I Segreti di John Dee l'immortale-Il Mercenario di JKEdogawa (/viewuser.php?uid=129610)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 1 *** Capitolo Uno ***
Guardò
la macchinetta con un misto di disinteresse e disgusto. Odiava quegli
affari mangia soldi e odiava chi si faceva mangiare i soldi, ma non
poteva farci niente, se non approfittarne.
Si guardò intorno, tirò meglio il cappuccio sulla
testa e si sedette davanti ad una slot elettronica. Infilò
la moneta legata ad un cordoncino e il macchinario partì. La
tirò via con un gesto brusco, rinfilandosela in tasca e
portò le mani sui tasti, ma non le mosse, anzi,
iniziò a parlare. Parlare una lingua sconosciuta, assente,
spaesata. Una cantilena silenziosa che solo i più vicini
avrebbero potuto sentire.
La macchina traballò un po', sfolgorò e
iniziò a sputare monete dallo sportello delle vincite.
Prontamente le raccolse nello zainetto che si portava dietro, lo
richiuse e se lo caricò sulle spalle come se niente fosse.
Uscì tranquillamente dal bar, ignorando il rumore che si
propagava alle sue spalle.
« E così hai fatto i tuoi duecento euro
giornalieri, vero?» domandò una voce dietro di
lei« Come ti fai chiamare adesso? José?
Julian?».
« Non sono affari tuoi.» rispose di rimando
incamminandosi.
« Fa niente, per me sarai sempre Jeanne.» la
raggiunse in un lampo sbarrandole la strada, ma lei non si scompose,
come se quel nanerottolo vestito di grigio e dall'immane fetore di uova
marce fosse solo una vecchia conoscenza« Oh, hai messo
qualcosa di più femminile questa volta.».
« Parigi fa strani effetti.» alzò le
spalle« Se vuoi informazioni ho già detto che a te
non ne vendo nemmeno se mi regali metà del Libro.».
« E se io ti proponessi di usarlo tutto assieme?»
allungò leggermente la mano.
La ragazza alzò un sopracciglio interrogativa, poi
scoppiò a ridere prima di tornare seria:« Non sono
più la ragazzina che pendeva dalle tue labbra, non mi freghi
e non ti vendo informazioni.».
« Io ci ho provato, a questo punto te le prenderò
con la forza.» mosse le dita lanciando un fumo giallognolo ai
piedi della ragazza, sciogliendo l'asfalto e, apparentemente,
incollandole le suole al catrame« È stato anche
facile, direi.».
« Infatti.» saltò sfilandosi le scarpe e
gli assesto un calcio in faccia« Peccato che tu sia sempre
stato un po' carente negli scontri corpo a corpo. E io questo lo
so.».
L'uomo si riprese dalla botta massaggiandosi il naso, poi mosse
nuovamente le dita e il fumo giallognolo e sulfureo si
scagliò sulla ragazza che per tutta risposta si
passò la mano davanti creando un muro di nebbia blu che
andò in fiamme in contatto con l'altro. Un puzzo di capelli
bruciati si sparse per tutta l'area.
« Temevo avessi smesso con la magia.» rise
l'uomo« In fondo non l'hai mai sopportata.».
« È scienza, non è magia.»
rispose lei seria« E io sono una donna di scienza, se ricordi
bene.».
« Non ricominciare con la storia che sei un'alchimista... non
hai mai preso una fialetta in mano quando vivevamo ancora
assieme.» lanciò una nuova zaffata che lei
schivò in una capriola in aria.
« Io NON sono un
alchimista!» ringhiò di rimando, la calma che
l'aveva caratterizzata fino a quel momento la stava
abbandonando« Sono uno scienziato, uno storico, un medico, ma
non sarò mai un alchimista.».
« Chi so io la penserebbe diversamente, anche sul tuo uso del
maschile.» alzò le spalle l'uomo« Ma
potresti sempre dirmi quello che voglio sapere e gliela faresti
pagare.».
« Mai!» gridò. L'aria intorno a lei si
fece rovente mentre ciò che rimaneva del fumo giallognolo
andava in fiamme azzurre e l'odore veniva coperto dai capelli
bruciati« La mia vendetta sarà solamente mia e
colpirà anche te, John Dee.».
Con un salto raggiunse un cornicione e iniziò a salire
raggiungendo rapidamente il tetto e sparendo alla vista dell'uomo. Non
perse tempo ed iniziò a correre verso est, ignorando le
punte dei capelli nocciola ormai al vento che si tingevano di nero
bruciato.
*******
Il
dottor John Dee la guardò salire agile senza provare a
fermarla. Sapeva da anni che poteva essere inutile e che comunque
l'avrebbe trovata di nuovo. Difficile che stesse in un posto per
più di due giorni, difficile che non si cacciasse nei guai o
non attirasse l'attenzione.
Inalò un'ultima volta il profumo soave che si spandeva
nell'aria, poi salì nella limousine nera e iniziò
a smanettare con la radio.
« A tous les
unité, fuite de gas à le 121 du Rue Bagar.»
disse la voce negli altoparlanti« Peut être an attentat.
Personne pas identifiée sur le toit direct à est.».
Dee si fece pensieroso. Cosa c'era a est di lì? Il cimitero,
un albergo da due soldi, un ponte sotto cui dormire. No, ci doveva
essere qualcosa di più e sapeva con certezza che non
potevano essere i Flamel, le sue spie in giro per la città
lo avevano accertato, senza contare che nessun assassino si sarebbe
divertito a giocare con l'energia di una futile slot machine prima di
compiere il suo omicidio, soprattutto se quell'assassino si chiamava
Jeanne.
E non era nemmeno del tutto sbagliato, aveva imparato da lui.
Si batté il pugno sulla mano, colto da un improvviso lampo
di genio.
« Direzione aeroporto.» dichiarò
all'autista che partì subito« Come previsto vuole
lasciare la Francia proprio oggi, e io so per cercare chi.».
*******
Prima
di scendere annusò l'aria.
Niente uova marce, dunque via libera.
Scese con un balzo, calandosi lungo i condotti delle grondaie e
balzando dall'altra parte della strada con brevissima sosta su un auto
parcheggiata. Si guardò un attimo alle spalle, poi
entrò, direzione biglietteria.
« Un pour San
Francisco, s'il vous plais.» disse estraendo un
portafoglio maschile e una carta di credito« Premier class.».
« Oui,
madame. Nom et prenom.» disse la commessa non
troppo sorpresa.
« Jeanne.» rispose« Jeanne
Dee.».
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Capitolo 2 *** Capitolo Due ***
Sedili in pelle,
spazio ampio per le gambe. La prima classe era uno sballo, il fatto
che non ci fosse mai andata la diceva lunga. Con quello che arraffava
in giro e guadagnava con il Canto della Sirena per strada non se
l'era mai potuta permettere, ma quel giorno Dee l'aveva fatta
veramente arrabbiare.
Con il lavoro da
mercenario guadagnava bene, in compenso, ma le persone interessate ai
suoi servigi, e coloro a cui lei riservava fiducia, erano sempre di
meno e sempre meno disposte a pagarla. Alcuni spettacoli d'illusione
le erano valsi qualche spicciolo in più, abbastanza da
pagarsi una
camera d'albergo che non fosse frequentato solo da prostitute.
Si rigirò
la carta
di credito tra le dita, quasi divertita da tutto ciò. Da
come lo
aveva abilmente manipolato, inscenando la sua fuga e di come gli
avesse fregato il portafogli. Di come gli avesse fatto credere che
avrebbe preso immediatamente il volo quando, invece, sarebbe partita
molte ore dopo, magari facendogli scoprire che la sua destinazione
era un'altra.
Già se lo
immaginava, costretto ad un volo low cost sgangherato con una gabbia
di galline starnazzanti accanto.
Un sorriso le
brillò
negli occhi scuri dietro gli occhiali rettangolari, poi il rumore del
rollio le fece legare la cintura di sicurezza e attese pazientemente
di alzarsi in volo. Purtroppo quel rumore le ricordò anche
che John
Dee aveva un Jet privato e che comunque la sua fantasia su galline
starnazzanti al suo fianco sarebbe rimasta, appunto, una fantasia.
Ma in fondo cosa le
ne importava? Prima che la ritrovasse ci sarebbero voluti comunque
mesi e lei avrebbe potuto studiare meglio i Flamel o, come si
facevano chiamare adesso, i Fleming.
Perenelle poteva
essere pericolosa, ma anche gentile se presa con le dovute
precauzioni. Inoltre a lei non interessava quella donna,
bensì suo
marito, Nicholas. Nemmeno il libro le interessava particolarmente, se
non per distruggerlo con le sue stesse mani.
Arrivò
all'aeroporto americano senza quasi accorgersene, addormentata o
semplicemente stanca per l'uso della magia qualche ora prima di
partire, o magari confusa dalla tremenda comodità a cui non
era
abituata.
Si
stiracchiò e
scese dall'aereo con tutta calma per non dare nell'occhio,
uscì
dall'aeroporto e s'incamminò senza una meta precisa. Sapeva
che i
Flamel si trovavano lì, ma non sapeva esattamente dove,
dunque
doveva farsi un giro della città prima di agire.
Mappa alla mano e
penna, iniziò a girare per ogni via, anche la più
piccola, segnando
tutte le librerie che trovava e facendo dei cerchi attorno alle X
più
probabili. Prendeva indirizzi e nomi dei responsabili, anche se quei
volti non li avrebbe mai scordati per nessuna ragione al mondo.
Come le fiamme blu
di quella notte senza stelle.
*******
Si buttò a terra
non appena li vide. Lei sempre bellissima in un delicato e leggero
abito verde, lui intento a dare istruzioni ad un giovanissimo
commesso biondo. Rimase nascosta un po', come a valutare le varie
ipotesi. Non aveva messo in conto che ci potessero essere altre
persone oltre ai due Flamel, ciò cambiava tutto.
Perenelle si diresse
verso la porta, costringendola a nascondersi nell'ombra del vicolo
laterale, ma almeno era un problema in meno. Studiò la
strada per un
po', poi decise di dirigersi al caffè dirimpetto alla
libreria per
monitorare al meglio la situazione.
Con l'Inglese meno
stentoreo che le potesse venire chiese una tazza di tè
jasmine con
una fetta di limone che mangiò a crudo continuando a
guardare la
libreria. Iniziò a sorseggiare poco dopo, senza zucchero ne
dolcificante.
« Excuse
me.» chiese alla ragazza al bancone, una bambina
di quindici
anni dai capelli biondi e gli occhi azzurri« Can
you told me about the book shop here?».
« Sure.»
rispose sorpresa dalla domanda« It is the Nick
and Penny Fleming's book shop.».
« Interesting.»
per quanto l'inglese non le fosse mai andato a genio, le cose
fondamentali era riuscita a capirle« Other
things? About the Fleming, for example.».
« Not
much. But my twin work in this place.» disse
sorridendo.
« Twin?»
ecco che trovava una parola che non capiva. Anni con John Dee e
dell'inglese imparava sempre una parola nuova.
« Yes,
twin. Brother born in my same day.»
spiegò« You
are not english, right?».
« Yeah...»
si grattò dietro la testa fingendosi imbarazzata.
Finì il suo tè
ed uscì con un« Thanks a lot.»
che
funzionava sempre.
Twin voleva dire
gemelli, gemelli voleva dire guai. Lo sapeva da sempre, i gemelli
erano sempre un problema.
Si nascose davanti
alla libreria, in ginocchio contro al muro e studiando guardinga
all'interno del negozio. Flamel stava ancora parlando con il
ragazzino, ma quanto cavolo parlava quel tipo? Aspettò
ancora un
po', in allerta, sperando che prima o poi l'uomo rimanesse da solo
per attaccarlo.
Era troppo
concentrata sul suo piano che non si accorse della limousine che si
affiancava al marciapiede.
Il tempo di
percepire l'odore di uova marce che si ritrovò schiacciata a
terra
da qualcuno, o meglio qualcosa, di molto forte e pesante.
« Regola
numero uno
per la fuga, non prendere aerei o altri mezzi che richiedano
informazioni personali.» disse la voce di John Dee davanti a
lei«
Regola numero due, non usare la carta di credito di chi ti sta
cercando. Mi è bastato aspettare non appena ho scoperto che
il mio
portafoglio era sparito.».
«
Accidenti.»
ringhiò provando ad alzarsi.
« Comunque
ti devo
ringraziare, non sarei mai arrivato a questo posto.» si
abbassò per
guardarla negli occhi« In fondo ti ho insegnato
bene.».
« Flamel
è mio.»
commentò acida« E il Libro non sarà mai
tuo.».
« Ne
dubito.» si
alzò e si rivolse a chi la teneva bloccata«
Immobilizzala e
caricala in macchina.» gli uscì successivamente un
gridolino
eccitato« Da quanto sognavo di dirlo.» ed
entrò nella libreria.
Jeanne si
dimenò
più forte, provando a liberarsi dalla presa di chi la
bloccava a
terra. Fu a quel punto che sentì qualcuno avvicinarsi e dire
cordialmente:« Scusate... potreste lasciare la
signorina?».
*******
Era da poco arrivato
a San Francisco e il clima non lo intimoriva, dopo tutto abitava a
Los Angeles, ma quella città gli provocava sempre uno strano
effetto, che non riusciva a spiegarsi.
Perché si
trovava
lì allora? Nemmeno lui ne era certo, ma le forti vibrazioni
di magia
che aveva percepito lo avevano costretto a lasciare la città
degli
angeli per indagare.
Era seduto
sull'esterno di un caffè di fronte ad una libreria.
Osservava un
ragazzo biondo e con gli occhi azzurri che parlava con un uomo
alquanto normale dai capelli neri e corti, l'unica
particolarità di
costui erano gli occhi bianchissimi. Come riuscisse a notarli da
così
distante sembrava inspiegabile, ma non per un mago come lui, allenato
da anni a scorgere i più piccoli dettagli per salvarsi la
pelle.
« Sorry
miss, can I have a cup of coffee please?» chiese
in perfetto
inglese sorridendo alla ragazza bionda con gli occhi azzurri che era
appena uscita per servirlo, poi aggiunse« And...
can I also make a question?».
« Sure,
sir.» rispose sorridendo di rimando la ragazza,
probabilmente
sui quattordici-quindici anni.
« The
girl into the bar... maybe she ask you something about the library?»
fissò la donna coi capelli color castano chiaro e gli occhi
di simil
colore coperti da un paio di occhiali da vista quadrati.
« Yes,
but why...».
« It
is enough, thanks.» sorrise e restò
in attesa del suo caffè
che prontamente la ragazza andò a preparare, anche se
sembrava un
po' agitata, forse imbarazzata per lo sguardo di quell'uomo dagli
occhi stranissimi.
Era, infatti,
“affetto”, se così vogliamo dire, da
eterocromia, ovvero
l'occhio destro era giallo ocra e solcato da una cicatrice verticale,
mentre il sinistro era grigio fumo. Non fece a tempo a sorseggiare la
sua ordinazione che una lunga limousine nera accostò sul
marciapiede
della libreria. Da essa scese un tipo basso e tre energumeni. Tutto
normale se non fosse che erano completamente imbacuccati nonostante
il caldo infernale.
Non erano umani, non
i tre colossi almeno, lo intuì subito, ma non quello che
successe in
seguito, quando vide la ragazza con gli occhiali che era seduta al
bar venir atterrata e immobilizzata. Prese una decisione forse
impulsiva, ma non poteva lasciare che una semplice mortale venisse
coinvolta in una cosa simile.
«
Scusate...
potreste lasciare la signorina?» chiese avvicinandosi al
gruppo,
quando ormai l'uomo basso però se ne era già
andato verso la
libreria.
La ragazza lo
fissò
come a dire “Chi sei e cosa vuoi!?”
« Che
sguardo
atroce... comunque piacere Jack Phoenix e... forse ho fatto male i
miei calcoli, credo tu sia in grado di liberarti da sola...
ragazza.»
sorrise beffardo aspettando il proseguire degli eventi.
*******
Jeanne prese
quell'intromissione come una sfida. Alzò la testa con foga,
colpendo
chiunque le fosse addosso sul naso e rompendoglielo, letteralmente.
Sentiva della
polvere sulla testa, come se le avessero spaccato un vaso di
terracotta sul cervelletto. La vista si era riempita di lucine, ma
chi la teneva si era alzato prendendosi la faccia lasciandole spazio
sufficiente per alzarsi e voltarsi.
« Golem, te
pareva.» sospirò alzando gli occhi al cielo.
schivò un destro
cieco e colpì il mostro allo stomaco tirandogli via il
cappotto. La
creatura s'irrigidì al sole e con un secondo colpo Jeanne lo
trasformo in polvere e poltiglia fangosa. Dai resti estrasse un
foglietto e lo frantumò con una fiammata blu, poi fece per
entrare
nella libreria ignorando completamente il ragazzo che era venuto ad
“aiutarla”.
“Interessante,
quella ragazza non scherza. Ma quello che potrebbe succedere nella
libreria mi preoccupa molto, meglio controllare... da
lontano”
pensò il ragazzo seguendo la giovane, ma rimanendo a
distanza di
sicurezza.
Fu a quel punto che
i vetri esplosero costringendo Jeanne nuovamente ad abbassarsi. Come
se non bastasse dall'altra parte della strada la ragazzina del
caffè
e Perenelle stavano raggiungendo la libreria.
“Odio
questi
inconvenienti.” pensò schiacciandosi contro la
limousine. Per
ripicca ci lasciò pure un bel graffio con un pezzo di vetro
li
vicino e scivolò verso il cunicolo buio in cui si era
nascosta
prima.
“Lo
sapevo!”
pensò il ragazzo seguendola e nascondendosi con lei.
«
Scusami... ma
credo che sia meglio che ti fermi.» disse in inglese, infatti
Jeanne
non lo capì subito. Per fortuna ripete il tutto in francese.
« Non sai
nemmeno
cosa voglio fare.» rispose arricciando il naso. Per quanto
sentire
la sua lingua madre non le fosse dispiaciuto, quel tipo era parecchio
strano, e non tanto per l'eterocromia dei suoi occhi, quanto,
piuttosto, per il nauseante odore di fragola che si portava
dietro«
Ora, se non ti dispiace, ho da capire come muo...»
notò Flamel
senior uscire dalla lavanderia adiacente alla libreria e
scrocchiò
le dita prima di metterle a pistola verso l'uomo« Resa dei
conti...».
« Sei
matta!?»
esclamò il ragazzo bloccandole la mano« Primo ci
scopriranno subito
se usi la magia, secondo non vorrai uccidere quell'uomo, ma sai chi
è?» assunse uno sguardo serio e severo che le
dette solo più
fastidio.
« Proprio
perché
so chi è che lo voglio uccidere.» rispose
liberando il polso dalla
presa del ragazzo e sostenendo il suo sguardo« Sono anni che
lo
seguo cercando il momento buono, ma quel rompiscatole di mio pa... di
John Dee arriva prima di me. O, come in questo caso, mi usa per
trovarlo.» sbuffò dilatando le narici come un toro
inferocito.
« Cosa? Tu
conosci
John Dee!?» il suo sguardo mostrava sorpresa e ammirazione,
cosa che
la infastidì« Anzi hai detto
“pa” e ti sei bloccata... sei sua
figlia!?» arretrò con una faccia timorosa e delle
piccole fenici
cominciarono a brillare minacciose sul suo braccio« Se
è così
allora mi trovo costretto a fermarti ragazza!» la
fissò con i suoi
occhi strani, il timore ora lasciava posto a una risolutezza degna di
un guerriero temprato da mille battaglie.
“Finalmente
qualcuno che mi tiene testa.” pensò in un certo
qual modo
ammirata.
« Lui non
è mio
padre e non lo sarà mai, anche se lo è stato per
un po'.» ringhiò
senza abbassare lo sguardo« E se te lo stai chiedendo, no,
non
voglio uccidere Flamel per conto suo.» strinse le dita a
pugno
iniziando a rilasciare leggere scariche elettriche. Fece un respiro
profondo e si calmò, ma non cambiò il suo
atteggiamento« Magia del
fuoco, interessante... se credessi nella magia.».
« Sei
dunque sua
allieva?» Jack alzò un sopracciglio«
Interessante... e sostieni di
non credere nella magia nonostante i tuoi poteri? Ma soprattutto...
perché allora vuoi Flamel morto?»
continuò a sostenere il suo
sguardo rimanendo freddo e impassibile.
« Questi
non sono
poteri.» commentò aspra« Questa
è scienza applicata, per
l'esattezza fisica, elettromagnetismo, elettricità statica
ed
energia cinetica. Il fatto che tu la chiami magia la svilisce e la
trasforma in una mera illusione.» alzò la mano
mostrando un
portafoglio« Questo immagino sia tuo.».
« E questo
è il
tuo... ti facevo più giovane, Jeanne Dee.» anche
lui le passo un
portafoglio« Lungi da me giudicare le credenze altrui, ne ho
sentite
di tutti i colori da quando ho memoria di questo assurdo
mondo.»
sospirò, forse era stanco della situazione o forse non era
poi così
convinto di quello che aveva affermato, sta di fatto che
aggiunse«
Ma tornando al discorso di prima, che ci fai qui Jeanne e
perché
vuoi Flamel morto?» i tatuaggi sul braccio ora brillavano
meno, ma
non erano ancora del tutto spenti.
Arrossì
punta sul
vivo, strappandogli il portafogli dalla mano:« Alcuni
sostengo che
abbia secoli, anche perché il mio cognome non è
Dee, ma D'Arc. E se
te lo chiedi, sì, la tua “magia” mi
mette ansia.» lo guardo
seria« Sul cosa mi porta qui, non sono affari che ti
riguardano,
come perché voglio uccidere Flamel.».
Jack trattene una
risata:« Te ne do atto non sono affari miei, però
Flamel non può
comunque mori...» una luce accecante proveniente dalla
libreria lo
costrinse a schermarsi gli occhi« Ma che diavolo
succede!?».
« La so la
storia
dell'immortalità e scusa, ma non ho tempo.»
iniziò ad arrampicarsi
sul palazzo e si mise in posizione da cecchino puntando verso il
basso« Appena esce lo...».
Invece
uscì un
Golem con Perenelle svenuta sulla spalla, a seguire Dee con il libro
sotto braccio.
« NON
CI PROVARE, BASTARDO!»
la ragazza si buttò di sotto
atterrando sulla macchina e mise la mano sul tettuccio rilasciando
scariche elettriche.
«
Smettila Jeanne!»
sbraito il dottor Dee facendo volare via dalla macchina la ragazza
con una semplice magia dell'aria« E ora... ad
Alcatraz!» ghigno
l'ometto mentre la macchina partiva sgommando veloce.
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Capitolo 3 *** Capitolo Tre ***
Jack
si avvicinò a
Jeanne fischiettando:« Però te l'ha combinata
bene, fortuna che sei
atterrata sul sedere... ma non c'è nulla da scherzare, Dee
ha preso
Perenelle Flamel ma soprattutto... il Libro, se quel vecchio non lo
avesse mai creato...» sospirò aspettando che
Jeanne si rialzasse.
«
Se non lo avesse
creato io non sarei quel che sono.» ringhiò la
ragazza alzandosi,
poi prese il cellulare di vecchia generazione che teneva in tasca e
ci rilasciò dentro un po' di elettricità. Subito
si accese
mostrando un pallino del colore del calore sullo schermo in bianco e
nero« Non rimarrà magnetica a lungo quella
macchina, ma almeno
posso capire la loro direzione.».
«
Ti scoccia se ti
seguo? Sai quel libro è interessante, potremo collaborare. A
me
serve una sola formula a dire il vero...» sembrava serio, ma
nonostante questo non riusciva a strapparsi di dosso uno strano
sorriso da sbruffone.
«
A me serve
distruggerlo, fai quel che vuoi.» spiegò studiando
lo schermo«
Alcatraz, ovviamente. Fin troppo prevedibile.» spense il
telefono
facendo cadere l'energia accumulata al suolo, poi salì
nuovamente
sul tetto e iniziò a correre saltando da un palazzo
all'altro mentre
le punte dei capelli le si bruciavano rilasciando odore.
“Perché
vuole
distruggerlo se ne conosce il potenziale... beh non posso
permetterlo!” pensò, poi, grazie alla magia del
fuoco, creò una
sorta di rampino per arrampicarsi sui tetti e cominciò a
seguirla
verso la baia di San Francisco.
«
Te la cavi
Jeanne, quel perfido di Dee ti ha addestrata bene!» correva
fianco a
fianco alla ragazza.
«
Purtroppo glielo
devo concedere, quel doppiogiochista.» rispose cupa.
Arrivata
a
destinazione si lasciò scivolare lungo il canale di una
grondaia e
guardò in direzione della prigione:« Di un po', tu
sai guidare una
barca?».
«
Ho la patente sia
per navi che aerei...» Jack scoppiò a
ridere« Scherzo però una
barca la so guidare, mi ha insegnato mio padre, seguimi.»
sorrise
gentile e dopo qualche metro salì su una piccola
barchetta« Salga,
mademoiselle
Jeanne.» allungò la mano in
modo galante alla ragazza.
“Comicità
spiccia
inglese” pensò saltando sulla barca ignorando la
galanteria di
Jack, poi si mise a cercare il motore caricando la mano sinistra di
elettricità.
«
Lascia stare, non
attirare l'attenzione.» indicò una barca
già a metà baia verso
Alcatraz, poi estrasse i fili dal quadro comandi e dopo aver
armeggiato un po' mise in moto la barca« Pronta? Mi
raccomando,
occhi aperti.» fece muovere la barca verso Alcatraz.
«
Questo è
vandalismo.» commentò piccata, poi alzò
la mano verso il cielo
rilasciando l'elettricità accumulata come un fulmine al
contrario«
E purtroppo per te non la posso tenere in eterno, quindi o la uso o
la butto... attirando leggermente di più l'attenzione, non
trovi?».
Jack
si diede una
manata in fronte:« Ahimè non hai preso il
raziocinio di Dee...
speriamo bene.» mantenendo il motore al minimo dopo mezz'ora
arrivarono ad Alcatraz.
«
Se lo reputi così
bravo perché non te lo sposi? Faresti un favore a molte
ragazze,
suppongo.» rispose infastidita« Vero, avrei potuto
usarlo su di te
e folgorarti.».
Scese
dalla barca
con un balzo e guardò la struttura pensando a da che parte
entrare.
«
Ecco quella
sarebbe stata un'ottima idea... allora se ricordo bene dall'ultima
visita... seguimi.» il ragazzo si incamminò verso
l'ala nord.
«
Io non prendo
ordini... a meno che non mi paghi.» commentò
Jeanne, ma lo seguì
lo stesso tenendo gli occhi ben aperti.
Punto
nell'orgoglio,
Jack estrasse una carta di credito platinum:« Posso comprarmi
pure
la tua vita con tutti i soldi che ho, non fare l'impertinente... e
non svegliare la Sfinge, fai piano.» entrò da una
porta rotta e
cigolante e scese le scale verso il blocco A.
«
Non faccio
l'impertinente, semplicemente sono un mercenario. Mi faccio dare
degli ordini per guadagnare qualcosa.» rispose con voce
strozzata in
modo da non svegliare il mostro« E la Sfinge la conosco...
brutti
allenamenti a dieci anni.».
«
Ah capisco...
brava...» continuò a camminare piano superando
varie creature
addormentate come Oni, Troll, Basilischi, Orchi ed altre ignominie.
«
Concentriamoci
sulle energie che sentiamo e cerchiamo Madame Perenelle.».
«
Come dici tu...»
lo seguì silenziosa evitando di svegliare le
creature« Anche se, a
parte la Sfinge, le altre credo di poterle tramortire con un po' di
folgorazione.».
«
Ferma!» indicò
una donna in una cella, con lunghi capelli neri striati d'argento.
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Capitolo 4 *** Capitolo Quattro ***
«
È lei,
aiutiamola, conosci qualche mag... ehm trucchetto utile?» il
giovane
restò in attesa fissando Jeanne.
La
ragazza si
scrocchiò le dita e il collo, poi rispose:« Lascia
fare a me. E non
sono trucchetti, ma scienza.».
Prese
un paio di
sbarre e serrò i pugni chiudendo gli occhi. Rimase
concentrata,
penetrando nella materia stessa, sentendo atomo per atomo il metallo
sotto le sue dita, infine spalancò le palpebre mentre il
materiale
si liquefaceva tra le sue mani.
Mollò
la presa e si
pulì alla bene e meglio.
«
Se ne servono di
più ditemelo, anche se non so bene quanto vi piaccia l'odore
di
capelli bruciati.» disse infine annusandosi le punte dei
capelli«
Sublime profumo.».
Jack
rimase con una
faccia stupita e ammirata:« Complimenti... anche se mi
permetto di
dissentire sulla bontà del profumo.» si
avvicinò a Perenelle
provando a svegliarla.
«
Disse quello che
puzza di fragole peggio di una bambola di Fragolina
Dolcecuore.»
commentò Jeanne seguendolo nella cella e studiando la
situazione«
Se serve posso usare il defibrillatore.» iniziò a
sfregarsi le mani
creando elettricità statica color blu e puzza di capelli
bruciati.
Perenelle,
però, al
contrario dei desideri della ragazza si svegliò e, dopo un
nanosecondo di confusione, chiese:« E voi chi siete? Cosa ci
fate
qui?».
«
Dal canto mio
sono Jeanne Dee... D'Arc e voglio distruggere il Libro.»
commentò
la ragazza« Il tipo tenebroso qui non so, a dire la
verità.».
«
Le fragole non
puzzano, comunque...» commentò il ragazzo, poi
prese galantemente
per mano Perenelle sorridendole« Jack Phoenix, al vostro
servizio
madame... mi manda il Conte, voi sapete chi, dobbiamo riprendere il
Libro da Dee... ne abbiamo urgente bisogno per voi e vostro
marito.»
“E
per Susan...”
pensò cupo.
«
Oh, capisco.»
rispose la donna annuendo« E come mai siete in compagnia di
una
serial killer, signor Phoenix?».
«
Freni un attimo!
Io sono un mercenario... e a volte sicario, ma dettagli, non di certo
un serial killer.» commentò Jeanne
aspra« Ma non dovevamo
recuperare il Libro, di grazia? Non che mi dispiaccia salvare mogli
di appassionati di barbecue umani, ma il tempo stringe.».
«
Tu sei suonata!»
Jack sembrò offeso lui per la frase detta su Flamel.
«
Mia cara tu non
conosci affatto mio marito, lui non farebbe male a una mosca se non
minacciato... o se non minacciano me, chiaramente.» Perenelle
si
alzò facendosi aiutare dal ragazzo e sorridendogli con i
suoi begli
occhi verdi« Prima di tutto usciamo di qui, non possiamo di
certo
affrontare Dee con tutte queste creature intorno, non
trovate?».
«
Saggia
osservazione madame... seguitemi.» rispose il giovane mago
incamminandosi verso l'uscita.
«
So quello che ho
visto.» disse seria Jeanne, gli occhi velati di tristezza e
rabbia
mentre ricacciava i ricordi nei meandri della memoria« E non
saranno
le parole di una donna innamorata a farmi cambiare idea al
riguardo.»
lanciò un rampino salendo al piano superiore« Voi
fate quello che
volete, io cerco Dee e distruggo il Libro, che vi piaccia o
no.» e
s'incamminò rapida seguendo la puzza di uova marce che tanto
odiava
e altrettanto cercava.
*******
«
Ma io non la
capisco! Cosa avrà mai visto fare a Flamel?»
commentò Jack«
Comunque non possiamo permetterle di affrontare Dee e men che meno di
distruggere il Libro!» fissò Perenelle che aveva
lo sguardo perso«
Madame, che...».
«
Nulla, andiamo.»
rispose la Fattucchiera, anche se si capiva che qualcosa la turbava.
Forse aveva intuito quello che la giovane donna aveva detto riguardo
a suo marito, ma non diede spiegazioni al nuovo “compagno
d'armi”
e si mise con lui a seguire Jeanne e il fetore dell'aura di John Dee.
«
Jack... devo
dirti una cosa...» Perenelle interruppe il silenzio che
durava da
molti minuti, da quando i due si erano separati dall'allieva di Dee.
«
Mi dica madame
Perenelle.» rispose curioso il giovane alchimista.
«
Riguardo a prima,
a quel che ha detto Jeanne su Nicholas ecco...» la donna si
bloccò
per un istante, poi riprese seria« Lei è troppo
giovane, non può
averlo visto di persona, sicuramente sarà stato Dee a
parlargliene
mettendoci del suo conoscendo la sua maestria nell'arte retorica ma
ecco... ha ragione. Intendeva la caccia alle streghe, io e Nicholas a
volte beh... durante il periodo turbolento dell'inquisizione siamo
stati costretti a mandare sul rogo alcuni soggetti ritenuti
“impuri”
o “peccatori” dalla chiesa. Tutto questo solo per
l'egoistico
desiderio di nasconderci al resto del mondo per il nostro interesse.
La curia elargiva laute ricompense per chi trovava streghi, maghi o
presunti tali... e per noi alchimisti era molto semplice. Non era
difficile trovare vittime sacrificali, anche tra i novizi... mi
vergogno di tutto ciò. Ma lo abbiamo fatto per continuare a
vivere,
per la nostra missione! Il Codice... non poteva farlo cadere in mano
ai nostri inseguitori, Dee primo fra tutti. I soldi ci servivano,
sono sempre serviti in questa sporca società... scusami se
ti ho
raccontato questi aneddoti tristi, ma mi sentivo in dovere di
metterti a conoscenza. Dopotutto nessuno è perfetto, tutti
commettono errori nella propria vita, figuriamoci nella lunga e
travagliata vita di un immortale. Ricorda solo una cosa, un monito,
un consiglio da chi ha più esperienza... nulla è
reale, tutto è
lecito, ricordalo sempre Jack.» chiuse così quel
lungo monologo
proprio quando raggiunsero un corridoio esterno, con Jack che la
guardava sconvolto e senza parole. E così rimase, il ragazzo
non
aveva la forza di ribattere e forze nemmeno la volontà,
cercò di
elaborare il tutto rimanendo al fianco della Fattucchiera in
silenzio.
*******
Saltando
e correndo
la ragazza aveva raggiunto un corridoio esterno, il posto da dove
veniva la puzza di uova marce. Si era messa contro la parete,
provando a riportare alla mente cosa poteva mettere fuorigioco John
Dee, ma con scarsi risultati.
Aveva
problemi di
memoria da quando... bé, da quando ricordava e quello era il
momento
peggiore per averli. Si costrinse a riflettere a fondo, cercando di
scacciare lo sguardo di Perenelle Flamel. Quella donna sapeva cos'era
successo, sapeva perfettamente il perché del suo astio nei
confronti
del marito, ma non lo avrebbe mai ammesso e la cosa faceva funzionare
i neuroni di Jeanne ancora peggio del solito.
Scosse
la testa,
scacciando quei pensieri e si concentrò unicamente sull'uomo
che
l'aveva adottata molti anni prima.
Dee
era intento a
dirigersi verso l'uscita, il momento perfetto per attaccarlo, ma non
del tutto. Rimase nell'ombra alla ricerca dei fili elettrici
all'interno del muro.
Elettroni
e protoni
non avevano segreti per lei, si era allenata a cercarli anche nei
muri isolanti e in quella struttura non furono difficili da
individuare.
Caricò
la mano di
elettricità e sovraccaricò il canale
più vicino, mandando in corto
circuito le luci e facendo esplodere tutte le lampadine a lei
visibili.
“Quella
è una
pazza incosciente!” pensò Jack accostandosi a
Jeanne e cercando di
mantenere più possibile il sangue freddo« Bella
mossa... ora Dee sa
in che direzione guardare per trovarci!» sbuffo mentre
Perenelle si
affiancava a loro taciturna.
«
Ma guarda dei
topi vogliono ballare.» ghignò l'ometto dai
capelli grigi« Uscite
allo scoperto chiunque voi siate!» Dee cominciò a
far crepitare
l'aura.
«
Lasciate fare a
me... e tu non muoverti ragazza!» Perry ammonì la
giovane allieva
dello stregone e uscì allo scoperto« Felice di
rivederti, Dee. Ora
ridami il Libro senza opporre resistenza.» la Fattucchiera
aveva uno
sguardo rigido e fiero mentre un'aura bianca l'avvolgeva.
«
Incantato ma non
sorpreso di rivederti in libertà, madame Perenelle. Sapevo
che
nemmeno Alcatraz sarebbe bastata, per te allora istituirò
misure
speciali!».
*******
Lo
scontro era
inevitabile ormai, Jack non sapeva che fare, ma cercò di
mantenere
la calma e di bloccare l'irruenza della giovane collega restando
ammirato a guardare lo scontro tra quei leggendari maghi immortali.
«
Fammi andare.»
commentò Jeanne aspra cercando di superare la barriera che
le faceva
Jack. Era peggio che giocare a rugby con gli yeti, e lei aveva
giocato a rugby con gli yeti« Mentre lo tiene impegnato gli
posso
rubare il Libro.» un barlume folle le brillò negli
occhi, poi smise
di lottare per avanzare. Anzi, si mise quatta quatta dietro al
ragazzo, come a voler evitare di essere vista.
«
Sai... questa non
è una brutta idea, accomodati. Io, se permetti, aiuto madame
Perenelle.» commentò il ragazzo e, dopo aver
sorriso alla ragazza,
uscì allo scoperto usando la magia del fuoco per far
esplodere lo
zolfo che aveva creato Dee, dando così tempo alla giovane di
agire«
Dai Jeanne, provaci!».
Per
tutta risposta
la ragazza si presentò sorpresa, se non arrabbiata, per il
fatto che
il ragazzo avesse avuto la sua stessa idea. Questo era ciò
che le
frullava in testa, ma poco le importava. Adesso poteva recuperare il
Libro.
Scivolò
piano
nell'oscurità del corridoio, si avvicinò a passi
felpati e strappò
il tomo dalle mani di Dee appena prima di schizzare nuovamente via.
«
Regola numero
uno, mai tenere un oggetto prezioso sempre con se.» disse
credendosi
al sicuro« Regola numero due...».
«
Non fare la
presuntuosa!» urlò Jack contro Jeanne.
«
Mai farsi
scoprire subito.» concluse la sua frase John Dee facendola
volare
addosso al ragazzo con una sfera gialla di magia« Pensavi di
sorprendermi, allieva? Su ridammi il Libro.»
commentò l'uomo.
«
Quello te lo
scordi Dee!» esclamò il ragazzo. Fulmineo prese il
Libro che
incredibilmente era rimasto tra le mani di Jeanne e si
allontanò
lasciando la ragazza al suo destino.
“Finalmente
nelle
mie mani! Scusa Jeanne ma non posso lasciarti distruggere questo
libro... ne va della vita di molti... e forse anche...” il
giovane
alchimista del fuoco scosse la testa a quei pensieri e tornò
a
mettere quanta più distanza possibile tra se e i Dee.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo Cinque ***
«
Se anche lo
recuperassi la mia risposta è no.» disse Jeanne
caricando
l'elettricità nelle mani« Quel Libro va distrutto,
e con esso
questa stupida guerra tra bene e male.».
Si
concentrò,
trovando ogni particella di gas infiammabile che trovava e
costringendola in un unico punto, ovvero tra le braccia di Jack,
aspettando solo un passo falso da quello che lei aveva ormai
rinominato “ragazzo di fuoco”.
Prese
una posizione
di attacco, a quel punto, in direzione di Dee:« Coraggio, sai
bene
che non mi fai più paura!».
“Ma mi ha preso
per un idiota?” sospirò il ragazzo allontanandosi
con il libro
stretto tra le braccia:« Affronta pure Dee se ti va, ma il
Libro non
lo distruggerai manco morta!»
«
Lo vedremo!»
ripose di rimando la ragazza, senza staccare gli occhi dal mago che
ghignò vedendo il siparietto. Jeanne risultò solo
più infastidita,
iniziando a maledire nella sua testa Jack per la figuraccia che, a
suo parere, le aveva fatto fare.
Le
era un
mercenario, e quando le veniva commissionato qualcosa lo portava a
termine.
«
Su questo
concordo, ragazzo.» disse l'uomo, poi scioccò le
dita e un ruggito
selvaggio rimbombò dall'interno dell'ex carcere
più inespugnabile
del mondo« Bene a lui ci penserà la cara micetta,
ora torniamo a
noi, mia allieva prediletta.» fissò Jeanne con un
sorriso truce e
maligno.
*******
« Ma che
diavolo!?»
troppo tardi ormai, la sfinge era a una decina di passi da lui,
saggiando l'aria con fare rabbioso, gli occhi puntati sul giovane
mago e i muscoli tesi.
Era
pronta
all'attacco.
«
E che diamine Dee
non hai mai limiti tu! Bene fatti sotto micione!» Jack si
mise in
posizione di battaglia, consapevole comunque di aver poche speranze
contro quell'avversario formidabile il cui arcano potere riusciva a
indebolire maghi, alchimisti ed altri soggetti affini alla magia.
Il
corpo era quello
di un enorme leone muscoloso, con la pelliccia sfregiata dalle
cicatrici di vecchie ferite. Un paio di ali d'aquila erano
raggomitolate e appiattite sulla groppa. La testa piccola, quasi
delicata, era di una donna giovane e bella.
La
sfinge lo guardò
con gli occhi gialli, poi sorrise enigmatica e iniziò a
girargli
attorno con passo felpato e disse:« Bene bene, un topolino
del
fuoco... non sei un po' troppo giovane per avermi come
avversaria?».
«
Devo darti
ragione su questo, ma chi ci costringe a essere avversari? Io stavo
solo cercando di riprendermi il Codice... ma per avere salva la pelle
ve lo cedo volentieri.» mise a terra il libro ponendolo tra
se e la
sfinge, mentre teneva le mani lungo i fianchi, pronto in
realtà a
farle scattare per usare la magia del fuoco e un altro suo
trucchetto.
«
Dipende da cosa
vuoi farci con il Libro, ti pare?» rispose facendo fremere
leggermente le ali senza smettere di girare attorno al
ragazzo«
Inoltre nulla ti dice che lo voglia io, ho ragione?».
“Se lo sapesse
anche Flamel mi fermerebbe...” pensò il ragazzo
dicendo:« Beh
voglio l'immortalità, come tutti no? E comunque è
palese che lo
vuoi, se no perché saresti qui agli ordini di
Dee?» guardò la
sfinge con una faccia un po' confusa.
«
Corretto, ma
dubito altamente sul tuo desiderio d'immortalità.»
gli si fermò
davanti, si stiracchiò innocentemente con un
“mew” e si sdraiò
incrociando le zampe anteriori con fare tranquillo« gli umani
tendono a scordare l'imparzialità degli occhi. Un amore,
forse?».
Lo
guardò
indagatrice, aspettando una reazione traditrice del ragazzo.
«
Amore? No, non ho
nessuno che mi ami come credo tu intenda e io nemmeno provo un
sentimento simile verso qualcuno ora... ma sei un mostro o una
manager di agenzie per cuori solitari?» commentò
tradendo le false
speranze della sfinge« Dai prenditi il libro e salutiamoci da
buoni
amici, ti va?».
Sembrava
assurdo
parlare a quel modo a una creatura mostruosa e leggendaria come
quella che aveva di fronte, ma il ragazzo sembrava serio, tanto che
sorrise innocentemente.
«
Allora non mi
conosci affatto! Ho una società chiamata Sfinxheart, ma
organizza
matrimoni per lo più.» alzò le spalle,
poi abbassò la testa,
appoggiandola sulle zampe« Andiamo, non ti va di
chiacchierare? Non
mi dirai che sei di fretta... hai detto che non hai nessuno, quindi
nemmeno nessuno da salvare.» l'ultima frase
risuonò come una
minaccia.
«
Non si direbbe,
ma sono un chiacchierone.» si sedette a gambe conserte
avvicinandosi
pericolosamente a lei« Dunque...cosa mangiano le sfingi oltre
all'energia magica?» sorrise tranquillo, come se lui non
risentisse
della cosa.
«
Di tutto, ma
indubbiamente prediligiamo la carne viva.» le salì
una risata lungo
la gola« E no, quella umana non la mangio da secoli se te lo
chiedi.
Mi creava acidità di stomaco.».
Alzò
la mano
colpendo un gabbiano con una palla di fuoco:« Wuela! Cotto a
puntino.» gli porse il volatile arrostito« Non ti
facevo così
cordiale... me ne compiaccio.».
Guardò
il gabbiano
annusandolo dubbiosa, poi gli dette un leggero morso.
«
Sei il primo
umano che si azzarda a passarmi del cibo dalle sue mani.»
disse
mangiandone un altro po'« Anche Dee mi lancia le bistecche
crude, è
bello trovare qualcuno che ha veramente fiducia in me.»
sorrise
facendosi scappare una leggera fusa« Fa piacere.».
Jack
si incupì:«
Io ho perso tutto... cerco di sopravvivere sperando di poter usare
quello stramaledetto Libro di Abramo il Saggio... ma in fondo la
morte sul campo di battaglia non sarebbe un male per me.».
«
Ne sei davvero
convinto?» lo guardò dritto negli occhi,
aspettando una risposta.
Il
ragazzo rise
appena, quasi cupamente:« Sei davvero straordinaria, sul
serio...in
effetti una persona ci sarebbe ma...» si interruppe appena
sentì
un rumore di motoscafo provenire dal molo.
*******
Anni di allenamento,
se non di vita, con quell'uomo avevano insegnato a Jeanne che un
attacco diretto magico non avrebbe funzionato, senza contare che lui
aveva dalla sua parte l'esperienza.
Scagliò
un fulmine
verso Dee, poi si lanciò in avanti scivolandogli dietro e
mettendogli il braccio attorno al collo.
«
Ma che!?»
commentò Dee schivando facilmente il fulmine ma non la presa
della
giovane donna« Ti ho addestrata davvero bene,
ma...» senza
scomporsi troppo toccò l'addome di Jeanne con la mano
sinistra
liquefacendole la maglietta« E ora lasciami! O non mi
limiterò ai
vestiti!».
Nonostante
la
bravura nelle magie il nanerottolo non aveva la forza fisica per
liberarsi di Jeanne, che se anche donna lo sovrastava di un bel po'
di centimetri.
«
Subito.» molò
la presa e si abbassò fulminea falciandogli le gambe con un
calcio
rotante. Lo bloccò a terra, piantandogli l'anfibio sullo
sterno e
caricando i pugni al massimo.
«
Farò quello che
avrei dovuto fare molto tempo fa.» disse pronta a
colpire« Morirai,
proprio come è morto lui...».
Ma
fu a quel punto,
pronta a fare l'impossibile che si bloccò, incapace di
trovare la
forza d'animo per dare il colpo di grazia all'uomo che, in fondo,
l'aveva cresciuta.
Dee
scoppiò in una
risata malvagia:« Lo sapevo! Tante belle parole e poi non hai
fegato
per arrivare fino in fondo!» usando la magia della terra fece
roteare i sassi vicino a loro che presero a colpire incessantemente
Jeanne costringendola ad allontanarsi dall'uomo.
Lei
non oppose
resistenza. Rimase quasi impassibile, a prendere colpi da ogni parte,
ancora sconvolta per la sua impossibilità, la sua codardia.
Quello
era John Dee,
colui che le aveva salvato la vita, che le aveva insegnato la scienza
di cui usufruiva, che...
Scosse
la testa
riprendendo il controllo, gli occhi più determinati che mai.
Concentrò gas ed elettricità nel pugno facendolo
diventare una
palla incandescente di fiamme blu, poi si lanciò verso
l'uomo con il
braccio piegato indietro caricando il colpo.
|
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Capitolo 6 *** Capitolo Sei ***
John
Dee non rimase
particolarmente sorpreso quando la ragazza si bloccò a pochi
centimetri dal suo naso.
La
conosceva
abbastanza da poter dire di aver fatto le scelte giuste, prima tra
tutte quella di crescerla come sua figlia prima che come sua allieva.
Certo, non aveva valutato subito la possibilità che Jeanne
ricordasse, ma era pur sempre una donna giovane, e come tutte donne
giovani aveva la tendenza a seguire il cuore prima che il cervello,
finendo per mandare in confusione entrambi con buona pace del
dottore.
Le
abbassò il
braccio delicatamente e l'abbracciò mentre, come ogni volta
che
aveva tentato di ucciderlo, scoppiava a piangere non sapeva nemmeno
lui bene per cosa. Si pentiva del gesto? Si malediceva per non essere
arrivata alla conclusione?
Non
aveva ancora
trovato una risposta, sapeva solo che erano quelli i momenti migliori
per trattarla da membro della famiglia e non da nemica. Gli attimi
più adatti per attirarla nuovamente dalla sua parte.
«
Su su.» disse
pattandole delicatamente la testa« Non è nulla,
non è nulla. Mi
hai dato prova un'altra volta delle tue straordinarie
capacità.»
trattenne un “Che quello stafilococco di Nicholas stava per
distruggere e non ha saputo sfruttare”« E sono
straordinariamente
orgoglioso di ciò. Ora torniamo a casa e dimentichiamo
tutto,
coraggio.».
«
No.» rispose la
ragazza asciugandosi gli occhi e allontanandolo con straordinaria
delicatezza« Io non verrò con te, mai
più.».
Fece
partire un
rampino e schizzò verso l'uscita più veloce e al
contempo più
insicura delle altre volte.
«
Tornerai.» disse
l'uomo, anche se non sicurissimo che Jeanne fosse riuscita a
sentirlo« In fondo mi vuoi uccidere.» e
scoppiò a ridere.
*******
«
Assolutamente!»
rispose con fierezza prima di girarsi verso l'improvviso rumore di
motore che si sentì partire dal molo« Pazza
incosciente!» urlò
Jack capendo che si trattava della giovane
“scienziata”, come
amava definirsi a Jeanne, poi pensò “Non posso
inseguirla e
lasciare il Libro a Dee... che faccio!?” i dubbi lo
attanagliavano
e questo era puro divertimento per la sfinge, che lo avvertiva, anche
se non sembrava avere intenzioni bellicose nei suoi confronti.
«
Potresti sempre
prendere le pagine che ti servono. Senza di esse il Libro sarebbe
inutile e Dee non potrebbe farci nulla, dico bene?» il mostro
si
alzò a sedere e si grattò dietro l'orecchio come
un gatto
qualunque, poi si leccò la zampa ed iniziò a
passarla sulla testa
per lavarsi« E dato che sei stato così gentile e
fiducioso potrei
anche accompagnarti sulla terra ferma.».
«
Ti ringrazio, ma
non voglio che tu indispettisca Dee, fai il tuo lavoro.»
sorrise e
prese due pagine dal libro, poi dopo aver accarezzato amorevolmente
la sfinge si fiondò verso il motoscafo.
Arrivò
dunque sulla
costa di San Francisco. Una idea gli passò per la mente. Era
saggio
portare con se le pagine del codice di Abramo? No decisamente no.
Decise quindi di nasconderle e un edificio lo colpì.
Fort
Mason Center
per l'arte e la cultura sembrava fare al caso suo. Entrò
guardingo
evitando le guardie e poi quatto quatto riuscì a trovare una
piccola
nicchia dietro la statua di un personaggio storico che in quel
momento non riconosceva. Sgraffignò dunque una busta di
plastica
dove vi erano le indicazioni per l'edificio per mettere le pagine del
codice dentro ad essa, poi le nascose dietro ai mattoni rimettendoli
infine al loro posto per non destare sospetti. Uscì dunque
tranquillo e il più impassibile che poteva dileguandosi nel
buio
della notte.
*******
Si
fermò ansimando
solo una volta sicura di essere molto lontana. Aveva preso la barca
di Dee, in una sorta di sfida personale, e aveva raggiunto la terra
ferma fondendone il motore a causa della troppa energia rilasciata
all'interno, poi si era nascosta in una cupa stradina nella periferia
di San Francisco cercando di riprendere il controllo.
Teneva
mani e piedi
ancorati a terra rilasciando elettricità a causa dello
stress
accumulato. Tensione, rabbia, autocommiserazione per non essere
riuscita nel suo intento.
In
nessuno dei suoi
intenti.
«
Lo sai? Anche un
bambino al primo mese di addestramento ti troverebbe ora, ritieniti
fortunata che Dee ha altro a cui pensare.» si
avvicinò alla
ragazza« Ora vuoi restare lì in eterno a
compiangerti o cerchi di
reagire “Thundergirl”?»
ridacchiò pronunciando quel soprannome.
Per
tutta risposta
Jeanne alzò la mano e gli sparò un fulmine contro
senza controllare
che lo avesse colpito o meno.
«
Non rompere.»
ringhiò senza alzare lo sguardo« Non sono in vena
di scherzi al
momento.».
«
Sei proprio matta
direi.» era incolume dato che, aspettandoselo, aveva
già
preventivamente caricato l'energia dell'elemento Terra creando una
sorta di scudo usando il manto della strada« Punto primo non
serve
che te la prendi con me, punto secondo non sottovalutarmi, mi hai
visto usare il fuoco, di cui sono maestro, ma conosco anche le altre
tre magie elementali... ah già ma per te non è
magia... dai
alzati.» allungò la mano girandosi però
dall'altra parte.
«
Ti concentri
sulle molecole della strada che sembrano muoversi, ma semplicemente
le spingi alla moltiplicazione, portandole a proteggerti con la forza
del pensiero.» rispose senza muoversi« Per prima
scusa, è stato un
gesto istintivo.».
«
A me non va di
parlare di scienza, e comunque se reagisci così d'istinto
con tutti
allora non avrai nessun amico... ma forse nemmeno ti interessa. Senti
qui siamo ancora esposti, ma so dove andare se vuoi seguirmi.
Dopotutto trovare qualcuno pronto ad affrontare John Dee non
è cosa
da tutti i giorni.» sorrise sincero.
«
Le persone a cui
mi affeziono muoiono.» si alzò asciugandosi gli
occhi nella maglia
e soffiandosi il naso in un fazzoletto che buttò nel
cassonetto lì
accanto« Ma dato che per il momento non mi stai
particolarmente
simpatico posso anche azzardarmi a seguirti.».
«
Peccato, tu
invece mi sei simpatica. Non ho mai visto una pazza scagliarsi allo
sbaraglio contro uno come Dee.» scoppio a ridere«
Su seguimi,
dobbiamo prendere la metro.» si incamminò a passo
sostenuto.
Lo
seguì
guardinga:« Vivendo con lui si scoprono tante cose, ad
esempio che
la scienza serve solo a distrarlo, ma la cosa migliore sono gli
attacchi fisici.».
«
Molto
interessante.» sorrise sedendosi sui sedili della metro. In
quel
momento il vagone era completamente vuoto, fatta eccezione per una
vecchietta che, appisolata, teneva la testa vicina al
finestrino« Ah
quando arriveremo a destinazione ecco... non spaventarti ma... il mio
maestro è una persona, come dire... allegra,
eccentrica.» rise
piano piano fissando la giovane donna« Sai che per essere la
figlia
di Dee sei troppo carina? Ah già, ma non lo sei di
sangue...»
A
tale complimento
arrossì, poi si fece più seria e tenne lo sguardo
basso:« Ci sono
diverse cose che mi associano a lui, per mia fortuna il sangue non
è
tra queste.» scosse la testa a scacciare pensieri
nefasti«
Comunque, stavi parlando del tuo maestro? Che tipo
è?».
«
Che tipo è? Beh
schietto, burbero, brontolone, insomma un vero rompipalle.
Però è
uno dei migliori sulla piazza... a parte il carattere. Beh il resto
è
inutile dirtelo, non renderei comunque l'idea, solo non spaventarti
quando lo vedrai, è un po'... grosso, ecco!»
sorrise in modo
strano, quasi sapesse che la visione dell'uomo avrebbe spaventato
Jeanne.
«
Ci siamo!»
scesero alla decima fermata, ormai lontani dal centro di San
Francisco.
«
Seguimi» disse
Jack incamminandosi per un viale dove, in fondo, si poteva scorgere
una casetta in stile coloniale piccola e graziosa« Maestro!
Sono io,
Jack, abbiamo ospiti!» cominciò a urlare
avvicinandosi alla casa.
Di lì a breve sull'uscio della porta si presentò
un uomo
mastodontico. Sembrava un giocatore di rugby, alto minimo due metri e
venti per un quintale e mezzo di peso distribuiti tutti nei possenti
muscoli che brillavano nella luce delle torce elettriche del
pergolato. I capelli rossi rame come gli occhi che sembravano tizzoni
ardenti.
«
Dannazione
Phoenix! Quante volte ho detto di non chiamarmi maestro! Sono
Prometeo!» tuonò burbero il gigante.
Jeanne
non sembrò
particolarmente sorpresa dalla visione. Alzò leggermente gli
occhiali e disse con fare serio e deciso:« Lei è
come Ecate,
giusto?».
Sbigottito
da tale
reazione, Jack rimase a bocca aperta come un pesce lesso a
boccheggiare incredulo, cosa che le fece particolarmente piacere.
«
Uhm... attenta la
ragazzina, ebbene sì sono come Ecate, un Antico Signore,
nonché
creatore dei Primi Homines. Ma questa è una storia troppo
lunga. Che
ci fai tu qui con il mio allievo? E poi questa puzza... John
Dee!»
fisso Jeanne con gli occhi di fuoco, quasi la volesse incenerire
all'istante.
«
Ammetto di aver
vissuto con Dee un po' di tempo.» spiegò la
ragazza senza
scomporsi. Avendo già avuto a che fare con Antichi Signori
sapeva
bene che era meglio non mentire« Ma allo stato attuale
è mio nemico
come lo è di voi. Almeno a detta della torcia umana qui
accanto.»
indicò Jack con un rapido gesto del pollice.
«
Ma io non ho...»
iniziò il giovane, ma Prometeo lo zittì con la
mano.
«
Uhm, mi piaci sei
sincera, ma ancora non capisco che ci fai qui...» disse
l'uomo.
Jack
s'inchinò:«
Mae... Sommo Prometeo l'ho portata io qui, vedesse come ha affrontato
Dee! Con che caparbietà e capacità! Se davvero ne
è nemica... beh
i nemici dei miei nemici sono miei amici... o quantomeno alleati...
questo ho pensato.» sì grattò la testa
imbarazzato mentre il dio
soppesava le parole pinzandosi il pizzetto che copriva il mentone
squadrato.
«
Toglieremo il
disturbo non appena avremo ideato una strategia d'attacco e riposato
un po', se ce lo concedete. Promesso.» disse Jeanne rimanendo
eretta. Gli occhi non si scostarono dall'uomo, resi ancora
più vivi
dalla nuova rabbia che si era accesa dentro di lei nei confronti del
patrigno e dal rispetto che sentiva per Prometeo. L'Antica Razza
aveva personaggi che l'avevano aiutata in diverse occasioni come
tanti che l'avevano solo usata. Il gigante le dava l'impressione di
appartenere alla prima categoria.
«
Capisco... sì te
lo concedo.» nonostante l'aspetto burbero il sorriso che fece
Prometeo fu dolce e caloroso« Jack mostrale le
stanze...».
«
Subito!» rispose
il mago che si fece seguire dalla giovane donna scortandola fino a
una cameretta piccola ma ben arredata con un fine mobilio in legno
bianco in stile coloniale e il letto matrimoniale a
baldacchino«
Prego... ah ti avviso dovremo condividere il letto, il mio è
stato
portato via ieri per essere sostituito.» in realtà
stava bluffando
ma voleva vedere la reazione di Jeanne, nascondendo con estrema
bravura le risate che gli salivano per l'eventuale imbarazzo
provocato nella ragazza, anche se era poco sicuro che ciò
accadesse
visto il suo comportamento fino ad allora.
«
Nessun problema,
ho già dormito con altri uomini prima di adesso.»
rispose la
ragazza senza tradire imbarazzo« Dipende tutto se per te non
è un
problema.».
“Come
volevasi
dimostrare” sospirò Jack tra se e se, poi
disse:« No, nessun
problema, ci mancherebbe, però sei una bellissima donna,
spero di
resistere alle tentazioni.» scoppio in una risata
cristallina«
Scherzo, scherzo, ho visto quanto sei forte con la tua...
“scienza”
non mi permetterei mai di allungare le mani e poi non solo per paura
di ritorsioni, prima di tutto per rispetto.» sorrise
dolcemente«
Allora i pigiami sono in quel cassetto, ce ne sono per entrambi i
sessi, me ne passi uno per cortesia? Taglia L.» rimase in
attesa
dopo averle indicato un comò.
«
Certo...» aprì
il cassetto tranquilla, ma fece un balzo indietro finendo in braccio
al ragazzo e stringendolo spaventata.
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