Concorso di Scrittura su Fairy Tail - [Lawmie]

di Musubi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mirajane&Laxus ***
Capitolo 2: *** Sting&Yukino ***
Capitolo 3: *** Loki&Aries ***
Capitolo 4: *** Erza&Gerard ***
Capitolo 5: *** Mavis&Zeref ***



Capitolo 1
*** Mirajane&Laxus ***


Coppia: Mirajane & Laxus

Genere: Paranormale

Trama: Laxus non ha altra scelta se non quella di proseguire lungo la sua strada, testa alta e munito di pelliccia perché come essere umano potrebbe morire di ipotermia. Mirajane, dall'altro lato, non ha questo problema... lei non soffre il freddo, contorce la realtà, è forte, autoritaria e sulla bocca di tutti, in particolar modo di chi ha più paura di lei.


Di notte la Prospettiva Nevskij era da ammirare, perché era durante quelle notti buie che le luci artificiali la illuminavano interamente.
Era infatti durante quelle notti buie che invece, lateralmente alla Prospettiva Nevskij, nei piccoli vicoli che non lasciavano via di scampo a meno che non si possedesse l'agilità di un gatto, si radunavano Loro.
La strada illuminata che percorreva il centro storico della fredda e meravigliosa San Pietroburgo, una strada che veniva osservata dall'alto innumerevoli volte... ma nessuno pensava di addentrarsi in quei vicoli neri, densi di malvagità e sadismo.
Pieni di denti e sangue, risate e cenere, polvere e morte.
Che poi era curioso da pensare: esseri immortali, gli unici che non subivano sul loro corpo lo scorrere del tempo... toglievano la vita altrui per cibarsene.
Che sapore aveva la vita?
Se lo chiedeva spesso, Laxus, appostato sulla terrazza di casa sua, che si affacciava proprio sulla famosa Prospettiva Nevskij, gli occhi chiari fissi sul portone della casa di fronte.
Laxus non aveva altra scelta se non rimanere lì, con la pelliccia che gli dava conforto dal freddo e un paio di cuffie abbandonate attorno al collo, il tempo per la musica era finito. Si chiedeva spesso come facessero a vivere come se niente fosse, come facessero a continuare quell'assurdo stile di vita iniziato dai loro avi quando ancora c'era una possibilità di guarigione. Se lo chiedeva, Laxus, ogni giorno e non trovava una risposta.
< Non hai freddo? > in quel momento però Laxus non poté che assottigliare gli occhi, stringere i denti e far sbiancare le nocche chiedendosi per la miliardesima volta, come se non avesse già tantissimi altri pensieri, perché proprio lei.
C'erano tante altre ragazze, tante donne normali. Tante occasioni per soddisfare i propri istinti, tanti luoghi, c'erano sempre stati e allora perché?
Si lasciò andare in un sospiro frustrato, certo di essere osservato da un paio di occhi brillanti di vita, qualcosa di veramente disumano < Pensa agli affari tuoi > ringhiò a bassa voce, anche questa volta certo di una cosa: l'aveva sentito forte e chiaro.
Nella sua testa risuonò una risata mal trattenuta, poi silenzio.
A cosa pensava?
< Cosa hai fatto durante queste ultime due notti? Non ti si è visto molto in giro > riprese a parlare lei, intanto che cercava di frugargli nella mente ma era tutto inutile.
Erano valsi a qualcosa tutti quegli allenamenti per schermare la mente, per evitare che Loro carpissero informazioni e strategie. Laxus in questo era davvero molto bravo.
< Rettifico: pensa agli affari tuoi, dannata >
L'ennesima risatina sommessa ma questa volta si bloccò di colpo, Laxus scattò con gli occhi a guardarsi attorno, non c'era nessuno.
Non c'era niente.
Eppure...
< Dreyer > ...un ringhio animale e una sagoma sulla strada lo fece sobbalzare. Perché sapeva perfettamente chi fosse, sapeva cosa voleva e sapeva che era ancora presto per ucciderlo.
O forse non voleva perché lei lo avrebbe odiato per sempre?
< Mezz'ora, Dragneel, mezz'ora è c'è la Tregua dei Dodici Mesi. Non puoi andare a leccarti le ferite dell'altro giorno? >
Quello che sembrava un ragazzo (idiota, pensò il biondo cacciatore), un ragazzo dai tratti troppo spigolosi e animaleschi per poter sembrare una persona normale, digrignò i denti. Forse cercando di trattenersi dal saltare sulla terrazza di quel palazzo e fare piazza pulita di quell'Hunter < Mi hai sconfitto solo perché avevo fame! > Laxus sentì lo stomaco girare come una specie di girandola macchiata da sangue < Questa volta invece vincerò io >
Il Dragone scattò in avanti e tentò di affondare i denti acuminati nella sua pelle eppure non vi riuscì, perché Laxus riuscì a schivarlo un millisecondo prima che lo facesse male, ruotando e mollandogli una gomitata sulla guancia: il risultato fu uno scocciato Natsu che cadeva sul tetto del palazzo di fronte, atterrando di testa senza restare ferito in alcun modo.
Lui avrebbe voluto fermarsi, in quel momento non aveva voglia di prestargli attenzione.
< Natsu, fermati > quando i due sentirono quella voce così vellutata e suadente si immobilizzarono, i piedi ben piantati a terra < Ha ragione, tra poco c'è la Tregua. Non vuoi infrangere la legge, vero? >
Lei era Mirajane, il cui nome veniva pronunciato o da labbra tremanti di paura o di desiderio. Perché il demone più forte del clan che si riuniva in quella zona era sicuramente lei, una ragazza dal passato intriso di sangue e violenza, dove tutti la demigravano e la facevano sentire una spazzatura.
Un mostro.
Anche se, in fin dei conti, perché prendersela?, era così e basta.
Mirajane l'aveva capito e si era messa il cuore in pace, un cuore però che sussultava ancora per qualcuno. Indipendentemente dai suoi doveri, dalle regole, dalla normalità...
< Ma Mira! Voglio battermi per prendermi la rivincita! E poi- >
Mirajane non fece relativamente niente, si limitò a lasciargli uno sguardo significativo e Natsu si ritrovò a tremare, percosso da violenti brividi freddi.
Un idiota come lui poteva avere paura? .
< Torna a casa e metti un unguento su quelle bruciature > fece l'albina rimanendo sulla strada, dando le spalle al compagno e con gli occhi celestiali fissi sulla figura del cacciatore < Vero che è il tuo elemento naturale ma quelle causate dall'argento non sono da sottovalutare >
Seppur con riluttanza Natsu scomparve dalla circolazione in un istante, non prima di aver guardato Laxus con un'espressione che tutto era tranne che gentile.
Il biondo sbuffò mettendo una mano tra i suoi capelli, visibilmente scocciato.
< Non mi hai risposto > disse lei, sicura che non ci fosse nessuno lì intorno.
Laxus strinse i pugni violentemente, quasi fino a farli sanguinare e la guardò negli occhi, negando la più assoluta possibilità di sprofondare in quei laghi celesti < E tu non hai perso il vizio di infilarti nella mia testa senza permesso > affermò.
Mirajane sorrise, un sorriso che normalmente non mostrava a nessuno. Un sorriso che da dove veniva lei era quasi proibito.
Dolcezza.
Gentilezza.
Amore.
Niente di tutto ciò.
Perché si sa, i demoni conoscono bene il proprio corpo, ancora meglio degli esseri umani, per questo capiscono molte cose molto tempo prima di loro.
Come ad esempio distinguere la rabbia cieca dalla semplice e ossessionata attrazione fisica.
Neh, Laxus?, pensò tra sé la "giovane" demonessa.
Era sempre stato scorbutico e serio, il suo cacciatore preferito, ma anche troppo orgoglioso per ammettere di provare sentimenti.
< Ti ricordi di quando sei rimasto ferito? > gli chiese, mentre il vento freddo sfiorava la pelle candida delle braccia e delle spalle scoperte. Come al solito indossava un lungo vestito nero (che ne faceva risaltare la pelle e i capelli bianchi come la neve) che però si allacciava dietro il collo e, Laxus non poteva vederla da quella prospettiva, le lasciava scoperta anche parte della schiena < Ti ho accudito e aspettato che tuo nonno venisse a prenderti... a proposito, come sta? L'ultima volta che l'ho visto si reggeva in piedi a stento >
< Dopotutto è un essere umano. E' naturale che invecchi, no? >
Mirajane gli sorrise ancora < Mi dispiace... >
Il biondo sentì il sangue ribollire nelle vene, i muscoli tesi.
Perché doveva essere un demone? Perché dovevano esistere mostri del genere? Perché?!
 < ...ma i miei sentimenti non sono cambiati, Laxus >
Batoste come quelle capitavano ogni giorno, un cacciatore era preparato a ogni evenienza. Doveva attaccare ancor prima che lo facessero Loro, doveva difendersi dai loro artigli, dai loro colpi, dai loro denti per evitare di morire... ma Laxus si chiedeva cosa si dovesse fare, cosa si dovesse dire, cosa si dovesse pensare nel caso in cui un demone affermasse di amarlo.
Perché era così che andò quella notte di non troppo tempo prima, quando Mirajane aveva corso il rischio di entrare nel covo nemico per accertarsi che le ferite causategli da suo fratello non fossero troppo gravi. Quella notte Laxus aveva avuto paura sul serio.
Non una paura normale, ma una paura strana. Il cuore batteva, il sangue fluiva veloce, il respiro era pesante, lo stomaco sottosopra ed era sicuro non fosse a causa delle ferite.
Non seppe dove avesse preso la forza e il coraggio di aprire la bocca, di parlare, di dire quelle parole proprio a lei perché era Mirajane, la paura, la morte, il sangue, il demonio... lei era tutto questo ma anche molto di più.
< Neanche i miei >
... sì, era decisamente molto di più che una semplice Regina dei demoni.

 


[1136 parole]

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Capitolo 2
*** Sting&Yukino ***


Coppia: Sting & Yukino

Genere: Drammatico

Trama: È giunta ormai la fine, gli errori del passato tormentano la mente di chi sta lottando contro lo sgretolarsi del proprio cuore assieme all'amore che prova per Quella Persona.



C'era stata una volta in cui avrebbe davvero voluto dirglielo... e avrebbe potuto, ma non ci era riuscito. Dopotutto era in parte anche colpa sua.
Si odiava da morire, e nonostante fossero passati tanti anni, Sting ancora non si perdonava quello che non aveva fatto.
In quel momento c'erano tantissime cose da dire, ma dalla gola non fuoriusciva alcun suono.
Guardò quegli occhi chiudersi ogni secondo di più.
Sting le stringeva la mano.
Mi dispiace...
Calde lacrime scesero lungo le guance pallide, mischiandosi al sangue.
Avrebbe voluto dimostrarle che l'avrebbe amata sempre e scusarsi per non essere accorso in suo aiuto quella volta.
Scusami Yukino...
...Per non averti salvata prima!





[110]
Non doveva superare le 110 parole... che dire?, Per un pelo! ^.^

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Capitolo 3
*** Loki&Aries ***


Coppia: Loki & Aries

Trama: Una festa per festeggiare il passaggio all'età adulta, un vecchio amore dimenticato... Aries partecipa al ballo grazie alla ricca ereditiera Lucy Heartphilia, ed è qui che la dama conoscerà (o ritroverà) il suo tanto amato cavaliere che scomparì tre anni prima.
[Forse, è probabile, che Loki sia leggermente OC... in realtà non ne sono sicura... T.T]

In quell'epoca, fatta di regole e apparenze, Loki aveva imparato presto a fare affidamento solo sulle proprie forze. Perché in un'epoca fatta solo di belle parole, gesti meccanici e ipocrisia non ci si poteva aspettare un aiuto sincero da parte di nessuno... e da quando era salita al trono la regina Vittoria, Loki aveva capito non fare troppo affidamento sugli altri.
Perché vuoi o non vuoi o ti tradiranno o ti inviteranno a cena con il solo pretesto di far vedere al mondo quanto "buoni, belli e bravi" siano.
No, Loki non voleva diventare così.
Aveva deciso di vivere veramente, di essere menefreghista e di comportarsi così come il suo "io" gli suggeriva ed era Loki, soltanto Loki, senza finte maschere o finti sorrisi.
In quell'epoca, fatta di pregiudizi e ingiustizia, Loki aveva forse trovare quello che cercava dopo anni e anni di sacrifici e malelingue... perché chiunque frequenti in posto come il "Guilty" doveva essere un poco di buono  o comunque un gentiluomo dal carattere un po' troppo libertino, nessuna donna avrebbe voluto sposarlo se non per il ricco patrimonio che si portava dietro. Un patrimonio che, con un sorriso sulle labbra, amava sperperare in giovani dame, bevute ai tavoli di locali super lussuosi e vestiti.
Perché in quell'epoca, fatta di stupide regole e ipocrisia, il "Guilty" rappresentava il luogo della perdizione, il posto in cui era permesso tutto, anche ciò che procurava solo pettegolezzi.
Certo, anche lui era un opportunista... aveva i suoi secondi fini ma le persone attorno a lui sapevano com'era fatto e gli stavano alla larga. O si gettavano tra le sue braccia, era la soluzione che giovava sia a lui che alle altre.

Quel pomeriggio il sole si nascondeva dietro grandi e minacciose nubi grigie. Sulla poltrona accanto al caminetto spento, Lucy Heartphilia leggeva con interesse e disapprovazione il giornate che le era stato consegnato quella stessa mattina ma che non aveva ancora terminato di leggere.
La ricca ereditiera si lasciò andare in un sospiro nel leggere l'ultima riga e, afferrato un biscotto dal piattino posto sul tavolo al suo fianco, lanciò uno sguardo alla finestra dinanzi a lei, colta da un'improvvisa voglia di correre. Era da qualche mese che suo padre aveva smesso di vivere e tutti i problemi erano ricaduti su di lei come tanti pesanti massi... per fortuna, si disse, che la sua segretaria non la lasciava quasi mai e che si occupava delle faccende più impegnative quando la vedeva in una piena crisi di nervi.
Finalmente, dopo un paio d'ore di attesa, la porta si aprì rivelando una delle sue più care amiche, che Lucy accolse con un largo sorriso < Entra pure >
La ragazza si inchinò < Chiedo infinitamente scusa, Signorina Lucy! Mentre venivo qui sono stata fermata dalla sua governante che... beh, insomma... >
Lucy si portò una mano alla bocca per trattenere una risata < Non preoccuparti Aries, puoi parlare tranquillamente... Aquarius me lo ripete in continuazione che devo lavorare di più e perdermi meno nei ricordi > la sua governante non brillava certo di educazione, alle volte!
Ma era anche per questo motivo che non avrebbe mai voluto che lasciasse la sua casa... era stata come una seconda madre per lei, quando Layla morì.
Aries si sedette sulla poltrona alla sua sinistra e le rivolse un sorriso timido < Questa sera c'è la festa del passaggio d'età della duchessa Wendy Marvell, dico bene? > in realtà era solo un pretesto per cambiare argomento.
Non sopportava che la signorina Lucy fissasse il cielo con quello sguardo perso e malinconico.
Fortunatamente, come aveva previsto Aries, la bionda ereditiera annuì, tornando sorridente e allegra come lo era sempre stata < Esatto. Sono stati invitate anche persone di alto rango di Scotland Yard e, se non sbaglio, anche i principi di Russia. Si dev'essere occupato di tutto il fratello adottivo della piccola Marvell >
Aries sospirò. E' davvero tanta gente... considerando che saranno certamente invitati anche la famiglia Conbolt, i Dreyer e la duchessa scarlatta...!
< Ah, quasi dimenticavo! > esclamò all'improvviso Lucy alzandosi e andando a recuperare qualcosa dalla mensola del caminetto, una lettera con inciso lo stemma dei Fullbuster, la famiglia adottiva di Wendy Marvell < Nella lettera c'è scritto che posso portare due persone a mia scelta e una di queste persone voglio che sia tu! >
Aries boccheggiò per un attimo, senza ossigeno nei polmoni < C-Cosa? Mi dispiace, Signorina Lucy, ma non p-posso... mi dispiace ma devo rifiutare >
La bionda la guardò scuotendo la testa, con Aries era sempre così. Si scusava per ogni minima cosa, non voleva essere d'impiccio, non si sentiva all'altezza, troppo timida e aveva paura dei posti con troppa gente perché era certa di combinare qualche guaio.
Le prese la mani e la fece alzare, più o meno erano della stessa altezza < Non preoccuparti, Aries. Per tutta la serata ti starò vicina e non ti perderò un attimo di vista ma, ti prego, vieni >
Parlare con Lucy era semplicissimo: lei non voleva essere chiamata in nessuna maniera particolare, né "duchessa" né altro (anche se qualcuno insisteva nel rivolgersi a lei come "Signorina Lucy" o peggio, "Signorina Heartphilia") e Aries si era già scusata moltissime volte per non averla chiamata per cognome, così come tutti (gli sconosciuti) facevano.
Ma, come già un po' tutta Londra sapeva, Lucy Heartphilia non era abituata a ciò.
Lei veniva da un posto lontano, non era originaria della grande città ma bastava nominare il suo cognome che o tremavano di paura o di eccitazione. Aries ancora si chiedeva come potesse accontentarsi di avere un'amica che a stento possedeva una casa a due piani e una stanzetta propria con giardino grande quanto la sua cucina: quattro metri per tre.
< Mi sentirei a disagio > azzardò allora Aries ma Lucy le strinse le mani ancora più forte, indurendo lo sguardo. Sapeva cosa voleva dirle: tu, Aries, vali molto di più di certa gente là fuori che sa solo fare una bella faccia per mostrarsi bello e bravo agli occhi della società. Tu, invece, sei vera e gentile, non te lo dimenticare mai.
Arise si sentì quasi male quando annuì < D'accordo > mentre Lucy sprizzava felicità da tutti pori, prima di ricordarsi di un piccolo dettaglio che la duchessa scarlatta le aveva rivelato quella mattina, quando l'aveva incontrata nella piazza davanti al Backingam Palace.

Non era mai entrata al "Guilty" eppure sapeva benissimo cosa l'aspettava una volta lì dentro. Anche se, Aries non aveva ben capito cosa si facesse lì dentro. Entrando dalla porta sul retro, Lucy si tolse il mantello giusto un attimo dopo aver chiuso bene la porta ed essersi accertata che nessuno le abbia viste. Non le importava cosa pensassero le persone che l'avrebbero vista entrare lì ma non sopportava che le voci che giravano fossero false.
Se voleva divertirsi non sarebbe certamente andata al "Guilty" ma a teatro oppure una cena preparata da Aquarius e condivisa con le sue amiche. Alla domanda di Aries "perché siamo venute qui?" aveva risposto con un sorriso enigmatico che l'aveva a dir poco terrorizzata.
Aspettarono nella hall.
Aries sbatté più volte gli occhi per accertarsi che fosse tutto quanto vero: i tavoli avevano le gambe scoperte, le persone parlavano amabilmente usando termini che in quel periodo, Aries non capiva bene perché, erano considerati volgari... le sembrava tutto così strano, poi ripensò alla Signorina Lucy e pensò che, in fondo, anche lei non si vergognava di essere se stessa e si interessava realmente dei gravi problemi che affliggevano  l'Inghilterra.
La sua attenzione fu attirata dall'avvicinarsi di un giovane uomo vestito elegantemente e con degli strani lineamenti, una persona che Lucy Heartphilia sembrava conoscere bene < Natsu Dragneel, da quanto tempo non ci vediamo? >
Il ragazzo si fermò a un palmo dal viso della bionda, facendo arrossire più Aries che la diretta interessata, per poi spostarle una ciocca biricchina dietro l'orecchio < Da un bel po', Mia Signora >
Lucy sbuffò divertita < Smettila con questi stupidi nomignoli, non ti si addicono... comunque sono qui per un motivo... > disse facendo alcun passi indietro < Voglio che tu venga con noi alla festa di questa sera >
< Il passaggio all'età adulta della sorellastra di quell'idiota di Fullbuster, giusto? > fece lui, facendo sobbalzare Aries, per nulla abituata a certe parole.
La conversazione di quei due continuò ma lei non lo seguì, troppo occupata a guardarsi attorno. Nessuno la degnava di uno sguardo, nessuno sembrava accorgersi di lei ma qualcuno lanciava rapide occhiate ai due che parlavano di fianco a lei, compreso un giovane circondato da tante belle ragazze dagli abiti che mettevano in mostra forse un po' troppa pelle del petto.
Tale ragazzo teneva lo sguardo fisso su di loro, un'espressione che fece tremare Aries che si ritrovò ad avere la gola secca e lo stomaco sottosopra.
Fortunatamente tutto finì in pochi secondi, Lucy la trascinò nuovamente fuori e presto si fece sera.

La sala era gremita di gente.
Aries notò quasi subito la capigliatura rosso fiammante della duchessa scarlatta, così chiamata appunto per i suoi capelli, la donna forse più famosa di tutta Londra: Erza Scarlett che era in piedi, composta e bellissima, vicino al capitano di Scotland Yard, Gerard Fernandez.
In un certo senso aveva sempre ammirato la grazia e la bellezza della duchessa, anche perché, proprio come la sua migliore amica, dava vita ad accese discussioni sulle condizioni di orfani e lavoratori sottopagati, rinunciando a estesi ettari di possedimenti per fornire loro protezione e una vita quanto meno decente.
Non c'era persona che non conosceva la duchessa scarlatta e sicuramente la sua amicizia con Scotland Yard dava l'opportunità di ipotizzare anche una relazione che andava oltre l'amicizia, nonostante i due neghino sempre tutto.
Poi c'erano i principi di Russia, la famiglia Strauss: tre fratelli tutti molto simili tra loro che erano stati invitati per riappacificare le due potenze dopo la Guerra di Crimea che aveva visto la Turchia vincere sulla fredda Russia.
Aries si ritrovò a pensare che forse non era stata una buona idea invitare Natsu Dragneel a quella festa, anche perché aveva già potuto notare come il conte Fullbaster non sembrasse molto felice di vederlo in quanto le due famiglie erano da tempo rivali: eppure la non più troppo piccola Wendy Marvell sembrava felice di vedere sia lui che Lucy.
Ad accompagnare la famiglia Conbolt c'era Gildarts Clive, forse la persona più importante d'Inghilterra dopo la regina e poi c'erano, come da previsione, il banchiere Makarov Dreyer con suo nipote. C'erano davvero tutti.
Da esterna Aries ebbe modo di osservare il comportamento di ognuno e quasi non si accorse di un piccolo particolare, una persona che la stava guardando da lontano. Arrossì violentemente e si girò dall'altra parte, camminando a passo svelto e cercando di non inciampare.
Tutto fu inutile, perché una mano la fermò con delicatezza facendola voltare < Buonasera, signorina > era il ragazzo del "Guilty" a pochi centimetri da lei che le chiedeva di ballare.
Aries si sentì mancare e non era certo per il corpetto abbastanza stretto che aveva indossato, quello chiaro, sul rosa antico che si intonava perfettamente con i suoi capelli < C-Chi siete? >
< Loki >
Arise alzò un sopracciglio < Solo Loki? > poi si irrigidì e si scusò per tale mancanza di rispetto.
Il ragazzo le sorrise < Sì, solo Loki... e voi? >
< A-Aries >
< Solo Aries? >
Lei annuì, per poi abbassare lo sguardo sulle scarpe scure del suo interlocutore.
La musica si fece più delicata e, in un attimo, Aries si ritrovò a piroettare per la sala insieme ad altre innumerevoli coppie tra cui il padrone di casa, Gray Fullbuster e la sua fidanzata Lluvia Loxar, una popolana figlia di ignoti taglialegna; anche la Signorina Lucy volteggiava tra le braccia di Natsu e così tanti altri gentiluomini chiesero ad altrettante gentildonne di ballare.
< Mi dispiace...! > esclamò rossa in volto rendendosi conto di aver schiacciato il piede del proprio partner, cosa che si ripeté ancora e ancora e ancora < Scusa...! >
< Non scusarti, va tutto bene >
< Ma... > Aries non poteva sapere che quel ragazzo fosse lo stesso di qualche anno prima, lo stesso ragazzo che aveva rinunciato a sposare una donna che non amava, quello che incontrò in una triste serata di primavera... non lo aveva riconosciuto e certamente non aveva mai saputo il suo nome altrimenti avrebbe capito.
Lui sì, però.
Lui aveva subito capito che si trattava di lei, non la vedeva da ben tre anni e quasi non ci credeva... incontrare per caso Erza Scarlett e sapere che alla festa ci sarebbe stata anche Lucy Heartphilia (e quindi anche lei) era stata una benedizione.
Poi l'aveva vista al Guilty, assieme alla sua amica che parlava con Natsu e lì non ci aveva capito più niente.
Non si riconosceva nemmeno lui.
Poi però si ricordò del suo nome, del suo vero "io" e sorrise.
La canzone finì e Aries indietreggò, ancora scossa.
Come se un essere si fosse impadronito di lui, del suo corpo, della sua voce, Loki si passò una mano fra i capelli e si sistemò la giacca elegante scura. Fece soltanto un paio di gesti e per lei, per chiunque in quella sala, fu come essere accolta dal calore delle fiamme dell'inferno.
Sentì sussulti, stridolii, miagolii e lo sgomento di tutti i nobili presenti e poi Lucy la guardò da lontano.
La nobile ragazza scosse la testa con un'espressione che stonava del tutto in quel contesto di rossore e stupore e...
Aries non credeva ai suoi occhi, in realtà. Poi ci pensò su...
Come poteva un solo individuo mandare così in scompiglio lei con tutti i presenti.
Sentì l'insana voglia di scusarsi per essere arrossita, per tenere le mani troppo strette al petto che rischiava di scoppiare, per avere le gambe che le tremavano... perché?
< Vi va di fare una passeggiata in giardino? > le chiese dandole il braccio che lei accettò tremante.
Attraversarono la sala e in un attimo l'aria fresca di Ottobre li avvolse e Aries poté finalmente respirare.
< Si sta meglio, eh? >
Lei annuì.
Non sapeva cosa dire, sul serio.
Avrebbe tanto voluto dire qualcosa di intelligente, di serio, di... < Questo giardino e bellissimo > ...si diede della stupida almeno centomila volte.
< Già > fece lui < Ma non bello quanto te >
Loki non avrebbe mai ammesso che non era realmente questo che voleva dire. Loki desiderava ardentemente d'ore qualcosa che non risuonasse già detto, meccanico, già usato con le altre... ma questa volta tutte quelle belle parole, quei bei pensieri, gli nascevano dal cuore e non erano solo un modo per ottenere qualcosa.
Non si trattava più di una maschera, Loki stava offrendo il sui cuore su un piatto d'argento, conscio che lei non avrebbe ricambiato così presto quel nobile sentimento perché non l'ave a riconosciuto.
Aries. Che splendido nome.
< Se vi chiedessi di incontrarci domani? Cosa pensereste? > Aries entrò completamente nel panico, non sapendo cosa rispondere, ma lui venne nuovamente in sui soccorso con una debole risata < Mi dispiace, questa era difficile >
< Normalmente sono io quella che si scusa... > constatò lei sorridendo appena, sicura di non essere stata udita.
Eppure Loki annuì < È vero >

Alla fine però il destino volle che Loki, dongiovanni per eccellenza bravo con le nobildonne come negli affari, giungesse finalmente alla tanto agognata felicità. Più o meno.
Anche se, in verità, tale felicità gli fu portata via in un lampo durante quella stessa fredda notte londinese.
Aries avrebbe voluto chiamare il suo cavaliere ma ciò che ne uscì fu un grido acuto.
Quella notte tale grido si levò dalle strade del quartiere di Whitechapel.
Loki aveva insistito, Loki l'aveva anche baciata ma non era servito a nulla e il suo sguardo si posò proprio su di lei che, stretta tra le braccia di un altro uomo, lo fissava.
Incolore.
Sul viso lacrime salate che andarono a mischiarsi sul largo tappetto scarlatto
.

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Capitolo 4
*** Erza&Gerard ***


Coppia: Erza&Gerard

Trama: Questa volta i maghi di Fairy Tail dovranno interpretare la bellissima quanto struggente storia d'amore di Romeo e Giulietta... un'opera piena di sentimento, romanticismo e giusto un tocco di follia, perché i due protagonisti decidono di sposarsi solamente il giorno dopo di essersi conosciuti (?!) ma il vero problema sono gli attori: Erza farà Giulietta e Gerard (che passava giusto di lì) farà Romeo... andrà tutto bene?


< Più emozione, perlamiseria! > era diventato il nuovo motto di Levy.
Era stato difficile convincere il trio di idioti a indossare quelle sottospecie di tende coi pantaloni ma era stato in ogni caso straziante assistere a una Titania che lottava contro un vestito trecentesco perché proprio non voleva farsi indossare.
La sera prima Titania era diventata un pomodoro solo sette volte, inclusa quella in cui i ragazzi erano entrati nel camerino sbagliato (il non-tanto-povero Gerard si era ritrovato lì per caso) mentre loro stavano ancora cercando di entrare in quei maledetti costumi.
Le ragazze poi, durante la notte, erano state vittime di veri e propri attentati perché la grande Titania si vergognava un casino a dover baciare Gerard, figurarsi davanti a tutta quella gente!
A niente erano valse le parole di Lucy che, buona e gentile come sempre - ma anche un po' impaurita perché in verità nemmeno lei voleva davvero che Titania le piombasse di nuovo in casa -, le aveva detto che in fin dei conti non sarebbe stata Erza a baciare Gerard, ma Giulietta a baciare Romeo - Romeo Montecchi, non il figlio di Macao, aveva poi puntualizzato col terrore di vedere gli occhi della sopracitata rotolare sul pavimento. Che poi Natsu avrebbe anche potuto farsi i fatti suoi quella notte così da evitare di attentare alla vita della povera Lucy che ricevette un vaso - 20 mila jewels solo quello e già sentiva cantare la proprietaria - sulla testa, perché quel "ma scusa, tanto a te piace, a lui piaci... che problema c'è se vi baciate? Anzi, perché non andate a letto insieme così create l'alchimia?" non ci stava proprio. Neanche quella faccia da cretino che lui chiamava "ammiccante".
La questione era abbastanza semplice in realtà ma Lucy aveva capito che in quella gilda di matti le cose tendevano sempre a essere esagerate e i suoi melodrammatici amici non aiutavano a migliorare la situazione.
< Cosa di "siete due innamorati" non avete capito, razza di deficienti?!! > Levy doveva avere il ciclo in quel periodo, Gray ne era convintissimo.
Dovevano recitare "Romeo e Giulietta", niente di eclatante. Ma scegliere Erza come protagonista femminile non era stata proprio una grande idea soprattutto se all'improvviso si era fatto vivo Gerard - in realtà girava lì per caso e il vecchio pazzo l'aveva agguantato perché ce lo vedeva bene insieme a questa Giulietta!
Neanche a dirlo la prima fu un disastro: la pessima recitazione di Erza che andava sempre più nel ridicolo, il buon Tebaldo era per-così-dire resuscitato sulla scena (evidentemente Fullbuster avvertiva il richiamo di Bastia e necessitava di una scazzottata), il palco in fiamme, un Gerard sempre più shoccato quando Erza l'aveva agguantato e trascinato dietro le quinte... e poi quel "Scusami Giulietta, ma-ti-ricordo-che-ho-una-ragazza" detto tutto insieme che... beh...!
Nulla da dire, sul serio.
Levy e Lucy li guardarono, uno più rosso dell'altro < Secondo te avranno più il coraggio di guardarsi in faccia? > chiese la turchina, incerta.
< Dopo il bacio, dici? > l'altra annuì < Certo! >

 

 

 

[489 words]

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Capitolo 5
*** Mavis&Zeref ***


Coppia: Zeref & Mavis

Genere: Horror
[Qui Zeref è decisamente OOC... penso non farebbe mai qualcosa del genere alla sua piccola&dolce Mavis...!]


Qualcosa mi spinge ad aprire gli occhi e mi do della stupida: è solo suggestione. Soltanto stupida suggestione, solo perché ieri sera mi sono divertita a leggere tante, troppe storie con finali tragici e incantesimi di streghe malvagie... sto diventando davvero una stupida ragazzina.
Dopotutto la biblioteca dell'istituto femminile che frequento praticamente da sempre è davvero un luogo suggestivo e riesco a iniziare e finire una decina di libri ogni volta che vi metto piede, come se li mangiassi. Mi viene da ridere all'immagine di una me piccola e gracilina, come mi dipingevano un po' tutti, mentre sgranocchia un tomo di ottocento e passa pagine coi denti talmente appuntiti da sembrare uno squalo.
Poi però lo sento: un respiro.
Mi vien voglia di sbirciare oltre le coperte ma non lo faccio: stupida suggestione!, e mi concentro sulla conversazione avuta con Zera, la mia secolare compagna di stanza, esattamente la sera prima di metterci a letto.
Si parlava dei compiti, delle scenette comiche di alcune nostre compagne di classe, dei litigi delle due rappresentati d'istituto e dei professori... per meglio dire, il professore. Non insegna nella nostra classe ma ho avuto il piacere di incrociarlo per i corridoi poche volte, durante i cambi dell'ora e quasi sempre va in giro vestito di scuro. Zera dice sempre che sia un bel ragazzo, anche perché è molto giovane nonostante fosse risaputo che per entrare nel circuito dell'istruzione bisognava passare tanti, troppi test e spesso anche aspettare una quindicina di anni.
Poi lo sento di nuovo: un fruscio sinistro.
Il cuore batte ma mi convinco che sia solo suggestione e mi do della stupida perché dopotutto quel libro di stregoneria non era chissà quanto spaventoso.
Mi metto seduta di botto, gli occhi ancora chiusi. Devo andare in bagno.
Apro gli occhi e... tutto normale come volevasi dimostrare. Sbuffo e faccio per alzarmi ma scivolo su qualcosa e inavvertitamente sbatte un fianco contro lo spigolo del comodino per poi cadere come un sacco di patate: che imbranata certe volte! Mi tengo la zona dolorante e mi rimetto in ginocchio quando a un certo punto sento qualcosa di molto simile a un alito caldo soffiarmi sul collo e mi giro dietro ma niente.
Dannata suggestione!
Cerco di rimettermi in piedi senza cadere e ci riesco anche troppo semplicemente, vista la semplicità con la quale sono caduta un attimo prima. Mi avvicino alla porta, la apro e metto un piede fuori.
Tutto normale, certo... ma il lungo corridoio semibuio mi mette un po' i brividi.
Poi ci penso: è notte fonda, mezzanotte circa, nessuno girerebbe mai per la scuola a quell'ora quindi a un certo punto metto una mano sul petto e faccio un bel respiro profondo.
Mi appunto mentalmente di non leggere mai più un libro anche solo lontanamente suggestionabile come quello. Mai più.
Mi dirigo in punta di piedi verso il bagno, cercando di fare il meno rumore possibile.
Forse è anche peggio cercare di non fare rumore: perché poi non appena ne senti uno ti spaventi di più. Forse è per questo che quando odo un tonfo salto letteralmente e mi giro verso la porta della mia camera che ho lasciato volutamente schiusa. Okay, lo ammetto: ho un po' paura.
Poi lo sento nuovamente: un sospiro.
Aggrotto le sopracciglia e continuo a camminare verso la mia meta, certa che una volta lì e aperto il rubinetto con l'acqua tutto passerà.
Passerà la suggestione, la paura e tutto il resto.
Sembra un'eternità ma finalmente ci arrivo: finalmente! Sorrido al pensiero di poter presto tornare in camera quando a un certo punto noto dell'acqua uscire dalla sottile fessura della porta.
L'acqua scorre fuori senza sosta, bagnandomi i piedi nudi e solo allora mi accorgo di non essermi messa le pantofole e di essere lì con solo il pigiama, ho freddo.
Sfrego le mani sulle braccia per poi allungarne una nel tentativo di aprire la porta, inizio a sentirlo: il flebile rumore dell'acqua che scorre: sì, qualcuno deve aver lasciato il rubinetto aperto. Sicuramente.
Il cuore batte.
Forte. Troppo forte.
Ho una bruttissima sensazione.
Apro la porta di scatto, pronta ad affrontare il fatidico rubinetto ma non riesco a vedere niente, quasi niente, che un'onda (siamo in una scuola!) mi travolge... tutto ha un senso: mi sento stranamente osservata, mi sento male, mi sento come se mi stessero braccando, mi sento stranamente schifata eppure... eppure non ricordo cos'ho visto in quel bagno prima che l'acqua mi sbalzasse lontano, lungo tutto il corridoio facendomi fare il percorso a ritroso.
Dimenarsi non serve a nulla, cerco di aprire gli occhi ma mi bruciano, cerco di tenermi a qualcosa prima che l'onda mi porti a sbattere contro la finestra mandandola in frantumi, prima che cada giù, prima di... grido, o almeno ci provo e il liquido mi entra in gola, mi lacera i polmoni, mi incendia lo stomaco. Non berrò mai più dell'arancia rossa in vita mia.

Svegliarmi è come una botta al petto, mi sveglio e annaspo cercando aria come se mi mancasse da chissà quanti anni. Mi metto a sedere, gli occhi verdi spalancati e mi stringo il petto con la mano destra mentre con l'altra mi aggrappo alle lenzuola del letto.
Era un sogno. Un sogno causata dalla stupida suggestione.
Bene.
Mi calmo e ispeziono la stanza con lo sguardo: Zera non è in camera, molto probabilmente è a fare colazione e in questo preciso momento sta mettendo da parte i croissant e la fetta di crostata ai frutti di bosco. Mi alzo e lancio un piccolo sguardo al comodino: dannato, anche nei sogni deve farmi male!, ma questa volta sto attenta a evitarlo.
Indosso le pantofole, prendo la divisa scolastica e mi dirigo verso il bagno bisognosa di una doccia fredda così per raffreddare i bollenti spiriti. Sono ancora un po' agitata ma un gruppetto non ignorabile di ragazze tutte attorno ai bagni mi fa venire la tachicardia. Gonfio il petto di aria, ultimamente ne ho davvero troppo bisogno, e mi avvicino cercando di infilarmi per vedere meglio.
In realtà avrei tanto voluto non farlo ma... si sa, certe cose non ce le aspettiamo.
Non riesco neanche a sentire le altre ragazze dirmi quanto dispiace a tutte, chi grida, chi piange, chi è ammutolita... chi, invece, come il professore di inglese è rimasto impassibile e osserva con particolare attenzione le macchie lasciate sulla parete e sul pavimento, le scritte e le incisioni, persino la disposizione del corpo.
I miei occhi si riempiono di lacrime, non posso farci niente, ma sento qualcosa di strano nell'aria. Esatto, proprio nell'aria, come di un odore forte e particolarmente aromatico: qualcosa che trovo davvero delizioso.
< Lei è la compagna di stanza, non è vero? > e quella voce tetra e buia, spenta... lo guardo negli occhi neri e rabbrividisco: non può essere reale, non una cosa del genere.
Annuisco passivamente. Non riesco a dire nulla, né a fare nulla.
Sono paralizzata.
Lui mi guarda ancora un attimo senza dire niente, poi aggrotta le sopracciglia < Se ha bisogno del bagno può usare quello delle professoresse. È praticamente identico. Vuole essere accompagnata da qualcuno? >
No. Non voglio.

Sono in bagno ancora con il pigiama addosso a fissare il box doccia, in piedi. Sembrerò spiritata.
Il ricordo di Zera è ancora vivido nella mia mente, qualcosa di indescrivibile. Macchie cremisi ovunque, la mia amica, o quello che ne rimaneva, riversa al suolo, gli occhi davvero troppo scuri per essere i suoi... deglutisco e per un attimo mi sembra di stare per vomitare.
Non ci posso credere.
Mi copro la bocca con entrambe le mani e mi piego in due, per un attimo mi sembra di morire. Tolgo il pigiama e mi infilo sotto la doccia. Il getto dell'acqua mi ricorda molto quello sentito nel sogno.
Chiudo gli occhi: ho mal di testa.
Sento un lieve bruciare all'altezza del fianco e ci butto un'occhiata esausta, sgrano gli occhi: un livido.
Quando me lo sono fatto?! Come me lo sono fatto?!
Poi mi ricordo: il sogno!, quella specie di sogno frutto della suggestione...!
Non è che...
< Mavis Vermillion > mi giro di scatto e come prima reazione tento inutilmente di coprire il minimo indispensabile, poi mi rendo conto di chi sia la persona che mi sta di fronte e ho un sussulto.
I suoi occhi neri mi pietrificano, mi sento come se mi inchiodassero alla parete e non riuscissi a fare o a pensare più niente < Il bagno è occupato > dico, la solita stupida.
< Lo vedo >
< Allora esca > affermo risoluta, girandomi e coprendomi il petto, non voglio guardarlo: mi mette a disagio.
Non lo sento più, poi mi afferra la testa e fa sì che sbatta la fronte contro le mattonelle del bagno, togliendomi il respiro: cosa?, perché?, sto per morire?!
< Mi lasci > sibilo, mentre con un ginocchio mi blocca la schiena contro la parete fredda < Subito >
< Mavis Vermillion, lei sa cosa è scritto sul suo fianco? >
Deglutisco sentendo la testa bruciare. No, non so cosa ci sia scritto e poi cosa si dovrebbe essere scritto? < Lasciami >
Lo sento sbuffare sui miei capelli fino a che sento un dolore familiare tra il collo e la spalla, facendomi urlare < Ankhseram è una maledizione potente > sibila tetro < E tu ce l'hai addosso >
< C-Che vuoi dire? > gracchio.
Mi fa male, mi fa male il collo, mi fa male la schiena, la fronte e le gambe tremano.
< Complimenti > ghigna coi denti sulla mia spalla < Sei diventata un'immortale > e morde.
Grido, forse mi sgolo anche ma non m'importa: quel morso ha fatto male, troppo male per essere solo un morso. Presto sento caldo, qualcosa di caldo cola sul braccio, finendomi sulla gambe e poi a terra: è sangue.
Sì, è sangue.
< A-Aiut-to... > cerco di dire ma la mia voce è troppo debole.
Lui ride < È inutile cercare di chiedere aiuto, anche perché non intendo ucciderti. Non ancora > e detto questo mi fa voltare per poi azzannarmi sul fianco destro.
Inevitabilmente grido, quando mi lascia crollo a terra.
Piego le gambe come meglio posso nonostante il dolore mi pervade dalla punta dei piedi a quella dei capelli, le testa abbandonata contro la parete, gli occhi che faticano a restare aperti. Non sento più nulla.
< ...P-Perché...? > chiedo. Al limite delle forze.
Lui resta inginocchiato, alla mia stessa altezza < Smettila. Non morirai >
Apro gli occhi e vedo il sangue, il mio sangue formare un lago sotto di me, la carne, la mia carne abbandonata vicino a me e la gola mi brucia: sto per vomitare. Ha addirittura strappato via la carne dal mio corpo...! Comincio a piangere.
< Non morirai > ripete < Stai già guarendo, guardati >
Serro gli occhi e in effetti il dolore diminuisce ogni secondo di più.
Il mio occhio cade sul fianco, dove la pelle squarciata si sta ricucendo da sola, un'improvvisa fame mi costringe a emettere un grugnito (o è per lo schifo che cono costretta a vedere?) e mi rendo conto che davvero sto guarendo dopo che il professore mi ha morsa, strappandomi via la carne.
Il respiro è pesante.
Non riesco a muovermi.
Mi prende per i capelli e mi solleva, subito dopo che lo squarcio si sia richiuso: forse per evitare un ulteriore perdita di sangue, ma quando guardo il pavimento non posso fare altro che sgranare gli occhi.
E troppo sangue.
Avvicina la bocca sporca di liquido cremisi al mio orecchio < Preparati a una vita eterna, Mavis Vermillion > dopo ciò morde nuovamente, questa volta l'orecchio, quasi staccandomelo completamente e lo ritrovo a masticare.
Un conato di vomito mi sale e, se non fosse per la sua mano premuta centro le mie labbra, sono sicura che sarebbe fuoriuscito tutto.
Che schifo, ma perché?!
Il terrore mi attanaglia, mi impedisce di pensare e cerco di liberarmi dalla sua stretta ma non ci riesco. Posso tentare di spingerlo e farlo scivolare sul mio sangue ma è piantato lì e nessuna forza sembra smuoverlo.
Voglio andarmene.
Voglio Zera.
Voglio morire.
< E la cosa più bella sai qual'è? > mi sussurra una volta che il dolore all'orecchio si è attenuato, forse ricresciuto e guarito come poco prima era successo con le altre ferite. Zeref ride < Abbiamo tutta la vita davanti per imparare a conoscerci meglio >
Mi morde di nuovo, questa volta agguanta il mio cuore senza alcuna pietá.

Una persona normale sarebbe morta duecentotrentasette volte. Le ho contante.
Ma la maledizione che mi si era appiccicata addosso non sembra essere benevola e il mio professore passa ogni notte e mangiare la mia carne, affamato e sadico, mentre di giorno mi tratta come una principessa e mi sorride.
Ho iniziato a pensare che soffra di doppia personalità: non abbastanza inquietante quanto il fatto che si ciba di me.
Un ghoul, questo è.
Io invece sono solo un mucchio di carne.

 


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