Triz is back!

di Triz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Venticinque ricette per chi ha molta fame e poco tempo ***
Capitolo 2: *** La foresta di Azazel ***



Capitolo 1
*** Venticinque ricette per chi ha molta fame e poco tempo ***


#TrizIsBack ovvero le Note dell'Autrice
Salve a tutti e benvenuti nella mia nuova raccolta!
Come ho già spiegato nell'intro, questa raccolta partecipa alla challenge Gioco dell'oca efpiano indetta su Facebook. Spero che possiate apprezzare il mio ritorno.



 

Titolo: Venticinque ricette per chi ha molta fame e poco tempo
Prompt: https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/18519520_727346184114052_2831176814645722286_n.jpg?oh=09facf459379f7f6f2e630a7d765f936&oe=59A5F0C3
Numero di parole: 543

 
Jamie Wilkins ricordava benissimo la prima volta in cui aveva visto suo padre Howard cucinare.
Era un sabato e, in quel periodo, Jamie stava frequentando la prima elementare: da quando aveva imparato a leggere, come spesso gli ricordarono i parenti scherzosamente negli anni successivi, Jamie non aveva fatto altro che dare il tormento a chiunque gli capitasse a tiro leggendo a voce alta qualsiasi cosa, dai libri di fiabe agli scontrini della spesa. Fu per avere un po' di tregua che, quel sabato, Howard gli mise in mano un libro di ricette e gli ordinò di leggere a voce alta i passaggi delle altre ricette.
Non ricordava cosa avesse cucinato quel giorno, ma rammentava bene le spiegazioni che Howard gli dava ogni tanto, quando Jamie trovava parole di cui non sapeva il significato; ricordava, inoltre, di quanto fosse rimasto affascinato nel vederlo maneggiare i diversi ingredienti, chiedendogli di rileggere questo o quel passaggio; ricordava - e questo sarebbe stato capace di dirlo chiunque conoscesse bene Howard Wilkins - che suo padre sapeva cucinare veramente bene.
Fu ricordando quel giorno che Jamie si era fermato nella sezione culinaria della libreria, dove avrebbe dovuto ritirare dei libri per l'università. Ridestandosi da quei ricordi, Jamie afferrò il volume cartonato che aveva fissato imbambolato per quello che a lui parve un quarto d'ora - Venticinque ricette per chi ha molta fame e poco tempo - e pensieroso sfiorò il titolo bianco su sfondo rosso che si trovava sotto il volto sorridente della donna sulla copertina.
Venticinque ricette per chi ha molta fame e poco tempo: sì, un titolo del genere sarebbe stato più che sufficiente a convincere suo padre a comprarlo. In casa Wilkins, uno degli scaffali più bassi della libreria era interamente dedicato a titoli come quello - Trenta piatti in trenta minuti, Sette cene per sette giorni e così via - e Howard sfogliava quei libri solo quando non aveva la più pallida idea di cosa preparare per cena: negli ultimi tempi, quando mettersi ai fornelli era diventato più difficile e quindi più raro, quei libri erano stati consultati spesso.
Jamie rimise a posto il libro per cercare il cellulare che stava squillando: «Sì, mamma?» rispose.
«Tesoro, ti manca molto in libreria?».
«No, ho quasi finito».
«Bene, ti ho chiamato per chiederti di passare a prendere zia Margot, che stasera cenerà con noi».
«D'accordo».
«Tutto bene? Ti sento un po' strano».
«Sì, più o meno».
Jamie sentì sua madre sospirare e sperò, pregò che non tirasse di nuovo fuori l'argomento: Jamie sapeva cosa stava per dire e, naturalmente, capiva che lei fosse convinta che in quel modo lo avrebbe rincuorato, ma non ci era riuscita le altre volte e non vedeva come sarebbe stato possibile in quel momento.
«Anche a me manca tuo padre, Jamie» mormorò.
«Sì».
«Vuoi passare a casa prima di andare da zia Margot, così ne parliamo?».
«No, mamma, io... ecco, prendo i libri e passo a prenderla».
«Bene».
Jamie riattaccò e riprese Venticinque ricette dallo scaffale, se lo rigirò tra le dita per un momento e, con un mezzo sorriso un po' triste, lo portò con sé alle casse: probabilmente lo avrebbe lasciato sulla libreria di casa senza aprirlo ma, rifletté, a suo padre sarebbe troppo piaciuto un titolo del genere.

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Capitolo 2
*** La foresta di Azazel ***


Titolo: La foresta di Azazel
Prompt: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10212991768498318&set=oa.1301084179927929&type=3&theater
Numero di parole: 552
Nota: La storia partecipa al Gioco dell'Oca indetto dal gruppo Facebook Efp famiglia.

La chiamavano foresta, ma non era fatta di alberi.
La chiamavano foresta perché sì, effettivamente quegli alti pilastri di roccia ricordavano delle piante, ma non quelle rassicuranti dei giardini dei templi: assomigliavano, piuttosto, ai rovi che inghiottivano nelle loro ombre i viaggiatori delle storie raccontate ai più piccoli. Alya, in realtà, aveva sempre associato a quei pilastri le lunghe e affusolate dita di una mano che si chiudevano intorno a una mosca prima di soffocarla nella presa.
Questo paragone tornava ogni anno nella mente di Alya dai tempi della sua infanzia, quando suo fratello Pharus fu estratto a sorte dai sacerdoti per attraversare la foresta di Azazel: lo scopo di quel viaggio senza ritorno era di placare quell'antico angelo ora diventato oscuro, lasciando che sfogasse la sua ira ancestrale nei confronti degli dei sulla vittima che penetrava nella sua dimora. Di quel giorno, Alya non ricordava i pianti della madre, ma piuttosto il bacio di Pharus sulla sua fronte prima di entrare nella foresta di Azazel.
Ormai adulta, Alya si toccò il punto in cui Pharus l'aveva baciata mentre le preghiere dei sacerdoti precedevano l'estrazione della vittima: guardò verso la foresta e sperò che nessuno dei suoi sei figli dovesse mai attraversarla.

Dal punto in cui Azazel si trovava, gli uomini sembravano delle formiche.
Seduto su uno dei pilastri più alti, Azazel osservava la nuova formica entrare timorosa nel suo territorio, giocherellando con una delle ossa della donna dell'anno precedente - o forse di qualcun altro prima di lei - e meditando sul modo più doloroso per torturare il nuovo arrivato. Decise di attendere il tramonto, l'ora in cui aveva le idee migliori e che, proprio per questo, adorava: con molti di quegli insulsi umani aveva agito in questo modo.
Anche con quel giovane di ventisette anni prima - doveva chiamarsi Pharus - aveva atteso il tramonto prima di tormentarlo con la visione dei ragni che gli correvano addosso: Azazel ricordò di aver riso di cuore quando quel ragazzo era scappato urlando, ma poi...
Azazel gettò l'osso dal pilastro: ricordare quel giovane - chissà per quale motivo, poi - lo aveva messo di pessimo umore e, accarezzandosi il mento ricoperto da una ruvida barba bionda, decise di liberare la mente cominciando subito a tormentare la vittima.
Era un uomo molto vecchio, almeno per i parametri dei mortali, e Azazel fece una smorfia: certo, i vecchi avevano avuto vite molto lunghe e, pertanto, le colpe e le paure che l'angelo caduto poteva ritorcere contro di loro erano in quantità maggiore; il problema degli anziani era dato dalla loro lunga esperienza, che permetteva loro di opporre resistenza alle sue illusioni. Per questo motivo Azazel preferiva i giovani, nei quali questa capacità era ancora acerba.
Ma anche Pharus aveva resistito ai suoi miraggi, aveva pestato con i piedi scalzi la sabbia finché non si era accorto che i ragni esistevano solo nella sua testa. La risata sollevata di Pharus aveva riecheggiato tra le rocce dei pilastri e si era sostituita a quella di Azazel, che si era promesso di farlo tornare a urlare per la pazzia.
Azazel espresse un grugnito di frustrazione e si diede un pugno violento alla tempia, come se servisse a dimenticare quella vecchia umiliazione: scese con rabbia dal pilastro, deciso a farla pagare al vecchio per la risata del suo simile.

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