Armistizio

di Nina Ninetta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***
Capitolo 13: *** 13. ***
Capitolo 14: *** 14. ***
Capitolo 15: *** 15. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Armistizio


1.

E pensare che quando il professor Alastor Moody Malocchio aveva torturato quel povero insetto davanti ai suoi occhi (era un ragno o uno scarafaggio? Adesso faticava a ricordarlo) lei gli aveva urlato di smetterla subito. Non sopportava la visione di quel piccolo animaletto che si contorceva su sé stesso per il dolore della Maledizione Cruciatus, ed ora... ora non c'era neanche un cane a difenderla!
Dopo tutta quella atroce sofferenza, dopo aver provato la sensazione di esser penetrata da centinaia, anzi migliaia di piccoli coltelli affilati, Hermione Granger era giunta ad una conclusione: la peggiore delle Maledizioni Senza Perdono non era Avada Kedavra, ma la Cruciatus. In quei giorni di prigionia aveva desiderato la morte come si può desiderare l'acqua nel deserto.
«Uccidetemi, vi prego uccidetemi» si era ritrovata a supplicare quel pomeriggio e per cosa poi? Bellatrix Lestrange aveva riso a crepapelle, manco le avesse raccontato una barzelletta e, tanto per essere coerenti, aveva invocato un'altra Cruciatus. Da sopra le sue stesse urla Hermione aveva sentito gli sghignazzi di trionfo e probabilmente avrebbe proseguito fino a farla schiattare di dolore se non fosse intervenuta la sorella:
«Smettila Bella! O la ammazzerai davvero» alle parole di Narcissa era seguito il silenzio, la giovane Granger respirava a fatica, provava fitte lancinanti ovunque
«Sporca babbana» Bellatrix le aveva sputato addosso, ma Hermione non aveva neanche più la forza di piangere, figuriamoci di difendere il suo nome e quello della sua specie «Tu» aveva aggiunto la donna rivolta ad un altro «Riportala in cantina» poi si era inginocchiata accanto alla Granger sollevandole il mento con la bacchetta, i suoi occhi erano feroci, folli «Cerca di non morire tesoro, domani ti aspetto qui, stessa ora. Non mancare» così dicendo l'aveva schiaffeggiata e si era allontanata. Hermione aveva visto i tacchi dei suoi stivali neri calpestare il pavimento, poi qualcuno l'aveva sollevata di peso, c'era del sangue sulle mattonelle, sicuramente il suo:
«Pulisci questo schifo» era stato l'uomo che se l'era caricata sulle spalle a parlare, emanava un fetore sinistro
«Non sono la donna della pulizie, Greyback»
«No, infatti, sei molto peggio: sei una traditrice e se non fosse per Bellatrix a quest'ora la famiglia Malfoy...» il lupo mannaro si passò la lingua sui denti facendola scoccare contro il palato, come qualcuno che pregusta un pasto da leccarsi i baffi, letteralmente.
 
Hermione fu lasciata cadere sul freddo pavimento di marmo come un sacco di patate. Fenrir Greyback accarezzò il suo profilo fino alla base del collo, disse qualcosa su quando non sarebbe più servita al Signore Oscuro e allora sarebbe stata tutta sua, sogghignò e si chiuse la porta alle spalle con un tonfo di ferro vecchio.
Successivamente Hermione non sarebbe stata in grado di dire quanto tempo fosse trascorso da quel momento, né se si fosse appisolata, fatto sta che aveva sognato Harry e Ron. Erano di nuovo felici e spensierati, insieme si stavano dirigendo a casa di Hagrid, in lontananza si intravedeva il fumo che usciva dalla sua capanna e un buon odore di brodo aveva permeato l'aria. Il profumo era veramente intenso, si infiltrava per tutto il corpo, passeggiava nelle vene come un toccasana, come una pozione risanatrice. Sollevando a stento le palpebre si rese conto che davanti alla porta giaceva una ciotola fumante, qualcuno era passato a lasciarle la cena. Era davvero una tortura. Perché non la lasciavano morire e basta? Perché non l'ammazzavano come avevano fatto con tutti gli altri?
Hagrid, Lee, Seamus, Lavanda, Calì, la Cooman, Percy, Fred e chissà quanti altri avevano ucciso mentre lei era lì. Eppure Hermione sapeva benissimo perché non potevano ucciderla, conosceva il motivo per cui la rimettevano in sesto dopo ogni Maledizione Cruciatus. Voldemort voleva scoprire dove si nascondeva il suo acerrimo nemico, l'unico che lo teneva ancora in scacco, sul quale non era riuscito a posare le sue grinfie. Il problema era uno soltanto: nessuno sapeva che fine avesse fatto Harry Potter. Neanche lei, Hermione Granger, ne era a conoscenza e semmai lo fosse stata si sarebbe portata quel segreto nella tomba.
Dopo aver conquistato il castello di Hogwarts Lord Voldemort e i suoi Mangiamorte se ne erano impossessati, facendone la propria roccaforte, una specie di Azkaban due. Lì infatti Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato dirigeva il suo esercito spietato, dando sentenze di morte a chiunque gli si opponesse; i pochi che erano riusciti a fuggire avevano abbandonato il Paese chiedendo asilo alle altre scuole di Magia e Stregoneria sparse per il mondo. Ma non tutti erano stati così scaltri e veloci a Smaterializzarsi. Ron, ad esempio, si era fatto catturare come un allocco e ora se ne stava imprigionato chissà dove ad Hogwarts, con i Dissennatori a fargli da guardia, in attesa del fatidico Bacio. Tutto questo ad Hermione lo aveva detto Lucius Malfoy, come monito, la morale del suo racconto era semplice: vuoi fare anche tu la stessa fine? Lei non aveva risposto, si era limitata a fissarlo con sguardo di sfida, come a dire: potrete piegare il mio corpo, ma non piegherete mai la mia anima. Evidentemente al caro Lucius questo atteggiamento sfrontato non era piaciuto, poiché le aveva lanciato addosso una Cruciatus peggiore della precedente. Si, perché quando sua cognata era assente toccava al padrone fare gli onori di casa e torturarla. Ma nonostante tutto, Hermione avrebbe provato sulla sua pelle che le maledizioni di Malfoy erano carezze se paragonate a quelle di Bellatrix.
 
Questo però accadeva tanto tempo fa, i primi giorni che era stata scovata e portata a Villa Malfoy. Trovandola da sola nel bel mezzo di un boschetto, i Mangiamorte avevano dato per scontato che fosse in compagnia di Harry Potter e che si fosse fatta catturare per dargli il tempo di fuggire. In realtà Hermione vagava per quei boschi da sola, era stata tradita dalla fame che l'aveva costretta ad uscire allo scoperto. Dopo aver perso la guerra contro Voldemort e il suo esercito Harry era scomparso, la ragazza l'aveva visto calarsi il Mantello Invisibile sulla testa, si erano guardati per un istante, poi gli aveva fatto un cenno d'assenso e si era Smaterializzata. Con l'invasione nemica ogni difesa magica innalzata da Silente prima e Minerva McGranitt poi era crollata, permettendo a molti di loro di Smaterializzarsi, seppur inutilmente. Infatti parecchi erano già stati scovati e uccisi.
Dopo una latitanza durata circa un paio d'anni, la Granger era stata quindi trovata e portata alla residenza dei Malfoy, che oramai veniva usata come sede distaccata dei Mangiamorte. Al suo arrivo era stata accolta dalla stessa Bellatrix Lestrange, la quale le aveva spiegato velocemente il motivo di quel "trattamento di favore", come lei stessa l'aveva definito:
«Punto uno: tu ci porterai da Potter. Punto due: il Signore Oscuro ti ha promesso come premio a Fenrir, e lui mantiene sempre le sue promesse».
Hermione aveva provato a divincolarsi dalle funi magiche che le legavano i polsi, con un cenno della bacchetta Bellatrix ne aveva preso le redini e l'aveva trascinata dentro casa con sé, come fosse un animale da macello. Draco Malfoy era sulla soglia della porta a fissare la scena impietrito, ancor più pallido del solito; quando Hermione lo aveva notato gli aveva urlato contro di essere un vigliacco, Harry l'aveva salvato da morte sicura nella Camera delle Necessità, quando invece avrebbe dovuto lasciarlo bruciare, pezzo di mer-!
Uno schiaffo l'aveva colta in pieno viso, facendola traballare sulle ginocchia. Lucius Malfoy le torreggiava davanti, la mano ancora alzata, i capelli biondi mossi dal vento:
«Non osare rivolgerti a mio figlio con quel tono, Sanguesporco!»
Hermione aveva guardato Draco, il quale aveva distolto lo sguardo, sembrava nauseato. Forse era questa la sensazione che provavano i Purosangue di fronte ai nati babbani come lei? Eppure Ron e i Weasley non l'avevano mai guardata così ...
 
Hermione si addormentò di nuovo. In quel periodo dormire era l'unica cosa che le dava sollievo, forse perché così il dolore spariva e, soprattutto, nei sogni poteva rivivere i momenti felici che aveva trascorso ad Hogwarts. Poteva rivedere Ron e prolungare il loro primo e - probabilmente ultimo - bacio.


 

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Capitolo 2
*** 2 ***


2.


 
 
Spesso Draco la sentiva piangere. Accadeva di notte. I gemiti soffocati di sua madre gli facevano accapponare la pelle, mentre una rabbia irrefrenabile gli ribolliva dentro. Più volte si era chiesto se anche suo padre la sentisse e se come lui provasse il forte desiderio di salire ai piani superiori e illuminare le camere con lampi di luce verde. Si, ucciderli nel sonno, proprio come un vigliacco, ma talvolta fare il codardo è l'unico modo per rimanere in vita. Sua madre Narcissa Black Malfoy piangeva come una bambina quando calava la notte, forse per la fine miserabile che aveva fatto, o forse per l'umiliazione toccata a lei, a suo marito e al suo unico figlio. Draco sapeva benissimo che i suoi genitori avevano sfidato il Signore Oscuro per salvarlo, quando nell'ultima guerra l'avevano creduto morto. Poi le parole di Harry Potter sussurrate a Narcissa nella Foresta Proibita avevano dato loro nuova speranza, ma avevano sbagliato a fare i calcoli: Lord Voldemort aveva vinto. Oramai il loro nome era compromesso, non sarebbero stati più considerati tra le maggiori famiglie Purosangue, chiunque avesse avuto la meglio in battaglia.
Certo, la schiera di Harry Potter non li avrebbe mai condannati a morte o umiliati in quel modo, al contrario di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato: un essere che non conosce le parole perdono e commiserazione. Per punire tutti e tre aveva dato ordine che solo Draco venisse ucciso. Narcissa e suo marito gli erano strisciati ai piedi, baciandoglieli, supplicandolo di risparmiare il loro unico figlio, di prendere le proprie vite, ma di avere pietà del giovane Malfoy. Quest'ultimo era rimasto muto per tutto il tempo nella Sala Grande, dove una vita fa si era seduto al tavolo dei Serpeverde a prendere in giro chiunque gli andasse a tiro. Un incubo, ecco quello che stava vivendo, solo un incubo. Poi le enormi porte si erano spalancate e sua zia Bellatrix aveva attraversato di gran carriera l'intero salone, fino ad inginocchiarsi davanti al suo Signore, sciorinando una serie di motivi per i quali era meglio tenere in vita la famiglia di Lucius, figlio compreso. Lord Voldemort aveva ascoltato fino alla fine ciò che il suo braccio destro, il Mangiamorte più fidato, aveva da dirgli, quindi ci aveva pensato su qualche minuto e infine aveva accettato le sue condizioni, a patto che non vivessero da padroni nella loro casa, ma alla stregua di un elfo domestico.
«Così sia, mio Signore» aveva concluso Bellatrix lanciando uno sguardo di rimprovero a sua sorella Narcissa che a quella sentenza era svenuta fra le braccia di Lucius.
Quando la donna aveva riaperto gli occhi si era ritrovata nella cucina di casa sua, un'enorme camera spoglia, eccetto per i fornelli e le pentole appese al soffitto. Qualcuno le aveva preparato un letto d'emergenza con della paglia e qualche cuscino logoro. Draco era al suo fianco, mortificato e pallido, un colorito quasi grigiastro.
«Come schiavi ci trattano» aveva detto con un filo di voce, ma lei lo aveva abbracciato, sussurrandogli che non importava, essere tutti e tre ancora insieme era un grande successo.
 
Poi i giorni erano trascorsi, trasformandosi in mesi e infine in anni. Due lunghi anni e non c'era stata una sola sera che sua madre non avesse pianto in silenzio. In quegli anni la signora Malfoy era invecchiata di dieci, i capelli biondi stavano diventando grigi, aveva perso diversi chili e trascorreva le giornate a cucinare, pulire, servire e ubbidire non solo ai capricci di sua sorella, ma anche a quelli di esseri inferiori e viscidi come Fenrir Greyback, il Lupo Mannaro. Lucius Malfoy non se la passava meglio, il suo compito era portare a termine praticamente tutto ciò che gli veniva chiesto: andare a caccia, fare da gufo trasportando le missive da un Mangiamorte ad un altro, torturare i prigionieri quando glielo ordinavano.
Draco invece trascorreva le sue giornate come un'ombra, mimetizzandosi negli angoli e ascoltando in silenzio le conversazioni (spesso accese e violente) fra gli scagnozzi di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Nessuno sembrava badare a lui, ogni tanto sua zia Bellatrix lo punzecchiava affermando che gli serviva una donna:
«Certo, nessuno vorrebbe più accostarsi ad un Malfoy dopo quello che siete diventati. Che peccato, sei così un bel ragazzo...»
A quelle parole il Lupo Mannaro sghignazzava, facendo venir voglia a Draco di cancellargli quel ghigno a suon di pugni, ma puntualmente interveniva sua madre che lo allontanava con una scusa, spaventata dalla reazione a catena che poteva generarsi.
 
Quella mattina Draco si svegliò con le solite voci dei suoi genitori che bisbigliavano fra loro, in sottofondo udiva lo scroscio della pioggia. Come sempre il ragazzo non diede peso alle parole di Lucius e Narcissa, poi però qualcosa gli fece drizzare le orecchie:
«Narcissa, davvero credi che Potter sia l'unica soluzione? Credi davvero che con lui le cose andrebbero meglio per noi?»
«Si, lo penso davvero Lucius. Sei tu che ce l'hai a morte con i nati babbani, non…»
«Sanguesporco» la corresse il marito
«...loro con te» concluse Narcissa scoccandogli un'occhiataccia, quindi notò il piatto con la cena della prigioniera che giaceva intatto sul lavabo «Povera ragazza, la stanno ammazzando, non ha neanche più la forza di mangiare» Draco intuì che stavano parlando di Hermione Granger, rinchiusa nella cantina di Villa Malfoy da una quindicina di giorni.
«E comunque Potter non ci salverebbe» riprese Lucius «Tutti i suoi alleati sono morti, o sono rinchiusi da qualche parte, o sono fuggiti chissà dove»
«Allora affrontiamolo noi, Lucius!» esclamò Narcissa d'improvviso, sbattendo i palmi sul tavolo «Siamo degli ottimi maghi»
«Tu sei pazza!»
«Tendiamo una trappola a Tu-Sai-Chi ...»
«Tu non capisci» Lucius scosse il capo
«O alleamoci con l'Ordine della-»
«SMETTILA!» le urlò contro suo marito, Draco serrò la mascella sotto le coperte «E a lui non pensi?» suo padre lo stava indicando, il ragazzo biondo ne era sicuro «Se siamo in questa situazione, se tu sgobbi come un'elfa domestica qualunque è per salvare lui!»
Narcissa non rispose, il suo spirito bellicoso si spense così come si era acceso, in un attimo. Anche se non poteva vederla Draco sentì lo sguardo di sua madre sulla propria schiena, immaginò i suoi occhi riempirsi di lacrime e stringere le labbra. Così non poteva continuare, doveva inventarsi qualcosa.
Attese che la cucina fosse vuota per alzarsi, mangiucchiò qualcosa al volo, si cambiò d'abito, rubò cinque o sei biscotti secchi dalla credenza e li avvolse in un fazzoletto di tessuto, quindi raggiunse l'entrata della cantina. Come sempre nessuno lo notò, passò inosservato perfino davanti a sua madre e sua zia che stavano discutendo animatamente: ogni volta che succedeva (cioè ogni santo giorno) Bellatrix ricordava a Narcissa che se erano vivi lo doveva a lei. Solo quando si ritrovò dinnanzi alla porta di ferro Draco si rese conto che non sapeva cosa fare, non aveva alcun piano, eppure quello gli pareva l'unico punto di partenza per cambiare le cose. Fece un profondo respiro, inserì nella serratura la chiave infilata in un gancio lì vicino ed entrò. All'inizio il buio lo rese cieco, poi quando gli occhi si furono abituati all'oscurità notò un piccolo ammasso di vecchi stracci raggomitolato nell'angolo in alto a destra.
«Adesso mandano te a torturarmi, Furetto»
Il timbrò di voce di Hermione era flebile e rauco, quello di una persona malata e tremante. Sforzandosi di non risponderle a tono, Draco chiuse la porta della cantina accompagnandola con la mano, per evitare di far rumore. Era tranquillo, oramai conosceva a memoria ogni movimento della casa e sapeva che tutto si svolgeva seguendo un programma ben preciso, quindi nessuno si sarebbe occupato della prigioniera fino al pomeriggio. Le si avvicinò, improvvisamente ogni dubbio, ogni incertezza sul da farsi erano spariti, per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva il Malfoy di sempre, forte e baldanzoso. Nonostante tutto, quando le fu davanti provò una punta di vergogna per quella consueta sensazione di superiorità, che aveva provato anche durante gli anni ad Hogwarts trovandosela fra i piedi.
Hermione Granger era così malmessa che gli abiti davano l'impressione di essere di tre taglie più grandi, l'ammasso di capelli cespugliosi sembravano decisamente troppi per il suo viso magro e gli occhi scavati nelle orbite. Sua madre aveva ragione, presto l'avrebbero uccisa, un giorno aprendo la porta della stanza l'avrebbero trovata senza vita. Draco si chinò sulle ginocchia, infilò la mano nella tasca dei pantaloni e d'istinto la ragazza si tirò ancor di più le gambe al petto, gli ricordava un animale terrorizzato dalle continue frustate:
«Uccidimi, ti scongiuro. Uccidimi, ma non-» Hermione si zittì di colpo quando lui le porse un mucchietto di biscotti avvolti in un tovagliolo, qualcuno si era sbriciolato
«Mangia o morirai davvero, Granger»
Hermione alzò lo sguardo, il terrore nei suoi occhi era stato sostituito da incredulità, solo allora Draco poté notare che le labbra erano gonfie e violacee, il viso ricoperto da tagli dove il sangue si era incrostato. Possibile che quel mucchietto d'ossa fosse proprio Hermione Granger, la So-Tutto-Io di Grifondoro?
«Mi vuoi avvelenare»
«No, voglio salvare me e la mia famiglia e per farlo mi servi viva».
Hermione continuò a fissarlo sbigottita, allora il ragazzo mangiò un pezzetto di biscotto per dimostrarle che poteva fidarsi, solo così lei ne prese uno e piano, come se provasse dolore anche solo a tenerlo in mano, lo sgranocchiò. Draco si sedette al suo fianco, con le spalle al muro e le gambe piegate a formare un angolo retto, adagiando il fazzoletto con i biscotti sul pavimento. Entrambi erano consapevoli che mai - in così tanti anni ad Hogwarts - si erano ritrovati l'uno di fianco all'altro e, soprattutto, nella stessa stanza senza che lui la insultasse. Dopo qualche minuto di assoluto silenzio, lei riprese la conversazione lasciata in sospeso:
«Hai un piano immagino»
«Diciamo»
«Diciamo? Che vuol dire "diciamo"? O ce l'hai o non ce l'hai, altrimenti non saresti qui a-»
«È difficile, ok?! Questa casa brulica di Mangiamorte oramai e non è possibile Smaterializzarsi al suo interno, bisogna oltrepassare il cancello».
Hermione ci pensò su qualche istante, era da tanto che non ragionava per farsi venire un'idea, gli ingranaggi del suo cervello si erano arrugginiti.
«E una volta fuori?» chiese poi
«Troviamo Potter» Draco lo disse con una tale naturalezza che lei sorrise a quell'assurdità
«Nessuno, e dico nessuno sa dove sia» la ragazza lesse la delusione sul viso di lui, evidentemente credeva che lei lo sapesse e che lo stava nascondendo
«Tu sei sua amica, qualcosa ti verrà in mente».
Hermione mangiò l'ultimo biscotto, scoprendo di avere ancora fame, la fiamma della speranza si era riaccesa. Rimuginò a lungo e poiché Draco non sembrava avere idee ne azzardò una:
«Devi trovare la mia bacchetta e la mia borsa»
«Perché?»
Hermione alzò gli occhi al soffitto, per certi versi era più ottuso di Ron:
«Perché tu non hai più una bacchetta, ricordi? E perché nella borsa ho tutto l'occorrente per affrontare un viaggio. E devi trovarle subito se ti servo viva, non resisterò ad altre Maledizioni Cruciatus» su quello aveva ragione, anche Draco doveva ammetterlo.
Il ragazzo si alzò, scrollandosi i vestiti dalla polvere dello scantinato:
«Bene» disse solo e uscì.
Hermione guardò oltre la finestrella inferriata alla sua destra, le nubi iniziavano a diradarsi.
 

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Capitolo 3
*** 3. ***


3.




«I-io» Hermione cercò di rimettersi in piedi, era umiliante parlare agli stivali di Bellatrix Lestrange, così fece uno sforzo enorme per puntellarsi con la schiena contro la parete del soggiorno «I-io non s-so dove s-sia Ha-Harry» alzò gli occhi per guardare in faccia colei che la stava torturando, e anche per studiare l'ambiente circostante. Il Lupo Mannaro se ne stava con aria di superiorità a qualche metro, sembrava sempre pronto a saltare addosso a qualcuno, la lingua schizzò sulle labbra sottili e screpolate quando i loro sguardi si incontrarono. Lucius Malfoy invece osservava la scena di fianco alla moglie, il volto impassibile, un'espressione imperscrutabile. Hermione non riusciva mai a capire cosa gli passasse per la testa, ma di sicuro provare compassione per quelli come lei non era neanche nelle opzioni. Sua moglie invece si voltò di spalle quando si guardarono, attese qualche istante, poi lasciò la stanza; la giovane Granger non avrebbe voluto illudersi, ma le era sembrato che piangesse. Infine i suoi occhi si incrociarono con quelli di Draco, in maniera appena percettibile gli fece un cenno con il capo, sperando che lui ne intuisse il significato.
«Cosa guardi bambolina» la voce irrisoria di Bellatrix le arrivò ai timpani come uno schiaffo, istintivamente chinò il capo bisbigliando un niente, ma la donna le afferrò il viso con la mano sinistra. Hermione sentì le lunghe unghie smaltate di nero infilarsi nella carne, quindi la obbligò a rialzare la testa, di nuovo incontrò lo sguardo glaciale di Draco «Oh, stavi cercando di intenerire mio nipote» Bellatrix mollò la presa, sul viso di Hermione erano ben evidenti le tracce lasciate dalle sue dita. Si udirono dei passi, Draco Malfoy era corso via.
«Femminuccia» sputò a denti stretti Fenrir Greyback, mentre Bellatrix tornava a dedicarsi al suo passatempo preferito di quelle ultime settimane: torturare la Sanguesporco.
 
Draco Malfoy udì le urla disumane e agghiaccianti di Hermione rimbombare nella casa, ma non aveva tempo per fermarsi a pensare; corse per le scale che portavano ai piani superiori, in cuor suo pregò solo che la Granger restasse in vita. Quando ormai mancavano gli ultimi scalini si arrestò, aggrappandosi al corrimano d'ottone, il respiro corto, le tempie che pulsavano, un dolore acuto andava espandendosi sotto il diaframma, eppure non poteva permettersi nessuna sosta. Senza pensarci due volte entrò nella camera da letto che era appartenuta ai suoi genitori e che adesso era di proprietà di sua zia Bellatrix. Si stupì di notare che non era cambiato nulla, un debole raggio di sole filtrava dalle tende chiuse, donando un senso di pace e serenità che Draco non assaporava da tempo. Provò una rabbia irrefrenabile montargli dentro, era stanco di vivere come un reietto, di dormire su un materasso logoro e di coprirsi con coperte mangiucchiate dalle tarme, di tremare di freddo e di ira durante la notte, mentre il pianto di sua madre gli frullava in testa. Era stanco di vedere i suoi genitori ridotti in quello stato, umiliati nella loro stessa casa, costretti ad ubbidire a gente inferiore. Cominciò a frugare ovunque: negli armadi, nei comodini ai rispettivi lati del letto, nel comò. Proprio qui, nell'ultimo cassetto, trovò ciò che cercava. Fissò interdetto gli oggetti, gli era sembrato fin troppo facile, ma infondo sua zia non aveva nulla da temere in Villa Malfoy. Stavano tutti dalla stessa parte, no?
Draco Malfoy afferrò la piccola borsa di Hermione, aveva la forma di un sacchetto e si chiese cosa potesse mai contenere una borsetta così minuscola da essere di vitale importanza per la Sanguesporco. Poi notò due bacchette abbandonate sul fondo del cassetto, senza rifletterci le prese entrambe. Una era della Granger, l'altra apparteneva a Narcissa.
Uscì dalla camera, chiudendo piano la porta alle sue spalle. Udì dei passi, poi delle voci, evidentemente la tortura per quel giorno era finita. Senza via di fuga si accomodò sull'ultimo scalino, celando alla bell'è meglio ciò che aveva rubato e il viso fra le braccia, portandosi le ginocchia al petto. Bellatrix e Fenrir si stavano organizzando per un viaggio, dicevano di dover partire quanto prima, ma quando lo videro si zittirono di colpo:
«Femminuccia» ruggì il Lupo Mannaro oltrepassando il giovane Malfoy, quindi scomparve nella camera dove un tempo Draco aveva dormito sonni tranquilli
«Sei una delusione. Una vera delusione» quando anche sua zia si chiuse la porta della sua stanza alle spalle, Malfoy si precipitò giù per le scale. Quella sarebbe stata la sera ideale per portare a termine il suo piano. Una volta fuori, sarebbe stata Hermione Granger a sapere cosa fare, o perlomeno se lo augurava. Si accertò che i suoi genitori fossero impegnati in altre faccende e in effetti li sentì litigare nelle cucine. Intuì che il nocciolo della questione era proprio lui e il comportamento che aveva avuto pocanzi, quando era scappato via. Suo padre lo accusava di non avere il sangue freddo - marchio di fabbrica dei Malfoy - di essere troppo impressionabile, di non sopportare neanche la visione di una Sanguesporco che veniva torturata. Narcissa si ostinava ad urlare che non c'era proprio nulla di male a provare certi sentimenti come la pietà per una compagna di scuola. Lucius urlò che si trattava di una schifosa nata babbana e uscì dalla porta di servizio, sbattendola con forza. Sua madre cominciò a singhiozzare. Draco si allontanò, promettendole dentro di sé che l'avrebbe trascinata fuori da quell'inferno, e giurando a suo padre che sarebbe stato fiero di lui, o forse no. Lucius non avrebbe mai approvato l'alleanza che aveva stretto con un essere ignobile come la Granger.
 
Hermione aveva il respiro roco, le faceva un male da matti anche solo respirare. Faceva male vivere. Da quando Greyback l'aveva abbandonata sul pavimento di pietra, gelido e ruvido della cantina, non era riuscita a muoversi. La guancia spiaccicata contro le mattonelle le doleva per il freddo, ma non poteva voltarsi. L'idea era quella di strascinarsi fino alla parete, ma rimase tale. Dormire. Ecco quello che doveva fare per riprendere un po' di forze. Dormire. Chiuse gli occhi, ma proprio in quel momento la porta si aprì con un cigolio sinistro e le parve di udire la flebile voce di Draco:
«Lo sapevo, è morta!» Hermione provò a rispondergli, ma le uscì solo un rauco sussurro, tuttavia bastò affinché Malfoy comprendesse che era ancora viva, seppur in pessime condizioni. La raggiunse e la osservò dall'alto «Ho quello che ci serve»
«Aiutami a me-mettermi in-» Hermione tese una mano tremante verso di lui, il quale indietreggiò, sembrava nauseato, lasciò la borsa e la bacchetta sul pavimento e sparì.
Hermione Granger per poco non bestemmiò, ma lo maledisse. Maledisse Draco Malfoy per tutto il tempo che ci impiegò a raggiungere la parete e sedersi con le spalle al muro. Il respiro sempre più affannoso, il dolore la pervadeva come migliaia di aghi ghiacciati conficcati in tutto il corpo. Si appisolò per diversi minuti, senza sogni, senza incubi. Harry e Ron le mancavano come non mai.
«Ehi, Granger» il suono di quella voce la destò piano «Non c'è tempo, Granger» Hermione sollevò le palpebre, il viso pallido e gli occhi di ghiaccio di Draco la fissavano, erano un misto fra timore e trepidazione «Tieni» le porse una ciotola colma di minestrone «Mia madre dice che dovrebbe rimetterti in sesto velocemente, l'ha incantato»
Hermione fece per prendere la ciotola che Draco le porgeva, ma le mani le tremavano come foglie al vento, allora una profonda tristezza la colse all'improvviso e in maniera del tutto inaspettata le lacrime iniziarono a sgorgare agli angoli degli occhi, senza che lei potesse fermarle:
«Non ci riesco» tentò di asciugarsi il viso «Non posso farlo, non posso»
«Devi» Draco le tamponò le guance con i polsi della camicia che si inzupparono di lacrime, sangue e sporco «Non te lo sto chiedendo Granger, te lo sto ordinando» Hermione lo guardò, tirando su con il naso «Mangia» continuò lui, avvicinandogli la ciotola alle labbra «Ho dimenticato il cucchiaio. Mangia».
Esitante Hermione bevve direttamente dalla ciotola la minestra che Draco le porgeva. Era tutto così innaturale. Lui non era di certo una cima nella cortesia, eppure quello le sembrava il gesto più gentile che avesse ricevuto negli ultimi mesi.
Quando ebbe terminato sentì un calore pervaderle le membra, la stanchezza che aveva provato fino a quel momento iniziò a diradarsi, fu come uscire da una bolla di sapone, d'un tratto il cervello e la sua spiccata intelligenza sembravano scongelati.
«Ripetimi il piano»
«Bellatrix e il lupacchiotto sono via. Mia mamma tiene a bada mio padre»
«Lei lo sa?»
«Si, ho dovuto dirglielo per rimetterti in piedi» tacque per qualche secondo «Usciamo dal cancello e ci Smaterializziamo. Decidi tu dove, conosci le foreste e i boschi lì fuori meglio di me».
Hermione si mise in piedi, barcollò e si mantenne al muro, era freddo e umido, si infilò la borsa a tracolla, infilò la bacchetta nella tasca dei jeans (che bella sensazione riavere la sua bacchetta), si diede un paio di colpetti al volto ed affermò di essere pronta. Seguì Draco Malfoy su per le scale a chiocciola che sbucavano direttamente nella hall, lanciò uno sguardo furtivo al punto dove veniva torturata e provò un brivido. Tutto quello stava per finire, non riusciva a crederci. Semmai l'avessero riacciuffata piuttosto li avrebbe costretti ad ucciderla. Draco la guidò oltre il portone d'ingresso, qui il giardino un po' abbandonato a sé stesso era deserto, il sole stava calando, ma non era ancora del tutto buio. Hermione assaporò la brezza sul viso, respirò a pieni polmoni l'aria pulita, l'odore dell'erba, quella dolciastra degli alberi. Era l'odore della libertà.
Trottò alle spalle di Draco, il cancello distava solo qualche centinaio di metro, ben visibile ad occhio nudo. Hermione teneva ancora il naso all'insù, rivolto al blu del cielo, quando sentì Malfoy maledire qualcuno: oltre il cancello si materializzarono Bellatrix Lestrange e altri due Mangiamorte. Entrarono nel giardino di Villa Malfoy, i due uomini sghignazzavano frasi prive di senso, la donna invece li precedeva, il rumore dei suoi tacchi attutiti dall'erba che era cresciuta sul sentiero di cemento. Se avessero alzato lo sguardo li avrebbero visti. Draco si voltò indietro, lo sguardo vagava oltre la testa cespugliosa di Hermione, il cervello lavorava velocemente per mettere a punto un piano. In un nano secondo passò in rassegna tutte le possibili opzioni: tornare dentro; nascondersi (si, ma dove?); mentire, e poi la rivelazione, l'unica che gli sembrò plausibile. Spinse Hermione in un cono d'ombra formatosi all'angolo di un balcone, la sentì chiedergli cosa avesse in mente, piagnucolare che li avrebbero notati e allora, oddio non voleva neanche pensarci!
Hermione lo fissò dal basso, Draco aveva la pelle del viso così tirata da sembrare trasparente, le labbra sottili erano strette fino a diventare bianche. Sobbalzò quando lui diede un pugno nel muro, mentre le voci si facevano più vicine, sempre di più.
«Possiamo riprovarci» gli disse, le parole le erano uscite fuori così, inaspettate «Fingiamo che io sia fugg-» Draco le afferrò il viso con entrambe le mani
«Se lo dici a qualcuno giuro che t'ammazzo»
«Cos-»
Draco premette le labbra contro le sue, la sovrastò in altezza, nascondendo il viso della ragazza con i palmi e la propria testa. Hermione spalancò gli occhi, vide quelli di Draco strizzati come se stesse bevendo una medicina. Bellatrix e i Mangiamorte erano oramai vicini, le loro voci si udivano distintamente. Hermione li vide, si accingevano a salire gli scalini che precedevano il portone d'ingresso. Bellatrix si voltò nella loro direzione. La Granger abbassò di colpo le palpebre, avrebbe giurato che quella donna malefica avesse intercettato il suo sguardo:
«Ehi Draco, vacci piano con quella!» urlò ridendo, dietro di lei i due uomini batterono le mani e fischiarono, commentando con frasi poco carine e galanti. Draco allontanò la bocca da quella di Hermione e si rivolse a loro, facendo attenzione a non rivelare l'identità della sua ragazza, un sorriso beffardo accompagnò battutine altrettanto spinte. I Mangiamorte risero soddisfatti entrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle. Senza spiccicar parola Draco e Hermione corsero a perdifiato fino a raggiungere il cancello. Il cuore in gola.
 
Bellatrix Lestrange annunciò la sua presenza chiamando a gran voce la sorella. Narcissa arrivò dalle cucine, prese i soprabiti dei Mangiamorte e fece per andare via, quando Bellatrix parlò:
«Ho visto Draco qui fuori» Narcissa ebbe un sussulto
«Ah si?!»
«Altroché!» esclamò un Mangiamorte ridendo sotto i baffi «Era moooolto impegnato»
«In-in che senso impegnato?» la signora Malfoy iniziava a sudare freddo. E se l'avessero ...?
«Smettila» lo ammonì Bellatrix, ma nella sua voce non c'era rimprovero, più che altro era divertimento «È normale alla sua età provare certe passioni per le giovani fanciulle» intanto si stava sfilando i guanti di pizzo nero da porgere alla sorella «Solo mi chiedo chi sia quella ragazza. Non ho visto ragazze nei paraggi ultimamente» poi si fermò, quasi che qualcuno le avesse fatto un Pietrificus Totalus. Improvvisamente la risposta le era apparsa così chiara e nitida che si diede della stupida. Urlò qualcosa ai due uomini che erano arrivati con lei, spalancò la porta e li vide. Draco ed Hermione avevano quasi raggiunto il cancello, emanò un urlo che fece accapponare la pelle ai presenti. I due Mangiamorte le sfrecciarono accanto, lanciando incantesimi di ogni genere, mentre Bellatrix gridava loro di non ucciderli. Voleva occuparsene di persona.
Hermione Granger sfilò la sua bacchetta, proprio mentre Draco apriva il cancello: erano fuori.
«Protego» invocò lei e una barriera trasparente li avvolse, ma si frantumò all'istante trafitta dagli incantesimi. Era ancora troppo debole affinché le sue magie avessero la solita incrollabile efficacia. Poi Draco la prese per un braccio e un attimo dopo provò la solita, fastidiosa sensazione di essere afferrata dall'ombelico e strattonata all'indietro con ferocia.
 

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Capitolo 4
*** 4. ***


4.



La prima cosa che Hermione Granger udì fu lo scroscio dell'acqua. Si guardò attorno con circospezione, non sapeva di preciso dove si trovavano, ma di sicuro erano lontani da Villa Malfoy. La radura si presentava spoglia, gli alberi erano rinsecchiti e dal terriccio sbucava solo qualche sporadico filo d'erba, forse sopravvissuto all'inverno. Più in là un torrente scorreva verso sud.
«Granger! Ehi, Granger che facciamo ora?» la voce di Draco la riportò sulla terraferma
«Do-dobbiamo proteggere la zona»
«Proteggere la ... ok, va bene» Draco cominciò a muovere la bacchetta di sua madre nell'aria, sussurrando gli incantesimi e sbarrando gli occhi quando vide Hermione uscire dalla zona di protezione «Ehi, Sanguesporco dove vai?»
Hermione scosse il capo, senza controbattere. Se c'era da trovare Harry Potter e andare a salvare Ron Wesley di certo non l'avrebbe fatto sudicia e puzzolente. S'immerse nel torrente, l'acqua era gelida, ma strinse i denti. Dopo la Maledizione Cruciatus tutto il resto sembrava fare meno male e in effetti l'acqua ebbe un effetto terapeutico sul suo corpo e sulla sua mente. Lavò via le paure e le ansie, i cattivi odori e il sangue raggrumato, i capelli si ammorbidirono e la pelle tornò a risplendere chiara e pallida. Quando uscì dal torrente non vide Malfoy, nascosto dagli incantesimi di protezione, ma solo un fuocherello sterile. Lo raggiunse e lo spense gettandogli sopra un po' di terriccio, ovviamente il ragazzo protestò.
«Ci troverebbero in un batti baleno con quello» rispose lei, poi con un colpo di bacchetta ravvivò una fiamma azzurra, tremendamente calda e accogliente, poi infilò la mano destra nella sua borsa e ne tirò fuori una tenda da campeggio che montò con un altro colpo di bacchetta, infine ne estrasse un paio di jeans logori e un maglioncino grigio. Certo, non erano proprio indumenti di prima scelta, ma infondo non stava partendo per una festa, no? Entrò nella tenda, ammonendo Draco di non muoversi fin quando non glielo avesse detto lei, lo sentì bofonchiare qualcosa su quanto poco ci tenesse a vederla cambiarsi e di nuovo Hermione non rispose.
«Ho fatto» disse dopo qualche minuto e ne passarono altri ancora prima che Draco si decidesse ad entrare, con l'espressione scocciata di qualcuno che sta facendo qualcosa controvoglia, ma lei non se ne accorse. Era intenta a cercare qualcosa nella sua "piccola" borsa.
«Ero sicura di averli messi proprio... ah, eccoli!» ne tirò fuori due barattoli di latta che mostrò con orgoglio
«Cosa diamine sono?»
«Fagioli» rispose lei candidamente «I miei ne vanno matti. Li ho comprati prima che mi catturassero»
«Cibo babbano, puah! Che schifo!»
«Bene, vuol dire che li mangerò solo io» Hermione fece scattare la chiusura sul coperchio e con un cucchiaio diede inizio alla sua cena. Draco evitava di guardarla, fingeva di essere interessato alla tenda che gli pareva fin troppo piccola per entrambi. Due materassi praticamente raso terra erano alla sua sinistra, uno scaffale ricolmo di libri invece si trovava alle spalle della Sanguesporco, e al centro - fra i letti e i libri - c'erano loro. Hermione se ne stava seduta a gambe incrociate, un libro aperto su di esse, i fagioli nella mano mancina e la posata in quella destra.
«Granger»
«Si?»
«Potresti spiegarmi il piano»
«Quale piano?» Hermione non aveva neanche alzato lo sguardo, sembrava davvero interessata a quello che leggeva. Draco prima strinse i pugni, quindi afferrò il libro e lo scaraventò lontano, Hermione lo fissò accigliata «Che cosa vuoi Malfoy? Ti ho già detto che non so dove si trova Harry»
«Ed io ti ho già detto che la mia non è una richiesta. È un ordine
«"La mia non è una richiesta. È un ordine"» gli fece il verso lei scattando in piedi, eppure la differenza di altezza non cambiò di molto «Ma guardati, ma sentiti! Tu non sei più nessuno Draco Malfoy, il tuo nome vale meno di zero. Adesso io e te siamo uguali, entrambi reietti»
«Io non sarò mai come te, Granger. Io sono un Purosangue, tu sei solo una sporca babbana»
«Già, e hai dovuto chiedere l'aiuto di questa "sporca babbana" per attuare il tuo piano o mi sbaglio?»
Draco fece scattare la mano per afferrare la gola di Hermione, ma questa fu scaltra a fare un passo indietro, più per riflesso in realtà. Il lampo di luce che aveva attraversato lo sguardo gelido del ragazzo non gli piaceva neanche un po', le ricordava terribilmente quello della zia Lestrange, nonostante ciò non riusciva a tenere a freno la lingua.
«Che c'è Malfoy, vuoi baciarmi di nuovo?»
Il ragazzo alzò la mano e l'arrestò a mezz'aria, quindi le puntò l'indice contro.
«Trovami Harry Potter o giuro che ti riporto a Villa Malfoy» così dicendo uscì dalla tenda ed Hermione non lo vide fino al mattino.
 
Durante la notte Hermione Granger ebbe tempo di riflettere. In ballo non c'era solo l'onore della famiglia Malfoy, ma anche la vita delle persone che amava. Il viso di Ron non l'abbandonava mai, se Lucius le aveva detto la verità adesso si trovava in una camera tramutata in cella ad Hogwarts, circondato da Dissennatori e chissà cos'altro. Hermione lo immaginava magro e smunto, spaventato a morte e privo di voglia di vita, magari gli avevano riservato il medesimo trattamento che era spettato a lei in quelle ultime settimane. Il solo pensiero che Ron stesse soffrendo, che stesse sperando e supplicando di morire il più presto possibile la spaventava più della propria morte. Aveva perso tanti amici e persone care in battaglia, ma la scomparsa di Ron e di Harry ... no, non l'avrebbe tollerato.
Per questo quella mattina decise di cominciare seriamente a cercare Harry Potter, il Sopravvissuto, l'unico che secondo la Profezia sarebbe stato in grado di liberarli da Lord Voldemort.
Uscendo dalla tenda si fece ombra con le dita, il sole appena sorto torreggiava proprio di fronte a lei. Vide Draco seduto sul terriccio, la schiena contro un tronco e le gambe distese, giocherellava con la sua bacchetta. Gli si accostò cauta, lui era già sveglio - semmai avesse dormito - ma continuò a tenere lo sguardo puntato dinnanzi a sé. Lei si annunciò con un colpetto di tosse, ma Draco non si mosse.
«Tregua?» chiese solo
«Mia madre piange» Hermione non capì subito «Tutte le notti. Mia madre piange. Mi sento impotente, provo una tale rabbia che ammezzerei tutti nel sonno se servisse a salvarla. Lei piange e so che è tutta colpa mia» Malfoy smise di fissare davanti a sé e abbassò lo sguardo sulla bacchetta, allora Hermione comprese dove l'avesse trovata.
 «Dormiamo in cucina, alla stregua di elfi domestici. Mia mamma sgobba tutto il giorno per quei luridi pezzi di merda e io non lo posso sopportare» questa volta alzò lo sguardo per guardare direttamente Hermione, la quale sussultò vedendo le lacrime cadere copiose sul viso del ragazzo «Mia madre piange ed è colpa mia!» si batté l'indice sul petto con violenza, lo stesso che la sera precedente aveva puntato contro di lei  «Perciò ho bisogno che mi aiuti a trovare Harry Potter per fermare Tu-Sai-Chi»
«Ho un piano» Hermione gli tese la mano, per un attimo si pentì di quel gesto spontaneo quando lui inizialmente non l'afferrò, ma poi lo fece, si aggrappò a quella mano che lo aiutò a tirarsi su.
«Bene» concluse Malfoy
«Bene» gli fece eco Hermione mentre raggiungevano la tenda
«Ah Granger, se lo dici a qualcuno»
«Mi ammazzi, lo so» sospirò lei, aveva l'aria di una persona costretta a ripetere le cose cento volte, ma chissà cosa avrebbe pensato se avesse visto il sorriso sghembo che aveva increspato l'angolo destro della bocca di Draco.
Intanto che riordinava le sue cose e obbligava il compagno di viaggio a mangiare i fagioli babbani, promettendogli che non avrebbe perso il suo incommensurabile potere magico, gli spiegò il piano. Gli unici che potevano sapere dove si trovava Harry erano i pochi superstiti dell'Ordine della Fenice che adesso si nascondevano alla Tana. Draco Malfoy quasi si strozzò
«Io non metto piede in quella fetida» Hermione lo fulminò con lo sguardo e lui lasciò la frase a metà, roteando gli occhi all'insù «Ok, ok. Continua»
«Continuo cosa? Ho finito» la ragazza si sistemò la borsa a tracolla, controllò che la bacchetta fosse al suo posto e gli sorrise raggiante «Devo solo infilare dentro la tenda e poi... si va alla Tana!»
«Merlino aiutami tu!» pregò Draco seguendo la ragazza, la osservò smontare la tenda con un colpo di bacchetta e farla volare direttamente nella minuscola borsa. Quindi le si avvicinò, fece per afferrarle il braccio, poi cambiò idea e salì fino all'avambraccio, ci pensò un secondo e le prese il polso. Tutto questo sotto lo sguardo di Hermione, che era un misto di imbarazzo e divertimento per l'impaccio di Malfoy.
«Devi guidare tu la Smaterializzazione, io non so dove si trovi quella cosa che hai detto»
«Se preferisci posso eseguire io la Smater-»
«No, sei ancora debole» Hermione provò un senso di gratitudine, che tuttavia si spense in un secondo «E non voglio spaccarmi. Andiamo».
Hermione sapeva che quello doveva essere un sacrificio non indifferente per il giovane Serpeverde, permettere ad un altro di decidere la destinazione della propria Smaterializzazione significava liberare la mente e riporre piena fiducia nella persona che si teneva accanto. No, per un Purosangue come lui non doveva essere semplice affidarsi ad una Sanguesporco che lo stava guidando direttamente nella casa del nemico. 

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Capitolo 5
*** 5. ***


5.



La Tana era diventata una catapecchia. Non che fosse mai stata una reggia a dire il vero, ma in quello stato di misero abbandono Hermione Granger non l'aveva mai vista. L'edera rampicante aveva ricoperto quasi completamente le mura, il giardino incolto era abitato da gnomi - ce n'erano a decine - e l'aia delle galline era ormai privo di tetto, la paglia sparsa tutt'intorno. Hermione sentì le lacrime bruciarle agli angoli degli occhi, improvvisamente si pentì di aver pensato di poter chiedere aiuto ai Weasley, o a ciò che restava di quella splendida famiglia che l'aveva accolta come una figlia e una sorella.
«E questo cesso sarebbe la casa di Ron- lo sfigato -Weasley?!»
«Stai un po' zitto, imbecille!» Hermione si incamminò verso la porta d'ingresso, senza neanche aspettare la controbattuta di Draco che sarebbe arrivata puntuale, ne era certa. Bussò con le nocche alla porta di legno che le intemperie avevano corroso senza pietà, questa si mosse verso l'interno, cigolando sui cardini. Hermione entrò, seguita a ruota da Malfoy che intanto le stava chiedendo se non fosse meglio annunciare prima la sua presenza, magari vedendolo l'avrebbero attaccato senza darle il tempo di spiegare la situazione. Ma lei aveva altro per la testa: in fondo alla sala da pranzo, seduta su una vecchia sedia a dondolo posta davanti al camino acceso, se ne stava Molly Weasley. Sembrava addormentata. Hermione si mosse cauta, temendo di scoprire l'irreparabile:
«Signora Weasley» silenzio, quindi avanzò ancora, la voce di Draco che le diceva di non muoversi, poteva trattarsi di una trappola «Molly» la ragazza era ormai a pochi metri dalla donna avvolta in uno scialle di lana, quando questa scomparve con un secco flop!
Hermione indietreggiò, mentre Malfoy sfoderava la bacchetta compiacendosi di averglielo detto che si trattava di un tranello. Proprio in quel momento dalle scale e dalla porta d'ingresso sbucarono alcuni degli ultimi superstiti dell'Ordine della Fenice.
«Oh grazie a Merlino state tutti bene» Hermione fece per correre ad abbracciare i coniugi Weasley sulle scale, ma Arthur le puntò la bacchetta contro:
«Non so chi tu sia» disse «Ma non siete i benvenuti qui. Stupeficium!»
«Protego» lo scudo evocato da Draco avvolse entrambi, respingendo gli altri incantesimi che vennero lanciati contro di loro «Granger che fai, dannazione! Prendi la bacchetta»
«No!» Hermione uscì dalla zona protetta, rivolgendosi a Molly e Arthur in alto, a Fleur Delacour e Bill Weasley sull'uscio della porta «Sono io, Hermione»
«Bugiarda! Hermione è... è MORTA!» Molly puntò la bacchetta contro la ragazza, cominciando a scendere uno scalino alla volta «Fred è morto. Remus è morto. Ninfadora è morta. Sono tutti morti»
«No Molly, no. Io sono viva, io sono-»
«Avada Kedavra!»
La Maledizione Senza Perdono invocata da Molly Weasley avrebbe colpito in pieno petto Hermione Granger se Draco Malfoy non l'avesse gettata a terra un istante prima. Di nuovo una pioggia di incantesimi di Schiantesimo piombarono sui due ragazzi e di nuovo Draco riuscì a difendere entrambi con lo scudo, che però iniziava a creparsi in diversi punti:
«Devi fare qualcosa Granger, o questi ci ammazzano»
Hermione si alzò in piedi, ma questa volta rimase all'interno del perimetro protettivo:
«Sono Hermione Granger, figlia di babbani. I miei genitori sono dentisti. Prima della guerra ho fatto credere loro di volersi trasferire in Australia, cancellando dalla memoria e dal cuore i ricordi legati all'unica figlia che abbiano mai avuto».
Draco la guardò colpito, non conosceva quella parte della storia. In verità, si disse, non sapeva proprio nulla della vita privata della Sanguesporco. Non che gli interessasse qualcosa, sia chiaro. In ogni caso il racconto di Hermione ottenne l'effetto voluto. I membri dell'Ordine abbassarono le bacchette, Molly si precipitò giù per le scale e abbracciò forte la ragazza che scoppiò in lacrime. Quanto le mancava l'affetto materno. Arthur le raggiunse, aveva gli occhi lucidi, ma si limitò a carezzare i riccioli ribelli di Hermione, mentre sua moglie non faceva che piagnucolare di aver creduto che fosse morta, che l'avessero uccisa, quello era un miracolo, era il segno che stavano aspettando.
«E lui?» Bill arrivò alle spalle di Draco e lo disarmò, tenendogli ben stretti i polsi dietro la schiena «Cosa ne facciamo di un Malfoy?»
«Lasciami idiota, indegno Purosangue, non mi toccare, feccia!» Draco cercava di liberarsi della presa di Bill, ma invano
«Oh no, no, no» Hermione si allontanò controvoglia dal morbido e affettuoso abbraccio di Molly «Lui sta con me Bill»
«"Sta con te" in che senso?» Bill aggrottò la fronte
«Nel senso che abbiamo un piano per fermare Voi-Sapete-Chi, ma ho bisogno del vostro aiuto».
 
Molly Weasley era dimagrita parecchio, nonostante non avesse perso la sua mano ferma e l'amore per la famiglia, qualcosa in lei si era spento per sempre, si era spezzato, i suoi sorrisi sembravano sempre troppo forzati e mai completamente sinceri. Dopo mesi finalmente Hermione si sedette ad una vera tavola a mangiare come si deve. Non si era resa conto di quanta fame avesse fin quando il profumino che saliva dalle pentole non le solleticò le narici. Draco si accomodò al suo fianco, rimase in silenzio per tutto il tempo e con gli occhi bassi. Li alzava di tanto in tanto quando Fleur Delacour gli chiedeva se desiderava fare il bis di qualche pietanza - ignorando le occhiatacce del marito - ma lui rifiutava sempre con un grugnito.
Hermione raccontò la sua storia: quello che aveva scoperto su Ron attraverso il racconto di Lucius Malfoy; quello che aveva sopportato; come era sopravvissuta e non poté fare a meno di notare gli sguardi disgustati e accusatori che tutti rivolsero a Draco, malgrado avesse sottolineato a più riprese che era stato proprio lui a tirarla fuori dalla sua prigionia. Né Draco fece nulla per farsi guardare in modo diverso. Arthur, Molly e Bill invece si dissero un tantino titubanti a rivelare alcune informazioni in presenza di un Mangiamorte.
Gli occhi della ragazza scattarono verso Draco. Non aveva mai pensato a lui in quel senso. Un Mangiamorte. Già, era proprio così. Draco Malfoy era un soldato di Lord Voldermort. Si era alleata con il nemico. Harry e Ron non l'avrebbero mai perdonata, qualsiasi fosse la posta in gioco.
Quando Hermione chiese loro di Harry Potter i Weasley risposero che ne sapevano meno di lei. Tutte le speranze le crollarono addosso, un immenso dispiacere parve afferrarle il cuore. Draco batté i pugni sul tavolo e uscì dalla camera. Per un po' nessuno parlò, poi Bill lo fece per primo:
«Quello lì non mi è mai piaciuto» bevve un sorso di Burrobirra
«Ha i suoi buoni motivi per aiutarci» spiegò Hermione, una punta di fastidio cominciava ad insinuarsi in lei
«È un loro piano Hermione, ma non lo vedi?» Bill si sporse sul tavolo verso la ragazza «Ti fanno credere che Draco stia dalla tua parte, insieme trovate Harry e bam! Il gioco è fatto»
Hermione scosse il capo, contrariata. Loro non avevano assistito alle lacrime di Draco Malfoy, non l'avevano visto mentre le portava da mangiare rischiando di essere scoperto da Bellatrix e suo padre. Loro non sapevano niente.
«Ascolta tesoro» Molly richiamò la sua attenzione poggiando una mano sulla sua «Anche noi dell'Ordine abbiamo un piano, ma per ovvie ragioni non possiamo rivelartelo. Comprenderai che-»
«Certo. Capisco» Hermione si alzò congedandosi dai presenti, era stanca morta e voleva solo riposare.
 
Contro ogni altra previsione la ragazza dormì profondamente. Quando si svegliò fuori era ancora buio. La signora Weasley le aveva dato la camera che era appartenuta di Ron. O meglio apparteneva a Ron. Come le capitava spesso si ritrovò a pensare a lui, a Harry, a chiedersi cosa stessero facendo, come se la stessero cavando senza di lei. Ultimamente però i suoi pensieri si soffermavano anche su Draco, sull'enorme sforzo che aveva dovuto fare per allearsi con lei, a chiederle aiuto, a come doveva sentirsi, a cosa gli passasse per la testa. Si mise a sedere sul bordo del letto, i piedi nudi sfiorarono il pavimento freddo e con una lentezza esasperata si trascinò giù per le scale a versarsi un bicchiere d'acqua. Bevve il primo tutto d'un sorso, poi ne riempì un secondo e se lo portò alle labbra:
«Hai attraversato il deserto a piedi, Granger?!»
Hermione sputò l'acqua che aveva in bocca, tossendo per quella che le era andata di traverso. Si voltò verso la sedia a dondolo davanti al camino, la stessa dove aveva visto Molly Weasley avvolta in una coperta. Solo che adesso il posto era occupato da Draco, il quale la stava osservando divertito, i capelli biondi scompigliati, evidentemente stava dormendo ed era stato svegliato. Lo raggiunse, notò che il fuoco stava morendo e lo ravvivò estraendo la bacchetta dall'elastico dei pantaloni di tuta che Fleur le aveva prestato per dormire.
«Non ti separi mai da quella?»
«Preferisco sentirmi al sicuro»
«Giusto» Draco tacque per qualche secondo, gli occhi azzurri vagarono sui capelli ispidi di Hermione che avevano assunto il colore delle fiamme, prima di aggiungere «Dobbiamo andare via da qui, non ci aiuteranno»
«Lo so» sospirò lei delusa, non aveva la minima idea di dove cercare Harry. O meglio, qualche posto dove potesse nascondersi ce l'aveva in mente - Godric's Hollow, Grimmauld Place -  ma era troppo pericoloso anche solo pensare di metterci piede.
«Ti rendi conto che stavi per essere uccisa dalla moglie di Arthur Weasley?» Draco fece un gesto con la mano «Non devi ringraziarmi, ma ti pare» lei roteò gli occhi al cielo, poi assunse un'aria fiera senza riuscire a nascondere un sorrisetto
«Io, Hermione Jean Granger, morta per mano di Molly Prewett. Assurdo!» risero entrambi, quasi fino alle lacrime. Draco si tirò su le maniche della camicia, aveva ancora il sorriso sulle labbra mentre gli occhi castani di Hermione si posavano sul Marchio Nero stampato appena sopra il polso. D'istinto lo sfiorò con la punta delle dita, erano fredde e Draco provò un brivido che gli attraversò tutto il corpo, come una scossa elettrica, allora si affrettò a nascondere il tatuaggio:
«Ti fa male?» gli chiese e se ne pentì all'istante. Cosa diamine le saltava in mente?
«Solo quando il Signore Oscuro ci invoca».
Hermione aprì la bocca per dire qualcosa, ma non le uscì niente e la richiuse. Calò il silenzio, poi una figura esile in camicia da notte comparve a qualche metro da loro. Era Fleur.
«Io so come trovare Harrì» esordì e prima che Hermione o Draco potessero replicare, la giovane sposa Weasley continuò «Dovete cercare Ginny. Provote al negozio di George o a Hogsmeade. Portite subito, qui nessuno ha un piano per-»  
 
Improvvisamente si udì un boato. Appena due secondi dopo Arthur si precipitò giù per le scale, seguito a ruota da sua moglie e, con qualche istante di ritardo, da Bill meravigliato di vedere Fleur in compagnia dei due ragazzi:
«Sono arrivati» disse Arthur
«Chi?» chiese Hermione, stringendo la sua bacchetta «Chi è arrivato?»
«I Mangiamorte» rispose il signor Weasley e allora Hermione capì che la casa doveva essere protetta da un incanto Gnaulante, in grado di avvisare in caso di invasione nemica
«Dovete andore via» Fleur lanciò uno sguardo d'intesa ad Hermione
«Il camino» intervenne Molly «Potete usare la Metropolvere, George vi accoglierà nel suo negozio a Diagon Alley» afferrò una manciata di Polvere Volante e la gettò nel focolare, qui le fiamme si colorarono di verde. Proprio in quel momento la porta d'ingresso esplose, rivelando tre uomini incappucciati accompagnati da un Greyback furioso, poi fu il pandemonio. Incantesimi volavano da una parte all'altra della stanza, le pareti esplodevano, i piatti e i bicchieri nei mobili si infrangevano sul pavimento, schegge di legno si trasformavano in proiettili. Nella confusione totale Fenrir Greyback atterrò con quattro zampe sul tavolo della cucina, scrutò e annusò l'ambiente e quando adocchiò Hermione Granger balzò di nuovo, piombandole addosso. La ragazza strillò, contorcendosi sotto il peso della bestia, sentendo il penetrante e ripugnante odore di morte e sangue e chissà cos'altro levarsi dall'alito e dal pelo del Lupo, che ghignava in maniera raccapricciante
«Impedimenta!»
Fenrir fu scaraventato contro la parete, la ragazza a stento riusciva a trattenere il vomito mentre Draco l'aiutava a rimettersi in piedi, urlandole di andare via attraverso il camino:
«No, voglio restare a combattere»
«Stupefi
«Expelliamus!» Hermione riuscì a disarmare uno dei Mangiamorte prima che riuscisse a pronunciare l'incantesimo, allora Draco tornò a gridarle contro, la superava di un paio di spanne
«Stupida ragazzina, te ne devi andare!»
«Vieni con me» Hermione si aggrappò alla camicia del ragazzo con entrambe le mani, stringeva così forte che le nocche divennero bianche
«È te che vogliono, Granger» Draco le strinse i polsi, poteva specchiarsi nei suoi occhi umidi, aumentò la stretta ma la voce si addolcì «È te che vogliono» poi Greyback attirò la sua attenzione:
«La zietta non è per niente contenta di te, femminuccia» così dicendo si scagliò contro di loro, Draco spinse Hermione nelle verdi fiamme dardeggianti e qui scomparve. 

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Capitolo 6
*** 6. ***


6.




George Weasley stava dormendo profondamente quando fu svegliato di soprassalto da un rumore che proveniva dabbasso. Armandosi di bacchetta discese cauto le scale, convinto di dover di nuovo combattere contro qualche ladruncolo da strapazzo. In quegli anni tenere un negozio era diventato un vero inferno, non c'era più ordine, nessuna istituzione a tutelare i commercianti, perciò questi erano costretti a farsi giustizia da soli. Vigeva l'anarchia.
«Lumos!» la punta della bacchetta si illuminò, mostrando uno sbuffo di fumo nero fuoriuscire dal camino, una sagoma si contorceva per drizzarsi, la sentì tossire «Chi è?»
«Draco! Dracooo!» la figura batté più volte la mano contro il marmo del caminetto «Maledizione! DRACOOO!»
«He-Hermione Granger?» George non poteva credere ai suoi occhi. Hermione - che tutti davano per morta - era apparsa nel suo negozio e invocava a gran voce, quasi sull'orlo delle lacrime, Draco Malfoy? Era evidente che stava ancora sognando.
«George» Hermione lo ridestò «Devo tornare alla Tana, hai della Polvere Volante George?»
Il ragazzo l'accompagnò di sopra, circondandole le spalle con le braccia, spingendola a salire le scale con parole di conforto. Doveva calmarsi, bere qualcosa di caldo e soprattutto raccontargli tutto, perché non era mai stato tanto confuso in vita sua. Hermione, sporca di fuliggine, si accomodò su una sedia, la tazza fumante che George le aveva offerto non sembrava minimamente interessarle. Sembrava sconvolta, raramente lui l'aveva vista in quelle condizioni, di solito era una che manteneva la calma anche nelle situazioni più disperate. Tra balbettii e frasi apparentemente sconnesse, Hermione gli raccontò quello che era accaduto alla Tana e lei si infastidì di fronte alla sua impassibilità.
«Hai capito quello che ho detto? I Mangiamorte hanno attaccato la tua casa!»
«Certo che ho capito, non sono mica scemo» George si sistemò meglio sulla sedia «Quelli della mia famiglia che sono scampati alla morte durante la guerra contro Tu-Sai-Chi non moriranno per mano di due maghetti ignoranti» Hermione placò la sua rabbia, il ricordo di Fred la rendeva sempre molto triste, nonostante fossero passati più di due anni «E per quanto riguarda il tuo nuovo amico non lo uccideranno: è un Mangiamorte, è uno di loro».
Hermione non aggiunse altro. George non capiva, proprio come Arthur, Molly e Bill. L'unica ad aver inteso la situazione era stata Fleur, forse perché non condizionata dai precedenti poco raccomandabili di Draco. Si convinse a fare una doccia, ad indossare vestiti puliti - George aveva molti abiti femminili e lei non osò chiedergli come mai - e a mettersi a letto.
Non chiuse occhio. Rimase per il resto della notte con l'orecchio teso a percepire ogni minimo rumore, sperando sempre di veder comparire Draco dal camino di Tiri Vispi Weasley che, tuttavia, non giunse mai.
 
Nei giorni successivi Hermione rimase all'interno del negozio di George, scoprì che Lee Jordan era diventato suo socio.
«Non pretendo di sostituire Fred» le disse un giorno Lee mentre metteva in ordine la merce nel retro, dove di solito lei trascorreva gran parte della giornata «Ma stare insieme ci da sollievo, è come se lui fosse uscito per qualche commissione e stesse per rientrare».
Ben presto Hermione cominciò ad essere insofferente, restare rinchiusa non l'avrebbe portata da nessuna parte. Si trovava ad un bivio: cercare Harry Potter o cercare Draco Malfoy? Qualche anno addietro non avrebbe avuto dubbi quale strada intraprendere, ma adesso era tutto diverso. Inoltre George e Lee non la perdevano d'occhio un momento, non si fidavano a lasciarla andare in giro da sola e non avevano tutti i torti, seppur quella vita da reclusa non la stava portando a niente. Quando la ragazza chiese a George di sua sorella Ginny lui seppe raccontarle ben poco. Come Fleur Delacour sapeva che vagava per il mondo magico, in compagnia di Neville Paciock e Luna Lovegood. Avevano messo su una specie di corporazione - Esercito di Silente - insieme ad altri ex studenti di Hogwarts, ma nessuno conosceva il loro nascondiglio. I maghi che non si erano schierati con Lord Voldemort dopo la guerra li adoravano alla stregua di eroi, qualche adolescente teneva i loro poster in camera, il Cavillo esaltava le loro azioni di rappresaglia. Tutto questo non rincuorò Hermione. Se l'Esercito di Silente era diventato così famoso e non era ancora stato scovato dagli scagnozzi di Voldemort, sicuramente avevano preso ogni precauzione per non farsi trovare. Figuriamoci come avesse potuto riuscirci lei, sola e unica alla ricerca di un ago in un pagliaio.
Era trascorso poco più di una settimana da quando era atterrata nel camino di Tiri Vispi Weasley. Quando si avvicinava l'orario di chiusura Lee e George le permettevano di gironzolare per il negozio, a curiosare fra le pozioni e gli ultimi arrivi. Ogni tanto l'avevano vista anche sorridere di fronte a qualche scherzo demenziale, ipotizzarono che stesse immaginando la reazione entusiasta di Ron, come di un bambino dinnanzi al suo giocattolo nuovo.
Quella sera Hermione sostò nei pressi dei filtri d'amore. Ce n'erano per ogni gusto: quello che durava solo una notte, quello che durava solo pochi mesi, quello di tutta una vita. Prese proprio quest'ultima bottiglietta, leggendo le avvertenze e i modi d'uso (avevano l'aria di una minaccia). Ricordava ancora quando il professor Lumacorno aveva asserito che si trattava di una delle pozioni più potenti in circolazione e lei non aveva appreso appieno il motivo, fin quando nell'aula ne aveva sentito l'odore...
«Non ti facevo una tipa romantica, Granger».
Hermione sobbalzò per la sorpresa e il filtro d'amore le cadde di mano - si sarebbe infranto sul pavimento se George non fosse stato lesto ad attutire la caduta con un incantesimo - lentamente si voltò indietro. Draco Malfoy era proprio lì, davanti ai suoi occhi. Sulla guancia destra correva una cicatrice che prima non c'era, sembrava un po' dimagrito, per il resto era come lo ricordava: capelli biondi, occhi di ghiaccio, aria da presuntuoso. Hermione gli gettò le braccia al collo e lo abbracciò.
«Grazie a Dio stai bene»
«Grazie a chi?» Draco adagiò i palmi delle mani sui fianchi della ragazza, ma quando notò gli sguardi assassini di George e Lee fissi su di lui si scostò dalla stretta di Hermione, era arrossito e impacciato.
«Oh è un modo di dire babbano» spiegò lei con ironia.
«Allora sei vivo» George non sembrava proprio contento e non ci provò neanche a nascondere la sua delusione. Lee invece non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine di pocanzi: Hermione Granger e Draco Malfoy stretti in un abbraccio che pareva non voler finire mai. Incredibile. Se l'avesse visti Ron sarebbe morto d'infarto.
 
Draco raccontò cosa era accaduto dopo che lei era andata via.
«Andata via? Mi hai letteralmente spinto nel camino»
«Si, lo so, mi sei debitrice parecchie volte, Granger» lei scosse il capo, le labbra si incresparono in un sorrisetto - George e Lee si lanciarono sguardi esterrefatti - ma non lo interruppe più.
Draco Malfoy spiegò di aver intrapreso un combattimento personale contro Greyback, moriva dalla voglia di Schiantarlo da quando aveva messo piede a Villa Malfoy circa due anni fa. Il taglio sulla guancia era opera sua. Stavano combattendo, quando uno dei Mangiamorte aveva lanciato l'incanto Ardemonio. Le fiamme avevano avvolto la Tana in pochi secondi, i maghi oscuri e il Lupo Mannaro erano fuggiti a gambe levate. Nessun incantesimo era riuscito a spegnere l'incendio, l'ultima cosa che Draco ricordava era una trave di legno che dal soffitto gli crollava addosso. Quando si era svegliato si era ritrovato in un candido letto, in sottofondo gli era parso di sentire le onde del mare. E non si era sbagliato, si trovava a Villa Conchiglia, la casa di Bill e Fleur. Durante la convalescenza la francese gli aveva confessato che era stato Arthur a portarlo in salvo, mentre si gettava tra le fiamme gridando che non c'era bisogno di un'altra vittima, né di un'altro padre e un'altra madre che piangevano la morte di un figlio. A quelle parole Bill lo aveva seguito, dopo aver portato in salvo - all'esterno della casa - sua madre e sua moglie.
Il giovane Malfoy si era svegliato tappezzato di bende, con il corpo ricoperto di ustioni che ci avevano messo un po' a guarire.
«Madame Chips le avrebbe guarite in una notte» puntualizzò Lee con una nota malinconica nella voce. Nessuno rispose e allora Draco riprese il suo racconto. Disse che i Weasley avevano deciso di non mettersi in contatto con Hermione e George per evitare pericoli, poiché Villa Conchiglia era una delle poche case non rintracciabili dai Mangiamorte. Quando ebbe terminato il suo racconto il ragazzo si alzò, affermando che dovevano rimettersi subito in marcia, oramai era chiaro che l'esercito di Voldemort era sulle loro tracce, probabilmente più per una vendetta di famiglia che per volontà del Signore Oscuro in persona. Bellatrix Lestrange odiava farsi beffare in quel modo, proprio sotto al naso. Inoltre ogni minuto che trascorrevano nascosti da qualche parte era un minuto perso. Nonostante George sconsigliò loro di muoversi durante la notte, Draco al contrario disse che con l'aiuto del buio sarebbero stati più al sicuro. Si scatenò una lunga discussione su quale fosse il miglior orario per uscire allo scoperto, volarono parole grosse e insulti vari, poi Hermione batté i palmi sul tavolo intorno al quale avevano cenato, e il silenzio cadde nella stanza:
«Smettetela!» esclamò «Ma vi sentite? Purosangue, famiglie indegne, traditori, Mangiamorte. Sono solo fesserie! Il nemico è uno soltanto e dovremmo essere tutti dalla stessa parte» gli occhi saettavano da George a Draco e viceversa, mentre Lee sedeva muto assistendo allo spettacolo «Vado a prendere le mie cose. Partiamo stasera» quindi uscì dalla camera.
«Ascoltami bene infame» George Weasley scattò verso Draco e lo afferrò per il collo della camicia issandolo dalla sedia, i due volti erano così vicini da sfiorarsi. Lee Jordan si avvicinò, sussurrando all'amico di calmarsi «Se le succede qualcosa ti cavo gli occhi e ne faccio due Boccini e poi ci gioco a Quidditch insieme a Ron e Harry».
Draco Malfoy lo allontanò da lui con una spinta, si riaggiustò il colletto senza abbassare lo sguardo glaciale, infine abbandonò la stanza e raggiunse il piano di sotto. Mentre si accingeva a scendere le scale sentì Jordan rivolgersi a George:
«Sei patetico. Ma non hai notato che ha smesso di chiamarla Sanguesporco?!» poiché non ci fu risposta Draco proseguì.
Hermione salutò i due soci in affari con un forte abbraccio, promettendo in particolare a George di trovare Harry e insieme di salvare suo fratello Ron. Malfoy la stava aspettando al buio nello scantinato, qui le loro mani si cercarono e si trovarono:
«Hogsmeade?» chiese lui
«Hogsmeade. Questa volta eseguo io la Smaterializzazione» annunciò la ragazza e un attimo dopo si ritrovarono nella piazza centrale della cittadina magica. 

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Capitolo 7
*** 7. ***


7.



Nonostante eseguissero la Smaterializzazione da diverso tempo, questa procurava sempre un certo fastidio allo stomaco e in particolare quella di Hermione Granger era stata molto violenta, tanto che Draco dovette stringere le palpebre e ricacciare indietro il vomito. Doveva ammetterlo: quella nata babbana era davvero un'ottima maga, migliore di tanti Purosangue, forse perfino più forte di lui se si fossero affrontati in battaglia.
«Dobbiamo spostarci da qui, Malfoy, siamo troppo in vista» Hermione si guardava attorno nervosamente, il paese era deserto e silenzioso, ed era proprio questa calma a spaventarla. Era una quiete ingannevole.
«Si, si» lui si drizzò, aveva ancora qualche sentore di vomito, ma la ragazza aveva ragione: non potevano stare lì, erano troppo esposti e vulnerabili. S'incamminarono l'uno di fianco all'altro, Hermione teneva la sua bacchetta sfoderata, continuando a guardarsi attorno con circospezione.
«Non mi fido. Non mi fido» ripeteva come un mantra «C'è qualcosa qui che non riesco a vedere, non riesco a capire. Troppa calma, troppo silenzio»
«È notte Granger, chi vuoi che ci sia a quest'ora» Draco si sentiva decisamente meglio, l'aria fresca era stata come un toccasana. Hermione al suo fianco muoveva la testa come se fosse in preda ad un tic nervoso - e forse lo era. Si guardava indietro, poi in su verso i tetti, poi lungo la strada deserta che si srotolava di fronte a loro e di nuovo d'accapo: indietro, su, di fronte. Draco cominciava ad infastidirsi.
 «La vuoi smettere? Se ci fosse stato qualcuno ci avrebbe già attaccato, non credi?»
«No» su, indietro, di fronte «Magari ci stanno tendendo una trappola. O magari ci stanno seguendo per capire dove siamo diretti»
«A proposito, dove siamo diretti?» chiese il ragazzo mentre svoltavano un angolo, un gatto nero tagliò loro la strada, a Hermione quasi venne un infarto «Era solo un gatto, Granger»
«E se fosse stato un Animagus?» Draco scosse il capo «Aspetta» lei lo arrestò afferrandolo per il braccio, negli occhi il classico guizzo di quando ha appena avuto un'idea brillante
«Che c'è adesso?»
«Potremmo usare un incantesimo di Disillusione e diventare invisibili» si batté una mano sulla fronte «Perché non ci ho pensato prima» Draco tacque. Davvero la Granger sapeva effettuare un incanto così complicato? Hermione sollevò il braccio e aprì la bocca, pronta a pronunciare la formula magica.
«EXPELLIARMUS!»
La bacchetta di Hermione volò lontano, la voce era provenuta dai tetti dove si notava appena una figura incappucciata. Draco fece scattare la mano verso la tasca dei pantaloni per afferrare la propria arma, ma la punta di una bacchetta gli punse la nuca:
«Fermo o ti uccido» Draco sentì una mano frugare nelle tasche anteriori ed estrarre la bacchetta di Narcissa «Mani in alto»
«Noi non-»
«MANI IN ALTO! TUTTI E DUE!»
Hermione alzò entrambe le braccia, esseri vestiti di bianco con il volto coperto li stavano circondando, le bacchette puntate contro di loro
«Fa come ti dicono, Malfoy» bisbigliò e sentì nitidamente il suo compagno d'avventura maledire le generazioni dei Troll mentre le dava ascolto.
«Incarceramus!» corde magiche legarono i polsi dei due ragazzi e li costrinsero ad unire le braccia dietro la schiena, qualcuno alle loro spalle teneva le redini.
«Bene, ora muovetevi» continuò lo sconosciuto punzecchiando la base del collo di Draco, Hermione pregò dentro di sé che quest'ultimo non facesse sciocchezze.
Proseguirono lungo il vicolo stretto, Hermione e Draco a guidare il corteo, scortati da quattro figure in bianco, quando provarono a spifferarsi qualcosa lievi scosse elettriche attraversarono i loro corpi. Di nuovo Draco disse qualcosa sui Troll e su quello che avrebbe fatto a quei quattro bastardi merdosi se fosse stato libero.
 
Li accompagnarono fino all'interno della Stramberga Strillante. Hermione si meravigliò di trovarla in condizioni migliori di quanto l'aveva visitata l'ultima volta. Le pareti non erano più scrostate o cadute ma dipinte di rosa (di rosa?), le scale erano state riparate, le stanze erano un tantino scarne ma decisamente più accoglienti di come le ricordava. La camera centrale contava un lungo tavolo rettangolare, un divano, una cristalliera e un camino illuminato dalla tenue luce azzurra delle fiamme magiche. Qui i due ragazzi attesero in silenzio per un po', dietro di loro niente e nessuno si mosse:
«Dobbiamo stare qui ancora tan-»
«Zitto Malfoy!» l'incappucciato che gli teneva ancora la bacchetta puntata sulla nuca lo colpì proprio lì, alla base del collo. Come Hermione sospettava li conoscevano. Draco fece per voltarsi indietro, quando qualcuno entrò nella stanza. Erano in tre e, alla pari dei loro compagni, interamente vestiti di bianco e coperti da capo a piedi.
«Draco?» uno dei tre tirò via il cappuccio «Draco Malfoy? È pazzesco! Amico» Blaise Zabini corse ad abbracciare il vecchio compagno di scuola, nell'incredulità totale. Lo stesso Draco era rimasto così scioccato da non riuscire a spiaccicare una parola.
«Ma sei deficiente!» anche l'altro componente della squadra che era apparso insieme a Zabini rivelò il suo aspetto, mostrando una Ginny Weasley decisamente diversa, non tanto nell'aspetto quanto nell'atteggiamento.
«Ginny!» Hermione fece un passo avanti «Oh Ginny finalmente ti ho-»
«Zabini allontanati» la persona che fino ad allora aveva tenuto la bacchetta sulla nuca di Draco in realtà era Neville Paciock «Conosci le regole»
Hermione si guardò alle spalle, dove prima c'erano quattro figure in bianco adesso vedeva solo vecchi amici, quali Neville, Luna Lovegood, Cho Chang e Dean Thomas. Era un miracolo, se fosse stata libera dalle corde li avrebbe abbracciati e baciati uno per uno. Escluso Blaise Zabini ovviamente e l'altro incappucciato che scoprì essere Pansy Parkinson, l'ex di Draco.
«Ma dai! Ho ritrovato un verace Serpeverde dopo anni e non posso neanche salutarlo»
«Blaise» Ginny gli si accostò «Smamma» disse, accompagnando le parole con un cenno del capo. Blaise Zabini fece spallucce, guardò il suo amico Draco come per scusarsi e indietreggiò. Hermione cominciò a parlare velocemente, approfittando di quel momento di confusione e trovandosi Ginny Weasley a pochi metri da lei, tuttavia questa la zittì mostrandole il palmo.
«Vorrei tanto che tu fossi la vera Hermione Granger, ma sono tempi duri e devo accettarmene»
«Ma che cazzo dici?!» sbottò Draco all'improvviso, sembrava volersi buttare a capofitto contro la giovane Weasley, ma Neville lo pietrificò e il povero Malfoy cadde lungo disteso sul pavimento. Hermione emise un sibilo osservando il ragazzo ai suoi piedi, il quale riusciva a muovere solo gli occhi. Era incazzato nero.
«Per questo motivo non credo ti opporrai a qualche piccola domandina» riprese Ginny rivolta ad Hermione che tornò a guardarla
«Certo che no, Ginny. Puoi chiedermi tutto quello che vuoi»
«Sotto effetto della pozione Verisaterum» concluse la Weasley.
 
Ora, Hermione Granger non aveva nessuna paura ad affrontare l'interrogatorio della sua amica seppur avesse dovuto bere venti Verisaterum. Però c'era una piccola, anzi minuscola parte di lei infastidita da quella situazione e dal fatto che le potesse venir posta qualche domanda scomoda, alla quale lei non aveva ancora dato o non voleva dare risposte. Provò a mettersi nei panni dei suoi amici, vederla arrivare con Malfoy doveva essere stato una specie di shock, infatti era convinta che se si fosse presentata da sola ad Hogsmeade, a Ginny non sarebbe passato neanche per l'anticamera del cervello di farle bere una pozione della verità e costringerla a mettersi seduta di fronte a lei a rispondere ad ogni genere di domande.
Il bicchiere che conteneva la pozione era proprio sotto ai suoi occhi, Hermione se ne stava seduta all'estrema destra del lungo tavolo rettangolare, le altre sedie erano occupate dai membri dell'Esercito di Silente, eccetto Neville Paciock che era sparito in un'altra stanza a fare da balia a Draco Malfoy. Hermione si sentiva gli occhi di tutti puntati addosso, era un'assurdità, una messa in scena, ma se voleva uscirne quanto prima doveva bere il liquido trasparente e inodore davanti a lei. Lo fece, lo bevve tutto d'un sorso e quando riadagiò il bicchiere sul tavolo ci mise più forza del dovuto producendo un tonfo secco, poi si pulì le labbra con il dorso della mano:
«Sono pronta» disse «Iniziamo».
Ginny partì dalle domande facili: come ti chiami? Quanti anni hai? Dove e quando sei nata? Chi sono i tuoi genitori e che lavoro fanno?
Successivamente fu il turno di quelle serie: perché sei qui? Cosa ci fai con Draco Malfoy? Sei sotto minaccia?
«In che senso "sono sotto minaccia"?» chiese Hermione, la domanda non le era chiara
«Ti ha costretto con la forza a venire qui?» il tono di voce di Ginny era pacato
«Certo che no. Ti ho già detto che dopo la guerra ho vissuto all'ombra di boschi e foreste per due anni, poi i Mangiamorte mi hanno scovata e fatta prigioniera a Villa Malfoy. Qui, per circa quindici giorni, Bellatrix Lestrange mi ha torturato con la Maledizione Cruciatus, fin quando Draco Malfoy non mi ha aiutata a fuggire e-»
«Perché?» la interruppe Ginny
«Perché lui vuole salvare i suoi genitori da-»
«Perché?» chiese ancora Ginny
«Perché vivono come elfi domestici all'interno della loro stessa casa e sua madre piange» Hermione si tappò la bocca con le mani. Quello era un segreto che le aveva confessato Draco, maledizione.
«Sua madre cosa?» questa volta a parlare era stato Blaise Zabini, ma Ginny lo ignorò e le disse di continuare il racconto.
Hermione parlò fino ad avere la gola secca, narrando il viaggio che l'aveva vista protagonista fino a quel momento, facendo uno sforzo enorme per girare intorno ad alcuni ricordi che le affioravano alla mente, come il bacio davanti a Villa Malfoy e l'abbraccio nel negozio Tiri Vispi Weasley.
«Benvenuta fra noi Hermione» finalmente Ginny sembrava essersi convinta della sua vera identità. La Granger si sarebbe aspettata almeno una pacca sulla spalla o un qualsiasi altro gesto affettuoso, invece Ginny Weasley rimase dov'era, impassibile. Era proprio cambiata, forse la guerra l'aveva resa più fredda e cinica «Luna» la ragazza bionda scattò sull'attenti «Di' a Neville che qui abbiamo finito».
Luna trotterellò fuori dalla stanza, strizzò l'occhio ad Hermione passandole accanto, quindi tornò dopo qualche minuto con Neville e Draco che era stato liberato dalla Maledizione Pietrificus Totalus, ma non dalle corde magiche.
«Luna, puoi tenere compagnia ad Hermione mentre noi interroghiamo Draco Malfoy?»
«Sissignore!» Luna prese Hermione per un braccio e con dolcezza la invitò a seguirla, intanto che il posto di quest'ultima veniva occupato da Draco. I due quasi si sfiorarono passandosi accanto, si guardarono negli occhi, ma Hermione non riuscì a decifrare il suo sguardo gelido e abbandonò la stanza con un gran peso sullo stomaco.
 
Neville Paciock riempì il bicchiere dove prima aveva bevuto Hermione con una nuova pozione Verisaterum. Inizialmente Draco si rifiutò, come era prevedibile d'altronde, poi Blaise Zabini e Pansy Parkinson lo convinsero a buttarla giù tutta d'un fiato. In fondo Hermione aveva già spiegato gran parte della storia, c'erano giusto due o tre punti che non erano propriamente chiari. Draco Malfoy afferrò il bicchiere:
«Questa me la pagate» promise prima di bere la pozione.
A differenza dell'interrogatorio precedente diretto da Ginny, questa volta fu Neville a porre le domande e cominciò con le semplici: come ti chiami? Dove abiti? Chi sono i tuoi genitori? Chi era lo studente che odiavi di più durante gli anni ad Hogwarts?
«Harry Potter» rispose sinceramente Draco
«E tu hai sprecato una pozione Verisaterum per fargli dire una cosa strarisaputa?» Blaise sghignazzò e con lui Pansy e Draco. I tre sembravano aver ritrovato senza convenevoli la vecchia intesa. Tuttavia Neville lo ignorò:
«E la studentessa che odiavi di più?»
Draco si morse il labbro, le parole a fior di labbra che non potevano essere taciute per effetto della pozione:
«Hermione Granger»
 
Hermione tornò a sedersi sul divano, al fianco di Luna Lovegood che stava giocherellando con una ciocca di capelli biondissimi, apparentemente immersa nel suo mondo, e quando parlò Hermione quasi sussultò:
«Dai, non fare quella faccia» disse lei con candore «Lo sai benissimo che Draco prova ribrezzo per i nati babbani»
«S-si si. Certo» Hermione si sentiva a disagio e ringraziò il cielo di trovarsi con Luna e non in compagnia di un altro membro dell'Esercito di Silente che avrebbe potuto accorgersi della sua espressione dispiaciuta. Che stupida, che ingenua a credere che uno come Draco Malfoy potesse cambiare. Quando quella storia sarebbe finita, nel bene o nel male, sarebbe tornata ad essere la Sanguesporco e Draco il Purosangue che prova disgusto anche solo a guardare quelli come lei.
 
L'interrogatorio di Draco fu più lungo e snervante di quello toccato ad Hermione. Di tanto in tanto qualche domanda gli veniva posta anche da Dean Thomas e Ginny Weasley, domande che per lo più erano curiosità personali riguardanti gli anni trascorsi alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Draco era ormai stremato, liberato dall'incantesimo Incarceramus si teneva la testa con le mani, le dita affondate nei capelli chiari che cominciavano a diventare seriamente lunghi. All'ennesima domanda sul perché era ad Hogsmeade si ritrovò costretto a ripetere ancora una volta l'intera faccenda, senza modificarla di una virgola.
«E perché sei in compagnia di una Sanguesporco?» continuò Neville
«Sono con Hermione Granger perché abbiamo un piano per fermare Voi-Sapete-Chi e per farlo dobbiamo trovare Harry Potter, ma poiché non sappiamo dove si nasconde, la moglie di Bill Weasley ci ha consigliato di cercare Ginny Weasley».
Neville e Dean si scambiarono un'occhiata, meravigliandosi del fatto che Draco non si fosse rivolto neanche una volta ad Hermione con appellativi dispregiativi, malgrado i loro tranelli.
«Sei un Mangiamorte?» gli chiese Cho Chang a bruciapelo
«Ho il marchio, ma non mi reputo più al servizio del Signore Oscuro»
«Perché vuoi combattere Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?» aggiunse poi la figlia dei Weasley
«Per mia madre e per riportare in alto il nome della famiglia Malfoy» Draco sollevò lo sguardo, una nuova luce si era accesa nei suoi occhi. Neville lo studiò per qualche secondo, ritenendosi soddisfatto del risultato: l'avevano rivoltato come un calzino e Draco non aveva ceduto neanche per un momento.
«Bene, per me-»
«Si, ok, vuoi risollevare l'onore della famiglia e bla bla bla» fu Blaise ad interrompere Paciock «Ma non capisco perché salvare una Sanguesporco»
«Perché altrimenti sarebbe morta».

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Capitolo 8
*** 8. ***


8.



Appena Ginny Weasley espose i suoi programmi per quel giorno, Hermione parlò con la bocca piena, sputacchiando tutt'intorno:
«Granger, dannazione datti una controllata!» fece Malfoy suscitando risolini da parte dei suoi vecchi compagni di Casa Blaise e Pansy. Erano seduti sul divano davanti al caminetto acceso, Draco al centro fra i due sembrava perfettamente a suo agio come non si sentiva da tempo. Quando Hermione era entrata nella camera quella mattina, Malfoy aveva accennato ad un saluto con il capo, ma lei lo aveva ignorato espressamente.
«Controllarmi?» Hermione indicò Ginny a palmo aperto «Ma l'hai sentita? Non abbiamo rischiato la vita per...per una passeggiata romantica!»
«È inutile Hermione» la Weasley sorseggiò la sua bevanda alla zucca «Oggi è San Valentino e ho intenzione di trascorrerlo con Harry»
«Almeno dimmi dove si nasconde»
«No, altrimenti ci rovineresti la giornata, ne sono certa»
«Come una zitella isterica» sogghignò Pansy Parkinson, di nuovo Draco e Blaise risero tra di loro, ma l'ilarità di Draco gli morì sulle labbra quando Hermione lo fulminò con gli occhi. La ragazza si sarebbe aspettata un po' di manforte dal suo compagno di avventura, invece questo sembrava regredito di diversi anni, per certi versi le pareva di essere tornata a scuola. Cercò appoggiò negli altri due commensali, Neville e Luna, ma nessuno si mostrò interessato alla sua personale battaglia.
Ginny si Smaterializzò con maestria ed Hermione sentì l'irritazione crescere. La Lovegood le versò del succo di zucca e con la bacchetta fece apparire una torta di mele e una crostata ai mirtilli. La Granger ringraziò distrattamente, lanciando sguardi torvi ai tre Serpeverde che ridevano dei bei tempi passati. Draco si era tagliato i capelli e aveva indossato un abito scuro, la camicia chiusa fino all'ultimo bottone gli conferiva un'aria austera che strideva con il suo evidente buonumore, come il nero dei vestiti sui colori pallidi del volto.
«Harry non scappa» disse Luna richiamando la Grifondoro all'attenzione. Solo allora questa si accorse che l'amica indossava un candido maglioncino bianco a collo alto, i capelli erano stati raccolti in una morbida treccia laterale e sul viso scoprì un lieve filo di trucco. Si accigliò.
«Dove sono Dean e Cho?» chiese lei, la voce tremula
«Ehm ... Dean è andato a trovare l'amore» rispose Luna
«Dov'è andato?»
«Non lo so, così ha detto» Luna fece spallucce, non più interessata «E Cho aveva un appuntamento al Paiolo Magico con Lee» Hermione spalancò gli occhi
«Lee e Cho?»
«Già, da non credere» rispose Neville divertito, poi tese la mano a Luna e questa la strinse nella sua.
«Do-dove andate?» adesso Hermione Granger era davvero spaventata, non l'avrebbero lasciata da sola con quei tre?
«Tranquilla cara» Luna le posò una mano sulla spalla «Non staremo via molto, torneremo nel primo pomeriggio» si fermò a riflettere «O in serata, dipende» Neville la baciò. Hermione scattò in piedi:
«Oh perfetto! Che bello! Ho sempre sognato trascorrere San Valentino con tre Serpeverde. E dico tre! Davvero fantastico!» lasciò la stanza sbattendo la porta con violenza.
 
Nella camera che quella notte aveva condiviso con la Lovegood, si sforzò di leggere "Banchetti in un minuto: questa si che è Magia!" di Greta Catchlove che aveva trovato nella personale biblioteca di Luna, ma dopo la prima pagina chiuse il libro e si sdraiò sul letto. La stanza era vuota, fatta eccezione per i due letti, una vecchia scrivania di legno corroso, una toeletta di ceramica ingiallita e una sedia di ferro. Stufa di contare le mattonelle del pavimento si voltò, per osservare il panorama all'infuori della finestra. Il cielo era di un azzurro intenso, non si vedeva una nuvola neanche a pagarla. Poiché non c'erano tende la luce del sole filtrava nella stanza senza pietà, mettendo in risalto il pulviscolo che si librava nell'aria. Dabbasso giungevano le risa dei tre amici della Casata di Salazar Serpeverde. Le venne una voglia matta di affatturali uno dopo l'altro. Invece si mise in piedi, si tirò su le maniche della maglia rosa a pois bianchi, presa in prestito da Luna, e si concentrò per rendere quella camera un tantino più accogliente e pulita.
Quando ebbe finito osservò soddisfatta il suo lavoro, finalmente poteva concedersi una pausa. Raggiunse la sala da pranzo, qui la porta era aperta e la voce ilare di Blaise le giunse nitidamente. Stavano chiacchierando di partite di Quidditch. Hermione li ignorò, diretta al tavolo dove ancora giacevano il succo di zucca e le due torte evocate da Luna.
«Ehi Sanguesporco» era stato Zabini a parlare, Hermione strinse con forza il bicchiere che si era appena versata, costringendosi a mantenere la calma «Stavamo ricordando quanto era scarso il tuo fidanzato a Quidditch»
«Sfigato» sottolineò Pansy Parkinson «Se non fosse stato per Potter che gli salvava sempre le chiappe»
«Già» rise Blaise «Come faceva la canzone Draco? "Perché Weasley è il nostro re, ogni due ne manca tre"»
«"Weasley è nato in un bidon"» continuò Pansy Parkinson, più gasata che mai «Oh Draco, la tua fu un'idea ge-nia-le!» Malfoy sorrise, per metà compiaciuto - amava quando gli altri lo idolatravano - e per metà a disagio.
Hermione pensò a quanto fosse stato male Ron per quella stupida canzone, all'ansia che sempre lo prendeva prima di ogni gara, ma soprattutto pensò a lui in quel momento, magari era tanto spaventato da preferire la morte alla vita. Magari era già morto. Stritolò il bicchiere con una tale veemenza che questo si infranse in mille pezzi. Il succo color arancio cadde sul tavolo formando una larga chiazza che lentamente gocciolò sul pavimento, i vetri le si conficcarono nel palmo e il sangue si mischiò alla bibita. Hermione afferrò al volo dei tovaglioli e vi avvolse la mano.
«Granger» Draco era saltato dal divano come una molla «Tutto be-»
«Mi fate schifo!» Hermione si girò a guardarli, gli occhi inumiditi non tradivano però la sua furia, intanto Malfoy era avanzato di qualche passo, gli altri due Serpeverde non si erano mossi di un centimetro «Proverei compassione per voi se non vi conoscessi così bene da sapere che siete degli stolti, idioti, egocentrici, menefreghisti da quattro soldi!»
«Ehi, Sanguespo-» Pansy balzò in piedi, ma Draco la fermò sbarrandole la strada con un braccio.
«Già, non sapete fare altro se non insultare» Hermione scosse il capo «Che pena, non valete un minuto di più del mio fiato e della mia vita!» così dicendo uscì dalla stanza, lacrime di rabbia e delusione le bagnavano le guance.
 
La Granger si addormentò con la mano avvolta nel tovagliolo, oramai zuppo di sangue e zucca. Sognò ancora una volta Hogwarts, la capanna di Hagrid, il tè e i biscotti immangiabili che cucinava il Mezzo Gigante. Ron e Harry sempre al suo fianco. Quando si svegliò aveva le ciglia incollate dalle lacrime e le guance appiccicose, ma il sangue sembrava essersi fermato. Fuori il sole cominciava a tramontare. Non si udiva nessun rumore provenire dall'esterno della sua stanza, ipotizzò che i tre idioti dovevano essere usciti, o si erano appisolati. Per un attimo l'idea che Draco fosse in strada la spaventò: e se i Magiamorte l'avessero preso? Poi si disse che non le importava più nulla, lei aveva ritrovato i suoi amici e presto si sarebbe riunita a Harry. E Ron.
«Aguamenti!» con un colpo di bacchetta riempì d'acqua la bacinella della toeletta e si lavò il viso, poi sfregò via il sangue rappreso sulla mano, mostrando i tagli profondi lasciati dalle schegge di vetro. Più tardi li avrebbe rimarginati con un incantesimo. Aprì adagio la porta e tese le orecchie, nulla, il silenzio più assoluto. In punta di piedi raggiunse il salone, il fuoco del camino si rifletteva sulle mattonelle. Hermione si affacciò nel salone con circospezione e inevitabilmente incontrò lo sguardo canzonatorio di Draco, il quale si puntellava contro il davanzale della finestra, le braccia conserte e le gambe incrociate.
«Che fai Granger? Hai l'aria di un ladruncolo qualunque».
Hermione lo ignorò. Avrebbe preferito fare dietrofront e tornare a rifugiarsi nella stanza di Luna, ma scappare dinnanzi a Draco equivaleva ad una sconfitta bruciante. E lei non si tirava mai indietro. Mai. Malgrado ciò era come pietrificata, non riusciva ad entrare completamente nella stanza, ma non voleva tornare sui suoi passi. Allora fu Draco ad avanzare, sciogliendo l'intreccio delle braccia e delle gambe:
«Granger, per quanto riguarda prima» il ragazzo si schiarì la gola, incerto sul da farsi
«Sei solo un buffone, Malfoy» Hermione strinse i pugni, affondando le unghie nei palmi, la mano ferita cominciò a dolerle «Ripongo sempre troppa fiducia negli altri» prese fiato «Sei solo un buffone senza spina dorsale»
«Che cosa pretendi, eh?» Draco a stento si tratteneva dall'urlare «Sono cresciuto con certe convinzioni, io sono un Malfoy! E quelli sono i miei amici, non mi è rimasto niente»
«Smettila di dare la colpa agli altri! Sei tu a decidere per te, buffone
«Tu non capisci!» lo studente di Serpeverde le si avvicinava passo dopo passo, urlando e gesticolando come un dannato «Tu non puoi capire!» Hermione si scostò di lato per aumentare la distanza da lui, il quale tuttavia non sembrava intenzionato a concederle più spazio del dovuto «Non puoi capire cosa significa far parte di una famiglia importante e rispettata, temendo di deludere coloro che si aspettano sempre il massimo. Tu non puoi capirlo perché sei solo una ... una» Draco si morse la lingua «Una babbana
«Una babbana?» Hermione si trattenne dal ridere «Davvero Malfoy, una... babbana?» non riuscendo più a trattenersi scoppiò a ridergli in faccia «Tutto qui? È il massimo che sai fare? Ti sei rammollito parecchio»
«Anche tu» ribatté lui
«No, io non mi sono rammollita affatto» Hermione gli passò accanto, diretta alla porta, sentiva il bisogno di allontanarsi da lui, immediatamente.
«Colloportus!» Draco sigillò con l'incanto la porta che si chiuse a un centimetro dal viso di Hermione «Si, ti sei rammollita. Sei diventata una pappamolle»
«Alohomora!» Hermione aprì la porta «No, per niente»
«Colloportus!» un click metallico decretò la chiusura della serratura «Un tempo mi avresti dato un pugno» la punzecchiò Draco, alludendo a quando la Granger lo aveva colpito in pieno viso, durante il terzo anno di Hogwarts.
«Alohomora!» la ragazza sospirò rumorosamente «Ho imparato incantesimi più potenti da allora»
«Colloportus! Anche io»
«Confringo!» Hermione fece esplodere la porta liberando il passaggio, era davvero stufa, ma proprio in quel momento un flop! attirò l'attenzione di entrambi.
 
Al centro della sala apparvero Blaise e Pansy, le loro bocche erano così incollate e lo schiocco dei loro baci così appassionati che un'espressione di disgusto si dipinse sui visi di Draco ed Hermione.
«Cavoli ragazzi, prendetevi una stanza!» esclamò lui.
Blaise e Pansy si allontanarono, lei sogghignò come una ragazzina colta in flagrante e Zabini abbozzò un sorriso divertito di fronte ai volto arrossito della Saputella di Grifondoro.
«Dovreste fare lo stesso anche voi, aiuta a rilassarsi» disse strizzando l'occhio all'amico, poi si Smaterializzò di nuovo, portando con sé la sua fidanzata.
La Granger guardò Draco:
«Zabini e Parkinson?» sollevò un sopracciglio e lui le spalle
«In guerra e in amore tutto è lecito, no?»
«Già» fece lei e accennò ad andare via, non c'erano più porte a serrarle la strada adesso
«Ehi, Granger» la chiamò Draco e lei si voltò indietro con aria sospetta «Buon San Valentino» increspò gli angoli della bocca.
«Va' al diavolo, Malfoy» concluse Hermione prima di allontanarsi.

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Capitolo 9
*** 9. ***


9.


 
Hermione Granger era emozionata.
Luna Lovegood l'aveva beccata ad incantare i capelli per lisciarli, mentre alcune maglie e un paio di jeans giacevano sul letto ancora sfatto.
«Ti stai facendo bella per Draco?»
Alla giovane Grifondoro quasi le cadde la bacchetta di mano, era arrossita fin sulla punta dei capelli, un ricciolo lisciato s'increspò di nuovo:
«Certo che no! Come ti vengono idee così assurde» Hermione tornò ad interessarsi ai suoi capelli, il rossore ancora evidente. Luna prese la sua bacchetta e aiutò l'amica nell'impresa di tenere buoni i riccioli «Oggi Ginny ci accompagnerà da Harry»
«Quindi ti stai facendo bella per lui?»
«Non lo vedo dal giorno della battaglia, vorrei solo essere presentabile» la Granger abbozzò un sorriso incerto, era così emozionata al pensiero che fra qualche attimo avrebbe rincontrato Harry Potter. Il suo Harry ...
Luna fece un passo indietro, finalmente era riuscita a lisciare i capelli e ad ondulare due ciocche ai lati del viso:
«Lui si aspetta di incontrare la Hermione che conosce e che ha imparato a volere bene per quello che è» Luna si spostò verso il letto, osservando gli abiti che vi erano distesi «Indossa quello nero» aggiunse poi, riferendosi al maglioncino scuro «A lui piace il nero»
«A lui chi?» la Granger s'irrigidì, chissà perché aveva la sensazione che non stessero più parlando di Harry Potter. Luna uscì dalla stanza, i suoi passi erano silenziosi come se lievitasse.
 
Trascorsero diversi minuti. Molti minuti. Ginny chiacchierava con Dean sul programma di quel giorno, lui e Zabini avrebbero dovuto intercettare i gufi che facevano la spola da un Mangiamorte all'altro, mentre in sua assenza il comando era affidato a Neville Paciock, per ogni evenienza dovevano fare riferimento a lui. Draco contava il perimetro della stanza, con le mani in tasca andava avanti e indietro, avanti e indietro, bofonchiando parole prive di senso. Un po' era nervoso al pensiero di incontrare Harry Potter, non riusciva a ricordare l'ultima volta che si erano guardati negli occhi. Che fosse stato davanti al portone di Hogwarts, quando Narcissa e Lucius l'avevano trascinato via dalla battaglia? O forse era accaduto fuori dalla Camera delle Necessità, dopo che Potter l'aveva portato in salvo, una vita fa? I ricordi si confondevano, in ogni caso sembrava che ci fosse sempre qualcuno a parargli il culo, in questo senso non era poi tanto diverso da quel bamboccio di Weasley, si disse.
«Lovegood, dove diamine è finita Granger?» sbottò, l'attesa lo stava snervando.
«Si stava facendo bella» fu la risposta misteriosa della ragazza bionda, stava incantando panini per Dean e Blaise.
«Cheee?»
Hermione fece capolino nella stanza, i capelli erano tornati ricci, cespugliosi e ispidi. Aveva anche deciso di seguire il consiglio di Luna sul colore da indossare, insieme a un paio di jeans che doveva tenere su con la cintura.
«Scusate il ritardo» affermò, facendo l'occhiolino a Luna che alzò entrambi i pollici.
«Finalmente! Ricordi l'indirizzo della casa babbana di Harry?» le chiese Ginny
«Harry è a Privet Drive?» Hermione non poteva crederci, come aveva fatto a non pensarci prima? Ma certo, la casa dei suoi zii, dove aveva vissuto fino ai diciassette anni, protetto dall'incantesimo di sua madre.
«Esatto» Ginny Weasley si rivolse poi a Draco «C'è solo un problema» gli disse «Harry ha evocato un incantesimo anti-Mangiamorte, quindi tu non puoi venire»
«Come? Io non posso ... non scherziamo, eh!»
«Non sto scherzando infatti. Tu rimani qui» ribadì la giovane Weasley
«Ehi, io non prendo ordini da nessuno! Figuriamoci dalla figlia di au-wei» la lingua di Draco si incollò al palato, mentre Hermione gli passava davanti scoccandogli un'occhiataccia, la bacchetta in bella mostra, e lui capì che gli aveva lanciato contro un incantesimo non verbale. La osservò avvicinarsi a Ginny, parlarle a voce così bassa che nessuno riuscì a comprendere una parola di quello che le due ragazze si stavano dicendo, le vedeva solo scuotere la testa, puntarsi gli indici contro e infine la Weasley sembrò cedere. Quest'ultima si Smaterializzò ed Hermione tornò da Draco, sciogliendogli la lingua con un movimento sinuoso della bacchetta. Lui tossì:
«Granger, dannazione, stavo soffocando» altri colpetti di tosse «Dov'è andata quella-»
«Ginny Weasley» Hermione lo rimproverò ancora una volta con gli occhi «È andata da Harry a chiedergli di ritirare per qualche minuto gli incantesimi di difesa. Abbiamo poco tempo per raggiungerla, se i Mangiamorte scoprissero il suo nascondiglio non potrei mai perdonarmelo» la ragazza volse un saluto veloce a Neville, Dean e Luna, ignorando di proposito i due Serpeverde «Andiamo» concluse poi, rivolta a Draco.
«Ehi Malfoy» lo chiamò Pansy «Afferrati al cespuglio che si ritrova al posto dei capelli» sghignazzò con il fidanzato Blaise
«Ehi Parkinson» Draco accennò un sorriso di scherno «Dovresti proprio chiudere il becco più spesso, sai?!» guardò Hermione dall'alto «Bella maglia Granger» e le prese la mano. Un attimo dopo una forza bruta li afferrò per la pancia e li scaraventò a Privet Drive.
 
Se fossero arrivati troppo tardi ed Harry avesse riattivato le protezioni intorno alla casa, Draco Malfoy sarebbe morto sul colpo. Se intanto Lord Voldemort avesse percepito la presenza di Harry e avesse inviato il suo esercito, la speranza di una seconda chance sarebbe sfumata ancor prima che prendesse forma.
Hermione si ritrovò nella cucina - dallo stile tipicamente babbano nel quale era cresciuta - mano nella mano con il nemico di un tempo Draco Malfoy, un tantino scombussolata dalla
Smaterializzazione.
«Hermione!»
La voce di Harry le giunse chiara e nitida alle orecchie, si voltò indietro un attimo prima che lui l'abbracciasse così forte da sollevarla da terra. Non si rese neanche conto di lasciar scivolare la propria mano da quella di Draco. L'uno nelle braccia dell'altro rotearono su sé stessi, saltellarono dalla gioia, si guardarono negli occhi e si riabbracciarono ancora e ancora, urlando euforici di essere entrambi vivi e di nuovo insieme. Hermione piangeva di felicità e insieme sorrideva, Harry non smetteva più di ridere e di baciare il viso della compagna ritrovata.
Draco notò Ginny accomodata sul divano, le gambe accavallate mentre sfogliava una rivista evidentemente babbana, poiché le foto non erano animate. Si sentiva a disagio di fronte a così tanto... Grifondoro. Era come se il trio si fosse ricomposto: Potter-Granger-Weasley (anche se quest'ultimo membro non era quello originale), e lui il bulletto biondo di sempre. Adesso Hermione aveva cominciato a sciorinare velocemente tutto ciò che aveva affrontato. Non sapendo bene cosa fare, rammentò la sua presenza con un colpetto di tosse, ottenendo l'effetto desiderato. Harry alzò lo sguardo su di lui, gli occhiali mandarono un riverbero. Hermione sembrò ricordarsi del giovane Serpeverde e improvvisamente si fece piccola piccola fra due fuochi:
«Malfoy»
«Potter».
 
Harry ascoltò senza controbattere l'esposizione del piano di Hermione. Non era un ottimo programma il suo, faceva acqua da tutte le parti e sembrava abbastanza suicida, ma doveva ammettere che lui non ne aveva uno migliore. Anzi, non ne aveva proprio. Da due anni si era nascosto al mondo intero, isolandosi nella sua casa di Privet Drive, mentre lì fuori la gente moriva, i suoi amici soccombevano o venivano torturati. Di fronte alle vicissitudini dell'amica Harry si era sentito meschino. Dove era lui mentre Bellatrix Lestrange la torturava senza pietà? Dov'è lui mentre Ron giace ad Hogwarts circondato da Dissennatori e Mangiamorte? Si era chiuso nella sua bambagia sicura e aveva atteso qualcosa che non sapeva neanche lui.
«Che ne pensi Harry?» gli stava chiedendo Hermione e allora comprese. Aveva atteso il suo ritorno, perché senza quella ragazza troppo chiacchierona e incredibilmente capace né lui, né Ron sarebbero andati lontano.
«Penso che sia folle!» intervenne Ginny che per tutto il tempo aveva finto di essere interessata al gossip britannico «Intrufolarsi ad Hogwarst, liberare Ron, uccidere Voi-Sapete-Chi... ci farebbero fuori in un nano secondo»
«Ginny ha ragione» disse Harry ed Hermione si rabbuiò.
La brillante Grifondoro era in piedi davanti alla coppia che se ne stava seduta sul divano, Ginny vi era praticamente sprofondata dentro; alle sue spalle Draco era rimasto muto per tutto il tempo, con le mani infilate nelle tasche del pantalone scuro e la schiena contro il bordo di marmo del focolare:
«Voi cosa proponete?» lo sentì dire Hermione, il tono seccato, e quando non arrivò alcuna risposta Draco continuò l'affondo «Come pensavo. Esercito di Silente» ghignò «Mi sembrate un branco di teppistelli che giocano a fare dei dispetti a chi vi sta antipatico. Voi-Sapete-Chi va fermato!»
«Disse il Mangiamorte» Ginny Weasley sostenne lo sguardo glaciale di Malfoy, i due sembravano studiarsi come cane e gatto. Hermione si portò una mano sulla fronte, litigare era l'ultima cosa di cui avevano bisogno, quindi si rivolse ad Harry fino a quel momento spettatore:
«Harry, mi piacerebbe conoscere il tuo parere»
«Si Potter, illuminaci» la Granger raggelò con un'occhiataccia Draco alle sue spalle.
Harry si alzò, infilò la mano destra nella rispettiva tasca e ne tirò fuori una pergamena ingiallita. Hermione la riconobbe all'istante, si trattava della Mappa del Malandrino.
«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni» disse Potter colpendola con la punta della bacchetta. Draco ebbe un fremito: quella era la sua bacchetta!
Sulla Mappa, dapprima vuota, iniziarono a diradarsi linee d'inchiostro nero, unendosi e allungandosi disegnarono i corridoi della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, mostrando eventuali passaggi segreti. Il giovane Malfoy rimase a bocca aperta, era la prima volta che la vedeva e non sapeva neanche a cosa servisse precisamente. I quattro ragazzi si affacciarono sulla vecchia pergamena, Harry puntò il dito su alcuni punti
 «Questi passaggi sono stati sigillati» spiegò, ma il volto di Hermione era rigato di lacrime.
Quando la Mappa si era aperta davanti a lei, i suoi occhi avevano cercato e trovato il puntino che citava: Ronald Bilius Weasley. Lucius Malfoy non le aveva mentito: Ron era incarcerato nei sotterranei del castello. Perlomeno aveva la certezza che fosse ancora vivo.
«Hermione» bisbigliò il suo amico Harry, carezzandole la schiena. Draco non poté fare a meno di notare la confidenza - a tratti intima - che correva tra i due Grifondoro.
«Oh Harry ti prego» Hermione lo scongiurò con occhi lacrimanti «Ti prego, dobbiamo salvare Ron» spostò lo sguardo su Ginny «Non possiamo abbandonarlo»
«Credi che non lo sappia?» proruppe quest'ultima «Ron è mio fratello, credi che non pensi a lui ogni minuto di ogni giorno?»
«Cosa?» urlò d'un tratto Draco che afferrò la Mappa e mostrò a Harry due puntini non lontani da quello di Ron «Che significa?»
Harry ed Hermione lessero i nomi che il Serpeverde stava indicando: Lucius Malfoy e Narcissa Black. La ragazza si coprì la bocca con una mano, Harry si schiarì la voce:
«I tuoi genitori sono stati fatti prigionieri da un bel po'»
«Oh beh, saranno stati contenti di tornare nelle stanze di Serpeverde» ghignò Ginny con aria di scherno
«Ripetilo se hai il coraggio, brutta-» Draco aveva estratto la bacchetta e di conseguenza la Weasley lo imitò
«Malfoy, per tutti i troll, metti via quella bacchetta» Hermione tentò di placarlo, Harry intanto teneva la sua mano sospesa, pronto ad afferrare la propria arma ad ogni momento
«Ho perso due fratelli, sai quanto me ne fotte dei tuoi cari mamma e papà Mangiamorte dei miei stivali!» Ginny fece un passo avanti, Harry la trattenne, la voce le si incrinò, era sull'orlo delle lacrime «E uno è morto a causa tua!»
«Mia?» Draco scosse il capo, confuso «Non ricordo di aver mai ammazzato un Weasley, anche se...»
«Stupef-»
«Expelliarmus!» Harry disarmò Ginny che sembrò molto stupita dal suo gesto, quasi offesa «Scusami» le disse e la ragazza scoppiò in un pianto disperato, aggrappandosi al suo amore «Va tutto bene. Andrà tutto bene».
Hermione chinò il capo, adesso era facile comprendere il cambiamento della sorella di Ron, la sua famiglia perfetta era stata massacrata e non sarebbe più tornata unita come un tempo, qualcuno sarebbe sempre mancato all'appello. Draco abbassò la guardia, tornando a guardare i due puntini sulla Mappa che indicavano la posizione dei suoi genitori. Era chiaro che dopo la sua fuga da Villa Malfoy, Voldemort li aveva voluti punire, o forse era stata la stessa Bellatrix a tradirli. Sentì l'antica rabbia tornare a galla: avrebbe fatto irruzione ad Hogwarts, con o senza Harry Potter.
 
Studiarono la Mappa in silenzio per diversi minuti, tutti e quattro accomodati sul divano, Harry e Ginny da una parte a tenersi per mano, lei con la testa sulla spalla di lui. Hermione e Draco dal lato opposto del sofà. Gli unici nomi riportati sulla Mappa erano quelli dei prigionieri, dei Mangiamorte che apparivano e sparivano a piacimento, di Tom Riddle. I Dissennatori erano evidenziati come punti privi di nome e sembravano aleggiare nell'aria tutt'intorno. La prima ad interrompere la meditazione fu Hermione, probabilmente era stata anche l'unica a continuare ad architettare un piano decente:
«Harry, hai detto che i passaggi segreti sono stati tutti chiusi»
«Si, è così» improvvisamente si ridestarono dal torpore
«Però i Mangiamorte riescono a Smaterializzarsi, ciò significa che non ci sono difese»
«A quanto pare» annuì Harry
«Hai ancora il Mantello dell'Invisibilità?»
«Ovviamente»
«Credo di avere un'idea» sorrise Hermione.

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Capitolo 10
*** 10. ***


10.

 
 
Harry Potter la trovò seduta sul bordo dei mobili della cucina. Se l'avesse vista sua zia Petunia le sarebbe venuto un infarto. La stanza era immersa in una tenue luce bianca che entrava dalla finestra, proiettata dai lampioni in strada. Hermione teneva la Mappa del Malandrino aperta davanti a sé, la punta della sua bacchetta era luminosa per permetterle di leggere. Quando lo vide abbozzò un tiepido sorriso che lui ricambiò. Sul divano giaceva Draco Malfoy, addormentato sotto una calda coperta di lana.
Inizialmente Harry aveva creduto che la sua amica stesse ancora cercando un modo per entrare ad Hogwarts, attraverso un passaggio segreto che magari era sfuggito all'attenzione dei nemici e a loro, invece fissava il puntino di Ron. A circa due centimetri si leggevano i nomi di Lucius e Narcissa Malfoy.
«Se fosse morto...» sussurrò lei
«Il puntino sparirebbe, si» la rassicurò Harry e lei sembrò leggermente più rilassata.
«Fatto il misfatto» Hermione batté la punta della bacchetta sulla Mappa e questa tornò ad essere la consueta pergamena ingiallita. Notò che Harry stava osservando il fagotto di lana sul divano, il colore dei capelli falsato dalla luce «È solo spaventato» disse la giovane Grifondoro «Ha vissuto nella convinzione che niente e nessuno avrebbe mai potuto cancellare il suo mondo idilliaco, invece gli è crollato tutto addosso e se ne è dato la colpa» Hermione sospirò «È solo spaventato»
«È Draco Malfoy, per Merlino, è il figlio di Lucius Malfoy, Hermione» Harry la guardò, incredulo «Ti sei Smaterializzata in casa mia mano nella mano con lui» la ragazza arrossì e nascose il viso per evitare che l'amico se ne accorgesse, ultimamente le capitava spesso
«Lo so» ammise «Ma gli devo la vita, Harry. Sarei morta se non mi avesse portato via da Villa Malfoy»
«Ginny me l'ha raccontato. A proposito, ti chiedo scusa da parte sua per il trattamento, la pozione Verisaterum e tutto il resto» soppesò ciò che stava per dire «Avrai notato che la guerra l'ha indurita»
«Già» gli fece eco Hermione «La guerra cambia le persone» Harry intuì che si stava riferendo anche a Draco.
«Rimane il figlio di Lucius e un Mangiamorte»
«Quello che tu, Ginny, i Weasley e tutti gli altri non capite è che lui non mi ha solo portato lontano da Bellatrix Lestrange, mi ha dato da mangiare, ha ritrovato le mie cose. È stato... carino»
«Lo stai difendendo?» Harry sollevò un sopracciglio
«Lascia stare, ok?!» la ragazza cominciava ad infastidirsi, quella conversazione si era dimostrata alquanto sterile.
«Hermione Granger, non avrai una cotta per Draco Malfoy?»
La giovane Grifondoro discese dal mobile della cucina con un balzo, non si degnò neanche di rispondere al suo amico, d'improvviso si sentiva terribilmente stanca, voleva solo chiudere gli occhi e addormentarsi, non pensare più a nulla. Né a nessuno.
«Buona notte Harry»
«'Notte a te».
 
Il Sopravvissuto attese che la sua amica fosse salita al piano di sopra, le aveva detto di poter dormire nella vecchia camera di suo cugino Dudley, mentre lui e Ginny condividevano quella matrimoniale. Avrebbe potuto dare a Draco la propria, dove aveva trascorso praticamente tutte le estati fino all'età di diciassette anni, ma non si era sentito di esibire tanta gentilezza verso il figlio di Lucius, che adesso era sdraiato sul salotto a un paio di metri da lui. Gli aveva concesso una coperta solo su esplicita supplica di Hermione.
Sentì la porta al piano superiore chiudersi e i passi della ragazza che si sdraiava sul letto. La immaginò supina, con gli occhi spalancati e la mente a 300 chilometri orari. Allora si affacciò oltre lo schienale imbottito del divano, e non si meravigliò di trovare gli occhi color ghiaccio di Draco a fissarlo nella penombra:
«Origli anche adesso?» gli disse Harry
«Strano vero? Un tempo era il tuo passatempo preferito spiarmi. Che anno di scuola era?» Malfoy finse di non ricordarlo
«Era l'anno in cui avresti dovuto far fuori il preside Silente» la mascella di Harry si serrò, le mani si chiusero a pugno. Evidentemente aveva fatto centro perché il Serpeverde non rispose a quella provocazione «Certo che la tua famiglia deve essere caduta proprio in basso per chiedere aiuto ad Hermione»
«Ti dovevo un favore Potter da quella volta nella Stanza delle Necessità e l'ho ripagato portandoti la Granger viva. Non ti basta?»
«No, tu non l'hai fatto per pietà, voi Malfoy non fate niente se non ne traete vantaggio. Ti serve qualcuno che liberi papino e mammina dalla presenza di Voldemort. Hermione è solo una pedina del tuo piano per arrivare a me, l'unico che secondo la Profezia sia in grado di ucciderlo! Perché le lacrime della cara e dolce mamma sono troppo gravose da sopportare, non è vero? Povero tenero Draco...»
Draco scattò in ginocchio sui cuscini del sofà e afferrò Harry per il collo della maglia, senza rendersene conto prese ad urlare:
«IO le ho portato da mangiare, non tu! Sono stato IO ad imboccarla quando era così malridotta da non riuscire a tenere neanche il piatto fra le mani! Sono stato IO a trascinarla quasi di peso fuori dalla sua prigione, dopo aver rischiato di farmi beccare mentre rubavo la sua bacchetta e la sua borsa in una casa traboccante di Mangiamorte! Era così debole che non sarebbe stata in grado di eseguire neanche una semplice fattura! L'ho sentita strillare e gemere e contorcersi dal dolore. L'ho guardata negli occhi mentre mi supplicava di ucciderla, pur di porre fine alla sua agonia!» Draco lo spinse lontano, aveva il fiato corto «E tu grande amico dov'eri? Al sicuro nella tua fortezza!»
«Noi credevamo che fosse morta!» si giustificò Harry, non sapeva neppure perché lo stava facendo in verità «Quando si è sparsa la voce che i Mangiamorte l'avevano catturata» Harry si portò le mani nei capelli in un gesto disperato «Il suo nome non è mai comparso sulla Mappa del Malandrino e allora ho creduto che...»
«Tu l'hai abbandonata» Draco lo accusò con l'indice, più volte fu tentato di Schiantarlo «Lei non l'avrebbe mai fatto!»
Harry Potter gli diede le spalle, le lacrime bruciavano agli angoli degli occhi, rivelando sulla soglia della porta le due ragazze, le loro facce sostituite da maschere di cera. Il ragazzo occhialuto provò una profonda vergogna, Draco aveva dato sfogo ai propri intimi pensieri, come se gli avesse letto nella testa. Che avesse ereditato l'arte della Legilimanzia da sua madre? Sostò davanti alla sua adorata amica e le chiese di perdonarlo, poi Ginny gli passò un braccio sulle spalle e insieme salirono di sopra. La porta della loro camera rimbombò nel silenzio della casa.
 
L'espressione di Hermione era indecifrabile, sentiva il cuore andare a mille.
«Gli hai detto di mia madre, ti avevo chiesto di startene zitta» esordì Draco, mettendosi a sedere e dandole la schiena, si passò una mano sul viso e tra i capelli scompigliati, cosa avrebbe dato per qualche ora di sonno.
«Mi-mi dispiace, è stato alla Stramberga Strillante, sotto Verisaterum»
«Si si, ok» la testa gli faceva un male cane, non aveva più voglia di parlare, di litigare o anche solo di pensare.
«Davvero, io non-»
«Ho detto che va bene, dannazione!» il ragazzo balzò in piedi e ridusse la distanza fra loro con grandi falcate «Cosa vuoi? Un documento firmato?»
«Perché ce l'hai a morte con me, adesso?»
«Non ora Granger, non ora» l'afferrò per un braccio e la buttò fuori dalla cucina «Dormi bene»
«Draco Malfoy non ti permetto di-» la porta le si chiuse in faccia con un gran tonfo. Hermione rimase qualche secondo a fissare il legno scuro, vi mollò contro un pugno, poi non udendo più alcun rumore tornò al piano superiore, più infuriata che mai.

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Capitolo 11
*** 11. ***


11.

 
Una volta era già successo. Una volta un gruppo di amici e di compagni si era già ritrovato in quella stessa casa, in quella stessa stanza, a progettare un piano anti-Mangiamorte. Peccato che i protagonisti fossero cambiati, non tutti certo, ma quelli che non c'erano più facevano sentire la loro assenza in modo assordante.
Hermione studiò i loro volti, sicuramente ciò che le faceva più strano era il fatto di annoverare in squadra tre Serpeverde, e in particolare di uno di loro evitò deliberatamente di incrociare gli occhi color ghiaccio. Era trascorso appena un giorno da quella notte e nessuno dei due aveva più sfiorato l'argomento, sebbene sembrasse aleggiare fra di loro come l'aria, né si erano più rivolti la benché minima parola.
«Innanzitutto volevo ringraziarvi per essere accorsi» cominciò col dire la giovane Grifondoro ammiccando in particolare ai coniugi Weasley, Bill e Fleur, George e Lee «So che vi sto chiedendo molto» proseguì rivolta ai membri dell'Esercito di Silente «Ma credo che sia arrivato il momento di reagire» cercò l'approvazione di Harry e questi le strinse la mano sinistra. Draco se ne stava leggermente in disparte dal gruppetto di persone, senza tuttavia smettere di osservarla e ascoltarla, cosa che metteva alquanto in imbarazzo Hermione «Sono trascorsi due anni dalla battaglia di Hogwarts, molto è cambiato, ma nulla è migliorato»
«Se qualcuno ha intenzione di tirarsi indietro, questo è il momento per farlo» intervenne Harry, lasciando la mano dell'amica, poiché nessuno rispose riprese il discorso «Il nostro piano è semplice, ma non per questo facile» come aveva fatto il giorno in cui era arrivata Hermione a Privet Drive, mostrò la Mappa del Malandrino anche agli altri, spiegando che i passaggi segreti erano stati tutti chiusi - Harry notò il dispiacere sul viso di George, un altro ricordo legato al gemello Fred era stato cancellato ­- ma in compenso Voldemort non aveva issato nessuna barriera protettiva, convinto della sua invulnerabilità. Il piano era dunque quello di Smaterializzarsi all'interno del castello e rendersi invisibile attraverso un incantesimo di Disillusione. Se qualcuno non fosse stato capace di evocarlo, ci avrebbe pensato chi al contrario sapeva farlo. Di fronte ad alcune deboli proteste avanzate da Molly e Arthur, Harry le spense sul nascere affermando che non potevano perdere più tempo a pianificare un nuovo attacco, Ron andava portato via da Hogwarts subito. Successivamente Hermione spiegò la divisione dei compiti:
«L'Esercito di Silente si occuperà di tenere a bada i Mangiamorte e scacciare eventuali Dissennatori nei paraggi. Bill, Fleur, George e Lee chiuderanno ogni entrata o uscita, Ginny e Neville scorteranno Harry fino alla Grande Sala, diventata il trono di Voi-Sapete-Chi. L'obiettivo è ucciderlo il prima possibile, e anche così non è detto che i suoi scagnozzi si arrendano. Noi ci occuperemo di Ron e dei...ehm, vari prigionieri» concluse rivolta ad Arthur e Molly.
«Si, bene!» la donna si rimboccò le maniche «Allora, chi devo Disilludere?»
A poco a poco i maghi presenti all'interno della casa di Privet Drive cominciarono a sparire, nonostante si udisse ancora un gran vociare. Luna Lovegood era quella più eccitata, pareva non riuscire neanche ad avvertire la pericolosità della missione. Ognuno, prima di Smaterializzarsi, annunciava la sua partenza augurandosi buona fortuna a vicenda. Hermione vide Ginny abbracciare i suoi genitori, poi i fratelli George e Bill, la cognata Fleur Delacour, infine gettò le braccia al collo di Harry, scambiandosi un lungo e intenso bacio. La vista le si offuscò a causa delle lacrime, allora distolse lo sguardo e incrociò quello di Draco. Tra un po', si disse, loro due sarebbero tornati i nemici di sempre, ammesso che tutto fosse andato per il verso giusto. L'armistizio sarebbe scaduto: un Purosangue e una Sanguesporco, sembrava un'assurdità anche in quella circostanza estrema.
Poi Harry Potter le posò una mano sulla spalla, facendola voltare verso di lui con delicatezza. L'abbracciò, le promise che questa volta li avrebbe salvati davvero, a lei e Ron, a Ginny, ai Weasley, a Luna e Neville. Si allontanarono, Hermione annuì e Harry tese una mano a Draco che gliela strinse con fermezza:
«Buona fortuna, Malfoy»
«Buona fortuna, Potter».
Harry si gettò il Mantello dell'Invisibilità sulle spalle e sparì.
 
Nella cucina di Petunia Dursley rimasero sono Arthur e Molly Weasley, Hermione Granger e Draco Malfoy. La donna prese la mano di suo marito e abbozzò un sorriso incerto:
«Allora ci vediamo ad Hogwarts, destinazione Casa di Salazar Serpeverde»
«Si, le carceri di Voldemort» confermò Hermione tesa, sapeva bene quale sarebbe stato il passo successivo. I genitori di Ron scomparvero davanti ai suoi occhi perché Disillusi, poi il consueto flop! confermò la loro Smaterializzazione «Sai fare l'incanto per diventare invisibile?» la Grifondoro non si preoccupò neanche di guardare in faccia il compagno di ventura, teneva la testa bassa, i capelli le coprivano gran parte del viso.
«Granger, possiamo parlare un atti-»
«Lo sai fare o no?»
«No»
«Bene» con un movimento deciso della bacchetta e l'incantesimo pronunciato a fior di labbra Hermione lo rese invisibile, poi allungò il braccio «Presto, prima che diventi invisibile anche io» Draco l'afferrò per il polso, lei eseguì la magia senza problemi, proprio mentre lui l'attirava a sé.
L'abbracciò, in silenzio, una mano premuta alla base della schiena, l'altra infilata nel groviglio dei capelli. Il Serpeverde si meravigliò di trovarli così morbidi al tatto, li aveva sempre immaginati ruvidi (non che stesse a pensare alla consistenza dei capelli di una come lei, sia chiaro. Però...).
Hermione s'irrigidì contro il suo petto, le braccia come pietra lungo il corpo, le unghie affondate nei palmi, la bacchetta stretta nella mano destra. Non aveva mai fatto caso al suo profumo dolciastro e ne rimase spiazzata, era quasi accogliente. Consolante. Confortante.
Entrambi invisibili, il loro abbraccio non si mostrò mai al mondo.
 
Draco Malfoy effettuò la Smaterializzazione, d'altronde conosceva i sotterranei di Hogwarts meglio di Hermione che in tanti anni di scuola non ci aveva mai messo piede. Qualche istante dopo si trovarono nei corridoi del vecchio Castello, tornare qui si dimostrò una sensazione bella e insieme inquietante data la situazione. Grazie all'invisibilità né Arthur, né Molly videro la loro Hermione fra le braccia di un Serpeverde - e non uno qualunque! Bisbigliarono per accettarsi reciprocamente della loro presenza, poi raggiunsero i sotterranei senza problemi, lungo la strada incrociarono solo il vecchio Argus Gazza che bofonchiava fra i denti, ma li ignorò bellamente. Mentre correvano nei corridoi, Hermione notò due occhi gialli brillare nel buio: un gatto nero. La mente la rimandò a quella notte ad Hogsmead, poco prima che venissero attaccati dall'Esercito di Silente, quando un felino scuro le aveva tagliato la strada. Un'idea cominciò a prendere forma nella sua testa.
«Ho visto il gatto di Hogsmead» sussurrò a Draco
«Sarà quel micio rognoso di Gazza».
Diversamente da quanto si erano aspettati, l'entrata che conduceva alla Sala Comune della Casa dei Serpeverde era spalancata, nessuna parola d'ordine fra loro e i dormitori. Hermione sostò qualche istante per guardarsi attorno, non avendo mai messo piede lì dentro si stupì di notare un'imponenza sfarzosa, sfrontatamente sontuosa, tipica degli studenti che il Cappello Parlante aveva smistato in quella Casata. Si affrettò, Molly le stava chiedendo dove fosse, insieme raggiunsero i piani più profondi della Scuola, qui un unico corridoio si stendeva a perdita d'occhio, inghiottito dall'oscurità. Le lanterne incastonate nello spesso muro di marmo, grigio e umido, non riuscivano ad illuminare l'intero spazio. Sulla sinistra si aprivano alcune inferriate: le celle.
«Dormivate in galera?» chiese la Grifondoro a Draco
«Certo che no, Granger! La mia stanza era bellissima»
Hermione fece per controbattere, ma udì Molly squittire qualche metro più in là e sciogliere l'incantesimo di Disillusione. Lo stesso fece Arthur al suo fianco. Entrambi i Weasley allungarono le braccia attraverso le sbarre di una cella, dall'altra parte due mani si afferrarono a quelle di Molly e un ciuffetto di capelli rossi brillò nella penombra, come fuoco.
«Ron».
Draco Malfoy la sentì bisbigliare al suo fianco, uno spostamento d'aria gli fece capire che era corsa da quel babbeo, infatti Hermione tornò visibile e puntò la bacchetta contro la serratura della cella:
«Alohomora!» ci fu un click metallico, poi la porta inferriata scivolò sui cardini e la ragazza si gettò al collo dell'amico ritrovato. Al loro abbraccio si unì quello di Molly e Arthur Weasley.
«Come stai? Cosa ti hanno fatto?» Hermione non gli dava il tempo di rispondere, intanto Molly gli carezzava la testa «Come sei dimagrito! Harry è qui, dobbiamo sbrigarci a-»
La penombra in fondo alla cella emanò un riflesso dorato. D'istinto Arthur Weasley vi puntò contro la propria arma:
«Chi è?»
«Sono solo i Malfoy, papà» rispose Ron, la voce rauca, la mano in quella di Hermione che sembrava non voler lasciare andare più.
Lucius e Narcissa si mostrarono. Non erano più le persone altere e superbe che tutti avevano conosciuto, perfino gli abiti sartoriali apparivano più simili a vestiti da quattro soldi, così polverosi e malridotti. Fu la donna a parlare per prima, rivolgendosi direttamente ad Hermione e ignorando le bacchette dei Weasley puntate contro di lei:
«Mio figlio è...?» la voce le si incrinò
«Sono qui, mamma» Draco apparve dal nulla e quando Narcissa tese le braccia verso di lui non le negò quell'abbraccio. La superava di diversi centimetri ormai. Hermione si commosse fino alle lacrime, i genitori di Ron abbassarono le armi, Lucius guardò suo figlio negli occhi con la sua nota espressione enigmatica.
«Presto, dobbiamo andarcene» Draco si mise a capo del gruppetto, tenendo sua madre per mano, raggiunsero la Sala Comune dei Serpeverde, dove avrebbero potuto effettuare la Smaterializzazione poiché nei sotterranei non era possibile, ma li ad attenderli trovarono Bellatrix Lestrange, Fenrir Grayback e Goyle Gregory
«Bene, bene, bene» Bellatrix fece qualche passo avanti, un ghigno dipinto sulle labbra e le mani sui fianchi, si muoveva sinuosa, manco stesse posando per una rivista di moda gotica. Il Licantropo dietro di lei ridacchiava mostrando denti aguzzi e anneriti. L'unico con un'espressione seria era Goyle.
«Povera sorellina. Come sei caduta in basso, allearti con gentaglia simile»
«Tu ci hai traditi, Bella!» esclamò Narcissa, gli altri tenevano le bacchette a mezz'aria, stavano solo attendendo il momento propizio per sferrare l'attacco.
«Io vi ho salvato la vita!» sputò fuori Bellatrix, colpendosi sul petto con il palmo, aveva lo sguardo di un folle ed Hermione rabbrividì ricordando i giorni di tortura. Ron avvertì la sua paura e le strinse la mano più forte, come a dire io ci sono, stai tranquilla. Lei non ricambiò.
«Io mi sono umiliata per te e la tua famiglia!» stava continuando la Lestrange che con uno scatto repentino tirò fuori la bacchetta «Impedimenta!»
«Protego!» Draco si abbassò sotto la potenza della magia di sua zia, lo scudo si infranse rendendoli vulnerabili, era davvero temibile come si diceva in giro. Udì i coniugi Weasley evocare incantesimi di cui non conosceva neanche l'esistenza, mentre lui metteva al riparo i suoi genitori. Senza bacchetta sarebbero stati solo d'intralcio. Adocchiò Hermione cercare di fare lo stesso con l'imbecille, ma Testa Rossa non aveva alcuna intenzione di lasciare andare la mano dell'amica e si rifiutava di ripararsi dietro un angolo. Il giovane Malfoy vide Goyle Gregory scaraventarsi contro i due Grifondoro, la Granger non avrebbe mai potuto intercettarlo essendo di spalle.
«Expelliarmus!» invocò Draco e la bacchetta del suo vecchio "socio" gli volò direttamente in mano, l'afferrò e la infilò nei pantaloni, celata sotto la camicia scura.
«Malfoy, difendi la Sanguesporco adesso?» lo schernì Goyle
«E tu sei diventato così codardo da attaccare alle spalle una donna, Gregory?»
«Non è una donna, è LA Sanguesporco»
«Stupeficium!» Draco lo schiantò senza troppi complimenti, poi si rivolse a Ron che lo fissava a bocca aperta. La scena alla quale aveva appena assistito non gli tornava per niente.
«Ehi babbeo, la Granger deve combattere per salvarti il culo lentigginoso, quindi vedi di lasciarla andare e datti un contegno da uomo una volta tanto!»
Ron Weasley mollò la presa, si era praticamente aggrappato alla maglia della sua amica, era così scioccato da non riuscire a replicare alle accuse di Draco. Hermione gli disse di nascondersi come meglio poteva e di non fare l'eroe, poi si allontanò con il Serpeverde:
«L'eroe? Quello lì?»
«Smettila, non sei stato per nulla gentile, è ancora frastornato»
«Perché che ho detto?» le urlò dietro Draco, ma la ragazza si era già buttata nella mischia a dare una mano ai Weasley.
Hermione si affiancò a Molly nella battaglia contro Bellatrix, anche in due la Mangiamorte sembrava non affaticarsi affatto. Con la coda dell'occhio vide un topolino vagare di soppiatto per la Sala Comune:
«Crosta!» disse, ma era troppo tardi.
In verità Peter Minus era bello che defunto, ma Lord Voldemort lo aveva voluto al suo fianco ad ogni costo, diceva di sentirne la mancanza, con lui nei paraggi poteva aumentare il suo ego anche solo osservandolo. Così lo aveva riportato in vita con un incanto Inferius e ora Codaliscia gli era anche più ubbidiente di quando era vivo.
Il topo uscì di gran carriera e dopo qualche minuto la Casa di Salazar Serpeverde brulicava di Mangiamorte. 

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Capitolo 12
*** 12. ***


12.

 
Vennero scortati da una folta schiera di Mangiamorte fino alla Sala Grande. Su tutti capeggiava Bellatrix Lestrange, un ghigno sul viso che Hermione e Molly le avrebbero cancellato volentieri a suon di pugni! Nella mano destra la sorella di Narcissa stringeva le quattro bacchette che aveva sequestrato agli intrusi.
La Sala Grande era praticamente priva di mobili, fatta eccezione per il trono costituito da ossa sul quale se ne stava appollaiato Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Sul soffitto non risplendevano candele, ma teschi illuminati da una fiammella posta all'interno del cranio glabro. I Mangiamorte li circondarono, sulle loro teste presero ad aleggiare i Dissennatori e il gelo calò nella stanza. Hermione fu scossa da un tremito di freddo e Molly perse tutta la sua verve agonistica.
«Mio Signore, abbiamo trovato degli intrusi nei sotterranei» Bellatrix fu l'unica ad avvicinarsi al trono e ad inginocchiarsi, ma Voldemort sembrò non sentirla neanche, stava torturando un esserino in una gabbia ai suoi piedi - forse un elfo domestico - e si divertiva un mondo «Si tratta di Arthur e Molly Weasley, Draco Malfoy ed Hermione Granger» ancora niente «L'amica di Harry Potter».
A quel nome Voldemort scattò sull'attenti, sporgendosi in avanti:
«Come hai detto?»
«Hermione Granger, l'amica fidata di Harry Potter»
«Bene!» il Signore Oscuro si alzò, un ghignò gli attraversò il volto rendendolo se possibile ancora più spaventoso «Dov'è questa fanciulla? Chi è?» avanzò verso i prigionieri, il mantello accompagnava sinuoso ogni suo passo «Avanti signorina Granger, non sia timida».
Hermione trattenne il respiro, teneva le mani legate dietro la schiena, fece per muoversi e sentì Draco sussurrarle un no, Granger, ma era inutile nascondersi. Sapeva che non l'avrebbe uccisa fin quando non avesse avuto il Sopravvissuto fra le mani.
«Oh, eccoti qua! Suvvia, suvvia, cosa sono queste catene, siamo tra amici, no?» Voldemort liberò la ragazza dall'incanto Incarceramus con un impercettibile movimento del polso, la sua potenza magica strabordava come un fiume in piena, quindi con un gesto invitò i suoi scagnozzi a fare lo stesso con gli altri prigionieri.
Draco sentì la bacchetta di Goyle quasi bruciare contro la pelle dell'addome, lì dove l'aveva nascosta. Si guardò attorno, chiedendosi dove diavolo fossero finiti gli altri e in particolare se Harry Potter fosse nella Sala in quel momento.
«Signorina Granger, come ha detto che si chiama?»
«Hermione»
«Hermione certo, Hermione. Posso darle del tu?» la Grifondoro non rispose, si limitò a fissarlo negli occhi che era già un grande sforzo «Bene, bene. Dunque, tu sei l'amichetta del cuore di Harry Potter, saresti così gentile da dirmi dove si nasconde?»
«No-non lo so» mentì lei
«Bene, bene» Voldemort sembrò riflettere, andava a destra e a sinistra senza fermarsi «Non lo sai. Sei sicura, vuoi qualche minuto per pensarci?»
«Non so dove si trovi Harry Potter»
«Mmm, capisco capisco» fece un gesto ai Mangiamorte e due di questi afferrarono Ron e Draco per le spalle e li costrinsero ad avanzare fra spinte e strattoni.
Hermione sentì il germe della paura crescere a dismisura dentro di lei. Voldemort l'attirò a sé, costringendola a guardare i due ragazzi, Ron era terrorizzato, Draco impassibile. La guancia del Signore Oscuro quasi sfiorava la sua, la presa sulle braccia era salda ed Hermione provò disgusto per quelle dita sottili e grigiastre che la trattenevano, le ricordavano le zampe di un ragno.
«Loro sono tuoi amici, giusto Hermione?» nessuna risposta «Da quanti anni li conosci?» la Grifondoro si rese conto che conosceva entrambi dall'età di undici anni. Voldemort la scosse con violenza:
«RISPONDI!» urlò
«Quasi dieci» biascicò lei chiudendo le palpebre, una lacrima scivolò giù.
«E provi affetto per loro, immagino» Hermione sentì la presa farsi ancora più salda quando tentennò nel rispondere.
«Si» sibilò, mentre alcuni Dissennatori scendevano in particolare su Ron, la ragazza vide il poco colorito sparire dal viso dell'amico «Ti prego» disse poi «Io non lo so dov'è Harry»
«Sei proprio sicura?» continuò con voce quasi suadente Lord Voldemort.
 
Ron Weasley si chinò su sé stesso, i Dissennatori ormai lo sfioravano, più in là Molly stava gridando qualcosa in lacrime, supplicando di risparmiare suo figlio.
«Per favore, non so niente» continuava a recitare Hermione, come una poesia. Il Signore Oscuro fece un altro cenno agli esseri raccapriccianti di Azkaban, i quali spostarono la loro attenzione su Draco. La Granger provò una morsa di puro terrore.
«NOOOOO!» si ritrovò a gridare in preda al panico, se Voldemort non l'avesse trattenuta sarebbe corsa dal giovane Malfoy.
«Oh, ecco il tuo punto debole, Signorina Granger. Il figlio di Lucius...» lasciò la presa e la ragazza si accasciò sul pavimento, l'aria si riempì di risolini dei Mangiamorte.
Voldemort si avvicinò a Draco, sfiorandogli il viso con i polpastrelli, avevano lo stesso tocco viscido dei rettili «Posso capire perché tu lo preferisca a quello di Arthur Weasley» sfoderò la bacchetta puntandola contro il petto di Draco stremato dalla presenza dei Dissennatori, proprio all'altezza del cuore.
«Te lo chiedo un'ultima volta, Hermione» ripeté Voldemort, scandendo il nome della ragazza «Dove si trova Harry Potter?»
 
Hermione oramai piangeva disperata, raggomitolata su sé stessa. Come lei Narcissa aveva nascosto il viso nel petto del marito. Il silenzio era calato nella Sala Grande di Hogwarts. Senza sapere bene cosa stava facendo, né le conseguenze che ne sarebbero scaturite, la studentessa della Casa di Godric Grifondoro buttò indietro il collo, le palpebre strizzate, il viso bagnato dalle lacrime, e urlò il suo nome:
«Harry, per favore! Harryyy!»
Poco lontano Harry Potter si tolse il mantello dal capo, rivelandosi nello sgomento generale, teneva la bacchetta puntata contro Lord Voldemort, il cui viso si illuminò in un guizzo di gioia insana. Harry non era solo, al suo fianco c'erano Ginny Weasley e Neville Paciok, inginocchiato perché più alto dei suoi compagni, in braccio teneva il gatto nero che Hermione aveva visto nei sotterranei di Hogwarts e nella notte a Hogsmeade.  
Ne conseguì un gigantesco trambusto.
 
Voldemort senza troppe cerimonie lanciò una Cruciatus verso Harry, il gatto nero balzò dalle braccia di Neville e si trasformò in Minerva McGranitt.
«Protego Maxima!» un muro trasparente si innalzò a difendere la professoressa e i suoi ex studenti, mentre una pioggia di incantesimi si scagliava contro i Mangiamorte: l'Esercito di Silente apparve ad ogni angolo della Grande Sala, l'entrata di quest'ultima era stata blindata da Bill, George, Lee e Fleur. Scoppiò una feroce battaglia.
Il Signore Oscuro lanciò un urlo di rabbia, ordinò ai Dissennatori sopra la sua testa di finire Draco con il Bacio e poi di procedere con il figlio di Arthur Weasley, quindi s'incamminò verso Harry Potter, senza staccargli un attimo gli occhi di dosso, facendosi strada a suon di incantesimi. La professoressa McGranitt provò a fermarlo, ma fu Schiantata. Harry gridò a Ginny e Neville di aiutarla e di dare una mano agli altri. Lord Voldemort era affar suo e nessuno si sarebbe dovuto intromettere. Gli corse incontro, parando ogni suo attacco, si afferrò al polso del nemico e con lui si Smaterializzò.

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Capitolo 13
*** 13. ***


13.

 
 
Hermione si alzò, nonostante non avesse sentito l'ordine espresso dal Signore Oscuro ai carcerieri di Azkaban non le fu difficile intuirlo quando li vide calarsi su Draco con le braccia tese in avanti per afferrargli il viso. Corse a perdifiato, inciampò e si rialzò di nuovo. Sapeva benissimo di non avere la bacchetta con sé, semmai fosse riuscita ad arrivare da Draco prima del fatidico Bacio non avrebbe comunque potuto fermarli, eppure le sue gambe non smisero di correre.
Intorno a lei la battaglia non aveva fine, intravide nella furia degli incantesimi i Weasley combattere fieramente, Lucius e Narcissa costretti con le spalle al muro da Fenrir Greyback, Pansy Parkinson e Blaise Zabini mettere alle strette il loro vecchio amico Goyle Gregory.
Finalmente lo raggiunse. Draco era sdraiato su un fianco, il respiro affannoso di una persona che sta soffocando. Si inginocchiò e lo voltò sulla schiena, i suoi occhi grigi erano velati.
«No. No no no» cercò di proteggerlo dall'assalto dei Dissennatori con il proprio corpo «Draco! Draco, stai con me» ma inevitabilmente Hermione percepiva le forze scivolarle via, defluirle da dentro, evaporare. Lo sentì muoversi sotto il suo peso, mugugnare qualcosa, gli orrendi esseri quasi le sfioravano i capelli ricci. Lui armeggiò con i bottoni della camicia, dalla bocca uscivano solo deboli sillabe.
«Cosa c'è?» gli chiese, aiutandolo nell'impresa di slacciarsi la camicia scura. Che fosse ferito? Invece contro la sua pelle bianca e glabra spiccò una bacchetta, infilata nella cinta dei pantaloni. Senza pensarci due volte Hermione l'afferrò con le poche forze che le restavano e invocò:
«Expecto Patronum!» ma non accadde nulla.
 
Draco posò il palmo sul dorso della mano che la ragazza gli teneva sul petto, oltre si sentiva il lieve battito del cuore. Sarebbero morti insieme, che assurdità. Lui, Draco Malfoy, Purosangue di razza, sarebbe morto mano nella mano con Hermione Granger, una nata babbana che aveva disprezzato fin dal primo giorno che l'aveva incontrata.
La guerra cambia le persone.
La giovane Grifondoro tornò a raggomitolarsi sull'addome scoperto del ragazzo, il viso incastrato nell'incavo della sua spalla. Draco sentiva distintamente i suoi singhiozzi sommessi, le lacrime gli stavano bagnando il collo. Hermione fu di nuovo pervasa dall'odore dolciastro che le aveva stuzzicato i sensi a Privet Drive, quando lui l'aveva abbracciata prima di Smaterializzarsi ad Hogwarts. Probabilmente fu il risveglio di quel ricordo a darle un'ultima ondata di energia, di speranza. Afferrò la mano di Draco nella propria e con quell'altra puntò la bacchetta verso l'alto:
«EXPECTO PATRONUM!»
 
Dalla punta dell'arma che Draco aveva sottratto a Goyle Gregory nella Sala Comune di Serpeverde ne uscì solo uno sbuffo argentato. Oramai i Dissennatori erano chini su di loro, poi un enorme serpente si levò alle spalle dei due ragazzi e con le fauci spalancate si scagliò contro il Dissennatore più vicino a scoccare il Bacio. Con il flessuoso corpo argenteo lì circondò proteggendoli, mettendo in mostra i suoi denti aguzzi, sibilando e allontanando gli esseri immondi con affondi rapidi.
Per un attimo i maghi presenti all'interno della Sala si voltarono a guardare la scena, un Patronus così feroce e aggressivo non si era mai visto.
Hermione e Draco sentirono le forze tornare, era come svegliarsi da un incubo particolarmente spaventoso e reale. La ragazza alzò lo sguardo e fissò incredula il suo Patronus: un serpente dannatamente identico a quello impresso sui verdi stendardi di Salazar Serpeverde, che fine aveva fatto la docile lontra?
Draco si issò, puntellandosi con il gomito sinistro sul pavimento, mentre con la mano destra scostava i capelli incollati dalle lacrime al viso della Granger, il serpente d'argento torreggiava ancora su entrambi, malgrado i Dissennatori si fossero dileguati.
«Povera, piccola Hermione» disse, il suo sorriso canzonatorio stava pian piano tornando «Innamorata di un Malfoy» Draco continuava a sfiorarle le guance bagnate, anche se non c'erano più capelli da togliere. I loro occhi erano come incollati, il colore del ghiaccio si specchiava dentro quello della terra e viceversa, il frastuono della battaglia pareva essersi attutito. C'erano solo loro. I volti che con una lentezza esasperata si accostavano, le bocche si attraevano come calamite, vicine, sempre di più...
«HERMIONE!» 
Ron alla loro destra aveva urlato scuotendosi dallo shock della scena a cui stava assistendo. D'istinto Draco coprì la ragazza, mentre una pioggia di fuoco piombava su di loro. Il serpente argentato sibilò e spalancò le fauci, trasformandosi in uno scudo che avvolse i due ragazzi e assorbì le fiamme, poi sparì definitivamente.
Bellatrix Lestrange li guardava con disgusto dall'alto della sua alterigia. Suo nipote, un Purosangue, invischiato con una Sanguesporco sotto gli occhi di tutti, che vergogna! Alzò la bacchetta in aria, senza smettere di riversare sul ragazzo la sua repulsione:
«Avada Keda»
«Stupeficium!»
Bellatrix volò qualche metro più in là. Narcissa Malfoy tese la mano a suo figlio e lo aiutò a rimettersi in piedi, poi fece lo stesso con Hermione Granger. Questa rimase di stucco, ma accettò volentieri l'aiuto. Luna raggiunse l'amica di corsa, porgendole la sua bacchetta e spiegandole sinteticamente che Neville era riuscito a prenderle a Bellatrix all'inizio della battaglia, ma non c'era stato modo di raggiungerla prima. Hermione fu scossa da una scarica positiva a contatto con la propria arma, allora porse quella di Goyle a Draco, poiché sua madre si era ripresa la bacchetta che le spettava di diritto.
«Presto» continuò la ragazza bionda.
Senza scambiarsi una sola parola Hermione e Draco si lanciarono un fugace sguardo, poi ognuno andò per la propria strada.

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Capitolo 14
*** 14. ***


14.

 
Il giardino di Hogwarts si era trasformato in un vero e proprio campo di battaglia. Quando Hermione vi mise piede, al seguito di Luna, Dean Thomas e Cho Chang che si erano uniti lungo il percorso, rimase esterrefatta nel notare la decadenza nella quale era immerso il suo bellissimo spazio verde. Ora di verde non c'era più niente, come se un morbo, un germe infettivo, avesse risucchiato la vita da quelle piante. Della quercia dove era solita sedersi con i suoi cari amici Harry e Ron erano rimasti solo rami rinsecchiti, simili a dita di una vecchia strega decrepita, tanto in voga nelle favole babbane. Cercò con lo sguardo il lago, ma vide solo una profonda voragine scura. Dove erano finiti gli abitanti che lo popolavano?
Udì Dean al suo fianco urlare di scansarsi e d'istinto si gettò sulla sinistra, rotolando sul terriccio asciutto che le graffiò la pelle delle braccia. Un paio di Mangiamorte avanzavano verso di loro, pronti a sferrare un nuovo attacco, poi un imponente statua di pietra li spazzò via con l'unico braccio superstite. La voce solenne della McGranitt li invitò a rialzarsi e a combattere. Hermione non l'aveva mai vista così: i lunghi capelli, solitamente raccolti sul capo, le ricadevano ai lati del volto come un mantello argentato; la veste lunga era strappata in più punti mostrando gambe affusolate e insanguinate. La giovane Grifondoro incoerentemente pensò che se l'avesse vista Silente sarebbe arrossito, e neanche la barba avrebbe potuto nasconderne l'imbarazzo.
«Avanti Granger».
La ragazza si sentì sollevare da terra da sotto l'ascella, per un attimo sentir pronunciare il suo cognome l'aveva illusa, ma ben presto si rese conto che si trattava solo di George Weasley.
«Dov'è Harry?» gli chiese, mentre correvano fra incantesimi e Mangiamorte, inconsciamente vagava con lo sguardo sull'ampio spazio, nella speranza di veder spuntare un po' di biondo in mezzo a tanta oscurità.
«Non lo so. Si è Smaterializzato con Tu-Sai-Chi» il fratello di Ron virò a destra «Tu dai una mano a loro» le disse indicando Molly e Fleur alle prese con un paio di nemici. Hermione annuì e si buttò nella mischia.
 
Narcissa Black Malfoy torreggiava sul corpo Schiantato di sua sorella Bellatrix. Avrebbe potuto finirla, eccome se avesse potuto e Dio solo sa se ne aveva motivo, ma restava comunque una di famiglia e, doveva riconoscerlo, se non si fosse intromessa dopo la Guerra Magica, Draco non sarebbe lì al suo fianco a dirle di farla fuori.
«No» decise la donna «Sarà il Wizengamot  a giudicarla. Per lei sarà più umiliante. Incarceramus!» corde splendenti si avvolsero intorno ai polsi e alle caviglie di Bellatrix Lestrange.
La Grande Sala era quasi deserta, i maghi si erano riversati fuori. Draco vide Blaise Zabini e Pansy Parkinson deridere Goyle Gregory legato come un salame, al quale erano cresciute appunto orecchie, naso e coda da suino. Più in là Lee Jordan e Neville Paciok stavano duellando con tre Mangiamorte, ma non sembravano in difficoltà nonostante l'inferiorità numerica. Studiò ancora la grande stanza, di lei nemmeno l'ombra, così come di Lucius.
«Dov'è papà?» chiese a sua madre
«Alla ricerca del Mannaro» gli occhi di sua madre mandarono un riverbero di ira. Draco comprese che se erano rimasti a combattere non l'avevano fatto per il bene comune, ma semplicemente per una forma di vendetta. Beh, non che lui si trovasse invischiato per un tornaconto diverso. Si udì un gran tonfo provenire da fuori, il pavimento sotto i piedi tremò. Narcissa sorrise sarcastica.
«Minerva, sempre la solita esagerata».
 
Hermione cozzò contro lo spesso tronco dell'albero, i due Mangiamorte le erano praticamente addosso, da sotto il loro cappuccio nero poteva intravedere il sorriso di soddisfazione. In contemporanea i due invocarono un incantesimo di Schiantesimo, ma lei fu lesta a proteggersi con lo scudo. Più in là Molly stava lottando come un leone per proteggere sua nuora, a terra senza sensi. Doveva farsi venire un'idea prima che ...
«Lasciatela stareee!» Ron si buttò a capofitto contro i due uomini incappucciati, in mano brandiva un ...ramo?
«Ron, no!»
Con una botta secca Weasley colpì il Mangiamorte più alto dritto al centro della schiena, questo si voltò e rise di gran gusto, mentre l'altro si divertiva a far lievitare il povero Ron, sempre più in alto, sempre più in su. Hermione urlava di smetterla:
«Agli ordini signorina!»
Ron Weasley cadde letteralmente dal cielo, si sarebbe schiantato al suolo se la sua amica non avesse attutito la folle discesa con Arresto Momentum. Ron stava per rimettersi in piedi, ma un calcio in pieno stomaco lo fece rotolare per diversi metri. Hermione non lo vide rialzarsi. Poi i due Mangiamorte davanti a lei volarono di lato, spazzati via da zampe pelose, dannatamente umanoidi.
Fenrir Greyback la fissava dall'alto con i suoi occhi gialli, iniettati di sangue e lascivia, la bocca aperta in un ghigno raccapricciante. Hermione fu invasa dal consueto odore di morte e putrefazione, sentì il terrore attanagliarle lo stomaco e offuscarle la mente. Non aveva avuto tanta paura neanche di fronte a Lord Voldemort.
«Finalmente» lo udì dire, la lingua non smetteva di leccarsi le labbra, arrivando fino al mento, fece un salto in avanti ma lei lo scansò buttandosi sulla destra, il Licantropo si gettò ancora sul suo corpo e di nuovo Hermione lo evitò. Riuscì a rimettersi in piedi, ma le ginocchia le tremavano come non mai, intuì che non aveva cercato di acchiapparla realmente, la stava solo portando alla deriva del campo di battaglia, verso il lago prosciugato, dove niente e nessuno avrebbe potuto salvarla dalla... morte? No, qualcosa di peggio. Fenirir era più alto e grosso di lei di molti centimetri e metri, Schiantarlo non sarebbe stato facile.
«Vieni da me, da brava, non ti farò tanto male» Greyback sghignazzò, la bava gli cadeva dagli angoli della bocca, se l'asciugò passandosi sopra la lingua «Sono anni che sogno il tuo corpicino, se farai la brava ti-»
«Impedimenta!» lanciò la ragazza, ma l'incantesimo fece solo indietreggiare il Mannaro di qualche centimetro, lui rise e ad Hermione si accapponò la pelle. Da lontano si udivano le voci della battaglia, avrebbe voluto gridare aiuto ma la voce le morì in gola quando Fenrir agguantò la sua arma con i denti e la stritolò, sputando le schegge di legno sul terreno. Gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime, di orrore e rassegnazione. Greyback l'afferrò per i fianchi e se la caricò sulla spalla mancina, i polmoni della giovane Grifondoro si riempirono di miasma nauseabondo. 

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Capitolo 15
*** 15. ***


15.

 
Come faceva a Villa Malfoy, dove la lasciava sul pavimento duro e freddo della sua prigione, così il Licantropo la mollò sul terreno ispido ai bordi del lago. Qui una vita fa Viktor Krum l'aveva salvata durante la seconda prova del Torneo Tremaghi.
Appena toccò terra voltò la faccia di lato, lacrime copiose bagnarono il suolo arido. Greyback le stava intimando di fare la brava, di stare buona e di non sprecare fiato: nessuno sarebbe corso in suo aiuto. La voce roca del mostro le arrivava ovattata, gli occhi erano fissi davanti a sé, incollati sul nulla. Pensò a Harry e a Ron. Pensò a Draco e al suo profumo confortante. Attraverso la vista annebbiata notò un riverbero dorato, una sagoma avanzare verso di loro. Fenrir le aveva afferrato la maglia con gli artigli e fece per strappargliela via, quando quella figura parlò.
«Greyback, non fai proprio nessuna distinzione tu, eh?»
Il Lupo si voltò, un ghigno di risentimento prese il posto dell'espressione depravata.
«Proprio come tuo figlio, Lucius»
Hermione ebbe un sussulto.
«Avada Kedavra!»
Il Mannaro fece un balzo all'indietro, un lampo di luce verde passò a qualche millimetro dal corpo supino di Hermione, alla quale sembrò di tornare a respirare. Lucius Malfoy le sfilò davanti senza degnarla di uno sguardo, né di disgusto, né di compassione. Era già un grande passo avanti, si disse la ragazza.
Ne seguì una lunga lotta. Malgrado la sua stazza il Lupo si dimostrò alquanto rapido nei movimenti, riuscendo ad evitare ogni attacco. Dal canto suo Lucius Malfoy pareva non scomporsi nel suo abito scuro, i capelli biondi seguivano ogni movimento, era abile e scaltro, sul viso teneva dipinto un sorriso trionfo.
Hermione Granger si rimise in piedi, cercando una via di fuga, una qualunque, l'importante era andare lontano dal mostro. Prese a correre, ma sentì dei passi alle sue spalle. Greyback la stava inseguendo. Dietro di lui Lucius urlava qualcosa su quanto fosse stata stupida quella mossa, stolta ragazzina, e non poteva dargli torto. Fenrir le fu nuovamente addosso, l'attanagliò con un braccio intorno alla gola e un altro intorno alla vita, usandola come scudo umano. Lucius Malfoy avanzò piano, lo sguardo imperscrutabile, teneva la bacchetta levata contro di loro.
«Avanti grand'uomo, fammi vedere quello che sai fare» sghignazzò il Mannaro «Attento a non colpire la fidanzatina di tuo figlio però» rise, mentre il volto di Lucius andava distendendosi in un sorriso beffardo.
L'avrebbe ammazzata, Hermione ne era certa. Così avrebbe preso due piccioni con una fava. L'avrebbe fatta fuori senza scrupoli. Una Sanguesporco in meno. E a Draco avrebbe sempre potuto dire che era stato Greyback ad ucciderla.
Invece alle sue spalle si levò una irrisoria voce femminile.
«Tanti saluti al caro Signore Oscuro, Lupacchiotto».
Il Licantropo si voltò, il ghigno gli morì sulle labbra quando Narcissa lo uccise con la Maledizione Senza Perdono. Hermione avvertì la stretta allentarsi, intanto che il corpo di Greyback stramazzava al suolo. Era circondata dai coniugi Malfoy, tenevano entrambi la bacchetta levata contro di lei, seri in volto.
«Così siamo pari Sanguesporco» decretò Lucius, poi in contemporanea con la moglie abbassò l'arma e si Smaterializzarono.
 
Quando Hermione Granger raggiunse l'entrata del castello la battaglia era cessata. Notò i suoi alleati riuniti in cerchio, si fece largo scansando adesso Lee, adesso Bill, pregando che quell'entusiasmo fosse per ciò che sperava. Harry Potter era al centro dell'allegro gruppo, impolverato e acciaccato, ma vivo e vegeto. Spiegava velocemente cosa fosse accaduto contro l'acerrimo nemico, era stata una questione di bacchette e di padroni non riconosciuti. Ron gli stava dando pacche sulla spalla, evidentemente commosso come Molly, Ginny e Fleur. Hermione si buttò nella mischia, stringendo in un solo abbraccio i suoi grandi amici, piangendo e urlando di gioia. Non le importava se Lord Voldemort fosse morto o meno, erano tutti vivi e questo le bastava più di ogni altra cosa.
Dalla Sala Grande ne uscirono Blaise Zabini e Pansy Parkinson che si unirono all'abbraccio collettivo, dietro di loro la famiglia Malfoy al gran completo. Lucius e Narcissa tennero il capo alto e la schiena dritta, senza degnare nessuno di un solo sguardo, con la loro innata superbia passarono oltre la festante comitiva.
Draco camminava al fianco della madre, eretto e baldanzoso alla pari dei genitori, ma a differenza loro mosse gli occhi chiarissimi per incontrare quelli di Hermione, abbarbicata ai suoi amici che, come tutti, si erano fermati ad osservarli. La ragazza si staccò da Harry e Ron - quest'ultimo ci rimase malissimo - avanzò di qualche passo e fece per dire qualcosa, tuttavia il giovane Malfoy distolse lo sguardo e proseguì. Hermione provò una fitta al cuore.
Era già tornato tutto normale?
Aveva già dimenticato ciò che avevano passato insieme?
 
Draco seguì i genitori, spalla contro spalla con Narcissa, nella mente l'immagine di quegli occhi imploranti di darle solo un minuto in più, un attimo soltanto. Sapeva benissimo che se si fosse Smaterializzato adesso non avrebbe avuto una seconda occasione per... affrontarla. Il gruppo di Harry Potter era tornato festoso, poteva sentirli ridere e scherzare da lì. Si fermò, lo sguardo basso, sua madre e suo padre si voltarono a guardarlo, quest'ultimo tornò indietro e lo afferrò per un braccio:
«Draco, per la barba di Merlino, non essere ridicolo!» lo tirò per farlo camminare, ma Narcissa sciolse con dolcezza la stretta del marito dal braccio del figlio. Draco la sentì dire di lasciarlo in pace, tenendo le mani di Lucius nella proprie, forse timorosa che potesse prendere la bacchetta per affatturarlo.
Il giovane Serpeverde percorse a ritroso la strada fatta fino a quel momento, fermandosi a qualche metro di distanza dai maghi in festa, alla sua sinistra c'erano i Mangiamorte schiantati e legati con corde magiche. Si schiarì la gola per annunciare la sua presenza, ma le voci erano troppo alte, allora tossì, ma nessuno sembrò sentirlo.
«Granger» ancora niente, riusciva a malapena a vederla in mezzo a quella ressa «Ehi, Granger» nulla, che fossero diventati tutti sordi? Draco cominciava ad infastidirsi «Dannazione Hermione!» urlò e questa volta il gran vocio tacque. Si voltarono nella sua direzione, qualcuno a bocca aperta, altri seccati che fosse ancora lì, Ron sull'orlo delle lacrime.
Hermione Granger sentì le guance in fiamme, gli occhi dei suoi amici erano puntati su di lei che in automatico si avvicinò a Draco. Proprio lì, pensò, dove per la prima volta l'aveva insultata e offesa. Lui la stava attendendo con un sorriso ironico, le mani infilate nella tasche, la camicia con un solo bottone allacciato al centro dell'addome metteva in risalto il petto dal colorito cereo.
«Sempre gentilissimo, eh Malfoy?» lo punzecchiò per nascondere l'imbarazzo, si arrestò a distanza di sicurezza.
Perché adesso le sembrava tanto più alto di lei?
Poiché il Serpeverde non rispose e si ostinava a fissarla, Hermione decise di continuare il suo personale monologo.
«La guerra è finita» disse la prima cosa che le passò per la mente
«Complimenti Granger, che lungimiranza»
La Grifondoro si sentì presa in giro, se l'aveva chiamata solo per farsi beffe di lei non gli avrebbe concesso quella soddisfazione.
«Cosa farai ora?» quella domanda la prese alla sprovvista, non aveva mai avuto una conversazione "normale" con Draco Malfoy.
«Andrò in Australia, dai miei genitori».
Il ragazzo sfilò la mano destra dalla tasca e la lasciò scivolare alla base della nuca della Grifondoro, i folti riccioli gli solleticarono il dorso. Hermione s'irrigidì a quel contatto, cominciò a maciullarsi le dita e a balbettare, evitando di guardarlo dritto negli occhi. Erano del colore del ghiaccio che sembrava fare da scudo a ogni suo pensiero, eppure magnetici.
«Che-che fai?»
«Quello che mi pare» Draco accorciò la distanza fra loro
«Ci guardano tutti» ed era vero, non c'era mago intorno ai due ragazzi che non li stesse fissando.
«Lo so» continuò il giovane Serpeverde, ormai i loro corpi si toccavano, non la ricordava così minuta.
«Credo che a tuo padre stia per venire un infarto» Hermione provò a sorridere, la sua voleva essere una battuta, ma evidentemente non le riuscì.
«Perché non hai visto le facce dei Weasley» Ron in particolare piagnucolava il nome dell'amica, Harry non poté fare altro che dargli un paio di pacche sulla schiena.
«Attento Malfoy, io sono una Sanguesporco, potrei contaminarti»
«Sta' zitta».
Hermione sentì anche l'altra mano sul viso, poi le labbra di Draco che si posavano sulle sue. Erano morbide e delicate, non come il bacio davanti a Villa Malfoy. Il ragazzo avvertì la tensione scemare dalla giovane Grifondoro, la sua bocca schiudersi contro la propria, lo stava attendendo, lo stava aspettando.
Da quando, Hermione?
Si chiese.
Quando è successo?
La Granger si alzò sulle punte dei piedi e gli passò le braccia dietro al collo, quelle di Draco scesero fino alla base della schiena, stringendola più che poteva. Sentiva il tocco delicato delle sue dita nei capelli biondi, mentre le bocche si cercavano fameliche, le lingue s'intrecciavano in una danza di cui conoscevano a memoria i passi.
Quando?
 
Alle loro spalle Lucius Malfoy impallidì, borbottando qualcosa che la moglie Narcissa finse d'ignorare. Dal lato opposto i maschi della famiglia Weasley non se la stavano passando meglio, Arthur seguitava a dire che era intollerabile! Quello era alto tradimento!
Blaise Zabini si portò due dita alla bocca e fischiò, ululando e battendo le mani, incitando il suo amico e compagno Serpeverde, preso dall'impeto baciò Pansy al suo fianco, chissà perché aveva l'aria contrariata. Minerva McGranitt applaudì forte, affermando ai suoi ex studenti che quello era il vero spirito di Hogwarts, Scuola di Magia e Stregoneria. Silente sarebbe stato soddisfatto di quel lungo e appassionato bacio fra due maghi appartenenti a Case tanto rivali quali Grifondoro e Serpeverde. Ron tratteneva a stento le lacrime, a causa dello sforzo le orecchie gli erano diventate rosso fuoco.
Come una dolce melodia va diminuendo d'intensità, così il bacio fra Hermione e Draco si spense. Piano, calando di veemenza. La ragazza si lasciò sfuggire un risolino, fra l'imbarazzo e l'intontimento, regalandogli un sorriso sincero che riservava solo a pochi amici. Forse due.
Malfoy adagiò la fronte contro quella di lei.
«Tornerai?» le chiese
«Non lo so»
«Passa a trovarmi se mai dovessi tornare» nessuna risposta, sapevano entrambi che non sarebbe mai accaduto.
No che non fosse tornata un giorno, questo era palese...
Draco Malfoy indietreggiò, senza smettere di osservarla, le mani tornarono nelle tasche, il volto e gli occhi ripresero la loro consueta aria di alterigia tipica della sua famiglia.
«Buon viaggio, Hermione»
«Buona vita, Draco».
Un'ultima increspatura agli angoli della bocca.
Un ultimo cenno di assenso.
L'ultimo addio sussurrato nell'intimo.
Poi si voltarono di spalle e i loro occhi smisero di vedersi.
 

Fine


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NdA
Ciao a tutte ^_^ Prima di lasciarvi a qualche nota doverosa per spiegare alcune mie scelte, vorrei ringraziarvi per aver letto fino all'ultima parola questa FF: chi ha lasciato una recensione, chi mi ha mandato messaggi in privato e chi l'ha semplicemente letta. Grazie!

Note:
  • ho usato il termine Sanguesporco invece di Mezzosangue perché secondo me esprime meglio l'insulto e il ribrezzo che i Purosangue provano verso Hermione o quelli come lei;
  • mi sono presa qualche libertà per quanto riguarda il potere del Patronus, mi piace pensare che all'esigenza possa diventare un vera arma da battaglia, trasformandosi in questo caso in uno scudo protettivo;
  • ho lasciato volutamente il finale in sospeso perché chissà che non ci sia un sequel in futuro ... he he
 
Questo è quanto. Alla prossima ;)
Nina

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