Écho dans le miroir.

di SweetAinwen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'autre Adrien. ***
Capitolo 2: *** Écho dans le miroir. ***



Capitolo 1
*** L'autre Adrien. ***







L'autre Adrien.




 

Osservò il punto dal quale Ladybug era ormai sparita. Ritornò in bagno e spense il miscelatore della doccia, arrancando di nuovo verso la sua stanza. 
Avevano sconfitto Volpina, un'altra akumizzata e aveva la sensazione che avrebbero dovuto battersi ancora con persone che sarebbero finite nella sua medesima situazione. 
Non era una bella prospettiva, se ci riflettevi, specialmente con l'amore che provava nei confronti della sua partner. Sospirò, avvicinandosi allo specchio a figura intera appeso al muro accanto al letto. 
Ci poggiò sopra la mano destra e si scrutò. Cos'aveva che non andava? Forse le sue battute? Il costume nero? Gli occhi, i capelli o...? Si rattristò. Non lo prendeva sul serio? 
Credeva stesse solo scherzando? Digrignò i denti. Ah, non voleva minimamente pensare a quello! Era da escludere che le piacesse qualcuno! Sgranò i bulbi e scosse la testa. Ma che stava dicendo?! Ora decideva persino che la sua Lady non doveva avere nessuno cotta all'infuori di lui? Chiuse gli occhi, frustrato. Anche se ci fosse qualcuno, lui non poteva fare nulla, doveva accettare la realtà e andare avanti. Sbuffò. Certo, belle parole senza i fatti! 
Mugugnò contrariato: - Che situazione odiosa! - sibilò, posando l'altra mano sul vetro. - Datti una calmata, Adrien. Respira. - inspirò profondamente, per poi espirare. - Non scoraggiarti. C'è ancora una possibilità. - sorrise amaro - Certo. Certo. - 
Avvertì un calore improvviso provenire dall'anello e l'osservò. Ora era più sereno, in pace...
Era strano, sentiva come se gli stesse tirando via... un pezzo di sé. La sua parte... oscura? Corrugò la fronte.
"Perché penso queste cose?", si domandò, alzando gli occhi al cielo. 
Lo specchio cominciò ad illuminarsi, attirando la sua attenzione.
- Ma cosa...? - 

Beep-beep.

La porta fu aperta di scatto e Nathalie comparve sulla soglia: - Signorino Adrien, deve presenziare a degli scatti fotografici. -
- Arrivo subito, Nathalie. - enunciò sorridente e la donna annuì, per poi chiudere la porta. 
Ora, Adrien, si era calmato. 



Marinette, seduta sull'attico di camera sua e con il libro che Tikki aveva tirato fuori dal bidone dopo che Lila lo aveva buttato, parlava con la creaturina in rosso proprio di esso e le rivelò che c'era qualcuno che poteva dar loro delle risposte.
- Va bene, Tikki. Domani andremo a trovarlo. Ora, però, - si alzò e sospirò. - sono un po' stanca. -
La kwami le sorrise e annuì, dopodiché rientrarono nella stanza.  

Il giorno dopo, a scuola, Lila non si fece vedere da nessuna parte, sembrava sparita nel nulla e Marinette si sentì un po' in colpa.    
Aveva esagerato nel dirle quelle cose, ma erano state guidate dalla sua gelosia. E quest'ultima faceva brutti scherzi. Sapeva che la rabbia non le era passata, quelli che la vedevano dicevano che i lineamenti del suo viso erano deturpati da essa e che lanciasse saette infuocate a chiunque le chiedesse cosa c'era che non andava. Mugugnò dispiaciuta.
- Ehilà, muso lungo! - la richiamò Alya, dandole una pacca sulla schiena. - Qualcosa non va oggi? - 
Lei scosse la testa: - No, ho solo dormito male. - 
Non era una vera e propria bugia, infatti non aveva chiuso davvero occhio a causa di quell'avvenimento. Lila poteva essere akumizzata di nuovo e doveva trovare un modo per impedirlo. 
- Ah, ecco spiegate quelle occhiaie. - ridacchiò l'amica, facendole alzare gli occhi al cielo.
- Mi sei di conforto. Grazie. - 
- Di nulla, amica. - 
- Uh, giornataccia? - 
Le due si voltarono, trovandosi di fronte Nino e Adrien. Marinette cominciò a sorridere come un'ebete, mettendosi sull'attenti e Alya cercava di calmarla con una mano posata sulla sua spalla.
- Esattamente, Adrien. Lo studio porta a notti insonni. - rispose al posto di Marinette, che non sembrava dare segni di ripresa. 
- Mmh. La scuola... - fece spallucce Nino - lo sappiamo che sarà il nostro incubo per un bel po'.  -
- Quindi, anche se per studiare, dormi a sufficienza, Marinette. - le raccomandò il biondo, sorridendo.
- Oh, sì, certo. - iniziò a gesticolare - Tu sei sufficiente! - Alya si schiaffeggiò un palmo sulla fronte, mentre Adrien e Nino sbatterono più volte le palpebre, confusi. - Cioè, voglio dire... sei abbastanza, cioè, no! - inspirò profondamente - Lo farò. - i due sorrisero incerti.
L'interesse di Adrien si spostò sugli orecchini a pois che indossava Marinette e le si avvicinò, sfiorandone uno con le dita: - Belli questi orecchini. Sono nuovi? -
- Questi? - li toccò - Oh, be', sì, li porto da molto. Non solo loro sono belli, ma anche tu. Cioè, nel senso, sono belli! Sì, lo so! - sorrise, ridacchiando nervosamente. 
Adrien ricambiò il sorriso e le accarezzò la testa: - Perché non mi dai il tuo numero? - tirò fuori il cellulare - Mi sono reso conto di non averlo. -
- Oh, sì, certo! - 
Dopo esserseli scambiati, Adrien si incamminò, seguito da Nino che gli diede una spallata ammiccante.
Marinette trascinò un palmo sul capo, lo sguardo sognante. Alya era rimasta stupita da quel gesto. Non aveva mai visto il ragazzo comportarsi in quella maniera. Che si fosse accorto dell'amica? 
Sorrise contenta: - Qualcuno si sta rendendo conto di qualcun'altro. - cantilenò, prendendola a braccetto e la mora ridacchiò felice.



Arrivato a casa, si diresse verso camera sua e posò la cartella a tracollo sul divano bianco, dopodiché chiamò Nathalie, che arrivò in men che non si dica.
- Sì, signorino Adrien? -
- Oggi ho qualche impegno? - 
- Mmh... No, credo di no. -
Il modo in cui sorrise spiazzò completamente la donna, che trattenne il respiro. Era... sinistro, calcolatore... 
- Perfetto. Grazie, Nathalie. - 
Lei annuì e chiuse la porta, poi scosse la testa. Quel sorriso era frutto della sua immaginazione? Forse lavorava troppo?



- Ah! Ci credi, Tikki? Mi ha sfiorato la testa e mi ha chiesto il numero! -   enunciò, facendo girare la sedia girevole sul quale era seduta, il capo all'indietro. - È un sogno che si avvera! - aggiunse elettrizzata, le braccia a mezz'aria. 
La citata ridacchiò, fluttuandole davanti: - Sono felice per te, Marinette. -
- Ah! Ho la pelle d'oca! - sospirò con il sorriso, issandosi e facendo dei giri su sé stessa. - Io non riesco ancora a realizzare che sia successo! - 
- È un buon segno, ma... - si bloccò, portando una zampetta al petto. 
- Ma...? Cosa? - la guardò, inclinando il capo di lato.
Tikki aprì la bocca e in quell'istante, il cellulare della giovane squillò.
- Oh, mon Dieu! - sgranò gli occhi nel leggere il nome sul display - È Adrien! Oh, no! Cosa faccio, cosa faccio?! - accettò e trascinò all'orecchio il dispositivo. - Ehm, pronto? Adrien, sei tu? - 
Lui ridacchiò: - Mi avrai salvato sulla rubrica con quel nome, no? - 
Lei iniziò ad avere un tic nervoso all'occhio destro. Che stupida! Perché non si comportava in modo naturale?
- Ti ho chiamata per proporti di venire da me. - 
- A... A casa tua?! -
- Sì. Spero di non disturbare. -
- Oh, no, no, no, no! Tu puoi tutto. Cioè, intendo: no, nessun disturbo! Eheheh! -
Sorrise: - Allora ti aspetto qui. -
- Oh, non aspetterai molto. Cioè, volevo dire: arrivo subito! - e chiuse la comunicazione, per poi sospirare pesantemente. - Sono senza speranza! Però! - ritornò allegra e saltellò sul posto, urlando. - Mi ha invitata da luiiii! -
- Marinette, dobbiamo portare il libro... -
- Lo so, lo so. Ma c'è tempo! Su, - aprì la borsetta che si era rimessa sulla spalla - entra e andiamo. - 
Tikki fece come detto e Marinette, successivamente aver aperto la botola, percorse le scale velocemente.
- Mamma, papà, io vado da un amico! Ci sentiamo! - 
I genitori la osservarono chiudere la porta, poi si lanciarono un'occhiata e fecero spallucce.



Dopo aver terminato la telefonata, si era seduto sul sofà, poggiando la testa sullo schienale.
Il battere improvviso sul vetro lo fece sorridere.
- Ehi, fammi uscire! Fammi uscire! - Adrien rise, inclinando il busto in avanti e appoggiando i gomiti sulle ginocchia, facendolo infuriare ancora di più. - Perché vuoi far venire qui Marinette? Che cosa c'entra lei?! - il biondo non rispose - Maledetto! Chi sei?! - urlò, la voce resa roca dalla rabbia. 
- Io? - 
Si alzò, dirigendosi verso lo specchio e si trovò di fronte e in piedi un ragazzo, dalla chioma bionda, le iridi e gli occhi verdi; con una tuta nera aderente, delle orecchie da gatto, una coda e una maschera a coprirgli metà volto, che lo guardava furibondo e con il respiro irregolare. Avevano lo stesso aspetto, erano due gocce d'acqua! 
- Io... sono te. - ghignò - Io sono Adrien, Adrien Agreste. E tu sei Adrien, Adrien Agreste. - ridacchiò - Bizzarro, non è vero, eco nello specchio? -
- Eco nello specchio? -
- Esatto. - ghignò - Eco nello specchio. -
- Non sono un eco nello specchio! - l'ultima parola riecheggiò tra le quattro mura candide in cui era imprigionato, facendolo voltare per osservarsi attorno e deglutì. 
- Come puoi notare. - rise - Meglio se ti arrendi all'evidenza, Chat Noir. Sei solo un eco nello specchio. - 
Il citato ridusse gli occhi a due fessure, la fronte corrugata e i denti che digrignavano, una vena che pulsava sulla tempia incontrollata. Com'era potuto succedere?! Come?! 
- MALEDETTO! - 
L'altro Adrien mugugnò finto offeso: - Non essere così arrabbiato. Probabilmente doveva andare così. - 
- Affatto! -
- Eppure mi trovo qui. -
Il giovane tacque, non potendo controbattere e l'altro ghignò. 

Din Don.

Chat Noir rizzò le orecchie feline e Adrien voltò il capo verso la porta della sua stanza.
- È arrivata. - 



Marinette fissava la villa imponente con impazienza, le gambe che non riuscivano a stare ferme. 
- Oh, mon Dieu! Chissà perché vorrà vedermi? - 
- Per parlare tra amici? - ipotizzò Tikki, facendo sbucare la testa dalla borsetta.
La ragazza la guardò: - Tu dici? -
- Mmh-mmh. - Marinette sospirò - Anche se... avverto una strana sensazione. -
- Quale? -
- Adrien non mi sembra... Adrien. -
Sbatté più volte le palpebre: - In che senso? -
- Non lo so... -
La porta fu aperta dall'interessato in persona, facendo agitare Marinette, che chiuse in fretta la borsetta, sorridendo a trentadue denti. Appena in tempo! 
- A-Adrien! - lui sorrise.
- Andiamo? -
- A-Andiamo? M-Ma... non... - 
- Ho cambiato idea. - rispose, posando le mani sulle sue spalle per voltarla, così da ricevere la schiena. - Dirigiamoci al parco, l'aria aperta mi piace di più di quella chiusa. - 
- O-Ok! -
Ora camminavano fianco a fianco da un bel po', in un silenzio che rendeva irrequieta la giovane. Che cosa doveva dire? Non lo sapeva! E lui cosa le doveva dire? Non sapeva nemmeno questo!
Ah, che frustrazione! Una più imbranata e timida di lei c'era? No, per niente. 
- Allora... - lei alzò di scatto la testa nella sua direzione - Oggi non ho visto Lila. - il sorriso di Marinette si spense - Tu ne sai qualcosa? -
Scosse il capo: - No, purtroppo no. -
- Ti senti in colpa, non è vero? - 
- Mmh. - annuì, per poi sbattere più volte le palpebre, stupita. - Mmh?! Eh, ah, c-cosa intendi? - gesticolò con le mani, presa alla sprovvista.
- Per quello che le hai detto. - la guardò - Credi di aver esagerato e vuoi rimediare, ma non riesci a trovarla e questo ti rattrista. - 
Marinette si fermò, mentre Adrien continuò a camminare, riportando l'attenzione di fronte a sé, sorridendo vittorioso. 
La ragazza era confusa... molto confusa... 
- Io... ero Ladybug... in quel momento. - si ricordò, le mani al petto. 
- Marinette, c'è qualcosa che non va in lui! - sussurrò convinta Tikki, mostrando la testolina rossa.
- Ma che dici, Tikki? Cosa c'è di sbagliato in lui? -
- Non lo so! Tuttavia non mi piace. Fai attenzione, ti prego. -
- Va bene, lo farò. Anche se non ne capisco il motivo. -
- Marinette? Con chi parli? - domandò Adrien, osservandola con la fronte corrugata.
- Oh, io? - si grattò la nuca, arrossendo lievemente. - Con nessuno, parlavo da sola. - 
Dopodiché alzò il passo, fino a raggiungerlo e riprendere il cammino: - Comunque, ehm... - giocherellò con i pollici - ritornando a noi, ehm... Le ho detto qualcosa? - 
- Be', sì. -
- E cosa? -
- Che è una bugiarda, - iniziò a contarle sulle dita - non vi siete mai incontrate e non siete amiche. - 
- Oh, davvero? Ho-Ho detto questo? Che strano, non me lo ricordo. Ne sei sicuro? - 
La guardò: - Eri tu. Ne sono sicuro. -
Il respiro di Marinette si arrestò dinanzi a quello sguardo intenso e colmo di sottintesi. O era solo una sua impressione? Cercò di sorridere, sopraffatta da quell'occhiata. 
"Forse... Tikki ha ragione.", pensò titubante.
La quiete li avvolse di nuovo, fino a giungere alla meta prestabilita e si sedettero su di una panchina. Improvvisamente un tic nervoso s'impossessò della sua gambe destra e Adrien ci poggiò sopra una mano, facendola arrossire.
- E-Ehm... -
- Sei agitata? -
- Io? No, no! Sei tu che mi agiti. Cioè, no, volevo dire...! -
La sua risata fermò il fiume di parole che tentava di far uscire per rimediare alla gaffe commessa e sorrise dolcemente. Ah, quant'era bello! 
- Speriamo che Lila non venga akumizzata. - osservò il cielo azzurro - Non voglio dover combatterla ancora una volta insieme a te. In fondo mi dispiace. -
Marinette sussultò e Tikki, in ascolto, si coprì con una zampetta la bocca. C'era sicuramente qualcosa che non andava! Non aveva sentito male, vero? Aveva praticamente ammesso di sapere chi era Ladybug e lui di essere...!
- N-Non c-combatterla insieme a... te a-ancora una v-volta?! - 
- Mmh-mmh. - inclinò il capo di lato - Ho sbagliato qualche cosa? -
- Ah, ehm, t... tutto? - 
Marinette non sapeva come reagire. Adrien si comportava in modo strano e stava cominciando a crescere in lei un brutto presentimento. 
- Impossibile. - indicò gli ornamenti che indossava alle orecchie - Questi orecchini sono identici a quelli di Ladybug. Sono il suo Miraculous, non vero? -
La giovane ne celò uno con il palmo e lui sorrise. Non era un sorriso dolce, gentile... no... era cattivo. Tanto da inquietarla. 



Colpiva, colpiva e colpiva più volte il vetro dello specchio, senza successo. Era da quando il suo altro io era uscito dalla stanza che provava a trovare una via d'uscita, vanamente. 
Era completamente circondato dal bianco. Né una porta né una finestra, salvo quella superficie riflettente che gli permetteva di osservare la sua camera. Vuota
Strinse i pugni, per poi spostare l'attenzione sull'anello, che mostrava ancora tre tacche. Era da ieri pomeriggio in quello stato, da quando si era risvegliato rinchiuso lì dentro. 
Immobile come gli oggetti che decoravano le case.





Aprì lentamente gli occhi, venendo accecato da una luce abbagliante e li schermì con l'avambraccio, reggendosi con il gomito dell'altro. Abituatosi, si osservò attorno, sgranando i bulbi nel notare che... erano le pareti stesse ad emanare quel bagliore candido! 
- Ma che cosa...? - si accorse persino di essere ancora trasformato e fissò l'anello, confuso. - Com'è possibile? Tre tacchette? Non dovrei essere già tornato normale? Plagg, dove sei?  Plagg! - 
Dietro di sé udì dei rumore e si voltò. Attraverso uno specchio, riusciva a vedere la sua stanzetta e si avvicinò. Poco dopo, nella sua visuale, comparve... un altro Adrien! Scorgeva sé stesso prendere la cartella, ribaltarla e non trovare il libro di suo padre! Cos'era, un sogno? Una specie di viaggio dell'anima o cos'altro? Poi dov'era finito il libro? 
- Cosa sta succedendo? - si domandò, poggiando i palmi sul vetro.
Adrien si voltò nella sua direzione, mettendolo a disagio per l'intensità con cui l'osservava. Passarono secondi o minuti, lui rimaneva sempre con lo sguardo fisso su di lui. Spostò l'attenzione sull'anello.
"Tre tacche. Ancora?!", pensò sorpreso.
- Ben svegliato. - alzò il capo nel sentire la sua voce, identica. - Credevo saresti rimasto a dormire un altro bel po'. -
- Tu... - 
- Sì, lo so. Incredibile, non è vero? - incrociò le braccia, sorridendo. - Sono la tua copia sputata. -  
- Già. -
- Forse perché sono te. - mormorò flebile, tale che Chat Noir non lo sentì nemmeno. 
- Come? - 
- Non ho detto niente. - sorrise innocente.
- Perché mi trovi qui? - si guardò attorno - Cosa è successo? -
- Ah! Non ti ricordi? - chiese curioso e Chat scosse il capo, facendogli schioccare la lingua. - Che peccato. Eppure - si portò l'indice e il medio al mento - sei stato tu a desiderarlo. -
- Desiderare cosa? -
- Sforza il tuo cervello. - 
- Se non ricordo ci sarà un motivo! -
- Sì: il tuo scarso intelletto e menefreghismo. - sbatté più volte le palpebre e Adrien mostrò i denti: - Cosa c'è? Stupito dal tuo altro io? -
Il cellulare nella tasca dei suoi pantaloni prese a squillare e lo acchiappò: - Pronto, Nino? - 
Chat batté un pugno sul vetro: - Nino! Nino! - provò a chiamarlo e Adrien sorrise sghembo. 
- Va bene, ci vediamo dopo. - e chiuse la comunicazione - Nessuno ti può sentire. Arrenditi. -
- Allora non dovresti nemmeno tu. -
- Io sono te. Posso farlo. -
- Non ci sto capendo niente! - sbraitò frustrato, riducendo gli occhi a due fessure. 
- Capirai, non ti preoccupare. - si avviò verso la porta - Prima o poi. - aggiunse divertito. 
- Aspetta! Dove stai andando?! -
- Da Nino! - 
- Fammi uscire di qui! Aspetta! -
Udì l'uscio chiudersi e urlò avvilito. Osservò ancora l'anello e sospirò, poggiando la schiena sul vetro. C'erano tre tacche. Immutate. 
"Che diamine mi sta succedendo?!", si domandò, scivolando fino a toccare il pavimento bianco.






Si diede uno slancio, dopo essersi allontanato dallo specchio, e gli diede una botta con la spalla. Ci riprovò un altro paio di volte, finché non mise su una smorfia di dolore e si resse la parte lesa con una mano. 
- Tutto inutile. - abbassò lo sguardo - Non ci riesco! -
- Chi sei tu? - 
Issò di scatto la testa al suono di quella voce: - Marinette? - 
Di fronte a sé, lo specchio trasmetteva delle immagini in cui si trovavano lui e la ragazza, seduti su una panchina. Lei l'osservava con diffidenza, una mano a coprirsi un orecchio e lui sorrideva cattivo, mostrando però finta innocenza. 
- Io? Sono Adrien. - si indicò - Non mi riconosci? -
- No. Affatto. - si alzò, cominciando ad indietreggiare e Adrien fece lo stesso, avanzando.
- Cosa vorresti dire? -
- Tu non sei Adrien: mostri degli strani atteggiamenti. Mi chiedi cose strane. -
- Cose strane? - rise - Ammettilo che ho fatto centro. - lei deglutì - So chi sei, cosa fai... - 
- Non so di che cosa stai parlando. -
Portò le mani a mezz'aria, ghignando: - Bugaboo, - Marinette sobbalzò e il cuore perse un battito. - non essere testarda. -
- Buga... boo? - ripeterono all'unisono Marinette e Chat Noir, la prima ormai spalle al muro e il secondo perplesso.
Adrien, con lentezza, mise in mostra la mano destra con l'anello all'anulare, sorridendo sghembo: - Ti ricorda qualcosa, questo, My Lady? -
Marinette sgranò gli occhi. No, non poteva essere! Saettò lo sguardo dall'oggetto a lui e viceversa. No, stava mentendo! Non era possibile! In tutti i combattimenti, i flirt... c'era... Adrien? Il suo amore? No! Non voleva crederci! 
Andiamo, era improbabile! Adrien era gentile, garbato, premuroso, timido... invece Chat Noir era...
- Sfrontato, presuntuoso, Don Giovanni, ma di buon cuore. - continuò Adrien al posto suo, ghignando.
Marinette iniziò a tremare.
- Marinette, Marinette! - la chiamò Chat Noir, battendo i pugni sulla superficie riflettente. - Marinette, arrivo subito! - 
Detto questo, diede una spallata e poi colpì con dei pugni, cercando di rompere lo specchio. 
- No, non può essere! - si tappò le orecchie, strizzando i bulbi. - Adrien non può essere Chat Noir! Mi stai mentendo! Sei un bugiardo! - lo guardò con le lacrime agli occhi - Dov'è Adrien? Il vero Adrien! -
Ridacchiò: - Io sono Adrien. -
- No! - 
- Sei libera di non credermi. -
- Infatti non ti credo. -
Inclinò il capo di lato: - Bene. - 
Il ragazzo chiuse gli occhi, facendo sgranare quelli di lei alla vista del suo cambiamento. 
- Marinette! - ripeté il suo nome Chat Noir, sferrando continuamente pugni.

Crap. 

Chat si bloccò, notando delle crepe partire dalla sua mano chiusa a pugno e i due svanirono dalla superficie riflettente, riottenendo la visuale sulla sua stanza. Ci riprovò.
Doveva riuscirci! Non voleva che Marinette si facesse male, quel maledetto gliel'avrebbe pagata cara se la sfiorava con un dito!
Impresse la sua rabbia in quel colpo, urlando con la stessa intensità. 

Crash. 

Lo specchio si ruppe in mille pezzi e posò il piede dall'altra parte, seguito dal secondo, trovandosi interamente fuori da quella gabbia bianca. Fece una piccola corsetta e si diede uno slancio verso l'alto, per raggiungere la finestra. Prese il suo bastone e lo allungò, iniziando a saltare sui tetti.

Quando giunse a destinazione, non li vide più lì e spostò lo sguardo, trovandoli quasi all'entrata del cancello. 
Ciò che però gli congelò il sangue nelle vene, fu sé stesso in versione candida accovacciato... e Marinette in posizione supina priva di sensi. 
- MARINETTE! -






*Angolino dell'autrice*
Buon salve ^__^ Come state? 
Ecco che sbuco con una nuova cosetta xD 
Questa doveva essere una one-shot, ma mi sono detta: << Visto che voglio lasciare un po' di suspense, lo divido in due parti. Così mi odieranno e mi vorranno morta. AHahah! xD>>
Il mio sadismo non ha fine! u.u E mai lo avrà. Arrendetevi. xD ahahah
Vi avviso che avrà solo due capitoli, quindi calma xD ahahah Che ve ne pare, però, di questo capitolo? ^--^ La mia mente malate voleva condividere con voi questa mia idea altrettando malata e... niente xD ahahah è venuta fuori. ahaha
E l'immagine della storiella? ^--^ Cattura perfettamente? A me sì! *--* Ci ho impiegato molto per farla, ma ne è valsa la pena xD DOVEVO farla, altrimenti niente. xD ahahah
Spero vi sia piaciuto ^--^
Alla prossima! 
Da: SweetAinwen.

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Capitolo 2
*** Écho dans le miroir. ***





 

Écho dans le miroir.

                                                                           




Atterrò a pochi metri da loro, i lineamenti del viso deturpati dalla rabbia e l'asta stretta in una morsa ferrea. 
Scrutò la ragazza, poi Chat Blanc e viceversa: - Che cosa hai fatto a Marinette? - scandì le parole, digrignando i denti.
Lui si alzò lentamente: - Io? Non le ho fatto niente. - si girò, sorridendo. 
- Non le hai fatto niente. - ripeté pacato - Non le hai fatto niente?! - questa volta sbraitò - Secondo te, trovarla a terra, incosciente, è non farle niente?! Chi vuoi prendere in giro?! - si mise in posizione d'attacco: - Allontanati da lei. Subito. -
- Come desideri, Chat Noir. - lo beffeggiò, facendo un lieve inchino che lo mandò su tutte le furie.
- Non ti conviene scherzare. -

Beep-beep.

Chat Noir sgranò gli occhi e fissò l'anello. 
"Due tacche? Ora ci sono due tacche!", pensò stupito.
La risata del suo altro sé stesso lo fece soffiare contrariato: - Cosa c'è di divertente? - 
- Rompendo lo specchio, hai permesso al tempo di mobilitarsi. Per questo l'anello, ora, è attivo. - gli spiegò calmo, guardando il cielo azzurro. - Quella gabbia bianca era un luogo senza tempo, per tale motivo sei rimasto nella tua forma da Chat Noir. - l'osservò ghignando - Dovresti sbrigarti, prima di tornare normale. -
- Non c'è bisogno che tu me lo dica! - 
Dopodiché corse nella sua direzione ma, improvvisamente, il paesaggio cominciò a deformarsi, bloccandolo sul posto. Scivolava via come pittura fresca, venendo occupato dal nero totale e indietreggiò leggermente.
- Cosa sta succedendo? - con la coda dell'occhio intravide Marinette mentre veniva trascinata dal suolo oscuro e il cuore pulsò a mille. - Marinette! -
Mancava poco nel raggiungerla, aveva proteso anche la mano e stava per afferrare la sua. Era a pochi millimetri e... la ragazza scomparve nel vuoto. 
- No! - 
Rimase secondi interi a fissare il punto dove prima era situata, stringendo la mano a pugno. Maledizione! Se fosse stato più veloce, l'avrebbe presa! Le sue gote furono percorse da gocce salate e Chat Blanc rise di gusto.
Chat Noir si voltò, nel momento in cui lui si scompigliava i capelli biondi.
- Oh, quanto mi dispiace. Stai bene, Chat Noir? - 
- Chiederlo quando sai già la risposta... -
- Ho capito, ho capito. - alzò una mano a mezz'aria - L'ho fatto per gentilezza. - 
- Cosa sei davvero? - 
- Rammenti... quando hai posato le tue mani sullo specchio? -





Sospirò, avvicinandosi allo specchio a figura intera appeso al muro accanto al letto. Ci poggiò sopra la mano destra e si scrutò.

- Eri arrabbiato, amareggiato, insicuro. Tutto perché credevi che Ladybug avesse una cotta per qualcun'altro e che, per questo, non ti calcolasse nemmeno di striscio. -

Mugugnò contrariato: - Che situazione odiosa! - sibilò, posando l'altra mano sul vetro. - Datti una calmata, Adrien. Respira. - inspirò profondamente, per poi espirare. - Non scoraggiarti. C'è ancora una possibilità. - sorrise amaro - Certo. Certo. -

- Volevi liberarti di quei sentimenti negativi, perché sapevi perfettamente che, se venivi sopraffatto da essi, avresti commesso azioni di cui ti saresti pentito. -

Avvertì un calore improvviso provenire dall'anello e l'osservò. Ora era più sereno, in pace...
Era strano, sentiva come se gli stesse tirando via... un pezzo di sé. La sua parte... oscura? Corrugò la fronte.
"Perché penso queste cose?", si domandò, alzando gli occhi al cielo. 
Lo specchio cominciò ad illuminarsi, attirando la sua attenzione.
- Ma cosa...? - 

- Perciò, il Miraculous ha voluto esaudire il tuo desiderio: quello di non provarli e di poter rimanere al fianco della tua amata senza preoccuparti delle conseguenze. -

Il vetro oscillava, come se dovesse mostrare qualcosa... o qualcuno. 
Nel frattempo, dietro lo specchio, circondato da mura nere, c'era un ragazzo. La chioma bionda, le iridi e gli occhi verdi, con lo stesso abbigliamento di Chat Noir, salvo il colore: bianco.
Aprì i bulbi, che erano chiusi fino a un attimo prima, e osservò l'altro sé stesso attraverso il vetro. 

- L'anello capiva il tuo stato d'animo e li ha espulsi... -

Il giovane si detrasformò e poggiò i palmi sulla superficie riflettente.

- ... incarnandoli... in me. -

Beep-beep.

Chat Noir si sentì tirare per i polsi e sgranò gli occhi, preso alla sprovvista. Il vetro era sempre più vicino e strizzò i bulbi per non assistere all'impatto con esso. Non avvertendo nulla, li riaprì e, appena lo fece, un colpo alla nuca lo stordì. Il buio lo avvolse all'istante. 
L'altro Adrien lo fissò, con la mano ferma a mezz'aria per la botta che gli aveva dato e lo sguardo inespressivo. Successivamente fece fuoriuscire un piede dallo specchio, seguito dal secondo e si guardò attorno. Si trovava fuori dallo specchio. 

- In poche parole... sono l'incarnazione della tua emotività negativa. Un concentrato di cattiveria. - 

Sorrise e si voltò, notando Chat Noir steso a terra all'interno della superficie riflettente.
La porta fu aperta di scatto e Nathalie comparve sulla soglia: - Signorino Adrien, deve presenziare a degli scatti fotografici. -
- Arrivo subito, Nathalie. - enunciò sorridente e la donna annuì, per poi chiudere la porta. 
Adrien diede un'ultima occhiata al giovane privo di sensi e si avviò, sorridendo cattivo. 






- Non credevi possibile che il Miraculous fosse capace di questo, vero? - domandò, sorridendo sghembo e Chat Noir digrignò i denti. - Ci sono varie cose che non sai, allora, Adrien. - esibì gli orecchini tra le mani, facendoli saltare come fossero una pallina. 
Il respiro di Chat Noir si fermò alla vista di quegli oggetti e Chat Blanc, capendo, ghignò. Ora si che si sarebbe divertito!
- Ti sono familiari? - ridacchiò - È il Miraculous di Ladybug. Bello, vero? - 
- Il Miraculous... -
- Sì, esatto. - lo interruppe, scrutando gli orecchini. - Ora collega: perché ho voluto incontrare Marinette? - chiese guardandolo - Ieri l'ho vista alla fine delle lezioni con indosso questi e mi sono detto: << Wow. Sono identici a quelli di Ladybug! >>. Così ho voluto indagare e l'ho chiamata. Le ho fatto un piccolo discorsetto su Lila, su come lei si sentisse in colpa per ciò che le aveva detto e che voleva rimediare. - rise - Dovevi vedere la sua faccia! E quando mi ha visto trasformarmi, scoprendo infine la doppia identità da supereroe? Esilarante. -
Le lacrime scesero incontrollate, facendolo singhiozzare. No, non poteva essere vero! Marinette era...? 
- Esatto, Adrien. Marinette è Ladybug. Non riesco a capire come tu non ti sia accorto della somiglianza. I capelli, gli occhi... Insomma! Ci sono varie cose che combaciano. Sei talmente accecato dal tuo amore per Ladybug da non notare di averla sempre avuto accanto! Esilarante anche questo. - la sua ilarità riecheggiò in quello spazio nero e Chat Noir spostò l'attenzione alla sua destra per non dover vedere in faccia la realtà.
Su una cosa lui aveva ragione: se Marinette era davvero Ladybug, non aver notato niente era da veri ciechi. Come?! Come aveva fatto a non capire...? E se fosse una bugia? Solo uno stratagemma per metterlo K.O in fretta?
- Puoi non credermi. Se questo è ciò che desideri. - rise maligno e Chat Noir singhiozzò. 

Beep-beep.

- Uh! Une minute. Temps est terminé, Chat Noir. - 
Il citato allungò il bastone e corse nella sua direzione, urlando rabbioso. Gliel'avrebbe fatta pagare: il suo essersi spacciato per lui, impossessandosi della sua vita, e l'aver toccato un'amica a lui cara... o la sua amata...
Chat Blanc fece un balzo e toccò con i piedi la schiena del giovane, spingendolo così in avanti e facendogli perdere l'equilibrio. 
Riuscì a non cadere grazie all'asta, che fece scontrare contro il suolo, mentre l'altro l'osservava a braccia conserte sghignazzando. La vittoria era in mano sua, ormai. 
- Dove miri? Io sono qui. - 
Chat Noir si girò di scatto, stringendo la presa sull'utensile. Si stava beffando di lui simulando le sue medesime mosse e ci riusciva bene! In fondo... era la sua parte oscura.
- Non vantarti troppo, potresti cadere. -
Ridacchiò: - Lo stai dicendo a te stesso, te ne sei accorto? - 
"Non posso nemmeno usare il cataclisma. Dannazione!", pensò esasperato.
- Arrenditi. È la cosa migliore. - 
- Nemmeno per idea! - 
- Allora fatti sotto. - 
Chat Noir non lo vide muovere un muscolo, neanche per mettersi in posizione di difesa. Niente. Lo stava trattando come... un perdente. Ciò lo mandava in bestia! Aveva davvero un lato così...? 
Pensare che era lui... come poteva? Si mosse velocemente, il bastone di lato. Ormai lo aveva raggiunto!
"Sei morto!", pensò sorridendo Chat Noir.
Sgranò gli occhi e Chat Blanc mostrò i denti, vittorioso. Adrien avvertì lo stomaco sotto sopra mentre, con una mano protesa in avanti... cadeva nel vuoto. 
Chat Blanc lo guardava precipitare, finché non lo vide più e sorrise: - Puurr-fait fini de jouer, garçons. - enunciò, tra le dita il Miraculous dell'altro sé stesso e il kwami in nero finì sulla sua mano libera, mugugnando sfinito. - Bentornato, Plagg. Piaciuta la permanenza nell'anello? - poco dopo, il citato svanì, facendolo ridacchiare. 



Marinette aprì gli occhi con lentezza e venne accecata da una luce abbagliante e li schermì con l'avambraccio, reggendosi con il gomito dell'altro. Abituatasi, si osservò attorno.
Erano state le pareti bianche a procurarle quel fastidio ai bulbi e corrugò la fronte, deglutendo. Era un brutto sogno? 
- Dove... Dove sono? - improvvisamente si ricordò dell'accaduto e il respiro si fece irregolare. - Tikki! - esclamò, controllando la borsetta e trovandola vuota, facendola deglutire di nuovo. - Tikki! Dove sei? Tikki! - urlò a squarciagola - No... No, no, no! Non può essere! - le lacrime scesero lungo le guance, offuscandole la vista. - Tikki... Tikki... - mormorò, piegandosi in due.





- No, non può essere! - si tappò le orecchie, strizzando i bulbi. - Adrien non può essere Chat Noir! Mi stai mentendo! Sei un bugiardo! - lo guardò con le lacrime agli occhi - Dov'è Adrien? Il vero Adrien! -
Ridacchiò: - Io sono Adrien. -
- No! - 
- Sei libera di non credermi. -
- Infatti non ti credo. -
Inclinò il capo di lato: - Bene. - 
Il ragazzo chiuse gli occhi, facendo sgranare quelli di lei alla vista del suo cambiamento. 
I vestiti iniziavano, pian piano, a diventare una tuta aderente, una coda, una maschera e delle orecchie da gatto. La peculiarità era che era interamente bianco. Adrien era diventato Chat Noir davanti ai suoi occhi! 
- No... Non puoi essere Chat Noir! - 
- Infatti. - lei si stranì - Io non sono Chat Noir. -
- Cosa...? -
- Chiamami... Chat Blanc. - rise - Perché non ti trasformi, Ladybug? - lei deglutì.
- Non so di cosa... -
- L'ho vista. - la interruppe - Il tuo kwami è molto grazioso, lo sai? - Marinette celò con le mani la borsetta - Come si chiama? Ah, già... Tikki. - ghignò - Esci allo scoperto, ormai non ha più senso nascondersi, Tikki. -
La giovane digrignò i denti e mosse un passo indietro, per poi iniziare a correre. 
- Diamo il via ai giochi. - sussurrò Chat Blanc, sorridendo sghembo. 
- Marinette, devi trasformarti! - esclamò Tikki, fluttuandole davanti.
- Sa di te! Ti avrà sicuramente vista quando parlavo con te! Dannazione! È stato akumizzato? -
- Non credo. Non si sarebbe mostrato come Adrien, altrimenti. -
Uno spostamento d'aria alle sue spalle la mise sull'attenti e diede un calcio rotante, che fu schivato, e fece una capriola all'indietro. 
Chat Blanc rise, divertito: - Sei brava ad evitare. Ma ora voglio vedere quanto sei capace a combattere. - detto questo fece un balzo, librandosi in aria con il bastone e Marinette si portò di lato ed esso atterrò sul terreno.
- Marinette, trasformati! - 
- Sì, dai ascolto al tuo kwami. - la prese in giro il ragazzo, ridacchiando. 
Marinette strinse i pugni e corse: - Tikki, trasform... -
Non riuscì a finire di parlare, qualcosa ostruì il suo cammino e la fece cadere, sbattendo la testa contro il terreno. Udì solo Tikki fare il suo nome a squarciagola, poi fu il buio.
Chat Blanc si avvicinò, battendo l'estremità dell'asta contro il suolo: - Sempre che io te lo permetta, ovviamente. - ridacchiò e Tikki lo guardò furibonda. - Oh, su! Non guardarmi così, Tikki! - 
- Percepisco un grande concentrato di negatività, in te. Sei stato espulso, non è vero? - 
Schioccò la lingua: - Indovinato! - 
Si abbassò, protendendo una mano e la kwami, capendo la traiettoria, si mise davanti agli orecchini. Chat Blanc la osservò, per poi afferrarla e spostarla da un lato. 
- Ti prego, fermati! - 
- Mai! - successivamente ne acchiappò uno. 
- No...! -
Quel diniego le uscì strozzato, poiché il secondo orecchino era stato tolto, facendola scomparire. 






Singhiozzò, portandosi le gambe al petto e abbracciandole, affondandoci la testa.
"Tikki... Adrien...", invocò avvilita.
Aveva perso il Miraculous, la sua amica... e ora era situata in un luogo sconosciuto. Perché era successo?! Perché?! Quel ragazzo era davvero Adrien, lui era veramente Chat Noir? Non voleva crederci!

Adrien rotolò su sé stesso, fino a quando non si fermò. Si mise carponi, cercando di alzarsi e, alla sua sinistra, vide lo specchio. No! Era ancora lì! Era ritornato lì! Dal lato opposto, le mura erano candide e le sue, invece, erano nere. Sembravano lo ying e lo yang. Dei singhiozzi raggiunsero le sue orecchie e ci osservò all'interno, avvicinandosi al vetro. 
Inspirò profondamente e posò i palmi su di esso: - Marinette! -
La ragazza si immobilizzò e alzò lo sguardo, osservandosi intorno. Quella che aveva sentito era la voce di Adrien?
Appoggiò le mani sul suolo bianco e alla sua destra, infine, lo trovò. Tramite una superficie riflettente riusciva a vedere il suo Adrien. Normale, non era Chat Noir, era normale. 
- Adrien...! - gli si avvicinò gattonando e posizionò le mani di fronte alle sue. - Stai bene? Perché ti trovi qui? Cosa sta succedendo? -
- Riesci a sentirmi? - domandò spiazzato e lei annuì.
L'altro Adrien gli aveva detto che nessuno poteva, eppure Marinette lo stava facendo! 
- Tu... Tu... - deglutì - Eri con me... e ti sei trasformato... - il cuore pompò più veloce, gli occhi che saettavano su tutto il viso di lui, che si rattristò. - Cosa... Cosa significa? Ti prego, rispondimi! - 
Abbassò il capo: - Prima conferma o nega a questa mia domanda: tu... - la fissò - sei Ladybug? - 
La ragazza rimase muta, non sapendo come reagire. Doveva dirgli la verità...? Però... lui le aveva rinfacciato che sapeva ogni cosa. Quindi... per quale motivo chiedere certezze? Cosa doveva rispondere? 
- Per favore... - supplicò accorato, battendo leggermente il palmo sul vetro. - Sei davvero tu? - 
Marinette sviò lo sguardo, annuendo. Ormai mentire non aveva senso, giusto? 
Adrien poggiò la fronte sulla superficie, espirando dalle narici. Ladybug... la ragazza della quale era innamorato... era sempre stata  suo fianco. Dietro la sua maschera, c'era Marinette. Quella giovane timida, creativa, che vedeva balbettare in sua presenza... 
Quanto era stato stupido? 
- Adrien... -
- Dopo... - la interruppe - Dopo aver sconfitto Volpina... tu volevi assicurarti che io stessi bene, così hai raggiunto casa mia. In quel frangente l'ho fatto anch'io e sono passato dalla finestra del bagno, aprendo il miscelatore e facendo finta di farmi una doccia. - Marinette ascoltava attentamente, cercando di comprendere dove volesse arrivare. - Ci siamo messi a parlare e... dopo che te ne sei andata... mi è subito salita la tristezza. Mi chiedevo: << Perché non le piaccio? Cosa c'è che non va in me? Devo cambiare qualcosa? Ha qualcun'altro per la testa? >> - 
- No, non è... - 
- Perciò mi sono avvicinato allo specchio per osservarmi e capire. - la interruppe ancora - Capire... che cosa ti infastidiva tanto. - ridacchiò amaro - E sono nati in me rabbia, tristezza, egoismo... sentimenti negativi di cui volevo liberarmi. Non mi sembrava giusto provarli dato che tu... - sorrise triste - non sei mai stata mia. - gli occhi della giovane diventarono lucidi - Così, come se l'anello capisse il mio stato d'animo... ha deciso di... espellerli dando vita ad un altro me. - riportò l'attenzione su di lei, che sgranò i bulbi. - Quello che ti ha chiamata, portata al parco e... mostrato il resto. -
- L... L'anello...? -
Lui annuì: - L'anello di Chat Noir. Il mio Miraculous. - 
- Il tuo... Miraculous. -
Adrien Agreste... il ragazzo di cui era innamorata persa... il gentile, premuroso, dolce Adrien... era... Chat Noir. Era tutto vero. Marinette lo scrutò, cercando qualsiasi cosa potesse smentire le parole appena pronunciate, ma fu inutile. Non aveva trovato niente. 
- Sei Chat Noir. -
- Sei Ladybug. -
Scoppiarono a ridere per la situazione tragicomica. 
- Incredibile scoprire in questo modo il segreto l'uno dell'altra. - disse Marinette. 
- Già, non lo dire a me! -
- Anche se non dovremmo ridere. -
- È un'eccezione, questa. - 
- E che eccezione! - 
Marinette si voltò e Adrien spostò solo gli occhi, fissando male l'intruso.
- Andiamo! Non fate quelle facce! - 
- Lasciaci andare, Chat Blanc. - 
- Perché dovrei, Bugaboo? -
- Non chiamarmi così! -
- Ah, già: hai sempre odiato quel soprannome. - si avvicinò e si accovacciò di fronte a lei. - A me, invece, piace. - si portò a pochi centimetri dal suo viso - Descrive puurr-fettamente chi sei: un insetto da schiacciare. -
Marinette trascinò all'indietro il gomito per colpirlo con un pugno, ma Chat Blanc si spostò di lato e l'afferrò per il polso. Lei ci provò con l'altro libero, tuttavia fu bloccata anche stavolta e i lineamenti furono deformati dal dolore. 
- Levale subito le mani di dosso! - urlò Adrien furibondo, battendo ripetutamente sul vetro. 
- Come desideri. - 
La buttò malamente per terra, facendole emettere un urletto che si smorzò con l'impatto e il giovane ringhiò. 
- Mi hai detto solo di levarle le mani di dosso, non come dovevo lasciarla andare. - gli ricordò divertito. 
- Non cantare vittoria troppo in fretta, Chat Blanc. Appena usciremo di qui... - 
La sua risata interruppe Adrien: - Non uscirete mai di qui. - 
- Non esserne tanto sicuro. - disse Marinette.
- Posso eccome. - fissò Adrien - La mia espulsione da te, attraverso il Miraculous, mi ha permesso di... - schioccò la lingua - ricevere un po' del suo potere. -
- Che cosa?! - sbottarono all'unisono i ragazzi, facendolo sghignazzare.
- Non vi trovereste in questo luogo, altrimenti. È grazie alle abilità che mi ha trasmesso l'anello, se posso fare tutto ciò. - ridacchiò - Ti ringrazio per avermi liberato, Adrien. - il citato digrignò i denti, mentre Marinette stringeva i pugni. - Sei stato di grande aiuto. - 
Colpì il vetro per tentare di romperlo, sperando di riuscirci ancora. 
- Non sforzarti, risparmia le energie. - 
- Ce l'ho fatta una volta e la seconda non sarà da meno! -
- Grazie a me, perché sono stato io a farti credere di esserci riuscito. -
Adrien smise di colpire il vetro, svuotato improvvisamente di ogni forza vitale e Marinette si mosse velocemente nella sua direzione, preoccupata.
- Adrien, Adrien, Adrien! Rispondimi, rispondimi! Adrien! - 
- Oh, poverino... Quanto mi dispiace. -
- Maledetto! - gli gridò la giovane, furibonda. 
- Uh, la coccinella sta tirando fuori gli artigli. - 
- Vai a farti fottere! -
- Preferisco farlo con te. - rise maligno, dando loro le spalle.
- Dove vai?! Torna qui, maledetto! -
- Adieu, écho dans le miroir.
Marinette urlò frustrata, rincorrendolo e mentre lo acchiappava da dietro scomparì, facendola cadere a pancia in giù. 



Chat Blanc, ora all'interno della sua stanza, guardò entrambi i Miraculous nelle sue mani. Ambedue erano sistemati e poteva fare ciò che voleva, senza intoppi. A volte, essere il cattivo... aveva i suoi vantaggi. 
Soprattutto se conoscevi ogni punto debole dei tuoi avversari essendo la parte oscura di uno dei due. 
Sorrise: - Chissà se Papillon accetta alleanze? -



Marinette si sedette sui talloni, iniziando a colpire il pavimento bianco con i pugni, piangendo disperata. Era la fine? Era questa... la fine di tutto? Perché?! 
- No! No! NO! -
Adrien strizzò gli occhi: - Perdonami, Marinette. Perdonami. - mormorò colpevole, la mano che stringeva la maglietta all'altezza del cuore. 
Se non avesse desiderato di mettere in un angolino i suoi sentimenti, adesso non si troverebbero in quella circostanza, rinchiusi chissà dove e senza uscita. 
Anche il più piccolo pensiero cattivo poteva rovinare tutto e ne aveva avuto una bella porzione. L'altro Adrien aveva in mano le redini di ogni cosa ed era colpa sua. Solo colpa sua. 
Potevano urlare di rabbia quanto volevano, invocare aiuto impauriti quanto volevano, ma ritornava tutto indietro... per il semplice motivo che, oramai, erano solo eco nello specchio.






*Angolino dell'autrice*
Buon salve! ^--^ Come state?
Ed eccoci tornati con il secondo ed ultimo capitolo ^--^ 
Tale follia mi è venuta grazie (o sfortunatamente) a questa immagine: 


Così mi sono detta... perché non creare una one-shot (che poi è diventata una storiella di due capitoli xD)? Ed eccomi qua. ^--^
Che ve ne pare? Sono stata abbastanza sadica? XD ahahah 
Poveri Marinette ed Adrien... li riduco sempre in questo stato. Ahaah 
Spero vi sia piaciuto ^--^ 
Alla prossima!
Da: SweetAinwen.
 

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