Hiroto nel Paese delle Meraviglie

di Hiroponchi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Bianconao ***
Capitolo 2: *** Il Toraliffo ***
Capitolo 3: *** Il Saga Matto ***
Capitolo 4: *** Il Re Rosso ***



Capitolo 1
*** Il Bianconao ***


Nota autrice: Ciao a tutti. Mi annoiavo molto e così ho deciso di scrivere questa storiella per mischiare due delle mie passioni: Carroll e gli A9. Dopo aver scoperto che Alice Liddel nacque il 4 di maggio, proprio come Hiroto, ho pensato che mi toccava. Spero che vi farà sorridere almeno un po’. Un abbraccio,
Hiroponchi

  1. Il Bianconao

 
C’era una volta Hiroto.
No.
La fiaba di Alice non inizia così.
E va bene.
Hiroto se ne stava seduto sotto un albero in una calda giornata estiva. Ecco tutto. Non è un grande inizio, soprattutto perché si annoiava da matti. Aveva già letto, sonnecchiato, masticato un filo d’erba ma non c’era davvero nient’altro da fare. All’improvviso udì uno zampettare e vide un coniglio. No, era Nao. Ma quelle lunghe e morbidose orecchie?
Nao indossava occhialini sul naso, un panciotto con un orologio da taschino e, si, proprio un paio di orecchie da coniglio.
<< Sono in ritardo, povero me >> stava dicendo.
<< Nao! Che cazzo stai facendo? >> lo chiamò Hiroto a gran voce m il Bianconao non sentì affatto. Si tuffò in un grosso buco e Hiroto lo seguì. Era una tana un po’ stretta ma per fortuna era sempre stato piccolo e mingherlino. Precipitò giù, sempre più giù ma era come volare.
Ebbe tempo di riflettere e, pensate, anche di annoiarsi. Eppure intorno a lui c’era ogni sorta di oggetto: orologi a pendolo, tazze, tavolini, credenze, bambole di pezza e chitarre. Ne afferrò una classica, incrociò le gambe all’indiana, e si mise a strimpellare. Ricordate: stava ancora cadendo!
Quando atterrò morbidamente al centro della sala illuminata a torce, vide a malapena il Bianconao che s’intrufolava in una porticina. Hiroto era troppo grande per passarci. Come cazzo aveva fatto Nao? Si guardò intorno nel salottino e vide che a parte le torce appese sulle pareti, era vuoto. C’era solo un tavolino di vetro al centro e sul ripiano c’erano una fetta di kasutera, la sua torta preferita, e un boccale di birra. Sulla prima un bigliettino diceva ‘mangiami’ e sulla seconda ‘bevimi’.
Certo che in una situazione così strana una birra era quella che ci voleva. La mandò giù tutto di un fiato e scoprì che sapeva di frutta. Era la birra più buona che avesse mai bevuto. Ma solo una volta diventato alto circa 40 cm si rese conto che la porticina era chiusa e che la chiave si trovava proprio accanto alla kasutera, ora irragiungibile. Era sempre stato permaloso sulla sua altezza ma essere addirittura 40 cm !
Si mise a piangere e formò un lago di lacrime. Ma non voleva essere stupido come Alice e così si arrampicò lungo il gambo del tavolino e si tuffò tutto intero nella kasutera. Ma ahimè, diventò ora così alto che si pentì di aver sempre desiderato crescere in altezza. Continuò a piangere e quando finalmente rivide il Bianconao, si rivolse  a lui.
<< Senti, Nao, mi sono rotto. Che diamine sta succedendo? >>
Il Bianconao si arrampicò sull’enorme gamba di Hiroto senza nemmeno rendersene conto. Gli si sedette su una caviglia, tutto intento a leggere l’ora sul suo grosso orologio. E intanto strillava << Il re! Il re mi ucciderà >>
Poi guardò su, vide il testone di Hiroto e si spaventò a morte. Prima di scappare via perse ventaglio e guanti. Fu proprio il ventaglio che permise al nostro protagonista di rimpiccioline. Ma stavolta non fu impreparato: afferrò la chiave sul tavolino e lasciò andare il ventaglio solo una volta essere diventato giusta altezza per oltrepassare la porticina.
Ma prima di poterlo fare, scivolò nell’acqua salata delle sue lacrime e si ritrovò a nuotare. Fece in tempo a legarsi la chiave al collo prima di perderla tra le onda. In men che non si dica la sala allagata si affollò delle più strane creature tra cui Mogu che era alto almeno sei metri e sovrastava tutti.
<< E’ colpa tua se siamo tutti bagnati. Che padrone screanzato >> ringhiò l’enorme cucciolotto.
<< Ma che cazz…? Mogu, torna nella tua cuccia >>
<< No che non ci torno! Prima devi farci asciugare. Vero, Tsuyoshi? >>
Hiroto sapeva che Tsuyoshi, il porcospino di Nao, era purtroppo morto. Allora perché lì? E perché era alto sei metri? I suoi aculei sembravano davvero spaventosi adesso. Uno di essi avrebbe potuto infilzare Hiroto tutto intero.
<< Si, Mogu. Il tuo stupido padrone ci ha bagnati tutti con le sue lacrime. Ora ci deve asciugare o me lo papperò tutto >> rispose Tsuyoshi con voce sonnecchiosa.
<< No! Lo papperò io >>
Mogu iniziò a leccare Hiroto con la sua lunghissima lingua bavosa e il poveretto finì sott’acqua. Nuotò senza mai riemergere e riuscì a raggiungere la riva all’altra parte del salone. Si scrollò l’acqua dai jeans ed ecco il Bianconao di ritornò. Stavolta era la volta buona che lo picchiava!
<< Stupido >> gridò quello prima che Hiroto potesse aprire bocca. << Vammi a prendere ventaglio e guanti. Oh, povero me! Il re mi ucciderà >>.
Dopo la nuotata fu impossibile ritrovare gli oggetti. Era persino sparita la stanza! Ora si trovavano in un giardino verdissimo e il cielo era azzurro intenso. Una volta Hiroto aveva letto la storia di Alice e sapeva cosa sarebbe successo adesso. Ma ora lui era bagnato, incazzato e seccato. Diede un calcio in culo a Nao e si allontanò di corsa. Al diavolo ventaglio e guanti!

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Capitolo 2
*** Il Toraliffo ***


  1. Il Toraliffo

Il povero Hiroto camminò così a lungo che il sole gli asciugò i vestiti addosso. Non sapeva più dov’era e intorno a sé vedeva solo enormi alberi e fiori parlanti. Uno di essi gli disse persino ‘Mi sa che i tuoi boxer sono umidi’ e dalla voce Hiroto pensò fosse un fiore femmina. Si era quasi dimenticato di dover crescere. Era ancora 40 cm ed era stanco di sentirsi più piccolo del solito.
Sbuffando e imprecando arrivò all’ombra di un fungo bianco. O meglio, il gambo era bianco come il latte ma la cupola era di un blu fosforescente. E proprio sopra di essa se ne stava Tora. O era una falena? No, sul serio, che cazzo era?
Tora indossava una giacca blu sulla camicia nera e fumava un narghilè che spargeva tutto intorno una nuvola di fumo viola e azzurrino. Ma la cosa forte erano le due ali da farfalla notturna che si allungavano dietro le sue spalle.
<< Chi sei tu? >> chiese a Hiroto.
<< Sei impazzito come Nao? >> gli chiese invece Hiroto.
<< Sono solo un bruco. Un Bruco Saggio >> rispose quello a casaccio.
<< Credevo infatti che il Brucaliffo fosse un bruco. Non una falena o qualcosa di simile >>.
<< Sono fresco di crisalide >>
Sbuffò una nuvola di fumo violaceo cosparso di brillantini lucenti. La sua espressione era così seria che a Hiroto venne da ridere.
<< Fresco di droga, direi >>.
<< Che cosa vuoi, umano? >> disse allora il Toraliffo con una voce così bassa e leggera che certo non apparteneva a Tora.
<< Voglio diventare alto! Cioè, come prima! Sono troppo basso adesso >>.
<< Non so di che ti lamenti. Basta che ci fai l’abitudine >>
<< Non voglio farci l’abitudine >>
<< Quando sono uscito dal bozzolo, non ero abituato a volare. Volevo strisciare come prima. Ma ci pensi, strisciare! Così ho fatto un tentativo e ora mi sono abituato >>.
<< Non farmi incazzare o ti tiro giù da quel fungo. Dimmi come tornare normale >>.
<< E va bene! Devi prendere un pezzetto da un lato del mio fungo e uno dall’altro. Ma non so dirti quale ti farà crescere e quale invece rimpicciolire perché non so quale sia la destra e quale la sinistra >>
<< Cosa? >> sbraitò Hiroto che aveva già ingoiato un po’ di fungo.
<< Beh, quando ero un bruco non avevo mica le braccia >>
<< Ma ora ce l’hai >>
<< Non fa la benchè minima differenza >>
Hiroto lo guardò male. << Stai fuori >> .
Intanto era diventato un gigante. Superò le cime degli alberi e non potè più fare un passo senza distruggere una quercia. Prima di farsi prendere dal panico ingoiò l’altro pezzetto e strinse i denti per il dolore quando il suo corpo finalmente tornò della misura giusta.
<< Merda >> sbottò. << Non sarò mai più permaloso a proposito della mia altezza. Comunque… quel bastardo di Tora. Poteva dirmi dal principio qual’era il pezzo di fungo giusto >>.
Si voltò indietro verso il fungo avvolto dal fumo del narghilè ma il Toraliffo si stava rinchiudendo di nuovo nella crisalide, nella speranza di tornare ad essere un bruco. Hiroto lo guardò a bocca aperta prima di decidere che in quel narghilè c’era sicuramente una droga pesante.
Volendo allontanarsi da quel fungo di merda, arrivò in fretta ad una casetta. Era graziosa ma all’interno facevano così tanto chiasso che era impossibile sentire se anche avesse bussato. Comunque spinse l’uscio ed entrò in una cucina angusta e sporca. I vapori della minestra che salivano dalla pentola erano fastidiosi. La cuoca non faceva altro che aggiungere pepe e anche Hiroto prese a starnutire come tutti. Al centro della stanza c’era una ragazza seduta su una sedia imbottita. Pareva essere francese o anche italiana. Doveva essere la Duchessa! In braccio teneva un grasso neonato che strillava come non mai e lei cercava di calmarlo con una canzone che parlava delle quattro stagioni.
<< Ehm… salve >> disse Hiroto sopra al baccano.
<< Ciao >> rispose la Duchessa. Da quel poco che ricordava del libro di Alice, Hiroto sapeva che la Duchessa era brutta e vecchia ma questa era giovane e carina. << Sei stato invitato anche tu? >>
<< A cosa? >>
<< Alla partita a croquet del Re >>
<< Re? Credevo ci fosse una regina >>
<< No, no! Re >>
<< Beh, non mi ha invitato >>
<< Che peccato! Dovresti venire comunque >>
Il bambino continuava a strillare e ad un certo punto iniziò a trasformarsi in un maialino. La Duchessa lo mollò in braccio a Hiroto ma assomigliava così tanto a Bu-chan che quello lo mise via subito, per impressione. La donna prese a truccarsi per dirigersi dal Re Rosso e Hiroto, non sapendo che cosa dire, uscì dalla casetta. Il gatto lo seguì e si mise a sorridere. “Ci mancava solo quel cretino del gatto del Cheshire” bisbigliò Hiroto.
Pensò comunque di rivolgersi a esso.
<< Dove posso andare partendo da qui? >>
<< Dipende dove vuoi andare >> rispose il testone baffuto.
<< A Tokyo >>
<< Non so dove sia ma puoi sempre andare dal Cappellaio Matto! Si trova a casa del Leprotto Marzolino >>
L’uso del maschile fece sospirare il nostro protagonista. ‘Spero non ci sia Saga lì’ disse piano piano. 

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Capitolo 3
*** Il Saga Matto ***


  1. Il Saga Matto

 
La casetta a forma di lepre si trovava all’ombra di un profumatissimo melo. Proprio sotto la chioma si trovava un grosso tavolo apparecchiato all’inglese. Saga era seduto a capotavola. Indossava uno sfarzoso completo bordeaux con il papillon a scacchi e un cilindro sulla testa. Il suo orologio da taschino segnava le sei del pomeriggio. Insieme a lui c’erano Chiyu e Takeru. Chiyu aveva un grazioso musetto da ghiro e dormiva profondamente. Il Saga Matto e il Takeru Marzolino (aveva due orecchie lunghissime) se ne servivano come cuscino. Sebbene ci fosse molto posto sedevano stretti stretti.
<< Non c’è posto >> gridarono a Hiroto quando si sedette.
<< Si che c’è. Non fate gli stronzi >>
<< Vuoi del Whisky? >> gli chiese il Saga Matto.
Hiroto guardò la tavola imbandita. C’era ogni sorta di tazzina con piattino, vassoi e teiere bordati d’oro, piccoli teschi da cui un occhio sbocciava un fiore. C’era persino un gufo vivo appollaiato su un vassoio. Ma di alcool niente.
<< Non ce n’è, vero? >>
<< Già >>
<< Allora perché me lo offri? Smettila di fare il bastardo, Saga >>
<< Saga? Dev’essere un tipo di tè. Devo proprio assaggiarlo >>
<< E cos’è bastardo? >> s’intromise il Takeru Marzolino. << Burro? >>
<< Si, è così >> decise il Saga Matto.
Il Chiyumante grugnì nel sonno. << Mmm… delizioso >>
All’improvviso il Saga Matto tirò fuori l’orologio e fissò il quadrante dorato. << Che giorno è oggi? >>
<< Il 4 maggio. È il mio compleanno, idiota >> disse Hiroto mentre s’imburrava del pane.
<< Cioè l’anno che si completa? >> fece il Saga Matto e prima di ricevere risposta aggiunse << Sbaglia di due giorni >>
<< Il tuo orologio non dice l’ora? >>
<< Perché dovrebbe? >>
Hiroto non volle rispondere. Cominciava davvero a seccarsi. Erano tutti impazziti, si erano drogati o cosa? Nel tentativo di far funzionare l’orologio, il Takeru Marzolino lo immerse nel tè ma non ottenendo risultati si rattristò. Il Chiyumante borbottò qualcosa a proposito del tempo.
<< Già, è tutta colpa del Tempo >> strillò il Saga Matto all’improvviso e Hiroto, per la sorpresa, rovesciò il pane imburrato sulla tovaglia già macchiata. << Quel vecchio disse che sono matto. Allora io lo picchiai e ora sono bloccato qui. Sono sempre le sei. Sempre l’ora del tè. E giriamo intorno al tavolo per avere una tazza pulita >>
<< Perché non alzi le chiappe e te ne vai da qui? >> gli chiese Hiroto.
Il Saga Matto lo guardò e Hiroto pensò ci fosse della droga anche nel tè.
<< Tu non sai niente né del tè né del Tempo. Vattene >> lo aggredì il Takeru Marzolino.
<< No >> protestò il nostro protagonista.
<< Sei solo uno stupido >>
Infastidito, Hiroto mandò tutti a “quel paese” e se ne andò dal melo. S’infiltrò nel bosco e vide una porticina incastrata nel tronco di un albero. Decise di entrare e si ritrovò di nuovo nella sala buia. Ma stavolta era pronto; afferrò la piccola chiave che portava ancora al collo, mangiò un po’ del fungo che gli restava e fattosi piccolo piccolo entrò nella fatidica porticina.
 

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Capitolo 4
*** Il Re Rosso ***


  1. Il Re Rosso

Si ritrovò in un immenso giardino. Le molteplici fontanelle rendevano l’aria fresca e piacevole con i loro spruzzi. Le farfalle svolazzavano e gli uccellini cinguettavano. Era in corso quella che sembrava una partita a croquet. Archetti e mazze erano viventi: gigantesche carte da gioco e spaventatissimi fenicotteri facevano da strumenti. Il Bianconao era a bordo campo e faceva eseguire tutti gli ordini del Re. Hiroto si fece spazio tra porcospini e gru zampettanti per dare un occhiata al governatore di questo mondo drogato.
<< Lo sapevo che eri tu >> disse senza ombra di sorpresa.
Shou indossava un completo rosso e bianco, con un asso di picche ricamato sul taschino che portava sul cuore. Persino le sue pupille erano scarlatte. Portava sui capelli una corona d’oro zecchino che sfavillava ad ogni sorta di luce vi capitasse sopra.
<< Chi sei tu? >> gridò. << Devi giocare a croquet se vuoi rimanere qui >>.
Hiroto osservò la disastrosa partita senza fine e s’imbronciò. << Se stiamo girando un nuovo video, potevate dirmelo >> gli rispose a braccia conserte. << Mi sembrate tutti matti >>
Alla parola ‘matti’ lo Shou di Cuori gli puntò contro un dito e strillò << Tagliategli la testa >>.
<< Tagliategli la testa >> ripetè il Bianconao e due boia si affrettarono ad afferrare il povero Hiroto per le braccia mentre un terzo sollevava l’ascia. Ma proprio allora suonò uno squillo di tromba e il Re si distrasse. La partita fu interrotta ancora una volta e tutti andarono verso il castello rosso. Hiroto restò solo in mezzo al prato in compagnia soltanto del Gatto del Cheshire.
<< Che succede adesso? Per poco non ci restavo secco >>
<< Era l’allarme. Sarà successo qualcosa al palazzo >>
<< Spero che tenga Shou a bada per un po’. Quel maledetto >>
All’improvviso il Gatto iniziò a sparire pezzo per pezzo fino a quando rimase soltanto il sorriso. Hiroto lo stava fissando a bocca aperta quando un valletto del Re gli strombazzò una trombetta nell’orecchio.
<< Sei chiamato a Corte >> strillò e dalla bocca gli uscì una bolla. Il valletto aveva infatti la testa di un tonno. << Il Re ha chiesto di te. Devi presentarti in tribunale >>.
<< Che cazzo vuole Shou? >> bofonchiò Hiroto mentre alcune carte da gioco lo spingevano verso il palazzo. La sala del tribunale era grande e tonda. Il Re Rosso sedeva su un trono al centro della sala ed era fumante dalla rabbia. Un vapore rossastro gli sbucava dalle orecchie. Teneva la caviglia sinistra sul ginocchio destro e schioccava le dita ogni volta che gridava ‘Tagliategli la testa’. Il Bianconao faceva da giudice e la sala era pervasa dal chiasso di tutti gli abitanti lì riuniti. Accanto a Hiroto sedevano la Duchessa e il Toraliffo.
<< Alla fine sei sceso dal tuo fungo, eh? >> ridacchiò Hiroto. Per tutta risposta il Toraliffo gli soffiò in faccia una nuvola di fumo bluastro. ‘Droga passiva’ pensò Hiroto tossendo. Per distrarsi si rivolse alla Duchessa.
<< Cosa sta succedendo? >>
<< Il Re è stato derubato. Sono spariti i suoi videogiochi di Final Fantasy >>.
Hiroto scoppiò a ridere e il Re ordinò gli tagliassero la testa. Per fortuna il Bianconao battè il martelletto sul banco proprio in quel momento e nessuno udì il Re.
<< L’accusa è la seguente >> iniziò Nao tutto serio. << I videogiochi sono spariti. Entrino pure i testimoni >>.
Il primo testimone era il Saga Matto, seguito dal Chiyumante e il Takeru Marzolino. Aveva in mano una tazza di tè verde e una fetta di torta. << Mi scusi >> disse al Re con un inchino. << Ma non avevo finito di bere il tè quando sono stato trascinato qui >>.
<< Avresti dovuto finire >> abbaiò Shou. << Quando hai iniziato a berlo? >>
<< Ieri >> disse il Saga Matto.
<< No, oggi >> sbadigliò il Chiyumante.
<< No, no, l’altro ieri >> disse il Takeru Marzolino.
Nessuno seppe dire quando il tè fosse cominciato né quando e se fosse finito, dunque avevano in qualche modo un alibi. Il Re disse di decapitare il Saga Matto perché aveva un alibi che non sembrava un alibi ma il Saga Matto corse via prima che il boia capisse chi doveva decapitare. Il secondo testimone fu la Duchessa. La ragazza avanzò verso il Re e disse << Non ho idea di chi abbia rubato i videogiochi, Vostra Maestà >>.
<< Che razza di testimone sei allora? >> gridò Shou. << Tagliatele la testa! >>
Hiroto sperò non lo facessero perché lei era l’unica che non sembrava drogata. Ma in quel momento il bambino che pareva tanto Bu-chan entrò grugnendo per tutta la sala e il trambusto che si creò fece dimenticare a tutti di giustiziare la Duchessa.
Seguì poi un istante di grande Shock perché il Re Shou si alzò e in assenza di altri testimoni indicò Hiroto e gli chiese di testimoniare.
<< Cosa? >> gridò Hiroto, che si stava davvero incazzando. << Io non ho visto niente, Shou. Non rompermi le palle >>.
Un paio di carte da gioco gli puntarono contro le lance per la sua insolenza contro il Re.
<< Dov’eri mezz’ora fa? >> sbraitò il Bianconao. << Spiegati >>.
<< Alla vostra stupida partita di croquet, Maestà >> sfidò Hiroto guardando dritto negli occhi di Shou.
<< C’è qualcuno che può provarlo? >>
Hiroto restò spiazzato. Aveva parlato con Shou alla partita ma era sicuro che lui non lo ricordasse. La Duchessa tentò di coprirlo ma fu smascherata e cacciata via dalla sala.
<< Aiutami, Nao >> disse al Bianconao ma quello si mise a sgranocchiare una carota, indifferente. Il Toraliffo continuò a fumare, con la testa altrove e Hiroto pensò fosse proprio lui il ladro. Quanto al Saga Matto se l’era svignata già da tempo.
<< Lo Stregatto >> disse infine. << Lui mi ha visto >>
<< Lo Stregatto è un pazzo >> tagliò corto Shou. << Sei tu il colpevole. Tagliategli la testa >>
Non c’era davvero nulla da fare. La punta della lancia premette sulla trachea di Hiroto che deglutì spaventato. Il boia sollevò l’ascia e…
Con un sussulto, si ritrovò nel suo letto d’albergo. Ora ricordava. Si trovavano a Fukuoka per un 2man live con i SuG, nel giorno del suo compleanno. Qualcuno tamburellò sulla porta e la voce di Shou gridò dal corridoio << Pon, alzati! Stai dormendo da ora. Abbiamo il sound check tra cinque minuti. Sbrigati >>
Hiroto sospirò nel cuscino. Quasi quasi lo preferiva come Re Rosso.
 
The End
 
 

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