Ancestors of Gems

di Aittam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Episodio 1. I suoi occhi nella notte ***
Capitolo 2: *** Episodio 2. la Lettera del Doppio ***



Capitolo 1
*** Episodio 1. I suoi occhi nella notte ***


Episodio 1: I Suoi occhi nella Notte
 
Era un girono come un altro: Steven si svegliò alla solita ora, colazione (un piatto di pancake e una fetta di torta), aveva fatto un giro a Beach City, si era allenato per un po’ con Perla e Connie nell’arena, avevano pranzato sulla spiaggia con le altre gemme ed erano andati in missione.
Era in quel momento che era cominciato tutto.
Si erano recati in una zona non ben precisata a Nord, forse il Canada, Russia o in Nord Europa.
Quello che sapeva era che, si erano addentrati in una foresta nel cuore di una valle tra altissime montagne innevate, li pareva esserci molta vita, Steven la percepiva perfettamente, era uno dei nuovi poteri che in quel periodo stavano affiorando, probabilmente legato anche al fatto che a Rose piaceva la vita, e sentirla era d’obbligo per lui.
Più si addentravano nel bosco, però, più la vita si faceva rada. Già d’inverno era raro percepire molta vita, ma ora che sembrava averne sentita più di quanto si aspettasse, sentì le sue speranze di incontrare qualche animale interessante scemare, più avanzavano verso il cuore della taiga e più l’aria era silenziosa. Sia lui che le gemme erano inquiete.
Ametista si voltò verso il ragazzo.
«Ehi Steven, non ti sembra anche a te che qui sia morto qualcuno?»
«Qualcosa del genere» assentì lui con lo sguardo fisso verso una collina di neve, aveva un brutto presentimento.
«Abbiamo una posizione precisa della gemma corrotta?»
«Si, dovrebbe trovarsi in una caverna al centro di questa foresta, il radar ha individuato un essere enorme, forse delle dimensioni di un piccolo sauropode» disse Perla con un sorriso tirato.
Qualche anno fa Steven avrebbe fatto una faccia meravigliata e avrebbe dato tutto per vedere qualcosa di simile, solo che ora ne aveva visti già troppi di mostri demoniaci e bestie apocalittiche. E la descrizione lo preoccupò.
«Ecco la grotta» disse dopo qualche minuto di camminata Garnet puntando il dito verso una gigantesca apertura che sbucava dal terreno in posizione obliqua.
«Sembra quasi che qualcosa di enorme si sia gettato qui e abbia scavato la caverna» constatò Connie osservando critica il buco, aveva insistito per venire sebbene le avessero spiegato che, quello, era probabilmente uno degli esseri più grandi che avrebbero combattuto, e Steven ci teneva.
Sbirciarono dentro. La caverna scendeva giù a mo’ di scivolo per circa dieci o quindici metri, o forse di più.
«Qui ci vorrebbe Peridot: riesce a capire la profondità di un buco solo guardandolo» scherzò Garnet per poi prepararsi a scendere.
Iniziarono a scivolare lungo quello che sembrava un ingresso a un mondo sotterraneo.
Faceva sempre più caldo e, quando raggiunsero il piano, sbucarono in un’ampia camera magmatica dove si spalancava un gigantesco lago di lava fusa che ribolliva lentamente; al di la dell’altra sponda c’era una piccola spiaggetta, raggiungibile facilmente costeggiando il lago di fuoco; null’altro; solo pareti altissime illuminate a giorno dalla luce calda.
«E… la gemma?» chiese Perla stupita.
Ametista si guardò attorno. «Boh»
«Scendo nel lago a vedere se è li» disse Garnet avviandosi verso la riva e iniziando a calpestare il magma come se nulla fosse.
«Sta attenta!» l’avvertì Steven.
«Me la caverò» disse poi la fusione facendo un tuffo in avanti e scomparendo sotto metri di lava incandescente.
«Perlustriamo la spiaggia» disse Perla avviandosi a passo deciso, si portò una mano alla fronte ed estrasse il tridente.
«E se fosse uscita?»
«Potrebbe darsi» rispose il quarzo viola.
«Grazie Ametista »
«Di niente.»
«In ogni caso: l’aspetteremo, prima o poi tornerà» dise Perla con fare deciso.
Passeggiarono lungo le rive scrutando negli anfratti ed esplorando le piccole ed occasionali gallerie.
«Nulla» disse Connie uscendo a gattoni da una grotta.
Tornati al punto di partenza si sedettero davanti alla riva attendendo Garnet.
Passarono cinque minuti e videro uno strano agitarsi sotto la superficie. Subito Ametista estrasse la frusta, Perla impugnò il tridente con rinnovato vigore, Connie estrasse la spada di Rose e Steven evocò lo scudo.
Garnet spuntò all’improvviso correndo fuori dal lago.
«Dunque?» le chiesero.
«L’ho trovata, è infondo al lago, credo di averla svegliata.»
«Cosa?»
«La gemma no?»
«Ma com’è?»
«È… è…» all’improvviso la superficie del lago si infranse e schizzi di fiamma volarono un po’ ovunque; dalle profondità affiorò quello che sembrava un gigantesco serpente fatto di puro magma.
«È imponente!» esclamò Connie guardandolo con tanto d’occhi.
«E pericoloso, preparatevi, è molto aggressivo!» ordinò la fusione estraendo i guanti.
Il mostro ruggì con voce cavernosa e si mosse velocissimo verso la terra; li si gettò verso le Crystal Gems e spalancò le fauci mostrando zanne di magma indurito.
«Doveva essere uno Zolfo o qualcosa di simile».
«Grazie Perla, non l’avevamo capito»
Ametista si scagliò verso il mostro che la colpì violentemente con uno schizzo. Gridò dal dolore ricadendo a terra, aveva una lunga bruciatura sulla guancia ma nulla di che; se fosse stato Steven a farlo, sarebbe sicuramente morto bruciato.
«La dobbiamo indebolire!» gridò Connie dirigendosi verso l’uscita seguita dagli altri.
Corsero su per lo scivolo mentre il serpente di fuoco si infilava nella galleria e partiva al loro inseguimento, corsero a lungo finché non sbucarono fuori; ora che erano in mezzo alla neve sapevano che il mostro non avrebbe più tratto potere dall’elemento in cui viveva; corsero fuori e non aspettarono che la serpe uscisse; corsero tra gli alberi e non si voltarono finché non furono abbastanza lontani; salirono sulle fronde di un pino e osservarono il buco.
«N-non lo vedo, c’è solo una lunga traccia»
«Strano, vuol dire che riesce a sopravvivere all’aperto… non vedo fuochi» osservò Pearl.
All’improvviso uno strano scossone fece tremare l’albero e per poco Ametista non cadde di sotto; sotto di loro qualcosa stava tentando di arrampicarsi sulla pianta.
«Sta salendo!»
«No, non può essere lui, è fatto di terra!»
Steven incuriosito guardò giù.
Un serpente enorme e marrone stava avviluppando il tronco con le spesse spire da cui cadevano zolle di terra ed erba secca.
«Impossibile»
«Eppure è così»
«Ma l’abbiamo vista la sua gemma?»
«Si, era sul naso, tra le narici»
«Ok Connie, io e te lo distraiamo, voi altri attaccatelo ai fianchi e cercate di ucciderlo»
«Non sarebbe meglio il contrario, Connie potrebbe colpirlo con la spada di mia madre e ucciderlo sul colpo, così non rischiereste neanche la vita»
«No, sei troppo prezioso»
«Va bene, io e Connie ci scambieremo i ruo9li, combatterò con te e lei con le altre gemme»
«Ma se ti ho appena detto… va bene, però ricordati che tu non ti puoi rigenerare»
«Si»
«Perfetto. Combattiamo!» e si gettò verso la testa del mostro puntandole contro il tridente seguito da Steven che evocò lo scudo e richiamò Leone.
Vide materializzarsi il felino in un punto poco lontano e gettarsi prontamente sotto di lui per prenderlo al volo; il mostro lo vide e provò ad attaccarlo ma Leone fu più rapido, fece un salto per prendere Steven al volo e gli saltò sul naso, appena sopra la gigantesca gemma… era seriamente enorme: molto più grande delle semplici gemme, molto più grande delle gemme dei Diamanti.
Perla balzò sul dorso di Leone e colpì il serpente appena sopra una narice, lui sollevò il collo sinuoso e spalancò le fauci per farli cadere; Leone saltò abilmente sul terreno e ruggì violentemente infondendo a Steven una rinnovata forza; schivò un colpo di coda con lo scudo e vide di sfuggita Garnet, Ametista e Connie colpirlo alle spalle; si girarono e Perla affondò il tridente nel terreno che componeva il labbro del serpente che sibilò di rabbia.
Connie nel frattempo stava correndo lungo la spina dorsale della serpe cercando un punto buono dove infilzarla, vide un buon punto dietro la nuca e, con un colpo deciso, infilò la spada nel corpo del mostro che tremolò e scomparve. Di lui rimase solo la gigantesca gemma… se quella era una gemma.
Era molto più grande del normale, di forma perfettamente rotonda e di un grigio roccioso, era ricoperta da bitorzoli di varie misure che non superavano il centimetro di larghezza; era grande circa come un pallone da spiaggia ed emanava, a detta delle gemme, una strana aura.
«Non avevo mai notato che le gemme emanassero un aura di potere»
«Non solo le geme Steven, questa ad esempio non lo è»
«Cooooosa????? Non sapevo che esistessero altre creature a base di minerali oltre alle gemme»
«Si infatti, ce ne sono altre tipologie, questo però non è un minerale semplice, è un’Aragonite, una pietra ancestrale»
«Cioè?»
«Sulla terra il minerale più antico riconosciuto è l’Aragonite. Esso è il minerale più antico in assoluto, forse il primo a nascere, le Aragonite sono rarissime e potentissime, controllano gli elementi e la materia stessa, ecco perché si trovava a suo agio nel calore più bruciante di una camera vulcanica come nel freddo delle foreste del nord, sono adatte a qualsiasi luogo, sono versatili e perfettamente onnipotenti! Abbiamo praticamente sconfitto una divinità»
«Non era poi così potente»
«Vero Connie, perché era una gemma corrott… come ha fatto a corrompersi? Non è una gemma!»
«Forse la corruzione funziona anche con gli altri minerali»
«Quando arriveremo a casa cercherò informazioni, ora, come facciamo a imbollarla?» chiese alla fine Perla.
«Ci provo io» disse Garnet facendosi avanti e ponendo le mani davanti all’enorme sfera.
Fu uno sforzo immane, alla fine però il minerale fu imbollato e, con un rapido movimento, inviato al tempio.
Garnet si piegò in due dallo sforzo e Amethyst la sorresse perché non cadesse.
«Grazie Ametista»
«Di nulla»
«Ora andiamo, è tardi, si sta già facendo buio»
«No dai! Rimaniamo qui, ho anche portato delle provviste»
«Ma Steven, è pericoloso!»
«Ma va? Però ho pensato, ogni volta andiamo da qualche parte per sconfiggere una gemma, perché non restare per almeno una notte nei posti che visitiamo, per il semplice fatto di restarci»
«Ok, però come ci creiamo un riparo?»
«Non lo so… hei! Sta tornado vita!»
«Bene» ghignò Ametista stendendosi sulla neve. «Prima di pensare ad un riparo propongo di accendere un bel fuoco, sto morendo di freddo!»
« Ametista, tu non puoi avere freddo, sei una gemma!»
«Ma ora ce l’ho!»
«D’accordo. Steven, occupatene tu»
«No, Perla, faccio io, accenderò io il fuoco» Connie si fece avanti, prese due pietre focaie che teneva nello zaino, cercò alcune foglie e le dispose attorno ad un cerchio di sassi dispersi un po’ ovunque. Accese il fuoco con due rapidi colpi e Ametista si portò rapida accanto al fuoco e protese le mani per scaldarsi.
«Ora pensiamo al rifugio»
Nel giro di una decina di minuti avevano eretto una semplice capanna di rami e foglie abbastanza spaziosa da contenerli tutti e cinque; presero delle foglie per coprirsi e, dopo aver mangiato qualcosa dormirono.
Tutti dormivano quando Steven si svegliò.
Aveva fatto uno strano sogno riguardante una gemma senza occhi ma si riscosse subito. Decise di fare una passeggiata di fuori, si armò di scudo e prese in prestito la spada di Connie.
Si avviò di fuori armato fino ai denti pronto a uccidere qualunque animale indesiderato. Il figlio di Rose Quarz, l’amante della natura che si mise contro il suo stesso pianeta, va in giro pronto ad uccidere anche un cerbiatto… Rose non approva.
Passeggiò per un po’ cercando di illuminare a comando la gema così da farsi un po’ di luce; non ci riuscì. Questo però favorì qualcos’altro. Steven ad un certo punto scorse tra i cespugli un’ombra alta e misteriosa con occhi lucenti che brillavano nella notte.
Steven fece un salto indietro ma sguainò rapido la spada pronto a fronteggiare la minaccia.
Non vide nulla per qualche secondo poi si sentì una voce nella sua testa.
“Sei Steven Universe?”
«C-credo di si»
«Lo credi perché hai perso la memoria o perché non sai cosa dire in questo momento a parte si?»
«Credo la seconda»
«Bene, ho bisogno di voi»
La figura avanzò di poco e uno spicchio di luce illuminò una figura umana avvolta in un mantello rosso fuoco, la pelle era poco distinguibile sotto le ombre del cappuccio tirato fino agli occhi, Steven notò però che la mano che spuntava dalle pieghe del mantello che le teneva unite era nera. Di un nero non molto intenso ma vivo, Steven pensò che potevano essere benissimo guanti finché non vedeva lo sconosciuto essere in volto.
«Di noi? Perché? Chi sei? Cosa vuoi? Sei anche tu una gemma?»
«Si, sono una gemma, sebbene un po’ diversa… domani riceverete una lettera, seguite le indicazioni»
«Prevedi il futuro? Che lettera? Chi diavolo sei?»
«Ve lo spiegherò nella lettera»
Detto ciò la misteriosa figura consigliò a Steven di andare a dormire.
«Percepisco la tua stanchezza, va a dormire, farò in modo che tu dorma sogni tranquilli, è uno dei miei poteri. Ricorda, se avrai bisogno di me, e ne avrai, contattami con questa pietra. Gli lanciò da sotto il mantello un sasso delle dimensioni del suo dito, era grigio  bianco screziato di nero e sulla superficie era incisa un’H a caratteri maiuscoli»
«Ma qual’è il tuo nome?» gli chiese il ragazzo gemma.
«Ho tanti nomi, li elenco nella lettera, come formalità. Ma tu chiamami pure “Il Doppio”»
«Va bene Il Doppio, ci vediamo!»
Il ragazzo vide la misteriosa figura fare un cenno con il braccio: aveva una manica larga e rossa dai bordi arancioni. Un raggio  di luna penetrò tra le fronde dei pini e poté illuminare la misteriosa figura meglio di quanto Steven potesse desiderare.
Era ancora ammantata da un velo d’oscurità ma ora poteva vederlo meglio: era una creatura umanoide dalla pelle scurissima, nera (non si era sbagliato, era proprio la sua pelle) mentre gli occhi erano bianchi con pupille rosse; aveva un’espressione divertita, quasi leggermente folle.
All’improvviso il personaggio scomparve in una nube di polverina sottile e rossa. Steven decise di raccoglierne un po’ per conservarla.

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Capitolo 2
*** Episodio 2. la Lettera del Doppio ***


Episodio 2. La Lettera del Doppio
 
Il giorno dopo si risistemarono e ripartirono verso il teletrasportatore.
Arrivati li raggiunsero il tempio in pochi minuti e Steven andò a gettarsi sul letto felice di ritrovare un posto comodo.
«Mai più! Non ti lascerò mai più indietro!»
Connie però richiamò la loro attenzione.
«Ragazzi, venite a vedere, ho trovato qualcosa!»
Sul tavolo campeggiava una lettera dalla busta rosso opaco dalla scritte nere e nitide.
“Per Le Crystal Gems. Beach City, Delmarva, USA, America, Terra”
«Fantastico, le gemme del pianeta natale hanno scoperto la nostra ubicazione» mormorò sconoslata Perla.
«No, aspetta, da quando le gemme del pianeta natale sono così vicine alle usanze terrestri? Non esistono lettere ad Homeworld!» esclamò di rimando Ametista prendendo tra le mani la lettera pronta a scartarla.
«No! Dovrebbero esserci anche Peridot e Lapis, non credete? Ne hanno il diritto anche loro, soprattutto Lapis dato che è entrata a far parte di noi pochi giorni fa.»
«Giusto Steven, chamale»
Il ragazzo fece un colpo di telefono e sentì Peridot rispondere.
«Si pronto?»
«Ciao Peridot, sono Steven, venite al tempio. È importante!»
«Non riuscite a venire voi? Siamo un po’ impegnate»
«D’accordo, siete al granaio vero?»
«E dove dovremmo essere? Su Mercurio?»
«No, anche perché è di proprietà di Diamante Giallo… arriviamo subito»
 
Nel giro di cinque minuti si trovavano tutti seduti all’ombra di un olmo pronti a sentire cosa dice la lettera.
Peridot si era mostrata subito interessata a quel nuovo modo di comunicare… per lei, e per la maggior parte dei giovani d’oggi (quanto mi sento vecchio) era una specie di E-mail preistorica; era comunque curiosa poiché non sapeva, ne lei ne tute le altre (a parte Steven) di cosa si trattasse veramente.
Eccoli li: seduti in circolo ad osservare Steven che, con moviemnti bilanciati e con fare serio, prendeva la lettera tra le mani, apriva la busta e tirava fuori un foglio arancione con la scritta nera.
Iniziò a leggere.
«Mie care Crystal Gems, non sapevate nemmeno della mia presenza fino ad ora, persino io ignoravo la vostra esistenza fino a poco tempo fa ma ora mi vedo più interessato a voi di quanto potessi pensare. Conoscevo di fama la vostra leader, Quarzo Rosa, mi sono anche incontrato con lei talvolta e sono stato uno dei primi ad unirsi alla ribellione di cinquemila e settecento anni fa; come ben saprete molte gemme ribelli sono state corrotte dai diamanti, quasi tutte tranne me, sono una gemma particolare… alcuni potrebbero non considerarmi nemeno una gemma; eppure la pietra che mi rappresenta presenta un abito cristallino… ma questo non è il punto. Intendo incontrarmi con voi Mercoledì 13 aprile nella caverna che vi indico sulla mappa nel retro, si trova in un’area nascosta nelle Montagne Rocciose; è una delle mie varie sedi. Ci tengo, ho bisogno di contattarvi. È di massima importanza.
Ora vi spiegherò chi sono, lo farò in modo criptico così che voi possiate indovinarlo sulle vostre conoscenze della terra, della guerra e di quel gruppo di gemme che si faceva chiamare “Human Protectors”, io ero uno di loro. Circa.
Dunque: Dicono di me.
Dicono di me che sono malvagio, personificazione stessa di tutto ciò che è amorale, dicono che sono lussurioso, avido, orgoglioso oltre ogni limite, dicono che io sono quel limite, la personificazione stessa di ciò che trascende ciò che è giusto e sbagliato,
Ma dicono di me che posso essere buono, dicono che io sia ciò che va fatto, il martire disposto a sacrificarsi e a sporcarsi le mani per giungere ad un bene finale. Dicono che sono un protettore, una guida per le anime perdute, giocate e ingannate per un bene superiore, per un vantaggio che ancora non possono vedere. Dicono che sono il piu umano degli Dei, il più fallibile dei protettori, il paladino con macchia e paura ma che comunque continua a combattere.
Dicono che sono un creatore, che ho preso materia da caos, mio padre, e le ho dato ordine, che ho instillato nelle menti l’ingegno e la furbizia, il calore, la gioia di vivere, il progresso tecnologico. Dicono di me che sono un criminale, punito per ciò che ho fatto, buono o cattivo che sia. Che sono il capro espiatorio, unica briglia al caos che minaccia l’ordine perché figlio di quel caos da cui però quell’ordine è stato generato.
Molti sono i nomi che mi hanno dato: Fuoco Incarnato, Dio della Menzogna. Ladro del Fuoco, Messaggero degli Dei, Dio dei Ladri e dei Viaggiatori, Dio delle Storie, Psicopompo, Padre e Fratello. E ancora di più le mie forme: Dio o Mortale, uomo o bestia: Drago, Serpe, Lupo, Volpe, Gatto, Coniglio, Scimmia e persino Ragno.
Ma cosa sono oltre a queste parole? Ebbene io sono questo e molto altro: io sono bugiardo e ingannatore ma anche guida e protettore. Bene e Male, Bello e Brutto, Mortale o Dio, Uomo o Bestia. Creatore o Distruttore. Tutto questo e molto altro io sono: sono l’Amoralità Sacra, il male benigno e il bene maligno, dico verità ingannevoli e tesso trame che conducono alla verità. Io sono il re delle store, coocreatore del tutto, io sono l’Antico ed Onnipresente. Io sono Il Doppio.»
 
Cadde un silenzio di tomba. Steven sollevò lo sguardo dal foglio e notò come tutti lo guardassero con facce diverse: Ametista era perplessa, Peridot stava sforzandosi di pensare ad una risposta alla domanda universale: “Chi diavolo è Il Doppio?”, Garnet era immobile con la mano sotto il mento, era stranamente confusa, molto più del normale… che non riuscisse a vedere il destino che si intrecciava al significato di quel nome e di quella lettera? Lapis stava pensando rigirandosi alcuni steli d’erba tra le dita e guardando verso il basso in cerca di risposte; Connie invece sembrava quella che stesse ragionando più fluentemente a giudicare dall’espressione di convinzione; stava scrivendo qualcosa sul suo taccuino, in parte a lei Perla era molto, molto perplessa ma era una perplessità diversa, quasi spaventata.
«Qualcuno suggerisce una risposta?» chiese Steven abbandonandosi al tronco dell’albero.
Tutti, tranne Connie, scossero la testa con aria incerta, solo Perla era incredibilmente e ostinatamente convinta.
«Perla? Ci nascondi qualcosa?»le chiese con aria inquisitrice.
«Ehm… no… nulla»
Connie alzò la mano.
«Posso prendere la lettera?»
«Si, certo» e gliela consegnò
Osservarono mentre Connie confrontava la lettera e gli appunti da lei scritti.
Dopo interminabili minuti buttò giù qualche riga con la penna e si preparò ad esporre.
«Si collega a una classica teoria tipica in questo periodo rivolta all’antichità: so che la guerra si è verificata circa cinquemila anni fa giusto? Noi eravamo in quella che viene chiamata Età del Bronzo, un periodo di transizione tra preistoria e storia; una tipica teoria ufologica vede la discesa di alieni provenienti da pianeti extrasolari giunti per portare la civilizzazione e il progresso tecnologico a noi civilità primitive; ora mi chiedo: non è che l’avete fatto proprio voi Gemme? Mi riferisco alle più anziane qui presenti.»
Perla, Garnet e Lapis rimasero pensierose per un po’. Poi Garnet prese la parola: «Effettivamente alcune gemme decisero di portare un po’ di progresso nelle menti umane, ed erano molte di quelle che sarebbero diventate poi delle ribelli; poi ce ne erano ancora delle altre che…»
«…vollero ottenere potere tra gli uomini, dove, tra le gemme, non ne avevano» concluse Perla con una luce orgogliosa negli occhi.
«Divinità? È questo che divennero? Mitici personaggi in grado di cambiare la realtà a loro piacimento, di avere armi e animali magici al loro seguito, di possedere poteri soprannaturali che potessero in qualche modo destare la meraviglia del genere umano?» chiese quindi con fare sicuro Connie. Le gemme annuirono in silenzio.
«Si, voi le chiamate Divinità o Dei… è effettivamente successo. Una di queste fu tua madre Steven»
«Davvero? Sono figlio di una dea?»
«Beh, in un certo senso tutte el gemme possono essere considerate ai pari di una vostra divinità: siamo pressoché immortali e quasi del tutto immutabili nel tempo; alcune di noi sono tanto potenti da risultare onnipotenti, tipo… va beh, bisogna anche tener conto che un buon lavoro l’hanno fatto anche i vostri antenati alimentando le leggende e i miti, tua madre si presentò agli uomini primitivi come una semplice persona ai pari di loro; gli uomini furono meravigliati nel vederla e la dipinsero come una dea… hai mai sentito parlare della Venere di Willendorf?»
«Si, credo… Connie me ne ha parlato, era una scultura preistorica che raffigurava una donna simbolo di fertilità no?»
«Era tua madre, era una sua raffigurazione. Da lei sono discese nuove divinità legate alla natura: e ogni volta capitava che Rose si presentasse da loro cambiando forma attenendosi alla loro immaginazione… non cambiava più di tanto… rispetto a qualcun altro… Gea, Tellure, Jord, Ki, Astarte, Haumea e molte altre furono sue forme che prese al cospeto degli umani. Non fu l’unica: anche io una volta tentai di fare qualcosa che mi elevasse al rango di divinità: io, Perla, la servitrice, la segretaria dell’Homeworld, mi sono ritrovata a rappresentare divinità del calibro di Atena, Artemide, Apollo, Brigid, Bastet e molti altri»
«Aspetta un attimo? Apollo? Sei diventata maschio?»
«Ma certo Connie, noi gemme siamo asessuate, possiamo cambiare sesso quando vogliamo, solo che preferiamo una forma femminile perché più comoda da usare per le Fusioni»
Detto ciò si alzò in piedi, allargò le braccia e dalla sua gemma si sprigionò una luce che la investì completamente. Quando la luce abbagliante si spense al suo posto si trovava un ragazzo alto e magro dalla carnagione pallida e dai capelli simili a quelli di Perla, anche gli indumenti erano simili ma più mascolini.
«Ecco, io sono Pearl°!»
Steven andò in brodo di giuggiole per poi risedersi.
«Non sono abituato, torna normale»ù
«Ma anche così è normale no? Chambia solo l’aspetto e la voce»
«Fa comunque uno strano effetto… come ti senti ad essere… diverso?»
«È un po’ che non tornavo in forma maschile… mi mancava»
«Torna come prima, poi le fusioni non funzionano regolarmente!»
«Ok Garnet»
E tornò normale.
«Ti ho interrotto secoli fa Connie, dov’eri arrivata?»
«Ah già: allora: se tra le gemme ci sono state anche presupposte divinità: c’è stata una particolare figura tipica in più o meno tutte le culture: il Trickster: per lo più un personaggio sopra le righe, ne buono ne cattivo, talvolta un dio, talvolta un uomo, talvolta un animale: ha la capacità tipica di cambiare forma, di mutare sesso e di comportarsi in modo molto sfaccettato, come una specie di essere che può aiutarti un giorno e ostacolarti quello seguente; possono esserci vari esempi: il dio nordico Loki, il semidio polinesiano Maui, la regina dell’oltretomba Iside, il Coyote presso i nordamericani o Tezcatlipoca degli Aztechi… tutti dei ed eroi molto distanti tra loro ma da un caratteri simile: l’essere ne buoni ne cattivi o entrambe le cose. Ho notato che tale rappresentazione rispecchia l’autoritratto su carta del nostro Doppio… che fosse la gemma che fu adorata come divinità nelle forme di Trickster presso gli antichi? Forse non è stata corrotta in qualche modo e ciò spiegherebbe la sua intensa presenza»
«Sono ancora meravigliato del fatto che in realtà le gemme sono dee!» disse Steven sorridendo estasiato a mo’ di conclusione.
 
°meglio la forma in inglese a questo punto essendo neutra.
P.S.: chiedo scusa al vero autore di buona parte della lettera al quale ho letteralmente rubato senza dirgli nulla un estratto di un suo video: cito quindi Vittorio Grimaldi che ha creato quello che chiamo “Il Discorso del Trickster” presente in uno dei suoi video (Trickster Week – Dicono del Trickster). Ha un canale YouTube molto interessante che tratta di mitologia e folclore, se volete andare a darci un occhio, ve lo consiglio vivamente (se siete appassionati di mitologia, come il sottoscritto… in caso, grazie della lettura, spero che vi sia piaciuta) non me ne assumo dunque i diritti e piuttosto lo ringrazio di aver creato un possibile discorso tanto realistico e immedesimante, sempre a mio parere.
Grazie. 

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