De somnio aeterno

di Sottopelle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***
Capitolo 12: *** XII ***
Capitolo 13: *** XIII ***



Capitolo 1
*** I ***











L’apatia
è un cratere
troppo stretto quando non sai sospirare
senza far rumore
la tachicardia che le tue ossa non contengono
spreme sangue sulle costole
gocce rosse
dagli strappi i tagli le piaghe il dolore
non scivola più
arenare nella carne che odi che mordi
restare
nella nebbia color borgogna non rossa
che sfrigola
nelle tue orecchie sorde
troppe parole trattenute nella gola infiammata
scorre
la malattia che corrode
come un veleno 
senza mai giungere al cuore
il coltello non affilato che non taglia non squarcia
il fianco sinistro
linee di fuoco che non ustiona
la lacrima che non raffredda non spegne 
l’incendio
che sputa cenere incolore
non hai più paura delle fiamme
quando ti abitui a sentirle ardere sulla pelle fresca
in una pulsione
repulsione
per ogni centimetro di calore lieve
tra ileo e l’acciaio
che disegna il pianto muto 
di un corpo scomodo
e che tu non asciugherai mai
né sentirai i suoi singhiozzi
la notte quando stringi le ginocchia al petto
nel silenzio
nessuno ha mai sentito i tuoi
l’odio
è un abisso
e il mare si chiude sopra la tua testa
in un bacio di flutti.




 

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Capitolo 2
*** II ***









Cecità
quando chiudi gli occhi
per non vedere non essere vista
piangere
un pentagramma rosso inciso su pelle
sei la sinfonia vuota
che non riempie le orecchie
non vibra non stride non sazia
ti strappi le lacrime i singhiozzi che non vuoi far sentire
li soffochi nel nero
del sole che dorme e non vuoi svegliarlo
è un’allucinazione 
il tuo sangue tra le mani
se non senti la carne aperta bruciare
vomitare bile
parole che temi pronunciare
che temi dimenticare
nei tuoi sogni
non un centimetro del tuo corpo
sanguina
asciugare non sana
ed il tempo non ripara niente
ma affonda gli artigli più in profondità e lacera
non organi vitali
ma crepe
nella nebbia che respiri stanotte
narcotica
è la canzone che vorresti scriverti sulle vene
rosso nel blu
non vedi più niente se non fumo
il sonno sereno
che ha scordato il tuo nome
e tu ne hai scordato il significato
sguardo perso 
tra voci che non dicono niente
soffocare tra quattro mura che non uccidono non si muovono
eppure non riesci
a respirare
eppure non riesci
ad uscire
crisantemi sfioriti sulle palpebre bianche
sulle tue ciglia sciolte
un petalo 
non è la chiave 
se non ci sono porte a cui bussare
se nessuno
verrà mai ad aprire
se tu non
troverai vie di fuga
fughe di gas e vertigini danzanti
dormire
è morire per una notte
troppo lenta 
quando la luna ti trafigge gli occhi senza avvertire
troppo breve
quando i demoni scrivono le loro melodie
sulle tue righe vuote
rosso su malattia
che tu non hai colmato mai.
 





 

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Capitolo 3
*** III ***







Primavera nuda
col quale non posso vestirmi
che fa bruciare
ogni velo
che cerco di strapparmi di dosso
nessuna rabbia
carne infetta che stinge
quando sale la febbre allucinogena
e slega le ginocchia
ormai crollate
caduta 
irrimediabilmente rotta
come uno specchio si frantuma in coltelli
di vetro tagliente 
ma non abbastanza
per sradicarmi per sempre da terra
questa terra
coprire ogni notte
con pennellate di olio e biacca
gli inestetismi della mente
ma logoro è il cuore
- spegnete il sole.






 

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Capitolo 4
*** IV ***







Non un letto di spilli
stanotte
la tua bara
né braccia calde a stringere respiri
che attraversano le costole 
scariche elettriche
la notte vuoi dormire
con l’unica compagnia che desideri
dal petto freddo
il pulsare di un crimine commesso nel silenzio
la violazione della pelle
sgorga carne
sangue vivo
tra le coperte nere
di luci spente
lampadine bruciate assieme ai sogni
che poi getti tra i fondi di caffè
che lucidano le notti annebbiano i giorni
esaurite le stelle
inghiottito il sole
l’acciaio che naviga perso
su rotte che non portano mai alla meta che vorresti
rotte le metà
dei singhiozzi scavati in gola
più affondo della tua voce stanca
che non chiede più
aiuto.
 





 

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Capitolo 5
*** V ***






Fuggire i sogni
non è facile
l’edera che si fa àncora e stringe
costringe
radici fissate alle costole
e dentro 
un seme secco sulla sinistra
che non fiorisce più
e contare le stelle
fuori
attraverso un muro
per non addormentarmi mai
sfumi tra sudori freddi
ed io 
non so più
se siano le tarme a bucarmi lo stomaco
od i sensi di colpa
a ristagnarvi.
 
 
 
 



 

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Capitolo 6
*** VI ***






Rivoli
all’ombra dei glicini suicidi
tra le guance
per poi bagnarsi le labbra di dolore liquido
senza sapore
e giù per la lingua bruciata
di acido e bestemmie
preghiere
ho la gola secca di tabacco e urla 
morse a sangue 
ancora nel silenzio del porto sicuro
prima di sfuggire
evase
le labbra
e gratta sul mio petto
la ferita che non risana.







 
 

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Capitolo 7
*** VII ***







A capofitto
gettarsi in un sogno
per non vedere più la superficie
od il cielo
se non al mattino
quando si estingue l'incendio ch'è delirio
e le stelle
e la luna
putrefatta
restano solo ceneri fumanti
di un rogo di desideri inespressi
e poi buttati via
tra dormire e svenire
un chiodo
infisso nel cranio
ed urla la cervicale scottata
ma non urli tu
slegata 
tra istinto e visioni
scorre
non tempo ma sangue
sulla tua gamba rea
hai più voce lì
che altrove.






 
 

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Capitolo 8
*** VIII ***







Non il solletico delle tue ciglia
sul mio collo
seppur lontani
a smuovere le vertebre
in nodi sciolti
forse non siamo destinati
a durare nel tempo
come scintille
destinate ad esaurirsi
ma col calore di un forno
dove ardono
i brividi che non sentiamo più
carbonizzati
e la mia pelle sarà nera
pietra e piaga
su cui non scorrerà più
sole o rosso
alcuno.

Vieni a guardare il fuoco con me (mentre mi brucia)?







 

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Capitolo 9
*** IX ***







Quando piove 
dentro il cuore
ingrigiscono le arterie
in un autunno che non ti so spiegare
che graffia l’esofago
e muore tra le labbra non più calde
non mi specchio più
nel tuo sguardo
un abisso stretto e secco
dove appassiscono
anche i crisantemi della tua lapide
cuore vitreo
ed occhi non più palpitanti
Il tuo sepolcro
foglie secche quando la tempesta si placa
in un sospiro scuro
tu sei la devastazione
che più il tuono non si porta appresso 
e sfiorisci
in devastato
la terra stanca che nasconde i lividi slabbrati 
tagli blu
nascosti tra piume morte
di un volo 
non spiccato
di una vita
che non ti avrebbe lasciato mai
ovunque le tue ali
ti avrebbero condotto.







 
 

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Capitolo 10
*** X ***







Una lapide sul mio cuore
per quella sorella gemella mia
mai nata
eppure viva
in ogni mia parola in ogni mio incubo
custode o ladra
di ogni mio tassello mancante
causa delle mie crepe
ma non stucco
con cui richiudermi il petto
fecondata dalla mia mente e poi uccisa
soffocata 
il cordone ombelicale
stretto alla gola
- esecuzione di un sogno -
tornerò all’alveo materno
e la vita
sarà il cappio mio.








 

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Capitolo 11
*** XI ***








Se avessi tante lacrime quanto un temporale estivo
o metà della sua bellezza
bagnerei in fiumi già secchi
le guance già secche
le mani condannate ma non giustiziate
colpevoli di non aver amato
e tremare come foglie
fucilate
dalla pioggia battente
nessuna goccia mi trapassa il petto
eppure muoio ogni istante
già mutilata
nei miei peccati nei miei eccessi
nel petto un cuore 
troppo inquieto
per queste ossa nate fragili
questa sera
è crosta su pelle che non posso grattar via
- mi fa venire voglia
di sanguinare ancora.







 

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Capitolo 12
*** XII ***







D’estate
quando nemmeno la notte è frescura 
sulle palpebre
ma vento d’inferno
e l’insonnia non è
che la veglia dei morti
dai contorni di un sogno troppo marcio
la siccità prende il cuore
e sgretola emozioni
se mi stringi sono sabbia
di un mare esausto dopo un temporale
e l’eco di gabbiani
ricorda la nenia su un ramo
di un corvo…





 

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Capitolo 13
*** XIII ***







Una notte per sentirsi soli
preda di un gioco infernale
di morsi invisibili
ferite che sanguinano anche se tu non lo vedi
la carne si strappa
in fumi densi
come carta bruciata
nessun segno d'incendio
né fuliggine sul viso
tu il calore non puoi sentirlo
non vedi il mostro
che stringe tra le mascelle avide
tutto il peggio di me
lo sguardo di fame ci accomuna
ma la sua fierezza
è la mia vergogna
io non urlo
tu non guardi
il sorriso scintillante
schiudersi sul mio corpo abbandonato
dei vizi che ci scegliamo
ne faremo la nostra lapide
io fiammifero
della mia stessa candela
sul letto che non è che bara per me,
divorata
dall'interno.






 

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