Red revolver

di Pareidolia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Blue note ***
Capitolo 2: *** Black sunglasses ***



Capitolo 1
*** Blue note ***


-Un altro, Ishii.- Si limitò a dire con voce grezza, distante. Stava seduto al bancone davanti a me da ore senza muoversi, senza parlare se non per chiedere un altro bicchiere. Faceva pena a vederlo ma ormai mi ci ero abituato dato che in tutte quelle occasioni veniva da me. Non lo avevo mai visto in altri momenti.

-Ne sei proprio sicuro?- Gli domandai mentre mi avvicinavo allo scaffale delle bottiglie.

-Sei un barista o un medico, Ishii? Non mi sembra ti abbiano dato una laurea in medicina, no?-

-D'accordo, non c'è bisogno di fare lo spiritoso Koichi. Ora ti riempio il bicchiere.- E così feci, gli versai dell'altro saké.

-Dimmi, Koichi, non lo hai preso di nuovo, vero?-

-Esatto, mi è sfuggito ancora. Mi chiedo cosa ci sia che non va in me...-

-Forse è il tuo approccio, non ci hai mai pensato? Lupin non è certo un criminale semplice da catturare ma l'approccio con cui ci provi credo sia del tutto sbagliato, piuttosto dovresti...-

-No no, stai zitto. Non voglio prediche oggi e nemmeno consigli sul mio lavoro, capito? Io catturo Lupin come mi pare. Quei maledetti...mi hanno soffiato il caso e messo a riposo, te ne rendi conto? Io a riposo! Ma chi si credono di essere? Con chi pensano di avere a che fare? Quello non è mica un criminale qualunque e nessuno lo conosce meglio di me! Non posso crederci che mentre lui ruba indisturbato inseguito da un gruppo di incapaci io sono qui a perdere tempo. A riposo...che tristezza.- Disse accasciandosi sul bancone, lo sguardo perso nel fondo del bicchiere già nuovamente vuoto. Fissava le ultime gocce di saké che scintillavano alla luce dei lampadari del locale come se in esse vi fosse nascosta una qualche verità segreta e a lui sconosciuta. Qualcosa che, una volta scoperto, gli avrebbe risolto tutti i problemi ma non riusciva proprio a raggiungerlo. Ne era del tutto incapace? O, forse, era solo irraggiungibile per il momento?

Una musica lenta e triste dalle note bluastre echeggiava per la larga sala spoglia, quasi del tutto vuota. C'erano soltanto quattro persone, a parte Koichi e me. Una coppia di ragazzi che si tenevano per mano guardandosi negli occhi colmi d'amore e passione senza che nemmeno se ne rendessero conto stavano appena accanto al bancone mentre dal lato opposto Jiro, cliente abituale, s'era addormentato al suo tavolo, troppo ubriaco per potersi svegliare da solo. Era però la quarta persona ad attirare la mia attenzione. Stava in un angolo, immersa in una semi oscurità che ne faceva intravedere a malapena la sagoma. Indossava eleganti abiti scuri e pareva provenire da un universo parallelo al nostro ma la sua bellezza superava l'ombra dell'angolo della sala, di questo ne sono tutt'ora certo. Ci fissava, sorseggiando piano un cocktail dal colore leggermente rosato.

-Koichi, capisco che per te sia importante il fondo del tuo bicchiere ma una donna ti fissa da parecchio tempo. Non pensi sarebbe utile conoscerne il motivo?- Quasi glielo sussurrai senza farmi notare, nella penombra del locale che veniva sempre più inghiottito dalla scura notte. La musica intanto continuava, emessa dagli altoparlanti situati agli angoli delle pareti, inondando l'atmosfera di un'aria quasi malinconica, ora.

-Eh? Una donna, dici? E cosa vorrebbe mai una donna da me? Non lo vede che sono impegnato, per caso?- Borbottò lui voltandosi appena e senza manco intravederla. Fu quindi lei a muoversi, alzandosi con tutta calma dalla sedia e dirigendosi con la stessa lentezza verso il bancone. In mano teneva lo scintillante bicchiere di cristallo ora vuoto, soltanto un sottile residuo scuro danzava sul fondo ad ogni movimento del sinuoso corpo della donna misteriosa. Ora illuminata dal lampadario dorato appeso al soffitto, svelò una lunga chioma di capelli neri e lisci. Una sottile camicetta bluastra le copriva il busto e sopra portava una giacca di pelle di un marrone scuro, quasi tendente al nero e ancor più scuri pantaloni le fasciavano stretti le gambe lunghe e magre. Il viso o meglio lo sguardo che aveva era buio come la notte che imperversava all'esterno, parevano un abisso in cui chiunque sarebbe affondato perdendosi per sempre, incapace di tornare in superficie e attirava parecchio l'attenzione, poiché circondato da lineamenti sottili e dolci, di una delicatezza che mai era entrata nel locale. In quel momento Koichi si voltò e la vide ma l'alcool che gli circolava in corpo, stranamente, gli impediva di rimanerne stupito come invece lo ero io. Lei lo fisso intensamente, sedendoglisi accanto e fissando, come lui aveva fatto in precedenza col proprio, il fondo del suo bicchiere. Lui, vagamente sconcertato dall'improvvisa comparsa della sconosciuta, la guardò un attimo e poi mi fece segno di versare ad entrambi.

-Grazie.- Fece lei, un leggero mormorio che si udì appena tanto era flebile la sua voce ma che riusciva in qualche maniera sconosciuta, quasi magica, a raggiungere il cuore di chi l'ascoltava. E fu proprio quello di Koichi a raggiungere, il quale rimase per qualche attimo immobile e stupito dalla sua voce con sul volto un'espressione idiota quanto ubriaca che tardò a svanire.

-Ma di nulla, si figuri. E' il dovere di un gentiluomo offrire a una donna così bella, non crede anche lei?- Se era così che ci provava con le donne da ubriaco, pensai, forse l'approccio con cui cercava di catturare Lupin non era poi così male a confronto.

-Lei è troppo gentile con le parole, signor Zenigata.- Disse lei sorridendogli, la voce ancora bassa di tono ma un po' più forte di prima. Forse l'imbarazzo iniziale era svanito, chissà. Versai ad entrambi, senza distogliere lo sguardo dal viso di lei che a malapena si rendeva conto della mia presenza e i due ripresero a bere con una lentezza ben rara nei gesti di Zenigata. Lei, poco dopo il primo sorso, si accese una sigaretta e a sua volta Koichi fece lo stesso, chiedendole se poteva prestargli l'accendino.

-Quindi lei mi conosce.- Riprese la conversazione lui dopo qualche secondo di silenzio.

-Ma certo che la conosco, appare spesso in televisione, non lo sa?-

-Be', diciamo che non ho molto tempo per vedere la televisione.-

-Già, immagino. Lupin dev'essere davvero un grande impegno, vero? Le toglie così tanto tempo?-

-Sì, raramente ho la possibilità di averne per me stesso di tempo. Solo ora penso ne avrò parecchio a disposizione siccome sono stato momentaneamente sollevato dal caso...-

-Sollevato dal caso? Lei? Ma com'è possibile?-

-Non riesco a capirlo bene nemmeno io...ma dopotutto non me la sono mai cavata molto bene con Lupin quindi forse hanno fatto bene a sospendermi...- Gli occhi di Koichi si colmarono di un pesante velo di tristezza che sembrava non volerlo più abbandonare. Ormai l'alcool non serviva più a nulla, non gli avrebbe fatto più effetto ora che la sua mente era tornata in quel mare di pensieri e preoccupazioni in cui navigava dalla sospensione fino a quel momento stesso.

Nel frattempo s'erano quasi fatte le due, il locale stava per chiudere e perciò i clienti iniziavano ad andarsene, la musica ad acquietarsi e la notte a farsi ancor più fitta, tenebrosa e solitaria.

-Credo sia ora di andare.- Mormorò lei svuotando con un ultimo sorso il proprio bicchiere.

-Sì, ha ragione. Ma mi scusi, lei è sola?-

-Be' a dire il vero sì, lo sono.-

-Allora mi rifiuto di permettere che una giovane donna così bella torni a casa sola, lasci che l'accompagni.-

-Oh, magnifico! E' un sogno che si avvera, sa?- Esclamò lei sorridendo gentilmente mentre il suo volto prendeva la tonalità di un vago rosso candido.

-Ma si figuri, è soltanto un piacere.- Detto ciò, quasi senza nemmeno salutarmi Koichi scortò la donna all'uscita per poi svanire nel buio delle strade appena illuminate dagli alti lampioni.

Incredibile ma vero, il mio amico quella sera era riuscito in qualche modo a trovare, forse, un sollievo. Che fosse soltanto un caso?

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Capitolo 2
*** Black sunglasses ***


Fu solo a causa della luce che irradiava la stanza che si svegliò.. Non fosse stato per quella i suoi occhi, i quali bruciavano dal sonno, sarebbero rimasti chiusi ancora per parecchio tempo.

Seppur piacevole, quella notte era stata stancante, parecchio. L'aspetto solo vagamente provocante di Yoko, così si chiamava la donna, nascondeva alla perfezione la sua indole sfrenata e instancabile e, perciò, lui era stato colto di sorpresa. Ora che ci faceva caso e che anche il suo corpo iniziava a svegliarsi, scoprì che le ossa gli dolevano. Aveva davvero esagerato quella notte.

D'un tratto come un colpo improvviso gli sferzò la testa, come se un fulmine gli avesse attraversato il cervello da parte a parte paralizzandolo per un secondo, accompagnato da uno strano senso di nausea. Anche con gli alcolici aveva esagerato, si disse.

Raccogliendo i propri abiti sparsi un po' ovunque per la stanza si rivestì, accorgendosi solo allora di essere solo nella stanza. Solo il profumo di Yoko riempiva l'aria e non s'udiva un rumore attorno ad eccezione di quelli della città già nel vivo dell'azione fuori dalla finestra. Due mondi totalmente contrastanti separati solo da muri dipinti e strati di vetro, pensò fugacemente Koichi. L'arredamento che componeva la camera da letto era elegante e ordinato in ogni dettaglio, eppure gli dava la sensazione di un luogo del tutto privo della cura di una persona vera e propria, come se chi ci vivesse -e quindi Yoko- fosse lì solo di passaggio. Era una stanza del tutto vuota, seppur piena di oggetti, ordinata secondo uno schema preimpostato.

Ora totalmente vestito uscì dalla camera, ritrovandosi nel corridoio che attraversava tutta la spaziosa abitazione, composta in tutto da cinque stanze. In bagno si sciacquò energicamente il viso, senza badare molto alla sottile barba che gli velava le guance e il mento. Si diresse, poi, in cucina sperando di trovarci Yoko ma al suo posto c'era una ragazzina sui dieci, massimo dodici anni che lo fissava in silenzio, gli occhi socchiusi per il sonno e i capelli spettinati, vestita solo con una maglietta di due taglie più grande e corti pantaloncini. Una domanda gli sorse spontanea: Dove diavolo era Yoko?

-Sei tu che stai con la mamma?- Domandò la ragazzina dopo averlo fissato per un paio di secondi, senza cambiare espressione. Non era affatto sorpresa o alterata in qualche modo dalla presenza di Koichi che, invece, voleva sotterrarsi o fuggire da lì in qualunque modo possibile.

-Non proprio...ma dimmi, ragazzina, per caso la mamma ti ha detto dove è andata?-

-Guarda che non sono mica scema, né tanto sorda, sai? Comunque non mi ha detto niente, ha solo lasciato questo da darti.- Rispose lei tornando a concentrarsi sulla propria colazione e porgendogli un foglietto piegato più volte. Koichi lo lesse in silenzio, guardando poi la bambina con sguardo accigliato. Appallottolò il foglio e lo infilò distrattamente nella tasca dei pantaloni.

-Salutami tua madre, ragazzina. Buona giornata.- Tagliò corto dirigendosi verso la porta d'uscita. Afferrò il proprio impermeabile appeso all'attaccapanni lì vicino, si mise le scarpe e uscì.

Mi domando perché mi capiti una sfortuna dopo l'altra, prima mi tolgono il caso di Lupin, poi quella donna mi chiede da fare da babysitter a sua figlia. “Sono in pericolo”. Certo, come no, come se io potessi cascare in un simile scherzo. Chissà cosa si sarà messa in testa dopo ieri notte quella. Come se Koichi Zenigata fosse un cretino. Probabilmente anche lei, come i miei superiori, mi vede in questa maniera ma se lo scorda, non mi farò usare in una maniera così tanto stupida. Questa è l'ultima volta che qualcuno mi prende per un imbecille, lo giuro a me stesso. Al diavolo tutti, me ne torno a casa. Sono troppo stanco.

Nonostante pensasse questo, però, una piccola parte della sua mente era sospettosa riguardo l'intera faccenda. Qualcosa nella lettera che Yoko gli aveva lasciato non lo convinceva e, per quanto tentasse di cacciare quel sospetto, esso tornava a tormentarlo subito, senza dargli tregua. Nella lenta discesa dell'ascensore, quel dubbio si fece sempre più pressante.

Appena uscito dall'edificio venne accolto da un sole intenso che svettava alto nel limpido azzurro pastello del cielo. Un fresco vento primaverile fendeva l'aria rendendo la giornata meno calda.

Si accese una sigaretta e ripensò alle parole di Yoko. Quanto c'era di vero in quelle lettere? Le aveva scritte di fretta, ne era certo o forse...riprese il biglietto per ricontrollare e proprio in quel momento due uomini sbucarono da una macchina dall'aspetto anonimo parcheggiata lì vicino. I due si avvicinarono a Koichi, dirigendosi verso la porta. Solo uno dei due gli rivolse un'occhiata rapida per poi tirare dritto dietro all'altro. Entrarono proprio nell'edificio dove stava la casa di Yoko e il sospetto che fino a quel momento era rimasto vago materializzò nella mente di Zenigata l'immagine della ragazzina il cui nome era Yui. No, se quelle parole erano vere e quei due uomini erano lì per Yoko non poteva non fare niente. Non poteva starsene con le mani in mano e andarsene come se nulla fosse. Non era da lui e lo sapeva. Ma se invece quei due fossero solo inquilini del palazzo? Rifiutò di credere che fosse solo una coincidenza, il suo sesto senso gli diceva l'esatto contrario.

Con un rapidissimo scatto balzò verso la porta appena in tempo per fermarla. Come avevano fatto i due ad aprirla?Non ne aveva idea ma non importava in quel momento. Si diresse verso l'ascensore, scoprendo che i due stavano raggiungendo proprio il piano di Yoko, il sesto e iniziò a correre a perdifiato per le scale. I numerosi inseguimenti che aveva fatto negli anni cercando di catturare Lupin lo rendevano allenato e quella scalinata era come una passeggiata nel parco per lui. Arrivò appena in tempo. I due uomini erano fermi davanti alla porta e avevano appena suonato il campanello. C'era silenzio nell'aria, un silenzio teso che pareva presagire qualcosa. Koichi rimase nascosto dietro al muro che stava accanto alle scale, l'entrata dell'appartamento della donna stava alla sua destra e da lì poteva vedere tutto.

Yui aprì piano la porta, il suo faccino sbucò nel corridoio. Fissava i due con aria attenta, non sembrava avere paura.

-Voi due siete amici di quel tipo? Lo state cercando?- Gli uomini si guardarono per un attimo dubbiosi e il più massiccio dei due spinse la porta, facendo indietreggiare Yui che tirò un sottile gridolino, subito soffocato dall'altro uomo, più basso e magro. In quel momento Zenigata saltò fuori dal proprio nascondiglio, correndo in direzione dei due uomini e sfoderando dall'impermeabile un sottile ma robusto Jitte di ferro con cui colpì il magro alla schiena per poi sferrare un secondo colpo all'altro. Il massiccio si rialzò quasi subito, dirigendosi verso Koichi con fare minaccioso ma era troppo lento e l'ispettore, ormai nel pieno dell'azione, lo afferrò scaraventandolo contro la porta della cucina, la quale crollò sotto il suo peso. L'altro nel frattempo aveva preso la ragazzina e con la mano destra teneva una vecchia pistola puntata contro la sua guancia.

-Fermati o la faccio fuori.- Disse. Solo dalla voce Koichi capì che con quel tipo non si poteva scherzare, che doveva fare più attenzione con lui. Il massiccio era svenuto, ormai non era più un pericolo ma quell'altro uomo non poteva essere affrontato alla stessa maniera. Era furbo e veloce. Per levarlo di torno doveva essere più rapido del suo grilletto. Ci sarebbe riuscito?

Una manetta volò dalla tasca dell'impermeabile. Un rapidissimo gesto che l'uomo a malapena riuscì a vedere e la pistola era già a terra, la sua mano destra ammanettata. Dall'altro capo della corda attaccata all'oggetto metallico stava Zenigata, sorridente. Tirò l'uomo a sé e lo colpì in fronte con una violenta testata, facendogli perdere i sensi.

La ragazzina, ora inginocchiata a terra poco distante dall'arma da fuoco, fissava l'ispettore con sguardo spaventato. Era forte, senza dubbio, ma non così tanto da rimanere impassibile in un momento simile. Koichi rivide nei suoi occhi uno sguardo che gli era familiare. Erano occhi che aveva già visto in passato.

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