La strada per Westfalia

di LatazzadiTea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***





Dopo settimane d'attesa, una grave notizia turbò l'apparente tranquillità dei due generali incaricati della difesa di quel territorio: erano in guerra. Si aspettavano da tempo un simile attacco, quello che non avevano previsto però, era la grandezza dell'armata di Re Nicholaus di Ronania. Diecimila uomini erano davvero tanti e anche se c'erano pochi soldati scelti fra quelle fila, il loro numero era più del triplo del loro esercito. La grande schiera di nemici aveva superato i confini nord orientali di Saarland e fatto scorrerie nel distretto di Dasura, là dove sorgeva il Santuario magico di Ambrosia. Il Santuario era perso. Non avrebbero potuto opporsi a un tale numero di nemici nemmeno volendo, così decisero di riunirsi al resto del loro esercito per tentare almeno di resistere alla loro avanzata e proteggere le città più importanti come la capitale, Daanan.  Ma fu proprio in quel mentre, che una sola guarnigione li intercettò sulla via del ritorno. Adrastar Drias, la Tigre Volante di Adlos, attaccò con meno di trecento uomini le loro retrovie, portando il terrore. Mentre il resto fuggiva, molti soldati di Saarland rimasero a farsi trucidare per permettere ai loro compagni di ricongiungersi agli altri.

Dall'alto della torre del Santuario, lo stregone si preoccupò per l'improvviso peggioramento del tempo. C'era un sole splendido prima, poi le nubi nere e tempestose che avevano iniziato a profilarsi all'orizzonte si erano allungate nel cielo come solchi grondanti di sangue sulla pelle graffiata. Il vento rinforzò, facendo tremare gli alberi e la vegetazione intera intorno alla sacra dimora, e frequenti lampi presero ad illuminare l'oscurità marchiando la terra di un ombra terrificante e inumana. Gli odori portati dal vento trasportavano sentore di morte e distruzione, ma a dispetto di tutto, il vecchio stregone iniziò la sua litania. Gli occhi di Segundus divennero candidi e una luce accecante squarciò il buio intorno a lui che restò fermo come una roccia, contro il vento ululante. I lunghi capelli argentei si arruffarono e il mantello che gli ricopriva il corpo ancora forte e robusto, si tese, strappandosi come una vela nel turbinio della burrasca.

Quel rombo devastante attirò l'attenzione di Adrastar che si voltò di scatto verso quella colonna di luce, rimanendo a fissarla per il breve istante in cui sfolgorò nel cielo temporalesco e scuro. Sprofondato nel fango fino ai polpacci, cercò di farsi strada attraverso quella poltiglia fatta di escrementi, vomito e sangue. Uomini e animali giacevano intorno a lui ormai esanimi: i cavalli erano stati quasi tutti mutilati, e nella maggior parte dei casi, i cavalieri che li montavano giacevano a poca distanza, smembrati a loro volta. I cadaveri dei fanti massacrati sporgevano appena dalla fanghiglia: per sfuggire alla morte, quei poveri soldati si erano inutilmente ammassati uno sopra l'altro. Di quegli uomini coraggiosi, oramai non rimane altro che un mucchio di corpi fatti a pezzi dalla furia del nemico. Ovunque si posasse il suo sguardo: sulle povere carcasse, sugli alberi e sulla terra, Adrastar non vide altro che un mare di frecce dal corvino piumaggio. L'intera valle fra il santuario e l'immensa foresta che si estendeva per miglia fino a lambire i confini di Westfalia, sembrava avvolta da un nero sudario. Ma lui, ormai sfinito, si sedette sulla ruota divelta di una carro chiudendo gli occhi per un breve istante, incurante del luogo in cui si trovava e del massacro che aveva contribuito a creare.

- Il grosso dell'esercito di Saarland, ripiega a sud. Questi disgraziati lasciati indietro per rallentarci, hanno finito per sacrificarsi inutilmente... - esordì uno dei suoi uomini strappandosi una freccia dal fianco dolorante e gonfio.

- Magari, la maggior parte di loro si è offerta volontaria. Guarda quello ad esempio, non avrà più di quindici anni. Le effigi sui paramenti della sua cavalcatura appartengono quasi certamente a una nobile famiglia di Saarland. Stupido, inetto ragazzino... - aggiunse Drias sputando a terra un grumo di sangue e saliva.

- L'hai ucciso tu, capo? - volle sapere il suo soldato.

- Mi ha aggredito alle spalle, se avessi saputo che era poco più di un bambino, l'avrei risparmiato di sicuro - rispose Drias.

Era vero, per loro non c'era niente di male ad ammazzare qualcuno, specialmente se armato, soprattutto in tempi bui in cui l'unica cosa che contava era la forza. Eppure, quel volto esangue e quegli occhi prima luminosi e azzurri ora privi di vita, alimentarono maggiormente il senso di colpa che da qualche tempo lo tormentava.

- Sono stanco di queste inutili uccisioni... - ammise il condottiero.

L'eccitazione del trionfo faceva ribollire il sangue nelle vene e affascinava anche un uomo che come lui, per natura non gioiva nell'uccidere qualcuno. Malgrado il senso di colpa a volte gli bruciasse nel petto come piombo colato, Adrastar sapeva che in quel momento ogni sua considerazione sarebbe stata inutile. D'altro canto era la guerra, e quello della guerra era il suo mestiere. Si rialzò. La luce era scomparsa, e con essa anche la speranza che il sole tornasse a risplendere su di loro quel giorno. Adrastar e il suo luogotenente si allontanarono per ricongiungersi al resto dell'armata ad Ambrosia, ma prima, risistemò alla cintura il prezioso pugnale con cui aveva appena trafitto l'ultimo dei suoi nemici.

- Non serve a nulla sentirsi in colpa, ormai... - mormorò allontanadosi.

Dopo di ché si lasciò quel crudele spettacolo di morte e sangue alle spalle, su cui nemmeno l'astro più rilucente del cielo ormai, sembrava volersi più affacciare.


Evy restò ad ammirare quel prodigio con la stessa meraviglia tipicamente infantile, che contraddistingueva la bambina che era. Sapeva a che serviva quell'incantesimo, come sapeva cosa stesse succedendo all'esterno di quelle mura: il nemico si appressava per distruggere il santuario e loro dovevano fuggire. Prima di scappare coi suoi allievi però, Segundus aveva lanciato una potente magia su quelle antiche pietre, così che chiunque fosse entrato e avesse violato quel luogo se la sarebbe veduta con la stessa costruzione che aveva intenzione di distruggere. Non avrebbe reso le cose facili a nessuno, men che meno a quel folle di Re Nicholaus di Ronania. Ma malgrado i suoi propositi, il pensiero del vecchio Magister andò inevitabilmente alla persona che più amava al mondo, la piccola Evy. Il suo sangue maledetto le avrebbe impedito di seguirlo attraverso il portale magico che aveva creato, tramite il quale avrebbe potuto raggiungere più in fretta il regno di Westfalia. In quanto mezzosangue, Evy era immune ad ogni tipo di magia, e non solo, quel potere arcano su di lei non funzionava. La ragazza divorava la magia, come aveva divorato parole, frasi e formule da ogni libro letto nella biblioteca di Ambrosia. Se a Evy quella via di fuga era preclusa, lo stregone avrebbe trovato un altra soluzione per salvarla. Avrebbe dovuto lasciarla al santuario a cavarsela da sola almeno finché non avesse incontrato colui il cui destino era legato al suo. Quella persona non era lontana, Segundus ne aveva aveva sentito l'odore nel vento, così appoggiò una mano sul capo della ragazza per l'ultimo saluto, sospirando. Aveva vissuto abbastanza da sapere che non esistevano soluzioni facili, scelte sbagliate o giuste. Il destino li avrebbe condotti sempre dove voleva, e nel caso di Evy, fra le braccia del solo e unico nemico che una persona come lei poteva avere sulla terra. Il solo però, che al contrario di ogni aspettativa, avrebbe potuto salvarla.



 

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Capitolo 2
*** 1 ***





Re Nicholaus era un uomo vigoroso, di aspetto regale, nonostante la completa assenza di gioielli o segni di riconoscimento a simbolo del suo potere. Non aveva l'aria austera che di solito si associava al titolo di sovrano, e possedeva un volto dai tratti gentili e accattivanti. Tuttavia, chi lo conosceva bene sapeva che dietro quell'aspetto apparentemente benevolo, si celava un uomo astuto. Al comando del suo esercito aveva saccheggiato i pochi villaggi trovati sul suo cammino senza portare inutili uccisioni, limitandosi ad assoggettarne le genti, assoldando i più abili e giovani fra le sue schiere per infoltire le fila. Ciò nonostante, malgrado avesse disperatamente cercato di nascondere la propria natura al mondo, quel pomeriggio il re sembrava aver perso ogni inibizione. I suoi comandanti quel giorno lo avevano deluso, e ora, Nicholaus sembrava decisamente adirato.

- Che siate maledetti! - esclamò dopo aver ricevuto la notizia peggiore che avessero potuto dargli.

Adrastar Drias si irrigidì. Si trovava nel mezzo della tenda reale come unico imputato e sbirciò il Duca di Siagrio con la coda dell'occhio, senza tuttavia riuscire a voltarsi verso di lui. Il nobile a capo dell'armata di mercenari al soldo del re, se ne stava immobile alla sinistra del suo sovrano e aveva l'aria affranta. L'attacco al Santuario, era avvenuto alle prime luci dell'alba. La loro priorità era sempre stata quella d'incendiarne la biblioteca e ucciderne il Magister, Segundus. Avrebbero dovuto risparmiare solo gli apprendisti dello stregone, e consegnarli al re per poterne verificare le capacità usandole se necessario, contro il regno nemico di Westfalia. Ma una volta arrivati sul posto, Drias e i suoi non avevano trovato nessuno all'interno del santuario, né il suo Magister, né i suoi adepti. In particolare, re Nicholaus cercava una fanciulla di cui aveva sentito molto parlare, da quando aveva messo piede a Saarland. Si trattava proprio di un'allieva di Segundus, e a detta di molti, custodiva in sè grandi poteri.

- Le nostre fonti parlavano di una decina di giovani apprendisti, di cui tre femmine di circa quattordici anni. Una di loro dev'essere certamente la ragazza che cerchiamo, ma dubito che a questo punto, riusciremo a trovarla - esordì Drias sapendo perfettamente di aver commesso un enorme errore di valutazione.

Avevano dovuto faticare ad entrare nell'edificio: sassi, vettovaglie e arredi di ogni tipo, gli erano stati scagliati contro per tutto il tempo che ci avevano messo a sfondare la porta. Solo una volta essere entrato all'interno, aveva scoperto che dentro non c'era nessuno. Il santuario era deserto malgrado strani rumori, vocii, e agghiaccianti e malefiche risatine, gli avessero fatto compagnia fino al salone principale. A cui, fra l'altro, era stato possibile accedere solo attraverso uno stretto e lunghissimo corridoio che sembrava non finire mai.

Segundus era stato sicuramente avvertito con largo anticipo, e li aveva ingannati. Però non riusciva a spiegarsi come avessero fatto lui e suoi a scappare dal momento che dal loro arrivo ad Ambrosia, avevano circondato l'intera costruzione. L'unica cosa certa, era che al Santuario tutto sembrava intatto, biblioteca compresa. Ovviamente non potevano avere la certezza che lo stregone non avesse portato via qualcosa, sebbene la maggioranza dei testi più antichi e preziosi sembrasse al suo posto. Durante l'ispezione si era anche seduto nel refettorio a mangiare: aveva trovato un paiolo pieno di zuppa fumante e il fuoco nel camino ancora acceso. Era un chiaro segno del fatto che chiunque stesse preparando quel pasto, non potesse essere molto lontano. Eppure, nonostante avesse minuziosamente perlustrato quel luogo da cima a fondo, non era riuscito a trovare niente, né a darsi una minima spiegazione logica sui fatti.

Quella faccenda non lo aveva mai convinto. Era un soldato, e sebbene fosse solo un mercenario senza patria ne ideali, catturare e schiavizzare indifesi ragazzini non era il massimo neanche per lui. Ancora si chiedeva il motivo di quella guerra assurda. Saarland era un regno molto piccolo, del tutto privo di interesse strategico per Ronania. Inoltre, a causa dell'indolenza dei suoi stregoni, la magia non veniva praticata da più di trecento anni in quella terra. A parte Segundus, nessun altro avrebbe saputo come usarla e in ogni caso, un vecchio stregone, non avrebbe potuto fermare un intero esercito da solo. Dov'era l'inganno? Sebbene si vociferasse che il Magister di Ambrosia appartenesse ad un antica stirpe di potenti maghi venuti da un altro mondo, Drias, che non aveva mai avuto modo di osservarne uno all'opera, non riusciva proprio a credere all'esistenza di un potere simile. Non era il solo ad essere arrivato alla conclusione che in realtà, tutti i miti e le leggende legate a quella forza occulta, altro non fossero che un astuta invenzione per asservire i popoli e tenerli soggiogati.

L'unica cosa che non era riuscito a spiegarsi invece, era la natura delle barriere che circondavano Westfalia. Era sempre stato scettico, ma di fronte a quel potente artificio, aveva dovuto ammettere che qualcosa di estraneo alle loro normali capacità poteva anche esistere. Ciò nonostante, quell'insana ossessione di re Nicholaus per la magia, aveva finito per farlo dubitare di molte cose.

- Raddoppierò la tua ricompensa, e quella dei tuoi armati se trovi la ragazza. Vi ricoprirò di ricchezze, e di più potere di quanto possiate immaginare se me la riportate - insistette il re che sembrava improvvisamente impazzito.

Spaventato dall'espressione iraconda sul volto del suo sovrano, Adrastar fece un passo indietro, avvicinandosi maggiormente all'apertura della tenda.

- Mio signore: giuro sul mio onore che riavrete la fanciulla entro tre giorni! - promise il duca.

Dopo di ché si accomiatò, lasciando solo Drias al cospetto del re. Nel vedere il duca andarsene, Adrastar lo seguì a ruota senza mai rivolgere lo sguardo verso Nicholaus, che però, appena prima che riuscisse ad uscire dalla tenda, riuscì a fermarlo.

- Mio cugino è uno sciocco incapace, ormai lo avrete compreso. In effetti, le mie promesse non erano rivolte a lui, ma a voi, mio generale - gli confessò il re all'improvviso.

- Mio re, il duca, vostro cugino, non è in grado di vedere oltre il suo naso questo è vero, ma vi è devoto, e manterrà fede al suo giuramento - replicò Drias.

- Di questo non dubito, volevo solo esser certo che abbiate compreso il reale significato delle mie parole. Da oggi in poi, agirete per mio conto Drias. Eravate un cacciatore un tempo, sapete seguire le tracce di qualcuno meglio di un segugio. Da solo avrete più possibilità di trovare la ragazza. In cambio, manterrò la mia promessa... vi renderò un uomo molto ricco, Adrastar. Dunque, cosa rispondete? - chiese il re.

Drias deglutì nervosamente. Non poteva rifiutarsi, non in quel frangente. Nicholaus era un uomo spaventoso e pronto a tutto; se non gli avesse ubbidito, l'avrebbe pagata cara di sicuro. Così, seppur di mala voglia, accettò. Malgrado fosse già l'imbrunire Drias si diresse verso l'accampamento dove i suoi uomini, ubriachi e ciondolanti, lo stavano attendendo. Aveva preferito non dir nulla sulla sua delicata missione, quasi se ne vergognava. Come soldato era suo dovere ubbidire a un ordine diretto del re, ma come uomo, e nuovo generale delle Tigri Volanti di Adlos invece, lo trovava umiliante e insensato. Sistemò il cavallo, e dopo aver fatto provviste si mise ugualemnte in cammino. L'istinto lo guidava verso nord, per la stessa via percorsa da Ronania a Saarland. Se la piccola fuggitiva voleva raggiungere Westfalia, doveva obbligatoriamente attraversare suolo nemico. Così, senza esitare s'infilò nella fitta boscaglia, scomparendo alla vista di chi, incuriosito dal suo strano comportamento, lo teneva d'occhio dal campo militare.

- Seguilo - comandò il duca a uno dei suoi uomini più fidati.

Il nobile sapeva di aver perso il consenso del re, avrebbe giocato tutte le sue carte per riconquistarne la fiducia. Potere e ricchezza avrebbero fatto gola a chiunque, ma concedere un simile privilegio a un uomo come Adrastar, avrebbe potuto mettere in discussione la sua posizione al fianco di Nicholaus. Sapeva quanto il re desiderasse impossessarsi di quei poteri: il sovrano avrebbe fatto qualsiasi cosa per ottenerli, anche concedere un titolo nobiliare a chiunque gli avesse consegnato la fanciulla. Persino ad un uomo come Drias, malgrado le sue umili origini.

L'esploratore del duca si avviò in fretta nella stessa direzione presa da Adrastar, e come Drias, presto fu sorpreso dalla notte.

Adrastar decise di accamparsi a qualche miglio di distanza da dove era partito: nel fitto della foresta non era riuscito a muoversi agilmente a cavallo. Così, dopo aver preso con se l'indispensabile, aveva liberato il possente animale per proseguire a piedi. Per orientarsi in quel groviglio infernale era dovuto salire su grosso albero, e solo una volta aver studiato attentamente i dintorni da quella posizione, era nuovamente sceso a terra. Si sarebbe concesso un paio d'ore di sonno legato ad uno dei rami più robusti e alti della pianta e poi avrebbe proseguito; a qualche metro d'altezza sarebbe stato al sicuro e non avrebbe dovuto preoccuparsi dei lupi. Fatto ciò, chiuse gli occhi, ma non riuscì a prendere sonno, era troppo stanco anche per dormire. Non era riuscito a riposare per niente dopo l'ultima battaglia, aveva ancora addosso l'odore del sangue nemico. Il pensiero corse inevitabilmente a quella ragazzina sperduta in quella foresta spaventosa, poteva morire assiderata, o sbranata dalle bestie feroci che infestavano quei boschi fitti e scuri.

Non la conosceva, non sapeva nemmeno che aspetto potesse avere, eppure, saperla sola e indifesa in quel luogo pieno di pericoli, lo preoccupava. Certo, sarebbe stata più al sicuro lì, che nelle mani di Nicholaus, pensò. Ma se fosse morta, anche libera, a chi avrebbe giovato? Decise che si sarebbe mosso prima dell'alba: se fosse stato fortunato, avrebbe potuto sorprenderla nel sonno.

Si svegliò di soprassalto. La luna era ancora alta nel cielo: la sua luce tenue filtrava attraverso le fronde degli alberi formando delle macchie luminose sul terreno sottostante, rischiarando a tratti quella fitta oscurità. Era ancora presto per rimettersi in cammino, ma si allarmò quando avvertì un rumore di passi concitati a cui seguirono un tonfo sordo e un grido disperato. Scese di botto, piegandosi in avanti verso un terrapieno e vide in lontananza un ombra collassare su se stessa seguita da una sagoma lanciata nella sua stessa direzione. Scattò verso le due ignote figure pensando che potesse trattarsi della fanciulla che cercava e dell'esploratore mandato dal duca, ma quando arrivò sul posto, benché fosse buio, rimase sconcertato da quello che trovò davanti a sé.

- Lasciami andare! - gridò la misteriosa sconosciuta mentre si dimenava a faccia in giù su un fitto letto di foglie cadute.

Drias cercò di capire meglio, senza tuttavia riuscirci.

- Lasciami ho detto! Vi supplico, dite alla vostra bestiaccia di lasciarmi andare... - urlò ancora.

Era una voce femminile e capì immediatamente a chi potesse appartenere. Ma malgrado avesse compreso che si trattava della giovane che stava cercando, disorientato dalle sue parole e da ciò che stava vedendo, non riuscì a muovere un passo.

- Dì che parli ragazzina, di che bestia? Io non vedo nulla - esclamò Drias mentre la giovane veniva letteralmente trascinata nella sua direzione da qualcosa di invisibile.

- Il vostro famiglio... la vostra bestia! Insomma, la creatura legata alla vostra anima. Come fate a non saperlo? Tutti i Ronuak ne posseggono una - replicò lei.

Drias si freddò. La ragazza era stata sollevata in aria da qualcosa che indubbiamente c'era, ma che non riusciva a vedere.

- Mettila giù, bestia! Ti ordino di lasciarla... posarla a terra e... Ma che diamine! Che sto facendo? Parlo al vento... - si lamentò il soldato confuso.

Ma fu' proprio quando la fanciulla venne gentilmente adagiata sul soffice strato di vegetazione sottostante, che Adrastar cominciò a spaventarsi sul serio.

Era forse impazzito?

 

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Capitolo 3
*** 2 ***





- Cos'è un famiglio? E cosa sono i Ronuak? Rispondi, o gli ordinerò di sbranarti - esordì lui dopo qualche interminabile minuto di silenzio.

- Un famiglio è una creatura magica legata all'anima del suo padrone. Siete nati insieme, è con voi da sempre. Come fate a non vederlo? - domandò stupita la giovane incappucciata.

- E i Ronuak? Perché dici che sono uno di loro? - chiese di nuovo Drias più incuriosito di prima.

- Per via del famiglio. Solo chi appartiene al vostro popolo, ne possiede uno... l'ho già detto - replicò la ragazza.

Certo, non era esattamente una risposta chiara quella. Ma qualsiasi cosa l'avesse catturata sembrava obbedirgli e questo, malgrado fosse ancora confuso, andava certamente a suo favore.

- E che aspetto dovrebbe avere? - domandò ancora Adrastar.

La curiosità lo stava divorando quanto il dubbio che tutto quel teatrino, altro non fosse che un ingegnosa messinscena per ingannarlo. Magari la piccola strega aveva percepito la sua presenza nel bosco, e aveva usato quel trucco per farlo venire allo scoperto. Nulla di più probabile pensò, nonostante l'espressione terrorizzata della ragazza apparisse del tutto credibile e sincera.

- Dunque? Intendete richiamarlo o no? - sbottò la fanciulla ancora bloccata a terra.

- Voglio vederlo prima. Siete l'adepta di uno stregone giusto? Dimostratelo e forse, vi lascerò andare - le promise Drias certo che non avrebbe in nessun modo potuto accontentarlo. Malgrado non sapesse spiegarsi cosa stesse succedendo l'avrebbe sbugiardata, la magia non esisteva, ne era certo.

- Non posso usare la magia... - ribatté la giovane ormai con le lacrime agli occhi.

- Non avevo dubbi in proposito! Allora, come avete fatto tu e il tuo maestro ad attraversare il nostro campo militare senza essere visti? Dov'è il tuo Magister? - le chiese Drias con tono minaccioso.

- Ero nella foresta già prima che voi arrivaste, ma poi non sono riuscita a proseguire. Non so dove sia Segundus, lo giuro! - insistette la ragazzina raggomitolandosi impaurita contro il tronco di un albero.

Se la fanciulla era nel bosco da giorni, e il suo Magister se n'era andato, chi aveva aggredito lui e i suoi uomini al santuario?

- Hai molto da spiegare ragazzina... Su', in piedi, ti riporto all'accampamento - disse Adrastar inasprendo il tono.

Lei aveva protestato, forzato da quell'atteggiamento restio Drias l'aveva dovuta trascinare afferrandola per un braccio. Nell'immediato non aveva opposto resistenza, ma poi, con la speranza di liberarsi,la ragazza aveva iniziato a dibattersi con forza. Per paura di farle male stringendo maggiormente la presa, Drias l'aveva sbattuta nuovamente a terra, stando attendo a non farlo con troppa rudezza. Si voltò verso di lei spazientito e stanco, finendo per inginocchiarcisi davanti per poterla osservare meglio. Da quanto tremava e singhiozzava doveva averla spaventata parecchio, e se ne dispiacque. Certo, dopo giorni di marcia forzata e battaglie, non doveva avere un aspetto rassicurante, con gli abiti luridi e maleodoranti, i capelli arruffati e la barba incolta, doveva essergli sembrato più un orco pronto a divorarla, che un essere umano.

- Non tornerò al campo con voi, non posso! Preferisco morire... Segundus si sbagliava: disse che avrei dovuto aspettare, che qualcuno sarebbe venuto a prendermi per portarmi al sicuro sull'isola di Atalon, a Westfalia. Invece, il fato avverso e malevolo, mi ha condotta da voi... Se mi porterete dal re di Ronania, mi ucciderò cntateci! - gli rispose la fanciulla che malgrado le lacrime lo guardava dritto negli occhi con grande forza e coraggio.

Quando si mosse e il pesante cappuccio che le celava il volto le ricadde all'indietro sulle spalle, una cascata di lunghissimi capelli color del miele,  le ricoprirono le vesti fino alle caviglie. La povera bambina era bianca come un cencio, sporca e magrissima, seppur di una bellezza unica e perfetta. Quando i suoi occhi disperati e indifesi, gli vibrarono addosso come un violento fendente carico d' odio e disapprovazione, Drias si sentì come attraversare da una scossa elettrica. Aveva iniziato a sudare e il cuore aveva preso a pompargli più velocemente nel petto, accompagnato da un'emozione quasi sconosciuta all'uomo.

- Che mi succede? - si domandò confuso.

- Nulla di grave, avete solo paura... - gli rispose la giovane.

- Paura? -

Adrastar non riusciva a crederci, quel sentimento lo aveva colto piuttosto raramente negli anni.

Cosa avrebbe mai dovuto temere da lei?

Cercando di ritrovare la calma, tornò a guardarla. Era una creatura magnifica; e al dì là di ciò che avrebbe potuto rappresentare per Nicholaus, una ragazza simile in quell'accampamento pieno di famelici avvoltoi, non sarebbe durata un giorno. Drias respirò profondamente. Non poteva proprio riportarla indietro. D'altro canto, il suo re l'avrebbe fatto a pezzi e probabilmente se la sarebbe presa anche coi suoi uomini, se l'avesse deluso. Così si mise una mano in tasca, estraendone un sacchetto di pelle conciata legato all'estremità con una sottile stringa di cuoio, e maledicendo se stesso e il giorno in cui era venuto al mondo lo mise in mano alla fanciulla davanti a sé.

- Sono dieci pezzi d'argento, ti basteranno durante il cammino per Westfalia. Ti scorterò fino alla prossima radura e oltre il fiume, se necessario, ma poi dovrai cavartela da sola. Hai capito? - le propose Adrastar non trovando altra soluzione a quell'ingarbugliata situazione.

Evy si alzò in piedi di scatto. Gli occhi chiari e sinceri dell'uomo inginocchiato di fronte e lei erano incredibilmente simili a quelli dolci e gentili del suo maestro. Il suo cambiamento improvviso la stupì: certo, vista la reputazione che li precedeva, non si sarebbe mai aspettata una cosa simile da un Ronauk. Si asciugò gli occhi, ma in meno di un secondo qualcos'altro la turbò ancora; lo sguardo violaceo puntò oltre Drias, riflettendo chiaramente l'immagine di qualcuno alle loro spalle. Quando si voltò, Adrastar si ritrovò la lama della spada dell'esploratore mandato dal duca puntata alla gola.

- Traditore! Il duca aveva ragione su di voi... - lo incalzò l'uomo davanti a lui, con un lieve accenno di paura nella voce.

Malgrado avesse una chiara posizione di vantaggio, l'esploratore tremava vistosamente.

Per un attimo, Drias sperò non si trattasse di uno dei suoi - un qualunque soldato avesse lottato al suo fianco o sotto la sua insegna - e quando gli fu chiaro che non era così, con un guizzo gli strappò l'arma dalle mani, conficcandogliela dritta sotto il mento. L'uomo emise un gemito indefinito mentre la lama gli trapassava la faccia fino al cranio.

Evy deglutì rimanendo immobile, incerta sul da farsi. Non era affatto stupita della forza inumana di cui disponeva Drias, vista la sua natura, ciò che la impensieriva maggiormente, era che sembrava non esserne cosciente.

- Speravo di averlo seminato: questo idiota mi ha seguito per tutta la notte, lasciando tracce ovunque come una certa ragazzina che ho appena conosciuto... - disse Adrastar subito dopo averlo ucciso.

Evy si rialzò da terra per l'ennesima volta. La vista di quella testa devastata non le suscitò nessuna emozione: quel poveraccio era morto in fretta, senza quasi rendersene conto. Dopo tutto, Drias era stata magnanimo con quell'uomo pensò, mentre si ripuliva le vesti dalla terra e dalle foglie.

- Avete un pezzo di carta su cui posso scrivere? - gli domandò poi la giovane, che di tanto in tanto continuava a guardare con diffidenza verso la creatura che lui non poteva vedere.

Drias aprì la sua sacca e scartò un fagotto con dentro un pezzo di carne secca, pane e formaggio, e ne strappò un pezzo per darglielo.

- E un acciarino? - chiese ancora Evy.

- Non possiamo accendere un fuoco, potremmo attirare l'attenzione di qualcun altro... - ribatté Adrastar.

Ma la ragazza gli tese la mano aperta in attesa, e lui, arrendendosi, gli consegnò anche quello. Evy fece bruciare un rametto e dopo aver disteso il pezzo di carta unta e ingiallita sull'erba, vi scrisse qualcosa sopra, con la punta annerita. Dopodiché lo riconsegnò a Drias, chiedendogli di leggere ciò che aveva scritto ripetendolo tre volte. Lui la guardò stranito, dando ugualmente un occhiata a quelle misteriose parole. Rendendosi subito conto che dovevano far parte di una qualche sorta di formula magica, Adrastar si scostò dalla giovane imprecando.

- Senti mocciosetta, non prenderti ulteriormente gioco del sottoscritto o ti giuro che... che cambierò idea seduta stante! - aveva sbottato Adrastar decisamente contrariato.

- Lo volete vedere oppure no? - continuò la ragazza facendosi coraggio.

- E per farlo dovrei recitare queste stupide parole, per tre volte? Non sono un mago e nemmeno uno stregone, come pensi possa farlo? - volle sapere lui.

- E com'è che ne avete la certezza? Quella creatura dice il contrario su di voi, signore - rispose Evy facendo una smorfia di disappunto.

- Come mi hai chiamato, signore? - Drias scoppiò a ridere.

Quella risata argentina e spontanea la indispose ancor più del necessario, quello strano individuo continuava a prendersi gioco di lei senza darle minimamente credito. Doveva convincerlo a darle retta, solo così avrebbe avuto la possibilità di aiutarla davvero.

- Cosa vi costa? Se non succederà nulla, potrete sempre fare di me ciò che vorrete... anzi, giuro che vi seguirò dal re di mia spontanea volontà - aggiunse lei rischiando il tutto per tutto.

Drias ne aveva decisamente abbastanza di quella stupida commedia, per lui era ora di tornare indietro. Certo, avrebbe dovuto inventarsi qualcosa su quell'uccisione, ma l'inventiva non gli mancava, in qualche modo avrebbe fatto. La luce soffusa del sole che nasceva all'orizzonte, prese presto il posto di quella lunare: se volevano raggiungere i margini del bosco prima del fulgore del mattino, dovevano muoversi. Prese il foglietto e lo lesse, se pur con poca convinzione, sentendosi un perfetto imbecille. Inizialmente non vide nulla, e questo gli fece tirare un sospiro di sollievo. Quando però posò nuovamente gli occhi sulla ragazza, capì di aver guardato nella direzione sbagliata: al suo fianco, infatti, apparve improvvisamente qualcosa di cui proprio non sapeva spiegarsi l'origine.

- Questo è il vostro famiglio! - affermò Evy con soddisfazione.

Era felicissima di avergli dimostrato quanto si sbagliasse su se stesso e le sue vere origini. Adrastar non era un comune mortale e quello spiritello dispettoso, lo provava.

Drias strabuzzò gli occhi, sentendosi cedere le gambe per lo stupore. La sorpresa era stata tanta, che dovette sostenersi al ramo di un grosso arbusto per non cadere. A guardarlo meglio, però, quel bizzarro animaletto non sembrava poi così minaccioso. Aveva più o meno l'aspetto di un grande felino, come quello di un leone o di una tigre, ma di dimensioni decisamente più ridotte. La testa aveva una forma triangolare, e il muso era corto e rotondo. Il corpo di medie dimensioni possedeva un'ossatura fine , un torace largo, e una solida muscolatura. Le zampe erano lunghe e snelle, lo stesso non poteva dirsi della coda che rimaneva gonfia e setosa come un nuvola di pelo fluttuante. Per di più, il mantello lucido e le orecchie enormi, dotate di lunghissimi ciuffi di pelo, simili a piume di uccello, le davano a tratti un aspetto tenero e indifeso. La nota dolente e più spaventosa della bizzarra creatura, ali a parte, erano due impressionanti occhi giallastri che, agilissimi e inquieti, lo fissavano. Per il resto, Adrastar arrivò addirittura a pensare che fosse graziosa. Non poté fare a meno di chiedersi perché, invece, pochi istanti prima quella strana ragazzina l'avesse trovata tanto spaventosa e terrificante.

- Orion... sei tu? - mormorò l'uomo riportando alla mente il ricordo sbiadito e lontano, di un immaginario compagno di giochi di quando era bambino.

Al suono del suo nome, la creatura lo guardò più intensamente. Emise poi una vasta gamma di suoni diversi che spaziarono da rochi e profondi miagolii, ad acuti guaiti. Infine gagnolò, scodinzolando festosa con ampi balzi e saltelli, lasciandolo del tutto spiazzato.


                                                           

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Capitolo 4
*** 3 ***


 
Ora che aveva assunto quell'aspetto decisamente più rassicurante, persino Evy rimase affascinata da quell'essere. Aveva letto dei famigli su uno dei tanti libri della biblioteca di Ambrosia, anche se in realtà, il libro trattava principalmente della storia dei Ronauk: un popolo di abili cacciatori provenienti da Klaryon.

Se nel loro mondo si dedicavano prevalentemente alla caccia di mostri ed esseri malvagi, il loro unico scopo nella terra degli uomini, era quello di rintracciare e uccidere tutti i mezzosangue, e cioè dei figli nati dall'incrocio fra gli umani e le razze magiche presenti nel loro reame. I Ronauk avevano seguito i fuggitivi e la loro progenie impura, fin oltre i confini del loro mondo, per dare la caccia e distruggere chiunque si fosse opposto alla loro filosofia purista. In effetti, tutte le persone dotate di poteri quali maghi, incantatrici, streghe e stregoni, Adrastar compreso, erano Klaryani.

Drias era certamente uno di quei cacciatori. Secondo la data di stesura del trattato su di loro, doveva avere all'incirca quattrocento anni, e il fatto che gli occhi del suo famiglio fossero declinati da un blu profondo al giallastro, indicava che doveva essere morto diverse volte nel corso di quei quattro secoli. La morte doveva avergli cancellato via via la memoria. impedendogli poi di vedere Orion, o anche solo di percepirlo, ed era assai probabile che la vita che stava vivendo, fosse anche l'ultima che gli restava. Su quel piccolo particolare Evy decise che avrebbe sorvolato. Adrastar sembrava essere l'unico a poterle permettere di raggiungere incolume Westfalia, e doveva approfittarne. Quel pensiero però, non fece neanche in tempo a prendere forma nella sua mente che il suono dei corni e i latrati di una muta di cani, si udirono chiaramente in lontananza.

Adrastar imprecò. Aveva dissipato tempo utile in chiacchiere, perdendo il suo vantaggio. A quel punto, su due piedi avrebbe dovuto scegliere fra la sua e la vita di quella impertinente ragazzina, ma un rumore di zoccoli sul sottobosco umido e la consapevolezza di ciò che portavano, lo fecero decidere più in fretta. Nicholaus aveva allettato molti altri, oltre a lui, con le sue promesse, e ora, al pensiero di ciò che avrebbe significato per la giovane, gli sembravano ancora più disgustose e ripugnanti della prima volta che le aveva sentite. Così, d'istinto scattò sulle gambe forti e allenate, trascinandosi dietro quella scomoda zavorra fin dove la vegetazione si faceva ancor più intricata e fitta.

Si accorse di correre più velocemente di quanto avesse mai fatto anche con la piccola strega a cavalcioni sulle spalle. Lo sguardo attento e acuto di Orion era fisso su di lui, mentre volava a mezz'aria indicandogli il percorso più facile da seguire. I muscoli erano tesi, i respiri spasmodici. Ormai il suo corpo era sul punto di cedere, ma la situazione in cui si trovava lo costringeva a fare eccessivi sforzi e a superare i limiti della propria resistenza. All'improvviso si accorse che le sue fatiche non erano state inutili, perché era riuscito a raggiungere la radura oltre il bosco nel tempo di soffio. Una volta allo scoperto però, una coppia di destrieri lo affiancarono alla sua stessa andatura.

Per fortuna non facevano parte dei suoi armati, erano uomini della guardia personale del duca: li avrebbe uccisi senza rimorsi. Uno dei due cavalieri dovette spronare la possente cavalcatura per poterlo superare, e una volta fatto, gli si fermò di fronte tagliandogli la via di fuga. Adrastar reagì azzardando un ampia virata, per poi lanciarsi contro il secondo inseguitore sguainando la spada. Con una mano brandiva l'arma, e con l'altra sosteneva il peso della fanciulla aggrappata a lui. Mentre Orion si avventava sul soldato rimastogli alle spalle, lui aspettò che l'altro lo caricasse. Quando fu abbastanza vicino, Adrastar lo infilzò all'altezza del bacino squarciandogli l'addome. L'uomo cadde a terra esanime e Drias, come posseduto da un ira inconsulta mai provata prima, lo decapitò, ripulendo poi la spada sul mantello della sua vittima. Con gli occhi iniettati di sangue, Adrastar si lasciò guidare verso il secondo inseguitore, dalle stesse imprecazioni che quest'ultimo pronunciava. Quando lo raggiunse lo trovò bloccato dal bacino in giù sotto la stessa massa del suo cavallo, azzoppatosi su qualche sporgenza del terreno dopo l'attacco di Orion. Malgrado le sue accorate suppliche, Drias lo finì in fretta, e senza alcuna esitazione.

Evy rimase immobile, con le dita serrate agli indumenti dell'uomo come un cucciolo aggrappato alla madre.

Con la ragazzina ancora stretta a lui, Drias si fermò poi a riflettere. Gli altri inseguitori non erano lontani: calcolò che per coprire quella distanza ci sarebbero voluti diversi minuti e malgrado l'erba alta fosse un vantaggio a causa degli arcieri, probabilmente non c'è l'avrebbero fatta ad uscirne incolumi. Solitamente in una situazione di così grave pericolo Drias riusciva sempre a trovare una soluzione, ma in quel frangente, gli sembrò che il cervello si fosse bloccato. Non poteva aver buttato all'aria tutta la sua vita per nulla, doveva trovare un modo, e doveva farlo in fretta.

- Stai bene piccola? - le domandò finalmente prima di decidere di proseguire.

- Credo di sì - rispose Evy sforzandosi di non piangere.

- Perché avevi tanta paura di Orion prima? Cosa ti ha spaventata tanto? - volle sapere Drias, quasi intuendo che il potere del suo famiglio potesse andare oltre le sue aspettative.

- Era enorme prima. Grande e minaccioso come una belva delle montagne, con lunghe zanne e affilatissimi artigli... - gli spiegò la fanciulla.

- Enorme quanto? Quanto un cane di grossa taglia, di più? - le chiese ancora.

- Quanto un cavallo - rispose Evy.

- Che i Sette Dei del Caos ti benedicano, bambina! - esclamò Drias.

Orion poteva mutare. Era in grado di crescere abbastanza da portare in groppa una persona, e senza pensarci troppo lo fece montare da Evy. La giovane si accomodò sulla possente schiena dell'animale che come l'avesse compreso, era tornato ad assumere la stessa forma che tanto l'aveva spaventata. Lo stesso Drias rimase senza parole dinnanzi a quello spettacolo terrificante: le lunghissime ed impressionanti zanne fuoriuscivano dalle fauci grondanti fino a sfiorare il terreno, mentre gli affilatissimi e sproporzionati artigli, graffiavano la terra così in profondità,  da sembrare ferite aperte nella carne. Tuttavia, dopo aver compreso che ormai poteva fidarsi, Adrastar gli diede coraggiosamente un'amichevole  pacca sul fianco.

A quel gesto Orion reagì scuotendo bonariamente l'enorme testone; la ragazzina non aveva nulla da temere, con lui sarebbe stata più che al sicuro.

Grazie ad Orion, Evy era riuscita a raggiungere l'altra parte della radura nel preciso istante in cui Drias vide i primi uomini armati attraverso gli alberi. Erano quasi un ventina, e tremò al pensiero di doverli affrontare all'aperto e completamente da solo.

- Dannazione! - sibilò a denti stretti.

Si domandò se possedesse davvero dei poteri magici. Se avesse potuto farci affidamento, magari avrebbe potuto sconfiggerli senza inutili spargimenti di sangue. Gli sarebbe piaciuto metterli in fuga in quel modo, ma aveva fatto una scelta e doveva agire. Avrebbe protetto quella ragazzina a costo della vita, così, nascosto alla vista si avvicinò al cavallo del primo cavaliere che aveva ucciso rifugiandosi dietro la grossa carcassa per non essere visto, né fiutato dai cani.

Una volta in salvo, Evy era rimasta di nuovo sola. Orion l'aveva lasciata per tornare a proteggere il suo padrone e per un momento, guidata da un irrefrenabile desiderio di fuga si mise a correre. L'istinto le aveva suggerito di scappare e lasciarsi alle spalle Adrastar e l'esercito di Ronania. Infondo, pensava, lui era un Ronauk. Un cacciatore mandato da Klarion per ucciderla, non a farle da balia. Drias poteva anche essere l'unico in grado di proteggerla in quel momento, ma sarebbe diventato un nemico implacabile una volta che avesse ricordato chi fosse.

Cosa doveva fare? Si posò una mano sul petto. Il suo piccolo cuore si era messo a battere all'impazzata e il respiro a farsi più corto e pesante. Era forse in pena per lui? Per quell'estraneo che aveva tutte le ragioni di abbandonarla al suo destino e nessuna per aiutarla a compierlo? Si fermò girandosi verso la radura. Dalla sua posizione poteva ancora vedere la carcassa del cavallo azzoppato che Drias aveva ucciso insieme al suo cavaliere, e Adrastar stesso, che inspiegabilmente si era rivelato al drappello di soldati che li inseguivano. Gli uomini armati e gli esploratori con la muta di segugi al seguito, l'osservavano da lontano, fermi ai margini del bosco trattenevano a stento i cani. Sembravano confusi da ciò che vedevano, probabilmente non riuscivano a spiegarsi cosa fosse realmente accaduto in quella foresta. La cosa certa, era che erano troppi perché Drias potesse affrontarli da solo. Così, Evy mise mano alla propria sacca, estraendone un piccolo sacchetto di tela di juta in cui conservava una polvere finissima, prendendone un abbondante manciata.

La ragazza si inumidì le dita, e le alzò per tastare la direzione del vento. Le forti e fresche folate primaverili provenivano dalle sue spalle, dirigendosi proprio verso la radura e i soldati. Era perfetto per attuare il suo sconsiderato ma geniale piano d' attacco: sarebbe corsa verso Adrastar, e soffiato la polvere sul nemico addormentandolo all'istante. Per riuscirci però, prima doveva raggiungere Drias e impedirgli di respirare a sua volta il pulviscolo soporifero. Sapeva che in quel modo si sarebbe messa in pericolo, ma a conti fatti, minaccia o non minaccia, senza di lui non sarebbe arrivata da nessuna parte. Ragion per cui, doveva rischiare. Tornare sui i suoi passi fu la cosa più stupida che avesse mai fatto, pensò, mentre correva verso di lui. Sapeva che l'uomo si sarebbe arrabbiato moltissimo nel vederla tornare, eppure, quella nuova sensazione di potere le diede la forza di continuare a correre, malgrado la possibilità del fallimento si facesse più reale e concreta ad ogni passo.

Esterrefatti e sorpresi, sia Adrastar che i soldati di fronte a lui, nel vederla arrivare rimasero immobili. La piccola figura incappucciata si era fermata un passo avanti dall'uomo quasi a sfidarli, molti risero, mentre altri, invece, presi dallo sconcerto indietreggiarono di un passo. Evy però non si scompose, quei furfanti non avevano idea di cosa li aspettasse. A pieni polmoni soffiò la polvere su di loro: aiutato dal vento, il potente sonnifero si disperse velocemente nell'aria, creando una fitta coltre rossastra. Dopo un primo momento di confusione, Drias scattò verso di lei afferrandola per la manica della logora casacca che indossava. Si fermarono solo un momento a guardarsi le spalle e quando si resero conto che uomini e animali giacevano a terra privi di coscienza, scomparvero nella vegetazione.

- Come avete detto? - il tono vibrante e distorto dall'ira di re Nicholaus aveva zittito seduta stante sia gli ufficiali che lo stesso duca, riempiendo l'interno della tenda reale di un pesante e opprimente silenzio.

Uno dei soldati mandati alla ricerca dell'adepta di Segundus e di Adrastar - di cui ormai non si avevano più notizie - aveva affermato di aver visto con certezza l'uomo e la ragazza in combutta fra loro. Aveva riferito inoltre di quello strano avvenimento, in cui lui, e tutti gli uomini del suo drappello, cani compresi, fossero caduti in uno strano e improvviso stato di torpore. Oltre al fatto che si fossero risvegliati in quella selva impenetrabile, solo molte ore più tardi, e sul far della sera.

La maggior parte dei soldati che lo conosceva, aveva stentato a credere che Adrastar avesse tradito Nicholaus.

Solo dopo aver recuperato i cadaveri dei due cavalieri uccisi da Drias, anche tutti gli altri, compresi alcuni degli uomini al suo comando, iniziarono a dare credito alle confuse affermazioni di quei soldati.

- Quanto vantaggio credete abbiano a questo punto? - domandò il re.

- Un giorno di cammino, non di più. Se sono diretti a Westfalia, dovranno attraversare i territori Jungari a nord est, e proseguire lungo la sottile linea di confine che divide Saarland da Ronania. Di sicuro si fermeranno qui, a Bodan, sulle sponde dei laghi gemelli... - gli rispose uno dei suoi comandanti.

L'insediamento portuale di Bodan era una tappa obbligatorio sul loro cammino; se volevano raggiungere l'isola di Atalon, dovevano per forza imbarcarsi. Oltre alla cittadina portuale, Bodan comprendeva ampi sobborghi e una fortezza, che abbarbicata su una altura dominava l'intera vallata, laghi compresi. Ed proprio nel mezzo di uno di quegli ampi bacini, che si trovava l'isola di Atalon. Il santuario di Celestia sorgeva su quel piccolo e isolato lembo di terra come ultimo baluardo della magia nel mondo degli uomini, per quello era così importante che Evy lo raggiungesse. Nicholaus non poteva permettere che un simile potere tornasse nelle mani di chiunque avesse le abilità necessarie per usarlo. La magia e i poteri che ne derivavano erano ormai, l'ultimo ostacolo ai suoi piani di conquista. Lui non l'aveva mai vista come un opportunità, al contrario, l'aveva sempre temuta, come temeva e disprezzava chiunque provenisse da Klaryon.

Il re aveva sempre creduto all'esistenza di quel reame mistico, nonostante i quattrocento anni passati e le molte leggende legate a quel posto, lo avessero relegato a una mera fantasia. Si era favoleggiato per anni di quel mondo fantastico, e molti erano stati quelli che avevano deciso di affidarcisi per trovarvi salvezza. Nicholaus invece, avrebbe definitivamente chiuso i ponti con quel mitologico luogo di perdizione, fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto in vita. Lui soltanto avrebbe governato quei territori conquistati con tanto sangue e dolore, e con l'unico potere che conosceva e riteneva legittimo, il proprio.

- Avvertite per tempo il Signore di Bodan. Al loro arrivo, quel macellaio del Conte nero, avrà certamente di che passarsi il tempo amici miei...- sibilò il re carico d'odio.


Adrastar alzò gli occhi al cielo, riconoscendo il rumore delle ali dei piccioni viaggiatori del re. Anche lui se n'era servito in passato per comunicare con gli altri stanziamenti dell'esercito. Potevano percorrere fino a mille chilometri in un giorno, ed erano abbastanza robusti da resistere al clima rigido e inclemente del nord.

- Volano verso Westfalia? - chiese Evy seguendo i candidi uccelli fino a dove lo sguardo le permetteva.

- Sì e significano solo un mucchio di guai per noi, lo capisci vero? - replicò Drias.

- Avreste dovuto aspettarvelo. Non siete voi il grande condottiero? Il valoroso ed esperto soldato? Come avete potuto farvi vedere nella radura, se non vi avessero riconosciuto sareste potuto tornare indietro, e magari, inventarvi qualcosa...- ribatté Evy.

- In realtà contavo di ucciderli tutti. I morti... generalmente non parlano - le rispose Drias seccato.

- E poi, per farlo avrei dovuto abbandonarti, o peggio, portarti con me da re Nicholaus - aggiunse  subito dopo, cercando di riprendere fiato dopo quella folle corsa.

- Mi dispiace, se solo avessi dato ascolto a Segundus. Mi aveva avvertita di attendere nella foresta il mio destino, almeno, così l'aveva chiamato dopo averlo visto nella sua visione. Decidendo di seguire voi, ho rovinato tutto. La vostra, e anche la mia vita a quanto pare - disse Evy piena di sconforto.

- Il tuo destino? E che aspetto dovrebbe avere questo fantomatico salvatore? Quel ciarlatano ti ha ingannata, preferendo salvarsi a tuo discapito! - affermò con convinzione il mercenario.

- Siete la persona più strana che abbia mai incontrato, lo sapete? - sbottò improvvisamente lei.

Evy non era infastidita dalle illazioni di Drias, conosceva Segundus, l'aveva allevata, e per nessuna ragione al mondo l'avrebbe messa in pericolo. Ciò che non riusciva a spiegarsi fino in fondo invece, era la sua ostinazione. Malgrado avesse passato anni nell'ignoranza di sé e dei suoi poteri magici, dopo aver visto Orion e ciò di cui era capace, Drias, avrebbe perlomeno dovuto ricredersi. Pensò che dovesse essere difficile per un uomo abituato alle brutture della guerra e a una vita senza fede, cambiare opinione così repentinamente, forse era per quello che ancora dubitava.

- La persona più folle vorrai dire, visto che ho gettato via tutta la mia vita per una sconosciuta. E per cosa? Segundus o no, ora sono io il tuo destino... - sentenziò lui.

Era spinto a proseguire da un istinto sconosciuto a cui non sapeva sottrarsi. Dal momento in cui aveva pronunciato quelle parole magiche e visto Orion, Adrastar aveva addirittura iniziato a percepire il creato in modo diverso. Non sapeva spiegarsi quella sensazione: per lui era stato come venire di nuovo al mondo o come vedere e sentire, per la prima volta. Si domandò che scopo avesse avuto la sua vita prima di quel giorno, e se davvero, nonostante tutto, fosse veramente lui la persona che quella fanciulla dagli occhi di fata aspettava. Gli piaceva crederlo, dal momento che aveva reso vani tutti gli sforzi fatti in quegli anni per arrivare dov'era, solo per salvarla.

- A proposito, come ti chiami ragazzina? Non me l'hai ancora detto - le chiese Adrastar preparandosi a ripartire.

- Evynne... Evy, per gli amici - rispose lei.

- Solo Evy? - indagò lui sempre più incuriosito.

- Sì, solo Evy. Non ho mai conosciuto i miei genitori. Al santuario bastava chiamarmi per nome, per ottenere la mia completa attenzione - controbattè la giovane.

Forse aveva toccato un tasto dolente, la ragazza non aveva una famiglia d'origine a cui affidarsi e questo, lo fece infuriare ancora di più con quel sedicente mago che l'aveva abbandonata tutta sola in quel bosco. Se un giorno avesse avuto modo di incontrarlo, glielo avrebbe fatto presente, e a modo suo, pensò Drias, iniziando a raccogliere le poche cose che era riuscito a salvare dopo essersela data a gambe a quel modo.

- Adrastar Drias - replicò lui tendendole la mano.

- Siamo amici, giusto? - aggiunse Drias sperando d'averle dimostrato di potersi fidare.

Nonostante non fosse ancora del tutto certa che mettersi nelle mani di quello strano individuo fosse stata una buona idea, Evy accettò suo malgrado quel compromesso, finendo addirittura per sorridergli.

- Sì, siamo amici! - gli rispose.


 

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Capitolo 5
*** 4 ***





 
Proseguirono il loro cammino fino al tramonto, fermandosi di quando in quando per riposare. Se Adrastar non aveva problemi a muoversi per ore, Evy sembrava aver bisogno di riprendere fiato più spesso, così decisero di passare la notte presso un rado querceto poco oltre i margini del bosco. La folta cupola di vegetazione che li aveva protetti fino a quel punto si era fatta via via meno fitta: più avanti sarebbero stati senza difesa, perché oltre quella foresta, si estendeva un'immensa pianura verdeggiante.

- Dove hai imparato a fabbricare la polvere soporifera? Non pensavo che al Santuario di Ambrosia insegnassero agli adepti a fare cose simili - le chiese Drias, dopo aver provveduto a controllare che nei dintorni non ci fossero pattuglie di ricognitori o drappelli di mercenari.

- Ho letto la formula in un libro... - tagliò corto Evy, sedendosi sfinita su un grosso tronco cavo.

Adrastar per un istante la osservò in silenzio. La piccola si massaggiava i piedi stanchi e affaticati; benché avesse gli occhi lucidi e fosse esausta, per tutto quel periglioso tragitto non si era lamentata una volta, e l'ammirava per questo. Nonostante i suoi quattordici anni, a guardarla Evy pareva davvero ancora una bambina. Ciò nonostante, aveva dimostrato un immenso coraggio decidendo di tornare indietro a salvarlo. Sorrise fra sé e sé a quel pensiero: mai si sarebbe aspettato un gesto simile da un estraneo, così, ancora stupito ma pieno di riconoscenza, si preoccupò di preparale un giaciglio più comodo dove dormire.

Drias aveva deciso di utilizzare come focolare, il grosso tronco cavo su cui Evy si era seduta qualche istante prima. Dopo aver provveduto a chiudere con un altro pezzo di legno e della resina la parte superiore, dopo aver acceso il fuoco Evy notò che il fumo restava intrappolato all'interno del fusto senza disperdersi. In quel modo avrebbero potuto scaldarsi e cucinare qualcosa, senza che nessuno si accorgesse della loro presenza. Dunque, lei non era l'unica a conoscere trucchetti geniali, anche Adrastar sapeva il fatto suo.

- Hai una borraccia da riempire? - le domandò ancora.

- Sì, ho una piccola fiaschetta nella borsa da viaggio - replicò Evy porgendogliela.

- Te la sentì di aspettarmi da sola un momento? C'è un torrente poco lontano da qui. Riempirò le nostre borracce d'acqua fresca e tornerò in men che non si dica... - le disse per tranquillizzarla.

Gli pesava doverla lasciare, anche sapendo che Orion avrebbe badato a lei in sua assenza. Ma Evy fece un gesto d'assenso col capo, avvicinandosi alla piccola fiamma che avevano acceso e che lentamente prendeva vigore, facendosi sempre più irrequieta e convulsa e a lui non rimase che arrendersi. Quando il fuoco prese bene sulla legna secca che avevano raccolto, Adrastar si allontanò, e lei poté rilassarsi, sentendosi finalmente avvolgere da quel prezioso e agognato calore di cui aveva un bisogno disperato, fino ad addormentarsi inconsapevolmente.



Quando riaprì gli occhi ci mise più di un momento a realizzare daver dormito tutta la notte, visto che albeggiava. I morsi della fame si erano fatti sentire praticamente subito, un buon profumino proveniva da un paiolo che bolliva sul fuoco acceso, e lei ne respirò l'aroma a pieni polmoni: le venne l'acquolina in bocca al pensiero di assaggiare quella zuppa calda e dall'odore invitante.

- Buon giorno, ben svegliata! - la voce familiare di Drias cozzò violentemente con la sua nuova immagine; era irriconoscibile, non solo si era lavato e tagliato i capelli, si era sbarbato per giunta. L'uomo riflesso nello specchio che finiva di radersi la faccia, era molto più bello e giovane di quanto si fosse mai aspettata. Non potendo fare a meno di arrossire, abbassò lo sguardo. Drias era nudo dalla cintola in su, e malgrado avesse il torso devastato da moltissime cicatrici non poté fare a meno di trovarlo affascinante.

- D-Drias... - l'imbarazzato tremolio nella voce di Evy quando lo chiamo, gli fece comprendere meglio il motivo per cui la ragazzina si era improvvisamente nascosta sotto il cappuccio della pesante mantellina invernale che indossava.

- Scusa, avrei dovuto avvertirti... mentre riempivo le borracce sono scivolato nel torrente. Ero già bagnato fradicio, così ho pensato bene di lavarmi. I miei vestiti dovrebbero essere asciutti ormai, su, vieni e mangia qualcosa, la zuppa è ottima! - le rispose lui mentre finiva di affilare su una stringa di pelle, la lama del pugnale che aveva usato come rasoio.

Nel tempo che Adrastar ci mise a rivestirsi, l'imbarazzo di Evy lasciò il passo allo stupore. Da quanto aveva letto, i Ronauk possedevano molte capacità, fra le quali anche quella della guarigione istantanea da numerosi generi di ferite. Allora, per quale motivo Adrastar aveva ancora il corpo ricoperto di segni tanto evidenti? Era forse perché per anni la sua connessione spirituale con Orion, era stata in qualche modo interrotta? Quelli come Drias su Klaryon, per via dei loro famigli venivano anche chiamati Anime Corazzate. E in effetti, fra gli abitanti di quel reame magico, i Ronauk erano senza ombra di dubbio gli esseri più dotati. La quantità di magia di cui disponevano era talmente grande da non poter essere contenuta completamente dal corpo, del resto, loro famigli altro non erano che la proiezione di quel potere, che a secondo dell'inclinazione della persona a cui apparteneva, poteva assumere diverse forme e dimensioni.

Adrastar Drias doveva essere stato un grande cacciatore, e quasi certamente era stato mandato per catturare un qualche traditore fuggito da Klaryon, qualcuno di altrettanto potente e pericoloso quanto lui. Evy iniziò a pensare che la preda designata potesse essere solo una fra le uniche due persone che riteneva avessero quelle caratteristiche, e cioè Segundus, suo tutore e maestro, e il Magister di Celestia, Lord Obsidian. Poi, la sua attenzione fu richiamata da qualcosa di luminoso che sembrava muoversi dietro il collo di Drias, l'intreccio del ricamo formava un circolo energetico molto simile a quello usato dai maghi e dagli stregoni, per imprimere sulla pelle dei loro nemici sigilli e maledizioni. Era un circolo magico di settimo livello: si potevano leggere chiaramente le parole incise con la magia all'interno delle sezioni tondeggianti che si richiudevano una sull'altra quasi a formare una spirale. Lei ne riconobbe chiaramente la natura, dando finalmente una spiegazione logica alle condizioni di Adrastar, ma la cosa non le piacque affatto.

- In Sanct Grav, Ort Sanct, In Ex grav ... - mormorò Evy mentre le leggeva.

- Cosa borbotti, un altra assurda formula? - le domandò lui ingenuamente.

- Avete un tatuaggio sul collo, lì, proprio dietro l'orecchio. Ci sono incise queste parole e io... le ho semplicemente lette - si giustificò Evy, di nuovo in imbarazzo.

- Un tatuaggio? - la reazione perplessa e stupita di Drias fu più eloquente di mille parole. Cercò di scorgerlo usando lo specchio, ma non vide nulla di strano. Ai suoi occhi non c'era niente sulla pelle del collo.

- La prima è una magia di difesa, insomma, le parole possono significare muro o blocco, o anche barriera - gli spiegò Evy attirando definitivamente la sua attenzione.

- E il resto? - volle sapere Adrastar sempre più interdetto.

- La seconda è una magia di supporto. Estrae il potere magico dal corpo della vittima designata, donandolo al mago che ha lanciato l'incantesimo - gli rispose la giovane.

- Anche la terza è una magia di difesa: crea una striscia di energia paralizzante, e questo è davvero strano, perché se foste davvero entrato all'interno del santuario di Ambrosia, per effetto di questo incantesimo non avreste più potuto muovervi. A dirla tutta, non avreste nemmeno dovuto mettere piede là dentro... è possibile che il sigillo si stia scaricando e stia divenendo instabile... - replicò Evy anticipandolo.

Adrastar si alzò in piedi sovrastandola con la propria statura. Era evidentemente che fosse contrariato. Quegli incantesimi avevano strappato a Drias parte del suo potere, facendo di Orion un fantasma e di lui, un uomo senza un passato né scopo. Ma come era venuto quel temporale emotivo, che sembrava averlo profondamente turbato, se ne andò. Adrastar si chinò nuovamente su di lei, sorridendole.

- Penso che dovrei sentirmi lusingato, non credi anche tu? -

- Sul serio? E perché mai, vi hanno tolto molto - sbottò Evy con le lacrime agli occhi.

- Pensaci bene. Si sono presi un bel disturbo per neutralizzarmi, no? Questo significa che dovevano avere una paura tremenda di me e del mio lavoro... qualunque esso fosse. Oltre al fatto che se quello che dici è vero, il potere di questo sigillo prima o poi si estinguerà, consentendomi di ricordare chi sono veramente. Magari potrò tornare dalla mia famiglia. Sempre ammesso che ne abbia una, si intende. Non è magnifico? - disse poi Adrastar, con l'espressione più ridicola che avesse mai visto sul viso di qualcuno.

- Avevate ragione prima. Non siete strano, siete folle! - gli rispose Evy tirando buffamente su col naso.

Era troppo giovane per comprendere fino in fondo il maldestro tentativo fatto da Drias di sdrammatizzare la cosa. L'uomo aveva notato la faccia mortificata della giovane; lei gli aveva rivelato quella cosa inconsapevolmente, e forse, si era sentita in colpa per averlo fatto. Pareva averne passate davvero tante nella sua breve esistenza, e Drias pensò che infondo, i suoi guai non erano nulla paragonati a quelli di Evy. L'esercito più grande mai visto si muoveva in tre direzioni, e seppur diviso, si espandeva come un lungo velo d'ombra oscura, su foreste, campi e villaggi a perdita d'occhio. Nicholaus avrebbe continuato ad avanzare verso sud prima di annientare ciò che restava dell'armata di Saarland,  e poi avrebbe conquistato la capitale. Non avrebbe lasciato la presa su di loro e nemmeno su Westfalia, del resto; aveva comandato per mesi uno dei suoi contingenti più numerosi sapendo esattamente cosa l'avrebbe aspettato. La falsa benevolenza del re, la sua ipocrisia e crudeltà nel voler imporre ai popoli assoggettati una propria filosofia, negandogli ogni diritto alla libertà di culto e di pensiero, erano le ragioni principali che l'avevano spinto a proteggere Evy, benché fosse solo un estranea. Se era così importante per lui trovarla, allora impedirgli di farlo, l'avrebbe rallentato e magari, chissà, anche fermato per qualche tempo.

- Come fai a conoscere tutte queste cose Evy? Non dirmi che anche questo l'hai letto in un libro, piccola - chiese lui cercando di comprendere meglio la situazione.

- Il Grimorio che tratta di tutti e nove i circoli, le formule in essi contenute, le loro proprietà e le classi alle quali appartengono si chiama Enchiridion. Letteralmente, questa parola significa orazione contro ogni sorta di sconfitta. Contiene anche formule misteriose su come vincere una guerra, ottenere la fedeltà di una donna, o attirare su di se' la fortuna e la vittoria - aggiunse la ragazza.

- E avete lasciato un simile tesoro nelle mani di quel pazzo? Nicholaus intende distruggere ogni fonte di magia solo per potersene servire da solo, è così ovvio... E voi... Mio dio, è imperdonabile! - sbottò Drias sempre più turbato e confuso.

- No, non è così. Ogni parola, frase o concetto contenuta in quei libri è racchiuso nella mia mente, adesso. Su quei testi non c'è più nulla! Quando Nicholaus scorrerà quelle pagine, tutti i libri della biblioteca si dissolveranno fra le sue mani come cenere al vento. In ogni caso, nessuno avrebbe la capacità di leggere quell'antica scrittura tranne me - replicò Evy con gli occhi lucidi e pieni di lacrime.

Lo sguardo incredulo di Adrastar e l'espressione spaventata dell'uomo, finirono però per peggiorare la situazione. Evy iniziò a piangere disperatamente e a singhiozzare.

- Tu sei davvero la custode di tutto quel sapere Evy? -

- Sì - gli confermò la giovane.

- Va bene, allora è tutto a posto piccola. Ti aiuterò io, ti proteggerò. Arriverai sana e salva ad Atalon, te lo giuro! Ma ora smetti, ti prego. Non piangere più... -

Gli si sciolse il cuore quando ancora in lacrime Evy gli si gettò fra le braccia. C'era qualcosa di veramente preoccupante e terribile in quella profonda conoscenza, ora capiva perché Evy fosse tanto preziosa per Nicholaus. Il sovrano di Ronania aveva distrutto santuari e biblioteche, semplicemente perché erano diventati inutili. La ragazza gli raccontò anche di essere stata ospite del Magister del Santuario di Nocturnia per ben sei anni, prima di raggiungere Segundus ad Ambrosia. Ora si spiegava tutto. Grazie a quella strana ragazzina, per una volta nella vita avrebbe potuto fare qualcosa di buono. Aveva di nuovo uno scopo, e anche se non l'avrebbe mai ammesso apertamente, ne era felice. In realtà il mestiere della guerra non gli era mai piaciuto; aveva combattuto più per necessità che per diletto. Il denaro era stato un mezzo per ottenere una posizione e acquisire più potere all'interno dell'armata a cui si era affiliato, e malgrado ancora non sapesse spiegarsi fino in fondo il motivo di quel suo drastico e repentino cambiamento interiore, dentro di se sentiva che ogni passo fatto fino a quel momento, era stato fatto per lei. Malgrado avesse ancora tante domande da fare, con quell'unica certezza nel cuore, Drias decise di rimettersi in cammino.

Da quel momento in poi, lui e Evy avrebbero dovuto trovare un modo per passare inosservati. Fino ad allora erano riusciti a stare lontani da sentieri battuti e strade che ora però erano costretti a percorrere, se volevano oltrepassare il confine fra Saarland e Ronania. Allora che fare? Cambiare radicalmente aspetto li avrebbe potuti aiutare. Se fossero riusciti a raggiungere un villaggio, per lo meno avrebbero potuto cambiarsi gli abiti e magari comprare un carro, o un paio di cavalli,pensò Adrastar.

- Non c'è una magia per questo, vero? - domandò Drias per essere sicuro di non avere altra scelta che rischiare.

- Per cambiare aspetto? C'è ne sono diverse in realtà, ma solo i maghi più potenti hanno la capacità di farlo - lo informò Evy.

- C'è un altro modo però, e spero che funzioni. Malgrado i sigilli interferiscano con i vostri poteri, credo che possiate usare comunque un portale magico per spostarti da un luogo all'altro - Evy spiegò a Drias che tutti gli abitanti di Klaryon avevano questa facoltà, e cioè quella di usare lame di luce riflessa, come porte per viaggiare.

Ogni mago o stregone poteva creare la sua porta personale usando un oggetto, e benché lo specchio usato da Adrastar per radersi fosse poco più che un piccolo pezzo di vetro, per Evy poteva funzionare.

- E' così che Segundus ha lasciato il santuario? - chiese Drias dopo averci riflettuto un momento. Evy assentì, ammettendo di avergli mentito su Segundus.

- E perché non ti ha portata con lui? - domandò.

- Per via di quella parte di me... che non riesco a controllare. In ogni caso, non abbiamo scelta - rispose Evy affranta.

Quando Evy spiegò ad Adrastar di cosa si trattava, lui rimase in silenzio per parecchio.

- Quindi, sei una mezzosangue. Tua madre era una maga e tuo padre un comune essere umano, o il contrario? A dirla tutta, non sembra così terribile - le rispose lui, senza comprendere veramente le reali implicazioni.

Se solo avesse ricordato, non l'avrebbe pensata i quel modo, si disse Evy. Ma dopo quel pensiero, la giovane riportò la sua attenzione su una questione più urgente: dovevano trovare un modo per passare inosservati da quel momento in poi.

L'insistenza della ragazza finì per convincerlo a provare, prima però, doveva metterla al sicuro. Si ricordò di aver notato un buco sul fianco di una collina, poco lontana dal torrente in cui era caduto la notte precedente. Non era abbastanza grande da contenere un adulto, ma un bambino si, pensò Drias. Si affrettò a recuperare tutte le loro cose, preoccupandosi di spegnere il fuoco e riempire di terra il tronco vuoto usato come focolare, prima di abbandonare quel luogo. Ripercorsero per un breve tratto la strada fatta fino al torrente, e dopo aver raggiunto il buco semi nascosto da un folto cespuglio, Adrastar mostrò a Evy l'entrata.

- In tutta onestà, non so davvero da dove cominciare... - le confessò preoccupato.

- Non è difficile. Dovrete concentrarvi su un posto in particolare, o su in luogo in cui siete già stato. La lama di luce perdurerà abbastanza da permettervi di arraffare quante più cose possibili e tornare indietro. Vi è tutto chiaro? -

- Certo che sì! - replicò Drias iniziando a sudare freddo.

Non capiva perché l'idea di doverla lasciare, lo affliggesse così tanto. La posizione era ideale; i cani non avrebbero potuto fiutarla e nei dintorni, a quanto pareva non c'erano pericoli imminenti.

Eppure, si sentii come se la stesse tradendo.

Seguendo le istruzioni di Evy, Adrastar fece in modo che i raggi del sole si riflettessero sullo specchio, creando un sottile raggio di luce di fronte a se'. Sempre seguendo le indicazioni della giovane, aveva dovuto disegnare un simbolo col proprio sangue sul vetro dell'oggetto e pronunciare un incantesimo, per ottenere il risultato sperato. Quando finalmente riuscì a vedere attraverso quel lampo il villaggio dove aveva vissuto per anni, dopo essersi risvegliato privo di memoria, rimase a bocca aperta per la sorpresa. Titubante le lanciò un ultima occhiata, Evy non sembrava spaventata, così, finalmente si decise ad oltrepassare quell'angusto e misterioso passaggio.

La ragazza era rimasta per qualche tempo ad osservarlo attraverso quello stesso squarcio, fino a quando non lo vide svanire completamente al suo interno. Orion aveva guaito a lungo dopo la partenza del suo padrone, ma poi, le si era avvicinato strusciandosi contro i suoi abiti in cerca di attenzioni. Inaspettatamente, era riuscita a farsi coraggio proprio grazie alla sua presenza. Quella bizzarra creatura poteva apparire grande e minacciosa quanto una belva affamata, oppure, come in quel momento, manifestarsi sotto forma di una piccola e tenera palla di pelo impaurita e bisognosa d'affetto. In ogni caso, per lei rappresentava la presenza di Drias al suo fianco e in quell'occasione particolare, non poté che esserne felice. Ubbidendo agli ordini di Adrastar decise di nascondersi, rimanere all'aperto era comunque troppo rischioso. Dovette mettersi a carponi per infilarsi in quell'oscura apertura nel terreno, finendo per sporcarsi completamente di quella terra morbida profumata e scura, sia i vestiti che le mani. Fortunatamente il buco si allargava un po' verso l'interno, e proseguì fino a trovare abbastanza spazio per potersi mettere seduta e attendere.

Mentre Orion le si arrotolava come un morbida fusciacca attorno al collo per scaldarla, Evy gli si strinse contro con impeto, pregando il cielo che Adrastar tornasse da lei, il più in fretta possibile.

In quel medesimo istante, Drias apparve smarrito e confuso, proprio al centro della piazza principale del villaggio in cui aveva desiderato tornare. Nel tempo che ci mise a realizzare d'aver realmente percorso centinaia di miglia in meno di un secondo, si rese anche conto che stranamente, nessuno aveva fatto caso a lui. Si portò improvvisamente una mano al collo sfregandosi la pelle dietro l'orecchio: il marchio impostogli e fino a quel momento invisibile ai suoi occhi, stava letteralmente iniziando a bruciare. Il sigillo che avrebbe dovuto impedirgli di usare la magia, aveva iniziato a fargli davvero molto male. Era come se stesse letteralmente emergendo da sotto l'epidermide, perché al tatto poteva seguirne i contorni circolari e misurarne lo spessore. Si domandò come fino a quel momento non si fosse mai accorto di quel tatuaggio, e imprecò al pensiero che qualcuno avesse osato tanto. Per quale motivo gli avevano strappato via con tanta violenza l'essenza stessa del suo essere? Strinse i denti, quel dolore pulsante non doveva distrarlo dalla sua missione, era pieno pomeriggio, e presto il sole sarebbe tramontato. Al calar della sera la lama di luce si sarebbe dissolta, e terrorizzato da quell'evenienza, malgrado il dolore si sforzò di dedicarsi più in fretta alle sue compere.



Nei dintorni di Ambrosia intanto, una strana figura si aggirava non veduta fra i soldati di Ronania in cerca di notizie. Era stata mandata in quel luogo dal capo del suo clan, per prendere in consegna una giovane fanciulla di nome Evy. Non avendone trovato traccia dove avrebbe dovuto, aveva temuto fosse stata catturata proprio da quegli infidi e brutali invasori da cui avrebbe dovuto proteggerla.

- Che il demonio se lo porti! Quando lo troverò, gli spezzerò braccia e gambe, e dopo averlo eviscerato, lo impiccherò con le sue stesse budella! - esclamò con rabbia un mercenario grande e grosso.

Non contento, il soldato si augurava che quello spergiuro del suo ex comandante finisse all'inferno tormentato da mille diavoli in eterno. Il mercenario in questione si chiamava Petrus, e discutendo animatamente con alcuni dei suoi compagni aveva continuato a sbraitare e inveire per ore contro l'uomo che così vigliaccamente, gli aveva ingannati e traditi. Quasi tutti i componenti dell'armata di Adrastar non riuscivano ancora a credere al suo voltafaccia, molti avevano espresso pareri discordanti sulla defezione di chi li aveva guidati per anni a costo della propria vita. Quei discorsi avevano inevitabilmente finito per attirare l'attenzione di Zlabya, la giovane donna era guerriera Jungara appartenente al nobile popolo dei Nati Liberi, nomadi abitanti nelle cosiddette terre aride dell'Est.

Gli Jukaghiri, da sempre compagni e preziosi alleati di maghi e stregoni avevano occupato quei territori di confine all'alba dei tempi, e vi avevano vissuto in pace per molti secoli prima dell'incoronazione di Nicholaus. Ma solo dopo che il Magister di Ambrosia li aveva interpellati, avevano deciso di agire. Grazie agli antichi rituali appartenenti al suo retaggio, Zlabya era riuscita a nascondersi alla vista del nemico Ronaniano per ben due giorni prima di riuscire a capire come fossero andate veramente le cose. L'uomo in questione si chiamava Adrastar Drias, e fino a pochi giorni prima, era stato il loro comandante. Ricordavano di averlo visto per l'ultima volta mentre si addentrava da solo, nel fitto bosco che circondava quelle valli. Avevano sentito da altri soldati al servizio del Duca di Siagrio, che l'avesse fatto per duecento pezzi d'oro. Adrastar era stato accusato di essere passato al nemico e che quella cospicua somma, gli fosse stata pagata addirittura dal re di Westfalia in persona. Se quello che dicevano era vero, per il momento la giovane Evy pareva essere in salvo. Ma a parer suo, il pericolo incombeva ancora sulla giovane, visto che non conosceva nulla dell'uomo che l'aveva presa in consegna. Per quel che ne sapeva di lui, Adrastar Drias poteva essere una spia di Westfalia, un traditore loro alleato, come un mascalzone e un avido furfante. Così, si rimise in cammino seguendo quelle poche traccie che era riuscita a trovare: avevano tre giorni di vantaggio su di lei, doveva far presto.



 

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Capitolo 6
*** 5 ***






 
Malgrado avesse dormito tutta la notte riscaldata dal tiepido tepore di Orion, Evy si appisolò nuovamente, sognando di Ambrosia del santuario e di Segundus. Le rosee e tenere labbra si piegarono in un sorriso; in quel mondo onirico era al sicuro, e fra le braccia dell'uomo che l'aveva cresciuta. Ciò nonostante, Orion era ancora con lei. Sentiva chiaramente il battito accelerato del suo cuore e il respiro che, al contrario era calmo e regolare. Una parte di lei era rimasta in contatto con la realtà che la circondava: infatti, quando riaprì gli occhi capì immediatamente che qualcosa non andava. Adrastar non era ancora tornato, e la luce che filtrava dall'apertura del buco in cui si era nascosta era scomparsa. Uscì dal suo rifugio col cuore in gola.

Quella sensazione spiacevole la colse con più forza quando avvertì una voce provenire dal torrente che fiancheggiava la collina. Adrastar vi si era sdraiato dentro, cercando di trovare sollievo nella frescura di quelle acque. Quando Evy lo raggiunse e gli toccò la fronte, capì. Scottava.

- Che diavolo stai facendo? - mormorò lui riprendendo improvvisamente conoscenza.

- Il sigillo sta lentamente riemergendo. L'incantesimo che ti incatena è più potente di quanto credessi, e cerca in ogni modo di impedirti di usare la magia - disse Evy appoggiandosi a lui per non cadere.

- Stupida! Non dovevi uscire dal rifugio. Sei davvero una sciocca ragazzina incosciente! - le gridò Drias in collera.

- Non sono sciocca. Senza il tuo aiuto non arriverei mai ad Atalon, è semplice sopravvivenza - obbiettò lei cercando di aiutarlo ad alzarsi.

- Allora fa' qualcosa, ma fallo in fretta! - le rispose l'uomo con rabbia.

Evy prese un ciottolo dal fondo del torrente e una piccola boccetta dalla borsa da viaggio. Dopo di che, dosò con cura un paio di gocce di quella strana sostanza, lasciandole cadere sul piccolo sasso in modo che lo ungessero per bene.

- Ora alzati e torniamo alla tana nella collina. Dovrai ripetere queste parole tre volte e gettaci dentro la pietra perché funzioni - aggiunse la giovane.

- Evy sverrò se lo faccio... Così non potrò proteggerti - l'avvisò lui.

- Non dovrai ricorrere al tuo potere... fallo Adrastar, e quel buco si espanderà abbastanza da contenerci entrambi. Ti fidi di me? - gli domandò Evy.

- Che c'è in quella bottiglietta? - le chiese cercando di rimettersi in piedi.

- Magia liquida - rispose Evy arrossendo.

- Magia liquida? - ripeté Adrastar del tutto impreparato alla cosa.

Stava sul serio perdendo i sensi, ma evitò di fare ulteriori domande, sforzandosi di raggiungere quel buco nella terra. Si reggeva a stento sulle gambe e quei pochi metri gli sembrarono i più lunghi mai percorsi in vita sua. Con l'aiuto di Orion, alla fine si era letteralmente trascinato verso quella tana oscura, finendo per adagiarsi esausto sul manto erboso a poca distanza dall'entrata. Strinse più forte nel pugno il ciottolo ricoperto da quella sostanza appiccicosa e luccicante, ripetendo per tre volte le parole che Evy gli aveva insegnato. Non appena il sasso ne oltrepassò l'apertura, il buco si ingrandì tanto da far tremare l'apice stesso della collina in cui era stato scavato. Perfino gli alberi che vi erano cresciuti sopra caddero riversi al suolo. Alla fine, si ritrovò davanti quello che sembrava essere l'ingresso di una grotta.



Grazie agli atavici rituali degli sciamani Jungari, Zlabya dimezzò la distanza che la separava dai due fuggitivi, in meno di una notte. Un intero battaglione di soldati Ronaniani si era distaccato dall'armata principale per inseguire Adrastar e la fanciulla che re Nicholaus cercava, complicandole le cose. Era come se un intero sciame di locuste si fosse riversato tutto insieme sulla terra, depredando e uccidendo chiunque vi si opponesse o gli capitasse a tiro. La cattiveria di Nicholaus non aveva eguali al mondo; molti componenti di quella milizia facevano ancora parte dell'esercito di Adrastar. Gli stessi mercenari con cui l'uomo aveva condiviso vittorie e sconfitte negli anni più bui della sua esistenza ora gli davano la caccia con l'ordine di catturarlo vivo e consegnarlo al re. Cosa che, almeno per il momento, Zlabya non poteva permettere.

Celata agli occhi altrui dagli incantesimi marchiati a fuoco su gli abiti che indossava, la giovane donna aveva anche cercato di depistarli. A quel punto, avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutare la protetta di Segundus, anche sacrificare se stessa qualora fosse stato necessario. Ciò nonostante, era tormentata dalla sorte che avrebbe potuto attendere quella povera ragazzina se in qualche modo si fosse sbagliata sul conto di Adrastar. Doveva assicurarsi coi propri occhi che quell'uomo fosse dalla loro parte, e poco le importava se a spingerlo a quel gesto fosse stato o meno il denaro. Aveva con sé abbastanza oro da comprare sia lui che un piccolo esercito, e non avrebbe esitato a darglielo se fosse servito ad ottenerne i servigi.



Quando Adrastar riaprì gli occhi cercò subito Evy con lo sguardo. La ragazza era poco distante da lui, intenta ad ammirare il paesaggio bagnato dalla pioggia. Prima di richiamare la sua attenzione, Drias rimase un istante in silenzio a guardarla, domandandosi come tutto quel coraggio avesse trovato posto in una creatura tanto minuta e fragile. Era di nuovo in forze e si alzò, portandosi istintivamente una mano al collo si sporcò le dita di una poltiglia verdastra e maleodorante. Doveva essere un intruglio di erbe medicinali che probabilmente solo Evy sapeva come usare in casi come quello, visto che la pelle non bruciava più. Anche sfiorandola la scottatura non doleva, e la parte più inspessita e in rilievo del tatuaggio sembrava essere diventata completamente insensibile al tatto. Qualunque cosa avesse fatto la ragazza, aveva funzionato.

- Che tipo di diavoleria costringe un'arte occulta a liquefarsi? - chiese poi Adrastar.

Era intento a cucinare qualcosa di caldo da mettere sotto i denti: non mangiava da un giorno e mezzo e da quando stava meglio lo stomaco non aveva mai smesso di brontolare. Evy non aveva parlato molto durante quelle ore, probabilmente era preoccupata per qualcosa. Infatti, a quella domanda non riuscì ad alzare lo sguardo su di lui tanto era nervosa e preoccupata.

- Non è una diavoleria, è un Farfuglio! - tagliò corto lei.

- Un cosa? -

- Un Farfuglio è un accumulo di magia residua che prende forma. Sono creaturine alquanto dispettose e prenderle, beh, è una vera impresa! Una volta catturate però, perdono completamente la loro carica negativa finendo per sciogliersi. Il risultato di questo processo è un liquido viscido, oleoso e luminescente: magia liquida, per l'appunto... - l'entusiasmante spiegazione di Evy si fermò davanti all'espressione incredula e disgustata di Adrastar.

- Ma è una cosa ripugnante - affermò Drias.

- Non tanto, profumano di frutta. Vuoi sentire? - gli propose la giovane, porgendogli la bottiglietta in cui era contenuta la portentosa sostanza.

- Ti ringrazio, ma no. Annusa questo piuttosto... - 

Adrastar aveva cucinato un ottimo stufato con le provviste che era riuscito a comprare al villaggio, e in effetti, Evy dovette ammettere che l'aroma sprigionato dal cibo che aveva preparato era di gran lunga più delizioso. Dopo quella breve parentesi di attesa forzata, decisero che l'indomani sarebbero partiti presto. Da quel momento le cose si sarebbero complicate per loro, Adrastar ne approfittò per studiare meglio le mappe di quel territorio; poteva sembrare un controsenso, ma a Ronania, anche se per un breve tratto di strada, sarebbero stati più al sicuro che lì. Poi, prima di dormire, si adoperò per preparare tutto il necessario per il viaggio, porgendo a Evy gli abiti nuovi che aveva acquistato per lei.

La giovane rimase piuttosto sorpresa nel costatare che anche i suoi vestiti erano indumenti maschili: una larga camiciola leggera, un paio di braghe aderenti e una lunga tunica, fermata alla vita da una cintura di cuoio dalla quale pendevano un pugnale e una piccola borsa per il denaro. Per finire, Adrastar le aveva comprato un nuovo mantello, più scuro, ma meno pesante e logoro di quello precedente. L'unica nota stonata in quel quadro quasi perfetto era rappresentata dai lunghissimi capelli biondi di Evy. Per sperare anche solo lontanamente di somigliare a un ragazzino della sua età, avrebbe dovuto tagliarli. Così, senza troppe esitazioni, la ragazza li raccolse in una treccia che Drias mozzò di netto all'altezza della nuca.

Evy si carezzò il collo sottile e delicato, e si guardò allo specchio rabbrividendo appena. In fondo, non le stavano male acconciati a quel modo: avrebbe potuto abbellirli con una ghirlanda di fiori o dei nastri colorati, pensò, mentre cercava di sistemarli come meglio poteva.

- Al santuario potrai riacquistare un aspetto più femminile, ma fino ad allora dovrai adeguarti alla situazione. Cerca di parlare il meno possibile in presenza di qualcuno, e forse, in qualche modo ce la caveremo - disse lui sospirando profondamente.

Evy continuava ad avere delle reazioni davvero atipiche, per una ragazza di quell'età. Era poco più di una bambina e trovarsi in una situazione simile sarebbe dovuto essere destabilizzante per chiunque, ma non per lei. Aveva pianto spesso era vero, e vista la situazione in cui si trovavano, non era strano. L'unica parvenza di normalità in quella strana ragazzina a parer suo, però, visto che non si lamentava mai né protestava, per via di quella dura marcia forzata o dei suoi modi troppo rudi. Evy sembrava anche non preoccuparsi di sé e della sua incolumità, dato si era messa in pericolo più di una volta, senza pensare minimamente alle conseguenze.

Chi era Evy? E cosa rappresentava davvero per lui? Riuscire a spiegarsi come avesse fatto a cedere così facilmente a quell'irrazionale desiderio di proteggerla da ogni male del mondo, era impossibile anche per lui. Inoltre, quel misterioso circolo magico che gli dipingeva la pelle impedendogli di usare la magia iniziava davvero a preoccuparlo. Come avrebbe fatto a proteggere Evy se si fosse sentito male di nuovo? Orion sembrava non subirne l'effetto e questo in qualche modo lo consolava, ma per quanto ancora avrebbe potuto contare sulla sua presenza? Farfugli e altre stranezze a parte, erano molte le cose che non riusciva ancora a comprendere. Solo Segundus avrebbe potuto rispondere a tutte le sue domande, e magari, dare una spiegazione sensata a tutto ciò che stava accadendo alla sua vita da quando l'aveva incontrata.



Il sole era appena sorto. Le piante e la terra non si erano ancora ridestate dall'umido della notte, quando uomini e animali comparvero a decine in quei luoghi solitamente pacifici e solitari. I soldati di Nicholaus erano infine riusciti a raggiungerli e Adrastar rimase immobile davanti all'entrata della grotta come una statua di pietra, quando li vide sfilare davanti a sé. Un paio di uomini si fermarono a pochi passi da lui spinti più che altro dai cani, che probabilmente lo avevano fiutato. Come fosse possibile che nessuno di loro si fosse accorto della sua presenza, o non l'avesse visto, era ancora un mistero per lui. Evy e Orion lo raggiunsero subito dopo, badando bene di non fare un passo oltre l'apertura del rifugio che avevano creato con la magia.

- Non possono né vederci, né sentirci. Passeranno oltre, vedrai... - esordì Evy cercando di tranquillizzarlo.

- Sei davvero sicura di quello che dici? - domandò Drias allarmato.

- Sì, certo - gli confermò la giovane.

- Allora per quale motivo quella donna ci sta guardando? - Adrastar le indicò la persona in questione e quando anche Evy la vide, per un momento indugiò nel rispondere: aveva bisogno di analizzare meglio la situazione. La donna di fronte a loro non apparteneva all'esercito né era una mercenaria, indossava strani abiti di pelle conciata fermati e decorati da stringhe, lacci e perline dai colori troppo intensi e sgargianti per essere una di loro. Ribelli ciuffi scuri le ricadevano sul bellissimo volto dalla pelle olivastra, e due occhi dello stesso tono dell'oro si fissarono nei suoi. Evy si rese conto che la giovane donna possedeva gli inconfondibili tratti dei popoli liberi delle terre dell'est, quelli dei Jukaghiri.

- E' senz'altro una guerriera Jungara. Dev'essere lei la persona che Segundus ha incaricato di trovarmi... - asserì Evy stringendosi però più forte al braccio di Adrastar.

Ci vollero diversi minuti perché il gruppo di soldati nemici passasse oltre e Zlabya preferì non muoversi, rimanendo ad osservarli a debita distanza. Doveva aspettare che l'area perlustrata dagli uomini di Nicholaus si liberasse del tutto per poterli raggiungere. Mentre da entrambe le parti l'ansia in previsione di quell'imminente incontro cresceva, Zlabya e Adrastar continuarono a fissarsi. Lo sguardo attento dell'uomo - peraltro in posizione di difesa a giudicare dalla postura che aveva assunto - le parve di gran lunga meno ostile di quanto si aspettasse in un primo momento.

Quando si appressò alla grotta fu però qualcos'altro ad attirare l'attenzione della giovane guerriera. Un grande animale occupava l'intera apertura del loro rifugio; quella bestia terrificante altro non poteva essere che un famiglio. La vibrazione magica che emanava quella creatura era la più forte che avesse mai avvertito, malgrado non fosse ancora al suo apice.

Ma come era possibile che Adrastar Drias fosse un Ronauk? Un cacciatore proveniente da Klaryon. Un nemico giurato di tutti i traditori fuggiti da quel regno assieme alla loro reietta discendenza mezzo sangue, proteggeva proprio una di loro?

- Non voglio farvi del male, voglio solo parlare... - li avvisò Zlabya ormai a pochi passi.

- Che ha detto? - Adrastar non capiva una parola di Jungaro e fu Evy a doverle rispondere.

- Vieni, puoi entrare! - l'avvertì la giovane facendole cenno di avvicinarsi. L'assenso nella voce di Evy sortì l'effetto sperato e Orion ritornò a somigliare alla buffa palla di pelo che lei adorava.

- Sei la Fanciulla Sacra? - domandò subito la donna per accertarsi di non aver sbagliato persona.

- Sì, sono io - replicò Evy senza tuttavia muovere un muscolo.

- Sai chi è quest'uomo, vero? - le chiese ancora tornando a fissare Adrastar.

- Certo, ma ti assicuro che non è un pericolo per noi - le rispose la giovane lasciandola letteralmente esterrefatta. - Che vuoi dire con questo? -

- Voglio dire che non ricorda più di essere un Ronauk e ha un Marchio del Potere tatuato sul collo. Per quel che mi è dato di sapere sui cacciatori, chiunque sia stato a imporglielo, lo ha fatto di sicuro col suo consenso - aggiunse la più giovane.

Per non turbare e confondere maggiormente Adrastar, Evy gli aveva nascosto molte cose sul suo conto. Le Anime Corazzate erano esseri troppo potenti perché qualcuno, fosse anche un grande stregone come Segundus o un arcimago come Lord Obsidian, potesse riuscire a fare una cosa simile alle loro spalle. Probabilmente, Adrastar non sbagliava nell'affermare di essere proprio lui, la persona destinata a salvarla.

- Una conclusione del tutto ragionevole - concordò Zlabya abbassando finalmente la guardia.

Poteva sembrare assurdo, eppure, non poteva negare ciò che era evidente anche ai suoi occhi.

Un Ronauk senza memoria, una mezzosangue dai poteri misteriosi e una guerriera Jungara insieme? Come inizio non era male, pensò Zlabya, profondamente stranita da quella singolare circostanza.

Durante quella breve conversazione tutta al femminile, Adrastar era rimasto in silenzio ad aspettare che qualcuno si degnasse di tradurre. Evy parlava Jungaro? Un idioma antico quanto il tempo stesso, interdetto e del tutto incomprensibile alla maggior parte della gente che conosceva, lui compreso? E quella strana ragazza poi, come diavolo aveva fatto ad arrivare fin li senza farsi scoprire? Più il mistero s'infittiva, più il bisogno di risposte si faceva pressante.

- Chi sei? - le domandò lui ancora molto sospettoso.

- Il mio nome è Zlabya e appartengo al clan della Lepre. Sono stata incaricata di prelevare questa fanciulla e scortarla ad Atalon, presso il suo Magister - rispose lei con orgoglio.

A quella presentazione Adrastar storse ancor di più il naso.

- Ma davvero? E dove ti eri cacciata nel frattempo, piccola lepre incompetente? - sbottò molto irritato dalla situazione che si era venuta a creare.

- E voi allora? Cosa ci fate ancora qui? Vi credevo ben oltre il fiume a quest'ora! - lo rimbeccò la giovane guerriera.

- Adrastar ha dormito per più di un giorno a causa del Sigillo che ha sul collo. Non può usare la magia senza pagare un prezzo altissimo, e non essendone al corrente, non ne ha colpa - lo difese Evy.

- Recriminare non ha senso adesso. Siete al servizio del re di Westfalia o no? - volle sapere Zlabya.

- Sono al servizio di questa fanciulla, ragazza lepre. Suo, e di nessun altro! - ribadì Adrastar.

Zlabya sorrise di sbieco. Dunque, quell'uomo aveva preso Evy sotto la sua ala senza avere nessun tipo di interesse? Ne sarebbe stata più che felice se fosse stato così, ma anche nel dubbio, la giovane decise di ridimensionare i toni. Adrastar avrebbe voluto saperne di più su quella ragazza, sopratutto su come avesse potuto aggirarsi fra le fila nemiche senza essere fiutata dai cani o essere vista da qualcuno, dato che avrebbe fatto molto comodo anche a lui.

- Posso vederlo? - domandò poi la ragazza dopo aver finalmente trovato un compromesso con l'indisponente mercenario.

Adrastar deglutì nervosamente, togliendosi il cataplasma che Evy gli aveva applicato sulla pelle. La parte esterna alla medicazione era ancora infiammata, mentre quella con impresso il circolo magico aveva ritrovato un colore pressapoco normale.

- E' una cosa potente... - mormorò lei profondamente affascinata da quel misterioso disegno.

I simboli che lo decoravano sembravano qualcosa di vivo, dato che le parole si muovevano mentre venivano attraversate da una leggera luminescenza. Zlabya concluse che quasi certamente, ciò che di quell'incantesimo era visibile all'occhio umano non era altro che la punta dell'iceberg.

- Credi che volessero uccidermi? E se si, perché? - chiese Drias spontaneamente.

- Solo un Ronauk può uccidere un altro Ronauk, e per uccidere intendo farlo in modo definitivo. Qualcuno ha voluto impedirvi di usare la magia, e credo lo abbia fatto principalmente per cancellarvi la memoria... Il perché, beh, questo sta a voi scoprirlo - gli rispose lei.

- Che vuol dire in modo definitivo? Si muore una volta sola, è ovvio! - ribatté lui sempre più confuso.

- In te non c'è nulla di ovvio Drias! Sei un'anima corazzata, e questo per natura, ti permette di avere molte più vite da spendere rispetto a una persona normale. Esse variano da individuo a individuo, esattamente come la forma dei vostri famigli, che varia a seconda dell'anima a cui è legata - gli spiegò Evy trovando finalmente il coraggio di dargli tutte le informazioni che aveva acquisito, proprio leggendo uno dei libri della biblioteca di Ambrosia.

- Come può un mio simile uccidermi in modo definitivo, allora? -

- Appropriandosi con la magia di tutte le vite a disposizione dell'altro. Ma non è tutto: i Ronauk possono anche scegliere di donare una vita a chiunque venga ritenuto degno di questo grande sacrificio. Ma da quel che ho potuto leggere, questa cosa non è mai avvenuta - aggiunse Evy abbassando lo sguardo per non incontrare quello serio e pensieroso di Adrastar.

- Devi dirmi altro? - il tono freddo e distaccato nella voce dell'uomo la turbò fino alle lacrime.

- Penso che quel sigillo sia stato apposto sulla tua pelle col tuo benestare Drias, e ho motivo di credere che quella che stai vivendo... sia l'ultima vita che ti rimane - terminò Evy dando libero sfogo al gran desiderio che aveva di piangere.

- Sono felice di saperlo. Tanto, qualunque cosa accada, questa vita già ti appartiene, Evy. Per cui, ora asciuga quelle lacrime piccola mia... E per il tuo bene, giura di non nascondermi più nulla - aggiunse Drias quasi sollevato.

- Lo giuro! - assentì la ragazzina gettandosi con trasporto fra le sue braccia.

Zlabya dal canto suo, dopo quella toccante scena rimase immobile senza più dire parola. Adrastar e Evy erano insieme da soli quattro giorni, eppure, fra i due sembrava essersi sviluppato un legame ben più profondo di quello che avrebbe potuto crearsi fra due persone che si conoscevano appena. Era incredibile pensare che il loro incontro fosse stato frutto del caso, com'era impensabile anche soltanto credere, che la comparsa della Fanciulla Sacra fosse avvenuta per una mera coincidenza proprio in concomitanza con l'ascesa di Nicholaus al potere. La giovane guerriera iniziava a convincersi sempre di più che Segundus avesse per forza di cose dovuto prevedere quegli eventi futuri, già moltissimi anni prima che avvenissero. Il fatto che Adrastar fosse un Ronauk non era una combinazione, come non lo era il fatto che proprio chi avrebbe dovuto distruggere Evy e tutto quello che rappresentava, al contrario, avesse deciso di proteggerla.

Ma per quale ragione Adrastar aveva permesso a un altro stregone di infliggergli una punizione simile?

Il sigillo lo limitava, provocandogli per di più, un dolore quasi insopportabile.

Che senso aveva avuto, e per quale motivo aveva deciso di salvare quella vita già condannata?

Per il momento non le restava che portare a termine la propria missione e assicurarsi che Evy raggiungesse sana e salva Atalon, e il Santuario di Celestia.


 

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