Libera

di siriopg
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** CAP 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** NOTA DELL'AUTORE: ***
Capitolo 10: *** Cap. 9 ***
Capitolo 11: *** Cap 10 ***
Capitolo 12: *** Cap. 11 ***
Capitolo 13: *** CAP. 12 ***
Capitolo 14: *** CAP. 13 ***
Capitolo 15: *** CAP. 14 ***
Capitolo 16: *** CAP. 15 ***
Capitolo 17: *** CAP. 16 ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***


Dicembre era appena iniziato e sapevo che da lì a poco avremmo avuto dei giorni liberi. Dalla vigilia di Natale, fino al sette Gennaio. Non volevo rimanere in città né tantomeno andare a trovare i miei genitori. Questa vacanza la volevo dedicare a me, senza vincoli né costrizioni. Un po’ di avventura ma tanta tranquillità psicologica. Mi sarebbe bastato solo un amico a farmi compagnia, qualcuno che rispettasse i miei silenzi ma anche che non interrompesse i miei monologhi sulla vita. Adoravo parlare, a volte era impossibile farmi smettere ma adoravo anche i silenzi, davanti ad un tramonto, in riva al mare i miei silenzi erano memorabili. Avevo appena finito una relazione amorosa dolorosa, avevo detto basta a colui che credevo l’amore della mia vita ma lui aveva pensato bene di tradirmi. Tradirmi con una nostra amica comune e per svariati mesi. Tradita da due persone che stimavo e adoravo e che mai, mai, avrei pensato fossero capaci di rompermi il cuore in mille pezzi. Eppure eccomi qui, con un cuore da ricucire e rimettere in ordine. Questa vacanza doveva servirmi per svuotare la mente, l’anima e da questo cercare di andare avanti, per il mio bene. Lo avrei chiesto alla mia amica-collega, avevo bisogno di un’amica sincera, una persona capace di farmi star bene anche sedute a un tavolo di un bar bevendo semplicemente un caffè. Per me il caffè era sacro, davanti ad una tazza di caffè si è onesti, sinceri e felici. Sì, l’avrei chiesto a lei, anche se aveva un marito e tre figli e di sicuro avrebbe declinato l’invito. Lei era la mia prima scelta. Mark non mi avrebbe aiutata come avrei voluto, lui avrebbe passato tutto il tempo ad abbordare ragazze. Lo conoscevo troppo bene. Avevo un po’ di tempo libero e andai a prendere un caffè nella nostra stanzetta degli attori senza arrivare in caffetteria. Non avevo grandi scene da girare ma una era alquanto impegnativa, perciò mi fermai lì. Mi sedetti in disparte e iniziai a pensare. “Callie!. Ehi Callie ti disturbo?.” “Ciao Arizona, no no non disturbi, scusa avevo la testa altrove. Vuoi sederti?.” “Sì grazie, sicura che non vuoi rimanere sola?.” “Sì, perché?.” “Perché quando sei così, so che non vuoi tante rotture intorno.” “Così come?” chiesi per capire meglio. “Persa nei tuoi pensieri.” “Strano ma vero eri anche tu nei miei pensieri.” “Sei agitata per la prossima scena? Io non ho chiuso occhio questa notte. Non so se ce la farò.” “Ma dai Arizona, andremo alla grande. No, avevo intenzione di chiederti una cosa.” “Che hai Callie?” mi chiese non capendo dove andassi a parare, stai male?.” “Non fisicamente ma sì. Ho bisogno di andar via da qui, ho voglia di andare in un posto e sentirmi libera. Libera di fare quello che mi pare. Libera di non essere l’attrice famosa e circondata da fan impazziti.” “Questo sarà difficile” disse. Risi. “Sto passando un periodo non felice, ho rotto con Robert…” “Cosa volevi chiedermi Callie? Ti giuro, la mia mente sta cercando di capirci qualcosa ma niente.” “Hai ragione, scusa sto dilungando la cosa perché sembra assurda anche a me. Ok, te la dico e basta.” “Sì, forse è meglio.” “Visto che avremo dei giorni liberi fino al prossimo anno, sempre se ti vada ovviamente…” “Callieeeee ti prego!.” “Hai voglia di venire via con me qualche giorno?. Non m’importa dove, davvero, solo via da qui.” Mi guardò in modo stano per qualche secondo. Stava elaborando mentalmente la mia richiesta. “Stai scegliendo me per le tue vacanze?” mi domandò incredula. “Te l’avevo detto che era una cosa assurda ma sì, sto scegliendo te. Che mi dici, ci stai?. Andremo in un posto caldo, affitteremo una moto e gireremo un po’.” “Cosa? Una moto, sei impazzita?.” “No Arizona, impazzirò se rimarrò qui. Ti assicuro che so guidare una moto.” “Quanto tempo mi dai per decidere? Posso scegliere i giorni nel caso?.” “Tutto quello che vuoi, qui lavoreremo per altri dieci giorni, il venti finiamo le riprese, vedi tu.” “Perché hai scelto me?” mi chiese a bruciapelo. “Abbiamo una bella sintonia e andiamo abbastanza d’accordo. Sono più che sicura che passeremo dei giorni bellissimi. “ “Lo sai che ovunque andremo e poi insieme, i fan non ci daranno tregua, ne sei consapevole?. “ “Io saprò mimetizzarmi molto bene tu invece non potrai nascondere quegli occhi a nessuno.” “Sì ma… una moto?” mi chiese ancora. “Posso sorvolare sulla moto ma per la vacanza, mi piacerebbe molto.” “Noi due in giro insieme, i nostri fan impazziranno di gioia. Sai le chiacchiere sul nostro rapporto?.” “Arizona, che ci importa, noi sappiamo bene chi siamo.” Arizona fu chiamata in sala trucco e mi disse che avremmo ripreso il discorso più tardi. Speravo, speravo con tutta me stessa che rispondesse sì alla mia proposta. Lei aveva il super potere di farmi parlare, di farmi sfogare e poi calmare. Era davvero la persona che volevo per la mia vacanza. Anch’io fui chiamata per gli ultimi ritocchi anche se ero abbastanza pronta. A me bastava il camice e una faccia stanca e distrutta dalla mole di lavoro. Avevo detto di essere pronta e invece no, non ero pronta ad una litigata brutale con lei. Non in quel momento, non con lei. Anche se era pura finzione. Girammo la scena undici volte e alla fine dissero basta. “La riprenderemo domani ok Callie?” mi disse la regista. Mortificata, guardai Arizona. “Scusate, oggi non è proprio giornata.” “Tranquilla, domani andrà meglio” mi disse Arizona quasi all’orecchio. “No, scusami davvero, domani ti toccherà rigirare la scena e tu oggi eri davvero pronta.” “Dai, usciamo da qui. Vatti a cambiare, ci vediamo al parcheggio.” Salutai tutti e tornai in camerino, con rabbia tolsi il camice e lo tirai in terra. Mai avevo sbagliato una scena così tante volte. Mai. “Ah eccoti finalmente, andiamo da Joe per un drink?” propose Arizona. “Oh sì, ho voglia di una bella sbronza.” “Andiamo a piedi, è meglio.” Vista l’ora, non c’era molte gente, ci sedemmo in un tavolino e senza chiedere nulla, arrivarono due tequila. “Ci conosce bene Joe” dissi bevendola in un solo sorso. “Sì ma vacci piano, siamo appena arrivate.” “Tranquilla, reggo bene l’alcool.” “A dire il vero, non tanto.” Feci cenno di portarne altre due che arrivarono poco dopo. “Allora Calliope, vuoi dirmi che ti sta succedendo? Non ti ho mai vista in questo stato.” “Vuoi parlarne ora? Ma dai!!.” “Sì, vorrei parlarne ora quindi parlami o me ne vado.” La guardai e in effetti stava aspettando che parlassi. “La mia vita fa schifo” iniziai. “Tutto qui?.” “Tutto cosa? Ho appena detto che la mia vita fa schifo.” “Tutte le vite fanno schifo Callie, che pensi, che la gente viva a Fiabilandia? E vissero felici e contenti sia la realtà?. No, ti sbagli.” “La tua vita non è uno schifo.” “Ho anch’io i miei problemi, fidati. Cos’ha la tua vita di così terrificante?.” “Sono di nuovo sola e mi sento sola.” “Non lo sei.” “Arizona lo sono. Arrivano le vacanze e sono sola.” “No, hai me, hai Mark e poi ci sono tutti gli altri. La tua famiglia è lontana ma c’è.” “Ma per favore!. Dopo la rottura con Robert non mi hanno più parlato. Ennesima delusione per loro.” “Che è successo con lui, poi dirmelo?.” “Mi ha tradita, per mesi, con un’amica in comune. “ “Come l’hai scoperto?.” “Me l’ha detto, semplicemente. Forse non reggeva più il peso delle sue bugie, dissi sconsolata. Se n’è andato di casa, credo in hotel ma in realtà non m’interessa e non voglio saperlo.” “E la tua amica?.” “Non ho avuto le forze per affrontarla, forse mai le troverò. Mi sento doppiamente tradita Arizona. Mi sento una fallita in ogni cosa.” “Ma che dici? Nel lavoro tu sei la migliore. Sei diventata una bravissima attrice e lo sai” “La mia vita è uno schifo, non il lavoro.” Intanto avevo bevuto già sei tequila e Arizona disse a Joe di non servirmene più. Al bar arrivarono Owen e Cristina e si unirono a noi. “Vuoi che ti aiuti a riportarla a casa?” chiese Owen ad Arizona. “Magari fino alla macchina, poi faccio da sola. Grazie.” Pagò il conto e con molte difficoltà, riuscì a portarmi a casa mia. Lei viveva in hotel quando restava più giorni a Seattle. Mi allungò sul divano e preparò una quantità industriale di caffè. Da lì a poco mi sarebbe servito. Fece la doccia e s’infilò una mia tuta trovata nell’armadio. Avvisò la sua famiglia che non sarebbe rientrata a casa quella notte. Non poteva e voleva lasciarmi sola in quelle condizioni.

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Capitolo 2
*** Cap 2 ***


libera ora cap 2 Mi svegliai credendo di precipitare da un burrone.
“Oh mio Dio, aiuto” dissi.
“Ehi, buongiorno, come ti senti?” mi chiese.
Non avevo bene in mente cosa fosse successo di preciso ma il tremendo mal di testa era un valido indizio.
“Che ci fai qui?” le domandai facendo mente locale.
“Ieri sera non eri in grado di tornare a casa da sola e ti ho aiutata.”
“Dimmi che non ho fatto stupidaggini” le dissi quasi pregandola.
“Non le hai fatte, ti ho fermata prima.”
“Grazie. Ho bisogno di caffè, quintali di caffè.”
“E di una doccia” mi suggerì.
“Che ore sono?.”
“Quasi le dieci.”
“Cosa? di mattina?.”
“Hai dormito nove ore consecutive. Ho chiamato la produzione e fatto spostare le scene ad oggi pomeriggio. Ho detto che non ti sentivi bene.”
“Che cavolo ho combinato, grazie di nuovo. Mi stai salvando la reputazione un po’ troppo spesso” le dissi alzandomi dal divano. Se continuo così mi verrà la cirrosi e dovrò andare in un centro per alcolisti anonimi.”
“Ma smettila, tieni bevilo e se vuoi ho delle pillole per il mal di testa. 
“Uuuu caffè fumante, sei un tesoro. Grazie davvero Arizona.”
“Di nulla, per un po’ ci siamo divertite e parlato molto. Sono stata bene.”
“Ora sto meglio, se vuoi andare vai pure.”
“Se non ti spiace oramai rimango qui, è inutile che torni a casa” mi spiegò.
“Ok, ti preparerò un pranzetto con i fiocchi. Te lo devo.”
Mi sentivo in imbarazzo e in debito ma ero sicura di riuscire a rimediare a tutto.
“Non ti preoccupare, riposati. Come sta la testa?” mi chiese sedendosi sul divano.
“La mia testa sta bene, è abituata.”
“Per oggi pomeriggio devi essere in perfetta forma, non voglio altre scuse. Vai a farti una bella doccia e cambiati. Io l’ho già fatta.”
“Sì, ho notato che hai la mia tuta.”
“Spero non ti dispiaccia ma non avevo cambi con me.”
“Ma scherzi? Fai come fossi a casa tua.”
Pranzammo con dei toast striminziti e andammo sul set prima del previsto. Questa volta dovevo farcela, pensai tra me e me.
“Vuoi ripassare un po’” mi domandò Arizona.
“No, le battute le so tutte è che non riesco ad entrare nel personaggio. Non riesco a litigare con te.”
“Lo abbiamo fatto per tre stagioni, dai che ce la fai.”
“Sì sì, oggi devo per forza” dissi.
“Se vuoi una spintarella ti dico solo che ieri sera da Joe non sei stata proprio una santarella.”
“Come? Avevi detto che non avevo fatto nulla di stupido.”
“Ho mentito” disse scappando nel luogo di scena.
“Io ti uccido” urlai correndole dietro.
“Allora ragazze” disse la resista, oggi dobbiamo finire la sesta puntata. Vedete di fare del vostro meglio ok?.”
Fummo grandiose, urlai ad Arizona in modo furioso, quella bugia me l’avrebbe pagata a caro prezzo. Dissero stop e mi fiondai da lei.
“Ora tu mi racconti tutto, avevo creduto alle tue parole. Cosa ho fatto ieri sera?.”
“Calmati Calliope, in realtà…”
“Quando mi chiami Calliope hai qualcosa da nascondere.”
“In realtà Owen ti ha fermata prima che salissi in un tavolo a ballare.”
“Che c’entra Owen?.”
“Si è unito a noi, era con Cristina. Davvero non lo ricordi?. Meno male che reggevi bene l’alcool. Non puoi non ricordare.”
“Dici?.”
“E dai, te l’ho detto solo per farti arrabbiare e superare brillantemente la scena.”
“Sì ok, lasciamo stare. Finalmente per un po’ abbiamo finito. Ora si riposa.”
“Vacanze meritate, solo per dover sopportare te” disse Arizona.
“Sì, come no. Tra una bugia e una battuta, hai avuto modo di riflettere sulla vacanza?.”
“Stasera ne parlerò con Tommy e domani ti dirò. Può andare?.”
“Certo che sì.“
“Perfetto. Ora torno a casa, non vedo i miei figli da due giorni.”
“Per colpa mia, lo so.”
“Tu prometti di fare la brava e non andare da Joe, ok?.”
“Promesso, stasera pizza, vino rosso e un film strappa lacrime.”
“Quasi quasi mi fermo, programmino allettante” disse lei.
“Anche se mi piacerebbe molto averti in mezzo ai piedi, corri a casa e parla con tuo marito. Io aspetterò tue notizie e intanto cerco qualche bel posto da visitare.”
“Torres?” mi sentii chiamare.
“Che vuoi Karev, non rompere.”
“Birretta da Joe, ci stai?.”
“Alla grande, festeggiamo le vacanze. Cinque minuti e arrivo.”
Arizona di guardò in diagonale.
“Che c’è?.”
“Nemmeno due minuti fa hai promesso che saresti tornata a casa. Dopo la serata di ieri, ti sembra il caso?.”
“Farò la brava,” dissi semi seria.
“Chi ti crede.”
Ci salutammo con la promessa di sentirci tramite cellulare il giorno dopo.
“Eccomi, dissi ad Alex raggiungendolo. Chi si unisce?.”
“Credo Jackson e Kepner.”
“Benissimo, andiamo.”
La serata fu piacevole, non abusai dell’alcool e feci un po’ di karaoke. Adoravo cantare e mi riusciva abbastanza bene. La produzione mi fece interpretare alcune canzoni per le puntate, nessun playback per me. La Kepner fuori dal set era divertentissima e Jackson le dava filo da torcere. Alle 03:00 salutai tutti e tornai a casa. Ero sfinita. Notai un sms di Arizona e lo lessi immediatamente.
“Spero che sei a casa sana e salva, ci sentiamo domani. Buona notte.”
Risposi ridendo tra me e me con un “Certo, che pensavi? Notte a te.”
Mi addormentai nel letto ancora vestita. La doccia l’avrei fatta appena svegliata il mattino dopo. Inutile dire che fui svegliata dalla suoneria del cellulare. 
“Non è possibile, sono in vacanza. Non rompete fino a mezzogiorno” dissi rigirandomi nel letto e mettendo un cuscino sopra la faccia.  
Il suono non smetteva e risposi.
“Pronto” quasi bisbigliai.
“Stai ancora dormendo immagino, avrà fatto quindici squilli.”
Ovviamente era Arizona.
“Immagini bene, ti pare questa l’ora di telefonare alle persone?.”
“Callie, sono quasi le tre.”
“Cosa?.”
“Hai capito bene, forza alzati che è ora. Siete stati bene ieri sera?.”
“Benissimo, al posto di bere ho cantato e…”
“Ecco, a me fai vedere il tuo lato alcolizzato agli altri le tue doti canore.”
“Appena ti rivedrò canterò solo per te. Hai belle notizie da darmi?.”
“Comincia a cercare un bel posto e… niente moto ok?.”
“Non stai scherzando vero?” chiesi per esserne sicura.
“No Callie, non sto scherzando. Tommy porterà i bambini dai nonni e ci staranno per un bel po’.”
“Un bel po’ quanto?” dissi alzandomi dal letto e prendendo possesso del mio corpo. 
“Non abbiamo deciso nulla di preciso ma quasi tutte le vacanze natalizie. “
“Ma… avete litigato? Hai problemi?.”
“No stai tranquilla, lo aveva deciso prima della mia proposta. I Bambini passeranno il natale nello yacht del nonno al caldo. Per me sarebbe impossibile star via tutti quei giorni.”
“Sono felicissima Arizona però mi dispiace per te. Passare il Natale con i propri figli è fantastico.”
“Sai che faccio? Preparo la valigia e domani mi trasferisco da te così partiamo direttamente da lì.”
“Tu sei un genio, appena colazione ti preparo subito la stanza degli ospiti. Ho tutto quello che ti serve, tu porta solo l’essenziale per la vacanza.”
“Grazie. Ci si vede domani, aspettami per pranzo.”
“Ti cucinerò un piatto del mio paese. Grazie Arizona.”
“Io porto il vino, ne ho di davvero buoni” specificò. Non mi ringraziare, non vedo l’ora anch’io.”
Felice come non mai, feci una specie di colazione-pranzo tanto per non restare a stomaco vuoto. La telefonata di Arizona mi aveva elettrizzata e mi regalò un po’ di felicità. Avremmo passato giorni indimenticabili. Accesi il pc e cominciai a cercare qualcosa. Mi sarebbe piaciuto molto visitare New Orleans ma forse non avevamo molti giorni a disposizione ma lo inserii nella lista dei posti da visitare. In fin dei conti era una città da visitare, buona musica e il golfo del Messico per poter guardar qualche tramonto mozzafiato. Sì, lo avrei messo nelle mie tre scelte. Mandai un sms ad Arizona di scegliere tre mete a suo piacimento e poi le avremo confrontate. Il pomeriggio lo dedicai allo shopping, cibo e bevande a volontà. Non sentivo più la malinconia provata qualche giorno prima, quel malessere stava scomparendo e tutto grazie ad Arizona. Aveva capito la mia richiesta d’aiuto e l’apprezzai molto. Anche il mandare i figli dai nonni era un bel segnale d’amicizia. Preparai la camera degli ospiti in modo carino, tutto abbinato con l’aggiunta di alcune candele alla vaniglia. Altro particolare che avevamo in comune. La sera rimasi a casa, niente pub o alcool, solo tv pizza e una birra. 

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


cap 3 libera ora

La mattina mi svegliai presto, misi in ordine la casa e iniziai a cucinare. Non ancora le 11:00, sentii suonare il campanello. 
“Maledetto postino, perché deve sempre suonare” pensai andando ad aprire. 
“Arizona!!, sei già qui? Potevi avvisare che venivo a prenderti.”
“Non potevo più aspettare, ho una sorpresa stratosferica da farti vedere.”
“Addirittura, dai entra. Sei raggiante, che succede?.”
“Abbiamo ricevuto un regalo alquanto inaspettato perciò vai a fare le valigie. Sì parte.”
“Ma che stai dicendo, non ti seguo. Abbiamo? Da chi?.”
Mi porse una busta tipo telegramma e la lessi. 
“Mi stai prendendo in giro Arizona? Che significa?.”
“Steven ci ha messo a disposizione il suo aereo per tutte le vacanze, possiamo andare dove vogliamo Callie.”
“Dai non scherzare che poi ci rimango male.”
“Ti vuoi sbrigare, vai a fare le valige. L’autista ci sta aspettando disotto.”
“Ma... per Steven intendi Spielberg?.”
“E chi sennò, è il suo regalo per me ed io lo divido con te. Vuoi sbrigarti o no?.”
“Almeno dimmi cosa devo mettere in valigia?” chiesi cominciando a ragionare.
“Prima tappa, Cuba, quindi costumi e creme abbronzanti” disse divertita.
“Tu sei una pazza lo sai vero?. Mentre mi preparo puoi sistemare tutto in frigo? Stavo facendo il pranzo.”
“Certo.” 
Andai in camera ma dopo venti secondi tornai da Arizona.
“Sul serio andremo in vacanza con l’aereo privato di Steven Spielberg?.”
“Sul serio Callie. Non è uno scherzo.”
“Con tanto di autista privato?.”
“Che se non ti sbrighi ci lascia a piedi. Muoviti!!.”
“Mamma mia, mi stai facendo vivere in un sogno.”
“Lo sarà per tutte e due.” 
In realtà avevo tutto pronto, era solo da infilare in valigia e uscire di casa. 
“Non ti dimenticare il passaporto” disse Arizona.
“No no tranquilla, è già in borsa.”
Per tutto il tragitto parlai a raffica. Ero agitata, eccitata ed entusiasta, quella vacanza andava ben oltre i miei più fantasiosi sogni. 
“Dopo Cuba puoi scegliere un altro posto Callie, non abbiamo nessun limite.”
“A dire il vero non avevo finito la mia lista, credevo di avere un po’ più di tempo” dissi colpevole.
“Abbiamo tutto il tempo che vogliamo, ho scelto Cuba perché loro sono ancora indietro con la serie tv e a me non mi conoscono. Basta solo star attente a te. Compreremo subito un enorme cappello di paglia.”
“Arizona, staremo attente o al massimo faremo delle foto con i fan” dissi estasiata. 
“Intanto il villaggio dove rimarremo ha una spiaggia privata da togliere il fiato. Ho visto le foto, t’innamorerai.”
“Ne sono certa.”
Arrivate all’aeroporto, ci portarono in pista direttamente con la macchina. Il comandante ci salutò e salimmo. Era straordinario, delle comodissime poltrone in pelle, maxi schermo e un piccolo angolo bar. 
“Io passerei la mia vacanza qui dentro” dissi facendo ridere Arizona.
“Guarda, lo immaginavo. Hai visto il bar e la tv, sei a posto. Dai siediti.”
Arrivò l’hostess con due cocktail per noi. 
“Allacciatevi le cinture e buon volo. Se avete bisogno di me, sono in cabina di pilotaggio.”
“Grazie Jenny, ora facciamo da sole” le disse Arizona. 
Io intanto avevo preso possesso e confidenza con la mia poltrona, avevo allungato le gambe ed ero in posizione semi-stesa. 
“Mica vorrai dormire? mi domandò. Siamo in vacanza, forza alzati.”
“Scusa ma dove vuoi andare. Siamo in volo dentro un aereo.”
“Pianifichiamo la vacanza, il pilota vuole tutti i dettagli.”
“Ok.”
Con il mio bicchiere in mano, la raggiungi al tavolo del bar. 
“Tu cosa avevi pensato?” mi chiese subito. 
“L’unico posto della mia lista era New Orleans ma ora le cose sono cambiate. Per me possiamo rimanere anche a Cuba, Arizona.”
“No Callie, faremo una vacanza che piaccia a tutte e due. Vorrei che scegliessi altri posti, vorrei non vederti più come l’altra sera al pub. Meriti di star bene e vorrei fare l’impossibile per riuscirci.”
La guardai con ammirazione.
“Sono seria, questa vacanza deve farti cambiare umore” disse ancora.
“E’ da quando sei arrivata stamattina che il mio umore è migliorato, con te mi sento libera di fare e dire quasi tutto quello che voglio. Non ti nego però che passo dei momenti di totale crisi.”
“Non devi più sentirti sola, non lo sei.”
“Da quando ho rotto con Bob mi ci sento. Quando a fine riprese torno a casa, sono sola. La notte, la mattina, mi manca qualcuno con cui parlare.”
“Non ti rattristare ora, non volevo questo.”
“Ok. Dai, dopo Cuba potremmo andare nella Repubblica Domenicana e tornando ci fermiamo a New Orleans.”
Ci pensò un po’.
“Ottimo piano, dopo lo diremo al capitano.”
Nel frattempo preparai un altro drink e lo bevemmo senza batter ciglio.
“Che cavolo ci hai messo? mi chiese, sto bruciando.”
“E dai, per una volta che abbiamo un pilota personale, fai storie?.”
“Hai ragione, che ci importa.”
“Così ti voglio.”
La voce del comandante ci annunciò l’atterraggio entro venti minuti e tornammo a sedere nei nostri posti. Dal finestrino si cominciava ad intravedere l’isola ed era meravigliosa. Ci portarono nel villaggio e prendemmo possesso del nostro capanno. Dal terrazzo partiva un piccolo ponte che portava direttamente al mare. Una favola. 
“Andiamo a fare il bagno?”chiesi ad Arizona.
“Sì, chiamo un attimo a casa e arrivo.”
“Ok, ti aspetto lì.”
Corsi per tutto il ponticello e mi tuffai a bomba. Dio che pace che c’era. Arizona non tardò ad arrivare e si unì a me.
“Questo posto è un paradiso” le dissi, grazie Steven.”
“Ehi e io? Io ti ho invitata qui.”
“Mica è il tuo l’aereo privato, comunque si certo, grazie anche a te. Stasera ti offro la cena.”
“Sì brava, come inizio non è male” disse ridendo. Troveremo un posticino tipico e ci divertiremo. E se capita, vorrei sentirti cantare.”
“Che?.”
“Cantare Callie, so che hai una voce favolosa e ancora non ho avuto modo di sentirti.”
“Prima devo bere un po’, sono timida lo sai.”
“Cosa? Tu timida?. Ma smettila e poi non ti mancherà modo di bere qui a Cuba.”
“Esattooooo, non vedo l’ora!. Ho fatto qualche ricerca ed oltre al favoloso rhum, hanno un liquore che si chiama Elixir e l’immancabile Mojito.”
“Ecco, allora non ti mancherà modo di cantare Callie. A me è venuta fame, rientro.”
“Ok, io rimango un altro po’.”
“Mi sedetti nel ponticello a guardare l’orizzonte. Iniziava a far sera e andai a prendere la mia inseparabile macchina fotografica per delle foto d’autore. 
“Arizona, urlai, esci che il sole sta tramontando, non ti perdere lo spettacolo.”
Sempre di corsa tornai fuori. Mi emozionavo e incantavo sempre a vedere il cielo cambiare umore e colori. Trovavo la pace, sempre. Arrivò Arizona con due bicchieri di prosecco. 
“Tieni, mi disse solo. 
Mi ero estraniata, lei se ne accorse e rispettò il mio silenzio e i miei tempi. Senza parlare, le scattai alcune foto. Mi lasciò fare e mi fece piacere. Appoggiai la macchina e brindammo a noi, alla vacanza. 
“Ti ha squillato il cellulare, te l’ho portato nel caso volessi vedere chi fosse.”
“Grazie.” 
Guardai il display e mi bloccai. Rimasi paralizzata per qualche secondo. 
“Ehi, tutto bene?” mi domandò subito.
“No, non va affatto bene.”
Mi alzai e cominciai ad essere nervosa.
“Siediti per favore e fammi capire, chi era al telefono?. 
“Era Susan, la mia amica… ex amica.”
“La stessa che è stata con Bob?.”
“Sì Arizona, quella.”
I nervi avevano avuto la meglio su di me ma non volevo interrompere quel momento. Bevvi tutto d’un fiato il prosecco ma niente, non riuscivo a calmarmi.
“Callie, per favore, ti siedi?” quasi mi ordinò.
“Dammi qualche minuto ti prego, non ci riesco. Vado a prendere dell’altro prosecco, ho voglia di bere. “
Ne scolai un bel sorso direttamente dalla bottiglia, dovevo calmarmi in qualche modo, anche solo per non far preoccupare Arizona.
“Ha avuto anche la faccia tosta di chiamarmi, dissi d’un tratto. 
“Vorrà parlarti, è normale dopo quello che è successo.”
“E’ andata a letto con mio marito, che altro c’è da dire? Per me è morta!.” 
“Sei sconvolta, questi non sono i tuoi soliti discorsi, ora calmati ok?.”
“E’ riuscita a rovinarmi anche questa serata” dissi.
Mi sedetti di nuovo facendo lunghi sospiri.
“Che avrà da dirmi? Che altro vuole da me?. Era una delle mie migliori amiche. Mi fidavo di lei.”
Avevo iniziato a piangere, quel dolore era ancora vivo e sanguinante dentro me. Il mio cuore era ferito, distrutto in mille pezzi. Arizona si sedette accanto a me e mi strinse la mano per consolarmi. 
“Scusami Arizona, non volevo farmi vedere così da te. Ora la smetto.”
“Non smettere per me, se vuoi piangere fallo, poi starai meglio. Se vuoi rimanere sola, vado dentro.”
Non  avevo smesso di piangere però sentivo i nervi allentare la presa.
“Ora mi calmo e… puoi rimanere. Oramai sei diventata la spalla su cui piangere.”
“Ho spalle grandi, fai pure.”

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Capitolo 4
*** CAP 4 ***


cap 8 oraaaaa

Incredibilmente mi svegliai prima di Arizona e corsi a preparare il caffè. Non era mai accaduto e volevo farle una sorpresa. Corsi al barrettino lì vicino e comprai alcuni dolcetti locali. Quando tornai, trovai Arizona in mezzo al salotto cercando di capire dove fossi finita.
“Buongiorno!” le dissi.
“Oh mamma, questo è un miracolo.”
“Hai visto? Mai dire mai nella vita.”
“Sono felice, almeno non arriveremo tardi.”
“La colazione durò più del solito, visto che non avevamo altri impegni oltre quello di aspettare la macchina per andare all’aeroporto. Presi il cellulare e risposi ai messaggi di auguri del giorno prima. Arizona chiamò la sua famiglia e quando parlava con i suoi figli, si scioglieva come neve al sole. Un figlio, sì, un figlio mi mancava. Provare quell’amore incondizionato doveva essere davvero esaltante. Forse non era arrivato il mio momento. Forse non avevo ancora trovato la persona giusta, anche se credevo di averlo fatto. Credevo che Robert fosse la mia persona. Con lui un figlio lo avrei fatto, con lui credevo di passarci tutta la mia vita. Invece la vita mi aveva dato questa batosta e dovevo fare alla svelta per superarla. Per il mio bene. Guardavo Arizona con ammirazione, come mamma era perfetta, speciale.
“Che hai Callie?” mi chiese appena chiuso la telefonata.
“Niente, perché?.”
“Ti sei di nuovo chiusa in te stessa, a cosa pensi?.”
“Arizona, mi leggi anche dentro ora?.”
“Non sei capace di nascondere i tuoi stati d’animo, che hai?.”
“Vederti parlare con i tuoi figli è stupendo.”
“Vorresti un figlio?.”
“Certo che lo vorrei ma evidentemente qualcuno ha piani ben diversi per me.”
“Lo avrai e sarai una buona mamma. Forza, disse cambiando discorso, prepariamo i bagagli.”
“Ok.”
Rispettò la mia chiusura sull’argomento ma conoscendola bene, lo avrebbe ripreso più avanti. Lei fece molto prima di me e le scappò il tempo di preparare qualcosa da mangiare. Lasciammo il frigo vuoto, non ci piaceva buttare il cibo inutilmente. Alle 13:30 arrivò il nostro autista. Ci aiutò a caricare le valigie, scattai le ultime foto e partimmo.
“Non sto più nella pelle, andare a New Orleans è stato sempre il mio sogno” dissi.
“Depennalo dalla lista, sta per esaudirsi.”
“Ho l’elenco delle cose da visitare assolutamente, sai dove alloggeremmo?.”
“Abbiamo un appartamento nel quartiere francese e…”
“Non ci credo, è nella mia lista” la stoppai, dicono che sia favoloso. Lo sapevi?.”
“No, ho solo chiesto all’agenzia di viaggio di farci trovare il meglio.”
“E da quello che ho letto, è davvero il meglio.”
L’aereo era già nella pista di decollo e sistemato tutto, salutammo Cuba.
“Vuoi qualcosa da bere?” mi domandò.
“No grazie, ho ancora i postumi di ieri sera.”
“Serata favolosa.”
“Sì, concordo in pieno, Paul e stato fantastico, una vera tentazione Arizona.”
“Che vuoi dire?.”
“Se avessi ragionato un po’ meno, c’avrei fatto una pazzia… ma sono ancora sposata ed io non tradisco. Non ho mai tradito in vita mia.”
“Questo ti fa onore.”
“Arizona non volevo giudicare, scusa.”
“Tranquilla Callie, non c’è problema.”
Il volo durò poche ore e quando atterrammo, era ancora pomeriggio. Ci portarono nel nostro appartamento e questa volta, era uno spettacolo. Tutto super moderno e pieno di confort. Di corsa andai a vedere il terrazzo e quello che poteva essere il nostro panorama.
“Arizonaaaaa corri, vieni a vedere.”
Ovviamente urlai, come mio solito.
“Che c’è? Cosa hai visto?.”
“Guarda, dissi indicando alla mia destra, abbiamo la vasca idromassaggio in terrazza.”
“Oh mio  Dio, è stupenda, stasera la inauguriamo.”
“Ora usciamo, non sto più nella pelle.”
“Sei peggio dei bambini.”
“Molto peggio.”
Percorremmo tutta la via principale, era davvero un quartiere favoloso. Tanti bar con ovviamente musica live. Adoravo il Jazz e quel sottofondo mi piaceva molto. Negozi di tutti i generi, mi ero persa totalmente. Ai miei occhi non bastava il tempo che davo a loro per guardare tutto. Ero super eccitata ma Arizona mi riportava ogni cinque minuti, alla realtà.
“Lo sapevo che sarei impazzita per questo posto, non lo trovi strepitoso?” le chiesi.

“Sì ma non dobbiamo visitarlo tutto oggi.”
“Hai ragione, prendiamola comoda, sediamoci e beviamo qualcosa.”
“Bella idea.”
Ordinammo due analcolici, era un po’ che non mangiavamo e i nostri stomaci erano vuoti. Io continuavo a guardarmi intorno, mi piaceva tutto, anche le vecchie terrazze con le ringhiere in ferro battuto. Ovunque c’erano fiori che emanavano odori indefinibili. 
“Il capodanno in questo posto sarà indimenticabile, sono felice della mia scelta.”
“Io invece non vedo l’ora di immergermi nella vasca idromassaggio” disse Arizona.
“Sai che facciamo? Compriamo qualcosa da mangiare e passiamo la serata nella nostra terrazza. Ti va?.”
“Sì Calli e da domani iniziamo il tour del posto.”
Comprai una guida turistica, volevo fare tutto da sola e visitarla come volevo io. Tornammo a casa poco dopo il tramonto, quel piccolo bar ci aveva conquistate subito.
“Ora rilassati mentre io preparo la cena” dissi.
“No, ti aiuto.”
“Non se ne parla, abbiamo comprato tutto, faccio presto. Tira fuori i costumi per la vasca, mangiamo in terrazza.”
“Che? Sarà freddo.”
“La riempiremo tutta e ci immergiamo, sarà bellissimo.”
“Ok.”
Sparì nelle camere.
“Tu quale vuoi?” urlò.
“Quello arancione, è nella borsa piccola. Io sono quasi pronta, riempi la vasca.”
“Subito.”
La cena fu deliziosa, ancora piatti tipici del luogo, il vino un po’ meno ma andò bene lo stesso. Ci immergemmo fino al collo e accese l’idromassaggio. Sentimmo squillare il mio telefono e smisi di respirare per un lungo secondo.
“Chi cavolo sarà?” domandai.
“Chiunque sia, rispondi. Non fare la sciocca.”
Lessi il display, era Susan.
“Non ci credo! Non ci credo!. No, non rispondo.”
“Chi è Callie?.”
“Susan.”
“Rispondi, togliti questo peso.”
“Arizona, sogno questo posto da trenta anni, non me farò rovinare da lei. Come fa a chiamarmi ancora? Con quale faccia?.”
Oramai avevo perso il controllo, i nervi avevano raggiunto il massimo e il sangue era arrivato al cervello. Stavo per esplodere, di nuovo e sempre grazie a lei.
“Calliope, calmati e respira.”
Il telefono suonava e quando smise, feci un sospiro di sollievo. Non parlai subito, dovevo calmarmi. Arizona mi fissava.
“Sì, lo so” dissi.
“Non ho detto nulla.”
“Il tuo sguardo, lo riconosco. Quando reciti non sei molto diversa in questo. Le tue espressioni non mentono.”
“Hai capito che è una stupidaggine non rispondere, vero?.”
“Eh no, è lei che deve capire di non rompere più. Ora e per sempre.”
Rise. Quella risata era al posto di dire: qui la matta sei tu.
“Ti sei calmata? Possiamo parlare?” chiese.
“Non ne sono tanto sicura, visto quello che hai intenzione di dirmi. Possiamo parlare spagnolo? Mi viene meglio quando sono arrabbiata.”
“Peccato che io non lo conosco.”
“Già.”
“Siamo in una vasca idromassaggio, rilassati e parliamo da persone civili.”
“Se mi vuoi civile, cambiamo discorso.”
“Se mi vuoi qui, parliamo. Stai rovinando la tua vita Callie.”
“La mia vita è rovinata grazie a loro. Io non capisco come non riesci a darmi ragione, Arizona, io ho ragione.”
“Hai ragione sul tradimento ma questi comportamenti ti fanno perdere credito. Ti stanno chiamando, cercando, vorranno parlarti e tu sei capace solo di spegnere il telefono. Ti sembra normale?.”
“Altroché, a te no?.”
“Se hai intenzione di far battute tutta la sera, puoi anche smettere. Non mi interessano e non fanno nemmeno ridere.”
Si girò guardando fuori.
Mi alzai ed uscii dalla vasca. Non avere l’approvazione di Arizona mi faceva arrabbiare come il ricevere le telefonate di Susan o Robert. Presi una bottiglia di birra e la scolai in pochi sorsi. Arizona restò in terrazza e non ci parlammo per un po’. Feci una doccia rilassante e mi infilai nel letto. Non avevo voglia di discutere, era chiaro che le nostre idee non combaciassero e parlarne di nuovo, avrebbe rovinato le nostre giornate. Sentii la porta principale chiudersi con forza, insospettita andai a controllare. Arizona era uscita senza dirmi nulla. Rimasi qualche secondo sbigottita e delusa, tornai nella mia stanza. Accesi la musica nel mio cellulare, misi le cuffie e mi addormentai. La nostra litigata era solo rimandata. 

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


cap 5 adesso Trovammo un localino poco lontano dal cottage e poco affollato. Appena entrate, notai un tizio che cantava e la cosa mi piacque molto. Avevo la musica nel sangue. Ci sedemmo e ordinai due Mojito. Sapevo che per Arizona era troppo alcoolico ma non disse nulla. Leggemmo il menù e alla fine ordinammo due specialità della casa. Avevamo una fame pazzesca, non mangiavamo un pasto decente da giorni. Bevvi il mio drink in poco tempo e ne ordinai subito un altro. Insieme ad una bottiglia di acqua. Fortunatamente non ci aveva riconosciute nessuno e pranzammo in santa pace. 
“Hai sentito i tuoi figli?” le chiesi.
“Sì, questa mattina, si stavano preparando per andare dai nonni.”
“Com’è Steven di persona? Certo che sei fortunata.”
“La fortunata è mia mamma, ha trovato un uomo che la ama davvero.”
“E di conseguenza, voi un papà.”
“Sì, mi dà molti consigli nel lavoro” disse contenta.
”Hai mai lavorato con lui?.”
“ No e mai lo farò. Non voglio che la gente pensi che faccio l’attrice solo perché Spielberg è il mio patrigno.”
“Ma che dici? Nessuno lo pensa. Tu sei bravissima. Resta qui.”
Mi alzai e andai dal tizio con la chitarra. Presi il microfono e iniziai a cantare. Scelsi la canzone che nel telefilm cantavamo insieme, la nostra canzone. Universe And You. Senza musica non era facile ma non mi importava, ad Arizona sarebbe piaciuta. Mentre cantavo evitavo di guardarla ma dopo pochi secondi, la trovai in prima fila davanti a me. Emozionata ad ascoltarmi. A fine canzone, ricevetti degli applausi e l’incitamento per continuare. Non me lo feci ripetere due volte, ero entrata nel vortice e non mi potevo tirare indietro. Arizona faceva un tifo da stadio, per me era una novità vederla in quella veste. Allora cantai The Story, altra canzone di Grey’s e ad Arizona scesero le lacrime. Parlai con il musicista e iniziammo una specie di mini concerto. Mi piaceva tutto quello, quando cantavo stavo bene, trovavo la pace interiore e per qualche oretta, dimenticai i miei problemi. Arizona era sempre più scalmanata e aveva raggruppato un discreto pubblico. Quando dissi basta, nessuno era contento ma io non ce la facevo più. In fin dei conti non avevo il fisico né la voce per continuare ancora. Mi sedetti esausta e Arizona mi portò una bella birra ghiacciata. 
“Questa te la offre il padrone del ristorante.”
“Grazie” dissi bevendone un bel sorso. “Mi ci voleva proprio. Allora?.”
“Allora sei una grande. Non immaginavo fossi così brava.”
“Ho sempre amato cantare, da quando ero piccola. Era il mio sogno insieme alla recitazione” le spiegai.
“Beh, direi che ti riescono bene entrambe le cose. Mi sono divertita tantissimo. Ci torneremo sicuro, inizia a preparare una scaletta.”
“Vedremo!.”
Pagai il pranzo come promesso, salutammo tutti ed uscimmo con il morale a mille. Ero felice, avevo scaricato i nervi e mi era servito molto. Passeggiammo per le vie del villaggio e comprai alcuni oggetti da riportare a casa. Un quadro con un bellissimo tramonto disegnato su foglie di banano intrecciato. Lo feci impacchettare e lo misi nella borsa insieme agli altri. Stavo bene, sentivo il cuore leggero e pensai di meritarmi un po’ di tranquillità. Arizona saltellava da un negozietto all’altro, sembrava Alice nel paese delle meraviglie, era felice e si vedeva. Anche per quello ero grata, alla fine si divertiva pure lei. Tornammo al capanno che il sole stava tramontando e ci accomodammo nei lettini fuori in terrazza. 
“Questa giornata la ricorderò per sempre” le dissi.
“A dire il vero anche io, finalmente ti ho vista nelle vesti di cantante. Sei brava sul serio Callie.”
“Diciamo che me la cavo, dovrei prendere delle lezioni ed imparare meglio.”
“Ci torniamo presto ok? Avrei delle canzoni da farti cantare.”
“Mi hai presa per un Juke Box?.”
“Sì. Vedrai, non sarò esigente. Guarda che cielo, è uno spettacolo.”
“Che pace, qui è davvero il paradiso.”
“Vado un attimo in bagno, non scappare” mi disse Arizona ridendo.
“Dove vuoi che vada?.”
Tornò dopo un po’ con due bicchieri di vino e dei stuzzichini. 
“Dove li hai trovati?” domandai curiosa.
“Li ho comprati prima mentre tu ti lamentavi fuori dai negozi.”
“Bravissima!.”
Decisi di fare un tuffo mentre Arizona tornò di nuovo dentro. L’acqua era favolosa, riuscivo a vedere il fondale e raccolsi alcune conchiglie. Cominciai ad insospettirmi del non ritorno di Arizona e la raggiunsi.  Era al suo pc.
“Ehi tutto bene?” le chiesi.
“Sì, sto controllando l’e-mail.”
La vedevo distante e distratta.
“Arizona, che succede?” chiesi ancora obbligandola a guardarmi.
“Ti ha squillato il cellulare...”
“E?.”
“Era Robert.”
“Ecco perché non sei più uscita in veranda, volevi posticipare la mia sfuriata” dissi.
“Sì Callie, eri troppo felice. C’è dell’altro” disse ancora con timore.
“Cosa?” dissi oramai inerme.
“Ho risposto alla chiamata, ho pensato che avrebbe dovuto sapere che stessi bene e tranquillizzarlo. Ti ripeto, capisco come si possa sentire. Se pensi che abbia sbagliato, scusami ma non credo si meriti tutto questo silenzio. Di sicuro è preoccupato.”
Non ci credevo, non ci potevo credere. Ero ancora seduta sul divano senza dire una parola. Non emettevo un suono. 
“Callie per favore, dì qualcosa.”
Ancora silenzio.
“Ok, disse ancora, ti spiego quello che ho pensato e perché l’ho fatto, poi basta. Ho solo pensato che se non avresti mai risposto, primo non avrebbero mai smesso di chiamarti, secondo ora sanno che stai bene e saranno più tranquilli.”
“Bene Arizona? Ti sembra che io stia bene?.”
“Callie, per favore, parliamone. Non puoi uscire di matto ogni volta.”
Continuavo a fare NO con la testa, era inimmaginabile un’altra discussione con lei. Non dopo le belle ore trascorse poco prima. Dovevo trattenermi dal dire cose che l’avrebbero ferita. Visto il mio silenzio, chiuse il pc, prese il suo telo da mare e uscì. Oramai aveva imparato a lasciarmi i miei tempi. Mi stesi sul divano e mi coprii la faccia con un cuscino. Le lacrime scesero inesorabili. Ero talmente sfinita, stanca che mi addormentai.
“Callie svegliati, la cena è pronta.”
Sentii la radio accesa e la penombra era già fuori dalla finestra. 
“Mmmmm cosa?” dissi dando i primi segni di vita.
“Ho preparato la cena, alzati e vieni a tavola.”
Tutta indolenzita la raggiunsi. Non mi parlava e non mi guardava.
“Hai fatto il bagno?” le chiesi per rompere il ghiaccio.
“No, ho solo preso il sole.”
“Infatti hai tutte le spalle arrossate, se vuoi dopo ti metto una crema dopo sole.”
“Grazie ma non ce n’è bisogno.”
Si sedette ed iniziò a mangiare. Andai in bagno e mi sciacquai il viso con abbondante acqua fredda. Era arrivato il momento di parlare con Arizona. I miei nervi erano ben saldi, ce la potevo fare. Mi sedetti proprio davanti a lei, dovevo e volevo vedere il suo sguardo per decifrare anche le cose che non mi diceva. Presi un po’ d’insalata e mezzo bicchiere di birra.
“Ok Arizona, ti chiedo di nuovo scusa e sono sicura che non sarà l’ultima volta. Ho capito le tue intenzioni, non le condivido ma l’ho capite. Loro non hanno il diritto di sapere nulla di me. Sono preoccupati? Chi se ne importa. Non gli devo niente.”
Questa volta era lei a non guardarmi e a non parlare.
“Va bene, per stasera la chiudiamo qui, grazie per la cena” dissi alzandomi.
“Eh no Callie, il mondo non gira tutto intorno a te, sbottò. Mi hai voluta con te e ne sono felice ma non starò qui a fare la bella statuina. Non penso di aver sbagliato rispondendo al telefono, l’ho fatto perché ho visto il nome di Robert, lo conosco e credo non stia passando un buon momento… nemmeno lui.”
“Che cosa?.”
“Sì Callie, mi dispiace ma è così. Gli ho detto che stavi bene e che doveva smettere di chiamarti, almeno per ora. Scusa ma ho pensato fosse la cosa più giusta da fare. Ora, se vuoi, puoi anche andartene” mi liquidò.
Non mi diede modo di rispondere che invece se ne andò lei. Le corsi dietro e la bloccai prendendole il braccio. 
“Ti prego non te ne andare” le dissi ormai in preda al panico.
“Callie ho capito che non vuoi parlare ma io non ce la faccio. Vuoi i tuoi tempi? Ok, prenditi tutto il tempo che vuoi ma io intanto faccio altro. Sono in vacanza e troverò qualcosa di divertente da fare. Tu intanto piangiti addosso, lo sai fare benissimo.”
Le mie difese crollarono con le ultime parole di Arizona, non avevo più la mia armatura a proteggermi. Ero nuda, nuda davanti alle sue parole. Aveva ragione, lo sapevo ma il dolore era troppo fresco per riuscire a ragionare a mente lucida. A dire il vero non sapevo nemmeno se la mia mente fosse in grado di ragionare lucidamente su questo argomento. Il solo pensare a loro, mi toglieva il fiato, l’aria, era come affogare nel mare. No, non ce la facevo. Però non potevo nemmeno lasciare andare Arizona via da sola. Decisi di andarla a cercare. Per primo andai al locale dove avevamo pranzato e cantato ma non c’era. Oramai era buio e non andai a cercarla per i vari negozi. Sembrava scomparsa nel nulla. Mi sedetti in una panchina e rilassai un po’ i nervi. Cercavo il suo viso nei passanti ma nessuno aveva i suoi capelli biondi. Dopo qualche minuto, sentii un clacson strombazzare molto vicino a me. Non gli diedi molta attenzione e mi alzai per tornare al capanno. Quel suono era sempre lì vicino a me, non la smetteva di far baccano, nemmeno dopo alcune imprecazione di qualcuno. Mi sentii chiamare e mi guardai intorno. 
“Callie! Callie sono io, monta su.”
Era Arizona a bordo di un suv bianco.
“Mah!” dissi alzando le braccia per lo stupore.
“Non parlare, muoviti che sto bloccando il traffico.”
Saltai su e Arizona ripartì sgommando.
“E questa da dove sbuca?” le domandai curiosa.
“L’ho noleggiata, domani si va in gita.”
“Cosa?.”
“Callie la vacanza a Cuba sta per finire, vorrei visitarla il più possibile.”
“Ancora una volta sei riuscita a sorprendermi. Ora però torniamo a casa, abbiamo un discorso in sospeso.”
Mi guardò per vedere se fossi sincera. Non so cosa vide nel mio viso ma disse ok. Si fermò a comprare una bottiglia di tequila, una di rhum e dei panini vari.
“Che intenzioni hai?,
“Nessuna ma prevedo una lunga serata e l’alcool ci sarà d’aiuto.”
“Oddio, sto creando un mostro, replicai ridendo. Però l’idea mi piace tanto.”
Parcheggiammo ed entrammo. Prendemmo i nostri teli da mare, bicchieri, bottiglie e ci accomodammo nel salottino in veranda. C’era una luna stupenda che illuminava il portico. Accesi delle candele e finalmente mi allungai sfinita. 
“Prima che tu dica qualcosa, iniziai, ho spento il cellulare. Ora sanno che sto bene, non voglio più rotture da parte loro. Ai miei genitori ho chiamato ieri e lo rifarò il giorno di Natale. Spero che Mark chiami te se trovasse il mio spento.”
“Fai come vuoi, la decisione è tua ma dubito avrebbero chiamato dopo quello che gli ho detto.”
“Meglio così. Tu hai sentito la tua famiglia?.”
“Sì, abbiamo fatto una video-chiamata mentre dormivi. Hanno raggiunto i nonni e sono felici.”
“E Tommy?.”
“Anche lui sta bene, ha portato suo fratello, si divertiranno.”
“Sono contenta, senti domani è la vigilia di Natale, il 25 lo passiamo qui?” chiesi.
“Mi piacerebbe, avevi altri programmi?.”
“No, questo posto mi piace.”
“Benissimo allora il 26 ci trasferiremo. La fine dell’anno la facciamo a New Orleans.”
“Sul serio? Lo sogno da una vita. Un programma da veri VIP” dissi felicissima.
“ Devo ricordarti che tu lo sei davvero Callie?.”
“Noi lo siamo Arizona, facciamo un lavoro favoloso. La gente ci ama davvero.”
“Sì ma come moglie e moglie.”
Ridemmo e bevemmo un bel sorso di tequila. Non parlammo molto di quello che era successo, forse avevamo bisogno di metabolizzare il tutto. Andammo a dormire felici, felici al pensiero di quello che avremmo fatto il giorno dopo. Una giornata spensierata ci avrebbe fatto solo bene. Nessun pensiero negativo, nessun problema avrebbe rovinato la nostra giornata. Un tour per Cuba, all’avventura. Sì, mi piaceva il programma.
“Ho rimesso la sveglia” urlò Arizona dal bagno.
“Brava, allora mi svegli tu?.”
“Non vuoi sapere l’ora?.”
“Meglio di no. Conoscendoti sarà all’alba.”
“Inizia a dormire che è meglio.”
La raggiunsi.
“Grazie, le dissi dalla porta senza entrare.
“Di niente Callie, a domani. Buonanotte.”
“Notte a te.”

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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


cap 6 adesso

Sentimmo bussare alla porta.
“Vado io, vado io, vado io, disse Arizona correndo.
“Ok, vai tu.”
“Buongiorno, non siamo ancora pronte ma quasi. Ci aspetta qui?.”
Ormai curiosa, andai alla porta.
“Callie alzati e inizia a prepararti, è arrivato…
“Sono qui Arizona e…. chi è arrivato?” le domandai all’orecchio bisbigliando.
“Lui sarà il nostro autista e guida, non conoscendo l’isola ho richiesto qualcuno esperto.”
“No aspetta, che? Non saremo sole?.”
“Dai Callie, poche storie, preparati mentre io faccio il caffè al volo.”
“Arizona fuori è buio, dove vuoi andare?.”
“Smetti di parlare e muoviti, ti dò 5 minuti.”
Mi cambiai velocemente, bevvi il caffè al volo ed ero pronta. Arizona era già in giardino ad aspettarmi.
“Ma come cavolo fai?” le dissi prendendo il mio posto nel sedile posteriore.
“Tieni mi disse, ti ho portato una tazza di caffè, bevilo con calma e ti prego, non ti addormentare.”
“Certo che no Arizona. Tu per sicurezza, parla, parla tanto. Sappiamo come si chiama la nostra guida?.”
“Guarda che capisce la nostra lingua, non iniziare a fare le tue solite figuracce. Si chiama Simon.”
“Non male davvero, dissi sottovoce. Notevole direi.”
Arizona si voltò, mi fece capire che aveva sentito e si rigirò scrollando la testa. Il panorama esterno era bellissimo e dopo molti km, arrivammo alla Baia di S. Clara. Simon si congedò da noi per due ore. 
“Wow, guarda che meraviglia questo posto, dissi, sediamoci in quei lettini in riva al mare. Qui serve un brindisi.”
“E una bella colazione, tu ordina io ti aspetto qui.”
Tra bagni, brindisi e spuntini, le due ore volarono via. Simon puntuale era poco lontano ad aspettarci. 
“L’idea di questa giornata e di Simon merita un 10 e lode” le dissi ripiegando il telo.
“Lo so, almeno non avremo il problema di perderci o di guidare un po’ alticce” disse.
“Esatto!. Dai andiamo.”
Simon ci portò in un’altra piccola baia ma questa era un po’ meno frequentata e senza bar. Con i teli in mano iniziammo a correre e tutte e due entrammo in acqua facendo un baccano infernale.
“Mamma mia Arizona, passare la vigilia di Natale in questo modo è favoloso.”
“E’ fantastico davvero.”
Notai Simon usare la mia macchina fotografica. 
“Che sta facendo?” chiesi tra il sorpreso e il turbato.
“Foto Callie, questa giornata doveva essere immortalata per sempre. Mi piace tenere le foto come ricordo.”
“C’è qualcosa a cui non hai pensato?.”
“Mmmmm vediamo, NO!. Ora arriverà anche il pranzo, Simon è andato a prenderlo in un ristorante qui vicino.”
“Fa che sia pesce” dissi quasi pregando.
“Certo che sarà pesce, a Cuba che vuoi mangiare?.”
“Lo sapevo che avevo fatto bene e portarti con me.”
“E te ne sei accorta solo ora?.”
“Beh, diciamo che quando mi vizi così, ti adoro ancora di più.”
Uscimmo dall’acqua e ci asciugammo al sole. Come programmato, Simon ci portò il pranzo, un plaid e delle birre ghiacciate.
“Ho una fame pazzesca” dissi prendendo un gamberetto dal vassoio.
“Vero, diciamo che non stiamo mangiando il modo salutare in questi giorni. Solo un pasto decente fin’ora, due con questo.”
“Già.”
“Stasera se torniamo presto si va ad aspettare il Natale in qualche locale.”
“No Callie, la giornata finirà tardi ma la cena la faremo in un bel localino caratteristico.”
“Hai pensato a tutto a quanto vedo?.”
“Sì, sono super organizzata altrimenti la mia vita sarebbe un disastro totale. L’organizzazione è tutto.”
“E ci credo, con un marito e tre figlio non è semplice far combaciare tutto.”
“Eh già. Che buoni questi spiedini, davvero gustosi.”
“E’ tutto buonissimo.”
Rimanemmo ancora un po’ lì per poi prendere il cammino verso un altro posto spettacolare. Questa volta Simon ci portò in un villaggio dove affittavano delle imbarcazioni per raggiungere delle piccolissime isolette poco lontano. La padrona della nostra era una donna, sulla quarantina e mi fece molto piacere. Simon venne con noi e ci fece da traduttore. Si chiamava Regla, era rimasta vedova da un po’ e aveva due figli adolescenti. Un maschio e una femmina. Quel lavoro le serviva per mandare avanti la famiglia. Era gentile e molto riservata. La vita non era stata molto fortunata per lei. Visitammo l’isola, incantate da tale bellezza. Spiagge favolose e una vegetazione super. Simon faceva le foto e noi ce la spassavamo alla grande. Ancora un tuffo, ancora un favoloso posto che non si poteva scordare. Con l’aiuto di Simon parlammo un po’ con Regla, ci raccontò la sua vita, le sue giornate e di quanto era dura per lei mandare avanti la famiglia. I suoi figli non studiavano per poterla aiutare in tutti i modi possibili. Quando ci chiese delle nostre vite, rimanemmo perplesse. Le nostre vite, in confronto alla sua, erano straordinarie. Ovviamente non ci conosceva, non avevano la televisione ma fu felice di ascoltare i nostri racconti. Le lasciammo una buona mancia e la salutammo quasi con dispiacere. Io forse più di Arizona. A me aveva catturato il cuore. Aveva gli occhi tristi ma non si dava per vinta. Lottava per avere una vita decente per lei e per i suoi figli. Tornammo alla macchina che il sole stava tramontando. Feci delle foto al villaggio, ad Arizona con Regla e lei la scattò a me con lei. Mai avrei dimenticato quella donna. Chiesi a Simon di prendere un recapito per poterla raggiungere tornate a Seattle. L’ultima tappa fu un favoloso ristorante lungo mare, completamente immerso e scavato nella roccia, non aveva ne tavoli ne sedie ma semplicemente dei tappeti poggiati sulla sabbia. Avevamo prenotato e ci accomodammo. Simon ci lasciò di nuovo sole.
“Mamma mia cos’è questo posto!” dissi, un vero paradiso terrestre.”
“Vero, Simon è stato bravo davvero. Non si può venire a Cuba senza averlo provato.”
Non ordinammo nulla, il cibo arrivava a ruota man mano che si finiva il vassoio. Ad un certo punto, arrivò un tipo in bermuda e canottiera e ci cucinò il pesce alla griglia proprio davanti a noi. Era sbalorditivo, usava coltelli e mestoli in modo sublime. Era divertentissimo. Ero felice. Anche se non sarebbe durato molto, mi sentivo libera. La mia mente era libera, la mia anima era libera. Dopo aver scolato una bottiglia di vino, mi alzai e andai a cantare con il piccolo gruppetto di musicisti. Oramai ovunque andavamo, trovavo il modo di cantare qualcosa. Io cantavo e loro mi venivano dietro come meglio potevano, seguivano semplicemente il mio ritmo. Mi stavo divertendo da morire. Anche Arizona faceva la sua solita parte, cercava di coinvolgere gli altri ospiti a tenere il ritmo con le mani. Mamma mia se stavo bene!. Allo scoccare della mezzanotte, ci offrirono dello spumante e festeggiammo il Natale. 
“Auguri Arizona” le dissi andandole incontro e abbracciandola. 
“Anche a te, Buon Natale Callie.”
Mi rattristai per dieci secondi, giusto il tempo di essere richiamata tra i musicisti per cantare ancora. Con il flute in mano, ripresi lo show. Ancora una volta, finimmo la serata tardissimo. Rientrammo al nostro villaggio, passate le quattro di mattina. Stanchissime ma felici. Salutammo e ringraziammo Simon con grandi abbracci e anche a lui lasciammo una cospicua mancia. Non per sentirci superiori a lui ma perché aveva fatto davvero un buon lavoro. Entrammo in casa. 
“Arizona?” chiamai.
“Sì?.”
“Tieni, questo è per te, di nuovo Buon Natale.”
“Callie, non dovevi. Grazie. E’ un piccolo pensiero, il regalo vero è rimasto a Seattle.”
Lo scartò tutta eccitata, era il quadretto che avevo comprato qualche giorno prima.
“E’ bellissimo.”
“E’ un piccolo ricordo di questa vacanza. E’ stato dipinto a mano dal tizio sulla piazzetta” spiegai.
“Ahhhhh quindi anche tu hai fatto shopping!. Però anche io ho qualcosa per te. Volevo aspettare il nostro risveglio ma a quanto vedo tu e le regole non andate molto d’accordo.”
“Tu il regalo me lo hai già fatto Arizona, questa vacanza è il più bel dono che potessi farmi.”
Mi diede un piccolo pacchetto incartato alla meglio.
“Anche il mio è un semplice pensiero, giusto per non rimanere senza scartare niente.”
Era un braccialetto fatto con piccole conchiglie e sassolini colorati.
“Grazieeeee, dissi abbracciandola. E’ bellissimo.”
Felici come due bambini, andammo a dormire, esauste, sfinite, cotte ma felici.

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Capitolo 7
*** Cap. 7 ***


ora 7

Vista l’ora tarda in cui eravamo andate a dormire, ci svegliammo nel pomeriggio. O almeno, io. Mi alzai dal letto con fatica e andai in soggiorno.
“Oh mio Dio Arizona, sei già sveglia?” dissi tutta assonnata e allungandomi di nuovo sul divano. Buongiorno!.”
“Buongiorno a te e di nuovo auguri. C’è il caffè appena fatto e delle piccole brioches. Se così vogliamo chiamarle.”
“Grazie ma vorrei finire il sonno prima, sono distrutta.”
“Non dire stupidaggini, alzati. Mi sto annoiando ed è il giorno di Natale. Bevi il caffè e svegliati.”
“Non puoi mandarmi a letto alle cinque e pretendere che sia sveglia così presto.”
“Non per farti torto Callie ma sono quasi le quattro del pomeriggio, su con la vita, si esce!!.”
Il suo entusiasmo non mi contagiò per niente.
“Tanto per sapere, disse ancora, quante ore di sonno ti servono per essere sveglia e attiva la mattina?.”
“10-12 tutte.”
“Sei incorreggibile. Allora, hanno chiamato Meredith, Mark e Derek, poi nella chat in comune, abbiamo gli auguri di tutti. Appena hai voglia, rispondi e… chiama i tuoi e tua sorella.”

“Calma Arizona, ho tutta la giornata per farlo.”
“Metà, a dire il vero” disse ridendo.
“Non voglio obblighi, per ora accendo solo il cellulare sperando di non trovare qualche messaggio indesiderato.”
“Ti comunico che è Natale e dobbiamo essere tutti più buoni.”
“Ti comunico che non stai parlando con i tuoi figli di sette, cinque e due anni. Sono adulta IO.”
“Sì come no.”
“Lo sai, ieri ho avuto un illuminazione” dissi.
“Hai avuto una visione?.”
“Arizona sono seria, ascoltami.”
“Dimmi tutto” disse chiudendo il computer e dandomi tutta la sua attenzione.
“Quando ho visto Regla, appena un secondo dopo, mi aveva catturato il cuore, forse non mi spiego bene ma cerca di seguirmi. Hai visto che vita disagiata ha? I suoi figli vivono in povertà, non hanno nulla nella vita.”
“E?.”
“Mi prenderò cura di loro, ho deciso di aiutarli ad avere qualcosa in più. Gli manderò soldi tutti i mesi, una specie di adozione a distanza.”
La guardai. Mi guardava.
“Che c’è?” le chiesi.
“E’ bellissimo Callie.”
“Davvero? Non ti sembra esagerato o sciocco?.”
“Per niente, è la cosa più dolce che potessi fare.”
“Hai visto i suoi occhi?” le domandai.
“No, tu cosa ci hai visto?.”
“Tanta tristezza, i suoi occhi non ridevano Arizona. Fa un lavoro pesantissimo, manda avanti la sua famiglia con una tale dignità da spezzare il cuore.”
“Come farai a rintracciarla?” mi domandò curiosa.
“Ho chiesto a Simon di prendere l’indirizzo. I suoi figli dovranno avere un bel futuro. Poter studiare e non preoccuparsi di altro.”
“Sono proprio orgogliosa di te, mi disse. Aiutare il prossimo rende persone migliori.”
“L’hai detto tu che a Natale dobbiamo essere più buoni.”
“Non fare la furba.”
Squillò il mio cellulare, era mia mamma. Parlammo un po’ e poi mi passò mia sorella. Le raccontai la nostra vacanza e ne era entusiasta. Mio padre invece non era in casa e non ci parlai. Malgrado tutto, mi dispiacque molto. Anche Arizona era al telefono tutta intenta a dar predisposizioni. Riattaccai e mi alzai dal divano. 
“Ti fanno gli auguri mia mamma e Aria” le dissi.
“Grazie e spero che hai contraccambiato.”
“Certo.”
“Tuo papà?” mi chiese vedendomi strana.
“Non ci ho parlato, hanno detto che non era in casa ma…
“Ma cosa?.”
“Era in casa Arizona, il giorno di Natale dove vuoi che vada?.”
“Pensi che non ti abbia voluto parlare?.”
“Non lo penso, lo so!.”
Ovviamente mi rattristai e andai a finire il caffè in veranda.
“Dai Callie, preparati che si esce. Ho prenotato un tavolo per cena” urlava Arizona da dentro.
Mi raggiunse.
“Callie, è Natale, via le facce tristi e andiamo a festeggiare.”
“Si” dissi solo. 
“Prima di andare a mangiare, vorrei andare a vedere il tramonto. Domani ce ne andremo e questa è l’ultima sera qui a Cuba.”
“Wow, allora anche tu hai un lato romantico.”
“Certo che sì. Ho chiamato il pilota, ci aspetta domani alle 15:00 in aeroporto. Manderanno una macchina a prelevarci.”
“Perfetto, mi vesto e sono pronta.”
Mentre mi preparavo, Arizona metteva in ordine le sue cose per poterle mettere in valigia più facilmente. Io invece avevo pantaloncini e t-shirt sparse ovunque. Feci davvero veloce, indossai un abito alquanto succinto, scollo a V sul davanti e una grande apertura sulla schiena. Per una sera volevo essere carina.
“Accidenti Callie, stai d’incanto” mi disse Arizona ammirandomi.
“Grazie, questa mi sembrava la serata giusta per indossarlo.
“Dovrò farti da guardia del corpo, non oso immaginare gli ammiratori che attirerai.”
“Non dire sciocchezze. Dai usciamo da qui.”
Vestite eleganti, optammo per un bar lungo la strada e non sulla spiaggia. Ordinai da bere e mi sedetti.
“Hai chiamato Mark?” mi domandò.
“A dire la verità no, dopo aver parlato con la mia famiglia, non ne ho avuto voglia.. avrebbero voluto una figlia diversa, avevano altro progetti per me. Mandare avanti l’impero di mio padre in alberghi. Quando gli ho detto di voler fare l’attrice… non hai idea. Mi hanno pure diseredata per un po’, ero una disonore per loro.”
Ancora una volta iniziai a parlare e lei mi ascoltava in silenzio.
“Callie, hai solo seguito la tua strada e ti è andata benissimo. Sei una star mondiale.”
“Sì ma a loro non importa. Guadagnarsi da vivere facendo film, per loro è inaccettabile.”
“Hai dimostrato quanto vali, ora dovrebbero assecondarti ed essere orgogliosi di te” disse.
“Non lo saranno mai o meglio, mio padre non lo sarà mai.”
“Credo che il problema sia il suo allora. Avere una figlia come te dovrebbe essere un privilegio. Basta tristezza, andiamo a divertirci!.”
In quel momento il mio cellulare squillò. Era Mark e risposi.
“Ciao tesoro” dissi.
“Ehiiiii auguri, come state? Come va la vacanza?.”
“Se ci vedessi ora ci salteresti addosso. Siamo vestite come per un gran galà, due super fighe all’acchiappo.”
Arizona mi guardò trasversale.
“Ok, solo io all’acchiappo, lei stasera dovrà badarmi. Ho intenzioni serie.”
“Brava la mia Callie, fai tutto quello che farei anch’io” mi disse ridendo.
Riuscivo ad immaginarlo, se fosse stato davanti ad uno specchio, avrebbe fatto il gesto del macho. 
“La tua reputazione non vale la mia. Stammi bene e ci sentiamo presto. Domani andremo a New Orleans e non so se farò ritorno a Seattle.”
“Guai a te amica mia.”
“Ah ti saluta Arizona.”
“Dalle un bacio da parte mia e buona serata donne favolose.”
“Un bacione a te. Ciao.”
Mi ritrovai un bel sorriso stampato in viso. Mark aveva questo potere su di me.
“Ti saluta” le dissi.
“Grazie, finisci di bere che ci incamminiamo.”
Presi il bicchiere e lo scolai in un sorso solo.”
“Fatto, andiamo.”
Il ristorante non era in riva al mare ma in un bellissimo vicolo caratterizzato da murales fatti ad arte. Considerate le altre esperienze, ordinammo il piatto della casa, avevamo imparato a fidarci e avevamo fatto bene. Come in tutti i locali, avevano il cantante e Arizona me lo fece subito notare.
“Stasera prendiamocela comodo, dissi, non ti lascio sola al tavolo di nuovo.”
“Stai scherzando vero? Quando canti è fantastico e poi  il tuo vestito merita gli occhi indiscreti di questi uomini.”
“Arizona, sei impazzita?.”
“Per niente, stasera avrai la tua rivincita.”
Non feci molto caso alle sue parole e brindammo con un cocktail già nel tavolo. L’ultima sera a Cuba andava festeggiato alla grande. Arrivarono gli antipasti e nel mio piatto c’era l’invito per salire sul palco. Guardai Arizona con faccia interrogativa e lei, scrollando come suo solito le spalle, con la mano mi fece cenno di andare.
“Faremo i conti dopo” le dissi avendo intuito tutto.
L’applauso mi accompagnò fino al palco e in due secondi apparve un cubano mozzafiato. Credo di essere diventata rossa ma lo nascosi bene. Iniziò a cantare canzoni che sapevo benissimo. Mi prese per mano e mi diede un microfono. Ok, avevo capito, la serata era un concerto a due organizzato a doc da Arizona. Intanto lei rideva come una matta notando il mio imbarazzo. “Sono un’attrice, porca miseria, via la timidezza!”. Iniziai a cantare ed era tutto speciale. La mia voce rispondeva bene e ne fui felice. Man mano che la serata andava avanti mi sciolsi del tutto. I miei piatti preferiti, la mia musica preferita. Tornai al tavolo per rinfrescarmi un po’.
“Quando hai organizzato tutto questo?.”
“Con tutte le ore che dormi, io ho tempo libero a suffucienza.”
“Quel cantante mi toglie il fiato, è bello da impazzire. Se si avvicina un altro po’… farò danni sicuro!.”
Lo invitai al tavolo a bere, ci prendemmo una pausa. Anche lui parlava bene la nostra lingua. Aveva studiato a Boston e… ci conosceva. Ci fece mille domande e rispondemmo a tutte.
“Vedo con piacere che la tua gamba è ancora al posto giusto” disse ad Arizona.”
“Eh si, tutta intera.”
Tornammo a cantare e proseguimmo per ore. Quando dissi basta, ero esausta, avevo dato tutta me stessa. Ora la mia gola reclamava qualcosa di fresco, subito. Ancora chiacchiere con Paul e uscimmo di nuovo a notte inoltrata. Salutammo tutti e a piedi ci incamminammo al capanno.
“Se continuo così, al ritorno a Seattle pubblico un Cd” dissi ad Arizona.
“Dobbiamo dire a Shonda  di farti cantare più canzoni in Grey’s.”
“Sì, bella idea e i profitti li daremo in beneficenza. Non potrò mai ricompensare queste serate, grazie di nuovo. Davvero.”
“Diciamo che il tuo sorriso e la tua allegria, ha pienamente ripagato tutto. E poi non ti dimenticare che adoro sentirti cantare. Vorrà dire che la prima copia del cd lo dedichi a me.”
“Affare fatto. Beh, allora questa sera credo di non averti delusa, ho cantato bene.”
“Non lo fai mai Callie, mai.”
Tornammo al cottage e ci sedemmo nei lettini in veranda.
“Domani ce ne andremo, non scorderò mai questo posto” dissi.
“Nemmeno io, hai preparato le valigie?” disse a bruciapelo.
“Lo farò domattina.”
“Cosa?.”
“Che c’è?.”
“Sarà bene che rimetta la sveglia altrimenti faremo tardi.”
Tipo… a che ora?” chiesi con paura.
“Tipo le 10:30, può andare?.”
“Considerando che sono le quattro passate, ma ce la farò. Tu però per sicurezza, controlla bene.”
“Certo che sì. Per le due dobbiamo essere pronte.”
“Lo saremo, dai, andiamo a letto. Il Natale 2015 è stato il più bello della mia vita. Malgrado i mille casini in testa.”
“Bene, vuol dire che per un po’ li hai dimenticati.”
“Sì e grazie a te. Buona notte Arizona.”
“Notte Callie.”

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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***


cap 8 oraaaaa

Incredibilmente mi svegliai prima di Arizona e corsi a preparare il caffè. Non era mai accaduto e volevo farle una sorpresa. Corsi al barrettino lì vicino e comprai alcuni dolcetti locali. Quando tornai, trovai Arizona in mezzo al salotto cercando di capire dove fossi finita.
“Buongiorno!” le dissi.
“Oh mamma, questo è un miracolo.”
“Hai visto? Mai dire mai nella vita.”
“Sono felice, almeno non arriveremo tardi.”
“La colazione durò più del solito, visto che non avevamo altri impegni oltre quello di aspettare la macchina per andare all’aeroporto. Presi il cellulare e risposi ai messaggi di auguri del giorno prima. Arizona chiamò la sua famiglia e quando parlava con i suoi figli, si scioglieva come neve al sole. Un figlio, sì, un figlio mi mancava. Provare quell’amore incondizionato doveva essere davvero esaltante. Forse non era arrivato il mio momento. Forse non avevo ancora trovato la persona giusta, anche se credevo di averlo fatto. Credevo che Robert fosse la mia persona. Con lui un figlio lo avrei fatto, con lui credevo di passarci tutta la mia vita. Invece la vita mi aveva dato questa batosta e dovevo fare alla svelta per superarla. Per il mio bene. Guardavo Arizona con ammirazione, come mamma era perfetta, speciale.
“Che hai Callie?” mi chiese appena chiuso la telefonata.
“Niente, perché?.”
“Ti sei di nuovo chiusa in te stessa, a cosa pensi?.”
“Arizona, mi leggi anche dentro ora?.”
“Non sei capace di nascondere i tuoi stati d’animo, che hai?.”
“Vederti parlare con i tuoi figli è stupendo.”
“Vorresti un figlio?.”
“Certo che lo vorrei ma evidentemente qualcuno ha piani ben diversi per me.”
“Lo avrai e sarai una buona mamma. Forza, disse cambiando discorso, prepariamo i bagagli.”
“Ok.”
Rispettò la mia chiusura sull’argomento ma conoscendola bene, lo avrebbe ripreso più avanti. Lei fece molto prima di me e le scappò il tempo di preparare qualcosa da mangiare. Lasciammo il frigo vuoto, non ci piaceva buttare il cibo inutilmente. Alle 13:30 arrivò il nostro autista. Ci aiutò a caricare le valigie, scattai le ultime foto e partimmo.
“Non sto più nella pelle, andare a New Orleans è stato sempre il mio sogno” dissi.
“Depennalo dalla lista, sta per esaudirsi.”
“Ho l’elenco delle cose da visitare assolutamente, sai dove alloggeremmo?.”
“Abbiamo un appartamento nel quartiere francese e…”
“Non ci credo, è nella mia lista” la stoppai, dicono che sia favoloso. Lo sapevi?.”
“No, ho solo chiesto all’agenzia di viaggio di farci trovare il meglio.”
“E da quello che ho letto, è davvero il meglio.”
L’aereo era già nella pista di decollo e sistemato tutto, salutammo Cuba.
“Vuoi qualcosa da bere?” mi domandò.
“No grazie, ho ancora i postumi di ieri sera.”
“Serata favolosa.”
“Sì, concordo in pieno, Paul e stato fantastico, una vera tentazione Arizona.”
“Che vuoi dire?.”
“Se avessi ragionato un po’ meno, c’avrei fatto una pazzia… ma sono ancora sposata ed io non tradisco. Non ho mai tradito in vita mia.”
“Questo ti fa onore.”
“Arizona non volevo giudicare, scusa.”
“Tranquilla Callie, non c’è problema.”
Il volo durò poche ore e quando atterrammo, era ancora pomeriggio. Ci portarono nel nostro appartamento e questa volta, era uno spettacolo. Tutto super moderno e pieno di confort. Di corsa andai a vedere il terrazzo e quello che poteva essere il nostro panorama.
“Arizonaaaaa corri, vieni a vedere.”
Ovviamente urlai, come mio solito.
“Che c’è? Cosa hai visto?.”
“Guarda, dissi indicando alla mia destra, abbiamo la vasca idromassaggio in terrazza.”
“Oh mio  Dio, è stupenda, stasera la inauguriamo.”
“Ora usciamo, non sto più nella pelle.”
“Sei peggio dei bambini.”
“Molto peggio.”
Percorremmo tutta la via principale, era davvero un quartiere favoloso. Tanti bar con ovviamente musica live. Adoravo il Jazz e quel sottofondo mi piaceva molto. Negozi di tutti i generi, mi ero persa totalmente. Ai miei occhi non bastava il tempo che davo a loro per guardare tutto. Ero super eccitata ma Arizona mi riportava ogni cinque minuti, alla realtà.
“Lo sapevo che sarei impazzita per questo posto, non lo trovi strepitoso?” le chiesi.

“Sì ma non dobbiamo visitarlo tutto oggi.”
“Hai ragione, prendiamola comoda, sediamoci e beviamo qualcosa.”
“Bella idea.”
Ordinammo due analcolici, era un po’ che non mangiavamo e i nostri stomaci erano vuoti. Io continuavo a guardarmi intorno, mi piaceva tutto, anche le vecchie terrazze con le ringhiere in ferro battuto. Ovunque c’erano fiori che emanavano odori indefinibili. 
“Il capodanno in questo posto sarà indimenticabile, sono felice della mia scelta.”
“Io invece non vedo l’ora di immergermi nella vasca idromassaggio” disse Arizona.
“Sai che facciamo? Compriamo qualcosa da mangiare e passiamo la serata nella nostra terrazza. Ti va?.”
“Sì Calli e da domani iniziamo il tour del posto.”
Comprai una guida turistica, volevo fare tutto da sola e visitarla come volevo io. Tornammo a casa poco dopo il tramonto, quel piccolo bar ci aveva conquistate subito.
“Ora rilassati mentre io preparo la cena” dissi.
“No, ti aiuto.”
“Non se ne parla, abbiamo comprato tutto, faccio presto. Tira fuori i costumi per la vasca, mangiamo in terrazza.”
“Che? Sarà freddo.”
“La riempiremo tutta e ci immergiamo, sarà bellissimo.”
“Ok.”
Sparì nelle camere.
“Tu quale vuoi?” urlò.
“Quello arancione, è nella borsa piccola. Io sono quasi pronta, riempi la vasca.”
“Subito.”
La cena fu deliziosa, ancora piatti tipici del luogo, il vino un po’ meno ma andò bene lo stesso. Ci immergemmo fino al collo e accese l’idromassaggio. Sentimmo squillare il mio telefono e smisi di respirare per un lungo secondo.
“Chi cavolo sarà?” domandai.
“Chiunque sia, rispondi. Non fare la sciocca.”
Lessi il display, era Susan.
“Non ci credo! Non ci credo!. No, non rispondo.”
“Chi è Callie?.”
“Susan.”
“Rispondi, togliti questo peso.”
“Arizona, sogno questo posto da trenta anni, non me farò rovinare da lei. Come fa a chiamarmi ancora? Con quale faccia?.”
Oramai avevo perso il controllo, i nervi avevano raggiunto il massimo e il sangue era arrivato al cervello. Stavo per esplodere, di nuovo e sempre grazie a lei.
“Calliope, calmati e respira.”
Il telefono suonava e quando smise, feci un sospiro di sollievo. Non parlai subito, dovevo calmarmi. Arizona mi fissava.
“Sì, lo so” dissi.
“Non ho detto nulla.”
“Il tuo sguardo, lo riconosco. Quando reciti non sei molto diversa in questo. Le tue espressioni non mentono.”
“Hai capito che è una stupidaggine non rispondere, vero?.”
“Eh no, è lei che deve capire di non rompere più. Ora e per sempre.”
Rise. Quella risata era al posto di dire: qui la matta sei tu.
“Ti sei calmata? Possiamo parlare?” chiese.
“Non ne sono tanto sicura, visto quello che hai intenzione di dirmi. Possiamo parlare spagnolo? Mi viene meglio quando sono arrabbiata.”
“Peccato che io non lo conosco.”
“Già.”
“Siamo in una vasca idromassaggio, rilassati e parliamo da persone civili.”
“Se mi vuoi civile, cambiamo discorso.”
“Se mi vuoi qui, parliamo. Stai rovinando la tua vita Callie.”
“La mia vita è rovinata grazie a loro. Io non capisco come non riesci a darmi ragione, Arizona, io ho ragione.”
“Hai ragione sul tradimento ma questi comportamenti ti fanno perdere credito. Ti stanno chiamando, cercando, vorranno parlarti e tu sei capace solo di spegnere il telefono. Ti sembra normale?.”
“Altroché, a te no?.”
“Se hai intenzione di far battute tutta la sera, puoi anche smettere. Non mi interessano e non fanno nemmeno ridere.”
Si girò guardando fuori.
Mi alzai ed uscii dalla vasca. Non avere l’approvazione di Arizona mi faceva arrabbiare come il ricevere le telefonate di Susan o Robert. Presi una bottiglia di birra e la scolai in pochi sorsi. Arizona restò in terrazza e non ci parlammo per un po’. Feci una doccia rilassante e mi infilai nel letto. Non avevo voglia di discutere, era chiaro che le nostre idee non combaciassero e parlarne di nuovo, avrebbe rovinato le nostre giornate. Sentii la porta principale chiudersi con forza, insospettita andai a controllare. Arizona era uscita senza dirmi nulla. Rimasi qualche secondo sbigottita e delusa, tornai nella mia stanza. Accesi la musica nel mio cellulare, misi le cuffie e mi addormentai. La nostra litigata era solo rimandata. 

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Capitolo 9
*** NOTA DELL'AUTORE: ***


Salve a tutti, per mio errore nel caricare i capitoli, mi sono accorta che il Cap. 4 era sbagliato. Ora ho messo quello giusto, spero che lo leggiate. Grazie e scusate.

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Capitolo 10
*** Cap. 9 ***


cap 9 oraaaaaaaa

Mi svegliai con le cuffie ancora nelle orecchie e non avevo sentito Arizona rientrare. Guardai l’orologio ed erano quasi le dieci. Mi alzai e raggiunsi la sua camera. Bussai piano e la porta si aprì da sola. Ancora dormiva e mi allungai accanto a lei aspettando il suo risveglio. Lo fece poco dopo e quando mi vide rimase perplessa.
“Che ci fai qui?” mi chiese.
“Che domanda è? Ieri sei uscita senza dire nulla e quando sei tornata non ti ho sentita. Volevo vederti e parlarti.”
Si alzò, andò in cucina e iniziò a preparare il caffè.
“Arizona!, ti prego” le dissi seguendola.
“Ho bisogno di caffè, prima di tutto, un caffè.”
Mi sedetti in una sedia e la guardavo. Evitava il mio sguardo e di iniziare il discorso. Stavamo rovinando anche il nostro rapporto e i nostri dialoghi d’amicizia. Anzi, io stavo rovinando la nostra amicizia. Sentii un groppo in gola, le lacrime stavano per uscirmi, mi alzai e tornai in camera mia. Tutto volevo di quella vacanza, tranne il ritrovarmi in quelle condizioni di fronte ad Arizona. Come mi aspettavo, Arizona non mi cercò e di nuovo non parlammo. Presi i miei sensi di colpa e decisi di andare a fare una passeggiata. 
“Esco un po’, le dissi, a dopo.”
Non ricevetti risposta. Arizona aveva deciso di farmi cuocere nel mio stesso brodo, non era riuscita a farmi ragionare e aveva perso le speranze. In effetti, chi glielo  faceva fare di perdere tempo con me che non ascoltavo mai i suoi consigli. Sì, li ritenevo sbagliati, pensavo che Arizona sbagliasse e volevo che accettasse il mio modo di fare. Volevo. Io volevo che tutti accettassero le mie decisioni, io ero quella tradita quindi io avevo ragione su tutto. Intanto camminavo per la via principale, tutti quei bar erano una tentazione troppo forte, sarebbe stato facile entrare e prendere la sbornia del secolo, era facile tornare a casa talmente ubriaca da non riuscire a fare nulla, tranne dormire. Arizona non me l’avrebbe mai perdonata, odiava quei comportamenti e non la volevo deludere, per l’ennesima volta. Mi sedetti in una panchina e mi feci un bell’esame di coscienza. Credevo di aver rovinato la vacanza e tornai a casa intenta a dire ad Arizona, se aveva intenzione di ritornare a Seattle. 
“Sono tornata” dissi appena aperto il portone principale.
“Sono in cucina, sto preparando qualcosa da mangiare.”
Non si era girata, continuava a mescolare qualcosa in una pentola. La presi per una spalla e la costrinsi a guardarmi.
“Vuoi tornare a casa?” le chiesi subito.
“Che? Tu si?.”
“No Arizona ma è da ieri che non parliamo, io non voglio questo.”
“Allora parliamo.”
“Litigheremmo ancora.”
“Certo che sì, su questo argomento litigheremo ma è sempre meglio che far scena muta.”
“Io non riesco a parlarne senza farmi prendere dall’ira. Sono arrabbiata da impazzire, tu pretendi che io sia razionale. Come faccio Arizona? Come?.”
“E’ qui che ti sbagli, io non ti voglio razionale, voglio che urli, spacchi tutto, dici tutto quello che senti. Vorrei che parlassi con loro, gli urli in faccia tutto quello che provi e ti sentirai meglio. Solo liberandoti riuscirai a stare meglio. Credimi.”
“A me serve più tempo, non riesco a parlare con loro. Appena chiudo gli occhi, la prima immagine che ho, è di loro che fanno sesso. Li immagino nella mia casa, nel mio letto.”
“Per questo devi parlarci, solo dopo te li toglierai dalla mente. Certo, non sarà facile ma alla lunga, si dimentica.”
“Come posso dimenticarmi una cosa del genere Arizona? Lei era come una sorella, la nostra amicizia dura dai tempi del college e lui… beh lui lasciamo perdere. Ho passato le settimane lontana da casa, gli ho lasciato campo libero.”
“Non avevano bisogno della tua casa Callie, lo avrebbero fatto lo stesso. Non gli serviva la scusa della tua assenza.”
“Quanto sono stata stupida, ingenua a loro occhi….
“Callie no, non è colpa tua, non pensare il contrario.”
Finalmente avevamo ritrovato la solita armonia, ero riuscita a parlare senza dare in escandescenza, ero molto fiera di me. Dovevo solo calmarmi e Arizona mi lasciò il solito spazio. 
“Posso farti una domanda?” le chiesi.
“Da quando mi chiedi il permesso? Certo che puoi.”
“Perché hai tradito Tommy? Che era successo tra di voi?.”
“Per quel che mi riguarda, non c’è un perché vero e proprio. Ero ad una serata di gala, champagne a fiumi e bella compagnia. Non ero ubriaca se te lo stai chiedendo, ero ben consapevole di quello che stavo facendo. Ha voluto riaccompagnarmi a casa e prima di arrivare, ha fermato la macchina e… è successo. Non ero ancora sposata ma il giorno dopo l’ho detto a Tommy. Non volevo segreti tra di noi.”
“E come l’ha presa?.”
“Se ne è andato come una furia, c’ho messo molto per poterci parlare e spiegare. Di certo non avevo giustificazioni, l’avevo tradito e lui era ferito. Ho aspettato che le cicatrici si rimarginassero e abbiamo provato a trovare un punto d’incontro.”
“Io non ce la farò mai.”
“Certo che ce la farai, capisco che tutto quello che ti diranno, sarà una tortura e uno spreco di tempo. Capisco che non vuoi sentire nemmeno la loro voce ma è la sola terapia d’urto che può funzionare. Più aspetti e peggio sarà. Il male lo fai solo a te stessa.”
Ci provavo, volevo davvero credere nelle parole di Arizona. Volevo togliermi tutto quel dolore di dosso, farmi scivolare lungo il corpo quella sensazione di disperazione e di delusione. Sul serio, ci provavo davvero. 
“Hai voglia di uscire un po’?” le domandai.
“Certo che sì, siamo qui per questo. Io ho cucinato e tu rimetti in ordine.”
“Con molto piacere.”

“Ho noleggiato un quad per domani” disse.

“Tu cosa? dici davvero?.”
“Sì, ho letto che è l’unico mezzo che può girare liberamente nelle spiagge. Non volevi vedere la baia?.”
“Sbaglio o avevi paura delle moto?.”
“Non sbagli però mi sono informata. Ci saranno regole da rispettare e la cosa mi è parsa meno pericolosa.”
“Ancora regola da seguire!, però sono felicissima, grazie.”
“Forza, usciamo da qui.”
Avevamo perso mezza giornata me il mio umore stava decisamente meglio. Di certo avevo ancora i nervi a mille per la telefonata di Susan ma il parlare con Arizona mi aveva leggermente tranquillizzata. Decidemmo di prendere un mezzo pubblico per girare in santa pace la città e avere una vaga idea di cosa avremmo dovuto approfondire i giorni successivi. Di certo l’uragano Katrina aveva lasciato evidenti segni del suo passaggio. Fu spaventoso, uno dei più grandi e devastanti della storia d’America. Le immagini in tv erano catastrofiche e vedere ancora i segni, era doloroso. Ricordo che rimanevo ore ed ore davanti alla tv per avere notizie. Tutto il mondo era sconcertato, quella tempesta era rimasta nella memoria di tutti. Uscendo un po’ dalle strade del centro, si potevano vedere ancora i danni. Non tutto era stato ricostruito, non tutte le vie rimesse a posto. Ecco, lì riuscivi a sentire il dolore dentro, il dolore per tutte le persone che avevano perso la vita quel giorno. 
“Mio Dio, guarda si vedono ancora i segni di Katrina” dissi ad Arizona. Te lo ricordi?.”
“Una cosa del genere non la scordi più, fu una sciagura per il mondo intero. Con Steven facemmo una serata di beneficenza per raccogliere fondi da donare. Con le sue conoscenze, raccolse molti soldi.”
“Peccato non aver partecipato. Comunque il mio contributo l’ho dato.”
“Non avevo dubbi.”
Il giro turistico finì vicino alla stazione e scendemmo dal pullman.
“Mi hanno detto che la stazione è bellissima, entriamo?” chiesi euforica.
“Come faccio a dirti di no.”
Senza aspettare che finisse la frase, ero quasi davanti alla porta principale. Purtroppo per noi, non era proprio come ce l’aspettavamo. Era stata ricostruita dopo l’uragano e la parte vecchia e bella non esisteva più. Rimasi delusa ma contenta che erano riusciti a ricostruirla. Tornammo verso casa e ci fermammo a mangiare in un locale pieno di gente.
“Qualcosa di meno chiassoso no?” mi domandò Arizona canzonatoria.
“Su, stasera ci meritiamo un po’ di distrazione, poi filiamo subito a casa. Promesso.”
Infatti la cena fu un susseguirsi di piatti gustosi e canzoni cantate dalle persone intorno a noi. Quella volta non cantai, restai con Arizona a godermi lo spettacolo. Mi serviva per ricaricare le pile per le giornate future. Tornammo a casa non tardissimo ma andammo a letto sfinite. Ci demmo la buona notte e andammo nelle proprie camere. Considerando come era iniziata la giornata, mi addormentai abbastanza soddisfatta, avevo chiarito con Arizona e l’arrabbiatura mi era passata. I nostri giorni a New Orleans avevano tutto un altro aspetto ora. Spensi il cellulare e mi addormentai. 

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Capitolo 11
*** Cap 10 ***


cap 10 oraaaaaaa

La mattina ci preparammo in fretta e furia, non avevamo rimesso la sveglia e inevitabilmente, eravamo in ritardo. Arizona non mi diede nemmeno il tempo per un caffè. Lo compri strada facendo, mi disse tirandomi per un braccio. A piedi, raggiungemmo il noleggio quad. Organizzai tutto io e lo presi per due giorni. Visto che Arizona si era decisa e convinta, ne approfittai. Non era la moto dei miei sogni ma ero felice. Ci diedero tutto l’equipaggiamento e alcune, molte, regole. Ero impaziente e ascoltai ben poco. La mia mente già vagava e sognava. 
“Hai sentito tutto quanto vero?” mi domandò Arizona dubbiosa. 
“Più o meno.”
“Hai sentito la regola di non superare i sessanta km orari?.”
“Avevo capito ottanta a dire il vero.”
“Guai a te” mi minacciò con il dito indice.
“Dai, salta su, non ci succederà nulla. Nel caso Shonda ci ucciderà.”
“Esatto.”
In sella al quad e con il navigatore azionato, partimmo. Presi subito la direzione mare. Dagli specchietti vedevo Arizona, il suo viso teso ora si stava rilassando e si godeva il panorama. 
“Avevi ragione, mi disse, è bello girare in moto.”
“Non la reputo una moto ma sì, ci si sente liberi. Quindi non hai più paura?.”
“Non l’avevo nemmeno prima a dire il vero, ma il quad mi sembra il compromesso giusto. Quattro ruote sono meglio di due. Vedo che sei a tuo agio in sella ad una moto.”
“Adoro le moto e tutto ciò che ha un motore e due ruote, oggi anche questo che ne ha quattro. Quando studiavo all’università, ne avevo una stupenda e mi sono fatta delle gite indimenticabili.”
“Lo immagino, sei al settimo cielo.”
Arrivammo nella punta più estrema del golfo e si apriva un infinito oceano meraviglioso. Tolsi immediatamente il casco e respirai a pieni polmoni. 
“Finalmente, dissi, guarda che spettacolo. Ci facciamo un bel giro sulla spiaggia e poi ci accampiamo da qualche parte, ci stai?.”
“Certo che sì, alla fine farsi trasportare è piacevole. Ricordati la regola, in spiaggia non si superano i 25 km orari.”
“Si me la ricordo. Appena vedi un posto che ti piace, ci fermiamo.”
“Benissimo, rispose.
Stavo esaudendo il sogno di una vita, stavo dando delle immagini alle mie mille fantasie. Ecco quello che volevo da questa vacanza, questo sentirmi libera, quel paradiso mi stava aiutando a star bene. Arizona aveva permesso tutto questo e le dovevo molto. Non parlammo per un po’, forse entrambe immerse nei nostri pensieri. Infinite spiagge dove perdersi e riprendersi la vita. 
“Non ci allontaniamo troppo, fermiamoci dai” mi disse Arizona. 
“Hai ragione, qui va benissimo.”
Stendemmo i nostri teli e corremmo dirette in acqua. 
“Con questa giornata in particolare, mi ci vorrà una vita per… non avrò mai il modo di poterti ricompensare. Hai esaudito uno dei miei sogni.”
“Ne sono onorata e felice, la vita è così Callie, a volte toglie a volte dà.”
“Ho pensato mentre guidavo” dissi d’un tratto.
“Vuoi parlarne?.”
“Sì, ho deciso che alla prossima telefonata di… risponderò.”
“Davvero? Sono felice che hai cambiato idea.”
“Non ho cambiato idea a dire il vero, ma hai ragione, se non ci parlo mai il male lo faccio solo a me stessa.”
“A saperlo prima, saremmo venute in moto direttamente da Seattle” disse Arizona per sdrammatizzare.
“No sul serio, davvero credo che tu abbia ragione. Così mi ritrovo sempre questo macigno nello stomaco e non va bene.”
“Certo che non va bene Callie, tu sei la prima persona a cui devi pensare. Fallo per te, non per loro.”
“Non so nemmeno se sarò in grado ma lo farò” dissi.
“Ora te la faccio io una domanda, quando pensi a Robert, cosa provi? Nel senso, credi di amarlo ancora?.”
“Domanda da dieci milioni di dollari. Non ho ben chiari i miei sentimenti in questo momento ma prima di sapere del tradimento, l’amavo.”
“E non può succedere che, appena avrai ripreso in mano la tua vita, ti accorga di amarlo ancora?.”
Intanto ci eravamo sdraiate dove l’acqua non superava i venti centimetri ed eravamo circondate da tantissimi pesciolini di tutti i colori.
“Che ti dico Arizona, nella vita mai dire mai ma conoscendomi, questa situazione mi ha cambiata e molto. Io non sono capace di dimenticare, non guarderò più Robert con gli stessi occhi. Per quel che riguarda Susan, per me è morta.”
“Callie io parlo di Robert e del tuo matrimonio, prima o poi dovrai pensare anche a questo.”
“Non lo so, il matrimonio è l’ultimo dei miei problemi. Se dovessi divorziare, i miei genitori mi cancellerebbero anche dall’albero genealogico.”
Arizona fece una risata talmente di gusto che cadde all’indietro e spruzzò tutti i nostri vicini.
“Tu ridi Arizona ma io non scherzo, non oso immaginare la loro reazione.”
“Callie sei grande e vaccinata, la tua vita la gestisci come meglio credi.”

Volevo rendere orgogliosi i miei genitori, volevo fare qualcosa per poter dire che fossero fieri di me.”

“Usciamo da qua che io mi sto scottando troppo” disse cambiando discorso.
“Ed io ho una fame pazzesca, stamattina nemmeno un caffè.”
“Ora torniamo indietro e ci fermiamo in un localino.”
“Prima faccio qualche foto. Ne vuoi qualcuna per ricordo?.”
“Dopo ne faremo due copie da tenere.”
“Ok.”
Ci rivestimmo e prendemmo la strada del ritorno. Cominciavo ad avere i crampi allo stomaco e mi fermai poco dopo. 
“Se non ci piace, mangia una cosa al volo e cerchiamo un altro posto, dissi, ma non posso più resistere.”
“Ce lo facciamo andar bene, non vorrei un tuo svenimento sulla coscienza.”
“Anche perché non sapresti con chi o come tornare a casa.”
“Anche.”
Mangiammo del pesce arrosto con una svariata infinità di verdura e frutta al posto del nostro più comune pane. Non bevvi nulla di alcolico ma ordinammo una limonata bella ghiacciata per tutte e due. Arizona chiamò la sua famiglia ed io approfittai per fare altre foto. Prima di tornare a casa, passai per le rive del Mississippi, volevo fare una crociera in uno dei fiumi più grandi d’America. Avevo letto che i battelli risalivano anche al 1800. Prendemmo informazioni e appena il sole stava tramontando, tornammo a casa. La giornata poteva tranquillamente finire in quel modo. Eravamo esauste, la giornata era stata alquanto impegnativa e la terminammo immerse nella vasca idromassaggio. Ero riuscita a fare un bel po’ di mente locale dei miei problemi ed ero felice dei miei risultati. Risultati solo teorici, ora dovevo metterli in pratica. 
“Lo sai che stai riuscendo in un miracolo?” le dissi.
“Che?.”
“Con tutta la tua santa pazienza, mi stai insegnando a non scappare dai problemi ma a risolverli. Per me è una novità assoluta. Non dico che ho imparato però almeno ora li prendo in piena faccia. Sarà più doloroso all’inizio ma il fine giustifica i mezzi.”
“Lo capisci che come fai tu non va bene?.”
“No, ancora non lo capisco ma ci sto provando. Già che ho pensato di rispondere alla prossima telefonata, è un buon passo avanti.”
“Certo che lo è Callie, non serve a nulla rimandare le cose. Non giova a nessuno.”
“Quando non vedo vie d’uscita, tolgo il disturbo. Soffro in silenzio e in solitaria finché non mi passa. L’ho sempre trovato un ottimo rimedio. Alle volte fatico a parlare con le persone che non mi vogliono capire. Con i miei genitori ho fatto lo stesso, appena ho potuto me ne sono andata da casa. Mio padre non mi dava tregua, mi stava esasperando e non ne potevo più.”
“Mi dispiace Callie, non meritavi quel comportamento. Non da tuo padre che dovrebbe essere il primo a starti accanto. Un padre deve sostenere non abbattere i sogni dei figli.”
“Mia mamma stava nel mezzo, non ha mai preso la parte di nessuno. Quando me ne sono andata, l’ho vista piangere e per me è stata la prima volta.”
“Con tua sorella come si comportano?.”
“Aria non ha mai avuto voglia di studiare quindi segue le orme di papà. Alla fine ha un lavoro sicuro e abbastanza soldi per poter far quello che vuole. Almeno lei non li ha delusi.”
“Callie guardami, tu non hai sbagliato niente, hai seguito la tua vocazione e il tuo cuore. Sei riuscita ad essere quello che volevi e devi sentirti orgogliosa di te stessa. Se i tuoi non ti hanno capita e appoggiata non è colpa tua e spero che un giorno se ne rendano conto. Continuando così, ti perderanno per sempre.”
“Non mi sono mai pentita delle mie scelte ma non li avevo mai vicini nei momenti migliori della mia carriera. Ad ogni premio che ho ricevuto, loro non  hanno mai partecipato. Ho sempre portato amici e dopo il matrimonio c’era Robert. Nella contentezza avevo sempre un piccolo vuoto. Non fare mai questo errore con i tuoi figli Arizona, appoggiali sempre e in tutto. Queste ferite non guariscono mai.”
“Non lo farò mai, io per loro ci sarà sempre. Ora risolviamo il problema Robert- Susan, poi penseremo ai tuoi genitori.”
Risi. Aveva appena detto una cosa che mi fece bene al cuore.
“Quasi quasi ti chiedo di adottarmi, mica vorrai accollarti anche il problema dei miei? Ma chi te lo fa fare?.”
“La grande amicizia che provo per te, non ti lascerò sola e se lo vorrai, ti aiuterò.”
“Ti ricordi le puntate di quando mio padre arrivò a Seattle con il prete per farmi fare l’esorcismo e smettere di essere gay?. Quanto è stato bello gridargli contro tutte quelle cose, anche se era finzione.”
“E poi? Sono arrivata io e gli ho fatto un discorsetto con i fiocchi e si è convinto che quello era la tua vita.”
“Vero, inizia a preparare un bel discorso allora. La storia della nave militare USS Arizona non vale.”
“Tranquilla, troverò le parole. A chiacchiera, Jessica non è inferiore ad Arizona.”
“Vedi, questo è quello che immaginavo quando ti chiesi di venire in vacanza con me. Parlare all’infinito ed arrivare ad una soluzione.”
“Sì però prima devo darti il tempo di stemperarti un po’, altrimenti non si può nemmeno iniziare un discorso serio.”
“Esatto e grazie ancora” dissi alla fine.
“Di nulla Callie, per me è un piacere essere qui e poterti aiutare. Dico sul serio.”
“Oggi è stata una giornata super favolosa, rimarrà negli annuali dei miei ricordi.”
“E domani sarà ancora più bella, ora asciughiamoci e andiamo a letto. Domattina non vorrei arrabbiarmi per farti svegliare e alzare” disse avendo imparato a conoscermi. 
“Ti saprò sorprendere.”
“Non di mattina cara mia, tu la mattina non connetti proprio.”
“Vedremo” la sfidai. 

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Capitolo 12
*** Cap. 11 ***


cap 1111111 “Callie, quanto vuoi dormire ancora?” urlava Arizona dalla sua camera.
Feci mente locale, guardai fuori dalla finestra e sembrava giorno pieno, mi stiracchiai le braccia e le risposi.
“Guarda che sono sveglia da tanto. Dimmi che hai fatto il caffè?.”
“No, alzati e prepara la colazione.”
“Sono in punizione per qualcosa?.”
“Sono in videochiamata con i miei figli, oggi tocca a te.”
Di corsa la raggiunsi per salutare i suoi tre meravigliosi bambini. 
“Buongiorno splendide meraviglie, come state? Vi divertite?” dissi rubando la scena ad Arizona.
“Oh non fare la timida eh! Fai pure.”
Le feci una smorfia con sorriso aggiunto. 
“Ci manca la mamma ma qui è bello, ci divertiamo molto.”
“E’ colpa mia, vi ho rubato la mamma per qualche giorno, mi farò perdonare giuro.”
“Allora devi portarci un regalo per uno e deve essere super bellissimo” disse il più grande.
“Ci puoi giurare, qui è passato babbo Natale e ha lasciato proprio tre regali con i vostri nomi.”
“Urrààà urrààà, babbo Natale non si è dimenticato.”
Arizona ci osservava divertita.
“Ora sparisci” disse dandomi una piccola gomitata. Colazione.”
“Sì sì con calma.”
Svogliatamente mi alzai dal letto direzione cucina. Il frigo era mezzo vuoto e nello scaffale c’erano la sua tisana al tè nero e le gallette di riso. 
“Spero che tu non abbia molta fame, non abbiamo nulla.”
“Esci e compra qualcosa, ho fame da morire” quasi mi ordinò.
“Arizona, non sono in condizione di uscire, accontentati per oggi.”
“Il market qui sotto è aperto, mettiti una maglietta e scendi” disse ancora.
“E va bene, farò una bella scorta.”
Facemmo colazione in santa pace, nessun impegno impellente, la giornata sarebbe stata all’insegna dello shopping e alla ricerca dei regali per i figli di Arizona. Dovevo riportagli qualcosa di super bellissimo.
“Allora, mi sono informata, dissi, oggi il nostro, ma più mio, compito, sarà la ricerca dei regali per i tuoi pargoli. Dopo che ti ho portata via da loro, glielo devo.”
“Callie non gli devi niente, se dessi retta a loro, ogni giorno vorrebbero un regalo.”
“Come tutti i bambini, comunque, non lontano da qui, abbiamo ben sei km di strada interamente dedicata alle spese. Magazine Street sarà la nostra meta di oggi. Poi andremo ad informarci per la crociera sul Mississippi, domani è l’ultimo dell’anno, sarà affascinante. Ti piace come piano?.”
“Sì e ricordiamoci che dobbiamo consegnare il quad entro stasera.”
“Certo che lo ricordo, infatti si parte con quello. Ti lascio guidare se ne hai voglia.”
“No grazie, alla fine è piacevole star dietro e poter guardare in giro.”
Come da programma, uscimmo con l’intento di rientrare la sera tardi. Per prima cosa andammo a prenotare la crociera per il giorno dopo e poi dirette alla via dello shopping. Arizona non ne aveva molta voglia ma per il bene dei suoi figli, acconsentì. 
“Ora mi dovrai aiutare a scegliere, dissi, dammi qualche idea.”
“Nemmeno per sogno, arrangiati da sola. Ti sei ficcata in questo pasticcio da sola.”
“Ti ricordo che sono i tuoi figli.”
“Sì ma… chi fa promesse le mantiene.”
“Spirito di squadra nullo.”
Per le due più piccole, scelsi dei peluches enormi identici almeno non avrebbero litigato. Per il maschio, alcune confezioni di costruzioni Lego, inerenti al nuovo film Star Wars . 
“Callie, con questo lo farai innamorare pazzamente di te.”
“Benissimo, giusto ho bisogno di un uomo. Peccato la differenza d’età.”
“Già, peccato. Ora spiegami come riporteremo a casa tutto questo” disse indicando i regali.
“Consegne a domicilio, tanto poi avremo l’aereo privato.”
“Vedo che ti stai abituando ad avere un mezzo proprio.”
“Non mi ricapiterà mai più nella vita, meglio approfittare.”
Felice della scelta dei giocattoli, lasciai l’indirizzo al commesso e la consegna la mattina dopo.”
“Ci rimane ancora mezza via, la finiamo?” chiesi.
“E se ci sedessimo a mangiare qualcosa? Ho fame.”
“Arizona ma tutta questo cibo dove lo metti?. Fosse per te, mangeresti tutto il tempo.”
“Sarà l’aria di questo posto, mi mette appetito.”
La fissai con aria interrogativa. 
“Sei sicura?, non ti ho mai visto mangiare così. Al lavoro campi con uno yogurt al giorno.”
Ora era lei a guardarmi e direi anche molto seriamente. 
“Che c’è?.”
Mi fissava senza emettere un qualsiasi suono.
“Arizona, a che pensi?.”
Prese il suo smartphone e cominciò a digitare all’impazzata. 
“Ehi, che succede?” chiesi cominciando a preoccuparmi. 
“Non capisci, è che…
“Appunto, spiegami per favore.”
“Ho un ritardo… questo mese non ho avuto… oggi è il trenta, undici giorni di ritardo” disse guardandomi finalmente negli occhi.
“Cosa? Temi di essere, cioè aspetti un altro figlio. E’ meraviglioso Arizona.”
“Dai alzati e torniamo a casa, voglio fare un test. Troviamo una farmacia aperta.”
La vedevo agitata, preoccupata e feci fatica a capire se fosse felice o no. Senza dire altro, ci alzammo e cercammo una farmacia. Ne prese due e rincasammo. Si rinchiuse immediatamente in bagno ed io aspettai seduta nel divano. Non volevo disturbare in un momento così personale ma volevo comunque esserle di supporto. Piano bussai alla porta senza aprirla.
“Arizona.”
“Sì Callie, puoi entrare.”
La trovai in terra con la provetta appoggiata sul lavandino. Nel suo viso non vidi nessuna espressione particolare, né terrore né gioia. Non lasciava trapelare nulla. Mi sedetti davanti a lei in silenzio, non volevo rompere quella specie di incantesimo che Arizona aveva creato intorno a se. 
“Sarebbe il quarto, quattro figli… sono tanti…
“Per una mamma come te no, i figli sono un dono Arizona. Dio li manda a te perché si  può fidare. Con te è tranquillo. Capisco che si può rimanere sconvolti.”
“Come lo dirò a Shonda?.”
“E’ questo che ti preoccupa? Il lavoro?. Finalmente avremo il figlio che ti ho chiesto per due stagioni.”
“Callie per favore.”
“Arizona smettila con questi pensieri assurdi, quanti minuti mancano?.”
“I minuti sono passati, sto prendendo e perdendo tempo.”
“Vuoi rimanere sola?” le chiesi.
“No, anzi guardaci tu e passami l’altro.”
Le porsi il test nuovo e con curiosità andai a leggere quello già fatto. 
“Arizona, è positivo. Fai l’altro così non avremo dubbi.”
Quasi senza forze fisiche, lo fece con me lì. In mano teneva il primo e lo contemplava. Avevamo smesso di parlare, comunicavamo solo tramite gli sguardi, ci capivamo lo stesso. 
“Vuoi dirmi a cosa pensi?” le domandai.
“E’ passato così poco tempo dalla nascita di Poppy, un altro figlio non è uno scherzo. Luke ne sarà entusiasta e se sarà maschio meglio ancora. Si è sempre lamentato di avere due sorelline femmine.”
“Arizona è una cosa bellissima, devi esserne solo grata. Siete una famiglia straordinaria ed un altro figlio vi servirà a rafforzarvi. Non vedere questa gravidanza come un ostacolo per qualcosa.”
Intanto era pronto l’altro test e avemmo la certezza che Arizona era incinta. 
“Fammi capire, di quanti mesi sei?” le domandai.
“Due o poco meno, appena torniamo a Seattle farò tutti gli accertamenti. Vorrei dirlo a Tommy ma per telefono mi sembra bruttissimo. Lo farò appena torniamo.”
“Saprai resistere così tanto?.”
“Sono solo cinque giorni, non mi sembrano tanti.”
“Forza, alzati e andiamo in salotto, ti preparo la cena. Stamattina ho comprato tante cose buone.”
“Sì, intanto chiamo mia mamma, faccio subito.”
“Fai con comodo.”
Ancora una serata in casa, a parlare di mille cose, mille progetti e mille pensieri. Lo disse a sua mamma con la promessa di non informare nessuno. Voleva essere lei a dirlo a tutti. Finalmente la vedevo più rilassata, non tranquilla ma sicuramente consapevole della situazione. Io ero super felice per loro, questo nuovo pargoletto sarebbe stato la nuova mascotte di Grey’s e pensai che forse, Shonda avrebbe fatto in modo di farci avere quel benedetto figlio anche nella serie. Mi diede la buonanotte mentre io rimasi ancora in terrazza.  

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Capitolo 13
*** CAP. 12 ***


122222

Non sentendo nessun rumore, raggiunsi Arizona in camera sua. Era sveglia ma ancora sotto le coperte. Mi allungai e ci prendemmo cinque minuti.
“Hai ancora voglia di andare a fare la crociera?” chiesi.
“Certo, mica sono malata.”
“Veramente pensavo più ad un mal di mare, come ti senti?.”
“Ho una fame pazzesca, dai alziamoci.”
“Ok.”
In quel momento squillò il mio cellulare. 
“Callie rispondi, è il tuo.”
Per mia fortuna, era Mark. 
“Ehi bell’uomo, buongiorno, dissi, come stai?.”
“Benissimo, sono in pieno preparazione per questa sera. Ho organizzato a casa mia. Voi che fate?.”
“Noi crociera sul Mississippi con un battello a vapore del 1800, sarà bellissimo. Chi ci sarà degli altri da te?.”
“Derek, Amelia e il Capo, tutti gli altri sono tornati dalle loro famiglie.”
“Salutaci tutti ok? Quando torniamo la organizzo io una serata speciale, dissi guardando Arizona. E mi raccomando, senza di me a tenerti d’occhio, non fare pazzie va bene?. Le pazzie devi farle solo con me.”
“Infatti mi mancherai molto, quando tornate?.”
“Non abbiamo deciso nulla ma credo il tre o il quattro.”
“Allora inizio a comprare gli alcolici per la tua festa.”
“Oh tranquillo, ne riporterò una bella scorta. Qui ne hanno di buonissimi.”
“Perfetto, dai un bacione ad Arizona e passate una bella serata. L’anno nuovo va festeggiato alla grande.”
“Lo faremo sicuro, un abbraccio immenso, ti voglio bene amico mio” dissi.
“Anche io Callie, tantissimo. A presto allora. Ciao.”
“Io amo quest’uomo, dissi appena chiusa la chiamata.
“Sì lo so, ci hai fatto una figlia” disse ridendo. 
“No, lo amo anche fuori dal set. Abbiamo trovato una sintonia perfetta. A volte la famiglia non è quella in cui nasci e cresci, a volte ti capita di incontrare persone straordinarie e decidi di farle entrare nella tua vita, anche tu ora lo sei. Ok, come ti senti?.”
“Bene, affronteremo questa gravidanza nel migliore dei modi, se ci sarà da far sacrifici, li farò ben volentieri.”
“Esatto, riuscirai a conciliare tutto, Tommy ti aiuterà e non dovrai rinunciare a nulla. Vedrai, il lavoro non sarà un problema.”
“Lo spero. A che ora abbiamo l’appuntamento al battello?.”
“Alle 17:30, hai voglia di fare qualcosa?.”
“Ti andrebbe di andare a visitare il duomo? Vorrei riportare un ricordino a casa.”
“Certo che sì, da qui non è lontanissimo. Dobbiamo riportare il quad, siamo in netto ritardo.”
“Me ne ero scordata.”
“Al limite ci faranno pagare una multa, allora prepariamoci.”
Uscimmo che non era mezzogiorno. Andammo dirette al noleggio e dopo mille scuse da parte nostra, riconsegnammo il quad. A piedi poi prendemmo la strada per il centro, passando per delle vie incantevoli. Ci trovammo davanti al City Park, altra attrazione della città ed entrammo. Era un immenso parco con all’interno un  museo d’arte, un giardino botanico e distese paludose prodotte dal Mississippi. Per rilassarci era l’ideale. Sempre camminando, raggiungemmo la cattedrale. Prima di entrare, presi la guida e diedi una breve lettura. Era dedicata a San Louis e fu costruita nella seconda metà del 1700. Aveva 3 campanili ed era completamente bianca. Lessi le notizie ad alta voce per farle sentire anche ad Arizona. 
“Mi piace il nome Louis, disse Arizona, questo bambino, maschio o femmina che sia, avrà come secondo nome Louis.”
“Mi piace l’idea, brava.”
Entrammo ed ognuna prese una direzione diversa. Io mi spostai lateralmente mentre Arizona, dritta fino alla prima fila di panche davanti all’altare. Ci lasciammo del tempo per avere un po’ di intimità mentale e spirituale. Non avevamo mai trattato l’argomento religione ma da lì capii che Arizona era credente. Scattai qualche foto e dissi ad Arizona che l’avrei aspettata fuori. La vacanza ci aveva unite molto, avevamo scoperto segreti personali l’una dell’altra e ne ero felice, da lì anche le nostre scene in Grey’s sarebbero state migliori. Appena mi sedetti in uno scalino sentii urlare all’impazzata una ragazzina davanti a me. Saltai dallo spavento. Poi però restò immobile a fissarmi con le guance rosse, credo dall’emozione. 
“Ti sei fatta male? le chiesi subito, hai bisogno di aiuto?.”
“Tu… tu sei… sei Callie non è vero?” mi domandò. 
Oh no, pensai, maledizione, era stato troppo bello non essere riconosciute fin’ora. 
“Sì sono io ma per favore, non urlare, siediti un attimo. Come ti chiami?.”
“Mi chiamo Alexandra, Alex per gli amici.”
“Ok ascolta, se prometti di non urlare come una pazza, ti dico una cosa. Ci stai?.”
“Sì” disse con un filo di voce. 
“O k, dentro la chiesa c’è anche  Arizona ma vorremmo tanto passare inosservate, ce la fai a non farci notare urlando come una matta?.”
“Oh mio Dio, non ci credo. Davvero c’è pure Arizona?.”
“Sì e tra poco uscirà. Non attiriamo l’attenzione di altri ti prego. Siamo in vacanza anche noi.”
“Te lo prometto ma… possiamo fare una foto insieme? Sarà il più bel ricordo della mia vita.”
“Ci sto, spettiamo qui, anzi no, vado a chiamarla per avvertirla. Non ti muovere ok?.”
“Ma scherzi vero? Chi si muove!” disse Alex.
Raggiunsi Arizona e le spiegai la situazione. Accettò qualche foto al posto di un assalto con più persone. 
“Con due foto la faremo contenta e tutto finisce” le spiegai.

“Sì mi sta bene, ad una ragazzina non possiamo dire di no.”
Uscimmo e la trovai nella stessa posizione di come l’avevo lasciata. 
“Ciao, le disse Arizona, tu devi essere Alex?.”
“Sì, piacere.”
Parlammo un po’ con lei, era di Dallas in gita con i genitori. Ci fece mille domande, su tutto il cast ma potemmo rispondere davvero a poche. Era ferratissima su Grey’s e il suo personaggio preferito era Cristina. Scattammo molte foto e lei era su di giri. Ci chiese l’autografo e ce lo fece fare nella felpa che aveva legata in vita. Ci salutò con due baci e un abbraccio ciascuna. Avevamo fatto felice una nostra fan e la cosa ci rese soddisfatte.  
“Ora però avviciniamoci al porto, altrimenti perdiamo il battello” dissi.
“E noi non vogliamo perdere il battello vero?.”
“Non sia mai.”
Alle cinque eravamo lì e prendemmo il nostro posto a bordo. Ero emozionata, stavo realizzando l’ennesimo sogno. Avevamo un piccolo tavolo vicino alla vetrata con alcune bibite già a disposizione. Puntuali partimmo. Si muoveva tramite delle enormi ruote a pale di messe davanti all’imbarcazione. Il sole stava tramontando e il paesaggio era uno spettacolo. Mille colori nel cielo e mille emozioni dentro di me. La gita durava in media due ore ma essendo l’ultimo dell’anno, organizzarono anche la cena con brindisi. Accettammo la cena ma la mezzanotte decidemmo di passarla nelle vie principali, con musica da vivo e molto più divertimento. Arizona andò nella terrazza sopra e chiamò Tommy e i bambini. Non potevano non farsi gli auguri. Io invece, decisi di chiamare mia sorella e con l’occasione, mandare gli auguri ai miei genitori. Non avevo voglia di sentirli, nemmeno mia madre, mi avrebbe rattristata e non volevo. Ero felice, in quel momento ero felice e nulla e nessuno, avrebbe potuto cambiare il mio stato d’animo.


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Capitolo 14
*** CAP. 13 ***


oraaaaaaaaaaaaaa La cena fu un vero evento, cibi e vini del luogo con tanto di suonatori e ballerini al seguito. Cenare dentro il battello con un tramonto mozzafiato aspettando la mezzanotte per il brindisi, fu bellissimo. Quell’atmosfera e Arizona mi bastarono per compensare la mancanza della mia famiglia e di Robert. Non bevvi nemmeno molto, volevo rimanere lucida quel tanto da non poter dimenticare nemmeno un secondo.  Verso le undici, ci incamminammo direzione centro. Nell’aria c’era musica a non finire, un paradiso per le mie orecchie. Volevamo goderci tutto e ci sedemmo nella scalinata della cattedrale, da lì avremmo avuto tutto a portata di occhi. Io ero estasiata e influenzai anche Arizona che si divertiva ballando sul posto. Si respirava una gioia immensa, persone di ogni età che ballavano tutti la stessa musica. Alla mezzanotte esplosero dei fuochi d’artificio e il boato fatto dalle migliaia di voci fu assordante. 
“Auguri” dissi ad Arizona abbracciandola. Buon anno nuovo.”
“Anche a te e che l’anno nuovo ti porti solo cose belle e positive.”
“Speriamo.”
Ci mischiammo nella calca e ballammo con chiunque ci si avvicinava. Non c’era nulla di costoso, nessun abito da diecimila dollari, nessuna gara per arrivare con la più bella auto, niente champagne dal prezzo esorbitante, solo allegria e l’amore che ognuno di noi aveva dentro. Quella gente si divertiva con poco. La nottata proseguì facendo il giro delle piazze, delle vie principale, scambiandosi auguri con tutti. Era davvero quello che cercavo, un po’ di normalità. Ancora un momento dove mi ero sentita libera. All’alba tornammo a casa e sfinite, ci buttammo a letto. Per le ultime chiacchiere andai in quello di Arizona. 
“Sono sfinita ma felice, dissi. Un capodanno così lo sognavo da una vita.”
“Devo dire che sono stata benissimo, hai ragione, basta poco per essere felici e questa gente me l’ha insegnato.”
“Ogni tanto dovremmo ricordarcelo Arizona, la felicità è ben altro da quella che cerchiamo di raggiungere noi. Hai visto i visi dei bambini? La maggior parte di loro vive quasi in povertà ma sembravano le persone più ricche del pianeta. Mando gli auguri nella chat di gruppo.”
“Anch’io, vediamo chi sarà in grado di rispondere” disse ridendo.
“Io immagino Mark mezzo brillo steso sul divano, avrà dato il meglio di se.”
“Oh sì.”
Nel giro di pochi minuti, ci addormentammo, così, vestite ed entrambe con i cellulari in mano.  Un gran botto ci svegliò all’improvviso, spaventandoci.
“Che succede?” quasi urlai.
“Tranquilla, sono gli ultimi petardi sparati dai bambini in strada. Buongiorno!.”
“Ho dormito qui?.”
“Ci siamo addormentate subito ieri sera. Come stai?.”
“Benissimo Arizona, ieri è stato tutto perfetto.”
“Vero. Senti, ho pensato ad una cosa e…
“Dimmi tutto.”
“Perché non andiamo a trovare la tua famiglia? Prendiamo l’aereo stasera.”
“Hai ancora i postumi dell’alcool? No Arizona non mi sembra una buona idea. Per niente.”
“Spiegami perché?.”
“Perché no! Punto.”
Mi alzai e andai in cucina a preparare la colazione. Arizona mi seguì a ruota.
“Arizona no, non insistere per favore.”
“Quando fai così non ti sopporto. Bevi il caffè e facciamo un discorso da persone civili.”
“Per favore, non sono in grado di andare dai miei e prendermi tutte le loro ramanzine e dita puntati contro di me. Non mi hanno mai accettata e non pretendo lo facciano ora. Te l’ho spiegato tempo fa, per i miei sono un fallimento e non andrò a casa loro per sentirmelo dire ancora.”
“Poteva essere una bella occasione.”
“Bella per chi Arizona? Ci soffro talmente tanto che preferisco non vederli più, quale bella occasione eh?. Perché tutti mi feriscono e devo essere io a fare il primo passo?. Io sono stufa di giustificare sempre tutti, non sono io quella che ha sbagliato o… tradito.”
“Tua mamma e tua sorella non ti fanno del male.”
“No però hanno deciso di stare dalla parte di mio padre, quindi è la stessa cosa. Se vorranno vedermi, prendono l’aereo e vengono a Seattle, gli ho anche offerto di pagare io le spese. La porta di casa mia è aperta, sempre. Alla fine si dice basta, ora penso al mio bene e tengo al mio fianco solo le persone che mi fanno star bene. Non voglio più soffrire per cose che non ho fatto, per concetti sbagliati o per principi vecchi di 100 anni. La mia vita è questa e a chi non sta bene, beh, non ci posso fare niente.”
Avevo fatto un enorme discorso tanto che dopo scoppiai a piangere dai nervi. 
“Ho iniziato un anno nuovo e da oggi penserò solo a me, alla mia felicità e al mio futuro.”
Arizona mi ascoltava in silenzio, forse aveva capito, finalmente, il mio stato d’animo, il mio soffrire in silenzio e l’allontanare tutti per il mio bene. 
“Hai ragione, scusa, mi disse. Ho avuto davvero una pessima idea.”
“No Arizona, l’intento era giusto e ti ringrazio è che con loro non posso più fare nulla. Ho combattuto e lottato per la mia vita a tal punto che alla fine sono dovuta scappare. Sono arrivata al successo con le mie forze e la mia perseveranza, non devo dire grazie a nessuno. Anzi no, a tutti voi di Grey’s devo dirlo, mi avete migliorato la vita e resa quasi perfetta.”
Mi fece uno di quei sorrisi risolvi-tutto.
“Arizona credimi, ho capito il tuo intento ma per ora questo è quello che penso.”
Mi alzai da tavola e con la tazza di caffè ancora fumante, andai in terrazza. Arizona sistemò la cucina e dopo un po’ mi raggiunse. Era al telefono con Tommy ma rimase lì, con me. Il cielo era grigio e prometteva un bel temporale. Non parlammo molto, io guardavo il panorama e Arizona si diede al computer e alle varie e-mail. 
“Ti va se cucino qualcosa e restiamo a casa?” proposi. Il tempo non promette nulla di buono.”
“Certo che sì, un giorno di riposo ce lo meritiamo. Non volevo farti arrabbiare prima, davvero.”
“Tranquilla, ho capito che era per il mio bene ma non è quello che mi fa stare bene, non ora, non adesso.”
“Ok, arriverà anche quel momento, ne sono sicura. I tuoi non possono lasciarti andare così, sei troppo preziosa e nella vita di chi ti ama devi essere presente. Farne parte in modo concreto.”
“Quando ho raggiunto il successo, quello vero con Grey’s credevo l’avessero capito e invece no. Il muro che si era alzato tra noi non è stato ancora abbattuto.”
Nemmeno se vincessi un Oscar crollerebbe.”
“Mi spiace davvero, dai datti da fare che comincio ad aver fame” disse terminando il discorso.
Cucinare mi rilassava e lo feci con molto piacere. Pranzammo nel tardo pomeriggio con un temporale che dio la mandava giù. Per me era bello anche così, star semplicemente sedute ma felici e serene. Ricevemmo molte risposte ai messaggi degli amici di Seattle e insieme rispondemmo. Con Meredith facemmo una video chiamata e quando lei parlava, non la smetteva più. Ci raccontò il suo ultimo dell’anno nei minimi particolari e ci fece ridere davvero. Quando il temporale terminò, ci vestimmo ed uscimmo a piedi. Nulla di che, solo una passeggiata per le vie della città. Dimenticammo la semi litigata e passammo la serata in un localino molto carino Avevano un juke box degli anni 60 e il mio passatempo fu quello di mettere tutte le canzoni che avevano. Ovviamente ne conoscevo un gran parte ma non cantai. A metà cena il mio cellulare squillò, era appoggiato sopra il tavolo ed entrambe scorgemmo il nome sul display, era Robert. Mi coprii la faccia con le mani mentre Arizona mi disse di rispondere. Avevo già gli occhi lucidi dalla rabbia, ero dentro un locale, non volevo fare una piazzata delle mie e dare spettacolo. Arizona mi fissava in attesa di una mia decisione, Oddio, non sapevo cosa fare. Nell’unico secondo di lucidità, risposi.
“Pronto?.”
“Ciao com…
“Che vuoi?.”
“Voglio parlarti un attimo, vorrei…
“Non ho nulla da dirti e non so proprio tu cosa voglia dirmi.”
Arizona pagò il conto ed uscimmo dal locale, un po’ di tranquillità ci voleva. 
“Ti prego Callie, dammi 10 minuti” disse ancora lui.
“Ti ho dato tanti anni e non è servito a nulla. Che altro vuoi?.”
Avevo iniziato ad urlare e Arizona mi trascinò in un vicolo molto meno esposto al corso principale. 
“Non te ne andare” le dissi sottovoce.
“Non vado da nessuna parte.”
“Ok, dimmi cosa vuoi così poi la chiudiamo qui” dissi a Robert rassegnata. 
Avevo dato ascolto ad Arizona, avevo risposto alla telefonata, ora l’unico mio problema era se davvero avevo bisogno delle sue parole o le ritenevo un inutile perdita di tempo. Se avevo bisogno delle sue scuse o peggio, bugie o no.

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Capitolo 15
*** CAP. 14 ***


1444444444444444 “Sono contento che hai risposto al telefono, come stai?.”
“Senti Robert vuoi parlare di questo? Davvero?. Sto benissimo anche se non sono affari tuoi.”
Arizona mi guardò male ma non poteva rimproverarmi di nulla, l’avevo ascoltata e risposto al cellulare, ora toccava a me.
“Non è facile parlare al telefono, quando torni?” mi domandò.
“Non lo so.”
“Ti andrebbe di andare a prendere un caffè e parlare?.”
“Parlare? Vuoi parlare Rob?. Non ti basta quello che hai fatto?.”
Scoppiai a gridare all’improvviso tanto che Arizona saltò dallo spavento. 
“Di che cavolo dobbiamo parlare noi due?” dissi ancora.
“Callie, solo parlare, ti devo delle scuse.”
“Non mi devi niente, non le voglio le tue scuse.”
Arizona non riusciva a tenermi buona e dalla borsa tirò fuori una bottiglia di tequila e me la passò.
“Da dove salta fuori questa?” le chiesi sorpresa.
“L’ho presa al ristorante, oramai ti conosco.”
“Grazie” dissi bevendone un bel sorso.
“Sei ancora lì?” disse Robert dall’altra parte.
“Sì.”
“Allora che ne dici, quando torni, ci vediamo?.”
“Intanto lascia libero l’appartamento, non voglio le tue cose lì dentro.”
“A dire il vero l’ho già fatto, ho immaginato i tuoi pensieri.”
“Bravo, finalmente una cosa buona l’hai fatta.”
“Mi chiamerai?.”
“Non lo so, non ci ho pensato e non lo farò ora. Non rovino le mie vacanze pensando a te.”
Ancora un sorso di tequila.
“Ok, aspetterò, ciao Callie.”
Non dissi altro e chiusi la chiamata. Respirai profondamente, calmai i nervi e guardai Arizona.
“Sono fiera di te” mi disse.
“Finalmente ci sono riuscita…”
“A fare cosa?.”
“A renderti fiera di me. Ora il problema è riuscire a parlarci a quattro occhi.”
“Hai paura di accorgerti di amarlo ancora?”
“Si può ancora amare dopo un tradimento?.”
“Non affogare i tuoi sentimenti e tutto ti sarà chiaro. Se Tommy non mi avesse perdonata, non so cosa avrei fatto.”
“Di sicuro il sentimento che provo ora per lui non è amore, vorrei odiarlo.”
“Non sei capace di odiare Callie, non è nel tuo dna odiare le persone. Quando torniamo a Seattle, deciderai se incontrarlo o no.”
“Dai torniamo a casa, un bel bagno idromassaggio ci sta bene.”
“Non ti finire la tequila, lasciala un po’ per dopo.”
“Ok.”
Tornammo a casa e mentre Arizona preparava il terrazzo e la vasca, io preparai una caraffa di un cocktail inventato al momento. 
“Dovremo chiamare il pilota per il rientro, iniziò a parlare Arizona, per quando gli diciamo?.”
“Eh sì, la vacanza sta per finire, facciamo domani pomeriggio sul tardi? Così abbiamo il tempo di sistemare le ultime cose.”
“Vista l’ora tarda, intanto gli mando un messaggio e domattina lo chiamo. Abbiamo raggiunto lo scopo della vacanza?.”
“Che?.”
“Torni a casa meno arrabbiata e più serena?.”
“Di certo sei stata una buona medicina e un’ottima cura. Te l’ho detto svariate volte in questa vacanza, non potrò mai tornare in paro con te, mi hai fatto vivere dei giorni favolosi e indimenticabili.”
“Beh, anch’io ho imparato molto in questi giorni.”
“Per esempio?.”
“Per esempio… quando sei arrabbiata è meglio starti alla larga, i tuoi silenzi sono da rispettare. Sei un’ottima cantante e hai un cuore d’oro. Ah, e riesci a scolarti bottiglie intere di tequila” disse ridendo.
“Vero, tutto vero. Però anche tu non scherzi mica, sei un bel tipino. Mi hai tenuto testa alla grande.”
“Alla fine siamo una bella coppia, anche fuori dal set.”
Squillò il telefono di Arizona. Era Sasha la sua migliore amica anche lei attrice.
“Ehi forestiera, buon anno nuovo.”
“Ciaooooo come stai? Quando torni?.”
“Crediamo domani sera, non abbiamo deciso bene. Qui tutto ok, posti magnifici ma poi ti dirò, dimmi di voi.”
“Siamo stati in Italia dai nonni, una favola. I bambini adorano la nonna Sofia.”
“L’Italia è un altro posto da visitare” disse Arizona.
“Ci andremo insieme e ne visiteremo molta. Callie come sta?.”
“In questo momento siamo dentro una vasca idromassaggio nel terrazzo di casa. Senti, devo dirti una cosa.”
“Che succede?” chiese Sasha.
“Niente tranquilla è che… sono incinta… di nuovo.”
“Oh mio Dio Ari, sono felicissima. Avrò un altro nipote! Tommy che dice?.”
“Ancora non lo so, l’ho scoperto qui ma vorrei dirglielo di persona. Per ora lo sapete tu e Callie. Mi raccomando, acqua in bocca. So che non sai mentire, quindi evita in tronco l’argomento. Quando riprendi a lavorare?.”
“Dopo il dieci gennaio, voi?.”
“Noi il nove.”
“Tu come stai? Come hai preso la notizia del bambino?.”
“Non ti nego che è stata inaspettata, Poppy è ancora piccola e poi sto pensando a come la prenderanno al lavoro. La cosa mi preoccupa un po’.”
“Di cosa hai paura, Shonda è un mago per queste cose, vedrai che troverà un modo per farti lavorare con il pancione.”
“Lo spero, amo il mio lavoro.”
“Non farti rovinare le vacanze e ci vediamo quando torniamo” disse Sasha, saluta Callie e ti abbraccio forte.”
“Io ti adoro lo sai, un bacione grande. Ciao.”
Spense il cellulare e sospirò.
“Quando torneremo avremo due grandi cose da fare, disse, tu con Robert ed io con Shonda.”
“Eh sì, enormi. Forza usciamo da qui altrimenti ci spunteranno le branchie.”
“Giusto.”
Ancora chiacchiere sul divano fino alla buonanotte finale.

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Capitolo 16
*** CAP. 15 ***


15555555555555555 Ovviamente Arizona mi svegliò con il profumo di caffè appena fatto e dei dolcetti locali. Entrò in camera mia e si allungò accanto a me.
“Buongiorno” disse, tieni il caffè.”
“Grazieeeee mi ci voleva proprio.”
“Ho chiamato il pilota, manderanno una macchina alle cinque.”
“Benissimo, così avremo modo di fare le ultime spese. Ho promesso a Mark il Rhum del posto, ne porteremo un po’.”
“Come ti senti oggi a mente più libera. Ti sei pentita di aver risposto a Robert?.”
“Pentita no, mi ha trovata in un momento non rabbioso e sono stata abbastanza calma. Vero?.”
“Oddio, per un attimo ho temuto ma sì, sei stata in gamba. Ora aspetta a te la prossima mossa e spero vivamente che quando torneremo lo chiamerai.”
“Quando me la sentirò sì ma tu le due ore prima dovrai essere con me e ricordarmi il perché. E dovrai essere molto convincente.”
“Ci sarò con molto piacere, oramai ho capito come prenderti” disse.
“Grazie, anche se non sono poi così enigmatica. Usciamo un po’?.”
“Sì, preparati, io sono già pronta.”
“Grazie per il caffè, farò presto.”
Comprammo tante cose da riportare, un piccolo regalino per tutti e casse di liquori per la festa che avevo in mente di fare. Anche Arizona fece le sue spese, oltre ai regali per i figli e il marito, comprò delle piccole tartarughe di legno portafortuna da mettere nella culla del bimbo che aveva in grembo. Ci scattammo le ultime foto, l’ultimo pranzo nel localino sotto casa e poi rientrammo per sistemare i nostri bagagli. Fare le valige per il ritorno è sempre triste ma Arizona trovò il modo di renderlo decisamente meno noioso. Accese il suo I Phone con alcune mie canzoni cantate nei vari locali, mi aveva fatto dei filmati ed ora li ascoltavamo a tutto volume ballando tra una stanza e l’altra. Sembravamo due adolescenti l’ultimo giorno di scuola. 
“Hai avuto modo di riflettere sulla telefonata di Robert? Come ti sembra oggi, voglio dire, sei ancora felice di aver risposto?” mi chiese Arizona raggiungendomi in camera e sedendo nel letto.
“Sì, non è cambiato niente. Alle fine c’ho solo parlato al telefono, quando tornerò deciderò il da farsi. Ha già abbandonato la nostra casa, ha pensato fosse quello che avrei voluto.”
“E dov’è andato a stare?.”
“Non lo so, non sono stata ad indagare ieri sera.”
“Era quello che volevi?.”
“In un certo senso sì, mi evita l’imbarazzo del rientro e trovarmelo davanti. Mi serve davvero del tempo.”
“Non ci mettere troppo però, ho imparato che più si aspetta nel fare qualcosa, meno la si fa. Si impara a farne senza e poi non ti manca più. Ci si abitua alle assenze” disse Arizona.
“Tu ha cosa hai rinunciato?.”
“Ad una mia carissima amica, unite per la pelle ed ora non ci parliamo più.”
“Perché allora non recuperi il rapporto? Ti manca?.”
“Da morire e mi sono ripromessa di non fare più quell’errore. Con Sasha ci sto riuscendo. Se perdessi anche lei, morirei davvero.”
“Non la perderai Arizona, ne sono certa.”
“Quindi il tuo cuoricino ritorna a casa tutto intero o è ancora spezzato?” mi chiese. Sei tranquilla?.”
“Arizona piano con l’entusiasmo, ancora non so bene quello che voglio o quello che provo ancora per Robert, sarà un lungo percorso.”
“Lo sarà se lo vorrai, se devi lottare per qualcosa, fa che sia la cosa che vuoi con tutta te stessa, altrimenti sprecherai solo le forze. Devi avere le idee ben chiare Callie, non lo puoi decidere strada facendo. Le battaglie si affrontano con una bella strategia iniziale.”
“L’unica cosa che so, al momento, è che non voglio più dipendere al 100% da un uomo, anzi, da nessuno. Devo imparare a cavarmela da sola, in qualsiasi situazione devo contate solo su me stessa.”
“No Callie, non è così, nessuno ce la può fare da sola, tutti abbiamo bisogno di qualcuno di cui fidarsi. Tu per esempio, mi hai invitata alla vacanza perché sapevi che in qualche modo ti avrei aiutata o perlomeno, ci avrei provato. Anche l’amicizia è una famiglia, si ha bisogno di persone care intorno.”
“Sì, di te mi fido e la scelta fatta mi rende orgogliosa. Sapevo che in qualche modo avremmo trovato un modo di parlare così. Nel senso, mai avrei pensato di poter parlare di Robert e Susan restando tranquillamente seduta senza dare in escandescenza. Questo è merito tuo Arizona.”
“Ora che hai smaltito un po’ di rabbia, tutto sembra meno terribile.”
“Già e il discorso sulla famiglia è verissimo, non servono legami di sangue per appartenere da una famiglia. Voi di Grey’s lo siete diventati. L’unica certezza che ho in questo momento è che d’ora in poi, l’unica priorità che avrò, sarà Me Stessa. Non metterò mai più nessuno al primo posto, la mia felicità viene prima di tutto.”
“E questa è una bellissima lezione imparata, mai, mai mettere gli altri prima di se stessi. Anche a costo di farli soffrire o quel che è peggio, soffrire noi.”
“Wow, a quanto pare sono diventata grande.”
“Ti serviva solo il momento giusto per aprire gli occhi e rendertene conto, tutto qui. Sei una bella persona Callie, non ti far cambiare da nessuno.”
“Non lo farò!, d’ora in poi la parola d’ordine sarà: Callie Torres.”
“Dai, prepariamoci, l’autista arriverà a minuti.”
Puntuale come sempre, raggiungemmo l’aeroporto e poco prima di cena, decollammo. Vista l’ora, Arizona decise di rimanere da me per la notte e tornare a casa il mattino dopo. Avremmo allungato la vacanza di un’altra serata. Prima di entrare in casa, bussai alla porta di Mark, mi era mancato tremendamente. Stava cenando e ci invitò da lui.
“Allora, belle donne, come state?.”
“Benissimo, non si vede?. Abbiamo un’abbronzatura da far invidia” disse Arizona mostrandosi.
“Vero, siete splendenti.”
“Questo è per te, dissi, un buon rhum fatto in casa.”
“Cavolo, grazie ma non dovevate.”
“Si dovevo, sei il mio amico grande. Allora, si ricomincia a lavorare il nove quindi l’otto siete tutti invitati da me. Grande festa!.”
“Perfetto.”
Gli raccontammo alcuni particolari della nostra vacanza, i posti meravigliosi che avevamo visitato e le persone fantastiche che avevamo conosciuto. Ascoltava i nostri racconti in silenzio. Passata la mezzanotte, lo salutammo.
“Grazie per la cena, ora andiamo a riposare, ci vediamo domani.”
“Vi poto la colazione, a domattina.”
“Non prima delle dieci però, ok?” dissi ridendo e minacciandolo. Fammi riposare un po’.”
“Ok.”
Senza disfare la ben che minima valigia, ci buttammo nel letto. 
“Tieni, questo è per te” le dissi dandole un pacchettino.
“Callie, che hai studiato adesso?.”
“Nulla di che, tranquilla, l’ho visto e ho pensato a te.”
Lo scartò e mi guardò.
“Lo metterai sopra la culla del bimbo, l’ho comprato dentro il duomo di New Orleans, è Saint Louis, visto che gli darai il nome mi sembrava bello averlo anche a Seattle.”
“Grazie, un regalo bellissimo.”
Ci addormentammo di nuovo in quel modo, la nostra vacanza stava terminando, avevamo passato dei giorni straordinari e l’avrei ricordata per tutta la vita. 

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Capitolo 17
*** CAP. 16 ***


166666666666666666 Arizona era tornata a casa sua ed io occupai il mio tempo, organizzando la cena. Invitai tutti tramite messaggio e la maggior parte, accettarono l’invito. Non avevo ancora richiamato Robert, non ero psicologicamente pronta. Con Arizona ci sentivamo almeno quattro volte al giorno, la sua famiglia non era rientrata dalla vacanza e appena sbrogliato le sue cose, tornò a stare con me. Quei giorni ci avevano avvicinato moltissimo. Avevo trovato la spalla su cui piangere ed essere me stessa, sempre e comunque, lei mi avrebbe appoggiata. Buttammo giù un menù misto americano-messicano e ne rimanemmo soddisfatte. Passammo un giorno intero al supermercato per trovare tutti gli ingredienti e le varie primizie, certo, il periodo dell’anno non dava molte scelte ma ci accontentammo. Avevamo deciso di cucinare insieme e la cosa non mi entusiasmava molto, in cucina ero molto precisa e scrupolosa mentre lei, disordinata a livelli da esaurimento. Accettai con molti dubbi ma non potevo dirle i miei scrupoli. Alla fine dovevo solo assecondarla per una sera, mi convinsi che ce la potessi fare. 
“Come ci dividiamo i compiti?” le chiesi.
“Di cosa?.”
“Cosa vorresti cucinare, per esempio?.”
“Credi che non ne sia capace? Che non sia in grado di fare una cena?” mi chiese quasi offesa.
“No no, so che sai cucinare, non mi fraintendere, sono solo curiosa.”
“Non vuoi che cucini?.”
“Arizona no, vorrei solo organizzare bene i lavori in cucina, tutto qua. Non amo il disordine e…
“Se vuoi fare da sola, non c’è problema.”
“Per favore, cuciniamo insieme dico solo che dobbiamo organizzare bene la cosa perché non ho l’attrezzatura per tutto e visto che siamo qui, comprerò alcune cose. Almeno siamo tranquille.”
Non fu soddisfatta della mia risposta ma terminò il discordo lì. Comprai più pentole e tegami, volevo fare tutto bene e rendere la preparazione il meno complicata possibile. 
“Cerchiamo la menta fresca per il mojito” disse Arizona.
“Ottima idea, faremo svariati cocktail.”
“L’ultima sera delle vacanze va festeggiata alla grande.”
“Esatto.”
Tornammo a casa soddisfatte della spesa fatta, avremmo organizzato una bella serata. Preparai la cena mentre Arizona era in video chat con i figli. Ogni volta che li sentivo, mi veniva un nodo in gola. Amavo il rapporto che avevano e adoravo Arizona in veste di mamma. Cercava di imporre regole anche a chilometri di distanza ma le veniva malissimo. Cercava di fare la mamma dura ma i suoi occhi non  mentivano, donava amore anche in silenzio. Passammo l’ennesima serata tra vino rosso e chiacchiere e ci addormentammo sul divano. Il tremendo mal di schiena mi svegliò e senza fare rumore, raggiunsi la mia camera. Ancora era presto per alzarsi e mi allungai di nuovo.  Non ripresi sonno e fantasticai sulla vacanza da favola appena fatta e su quanto andar via da Seattle mi avesse fatto bene. Prima di partire mai avrei immaginato di tornare così rigenerata, così sicura di me stessa anche se con le idee poco chiare su Robert e Susan. Lì ci dovevo ancora lavorare. Alle sette andai a preparare il caffè, ne avevo una gran voglia. 
“Mi hai attaccato la tua malattia?” mi chiese Arizona raggiungendomi.
“Che?.”
“Ultimamente faccio fatica a svegliarmi e alzarmi dal letto.”
“Credo che per te sia normale, aspetti un bimbo mentre io non ho giustificazioni. Ti preparo un tè?.”
“Si grazie e sì, non sei normale in fatto di sonno.”
“La normalità è sopravvalutata Arizona. Che ne dici se iniziassi a preparare le mie cose, così poi ti lascio la cucina libera.”
Di nuovo il suo sguardo indagatore.
“Non mi vuoi tra i piedi, ho capito, sì, inizia pure.”
“Non sei tu, è che quando cucino ho bisogno di spazio, per me è un vero e proprio rito.”
“Ok, mentre tu prepari, io attacco io un po’ di festoni e sistemo la zona bar. Con Mark in giro, anche a lui servirà il suo spazio per dimostrarci la sua bravura nel fare intrugli con gli alcolici.”
“Oh sì, decisamente.”
Le ore filarono veramente lisce, preparai qualcosa anche per il pranzo e Arizona gradì particolarmente. Oramai mangiava qualsiasi cosa e a qualsiasi ora, nel giro di un’ora, finì un intero barattolo di sottaceti comprati per la cena. 
“Arizona, se continui così, dobbiamo tornare a fare la spesa.”
“Non resisto ai sottaceti, è così a ogni gravidanza.”
“Ok, allora non li offriremo stasera così li lasciamo per te.”
“Brava, allora li mangerò mentre cucino. Grazie. Dai, continuiamo i lavori.”
Spostammo alcuni mobili per fare più spazio in salotto e la cucina, dopo rimessa in sesto da Arizona, la usammo per appoggiare il cibo. Non sarà stata una cena seduti. Preparai anche alcuni cd nel caso volessimo ballare. Iniziarono ad arrivare i primi ospiti, Mark fu il primo di tutti, alla fine le eravamo mancate. Arrivarono Alex con Jackson e April e poco dopo Owen e Cristina. Alla fine avevamo radunato un bel gruppetto di persone. Tutti ci chiesero della vacanza, in fin dei conti eravamo le uniche lì dentro, che si erano allontanate da Seattle. Raccontammo quasi tutto e tutti ascoltavano curiosi. Mark, come previsto, si impossessò dell’angolo bar e preparò cocktail per tutti. Verso le otto, iniziammo a mangiare e con grande soddisfazione, notai che avevamo fatto un bel lavoro, anche Arizona nonostante le mie critiche. Guardando i miei ospiti, dedussi che avevo trovato degli ottimi amici e che forse, erano diventati davvero la mia nuova famiglia. Sentii suonare il campanello e andai ad aprire. Era Robert. Dopo i primi secondi di rabbia e imbarazzo, gli chiusi il portone in faccia e trascinai di corsa Arizona in bagno.
“Ehi, che ti prende?” mi chiese sistemandosi la maglietta.
“C’è Robert alla porta.”
“Cosa?.”
“Robert, è sul pianerottolo, è venuto qui.”
“Che vuoi fare? O… che posso fare io?.”
“Mandalo via, non lo voglio qui. Non adesso almeno.”
“Callie…"
“Come cavolo si è permesso di venire qua? Chi lo ha invitato?” dissi ormai urlando. Ha il potere di rovinarmi sempre le cose belle della mia vita.”
“Non farlo entrare se non vuoi ma esci un secondo e parlaci o, ascoltalo e basta.”
“Arizona non sono pronta, poi scoppierò in un pianto inarrestabile e la mia serata finirà così. Mi conosco troppo bene.”
“Quindi lo mando via?.”
“Dioooo, detto così è brutto.”
“Possiamo sempre farlo entrare e passare la serata in serenità.”
“Davvero? Sei seria?” le dissi, come posso passare la serata serena con lui qui dentro?.  E poi gli altri non sanno nulla e lo tratterebbero ancora come mio marito.”
“Callie, è ancora tuo marito. “
Feci due enormi respiri, mi sciacquai il viso con l’acqua fredda e mi calmai.
“Ok, uscirò un attimo sul pianerottolo, tu intrattieni gli ospiti” le dissi e se senti rumori strani, esci immediatamente.”
“Sarà fatto.”
Con un po’ d’imbarazzo per la porta sbattuta in faccia di qualche minuto prima, ci sedemmo sulle scale.
“Come stai?” mi chiese subito.
“Robert avevo detto che ti avrei chiamato appena potevo, questa non è la serata giusta. Ho ospiti e vorrei divertirmi.”
“Me ne vado subito, volevo solo vederti e…”
“E cosa? Vedere se sto bene? Sì, sto benissimo grazie. Senti scusa ma non ce la faccio. Devi andartene.”
“Ok, ci sentiamo presto allora.”
Non risposi ed entrai in casa. Ovviamente tutti mi guardarono perplessi e gli spiegai in grandi linee cos’era successo. Da veri amici, non chiesero altro. Fortunatamente Arizona prese la parola e la nostra attenzione ora, era tutta su di lei.
“Devo dirvi una cosa… in vacanza mi sono accorta di… insomma, sono incinta. Di nuovo!.”
“Callie sei stata tu?” disse il matto di Mark.
“Sì Mark, il figlio tanto desiderato è arrivato finalmente.”
Ci furono le congratulazioni generali e passammo le ore successive, immaginando cosa si fosse inventata Shonda per il suo personaggio. Senza neanche dirlo, il peggio fu di Mark.
“Secondo me mi farà fare lo sforzo di sedurti e metterti incinta, così tutto rimarrà in famiglia.”
“Scordatelo caro, non sarà un uomo in carne ed ossa a mettermi incinta e di certo non sarai tu. Hai già dato con Callie” disse Arizona ridendo. 
La serata proseguì alla grande, grandi risate e tante chiacchiere. Malgrado la visita inaspettata di Robert, ero felice e libera. Libera di essere io a decidere il mio futuro, libera di scegliere per il mio bene senza avere il timore di ferire qualcuno. Libera. Quella sensazione di libertà avevo intenzione di portarmela dentro per molto tempo, nessun obbligo né restrizione. Finalmente mi sentivo libera.


Grazie a tutti per aver letto la mia storia.

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