Do not let Go

di Aliak
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Siate coraggiosi, siate forti… ***
Capitolo 2: *** Non riesco a respirare... ***
Capitolo 3: *** Tra Presente e Futuro ***
Capitolo 4: *** La scelta... ***
Capitolo 5: *** Per Sempre ***
Capitolo 6: *** Promessa ***



Capitolo 1
*** Siate coraggiosi, siate forti… ***



 

Siate coraggiosi, siate forti…
Quelle ultime parole che gli avevano donato i suoi genitori, l’avrebbero perseguitata in eterno. Ma non era così facile essere forti, essere coraggiosi, quando si perde tutto. La prima volta che successe, non riusciva del tutto a capire tutto era andato così veloce, aveva tante domande, tanti dubbi mentre il suo mondo stava morendo sotto i suoi piedi, poteva percepire le urla delle persone, voleva voltarsi indietro e aiutare, ma l’avevano spinta verso quel pos, sua madre gli chiede di proteggere suo cugino più piccolo Kal-el, gli dona la sua collana, gli dice che gli sarà sempre vicino, può vedere la tristezza nei suoi occhi le lacrime premere per uscire, ma tu sai che lei è più forte di così, incontri lo sguardo preoccupato di tuo padre, prima che lo schermo del pod si chiuda intorno a te, il rombo dei motori, e infine la partenza. Lo spazio intorno a se, e poi l’esplosione che risuona nell’atmosfera che la circonda. Il calore, il rombo ruggente dell’implosione del nucleo risuona nelle orecchie, insieme alle urla del proprio popolo, ancora ricorda l’odore di zolfo la paura e la morte che la circondava in quel breve viaggio, fino alle navi i genitori che l’avevano spinta a non guardarsi indietro. Eppure tutto quello l’avrebbe perseguitata in quel viaggio, non lasciandola, unìonda d’urto colpisce la navicella dirottandola dalla retta via, vede il Pod di suo cugino allontanarsi sempre di più, e non può far nulla per fermarlo. Aveva perso tutto, i suoi genitori il suo pianeta, suo cugino che avrebbe dovuto proteggere. Il suo tutto era andato, carbonizzato,  di tutto quello sarebbero rimasti solo  polvere e frammenti, sparsi per lo spazio.
 



Le gambe cedono quando ormai non si ha più la forza di reggersi in piedi, si sente acciecata da quelle luci che la circondano, l’acqua è gelida contro la sua pelle, ondate di nausea non la lasciano in pace, il calore delle fiamme propagate per la città, da macchine, edifici, i rumori troppo assordanti, urla sirene, esplosioni in tutta la città. Tutto sembra essersi di colpo amplificato.Come quando era uscita per la prima volta dal baccello, in quel mondo del tutto nuovo con nuovi poteri nuove sensazioni. La voce di Alex suono così lontana, non riusciva a capire cosa gli stesse dicendo, ma le s stava avvicinando, e infine il suo tocco, le sue braccia. Tutto appare doloroso. 
 

Poteva percepire quel dolore che la città trasudava in ogni suo angolo, allora quando Krypton era andato distrutto, non poteva del tutto capire quel dolore, ma non ora, ora lo poteva sentire penetrare la sua pelle, scalfendo il proprio cuore spezzandolo. Se fosse stata veramente forte, veramente coraggiosa, avrebbe eliminato da subito la minaccia di Rhea, quando ne aveva avuto la possibilità. Invece aveva deluso tutti e ora l’umanità ne stava subendo le conseguenze. 
 

Fa male, fa tutto male, e sa che se lo merita, tutto quel dolore. Doveva proteggerlo, e invece ora riposa lì a poca distanza da lei, malconcio privo di sensi, per la battaglia appena svolta. Non credeva di farcela, invece ne era uscita vittoriosa, se così si poteva dire. E se non si fosse svegliato? Se ancora fosse stato sotto l’effetto della Argento Kryptonite? Se tutto questo non avrebbe funzionato, l’aveva umiliato l’aveva sottomesso, per cosa? Stava respirando? E se lo aveva ucciso? Non riusciva a percepire il suo battito in mezzo a tutto quello, ne il suo respiro, non riesce a concentrarsi su quei due unici suoni che gli importavano. Rao… Cerca di nuovo di sollevarsi in piedi per raggiungerlo, ma cominciano a formarsi macchie scure davanti agli occhi, sa che sta per perdere coscienza sa che da un momento all’altro ogni sua forza, l’abbandonerà completamente lasciandola priva di sensi, ma deve portarlo alla fortezza, deve fare quel semplice e unico sforzo, poi sarebbe potuta anche morire per sul poco che importava.

 



C’era d’aspettarselo che Rhea non avrebbe rispettato gli accordi, eppure era difficile prendere quella decisione, anche se era la più giusta, ed era l’unica che poteva prenderla, il destino della città nelle sue mani, le navi Daxamite sopra di loro pronte a attaccare di nuovo, non c’era tempo per discutere quella scelta, se da una parte la sua mente gli diceva di farlo, dall’altra il suo cuore gridava di non farlo. Ti eri voltata verso di lui, guardandolo negli occhi, la tua mano ancora una volta esita sul pulsante, questo voleva dire perderlo, perderlo per sempre o almeno fino a quando il piombo sarebbe stato nell’atmosfera della terra, potevano essere giorni, mesi o anni… Sai bene che questo deve essere fatto, non serve che te lo ripeta, ma non doveva aspettare a lei fare quella decisione, perchè non aveva lasciato Lena il pulsante a Kal-el, o Alex qualsiasi altra persona, ma non lei.


Siate coraggiosi, siate forti…


Le parole dei propri genitori, risuonano nella mente, chiudi lentamente gli occhi, prendendo un lento respiro prima di lentamente e inesorabilmente premere il pulsante.
E questo non la fa sentire meglio, non la fa sentire una Eroina, non la fa sentire Forte, la fa sentire solo Male. 


È inorridita, Lena avrebbe dovuto creare qualcosa di più veloce, fa male vederli morire lentamente soffocati, perchè non tutti i Daxamiti avevano colpa, semplicemente soldati  che stavano eseguendo gli ordini imposti dalla loro regina, probabilmente minacciati di possibili sofferenze se si fossero opposti a tutto quello. Probabilmente molti di loro avevano famiglie, che non avrebbero mai più rivisto, stava contando tutti per colpa di quella donna, che lentamente era crollata a terra, esalando l’ultimo respiro per poi diventare polvere sotto i loro occhi. Stava condannando anche il suo uomo, l’aveva sentito cominciar a tossire.

 

-Alex… Alex dimmi cosa posso fare.- la implori, ci deve essere una soluzione a tutto quello, non poteva perderlo, non voleva, voleva salvarlo non vederlo morire tra le sue braccia, le navi Daxamite cominciano a volare via da lì lasciando la terra, cercando rifugio nello spazio, o almeno i pochi superstiti, i cadaveri dei Daxamiti abbandonati per le strade, puoi sentire il popolo finalmente esultare. Ma non riesci a essere felice come loro.
 


 

Cerca di ascoltare il battito cardiaco di Mon-el, un suono così familiare che ha imparato a conoscere fra tanti altri, anche a kilometri di distanza, rimanendo completamente sintonizzata sullo stesso. La mano sul suo petto, puoi percepirlo sotto quel tocco, thum, thum, thum… Gli ricorda che c’è una possibilità che sopravviva anche se questo vuol dire mandarlo via, mandarlo via da lei, perderlo forse per sempre. Cammina tenendolo stretto a se, mentre l’altro braccio è sulla vita, il passo è rapido il peso non è nulla rispetto a quello che opprime in quel momento il suo povero cuore. Il pod ormai non è così lontano, la in mezzo a quel campo vuoto. Sono tante le parole da dirgli, ma c’è troppo poco tempo, il suo respiro sta diventando sempre più insostenibile, il cuore comincia a perdere battiti, a poco tempo per salvarlo, poco tempo per donargli un’ultimo saluto prima di lasciarlo, condannandolo probabilmente a un destino più brutto della morte. Lontano da lei, lontano dal suo amore, nello spazio infinito su un qualche pianeta sperduto, magari avrebbe trovato infine qualcun’altra, ma per lei sarebbe stato l’unico, non l’avrebbe mai dimenticato. La in un angolo del suo cuore, insieme a zia Astra, insieme alle persone che gli sarebbero state care, anche se lontane, anche se l’aveva perse per sempre. 

 

Tutto quel dolore è stata una sua decisione, è stata colpa sua, e pagherà per questo, con una vita di isolamento, perché sa che non ci sarà mai nessun altro. Lo sente, anche se non vuole pensarci, anche se non vuole convincersi di tutto questo, può vedere il dubbio e la paura e il dolore negli occhi di Mon-el, mentre gli dona un’ultimo bacio sulle labbra uno dei loro, intendo unico il suo sapore sulle labbra, l’ultimo non ce ne saranno altri, si risveglierà ogni giorno in un letto vuoto in un appartamento pieno di ricordi suoi, i suoi libri di cucina i suoi vestiti.

 

Lei ascolta il suo batto cardiaco sempre più lontano, mentre scompare tra le nuvole ormai troppo lontano per essere visto anche attraverso i suoi super sensi, e scompare lasciandola da sola. I suoi occhi bruciano, il cuore gli fa male come se si stesse per strappare, gli manca il respiro…

 

E di nuovo arrivano più forti che mai le urla della gente, i pianti dei bambini, il rumore delle fiamme scoppiettanti, sirene, esplosioni, il terrore della gente.

 

Si coraggioso…
Il coraggio sembrava ormai morto.
 

Sì forte…
Doveva essere forte, doveva essere l’eroe, in quel momento la città e la popolazione aveva bisogno di lei, più che mai,  la città sarebbe stata ricostruita tutto sarebbe tornato alla normalità, ci sarebbe voluto tempo ma quelle ferite si sarebbero risanate.
 

Doveva essere un Eroe.
Loro avevano bisogno di te, dovevi esserlo, forse sarebbe stato l’unico modo per sopravvivere a tutto quello.
 


 

Vola sulla città, non sapendo esattamente da dove cominciare, ogni parte della stessa aveva bisognose suo aiuto, incendi, persone sotto le macerie. Krypton era stata così il giorno dell’esplosione? Bruciava in tale modo? Uomini, bambini, donne, anziani. Non si ferma, aiuta e non è l’unica vede altre figure, umani e alieni che collaborano per riportare tutto alla normalità, non riesce a sorridere a nessuno di loro, fa solo il suo lavoro.

 

Non c’è spazio negli ospedali, sono troppe le vittime, le altre città stavano portando i soccorsi, le radio e i giornali emettevano notizie cercando di assicurare i cittadini.

 

Metropolis, Star City, stavano dando il loro appoggio, per far tornare tutto alla normalità portando provviste, vestiti, farmaci, dottori soccorritori, tutto quello che poteva essere necessario, per aiutarli. 

 

Tutto quello faceva male, il fatto che la sua pelle non mostrasse segni, non voleva dire che tutto quello non fosse doloroso, le mani bruciavano sotto il calore delle fiamme, i muscoli dolevano erano stremati dai grossi sforzi sottoposti, ma non si fermava. Non aveva mai affrontato tutto questo dolore, fisico e mentale, ma doveva sopportare tutto questo.

National City ha bisogno del suo eroe.

Hanno bisogno che lei è Coraggiosa.

Ha bisogno di essere Forte.
Hanno bisogno di Supergirl.

 


 

-Stai bene?- Kal-el gli aveva chiesto, avvicinandosi a lei sulla terrazza del Deo, mentre osservavi la città, in silenzio. Avevi chiuso gli occhi non avevi il coraggio di voltarti verso di lui, la città sotto di loro si era acquietata eppure ancora potevi percepire quelle urla, e pianti. 

 

-Certo-
Certo che no… si può ancora sentire il dolore la paura, la morte circondarla l’odore del sangue impregnare la sua tuta, la mano destra sul petto, al centro dello stesso simbolo della casa degli El, le dita strette sul tessuto, le nocche ormai diventate bianche, la voglia di strappar lo stesso non ne era degna, non era degna di tutto quello. Non era stata abbastanza forte, allora non era stata lì con suo cugino a crescerlo, a proteggerlo a cantargli ninne nanne per addormentarlo, cullarlo per addormentarlo. Non era stata abbastanza forte per proteggere la città, dai Daxamiti, ma lei porterà su di se quel fardello da sola. Tutto quello che è accaduto è colpa sua, qualunque cosa.

 

Lui gli dice, che è forte, che lui non sarebbe riuscito al posto suo a fare tutto quello, non ne avrebbe avuto il coraggio, la forza d’animo. 

 

Gli dici che è ora da andare da Lois, che l’aspetta che ha bisogno di lui, e alla fine l’osservi andarsene decollando. Dietro di se il Deo festeggia quella vittoria, la città è salva, grazie a lei. Ma lei non si sente in vena di festeggiare, non riesce a unirsi a loro.

 

Lei non ha vinto… Ha perso tutto di nuovo.

 


 

Aveva lottato per salvare Mon-el, e ora era lontano da lei, la città aveva subito centinaia di milioni di dollari di danni, e ci sarebbero voluti mesi, prima che potesse riprendersi del tutto, forse anni. C’erano migliaia di feriti, dispersi, morti, la città era in lutto, le trasmissioni cercavano di tenere su il morale, per quelli che erano rimasti per mantenere le menti salde per non crollare del tutto.

 

Le parole di sua sorella suonano vuote, gli chiede se a bisogno di lei.
 

-No… Vai dalla tua ragazza.- gli avevi risposto, Alex aveva bisogno di essere felice, proprio come Winn con Lyra, J’onn con M’gann, Lois con Kal-el.  Lei non può essere felice, ma non può privare gli altri della stessa felicità. Lei non può avere un posto di lavoro, essere un eroe, avere un fidanzato mettere su una famiglia, essere felici…

 

Lei non può essere felice.

 


 

A bisogno di riposare, almeno fino all’alba anche se mancano meno di due ore, quel poco che basta per riprendere le forze e ricominciare tutto da capo, continuare a aiutare la città come prima. Tornare nel suo appartamento sarà difficile, quando atterra all’interno dello stesso si rende conto che tutto è rimasto come era stato lasciato il giorno dell’attacco nulla era cambiato. Sul tavolo riposava una sua relazione scritta, pronta per essere portata alla Catco il giorno dopo ormai probabilmente non aveva più importanza. 

 

Sul divano ancora una coperta, quella in cui si erano avvolti la sera prima, guardando Netfelix. 

 

La loro camera, il loro letto, le lenzuola ai piedi del loro letto, accartocciate su loro stesse, il cuscino aveva ancora la forma di lui, velocemente ti eri spogliata della tua tuta, andando poi afferrare una delle grandi camicie di Mon-e, l’ultima che aveva indossato, aveva ancora il suo odore, ti eri avvolta nel suo tessuto, come una calda coperta, ne avevi bisogno assolutamente. 

 

Era l’unico modo per sentirlo ancora così vicino a te.

 

Siate Forti, dice a se stessa.
Ma non c’è più, le ginocchia cedono crolla a terra, il dolore al petto si fa più insistente, le lacrime bruciano per uscire di nuovo allo scoperto.
 

Siate coraggiosi.
Sussurra cercando la forza per esserlo, che ormai è morta. Fa male, le lacrime cominciano di nuovo a scivolare lentamente lungo il volto, i singhiozzi si fanno sempre più forti, le braccia  tremanti si avvolgono intorno al tuo corpo completamente dolorante, in un abbraccio immaginando che fosse lui a farlo, cercando conforto nello stesso… Ma non era uguale, quelle parole che continua a ripetersi nella propria testa, non la porteranno da nessuna parte.

 

Quella sarà una storia che la terra e l’umanità ricorderà eternamente, diranno che lei è stata il loro salvatore, celebreranno quella vittoria, ma c’è troppo sangue sulle sue mani, il sangue dei Daxamiti il sangue di quelle persone morte nella città.

 

Lo sguardo si solleva, verso il cielo, sta sera le stelle sono più nitide e visibili a occhio nudo, forse perchè non ancora in tutta la città è stata ripristinata la luce, lasciandola nella semioscurità. 

 

Cerca Rao, dove dovrebbe stare… anche se sa bene che dalla terra è quasi impercettibile la sua presenza, ma quella sera dovrebbe vedersi, lo scorge, e un pensiero vola ai suoi genitori, la mano spazzola sulla pelle del collo cercando la collana di sua madre, ricordando solo ora che l’aveva data a lui, in modo tale da non sentirsi da solo.

 

Aveva dato l’ultima cosa che gli era rimasta di Krypton, si sentiva da sola.

Le labbra tremano, il corpo trema, crolla a terra non ha nemmeno la forza di rialzarsi, sente il pavimento freddo sotto di se, le unghie affondando nella pelle ma non sente dolore, non sente più niente sente il vuoto dentro di se.

 

Lei è da sola, e non può farcela, lei non può essere coraggiosa, lei non può essere forte… 

 



NOTE FINALI: Si lo so sto scrivendo tutto tranne il continuo, della mia prima storia su Supergirl, ma il finale di stagione mi ha completamente stroncato ucciso lasciato in mille pezzettini, e avevo bisogno di scrivere qualcosa un finale migliore di tutto questo, si anche se attualmente questo capitolo è una pugnalata al cuore, non è molto leggero lo ammetto, ma personalmente mi sono voluta immedesimare in quello che provava in quel momento la nostra Supereroina a perdere tutto, di nuovo. Perdere il suo amato Mon-el, vedere la città così ferita, vedere i suoi amici  essere felici mentre lei si sente male, si sente uno schifo, e non ce la fa a essere forte a essere coraggiosa, come gli avevano chiesto i suoi genitori. Per quanto sia un alieno, per quanto sia un Eroe, a anche sentimenti umani, e sentito il bisogno di espolrli.
Questa sarà una fiction all'inizio un po' dolente, ma prometto che farò tornare il nostro Mon-el ma aspettatevi almeno i prossimi due capitoli ancora un po' come questo.

Spero di non deludere nessuno, non tradisco le mie adorate KARAMEL personalmente adoro, sia le coppie het che le coppie fem xD quindi mi piace scrivere di entrambi, mi dispiace che magari qualcuno lo deluso con Red Desires, che era incentrata più su beh la coppia LenaxKara, ma alla fine Unendo i frammenti di un puzzle, a differenza di Red e questa è molto neutrale.
In ogni caso al prossimo capitolo.

Baci 
Aliak

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Capitolo 2
*** Non riesco a respirare... ***



 

Erano passata una settimana, la città pian piano si stava riprendendo la normalità se così si poteva definire era stata ristabilita, ancora c’erano i danni portati alla città ma le persone non avevano più paura, tutto era stato messo al sicuro, e la vita doveva semplicemente continuare. Nessuno aveva avuto notizie di Kara, non rispondeva alle chiamate ai messaggi, inizialmente J’onn e gli altri avevano scelto di lasciarla un po’ da sola, come aveva chiesto lei stessa aveva cacciato tutti volendo rimanere sola, poi semplicemente aveva smesso di rispondere. Inizialmente avevano lasciato fare, ma ormai mancava da giorni alla Catco, James inizialmente credeva avesse chiesto un permesso, ma poi Cat aveva chiamato Alex chiedendo spiegazioni. Non c’erano stati avvistamenti di Supergirl sulla città ne tanto meno al Deo, cominciava a essere troppo erano preoccupati, non poteva continuare così la situazione.

 

Alex aveva scelto semplicemente di andare all’appartamento o di Kara, e se non gli avesse aperto, avrebbe usato le sue chiavi che gli aveva dato per casi di emergenza, e quella era una emergenza. Nessuno aveva risposto quando aveva bussato, sembrava che nessun rumore provenisse dall’interno, come se non ci fosse nessuno, ma quando avevi infilato la chiave ti eri resa conto che alla fine non era stata in realtà chiusa, l’aveva spinta verso l’interno guardandosi infine intorno, con circoscrizione indecisa se tirare fuori la pistola. 

 

Ma tutto appariva calmo, tutto era stato lasciato esattamente come era il giorno dell’invasione, poteva notare uno strato di polvere ricoprire i mobili, una camiciai Mon-el appesa alla spalliera di una sedia, accanto al tavolino dove riposavano i finti occhiali di Mike, e il suo portatile. 

 

Sul basso tavolino di fronte al televisore, c’era il quarto libro di Harry Potter, che sapeva che Mon aveva cominciato a leggere sotto consiglio di Kara, l’avrebbe trovata una lettura decisamente interessante, si erano anche ripromessi di vedere insieme alla prossima serata film, tutta la serie di Star Wars. Ma non era andato così.

 

-Kara?- aveva chiamato Alex, guardandosi intorno cercando la figura di sorella, notando che non c’erano contenitori ne buste di cibo da asporto, non c’era nessun segno che quella casa fosse stata abitata nell’ultima settimana. Che non fosse lì? Allora dov’era andata?

 

Si era spostata verso la stanza da letto, era l’ultima possibilità ma aveva già tirato fuori il cellulare pronta a chiamare il Deo in caso non ci fosse, magari era stata catturata da Lilian e loro non avevano fatto nulla per cercarla, per salvarla. 

 

Stava per premere la chiamata quando la notò. Ma non riusciva a riconoscerla, quella non era Supergirl, quella non era Kara Danvers, non riusciva a riconoscere quel guscio vuoto che aveva le sembianze di sua sorella, riversato a terra apparentemente incosciente, in una posizione fetale.

 

L’aveva raggiunta velocemente abbandonando il telefono, inginocchiandosi vicino a lei, andando a poggiare una mano sulla schiena, l’aveva vista sussultare a quel tocco, ma nessun altro movimento, non riusciva nemmeno a percepire il respiro, una mano era scivolata fra i capelli sporchi, annodati fra loro cercando il collo e infine la pulsazione. 

 

C’era battito seppur molto flebile sotto quella pelle d’acciaio, che appariva più morbida e vulnerabile in quel preciso istante. -Kara?- l’aveva chiamata cominciando a scuoterla leggermente cercando di svegliarla, da quello stato catatonico in cui si era lasciata andare. 

 

Da quanti giorni era ridotta in quel modo? Abbastanza a vedere lo stato in cui si trovava, spezzata nell’anima e nel cuore, come aveva fatto a non capire come si sentiva la sua sorellina, doveva intuirlo già da quella sera, quando si erano lasciate al Deo che qualcosa non andava.

 

Ma non voleva ammetterlo, sapeva che lo amava, ma non credeva che quel sentimento fosse così forte, fino a ora. E ora si sentiva così male, avrebbero dovuto trovare un’altra soluzione, una soluzione che non comportava mandar via forse per sempre Mon-el dalla terra.

 

-Miele ti prego, svegliati.- aveva supplicato cominciando di nuovo a scuoterla, infine guardandosi intorno cercando di nuovo il suo telefono, che aveva lasciato cadere per avvicinarsi a Kara, e soccorrerla.

 

-Lasciami stare.- gracchiò, la sua voce suonava rauca dal disuso, aveva appena sollevato la testa guardando l’altra negli occhi. Sapeva che erano rossi, e doveva avere un’aspetto terribile, non aveva un sorriso da donare alla sorella, gli occhi avevano perso la loro solita vivacità, spenti persi guardavano verso l’altra ma senza vederla in realtà.

 

-No non ti lascio stare, non posso farlo.- aveva sentito sua sorella afferrarla per il braccio destro portandolo sulla sua spalla per poi afferrarla per il fianco, e cercar di sollevarti di peso. Non avevi la forza di ribellarti, non avevi nemmeno la forza di camminare, le gambe risultavano come paralizzate, come ogni muscolo de tuo corpo. 

 

Eri un peso morto contro il corpo di tua sorella, lentamente si era avvicinata al letto e ti aveva poggiato sullo stesso, facendoti sedere comodamente posizionando i cuscini dietro la schiena per poi muoversi, prendere il telefono per sicurezza in caso gli servisse, e poi muoversi  verso il bagno, e tornare con un asciugamano leggermente umido.

 

-Kara, stai bene? Hai fame? Posso ordinare una pizza, o un po’ di cibo cinese.- aveva cominciato a pulire il tuo viso, delicatamente per poi passare alle mani, dove c’era il tuo sangue raggrumato, infine aveva leggermente cominciato a scostare la camicia a quadri, di Mon-el cercando di vedere se avessi ferite o altro, avevi allontanato la mano con forza, avvolgendoti di nuovo nella stessa, più strettamente di prima aggrappandoti alla stessa, come se fosse la tua ancora di salvezza.

 

-No, non ho fame. Vattene- avevi seccamente risposto, trovando la forza per farlo, anche se non eri certa da dove essa fosse scaturita, avevi fame in realtà ma dubitavi che il tuo corpo sarebbe riuscito a ingurgitare qualsiasi cosa, senza vomitare poco dopo. Percepivi una nausea terribile, bruciare la bocca dello stomaco, ti sentivi male l'energia che ti donava la luce del sole giallo non era abbastanza.

 

Alex sapeva che la sua sorellina stava veramente male, ma lei non ne poteva più. Voleva la vecchia Kara indietro. Non questa emo, versione angosciante di se stessa. Si rese conto che nemmeno quando era arrivata sulla terra, dopo aver subito tutto quel trauma, sapere che la sua casa era andata distrutta, che suo cugino era ormai adulto e non gli serviva, si era ridotta così. 

 

Lei non era mai stata male come ora. -Dannazione, Kara! Basta con questo!- Alzò la voce, e afferrò il suo viso forzandola a guardare sua sorella negli occhi, cosa che finora non aveva fatto. -So che è difficile, ma non si può continuare a fare questo, a voi!-

 

Era furiosa e c’era una possibilità, anche se non era certa di averne la forza, che fosse sul punto di usare la sua vista calorifica contro la sorella, uccidendola in quel preciso istante. Non accettava quel tono, contro di lei quelle parole, come poteva essere così cieca Alex, se fosse stata Maggie, si sarebbe comportata diversamente?

 

-Credo di essere abbastanza grande per sapere quando sento la fame o no. Se sto bene o no, non ho bisogno che mi babysitter. Si può andare a casa e stare con la vostra fidanzata.- disse infine con tono acido verso la sorella, mentre cercava di sollevarsi dal letto, e allontanarsi dalla sorella, ma le gambe non la reggevano, era ricaduta subito dopo sullo stesso materasso.

 

-Io… Sono preoccupata per te Kara.- aveva affermato Alex con un pizzico di disperazione. -Tu non dormi, o almeno non serenamente. Non avete mangiato, quando sapete benissimo, che il vostro corpo a bisogno di un maggior rapporto di cibo rispetto a quello umano.-
 

Avevi scosso leggermente la testa, non volendo rispondere alle parole della sorella, sapendo che erano giuste, anche per questo in questo momento non avevi nemmeno la forza di sollevarti in piedi da quella posizione, e andare via da lì. Anche se lo volevi, anche se non la volevi più sentire parlare.

 

-Quand’è l’ultima volta che sei andata alla Catco? O che avete parlato con qualcuno? O che hai volato sulla città?- ha continuato il suo sproloquio,  in realtà non aspettando la risposta a quelle domande, voleva semplicemente farla ragionare.

 

-E' stato sette giorni, quattro ore e ventisei minuti, da quando mi sento come se il mio mondo fosse crollato di nuovo, e non riesco a respirare.-  si strozzò con le sue stesse parole, mentre cercava di farle uscire in modo uniforme, gli era difficile anche parlare, o solo pensare. Voleva essere lasciata in pace nella sua solitudine.

 

-Da quando l'ho lasciato in quel baccello, ho cominciato a sentire questo peso enorme sul mio petto, come se fossi stata sopraffatta. Mi sento vuota. E io non riesco a respirare. I..Io ... io non posso. Respirare!- esce dalle labbra come un mezzo sussurrò, anche se avrebbe voluto urlare contro Alex quelle parole, ma ognuna di esse era un enorme sforzo attualmente insostenibile per il suo corpo debilitato.

 

-I miei polmoni si sentono pesanti. Il mio cuore si sente pesante. Perché mi manca. Ogni secondo mi trovo su questo pianeta senza di lui, mi manca! Ovunque io guardo, lui è lì. Alla CATCO, mi ricordo quando ha lavorato anche se per un breve periodo, o come quando veniva a portarmi il pranzo.- aveva ammesso mentre Alex sembrava lasciarla fare, permettendogli quello sfogo, senza mai fermarla.

 

-Al DEO, ogni allenamento, la cella che l’aveva contenuto quando era appena arrivato, ed è stata la sua casa per mesi. La baia medica dove abbiamo scambiato il nostro primo bacio. Al bar,  ogni volta che mi versava una soda club e ascoltare qualsiasi cosa gli dicevo.- Aveva guardato di nuovo la stanza sollevando appena lo sguardo -Sapete che cosa si prova a camminare in questo appartamento e ricordare ogni dettaglio? Ogni piccola cosa che ha fatto per me? Come, come mi ha lasciato messaggi carini nello specchio del bagno, o la colazione fatta a letto, o come mi avrebbe abbracciato stretto, durante la notte. Non avete idea di come ci si sente! Non avete idea di quanto l'amavo! Quanto lo faccio ancora…- aveva ammesso ricominciando a piangere, credeva che non avesse più lacrime, e invece era lì di nuovo a versarle, il corpo sconquassato da violenti singhiozzi.

 

Alex si vergognò, lei aveva ragione. La verità è che lei non ha dato il rapporto abbastanza credito. Ha pensato che fosse solo un flirt, che sarebbe passata in fretta. E 'stato un errore giudicare il loro rapporto, senza prendere davvero il tempo di capire la profondità dei loro sentimenti. Dopo tutto il suo disappunto, ogni volta che aveva urlato contro Mon-El per non ascoltare Kara. E lei aveva fatto lo stesso.

 

-Mi dispiace Kara, lo so quanto può far male, ma non credi che lui soffrirebbe sapendo che ti stai lasciando andare così? Lui ti ama, e non vorrebbe mai e poi mai vederti in questo stato, dovresti saperlo, si sentirebbe male. Troveremo un modo per riportarlo qua, io e Eliza ci impegneremo a creare una cura contro l’allergia da piombo, in modo tale che possa ritornare finalmente a casa. Te lo prometto.- 

 

-Grazie, Alex- rispose così a quella proposta della sorella, di trovare una cura e quindi riportarlo a loro, ci sperava voleva che tutto questo fosse possibile, non poteva vivere senza di lui.

 

-Ora che ne dici, di ordinare un po’ da mangiare?- avevi annuito leggermente, senza trovare la forza per parlare di nuovo dopo quello sfogo. -Andrà tutto bene, te lo prometto, lo riporteremo a casa.-  

 


 

Era quasi passato un mese ormai, da quel giorno Kara e Supergirl erano tornati al loro lavoro di sempre, lo sguardo di Alex era poggiato sullo schermo di fronte a lei, stavano cercando di ottenere la cura, lei e sua madre, usando tutte le risorse del deo. Ma la notizia di Winn era stata come un fulmine a ciel sereno, era stata la prima a saperlo.

 

-Non una parola di questo a Kara, capito?- non doveva saperlo, non ora che si era ripresa seppur un po’ a fatica, seppur non come prima.

 

-Cosa non devo sapere?- Con fermezza aveva domandato ai due, mentre si avvicinava sempre di più al centro del Deo. Le due teste si girarono subito a vederla camminare verso di loro, nella sua tipica posa. Lo sguardo di Winn sembrava terrorizzato.

 

-Kara, è bello vederti!- Ha cercato di sviare il discorso Winn, fallendo miseramente, aveva la faccia di uno che voleva che la Terra in quel preciso momento lo inghiottisse.

 

-Si tratta di Mon-El…- Alex parlò, muovendosi verso di lei affiancandola, sapeva che non sarebbero riuscite a trattenere quella notizia a lungo, non con lei. -Il pod di Mon-el è scomparso. Non sappiamo cosa gli sia successo.-

 

-Come? Come può…- La testa di Kara girava, un senso di vertigine farsi sempre più insistente, come se gli stesse per mancare la terra sotto i piedi, che cosa stavano cercando di dirgli.

 

Poi Winn ha spiegato a lei. Come voleva farle una sorpresa. Voleva fare qualcosa di bello per lei, per aiutarla. Aveva pensato se Kara sapeva per certo che Mon-El era atterrato in un posto sicuro, che si sarebbe sentita un po 'meglio. Che gli avrebbe finalmente dato un po 'di pace e conforto.Ha spiegato che aveva lavorato su un modo per monitorare il baccello, in segreto. Aveva seguito la traiettoria del baccello da quando era partito, senza perdere mai traccia anche da casa. Eppure giusto l’altra sera, l’aveva visto scomparire aveva cercato di ritrovare la traccia ma senza successo.

 

-Ho pensato che potrebbe essere stato un problema, di interferenza qualcosa qualsiasi cosa, ma ormai…- Winn chiuse gli occhi con forza, e prese un lungo respiro prima di parlare di nuovo. -Sono passati 5 giorni, ho scansionato ogni galassia conosciuta alla sua ricerca, penso sia stato inghiottito da un buco nero, o non so come altro spiegare tutto questo. Mi dispiace Kara-

 

“Che cosa aveva fatto?” L’aveva mandato via dalla terra per salvarlo, o almeno così credeva, invece l’aveva mandato a morire nello spazio, lontano dalle persone che più lo amavano, dai suoi amici, da lei. Da solo, spaventato magari terrorizzato da quello che gli stava per accadere. Aveva cercato così duramente per salvare lui, pensando che fosse la cosa migliore, ed è stato tutto un disastro. L’aveva lasciato andare. L’aveva visto andare via, perché credeva di tenerlo sicuro, tenerlo in vita.

 

Ed era stato tutto inutile.

 



PS: No tranquilli non è finito in un buco nero, avete fatto caso che nel trailer quel portale che si apre sembra molto simile a quello, che usano barry ecc.. per attraversare arrivare sulle altre terre? ho lo visto solo io? No non credo.
Si un'altro capitolo abbastanza angosciante vero? devo dire che non mi aspetto una reazione gioiosa, nemmeno nel telefilm almeno spero quando cominceranno la terza serie, non è mica di acciaio anche il suo cuore. NO?

Vabbè è tari ho sonno, nel prossimo capitolo comparirà anche Mon-e, niente flashback, e vedremo i preparativi per il matrimonio Alex/Maggie, cosa che vogliono a quanto pare rovinare anche nella terza stagione visto che Maggie, da quanto si legge forse non parteciperà alla stessa. Ennesima pugnalata al cuore, no ancora non accetto sta cosa.

Baci in Ogni caso

Aliak

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Capitolo 3
*** Tra Presente e Futuro ***



 

14 ° febbraio, 2017 - 4 mesi dopo Mon-El è stato costretto a lasciare la Terra
Era stata trascinata lì contro voglia, ma non c’era stato modo per ribellarsi, non ne aveva la forza di volontà, ne la forza fisica, si sentiva come dopo la battaglia contro metallo, senza poteri, senza forze, molto più umana. Sapeva che erano la, ma sembrava non aver la forza per usarli, non come prima si era ritrovata in situazioni in cui J’onn e il Deo erano dovuti intervenire per aiutarla di fronte a nemici che di norma avrebbe battuto senza alcuna difficoltà. 

 

Non sapevano cosa stava succedendo, con lei ma avevano semplicemente dato alla fine la colpa, allo stato d’animo nel quale si trovava, dopo aver scoperto che Mon-el era scomparso, non c’era più. Non c’erano state altre lacrime, i suoi condotti erano ormai prosciugati, ma non era mai stata più la stessa. Le visite di Kal-el si erano fatte sempre più ravvicinate, come a assicurarsi che andasse tutto bene, avevi ribadito che andava bene, e che metropolis aveva bisogno del suo aiuto, ma non c’era stato verso.

 

Non ha mai permesso di mostrare le sue vere emozioni di solito, non poteva di certo rovinare il giorno più bello di sua sorella. Amava Alex e sapeva che meritava tutta la felicità del mondo. Aveva spinto i suoi sentimenti negativi e dopo un po 'si sentiva veramente felice per la coppia, ma questo non voleva dire che volesse aiutarli in tutta la preparazione.

 

E invece oggi si trovava lì trascinata da sua sorella, dalla sua madre adottiva, e dalle sue amiche alla ricerca dell’abito da sposa per Alex, e gli abiti da damigella per loro. Ed era lì anche Lois a controllarla, anche se logicamente era stata anche lei, compreso Clark, e la signora Kent invitati al matrimonio. Poteva percepire gli sguardi preoccupati di Lois e Lucy puntati su di lei, ma non erano lì per lei.


Avevi guardato Alex provare diversi vestiti, tutti magnifici e diversi l’uno dall’altro, speciali per un giorno speciale, che per te non sarebbe mai e poi mai arrivato. Potevi sentire aumentare quella morsa sul cuore, a quel pensiero faceva male, tutti erano felici tranne te, Lucy si era rimessa con James, finalmente e era tornata in città.

 

Ti sentivi una estranea, una aliena in mezzo a tutta quella felicità, che ormai aveva abbandonato il tuo cuore lasciandolo completamente vuoto, sapevi che non potevi riuscir a dare un parere unanime, su quegli abiti. Non avevi parlato per tutto il tempo, e alla fine eri stata trascinata nel camerino, con in mano diversi abiti da damigella da provare.

 

Uno forse l’aveva colpita di più degli altri, un bellissimo abito senza spalline blu royal che doveva abbracciare il busto mettendo in risalto il proprio corpo perfetto per poi scorrere giù in una bellissima coda a sirena, impreziosito con pizzo e alcune pietre sulla scollatura a cuore, e sulla vita. Doveva essere perfetto, e sopratutto della sua taglia, o almeno la sua solita.

 

Solo per il vestito si rifiutava di chiudere, la lampo non saliva in nessun modo, e non doveva forzarla a meno che volesse rischiar di romperla con la sua super forza, si rese conto solo in quel preciso momento, di qualcosa portato all’attenzione dall’aderenza dello stesso tessuto, sul proprio corpo. 

 

Il vestito portò all'attenzione che il suo stomaco precedentemente piatto, il vantaggio della sua natura Kryptoniana era di aver un far bisogno maggiore di cibo, calorie che facilmente venivano bruciate, non permettendo così al corpo di ingrassare, non c’era mai stato modo. Eppure guardandosi attentamente di fianco, poteva notare il ventre premere al di fuori del normale, cercando di mettersi in mostra. 

 

-Kara? Tutto bene amore.- La voce di Eliza era morbida e piena di preoccupazione, ci stava mettendo troppo poteva sentire anche le voci delle altre farsi sempre più vicine allo stesso camerino. Le mani avevano smesso di tentare di sollevare la cerniera dell’abito, il tessuto era leggermente ricaduto sulla vita, lasciando il busto nudo in parte e esposto. Non vi era solo quel cambiamento, poteva notare i seni essersi fatti più grossi, a malapena trattenuti da quel tessuto leggero del suo solito reggiseno, l’aveva sentiti per settimane o mesi dolere ma non aveva voluto farci caso, perché ogni parte del suo corpo da quando Mon-el non c’era più e sopratutto il petto, gli doleva in modo persistente.

 

-Kara…- La porta si aprì immediatamente e sua madre entrò dentro preoccupata per la figlia minore. Ti eri spostata dalla posizione di prima, allontanandoti dallo specchio, dandogli le spalle. -Cosa sta succedendo, Kara? Perché non hai ancora indossato il vestito?-

 

-Non credo possa entrarmi.- avevi ammesso semplicemente rimanendo ancora di spalle, mentre la mano era lentamente scivolata su quella rotondità del ventre, avevi lentamente chiuso gli occhi, cercando di concentrarti su qualcosa, ignorando gli altri suoni che ti circondavano, le voci di Alex e delle altre, che domandavano cosa stava succedendo. E arrivò come un fulmine a ciel sereno, una singola lacrima era scivolata dall’occhio destro rivelandosi, dopo tanto tempo.

 

Questo spiegava la nausea, che non la lasciava da tempo, credeva che potesse essere legato a quello che stava passando ma, perché non aveva letto quei segnali, che il suo corpo cercava in tutti i modi di rivelargli. Questo spiegava anche la spossatezza mai provata fino a ora, che non sembrava lasciarla; la stanchezza che derivava nell’usare troppo i suoi poteri, la maggior quantità di cibo, che ingurgitava  quando e se riusciva a mangiare, le strane voglie di cose che fino a ora non aveva mai immaginato.

 

Eliza era rimasta in silenzio fino a ora, ma poteva percepire lo sguardo della donna studiarla attentamente, lei era una scienziata dopotutto, alla fine si era poggiato lo stesso sulla propria mano ancora poggiata sul ventre. Aveva visto le lacrime cominciar a scivolare lungo il volto della madre, sapeva che erano lacrime di commozione, eppure una parte di se non riusciva a essere felice di scoprire quella cosa.

 

-Kara, Eliza cosa succede?- Alex e  Lucy erano entrate di colpo percependo Eliza piangere, con le armi spiegate, pronte in caso a sparare se fossero in pericolo.

 

-Non è successo nulla, cioè anzi, è successo qualcosa di straordinario. Kara è incinta.- 

 

Gli occhi di entrambe di colpo si allargarono alle parole di Eliza. -Cosa?- avevano infine abbassato lentamente le armi, si erano sofferente entrambe a osservarla attentamente eri rimasta la immobile, guardando nel vuoto in uno stato di shock, mentre cercavi di formulare delle parole che avessero un senso e negare la chiara evidenza ormai. 

 

Il suo primo istinto era quello di urlare no, non c'era assolutamente alcun modo che potesse essere rimasta incinta, ma poi capì che sì, sì, era possibile. Lei e Mon-El ... beh erano probabilmente compatibili, più o meno Daxamiti e Kryptoniani avevano la stessa biologia, seppur negli anni da quando la stessa razza si era separata diventando due, c’erano stati probabilmente cambiamenti anche attuati dalle matrici di parto.

 

Non sempre usavano protezione, anche se aveva qualche dubbio che le protezioni terrestri potessero avere effetto in qualche modo, sugli alieni, con la super forza. C'erano momenti in cui dimenticarono, o si erano rotti i preservativi durante i loro rapporti focosi, ma avevano ignorato il tutto, non dandoci caso il suo corpo probabilmente non sarebbe mai stato compatibile con una gravidanza in atto, sopratutto in quanto invulnerabile sotto la presenza del sole giallo, e invece…

 

-Non lo voglio!- era uscito come un rantolo sul commento, prima che ti lasciassi cadere sullo sgabello posto nel camerino, continuando a guardare il pavimento -Lui non lo vedrà, mai.- aveva detto a sua sorella e alle altre -Lui non vedrà mai suo figlio… Non saprà mai di avere un bambino.- Aveva coperto il volto con le mani, nascondendolo non voleva vedere i volti delusi, dei suoi amici a quelle prime parole. Come poteva crescere da sola quel bambino, sapendo di aver mandato a morire suo padre nello spazio, e se un giorno gli avesse chiesto di lui?

-Mio figlio non vedrà mai suo padre. Non lo conoscerà mai. Egli non saprà mai chi è…- Lei non poteva continuare come lei crollò di nuovo in un pianto isterico pieno di singhiozzi. Non si era nemmeno resa conto che lei aveva chiamato il suo bambino un “lui”, anche se non c'era modo che potesse conoscere già se fosse maschio o una femmina, era uscito spotaneo. 

 

Eppure, aveva già realizzato nella sua mente un bambino con i suoi occhi, che era un po' Mon-El, con i capelli marrone scuro quasi neri. Con il suo sorriso spensierato e volto gioioso. Con ... Con le sopracciglia e il naso e gli zigomi, con la sua risata e la voce. Tutto quello gli faceva male, faceva male, perché lui non sarebbe mai stato lì vicino a lei, nella gravidanza durante il parto, o quando pian piano il loro bambino sarebbe lentamente e inesorabilmente cresciuto.

 

Come ironico che la persona che le ha dato tutto quello che voleva di più da sempre, una famiglia una casa dei bambini dei magnifici bambini. Era lontano nello spazio ora, forse disperso forse morto, e non sarebbe mai più potuto tornare sulla terra, secondo i calcoli di Winn e di Lena, ci sarebbe voluto almeno un millennio, prima che il piombo lasciasse l’atmosfera della terra rendendola di nuovo vivibile per i Daxamiti.

 

-Kara, devi essere forte per lui, questo è il dono più prezioso che mai ti possa aver donato, e non puoi perderlo devi proteggerlo a ogni costo. Fallo per lui, fallo per voi. Questo bambino ha bisogno di te, più di questa città, di questa nazione di questo pianeta.-

 

In poco tempo erano giunti al Deo, Eliza e Alex l’avevano spinta verso la baia medica, senza che potesse chiedere a J’onn o a Winn, se serviva il suo aiuto in città aveva anche intravisto suo cugino per un breve istante prima, di scomparire all’interno della stessa, ti avevano fatto semplicemente distendere sul lettino, mentre preparavano la macchina, per fare l’ecografia. Lentamente Alex aveva afferrato la boccetta contenente quel liquido gelatinoso prima di poggiarlo sul rigonfiamento e poi passare lentamente la bacchetta. 

 

Lo sguardo si era spostato verso il monitor attendendo le immagini, ma senza aver nessun risultato, non c’era che d’aspettarselo che gli ultrasuoni non avrebbero attraversato la pelle della donna d’acciaio, ma non sembravano essersi rassegnati. Erano andati di la, ed era rimasta brevemente da sola, prima che Kal entrasse nella stanza esitando qualche istante sulla porta.

 

-Kara come stai?- gli aveva chiesto, e a un tuo cenno era entrato infine

 

-Non lo so.- avevi ammesso senza esitazione, socchiudendo gli occhi -Ho paura, e vorrei che Mon-el fosse qui per sapere tutto questo.- avevi ammesso con voce tremante, sapevi che le lacrime premevano per uscire di nuovo. Avevi sentito Kal cercare di confortarti, avvicinandosi lentamente a te, e accarezzando dolcemente la schiena. Erano di nuovo entrate nella stessa stanza, fermando a guardare i due cugini così vicini, sorridendo dolcemente.

-Oh, Rao- avevi imprecato solo ora, mentre un pensiero era balenato nella tua mente portando la stessa allo sconforto.

 

-Kara, cosa c’è? Qualcosa non va con il bambino?- aveva detto Eliza affiancandola velocemente

 

-No, sembra sia in perfetta salute.- aveva affermato Kal-el, l’avevi guardato negli occhi notando che aveva abbassato leggermente gli occhiali e stava fissando il suo ventre, probabilmente usando la sua vista a raggi x.

 

-Cosa c’è Kara allora?-

 

-La terra… L’atmosfera della Terra, c’è ancora il piombo, e se il bambino è in pericolo?- avevi finalmente rivelato il dubbio amletico che era affiorato nella tua mente, realizzando che ti stavi preoccupando per lui, e volevi esser certa che stesse bene, che non soffrisse… E se fosse stato allergico al piombo come il padre? No non poteva perderlo.

 

-Non credo, Kara. Se l'atmosfera fosse tossica per il bambino, penso che avresti ormai abortito.- Aveva ammesso sua sorella, avevi sentito il tuo respiro mancare. -Ma staremo attenti te lo prometto, intanto continueremo a lavorare sullo stesso antidoto, nel caso in cui… Ma in tutta onestà, il bambino è in parte anche Kryptoniano, quindi penso che gli darà abbastanza immunità per proteggerlo. E credo anche, che non avrà mai una forte reazione a Kryptonite, come te e Clark.-

 

-Non lo sappiamo certo però.- Aveva saputo solo ora che era incinta, e pian piano sentiva il naturale istinto di protezione per il suo bambino che ancora doveva nascere, l’unica cosa che gli era rimasta tangibile di Mon-El che aveva lasciato. -Non voglio lasciare al caso, specialmente perché le possibilità non sono mai state a mio favore.- ammise accigliandosi, gli avevano promesso che avrebbero trovato al più presto la cura, che avrebbero intensificato i loro sforzi per trovarla, prima che il bambino potesse nascere.

 




30° secolo dC - 2 mesi dopo che Mon-El è stato costretto a lasciare la Terra
Mon-El aprì gli occhi per la prima volta in due mesi per trovarsi sdraiato su un letto di metallo, in un ambiente freddo e clinico. I suoi ultimi ricordi erano legati al fatto che Kara, l’aveva fatto sedere nel suo baccello, gli aveva lasciato la collana di sua madre, e l’aveva lasciato andare nello spazio, cercando di salvarlo dalla morte.

 

-Ok ... dove diavolo sono?- Domandò, anche se non c'era nessuno nella stanza che gli potesse rispondere. La porta della stanza si aprì e un uomo umanoide biondo entrò nella stanza, vestito di un abito color porpora, non sapeva se fosse un nemico o un amico, non era legato a quel letto non sembrava esser stato costretto a rimanere la ma non sapeva se fidarsi dell’alieno.

 

-Ciao Mon-El di Daxam- l'uomo verde salutò, mettendo subito il Daxamite sulla difensiva e chiedendosi come diavolo lo conoscesse. -Benvenuto sulla Terra 2, nel 30° secolo.-

 

Mon-El lo fissò stupefatto. -Che cosa?!-

 

-Immagino siate confuso. Risponderò a tutte le vostre domande.-

 

-Okay ... ma prima chi sei tu e come sai il mio nome? Cosa intendi dire è il 30 ° secolo? Non e possibile.-

 

-Mi chiamo Brainiac 5 e sono un androide del pianeta Colu. Conosco te Mon-El, a causa del tuo posto nella storia della Terra insieme a Supergirl. La tua nave è caduta in un wormhole che ti ha portato nella nostra terra, a mille anni per il futuro rispetto alla vostra.-  l'alieno rispose con calma con tono monotono, come se tutto questo fosse perfettamente normale. 

 

-Okay, non posso essere qui. Devo tornare al mio tempo. E se sono sulla Terra, molto presto morirò.- aveva ammesso temendo il peggio, ma c’era qualcosa di diverso, poteva respirare tranquillamente senza fare nessuna fatica, questo sembrava impossibile,  forse l’aria di quella stanza controllata?

 

-Non preoccuparti della vostra allergia al piombo, Mon-El. Il piombo nell'atmosfera della terra, e ormai da centinaia di anni stato debellato, e se anche non lo fosse stato, Alex Danvers insieme a sua madre Eliza, hanno creato un siero immunizzante.-

 

Mon-El gelò, sorpreso da questa rivelazione. -Ma come? Perché?.- forse avevano tentato di crearlo in modo tale, che un giorno forse potesse tornare sulla terra, e riunirsi a loro.

 

-Nel caso in cui un Daxamite, o un mezzo Daxamite ne abbia bisogno.- in realtà non aveva fatto caso, alla seconda affermazione aveva sentito il suo stomaco brontolare di colpo, richiedendo attenzioni.

 

-Deduco abbiate fame o sete, Mon-El? Possiamo spostarci nelle altre stanze in modo tale che possiate riprendervi finalmente del tutto, se non vi dispiace.-

 

-No, voglio solo uscire di qui. Se quello che dici è vero allora devo tornare al mio tempo, da Kara.- avevi semplicemente affermato.

 

-Temo che sia attualmente impossibile. Il wormhole è chiuso. Tuttavia stiamo lavorando per un modo per inviarti, ma ci vorrà del tempo. Nel frattempo, siete nostro ospite, e se vorrete unirvi a noi la nostra squadra sarà onorata, della vostra presenza.- Il sopracciglio si era sollevato, lo sguardo si era spostato di nuovo sull’androide, ancora incerto se fidarsi dello stesso, ma non sembrava avere cattive intenzioni.

 

-Quale squadra?- avevi domandato

 

-La Legione di Supereroi naturalmente.-

 



PS: Ebbene si è comparso finalmente il nostro Mon-el il riferimento alla legione di Supereroi del 30° secolo, e alla Terra 2 è un riferimento chiaro ai fumetti, dopotutto il nostro Mon-el, è stato parte della legione, come supereroe sotto il nome di Valor si ben presto leggeremo altro. Beh a parte questo diaciamo la prima parte è tutta per la nostra Kara, avevo lasciato diversi indizi nei capitoli precedenti su questa possibilità, ma credo che Kara, era talmente a pezzi da non farci realmente fino a ora farci caso, e gli altri, beh non ci avevano pensato.
Un grazie ragazzi come sempre e al prossimo capitolo

Aliak

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Capitolo 4
*** La scelta... ***



 

 

30 ° secolo dC - 2 anni dopo che Mon-El è stato costretto a lasciare la Terra
Quello sarebbe stato il fatidico giorno, sapeva benissimo di non essere pronto, non sarebbe mai stato pronto a tutto quello, ma per quanto potesse fargli male solo anche la semplice idea, si sentiva in dovere di farlo, per lei per lui per il loro amore. Non era stato capace di usare i suoi poteri che ormai si erano rivelati, perché sapeva che in quel momento era troppo emotivamente scosso, e ancora non ne aveva il pieno controllo degli stessi. Si era sentito debole come un umano, come non si era mai sentito in vita sua, aveva infine preferito prenotare un biglietto d’aereo raggiungere la città, non aveva dovuto dare spiegazioni alla Legione, sul perché si era preso quel giorno, non avevano fatto domande avevano promesso anche che se non fosse per lo stretto necessario, non l’avrebbero chiamato potevano farcela anche senza di lui per un giorno. Avevi apprezzato quel gesto, dei tuoi compagni mentre lo sguardo si era poggiato sul paesaggio oltre l’oblò la città ormai era vicina, e presto sarebbero atterrati.


Sentiva il suo cuore in subbuglio, socchiuse gli occhi mentre percepiva la voce del comandante, che avvertiva che si stavano preparando a atterrare, dando il ben venuto a National City, quella città dove tutto era cominciato, e tutto era finito. Il dolore al petto si era fatto sempre più pressante, ironicamente parlando si era ritrovato seduto accanto a una donna con il suo bambino, che stavano andando proprio in quella città per onorare quel fatidico giorno, perché l’umanità avrebbe ricordato per sempre quell’eroe, che aveva dato la sua vita per salvare il mondo e l’intera umanità.


Non aveva portato niente con se, nessun bagagliaio aveva sorpassato il check in con estrema facilità, per poi uscire dall’areoporto e muoversi verso la città, molto da allora era cambiato l’umanità aveva fatto un grande passo avanti, il progresso tecnologico aveva chiaramente migliorato la vita, portando l’umanità un passo avanti rispetto a quello che aveva lasciato nel ventunesimo secolo. La città era stata decorata con striscioni, luci decorazioni varie,  da una parte era irritato da come quel giorno era stato monopolizzato per essere usato come marchio per guadagnarci sopra.

 

Le vetrine dei vari negozi che aveva incontrato lungo lo stesso cammino, riportavano gadget dove spiccava il simbolo dell’onorevole casata degli El, come se fosse un marchio di una qualsiasi marca pubblicizzata, ridicolizzandolo ma c’era dopotutto da aspettarselo forse, non era stato già così nella loro epoca? Ma in quel giorno suonava come un insulto alla sua memoria, probabilmente si stava rigirando nella luce di Rao, per la vergogna subita.

 

La sua prima meta sarebbe stato il museo innalzato in suo onore, in realtà non sapeva esattamente cosa aspettarsi dallo stesso, prendendo un profondo respiro alzò lo sguardo verso le porte di fronte a lui, erano ancora chiuse sigillate, già una grande folla si era radunata davanti alla stessa aspettando che venisse aperto, fremendo in attesa, aveva paura di rimaner deluso da quello, non sapeva esattamente se era stata la migliore idea, ma non era pronto a affrontare ancora la sua ultima tappa di quella giornata. 

 

Dopo una decina di minuti le stesse si erano lentamente spalancate, rivelando una legale entrata, una fontana al centro del piazzale nella parte anteriore per gli alberi che adornano entrambi i lati della passerella, dalle colonne che hanno sostenuto il tetto che si innalzava diversi metri sopra di loro, tutto fatto in vetro rivelando il cielo terso sopra di loro. Si rese conto di un dettaglio, da quella posizione probabilmente di sera, si sarebbe potuto scorgere nel cielo la presenza di Rao. Che fosse stato un caso? O una scelta attuata appropriata non poteva esserne certo, aveva lasciato andare avanti la folla, voleva rimanere da solo anche se poteva essere difficile tutto questo, in pieno giorno. 

 

Poco più avanti davanti a lui di ergevano entrambe le statue di Supergil e di Superman, nei loro costumi, che reggevano il globo che rappresentava la terra, ricordandogli quella rappresentazione simile nella fortezza della solitudine ma il pianeta di riferimento era stato allora Krypton. Sapeva che la Fortezza della Solitudine era andata distrutta, da secoli chi fosse stato o perché lo avesse fatto, non gli era stato rivelato, ma poteva forse apprezzare la scelta. 

 

Si era mosso verso la sezione Supergirl. Dove non poteva solo ricordare questo eroe incredibilmente forte e bello e l'icona femminista Supergirl, ma anche la persona che era stata sotto quel mantello: Kara Zor-el, la kryptoniana coraggiosa che l’aveva fatto  completamente, irrevocabilmente innamorare di lei, che ancora amava, che non riusciva a dimenticare, alla quale sperava di tornare il prima possibile, eppure erano già passati 2 lunghi anni, senza di lei ma non aveva perso la speranza. Avrebbero trovato un modo, glielo avevano promesso.

 

“Benvenuto nel museo  Supergirl.” Era sobbalzato di colpo percependo quella voce che risultava così familiare alle sue orecchie, mentre l’immagine l’ologramma di Kara, era  spuntato a pochi passi da lui, sentì il suo respiro mancare alla vista di lei. Era nella sua tuta Supergirl,  nella sua normale posa da super, le spalle dritte le sue mani chiuse in pugni, poggiati sulla sua vita, e il suo mantello che sembrava mosso da un vento invisibile, si muoveva dietro le sue spalle. C'era un sorriso fiducioso sul suo viso come lei sollevò il mento, i capelli a cascata lungo la schiena e sulle spalle in riccioli d'oro.

 

Gli faceva male quella straordinaria somiglianza, chi ha preparato il suo ologramma  aveva fatto giustizia, alla figura della supereroina riportandola nel modo migliore, la mano si era allungata involontariamente senza che nemmeno se ne accorgesse verso quella figura cercando di sfiorare il viso, attraversandolo. Per quanto fosse fatto bene, non era lei per quanto sorrideva allo stesso modo, gli occhi calde e brillanti... comete. Questo era ciò che i suoi occhi gli ricordavano sempre. 

 

“Qui troverete articoli, notizie filmati e interviste di Supergirl” ha continuato ologramma Kara, prendendo Mon-El dai suoi pensieri, “Rievocazioni, di alcune delle sue più celebri battaglie. In aggiunta a ciò, si sarà in grado di vedere i diversi abiti che ha indossato nel corso degli anni.” 

 

-Sembra eccitante- ha detto calorosamente donandogli un sorriso caldo, sapeva che l'ologramma non poteva rispondere. Era stato strano veder comparire un viso sullo stesso, probabilmente era stato programmato l’ologramma per rassicurare, coloro che visitavano lo stesso museo. 

 

“Se si vuole che vi accompagni per tutta la mostra come la vostra guida, si prega di dire Sì. Se volete visitare la sezione in pace, per favore dire no.” L’ologramma di Kara stava aspettando la risposta, gli occhi stranamente poggiati su di lui, lo guardavano con una intensità tale da renderlo in soggezione. Mon-El guardato il suo volto per un altro secondo, prendendo qualche minuto prima di rispondere. 

 

-No, ti ringrazio.- 

 

Il sorriso di Kara non vacillò nemmeno per un istante a quella risposta, si aspettava realmente una reazione diversa dallo stesso “Godetevi il resto della tua visita qui al Museo Supergirl” ha detto prima di scomparire del tutto, lasciandolo di nuovo solo.

 

-Ti amo, Kara.- un sussurro a fior di labbra sfuggito dalle stesse, aveva abbassato lo sguardo per un breve lungo istante, prima di decidere di muoversi all’interno dello stesso museo, gli occhi si soffermarono sui diversi ologrammi di supergirl che seguivano i vari visitatori, spiegandogli mostrandogli la mostra, deglutì a fatica cercando di sbarazzarsi del nodo in gola, che si era creato a quella vista.

 

Scosse via ogni cattivo pensiero entrando infine in una delle sezioni, apparentemente buia inizialmente, finchè non mise un piede dentro, e tutta la stanza intorno a lui si è ravvivata, illuminandosi di colpo. Era un’enorme stanza, forse anche più grande della sala del trono suoi genitori su Daxam. Alla sua sinistra si ravvivarono gli ologrammi, mostrando Supergirl mentre combatteva numerosi alieni. Uno di quelli sembrava muoversi in sua direzione; osservò Kara volare in aria e usare la sua visione calorifica abbattendolo. 

 

Mon-El sapeva che non era vero, che era solo un ologramma, ma non poteva sentirsi orgolioso di quella vittoria della sua adorata Kara, aveva continuato il lungo percorso nella stessa sala, senza mai fermarsi più del dovuto quindi oltre la fine delle varie battaglie, non aveva riconosciuto nessuno di quei nemici purtroppo, forse non c’erano state abbastanza informazioni sulle battaglie della loro epoca. 

 

Era passato alla sezione riguardanti gli articoli che parlavano di lei, di come aveva sempre salvato la giornata. Lo faceva sentire orgoglioso di lei che era diventata un eroe, ricordata anche oltre la sua morte, per secoli e forse per millenni. Stava camminando lungo il museo, sembrava non stancarsi mai, di tutto quello, aveva perso il conto di quante volte aveva finito il tour, e l’aveva ricominciato di nuovo da capo, alla fine aveva anche ignorato l’ologramma che ogni volta lo accoglieva calorosamente. Non si sentiva mai stanco di tutto quello, pian piano la gente era scemata dallo stesso museo, era ormai rimasto probabilmente da solo, sapeva che si era fatto ormai sera.

 

Si era fermato davanti alla sezione dedicata ai suoi costumi, negli anni erano mutati drasticamente, gli occhi si era appena socchiusi mentre una mano si era poggiata sul vetro della teca che sembrava proteggerlo.

 

-Sai ragazzo, questa è stata la tuta originale, la prima che ha indossato.- Sobbalzò di colpo preso alla sprovvista da una voce calda che era giunta improvvisamente alle sue orecchie. Si era voltato verso la vecchia donna, giunta nella stessa sala, con una grazia che poco si addiceva a quel corpo così anziano, vi erano rughe sul viso, i capelli ormai ingrigiti raccolti in una crocchia elaborata, non aveva con se ne bastoni ne altro si reggeva ben retta sulle sue gambe fiera, e la sua sola sua presenza sembrava emanare forza. 

 

Come aveva fatto a non percepirla arrivare? C’era qualcosa di strano in quella donna, dubitava che fosse umana, non aveva mai percepito nulla di simile in vita sua, eppure quella sensazione gli era infinitamente familiare, ma non riusciva in nessun modo a associarla. Aveva qualcosa di familiare, ma non sapeva cosa. Poteva solo osservarla attentamente mentre si avvicinava a sua volta a lui, affiancandolo. 

 

-È  quella che indossava quando l'hai incontrata?- gli domandò, gli occhi si sgranarono di colpo, chi era quella donna? come poteva sapere quello, che nessun altro oltre alla legione sapeva, doveva calmarsi e ragionare. Poteva essere un nemico, doveva attaccarla? No qualcosa in cuor suo gli diceva che quella donna non voleva fargli del male, doveva fidarsi del suo istinto una volta tanto.

 

-Co.. cosa?- dovevi mantenere la calma, cercare di rimanere impassibile, magari avevi semplicemente capito male.


-Devi tornare indietro da Kara, Mon-el.- trasalì visibilmente sentendosi chiamare per nome, da una sconosciuta. 

 

-Chi sei?- aveva domandato non riusciva a trovare nient’altro da dire, o domandare. Lei aveva  aggrottato le sopracciglia, scuotendo la testa.

 

-Non ha importanza chi sono.-

 

-Sarebbe veramente la cosa giusta?- avevi domandato verso quella donna, aveva camminato per il museo tutto il giorno, e aveva scoperto tante cose, ormai conosceva tutto della sua vita fino alla sua morte, le imprese che aveva fatto, quanta gente aveva salvato, senza di lui. Forse… -Kara ha compiuto un sacco di cose nella sua vita, senza di me. Siamo nel 31 °secolo, e anche se sono passati tanti anni dalla sua morte, è ancora ricordato, e non solo, è ancora amato e onorato dalla gente. Ha compiuto così tanto, e io non ... io non voglio tornare indietro nel tempo e ostacolare tutto questo.- Naturalmente era orgoglioso di tutto quello che Kara aveva fatto, e naturalmente lui era così felice per lei, se fosse tornato nel loro tempo, e tutto questo non fosse successo?

 

Lui era bloccato in questo momento nel futuro, e Kara aveva fatto tutto questo senza aver bisogno di nessuno al suo fianco. Questa è stata la sua vita, la sua realizzazione come supereroe come giornalista, e non voleva ostacolarla perché l'amava e voleva stare con lei. Forse era finito nel futuro, per un motivo e per lo stesso ancora non poteva tornare nel passato, e forse mai e poi mai sarebbe potuto tornare nello stesso. Forse doveva perderlo, per diventare una Eroina migliore.

 

-Lei è destinato a grandi cose, che siate lì per lei o no.- disse la donna, voltandosi verso di lui -Se veramente pensate di non tornare, perché avete esitato a venire qui, a porgergli l’ultimo saluto?- Mon-El rise seccamente come ha chinato il capo, stringendo e i pugni, quella donna in qualche modo lo conosceva meglio di lui, sembrava conoscere perfettamente il suo cuore i suoi sentimenti. Ci sono voluti un paio di secondi per lui trovare una risposta.

 

-Non lo so… ma non voglio rischiare. Io non sono…- Ha dovuto smettere di  parlare per qualche istante, in modo da sbarazzarsi del tremore nella sua voce. -Io non sono degno di lei. Io... non credo che sarò mai degno di questo..- Mon-El poteva sentire la gola secca e il suo cuore sbattere contro le costole, come se volesse uscire fuori dal petto.
 

-Lasciate che vi dica una cosa. Supergirl non è l'unica parte della sua vita. Lei è anche Kara Danvers, Kara Zor-El, dovresti far decidere a lei, se siete degno o no di stare al suo fianco.- il Daxamite gli lanciò un'occhiataccia prima di scuotere la testa, non era del tutto convinto delle parole della vecchia donna.

 

-Lei mi ha mandato nello spazio-

 

-Per salvarti, e poi ha cercato una cura, e non ha mai smesso di cercarti- si era fermata un attimo prima di correggersi -Non hanno mai smesso di cercarti.- La donna aveva messo la mano sulla spalla di Mon-El, quel tocco gli era così familiare, abbassò il mento per guardare il suo volto più attentamente studiandolo. Quegli occhi blu, per quanto apparissero spenti dagli anni, dalla stanchezza dal dolore e dalla perdita, li avrebbe riconosciuti tra mille. Come era possibile? no doveva essere un gioco della sua mente dovuto a quei discorsi, a quella situazione assurda in cui si era trovato, si non c’era altra spiegazione.

 

-Lei non ha bisogno di nessuno per essere forte, indipendente, o fiducioso verso il mondo. Lei è la ragazza d'acciaio.- Un piccolo sorriso rammaricato dalle parole della donna, sfuggì dalle labbra di Mon-El. -Ma questo non significa che lei sia solo questo, o lei non vuole stare da sola, lei a bisogno di essere anche Kara, e voleva stare con te perché tu in lei vedevi oltre l'eroina. Poteva essere se stessa senza nessuna pretesa, poteva sbagliare senza essere giudicata.-  l'aveva vista per un'attimo esitare -Da quando ti ha mandato nello spazio, da allora non è mai più stata la stessa.- la mano della donna, era lentamente passata dalla spalla sfiorare il viso dolcemente, avevi chiuso gli occhi beandoti di quel tocco. 

 

-Kara che devo fare?- avevi chiesto infine aprendo di nuovo gli occhi, puntandoli su di lei, mentre sentivi le lacrime premere per uscire, il dolore al petto farsi sempre più insistente, le lacrime lentamente erano cominciate a scivolare dagli occhi, senza che potessi fermarle. Avevi allungato la mano destra, andando a asciugare quelle che lentamente avevano bagnato il volto della tua amata, non riuscendo a sopportare di vederla piangere di vederla soffrire.

 

-Spetta a te decidere, io non posso fare nient’altro. Il varco è di nuovo aperto, non perdete questa occasione per rivederla. Non sarebbe giusto nei tuoi confronti, e francamente, non sarebbe giusto nei suoi confronti.- Avevi afferrato il mento delicatamente e ti eri abbassato, per donargli un bacio dolce sulle labbra, sentivi di averne il bisogno. Potevi percepire lo stesso sapore, lo stesso odore, che non era cambiato nel tempo. Lentamente si era allontanata da lui, muovendo alcuni passi indietro, aveva lasciato cadere di nuovo il braccio lungo il suo fianco, non avevi fatto nulla per impedirglielo, era giusto così. 

 

-Mi dispiace.- avevi detto, sentendoti in colpa per averla lasciata, per non essere tornato indietro nel tempo, in quella terra. Una voce aveva avvertito che il museo stava per chiudere, chiedendo che gli ultimi visitatori di lasciarlo, avevi guardato verso l’uscita esitando non volevi andartene, e quando ti eri voltato di nuovo verso di lei, era semplicemente scomparsa, come quando era giunta non ti eri accorto di nulla. Eri solo, e eri l’unico rimasto nel museo, non c’era nessun altro.

 

Fu solo allora che hai deciso infine di lasciare il Museo di Supergirl, sapevi che non saresti andato al mausoleo, dove ipoteticamente riposava il corpo di Kara, per donare un’ultimo saluto, come inizialmente avevi deciso di fare, volevi solo semplicemente tornare al più presto alla sede della Legione, e tornare finalmente a casa. Dalla tua Kara, avevi fatto la tua scelta saresti finalmente tornato da lei.

 




PS: Giuro su dio, che questo capitolo è stato veramente duro da scrivere, ho pianto pensando alla conversazione fra Mon-el del passato e la Kara di terra 2, inizialmente avevo pensato che la conversazione doveva essere con una lontana parente, di Mon-el e Kara, e doveva essere un tantino diversa, e pensavo anche che Mon-el avrebbe fatto una gita alla tomba di Kara, ma poi mentre scrivevo a preso questa piega, e non me ne pento.
Spero di non avervi deluso con questo capitolo, e credo ormai mancano pochi, alla fine di questa breve Long, perchè si no questa non sarà lunga come la precedente.

Un bacio cari
Aliak

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Capitolo 5
*** Per Sempre ***



 


Era giunto il fatidico giorno Mon-El era stato bloccato in futuro per 2 lunghissimi anni, prima che finalmente riusciti a trovare via di ritorno per lui. In quel tempo, era stato trasformato in un eroe che Kara sempre creduto che potesse essere... l'uomo che aveva promesso di essere per lei, anche senza la sua presenza che lo incoraggiasse.

Lavorare con la legione aveva aiutato a dare un senso, uno scopo e ha preso la sua mente fuori Kara, impedendogli di soffermarsi sul dolore al petto, non lo aveva mai colmato per quanto la legione in qualche modo aveva scalfito il proprio cuore, sapeva che non l’avrebbe mai dimenticata. Dopo aver parlato con Kara si rese conto, che non poteva rimanere lì, per quanto ormai li considerasse come una famiglia, una casa, per quanto l’avevano aiutato a diventare quello che era ora, sapeva di non appartenere a quel luogo, a quel tempo.

 

Finalmente poteva tornare a casa, anche se un po’ gli dispiaceva, avevano fatto tanto per lui, anche se aveva ricambiato il loro favore più e più volte. Stava finalmente per tornare da Kara e lei sarebbe arrivare a vedere l'uomo che era diventato... Grazie a lei la fiducia che gli aveva dato, era cambiato tantissimo, non era più quel principe viziato, che era stato su Daxam, era una persona migliore. 

 

Mon-El si trovava nella sala riunioni nella base della Legione, circondato dai vari membri del team. Dal gruppo erano emersi, Irma Ardeen  insieme a Brainiac 5 che era stato incaricato di lavorare su l'invio di Mon-El di nuovo al suo proprio tempo, e anche replicare il siero che Alex aveva inventato nel 21° secolo, in caso fosse necessaria una seconda dose, per ogni evenienza dopotutto l’atmosfera terrestre nel trentesimo secolo era stata liberata la presenza del piombo, ma nel suo tempo sarebbe stata a pieno regime il rischio sarebbe stato alto se qualcosa fosse andata storta.

 

-Sei pronto?-  Saturn Girl gli si era avvicinato poggiando una mano sulla sua spalla, eri teso se qualcosa fosse andata storta? Non voleva in realtà pensarci, avevi annuito semplicemente non trovando la forza per parlare liberamente. Brainiac si era avvicinato tenendo in mano quello che sembrava un anello.

 

-Che cos’è?- Mon-El aveva chiesto osservandolo, forse grazie a quell’oggetto sarebbe finalmente tornato a casa.

 

-L’ho soprannominato l'anello della Legione-  Brainiac 5 ha risposto. -Ha le capacità di mandarti nel viaggio del tempo, e ti invierà a casa al tuo tempo. Tuttavia, se si dovrebbe mai aver bisogno dell’assistenza della Legione, l'anello ci porterà da voi. Almeno i detentori degli altri anello. Tenetelo al sicuro, Mon-El, e fate in modo che non finisca mai nelle mani sbagliate.-

 

-Certo- annuì. -Grazie per tutto quello che avete fatto per me. Non so come potrò mai ripagare-

 

-Hai fatto più di quanto ci saremmo aspettati, e ti saremmo grati per sempre.- Irma rispose con un sorriso. -Valor-

 

Valor... non aveva mai pensato che un giorno avrebbe avuto un nome da Supereroe, che avrebbe avuto un abito per lui. Era rosso e ricorda dei suoi vecchi abiti da daxam con l'aggiunta di un mantello blu. I colori erano come una versione invertita del costume di Kara, un pensiero che aveva ulteriormente rafforzato la sua determinazione ad essere un eroe. Sul petto all’altezza del cuore portava il simbolo della casata degli El, in suo onore l’aveva fatto aggiungere in modo da tenerla sempre vicina a lei.

 

-Grazie- aveva sussurrato prima che indossare l’anello e il portale si aprisse lentamente alle sue spalle, aveva esitato a attraversarlo, guardando attentamente la sala i suoi amici, i Supereroi gli occhi si erano soffermati verso una figura che era rimasta vicino alla porta, avevi appena sorriso alla stessa, donandogli un cenno del capo, avevi visto una lacrima solitaria solcare il volto prima che ti voltassi verso il varco, e lo attraversassi.

 




25 ° Giugno, 2017 - 8 mesi dopo Mon-El è stato costretto a lasciare la Terra
"Supergirl appena salvato un intero edificio di orfani in un attacco terroristico anonimo…" 
Kara guardato le notizie e sorrise, divertita e sollevata dal fatto che J'onn stava facendo un ottimo lavoro al posto suo, la città non era stata abbandonata a se stessa, J’onn nelle sue vesti insieme a Superman quando poteva si occupavano di proteggere la città al posto suo.

Considerando che era attualmente incinta di 8 mesi e non aveva visto i suoi piedi in settimane, non c'era modo che lei poteva andare fuori per salvare un intero edificio pieno di gente. Erano ormai passati diversi mesi da quando aveva lasciato il suo lavoro da supergirl, appendendo al chiodo il proprio costume, finché non era stato visibile aveva continuato a aiutare la città, ma poi J'onn gli aveva chiesto che lei smettere di andare fuori e che avrebbe preso il suo posto in modo da non rischiare che gli succedesse qualcosa a lei e il bambino.

 

Appena Clark aveva appreso della sua gravidanza, aveva insistito per volare in National City di tanto in tanto per dare una mano e per verificare su di lei. Era diventato improvvisamente molto protettivo con lei... ed era dolce, anche un po' fastidioso a volte. Anche Alex era diventato sempre più prepotente nella sua protettività della sua sorella minore e suo nipote, aveva più e più volte ripetuto che era invulnerabile e probabilmente anche il suo bambino, che non dovevano preoccuparsi così tanto.

 

Kara gemette mentre sentiva il bisogno di fare pipì, per quella che sembrava la milionesima. Goffamente si spostò dal divano, sollevandosi leggermente in volo, lievitando a pochi centimetri dallo stesso pavimento, si domandava come facevano le donne umane senza la capacità di volare, e la super forza, a riuscir a portar al termine una gravidanza. Si domandava tutto questo, perché ha trovato difficile tutto questo, anche con il solo vantaggio dei suoi super poteri. 

 

Un rumore l’aveva fatta sobbalzare, qualcuno era atterrato al di fuori della propria finestra, poteva riconoscere quel suono tra mille -Kal come mai sei qui?- aveva domandato lentamente voltandosi verso la stessa vetrata, aspettandosi la figura del suo cugino invece incontrando qualcun’ altro. Aveva sentito il suo respiro mancare, mentre si era avvicinata lentamente alla stessa andando infine a aprirla.

 

Poteva vedere davanti a se la figura di Mon-el, doveva essere un illusione creata dalla sua mente, forse stava ancora dormendo e quello era un sogno, un magnifico incredibile sogno. Mon-el non volava o almeno non ancora, e indossava quello che sembrava un costume simile a quello di suo cugino, tranne che per i colori invertiti, e lo stemma del casato degli El, non al centro del petto ma semplicemente sul cuore.

Sul viso aveva, uno dei suoi sorrisi luminosi che tanto gli erano mancati, l’avevi visto lentamente volare all’interno dell’appartamento, e atterrare con grazia di fronte a te. Potevi sentire lo sguardo di lui, soffermarsi su di te fermandosi sul ventre, che l’ultima volta che l’aveva vista si mostrava piatto, che invece ora mostrava il frutto del loro amore, ormai quasi pronto a mostrarsi al mondo, mancavano ormai poche settimane e avrebbe abbracciato il suo bambino, il loro bambino.

 

-Kara, sei incinta?- questa era decisamente una sorpresa inaspettata, ora che ci pensava diverse volte Brianiac 5 aveva alluso nelle sue parole, a qualcosa del genere, ma aveva sempre ignorato la questione ma ora, poteva vederlo con i suoi occhi. -Perchè non me lo hai detto?- avevi chiesto, potevi tranquillamente fare da te i calcoli, quel bambino non poteva essere di un’altro uomo, non avresti mai nemmeno messo in discussione che avesse scelto qualcun altro al posto suo, mentre era mancata, probabilmente era impossibile per un uomo umano ingravidare Kara.

 

Ricordava la prima volta che erano stati insieme, quella sera gli aveva rivelato di essere ancora vergine, non che avesse tentato di ottenere la stessa cosa, c’era stato un solo problema che allo stesso tempo l’aveva spaventata dal lasciarsi andare con Mon-el temendo di potergli fare del male, il fatto che lei era invulnerabile in tutti i punti di vista, anche quella parte di lei, e credeva che tutto quello potesse essere impossibile.

 

-Non lo sapevo, giuro che non sapevo- Kara tirò su col naso e Mon-El non ha perso un secondo di più, prima che si è avvicinato a lei, andando lentamente ad abbracciarla, tirandola strettamente a se, cercando allo stesso tempo di far attenzione, e non rischiar di ferire il loro bambino. -Ti amo... non c’è stato  un giorno senza di te che tu non mi sia mancato, avevo paura di averti perso per sempre, quando il  tuo pod è scomparso.-

 

-Rao, Kara mi dispiace di non essere arrivato prima, mi dispiace di averti lasciato sola di non esserti stata accanto per tutto questo tempo, sarei voluto tornare, ma non mi era possibile non c’era modo di riuscire di nuovo a aprire quel varco.- gli dispiaceva di averla lasciata da sola, a affrontare tutto quello si sentiva male per tutto questo.

 

-Mi sei mancato così tanto- aveva sussurrato tra le lacrime, che avevano cominciato lentamente a scendere dal viso della propria compagna bagnandolo, ti sentivi in colpa per quello, non la volevi veder piangere.

 

-Non c’è stato un momento che non ti abbia pensato, o che abbia sognato finalmente di tornare da te, abbracciarti baciarti. Sono qui con te, e prometto che non ti lascerò mai più. Ti amo Kara.- avevi pronunciato prima di afferrare delicatamente il suo mento e sollevarlo leggermente, in modo da incontrare le sue labbra, baciarla intensamente come se non ci fosse un domani, come se da quel gesto dipendesse la tua vita.

 

-E 'stato il pensiero di tornare da te, che mi ha fatto attraversare questi due lunghissimi anni.-

 

-Aspetta, 2 anni? E come hai fatto a tornare qui e come stai ancora respirando?- Kara guaì, seduta quando si rese conto che non aveva fatto la domanda ovvia precedenza, spaventata che da un momento all’altro potesse sentirsi male, gli occhi si era lentamente sgranati, ti eri allontanata leggermente da lui, guardandolo attentamente negli occhi. -Dobbiamo andare di corsa da Alex, non puoi star qui, l’aria l’atmosfera. Non voglio perderti di nuovo.- 

 

Mon-El la tirò di nuovo tra le sue braccia e le accarezzò i capelli rassicurante. -Va tutto bene Kara, sto bene non mi può succedere niente. Questo potrebbe essere un po 'difficile da credere, ma sono finito attraverso un wormhole che mi ha portato nel 31° secolo.  Dove l’atmosfera si era ormai liberata della presenza dal piombo, e tua sorella da secoli era riuscita a ottenere il siero contro l’avvelenamento da piombo-

 

-Alex ci è veramente riuscita?- aveva chiesto, ancora sembrava essere in alto mare a trovare la soluzione a tutto quello, credeva in lei ma cominciava a dubitare che potesse riuscire nell’intento prima che nascesse il loro bambino -31° secolo?-

 

-Sì, nel trentunesimo- rispose timidamente. -Quando mi sono svegliato, mi è stato detto che sono scivolato attraverso un wormhole. Sono stato trovato e salvato da una squadra di supereroi. Mentre lavoravano per trovare un modo per tornare a casa, li ho aiutati nel loro lavoro. Mi hanno anche fatto un abito. Sono diventato l’eroe che ti avevo promesso di diventare.-

 

-Sono contenta che hanno trovato un modo per riportarmi a me- sorrise dolcemente le lacrime avevano smesso di scendere dal suo viso, la guardavi attentamente negli occhi osservandola in silenzio, doveva parlargli anche se questo gli avrebbe fatto male, anche se ora sapeva del loro bambino, era stato così anche nel trentesimo secolo, o forse era stato diverso, avrebbe voluto chiederglielo.

 

-Io… io non posso dire molto circa le persone che mi hanno preso, mi hanno chiesto di non farlo, in quanto potrebbe essere pericoloso per molte persone di conoscere il futuro, ma posso dire che...  che mi hanno dato la cura senza esitazione, mi hanno dato una casa un luogo dove sentirmi sicuro, e gli sono grato per questo e molto altro- Intrecciò le dita tra quelle di Kara, che lo stava guardando negli occhi con una espressione indecifrabile sul volto -sue, guardando le loro mani per un secondo prima di continuare. 

 

-Tranquillo non serve che mi dici altro, posso capire.- aveva cercato di dargli un sorriso rassicurante -Sapevo che saresti tornato da me il più presto possibile, se si aveva questa possibilità. E' stata molto duro senza di te, ma ora sei qui, ma immagino per te ancora di più. Due anni?- avevi chiesto ricordando quello che prima aveva detto.

 

-Si. E '... E' stato duro, due anni senza di te- disse con voce roca. L'espressione sul volto di Mon-El è stata la conferma sufficiente. Ha cercato di scrollarsi di nonchalance, come se non fosse stato un grosso problema, ma non ha funzionato. Il dolore tremolante nei suoi occhi, la tensione nelle sue spalle. 

 

-Oh Rao- Due anni. Mon-El aveva trascorso due anni senza di lei prima che potesse tornare indietro, e lei ... Non poteva nemmeno immaginare cosa poteva essere stato. Anche i suoi otto mesi trascorsi senza di lui, con quel bambino che cresceva nel suo ventre è stato straziante per lei, e ci sono stati momenti che voleva rinunciare a tutto, lasciarsi andare completamente farla finita perché sentiva di non riuscir a sopportare tutto quel dolore. 

 

Lei dubitava che al posto di Mon-el sarebbe riuscita a sopravvivere. Almeno questa versione di lei non l'avrebbe fatto, lei davvero non voleva sapere  se ne fosse stata all’altezza di sopravvivere a tutto questo. Era sul punto di premere le sue labbra sulle sue di nuovo... quando sentì le sue mani sulle spalle, cercando di fermarla aveva decisamente una presa più forte di quanto ricordasse, anche se non stava limitandosi. 

 

Aggrottando le sopracciglia  cercò di guardarlo negli occhi, ma lui aveva abbassato quasi subito lo sguardo, non riusciva a capire il perché l’avesse fermata, e cominciava a aver paura di tutto quello, possibile che non l’amasse più, che avesse trovato qualcun’altra nel futuro. 

 

-È necessario sapere una cosa.- Kara poteva sentire il suo cuore perdere un battito, sentendo quelle parole, c’era qualcun’altro, lo stava perdendo di nuovo, magari era venuto fino a lì solo per dargli un ultimo saluto dirgli addio. Cercò di deglutire, ha cercato di fermare il suo cervello di saltare alle conclusioni, ma era quasi impossibile. Non poteva dire niente, come Mon-El continuò, tirando le mani in grembo, come se volesse mettere una certa distanza tra lui e Kara. 

 

-Quando ero lì, io... ho avuto modo di vedere, quello che farete in futuro quello che diventerete.- dove stava andando a finire quel discorso -Kara, hai fatto tante cose grandi che…che vorrei poter raccontare, ma non posso farlo. Che verranno narrate raccontate, negli anni, nei secoli. E tutto quello che è successo, senza di me-

 

Questa è stata probabilmente l'ultima cosa Kara aspettava che gli raccontasse, del suo viaggio, di lei di quello che aveva fatto nel futuro, di quello che sarebbe diventata. Aprì la bocca, ma niente è venuto fuori, almeno in un primo momento. Batté le palpebre più volte, respirò lentamente cercando di ricomporsi. 

 

-Mon-El, di che cosa stai parlando? Che vuoi dire con questo?- Non poté trattenersi dal chiedergli, il perchè avesse tirato fuori quell’argomento, proprio ora, sapeva benissimo o quanto meno temeva dove volesse arrivare quel discorso intrapreso da lui. Lei potrebbe aver fatto tutto quello senza di lui, ma questo non significava che non poteva fare loro con lui. Lei dubitava che sarebbe un ostacolo. In realtà, lei era sicura che non sarebbe mai stato uno.

 

-Ti meriti quel futuro, Kara, e molto altro ancora. E c'è una possibilità che... che per colpa mia tutto questo non accada, e non voglio che la terra, non abbia questa possibilità per colpa mia. Vedi quello che è successo con mia madre, se il baccello non avesse raggiunto la terra, non sarebbe successo tutto questo, e la terra non sarebbe stata in pericolo. Tu non saresti stata in pericolo.-

 

-Mon-El…- Kara sussurrò, allungando la mano destra a cercare la guancia, di Mon-el cercando infine delicatamente di sollevargli il volto e guardarlo di nuovo negli occhi. -Ti amo.- Le parole rotolato fuori dalla bocca così facilmente, così onestamente che anche lei era sorpresa. Sentì il respiro di Mon-El bloccarsi, i suoi occhi allargarsi. 

 

Non poteva fare a meno di sorridere. -Ti amo, va bene? E se devo scegliere tra un grande futuro e perderti, o avere avere te. Preferisco un futuro vicino a te, alla persona che più amo, insieme a nostro figlio, o ai nostri figli e essere felice.- un guizzo di gioia vide passare tra gli occhi di Mon-El per un breve istante, ma tutto questo era scomparso rapidamente, si era accigliato quasi subito ma non si era sottratto dal suo tocco.

 

-Kara, potrei essere uno ostacolo. Che cosa succede se per colpa mia, tutto questo non succederà? La terra a bisogno di te- 

 

-Non sarai mai uno ostacolo- Kara intervenne, cercando di donargli un sorriso rassicurante -Sono la ragazza d'acciaio, nessuno può impedirmi di ottenere quello che voglio. Quindi non devi mai dubitare, va bene? Non lo farai. Mi fai felice, Mon-El, così felice, e questo è tutto quello che posso chiedere dal mondo.- Ci sono voluti un paio di secondi per Mon-El per rispondere, ma poi annuì, la felicità tremolante nei suoi occhi.

 

-Voglio che nel mio futuro ci siate voi-

 

-Ti amo- sussurrò, accarezzandole i capelli. Un sorriso si diffuse sul volto di Kara a questo, e si sentiva le farfalle nel suo stomaco. Lei lo guardò intensamente negli occhi, prima di baciarla intensamente sulle labbra, era tornato e sarebbe stato questa volta per sempre, non l’avrebbe mai più abbandonata, era lì per rimanere, per sempre…

 


 

30 ° secolo dC - dopo che Mon-el è tornato nel suo tempo.
Si trovava lì come ogni mattina, appena le porte del museo venivano aperte, entrava silenziosamente sedendosi su uno dei tanti divanetti lontano da sguardi indiscreti. Nessuno faceva caso alla vecchia donna, che prendeva il suo posto, lasciando che il suo tempo scorresse lentamente e inesorabilmente senza fine, osservando la gente che veniva ogni giorno ad ammirare quel luogo a ascoltare la sua storia.

 

Il personale del museo gli rivolge un saluto cortese, un saluto privato, delle volte si erano avvicinati a lei chiedendogli se gli serviva aiuto o qualsiasi cosa erano a sua disposizione ormai si erano affezionati a quella vecchietta, dolce e gentile che aveva sempre un sorriso per loro. Ma aveva sempre rifiutato cortesemente, ringraziandoli della loro premura. Si siede in silenzio e lei guarda studia i visitatori, i vari ologrammi che li seguono, mentre delle volte sorseggia in silenzio il suo caffè.

 

Rimane la fino alla chiusura, e in realtà nessuno degli inservienti l’ha mai vista uscire dallo stesso museo, quando giunge l’ora di chiusura scompare nel nulla come se non fosse mai stata lì, come se la sua presenza fosse semplicemente un illusione.

 

Lei non viene mai con nessuno, non incontra mai nessuno, e sempre lì da sola e silenziosa, riservata. Non ricordano esattamente quando fu la prima volta che venne nel museo. Ci sono stati un paio di giorni, sporadici e apparentemente casuali nei quali, che un uomo più anziano ma ancora estremamente bello, quanto la stessa donna; si avvicina a lei, sedendosi sul divanetto prendendo proprio posto affianco, rimanendo in silenzio, a lungo anche lui fino alla chiusura. 

 

Hanno gli stessi occhi, spenti dalla vecchiaia dal dolore dalla perdita, lo stesso sorriso malinconico, non vi erano parole fra di loro solo sguardi cenni, come se potessero leggersi nella mente, capirsi senza emettere alcun suono, alcuni ipotizzano fossero amanti, compagni forse semplicemente amici, o conoscenti. Ma nessuno osa disturbarli, rompere quegli attimi unici fatti di silenzi.

 

In certi giorni, i sorrisi lasciano spazio alla rabbia, alle lacrime alla frustrazione al dolore, i suoi occhi diventano vacui, le loro mani si congiungono, come sempre tra di loro non vi sono parole, e infine entrambi scompaiono insieme all’ora della chiusura senza lasciare alcuna traccia.

 

Il personale ama speculare su quelle due presenze, il museo parla di una leggenda. L’ipotesi preferita è che lei in realtà è un fantasma, in attesa di qualcuno, un incontro con un amante a lungo perduto lo scopo di incontrarla di nuovo qui al museo, dove forse da giovani si erano conosciuti. E che quell’uomo in realtà sia colui che aspettava in morte finalmente si erano ricongiunti.

 

La verità è più triste.

 

Gli ultimi eredi di un pianeta ormai scomparso, gli ultimi a resistere al tempo, e alla morte, hanno perso ormai tutto la famiglia, hanno perso gli amici. È rimasta solo l’ombra, dei due Supereroi che hanno sacrificato tutto di loro, per l’umanità.

 

C’è una Perdita, visibile nella piega tra le sopracciglia.
C’è una Perdita, dipinta nelle rughe provocate dai loro sorrisi stanchi…
C’è una Perdita, nella loro postura che anche nella vecchiaia, non è cambiata alti fieri orgogliosi, davanti al mondo davanti a tutto perché loro sono la donna e l’uomo d’acciaio, e non si piegano e non si spezzano.

 

Due anime spezzate, lo stesso destino, la stessa Perdita che non sarà mai cancellata o attenuata o sostituita con qualcosa di meno doloroso.

 



PS: Si siamo giunti alla fine o almeno il prossimo capitolo sarà l'ultimo, Mon-el è tornato finalmente a casa, dalla nostra Kara, l'ultima parte del capitolo l'ho voluta dedicare a Superman, e Supergirl di Terra 2 se non si era capito chi era l'uomo nel fine capitolo, che non è Mon-el, beh ora avete capito chi è.
E' stata una bella avventura questa storia, e sono contenta di averla scritta, non me ne pento, avevo troppo bisogno di Karamel alla fine di questa maledetta stagione. Spero di non aver deluso, e ci vediamo al prossimo e ultimo capitolo.

Un bacio
Aliak

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Capitolo 6
*** Promessa ***



 

Sua sorella, Kal, J'onn, Mon-El e M'gann erano fuori salvare il pianeta da un gruppo di alieni che aveva scelto proprio oggi per invadere la città. Si sentiva inutile, non solo perché non riusciva a combattere al loro fianco, ormai il termine doveva essere passato da quasi dieci giorni, ma il loro bambino, non voleva dar cenni a uscire allo scoperto, ed era bloccata nella sua casa con Winn a fargli da compagnia ed a assicurarsi che tutto andava bene, e che non ci fosse nessuno in caso andasse improvvisamente andare in travaglio. Lei davvero, sul serio sperava che non è accaduto perché per quanto amava Winn, Kara difficilmente credeva fosse capace di far nascere un bambino alieno.  


Winn aveva con se il suo computer fidato a casa di Kara, per aiutare a mantenere i contatti e assistere gli altri, anche senza essere alla base del Deo. Poteva sentire tutte le comunicazioni in modo, avere le notizie sul momento di come procedesse quella battaglia, la cosa gli faceva ancora più male, si sentiva infastidita dal momento che lei era lì impotente, che non poteva far nulla per la città, i suoi amici la sua famiglia.


-Mon-El è stato colpito- ha detto J'onn ad alta voce. Avevi visto lentamente Winn volgersi verso di te, probabilmente aveva sperato che si fosse addormentata, che non avesse sentito quella dichiarazione, ma era lì in piedi per così dire, galleggiava eretta a poca distanza dallo stesso divano, e si stava avvicinando sempre di più a lui. Aveva visto la preoccupazione negli occhi di Winn, come se temesse che da un momento all’altro si precipitasse fuori dalle finestre, per raggiungere gli altri, ma anche semplicemente galleggiare invece di camminare negli ultimi giorni era uno sforzo, che non riusciva facilmente a sostenere.


Kara guardò per poi domandargli. -Sta bene?- Winn ripeté la domanda a J'onn che ha confermato solo dal punto in cui si trovava sembrava che Mon-El era vivo e respirava. -Sul serio?- Winn sbuffò, sperando che Jonn fosse in grado di accettarsi che realmente stesse bene, ma il combattimento era iniziato di nuovo prima che potesse proseguire il suo interrogatorio.


-Ouch-  sbottò all'improvviso, poggiando le mani saldamente sul ventre, dal quale sembrava provenire il dolore. 


-Kara, merda, stai bene? Stai andando in travaglio? Dovrei prendere un po' di acqua calda? Chiamare un dottore?-


-Winn, calmati. Sto bene, e poi sai bene che non posso andare in un qualsiasi ospedale, o chiamare un dottore- scattò esausta, cercando di prendere profondi respiri, cercando di calmare il dolore, negli ultimi giorni le contrazioni erano chiaramente aumentate sia come tempo di distanza le une tra le altre, sia il dolore, che quella mattina l’aveva fatta svegliare urlando spaventando Mon-el che era andato subito sulla difensiva credendo che era successo qualcosa, o che stesse per arrivare il proprio bambino ma era stato un falso allarme.


Ma non era stato nulla di preoccupante l’aveva rassicurata anche Alex, ma quella volta c’era decisamente qualcosa di diverso, poteva percepirlo, prima che una seconda fitta la colpisse, lasciandola atterrare a terra, sui piedi non riuscendo più a trovare la forza per rimanere in aria, poteva percepire le acque rompersi.


-Oh no, oh no, no, no, no, no- esclamò con orrore, il loro bambino aveva scelto proprio il momento meno adatto per arrivare.


-Cosa c’è?- aveva chiesto Winn per poi voltarsi verso di lei sgranando gli occhi, alla vista del pavimento bagnato -Oddio cosa facciamo?! Cosa facciamo? Non sono capace di far nascere un bambino- il suo migliore amico disse, nel panico cominciando a avvicinarsi nervosamente a lei chiaramente agitato e terrorizzato, non che lei non lo fosse in quel preciso istante, ma la sua mente doveva rimanere lucida.


 -Gli altri sono troppo impegnati in nella battaglia per aiutare! E Mon-El è bloccato là fuori probabilmente ferito- non la stava di certo aiutando con quelle parole, anzi gli stava mettendo ancora più ansia


-Chiama mia madre- ha detto con calma, mentre lui la aiutava a avvicinarsi lentamente al divano facendola intanto sedere sullo stesso, prima che crollasse direttamente a terra -Eliza saprà cosa fare-


-Eliza, sì, Eliza, ovviamente, perché non ci ho pensato?- Avevi semplicemente alzato gli occhi come Winn afferrò il cellulare e compose il numero della sua madre adottiva.


-Winn, Ehi, ci sei?- Disse la voce di Alex dal suo computer, sperava potesse sentirla, che il microfono dello stesso fosse abbastanza potente.


-Sta chiamando Eliza, in questo momento Alex- avevi risposto trovando la forza per parlare, fra una contrazione e un’altra -Il bambino sta arrivando ora-


-Cosa?- esclamò. -Aspetta, stiamo tornando la battaglia è finita. Gli alieni sono stati sconfitti e Mon-El sta bene!-


-Grazie a Rao. Digli di ottenere il suo culo qui in questo momento, e in fretta!- Kara ha chiesto come un'altra contrazione l’ha colpita e si lasciò sfuggire un grido sofferente.


-Kara, che cosa c'è che non va?- La voce del suo partner arrivò fino a lei, provò subito un po’ di sollievo,  per la prima volta da quando aveva saputo che era rimasto ferito.


-Il bambino sta arrivando in questo momento-


-Mon-El, aspetta!- Alex gridò e un secondo dopo la porta finestra si spalancò come Mon-El accelerato all’interno del loro appartamento. Winn si lasciò sfuggire un gridolino di sorpreso.


-Grazie al cielo sei qui!- Ansimò come si inginocchiò accanto a lei, con il panico visibile sul suo volto.


-Abbiamo bisogno di portarla in camera da letto in questo momento- Alex ha comandato, l'unico abbastanza lucidità per capire che Kara dovrebbe essere almeno sdraiati al momento. -Mamma mi ha mandato un testo. Sarà qui, non appena lei può, ma per ora dobbiamo portarla in un posto morbido, e è troppo pericoloso in questo momento portarla al Deo- aveva detto sua sorella attraverso le comunicazioni


Con estrema facilità  Mon-El accuratamente la sollevò di peso dal divano, come se non pesasse nulla, e la portò fino alla loro camera da letto. Alex  era entrata di corsa nell’appartamento, raggiungendo la coppia mentre lui la depositava sul letto, e lasciargli spazio aveva visto una smorfia di dolore solcare il viso.


-Apetta un minuto! È stato ferito! Che cosa è successo?- Kara esclamò, tornando se stessa abbastanza a lungo, fra una contrazione e un’altra dal ricordarsi che lui era ferito, e che probabilmente quello sforzo seppur non eccessivo con la loro Super forza, non era stata la migliore scelta in quel preciso momento.


Mon-El sbatté le palpebre per la sorpreso, e aggrottò la fronte mentre muoveva i cuscini dietro di lei, così che lei si trovava in una posizione seduto, abbastanza comoda -Sto bene, Kara. Sei tu quello che è attualmente nel dolore, e a bisogno di aiuto- cercò di dirgli rassicurandola


-Cosa gli è successo?- Kara si rivolse alla sorella, sapendo che non gli avrebbe detto nulla.


-È stato tagliato con un coltello di piombo, ma sembra che non c’è stata reazione, e la ferita si sta rimarginando velocemente-


-Sei stato tagliato con il piombo? Dovresti andare al Deo, e metterti sotto le lampade-


-È quello che gli ho detto- la sorella sbuffò, guardando il Daxamite con frustrazione.


Lui la fissò indietro con uno sguardo irritato. -Sto bene, vorrei ricordarvi dell’antidoto contro l’avvelenamento da piombo? Ci mette un po’ di più a guarire rispetto alle normali ferite, ma non è niente. Preferisco essere qui con Kara per vedere il nostro bambino nascere-


Alex aprì la bocca per discutere con lui quando suonò il campanello -Andate a aprire la porta, Mon-el potrebbe essere Eliza- Ordinò Alex infine ha ottenuto un panno freddo e delicatamente asciugò sulla fronte della sua sorellina, cercando di dargli in qualche modo un sollievo.


-Oh tesoro, come ti senti?- domandò Eliza entrando nella camera.


-Fa male ad essere onesti-


-Beh, immagino kryptoniani e i Daxamiti, non differiscono troppo da donne umane in tal proposito- non sapeva esattamente come ribattere, considerando erano passati tantissimi anni dall’ultimo parto naturale su Krypton, e Daxam apparse quello di Kal-el a cui non aveva partecipato e non aveva ricordi. 


-Hey, mi dispiace che ti ho spaventato, ma dovevo essere qui e mi sento bene, onestamente- un sorriso tremante avevi donato a Mon-el, che si era di nuovo avvicinato a te, sedendosi accanto a letto, andando a afferrare la tua mano sinistra, in modo tale che potessi stringerla saldamente tra le dita, non temendo di far male a nessuno lui era forte poteva resistere alla presa d’acciaio della sua donna.


Eliza si inginocchiò ai piedi del letto, anche se lei è stato uno scienziato, non appena Kara aveva scoperto che era incinta, visto che non poteva andare in un ospedale vero e proprio, aveva studiato ostetrica, così che potesse aiutarla a far nascere il suo nipotino, e in caso di emergenza saper esattamente cosa fare, anche se dubitava potessero esserci problemi di qualsiasi tipo, vista la forza del capo Kryptoniano, e quello Daxamite, e probabilmente quello del loro bambino.


Sette ore dopo che le l'acque si erano rotte, un lamento forte riempì la stanza come Eliza ha catturato la nipotina tra le sue braccia, accogliendola  calorosamente in quel nuovo mondo, del tutto nuovo per quella piccola creatura apparentemente così fragile e umano. Non si differenziava alla fine così tanto da un neonato umano, si allontanò dalla stanza seguita da Alex raggiungendo il bagno, andando a ripulire dolcemente la bambina, e infine avvolgendola in una calda copertina rosa, per poi metterla tra le braccia della sua mamma.



-Sono una zia!- Strillò Alex.


-Guardatela, sembra proprio come Kara- aveva sussurrato Mon poggiando un dolce bacio sulla fronte della moglie. Non aveva mai pensato che tutto quello potesse essere possibile... non ha mai pensato che avrebbe trovato qualcuno che avrebbe amato realmente, si forse un giorno sarebbe stato costretto dal suo popolo dai suoi genitori, a mettere su famiglia, per il bene di Dama, ma questo era diverso, era lì con l’unica persona che realmente voleva come moglie e madre dei suoi figli.


Alex sorrise tra le lacrime alla scena di quella coppia felice, di sua sorella finalmente felice, che era uscita da quel duro calvario che aveva passato in tutti quei mesi senza Mon-el al suo fianco, finalmente la vedeva felice, felice veramente di nuovo.


-Avete già scelto il nome?- gli avevano chiesto entrambe, l’avevano tenuto segreto fino a allora, avevano aspettato fino alla nascita della stessa bambina prima di rivelarlo


-Il suo nome è Izzy Danvers, o meglio dire I’zar Kara-el del Gand- aveva detto delicatamente, guardando negli occhi il suo compagno, che gli sorrideva dolcemente di rimando, mentre lo sguardo sembrava permanere sulla loro bambina fra le sue braccia.


-Oh, che bel nome, direi di lasciarvi un po’ da soli, se serve qualcosa, siamo qui- aveva detto Eliza, spingendo Alex a uscire dalla stanza lasciandoli un po' di tempo da soli con la loro figlia. Osservavi Mon-El tenere vostra figlia dolcemente tra le braccia, mentre lei riposava e pensò che fosse divertente come la loro gente si erano sempre odiati, non avrebbe mai creduto che tutto quello sarebbe stato possibile, non avrebbe mai creduto in vita sua che la sua vita potesse prendere quella svolta, ma era felice, e sperava che i suoi genitori fossero altrettanto felici di quella scelta che aveva fatto.

 


 

“La città si domanda, dove sia finita Supergirl. È passato ormai un anno, e non sembrano esserci segni del suo ritorno, Superman e Valor non sembrano voler dar risposte concrete sulla scomparsa o sul suo ritorno, dell’eroina femminista. La città invoca il suo nome. Se sei lì fuori e ci stai ascoltando, torna abbiamo bisogno di te.”

 

Per quanto la città avesse il suo supereroe ancora spesso invocava la presenza della Super, forse fin troppo abituati alla stessa. J’onn aveva smesso da tempo, di uscire nelle vesti di Supergirl, lasciando la città nello sconforto, inizialmente aveva risposto insieme a Kal-el, che era andata in missione in una terra parallela che aveva bisogno dell’aiuto di un Supereroe in quanto la stessa ne era priva. Ma la gente continuava a insistere e alla fine non avevano più risposto alle domande esausti.

 

Lo sguardo si era poggiato sulla figura della tua compagna che ancora sembrava dormire placidamente nel letto, in realtà era più di un anno quasi due che Supergirl aveva attaccato al chiodo il suo costume, lasciando il suo ruolo per intraprendere un’altro più impegnativo. Quello di essere madre, ormai Izzy aveva un anno anzi lo avrebbe compiuto proprio la prossima settimana, e Supergirl era diventata una mamma e una compagna a tempo pieno. 

 

Non gli dispiaceva chiaramente tutto questo, finalmente avevano più tempo da passare insieme, non doveva preoccuparsi che gli succedesse qualcosa, che rischiasse la vita in una qualche impresa, si sentiva sollevato da tutto quello, ma sapeva decisamente che tutto quello non sarebbe durato in eterno che prima o poi, avrebbe scelto di nuovo di tornare la fuori, a aiutare la gente, come faceva un tempo. 

 

Izzy appariva apparentemente come una bambina umana, se non fosse per la super forza, che aveva già dimostrato dai primi giorni di vita, e probabilmente l’invulnerabilità ma non avevano mai osato, provare realmente i suoi poteri, era troppo piccola per capire esattamente quali altri avrebbe pian piano mostrato nel tempo. 

 

In ogni caso appariva come una bambina gioiosa, non era incline a piangere, molte volte in realtà riuscivano a prevedere con i sensi sviluppati, quando aveva bisogno di qualcosa, tipo essere cambiata o di mangiare, era perfetta una piccola Kara in miniatura se non fosse per il colore degli occhi, il taglio degli stessi e la forma del viso che rassomigliavano più ai tratti Daxamiti, meno altolocati di quelli Kryptoniani, ma più morbidi e dolci.

 

Era scivolato di nuovo nel letto affiancandosi a sua moglie, avvolgendo dolcemente le braccia intorno a lei, stringendola delicatamente a se, l’aveva sentita rannicchiarsi dolcemente contro il suo petto, senza ancora aprire gli occhi, potevi percepire il suo caldo respiro contro il collo, i capelli solleticare appena il mento, le labbra si erano poggiate delicatamente sulla fronte della sua amata, poggiando un delicato bacio anche se quello decisamente non sarebbe bastato.

 

Probabilmente Izzy presto si sarebbe svegliata, e per pranzo sarebbero dovuti andare da Alex e Maggie, glielo avevano promesso. Un mormorio era uscito flebile  dalle sue labbra, mentre lentamente aveva aperto gli occhi. -Hey, buon giorno miele-

 

-Buon giorno- aveva mormorato a fior di labbra, donandogli un caldo sorriso, prima di ricercare le sue labbra e baciarlo intensamente sulle stesse, per lunghissimi secondi.

 

-Dormito bene?- gli avevi chiesto lentamente separandoti da lei, l’avevi vista scostarsi leggermente, sembrava attenta a qualcosa, avevi semplicemente permesso all’udito di cogliere i rumori della casa, potevi percepire la vostra bambina svegliarsi, l’avevi vista uscire infine dal letto, per poi uscire dalla stanza e poco dopo tornare con in braccio la loro bambina ormai sveglia, portandola sul letto con loro poggiandola in mezzo ai loro corpi.

 

-Direi che dovremmo fare colazione, ma prima…- aveva cominciato a giocare con la propria bambina, andando a solleticarla e fare faccia strane, adorava sentirla ridere genuinamente come solo i bambini sanno fare, aveva passato una buona mezz’ora a giocare con Izzy prima che decidessero di andare in cucina. 

 

Kara l’aveva presa tra le braccia, mentre te ti occupavi chiaramente della colazione, dopo aver mangiato Mon-el si era infilato sotto la doccia, quando era  uscito era stato il loro turno, alla fine si erano preparati per andare dalla sorella, avevi afferrato la borsa dei pannolini, e i ricambi di Izzy prima di afferrare il passeggino, e depositarla all’interno, dopotutto avrebbero dato nell’occhio a volare per la città con un bambino in braccio.

 

Aveva visto il sorriso di Kara allargarsi, sembrava felice all’idea di vedere sua sorella, era passato diverso tempo dall’ultima volta che era uscita di casa, fra lavoro e occuparsi della loro bambina, non che non ci fossero state le serate film, o gioco ma era da un po’ che non andavano a casa di lei, tra i preparativi per l’arrivo del bambino, e poi tutto il tempo da dedicargli. 

 

Se già un neonato umano, non era facile da controllare, un bambino super con capacità straordinarie, che ancora non sapeva tenere sotto controllo, poteva essere un problema che non potevano sottovalutare. Ma lei l’aveva sempre rassicurata, su quell’aspetto, che non c’era nessun problema, come aveva fatto anche J’onn non avevano insistito che tornasse ai suoi compiti di Supergirl, anche se cominciava a sentire la nostalgia gli mancava salvare la città, ma sapeva che era al sicuro con Mon-el a proteggerla.

 

Erano giunti facilmente fino al palazzo che accoglieva la casa delle due, avevano atteso l’ascensore che arrivasse. -Sarebbe stato più veloce, se avessimo usato i nostri poteri per raggiungere il piano, e probabilmente molto più sicuro- aveva borbottato Mon-el poco convinto di usare quella scatola d’acciaio, per raggiungerlo, certo potevano usare le scale, ma avevano optato per lo stesso.

 

-Lo so, ma l’ultima volta che ho volato è stato molto prima che Izzy nascesse, oltretutto non credi che in pieno giorno daremmo nell’occhio.- c’era troppa gente per le strade, e erano passati ormai mesi da quando aveva indossato l’ultima volta il suo costume da Supergirl per salvare il mondo -Non credo che Supergirl, tornerà presto, e poi credevo che ti piacesse che fossi umana, che non rischio la vita ogni giorno.-

 

-Questo è vero, ma lo sai che è sempre una tua scelta, non ti fermerò mai se decidessi di tornare a fare l’eroina, ma sarò sempre al tuo fianco assicurandomi, che non ti succeda nulla, che non succeda nulla alla nostra bambina- avevi detto voltandoti verso di lei guardandola negli occhi, mentre le porte dell’ascensore si spalancavano dietro di loro.

 

-Si lo so- aveva detto prima di depositare un bacio sulle sue labbra, erano entrati nell’ascensore e avevano premuto il tasto dodici aspettando di raggiungere semplicemente il piano, erano giunti davanti alla porta dell’appartamento e avevano suonato alla stessa, aspettando una risposta dall’interno che era giunta poco dopo, la porta era stata aperta e erano stati accolti subito dalla presenza di alex calorosamente.

 

Erano stati scortati verso il grande soggiorno c’era un buon odorino nell’aria, Maggie, stava finendo di cucinare poteva percepire il rumore delle padelle, aveva chiesto Mon-el se poteva aiutarla, ma era tutto ormai pronto si erano diretti verso la sala da pranzo, dove il tavolo era già stato apparecchiato, si erano seduti ognuno al loro posto, cominciando a mangiare. Quando un urlo aveva sovrastato le loro chiacchiere, si erano alzati di colpo tutti e quattro impedì, Mon-el si era alzato di scatto volgendosi verso la finestra.

 

Qualcosa stava volando giù in piena picchiata, da qualche piano più in alto, dal pianto sembrava un bambino, stava per lanciarsi al di fuori della stessa finestra, senza esitare anche se era ancora nei suoi abiti comuni, quando vide con la coda dell’occhio un lampo Rosso e Blu, muoversi più veloce di lui raggiungendo il bambino salvandolo da una fine certa.

 

Non era Superman, lo sguardo si era spostato leggermente verso la sala da pranzo cercando la figura della sua compagna che fino a poco prima sedeva accanto a lui, per non trovarla. Era stata più veloce di lui, e non si era accorto di nulla, era stata lei a salvare quel bambino, tirò un sospiro di sollievo mentre vedeva sua moglie muoversi di nuovo verso l’alto raggiungendo il piano dal quale il bambino era caduto, per donarlo di nuovo alla sua famiglia assicurandosi che tutto andava bene prima di lasciarli di nuovo.

Era scesa raggiungendo di nuovo l’appartamento, aveva usato la super velocità per cambiarsi di nuovo nelle vesti comuni, raccogliendo i capelli in una alta coda di cavallo, mentre entrava di nuovo nella sala da pranzo, con un sorriso smagliante. Era felice, e questo lo sapeva, poteva vedere quella luce nei suoi occhi che da lungo tempo non aveva più visto, sapeva che quel giorno sarebbe arrivato sperava il più tardi che mai e sapeva che tutto quello era egoistico dopotutto, non poteva tenere per sempre tutto per se Kara l’umanità aveva bisogno di lei, si domandava se il futuro fosse cambiato, aveva il terrore di usare l’anello per andare di nuovo nel trentesimo secolo, e assicurarsi che tutto andava per bene.

 

-Grande Supergirl, sapevo che prima o poi saresti tornata- aveva ammesso Maggie felice, guardandola negli occhi.

 

-Sì, mi mancava dopotutto. Mi sento così bene. Wow- aveva ammesso avvicinandosi di nuovo a lui, avevi poggiato una mano sul suo fianco, per poi cingerla premendola delicatamente contro di te, non aveva fatto nulla per fermarlo anzi, si era accoccolata in quell’abbraccio, accogliendolo a sua volta fra lo stesso, poggiando la testa sul suo petto.

 

-Come hai fatto, un momento eri affianco a me, e un momento dopo eri la a salvarlo- era stata più veloce di quanto ricordasse, che era sempre stata, era rimasto sorpreso.

 

-Non lo so, era come se andasse tutto a rilento, ho pensato che poteva essere nostra figlia, al suo posto, e il mio istinto a preso il sopravvento senza che nemmeno me ne accorgessi- avevi ammesso semplicemente

 

-Allora tornerai a essere Supergirl?- gli aveva chiesto sua sorella, ti aveva guardato negli occhi, ponendo una domanda silenziosa.

 

-Stavo per essere egoista, dicendo che ho bisogno di voi, che ti volevo tutta per noi, per tutto il tempo possibile.- aveva ammesso tranquillamente

 

-Anche io ho bisogno di voi, mettermi di nuovo il costume, salvare la città e il mondo, non significa che non avrò per voi. Ho una figlia, ed è ancora piccola e a bisogno ancora di me, e ho anche te a cui pensare. Supergirl non è solo la mia vita, è una parte di essa ma non è fondamentale, tornerò a essere Supergirl, ma sarò sempre prima di tutto una madre, e anche una compagna la tua compagna- avevi sussurrato a fio di labbra, prima di allungarti leggermente e baciarlo intensamente sulle labbra.

 

-Per sempre?- aveva chiesto staccandosi leggermente dalle sue labbra

 

-Per sempre-
 


 

34° secolo dC 
Nonostante tutto quello che credeva il Daxamite, del fatto di essere un ostacolo per il futuro di Kara, non era mai stato così. Mon-El non aveva in nessun modo impedito con la sua presenza, il futuro sorprendente per Kara. La sua statua era ancora lì, il museo eretto in suo nome era ancora lì, l’umanità ancora venerava e reclamava quel giorno, l’umanità non avrebbe mai dimenticato i suoi eroi.

 

Supergirl aveva raggiunto il suo pieno potenziale, come era stato in terra 2, anche se aveva avuto Mon-El nella sua vita.

 

C'era solo un cambiamento nel suo futuro: invece delle due statue dei Super, ora all’entrata del museo se ne presentavano tre: Supergirl, Superman, e... Valor. Non poteva trattenersi dal ridere a causa delll'ironia di tutto quello. Aveva sempre temuto negli anni, che Kara non poetesse diventare quella che era stata in Terra 2, ma non aveva mai pensato  all'alternativa: che sarebbe stato ricordato a sua volta, insieme alla sua compagna, come un supereroe nei secoli, anche dopo la sua morte. 

 

Era diventato l'eroe che ha sempre voluto essere da quando l’aveva conosciuta, Kara non sarebbe mai stata da sola, gli sarebbe stato accanto fino alla fine dei loro giorni, ormai vecchi contandosi le rughe, e i capelli bianchi a vicenda, godendosi i loro nipoti pronipoti, quando ormai avevano lasciato da tempo i loro doveri da super, lasciando spazio ai nuovi eroi.

 

Era orgoglioso di ciò che era diventato. Che lui e Kara erano diventati insieme. Alla fine, questo era tutto quello che poteva chiedere, era felice di aver cambiato il loro futuro.




PS: scusate per l'assenza ma odio il caldo, sto morendo fra lavoro e altri impegni non ho avuto il tempo, e la forza fisica per scrivere questo capitolo finale di questa storia, ma alla fine non amo lasciare le storie in sospeso come anche i nostri cari adorati lettori, anche se siete pochi non posso in nessun modo lamentarmi. Spero vi sia piaciuto, ebbene anche il fututro è cambiato, logicamente in modo positivo direi oltretutto no? Sono felici insieme, per sempre.

Direi che questa storia è finita, un grazie a tutti, e un bacio.
Alla prossima spero

Aliak

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