Verso il blu, ed oltre. di GPM (/viewuser.php?uid=1011177)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Sky is the limit ***
Capitolo 3: *** Balla Ballerina ***
Capitolo 4: *** Adventure or something else? ***
Capitolo 5: *** Hei, ma per quanto ho dormito? ***
Capitolo 6: *** Posizioni scomode ***
Capitolo 7: *** After Sex ***
Capitolo 8: *** "Ah, Ciao.." ***
Capitolo 9: *** Crush ***
Capitolo 10: *** Posso chiederti un favore? ***
Capitolo 1 *** Un nuovo inizio ***
Dopo aver passato all'incirca undici ore in aereo in compagnia della mia amica Isabelle, non vedevo l'ora di scendere e finalmente riposare. Arrivammo in hotel verso l'una di notte; Stanche ed assonnate, appena entrate nella nostra suite iniziammo a saltellare sopra i letti come due ragazzine di sedici anni, anche se in realtà ne avevamo ventuno, ma non è questo il bello?
Non bisogna perdere mai il bambino che è in noi a mio parere.
Tutto mi si chiarì meglio quando fui sotto la doccia, la mia mente ancora non stava realizzando che finalmente ero nella splendida Los Angeles, la magica città degli angeli. Patria di artisti famosi, musicisti rock e celebrità.
Volevo solo andare a riposare per riprendermi dal jet-lag, Isabelle nel frattempo da maniaca ossessiva qual'era mise già sulla scrivania i vestiti per l'indomani, si riempì il viso della sua crema di bellezza e fece un enorme chignon con i suoi capelli dorati, mi guardò seria mentre io ero ancora sulla porta del bagno intenta ad osservarla, e balzò sul lettone urlando.
"Non ci posso credere Giuli, siamo finalmente ad L.A!, è una vita che sognavo di essere qui, ed ora ci siamo io e te! ci godremo questa vacanza e ce la spasseremo!"
"Calmati Isa, altrimenti ci cacciano dall'hotel" replicai.
"Ma và, dopo tutti i soldi che i nostri genitori hanno sborsato per questo fantastico hotel, con spa, piscine e spiagge mi devono almeno un urletto di felicità"
In effetti aveva ragione, così iniziai a sorridere come un ebete e mi coricai anche io a letto. Fremendo per quella che sarebbe stata una vacanza da urlo.
La mattina seguente mi svegliai completamente riposata, e con mia grande sorpresa Isabelle mi aveva portato la colazione dopo aver chiamato il servizio in camera.
"Buongiorno pigrona! Forza è ora di alzarsi, ci sono posti da vedere, prelibatezze da assaggiare e soprattutto ragazzi da rimorchiare!"
Ero su di giri, non per il discorso di incitamento di Isabelle, ma perchè era riuscita a trovarmi un'espresso!
Ah, dio solo sa quanto io ami il caffè e di quanto ne abbia bisogno per svegliarmi.
Diedi una spettinata fra i capelli ad Isa, e mi fiondai in bagno dedita a truccarmi per rimettere a posto quella cosa che mi ostinavo a chiamare faccia.
Passata una buona mezz'ora a farmi sembrare, bè ecco, accettabile dalla società mettiamola così, uscii e Isabelle era già pronta, i suoi capelli gialli come il grano ondeggiavano e facevano sentire i miei invece nero corvino uno straccio. Ma lasciamo stare, non si può mica avere tutto dalla vita, come lei infondo aveva sempre invidiato il mio decolletè, punto di forza da anni del fisico a clessidra.
Decidemmo di andare a visitare per prima cosa la Hollywood Sign ovvero la scritta sulle colline di Hollywood; Infilai un vestito verde che mi ero portata sandali con la zeppa nera e occhiali da sole.
Arrivate a destinazione dopo 45 minuti di traffico eravamo senza fiato, per la prima volta mi sentivo lontanissima da casa e artefice del mio destino.
Andammo poi a vedere la Hollywood Walk of Fame, il famoso marciapiede costellato da oltre duemila stelle con i nomi di celebrità passate e presenti. Dopo aver passeggiato per più di due ore la fame ha cominciato a farsi sentire così agguantammo un sandwich e ci fermammo in un delizioso diner a bere e a ricaricarci.
"Ti va più tardi di andare a visitare gli studi cinematografici della Universal e della Paramount?" chiesi ad Isabelle.
"No G, non ne ho davvero la forza, vorrei andare un pò in spiaggia a rilassarmi sotto il sole ti spiace?"
"No certo che no Isabelle, non ti preoccupare ci andrò da sola." In effetti non mi dispiaceva rimanere un pò da sola, dopotutto io ed Isabelle siamo grandi amiche si, ma non abbiamo molti interessi in comune.
"Perfetto tesoro allora ci vediamo stasera in albergo che ti porto a cena e poi andiamo a spassarcela al Sunset Boulevard."
"D'accordo Isa, divertiti in spiaggia e ricordati la crema solare altrimenti diventi come un'aragosta"
e mi lasciò lì nel diner.
Dopo aver fumato due sigarette per digerire l'enorme sandwich ingurgitato un'ora prima mi diressi verso gli studi, ah, sospiravo in quelle meravigliose vie, adoro il cinema, la capacità che ha di farti sognare, di vivere vite altrui, provare sentimenti che neanche pensavi di avere. Una magia.
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Capitolo 2 *** Sky is the limit ***
Il mio tour
cinematografico, è stato a
dir poco fantastico, la guida è stata simpaticissima e molto
disponibile nei miei confronti, devo dire che avevo passato un
bellissimo pomeriggio in compagnia solo di me stessa, di Marlon
Brando, Marylin Monroe, James Dean, John Travolta, Tom Hanks, e molti
altre sagome di attori che erano presenti negli studi. Decisi quindi
che era l'ora di tornare in hotel, arrivata nella suite non c'era
nessuna traccia di Isabelle, forse era al bar di sotto.
Mi feci una doccia veloce e
mi cambiai.
Misi un vestito rosso con le bretelle, volevo sentirmi anche io una
diva hollywoodiana ma l'effetto era molto diverso infatti sembravo un
pompiere finito male. Ad ogni modo, scesi di sotto mentre
nell'ascensore mi guardavo e ricontrollavo allo specchio, appena
varcai le porte del marchingegno sali e scendi, ecco che trovo
Isabelle intenta a bere come una spugna.
"Hei, ma che diavolo stai
facendo?
Non dovevamo andare a cena?"
"Scusami amichetta, ma
questo
barman era così carino che non ho potuto resistere e ho
cominciato a
prendere da bere"
"Tu guarda a cosa mi tocca
assistere, sei così disperata da continuare ad ordinare da
bere solo
per farti fare qualche sorrisetto?"
"Se mi porterà
nel suo letto si"
esclamò senza ritegno
"Bene allora è
deciso adesso ti
riporto in camera"
"No! Non puoi decidere tu
per me
Giulia, lo so che tu hai sofferto ma non significa che anche gli
altri debbano smettere di divertirsi!" urlò.
Rimasi a bocca aperta, non
sapevo
davvero cosa rispondere, e dire che di solito sono una logorroica
cronica.
"Hai ragione Isabelle, io
non sono
tua madre e quindi non posso permettermi di dire nulla, ma perfavore
promettimi che starai attenta e ti prego dimmi che non sei ubriaca ma
solo brilla"
"Guardami" disse "Sono
nel pieno delle mie facoltà fisiche e cognitive"
"D'accordo, io me ne vado a
cena
se ti serve qualcosa sono nel ristorante dell'hotel"
"Ciao G! E miraccomando non
fare
nulla che io non farei!"
Andai a sedermi in un
tavolo
all'angolo, mentre aspettavo il cameriere, continuavo a pensare alle
dure parole di Isabelle, io voglio divertirmi certo, è solo
che
voglio andarci con i piedi di piombo tutto qui.
Arrivò il
cameriere che mi consigliò
un hamburger e da bere ovviamente mi feci portare una bella pinta di
birra rossa, la mia preferita.
Mentre mangiavo, mi sentivo
un pò
osservata, certo per come ero vestita può darsi, il mio
abito era
rosso Valentino, un pò come quello di Jessica Rabbit, solo
che a me
con quell'hamburger e birra sul tavolino non faceva lo stesso effetto
femme fatale.
Un uomo di fronte al tavolo
mi stava
fissando, i suoi occhi azzurri mi ricordavano il cielo irlandese dopo
la pioggia, barba incolta che mi faceva impazzire, camicia celeste
che metteva perfettamente in risalto i suoi occhi cerulei, jeans
attillati ma non troppo sulle gambe muscolose ma magre, spalle larghe
e torace largo. Oh mio Dio, pensai. Ma è uno schianto.
Mi stava sorridendo e
sorrisi anche io,
d'un tratto si alzò e venne verso di me.
"Posso signorina?" chiese
"Ehm, certo, prego" dissi
"Sa, non ho mai visto una
donna
bella come lei, prendere un' hamburger e scolarsi una birra come ha
appena fatto."
Rimasi un pò
perplessa, e l'unica cosa
che mi uscì fu
"Bè, si lo
ammetto non sono il
massimo della finezza ma al posto delle carote e dei sedani di cui si
nutrono le modelle che pascolano specie qui ad L.A. a me piace
mangiare cibo vero e tenermi in forma, non sarò sicuramente
una
modella ma mi vado bene così".
Mi guardava fisso, e
scoppiò in una
risata fragorosa che mise allegria anche a me.
"Sa, a me non piacciono
particolarmente le modelle.. preferisco le donne vere." disse
con un sorriso malizioso
Sorrisi, a quello splendido
uomo che
avevo di fronte finchè il mio cervello cominciò a
darmi input, e
flash, oh cavolo, ma lui è.. lui è.. Jake
Gyllenhaal!
Oh santo cielo, quando
questa la
racconterò ad Isabelle le prenderà un accidenti.
Feci finta di nulla, come
se la
situazione fosse tutta sotto controllo quando in realtà il
mio viso
era diventato dello stesso colore del vestito.
"Molto piacere io sono
Giulia
Fitzpatrick" dissi con un sorriso.
"Ciao Giulia, io sono Jacob
Gyllenhaal, ma puoi chiamarmi Jake" rispose.
Stavo iperventilando, ero a
cena con il
mio attore preferito e pergiunta mi trovava attraente, ma dovevo
calmarmi e tornare lucida.
"Di dove sei Giulia?" mi
chiese
"Sono Italiana, abito in
una
regione del centro Italia, mia madre è italiana e mio padre
è
irlandese.
"Amo l'Italia, ci sono
stato
troppe poche volte, vorrei visitarla meglio" esclamò
"Bè magari
potrei farti da guida
in qualche occasione" dissi scherzando.
"Senti, Giulia, posso
offrirti da
bere? Conosco un fantastico locale sulla spiaggia che fa dei drink
magnifici ti va?"
"Si, perchè no"
esclamai
Era tutta una scena in
realtà nel mio
cervello si stava festeggiando il quattro luglio. Ero completamente
su di giri.
Mi portò allo
Sky Bar, un locale
elegante da un'atmosfera così piacevole che mi sembrava di
fluttuare, luci soffuse una piscina interna e tavolini con morbide
poltroncine bianche e candele.
Jake mi fece accomodare da
vero
gentiluomo e mi chiese cosa volessi ordinare, ovviamente essendo una
donna adoro la serie tv Sex and The City, quindi sfoggiai la Carrie
Bradshaw in me e dissi
"Un Cosmopolitan perfavore"
mi sorrise e andò verso il bancone, mentre aspettavo che
tornasse mi
sentivo davvero fortunata, quello splendido uomo, aveva adocchiato,
me, e in quel locale, lì nel bel mezzo della vita di Los
Angeles, io
Giulia Fitzpatrick arrossii, e mi sentii felice, come non lo ero da
tempo.
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Capitolo 3 *** Balla Ballerina ***
Jake tornò con un Cosmopolitan ed uno Scotch nell'altra
mano, si mise a sedere e bevve un sorso dal bicchiere mentre delle
goccioline gli rimasero sulla barba, presi un tovagliolo, mi allungai
verso di lui e lo asciugai, mi guardava in un modo così
intenso e avevo seriamente paura di finire in quei bellissimi occhi blu
e perdermi completamente, lo sguardo gli andò anche sulla
mia scollatura che in effetti era lì proprio sotto il suo
naso; Non dissi nulla, mi rimisi a posto mentre sorseggiavo il mio
drink.
Non potevo però rimanere in silenzio, altrimenti sarebbe
stato imbarazzante, però in effetti non sapevo neanche cosa
dirgli, fu lui a rompere il silenzio.
Mi chiese cosa facessi nella vita, le mie passioni ed i luoghi che
avevo visitato.
Così, gli raccontai del mio periodo di transizione tra
università e lavoro, della mia passione per il cinema e per
i viaggi, gli raccontai del mio viaggio a Dublino che cambiò
per sempre la mia vita, e lui se ne stava lì che mi
ascoltava quasi come se le mie parole fossero ipnotiche.
Lì per lì non sapevo cos'altro dire se non
"Sa, signor Gyllenhaal i suoi occhi mi ricordano la campagna irlandese
dopo la pioggia"
Oh mio Dio ma cosa diavolo avevo appena farfugliato. Ho detto quello
che pensavo nella testa. Cavolo!
Lui mi sorrise in un modo così dolce, e poi disse
"Signorina, Giulia, questa sembra una frase che dovrei dire io a
lei..ha due occhi stupendi ed un sorriso che mi incanta,
però pensavo fossimo andati oltre il lei o mi
sbaglio?"
"Assolutamente" mi prese la mano e mi invitò a ballare, era
come se fossimo gli unici nel locale, mi fece fare delle giravolte e mi
cingeva stretta a sè, mentre ballavamo mi sentivo nuova, un
senso di libertà si espandeva nella mia anima e la sentivo
bruciare. Forse cominciavo a vivere per la prima volta.
Jake si avvicinò al mio viso, a due millimetri da me, mi
prese per mano e disse "Vieni con me", non capivo dove stessimo
andando, so solo che ad un tratto dovetti togliere i tacchi
perchè eravamo in spiaggia, e lì tra le onde del
mare e sotto un cielo stellato, mi baciò.
Le sue labbra sapevano di scotch, di qualcosa di dolce ma soprattutto
sapevano di vita.
I suoi baci erano dolci, ma pieni di passione, so solo che un
brividò mi attraversò la schiena, ma non era la
brezza marina, era la mano di Jake che mi accarezzava delicatamente.
Quella notte fu magica, restammo io e lui seduti sulla spiaggia a
guardare le stelle, a cercare di indovinare le costellazioni, a ridere
e schizzarci con l'acqua come due idioti.
Alle cinque del mattino eravamo ancora lì, in tempo per
ammirare la nascita del sole; Mi mise un braccio sulla spalla e disse
"Hai sonno ragazzina?"
Lo guardai cercando di essere più lucida del solito, "Per
niente!" risposi, cominciò a ridere, una di quelle risate
sincere, genuine.
"Bè, io si marmocchia infondo ho quindici anni in
più di te"
"Va bene allora riportami a casa nonnino" lo guardai con una smorfia
buffa
Mi riportò in albergo, arrivati nella suite, notai con
piacere che Isabelle era caduta in coma sul letto e non aveva fatto
grossi danni alla stanza.
Quanto a Jake, bè, mi mise con le spalle al muro, e
iniziò a baciarmi dappertutto, sul collo e appena dietro
l'orecchio, come faceva a sapere il mio punto debole mi chiesi tra me e
me mentre rispondevo ai suoi baci. Scese verso la scollatura , non
riuscivo a smettere di volerlo anche se sapevo che fosse sbagliato, non
potevo farlo al primo appuntamento anzi non era neanche un appuntamento
era un solo e semplice drink, perciò mi diedi uno schiaffo
mentale cercando di sfuggire all'irresistibile.
Mi scostai leggermente, e lui mi diede un bacio sulla guancia, mi prese
la mano e vi mise qualcosa all'interno, entrò nell'ascensore
e mi sorrise mentre salutava con la mano.
Appena se ne andò, aprii il palmo della mia mano ed eccolo
lì, il suo numero di cellulare, sorrisi mentre aprivo la
porta, presi il telefonino dalla borsetta e gli mandai un messaggio.
"Grazie per la splendida serata, G" scrissi
Il telefonino trillò poco dopo "Affacciati" c'era scritto,
così andai verso la finestra e lo vidi, era lì
appoggiato alla sua macchina e mi ricordava così tanto
quella scena del film "Un compleanno da ricordare" dove appunto il
protagonista maschile di nome Jake era nella stessa posizione
aspettando Samantha la protagonista femminile.
Adoro queste banalità, gli sorrisi mentre ero appoggiata al
bordo della finestra e lo salutai mandandogli un bacio che
lui afferrò.
Andai verso il letto addormentandomi con il sorriso ancora sulle labbra
e gli zigomi doloranti per le grosse risate fatte insieme a lui.
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Capitolo 4 *** Adventure or something else? ***
La mattina seguente mi svegliai completamente riposata, non sapevo se
fosse stato per via del letto che era comodissimo o dei baci di Jake
che ancora assaporavo leccandomi il labbro; Isabelle ancora dormiva ed
io ne approfittai per farmi un bel bagno per svegliarmi del tutto.
L'acqua scorreva sul mio corpo, mentre con la mente ripercorrevo la
sera precedente; I suoi occhi, fissi sul mio viso, le sue mani
affusolate che mi cingevano la vita mentre danzavamo, il suo profumo
che mi era rimasto ancora addosso e che mi faceva sorridere mentre mi
insaponavo i capelli.
Ancora in accappatoio, mi sedetti sul letto e chiamai il servizio in
camera, ordinai un espresso ed una brioche per me ed un cappuccino con
fette biscottate e marmellata per Isabelle che ancora non accennava a
volersi svegliare.
Il ragazzo dell'albergo bussò in camera dopo appena una
decina di minuti, gli lasciai una discreta mancia e lo ringraziai.
Mentre sorseggiavo il mio caffè, non vedevo l'ora che
Isabelle si svegliasse per raccontarle tutto, così per non
aspettare ulteriormente, iniziai a punzecchiarla sul braccio che era
appoggiato sopra il lenzuolo.
"Mmh" bofonchiò, mentre continuavo a punzecchiarla, d'un
trattò si voltò verso di me e disse "Ma che ore
sono?"
"Sono le dieci e trenta" risposi, si girò dall'altra parte e
replicò di voler restare a dormire, ma io avevo troppa
voglia di raccontarle cosa fosse successo la sera prima e
così iniziai a scalpitare con l'unica frase che poteva farla
scattare davvero.
"Ho incontrato un uomo ieri sera, pensavo volessi sapere qualche
dettaglio, ma se sei troppo stanca per parlarne va bene me ne vado un
pò in spiaggia."
Come da copione, episodio successo in svariati momenti della nostra
adolescenza, si alzò immediatamente con gli occhi sgranati
ed i capelli arruffati e urlò "Chi?!? Voglio sapere tutto,
dove l'hai incontrato, come si chiama, che lavoro fa, che aspetto ha,
insomma tutto."
Scoppiai a ridere nel vederla in quello stato emozionale, neanche fosse
successo a lei, ma Isabelle era così, era più
importante la felicità degli altri che la sua. L'ho sempre
ammirata per questo, tutto il contrario di me. Io che ero sempre stata
invidiosa, che ero sempre in competizione per qualsiasi cosa, mi
riusciva davvero difficile essere fiera delle conquiste personali degli
altri.
La guardai dritta negli occhi ed iniziai ad arrossire completamente, le
raccontai del nostro buffo incontro, delle sue parole, di come mi prese
per mano e mi portò in spiaggia per poi baciarmi sotto un
manto di stelle e con l'odore del mare che mi inebriava il cervello,
mentre assaggiavo le sue labbra e lui le mie.
Poi però dovetti rivelare l'identità del
gentiluomo e quando finalmente le dissi "Isa, era Jake Gyllenhaal" lei
rimase in silenzio.
Non mi credeva pensai, ma poi le si illuminò il volto e
scoppiò "Non ci posso credere! Stai dicendo sul serio? Oh
mio Dio, questo significa che adesso anche tu sei famosa, e che quindi
io ho un'amica famosa che esce con il bellissimo e super acclamato Jake
Gyllenhaal! E dimmi com'è? Come te lo sei sempre
immaginata?"
Isabelle sapeva della mia cotta per Jake, da quando avevo dodici anni,
da quando vidi il suo primo film e mi colpì totalmente,
negli anni poi guardando le interviste, vari ruoli per cui si fece
notare e le sue interpretazioni la mia cotta si accentuò
notevolmente.
"Si, è come l'ho sempre immaginato, questo e molto di
più. E' dolce, romantico, ma.. non voglio farmi troppe
illusioni. Uno come lui non potrebbe mai stare con una come me, voglio
dire io sono una comune ragazza, nè una
celebrità, nè una modella, nè altro. E
poi non era neanche un appuntamento, mi ha offerto solo un drink,
magari chissà per portarmi solo a letto come.."
"Smettila!" mi interruppe Isabelle, "Devi lasciare andare il passato,
non permettere ad una cosa successa tre anni fa di condizionarti la
vita. E' vero tu non sei una star, nè una modella, ma ti sei
chiesta perchè te e non Adriana Lima?"
"Perchè magari Adriana Lima è impegnata?" risposi
"No, sciocca. Forse è proprio questo che lo ha intrigato di
te."
"Si, può darsi ma perchè io? e non
qualcun'altra?"
"Questo non lo so G, infondo al cuor non si comanda no?"
"La smetti di rispondere alle domande con altre domande Isa?
Così non mi aiuti" replicai
"D'accordo, calmati. Probabilmente ti ha vista, con il tuo bel vestito
rosso, seduta da sola, in un ristorante pieno di altre persone, gli sei
piaciuta ed ha voluto provarci; Non mi sembra la fine del mondo no?"
"No.. anzi.. " dissi
"Ti ha lasciato il suo numero di telefono?" chiese
"Si" risposi.
"Bene, allora oggi andremo in spiaggia e ci abbronzeremo
perchè sembriamo ancora due cadaveri e quindi ci
identifichiamo come turiste, ce la spassiamo e mentre ci godiamo la
giornata vediamo se Mister occhi blu ti scrive ti sta bene come
programma?"
Annuii con il capo, e mi infilai il costume da bagno, presi il
necessario, e ci dirigemmo in spiaggia.
Avevo una sensazione strana, una specie di magone che mi attanagliava
lo stomaco, e se non mi avesse più scritto?
Cercai di non pensarci troppo, anche se era sempre nella mia testa, i
suoi occhi, i suoi dannatissimi e bellissimi occhi che mi facevano
sognare ad occhi aperti; Presi una birra al bar, sperando che mi
aiutasse a distendere i nervi, Isabelle intanto giocava a beach volley
con dei ragazzi conosciuti poco prima. Si preoccupava di sembrare una
turista, ma in realtà sembrava la classica bellezza bionda
californiana, ero io quella fuori posto invece, bianca come un
latticino e capelli corvini. Decisi di stendermi sul lettino e prendere
un pò di sole, con gli Oasis nelle cuffiette e molta crema
solare addosso riuscii a rilassarmi.
Ma chissà se mi avrebbe chiamato. Ero un'avventura? mi
chiesi prima di chiudere gli occhi e lasciarmi scaldare dal sole.
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Capitolo 5 *** Hei, ma per quanto ho dormito? ***
Erano all'incirca le quattro del pomeriggio quando mi svegliai, ero
ancora sul lettino, stranamente non ero ustionata, cosa che
capitava ogni volta che andavo al mare, Isabelle era accanto a me che
leggeva una rivista di moda.
"Hei, ma per quanto ho dormito?" le chiesi
"Anche troppo direi!, perchè non vai a farti un bel bagno,
l'acqua è meravigliosa" rispose
"Si, credo che andrò anche perchè sto andando a
fuoco con questo caldo, vieni anche tu? Mi scoccia andare da sola"
"Si, ti raggiungo tra poco, finisco di leggere questo articolo"
Mi avviai verso la distesa blu, mi incamminai fino a dove toccavo,
sapevo nuotare si, ma avevo il terrore di cosa potesse esserci sotto di
me perciò rimasi non troppo distante dalla riva. L'acqua era
fresca, pulita e non c'erano troppe onde, così rimasi un
pò a galla, chiudendo gli occhi e lasciando che il sole mi
accarezzasse la pelle.
Isabelle ancora non si vedeva, chissà quanto doveva essere
lungo quell'articolo pensai.
D'un tratto, sentii un tocco su una caviglia.
"Isabelle, finalmente ce l'hai fatta, allora com'era questo articolo?
bello come il mio gentiluomo di ieri sera?" chiesi
"Ma grazie" disse la voce.
Istintivamente aprii gli occhi, il sole mi accecava e non riuscivo a
distinguere la sagoma che avevo di fronte, poi misi a fuoco, era lui.
Mi alzai di scatto e impallidii
"Non mi sono mai considerato una gran bellezza, ma sapere che mi trovi
attraente mi fa molto piacere" disse ridendo.
"Ciao, ehm, non sapevo che fossi tu, aspettavo la mia amica Isabelle"
risposi
"Lo so, ti avevo scritto ore fa, ma non hai risposto e così
ti ho chiamato, e la tua amica Isabelle, mi ha detto che stavi facendo
un sonnellino sotto al sole e così ho deciso di
raggiungerti. Volevo vederti in bikini e sentire la tua risata".
Tra l'imbarazzo generale, non sapevo cosa replicare, l'autostima che
avevo costruito con anni di fatica, si era andata a nascondere in un
angolo del mio cervello non appena avevo incrociato il suo sguardo
magnetico. Mi feci coraggio e cercai di dire qualcosa che non mi
facesse sembrare una completa idiota.
"Bè, eccomi qua, questa sono io, questo è il mio
bikini, e questa è la mia risata" sghignazzai imbarazzata.
"Sei uno schianto"
Quest'uomo ci sapeva davvero fare, e la mia mente stava vaneggiando.
"Però staresti meglio senza" replicò
Scoppiai a ridere, "Non mi sembra il luogo adatto signor Gyllenhaal"
risposi.
Si avvicinò lentamente, mi accarezzò il viso e mi
baciò, con più passione, indossava un costume
nero, i capelli erano sistemati all'indietro e mentre mi baciava
sentivo il mio corpo vicino ai suoi addominali, stavo per impazzire,
tra il caldo, e lui non sapevo cosa mi stesse facendo più
sudare per l'eccitazione.
Ci interruppe Isabelle, che era a riva e mi chiamò, la stavo
maledicendo.
"Hei, G, è tutto il giorno che non mangi nulla! Vieni ho
portato dei panini!"
Che scusa idiota aveva trovato, voleva fingersi preoccupata quando in
realtà voleva conoscere Jake, in effetti come darle torto.
Ci incamminammo verso di lei, mentre Jake mi abbracciava e sorrideva, e
anche io avevo messo su un'aria beata.
"Ciao, Jake, io sono Isabelle la migliore amica di Giulia" si
presentò
"Ah, allora sei tu l'artefice del nostro incontro, molto piacere
Isabelle" rispose lui.
"Coraggio andiamo a sgranocchiare qualcosa, muoio di fame!" disse
Isabelle.
Ci dirigemmo verso il nostro ombrellone, e iniziammo a mangiare.
Isabelle, riempiva di domande Jake, sulle stranezze delle
celebrità, in particolar modo sul suo sogno proibito,
dopotutto credo lo sapessero anche i muri che stravedeva per Ryan
Gosling.
Jake raccontò qualche aneddoto, a proposito di lui, ma
niente che la mia informatissima amica non sapesse già.
Passammo un delizioso pomeriggio, tra carte, bagni, e beach volley,
finchè Isabelle non ci lasciò soli.
"Allora come ti sembra?" gli chiesi
"E' molto simpatica la tua amica, fortuna che mi ha risposto lei,
altrimenti mi sarei sentito rifiutato" rispose sorridendo
"Non sei così sicuro di te allora" dissi facendo una
smorfia.
"Sono sicuro di molte cose, mia cara Giulia. Che sono bravo nel mio
lavoro, e che posso sempre migliorare. Che ora sei arrossita
perchè ti ho guardata dritto negli occhi, e sono sicuro che
staserai verrai a cena con me."
"Ne sei così convinto?"
"Al cento per cento". Mi prese e mi buttò sul lettino, mi
baciò sul collo come aveva fatto la sera prima.
"Non so, forse potrei avere già un impegno per stasera".
dissi mentre cercavo di provocarlo.
"E con chi?" rispose accigliato
"L'hai detto anche tu che sono uno schianto no?" cercai di finire la
frase con la massima sicurezza nella voce, non volevo essere soltanto
un'altra tacca spalliera del suo letto, anche se mentre mi baciava il
mio corpo diceva tutto il contrario.
"Io voglio portarti a cena fuori, e poi fare il bagno con te nella mia
piscina, l'altro cosa potrebbe offrirti?" disse rispondendo malizioso
"Ehm non saprei visto che non c'è nessun altro" scoppiai
ridendo. La mia finzione venne smascherata in un batter d'occhio.
sorrise e mi fece alzare, mi strinse a sè e poi mi
sussurrò all'orecchio "sei bellissima", in quel momento con
il tramonto davanti a me ed in quell'abbraccio che sembrava dire tutto
in un momento così perfetto mi fece provare per la prima
volta un senso di appartenenza, forse il mio momento magico da cinema
era arrivato. Mi riaccompagnò in albergo e mi disse che
sarebbe venuto a prendermi verso le otto e trenta. Così
arrivati alla porta della mia stanza, mentre Isabelle era ancora sotto
la doccia, mi salutò con un bacio sulla guancia e disse "A
stasera ragazzina".
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Capitolo 6 *** Posizioni scomode ***
Non sapevo davvero cosa mettermi poi però mi venne
in mente il mio vestito con le rondini nero, presi le mie zeppe nere e
le allacciai mentre le mani mi sudavano, perchè diavolo ero
così agitata non riuscivo davvero a spiegarmelo. Andai in
bagno e cercai di truccarmi come meglio potevo, volevo essere bella e
non solo carina.
Presi l'arriccia capelli e cominciai a fare delle onde, sui miei
capelli corvini. Passata una buona mezz'ora, presi dalla mia borsa
delle mentine mentre aspettavo che mi venisse a prendere. Intanto
giocherellavo con il laccio del mio vestito che era sulla mia vita,
adoravo quell'abito, perchè metteva in risalto il mio seno e
il mio fisico a clessidra.
Il campanello suonò e mentre cercavo di non ammazzarmi con
le mie scarpe andai ad aprire la porta. Era lui, Jake.
Aveva addosso una camicia celeste che metteva perfettamente in risalto
i suoi occhi meravigliosi, dei jeans aderenti il giusto sulle sue gambe
muscolose ma magre, e delle scarpe marroni dello stesso colore dei suoi
capelli.
Rimase per un attimo a bocca aperta quando mi vide;
Non mi sono mai considerata una grande bellezza allora il merito era
davvero del vestito pensai. Mi baciò sulla guancia, una cosa
tipica europea anche se lui era americano, mi disse che ero una favola
e andammo verso la sua macchina un'Audi nera che dire.. se non
magnifica!
Il viaggio in auto fu alquanto divertente perchè mentre lui
metteva su una canzone alla radio io cambiavo stazione, e abbiamo
iniziato a parlare dei suoi gruppi preferiti e dei miei.
Arrivati al ristorante fui abbastanza sorpresa visto che era
un ristorante italiano. Così lo guardai negli occhi e dissi
"Fai sul serio? Porti una ragazza italiana in un ristorante italiano?"
Fece una risata così genuina che veniva da ridere anche a me
e mi spiegò "Sai, sono stato parecchie volte in Italia, e
per quanto io cerchi di ricordare il cibo mi sembra sempre che questo
ristorante faccia la miglior cucina italiana di tutta la California, e
voglio il parere di un'esperta come te."
In effetti aveva un suo ragionamento la cosa, entrammo e ci sedemmo in
un tavolino all'angolo del locale, lui ordinò una carbonara
ed io delle lasagne.
Così quando giunse il cameriere con le nostre ordinazioni,
rimasi alquanto sorpresa e feci una faccia buffa. Lui mi
guardò e mi chiese se ci fosse qualcosa che non andava, io
gli risposi "Qualcuno ha vomitato nel mio piatto, che diavolo
è questa?"
Non volevo sembrare schizzinosa ma era davvero così assurda.
Assolutamente non era una lasagna, neanche degna della cucina di mia
nonna.
Così rise, e mi disse "Ti sfido allora, andiamo via da qui e
preparami tu una tipica cena italiana".
Ci pensai su, dopotutto ero io quella che quando mia madre mi chiese di
fare una semplice frittata per poco non feci esplodere la cucina.
Ma il mio orgoglio si faceva sentire e così accettai.
Andammo in un supermercato e presi spaghetti, sugo, e ovviamente il
Barolo.
Dopotutto un uomo si prende anche per la gola no? Arrivati alla mia
suite dell'albergo, presi una pentola e vi misi dell'acqua portandola
ad ebollizione, preparai gli spaghetti mentre il sugo già
stava cuocendo;
Nel frattempo gli avevo versato del vino nel bicchiere e
fortunatamente non aveva fatto caso che per aprire la bottiglia per
poco non mi ero slogata un polso.
Ci sedemmo al tavolo e gustammo la cena e mi disse che era la cosa
più buona che avesse mai mangiato, mi sentii così
lusingata che arrossii come una bambina. Forse aveva degli standard
bassi chissà.
Il vino però cominciava a fare effetto, dovete sapere
infatti che il Barolo ha una gradazione di almeno quarantacinque gradi,
ero su di giri, guardavo quello splendido uomo seduto di fronte a me e
mi chiedevo come cavolo avesse fatto ad uscire con me.
Si alzò e nello stiracchiarsi il suo possente torace mi fece
venire i brividi. D'un tratto gli si illuminò il volto, non
capivo perchè. Andò verso una mensola dove c'era
la televisione e prese un gioco. Per l'esattezza il twist. Rimasi a
bocca aperta e speravo lo rimettesse a posto quando invece mi
guardò dritto in faccia e mi disse
"E' ora di giocare", pensavo scherzasse ed invece
tirò fuori il tappetino in quel momento diventai rossa come
un pomodoro e l'unico pensiero andava al mio vestito.
Se avessi giocato sarei rimasta mezza nuda. Lui mi guardò e
disse "Coraggio vieni".
Con l'ansia addosso, andai verso di lui e iniziammo a giocare, dopo una
decina di posizioni decisamente ridicole, ci ritrovammo in un'altra
posizione, del tutto compromettente. Lui infatti era praticamente sopra
di me, ad un millimetro dal mio viso, i suoi occhi mi fissavano, il suo
odore mi stava facendo impazzire il cervello, il suo corpo stava
aderendo al mio, finchè.. iniziammo a ridere come due idioti
e cademmo a terra. Sudati, e rossi in viso, ci guardammo senza dire una
parola per almeno due minuti, finchè mi accarezzò
una guancia e scostò i miei capelli, si avvicinò
a me e mi baciò piano. Le sue labbra sapevano di vino e di
qualcosa di dolce, cominciò a baciarmi con più
passione più desiderio, mi voleva.
Ed era chiaro da come anche io lo baciassi, che lo volevo, cominciai a
sbottonargli la camicia, il suo petto mi faceva impazzire, possente e
grande. Le sue spalle, mi trasmettevano protezione, emanava un odore
che mi inebriava.
Ero completamente andata, partita. Si spostò e
iniziò a sfilarmi le scarpe e poi gli slip, mi tolse il
vestito e rimasi soltanto con il reggiseno. Iniziò a baciare
ogni singola parte del mio corpo, e non riuscivo a muovermi ero
così estasiata che lo volevo e basta. Non volevo
semplicemente fare sesso, volevo fare sesso con lui in un modo come non
l'avevo mai fatto prima. Mi tolse infine anche l'ultimo indumento, e
rimase ad ammirare il mio corpo, mi baciò di nuovo in bocca
mentre le nostre lingue giocavano ed infine si tolse i
pantaloni. Mi dimenticai chi ero in quel momento. Sapevo solo
che volevo Jake nel mio corpo e nel mio cuore. Ci addormentammo infine,
io sopra di lui mentre mi teneva stretta a sè.
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Capitolo 7 *** After Sex ***
La
mattina seguente mi svegliai con un enorme malditesta. Non avevo
niente addosso se non una coperta. Mi voltai per cercare Jake ma
lui non era accanto a me. Mi sentii una completa idiota. Dopotutto
che dovevo aspettarmi da un attore Hollywoodiano appena conosciuto e
dopo esserci
stata a letto al primo vero appuntamento. Stupida, stupida,
stupida.
Mi
guardai nel riflesso della credenza di vetro, vidi soltanto un viso
sporco di trucco e troppe occhiaie per una che aveva soltanto ventuno
anni.
"Hei, buongiorno
raggio di sole"
Mi voltai di scatto, ed
era lì.
Nella cucina ai fornelli a
preparare la colazione, con la sua camicia azzurra ed i suoi boxer.
Per un attimo fui
sollevata, allora non era uno stronzo pensai.
Mi disse di sedermi, e mi
portò la colazione.
Waffles, e pancakes disse
"La colazione dei campioni"
"O
dei ciccioni" ribadii io, e rise. La sua risata mi faceva
impazzire, così piena di gioia e di allegria.
Erano
le undici di mattina
passate, e Jake mi disse che aveva un sacco di impegni nella
giornata e che avrebbe voluto rivedermi quella sera. Così
prima di
andar via, mi stampò un bacio sulle labbra e disse "A
stasera
piccola!" Rimasi come un ebete sulla porta.
Era davvero uno
splendido uomo. Provai a chiamare Isabelle, dato che non era tornata
nella suite la sera prima, ma non rispose così
dopo svariate chiamate andate a vuoto, andai
a farmi una doccia e a ricomporre i pezzi della mia faccia che era a
dir poco un disastro; L'acqua scorreva ed io riuscivo solo a pensare
che la sera prima avevo fatto l'amore con Jake Gyllenhaal, lui, il mio
sogno proibito da sempre, l'uomo di cui avevo ancora i poster attaccati
nell'armadio della mia cameretta a casa, in Italia. E lì, in
quell'istante, pensai ad una cosa abbastanza seria.. che sarebbe
successo quando sarei tornata a casa? Non potevo non chiedermelo. E'
vero, aveva dimostrato di non essere uno da una botta e via, ma per
quello che ne potevo sapere lui aveva una carriera affermata di attore
qui negli Stati Uniti mentre io? Io, semplicemente non avevo nulla.
Genitori a casa che mi aspettavano, quello si. Ma sempre troppo presi
dalle loro vite private, tanto da non accorgersi che loro figlia stava
male. Avevo lavorato due estati intere per permettermi questo viaggio
in America. Per fuggire. Scappare dalla monotonia, dalla routine, dal
dolore che avevo costantemente nel petto perchè mi
consideravo una fallita. E qui invece? Qui avevo incontrato l'uomo dei
sogni, sebbene non sapevo ancora cosa volessi fare della mia vita,
almeno una certezza l'avevo trovata. Che fosse solo una mia
impressione? D'un trattò la porta del bagno si aprii, non
avevo sentito le chiavi, fortunatamente era Isabelle, che
iniziò a raccontarmi della sua serata precedente.
"Potresti
uscire Isabelle? sai non ho l'abitudine di fare la doccia con altre
persone" dissi
"Bè,
non sai cosa ti perdi cara amica" rispose
"Allora,
dimmi dove sei stata ieri sera?" le chiesi
"Sono
stata al Sunset Boulevard, visto che qualcuno.. e sottolineo qualcuno
mi ha lasciato tutta sola" sbraitò
"Mi
dispiace Isa, alla fine siamo tornati qui in suite per cena
sai?"
"COSA?!"
urlò
"Ma cosa
strilli!, Si, siamo tornati qui e allora?" farfugliai
"Mh, e
quindi avete solo cenato?"
"Ehm,
no" bisbigliai
"Come
scusa non ho sentito bene?" rise
"Si, mi
hai capito perfettamente"
"Oh
santo cielo! Quindi avete fatto l'amore?"
"Si, o
perlomeno per me è stato amore, per quanto ne so potrei
essere l'ennesima fan che viene soddisfatta sessualmente dal suo idolo"
ammisi con serietà
"Ma dai
G! non essere sciocca, probabilmente lo è stato anche per
lui! Sai ho visto come ti guarda, come ti cerca con gli occhi,
è una cosa molto dolce. "
"Forse
questa è la cosa più carina che tu mi abbia mai
detto" risposi
"E poi
pensavo non volessi più far sesso dopo quella brutta storia
con Daniel che ti.."
"Smettila
ti prego." urlai
"Ok,
perdonami, sono stata indelicata. E' che non ne vuoi mai parlare ed io
so che nonostante sia passato del tempo soffri ancora.."
"Esci,
Isabelle, ti prego".
Non
sentii più nulla, se non la porta del bagno che si chiudeva,
e le calde lacrime che scendevano sul mio viso, che facevano contrasto
con l'acqua fresca della doccia. Non potevo ripiombare in quella
storia, non volevo più sentir pronunciare il suo nome.
Uscii
dalla doccia, mi asciugai i capelli e mi vestii in fretta e furia,
volevo uscire, e così andai al Craft, una gelateria
conosciutissima a Los Angeles, passai quasi tutto il pomeriggio a
mangiare gelato e fare shopping, un grosso lavoro sia per il mio
stomaco che per la mia carta di credito, dove ricaricarmi, e
così mi caricai di cose, di cui in effetti non avevo
bisogno, ma in quel momento la mia testa diceva altro; Presi scarpe,
foulard, tre abiti, due paia di jeans, ed un costume nuovo.
Tornai
in albergo, Isabelle non c'era, aveva lasciato un biglietto dove diceva
di andare al Jungle Island, un parco zoologico di L.A e che non sarebbe
tornata prima di domani visto che ci volevano quattro ore di viaggio
per andata e altre quattro al ritorno. Bene, pensai, almeno stasera
vedrò Jake.
Le ore
passavano, ed io ero sul letto accanto al telefono, sperando che
chiamasse, ma nulla. L'umiliazione che provavo in quel momento
è indescrivibile, erano le undici passate e niente, nessun
messaggio, nessuna chiamata, niente Jake.
Rimasi a
fissare la cornetta, finchè non mi decisi a chiamare il
servizio in camera, avevo bisogno di un'aspririna, e di
dormire.
Paul, il
ragazzo dell'albergo non ci mise molto ad arrivare, mi diede l'aspirina
e mi augurò la buonanotte.
Ero
sola, di nuovo. Come tre anni prima, no, non potevo paragonare questo a
quella esperienza. Non l'avrei mai fatto.
Mi
decisi a prendere l'aspirina e finalmente riposai. In fondo quando si
dorme, non si è tristi, non si hanno contatti col mondo
esterno, e si riesce anche a perdere qualche caloria.
Perciò
lasciai il mio corpo e la mia anima a Morfeo, sperando mi portasse
qualche consiglio per l'indomani.
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Capitolo 8 *** "Ah, Ciao.." ***
Mi svegliai riposata, quasi come la bella addormentata, mi sentivo
piena di energie e sorrisi mentre il caldo sole di L.A mi
accarezzava la pelle.
Andai verso il bagno per vestirmi, non volevo rimanere in pigiama tutto
il giorno, presi gli occhiali da sole e mi diressi verso il bar
dell'hotel.
Ordinai un caffè espresso ed una ciambella, avevo una fame
incredibile, dopotutto la sera prima ero stata abbandonata dal mio
attore e non avevo cenato.
Mi tornò in mente Jake, e mi scervellai sul
perchè non mi avesse chiamato. Tornai nella mia suite,
più triste che mai, presi il
cellulare e mi accorsi che era spento. Non lo avevo messo in camera!
Che razza di idiota pensai tra me e me.
Lo chiamai, cercando di essere più gentile e pacata del
solito, ma niente, Jake Gyllenhaal non rispondeva alle mie chiamate.
Forse
si era offeso.. Non avrei potuto sentirmi peggio. L'unica cosa bella
che mi era capitata finalmente, dopo tre anni di malinconia e
sfiducia totale nel genere maschile, io l'avevo rovinata.
Cercai di distrarmi, di non pensarci, ma la mia mente continuava a
pensare a lui.
Ai suoi occhi, le sue mani su di me, le sue labbra posate sulle mie..
decisi di provare a richiamarlo. Stavolta più determinata
che
mai.
Il telefono continuava a squillare a vuoto, finchè..
"Pronto?" una voce rispose fioca.. era lui. Forse lo avevo svegliato.
"Jake, sono io G" dissi piano
"Ah, Ciao.." mi rispose bruscamente
"Scusami tanto ma ieri ho dimenticato di caricare il telefonino ed era
scarico" mi scusai con quasi le lacrime agli occhi.
"Ah, davvero? Che idiota che sono" disse
"Perchè?" chiesi curiosa
"Pensavo mi avessi scaricato, pensavo di essere soltanto una botta e
via, sai no? Attore famoso, fan, più sesso e di solito le
cose
finiscono lì"
Rimasi in silenzio.. come poteva pensare una cosa del genere?
"Così ieri sera, sono andato in un bar a bere.. da solo.. mi
mancavi sai? La tua pelle, il tuo odore, la tua risata.."
continuò
Era la cosa più dolce che un uomo mi avesse mai detto..
allora pensai forse uomini e donne non vengono da un altro pianeta,
forse
si somigliano per certi aspetti, dopotutto lui aveva pensato le stesse
cose che avevo pensato io dopo esserci stata a letto.
"Non sai quanto mi dispiace, pensavo che non mi avresti più
chiamata.. sono rimasta come un'idiota accanto al telefono sperando
che mi chiamassi.. senza pensare che il mio telefono si fosse spento,
perdonami" dissi sommessamente
"Non sei un'idiota" rispose "Sei solo un pò imbranata, ma
adoro anche questo di te"
"Che ne dice signor Gyllenhaal, posso offrirle il pranzo o è
troppo occupato a smaltire la sbronza?" chiesi ridendo
"Perchè no, signorina Giulia, così magari
può spiegarmi meglio il motivo per cui non mi ha richiamato"
rise
"D'accordo allora, facciamo intorno all'una qui in albergo?" domandai.
"Eh, no signorina, le scuse si fanno per bene, quindi prenda quel suo
bel culetto e venga direttamente a casa mia, e la avverto che
cucinerà lei per me, dopotutto è lei che si deve
scusare".
Risi come un ebete e mentre mi dettava il suo indirizzo, mi venne in
mente di comprare fragole e cioccolato come dessert; Non
vedevo l'ora di rivederlo.. quella sensazione di benessere come quando
si è su di giri mi era davvero mancata. L'ultima volta che
la
provai fu esattamente tre anni fa, nella mia vecchia relazione che si
rivelò un completo disastro. Jake invece era proprio come lo
si
poteva ammirare nei suoi film, genuino, gentile, dolce, ed era una vera
gioia sapere che avevo ancora una possibilità con lui.
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Capitolo 9 *** Crush ***
Mi vestii velocemente, dedita a non trascurare nessun dettaglio.
Chiamai un taxi per andare da Jake ma prima mi fermai in una
pasticceria di L.A e presi una torta al cioccolato con le fragole sopra
e due caffè a portar via.
Rientrata in auto, cercai di seguire
l'andamento della vettura per non far cadere quelle delizie ma il
tassista sembrava prendere le buche dell'asfalto di proposito;
Fortunatamente arrivai a destinazione sana e salva. Pensai che fosse un
evento da festeggiare vista la mia continua sbadataggine e ridacchiai
tra me e me.
Pagai il tassista e mi diressi verso il vialetto della casa di Jake.
Non
avevo mai visto niente di più imponente, certo in effetti
anche un
trilocale mi sarebbe sembrato enorme, visto che in Italia abitavo in un
tristissimo monolocale, che si ha moltissimi lati negativi ma non
batterà mai l'unico lato positivo: L'Indipendenza!
C'era un bel
cancello di legno color noce, mi fermai e suonai il citofono, guardai
verso l'enorme telecamera che mi stava puntando e feci una smorfia,
sicura che Jake si stesse facendo due risate all'interno.
Il
cancello si aprì, ed iniziai a camminare verso un grande
prato verde,
con delle bellissime rose agli angoli, color tea, le mie rose
preferite.
Lui, era fermo sull'arco della porta a vetro
scorrevole, che mi fissava mentre cercavo di non far cadere nulla, mi
avvicinai a lui e mi salutò con un bacio sulla guancia e
disse "Bè
finalmente ce l'hai fatta ragazzina, sono trenta minuti che ti aspetto"
"Mi spiace ma volevo farmi perdonare per il malinteso di ieri e ti ho
portato questa" ribattei mentre indicavo la torta.
La prese in mano ed aprii la confezione verde mela ed i suoi occhi blu
si illuminarono come quelli di un bambino
"Non ci posso credere, come facevi a sapere che era la mia preferita!"
urlò
"Bè
sai sei la mia cotta, non troppo segreta, sin dal 2005 quindi
qualcosina l'ho imparata su di te" risi mentre cercavo di non arrossire
troppo in volto.
"Ma non mi dire.. e quindi sono la tua crush da ben dodici anni? Sono
lusingato ragazzina"
"Eh
si, mio caro, e non nascondo che nel mio armadio ho ancora dei vecchi
poster" dissi, tanto oramai peggior figuraccia di così.
Mi accarezzò una guancia, e mi invitò ad entrare;
La casa era enorme, un salotto immenso si palesava davanti a me, con
una libreria ancora più grande, un sogno ad occhi aperti.
C'erano
tanti di quei libri che pensai fosse impossibile leggerne
così tanti in
una sola vita, eppure il signor occhi blu mi giurò di averli
letti
tutti quanti.
Ci sedemmo dall'altro lato fuori della casa, dove c'era un tavolo
bianco e delle sedie che facevano da sfondo ad una piscina.
"Sono contento che tu sia qui ragazzina" mi disse regalandomi un
sorriso mentre le sue fossette si facevano più vivide.
"Bè anche io sono felice nonnino" ribattei ridendo
Mentre si abbuffava di quella delizia al cioccolato, gli si sporcarono
le guance e scoppiai in una risata fragorosa.
"Che c'è? Perchè ridi di me?" domandò
"Non sapevo avessi l'abitudine di mangiare con tutta la faccia" riuscii
a rispondere mentre mi sbellicavo dalle risate.
"Ah,
ma tu sei peggio di mia sorella Maggie, anche lei mi dice sempre che
sono un disastro quando mangio ma ti dico una cosa.. Per le cose
importanti vale la pena sporcarsi un pò"
"E la torta al cioccolato è una di queste cose
così importanti?" chiesi
"Assolutamente si" concluse mentre finiva di ingozzarsi.
Presi una delle mie winston blue dalla borsa, dopo quel pezzetto di
torta ci voleva.
"Fumi?" chiese
"Si, ho diminuito drasticamente ma qualcuna ancora rimane" dissi
"Anche io fumavo tempo fa"
"Lo so" ribattei sorridendogli.
"Ah, ma allora sei proprio una ragazzina so tutto io eh?"
ribattè
"Eh,
si per un bel periodo quando si trattava di te andavo su di giri come
un idiota e sficcanasavo dappertutto" ammisi cercando di non rivelare
troppo.
"Mmh, e hai avuto anche qualche fantasia in particolare su di me?"
chiese malizioso.
"Bè naturalmente!" sbottai
Oops, non avrei dovuto dirlo, ma le parole mi uscirono come un getto
d'acqua.
Arrossii
completamente, sperando fosse diventato improvvisamente sordo, da non
accorgersi della scemenza che avevo appena confessato.
"E posso sapere quali sono state queste fantasie signorina Giulia?"
disse mentre si avvicinava con la sedia accanto a me.
Le mie speranze erano andate in fumo, aveva sentito perfettamente e
così decisi di rivelarne qualcuna..
"C'era
una fantasia in particolare che ricorreva spesso nei miei pensieri,
magari mentre stavo lavorando, o facendo qualcosa di terribilmente
noioso.. sai no, per spezzare la routine. Io ero seduta in un locale a
bere come una spugna, e tu ti avvicinavi a me, e mi invitavi a ballare,
e d'un tratto iniziavi a baciarmi con molta passione mi portavi in un
luogo un pò più appartato e.." non riuscii a
finire la frase e non
riuscivo neanche a guardarlo negli occhi per l'imbarazzo della
situazione.
"E..? continua ti prego sono curioso di sapere come finisce" disse
serioso.
"E.. niente.. dai è troppo imbarazzante non riesco a dirlo"
scoppiai in una risata nervosa.
"Coraggio, io sono qui e giuro che non riderò" disse mentre
mi sorrideva.
"No, Jake, non posso è troppo privato.." ammisi.
"Troppo privato? ma se abbiamo fatto l'amore insieme.." disse
dolcemente.
Lo guardai in quei suoi occhioni e rimasi come ipnotizzata che non
riuscii a dire niente.
"D'accordo ragazzina, se non vuoi dirmelo ti dovrò
costringere con le maniere forti" disse.
"Cosa?!"
Fu
una frazione di secondo, mi prese in braccio e mi gettò in
acqua,
risalii, e lui era lì nella piscina che stava cercando di
farmi il
solletico..
"Non mi avrai mai!" dissi scherzando.
"Ah,
si eh.. e se facessi così" mi chiuse nell'angolo della
piscina, mi
guardava con fare davvero serio, si avvicinò sempre di
più e mi baciò
con forza. Il mio corpo era statico, non riuscivo a muovermi, mi
baciò
il collo e poi iniziò a togliermi il vestito che ormai era
diventato
fradicio. Iniziò a toccarmi il seno, mentre continuava a
baciarmi ed il
mio cervello andò in tilt. Ero in estasi.
"Jake!" urlò una voce. "Jake ci sei?!"
"Oh cavolo, ma chi diavolo è!" strillai
"Merda, è mia sorella" disse lui.
Mi aiutò ad uscire dall'acqua e a rimettere il vestito che
fradicio com'era non si infilava.
"Ah
sei qui! Finalmente riesco a venire a trovarti e non ti fai trovare!"
rise la donna. Era lei, la bellissima sorella di Jake, Maggie
Gyllenhaal in tutto il suo splendore.
Accanto a lei vi erano due piccoli visini che sorridevano e che corsero
incontro a Jake.
"Zio Jake! Ci sei mancato tantissimo" squittì la piccola
Ramona
Jake la prese in braccio e la salutò con un grande abbraccio
"Ciao piccola peste, anche voi mi siete mancate molto" disse Jake
"Zio,
ma perchè sei tutto bagnato? E chi è quella
ragazza?" chiese la piccola
indicandomi mentre strizzavo via l'acqua dal vestito
Ecco qua.. quello che ci voleva.. occhi puntati su di me.
Jake,
mi venne incontro con la piccola ancora in braccio "Vedi, Ramona, lei
è
Giulia, è un'amica molto speciale dello zio" disse cercando
di non
ridere.
Aspetta un momento? Amica speciale? Che cosa vuol
dire? Certo, non ne avevamo mai parlato, dopotutto non era neanche una
settimana che uscivamo insieme, anzi devo dire che c'è stato
un solo
vero appuntamento, finito poi col saltarci addosso.
"Ciao, Giulia molto piacere io sono Maggie la sorella di Jake" disse
mentre mi porgeva la mano
"Ciao,
Maggie, non sai che piacere conoscerti, sono una tua grandissima fan da
anni ed è veramente un onore" dissi cercando di non
risultare troppo
strana
"E, ciao anche a te Ramona, piacere di conoscerti" dissi allo
scricciolo in braccio a Jake.
La piccola mi sorrise e si nascose nell'incavo tra la spalla ed il
collo di Jake.
"Allora, voi due, che stavate combinando? Perchè siete
zuppi?" chiese Maggie.
"Bè,
sorellona, stavamo discutendo ed improvvisamente Giulia è
caduta in
acqua e per cercare di tirarla su la burlona ha tirato dentro
anche me"
disse lui.
"Ma cosa dici? se mi hai buttato tu in acqua" dissi ridendo.
"Tranquilla,
Giulia, c'era da aspettarselo, ormai non credo più a niente
di quello
che dice questo scemo" rispose Maggie con un sorriso
"Bene!
ero passata a farti un saluto fratellino, che ne dici di stare a cena
insieme stasera? Lascio Ramona e Gloria con la tata, ovviamente sei
invitata anche tu Giulia, se non hai impegni" chiese
"Ehm si, facciamo da Madeo? lo sai che adoro quel ristorante!" disse
Jake
"Andata! a più tardi imbranato, piacere d'averti conosciuta
Giulia! Spero di vederti stasera!" disse mentre se ne andava.
"Grazie Maggie, il piacere è stato mio!" risposi
Jake si avvicinò a me.. "Allora ragazzina.. dove eravamo
rimasti?"
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Capitolo 10 *** Posso chiederti un favore? ***
Dopo che Maggie se ne era andata, Jake, era rimasto lì in
giardino accanto a me, mentre eravamo ancora completamente bagnati e mi
disse "Allora ragazzina dove eravamo rimasti?"
Risi a quella sottospecie di battuta, iniziavo a sentire freddo per via
dell'acqua, eppure pensavo che Los Angeles fosse sempre soleggiata,
tuttavia quel giorno c'erano soltanto nuvoloni nel cielo.
"Ma tu hai freddo!" esclamò
"Bè si sai, qualcuno mi ha fatto fare un bel bagno
congelato" replicai
"Andiamo brontolona, non è nulla che una buona doccia calda
non possa risolvere" disse malizioso
"Così mi vedrai nuda però.." risposi
"E' quello che speravo in un certo senso" disse dandomi un bacio sul
collo.
"C'è una cosa a proposito.."
"Dimmi piccola" rispose guardandomi nel modo più dolce
possibile.
"Che significa.. ehm..a.. no niente lascia stare" conclusi. Non potevo
chiedergli che cosa significasse la frase che aveva detto in
precedenza. Non era il caso.
"Cosa? dai, sputa il rospo" disse.
"No, Jake davvero non è nulla di importante"
"Sono sicuro, che una come te non fa domande sciocche quindi voglio
sapere! " disse sorridendo.
"E' che.. ecco, mi domandavo, cosa significa amica speciale?, siamo
compagni di sesso o..?" chiesi mentre guardavo i miei piedi a terra.
"Bè, ragazzina, per ora io non so cosa sia, l'ho detto per
evitarti una marea di domande da parte di mia sorella. Però
sappi che per me non è stato soltanto sesso, è
stato meraviglioso, perchè ti ho sentita parte di me, come
se ti avessi cercato per tutta la vita e finalmente eccoti qua. Non so
spiegartelo a parole, ma se vuoi posso mostrartelo ancora.." mi disse
sollevandomi il mento e guardandomi dritta negli occhi.
Per un momento smisi di respirare, ascoltandolo, il cuore mi si
riempì di felicità ed il battito
accelerò, mentre le lacrime iniziavano a rigarmi il viso.
"Perchè piangi ora? Ho detto forse qualcosa che ti ha
offeso? chiese preoccupato.
Non riuscivo a parlare, la mia mente ormai era annebbiata dalle sue
parole, ed ero così felice che l'unica cosa che feci fu
abbracciarlo, spingendomi contro il suo petto.
"Nessuno mi ha mai detto una cosa del genere.. è che non ci
sono abituata, capisci.. questo tipo di romanticismo. Io sono per
natura cinica, scontrosa, e diffidente, quindi quello che mi hai appena
detto, bè, ecco, si.. ehm, mi ha sciolto il cuore va bene?"
conclusi, sentendomi più vulnerabile che mai. Chiudere il
cuore per tre anni consecutivi, mi ha reso così, lui non lo
sapeva, eppure era riuscito a riaprirlo, addirittura spalancarlo.
"Non sei, così mia bella bruna, sei dolce, intelligente,
bellissima, scontrosa a volte e si anche un pò imbranata, ma
ti dirò una cosa, sei la mia imbranata."
Mi baciò dolcemente mentre mi cingeva i fianchi.
Andammo verso il bagno e facemmo una lunga doccia calda, ridendo e
bè stuzzicandoci un pò, il suo corpo era
praticamente perfetto, lo ammiravo mentre gli insaponavo la schiena,
lui contraccambiò, mentre mi toccava percepivo il suo tocco
delicato quasi come non volesse rompermi. Usciti dalla doccia, ancora
nudi, mi buttò sul letto ed iniziò a baciarmi con
passione, mi prese le mani e le strinse nelle sue mentre sussurrava il
mio nome, facendomi arrossire e gemere di piacere.
"Scommetto che la tua fantasia riguardo a me, finiva proprio
così ho ragione?" chiese ridendo
"Si, hai indovinato Sherlock" dissi mentre lo guardavo in quegli
splendidi occhi. Non era soltanto sesso, lo percepivo, stavo iniziando
davvero a provare qualcosa per lui, non mi ero mai sentita
così, spaventata e al tempo stesso felice. Una sensazione
indescrivibile.
Si insinuò nel mio corpo, come se ci appartenessimo da
sempre.. due pezzi di un puzzle finalmente completo, mentre mi
contorcevo dal piacere che mi procurava, lui era lì che
ancora stringeva le mie mani, per non lasciarmi andare, lo baciai con
più passione fino a raggiungere l'orgasmo insieme.
Restammo abbracciati, nel suo letto, si accoccolò a me
mentre gli accarezzavo i capelli.
Eravamo soltanto noi due, ed in quel momento il resto del mondo poteva
anche scomparire.
"Posso chiederti un favore?" chiesi con voce fioca.
"Chiedi pure" rispose mentre mi osservava curioso.
"Non spezzarmi il cuore ok?" dissi con il respiro corto, ed il mio
cuore aperto.
"Promesso" disse sorridendomi per poi darmi un bacio.
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