I Segreti di John Dee l'immortale-Il Mercenario

di JKEdogawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Guardò la macchinetta con un misto di disinteresse e disgusto. Odiava quegli affari mangia soldi e odiava chi si faceva mangiare i soldi, ma non poteva farci niente, se non approfittarne.
Si guardò intorno, tirò meglio il cappuccio sulla testa e si sedette davanti ad una slot elettronica. Infilò la moneta legata ad un cordoncino e il macchinario partì. La tirò via con un gesto brusco, rinfilandosela in tasca e portò le mani sui tasti, ma non le mosse, anzi, iniziò a parlare. Parlare una lingua sconosciuta, assente, spaesata. Una cantilena silenziosa che solo i più vicini avrebbero potuto sentire.
La macchina traballò un po', sfolgorò e iniziò a sputare monete dallo sportello delle vincite. Prontamente le raccolse nello zainetto che si portava dietro, lo richiuse e se lo caricò sulle spalle come se niente fosse. Uscì tranquillamente dal bar, ignorando il rumore che si propagava alle sue spalle.
« E così hai fatto i tuoi duecento euro giornalieri, vero?» domandò una voce dietro di lei« Come ti fai chiamare adesso? José? Julian?».
« Non sono affari tuoi.» rispose di rimando incamminandosi.
« Fa niente, per me sarai sempre Jeanne.» la raggiunse in un lampo sbarrandole la strada, ma lei non si scompose, come se quel nanerottolo vestito di grigio e dall'immane fetore di uova marce fosse solo una vecchia conoscenza« Oh, hai messo qualcosa di più femminile questa volta.».
« Parigi fa strani effetti.» alzò le spalle« Se vuoi informazioni ho già detto che a te non ne vendo nemmeno se mi regali metà del Libro.».
« E se io ti proponessi di usarlo tutto assieme?» allungò leggermente la mano.
La ragazza alzò un sopracciglio interrogativa, poi scoppiò a ridere prima di tornare seria:« Non sono più la ragazzina che pendeva dalle tue labbra, non mi freghi e non ti vendo informazioni.».
« Io ci ho provato, a questo punto te le prenderò con la forza.» mosse le dita lanciando un fumo giallognolo ai piedi della ragazza, sciogliendo l'asfalto e, apparentemente, incollandole le suole al catrame« È stato anche facile, direi.».
« Infatti.» saltò sfilandosi le scarpe e gli assesto un calcio in faccia« Peccato che tu sia sempre stato un po' carente negli scontri corpo a corpo. E io questo lo so.».
L'uomo si riprese dalla botta massaggiandosi il naso, poi mosse nuovamente le dita e il fumo giallognolo e sulfureo si scagliò sulla ragazza che per tutta risposta si passò la mano davanti creando un muro di nebbia blu che andò in fiamme in contatto con l'altro. Un puzzo di capelli bruciati si sparse per tutta l'area.
« Temevo avessi smesso con la magia.» rise l'uomo« In fondo non l'hai mai sopportata.».
« È scienza, non è magia.» rispose lei seria« E io sono una donna di scienza, se ricordi bene.».
« Non ricominciare con la storia che sei un'alchimista... non hai mai preso una fialetta in mano quando vivevamo ancora assieme.» lanciò una nuova zaffata che lei schivò in una capriola in aria.
« Io NON sono un alchimista!» ringhiò di rimando, la calma che l'aveva caratterizzata fino a quel momento la stava abbandonando« Sono uno scienziato, uno storico, un medico, ma non sarò mai un alchimista.».
« Chi so io la penserebbe diversamente, anche sul tuo uso del maschile.» alzò le spalle l'uomo« Ma potresti sempre dirmi quello che voglio sapere e gliela faresti pagare.».
« Mai!» gridò. L'aria intorno a lei si fece rovente mentre ciò che rimaneva del fumo giallognolo andava in fiamme azzurre e l'odore veniva coperto dai capelli bruciati« La mia vendetta sarà solamente mia e colpirà anche te, John Dee.».
Con un salto raggiunse un cornicione e iniziò a salire raggiungendo rapidamente il tetto e sparendo alla vista dell'uomo. Non perse tempo ed iniziò a correre verso est, ignorando le punte dei capelli nocciola ormai al vento che si tingevano di nero bruciato.
*******
Il dottor John Dee la guardò salire agile senza provare a fermarla. Sapeva da anni che poteva essere inutile e che comunque l'avrebbe trovata di nuovo. Difficile che stesse in un posto per più di due giorni, difficile che non si cacciasse nei guai o non attirasse l'attenzione.
Inalò un'ultima volta il profumo soave che si spandeva nell'aria, poi salì nella limousine nera e iniziò a smanettare con la radio.
« A tous les unité, fuite de gas à le 121 du Rue Bagar.» disse la voce negli altoparlanti« Peut être an attentat. Personne pas identifiée sur le toit direct à est.».
Dee si fece pensieroso. Cosa c'era a est di lì? Il cimitero, un albergo da due soldi, un ponte sotto cui dormire. No, ci doveva essere qualcosa di più e sapeva con certezza che non potevano essere i Flamel, le sue spie in giro per la città lo avevano accertato, senza contare che nessun assassino si sarebbe divertito a giocare con l'energia di una futile slot machine prima di compiere il suo omicidio, soprattutto se quell'assassino si chiamava Jeanne.
E non era nemmeno del tutto sbagliato, aveva imparato da lui.
Si batté il pugno sulla mano, colto da un improvviso lampo di genio.
« Direzione aeroporto.» dichiarò all'autista che partì subito« Come previsto vuole lasciare la Francia proprio oggi, e io so per cercare chi.».
*******
Prima di scendere annusò l'aria.
Niente uova marce, dunque via libera.
Scese con un balzo, calandosi lungo i condotti delle grondaie e balzando dall'altra parte della strada con brevissima sosta su un auto parcheggiata. Si guardò un attimo alle spalle, poi entrò, direzione biglietteria.
« Un pour San Francisco, s'il vous plais.» disse estraendo un portafoglio maschile e una carta di credito« Premier class.».
« Oui, madame. Nom et prenom.» disse la commessa non troppo sorpresa.
« Jeanne.» rispose« Jeanne Dee.».

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Sedili in pelle, spazio ampio per le gambe. La prima classe era uno sballo, il fatto che non ci fosse mai andata la diceva lunga. Con quello che arraffava in giro e guadagnava con il Canto della Sirena per strada non se l'era mai potuta permettere, ma quel giorno Dee l'aveva fatta veramente arrabbiare.
Con il lavoro da mercenario guadagnava bene, in compenso, ma le persone interessate ai suoi servigi, e coloro a cui lei riservava fiducia, erano sempre di meno e sempre meno disposte a pagarla. Alcuni spettacoli d'illusione le erano valsi qualche spicciolo in più, abbastanza da pagarsi una camera d'albergo che non fosse frequentato solo da prostitute.
Si rigirò la carta di credito tra le dita, quasi divertita da tutto ciò. Da come lo aveva abilmente manipolato, inscenando la sua fuga e di come gli avesse fregato il portafogli. Di come gli avesse fatto credere che avrebbe preso immediatamente il volo quando, invece, sarebbe partita molte ore dopo, magari facendogli scoprire che la sua destinazione era un'altra.
Già se lo immaginava, costretto ad un volo low cost sgangherato con una gabbia di galline starnazzanti accanto.
Un sorriso le brillò negli occhi scuri dietro gli occhiali rettangolari, poi il rumore del rollio le fece legare la cintura di sicurezza e attese pazientemente di alzarsi in volo. Purtroppo quel rumore le ricordò anche che John Dee aveva un Jet privato e che comunque la sua fantasia su galline starnazzanti al suo fianco sarebbe rimasta, appunto, una fantasia.
Ma in fondo cosa le ne importava? Prima che la ritrovasse ci sarebbero voluti comunque mesi e lei avrebbe potuto studiare meglio i Flamel o, come si facevano chiamare adesso, i Fleming.
Perenelle poteva essere pericolosa, ma anche gentile se presa con le dovute precauzioni. Inoltre a lei non interessava quella donna, bensì suo marito, Nicholas. Nemmeno il libro le interessava particolarmente, se non per distruggerlo con le sue stesse mani.
Arrivò all'aeroporto americano senza quasi accorgersene, addormentata o semplicemente stanca per l'uso della magia qualche ora prima di partire, o magari confusa dalla tremenda comodità a cui non era abituata.
Si stiracchiò e scese dall'aereo con tutta calma per non dare nell'occhio, uscì dall'aeroporto e s'incamminò senza una meta precisa. Sapeva che i Flamel si trovavano lì, ma non sapeva esattamente dove, dunque doveva farsi un giro della città prima di agire.
Mappa alla mano e penna, iniziò a girare per ogni via, anche la più piccola, segnando tutte le librerie che trovava e facendo dei cerchi attorno alle X più probabili. Prendeva indirizzi e nomi dei responsabili, anche se quei volti non li avrebbe mai scordati per nessuna ragione al mondo.
Come le fiamme blu di quella notte senza stelle.
*******
Si buttò a terra non appena li vide. Lei sempre bellissima in un delicato e leggero abito verde, lui intento a dare istruzioni ad un giovanissimo commesso biondo. Rimase nascosta un po', come a valutare le varie ipotesi. Non aveva messo in conto che ci potessero essere altre persone oltre ai due Flamel, ciò cambiava tutto.
Perenelle si diresse verso la porta, costringendola a nascondersi nell'ombra del vicolo laterale, ma almeno era un problema in meno. Studiò la strada per un po', poi decise di dirigersi al caffè dirimpetto alla libreria per monitorare al meglio la situazione.
Con l'Inglese meno stentoreo che le potesse venire chiese una tazza di tè jasmine con una fetta di limone che mangiò a crudo continuando a guardare la libreria. Iniziò a sorseggiare poco dopo, senza zucchero ne dolcificante.
« Excuse me.» chiese alla ragazza al bancone, una bambina di quindici anni dai capelli biondi e gli occhi azzurri« Can you told me about the book shop here?».
« Sure.» rispose sorpresa dalla domanda« It is the Nick and Penny Fleming's book shop.».
« Interesting.» per quanto l'inglese non le fosse mai andato a genio, le cose fondamentali era riuscita a capirle« Other things? About the Fleming, for example.».
« Not much. But my twin work in this place.» disse sorridendo.
« Twin?» ecco che trovava una parola che non capiva. Anni con John Dee e dell'inglese imparava sempre una parola nuova.
« Yes, twin. Brother born in my same day.» spiegò« You are not english, right?».
« Yeah...» si grattò dietro la testa fingendosi imbarazzata. Finì il suo tè ed uscì con un« Thanks a lot.» che funzionava sempre.
Twin voleva dire gemelli, gemelli voleva dire guai. Lo sapeva da sempre, i gemelli erano sempre un problema.
Si nascose davanti alla libreria, in ginocchio contro al muro e studiando guardinga all'interno del negozio. Flamel stava ancora parlando con il ragazzino, ma quanto cavolo parlava quel tipo? Aspettò ancora un po', in allerta, sperando che prima o poi l'uomo rimanesse da solo per attaccarlo.
Era troppo concentrata sul suo piano che non si accorse della limousine che si affiancava al marciapiede.
Il tempo di percepire l'odore di uova marce che si ritrovò schiacciata a terra da qualcuno, o meglio qualcosa, di molto forte e pesante.
« Regola numero uno per la fuga, non prendere aerei o altri mezzi che richiedano informazioni personali.» disse la voce di John Dee davanti a lei« Regola numero due, non usare la carta di credito di chi ti sta cercando. Mi è bastato aspettare non appena ho scoperto che il mio portafoglio era sparito.».
« Accidenti.» ringhiò provando ad alzarsi.
« Comunque ti devo ringraziare, non sarei mai arrivato a questo posto.» si abbassò per guardarla negli occhi« In fondo ti ho insegnato bene.».
« Flamel è mio.» commentò acida« E il Libro non sarà mai tuo.».
« Ne dubito.» si alzò e si rivolse a chi la teneva bloccata« Immobilizzala e caricala in macchina.» gli uscì successivamente un gridolino eccitato« Da quanto sognavo di dirlo.» ed entrò nella libreria.
Jeanne si dimenò più forte, provando a liberarsi dalla presa di chi la bloccava a terra. Fu a quel punto che sentì qualcuno avvicinarsi e dire cordialmente:« Scusate... potreste lasciare la signorina?».
*******
Era da poco arrivato a San Francisco e il clima non lo intimoriva, dopo tutto abitava a Los Angeles, ma quella città gli provocava sempre uno strano effetto, che non riusciva a spiegarsi.
Perché si trovava lì allora? Nemmeno lui ne era certo, ma le forti vibrazioni di magia che aveva percepito lo avevano costretto a lasciare la città degli angeli per indagare.
Era seduto sull'esterno di un caffè di fronte ad una libreria. Osservava un ragazzo biondo e con gli occhi azzurri che parlava con un uomo alquanto normale dai capelli neri e corti, l'unica particolarità di costui erano gli occhi bianchissimi. Come riuscisse a notarli da così distante sembrava inspiegabile, ma non per un mago come lui, allenato da anni a scorgere i più piccoli dettagli per salvarsi la pelle.
« Sorry miss, can I have a cup of coffee please?» chiese in perfetto inglese sorridendo alla ragazza bionda con gli occhi azzurri che era appena uscita per servirlo, poi aggiunse« And... can I also make a question?».
« Sure, sir.» rispose sorridendo di rimando la ragazza, probabilmente sui quattordici-quindici anni.
« The girl into the bar... maybe she ask you something about the library?» fissò la donna coi capelli color castano chiaro e gli occhi di simil colore coperti da un paio di occhiali da vista quadrati.
« Yes, but why...».
« It is enough, thanks.» sorrise e restò in attesa del suo caffè che prontamente la ragazza andò a preparare, anche se sembrava un po' agitata, forse imbarazzata per lo sguardo di quell'uomo dagli occhi stranissimi.
Era, infatti, “affetto”, se così vogliamo dire, da eterocromia, ovvero l'occhio destro era giallo ocra e solcato da una cicatrice verticale, mentre il sinistro era grigio fumo. Non fece a tempo a sorseggiare la sua ordinazione che una lunga limousine nera accostò sul marciapiede della libreria. Da essa scese un tipo basso e tre energumeni. Tutto normale se non fosse che erano completamente imbacuccati nonostante il caldo infernale.
Non erano umani, non i tre colossi almeno, lo intuì subito, ma non quello che successe in seguito, quando vide la ragazza con gli occhiali che era seduta al bar venir atterrata e immobilizzata. Prese una decisione forse impulsiva, ma non poteva lasciare che una semplice mortale venisse coinvolta in una cosa simile.
« Scusate... potreste lasciare la signorina?» chiese avvicinandosi al gruppo, quando ormai l'uomo basso però se ne era già andato verso la libreria.
La ragazza lo fissò come a dire “Chi sei e cosa vuoi!?”
« Che sguardo atroce... comunque piacere Jack Phoenix e... forse ho fatto male i miei calcoli, credo tu sia in grado di liberarti da sola... ragazza.» sorrise beffardo aspettando il proseguire degli eventi.
*******
Jeanne prese quell'intromissione come una sfida. Alzò la testa con foga, colpendo chiunque le fosse addosso sul naso e rompendoglielo, letteralmente.
Sentiva della polvere sulla testa, come se le avessero spaccato un vaso di terracotta sul cervelletto. La vista si era riempita di lucine, ma chi la teneva si era alzato prendendosi la faccia lasciandole spazio sufficiente per alzarsi e voltarsi.
« Golem, te pareva.» sospirò alzando gli occhi al cielo. schivò un destro cieco e colpì il mostro allo stomaco tirandogli via il cappotto. La creatura s'irrigidì al sole e con un secondo colpo Jeanne lo trasformo in polvere e poltiglia fangosa. Dai resti estrasse un foglietto e lo frantumò con una fiammata blu, poi fece per entrare nella libreria ignorando completamente il ragazzo che era venuto ad “aiutarla”.
Interessante, quella ragazza non scherza. Ma quello che potrebbe succedere nella libreria mi preoccupa molto, meglio controllare... da lontano” pensò il ragazzo seguendo la giovane, ma rimanendo a distanza di sicurezza.
Fu a quel punto che i vetri esplosero costringendo Jeanne nuovamente ad abbassarsi. Come se non bastasse dall'altra parte della strada la ragazzina del caffè e Perenelle stavano raggiungendo la libreria.
Odio questi inconvenienti.” pensò schiacciandosi contro la limousine. Per ripicca ci lasciò pure un bel graffio con un pezzo di vetro li vicino e scivolò verso il cunicolo buio in cui si era nascosta prima.
Lo sapevo!” pensò il ragazzo seguendola e nascondendosi con lei.
« Scusami... ma credo che sia meglio che ti fermi.» disse in inglese, infatti Jeanne non lo capì subito. Per fortuna ripete il tutto in francese.
« Non sai nemmeno cosa voglio fare.» rispose arricciando il naso. Per quanto sentire la sua lingua madre non le fosse dispiaciuto, quel tipo era parecchio strano, e non tanto per l'eterocromia dei suoi occhi, quanto, piuttosto, per il nauseante odore di fragola che si portava dietro« Ora, se non ti dispiace, ho da capire come muo...» notò Flamel senior uscire dalla lavanderia adiacente alla libreria e scrocchiò le dita prima di metterle a pistola verso l'uomo« Resa dei conti...».
« Sei matta!?» esclamò il ragazzo bloccandole la mano« Primo ci scopriranno subito se usi la magia, secondo non vorrai uccidere quell'uomo, ma sai chi è?» assunse uno sguardo serio e severo che le dette solo più fastidio.
« Proprio perché so chi è che lo voglio uccidere.» rispose liberando il polso dalla presa del ragazzo e sostenendo il suo sguardo« Sono anni che lo seguo cercando il momento buono, ma quel rompiscatole di mio pa... di John Dee arriva prima di me. O, come in questo caso, mi usa per trovarlo.» sbuffò dilatando le narici come un toro inferocito.
« Cosa? Tu conosci John Dee!?» il suo sguardo mostrava sorpresa e ammirazione, cosa che la infastidì« Anzi hai detto “pa” e ti sei bloccata... sei sua figlia!?» arretrò con una faccia timorosa e delle piccole fenici cominciarono a brillare minacciose sul suo braccio« Se è così allora mi trovo costretto a fermarti ragazza!» la fissò con i suoi occhi strani, il timore ora lasciava posto a una risolutezza degna di un guerriero temprato da mille battaglie.
Finalmente qualcuno che mi tiene testa.” pensò in un certo qual modo ammirata.
« Lui non è mio padre e non lo sarà mai, anche se lo è stato per un po'.» ringhiò senza abbassare lo sguardo« E se te lo stai chiedendo, no, non voglio uccidere Flamel per conto suo.» strinse le dita a pugno iniziando a rilasciare leggere scariche elettriche. Fece un respiro profondo e si calmò, ma non cambiò il suo atteggiamento« Magia del fuoco, interessante... se credessi nella magia.».
« Sei dunque sua allieva?» Jack alzò un sopracciglio« Interessante... e sostieni di non credere nella magia nonostante i tuoi poteri? Ma soprattutto... perché allora vuoi Flamel morto?» continuò a sostenere il suo sguardo rimanendo freddo e impassibile.
« Questi non sono poteri.» commentò aspra« Questa è scienza applicata, per l'esattezza fisica, elettromagnetismo, elettricità statica ed energia cinetica. Il fatto che tu la chiami magia la svilisce e la trasforma in una mera illusione.» alzò la mano mostrando un portafoglio« Questo immagino sia tuo.».
« E questo è il tuo... ti facevo più giovane, Jeanne Dee.» anche lui le passo un portafoglio« Lungi da me giudicare le credenze altrui, ne ho sentite di tutti i colori da quando ho memoria di questo assurdo mondo.» sospirò, forse era stanco della situazione o forse non era poi così convinto di quello che aveva affermato, sta di fatto che aggiunse« Ma tornando al discorso di prima, che ci fai qui Jeanne e perché vuoi Flamel morto?» i tatuaggi sul braccio ora brillavano meno, ma non erano ancora del tutto spenti.
Arrossì punta sul vivo, strappandogli il portafogli dalla mano:« Alcuni sostengo che abbia secoli, anche perché il mio cognome non è Dee, ma D'Arc. E se te lo chiedi, sì, la tua “magia” mi mette ansia.» lo guardo seria« Sul cosa mi porta qui, non sono affari che ti riguardano, come perché voglio uccidere Flamel.».
Jack trattene una risata:« Te ne do atto non sono affari miei, però Flamel non può comunque mori...» una luce accecante proveniente dalla libreria lo costrinse a schermarsi gli occhi« Ma che diavolo succede!?».
« La so la storia dell'immortalità e scusa, ma non ho tempo.» iniziò ad arrampicarsi sul palazzo e si mise in posizione da cecchino puntando verso il basso« Appena esce lo...».
Invece uscì un Golem con Perenelle svenuta sulla spalla, a seguire Dee con il libro sotto braccio.
« NON CI PROVARE, BASTARDO!» la ragazza si buttò di sotto atterrando sulla macchina e mise la mano sul tettuccio rilasciando scariche elettriche.
« Smettila Jeanne!» sbraito il dottor Dee facendo volare via dalla macchina la ragazza con una semplice magia dell'aria« E ora... ad Alcatraz!» ghigno l'ometto mentre la macchina partiva sgommando veloce.

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Jack si avvicinò a Jeanne fischiettando:« Però te l'ha combinata bene, fortuna che sei atterrata sul sedere... ma non c'è nulla da scherzare, Dee ha preso Perenelle Flamel ma soprattutto... il Libro, se quel vecchio non lo avesse mai creato...» sospirò aspettando che Jeanne si rialzasse.
« Se non lo avesse creato io non sarei quel che sono.» ringhiò la ragazza alzandosi, poi prese il cellulare di vecchia generazione che teneva in tasca e ci rilasciò dentro un po' di elettricità. Subito si accese mostrando un pallino del colore del calore sullo schermo in bianco e nero« Non rimarrà magnetica a lungo quella macchina, ma almeno posso capire la loro direzione.».
« Ti scoccia se ti seguo? Sai quel libro è interessante, potremo collaborare. A me serve una sola formula a dire il vero...» sembrava serio, ma nonostante questo non riusciva a strapparsi di dosso uno strano sorriso da sbruffone.
« A me serve distruggerlo, fai quel che vuoi.» spiegò studiando lo schermo« Alcatraz, ovviamente. Fin troppo prevedibile.» spense il telefono facendo cadere l'energia accumulata al suolo, poi salì nuovamente sul tetto e iniziò a correre saltando da un palazzo all'altro mentre le punte dei capelli le si bruciavano rilasciando odore.
Perché vuole distruggerlo se ne conosce il potenziale... beh non posso permetterlo!” pensò, poi, grazie alla magia del fuoco, creò una sorta di rampino per arrampicarsi sui tetti e cominciò a seguirla verso la baia di San Francisco.
« Te la cavi Jeanne, quel perfido di Dee ti ha addestrata bene!» correva fianco a fianco alla ragazza.
« Purtroppo glielo devo concedere, quel doppiogiochista.» rispose cupa.
Arrivata a destinazione si lasciò scivolare lungo il canale di una grondaia e guardò in direzione della prigione:« Di un po', tu sai guidare una barca?».
« Ho la patente sia per navi che aerei...» Jack scoppiò a ridere« Scherzo però una barca la so guidare, mi ha insegnato mio padre, seguimi.» sorrise gentile e dopo qualche metro salì su una piccola barchetta« Salga, mademoiselle Jeanne.» allungò la mano in modo galante alla ragazza.
Comicità spiccia inglese” pensò saltando sulla barca ignorando la galanteria di Jack, poi si mise a cercare il motore caricando la mano sinistra di elettricità.
« Lascia stare, non attirare l'attenzione.» indicò una barca già a metà baia verso Alcatraz, poi estrasse i fili dal quadro comandi e dopo aver armeggiato un po' mise in moto la barca« Pronta? Mi raccomando, occhi aperti.» fece muovere la barca verso Alcatraz.
« Questo è vandalismo.» commentò piccata, poi alzò la mano verso il cielo rilasciando l'elettricità accumulata come un fulmine al contrario« E purtroppo per te non la posso tenere in eterno, quindi o la uso o la butto... attirando leggermente di più l'attenzione, non trovi?».
Jack si diede una manata in fronte:« Ahimè non hai preso il raziocinio di Dee... speriamo bene.» mantenendo il motore al minimo dopo mezz'ora arrivarono ad Alcatraz.
« Se lo reputi così bravo perché non te lo sposi? Faresti un favore a molte ragazze, suppongo.» rispose infastidita« Vero, avrei potuto usarlo su di te e folgorarti.».
Scese dalla barca con un balzo e guardò la struttura pensando a da che parte entrare.
« Ecco quella sarebbe stata un'ottima idea... allora se ricordo bene dall'ultima visita... seguimi.» il ragazzo si incamminò verso l'ala nord.
« Io non prendo ordini... a meno che non mi paghi.» commentò Jeanne, ma lo seguì lo stesso tenendo gli occhi ben aperti.
Punto nell'orgoglio, Jack estrasse una carta di credito platinum:« Posso comprarmi pure la tua vita con tutti i soldi che ho, non fare l'impertinente... e non svegliare la Sfinge, fai piano.» entrò da una porta rotta e cigolante e scese le scale verso il blocco A.
« Non faccio l'impertinente, semplicemente sono un mercenario. Mi faccio dare degli ordini per guadagnare qualcosa.» rispose con voce strozzata in modo da non svegliare il mostro« E la Sfinge la conosco... brutti allenamenti a dieci anni.».
« Ah capisco... brava...» continuò a camminare piano superando varie creature addormentate come Oni, Troll, Basilischi, Orchi ed altre ignominie.
« Concentriamoci sulle energie che sentiamo e cerchiamo Madame Perenelle.».
« Come dici tu...» lo seguì silenziosa evitando di svegliare le creature« Anche se, a parte la Sfinge, le altre credo di poterle tramortire con un po' di folgorazione.».
« Ferma!» indicò una donna in una cella, con lunghi capelli neri striati d'argento.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


« È lei, aiutiamola, conosci qualche mag... ehm trucchetto utile?» il giovane restò in attesa fissando Jeanne.
La ragazza si scrocchiò le dita e il collo, poi rispose:« Lascia fare a me. E non sono trucchetti, ma scienza.».
Prese un paio di sbarre e serrò i pugni chiudendo gli occhi. Rimase concentrata, penetrando nella materia stessa, sentendo atomo per atomo il metallo sotto le sue dita, infine spalancò le palpebre mentre il materiale si liquefaceva tra le sue mani.
Mollò la presa e si pulì alla bene e meglio.
« Se ne servono di più ditemelo, anche se non so bene quanto vi piaccia l'odore di capelli bruciati.» disse infine annusandosi le punte dei capelli« Sublime profumo.».
Jack rimase con una faccia stupita e ammirata:« Complimenti... anche se mi permetto di dissentire sulla bontà del profumo.» si avvicinò a Perenelle provando a svegliarla.
« Disse quello che puzza di fragole peggio di una bambola di Fragolina Dolcecuore.» commentò Jeanne seguendolo nella cella e studiando la situazione« Se serve posso usare il defibrillatore.» iniziò a sfregarsi le mani creando elettricità statica color blu e puzza di capelli bruciati.
Perenelle, però, al contrario dei desideri della ragazza si svegliò e, dopo un nanosecondo di confusione, chiese:« E voi chi siete? Cosa ci fate qui?».
« Dal canto mio sono Jeanne Dee... D'Arc e voglio distruggere il Libro.» commentò la ragazza« Il tipo tenebroso qui non so, a dire la verità.».
« Le fragole non puzzano, comunque...» commentò il ragazzo, poi prese galantemente per mano Perenelle sorridendole« Jack Phoenix, al vostro servizio madame... mi manda il Conte, voi sapete chi, dobbiamo riprendere il Libro da Dee... ne abbiamo urgente bisogno per voi e vostro marito.»
E per Susan...” pensò cupo.
« Oh, capisco.» rispose la donna annuendo« E come mai siete in compagnia di una serial killer, signor Phoenix?».
« Freni un attimo! Io sono un mercenario... e a volte sicario, ma dettagli, non di certo un serial killer.» commentò Jeanne aspra« Ma non dovevamo recuperare il Libro, di grazia? Non che mi dispiaccia salvare mogli di appassionati di barbecue umani, ma il tempo stringe.».
« Tu sei suonata!» Jack sembrò offeso lui per la frase detta su Flamel.
« Mia cara tu non conosci affatto mio marito, lui non farebbe male a una mosca se non minacciato... o se non minacciano me, chiaramente.» Perenelle si alzò facendosi aiutare dal ragazzo e sorridendogli con i suoi begli occhi verdi« Prima di tutto usciamo di qui, non possiamo di certo affrontare Dee con tutte queste creature intorno, non trovate?».
« Saggia osservazione madame... seguitemi.» rispose il giovane mago incamminandosi verso l'uscita.
« So quello che ho visto.» disse seria Jeanne, gli occhi velati di tristezza e rabbia mentre ricacciava i ricordi nei meandri della memoria« E non saranno le parole di una donna innamorata a farmi cambiare idea al riguardo.» lanciò un rampino salendo al piano superiore« Voi fate quello che volete, io cerco Dee e distruggo il Libro, che vi piaccia o no.» e s'incamminò rapida seguendo la puzza di uova marce che tanto odiava e altrettanto cercava.
*******
« Ma io non la capisco! Cosa avrà mai visto fare a Flamel?» commentò Jack« Comunque non possiamo permetterle di affrontare Dee e men che meno di distruggere il Libro!» fissò Perenelle che aveva lo sguardo perso« Madame, che...».
« Nulla, andiamo.» rispose la Fattucchiera, anche se si capiva che qualcosa la turbava. Forse aveva intuito quello che la giovane donna aveva detto riguardo a suo marito, ma non diede spiegazioni al nuovo “compagno d'armi” e si mise con lui a seguire Jeanne e il fetore dell'aura di John Dee.
« Jack... devo dirti una cosa...» Perenelle interruppe il silenzio che durava da molti minuti, da quando i due si erano separati dall'allieva di Dee.
« Mi dica madame Perenelle.» rispose curioso il giovane alchimista.
« Riguardo a prima, a quel che ha detto Jeanne su Nicholas ecco...» la donna si bloccò per un istante, poi riprese seria« Lei è troppo giovane, non può averlo visto di persona, sicuramente sarà stato Dee a parlargliene mettendoci del suo conoscendo la sua maestria nell'arte retorica ma ecco... ha ragione. Intendeva la caccia alle streghe, io e Nicholas a volte beh... durante il periodo turbolento dell'inquisizione siamo stati costretti a mandare sul rogo alcuni soggetti ritenuti “impuri” o “peccatori” dalla chiesa. Tutto questo solo per l'egoistico desiderio di nasconderci al resto del mondo per il nostro interesse. La curia elargiva laute ricompense per chi trovava streghi, maghi o presunti tali... e per noi alchimisti era molto semplice. Non era difficile trovare vittime sacrificali, anche tra i novizi... mi vergogno di tutto ciò. Ma lo abbiamo fatto per continuare a vivere, per la nostra missione! Il Codice... non poteva farlo cadere in mano ai nostri inseguitori, Dee primo fra tutti. I soldi ci servivano, sono sempre serviti in questa sporca società... scusami se ti ho raccontato questi aneddoti tristi, ma mi sentivo in dovere di metterti a conoscenza. Dopotutto nessuno è perfetto, tutti commettono errori nella propria vita, figuriamoci nella lunga e travagliata vita di un immortale. Ricorda solo una cosa, un monito, un consiglio da chi ha più esperienza... nulla è reale, tutto è lecito, ricordalo sempre Jack.» chiuse così quel lungo monologo proprio quando raggiunsero un corridoio esterno, con Jack che la guardava sconvolto e senza parole. E così rimase, il ragazzo non aveva la forza di ribattere e forze nemmeno la volontà, cercò di elaborare il tutto rimanendo al fianco della Fattucchiera in silenzio.
*******
Saltando e correndo la ragazza aveva raggiunto un corridoio esterno, il posto da dove veniva la puzza di uova marce. Si era messa contro la parete, provando a riportare alla mente cosa poteva mettere fuorigioco John Dee, ma con scarsi risultati.
Aveva problemi di memoria da quando... bé, da quando ricordava e quello era il momento peggiore per averli. Si costrinse a riflettere a fondo, cercando di scacciare lo sguardo di Perenelle Flamel. Quella donna sapeva cos'era successo, sapeva perfettamente il perché del suo astio nei confronti del marito, ma non lo avrebbe mai ammesso e la cosa faceva funzionare i neuroni di Jeanne ancora peggio del solito.
Scosse la testa, scacciando quei pensieri e si concentrò unicamente sull'uomo che l'aveva adottata molti anni prima.
Dee era intento a dirigersi verso l'uscita, il momento perfetto per attaccarlo, ma non del tutto. Rimase nell'ombra alla ricerca dei fili elettrici all'interno del muro.
Elettroni e protoni non avevano segreti per lei, si era allenata a cercarli anche nei muri isolanti e in quella struttura non furono difficili da individuare.
Caricò la mano di elettricità e sovraccaricò il canale più vicino, mandando in corto circuito le luci e facendo esplodere tutte le lampadine a lei visibili.
Quella è una pazza incosciente!” pensò Jack accostandosi a Jeanne e cercando di mantenere più possibile il sangue freddo« Bella mossa... ora Dee sa in che direzione guardare per trovarci!» sbuffo mentre Perenelle si affiancava a loro taciturna.
« Ma guarda dei topi vogliono ballare.» ghignò l'ometto dai capelli grigi« Uscite allo scoperto chiunque voi siate!» Dee cominciò a far crepitare l'aura.
« Lasciate fare a me... e tu non muoverti ragazza!» Perry ammonì la giovane allieva dello stregone e uscì allo scoperto« Felice di rivederti, Dee. Ora ridami il Libro senza opporre resistenza.» la Fattucchiera aveva uno sguardo rigido e fiero mentre un'aura bianca l'avvolgeva.
« Incantato ma non sorpreso di rivederti in libertà, madame Perenelle. Sapevo che nemmeno Alcatraz sarebbe bastata, per te allora istituirò misure speciali!».
*******
Lo scontro era inevitabile ormai, Jack non sapeva che fare, ma cercò di mantenere la calma e di bloccare l'irruenza della giovane collega restando ammirato a guardare lo scontro tra quei leggendari maghi immortali.
« Fammi andare.» commentò Jeanne aspra cercando di superare la barriera che le faceva Jack. Era peggio che giocare a rugby con gli yeti, e lei aveva giocato a rugby con gli yeti« Mentre lo tiene impegnato gli posso rubare il Libro.» un barlume folle le brillò negli occhi, poi smise di lottare per avanzare. Anzi, si mise quatta quatta dietro al ragazzo, come a voler evitare di essere vista.
« Sai... questa non è una brutta idea, accomodati. Io, se permetti, aiuto madame Perenelle.» commentò il ragazzo e, dopo aver sorriso alla ragazza, uscì allo scoperto usando la magia del fuoco per far esplodere lo zolfo che aveva creato Dee, dando così tempo alla giovane di agire« Dai Jeanne, provaci!».
Per tutta risposta la ragazza si presentò sorpresa, se non arrabbiata, per il fatto che il ragazzo avesse avuto la sua stessa idea. Questo era ciò che le frullava in testa, ma poco le importava. Adesso poteva recuperare il Libro.
Scivolò piano nell'oscurità del corridoio, si avvicinò a passi felpati e strappò il tomo dalle mani di Dee appena prima di schizzare nuovamente via.
« Regola numero uno, mai tenere un oggetto prezioso sempre con se.» disse credendosi al sicuro« Regola numero due...».
« Non fare la presuntuosa!» urlò Jack contro Jeanne.
« Mai farsi scoprire subito.» concluse la sua frase John Dee facendola volare addosso al ragazzo con una sfera gialla di magia« Pensavi di sorprendermi, allieva? Su ridammi il Libro.» commentò l'uomo.
« Quello te lo scordi Dee!» esclamò il ragazzo. Fulmineo prese il Libro che incredibilmente era rimasto tra le mani di Jeanne e si allontanò lasciando la ragazza al suo destino.
Finalmente nelle mie mani! Scusa Jeanne ma non posso lasciarti distruggere questo libro... ne va della vita di molti... e forse anche...” il giovane alchimista del fuoco scosse la testa a quei pensieri e tornò a mettere quanta più distanza possibile tra se e i Dee.

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


« Se anche lo recuperassi la mia risposta è no.» disse Jeanne caricando l'elettricità nelle mani« Quel Libro va distrutto, e con esso questa stupida guerra tra bene e male.».
Si concentrò, trovando ogni particella di gas infiammabile che trovava e costringendola in un unico punto, ovvero tra le braccia di Jack, aspettando solo un passo falso da quello che lei aveva ormai rinominato “ragazzo di fuoco”.
Prese una posizione di attacco, a quel punto, in direzione di Dee:« Coraggio, sai bene che non mi fai più paura!».
Ma mi ha preso per un idiota?” sospirò il ragazzo allontanandosi con il libro stretto tra le braccia:« Affronta pure Dee se ti va, ma il Libro non lo distruggerai manco morta!»
« Lo vedremo!» ripose di rimando la ragazza, senza staccare gli occhi dal mago che ghignò vedendo il siparietto. Jeanne risultò solo più infastidita, iniziando a maledire nella sua testa Jack per la figuraccia che, a suo parere, le aveva fatto fare.
Le era un mercenario, e quando le veniva commissionato qualcosa lo portava a termine.
« Su questo concordo, ragazzo.» disse l'uomo, poi scioccò le dita e un ruggito selvaggio rimbombò dall'interno dell'ex carcere più inespugnabile del mondo« Bene a lui ci penserà la cara micetta, ora torniamo a noi, mia allieva prediletta.» fissò Jeanne con un sorriso truce e maligno.
*******
« Ma che diavolo!?» troppo tardi ormai, la sfinge era a una decina di passi da lui, saggiando l'aria con fare rabbioso, gli occhi puntati sul giovane mago e i muscoli tesi.
Era pronta all'attacco.
« E che diamine Dee non hai mai limiti tu! Bene fatti sotto micione!» Jack si mise in posizione di battaglia, consapevole comunque di aver poche speranze contro quell'avversario formidabile il cui arcano potere riusciva a indebolire maghi, alchimisti ed altri soggetti affini alla magia.
Il corpo era quello di un enorme leone muscoloso, con la pelliccia sfregiata dalle cicatrici di vecchie ferite. Un paio di ali d'aquila erano raggomitolate e appiattite sulla groppa. La testa piccola, quasi delicata, era di una donna giovane e bella.
La sfinge lo guardò con gli occhi gialli, poi sorrise enigmatica e iniziò a girargli attorno con passo felpato e disse:« Bene bene, un topolino del fuoco... non sei un po' troppo giovane per avermi come avversaria?».
« Devo darti ragione su questo, ma chi ci costringe a essere avversari? Io stavo solo cercando di riprendermi il Codice... ma per avere salva la pelle ve lo cedo volentieri.» mise a terra il libro ponendolo tra se e la sfinge, mentre teneva le mani lungo i fianchi, pronto in realtà a farle scattare per usare la magia del fuoco e un altro suo trucchetto.
« Dipende da cosa vuoi farci con il Libro, ti pare?» rispose facendo fremere leggermente le ali senza smettere di girare attorno al ragazzo« Inoltre nulla ti dice che lo voglia io, ho ragione?».
Se lo sapesse anche Flamel mi fermerebbe...” pensò il ragazzo dicendo:« Beh voglio l'immortalità, come tutti no? E comunque è palese che lo vuoi, se no perché saresti qui agli ordini di Dee?» guardò la sfinge con una faccia un po' confusa.
« Corretto, ma dubito altamente sul tuo desiderio d'immortalità.» gli si fermò davanti, si stiracchiò innocentemente con un “mew” e si sdraiò incrociando le zampe anteriori con fare tranquillo« gli umani tendono a scordare l'imparzialità degli occhi. Un amore, forse?».
Lo guardò indagatrice, aspettando una reazione traditrice del ragazzo.
« Amore? No, non ho nessuno che mi ami come credo tu intenda e io nemmeno provo un sentimento simile verso qualcuno ora... ma sei un mostro o una manager di agenzie per cuori solitari?» commentò tradendo le false speranze della sfinge« Dai prenditi il libro e salutiamoci da buoni amici, ti va?».
Sembrava assurdo parlare a quel modo a una creatura mostruosa e leggendaria come quella che aveva di fronte, ma il ragazzo sembrava serio, tanto che sorrise innocentemente.
« Allora non mi conosci affatto! Ho una società chiamata Sfinxheart, ma organizza matrimoni per lo più.» alzò le spalle, poi abbassò la testa, appoggiandola sulle zampe« Andiamo, non ti va di chiacchierare? Non mi dirai che sei di fretta... hai detto che non hai nessuno, quindi nemmeno nessuno da salvare.» l'ultima frase risuonò come una minaccia.
« Non si direbbe, ma sono un chiacchierone.» si sedette a gambe conserte avvicinandosi pericolosamente a lei« Dunque...cosa mangiano le sfingi oltre all'energia magica?» sorrise tranquillo, come se lui non risentisse della cosa.
« Di tutto, ma indubbiamente prediligiamo la carne viva.» le salì una risata lungo la gola« E no, quella umana non la mangio da secoli se te lo chiedi. Mi creava acidità di stomaco.».
Alzò la mano colpendo un gabbiano con una palla di fuoco:« Wuela! Cotto a puntino.» gli porse il volatile arrostito« Non ti facevo così cordiale... me ne compiaccio.».
Guardò il gabbiano annusandolo dubbiosa, poi gli dette un leggero morso.
« Sei il primo umano che si azzarda a passarmi del cibo dalle sue mani.» disse mangiandone un altro po'« Anche Dee mi lancia le bistecche crude, è bello trovare qualcuno che ha veramente fiducia in me.» sorrise facendosi scappare una leggera fusa« Fa piacere.».
Jack si incupì:« Io ho perso tutto... cerco di sopravvivere sperando di poter usare quello stramaledetto Libro di Abramo il Saggio... ma in fondo la morte sul campo di battaglia non sarebbe un male per me.».
« Ne sei davvero convinto?» lo guardò dritto negli occhi, aspettando una risposta.
Il ragazzo rise appena, quasi cupamente:« Sei davvero straordinaria, sul serio...in effetti una persona ci sarebbe ma...» si interruppe appena sentì un rumore di motoscafo provenire dal molo.
*******
Anni di allenamento, se non di vita, con quell'uomo avevano insegnato a Jeanne che un attacco diretto magico non avrebbe funzionato, senza contare che lui aveva dalla sua parte l'esperienza.
Scagliò un fulmine verso Dee, poi si lanciò in avanti scivolandogli dietro e mettendogli il braccio attorno al collo.
« Ma che!?» commentò Dee schivando facilmente il fulmine ma non la presa della giovane donna« Ti ho addestrata davvero bene, ma...» senza scomporsi troppo toccò l'addome di Jeanne con la mano sinistra liquefacendole la maglietta« E ora lasciami! O non mi limiterò ai vestiti!».
Nonostante la bravura nelle magie il nanerottolo non aveva la forza fisica per liberarsi di Jeanne, che se anche donna lo sovrastava di un bel po' di centimetri.
« Subito.» molò la presa e si abbassò fulminea falciandogli le gambe con un calcio rotante. Lo bloccò a terra, piantandogli l'anfibio sullo sterno e caricando i pugni al massimo.
« Farò quello che avrei dovuto fare molto tempo fa.» disse pronta a colpire« Morirai, proprio come è morto lui...».
Ma fu a quel punto, pronta a fare l'impossibile che si bloccò, incapace di trovare la forza d'animo per dare il colpo di grazia all'uomo che, in fondo, l'aveva cresciuta.
Dee scoppiò in una risata malvagia:« Lo sapevo! Tante belle parole e poi non hai fegato per arrivare fino in fondo!» usando la magia della terra fece roteare i sassi vicino a loro che presero a colpire incessantemente Jeanne costringendola ad allontanarsi dall'uomo.
Lei non oppose resistenza. Rimase quasi impassibile, a prendere colpi da ogni parte, ancora sconvolta per la sua impossibilità, la sua codardia.
Quello era John Dee, colui che le aveva salvato la vita, che le aveva insegnato la scienza di cui usufruiva, che...
Scosse la testa riprendendo il controllo, gli occhi più determinati che mai. Concentrò gas ed elettricità nel pugno facendolo diventare una palla incandescente di fiamme blu, poi si lanciò verso l'uomo con il braccio piegato indietro caricando il colpo.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


John Dee non rimase particolarmente sorpreso quando la ragazza si bloccò a pochi centimetri dal suo naso.
La conosceva abbastanza da poter dire di aver fatto le scelte giuste, prima tra tutte quella di crescerla come sua figlia prima che come sua allieva. Certo, non aveva valutato subito la possibilità che Jeanne ricordasse, ma era pur sempre una donna giovane, e come tutte donne giovani aveva la tendenza a seguire il cuore prima che il cervello, finendo per mandare in confusione entrambi con buona pace del dottore.
Le abbassò il braccio delicatamente e l'abbracciò mentre, come ogni volta che aveva tentato di ucciderlo, scoppiava a piangere non sapeva nemmeno lui bene per cosa. Si pentiva del gesto? Si malediceva per non essere arrivata alla conclusione?
Non aveva ancora trovato una risposta, sapeva solo che erano quelli i momenti migliori per trattarla da membro della famiglia e non da nemica. Gli attimi più adatti per attirarla nuovamente dalla sua parte.
« Su su.» disse pattandole delicatamente la testa« Non è nulla, non è nulla. Mi hai dato prova un'altra volta delle tue straordinarie capacità.» trattenne un “Che quello stafilococco di Nicholas stava per distruggere e non ha saputo sfruttare”« E sono straordinariamente orgoglioso di ciò. Ora torniamo a casa e dimentichiamo tutto, coraggio.».
« No.» rispose la ragazza asciugandosi gli occhi e allontanandolo con straordinaria delicatezza« Io non verrò con te, mai più.».
Fece partire un rampino e schizzò verso l'uscita più veloce e al contempo più insicura delle altre volte.
« Tornerai.» disse l'uomo, anche se non sicurissimo che Jeanne fosse riuscita a sentirlo« In fondo mi vuoi uccidere.» e scoppiò a ridere.
*******
« Assolutamente!» rispose con fierezza prima di girarsi verso l'improvviso rumore di motore che si sentì partire dal molo« Pazza incosciente!» urlò Jack capendo che si trattava della giovane “scienziata”, come amava definirsi a Jeanne, poi pensò “Non posso inseguirla e lasciare il Libro a Dee... che faccio!?” i dubbi lo attanagliavano e questo era puro divertimento per la sfinge, che lo avvertiva, anche se non sembrava avere intenzioni bellicose nei suoi confronti.
« Potresti sempre prendere le pagine che ti servono. Senza di esse il Libro sarebbe inutile e Dee non potrebbe farci nulla, dico bene?» il mostro si alzò a sedere e si grattò dietro l'orecchio come un gatto qualunque, poi si leccò la zampa ed iniziò a passarla sulla testa per lavarsi« E dato che sei stato così gentile e fiducioso potrei anche accompagnarti sulla terra ferma.».
« Ti ringrazio, ma non voglio che tu indispettisca Dee, fai il tuo lavoro.» sorrise e prese due pagine dal libro, poi dopo aver accarezzato amorevolmente la sfinge si fiondò verso il motoscafo.
Arrivò dunque sulla costa di San Francisco. Una idea gli passò per la mente. Era saggio portare con se le pagine del codice di Abramo? No decisamente no. Decise quindi di nasconderle e un edificio lo colpì.
Fort Mason Center per l'arte e la cultura sembrava fare al caso suo. Entrò guardingo evitando le guardie e poi quatto quatto riuscì a trovare una piccola nicchia dietro la statua di un personaggio storico che in quel momento non riconosceva. Sgraffignò dunque una busta di plastica dove vi erano le indicazioni per l'edificio per mettere le pagine del codice dentro ad essa, poi le nascose dietro ai mattoni rimettendoli infine al loro posto per non destare sospetti. Uscì dunque tranquillo e il più impassibile che poteva dileguandosi nel buio della notte.
*******
Si fermò ansimando solo una volta sicura di essere molto lontana. Aveva preso la barca di Dee, in una sorta di sfida personale, e aveva raggiunto la terra ferma fondendone il motore a causa della troppa energia rilasciata all'interno, poi si era nascosta in una cupa stradina nella periferia di San Francisco cercando di riprendere il controllo.
Teneva mani e piedi ancorati a terra rilasciando elettricità a causa dello stress accumulato. Tensione, rabbia, autocommiserazione per non essere riuscita nel suo intento.
In nessuno dei suoi intenti.
« Lo sai? Anche un bambino al primo mese di addestramento ti troverebbe ora, ritieniti fortunata che Dee ha altro a cui pensare.» si avvicinò alla ragazza« Ora vuoi restare lì in eterno a compiangerti o cerchi di reagire “Thundergirl”?» ridacchiò pronunciando quel soprannome.
Per tutta risposta Jeanne alzò la mano e gli sparò un fulmine contro senza controllare che lo avesse colpito o meno.
« Non rompere.» ringhiò senza alzare lo sguardo« Non sono in vena di scherzi al momento.».
« Sei proprio matta direi.» era incolume dato che, aspettandoselo, aveva già preventivamente caricato l'energia dell'elemento Terra creando una sorta di scudo usando il manto della strada« Punto primo non serve che te la prendi con me, punto secondo non sottovalutarmi, mi hai visto usare il fuoco, di cui sono maestro, ma conosco anche le altre tre magie elementali... ah già ma per te non è magia... dai alzati.» allungò la mano girandosi però dall'altra parte.
« Ti concentri sulle molecole della strada che sembrano muoversi, ma semplicemente le spingi alla moltiplicazione, portandole a proteggerti con la forza del pensiero.» rispose senza muoversi« Per prima scusa, è stato un gesto istintivo.».
« A me non va di parlare di scienza, e comunque se reagisci così d'istinto con tutti allora non avrai nessun amico... ma forse nemmeno ti interessa. Senti qui siamo ancora esposti, ma so dove andare se vuoi seguirmi. Dopotutto trovare qualcuno pronto ad affrontare John Dee non è cosa da tutti i giorni.» sorrise sincero.
« Le persone a cui mi affeziono muoiono.» si alzò asciugandosi gli occhi nella maglia e soffiandosi il naso in un fazzoletto che buttò nel cassonetto lì accanto« Ma dato che per il momento non mi stai particolarmente simpatico posso anche azzardarmi a seguirti.».
« Peccato, tu invece mi sei simpatica. Non ho mai visto una pazza scagliarsi allo sbaraglio contro uno come Dee.» scoppio a ridere« Su seguimi, dobbiamo prendere la metro.» si incamminò a passo sostenuto.
Lo seguì guardinga:« Vivendo con lui si scoprono tante cose, ad esempio che la scienza serve solo a distrarlo, ma la cosa migliore sono gli attacchi fisici.».
« Molto interessante.» sorrise sedendosi sui sedili della metro. In quel momento il vagone era completamente vuoto, fatta eccezione per una vecchietta che, appisolata, teneva la testa vicina al finestrino« Ah quando arriveremo a destinazione ecco... non spaventarti ma... il mio maestro è una persona, come dire... allegra, eccentrica.» rise piano piano fissando la giovane donna« Sai che per essere la figlia di Dee sei troppo carina? Ah già, ma non lo sei di sangue...»
A tale complimento arrossì, poi si fece più seria e tenne lo sguardo basso:« Ci sono diverse cose che mi associano a lui, per mia fortuna il sangue non è tra queste.» scosse la testa a scacciare pensieri nefasti« Comunque, stavi parlando del tuo maestro? Che tipo è?».
« Che tipo è? Beh schietto, burbero, brontolone, insomma un vero rompipalle. Però è uno dei migliori sulla piazza... a parte il carattere. Beh il resto è inutile dirtelo, non renderei comunque l'idea, solo non spaventarti quando lo vedrai, è un po'... grosso, ecco!» sorrise in modo strano, quasi sapesse che la visione dell'uomo avrebbe spaventato Jeanne.
« Ci siamo!» scesero alla decima fermata, ormai lontani dal centro di San Francisco.
« Seguimi» disse Jack incamminandosi per un viale dove, in fondo, si poteva scorgere una casetta in stile coloniale piccola e graziosa« Maestro! Sono io, Jack, abbiamo ospiti!» cominciò a urlare avvicinandosi alla casa. Di lì a breve sull'uscio della porta si presentò un uomo mastodontico. Sembrava un giocatore di rugby, alto minimo due metri e venti per un quintale e mezzo di peso distribuiti tutti nei possenti muscoli che brillavano nella luce delle torce elettriche del pergolato. I capelli rossi rame come gli occhi che sembravano tizzoni ardenti.
« Dannazione Phoenix! Quante volte ho detto di non chiamarmi maestro! Sono Prometeo!» tuonò burbero il gigante.
Jeanne non sembrò particolarmente sorpresa dalla visione. Alzò leggermente gli occhiali e disse con fare serio e deciso:« Lei è come Ecate, giusto?».
Sbigottito da tale reazione, Jack rimase a bocca aperta come un pesce lesso a boccheggiare incredulo, cosa che le fece particolarmente piacere.
« Uhm... attenta la ragazzina, ebbene sì sono come Ecate, un Antico Signore, nonché creatore dei Primi Homines. Ma questa è una storia troppo lunga. Che ci fai tu qui con il mio allievo? E poi questa puzza... John Dee!» fisso Jeanne con gli occhi di fuoco, quasi la volesse incenerire all'istante.
« Ammetto di aver vissuto con Dee un po' di tempo.» spiegò la ragazza senza scomporsi. Avendo già avuto a che fare con Antichi Signori sapeva bene che era meglio non mentire« Ma allo stato attuale è mio nemico come lo è di voi. Almeno a detta della torcia umana qui accanto.» indicò Jack con un rapido gesto del pollice.
« Ma io non ho...» iniziò il giovane, ma Prometeo lo zittì con la mano.
« Uhm, mi piaci sei sincera, ma ancora non capisco che ci fai qui...» disse l'uomo.
Jack s'inchinò:« Mae... Sommo Prometeo l'ho portata io qui, vedesse come ha affrontato Dee! Con che caparbietà e capacità! Se davvero ne è nemica... beh i nemici dei miei nemici sono miei amici... o quantomeno alleati... questo ho pensato.» sì grattò la testa imbarazzato mentre il dio soppesava le parole pinzandosi il pizzetto che copriva il mentone squadrato.
« Toglieremo il disturbo non appena avremo ideato una strategia d'attacco e riposato un po', se ce lo concedete. Promesso.» disse Jeanne rimanendo eretta. Gli occhi non si scostarono dall'uomo, resi ancora più vivi dalla nuova rabbia che si era accesa dentro di lei nei confronti del patrigno e dal rispetto che sentiva per Prometeo. L'Antica Razza aveva personaggi che l'avevano aiutata in diverse occasioni come tanti che l'avevano solo usata. Il gigante le dava l'impressione di appartenere alla prima categoria.
« Capisco... sì te lo concedo.» nonostante l'aspetto burbero il sorriso che fece Prometeo fu dolce e caloroso« Jack mostrale le stanze...».
« Subito!» rispose il mago che si fece seguire dalla giovane donna scortandola fino a una cameretta piccola ma ben arredata con un fine mobilio in legno bianco in stile coloniale e il letto matrimoniale a baldacchino« Prego... ah ti avviso dovremo condividere il letto, il mio è stato portato via ieri per essere sostituito.» in realtà stava bluffando ma voleva vedere la reazione di Jeanne, nascondendo con estrema bravura le risate che gli salivano per l'eventuale imbarazzo provocato nella ragazza, anche se era poco sicuro che ciò accadesse visto il suo comportamento fino ad allora.
« Nessun problema, ho già dormito con altri uomini prima di adesso.» rispose la ragazza senza tradire imbarazzo« Dipende tutto se per te non è un problema.».
Come volevasi dimostrare” sospirò Jack tra se e se, poi disse:« No, nessun problema, ci mancherebbe, però sei una bellissima donna, spero di resistere alle tentazioni.» scoppio in una risata cristallina« Scherzo, scherzo, ho visto quanto sei forte con la tua... “scienza” non mi permetterei mai di allungare le mani e poi non solo per paura di ritorsioni, prima di tutto per rispetto.» sorrise dolcemente« Allora i pigiami sono in quel cassetto, ce ne sono per entrambi i sessi, me ne passi uno per cortesia? Taglia L.» rimase in attesa dopo averle indicato un comò.
« Certo...» aprì il cassetto tranquilla, ma fece un balzo indietro finendo in braccio al ragazzo e stringendolo spaventata.

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