ragazza, poi si
allontanò
a grandi passi, raggiungendo James. Mary sorrise soddisfatta, poi si
avvicinò al gruppetto.
***
«Lennie,
mi presti qualcosa?» chiese Lily all'amica, facendo il
labbrino.
Marlene fece un'alzata di spalle e, sorridendo leggermente,
spalancò
il suo armadio, che traboccava di vestiti. Lily batté le
mani,
felice, e iniziò a rovistare tra la roba della sua amica.
Mary
uscì dal bagno con un asciugamano in testa, indosso
già i suoi
jeans preferiti, a vita alta.
«Cosa?
Vieni con quelli alla festa?» chiese Alice, oltraggiata.
Secondo
Alice, era praticamente un reato andare alle feste senza indossare
qualcosa di elegante e femminile, che prevedesse uno strascico o
qualche lustrino di troppo era praticamente la regola.
«Già!
Non stiamo mica andando ad un ballo...» disse Mary, roteando
gli
occhi.
«Beh,
fa pure come vuoi» borbottò Alice, contrariata,
mentre indossava il
suo vestitino di flanella blu.
«Oooh!»
l'esclamazione
di stupore e
meraviglia di Lily fu seguita dal suo roteare, con una gonna a ruota
a vita alta in mano, nera, mentre guardava Marlene.
«Prendila
pure, se vuoi»
Lily
corse a dare un lieve abbraccio all'amica, prima di rinchiudersi in
bagno con in mano la gonna di Lene e una sua maglietta bianca, con la
scritta nera e rossa enorme sul petto "Rolling
Stones".
«Insomma,
perché non posso scendere in divisa? Sarebbe tutto molto
più
semplice!» aggiunse Mary, contrariata, mentre Alice le
gettava
l'ennesima occhiata di sconforto.
«Sei
bellissima, qualsiasi cosa ti starebbe a pennello, credimi»
rispose
Emmeline per evitare che lo facesse Alice in una maniera decisamente
poco ortodossa, data la sua espressione corrucciata.
Furono
pronte dopo circa una mezzoretta, dopo che Alice ebbe finito i suoi
soliti scleri pre feste che incudevano sempre un "Non mi sta mai
bene niente" o "Dovrei comprare qualcosa di nuovo" e
finivano con un disperatissimo "Frank mi lascerà", con
enorme noia di Mary.
Quando
scesero tutte e cinque in Sala Comune, un chiacchiericcio concitato
avvolgeva già l'intera Sala, già traboccante di
gente. Lily si
guardò intorno, in cerca di qualcuno con cui passare la
serata. Vide
Remus farle un cenno con la mano, seduto accanto a Frank e Peter
vicino al tavolo allestito per la serata, che ospitava già
la torta
e dolciumi vari, oltre ad un'infinità di bibite.
«Dove
hanno portato Potter?» chiese Lily all'amico, mentre Alice
schioccava un bacio sulla guancia di un sereno Frank.
«Sirius
dopo cena l'ha portato in giro, lo porterà qui tra... Uhm...
dieci
minuti al massimo, credo» disse Remus, guardando il suo
polso.
Lily
prese posto accanto all'amico, che le porse un bicchiere di succo di
zucca.
«Che
bella atmosfera!»
Gli
occhi di Alice brillavano di eccitazione di fronte a quella
confusione e a quell'aria festosa, anche se la ragazza non era
un'adoratrice delle feste; questo fece capire a Lily quanto avesse
bramato, durante tutto il periodo difficile che avevano affrontato,
un po' di normalità e spensieratezza.
Un
moto di affetto la investì, vedendola ridere con Frank,
serena. Lene
chiacchierava con Peter, accanto a loro, e Lily poté notare
che
Remus non le aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno per un attimo,
anche se era bravo a non farsi scoprire – non da Marlene,
comunque.
«E'
proprio bello questo rosso, vero Remus?» chiese maliziosa
Lily
all'amico, che si riscosse e assottigliò lo sguardo, poi
sorrise.
«Già...»
disse lui, osservando il vestito a tubino di Marlene, che era appunto
di un rosso scuro, molto semplice ma allo stesso tempo sembrava esser
fatto apposta per la ragazza.
«Lily!
Remus!»
«Dorcas?
Anche tu!»
Una
ragazza biondissima avanzava verso di loro, con un sorriso
imbarazzato stampato in faccia.
«Ciao
ragazzi! Oh, menomale! Credevamo non saremmo riuscite a trovare
qualcuno di conosciuto!» esclamò la ragazza,
mentre abbracciava di
slancio Remus e Lily.
Dorcas
Meadowes era il prefetto di Corvonero, dello stesso anno di Lily e
Remus. Per questo i tre si conoscevano.
«Dorcas,
questi sono Marlene, Peter, Frank e...» disse Lily, indicando
i suoi
amici alla collega, che sorrise e porse la mano a tutti.
«Alice,
piacere mio» Alice porse la mano a Dorcas prima che Lily
potesse
presentargliela, e le sorrise.
Lily
sapeva che il suo era un sorriso sincero, semplicemente
perché più
volte le aveva parlato bene di Dorcas, quindi per lei era come se
già
la conoscesse.
Tutti
stavano simpatici ad Alice, non aveva mai pregiudizi contro qualcuno
senza un motivo. E poi, le amiche delle sue amiche dovevano
essere
anche amiche sue.
E
l'essere così disponibile e amichevole con tutti era forse
una delle
sue migliori qualità, dopotutto.
«Sei
qui da sola?» chiese Remus alla ragazza, che sembrava
imbarazzata.
«Veramente
no, c'è una ragazza del mio dormitorio che...»
Dorcas
continuava a far scorrere lo sguardo lungo la Sala, in cerca di
qualcosa o qualcuno.
«Tutto
bene?» chiese gentile Lily, notando l'imbarazzo di Dorcas,
osservata
da tutti i suoi amici.
«Non
riesco a trovarla! Oh, eccola!» esclamò alla fine,
sorridendo, e
iniziando a gesticolare verso una ragazza dai capelli nerissimi che
si dondolava, divertita dalla musica di sottofondo, con un bicchiere
di acquaviola in mano. Per fortuna, alla fine, sembrò
accorgersi
dell'amica.
«Doc,
ti ho persa per un po'!»
La
ragazza dai capelli neri sorrise raggiante non appena
incontrò lo
sguardo dell'amica, e si diresse in fretta verso di lei.
«Vieni,
ti presento delle persone...» le disse Dorcas, afferrando la
sua
mano.
«Ragazzi,
lei è Hestia Jones. Questi sono Lily Evans, Remus Lupin,
Alice,
Frank e Marlene» disse, incerta.
«E'
un piacere fare la vostra conoscenza! Allora sei tu, la famosa Lily
Evans? Come stai, a proposito?»
Hestia
sembrava una ragazza solare, spigliata e spontanea, dall'aria
sbarazzina, con quei suoi jeans slavati e la camicia nera un po'
larga. Nell'insieme, era davvero molto carina, forse grazie ai suoi
capelli nerissimi, lunghi e molto lisci.
«Molto
bene, grazie Hestia. E tu?» chiese Lily, cordiale. Lily e
Hestia
iniziarono a parlare in maniera cordiale, spesso si intromise nella
loro conversazione Dorcas, e molto spesso Alice, mentre Marlene stava
un po' in disparte, complice forse la sua solita timidezza.
«Siamo
silenziosi, stasera?» chiese Remus avvicinandosi all'orecchio
della
ragazza, che sobbalzò e roteò gli occhi.
«No,
pensavo...»
Remus
abbracciò Marlene, facendola roteare un po', ammirando il
suo
vestito e la sua risata, che risuonava inconfondibile nella stanza.
«Sei
bellissima questa sera» disse infine il ragazzo, a voce molto
bassa,
e Lene gli lasciò un bacio sulla guancia, per ringraziarlo.
«Lennie,
andiamo a sederci sul divano, unisciti a noi, dai!» disse
Alice
all'amica, che sembrò un po' restia a seguirla, ma poi Remus
le
diede una spintarella, sorridendole.
Nel
frattempo, Mary ed Emmeline ballavano come pazze scatenate al centro
della Sala, dimentiche del fatto che molte persone le stessero
guardando.
«Oh,
questa la adoro!» disse ad un certo punto Emmeline, iniziando
a
dondolarsi in maniera da risultare trasgressiva, e invece era
tarchiata tremendamente di elegante goffaggine, cosa che faceva
ridere Mary.
«Carina
la festa, eh?» esclamò Mary d'improvviso, mentre
faceva roteare su
sé stessa Emmeline, che sorrise e annuì.
«Dove
sono finite le altre?»
Emmeline
si guardò in giro, così come Mary. C'era davvero
tanta, troppa
gente alla festa, e moltissima continuava ad entrare. La musica che
faceva da sfondo era abbastanza orecchiabile, stranamente piaceva a
Mary – forse perché era babbana, e quindi diversa
da quella che
spesso ascoltava.
«Oh,
eccole!» esclamò infine Emmeline, indicando un
punto poco distante
da loro.
«Chi
sono quelle due?» chiese Emmeline a bassa voce all'amica,
vedendo
Lily, Alice e Marlene ridere con due ragazze a lei sconosciute, una
molto bionda e l'altra molto bruna.
«Una
delle due, la mora, è una mia parente, Hestia Jones. E'
simpatica,
una combinaguai. Però è un genio, ecco
perché è a Corvonero»
esclamò Mary, sorridendo leggermente. Emmeline la
scrutò un attimo.
«Non
ti ho mai sentito parlare di lei, però...»
«Beh,
non abbiamo mai avuto modo di frequentarci... Eravamo discrete amiche
prima di entrare ad Hogwarts, poi io sono finita in Grifondoro e lei
a Corvonero e...»
«Un
momento! Ma lei gioca nella squadra dei Corvi, vero?» chiese
Emmeline, e Mary annuì gioiosa, contenta che l'amica avesse
prestato
il minimo di attenzione che bastava per riconoscere una giocatrice,
che non fosse tra i Grifoni, di Quidditch.
«E'
una Cacciatrice, come me» esclamò Mary,
sorridendo. Emmeline annuì
incerta, e Mary non era sicura che l'amica avesse capito di quale
ruolo si trattasse, ma non se ne curò.
La
maggior parte delle volte, infatti, Emmeline veniva praticamente
trascinata alle partite, perché nessuno voleva lasciarla
sola dato
che ci andavano tutti, ma lei, appena poteva, tirava fuori uno dei
suoi libri e cominciava a leggere, non prestando il minimo interesse
nemmeno quando la sua squadra – e i suoi amici, soprattutto
–
erano in campo, e si infastidiva addirittura quando la sua tribuna
esultava per un punto o spesso molti di più.
«Che
ne dici se ci avviciniamo?» chiese Emmeline all'amica, che
fece
un'alzata di spalle.
«Hey,
dov'eravate finite!» chiese Lily, felice di vedere le amiche
avvicinarsi a loro.
«Ballavamo»
rispose Mary, sorridendo. Poi fece scorrere il suo sguardo sulle
ragazze che circondavano Lily, e si sporse verso Hestia.
«Hey,
Hestia. Da quanto tempo non ti vedo in giro...» disse Mary,
stringendo a sé la ragazza, che le sorrise radiosa e la
strinse di
rimando.
«Mmmm...
vediamo! Da quando hai segnato 60 punti di seguito alla mia squadra,
più o meno?!»
Hestia
aveva uno sguardo pensieroso, ma sembrava abbastanza divertita. Mary
scoppiò a ridere, udendo la ragazza, e si sedette vicino a
lei.
«Mary,
lei è Dorcas Meadowes, a proposito» disse Hestia,
indicando l'amica
al suo fianco che porse la mano a Mary, che sorridendo la strinse.
«Come
vi siete conosciute, voi due?» chiese Alice squittendo,
accennando a
Hestia e Mary, curiosa, in una maniera che fece sorridere Dorcas e
tutte le altre.
«Siamo
imparentate...»
«Mmm
si, più o meno cugine... Forse?»
Hestia
aveva degli occhi molto attraenti, piccoli e allungati, incorniciati
da lunghe ciglia. Erano di un verde bottiglia, di un colore molto
più
scuro rispetto al verde giada degli occhi di Lily, comunque
altrettanto luminosi.
Continuava
a sorridere più rilassata, da quando Mary le aveva
raggiunte, felice
di rivederla.
All'improvviso,
la Sala fu investita da un applauso scrosciante, accompagnato da
risa, schiamazzi e fischi da stadio...
«E'
arrivato James» disse Mary, eccitata, alzandosi dalla
poltrona per
raggiungere il festeggiato.
***
«Hey,
siamo arrivati?»
James
continuava a fare la stessa domanda al suo migliore amico da un bel
po' di minuti ormai, mentre camminava a tentoni con Sirius che lo
reggeva per un braccio.
«Non
ancora, Ramoso. Un po' di pazienza, ci siamo quasi» disse
Sirius, il
tono della voce così eccitato che James non seppe se
preoccuparsi o
emozionarsi per la più grande sorpresa del secolo.
Di
botto, Sirius si fermò, facendo sbattere James che stava
dietro di
lui sulle sue spalle.
«Ahi»
borbottò James; Sirius gli aveva messo una benda sugli
occhi, per la
suspance, aveva detto, anche se sapeva bene che
James odiava
rimanere all'oscuro di qualcosa, e non amava molto l'attesa –
era
piuttosto impaziente, a dire il vero.
«Ci
siamo!» borbottò Sirius, togliendo la benda dagli
occhi a James.
Il
ragazzo occhialuto non dovette guardarsi intorno a lungo, per
riconoscere dove si trovasse.
«Ahh,
che originalità eh? L'ingresso della Sala delle Serpi,
capirai...»
disse James scocciato, ed evidentemente deluso.
«Aspetta
però, prima di giudicare!» lo rimbeccò
Sirius, che poco dopo fece
uno sventolio di bacchetta.
Successero
parecchie cose, negli istanti successivi; Sirius lo spinse in avanti,
al contempo lo resse quando si rese conto che James stava per cadere,
poi si udì uno scoppio, poi un altro, fin quando davanti a
loro non
videro esplodere dei fuochi d'artificio, di tutti i colori, che
risuonavano nel silenzio dei corridoi bui, disabitati.
«Woooah!
Fuochi d'artificio freddi del dottor Filibuster!»
L'aria
fu pervasa di stelline luminose di ogni colore, nastri, scoppi di
ogni genere e luci, luci di ogni colore, che James pensò che
fosse
un peccato che davanti a tutto quello spettacolo ci fossero solo lui
e Sirius.
«Oh,
adesso il finale!» disse Sirius, trascinando un po'
più lontano dai
fuochi James, che lo guardò corrucciato.
«Sono
Fuochi d'artificio freddi del dottor Filibuster con innesco
ad
acqua, James, ad acqua!»
Attirati
dal baccano, iniziarono ad uscire dalla Sala nascosta molti
Serpeverde, che si guardavano intorno in cerca di colui che aveva
scatenato tutto quel putiferio.
D'improvviso,
una bomba d'acqua invase il luogo, da cui si tirarono fuori in tempo
James e Sirius, che si erano letteralmente sganasciati dalle risate
vedendo i Serpeverde scivolare per il getto d'acqua a sorpresa.
Poi
Sirius si ricordò improvvisamente di qualcosa, e
tirò fuori James
dal nascondiglio, coprendolo con il mantello
dell'invisibilità
d'improvviso.
Il
corridoio fu invaso da una luce luminosissima, emanata da delle
lettere che erano apparse dal nulla per aria "Buon Compleanno
Capitan Potter!", recitavano, e Sirius potè
immaginare
James sorridere come un ebete a quella vista, anche se non
poté
vederlo dato che l'aveva coperto con il mantello
dell'invisibilità,
mentre lui rimaneva nascosto dietro una colonna.
Sirius
si sentì afferrare per una mano, poi vide d'improvviso
James, che lo
aveva tirato sotto al mantello dell'invisibilità, e
sorrideva
raggiante all'amico.
«Geniale,
Sirius! E' stato assolutamente geniale! Grazie
mille, amico»
disse James, estasiato dallo spettacolo che aveva appena visto, poi
abbracciò Sirius con calore. Sirius lo strinse di rimando,
felice
che la sorpresa per il suo amico fosse riuscita.
Si
allontanarono a grandi passi dal posto non appena videro uscire dal
buco del ritratto i prefetti, compreso Regulus Black che
provocò
l'espressione glaciale immediatamente apparsa sul viso di Sirius, e i
Capiscuola.
«Dove
andiamo, adesso?» chiese James, gli occhiali leggermente
storti sul
naso, illuminati dai suoi brillanti occhi vispi.
«Adesso...
Torniamo in Sala Comune, si» disse Sirius, dando un'occhiata
rapida
al suo orologio. Era già l'ora.
***
«Mi
avete organizzato una festa coi fiocchi, vero? Per questo Remus e
Pete non sono con noi...» esclamò James
d'improvviso, nel silenzio
che avvolgeva i corridoi deserti. Sirius represse appena un ghigno,
poi divenne immensamente serio.
«Oh,
beh. Ci avevamo pensato, in effetti, poi abbiamo convenuto che tu
fossi un po' troppo debole per una festa malandrina, sai...»
disse
Sirius, fingendosi un po' troppo impacciato, così tanto che
temette
James l'avrebbe smascherato di lì a poco.
Ma
James, come ogni volta quando era preso troppo da sé stesso
o da
qualsiasi cosa che lo riguardasse direttamente, aveva i prosciutti
sugli occhi troppo spessi per vedere il ghigno che si celava in
faccia all'amico.
Il
suo sguardo divenne sorpreso, poi leggermente deluso. Poi si
sforzò
di mantenere un sorriso grato a Sirius, che era stato fantastico ad
organizzare quello scherzo tutto da solo, solo per lui. E beh, si, in
fondo si sentiva così stanco che...
Avrebbe
preferito comunque che ad aspettarlo ci fosse una festa.
«Oh,
beh, avete ragione. Insomma, sono così stanco...»
disse, mimando
uno sbadiglio. Un sorrisetto malizioso campeggiava sul viso di
Sirius, che aveva capito perfettamente ciò che passava per
la testa
del suo migliore amico.
«Beh,
menomale che avevo torto a pensare che avresti voluto una
festa...»
esclamò Sirius, risultando un po' sconfitto mentre alzava le
spalle.
James fece un sorriso tirato, prima di pronunciare la parola d'ordine
che permetté loro di vedere cosa si celava all'interno della
Sala
Comune dei Grifondoro.
Era
piena di gente, il chiacchiericcio generale si trasformò in
urla e
manifestazioni di gioia verso il nuovo arrivato, James, che era il
festeggiato. Sopra di lui, uno striscione che recitava "Bentornato
e buon compleanno, James Potter" brillava di inchiostro
multicolore, scritto in grafia elegante – segno che ci fosse
lo
zampino delle ragazze, nell'organizzazione di quella festa.
Sentì
la mano di qualcuno poggiarsi sulla sua spalla, e vide Sirius
sorridergli in maniera raggiante.
«Te
l'ho fatta, amico!»
«Eh,
direi che questa volta ci sono cascato in pieno!» rispose
James,
piacevolmente sorpreso, mentre un gruppo di invitati si precipitava
verso di lui per dargli qualche pacca sulla spalla, abbracciarlo o
schioccargli qualche bacio sulla guancia, per augurargli buon
compleanno.
«Come
ogni volta, Ramoso!» la risata simile ad un latrato si
librò
nell'aria, e raggiunse Remus che, intento a chiacchierare con Frank,
si girò in direzione degli amici.
La
musica era piacevole, la Sala gremita di gente traboccava
vitalità
da ogni angolo.
«James,
Sirius! Siamo qui!» urlò Peter, che
sventolò una mano in direzione
dei due che subito lo raggiunsero, non con poca fatica dato che molti
fermavano James.
«Bentornato,
capitano!»
«Grazie,
Jenn! Come va, Sam? Tutto bene? Hey, Phil!»
Sirius
trascinava James con forza, mentre quest'ultimo continuava a
sorridere e sventolare la mano, felice di rivedere tutti i suoi amici
sparsi per la scuola lì, per lui.
«Hey
James! Ti piace?» disse Alice con la sua voce squillante, che
fece
sobbalzare James che sbucò dalle sue spalle.
«'Lice!
Hai organizzato tu, vero? Grazie»
James
strinse lievemente Alice, che sorrideva tra le sue braccia. James
vide alzarsi dal divano Lily, con a fianco una loquace Hestia e
dall'altra parte Mary, che continuava a ridere a crepapelle per
qualcosa che aveva detto Dorcas, che sorrideva ad Emmeline che
stringeva a sé una timida Marlene.
«Hey,
qualcuno qui ha fatto amicizia! Ciao Dorc, Hestia!»
«Capitano
Potter!» disse Hestia, prima di dare il cinque a James, che
ridendo
la avvolse tra le sue braccia.
«Dorcas...»
disse James, sorridendo. Dorcas scosse la testa un attimo, poi diede
un lieve abbraccio all'amico, di slancio.
«Sei
venuta qui a togliermi punti, vero?» disse James, facendo una
smorfia triste che fece ridere tutti i presenti. Lily osservava
James, Dorcas e Hestia, in disparte, con un bicchiere di succo di
zucca in mano. Un lieve sorriso di stupore campeggiava tra le sue
labbra, quando qualcuno interruppe il flusso dei suoi pensieri.
«Tutto
bene?» chiese Mary, avvolgendo con un braccio l'amica, che si
volse
a guardarla.
«Questi
sono tutti amici di Potter, sul serio?» chiese Lily, e Mary
annuì.
«Lo
adorano tutti, vedi? Tranne te» disse Mary scherzosamente, e
Lily
rise, mentre Hestia continuava a scherzare con James, che sorrideva
di continuo.
«Dai,
io non lo odio. Però...»
Gli
occhi della rossa divennero quasi vitrei, tanto si era fatta
pensierosa. Mary si preoccupò un po', vedendola come sempre
ultimamente incantata, persa in pensieri di chissà quale
natura.
Questa volta, il centro dei suoi pensieri sembrava James, dato che si
era incantata a guardare proprio lui, mentre parlava proprio di lui.
James
sembrò accorgersi dello sguardo di Lily, e dopo averle
sorriso e non
aver visto nessuna reazione in lei che era ancora imbambolata, si
fece spazio tra la piccola folla formata dai suoi intimi amici e la
raggiunse. Sventolò una mano davanti alla rossa, che subito
si
riscosse.
«Hey...
Tutto bene?»
Il
sorriso di James poteva definirsi contagioso, sincero, brillante.
Lily pensò a questo, non appena vide materializzarsi davanti
il viso
di Potter. Batté le palpebre per qualche istante, poi
scostò lo
sguardo dal ragazzo.
«Pensavo...
Ti stai divertendo?» chiese la rossa sorridendo, mentre
osservava le
bollicine del suo bicchiere pieno ancora di succo di zucca.
«Si,
è magnifico. Immagino che anche tu abbia fatto la tua
parte...»
disse James, mettendo le mani in tasca e avvicinandosi a Lily, mentre
questa lo osservava.
«Ah,
niente di che. Ci siamo procurati qualcosina da bere...»
disse la
ragazza, alzando il bicchiere in direzione di James. Lui sorrise, e
prese dal tavolo dietro di lui un po' di burrobirra.
«Grazie,
allora...» disse James, iniziando a sorseggiare la sua
bevanda
preferita, mentre continuava a sorridere e osservare di sottecchi la
rossa, che evitava accuratamente il suo sguardo. Fece un cenno del
capo, quando d'improvviso alzò il bicchiere, pieno ancora
per metà
di succo arancione.
«Ti
va di fare un brindisi?» chiese Lily, e James la
guardò sorridendo.
Alzò
il bicchiere, ponendolo a fianco a quello di Lily, mentre entrambi
sorridevano.
«A
cosa vuoi brindare?» chiese James, avvicinandosi un poco a
Lily,
sfiorandola con la sua camicia bianca, tanto da farla sobbalzare un
po'.
«Al
nostro ritorno?» disse lei, senza scostarsi.
«E
sia!» esclamò James, ridacchiando. Lily
alzò ancora di più il
bicchiere, seguita da James che aveva occhi solo per i suoi capelli
rossi.
«Al
nostro ritorno!» dissero all'unisono; i loro sguardi si
allacciavano, l'uno all'altro, e il tutto fu così intenso
che, loro
stessi, non sapevano cosa stesse succedendo dentro di loro,
perché
quelle sensazioni così forti sembravano aver chiuso entrambi
in una
bolla impenetrabile da chiunque altro.
***
«Questo
sorriso?»
Sobbalzò,
udendo una voce familiare alle sue spalle.
Quella
era la voce della ragazza che un tempo, non molto lontano ma eppure
così distante, era stata la sua migliore amica d'infanzia.
«Sembra
che le cose stiano tornando quelle di un tempo, e ne sono
felice»
Hestia
sorrise, poi allungò le braccia in direzione di Mary e la
abbracciò.
«Starà
bene, Mary. Riavrai la tua migliore amica»
Sorrise,
beandosi di quel contatto che le era mancato così tanto, e
si
maledisse per non aver cercato prima quelle braccia tanto familiari.
I capelli neri di Hestia sovrastavano la sua vista.
«Però
mi piacerebbe riavere dinuovo anche te, tra i piedi»
Hestia
rise, e con lei anche Mary, che la scrutava curiosa di udire una
risposta.
«Neanche
per sogno!» disse seria, ma poi scoppiò a ridere.
La faccia
sorpresa e a dir poco adirata di Mary era troppo divertente, che il
suo tentativo di prenderla in giro non aveva per niente funzionato.
«Ehi!»
«No,
no. Hai ragione... Prometto che non sparirò»
Prima
che Mary potesse ribattere, una nuova voce raggiunse le due, che si
voltarono subito in sua direzione.
«Hestia,
vieni qua! Balliamo!»
Dorcas,
che teneva per mano un'allegra Alice, faceva cenno alle due di
avvicinarsi al centro della Sala Comune.
«Ah
no, io non ho intenzione di ballare, Jones. Vai pure.» disse
Mary,
afferrando un bicchiere di Acquaviola così in fretta che
Hestia non
poté ribattere. La lasciò tutta sola non prima di
averla fulminata
con il suo sguardo penetrante, mentre Mary ridacchiava, per niente
colpita dall'amica.
La
serata procedeva in maniera tranquilla, tutti si stavano divertendo.
Hestia, Dorcas, Alice, e talvolta anche Lily, si trovavano spesso al
centro della Sala Comune, sotto le note di qualche canzone che
adoravano particolarmente. La più allegra tra tutte,
sembrava Alice,
che quella sera aveva conosciuto Hestia e Dorcas, entrambe amiche di
Mary e Lily e ragazze molto simpatiche.
James
veniva continuamente trascinato qua e là, a destra e
sinistra, come
una trottola, dato che tutti volevano scambiare qualche parola con
lui. Molti, infatti, non avevano avuto modo di parlargli dopo il
risveglio, altri invece volevano semplicemente condividere con il
festeggiato qualche minuto di quella splendida serata.
Sirius
e Peter erano fin troppo brilli per poter fare alcun ché,
mentre
Frank, dato che aveva completamente perso di vista la sua ragazza,
faceva da balia ai due, non con poca fatica.
«Frank,
para quella pluffa, parala!»
Da
cinque minuti buoni, Sirius non faceva altro che lanciare in aria
qualsiasi oggetto gli capitasse sotto tiro, spesso anche pesante e
pericoloso per chiunque si trovasse sulla traiettoria, mentre il
povero Frank era costretto ad afferrare ogni cosa al volo, prima che
potesse far danni.
«Wohooo!»
«Sirius,
ti prego, smettila! Per l'amor del cielo, il fermacarte no!»
Si
sentì un rumore, ma che dico rumore, un tonfo, che
arrestò ogni
movimento dei presenti in Sala. Qualcuno urlò di abbassare
la
musica, un leggero mormorio si diffuse in Sala mentre tutti si
accalcavano in direzione del rumore.
«Pete,
Pete, guardalo! Ahahahhahaha»
Sirius,
nel tentativo di avvicinarsi a Frank – che era caduto a terra
come
una pera cotta nel tentativo di afferrare l'oggetto volante e
mormorava insulti in direzione del primo – era crollato a
terra
come il povero Paciock, a faccia in giù, direttamente dal
divano.
Peter
si era sporso dal divano a sua volta, e aveva iniziato a ridere fino
alle lacrime, vedendo Sirius e Frank in terra con i visi spiaccicati
al suolo.
«Così
impari!» disse Frank, alzando la testa e indicando, tremante,
Sirius, che alzò la faccia a sua volta, lentamente.
«Che
eleganza, hai visto? Sono proprio elegante, anche quando
cado!»
disse Sirius, gli occhi fuori dalle orbite, troppo ubriaco per capire
cosa gli stesse dicendo Frank, e la risata simile ad un latrato che
si arrestò, quando...
«Mettiti
su, forza»
Mary
porse una mano a Sirius, che prima la osservò per qualche
istante,
probabilmente per identificare quella figura. Sul viso del ragazzo si
dipinse un'espressione da ebete, quando riconobbe la testa bionda.
«La
mia Mary!» afferrò in fretta la mano di lei, che
con uno scossone
lo tirò in piedi in pochi istanti. Sirius le
lanciò un'occhiata
sognante, prima di barcollare leggermente.
«Oops...
Scusa, tesoro»
«Sta
zitto, Sirius»
Il
tono di voce aggressivo seguito da un ringhio della ragazza,
servì a
far capire a Sirius che era giunto il momento di star zitto, seppur
avesse poca lucidità in zucca e non sapeva quello che
faceva. Mary
iniziò a farsi spazio tra la folla, il braccio attorno alla
schiena
di Sirius che si reggeva in piedi solo grazie a lei, che cercava di
raggiungere gli altri.
Sirius
non aveva occhi che per la ragazza, anche da ubriaco.
«Dallo
a me, Mac»
La
visuale di Sirius fu immediatamente occupata da James, che
tentò di
reggere il suo migliore amico che era proprio ridotto malissimo.
«Avanti
Felpato, cerca di stare in piedi, su...»
James
aveva evidente difficoltà nel reggere l'amico, segno che
fosse
ancora molto debole nonostante il colorito roseo tornato sulle sue
guancie. Remus accorse in suo aiuto, reggendo Sirius dall'altro lato,
mentre quest'ultimo mormorava parole di protesta.
«Ah,
siete due guastafeste! Perché non mi avete lasciato con la
mia
ragazza? Rivoglio la mia ragazza! Mary, Mary!»
«Sirius,
ce la fai a stare fermo per qualche minuto?» urlò
Remus, stanco
delle proteste dell'amico ubriaco. James sorrideva a Sirius,
mostrandosi molto più paziente nei suoi confronti,
probabilmente
grazie al fatto che, quando lui era stato a pezzi come Sirius,
quest'ultimo si era comportato allo stesso modo con lui, risultando
paziente, gentile e accorto. Sistemarono Sirius su un divano posto in
un angolo, così che potesse smaltire la sbornia dormendo in
santa
pace.
«Allora
James, adesso apri i regali!»
Alice
reggeva in mano una pila di pacchi, incartati più o meno
accuratamente, che sembrava stessero per crollare da un momento
all'altro. Grazie all'aiuto di Lily, comunque, riuscì a
poggiarli su
un tavolino allestito per la festa, che ospitava anche la torta.
«Buon
compleanno signorino James, signore!»
Dorcas
guardava la torta stranita, specie per la scritta che aveva
decisamente qualcosa che non la convinceva.
«L'hanno
fatta gli elfi»
«Oh»
esclamò la ragazza, al chiarimento fornito prontamente da
Marlene.
Le due si guardarono per qualche istante, poi Lene sorrise. Era
sempre la più restia a fare amicizia con gente nuova,
rispetto alle
altre. Non che Emmeline fosse una ragazza amichevole quanto Alice, ma
riusciva ad aprirsi, seppur mantenendo le distanze, a chiunque si
trovasse per caso o per qualche motivo insieme a lei, e a scambiare
qualche parola con tutti.
«Una
macchina fotografica magica!»
Gli
occhi di James brillavano di eccitazione. Sirius dal divano rise, un
po' troppo sguaiatamente, probabilmente aveva sentito l'esclamazione
felice di James riguardo al regalo da parte dei malandrini.
«Visto
che la tua si è rotta, abbiamo pensato di regalartene
un'altra... E'
ultimo modello, ha un dispositivo di luminosità e puoi anche
rimuovere il "click", per scattare le tue foto in assoluta
segretezza!» disse Remus con aria fiera, mentre James
continuava a
rigirarsi tra le mani il suo regalo.
«Come
ha rotto la sua vecchia macchina fotografica?»
esclamò Mary,
rivolgendosi a Peter che stava seduto accanto a lei.
«E'
caduta giù dalla torre... Per mano di Frank»
rispose Peter,
sghignazzando un poco, mentre gettava un'occhiataccia infastidita
all'amico che gli aveva ricordato l'occasione.
Il
regalo più gettonato, era stato un'immensità di
scatole di
cioccolatini ricevuti dalle ragazze, che Frank aveva portato subito
su in dormitorio con la scusa di metterle al sicuro da Remus, amante
della cioccolata... In parte era vero, dato che Remus avrebbe scovato
quei dolciumi e li avrebbe divorati di nascosto, non curandosi del
pericolo che il suo dolce preferito avrebbe celato; probabilmente,
infatti, erano pieni di filtri d'amore, e il povero Frank non voleva
correre il rischio di dover salvare l'amico da qualche sbandata per
una fan di James, per giunta, che l'avrebbe rifiutato quando lui
avrebbe cercato in tutti i modi di baciarla.
Frank
e Alice, avevano comprato a James un sensore contro le fatture per le
scope da corsa, che sarebbe risultato utile per la Nimbus 1970 di
James, molto spesso vittima di fatture e inganni prima delle
più
importanti partite di Quidditch.
«Enciclopedia
del Quidditch, volume 1977. Wow!»
James
aveva praticamente ululato dalla gioia, quando aveva aperto la
scatola che conteneva quel regalo. Lily sorrise lievemente,
così
come Emmeline, mentre Marlene e Mary avevano abbracciato James,
felici che il loro regalo gli fosse piaciuto.
«Sapevo
che ti sarebbe piaciuto!» disse la Vance, a cui James sorrise
radioso. La Sala Comune pian piano si svuotò, dato che l'ora
si era
fatta già abbastanza tarda, mentre James, sbadigliando,
ringraziava
i suoi invitati per aver partecipato alla sua festa.
«Su,
adesso bisogna togliere questa robaccia» esclamò
Mary, mentre
raccoglieva da terra bottiglie vuote e tovaglioli di carta, alquanto
schifata. Sirius dormiva profondamente sul divano, e Mary non
poté
non sbuffare quando il suo sguardo si posò su di lui.
Che
idiota, praticamente si era perso tutto della festa. Non aveva fatto
altro che dare spettacolo, per poi finire addormentato come un ghiro!
«Sempre
il solito idiota, non cambierà mai...»
sbuffò la bionda, mentre
raccoglieva un piatto gettato sotto al divano.
«Ovviamente
stai parlando di me»
La
voce di Sirius, rauca, dal tono divertito e assonnato allo stesso
tempo, la fece sobbalzare. Non sapeva di aver dato voce ai suoi
pensieri, quella frase le era sfuggita, a voce un po' troppo alta, e
aveva probabilmente svegliato il giovane Black che adesso aveva un
sorriso di scherno stampato in viso.
«Hai
indovinato, bravo» disse Mary, stancamente, cercando di non
tradire
la sorpresa.
«Hey,
piccioncini! Dobbiamo salire su...» disse Marlene, gettando
un'occhiata eloquente a Mary, che la guardava stranita.
«Lasciali
stare, magari vogliono stare ancora un po' qui» disse Remus
alla
ragazza, che sembrò imbarazzarsi.
A
Mary immediatamente – quasi – venne in mente la
sorpresa per
Remus, così si alzò di scatto dal pavimento,
mentre Sirius la
guardava come se avesse visto un fantasma.
«Che
hai?» chiese Sirius, alzando un poco la testa dal cuscino,
mentre
una fitta gli attraversava la testa.
«Alzati,
dobbiamo salire in dormitorio...» disse Mary a bassa voce,
guardando
Sirius negli occhi.
«Hey
bambola, non mi vedi? Questa sera sono a pezzi, non penso di...
AHI!»
Mary
aveva colpito Sirius con una bottiglia, per il malinteso creatosi,
subito dopo si era voltata a guardare qualcos altro per non mostrare
il rossore dipinto sulle sue guance.
«Idiota,
Lily e Lene hanno organizzato una cosa per Remus... Andiamo»
Mary
trascinò a forza Sirius verso le scale dei dormitori, senza
curarsi
delle sue lamentele e dei suoi giramenti di testa dovuti alla
sbronza, che faceva ancora il suo effetto su di lui, mentre Lily
portava giù Remus con una scusa.
«Dov'è
Remus?» chiese James, mentre Mary e Sirius entravano nel suo
dormitorio immerso nel buio.
«Lily
l'ha trascinato fuori dalla Sala Comune per qualche motivo, adesso lo
porterà quassù...» sussurrò
Mary, mentre Alice cinguettava
eccitata dietro ad un letto.
Nel
buio, Sirius riuscì a distinguere qualche festone, appeso
qua e là
nella stanza; doveva esserci anche uno striscione, legato agli
estremi tra la stufa, che stava al centro della stanza, e il letto di
Frank, anche se al buio non riusciva a vedere cosa ci fosse scritto.
Distinse
la testa di Lene, che brillava alla luce della luna, nascosta assieme
ad Emmeline dietro al letto di James. Più in là,
ci stava Peter,
che aveva tutta l'aria di stare per addormentarsi da un momento
all'altro, dato che chiudeva a tratti le palpebre e la testa sembrava
ricadere leggermente in avanti. Sembrò accorgersene Alice,
che stava
con Frank accanto a lui, che ogni tanto gli scagliava una gomitata
che faceva rinsavire il povero Codaliscia, che non aveva nemmeno la
forza di lamentarsi.
James,
invece, si era messo dietro alla porta, convinto di poter riuscire a
spaventare Remus oltre a sorprenderlo, con grande disappunto di
Alice, che non faceva altro che fargli dei gestacci.
«Sirius,
vieni qui!»
«Jamie,
smettila!» sussurrò Mary, che tenne Sirius saldo
accanto a sé,
quando quest'ultimo stava per raggiungere l'amico.
«Vuoi
che resti qui?» chiese Sirius, suadente, mentre si avvicinava
pian
piano al viso di Mary, che lo guardava schifata.
«Si,
ma solo perché posso tenere a bada James, se tu resti qui.
Jamie,
vieni qui!» disse a voce più alta Mary, che si
beccò
un'occhiataccia da Alice; Lily e Remus sarebbero saliti in dormitorio
da un momento all'altro.
«Dai!»
insistè la bionda, e tra uno sbuffo e l'altro, James la
raggiunse.
La povera ragazza stava al centro, nascosta dietro al letto di Remus,
tra James e Sirius, che sghignazzavano di continuo. Solo Merlino
sapeva cosa stesse passando per la testa dei due, che continuavano a
lanciare occhiate a Frank, la loro vittima preferita, e a guardarsi
tra loro.
«Insomma,
volete smetterla?» disse Mary stancamente, attirando
l'attenzione
dei due.
Un
broncio si formò sulle labbra di James, che
corrucciò lo sguardo
mentre prestava adesso la sua attenzione alla bionda, che si era
seduta per terra, l'aria soddisfatta.
«Da
quando sei diventata una rompipluffe?»
«Ramoso,
non ti dimenticare che nessuno è rompipluffe quanto
Lily...»
esclamò Sirius, con nonchalance, che si beccò
un'occhiataccia da
James, e una più minacciosa da Mary.
«Che
c'è? Cercavo di difenderti!» protestò
Sirius, e un sorrisetto
affiorò tra le labbra di Mary, che non riuscì a
nascondere. Sirius
avvolse con un braccio il ventre di Mary, che stava davanti a lui, e
poggiò la sua testa sull'incavo del collo della ragazza, che
trattenne il respiro per il gesto improvviso di Black.
«Ti
prego, Mary... Lasciamoci tutto alle spalle... Dammi un'altra
possibilità»
Il
tono disperato e così trementamente sincero di Sirius fece
voltare
di scatto Mary, che si trovò a pochi centimetri dalle labbra
di
Sirius, che sembrava trattenere il respiro proprio come lei.
I
due si scrutarono negli occhi per un attimo, sotto la luce della luna
che rendeva le loro iridi più luminose, e decisamente
più profonde.
Mary
si avvicinò di un centimetro a Sirius, senza staccare i suoi
occhi
da quelli di lui, che sorrise sincero, e schiuse le labbra, pronto
ormai a baciarla. Nell'attimo in cui Mary chiuse gli occhi...
«SORPRESAA!»
La
luce si accese e la visuale di Mary e Sirius, balzati per lo spavento
da due lati opposti, fu occupata dal viso rosso di imbarazzo e gli
occhi pieni di sorpresa di Remus, che varcò la soglia del
dormitorio
mentre tutti gli sorridevano, compresa Lily che stava alle sue
spalle.
«Oh...
Io... Non... »
«Non
abbiamo potuto festeggiare il tuo compleanno, così abbiamo
pensato
di farlo adesso...» disse Lily, raggiante. Remus
alzò gli occhi,
osservando le decorazioni sparse per la stanza; ovunque, era pieno di
palloncini rossi e oro, mentre in alto vi era uno striscione, scritto
in rosso in calligrafia elegante, che recitava "Buon
Compleanno Remus" contortato
da brillantini dorati, blu, rossi e verdi.
«Ti
piace?»
La
voce timida di Marlene lo raggiunse dalle sue spalle. Remus sorrise,
capendo che ciò che stava guardando, fosse opera sua.
«E'
bellissimo» disse, avvolgendo di slancio la bionda tra le sue
braccia, che lo strinse con calore.
«E'
stata un'idea di Lily...»
«No
che non lo è stata, Lene... E' stata soprattutto tua,
ricordi?»
disse Lily, avvicinandosi ai due amici e stringendoli in un
abbraccio.
Remus
si staccò dalle due ragazze, attirato dalla voce di James,
che
indossava un cappellino a punta tutto colorato, di quelli che si
usano alle feste dei bambini di cinque anni, che reggeva in mano una
torta, interamente ricoperta di...
«Cioccolato!»
«Esatto
amico, adesso su, vieni qui e spegni le candeline!»
esclamò James,
sorridendo all'amico, che gli sorrise di rimando. Sirius, al suo
fianco, aveva tra le labbra una trombetta, che continuava a suonare
mentre, ogni volta, dei coriandoli si spargevano attorno a lui, e
Peter continuava a riderne.
Remus
si avvicinò alla torta, retta ancora da un pimpante James,
mentre
tutti i suoi amici lo circondavano. Lily spense la luce,
così che
tutto fosse illuminato solamente dalle diciassette candeline che
stavano ritte sulla torta al cioccolato, che Remus non vedeva l'ora
di divorare.
Era
notte fonda, e tutto il sonno che aveva avvertito prima, alla festa
di James, l'aveva abbandonato, complice probabilmente la
felicità
immensa che sentiva viva in lui, come un fuoco che ardeva,
scoppiettante.
«Esprimi
un desiderio» disse Emmeline, guardando Remus sorridendo. Il
ragazzo
annuì, e osservò i suoi amici, sorridenti,
accanto a lui. Guardo
James, e gli venne voglia di stringerlo in quell'abbraccio che non
gli aveva mai dato; guardò Lily, che aveva gli occhi lucidi,
probabilmente perché senza che lui pronunciasse i suoi
pensieri
formando delle parole, sapeva già il desiderio che avrebbe
espresso
e, alla fine, spense le candeline con lo sguardo rivolto a Marlene,
così bella e gentile per essere vera, che aveva occhi solo
per lui.
«Augurii!»
urlò Sirius quando si fece buio, e uno scroscio di mani
accompagnato
da risa invase la stanza, così piena di quel calore che solo
una
vera famiglia può darti.
La
famiglia che vorrei sempre al mio fianco
«Io...
Sono senza parole, grazie» disse Remus, la voce tremante,
sinceramente commosso. Frank tolse la torta dalle mani di James, e
iniziò a tagliarla con l'aiuto di Marlene, mentre Alice
disponeva
con cura dei piccoli piattini, presto riempiti del dolce per il loro
amico e tutti loro.
Remus
rimase imbambolato a guardare i suoi amici per un po', quando
d'improvviso qualcuno lo strinse in un abbraccio.
«Sei
il mio migliore amico, Remus. E noi saremo sempre qui, per te. Te lo
giuro»
Remus
sorrise, immerso nel rosso dei capelli di Lily, che profumavano come
sempre di fiori. James osservava i due da lontano, sorridendo
sincero, seppur stentatamente. Era felice dell'amicizia che da sempre
legava Lily e Remus, ma non poteva non essere un po' invidioso
dell'amico, che stringeva la ragazza che amava, mentre lui doveva
trattenersi dall'avvicinarla.
Remus
si accorse dello sguardo del suo amico addosso e gli fece cenno di
avvicinarsi. Il dinoccolato capitano della squadra di Quidditch di
Grifondoro fece qualche passo incerto, quando d'improvviso fu tirato
per il braccio dall'amico Remus, che lo incluse nell'abbraccio con
Lily.
«Siete
due delle cose più care che ho...» Il sussurro di
Remus raggiunse
appena i due diretti interessati; mentre James sorrise, stringendo a
sé Lily e Remus, Lily si sentì strana; non tra le
braccia di Remus, bensì tra quelle di James, che sembravano
così inevitabilmente e
inspiegabilmente familiari, come se lì, in quel posto, non
potesse
non essere più al
sicuro.
Ciao a tutti!
:3
Ebbene, intanto mi scuso per il
titolo ridicolo. La rima non è voluta, ve lo assicuro D: Ma
mi è sembrato perfetto per anticipare ciò che
rappresenta/narra il capitolo.
Spero innanzitutto che siate
arrivati a questo punto della pagina, se non l'avete fatto è
perché, beh, probabilmente vi sarete già stufati.
PERDONATE eventuali errori
grammaticali o altro, non ho avuto tempo di rivedere il tutto e ho
pubblicato perché vi avevo promesso che, tra un capitolo e
l'altro, non sarebbe passato troppo tempo. Che dire? Non sono
pienamente soddisfatta della festa di James. Volevo far accadere
qualcosa di MEGAGALATTICO, volevo provare a descrivere meglio
l'atmosfera, ma alla fine, dopo ritocchi e visure varie, ne
è venuto fuori questo capitolo.
Spero che nell'insieme il tutto
risulti per lo meno armonioso o, quantomeno, COERENTE.
Come vedete, vi è
l'introduzione di due personaggi (anche se Dorcas era apparsa in
un'altra occasione) provenienti da un'altra casa, così per
rendere l'atmosfera più stemperata, decisamente meno
Grifonica (?). Quest'idea aleggiava nella mia mente contorta
già da un po', e quindi eccole qua! Credo che saranno due
presenze quasi fisse, d'ora in poi. mbCC, come vedi, senza saperlo ti
avevo già accontentata! :D
Grazie Sarapotterhead0601, mbCC,
Catarina Loss, Lily Luna Scamandro, Violarcobaleno, Malandrina24,
mikymusic per aver recensito lo scorso
capitolo! <3 GRAZIEGRAZIEGRAZIE, vi risponderò quanto
prima!
E grazie a te, mio caro, fedele,
nuovo o vecchio, sorridente o triste, commosso o per niente scosso ma
SILENZIOSO lettore, che sei arrivato fin qui e hai sopportato i deliri
e ogni incoerenza di Lilium e non ti sei ancora stancato. Sei
coraggioso :') Ma spero, con questa dedica (?) di darti quella
spintarella che serve per lasciarmi un commento, positivo o meno, che
possa aiutarmi a migliorare.
Alla prossima.
VI ADORO.
p.s. Questa volta voglio farvi
un piccolo regalo, con un estratto del prossimo capitolo! Lo incollo di
seguito:
«Lei,
signorina Evans, sarebbe potuta stare bene tra i Serpeverde...
»
Il
viso di James divenne schifato, dopo che il professore ebbe
pronunciato quella frase, mentre sul viso di Lily si distinse un
lieve sorriso.
«Ahh,
professore, non dica ball...»
«Sono
una fiera Grifondoro, e non c'è niente che possa invidiare
dai
Serpeverde»
La
rossa pronunciò la frase ad alta voce tanto da distrarre il
professore da James; a testa alta, mostrandosi orgogliosa, fissando
con sguardo d'ammonizione il ragazzo che, per ciò che stava
dicendo
e per il tono che stava usando, si sarebbe di certo beccato una
punizione dal professore.
Gli
aveva praticamente salvato le chiappe.
-Marauder11
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Capitolo 50 *** Capitolo Cinquantesimo - Questione di tempo ***
Ciao bellezze!
Eccomi qui, con questo nuovo capitolo. Il numero 50 della storia! Wow... Non pensavo saremmo arrivati a così tanti capitoli *-*
Ci tenevo a ringraziare ancora tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, pubblicato mesi e mesi fa, e a tutti coloro che mi hanno contattata per spingermi a scrivere ancora... Non ce l'avrei fatta senza di voi, davvero! Grazie anche alle 800 persone che hanno letto il chap 49, per aver speso un po' del vostro tempo tra le parole di LILIUM. Perdonate tutti gli errori che ho commesso scrivendo, grammaticalmente parlando e non. Sappiate però che qui dentro ho messo un po' del mio cuore, quel cuore che voi avete saputo custodire e apprezzare con le vostre parole sempre così gentili. Siete TROPPO per me, davvero.
GRAZIE A TUTTI!
Adesso vi lascio con questo nuovo capitolo, non so dirvi quando aggiornerò ma posso dirvi di certo che non dovrete aspettare MAI PIU' così tanto tempo per un aggiornamento.
Adesso?
BUONA LETTURA.
Marauder11
Capitolo Cinquantesimo - Questione di tempo
«Tra gli animali più innocui esistenti in Gran Bretagna, abbiamo L'Horklump, originario della Scandinavia...»
Ripete Lily, tra sé e sé, mentre scosta continuamente la ciocca di capelli vermigli che ricade sul foglio e la infastidisce, ostacolandola nel tentativo di continuare ad intingere la piuma nella boccetta del suo inchiostro.
«Hey, Evans!»
Lily sbuffa, infastidita dalla voce di Potter che continua a chiamarla.
Perché non posso mai completare i miei temi in santa pace?
Decide di ignorarlo fortemente, quando lo vede avvicinarsi al suo tavolo con la coda dell'occhio.
Continua a scrivere, Lily.
Potter non esiste, è solo un'illusione.
«...L'Horklump ha l'aspetto di un fungo, dalla tonalità rosea; è coperto di rade, ispide setole nere...»
La punta della piuma continua a sfregare contro il foglio di pergamena, ormai quasi pieno di inchiostro nero intriso dalla rossa, ancora non pienamente soddisfatta dal suo lavoro quasi concluso.
Lily inizia ad avvertire il fiato di James sul suo collo; sussurra qualche parola di sconforto, mentre continua ad ignorare i richiami del ragazzo riferiti proprio a lei.
«Ma, Lily!»
James, stanco di essere ignorato, batte lievemente la mano sul tavolo su cui sta seduta Lily, facendola sobbalzare notevolmente. La ragazza inizia a tremare di rabbia, quando si accorge che il tentativo "innocuo" di Potter di attirare la sua attenzione ha fatto traboccare un po' di inchiostro nero sul bordo della pergamena, priva adesso di quell'ordine che Lily cercava sempre di dare ad ogni cosa che la riguardasse, evitando accuratamente, per la sua natura precisa e ordinata, ogni sbavatura.
Potter deglutisce, mentre Lily alza lentamente e quasi in maniera meccanica il capo verso il ragazzo, gli occhi socchiusi.
«Mi dispiace, io non volevo...»
James ha gli occhi sbarrati, mentre si scusa sussurrando sincero delle parole in direzione della ragazza, il cui viso si intinge sempre più di rosso, rosso di rabbia.
«Che cosa diavolo vuoi, idiota?» urla Lily all'improvviso, attirando l'attenzione di tutti i presenti in Sala. Remus, dalla poltrona, assottiglia gli occhi e segue il nuovo litigio da lontano, la vena alla tempia inizia a pulsare indica il suo essere infastidito, oltremodo stanco di quei battibecchi interminabili.
«Ci risiamo...» sussurra stancamente Sirius, seduto poco distante da lui, decisamente però più rilassato e divertito dell'amico, che è stato interrotto durante la sua consueta lettura pomeridiana.
«Dobbiamo andare da Lumacorno! Hai dimenticato?» dice James, con un tono piatto ma leggermente contrariato, snervato dei rimproveri di Lily, delle sue occhiate continuamente sprezzanti.
Diamine, fino alla sera prima si stringevano, abbracciati l'uno all'altra, e adesso stavano litigando, dinuovo, lei stava urlando contro di lui, dinuovo!
Beh, si, d’accordo! Non si stavano proprio stringendo, anzi.
Era James che tentava di stringere Lily nel suo abbraccio, che tra l'altro coinvolgeva anche Remus.
E il loro, dopo tutto, non era nemmeno stato un abbraccio voluto – non da Lily – dato che era stato Remus ad abbracciare i due insieme.
Però, per Merlino, perché lei doveva urlare così?
Si riscosse dai suoi pensieri, e focalizzò il viso di Lily, davanti al suo; l'espressione era fortemente imbarazzata, le guance tinte di rosso e gli occhi cercavano accuratamente di evitare lo sguardo di James, un po' dilatati per lo stupore.
«Me ne sono completamente dimenticata...» sussurrò Lily, quasi impercebile.
«Succede anche a me… Sei pronta?»
James fece una lieve alzata di spalle, subito un sorriso gentile si fece spazio sul suo viso. La rabbia di prima nei confronti di Lily sembrava quasi svanita, ora che lei aveva smesso di urlare.
«Posso anche andare da sola» disse Lily, alzandosi e ponendo il suo tema e i suoi libri nella tracolla di cuoio, evitando accuratamente lo sguardo del ragazzo per l’imbarazzo.
James sbuffò sonoramente, incrociando le braccia al petto.
«Devo prendere la mia pozione, quindi tanto vale che venga con te. Luma mi ha chiesto di accompagnarti, ricordi?»
«Il professor Lumacorno, Potter, Il professor Lumacorno»
James roteò leggermente gli occhi, possibile che quella ragazza avesse sempre qualcosa da ridire nei suoi confronti?
Lily nascose il suo sorriso provocato dallo sbuffo di James, intuendo probabilmente i pensieri del ragazzo; poi afferrò il suo braccio in un riflesso involontario, per poi staccarsi come se fosse stata colpita da una scossa; gli occhi verdi sbarrati, in testa un unico pensiero ingarbugliato.
Perché l'aveva avvicinato a quel modo?
Perché, per un attimo, le era sembrato così naturale farlo?
«Evans, tutto bene?» Potter chinò la testa verso la ragazza, ancora l'espressione del viso indicava che fosse in un mondo impenetrabile, tutto suo, a cui lui non poteva accedere.
«Benissimo» disse lei, ritornando in sé. Si recò, con movimenti quasi meccanici, verso l'ingresso della Torre di Grifondoro, James alle calcagna, le mani in tasca e l'espressione pensierosa.
Prima di uscire, lanciò la pergamena estratta dalla tasca dei pantaloni a Sirius, che la afferrò prontamente tra le mani, grazie ai suoi riflessi.
«Occhio» sussurrò James, e Sirius annuì.
Uscirono dal varco, e subito entrambi poterono avvertire il freddo pungente che aleggiava nei corridoi quasi bui, dato che era appena il crepuscolo. Lily si strinse in un gesto involontario nelle spalle, e James se ne accorse.
«Hai freddo?» chiese, togliendosi immediatamente la giacca della sua divisa. Lily scosse la testa, sicura, così sicura che James fu costretto a rindossarla.
Lily iniziò a camminare verso le scale centrali.
Dove diavolo sta andando? Si fa prima se si va per il corridoio destro e si scende per la scala a chiocciola che porta agli uffici.
Mentre i due camminavano, Lily in testa e James qualche passo indietro, la ragazza si girava di tanto in tanto e sembrava di continuo sul punto di parlare, ma non pronunciava mai una sillaba.
«Evans, ma dove stai andando? Stai facendo il giro più lungo...»
Lily sorrise vittoriosa all'esclamazione di James, come se per una vita intera avesse aspettato esattamente quella frase pronunciata da James.
«Beh, puoi sempre prendere dalla scala a chiocciola...»
«Ma che diavolo...» sussurrò James, corrucciando le sopracciglia.
Lily non voleva assolutamente la sua compagnia.
Possibile che la sua sola presenza la infastidisse a tal punto da cercare di "manipolarlo", in un certo senso, per restare da sola?
«Attento, Potter. Non usare quel tono con me» esclamò Lily, puntando minacciosa un dito in faccia al ragazzo, che sospirò e si volse a guardare verso un quadro alla sua sinistra.
«Non devi per forza accompagnarmi, puoi anche prendere la strada più breve» continuò Lily con un'incredibile semplicità, la voce incredibilmente calma, quasi irriconoscibile per James che non era abituato a quel tono così persuasivo.
«Perché?» chiese James, con una schiettezza disarmante. Lily si soffermò un po' a scrutare gli occhi nocciola di lui, che continuavano a fissarsi nel verde delle iridi di lei, senza tentare di scostare lo sguardo altrove.
«Perché... Non ho bisogno di guardie del corpo, so badare a me stessa»
Una risata amara, priva di quella gioia e spensieratezza che facevano sempre parte di essa, si diffuse nel corridoio.
James aveva incrociato le braccia, Lily sembrava voler confermare le sue parole sfidandolo con il suo sguardo fiero e sicuro.
«Lo so. So che sai badare a te stessa, e io non sono la tua guardia del corpo, so anche questo. Ma se posso evitarti di camminare da sola per i corridoi deserti, dato che andiamo nello stesso posto, sono felice di prendere il percorso più lungo»
James aveva sputato quelle parole con convinzione, come se si fosse servito della determinazione degli occhi di Lily che, mentre James parlava, andava disperdendosi, lasciando posto alla confusione.
«Senti, io non ricordo cosa è successo quella volta, va bene? Ma so che ero nel mio turno di ronda e che tu sei arrivato e... Hai rischiato la tua vita per salvarla a me... Anche se io non ricordo assolutamente niente»
Lily aveva un'espressione indecifrabile dipinta in viso. I capelli rossi ondeggiavano leggermente, per il fil di vento che da sempre attraversava i corridoi, colpa delle diverse correnti che lo attraversavano. I suoi occhi erano nitidi, splendidamente verdi, e accesi di determinazione. Le sue labbra erano quasi raggrinzite, costrette in una morsa così innaturale sul suo viso, che James pensò che se si fossero rilassate, probabilmente si sarebbero incurvate in un sorriso, o sarebbero scoppiate in un pianto liberatorio. James si avvicinò lentamente a Lily, la testa piena di parole, pensieri e sentimenti che avrebbe dovuto liberare a lei, ma che ancora una volta tenne per sé, stretti in lui così forzatamente che aveva paura potesse scoppiare, prima o poi.
«Vorrei non ricordare anch'io, sai?» disse James, la voce improvvisamente tremante e rauca, mentre gli occhi percorrevano avidamente il viso di Lily. Nel momento in cui batteva le palpebre, gli sembrava quasi di rivedere quel candido viso ricoperto di quel sangue così spaventosamente rosso, gli occhi quasi vitrei, come quelli di una bambola priva di vita, la fronte corrugata in una smorfia di puro orrore e dolore...
«Ricordare ti aiuta ad andare avanti» disse la rossa, con uno strano tono di rimprovero.
«Vorrei però poter chiudere fuori, certe immagini... Aver dimenticato» disse James, quasi sorridendo. Il viso di Lily divenne gelido, i suoi occhi lucidi, quasi come se le parole di James l'avessero ferita.
«Tu non lo sai come ci si sente, a guardare un viso che non conosci per poi scoprire che quella davanti ai tuoi occhi è la tua migliore amica! Non lo sai, come ci si sente a vedersi stesa su un letto d'ospedale e non sapere perché... Non lo sai, come ci si sente...» La voce di Lily era incredibilmente incrinata, quasi gridava, quando pose una mano sulla bocca per frenare un singhiozzo, mentre le lacrime iniziano ad affacciarsi sul suo viso.
James, incapace di ribattere si avvicinò a lei nel tentativo di calmarla, mentre Lily fa un passo indietro e ricomincia a parlare, senza aver abbandonato la freddezza del suo tono ma con un tremolio della voce, adesso bassa, quasi ridotta ad un sussurro.
«Non lo sai, come ci si sente a guardarti, steso su quel letto quasi morto, mentre tutti dicono che è grazie a te, che io sono viva, quando io ricordo solo di averti odiato, odiato e odiato... »
Parla senza guardare James negli occhi, il cui cuore sembra scoppiare all'interno del suo petto, mentre il suo istinto gli dice che dovrebbe fare qualcosa per tentare di calmarla – e ci sarebbero milioni di cose che farebbe – i suoi muscoli lo tengono immobile, lì, in quel punto, mentre gli occhi verdi di Lily lentamente si alzano, allacciandosi ai suoi.
«Perché lo hai fatto? Perché ti sei frapposto tra me e loro?»
James spalancò la bocca, mentre una mano raggiungeva i suoi capelli, arruffandoli leggermente.
Come faceva a spiegarle che l'aveva fatto perché l'amava, e che avrebbe rischiato la sua vita nuovamente, pur di proteggerla?
Che si era buttato davanti a lei senza nemmeno pensarci un attimo, come se fosse normale dare la sua vita per quella di lei?
Lily continuava a scrutarlo, non capendo perché sembrasse così scosso. Adesso era lui, ad evitare accuratamente di incrociare il suo sguardo.
Lei doveva sapere, lei voleva sapere.
Era l'unico pensiero fisso che aveva avuto, sin da quando si era svegliata in quel letto dell'infermeria. Aveva sperato che lui si riprendesse, per togliersi il peso di quella vita dalla coscienza, perché per lungo tempo si era sentita così in colpa, di aver privato quella persona, a tutte le persone di quel castello, ai suoi genitori, che bramavano la sua guarigione.
Per causa sua, avrebbe potuto lasciar scivolare la sua vita, solo per tenere più salda la sua. Perché?
Avrebbe voluto chiederglielo da quando l'aveva visto con quella veste bianca in corridoio, quella mattina del risveglio, ma non si era da allora creata l'occasione giusta; adesso avrebbe scoperto la verità, forse avrebbe saputo, e avrebbe potuto rimettere insieme i pezzi di quel castello di sabbia che era crollato sotto ai suoi occhi.
Avrebbe saputo perché, ogni volta che lo guardava, gli sembrava come se ci fosse qualcosa, legata a quel ragazzo, che le impedisse di vedere aldilà delle cose, che le permettesse di rimettere insieme ogni pezzo della sua vita prima di quella maledetta sera. Le sue braccia, quelle braccia che l'avevano avvolta, la sera prima, l'avevano quasi spaventata, tanto sembravano familiari; la sensazione di pace che aveva avvertito, ribadiva in uno strano modo che era proprio lì, che doveva stare, e lì soltanto.
Perché?
«Perdinci! Evans, Potter... Per fortuna siete qui, sono venuto a cercarvi perché ho notato che era già passata l'ora... Va tutto bene?»
Il professor Lumacorno aveva rotto il flusso di pensieri di James e quello parallelo ad esso di Lily.
James si era voltato verso l'insegnante, indossando la maschera di quel sorriso cordiale di sempre, mentre Lily tentava di ridestarsi, nonostante gli occhi dell'insegnante si fossero già posati su di lei, inquieti.
«Si, signore. Ci scusi per il ritardo»
Lily si avvicinò al professore, con il suo passo certo, senza degnare di uno sguardo James, che adesso camminava dietro i due, verso lo studio dell'insegnante di Pozioni.
Varcata la soglia, James cominciò a guardarsi intorno con stupore. La stanza era molto ampia e confortevole, un caminetto scoppiettava allegro al centro della stanza, piena ai lati di scaffali in cui vi erano riposte ampolle di ogni dimensione e forma, piene di ingredienti di pozioni di ogni colore e consistenza. L’attenzione di James fu attirata da un’ampolla contenente una massa deforme di colore marrone. L’espressione di James divenne schifata quando lesse la targhetta attaccata all’ampolla.
“Milza di pipistrello”.
«Signor Potter? Mi sta ascoltando?»
James sobbalzò, poi si volse di scatto verso la voce che lo aveva richiamato. Il professore lo guardava stranito, mentre l’espressione di Lily sembrava quasi preoccupata. Si era completamente estraniato da loro.
«Professore?»
Il professor Lumacorno gli porse una fiala, piena dello stesso liquido violaceo del giorno prima.
L'insegnante lo invitò a sedersi sulla poltrona accanto al fuoco, vicino ad un’altra su cui la ragazza si era già seduta, apparendo al contrario di lui perfettamente a suo agio in quell'ambiente sconosciuto per James, dato che non aveva mai visitato l'ufficio del professore di Pozioni.
«Hey, Francis»
Lily continuava quasi ad accarezzare il piccolo acquario di vetro, posto sullo scrittoio tra le due poltrone, che accoglieva al suo interno un pesciolino rosso dalla coda lunga che guizzava, felice di ricevere le attenzioni della ragazza – secondo il professore.
«Ha visto quant'è cresciuto?» chiese l'insegnante, avvicinandosi alla boccia e a Lily, in piedi davanti ad essa, mentre James stava comodamente seduto ad osservarli. Per quanto l’ufficio potesse sembrare a primo impatto ospitale e familiare, era poco spazioso, anche se non eccessivamente piccolo. Sicuramente, l'ufficio della McGranitt era molto più spazioso e luminoso, e risultava ai suoi occhi molto più accogliente.
«Ti piace?» chiese l'insegnante, notando lo sguardo attento di James che scrutava minuziosamente la stanza da quando aveva fatto il suo ingresso.
James sorrise leggermente, poi annuì.
«Beh, in effetti non è malaccio… Anche se ho chiesto più volte a Silente di spostarmi da questo sgabuzzino, ma sembra essere del parere che questo ufficio faccia apposta per me... Preferirei un posto più ampio e luminoso...»
«Professore, qualcosa di ampio e luminoso potrebbe far insinuare che lei aspiri ad uno studio da perfetto Grifondoro, come la nostra torre... Qui si respira aria verde argento, invece, data l'oscurità che sembra quasi incombere… Non è che si è per caso pentito di rappresentare le Serpi?» chiese James con tono divertito e provocatorio, insolente, il ghigno soddisfatto stampato in faccia.
Il viso del professore panciuto si fece paonazzo, mentre Lily ammoniva con lo sguardo il suo compagno di casa.
«Smettila, Potter. Non tutti i Grifondoro amano gli spazi aperti, ampi e luminosi, così come non tutti i Serpeverde navigano nelle tenebre... Oltretutto, anche i Corvonero hanno una Sala Comune molto ampia e luminosa, forse più di quella dei Grifondoro»
Il professore guardò Lily con sguardo d'ammirazione, mentre James la fissava con il suo solito ghigno di sfida, quasi come se volesse spingerla a dire di più. Adorava quel suo modo di ribattere ad ogni sua provocazione.
«Incredibilmente brillante, vivace e astuta. Lei, signorina Evans, sarebbe potuta stare bene tra i Serpeverde... »
Il viso di James divenne schifato, dopo che il professore ebbe pronunciato quella frase, mentre sul viso di Lily si distinse un lieve sorriso.
«Ahh, professore, non dica ball...»
«Forse Grifondoro è la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria – Lily pronunciò queste parole con solennità, poi fece una breve pausa, fissando i suoi occhi sulle iridi ammirate del professore, poi fece un lieve sorriso – sono una fiera Grifondoro, e non c'è niente che possa invidiare dai Serpeverde»
La rossa pronunciò la frase ad alta voce tanto da distrarre il professore da James, che la guardava ammirato; Lily, a testa alta, si volse orgogliosa verso James, fissandolo con sguardo d'ammonizione.
Lui non replicò in alcun modo; d’altro canto, per ciò che stava dicendo e per il tono che stava usando, si sarebbe di certo beccato una punizione dal professore.
Lei gli aveva praticamente salvato le chiappe.
James si riscosse, ricambiò lo sguardo di lei mostrando ammirazione, il suo sorriso sincero adesso affiorava per la prima volta quel giorno nel suo viso, mentre il professore, affranto e sconfitto, incassava il colpo come ogni volta che provava a dire a Lily che l'avrebbe preferita in cravatta verde e argento.
«Adoro le sue rispostacce, signorina Evans. Ahimè, mi sa che dovrò arrendermi, non è vero?»
Il professor Lumacorno porse due bicchieri di Acquaviola ai suoi ospiti, e ne sorseggiò un po' assieme a loro.
Il professore, tra una chiacchiera e l’altra, aveva tirato fuori diverse pergamene riguardanti il suo club quando James aveva deciso, annoiato dall’argomento, di andarsene, così si alzò.
«Può restare, se vuole...» propose gentile il professore, dimentico quasi del battibecco di poco prima.
«Ah, le questioni burocratiche non fanno per me, la ringrazio, professore. Buon pomeriggio» disse James, sorridendo al professore.
Poi spostò lo sguardo verso Lily, che lo fissava già da qualche istante, curiosa.
«E buon pomeriggio anche a te, fiera e impavida Grifondoro»
Lily non poté trattenere un sorriso, mentre James le rivolgeva un cenno del capo e chiudeva la porta dietro di sé, lasciandola ancora una volta con un mucchio di perché in testa da spiegare, per tutto quel cumulo di sensazioni che lui muoveva in lei.
***
Quella polvere la faceva sempre starnutire, di continuo.
Per questo non andava mai in Biblioteca, e dato che non ci andava mai, si dimenticava ogni volta che si fermava lì sempre di non recarvisi proprio appena arrivava il primo starnuto.
«Secondo me sarai intollerante a qualcosa...» sussurrò con semplicità Emmeline, sul naso i suoi occhiali rossi che usava solo per studiare.
Alice arricciò il naso, infastidita da tutti quei libri che sembravano urlarle ordini. Doveva mettersi a studiare, e seriamente, ma non ne aveva per niente voglia.
Pensava di continuo a Frank, che due ore prima era sceso con la sua scopa al campo di Quidditch per allenarsi con Mary, dato che, come gli aveva fatto notare James, non si allenava da un po'.
Frank era entrato in squadra proprio quell'anno, senza fare alcun provino. Robert King, noto battitore della squadra dei Rosso oro, nonché campione in carica della Coppa di Quidditch assieme a James Potter, Mary Macdonald e Sirius Black, quell'anno aveva rinunciato al posto in squadra per via dei MAGO che lo tenevano fin troppo impegnato; a fare da ciliegina sulla torta, era stato l'incarico di Caposcuola ricevuto quasi a metà dell'anno, che lo stava letteralmente facendo sbarellare.
La sua scelta era stata molto meditata, e alla fine aveva convocato James per dargli la notizia, decisamente poco gradita. James si era mostrato molto restio alle sue dimissioni, aveva minacciato di costringerlo a giocare ed era diventato quasi assillante con il povero Robert, finché proprio lei, Alice, aveva portato James a vedere il suo Frank che aiutava, come di consueto, Mary ad allenarsi.
James, non appena aveva visto volare l'amico, si era sorpreso della sua bravura, e l'aveva ammesso immediatamente in squadra, senza sottoporlo ad alcun provino. Frank era troppo insicuro delle sue capacità; per questo non aveva mai provato ad entrare in squadra.
Quel pomeriggio Alice sarebbe volentieri andata a fargli compagnia, dato che fuori c'era anche una bella giornata, ma non poteva, dato che la settimana successiva ci sarebbero stati i primi compiti in classe prima delle vacanze pasquali.
Marlene al suo fianco leggeva con impazienza il suo libro di Cura delle Creature Magiche, senza scostare per un attimo i suoi occhi dalla pagina, mentre lei non sapeva da dove avrebbe dovuto cominciare.
Era indietro con Trasfigurazione, Pozioni, Cura delle Creature Magiche...
Un movimento d'aria e un lieve tonfo le fecero capire presto che qualcuno si era seduto accanto a lei.
«Dorcas Meadowes! Ciao!» sussurrò Alice, con tono piacevolmente sorpreso, mentre la Corvonero le sorrideva e la stringeva lievemente per le spalle, Emmeline e Marlene le rivolgevano un cenno di saluto.
«Non ricordo di averti mai vista qui, Prewett...» disse la ragazza a bassa voce, aprendo il librone che aveva portato sottobraccio.
«Non ci vengo spesso, in effetti... Etciù»
Dorcas ridacchiò all'espressione infastidita di Alice, che sbuffò notevolmente dopo aver starnutito per l'ennesima volta.
«Allergica ai libri?»
«Decisamente...»
Dorcas le sorrise dolcemente, prima di abbassare la testa verso il suo libro, nell'intento di ricominciare a studiare. Alice avrebbe iniziato volentieri una conversazione con la sua nuova amica, ma non volle disturbarla, dato che sembrava così concentrata e dedita allo studio. Così dovette arrendersi, e rivolse nuovamente il suo sguardo verso il suo mucchio di libri.
«Trasfigurazione, mettiamoci sotto...» mormorò tra sé e sè, fissando gli occhi acquosi e nocciola sul libro aperto sotto al suo naso.
«Se finiamo prima che tramonti, andiamo a fare una passeggiata... Ti va?» chiese Dorcas, avvicinandosi all'orecchio di Alice che si voltò e le sorrise radiosa, annuendo.
Un motivo in più per mettere fine in fretta a quella tortura.
***
«Avanti così, Macdonald! Dai, riprova!»
Frank e Mary erano nel campo da Quidditch da un tempo indefinito, ormai; si erano allenati dapprima individualmente, ognuno per il suo ruolo. Poi avevano volato fianco a fianco, facendo gare di velocità. L'agilità di Mary e la sua esperienza le permettevano di avere sempre una marcia in più rispetto a Frank, anche se, a detta della sua compagna di squadra, il ragazzo stava migliorando notevolmente.
I due erano molto in sintonia nel campo da Quidditch, ma come tutto il resto della squadra dei Grifondoro. Uno dei loro vantaggi, probabilmente, rispetto agli avversari, era proprio la loro sintonia, complice il fatto che molti di loro fossero amici da anni.
Mary era tra le migliori Cacciatrici della scuola, escluso James ovviamente, che era assolutamente il migliore, mentre Frank era il nuovo battitore dei Grifondoro, sottovalutato dall'avversario perché da poco in squadra. E questo, secondo Mary, era il loro punto di forza.
Frank, infatti, era un portento nel suo ruolo, riusciva a schivare in fretta ogni ostacolo ai suoi compagni di squadra e allo stesso tempo riusciva a canalizzare l'ostacolo direttamente all'avversario.
Dopo qualche ora di duro allenamento, dato il bel tempo, Frank e Mary avevano deciso di approfittare del sole, che si tratteneva sempre più in alto nel cielo – causa l'arrivo della primavera – per rilassarsi un po', provando ad allenarsi in altri ruoli.
Mary stava provando il ruolo da battitrice; nonostante il suo continuo ripetere "non fa per me" aveva continuato a schivare, seppur con qualche difficoltà, quasi ogni bolide.
«Un ultimo lancio, poi provi a fare il Cacciatore... Va bene, Frankie?» urlò Mary dall'altra parte del campo, a mezz'aria, la mazza retta in mano. Frank alzò un pollice in sua direzione, poi si sistemò meglio con la mazza in mano, pronto a ribattere il colpo di Mary.
Nel frattempo, Mary e Frank non erano più gli unici due giocatori di Quidditch a volersi allenare, quel giorno. Mary, attirata da un lieve vociare a poca distanza, abbassò gli occhi, e vide un paio di persone dirigersi con la scopa alla mano verso il campo, la divisa Blu con le strisce bronzo.
«Hey, andiamo a vedere chi c'è» urlò Frank, e Mary annuì. Entrambi scesero in picchiata, Frank rideva a squarciagola perché Mary era quasi scivolata in maniera buffa dalla scopa, al suo atterraggio, per ciò non aveva potuto fare a meno di ridere.
«Jones! Sei tu?» urlò Frank ad uno dei tre giocatori che aveva i capelli lunghissimi e neri, legati in una coda alta. Questa si girò e sorrise immediatamente ai due, sorpresa di vederli lì.
«Mary, Frank! Stavate volando?» chiese Hestia, avvicinandosi ai due sorridendo, i suoi compagni di squadra alle calcagna. Uno dei due era un ragazzo dai tratti orientali, dinoccolato e dall'aria timida. La ragazza, aveva i capelli molto scuri e arruffati, dei grandissimi e attenti occhi blu.
«Loro sono Sean Chang e Helena Edgecombe, cercatore e battitrice della mia casa, ma li conoscete già...»
«Non di persona. Piacere Sean, Helena...» disse Mary porgendo loro la mano, sorridendo cordiale. Frank replicò, seppur in maniera più timida e decisamente meno vivace.
«Vi stavate allenando?» chiese Hestia, mentre trascinava il baule contenente la pluffa, boccino e mazze dei Corvonero.
«Si, beh... Più che altro ci stavamo rilassando dopo l'allenamento... Ce ne andiamo adesso...» disse Mary, ma Hestia le sorrise scuotendo la testa.
«Beh, potete restare, se volete. Dopo tutto il campo è di tutti, e poi noi dobbiamo allenarci per i Serpeverde, voi per i Tassorosso, quindi...»
«Mi sa che ci ripenserai, al prossimo allenamento, quando dovremo prepararci per voi, vero?» chiese Mary con un ghigno in faccia, punzecchiando l'amica, che ridacchiò divertita.
«Ovviamente, MacDonald. Su, tornate in volo, noi cerchiamo di non disturbarvi...»
Mary si avvicinò all'amica, e la strinse in un lieve abbraccio di ringraziamento. Loro non avevano prenotato il campo per quel pomeriggio, al contrario dei Corvonero, quindi un ringraziamento, seppur silenzioso, lo doveva a quella ragazza.
«Grazie Jones, buon lavoro!» urlò Frank, prima di spiccare il volo a bordo della sua scopa, seguito a ruota da Mary.
**
«Ti va di passare dal campo di Quidditch?» chiese Alice, dopo aver salutato Marlene e Emmeline che si dirigevano verso la Torre.
Dorcas e lei, dopo lo studio, avevano insistito dicendo di voler fare una passeggiata, invitando anche Marlene ed Emmeline, che avevano però con dispiacere declinato, dato che Remus stava aspettando la prima ed Emmeline si diceva molto stanca, quindi avrebbe preferito riposare un po' e aspettare il ritorno di Lily dalla riunione con Lumacorno.
Il corridoio era illuminato dagli ultimi timidi raggi del sole, che risaltavano le lentiggini spruzzate sul viso di Dorcas, che annuì all'amica.
«Come mai vuoi passare dal campo?» chiese la bionda.
Alice sorrise imbarazzata, poi ridacchiò leggermente.
«Frank e Mary si stanno allenando, volevo passare da lì per salutarli, sai... Magari hanno finito» disse la mora, facendo un'alzata di spalle. Dorcas sembrò riflettere un po' su sulle sue parole, poi corrugò la fronte.
«Strano, mi pare che dovessero esserci Hestia e gli altri Corvonero pomeriggio in campo... Magari mi sbaglio»
Alice alzò le spalle; lei non ne sapeva niente di allenamenti dei bronzoblù. Camminavano ridendo tra loro, quando entrambe furono fuori nel parco. Scoprirono di non essere le uniche, ad aver avuto l'idea di stare all'aria aperta, dopo che arrivarono vicino alla riva del lago; ovunque vi erano studenti che leggevano, facevano picnic o si rincorrevano, giocando a spruzzarsi l'acqua o a scherzare.
«Oh, guarda! Qualcuno sta volando!»
Alice indicò felice il campo da Quidditch, verso cui si diresse a passo spedito con Dorcas alle calcagna, che la pregava di rallentare dato che la sua borsa era piena zeppa di libri e faceva fatica a starle dietro.
«Alice, mamma mia, ma hai provato ad entrare in squadra tra i Grifoni? Sei un razzo!» chiese Dorcas, stremata, una volta arrivata sugli spalti, la lingua quasi sfiorava il suolo tanto era stanca. Alice rise di quell'affermazione, la sua risata contagiò anche Dorcas che rise accanto a lei, mentre entrambe cercavano di indovinare chi fossero quei tizi in volo. Grazie al sole che splendeva, non era facile distinguere le casacche da Quidditch, anche perché loro erano sedute nelle Tribune più in basso, e i ragazzi in volo, oltre ad essere molto veloci, erano molto più in alto rispetto a loro.
«Hey, quella è Alice! Chi è quella accanto a lei?»
«Mmm... Forse Marlene?» chiese Mary, scendendo di quota al fianco di Frank, gli occhi assottigliati nel tentativo di riconoscere quella figura; i suoi occhi, così azzurri quanto delicati, facevano fatica a mettere al fuoco con quella luce a fare da padrone all'ambiente aperto.
Il ragazzo era raggiante, felice di aver riconosciuto la sua ragazza da così lontano.
«No, Marlene non è così bionda, e non porta la divisa dei Corvi...» disse Frank con aria di ovvietà e Mary sorrise.
«E' Dorcas Meadowes...» convenne infine la bionda, e Frank annuì.
«State facendo amicizia, eh? Tu, Alice, Dorcas, Hestia... E le altre»
Frank osservava Mary che sfrecciava ancora al suo fianco. La ragazza fece un'alzata di spalle, poi si volse a guardarlo.
«Ho sempre conosciuto Hestia, siamo imparentate. La Meadowes in realtà è amica di Lily, ma sembra che entrambe le Bronzoblu siano entrate nelle grazie della tua ragazza...» esclamò Mary, divertita, mentre saliva di quota.
Sentì Frank ridere, poi la raggiunse.
«Marlene sembra essere un po' più diffidente, vero?» chiese il ragazzo, curioso da sempre di conoscere l'ambiente femminile. Faceva spesso domande su di loro a Mary che, oltre ad essere sua amica, era una ragazza sincera e solare, con cui si poteva parlare. Avrebbe volentieri rivolto quelle domande alla sua ragazza, ma se le chiedeva di qualunque persona di sesso femminile, questa si ingelosiva e diventava paranoica, quasi ossessiva, credendo che il suo ragazzo fosse interessato a qualcun'altra.
«Lene è fatta così, ha bisogno di tempo prima di aprirsi a gente nuova, ma sappiamo bene quanto possa essere allegra e divertente, anche se chi non la conosce non la direbbe una ragazza così solare... Mentre Emmeline, pur essendo più timida e apparentemente snob per la sua aria raffinata, è in realtà molto meno diffidente, lei, beh... - allargò le braccia e scosse la testa, il suo viso si illuminò e si aprì in un sorriso raggiante, mentre parlava delle sue amiche - vede il buono delle persone, come Lily, che però è molto più estroversa»
Frank più volte annuì durante il discorso di Mary, perfettamente d'accordo con lei su ciò che diceva.
Uno dei più grandi pregi di Mary, era quello di essere una buona osservatrice; ci si poteva fidare, del suo parere, e la maggior parte delle volte non si sbagliava su ciò che pensava o diceva.
«Scendiamo? Il sole comincia a calare...» disse Frank, e Mary iniziò la picchiata.
«A chi arriva prima?» chiese urlando Mary, ferma a mezz'aria; subito Frank la seguì, raggiungendola abilmente e superandola, accettando immediatamente la sfida proposta dall'amica.
Un coro di risate formate dai due investirono le due ragazze che erano sedute negli spalti, che quasi sussultarono vedendo davanti a loro materializzarsi Frank e Mary.
«Mary, Frankie!» trillò Alice, alzandosi in piedi e sporgendosi verso il suo ragazzo.
«Vuoi fare un giro?» chiese Frank, e subito la ragazza annuì, sistemandosi dietro sulla scopa. Frank spiccò il volo in fretta, e subito Alice urlò chiedendogli di farla scendere. Mentre Frank si sganasciava dalle risate, Alice lo minacciava di lasciarlo perché non voleva saperne di rallentare, troppo spaventata dalle altezze e dalla velocità del suo ragazzo.
«Sono proprio carini insieme!» disse Dorcas, tra le risate. Mary annuì e rise di gusto, mentre prendeva posto accanto alla ragazza sugli spalti.
«Chi sono quegli altri laggiù?» chiese Dorcas, indicando un punto in lontananza.
«Hestia, Chang e Edgecombe. Si stanno allenando...»
Mary sorrise lievemente a Dorcas, che ricambiò, seppur sorpresa.
«Non sapevo poteste allenarvi insieme...» chiese, a bassa voce.
Mary annuì, trovandosi d'accordo.
«Beh, non si dovrebbe... Ma Hestia ci ha permesso di farlo, nonostante avesse prenotato il campo e noi no» disse Mary, una nota d'affetto poteva distinguersi nella sua voce. Dorcas le sorrise radiosa, per niente sorpresa di quella rivelazione. Poggiò il mento sulle sue ginocchia, mentre guardava davanti a sé, un lieve sorriso sulle labbra rosee, i capelli biondi domati dal leggero vento.
«Mi ha sempre parlato di te con grande rispetto, sai? Ti ammira molto, e ti vuole bene»
Mary si sorprese di quella rivelazione, e si volse a guardare Dorcas, al suo fianco, con mezzo sorriso ad incurvarle le labbra, gli occhi azzurri spalancati per la sorpresa. Le due erano molto simili per colori, difatti anche Dorcas aveva gli occhi azzurri, seppur i suoi fossero un po' più scuri e profondi rispetto a quelli di Mary, cristallini e limpidi. I capelli biondi di Dorcas, poi, sfioravano quasi il biondo platino, mentre quelli di Mary erano più luminosi, seppur fossero di un biondo altrettanto chiaro.
«Oh... Davvero?» chiese, in un fil di voce. Dorcas ridacchiò per la reazione di Mary; sembrava una bambina a cui era appena stata fatta un'importante rivelazione.
Annuì vivacemente, e Mary sbuffò in un sorriso.
«Gliene voglio così tanto anch'io... Non volevo ci allontanassimo, sai? E' stato il caso, poi ho conosciuto Lily, e... »
«Beh, potete sempre recuperare... »
La naturalezza con cui Dorcas esprimeva il suo parere spiazzava Mary, a cui ogni cosa appariva più semplice grazie a quella ragazza. Le sorrise, poi fece passare un braccio sopra la sua spalla, sorridendo e stringendola in un abbraccio pieno di gratitudine, sovrastandola con la sua statura e il suo fisico atletico. Dorcas era minuta e molto magra, anche se non faceva esercizio fisico come Mary, che era molto soda e formosa al punto giusto. Una folata di vento annunciò, poco dopo, l'arrivo di Hestia.
«Hey, voi due!» disse la ragazza, mentre scendeva raggiante dalla scopa.
«Ciao, Hestia!» disse Dorcas all'amica, sorridendo. Chang e Edgecombe scesero sul prato, guardando in direzione di Hestia che si accorse di loro.
«Ragazzi, ben fatto! Potete andare. Buona serata!»
Sventolò una mano in direzione dei suoi compagni di squadra, che ricambiarono allo stesso modo, mentre si allontanavano dal campo.
«Sei venuta qui da sola, Dorc?» chiese Hestia all'amica, che scosse la testa. Hestia prese posto accanto a Mary, scoccandole un bacio sulla guancia, mentre Dorcas fissava le nuvole.
«Sono venuta con Alice Prewett, che in questo momento sta volando con Paciock, il suo ragazzo»
Hestia annuì capendo, e tutte e tre iniziarono a volgere lo sguardo verso l'unica scopa rimasta in volo, mentre il tramonto cresceva davanti a loro. Mary si alzò d'improvviso, e iniziò ad urlare.
«Hey piccioncini, è ora di rientrare!» Frank e Alice la udirono, così iniziarono a volare verso gli spalti, mentre Dorcas e Hestia, dopo aver sussultato per la voce così squillante di Mary, ridacchiarono divertite.
**
«Dove sei stata?»
Lily sobbalzò visibilmente al buio dei dormitori, quando rientrò dopo la riunione con il professore Lumacorno.
«Emmeline, cosa ci fai qui da sola?» chiese Lily, dirigendosi verso il letto dell'amica.
«Oh, non credo di sentirmi molto bene» rispose la mora, e subito Lily poggiò una mano sulla fronte dell'amica. Scottava terribilmente.
«Mel, sei bollente! Vado a prenderti una pozione, va bene?»
«Preferirei che ci andassimo insieme... Così eviti poi di riscendere per portare il bicchiere a Madama Chips» disse Emmeline, tirandosi su. Lily la guardò con sguardo di disapprovazione, poi la aiutò a tirarsi su, avvolgendola con una calda coperta. La porta del dormitorio si spalancò, rivelando due raggianti Mary e Alice.
«Riusciremo a convincere Marlene, vedrai...»
«Non capisco perché si isoli»
«E' solo un po' più diffidente, che poi di questi tempi non fa male... Mel, Lily... Che succede?» chiese Mary, mentre Alice, vedendo il colorito pallido di Emmeline avvolta in una coperta e Lily che la osservava preoccupata, iniziava a trasformarsi in versione "mamma-chioccia".
«Stai male?» chiese Alice, avvicinandosi all'amica.
Emmeline tossì, mentre Lily si alzava per reggere l'amica.
«Ha una febbre da cavallo... La stavo aiutando ad andare da Madama Chips...»
Mary affiancò Emmeline dall'altro lato.
«Veniamo con te... Vero 'Lice?»
Alice annuì, così, tutte e quattro, uscirono dai dormitori, aiutando Emmeline a scendere cautamente le scale, dato che aveva accusato un giramento di testa.
Il suo viso, di solito candido, adesso era rosso come un pomodoro, e i suoi occhi, grigi come il cielo di Londra, erano molto lucidi.
Sirius, scravaccato su una poltrona con il Settimanale del Quidditch in mano alzò gli occhi, attirato dalle voci delle quattro.
«Dovresti andarci, sai? Non conosco Hestia, ma Dorcas è una brava ragazza...» diceva Remus a Lene, che annuiva poco convinta.
«Hey! Dove andate?» disse Sirius quasi urlando, attirando l'attenzione di Remus e Marlene che parlavano fitto fitto tra loro e quella di James, che giocava a scacchi con Peter poco più in là, sul solito tappeto rosso.
«Portiamo Emmeline in infermeria...» rispose Alice per le altre, e Sirius si alzò con un balzo.
«Che ha?»
Emmeline continuava a tossire, mentre adesso Marlene raggiungeva il gruppo di amiche, allarmata.
«Allora non eri stanca prima, stavi male...» disse la McKinnon, tastando con la sua soffice mano la fronte bollente dell'amica.
«E brava Vance, adesso non sarò più al centro dell'attenzione per i miei malanni!»
James si avvicinò allegro alle ragazze, cercando di tirare su il morale alla malata, che gli sorrise debolmente. Poi Potter volse il suo sguardo a Mary, che la reggeva da un lato.
«La porto giù io?» chiese, gentilmente.
«Io posso farcela, ma Lily è ancora pallida... Guardala...» sussurrò Mary all'amico, attenta a non farsi sentire dalla rossa. James constatò che Lily avesse già il fiato pesante per aver portato giù dai dormitori Emmeline, così si avvicinò.
«Evans, dalla a me. La porto giù io, ok?» chiese, sorridendo. Lily lo guardò contrariata, poi si intromise Mary.
«Scenderemo con te» disse Mary, annuendo in direzione della rossa che sembrò un po' più convinta. James prese in braccio Emmeline, con una cura e una calma disarmante, ed iniziò ad avviarsi verso l'uscita della Sala Comune dei Grifondoro.
Dietro di loro, una scia di Grifoni formata da Lily, Mary, Sirius, Alice e Marlene parlottavano tra loro.
«Non ha molto spesso la febbre»
«Vero Alice, solitamente sei tu quella cagionevole...»
«Ma non è vero!» disse la mora, protestando.
«Ah, dai, 'Lice! Non è mica un'offesa...» si intromise Lily, avvolgendo con un braccio l'amica.
Emmeline, intanto stava sussurrando qualcosa a James, che fece incuriosire la rossa. James ridacchiava, mentre reggeva con delicatezza la testa mora della ragazza.
«Chiudi gli occhi, allora» disse, e Sirius, accanto a loro, disse qualcosa che Lily non percepì, ma che fece ridere James.
«Lils, tutto bene?» chiese Mary, accortasi dell'espressione pensierosa di Lily mentre osservava Sirius, James ed Emmeline. La rossa sorrise e annuì, poi si avvicinò al trio, affiancando Sirius.
«Carotina!» disse Sirius, avvolgendo con un braccio la schiena di Lily, che gli fece una linguaccia.
«Mel, siamo quasi arrivati, sta tranquilla... »
Poco dopo, difatti, Madama Chips accolse il gruppetto in infermeria e, dopo aver somministrato una pozione contro l'influenza ad Emmeline, le ordinò di restare in infermeria per tutta la notte.
«Domattina sarai sana come un pesce, Vance!»
Emmeline supplicava con gli occhi i suoi amici di non lasciarla lì, da sola.
«Vuoi che resti qui a farti compagnia?» chiese Alice, sorridendo, mentre le accarezzava la testa e lasciava scorrere le dita tra i capelli corvini.
«Oh no, signorina! Potrebbe contagiarla. Domattina potrete venirla a prendere ma adesso tutti fuori, su!»
L'infermiera spinse fuori dall'infermeria il gruppo, tra le proteste di Lily e di Alice e le risate di Sirius e James.
«Adoro quando si infuria con qualcun altro!» disse Sirius, sognante, e James annuì divertito.
Mary affiancò James, che la abbracciò calorosamente, mentre Sirius continuava a parlare a bassa voce – quasi bisbigliando – con Lily, quando...
«Lily, mi sono scordata di dirti una cosa!» emerse Alice. Lily e Mary si voltarono verso lei e Marlene, alle loro spalle. Lily corrugò la fronte, mentre il viso di Mary si distese in un sorriso. Nel frattempo avevano già raggiunto la Sala Comune dei Grifondoro.
«Dorcas e Hestia hanno invitato me, Mary, Marlene, te ed Emmeline a fare un picnic al parco, domani! Ci stai?»
Lily sorrise, poi fece un'alzata di spalle.
«Beh, Perché no?!»
«Evvivaa! Marlene, adesso sei proprio costretta a venirci!»
Marlene sorrise e roteò gli occhi, così un nuovo coro di risate investì il gruppo, mentre Sirius e James facevano ritorno da Remus e Peter, seduti accanto al camino con Frank.
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Capitolo 51 *** Capitolo Cinquantunesimo - Broken Souls ***
Ciao bellezze!
Come state?
Questo capitolo arriva dopo un milione di anni, spero qualcuno di voi lettori/lettrici sia ancora vivo! xD
Mi scuso per il capitolo, non mi convince come al solito e penso sia anche più breve dei precedenti... Mi farò perdonare, promesso. Mi impegnerò per cercare di pubblicare in più breve tempo possibile. Nel frattempo volevo chiedervi se avete qualche idea riguardo alla storia... Sto pensando di concludere Lilium alla fine del sesto anno, per poi scrivere una storia tutta ambientata, cronologicamente parlando, durante le vacanze estive e al settimo anno... Sarà un continuo, ovviamente.
Vi saluto e mando un bacione a tutti coloro che ci sono, c'erano e ci saranno sempre.
Vi adoro.
-M11
Capitolo Cinquantunesimo - Broken souls
Un fulmine squarciò il cielo, dividendolo a metà, mentre il rombo di un tuono ruppe il silenzio quasi incantatorio, che domina il castello nelle prime ore del mattino.
La ragazza aprì lentamente gli occhi, infastidita da quel frastuono. Trovò quasi subito, prima che potesse per sbaglio spingerlo a terra nel tentativo di afferrarlo, il suo orologio in argento ricevuto lo scorso natale dal padre, poggiato sul suo comodino. Impiegò qualche istante prima di riuscire a capire che ore fossero.
05:54
Erano quasi le sei del mattino.
Maledetto temporale. Avrebbe potuto dormire ancora un po’ ma sapeva che non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi una volta svegliatasi. Così si girò e rigirò un paio di volte tra le coperte scarlatte del suo letto, poi distinse un movimento leggero nel letto accanto al suo. Cercò il viso dell’amica nell’oscurità, poco dopo incrociò il suo sguardo seppur il suo viso sembrasse invaso dai suoi capelli così splendidamente biondi
«Buongiorno piccola Alice» disse dolcemente Mary, tirandosi su piano, attenta a non svegliare Marlene e Lily che sembravano ancora dormire.
Alice ricambiò il suo saluto e si tirò su, ormai arresasi al fatto che non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi, adesso che anche Mary si era svegliata e le aveva rivolto il primo saluto della giornata.
«Bbbgrn… »
Mary ridacchiò udendo il tono contrariato di Alice, che non voleva proprio saperne di alzarsi e teneva la faccia appiccicata al cuscino. Poggiò i piedi nudi sul pavimento di pietra e subito avvertì un brivido di freddo, così infilò le pantofole cercando in esse conforto e si diresse verso il bagno.
«Vai a lavarti adesso?» chiese Alice all’amica.
«Si dai, così scendiamo a prendere Emmeline. Vieni, vero?» chiese Mary, e Alice annuì convinta. Si alzò, tirò fuori la sua divisa e, mentre attendeva che Mary uscisse dal bagno per lavarsi a sua volta, prese una divisa pulita dall’armadio della Vance per portarla giù in infermeria, così sarebbero potute scendere tutte e tre insieme a fare colazione come ogni mattina.
Si soffermò un attimo a guardare Lily e Marlene, che dormivano ancora così beate nei propri letti, e le invidiò non poco dato che non erano state svegliate dal temporale che si stava scatenando proprio in quel momento fuori dalle mura del castello.
Sbuffò quando si ricordò d’improvviso che quello doveva essere il giorno in cui avrebbero dovuto avere il pic nic con Hestia e Dorcas, e si diresse verso il bagno adesso che non sentiva più l’acqua della doccia scorrere.
Bussò alla porta, che subito si aprì, rivelando Mary avvolta nel suo accappatoio rosso.
«Pensavo fosse sparito quel broncio, dopo la mia proposta di andare a prendere Mel in infermeria…» disse Mary con tono divertito.
«Oggi dovevamo fare quel picnic con le ragazze, ricordi? Mi sa che dovremo rimandare»
«Oh, è vero!» sussurrò Mary dispiaciuta, mentre indossava la gonna e prendeva la cravatta da stringere attorno al colletto della camicia candida. Alice, intanto, entrava in doccia.
Il getto d’acqua bollente sembrò rilassare i nervi già tesi di Alice, che si lasciò andare per lo scorrere dell’acqua e si rilassò.
«Ti aspetto fuori, ‘Lice.»
«Mm-mm» mormorò la mora in un gesto d’approvazione all’amica, che le sorrise.
«E comunque faremo qualcos’altro invece del picnic, ho già in mente qualcosa» disse Mary, decisa a non volersi arrendere al malumore che si era impossessato di Alice quella mattina, poi uscì dalla porta e mise la borsa in spalla.
Un nuovo tuono ruppe il silenzio, ma Marlene e Lily continuarono a dormire.
**
«Buongiorno ragazze!»
Frank prende posto accanto ad Alice, e subito il viso di quest’ultima si illumina alla sua vista, facendo sparire tutto il suo malumore. Mary e Emmeline sorridono al ragazzo in segno di saluto, mentre consumano la loro colazione tranquillamente.
«Adoro queste giornate di pioggia!» esclama ad un certo punto Frank, e subito Alice lo fulmina con lo sguardo. Mary ridacchia, mentre Emmeline sorride un po’ stentatamente ad Alice.
«Non avresti dovuto dirlo, Frankie» lo canzona Mary divertita mentre afferra nuovamente la caraffa piena per metà di succo d’arancia.
«Ho sempre adorato la pioggia… che c’è di strano?» rispose Frank all’amica, un po’ meno convinto delle sue preferenze, accortosi dell’espressione ora infastidita della sua ragazza.
«C’è che io odio la pioggia!» strillò quasi Alice, e Frank la guardò, quasi preoccupato.
«Avevamo in programma il picnic con le altre più Hestia e Dorcas, giù al parco. Proprio oggi» disse Emmeline, mostrandosi dispiaciuta. Frank finalmente capì, e avvolse con un braccio le spalle minute della sua ragazza, che aveva un broncio da paura.
«Potreste organizzare qualcosa di diverso per oggi, no? Oppure potreste semplicemente rimandare a domani… magari ci sarà bel tempo» convenne Frank, e prima che Mary potesse annuire, Alice si intromise.
«Tra una settimana inizieranno le vacanze pasquali, oggi era l’unico giorno in cui tutte noi eravamo libere dai test di fine trimestre!»
Delle voci conosciute attirarono l’attenzione dei quattro seduti a tavola, che si volsero a guardare.
«Potrai sempre venire da noi, Pet. Lo sai che mamma ti adora!»
Peter ringraziò tacitamente James, che gli sorrise di rimando, mentre Sirius parlottava a bassa voce con Remus e gettava occhiate al tavolo dei Serpeverde.
«Levatelo dalla testa, Felpato. Non faremo assolutamente niente che possa metterci nei guai almeno per un mese! Abbiamo avuto abbastanza disgrazie per una vita intera, non credi?»
Sirius lanciò a Remus uno sguardo piuttosto contrariato ma non rispose. Sapeva quanto l’amico avesse ragione, ma lui voleva assolutamente combinare qualcosa a quelle serpi. Dovevano pagarla per aver fatto del male ai suoi amici, avrebbero dovuto pagare ciò che gli avevano fatto passare fino alla fine dei loro giorni, pensò.
Avevano quasi distrutto il suo mondo, e non l'avrebbe mai più permesso, l'aveva giurato e spergiurato.
Mai più.
Ma avevano bisogno tutti di un po’ di serenità, era vero anche questo.
«Buongiorno Grifondoro!» tuonò James, con un sorriso che avrebbe potuto illuminare l’intera Scozia persino in una giornata così uggiosa.
«Ciao ragazzi» rispose Mary, facendosi contagiare come sempre dall’allegria dell’amico. James scoccò un sonoro bacio sulla guancia dell’amica, che subito gli fece spazio sulla panca accanto a sé. Sirius prese posto di fronte ai due, tra Alice e Frank.
«Vuoi del latte?» chiese Frank a Sirius, che annuì mentre lanciava l’ennesima occhiataccia a Remus, intenzionato più che mai ad ignorarlo.
«Dove sono Lily e Marlene?» chiese Sirius alle ragazze.
«Siamo scese molto presto, questa mattina. Le abbiamo lasciate su in dormitorio» rispose Alice, Mary si volse a guardare verso l’ingresso per vedere se intanto le ragazze erano arrivate.
«Come stai, Mel?»
«Mi sono ripresa del tutto, grazie James per avermelo chiesto» rispose Emmeline con un sorriso, e James le sorrise di rimando, contento che l’amica stesse bene.
«Di niente, Mademoiselle»
James mimò un inchino verso la ragazza, mentre finalmente Marlene e Lily facevano il loro ingresso in Sala. Mary alzò una mano in direzione delle ragazze, che non la videro, così si alzò.
«Ehi, Evans!» urlò la bionda, e subito Lily si volse in sua direzione e annuì, alzando una mano in sua direzione. James alzò leggermente la testa non appena udì il nome di Lily, Sirius di fronte a lui rise osservandolo, come ogni volta, mentre Remus gli scagliava un calcio da sotto il tavolo.
«Maledetto lup…»
«Zitto!» sibilò James, e Sirius gli lanciò un’occhiata di fuoco.
«Buongiorno a tutti!» trillò Marlene, prendendo posto accanto ad Emmeline, mentre Lily rimase in piedi con un foglio in mano.
«Buongiorno! Remus, questa settimana tocca a noi coordinare i turni delle ronde»
Con uno scatto leggero che fece mulinare i lunghi capelli rossi di Lily, la ragazza si chinò alle spalle di Remus, che si volse in sua direzione, lo sguardo curioso.
«Ronda? Tu non farai ronde fino a dopo le vacanze di pasqua!» disse Remus, la voce ancora rauca per il sonno. Un’espressione vittoriosa si affacciò sul viso di Lily, che si fece spazio sulla panca accanto all’amico, mentre gli occhi sospettosi dei suoi amici erano puntati su di lei.
«Ho convinto la McGranitt! Torno a svolgere il mio ruolo di prefetto»
«Cof- cofa?» disse stridulo James, dopo aver sputato parte del suo bolo per la sorpresa, mostrando la bocca piena di pasta sfoglia.
Lily lo guardò con espressione schifata.
«Potresti evitare di vomitare a tavola? Grazie, Potter»
«A me non ha permesso di riprendere i miei allenamenti! Tutto questo è ingiusto!» disse James a Sirius, alzandosi e ignorando quasi l’espressione di Lily.
Guardò in direzione del tavolo insegnanti, e notò che la McGranitt aveva già posato il suo sguardo grave su di lui. Sostenne il suo sguardo per un po’, poi Remus lo tirò giù per la manica della divisa, così riprese il suo posto.
«Perché non vai nel suo ufficio? Potresti riprovarci» propose Sirius, e Remus gli lanciò l’ennesima occhiataccia. Emmeline gli passò la teiera, mentre Robert King sembrava camminare proprio in loro direzione. Aveva un’espressione nervosa, molto nervosa. Era al suo ultimo anno, si stava preparando per affrontare i MAGO ed era stato nominato Caposcuola, dunque era sempre strapieno di impegni.
«Ragazzi! Scusate l’intrusione… Buongiorno! Ciao, Mary» concluse il suo saluto sorridendo in maniera maliziosa a Mary, il suo tono si era fatto stranamente mieloso. Mary aggrottò leggermente le sopracciglia ma rispose, educatamente. Sirius scrutò entrambi, stranito da quel modo di fare strano, sospettoso di King.
«Ciao King, che succede?» chiese quest’ultimo, incapace di trattenersi e leggermente infastidito dalla scena.
«La professoressa McGranitt mi ha chiesto di nominare un sostituto Capitano provvisorio della squadra di Quidditch di Grifondoro, in quanto Caposcuola e ex membro della squadra» disse Robert a James, a tratti lanciava occhiate a Sirius, che sorrise.
Ah! Un sostituto di James… doveva essere per forza lui, si! Chi altro, sennò?
Sghignazzava pensando al fatto che James avrebbe dovuto cedergli, seppur per poco tempo, la spilla con la C dorata, pensava già a quando l’avrebbe indossata per dispetto ogni giorno davanti a James, che si sarebbe indispettito…
«Dovrei parlare con la professoressa oggi, avrei intenzione di chiederle di riavere il mio posto» ribadì subito James, infastidito, interrompendo i pensieri malandrini di Sirius. Robert lo guardò con espressione comprensiva e annuì.
«Non credo cambierà idea, nonostante i suoi tentativi Madama Chips non vuole darle il permesso per farti tornare in campo almeno per i prossimi quindici giorni, e tutti sappiamo che tra un mese c’è la partita contro i Tassorosso, perciò…»
«Ma Evans ha riavuto la sua spilla di Prefetto, perché io non?» ribattè James.
«Lo so James, ho provato anch’io a convincerla, amico. Tifo per la squadra della mia casa, naturalmente! Ma alla fine mi ha costretto a dare un nome…» concluse Robert dispiaciuto, poi tornò a sorridere malizioso in direzione di Mary, che volse lo sguardo altrove imbarazzata da quella situazione. Lei e Robert erano stati compagni di squadra, non ci aveva mai provato con lei così spudoratamente… anche se più volte l’aveva invitata ad andare insieme ad Hogsmeade e lei ogni volta aveva rifiutato, non l’aveva mai guardata così. Aveva provato a scrollarselo di dosso presentandogli Emmeline, ma quando i due uscivano insieme o si incontravano, King la tempestava di domande su Mary, così Emmeline gli aveva detto chiaramente e senza troppa premura che non intendeva più vederlo.
«Bene Rob, grazie amico» disse Sirius, alzandosi dalla panca e porgendo la mano a King, che divenne paonazzo. James già sbuffava, sapeva che Sirius avrebbe approfittato dell’incarico – seppur a breve termine – per sbattergli in faccia la spilla da Capitano e per dare del filo da torcere ai Serpeverde agli allenamenti, dato che ora aveva anche il potere per farlo… poggiò una mano sulla fronte, già esasperato.
«In realtà ho nominato Mary MacDonald, come Capitano provvisorio» disse Robert, avvicinandosi di botto a Mary e porgendole la spilla, che la ragazza non afferrò subito per lo shock.
«I-io?»
«LEI???»
«SI!»
«No!»
«Cosa?»
«Sta scherzando!»
Rispettivamente Mary, Sirius, Robert e poi dinuovo Sirius, James e Mary avevano urlato attirando l’attenzione di OGNI presente in Sala.
«Starà sicuramente scherzando, è uno scherzo, vero?» disse Sirius, paonazzo, mentre Mary iniziava ad imbronciarsi.
«Qual è il tuo problema?» strillò la ragazza, strappando ora la spilla dalle mani di Robert, che era diventato rosso e sembrava incapace di dire alcunché. Sirius si alzò, sovrastando con l’altezza la ragazza, che si alzò poco dopo fronteggiandolo.
«Tu non sei adatta al ruolo di Capitano! Spettava a me!» sputò Sirius, e Mary sembrò inviperirsi ancora di più.
«Come ti permetti? Come puoi…?» urlò Mary, mentre James cercava di tenerla per un braccio e di farla sedere. Ma la furia si era ormai scatenata. Mary non accennava volersi calmare, Sirius sembrava, se possibile, ancora più infuriato e deluso rispetto a lei.
«Credevo avresti scelto me, King» disse Sirius rivolgendosi ora al Caposcuola, il tono di voce basso ma pungente.
«Amico, penso che Mary sia perfettamente all’altezza della situazione, oltretutto la McGranitt si è subito trovata d’accordo con me, perciò…»
«Ahh, balle! Vuoi solo provarci con lei! Ho visto come la guardi!» scattò Sirius, puntando un dito contro il Caposcuola, che adesso sembrava aver perso del tutto colore in viso.
«Basta, Sirius» esclamò Remus, ma nessuno sembrò sentirlo.
«Non è vero!» rispose Robert, poco convinto.
«SI CHE E’ VERO!» ribattè Sirius, mentre la McGranitt, stanca di quel frastuono, si alzava dalla tavola e raggiungeva i Grifondoro.
«E anche se fosse?»
Robert si fece paonazzo, rendendosi conto troppo tardi che Mary lo stava osservando ed era rimasta basita da quella dichiarazione.
Ci aveva chiaramente provato più volte con lei, ma tutta questa spavalderia era del tutto nuova! Insomma, ammettere davanti a lei che ci stava provando e che aveva suggerito il suo nome solo per far breccia nel suo cuore, non era forse troppo?
Sirius, stava per saltargli addosso, mentre Remus si era alzato e posto tra lui e il Caposcuola, che sembrava minuscolo di fronte a Sirius, che era di gran lunga più alto e muscoloso di lui.
«Una settimana di punizione per il signor Black con me, ogni pomeriggio dopo le lezioni da oggi» tuonò la McGranitt
«Ma professoressa!» protestò subito Sirius, ponendosi davanti a lei con sguardo da cane bastonato.
«Non ammetto teatrini nella mia Casa! Hai aggredito un tuo compagno che è anche Caposcuola e protestato per una decisione presa da lui e da ME! Insubordinazione! Ah no, non provarci nemmeno, o la settimana di punizione diventerà un mese» sibilò la professoressa avvicinandosi al viso di Sirius e sibilando quasi le ultime parole, dato che Sirius aveva aperto bocca per rispondere con una nuova protesta.
Sirius, scocciato per la sconfitta, si sedette sulla panca senza volgere uno sguardo all’insegnante, e questa, con le narici ancora larghe e gli occhi sbarrati per la rabbia, si volse e si allontanò a grandi falcate. James, che vedendo la professoressa arrivare verso di loro, aveva avuto tutto il tempo un'aria combattuta, finché si alzò sulla panca, deciso...
«Professoressa?» disse, con voce quasi stridula, intenzionato a fare la sua richiesta tanto agognata di riavere il suo posto nella squadra.
La professoressa si volse di scatto verso James, le sue narici sembravano emettere vapore e i suoi occhi mandavano scintille, tanto erano sporgenti e inviperiti.
Aveva proprio l'aspetto di un drago, pensò il ragazzo.
«Siii?» disse la donna, con un tono alquanto spazientito.
«Oh... Ehm... Buona giornata!» sputò James infine, dopo aver convenuto che quello non doveva proprio essere il momento giusto per fare la sua richiesta che avrebbe potuto scatenare l'eruzione di un vulcano spento da un milione di anni.
Sirius, nel frattempo, addentò con violenza l’ennesima ciambella, e continuò la sua colazione ignorando volutamente Mary, dato che aveva ottenuto la spilla al posto suo, e James, per non averlo difeso e per non aver contestato la decisione di King e non essersi intromesso a suo favore.
«Tutto bene?»
Lily lo osservava un po’ preoccupata, lui si volse a guardarla quasi con indifferenza e annuì.
«Alla grande» afferrò la sua borsa e si alzò, dirigendosi da solo fuori dalla Sala Grande per la prima lezione della giornata, sotto gli sguardi incerti dei suoi amici.
«Non capisco perché se la prenda tanto con James» disse Marlene, avendo notato lo sguardo di fuoco che Sirius aveva lanciato all’amico priva di voltarsi e andarsene.
«Gli passerà» disse tranquillo Remus, mentre James ignorava lo sguardo di tutti. Mary si era chiusa in un silenzio religioso, secondo Alice era troppo immersa nei suoi pensieri per occuparsi degli altri.
«Non ho preso le sue difese» disse James, imbronciato.
«Ma nessuno l’ha attaccato! E non toccava a te scegliere il tuo sostituto, non avresti potuto fare niente» cercò di consolarlo Frank, dandogli una lieve pacca sulla spalla.
«E non si può dire che lui meriti più di Mary questo incarico… Insomma, tutti ci saremmo aspettati Sirius… Concedimelo, Mars» convenne Alice, e Mary la osservò e annuì, trovandosi d’accordo.
«Non pensare di non essere all’altezza, è solo arrabbiato, non voleva dirti che non lo sei… nessuno lo direbbe o penserebbe, chiaro?» disse Lily dolcemente, avvicinandosi all’amica che fece un lieve sorriso di gratitudine.
«Ma certo! E poi è geloso, è chiaro come il sole. King ha proprio intenzione di provarci con te, sai?» si intromise Emmeline, ridacchiando leggermente.
«Non me ne frega niente di King, ma la spilla la tengo, se non ti dispiace – disse con particolare delicatezza a James, che le diede una lieve pacca sul braccio per dirle che non doveva preoccuparsi – per queste settimane, poi dovrai tornare ad essere il mio Capitano»
James sorrise, seppur con difficoltà, e stavolta avvicinò a sé Mary e la avvolse in un abbraccio che intenerì i presenti, mentre la campanella che annunciava l’inizio delle lezioni ruppe la calma apparente.
**
La mattinata trascorse lentamente; tutta la scuola sembrava immersa in un clima soporifero, complice probabilmente il rumore della pioggia incessante che continuava a cadere dalle prime ore del mattino che sembrava trasmettere sonnolenza e voglia di stare sotto le calde coperte dei letti a baldacchino.
Le lezioni di volo del primo anno furono sospese, così come quelle di Cura delle Creature Magiche e Erbologia degli altri anni, dato che era impossibile per gli insegnanti e i ragazzi raggiungere le aule fuori dal Castello, visto che ovunque vi erano pozze di fango; così vi erano moltissimi studenti dall’aria sperduta che vagavano per tutto il Castello, un po’ annoiati per quel clima ma felici di poter evitare di fare lezione per rilassarsi un po’.
«Direi che siamo stati proprio fortunati, oggi. Doppia lezione di Cura delle Creature magiche e Erbologia annullate!» esclamò felice Peter, Remus annuì mentre rovistava nella sua borsa in cerca di una piuma. Avevano deciso di andare in una delle Aule allestite per lo studio.
Sirius, di fronte a loro, non aveva però per nulla intenzione di chinare la testa sui libri. Continuava a gettare occhiate ai presenti in Aula qua e là, cercando di nascondere il fatto che la sua attenzione, in realtà, era quasi del tutto rivolta a Mary, che rideva tranquilla poco più in là con Lily, Dorcas e Hestia, le due Corvonero.
«Peccato, questa sera avremmo dovuto osservare la costellazione dell’Orsa maggiore, ma ho paura che sarà impossibile osservare il cielo con questo tempaccio!» disse Dorcas dispiaciuta, e Lily annuì, dello stesso avviso.
«Sono sicura che la professoressa Sinistra troverà un modo per fare comunque lezione, sapete che sarebbe persino capace di spostare i nuvoloni con un incantesimo!» esclamò Hestia sventolando una mano. Non provava particolare simpatia per l’insegnante, a dire il vero nemmeno per la materia; si era, come sempre, lasciata convincere da Dorcas a frequentare Astronomia, entrambe erano molto portate per le materie scientifiche, erano tra le più brave del corso, come Lily, che però amava la materia e si dedicava con passione al suo studio.
«Avrei preferito fare ripasso oggi, difatti, dato che venerdì abbiamo il compito di fine trimestre!» convenne Lily, e Mary sbuffò.
«Sei una secchiona, Lils» esclamò la bionda, e Lily si imbronciò in una maniera così buffa che Hestia e Dorcas scoppiarono in una risata che contagiò le due Grifondoro.
«Alice! EHI!» Hestia vide Alice fare il suo ingresso con Frank in aula. La mora subito afferrò il suo povero ragazzo, in balìa dell’umore pessimo di lei, e lo trascinò verso le sue amiche.
«Ciao ragazze! Vi stavo cercando… Mi sa che oggi sarà impossibile fare un picnic…»
Il viso tondo e bonario di Alice, solitamente sempre allegro, si intristì mentre guardava alternativamente Hestia e Dorcas, anch’esse piuttosto dispiaciute per l’imprevisto che avrebbe impedito loro di fare la prima uscita di gruppo.
«Hai ragione… Mi dispiace così tanto!» disse Hestia, dispiaciuta per il picnic – ma molto, moltissimo per aver annullato l’allenamento che si sarebbe dovuto svolgere quel pomeriggio con la sua squadra, dopo il picnic.
«Che ne dite se organizziamo qualcosa per le vacanze di pasqua? Ciao ragazze!»
Un'idea affiorò d’improvviso nella mente di Dorcas, felice di aver trovato probabilmente una soluzione. Marlene e Emmeline intanto erano arrivate, unendosi al gruppo e prendendo posto al tavolo. Marlene sembrava felice di aver trovato, dopo vari giri del castello, le sue amiche che sembravano scomparse. Ma il suo viso appariva stanco, aveva trascinato la sua borsa traboccante di libri e adesso l’aveva praticamente scagliata a terra.
«Vacanze di pasqua? Non parlatemi di vacanze, per favore! Non vivrò fino ad allora, lo so!» mormorò Emmeline, fiacca e spossata, sommersa di appunti da studiare fino al collo.
«Dorcas ha proposto di organizzare qualcosa per le vacanze di pasqua, voi che ne dite?»
«Io sono assolutissimamente d’accordo! Ma potrò esserci solo dal 10 al 12…» trillò Alice.
Mary si avvicinò all’amica con un sorrisetto malizioso, e la avvolse con un braccio attorno ai fianchi
«Che impegni hai, signorina?»
«Beh… Sono stata invitata dai Paciock… A trascorrere le vacanze a Birmingham! Mi avrai tra i pieeedi mia cara Mac!»
Mary, infatti, abitava nella stessa città di Frank Paciock e dei Potter. Vi era, infatti, un piccolo quartiere magico nella città babbana, in cui abitavano molte delle famiglie magiche più antiche. Loro tre, infatti, si conoscevano fin da quando erano molto piccoli, dato che tra l’altro erano vecchi amici di famiglia.
«Oh, ma è fantastico! Anche se non credo che tu vorrai passare del tempo con me, vero?» Alice arrossì lievemente, mentre Frank le scoccava un lieve bacio sulla guancia prima di allontanarsi per raggiungere i Malandrini che continuavano a reclamarlo al loro tavolo.
«Odio l’idea di dover rimanere ad Oxford con i miei genitori… Avranno in programma delle cene tra le famiglie magiche en vogue» s’intromise Emmeline, scocciata.
«Parli francese?» chiese Dorcas, incuriosita. Emmeline annuì, arrossendo, spiegando che la sua era una delle famiglie magiche che si vantava di essere Purosangue e roba del genere...
«Perché non venite tutte da me a Plymouth?» propose Marlene, catturando l’attenzione di tutte le sue amiche.
*
«E tu che farai?»
chiese Remus, mentre un libro scivolava dalle sue braccia. Sarebbe caduto per terra se Lily non l'avesse preso al volo, sorridendo della sbadataggine dell'amico.
«Non so, non ho ancora deciso se andare da Lene... Ci saranno probabilmente Dorcas e Hestia l'ultimo giorno, la Jones verrà ospitata dai nonni che hanno un cottage ad Effort, un villaggio vicino Plymouth...»
Remus osservò a lungo la ragazza, poi mentre svoltavano il corridoio che portava alle scale irruppe.
«Perché non dovresti andarci? Ti divertirai con loro»
«Si, beh... Petunia mi ha spedito una lettera»
Remus sbarrò gli occhi alla notizia, e Lily gli fece cenno di far silenzio.
«Non lo sa nessuno, non lo so perché non l'ho detto, ma... Dovrei averla qui in borsa... Oh»
Lily era molto tesa mentre tirava fuori dalla borsa una piccola busta. La dispiegò leggermente, notando che si era leggermente stropicciato un angolo del pezzo di carta color pulce. All'interno, vi era un foglio ripiegato in quattro, per Remus non fu difficile aprire subito il foglio e leggere cosa c'era scritto, complice probabilmente la curiosità.
“Lily,
Vorrei chiederti di non organizzare niente con le tue amiche per queste vacanze di Pasqua, ho chiesto alla mamma di non dirti niente perché volevo coinvolgere solamente la gente vicina a me, e tu non eri sicuramente tra queste.
Sai, Mi sposo, il lunedì di pasquetta, con Vernon.
Tu dovrai essere una delle damigelle d'onore. Se fosse stato per me, stai pur certa che non lo saresti stata ma la mamma ha insistito così tanto che tu fossi inclusa tra queste... Ho già provveduto al vestito, che sarà uguale per tutte. Dovrai solamente provarlo da Mrs Elliot che lo aggiusterà in base alle tue misure in un battito di ciglia.
Ci vediamo presto,
Petunia Evans.”
Remus lesse la lettera tutto d'un fiato più volte, poi si volse a guardare Lily. Aveva la testa chinata e le guance arrossate.
Non aveva mai smesso di vergognarsi. Non dell'ignoranza, della perfidia e della sgarbataggine della sorella.
Ma di sé stessa. Fin da quando aveva scoperto di essere una strega, si sentiva terribilmente in colpa con la sorella per aver rovinato il loro rapporto, senza rendersi spesso conto che non doveva dar la colpa a sé stessa per il suo essere così speciale. Si sentiva come in debito con lei, nonostante Petunia l'avesse maltrattata per molti anni. Per questo, dopo aver letto quella lettera non si era arrabbiata.
Era felice che la sorella l'avesse coinvolta in qualcosa di così importante, anche se sapeva bene, in cuor suo, che era stata la madre a costringere la sorella a farlo – come tra l'altro Petunia aveva subito chiarito. Lily sperava in cuor suo, di poter risolvere le cose con la sorella. Quale migliore occasione di un momento come questo?
«Non si è per niente sforzata di essere gentile con te...»
Remus non poté trattenersi, e Lily alzò il capo ma sembrò incupirsi.
«Non essere cattivo con lei, è solo...»
«Ehi, so che è tua sorella e che è molto importante per te... Ma sei sicura di farcela?»
Lily annuì, seppur incerta, mentre entrambi facevano il loro ingresso in Sala Comune.
«Mamma mi ha inviato un'altra lettera»
«Cosa ha detto?» chiese curioso Remus, mentre afferrava una scatola di cioccolatini nascosta sotto al divano da lui stesso.
I capelli di Lily sembravano accendersi alla luce del fuoco, mentre la ragazza continuava a camminare nervosamente avanti e indietro davanti alla poltrona su cui si era seduto Remus.
«Ha insistito dicendomi di invitare qualcuno al matrimonio di Petunia e io, ecco... Ho pensato a te»
A Remus andò di traverso un biscotto.
«Cof...Cosaa?» chiese lui, alzandosi in piedi di scatto. Lily iniziò a torturarsi le mani, poi continuò a fare avanti e indietro, fingendo di ignorare la reazione dell'amico.
«Oh, su! Andiamo! Non potevo chiederlo a Mary... Lei ad una minima provocazione di Petunia la appenderebbe a gambe all'aria... Alice, matta com'è, finirebbe per fare qualche incantesimo senza rendersene conto... Marlene, d'altro canto sarà a Plymouth fin dall'inizio delle vacanze ed Emmeline sarà impegnatissima con la sua famiglia, senza considerare il fatto che i suoi genitori mi odiano perché sono una nata babbana...»
«Oh, e va bene... Ma perché io sarei il più adatto? Provengo anch'io da una famiglia di maghi e potrei anch'io farmi scappare un incantesimo...»
«Hai abbastanza autocontrollo da non farlo. E poi, saresti l'unico a fermarmi nel caso in cui decidessi, d'istinto, di uccidere mia sorella» disse Lily, ridacchiando leggermente. Remus sorrise e, alzando gli occhi al cielo, assentì.
«Ahh, grazie grazie grazie! Sei il mio migliore amico, lo sai?»
*
«Mary... Quando iniziamo l'allenamento? Avrei un impegno, dopo...»
La ragazza si guardò intorno, la Comet stretta in un pugno sembrava risentire del continuo stringere il pugno attorno al manico di scopa. Era furibonda, ma cercava di mantenere il più possibile l'autocontrollo che qualsiasi Capitano avrebbe dovuto avere.
«Charlie, tra cinque minuti esatti cominciamo. Non preoccuparti»
Charlie White annuì, trattenendo uno sbuffo. Tutta la squadra si trovava negli spogliatoi, quel giorno, ad attendere qualcosa – o qualcuno che era incredibilmente in ritardo per l'allenamento.
Sirius Black.
Sirius Black probabilmente non si era ancora rassegnato all'idea di dover sottostare agli ordini e al regolamento di Mary MacDonald, neo eletto vice Capitano della squadra e attuale Capitano – dato che Potter era fuori uso, almeno fino alla partita contro i Tassorosso che si sarebbe tenuta al rientro dalle vacanze pasquali.
«Non è modo questo, di comportarsi...»
Emerse d'improvviso Oliver, il battitore della squadra che sedeva accanto a Mary, il cui viso si tingeva sempre più di rosso.
«Hai perfettamente ragione. Iniziamo»
Mary imbracciò la sua scopa e uscì dallo spogliatoio volando, i suoi compagni di squadra seguirono il suo esempio poco dopo.
Iniziarono a volare, quando d'improvviso Mary notò che qualcuno era appena uscito dal portone principale del castello a cavallo di una scopa.
«Che razza di idiota...»
«Buon pomeriggio, Capitano» disse Sirius, con fare lusighiero, arrivato in un batter d'occhio al fianco di Mary, che stava sospesa per aria e l'aveva visto arrivare.
«L'allenamento era fissato per più di quarantacinque minuti fa, Black. Sei in ritardo.»
Disse Mary, e subito si dileguò. Ma Black, seguendola, sembrò essere più veloce, e la raggiunse in volo senza il minimo sforzo.
«Oh, davvero? Non mi punirai, spero»
Mary si volse a guardarlo, e quegli occhi azzurri con le pupille ridotte a due fessure sembravano lanciare Avada Kedavra.
«Beh, essendo il tuo Capitano, tecnicamente posso»
Sirius fece un ghigno evidente, quasi a voler sfidare la ragazza ad assegnargli una punizione, per il solo piacere poi di disubbidirle. E Mary lo sapeva, per questo non lo punì... Non subito, certo, non lo avrebbe fatto in quel momento.
«30 giri di campo come tutti gli altri» disse la ragazza, quasi meccanicamente, senza guardarlo negli occhi.
«Sissignora» esclamò Sirius, che subitò sfrecciò.
Mary lo osservò scendere in picchiata e raggiungere i suoi compagni, poi scese anche lei ad allenarsi con gli altri, pensando e ripensando a come gliel'avrebbe fatta pagare.
Meritava una lezione quel Black, si.
«Una bella lezioncina in stile MacDonald, si»
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Capitolo 52 *** Capitolo Cinquantaduesimo - Sentimenti Intangibili ***
Siccome Salazar, Tosca, Priscilla e persino Godric sembrano avercela con me, mi sono resa conto dopo un paio di minuti di aver pubblicato ben metà del capitolo Cinquantaduesimo, mi scuso con le 4 persone che avevano già visualizzato per il disagio!
Spero vi piaccia...
Alla prossima, miei cari!
Risponderò a tutte le recensioni ricevute per lo scorso capitolo non appena mi assicurerò che questa volta non ho commesso altri errori! Scusate ancora, grazie mille per tutto!
Vostra, Marauder11
Capitolo Cinquantaduesimo – Sentimenti intangibili
«Mi sorprende il fatto di vederla qui in perfetto orario. Si sieda, signor Black»
La sedia di mogano era rivestita di un’imbottitura piuttosto morbida, color borgogna, con degli arabeschi dorati ricamati accuratamente in alcuni punti.
«Buona sera, professoressa...» disse Sirius annoiato, quasi sbuffando, mentre una ciocca che gli ricadeva sugli occhi fu scostata impazientemente dal suo viso.
La McGranitt lo osservò per un attimo prima di ricominciare a parlare, quasi come se fosse preoccupata per il ragazzo.
«Prenda un biscotto»
Sirius scosse la testa, la professoressa lo fissò e spinse la scatola di biscotti proprio fin sotto al suo naso, insistendo, senza dire una parola. Così Sirius, senza troppe cerimonie, afferrò un biscotto e se lo ficcò velocemente in bocca.
«Il signor Potter si sta rimettendo molto velocemente, non è vero?»
«Oh beh, sì... Sembrerebbe di sì, per fortuna»
Sirius sorrise, sinceramente felice dei progressi che stava facendo l'amico dopo il risveglio dal coma. Lo vedeva molto meno affaticato quando si vedevano costretti a percorrere i corridoi del castello per raggiungere le Aule in cui si tenevano le lezioni, si lamentava molto di meno per il fiatone o dei mal di testa martellanti che non gli permettevano di dormire.
«Vorrei parlarle di una cosa, Signor Black, prima che cominci a riordinare questi documenti che, beh... Necessitano di una sistematina da un po' di tempo»
L'insegnante indicò una catasta di pergamene alte almeno un metro poggiate l'una sopra l'altra, in maniera disordinata, su uno scrittoio molto antico posto in un angolo dell'ampio ufficio, che Sirius, a dir la verità, non aveva proprio notato.
La sua attenzione era tutta rivolta alla professoressa e a ciò che aveva detto. Così la fissò, con occhi vispi e grandi, attendendo in silenzio che cominciasse a parlare. La sua aria si fece seria, capendo che la professoressa non gli avrebbe parlato delle funzionalità dei nuovi scherzi di Zonko o del dolce del pranzo domenicale.
«Lei, ecco... Ho notato che legge spesso la Gazzetta del Profeta. Avrà notato, immagino, che sempre più spesso vi sono denunce di sparizioni, avvengono cose strane... Uccisioni persino, di famiglie babbane»
La professoressa aveva un'aria piuttosto strana, parlava in maniera cauta ed era attenta ad ogni minima reazione da parte del ragazzo. Aveva un'aria circospetta, quasi come se si aspettasse che, parlando di ciò che stava parlando, sarebbe successo qualcosa di improvviso e inaspettato lì, in quel momento. Sembrava inquieta, ma Sirius non si curava nemmeno così tanto di questo. Non capiva, non capiva perchè l'insegnante stesse dicendo proprio a lui quelle cose, ma la situazione lo incuriosiva sempre più.
«Non... Non capisco, professoressa. Cosa c'entra tutto questo con me?»
«Oh niente, assolutamente niente! - l'insegnante sembrò rilassarsi sulla poltrona, ridacchiò in maniera nervosa prima di ricominciare a parlare – Non c'entrano con lei, signor Black. L'intero mondo magico è in pericolo, purtroppo»
Sirius sbarrò gli occhi, continuava a fissare la scatola di biscotti e poi la professoressa.
«Lei ne sa qualcosa? Perché ha deciso di parlarmene?»
La professoressa sembrò soddisfatta della domanda del suo studente, come se l'avesse attesa per molto tempo.
«Io e un paio di altri maghi più grandi di lei ci siamo fatti qualche idea, si... E pensiamo che ci sia un fattore comune... Abbiamo avuto delle informazioni, che non vorrei fossero divulgate… Fin quando non sarà il momento»
Sirius annuì sicuro, così la professoressa continuò.
«Un gruppo di maghi sta cercando di seminare il panico in tutta la Gran Bretagna... Gente senza scrupoli, che non si preoccupa di non compiere gesti terribili pur di perseguire le loro idee bizzarre»
La professoressa spinse nuovamente la scatola di biscotti sotto al naso di Sirius, che afferrò senza indugi un biscotto perché sapeva che la professoressa non avrebbe continuato il suo discorso, se non l'avesse fatto.
«Questi maghi, sembrano avere una folle fissa per il sangue puro, per la preservazione dei Purosangue all'interno della comunità magica... Così intendono estorcere con la forza e con ogni mezzo i poteri magici ad ogni mago o strega nato in una famiglia babbana o che sia mago solamente per via di madre o padre, poiché considerati, ecco, impuri…»
Una sensazione di disgusto invase la mente e sembrò avvolgere il corpo di Sirius, che sembrò svegliato da un sentimento forte di rabbia.
«E' del tutto... Folle. Non c'è ad oggi mago o strega che non abbia un parente babbano! Non si possono uccidere degli innocenti per una cosa così stupida!»
Non si rese conto di aver quasi urlato; la professoressa, d'altro canto, non glielo fece notare o pesare in quanto condivideva la sua stessa rabbia. I due si scrutarono per un po', quasi come se fossero ad un passo dal riuscire a capire quale sarebbe stata la prossima mossa dell'altro.
«Ancora non capisco, professoressa...»
L'insegnante si alzò, interrompendo il ragazzo che subito si zittì.
«Ho visto come guarda i Serpeverde, ho visto le occhiate poco amichevoli che vi scambiate tu e il signor... Mulciber, Nott, Piton e così via...»
La sorpresa nella mente di Sirius non gli aveva mai chiarito così tante cose come allora. Sembrava sconvolgerlo e fare luce su così tante cose, che non riuscì a formulare un pensiero concreto e a tirar fuori delle parole pronunciabili. Non prima che la professoressa lo facesse per lui...
«Noi pensiamo che questo Mago Oscuro e i suoi seguaci si siano infiltrati ad Hogwarts. Pensiamo che si stiano servendo di alcuni studenti di questa scuola, non sappiamo se sotto maledizione Imperius...»
Sirius si alzò di scatto, ma l'insegnante afferrò il suo braccio. Si avvicinò al viso di Sirius e piantò le sue iridi verdi sulle grigie di Sirius, con forza e tenacia.
«So perfettamente cos'ha in mente. Voglio avvertirla: non deve assolutamente cercare vendetta per ciò che è successo al signor Potter e alla signorina Evans. Gli esiti potrebbero non essere tra i migliori... E io difficilmente mi sbaglio, signor Black. Deve fare molta attenzione, la prego. C'è qualcosa di molto più grande in ballo»
I pensieri che si impossessarono della sua mente, le sue preoccupazioni, le sue paure e la sua rabbia, per quelle parole e per gli avvenimenti che seguirono, non lo lasciarono mai.
Le parole della professoressa McGranitt suonarono e risuonarono più volte nella mente di Sirius, quel giorno e nei giorni avvenire – e non sapeva ancora che non l'avrebbero lasciato solo per tutto il resto della sua vita.
*
Era sfinito, la sua mente era andata completamente in tilt.
Sbuffò senza accorgersene mentre quasi si accasciava sulla poltrona davanti al camino, con un tonfo. Per fortuna, constatò, quella sera la Sala Comune non era piena zeppa di gente – come molto spesso avveniva. I malandrini sembravano tranquilli, a tratti quasi – stranamente – annoiati: Remus leggeva indisturbato un libro, Peter giocava a sparaschiocco con James che era l'unico ad aver conservato un po' di entusiasmo per quel gioco, dato che il povero Pet sembrava quasi stesse per addormentarsi, e Sirius fissava un punto fisso nel vuoto, probabilmente troppo pensieroso o troppo stanco per fare qualcosa di più concreto.
Menomale, un po' di pace…
Si disse il povero Frank tra sé e sé, ridendo sotto ai baffi. Si lasciò andare un po' più sulla poltrona, passò una mano davanti agli occhi che chiuse per un istante. Sarebbe andato a letto a breve, pensò.
Aveva, non con poca fatica, terminato tutti i compiti previsti per il giorno dopo e per quello successivo, grazie al fatto che aveva passato un intero pomeriggio con Remus ed Emmeline, due tra gli studenti più dediti allo studio della sua casata, nonché suoi amici.
Aprì gli occhi, immediatamente la sua visuale cambiò.
«Tesoro, va tutto bene?»
«Si Ali, non preoccuparti… Sono solo molto stanco»
Un sorriso largo si fece spazio tra le labbra di Frank, intendeva rassicurare la sua ragazza sulle sue condizioni di salute. Alice gli sorrise di rimando, stando ancora ferma in piedi davanti a lui.
La trovava incredibilmente bella, anche con quelle ciocche che uscivano fuori dalle sue trecce marroni. Nonostante quelle piccole occhiaie che facevano ombra sui suoi occhi sempre vispi, per lui era sempre la sua splendida Alice.
Le indicò con una mano la sua gamba, per invitarla a sedersi su di lui.
«Oh grazie, non posso proprio rifiutare»
Alice ridacchiò, poi si distese sul corpo di Frank, avvolgendo le spalle del ragazzo tra le sue braccia esili. I due si strinsero in un tenero abbraccio, rischiando quasi di addormentarsi così.
«Sono così stanca… Non ce la faccio più» sussurrò la ragazza. Frank annuì gravando il mento sulla spalla della ragazza, che si lasciò sfuggire uno sbuffo.
«Per fortuna questa sera sembra tutto tranquillo… Non siamo gli unici ad essere esausti» disse Frank, indicando con un'occhiata i malandrini e ridacchiando. Alice sorrise al ragazzo e annuì convinta, mentre il ragazzo la teneva ancora stretta tra le braccia. Si lasciavano riscaldare dalle fiamme del camino che, davanti a loro, sembrava scoppiettare allegro.
Alice vide Mary scendere dalle scale dei dormitori, l'aria confusa mentre il suo sguardo sembrava vagare nella sala, in cerca di chissà chi.
La bionda guardò verso di loro poi sembrò redimersi, iniziando a camminare a passo spedito, attirando l'attenzione di un certo giovine che fino ad allora aveva avuto un'aria attonita.
«Frank, 'Lice! Siete qui» cinguettò la ragazza.
«Ciao Mary… È successo qualcosa?» esclamò Frank, lentamente. Alice aveva occhi solo per Mary.
Mary sorrise, poi si sedette di fronte alla poltrona su cui stavano seduti i due, sul tappeto rosso.
«Mi dispiace davvero interrompervi...»
«Oh, tesoro, non hai interrotto niente» disse Alice, rassicurandola.
«Frank, volevo chiederti un parere sulla squadra… Manca un cacciatore, come ben sai. Dobbiamo trovare qualcuno che sostituisca temporaneamente James... Abbiamo già dovuto sostituire King e per fortuna adesso abbiamo te» sorrise Mary, Frank ricambiò il sorriso seppur leggermente imbarazzato come ogni volta in cui riceveva un complimento da qualcuno.
«Non riesco davvero a ricordare se l’ultima volta oltre a Callie...»
Callie O’Connor era stata l’ultima ad entrare in squadra per il ruolo da cacciatrice, proprio quell’anno.
James aveva optato quasi subito per lei, che era piuttosto discreta, ma era anche una delle poche ad essersi presentata alle selezioni. Si pensava che James, essendo un vero e proprio talento nel suo ruolo di Cacciatore, fosse un po' esigente alle selezioni di un giocatore che ricoprisse il suo stesso ruolo. E in parte, in effetti, era così. James era un ragazzo molto simpatico, un punto di riferimento per molti suo compagni di scuola. Aveva sempre una parola buona per tutti; il suo carisma, la sua generosità e il suo sorriso sempre splendente contribuivano a renderlo quella persona a cui chiunque si sarebbe rivolto in qualsiasi momento, per il solo piacere di parlare ma anche se avevi bisogno di aiuto. Ma quando si parlava di Quidditch, James era il Capitano più esigente, rigido e duro che potesse esistere con i suoi giocatori, cercava di trattenere questo suo lato però alle selezioni...
«Già, nemmeno io ricordo se oltre a Callie...» lo interruppe la ragazza stancamente, facendo mulinare i lunghi capelli biondo grano, concludendo la frase con uno sbuffo.
Alice osservò la sua compagna di Casa, che aveva davvero un'aria stanca ed esasperata.
«Pensi che dovrete fare dinuovo le selezioni?» chiese Alice
«Vorrei evitarle come la peste, davvero. Non penso di potercela fare...»
Alice guardò Mary con comprensione; quello era davvero un periodo molto stressante per tutti loro, persino per lei che non frequentava corsi extra. Non voleva nemmeno immaginare lo stress a cui era sottoposta Mary in quel periodo, che oltre a dover recuperare molte materie prima dell'esame di fine trimestre, doveva anche svolgere le sue mansioni da Capitano della squadra di Grifondoro!
«Frank, io… so che, insomma, siamo tutti così impegnati ultimamente… Ma vorrei chiederti se fossi disposto a spalleggiarmi per selezionare un Cacciatore che sostituisca James temporaneamente»
Frank sgranò gli occhi, sorpreso di quella richiesta. Lui era praticamente l’ultimo entrato in squadra assieme a Callie, e anche se spesso si era allenato con Mary e i due erano molto amici, pensava che se avesse avuto bisogno di aiuto da parte di qualcuno lui era l’ultimo a cui l’avrebbe chiesto, per la sua mancata esperienza.
«Sei sicura? Insomma, io non ho molta esperienza…»
Mary sorrise e poggiò una mano sul braccio di Frank.
«Oh, sarai perfetto. Mi fido del tuo parere, non importa il fatto che tu abbia poca esperienza… Alice, digli anche tu quant’è bravo»
Alice sorrise radiosa a Mary, contenta che l’amica apprezzasse il talento di Frank. Era stata proprio lei, infatti, ad incoraggiarlo ad entrare in squadra. Era stata davvero un’ottima amica per il suo ragazzo, ed era davvero felice che anche Frank potesse contare sull’amicizia di una ragazza buona come Mary.
«Oh, beh… Allora posso darti una mano, certo che posso! Se dovessero essere in molti a presentarsi, possiamo dividerci i candidati alle selezioni, farli allenare a parte e poi confrontare i migliori insieme...» propose Frank, leggermente balbettando, alzandosi dalla poltrona in uno scatto improvviso.
Si sarebbe addormentato mentre chiacchierava con le ragazze, se non si fosse alzato.
«Dici sul serio? Lo faresti?»
Il viso di Mary sembrò illuminarsi con un sorriso alla proposta dell'amico, che annuì sorridendo lievemente e facendo un'alzata di spalle quasi impercettibile.
«Ma certo, perché no? Però Mary, ti consiglierei di mettere un avviso questa sera stessa in bacheca, così domani avremo già le prime adesioni»
Mary si alzò, dicendo che Frank aveva assolutamente ragione. Con la stessa rapidità con cui era apparsa, si dileguò senza troppe chiacchiere, dicendo che avrebbe dovuto preparare immediatamente una pergamena che avrebbe attaccato prima di andare a dormire.
«Ti va bene sabato dopo la colazione, per le selezioni?»
Frank annuì, così Mary scomparve del tutto dietro la porta del suo dormitorio.
«Sei davvero un tesoro, lo sai?» disse Alice, lasciandogli un tenero bacio sulle labbra che approfondì con più foga poco dopo, mentre l'aria tornava a farsi tranquilla e placida attorno a loro.
*
«Allora?»
Il viso di Lily era illuminato dalla luce del candelabro posto sul davanzale della finestra.
L’espressione era allegra, una piccola ruga si formava sulla sua fronte quando sorrideva a quel modo.
Mary attraversò la stanza del dormitorio con espressione vittoriosa, così Emmeline emesse un risolino dal suo letto, precisamente da dietro il suo quaderno di Antiche Rune.
«Frank mi aiuterà, per fortuna…Ahh, che stanchezza»
Si tuffò sul suo letto con la grazia di un elefante, mentre sorrideva finalmente tranquilla.
«Te l’avevo detto… È veramente un bravo ragazzo» affermò convinta Marlene, mentre usciva dal bagno con la sua vestaglia color pesca.
«Almeno non dovrai fare tutto da sola!» convenne Lily, mentre finalmente poneva sul suo comodino il libro di Pozioni, con cui praticamente dormiva.
«Immagino la faccia di Sirius…» disse Emmeline, ridacchiando e gettando un’occhiata d’intesa a Marlene, che sorrise leggermente mentre si sedeva sul davanzale posto tra il letto di Lily e Mary.
Un’espressione di trionfo si fece largo sul viso di quest’ultima, che comunque non sembrava del tutto soddisfatta.
«Non credo abbia sentito il discorso che ho fatto con Frank… Scoprirà tutto da solo»
«Beh, non si poteva di certo aspettare che tu gli chiedessi di farti da spalla dopo il modo in cui ti ha trattata!»
Mary guardò Marlene con espressione indecifrabile.
Sirius non meritava assolutamente che lei gli rivolgesse la parola, dopo quello che le aveva detto. Aveva praticamente urlato davanti a tutti che lei era incapace di gestire una squadra e di ricoprire il ruolo di Capitano. E anche se Sirius sarebbe stato forse più competente di Frank per farle da spalla, lei non gli avrebbe mai e poi mai chiesto aiuto.
«Io non credo, oltretutto, che avrebbe acconsentito a farti da spalla…» disse Lily, che sembrava improvvisamente attratta dalle pieghe delle sue lenzuola.
Lily le aveva, come sempre, quasi letto nel pensiero.
«Orgoglioso com’è, non credo proprio!» esclamò sicura Marlene.
Un sorriso malandrino affiorò tra le labbra di Mary. Gli avrebbe fatto vedere chi era più orgoglioso tra i due. Nessuno, nessuno poteva permettersi di umiliarla a quel modo davanti a tutti. Nemmeno Sirius Black.
Si alzò di scatto, e si incamminò verso il bagno con un fare altezzoso. I suoi occhi blu lanciavano scintille mentre guardava davanti a sé e gli occhi delle sue amiche erano puntati su di lei.
«Nemmeno Sirius Black potrà fermare Mary Elizabeth Macdonald»
Sbatté la porta dietro le sue spalle, Lily sobbalzò leggermente infastidita, mentre Lene sorrideva apertamente. Emmeline la guardò sospettosa.
«Io tifo per lei…» esclamò Marlene facendo un’alzata di spalle.
«Attenta a non aizzarla troppo però» sbuffò Lily non nascondendo un leggero sorriso.
«Sappiamo tutte che quei due finiranno per camminare mano nella mano…» disse infine Emmeline, sparendo dinuovo dietro il suo quaderno di appunti.
Fuori intanto, continuava a cadere una lieve pioggerellina.
Lily fu la prima a cadere in un sonno profondo, poi Marlene. Quando Alice rientrò in stanza, tutte dormivano già. Così andò a letto dispiaciuta per non aver potuto raccontare alle sue amiche ciò che era successo giù in Sala Comune.
*
«Cos’è?»
Aveva parlato così piano, che nessuno dei suoi amici l’aveva sentito. Aveva alzato per la prima volta gli occhi dal suo libro da quando si era seduto lì. Si sentiva piuttosto soddisfatto, aveva sorprendentemente potuto ripassare Erbologia per il giorno dopo senza alcuna interruzione – cosa alquanto strana se i tuoi migliori amici erano i Malandrini.
«Hey, Felpato» disse poi, a voce più alta all’amico al suo fianco, che aveva chiuso gli occhi.
«Mmh?»
«C’è un foglio in bacheca… È di Lily?»
«Assolutamente no!» esclamò James, prendendo vita non appena aveva udito il nome della rossa.
«E tu come fai a saperlo, se hai dormito nell’ultima mezz’ora?» chiese Sirius, spavaldo.
James si tirò su, poi si stiracchiò mentre emetteva un lungo sbadiglio.
«Amico, lo saprei se Lily fosse scesa dai dormitori!»
Sirius diede uno scappellotto all’amico, dandogli mentalmente del rincitrullito.
«È di Mary» emerse Peter, d’improvviso, mentre poneva i suoi libri nella borsa. Sirius si volse subito di scatto verso l’amico, nello stesso momento Remus si chiese se fosse possibile fare un movimento così brusco senza rompersi l’osso del collo. Ma Sirius adesso guardava Peter e gli parlava, stava bene, quindi doveva essere proprio possibile.
«Mary… Mary MacDonald, dici?»
«Proprio lei» disse Peter, con semplicità, mentre Sirius iniziò a camminare a passo spedito verso la bacheca, come se si fosse risvegliato d’improvviso.
Sulla bacheca, che fino a pochi momenti fa era stata vuota, era affisso un foglio di pergamena color pulce, su di esso una calligrafia elegante e poche parole scritte a chiare lettere:
Squadra di Quidditch – Selezioni per il ruolo di Cacciatore (temporaneo)
Si comunica, agli studenti interessati, che questo sabato dopo le lezioni si terranno le selezioni per il ruolo di Cacciatore della squadra di Quidditch previa richiesta.
Si invitano tutti coloro che sono interessati a lasciare qui sotto il proprio nominativo.
Presiederanno Mary MacDonald (6° anno) e Frank Paciock (6° anno).
«Cos’è?» chiese James, apparso d’improvviso a fianco di uno sbigottito Sirius, l’aria ancora assonnata. I capelli più sparati del solito di James ricoprirono la visuale del giovane Black, mentre il primo si avvicinava all’annuncio per poterlo leggere. Un’aria leggermente delusa si fece spazio sul viso di James.
«Ha chiesto a Frank di aiutarlo, prima l’ho vista avvicinarsi a lui e ad Alice… Questo ha fatto, come ha potuto?» disse Sirius rabbioso all’amico.
«Beh, tecnicamente può…»
«Che succede?»
Remus si era avvicinato ai due per controllare la situazione, dato che aveva visto Sirius gesticolare e un James dall’aria leggermente stranita, anche se cercava – come al solito – di risultare normale agli occhi di tutti.
«Guarda tu stesso!» abbaiò Sirius, così Remus si avvicinò, mentre James stava in silenzio.
Remus lesse quelle poche righe in un batter d’occhio, poi si volse a guardare dietro le sue spalle con aria indifferente. Peter, intanto, osservava i tre da lontano.
«Ra…ragazzi! Io vado su, venite?»
Remus annuì in direzione dell’amico, prese James e Sirius per le spalle e quasi li trascinò con sé verso le scale dei dormitori.
«È inammissibile! Non ha esperienza! L’ho detto io che non è adatta!»
Mentre Sirius continuava a ripetere queste frasi mettendoci sempre più rabbia, intanto James aveva chiuso dietro le sue spalle la porta del dormitorio, l’aria un po’ delusa e leggermente assente.
«Cos’è successo?» chiese piano Peter, più a Remus che agli altri due che non gli avrebbero sicuramente risposto, troppo presi da loro stessi per farlo.
«Mary ha indetto delle selezioni per un cacciatore temporaneo e Frank sarà il suo aiutante» disse Remus annoiato, mentre indossava il suo pigiama, pronto per infilarsi sotto le coperte. Intanto, James si era seduto su di un lato del suo letto, mentre continuava ad arruffare nervosamente i suoi capelli; Sirius, invece, faceva avanti e indietro per il dormitorio, continuando a sputare frasi a random contro Mary con tono adesso più esasperato che arrabbiato.
«Avrebbe dovuto chiederlo a me! A me! Io sono in squadra da molto più tempo di Frank, lui è così inesperto!» disse Sirius in direzione di James, che lo fissava assente.
«Devo ricordarti il modo in cui l’hai trattata oggi in Sala Grande? Non te l’avrebbe mai chiesto dopo quello che le hai detto…»
«Cosa… COSA?? Io ho semplicemente detto la verità! E avevo ragione! È un’incompetente…»
«Tu sei solo accecato dalla rabbia e dall’invidia, Sirius… Lei ha avuto la spilla, rassegnati» replicò stancamente Remus, mentre tirava fuori dal suo comodino una barretta di cioccolata e guardava di sottecchi James.
«Secondo me però, avrebbe potuto chiederlo a James. James è e rimane il Capitano, lui avrebbe saputo consigliarle il meglio»
Ciò che aveva detto Peter aveva apparentemente calmato Sirius, che si era bloccato al centro della stanza e lo aveva fissato con la bocca socchiusa. James aveva sbuffato in maniera evidente e Remus aveva fatto un’espressione indecifrabile.
Peter aveva ragione. Per quanto Mary fosse arrabbiata con Sirius – e aveva tutte le ragioni per ignorarlo e per non chiedere il suo aiuto in quella situazione – avrebbe potuto comunque chiedere a James una mano, che era sicuramente molto più competente di Frank che, per quanto fosse bravo nel suo ruolo, non aveva molta esperienza per giudicare un potenziale giocatore che non ricopriva tra l’altro il suo ruolo ma il ruolo di cacciatore.
«Magari vuole incoraggiare Frank. È ancora così insicuro delle sue capacità…» disse Remus, con aria di ovvietà. In realtà, cercava solo di non far pesare la cosa a James che, per quanto provasse a nasconderlo, era deluso poiché si sarebbe aspettato una richiesta d’aiuto da parte di Mary, dato che i due erano praticamente migliori amici e dato che lui era e rimaneva comunque il Capitano di Grifondoro. E ci poteva scommettere che quello era stato il suo primo pensiero da quando aveva letto l’annuncio in bacheca.
«No, non voleva incoraggiare Frank. Sai cosa? Sta cercando di farmi infuriare perché è arrabbiata con me, e dato che è così accecata dalla rabbia, la sua furia ha finito per travolgere anche James»
Sirius sputò tutto a Remus gesticolando davanti al suo viso. La sua rabbia era incontenibile, in momenti come quelli era difficile per Remus gestire l’amico. Pensava, oltretutto, che in parte avesse ragione.
Mary probabilmente non aveva pensato a James, tanto era arrabbiata con Sirius che non aveva nemmeno valutato di chiedere aiuto al suo migliore amico.
«Calmati, Sirius» tentò comunque.
«Non la passerà liscia questa volta, no…» continuò imperterrito infatti Sirius.
«Chiudi il becco, Black»
La risposta fredda e dura di James gelò Sirius sul posto. Remus si alzò, impaurito dal fatto che Sirius potesse reagire male a quella frase sputata da James in quella maniera, nel momento in cui Sirius esplodeva.
«Cosa?» chiese Sirius, sbigottito. Guardava James a bocca aperta. Lo chiamava per cognome solo quando si infuriava particolarmente con lui, il che avveniva molto raramente.
«Ti sei comportato da schifo questa mattina, c’è bisogno che qualcuno te lo ripeta? Non hai il diritto di infuriarti con Mary ancora, anzi, dovresti andare da lei e scusarti per quello che le hai detto! La squadra ha bisogno di sostegno, dovete essere uniti, non c’è bisogno che si aprano anche delle diatribe tra i membri in un momento come questo, Sirius!»
James si era nel frattempo alzato avvicinandosi a Sirius, ponendosi proprio davanti a quest’ultimo. I due sembravano lanciarsi delle strane occhiate.
«Tu davvero… tu davvero dopo che lei ti ha escluso dalle selezioni la difendi ancora?»
Il tono basso con cui Sirius si era rivolto a James, non era certo rassicurante. Era stato freddo, di ghiaccio, come i suoi occhi. E James lo osservava con la mascella serrata, pronto ad esplodere.
«Non lo so perché non ha chiesto il mio aiuto, ok? Non lo so. Probabilmente non l’ha fatto nemmeno di proposito ma… aspetta! Questo non deve interessarti, non devi assolutamente usare questa cosa che non ti riguarda per niente perché, oh Sirius, non guardarmi così, sai che ho ragione, hai torto marcio già solo considerando quello che hai combinato! Le hai dato dell’incapace, vuoi per le mutande di Merlino rendertene conto?»
Il broncio di Sirius non sarebbe potuto essere più evidente di com’era, ma sembrava calmarsi ad ogni parola detta da James.
Era l’unico, l’unico che riusciva a farlo calmare e ragionare davvero. Nemmeno Remus, che era il saggio del gruppo, aveva quel potere su di lui.
«Credo solamente che lei non sia adatta al ruolo…» sputò comunque Sirius.
«Sai che non è così, Sirius»
Remus si pose tra i due, con le braccia conserte strette al petto. Il tuo tono era stato calmo ma risultava convincente.
«Lunastorta, non ti ci mettere anche tu, per favore!»
«Ha ragione, Sirius, sai perché? Tu non sei geloso di Mary per quella spilla, anche se ti saresti aspettato di riceverla. Tu sei geloso marcio di Mary per quello che ha fatto King. È colpa della tua gelosia se tu questa mattina le hai detto quelle cose, ed è colpa della tua gelosia se Mary adesso è infuriata con te»
James aveva parlato con tono canzonatorio, fissando bene i suoi occhi nocciola sui grigi dell’amico, che l’aveva guardato dapprima ma che poi si era allontanato dai due per mettersi a letto, intenzionato ad ignorare le loro parole.
«Io non sono geloso, non sono geloso di niente e nessuno… Non me ne frega niente di King» ribatté infatti da sotto le coperte, la voce soffocata. Remus e James si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi entrambi si avvicinarono ai loro letti.
«Prima o poi dovrai ammetterlo. Tu sei geloso marcio perché ti sei preso una bella cotta per Mary, Sirius. Puoi anche ignorarmi, ma non potrai ignorare i tuoi sentimenti per sempre»
Le parole decise sussurrate da James, dirette solo a Sirius, arrivarono alle orecchie di Peter che rimase un po’ perplesso. Sirius e Mary si erano frequentati per un po’ e poi, ne ignorava il motivo esatto, i due si erano allontanati.
Remus, invece, sorrise leggermente.
James non aveva mai detto parole più giuste in una sera sola come allora.
Aveva fatto proprio un bel lavoro con lui. Ridacchiò tra sé e sé pensandolo, mentre Morfeo lo accoglieva piacevolmente tra le sue braccia.
*
La mente di Lily era state poche volte tanto ingarbugliata come in quei giorni.
C’erano i compiti, prima di tutto, che non le lasciavano un attimo di pace, e i test di fine trimestre che praticamente la tenevano continuamente in ansia. Per questo, molte volte le capitava di svegliarsi nel cuore della notte e di non riuscire più a riaddormentarsi, nonostante fosse stroncata dalla stanchezza.
Poi c’era il matrimonio di Petunia, che aveva deciso di sposarsi con il suo fidanzato, e Lily l'aveva saputo da sua sorella solamente una settimana prima del matrimonio. Non aveva mai visto quel tale di nome Dursley; dunque non faceva altro che fantasticare su come poteva essere.
Sognava spesso di notte la sorella che andava all’altare verso un mostro che finiva per mangiare proprio lei, Lily, e che ripeteva a lei che era un mostro con la voce di Tunia.
Era molto preoccupata per ciò che sarebbe potuto succedere di lì a poco, la sola certezza di poter contare su Remus al ritorno a casa da Hogwarts la rassicurava. Sarebbe andato tutto bene; quei giorni sarebbero passati in fretta e magari poteva avere qualche occasione per riappacificarsi con sua sorella.
Non aveva ancora raccontato nulla alle ragazze della sorella, tanto meno a Mary che era così sfuggente. Quelle poche volte che era in sua compagnia, non faceva altro che sbraitare contro Sirius; quei due cominciavano a stancarla.
Infine, c’era Potter.
Potter che non era più Potter. Potter che non la infastidiva più tanto spesso con i suoi inviti ad Hogsmeade, con gli scherzi per i Serpeverde e con le sue dichiarazioni d’amore in corridoio che la imbarazzavano e facevano infuriare non poco. Ultimamente, aveva addirittura l’impressione che la stesse del tutto ignorando.
Per quale motivo?
Non riusciva a darsi una spiegazione. C’era qualcosa in lui, qualcosa di diverso. Qualcosa che le sfuggiva, non riusciva a capire cosa…
«Ma cosa…»
Senza accorgersene, aveva imprecato ad alta voce. Alice si volse a guardarla, poi le diede una leggera gomitata quando si accorse che l’insegnante di Difesa aveva notato la disattenzione di Lily.
«Signorina Evans»
I suoi occhi verdi erano sbarrati, fissavano il professore con aria di scuse, mentre tutta la classe aveva occhi solo per lei.
«Mi sono distratta, mi scusi professor Foreigner…»
Il professore sorrise lievemente a Lily, poi annuì piano, segno che avesse accettato le sue scuse.
La lezione proseguì, mentre il professore continuava a rispondere alle domande dei suoi alunni circa il test di Difesa che si sarebbe svolto l’indomani, il venerdì.
«Sarà un test scritto, professore?»
«Credo proprio di si, signorina Vance. Non abbiamo abbastanza tempo per fare un test di pratica prima delle vacanze… Opterò per qualcosa di scritto, si. Dunque, ripassate tutto quello che abbiamo studiato finora»
Vi furono cenni di approvazione dispersi per l’aula. Era rassicurante, per molti che non erano pratici di incantesimi di Difesa, sapere che sarebbe bastato ripassare il programma per fare un buon test trimestrale. Ovviamente, James e Sirius erano tra quelli che non erano dello stesso avviso.
«Potrei farle una domanda, signore?» chiese Mary, dal fondo dell’aula. Sirius si volse a guardarla con aria snob, che Mary bellamente ignorò.
«Certo, signorina MacDonald, chieda pure…»
«Quale sarà il prossimo argomento che affronteremo al rientro delle vacanze?»
Il professore si alzò dalla cattedra, camminò lentamente per il corridoio che si creava tra i banchi della classe rivolgendosi a tutti i suoi studenti.
«Inizieremo, finalmente, lo studio sui Patroni» disse, soddisfatto.
«Oh, ma è grandioso! Non lo credi anche tu?» chiese un’eccitatissima Alice a Lily, che annuì poco convinta. Non tutti i maghi riuscivano ad evocare un Patronus, maghi più esperti di loro non ce l’avevano mai fatta. Dunque, non dava per scontato che ci sarebbe riuscita.
«Chissà quale sarà il tuo Patronus!» continuò Alice, sorridendo all’amica.
«Oh, beh… Chissà! Potrei anche non riuscirci…» aggiunse poi, con sguardo malinconico.
«Non provarci nemmeno, Lilian! Sei bravissima con gli incantesimi, non vedo perché non dovresti riuscirci!»
«Tu sei comunque più brava di me!» disse Lily, sorridendo.
Alice, in effetti, era molto portata per Difesa delle Arti Oscure. Non perché fosse più capace di Lily ad evocare incantesimi, ma perché il suo carattere combattivo la rendeva praticamente una guerriera nata.
Amava duellare, bramava le sfide ed era velocissima nel lanciare incantesimi.
Secondo Lily, sarebbe riuscita a disarmare in un colpo solo una schiera di maghi. Era una furia, Alice Prewett. Il suo sogno era sempre stato quello di diventare Auror; prima ancora che Lily pensasse a quella carriera Alice sapeva già che sarebbe stato proprio quello il suo mestiere.
Però era anche la persona più dolce, adorabile e sensibile che conoscesse. Per questo, adesso, dopo che Lily le aveva detto che era più brava di lei in Difesa, il suo viso si era tinto di rosso. I complimenti, anche da parte delle sue amiche più care, la intenerivano sempre così tanto da farla arrossire.
Era incredibilmente modesta.
«Bene, adesso potete andare! A domani, ragazzi» disse il professor Foreigner, interrompendo il flusso dei pensieri di Lily, mentre tutta l’aula si svuotava al suono della campanella.
*
La Sala Grande brulicava di gente, quel giorno. Come sempre, d'altronde, ma in quel giorno tutti sembravano andare di fretta, tutti avevano qualcosa da urlare al compagno che stava seduto dall’altra parte della tavolata e ognuno degli studenti di Hogwarts era teso o preoccupato per un test che si sarebbe svolto di lì a poco.
«Non ti siedi a pranzo, Mac?»
Mary si volse a guardare Lily, seduta tra Marlene e Sirius e scosse la testa. Afferrò una mela dal cestino della frutta e, con i libri sottobraccio, uscì dalla Sala Grande.
Lily emise un lungo sospiro, mentre James la guardava di sottecchi e seguiva allo stesso tempo con lo sguardo Mary che usciva a passo spedito dalla Sala.
«Non sta mangiando…» disse Alice, con il suo tono da mamma chioccia.
«E si vede! Ha già perso qualche chilo… Mangia poco e di sfuggita da una settimana…» aggiunse Emmeline, che agguantava una coscia di pollo con la solita grazia di una Vance.
Remus guardò in tralice Sirius.
«A me sembra che stia evitando tutti» disse Peter, emergendo da un angolino. Lo sguardo di Alice incrociò quello di James, che restò impassibile, mentre Lily guardò di sottecchi Sirius, che se ne accorse.
«Ho il sospetto che tu abbia ragione…» disse quest’ultimo, imbronciato, lanciando un’occhiata a Lily, che alzò lo sguardo e lo sostenne.
«Sirius, francamente credo che tu sia l’unica persona a questo tavolo che non può proprio permettersi il lusso di lamentarsi» convenne Alice, con calma seppur mantenendo un tono pungente.
«Tu credi?» rispose Sirius, con tono di sfida.
«Tu non lo credi, Sirius?» rispose Lily a tono.
«Smettetela, su. Siamo tutti molto tesi per questi test, non scarichiamo la colpa l’uno sull’altro»
Come al solito, Remus riuscì a metter d’accordo tutti che immediatamente fecero cenni d’assenso e ricominciarono a parlare del più e del meno tra di loro.
«Io vado» disse Sirius, e immediatamente lasciò il suo posto al tavolo, la borsa sulla spalla e l’espressione impenetrabile sul suo viso.
Frank, Lily, Alice, Marlene, James, Remus, Emmeline e Peter seguirono con lo sguardo Sirius che usciva dalla Sala proprio come aveva fatto Mary poco prima.
«Hanno proprio bisogno di una mano…» emerse James, scuotendo la testa per l’esasperazione.
«Lasciamoli sbollentare un po’» disse Lily, fissando James negli occhi che sorrise in sua direzione. A quel sorriso, Lily spostò inspiegabilmente lo sguardo da un’altra parte.
«Già, sarebbero capaci di uccidersi, ora come ora» si aggiunse Emmeline, ridacchiando.
«Tienili d’occhio sabato, Frankie»
«Non verrai a dare un’occhiata, James?» chiese Frank, gli occhi sbarrati per lo stupore, mentre la preoccupazione si faceva spazio dentro di lui.
James sorrise in sua direzione, le pupille assottigliate.
«Oh no, non credo proprio. Ma se conosco bene Sirius, non si perderà un minuto di quelle selezioni…»
Frank deglutì in maniera evidente, tanto da provocare una risata in James. Aveva intenzione di restare a debita distanza dal campo di Quidditch, non voleva assolutissimamente intromettersi e sminuire la figura della MacDonald. E poi, a dire il vero, ci era ancora rimasto male perché lei non gli aveva rivolto la parola dopo l’annuncio in bacheca, quindi intendeva rifilarle lo stesso atteggiamento di indifferenza che lei sembrava rivolgere non solo a lui ma – a quanto pareva – anche a tutti gli altri.
«Ciao, ragazzi!»
Robert King, in tutta la sua altezza e in tutto il suo splendore, stava ritto in piedi con un’espressione sorridente e apparentemente tranquilla.
«Ciao, Rob. Tutto bene?» emerse James, che si alzò dalla panca per battere il cinque all’amico.
«Oh, non ne parliamo, ti prego! Hai parlato con la McGranitt poi?»
James scosse la testa, sorridendo lievemente.
«Perché mai?» chiese il ragazzo, stranito, a braccia conserte.
«Voglio essere al massimo della forma, al mio rientro. E poi, voglio vedere cosa sono capaci di fare i miei giocatori qui – diede una pesante pacca sulla spalla a Frank, che quasi soffocò accanto ad Alice che gli batteva una mano sulla spalla – sono sicuro che sapranno farsi valere anche senza di me!»
Robert King continuava a guardarlo come se fosse uscito di senno, anche se tentava di non darlo a vedere.
«Oh, beh… Non metto in dubbio questo, James... Beh, ci si vede allora! Buona giornata!»
Il ragazzo si allontanò in fretta, sotto gli sguardi divertiti dei ragazzi.
«Davvero non hai intenzione di dire niente alla McGranitt?» gli chiese Remus a bassa voce, mentre raggiungevano la serra di Erbologia. James scosse la testa, sorridente, senza aggiungere nulla. Chissà cosa aveva in mente, si ritrovò a pensare Remus tra sé e sé.
Lily, d’altro canto, continuava a fissare Potter stranita.
Da quando in qua Potter era disposto a mettersi da parte lasciando altri sotto ai riflettori?
Non era mai successo.
«Chi sei tu? Che ne hai fatto di James Potter?*» disse Lily, tra sé e sé, mentre camminava per i corridoi del castello.
*
Per quanto Mary sperasse che quel giorno non arrivasse, si svegliò sapendo che quella era proprio la mattina di quel maledettissimo sabato, il giorno delle selezioni del Cacciatore di Grifondoro.
Sbuffò, prima di infilare i piedi dentro le pantofole, mentre si guardava intorno.
Alice dormiva ancora profondamente, mentre Emmeline, Lily e Marlene non erano in dormitorio.
Indossò con calma la sua divisa da Quidditch, mentre fuori il sole splendeva. Si avvicinò alla finestra ampia del dormitorio e constatò che vi erano le condizioni perfette per fare delle decenti selezioni, anche se non smetteva di sentirsi agitata.
La divisa da Quidditch la rendeva ancora più sinuosa, longilinea di quanto non sembrasse con la divisa della scuola. Mary, oltretutto, adorava il Quidditch, adorava indossare i suoi colori e portarli con sé.
Afferrò il foglio di pergamena sul suo comodino su cui vi erano i nomi dei candidati e scese dal dormitorio, trovandolo gremito di gente come ogni sabato mattina, in cui non c'erano lezioni.
«Buongiorno, mie care» esclamò d'improvviso, facendo sobbalzare Lily, Marlene ed Emmeline che, con il capo chino sui libri, non si erano accorte del suo arrivo.
La treccia laterale dorata di Mary sfiorò la spalla di Marlene, che si volse di scatto verso l'amica e la ammonì con lo sguardo.
«Mi è preso un colpo! Buongiorno anche a te!»
«Non vai a fare colazione?» le chiese Lily, mentre Mary si guardava intorno in cerca – probabilmente – di qualcuno.
«Oh, non penso di avere abbastanza tempo… Le selezioni cominciano alle dieci, sono le nove quasi e mezza… resterò a farvi compagnia» sorrise, e Lily annuì, seppur sospettosa del comportamento dell'amica.
Poco dopo, incrociò lo sguardo dell'oggetto dei suoi pensieri.
Sirius Black, perfettamente vestito e con i capelli così ordinati e lucenti da sembrare innaturali, la stava praticamente trafiggendo con lo sguardo dall'altra parte della stanza. Al suo fianco, vi era il povero Peter che non faceva altro che gettargli occhiate ansiose mentre sussurrava parole concitate al suo orecchio.
Di James e Remus, notò, non c'era traccia. Si alzò di scatto, distraendo nuovamente le ragazze che alzarono dinuovo lo sguardo per osservarla. Lily si scambiò la più fugace delle occhiate con Emmeline, che come lei aveva notato lo scambio di sguardi tra Mary e Sirius Black.
«Ho cambiato idea. Scendo a mangiare un boccone! A dopo»
«Ma, Mary!»
Probabilmente Marlene le aveva detto qualcos altro oltre a quello che aveva udito, Mary comunque non sentì altro che il suo nome pronunciato dall'amica, dato che camminò a passo di marcia fino al buco del ritratto che, dopo essersi aperto al suo passaggio, prontamente si richiuse.
«Buona giornata, mia cara!»
Sventolò incurante la mano alla signora Grassa, che l'aveva lasciata passare, poi scese i gradini che la separavano dalla Sala Grande.
«Non può guardarmi così, oh no che non può!»
Senza praticamente rendersene conto, si trovava già seduta sulla tavolata dei Grifondoro, non molto distante da un ragazzo occhialuto con un croissant in mano e uno che reggeva una tazza di thé fumante non lontano dalle cicatrici che portava sul viso.
«Pianeta terra chiama Mary Macdonald!»
Remus le sventolò una mano davanti al viso, e subito la ragazza si ridestò. Regalò un sorriso che sembrava più una smorfia all'amico, mentre rivolgeva a James un'occhiata.
Si sentiva un po' in colpa nei suoi confronti, in quei giorni non gli aveva praticamente rivolto la parola nell'intento di ignorare Sirius che era praticamente legato da sempre con un filo indissolubile al Capitano dei Grifoni.
«Oh, ciao ragazzi. Scusatemi, non vi avevo proprio visto!»
«Perdonata… Va tutto bene?» chiese gentilmente Remus, mentre osservava James di sottecchi. Si aspettava che il ragazzo con il maglione rosso e oro davanti a lui dicesse qualcosa alla ragazza che era chiaramente preoccupata per le selezioni, invece l'amico l'aveva quasi ignorata, così aveva deciso su due piedi di chiederle come stesse, per colmare quel silenzio che stava diventando imbarazzante.
«Oh. Beh, credo di si, grazie. E tu, Remus?» Mary cercò di mantenere un tono di voce fermo e deciso. No che non andava bene, non andava per niente bene.
James afferrò una caraffa di succo d'arancia che si trovava proprio lì davanti, e si versò con aria spavalda un po' di quella bibita che gli piaceva tanto.
Mary lo osservò, Remus se ne accorse.
James sbuffò in un risolino, poi si volse a guardare i due con aria divertita.
Afferrò un altro bicchiere, sotto gli occhi dei due, e lo riempì di succo di arancia.
Tirò fuori la bacchetta dal mantello e, con un movimento del polso, trasfigurò il liquido contenente nel bicchiere, adesso pieno di succo di lampone. Quel giorno non era a tavola, ma lui sapeva fosse il preferito di Mary.
«Io… Grazie, Jamie»
James annuì, senza guardarla negli occhi, mentre faceva un cenno con la mano a qualcuno che stava prendendo posto proprio al tavolo di Tassorosso, qualche metro più avanti.
«Senti… Mi… Mi dispiace» esclamò la ragazza d'improvviso continuando a fissarlo, e James si volse subito a guardarla, per la prima volta quella mattina. Remus fingeva praticamente di non esistere, osservando i due di sottecchi.
«Per… Cosa, esattamente?» chiese James, distrattamente.
Mary lo osservò. James non era arrabbiato con lei perché l'aveva ignorato. Insomma, non poteva essere solo quello. James non riusciva a guardarla negli occhi per dieci secondi, anzi, non la degnava nemmeno di uno sguardo. Aveva appena trasfigurato il succo d'arancia per lei, cercando di farle sentire che era vicino a lei ma non riusciva a mantenere il contatto visivo…
Non poteva essere solo il fatto che lei l'avesse ignorato in quei giorni, tra l'altro senza volerlo.
«Che succede?» chiese Mary, adesso più seria e decisa, mentre si sedeva ritta sulla schiena, gli occhi azzurri puntati su quelli nocciola di James, che non potevano fare a meno di osservarla.
«Lo chiedi a me? Cosa succede a te, piuttosto» ribatté prontamente lui, assumendo un tono calmo della voce ma piuttosto forzatamente.
Mary lo guardò a bocca aperta, non capendo a cosa l'amico alludesse.
«Senti...» sussurrò il ragazzo, a pochi centimetri dal viso di lei,
«Non pensarci, ok? Bevi il tuo succo di lampone e scendi al campo di Quidditch, ho visto poco fa un gruppo di ragazzi in divisa che uscivano dalla Sala… Ti staranno aspettando»
«Ma...»
«Frank è già giù, era più teso di te, poco prima che tu arrivassi… Vai, e conquista il mondo»
Lo sguardo di James, seppur rassicurante, non riuscì ad essere efficace come i suoi sorrisi, che quella mattina Mary non aveva ancora visto. Era certo, dunque, che in lui ci fosse qualcosa che non andasse.
Non era sicura, però, che lui gliel'avrebbe detto tanto facilmente. Comunque, era certa che Remus sapesse. Osservava James con il sorriso di chi conosceva ogni dettaglio della mente del celebre Potter di Grifondoro, come sempre.
Si alzò dalla panca, provocando un leggero vociare tra diversi ragazzini che sedevano poco più in là alla tavolata rosso-oro che probabilmente intendevano presentarsi alle selezioni.
«Remus… Ci vediamo più tardi. Grazie per il succo, James»
James la osservò uscire fuori dalla Sala Grande, mentre mordicchiava una zolletta di zucchero.
«Perché non le hai offerto il tuo aiuto? E' tesa come una corda di violino» chiese piano Remus, mentre addentava un muffin.
James si volse lentamente a guardare l'amico che sedeva di fronte a lui.
«Se la caverà...» disse noncurante, con una tranquillità disarmante.
«Non ci credo… Non me la bevo, James. Tu non puoi essere così tranquillo quando si parla di Quidditch...»
Avrebbe continuato il suo discorso, se non avesse visto James alzarsi di scatto con la tracolla che lasciava intravedere al suo interno il mantello dell'invisibilità di Charlus Potter.
«Vado… Vado da Hagrid! Si...» disse l'occhialuto, poco convinto, ad un Remus che lo osservava con un evidente ghigno e un'aria di chi la sapeva lunga e aveva trovato la risposta a tutte le sue domande.
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Capitolo 53 *** Capitolo Cinquantatreesimo - Ali per volare, radici per rimanere. ***
Capitolo Cinquantatreesimo –
Ali per volare, radici per rimanere
L'odore del cuoio bagnato impregnava le sue narici, mentre si chinava a stringere i lacci degli stivali da volo che aveva usato un paio di volte da quando li aveva comprati in dicembre, a Diagon Alley.
«Si può?»
Dopo aver udito un paio di colpetti alla porta dello spogliatoio di Quidditch, una ragazza dai capelli neri legati ad una coda alta entrò, con indosso colori ben diversi da quelli del Vice Capitano di Grifondoro.
La sorpresa sul viso di Mary lasciò presto il posto ad un sorriso.
«Capitano Jones! Che ci fai qui?»
Hestia Jones in tutta la sua bellezza, evidente anche con una semplice divisa scolastica composta da una gonna blu notte tipica di una Corvonero e un maglioncino grigio, si ergeva davanti a Mary Macdonald.
«Oh beh, mi trovavo nel parco con un paio di compagni della mia casa quando ho visto una scia di Grifoni correre verso il campo da Quidditch, una di loro diceva ad un altro che il Capitano MacDonald li stava aspettando, e così...»
Mary la osservò fingendo un sorriso, ma il suo colorito verdastro lasciò intuire ad Hestia che fosse tutt'altro che tranquilla.
«Non sono degna... Ci sono troppi ragazzi lì fuori che mi aspettano, io mi sono rinchiusa qui e ho una fifa matta di sbagliare...»
«E' per quello che ha detto Black in Sala Grande l'altro giorno?» chiese Hestia, con delicatezza. Mary immediatamente sbarrò gli occhi, non sapendo cosa dire.
«Beh, sai... Tutti hanno sentito le urla... Se vuoi saperlo, tutti i Corvonero fanno il tifo per te. Sono convinti che Black sia solo un pallone gonfiato invidioso...» affermò la mora, visibilmente divertita. Mary ridacchiò. Sembrò quasi rilassarsi, alla presenza della Corvonero.
«Per quanto io stimi voi Corvi dotati d'intelletto, Sirius potrebbe non avere tutti i torti...»
«Hey... Ma sei matta?»
Il tono convinto e deciso di Hestia ridestò Mary dai suoi pensieri. I suoi occhi verde muschio che di norma erano molto piccoli e allungati, sembrarono allargarsi come due fari.
«E poi, so di saperne tra l'altro più di loro... E' solo geloso del Caposcuola King, sai? Sirius Black è chiaramente attratto da te... però anche King lo è a sua volta, così tanto che ha addirittura spinto la professoressa McGranitt a sceglierti, come Capitano... Capisci?»
Mary sventolò una mano. Insomma, non poteva essere solo quello...
Sirius era davvero solamente geloso di King?
Hestia si alzò, guardando Mary con un sorriso che si allargava da un orecchio all'altro.
«Ti dispiacerebbe se assistessi alle selezioni? Vorrei fare il tifo per te...»
Mary non poté fare a meno di sorridere. Si alzò, mentre di fronte a lei stava la Corvonero e la sorprese abbracciandola di slancio, affondando le narici sulla divisa scolastica della ragazza.
«Certo che no, Hestia... Dopo tutto, la prossima partita la giochiamo contro i Tassi»
Con un'alzata di spalle di Mary e una risata di Hestia, le due uscirono dagli spogliatoi più rilassate e sorridenti di quando erano entrate.
Hestia salutò con un cenno della mano Mary, e si diresse verso le scale che portavano agli spalti per osservare da lontano.
Il leggero venticello che si era levato scosse i capelli della bionda Grifondoro, che subito cercò con gli occhi Frank Paciock in quella piccola folla che si era creata. Il ragazzo la vide prima però, e in un balzo la raggiunse.
«Tutto bene, Mars?» chiese a voce bassa, e Mary con un sorriso annuì.
La folla adesso si voltava tutta in direzione dei due ragazzi, non c'era nessuno che avesse occhi per qualcun altro... tranne uno.
James Potter stava vicino ai due ragazzi, ma nessuno sapeva della sua presenza.
Il mantello dell'invisibilità, per quanto potesse essere leggero e per quanto rendesse la visuale dell'ospite nascosto sotto di esso ottima, in una giornata di sole come quella provocava la normale sudorazione di un individuo sottoposto a quelle condizioni atmosferiche un po' più precocemente.
James si sarebbe subito liberato del suo mantello, se non fosse stato per il fatto che nessuno avrebbe dovuto vederlo lì, quel giorno.
Aveva visto il suo migliore amico, Sirius Black, a pochi metri dall'ingresso al campo di Quidditch, con indosso la sua divisa da portiere e il sorriso malandrino di sempre.
«Allora... Adesso io farò un appello, chiamerò ognuno di questi nomi scritti su questa pergamena e voi dovrete alzare la mano quando sentirete il vostro... D'accordo?»
Cenni di assenso decretarono che tutti avessero capito.
«Bene... Si? Hai qualcosa da dire?»
«Io... Io non ho fatto in tempo ad inserire il mio nome, potrei comunque fare le selezioni?»
Un ragazzino dai capelli rossi che sembrava esser diventato in viso più rosso dei suoi capelli dalla vergogna, attirò l'attenzione di Mary, che annuì chiedendo il suo nome per inserirlo nella lista.
«Dunque, andiamo avanti... Chase... Chase Adams?»
Un ragazzo slanciato dai capelli dorati con un sorriso timido alzò la mano. Mary gli sorrise di rimando; frequentava il quinto anno ad Hogwarts, non ci aveva mai parlato se non casualmente, dato che era uno che stava sempre sulle sue.
«Teresa Hale?»
Stavolta una bambinetta dall'aria spavalda rispose con "Io" all'appello di Mary, e Frank sbuffò nascondendo una leggera risata. «Bene... Alexis Jones»
Una ragazza dai capelli rossi alzò la mano, così come i successivi altri quattro o cinque ragazzi.
Fu felice di constatare che, per la prima volta in vita sua da quando assisteva alle selezioni di Quidditch, non c'era nessuno che si fosse presentato solo con l'intento di provarci con il Capitano Potter. Nessuna ragazzina ridacchiante da schiantare, nessuna di loro si appiccicava con una sanguisuga a James, nessuna che fingesse di non saper volare solo per essere retta da James...
Con un'espressione compiaciuta, divise gli otto candidati in due gruppi. Lei si sarebbe occupata di Teresa Hale, Alexis Jones e altri due ragazzi del quarto anno e aveva lasciato a Frank i ragazzi dall'aria più esperta che pensava non avrebbero messo in difficoltà il Battitore di Grifondoro, Chase Adams e altri tre ragazzi, due ragazze del quinto e uno del quarto.
Teresa Hale e, con grande dispiacere di Mary, Alexis Jones, si erano rivelate in men che non si dica persino incapaci di stare in equilibrio sulla scopa.
«Mi dispiace ragazze, per me la vostra prova finisce qui... Vi suggerisco di ritentare la prossima volta, spiacente...»
Mary si sforzò di sorridere alle due ragazze che, deluse, avevano abbandonato il campo da Quidditch dopo dieci minuti dall'inizio delle selezioni.
Alzò gli occhi in tempo per notare che Chase volava davvero bene, quando vide un ragazzo in divisa da Grifondoro sfrecciare intorno agli anelli.
Mary si passò una mano davanti agli occhi, mentre imbracciava la sua scopa.
«Ma quello... Quello è Sirius Black!» urlò Olivia con aria sognante, la ragazzina del quarto anno che fino a quel momento era stata simpatica a Mary.
«John, Olivia... Raggiungete Frank, per favore... Io devo occuparmi di una cosa, poi iniziamo la seconda prova»
Mentre Olivia e John volavano verso Frank che parlava ai quattro ragazzi che stava mettendo alla prova, Mary sfrecciò verso la parte opposta del campo su cui vi erano i tre anelli che lei aveva più volte superato in passato, regalando alla sua squadra numerosi momenti di gloria.
«Black! Cosa diavolo ci fai qui?» sbraitò la ragazza. Sirius, che l'aveva osservata tutto il tempo mentre volava verso di lui, finse di essere sorpreso di vederla.
«Buongiorno anche a te, Capitano. Beh, avrai bisogno di un portiere, quando i tuoi candidati dovranno far passare la pluffa attraverso questi anelli, no? Dunque, et voilà, je suis ici»
Mary, che si reggeva sulla scopa con le braccia incrociate, alzò gli occhi al cielo al tono falsamente innocente di Sirius.
«Me la cavo benissimo anche senza di te, Monsieur Black»
La risata simile ad un latrato raggiunse le orecchie di Mary quando questa aveva già raggiunto Frank e i candidati.
«Allora? Abbiamo superato la prova del volo?» chiese Chase a Frank e adesso all'appena arrivata Mary, che annuì di fronte ai cinque ragazzi rimasti. Una delle ragazze del quinto che era stata messa da prova da Frank, infatti, aveva deciso volutamente di ritirarsi dalle selezioni perché, pensandoci, non se la sentiva di doversi destreggiare tra gli allenamenti di Quidditch a cui si sarebbe dovuta sottoporre – se fosse entrata in squadra – e gli imminenti GUFO che avrebbe dovuto affrontare.
Così erano rimasti Chase, Olivia, John e una ragazza e un ragazzo di cui Mary non ricordava i nomi, che furono sottoposti ad una seconda prova di volo più complessa.
Loro, a gruppi di due e poi tre, avrebbero dovuto passarsi la pluffa mentre Frank cercava di metterli in difficoltà con il bolide.
«Io sarò, in questa occasione, un battitore come Frank, insieme cercheremo di mettervi in difficoltà in volo... Vediamo chi riesce a scansare meglio il bolide! VIA»
Il fischietto di Mary annunciò l'inizio della gara; Chase passò con un lancio velocissimo la pluffa a Olivia, che per poco non la lasciò cadere, mentre la ragazza del quinto anno di nome Anne quasi si fece colpire dal primo bolide di Frank, avvertita solamente dallo strilletto di Olivia che assisteva alla scena. Chase riprese in mano la pluffa, mentre scansava con grande destrezza un nuovo bolide stavolta lanciato da Mary, sicuramente più debole di quello di prima di Frank. Ora passava la pluffa al ragazzino del quarto anno, Simon, che però la lasciò cadere, recuperata da Olivia che stava volando proprio più in basso.
«Quel Simon è proprio un disastro...»
Qualcuno si voltò in direzione di James senza capire da dove provenisse quella voce, mentre il ragazzo, ancora sotto al mantello dell'invisibilità, stava ora seduto sugli spalti, non lontano da Hestia Jones – continuava a non spiegarsi la sua presenza lì, dato che era una Corvonero e quello non era nemmeno un allenamento – e un paio di ragazzi del sesto anno di Tassorosso che osservavano Mary con aria maliziosa, mentre Sirius sulla scopa a centinaia di metri di distanza cercava di ucciderli con lo sguardo.
James tirò fuori dalla tasca una manciata di cioccorane, e iniziò a mangiucchiarle nervosamente.
«E quella Anne è troppo insicura sulla scopa... Lui e quel tale, Simon, dovrebbero proprio andarsene...» disse borbottando, scravaccato sul sedile e con la bocca piena, come un babbano che si lamenta delle pessime prestazioni della sua squadra di calcio davanti alla televisione.
Chase nel frattempo riuscì a fare davvero un bel passaggio, che fece traballare un poco Olivia che fino a quel punto era stata brava a volare almeno quanto lui.
«Bene, questa prova è finita! Anne, Simon... Mi dispiace ragazzi, ma non è il vostro momento, questo...»
«Oh, grazie comunque Mary...» disse il ragazzino dispiaciuto, fissandola da dietro i vetri dei suoi occhiali. Anne annuì, incapace di dire alcun ché, e i due si allontanarono insieme dal campo da Quidditch, sotto gli sguardi di Mary, Frank, Chase Adams, Olivia e John. Quest'ultimo, Mary l'aveva voluto tenere ancora per la prossima prova per il modo in cui aveva scansato un bolide lanciato meravigliosamente da Frank, ma a dire il vero vedeva Olivia e Chase molto più abili nei passaggi rispetto a lui.
Frank volò al fianco di Mary, mentre questa osservava da lontano Sirius che sembrava trafficare chissà cosa accanto agli anelli.
«Prova degli anelli?»
Mary annuì, mostrando la sua aria preoccupata e sbuffando sonoramente per la presenza del giovane Black a quelle selezioni, che sicuramente avrebbe complicato la situazione, proprio come aveva temuto.
«Olivia, Chase, John... Adesso, dovrete mostrarci chi di voi è più bravo a fare ciò che ogni Cacciatore che si rispetti è portato a fare: segnare punti...»
«Oh... C'è Sirius!»
John aveva sventolato una mano in direzione di Sirius, che gli aveva risposto con un sorriso e un cenno del capo dall'altra parte del campo. Gli occhi di Olivia, con grande disapprovazione di Mary, avevano assunto la forma di un cuore, mentre Chase sembrava preoccupato.
«Avviciniamoci agli anelli» concluse Frank per Mary, che prima era stata interrotta dal commento di John.
Il vento freddo sferzava la pelle di Mary, che sembrava irrigidirsi a quella temperatura bassa, seppur quel giorno il sole fosse molto mite.
«Buongiorno a tutti, miei cari!» cantilenò Sirius, attirando l'attenzione dei ragazzi che sorrisero tutti in sua direzione, mentre Mary sbuffava e Frank si fingeva indifferente all'aria contrariata di Mary, sorridendo un po' al suo compagno di dormitorio.
«Spostati, Black...» sibilò infatti la ragazza all'orecchio di Sirius, dopo essersi avvicinata pericolosamente al ragazzo. Le scope dei due, infatti, si toccavano. Sirius si volse a guardarla con sguardo ammaliante; Mary sarebbe rimasta incantata a guardare come gli occhi grigi riflettevano la luce del sole e sembravano quasi blu in quel preciso istante, se non fosse stata tanto arrabbiata.
Olivia, infatti, era del tutto andata.
Lanciava gridolini eccitati, mentre Frank si voltava stranito in sua direzione non capendo da dove venissero quei versetti, Chase la fulminava con lo sguardo, visibilmente infastidito e imbarazzato, e John osservava Sirius quasi con ammirazione.
«Olivia, sei fuori»
L'attenzione della ragazza fu attirata da Mary, che quasi urlò quella frase che sorprese tutti. Olivia non era di certo un fenomeno, poteva anche andare bene come Cacciatrice anche se le selezioni non erano finite, ma Mary aveva deciso su due piedi di eliminarla.
Sirius sospettava di conoscere la sua motivazione, così volò accanto alla povera ragazza che adesso, sconvolta, guardava Mary.
«Ma... Ma tu non puoi!» strillò Olivia, mentre Sirius le metteva una mano sulla spalla.
«Certo che no!» disse infatti lui, con aria da primadonna, mentre la ragazza ora assumeva un'espressione ancor più minacciosa, incoraggiata dal ragazzo.
James, intanto, si era avvicinato al gruppetto cambiando postazione sugli spalti, proprio in quel momento scuoteva la testa con disapprovazione e le mani erano davanti alla bocca.
«Perderò il mio migliore amico oggi, si» disse tra sè e sè, con il solito fare teatrale e l'aria solenne.
Mary, intanto, era diventata rossa come un peperone, ma tentava ancora di mantenere quel minimo di autocontrollo.
«Prendo io le decisioni, e tu sei fuori, Olivia» continuò infatti, imperterrita.
La ragazza sbarrò gli occhi, colpita dal modo rude di fare di Mary.
«Sei ingiusta! Per quale motivo mi hai esclusa? Eh?» strillò la ragazzetta, mentre Frank volava tra lei e Mary, temendo uno scoppio di quest'ultima. Continuava a lanciare occhiate allarmate a Sirius, che approfittò di un momento di distrazione di Mary per fare un occhiolino all'amico.
«Non tollero gente che sbava per i giocatori della mia squadra. E ora, fuori dai piedi» disse Mary, volando via da lì; Olivia, però, prontamente volò dietro la ragazza, continuando a strillare contro di lei, fin quando le due non scesero a terra.
Frank, John e Chase seguirono il loro esempio, Sirius non scese invece dalla scopa ma si avvicinò per godersi la scena, l'aria compiaciuta mentre teneva le braccia incrociate e lo sguardo fisso sulla bionda.
«E' solo perché adoro Sirius? Beh, se vuoi saperlo, sono anche una dei membri del suo fanclub!»
«Sento puzza di guai» esclamò piano James, che però adesso ridacchiava. Vide Sirius trattenersi con difficoltà dal ridere alla visione dell'espressione ora furiosa di Mary.
«Non me ne frega niente di quello stupido fanclub, chiaro? Vattene via da questo campo da quidditch, prima che io decida di schiantarti!»
Mary aveva urlato forse come poche volte in vita sua. La cosa preoccupò un po' Hestia, che nel frattempo si era avvicinata e prontamente la prese per le spalle, sussurrandole qualche parola che potesse calmarla.
«Chase? Complimenti sei in squadra!» concluse Mary, con tono arrabbiato, tanto da spaventare il ragazzo che però, con un sorriso stentato, si dileguò dal campo di quidditch dopo aver ricevuto un sorriso rassicurante da Frank.
«Amico, complimenti... Sta tranquillo, non è sempre così...»
Mentre il neo giocatore e John, sconfitto, si allontanavano, Mary ancora fulminava con lo sguardo una scatenata Olivia che ancora inveiva contro il Capitano, urlando parole sconnesse che quest'ultima, accecata dalla rabbia, non seppe capire, per cui non le rispose.
Mentre Frank ancora guardava Mary, preoccupato, e Hestia la avvolgeva con un braccio, la bionda si rivolse con uno sguardo carico di rabbia all'unica persona che restava ancora sospesa sulla sua scopa.
«Sei contento, maledetto Black? Hai rovinato tutto! Ce l'hai fatta, hai reso tutto uno schifo!» concluse, mentre i suoi occhi si facevano lucidi.
Sirius se ne accorse, e la sua espressione mutò notevolmente.
La sua era l'espressione di chi aveva appena ricevuto uno schiaffo in pieno viso.
Era incredulo, senza parole; scese in fretta dalla scopa, avvicinandosi verso la ragazza che aveva saputo trattenere le lacrime e stringeva ancora i pugni, fissandolo, fuori di sé.
«Oh, Mary, io...»
PAFF
La mano di Sirius Black ora si avvicinava al punto caldo sul suo viso, che era appena stato colpito con uno schiaffo da Mary, la quale dopo aver colpito il giovane Grifondoro si era allontanata dal ragazzo quasi correndo, la scopa in mano e l'espressione ora indecifrabile. Frank e Hestia avevano seguito la scena a bocca aperta, incapaci di agire, ma mentre vedevano la ragazza allontanarsi a grande falcate la seguirono correndo lungo il prato.
Sirius, d'altro canto, rimase immobile a guardare Mary che diventava sempre più un puntino, allontanandosi da lui. La vide rientrare nel castello, mentre il rumore di qualcuno che sembrava scostare una coperta attirò la sua attenzione.
James lo osservava con espressione delusa, con in mano il mantello dell'invisibilità, praticamente a un metro da lui.
Chissà da quanto tempo era al suo fianco senza che lui se ne accorgesse!
«Non lo dire, Ramoso...»
«Che sei un perfetto idiota, Felpato? Va bene, non lo dico»
Sirius sospirò sonoramente, mentre James aveva l'aria combattuta. Avrebbe voluto sgridarlo, ma vedendo l'amico già abbattuto decise di non farlo...
A quello avrebbe pensato Remus, si.
Non poté fare a meno di scoppiare in una sonora risata, però, notando le cinque dita di Mary perfettamente stampate sulla sua guancia.
«Cosa accidenti...?»
«Si... Sirius! Dovresti guardarti allo specchio, amico! Ahahahahahah»
Sirius si tastò la pelle che ora sembrava pulsare al suo contatto. Quella ragazza sapeva come fare a botte, pensò d'un tratto. Poi realizzò l'irrealizzabile, e sbarrò gli occhi.
«Il mio viso! Il mio bellissimo viso!»
James, mentre era affetto da un attacco di ridarella fulminante, avvolse con affetto Sirius per le spalle, e insieme si incamminarono fuori dal campo di Quidditch.
*
Mary MacDonald aveva saltato il pranzo, poi non era scesa in Biblioteca come d'accordo con le ragazze e, quella sera, giunta l'ora della cena, non ne voleva proprio sapere di uscire dal dormitorio del sesto anno.
«Ma... Mary! E' sabato, praticamente l'unico giorno della settimana in cui possiamo stare tutte insieme facendo tardi senza preoccuparci delle lezioni del giorno dopo...»
Alice Prewett era la ragazza più testarda, fastidiosa e rompipluffe del pianeta, pensò Mary guardando l'amica che non si era arresa, come sempre, al suo ennesimo no.
Lily se ne stava in silenzio, Mary sapeva che la osservava di sottecchi, mentre Marlene affiancava Alice, cercando di intenerire la ragazza con lo sguardo. Emmeline, d'altro canto, era troppo rispettosa delle decisioni altrui per insistere, anche quando si trattava delle sue amiche.
Questo era ciò che prevedeva il Bon Ton, questo era ciò che i suoi genitori le avevano insegnato.
Nessuno, però, aveva parlato ad Alice del Bon Ton, per grande sfortuna di Mary MacDonald.
«Ti rendi conto che non hai toccato cibo? Remus ci ha detto che hai bevuto solo un succo di lamponi, questa mattina! Dico io, ma non hai fame?»
Mary MacDonald ce la stava mettendo tutta, quel giorno, pur di non esplodere una seconda volta. Guardava un punto fisso di fronte a sé e continuava a ripetere "No" ad intervalli regolari, senza nemmeno ascoltare ciò che le stesse dicendo Alice.
Se Mary era infuriata, non era capace di ascoltare le parole di nessuno.
Lily lo sapeva benissimo, per questo se ne stava zitta. Risparmiava le sue energie per quando Mary sarebbe stata pronta a parlare.
La ragazza, infatti, dopo lo schiaffo dato in pieno viso a Sirius, era rientrata in dormitorio senza dire una parola, l'aria dapprima infuriata si era fatta pian piano indecifrabile, se fino a qualche ora prima lanciava ogni cosa in aria o la scagliava con forza, adesso si muoveva in maniera precisa e con movimenti meccanici, senza dire una parola. Così le ragazze avevano dovuto informarsi con gli altri per sapere cosa le fosse successo.
Prima o poi però, Lily sapeva, Mary avrebbe detto tutto ciò che ci sarebbe stato da dire, tutto e anche più del dovuto, ma quel momento non era arrivato ancora. Lily lanciò un'occhiata eloquente a Marlene, cercando di dissuaderla dal convincere Mary a scendere, perché la loro era una battaglia persa in partenza.
«Se dici, possiamo benissimo sederci ben lontane dai Malandrini! Eh, Mary?» disse Alice, ora con tono mieloso. Lily si alzò d'improvviso dal suo letto, e afferrò il braccio di Alice trascinandola fuori dal dormitorio, Emmeline e Marlene alle calcagna.
«Ma Lily!»
«Lasciala stare, non scenderà fin quando non lo vorrà... Starà bene, vedrai»
Lily avvolse una preoccupata Alice per le spalle, mentre gettava un'occhiata a Mary che, per la prima volta, sembrò notare la presenza delle ragazze, e rivolse un'occhiata di tacito ringraziamento alla rossa, che come sempre era sempre un passo davanti agli altri, quando si trattava di comprendere appieno ciò di cui avesse bisogno in qualsiasi momento.
Così Emmeline, lanciata un'ultima occhiata all'interno del dormitorio, si chiuse la porta dietro le spalle, e Mary rimase dinuovo da sola nella stanza. Si lasciò andare sul suo letto, emettendo un lungo sospiro, mentre osservava la luna, che era arrivata a metà della sua fase crescente, splendere nel cielo.
Chiuse gli occhi per un attimo, cercando mentalmente di calmarsi, ma ancora una volta avvertì la solita vena alla tempia pulsare.
L'unica cosa che l'avrebbe calmata, pensò, sarebbe stato vedere Sirius Black esalare l'ultimo respiro tra le sue mani. Represse un risolino, prendendosi un po' in giro in quanto si riteneva normalmente praticamente incapace di uccidere, pensando per la prima volta di avere dubbi però in merito sulle sue capacità da Killer. Sentì dei passi salire le scale, probabilmente qualcuna delle ragazze aveva dimenticato qualcosa in dormitorio, così alzò leggermente la testa per vedere chi avrebbe varcato la soglia.
«Ci sei riuscito? Grande!»
Quella era la voce di Peter.
Ma era ben lontana, però. Sembrava provenire dal pianerottolo alla base delle scale del dormitorio delle ragazze... Ma allora, chi...?
«Mary, sono io... Posso entrare?»
Mary subito si mise in piedi, udendo la voce di James Potter per la prima volta, quel giorno.
Avrebbe riconosciuto tra mille la voce del suo migliore amico, nemmeno in un milione di anni l'avrebbe dimenticata o confusa con quella di qualcun altro.
«Si...» disse Mary a voce alta, scoprendo di avere ancora una voce, dato che l'ultima volta che aveva fatto vibrare le sue corde vocali era stato quella mattina, quando aveva urlato contro Sirius Black.
La maniglia si abbassò, un leggero bagliore proveniente dalla Sala Comune invase la stanza che era rimasta al buio da quando le ragazze erano uscite. Mary indossava ancora la divisa da Quidditch, la treccia era sfatta e lo stomaco brontolava in maniera, per fortuna, impercettibile.
James Potter, l'aria come sempre allegra e gli occhi nocciola brillanti dietro gli occhiali squadrati, fece capolino nella stanza reggendo un vassoio in legno scuro.
«Ho fatto un salto nelle cucine, c'è una piccola elfa che praticamente mi adora e prepara ogni cosa che io gli chieda di prepararmi... Ti va di mangiare insieme?»
L'ampio sorriso sul viso di James e il suo quasi saltellare ad ogni passo non potevano non migliorare di un minimo l'umore di Mary, anche se non si vedeva ancora l'ombra di un sorriso dietro la sua espressione seria e imperscrutabile.
James attraversò la stanza e appoggiò il vassoio sul tavolino che vi stava al centro, prendendo posto su una delle cinque sedie e continuando a parlare, mentre apriva la scatola contenente chissà quale leccornia.
Mary sbarrò gli occhi alla vista di ciò che non si sarebbe proprio aspettata di vedere lì, tra quelle mura.
«Fish&Chips del Blue Marlin? Cosa? Ma come hai fatto?» il tono sorpreso ed eccitato di Mary fece ridacchiare James, che ora aveva assunto un'aria piuttosto compiaciuta, ai limiti dell'inversosimile.
Il Blue Marlin era un famoso Take Away babbano di Birmingham, presso cui andavano James e Mary quando si trovavano nella loro città praticamente da sempre.
I due, infatti, essendo fin da quando hanno imparato a camminare molto amici, solitamente si vedono quasi ogni giorno durante le vacanze estive, e amano girare per la Birmingham babbana; in particolare non c'era mai stata una volta in cui non si erano fermati a mangiare qualcosa presso il Blue Marlin, un posticino davvero carino che si trovava in una zona molto popolata della città.
«Ho parlato ad Ania, questa piccola elfa che è pazza di me, del Blue Marlin e le ho detto che avrei tanto voluto mangiare qualcosa di simile, questa sera... Così, mi ha chiesto dove si trovasse questo locale. Non ci crederai, ci è subito andata ed è tornata in dieci minuti scarsi portando con sé una porzione di Fish&Chips! Ne ha fatta un'altra uguale, guarda!»
Mary lo guardava affascinata e grata insieme.
Avrebbe pianto per la felicità di sentirsi così amata.
Lei e James adoravano quel posto, il secondo però molto spesso si lasciava convincere dalla ragazza ad andarci perché in realtà sapeva quanto lei adorasse il Fish&Chips che solo loro, a suo parere, riuscivano a preparare così bene.
James si accorse dello sguardo della ragazza, e non poté fare a meno di interrompersi e sorriderle di rimando.
«Ovviamente, lascio a te la porzione originale... Io mi accontenterò dell'ottima copia di Ania...» disse, con gli occhi socchiusi e il suo solito fare istrionico, mentre sventolava una mano, fingendosi incurante ma allo stesso tempo apparendo la vittima sacrificale della serata.
Mary si avvicinò in uno slancio carico d'affetto a James, stringendolo forte a sé, così il ragazzo interruppe il suo monologo, appoggiando il suo mento tra i capelli biondi della ragazza.
«Sei la persona più incredibile, gentile, meravigliosa che io conosca, James Potter»
Mary sorrise, mentre chiudeva gli occhi sentendo James ricambiare la stretta ancora più forte di quanto lei non avesse fatto.
«Attenta Mary, Lily potrebbe sentirti...» sussurrò lui, ridacchiando. Mary rise di rimando, mentre ancora non riusciva a staccarsi da quelle braccia che la avvolgevano e la facevano sentire al sicuro, come solo tra le braccia del fratello più caro al mondo ci si può sentire.
«Lily mi darà ragione, prima o poi... Adesso, vogliamo per Godric mangiare tutto questo ben di Dio, prima che si freddi?»
James si allontanò dalla ragazza che ora sorrideva e annuì vivacemente, afferrando le posate e porgendone delle altre alla ragazza che ora sedeva di fronte a lui.
Consumarono la loro ottima cena tra risa, schiamazzi, chiacchiere che riguardavano Birmingham, racconti sulle cose che avevano combinato da piccoli a casa dei Potter che avevano fatto tanto infuriare Dorea; rievocarono i ricordi del primo natale passato insieme a casa MacDonald, di cui nessuno dei due aveva memoria poiché troppo piccoli. Conoscevano ogni minimo dettaglio della prima volta che si erano rivolti la parola, all'età di quasi tre anni, grazie ai loro genitori, che usavano scattar loro tante foto che spesso guardavano insieme, non riuscendo a fare a meno di sorridere.
«E comunque, per quello che vale, questa mattina hai dimostrato di poter essere un ottimo Capitano, Mary»
Il sorriso che fino a quel momento non aveva lasciato il viso della ragazza, si gelò all'istante udendo quelle parole. James la osservava di sottecchi, mentre mangiava le ultime patatine rimaste sul suo piatto. Mary aveva già finito, come sempre era il più lento a finire di mangiare dato che si perdeva spesso in chiacchiere, a differenza della ragazza.
«Ti sbagli, James» disse la ragazza, facendosi d'improvviso cupa. Il ghigno di James minacciò di mostrarsi mentre l'aria del ragazzo era evidentemente combattuta; non sapeva bene cosa fare.
«Lo dico perché c'ero... Dico sul serio, Mars»
Il tono convincente di James fece capire a Mary che non stava mentendo. La ragazza si soffermò a fissarlo, gli occhi blu stralunati, mentre giungeva alla conclusione.
«Ma io non ti ho... visto»
«Esattamente...» aggiunse in fretta James, con aria eloquente, mentre poggiava le posate sui resti di una cena ormai terminata.
«Aspetta un momento... Il mantello?» disse piano la ragazza, sbarrando gli occhi d'improvviso. James ridacchiò, l'aria colpevole.
«Beh... Ma certo! Non l'avresti mai lasciato a Birmingham! Ma come hai fatto a tirarlo fuori dall'armadio di tuo padre?»
«Non l'ho mai detto a te, ma... E' stato lui a regalarmelo, l'ho sempre avuto con me a Hogwarts da quando ci sono»
James sorrise con aria colpevole, mentre il sorriso di Mary si faceva più largo sul suo viso.
Adesso riusciva a spiegarsi tante di quelle cose!
«Chi avresti scelto, tu?» chiese la ragazza, abbassando lo sguardo mentre James si alzava e riponeva i piatti nel vassoio di legno.
«Adams era senz'ombra di dubbio il miglior candidato – affermò sicuro, e Mary seppe che stava dicendo la verità. James, sentendosi incoraggiato dalle labbra rosse incurvate all'insù della sua amica, continuò a parlare, con cautela – Devo dire però che Olivia non era malaccio...»
«Quell'arpia...» borbottò Mary, e James represse con fatica un risolino.
«Su, ci sono un sacco di ragazze così a Hogwarts che hanno un debole per i giocatori di Quidditch...» disse James in maniera giocosa. Mary lo fulminò con lo sguardo, e James seppe che era giunto il momento di ridestarsi e comportarsi da persona seria.
Non ci trovava proprio niente da ridere Mary, parlando di quelle oche starnazzanti.
«Bel destro, a proposito» aggiunse James, audace, lanciandole un'occhiata in tralice.
Mary finse di abbassarsi per prendere qualcosa sotto al letto, la verità era che cercava di nascondere l'aria imbarazzata. Ma James lo sapeva, conosceva perfettamente l'amica, così evitò di ridacchiare e represse il risolino che aveva minacciato di uscire.
«Se l'è meritato... E' un maledetto idiota, lo odio!» esclamò la ragazza, accendendosi poi d'improvviso, incapace di trattenersi.
«Uhh, quante volte mi sono sentito ripetere questa stessa frase!» disse James con aria da vittima, sconsolato.
«Infatti voi due siete Potter e Black, idoli delle folle, celebrità di Hogwarts... No James, questo non ti rende figo. Sei un'idiota anche tu»
Dopo aver udito il tono canzonatorio di Mary, James l'aveva stretta nuovamente a sé, per calmarla.
«Mi costa ammetterlo, è mio fratello, lo sai, e hai ragione quando dici che è stato un'idiota, ma...»
«Ma?»
«Ma non vedi? Non vedi come si impegna per attirare la tua attenzione?»
«Come sa farmi infuriare per benino, vuoi dire! Mi ricorda proprio...»
«Me con Lily? Già... Anche se io, pensandoci, non ho mai dato a Lily dell'incapace... Ma c'è un fattore comune però, in tutto questo...»
«Non le avresti mai dato dell'incapace... Infatti, tu ti sei innamorato di Lily!» osservò Mary lucidamente, dato che la situazione non la riguardava. Sentir dire quelle parole dalla sua amica, gli fece sentire uno strano pizzico all'altezza del cuore.
«Hai centrato il punto, brava la mia Mary»
La voce di James sembrò raggiungerla da miglia e miglia di distanza.
James amava Lily, per questo faceva di tutto per attirare la sua attenzione. Da quando l'aveva notata, esattamente sull'Espresso per Hogwarts al primo anno, James aveva praticamente fatto di tutto per farsi notare da quella dolce ragazzina dai capelli rossi e gli occhi verde smeraldo.
Per molto tempo, aveva creduto che lo facesse per passatempo; Lily era sempre stata, fino a quell'anno, la sua vittima preferita per gli scherzi geniali che architettava insieme al suo braccio destro, Sirius Black.
Quello stesso Sirius Black che l'aveva umiliata più volte davanti a tutti, in quei giorni.
Quel Sirius Black che quello stesso giorno l'aveva sminuita e l'aveva fatta sentire in imbarazzo come mai nessuno in vita sua.
«Lui non può... Non è possibile, James. Non vedi come mi tratta?»
James sorrise lievemente alla frase dal tono poco convincente della ragazza, che in quel momento era troppo immersa nei suoi pensieri e troppo accecata dalla rabbia per realizzare ciò che sarebbe stato evidente e chiaro a tutto il resto della popolazione britannica.
«Se vuoi, possiamo parlarne un'altra volta... Adesso, che ne diresti di aiutarmi a sparecchiare e a riportare tutto nelle cucine?»
«Beh, possiamo anche lasciare tutto qui dentro, gli elfi comunque porteranno via tutto...»
«E rinuncieresti ad una passeggiata fino ai sotterranei sotto al mantello dell'invisibilità?»
Mary sorrise con aria incredibilmente scaltra all'amico, che la prese sottobraccio mentre avvolgeva entrambi con il suo mantello invisibile, lasciando come ultima immagine di sé a quel dormitorio il suo sorriso sfavillante e una Mary che ridacchiava felice.
«Mi dispiace di non aver chiesto il tuo aiuto per le selezioni, James. Ho capito che ce l'avevi con me per questo, stamattina...»
«Ahh, sciocchezze!» concluse James, sorridendo sornione alla ragazza.
La ragazza restava sempre affascinata dalla luce che riusciva ad emanare James Potter quando c'era. Nessuno, nessuno può sapere come ci si sente bene ad avere un amico come James Potter.
Ma lei era fortunata.
Era stata così arrabbiata quel giorno, ma adesso...
Andava tutto bene.
Lights will guide you home
and ignite your bones
and I will try to fix you.
*
«Il rosso ti donava tanto stamattina, Sirius, ma devo dire che il viola è proprio il tuo colore»
Remus scostò La Gazzetta del Profeta dalla sua vista appena per notare che il livido di Sirius era diventato violaceo e rimaneva piuttosto evidente, nonostante il ragazzo facesse di tutto per nasconderlo grazie ai capelli neri lunghi fino alle orecchie.
L'espressione infastidita di Sirius si intensificò ancora di più quando sentì ridacchiare, vicino a lui, Lily Evans e Peter Minus che avevano udito Remus.
«Siete odiosi... Proprio odiosi»
Il broncio di Sirius Black minacciava di esplodere da un giorno intero, ma adesso sembrava gonfiarsi a dismisura mentre rivolgeva delle occhiate nervose di continuo verso le scale dei dormitori, aspettandosi di vedervi scendere James.
«Ti fa male?» chiese Emmeline, gentile.
«No... Grazie per l'interessamento, Mel... Almeno c'è qualcuno che prende sul serio le mie ferite...»
«Oh, e smettila di lagnarti, Black! Almeno tu hai messo qualcosa nello stomaco...» emerse Alice, seduta in braccio a Frank a pochi metri di distanza, abbastanza vicina da riuscire a seguire l'intero discorso dei suoi amici.
La ragazza aveva provato più volte a salire nei dormitori per portare giù con la forza Mary a mangiare qualcosa. Peter, però, le aveva assicurato che con lei ci fosse James, che le aveva portato qualcosa da mangiare.
«Non vedo l'ora che arrivino le vacanze...» esclamò Sirius nuovamente, guardando Remus e aspettandosi un cenno d'assenso da parte sua, che non arrivò.
Remus invece gettò un'occhiata a Lily, che sembrò ridestarsi.
«Io... Non ve l'ho ancora detto, ma non ci sarò a Birmingham dai Potter almeno fino al lunedì di Pasquetta, Sirius...»
Sirius corrucciò lo sguardo, tirandosi ritto sulla schiena per osservare meglio Remus.
«Come sarebbe a dire?» disse questo, seccato. Remus si ritrovò immediatamente in difficoltà; non sapeva se Lily avesse già avvertito le ragazze, non voleva allo stesso tempo mentire a Sirius per poi mettere nei guai la sua amica con le altre.
«Viene da me, Sirius...»
Sirius si volse di scatto a guardare Lily, sbattendo le palpebre con aria confusa. La ragazza guardò le sue amiche cercando di attirare la loro attenzione, riuscendoci, dato che già Alice sembrava essersi offesa perché credeva che Lily si fosse dimenticata della loro gita in Cornovaglia da Marlene.
«Mia... Mia sorella si sposa, ecco. Mia madre mi ha chiesto di invitare qualcuno, così ho invitato Remus»
L'aria incuriosita di Sirius non scomparve a quella risposta.
Pensava a cosa avrebbe detto James, una volta che avrebbe saputo. Certo, non se la sarebbe mai presa con Remus; sapeva quanto lui e Lily fossero da sempre legati da un rapporto di amicizia, però ci sarebbe rimasto male perché non avrebbero passato le vacanze insieme, come avevano sempre fatto...
«Quindi... Non ci sarai per tutte le vacanze?» chiese Peter, visibilmente dispiaciuto.
«Beh, non saprei...» rispose sinceramente Remus guardando Lily.
«Ho pensato che potrei raggiungere le ragazze dopo il matrimonio, così tu potrai raggiungere Sirius e gli altri a Birmingham...»
Sirius sorrise alla proposta di Lily. Era davvero un'ottima idea.
Così facendo, Remus avrebbe trascorso comunque con loro metà dei giorni di vacanza.
Era sempre meglio che niente!
«E' vero! Potremmo fare strada fino a Birmingham insieme, tu potresti andare da Mary per raggiungere le altre in Cornovaglia e io potrei andare da James...» concluse Remus, sorridendo soddisfatto. Lily annuì, convinta che quello fosse davvero un ottimo programma.
«Anch'io sarò a Birmingham da Frank, potrei raggiungere te e Mary per andare insieme in Cornovaglia!» trillò Alice, felice che avessero trovato un perfetto compromesso.
Sirius aveva emesso l'ennesimo sbuffo della serata, troppo annoiato senza James accanto e troppo giù di corda per non aver più rivisto Mary quel giorno. Appoggiando la mano sulla tasca dei pantaloni, notò un rigonfio e si ricordò di avere la Mappa del Malandrino.
«Ottimo, io vado a dormire. Sono stanco...» disse infatti alzandosi, emettendo un lungo sbadiglio. Remus, al suo fianco, osservò il suo orologio, così si alzò intenzionato a seguire a ruota il suo amico.
«Pet?» chiese Sirius all'amico che rideva con Frank.
«Oh, io salgo dopo con Frank! Non ho per niente sonno...» esclamò, sorridendo imbarazzato. Sirius annuì, mentre Remus era già vicino alle scale.
«Hai la mappa, non è vero?» chiese Remus sottovoce, e Sirius annuì vivacemente. Remus alzò gli occhi al cielo e sospirò sonoramente, mentre apriva la porta dei dormitori.
«Vorrei proprio vedere dov'è che si sono cacciati quei due!» disse Sirius, con tono canzonatorio dispiegando la mappa, mentre Remus slacciava la cravatta rosso e oro dal collo.
«Lo sai che James non farebbe niente con Mary, vero? Sono come fratello e sorella... Tienilo a mente, canide dei miei stivali!» esclamò Remus divertito, lanciando a Sirius un cuscino che lo colse in pieno viso. Il malcapitato scostò il cuscino con una lentezza disarmante, cosa che mise in allarme Remus all'inizio, che poi però si distrasse per fare altro vedendo che l'amico non aveva prontamente replicato come suo solito.
«Lunastorta...»
Remus si era chinato a rovistare dentro il suo baule in cerca del suo pigiama pulito, quando si volse a guardare preoccupato il ragazzo che l'aveva chiamato con il suo soprannome con una tale serietà nella voce...
«Mmh?»
SBAM.
Il cuscino era tornato dal suo legittimo proprietario, stendendolo a terra stordito, mentre l'unico rumore che riusciva ad avvertire era la risata simile ad un latrato invadere le mura di quella stanza.
*
Si svegliò di soprassalto a causa dello sfregare dei freni del treno, che a quanto pare si trovava in prossimità di una svolta che andava affrontata ad una velocità minore rispetto a quella a cui viaggiavano poco prima.
Scostò una ciocca dei lunghi capelli neri e ondulati e si accorse che la gonna aveva assunto una piega che lasciava intravedere forse un po' troppo le sue gambe pallide.
«Mel, bentornata tra i comuni mortali!»
«Ci stavamo giusto chiedendo come fosse possibile dormire così come fai tu...»
Mary e Marlene la osservavano divertite, mentre si tirava su ed emetteva uno sbadiglio silezioso, la mano allungata le copriva la bocca.
«Così... Come, esattamente?»
«Ma in maniera così composta e silenziosa, ovviamente! Insomma, Lily parla degli ingredienti delle pozioni quando dorme...»
«Alice ha russato qualche volta! E tu urli contro tuo fratello, Lene...»
«Non dire baggianate, MacDonald!»
Emmeline sorrise vedendo le due immerse in quel battibecco, mentre si chiedeva dove fossero Lily e Alice.
Iniziava a farsi buio, là fuori. Non dovevano essere lontani da Londra, in effetti!
A breve, si sarebbe trovata dinuovo a Villa Vance, ad Oxford, tutta sola con i suoi rispettabili e nobili genitori...
Sbuffò, attirando involontariamente su di sé l'attenzione delle due bionde.
«Tutto bene, Emmeline?»
Emmeline osservò d'improvviso Marlene, che aspettava una sua risposta, mentre Mary la fissava preoccupata.
«Beh, mi dispiace un po' ritornare ad Oxford... Sarò costretta ad indossare vesti eleganti ogni giorno, partecipare a cene importanti... Una seccatura!»
Il tono esasperato di Emmeline fece venire un'idea a Mary, che pensò ad un modo per tirare fuori da quella situazione la sua amica.
«Teniamoci in contatto, va bene? Ti manderò una lettera non appena arriverò a casa...»
Il sorriso di Mary coinvolse le altre due, che avevano intuito che l'amica avesse qualcosa in mente, mentre il carrello dei dolci ora attirava l'attenzione delle tre che si scoprirono incredibilmente affamate.
*
La luce invase d'improvviso l'ampia e sontuosa stanza, prima che la ragazza si ricordasse di essere tornata a casa una voce familiare la raggiunse.
«Buongiorno signorina Ain, la colazione è servita, signorina»
Emmeline aprì gli occhi, infastidita come sempre quando si sentiva chiamare a quel modo dall'elfa che la serviva da quando era solo una bambina.
«Buongiorno Jackie, puoi chiamarmi Emmeline, senza aggiungere signorina o Ain...»
Il tono seccato della ragazza rimaneva comunque gentile nei confronti della piccola elfa, che di certo non agiva così per sua spontanea volontà.
L'elfa fece un inchino tanto profondo che la fece quasi cascare a terra. Emmeline se ne accorse, sporgendosi dal letto e tirandola su per i fianchi, con estrema delicatezza.
«Jackie, su, non devi! Abbracciami, piuttosto»
Jackie sorrise alla ragazza, ma prima di accontentare la sua richiesta con le lacrime agli occhi per la sua cotanta gentilezza, osservò più volte la porta, quasi come se avesse paura che si aprisse da un momento all'altro, cogliendola mentre stava compiendo il peggiore tra i crimini.
«Il signore mi ha ripetuto più volte di non avvicinarmi a voi, dice che devo trattarvi da degna erede della casata, mentre io sono solamente la piccola elfa al vostro servizio...»
Emmeline sorrise teneramente all'elfa, stringendola ancora di più a sé.
Era molto affezionata a Jackie, che fin da quando era piccola era stata quasi come un misto tra una sorellina da proteggere e, per moltissimo tempo fino all'età di undici anni, la sua unica amica.
Andare ad Hogwarts, per lei, aveva significato davvero tanto.
Aveva potuto, per la prima volta, avere degli amici con cui confrontarsi, senza nascondersi o guardare al loro status sociale o alla loro discendenza o specie.
I suoi genitori erano stati tanto restii dal mandarla a studiare in Scozia, ma alla fine il padre si era lasciato convincere dalla sua unica figlia a cui era tanto affezionato, anche se non lo dimostrava mai poiché la gente nobile, non poteva abbassarsi alle dimostrazioni d'affetto.
«Il Signore mi ha detto di dirvi che dovreste mangiare in fretta e scegliere un bel vestito, oggi attendiamo degli ospiti importanti»
Emmeline sbuffò, mentre l'elfa l'aiutava a svestirsi della sua camicia da notte in pizzo e in seta di un blu reale, colore che la ragazza amava particolarmente.
Gli ampi vetri delle finestre della sua stanza erano coperti dai tendaggi più pregiati, di un colore lilla, come il resto della stanza. I mobili, di un mogano prezioso, erano arricchiti da dettagli in oro.
Il letto, a baldacchino ma per niente simile a quello di Hogwarts che amava molto di più, era ampio, e le tende che lo circondavano erano color cipria, semitrasparenti.
«Che genere di abito dovrei indossare, secondo te?» chiese la ragazza, aprendo la porta di fronte al letto che si affacciava ad un armadio molto assortito che in realtà era una stanza priva di finestre, ampia e con un lampadaio impreziosito da cristalli pendenti.
In un angolo, quasi sembravano nascosti, vi erano i vestiti che amava indossare quando si trovava ad Hogwarts.
A questi, notò, si aggiungeva una catasta di vestiti che non aveva mai visto.
Vi erano per lo più jeans, maglioncini di colori tenui come il beige, lilla, pervinca o bianco panna e blu cobalto; qualche camicia in azzurro, bianco, arancio o del colore dei jeans attirò particolarmente la sua attenzione, mentre sotto di essi vi erano numerose scatole di scarpe da ginnastica di diversi colori.
Tutti quegli abiti erano ancora etichettati, era la prima volta infatti che li vedeva; sapeva che la madre li aveva sicuramente riposti lì per nasconderli dal padre, che non tollerava che la figlia si atteggiasse da perfetta babbana quando non era in casa.
Quanto avrebbe voluto indossare quei vestiti, quel giorno!
Ma poi Jackie attirò la sua attenzione mostrandole una serie di abiti, appesi nella parte opposta della stanza, che la ragazza non aveva mai visto, poggiandoli sulla poltrona della sua stanza, uno sopra l'altro.
«La Signora ha fatto arrivare questi abiti direttamente dalla Francia, mentre voi eravate ad Hogwarts... Non sono bellissimi?»
Gli occhi sognanti di Jackie le fecero capire che lei era l'unica in quella stanza ad adorare davvero gli abiti sfarzosi ed eccessivamente eleganti che era costretta ad indossare.
Quello era ancora il primo giorno di rientro dalle vacanze, e avrebbe voluto avere un po' di tempo per sé per potersi chiudere nella biblioteca che stava dall'altra parte della casa, ma come sempre i suoi piani erano secondi a quelli che i genitori progettavano per lei.
Un lungo abito di un rosa confetto attirò quasi subito la sua attenzione; aveva una semplice fascia in vita dello stesso colore dell'abito, che si legava con un fiocco dietro la schiena. Era a forma di tubino, ma aveva un piccolo strascico in pizzo che partiva dalle ginocchia, e si apriva fino a formare un triangolino. Le maniche erano semplici, fino al gomito, e la scollatura era a barca, poco pronunciata.
«Questo andrà bene...» disse, sorridendo lievemente, e Jackie sembrò saltellare, felice che la sua padroncina avesse scelto l'abito che preferiva.
In realtà, Emmeline si era accorta che Jackie continuava a lisciare la stoffa di quell'abito in seta, così aveva deciso di renderla felice indossandolo, dato che per lei ogni abito era uguale e ai suoi occhi non faceva differenza indossarne uno o l'altro.
Con l'aiuto di Jackie, riuscì ad indossare in poco tempo l'abito; l'elfa legò con un fiocco la fascia all'altezza delle fossette di venere. La ragazza indossò senza pensarci due volte un paio di ballerine marroni, privi di merletti o pizzi, che si abbinavano perfettamente all'abito ed erano comode da indossare.
Pensò ad Alice, che se avesse visto tutti quegli abiti da perfetta principessa, gli accessori luccicanti e le preziose scarpe di tutti i modelli esistenti, sarebbe impazzita di gioia e avrebbe voluto provare ogni singola cosa.
Con il sorriso ampio scaturito dal ricordo di una delle sue più care amiche, Emmeline Vance aprì la porta a due ante in mogano scuro della sua stanza e la richiuse alle sue spalle, ritrovandosi davanti subito la madre che passava di lì e le sorrideva di rimando, convinta forse che il sorriso della figlia fosse rivolto a lei.
«Bonjour Emmeline, questo abito ti sta d'incanto!» disse infatti la donna dall'accento francese, con un sorriso gentile ma trattenuto alla figlia, che sorrise di rimando forzatamente.
L'avrebbe voluta abbracciare, ma quelle poche volte che ci aveva provato la madre le aveva fatto intendere che non gradiva quei gesti così affettuosi e da gente comune.
I lunghi capelli neri così simili a quelli di Emmeline erano legati in una crocchia elegante, che non lasciava sfuggire nemmeno un capello.
Il viso, non più così giovane, era molto simile per i suoi lineamenti a quello della figlia, che sembrava comunque illuminata di una grazia che alla madre, per quanto si sforzasse, mancava. Gli occhi erano grandi, di un azzurro brillante. Per quanto il colore fosse simile a quello della sua amica Mary Macdonald, non potevano essere più diversi per espressione; il barlume sempre acceso di vitalità della ragazza non si avvicinava minimamente all'aria austera e glaciale che i simili donavano alla donna.
«Buongiorno, madre» disse Emmeline, osservando incurante la madre, che sembrò nascondere un'aria dispiaciuta di fronte all'espressione improvvisamente infelice della figlia, che prima aveva sorriso così ampiamente.
«Cara, hai visto i tuoi vestiti? Li ho fatti arrivare da Londra... C'è un posto molto carino che ha abiti di quel genere che mantengono comunque un certo charme»
La donna adesso sembrava essersi lasciata andare, sussurrando quelle parole alla figlia che continuava a camminare in maniera quasi meccanica verso l'ampia scalinata di marmo che si trovava alla fine dell'ampio corridoio, pieno di quadri incorniciati d'oro e di pietre preziose e mobili antichi e pregiati.
Cercava sempre di farsi perdonare per la vita a cui era sottoposta la figlia che la rendeva infelice cercando di accontentarla come poteva. Emmeline sorrideva davvero solo quando si trovava in partenza per Hogwarts, sapendo di liberarsi per un po' di mesi dalle torture a cui era sottoposta.
La vita alla Tenuta Vance era più difficile e noiosa di quanto si pensasse, tra tutte quelle cene formali e incontri in cui Emmeline doveva preoccuparsi solamente di mantenere un'aria composta e di non sfregare le posate contro le preziose porcellane, causando quasi un colpo di stato.
Odiava tutta quella gente con la puzza sotto il naso che utilizzava un linguaggio che amava definire preistorico, odiava i loro discorsi agli occhi del padre lodevoli che discriminavano i Babbani e la gente che proveniva da famiglie magiche modeste.
Mentre questi amari pensieri attraversavano la sua mente, quasi per imporsi mentalmente di abituarsi in fretta a ciò che avrebbe dovuto sopportare, quasi inciampò sul lungo tappeto rosso alla fine del corridoio, mentre la madre prontamente la resse per un braccio, avvicinandosi per la prima volta dopo mesi alla figlia, che si riscosse e sorprese di quel contatto.
«Signorina Ain, vi siete fatta male?» chiese prontamente Jackie, che camminava dietro le due donne, poi Emmeline si volse indietro a guardarla e la rassicurò con un lieve buffetto sulla fronte.
«No Jackie, sto bene, grazie...»
La madre strinse le labbra di fronte a quel gesto così gentile per cui la figlia sembrava sempre esser stata particolarmente portata; fin da piccola, infatti, l'unico motivo per cui era sempre stata rimproverata era per il modo troppo gentile con cui si rivolgeva con così tanta naturalezza a tutti gli elfi domestici della casa.
Si trattene, Cèline Vance, dal rimproverare ancora una volta la figlia. La sentiva sempre più distante, man mano che crescesse, e capiva dallo sguardo di Emmeline che non provava, probabilmente, alcun sentimento per la madre che non fosse disgusto e astio, per non averla mai trattata come una figlia.
Sapeva che Emmeline, che aveva ricevuto tutto ciò che voleva tranne che l'affetto dei suoi genitori, era comunque una bella persona, buona e di sani principi, e si sentiva orgogliosa per ciò che era diventata nonostante sapesse che non fosse suo, il merito.
«Signora, volete una mano?»
Cèline scosse la testa quasi sforzandosi di sorridere a Jackie, che sembrò allarmarsi di quello strano comportamento della donna.
Emmeline scese per prima dalle scale, con una grazia disarmante che aveva subito attirato l'attenzione del signor Vance, che osservava con la bocca socchiusa la figlia, che stava diventando davvero una splendida donna, degna della Casata.
«Buongiorno, padre» disse la ragazza, e il padre sorrise lievemente alla sua bambina annuendo piano, porgendole una mano in segno d'aiuto per scendere gli ultimi scalini che la separavano dal salone così pomposo e sfarzoso.
«Hai dormito bene, Emmeline Ain?» chiese l'uomo, composto.
«Si, padre, vi ringrazio. Spero che voi abbiate passato una notte altrettanto appagante»
L'uomo si lasciò andare ad un sorriso leggermente più ampio, mentre un leggero vociare sembrava farsi più chiaro mentre Emmeline, il signor Vance e la signora Vance attravarsavano l'ampio corridoio che si affacciava alle diverse stanze della villa.
«E' arrivata della posta per te, cara, da Birmingham... Dei tuoi compagni di scuola, immagino...» chiese l'uomo, guardingo.
«Oh, sarà Mary Macdonald o il figlio dei Paciock o dei Potter...»
«Credo di si. Potrai avere la tua posta più tardi, ad ogni modo...»
Il padre aveva un'espressione compiaciuta; seppur non ritenesse nessuno all'altezza di poter frequentare la figlia, ed era per questo motivo che al rientro dalle vacanze Emmeline stava spesso reclusa nella tenuta, era felice del fatto che la figlia frequentasse ad Hogwarts gente comunque discretamente rispettabile come i MacDonald, i Potter e i Paciock, che erano tra le famiglie di più alto lignaggio della comunità magica, anche se li rimproverava di trascurare le buone maniere e usanze a cui i Nobili come loro erano naturalmente predisposti.
«Nella Sala Celeste ci attendono i nostri ospiti, Emmeline. Vorrei che tu mantenessi il tuo solito riserbo»
Emmeline annuì piano, lasciando intendere al padre che avesse capito, mentre erano quasi arrivati nella stanza che ospitava già gli invitati.
«Sarà molto cresciuta, immagino... E' da un po' di tempo che non vedo la cara Emmeline... Frequenta Hogwarts?»
La voce profonda e lenta di un uomo fu seguita da quella fastidiosa di una donna, che suonava di un'allegria quasi macabra.
«Dovrebbe essere al sesto anno, è più grande di un anno del figlio rimasto alla cara zia Walburga»
Lo sguardo di Emmeline si fece curioso, poi si avvicinò cauta all'orecchio del padre, che si abbassò per ascoltare cosa avesse da chiederle prima di fare il loro ingresso nella Sala.
«Chi c'è nella Sala?»
Emmeline notò l'espressione che si fece improvvisamente contrariata nel viso della madre, che strinse le labbra visibilmente infastidita.
Evidentemente, quegli ospiti non dovevano esserle tanto graditi.
Questo non faceva altro che preoccupare notevolmente la ragazza, che comunque non aveva occhi che per il padre che boccheggiava, fingendo di non aver notato l'espressione della moglie.
Il signor Vance attese prima di rispondere alla figlia, osservando la ragazza con espressione quasi desolata che si sforzava di essere cordiale e piacevole.
«Due delle nipoti di mia madre... Bellatrix Black con sua sorella Narcissa e il suo promesso sposo, Lucius Malfoy»
Hello, it's me.
Allora!!
Ciao :3
Non vi aspettavate un aggiornamento a così pochi giorni di distanza, eh?
Già, mi sono proprio messa in testa di riconquistare la vostra fiducia dopo esser sparita per così tanto tempo, dunque eccomi qua! Ad ogni modo, ci terrei tantissimo se qualcuno di voi potesse farmi sapere cosa ne pensa a questo punto degli ultimi avvenimenti, se vi piace il modo in cui tutto si sta evolvendo e man mano cambiando! Ci tenevo a ringraziare davvero tanto Flavia1008 che ha recensito con così tanta tempestività l'ultimo capitolo; cara, non appena pubblicherò quest'aggiornamento, risponderò alla tua recensione!! :D Ringrazio tutte quelle persone che continuano ancora oggi, dopo essere arrivati al Capitolo Cinquantatreesimo, a leggere con la stessa costanza e con lo stesso interesse Lilium, che continua ad essere inserita tra le seguite, preferite o ricordate! Davvero, siete degli angeli... Cosa ho fatto per meritarvi? *-*
Beh, adesso non mi resta che augurarvi una buona serata. Ci sentiremo molto presto. Vostra affezionatissima, Marauder11.
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Capitolo 54 *** Capitolo Cinquantaquattresimo - Sorprese pasquali ***
Capitolo Cinquantaquattresimo -
Sorprese pasquali
Spazzolava i lunghi capelli biondo grano quando si accorse che un gufo di un colore molto scuro picchiettava alla sua finestra; chissà da quanto tempo era là fuori, sotto quella tempesta!
«La cena è quasi pronta, Mary!»
Il padre della ragazza, come suo solito, era entrato nella stanza della sua unica figlia, senza premurarsi di bussare.
Sobbalzò, udendo la voce del padre, però si volse in sua direzione con il suo solito sorriso benevolo in viso, che il padre prontamente ricambiò.
Era molto felice di essere a casa con i suoi genitori.
«Oh, posta? A quest'ora?» chiese l'uomo avvicinandosi, mentre Mary ora richiudeva la finestra dopo aver slacciato dalla zampa di un gufo reale una pergamena scritta in calligrafia elegante.
«Già... E' Emmeline Vance, mia compagna di dormitorio»
L'uomo annuì, sorridendo lievemente sotto i folti baffi ormai quasi del tutto ingrigiti.
«Com'è? E' molto rigida come il resto della sua famiglia?» disse il signor MacDonald, appoggiandosi con aria incuriosita allo stipite della porta della graziosa stanza dalle pareti blu notte.
«E' dolcissima, papà... Però si, ha un'aria naturalmente composta e regale proprio non riesce a scollarsi di dosso...»
disse Mary sorridendo, volgendo lo sguardo altrove, probabilmente figurando nella sua mente qualche aneddoto che le era venuto in mente su Emmeline. Il signor MacDonald, osservando la figlia sorridere, si scompigliò i capelli folti mentre con un braccio ora avvolgeva la schiena della ragazza, mentre entrambi si recavano in sala da pranzo per cenare con la signora MacDonald che li attendeva già tavola, un po' spazientita.
Quella giornata era trascorsa in una maniera incredibilmente lenta per Mary, che si era un po' annoiata a gironzolare per l'ampia casa da sola.
Non aveva fatto altro che mandare Giglio, il suo gufo personale, in giro per la Gran Bretagna per tentare di scambiare qualche parola con qualcuna delle sue amiche, che al contrario di lei sembravano affaccendate.
James Potter era venuto a farle visita quel pomeriggio, ma con grande dispiacere del signor MacDonald era andato via in poco tempo, dato che James aveva detto di attendere Peter Minus a casa Potter.
«Mary, mamma ti aspetta domani per il tè... Verrai?» chiese James, prima di uscire dall'ingresso della tenuta dei MacDonald.
«Oh, io... Credo che...»
«Ma certo che verrà! Devo ancora rendere una teiera che mi ha prestato la cara Dorea, James, la manderò con Mary domani pomeriggio»
Mary era restia ad andare a casa dei Potter, dato che sapeva che oltre a James ci sarebbe stato anche Sirius. L'aveva evitato come la peste durante gli ultimi giorni ad Hogwarts prima delle vacanze, nonostante avesse visto i tentativi del ragazzo di avvicinarsi a lei e parlarle, soprattutto durante il viaggio in treno verso Londra.
James lo sapeva, e dato che aveva visto la sua amica giù di morale sull'Espresso di Hogwarts si era premurato di farle visita non appena avesse avuto un po' di tempo, così l'indomani dal viaggio aveva suonato al campanello dei MacDonald, per fortuna senza Sirius alle calcagna come faceva di solito.
Mary aveva osservato dalla finestra del salotto James camminare fino a due case di distanza, varcare la soglia del cancello che dava l'ingresso all'ampio giardino e scomparire dietro il portone di legno.
«Cara, non viene a trovarti Lily?»
La voce della madre la riportò alla realtà, mentre la felice famigliola sedeva tranquilla a tavola, quella sera.
«Verrà lunedì o martedì» rispose Mary, sorridendo. La madre le sorrise di rimando, felice che la migliore amica della sua bambina sarebbe venuta a passare un po' di tempo con loro, che la conoscevano ormai da sei anni.
I signori MacDonald, infatti, usavano trattenersi in salotto fino a tarda ora per chiacchierare con Lily Evans quando era loro ospite.
I genitori di Lily, erano delle persone molto a modo ed educate.
Spesso mandavano via posta babbana dei regali per ringraziarli di essere sempre così gentili con la loro figlia, per averla ospitata da loro durante le vacanze ogni qualvolta la ragazza litigava con la sorella Petunia e cercava rifugio e conforto dai MacDonald.
«Spero porti una scatola di quei biscotti al burro della signora Marion, sono squisiti» affermò il padre di Mary ridacchiando colpevole. Mary scosse la testa divertita, in segno di disapprovazione, mentre simultaneamente, quasi in maniera sincronizzata, la signora MacDonald ripeteva gli stessi identici gesti della figlia, che provocarono una risata nel signor MacDonald.
«Papà... Come va al Ministero?» chiese la ragazza, mentre la madre si alzava da tavola e sparecchiava in fretta.
L'espressione felice sul viso del signor MacDonald sembrò gelarsi alla domanda della figlia, che rivolse a sua volta alla madre un'occhiata preoccupata.
«Oh, beh... Non molto bene, a dire il vero, di questi tempi... Con queste sparizioni, sai... Ma per fortuna, io mi occupo di udienze, il lavoraccio spetta a Charlus e ai suoi colleghi»
Il papà di Mary, Matthew MacDonald, era un membro del Wizengamot da molto tempo, ormai.
Mary vide trafficare la madre attorno ai mestoli, incantandoli per far sì che si lavassero da soli, ma qualcosa sembrava non andare nella sua bacchetta.
«Quella bacchetta di prugnolo ti dà ancora fastidi, cara? Perchè non fai un salto da Ollivander e la sostituisci! Non puoi curare nessuno, così...»
Elizabeth MacDonald gettò un'occhiata dubbiosa al marito, mentre afferrava la sua borsa di pelle che stava su di un mobile del salotto e tentava, contemporaneamente, di indossare il suo cappotto.
«Hai ragione caro, ma adesso non ho tempo... Il mio turno inizia tra dieci minuti, credo proprio che ci andrò domattina...»
«Hai il turno di notte, mamma?»
Mary si era avvicinata alla madre per aiutarla ad indossare un cappotto, e questa l'aveva stretta a sé per ringraziarla.
«Si tesoro, non andare a letto tardi... Ci vediamo domani mattina, va bene?»
Mary lasciò un bacio alla madre sulla guancia, mentre Matthew guardava le sue due donne di casa con occhi bonari e sognanti.
Richiusa la porta dietro le sue spalle, la donna si smaterializzò in giardino, mentre papà sembrava trafficare con la bacchetta da dietro la finestra mormorando chissà quali incantesimi, cercando di non attirare l'attenzione della figlia.
«Sono incantesimi di protezione, papà?»
Il tono serio di Mary riscosse Matthew dai propri pensieri, che dopo aver fatto un ultimo gesto della bacchetta si sforzò di guardare con serenità la figlia, che lo osservava guardinga.
«Perbacco, sai già riconoscerli?»
Mary annuì, non lasciandosi abbindolare dalla sorpresa sul viso del padre, che voleva mostrarsi compiaciuto dell'istruzione di sua figlia.
«Salvio Hexia e Protego Horribilis, giusto? Riconosco il movimento della bacchetta anche se si tratta di incantesimi non verbali, papà»
Matt si sedette stancamente di fronte alla figlia, si passò una mano davanti agli occhi e poi li fissò su quelli di Mary.
«Sono solo a scopo precauzionale, tesoro. Non preoccuparti... Me l'ha suggerito Charlie, ad ogni modo»
Mary fissò gli occhi blu su quelli identici ai suoi che la fissavano tentando di convincerla, poi distese un lieve sorriso.
«Bambina mia, sei così grande ormai... Credimi se ti dico che non ti terrei troppo all'oscuro di tutto...»
Mary si accovacciò al petto del padre, che la strinse forte a sé. Le era mancato così tanto quel contatto, durante quella metà dell'anno trascorso ad Hogwarts durante il quale aveva passato alcuni tra i momenti più difficili della sua vita.
Aveva quasi perso James e Lily, e adesso che si trovava stretta tra le braccia possenti e forti del padre non sapeva come aveva fatto durante quel periodo terribile senza di lui.
Il camino di marmo bianco scoppiettava allegro davanti ai MacDonald, quella sera. Mary, senza rendersene conto, si addormentò sulle gambe del padre mentre questo leggeva il resoconto dell'ultima udienza a cui aveva presenziato la settimana precedente alla figlia, che si era sempre mostrata interessata al mestiere del padre e ai modi in cui la Legge Magica veniva applicata.
«Josephine, come al suo solito quando si tratta di questi argomenti così delicati, si è astenuta dal votare... Ma io, indovina tesoro? Oh»
Le labbra rosse di Mary incurvate in un sorriso intenerirono l'uomo dai folti baffi, che si accorse d'improvviso che Mary si era addormentata.
Prese delicatamente la figlia in braccio e la portò con cautela nella sua stanza, fino a poggiare il suo corpo sotto le coperte del suo letto.
Le lasciò un bacio fra i biondi capelli e vide, sulla scrivania della ragazza, la lettera della figlia dei Vance ancora chiusa con il suo sigillo verde.
Un pensiero che gli fece arricciare le labbra in un sorriso attraversò la sua mente, mentre usciva dalla stanza di Mary chiudendo la porta dietro di sé.
*
Abbandonò l'altalena con una risata allegra, decisa a raggiungere colui che tentava di ignorarla ad ogni costo da più di mezz'ora.
Cosa diavolo stava facendo di tanto importante?
Percorse il piccolo prato del parco al centro di Spinner's End, quartiere in cui aveva vissuto da sempre, e vide Remus seduto ricurvo su sé stesso che guardava l'orizzonte, oltre la collinetta, con un quaderno sulle gambe incrociate e una matita a carboncino stretta tra le mani.
Lily sbirciò il disegno dell'amico, che però doveva essere proprio all'inizio della sua realizzazione, dato che vi era sul foglio solamente qualche linea qua e là.
Lily ridacchiò, accorgendosi del fatto che l'amico era così concentrato da non notare la sua presenza, così prese misure drastiche per attirare l'attenzione del ragazzo...
«Remus John Lupin!» strillò Lily, con tono giocoso, e scoppiò in una risata gioiosa quando vide l'amico sobbalzare notevolmente per poi imbronciarsi.
«Mi stai per caso ignorando? Cosa fai?» chiese la ragazza, abbassandosi e abbracciando l'amico da dietro.
Remus si divincolò un po', nascondendo con le mani il disegno.
«Un disegno, Lily! No, dai! Non posso fartelo vedere, non ho ancora finito!»
Protestò il ragazzo, tenendo le mani di Lily lontane dal foglio, non con molta difficoltà a dire il vero. Lily rise, poi sembrò imbronciarsi.
«Dai, Ti preeeegooo!»
Remus osservò Lily di sottecchi, fingendo di ignorare il labbrino che la ragazza stava facendo per intenerire il suo migliore amico.
I capelli di Remus, alla luce del sole che stava quasi per tramontare, divennero quasi dorati e sfioravano quasi i suoi occhi.
Lily osservava le molteplici sfumature che quei capelli così lisci creavano al sole, quasi incantata. Remus le passò una mano davanti agli occhi, divertito.
«Sei invidioso dei miei capelli, Lillina cara?» chiese il ragazzo, imitando in maniera quasi perfetta la voce di Alice. Lily sorrise ampiamente e strinse a sé Remus abbracciandolo da dietro, dopo essersi seduta su quel prato proprio vicino al suo migliore amico.
«Ho sempre adorato i tuoi capelli»
«Oh, ma davvero? Sono lusingato» ribattè lui, mimando un inchino e facendo ridere la ragazza per l'ennesima volta, quel pomeriggio.
Quel fil di vento che muoveva leggermente i loro capelli sembrò accarezzare i due ragazzi, che nonostante il freddo pungente quel giorno erano scappati da casa Evans per fare una passeggiata e stare un po' tranquilli.
I preparativi procedevano bene, dopo tutto; se non si volevano considerare i continui litigi di Lily e Petunia, gli invitati al matrimonio che venivano ospitati in casa Evans venuti da ogni parte dell'Inghilterra che giravano per casa a tutte le ore del giorno, Petunia che sbraitava contro la madre e il signor Evans che stava iniziando a stufarsi di tutto quel caos, lui che era amante della tranquillità, e per questo spariva per ore e ore ogni giorno senza dire a nessuno dove stesse andando.
«Chissà se Vernon si è trattenuto...»
«Verme Dursley, intendi?! Oh, spero proprio di no...» disse Lily, tremando leggermente per una colpo di vento più freddo di quello precedente. Remus si tolse la giacca e la porse alla ragazza, che gli sorrise grata.
«Dai, riparati anche tu...» disse Lily, coprendo le spalle di entrambi dalla giacca grigia di Remus.
Il ragazzo biondo rivolse uno sguardo al cielo, che tutto il giorno era stato di un azzurro limpido ma che ora si macchiava di qualche nuvola grigia.
«Sarebbe bello se domani ci fosse la stessa bella giornata di oggi, non è vero?» chiese, distrattamente.
«Oh, se dovesse esserci dinuovo bel tempo, dirò a papà di accompagnarci a Cambridge. Non è molto lontana da qui, sai? E' bellissima»
Il tono eccitato di Lily coinvolse Remus, che però continuava a osservare il cielo con un sorriso stampato sulle labbra.
«Oh, non vedo l'ora che passi lunedì...»
«Passeranno in fretta questi giorni, vedrai... Oggi è già sabato»
Lily si alzò, levando una ad una le foglie secche che si erano appiccicate ai suoi jeans. Osservò il panorama aldilà del lago, pensando all'improvviso a quando in quel posto ci veniva sempre in compagnia di sua sorella, o di Severus.
La sua espressione si fece improvvisamente triste.
«Sei così preoccupata?»
La voce di Remus la riscosse da quei pensieri, mentre porgeva ora una mano all'amico che si alzava in piedi e teneva il suo quaderno da disegno sottobraccio, ed entrambi si incamminavano verso l'uscita del parco.
«Oh no, certo che no... Ho te»
Remus strinse con un braccio la spalla di Lily, che gli sorrise affettuosamente e appoggiò la testa sul petto di lui.
La strada era quasi del tutto sgombra di macchine, molti abitanti della via non erano probabilmente ancora rientrati dal lavoro che svolgevano nelle grandi città.
Spinner's End era, infatti, una piccola zona residenziale non lontana dal Tamigi e da Cambridge, la grande città che Lily amava visitare con la madre per fare shopping quando ritornava dalle vacanze.
Le case di mattoni rossi sembravano riflettere il cielo del tramonto, tutto sembrava colorarsi di rosso come i capelli di Lily, che sembravano completare il quadretto delizioso.
«Non ho più risposto a Mary, me ne sono completamente dimenticata...»
«Oh, te lo ricorderò io non appena arriveremo a casa. Anch'io devo scrivere una lettera a Sirius. Non hanno ancora deciso cosa fare per il resto delle vacanze, quindi...»
«Non restate a casa dei Potter come sempre?»
Remus fece un gesto stanco della mano, mentre scuoteva la testa.
«Hanno saputo che voi ragazze andrete a fare una gita in Cornovaglia, così hanno avuto la brillante idea di fare una gita da qualche parte...»
Lily sollevò un sopracciglio, sospettosa.
«No Lily, non so dirti se anche noi saremo lì... James ha una casa da quelle parti, quindi la tua supposizione potrebbe rivelarsi veritiera...»
Svoltarono l'angolo, passando proprio davanti ad una libreria che attirò l'attenzione di entrambi i ragazzi, che sorrisero all'unisono e si guardarono negli occhi con la stessa espressione sognante.
«Entriamo?»
«E sia!»
Lily afferrò l'amico per la manica della giacca e lo trascinò all'interno della libreria. Era disposta su tre piani, vi erano numerosi scaffali traboccanti di libri divisi per genere; Remus rimase affascinato da tutti quei libri, che oltretutto, non avevano le figure che si muovevano come quelli magici.
Era una libreria completamente babbana. La commessa osservò i due fare il loro ingresso e subito puntò lo sguardo su Remus, mentre masticava convulsamente una gomma da masticare. Il ragazzo se ne accorse e raggiunse in fretta Lily, che nel frattempo era stata attirata dalla solita libreria in fondo al primo piano che ospitava i Grandi Classici della Letteratura Inglese.
«Un malandrino sa sempre come attirare l'attenzione delle ragazze, eh?» cantilenò Lily, divertita, mentre faceva scorrere il suo sguardo lungo i titoli sul ripiano appena sopra la sua testa.
Remus arrossì, il che fece ridacchiare Lily.
«A me, comunque, non dispiace che voi veniate in Cornovaglia... Se non fosse per Sirius e Mary, ovviamente»
Remus si appoggiò stancamente allo scaffale accanto per osservare meglio la sua amica, che era troppo impegnata ad esaminare avidamente un libro che aveva attirato la sua attenzione.
«Lo so... Quei due la stanno tirando troppo per le lunghe...»
«Sirius dovrebbe scusarsi!» disse stizzita Lily, chiudendo con un tonfo il libro che aveva in mano per prenderne un altro.
«Se fosse una persona normale l'avrebbe già fatto, ma sai quanto è complicato e orgoglioso... Spero trovi il coraggio di parlare seriamente a Mary»
Lily sospirò stancamente, mentre la sua bocca assumeva la forma di una perfetta "O" notando un nuovo libro che, probabilmente, stava cercando da quando aveva fatto il suo ingresso in libreria.
«Beh, Mary a dire il vero non rende le cose più semplici...»
Lily dovette ammettere che se Sirius era testardo, orgoglioso e complesso in tutto, Mary lo era forse il doppio di lui. Non faceva altro che evitare il suo sguardo, scostarlo quando incrociava quello di Sirius e fare dietro front quando se lo ritrovava davanti.
La commessa, intanto, si era avvicinata ai due, mentre continuava a lanciare frecciatine a Remus che, imbarazzato, sarebbe volentieri sparito da quel posto se non fosse stato per Lily che adesso si era seduta su uno sgabello per leggere l'introduzione di un libro dalla copertina gialla.
«Prendi un libro anche tu, dai... Così la smetterà di fissarti a quel modo» disse Lily infastidita, interrompendo il flusso di pensieri del povero Remus che assecondò la ragazza e afferrò il primo libro che gli era capitato tra le mani.
«Ottima scelta... Le avventure di Sherlock Holmes è proprio uno dei libri più interessanti che io abbia mai letto, Rem. Te lo consiglio»
Remus si rigirò tra le mani il libro dalla copertina blu, poi lo aprì con cautela.
Lesse le prime pagine, e decise di acquistare immediatamente quel libro: ne era praticamente stato rapito.
Stava per tirare fuori dalla tasca una decina di Falci d'argento, quando Lily spinse via la sua mano dal bancone e lo ammonì con uno sguardo.
La commessa aveva assistito alla scena in maniera interessata, e Lily, con un po' d'imbarazzo, aveva sorriso nervosamente in sua direzione, inventando una scusa per giustificare il loro comportamento.
«Al mio ragazzo, qui, piace scherzare... Caro, pensi che per il giorno del tuo compleanno ti lascerei pagare quel libro?»
Remus arrossì dalla punta dei capelli fino alle orecchie, mentre la commessa, dall'aria incredibilmente dispiaciuta, passava il libro stretto tra le mani di Remus pochi minuti prima dalla cassa.
«Ma, Lily!»
«Niente ma! Quanto ti devo?» chiese Lily voltandosi verso la commessa, l'aria allegra e vispa.
«Il libro di Doyle e il tuo di Thomas Hardy fanno... Diciotto sterline e sessantacinque cents»
Lily tirò fuori una banconota che Remus disconosceva e pagò i due libri, che la commessa infilò dentro una busta rossa.
Maledizione, aveva completamente dimenticato di andare alla Gringotts per chiedere un cambio di valuta per il denaro babbano.
Non appena richiusero la porta dietro le spalle, Lily scoppiò in una sonora risata.
«No dico, hai visto la sua faccia? Non appena ho detto "il mio ragazzo" ha stretto le labbra e gli occhi sono diventati due fessure! Ahahahah»
Remus ridacchiò al suo fianco, pensando che l'amica fosse una vera burlona.
«Lily, quanto ti devo?» chiese Remus, tirando nuovamente fuori dalla tasca il suo portafogli. La ragazza scosse la testa, sorridendo, mentre prendeva sottobraccio l'amico e lo guidava presso la via che adesso si era fatta più buia e trafficata.
«Assolutamente niente, Rem. Questo è il mio regalo per essere venuto qui ad aiutarmi...»
Remus sbuffò e protestò fino a quando non arrivarono a casa Evans, che era illuminata al suo interno dalle luci delle lampade sparse per casa e fuori dai faretti del piccolo e modesto giardino.
Un leggero vociare si avvertiva da fuori, e il morale di Lily improvvisamente cambiò.
«Sento la voce di Verme... la senti anche tu?»
Il tono esausto di Lily fece ridacchiare Remus, che tentò di tirarla su con un buffetto sui capelli rossi e mossi.
«Dai, dopo la cena diremo che dobbiamo studiare e andremo nello studio di tuo padre... Sarà felice di continuare a leggere Gli animali fantastici: Dove trovarli»
Una voce fastidiosa, nel frattempo, l'aveva raggiunta dall'uscio. La sorella di Dursley, a quanto pareva, era ancora lì. Probabilmente, infastidiva Lily ancor più del quasi marito di Tunia, con quei suoi modi burberi di fare e la sua aria da finta sapientona.
Si volse a guardare Remus che stava con il naso all'insù, mentre faceva girare la chiave all'interno della serratura, che aveva rivolto l'attenzione al cielo stellato di quella sera affascinato.
Lily riuscì a sorridere sinceramente l'ultima volta, grazie all'espressione sognante del suo migliore amico.
Non sapeva come sarebbe riuscita a sopravvivere in quei giorni, senza Remus.
*
«Maaaryyy...»
«Alice, lasciami dormire...»
La voce soffocata di Mary giunse ovattata alla ragazza che stava ritta in piedi davanti al letto della sua amica.
«Sapevo che te ne saresti dimenticata, così sono passata prima da qui per svegliarti... Alzati, pelandrona!»
«Prewett, esci di qui... Un momento...»
Mary scostò con uno scatto fulmineo le coperte dal suo letto.
Aveva creduto per qualche istante di trovarsi sul suo letto a baldacchino, ad Hogwarts. Man mano che riprendesse coscienza di sé, dopo essersi svegliata, si era ricordata di essere a casa per le vacanze. Ma allora, cosa ci faceva lì...
«...Alice!»
Alice Prewett, sua amica, le sorrideva in carne ed ossa mentre si sedeva comodamente sulla poltrona azzurrina a pois bianchi della sua cameretta, in casa MacDonald, a Birmingham.
«Avevamo un appuntamento, oggi? Davvero?»
Mary si alzò di scatto, reprimendo a fatica un brivido di freddo.
Alice la osservava con sguardo di disapprovazione, mentre apriva l'armadio bianco e tirava fuori da esso due indumenti del tutto a caso.
«Personalmente, ti consiglierei di indossare quel maglioncino color avorio che non hai mai messo e che è davvero così carino!»
Mary alzò gli occhi al cielo, dando le spalle all'amica, ma la assecondò.
Tirò fuori dall'armadio anche un paio di jeans di un blu slavato, ignorando le proteste dell'amica che, come sempre, aveva da ridire sul suo abbigliamento fin troppo sportivo.
Alice, infatti, indossava un vestitino color borgogna a pois piccolissimi rosa confetto e degli stivaletti grigi che le arrivavano fino al polpaccio. Una giacca grigio scuro molto graziosa e sui capelli un cerchietto dello stesso colore del vestitino.
«Ti aspettiamo giù?»
Mary annuì distrattamente e poi, mentre Alice si richiudeva la porta dietro le spalle, si chiese mentalmente chi ci fosse di sotto ad aspettarla, oltre ad Alice.
Lasciò i capelli biondi sciolti sulle spalle, non poteva farci niente dato che aveva fretta, e prese il suo bomber blu scuro che era poggiato sulla sedia accanto alla porta, proprio sopra le sue sneakers dello stesso colore.
Scese le scale, e subito si trovò davanti a niente popo di meno che James Potter, che chiacchierava come sempre amabilmente con sua madre, appena rientrata dal turno di notte; Frank Paciock, che seguiva il discorso della signora MacDonald e annuiva a tratti regolari, Alice Prewett che gli stringeva la mano e continuava a sorriderle, guardandolo e Peter Minus, che sembrava molto imbarazzato e a disagio, in quella casa che non aveva mai visitato.
«Oh, eccola! La nostra campionessa...»
La voce di Matthew MacDonald giunse alle orecchie di Mary, che non si era accorta della presenza del padre che stava proprio davanti alla porta della Sala da pranzo, accanto a Sirius Black.
Matt sembrava guardare il ragazzo in cagnesco, e questo tentava di sorridere in sua direzione per paura l'uomo potesse ucciderlo da un momento all'altro, visto le occhiate minacciose che gli riservava.
Il padre di Mary, infatti, aveva intuito che il motivo per cui Mary non avesse voluto assolutamente avvicinarsi nei giorni precedenti alla casa dei Potter era proprio dovuto a quel ragazzo; Matt, infatti, aveva osservato i due lanciarsi delle occhiatacce, due sere precedenti, mentre i MacDonald e i Potter si trovavano a cena insieme a casa di questi ultimi.
Aveva passato una notte del tutto insonne, pensando a come avrebbe dovuto spezzare le gambe a quel ragazzo che aveva sicuramente fatto un torto alla sua bambina, fin quando poi la moglie, esasperata, non gli aveva chiesto di smetterla di borbottare idee bizzarre e di addormentarsi una volta per tutte.
«Pronta?» chiese Frank alla ragazza, sorridendo sinceramente. Mary annuì, salutando i presenti con un cenno del capo.
«Miraccomando, occhi vigili»
«Stai tranquillo, Matt! Darò io un'occhiata a Mary» rispose James, sorridendo all'uomo che gli sorrise da sotto i baffi di rimando.
«Lo so ragazzo, lo so...» mormorò quest'ultimo dando un buffetto al figlio di Charlus, mentre assottigliava gli occhi, sospettoso, lanciando un'occhiata di avvertimento a Sirius, che scappò a gambe levate fuori dal giardino dei MacDonald.
«Fate attenzione, miraccomando!»
La voce della madre di Mary li raggiunse mentre si avviavano verso il marciapiede dell'ampio viale. Il sole, anche quel giorno brillante, rese come sempre felice Alice, che ora ridacchiava stringendo la mano di Frank, mentre indicava gli alberi che ricordavano tanto il parco di Hogwarts di una casa lì vicino.
«Allora! Che si fa, oggi?»
«Prima di tutto, prendiamo la metropolitana... Poi, andiamo verso Cannon Hill Park!» esclamò James, e tutti, che conoscevano il posto, annuirono sorridenti. Tutti tranne Alice, che fissò James con espressione interrogativa.
«Oh Ali, lo so che tu non ci sei mai stata! Per questo ho programmato una mini gita presso i posti più carini di Birmingham! Vedrai, ti piacerà Cannon Hill...»
Dopo il tragitto in metropolitana, che fu piuttosto lungo per i gusti di Mary – dato che la ragazza fu costretta a sedersi accanto a Sirius, per la mancanza di posti a sedere e per la folla di turisti che andava proprio verso la loro direzione – i ragazzi finalmente arrivarono davanti ai cancelli del parco di Cannon Hill, che piacque molto ad Alice.
Visitarono lo stagno, pieno di papere a cui le ragazze diedero da mangiare dei pezzi di pane che comprarono ad un chiosco lì vicino, poi fecero numerosi giri presso il piccolo Luna Park babbano che si trovava proprio al centro del parco; verso mezzogiorno, uscirono per andare in un posticino molto carino che vendeva cibo pronto chiamato "Fast Food" per cui Alice uscì fuori di testa e nel pomeriggio, a grande richiesta di quest'ultima, tornarono a Cannon Hill Park proprio per fare ancora una passeggiata verso il lato che non avevano ancora visitato.
Mentre James, disteso per terra sul prato verde rigoglioso, faceva il solletico a Peter, Frank mostrava ad Alice un piccolo campo di fiori coltivati che la ragazza fu felice di ammirare; erano tutti colorati di diverse sfumature di rosa, così la ragazza chiese a James di prestarle la macchina fotografica per immortalare il posto, e il ragazzo fu felice di accontentare l'amica che sembrava sprizzare felicità da tutti i pori. Proprio al contrario di Mary, che invece era stata quasi tutto il giorno in silenzio e in disparte, sorridendo poche volte a James o a Frank, che cercava di coinvolgerla ridendo delle esclamazioni di gioia della sua ragazza, che non aveva avuto occhi che per quel magnifico posto in cui i suoi amici l'avevano portata.
«Hey, posso sedermi qui?!»
Mary sobbalzò, udendo la voce di Sirius che era sbucato praticamente dal nulla. Era seduta sull'erba di fronte a James, che adesso non faceva più il solletico a Peter ma osservava i due di sottecchi. Sirius stava ritto in piedi davanti alla ragazza, l'aria scaltra e le mani nelle tasche dei suoi jeans stretti e chiari.
Mary lo guardò, sospirò e annuì lievemente.
Così Sirius si sedette accanto a lei, stando attento a non toccarla.
Mary aveva strappato un fiore giallo e lo teneva stretto in mano, osservandolo, fingendo quasi che Sirius non esistesse. Lui, invece, studiava ogni particolare della ragazza. I suoi capelli biondi, mossi dal leggero venticello che quel giorno aveva fatto compagnia a tutti gli abitanti di quella città, brillavano al sole come fili d'oro.
Le sue labbra, come sempre rosse e rigonfie, si incurvavano in un'espressione chiaramente nervosa.
Gli occhi, così blu e contornati da lunghe ciglia nere, erano puntati esclusivamente sui petali di quel fiore che aveva tra le mani, che sembrava essere stato fortunato ad aver attirato tutta l'attenzione della ragazza, pensò Sirius.
«Mi dispiace, so di aver fatto degli errori con te...»
Le parole quasi sussurrate del ragazzo giunsero nitide alle orecchie di Mary, che comunque non accennò a volersi voltare in direzione del ragazzo o a voler replicare. Sirius sembrò sbuffare, poi incrociò lo sguardo di James che annuiva in sua direzione in segno d'incoraggiamento, mentre si alzava e chiedeva a Peter di avvicinarsi con lui allo stagno che vi era proprio dietro l'angolo. Sirius fece un mezzo sorriso all'amico, che sorrise di rimando incoraggiandolo.
«Molti errori, in effetti»
Mary abbozzò un lieve sorriso, quasi come se volesse replicare.
Ecco, adesso mi insulta e litighiamo dinuovo, pensò Sirius.
Non lo fece.
Rimase dritta sulla schiena, seduta a gambe incrociate, in assoluto silenzio. Alzò lo sguardo verso il cielo, fingendo di ignorare ancora Sirius, che invece non aveva occhi che per lei, e continuava a fissarla cercando un cenno di incoraggiamento.
«Non credo davvero che tu sia un'incapace, Mary. Non lo sei affatto, ero solo... arrabbiato»
Mary finalmente si volse a guardarlo, e Sirius non si seppe spiegare perché avvertì come se qualcosa fosse capitombolato nel suo stomaco.
Il grigio dei suoi occhi incontrò lo sguardo brillante e magnetico della ragazza, che ora lo fissava insistentemente. Le labbra ancora socchiuse, i capelli volteggiavano mossi dal vento.
«Non pensavo che l'avresti ammesso...»
Sirius ridacchiò «Avanti, non avrai davvero pensato che io fossi davvero convinto che tu fossi un'incapace a Quidditch?»
«Non mi riferivo al Quidditch. Mi riferivo al fatto che tu abbia fatto così tanti errori, con me»
Il tono glaciale di Mary bloccò ogni movimento di Sirius, che fino a poco prima si era sentito più rilassato, udendo la voce della ragazza per la prima volta dopo molto tempo.
Si sdraiò, mettendo in bocca un filo d'erba e le mani dietro alla testa, mentre continuava ad osservare Mary.
Il suo sguardo era carico di sensi di colpa, pensieroso, e incredibilmente impenetrabile. Mary lo osservò per un attimo, e come sempre non riuscì a capire a cosa il ragazzo stesse pensando, guardandola.
Mentre i loro occhi ancora una volta si incrociavano avidamente, entrambi incapaci di aggiungere altre parole che valessero l'intensità dei loro sguardi, Sirius si lasciò sfuggire una frase in un fil di voce, che non pensava avrebbe mai detto.
«Io te lo giuro Mary, che se ci fosse un modo per tornare indietro, lo farei»
Mary sembrò per un attimo lasciare andare le barriere oltre i suoi occhi che emanavano scintille, poi scostò il suo sguardo da quello di Sirius, quasi come se avesse paura che quegli occhi dello stesso colore del ghiaccio, avessero il potere di mandare i suoi in fiamme.
«Ma non si può... Non possiamo, no? E poi anch'io ho fatto i miei errori...»
Mary sembrava imbarazzata, adesso; si era intenerita per quella frase che capì Sirius si era lasciata sfuggire, così abbozzò un piccolo sorriso, che fece sorridere anche lui.
Sirius si tirò dinuovo su, guardandosi intorno, mentre Alice e Frank correvano ridendo verso di loro.
«Mary... Ahahahah... Non sai che... Ahahahaha»
Mary si alzò, raggiungendo l'amica che era praticamente piegata in due dalle risate, le lacrime agli occhi, mentre Sirius guardava il trio con aria incuriosita e piuttosto divertita.
«Un uomo piuttosto grasso è caduto nello stagno, sta inveendo contro James perché lo ha per sbaglio urtato mentre scattava una foto a Pet» disse Frank, il viso rosso per le risate, mentre Sirius scoppiava nella sua risata simile ad un latrato.
Poco dopo, infatti, Sirius vide James correre con Peter alle calcagna inseguiti da un uomo che era zuppo d'acqua con del fogliame in testa e districato nei baffi.
«Andiamo via, viaaaa» urlò James divertito a Sirius, che cominciò a correre verso l'uscita, mentre i tre malandrini ridevano a crepapelle e l'uomo, infuriato, li inseguiva non con poca fatica.
«Siete dei mascalzoni! Incivili e stupidi ragazzini! Me la pagherete!» urlava l'uomo, mentre Alice, Frank e Mary uscivano dal parco seguendo gli altri tre senza nascondere le risate.
Si avviarono presso una stradina che James sosteneva fosse una scorciatoia, capeggiando assieme a Peter il gruppetto. Alice e Frank, dietro di loro, ancora ridacchiavano commentando l'accaduto, mentre Mary e Sirius, che chiudevano la fila, si lanciavano a turno occhiate indecifrabili.
In quello che fu un millesimo di secondo, Sirius riuscì solamente a capire che James si era gettato per terra, urlando «Giù!» ai suoi amici, mentre gli altri seguivano il suo esempio.
Alice e Frank erano stati i più veloci a tirare fuori dalle tasche le loro bacchette, probabilmente furono i primi a realizzare che qualcuno stava lanciando proprio addosso a loro delle maledizioni.
L'istinto di Sirius gli disse che avrebbe dovuto coprire Mary, che era rimasta come imbambolata accanto a lui; così la superò, tirando fuori la bacchetta dalla tasca e aiutando James, che stava evocando un sortilegio scudo dopo l'altro, mentre Alice e Frank contrattaccavano e Peter si era accovacciato per terra dietro di loro, tremante.
«James, fratello, alla tua destra!» una maledizione sfiorò quasi James, che grazie ai suoi riflessi da giocatore di Quidditch riuscì ad evitarla come si evitava un bolide.
Sirius urlava incantesimi in direzione dei cinque uomini incappucciati, mentre questi sembravano accanirsi sempre più contro di loro.
«Mary, Mary! Rimani dietro di me!» urlò Sirius terrorizzato alla ragazza, che invece fece un passo avanti e lanciò uno stupeficium che colse in pieno petto uno dei cinque incappucciati.
Fu in un millesimo di secondo, che Sirius vide le traiettorie di due incantesimi diretti proprio alla ragazza che lo fiancheggiava; scorse chiaramente un lampo verde sfiorare Mary e un attimo dopo la vide per terra, parandosi davanti a lei quando era troppo tardi.
«No! Mary!»
Lacrime copiose uscirono senza che se ne accorgesse dai suoi occhi, mentre la ragazza giaceva per terra, sembrando solo un mucchio di vestiti inanimato.
Alice urlava in sua direzione continuando a scagliare incantesimi a caso verso i suoi aggressori, mentre James non accennava a volersi fermare dal combattere, anzi, sembrava ancora più imbestialito.
Peter osservava con lo sguardo vuoto Frank, che accanto a lui combatteva con uno sguardo duro dipinto in volto, impassibile.
Sirius si chinò accanto alla ragazza, scostandole con estrema delicatezza i capelli dal viso. Un rivolo di sangue usciva dal suo naso, che lui prontamente asciugò.
Dopo quello che sembrò un secolo, trovò finalmente il coraggio di afferrare il polso della ragazza. Scostò il maglioncino color panna che lo copriva, e pressò con due dita il polso, per sentire se c'era vita in lei.
Realizzò dopo pochi istanti che c'era, il suo cuore batteva forte, era viva.
«E' viva, è viva James!» urlò Sirius, euforico, mentre Alice sembrava ridere adesso, con le lacrime agli occhi e la tenacia di prima mentre scagliava incantesimi ad uno e poi ad un altro uomo senza volto.
Frank riuscì a schiantare uno degli aggressori, James ne schiantò un altro ancora nello stesso momento, ma uno di loro non accennava ad arrendersi, continuava a colpire in direzione di Sirius, che stava ancora chinato su Mary priva di sensi.
«Mary, Mary, stai bene? Svegliati, ti prego...» Sirius strinse a sé la testa della ragazza, avvicinando il viso di lei al suo viso, ancora bagnato di lacrime per lo spavento preso poco prima, quando credeva che la ragazza fosse morta.
«Sirius, sono rimasti in due! Ce la facciamo, portala via di qui! Portala via e chiama aiuto!» urlò James attirando l'attenzione dell'amico, che prese Mary in braccio e si alzò in piedi.
«James, non posso lasciarvi qui!»
Sirius vide numerosi anatemi sfiorare quasi il corpo di James, ed ogni volta sentiva perdere il respiro. Se avesse perso James mentre lui correva ai ripari, non se lo sarebbe mai perdonato.
Pensò che sarebbe morto, sarebbero morti tutti, non ce l'avrebbero mai fatta lì, da soli. La guancia di Frank perdeva sangue copiosamente, mentre Alice sembrava non esaurire mai le energie, e combatteva con coraggio e abilità.
«Vai Sirius, ti prego! Porta via Mary da qui e chiama qualcuno, forza! Petey, vai con loro!»
Mentre Sirius si allontanava in fretta per ripararsi dai fiotti di incantesimi in un cubicolo lì accanto, vide James scagliare l'ennesimo incantesimo di disarmo verso uno dei due aggressori rimasti.
«Scappate, scappate!» urlò James a Frank e Alice, ma i due non accennavano a volersi ritirare, così fiancheggiavano ancora James. I tre se la stavano cavando piuttosto bene, notò Peter, che si era accovacciato accanto a Sirius, che ancora scuoteva delicatamente Mary.
«Mary, ti prego... Reinnerva»
La ragazza sbarrò gli occhi, che si fissarono subito a quelli di Sirius, che le sorrise con gli occhi ancora umidi di pianto.
«Oh, sei viva! Sei viva!»
La gioia della voce di Sirius ridestò Mary, che cercò di tirarsi su mentre udiva da lontano la voce di James che ancora combatteva con i suoi amici.
A quanto pareva, il ragazzo credeva che lei fosse morta. Aveva diversi graffi sul viso, gli occhi grigi imperlati di lacrime, come il suo viso bagnato delle stesse.
«Dobbiamo aiutarli... Sirius... »
«Tu resti qui con Peter, va bene? Vado io» disse Sirius, guardando la ragazza e l'amico impaurito al suo fianco, alzandosi. Mary si aggrappò alla camicia di Sirius, avvicinando la testa al viso del ragazzo notevolmente, che fissò le sue labbra e poi gli occhi blu, velati di lacrime, a un paio di centimetri dai suoi.
«Hai una ferita sulla fronte, Sirius... Mi dispiace, perché ti sei messo davanti a me?» disse la ragazza che sembrava poco lucida, quasi piagnucolando. Sirius le sorrise rassicurante, mentre rivolse un'occhiata alle sue spalle dove gli altri ancora combattevano. Avrebbe dovuto aiutarli.
«Ti prego, Sirius. Non lasciarmi...» disse Mary, socchiudendo poi gli occhi, stremata dalla debolezza del colpo che l'aveva colta in pieno.
«Pet, manda un messaggio ai Potter, dì loro che siamo qui...»
Mentre Sirius rivolgeva queste poche parole all'amico, non si accorse che James, Frank e Alice correvano verso di loro.
«Via, via di qui!»
«Li avete stesi?» chiese Sirius a James, incredulo, mentre si tirava su con Mary tra le braccia.
«Si amico, ma qualcuno di loro si sta risvegliando, dobbiamo andarcene subito via di qui!»
James afferrò il braccio di Sirius trascinandolo con sé, mentre lanciava un incantesimo ad una scatola sull'asfalto trasfigurandola in uno sventolio di bacchetta in un enorme muro di mattoni rossi perfettamente incastrati tra loro.
«Come diavolo hai fatto, James?» urlò Frank, affascinato.
«Leggo sempre gli approfondimenti di Trasfigurazione Avanzata quando vado in biblioteca per spiare la Evans, Paciock! Adesso, via di qui!»
E così, correndo a perdifiato con le bacchette ancora in mano, i sei ragazzi riuscirono ad uscire da quella viuzza e a sfuggire agli aggressori, senza ancora riuscire a spiegarsi il perché quelle persone li avevano attaccati, per quale ragione si trovassero lì e come, combattendo per gran parte del tempo in tre, erano riusciti a schiantare tutti i cinque uomini incappucciati.
Mentre James scoppiava a ridere liberatorio per averla in maniera incredibile e inspiegabile scampata, i sei ragazzi – cinque, dato che Mary non sembrava molto in sé – udirono il rumore della materializzazione.
«Papà!» urlò James, avvicinandosi al signor Charlus Potter che camminava trafelato velocemente verso di loro, affiancato da un signor MacDonald piuttosto impallidito, alla vista dei ragazzi coperti di sangue e di sua figlia che era tra le braccia di Sirius Black, semisvenuta.
«Che cos'è successo, James? State bene?» chiese il signor Potter, terrorizzato, mentre osservava i ragazzi per assicurarsi che ogni cosa fosse al loro posto. Poi tirò fuori la bacchetta e si guardò le spalle, mentre strinse a sé James.
«Siamo stati attaccati, Charlus... Ma voi come...?»
«Sono un membro del Wizengamot, ho ricevuto una segnalazione del Ministero su dei maghi minorenni che avevano usato la Magia nei pressi di Birmingham... Ho avuto il sospetto che si trattasse proprio di voi, e sapevo che non l'avreste fatto senza un motivo ben preciso, così sono corso da Charlus, che per fortuna era in casa, e ci siamo smaterializzati qui... Bambina mia, come stai?»
Il signor MacDonald aveva preso con cautela la figlia dalle braccia di Sirius, adesso era sveglia ma diceva di sentirsi molto debole.
«Erano in cinque e...»
«Non qui, James. Prendetevi per mano, ci smaterializziamo al San Mungo»
Con un ultimo pop i due uomini vestiti di nero e i sei ragazzi in vesti babbane, sparirono dal cunicolo.
*
Scese le scale lentamente, mentre un borbottio indistinto giungeva alle sue orecchie.
Dopo che la madre si fosse accertata delle condizioni ottimali della figlia e dei suoi amici, Mary era stata dimessa dal San Mungo, con la raccomandazione di rimanere a letto almeno per un giorno. L'incantesimo di disarmo, infatti, pur essendo un incantesimo basilare che solitamente non porta conseguenze, aveva provocato un lieve trauma cranico alla ragazza, che era sbalzata ad un metro di distanza rispetto a dove si trovava e aveva battuto la testa.
La scala di marmo bianco che si affacciava al salotto di casa MacDonald, aveva gli occhi degli ospiti dei due divani della stanza puntati addosso, quella mattina.
«Ciao, combinaguai»
Mary sorrise ampiamente a Lily, che aveva addosso un mantello da viaggio verde smeraldo e il naso rosso, mentre si avvicinava per stringerla a sé.
«Ciao, Lils... E' già martedì?»
Lily annuì all'amica, mentre prendeva posto sul divano accanto a Frank e Alice, che erano venuti a trovare la loro amica quella mattina per assicurarsi che stesse bene.
Il giorno prima, infatti, Alice e Frank erano stati dimessi dal San Mungo; dopo esser stati visitati e tenuti in osservazione per una notte intera, erano stati accompagnati dal signor Potter a casa Paciock, dove li attendeva un'ansiosissima Augusta.
«Remus non è venuto con te?» chiese la bionda, mentre si sedeva sulla poltrona davanti al divano su cui erano sentiti i tre.
Sentiva il rumore di stoviglie provenire dalla cucina; la madre, quel giorno, aveva deciso di rimanere in casa per assistere la figlia, mentre suo padre era stato costretto a lasciare la casa per un'udienza indetta proprio quel giorno.
«Oh si, passerà più tardi... E' andato da Potter» rispose Lily, mentre esaminava ogni movimento della sua migliore amica. Mary era piuttosto pallida, ma non aveva l'aria cadaverica che aveva avuto il giorno prima, pensò Alice.
«Come stai oggi?» chiese infatti gentile quest'ultima.
«Oh, molto meglio! Non ho più mal di testa... E voi?»
ribattè Mary, porgendo ai suoi ospiti le piperille che come sempre erano nel portadolci del salotto.
«Mai stata meglio» affermò Alice, Frank al suo fianco le scoccò un bacio sulla guancia e disse di stare altrettanto bene, così Mary sorrise ampiamente ai due.
Qualcuno, intanto, aveva bussato alla porta. Lily si era prontamente alzata dal divano per andare ad aprire, costringendo Mary a stare sdraiata sulla poltrona, ancora in vestaglia.
«Oh! Ciao, Lily»
Il ragazzo dai capelli neri e arruffati sorrise lievemente a Lily, che si bloccò un attimo a fissarlo. Non si aspettava, forse, di trovarselo davanti all'improvviso.
Remus, notò, era proprio dietro James, così come Sirius, che però sembrava impegnato a chiacchierare amabilmente con Peter, che in mezzo ai tre nemmeno si notava.
«Ciao! Entrate pure...» disse la rossa, riscuotendosi dopo qualche istante.
«Allora, come sta la nostra Mary?» esclamò con fare teatrale James, che subito si avvicinò alla poltrona su cui sedeva sorridente la ragazza per scoccarle un bacio tra i capelli, mentre Sirius salutava gli altri due ospiti come Remus e Peter.
«Molto meglio, e tu Jamie?»
«Benone!» ululò il ragazzo occhialuto, sedendosi sul bracciolo della poltrona su cui stava seduta la ragazza. Sirius lanciava occhiate indecifrabili alla bionda che, con un lieve rossore a colorarle le guancie, fingeva di non notarle per poi tirar fuori sempre un nuovo argomento.
I due, infatti, non avevano avuto modo di parlare, dopo l'attacco.
Un sacco di gente si aggirava sempre attorno alla malcapitata di turno, Mary, così non si erano ancora trovati da soli.
Mary continuava a pensare e ripensare al modo in cui il ragazzo si era frapposto tra lei e gli aggressori, al fatto che l'avesse tirata fuori dal mirino e che la prima cosa che lei avesse visto fossero stati i suoi occhi grigi ricolmi di lacrime di paura per lei, per il sospetto che fosse morta.
Gli stessi pensieri, dopo tutto, non avevano abbandonato Sirius, che era stato molto taciturno in compagnia di James, mentre quest'ultimo invece sembrava essersi ripreso del tutto, con il sorriso di sempre continuamente stampato sul viso.
«James, Sirius! Ragazzi, sono felice di vedervi... Sapevo che sareste venuti... Gradireste dei biscotti al cioccolato? Li stavo giusto tirando fuori dal forno!»
La madre di Mary, una donna molto bella con gli stessi capelli biondi della figlia e gli occhi grandi e neri, fece capolino dalla cucina con il suo grembiule rosso e bianco a quadri.
«Personalmente, penso che lei non dovrebbe scomodarsi così tanto!» esclamò Sirius, con il suo solito sguardo ammaliante e il sorriso che andava da un orecchio all'altro.
La signora MacDonald, dopo aver saputo che era grazie a quel ragazzo che la figlia non aveva più subito dei colpi durante l'attacco dato che era stata subito tratta in salvo, si era dimostrata subito gentile nei confronti di Sirius, fino al punto da invitare a cena uno di quei giorni non solo James, come faceva di solito, ma anche lui, con grande disapprovazione del marito, che continuava a non vedere di buon occhio Sirius, anche se l'aveva ringraziato quando avevano saputo tutta la versione dei fatti.
«Sciocchezze, caro! Non sono mai in casa, quindi voglio approfittare del momento per accogliere come si deve gli amici della mia piccola!» affermò gioiosa la donna, che si recava nuovamente in cucina per prendere i biscotti.
Mary alzò gli occhi al cielo, con grande divertimento di James che ridacchiò.
«Vorrebbe una mano?» chiese Sirius, affacciandosi verso la porta della cucina di casa MacDonald, gentile.
Lily continuava a guardare Mary con sospetto, così come Remus fissava insistentemente il giovane Black.
Evidentemente, pensò la rossa, si era persa più di quel pensava.
«Mi sono persa più di un semplice attacco, vero?»
Lily sussurrò queste parole ad Alice, che sedeva accanto a lei e annuì energicamente alla rossa, che divenne, se possibile, ancora più curiosa e vogliosa di sapere.
Si accorse che James Potter la stava fissando e sorrideva, probabilmente aveva udito ciò che aveva detto ad Alice. Lily ricambiò il suo sorriso, seppur imbarazzata.
«Ho saputo dal signor MacDonald che gli aggressori sono stati bloccati, probabilmente, da un muro di mattoni che non esisteva in quel vicolo che è stato evocato con un incantesimo da uno di voi... Che idea incredibilmente brillante!»
Lily disse quella frase velocemente, dopo aver ricordato d'improvviso le parole di quella mattina del signor Matt.
James ridacchiò abbassando il capo, mentre Mary gli batteva una pacca sulla spalla.
«Tutto merito del grande James Potter, Carotina...»
Le labbra di Lily si incurvarono in una perfetta "o" che indicava quanto fosse sorpresa di quella dichiarazione.
«Oh, Davvero?»
James ridacchiò, mentre afferrava un biscotto dal vassoio della signora MacDonald, che intanto li aveva raggiunti.
«Tesoro, il caro James è sempre stato un ragazzo geniale... Vi conoscete, no? Mi chiedo come mai la cosa ti sorprenda tanto...» il tono amorevole della signora MacDonald aveva comunque fatto arrossire la ragazza, che si imbarazzò tanto da diventare lo stesso colore dei suoi capelli.
«Su, non esagerare mamma, o il nostro James si monterà la testa...» aggiunse Mary, facendo ridere tutti compresa Lily, che si rilassò e sorrise in direzione dell'amica.
*
Cara Emmeline,
so che vedendo il sigillo di casa MacDonald non ti saresti aspettata di leggere la mia calligrafia, che avrai quasi certamente già riconosciuto...
Ti scrivo perché so che Alice ti ha scritto, così intendo rassicurarti: Mary e gli altri stanno tutti bene.
Mi dispiace che tu abbia saputo tutto da lei, che come ben sai è come al solito esageratamente melodrammatica.
Ad ogni modo, ti racconteremo tutto non appena ci vedremo.
Mi dispiace che i tuoi non ti lascino venire qui da sola, ma abbiamo già rimediato a questo.
Mary mi ha detto di chiederti di Preparare il tuo baule, a breve qualcuno verrà a suonare alla porta del tuo grande castello magico.
Con affetto, tua Lily.
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Capitolo 55 *** Capitolo Cinquantacinquesimo - Di nuovi orizzonti e cartine geografiche ***
Capitolo Cinquantacinquesimo -
Di nuovi orizzonti e cartine geografiche
Con un sospiro, Lily richiuse la lettera di Marlene e la sistemò dentro la busta che sembrava odorare del calore del sole, le onde del mare, sabbia fresca sotto ai piedi...
Sospirò, pensando a come sarebbe stato trovarsi lì, insieme alle sue amiche.
«Lily, mi hai sentita? Potete andare... Io resterò qui e ci vedremo direttamente a Londra, potrei aspettarti alla stazione così saliamo insieme sull'Espresso... Beh, per evitare di viaggiare separate per via della confusione» concluse ridacchiando.
La ragazza dai lunghi capelli rossi guardò quella dai lunghi capelli biondi con uno sguardo di disapprovazione, mentre letteralmente si tuffava accanto al piccolo lettino posto a fianco di quello dalle lenzuola azzurre, lo scroscio provocato dall'acqua che scorreva nel piccolo bagno accanto alla cameretta faceva da sottofondo alla scena.
«Non essere sciocca, Mars. Ci andremo insieme oppure non ci andrà nessuno...»
Mary sbuffò, senza evitare di sentirsi in colpa.
Lily, Mary, Alice – e la nuova arrivata in casa MacDonald, Emmeline – avrebbero dovuto raggiungere Marlene e le loro amiche a Plymouth, ma a causa della botta presa da Mary durante l'attacco qualche giorno prima, il padre di Mary aveva espressamente dichiarato di non voler mandare la figlia così lontano mentre ancora – solamente secondo il suo parere, dato che la madre essendo Guaritrice aveva detto che si era del tutto ristabilita – era evidentemente così debole.
E così, Lily, aveva deciso che se Mary non avesse avuto il pieno consenso dei genitori, sarebbe rimasta a casa dei MacDonald fino al ritorno ad Hogwarts.
Alice, naturalmente, sarebbe di conseguenza rimasta dai Paciock a Birmingham, così avrebbe fatto compagnia alle amiche – anche se sia Lily che Mary erano convinte che sarebbe rimasta più per Frank che per loro, senza contare che Marlene sarebbe rimasta tutto il tempo da sola con i nonni e solamente l'ultimo giorno in compagnia di Hestia e Dorcas, con le quali ancora non aveva avuto modo di approfondire un'amicizia.
«Per la barba di Merlino! Mary, sbrigati! Sono quasi le otto, i Potter a breve saranno qui!»
Lily si era ruzzolata letteralmente verso il bagno della cameretta di Mary per urlare ad Emmeline di sbrigarsi ad uscire, in una maniera così buffa che la ragazza non aveva potuto fare a meno di ridere.
Mentre Lily continuava ad imprecare contro i suoi capelli – segno che fosse molto nervosa in vista della cena che si sarebbe tenuta a breve – Mary rovistava tra la varia roba che offriva il suo armadio. Alla fine, optò per una camicia di un azzurro tenue che le calzava a pennello e una gonna a ruota di un blu molto scuro. Ai piedi, mise il solito paio di sneackers blu.
«Continuo a sostenere fortemente come la nostra cara Marlene che tu saresti splendida anche con due stracci addosso! Ma come cavolo si fa, dico io?» disse Lily, ridendo e fingendosi un po' seccata mentre indossava il suo vestitino panna e le ballerine rosso scuro.
«Potter sbaverà comunque per te, stai tranquilla, e i Potter ti adoreranno!»
Lily sorrise imbarazzata all'amica, mentre continuava a sentirsi sempre più ansiosa per quell'incontro. Continuava a ripetersi che c'era anche Remus con lei e Mary, che sarebbe stata a suo agio e tutto sarebbe andato bene.
Senza contare che avere accanto anche un'amica che emanava la calma e la tranquillità di Emmeline sarebbe stato come trovarsi dal Dalai Lama.
Ma non poteva fare a meno di pensare che magari la signora Potter l'avrebbe giudicata male per qualcosa che avrebbe potuto dire, o che il signor Potter, nonostante fosse molto simpatico e gentile, magari non l'avrebbe vista di buon occhio per chissà cosa... Per le sue lentiggini, ad esempio, pensò d'improvviso, mentre si trovava a passare davanti allo specchio non poté infatti non notare che le sue lentiggini sembravano moltiplicarsi sul suo viso, ma com'era possibile?
Le odiava, le odiava terribilmente... Ma era colpa del sole che aveva preso quel giorno, mentre aveva aiutato in giardino il signor MacDonald a stendere il bucato.
Lily, non essere paranoica. Cosa non dovrebbe andare per il verso giusto? E poi, cosa ti importa dei Potter?
Lo scampanellìo che proveniva dal piano di sotto indicava che i Potter, più Black e Lupin – Peter aveva raggiunto i genitori quel pomeriggio, dopo che aveva saputo che la nonna materna stava piuttosto male – erano arrivati.
«Charles, amico mio! Ragazzi, entrate! Dorea, sei splendida questa sera!»
La voce del padre di Mary e il chiacchiericcio che cominciava a diffondersi di sotto
indicò che gli ospiti erano già arrivati.
Mary osservava di sottecchi Lily, non capendo cosa stesse succedendo in lei... Insomma, perché mai doveva essere così nervosa? Non è che le stessero tornando a mente i ricordi persi di James?
Mentre una piccola fiammella di speranza si accendeva nel suo petto per la buona sorte dei suoi amici, si alzò dal letto.
«Pronta?» chiese Emmeline che, silenziosa, aveva fatto il suo ingresso nella stanza con un semplicissimo ma così elegante abito nero abbinato a degli stivaletti dello stesso colore con delle piccole borchie che le donavano un'aria da rockstar.
Lily cercò la sua mano, la strinse e annuì con foga, mentre le labbra rosee di Mary si allargavano in uno splendido sorriso che andava da un orecchio all'altro, guardandole.
«Oh, ecco le nostre ragazze! Che fortuna avere tre così belle ragazze in giro per casa! Insomma Beth, tu sei splendida... Ma guarda Lily, Mary ed Emmeline!»
La voce del signor Potter risultava sempre così calda, il suo tono cordiale e leggermente giocoso provocava sempre un timido sorriso in Lily, che non poteva fare a meno di imbarazzarsi per quei commenti, e provocare un ampio sorriso in Mary che adorava il suo padrino.
Emmeline, come sempre, si degnava solamente di accennare un piccolissimo sorriso, che sembrava però illuminare i suoi occhi a mandorla.
Sirius, James e Remus erano straordinariamente eleganti quella sera, a rendere il trio ordinario erano i capelli immancabilmente scompigliati di James.
Indossavano tutti e tre delle camicie scure e dei semplici jeans, ma stavano tutti e tre davvero bene.
La signora Potter, però, con quell'abito nero e lungo stava divinamente, tanto che Lily non poté fare a meno di sbarrare gli occhi davanti alla sua eleganza.
«Lily, che piacere vederti, mia cara... Va tutto bene?» chiese la signora Potter notando lo sguardo della ragazza, mentre abbracciava di slancio Mary che ora raggiungeva la tavola.
«Signora Potter, è un immenso piacere anche per me vederla, adoro il suo vestito» disse Lily cortese ma imbarazzata, mentre un largo sorriso carico di affetto si affacciava sul viso di James, che osservava le due donne con occhi sognanti.
«Dorea è una bomba!» esclamò Sirius, che si guadagnò uno scappellotto da Remus che fece ridere sia James che il signor Potter.
I signori MacDonald fecero accomodare in sala da pranzo i loro ospiti in questo ordine; a capo tavola, vi era il signor Macdonald, alla sua destra il signor Potter e alla sua sinistra la moglie, Beth. Accanto alla signora MacDonald, siedeva la signora Potter, che per una strana coincidenza capitò seduta accanto ad una imbarazzatissima Lily, ad affiancarla Emmeline.
Poi Mary, all'altro capo del tavolo un pimpante James, poi Sirius e Remus, che stava seduto accanto al signor Potter.
La cena proseguiva tranquilla, tra i vari complimenti dispensati da parte dei Potter alla signora MacDonald, che aveva preparato davvero un'ottima cena, facendo un figurone – anche se in realtà Mary sospettava che si fosse fatta aiutare dagli elfi.
«Che ne diresti di andare a pesca domani, Charles?»
«Oh, mi piacerebbe ma proprio non posso... Devo accompagnare questi tre giovanotti in Cornovaglia, vanno a fare una mini gita prima del rientro delle vacanze...» concluse il signor Potter lanciando un'occhiata benevola ai tre ragazzi, che sorrisero.
Il signor Matt sembrò irrigidirsi, di fronte all'occhiata truce della moglie, dato che lui non aveva permesso a Mary e di conseguenza a Lily ed Emmeline di fare la loro gita dai McKinnon.
James intercettò l'occhiata dispiaciuta di Mary, così decise di intervenire.
«Voi non raggiungete Marlene a Plymouth?» chiese rivolgendosi a Mary, fingendosi curioso, guardando però in direzione del signor MacDonald. Elizabeth, intuendo le intenzioni di James ridacchiò, facendo vagare lo sguardo tra la tavola, mentre si serviva il purè di patate.
«Matt non ritiene che Mary sia abbastanza in forma...»
«...Anche se in realtà sto benissimo» aggiunse Mary borbottando, non riuscendo a trattenersi.
Sirius accennò un ghigno: adorava da sempre quell'aria ribelle della bionda.
Nel frattempo, il padre di Mary sembrava imbarazzato, non sapeva proprio cosa dire, così non aggiunse nulla.
Sperava che qualcuno dei presenti cambiasse argomento.
«Suvvia Matt, Mary sta benissimo... Come avevate intenzione di raggiungere la Cornovaglia?» chiese il signor Potter a Mary, che fu felice di rispondere.
«Lily ha la patente di guida babbana, avrebbe guidato un furgoncino che le è stato regalato dallo zio la scorsa estate, dato che non lo usa più. Senza contare che Emmeline ha un ottimo senso dell'orientamento, ha visitato più volte la Cornovaglia e con lei sarebbe impossibile perdersi... Sarebbe venuta anche Alice Prewett con noi, ma visto che mio padre non è d'accordo, nessuna di noi andrà...»
Charles scagliò un piccolo calcio sotto al tavolo in direzione di Matt, sorridendo lievemente.
«Davvero, Lily? Tu sai guidare?» chiese la signora Potter, sorpresa, e Lily annuì mentre il suo viso si tingeva di rosso. James era altrettanto sorpreso, mentre Sirius esclamava un “Forte!”, proprio in direzione dell'amica e Remus sorrideva.
«E sei brava a guidare?» chiese il signor Potter, affascinato. Lily fece un'alzata di spalle, mentre per la prima volta quella sera tutti udirono la voce di Remus.
«La guida è un altro dei suoi innumerevoli talenti...» disse questo, con aria divertita, di ovvietà.
Lily sorrise radiosa in direzione dell'amico, che le sorrise di rimando.
Il signor Potter, con lo sguardo carico di ammirazione in direzione della ragazza, batté le mani e si rivolse dinuovo al suo amico, che non aveva occhi che per la sua bistecca nel tentativo di eclissarsi.
«Direi che non ci sono problemi, allora! Vero, Matt? La nostra Lily è bravissima a guidare, Mary, Emmeline e Alice saranno al sicuro domani...»
«Oh, siete davvero terribili... E sia!» esclamò ridendo il signor MacDonald, che coinvolse tutto il resto della tavolata nella sua risata, mentre Mary si alzava dalla sedia e scoccava un bacio sulla guancia del padre, ringraziandolo.
«Lily...» sussurrò Mary all'amica, che si volse a guardarla, mentre Emmeline era apparentemente impassibile, ma le sue amiche sapevano quanto la decisione del signor MacDonald la rendesse felice.
Mary fece un cenno ai tre ragazzi che chiacchieravano tra loro e ridacchiavano tranquilli.
«Che ne dici se gli chiediamo di venire con noi? Dopo tutto, facciamo la stessa strada...» continuò Mary a bassa voce. Lily fece spallucce, così Mary guardò Emmeline che aveva udito tutto, che annuì. Mary le sorrise di rimando e subito si rivolse ai ragazzi.
«Che ne direste di venire con noi domani, in Cornovaglia? Vi lasceremo dove dovete andare e noi andremo dai McKinnon... Il furgoncino è grande abbastanza per tutti quanti...»
James sorrise radioso, mentre annuiva e guardava il padre che sorrise e accennò un si.
«E sia! Così vedremo quant'è brava la Evans alla guida!» disse Sirius, accennando un occhiolino in direzione della rossa che lo guardò con sguardo di sfida.
«Credo di dover avvertire Edward Vance però... Gli avevo espressamente detto che Emmeline sarebbe stata con noi...».
Un silenzio si diffuse per tutta la tavolata.
Emmeline sospirò, irrigidita.
Non era tanto sicura che il padre sarebbe stato d'accordo.
Il signor Potter intese ogni parola non detta e, sorridendo, si rivolse alla ragazza dall'aria preoccupata e alle sue amiche.
«Cara, non preoccuparti. Ci penso io... Piuttosto, consiglierei a voi giovani di pensare a cosa mettere nel baule!»
***
Il giorno seguente iniziò molto presto per Lily, molto prima che un timidissimo sole facesse capolino in un cielo ingrigito.
La sua sveglia suonò alle quattro del mattino e, tra i borbottii di Emmeline e le proteste di Mary, Lily si fece coraggio e si alzò in un batter d'occhio, complice il fatto che non fosse riuscita per niente a prendere sonno.
La signora Potter, infatti, si era offerta di accompagnare la ragazza dei sogni di suo figlio fino a Spinners End e ritorno, dato che il furgoncino si trovava nel garage dei signori Evans.
Aveva detto a Lily che per lei non sarebbe stato un problema accompagnarla perché doveva da tempo fare un sopralluogo da quelle parti, dato che vicino Dufftown, cittadina babbana distante da Spinners End di pochi km, la comunità dei maghi sembrava crescere e svilupparsi a vista d'occhio.
Se fosse così o meno, Lily non lo sapeva.
Era riuscita a comprendere solamente che James sembrava molto felice della cosa, tanto da proporsi di accompagnare lei e la madre fino a casa dei signori Evans.
«James, sei pronto? Siamo già in ritardo»
urlò la signora Potter al figlio, che si era chiuso in bagno nel tentativo di domare la sua folta chioma corvina.
«Di quanto, mamma? Più di cinque minuti?»
«Di ben venti minuti, Ramoso...» borbottò Sirius ancora in pigiama, anche lui appostato dietro la porta del bagno del secondo piano come la signora Potter, che ridacchiò.
In realtà non erano in ritardo, ma se James avesse saputo che erano in perfetto orario avrebbe fatto sì che arrivassero in ritardo dai MacDonald.
James aprì la porta del bagno come un fulmine, subito si diresse giù per le scale, ancora al buio, senza curarsi di non provocare dei rumori che avrebbero svegliato Remus e il padre, che sembravano ancora dormire.
«Ho fatto confezionare tantissime sciarpe nuove, James, e tu indossi... La sciarpa di Grifondoro, tesoro? Sul serio?»
«Beh, si, mamma... Cos'ha la sciarpa di Grifondoro che non va?»
Un cipiglio severo si affacciò sul viso rigido della signora Potter, che però James ignorava, mentre Sirius, a braccia conserte, nascondeva un ghigno e roteava gli occhi.
I capelli sembravano più disordinati del solito, sparati come al solito verso ogni direzione, anche se Dorea era certa che James si fosse impegnato sul serio. Il suo bambino stava diventando davvero un bell'uomo, pensò la donna con orgoglio, osservando i suoi tratti del viso sottili ma decisi; il naso lungo e leggermente all'insù, sottile e fine come il suo, gli occhi grandi e nocciola, brillanti di allegria come fari, le sue labbra rosse e carnose, gli zigomi alti.
L'unica nota stonata era quella sciarpa, vecchia, logora e rovinata, anche se suo figlio amava definirla vissuta.
«E' per i signori Evans, non è vero?» chiese Sirius, con aria di ovvietà.
Il viso di James sembrò colorarsi a chiazze, mentre Dorea faceva roteare la testa da James e Sirius, incerta.
«Perché? Cosa c'entra la sciarpa di Grifondoro con i signori Evans?»
La risata simile ad un latrato di Sirius si diffuse per il giardino, mentre James si faceva sempre più imbronciato.
«Voglio fare una buona impressione su di loro... Lily è una Grifondoro ed è magnifica, io sono un Grifondoro e, beh... Non sono tanto male, no? Sono dalla parte dei buoni, devono sapere che di me possono fidar... paf!»
«Smettila di parlare, amico. Ho già il mal di testa. E calmati!» disse Sirius all'amico a voce alta, prima allontanarsi per non ricevere uno schiaffo di rimando; fece per chiudersi il portone della tenuta dei Potter alle spalle, mentre James e Dorea Potter attraversavano il giardino diretti al cancello dell'ingresso principale.
Dorea sorrideva, l'espressione contrariata sul viso di James che, però, si era subito zittito alle parole dell'amico.
Il suo splendido bambino si era proprio innamorato di quella ragazza.
Sospirò.
Quella si preannunciava proprio una mattinata interessante.
«Mamma... Lily può insegnarmi a guidare?»
Gli occhi di James brillavano da quando Lily aveva aperto il piccolo e pulitissimo garage di casa Evans, in cui si trovava quel furgoncino dalla carrozzeria turchese quasi nuovo.
Gli occhi di Lily si scostarono per un secondo dalla strada per voltarsi a fissar quelli di James attraverso lo specchietto retrovisore, la fronte corrugata.
«Non mi pare di essermi mai offerta di farlo...» disse spiccia la ragazza ma poi, udendo il risolino della signora Potter che stava seduta sul sedile passeggero alla sua sinistra, si ridestò.
«...Con tutto il rispetto, signora Potter»
Dorea sembrava piuttosto divertita dall'atmosfera.
«Oh no, mia cara, hai perfettamente ragione... James non sarebbe in grado»
aggiunse, voltandosi indietro e fissando il figlio con aria severa, ammonendolo.
James però non si lasciò scoraggiare.
«Oh, avanti, Lily...»
«Evans, Potter, Evans»
«E va bene, EVANS»
Lily annuì con espressione vittoriosa, mentre la signora Potter osservava entrambi in silenzio.
«Il caro Remus aveva proprio ragione... Nonostante tu stia tutto l'anno ad Hogwarts, sembri muoverti con molta destrezza alla guida, quasi come se fossi abituata a guidarlo ogni giorno...»
Le guance di Lily si tinsero leggermente di rosso, quasi come il maglioncino che indossava, mentre ingranava la marcia e si avviava verso la strada secondaria che li avrebbe portati direttamente sulla strada per Birmingham.
Il cielo assumeva tinte rosee, quasi arancioni, mentre il sole finalmente saliva in cielo i tre viaggiatori erano già arrivati sul viale completamente magico della grande e antica cittadina inglese di Birmingham.
Lily parcheggiò davanti la casa dei MacDonald, a soli pochi passi dalla tenuta dei Potter, con abile destrezza, mentre James non riusciva proprio a smetterla di meravigliarsi per ogni cosa che fosse contenuta nel furgone.
«Va avanti per magia?»
«No, Potter. Va avanti grazie ad una cosa che si chiama carburante...»
James sembrò pensarci su, come se avesse perfettamente capito, mentre la signora Potter scendeva dal furgoncino e si congedava da entrambi.
«E questo... carturbante dove si prende?»
Lily sospirò, stremata.
«Carburante, Potter, carburante! Si compra, nelle stazioni di servizio... Lo vedrai» disse, mentre vedeva Remus uscire dal vialetto dei Potter, l'aria felice.
«Oh, siete già di ritorno? James, vieni dentro, devi darci una mano... Non vorrai che trasciniamo anche il tuo baule fino a qui, non è vero?»
«Oh no, certo che no! Ma se solo riuscissi ad aprire questa... questa porta...»
«Si chiama sportello... Potresti non distruggerlo, per favore? Aspetta, ti do una mano io!»
Lily scese in fretta dal furgone e aprì la portiera a Potter in un batter d'occhio. Il ragazzo la guardò, affascinato, mentre le poneva l'ennesima domanda su quale fosse esattamente il meccanismo che gli permettesse di aprirsi...
Remus rise anche se avrebbe voluto fulminare con lo sguardo James che, chissà perché, non gli rivolgeva il minimo riguardo; si decise a trascinare con sé James che sembrava davvero esser rimasto estasiato.
*
«Dove sono le Sorelle Stravagarie? Perché non sento altro che questi vandali incivili da quando siamo partiti?»
«Prewett, sei una lagna! E poi questi sono i Beatles, d'accordo?» la rimbeccò Sirius alle sue spalle, che si beccò uno scappellotto.
Accanto a Lily si era seduta Emmeline, che si era categoricamente rifiutata di sedere dietro, assieme a tutti quegli scalmanati che non facevano altro che fare baccano da quando erano partiti.
Avevano da poco superato Bristol, erano a metà strada tra Birmingham e Plymouth, e Lily si sentiva già così stanca dopo sole due ore di viaggio.
Il traffico procedeva senza problemi, non avevano incontrato nessun incidente; il problema erano Alice e Sirius, che non facevano altro che litigare per la musica.
Lei non aveva ancora reagito, nessuno voleva rovinarsi il viaggio, tutti cercavano di ignorare i battibecchi di entrambi.
Persino James, era stato silenzioso; l'unico rumore che aveva provocato era il click della sua polaroid, che aveva già immortalato molti momenti del viaggio.
Remus, d'altro canto, chiacchierava amabilmente con Mary, mentre le spiegava ogni meccanismo che permettesse al furgoncino di muoversi e funzionare perfettamente, dato che sua madre era una Nata Babbana e spesso, specie quando lui era piccolo, uscivano in macchina; James, seppur silenziosamente, ascoltava ogni parola dell'amico, senza però dire niente di rimando, con grande sorpresa di Lily.
La ragazza non sapeva che, poco prima di partire, Remus aveva fatto all'amico una bella lavata di capo, pregandolo di non innervosire Lily per il bene di tutto il pianeta terra.
Frank, invece, ignorava bellamente ogni lamentela di Alice, e fingeva a tratti – con grande ammirazione da parte di Remus e Mary – di assopirsi.
«E' un fottuto mito...» sussurrò Mary, gli occhi azzurri sprizzavano allegria. Remus ridacchiò di rimando, annuendo energicamente, mentre l'ennesimo click immortalava la scena.
Emmeline e Lily parlavano fitto fitto; mentre la prima aveva sulle gambe esili una mappa del sud della Gran Bretagna dispiegata che studiava nei minimi dettagli, Lily teneva gli occhi fissi sulla strada, la fronte corrugata in segno di concentrazione.
«Dunque... Adesso dovremmo superare Clevedon, ci troveremo in men che non si dica nel Somerset. Ho controllato le previsioni del tempo, non dovrebbe esserci pioggia»
«Perfetto Mel, perfetto... Grazie»
Mentre James scorgeva da lontano un grande campo di fiori gialli, poi blu e poi rosa, Sirius canticchiava Here comes the sun ignorando gli sbuffi di Alice, che sembrava l'unica a non godersi del tutto la bellezza di quel momento così spensierato.
*
L'odore di salmastro, il vento che sembrava accarezzarmi il viso e la vista di quella palla di fuoco che brillava sopra l'azzurro di quello splendido mare invasero la mia scena, dopo che chiusi la portiera del mio furgoncino alle mie spalle. I gridolini eccitati e le esclamazioni dei miei amici raggiunsero le mie orecchie ovattate senza che io potessi realmente sentire le loro parole.
Feci un lungo sospiro, prima di concentrare nuovamente la mia attenzione su casa MacDonald.
«Credo che sia quella!»
«Oh, no che non lo è! Penso sia in fondo a quella stradina, invece...» disse sicura Alice, mentre indossava con aria fiera il suo cappello di paglia bianco.
Mary strinse leggermente gli occhi, cercando di ricordare il momento in cui la sua amica Marlene le spiegò precisamente quale fosse la casa presso cui dovevano recarsi.
«Il viaggio non è stato così male, dopo tutto... No?»
esclamò Alice, incerta, mentre Lily, Emmeline e Mary la fissavano infastidite.
«Vuoi che ti dica che sei stata una vera rottura di palle, Alice?» rispose Mary mentre si chiudeva la portiera alle spalle, a differenza di Emmeline e Lily incapace di trattenersi dal reagire.
«Nessuno aveva detto che avremmo ascoltato solo musica babbana! Potevamo ascoltare anche quella magica...» esclamò la ragazza con aria innocente.
«La ascolteremo al ritorno, 'Lice, va bene? Adesso, per favore, cerca di aiutarci a localizzare questa benedetta casa dei nonni di Lene, prima che mi venga un esaurimento nerv...»
«Lilyyyyyyyyyy!»
Le tre ragazze, udendo in lontananza quella voce familiare, si voltarono a destra e a manca in cerca della sua proprietaria. Poco dopo, sul viso di Alice, si allargò un sorriso radioso, così come in quello delle altre tre.
La vista di Alice fu invasa da una cascata di capelli biondi, che odoravano di buono, di sabbia e sale.
«Oh, tesoro! Il tuo arrivo è un dono dal cielo!» cinguettò Alice, mentre Marlene rideva cristallina, felice di vedere le sue amiche.
«Sono così contenta di vedervi! Esclamò la ragazza, mentre stringeva a sé ognuna delle sue amiche»
Indossava un vestitino viola a fiori bianchi, la sua pelle chiara era leggermente abbronzata, le guance erano tinte di un rosso naturale e i suoi occhi brillavano di gioia.
«Com'è andato il viaggio? Venite, poco più in là ci sono Hestia e Dorcas... Adesso sono tornate a casa, dopo potremmo andarle a trovare!»
disse, avvolgendo con un braccio la figura esile di Lily, mentre le due si incamminavano, dietro di loro Alice, Mary ed Emmeline le seguivano.
La stradina era asfaltata ma piena di sabbia bianca, il mare era uno specchio d'acqua e le casette di non molto recente manifattura tutte bianche con le porte colorate di fronte al mare completavano in sintonia lo splendido quadretto.
L'atmosfera era calma, anche se molta gente passeggiava, altri correvano sulla spiaggia, si udivano i campanellini di qualcuno che passeggiava in bici e diverse persone erano sdraiate a godersi il sole sulle proprie verande.
«Eccoci, casa mia è quella là!» disse finalmente Lene, indicando una casa a due piani al limitare della spiaggia. Le ragazze videro una figura alzare una mano in loro direzione, ma con i raggi del sole che battevano all'orizzonte non riuscirono subito a distinguere chi fosse a muoversi in maniera così frenetica dalla veranda del primo piano.
«Adam, va bene! Arriviamo, arriviamo!» urlò Marlene ad un certo punto di rimando, sventolando una mano in direzione di quella figura.
Lily capì che doveva trattarsi proprio del fratello di Marlene, di cui la sua amica aveva tanto parlato. Marlene adorava il suo fratello maggiore; aveva ventitrè anni e stava studiando per diventare Auror, proprio come i signori Potter.
Mentre questi pensieri attraversavano la mente della rossa, Marlene aprì il piccolo cancello bianco di legno della casa, guidando le amiche nel giardino di casa, molto ampio, con un'altalena gialla al centro che doveva appartenere alla sorellina più piccola di Lene, o forse ai suoi cugini, dato che la casa al mare apparteneva ai nonni paterni della ragazza.
«Ho dimenticato di dirvi che oggi ci saranno in casa mio fratello Adam e due suoi amici che, se non sbaglio Ali, sarebbero i tuoi...»
«...Aliceee!»
Due voci, della stessa allegria, calde e chiare, risuonarono nell'ingresso dalle pareti gialle di casa McKinnon, mentre due teste rosse avvolgevano e strapazzavano Alice, che non si lasciava scoraggiare dalla statura dei due e sembrava stringere entrambi con la stessa intensità con cui loro avevano avvolto la figura della ragazza con le loro braccia.
«Sei cresciuta, piccola Alice! Come stai?»
Mary sbarrò gli occhi, quando li ebbe osservati meglio; i due ragazzi sembravano l'uno la copia sputata dell'altra.
«Sto benone, grazie! Anche voi sembrate piuttosto in forma...»
«Io si, come sempre... Fabian, d'altro canto...» disse uno dei due, teatralmente, e il suddetto Fabian sganciò un colpo al gemello sulla pancia, che divenne dolorante e sembrò zittirsi all'istante. Mentre le ragazze sembravano preoccuparsi per lui, Alice scoppiò in una sonora risata.
«Oh, giusto! Ragazze, vi presento Fabian e Gideon Prewett, i miei cugini preferiti!»
- Fine prima parte -
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Capitolo 56 *** Capitolo Cinquantaseiesimo - Di nuovi orizzonti e cartine geografiche, seconda parte. ***
Buona sera a tutti, miei cari lettori silenziosi e non! Ci tengo, prima di tutto, a ringraziare moltissimo le due buone anime che hanno recensito lo scorso capitolo. Prometto che vi risponderò quanto prima! :3
Ho pubblicato molto presto (rispetto ai miei standard, si intende xD) il seguito del capitolo 55° che avete avuto la scorsa settimana, sia perché i due sono molto legati tra loro e quindi non sarebbe stato giusto farvi aspettare così tanto, e sia perché fremo dalla voglia di sapere cosa ne pensate.
Questo è un periodo molto importante per tutti noi; molti di voi non saranno probabilmente d'accordo con me ma, personalmente, non vedo l'ora di sedermi il prossimo giovedì al cinema per vedere Animali Fantastici. Lo so che non è Harry Potter, so perfettamente che non sarà la stessa cosa... Ma vedere dinuovo la magia sul grande schermo mi rende estremamente felice... Oltre al fatto che sono davvero davvero curiosa d vedere cosa stavolta zia Row ha combinato *_*
Spero che niente deluderà le aspettative di noi sognatori, così come spero che gli scettici avranno modo di ricredersi e inizieranno a sognare con me!
Beh, che dire adesso?
Godetevi questo capitolo, tornerò molto presto!
Buon inizio settimana, vi adoro tutti.
Vostra, Marauder11
Capitolo Cinquantaseiesimo
Di nuovi Orizzonti e cartine geografiche - Parte seconda
Il piccolo villaggio magico si trovava vicino Plymouth, sebbene si stanziasse abbastanza lontano dalla confusione del centro della grande città; sorgeva su un promontorio, più vicino a Heybrook Bay in effetti che a Plymouth, un paese babbano che viveva di pesca e artigianato.
Durante il tragitto, gli otto Grifondoro avevano avuto modo di apprendere che la casa dei nonni di Marlene in realtà si trovava nello stesso piccolo villaggio in cui si trovava la villetta a schiera sulla scogliera di James, anche se le due abitazioni erano abbastanza distanti tra loro.
«Quindi... Questa casa è disabitata da anni?»
La voce di Remus tuonò nel buio.
Sirius sospirò, poi starnutì, e poi starnutì dinuovo, mentre James sussurrava un lumos che rese la visuale di tutti più “chiara”.
Si voltò indietro, verso Frank, che era rimasto indietro, fuori dalla porta; stava in piedi, in quel giardino trascurato, con il suo pesante baule da trascinare dietro di sé ma non se ne curava, piuttosto si occupava di sventolare una mano in direzione del furgoncino, da cui si affacciava Alice che mandava baci al suo fidanzato – come se i due non si fossero baciati abbastanza durante il viaggio da far venire la nausea a tutti - pensò il giovane Black.
«Frank, amico mio, vi vedrete tra due giorni!» esclamò Sirius, la voce impastata, mentre starnutiva ancora esasperato, complice la polvere che sembrava ricoprire ogni centimetro della piccola casetta.
Quella villetta abbandonata appartenteva alla famiglia di James, precisamente l'aveva ereditata Dorea dai suoi genitori, ma mai nessuno si era recato lì da almeno dieci anni.
Da quando infatti Dorea e Charlus erano a capo dell'ufficio Auror, esattamente da dieci anni, non avevano avuto molto tempo per le vacanze, anche se James adorava quel posto e quella casa era piena di suoi ricordi d'infanzia. Era riuscito a convincere i suoi genitori a lasciarlo tornare lì con i suoi amici, dato che si era rassegnato al fatto che sarebbe stato impossibile per la famigliola recarvisi come si faceva un tempo.
Era un miracolo che James avesse ben impresso in mente quale fosse precisamente la casa che apparteneva alla sua famiglia – o forse, semplicemente, era stato facile distinguerla dalle altre villette a schiera identiche a quella perché era l'unica ad avere l'aspetto di una casa disabitata.
Era piccola, ma c'era tutto quello che potesse servire a quattro giovani maghi; al piano terra, un grande giardino – non quanto quello della tenuta dei Potter di Birmingham, però – circondava la casa in ogni angolo.
L'ingresso dava a sinistra su un salottino, ma la prima cosa che riuscivi a scorgere non appena aprivi la porta di ingresso erano le scale di legno chiaro che davano sulla zona notte, al piano di sopra.
Vi era al piano terra una cucina con un tavolo da quattro persone e un piccolo bagno/ lavanderia, mentre sul piano superiore vi erano due camere da letto, una più grande che si affacciava sulla strada e l'altra più piccola che invece si affacciava sul giardino sul retro e un bagno un po' più grande di quello del piano di sotto.
I ragazzi trascorsero gran parte della giornata a pulire e ad ordinare, quando fu tutto pulito si era già fatto buio e fu il momento di preparare i letti e tirar fuori ciò che serviva dai bauli.
«Baule locomotor!», sussurrò Remus, e immediatamente il suo baule si mosse dall'ingresso al piano superiore; in cima alle scale vi era Sirius che, con il baule completamente spalancato, cercava una camicia che era sicuro di aver portato con sé che non riusciva a trovare.
«James, fratello, mi chiedevo... la smetterai mai di cantare quella maledettissima canzone?» urlò Sirius, stremato.
«Temo che non ti abbia sentito» mormorò Frank, che compieva con la bacchetta lo stesso gesto di Remus per portare il suo baule e la gabbia della sua civetta marrone di sopra.
«Davvero stiamo lasciando che sia lui a preparare la cena?»
«Ho altro da fare... E poi, non ho molta fame...» rispose Sirius a Remus, mentre la sua testa era del tutto immersa dentro il suo baule.
James canticchiava una di quelle canzoni babbane che avevano ascoltato durante il viaggio con le ragazze, era proprio quella che Lily aveva detto di adorare, pensò Sirius, dando mentalmente dell'idiota al suo migliore amico innamorato perso della Evans.
«Qualcuno sarebbe così gentile da portare su il mio baule?»
«No!» tuonarono Sirius e Frank all'unisono, mentre Remus roteava gli occhi e compiva per l'ennesima volta quello sventolio di bacchetta per James.
Poco dopo, uno scalpiccio ansioso indicò la presenza di James al piano di sopra, dove Sirius, Frank e Remus parlottavano tra loro.
«Vi state preparando per uscire?» trillò il ragazzo ai tre amici, entrando.
«Personalmente, gradirei dormire» disse Frank, già in pigiama, mentre si sistemava sotto le coperte, incurante delle occhiate stranite degli altri tre.
«Sul serio, Frank? Sono appena le sette di sera! Dobbiamo ancora cenare e questi sono gli ultimi tre giorni di vacanza... VA-CAN-ZA, Frank! Cosa non ti è chiaro di questa splendida parola?» disse Sirius, a mò di ramanzina, mentre incrociava le braccia al petto. James sembrava troppo teatralmente sconvolto per proferire parola, mentre Remus osservava il baule di James, ancora chiuso, che sembrava avere qualcosa di strano...
«Inutile dire che sono completamente d'accordo con Sirius» sputò James, incapace di trattenersi come sempre dal dire la sua. Ma Frank rimaneva immobile, sotto le coperte.
«Rem?»
«Mmh?» rispose, senza staccare gli occhi dal baule di James.
«Tutto bene?» chiese Sirius, mentre si tuffava a pesce su Frank, che gemette.
Nel silenzio generale, Remus udì l'ennesimo rumore strano provenire dal baule di James. Si alzò di scatto, mentre James adesso osservava rapito il suo stesso baule, l'aria leggermente spaventata. Sirius e Frank, nel frattempo, che si picchiavano secondo il primo con affetto, non si accorsero di nulla.
Con un gesto del polso, Remus ebbe prontamente in mano la sua bacchetta, James lo anticipò avanzando al suo fianco. Il baule marrone con incise le lettere dorate J.C.P. Sembrava muoversi a scatti, provocando qualche rumore. I due si lanciarono la più rapida delle occhiate prima che James spalancasse il suo baule con un gesto secco della bacchetta.
Entrambi esitarono prima di avvicinarsi, mentre ora Sirius e Frank osservavano la scena da lontano.
«Ma che diavolo...?»
«Shh!», mimò Remus a Frank e Sirius, con l'indice sulla bocca, poco prima di avvicinarsi assieme a James verso l'interno del baule.
I due realizzarono nello stesso istante quale fosse la fonte di quel rumore. Gli occhi spalancati per la sorpresa, mentre Sirius, che non stava più nella pelle per l'inconsapevolezza di ciò che stava succedendo, si alzò in un batter d'occhio e si avvicinò più di tutti per vedere cosa ci fosse nel baule.
«Palla di pelo?» disse con disprezzo, scandalizzato.
Un miagolio che suonava quasi come un lamento infastidito rivelò a tutti la presenza di un gatto dal folto pelo grigio, noto a tutti.
Questo, con un balzo rapido saltò in braccio a James, che lo accolse senza esitare a sé.
«Truffle, stai bene? Come hai fatto a non morire soffocato dentro al mio baule?»
Vedere James così premuroso nei confronti del gatto di Lily Evans era sempre stata una cosa insolita per Frank, dato che James aveva sempre affermato di non amare particolarmente i gatti.
Questo, intanto, sembrava bearsi di ogni carezza del giovane Potter, che scrutava centimetro per centimetro l'animale che, nonostante fosse stato chiuso per tutto il giorno dentro al baule, sembrava essere in ottima forma.
«Lily lo starà cercando...» convenne Remus, sedendosi sul letto, sollevato dal fatto che quel rumore che lo aveva allarmato in realtà apparteneva solamente al gatto della sua migliore amica, e non a chissà quale creatura che aveva immaginato in quei pochi secondi che avevano preceduto la scoperta.
«Ohh, il mio povero gattino! Hai fame? Eh?» disse James, con tono incredibilmente mieloso, mentre Truffle faceva le fusa e Sirius manteneva il contatto visivo con il gatto che lo ricambiava, entrambi infastiditi l'uno della presenza dell'altro.
«E cosa darà lo zio James da mangiare a questo piccino? Eh?»
«No, scusa, ho sentito ben...» esclamò d'un tratto Sirius, che fu poi interrotto e ignorato bellamente dal suo migliore amico
«Si da il caso che io abbia preparato un'ottima cena! Ti va di cenare con noi, piccolo Truffle?»
Remus si alzò di scatto, allarmato, e si avvicinò a James.
«Amico, non credo che al gatto piacerà la tua cena...»
«Ma cosa stai dicendo? Cosa vuole da noi questo cattivone?» continuò James imperterrito, il tono cantilenante.
«James, è un gatto! La tua cena fa schifo anche agli umani... Figuriamoci al gatto della Evans» concluse Sirius spiccio, sbuffando.
Sia James che Truffle si voltarono di scatto a fissarlo truce, il secondo con aria maliziosa.
«Piantala, Felpato! A Truffle piacerà, lui apprezza!»tuonò imperterrito James, uscendo dalla stanza con il gatto in braccio. Lo sentivano ancora mormorare parole cantilenanti al gatto mentre gli scalini di legno scricchiolavano al passaggio del padrone di casa.
Sirius guardò Remus, fisso negli occhi.
«Odio quel gatto»
«Lo so» rispose stancamente Remus
«Ma non posso permettere che lo uccida» disse Sirius, deciso. Remus sorrise, ma fu Frank a rispondere per ultimo.
«Soprattutto perché se James lo uccide, la Evans ucciderà noi»
* * *
«C'è?»
«Non c'è»
«No? Sei sicura, Mel?»
Emmeline sospirò stancamente, come di solito non era abituata a fare. Ma nemmeno Lily, di fronte a lei, era stata tanto spesso così irritabile e ansiosa, non aveva mai messo letteralmente sottosopra tutto ciò che la circondasse nel raggio di cento metri come allora.
Il sole era tramontato da un pezzo, tutte erano esauste dopo il pomeriggio trascorso a casa McKinnon, prima per aver disfatto i bauli, aver sistemato i letti uno accanto all'altro nella stanza più grande – in modo che potessero dormire tutte e cinque le ragazze insieme, finalmente – e poi erano andate in spiaggia insieme per incontrare Hestia e Dorcas, e insieme avevano fatto una lunga passeggiata sulla spiaggia.
Avevano mangiato un gelato, Mary si era persino azzardata a fare un bagno e un paio di tuffi, invitando le altre a fare lo stesso invano – nonostante fossero solo in aprile – e poi erano tornate, su esortazione di Alice che era preoccupata per Mary che si sarebbe beccata un accidente a casa per darsi una rinfrescata e cambiarsi d'abito, dato che quella sera dovevano andare nella piazzetta più grande del villaggio in cui si teneva una piccola fiera con bancarelle che vendevano letteralmente qualsiasi cosa, come aveva detto loro Hestia.
«No, di sotto non c'è. Mary sta controllando il furgoncino per la terza volta...»
«Si, si, beh, potrebbe essersi nascosto sotto qualche sedile, in effetti...»
Mentre Emmeline scansava di fatto ogni cosa che Lily lanciasse in aria, Alice entrò proprio nel momento in cui tra le mani di Lily era capitata una ciabatta, che le finì sul naso.
«Arghhh! Lily! Vuoi stare calma?» urlò la ragazza, sfregandosi il naso con entrambe le mani, mentre Emmeline, con aria premurosa, controllava che non avesse nulla di rotto.
Lily, intanto, sembrava impazzita; continuava a mormorare parole senza senso sconnesse, mentre lanciava in aria tutto ciò che le capitava a tiro, ignorando la presenza delle sue amiche.
Dalla finestra, Mel poté vedere Marlene e suo fratello che rovistavano tra i cespugli, in cerca di ciò che Lily aveva perduto.
Il suo gatto.
Il suo dannatissimo gatto, pensò d'un tratto Mary, mentre sconfitta, per l'ennesima volta, chiudeva la portiera del furgoncino a chiave.
Dove diavolo si era cacciato?
«Potrebbe essere uscito a farsi un giro, chi lo sa!» emerse Fabian, distraendo Mary dai suoi pensieri.
Mary sospirò e annuì al ragazzo, sedendosi sul prato di casa McKinnon al suo fianco.
«Potrebbe... Ma nessuno si ricorda di averlo visto dopo che siamo partiti... Lily teme di averlo lasciato a Bristol. Ci siamo fermate per fare rifornimento, e nessuno può escludere che non sia sgattaiolato fuori dal furgoncino proprio in quel momento...»
«Sembra proprio un bel guaio...»
«Già... Beh, io e gli altri stiamo uscendo, terremo gli occhi aperti!» disse il ragazzo, alzandosi e facendo un occhiolino a Mary, che gli sorrise di rimando in segno di ringraziamento.
La ragazza emise un lungo sospiro, poi aspirò l'aria umida ma frizzantina di quella sera.
Chiuse gli occhi e alzò la testa verso il cielo, poi li riaprì e vide una moltitudine di stelle. Sentì per un attimo nella sua mente la voce di qualcuno che sovrastava il rumore delle onde del mare, la voce per niente melodica ma, anzi, stonata di qualcuno che conosceva bene, che cantava a squarciagola una canzone che lei ricordava a memoria.
Ebbe il tempo chiudere gli occhi e di ridacchiare prima di riuscire a figurare il suo viso a mente, poi udì la voce di Lily, al culmine dell'esasperazione, che sembrò riportarla di botto alla realtà.
«Truffle, se ti trovo ti uccido!»
* * *
Il piccolo paesino era poco illuminato, per fortuna; perché in una notte limpida come quella, sarebbe stato possibile notare ogni stella nel cielo. E non era facile vedere le stelle, se abitavi in Gran Bretagna.
La musica diffusa per il villaggio, allegra e festosa, che faceva da sottofondo sembrava essere in armonia con tutti i suoi abitanti, tranne con gli ospiti arrivati proprio quel giorno lì.
La presenza di molte, moltissime persone in quella piazzetta in cui al centro vi era una splendida fontana circolare, non faceva altro che innervosire ulteriormente Lily, che continuava a cercare con gli occhi il suo gatto smarrito, e la folla di certo non la aiutava ad inviduare quella maledettissima palla di pelo che tanto amava.
Attorno alla fontana, vi erano sistemate a cerchio delle bancarelle; altre, stavano poco più distanti da queste, alcune al limitare delle quattro stradine che circondavano la piazza, ed erano tutte illuminate e piene di oggetti di ogni tipo.
Alcune vendevano bracciali, collane, anellini, orecchini e spille, ogni genere di cianfrusaglia che adorava Alice, che infatti era stata catturata subito da queste. Altre, invece, vendevano dolciumi, di manufattura magica – dato che il villaggio era abitato solo ed esclusivamente da maghi, anche se lì vicino vi erano abitazioni di ignari babbani.
Poi vi erano bancarelle di vestiti, libri usati, poster, gadget di vario genere e oggetti unici.
«Uuuh! Guardate lì! Due apifrizzole al prezzo di una per tutti gli studenti di Hogwarts!» trillò un'eccitatissima Emmeline, che trascinò con sé un'entusiasta Marlene. Mary incrociò le braccia, lanciando l'ennesima occhiata di preoccupazione in direzione di Lily, che vagava come un'anima in pena.
«Ma dove si saranno cacciate Hestia e Dorcas?»
«Come?» disse Lily, rivolgendosi all'amica con occhi spalancati, come se si fosse d'un tratto ripresa.
«Non vedo Dorcas e Hestia! Dovevamo incontrarci da qualche parte, di preciso?» chiese Mary quasi urlando, dato che il volume della musica sembrava aumentato. Lily fece spallucce, nemmeno lei ne aveva idea.
Entrambe assottigliarono lo sguardo, e videro coloro che non si sarebbero aspettate di vedere... Non tanto presto, comunque.
«Remus e Sirius? Ma davvero?» sussurrò Lily all'orecchio di Mary, che annuì con un ghigno. Era felice di vederli, dopo tutto. Era felice di rivedere Sirius, che sembrava non troppo dispiaciuto di vedere a sua volta lei.
«Lily! Ma sei qui? Pensavo saresti rimasta a casa!» disse Remus, avvicinandosi con aria preoccupata alla ragazza, che lo notò e si allarmò.
«Perché me lo chiedi?»
«Ciao, bellezze... Beh, James è venuto a cercarti»
Lily sbarrò gli occhi verdi che divennero quasi lampadine.
«Jam... Potter? E perché mai?»
Sirius e Remus si scambiarono una rapida occhiata, prima che quest'ultimo prendesse parola.
«Non hai notato che...»
«Per la barba di Merlino! Truffle?» urlò Lily, e Sirius sembrò infastidirsi per il suo tono così stridulo tanto da far scoppiare Mary a ridere.
«Già! Solo che non sa dove abita Marlene... Nessuno di noi sapeva, ma sappiamo anche che il villaggio è abbastanza piccolo, pensava ti avrebbe trovata...» continuò Remus, mentre Lily sembrava sgonfiarsi di tutta l'angoscia di cui si era fatta carico durante quelle ore di ansia.
«Grazie al cielo... Ma perché era con voi?»
«James l'ha trovato dentro al suo baule, nessuno sapeva che fosse lì fin quando non l'abbiamo aperto» disse Sirius, divertito dall'espressione sbigottita della rossa.
«Allora, beh... Vado a cercare Potter!»
E, prima che qualcuno potesse dire altro, sparì dalla loro vista come un razzo.
* * *
Correva a perdifiato, in stradine sempre meno illuminate e meno popolate. La gente quella sera era concentrata tutta intorno alla piazzetta, invece sembrava essere deserto tutto il resto del villaggio al limitare della costa prevalentemente rocciosa.
Qualcuno era rimasto in casa, Lily pensò, notando le finestre illuminate e il chiacchiericcio in lontananza che veniva però quasi tutto coperto dal rumore delle onde che si scagliavano contro la scogliera. I suoi capelli rossi, domati dal vento, venivano scostati spesso dalla ragazza dal suo viso, mentre questa correva e continuava a guardarsi intorno, senza successo.
D'un tratto, però, notò che uno dei lampioni di una viuzza non lontana da casa McKinnon, sembrava accendersi e spegnersi a intermittenza. Scorse, sul marciapiede, una figura che le sembrò famigliare, seduta, che sembrava chiacchierare chissà con chi.
Lily si avvicinò, cauta, pensando che potesse trattarsi di Potter. Avvicinandosi si rese conto che aveva ragione e, dopo tutta la disperazione provata per il suo gatto adesso avrebbe voluto liberarsi di tutto quel peso con una grossa risata. In effetti, la scena che le si parava davanti, era piuttosto divertente. Potter, con il suo ciuffo ribelle e i suoi modi teatrali di fare, stava chiacchierando amabilmente con Truffle che, come un pashà, era sdraiato a pancia in su sulle gambe incrociate del ragazzo.
«Non credo che tu abbia fatto la scelta giusta, Truffle»
«Meow»
«Oh no, signorino, questa volta devo darti torto!»
Lily dovette sforzarsi per trattenersi dal ridere. Era incredibilmente stupita dal comportamento del suo gatto, che sembrava rispondere – quasi parlando, in effetti – ad ogni frase dettagli da James Potter.
«Lei sarà preoccupatissima per te, lo sai?»
Truffle sembrò distendersi, questa volta non miagolò ma continuava a fissare James, catturato dai suoi occhi nocciola.
«Sai che se la prenderà con me, non è vero? E non mi sembra giusto... E' già abbastanza difficile senza che tu ti metta in mezzo, Truffle» concluse James, la voce leggermente incrinata, come se si fosse di botto intristito. Il gatto sembrò avvertire il suo cambio repentino di umore e si alzò in un balzo, leccando la mano di James come per consolarlo. Il ragazzo subito sorrise, ignaro che poco distante da lì, nascosta dietro una cassetta della posta, ci fosse una sorpresa ed incantata Lily ad osservare la scena.
«Tu dici?» continuò James, poi alzò gli occhi al cielo, sospirando.
«Perché dovrei avercela con te?»
La testa di James si voltò di scatto verso la voce, così come Truffle si alzò e raggiunse subito Lily, saltandogli in braccio.
«Oh, ci hai trovati! Stavo cercando la strada di casa ma, quando mi sono reso conto che non l'avrei trovata mai mi sono fermato... Sapevo che qualcuno sarebbe venuto a cercarmi, ma non sapevo saresti venuta tu...»
«Grazie»
Lily interruppe il monologo del ragazzo in un attimo. L'espressione preoccupata di James si distese e, in un attimo, si tramutò in uno splendido sorriso.
«Non c'è di che» rispose lui, facendo spallucce.
Lily si sedette accanto al ragazzo, con Truffle tra le braccia. James osservava i due, senza avere il coraggio di rompere quel silenzio.
«Mi chiedo come mai lui ti adori così tanto... Finisce sempre per condurmi da te» emerse Lily, l'aria dapprima divertita si fece man mano seria. James la fissò intensamente prima di guardare davanti a sé, verso l'orizzonte e verso dove vi era il mare che, al buio, era impossibile vedere ma solamente udire.
«Gli animali spesso fanno cose inspiegabili...» disse lui, spiccio. Lily gli sorrise.
«In realtà, gli animali percepiscono se una persona è gentile ed affidabile o no...»
James fece un sorriso ancora più largo di quello di lei, che sembrava quasi brillare di luce propria. Lily ne rimase affascinata, ma non lo diede tanto a vedere; lui, comunque, non l'aveva notato, troppo preoccupato ad occuparsi di non dire qualcosa di stupido o sbagliato, qualcosa che avrebbe potuto rovinare il momento.
Truffle osservava i due incantato, mentre poggiava la testa su una gamba di Lily e si strusciava con le zampe posteriori sulla coscia di James.
Aveva creato come un ponte tra i due, che non potevano muoversi senza evitare che lui cadesse per terra. Li stava, in un certo senso, costringendo a rimanere vicini lì, in quella stradina deserta illuminata di una luce fioca da qualche lampione.
«E' davvero splendida quella stella...» disse Lily, indicando un punto in alto nel cielo, incantata.
James seguì il dito di lei con lo sguardo, poi si volse a guardare la rossa.
Vide i suoi capelli, muoversi grazie al venticello leggero come delle onde. I suoi occhi verdi, contornati da lunghe ciglia, brillavano alla luce dell'enorme stella. Il tenero naso all'insù che avrebbe voluto sfiorare, le guance leggermente rosse, non sapeva se per il freddo o perché magari, e dico magari per l'imbarazzo del momento.
«Già... E' davvero splendida...»
James fece appena in tempo a scostare lo sguardo dalla ragazza, che questa si voltò in direzione di lui e si soffermò a fissare i suoi tratti per un attimo. I capelli neri lo rendevano incredibilmente buffo, ma tutto sommato il ragazzo non era niente male davvero – e a quel pensiero sentì le sue guance prendere fuoco.
Ma cosa mi succede?
Si ridestò in fretta dai suoi pensieri e sorrise, rivolgendo la parola al ragazzo che balzò al suono della voce di lei.
«Sai cosa, Potter? Va bene»
James la guardò con i suoi grandi occhi nocciola, quasi preoccupato per quel sorriso divertito che sembrava proprio rivolto a lui.
«Ti insegnerò a guidare il mio furgoncino, se vuoi»
L'espressione sorpresa di lui fece ridere Lily a crepapelle. Quei suoi occhi nocciola avevano assunto la forma di palline da golf e le sue labbra formavano una perfetta “O”.
Il ragazzo era così sorpreso che sembrava aver perso il dono della parola – se avessi saputo che ci voleva una frase simile per zittirlo, l'avrei fatto anni prima pensò Lily – così Truffle pensò bene di saltare sulla pancia di James, che emise un gemito di dolore.
Lily rise ancora più forte, e James si beò del suono della sua risata, ridendo poco dopo insieme a lei. Poi i due si scrutarono per un po' a vicenda, in silenzio, l'uno all'insaputa dell'altra e viceversa, fin quando James non guardò l'orologio che indossava e si rese conto che si era davvero fatto tardi. Si offrì di accompagnarla a casa, ma lei gli mostrò che la casa di Marlene era esattamente a due case di distanza rispetto a dove si trovarono loro, così James lasciò Truffle tra le braccia di lei, come al solito con una delicatezza e un riguardo disarmanti.
«Domani va bene?» disse lui, incerto.
«Domani andrà benissimo» rispose Lily, sicura e sorridente. Si alzò sulle punte dei piedi per scoccare un bacio sulla guancia a James e sparì di lì prima che potesse accorgersi che il ragazzo era rimasto lì, imbambolato, a seguirla con lo sguardo, incapace di compiere ogni gesto.
* * *
Si strinse meglio la cravatta verde al collo, facendo quel gesto – oramai meccanico – per annodarla come sempre alla perfezione.
Lo specchio davanti a sé rifletteva il viso di un uomo dall'aspetto affascinante, anche se non era certamente più un ragazzino, e le rughe coprivano quasi interamente il suo viso. Ma si sa, un uomo invecchiando spesso migliora, e quello era proprio il caso di Matthew MacDonald, nonostante non fosse più magro e slanciato come un tempo e avesse messo su qualche chilo, soprattutto sulla pancia.
Mentre pensava a quanto gli mancava sentire riecheggiare per la casa la risata della sua bambina che era andata in Cornovaglia con i suoi amici da qualche giorno, la moglie entrò nella stanza non riuscendo a trattenere molto a lungo il suo sguardo preoccupato.
Matthew canticchiava e continuava a fissarla, aspettando che parlasse, ma la donna continuava ad osservarlo in silenzio, in attesa di qualcosa che non arrivava, ma che sembrò non tardare così tanto.
«Liz, che succede?» chiese voltando le spalle allo specchio. La cravatta era perfettamente annodata; si preparava per uscire, infatti, per affrontare l'udienza del giorno che riguardava traffici illegali di animali fantastici in Grecia, mentre la moglie era tornata dal suo consueto turno di notte al San Mungo e avrebbe preparato un po' di thé per rilassarsi.
«Perks, il tuo segretario, ha mandato un messaggio dall'ufficio... Dice di non andare, è stato tutto annullato»
Matthew si sedette sulla poltrona della camera da letto che condivideva con la moglie, senza scostare da quest'ultima il suo sguardo che si faceva sempre più serio e grave. Notava solamente adesso che la donna era davvero molto pallida e sembrava che gli stesse nascondendo qualcosa.
«Ti prego, non dirmi che...»
La donna annuì. Matthew si passò la mano sulla barba appena spuntata, prima di sospirare.
«Lo sapevo... Sapevo che prima o poi avrebbero attaccato il Ministero...»
«C'è stata un'esplosione, a pochi passi dall'entrata però... Non proprio, dunque, dentro il Ministero... Ma... C'è stata una vittima, a quanto pare... La segretaria di Josephine»
Matthew spalancò gli occhi; la sua espressione era così piena di terrore e preoccupazione che sembrò d'improvviso invecchiato di cent'anni. Conosceva abbastanza bene la segretaria di Josephine Adams, sua collega al Ministero; era una signora tarchiata, di età avanzata e un po' debole d'udito, che faceva però molto bene il suo lavoro e che Josephine, giudice supremo del Wizengamot, adorava per la sua gentilezza e da cui, spesso, accettava consigli per qualsiasi cosa che riguardasse il lavoro e non. Più che una segretaria, quindi, Josephine la considerava un'amica.
Mentre entrambi si lasciavano pervadere dai loro pensieri, qualcuno bussò alla porta, qualcuno che sembrava non voler attendere che il signore e la signora MacDonald andassero ad aprire.
«Matt, Elizabeth! Sono io, Charles»
«Amico mio! Cosa ci fai qui in vestaglia? Per le mutande di Merlino, entra!»
«Dorea sta bene, mi ha mandato un Gufo dal suo ufficio ma non ti aveva ancora incontrato oggi al lavoro e così... Avevo paura che fossi andato al Ministero! Non avevi oggi quella sentenza?»
«Tutto annullato, Charles, tutto annullato! L'ho appena saputo... Vieni, accomodati»
I due si sedettero l'uno di fronte all'altro, nel piccolo salottino di casa MacDonald, per niente modesto ma nemmeno così sfarzoso.
«Penso che dovremmo andare a prendere i ragazzi...» disse Matt, e la signora MacDonald fece un'espressione contrariata e insieme preoccupata, mentre serviva un po' di thé al signor Potter, che la ringraziò accennando quel sorriso radioso che sembrava non abbandonarlo nemmeno in un momento come quello.
«Non penso che dovremmo allarmare i ragazzi... Dopo tutto, saranno di ritorno domani»
«Esatto... E ad Hogwarts saranno al sicuro» concluse in fretta la signora MacDonald.
Il signor Potter ridacchiò, ma il suo sguardo rimaneva triste e contrariato.
«Oh, ma davvero, Lizzie? Hai dimenticato cos'è successo al mio ragazzo e alla povera Lily?»
Il silenzio dell'attesa di una reazione si fece carico di tensione che tutti potevano percepire.
«Ma erano stati dei ragazzi, no?» disse la donna ponendo una mano sulla spalla di Charlus Potter in segno di conforto, ora un tratto preoccupata e sinceramente dispiaciuta per la poca delicatezza che aveva mostrato, rispondendo di getto.
«Albus è quasi certo che questo signore Oscuro si sia infiltrato ad Hogwarts... Ne abbiamo parlato, dovresti accettare la realtà tesoro. Nemmeno Hogwarts è un posto sicuro, di questi tempi» concluse il signor MacDonald grave, alzandosi dalla poltrona con la tazza di thé vuota in mano.
«Oggi non ero di turno... Li avrei presi, altrimenti. Li avrei catturati... quella povera donna... Povera, povera donna!» esclamò il signor Potter che, nemmeno con una tazza di thé fumante in mano e l'atmosfera calma e accogliente della casa dei MacDonald, riusciva a tranquillizzarsi. Si era presentato a casa dei suoi amici in vestaglia, con gli occhiali di corno storti sul naso e i capelli, identici a quelli del suo tanto amato e unico erede, ritti sulla testa.
«Sciocchezze, Charlus. E' stata una fortuna che tu non fossi lì, saresti potuto rimanere ferito! E' gente senza scrupoli quella, amico mio!»
«Credi che dovremmo parlarne ai ragazzi, quando torneranno?»
Il signor Potter, con un'apparente calma, poggiò la tazza di porcellana decorata in oro e arabeschi di un rosso scarlatto sul tavolino davanti alle poltrone del salottino giallo, poi fissò prima Matthew e poi sua moglie.
«Leggono i giornali, lo sapranno già... Ma penso che dovremmo condividere con loro qualche informazione in più, già»
Matthew MacDonald si passò una mano davanti agli occhi che sembravano aver perso la loro consueta lucentezza e vivacità, mentre mille o più pensieri attraversavano la sua mente.
Sapevano che era una guerra, quella che stavano combattendo.
Sapevano anche che combatterla per loro stessi non sarebbe stato facile, ma combatterla anche e soprattutto per proteggere la vita dei loro figli senza che questi avessero delle conseguenze sarebbe stata la cosa più difficile che avrebbero mai fatto in tutta la loro vita.
* * *
La sua camicia azzurra sfiorava la maglietta bianca di lei, che sembrava rabbrividire ad ogni tocco di lui che la osservava, mentre entrambi erano beatamente sdraiati sulla sabbia a godersi lo splendido sole di quel giorno, che sembrava quasi una benedizione.
La testa bionda di lei era poggiata sulla pancia di lui, che poteva osservare ogni venatura dei suoi occhi blu senza che lei lo notasse, così persa nei suoi pensieri che cercavano di spiegare che forma avessero quelle nuvole bianche che sovrastavano l'azzurro del cielo.
«Forse dovremmo alzarci presto, o non lo faremo mai più»
«Perché? Secondo me ci staranno già cercando... Pensano probabilmente che tu mi abbia già ucciso e che mi stia seppellendo...»
La sbuffo che scoppiò nella risata di Mary contagiò Sirius che rise stringendo gli occhi grigi che diventavano incredibilmente sottili, mentre la sua fronte sembrava riempirsi di rughe come ogni volta che rideva di cuore.
«Adoro le tue fossette» disse d'improvviso Mary, senza nemmeno pensarci, rompendo la melodia delle loro risate.
La ragazza si alzò, reggendosi sulle sue mani poggiate sulla sabbia, mentre lui la scrutava e sorrideva leggermente.
«Davvero? Non me l'hai mai detto» disse lui, ammaliante più che mai, mentre i suoi occhi grigi brillavano come perle al sole. Mary annuì, mentre i suoi capelli erano in balìa del vento che aveva il gusto del salmastro; le onde si scatenavano alle sue spalle e Sirius pensò che non avesse mai visto niente di più bello.
In uno scatto, come se nessuno dei due avesse aspettato altro, i due si avvicinarono l'uno a l'altra unendosi in un bacio appassionato. Sirius la stringeva a sé attirandola delicatamente con la sua mano dietro la schiena, mentre Mary affondò le sue dita tra i capelli neri e ribelli di lui. Mary sentiva attraverso le labbra carnose di Sirius che il ragazzo stava sorridendo, così quando si staccò aveva il suo stesso sorriso sulle sue labbra rosse, mentre Sirius ancora la stringeva e aveva i suoi occhi legati a quelli magnetici di lei.
«Credo che dovremmo davvero alz... ARGHH»
Mentre Mary cercava di alzarsi, Sirius la attirò a sé e la ragazza cadde sopra di lui con un tonfo. Sirius la baciò dinuovo, mentre lei ora rideva e insieme si dimenava tentando disperatamente di liberarsi dalla morsa di lui.
«Mi fai male, Black!»
«Bugiarda!»
«Sei incorreggibile, Sirius Black»
Ouch
La ragazza sferrò un pugno sulla pancia di lui, che finalmente lasciò Mary per tenersi il punto colpito. Ma la bionda non si fece tradire dai modi teatrali di lui che aspettava che lei si riavvicinasse per riacciuffarla e attirarla nuovamente a sé.
«Sei spietata... Mi hai fatto male!»
«Indovina? Non ti credo neanche un po'!» disse lei, le mano sui fianchi, mentre si allontanava correndo da lui che, alzatosi, ora la inseguiva ridendo lungo la spiaggia, mentre qualcuno li osservava.
Alice e Frank, infatti, come avevano previsto gli stessi Sirius e Mary, erano corsi a cercare i due per impedirgli di uccidersi, e avevano assistito da lontano al momento “romantico” vissuto tra i due ragazzi, a loro insaputa.
«Sono così belli insieme!» cinguettò la ragazza, mentre Frank sorrideva amabilmente in direzione di lei.
«Questa è la trecentesima volta che lo ripeti, tesoro, e per fortuna non hai potuto sentire da quaggiù cosa si sono detti!»
L'espressione gioiosa di Alice si tramutò in un'espressione carica di disapprovazione.
«Solo perché tu non me l'hai permesso!»
«Ma non sarebbe stato giusto! Alice, cara, era un momento privato!» scandì bene il ragazzo, mentre Alice incrociò le braccia al petto e a Frank sembrò quasi una bambina a cui avevano appena tolto il suo giocattolo preferito.
«Su, torniamo dentro, o verranno a cercare noi!»
Le ragazze, infatti, avevano invitato a pranzo i ragazzi per l'ultimo pranzo che avrebbero trascorso in Cornovaglia. Nel pomeriggio, come da programma, sarebbero ritornati dinuovo a Birmingham per preparare i loro bauli che li avrebbero accompagnati ad Hogwarts per trascorrere l'ultimo trimestre del loro sesto anno.
«Domani si torna a casa!» disse la mora, festante.
«La cosa ti rende felice, Hestia?» borbottò Mary, contrariata.
«Avanti Mary, non vuoi anche tu tornare a Hogwarts?» chiese Emmeline, mentre si serviva un po' di quell'ottimo pudding, dolce che avevano preparato Remus e Lily.
«Non lo so...» rispose la ragazza, osservando di sottecchi Sirius, che ridacchiò ripensando al momento che entrambi avevano condiviso, mentre Alice osservava sognante i due, ignari che il loro momento romantico non era stato privato come entrambi pensavano.
«Deve, da domani i Grifondoro torneranno in campo per allenarsi!» aggiunse James, scagliando un pugno in aria con lo sguardo carico di determinazione, mentre Remus, con gli occhi al cielo, lo invitava a risedersi.
«Ti ricordo che il Capitano della squadra è Mary fino alla prossima settimana...» disse, infatti, quest'ultimo. James sorrise a denti stretti.
«Beh, è ovvio che potrai venire agli allenamenti... Mi farebbe piacere avere qualche dritta da te... Capitano, oh mio Capitano!» concluse Mary con fare teatrale, e James le scoccò un bacio sulla guancia, festante.
«Non ce la faccio...» borbottò Frank già esasperato pensando a cosa lo attendeva, sottovoce.
Prima che potesse rendersi conto che James l'aveva sentito e sembrava piuttosto contrariato dal commento di uno dei Battitori dei Grifondoro che aveva rotto il momento idilliaco tra James e Mary, Sirius lanciò in segno di protesta un cucchiaio imbrattato di pudding in pieno viso a Frank, dando inizio alla peggiore guerra di pudding dell'ultimo secolo, che terminò solamente quando Lily iniziò ad urlare come una forsennata.
«Ora che ci penso, i tuoi capelli sono rosso pudding...»
«BLACK!!!!!!»
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Capitolo 57 *** Capitolo Cinquantasettesimo - Puzzle pieces ***
Capitolo Cinquantasettesimo – Puzzle pieces
«E allora, gentaglia!»
Il rumore di un clacson che continuava a suonare, assordante, da almeno un quarto d'ora probabilmente aveva svegliato tutto il vicinato.
Erano le otto del mattino dell'ultimo giorno di vacanza in Cornovaglia, e Lily Evans faticava a mantenere un'espressione seria mentre era alla guida del suo furgoncino azzurro, parcheggiato davanti alla villetta sulla scogliera dei Potter.
«Potter, allora? Vuoi ancora imparare a guidare, si o no?» disse la ragazza dagli occhi verdi come l'avada kedavra.
Nel bel mezzo del giardino, in fila e in pigiama, vi erano James, Sirius, Remus e un sonnambulo Frank – doveva esserlo per forza, altrimenti non avrebbe avuto gli occhi chiusi mentre stava così ritto in piedi, come un soldato – che fissavano la ragazza come se avessero appena visto un alieno.
Erano usciti correndo poco prima dalla casa, spaventati per quel ripetuto strombazzare.
Nessuno di loro aveva intuito che potesse trattarsi del semplice suono di un clacson, dato che nessuno di loro era abituato ai mezzi di trasporto babbani.
Pensando probabilmente che qualcuno li stesse attaccando, erano usciti tutti con le bacchette in mano, ma in pigiama, dato che tutti fino a poco prima dormivano sotto le coperte.
Quella situazione per Lily era piuttosto divertente.
«Sta dando di matto, vero? Non può dire sul serio...» borbottò Sirius mentre sbadigliava, infastidito; mentre Remus emetteva un lungo sbadiglio di rimando.
«Suvvia, Black, cosa sono questi musi lunghi? Il sole è già alto in cielo! Ti consiglierei di darti una svegliata e di preparare il baule»
James continuava a fissare Lily, immobile, con addosso il suo pigiama blu notte e le pantofole a forma di cane che lo rendevano più buffo del solito. Ma la cosa che più avrebbe fatto sganasciare Lily così come chiunque altro dalle risate, era l'espressione sbigottita dipinta sul suo viso.
La ragazza, però, si finse scocciata; scese dal furgoncino, poi chiuse la portiera con un tonfo e si avvicinò all'ingresso della piccola villetta.
«Potter, non vorrai davvero guidare in pigiama e con quei... cosi... ai piedi?»
Nonostante avesse provato a mantenere un atteggiamento serio, scoppiò a ridere in faccia ad un ancora attonito James.
«Bada a come parli, ragazza. Li ho regalati io a James lo scorso natale» esclamò Sirius, incrociando le braccia al petto, e Lily mimò uno oh, allora scusami con le mani in avanti continuando a ridere.
«Ma io non pensavo tu dicessi sul serio! Insomma, vuoi davvero insegnarmi?» chiese ancora incredulo il ragazzo, un po' imbarazzato.
«Posso tornare a letto?»
Frank, gli occhi ancora chiusi, ruppe il momento idilliaco.
Come sempre.
«Oh, ma certo Frankie caro! Anche Remus e Sirius» disse la rossa, sorridendo, con le mani dietro la schiena. Sirius e Remus si guardarono in viso, interrogativi, mentre l'attenzione di James era stata del tutto catturata dai capelli di Lily Evans.
Come sempre.
Poco prima che Remus si chiudesse la porta verde dell'ingresso principale dietro le spalle, James si ridestò e riversò all'interno della casa come un forsennato borbottando frasi sconnesse; tutte includevano il nome “Lily Evans”, tipo “Lily Evans è venuta a prendermi” e “Per le mutande di Merlino, è proprio lei, Lily Evans”.
Sirius cominciò anch'egli a camminare verso l'ingresso, quando d'un tratto si fermò sull'uscio e si voltò in direzione di Lily che stava ancora con le mani dietro la schiena, intenta ad osservare il prato incurato del piccolo giardino.
«Beh? Che fai lì impalata? James ci metterà almeno mezz'ora per vestirsi, ti conviene entrare!»
«Oh, beh, immagino che allora in questo caso... – Sirius inarcò un sopracciglio, mettendosi le mani sui fianchi – ok, ricevuto! Entro»
La casa, seppur non fosse così grande, era molto luminosa ed accogliente.
E, con sua immensa sorpresa, sembrava anche molto ordinata.
«Quello lì è un divano, Lily. Io mi metterei comodo, se fossi in te...» disse Sirius sarcastico, che ruppe il flusso dei pensieri di lei che aveva in viso l'espressione pensierosa e stupita di chi non avesse mai visto una casa in vita sua.
Lily non se lo fece ripetere due volte; annuì frettolosamente e seguì il consiglio del ragazzo.
Un rumore di stoviglie attirò l'attenzione della rossa, che si rizzò leggermente sulla schiena per riuscire a scorgere chi ci fosse nella stanza adiacente al salottino, che doveva sicuramente ospitare la cucina.
Sirius prese posto nel frattempo, sulla sedia proprio di fronte a Lily.
«Lunastorta?»
«Mmh?»
«Cosa cucini?» chiese ancora mentre giocherellava con un elastico che aveva trovato sul tavolo, la ragazza sembrava in attesa.
«Oh, avevo pensato di preparare dei Pancakes! Ma non riesco a trovare lo sciroppo...»
Un botto fece scattare in piedi Lily e Sirius, che si precipitarono subito in cucina, trovando Remus che si teneva la testa mentre stava a gambe all'aria e una pentola enorme ad un metro da lui che continuava a vibrare per il tonfo.
Sirius, arrivato alla porta della cucina dopo Lily, allungò il collo per vedere meglio e poi scoppiò a ridere, mentre la ragazza tese subito una mano al malcapitato che la afferrò prontamente e si tirò su.
«Tutto bene?» chiese lei, mentre Remus ancora si toccava la testa, leggermente stordito.
«Oh, si. Adesso che ho un bel bernoccolo in testa grande quanto il cervello di Sirius, va più che bene...»
«Non fare il melodrammatico, Lunastorta» ribattè Sirius per nulla offeso, mentre Lily lo scrutava preoccupata.
«I pancakes, comunque, puoi prepararli lo stesso... Lo sciroppo d'acero è proprio là!» concluse la ragazza, allegra, indicando l'interno dello stipite da cui doveva essere caduta l'enorme pentola. Sirius allungò il braccio, e afferrò lo sciroppo dandolo in mano a Lily, mentre Remus iniziava a trafficare davanti alla padella che ospitava già la pastella che aveva preparato poco prima.
«Hai fatto colazione?»
Lo stomaco di Lily, che con un perfetto tempismo brontolò proprio in quel momento, rispose per lei.
«Oh, allora farai colazione con noi!»
Lily fissò un Sirius piuttosto sorridente e annuì, fintamente sconfitta; non sarebbe riuscita a dire di no, davanti a quel sorriso.
«Vuoi che ti dia una mano?»
«Se c'è una cosa che Remus sa fare, è cucinare i pancakes! Quindi, tu accomodati pure di là»
Sirius spinse Lily fuori dalla cucina che continuava a dire che le avrebbe fatto piacere aiutare, ma infine si arrese.
Entrando in salotto, la scena che si parò davanti a James Potter non poté non farlo sorridere come un'ebete.
Lily, Sirius e Remus erano seduti attorno alla tavola imbandita e facevano colazione, anche se in maniera piuttosto animata.
In silenzio, entrò quasi saltellando nella stanza e si sedette sull'unica sedia rimasta libera, tra Lily e Remus.
«Si parte subito dopo pranzo, quindi?» chiese Remus, e Lily annuì mentre si versava del succo di zucca.
«Faresti meglio a legare il tuo gatto sul parabrezza, giusto per essere sicuri che non si intrufoli dinuovo nel baule di James...»
Lily gli rivolse un'occhiata truce, mentre Remus intento ad imburrare la sua fetta di pane roteò gli occhi e passò a James il piatto di pancakes che aveva preparato e messo da parte per lui.
«Grazie, Lunastorta...»
Lily si girò di scatto, come se si fosse accorta d'improvviso della presenza di James Potter.
«Sei pronto?»
«Sono nato pronto, Evans!»
E Sirius sbuffò in una risata di sufficienza, mentre sembrava gongolarsi sul posto.
«Penso che mi unirò a voi... Così, quando riuscirò a mettere da parte un bel gruzzoletto, comprerò una bella moto babbana... Per sfrecciare davanti a Grimmauld place, si» concluse trionfante, scagliando un pugno in aria, mentre i tre ragazzi lo osservavano dubbiosi, soprattutto Lily.
«E' dove vivi tu?» chiese la ragazza, e di botto l'atmosfera sembrò farsi più seria.
«E' dove vivono i miei genitori... Io, vivo il momento» concluse il ragazzo con una nota di divertimento nella voce che in realtà celava ben altro.
«Tu non ti unirai proprio a nessuno!» esclamò James, per distogliere Sirius dai suoi pensieri poco felici.
Lily fece viaggiare il suo sguardo tra Sirius e James, che si guardavano in cagnesco, mentre Remus, seduto di fronte a lei, sembrava stesse cercando di ignorare con tutte le forze entrambi i suoi migliori amici, fingendo probabilmente che fossero solamente due insetti fastidiosi.
«In sua difesa – e gli occhi di James assunsero la forma di due cuoricini – più in mia difesa, comunque, posso dire che guidare una macchina, o come in questo caso un furgoncino, è totalmente diverso dal guidare una moto...»
«Ah-Ha!»
Esclamò James Potter, puntando un dito contro Sirius, in maniera fin troppo vittoriosa per i gusti di Lily, che infatti aggiunse
«...Ma per me non è un problema insegnare anche a te qualcosa sulle auto...»
James la guardò come se lo avesse appena sbeffeggiato, mentre un sorriso malizioso ora si faceva spazio sul viso di Sirius.
«A patto che non mi infastidiate, si intende... Potrei buttarvi giù dalla scogliera attraverso il finestrino»
La risata simile ad un latrato di Sirius invase la stanza rendendola più allegra, mentre Remus continuava a imburrare pane, indisturbato, e James lanciava a Felpato delle occhiate da serial killer.
«Ecco, questa risata ad esempio mi infastidisce»
* - * - * - * - * - *
La manica della giacca a vento verde militare di James sfiorava la mano di Lily, che sembrava rabbrividire al suo contatto ma ci metteva tutto il suo impegno per non darlo a vedere.
«Dai, io cambio le marce e tu ti occupi dei pedali...»
«Ok...»
«Ripetimi quello che devi fare!» chiese Lily, per l'ennesima volta.
Gli occhi grandi e nocciola di James fissarono il verde degli occhi a mandorla di Lily, mentre le labbra carnose del ragazzo si schiusero come ogni volta in cui si concentra prima di provare la formula di un nuovo incantesimo, pensò involontariamente lei.
«Giro la chiave, con il piede che schiaccia il pedale della frinzione...»
«Frizione, Potter»
«Oh, si, giusto... Frizione! Poi la lascio andare lentamente, mentre tu ti occupi del...»
«Io mi occupo del cambio, lo metto in folle e poi... Beh, ti spiegherò tutto passo passo... Adesso proviamo?»
James fissò Lily insicuro ma poi, incoraggiato dal sorriso di lei, sorrise di rimando e annuì.
Sirius, sul primo sedile posteriore, stava in silenzio e fissava entrambi, con un ghigno stampato in faccia che era tutto dire.
«Pronto!»
Lily annuì, così James girò la chiave, ma qualcosa di indefinito andò storto e tutti e tre fecero un balzo in avanti assieme al furgoncino.
Lily, con i riflessi prontissimi, girò in un millesimo di secondo la chiave spegnendo il motore.
«Amico, ci avevi quasi ucciso!»
«Oh, mi dispiace!» disse James, stridulo, più a Lily che a Sirius.
«Non fa niente, capita a tutti! Riprova, dai»
James la fissò con un'espressione indecifrabile, incredulità misto a dispiacere misto ad ammirazione misto a qualcosa che solo Godric sapeva, prima di girare nuovamente la chiave.
«Bene, così... Perfetto... Lascia andare lentamente la frizione, premi leggermente lì...»
«L'acceleratore?»
«Esatto...»
Seppur quasi a rallentatore, il furgoncino di Lily si stava muovendo in avanti da una decina di secondi lungo la strada.
Era incredibile che James non fosse ancora andato a sbattere contro qualcosa, pensò Sirius.
«Si sta muovendo! Si muove!»
«Oh, si, piccolo Galileo» esclamò Lily divertita, mentre Sirius la guardava con espressione interrogativa, chiedendosi chi diavolo fosse quel Galileo.
James procedeva tenendo le mani serrate sul manubrio, concentrato, lo sguardo fisso sulla strada, mentre Lily gli anticipava le mosse che avrebbe dovuto compiere a voce; lui si limitava ad annuire ed eseguire perfettamente, mentre Lily sorrideva, evidentemente soddisfatta del lavoro del suo “allievo”.
«E' incredibile, come diavolo si fa ad essere bravi in tutto, dico io?!» esclamò Lily con forse troppo trasporto, e James arrossì di botto, mentre il motore si spense istantaneamente e tutti e tre dinuovo si ritrovarono a balzare in avanti dai loro sedili.
James sospirò, Sirius si toccò il collo, borbottando.
«Spero tu abbia capito che non dovrai mai più fare un complimento a James in maniera così avventata, Evans. Stava per ucciderci, dinuovo!»
«Adesso, tocca a Sirius!»
James aprì la portiera e fece spazio a Sirius, che salì.
E così vi erano Sirius alla guida, Lily al suo fianco e James accanto a Lily, che a dire il vero però stava stretto, ma aveva insistito per rimanere davanti con loro due “per memorizzare meglio i passaggi, e solo se vedeva meglio da vicino poteva farlo”, aveva detto ad entrambi, ma in realtà Sirius sapeva che non sopportava l'idea che quest'ultimo fosse seduto più vicino a Lily di lui anche se solo per pochi minuti.
«Vogliamo ripassare i passaggi?» chiese la ragazza.
Sirius, con il suo giubbotto di pelle nero e i suoi capelli ordinatissimi, si voltò in direzione di Lily con un'eleganza che avrebbe steso qualsiasi ragazza, meno che Lily che sembrava praticamente e per fortuna da sempre indifferente al suo fascino.
«No, hai ripetuto milioni di volte a James i passaggi, so esattamente cosa fare!» dichiarò solenne, l'aria sicura e ribelle.
Lily fece spallucce, accomodandosi meglio sul sedile e sfiorando la spalla di James con la sua, che come lei rabbrividì.
«Quando sei pronto tu, allora, vai»
Sirius annuì.
Girò la chiave, lasciò andare lentamente la frizione e schiacciò forse il piede un po' troppo rapidamente sull'acceleratore.
«AAARGHHH!» urlò James, tenendo Lily con il suo braccio come per proteggerla, mentre Sirius continuava a procedere ad alta velocità.
«Per Merlino, Black, rallenta! Ucciderai qualcuno!»
Sirius ridacchiò, e rallentò all'istante fino a fermarsi nel bel mezzo della carreggiata.
Per fortuna, sembrava non esserci molta gente in giro quella mattina.
«Beh, parcheggio?»
«Davvero, Sirius? Credi di essere in grado di parcheggiare?»
Lily incrociò le braccia al petto, alzando un sopracciglio, mentre James ghignava in direzione dell'amico.
«Sono stato in grado di guidare senza far spegnere il motore! Perché non dovrei riuscire a parcheggiare?»
Esclamò, facendo manovra per il parcheggio.
Un botto fece arrestare Sirius, che rimase fermo, incapace di fare qualsiasi altra cosa..
I tre si guardarono in silenzio in faccia per qualche secondo, prima di realizzare che Sirius aveva appena tamponato una macchina rossa parcheggiata davanti ad un negozio babbano.
Un signore dall'aria burbera uscì immediatamente dal negozio, iniziando ad urlare insulti verso di loro.
«Levati, Black» minacciò la ragazza, e subito Sirius con un balzo saltò sul sedile posteriore, mentre Lily in fretta si metteva alla guida.
«Oh, è furioso! Cosa si fa in questi casi? Dovremmo fermarci, vero?» disse James, un tratto preoccupato.
Lily si volse a guardarlo, facendo mulinare i lunghi capelli rossi.
I suoi occhi, dello stesso colore dell'Avada Kedavra pensò Sirius per la seconda volta quel giorno, che avevano un'espressione incredibilmente malandrina, incontrarono il nocciola degli occhi in quel momento così ingenui di James.
«In questi casi, Potter... SI SCAPPA!»
Così, ingranando la retromarcia, il furgoncino sfrecciò lontano da quella via come un razzo, sotto gli sguardi attoniti e increduli di James e Sirius.
I due ragazzi non riuscivano a trattenere le risate, mentre il proprietario della macchina tamponata continuava a correre a piedi urlando chissà quali insulti e maledizioni ai tre.
«Non vedo l'ora di raccontarlo a Remus! Entrerai a far parte dei Malandrini, Lils... Cosa deve fare questo qua? - Sirius non riusciva a trattenere la sua eccitazione, mentre James continuava a guardare Lily come se avesse visto la madonna – altro che James Potter come malandrino capo!»
*-*-*-*-*
Binario 9 ¾
«Alice avrà preso la sua pozione?» mormorò Lily, preoccupata, più a sé stessa che alla sua amica, mentre trascinava il carrello su cui era poggiato il suo baule e, insieme a Mary, si avviava verso il binario 9¾.
«Spero vivamente di si! Non vorrei che stesse male come al ritorno dalla Cornovaglia...»
Il tono di Mary era leggermente scocciato; vedere Alice vomitare per tutto il viaggio verso Birmingham il giorno prima, diciamo che non era stato proprio un bello spettacolo. Non avrebbe voluto assistervi dinuovo...
«E' così pieno di babbani oggi...»
«Beh, niente di nuovo... Vedi qualcuno dei nostri?»
Le due ragazze, con i loro berretti di lana in testa e i bauli al seguito, si alzarono sulle punte dei piedi nell'intento di riuscire a scorgere qualcuno dei loro compagni. Come sempre, King's Cross era sporca; il suolo era pieno di volantini che pubblicizzavano attività commerciali, in qualche angolo vi era qualche stralcio della Gazzetta del profeta del giorno precedente.
Tutto era in fermento; i genitori, zii e parenti vari, avevano occhi solo per i loro figli o nipoti che quel giorno sarebbero ripartiti per trascorrere l'ultimo trimestre alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Lily era arrivata lì insieme a Mary e al signor Macdonald, che le aveva accompagnate da Birmingham a Londra tramite metropolvere fino a Diagon Alley, poi si erano recati con un auto presa in prestito dal Ministero fino alla stazione ferroviaria.
«Remus! REMUS!»
Il ragazzo vide Lily probabilmente prima che potesse sentirsi chiamare dalla stessa a gran voce.
«Ragazze! Avete visto gli altri? Ci conviene salire, o non troveremo posto!»
«Hai ragione, eppure avevamo detto di incontrarci qui!»
Due ragazzi affascinanti, uno dei due leggermente più alto dell'altro, camminavano spalla a spalla e a passo baldanzoso trascinando i loro bauli, chiacchierando allegramente tra loro.
Uno dei due che indossava una giacca in pelle da biker, aveva attirato l'attenzione di molte persone per il suo abbigliamento da babbano; l'altro, invece, continuava a toccarsi il ciuffo e a sorridere a tutti quelli che gli rivolgevano un saluto.
«Eccola, la coppia più bella del mondo...» disse solenne Mary incurvando le labbra in un sorriso malizioso mentre incrociava le braccia al petto.
«Ehilà, plebaglia!» urlò James sorridendo, allargava le braccia.
«Bonjour a tout le monde! Qualcuno ha visto Petey?» chiese Sirius.
«Nessuna traccia! Eppure dovrebbe essere qui, da qualche parte... E gli altri?» esclamò James mentre lasciava scorrere lo sguardo tra la folla, poi fissò Lily.
«Alice dovrebbe arrivare con Emmeline, che ieri si è fermata a dormire dai Paciock... Quindi dovrebbe arrivare con Frank, mentre Adam avrebbe accompagnato Marlene... E' meglio se saliamo e occupiamo due scompartimenti per tutti»
Poco dopo, un fischio prolungato avvertì i ragazzi che era giunto il momento di salire sul treno, e così fecero, sperando che i loro amici fossero già a bordo.
Remus, con la divisa e la spilla con la “P” appuntata sul petto, si sedette sul sedile dello scompartimento che divideva con i malandrini. Prese la sua copia della Gazzetta del Profeta e la dispiegò, iniziando la sua lettura. Un istante dopo, Sirius lo vide sbiancare sotto ai suoi occhi, mentre James aiutava Peter a sistemare il baule sotto il suo sedile.
«Sentite qua! “Intero villaggio babbano disabitato, popolazione scomparsa da più di una settimana”»
I quattro ragazzi si guardarono per qualche istante, senza proferire parola.
«Credete che sia...»
«E' certo che sia così, Remus» esclamò Sirius, poggiando i piedi sulle gambe di James, seduto al suo fianco.
«Aveva ragione mio padre, quando mi ha detto che sarebbe successo ancora e che dovremmo iniziare a farci l'abitudine...» concluse James, l'aria inconsolabile mentre guardava fuori dal finestrino.
«Voi sapete chi c'è dietro?» chiese Peter, a bassa voce.
«Oh Coda, giusto, tu non sai!»
Il ragazzo fece vagare il suo sguardo interrogativo sui visi preoccupati dei suoi tre migliori amici.
Remus ripiegò delicatamente il giornale e se lo rimise in tasca. Fissò i suoi occhi su quelli acquosi di Peter, poi sospirò.
«Hai letto i giornali, in questi giorni, amico?»
«Oh beh, no, ma so dell'attacco al Ministero...»
«Ricordi quello che mi disse tempo fa Minnie?» chiese Sirius, alludendo alla conversazione avvenuta qualche tempo prima tra lui e la professoressa McGranitt.
«Aveva ragione, Petey. Su tutto»
«Esiste veramente, quindi, un mago oscuro che sta creando questo... Esercito? Che... che vuole eliminare i mezzosangue e i babbani?» sussurrò, impaurito, e i tre annuirono.
«E non è tutto!» esclamò teso il giovane occhialuto, alzandosi di scatto, mentre l'atmosfera in quello scompartimento si faceva più cupa.
«Mio padre crede, anzi, è certo che si sia infiltrato ad Hogwarts... Crede che quelli che hanno attaccato Lily e me siano comandati da lui...»
Peter sbiancò definitivamente. Non era mai stato particolarmente impavido, non comunque più coraggioso dei tre suoi amici presenti che erano tra le persone più audaci – più forse spericolate – e altruiste che avesse mai conosciuto.
Che poi, si sa; tutti hanno paura, ma a lui non veniva mai facile nascondere le sue emozioni, soprattutto la paura.
Era sempre stato un libro aperto.
Non sapeva che quell'emozione, il terrore, l'avrebbe accompagnato per tutto il resto della sua vita, e che la codardìa sarebbe diventata la sua condanna.
*-*-*-*-*
«Marlene, mi hai spinto!»
Il rumore di un tonfo e la voce di Lily interruppero il silenzio che avvolgeva lo scompartimento dei Malandrini da circa mezz'ora, da quando avevano parlato a Peter delle sparizioni.
Lily aveva la testa dentro lo scompartimento, mentre lottava contro qualcuno che sghignazzava per non caderci dentro.
«Scusate, spero di non aver interrotto niente... Io, volevo bussare... MA RAGAZZE!»
Un coro di risate investì una scocciata Lily, mentre Peter, Remus, Sirius e James la osservavano con aria interrogativa.
«Che succede, lì fuori?» chiese Remus, alzandosi in piedi con calma.
«Eravamo in corridoio e i primini hanno iniziato a lanciare incantesimi a caso... Io ero entrata un attimo in uno scompartimento per parlare con un Caposcuola, mentre un incantesimo rallegrante abbastanza potente, direi, ha investito le altre in pieno...»
«Uuh, ecco perché questo baccano!»
Sirius si decise ad alzarsi, l'aria divertita, ed invitò Lily ad entrare.
Le ragazze, che fino a quel momento avevano fatto pressione sulla schiena di Lily, caddero una sopra l'altra dentro lo scompartimento dei Malandrini.
«Alice! Ti alzi? Mi stai schiacciando! Ahahahaa» urlò Marlene, in preda ad un attacco di ridarella.
«Sei forse un cinghiale?» chiese Mary, il viso rosso e le lacrime scorrevano lungo il suo viso per le risate.
«Non sei affatto divertente!» protestò la ragazza, tra le risate, mentre Emmeline letteralmente piangeva.
«Ma... Ma... Ahahhahaa»
«Su ragazze, tiratevi su!» disse Remus, porgendo una mano ad Alice che stava sopra le altre.
«Ahahaha! Su!»
Con un balzo, Alice si alzò, mentre le altre ridevano convulsamente guardando il ragazzo, come se Remus fosse il miglior comico che avessero mai visto. Sirius guardò James, incapace di dire qualsiasi cosa.
«Non penso si stia tanto bene lì, comunque...» emerse James che, assieme a Sirius, aiutò le altre a tirarsi su.
Lily osservò le ragazze con l'indice poggiato sulle labbra e la fronte corrugata, cercando di ricordare se ci fosse qualche incantesimo inverso che potesse farle ritornare come prima.
Era stato divertente vederle così allegre per i primi uhm, dieci secondi, forse? Ma adesso non ci trovava più niente di divertente.
Anzi, stava per venirle un'emicrania.
Così come al povero Peter, che sembrava volersi amalgamare al suo sedile.
«Oh! Remus! Mi sono ricordata! Dobbiamo subito andare alla riunione dei prefetti...»
«Ahahaha! Prefetti!» esclamò Mary, e un nuovo coro di risate investì lo scompartimento.
«Ti assicuro che non ci troveresti niente da ridere a quelle riunioni, MacDonald» disse Lily, pungente, dimentica per un attimo che la sua amica, così come le altre, fosse sotto l'effetto di un incantesimo.
«Ma non potete lasciarci con loro... Siamo in tre – guardò Peter che sembrava quasi spaventato dalle ragazze – ok, come se fossimo due! E loro sono in quattro...»
Lily guardò James, sinceramente dispiaciuta per aver portato lì le sue amiche, ma non sapeva davvero a chi altro affidarle, dato che Frank era andato poco prima a cercare due suoi amici Tassorosso che aveva incontrato a King's Cross e a cui aveva promesso di trascorrere un po' di tempo insieme.
«Prima di andare alla riunione cerchiamo Frank e lo mandiamo qui, d'accordo?»
James annuì, mentre Sirius alle sue spalle continuava a prendersi gioco delle ragazze.
«BU!»
«AHAHAHHA»
«BA!»
«AHAHAHAH»
«Sirius, potresti smetterla, per l'amor del cielo?»
«Ahahaha per l'amor del cielo!» esclamò Alice, e il coro di risate ripartì, e andò avanti così per l'ora successiva, quando l'effetto dell'incantesimo svanì per fortuna del tutto.
Ritardo imperdonabile, dovuto al fatto che non sono mai stata convinta di pubblicare questo capitolo.
Troppi dialoghi, poca introspezione. Capitolo inutile, non succede niente di particolarmente rilevante.
Titolo scelto quasi a casaccio; Puzzle Pieces indica quei pezzi del puzzle che iniziano ad incastrarsi fino a fare quadrare tutto e far tornare tutto alla "normalità" (più rivolto a JamesxLily che ad altri). Ho paura che la storia inizi a diventare noiosa, l'ultima cosa che voglio è scrivere qualcosa che annoi voi e che risulti scontata.
Vi prego di farmi sapere cosa ne pensate, cosa secondo voi andrebbe approfondito (nel caso in cui stessi trascurando qualcuno o qualcosa) e cosa dovrei evitare di fare.
Mi SCUSO immensamente per il ritardo davvero. NOn dico altro perché mi rendo conto di essere diventata noiosa e ripetitiva per le numerose scuse. Fosse per me, starei sempre qui a scrivere e scrivere e pubblicare, chi scrive sa quanto farlo dia ossigeno al corpo e alla mente, ma purtroppo tra i numerosi impegni non mi è sempre possibile farlo.
Ho già buttato giù qualche altra idea ma qualche suggerimento dai miei lettori (ditemi che non vi siete stufati tutti, vi prego :( ) Sarebbe stra gradito!
Un bacione
Spero abbiate trascorso delle buone vacanze di Pasqua!
Marauder11
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