lacrime del cambiamento

di nocciolinanna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prime avvisaglie di una trasformazione ***
Capitolo 2: *** La via ***



Capitolo 1
*** prime avvisaglie di una trasformazione ***





Riferimenti a persone ed episodi sono da considerare frutto della mia fantasia

prime avvisaglie di una trasformazione

Versaille era  incantevole, potevi osservare la meravigliosa villa sdraiato nella penombra del boschetto a destra dell’entrata mentre gli usignoli  ti deliziavano con il loro dolce canto, potevi passeggiare per lunghi tratti e  rinfrescarti nelle fontane che formavano arcobaleni con il loro zampillare, potevi intrattenerti nella caccia o in uno dei vari spettacoli che venivano offerti da buffoni di corte e saltimbanchi pronti a soddisfare ogni tuo capriccio, potevi fare qualunque cosa, bastava semplicemente essere al di là di quell’enorme cancello e purtroppo io, Etienne de La Croix , stavo nella parte sbagliata.
Purtroppo io appartenevo alla parte opposta, sia nel senso fisico del termine, sia nello stile di vita. Qui le persone avevano il viso rigato da lacrime di fatica, dove non esisteva nè la calma nè  la serenità ma solo irrequietezza e frenesia, appartenevo a quella parte dove i sogni erano sogni e la  realtà era la realtà.
Io ero un giovane medico alle dipendenze di una nobile famiglia che ancora non era stata invitata a risiedere nella corte, ma ormai era solo una questione di tempo e anche loro avrebbero raggiunto i loro simili nel “nuovo mondo”.
La famiglia Gutier, della quale ero alle dipendenze, era formata da soli tre persone:
la sig.ra Charlotte, una donna austera dal volto segnato da una sfiorita  bellezza.
Il sig. Gaspard, il capofamiglia severo e altezzoso con un espressivo sguardo fiero.
La sig.na Gwendoline, la figlia da poco entrata in società, silenziosa e di incantevole bellezza, misteriosa e intrigante, di indubbia intelligenza.
La famiglia era stata segnata dalla disgrazia di un'unica figlia e l’impossibilità di averne un altro, la loro bimba era la loro unica possibilità  per un posto in società ed era solo questione di tempo perché si sposasse con un nobile anziano che si era conquistato i favori del re. Io ero solito osservare quella ragazza che guardava  sempre la stessa porzione di mondo dalla piccola finestra della sala lettura e quando non lo faceva era come se in realtà fosse lontana, i suoi occhi esprimevano pensieri che nessun altro poteva comprendere.
Un giorno la signorina cadde malata e io fui chiamato per fare il mio lavoro, restai solo con lei nella stanza e la guardai respirare affannata per circa un minuto, le contai i battiti e le misurai la temperatura. Le palpai la gola in cerca di anomalie e osservai i suoi occhi così stranamente limpidi privi di qualsiasi segno di malessere.  Ero curioso, il suo sguardo mi intrigava, volevo sapere cosa pensava e così per la prima volta le rivolsi la parola.
“Cosa provate?”
“Dolore”
“E sentimentalmente cosa pensi?”
“Ha rilevanza dottore per capire cosa mai io abbia?”
“Avete solo bisogno di riposo e di un impacco freddo, la mia domanda serviva solo per capire le vostre preoccupazioni vista che avete accumulato un enorme quantità di stress, può anche non rispondere se non le aggrada”
Mi allontanai dal suo letto per ritirare i miei strumenti e per andarmene, certo di aver irritato la signorina con una domanda che potesse sembrare invadente.

 “Io agli occhi del popolo ho tutto ciò che posso desiderare per via del mio titolo, hai miei occhi il popolo ha ciò che io non potrò mai avere: la libertà e il potere di scegliere. Ho sempre voluto conoscere il mondo stare in mezzo alla gente, condividere pensieri e opinioni che nonostante nascano da mondi diversi possono trovare lo stesso un accordo. Mi è dato conoscere, ma non posso esprimermi. Mi è stata data la bellezza per incantare gli uomini, ma la devo sprecare per un uomo che disprezzerò. Sono come un uccello a cui vengono tolte le ali, l’unica cosa che posso fare e sognare, creare un mondo tutto mio dove nessuno potrà interferire.”
Espresse questi sentimenti come se non fossero realmente i suoi, come se potesse scacciare i cattivi pensieri rendendoli estranei a se stessa.
Mi faceva tenerezza e stavo per consolarla come si consola una sorella; fortunatamente mi accorsi del mio gesto impudente e tentai di camuffarlo al meglio
“Deve scacciare i cattivi pensieri, voi siete una nobile e non potete lasciarvi influenzare da queste piccole inezie”
“La penso nello stesso modo, ma ora la prego di lasciare la stanza, ho bisogno di riposare.”
Mi congedai quindi dalla sua presenza e aggiornai i genitori delle sue condizioni e prescrivendole numerose passeggiate in calesse.
 La settimana seguente venni convocato dal mio signore e così mi recai nel suo studio.
Lo trovai intento nei conti di bilancio, immobile e silenzioso, con una candela che offriva un pallido lume.
Mi osservò attentamente quasi stesse verificando se fossi realmente io, poi improvvisamente mi disse: “Gwendoline vuole che voi siate a sua completa disposizione, la seguirai a Versailles ed esaudirete i suoi capricci, questa è stata una sua esplicita richiesta”
Fu così che mi ritrovai a corte come servitore della famiglia Gutier.
Al termine di una giornata che da tempo ormai trascorrevano monotone tra balli e feste mi ritrovai faccia a faccia con la signorina, prima che potessi andarmene lei mi fermò e mi prego di rimanere.
La guardai appoggiandomi al muro con le braccia conserte in attesa che proferisse parola, era lei che aveva insistito per portarmi con se a Versailles e tanto valeva saperne il motivo.
“ Caro dottore, sarete certo curioso della motivazione che ha portato al mio insistente capriccio”
“ Signorina, il mio compito è sempre stato soddisfare ogni vostra richiesta”
“ il motivo è che in vostra compagnia mi sento a mio agio, con voi posso parlare ed esprimermi con ad un mio pari”
Era agitata, stranamente arrossata, le parole le costavano fatica, il suo vestito era di una semplicità voluta che evidenziava la sua figura … era complicato seguire il suo discorso se nella mia mente scorrevano certi oltraggiosi pensieri
“Vi state sbagliando signorina, io non sono un suo pari e di certo non lo sarò in futuro. Lei è nobile e io un suo sottoposto.”
“Lei è scontento della propria vita?”
“Mi dispiace, ma non posso rispondervi”
“Teme forse che mi possiate arrecare offesa?”
La conversazione era irritante, volevo andarmene e allo stesso tempo non potevo disobbedire ad un ordine diretto, accennavo piccoli passi con le gambe quasi il mio corpo si volesse ribellare al mio buonsenso.
 “ Ritengo che la conversazione stia andando oltre al semplice rapporto padrone- servo“
“ siete il mio dottore abbiamo vissuto insieme per molto tempo come potrei considerarvi un semplice servo, vi conosco meglio di altri”
“ cosa sapete voi della mia vita? Voi avete sempre vissuto all’interno di quattro mura che siate a Versailles o che siate nella vostra villa in periferia. Io ho sofferto la fame, ho visto mia madre perdere la vista per cucire i vestiti che voi e tutti gli altri nobili indossate, ho visto mio padre ucciso da un colpo di pistola perché un messere aveva bevuto troppo. Lavoro presso la vostra famiglia  ora ma per molto tempo sono stato un vagabondo che mendicava per le strade. Signorina avete ancora la presunzione di conoscermi e ritenete ancora che il vostro discorso non  sia infantile e impertinente?”
“Mi avete fatto notare che ho intavolato una discussione troppo personale ma non vi fate scrupoli ad offendermi.”
Era arrabbiata, si era alzata di scatto, rossa in viso, completamente incurante dell’ espressione poco elegante che mostrava per l’indignazione.
Non riuscii a fermarmi, le parole mi uscirono a fiumi, quasi non aspettassero altro, quasi avessero deciso di prendere l’iniziativa.
“Mi dispiace recarvi offesa, ma voi pretendete di discutere con me della mia stessa vita, mi guardate con aria di sufficienza quasi non aspettiate altro che crolli in ginocchio in cerca di una consolazione. Voi siete una nobile ed io un borghese, i nostri mondi sono differenti”
“Allora le devo le mie scuse per la mia indiscrezione ma voi certamente  non avete avuto un atteggiamento diplomatico e mi avete recato offesa”
“Ne sono consapevole, ma era mio dovere chiarire la mia posizione. Sono pronto a lasciare questo famiglia in questo medesimo momento se la mia vista vi fosse diventata riprovevole.”
“Non ritengo necessario tale provvedimento, ma forse è opportuno che si allontani dalla corte per circa una settimana. Le augurò un buon riposo, a quanto pare non sono l’unica che ha accumulato molto stress.”
Si girò di spalle e attese che mi allontanassi.
Corsi a prendere i miei bagagli e in poco tempo varcai i cancelli.
Non avevo nemmeno pensato a dove potessi andare, decisi che l’unica soluzione era farmi ospitare da mio cugino.
Mi dovetti fermare in un emporio perché era impensabile che mi presentassi da lui a mani vuote. Quando arrivai dinnanzi a casa sua era già calato il sole e le strade di Parigi si erano sfollate in poco tempo; forse per via di quel particolare pettegolezzo che rendeva i vicoli l’habitat preferito di folletti maligni che rubano il cuore delle donne di animo puro …
Bussai al portone e attesi, la porta si aprì appena e una fievole voce mi chiese  chi mai fossi.
“Sono io Etienne, Marie vi ricordate!”
“Cosa ci fate voi qui a quest’ora?” disse aprendo la porta e facendomi cenno di entrare,
“ Corrono brutti tempi a Parigi.”
La guardai incredulo “non dirmi che credi ai folletti…”
“Non credo ai folletti, ma ai briganti affamati!”
“Siamo già a questo punto?”
“Mi chiedo come non ne siate ancora cosciente.”
Mi sedetti allora e chiesi “ e tuo marito, come può mio cugino lasciare da sola una così bella fanciulla?”
“ Sono questi i momenti che mi ricordano quanto voi mi manchiate!”     
“A quanto pare basta poco per rendere felice una donna!”
“ Lui è uscito, ma dovrebbe rientrare a momenti. Non mi hai ancora detto come mai siete qui a quest’ora”
“ Volevo usufruire della vostra ospitalità per circa una settimana, vi ho portato un regalo.”
Marie prese il fagotto e iniziò a scartarlo, quando ebbe finito poté notare che era una tabacchiera in legni finemente ornata con i lati di ferro che presentavano inciso i loro nomi e la mia benevolenza, più una graziosa spilla argentata ornata con candide pietre di luna, in realtà l’unico valore di quella spilla era il simbolo che rappresentava, ma per me era dotato lo stesso di una bellezza che scaldava il cuore.
“Etienne non so cosa dire, non era necessario che spendesse tanto per solo una settimana”
“ Non preoccuparti Marie” dissi un po’ in imbarazzo “ non sono oggetti così preziosi e poi ho risparmiato una vita, posso almeno permettermi di fare un regalo ai parenti più vicini ad essere la mia famiglia!”
“se la metti così non sarò certo io a insistere”
“ vuoi per caso conoscere la leggenda dietro quel ciondolo”
Le donne sono a volte delle creature veramente buffe, sono predisposte per la curiosità e il pettegolezzo, tanto che quando una storia o un pettegolezzo sta per essere svelato gli occhi si accendono di una luce vispa e giocosa quella stessa luce che si accende negli occhi di un neonato quando vede la sua mamma; naturalmente non c’era il bisogno di attendere una risposta e raccontai:
“  la pietra di luna, secondo una leggenda indiana, viene creata dal mare che con le onde ne modella la forma e  la stessa acqua cattura i raggi di luna e li racchiude nella pietra conferendole il potere di attrarre a se ogni bene. Questa pietra viene forgiata dal mare ogni cinque anni e poi rilasciata nella riva cullata dall’umida sabbia. Questa è di per se una rara pietra e se una fanciulla la ottenesse otterrà ogni felicità e sarà una regina.”
“ che storia romantica , sarò ben lieta di mostrare un tale ornamento grazie Etienne, visto che starai per una settimana fai come se fossi a casa tua mio marito arriverà a momenti, ti lascio un poco da solo ma devo ritirare il bucato prima che l’aria malsana di Parigi mi costringa a rilavarli”
Mentre Marie si allontanava io mi sedetti in una sedia e mi guardai attorno, le mie dita tamburellavano in una tavolo di medie dimensioni di modesto materiale capace però di sostenere una decina di persone, in realtà non capisco come mai una famiglia di soli due componenti dovrebbe avere un tavolo tanto grande, le sedie erano una decina e vi erano persino dei lembi stoffa imbottiti con della segatura che probabilmente mio cugino si era procurato dal falegname vicino alla piazza, all’angolo della stanza c’era il focolaio e il braciere e nel muro era evidente la traccia nera che risaliva il soffitto lasciata in ricordo dal fumo, e in alto c’era un foro ora tappato, che quando veniva acceso il fuoco veniva aperto per evitare che i rifiuti del fuoco ubriacassero coloro che si scaldavano ( gli effetti del monossido di carbonio erano visti come l’ubriachezza).
Prima di potervi descrivere il resto della stanza, mio cugino irrompe nella casa e vedendomi accenna un lieve sorriso e mi chiede il perché della mia visita ad  un’ora tanto tarda mentre appoggia la mantella sulla prima sedia che gli capita sotto mano.
Io spiego a mio cugino di avere recato un offesa alla mia damigella e che sono stato allontanato per una settimana.
Mio cugino non è mai stato d’accordo sul mio stile di vita, ma alla fine un dottore per vivere non può fare altro che stare alle dipendenze di coloro che lo possono pagare, sono anch’io un esponente del terzo stato ma mi vengono negati persino quei infimi e inutili diritti perché i miei simili mi considerano il cane dei nobili, e una situazione di impotenza ma dopo un po’ ci si abitua.
Mio cugino Gastone mi guarda fisso come se stesse scrutando l’anima al di là della mia mente, poi mi si siede dinnanzi e dice:
“Etienne ti sto affidando la mia vita con queste parole, a Parigi si sta mobilitando un gruppo di persone e tra meno di una settimana ci sarà una protesta, la regina M. Antonietta e il re non conoscono la nostra miseria e noi non possiamo sopportarlo, te lo devo dire hai scelto proprio il momento sbagliato per andartene perché dopo c’è la possibilità che non ti riammettano più a palazzo.”
“ volete forse ammazzarvi, sapete che tutte le precedenti forme di protesta sono state sedate a colpi di fucile, come potete sperare nella sua riuscita!”
“ questa volta dalla nostra si schiererà l’esercito composto dai nostri valenti uomini, ora ti chiedo, vuoi stare ancora in questa casa? perché in questo caso sarai inevitabilmente coinvolto”
Ora capii il perché di quel tavolo e di quelle sedie tutto era partito da mio cugino, quella stanza era la sede dove avvenne e avverrà la messa appunto dei complotti. Restai un bel po’ in silenzio riflettendo sulla situazione, ormai chiamarmi fuori dalla vicenda era impossibile perché io ero uno di loro, potevo vivere meglio del popolo che si ammazzava nelle miniere o nelle fabbriche per venire poi espropriati dei loro beni per far vivere nel lusso i nobili ma alla fine io ero uno di loro, non ho mai avuto scelta poiché indirettamente beneficiavo dei diritti dei nobili in quanto non pagavo tasse e non faticavo per adempiere il mio lavoro e per questo mi sono sempre sentito  il più sudicio animale, non posso ora tirarmi indietro, non ora che posso finalmente fare anche io la mia parte.
“dai Gastone dimmi in che modo posso rendermi utile!”    


                                  XXX

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Capitolo 2
*** La via ***


capitolo 2
capitolo 2 : LA VIA

Gastone parlò per ore, mi spiegò che l'esercito non sarebbe intervenuto ma solo nel caso in cui l'intera popolazione di Parigi avesse fatto sentire il suo grido disperato. L'organizzazione della rivolta era ancora incompleta, egli era convinto che si potesse fare tutto in poco tempo ma dovetti fargli capire che se voleva che la rivolta riuscisse bisognava innanzitutto non avere fretta, quindi gli dissi : " caro cugino la fate troppo semplice, prima di tutto l'esercito ci aiuterà solo se la rivolta coinvolgerà un grande numero di persone e le dieci persone che si riuniscono in questa casa non  rappresentano di certo il popolo di Parigi, inoltre avremmo bisogno di armi  per non essere del tutto indifesi  e di qualcuno che sia in grado di fare il  portavoce del popolo, e che sia una persona colta che non si fa ingannare o corrompere dai nobili e infine è necessario che il popolo arrivi alla corte di Versailleas per poter avere la totale attenzione dei sovrani"
Mio cugino mi guardò un pò accigliato e mi rispose "con queste premesse dovremmo portare il tutto al termine tra all'incirca un mese, penso comunque di avere la risoluzione di qualche problema, ormai i pub sono i luoghi dove circolano  le informazioni, bastera mettere in giro qualche voce per far si che le chiacchere si diffondano e poi tu potresti continuare il tuo lavoro dalla tua damigella e trovare il modo di farci trovare i cancelli di Versailles aperti, e per quanto riguarda il rappresentante saranno di certo i nostri lamenti" il piano sembrava fattibile ma c'era ancora un interrogativo " e per le armi cosa hai intenzione di fare?" si frego un pò il pizzetto come se il gesto potesse azionargli chissa quale ingranaggio del cervello e poi disse " per quello abbiamo scoperto un traffico di armi guidato da contrabbandieri spagnoli, sarà difficile ottenere quelle armi ma potremmo riuscirci, tu piuttosto una volta che farai il primo passo non potrai più tornare indietro, stai prendendo a cuore una causa che se fallisce di porterà alla rovina se non alla morte"
" in fin dei conti non ho niente da perdere" eravamo stanchi e l'ora era piuttosto tarda  e sotto sollecitazione di Marie che invitava il marito a raggiungerla in camera per scaldare il letto ci dirigemmo verso le nostre rispettive stanze. La mia era piuttosto piccola e al posto del letto c'era un pagliericcio comodo tanto quanto quello che mi offrivano a Versailles mi distesi e in men che non si dica caddi in un sonno senza sogni.
Passarono i giorni e dopo poco tempo mi ritrovai a palazzo , ora bisognava fare un passo difficile una volta varcato il cancello avrei avuto sulle spalle un enorme fardello.
la damigella mi stava aspettando, mi inchinai al suo cospetto e attesi in silenzio, poi lei con sguardo fiero per nulla tradito dal alcun sentimento mi intimò di ritornare nella mia stanza che sarei stato libero tutto il giorno e così feci. Una volta tornato nella mia stanza adagiai il mio fagotto e uscii in perlustrazione nel castello, più precisamente nei giardini poichè da lì sarebbero entrati gli altri, girai tutto il giardino alla ricerca di qualche crepa nelle mura ma aimè era tutto così perfetto. Durante la mia passeggiata non potei fare a meno di notare che per quanto i sentieri possano essere ampi e i giacigli accoglienti, nonostante tutta la loro imponenza e maestosita, la  loro vista dall'alto era celata quasi fossero ideati per nascondere gli scandali di corte. Questo mi fece mettere  più rigore nella ricerca e alla fine mi apparve dinnanzi agli occhi ciò che stavo cercando, una sorta di passaggio era stato celato dietro un edera rigogliosa che non aveva ancora completamente aderito al muro, è come quando ti tirano un pugno e non ne sei consapevole finchè non ti arriva in faccia e dal quel momento non ti puoi permettere di ignorarlo. Mi guardai attorno e dopo essermi accertato che non ci fosse nessuno mi inchinai per analizzarlo: la fessura nascosta era piccola e una persona di mole imponente non sarebbe passata ma alla fine chi era che tra i cittadini poteva permettersi una certa mole?  Il passaggio inoltre non era nato per via di un allargamento di qualche falla, ma piuttosto era voluto poichè la forma arrotonadata invece che squadrata è resa possibile dalle nostre mani, inoltre i confini dell'apertura non presentavano creche o alcun segno di friabilità del muro. L'edera che copriva il tutto con maestria, era rigogliosa e di  quel tipo che non perde le foglie in autunno perchè altrimenti il mistero si sarebbe svelato; questa è opera di qualcuno che abita a Versaille e che vuole scappare dai quei pochi doveri che sono stati affidati loro e per il quale loro vivono agiati su poltrone ben imbottite delle fatiche del popolo. Era già sera quando tornai nella mia stanza, il piccolissimo specchio della toilette mi offrì  una bellisima immagine di me medesimo con il naso infangato che mi affrettai a pulire, poi  mi sedetti sulla scrivania presi un foglio, preparai l'inchiostro, e iniziai a scrivere:

caro cugino,
ho due notizie da darti: una buona e una cattiva.
La buona notizia è che ho trovato il modo per farvi entrare a Versaille, non è esattamente il cancello principale ma potrebbe comunque andare,inoltre la vostra presenza nel giardino sarà nascosta dalla fitta vegetazione;  il problema è che questo passaggio è una sorta di falla artificiale creata sul muro che da sul retro della villa e questo vuol dire che qualche nobile usa questo passaggio per uscire dalla villa  mettendo a rischio la nostra speranza di colpire con un bell'effetto a sorpresa. Per ogni evenienza in ogni momento libero mi recherò al passaggio, lo terro d'occhio in modo che sia sempre adoperabile e allo stesso tempo avrò l'opportunita di scoprire chi è il reale detentore della falla .
Attendo  presto tue notizie
vVostro cugino E. D. C.

Il giorno seguente avrei affidato la lettera al primo ragazzino affamato incapace di leggere, nessuno rifiuta l'opportunità di ottenere facilmente una moneta e io potrò stare tranquillo.
L'unica cosa che ora mi rimaneva da fare era spegnere il lumino e mettermi a dormire, domani sarà una lunga giornata  visto che dovrò riparare al mio comportamento con la mia dama se voglio rimanere a Versaille e aiutare gli altri.

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