La leggenda dei 7 mari

di rocchi68
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 4: *** Cap 4 ***
Capitolo 5: *** Cap 5 ***
Capitolo 6: *** Cap 6 ***
Capitolo 7: *** Cap 7 ***
Capitolo 8: *** Cap 8 ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***


Siracusa
 
La città da cui tutto era cominciato e che era destinata a segnare il tramonto della sua era.
Dopotutto suo nonno gli aveva spiegato nei dettagli cosa accadeva quando qualcuno tentava di tracciare un solco indelebile nella storia.
Lui non sapeva se era riuscito nel suo intento, ma dall’alto dei suoi 30 anni non aveva poi molto da realizzare.
Conosceva i mari quasi a menadito, aveva trovato tesori dall’inestimabile valore e ora con la sua ciurma aveva pronto un ultimo colpo prima di ritirarsi.
Fissando l’orizzonte si era chiesto cosa avrebbe fatto poi.
Avrebbe abbandonato la sua nave, la Chimera, ai flussi del mare per darle un degno funerale o avrebbe veleggiato un’ultima volta verso lidi lontani, in cerca magari di una nuova avventura che non offendesse gli dei?
A tal proposito ricordava perfettamente ciò che gli disse il vecchio, l’ultima volta che lo vide prima di accogliere i suoi nuovi compagni d’avventura.
“Marina o pirateria?” Gli chiese quel giorno, sorseggiando qualcosa di alcolico e fissando il nipote.
“Non so.”
“È finito il tempo dei dubbi e se non vuoi diventare mercante, non ti resta che scegliere.”
“Difficile scegliere tra il divertimento e la noia.” Ghignò il giovane, facendo scuotere la testa al nonno che si era rimesso in piedi.
“La legge non è noiosa, se si è nel giusto.”
“Io non sono mai stato nel giusto.”
“Ricorda che il mare è un posto pericoloso, se si naviga da soli.” Borbottò l’anziano, afferrando il bastone e puntandolo contro la schiena del ragazzo, quasi volesse fargli capire che la giustizia aveva molte armi a suo vantaggio e che prima o poi si sarebbe dovuto arrendere.
“Solo perché hai scelto la marina da giovane, non significa che io debba ripercorrere la tua strada.”
“Tuo padre ha fatto la scelta peggiore.” Sospirò l’uomo, riprendendo in mano il bicchiere e portandoselo alle labbra.
“Ti prometto, nonno, che riuscirò a renderti fiero di me.” Continuò il ragazzo, raccogliendo la borsa con le sue cose e avviandosi, quindi, verso il porto.
Nonostante tutto era riuscito, con mille sforzi, a comprare un piccolo galeone.
Per lui quella nave era solo un inizio.
Con i vari tesori e tutto il resto si sarebbe potuto comprare qualcosa di meglio di quella bagnarola che galleggiava per miracolo.
Era convinto che la Chimera fosse una parentesi presto pensionabile e invece dopo quasi 10 anni erano ancora insieme.
Buona parte dell’oro e dei gioielli che aveva ottenuto, li aveva divisi con la sua ciurma e quindi nelle casse restava ben poco per sistemare o sostituire la sua prima compagna di viaggio.
Sapere però che quello era l’ultimo viaggio lo faceva star meglio.
La ciurma della Chimera si sarebbe sciolta, ognuno sarebbe tornato alla famiglia che avevano abbandonato a Siracusa, e lui sarebbe ripartito nuovamente.
Da solo questa volta.
Non voleva essere accusato di non capire cosa provavano i suoi compagni, mentre lasciavano mogli e figli per molti mesi ancora.
Il suo vice, per esempio, non aveva ancora visto il suo secondogenito e quest’ultimo doveva essere già in grado di camminare per quello che ne sapeva.
Per tutti quegli anni aveva pensato solo a sé, ma poi aveva capito che il bene dei suoi uomini veniva prima del suo.
Per questo li aveva convinti che un ultimo glorioso colpo potesse essere sufficiente per farlo ritirare in pace in qualche angolo sperduto del loro piccolo mondo.
 
Mentre rifletteva su ciò, non si era accorto d’aver attirato l’attenzione di alcuni dei su di sé.
Il potente Poseidone era imbestialito nel sapere che i suoi mari proteggevano un simile mascalzone e spesso aveva tentato d’ostacolarlo, senza molti risultati.
Altri dei invece osservavano le sue azioni con un misto d’interesse e invidia.
Non credevano che un semplice mortale potesse, con le sue azioni, essere sulla bocca di un’intera città.
Il popolo non parlava più degli dei che avevano benedetto il raccolto e avevano donato una splendida stagione alla loro casa, ma s’interessavano di un pirata che rubava ovunque e che poi spariva nel nulla, facendola in barba a leggi e cose simili.
In particolare una dea si era interessata ai suoi movimenti.
La dea della discordia, Courtney, adorava fissare come gli uomini fossero in guerra tra loro e trovava in quel corsaro qualcosa di utile al suo divertimento.
Una mattina, infatti, leggendo nelle intenzioni dell’uomo qualcosa di speciale, si era alzata di buonumore e aveva risvegliato le creature mostruose che vivevano con lei.
“Sveglia bellezze mie. È un nuovo giorno e il mondo dei mortali è in pace, ma non per molto.”  Sorrise, avvicinandosi al globo che occupava gran parte del suo tempo.
“Tira un solo piccolo filo e tutto il loro mondo si discioglie nel glorioso caos.” Ghignò, concentrandosi su una zona in particolare della sfera che stava sfogliando come fosse un libro.
“E cosa può esserci di più perfetto di questo? Un nobile principe, un tesoro inestimabile e un ladro dall’anima nera: ci sarà da divertirsi.” Continuò, osservando due navi.
La dea, quindi, si girò e si rivolse ad uno suo scagnozzo,  donandogli una lieve carezza.
“Cetus, tu sai cosa fare.” Borbottò, mentre quest’ultimo si buttava nel globo, trasformandosi in un mostro marino.
 
Nella Chimera il capitano stava marciando con a fianco il suo cane e parlava al suo equipaggio, preparandoli a quell’assalto e studiando la direzione della nave rossa davanti a loro.
“Signori, il tesoro più prezioso del mondo è diretto a Siracusa…peccato che non ci arriverà mai.” Iniziò, sfregandosi le mani, mentre la ciurma iniziava già ad esultare.
“Dopo oggi, sbaracchiamo!” Terminò, mentre tutti si mettevano in posizione, compreso il cane.
“Duncan, tieni le posizioni.” Ordinò il capitano, ricevendo una risposta affermativa di rimando.
“Arricchiamoci!” Urlò, mentre si attaccavano alla nave rivale e saltando verso i soldati a bordo.
Salito a bordo, fu presto attorniato dai nemici, ma con la sua abilità con le spade e con l’aiuto della sua ciurma, era riuscito a destreggiarsi bene.
La maggior parte era stata fatta svenire o era caduta in acqua e mentre la battaglia continuava ad infuriare vicino a loro, il capitano e il suo vice ripresero, come di consueto, a battibeccare.
“Secondo me hai esagerato, Scott.” Lo rimproverò ad un certo punto Duncan, facendogli notare che iniziare da soli era da stupidi.
“Come sempre.”
“Già.” Sbuffò il vice, stendendo con un cazzotto un soldato che gli correva incontro senza armi.
Conversando come se niente fosse, i 2 continuarono ad avanzare verso la porta della stanza che custodiva il tesoro da sgraffignare.
Fu nell’alzare lo sguardo e nel sentire lo stridio delle lame che s’incrociavano che Scott alzò lo sguardo, per poi distoglierlo.
“Mike…” Soffiò, perdendo per un attimo la lucidità necessaria.
“Oh! Si fa interessante. Quanto è passato?” Gli chiese subito il suo vice.
“Una vita, più o meno.” Rispose, avvicinandosi, mentre 3 uomini cercavano di tenere a bada il suo vecchio amico.
Conoscendolo e sapendo della scarsa preparazione di quella parte della sua ciurma, Scott avrebbe sempre scommesso a suo vantaggio.
Mike non si sarebbe mai fatto sconfiggere da qualche novellino che aveva appena cominciato a conoscere la pirateria.
Nel pensarlo, i 3 erano già stati messi al tappeto e lui si era avvicinato al luogo del duello.
“Combatti ancora come una vecchietta.” Lo derise, facendolo voltare nella sua direzione.
“Scott!”
Quella semplice distrazione, permise al rosso di disarmarlo, mentre altri 3 uomini gli saltavano addosso, sotto il suo sguardo divertito.
Fu nel rialzarsi e nello scostare i pirati che lo avevano bloccato che si rivolse al nemico.
“Scott! Che stai facendo?” Gli chiese, mentre quest’ultimo prendeva un coltello.
“Sto lavorando. Tu?” Ribatté, distruggendo la serratura della porta che custodiva il tesoro.
“Cosa ti è successo? Dove sei stato?”
“Farei volentieri due chiacchiere, ma ho delle cose da fare. Posti dove andare, roba da rubare.” Ghignò, varcando la soglia, mentre Mike lo seguiva furibondo.
Al centro della stanza violata, un piccolo leggio la faceva da padrone e un libro azzurro emanava una luce particolare.
Scott con tutto quello che aveva rubato e che aveva avuto tra le mani, mai si era ricordato di un premio così speciale.
Sicuramente, ed era pronto a scommetterci, quel volume doveva valere un bel po’.
Nel pensarlo, non si trattenne e dalla sua bocca uscì un fischio d’ammirazione.
“Scott, dobbiamo parlare.” S’intromise Mike, frapponendosi tra il volume e l’amico.
“Ne hanno parlato, ne hanno scritto e io non l’avevo mai visto: il Libro della Pace.” Sospirò, scostando l’amico e avvicinandosi di qualche passo.
Nell’osservare la pagina su cui il volume era aperto, il rosso si ritrovò colpito dal desiderio di sfogliarlo.
Peccato che avrebbe rovinato tutto e un possibile acquirente avrebbe fatto molte storie per qualche pagina sporcata dalle sue mani.
“Il mio compito è portarlo a Siracusa.” Tentò Mike.
“Davvero? Vedi, ora mi sento in colpa perché verrai licenziato.”
“Non dirai sul serio? Sparisci per 10 anni, ricompari e mi derubi?” Chiese, mentre l’amico s’aggirava intorno al leggio come un avvoltoio in attesa della preda.
“Vorrei non si trattasse di te, giuro, credimi ma…”
“Ma si tratta di me, Scott!”
“Mike, avevamo un saluto in codice, i nostri rifugi. Era uno spasso, ma eravamo…bambini?” Domandò il rosso, appoggiando una mano sulla spalla del moro.
“Eravamo amici! Tu questo non lo ruberai, non a me. E comunque cosa te ne faresti? Il Libro della Pace protegge tutti noi delle 12 Città.”
“Esatto! Immagina quanto tutti pagherebbero per riaverlo.”
“Te lo voglio ripetere. Molto tempo fa noi eravamo amici: se questo ha significato per te, dimostralo adesso.”  Riprese, frapponendosi tra Scott e il libro.
Il rosso colpito da quelle parole rimase per un attimo in silenzio.
E sempre in silenzio posò i suoi occhi verso l’amico.
“Hai ragione. È stato molto tempo fa.” Ghignò, allungando una mano verso il prezioso volume, venendo presto allontanato da Mike che gli prese una delle spade.
Voltandosi nuovamente vide nel moro un guanto di sfida e altrettanto tirò fuori la sua arma.
“Non mi diventare eroe, Mike.”
“Se vuoi il libro devi vedertela con me.” Ribatté il moro, venendo presto interrotto da un tentacolo che sfondò la stanza.
Giusto il tempo di correre fuori e videro un mostro marino che stava attaccando la nave.
“Per gli dei!” Soffiò il principe.
Inutile per Scott soffermarsi sulla difficoltà dei vari soldati e poi sapeva che Duncan e gli altri se l’erano già svignata sulla Chimera.
Vedendo quel macello, il rosso diede una lieve pacca sulla spalla di Mike e si avviò verso il parapetto.
“Vedo che hai da fare, perciò sentiamoci.”
“Vuoi scappare?”
“Già.” Ghignò il rosso, mentre il principe correva ad aiutare i suoi uomini.
Nel tentativo di saltare Scott si ritrovò impossibilitato a farlo.
Il mostro con uno dei suoi tentacoli, infatti, aveva allontanato le 2 navi e ne aveva distrutto le vele.
Il rosso nel vedere quello scempio si sentì bruciare.
Mai nessuno aveva rovinato così la Chimera e pertanto si ritrovò a muoversi verso una dolce vendetta.
Infatti ritornò sui suoi passi e si affiancò a Mike con il chiaro intento di liberarsi di quel mostro marino.
Questi, colpito dai vari disperati affondi dei soldati e da una sua cannonata, collassò e si ritrovò a scivolare nel suo ambiente.
Con lui anche i suoi tentacoli erano destinati al mare, ma scivolando uno di essi stava per travolgere il principe che venne allontanato da Scott.
Il pirata si ritrovò quindi nella direzione del tentacolo e finì nella sua debole stretta.
Caduto in mare con la creatura, il destino sembrava segnato.
Lui stesso non credeva d’uscirne vivo.
Vedendo l’amico sprofondare, Mike fu spinto dalla tentazione di buttarsi per salvarlo e per ricambiare l’aiuto ricevuto.
Trattenuto da un paio di soldati si ritrovò, invece, a sperare che il rosso ricomparisse il prima possibile.
Scott, nel tentativo di liberarsi disperatamente, vide sbucare dall’abisso il viso di una donna che lo salvò e lo fece cadere in una bolla d’aria.
“La giornata sembrava così promettente e ora guarda. Il mio mostro è morto, non ho ancora il Libro della Pace e tutto per colpa tua, Scott.”
“Aha…e tu saresti?”
“Courtney, la dea della discordia. Senza dubbio hai visto la mia immagine sulle mura del tempio.” Spiegò la divinità, cambiando forma più volte e mostrando la raffigurazione che la ritraeva su quelle sciocche costruzioni.
“Ah sì! Sai, non ti rende giustizia.”
“Aha. Ora, torniamo al mio mostro marino.” Riprese la dea, puntando il suo dito accusatorio sul corpo del pirata.
“È vero. Mi dispiace e immagino che delle scuse accorate non bastino.” Tentò il rosso, facendo ridacchiare la dea.
“Accorate? Proprio tu? Scott! Tu non ce l’hai un cuore.” Ribatté, riducendosi all’altezza umana e avvicinandosi all’uomo con malizia.
“Ed è proprio questo che mi piace di te. Perciò io ti lascerò in vita, ma in cambio dovrai fare una cosuccia…prendere il Libro della Pace e portarlo a me.”
“Vedi, mi crei un problema perché mi ero già fatto un progettino tutto mio. Sai: riscatto, ricchezza, del sano egoismo.” Riprese, allontanandosi e ritrovandosi la dea di nuovo vicina a fissarlo con occhi spiritati, sussultando appena.
“Non pensi abbastanza in grande, Scott. Rubi il libro per il riscatto e sei ricco per bivaccare sulla spiaggia di un’isola. Rubi il libro per me e puoi comprartela la spiaggia e l’isola, il mondo.”
“Mmh…mi lasci in vita, mi rendi ricco, mi ritiro in Paradiso…finora niente da obiettare, se mantieni la parola.”
“Scott! Quando una dea dà la sua parola, è vincolata per l’eternità.” Continuò Courtney, prendendo il pugnale del pirata e facendosi una croce sul petto.
“Va bene, ci sto.” Accettò, mentre la dea si girava altrove.
Con ancora il coltello del pirata in mano, tagliò davanti a sé e si aprì ai loro occhi una stella sul mare.
“Sapevo che eri della mia pasta. Allora, quando avrai rubato il libro, segui quella stella oltre l’orizzonte. Ti ritroverai a Tartaro, il mio regno del caos.”
“Tartaro…ci vediamo lì.”
“È un appuntamento.” Sorrise la dea, restituendo l’arma al pirata.
Scott annuì, mentre Courtney gli rivolse un’ultima occhiata maliziosa.
“Dov’eravamo rimasti? Ah si! Stavi trattenendo il fiato.” Sorrise la dea, mentre la bolla si riempiva d’acqua con i tentativi affannosi di Scott di risalire in superficie, lasciando Courtney intenta a congratularsi con il mostro marino che aveva sfruttato.
Tornato a galla, il rosso venne aiutato da Duncan a ritornare sulla nave con l’equipaggio che esultava per il ritorno del loro capitano.
Zanna, il suo cane, gli leccò la faccia, mentre Owen dava dei soldi a Noah per aver vinto la scommessa sul ritorno del rosso.
“Cosa ti è successo?” Gli chiese ad un certo punto il suo vice, dopo qualche breve attimo di riposo.
“Se te lo dicessi…non ci crederesti mai.”
“Provaci.”
“Ho incontrato Courtney, la dea del caos. Si è presa una bella cotta per me e mi ha invitato a casa sua per fare amicizia.” Spiegò il pirata, dandosi una lieve asciugata.
Nel dirlo, buona parte dell’equipaggio lo prese per pazzo, deridendolo e lo stesso Duncan si mise a sghignazzare.
“Questa è buona! La dea del caos.” Borbottò, allontanandosi verso le vele che necessitavano di una risistemata.
E mentre la ciurma tornava al proprio lavoro, il ragazzo di vedetta si calò giù con una corda e penzolò vicino al capitano.
“Si chiude la storia. Niente libro. E ora che si fa?” Chiese con un po’ di preoccupazione.
“Un po’ di pazienza, Brick. Non è che non sappiamo dove va.” Sorrise il pirata, fissando la nave di Mike che si allontanava verso Siracusa.
Siracusa.
La città da cui era partito e che sarebbe tornato a visitare dopo quasi 10 anni d’assenza.





Angolo autore:

So cosa pensavate e, no, non sono diventato un indovino.

Ryuk: rocchi e Ryuk non compaiono da un pezzo e si sono uccisi a vicenda.

Mi dispiace per voi, ma non è andata così.
Il mio pc si è impallinato e sono a stato rischio di perdere i miei lavori salvati.

Ryuk: Poveri noi.

E qualcuno qui, non facciamo nomi, ha cancellato la mia tesina e, quindi, per molti giorni ho scritto come un assatanato.
Molti di voi mi diranno..."rocchi esistono le chiavette."
Lo so, ma ho dimenticato di salvare.

Ryuk: Tornando alla storia...è una rivisitazione di "Sinbad la leggenda dei 7 mari."

Come farmi rovinare una delle mie storie preferite?
Semplice...mostrarla a Ryuk in una domenica di pioggia e fargli venire in mente strane idee.
Mo manca solo che rovina "Il Pianeta del Tesoro" e la mia infanzia può anche andare a schiantarsi sull'asfalto dal 8° piano.

Ryuk: Che idea...e comunque troverete alcune parti che non rispecchiano il film e che sono farina del nostro sacco.

Ripetiamo di nuovo.
Per 3/4 questa storia seguirà il canovaccio di "Sinbad la leggenda dei 7 mari." e per una parte sarà frutto dell'immaginazione di Ryuk.

Ryuk: E non mi venite a dire plagio o cose simili.

Già.
Se non l'avete capito siamo nervosi per queste ultime settimane infuocate (scuola e pc problemi che mi bloccano il sonno).

Ryuk: Credo di aver detto tutto.

Ancora un paio di cose.
Ci scusiamo per gli errori che probabilmente troverete, dato che siamo di fretta e non abbiamo tempo di correggere.
Vi ringrazio in anticipo per chi leggerà la serie e vi auguro una buona giornata/serata (sarà l'unica volta che me lo sentirete dire, quindi, non abituatevi troppo).

Ryuk: Io ora vado a sterminare la tesina di rocchi.

E io vado a strozzarlo.
Alla prossima (giovedì...non sia mai che almeno questa abitudine resti in vita).

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Capitolo 2
*** Cap 2 ***


Com’era prevedibile Mike e il Libro della Pace furono accolti nel porto di Siracusa con i migliori onori.
Tante persone erano accorse per omaggiare il principe del suo coraggio e ovviamente per dare una piccola sbirciatina, seppur da lontano, del volume che proteggeva la loro città.
Un libro che fu subito portato e poggiato su un altare nella miglior stanza protettiva del castello.
La luce azzurra continuava a brillare e illuminava la torre in questione, alimentando la sua fama e la sua importanza.
In ultima, venivano i preparativi per celebrare l’arrivo di una reliquia che avrebbe portato pace e serenità anche alle città alleate.
Era per questo che re Chris aveva organizzato quella festa e si era preparato un bel discorso con tanto di calici da alzare per il brindisi.
“Ricordo che fin da bambino ho sognato questo momento. Il tesoro che per millenni ci ha protetti è ora, finalmente, a Siracusa.” Esordì il sovrano, sollevando il bicchiere, mentre alcuni nobili gli applaudivano di rimando.
“E a voi re Chris e principe Mike.” Ribadì un ambasciatore, venendo interrotto da alcune guardie che correvano incontro a un piccolo gruppetto di pirati.
I 4 in questione, seguiti dal loro cane, furono presto attorniati, con Scott che si girò a fissare il suo vice.
“Lo vedi? Ecco cosa succede quando usi l'entrata principale.”
Nel vederlo in sala con gli altri ospiti e con tutte quelle guardie appresso, il re e Mike si erano avvicinati.
Se quest’ultimo sembrava felice di rivedere l’amico dopo la brutta avventura con il mostro marino, il sovrano non ne era proprio soddisfatto.
Infatti con una smorfia di fastidio si era rivolto all’erede, il quale nicchiò con una semplice scrollata di spalle.
“Che ci fa lui qui?” Chiese, conoscendo la pessima fama che Scott si era costruito.
“Almeno non è in giro a derubare.”
“Perché quelli che vale la pena di derubare sono tutti qui!” Gli fece presente il vecchio.
Il re, quindi, decise di fermarsi, mentre il figlio si avviò verso Scott, liberandolo dall’impiccio di quelle guardie troppo zelanti.
Il pirata nel notare lo sguardo delle guardie, si sforzò di non ridere e ringraziò l’amico con una pacca sulle spalle.
“Non ti vedo per  10 anni e ora due volte in un giorno? Oh! Così mi asfissi, amico!” Ridacchiò Mike, facendolo ghignare.
“So che volevi cogliere l'opportunità di ringraziarmi di nuovo.”
“Ti avranno detto che qui ci sono cibo e bevande gratis.” Lo provocò il moro, facendolo annuire e compiendo qualche passo verso la grande sala.
Scott nell’allontanarsi, si girò verso l’equipaggio che lo aveva accompagnato, sfregandosi inconsapevolmente le mani.
“Sentito ragazzi? Cena e aperitivi offerti dal principe.”
“Vieni, voglio presentarti una persona.” Borbottò Mike, mentre il rosso lo seguiva, salvo poi voltarsi appena e bisbigliare.
“Al lavoro.”
Quell’invito, rivolto alla sua ciurma, era chiaro.
Loro non erano a Siracusa per fare i turisti o per rivedere le famiglie, anche se per alcuni era proprio così.
Dopotutto Duncan, Owen, Noah e gli altri gli avevano chiesto di spendere un giorno per salutare le rispettive metà.
Poi sarebbero partiti per un’ultima avventura e si sarebbero ritirati.
Scott, invece, non provava nulla nel stare per le vie della città.
Al massimo si sentiva etichettare come un farabutto.
Un ladro incapace di un lavoro onesto.
Come se la via scelta da suo padre fosse priva di macchie.
Non era di certo lui il mercante che si arricchiva anche a scapito degli altri.
Quello se ne era andato anni prima in cerca di fortune e non aveva più fatto ritorno.
E Scott era cascato nella pirateria che, a sentire i profeti quando analizzavano le volontà degli dei, era il germe del mondo.
L’unico che teneva alto il loro nome era l’anziano nonno che sedeva spesso nei locali migliori di Siracusa.
Se Scott era sceso dalla Chimera e si era aggirato per la città, era solo per salutarlo, per fargli sapere che lui era ancora vivo e che ben presto avrebbe smesso d’essere l’eterno ragazzo che si rifiutava di crescere.
In ultima, verso il tardo pomeriggio, aveva dato appuntamento ad alcuni della sua ciurma per presentarsi nella grande costruzione che giganteggiava a Siracusa.
Lui era in quel palazzo solo per un motivo: il Libro della Pace da consegnare a Courtney.
Libro consegnato significava denaro e denaro significava Paradiso per sé e per la povera Chimera.
 
Compiuto appena un passo, Duncan, Brick e Lightning si fermarono davanti al blocco imposto dalle stesse guardie di prima.
“Le armi.” Tentò uno di loro, alzando la spada.
Duncan non fece una piega.
Squadrò gli uomini in questione ed estrasse con rabbia i 2 pugnali che portava dietro la schiena.
Appoggiate le armi sul tavolo, passò oltre, mentre anche Brick conficcava le 2 lame sul tavolo.
In ultima Lightning che era sempre armato fino ai denti.
Aveva una collezione di armi che nessuno osava immaginare.
Alcuni affermavano che almeno metà della sua ricchezza era stata spesa per ogni sorta di strumento di dolore.
Coltelli, pugnali, rampini, mazze ferrate: non c’era nulla che gli mancasse.
E mentre lui si liberava di queste armi, gli altri si erano sparpagliati con Scott che era stato portato quasi nel centro della sala.
Guardando Mike sembrava che fossero giunti a destinazione.
Durante il tragitto il rosso afferrò uno dei tanti calici scintillanti e si fermò dinanzi ad una giovane donna.
La dea del caos, a confronto, sembrava una formica orripilante.
Lei, quella graziosa figura, doveva avere all’incirca la sua età.
Certo era un po’ bassina, ma era l’unico difetto evidente che Scott aveva riscontrato.
Tutto il resto andava abbastanza bene per un futuro sovrano come Mike o così il corsaro pensava, conoscendo i gusti del principe.
Di un colorito chiaro, quasi pallido, faceva risaltare ancora di più i suoi capelli biondi, gli occhi color azzurro zaffiro e le labbra di un debole viola che salutavano con cortesia una donna giunta per quella bellissima festa.
Il vestito di un azzurro intenso si sposava quasi alla perfezione sulla sua minuta figura.
Mike la prese quindi sotto braccio, avvicinandosi al loro nuovo ospite.
“Lei è Lady Dawn, ambasciatrice della Tracia.” Cominciò il principe, facendo le dovute presentazioni.
“Così questo è lo scellerato Scott! Ho saputo tutto questa mattina. Prima volevate derubare Mike e poi gli avete salvato la vita.”
“Già.”
“Perciò cosa siete? Un ladro o un eroe?” Chiese, rivolgendosi con un sorriso.
Prima di cadere in una qualche situazione imbarazzante, Mike si era mosso a difendere l’amico, senza che questi gli chiedesse di farlo.
“Scott voleva darmi l’opportunità di ringraziarlo.” Tentò, sollevando lo sguardo e accorgendosi che Scott era già sparito.
Il rosso si era avviato verso il suo equipaggio con Zanna che stava divorando ogni piatto che incontrava sulla sua strada e con Brick che raccontava la loro dieta e le loro storie a un distinto signore.
Vedendo il capitano avvicinarsi, si staccò dal nobile e gli si rivolse, tenendo ancora tra le mani un vassoio carico di cibo.
“La cosa è uno scherzetto…ci sta solo qualche guardia.”
“Non importa. Torniamo alla nave.”
“Così all’improvviso? Il libro è quasi nostro.” Gli fece notare Duncan.
“Ho detto: torniamo alla nave.” Ordinò categorico senza voltarsi indietro, mentre i suoi uomini fissavano da lontano Mike.
Nel studiare la scena, Duncan intuì cosa avesse fatto desistere l’amico.
Non si trattava del principe, ma della donna al suo fianco.
“E quella chi è? Una vecchia innamorata?” Chiese Brick, rivolgendosi al superiore.
“Mi sa che non è così semplice…andiamo.” Lo esortò Duncan, tornando indietro e recuperando le armi che avevano disposto sopra il tavolo.
“Lightning sbaracca.” Gli ordinò subito il vice.
“Ma ho appena finito.” Sbuffò, recuperando tutte le armi e uscendo di corsa, seguendo gli altri, mentre Zanna era riuscito ad arraffare un ultimo cosciotto di carne.
Nel vederli allontanarsi, Courtney comparve sul tetto di un palazzo.
Lei aveva assistito a tutta la scena e già pregustava la seconda parte del suo piano.
“È troppo facile.” Ghignò, sparendo nel nulla.
 
Mentre i pirati si dividevano, chi per andare dalle rispettive famiglie e chi per risalire sulla Chimera, Mike e Dawn si erano diretti verso il terrazzo dove re Chris aveva fatto il discorso sul Libro della Pace.
Da quella postazione potevano osservare sia la torre che custodiva il loro più importante tesoro, sia il mare.
“Ora che Scott è lontano, tuo padre può finalmente rilassarsi e godersi la serata.” Sorrise lei, appoggiandosi al parapetto.
“Lui cerca di non darlo a vedere, ma è così orgoglioso di avere il libro qui a Siracusa.”
“E presto sarà tua la responsabilità.”
“Nostra la responsabilità.” La corresse Mike, appoggiando una mano sulla sua spalla.
Dawn era poi subito tornata a fissare l’orizzonte, fissando il cielo.
“È bellissimo, vero?”
“Mio padre ha passato anni a cercarlo. Ci sono guardie ad ogni livello e se guardi lassù…” Tentò, zittendosi quasi subito.
Aveva intuito dallo sguardo della ragazza che Dawn non stava più parlando del libro.
Infatti lei si era messo a fissarlo con aria furbesca e aveva sbuffato.
“Parlavi del mare, vero?” Chiese il principe, facendola stringere nelle spalle.
“Vorrei solo aver visto più cose. Una volta immaginavo di andare ben oltre le 12 Città a scoprire il mondo. Oh, guarda Mike: ci sono così tante meraviglie!” Sussurrò lei, perdendosi a fissare il mare e immaginando i posti meravigliosi che avrebbe potuto visitare.
Avrebbe tanto voluto sapere se le storie su certe città erano vere.
Se certi templi erano più grandi di quelli di Siracusa.
Se ci fossero animali e piante mai visti.
E invece sarebbe sempre stata destinata a vedere navi salpare, tornare e ad ascoltare le chiacchiere di corte.
Mike intuendo cosa la preoccupava, le prese la mano e la guardò negli occhi.
“Dawn, il nostro matrimonio è stato combinato alla nostra nascita. Se lo aspettavano tutti da noi. Ma la politica non è un buon motivo per sposarsi. Io non voglio che tu lo faccia solo perché è tuo dovere...ora te lo chiedo personalmente. Vuoi sposarmi?”
“Mike, io...” Sussurrò la ragazza, perdendosi nei suoi occhi e venendo interrotta dal re che li aveva raggiunti preoccupato.
All’inizio pensavano riguardasse il libro e quindi la stabilità delle 12 Città, ma il pensiero dell’anziano sovrano era rivolto a tutt’altro.
“Alcuni degli invitati credo vogliano fare un brindisi, ma stanno facendo qualcosa di strano con le ginocchia e mi serve un ambasciatrice.”
“Ma certo maestà.” Riprese Dawn, seguendo re Chris all’interno.
 
E mentre la festa proseguiva senza intoppi, un’ombra furtiva si era arrampicata sulla torre, nascondendosi nell’ombra.
Courtney, approfittando della presenza di un unico soldato, iniziò con lo spaventarlo a morte.
Prima spense una torcia e la guardia tirò fuori la spada, credendo nella presenza di qualche ospite sgradito.
Credendo d’essere solo, rispose l’arma nel suo fodero e si avvicinò al libro per constatare che non gli fosse accaduto nulla.
Questo movimento diede la possibilità alla dea di spegnere altre torce, spaventandolo ancora e facendogli estrarre nuovamente la spada.
“Chi è là?” Chiese, cercando di risultare minaccioso.
Nel mentre, Courtney aveva spento quasi tutte le torce e, da dietro una colonna, aveva creato un fantoccio di Scott, entrandoci dentro come fosse un semplice costume.
Mascherata la sua identità ed estratto uno dei pugnali tipici del corsaro, uscì allo scoperto, facendosi vedere dal soldato.
“Scott!” Tuonò la guardia, attaccandolo senza risultato.
Il soldato infatti lanciatosi contro la dea, restò bloccato e Courtney lo fece crollare con un semplice pugno.
Eliminato quel disturbo e senza alcun testimone, ritornò al suo solito aspetto, lasciando accanto al corpo della guardia l’arma che aveva sfruttato.
Nel farlo si ritrovò a ridacchiare divertita e poi si concentrò verso il libro che lei tanto desiderava.
“Adoro diventare un altro.” Continuò, accarezzando il volume.
Avendo finalmente il tesoro tra le sue mani, alzò il libro al cielo, quasi volesse porlo come dono solenne al potente Zeus.
“Tutti i pezzi cominciano a incastrarsi.” Ghignò, chiudendo il volume e portandolo con sé nel suo mondo.
Quel semplice movimento fece sprofondare il castello nel caos, inscurendo il cielo e facendo tremare la terra, sconquassata dalla pace non più salda.
Ambasciatori, sovrani e nobili nel vedere ciò caddero nel panico, alimentando ancora di più la gioia della dea.
L’intera Siracusa s’ingrigì sempre più, mentre alcune crepe sorsero sui muri, mirando la stabilità e la sicurezza della città.
Dawn e Mike correndo verso il terrazzo da dove si vedeva la torre, capirono che qualcosa di orribile era accaduta alla loro reliquia.
“Mike! Il libro!” Si preoccupò la giovane, mentre il principe cercava di proteggerla da una violenta folata di vento e mentre il mondo sprofondava sempre più nel tanto agognato caos voluto da Courtney.
 


Angolo autore:

Ryuk: Come sempre siamo in ritardo.

Sotto pigri e tartarughe credo ci sia il nostro nome.
Comunque sia...Ryuk vi ringrazia per il vostro supporto.
Anche se...mi vien da ridere.

Ryuk: Taci!

1 sola recensione?
Non avete cuore.
Non pensate alla sofferenza che causate a Ryuk per questo disinteresse.
Non che la cosa mi riguardi, anzi vederlo infelice mi rallegra.

Ryuk: Riuscirò comunque a vincere.

Contento te.
Io non capisco cosa ci provi a essere così docile.

Ryuk: Silenzio che sto pensando.

Vedo infatti il fumo nero che riempie la mia camera.
Credevo fosse opera di una nuova torta di It.
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Cap 3 ***


Svegliato all’alba da alcune guardie che gli rimproveravano quanto fatto.
Era questa la sveglia che l’indomani buttò giù dal letto Scott.
Dell’ultima nottata ricordava di essere l’unico tornato sulla Chimera e poi il buio.
E di prima mattina si ritrovò trascinato di peso da alcuni soldati che lo stavano conducendo verso una delle celle più marce di Siracusa.
Fu solo quando sentì la pesante porta cigolante della cella chiudersi dietro di sé, che si ridestò completamente.
Le guardie, notando il principe già all’interno e credendo in una punizione esemplare ai danni del corsaro, non fecero una piega.
Mike, girandosi per affrontare Scott, distolse lo sguardo dal lugubre paesaggio che si poteva osservare dall’unica finestrella appannata.
Il suo sguardo furioso sarebbe stata il primo capo d’accusa verso quello che considerava un amico e che invece era solo uno squallido pirata.
Arrabbiato e deluso avrebbe tanto voluto cominciare con un tono di voce deciso e cinico, ma dalla sua bocca uscì solo un ringhio sommesso.
“Scott.”
“Mike, era ora direi.”
“Scott, ti rendi conto della gravità della cosa?”
“E tu ti rendi conto di quante volte me l’hanno già detto?” Ribatté lui con ostentata spavalderia.
“Hai tradito Siracusa.” Lo accusò, facendolo sbuffare.
“Ah no! Tu no!”
“Rubare il Libro della Pace quando sapevi cos’era per noi.” Sbottò il moro.
“Mike, la cosa funziona così. Prima commetto un reato e poi mi puoi accusare d’averlo fatto.” Ribatté ironico, cercando di risultare il più impassibile possibile.
“E come lo spieghi questo?” Domandò il principe, estraendo il pugnale che era stato rinvenuto nella torre.
Quella lama luccicante per un attimo fece sussultare il pirata.
Scott era sicuro di non essersi più mosso dalla Chimera a meno che non fosse diventato un sonnambulo all’improvviso.
Almeno per lui quella spiegazione era priva di logica e aveva imparato che l’impossibile aveva solo un’unica soluzione: intervento divino.
Nel collegare le cose un solo nome gli sorse spontaneo.
“Courtney!”
“Cosa?” Gli chiese Mike, alzando un sopracciglio.
“Courtney mi ha incastrato.” Riprese serio.
“Scott, ascoltati quando parli.” Lo ammonì il principe, superandolo e avviandosi verso la porta della cella.
“Mike, fidati, il libro è a Tartaro. Parla con tuo padre, digli…”
“La cosa è sopra mio padre. Gli ambasciatori si stanno riunendo per il tuo processo.” Spiegò il moro con calma.
“Come, come, come? Processo? Non sono stato io. Senti, ho lasciato il libro sulla tua nave ed è stata l'ultima volta che l'ho visto. Eri lì. Tu sai la verità. Mi conosci.” Tentò, sperando di fare appello alla lunga amicizia che li univa.
“Conoscevo un ragazzo. Chi sei ora, Scott?”
“Sai che non sono stato io.” Ribadì il rosso.
“Scott guardami negli occhi e dimmi…hai rubato tu il libro?” Domandò, fissandolo intensamente.
“No.” Ripeté secco il pirata, mentre Mike si ritrovò a fissarlo severo, per poi uscire dalla cella.
Il principe sperava che Scott ammettesse il suo reato.
Era scettico a credere che una divinità scendesse ad un livello così infimo.
Punire gli uomini per una colpa assurda.
In fin dei conti, Mike era pronto a sorvolare su quel furto, se l’amico avesse restituito il libro e se si fosse dimostrato propenso a chiedere perdono.
Se avesse ammesso i suoi sbagli e se avesse promesso di non macchiarsi più di una simile crudeltà, allora il principe avrebbe chiesto al padre una sola possibilità.
Una possibilità che poi il pirata avrebbe evitato, in quanto sarebbe tornato nuovamente a fare il fuorilegge.
 
Quelle lunghe 4 ore nella cella non avevano spento l’idea di Scott.
Il libro era con Courtney.
Non conosceva nessuna divinità con cui era entrato in contatto ad avercela tanto a morte con le sue azioni.
Certo il vecchio Poseidone era inviperito per il fatto che in molti lo accusassero di proteggere un pirata, ma lo stesso Scott compiva dei sacrifici per ingraziarsi la divinità del mare.
E oltre a Courtney vi era una sola altra divinità con cui era entrato in contatto.
Aveva solamente parlottato una volta con il dio della guerra e si erano scambiati alcuni consigli su armi come se fossero fratelli e come se si conoscessero da decenni.
E nemmeno dinanzi a quelli del processo decise di rinunciare alla sua linea difensiva.
Courtney.
Lei era e sarebbe sempre stata il suo capro espiatorio.
“Ora basta. Non sopportiamo più le tue bugie. Scott ridacci il libro.” Riprese re Chris, nei confronti del prigioniero.
“Quante volte ve lo devo ripetere? Non ce l’ho.”
“Tu…”
“Avete guardato nella Chimera? Avete chiesto ai miei compagni?” Domandò il corsaro, sfidando con lo sguardo i presenti nella sala.
“Non sono attendibili.” Ribatté l’anziano sovrano.
“Io…”
“Molto bene. Il consiglio delle 12 Città ti dichiara colpevole, ti condanniamo a morte. Portatelo via.” Ordinò uno degli ambasciatori, mettendosi in piedi insieme agli altri.
“Andiamo, è uno scherzo? Ma siete tutti ciechi? Non sono stato io.” Sbraitò il rosso, mentre 2 guardie lo trattenevano a fatica e cercavano di ricondurlo in cella.
Scott avrebbe voluto far notare loro che aveva avuto l’opportunità di rubare la reliquia, ma si era trattenuto per evitare guai.
Sapeva bene come avrebbero reagito e poi la cosa gli sembrava un pelino assurda.
Anche se fosse stato lui a rubare il libro, poi perché avrebbe abbandonato un indizio come il coltello sul luogo del misfatto?
Avrebbe cancellato ogni prova e di certo mai si sarebbe fatto beccare dalla guardia.
In qualche modo l’avrebbe messo a nanna e poi avrebbe rubato la reliquia.
Nel pensare a ciò, quasi non si accorse di una figura che entrava trafelata.
Solo un ordine lo ridestò dai suoi pensieri.
“Fermi! Invoco il diritto di sostituzione. Prendete me al suo posto.” Si propose Mike.
“No!” Borbottò il re.
“Scott dice che Courtney ha preso il libro. Io credo alle sue parole. Che vada a Tartaro a recuperarlo.”
“Che stai facendo?” Gli chiese Scott che si era liberato delle guardie, spintonandolo appena.
“Affermi che Courtney ha rubato il libro. Rubalo a lei: è il tuo campo.” Lo sfidò il principe, mentre Scott preferiva non cadere nella sua provocazione.
“Apri le orecchie: non sarò responsabile della tua vita.”
“Tu faresti lo stesso per me.”
“No, per niente.” Ribatté onestamente.
Lui mai si sarebbe sacrificato per qualcuno.
Forse avrebbe potuto farlo per Duncan, il suo fedele vice, o per la Chimera, ma non per un qualcuno che rivedeva dopo quasi 10 anni.
“Se Scott potrà lasciare la città, non farà più ritorno. Figliolo, dà ascolto alla ragione.” Tentò re Chris, rimproverando il figlio.
“No, padre: ascolta tu. O Scott ha rubato il libro o sta dicendo la verità. In ogni caso è la nostra unica speranza.” Spiegò il principe, mentre tra il consiglio d’ambasciatori si sentivano alcuni brusii poco rassicuranti.
I loro membri stavano pensando seriamente alla proposta del principe di Siracusa, nonostante Dawn cercasse in ogni modo d’impedire la prigionia del principe.
“Mike, ti rendi conto che se Scott non farà ritorno, tu verrai messo a morte al suo posto?” Chiese lo stesso ambasciatore che aveva sentenziato la pena di morte per il pirata.
“Certamente.”
“E cosi sia. Scott ha 10 giorni per riportare il libro.” Decise il consiglio, mentre tutti nella sala venivano presi dallo sconforto.
La scelta operata non andava giù a nessuno.
A partire dal consiglio stesso con Dawn in prima linea e a concludere con il sovrano siracusano che abbassò la testa dinanzi ad una decisione dell’alto.
“Rilasciatelo.” Ordinò re Chris, rivolgendosi alle guardie che, a malincuore, obbedirono.
Tolte le manette dai polsi del pirata, queste vennero applicate al principe che venne accompagnato verso le prigioni.
Durante il tragitto, Dawn e alcuni del consiglio andarono incontro al giovane principe che sorrise rassicurante nei loro confronti.
“Ah Scott! Non tardare.” Gli consigliò il moro, mentre veniva scortato verso i suoi nuovi alloggi.
Nell’alzare lo sguardo perso dal pavimento, il corsaro incrociò gli occhi furiosi di Dawn e si ritrovò ad uscire mestamente dal palazzo.
Ora era ufficialmente in un vicolo cieco.
Non gli sarebbe stato difficile convincere i suoi uomini per quell’ultima missione, dato che la faccenda del Libro era stata accantonata, ma spiegargli che avevano a che fare con una divinità non sarebbe stato semplice.
Intanto si avviava verso il porto e ripensava agli ultimi fatti di quell’orribile giornata.
 
Passeggiando nervosamente per il ponte della nave era riuscito a convincere i suoi amici per una nuova partenza.
E mentre la ciurma accendeva le lanterne per viaggiare durante la notte, Duncan stava studiando le mappe vicine a lui, rivolgendo uno sguardo pensieroso al capitano, perso a fissare la linea d’orizzonte davanti a sé.
“Allora? Hai idea di come arrivare a Tartaro?” Gli chiese ad un certo punto, risvegliandolo dallo stato di trance in cui era caduto.
“Tartaro? Uccidono la gente a Tartaro.”
“E dove stiamo andando?” Domandò il vice, mentre il rosso afferrava una mappa e l’apriva mostrando altre isole.
“In Grecia!”
“In Grecia? In questo periodo?”
“Pensa alle spiagge.” Tentò il rosso.
“Splendide se ti piacciono le zanzare.”
“Pensa alle donne.”
“Sono troppo belle, Scott.” Lo rimproverò nuovamente.
“Esatto.” Ghignò con sguardo eloquente.
Duncan sentendo quella risposta, alzò gli occhi al cielo e riprese, svogliatamente, a navigare.
“E dai Duncan.”
“È tuo amico, Scott.”
“Ma sentilo! Sembri mia madre. Mike se la caverà.”
“Ne sei sicuro?” Gli chiese il suo vice, facendolo annuire.
“Tutti e 2 sappiamo che Chris non farà mai giustiziare il suo unico figlio.”
“Perciò scappiamo?”
“Ci ritiriamo! Facciamo un altro colpo in Grecia e poi torniamo a casa come se nulla fosse successo.” Riprese stizzito il rosso, mentre Duncan si ritrovava a manovrare il timone per seguire la direzione.
E mentre scendeva sul ponte, prima di andare nella sua camera, si rivolse al suo equipaggio per quell’ultima avventura.
“Signori, siamo diretti in Grecia.”
Nel sentire le urla della sua ciurma, Scott sorrise, nonostante fosse ancora scosso per gli avvenimenti di quelle ultime ore.
 
Scendendo i pochi scalini che lo avrebbero condotto al suo alloggio, si ritrovò quindi a mugugnare.
“Duncan, il libro, Mike.”
Fu nell’aprire la porta che si ritrovò davanti una brutta sorpresa girata di spalle.
Lei non doveva essere lì secondo i suoi calcoli.
Lei doveva essere a Siracusa, a pregare gli dei o qualcuno del consiglio di ripensarci.
Lei non doveva partecipare a quel viaggio.
Purtroppo, essendo a bordo non poteva farci nulla e per un po’ si mise, dietro la porta, a fissarla con incertezza.
“Guarda quanta roba. Non ci posso credere. Ah, ma questo deve essere finto. Sarebbe talmente fragile…” Soffiò lei, sfiorando lo scheletro di un antico animale che vide, nonostante le sue delicate dita, la caduta di un pezzettino d’osso.
Già nel vedere quella calamità su 2 piedi distruggere quel tesoro inestimabile la sua pazienza si era prosciugata e sperava vivamente che non facesse altri danni.
“E questo?” Si chiese, passando a guardare alcune collane, mentre Scott decise di coglierla alle spalle.
“Rubato a Venezia, a Pompei, in un bordello di Siracusa.”
“Indovinato.” Sospirò, facendo girare di scatto la donna che rimise al suo posto la collana.
“Cosa sei venuta a fare?”
“Ad assicurarmi che recuperi il Libro della Pace o a riportare il tuo cadavere se fallisci.” Ribatté lei con sicurezza.
“Davvero? E come pensi di sbrogliartela?”
“Con ogni mezzo necessario.”
“Hai un tuo equipaggio?” Le chiese il pirata.
“No.”
“Sai arrivare a Tartaro?” Domandò furbescamente.
“Eh no.”
“Sai navigare da sola?” Tentò al limite della calma.
“Sì.” Rispose con convinzione.
“Benissimo! Allora scaricherò le tue chiappe su una barca a potrai fare una bella remata fino a Siracusa perché noi andiamo in Grecia.” Ribatté il corsaro, buttandosi sul suo letto, mentre Dawn lo fissava disgustata.
“In Grecia?”
“Sissignore!” Ribadì il capitano, calandosi un cappello sugli occhi.
“È come pensavo.” Sbuffò lei delusa.
“Cosa?” Chiese il rosso, risollevando il capo.
“Scott non sei un tipo così complicato. Uno non deve far altro che immaginare quale sia l’azione più vigliacca e tu sceglierai quella.”
“Ehi! Non è un problema mio: io non ho rubato quel libro!”
“E non intendi perdere il sonno per questo.” Lo schernì Dawn, mentre lui si voltava dall’altra parte, dandole le spalle.
“Neanche un pisolino.”
“Io invece non troverei pace nel letto, sapendo di essere viva perché ho lasciato morire il mio amico.” Riprese, risvegliando i sensi di colpa di Scott.
Era proprio questo che gli seccava: doveva dar ragione a quella donna.
E senza volerlo si era rimesso in piedi, rincorrendola irritato.
“Questo pasticcio non è colpa mia. Non ho chiesto io a Mike di rischiare la vita per me.”
“È chiaro che non posso appellarmi al tuo onore, ma ho altri modi per convincerti.” Soffiò, avvicinandosi appena.
“Ah sì? E come pensi di riuscirci?”
“Parlando la tua lingua.” Riprese, avvicinandosi ulteriormente, mentre Scott intimorito la osservava con attenzione.
Ben presto dalla tasca del suo vestito, lei tirò fuori un gioiello e lo mostrò al pirata che lo afferrò avido.
“Esprimiti.” Borbottò divertito.
Lei però non si lasciò sorprendere da tanta avidità e infatti prese un sacchetto e ne svuotò il contenuto sul palmo delle mani del pirata.
Quest’ultimo si ritrovò a studiare per qualche attimo le gemme e poi annuì.
“Sì, mi hai convinto. Ma non per la prima classe.” Ghignò il rosso, facendo preoccupare la ragazza.
Il suo sguardo eloquente, fu solo un anticipo di quello che accadde poi.
Lui la prese maleducatamente in braccio e la portò fuori dallo studio, mente lei si dimenava come un’ossessa, tirando calci e pugni pur di liberarsi dalla sua presa.
“Come puoi vedere siamo ben equipaggiati per soddisfare ogni esigenza. Abbiamo una magnifica vista sul mare, alloggi lussuosissimi con 3 pasti raffinati al giorno: cetriolini, uova e…cetriolini.” Spiegò, gettandola al suolo in una sudicia stanzetta.
Ben presto si avvicinò loro il cane che faceva tanta compagnia a Scott e che come di consueto gli leccò la faccia.
“Oh ciao Zanna! Sei qua. Ti presento il tuo nuovo compagno di cuccetta. Veramente sei tu la sua nuova compagna di cuccetta. La cuccetta è sua.” Ridacchiò il rosso, mentre il cagnolone correva incontro a Dawn, leccandole il viso.
Nel vedere quella scena nessuno poteva trattenersi.
Una donna così minuta era stata quasi travolta dalla mascotte della loro nave e Scott per un attimo si dimenticò che dovevano cambiare programma.
“Ti auguriamo un bellissimo soggiorno a bordo della Chimera. Se Zanna ti si avvinghia alla gamba, vuol dire che gli piaci.” Ghignò il rosso, prima che la loro ospite riuscisse ad allontanare il cane e a rimettersi in piedi.
“Se tu credi di…”
Non riuscì a finire di parlare che Scott le chiuse la porta in faccia, azzerando quindi la sua voce che, in quegli istanti, gli aveva urtato il sistema nervoso.
 
Fu nel girarsi verso la sua ciurma che il pirata si mise a studiare il gioiello che aveva ricevuto, ponendolo controluce.
“Come ci è salita sulla nave?” Si chiese, posando il suo sguardo verso i membri dell’equipaggio.
Ognuno di loro, anche il più inutile, aveva una qualche gemma da controllare e Scott aveva intuito che erano stati corrotti.
Tuttavia non se la sentiva di rimproverarli, dato che lui aveva fatto lo stesso.
Nel vederlo avanzare serio verso il timone, la sua ciurma nascose i gioielli, facendo finta di nulla.
“Signori miei, la rotta è cambiata. Ci dirigiamo a Tartaro.” Riprese scuro in volto per quel cambio di programma.
“Eh? Che ne è stato della Grecia?” Gli chiese Noah.
“Addio divertimento.” Sospirò sconsolato Owen, venendo ignorato dal capitano.
“Addio spiagge.” Bisbigliò nuovamente Noah.
Prima di raggiungere la postazione di Duncan, Scott venne di nuovo disturbato da una corda che gli era caduta sulla testa.
Almeno per lui era inutile chiedersi chi fosse il responsabile.
Quel dannato Brick non avrebbe mai saputo fare un nodo decente alle cime della sua povera Chimera.
“Brick!” Lo richiamò con rabbia.
“Scusa capitano.” Tentò, gettandosi con un’altra corda dalla torre di vedetta e cominciando a tormentare il rosso.
“Uè! Per caso hai detto Tartaro?”
“Proprio così.” Rispose Scott, scostandosi dalla sua traiettoria.
“Cioè lo stesso Tartaro da cui nessun marinaio è tornato?” Continuò, venendo spinto via dal capitano.
Tuttavia Brick non si arrese e continuò a vorticare intorno al capitano che spazientito si ritrovò ad alzare lo sguardo al cielo.
“Il Tartaro delle anime perdute? Dove frantumano le ossa e cuociono la milza?” Riprese, mentre il rosso cercava di mantenere la calma.
“No Brick. Questo è il delizioso Tartaro: quello con tante spiagge e aperitivi. Sai quelli con gli ombrellini?” Chiese ironico, allontanandosi e lasciando il compagno di viaggio ai suoi borbottii fastidiosi.
Allontanatosi da quella seccatura, Scott salì i pochi gradini che lo separavano dal timone manovrato dal suo vice.
Nel vederlo con quello sguardo perso nei suoi pensieri, Duncan lo fissò compiaciuto.
“Lo faccio soltanto per i soldi.” Mise subito in chiaro, facendo allargare ancora di più il ghigno del suo vice.
“Certo.” Ironizzò, ricevendo uno sguardo seccato dal capitano.
“Come ci arriviamo?” Si corresse Duncan, facendo cambiare espressione all’amico.
“Quella stella è la nostra meta.” Sospirò il rosso, alzando un dito e indicando la direzione da seguire alla sua ciurma.
Con un semplice movimento la nave si posizionò di fronte alla stella, mentre uno stanco Scott si ritrovava a pensare a quel viaggio.
Sfidare apertamente una dea e tentare di fregarla sul suo terreno non era una mossa che giocava a suo favore.
 


Angolo autore:

Ryuk: Oggi rocchi è impegnato altrove.

It: Sta galleggiando.

Ryuk: Che immagine orribile.

It: E anche tu, Ryuk, se verrai con me, galleggerai.

Ryuk: Ma smettila pagliaccio.

Freddy: Problemi amici?

It: Zitto pervertito.

Jason: Grrr...

Ryuk: Stavo ringraziando quelli che seguono la storia ed ecco 3 babbei che le pigliano e bastano.

It: Palloncino?

Freddy: Volentieri.

Jason: Grrrr...

Ryuk: Spero solo che rocchi si liberi dai suoi impegni e che torni a sbadigliare.

It: Galleggerete tutti!

Ryuk: Vi saluto ora, prima che faccia una carneficina. Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Cap 4 ***


Impegnato a dare indicazioni ai suoi uomini, Scott non sapeva che qualcuno stava fissando le sue azioni con interesse.
Da un calice di cristallo la dea della discordia stava osservando ogni più piccolo movimento di quel pirata.
E mentre fissava la nave rossa che navigava tranquilla sul mare, le sue creature le facevano compagnia.
“Però. Il nostro ladruncolo ha deciso di non scappare. Crede di venire a farci una visitina: offriamogli della musica melodica.” Soffiò la dea, sfiorandosi le labbra e facendo scorrere sul bordo del bicchiere un dito.
Quel semplice movimento fece uscire dal liquido delle piccole luci azzurre e una voce angelica che si stendeva sempre più.
 
Incurante della situazione che Courtney aveva creato, il rosso aveva continuato a pensare ad una qualche strategia.
Sapeva che la dea non sarebbe rimasta con le mani in mano, ma di certo non credeva di scontrarsi con una mossa così anticipata.
Nel frattempo Dawn, ancora rinchiusa nella cuccia di Zanna, aveva cercato di liberarsi della sua prigionia, aprendo poco per volta la porta dove Scott l’aveva rinchiusa.
Insieme a lei uscì anche il cagnolone che si era ritrovato con un ridicolo fiocco rosa in testa.
“Oh, andiamo. Stai benissimo.” Lo rassicurò la giovane, mentre il cane si scrollava di dosso il fiocco.
Tempo di fare pochi passi e Dawn notò che tutti erano al lavoro.
Alcuni stavano usando dei rinforzi in legno per la struttura, altri stavano controllando le vele sotto indicazione di Duncan.
E poi c’era Scott che con aria sicura stava manovrando la nave, dirigendola verso delle rocce.
“I Denti del Drago…” Sospirò lei, venendo presto raggiunta da Brick che si era calato dalla vedetta, spaventandola appena.
“Quelli là signorina, solo un capitano uscito pazzo oserebbe navigarci in mezzo.” Spiegò il pirata, facendo annuire Dawn.
“Brick sistema meglio quella vela.” Lo richiamò il capitano.
“Scusatemi signorina.” Soffiò Brick, issandosi nuovamente.
La giovane, vinta dalla curiosità, salì i pochi gradini e si avvicinò a Scott che con aria imperturbabile fissava il mare calmo davanti a sé.
Nei suoi occhi non leggeva la paura.
Sembrava quasi conoscesse ogni cambiamento del mare, anche se sfidare il dio Poseidone non era una mossa saggia.
Tuttavia il corsaro non sembrava preoccupato.
Era quasi rilassato nel passare in mezzo a quelle rocce, come se fosse conscio che quella prima prova era una passeggiata in confronto a quello che avrebbero dovuto passare non appena Courtney si fosse svegliata.
“Sei proprio sicuro di…”
“Sì, abbiamo già fatto queste cose.” Borbottò, senza riuscire a rassicurarla.
“Senti…”
“No, non c’è altro modo di attraversare il mare.”
“Ma…”
“E sì, hai il permesso di stare zitta a prendere lezioni gratis di vela.”
“Sai…”
“E poi una nave non è posto per una donna.” Ghignò il rosso, distogliendo l’attenzione dall’orizzonte solo per un secondo.
Giusto per osservare la reazione della loro ospite.
Come se non s’immaginasse cosa avrebbe potuto fare Dawn.
“Owen, piano con quella leva.” Ordinò nuovamente il capitano, ricevendo una risposta affermativa dal compagno.
Mentre dispensava ordini e consigli ai membri della sua ciurma, lui si era accorto che la giovane donna stava cercando di trattenersi dal picchiarlo, facendo lunghi e profondi respiri.
La sua speranza era che sapesse quello che faceva.
 
La nave entrò nel pertugio tra le rocce con Scott che prestava massima attenzione a non urtare qualche scoglio.
Grazie al silenzio dell’equipaggio e alle indicazioni precise di Brick, la Chimera aveva raggiunto il luogo dove molte altre imbarcazioni non erano state fortunate.
Una serie di relitti in rovina si stesero davanti a loro con buona parte della ciurma che manteneva fisse le posizioni.
Ben presto dal mare si iniziò a diffondere l’eco di una dolce melodia e la stessa Dawn, incuriosita da quel suono che mai aveva udito, si voltò verso il capitano.
“Cos’è questo suono?” Chiese, notando che dalle polene di alcune navi erano usciti degli esseri fatti d’acqua.
“Sirene.”
La ragazza, quindi, fissò con attenzione quelle donne e queste ghignarono nella sua direzione, mentre Zanna si rendeva conto del pericolo.
Infatti aveva cominciato ad abbaiare, mentre il resto dell’equipaggio, sotto l’influsso del canto, non faceva altro che seguire i movimenti di quelle creature.
Owen e Noah, infatti, stavano ballando e anche gli altri si erano ormai fatti ammaliare da quella voce soave.
“Scott…Scott…” Tentò lei, cercando di richiamare il pirata che si era quasi appisolato sopra il timone e che stava conducendo la nave verso gli scogli.
“Duncan…”
“Venite con me parleremo d’amore.” Promise il vice, facendo negare la donna.
“Vuoi peccare, si può fare.” Soffiò il rosso, mentre Brick, dondolandosi da una corda all’altra andava a sbattere contro l’albero maestro.
“Ah! Uomini.” Sbottò Dawn, spingendo il capitano e sottraendogli il comando del timone.
Così facendo, riuscì ad evitare l’urto con una serie di scogli acuminati.
Le sirene tuttavia continuando a cantare, avvicinavano sempre più a sé l’equipaggio che non riusciva a resistere a quei dolci richiami.
Sconsolata la giovane abbassò lo sguardo e notò che Zanna era l’unico in grado di poterla aiutare.
Subito gli porse una corsa e gli ordinò di bloccarli per evitare che si tuffassero in mare.
Il cane, seguendo il comando della donna, li circondò e li bloccò tutti insieme con la corda.
Fu nell’alzare lo sguardo verso le vele che Dawn si rese conto che Brick era ancora in pericolo.
Quest’ultimo infatti si era ripreso ed era andato incontro ad una sirena che lo stava trascinando con sé in acqua.
Dawn risollevò, quindi, Scott e lo sistemò contro il timore, sperando che rinsavisse e che li portasse al sicuro.
Affidata alla Chimera un navigatore, la giovane afferrò una corda con uncino e si lanciò verso Brick che, ripresosi dall’incantesimo delle sirene, stava per annegare.
Riportato a bordo e assicuratasi che rimanesse bloccato per un po’, la donna si accorse che una delle sirene aveva preso Scott.
“Zanna…prendi Scott.” Ordinò nuovamente lei, mentre il cane per eseguire il suo comando, mordeva il sedere al capitano.
Sentita quella fitta dolorosa, il rosso era tornato in sé, ma i movimenti oscillatori della Chimera lo condussero verso un’altra sirena che cominciò a baciarlo, facendolo ripiombare sotto incantesimo.
La nave, rimasta senza timoniere, si ritrovò ad urtare contro alcuni relitti, scivolando giù per una cascata.
La stessa Dawn si ritrovò a capitombolare, finché non si ritrovò abbracciata a Scott che la baciò con passione.
Per un breve momento era stata sul punto di lasciarsi andare, ma ricordare come l’aveva trattata, Siracusa e tutto il resto le restituì la lucidità necessaria.
Con un pugno forte e deciso, si allontanò dal pirata, ritornando al timone e accorgendosi solo in quel momento che erano destinati agli scogli.
Presa dallo sconforto, pensò che non vi era via d’uscita, ma prima di sfracellarsi, sulla sinistra, notò un relitto che s’affacciava verso la luce.
Non essendoci via d’uscita e sapendo che nel caso peggiore sarebbero tutti morti, decise di virare verso quella possibilità.
“Zanna! I rostri!” Ordinò Dawn, mentre il cane correva verso il comando da azionare.
La giovane sperava che funzionasse.
Nella sua mente quell’idea era impossibile da realizzare, ma credeva nella bontà degli dei.
I rostri si scontrarono, quindi, con il legno marcio del relitto che avevano davanti a sé, quasi sbriciolandolo e nel mentre riuscirono a distruggere le sirene che smisero così di cantare.
Fu nel cadere in mare aperto che Dawn seppe d’esser riuscita a salvare la Chimera, anche se l’imbarcazione era rimasta piuttosto danneggiata da quella brutta avventura.
Poco per volta i vari membri della ciurma si risvegliarono da quel sogno e si ripresero quasi totalmente.
Scott nel vedere l’orizzonte, sgombro da scogli e da relitti, scattò in piedi e si girò verso il timone, credendo che il merito fosse di Duncan.
Fu nell’alzare gli occhi che la vide.
Quella che considerava una sciagura gli aveva appena salvato la vita.
Tuttavia questo pensiero scomparve quasi subito e infatti il rosso non poté che restare meravigliato dalla bellezza della loro ospite.
Il vento che le scompigliava i capelli e il sorriso verso il mare la facevano sembrare una dea, anche se Scott sapeva benissimo che ora non aveva più molte scuse per trattarla come al solito.
E si ritrovò a sbuffare, mentre si avvicinava ai suoi uomini, i quali, come se fosse una congiura, gli fecero notare che non era merito suo.
“Ci ha salvati Dawn.” Esordì subito Brick, facendolo diventare nero di rabbia.
Scott, infatti, salì con passo svelto i gradini che lo separavano dal timone, mentre Zanna lo anticipava leggermente.
“Riprendetevi e tornate con i piedi per terra.” Ordinò Duncan, mentre il rosso pensava a come comportarsi.
Non poteva ringraziarla: avrebbe perso ufficialmente la faccia dinanzi ai suoi uomini, ma non voleva nemmeno passare come un cinico disgraziato.
“Ecco il mio piccolo eroe: sei stato proprio coraggioso.” Iniziò Dawn, ricoprendo di complimenti e carezze il cane che l’aveva aiutata con le sirene.
“Ehm…ehm…” Tentò il rosso, tossicchiando appena.
“Dicevi che una nave non è posto per una donna?” Chiese lei con un sorriso, continuando a manovrare il timone.
Ritrovatosi spiazzato il rosso rispose prima con un’occhiataccia e poi con un grugnito seccato.
“Assolutamente! Insomma…dai un’occhiata. La balaustra era in mogano intagliato e queste parti sono arrivate da Damasco. Hai idea di che ho passato per rubarle? È per questo che le donne non dovrebbero guidare.” Sbuffò il capitano, picchiettando con una mano sopra i danni che lei aveva provocato.
 
Nel sentire quei discorsi e quelle parole in Dawn aumentò la rabbia
Non credeva esistesse qualcuno così arrogante e superbo da dibattere su una cosa simile.
In fin dei conti era merito suo se loro erano ancora vivi.
Non si sentiva di discutere sulle condizioni della Chimera, ma almeno non erano finiti contro gli scogli.
Mai nella vita si era sentita così sminuita e offesa.
Lo stesso Zanna che aveva eseguito gli ordini di Dawn, distolse lo sguardo dal padrone e abbassò la testa.
“Sei impazzito? Ti ho salvato la vita.” Le fece notare, stringendo con rabbia il timone.
“Me la sarei cavata…come sempre.” La sminuì, spostandola dal comando della nave e fissandola con superiorità.
Fu nel sentire quelle parole che la calma di Dawn si abbassò ulteriormente.
Ci mancava soltanto che le dicesse che preferiva morire piuttosto d’essere salvato da una donna e allora sì l’avrebbe picchiato sul serio.
“Certo.” Sbottò lei, scendendo i gradini e dandogli le spalle.
La sua intenzione era quella di sbollire la rabbia nella stanza che le avevano dato, giusto per non uccidere il capitano.
Dopotutto lui doveva portare il suo cadavere a Siracusa e lei non voleva perdersi la scena della sua morte.
Ancora non poteva credere che Mike avesse voluto sacrificare la sua libertà e la sua vita per quell’ingrato corsaro.
Nel vederla in quello stato, i membri della ciurma si scostarono per farla passare, mentre borbottava qualcosa di poco delicato.
“Che ingratitudine. È tipico.” Sbottò amara, mentre Scott cercava altri danni per le sue azioni scellerate.
Fu nel sporgersi verso il parapetto che notò un ulteriore ferita sulla già martoriata Chimera.
“E hai scheggiato la vernice. Lo vedi? Quello non è un graffietto.” Continuò con tono misto tra l’arrabbiato e il provocatorio.
Dawn stanca di tutte quelle accuse, aprì la porta della sua stanza e la chiuse con rabbia dietro di sé, mentre un ghigno compariva sul volto del capitano.
Lui considerava divertente quel stuzzicarla senza sosta, celando i suoi tentativi di ringraziarla che avrebbero minato la sua autostima.
Fu nell’accorgersi d’avere lo sguardo di tutti addosso che Scott intuì d’aver sbagliato.
Tutti, nessuno escluso, gli stavano rinfacciando quel comportamento.
A partire da Duncan e per concludere con Brick tutti lo fissavano adirati.
Fu nel sentir guaire Zanna che Scott abbassò lo sguardo verso il cane che distolse l’attenzione dal suo padrone.
Nel constatare quella sorta d’insubordinazione da parte dei suoi compagni, il rosso grugnì seccato, staccandosi dal  timone.
“Umpf…il cane, l’equipaggio e quella donna!” Sbuffò seccato, avviandosi verso la stanza della loro sfortunata ospite.
Giunto dinanzi alla porta bussò con veemenza e non ottenendo risposta si girò verso i suoi uomini che lo fissavano serio.
Davanti a quegli sguardi così freddi e impassibili, il rosso si ritrovò a bussare con maggior forza, sperando vivamente di non dover sfondare nulla.
“Cosa c’è?” Chiese Dawn.
“Grazie!”
“Non c’è di che!”
“Ma figurati.”
“Non ti preoccupare!” Ribatté lei fredda.
“Stai tranquilla!”
“Bene!” Alzò la voce, sperando d’allontanarlo.
“Addio!”
“Addio a te.” Riprese Dawn, chiudendo la porta e facendo girare il rosso verso il suo equipaggio.
Gli altri, notando i suoi tentativi di ricucire lo strappo, sorrisero e tornarono ai loro impegni, mentre Scott si rigirava verso la porta, sorridendo appena.
Quella donna non era così male come pensava.
Aveva il suo bel caratterino e non era propensa a rispettare i suoi ordini, ma non le dispiaceva poi molto.
Il rosso stanco di quella faccenda, si voltò verso Zanna che l’aveva seguito fino alla porta e che scodinzolava felice.
“Contento adesso?” Chiese ironico, facendo abbaiare il cane.
Il capitano risolta anche quella situazione imbarazzante, tornò verso il timone, mentre lo stesso Zanna distolse lo sguardo dal padrone.
Lui sapeva bene cosa lo stava tormentando.
 
Parte del suo tormento era da ricercarsi proprio a Siracusa.
Ancora non riusciva a capacitarsi che qualcuno potesse sacrificare la sua vita per un tizio che rivedeva dopo un decennio e che non dava troppe garanzie.
Si trattava pur sempre di un pirata e nemmeno il buon Zeus poteva sapere cosa frullasse nella sua testa.
Anche se abbandonare così un amico avrebbe fatto infuriare buona parte delle divinità che stavano sull’Olimpo.
Lui lo faceva solo per questo e per il denaro che sarebbe caduto nelle sue tasche.
Di Mike, di Siracusa, di Dawn e del Libro della Pace non gliene poteva fregar di meno.
E mentre la Chimera andava incontro alla sera, alle sue spalle Scott aveva lasciato un principe che aspettava con pazienza il suo ritorno.
A fissare la sua città dalla minuscola finestrella della sua cella Mike si sentiva strano.
Vederla così grigia e infelice gli sembrava un affronto per tutte le difficoltà che avevano avuto in quegli ultimi 5 anni.
E ora quel furto che sembrava voler sbriciolare ancor di più i buoni propositi di re Chris.
Proprio quella sera il suo anziano padre, accompagnato da una fedele guardia, aveva fatto visita all’erede.
“Mike, presto vieni. Una nave attende nel porto: i miei più fidati ufficiali ti porteranno lontano da Siracusa.” Affermò il sovrano, prendendo per il braccio il giovane prigioniero.
“Cosa? E le guardie degli ambasciatori?”
“Sono addormentate o ben corrotte, ma dobbiamo andare subito.” Continuò il re, avviandosi verso la porta.
“Andare dove? A vivere il resto della mia vita in esilio?”
“A vivere, figliolo. Non ti farò giustiziare per un reato di Scott.” Riprese il vecchio, avvicinandosi minaccioso al figlio.
“Neanche Scott lo farà.”
“Mike, non essere ridicolo. Scott non ha intenzione di andare a Tartaro! Lo Scott che conoscevi da bambino…”
“È ancora in lui ora che è uomo. Io l’ho visto.” Riprese il principe, alzando la voce e interrompendo suo padre.
“Mike, io…”
“Padre, io so quel che faccio.” Lo rassicurò, poggiando una mano sulla sua spalla e tornandosene quindi ad osservare il panorama che si stendeva desolante dalla finestrella della sua cella.
L’anziano sovrano, riscontrata la testardaggine nel suo erede, annuì con il capo e si voltò, chiudendosi la porta alle spalle e sigillandola con l’unica chiave della guardia che l’aveva accompagnato.
 
Angolo autore:

Ryuk: Buonasera lettori. Rocchi è KO in questi periodi e, quindi, sarò io a salutarvi.
Ringrazio chi ha seguito la storia fino a qui e chi ha recensito.
Detto questo vi auguro tanti sogni felici.

Freddy: Prima che arrivi io a distruggerli.

It: Palloncino?

Ryuk: No.

It: Galleggiano tutti e anche voi galleggerete se non lasciate una recensione.

Ryuk: Zitto pagliaccio!

It: Anche tu shinigami galleggerai.

Ryuk: Non vedo l'ora...alla prossima!

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Capitolo 5
*** Cap 5 ***


L’indomani la Chimera era riuscita ad attraccare alla riva di un’isola disabitata.
Non ci voleva un genio per capirlo data la mancanza completa di abitazioni e la difficoltà per raggiungerla.
E mentre Scott fissava una volta di più i danni che la sciagura aveva causato, Duncan si era messo a dare ordini al resto della ciurma.
“State a sentire: ci fermiamo solo qualche minuto. Se vi perdete, poi non partite.” Riprese risoluto, soffermandosi in particolare su alcuni membri dell’equipaggio.
Alcune volte erano partiti in ritardo proprio a causa di queste calamità, mentre altre volte erano scappati solo per il rotto della cuffia.
Nel sentire quei richiami, altri consigli e ordini, la maggior parte della ciurma si fissò confusa, chiedendosi se non stesse esagerando.
Tutti, quindi, si voltarono verso Scott che, annuendo appena, aveva appoggiato la decisione del suo vice e che stava esaminando, con Zanna al suo fianco, un ulteriore pezzetto di legno, staccatosi dalla balaustra.
Accortosi che le normali preghiere agli dei sarebbero state inutili per riparare la sua povera Chimera, si era rimesso in piedi e si era avvicinato a Duncan che stava sistemando le corde di alcune vele.
“Come può una donna da sola fare così tanti danni?” Borbottò, sfiorando il timone, mentre il suo vice continuava a ghignare.
Gli sembrava d’essere tornato indietro nel tempo.
Quando durante una missione su coste vicine a Siracusa aveva conosciuto Gwen e di come quest’ultima lo stesse per uccidere.
E da come stava reagendo il rosso non c’erano troppe differenze.
Era più che evidente che il loro rapporto fosse migliorato leggermente dall’inizio del viaggio.
Quando erano partiti da Siracusa non riuscivano nemmeno a fissarsi negli occhi, senza provare disgusto o fastidio, ma a distanza di alcuni giorni la situazione era migliorata.
“E va bene! Ci serviranno scalpelli di vario tipo, una pialla e una montagna di legname.” Sospirò il rosso, scendendo i gradini che lo separavano dal ponte.
“Allora? Avete sentito il capitano? Cercate dei tronchi e fate in fretta.” Ordinò Duncan, mentre Scott accarezzava nuovamente la nave cui era tanto legato.
Nessuno conosceva il vero legame che l’univa alla Chimera e di certo, Dawn vedendolo così si era chiesto se fosse pazzo per caso.
Infastidita da quel comportamento assurdo, quasi da bambino, alzò gli occhi al cielo e poggiò le mani sui fianchi.
“Oh, per l’amore del cielo! Basterà un po’ di linfa degli alberi e tornerà come nuova.” Tentò, prendendo un secchio e scendendo dalla nave.
“Quando vorrò un tuo consiglio, te lo…ehi! Dove vai? Beh…vai, ma almeno portati qualcuno…” Soffiò, interrompendosi nel notare che non solo veniva ignorato, ma che buona parte del suo equipaggio la seguiva come un cagnolino scodinzolante.
Perfino Zanna si era fatto abbindolare da quella donna e Dawn, senza troppi problemi, si fece scortare da quei pirati tanto gentili.
“Oh, grazie. È una gioia vedere che degli uomini come voi hanno ancora un pizzico di normale cortesia.” Soffiò, lanciando una frecciatina al rosso.
Quello che Scott non riusciva proprio a capire era questo.
Come potevano i suoi uomini, già sposati e tutto, interessarsi di quello scricciolo biondo che faceva più danni che altro.
Alcuni avevano pure figli ed erano felici, ma quello stare appreso a Dawn proprio non riusciva a tollerarlo.
E se qualcuno gli avesse fatto notare che era geloso, allora lui avrebbe ribattuto che Gwen e amiche non erano delle clienti troppo affabili.
“Normale cortesia…” Bisbigliò, imitandola e scurendosi in volto.
Dietro di sé, poi sentì un fruscio e lo ricondusse a Duncan.
Se perfino quell’idiota si era fatto fregare allora non poteva più contare su nessuno.
Infatti il suo vice era già sul punto di scendere con tanto di secchio in mano, prima che il rosso si risvegliasse.
“Non ti affannare.”
“Ma lo sai che ha ragione: la linfa degli alberi sarebbe perfetta per…”
“Basta! Resta sulla nave!” Lo interruppe, scendendo lentamente e seguendo lo sparuto gruppetto che era partito.
In pochi passi li raggiunse, anche se non capiva il perché si sentisse così strano.
C’era un qualcosa che lo rimproverava per quel carattere impossibile che si ritrovava.
“Ho già detto grazie. Si tratta di questo, vero?” Esordì, seguendoli ancora.
“Si tratta di riparare la nave. Se rompo una cosa la aggiusto.” Rispose Dawn, osservando alcuni alberi.
“Mmh, coltello prego.” Continuò lei, facendogli alzare lo sguardo al cielo.
“Oh, certo. Adesso ti do anche un’arma.”
Non servì nemmeno che lei lo chiedesse nuovamente, dato che gli altri membri della ciurma avevano già estratto il rispettivo coltello, porgendolo alla loro ospite.
“Grazie Brick.” Soffiò Dawn, mentre quest’ultimo le fece una riverenza e si avvicinò al capitano per rimproverarlo.
“Sai, dovresti essere un pochino più cortese.” Ghignò il pirata, nei confronti del rosso.
“Oh, bene! Ci mancava anche una lezione di etichetta da un topo di sentina.” Sbuffò Scott, tirandogli un pugno e facendolo finire in mezzo alla vegetazione.
“Però lei ha salvato la nave, capitano.”
“Ma grazie Tyler!”
“E ora aiuta a ripararla.” Aggiunse Noah.
“È molto in gamba.” Continuò Owen.
“E coraggiosa.” Terminò Noah.
Nel sentire tutte quelle sciocchezze il rosso era al limite della pazienza.
Era l’unico che sentiva d’essersi accorto che quella megera aveva causato un danno dietro all’altro.
Infatti si era portato le mani in faccia, stufo di quei discorsi.
Era da almeno 12 ore che tutti gli facevano notare che se non fosse stato per lei, a quell’ora altro che sirene, sarebbero andati direttamente a trovare Ade.
E mentre Scott cercava di mantenere la calma e di non prendere a cazzotti il buonsenso, lei aveva già provveduto a tagliare appena una pianta, per estrarne la linfa con cui potevano curare la Chimera.
Tempo di riempire il secchio e staccò la lama dalla superficie irregolare della corteccia.
“Questa ragazza non saprebbe aggiustare un’unghia spezzata.” Sbottò lui in un attimo, zittendo i presenti.
“Francamente sei l’uomo più volgare e ottuso che io abbia mai conosciuto.”
“Senti, bella…ho visto i ricchi bamboccioni con cui te ne vai in giro: io sono il solo uomo che tu abbia mai conosciuto.”
Fu nel girarsi e nel darle le spalle che Scott pensò d’aver vinto uno scambio.
Lei, a suo modo di vedere, non aveva possibilità di ribattere, ma quando sentì la linfa scivolargli sulla testa capì che non era così.
Doveva aver toccato un tasto dolente per averla fatta infuriare così, anche se gli importava relativamente.
Rigirandosi, notò che lei si fissava le unghie, fingendo di non aver fatto nulla di male.
Scott, quindi, prese del fango e ne fece un’enorme palla, mentre l’equipaggio fissava quella scena leggermente preoccupato.
“Oh no! No!” Ordinò lei, ricevendo comunque il fango in faccia e cadendo, quindi, malamente al suolo.
Nel vederla rialzarsi, Owen e Noah puntarono sulla vittoria in quello scambio, mentre Dawn si ripulì furiosa.
“Sei prepotente.”
“E tu sei viziata.”
“Maleducato, presuntuoso, egocentrico, ingrato, impossibile, insopportabile.” Gli urlò, lanciandogli contro qualsiasi cosa trovasse per terra.
“Almeno non sono represso.”
“Io repre…te la faccio vedere io la repressa.” Lo sfidò, staccando un sasso da terra con il chiaro intento di colpirlo in testa.
Prima però di portare a termine la sua opera, sotto sguardo fisso di Scott, si fermò, sorprendendosi per un tremore che scuoteva la calma dell’isola.
Le stesse piante si erano ritirate come risucchiate e una luce intensa era andata ad illuminarli, prendendoli alla sprovvista.
“Posalo a terra.” Le consigliò il giovane, facendo annuire Dawn.
Prima che riuscissero a far qualcosa, sotto i loro piedi si apre una piccola voragine con Brick e Zanna che ci cadono sopra.
Quella semplice voragine ben presto fece capire ai vari pirati che quella non era un’isola normale.
Il dislivello in cui Brick e il cane erano caduti non era altro che l’occhio destro di un animale.
Notando ciò e resisi conto d’essere in pericolo, i pirati iniziarono a correre verso la Chimera con Scott che urlava verso il suo vice.
“È un pesce! Duncan! Duncan!”
Nel vederli correre così disperatamente, il vice si chiese cosa li preoccupasse e solo una pinna che sospinse la nave poco più in là, gli fece capire in cosa si erano imbattuti.
Sfruttando comunque la stessa pinna del pesce Scott e il resto dell’equipaggio riuscirono a recuperare terreno e con un balzo raggiunsero le corde della Chimera.
Giunto nei pressi del timone, Dawn si mise subito ad indicare la stella per Tartaro, mentre Scott ordinava al vice di mantenere la posizione.
Il rosso credeva che quel pesciolone troppo cresciuto potesse tornargli utile in altro modo e potesse in qualche modo aiutarlo per il proseguo del loro viaggio.
Infatti, lasciato nuovamente il comando a Duncan, raccolse l’ancora, passando una delle estremità della corda a un suo uomo.
“Brick! Fissala!” Gli ordinò secco.
“E dove la fisso?” Si chiese dubbioso, mentre Scott cercava d’arpionare l’animale.
Riuscito nella sua impresa, si voltò soddisfatto, fissando con aria di superiorità Dawn che si ritrovò a ridere divertita nel accorgersi che il capitano, a causa di un breve sobbalzo, era caduto di faccia sul ponte della nave.
Nonostante il volo fatto e la brutta avventura passata, Scott sorrise di rimando, intuendo di non essere così perfetto come voleva far credere.
E Dawn era stata la prima in grado di fargli fare un bagno d’umiltà, senza che se ne rendesse conto.
La sua strategia prevedeva, in quel caso, di sfruttare la velocità del pesce a proprio vantaggio per raggiungere la meta con meno difficoltà.
Se l’inizio con quel volteggiare tra le onde gli era sembrato divertente, ritrovarsi poi a dar di stomaco per via di quei movimenti oscillatori non era il massimo.
Scott non sapeva esattamente quant’era passato da quando l’ancora si era attaccata al corpo del pesce.
Potevano essere trascorsi pochi minuti da quel supplizio, come potevano essere ore intere in balia di quel malessere.
“Scott! Gli uomini non ce la fanno più.” Lo chiamò all’improvviso Duncan, restando fisso all’albero maestro.
In altre circostanze il rosso avrebbe fatto notare al suo vice che loro erano dei pirati e che non avevano nulla da temere.
Avrebbe anche aggiunto che Brick e gli altri erano delle donnicciole, incapaci di resistere anche dinanzi al più stupido mal di mare.
Ma quella volta anche lui stava male.
Forse la dieta a base di cetriolini e uova non era proprio il massimo per un viaggio così turbolento.
“Non ce…la faccio…più neanche io. Taglia la fune!” Riprese al limite, con Duncan che dopo pochi secondi poneva fine a quel supplizio.
Senza più il pesce al proprio servizio, la nave rallentò e almeno ora, il rosso sentiva d’avere la sicurezza che 10 giorni sarebbero stati più che sufficienti.
Gli effetti di quella parte del viaggio, però, erano più che lampanti.
Owen, Tyler e Noah erano piegati in due e cercavano di trattenere la nausea, mentre Zanna vicino a loro non riuscendo a resistere, diede di stomaco.
 
Nel notare i suoi uomini in quello stato, Scott si ritrovò a negare con il capo, sedendosi e sbattendosi una mano sul viso.
Mai più avrebbe usato uno stratagemma simile in vita sua.
“Chi è che ha avuto questa idea?” Si chiese, mentre Dawn gli si sedette vicino, trattenendo un conato.
“Non lo so…ma mi deve un pranzo.” Scherzò, facendolo sorridere.
Nell’alzare lo sguardo il rosso s’accorse di quanta strada avevano fatto e di quanto poco mancasse prima di giungere a destinazione.
Stranamente, ora desiderava che quei 10 giorni continuassero per sempre.
Sapeva che tornati a Siracusa qualcosa sarebbe accaduto.
I suoi uomini e Dawn sarebbero tornati a casa e questo non gli andava giù.
Non riusciva proprio a sopportarlo, ma ormai era tardi per rimangiarsi la parola data.
“I Cancelli di Granito…non pensavi che ti avrei portato così lontano.”
“No, è vero. Ma Mike sì…per qualche motivo hai la sua fiducia.”
“Chissà perché.” Sospirò Scott, girandosi e fissando mare.
Fu nel vederlo così triste che Dawn si avvicinò, giusto per conoscere meglio l’uomo con cui stava viaggiando.
“Come vi siete conosciuti voi due?”
“Dawn, io…”
“Cosa c’è?”
“Se te lo dicessi, crederesti che io sia sempre il solito.”
“Provaci almeno.” Soffiò, facendolo annuire.
Scott, quindi, salì sulla balaustra e sciolse le vele per permettere alla Chimera una navigazione più agevole.
“Scappavo per salvarmi come al solito. Un paio di scagnozzi mi avevano accerchiato: ero in trappola. Una spada alla gola, una sul petto e una sul…” Cominciò puntandosi un pezzo di legno sulle varie zone, compreso quella sulle parti basse e venendo interrotto da Brick che, con del cibo offerto alla ciurma, riuscì a distrarre Dawn.
“Cetriolini e uova.”
Il rosso si ritrovò, quindi, a tossicchiare per avere la completa attenzione della loro ospite e per continuare la sua storia.
“Beh, ti sei fatta l’idea. Poi ci fu una quarta lama…era Mike. Aveva visto tutto dalla sua camera, era scivolato lungo le mura del castello per combattere al mio fianco. Caspita se abbiamo combattuto: come se l’avessimo provato. Da quel giorno siamo stati unitissimi.” Riprese con aria sognante, come se quell’avventura fosse cosa recente.
“Poi cosa vi è successo?” Chiese Dawn, facendo cambiare espressione al rosso che la fissò serio e triste.
“Cosa c’è, Scott?”
“Abbiamo preso strade diverse.” Concluse, allontanandosi ed evitando ogni ulteriore spiegazione.
Nel vederlo così distante e infelice, la giovane intuì che c’era qualcosa di strano in lui.
C’era un segreto che cercava di nascondere.
Un segreto che, però, lo abbatteva sempre più.
Confusa e dispiaciuta nel vederlo così strano, Dawn capì che si era fatta un’idea sbagliata su Scott.
Lui non aveva solo difetti, ma c’era anche qualche pregio nel suo carattere.
E con incolpevole ritardo aveva capito il perché Mike avesse dato la sua fiducia all’amico.
Quest’ultimo, probabilmente, sarebbe andato comunque a Tartaro.
Aveva solo bisogno di una spintarella per dargli la sicurezza necessaria.
 



Angolo autore:

Dopo settimane di assenza Ryuk, il mio fedele tirapiedi sottopagato e insopportabilmente buonista, è tornato dove gli si compete: in una gabbia 3 metri X 2.

It: Galleggi...

Tu guarda: It.
Annega in un tombino e lasciami in pace.

It: Galleggerò presto al cinema.

Ve lo consiglio, ragazzi.
Un clown sadico, pazzo e cinico.
Ma ha anche dei difetti.

It: Guarda, guarda: George, vero?

Io non mi chiamo George, Georgie o qualsiasi cosa la tua mente malata stia partorendo.
Sono rocchi, tuo signore e padrone.
Non dimenticarlo pagliaccio.

Ryuk: La mia storia...

La storia.
La storia di Ryuk.
La storia che Ryuk sperava diventasse un best-seller.
La storia e Ryuk.

Ryuk: Rintronato.

Lasciate una recensione per il mio ritorno, dalle prove strutturate, da interrogazioni letali e da cracker scaduti.

It: Cracker scaduti?

Nuovo strumento di tortura usato da quelli che caricano le macchinette per far fuori i ragazzini pestiferi.
Peccato sia solo un mio sogno.

Ryuk: Ringrazio chi legge...

Silenzio.
Ryuk ringrazia chi legge, recensisce, segue e si ricorda della sua esistenza.
Detto questo vi saluto.
Alla prossima.

It: Lasciamo Ryuk in gabbia?

L'ho messo in vendita sull'Ebay.
Ho trovato un orientale che se l'è comprato per 20 euro, 2 mele e una confezione di cioccolatini piccanti.

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Capitolo 6
*** Cap 6 ***


Mentre la Chimera continuava nel suo lungo viaggio verso Tartaro, Courtney si era concessa un bagno.
Essendo una divinità, aveva assistito allo spettacolo esilarante sul pesce e aveva sentito tutto il lungo discorso tra Dawn e Scott, sbuffando sulla stupidità di sciocchezze che avevano detto.
“Basta con le chiacchiere. Sentiamo qualche bell’urlo.” Sorrise, prendendo una bolla, soffiandoci sopra e ghiacciandola.
Raccolta la sfera tra le mani, la scosse, formando l’immagine di un Roc, uccello mitologico leggendario, e alzandola quindi al cielo.
In contemporanea la Chimera si ritrovò nel mezzo di un inverno perenne che costrinse la nave a fermarsi in mezzo al ghiaccio.
La temperatura non più ottimale costrinse la ciurma a coprirsi maggiormente.
“Miseriaccia ladra. Che altro c’è ora?” Imprecò Scott per quell’ennesimo intoppo.
Se prima aveva ancora qualche dubbio, ora ne aveva la certezza.
Lui e il suo equipaggio erano appena diventati lo stupido giocattolo di una divinità, quella del caos, che non aveva niente di meglio da fare che trastullarsi, fissando le imprese fallimentari di alcuni uomini.
Perché passi la vicenda delle sirene, ma quella sul pesce mastodontico e quella ai Cancelli di Granito non potevano essere una casualità.
“Coraggio, uomini! Andate a rompere il ghiaccio. Dobbiamo proseguire.” Ordinò il rosso, mentre la ciurma scendeva con gli attrezzi adatti.
Tutti, chi più e chi meno, preferivano non commentare quel momentaccio.
Infatti alcuni di loro, complici le pessime avventure vissute, lavoravano con scarso impegno e con poca fiducia.
“Rubiamo il Libro della Pace…ci ritiriamo ai Tropici.” Brontolò Brick diverse volte picconando sullo spesso strato di ghiaccio.
Nel mentre Zanna iniziò ad abbaiare, quasi volesse richiamare Brick per lo scarso impegno e per quelle frecciate rivolte al loro capitano.
Infatti, il pirata, ignorò il cane, continuando a borbottare e a imprecare.
L’abbaiare, però, sempre più incessante di Zanna, risvegliò Scott che sentì come un sibilo e un respiro affannoso.
Gli parve, ma non ne aveva la certezza, d’aver intravisto in lontananza una figura biancastra volare tra le montagne, lasciando dietro di sé una scia di neve.
Avvertendo il pericolo sempre maggiore e un verso sinistro, lo stesso cagnolone si era ritirato spaventato.
Poi ad un tratto solo silenzio.
Durò pochi secondi, quasi fosse la quiete prima della tempesta.
Infatti da dietro una montagna, sbucò l’enorme uccello di ghiaccio che Courtney aveva evocato a suo servizio.
L’immenso animale compì un rapido giro intorno alla Chimera, come se fosse un avvoltoio, mentre tutti i presenti non avevano che occhi per quello spettacolo incredibile.
“Tornate sulla nave!” Urlò subito il rosso, richiamando i suoi amici e sperando che facessero in tempo.
Quelli più vicini erano già quasi a bordo, mentre Brick e Tyler erano ancora abbastanza lontani.
Quest’ultimo era stato per qualche motivo preso di mira dall’uccello, il quale per non essere afferrato, decise di tuffarsi nell’acqua ghiacciata.
“Tyler, afferra la fune.” Tentò Dawn, lanciando all’uomo una corda che lui recuperò a fatica.
Quel movimento però non era passato inosservato al Roc, che puntò sulla donna le sue attenzioni.
Infatti, aspettò che fosse distratta e poi passò all’attacco.
Lo stesso Scott che si era voltato ad aiutare Duncan e Brick, si accorse con qualche attimo di ritardo di quell’assalto e dalla sua bocca uscì solo il suo nome.
“Dawn!”
Sentendosi chiamare, si voltò di scatto e vide l’animale arrivarle addosso.
Il suo tentativo di scappare e, poi, di divincolarsi risultò vano, tanto che anche Scott, accorso per salvarla, non poté fare nulla.
Infatti mentre lei si ritrovava tra le grinfie di quella creatura, lui non può far altro che fissarla, mentre viene portata su una sorte di torre.
Gettata al suolo, l’uccello cercò di attacarla, con Dawn che fu costretta a sacrificare il suo giubbotto pur di non farsi mangiare.
Quella creatura peccando d’intelligenza, aveva perso alcuni istanti e si era distratto, consentendo alla giovane di nascondersi in una piccola caverna di ghiaccio, mentre lei sperava che qualcuno non la considerasse già morta e che venisse a salvarla.
 
Nella Chimera, Scott si ritrovò per qualche secondo spiazzato.
Non poteva credere che la sola assenza di Dawn fosse capace di alimentare tutte le sue insicurezze su quel viaggio.
Voltandosi verso la ciurma, però, il coraggio ritornò da sé.
Lui non si era mai arreso in vita e non aveva intenzione di farlo proprio ora.
Dopotutto doveva un favore alla donna per la faccenda delle sirene e finalmente poteva sdebitarsi in qualche modo.
Per alcuni giorni aveva pensato a come ripagarla e l’occasione fornita da quella creatura glaciale era assai ghiotta.
Così facendo sarebbe parso come un eroe ai suoi occhi e forse ne avrebbe ottenuto un giudizio positivo.
Ripensando a questo, si vestì e si preparò con i migliori attrezzi possibili per iniziare l’ardua scalata.
Inoltre prima di partire, diede alcuni ordini ai suoi uomini e poi rubacchiò al suo vice i suoi fedeli coltelli.
Nel farlo Duncan si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo, mettendo le mani sui fianchi.
Ricavato anche uno scudo dalla lunga sfilza di strumenti di Lightning, Scott scattò verso l’arpionatrice, chiamando con un fischio Zanna.
Il cane tirando un osso a cui era legata una leva, attivò la macchina che sparò la freccia cui era attaccata una corda e che Scott afferrò al volo.
Evitati molti metri di scalata, il rosso iniziò con l’aiuto dei coltelli ad arrampicarsi, scalando la torre con attenzione e togliendosi la neve che gli finiva sulla faccia.
Di certo quella situazione non rientrava proprio nella lista di cose da fare quando aveva cominciato con la pirateria.
Neanche andare a caccia di sirene o di pesci giganti era stato un suo desiderio.
Lui avrebbe solo voluto trovare qualche tesoro, riparare la Chimera e poi, con quello che gli sarebbe rimasto, fare una vita tranquilla e agiata.
Non chiedeva di vivere nel castello, ma una semplice dimora accogliente gli sarebbe stata sufficiente.
Un qualcosa di basilare per una persona senza troppe aspettative.
Zanna poi sarebbe andato, secondo i suoi calcoli, a fare compagnia a suo nonno e lui avrebbe avuto una scusa valida per andarli spesso a trovare.
E invece niente.
Era cascato in un mare di guai.
Ecco cosa pensava, mentre scalava quella vetta, imprecando e brontolando a denti stretti quello che sentiva.
“Non si era accorta del pennuto, ma tutti gli altri lo hanno visto. Era più grosso di un galeone e Dawn? Dawn guardava dall’altra parte.” Sbuffò, ridendo provocatorio.
Di certo non appena fossero stati al sicuro, le avrebbe fatto una bella ramanzina.
Le avrebbe chiesto se era sua intenzione farlo schiattare di paura e se avesse una vaga idea di cosa avesse provato in quel frangente.
Era proprio questo che nemmeno Scott capiva.
Cosa aveva provato quando gli era stata portata via all’improvviso?
Si era sentito vuoto e infelice.
Tutto il contrario di quando ce l’aveva a bordo e di quando, con la sua aria da esperta, lo rimproverava in qualche modo.
Nel pensarlo, sembrava tutto nell’ordinario, ma quella normalità a Scott piaceva molto.
E avrebbe tanto voluto che restasse così.
Non per i suoi uomini, ma per qualcosa che ancora non riusciva a capire.
 
Mentre scalava la torre, Dawn aveva iniziato a cercare un modo per uscire da quella situazione.
Di certo non poteva restare in quella caverna per sempre e, quindi, poteva solo fissare il Roc in attesa di una possibilità.
Prima di formulare un piano decente, una mano le tappò la bocca, facendola spaventare, per poi calmarsi dinanzi a Scott.
“Sei venuto a salvarmi?”
“Sì, se è così che la vuoi mettere. Questo, però, ti costerà un’altra gemma: non era previsto nel pacchetto turistico.”
“Allora. Come facciamo a scendere?”
“Ecco…non lo so.”
“Cosa?”
“Non lo so ancora. Ci sto pensando, va bene?”
“Scali una torre di ghiaccio e non sai come scendere?” Chiese sconcertata.
“Di tutte le ingrate…senti, se vuoi affrontare i rischi da sola si può organizzare.”
“D’accordo. Dunque, cosa possiamo usare? Corde.” Propose subito.
“No.”
“Rampini.”
“No.”
“Le tue spade.” Tentò quasi disperata.
“No, ma ho questo.” Riprese, estraendo un piccolo coltello, mentre Dawn si strinse nelle braccia, rabbrividendo.
“Fantastico: ci si pulisce i denti quando finisce con noi.”
“Sì…ecco vedi nelle mani di un esperto un buon coltello ha mille e uno usi.” Ghignò il rosso, facendo volteggiare l’arma che cadendo per terra catturò l’attenzione del Roc.
L’animale, infatti, sentendo quel debole tintinnio si era subito avviato verso la grotta con Dawn che fissava furibonda Scott intento a difendersi con una debole risatina.
“Scappa!” Le ordinò subito il rosso, cominciando a correre e avviandosi verso il burrone.
Buttatisi nel vuoto, Scott cercò subito di atterrare con lo scudo che aveva dietro la schiena, tenendo in braccio la ragazza che si era avvinghiata a lui spaventata.
Con difficoltà il pirata stava cercando di manovrare quell’improvvisato mezzo di trasporto, senza considerare i violenti scossoni che ricevevano di continuo.
Infatti oltre ad evitare i tentativi d’attacco dell’animale, il rosso doveva anche schivare i pezzi della struttura che cadevano loro addosso.
Inoltre per rendere le manovre più semplici doveva dare indicazioni a Dawn e spesso la cosa gli risultava difficile, se non impossibile.
Ritrovatisi in una grotta Scott si era quasi convinto d’essere al sicuro, ma il Roc evocato da Courtney era riuscito a seguirli anche al suo interno.
Inseguito da quella bestiaccia, il rosso aveva capito che doveva inventarsi qualcosa per sbarazzarsene.
Uscire dalla struttura con ancora quel dannato uccello tra i piedi avrebbe messo in pericolo anche i suoi uomini e infatti Scott decise di farsi seguire in un punto dove la grotta diventava sempre più stretta.
Loro c’erano passati indenni, mentre il Roc si ritrovò intrappolato nell’immensa struttura che stava cadendo a pezzi.
Ricevuta un’ulteriore spinta dal crollo della torre, Scott e Dawn erano usciti da un buco della montagna, urlando.
A sentire la loro voce Duncan e il resto della ciurma alzarono il capo, con il vice che quasi s’aspettava la ricomparsa del suo superiore.
“Eccoli qua.” Borbottò, mentre Owen sganciava una moneta a Noah per la scommessa appena persa.
I 2 giovani si ritrovarono, quindi, ad atterrare su una vela, strappandola e coprendoli del tutto.
Riaperti gli occhi dopo il volo appena effettuato, Scott si ritrovò sopra a Dawn.
“Fatto: come avevo programmato.” Sospirò il rosso, fissandola intensamente, mentre lei lo abbracciava con un sorriso.
Scostata la vela, la ciurma interruppe quel momento e urlò di gioia nel vedere che la ragazza stava bene.
Lo stesso Brick si era azzardato ad abbracciarla, quasi non temesse le reazioni del capitano o della consorte che lo stava aspettando a Siracusa.
“È tornata Dawn.” Esultò buona parte del gruppo.
“Ti facevamo bella che morta per sempre.” Continuò Brick, mentre il resto della ciurma annuiva convinta.
Scott nel vedere tutto ciò si sentì come bruciare.
Gli avevano portato via Dawn e il suo equipaggio non si preoccupava minimamente per le sue condizioni.
Come se non bastasse, avvertiva alla schiena un dolore lancinante e infatti si rimise in piedi con immensa fatica.
“Oh, io sto bene…niente di che. Mi commuove vedervi tutti così preoccupati.” Tossicchiò il capitano, stiracchiandosi la schiena, mentre alcuni pezzi della torre, cadendo sul mare ghiacciato, liberavano il passaggio.
Mentre la sua ciurma esultava, il rosso si girò verso Dawn che gli sorrise e poi se ne tornò nella sua stanza.
 
Ripresa la navigazione, il capitano aveva avvertito un dolore lancinante alla schiena che per poco non lo fece urlare.
Si tastò quindi la ferita e s’accorse che era parecchio profonda e che se non faceva qualcosa, poteva rischiare una bella infezione.
Per il resto della giornata non si era fatto vedere, troppo intento a medicarsi e a riposare per mostrare il suo volto in giro.
Fu nel tardo pomeriggio che sentì bussare lievemente alla sua porta.
All’inizio non ci fece troppo caso, poi quel suono si fece sempre più incessante e andò ad aprire, coprendo la zona martoriata il più possibile.
“Ti senti bene, Scott?”
“Non dovrei?”
“Non eri presente a pranzo e credevamo avessi bisogno di qualcosa.”
“Del tipo?” Chiese, rimanendo sulla porta.
“Pensavo stessi studiando le ultime mappe.”
“Niente di tutto ciò, Dawn.” Ghignò, invitandola ad entrare.
“Non è da te essere così calmo, Scott.”
“Perché sei qui?”
“Ero preoccupata per te.”
“Non dovresti preoccuparti: ho bisogno solo di riposare.” Ammise lui con sguardo stanco.
“Non è solo questo.”
“Lo credi tu.” Soffiò, distendendosi sul letto e avvertendo una fitta che gli fece fare una piccola smorfia.
“Mostrami la schiena.”
“Perché dovrei?”
“So cosa nascondi.” Tentò, avvicinandosi appena.
“Tu non sai niente di me e allora perché vuoi aiutarmi?”
“Perché mi hai salvato la vita.” Soffiò, appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Io…”
“Io desidero tornare a Siracusa con te e con il Libro della Pace.”
“Non credo che rimarrò per troppo tempo a Siracusa.” Borbottò il rosso, ammettendo le sue intenzioni future e rattristandola appena.
“Perché?”
“Non sono l’orgoglio della città e poi ho un ultimo luogo da visitare prima di ritirarmi per sempre dalla pirateria.”
“Poi però potresti tornare.”
“I pirati non tornano quasi mai indietro.”
“Tu…”
“Mike ha un regno da tirare avanti e avrebbe troppe noie con il mio ritorno.”
“Non è vero.”
“Io sono responsabile inconsapevole del furto del Libro e questo è un peccato che nessuno può perdonarmi.”
“Io sì. Il Libro non è su questa nave e forse potremo…”
“Lascia perdere, Dawn.” Soffiò il rosso, interrompendola e tastandosi la zona coperta di bende.
“No.”
“Mi avevi chiesto della schiena?” Tentò il pirata, girandosi appena e mostrando la ferita che si era procurato.
La ragazza, per la prima volta, notò cosa si era fatto.
Era un taglio molto profondo che i suoi rozzi modi non erano riusciti a curare per il meglio.
Infatti le bende erano impregnate di sangue e avvolte senza senso intorno al suo corpo.
Eliminati i segni di quella stupida medicazione, lei aveva iniziato amorevolmente a ripulire la ferita, per poi applicarvi degli unguenti utili alla cicatrizzazione.
In ultima l’aveva coperto con le bende e gli aveva dato un leggero schiaffo, quasi volesse fargli capire che poteva confidarsi almeno con lei.
“Ho finito.” Esultò, mentre lui si rigirava e le donava una lieve carezza.
“Grazie Dawn.”
“Riposa un po’, Scott.”
“Per forza, anche perché questa sera tocca a me navigare.” Sorrise il rosso, mentre lei arrossiva appena.
“Allora ti farò compagnia.”
“Non è un appuntamento.” Riprese scherzoso il capitano, mentre lei si rialzava e usciva lentamente dalla sua stanza.
Risalite le scale, giunta sul ponte e data una lieve carezza a Zanna, Dawn si era messa a fissare il mare, mentre il suo cuore continuava a battere intensamente.





Angolo autore:

Ryuk: Piccola e innocente variazione sulla trama.

Sempre il solito maleducato.
Ryuk vi ringrazia per le recensioni e tutto il resto.

Ryuk: Lo sanno che gli voglio bene.

Ecco perchè il Death Note è pieno di nomi.
Comunque filo altrove che ho di meglio da fare che curarmi di uno shinigami.

Ryuk: Allora vi saluto io...

It: Galleggiano tutti.

Freddy: Vi aspetto nei miei incubi.

It: Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Cap 7 ***


La sera era giunta in fretta e il rosso era uscito per gustarsi una navigazione tranquilla e senza troppi grattacapi.
All’orizzonte non vi erano strutture sinistre o pesci giganti cui agganciarsi.
Solo il placido mare li precedeva.
Gli altri erano già andati a riposare e avevano lasciato al capitano l’incombenza di quel viaggio.
E mentre lui manovrava il timone, lei ammirava l’orizzonte che si stagliava dinanzi a loro.
La sua attenzione durò pochi istanti e poi si girò verso Scott, avvicinandosi lentamente.
Scott per un attimo distolse l’attenzione dal mare e si voltò incuriosito dal suo strano comportamento.
“Scott…ti ringrazio di avermi salvato.” Cominciò lei.
“Beh, sai…non c’è di che.”
“Questa vita è giusta per te?” Tentò lei, facendolo sorridere.
“Eh sì, non ero fatto per la terra ferma. E tu? È la terra che vuoi o il mare?”
“Ho sempre amato il mare e ho perfino sognato di passarci la vita, ma non era nel mio destino.”
“Hmm…”
“Ho delle responsabilità a Siracusa.”
“Devi proprio lasciar perdere?” Domandò Scott.
“Sì.”
Lo sguardo triste di Dawn, convinse il pirata a fare qualcosa che normalmente non avrebbe mai fatto.
E ripensando a ciò solo un sorriso gli solcò il volto.
Abbandonò, quindi, il timone e le sfiorò la mano, prendendola delicatamente e facendola sussultare.
Il rosso, quindi, la condusse fino al timone e le indicò di continuare a navigare da sola.
Tanto il loro viaggio era quasi alla fine, così pensava Scott, e un piccolo premio gli sembrava più che giusto.
“Ho girato il mondo, visto cose meravigliose, ma nulla è paragonabile al mare aperto, Dawn.”
“Ed è questo quello che hai sempre voluto?” Chiese la giovane, facendo scappare un sorriso amaro al pirata.
“Non proprio.”
“Tu cosa volevi fare?”
“Qualche anno fa Mike ed io parlavamo di entrare nella marina militare e di servire Siracusa fianco a fianco. Con il tempo le nostre strade si sono divise: lui è un principe e io…beh lo sai. Nonostante ciò non sono mai stato invidioso di lui, fino a quella mattina. Quel giorno, all’improvviso, è arrivata in porto una nave: a bordo c’era il suo futuro.
Non ci crederai, ma era la cosa più che bella che avessi mai visto.” Soffiò il rosso, ricordando amaramente il suo passato.
“Cosa c’era su quella nave?”
“Tu.” Rispose sicuro.
Nel sentire quell’unica risposta, lei smise di navigare e lo fissò stupita.
“Lui ti ha aspettato sulla banchina e io sono partito con la Chimera senza mai voltarmi indietro, fino ad ora.”
Era questa la verità che Scott aveva nascosto per 10 lunghi anni.
Nessuno, nemmeno Duncan, conosceva quella faccenda.
Eppure avrebbe dovuto dato che era insieme a lui quando erano partiti quella mattina.
Il rosso confessati i suoi sentimenti, le prese la mano e si avvicinò per baciarla.
Dawn per un istante era stata propensa a cedere a quella lusinghiera dichiarazione, ma lo allontanò con una mano sul petto, facendogli capire una verità che aveva sempre evitato.
Si era mosso con incolpevole ritardo.
Come sempre dopotutto.
Come quando era andato fino in Egitto per un dannato tesoro che era stato rubato 5 anni prima.
L’unica cosa che lo consolava, era sapere che non era stato rifiutato per il carattere o per il suo aspetto.
Era tutta una questione di responsabilità.
Un qualcosa che lui aveva sempre evitato e che aveva imparato a conoscere gradatamente con quel strano viaggio verso Tartaro.
Solo un fascio di luce interruppe quella situazione alquanto imbarazzante.
Scott rivolse, quindi, gli occhi verso il cielo e rimase affascinato da alcune stelle cadenti che confluivano verso la loro destinazione e che creò una porta.
“I Cancelli di Tartaro.”
La luce intensa e un lieve sibilo sinistro aveva risvegliato l’equipaggio che uscì di corsa dalle proprie camere.
In prima fila la figura di Duncan che fissava il cielo e dietro tutti gli altri.
Scott preoccupato da una strana sensazione, si sporse alcune volte a osservare il mare, senza staccarsi dal timone.
Brick nel frattempo si era arrampicato a metà sull’albero maestro in attesa di un ordine del suo capitano.
“Brick dammi la situazione.” Ordinò il rosso.
Completata la scalata, l’uomo rimase di stucco nel vedere i cancelli ben lontani e separati dal mare dal vuoto.
“Siamo fregati.”
“Cosa c’è Brick?”
“Siamo inguaiati capitano. Là finisce il mondo.”
Scott ricevuta quella notizia ebbe un attimo di scoramento.
Stavano andando incontro alla fine.
Eppure quelli della ciurma continuavano come se nulla stesse per accadere.
Noah infatti aveva appena sganciato una moneta a Owen per via di una scommessa sbagliata e gli altri fissavano tranquilli il mare.
L’unico insieme al capitano a capire l’immenso pericolo era stato Tyler che infatti si voltò indietro e si rivolse al vice.
“Beh è finita: torniamo a casa.” Borbottò, sperando che Scott girasse il timone e li portasse su mari più tranquilli.
Duncan appoggiò, quindi, una mano sulla spalla del suo sottoposto e alzò gli occhi al cielo.
“Il capitano non ha ancora dato gli ordini.”
“E ti pareva.”
“Segui la stella oltre l’orizzonte…oltre l’orizzonte.” Soffiò Scott, rammentando le parole di Courtney.
“Scott?”
Il capitano alzò subito lo sguardo alle vele e cominciò quindi a dare ordini ai suoi uomini che eseguirono, seppur con qualche incertezza.
“Tenete d’occhio le corde e veloci.” Terminò, tirando un’ultima corda al massimo.
“E ora tutti al centro della nave. E preghiamo gli dei: forse tra poco li incontriamo.”
La Chimera attraversò il limite del mare, cadendo quasi a picco.
Scott sperava che quella non fosse la sua ultima genialata e in un miracolo che sembrava ben lontano dal concretizzarsi.
Il vuoto era l’ultimo passo che dovevano compiere prima di raggiungere Tartaro.
Sapeva che era da pazzi e prima che la nave sprofondasse nell’oblio, una sorpresa riuscì a risvegliarlo.
Le vele si aprirono e la nave si ferma, volteggiando sopra il nulla.
Anche se era da stupidi, era questo quello che voleva ottenere.
“Ha funzionato?” Si chiese, guardando i suoi compagni.
“Ce l’hai fatta, Scott.” Si congratulò Duncan.
La gioia di quegli istanti, però, durò assai poco.
Le corde erano molto tese e uno degli anelli cedette all’improvviso, rendendo instabile la nave.
Il rosso, sorpreso da quell’inconveniente, emise un altro ordine e afferrò con decisione una delle corde d’emergenza.
“Duncan!”
“Capitano!”
“Se non riesco, la nave è tua.”
“No.”
“Signori: è stato un privilegio rubare con voi.” Ghignò, congedandosi dalla sua ciurma.
L’equipaggio lo fissò preoccupato per quel saluto e Scott si girò per andarsene.
Prima di riuscire a giungere il limite della nave, una figura si frappose con il chiaro intento di non lasciarlo andare.
Non da solo, almeno.
“Io vengo con te e non dirmi che il regno del caos non è posto per una donna.”
“Questo non lo direi mai.” Ghignò il rosso, bloccandola nella corda e fissandola malizioso.
I 2 si voltarono, quindi, verso i cancelli e saltarono giù dalla nave, sotto gli occhi preoccupati e curiosi della ciurma.
Toccati i cancelli, sparirono, lasciando libera la corda.
 
Tartaro.
Il regno del caos.
Il regno di Courtney confuso e riempito di un deserto su cui Scott e Dawn atterrano senza troppi problemi.
La sabbia ondeggiava come in una clessidra e le creature della dea si avvicinarono per eliminare i 2.
Scott, senza pensarci, tirò fuori le spade per difendersi, ma prima che potesse fare anche una sola mossa, una folata di vento spazzò via le armi, gli animali e la poca sabbia presente, facendo ricomparire una struttura ormai decaduta.
“Su, su cocchini miei. È questo il modo di trattare un ospite?
La sabbia ormai tolta, lasciò il posto a 2 troni.
Uno situato dietro di loro e libero, mentre l’altro dinanzi ai loro occhi e occupato da uno scheletro e da un semplice calice vuoto.
“Confesso, ora sì che mi sono venuti i brividi.” Soffiò Scott.
Courtney, sorpresa di quanto accaduto, apparve battendo le mani, vicino allo scheletro, salvo poi farlo sparire in pochi attimi.
“Bravo: nessun mortale ha mai raggiunto Tartaro prima d'ora. Vivo intendo. Mettiti comodo.”
“Ehm grazie. Bel posticino questo.”
“Ti piace? Sto pensando di fare tutto il mondo così.”
“È un'ottima idea. Senti, sei molto occupata, perciò prendiamo il Libro della Pace e togliamo il disturbo.”
“Cosa ti fa pensare che ce l'abbia io?” Chiese, poggiandosi una mano sul petto e comparendo a poca distanza.
“Mi hai incastrato con il furto così poi avrebbero giustiziato me.”
“Te?”
“Già.” Soffiò il pirata, ottenendo soltanto un sorriso di scherno.
Ciò che aveva sempre creduto, era sbagliato e sorpreso riaprì bocca.
“Mike! Sapevi che avrebbe preso il mio posto.”
“Che scaltro ometto che sei.” Lo derise Courtney, poggiando un dito su una colonna che iniziò subito a sgretolarsi.
“Contavi sulla mia fuga, poi Mike sarebbe morto e Siracusa sarebbe…”
“Rimasta senza un legittimo erede al trono precipitando nel caos. Voi umani siete così prevedibili: Mike non poteva fare a meno di essere nobile e tu non potevi fare a meno di tradirlo.” Ghignò Courtney, mentre il suo mondo cadeva in pezzi.
“Ma io non ho tradito Mike: non sono scappato.”
“Invece lo hai tradito. Gli hai rubato il suo unico amore: guardala Scott.” Ribatté la dea, spingendo Dawn tra le braccia del pirata.
“Lui non è ancora nella tomba e tu ti fai sotto con la sua donna. Ammettilo Scott, la tua anima è nera quanto la mia.” Ghignò Courtney, mentre Dawn si staccava dall’uomo.
“Ti sbagli su di lui.”
“Lui sa che ho ragione.”
“Non sai cos’ha nel cuore.” Continuò Dawn.
“Sì che lo so e, quel che più conta, lo sa lui.” Ribatté la dea, spostando la ragazza e girando intorno a Scott.
Il rosso, in quel caso, non poteva che ascoltare e cercare una soluzione.
Ma nulla di possibile sarebbe stato sufficiente con una divinità.
“In cuor tuo, tu sai che Mike morirà perché ha visto qualcosa in te che semplicemente non esiste.”
“No.”
“Vuoi scommettere? Allora, senti, facciamo un gioco e se vincerai ti darò il Libro della Pace.”
Courtney alzò, quindi, le mani e dinanzi a loro il pavimento si sgretolò in una semplice passerella cui seguì la comparsa del libro.
“Eccolo lì, nobile eroe.”
Scott non riusciva a credere che una divinità così capricciosa come quella del caos gli lasciasse la possibilità di recuperare quel tesoro senza muovere un dito.
Infatti quando cercò di raggiungerlo, un pezzo di roccia vicino a lui si spezzò, facendolo arrestare all’istante.
La stessa Courtney, divertita da quella visione, si avvicinò lentamente.
“Come corri! Il mio gioco ha delle regole, Scott. Ti farò una domanda, una semplice domanda. Se rispondi sinceramente il libro è tuo.”
“Dammi la tua parola.”
“Ancora non ti fidi di me?”
“No.”
“Viviamo in un’era così piena di scetticismo, peccato. Hai la mia parola, di dea.” Borbottò, segnandosi una croce sul petto.
Scott rinfrancato da quella promessa, si voltò a fissare Dawn che rispose con un semplice sguardo preoccupato.
“Ti basta?”
“Fa la tua domanda.”
“Perfetto.” Riprese Courtney, indietreggiando e volteggiando attorno al Libro, aprendolo di tanto in tanto e facendo comparire rari sprazzi di luce.
“Tutti sappiamo cosa accadrà se avrai il libro. Lo restituirai a Siracusa e salverai Mike. Ma se non avrai il libro, dovrai fare una scelta: stare con la donna dei tuoi sogni o tornare a Siracusa per morire. Sarai un ladro o un eroe? Perciò ecco la mia domanda, Scott. Se non avrai il libro, tornerai là per morire?” Posta la domanda, la dea scomparve come se nulla fosse.
Il pirata sentiva che quella era il quesito peggiore che lei potesse fargli.
Esattamente non sapeva come rispondere.
Tutti avrebbero temuto la morte e tornare a Siracusa solo per farsi giustiziare, nonostante la possibilità di fuga, era pura follia.
Però lui non voleva più scappare.
“Sì, tornerò là.” Promise, muovendo qualche passo.
In quei pochi metri che lo separavano dal volume era come se il mondo si fosse fermato.
Il pavimento non scricchiolava o sbriciolava sotto i suoi piedi.
Giunto ad un nulla dal libro, Courtney ricomparve alle sue spalle, facendolo sussultare e azzerando ogni sua certezza.
“Stai mentendo.”
Il fragile pavimento su cui i 2 poggiavano, si sbriciolò del tutto, con Scott che non riuscì ad afferrare, per poco, il volume.
La risata sguaiata e la figura della dea che copriva il libro, seguì il pirata e Dawn fino a quando non atterrarono su una spiaggetta isolata.
E i Cancelli di Tartaro si chiusero davanti ai loro occhi.
 



Angolo autore:

Ordunque rieccoci qui.

Ryuk: Rocchi vi deve dire qualcosa.

Devo ammettere che non credevo che questa storia meritasse qualche recensione.
Invece qualche anima pia ha avuto l'ardire di spendere tempo per consigli e altro.

Ryuk: Gli esami.

Come ho detto ad alcuni di voi, tra qualche settimana avrò gli esami di maturità.
Con questo non voglio dire che sparirò nel nulla, ma non aspettatevi la classica puntualità.

Ryuk: Vedremo di ritagliarci 10-20 minuti per pubblicare altri capitoli.

Magari non di questa storia, ma di altre.
Detto questo vi ringraziamo per le recensioni e i consigli (su tutti Tirene e Face -scusate se abbrevio i vostri nomi-), vi salutiamo e vi auguriamo una buona settimana.
Alla prossima.

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Capitolo 8
*** Cap 8 ***


Sull’isoletta Scott e Dawn fissavano il mare in silenzio, con il primo che, per la rabbia, aveva afferrato il capello e lo aveva gettato in acqua senza pensarci.
L’umore del pirata non poteva essere più nero.
Credeva che giunti a Tartaro, Courtney si rabbonisse e concedesse il libro a Siracusa senza fare troppe storie.
Era proprio vero che la volontà degli dei era imperturbabile e che puntare su una divinità così capricciosa poteva costargli caro.
Courtney l’aveva sempre e solo preso in giro e, conquistato ciò che ambiva senza fatica, l’aveva gettato via come un barile vuoto.
Sentiva chiaramente d’aver fallito nella sua missione e il suo sguardo perso nel vuoto non ammetteva scappatoie.
Non aveva nessun asso da usare per uscire da quella faccenda, né aveva denaro per saldare Siracusa della sua perdita.
Dannato Mike e dannata Courtney, aveva imprecato tra sé e sé, chiudendo la testa in una morsa, per poi allentare quella tenaglia senza motivo.
Dawn, vedendo la sua figura, una volta spavalda e coraggiosa, spegnersi sempre più, era visibilmente preoccupata.
Nemmeno lei aveva il coraggio di aprir bocca e di fargli coraggio.
Qualsiasi cosa accadesse da lì in avanti c’era solo una soluzione: o Scott o Mike dovevano morire per quanto accaduto.
Quei primi minuti passarono in un silenzio funereo dettato solo dalle onde che si infrangevano sulla spiaggia.
“Mi dispiace, Dawn. Courtney ha ragione su di me.” Si scusò, cacciando un profondo sospiro e alzando la testa per fissare l’orizzonte.
“No, non è così. Hai risposto alla sua domanda, hai detto la verità.”
“Non era la verità. Ero io che cercavo di spacciarmi per qualcuno che non sono.”
“Scott…io ho visto chi sei. Non devi fare finta. Courtney ti ha intrappolato. Perché tu o Mike o un altro dovreste morire?”
“Dawn…”
“No! Tu devi scappare e andare lontano. Torno io. Spiegherò ogni cosa.” Ribatté la giovane, scattando in piedi, mentre anche Scott si metteva in posizione eretta.
“No Dawn.”
Scott aveva compreso cosa doveva fare per Siracusa.
Il Libro non era stato recuperato e lui doveva tornare per ricevere la punizione di cui Mike si era incaricato.
“Non posso guardarti morire: io ti amo.” Singhiozzò Dawn, mentre Scott era rimasto paralizzato da quella verità.
Lui non aveva mai creduto possibile che lei si innamorasse.
Deluso e stanco alzò lo sguardo, mentre la Chimera governata da Duncan si avvicinava alla loro spiaggetta.
Un debole sorriso solcò il suo volto e poi tornò a concentrarsi sulla ragazza, asciugandole il volto e abbracciandola.
“Ma potresti amare un uomo che fugge?”
“Scott…”
“Era destino che tornassimo a Siracusa.”
Mentre Dawn rimaneva attaccata al pirata, il rosso fissava l’orizzonte, ripensando a Mike e al povero vecchio che lo aspettava a casa.
Quasi sicuramente quella sarebbe stata la volta buona perché Ade si prendesse la povera anima di suo nonno.
 
Siracusa.
Il giorno dell’esecuzione era finalmente giunto.
Mike, da quando Scott era partito con la sua sgangherata ciurma, aveva contato le ore e i giorni.
E all’alba dell’ultimo aveva creduto che l’amico l’avesse ingannato.
Che lui non sarebbe mai tornato indietro.
In cuor suo sentiva di meritarselo, anche se una flebile speranza continuava a spronarlo nel credere verso il corsaro.
Quel giorno il patibolo, situato vicino al palazzo reale, pullulava di persone.
Dai nobili di spicco, alla gente comune, al re in persona, agli ambasciatori delle 12 Città, tutti aspettavano che il boia alzasse l’ascia.
L’uomo incappucciato, infelice di quel compito, era sicuro di non riuscire a dormire la notte per lo strapazzo di quell’esecuzione.
Già sapeva che era suo il compito di recuperare il corpo del giovane e di ripulire l’arma che avrebbe usato.
Lui, Chef, avrebbe tanto voluto essere lontano miglia e miglia piuttosto di giustiziare una persona innocente.
Purtroppo gli ambasciatori stavano aspettando che la lama toccasse il collo del giovane e che si cercasse una soluzione per aiutare Siracusa.
Chef alzò l’ascia, ma prima di mandare a segno il colpo, un coltello spezzò l’arma, impedendo la morte del principe.
Mike aprì gli occhi e si vide rispecchiato nella lama lucente, rialzandosi, sicuro che lui era tornato da Tartaro.
Infatti l’ansia lasciò il posto ad un sorriso, quando Scott e il resto della ciurma giunsero nel luogo dell’esecuzione.
Il pirata rivolse un’occhiata ai suoi uomini che restarono fermi, nonostante non accettassero quella situazione.
Poi si concentrò sulla figura del principe e gli strinse la mano.
“Scommetto che pensavi di non rivedermi più.”
“Iniziavo…ad avere i miei dubbi.” Ammise Mike, sfiorandosi la gola ancora scosso.
“E il libro?” Chiese il principe non notando la reliquia.
“Ho fatto del mio meglio, ma non è bastato.”
“No. Sei tornato comunque?”
“Come potevo fare altrimenti?”
Scott abbassò la testa, mentre l’equipaggio si mescolava alle tante persone presenti.
Si girò un’ultima volta e poi si inginocchiò, porgendo la sua spada prediletta al boia.
Nelle ultime ore aveva pensato più volte a quella soluzione e nulla riusciva a farlo desistere.
Ormai era pronto per farsi tagliare la testa.
In sottofondo sentiva i guaiti di Zanna che, cercando di correre verso l’amato padrone, si ritrovò trattenuto dal nonno del pirata.
Il vecchio non credeva di ricevere quell’ultimo regalo da quel testardo e unico nipote che il destino aveva voluto dargli.
E anche lui, nonostante ne avesse viste di tutti i colori, si ritrovò ad abbassare la testa.
La spada, alzata verso il cielo, luccicò appena e si fermò a mezzaria.
Un vento intenso e un turbine dal mare annunciò la comparsa di Courtney che si presentò davanti al popolo di Siracusa con dimensioni enormi.
Ma non era la dimensione la cosa che più spaventava il pirata.
Era il suo sguardo a farlo rabbrividire.
“Come hai osato? Andava tutto a meraviglia. E ora? Mi fai questo.” Parte della rabbia della dea venne sfogata sul patibolo che finì in acqua con un gran tonfo.
“Courtney…io non capisco.”
“Non fare il tonto con me. Puoi ingannare queste persone, ma io so chi sei. Sei egoista, senza principi e bugiardo.”
“Un momento, non ho mentito.”
“Tu…”
“Sono tornato. Per questo sei qua.”
“Scott…” Ringhiò appena.
“Volevi mettermi alla prova. Io non sono scappato.”
“Bugiardo.”
“E non c’era qualcosa riguardo all’essere vincolata per l’eternità?” Chiese il giovane, ghignando, mentre dal petto della dea si poteva scorgere una croce.
La croce: simbolo di una promessa.
E dinanzi ad un tale simbolo, lei si ritrovò a soccombere dinanzi alla furbizia di un mortale.
La rabbia che provava in quegli istanti era ingestibile, anche se alla fine si vide costretta a riconsegnare il libro.
Nemmeno Scott ci sperava più e infatti si ritrovò il Libro della Pace tra le mani senza neanche accorgersene.
“Bene, bene, bene. Deve essere un tantino imbarazzante per te, Courtney.” La canzonò lui.
“Non forzare la sorte, Scott. Sei carino, ma non sei l'unico. E per tua fortuna ho posti dove andare, cose da distruggere, roba da rubare. Ciao!”
La dea si dissolse nel nulla così come era solita apparire.
Recuperato il tesoro, Scott si girò a fissare Mike e glielo porse, restituendo l’antico splendore che Siracusa aveva perso per mano di Courtney.
“Sai, per quel che vale, penso che ora il Consiglio ti creda.” Sorrise il principe.
“Tu dici?”
Inutile negare che i vari ambasciatori, alcuni giunti anche da molto lontano, erano rimasti a bocca aperta.
Lo stesso Scott, dopo aver raccolto la spada prestata al boia, si avvicinò a re Chris in attesa delle sue scuse.
“Re Chris. Quanto avete con voi?”
“Ti offro la gratitudine delle 12 Città e le scuse di un re.”
“No, davvero, quanto?”
“Scott!” Ghignò il re, allontanandosi.
Mike posò, quindi, una mano sulla spalla dell’amico e si allontanò di qualche passo, avviandosi verso l’interno del palazzo.
“Vieni, sarà una festa grandiosa. Tutti vorranno sapere come è andata.”
“Mari calmi, venti favorevoli…non c’è altro da aggiungere.” Ribatté in risposta il pirata, salutando con un cenno i suoi ex compagni di mille avventure.
“Che ti prende? Non ti diverti quando sei invitato?”
“No…è che c’è un tesoro in Grecia con il mio nome sopra.”
I 2 si strinsero di nuovo la mano e Scott si avviò verso il suo porto, raccomandando il suo ex equipaggio di non creare troppi casini.
 
Salutato un’ultima volta il vecchio amico, Mike si rivolse verso Dawn che si era allontanata, piangendo.
Più tardi, mentre la festa continuava in tutto il suo splendore, la raggiunse sul bancone, non prima d’aver ringraziato Duncan e gli altri per quanto fatto.
Insieme a loro, ovviamente, vi erano le consorti che potevano festeggiare per la fine delle loro avventure in giro per il mondo.
“Un'altra placida giornata a Siracusa.” Cominciò il principe.
Dawn gli sorrise di rimando, nonostante non riuscisse a staccare gli occhi dal mare.
Non era tanto il veleggiare a mancarle, ma la figura che aveva imparato a conoscere a bordo della Chimera.
Era solo Scott a mancarle.
Nulla le importava.
Che lui si fermasse a Siracusa o che riprendesse il suo viaggio: lei voleva stare solo al suo fianco.
Sapeva bene, però, che non l’avrebbe mai più visto.
Conosceva gli avventurieri e la loro sete: non si fermavano mai.
E pertanto la Grecia sarebbe diventata un altro Paese e poi un altro ancora.
Scott sarebbe passato di città in città, rubando e recuperando tesori, senza mai più mettere piede a Siracusa.
“Sai, una volta stavo qui con una donna. Lei guardava il mare, desiderava navigare oltre l’orizzonte e vedeva tante meraviglie.”
“E cosa è accaduto a quella donna?”
“Ha avuto la sua occasione, ha solcato i mari e si è innamorata.”
Anche lui aveva capito.
Perfino Scott aveva compreso.
Solo lei non era ancora riuscita a capire cosa volesse fare.
Il pirata si era ritirato solo perché gli sembrava la cosa migliore da fare, ma Mike aveva aperto gli occhi da un bel pezzo.
“Mike, io…”
“Dawn, segui il tuo cuore. Il mio è qui a Siracusa, il tuo sta per salpare.” Borbottò, ricevendo un abbraccio dall’amica.
“Mike, grazie.”
Quelli che la vedevano correre a perdifiato per raggiungere il porto credevano che fosse una pazza.
La festa era nel palazzo e lei si allontanava da tutta quella bellezza senza un motivo apparente.
Dawn era riuscita a incrociare anche il nonno del ragazzo e lui, mentre portava a spasso Zanna, le aveva consigliato di fare in fretta.
Zeus solo sapeva cosa passasse per la testa del nipote.
E giunta in porto, la giovane aveva capito cosa aveva scelto: lui era partito per la sua destinazione.
La nave veniva governata con molta fatica e le luci a bordo erano già state accese.
E lei sconsolata poteva solo osservare il fluttuare di quella povera imbarcazione sulle placide onde del mare.
“È già partita.” Soffiò triste, notando la Chimera ormai lontana.
Dawn non credeva che tutto dovesse finire così.
Sapeva che il capitano voleva ripartire per la Grecia, ma non credeva con così ampio anticipo.
E la vecchia Grecia era troppo grande per poterlo incontrare nuovamente.
Duncan l’aveva avvertita in tal proposito: doveva muoversi se non voleva perdere Scott.
Quest’ultimo, dopotutto, aveva promesso di liberare il suo equipaggio e aveva mantenuto la parola data.
“Non tornerà.” Borbottò, voltandosi, mentre una figura incappucciata fissava con lei la sagoma della nave.
“Tutte le navi salpano e ritornano.”
“Non questa volta.”
“Deve aver perso qualcosa di molto importante per parlare così.”
“Io…”
“Tutto ritorna indietro.”
“Si sbaglia.” Ribatté Dawn, mentre la figura respirava con calma la lieve brezza marina.
“Spero solo che sappiano cosa stanno facendo.”
“Chi?”
“Non vorrei che quei soldati distruggessero la mia povera Chimera.” Sbuffò, studiando il tramonto con attenzione.
“La sua…Chimera?”
“Dopo 10 anni di navigazione credo che una riparazione sia d’obbligo.”
“Scott?” Chiese Dawn, tornando sui suoi passi e posizionandosi davanti all’uomo che ghignava divertito.
Nel vederlo e nel sapere che lui non era partito, lo abbracciò, mentre lui ricambiando la sua stretta, le carezzava la schiena.
“Ce ne hai messo di tempo per arrivare.”
“Tu…”
“Sei in ritardo. Sarei dovuto partire quasi 1 ora fa.” Borbottò spazientito il rosso, mentre la donna si accorgeva per la prima volta della borsa abbandonata al suo fianco.
“Credevo fossi già partito.”
“Il vecchio Chris ha mandato qualche guardia al porto e mi hanno consigliato di dare una sistemata alla Chimera.”
“E la Grecia?”
“Troppo noiosa in questi periodi.”
“È solo per questo che  non sei partito?”
“Ehi quante domande.” Sbuffò Scott, ridacchiando appena.
“Io…”
“Sono rimasto a Siracusa perché sono un pirata.”
“Ma i pirati non si fermano mai.” Obiettò la giovane, rammentandogli i discorsi che le aveva fatto durante il viaggio per Tartaro.
“I pirati restano solo quando c’è un tesoro da proteggere.” Spiegò, voltandosi verso il castello, mentre Dawn si staccava turbata.
“Il Libro della Pace non è in pericolo.”
“Credi che non lo sappia?”
“Non sei rimasto per il libro?”
“Ho trovato un tesoro ben più prezioso di quella stupida reliquia.” Ammise il rosso, grattandosi imbarazzato la testa.
“Davvero?”
“Anche se non è l’unico motivo che mi ha spinto a rimanere.”
“Tu…”
“I pirati sono come dei bambini che non vogliono crescere. Tutti mi avevano detto che questa vita è sbagliata ed io, per una volta, ho deciso di dargli retta.”
“Avresti corso troppi pericoli.”
“Ti preoccupi per me, Dawn?” Domandò malizioso, facendola arrossire.
“Un po’.”
“Poi qui a Siracusa ci sono tutti i miei amici e parte della mia famiglia.”
“Solo?” Chiese la donna, spiazzandolo.
“Credo d’aver viaggiato anche troppo e forse devo realizzarmi in qualche modo.” Sbuffò il pirata, abbassando lo sguardo e puntandolo sui suoi occhi chiari.
“E poi sei troppo vecchio per la pirateria.”
“Grazie per il sostegno.”
“C’è altro?” Domandò nuovamente, sottraendolo dai suoi pensieri.
“Sono rimasto perché voglio assistere al tuo matrimonio con Mike.”
“Non devi.”
“Mike è un caro amico e mi sembrava giusto.”
“Io e Mike…”
“Avete già deciso la data del matrimonio?”
“Questo me lo dovresti dire tu.” Rispose lei, sorridendo furbescamente.
“Mi accontentavo di vederti felice per essere pago dei miei sforzi, ma a quanto pare mi sono impegnato anche troppo.” Ghignò il rosso, abbassandosi per baciarla.
“Scott…”
“Andiamo a casa.” Borbottò l’ex pirata, prendendo in braccio la giovane e portandola verso la piccola abitazione che era l’eredità di suo padre.
E, mentre, la Chimera fluttuava sulle onde, diventando via via sempre più piccola, Scott legava la sua vita a quella di Dawn.





Angolo autore:

Vi prometto che sarà un angolino very short.
Ryuk ringrazia tutti coloro che hanno letto e recensito.

Ryuk: E volevamo anche confermarvi quanto detto nell'angolo autore della scorsa volta.

Tornando alla storia, alla fin fine tutto è rimasto quasi uguale al film.
A eccezione del dialogo finale, di qualcuno intermedio, dei nomi (per ovvi motivi), della divisione della ciurma e di poco altro siamo stati abbastanza fedeli.

Ryuk: L'idea del film di per sè non ci dispiace e se qualcuno avesse desiderio di proporci qualcosa, magari anche con altri personaggi (non intendiamo fossilizzarci con Dawn e Scott), saremo ben lieti di ascoltarli e di pensarci con calma.

Detto questo vi salutiamo.
Alla prossima!

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