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In una
normale mattinata estiva, in un parco, due bambini, due fratelli, stavano
giocando allegramente, osservati dallo sguardo amorevole della loro nonna. La
giornata non poteva essere più piacevole. Uno splendido sole riscaldava
piacevolmente la giornata, il cielo azzurro, terso, era solcato ogni tanto da
alcune nuvole bianche, candide. Il parco era animato da molti bambini che si
divertivano giocando e godendo appieno di ogni singolo istante di quella
giornata. La atmosfera che regnava in quella mattinata era così piacevole, che
sembrava che niente potesse interrompere quel momento magico di perfezione,
fino a che, ad un tratto, un pianto disperato non interruppe tutto.
-Dai Keisuke,
non ti sei fatto niente, non esce neanche il sangue, calmati-
il bambino,
Keisuke, preoccupato e con le lacrime agli occhi, alzo lo sguardo verso la sua
nonna, e vedendola sorridere si calmo un pochino e, titubante, osservo il
ginocchio in cui si era fatto male. Era vero, non c era traccia di sangue, e
anche se gli faceva ancora male, cominciò a calmarsi, coccolato dalla sua
nonna. A fianco a lui, suo fratello, osservava tutta la scena, preoccupato per
il suo fratellino.
-Dai tesoro,
ora passa tutto, non ti preoccupare. Che ne dici se vieni con la nonna a
sederti su quella panchina?-
I bambini
annui con la testa e, tenendo la sua manina in quella della nonna, si avviarono
verso una panchina posto sotto un grande tiglio che con la sua ombra ricopriva
interamente la panchina e la zona circostante.
Quando si
furono seduti entrambi, la nonna, tirando fuori dalla sua borsa un fazzoletto,
incomincio ad asciugargli le lacrime che ancora, birichine, non la smettevano
di scendere copiose dai bellissimi occhi azzurri del suo bambino.
-Insomma Kei,
la vuoi finire di piagnucolare? Non ti sei fatto niente, anche la nonna te lo
ha detto...Sei il solito piagnucolone-
-Taro, non
essere sgarbato con tuo fratello.-
Il rimprovero
della nonna a Taro era servito a fare spuntare un piccolo sorriso sul viso di
Keisuke, suscitando una occhiataccia da parte di suo fratello.
-Su,
smettetela di fare cosi, voi due. Kei, ora smettila di piangere, e’ tutto
passato.-
-Ma a me fa
male!!!-
La nonna tirò
un sospiro. Era sempre cosi, ogni volta che andavano al parco. Kei finiva
sempre con il farsi male e non la smetteva più di piangere, e Taro lo
rimproverava sempre. Erano proprio diversi come caratteri, ma anche come
aspetto. Taro, che era il fratello più grande, aveva 7 anni e aveva due occhi
marroni e dei capelli castano chiari. Aveva un carattere un po’ chiuso, non si
apriva mai facilmente con nessuno. Pero era un ragazzo buono, che si
preoccupava sempre per il suo fratellino, ed era molto determinato. Keisuke
invece, era tutto l'opposto. Aveva cinque anni e aveva due occhi azzurri e dei
bellissimi capelli biondi. Aveva l'aspetto di un angioletto, ma chi lo
conosceva bene sapeva che era un bambino molto energico, esuberante, sempre
sorridente ma che si cacciava sempre nei guai. Infatti, ogni volta che usciva
di casa, ne rientrava con un livido nuovo, perché si cacciava sempre in qualche
pasticcio. Ma anche se erano cosi diversi, si volevano molto bene, e questo la
nonna lo sapeva benissimo.
-Io mi annoio
nonna.. non mi va di stare qui con questo piagnucolone!!!-
-Io non sono
un piagnucolone.... mi fa male-
-visto, sei
un piagnucolone.... PIAGNUCOLONE, PIAGNUCOLONE-
Una risata
spontanea usci dalla bocca della nonna. I due fratelli si girarono di colpo,
osservando la loro nonna che stava ridendo, felice, come non l'avevano mai
vista. Anche le lacrime che prima uscivano copiose dagli occhi azzurri di Kei
si fermarono di colpo, stupite anche loro da quella inaspettata reazione.
-Cosa c e
nonna, perché ridi ora?-
Taro, come
sempre, aveva subito ripreso il controllo e superato lo smarrimento iniziale,
ora osservava con uno sguardo strano sua nonna. Che fosse impazzita di colpo,
si chiedeva?
-Scusatemi
ragazzi, non sto ridendo di voi. E che voi assomigliate cosi tanto a due
persone che conoscevo che, per un attimo, mi avete fatto ricordare una cosa
molto divertente che li riguardava...-
-Che cosa? Lo
voglio sapere anche io nonna.....-
-Oh, e una
storia molto lunga..-
-noi adoriamo
le storie!!! Vero Taro???-
Il fratello
si limitò ad annuire con la testa.
-visto, anche
Taro la vuole sentire... su nonna, ce la racconti?-.
La nonna
osservò per un attimo i suoi due nipoti, seduti vicini sulla panchina, che la
osservavano, aspettando la sua risposta. Per un attimo, un altro flashback le
torno in mente, proprio di due ragazzi cosi simili a loro...
-Perchè no?
Infondo, prima o poi e una storia che avreste saputo comunque. Va bene, ve la
racconto, ma siete pronti ad iniziare un’avventura che sarà ricca di sorprese e
di colpi di scena, d’avventure incredibili e di posti fantastici da scoprire?-.
I bambini si
limitarono ad annuire, gia presi da quella storia che ormai li aveva
affascinati.
Ma la nonna
si era ancora zittita, come a volere aspettare ancora qualche cosa prima di
iniziare il racconto.
-Uffa nonna,
ti vuoi decidere a raccontare questa storia?-
Kei, come al
solito, non aveva molta pazienza e gia smaniava per sapere cosa la nonna gli
avrebbe raccontato. Ma la nonna non rispose, persa in chissà quali ricordi.
Aveva lo sguardo assente, come a volere riordinare certe idee.
Kei e Taro si
guardarono e, un po’ preoccupati dallo strano atteggiamento della loro nonna,
la ripresero a chiamare.
-Nonna????Nonna
Mimi, ci sei, vuoi raccontarci questa storia???-
-NONNA MIMI
CI SENTI??????-
Riportata
bruscamente alla realtà, Mimi osservo i suoi nipotini e con un sorriso, inizio
il suo racconto.
-Allora,
sappiate che questa storia e” successa davvero, quando avevo circa 15 o 16
anni. Preparatevi a sentire qualche cosa di straordinario, ma credetemi, tutto
quanto è successo davvero. Allora siete pronti?-
-Si nonna,
siamo pronti!!!-
-Bene, allora
preparatevi perchè stiamo per fare un tuffo nel passato. Torneremo indietro di
molti anni, e precisamente nel 2005, quando in una calda mattinata la mia vita
e quella dei miei più cari amici fu sconvolta da un evento assolutamente
incredibile, magnifico e magico....
**********************
Salve a
tutti!!!!^^
Spero di
avervi incuriosita almeno un pochino con questo piccolo prologo e scusate se
sono stata molto noiosa in alcuni punti, ma dovevo dire tutte quelle cose!!!
Se volete
lasciare un commento siete sempre liberi di farlo, anche se volete solo
criticare.
Era una calda
mattinata di Maggio. Ormai la scuola stava finendo, mancavano solo
poche settimane e poi avremmo detto addio ai libri e ci saremmo
goduti le tanto sospirate vacanze. Ogni mattina io e i miei amici ci
davamo appuntamento davanti al cancello della scuola, per potere
entrare poi tutti insieme, e come sempre eravamo in attesa di Tai e
di sua sorella. Arrivavano sempre in ritardo, per colpa di Tai, che
alla mattina non si voleva mai alzare. E come ogni mattina, noi ci
ritrovavamo ad aspettare. Solo che quel giorno non era un giorno
qualunque. I professori, infatti, consapevoli che gli allievi in quel
periodo non prestavano particolare attenzione alle lezioni, avevano
deciso di portare le classi a fare delle piccole gite culturali tra i
musei della città e altri luoghi di interesse culturale e
storico. Quella mattina toccava alla classe di Tai ad andare in gita,
e se qualcuno fosse arrivato in ritardo, tutta la classe si sarebbe
scordata la piccola escursione. Per questo Sora era molto agitata
quel giorno.
-Se non arriva
puntuale giuro che lo riempio di botte. Non ho voglia di stare chiusa
in classe per colpa sua.-
-Calmati Sora,
vedrai che arriva. Infondo lo conosci... arriverà come al
solito, due minuti prima che suoni la campanella!-
-Lo spero Matt,
lo spero...-
-Muoviti Kari,
corri. Ormai manca poco e la campanella suona e se arrivo tardi Sora
mi ammazza sul serio questa volta.-
-Sto correndo...
ma se qualcuno si svegliasse presto la mattina non sarei qui a
correre per arrivare puntuale-
I due fratelli
ormai erano senza fiato, ma la scuola era sempre più vicina.
-Forza Kari, un
ultimo sforzo-
E prima che i
cancelli si chiudessero, i due fratelli Kamiya si ritrovarono dentro
la scuola, accerchiati dai loro amici che, come ogni volta, erano
pronti a dare una mano ai loro amici. Infatti Tai si era buttato per
terra, stremato per la lunga corsa, mentre Kari si era appoggiata a
Mimi e Sora, ansimando anche lei stremata per la corsa.
-Visto Sora, che
ti avevo detto? Alla fine ce l'ha fatta Tai ad arrivare in tempo,
almeno andremo in gita.-
-Perché,
dubitavate forse che non sarei arrivato?-
Tai guardò
con occhi severi la sua amica Sora, che prontamente gli rispose per
le rime
-Conoscendoti
Tai, era logico pensare che tu fossi in ritardo, e non avevo voglia
di starmene a scuola per colpa tua. Se fossi arrivato in ritardo ti
avrei ucciso con le mie stesse mani.-
Tai e Sora si
guardarono in malo modo, lanciandosi una occhiata di sfida. Ma prima
che la cosa degenerasse, Matt richiamò l'attenzione generale.
-Su, dobbiamo
andare in classe. E voi due smettetela di litigare, che non posso
pensare di passare la giornata con voi due in queste condizioni.-
Il solito,
razionale Matt. Era l'unico che potesse riuscire a calmare le acque
tra quei due. Ci avviammo tutti verso la scuola, ognuno con la
propria meta. Entrati dentro l'atrio, lentamente incominciammo a
dividerci. Tai, Matt e Sora si separano subita da noi dirigendosi
verso il giardino interno della scuola. Infatti, era quello il luogo
di ritrovo prima che partissero per la loro escursione. Io e Izzi,
che frequentavamo la stessa classe, ci dirigemmo assieme a Tk, Kari e
Jolie al secondo piano, dove erano le nostre classi. Io e Izzi
frequentavamo la 4 superiore, ed eravamo in classe insieme. Invece
Kari, Tk, Cody e Davis frequentavano la 1 superiore, ma erano divisi
in classi diverse. Davis era finito separato dai suoi amici, e la
cosa non lo faceva stare molto bene. Avrebbe preferito stare insieme
in classe con gli altri. Yolei e Ken, invece, frequentavano la 2
superiore. Tutti avevamo deciso di frequentare lo stesso liceo per
potere restare insieme, sempre. Insieme stavamo bene, avevamo creato
un rapporto che ci univa in un modo unico, e il nostro desiderio era
che questo rapporto non si interrompesse mai.
Tornando a quella
giornata, noi tutti invidiavamo quei tre che si sarebbero saltati le
lezioni. Io, soprattutto, ero molto invidiosa. Quel giorno, infatti,
a scuola avrei avuti due ore di matematica, e io odiavo la
matematica. Mi sarebbe piaciuto, perciò, saltare le lezioni ed
andare con loro. Ora, ripensandoci, credo che fosse un bene che io
non fossi presente in quella gita. Ancora non lo potevamo sapere, ma
quel giorno, il 16 Maggio del 2005, le nostre esistenze sarebbero
cambiata completamente. Quello che sarebbe successo avrebbe stravolto
le nostre vite, portandoci a compiere una ricerca e a scoprire
segreti che spesso non dovrebbero mai essere rivelati.
Tuttavia, ignari
di quello che sarebbe successo, Tai, Matt e Sora si dirigevano
tranquillamente verso la pinacoteca nazionale, dove era stata
allestita una mostra con quadri che provenivano da varie collezioni
private. Alcuni quadri non erano mai stati mostrati prima, e per
questo la mostra aveva attirato molti turisti e curiosi. Tuttavia,
qualcuno si stava lamentando, come suo solito.
-Uffa, ma proprio
una mostra dobbiamo andare a vedere! Non potevano portarci al parco
marino? Sarebbe stato molto divertente, al posto di questo stupido
museo!-
-Pinacoteca,
stiamo andando a vedere la pinacoteca Tai!-
disse Sora, stufa
di sentire sempre le lamentele di Tai.
-Uffa Sora, non
fare sempre la precisina. Comunque la cosa non cambia. Museo,
pinacoteca, stiamo andando a vedere qualche cosa di assolutamente
noioso, e io non ne ho voglia.-
Sora, stufa e
ormai pronta a fare una ennesima scenata a Tai, fu prontamente
fermata da Matt, che avvertendo la tensione tra i suoi due amici,
decise di chiudere la loro discussione.
-Ora piantatela
Tai. Volevi restare a scuola a fare lezione? Io no. E poi la mostra
alla pinacoteca si annuncia interessante.-
-Io sono concorde
con Matt.-
-E va bene, ho
capito, sono in minoranza. Vuol dire che sopporterò questa
mostra. Tuttavia appena usciamo ci andiamo a divertire, va bene?-
Gli altri due non
poterono fare altro che assentire, sorridendo. Ancora una volta,
erano riusciti a spuntarla contro le lamentele del loro amico.
Arrivati alla
mostra, seguendo la guida che era stata loro assegnata, i ragazzi
incominciarono a vedere un sacco di quadri. Erano tutte opere
provenienti dalla Francia e dall'Inghilterra ed erano tutte opere
straordinarie. Sora osservava rapita i grandi ritratti che erano
posti alle pareti delle varie sale. Vi erano molti ritratti, e Sora
osservava attentamente, rapita da quei meravigliosi vestiti, da quei
paesaggi stupendi, da quegli sguardi così penetranti. Molte
volte, osservando dei ritratti, si chiedeva che vita potevano avere
condotto, quale destino avevano avuto quelle persone. Osservando con
uno sguardo meravigliato un ritratto, non si accorse della presenza
di Tai al suo fianco.
-Non so cosa ci
troviate in questi quadri. Sono tutti uguali! Voglio dire, le stesse
posizioni, cambiano solo i vestiti!-
Il solito Tai.
Lui proprio non riusciva a capire la bellezza di quei quadri. Sora,
sbuffando, lo rimproverò dicendogli
-Proprio non
capisci niente Tai!-
-Non essere
cattiva Sora. Comunque ci conviene sbrigarci, la guida se ne sta
andando. Mancano ancora cinque sale, su, forza andiamo.-
I due si
incamminarono assieme ai loro compagni, ma appena entrati nella sala
si fermarono di colpo, basiti e stupefatti. Anche Matt, che era
vicino a loro, rimase scioccato nel vedere quello che la sala
conteneva.
Intanto, la
guida, ignara del motivo del loro stupore, incominciò a
descrivere il quadro che si trovava dietro di lei.
-Bene, questo
quadro che vedete alle mie spalle, viene considerato un quadro
estremamente importante. Infatti, nessuno conosce il nome del pittore
che eseguì questo ritratto, ma rimane misterioso anche il nome
della persona che viene raffigurata. Come potete osservare, si tratta
di un ritratto di una nobile donna. Lo si può notare dal
vestito, dall'acconciatura della donna e anche dai gioielli. Il
quadro proviene da una collezione privata di una famiglia inglese, ma
nemmeno loro conoscono l'esatta provenienza del quadro. Infatti il
ritratto fu ritrovato nelle cantine del palazzo solo pochi anni fa.
Anche se non ci sono molte informazioni a riguardo di questo quadro,
potete anche voi osservare il meraviglioso lavoro che il pittore
fece. Per me è un quadro assolutamente fantastico. La persona
ritratta ha un comportamento, emana una energia incredibile. Doveva
essere stata una donna incredibile, vero?-
Alcuni ragazzi
annuirono, altri, annoiati, prestavano poca attenzione al quadro.
Solo tre ragazzi avevano ascoltato basiti, la descrizione della
guida. Tuttavia, la guida non aveva ancora finito.
-Voglio svelarvi
un segreto riguardo a questo quadro. Facendo alcuni test sul quadro,
si è scoperto che il quadro venne dipinto intorno al 1740-1745
e il quadro non venne firmato. Le uniche parole che ci sono nel
quadro sono nascoste sotto la cornice. Anche quelle poche parole che
sono state scritte sono molto enigmatiche. Inoltre, durante gli
esami, si e appurato che il quadro, in basso venne tagliato e la
cornice che ora circonda il ritratto venne posta molti anni dopo. Non
si conosce il motivo del taglio della tela, ma le parole che sono
riportate sono le parole amor, che in latino significa amore. Poi,
poste in basso, tre parole, sempre riportate in latino. Mimi animus
purus. La traduzione e semplice: Mimi anima pura. Probabilmente il
nome Mimi era il soprannome di questa donna, un soprannome che
tuttavia non permette nessuna identificazione. Come vi ho detto, il
quadro fu tagliato e non e possibile stabilire se la frase
continuasse o meno. Bene, ora se volete seguirmi, ci sono altri
quadri che ci aspettano.-
La guida sorrise
e, seguita dagli studenti, si diresse nella sala adiacente.
Mentre tutti si
allontanavano, tre ragazzi rimasero a osservare ancora il quadro,
sempre più sconvolti da ciò che avevano visto e
sentito.
Tai fu il primo a
interrompere il silenzio.
-Ragazzi, non sto
sognando, vero? Quello che vedo non lo sto sognando, giusto?-
-No Tai,-rispose
Matt- non stai sognando!-
-Non puo
essere...- disse Sora, osservando sempre il quadro. Nessuno aveva il
coraggio di dire quel nome, nessuno riusciva a pronunciare ad alta
voce ciò che tutti e tre stavano pensando.
Matt, tuttavia,
riuscì a dire quello che tutti stavano pensando.
-Mimi-
Una sola parola.
Ma era vero. In quel quadro era raffigurata la loro amica Mimi.
*************************************
Lo so, sono un
po' cattiva. Ma devo lasciare un po' di suspence. ^^
Non mi odiate.
Comunque grazie a chi ha commentato, ma volevo dire a
minatoforever che
il primo capitolo era solo il prologo, per quello è così
corto. Spero di fare capitoli più lunghi, e spero che continui
a piacerti!
Grazie anche a
chi ha messo la storia tra i preferiti, grazie mille, mi fa molto
piacere!!!!
Un bacio a tutti,
spero di aggiornare presto, Juls
Capitolo 3 *** Uno Spiraglio di Luce nel Buio del Mistero ***
Uno
Spiraglio di Luce nel buio del Mistero
Non so
esattamente come spiegare quello che provai. Sorpresa, imbarazzo,
stupore, smarrimento...... tutto questo non basta a spiegare bene
quello che sentii. Non ci sono parole per potere descrivere i miei
sentimenti quando vidi il quadro. Non ci sono parole per potere
spiegare cosa si prova nel riconoscersi perfettamente in un quadro.
Quella non era semplice somiglianza, io e la donna del quadro eravamo
identiche. Solo vestite in modo diverso, ma il viso, lo sguardo, il
colore degli occhi...... quella ero io. Era come osservarsi allo
specchio. Non so per quanto tempo rimasi ferma ad osservarmi, non so
per quanto tempo rimasi imbambolata ad osservare quell'incredibile
scherzo del destino. Si, credevo che fosse uno scherzo del destino, e
anche di pessimo gusto. Un sacco di domande mi si formarono nella mia
mente. Chi fosse quella donna? Come mai non esistevano informazioni
su quel quadro? Come era possibile che non vi fosse nessuna notizia
di quel dipinto? Neanche il pittore era conosciuto. E quella frase
cosa voleva dire? E, soprattutto, la domanda che mi ossessionava,
cosa significava quella frase latina “Mimi, aminus purus”?
Come poteva il mio nome essere riportato in un quadro del 700?
Ero talmente
tanto presa che neanche mi occorsi degli sguardi allarmati che i miei
amici mi rivolgevano. Anche gli altri erano scossi, e continuavano a
spostare lo sguardo dal ritratto a me, ma io ero totalmente
sconvolta.
Fu solo quando mi
sentii trascinata via che ritornai in me. Eravamo usciti dalla
mostra. Non ricordo chi mi stesse spingendo, credo Sora, ma non ne
sono sicura. Ricordo solo cose marginali di quel giorno. Guardavo
intorno a me ma non riuscivo a vedere realmente. Davanti ai miei
occhi non potevo cancellare il ritratto, il mio ritratto.
Sentivo il
bisogno di parlare, di essere confortata. Non sapevo ancora il
motivo, ma sapevo che io e quel quadro eravamo legati, non solo per
la somiglianza. Io sapevo che quello era il mio ritratto, lo sentivo.
Sentivo gli occhi
di tutti puntati su di me. Si aspettavano una mia parola, una mia
reazione, ma io non riusciva a dire niente. Ma dovevo loro una
spiegazione.
-Io.....-
Non ce la facevo.
Non riuscivo a parlare. Avevo mille cose da dire, ma in quel momento
non riuscivo a formulare un solo pensiero.
Ma avevo
sottovalutato i miei amici. Loro sapevano perfettamente cosa volevo
dire.
-Non ti
preoccupare Mimi- mi disse Izzi- siamo tutti sconvolti.-
-Izzi ha
ragione-continuo Kari-se siamo rimasti sconvolti anche noi come te.
Ma tu, per caso, sai qualche cosa di questo quadro?-
-No Kari, non ne
so niente.-
Era vero. Io non
sapevo niente dell'esistenza di quel dipinto. In fondo, come potevo
saperne qualche cosa? Era un dipinto che proveniva da una casa
privata di qualche lord inglese, io non ne potevo certo sapere
niente.
Ero talmente
presa dai miei pensieri che non mi accorsi che, intanto, la
conversazione era andata avanti. Mi riscossi solo quando sentii, ad
un tratto, Matt dire queste parole
-Tra tutte le
stranezze di quel ritratto, la cosa che più mi ha colpito,
oltre alla somiglianza con Mimi ovviamente, riguarda quello che ci ha
detto la guida ieri. La guida, infatti, ha detto che facendo alcuni
esami sulla tela, si e notato il fatto che la cornice fosse
ottocentesca, mentre il quadro era della prima meta del 700. Inoltre,
si e potuto osservare che il quadro fu tagliato, e che quindi la
frase rimane incompleta. Mi chiedo chi possa avere fatto una cosa del
genere. Perché tagliare un quadro?-
Matt aveva
ragione. Tagliando una parte della tela anche il nome del pittore era
stato eliminato. Era come se qualcuno avesse voluto cancellare
qualche cosa, lasciando la frase mutilata.
Ma le stranezze
di quel quadro non erano ancora finite. Mi era rimasto impresso un
particolare, e volevo vedere se anche i miei amici lo avevano notato.
-Voi non avete
notato niente altro di strano nel mio ritratto?-
Gli altri mi
guardarono allibiti.
-Mimi, cosa hai
detto?-
Tai mi guardava
allibito. Non riuscivo a capire.
-Tai, ad una
domanda di solito non si risponde con una altra domanda. Ho solo
detto se avevate notato qualche altra cosa particolare nel mio
ritratto!-
Ero scocciata.
Cosa avevo detto di strano? Stavo perdendo la pazienza.
-Insomma, mi
volete dire cosa vi ha sconvolto tanto????-
-Hai detto mio.-
Matt, sempre
diretto e conciso. Fin troppo. Lo osservai con uno sguardo tra lo
stupefatto e lo scocciato.
-Come scusa? Ho
detto cosa?-
-Il ritratto. Lo
hai definito mio, il mio ritratto.-
Finalmente avevo
capito. Era vero, sentivo che il ritratto era il mio. Come facevano
gli altri a non capirlo?
-Mimi, non lo
puoi definire il tuo ritratto. Quella non sei tu, anche se siete due
gocce d acqua.-
-Tai tu non
capisci. Io e la donna del ritratto siamo uguali e.....-
-Mimi- riprese
Tai- questa è una coincidenza. Anche se tutto è avvolto
nel mistero, si tratta di una coincidenza.-
-No!-
Ero arrabbiata!
Come facevano a non capirlo? Per me era chiaro. Sapevo che quel
quadro era legato a me, lo sentivo. e mi feriva il fatto che i miei
migliori amici non lo riuscissero a capire. Non mi resi conto delle
lacrime che, lentamente, stavano scendendo dai miei occhi. Fu quando
mi sentii abbracciare dalle mia amica Kari che me ne resi conto, come
dei rimproveri che Sora stava facendo a Tai.
-Hai visto cosa
hai combinato? Non capisci che Mimi e rimasta sconvolta oggi? Non ti
pare che le sembri normale che lo definisca il suo ritratto? Tai sono
uguali, il suo nome e inciso nella tela, qualsiasi persona lo
definirebbe il suo ritratto, no?-
-Scusa Sora, ma
non può essere Mimi. Quel quadro risale al 700! Sono passati
ben 300 anni da allora. O Mimi porta bene i suoi 300 anni, o si
tratta solo di una coincidenza!-
-E la storia del
nome come la mettiamo?- Ora anche Izzi si era intromesso nella
conversazione. Anche lui era del parere di Tai, non credeva che
quella fossi proprio io, ma un dubbio lo tormentava. Non riusciva a
spiegarsi il motivo di quella frase. Ed espresse la sua opinione ad
alta voce, prima che Tai potesse ribattere.
-Analizziamo la
frase incisa nella tela. “Mimi animus purus”. Anche se
non conosco il latino, la traduzione non risulta difficile. Mimi
anima pura. Noi tutti sappiamo che Mimi e la custode della purezza, e
quindi Mimi rappresenta una anima pura. Anzi, la incarna proprio.-
Fece una piccola
pausa. Tutti noi lo fissavamo e pendevamo letteralmente dalle sue
labbra. Quando parlava Izzi diventava un vero e proprio oratore.
Sapeva sempre un sacco di cose, e il suo modo di esporre era chiaro e
preciso.
-Non credo che
sia sbagliato ritenere che quel quadro raffiguri veramente Mimi.
Magari è una sua lontana parente, una sua antenata. Forse e
questo il legame che Mimi sente con quel quadro, ed è questo
il motivo che le fa definire il quadro il suo ritratto. Inoltre, per
spiegare il nome Mimi, può darsi che quello fosse il
soprannome della donna. Questo spiegherebbe molte cose, no?-
L'arguta
spiegazione di Izzi ci aveva lasciato tutti sbalorditi. Era stato
così chiaro che aveva spiegato esattamente come stavano le
cose. Ancora non lo sapevamo, ma molte delle cose che aveva detto si
rilevarono vere. Tuttavia ancora le ritenevamo semplici supposizioni.
Ripensando alle parole di Izzi e ripensando al quadro, mi ritorno in
mente il particolare che avevo riscontrato nel quadro, e che non
aveva abbandonato la mia mente.
Riposi, così,
la stessa domanda che avevo posto prima.
-Voi non avete
notato proprio nulla di strano nel ritratto?-
Avevo
volontariamente tralasciato di definirlo mio. Non volevo creare altre
polemiche.
Gli altri mi
osservarono un po' confusi.
-Cosa intendi per
strano?- mi chiese Tk.
-Intendo anomalo.
Non avete notato niente di anomalo, particolare, qualche cosa che non
era al suo posto?-
Si misero a
pensare. Dopo un paio di minuti Tai mi disse
-Io ho notato
l'acconciatura. Era molto particolare, strana, voi non trovate?-
Lanciammo tutti
una occhiataccia a Tai. Come poteva essere cosi stupido? Per fortuna
Sora gli arrivo una bella sberla sulla testa.
-Ahi, Sora ma sei
pazza? Si può sapere cosa ti prende?-
-Tai, sei sempre
lo solito stupido! L'acconciatura non era strana, era la moda del
tempo che faceva portare i capelli così alle donne
aristocratiche!-
Dopo la infelice
uscita di Tai, nessuno aveva osato rispondere alla mia domanda.
-Scusa Mimi- mi
disse Kari- ma io non ho notato niente.-
-Neanche noi- mi
dissero gli altri.
-Non avete notato
che per essere una donna nobile non aveva nessun gioiello addosso a
parte la collana?-
Gli altri mi
osservavano stupiti. Non capivano cosa stessi dicendo, o dove volessi
arrivare. Solo uno mi aveva capito. Come al solito, Matt era stato il
solo ad afferrare il senso delle mie parole.
-Ho capito quello
che vuoi dire Mimi, ma di preciso a cosa ti riferisci?-
-Mi riferisco al
fatto che nei dipinti di quel periodo, le dame sfoggiavano la loro
ricchezza nei gioielli sfarzosi, nelle spille, in tessuti preziosi.
Invece, in quel ritratto l’unico ornamento visibile è il
ciondolo, lo smeraldo. Questo vuol dire solo una cosa.....-
-Si, hai
perfettamente ragione!-
Io e Matt ci
osservammo. Eravamo arrivati alla stessa conclusione. Ma agli altri
non era tutto così chiaro.
-Aspettate un
attimo-disse Sora- cosa volete dire di preciso voi due? Lo volete
spiegare anche a noi?-
Mi voltai verso
Sora e le risposi
-Il fatto che vi
sia solo un ciondolo come ornamento vuol dire che il quadro era un
quadro privato.-
Mi sentivo
soddisfatta. Avevo appena risolto un mistero. Avevo appena fatto
entrare uno spiraglio di luce nel buio di quel mistero.
Ma agli altri
ancora non risultava tutto cosi chiaro, perciò Matt provvide a
finire la spiegazione.
-Un ritratto
privato significa che si trattava di un ritratto personale. Il quadro
doveva essere stato pensato per le stanze private di qualcuno. Non
era un quadro che sarebbe stato esposto in un salone, con lo scopo di
attirare l'attenzione. Quello doveva essere un quadro personale, un
quadro privato, un quadro osservato solo da una o poche persone.-
-E in tutta
questa storia cosa c'entra il ciondolo?-
Tk osservava il
fratello con uno sguardo strano. Non riusciva a capire bene il
collegamento con il ciondolo del ritratto.
-Te lo spiego
subito Tk-
continui io.
Ormai avevo gli occhi di tutti addosso.
-Il ciondolo,
probabilmente, era un dono, un regalo. Doveva avere un significato
particolare per la persona a cui il ritratto era destinato. Voi
sapete quale significato possiedono gli smeraldi e i diamanti?-
Gli altri si
limitarono a scuotere la testa. Perciò ripresi la mia
spiegazione.
-Lo smeraldo è
il simbolo della vita e dell'eterno ritorno della primavera. È
il simbolo della bellezza e dell'amore eterno. Il diamante, invece,
indica amore eterno, eterna fedeltà. Capite, quindi cosa
significa quel ciondolo?-
Fu Kari a
rispondere
-Un pegno di
amore eterno. Quello era un regalo di un uomo innamorato. Quindi quel
quadro era, probabilmente, custodito da colui che amava quella
donna.-
-Esatto Kari. E
questo, anche se non ci dice molto, è pur sempre un piccolo
indizio. Io voglio scoprire tutto di quella donna ragazzi. Io non so
il motivo, ma sento di essere legata a quella donna, e voglio
scoprire tutto. Mi aiuterete?-
Gli altri si
guardarono. Capivo la loro preoccupazione. Quello che chiedevo loro
era una cosa assurda. Gli stavo chiedendo di iniziare ad indagare su
una donna di cui nessuno conosceva il nome, di cui non vi era nessun
indizio da cui partire se non per un ciondolo, che al momento era
l'unico punto di partenza. Ma era un punto che poteva non portare da
nessuna parte. Eppure io dovevo sapere. E, come sempre, i miei amici
non mi delusero.
Tai, fattosi
portavoce degli altri, mi disse
-Mimi, conta pure
su di noi! siamo tutti con te, anche se questo vuol dire imbarcarsi
in una storia assurda, oscura e assolutamente incredibile. Ma siamo
tuoi amici e ti sosterremo e ti aiuteremo-
Avevo le lacrime
agli occhi.
-Grazie ragazzi,
vi voglio bene!-
Keisuke ascoltava
rapito il racconto di sua nonna. Anche Taro aveva ascoltato rapito la
storia che sua nonna gli stava raccontando. Erano stati talmente
presi dal racconto che non si erano resi conte del tempo che,
lentamente e inesorabile era passato. Ormai al parco erano rimasti
solo poche persone. Si stava avvicinando l’ora del pranzo, e il
parco si stava svuotando.
-Bene ragazzi,
direi che per il momento basta cosi-
-Cosa?-Kei e Taro
avevano urlato la stessa cosa contemporaneamente.
Sul volto di
nonna Mimi si dipinse uno splendido sorriso. Sapeva che quella storia
gli sarebbe piaciuta, ma sapeva che non la poteva raccontare tutta in
una mattinata, almeno se voleva raccontare tutto per bene. E Mimi ci
teneva a raccontare la storia esattamente come lei la aveva vissuta.
-Ci vuole del
tempo, ragazzi, per raccontare questa storia. Ora andiamo a casa,
pranziamo e poi, se volete, nel pomeriggio vi continuo a raccontare
la nostra avventura, va bene?-
Mimi sapeva
perfettamente cosa avrebbero risposto i suoi nipotini. Conosceva
troppo bene i loro caratteri. I bambini si limitarono ad annuire,
impazienti di sentire il resto della storia.
************************************
Salve a tutti!!!!
Scusate se il
capitolo risulta noioso, ma avevo bisogno di spiegare alcune cose,
come il legame particolare tra il ritratto e Mimi!
Spero non me ne
vogliate^^
Grazie anche per
le recensioni.
Minatoforever
grazie per avermi definito addirittura un genio. Sono veramente
contenta che la storia ti piaccia. Scusa, invece, se ti lascio sempre
la storia in sospeso, ma fa parte del mistero.
Mijen sono
contenta che la storia ti incuriosisca, e non ti preoccupare, prima o
poi tutto si scoprirà, il mistero verrà svelato. Per il
momento vi devo lasciare con le vostre supposizioni.
Grazie anche solo
a chi legge e chi vuole può sempre lasciare un commento, anche
negativo. Sono pronta a tutto. Un bacio a tutti, la vostra Juls18
Mimi guardava
rapita i suoi due nipotini giocare e ridere nel cortile. Avevano
appena finito di pranzare e subito quei due non potevano fare a meno
di correre fuori a “sgranchirsi” le gambe. Un leggero
sorriso, appena accennato, incurvò le labbra di Mimi. Non
poteva fare a meno di notare quanto quei due piccoli bambini
assomigliassero a due persone che lei conosceva bene, molto bene.
Improvvisamente
una miriade di ricordi le riaffiorarono dalla memoria, riportando con
loro sensazioni ed emozioni che credeva fossero scomparsi, ma che
invece erano rimasti sopiti, nascosti.
Si era pentita di
avere incominciato a raccontare la sua storia ai suoi nipoti.
Infondo, erano ancora piccoli. Che diritto aveva di raccontare loro
una storia lunga e complicata? Sperava di avere fatto la cosa giusta.
Aveva promesso di continuare a raccontarla, e avrebbe mantenuto la
sua promessa. Mimi non ne poteva fare a meno: ad ogni richiesta di
quelle due piccole creature non poteva fare altro che acconsentire.
Infondo, erano i suoi nipoti, e avrebbe sacrificato la sua vita per
loro, se fosse stato necessario.
Non aveva altra
scelta. Richiamò i due bambini dentro casa e, appena si furono
sistemati sul divano, riprese a narrare la storia. E lentamente,
senza che se ne rendesse conto, i ricordi tornavano alla mente da
soli, e con essi sensazioni ed emozioni. Perchè Mimi non lo
avrebbe mai ammesso a se stessa, ma raccontare la sua storia le
provocava un batticuore fortissimo. Infondo, a causa del mistero del
quadro, aveva non solo scoperto molte cose su se stessa, ma aveva
trovato amici fidati e, lentamente, aveva scoperto in persone
impensate qualità eccezionali e cuori puri e sinceri. Aveva
incontrato anche il suo amore.....
Erano passati
diverse settimane da quando avevamo tutti visto il quadro. In quei
giorni non avevo fatto altro che pensare a quel quadro e a quel
ciondolo. Avevo incominciato a fare sogni strani, in cui mi trovavo
in luoghi a me sconosciuti e correvo, inseguita da non so che cosa.
Mia madre era preoccupata. Non mangiavo quasi mai, sbocconcellavo
qualche cosa solo per fare contenta mia madre, ma dentro di me avevo
altro a cui pensare. Io dovevo sapere, dovevo conoscere, dovevo
scoprire. Eppure non avevo le forze per incominciare. Non sapevo
neanche da che parte iniziare, ad essere sinceri. Sapevo che il
ciondolo poteva essere un buon punto di partenza, ma non sapevo dove
avrei dovuto chiedere per potere incominciare. Ero talmente presa dai
miei pensieri che non prestavo attenzione alle lezioni, non ascoltavo
le conversazioni dei miei amici, non mi accorgevo di niente di quello
che avveniva intorno a me. Vivevo in un mondo mio, a parte, in cui
eravamo solo io e il quadro. Ero ossessionata, disperata. Volevo
scoprire, volevo sapere. Avevo solo quello in mente, scoprire chi
fosse la donna uguale a me e che vita avesse avuto, e per farlo,
dovevo trovare il ciondolo. Era un circolo vizioso. Non ne riuscivo
ad uscire. Mi stavo lentamente consumando. Avevo creato nella mia
mente talmente tante teorie su chi fosse quella donna, avevo
immaginato migliaia di volte la sua vita che ormai credevo di essere
arrivata alla pazzia totale. Sarei impazzita del tutto se,
inaspettatamente, la persona che consideravo più lontana da me
improvvisamente mi portò via da quel mondo assurdo in cui mi
stavo perdendo. Non venne a salvarmi su un cavallo bianco, non venne
a salvarmi portandomi la soluzione dell'enigma, non fece niente di
tutto questo. Semplicemente si sedette di fianco a me, e dal nulla mi
disse
- Ti ucciderai se
continui così Mimi.-
Lentamente voltai
la testa per potere osservarlo meglio. Mi perdetti in due occhi
azzurri e profondi. Non erano severi, non era venuto per sgridarmi.
Erano occhi preoccupati. Erano gli occhi di chi osservava una amica
che lentamente si stava auto-distruggendo, inseguendo un quadro e un
fantasma ad esso collegato. Non so come, ma da quegli occhi azzurri
trovai la forza per potermi sfogare.
-Non so che cosa
fare.....-
Non me ne ero
resa conto, ma delle lacrime stavano scendendo dai miei occhi. Ero
disperata, ero arrivata al mio limite. Non volevo essere da sola in
quella ricerca, volevo un amico, un appoggio, e lo avevo trovato.
Avevo trovato un porto sicuro in quegli occhi.
-Ti aiuto io
Mimi-
una semplice
frase. Una frase che mi aveva riempito di gioia. Ora potevo piangere
tranquillamente, non dalla disperazione, ma dalla gioia. Purtroppo il
mio salvatore aveva frainteso il mio gesto. Preoccupato, mi
osservava, non sapendo cosa fare, non sapendo come reagire. Vederlo
cosi impacciato mi venne da ridere. da quanto tempo era che non
ridevo cosi tanto di gusto!
-E ora cosa hai
da ridere?Ah, donne, non vi capirò mai!-
Ora lo
riconoscevo. Il solito, freddo e distaccato Matt. Lo avevo offeso.
Credeva che mi fossi presa gioco di lui, e invece era tutto il
contrario.
Credevo di averlo
offeso, fino a che non vidi sul suo volto un sorriso sincero. Anche
lui stava ridendo, non so se contagiato dalla mia risata o meno. Ci
basto un'occhiata e tutto fu semplice.
Con Matt al mio
fianco sapevo che la ricerca sarebbe stata più semplice,
sempre in salita, ma almeno non ero sola.
-Vuoi davvero
aiutarmi?-
-Certo Mimi! So
che vuoi trovare della risposte, e se fossi nella tua stessa
condizione anche io farei altrettanto.-
Ero sbalordita.
Il suo modo di parlare era chiaro, diretto, semplice. Non avevo
girato attorno all'argomento, mi aveva detto chiaro e tondo come la
pensava. Lo ammiravo per questo. Anche se gli altri mi avevano
assicurato che mi avrebbero aiutato, nessuno si era più
interessato a me. Quando ero con gli altri sapevo che parlare del
quadro li metteva in soggezione. Ma Matt era diverso. Lui non mi
giudicava male per quello che volevo fare. Capiva il mio desiderio di
capire fino in fondo quella storia.
Decidemmo subito
di metterci al lavoro. Per prima cosa mi propose di ritornare al
museo. Magari avremmo potuto parlare con qualcuno che sapesse qualche
cosa su quel quadro. Mi chiesi come mai non ero riuscita ad arrivarci
prima da sola a quella semplice conclusione. Il punto di partenza
doveva per forza essere il museo.
Insieme ci
dirigemmo verso la nostra meta. Non parlammo durante la strada, non
perché non sapevamo cosa dire, ma perché le parole
erano superflue. Entrambi eravamo presi dai nostri pensieri e non
volevamo essere disturbati. Era bastato uno sguardo per stabilire
questo accordo. Avremmo sentito la necessita di parlarci solo quando
avremmo avuto delle cose valide da dirci. E, cioè, quando
avremmo avuto una teoria valida da esporre. Ma ci servivano le prove.
Non seppi mai cosa pensò Matt durante quella camminata. Non me
lo volle mai dire. Io avevo solo un pensiero in testa, fisso. Avrei
rivisto il ritratto. E come avrei reagito questa volta?
Nel frattempo,
mentre io e Matt camminavamo verso il museo, i miei amici Tai, Sora e
Kari stavano discutendo su quello che stava succedendo.
-L'avete vista
Mimi in questi giorni?-stava chiedendo Sora ai due amici.
-Fa quasi fatica
a parlarmi. Non la riconosco più. Si è chiusa, e pensa
sempre a quel quadro.....-
-Come puoi darle
torto? Anche io se avessi trovato un ritratto di una donna uguale a
me ne sarei rimasta sconvolta!-
Kari era sempre
pronta a difendere chiunque. Eppure la sua frase fece molto pensare
agli altri due ragazzi. Fu Tai ad interrompere il silenzio
-Ma voi credete
sia possibile che ci sia un collegamento tra Mimi e il quadro?-
-Io non ci credo
a certe cose!-disse Sora, dopo avere riflettuto attentamente sulla
domanda posta da Tai.-Io non credo nella reincarnazione o negli
scherzi del destino. E solo una strana coincidenza.-
-coincidenza?
Sora ma sono identiche! La nostra Mimi e la donna del quadro. Sono
gemelle!-
-Si assomigliano,
si. Ma mi dispiace, non riesco a credere a questo tipo di cose.-
I due fratelli
Kamyia non poterono fare altro che fissarsi a loro volta e a scuotere
la testa. Infondo, neanche loro riuscivano a pensare che tra Mimi e
il quadro ci potesse essere un legame che non andasse oltre la
semplice coincidenza. Anche se, nel suo cuore, Kari sentiva che la
sua amica aveva ragione. Ma più quel pensiero si faceva strada
in lei, più tentava di cacciarlo via e seppellirlo. Anche se
le coincidenze, spesso, sono solo le indicazioni che il destino ci
mette davanti per potere capire meglio l'intricato sentiero delle
nostre vite.
Arrivammo davanti
al museo che saranno state le quattro e mezza del pomeriggio. Facevo
caldo, la stagione estiva si stava facendo sentire sempre più.
Era un bene, perché quel giorno erano poche le persone che si
erano dirette a vedere la mostra. Entrammo subito, e, guidati da una
fretta improvvisa, attraversammo tutte le sale di corsa fino a che
non arrivammo al quadro. Anche se ero preparata a ciò che
stavo per vedere, ero terrorizzata. Sentii la mano di Matt cercare la
mia. Me la strinse, come a volermi infondere coraggio. Non ero sola.
Restammo per un paio di minuti davanti al quadro, mano nella mano,
fino a che una voce dietro di noi non interruppe il nostro contatto
visivo.
-Vi piace questo
quadro, vero?-
Una donna,
presumibilmente una guida, ci stava fissando, un sorriso stampato in
faccia. Io mi limitai ad annuire. Matt, tuttavia, cogliendo ogni
minima possibilità di scoprire qualche cosa di più sul
quadro, rispose alla signora
-In verità,
siamo molto interessati al quadro. Lei ci sa dire qualche cosa di
particolare su questo quadro?-
Colta un po di
sorpresa, la guida ci mise qualche attimo prima di rispondere.
-Non molto, a
dire la verità. Questo quadro è avvolto dal mistero.
Non si sa nemmeno il nome della donna ritratta. Unica certezza si
trova nella datazione del quadro, intorno al 1745. Il resto si perde
tra leggende e supposizioni. Mi dispiace, non posso aiutarvi più
di così.-
Mentre parlava,
non aveva mai tolto gli occhi di dosso a Matt. Solo quando stava per
andarsene la guida mi degno di una occhiata e per un attimo rimase
sorpresa e stupita. Diede uno sguardo al quadro e poi uno sguardo a
me e, basita e sconvolta, mi disse
-Ma.... tu e la
donna del ritratto siete uguali!-
Mi limitai ad
annuire. Fu di nuovo Matt a riprendere in mano la situazione
-Si, la
somiglianza risulta impressionante. Per questo siamo così
curiosi verso questo quadro. vorremmo scoprire qualche cosa
riguardante questa donna.-
La guida torno a
fissare me. Ormai, spostava ritmicamente lo sguardo dal quadro, al
mio volto a Matt, in un continuo giro.
Aspettammo
pazienti una qualche risposta, ma la guida rimaneva sempre a bocca
aperta, incredula da ciò che stava vedendo e incapace di
formulare un pensiero coerente. Aspettammo, credo, ancora qualche
minuto, fino a che la donna riprese a parlare.
-Io non posso
aiutarvi, ma conosco la persona che può fare al caso vostro.
Si tratta del direttore della pinacoteca. E stato lui ad organizzare
la mostra, di sicuro lui ha informazioni sul quadro più
dettagliate delle mie.-
-E sarebbe
possibile parlare con lui?-
Finalmente ero
riuscita a dire qualche cosa.
La donna,
raggiante, mi sorrise e mi rispose
-Siete fortunati
ragazzi. Oggi il signor Konaichi è in ufficio. Credo che sarà
sorpreso quanto me quando ti vedrà. Se volete seguirmi vi
porto da lui.-
Ero sorpresa ed
incredula. Finalmente stavo per incontrare una persona che avrebbe
potuto dirmi qualche cosa di più sul mio ritratto. Ero
raggiante e anche Matt al mio fianco lo era. Eravamo ancora mano
nella mano, non ci eravamo accorti di stringerci fino a che la guida
non ce lo fece notare
-Sapete, e bello
vedere una giovane coppia come voi! Mi fate venire in mente quando io
avevo la vostra eta..... è cosi bello quando ci si innamora,
vero?-
Ci lanciò
uno sguardo strano, un misto tra innocenza e malizia. Ci aveva
scambiato per una coppia e io non potei fare a meno di arrossire.
Matt, a quel punto, lasciò andare la mia mano e si allontanò
di qualche passo da me. Non riuscivo ad alzare lo sguardo su di lui.
Quando aveva lasciato la mia mano mi ero sentita un attimo
frastornata. Infondo essere protetti da qualcuno è una delle
sensazioni più belle che io conosca. Ma ora non potevo
distrarmi su altri pensieri. La guida si era fermata davanti ad una
porta di legno, chiara. Sul muro di fianco alla porta una piccola
targa di metallo indicava chi occupava l'uffico dietro quella porta.
Feci appena in tempo a leggere “ direttore Konaichi M.
responsabile della pinacoteca” che la porta si era aperta e con
un sorriso smagliante la guida mi fece cenno di entrare.
Matt e io
entrammo silenziosamente, sentendo il tumore della porta chiudersi
dietro di noi. La guida non ci aveva seguito.
Feci vagare un
attimo lo sguardo per la stanza. Si trattava di un ufficio normale,
arredato in modo moderno. Le pareti erano coperte di scaffalature su
cui una miriade di libri era stata stipata sopra. La scrivania del
direttore era una scrivania tradizionale, di legno chiaro. Riceveva
la luce dalla finestra posta dietro di essa e su una poltrona un
signore, sulla cinquantina ci stava osservando, silenzioso. Dopo
quello che sembrava una eternità, la sua voce, cristallina e
profonda mi fece sussultare. Non per il tono di voce, ma per le
parole che ci rivolse.
-Buon Pomeriggio
signorina Mimi Tachikawa ed anche a lei signor Matt Ishida.
Sinceramente vi aspettavo un po' prima, circa una settimana fa, ma
non avevo dubbi che prima o poi sareste arrivati. Infondo, era
normale che proprio voi due veniste qui.-
-Ma lei chi è?
E come fa a sapere i nostri nomi?-
Matt, sulla
difensiva, guardava in modo strano il signore che era seduto dietro
quella scrivania.
-Ma come ragazzi,
non mi riconoscete? Forse, se mi vedeste meglio, non esitereste a
salutarmi.-
Con un sorriso
sulle labbra, il direttore si sollevo dalla sedia e, a piccoli passi
si mise di fronte a noi. istintivamente indietreggiai, ma una mano mi
prese la mia e, dandomi ancora quella sensazione di conforto e
sicurezza mi fermai. Intanto, davanti ad i nostri occhi, il direttore
fu avvolto in una luce e le sue sembianze presero a cambiare fino a
che davanti ai nostri occhi non apparve la figura di un vecchietto,
con due lunghi baffi bianche, un codino bianco anche esso in testa e
un sorriso sincero. Non avevamo dubbi su chi fosse, e tra lo stupore
e l'incredulità, entrambi esclamammo
Scusate per il
ritardo con cui aggiorno!! Ma sono stata molto occupata! Anzi credo
che per il prossimo capitolo dovrete aspettare un pochino, causa
esame di maturità!!! Spero di potere aggiornare il più
presto possibile!!
Vorrei
ringraziare chi ha aggiunto la mia storia tra i preferiti e chi tra i
seguiti! Grazie mille, mi fa piacere che la storia vi piaccia!
Purtroppo questa volta non riesco a ringraziare personalmente chi ha
lasciato un commento, ma lo faro la prossima volta. Grazie anche solo
chi legge.
Io e Matt ci
guardammo. Potevo leggere nei suoi occhi la mia stessa sensazione di
smarrimento e confusione. Cosa ci faceva Gennai qui, e soprattutto,
cosa legava la storia del quadro con lui?
-Salve ragazzi,
come va? Siete cresciuti molto dal nostro ultimo incontro! Forza,
sedetevi, non abbiamo molto tempo. Devo dirvi alcune cose.-
Detto questo ci
indicò due sedie che erano poste davanti alla scrivania. Ci
sedemmo, restando sempre in silenzio. Non avevo la forza e la
lucidità per potere parlare. Fino a pochi minuti prima avevo
cosi tante domande prima nella mia mente e improvvisamente non
riuscivo più a formularne nessuna.
Anche Matt era
rimasto silenzioso. Tuttavia Gennai continuava ad essere tranquillo,
il sorriso sempre stampato sul volto. Questo mi tranquillizzava.
Almeno ero certa
di una cosa.... Gennai avrebbe potuto darmi qualche risposta riguardo
al ritratto. O almeno, cosi speravo.
-Allora
ragazzi..... immagino di sapere il motivo della vostra visita. Si
tratta del quadro, vero?-
-Si, siamo qui
per questo-
-Bene, allora,
cosa volete sapere di preciso?-
-Chi sia quella
donna, e come mai mi assomiglia tanto?-
Gennai mi rivolse
la sua completa attenzione. Mi fissava intensamente, negli occhi,
come volesse scrutare dentro di me. Non mi dimenticherò mai
quello sguardo. Era intenso, e mi sentii esaminata dentro, la mia
anima scandagliata da cima a fondo. Credo di avere trattenuto il
respiro mentre ero osservata da Gennai. Non mi ero mai sentita
cosi..... mi sentivo alla sua merce, senza difese. Sempre fissandomi,
Gennai riprese
-Mi dispiace, non
posso dirti chi sia quella donna.-
-Come?-
-Perché?-
Io e Matt
parlammo contemporaneamente, entrambi arrabbiati e delusi della
risposta avuta. Credevamo di potere avere delle risposte, e invece
niente. Mi sentivo frustata e amareggiata. Io dovevo sapere.
-Non posso dirvi
chi sia, ragazzi, perché nemmeno io conosco il nome di quella
donna. Ma so con certezza una cosa su di lei: il tuo destino Mimi, e
anche quello degli altri digiprescelti, è legato a quel
quadro. Spetta a voi, per, il duro compito di scoprire il resto. Io
non posso darti quello che tu desideri, non posso darti certezze.
Solo tu lo puoi fare. Non sarà un viaggio facile, lo ammetto,
sarà una strada in salita, da cui molti cercheranno di farti
desistere. Ma una cosa la devi sapere, la dovete sapere. Si tratta di
una leggenda, ascoltatela bene. Molto tempo fa, in una terra dominata
da boschi incontaminati, una fanciulla meravigliosa venne al mondo.
Era così bella che chiunque posasse lo sguardo su di lei ne
rimaneva abbagliato. Crescendo, la sua bellezza sbocciava sempre più,
tanto che ogni uomo, nobile, contadino o principe la voleva in
moglie. Ma lei, ostinatamente li rifiutava, perche sapeva che tra di
loro non vi era il suo vero amore. Tuttavia gli anni passavano, lei
attendendo sempre il suo amore, rifiutava ostinatamente tutti i suoi
pretendenti. Alla domanda –
Ma come farai a
riconoscere il tuo vero amore?- la fanciulla rispondeva sempre
-Me lo dira il
mio cuore-. Passavano gli anni, e lentamente la bellezza della
fanciulla incominciava a disperdersi. I pretendenti si allontanavano
sempre piu da lei, fino a che non si ritrovò completamente da
sola. La sua bellezza, ormai completamente perduta, senza il conforto
di una famiglia, abbandonata anche dagli amici, incominciò a
vagare sola per il paese. Una rabbia ceca si impossesso di lei. Si
sentiva tradita dalla vita. Aveva atteso cosi tanti anni, che ormai
non credeva piu nell'amore. Ormai anziana si fermò in un
villaggio dove vide una fanciulla, stupenda, che le fece ricordare la
sua bellezza perduta. Allora, per fare in modo che anche la fancuilla
non subisse il suo stesso destino, le disse che non doveva illudersi.
Il suo vero amore non sarebbe arrivato e avrebbe dovuto accettare la
proposta di matrimonio di uno dei suoi pretendenti. Ma la ragazza,
sorridente le disse
-Anche se dovessi
aspettare fino alla fine della mia vita, non perderò mai la
speranza. Il mio vero amore esiste, io lo devo solo aspettare. Che si
tratti di dieci, cento, mille anni, io attenderò. La purezza
del mio animo non sarà incontaminata dal pericolo della
solitudine o dalla rabbia-. La vecchia rimase profondamente colpita
dalle parole della fanciulla. Decise allora di fare un dono speciale
alla ragazza. La vecchia portava, al collo, un ciondolo che suo padre
le aveva regalato una volta. Si trattava di uno meraviglioso
smeraldo, a forma di goccia, contornato da piccoli diamanti e lo
diede alla fanciulla. La ragazza, stupita sia dal gesto che dal
meraviglioso regalo le chiese il motivo del suo gesto. La vecchia le
rispose -Questo ciondolo mi fu regalato da mio padre. Un amore
profondo mi lega a mio padre, un affetto sincero. Quel ciondolo e
l'unica cosa che non ho contaminato con il mio odio. Il ciondolo è
un simbolo di amore eterno, ed è giusto che sia tu a portarlo,
ne sei degna. La purezza del tua animo lo terrà immacolato.-
La vecchia
riprese il suo viaggio, con il cuore sereno. Ora poteva riposare per
sempre in pace, convinta che il vero amore, da qualche parte, esista
davvero. E anche se lei non era stata fortunata da trovarlo, la sua
anima avrebbe atteso, proprio come quella ragazza. Sapeva, ora, che
prima o poi l'avrebbe incontrata.-
Rimasi molto
colpita dal racconto. Era una storia così bella e allo stesso
tempo triste. Qualche lacrima mi scivolò sulla guancia,
silenziosa.
Dopo una pausa
Gennai riprese a parlare. Nel frattempo io e Matt ascoltavamo in
silenzio.
-Bene, questo è
tutto quello che posso dirvi. Sappiate solo che il ciondolo è
una chiave per risolvere questo mistero. Mi dispiace non potervi
aiutare di più, ma il mio compito finisce qui. Buona fortuna
ragazzi!-
-Aspetti un
attimo!-
Non volevo che
andasse via cosi. Dovevo prima chiedergli un ultima cosa.
-Cosa riguarda
questa storia con digiworld?-
Gennai torno a
fissarmi in quel modo. Profondo e penetrante.
-Con digiworld
non c’entra niente. Questa storia riguarda voi e cio che voi
incarnate. Mimi tu sei la guardiana della purezza, non te lo
dimenticare mai questo. E ora ragazzi devo andare.-
-Un attimo, devo
chiederle io questa volta un'ultima cosa!-
Guardai Matt. Era
stato cosi silenzioso fino ad adesso che quasi mi ero dimenticata di
essere seduta di fianco a lui. Ora il mio sguardo si spostava tra
Matt e Gennai.
-Dimmi Matt, ma
questa, sappi, sara la tua ultima domanda. Pensa bene a cosa vuoi
chiedermi.-
E Matt, senza
esitazione
-questo viaggio,
questa ricerca, non sarà una cosa vana, vero?-
-Oh no Matt,
questo no. Da questa ricerca potrete ricavare due cose: o lo
smarrimento totale, o la risposta a tutte le vostre domande, o se non
a tutte, alla maggior parte. Una cosa, comunque, è certa!
Questa ricerca vi cambiera profondamente. Metterete in discussione
tutto ciò in cui credete e ciò che credete di sentire e
provare. I vostri poteri vi aiuteranno a capire meglio. E ora, devo
proprio andare. Sappiate che la vostra ricerca incomincia da adesso.
È stato un piacere rivedervi ragazzi!-
Detto questo, una
luce avvolgente lo investì per poi sparire. Io e Matt ci
trovammo a fissare una sedia vuota.
Mi sentivo
svuotata. Ero venuta per cercare delle certezze e avevo trovato solo
altre domande e altri problemi. Stavamo per andarcene quando la porta
dietro di noi si aprì, ed entrò dentro un uomo. Sarà
stato sulla cinquantina, vestito in un modo molto elegante. Ci guardò
sorpreso, poi, come risvegliatosi da un sogno, ci disse.
-Scusate il
ritardo ragazzi. La guida mi ha detto che avete delle domande da
farmi riguardo al quadro.-
-Lei è il
direttore?-
Chiese
educatamente Matt. Era stato il primo a riprendersi dallo shock. Io
ero ancora incapace di formulare un pensiero concreto e corretto.
Tornammo a sederci, mentre il direttore si sedeva nella stessa sedia
su cui prima era seduto Gennai.
-Si, sono il
direttore Konaichi, responsabile della pinacoteca. Ho pochi minuti da
dedicarvi, perciò se volete chiedermi.-
-Volevamo sapere
di un quadro in particolare....-
-Si, la guida mi
ha detto quale. Effettivamente signorina, assomigliate moltissimo
alla donna ritratta.-
Io mi limitai ad
annuire ed ad arrossire. Non sapevo cosa mi stesse prendendo. Forse
era il dubbio che dietro quell uomo si celasse ancora Gennai. Credo
che Matt capisse quello che stessi provando. Perciò fu lui a
condurre la conversazione.
-Si, in effetti
si assomigliano molto. Per questo siamo molto curiosi di sapere
qualche cosa di piu.-
-Capisco....
purtroppo so poco anche io. Comunque, quello che vi posso dire sul
quadro è questo. Proviene da una collezione privata inglese.
Il quadro fu ritrovato una decina di anni fa, più o meno.
Nessuno sapeva della esistenza di questo quadro prima. La firma del
pittore non è presente nel quadro, e come di certo sapete, il
quadro, nella parte inferiore della tela fu tagliato. Anche la
cornice non risale al periodo del quadro. Come minimo è di una
cinquantina di anni posteriore alla realizzazione del quadro.-
-E sul ciondolo?
No sa dirci niente?-
Il direttore
sembrava colpito da quella domanda. Ci guardo sorpreso, passando lo
sguardo da me a Matt.
-Il ciondolo? Si
tratta di un meraviglioso gioiello realizzato con un unico pezzo di
smeraldo, finemente tagliato a forma di goccia, il tutto contornato
da una trentina di piccoli diamanti di dieci carati l'uno. Si tratta
di un pezzo unico. Solo la catenina dorata vale una fortuna, perché
è tutta lavorata. Anche se il gioiello è molto grande,
la sua leggerezza è impressionante. Tenerlo in mano.....-
-Un attimo!-
esclamai all'improvviso.-Vuole dire che il ciondolo esiste ancora
adesso?-
-Certamente. Non
lo sapevate?-
-No, nessuno ce
lo aveva detto.-
-Capisco. Quindi
non sapete niente riguardo al ritrovamento del dipinto?-
Sia io che Matt
scuotemmo il capo.
-Allora, il
quadro fu ritrovato nelle cantine del palazzo dei marchesi Foster,
nel Devonshire. Il quadro venne ritrovato dentro un baule, risalente
alla fine del 1700, dentro una piccola camera segreta. Oltre al
quadro venne ritrovato anche il ciondolo e anche due anelli, uguali.
Probabilmente delle fedi nuziali, non si sa di preciso. Comunque si
presume che chi abbia sigillato il quadro sia lo stesso che abbia
sostituito la cornice e tagliato il dipinto.-
-Quindi il
ciondolo ora, e di proprietà dei marchesi Foster, giusto?-
-Esattamente.
Questo e tutto quello che so sul quadro, mi dispiace non potervi
essere piu di aiuto.-
-Grazie a lei. Ci
ha dato un sacco di informazioni, grazie!-
Detto questo,
stringemmo a turno la mano del direttore e ci preparammo ad uscire.
Avevamo gia varcato la soglia, quando la voce del direttore ci
richiamo indietro.
-Ragazzi,
un'altra cosa. Lo so che questo non ve lo dovrei dire, ma mi sembrati
molto interessati alla storia di quel quadro. Perciò, anche
infrangendo la mia etica lavorativa, vi dirò lo stesso una
cosa che potrebbe interessarvi molto. Dentro al baule e stata
rinvenuta anche una altra cosa. Un porta-gioie, con incisa sopra una
rosa scarlatta. Non e stato possibile aprirla, perchè manca la
chiave. Spero di esservi stato utile.-
-Lei non sa
quanto, signor Konaichi, non sa quanto!-
E detto questo ci
avviammo verso l'uscita. Quel giorno avevamo avuto fin troppe cose su
cui riflettere.
Quando uscimmo
dalla pinacoteca decidemmo di tornare a casa. Matt fu così
cortese da riaccompagnarmi. Come sempre, restammo in un muto silenzio
durante tutto il tragitto. Ognuno cercava di riuscire a decifrare e a
decodificare le informazioni che avevamo ricevuto. Ci salutammo
davanti alla mia porta. Improvvisamente, un leggero velo di imbarazzo
scese su di noi. non sapevamo cosa dire. Soprattutto io. Anche se non
lo avevo mai ammesso, Matt mi aveva sempre messo un po' in
soggezione. Era sempre così distaccato e solitario, che
pensare di averlo al mio fianco per risolvere questo mistero mi dava
un po' di preoccupazione. Fortunatamente, come sempre, anche questa
volta Matt intervenne la dove io non ero in grado.
-Ci conviene
riflettere bene su quello che sappiamo. Poi, lo diremo anche agli
altri, va bene?-
-Bene, ok,
perfetto-
Mi sentivo così
stupida. Che cavolo di risposta era mai quella? Volevo sprofondare
dalla vergogna quando, ancora una volta risolvette tutto lui, si mise
a ridere! E io, da imbarazzato, passai a furiosa!
-Cosa c'è
da ridere, ora?-
-Scusami, non
volevo, ma sei cosi buffa, dovresti vederti!-
E intanto
continuava a ridere. Dopo pochi secondi anche io fui invasa da una
strana allegria. Ci ritrovammo a ridere, così,
improvvisamente.
-Ora vado. Buona
notte Mimi-
-Buona notte
Matt, e grazie di tutto-
-Di cosa?-
-Di avermi
accompagnata! Sei stato l'unico a non pensare al fatto che io fossi
diventata matta! Grazie!-
Gli sorrisi. Lui
si avvicino a me in un modo oltremodo sconvolgente. Eravamo così
vicini che veramente pochi centimetri ci separavano.
-Di niente. Puoi
sempre contare su di me, principessina!-
Detto questo, mi
sistemo alcune ciocche di capelli che si erano posate sui miei occhi.
E, veloce come era arrivato, si staccò da me e se ne andò.
Rimasi ferma davanti al cancello per non so quanto tempo. Rimasi a
fissare Matt che lentamente si allontanava.
Non riuscivo a
fermare i battiti incontrollati del mio cuore.
(Correvo. Correvo
disperatamente in una foresta, inseguita da non so cosa, o non so
chi. Era giorno, riuscivo a vedere dei raggi di luce filtrare dagli
alberi. Avevo lasciato la strada maestra per cercare di seminare i
miei inseguitori. Ero stata sciocca, loro erano in vantaggio su di
me. Mi tenevo su il vestito in modo da non inciampare, ma le mie
scarpette di raso non erano adatte alla corsa. Li sentivo sempre piu
vicino a me. Ero stremata, stanca. Ad un tratto inciampai, cadendo a
terra. La mia acconciatura si era sfaldata, e i capelli mi ricadevano
sulle spalle e sulla schiena in modo confuso e disordinato. Ero
stanca, e mi appoggiai ad un albero. Pessima mossa, loro mi avevano
trovato. Sentivo le loro risate di scherno.
-Mi dispiace
Miss, non può più sfuggirci ora!-
E mentre quel
bandito mi puntava una pistola contro, sentii un rumore di zoccoli.
Qualcuno stava arrivando. Poi due colpi, e vidi l'arma cadere dalle
mani del bandito. Vidi solo un cavallo arrivare al galoppo, portando
con se un cavaliere. Era stato lui a sparare, la pistola ancora in
mano, il braccio teso. Poi, lentamente, scivolai nell'ignoto,
sentendo solo una voce che mi diceva
-Non vi
preoccupate Miss, siete al sicuro ora.-
Poi il buoi.)
Mi sveglia di
soprassalto. Avevo fatto un incubo in cui correvo in una foresta.
Eppure era così reale!
Ancora non lo
sapevo, ma quell'incubo mi avrebbe perseguitato ancora per molte
notti.
Lo so che dovrei
studiare per l'esame, ma oggi non ho resistito alla tentazione di
scrivere un altro capitolo. L'ispirazione arriva quando meno ce lo si
aspetti, e invece di fare filosofia, mi dedico a questa storia!
Un bacio a tutti
e ringrazio tutti coloro che hanno commentato la storia (scusate, ma
non ho il tempo per ringraziarvi personalmente, il dovere mi chiama
^^) e anche solo chi si ferma a leggere questa piccola storiella!
Spero vi sia
piaciuta,
un bacio a tutti
Juls18
P.S. piccola
precisazione. Le frasi che sono tra parentesi così (.....)
sono sogni o ricordi.
Correvo. Correvo
disperatamente in una foresta, inseguita da non so cosa, o non so
chi. Era giorno, riuscivo a vedere dei raggi di luce filtrare dagli
alberi. Avevo lasciato la strada maestra per cercare di seminare i
miei inseguitori. Ero stata sciocca, loro erano in vantaggio su di
me. Mi tenevo su il vestito in modo da non inciampare, ma le mie
scarpette di raso non erano adatte alla corsa. Li sentivo sempre più
vicino a me. Ero stremata, stanca. Ad un tratto inciampai, cadendo a
terra. La mia acconciatura si era sfaldata, e i capelli mi ricadevano
sulle spalle e sulla schiena in modo confuso e disordinato. Ero
stanca, e mi appoggiai ad un albero. Pessima mossa, loro mi avevano
trovato. Sentivo le loro risate di scherno.
-Mi dispiace
Miss, non può più sfuggirci ora!-
E metre quel
bandito mi puntava una pistola contro, sentii un rumore di zoccoli.
Qualcuno stava arrivando. Poi due colpi, e vidi l'arma cadere dalle
mani del bandito. Vidi solo un cavallo arrivare al galoppo, portando
con se un cavaliere. Era stato lui a sparare, la pistola ancora in
mano, il braccio teso. Poi, lentamente, scivolai nell'ignoto,
sentendo solo una voce che mi diceva
Mi svegliai di
soprassalto. Era la terza notte che quel sogno mi tormentava. Non
riuscivo a capire cosa potesse significare. Eppure sembrava talmente
reale.... eppure non ne avevo parlato con nessuno. Non lo sapevo
neanche io il motivo, ma preferivo tenermi i miei incubi segreti. E,
di conseguenza, quando i miei amici la mattina mi vedevano stanca e
con i pesanti segni delle occhiaie sotto gli occhi, e mi chiedevano
come mai dormissi poco, rispondevo, semplicemente
-Fa talmente
caldo in casa mia, che non riesco a dormire la notte.-
Era una scusa
orribile, e mentire ai miei amici era una cosa che odiavo, ma era la
sola cosa che mi fosse venuta in mente, e visto che era Maggio, un
Maggio particolarmente caldo, per altro, la mia scusa sembrava
plausibile. Eppure sapevo che non tutti credevano alla mia storia.
Sentivo sempre, su di me, un paio di occhi azzurri. E sapevo che, se
avessi incontrato quello sguardo ne sarei stata paralizzata. Lui
sapeva che quella era una scusa, e anche molto banale. Per questo lo
evitavo, non gli rivolgevo neanche la parola, se potevo. Solo l'idea
di osservarlo mi imbarazzava, mi tornava sempre in mente il gesto che
aveva fatto quando mi aveva riaccompagnato a casa. La sua mano sui
miei capelli, eravamo talmente vicini.... eppure non era successo
nulla. Tuttavia, il mio cuore prendeva a battere talmente forte
quando ci ripensavo, avevo il terrore che chi mi passeggiava vicino
potesse sentirne il suono. Ero molto agitata. Dovevo parlare con
qualcuno. Ne avevo terribilmente bisogno. Ma a chi mi potevo
rivolgere? Di certo non ai miei amici. Non volevo dire a nessuno del
mio incubo, non volevo risollevare la storia del quadro con gli
altri, e non volevo, per nessun motivo parlare di quello che mi
capitava quando vedevo quegli occhi azzurri.
Lentamente presi
ad allontanarmi dai miei amici. Evitavo di uscire con loro, per colpa
di una persona, e spesso mi ritrovavo sola, a casa. Era una domenica
pomeriggio quando, stufa di stare rinchiusa in quelle quattro mura
della mia camera, uscii di casa. Da sola. Mi sembrava strano
non uscire con la solita combriccola. Almeno, per una volta, potevo
decidere cosa fare. Ero totalmente libera di scegliere quello che
avrei fatto. Ne approfittai. Quando uscivo con gli altri mi ritrovavo
sempre a fare le solite cose. Era un modo per potere accontentare
tutti, e alla fine finivamo sempre per fare le solite cose. Non che
mi annoiassi, con Tai ci si divertiva sempre. Tuttavia incominciavo a
considerare piacevole il potere andare dove volessi e fare quello che
desideravo. Avevo girato quasi tutto il centro commerciale, compresi
tutti quei negozi che, per un motivo o per un altro, non ero riuscita
a vedere quando vidi da lontano, seduti su una panchina tre ragazzi.
Anche se mi davano le spalle li riconobbi subito da tre particolari:
i capelli di Tai, solo a lui avevo visto quel taglio, il capello
azzurro di Sora, non se ne separava mai, come al tempo di Digiworld e
il computer di Izzi. Mi avvicinai a loro, silenziosamente, volendogli
fare una sorpresa, quando li sentii e mi bloccai. La voce di Tai mi
arrivava chiarissima, nonostante il chiasso. Non avevo ascoltato
tutto il discorso, ma mi erano bastati pochi secondi per capire che
stavano parlando di me.
-.... insomma,
non fa altro che pensare a quella storia.-
-Dai Tai, tu come
ti saresti sentito se ti fossi visto in un quadro?-
-Sora, come ti ho
gia detto, non ha senso. E poi ne abbiamo parlato ancora... Izzi tu
che dici?-
-......-
-Sempre il
solito, vero? Non ti stacchi mai da quel computer?-
-Smettila Tai, la
cosa mi preoccupa. Mimi, addirittura, non vuole girare con noi. Non
la sento da tre giorni, e una volta ci telefonavamo tutti i giorni.-
-Io ho sempre
pensato che fosse strana, anche su digiworld. Si dava tutte quelle
arie da principessina....-
E poi, sentii
quello che nessuno vorrebbe mai sentire. La propria migliore amica
ridere di voi. Tai e Sora stavano ridendo, ridendo di me. Izzi, che
aveva alzato gli occhi dal computer, disse
-Dai, ora
finitela. Ogni volta vi mettete a ridere di lei, basta.-
-Ma dai Izzi, non
fare storie! Anche tu la pensi come noi, no? Hai presente come era,
vero?-
E anche sul volto
di Izzi apparve un sorriso. Stavo piangendo. Me ne resi conto quando
sentii le lacrime scivolarmi lungo il collo, provocandomi un brivido.
Non sapevo cosa mi fosse preso, ma non potevo solo stare a guardare,
e, con un coraggio che non mi apparteneva, sfogai tutta la mia
delusione su di loro.
-Siete dei
traditori!-
Mi davano ancora
le spalle, ma appena sentirono la mia voce, si immobilizzarono e,
lentamente si voltarono. Negli occhi dei tre si potevano leggere
sorpresa, imbarazzo, stupore. Ma non vi era traccia di risentimento,
di dispiacere. Dentro di me sentivo cedere ogni barriera, e il fiume
di parole che riversai su di loro fu come un fiume in piena che,
privo di ogni barriera, si riversa fuori e travolge tutto quello che
incontra, incurante di quello che viene travolto. E su quella
panchina, io riversai tutta la rabbia che avevo in corpo, tutta la
mia frustrazione.
-Siete dei
traditori. Come vi permettete di giudicarmi senza neanche conoscermi.
Si, voi non mi conoscete. Volete sapere il motivo per cui mi sono
allontanata da voi? Voi non volevate sentire parlare del quadro, e io
non volevo dirvi le mie preoccupazioni. Quella storia, come la avete
definita, non mi ha solo colpita. Mi ha stravolto. Sono confusa, e
quando avevo bisogno dei miei amici, quando avevo bisogno del vostro
appoggio, voi mi avete voltato le spalle. Anche se avete dimostrato
di volermi aiutare, non avete fatto nulla. Nessuno mi ha chiesto come
stavo, nessuno.-
Mi fermai un
attimo, giusto il tempo per riprendere fiato. Le lacrime continuavano
a sgorgarmi dagli occhi, e tremavo, ma di rabbia.
-Io vi credevo i
miei migliori amici. Mi aspettavo aiuto e comprensione. Invece scopro
che quando non ci sono, mi ridete alle spalle. Voi non sapete nulla
di me.... non mi conoscete affatto. Se solo mi conosceste un poco,
sapreste che non vi ho detto nulla solo per non farvi preoccupare di
me.-
-Mimi, non dire
questo..... io ti conosco bene, sono la tua migliore amica, io ti
voglio be....-
-NON OSARE DIRE
CHE MI VUOI BENE!!!! ...Voi non mi conoscete affatto.-
Feci per
andarmene quando Tai, come al solito, decise di risolvere, la
situazione, a modo suo, sbagliando ancora.
-Non dire
stupidate. Noi ti conosciamo benissimo. Ne vuoi una prova? Il tuo
colore preferito, per esempio io so quale sia!-
Tai assunse un
aria compiaciuta, come a volere dire che aveva ragione lui e io
torto. Se prima ero arrabbiata, ora ero furiosa.
-Ah si, tu sai il
mio colore preferito? E sentiamo quale sarebbe?-
-Facilissimo. Il
rosa!-
Vidi Sora e Izzi
annuire, compiaciuti di quella risposta.
-A si? Il rosa?
Sbagliato. Il rosa mi piace, vero, ma non lo posso definire il mio
colore preferito. E visto che mi conosci talmente bene, quale sarebbe
il mio posto preferito? Materia preferita? Cibo preferito?-
Non mi rispose
nessuno di loro.
-Lo immaginavo.
Voi credete di conoscermi, ma vi sbagliate. Nessuno, a quanto pare,
mi conosce sul serio. E ora, vi dico una cosa che forse non vi
aspettate da una come me, ma..... ANDATE TUTTI AL DIAVOLO!!! Bye Bye
darling-
Scoccia un bacio
con le labbra e, furente, arrabbiata e con il cuore a pezzi me ne
andai. Scesi lentamente, consapevole di avere tre paia di occhi
addosso e, appena superata la porta, mi misi a correre. Correvo, con
la vista annebbiata dalle lacrime fino a quando mi sentii afferrata
per un braccio. Colui che mi aveva fermato mi strattono il braccio e,
facendomi voltare, mi trovai a fissare due occhi azzurri. Non avevo
dubbi.
-Matt.....-
E mi catapultai
tra le sue braccia.
-Sono solo degli
idioti, calmati ora.-
Mi mise un
braccio attorno alle spalle, stavo ancora piangendo, e mi feci
portare via da lui. Non vedevo niente. Avevo appoggiato il viso
contro la sua spalla, e non mi accorsi del percorso che stavamo
facendo. Fino a quando non mi ritrovai davanti al portone di casa
mia. Matt stava rovistando dentro la mia borsa alla ricerca delle
chiavi, e, dopo vari tentativi falliti su indovinare quale potesse
essere la chiave giusta, gli presi le chiavi dalle mani e aprii io.
Quando fummo dentro casa ci sedemmo sul divano. Sentivo sempre lo
sguardo di Matt su di me.
-Grazie-
Fu tutto quello
che riuscii a dire. Non lo volevo ammettere, ma ero imbarazzata da
morire. Fu lui ad interrompere quel momento, e, come al solito, mi
stupii.
-Azzurro.-
-Come?-
Lo guardai
sbalordita. Ora che lo fissavo mi accorsi che un leggero rossore gli
aveva coperto le gote.
-Azzurro. Il tuo
colore preferito, no?-
Ero strabiliata.
Aprii la bocca ma, non riuscii a dire nulla. Come lo sapeva? Mi
limitai a scuotere la testa, affermando quello che avevo detto.
-Il tuo posto
preferito, invece, dovrebbe essere il belvedere del parco, dove si
vede tutta la citta. Materia preferita, storia e cibo preferito....
la torta alla crema, giusto?-
Ancora una volta
mi limitai ad annuire. Ero sbalordita, completamente sbalordita. Matt
evitava il mio sguardo, sapevo che quando si comportava in quel modo
voleva dire che era imbarazzato. E, stupendo ancora me stessa (quel
giorno quasi non mi sentivo me stessa) gli dissi
-Il tuo colore
preferito, invece, dovrebbe essere il blu, posto preferito la
terrazza della scuola, dove non va quasi mai nessuno, e tu non
sopporti i posto molto affollati, giusto? In quanto al cibo
preferito.... cibo messicano se non sbaglio.-
Sorrisi
compiaciuta delle mie risposte. Avevo attirato su di lui il suo
sguardo. Mi osservava stupito e imbarazzato. Si limito ad annuire.
Avevo indovinato. Restammo a fissarci ancora qualche minuto, fino a
quando non sentii delle chiavi nelle toppe della serratura, e la
voce, inconfondibile, di mia madre che mi urlava
-Tesoro sono
tornata! Non sai chi ho incontrato oggi. La mamma di quei tuoi amici,
i due fratelli, dai, hai capito no? se non sbaglio sono quelli
separati, hai presente vero? Mi ha parlato molto di suo figlio, il
grande, quello carino, hai presente no?-
Si zittii solo
quando si affacciò sul salotto e vide me e Matt. Io ero
talmente imbarazzata che avrei voluto sprofondare dalla vergogna.
Come potevo avere una madre cosi? Eppure la adoravo.
-Buona sera
signora! Mi fa piacere che abbia visto mia madre!-
Matt, come al
solito, si dimostrava educato e impassibile in ogni situazione. In
quel momento lo adorai. Mia madre si era paralizzata, e, aprofittando
di questo piccolo momento di silenzio, mi alzai dal divano, e,
afferrando la mano di Matt (ho detto vero che quel giorno non ero in
me?) dissi a mia madre
-Bene, noi ora
andiamo in camera mia. Se hai bisogno mamma, noi siamo di là-
E, trascinando un
Matt ancora piu sbalordito di mia madre, mi diressi in camera mia, al
secondo piano, e chiusi a chiave la porta, per sicurezza.
-Scusami Matt.
Mia madre risulta sempre cosi inappropriata. Ti chiedo scusa!-
Ma Matt, ancora
sbalordito, si mise a ridere. E, realizzando la assurda situazione in
cui ci trovavamo, mi mise a ridere anche io. Era impossibile, ma Matt
riusciva sempre a farmi dimenticare i miei problemi. Tuttavia,
ritornato serio, mi guardo intensamente e mi disse
-Ora, mi vuoi
dire il motivo per cui ogni mattina sei stanca? E non mi dire per
colpa del caldo, non ci credo.-
Con un sospiro,
rassegnata, mi misi a raccontare il mio incubo. Matt ascoltava
silenzioso, rapito dal mio racconto.
-E ogni notte
sogni la stessa cosa?-
-Si, ogni notte
lo stesso sogno. Niente di diverso, sempre uguale. Io che corro nella
foresta e quando tutto mi sembra perduto, quel misterioso cavaliere
che mi viene a salvare.-
Matt era tornato
silenzioso. Stava pensando. Poi mi pose una domanda che assolutamente
non mi aspettavo
-Potresti
descrivermi ancora il paesaggio del tuo sogno?-
Ridissi ancora
quello che mi ricordavo. La foresto, gli alberi, e poi tutto quei
dettagli a cui prima non avevo dato ascolto, ma che ora,
improvvisamente si presentarono nitidi nella mia mente. Gli animali
che vedevo, scoiattoli e uccelli, il rumore di un fiume in
lontananza, e poi quella radura in cui la mia corsa si fermava e il
maestoso albero in cui mi accasciavo. Terminato il mio racconto,
Matt, alzatosi dal letto su cui eravamo seduti, mi disse
-Puoi collegare
il tuo computer ad internet?-
-Certo, ma il
motivo?-
-Devo controllare
una cosa-
Mi affrettai ad
accendere il computer. Dopo pochi minuti, ero collegata. Matt si mise
a cercare non so cosa, e, dopo ben cinque minuti mi disse
-Questo
rispecchia abbastanza il tuo sogno?-
Mi fece vedere la
immagine di una foresta. Precisamente una radura, una radura uguale a
quella del mio sogno.
-Come....
quella.... identica! Ma dove?-
-Inghilterra, ma
forse devo dire meglio foresta di sherwood. Mimi, mi spieghi quando
sei stata in Inghilterra?-
Fissando Matt
negli occhi gli dissi
-Mai. Matt io non
sono mai stata in Inghilterra.-
-Sei sicura?
Neanche da piccola?-
-Mai!-
-E allora mi
spieghi come fai a sognare un posto in cui non sei mai stata?-
Scusate il
ritardo, ma HO FINITO!!!! ESAME COMPLETATO!!!!=P
Grazie a tutti
quelli che hanno recensito, aggiunto la storia ai preferiti e anche
chi solo si ferma a leggerla! Ora non posso dire quando riusciro ad
aggiungere un altro capitolo, spero presto. Un bacio a tutti, la
vostra Juls
-E allora mi
spieghi come fai a sognare un posto in cui non sei mai stata?-
-Non lo so
Matt, non lo so proprio-
Continuai ad
osservare lo schermo del computer. Io non ero mai stata in Inghilterra. Come
cavolo potevo sognare un posto che mai avevo visto? Ora i miei misteri si
infittivano. Non solo ero stata ritratta in un quadro del XVIII secolo, ora
riuscivo anche ad avere delle visioni. Matt intanto stava sempre al computer.
Non so cosa stesse guardando. Io ero tornata a sedermi sul letto, con lo
sguardo perso nel vuoto e presa da tutti quei pensieri. Cosa cavolo mi stava
succedendo? ecco la domanda che mi tormentava. Cosa mi stava succedendo? Oltre
ad essere ossessionata da quel quadro, ora avevo anche le visioni di posti che
non avevo mai visto. Ad un tratto, tuttavia, un particolare che prima non avevo
notato mi tornava improvvisamente in mente.
-Matt, come
facevi a sapere che quella radura che avevo sognato era la foresta di Sherwood?
Matt rimase
in silenzio. Mi voltava le spalle, visto che era tutto intento a cercare non so
cosa su internet. I soli rumori presenti erano il ticchettio dei tasti del
computer e la lancetta dei secondi della mia sveglia.
-Allora, mi
vuoi dire come lo facevi a sapere?-
-Prometti di
non dirlo a nessuno?-
-Di non dire
a nessuno cosa?-
Ora si era
girato verso di me, e mi fissava. Sorrideva, divertito. Non sapevo cosa ci
trovasse di divertente in questa situazione. Ma il sorriso che aveva non lo si
poteva neanche definire un sorriso divertito. Era un sorriso di rassegnazione.
Matt prese un profondo respiro e fissando un punto imprecisato della mia
stanza, che non ero io, mi disse
-Mimi, non
cambierai mai, lo sai. Tu hai avuto sempre la forza di riuscire a metterti nei
guai. E anche adesso sei finita in un guaio enorme-
-Cosa vuoi
dire? Tu sai qualche cosa che io non so?-
-Si, una cosa
io la so-
Prese un
altro profondo respiro. Non ci capivo niente di quello che stava succedendo.
Matt sapeva qualche cosa. Ma cosa? Ero talmente nervosa che mi alzai dal letto
e mi andai a mettere davanti a lui. Lo obbligai a guardarmi negli occhi. Aveva
uno sguardo strano, profondamente triste e dispiaciuto.
-Mimi io non
so neanche da dove iniziare... non so neanche se dirtelo sia la cosa migliore.-
-Matt, dirmi
cosa?-
Ero
preoccupata, terribilmente agitata e ora anche spaventata.
-Matt... ti
prego, dimmi tutto quello che sai. Per me qualsiasi cosa sia legata al
quadro...-
-Si Mimi, lo
so. Ma quello che ti devo dire.... io non so da dove iniziare-
-Secondo me,
se mi dici tutto dall inizio va bene-
Ok, il mio
modo di fare dello spirito non era stato un gran che, ma almeno ci avevo
provato. Comunque scoppiammo a ridere. Credo che scoppiammo a ridere tutti e
due piu per la situazione assurda in cui ci trovavamo, che per la mia, pessima
oltre tutto, battuta.
Sarebbe bello
potere dire che in questo momento Matt mi disse tutto quello che mi doveva
dire, aprendo il suo cuore al mio. Sarebbe altrettanto stupendo potere dire che
in meno di poche ore noi due riuscimmo a scoprire il mistero del quadro e delle
mie visioni. Ma a questo punto non ci sarebbe alcuna storia. Infatti, proprio
mentre Matt stava per dirmi tutto, la incredibile dote naturale di mia madre di
interrompere sempre tutto si fece rivedere ancora. Infatti, senza neanche
bussare alla porta, cosa che qualsiasi madre avrebbe fatto, visto che ero in
casa con un ospite, mia madre, al contrario, irruppe nella mia stanza senza
nemmeno bussare, semplicemente aprendo la porta. Infatti, anche se avevo chiuso
la porta a chiave, mia mamma riusciva sempre ad entrare. Mia mamma, infatti,
possedeva i duplicati di tutte le chiavi di casa, e in un modo, o in un altro,
riusciva ad entrare dovunque. Solo che, questa volta, ad essere in una
situazione imbarazzante eravamo noi. Infatti, Matt era seduto sulla sedia della
mia scrivania e io ero chinata verso di lui, i nostri visi non molto distanti e
tutti e due con un sorriso divertito sulle labbra. E come la scena di un film,
io e Matt, in due momenti diversi, compimmo lo stesso movimento. Con il
risultato che lui, di scatto, si alzo dalla sedia, venendo addosso a me, che,
ancora sorpresa dalla comparsa di mia madre ero rimasta nella stessa posizione.
Il risultato di tutto questo trambusto fu che io e Matt ci scontrammo e, per
colpa del fatto che lui era venuto addosso a me, io inciampai e caddi all
indietro. Ma cadendo, mi aggrappai alle spalle di Matt e, cosi, anche lui
cadde. E ora eravamo in una posizione ancora piu imbarazzante di prima.
Infatti, ora, io ero sdraiata sul pavimento, con Matt sopra di me. Credo che in
soli trenta secondi sul mio volto passarono tutte le sfumature del rosso
esistenti in natura. Naturalmente tutto questo accadde in pochissimi secondi.
Mia madre ci fissava sconcertata. Con la stessa rapiditˆ con cui eravamo
caduti, Matt si rialzo e aiuto anche me ad alzarmi. Mia mamma, ora, era
visibilmente divertita.
-Scusate
ragazzi, non vi volevo spaventare-
E sorrideva,
con un sorriso strano. Capii al volo che credeva che tra me e Matt ci fosse
qualche cosa oltre la semplice amicizia. Benissimo, pensai tra me e me, quella
sera avrei subito un terzo grado.
-Mamma, cosa
vuoi?-
Ero
scocciata. Infondo mia mamma era arrivata nel momento cruciale. Matt mi doveva
dire una cosa importante.
-Scusate
ancora ragazzi, ma si sta facendo tardi. Forse non ve ne siete accorti-e mia
mamma fece ancora quello strano sorriso-ma credo sia arrivato il momento per
Matt di andare a casa-
-Ha ragione
signora Tachikawa. Si sta facendo tardi e io devo andare-
Guardai
allibita Matt. Mi doveva dire una cosa importante, come mai ora se ne voleva
andare?
-Mimi, mi
accompagni alla porta, vero?-
-Certamente
che ti accompagna Matt. Mimi, devi assolutamente accompagnare Matt, almeno fino
al cancello di ingresso. Su, e ora andate tutti e due-
Come sempre,
doveva sempre dire la sua. Fulminai mia mamma con lo sguardo e, quando le
passai di fianco, diretta alla porta le bisbigliai, in modo che Matt non
potesse sentire
-Dopo
facciamo i conti io e te-
Ma mia mamma
era imperturbabili. Quando si convinceva di una cosa, era impossibile toglierle
quella idea dalla testa e ora, convinta che tra me e Matt ci fosse qualche
cosa, avrebbe fatto qualsiasi cosa per fare in modo che il suo desiderio si
avverasse. E non posso negare che questo lato del suo carattere mi sarebbe
ritornato utile molto presto, ma in quel momento la odiai con tutta me stessa.
Matt si avvio
in silenzio verso la porta. Non disse niente, non dicemmo niente nessuno dei
due fino a che non ci chiudemmo la porta alle spalle. In quel preciso momento,
quando chiusa la porta, e fui certa che mia madre non avrebbe piu interferito,
mi girai verso Matt e gli dissi
-Si puo
sapere come mai te ne vuoi andare? Non puoi dirmi che hai una cosa importante
da dirmi e poi svignartela. Io voglio, anzi ora pretendo delle spiegazioni-
Si, lo
ammetto, ero furiosa. Ma Matt era un ragazzo molto ostinato, e quando prendeva
una decisione non cambiava idea.
-Non era il
momento giusto per dirti quello che so-
-Come sarebbe
a dire che non era il momento giusto?-
-Sinceramente,
non voglio che tua madre senta quello che ti devo dire, o vuoi renderla
partecipe di tutto questo?-
Era ovvio che
non volevo che mia madre sapesse questa storia. Non avevo raccontato niente ai
miei del quadro, e neanche del mio sogno ricorrente. Anche a loro avevo
giustificato la mia mancanza di sonno a causa del caldo e loro mi avevano
creduta.
-Ma io voglio
sapere Matt-
Ero sull orlo
delle lacrime. Mi sentivo tradita. Per un attimo avevo creduto di ricevere,
finalmente, delle risposte, invece avevo ricevuto la ennesima dose di
interrogativi. Avevo chinato il capo verso il basso, non volevo guardarlo negli
occhi, avevo paura di quello che avrei potuto leggervi.
Senza neanche
rendermene conto mi ero aggrappata alla maglietta di Matt. Ora eravamo
pericolosamente vicini. Sentivo il suo respiro sul mio collo, e il mio cuore,
in quel momento, batteva talmente forte che avevo veramente paura che lui lo
potesse sentire. Delicatamente Matt pose la sua mano sopra la mia mano, quella
che attanagliava la sua maglia. Non opposi molta resistenza quando si libero
dalla mia stretta. Ora aveva la sua mano nella mia. Io, che tenevo sempre il
capo chinato verso il basso,mi sentii sollevare il viso dall altra mano di
Matt. Dovevamo essere molto buffi. Io che ero quasi sull orlo delle lacrime, e
lui, che mi fissava con una espressione divertita. Si, lui si stava divertendo.
Mi guardo dritta negli occhi e, senza interrompere quel contatto visivo mi
disse
-Stanotte.
Nel tuo posto preferito, al belvedere, alle 11,30-
-Cosa?-
-Stanotte, al
belvedere. Ti diro tutto quello che so-
-Non so se
posso venire...-
-Mimi,
stanotte!-
E detto
questo mi lascio la mano e il volto e senza neanche salutare se ne ando via. In
quel preciso momento, quando lo vidi scomparire dalla mia vista, giurai che ci
sarei andata. Alle 11,30 al belvedere del parco, io ci sarei stata.
Anche se
avevo promesso che ci sarei stata, rimaneva in problema. Come potevo uscire da
casa mia senza che ne mia madre, ne mio padre si accorgessero di niente?
Naturalmente esclusi subito il potere uscire dalla finestra della camera. Ero
al secondo piano, non avevo abbastanza coraggio per potermi buttare di sotto
saltando nel vuoto, e non potevo neanche pensare di scendere da un albero,
visto che dalla mia camera non si vedevano alberi. Alla fine conclusi che la
soluzione migliore fosse quella di uscire dalla porta di casa. Infondo, era
semplice. Sulle 11,15 sarei dovuta sgattaiolare fuori dalla mia camere senza
fare rumore (e questa era una cosache potevo fare tranquillamente), e poi avrei dovuto scendere le scale,
passare inosservata per il corridoio e uscire dalla porta principale.
Naturalmente, detta cosi, la cosa non poteva apparire molto difficile. Il problema
era che la nostra porta di casa faceva un rumore assordante. Quando una persona
entrava in casa per quella porta era impossibile non accorgersene. E anche se
avessi aperto pianissimo la porta e altrettanto piano tentato di richiuderla il
rumore sarebbe stato comunque esagerato. Tuttavia non avevo altra scelta nel
confidare nella buona sorte, cosa che attualmente non avevo, e sperare che i
miei genitori continuassero a dormire, e non si accorgessero della mia
passeggiata notturna.
Della attesa
non mi ricordo molto. Credo di essere stata talmente concentrata a pensare a
cosa mi avrebbe detto Matt che non mi curai molto di quello che successe
attorno a me. Ricordo le insistenti domande di mia madre su che tipo di
rapporto ci fosse tra me e Matt, ma dopo averla assicurata sul fatto che
eravamo SOLO amici, anche lei si era messa a pensare.
I miei
ricordi si fanno piu nitidi quando devo ricordare gli ultimi minuti di attesa
prima della mia fuga segreta. Quando vidi le lancette della mia sveglia
posizionarsi sull 11,00 una improvvisa agitazione mi pervase. Avevo rivisto
nella mia mente il percorso che avrei fatto e i movimenti che avrei dovuto fare
quando sarei arrivata alla porta. Eppure, il terrore di commettere qualche
errore o di essere scoperta mi tormentava. Giurai a me stessa, ed era il
secondo giuramento nel giro di poche ora, che avrei dovuto fare una severa
ramanzina a Matt quando lo avrei visto. Sarei, tuttavia, una bugiarda se
dicessi che dentro di me non provavo anche una viva curiosita. Volevo sapere
cosa Matt mi doveva dire. doveva essere una cosa molto importante, se voleva
dirmela in modo che nessun altro lo sapesse. Volevo assolutamente sapere.
Quando vidi
scattare la lancetta dei minuti sulle 11,10 uscii dalla mia camera. Molto
silenziosamente mi richiusi la porta alle spalle e mi avviai verso le scale.
Evitai i gradini che sapevo facevano rumore e, senza troppi problemi mi trovai
davanti alla porta di ingresso. Nel buio della notte quella porta poteva
incutere timore. Ora veniva la parte difficile del mio piano. Molto lentamente
abbassai la maniglia. Quando arrivai in fondo, incominciai, piano piano a
tirarla verso di me. Dopo una serie infinita di scricchiolii e di brontolii, di
cui speravo vivamente non si sentisse niente al piano di sopra, la porta
cedette e si lascio aprire. Riuscii a creare uno spiraglio sufficiente per
potere uscire, e poi, uscita di casa, e trovatami fuori, con altrettanta
attenzione richiusi la porta. Questa volta feci molto rumore. Non potendo
confidare in una maniglia, avevo dovuto tirare con forza per poterla chiudere.
Ma, sinceramente non mi importava. Notai subito la luce accesa nella camera dei
miei. Avevano sentito la porta. Dovevo sbrigarmi se non volevo essere scoperta.
Mia mamma sarebbe subito andata a controllare che io stessi bene. Mi misi a
correre. Volevo allontanarmi velocemente da casa. Avrei pensato dopo a quello
che sarebbe successo. Ora avevo un appuntamento a cui non potevo mancare.
Per arrivare
al belvedere non ci misi molto. Il parco restava aperto di notte fino a tardi.
Di solito veniva chiuso alle 11,00 ma in Estate il parco chiudeva sulle 12,30.
Io e Matt avevamo un ora per potere parlare se non volevamo passare la notte
chiusi dentro. Arrivai sulla terrazza del belvedere che mancavano ancora cinque
minuti all ora stabilita. Nessuno. Non vedevo Matt da nessuna parte, ero sola.
Per un attimo pensai che non sarebbe venuto. Ma Matt non era un ragazzo che mi
poteva avere preso in giro su una cosa tanto seria. Una cosa del genere sarebbe
potuta succedere se fosse stato Tai a darmi appuntamento a quella ora.
Rassegnata ad aspettare, mi sedetti su una panchina, abbastanza vicina ad un
lampione. Non amavo molto il buoi fitto e la luce gialla-arancione del lampione
infondeva in me un senso di sicurezza. Avevo paura, non lo posso negare. Avevo
paura di potere incontrare qualche malvivente, qualche ragazzo ubriaco...
insomma avevo una gran paura. Ma non rimasi delusa. Alle 11,30 spaccate, lo
vidi arrivare. Ero vestito come lo avevo visto oggi, con la sola differenza che
ora indossava una maglia. Anche se era Maggio, e un Maggio molto caldo,
oltretutto, la sera poteva essere abbastanza fresca da richiedere una maglia
per potersi coprire. Anche io mi ero vestita in modo da essere attrezzata per
qualsiasi tempo avrei potuto trovare in quella notte. Avevo messo un paio di
jeans, una camicetta azzurra a maniche corte e, sulle spalle, mi ero messa un
copri-spalle bianco. Ai piedi indossavo un paio di ballerine nere, mi ero
passata un leggero filo di trucco attorno agli occhi e avevo completato il
tutto lasciando i capelli liberi di ricadere sulle spalle. Ci avevo messo molto
a decidere cosa mettere. Infondo si trattava pur sempre di un appuntamento.
Matt mi fece
un cenno con la mano, era il massimo che potevo ricevere come saluto quella
sera. Si sedette vicino a me, sulla panchina e restammo per alcuni attimi in
silenzio.
-Sei riuscita
a venire!-
-Credevi che
ti avrei dato buca?-
-Credevo non
avessi il coraggio di venire-
Lo fissai.
Guardava davanti a se, osservando il paesaggio attorno. La terrazza del
belvedere era circondata da un piccolo boschetto di tigli, platani e alcuni
pini. I sentieri che conducevano all interno del parco erano molto suggestivi.
Delle aiuole di fiori di tutti i colori e di tutte le specie erano state
collocate tra gli alberi, in modo da creare un effetto di aiuole naturali. Ma a
quell ora di sera tutto appariva scuro. Non si potevano distinguere i vari
colori dei fiori se non passando vicino a questi, e il fatto che non passasse
nessuno rendeva tutto ancora piu inquietante. Sembravamo sospesi in una
dimensione nostra, dove gli unici abitanti eravamo noi due, seduti su quella
panchina illuminata dal lampione.
-Invece sono
venuta. Sei sorpreso?-
-No-
Detto questo
si volto a fissarmi.
-Sapevo che
saresti venuta-
-Come facevi
a saperlo?-
-Sei sempre
stata molto curiosa-
Arrossii
leggermente. Aveva ragione. Sarei andata anche se mi avesse detto di andarci
alle tre del mattino. Ma ora era il momento di ricevere delle risposte.
-Matt...-
-Si, lo so. Vuoi
sapere, vuoi avere delle risposte-
-Si-
-Spero di
poterti accontentare. Cosa vuoi sapere per prima cosa?-
-Come mai mi
aiuti?-
Non sapevo
neanche io come mai inizia proprio da quella domanda. Avrei potuto chiedergli
qualsiasi cosa ben piu importante, ma io lo dovevo sapere. Questa era una
domanda a cui dovevo assolutamente avere una risposta.
-Di preciso
non lo so neanche io-
Devo essere
onesta? Credo proprio di si. Rimasi molto male per quella risposta. Abbassai lo
sguardo. Istintivamente raccolsi le gambe e mi misi a sedere sulla panchina
tutta raggomitolata. Appoggiai il capo sulle ginocchia e fissai un punto
imprecisato del terreno. Ero molto delusa. In un certo senso, speravo che Matt
sapesse il motivo per cui voleva aiutarmi.
-Guarda che
se vuoi tirarti fuori, io non mi offendo-
Stupida mi
dissi. Cosa cavolo volevo dimostrare? Per fortuna, ancora una volta, Matt capii
al volo cosa volevo dire.
-Lo sai che
fare conclusioni affrettate su discorsi incompleti delle persone non porta a
niente?-
Mi voltai e
lo fissai. Aggrottai leggermente le sopracciglia e lui, avvicinatosi a me, mi
disse
-Volevo dire
che non lo so di preciso neanche io il motivo preciso per cui mi sono voluto
mettere in questa faccenda. Mi facevi un poÕ pena tutta sola, ed ero preoccupato.
Ti stavi lasciando andare, non parlavi con nessuno, eri solo il fantasma della
Mimi che conoscevamo. Ci stavi facendo preoccupare un sacco. E allora sono
venuto a parlarti quel giorno a scuola, quando ti offerto il mio aiuto. Sapevo
che era la cosa giusta da fare. E ora ne conosco il motivo preciso-
-Cosa vuoi
dire? Non ci capisco niente se parli in questo modo enigmatico-
-Che ora
conosco il motivo per cui io posso aiutarti. Gennai aveva ragione-
-Ragione su
cosa?-
-Su noi due,
sul motivo per cui siamo noi due a cercare ancora di scoprire la storia del
ritratto.-
-Cosa vuoi
dire Matt? Ti prego, spiegati meglio...-
Un gruppo di
ragazzi si stava avvicinando a noi. Sentivo le loro voci. Dovevano essere
cinque o sei, e stavano venendo verso di noi. Allora Matt si alzo dalla
panchina, mi prese per mano e, tirandomi dietro, si diresse verso il boschetto
dove non vi era illuminazione.
-Matt
cosa...-
-Fidati di
me!-
Mi porto dove
il buoi era incontaminato, in un sentiero che non riconoscevo. Mi feci guidare
da lui fino a quando non sentii il rumore di acqua. Avevo improvvisamente
capito dove fossimo. Eravamo vicino ad uno dei tanti laghetti disseminati nel
parco. Matt mi fece strada fino alla riva del laghetto e si sedette sul prato.
Mi sedetti anche io e mi appoggiai allo stesso albero su cui si era appoggiato
anche lui.
-Qui non ci
trovera nessuno. Ora posso dirti tutto-
-Ti ascolto-
-So il motivo
per cui sono io quello che ti deve aiutare, o almeno, credo sia cosi. Gennai ce
lo ha suggerito, ma noi non abbiamo capito subito. Anche io ci ho messo molto a
capire. Mimi, so come mai fai quegli strani sogni, e sapevo dove cercare perche
sapevo gia cosa dovevo trovare-
-Matt, ci
stai girando attorno. Io voglio sapere, voglio una spiegazione chiara-
-Ci sto
arrivando. Ti ricordo anche quello che ci ha detto il direttore?-
-Certo che mi
ricordo!-
-Ti ricordi
anche il nome che ci ha detto dei proprietari del quadro?-
-Se non mi
sbaglio, ha detto i marchesi Foster, giusto?-
-Esatto.
Quando sono tornato a casa mi sono messo a cercare qualche cosa su Foster, ma
non ho trovato molto. Solo il fatto che sono una antica famiglia inglese che
abita nel Devonshire, vicino alla foresta di Sherwood, e basta. Niente di che
tu durai-
-Esatto-
-Invece il
mistero si infittisce. Una serata, ero da mia madre e lei ha notato che stavo
cercando informazioni sui Foster. E mi ha fatto notare una cosa molto
importante. Il nome dei marchesi Foster compare nei registri nobiliari inglesi
solo nel 1850-
-Che cosa
vuoi dire?-
-Che nel 700
non vi erano conti Foster. Per questo non avevo trovato informazioni su Foster
inerenti al quadro. Il nome della famiglia cambio quando la unica discendente
dei marchesi Wentworth sposo un borghese molto ricco, Henry Foster. Allora ho
indagato sulla famiglia Wentworth, e sai cosa ho scoperto?-
-Cosa?-
-Che nel 1745
il marchese Wentworth era solo uno, Kendal Harry Wentworth. Aveva soli 22 anni,
orfano e molto ricco-
-E questo
cosa riguarda con il nostro mistero del quadro?-
-Un attimo
che ci arrivo. Il marchese Wentworth aveva la sua residenza nel Devonshire,
vicino ad un paese chiamato Croftwell. Esiste ancora oggi quella citta. In quel
paese, visto che nel 1745 era solo un paese, avevano la loro residenza anche
altre famiglie nobiliari. Croftwell godeva regolarmente di un afflusso continuo
della nobiltˆinglese, e, cosa
ancora piu insolita, intorno agli anni 1740-1750, i figli di 7 famiglie
risedettero stabili a Croftwell-
-Ma allora
Matt vuoi dire che facendo una piccola ricerca sia possibile...-
-Trovare il
possibile nome della dama misteriosa? Esatto-
I miei occhi
dovettero lampeggiare dalla gioia quando seppi questo. Ma, purtroppo, non tutte
le notizie erano buone.
-Solo che c e
un problema Mimi. Ci sono, almeno, 4 possibili candidate-
Secondo me,
la piu probabile, dovrebbe essere la moglie del marchese Wentworth-
-Una cosa che
ho pensato subito anche io. Ma dai ritratti che ho visto, la moglie del
marchese la donna del ritratto non si assomigliano per niente-
-E allora ci
rimangono 3 possibili candidate-
-2, sono solo
2-
-Come?-
-Sono solo
due le possibili scelte. Ho fatto delle ricerche, cosa credi! Non sono riuscito
a trovare i quadri di due contesse-
-E come mai?-
-Perche non
ci sono quadri-
-Come sarebbe
a dire?-
-Hai capito
benissimo. Mimi, la tua donna del mistero puo essere una contessa, e le opzioni
che hai sono due. O la contessa Michelle Lily-Anne Kellyngston, oppure la
contessa Sophie Elenoire Dalrymple-
-Una delle
due-
-Si, una
delle due-
Rimasi in
silenzio a pensare a quei due nomi. Dietro uno di quei due si celava il volto
di quella donna. Eppure Matt non mi aveva risposto ad una domanda.
-Matt scusa,
ma tu, in tutto questo, cosa c entri?-
-Scusa, non
te lo ho detto alla fine. Facendo le mie ricerche mi sono imbattuto in una cosa
sorprendete. In quei dieci anni hanno abitato nella zona, come ti dicevo, figli
e figlie di 7 famiglie nobiliari della Inghilterra. Naturalmente i conti e i
marchesi erano soliti frequentarsi. Loro formavano un gruppo, una elite, e,
cosa strana, all interno di questo gruppo erano ammessi solo 3 membri del
popolo, cioe solo 3 borghesi. Il medico della zona, il prefetto della zona e un
altro ragazzo, una specie di consigliere-
-Non ci vedo
nulla di strano in tutto questo-
-Forse non ci
troveresti niente di strano, ma vuoi sapere quanti erano, in totale, i membri
di questo gruppo?-
-Quanti?-
-12. Erano,
in totale 12-
-E allora?
Cosa ci dovrebbe essere di strano in questo?-
-Mimi, noi,
nel nostro gruppo, quanti siamo?-
-Noi? Fammi
pensare... Oltre a noi due, Tai, Sora, Izzi, Joe, Tk, Kary, Davis, Joley, Cody
e Ken-
-Quindi, in
totale siamo...-
E, in coro,
-12-
-Esatto Mimi.
12 allora, e 12 adesso. Ecco come mai io mi sono offerto di aiutarti, ed ecco
anche quello che diceva Gennai. Questa era una avventura che riguardava tutti
noi. Quei 12 nel 1740...-
-E noi 12,
nel 2005-
Rimanendo in
silenzio. Matt aspettava che io recepissi bene quello che mi aveva detto, e io
intanto cercavo di capire bene quello che avevo appena sentito. Poi, in un
attimo, capii.
-Matt, questo
vuol dire che...-
-Si Mimi,
esatto. Vedi che hai avuto il mio stesso pensiero-
-Noi allora,
e noi ora. Matt questo vuol dire che il mio incubo...-
-Si Mimi.
Quel tuo incubo non e altro che un tuo ricordo. Ecco spiegato il motivo del tuo
tormento. Il tuo inconscio sapeva che non era un incubo normale, ma era un tuo
ricordo passato-
-Quindi
quella che ho visto era un ricordo-
-Della tua
vita precedente-
-Ti rendi
conto di quello che hai detto Matt?-
-Si, me ne
rendo conto-
-Una vita
precedente, in cui ci eravamo tutti. Quindi quel cavaliere che mi salvava non
era altro che...-
-Si-
Ora lo
osservai. Era imbarazzato, non mi fissava. Presa da un coraggio che non mi
apparteneva proprio, o forse si, solo che ancora non lo sapevo, mi staccai dal
mio appoggio e mi misi davanti a Matt. Ero seduta per terra, di fronte a lui.
lo costrinsi a guardarmi, appoggiando entrambe le mie mani sul suo volto. Mi
avvicinai a lui e gli dissi
-Dimmelo
Matt. Dimmelo-
-Il cavaliere
che ti ha salvato Mimi ero io-
-Ne sei
certo?-
-Si-
-E come?
Potrebbe essere Tai o...-
-No Mimi,
sono io. E ne sono certo. L ho visto, in un sogno, come te-
Eccomi
tornata. Lo so che non mi sono fatta viva da molto, scusate. Ho impiegato molto
tempo a scrivere questo capitolo, spero vi sia piaciuto. Questo capitolo spiega
alcune cose, ma posso affermare che ancora ci sono molti misteri da svelare
ancora..... cosa? Lo scoprirete con le prossime puntate^^
Un grazie
particolare a tutti quello che hanno lasciato un commento! Mi sento sempre
molto onorata a riceverli!!!
Grazie anche
solo a chi legge, spero che la storia vi sia piaciuta!!!
-No Mimi,
sono io. E ne sono certo. L ho visto, in un sogno, come te-
Lo guardai
attentamente. Aveva sempre il volto imprigionato dalle mie mani, non poteva non
guardarmi. Quello che mi aveva detto, in un certo senso, lo sapevo gia. Se
eravamo tutti legati, e quelle erano le nostre vite passate, non potevo non
pensare al fatto che lo sapevo. Non poteva non essere lui il mio cavaliere.
-Lo sapevo!-
-Come?-
-Lo sapevo
Matt. Lo sapevo che eri tu-
-Come?-
Sorrisi.
-Lo sapevo,
allo stesso modo in cui tu sapevi che mi dovevi aiutare. E poi, non potevo
pensare a nessun altro cavaliere che non fossi tu!-
Ora anche lui
mi sorrise. Fu un sorriso rapido, di soli pochi istanti, ma stupendo.
-Tu sei
pazza, lo sai?-
-Cosa? Io
sarei pazza?-
-Si-
E si mise a
ridere.
-Cosa ci
trovi di divertente?-
Avevo tolto
le mani dal suo volto e ora avevo incrociato le braccia vicino al mio petto,
offesa. Tuttavia ero rimasta davanti a lui, con le ginocchia appoggiate sull
erba e lui ancora appoggiato contro l albero. Stava continuando a ridere e, lo
devo ammettere ora, era bellissimo. Solo in quel momento me ne resi
perfettamente conto. Era stupendo. Conservai gelosamente quel momento nei miei
ricordi. Era raro vedere Matt ridere, era un ragazzo molto serio. E vederlo
cosi, rilassato, sorridente e divertito era una cosa veramente rara. Ma se c
era una cosa che Matt detestava era essere osservato intensamente. E io lo
stavo osservando molto intensamente. Me ne resi conto quando smise di
ridere e riprese la sua solita aria. Freddo, distaccato, lontano.
-Perche mi
fissi?-
Mi ero
dimenticata di dire che era anche molto diretto? Non gli piacevano i giochi di
parole, non girava mai attorno ad un argomento. Arrivava sempre al punto, e, a
volte, con il suo modo di fare, feriva le persone.
Non gli
risposi. Mi limitai a distogliere lo sguardo da lui.
-Allora? Mi
vuoi rispondere?-
Ora stava
diventando anche nervoso. Non volevo che si arrabbiasse, ma non potevo dirgli
il motivo per cui lo fissavo.
-Mimi,
rispondimi-
-No-
Tornai a
guardarlo. Non glielo potevo assolutamente dire.
-Come sarebbe
a dire che non puoi dirmelo?-
-Nontelopossodireperchemivergogno-
Ancora oggi
mi chiedo come riuscii a dire quella frase. Un solo respiro, e via. Non ci sono
mai piu riuscita.
-Mimi, non ho
capito nulla di quello che hai detto-
Presi un bel
respiro e poi, glielo dissi.
-Non te lo
posso dire- feci una altra piccola pausa, in cui mi presi un altropiccolo respiro –perche....
perche mi vergogno-
-Come sarebbe
a dire che ti vergogni?-
-Hai capito
bene, mi vergogno!-
-Devo pensare
che tu stessi facendo dei pensieri stani su di me?-
Era tremendo.
Riusciva sempre a fregarmi, in un modo o in un altro. Se non riuscivo a dirgli
qualche cosa, lui lo capiva sempre lo stesso. Con il risultato che ora provavo
una gran vergogna!!! Divenni tutta rossa e il sorrisetto compiaciuto di Matt
non contribui certo a mettermi a mio agio.
-Va bene, mi
hai scoperto!-
Alla fine mi
ero arresa.
-Ah, la cosa
ora si fa interessante. E cosa pensavi, ora me lo dici!-
-Tu... tu...-
-Io cosa?
Dai, sono curioso-
-Tu sei un
mostro! Ecco cosa sei!-
-Modera le
parole, principessina, non ti si addicono. E poi non sono io quello che fa
pensieri strani! Su, dimmi che cosa pensavi Mimi-
-E va bene,
ti dico tutto. Ma rimani, sempre e comunque, un mostro!-
Si mise a
ridere
-Io sar˜
anche un mostro, ma tu sei tremenda! Ti decidi o no?-
-Mi spieghi
il motivo per cui lo vuoi sapere?-
-Mi interessa
sapere cosa pensi di me-
-Come?-
Arrossii
ancora. Il mio cuore fece un rapido scatto e inizio a battere furiosamente. Gli
importava di quello che pensavo io su di lui. Ero sconvolta!!!
-Mi
interessa. Ci... ci tengo alla tua opinione-
Non mi aveva
guardato. Era imbarazzato anche lui. Doveva essergli costato molto dirmi quella
frase.
-Pensavo che
sei molto bello quando ridi e ti rilassi! Non ti avevo mai visto con quella
espressione beata sul viso. Eri..... eri stupendo-
Anche io
avevo distolto lo sguardo. Mi ero messa a fissare intensamente il laghetto. Non
seppi mai come reagii, non me lo volle mai dire. Ero talmente imbarazzata che
non avevo neanche il coraggio di muovermi. Poi lo sentii muoversi. Come avevo
fatto con lui, mi prese il volto tra le mani. Ero apparentemente impassibile,
ma dentro di me ero tutta scombussolata. Era vicino, troppo vicino,
pericolosamente vicino, e non accennava a fermarsi. Poi, a pochi centimetri da
me, mi disse
-Grazie-
E mi lascio
andare, tornandosene appoggiato al tronco.
-Ti diverti a
mettermi in imbarazzo?-
-Si, mi
diverto molto-
-Perche? E
cosa?-
Ci mise
qualche secondo a rispondermi. Non so se fosse incertezza, la sua, o solo un
modo per prendere tempo. E in quel momento, non resistetti. Mi ripresi la mia
rivincita.
-Ora sei tu
quello che non risponde alle domande-
Gli disse,
con un sorrisetto compiaciuto sul volto.
-Touche, mia
cara-
-Ti muovi a
rispondermi, si o no?-
-Visto che tu
sei stata sincera con me, anche se ti ho dovuto pregare di dirmi cosa pensavi,
ti diro perche adoro metterti in imbarazzo-
Mi fissava.
Era impossibile sostenere il suo sguardo, ma per una volta, non volevo sentirmi
da meno. Sostenni il suo sguardo e, sempre fissandomi, mi disse una delle cose
piu dolci che mi avrebbe potuto dire
-Tu non lo sai
come sei, o, evidentemente, non te ne rendi conto. Tu sei fantastica, sempre.
Non importa se dormi poco o molto, non importa che tu sia scocciata o felice.
Sei sempre radiosa e bellissima. Ma diventi incantevole solo quando ti
imbarazzi. Ti si colorano le guance in un modo incredibile, i tuoi occhi
diventano tutti luminosi e ti si apre un sorriso sul volto che non ti posso
neanche descrivere. Diventi non bella, magnifica, stupenda, incantevole,
affascinante. Non ho mai conosciuto una ragazza straordinaria come te Mimi. Tu
sei straordinaria e bellissima-
Credo che
questo fosse uno di quei momenti dove o fai la cosa giusta oppure rovini tutto.
E, secondo voi cosa feci io? Esatto, rovinai tutto. Ero talmente imbarazzata
che mi alzai di scatto dal prato, ma avevo fatto male i conti. Ero rimasta
seduta in quella posizione per troppo tempo e le mie gambe, irrigidite, mi
stavano abbandonando. E come la scena classica di un film comico, secondo voi,
dove sono caduta? Esatto. Non sul prato, ma neanche addosso a Matt. No, sono
caduta nell unico posto dove non volevo cadere. Il piccolo laghetto. Nel giro
di trenta secondi mi ritrovai gambe per aria, bagnata fradicia, con il mio
cavaliere che se la rideva tranquillo. E per completare il tutto, finii la mia
disastrosa performance con un bello starnuto. Ecco, questa sono io, la
imbranata del secolo, Mimi Tachikawa.
-Sei sempre
la solita... non cambi mai, eh?-
E rideva.
Credo di non avere mai, in tutti gli anni in cui ho conosciuto Matt, e
fidatevi, erano tanti, credo di non averlo visto mai ridere tanto in una sola
serata.
-Invece di
startene a ridere, dammi una mano-
Ma niente,
lui continuava a ridere. Ormai aveva le lacrime agli occhi.
-Ti vuoi
muovere a darmi una mano, stupido? O preferisci lasciarmi qui in acqua???-
-Si, scusa,
arrivo. Ma sei talmente...-
-Prova a dire
che sono buffa o ridicola, e giuro che ti faccio fare anche a te un bagno di
sera, in questo splendido laghetto!-
-Eccomi,
eccomi, non ti arrabbiare-
Alla fine
riuscii ad uscire dal laghetto. Va bene che era estate, e faceva molto caldo,
ma un bagno a mezzanotte passata, in un parco pubblico, e per di piu totalmente
vestita, non era proprio quella che si poteva definire una idea eccellente.
-E ora come
faccio? Sono gia nei guai per essere uscita di notte senza dire niente ai miei,
se poi mi ripresento anche tutta bagnata, credo che restero in punizione a
vita!-
Ero
disperata, e con il terribile sospetto che mi stesse anche per venire un
raffreddore. Infatti, nel giro di pochi minuti avevo gia collezionato tre
starnuti, e la cosa non si stava affatto mettendo meglio.
-Per prima
cosa devi toglierti questi vestiti bagnati-
-Questo lo so
anche io, genio. Ma non posso restare nuda nel cuore della notte, tu che dici?-
-Non hai
niente per coprirti o per cambiarti?-
-Scusa se non
giro con un cambio di vestiti nella borsa!!!! Sai, non avevo programmato questo
bagno notturno-
-Va bene, ho
capito, non agitarti-
E mentre
diceva queste parole, si tolse la sua maglia.
-Cosa stai
facendo?-
Automaticamente
mi girai.
-Scema, cosa
vai a pensare? Tieni. Vatti a cambiare e mettiti questa. Dovrebbe essere
abbastanza grande per te da poterti coprire abbastanza-
-Grazie-
Ero commossa.
Mai nessun ragazzo si era comportato in quel modo con me. Certo, non avevo
neanche mai avuto una situazione simile, prima. Ora che ci pensavo bene, come
dovevo considerare quell incontro? Era un appuntamento? O eravamo solo degli
amici che si erano incontrati? Mi maledissi per fare quei pensieri. Non era
certo il luogo adatto per pensarci. Mi ero appartata dietro ad un albero, e
sperai vivamente che lui non mi potesse vedere. Tolti i vestiti bagnati e mi
infilai la sua maglia. Aveva ragione, a me arrivava a meta della coscia,
sembrava un vestitino. E in piu aveva un buonissimo odore, il suo odore. Era
davvero buonissimo. Ritornai da lui per potermi fare ammirare con il mio nuovo
look.
-Allora, che
ne dici, come mi sta?-
Per farmi
osservare meglio feci una piccola giravolta. Quando mi fermai mi accorsi che
lui mi stava fissando, molto intensamente. E, visto che era buoi non lo posso
giurare, ma credo che mi stesse guardando le gambe. Dovevo fare qualche cosa
per distogliere il suo sguardo da li.
-Avevi
ragione. Riesce a coprirmi in un modo quasi decente. Almeno, ora, non corro il
rischio di prendermi una polmonite-
-Vero. Ma
resta pur sempre il problema che non puoi tornare a casa conciata cosi-
-Si, giusto.
Ma cosa possiamo fare?-
-Io una idea
ce la avrei. Ma....-
-Ma?-
-Ma ti devi
fidare di me!-
-Matt, questo
non mi sembra il luogo ideale per fare questi giochetti-
-Va bene.
Casa mia non dista molto. Cinque minuti a piedi. Ho la asciugatrice a casa.
Potresti mettere ad asciugare i tuoi vestiti e dopo ti posso riaccompagnare a
casa. Non ci dovremmo mettere molto-
-Ca...
casa... casa tua... conciata in questo modo? E tuo padre cosa pensera quando mi
vedra arrivare?-
-Mio padre
non e a casa, stasera. Lavora sempre fino a tardi in questo periodo, e resta
spesso a dormire in ufficio. Non ci sarebbero problemi. A meno che tu non...-
Ora afferrai
appieno il senso delle sue parole. Io e Matt, a questa ora della notte, a casa
sua, da soli, senza la sorveglianza di un adulto. E, oltretutto, per completare
l opera, con me coperta solo da una felpa. Una situazione oltremodo
sconveniente. Ma era, anche, la sola soluzione che si presentava in quel
momento.
-Va bene-
-Sicura?-
-Si. E poi,
tu sei il mio cavaliere, giusto? Di te mi posso fidare!-
Detto questo
gli afferrai la mano e, in silenzio, ci incamminammo verso casa di Matt. Non
seppi mai cosa avesse pensato durante il breve tragitto che facemmo.
Sinceramente, non glielo chiesi neanche. Io cosa pensavo? Ad una cosa sola. Non
potevo fare a meno di ripensare a quello che mi aveva detto Matt, a quanto io
fossi straordinaria e incantevole. E mi ritrovai a sorridere.
La casa di
Matt era molto diversa dalla mia. Lui e suo padre abitavano in un appartamento,
al decimo piano di un condominio. Non era una casa grandissima, ma era
abbastanza grande da permettere ai due di vivere comodamente. Due camere da
letto, due bagni, una cucina spaziosa, un bel soggiorno e una terrazza
straordinaria. Aveva una vista eccezionale su Tokyo, si vedeva quasi tutta la
cittˆ, e di notte poi, con tutte le luci accese, era una cosa magnifica. Appena
arrivata non potei ammirare degnamente quello spettacolo, avevo altre cose per
la testa. La prima cosa fu quella di affidare a Matt i miei vestiti, mentre io
mi precipitavo in bagno a tentare di sistemarmi. Mi asciugai i capelli e mi
risistemai il trucco. Quando ebbi finito, e ci misi molto tempo, grazie
soprattutto ai miei capelli, che quando volevano fare i capricci erano
indomabili, scoprii che i miei vestiti si erano asciugati. Con molto sollievo,
mi ricambiai, tornando in possesso dei miei abiti e raggiunsi Matt nel salotto.
Aveva aperto la porta finestra che dava sul terrazzo, e una piacevole brezza
entrava, portando con se un poÕ degli odori estivi. Mi sedetti accanto al
padrone di casa sul divano, assaporando quel momento di pura pace.
-Meglio con i
vestiti asciutti?-
-Decisamente
meglio-
Gli sorrisi e
lui ricambio.
-Vuoi qualche
cosa da bere, o un gelato...-
-No grazie,
sto bene-
-Bene-
Silenzio.
Eravamo imbarazzati. Infondo, un diciottenne e una diciassettenne in una casa
da soli all 1 di notte passata non era una situazione da tutti i giorni. Poi,
un improvvisa idea mi attraverso la mente.
-Ma tu resti
spesso da solo?-
-Come?-
-Mi hai detto
che tuo padre dorme in ufficio. Capita spesso?-
Non mi
rispose. Non mi guardava neppure. Avevo capito di avere fatto una domanda
sconveniente.
-Scusa Matt,
io non volevo fare la ficcanaso-
-Non ti
preoccupare-
Altro
silenzio. Mi diedi della stupida mille volte. Come potevo riuscire a rovinare
sempre tutto?
-Si-
-Come scusa?-
-Resto spesso
da solo, si-
Sgranai gli
occhi per la sorpresa. Matt che rivelava aspetti della sua vita privata. Questa
era una cosa folle. Ma ripensando agli avvenimenti della serata, ormai, tutto
era possibile.
-Mio padre
lavora sempre fino a tardi. I primi tempi era piacevole. Io ero piccolo, e il
potere di decidere da solo quello che potevo fare mi faceva sentire importante,
grande. Ma poi capii che non c era niente di bello. Mangiavo quasi sempre da
solo, mio padre non lo vedevo che per pochi minuti la mattina. Ero talmente
solo che spesso mi intrattenevo a casa di Tai apposta fino a tardi per potere
avere poi la scusa per fermarmi a cena. Poi sono cresciuto-
-Cosa vuoi
dire?-
-Voglio dire
che ho capito. Mio padre lavora cosi tanto per potere permettersi tutto questo.
Deve pagare ogni mese gli alimenti a mia madre, occuparsi di due figli, in piu
deve potere pagare le bollette della casa, avere i soldi per potere fare la
spesa.... Lavorava cosi tanto per potersi mantenere e mantenere anche me. Ormai
non ci faccio neanche piu caso. Mi sono abituato alla solitudine. Non si sta
poi cosi male-
-Mi dispiace-
-E perche?-
-Come perche!
Insomma, io non immaginavo che tu fossi solo. Ho sempre creduto che, anche se i
tuoi erano separati, comunque tu avessi qualcuno con cui stare. Insomma, che tu
avessi comunque una famiglia, o una persona con cui condividevi le serate. Non
immaginavo che tu fosse invece sempre solo-
Avevo quasi
le lacrime agli occhi. Io ero stata molto fortunata ad avere dei genitori che
si volevano ancora bene. Non avevo mai capito la profonda solitudine che si
poteva provare ad avere i genitori separati.
-Ora non
esagerare. Non sono sempre stato da solo. Comunque ho un fratello e una mamma
anche io. Spesso passavo le mie serate con loro, anche se poi tornavo a casa ed
ero da solo. Io ho una famiglia, Mimi-
-Sul serio?
Quindi mi assicuri che non ti senti solo? O trascurato?-
-Mai sentito
in quel modo, parola mia-
-Ora sono
sollevata!-
E per rendere
ancora piu chiaro il significato di quelle parole, mi portai una mano sul cuore
e feci un profondo respiro.
-Sei buffa-
-E tu sei un
maleducato!-
-Ma come, non
ero fino a due minuti fa, il tuo cavaliere?-
-Cavaliere?
Ma se per colpa tua sono caduta in acqua!-
-Colpa mia? A
me risulta che tu abbia fatto tutto da sola-
-Avrai anche
ragione, ma la colpa rimane tua. Se tu non avessi quelle cose io non avrei
avuto quella razione e non sarei caduta!-
-Se tu non
fossi strana, questo non sarebbe mai accaduto. Sei la sola persona che io
conosca che quando riceve un complimento si comporta cosi-
-Scusa, se
non sono abituataa sentirti dire
certe cose. E poi, da te, proprio non me lo aspettavo!-
-Come mai,
alla fine, rigiri tutto e la colpa rimane la mia? Tu hai fatto tutto da sola!-
-Se tu non mi
avessi detto quelle cose io non sarei caduta-
-Era solo un
complimento!-
-Si, era solo
un complimento. E non credere che non riceva complimenti, sai? Ma per me,
sentirsi dire quelle cose, e da te poi, non e una cosa normale. Quando tu mi
dici quelle cose io.....-
Mi bloccai.
Cosa stavo dicendo? Oddio, mi ero quasi smascherata! Speravo che Matt non
avesse colto il senso delle mie parole, ma stavo parlando con uno dei ragazzi
piu intelligenti della scuola, dopo tutto.
-Cosa? Mimi
tu mi stai dicendo che....-
Non lo lascia
finire. Mi alzai di scatto dal divano, afferrai la mia borsa, cercando di
allontanarmi da quel luogo, da lui. Ma lui era molto veloce. Con un unico
movimento mi prese il braccio e mi fece voltare. Mi ritrovai imprigionata tra
le sua braccia, i nostri volti vicini. Ero in trappola.
-Lasciami-
-No-
-Ti prego
Matt, lasciami-
-No. Prima
devo sapere una cosa-
Aveva
leggermente allentato la presa. Ora il suo non era una presa possessiva, ma
sembrava un abbraccio.
-Mimi, quello
che hai detto prima.... sei sicura di quello che hai detto?-
Non sapevo
cosa fare. Infondo, ero incerta anche io su quello che sentivo. Ma di una cosa
ero certa. Tutto succede per un motivo, e, anche se non avevo capito ancora
bene quello che sentivo, sapevo che gli potevo dare una sola risposta. La SOLA
risposta possibile
-Si-
Alzai il viso
verso di lui.
-Si Matt. Io,
non so da quanto tempo, ma io....-
-Lo so.
Capisco quello che vuoi dire-
-Come lo
sai?-
-Come facevi
a sapere che ero io il cavaliere?-
-Lo
sentivo...-
-Allo stesso
modo io sento quello che provi-
-Come pu˜
essere....-
-Perche io
provo lo stesso-
E poi,
accadde. Non rapido, non troppo passionale, non troppo impacciato. Fu tutto
perfetto. Lo vidi avvicinarsi a me, e io, chiusi gli occhi, e aspettai.
Aspettai solo un attimo, poi sentii le sue labbra poggiarsi sulle mie. Un
bacio. Una volta lessi che il bacio fu inventato per sostituire le parole
quando queste sono superflue. E ora potevo confermare quella frase. Con quel
bacio ci dicemmo tutto, o quasi. In quel bacio sentii un sentimento potente,
forte, ma ancora insicuro e terribilmente fragile. Sapevo che sarebbe bastato
un niente per farlo crollare. Ma sentii anche una speranza. Quello che io
provavo lo provava anche lui. E credo non ci sia niente di piu bello che sapere
che quello che si prova per una persona, viene ricambiato con la stessa forza e
intensitˆ con cui essa viene provata.
Purtroppo, io
e Matt non vivevamo in una favola o in un film. Di solito, in un film, questo
potrebbe essere uno di quei momenti dove, svelati i propri sentimenti, i due
amanti si baciano e, sopra di loro compare la scritta FINE. Ma noi non eravamo
protagonisti di un film, noi eravamo solo dei ragazzi impacciati alle presi con
il loro, almeno per me, primo bacio.
I film
fregano sempre. Quando si vede il bacio tra i due protagonisti, poi di solito l
inquadratura cambia, e avviene anche un cambio di scena. Di solito, nelle scene
successive, ambientate il giorno dopo il bacio, avviene l incontro dei due
protagonisti che, imbarazzati, decidono il loro futuro destino. Nessun film
focalizza la attenzione su quello che succede immediatamente dopo il bacio.
E in quel
momento ne capii il motivo. Quando sentii le labbra di Matt staccarsi dalle
mie, ebbi paura. Avevo ancora gli occhi chiusi, non potevo riaprirli, o meglio,
non volevo. Rimasi ferma, immobile. Matt sciolse il suo abbraccio e lo sentii
allontanarsi. Solo a quel punto, quando sentivo che una considerevole distanza
era stata posta tra noi, aprii gli occhi. Lui non mi fissava. Era voltato, mi
dava le spalle.
-Conviene che
tu torni a casa. I tuoi saranno preoccupati-
Ok, lo
ammetto. Ero molto delusa. Ma cosa mi potessi aspettare, non lo sapevo, di
preciso, nemmeno io.
-...Si... lo
credo anche io-
-Bene-
-Bene-
Lo vidi
voltarsi e fissarmi. Ma qualche cosa stava andando storto. La mia vista si
stava offuscando, sentivo le gambe cedermi, e poi ricordo solo la voce di Matt.
-Mimi, ma
cosa....-
E poi svenni.
(Mi guardai
attorno. Ero in uno splendido giardino, seduta su una panchina di pietra.
Davanti a me, si apriva uno spettacolo incredibile: un meraviglioso parco,
contornato da viali alberati, aiuole in fiore, fontane e statue. La mia
attenzione fu catturata, tuttavia, da un lato del giardino. Non lo si notava
subito, ma avevo visto bene. Mi alzai dalla panchina e mi avviai verso quel
luogo. Era un piccolo angolo, ma delizioso. Era una sezione diversa da tutto il
resto del giardino. Era un luogo appartato, privato. Un viale di tigli
conduceva ad un piccolo gazebo di legno. La sua forma ricordava molto quella di
un piccolo tempio antico circolare. Era sopraelevato, alcuni gradini
conducevano al suo interno. Tutto attorno un colonnato sorreggeva il tetto. Era
abbastanza grande come costruzione. Doveva essere stato usato, una volta come
piccolo luogo da ballo. Come dimensione, poteva benissimo accogliere quattro
coppie di ballerini. Ma non era il fatto che fosse stato usato come luogo di
festa ad avermi attratto in quel luogo. Infatti, il gazebo era totalmente
ricoperto di rose. Era un luogo incantevole, e il profumo che le rose emanavano
era incredibile.
-Era il luogo
preferito di mia madre. Lo fece costruire lei. Adorava quelle rose-
Mi voltai. Un
uomo stava di fronte a me, ma non lo vedevo in volto.
-Mi dispiace-
-E di che
cosa, milady? Non avete fatto nulla di male-
-Non sapevo
che questo fosse un luogo che suscitasse in voi ricordi personali. Me ne vado
subito-
-No, potete
restare. Per troppo tempo nessuno a frequentato questo posto. Potete venire
qui, ogni volta che vorrete-
-Ne siete
sicuro?-
-Assolutamente
milady-
Sorrisi. Mi
sentivo lusingata di potere avere quel privilegio.
-Io la devo
ringraziare-
-E per che
cosa, milady?-
-Per tutto.
Se non ci foste stato lei...-
-Milady, non
sono io quello che deve ricevere i suoi ringraziamenti-
-Come?-
-Non sono
stato io a fare quello che voi credete-
-Ma, mi hanno
detto...-
-Sono stato
io, milady!-
Una voce
dietro di me
Mi voltai, e
lo vidi.
-Voi?- )
Mi svegliai
di colpo. Ero distesa sul divano, e un Matt molto preoccupato mi stava
fissando.
-Stai bene?-
-Si. Cosa e
successo?-
-Non lo so.
So solo che mi sono voltato e poi tu sei svenuta-
-Per quanto
tempo sono stata incosciente?-
-Non molto.
Un paio di minuti-
Fissasi Matt.
Era molto preoccupato.
-Tranquillo,
sto bene-
-Sei sicura?-
Mi limitai ad
annuire.
-Conviene che
ti riporti a casa ora. Sono le due di notte, e i tuoi avranno di gia chiamato
la polizia-
-Probabile-
Non potei
fare a meno di sorridere pensando alle pene che avevo dovuto far passare a mia
madre quella notte. Ma non potevo ancora andare via. Afferrai la mano di Matt e
lo feci voltare verso di me.
-Aspetta,
devo dirti una cosa?-
-Me la puoi
dire anche domani Mimi. Ora ti devo....-
-No, devo
dirtela ora. Ho sognato mentre ero svenuta-
-Lo stesso
sogno? Ormai te lo posso descrivere anche io tanto le volte che me lo hai
descritto-
-No Matt.
Questa volta era diverso. La visione non era la stessa-
E gli
raccontai quello che avevo visto.
-Sei sicura
di quello che hai visto? Non ti viene in mente niente altro? Un nome, un
indizio particolare-
-No, solo
questo giardino stupendo. E poi quel dialogo. Non ero a casa mia, ero un
ospite, ne sono sicura. E il fatto di sua madre....-
-Non li hai
visto in volto?-
-No, come ti
ho gia detto. Era tutto sfocato. Cosa credi che voglia dire questo ora?-
-Che stiamo
facendo dei progressi-
-Cosa vuoi
dire?-
-Ragione.
Rispetto a ieri sera hai avuto maggiori informazioni su tutto quello che
riguarda il quadro. Ora abbiamo un punto di inizio. E questo vuol dire che
siamo nella direzione giusta-
-Io non credo
sia solo questo-
-Cosa intendi
dire?-
-Che se fosse
dipeso solo dalle notizie ricevute sarei dovuta svenire al parco, no?-
-Non hai
tutti i torti-
-E, invece,
sono svenuta dopo che tu...-
Diventammo
rossi contemporaneamente. Sarebbe stato addirittura una scena comica, ma in
quel momento non ci trovai nulla da ridere.
-Hai ragione.
Quindi questo vuol dire che...-
-Che noi due
siamo legati in un modo che neanche immaginiamo-
-Questo lo
credo anche io Mimi. Questo lo credo anche io-
-E adesso?
Cosa facciamo Matt?-
-Adesso? Non
ci resta che una cosa da fare. E tu sai bene quale sia-
Ci pensai un
minuto, ma capii al volo quello che voleva dirmi.
-Si, ho
capito. Dobbiamo andare in Inghilterra-
-Si, ma non
sara una cosa facile. E ora, per prima cosa, conviene che io ti riporti a casa-
Ci fissammo
intensamente.
-Credo che tu
abbia perfettamente ragione. Ma sappi che, quello che ci aspetta, non posso
paragonarlo che ad una catastrofe naturale-
-Cosa vuoi
dire?-
-Preparati.
Mia madre sara furiosa, e quando lo diventa, meglio evitarla!-
-Adesso? Non
ci resta che una cosa da fare. E tu sai bene quale sia-
Ci pensai un
minuto, ma capii al volo quello che voleva dirmi.
-Si, ho
capito. Dobbiamo andare in Inghilterra-
-Si, ma non
sarà una cosa facile. E ora, per prima cosa, conviene che io
ti riporti a casa-
-Credo che tu
abbia perfettamente ragione-
Credo che
tutti sappiano cosa significa una esplosione nucleare. Distruzione,
morte, pericolo, insomma una catastrofe. Ebbene avrei preferito
subire tutto quello piuttosto che ascoltare le urla di mia madre.
-Sei una
disgraziata! Hai idea di quello che mi hai fatto passare? Mi sono
svegliata nel cuore della notte per colpa di un rumore. Quello della
porta di ingresso. E sai cosa ho pensato? Che qualcuno fosse entrato
in casa, e sai cosa ho fatto per prima cosa? Lo vuoi sapere??? Sono
andata in camera tua e tu non c'eri!!!! Ho provato a chiamarti, ma tu
non rispondevi. Il motivo? Avevi lasciato il cellulare a casa. E mi
sono venuti in mente tutte le cose peggiori che potevano esserti
capitate. E poi cosa succede? Che dopo che io e tuo padre abbiamo
passato delle ore terribili, in panico e nel puro terrore ti
ripresenti a casa, alle 3 di notte, accompagnata da un ragazzo e hai
il coraggio di dirmi mamma stai calma? Ora voglio una spiegazione, e
subito-
Ok, mia madre
era MOLTO arrabbiata. Passeggiava avanti e indietro per il salotto.
Mio padre era seduto sulla poltrona e guardava in cagnesco prima me,
e poi con puro odio guardava Matt. Si, lui era con me. Non solo mi
aveva riaccompagnato a casa, ma si stava sorbendo la ramanzina di mia
madre. E, per finire, mi teneva per mano. E questo mio padre lo aveva
notato.
-Mamma, per
favore, calmati. Siediti e calmati-
-Calmarmi,
calmarmi??? Ma la senti tesoro, mi dice di calmarmi!-
Mio padre
rispose producendo un suono incomprensibile. Cosa voleva dire questo?
Era furioso! Bene, erano le 3 di notte, ero stanchissima, e ora
dovevo sorbire la ramanzina di mia madre e sopportare poi la furia di
mio padre. Niente poteva essere peggio di questo. Sapevo già
cosa mi stava per succedere. Punizione di due settimane, chiusa in
casa, senza telefono. Ero pronta a sopportarlo. Se con la mia
boccaccia non avessi rovinato tutto.
-Mamma, hai
ragione ad essere furiosa, ti capisco, sul serio. E avrai la tua
spiegazione- e inizia a raccontare tutto quello che era successo.
Infondo cosa avevo fatto di male quella sera? Ero semplicemente
uscita di notte senza chiedere il permesso per andare ad un
appuntamento, con un ragazzo. Poi avevo avuto la brillante idea di
farmi un bagno in un laghetto, sempre di notte e poi, con indosso
solo una felpa, prestata dal ragazzo con cui ero uscita, sono andata
a casa del mio amico, per potermi asciugare. Primo errore. La furia
di mio padre stava per esplodere!
-E visto che
sei andata a casa sua, di lui, di...-
-Matt papà-
-Di Matt-e gli
lancio l'ennesima occhiataccia- come hanno reagito i suoi genitori?-
E qui feci il
mio secondo errore. Matt tentò di fermarmi, stringendomi la
mano fino quasi a provocarmi le lacrime.
-No, vedi
papà, non c'era nessuno a casa di Matt. Suo padre lavorava
fino a tardi e.....-
Un fiume in
piena. Mio padre divenne un fiume in piena. Scattò su dalla
poltrona, urlandomi contro parole che non posso neanche ripetere, non
tutte almeno.
-Tu vuoi farmi
credere che, coperta solo da una felpa sei andata a casa di un
ragazzo, di notte, e in casa sua non c'era nessuno? Tu e lui, da
soli, in un appartamento nel cuore della notte???? Da soli??????
Screanzata, svergognata. E tu- rivolto a Matt- cosa hai fatto alla
mia bambina?-
-Niente-
-E tu credi
che io creda a te?-
-Mi creda. Non
ho toccato sua figlia. Non e successo niente-
-Credi, sul
serio giovanotto, che io ti creda?-
-Se avessi
avuto qualche pensiero poco casto verso sua figlia, signore, e se
stanotte avessi raggiunto il mio obiettivo, come sostiene lei, non mi
sarei preoccupato di riportarla a casa. Secondo lei per quale motivo
ho chiesto a Mimi di vederci al parco? A casa mia non c'era nessuno e
non avrei mai portato li Mimi. Siamo dovuti andare la solo perché
non volevo che si prendesse una polmonite, visto che era bagnata
fradicia. Io non sono uno di quei ragazzi. Conosco Mimi da una vita,
non potrei mai ferirla in quel modo, o fare qualche cosa che lei non
vorrebbe-
Credo che
nessuno mai fosse riuscito a zittire mio padre in quel modo. Ma Matt
era il mio cavaliere, e non potevo aspettarmi niente di meglio da
lui.
-E ora se mi
vuole scusare, signore, dovrei tornarmene a casa. Si sta facendo
tardi. Buonanotte signor Tachikawa, buonanotte signora Tachikawa-
-Ti accompagno
Matt-
E ci avviammo
verso la porta.
-Matt sono
mortificata. Non volevo ti sorbissi la ramanzina dei miei, scusa. E
anche per le accuse di mio padre, scusa-
-Mimi, non ti
preoccupare. Infondo lo capisco, sai?-
-Cosa?-
-Anche io, se
avessi una figlia bella come te mi preoccuperei molto di chi
frequenta-
Mi limitai ad
abbassare la testa e a sorridere.
-Buonanotte
Mimi-
-Buonanotte
Matt-
E poi, contro
ogni aspettativa, con i miei genitori furiosi a qualche metro di
distanza, avvenne di nuovo. E fu il paradiso. E fu anche meglio della
prima volta: un bacio veloce, rapido, ma che nascondeva una promessa.
Qualsiasi cosa sarebbe successa, noi non ci saremmo allontanati.
Quando
ritornai in salotto, ero visibilmente felice.
-E ora che
hai?-
-Niente mamma.
Ho solo capito che, ha dispetto di tutto, ho passato una bellissima
serata-
E detto
questo, me ne andai di sopra a dormire.
-Mimi, non
crederai di potertene andare via.... MIMI!!!!-
Non avevo
voglia di ascoltare ancora i miei genitori, avrei accettato qualsiasi
punizione. Ma per il momento mi volevo godere quei piacevoli ricordi
di quei due baci. E con il sorriso sulle labbra, mi sistemai sul
letto, in attesa del sonno.
(Mi guardai
attorno. Ero in uno splendido giardino, seduta su una panchina di
pietra. Davanti a me, si apriva uno spettacolo incredibile: un
meraviglioso parco, contornato da viali alberati, aiuole in fiore,
fontane e statue. La mia attenzione fu catturata, tuttavia, da un
lato del giardino. Non lo si notava subito, ma avevo visto bene. Mi
alzai dalla panchina e mi avviai verso quel luogo. Era un piccolo
angolo, ma delizioso. Era una sezione diversa da tutto il resto del
giardino. Era un luogo appartato, privato. Un viale di tigli
conduceva ad un piccolo gazebo di legno. La sua forma ricordava molto
quella di un piccolo tempio antico circolare. Era sopraelevato,
alcuni gradini conducevano al suo interno. Tutto attorno un colonnato
sorreggeva il tetto. Era abbastanza grande come costruzione. Doveva
essere stato usato, una volta, come piccolo luogo da ballo. Come
dimensione, poteva benissimo accogliere quattro coppie di ballerini.
Ma non era il fatto che fosse stato usato come luogo di festa ad
avermi attratto in quel luogo. Infatti, il gazebo era totalmente
ricoperto di rose. Era un luogo incantevole, e il profumo che le rose
emanavano era incredibile.
-Era il luogo
preferito di mia madre. Lo fece costruire lei. Adorava quelle rose-
Mi voltai. Un
uomo stava di fronte a me, ma non lo vedevo in volto.
-Mi dispiace-
-E di che
cosa, milady? Non avete fatto nulla di male-
-Non sapevo
che questo fosse un luogo che suscitasse in voi ricordi personali. Me
ne vado subito-
-No, potete
restare. Per troppo tempo nessuno ha frequentato questo posto. Potete
venire qui, ogni volta che vorrete-
-Ne siete
sicuro?-
-Assolutamente
milady-
Sorrisi. Mi
sentivo lusingata di potere avere quel privilegio.
-Io la devo
ringraziare-
-E per che
cosa, milady?-
-Per tutto. Se
non ci foste stato lei...-
-Milady, non
sono io quello che deve ricevere i suoi ringraziamenti-
-Come?-
-Non sono
stato io a fare quello che voi credete-
-Ma, mi hanno
detto...-
-Sono stato
io, milady!-
Una voce
dietro di me
Mi voltai, e
lo vidi.
-Voi?-
Era un uomo
affascinante, bello. Biondo, occhi azzurri. Lo si sarebbe potuto
definire un principe, se lui il suo atteggiamento non rovinasse
tutto. Infatti, sfoggiava un sorriso ironico, e lo vedevo
chiaramente. Era pronto a prendersi gioco di me.
-Si, MILADY,
sono stato io a salvarvi. Ne siete sorpresa?-
-Molto-
-E come mai,
se posso chiederlo?-
-Vi conosco,
messere. Voi siete quel maleducato che alla stazione di cambio ha
rubato un mio cavallo!-
-Rubato, che
parolone. Era una emergenza, madama. E poi, visto che con lo stesso
cavallo vi ho salvata, non merito un ringraziamento?-
-Piuttosto lo
definirei un debito saldato-
-Come?-
-Voi avete
rubato il mio cavallo, e poi mi avete salvato. Siamo pari-
Si mise a
ridere.
-Se lo
preferite. Tanto, non me ne sarei fatto nulla delle vostre scuse-
-Fratello, ora
siete maleducato-
Mi ero
totalmente dimenticata dell'altro uomo presente. Si era avvicinato e
ora si era posto tra me e suo fratello.
-Tu stanne
fuori. Questa storia riguarda me e milady. E ora, se volete scusarmi,
me ne vado. Ho dei compiti da svolgere,io. Milady, la vostra carrozza
e sempre pronta per portarvi al vostro palazzo. Ossequi-
E se ne andò.
-Maleducato-
Ero livida di
rabbia. Come osava, lui, offendermi in quel modo?
-Perdonate mio
fratello, milady-
-Non so se
potrò farlo. Sono stata offesa in un modo che neanche
immaginate-
-Purtroppo il
carattere di mio fratello non risulta sempre gradevole. Ma credo che
tutto dipenda dal fatto che voi foste qui. Lui ha molti più
ricordi di me di questo posto-
-Questo non lo
sapevo. Tuttavia, non posso fare a meno di sentirmi oltraggiata-
Mi rivolse un
caro sorriso. Era molto simile al fratello. Anche lui occhi azzurri e
capelli biondi, ma aveva una gentilezza molto diversa dal fratello.
-Perdonatemi,
sir. Ma mi sono accorta di una cosa...-
-Che cosa,
milady?-
-Che non
conosco nemmeno il vostro nome-
-Avete
ragione. Io conosco il vostro e voi non il mio. Perdonatemi.
Rimediero subito. Io sono...-)
Mi svegliai a
causa di un suono improvviso. Un suono lungo, penetrante, tremendo e
petulante.
-Maledetta
sveglia!-
La spensi e mi
ributtai sul letto. Le sette del mattino. Avevo dormito solo poche
ore, ero stanca morta. E la mattina non poteva andare peggio di così.
Ero già pronta e riaddormentarmi, quando la porta della mia
camera fu aperta da mia madre.
-Sei sveglia,
eh?-
-Buongiorno
anche a te mamma-
-Non avere
quel tono con me, signorina-
-Che tono
mamma?-
-Questo. Come
se niente fosse successo. Mimi, ero talmente spaventata....-
E qualche
lacrima le scese sul volto.
-Mamma, mi
dispiace. Io non volevo farti preoccupare-
-Mimi, io non
sono arrabbiata per quello che hai fatto. Un pochino si. Ma ho avuto
paura, paura che ti fosse successo qualche cosa di grave. Io ero cosi
preoccupata...-
-Mi dispiace
mamma-
-Ma almeno eri
in buona compagnia...-
-Mamma, cosa
vuoi dire?-
Mia madre
aveva dipinto sul volto un sorriso strano. E avevo paura.
-O lo sai cosa
voglio dire. Sei uscita per vedere Matt, giusto?-
-Mamma, non ti
mettere in testa cose che non esistono-
-Oh Mimi, per
chi mi hai presa? Sono nata prima di te, e certe cose le capisco
bene. Cosa capita tra te e Matt? Siete fidanzati? State insieme,
dillo alla mamma!-
-Mamma, io e
Matt siamo...-
Cosa eravamo?
Fidanzati? No, non eravamo fidanzati. Stavamo insieme? No.
-Allora, cosa
siete???-
-Non lo so
mamma. Amici, direi-
-Ho capito, ne
dovete ancora parlare, vero?-
-Mamma, non lo
so!-
-Va bene, non
ne vuoi parlare. Adesso alzati, devi andare a scuola e non voglio che
tu arrivi tardi. Mancano solo due giorni alla fine, devi arrivare
puntuale-
Bene, non solo
avevo dormito poco, ma ora dovevo anche subire una noiosa giornata di
scuola, con due meravigliose ore di matematica.
Mi preparai
come sempre, indossando la divisa. In venti minuti ero pronta, pronta
e fuori di casa, diretta a scuola. Non la potevo di certo definire
una giornata iniziata bene. Avevo dormito poco, 4 ore, e poi la
conversazione con mia madre non mi aveva di certo sollevato. Non
avevo ancora pensato a quel dettaglio. Cosa eravamo io e Matt ora?
Amici? Gli amici non si baciano. Ma non stavamo neanche insieme! Che
confusione che avevo nella testa. Ora non solo avevo il problema del
quadro, non solo dovevo fare i conti con la mia vita precedente, ora
si dovevano anche aggiungere i problemi sentimentali. E ora vedevo
anche Matt da tutte le parti. No, un attimo, quello era il vero Matt.
Era appoggiato ad un muretto, ed evidentemente stava aspettando
qualcuno.
-Ciao-
-Buongiorno.
Che ci fai qui?-
-Secondo te?
Ti stavo aspettando-
-E come fai a
sapere che passo da qui per andare a scuola?-
-Chiamalo
intuito. Ci avviamo?-
-Certo. Ma
cosa penseranno gli altri quando ci vedranno arrivare insieme?-
-Cosa
dovrebbero pensare, scusa? Non sarebbe la prima volta che veniamo
insieme a scuola-
-Si, ma non
siamo mai arrivati da soli insieme a scuola-
-E allora? Che
problema ti crea? Se vuoi, me ne vado e puoi arrivare da sola, se
preferisci-
-No, non
intendevo questo. Non ho nessun problema a venire con te. Ma quando
gli altri ci chiederanno come mai siamo venuti insieme, cosa gli
dirai?-
Si era fermato
e ora mi stava fissando.
-Solo quello
che e successo. Che ci siamo incontrati per strada e che siamo venuti
insieme. Infondo, questo e successo, no?-
Gli sorrisi.
Era stato furbo. Non avevamo deciso di venire insieme a scuola, ci
eravamo incontrati “per puro caso” e quindi non avevo
nulla da temere.
-Sei un genio,
lo sai?-
-Si, lo so-
-Anche
modesto, eh?-
-Non so cosa
intendi dire. Ma ora muoviti, se no arriviamo in ritardo. Forza
lumacona!-
-Lumacona! Tu
sei un gran maleducato, lo sai?-
Si mise a
ridere, e prendendomi la mano, si chinò verso di me e mi
disse, ad un centimetro dalle mie labbra
-Vi chiedo
perdono, milady, non volevo offenderla e non volevo neanche darmi
arie. Posso chiedere il suo perdono?-
-Credo di
poterglielo concedere. Ma deve dimostrarmi di poterselo meritare-
Ma cosa stavo
facendo? Stavo flirtando con Matt, io, Mimi Tachikawa. E la cosa mi
piaceva, mi piaceva molto.
-Vedo che devo
dimostrati di essere degno di meritare il tuo perdono. Credo di
poterlo fare-
e mi diede un
bacio.
-Allora, sono
perdonato?-
-Direi di si-
E mi venne da
ridere. Era una situazione talmente strana. E non ero la sola a
pensarlo.
-Mimi,
Matt.... siete voi?-
Avete presente
quando, da bambini, la mamma vi sorprende a mangiare i biscotti due
minuti prima della cena? Ecco, quella stessa sensazione si impossessò
di me quando sentii quella voce. Mi staccai da Matt facendo un salto
indietro. Poi mi voltai, giusto in tempo per vedere le facce
sconvolte di Tk, Kary, Joley e Ken che ci fissavano, allibiti. O, per
meglio dire, solo Tk e Ken erano sconvolti. Kary e Joley avevano uno
strano sguardo, e quando sentii le urla di gioia delle mie due
amiche, capii quello che passava loro in testa.
-LO SAPEVO, LO
SAPEVO!!!!! KEN COSA TI AVEVO DETTO???? LO SAPEVO, LO SAPEVO!!!!!-
-Joley,
calmati, ti osservano tutti-
-NON MI
INTERESSA!!!! SONO COSI FELICE PER TE MIMI!!!! LO SAPEVO, LO
SAPEVO!!!-
Joley era al
settimo cielo. Erano anni che sperava che io e Matt ci mettessimo
insieme, e ora, avevamo realizzato il suo sogno. Anche Kary sembrava
contenta.
-Allora voi
due.....-
Ma Matt
intervenne subito bloccando qualsiasi altro intervento di Joley.
-Primo, non
sono affari vostri cosa io e Mimi siamo. Secondo, non voglio che voi
diciate con anima viva quello che avete visto e terzo, non sono
affari vostri-
-Due punti
sono uguali-
-Lo so
perfettamente Joley. Volevo che il messaggio fosse chiaro. Chiaro?-
-Chiarissimo
Matt-
-Bene. Ora che
ne dite di andare a scuola? Siamo in ritardo-
E si avvio.
Era incredibile. Fino ad un minuto prima era stato dolce ed
affettuoso con me e poi era diventato freddo ed implacabile. Era
sorprendente. E mi piaceva sempre di più. Ma Matt aveva
saltato un punto importante da chiarire. E a Joley e Kary quel
dettaglio non sfuggi.
-Allora-
inizio Kary –da quando tu e Matt...-
-Io e Matt
cosa?-
-Dai Mimi hai
capito quello che Kary vuole sapere. Tu e Matt...-
-No. non
stiamo insieme. E poi, non so bene cosa abbiate visto, ma questo non
vuol necessariamente dire che.....-
-Mimi, vi
siete baciati!!!-
Ok, avevano
visto tutto. Bene, dovevo darlo come dato di fatto. Loro lo sapevano.
-E va bene,
avete visto un bacio. Ma questo non vuol dire che....-
-Mimi, io
conosco molto bene mio fratello-
Quasi mi venne
un colpo quando sentii la voce di Tk. Mi ero totalmente dimenticato
di lui. anche di Ken a dire la verità.
-Cosa vuoi
dire Tk?-
Aveva
catturato la mia attenzione. Con quella frase, non so il motivo, e
non posso spiegarlo, ma una terribile sensazione si era impossessata
di me. Fissavo Tk eppure vedevo la sua immagine sovrapporsi a quella
di un altro. Non capivo cosa mi stesse succedendo.
-Mimi, io
conosco mio fratello, e una cosa devo dirtela. Mio fratello ha un
carattere particolare. Non si lascia mia andare a sdolcinerie varie,
e di certo non si mette a baciare una ragazza in pieno giorno vicino
a scuola-
-E con questo
cosa vuoi dire?-
-Che per lui
tu sei speciale Mimi. Credo voglia dire questo-
Tk mi stava
guardando in un modo strano. Io avevo visto ancora quello sguardo,
quel dialogo mi ricordava qualche cosa. Poi, il lampo di genio.
-Il sogno....-
Mi girai
giusto in tempo per vedere Matt, o meglio, la sua figura, che ci
stava venendo incontro. Doveva avere visto che non lo avevamo seguito
e stava tornando indietro per prenderci. E in quel momento, rividi il
mio sogno. Rividi le persone con cui avevo parlato, rividi i loro
volti in modo perfetto. Improvvisamente mi venne un male allucinante
alla testa, tanto da prendermela tra le mani. Sentii le mie gambe
cedere e caddi a terra.
-MIMI!!!!-
Matt mi corse
incontro, e mi prese tra le sue braccia.
-Mimi, stai
bene, che cosa hai?-
Vidi i volti
preoccupati dei miei amici che mi fissavano.
-Sto bene, non
vi preoccupate-
Matt mi aiutò
a rimettermi in piedi.
-Mimi...-
Era
preoccupato, lo sentivo dal tono della voce.
-Sto bene
Matt, sul serio-
-Mimi, due
volte in meno di dieci ore non va bene. Sei svenuta stanotte, e
ora...-
-Ora non sono
svenuta. Ho solo avuto un piccolo mal di testa!-
-Che nel giro
di trenta secondo non hai più, vero?-
Mi aveva
zittito.
-Va bene,
ammetto che è strano tutto questo. Ma posso darti una
spiegazione plausibile per quello che mi è successo!-
-Ah si,
sentiamo-
-Matt, quante
ore ho dormito stanotte secondo te?-
-Ora non mi
vorrai dare la colpa del fatto che hai dormito poco, vero?-
-NO, non ho
detto questo. Ho solo detto che, mi hai riportata a casa alle 2, tra
la ramanzina dei miei e tutto il resto, sono andata a dormire alle 3.
Ho dormito 4 ore, sono poche!-
-Come, come,
come????-
Il terzo
errore della giornata. Il primo lo avevo fatto rivelando di essere
andata a casa di Matt, e il secondo che a casa di Matt non c’era
suo padre, e ora avevo appena detto ai miei amici che io e Matt
avevamo passato la notte insieme.
-Complimenti
Mimi, sei un genio. Ora glielo spieghi tu, vero?-
-Si Mimi, io
voglio una spiegazione!-
Maledissi
Joley non so quante volte. Ma ora si era fatto molto tardi, e
dovevamo assolutamente andare a scuola.
-Sentite, ora
si sta facendo tardi. Ne riparliamo dopo la scuola, va bene?-
-Vuoi dire che
devo stare tutto questo tempo senza sapere niente?-
-Si Joley.
Alla fine della scuola ci incontriamo a casa mia, e vi diremo tutto!-
-Diremo? Io
cosa c'entro?-
-Dobbiamo
dirgli tutto quello che abbiamo scoperto Matt. Io mi fido di loro,
devono sapere-
-Sapere cosa?-
-Lo saprete
oggi pomeriggio-
E alla fine,
tra le proteste di Joley che voleva sapere tutto subito, raggiungemmo
la scuola e ci avviammo verso le nostre classi.
Appena entrai
in classe, mi stupii nel vedere Sora seduta sul mio banco. Stava
parlando con Izzi e appena mi videro si bloccarono di colpo. Mi
avvicinai a loro, silenziosa. Improvvisamente mi venne in mente tutto
quello che era successo al centro commerciale. Mi ricordai della
litigata, e di tutto quanto. Non gli rivolsi nemmeno la parola. Mi
sedetti al mio posto e gli ignorai tranquillamente. Ma loro,
evidentemente, non avevano capito che non avevo nessuna intenzione di
parlare con loro. Infatti, Sora ritenne suo dovere parlarmi.
-Mimi....
ascolta. Per quello che hai sentito, e per tutto quello che è
successo... io ti chiedo scusa, noi ti chiediamo scusa. Non volevamo
ferirti e...-
-Ma lo avete
fatto Sora. E fa male sentire quelle cose, tu non ti immagini
neanche. E ora, se hai un minimo di compassione per i miei sentimenti
e per quello che la nostra amicizia ha rappresentato, almeno per me,
ti chiedo di lasciarmi in pace. Ho dormito poco, stanotte, sono
stanca. Mi sta venendo un mal di testa allucinante e non ho le forze
per potere affrontare tutto questo adesso-
Forse ero
stata troppo dura, ma almeno avevo messo le cose in chiaro. Non
volevo litigare ancora. Ma Sora interpreto male il mio discorso.
-In questo
modo stupido, allora, vuoi chiudere la nostra amicizia? Bene, ma non
venire da me poi se avrai qualche problema-
-Sora, io non
voglio chiudere la nostra amicizia!-
-No? Non si
direbbe. Ti sei allontanata in queste due settimane Mimi, ti sei
allontanata da me, da tutti. E sai per colpa di cosa? Per colpa della
tua stupida ossessione per quel quadro-
-Ragazze, ora
basta. Non trovo che sia questo il momento per discutere di queste
cose-
-Zitto Izzi!
Sora crede che il motivo per cui io mi sia allontanata da voi sia il
quadro. Ebbene, devo dirti una cosa: se tu fossi stata una mia vera
amica, non mi avresti sparlato alle spalle. Se tu fossi stata la mia
vera migliore amica, in questo momento non saremmo qui a discutere.
Se tu fossi mia amica, condivideresti con me le meravigliose cose che
ho scoperto in questi giorni. E ora, se non ti dispiace, ho lezione
di matematica, e tu ti trovi nella classe sbagliata. Buona giornata
Sora-
e detto questo
tirai fuori il quaderno e, con molta naturalezza, ignorai quella che
per dieci anni era stata la mia migliore amica. E lei, nel silenzio
generale della mia classe, che aveva assistito a tutta la scena, e
sotto gli occhi sbalorditi di Izzi, che non credeva possibile il mio
cambiamento di carattere, uscì dalla classe, offesa, umiliata
forse, ma con un pensiero in testa fisso. Vendicarsi di me, e della
offesa subita.
Lo scontro con
Sora mi sembrava una passeggiata in confronto a quello che dovevo
subire in quel momento. Quattro paia di occhi erano puntati su di me
e su Matt, in attesa di una spiegazione degli eventi della mattinata.
Eravamo tutti in camera mia, comodamente, si fa per dire, seduti.
Infatti le ragazze si erano impossessate del mio letto. Tk aveva
preferito sedersi ai piedi del letto, sul tappeto, Ken si era
impossessato della sedia della mia scrivania e io e Matt eravamo
costretti a stare in piedi. Avevo la stessa sensazione di essere ad
un processo. E tutti si aspettavano la spiegazione dei fatti. E,
naturalmente, io non avevo idea sul cosa dire. Per cui, tanto per
iniziare, incominciai a chiarire alcune cose
-Allora, per
prima cosa voglio dirvi che ne io, ne tanto meno Matt, siamo qui per
subire un processo. Non voglio nessuna domanda personale, chiaro?-
Li vidi tutti
annuire. Mi sentivo come una maestra che deve spiegare le regole a
dei bambini. Era tutto molto imbarazzante.
-Bene. Ora
devo dirvi che tutto quello che sentirete riguarda il quadro-
-Il quadro?-
-Si Tk, il
ritratto. Tutta la storia che sentirete riguarda la ricerca che
abbiamo fatto sul mistero di quel quadro-
-Un attimo-
intervenne Ken –voi avete cercato informazioni sul quadro?-
Io e Matt ci
limitammo ad annuire.
-E come mai
non avete detto niente a nessuno?-
Kary sembrava
quasi offesa.
-E me lo
chiedi anche Kary? So quello che tuo fratello e Sora vanno dicendo in
giro su di me-
-Tu, lo sai?-
-Si-
-E come....-
-Li ho sentiti
con le mie orecchie-
-Mimi, mi
dispiace talmente tanto. Io non...-
-Kary, non ti
preoccupare. So che tu non hai nessuna colpa in tutto questo. Come so
che voi non c'entrate niente. Per questo motivo vi ho riuniti qui
oggi. So che di voi mi posso fidare, e posso dirvi tutto. Proprio
come è successo con Matt. Ma vi devo raccontare cose a cui so
benissimo non vi sarà facile credere. Ma vi prego di farmi
parlare fino alla fine. Non voglio essere interrotta. Vi sta bene?-
Si limitarono,
ancora, a muovere la testa in senso affermativo.
-Bene. Allora
conviene cominciare-
E inizia a
raccontare tutto quello che era successo. Del sogno che mi tormentava
la notte, di come Matt avesse voluto aiutarmi, della nostra seconda
visita al museo, dell'inaspettato incontro con Gennai (cosa che
provocò un certo sconcerto e stupore tra i ragazzi), a quello
che era successo al centro commerciale con Tai, Sora e Izzi e del mio
incontro con Matt, del nostro appuntamento al belvedere, delle
notizie che mi aveva dato, al mio bagno notturno nel laghetto
(naturalmente non spiegai il motivo vero per cui ero caduta) e della
visione avuta a casa di Matt (e non dissi niente neanche del bacio)
fino ad arrivare alla sfuriata dei miei. Tk, Kary, Joley e Ken
avevano ascoltato con molta attenzione il mio racconto. Non mi
avevano interrotto mai, e ora, finito tutto quello che dovevo dire,
li osservai con attenzione. La prima a riprendersi fu Joley, e da lei
non mi potevo aspettare reazione diversa.
-Mimi, tutto
quello che mi hai detto e incredibile! Io ti credo. Che bello, una
vita passata, ho sempre sognato un momento come questo-
-Anche se la
cosa ha dell'incredibile –intervenne Tk- se uno come mio
fratello ci crede, e fidati, lui non si fida mai di nessuno, e non
negarlo, allora anche io mi fido-
-Ammetto di
avere dato retta alle parole di mio fratello all'inizio Mimi. Me ne
pento, ma, visto che tu sei stata sincera con me, lo voglio essere
anche io. Ma ora, dopo avere sentito tutto quanto, io sono con te. Tu
sei la guardiana della purezza e della sincerità, e non posso
credere che tu possa mentire su una cosa del genere. Tutto quello che
posso fare, io lo faro-
-Grazie Kary,
sei una amica-
E ci
abbracciammo.
-E io chi
sono, scusate? Sono stata la prima a dire che ti credevo!-
-Vieni qui
Joley-
E diedi un
abbraccio anche a lei. Ora mancava solo lui, Ken.
-E tu Ken,
cosa ne pensi?-
-Io... io non
so cosa dire Mimi. Lo ammetto, trovo un po’ difficile credere a
quello che hai detto. Ma, se gli altri sono con te, non vedo il
motivo per cui io debba tirarmi indietro. Se avrai bisogno, io ti
posso aiutare. Ma, io devo potere vedere per credere, questo voglio
che tu lo sappia-
-Mi sta bene
Ken. Lo trovo un atteggiamento molto saggio-
E per fargli
capire quanto gli fossi grata, mi avvicinai a lui e gli diedi un
bacio su una guancia. La sua reazione fu fantastica. Divenne rosso
come un pomodoro. Tk, divertito dalla scena, scoppiò a ridere.
E allora, per dargli una piccola lezione di umiltà, mi chinai
e gli diedi un bacio, anche a lui sulla guancia. La sua reazione fu
formidabile. Divenne di tutti i colori e prese a balbettare non so
bene cosa. Ma la reazione che più mi colpi fu quella di Matt.
Fu Kary a rivelarmi bene quello che accadde subito dopo il bacio che
diedi a Ken. Divenne furente. Per usare la esatta espressione di Kary
“gli uscirono lampi dagli occhi”, naturalmente nella mia
direzione. E poi, il meglio avvenne quando diedi il bacio a Tk.
Divenne rosso dalla rabbia e strinse i pugni fino a far sbiancare le
nocche. In questo stato me lo ritrovai quando mi voltai verso di lui,
sorridente per la lezione che avevo inflitto a suo fratello. Mi fissò
per alcuni secondi, e poi, senza dire niente, mi diede le spalle e
uscì dalla stanza.
-Se io fossi
in te Mimi, non rifarei mai quello che hai appena fatto. Credo che
Matt sia molto geloso-
-Credo anche
io Joley. Scusate ragazzi, vado a cercare di fermarlo. Non vi
dispiace se vi lascio qui, vero? Non andatevene, ho ancora una cosa
da dirvi-
E, senza
nemmeno aspettare la loro risposta, me ne andai.
Trovai Matt in
cucina. Voltava le spalle alla porta, ed era agitato. Stava
stritolando il bordo della tavola. Mi avvicinai a lui.
-Era una cosa
puramente innocente-
-Lo so-
-E allora come
mai hai avuto questa reazione?-
-Non lo so-
-Non dire
bugie a me, Matt. Non le sopporto-
-Cosa vuoi che
ti dica, allora?-
Si era voltato
verso di me, e lo vidi molto arrabbiato. Ma non con me. Credo che ce
la avesse con se stesso.
-Mimi, so
perfettamente che non ho nessun diritto di farti una scenata del
genere ma...io non posso sopportarlo-
-Cosa? Cosa
non puoi sopportare!-
-Che tu... che
tu...-
-Che io cosa?-
Non mi rispose
subito. Non riuscivo a capire cosa provasse in quel momento. Mi venne
vicino, mi mise una mano sulla guancia e mi disse
-Non sopporto
che tu dia baci ad altri che non sia io!-
Era
terribilmente adorabile. Mi si sciolse il cuore in quel momento.
-Matt, Tk e
Ken sono come dei fratellini per me. Non potrei mai vederli sotto una
luce diversa-
-Sicura?-
-Ammetto che
non siano brutti ragazzi. Tk poi, ha degli occhi molto simili ai
tuoi, ma....ma loro hanno tutti un difetto-
-E quale
sarebbe?-
-Che sono
piccoli. Hanno tre anni meno di me Matt. Sono dei bambini-
-Quindi mi
vuoi dire che il solo ragazzo di cui dovrei preoccuparmi potrebbe
essere Tai?-
Non potei non
sorridere. Matt aveva lasciato scivolare la sua mano dalla mia
guancia, e ora eravamo separati. Mi avvicinai a lui e, guardandolo
dritto negli occhi, non potei trattenermi
-Matt, sei uno
stupido, lo sai?-
E feci per
andarmene. Ma due mani mi presero per la vita e mi costrinsero a
voltarmi. Ora ero stretta tra le sue braccia.
-Sai, credo
che morirei di gelosia se tu mi lasciassi per Tai-
-Allora puoi
stare tranquillo, mio cavaliere-
-Ne sei
sicura?-
-Al cento per
cento-
-E come mai?-
-Se lasciassi
te, o mio cavaliere, per Tai, guadagnerei un buffone. Per questo
preferisco tenermi il cavaliere-
-Bene-
-Bene? Sai,
potrei lasciarti per un principe-
Non ne
potevamo fare a meno. Dovevamo per forza stuzzicarci.
-Chi ti dice,
allora, che io non sia un semplice cavaliere? Potrei essere un
principe-
-Ah si??-
-Si, potrei
stupirti...-
-Potresti
restare tranquillo comunque, lo sai?-
-???-
Eravamo
abbracciati, i nostri volti a pochi millimetri. Avevo portato le mie
braccia dietro al suo collo, e, presa dal quel momento, glielo dissi
-Matt, puoi
stare certo che io non ti lascerò mai per Tai, o per nessun
principe-
-E tu puoi
stare certa che io non ti lascerò per nessun motivo-
-Potresti
pentirtene...-
-Vuol dire che
rischierò, milady!-
E per
suggellare il nostro piccolo patto, mi diede un bacio da manuale. Il
rumore di passi sulle scale, tuttavia, mi fece fermare.
-Cosa hai?-
-Credo che i
nostri amici abbiano appena visto tutto-
-Dici che
dovremmo tornare di sopra?-
-Credo che sia
meglio-
E insieme ci
avviammo su per le scale.
-A
proposito-dissi-non ho ancora finito di dirti tutto oggi-
-Cosa manca
ancora?-
-Il sogno di
stanotte-
-Hai sognato
ancora?-
-Si, e credo
che non ti piacerà per niente sapere cosa ho sognato-
Eravamo
ritornati in camera mia. Dai sorrisi divertiti, capii che loro
avevano visto tutto. Meglio, mi sarei dovuta evitare di dare
spiegazioni. Ma Tk, quel giorno, era destinato a fare una brutta
fine.
-Allora
fratellone, tutto bene?-
-Tk, se non
vuoi volare di sotto dalla finestra, ti consiglio di chiudere la
bocca-
Ma Tk voleva
VERAMENTE finire fuori dalla finestra!
-Vedrai quando
lo racconterò alla mamma e al babbo... mi immagino la scena
quando gli dirò che hai portato in casa Mimi di notte e...-
Non ebbe tempo
di finire la frase. Come due bambini piccoli, Matt aveva attaccato
suo fratello, e ora stavano lottando sul pavimento della mia camera.
Per fortuna Ken intervenne rapido e riusci a fermarli.
-Bene ora che
avete sfogato i vostri istinti di bambini, posso continuare?-
Visto che
nessuno aveva nulla da ridire, ripresi
-Mi fa molto
piacere. Quello che devo dirvi vi riguarda Tk e Matt. E non credo vi
farà molto piacere-
E dissi tutto
quello che avevo visto. Del dialogo che avevo avuto nel giardino,
dello scontro con il mio salvatore, e del rapporto tra i due
fratelli. Quando ebbi finito, il primo a parlare fu Ken
-Fammi capire
bene. Tu sostieni che Matt sia quello che ti ha salvato, giusto?-
-Non ho dubbio
su questo!-
Matt si limitò
ad annuire.
-Ma, da quello
che hai visto, tu e lui non avete un bel rapporto, vero?-
-Diciamo pure
che ci odiamo-
-Ok. Quindi
voi, nel passato vi odiavate. E ora, nel presente, evidentemente, non
vi odiate più-
Ken era sempre
stato il più fine dei ragazzi.
-Diciamo di
si-
-Qualche cosa
non mi torna, comunque-
-Cosa vuoi
dire?-
-Che non ha
senso. Voi non vi potete odiare, se no vi dovreste odiare anche
adesso!-
-Ken, non dire
sciocchezze. Anche se nel passato si odiavano, come sostiene Mimi,
questo non vuol dire che adesso debbano odiarsi, no?-
-Si Kary, lo
so. Ma, di solito, in questi casi, i rapporti che si avevano nel
passato dovrebbero essere gli stessi del presente. Sono sempre le
anime che si reincarnano, e i sentimenti non possono mutare così
tanto-
Tutti ci
mettemmo a riflettere su quello che aveva detto Ken. E Tk fu il primo
a riprendere la parola
-Ken ha
ragione!-
-E quindi come
volete interpretare tutto questo?-
Altro
silenzio. Io ero troppo sconvolta anche solo per pensare ad una
soluzione. Io non potevo odiare Matt. E se il nostro odio passato nel
presente si presentasse come fonte di disturbo? Se eravamo destinati
a doverci lasciare? Non ci volevo neanche pensare, e senza che ne
potessi fare a meno, delle lacrime incominciarono a scendermi dagli
occhi. Matt si precipitò al mio fianco e con voce perentoria
disse
-Io non so
cosa sia successo nel 1700. Sta di fatto che io non odio Mimi. Quindi
questo vuol dire una cosa sola. Che abbiamo un ulteriore mistero da
scoprire sul nostro passato. Io sono sicuro che quello che Mimi abbia
visto sia solo una piccola parte di tutta la storia-
-E allora cosa
proponi di fare?-
-Una unica
soluzione. Dobbiamo andare a Croftwell e scoprire cosa accadde-
-E come
possiamo fare per andarci? Di certo non ci lasceranno partire da
soli-
E li, per una
volta, mia madre, si, avete capito proprio bene, mia madre, risolse
tutto quanto.
-Voi volete
andare in Inghilterra?-
Sussultammo
tutti quando sentimmo la voce di mia madre. In un attimo Matt e io ci
staccammo, finendo ai due lati opposti della stanza.
-Su ragazzi,
non reagite in questo modo- e, rivoltasi verso Matt – suvvia
ragazzo, rimani pure vicino a Mimi. Sono assolutamente soddisfatta
che voi due stiate insieme o vi frequentate. Non potevo sperare in un
ragazzo migliore per mia figlia. Su, valle subito vicino! Comunque,
tornando a noi, volevo dirti il motivo per cui sono venuta qui ora,
tesoro, e visto che ci siete tutti, ne approfitto. Non ho potuto fare
a meno di sentire quello che avete detto, che volete andare a Croft
qualche cosa. Credo proprio che questa sia una coincidenza del
destino ragazzi. Io e tua madre Matt, quando ieri ci siamo viste,
abbiamo parlato di una possibile vacanza insieme, con le nostre
rispettive famiglie. Sono anni che ne parliamo e ora ci sembrava il
momento migliore per poterla fare. E volete sapere che possibili mete
avevamo pensato?-
-Mamma, non mi
dirai mica che volete andare.....-
-Esatto
tesoro, esatto. Naturalmente, prima di decidere ne avremmo voluto
parlare con voi, ma credo che questo, ora, sia superfluo. Io,
personalmente, avrei preferito andare a Parigi, con tutti quei bei
negozi.... ma, visto che voi volete andare a Croft qualche cosa, che
presumo si trovi in Inghilterra, giusto? Anche se ci dovrete spiegare
il motivo per cui volete andare proprio in quel posto specifico,
credo proprio che andremo in Inghilterra questa estate!!!-
-Mamma, forse
non te lo dico spesso ma... sei una mamma straordinaria, lo sai?-
-Lo so che
sono straordinaria! Non è vero ragazzi??-
Scoppiammo
tutti a ridere. Corsi immediatamente ad abbracciarla. Non potei fare
a meno di sentire, tuttavia, la battuta di Tk rivolta a suo fratello
-Non dirmi
fratellone, che sei geloso anche di sua madre, vero?-
Come unica
risposta, Tk ricevette uno schiaffo sulla testa, e noi, compresa mia
madre, scoppiammo a ridere, di nuovo.
Salve a
tutti!!! Eccovi arrivati alla fine di questo capitolo!! Spero vi sia
piaciuto. Devo ammettere che mi sono molto divertita a scriverlo,
spero sia così anche per voi^^
Dal prossimo
capitolo entreremo ancora meglio dentro il mistero del quadro, ma non
so ancora quando potrò aggiornare..
Un bacione a
tutti, dalla vostra fedele Juls 18
Voglio anche
ringraziare chandelora per la recensione. Grazie e spero che questo
capitolo ti sia piaciuto più dell'altro. Comunque voglio dirti
che il bello deve ancora venire, e sono scura che presto tutto sarà
chiaro, o almeno, lo spero. Alla prossima, ciao
La notizia che
mia madre ci aveva dato aveva creato una piacevole clima di serenità
e felicità nel nostro gruppo. Ancora non potevamo credere di
andare in Inghilterra, proprio dove avremmo potuto scoprire la
verità. Eravamo talmente sicuri di essere arrivati ormai alla
soluzione dell'enigma, che era impossibile credere che qualche cosa
potesse andare storto.
Ma, come ho già
detto, se tutto fosse stato così semplice, non ci sarebbe
nessuna storia da raccontare. Infatti io avevo sottovalutato due
piccoli particolari, forse non poi tanto piccoli. E solo due parole
possono riassumere l'esatta entità del problema: mio padre e
Sora. Entrambi, infatti, avevano in comune una cosa: cercare, a tutti
i costi, di fermami. Ma entrambi non sapevano che avermi contro
significava creare una guerra che non ero assolutamente disposta a
perdere, per nessun motivo al mondo.
Il primo con
cui mi scontrai fu mio padre. Fu uno scontro strano, in cui entrambi
creavamo delle strategie, sia d'attacco e di difesa, entrambi
volevamo vincere.
Non dovetti
aspettare molto per lo scontro. Quella sera stessa, io e mio padre ci
sfidammo, il campo di battaglia scelto il tavolo della cucina,
testimone di questa lotta mia madre. Alla fine ci fu un solo
vincitore. Mi preparai per bene prima di affrontare il mio papà.
Avevo preparato una scaletta con gli argomenti che avevo intenzione
di affrontare, avevo tutte le argomentazioni possibili e
immaginabili, e poi, comunque, avevo sempre il mio asso nella manica.
Infondo, ero la cocca di papà, e sapevo che più di
tanto non avrebbe potuto resistermi. Quanto ero illusa. Mio padre era
VERAMENTE arrabbiato con me, e molto. Lo capii subito non appena
scesi in cucina per la cena. All'inizio non potei non ricordare
quello che era successo lì solo qualche ora prima, e quello
che mi aveva detto Matt, tutto era scolpito nella mia mente...
-Non sopporto
che tu dia baci ad altri che non sia io!-
così
aveva detto. Era stato terribilmente dolce. Tuttavia quella sera non
c'era la stessa aria.
Il silenzio di
quella stanza, come la tensione, si poteva percepire chiaramente. Non
era un buon segno. Mio padre era seduto al suo posto, e mi fissava.
Bruttissimo segno.
-Ciao Papà-
Un grugnito fu
il saluto che ricevetti. Correzione, questa si prospettava una
battaglia lunga ed estenuante. Anche mia madre percepii qualche cosa
di strano, perché cercò, ovviamente a modo suo, di
spezzare e di sdrammatizzare. Ovviamente nel modo di fare tipico di
mia madre
-Sai caro che
oggi sono venuti degli amica di Mimi a casa a trovarla? Sono stati
tutti così carini. Sono molto simpatici, sai?-
Mio padre
sembrò essersi svegliato improvvisamente.
-Amici? Devo
dedurre che hai già perdonato nostra figlia, tesoro?-
Sempre peggio.
Mia madre, evidentemente impacciata, fece finta di non sentire e si
precipitò a controllare la cena nel forno. Fu in quel momento
che mi feci forza e inizia la nostra “guerra”
-Papà,
erano solo degli amici, amici che conosci anche tu...-
-Sai, non ne
sono così sicuro Mimi. Credevo di conoscere anche te, ma
evidentemente mi sbagliavo-
-Papà ma
non ho fatto niente di male...-
-Niente di
male, NIENTE DI MALE????-
Tattica
sbagliata, decisamente sbagliata. E ora mio padre mi disse tutto
quello che ieri sera non era riuscito a dire, o meglio, non aveva
detto. Se ci fu una volta dove vidi mio padre arrabbiato, fu quella
volta.
-Hai il
coraggio di dire di non avere fatto niente di male, vediamo allora di
rinfrescarti la memoria. Sei uscita di casa di notte, te ne sei
andata in giro con un ragazzo, sempre di notte, e poi sei andata a
casa sua, una casa vuota, senza nessun adulto, sempre con questo
ragazzo, e hai fatto chissà cosa, e poi te ne sei bellamente
tornata a casa. Infondo, cosa hai fatto di strano? Ci hai solo fatto
preoccupare, ci siamo spaventati a morte pensando che ti fosse
successo chissà che cosa. Ecco cosa è successo! Sei una
svergognata, ecco cosa sei!-
-Ma papà,
non è veramente successo nulla-
-Ah si, e io mi
dovrei fidare di te? Spera solo di non essere rimasta incinta
ragazza, perché se no ti caccio sul serio via di casa,
chiaro?-
-Caro, forse
stai esagerando. Mimi ha detto che non è successo nulla e
io...-
-Tu le credi?
Tu dici che... TU LE CREDI????-
-Certo!-
-Come puoi
crederle?-
-Perché
io sono ancora vergine papà chiaro? E perché Matt è
un cavaliere, un ragazzo fantastico, che mi vuole bene sul serio e io
mi fido ciecamente di lui, e se tu non tu fidi di me, papà, mi
viene da pensare che tu non sia affatto quello che io creda. Mi viene
da pensare che tu non sia affatto la persona straordinaria che io
credevo che fossi-
Credo, non
appena ebbi detto quello che dissi, di essermi sentita una persona
orribile. Avevo detto delle cose terribili a mio padre, e lo avevo
ferito, ferito in un modo che, credo, non capii mai appieno.
-Vattene-
Ecco cosa mi
rispose.
-Vattene, fila
in camera, sparisci-
-SI, me ne
vado, me ne vado-
E, con gli
occhi pieni di lacrime uscii da quella stanza, ma non andai in camera
mia. Mi diressi verso la porta, e uscii il più in fretta
possibile. Dietro di me, la voce di mio padre
-Dove credi di
andare, Mimi, torna indietro... MIMI... MIMI...MIMI TORNA INDIETRO-
Mi aveva
seguito in strada, ma io avevo iniziato a correre, il più
velocemente possibile. Non mi resi conto di dove andavo finché
non vidi, ad un tratto, due persone, due persone che conoscevo, e
anche loro mi avevano riconosciuto, almeno, uno di loro sicuramente.
Era incredibile, lui c'era sempre e ovunque, qualsiasi volta avevo
bisogno di lui.
-Matt...-
Non feci altro.
Lo chiamai per nome e mi precipitai tra le sue braccia. Era così
confortante essere abbracciata da lui. E poi, come sempre ormai mi
capitava in quel periodo, vidi tutto farsi scuro, i suoni ovattati, e
svenni.
(Ero in un
posto diverso. Non ero più nel giardino, ero in una casa,
precisamente in un salotto, sontuoso, raffinato. Ero seduta in un
divano, in mano avevo una tazza, doveva contenere del tè.
Appoggiai la tazza sul tavolo, un tavolo di cristallo, notai, e
guardai davanti a me. Al mio sguardo apparve un camino, accesso, con
un bel fuoco scoppiettante. C'erano dei grossi ceppi che ardevano.
Era estate, eppure il camino accesso non creava eccessivo calore. Mi
alzai dal divano, e mi avvicinai al camino. Solo allora mi resi conto
che appeso sopra il camino c'era qualche cosa. Un panno lo ricopriva,
ma non ebbi esitazione. Tirai, e il panno scivolò via
rivelando una cornice dorata e un quadro. Feci un passo indietro, e
ammirai ciò che si presentò alla mia vista. Era un
ritratto, un ritratto di una persona nobile, di un uomo, per
l'esattezza. Era un uomo bellissimo, con un portamento elegante,
raffinato. E aveva degli occhi dolci e gentili, dei meravigliosi
occhi marroni, proprio come i miei. E fu in quel momento che non ebbi
dubbio, e le parole che uscirono dalla mia bocca furono spontanee
-Padre...-
Delle lacrime
mi scivolarono giù dagli occhi, mio padre, finalmente potevo
vederlo, finalmente potevo conoscere mio padre.
-Sono tornata,
e non vi lascerò mai più padre, ve lo prometto-
-Ora riconosco
in voi una vera inglese, milady-
Feci in tempo a
voltarmi, ancora il volto coperto di lacrime. E lo vidi, bello,
elegante, fiero e presuntuoso, vidi il mio cavaliere.
-Perdonatemi,
non vi volevo disturbare. Volevo solo porgervi le mie scuse per il
mio comportamento sconsiderato e per tutto quello che vi ho detto. Vi
chiedo scusa milady, vi chiedo umilmente scusa-
Era il mio
bello, elegante, fiero, presuntuoso cavaliere inglese, dispiaciuto e
venuto a chiedermi scusa.
-Non avete
bisogno di scusarvi-
-Come dite?-
-Vi ho già
perdonato, sir-
Gli sorrisi, e
ricevetti in cambio un altro bellissimo sorriso. E in quel momento,
il mio cuore ebbe un sussulto, un sussulto che mi fece mancare
l'aria)
Quando mi
sveglia sentii molte voci intorno a me. Un brusio costante, ma
ovattato, un piacevole sottofondo. Rimasi in ascolto per alcuni
minuti, ma non riuscii a capire niente. Non riuscivo a capire cosa
stesse succedendo, e, cosa più importante, chi stesse
discutendo. Mi alzai a sedere, e mi accorsi di non essere sola. Matt
era con me, vicino alla porta, intento ad ascoltare. Gli andai
vicino, non mi aveva sentito. Gli misi una mano su un braccio e lo
sentii sussultare. Si voltò verso di me, e nel suo sguardo vi
lessi agitazione e preoccupazione.
-Cosa sta
succedendo?-
-Tuo padre sta
discutendo con mio padre... e tua madre è in lacrime-
-Cosa?-
-È
quello che sta succedendo di là...-
-Come?-
Ero confusa.
Perché mio padre stava litigando con il padre di Matt?
-Matt, ma cosa
sta succedendo?-
Matt mi si
avvicinò e mi abbracciò, stringendomi a lui. Mi
divincolai dal suo abbraccio, allontanandomi.
-Cosa sta
succedendo Matt?-
Lui continuava
a restare in silenzio.
-MATT, MI VUOI
DIRE COSA CAVOLO STA SUCCEDENDO???-
Non mi accorsi
di avere urlato fino a che la porta della camera non venne aperta, e
mio padre si precipitò in camera, verso di me. Fu istintivo,
indietreggiai, e vidi mio padre fermarsi, impallidire, e vidi tutta
la delusione dipingersi sul suo volto.
-Non ti fidi
più di me, vero?-
Credo che nella
vita i momenti tristi, dolorosi siano una componente presente in
tutta la vita di una persona. Io credo che non potrò mai
dimenticare il dolore che diedi a mio padre quel giorno.
-Papà,
io...-
non riuscii a
finire, e come una bambina piccola, corsi tra le sue braccia, tra le
braccia di uno degli uomini che ho amato di più nella mia
vita, il mio papà. Se c'era una cosa che poteva farci bene a
entrambi, fu il mio pianto.
-Mi dispiace
papà, io non volevo dire quello che ho detto, sono una
stupida, papà mi dispiace, mi dispiace così tanto...-
Mi feci
coccolare, consolare, proprio come una bambina. Rimasi dieci minuti
tra le sue braccia, a piangere. Non mi accorsi neanche che Matt era
uscito, lasciandoci da soli. Quando riuscii a calmare le lacrime, e
riuscii a guardare mio padre in volto, finalmente ci potemmo
chiarire.
-Papà...-
-No Mimi, fa
parlare me per primo, ti piego. Se c'è qualcuno che deve delle
scuse, sono io che le devo dare a te. Ti ho detto delle cose
tremende, mi dispiace, Mimi. Io ho messo in dubbio te, la mia
bambina. È questo che non sopporto Mimi. Tu per me resterai
sempre una bambina, ma ormai sei una donna, una bellissima donna, e
se penso che in giro c'è un cretino che un giorno ti porterà
via da me, io non so come fare-
-Papà...
tu resterai per sempre il mio papà, e nessun altro potrà
mai sostituirti nel mio cuore. Sei il mio papà, che anche
quando tornava a casa tardi da lavoro, veniva a darmi il bacio della
buona notte, che passava con me le domeniche pomeriggio a vedere i
cartoni animati, il mio eroe. Per sempre-
E per la prima
volta vidi mio padre con gli occhi lucidi. E in quel momento capii
che tutto era a posto, che il nostro legame era tornato quello di
prima, anzi, era ancora più forte.
-Mimi, ti
voglio bene, sempre, non dimenticarlo mai-
-E anche tu
papà, non dimenticare mai che ti voglio un mondo di bene-
Quando io e mio
babbo ci presentammo nella stanza accanto, nel salotto, mi si
presentò davanti una scena assolutamente incredibile. Mia
madre, visibilmente commossa, con gli occhi rossi, stava cercando di
calmarsi, e il mio povero Matt tentava in tutti i modi di consolarla.
In compenso, il padre di Matt era non so se meravigliato, scocciato o
stupito riguardo a tutta la situazione. Alla nostra comparsa mia
madre si fiondò verso di noi, coinvolgendo in un abbraccio
generale me e mio padre. E appena concluso, decise di regalarci uno
delle sue sfuriate.
-Voi due... non
so chi sia peggio! Mi avete fatto preoccupare, mi volete vedere
morire prima del tempo??? Mimi, non azzardarti mai più a
fuggire via di casa in quel modo, e tu, non ti azzardare mai più
a dire delle cose così a mia figlia, o ti sbatto fuori di
casa, chiaro?-
-Cristallino-
-Assolutamente-
-Bene. E ora,
abbiamo già creato abbastanza trambusto questa sera. Perciò
noi ora andiamo a casa tesoro, Mimi, se tu vuoi restare un po' con
questo adorabile ragazzo, fa pure-
-Mamma...-
Volevo
sprofondare dalla vergogna. Ma perché doveva sempre dire cose
così?
-Bene, noi a
questo punto ce ne andremo. Mimi, mi raccomando, non fare tardi, va
bene tesoro? Arrivederci allora, e Matt, torna pure a trovarci quando
vuoi!-
e veloce come
il fulmine, tanto che neanche il padre di Matt riuscii bene a capire
cosa stesse succedendo, i miei se ne andarono. Non che mio padre non
avesse tentato di opporsi, sia chiaro, ma mia madre era fatta così.
Presa una decisione era irremovibile. Quella
situazione era totalmente e completamente assurda.
-Scusateli-
fu tutto quello
che riuscì a dire. Incredibilmente, a rispondermi, o forse a
riprendersi per primo dallo shock fu il padre di Matt
-Non ti
preoccupare Mimi, i tuoi genitori sono assolutamente dei personaggi,
non c'è che dire, ma puoi consolarti, nessuno batte come
stranezza il vostro amico Tai-
Non potevo
credere alle mie orecchie, e non potei fare a meno di scoppiare a
ridere. Una sana risata liberatoria.
-Credo che
abbia ragione, lo sa?-
-Bene. Mimi,
hai già cenato?-
-No, ora che mi
ci fa pensare, perché?-
-Bene, allora
sei invitata a cena. E smettila di darmi del lei, mi fa sentire
vecchio. Ora andate, credo che voi due abbiate alcune cose da dirvi,
vi chiamo quando sarà pronto-
e sparì
in cucina. Io mi misi a fissare Matt, e lui, per la prima volta in
quella sera, mi parlò
-Vieni, andiamo
in camera mia-
e io, lo seguì.
Appena la porta fu chiusa, fui letteralmente aggredita
-Si può
sapere cosa cavolo è successo? Cosa ci facevi in giro di notte
da sola? Se non ti avessi incontrato io, ma ti immagini quello che ti
poteva succedere? Fuggire di casa, credo che questa sia una delle
cose più stupide che abbia mai sentito, lo sai? Ora si può
sapere cosa cavolo è successo? Cosa...-
Non ci potevo
credere. No, non da lui, non potevo essere aggredita anche da lui. E
credo che gli riversai addosso tutto quello che avevo dentro
-Tu non puoi
dirmi questo. Non lo accetto, non da te! Tu dovresti sapere, tu
avresti dovuto capire, tu fra tutti, dovresti capire... Io, io mi
sono sentita dare della sgualdrina da mio padre, e scusa, se sono
stata ferita, scusa se mi sono sentita morire, tu non sai quello che
ho detto a mio padre, il modo in cui l'ho ferito, e forse tu non sai
cosa sia rendersi conte che il tuo mondo si sta per sfaldare. Ho
avuto paura, è vero, e scusa se sono una vigliacca che non ha
il coraggio, come te, di affrontare le cose di petto. E ancora ti
chiedo umilmente scusa se ho disturbato in qualche modo la tua
serata. Se vuoi me ne vado subito-
-Non essere
teatrale, ti prego, e non fare una tragedia-
-Non fare una
tragedia? Ti rendi conto di quello che stai dicendo? MI stai
accusando e per che cosa? Per una cosa che non ti dovrebbe nemmeno
interessare e...-
-LO VUOI CAPIRE
CHE QUALSIASI COSA TI RIGUARDI RIGUARDA ANCHE ME???-
-Cosa vuoi...-
-Mimi, cavolo,
possibile che tu non capisca che io... eppure oggi, sembrava avessi
capito...-
-Cosa, capito
che cosa? Matt, per piacere, per una volta, vuoi essere chiaro? Vuoi
spiegarmi come vuoi dire, in modo chiaro?-
-Non è
difficile. Mi sto affezionando a te Mimi, sempre di più. Ogni
secondo che passa. Sei sempre nella mia testa, non so cosa farci. È
da tanto che mi succede, da prima di tutta la storia del quadro-
-Matt, non ho
capito... tu mi stai dicendo che...-
-Si, hai
capito. Tu mi piaci, tanto, tantissimo e da sempre-
Ecco, se prima
non mi ero ancora innamorata di lui, ora accadde. In quel momento, il
mio cuore prese a battere furiosamente. Le farfalle nello stomaco
presero a volare, altro che farfalle, avevo un allevamento di
migliaia di farfalle nello stomaco che stavano volando. E di sicuro,
in quel momento, mi resi conto che ero innamorata.
-Matt, io...
io... io...-
Non riuscivo a
dire niente. Avrei voluto urlargli contro migliaia di cose, ma non ci
riuscivo.
-Aspetta, devo
finire. Io ti ho vista in lacrime, distrutta, e mi sei precipitata
tra le braccia, e io non ho capito più nulla. Se non fosse
stato per mio padre, che mi ha aiutato, io sarei impazzito. Non farlo
mai più, non ti azzardare a farmi prendere un colpo del
genere, ti prego-
Si avvicinava,
sempre più, e non resistetti. Lo baciai, e lui mi baciò,
ci baciammo entrambi. Cinque, dieci minuti, non so dirlo. Io in quei
baci ci misi tutto il mio sentimento per lui, e lui lo percepì,
ne ero sicura. Ma glielo dovevo dire, dovevo essere onesta come lui
lo era stato con me. A fatica trovai la forza per staccarmi da lui,
dai suoi baci, ma ce la feci. Ero ancora avvinghiata a lui, il mio
principe, e fu guardando quegli occhi, quei meravigliosi occhi
azzurri, trovai la forza per dirglielo, trovai il coraggio.
-Matt, io ti
voglio bene, ti voglio tanto bene-
Non mi
vergognai. Sapevo che non potevo dirgli i più, non potevo,
perché era ancora troppo presto per dire altro. E lui, in
compenso, mi baciò ancora.
La serata stava
decisamente prendendo una bella piega. La cena a casa di Matt fu
piacevole, e anche suo padre sembrava stranamente contento della
situazione. Parlammo di tutto, dalla scuola, alle vacanze estive (il
padre di Matt era d'accordo riguardo all'Inghilterra), e finimmo,
senza rendercene conto, di fare tardi. La stanchezza della giornata e
di tutto quello che era successo sembrò piombarmi addosso
tutta contemporaneamente. Quando mi resi conto di sbadigliare, fu
deciso che dovevo andare a casa. E Matt mi avrebbe accompagnata.
Ci
trovammo a camminare per le strade della città in silenzio.
Non sapevo cosa dire, e per una volta volevo che fosse lui a dire
qualche cosa. Ma una delle caratteristiche principali di Matt era il
fatto che a lui, il silenzio, piaceva. Stavo quasi per arrabbiarmi
quando si fermò di colpo e si voltò verso di me
-Sai, mi sono
reso conto di una cosa...-
-Di che cosa?-
-Della reazione
di tua madre stasera-
-Tranquillo, è
sempre un po' così svitata. E poi lo sai già, no?-
-No, non è
per quello. Intendo, ti ha lasciato da me a cena, dopo tutto quello
che è successo, e solo ieri sera mi odiava! Non trovi che sia
tutto strano?-
-No, è
più che normale per mia madre. E poi lei si fida di te, ormai-
-Cosa? Si
fida... e perché?-
-Semplice, non
poteva sperare di meglio. Finalmente sua figlia esce con un ragazzo
che le piace... ha da sempre una cotta per te, credo. Mica come per
Michael, dio lo odiava credo, non le piaceva proprio, non so come mia
e...-
-Michael? Chi è
Michael?-
Ecco, sempre la
solita Mimi.
-Ehm.. Michael
è... lui... vediamo, come posso dire... lui...-
-Lui?-
Ok, Matt si
stava arrabbiando, e mi si stava avvicinando in modo molto poco
rassicurante. Istintivamente indietreggiai, e lui mi venne dietro.
Quando sentii il muro contro la mia schiena, non ebbi scelta.
-Va bene, ma
non ti arrabbiare, va bene? Michael è stato il mio ragazzo
quando ero in America, ma non è stato nulla di serio,
veramente!-
-Fi...fidanzato?-
-Si-
-Tu hai
avuto... quanti... tu....-
-Non sarai
arrabbiato, vero?-
Non mi rispose.
Era arrabbiato.
-Matt, sul
serio, non è stato...-
-Quanti?-
-Cosa?-
-Quanti ne hai
avuti?-
-DI che cosa,
scusa?-
-FIDANZATI
CAVOLO!-
-Due...-
-Due? DUE? E
CHI CAVOLO SAREBBERO SCUSA???-
-NON MI URLARE
CONTRO, CHIARO?-
-IO FACCIO
QUELLO CHE MI PARE, VA BENE?-
-E IO NON TI
DIRO' NIENTE SE CONTINUI COSI', CHIARO???-
restammo alcuni
minuti in silenzio, a fissarci. Io ero sempre con le spalle al muro.
Matt mise le sue braccia ai lato del mio capo, e si avvicinò
al mio volto.
-Va bene,
scusa-
Ero ancora
arrabbiata. Possibile che non capisse? E poi cosa era questa storia,
ora? Perché mai voleva sapere... e poi mi ricordai tutto. Era
geloso, me lo aveva dimostrato quel pomeriggio stesso, e come sempre,
mi addolcii subito.
-Non ti
preoccupare, ho capito-
-Sul serio?-
sembrava
sorpreso.
-Si, ho capito,
e ti rispondo subito. Ho avuto solo sue fidanzati, va bene. Michael,
come già sai, ma non è stato niente di che. Sono
sincera, credimi-
-Ci proverò-
-Ti dovrai
fidare di me-
-Credo che mi
toccherà fidarmi-
e per
sottolineare il concetto, mi diede un bacio.
-Soddisfatta
principessa?-
-Direi di si,
ma vorrei esserne sicura-
-Sono
perfettamente d'accordo-
E mi diede un
secondo bacio, o terzo e quarto, non mi ricordo.
-E il secondo?-
-Cosa?-
-Avevo detto
che hai avuto due ragazzi. Uno me lo hai detto, ma il secondo?-
-Sei uno scemo,
lo sai?-
-??? cosa ho
fatto ora?-
-Sei uno
scemo!-
-Ehi, non
offendere carina!-
-Carina?? Ma
con chi credi di parlare?-
-Stiamo
litigando di nuovo, lo sai?-
-Si, lo so! Ma
hai iniziato tu!-
-Io? Cosa
c'entro io ora?-
-C'entra il
fatto che sei uno stupido!-
-Ancora? Prima
scemo e ora stupido. Si può sapere cosa ho fatto questa
volta?-
-Per fortuna
che sei un ragazzo intelligente, arrivaci da solo!-
gli diedi una
spinta, e mi misi a camminare il più veloce possibile. Ma lui
era più veloce di me. Mi prese e mi sbatté contro il
muro.
-SI può
sapere cosa ti prende ora?-
-Cosa mi
prende? Sei tu che mi fai perdere la pazienza, lo sai? E poi sei uno
zuccone...-
-Scemo,
stupido, zuccone... quanti altri insulti devo ancora ricevere?-
-Tanti altri se
continui così-
-Se continuo a
fare cosa?-
-A non capire!-
-Cos'è
che non starei capendo?-
-Che sei tu
dannazione. Sei tu il secondo-
-Si e con
questo cerchi di...aspetta... tu stai dicendo che... io... tu...
secondo... solo... ne sei sicura?-
-Si, credo di
essere sicura di sapere quanti ragazzi ho avuto, no?-
-Direi di si...
credo di essermi meritato quegli insulti-
-Te ne saresti
dovuti meritare delle altre-
-Adesso non
esagerare-
-Perché,
se no cosa mi fai?-
-Questo...-
e senza
indugio, chiuse qualsiasi mia protesta, sigillando le mie labbra con
le sue. Se c'era una cosa che imparai quella sera, fu che Matt, in un
modo o in un altro, riusciva sempre a zittirmi. E io adoravo il modo
in cui lo faceva.
Tuttavia i miei
guai non si erano conclusi. Anzi, dopo tutto quello che successe,
rimpiansi amaramente quei problemi. Infatti, la strada che ci avrebbe
portato alla verità della storia era ancora molto lunga, e
ancora, non avevamo capito a pieno quello con cui ci saremmo
scontrati. Non avevamo ancora capito, purtroppo, che quello che
poteva minare per sempre la nostra amicizia, il nostro legame, non si
trovava fuori. Presto avremmo scoperto, che il nemico più
grande, che i problemi più grandi sarebbero stati causati da
coloro che credevamo nostri amici, anzi, migliori amici. Io ancora
non avevo capito, che quella che era stata la mia migliore amica,
sarebbe diventata presto, la peggiore nemica che io abbia mai
affrontato in tutta la mia vita.
Quella sera
stessa, infatti, Sora, ignara ancora di quello che sarebbe successo
di lì a poco, stava tornando a casa. Era tardi, sua madre le
avrebbe fatto una bella ramanzina a casa, ma non aveva resistito. La
litigata dalla mattina che avevamo avuto aveva pesato sulla coscienza
di Sora tutta la giornata, e solo verso sera si era decisa a prendere
una decisione. Sarebbe venuta a casa mia e con le buone, o con le
cattive, avrebbe fatto pace. Non poteva credere che dodici anni di
amicizia finissero così, e voleva assolutamente chiarirsi con
me. Tuttavia, arrivata davanti casa mia, aveva trovato tutto spento.
In quel preciso istante, infatti, tutti noi ci trovavamo a casa di
Matt. Ma Sora era decisa. Si mise ad aspettare il nostro ritorno.
Purtroppo, rimase molto delusa, quando vide tornare solo i miei
genitori, ma rimase ancora più sorpresa, ascoltando quello che
dicevano.
-Ma Tesoro,
secondo me abbiamo fatto male. Lasciarla a casa di quel ragazzo...
dopo tutto quello che è successo...-
-Caro, tu ti
preoccupi troppo, lo sai? E poi non hai visto come era preoccupato
anche lui?-
-Vorrei ben
vedere che non fosse preoccupato, lei è svenuta così...-
-Esatto e la
prima cosa che ha fatto è stata chiamarci-
I miei genitori
si erano messi a parlare davanti al cancello di casa, ignari che
nell'ombra, Sora li stesse ascoltando.
-Lo so, se ben
tu ricordi ho risposto io al telefono. Ma comunque non mi piace il
fatto che la mia bambina sia a casa di quel... come si chiama già?-
-Matt, tesoro,
si chiama Matt-
-Si, di lui. E
lo sai cosa mi da ancora più fastidio?-
-Cosa?-
-Che tu sei
entusiasta di questa situazione, non è vero?-
-Certo che sono
entusiasta. Caro, Matt è un ragazzo d'oro, mi è sempre
piaciuto poi. Mi posso ritenere una madre fortunata, visto che mia
figlia è riuscita a conquistare un buon partito come lui!-
-Buon partito,
ma come parli? Non siamo mica nel 700, tesoro. E poi a me non piace!-
-Caro, sei
semplicemente ridicolo. Matt è un bravo ragazzo, va benissimo
a scuola, è educato, e sono sicura che farà strada
nella vita. E poi, cosa più importante di tutte, tiene molto a
Mimi, le vuole bene sul serio!-
-Volerle bene,
quello vuole una sola cosa da lei, e tu lo sai bene!-
-Allora non ci
andrebbe male neanche in quel caso-
-Cosa intendi
dire?-
-Intendo dire,
che in quel caso, avremmo un bellissimo nipote, o nipotina. Oh, come
mi piacerebbe essere nonna...-
-Si hai
ragio... MA TI SENTI QUANDO PARLI?-
-Tesoro,
abbassa la voce, i vicini ti sentiranno...-
-NON MI IMPORTA
NULLA DEI VICINI!-
-Per l'amor del
cielo, calmati!-
-Calmarmi,
calmarmi??? Io vado a riprendermi la mia bambina-
e fece per
incamminarsi, ma fu prontamente fermato dalla signora Takikawa.
Infatti, anche non sembrava, quella donna aveva dentro di se una
forza incredibile, soprattutto quando si trattava di difendere le sue
idee.
-TU NON ANDRAI
DA NESSUNA PARTE, HAI CAPITO TAKIKAWA???-
Se c'era una
cosa che poteva mettere in soggezione mio padre, erano le urla di mia
madre. Meglio non incontrarla quando si arrabbiava sul serio.
-SI tesoro,
certo cara, amore. Vado subito a casa-
-Bene, anche
perché ormai la cena sarà completamente congelata. Che
ne dici se mi metto a fare dei panini?-
-Credo che sia
un ottima idea, amore, tesoruccio, vuoi una mano?-
-Si caro,
grazie-
e, temendo
ancora l'ira funesta di mia madre, mio padre divenne uno degli uomini
più docili che mai si siano visti sulla terra. Perché
se c'era una cosa che mia madre era capace di fare, era farsi
rispettare.
Naturalmente
Sora aveva assistito a tutta la scena. All'inizio non voleva credere
a quello che aveva sentito. Non poteva credere a una storia tra Matt
e me, e, soprattutto, non poteva credere che in quel preciso momento
io fossi con lui. Fu per cercare di calmare i suoi dubbi, che decise
di non tornare a casa sua, ma di aspettarmi. Aspettò credo per
più di un'ora sotto casa mia, prima di decidersi ad
incamminarsi. Era tardi, la notte avanzava sempre più
inesorabile, il buoi diventava sempre più fitto. Fu in questo
contesto che ci incrociammo, o, per meglio dire, lei incrociò
noi. Stavamo tornando verso casa mia, mano nella mano. Avevamo fatto
definitivamente pace, e ora mi godevo la bellissima sensazione di
averlo al mio fianco. E, incredibilmente, stavamo chiacchierando. Lo
scontro che avevamo avuto, infatti, aveva permesso che ci potessimo
aprire di più l'uno con l'altro. E ora, non facevamo altro che
parlare del più e del meno.
-E poi? Cosa ha
fatto tua madre?-
-Ha lasciato me
e mio padre senza cena-
-Non ci credo
che tua madre faccia una cosa del genere....-
-Credici
invece. Non sai cosa è capace di fare quando è
arrabbiata! Diventa una vera furia-
-Allora so da
chi hai preso...-
Si era fermato,
io mi trovavo qualche passo davanti a lui, ancora legati, mano nella
mano. Mi voltai per poterlo vedere in faccia, e lui, tirandomi per il
braccio, mi fece finire contro il suo petto, le sue braccia che mi
avvolgevano la schiena. Mi trovai a sorridere per quella situazione.
Era incredibile come mi fossi abituata così facilmente, al
fatto di essere abbracciata da lui, era come se fossi sempre stata
tra le sue braccia, o che fossi sempre stata coccolata da lui. Era
piacevole essere avvolta dalle sue braccia, era naturale. Come
naturale, fu il bacio che ci demmo. Ormai avevo la sensazione che non
facessimo altro. Non ne potevamo fare a meno. Dopo un po' sentivamo
l'esigenza di farlo. Non che fosse una cosa di cui mi potessi
lamentare.
-E questo per
che cosa era?-
-Una scusa-
-Per che cosa?
Non hai fatto niente...-
-Allora,
diciamo che ti chiedo scusa per una cosa che sicuramente farò
in un prossimo futuro che sicuramente ti farà arrabbiare-
-Tu sei strano,
lo sai?-
-Si, credo che
tu me lo abbia detto almeno un centinaio di volte-
-E credo che me
lo sentirai dire almeno altre cento volte-
-Bé,
credo che dovrò sopportare tutti questi insulti-
-Credimi,
questo è ancora niente, potrei essere molto peggio, lo sai?-
-Credo che
correrei il rischio...-
-Sei
coraggioso?-
-O forse
tremendamente stupido-
-Perché?-
-Perché
tu mi stai facendo perdere la testa...-
-E io credo
che, se non mi dai un bacio subito, te ne darò uno io...-
-Cos'è
Mimi, non mi sai resistere?-
-...-
-Cosa c'è,
non sai cosa rispondere?-
-No, saprei
esattamente cosa risponderti-
-E allora?-
-Rifammi la
domanda...-
-Non sai
resistermi?-
-No-
E per la prima
volta, mi diede uno dei baci più appassionati che abbia mai
ricevuto, perché se c'è una cosa che Matt ama di più,
è sapere che io, senza di lui, non potevo starci.
E mentre noi eravamo impegnati, nell'ombra, Sora
osservava allibita l'intera scena. Se prima, infatti, Sora era venuta
a cercarmi per fare la pace, ora quel sentimento era sparito
completamente da lei. I nostri dodici anni di amicizia si erano come
cancellati dal suo cuore. Un odio improvviso, ceco, antico, si
impossessò di lei. Un solo pensiero avevo in mente, VENDETTA.
Una vendetta tutta indirizzata a me. Io, che l'avevo tradita, io che
l'avevo umiliata, io che l'avevo ignorata. Perché amore e
amicizia si escludono a vicenda, e io, non lo sapevo, ma in quel
momento avevo scelto. Avevo scelto l'amore, all'amicizia della mia
migliore amica. Era questo quello che nella mente di Sora si fece
spazio sempre più, un pensiero infido, pericoloso e
terribilmente ammaliante e piacevole. Perché quando il
sentimento della vendetta si insinua nella tua mente non ti puoi
opporti, anzi ne rimani talmente tanto abbagliato che non ne puoi
fare a meno. Diventa la tua ossessione, il tuo pensiero fisso, il tuo
tormento.
Ma non poteva averla in quel
momento, non poteva eliminare la sua sete in quel momento. Perché
le vendetta va preparate bene, va gustata. E più la persona si
fa soffrire, più diventa piacevole. E Sora aveva bisogno di un
aiutante, e sapeva perfettamente a chi rivolgersi.
Voltò le spalle alla scena che aveva davanti,
una scena “disgustosa” a suo parere, e, estraendo il
cellulare dalla tasca compose rapidamente un mumero.
-Ciao, sono io-
-Dove
sei? Lo sai che tua madre...-
-Non ho tempo
per questo ora. Devo dirti una cosa importante-
-Cosa?-
-Devi
aiutarmi... ho bisogno del tuo aiuto-
-Cosa
ti serve?-
Un sorriso
strano si disegnò sul volto di Sora.
-Devi aiutarmi
a fare una cosa...-
-Cosa
le è successo?-
-Niente di
che... si deve solo preparare...-
-Cosa
stai dicendo Sora?-
-Che è
l'ultima volta che mi porterà via ciò che mi spetta!-
-Sora...
cosa stai dicendo? Dove sei?-
-Non è
importante dove sono... ma vuoi sapere cosa ho appena
visto? Una scena molto
interessante, sai?-
-Cos'hai
visto?-
-La
tua bella e innocente Mimi non è poi così tanto
innocente...-
-Cosa?-
-E'
in compagnia di un ragazzo, e non uno qualsiasi...-
-Con
chi è?-
-Con
una persona che tu conosci molto bene, sai?-
-NO-
-Oh
si...-
-.....-
-Allora,
mi vuoi aiutare?-
-A
fare cosa?-
-Vendicarti...-
-Cosa
hai in mente?-
-Oh...
ho molte cose in mente.... Sai, credo proprio che ci divertiremo....-
E
riattaccò. Una risata strana e sinistra si levò dalla
gola della ragazza. *Preparati Mimi, non sai nemmeno cosa ti
aspetta... goditi i tuoi ultimi momenti. Perché ho molte carte
da giocare, e stanne certa, sono tutte carte vincenti!*
E, come prima si mise a ridere.
-Hai
sentito?-
-Cosa?-
-Quella
risata...-
-Ci
sarà qualcuno che è felice, no?-
-Non
lo so...-
Rabbrividii.
-Hai
freddo?-
-Si...-
-Dai
andiamo, si sta facendo tardi-
-Va
bene-
Camminammo
ancora qualche minuto in silenzio. Poi, arrivati davanti alla porta
di casa mia, i salutammo.
-A
domani Mimi-
-A
domani Matt-
E
feci per entrare in casa. Poi, presa da un attimo di preoccupazione,
mi girai verso di lui, e gli dissi
-Matt,
tu ci sarai sempre, vero?-
-Come?-
-Non
mi abbandonerai, vero? Per nessun motivo-
-Mimi,
ma cosa?-
-Ci
sarai sempre per me, vero?-
-Mimi....
si, ci sarò sempre per te. Da ora in poi, per sempre-
Salve
a tutti, eccomi tornata ^^!!! Finalmente direte voi, vero?
Sarò sincera,
non riuscivo più a scrivere, ho avuto un piccolo blocco...
ma poi, come per magia, è apparso questo
capitolo, totalmente da solo. Infatti, avevo un'altra idea per questo
capitolo, ma i miei personaggi non ne hanno voluto sapere. Più
scrivevo, più erano loro a comandare...
Tranquilli, non sono impazzita, dico
solo quello che è successo. Io scrivo così, con una
idea in testa iniziale che regolarmente non è mai quella che
alla fine mi ritrovo a scrivere. Spero che questo capitolo vi sia
piaciuto. Non so come definirlo, se un capitolo di passaggio o
fondamentale per la storia. Credo che solo voi possiate definirlo.
Spero
che vi sia piaciuto, avrei ancora tantissimo da dire su i dialoghi o
sulle situazioni di questo capitolo, che credo non finirei più.
Se volete spiegazioni, però, se non sono stata chiara a
sufficienza, contattatemi pure, ne sarei molto onorata^^
Come sempre
ringrazio chi si ferma a leggere, e, se volete, lasciate pure un
commentino
E
ora, passiamo ai ringraziamenti:
Selhin:
grazie, grazie, grazie mille!!! Non solo per la bellissima
recensione, dove, lo ammetto, mi sono esaltata molto a leggerla^^ ma
anche per i consigli, sempre bene accetti. So che a volte tendo ad
essere ripetitiva, è un mio difetto... però non mi da
assolutamente fastidio se me lo si fa notare, anzi, se posso
migliorarmi, sono felice di ricevere tutte le critiche! Spero che
questo capitolo ti sia piaciuto come gli altri, un bacio
Chandelora:
bé, credo che in questo momento tu stia odiando ancora di più
Sora, giusto? Non posso dirti quello che succederà, ma vedrai
che ancora non è finita, e, lo dico, il bello deve ancora
venire... anche se so che questo capitolo non può competere
con il precedente, spero che non ti sia dispiaciuto, un bacio
Didda94:
grazie per il Uahho, mi ha fatto molto piacere, e grazie per gli
incoraggiamenti a continuare =) grazie
Mijen:
grazie per avere definito il capitolo stupendo, mi ha fatto molto
piacere. Purtroppo la povera Mimi ne dovrà passare ancora
tante, in confronto a queste, non sarà facile... la strada è
tutta in salita... spero che tu continui a seguire questa storia e
che questo capitolo ti sia piaciuto un pochino. Ciao ciao
Un
ringraziamento anche a chi ha inserito la mia storia nei preferiti e
nelle seguite, grazie immensamente.
Un
saluto a tutti, a presto, spero, la vostra fedele e affezionata Juls
-Mimi....
si, ci sarò sempre per te. Da ora in poi, per sempre-
Non ci sono parole sufficienti per
potere descrivere quello che si prova durante l'ultimo giorno di
scuola prima delle vacanze estive. Anzi si. Un solo pensiero accomuna
tutti gli studenti, sia che essi siano dei geni o che non ne abbiano
voglia. Il quella giornata tutti, ma proprio tutti pensano solo ed
esclusivamente ad un'unica cosa. É finita! Quel
pensiero inizia ad attraversarti già dalla mattina, quando ti
svegli e senti già spuntare sul tuo volto un sorriso. Perché
in quella giornata ti senti bene e sei felice. Niente interrogazioni,
niente compiti, niente di niente. Solo divertimento, risate,
chiacchiere. Questo è l'ultimo giorno di scuola. E anche il
mio era iniziato così.
La sveglia mi aveva colto già
destata. Avevo avuto il solito sogno sulla mia vita passata e non ero
più riuscita ad addormentarmi. Non perché avessi brutti
pensieri che vagavano per la mia testa, al contrario. Avevo in mente
tre pensieri, e tutti e tre mi davano una gioia incredibile. Primo
ero fidanzata, fidanzata con Matt, uno il ragazzo più bello,
dolco, intelligente e affascinante che io abbia mai conosciuto. Ok,
forse lo stavo idealizzando un pochino, ma è questo il bello
di essere innamorati. Non puoi vedere cose negative, perché
per te, in quel momento, di brutto non c'è niente. Secondo
pensiero era il fatto che presto saremmo andati in Inghilterra, e
questo significava avvicinarsi sempre più alla scoperta della
verità. Non che il percorso si rivelasse facile, anzi,
rischiavamo di compiere un viaggio inutile, dove non avremmo trovato
altro che delusioni. Ma quella mattina, non c'erano preoccupazioni. E
terzo pensiero era il fatto che non ero sola. Avevo degli amici
fantastici su cui contare. Amici che mi avrebbero sorretto e
incoraggiato.
E con il sorriso sulle labbra mi
preparai per andare a scuola. L'ultimo giorno di scuola.
Quella stessa mattina altri due ragazzi
si erano svegliati prima del suono della sveglia. Altri motivi li
avevano privati del sonno, motivi diversi tra loro ma profondamente
legati.
Uno di quei due ragazzi era Matt. A
tenerlo sveglio ero io. O per meglio dire, il pensiero di tutto
quello che avevamo affrontato. Ok, tutto quello che lui era stato
costretto a subire per causa mia, come la sfuriata-litigata tra me e
mio padre e le stranezze di mia madre. Insomma i Tachikawa avevano
distrutto la calma routine delle sue giornate, e la cosa gli piaceva
molto. Incredibile, ma vero, l'impassibile Matt era contento di avere
al suo fianco l'imprevedibile Mimi Tachikawa, così
dannatamente inclassificabile. Riusciva sempre a sconvolgerlo, e Matt
non vedeva l'ora di vedere cosa si sarebbe inventata. Soprattutto non
vedeva l'ora di scoprire quello che sarebbe successo in Inghilterra.
L'altra persona sveglia era lei, Sora.
Anche lei era pervasa da bei pensieri. Pensieri che prevedevano la
mia completa e totale distruzione. Certo, non sono dei bei pensieri,
naturalmente per me non lo erano proprio, ma per lei lo erano eccome.
Era tutta la notte che pensava al modo giusto di distruggermi, al
modo giusto di annientarmi. E proprio quando la sveglia aveva
iniziato a suonare, un'idea le aveva attraversato il cervello. Era il
primo passo per la sua vendetta. E anche lei si alzò e uscì
di casa con il sorriso sulle labbra.
É ovvio, tuttavia, che l'ultimo giorno di scuola si passa a
fare lezione normalmente. Ovvio, perché i professori, si sa,
sono una specie rara e particolare, anzi particolarissima. I
professori sono persone che si sono totalmente dimenticate cosa vuol
dire essere studenti, e per loro, che sia il primo o ultimo o un
altro qualsiasi giorno di scuola, è indifferente. Si fa
lezione. E più intransigenti sono, ovviamente, i professori di
matematica. Se poi ci aggiungete il fatto che io ODIO la matematica,
il risultato è evidente a chiunque. Le prime ore di lezione
furono un vero e proprio incubo. Ma quel giorno non mi importava.
Avevo la testa altrove, e non riuscivo proprio a seguire. Ma quel
giorno non ero l'unica. E con buona pace del mio professore, le
ultime ore di lezione dell'anno non le seguì nessuno. Credo
che l'unico ad avere seguito fosse Izzi, ma lui non contava. Di Izzi
posso dire qualsiasi cosa, ma che sia stato un bambino e un ragazzo
normale, proprio non posso farlo.
La giornata iniziò a prendere una piega strana a partire
dall'intervallo. Io e Matt avevamo deciso di non dire ancora niente a
nessuno riguardo a noi due, esclusi i quattro che già lo
sapevamo. Perciò decisi di passare il mio tempo con le mie due
amiche Kari e Yolei sulla terrazza della scuola, a fare quello che
sapevamo fare meglio: chiacchiere. E l'argomento principale ero io.
-Insomma ragazze, lasciatemi stare! Vi ho già detto che non
vi dico niente, quindi basta!-
-Ma Mimi... siamo curiose!!!-
-Ma non c'è niente che vi debba dire-
-Oh avanti... proprio niente niente?-
-No, niente... cioè forse si ma no!-
-Ah Ah allora c'è qualcosa!-
-No, niente che vi riguardi-
-Va bene. Ma sappi che io e Kari non ci arrendiamo! Prima o poi ci
dirai tutto, giusto Kari?-
-Giusto Yolei!-
-Voi due siete tutte matte, lo sapete?-
-Matte? Direi proprio che stai esagerando. Comunque siamo qui per
parlare di cose serie, vero Mimi?-
-Esatto. Allora, venite in Inghilterra con me, vero?-
-Puoi contarci, io ci sono-
Yolei, l'amica più pazza che io conosca. L'unica pronta a
partire per una impresa imprevedibile, senza avere nessuna certezza,
fidandosi sempre delle persone. Le voglio molto bene, sia a lei che a
Kari. Sono come sorelle per me, e l'avventura che abbiamo vissuto ci
ha unito ancora di più. Dicono che le persone fortunate sono
quelle che possono contare su altre persone, quelle che possano dire
di avere amici fidati, di avere persone che si fidano di noi e ci
sostengono nel momento del bisogno. Io allora, sono una delle persone
più fortunate della terra.
Trascorremmo l'intervallo a parlare del nostro viaggio-avventura a
Croftwell. Tutte e tre eravamo entusiaste all'idea di scoprire cosa
si celava dietro i miei sogni, quale fosse la vera storia. E ci
lasciammo trasportare dalla fantasia.
-Secondo me è una principessa!-
-Yolei, ma cosa dici! Non è una principessa!-
-E se invece lo fosse? Magari non lo sa, magari lo deve scoprire.
Pensa, Mimi principessa!-
-Non mi vedo molto come una principessa, sai?-
-Invece saresti fantastica. Magari il tuo bel principe lotterà
per avere la tua mano, e vivrete poi felici e contenti nel vostro
castello fatato... che romantico!-
Io e Kari ci lanciammo entrambe lo stesso sguardo, lo stesso
sguardo di chi sta pensando la stessa cosa. Poi scoppiammo a ridere.
-Che c'è da ridere?-
E noi ancora giù a ridere.
-Scusa Yolei...-
-Si, scusaci-
-Si può sapere che ci è preso? Che ho detto di
male?-
-Niente. Solo che non credevo avessi un animo così
romantico. Da quanto sogni di principesse e principi che vivono poi
felici e contenti nel loro castello fatato?-
-Che c'è di male! Non è il sogno di ogni ragazza?
Trovare la proprio anima gemella?-
-Credo di si...-
-Già... spero proprio di averla trovata quella volta,
allora-
-Come Mimi?-
-Spero di avere trovato l'anima gemella a Crofwell... non vorrei
scoprire una vita triste e solitaria-
Mi ero intristita. Infondo, non avevo mai pensato al fatto di non
trovare cose positive nel mio passato. Avevo sempre pensato a cose
belle, ad un passato affascinante e misterioso, ma sempre bello. Ora
avevo il terrore che non fosse tutto così bello.
-E se scopro di avere vissuto una vita infelice, costretta ad un
matrimonio di interesse, senza amore? Se la mia non fosse altro che
la storia di migliaia di donne della nobiltà costrette ad
essere vendute come merce di scambio tra i contratti degli uomini? E
se poi scopro che...-
-Mimi, questo non succederà-
-Come fai ad esserne sicura?-
-...Non lo sono-
-E allora come puoi dirlo?-
-Perché quando mai una cosa che ci riguarda è
normale?-
-Kari ha ragione Mimi. Tutto quello che riguarda noi, stanne
certa, è speciale. E poi Gennai non si sarebbe scomodato tanto
per dirci le solite cose, no?-
-Forse avete ragione...-
-Forse? Ma la senti Kari, forse!-
-Noi abbiamo sempre ragione Mimi! Come so che ora è il
momento di tornare in classe. Ultime ore e poi... VACANZA!-
-VACANZA!!!-
-VACANZA!!!-
e come sempre, giù a ridere. Ma una voce ci fece trasalire,
interrompendo le nostre risate e postandosi via tutta l'allgria.
-Bene bene bene... vedo che mi hai già rimpiazzata, eh?
Vedo che ci tieni molto alla nostra amicizia, Mimi-
Mi voltai. Non ebbi dubbi a chi appartenesse quella voce.
-Ciao Sora-
-Mimi-
CI fissammo. C'era qualcosa di diverso in lei, qualche cosa di
sinistro, sia nello sguardo che nel comportamento. Era impassibile,
sembrava quasi fosse un'altra persona.
-Cosa vuoi Sora?-
-Ma come Mimi cara... me lo chiedi anche?-
-Cosa vuoi?-
-Siamo irritabili questa mattina... che peccato. Comunque, prima
che tu me lo richieda, sono qui perché voglio parlare un po'
con te, come hai vecchi tempi. Infondo, siamo migliori amiche, no?-
-Forse lo siamo state-
-Ora non più? Ah già, è vero... ti sei offesa
e ora non mi rivolgi più la parola. Ma cosa ho fatto di male?-
-E hai anche il coraggio di chiedermelo? Tu dovevi essere la prima
ad incoraggiarmi, a difendermi. E invece ti trovo a ridere di me alle
spalle, a criticarmi-
-E la piccola Mimi si è offesa!-
-SMETTILA DI CHIAMARMI PICCOLA!-
-Oh, ora si arrabbia anche la piccolina...-
e iniziò a ridere. Una rabbia improvvisa si impadronì
di me. Se non fosse stato per Kari e Yolei, credo le sarei saltata
addosso. A quella vista, di me trattenuta da loro due, Sora scoppiò
a ridere ancora più apertamente.
-Ma guardatela la piccolina! Vuole attaccarmi! Non sei mai stata
brava a fare la dura, Mimi. Quello era il mio compito, non è
vero? Tu la principessina, quella buona e pura, e io quella che
faceva il lavoro sporco!-
-Cosa stai dicendo?-
-È sempre stato così, non negarlo. Io ti difendevo
sempre, a Digiworld. Non negarlo!-
-Può anche essere vero, ma le cose cambiano!-
-Oh, lo so bene. Ora sei più forte, non è vero! Ora
ti fai proteggere da un altro, non è così?-
-Cosa stai dicendo?-
Senza rendercene conto, ci stavamo studiando attentamente. Eravamo
come due animali, fiutavamo entrambi il pericolo e lo scontro
imminente, e ci stavamo studiando. Dietro di me sentivo le mie amiche
preoccupate e agitate. Ero preoccupata anche io, ma la mia attenzione
non era dedicata alla paura, ma allo scontro. Una improvvisa scarica
di adrenalina mi aveva pervaso, e volevo vedere fino a che punto Sora
si sarebbe spinta. Era attratta e affascinata, dall'altra parte
preoccupata e pronta a tutto. E per prima cosa, dovevo mettere in
salvo le mie amiche. Fu così che, senza neanche voltarmi dissi
loro
-Andatevene!-
-Cosa? Non ti lasciamo quì-
-Scordatelo Mim-
-Andate, ora. Questa cosa riguarda Sora e me, voi non c'entrate-
-Ma Mimi...-
-Si ragazze, seguite il consiglio della vostra amica. Questa cosa
non vi riguarda, perciò sparite-
-Come osi parlarmi così razza di...-
-DI cosa Yolei...-
-Ora BASTA! Yolei, Kari, andate. Ci vediamo dopo-
E forse lessero qualche cosa nel mio sguardo che le tranquillizzò.
Silenziosamente si avviarono verso la porta della terrazza, e senza
voltarsi indietro, se ne andarono. Ora eravamo solo io e lei. Lo
scontro poteva avere inizio.
Ora, non vi immaginate una lotta tipo
film americano, con salti e colpi mortali. Avrei perso subito nel
giro di due secondi. Il nostro scontro era tutto a livello
psicologico e verbale, basato sull'affronto diretto. E bisognava
stare attenti a quello che si diceva, poteva rivoltarcisi contro.
Ormai avevo dimenticato di essere a scuola. Avevo dimenticato che
sotto di noi si stava tornando alle lezioni, non ci preoccupavamo di
chi avrebbe potuto notare la nostra assenza. Era come se ci fossimo
isolate in un mondo dove quello che contava eravamo solo noi due.
-Allora piccola Mimi... ti senti tanto coraggiosa? Ti senti tanto
più brava di me? Mi sfidi da sola, tutto questo coraggio da
dove ti viene?-
-Non lo so... forse ho imparato qualche cosa da te in tutti i
nostri anni di amicizia-
-Amicizia che hai prontamente rinnegato, non è vero?-
-Mi chiedo se sia stata mai vera amicizia Sora...-
-Cosa intendi dire?-
-Le amiche non si sparlano alle spalle, si difendono sempre-
-Vero, e le vere amiche non rubano le cose alle altre-
-Cosa vuoi dire?-
-Non lo sai Mimi? Non sai cosa mi hai rubato?-
-Io non ti ho rubato niente!-
-NON DIRE BUGIE MIMI!!!-
-Cosa ti è successo Sora?-
-Cosa mi è successo? Hai anche il coraggio di chiedermelo?
Allora te lo dico... ti sei presa quello che mi spettava di diritto,
ti sei presa il mio posto, e questo non lo posso sopportare-
-Quale posto ti ho preso?-
-LO SAI!-
Non era la Sora che conoscevo. Era come se un'altra persona si
fosse impossessata di lei, una persona vendicativa e folle.
-Stai delirando...-
-No, non sto delirando. Non sono mai stata così lucida in
tutta la mia vita-
-E allora dimmi, quale posto ti ho sottratto? Tra le due sei
sempre stata quella che tutti cercavano. Sora la coraggiosa, Sora che
sa fare tutto, Sora che non ha problemi con niente...-
-Mi vuoi far credere che eri gelosa di me Mimi?-
-No, non ero gelosa o invidiosa. Forse lo sono stata, perché
tu eri sempre perfetta. Non ti lamentavi mai, sembravi sempre pronta
a tutto. È per questo che ti rispettavo, eri la mia migliore
amica-
-Ma che belle parole! Infondo non potevo aspettarmi niente di
meglio dalla digiprescelta della purezza, non è così?
Belle parole e niente altro. Ma vedi cara, ti smentisci con le tua
azioni-
-Quali azioni?-
-Non fare la finta tonta, so che non lo sei-
-Cosa stai insinuando? Parla chiaro!-
-Devo parlare chiaro? Proprio non sai di cosa sto parlando?-
-No-
-Sei anche brava a recitare. Ma questo lo sapevo già da
prima, bastava vederti ieri sera...-
-Ieri sera? Ma cosa stai...-
E poi capii.
-Era tua quella risata...-
-Si, ieri sera ho riso tanto! E ora, mia cara, mi devo vendicare-
Il suo sguardo era cambiato. Vedevo tracce di una follia
pericolosa emergere dalle profondità dei suoi occhi, e
indietreggia, fino a che non mi trovai contro la ringhiera. Sotto di
me, il vuoto.
-Così mi faciliti le cose Mimi... Mia cara Mimi...-
-Cosa vuoi fare?-
-Non hai mai voluto volare, Mimi? Ora mi dirai com'è!-
E senza neanche me ne rendessi conto,
mi diede una spinta. E mi sentii cadere, nel vuoto. *È la
fine* pensai.
Ma visto che sono qui a raccontarvi la
mia storia, è logico presumere il fatto che non mi successe
niente di grave quella volta. Oltre allo terribile spavento, intendo.
Infatti, due paia di mani mi afferrarono saldamente, e mi riportarono
al sicuro. Due forte braccia mi abbracciarono. E indovinate di chi
erano? Esatto. Ma vi starete chiedendo: ma come faceva a sapere cosa
stava succedendo? Come poteva arrivare sempre al momento giusto? Bé,
ora lo scoprirete.
Appena si furono chiuse la porta alle spalle, Kari Yolei si
scambiarono uno sguardo preoccupato.
-Non possiamo lasciarla da sola!-
-No, questo no. Ma cosa possiamo fare? Ci ha ordinato di
andarcene....-
-Forse noi non possiamo più fare niente, ma una persona che
può fermarle c'è!-
Si fissarono, e poi, contemporaneamente (Yolei ci tiene a
precisare il fatto che lo dissero contemporaneamente) esclamarono
-Matt!-
E si misero a correre, in direzione
della sua classe.
La lezione era già incominciata, ma loro non ci fecero
caso. Affannate per la corsa, ignorando le regole scolastiche,
spalancarono la porta della classe, provocando un colpo alla povera
professoressa che cercava di fare lezione.
-Signorine, vi sembra questo il modo di irrompere in una classe e
….-
-Ci scusi professoressa, ma non abbiamo tempo. Matt, esci, di
corsa!-
-Signorine, ditemi subito la vostra classe, sarà mia
premura fare sapere al preside il vostro comportamento sconsiderato e
inappropriato all'interno della scuola e...-
-Professoressa, ci scusi, ma non abbiamo proprio tempo-
-Yolei, vuoi dirmi quello che succede?-
-Si, scusa Matt. Mimi è nei guai!-
-Cosa?-
-Eravamo nella terrazza ed è arrivata Sora e... non mi
piace Matt, non mi fido?-
-Sora? E ora dove sono?-
-Sulla terrazza, stanno parlando e...-
-E voi l'avete lasciata sola con lei?-
Matt si precipitò fuori dalla classe, seguita da un Tai
particolarmente agitato, che aveva seguito lo scambio di battute e
aveva un terribile presentimento e dalle urla della prof.
-Yolei, Kari, andate a cercare mio fratello e Ken. Ci vediamo su
alla terrazza-
-E tu dove vai?-
-Vado su subito. Ci vediamo là-
E presero a correre verso le proprie destinazioni.
-Matt, fermati-
-Cosa vuoi Tai?-
-Si può sapere cosa sta succedendo?-
-Non lo so Tai, ma se non ci muoviamo...-
-Allora andiamo-
e si misero a correre verso la
terrazza. Avevano appena aperto la porta quando videro Sora spingermi
di sotto. Subito, si precipitarono verso di me. Sono stati loro due a
salvarmi, Matt e Tai. Ma fu nelle braccia di Matt che mi sentii
veramente al sicuro.
Quello che accadde nei venti minuti successivi decretò
quello che poi in seguito sarebbe successo. Alla fine sulla terrazza
ci ritrovammo quasi tutti. Io, Matt, Sora, Tai. Yolei, Kari, Ken, Tk
e Izzi. Izzi aveva notato la mia assenza ed era venuto a cercarmi
quando si era scontrato con Yolei che correva in cerca di Ken. Si era
fatto spiegare brevemente quello che era successo e si era subito
unito a lei. E ora, noi 10, stavamo decidendo tutto. E Matt era molto
arrabbiato.
-Cosa credevi di fare Sora,eh?-
-Cosa volevo fare? Niente di che, stavamo solo parlando!-
-E da quando in qua parlare significa spingere qualcuno di sotto?-
A quella domanda Sora non rispose mai. Si limitò a fare
un'altra domanda
-E da quanto a te importa così tanto di lei?-
-Non sono affari che ti riguardano-
-Oh, invece si. Mi riguardano-
-Non credo proprio-
-Invece io credo di si Matt. E credo che anche gli altri lo
debbano sapere!-
-Sapere cosa Sora?-
-Quello che tu e la piccola Mimi fate dietro le nostre spalle-
Un silenzio carico di domande si posò su di noi. Non sapevo
quello che stava succedendo, non sapevo dove Sora voleva arrivare,
non lo capivo. Gli altri si stavano scambiando sguardi preoccupati e
increduli. Cosa stavano dicendo?
-Sai, caro Matt, credo che tu debba dire a tutti la verità.
Anzi, è meglio che il compito spetti a Mimi. Infondo non è
lei la digiprescelta della purezza e della sincerità?-
-Sora, piantatela di farneticare!-
-Ma sentitela, la piccola Mimi ha ancora voglia di sfidarmi.
Allora lo dirò io-
Si voltò per fissare bene gli altri, soprattutto Tai. E
proprio guardando Tai negli occhi, disse
-Sai Tai, te l'ho già detto ieri sera, ma te lo ripeto. La
nostra piccola Mimi, non è poi tanto pura come dice di
essere... io l'ho vista! Ed è bene che lo sappiate anche voi.
Matt e Mimi hanno una relazione, e sono, come dire, molto intimi!-
E si mise a ridere. Gli altri si guardavano sconcertati. Certo,
alcuni lo sapevano già, ma i volti di Izzi e Tai erano
sconvolti. Tai, soprattutto non ci credeva, non ci voleva credere.
Quando ieri sera Sora lo aveva chiamato e glielo aveva detto non ci
aveva creduto. Aveva sentito che qualche cosa non andava in Sora, e
la aveva assecondata. Ma ora, iniziava a pensare che qualche cosa di
vero ci fosse in quella storia. Era il modo in cui Matt la stava
proteggendo, e il modo in cui lei si faceva proteggere. E capì
tutto.
-Allora è vero... tu e lei state insieme...-
-Si-
Lo aveva detto. Davanti a tutti, lo aveva detto. Io e lui stavamo
insieme.
-Da quanto voi...-
-Non molto!-
-Non molto...-
-Tai senti io...-
Ma Tai non lo fece finire. Si avventò su di lui, tirandogli
un pugno in pieno viso.
-Matt! Tai, ma sei impazzito?-
Mi ero precipitata verso il mio ragazzo. Fortunatamente non
sembrava ferito.
-Tu lo sapevi, tu lo sapevi che lei mi piaceva!-
-...-
-Rispondimi!-
-Si, lo sapevo-
-Ma non ti è importato, vero? Non te ne è
fregato niente se io, il tuo migliore amico, sono innamorato proprio
della ragazza che ora sta con te?-
-Non l'ho potuto impedire-
-Certo, non l'hai potuto impedire. Sai, credo proprio
che voi due stiate molto bene insieme. Una cosa in comune l'avete...
avete perso i vostri migliori amici-
e detto questo se ne andò, senza voltarsi
indietro.
-Ma bene bene bene... mia piccola Mimi combini solo
guai vero?-
-Piantatela Sora-
-Non fare la dura con me, non è il tuo ruolo. Il
tuo ruolo ideale è quello di usurpatrice. Ma non ti
preoccupare, mi riprenderò quello che mi spetta, prima o poi.
Credo che ci rivedremo molto presto, mia cara piccola Mimi. Izzi,
vieni con me?-
Izzi guardò confuso ognuno di noi. Poi, si
diresse dietro Sora, seguendola.
-Vedi piccola Mimi, non tutti sono disposti a seguire
una traditrice come te-
-Mimi non è una traditrice...-
-Kari, non ti conviene metterti contro di me. Tuo
fratello è dalla mia parte ormai, dovresti decidere bene anche
tu-
-Non ti preoccupare Sora, io sto benissimo dove mi
trovo!-
-E allora preparati. A stare dalla parte sbagliata, si
perde sempre!-
E finalmente se ne andò. Rimanemmo solo noi sei,
più sconvolti da quello che avevamo visto e sentito più
di quello che fosse realmente successo. E ora tutti avevamo un unico
pensiero, che fu espresso ad alta voce da Tk
-Abbiamo un problema serio ragazzi. E prima scopriamo
cosa sta succedendo, prima sapremo cosa fare-
-Sono d'accordo Tk, sono perfettamente d'accordo. Ma
ora torniamo in classe. Infondo, questo è il nostro ultimo
giorno di scuola-
E con l'aria poco convinta, ognuno di
noi ritornò alle proprie aule. Ma non prima di essersi messi
d'accordo su dove e quando trovarci. Naturalmente si trattava di casa
mia, alla fine della scuola. Come primo giorno di vacanza, si stava
rivelando assolutamente contro ogni schema tradizionale. Invece di
vederci per un gelato e fare delle piacevoli chiacchiere, noi
dovevamo affrontare il problema dei nostri ex migliori amici. Proprio
un gran bel modo di iniziare le nostre vacanze.
Prima di potere partire per l'Inghilterra dovevamo aspettare
ancora un mese. Ma la cosa peggiore era che avevamo solo due
settimane per potere scoprire cosa era successo nel 700, avevamo solo
due settimane per riuscire a scoprire la verità. Dovevano
bastare. E in più dovevamo riuscire a non fare capire a Sora e
a Tai il vero motivo per cui andavamo là. E la cosa si stava
rivelando sempre più difficoltosa. Infatti, tutti noi avevamo
sottovalutato un aspetto fondamentale: Izzi. Izzi era dalla parte di
Sora. E questo voleva dire che Sora poteva contare su un abile
collaboratore. Che non ebbe molti problemi a scoprire il legame che
c'era tra Croftwell e il quadro. E ben presto Sora seppe cosa avevamo
in mente.
-Ne sei sicuro Izzi?-
-Si, te l'ho detto. Il quadro che ritrae Mimi p stato ritrovato
dai conti Foster, che abitano vicino al paese di Croftwell. Ed è
proprio lì che gli altri stanno andando. La cosa deve essere
collegata-
-Ma perché Mimi dovrebbe andare dove è stato
ritrovato il quadro? Che cosa c'entra con loro?-
-Tai, proprio non capisci, vero? La nostra piccola Mimi vuole
scoprire la verità sulla dama del quadro... e noi
contribuiremo a fare in modo che la nostra piccolina scopra la
verità!-
-Cosa intendi dire Sora?-
-Cosa vuoi fare?-
-Non vi preoccupate ragazzi. Stiamo solo andando a prendere un
aereo-
-Per dove?-
-Inghilterra. Ragazzi, andiamo a Croftwell-
e come le capitava spesso in quel periodo, si mise a ridere.
-Mia cara Mimi, capirai molto presto cosa vuol dire avermi come
nemica. E mi riprenderò quello che mi spetta, te lo giuro!-
Intanto, a casa mia, in un ennesimo nostro incontro, inconsapevoli
di quello che gli altri avevano scoperto, ci stavamo perdendo in un
ennesimo discorso su quello che avremmo fatto non appena arrivati là.
-Per prima cosa dobbiamo liberarci dei genitori!-
-Non credo sarà facile Yolei. Mio padre è da un po'
che mi tiene d'occhio...-
-Lo so Mimi, per questo ci vuole un piano-
-Ma non sarà facile!-
-Quando mai ho pensato che lo fosse?-
-Non sto dicendo questo!-
-Ragazze calma! Ken ha avuto l'idea perfetta per iniziare-
-Ah si?-
-Si. Per prima cosa dobbiamo andare dai conti Foster-
-E secondo te ci inviteranno per una tazza di te?-
-No. Ma il loro castello si può visitare. E visto che è
lì che hanno trovato il quadro... -
-È il primo posto dove andremmo anche noi!-
-Allora è deciso ragazzi. Primo passo castello Foster!-
E con una nuova meta, ci preparavamo a partire. Ora l'avventura
stava per iniziare veramente. E avevamo ancora tanta strada da fare,
tante prove da superare. E dei nemici da affrontare. Era l'inizio
della storia che ci ha resi quello che siamo, nel bene e nel male.
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Salve a Tutti!!!!!!!
scusate l'enorme ritardo con cui aggiorno, ma ho avuto alcuni
impegni che mi hanno impedito di dedicare la dovuta attenzione alla
mia storia. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e grazie a
tutti quelli che commentano o che si fermano a leggere la mia storia.
Un bacio Juls
E ora passiamo ai ringraziamenti
Didda94: se nello scorso capitolo Sora e Tai non ti erano
stati simpatici, non oso immaginare come ti siano sembrati in
questo!!! Comunque sappi che il bello deve ancora venire! Grazie
mille per il continua così, sapere che qualcuno si sta
entusiasmando leggendo la mia storia mi fa molto piacere e mi spinge
a continuare. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, un bacio
Chandelora: grazie per il
commento, mi fa piacere vedere che anche se avevi poco tempo hai
voluto dedicarmi un minimo di attenzione, mi ha fatto molto piacere^^
spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e mi dispiace se Sora
e Tai sono antipatici, ma ho il terrore che presto lo saranno ancora
di più! Ciao e a presto
Un saluto a tutti e anche se un
po' in ritardo
AUGURI
DI BUON NATALE A TUTTI!!!! E A QUESTO PUNTO AUGURI DI BUON
ANNO!!!!!!!!!!!
-E secondo te ci inviteranno per una tazza di te?-
-No. Ma il loro castello si può visitare. E visto che è
lì che hanno trovato il quadro... -
-È il primo posto dove andremmo anche noi!-
-Allora è deciso ragazzi. Primo passo castello Foster!-
E con una nuova meta, ci preparavamo a partire. Ora l'avventura
stava per iniziare veramente. E avevamo ancora tanta strada da fare,
tante prove da superare. E dei nemici da affrontare. Era l'inizio
della storia che ci ha resi quello che siamo, nel bene e nel male.
Se qualcuno non ha mai compiuto il viaggio aereo Tokyo-Londra,
credo che poche e semplici parole possano bastare per rendere l'idea:
12 ore. Esatto, 12, intense, snervanti, estenuanti ore. Ma si
potrebbe pensare che circondata dagli amici, con un fantastico
fidanzato, il tempo fosse volato. Purtroppo, non avevo considerato un
particolare rilevante, anzi, fondamentale: mio padre. Il viaggio
sarebbe stato anche piacevole, se non avessi dovuto sorbire le
occhiatacce di mio padre ogni volta che Matt osava, anche per caso,
sfiorarmi troppo a me. Quindi, quello che poteva essere un semplice e
normale viaggio aereo, si trasformò in un vero e proprio
incubo. Ogni volta che mi alzavo, per qualsiasi cosa, mio padre mi
tormentava
-Dove vai? Perché non resti seduta? Cosa stai andando a
fare?-
perciò potete capirmi se il ricordo di quel viaggio non
suscita in me sensazioni o emozioni piacevoli. Anche perché
poi non successe niente di particolarmente rilevante durante quelle
dodici ore. Noi ragazzi ci eravamo divisi i compiti. Volevamo sapere
tutto quello che era possibile sapere sull'Inghilterra del XVIII
secolo. Ci eravamo documentati sulla storia di quel periodo, Joley
sapeva citare a memoria tutta la genealogia dei reali inglesi, Ken
sapeva a memoria la storia della foresta di Sherwood, comprese tutte
le leggende legate a quel luogo, Kary e Tk avevano studiato tutto
quello che riguardava Croftwell.
Io e Matt, vi chiederete voi? Sappiate che i nostri amici ci
proibirono di fare qualsiasi cosa.
-Dovete pensare solo a voi due, lasciate fare a noi!-
furono le parole precise di Kary. E noi lo facemmo... con la
continua supervisione di mio padre, ovviamente.
Chiunque
sia stato a Londra conserva il ricordo di una città
assolutamente fantastica, ricca di posti fantastici da scoprire, di
cose da vedere. Qualsiasi persona che è mai stata a Londra,
desidera ritornarci, perchè è una città che ti
cambia, che ti lascia qualcosa dentro di indelebile. Anche per me è
stato lo stesso, quando tornai a vederla molto tempo dopo il mio
primo viaggio in inghilterra. Avete capito bene, io Londra, per la
prima volta, l'ho vista dal finestrino di un altro aereo. Infatti,
non solo avevamo dovuto sopportare un viaggio di 12 ore,
Londra-Tokyo, ma abbiamo dovuto anche fare un altro viaggio che da
Londra ci portò dritti nel cuore del Regno Unito, molto vicino
a Croftwell.
Arrivammo
a notte fonda, a Birmingham. Era buio, e tutto quello che
desideravamo era arrivare al più presto in albergo, e
stendersi su un letto e pensare solo a dormire. Perciò, la
nostra prima notte in Inghilterra la passammo a dormire,
piacevolmente cullati da morfeo, che per fortuna mi concesse un sonno
privo di sogni.
Una
luce intensa e una voce cristallina furono le prime cose che sentii
la mattina dopo. Non dovevo fare una sforzo enorme per sapere a chi
appartenesse quella voce
-Mimi,
alzati!!! E' una bellissima giornata, il sole è alto e splende
e noi abbiamo molte cose da fare!-
-Joley...-
-Ma
Mimi, sono già le nove di mattina, ed è ora di alzarsi-
-Joley,
ti prego, smettila!-
-Ma
Mimi...-
-Joley,
ancora cinque minuti...-
-Ma...-
-Va
bene, va bene, mi alzo!-
E,
contrariamente a quanto avevo intenzione di fare, fui costretta ad
alzarmi dal meraviglioso grovigli di lenzuola che mi aveva accolto
per tutta la notte. E appena aprii gli occhi, non potei fare a meno
di urlare, spaventando a morte Joley e la povera Kary.
-Mimi,
ma sei impazzita per caso???-
-Già,
ma che ti prende, vuoi farmi prendere un colpo!-
Ma io
ero troppo presa da quello che vedevo per ascoltare i rimproveri
delle mie compagne di stanza.
-Cosa
avete fatto?-
Joley
e Kary si lanciarono prima uno sguardo stupito, poi, guardandomi
come se fossi una pazza
-Mimi,
ti senti bene? Non è che stai ancora sognando?-
forse
stavo ancora sognando, era l'unica spiegazione possibile, l'unica che
mi venisse in mente.
-Cosa
avete fatto...-
continuavo
a ripetere quelle parole, erano le uniche che mi venissero in mente.
Mi alzai di scatto dal letto, e indietreggiai. Ora Joley e Kary erano
spaventate.
-Mimi
va tutto bene? Che ti succede? Che ti pre...-
Non
sentii come finì la sua frase. Kary. So che lentamente sentii
le mie gambe cedere, la mente mi scoppiava. Ero indietreggiata fino
al muro, e lentamente scivolai verso il basso. Mi sentivo come in
bilico, e poi li vidi. Uomini, armati, venire verso di me, e una voce
femminile dire
-Prendetela-
istintivamente
urlai. Poi, il buoi.
Quando
ripresi conoscenza ero sdraiata sul mio letto. Sentivo le palpebre
pesanti, non riuscivo ad aprirle. Alzare anche solo una mano era
faticoso. Cercai di parlare, ma dalla mia bocca uscirono solo suoni
poco articolati e confusi. Ma poi la sentii, una mano prendere la
mia, una mano forte, decisa. Voltai lentamente il capo verso la
persona che sentivo al mio fianco, e aprii gli occhi, anche se mi
costava fatica. E lo vidi, al mio fianco. Mi trovai davanti ad un dio
greco sceso dall'Olimpo. Portava un paio di jeans, una maglietta
azzurra e aveva i capelli umidi. Si era probabilmente fatto la doccia
da poco e non aveva avuto tempo di asciugati. Ma era una visione, il
mio Matt. Ma era anche tanto preoccupato. Lo sentivo da come mi
stringeva la mano, da come mi guardava.
-Ciao-
fu
tutto quello che mi disse. Ed era terribilmente dolce.
-Ciao-
gli
feci eco io. Lo vidi sorridere impercettibilmente, ma tanto bastava.
Piano
piano misi a fuoco anche il resto della stanza, e mi trovai addosso
quattro paia di occhi preoccupati che mi osservavano. Mi tirai su a
sedere, anche se la cosa mi costò parecchie fatiche. Mi
sentivo terribilmente indolenzita, e confusa. Non mi ricordavo
niente.
-Che
mi è successo?-
Nessuno
mi rispose.
-Forza,
qualsiasi cosa sia ditemela. Ormai sono pronta al peggio-
-Sicura
di volerlo sapere?-
la
voce incerta di Kary era spaventata da morire. Non so se spaventata
da me, o dalla paura di ferirmi dicendo quello che era successo.
-Certo
Kary, non ti preoccupare. Ormai niente mi può spaventare più
si quello che mi sia già successo-
e per
convincerli sorrisi, cercando di essere la più naturale
possibile. Eppure nessuno si decideva a dirmi niente.
-Ora
basta ragazzi-esplosi ad un certo punto-Noi siamo amici, e ci siamo
sempre detti tutto. Forza, voglio sapere cosa mi è successo,
quindi ditemelo!-
-Ci
guardavi e avevi il terrore nei tuoi occhi-
Joley
stava parlando con una voce bassissima. Eppure ogni parola era come
una pugnalata per me.
-Ci
hai chiesto per non so quanto tempo “cosa avete fatto”.
All'inizio pensavamo fossi ancora addormentata, ma poi, non lo so, ci
siamo spaventate. Ti sei alzata di scatto dal letto, e sei
indietreggiata fino al muro. E intanto continuavi a fissarci come se
fossimo dei mostri. Ci siamo avvicinate a te, e hai iniziato ad
urlare. Ci urlavi “non vi avvicinate, state indietro” e
cose simili e noi...-
Joley
stava piangendo. Kary intervenne al suo posto, continuando il
racconto
-Alla
fine hai urlato, hai urlato un “No” e poi ti sei
accasciata al suolo. Ci siamo precipitate da te ma eri come se fossi
morta. Respiravi a e quasi non sentivamo il battito del cuore.
Poi...-
Kary
rivolse uno sguardo a Matt, e fu lui a concludere il discorso.
-Noi,
invece, appena ti abbiamo sentito urlare, ci siamo precipitati da voi
in camera, e ti abbiamo trovata per terra. Sembravi...-
-Morta?-
Si
limitò ad annuire. Ero spaventata, e angosciata. Restammo non
so quanto in silenzio.
-Eppure
io, non mi ricordo niente...-
era
vero. Io non mi ricordavo niente, se non quella voce. La voce! Io
l'avevo già sentita, ma dove?
-Mimi,
che hai?-
-La
voce...-
-Cosa?-
-Mi
ricordo solo una voce, femminile, che diceva “prendetela”-
-Una
voce femminile?-
-Si,
femminile-
Seguirono
altri minuti in silenzio.
-Ma
questo non ha senso!-
urlò
ad un certo punto Joley.
-Già
sappiamo poco di tutto, già sappiamo poco di noi, e ora si
aggiunge anche una voce femminile? E chi è ora questa? Ma è
mai possibile che ci vada bene qualcosa a noi?-
Purtroppo
era vero. Eravamo in Inghilterra da ventiquattro ore, e già si
stavano creando altri problemi. Ma una cosa del genere non mi era mai
successa. Non avevo mai avuto una visione da sveglia. I miei ricordi
mi apparivano sempre di notte, sotto forma di sogno. E non ce la
facevo più
-E'
tutto così frustrante! Non ne posso più-
detto
questo mi alzai dal letto. Non ne potevo più di stare
sdraiata, mi faceva sentire ancora di più una persona inutile.
Ma appena alzata da letto, successe una cosa molto divertente.
Infondo, credo di possedere un potere innato: creare situazioni
assurde, ma riuscire sempre a tirare fuori il sorriso. Accadde tutto
in pochissimi secondi, e ancora oggi non posso fare a meno di
sorridere. Dovete sapere, infatti, che io, da brava principessa quale
sono, e viva la mia modestia, dormo sempre con la camicia da notte.
Mi piace considerarla una delle mie eredità della mia vita
passata. Ma c'è anche un'altra considerazione da fare. E qui
c'entra mio padre. Mio padre usava, quando andava in viaggio per
lavoro, comprarmi un pensierino. Una volta si presentò a casa
con una maglia, una maglia scelta apposta per me. Che pensiero
carino, direte voi. Certo, tranne per un piccolissimo particolare.
Mio padre non aveva la minima idea di che taglia avessi, così
mi comprò una maglia come minimo di tre taglie più
grandi. Quindi mi arrivava circa sotto il ginocchio. A quel punto,
per non offendere mio padre, e per utilizzare lo stesso la maglia,
mia mamma ebbe la bella idea di farmela usare come camicia da notte.
Allora voi ora vi chiederete, cosa c'è di strano? Indossavo
tipo un vestitino. Certo, quando avevo dieci anni. Ora, passati più
di 6 anni, la mia statura si era alzata e ormai, la maglia, aveva
assunto quasi la lunghezza tipica di una maglia. Quindi, se avete
seguito il mio discorso, e so di averla presa molto alla lontana per
spiegare l'accaduto, ecco cosa accadde.
Appena mi alzai dal letto, e mi misi in piedi, tre ragazzi
divennero tutti rossi in viso. Ken, prontamente, si girò
dall'altra parte, ma, per un caso del destino, si girò
talmente velocemente, che andò incontro a Joley, che era
dietro di lui. Ken perse l'equilibrio e si ritrovò tra le
braccia di una sbalordita, ma anche piuttosto felice Joley. Tk,
invece, rimase a guardare quel secondo in più le mie gambe che
si meritò, non solo una occhiataccia mia, ma anche un bella
sberla sulla testa da parte di una arrabbiatissima Kary. Lei si è
sempre giustificata dicendo che era stato un gesto assolutamente
involontario. Come no.
Invece la reazione più bella fu quella di Matt. Per prima
così divenne tutto rosso, poi dostolse lo sguardo da quello
che stava osservando, poi tornò tranquillamente a vedere.
Io, nel frattempo, che mi ero
dimenticata di cosa stavo indossando, diciamo che non era proprio una
mia priorità il mio abbigliamento in quel momento, scoppia a
ridere, e molto innocentemente dissi
-Ma si
può sapere cosa vi prende?-
Il
silenzio. Intanto Matt continuava imperterrito a guardarmi, e non
sembrava minimamente intenzionato a rispondermi. Ma per fortuna,
avevo delle vere amiche.
-Mimi-iniziò
Kary-ti prego, copriti-
-Perché?-
e lei
-Guardati-
E
allora mi guardai, e fu in quel momento che realizzai. E, per prima
cosa sbiancai, poi divenni tutta rossa e urlai, contro tutti
-PERVERTITI!!!!!!-
E mi
chiusi in bagno, disperata. Ma prima, tirai un sonoro ceffone a Matt.
Perché quando ci vuole, ci vuole.
Decisi
di non pensare a quello che era successo. Infondo poteva anche essere
stato a causa del viaggio, della stanchezza, quello che avevo visto.
Non volevo dargli troppa importanza. Si poteva dire che la giornata
non era partita nel modo migliore. Non solo avevo avuto una visione
inquietante, ma i ragazzi avevano anche visto ciò che non
dovevano vedere. Perciò, ancora abbastanza imbarazzata per
quello accaduto in camera mia, decisi di scendere per fare una bella
colazione. Infondo eravamo in un albergo, e tanto valeva sfruttare
l'occasione. Scesi da sola, non mi andava di stare in compagnia
quella mattina, lo ero stata fin troppo. Mi stavo già gustando
la mia bella colazione all'inglese, quando sentii l'ultima cosa che
volevo sentire
-Mimi,
tesoro, buongiorno!-
mi
voltai lentamente, sperando di essermi sbagliata. No, non mi ero
sbagliata
-'Giorno
mamma-
-E'
questo il modo di salutare tua madre di prima mattina?-
-Come
ti dovrei salutare, di grazia?-
-Tanto
per incominciare, un bel abbraccio, un bel sorriso, e un bel bacio
sulla guancia, proprio come facevi una volta...-
-Mamma,
avevo cinque anni quando ti salutavo così la mattina, e sono
undici anni che ogni mattina ma ripeti le stesse cose-
-Giornata
iniziata con il piede sbagliato tesoro?-
sospirai.
Infondo la mamma, è sempre la mamma.
-In un
certo senso si mamma-
-Ci
sono problemi?-
-No
mamma, ho solo fame- e sfoderando il sorriso più convincente
dissi -andiamo a fare colazione insieme?-
-Certo!!!!-
per
cui la mia tranquilla colazione si trasformò in una tranquilla
colazione con la mia mamma. Ed è inutile dire, che il solo
argomento trattato fu... Matt. Mia mamma voleva sapere tutto, come se
ci fosse molto da raccontare. Fu proprio una piacevole colazione,
interrotta, fortunatamente, dall'arrivo del soggetto trattato. E, per
una volta, mia madre fece la cosa giusta. Si alzò da tavola
dicendo che aveva finito, e obbligato Matt a sedersi vicino a me, e
dopo avermi strizzato l'occhio, se ne andò, con il sorriso
sulle labbra.
-Tua
madre è sempre così...-
-Discreta?-
-Si, è
proprio l'aggettivo che avrei usato-
-No,
non sempre. A volte fa anche peggio-
-Mi
piacerebbe vederla in quella circostanza!-
-Oh,
credo che non tarderai molto a vederla comportarsi in modo
perfettamente discreto e civile-
-Mi
devo preoccupare?-
-Credo
di si-
Scoppiammo
a ridere, ma poi calò un improvviso silenzio pieno di
imbarazzo. Dal nervoso iniziai a mescolare incessantemente il mio
povero thè, mentre Matt si concentrava sulla sua brioche.
Infondo non lo avevo ancora perdonato per il fatto che prima in
camera non avesse distolto lo sguardo. Al solo ricordo avvampai.
Quello sguardo su di me...
-Ti
senti bene?-
-Come?-
Matt
mi stava fissando. Aveva appoggiato la brioche sul piatto, e mi
fissava. Arrossii ancora di più
-Ho
detto se ti senti bene-
-Certo
che sto bene! Perché non dovrei stare bene? Sto benissimo-
Aveva
alzato un sopracciglio e ora mi guardava scettico.
-A me
non sembra-
Alzai
gli occhi al cielo
-E tu
cosa ne sai, scusa? Saprò se sto bene, no?-
-Sei
più agitata del solito, e stai girando quel povero thè
da un sacco. Ormai sarà diventato freddo-
-Se a
me piace freddo, che problema hai?-
-Nessuno-
-Bene-
-Bene-
Restammo
in silenzio per tutta il tempo, fino a che, finita la colazione, non
ci alzammo da tavola, dirigendoci verso l'ascensore. Volevo
disperatamente tornare in camera e buttarmi sul letto. Non riuscivo
nemmeno a guardarlo in viso. Stavamo aspettando che l'ascensore
arrivasse al piano, quando ad un tratto sentii la sua mano afferrare
la mia e stringerla. Non potei fare altro che stringerla a mia volta.
Molto lentamente mi voltai verso di lui, solo per scoprire due occhi
azzurri puntati su di me.
-Scusa-
lo
dicemmo insieme, e la cosa ci fece sorridere. Lentamente si avvicinò
a me e poggiò le sue labbra sulle mie, in bacio delicatissimo.
Da quanto tempo era che non lo baciavo? Troppo. Ben presto il bacio
si fece più intenso. Ne avevo bisogno, ne avevamo bisogno,
entrambi. Il luogo attorno a noi perse ben presto i suoi contorni, il
tempo non esisteva, esistevamo solo noi. Sentii le sue mani sui miei
fianchi, per poi scivolare dietro, sulla schiena, per stringermi a
lui. Anche le mia mani si erano mosse, le avevo portate dietro il suo
collo, e ben presto mi trovai ad accarezzare i suoi capelli. Eravamo
sempre più vicini. C'eravamo solo noi. Quando ci staccammo,
per il bisogno di respirare, mi trovai sempre avvinghiata a lui, i
nostri visi vicini, troppo vicini. Era così bello stare lì
con lui. Poi mi diede un bacio sul naso, e io mi trovai a sorridere
per un gesto così dolce. Se non lo avessi capito prima, di
certo lo avrei capito in quell'istante. E glielo dissi. Mi avvicinai
al suo orecchio, mi dovetti alzare sulle punte dei piedi per poterlo
fare, ma ne valse la pena.
-Ti
voglio bene Matt-
e lui,
stringendomi di più a se
-Anche
io-
e mi
strinsi a lui. Fu in quel momento che sentimmo quel rumore- CLACK. Ci
staccammo velocissimi, spaventati da quel suono solo per scoprire
dietro di noi una raggiante Joley, con in mano una macchina
fotografica.
-Scusate,
ma eravate così teneri che non ho resistito!-
-Sempre
la solita, eh?-
-Certo-
e sul
sorriso contagioso della mia amica, scoppiai a ridere.
Inutile dire che quella
foto la conservo ancora gelosamente, anche se si è ingiallita
a causa del tempo. Ma anche se ingiallita, l'emozione che provo ogni
volta nel rivederla è la stessa di allora. E sono quei momento
in cui benedico la mia cara, impicciona, amica Joley, lei e la sua
mania per le foto.
Comunque,
nonostante fossimo arrivati a Birmingham, il nostro viaggio era
appena incominciato. Avevamo a disposizione solo tre settimane per
risolvere il mistero e non tornare in Giappone a mani vuote. Ma non
avremmo potuto scoprire niente se restavamo fermi lì, a
Birmingham. Dovevamo andare a Croftwell, solo lì avremmo
saputo la verità. Perciò il nostro viaggio riprese
nella tarda mattinata di quella calda giornata di Luglio. Ci
volevano, più o meno, quattro ore di macchina per arrivare a
destinazione. Il viaggio fu piacevole e meraviglioso. Ci ritrovammo
ben presto circondati dalla natura incontaminata dell'Inghilterra.
Per fortuna, i nostri genitori avevano prenotato un pullman che ci
avrebbe portato a Croftwell, e così potemmo passare il viaggio
tutti insieme. E fu durante il viaggio che scoprimmo i primi indizi.
Ken,
da bravo studioso quale era, iniziò ben presto a raccontarci
quello che aveva scoperto.
-La
strada che stiamo seguendo adesso combacia perfettamente con la
antica strada che si faceva una volta arrivando da Londra. Sono più
di quattrocento anni che carrozze, carri, gente a piedi percorre
questa strada per raggiungere Croftwell-
-Vuoi
dire-intervenne una Joley altamente eccitata per il viaggio-che
quello che noi stiamo vedendo è la stessa cosa che vedevano i
conti e le contesse una volta?-
-Precisamente-
-Quindi,
intervenne Kary- Mimi tu questa strada l'hai già fatta?-
Mi
sporsi verso il finestrino, guardando attentamente il paesaggio
circostante, per cercare di vedere o di riconoscere qualcosa. Niente,
non riuscivo a riconoscere niente.
-Mi
dispiace Kary, ma non mi viene in mente niente-
-Peccato-
-Su
ragazze, non deprimetevi. È solo il primo giorno, non vorrete
pretendere di scoprire tutto in un solo giorno?-
Tk
aveva sempre una gentilezza e una allegria nella voce che era
impossibile resistergli. Ci ritrovammo tutti a concordare con Tk,
c'era ancora tempo. E così, scherzando e chiacchierando del
più e del meno, passammo le prime ore tranquillamente, fino a
quando ad un tratto il pullman si fermò.
-Ci
sono problemi?-
Chiede
Matt a sua madre, che stava venendo verso di noi. Infatti, da bravi
ragazzi che eravamo, ci eravamo impossessati dei posti infondo, come
di diritto, lasciando gli adulti davanti, alle loro chiacchiere.
Anche se mia madre monopolizzava sempre i discorsi...
-No
Matt, nessun problema. Ci volevamo solo sgranchire un po' le gambe,
noi non siamo più giovani come voi!-
-Ma
che dici mamma-
saltò
su Tk
-Tu
non sei vecchia-
Lei si
limitò a scuotere il capo e a sorridere in direzione del
figlio. Era una donna incredibilmente dolce.
-Grazie
Tk. Comunque c'è anche un altro motivo per cui ci siamo
fermati. L'autista ci ha detto che non molto lontano da qui c'è
una fonte fantastica, e allora avevamo pensato di dare un'occhiata.
Che ne dite, venite con noi?-
-Ma
naturalmente che vengono con noi Fubuky (scusate, mi sono inventata
il nome della mamma di Matt e Tk, ma non so proprio come si chiama.
Se qualcuno le sapesse e me lo facesse sapere, cambierei subito^^
scusate ancora) non vorrai certo lascirli qui, no?-
Naturalmente
solo mia madre poteva intervenire così. Perciò, ci
dirigemmo tutti fuori alla ricerca di questa fonte. La passeggiata fu
piacevole, molto piacevole a dire la verità. Ci ritrovammo
immersi in un mondo fantastico, sembrava quasi che il tempo lì
si fosse fermato. A parte il piccolo sentiero di terra battuta, non
c'era niente di moderno. Gli alberi secolari della foresta, i fiori
dai mille colori e il silenzio tutto attorno creavano un mondo in cui
perdersi. E poi, improvvisamente, eccola comparire davanti a noi. Fu
come vedere un miraggio, uno di quei posti che vedi solo nei film.
Davanti a noi si apriva una radura, con un piccolo lago dalle acqua
cristalline al centro. Non era molto grande, ma qualcuno aveva
costruito sopra un delizioso ponte, il legno bianco, da cui era
possibile ammirare il lago.
-È
incantevole-
-Fantastico-
-Meraviglioso-
furono
le esclamazioni di stupore mie, di Kary e Joley. Come spinta da una
forza più grande di me, mi ritrovai a prendere la mano di Matt
e a tirarlo verso il lago
-Mimi,
ma che fai!-
-Zitto
e vieni-
E così
fummo i primi ad arrivare al lago, seguiti subito dopo dagli altri.
Mi inginocchia sulla sponda del laghetto e immersi una mano
nell'acqua, ma subito la ritirai.
-È
gelata!-
mi
ritrovai a esclamare. Vidi il riflesso di Matt sopra il mio, che mi
guardava come se fossi una bambina
-E'
normale. È l'acqua di una fonte, per forza che è
fresca-
-Oh,
scusami, grande mister-so tutto-io-
-Certo
che... come mi hai chiamato?-
e come
ragazzini mi ritrovai a correre per scappare da un furioso Matt.
Odiava essere chiamato così. Ma lui era più veloce, mi
prese presto e mi ritrovai schiacciata contro un albero.
-Come
mi hai chiamato?-
-Mister-so
tutto-io-
e
iniziai a ridere.
-Cosa
hai da ridere ora?-
-Niente,
ma sei buffo-
-Sarei
buffo?-
-Si-
e
inizia a ridere ancora più intensamente di prima. Ero
incontenibile, ma ero felice, incredibilmente felice. Anche lui alla
fine si mise a ridere, e dopo un po' ci avviammo verso gli altri,
mano nella mano. Inutile descrivere l'occhiataccia di mio padre nei
confronti di quella scena, ma lo sguardo di mia madre fu più
che sufficiente a farlo desistere dal dire qualcosa. Ad un tratto mi
accorsi che Kary era al centro del ponte, e osservava la superficie
del lago intensamente. Così mi avvicinai a lei.
-Un
penny per i tuoi pensieri-
-Non
credo valgano così tanto, sai?-
Kary
sembrava molto triste. Mi preoccupai.
-Che
succede Kary, qualcosa non va?-
-No,
no, tranquilla. È solo che...-
-Che
cosa?-
seguirono
alcuni attimi di silenzio.
-Kary,
lo sai che su di me ti puoi confidare. Ti puoi fidare di me-
-Lo so
Mimi. È solo che, non so neanche io se...-
-Va
bene, quando vorrai parlarmene io sono qui, va bene?-
-Grazie-
Mi
fece un bel sorriso, e continuammo a osservare il lago. Quando, ad un
tratto, si sciolse, e mi disse tutto.
-Sai
questa mattina, quando eravamo in camera anche con i ragazzi?-
-Si,
ho presente-
-Ecco,
hai presente quando tu ti sei alzata e ...-
-Si
si, ho presente-
come
potevo dimenticarmi della mia bellissima figura di quella mattina?
Kary
arrossì leggermente e, facendosi forza, riprese a dirmi
-Ecco,
quando tu ti sei alzata, ecco, ho visto che... si, insomma lui, lui
guardava, ed ecco io...-
-A chi
ti stai riferendo?-
Kary
divenne ancora più rossa in volto.
-A
lui...-
-Intendi
dire...-
-Si-
-Gli
occhi azzurri colpiscono ancora, eh?-
Kary
si limitò ad annuire. Ecco una scoperta interessante. Kary
aveva una cotta per Tk.
-Non
devi essere così giù Kary, è una cosa
meravigliosa!-
-No,
non lo è!-
-Ma
perché dici così?-
-Perché
da quanto tempo lo conosco? Da sempre, e sono sempre stata la sua
migliore amica. Di certo lui non penserà mai a me come...-
-Come
una possibile ragazza?-
-Esatto!-
faceva
fatica a trattenere le lacrime, lo vedevo. Così mi ritrovai ad
abbracciarla, come una sorella potrebbe fare, e mi ritrovai a
sussurrale
-Sono
sicura che ti sbagli. Dai tempo al tempo, Kary, e mai dire mai! Non
possiamo sapere cosa ci succederà, non si può mai
sapere-
-Quindi
dici che ho una possibilità!-
-Ma
certo che ce l'hai!-
-Ehi,
che succede? Perché vi state abbracciando? Io chi sono, quella
che nessuno vuole?-
-Joley-
Ci
trovammo a dire in coro io e Kary. Alla fine mi ritrovai ad
abbracciare tutte e due le mie più care amiche.
-Dai
ragazze, andiamo. È il momento di rimettersi in viaggio!-
Le
urla dei ragazzi ci raggiunsero e con molto dispiacere ci dovemmo
staccare. Fui l'ultima a incamminarmi verso gli altri. Prima volevo
fare una cosa. Tirai fuori dalla tasca dei pantaloni una monetina,
voltai le spalle verso la balaustra del ponte, chiusi gli occhi e,
esprimendo un desiderio, lancia la monetina. Sentendo il suono sordo
della moneta che toccava l'acqua, aprii gli occhi e mi girai verso i
miei compagni che mi stavano aspettando sul sentiero.
E accadde di nuovo. La vista mi
si offuscò, sentii le gambe cedermi. Feci appena in tempo ad
afferrarmi al ponte, che inizia a perdere il tempo. Ci siamo, pensai.
Sto svenendo. E poi, fu il buio.
( Ero
in mezzo ad una una foresta. Stavo camminando tranquillamente, ero
sola. No, dietro di me sentivo la presenza di un'altra persona. Mi
girai e vidi una ragazza, carina, bionda, vestita da cameriera. Mi
seguiva, silenziosa, ma quando si accorse del mio sguardo si fermò
e mi disse
-Vi
serve qualcosa, madame?-
-No,
niente, grazie Marie-
Marie,
ecco come si chiama. Ripresi a camminare, serena, fino a che non lo
vidi. Era un piccolo laghetto, dalle acque cristalline, con il ponte
bianco sopra di esso. Si sentiva il gorgoglio della fonte. -Ci siamo
finalmente, madame-
sento
dire da Marie. Io mi limito ad annuire con il capo. Le faccio cenno
di aspettarmi lì dov'è, e, da sola, mi avvicino alla
fonte. Mi inginocchio sull'erba, e porto una mano a contatto con
quell'acqua cristallina, ma è gelata, e istintivamente la
ritraggo subito.
-Non
sapete che trattandosi di una fonte, l'acqua è sempre più
fredda del normale?-
Non
devo fare molto sforzo per sapere a chi appartiene quella voce. Mi
alzo e lentamente mi giro verso di lui. È così proprio
come me lo ricordo. Capelli biodi, che riflettono la luce del sole,
occhi azzurri, in cui perdersi. Sarebbe un bell'uomo se non avesse
stampato perennemente quel suo sorriso da superiore in volto. Non
posso che guardarlo con disprezzo e rispondere prontamente
-So
perfettamente una cosa del genere-
-E
allora perchè avete immerso la vostra mano nell'acqua?-
-Non
sono affari vostri-
-Siete
già permalosa di mattina, milady?-
-Ma
come osate, brutto cafone maleducato! E voi sareste un lord inglese.
La vostra educazione lascia alquanto a desiderare-
-La
mia educazione è perfetta, milady, solo che ritengo opportuna
usarla con gente che meriti un trattamento riguardevole-
-E io
non ne sarei degna?-
-Ho
per caso ferito il vostro orgoglio?-
-Non
avete risposto alla mia domanda-
-E voi
non avete risposto alla mia-
Ci
fissiamo per qualche istante.
-Non
era mia intenzione ferirvi Milady. E per rispondere alla vostra
domanda, non sono ancora sicuro su cosa pensare di voi-
-Cosa
intendete dire?-
-Che
non mi fido di voi-
-E io
non mi fido di voi. Direi che siamo alla pari-
-Siete
abituata a dire sempre quello che pensate, madame?-
-Solo
quando lo ritengo opportuno-
Per la
prima volta lo sentii ridere.
-Siete
divertente milady-
e
continuò a ridere.
-Come
osate voi, ridere di me!-
ero
talmente tanto furiosa che mi avvicinai a lui, ed ero pronta a
schiaffeggiarlo. Ma lui fu più veloce di me, afferrò la
mia mano prima che potessi rendermene conto.
-Cosa
volevate fare?-
-Non
lo avete capito?-
-Non è
un comportamento da perfetta milady inglese-
-E voi
non vi comportate da vero lord, messere-
-E
come dovrei comportarmi, se posso chiedervelo?-
-Chiedetemi
scusa-
-Prego?-
-Voi
mi avete offesa, pretendo delle scuse-
-Le
scuse si devono meritare, Milady, non si possono pretendere-
-Voi
siete un arrogante...-
ma non
potei finire la frase perchè qualcosa mi urto improvvisamente,
e mi ritrovai a perdere l'equilibrio. Sfortunatamente anche lui,
colto alla sprovvista, e a causa dell'urto subito, si trovò in
equilibrio precario, e prima di potercene rendere conto ci trovammo
sdraiati sull'erba. Sentivo il suo corpo premere sul mio, non ero mai
stata tanto vicina ad un uomo in vita mia. Mi trovai quasi ad urlare
-Alzati
subito da me-
Lui
non se lo fece ripetere e subito si alzò. Poi, mi offrì
la mano per farmi alzare, mentre la mia preoccupata Marie si
precipitava verso di me.
-Madame,
madame, state bene?-
-Si
Marie, non ti preoccupare-
Mi
ritrovai ad afferrare la mano del conte e in un attimo mi ritrovai in
piedi. Marie fece un passo verso di me, e dopo essersi assicurata che
stavo bene, si tranquillizzò. Intanto la mia attenzione si era
spostata su ciò che mi aveva fatto perdere l'equilibrio e
rimasi piacevolmente sorpresa. Davanti a me si trovava un bellissimo
cucciolo, un meraviglioso esemplare di razza canina, dal pelo lungo e
morbido. Era di un colore grigio, con striature nere, e con due occhi
chiari impressionanti. Mi ritrovai presto chinata verso quel
meraviglioso esemplare e lo accarezzai. Sembrò apprezzare quel
trattamento.
-Vi
chiedo perdono Milady, è tutta colpa mia-
alzai
lo sguardo verso il conte.
-Fino
a prova contraria, sir, è stata colpa di questo cucciolotto a
farmi perdere equilibrio, voi non c'entrate-
-Invece
si, milady. Quel cucciolo, come dite voi, è mio, e non
dovrebbe comportarsi così-
Mi
ritrovai a ridere.
-Lo
trovate divertente?-
-Mi
scusi, ma è normale che abbia reagito così. È un
cucciolo, vuole solo un po' di coccolo. Non è vero, tesoro
mio?-
il
cane, in compenso, si limitò ad abbaiare soddisfatto e a
scodinzolare, in attesa di altre coccole. Fu così che alzai lo
sguardo verso il conte e per la prima volta, trovai un sorriso
sincero sul suo volto. E io non potei fare a meno di ricambiare.)
Salve
a tutti!!!! Eccomi tornata! Lo so che è da un sacco di tempo
che non aggiorno, ma questa volta ho dei motivi validi. Causa
università, e tra esami, lezioni e treni da andare a prendere,
non ho avuto proprio tempo di scrivere. Se poi aggiungete il fatto
che la mia ispirazione ha deciso di abbandonarmi
per un bel po' di tempo, capirete il motivo di tanto ritardo, o
almeno lo spero. Ok, lo so
che forse risulteranno motivazioni stupide, ma è la verità.
Comunque
spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto. Allora, ci stiamo
avvicinando a Croftwell, meta dei nostri eroi, e la storia inizia ad
entrare nel pieno vivo dell'azione. Ci sono ancora tante cosa ancora
da scoprire, quindi, purtroppo per voi, non vi libererete di me così
facilmente^^
e ora
passo hai ringraziamenti
Selhin:
mia cara, leggere le tue recensioni è sempre molto piacevole,
lo ammetto. E grazie anche per i consigli, ma ti svelo un piccolo
segreto. Ci sono a volte tanti errori, perché mi ritrovo
sempre a finire di scrivere i capitoli sull'una, le due di notte,
come in questo caso. E mi capita sempre di finire di scrivere e di
sentire improvvisamente il sonno farsi strada, ed è per questo
che non ho la forza per rileggere e cancellare eventuali errori o
ripetizioni!!! cmq grazie tanto per i tuoi consigli, mi fa sempre
piacere riceverli, perchè credo che migliorarsi sia sempre la
cosa migliore per ognuno di noi. Un'altra cosa, la tua descrizione di
una Sora vipera, che ride con la mano davanti alla bocca, era proprio
come volevo che apparisse. Sono contenta di esserci riuscita. Per
quanto riguarda la decisione di Izzi, mi dispiace, ma devi ancora
aspettare un pochino per scoprire la motivazione. Un bacio grande
grande, e mi raccomando, mi aspetto una bella recensione anche per
questo capitolo. Ciao ciao Juls
Mijen:
grazie per la recensione! Mi fa piacere che tu trovi i capitoli
sempre più belli ed emozionanti, è molto gratificante.
E mi fa piacere che ti piacciano molto Mimi e Matt, sono sempre stati
la mia coppia preferita, e io me li immagino così, carini e
anche un pochino sdolcinati. Per quanto riguarda Sora, bisogna
pazientare, ma prima o poi saprai tutto^^ un bacio Juls
Didda94:
scusa per il ritardo del capitolo! Se hai aspettato tanto per
l'altro, non oso immaginare cosa tu abbia passato per aspettare
questo! Chiedo ancora scusa, spero di essere almeno riuscita di farmi
perdonare con questo per il ritardo enorme, e spero tu non abbia
perso la speranza definitivamente! Sappi che la finisco la storia,
prima o poi XP A presto Juls
-Le
scuse si devono meritare, Milady, non si possono pretendere-
-Voi
siete un arrogante...-
ma non
potei finire la frase perché qualcosa mi urto improvvisamente,
e mi ritrovai a perdere l'equilibrio. Sfortunatamente anche lui,
colto alla sprovvista, e a causa dell'urto subito, si trovò in
equilibrio precario, e prima di potercene rendere conto ci trovammo
sdraiati sull'erba. Sentivo il suo corpo premere sul mio, non ero mai
stata tanto vicina ad un uomo in vita mia. Mi trovai quasi ad urlare
-Alzati
subito da me-
Lui
non se lo fece ripetere e subito si alzò. Poi, mi offrì
la mano per farmi alzare, mentre la mia preoccupata Marie si
precipitava verso di me.
-Madame,
madame, state bene?-
-Si
Marie, non ti preoccupare-
Mi
ritrovai ad afferrare la mano del conte e in un attimo mi ritrovai in
piedi. Marie fece un passo verso di me, e dopo essersi assicurata che
stavo bene, si tranquillizzò. Intanto la mia attenzione si era
spostata su ciò che mi aveva fatto perdere l'equilibrio e
rimasi piacevolmente sorpresa. Davanti a me si trovava un bellissimo
cucciolo, un meraviglioso esemplare di razza canina, dal pelo lungo e
morbido. Era di un colore grigio, con striature nere, e con due occhi
chiari impressionanti. Mi ritrovai presto chinata verso quel
meraviglioso esemplare e lo accarezzai. Sembrò apprezzare quel
trattamento.
-Vi
chiedo perdono Milady, è tutta colpa mia-
alzai
lo sguardo verso il conte.
-Fino
a prova contraria, sir, è stata colpa di questo cucciolotto a
farmi perdere equilibrio, voi non c'entrate-
-Invece
si, milady. Quel cucciolo, come dite voi, è mio, e non
dovrebbe comportarsi così-
Mi
ritrovai a ridere.
-Lo
trovate divertente?-
-Mi
scusi, ma è normale che abbia reagito così. È un
cucciolo, vuole solo un po' di coccolo. Non è vero, tesoro
mio?-
il
cane, in compenso, si limitò ad abbaiare soddisfatto e a
scodinzolare, in attesa di altre coccole. Fu così che alzai lo
sguardo verso il conte e per la prima volta, trovai un sorriso
sincero sul suo volto. E io non potei fare a meno di ricambiare.)
Stavo sognando. Sognavo di essere in un parco, un bellissimo
parco, quando ad un tratto mia madre mi venne incontro. E
improvvisamente mi schiaffeggiò. Faceva male, la guancia mi
doleva. Era strano, nei sogni non si prova dolore. E poi compresi.
Quando aprii gli occhi, mi trovai seduta sul prato, con la testa
appoggiata alle gambe di mio padre, e mia madre, preoccupatissima,
che mi fissava in pieno stato ansioso. E sentivo un dolore terribile
alla guancia. Appena misi a fuoco la scena, capii cosa era successo.
-Oh no, ancora!-
ero stufa di svenire. Ero stufa di vedere quelle cose nei miei
sogni, ero stufa in generale.
-Tesoro, ti senti bene?-
-Si mamma, sto bene-
mi alzai. Attorno tutti mi fissavano preoccupati, tranne i miei
amici. Ormai erano “abituati” a vedermi svenire di colpo
e poi riprendermi come se non fosse successo niente. Naturalmente per
i miei genitori non era normale. E mia madre, partì subito
alla carica, cercando mille motivazioni per il mio mancamento
-Non è che ti stai ammalando? Forse è un calo di
zuccheri? Ma no, stamattina hai mangiato. Che sia la stanchezza
dovuta al viaggio? Non hai dormito a sufficienza? Non sarà
mica una cosa da donne, vero? Sei nel tuo periodo? Non sarai incinta,
vero???-
Il tutto detto nel giro di cinque secondi. Mia madre, da quel
punto di vista, era davvero unica. Riusciva a dire tantissime cose
nel giro di pochissimo, e senza prendere fiato. Ovviamente, diceva
talmente cose imbarazzanti che questa sua dote l'ho sempre detestata.
E dietro le risate divertite dei presenti, mi affrettai a bloccarla.
-Mamma, sta calma. Sono solo un po' stanca, non è niente-
-Davvero? Non mi devo preoccupare?-
-No, tranquilla-
sorrisi, tirando fuori il sorriso più convincente che
avessi. Funzionò. Passato il momento di panico, Matt mi si
avvicinò, mettendomi una mano sulla spalla e avvicinandomi a
lui. Non gli importò dell'occhiataccia di mio padre, del
sorriso ironico di mia madre, o delle occhiate degli altri. In modo
che potessi sentirlo solo io, mi disse
-Hai visto qualcosa di interessante?-
-Si, ma te lo dico dopo-
e insieme, abbracciati, tornammo verso il pullman, diretti a
Croftwell.
Durante il viaggio raccontai agli altri cosa avevo visto. Della
fonte, del mio incontro con il mio salvatore, del nostro scambio di
battute, e di quel sorriso.
-Wow-
fu il commento generale degli altri. Matt si limitò a
guardarmi. Stava riflettendo, e sapevo che era preoccupato.
-Cosa c'è?-
gli chiesi. Se aveva un dubbio preferivo che me lo dicesse subito,
odiavo non sapere cosa pensasse su questa storia.
-Niente, pensavo-
fu la sua laconica risposta. Odiavo quando faceva così.
Sapevo che voleva dire qualcosa, e volevo saperlo.
-Su, sputa il rospo. Voglio sapere-
-Finiremmo per litigare, e non ne ho voglia-
-Non fare l'odioso, e non pensare di credere di sapere cosa mi
faccia arrabbiare e cosa no-
-So perfettamente cosa ti fa arrabbiare e cosa no, per questo
voglio evitare la conversazione-
-Se non me lo dici, io non ti parlo più. Chiaro?-
-Perché dici una cosa del genere, che tanto sai
perfettamente essere falsa?-
-Credi che non ne sarei capace?-
-Di ignorarmi? Esatto-
-Se è questo che pensi di me, allora sarai costretto a
cambiare idea-
e mi volsi dall'altra parte, ignorandolo. Intanto, sentivo su di
me il suo sguardo, e ci avrei scommesso, stava facendo quello sguardo
ironico, che odiavo. Intanto gli altri, che avevano assistito al
nostro scambio di opinioni, se così lo vogliamo chiamare,
cercavano si stemperare l'atmosfera che si era creata.
-Su ragazzi, non litighiamo. Siamo in vacanza, no?-
Tk ci aveva provato nel modo che credeva migliore. Fallì.
Per tutta risposta lo ignorai. Ma Matt no.
-Io non sto litigando, Tk. È lei che è permalosa-
-Io sarei... COSA? Brutto antipatico che non sei altro, cafone,
maleducato-
E aveva ancora quel sorriso. Quanto lo odiai in quel momento.
-E ora cos'hai da ridere?-
quasi glielo urlai in faccia. E per tutta risposta, lui mi disse
-Visto che non ce la fai ad ignorarmi?-
Rimasi in silenzio. Cavolo, lo odiavo. Aveva ragione, e lo odiavo.
Anche se mi aveva obbligato a rivolgergli la parola, aveva vinto. E
odiai me stessa soprattutto perché c'ero cascata così
facilmente. Ho già detto che lo odiavo?
-E va bene, hai vinto. Ma ora mi dici cosa ti preoccupa?-
Matt, a quel punto cedette. Tirò un sospiro e mi disse
-Dovremmo tornare indietro-
rimasi scioccata da quelle parole. No, non lui, non poteva dirmi
questo. Sapeva quanto significasse per me tutto quel viaggio, non
poteva dire sul serio.
-Stai scherzando?-
non mi ricordo chi lo disse, se io o qualcun altro. So che non
potevo distogliere i miei occhi dai suoi.
-Sono serio. Per Mimi è troppo pericoloso-
-PERICOLOSO UN CORNO!!!-
ora anche i nostri genitori ci stavano osservando. Mia madre mi
guardò scioccata, non era da me usare un linguaggio simile. Mi
alzai dal mio posto e mi diressi avanti, verso i posti dei nostri
genitori. Volevo stare lontana da lui. Ma lui, mi seguì.
-Lo dico per te-
-Per me? Sai quanto questo significhi per me, quanto tutto questo
sia importante per me! Io devo sapere!!!-
-E a te non pensi? Rifletti, infondo cosa sappiamo di preciso?
Niente. Potremmo anche fare un buco nell'acqua o non trovare niente.
O peggio, scoprire cose che non dovremmo sapere.-
-Non puoi dire sul serio-
-Sono serissimo-
la mia mano partì senza nemmeno che me ne accorgessi. Mi
accorsi solo del leggero rossore che si stava formando sulla sua
guancia, il segno di una mano. Nel pullman scese il silenzio. Io
passavo lo sguardo dalla mia mano alla guancia di Matt. Lui mi
fissava, ancora più stupito di me. Lo avevo schiaffeggiato.
Poi vidi nel suo sguardo una cosa che non avrei mai voluto vedere.
Rabbia, disprezzo e tristezza. Si girò, e tornò al suo
posto, posando lo sguardo sul finestrino e sul panorama. Anche io mi
voltai, e mi andai a sedere davanti, nel primo posto libero che
trovai. Mi trovai seduta di fianco alla madre di Matt. Mi presi il
volto tra le mani e inizia a piangere. Non ricordo altro del viaggio
di andata fino a Croftwell, se non la sensazione di essere
abbracciata, e di qualcuno che mi accarezzava la testa, in un gesto
dolce e affettuoso. E un dolce profumo di rosa selvatica. Poi credo
che scivolai nel mondo dei sogni, portandomi dietro quel profumo
dolce e intenso.
Quando aprii gli occhi, mi accorsi subito di essere in un letto.
Ero in una stanza buia. Sentivo la presenza di qualcun altro nella
stanza. Piano piano i miei occhi si abituarono al buio, e potei
distinguere altri due letti, un armadio e una finestra con le tende
tirate. I letti erano occupati dalle mie amiche, Kary e Joley. Mi
alzai lentamente, cercando di fare meno rumore possibile. Piano
piano, mi diressi verso la finestra, e scostai un poco le tende.
Fuori il cielo era scuro, coperto da una miriade di stelle. Doveva
essere notte fonda. Non ricordavo di essere arrivata fin lì,
non ricordavo niente. Mi voltai piano, lasciandomi alle spalle la
finestra, in cerca dei miei abiti. Per fortuna erano appoggiati su
una sedia. Al buoi, e cercando di fare meno rumore possibile, mi
vestii. Poi, mi diressi verso la porta della stanza. La aprii piano
piano, cercando di non svegliare le ragazze, e uscii, chiudendomi la
porta dietro. Appena la porta fu chiusa, cercai di dirigermi verso la
hall dell'albergo, sperando con tutto il cuore che a quell'ora,
qualunque ora fosse al momento, il ristorante fosse ancora aperto.
Avevo una terribile fame.
Sfortunatamente per me, il ristorante era già chiuso, così
come il bar. Sconsolata, mi diressi nella hall, e mi lasciai cadere
pesantemente su un divanetto, sospirando.
-Tutte a me devono capitare-
e in quel momento, il mio stomaco brontolò.
-Tieni-
alzai il viso in tempo per vedere arrivare una stecca di
cioccolato. La presi al volo, e senza nemmeno ringraziare, la aprii e
iniziai a mangiare. Era cioccolata alle nocciole, la mia preferita.
Ed era buonissima.
-Avevi fame, eh?-
mi limitai ad annuire, ingoiando l'ultimo quadrato di cioccolata.
Anche se non lo potevo considerare un pasto completo, la mia fame un
po' si era placata. Sfoderai il mio migliore sorriso per ringraziare
il mio salvatore della cioccolata, quando realizzai chi era. Non
avevo il coraggio di guardarlo negli occhi, così mi limitai a
bofonchiare in tono molto basso un
-Grazie-
non molto convinto. C'era un silenzio imbarazzante tra di noi. Mi
ripetevo come avevo potuto fare quello che avevo fatto. Come avevo
potuto io schiaffeggiarlo? Matt, seduto al mio fianco, non diceva
niente. Era immobile. Non so quanto tempo rimanemmo così. Io
avevo paura anche solo di fare un movimento brusco, di sbagliare
qualcosa. Poi, improvvisamente, sentii le sue mani sul di me. Una si
era posata sul mio fianco, l'altra mi aveva preso il mento e mi aveva
sollevato il viso. Non mi accorsi di quello che stava succedendo,
fino a quando non sentii le sue labbra sulle mie. Era un bacio
diverso da tutti gli altri che ci eravamo dati. Le sue mani si erano
spostate, ora erano entrambe sulla mia schiena, e mi spingevano
contro di lui. Le sue labbra premevano sulle mie in un modo quasi
disperato. Sentii prepotente la richiesta della sua lingua di potere
incontrare la mia. Mi lascia andare a questo bacio così
disperato. Mi aggrappai a lui come se fosse l'unico appiglio in una
tempesta. Era Matt, il mio Matt, e io avevo bisogno di lui. Non mi
accorsi di quando lui mi spinse giù, facendo toccare la mia
schiena al divano, lui sopra di me. Ci stavamo lasciando andare un
po' troppo, lo sapevo. Ma non mi volevo fermare, non volevo che lui
si fermasse. Quello che stavo provando non lo avevo mai provato
prima ad un livello tale di intensità. Quando le sue labbra
lasciarono le mie per potersi posare sul mio collo, e iniziare a
torturarmelo, non potei fare a meno di lasciarmi andare, e dalla mia
bocca uscì un gemito. E l'incantesimo si spezzò. Matt
improvvisamente si staccò da me, e mi fissò con uno
sguardo imbarazzato e sorpreso al tempo stesso.
-Scusa Mimi io non...-
non gli lascia finire la frase. Posai un dito sulle sue labbra e
mi tirai su a sedere. Ora eravamo entrambi seduti, come prima, ma non
era come prima. Nei suoi occhi, scorsi in Matt qualcosa che non avevo
mai visto prima. Desiderio. Non mi aveva mai guardato così. E
sapevo che nei miei occhi era riflesso lo stesso. Di slancio mi
precipitai tra le sue braccia, piangendo. Tra i singhiozzi, riuscii,
tuttavia, a dire
-Matt, mi dispiace per oggi. Io non volevo, non volevo
schiaffeggiarti. Non so cosa mi sia preso, io...-
-Tranquilla, non fa niente-
e intanto mi passava una mano tra i capelli, in un gesto che mi
ricordò qualcosa che avevo già provato quello stesso
giorno. Mi lascia coccolare da lui non so per quanto. Quando smisi di
piangere, rimasi ancora un po' abbracciata a lui. Il suo profumo
intenso, il suo abbraccio forte e delicato, il rumore del suo
cuore... era tutto perfetto.
Quella notte non dormii molto. Io e Matt la passammo insieme, a
parlare. Parlammo di tutto, anche di quello che era successo sul
pullman. E lui mi spiegò il perché aveva detto quelle
cose. Aveva paura per me. Non voleva vedermi soffrire, e per quello
voleva che tornassimo indietro. Sapeva però che io non avrei
mollato, ma almeno voleva provare. Non credeva però di farmi
stare male come mi ero sentita durante la nostra discussione. Se ne
era reso conto solo quando mi aveva visto piangere, vicino a sua
madre. Mi aveva raccontato poi cosa era successo. Era stata sua mamma
a consolarmi, a tenermi stretta a lei. Era suo il profumo di rosa che
avevo sentito. E poi, quando eravamo arrivati a Croftwell, mi ero
addormentata, e allora mi avevano portato in camera, dove avevo
dormito per tutto il tempo. Mentre gli altri si sistemavano nelle
stanze, Matt aveva parlato con sua madre, o meglio, Matt si era
sorbito la ramanzina di sua madre.
-Dovevi sentirla. Mi ha urlato addosso che non mi sarei mai più
dovuto comportare con te così, che se ti avessi fatto soffrire
ancora me la sarei dovuta vedere con lei-
-Mi dispiace, non volevo farti litigare con tua madre-
-Non ti scusare. Infondo, credo che fossero anni che io e lei non
parlavamo così tanto-
mi strinsi ancora di più a lui, facendogli capire che gli
ero vicino. Lui mi diede un bacio sui capelli.
-Sai, tu piaci a mia mamma. Ha detto che sei l'unica che mi possa
sopportare e tenermi testa. Ha detto che se ti lascio devo essere
completamente matto.-
-E tu? Che cosa gli hai detto?-
-Che non si doveva preoccupare-
-Che intendi?-
-Che io non ho nessuna intenzione a lasciarti andare Mimi
Takichawa-
il mio cuore prese e battere come un tamburo. Mi sposi verso di
lui e lo baciai.
-Neanche io ho intenzione di lasciarti andare Matt Ishida-
di quella notte non ricordo altro, tranne il suo sorriso. Un
sorriso vero, meraviglioso, che era tutto per me.
Non mi ricordai di essermi addormentata, fino a che una risata, un
urlo e un CLACK di una macchina fotografica non mi svegliarono, anzi,
non ci svegliarono. Io e Matt ci eravamo addormentati sul divano, e,
nel sonno, avevo appoggiato la mia testa sulle sue spalle, e lui
aveva appoggiato la sua testa sulla mia. Naturalmente, chi aveva
scattato la foto poteva essere solo lei. Una sorridente Joley ci
guardava, e con una naturalezza disarmante ci disse
-Buongiorno piccioncini!-
la risata apparteneva a Tk. Guardava suo fratello con uno sguardo
a metà tra il divertito e il malizioso. Chissà cosa
pensava fosse successo. Si limitò a salutarci con un semplice
-'giorno-
che non prometteva niente di buono.
L'urlo poteva essere solo di una persona. Mio padre. Alternava lo
sguardo da me a Matt. Era arrabbiato... ok, era MOLTO arrabbiato. Con
pochi passi arrivò al divano, mi afferrò il braccio, e
iniziò a strattonarmi verso l'ascensore.
-Papà, lasciami, mi fai male!-
-Zitta-
fu la sua unica risposta. In un lampo mi ritrovai chiusa con mio
padre nell'ascensore, diretta non so dove. Appena le porte si erano
chiuse, mio padre iniziò ad inveirmi contro.
-Ma ti rendi conto di come ti comporti???-
-Cosa avrei fatto di così male?-
-E me lo chiedi anche?-
-Se te lo chiedo è perché...-
-Prima esci di notte per andare non so dove e rientri a casa ad
un'ora assurda-
-Ma papà-
-Poi scappi di casa, facendo prendere un colpo a tua madre-
-Quella volta sei stato tu a...-
-POI ci obblighi a venire qua in Inghilterra per non so fare bene
cosa...-
-Una vacanza?-
-Non solo ci porti in Inghilterra, e sai che è un posto che
odio, ma ci obblighi anche alla presenza di quel, quel ragazzo...-
-Matt, papà-
-Non mi interessa sapere come si chiama. Naturalmente, non
contenta di tutto questo, hai anche la bella idea di fare una scenata
davanti a tutti con quel Matt, e finalmente penso che tu abbia
ritrovato la ragione lasciandolo perdere, no, mi deludi ancora
facendoti ritrovare non solo con lui, ma addormentata su un divanetto
con lo stesso ragazzo che avevi mollato meno di ventiquattro ore
prima!!!-
-Primo, papà, io e Matt ieri non ci eravamo lasciati,
secondo Matt è il mio ragazzo, che ti piaccia o meno e terzo,
tu papà, sei solo geloso!-
Detto questo, uscii dall'ascensore. La giornata era iniziata
malissimo. Non poteva succedere niente di peggio. Proprio in quel
momento un lampo e poi un tuono squarciarono l'aria. Correzione,
succedeva sempre qualcosa di peggio.
Il risveglio non poteva essere stato peggiore. In tempo si stava
rivelando il classico clima inglese, freddo e piovoso. Essere in
campagna, in mezzo ad un bosco, e pioveva. Certamente non era quello
che si definiva una vacanza perfetta. Ma per me era tutto fantastico.
Ero nella mia camera, e avevo aperto la finestra. La campagna era
intrisa di profumo. Era qualcosa di assolutamente fantastico e
provavo una strana sensazione osservando quel fenomeno naturale.
Quasi non mi resi conto della presenza di Kary. Era stata talmente
silenziosa, che per poco non feci un gran balzo quando la sentii
parlare.
-Ho saputo che questa mattina avete fatto scandalo, tu e Matt.
Deduco che abbiate fatto pace, o sbaglio?-
-Si, abbiamo fatto pace-
-Mi fa piacere. Ieri Matt era molto giù. Si è chiuso
nella sua camera, e per poco non faceva entrare nemmeno i ragazzi in
stanza-
-In effetti si sentiva molto in colpa-
rimanemmo entrambe in silenzio, a osservare il panorama. La
pioggia era ipnotica, come il resto del paesaggio. La pioggia faceva
muovere le foglie degli alberi, che sembrava stessero danzando con le
gocce d'acqua.
-E' meraviglioso, non trovi?-
-Si, è meraviglioso, e allo stesso tempo così...-
-Familiare?-
Io e Kary ci guardammo, entrambe un po' sorprese. Ecco cos'era
quella sensazione che provavo prima. Familiarità. Quel
paesaggio non mi spaventava, anzi. Era rassicurante, rilassante,
familiare. La sorpresa per quella scoperta ci fece rabbrividire.
Eravamo consapevoli che tutti noi fossimo collegati a quel luogo, ma
nessun altro, a parte me, era abituato alla sensazione di vedere il
passato. Ma per Kary era una cosa nuova, sconosciuta, e le faceva
paura. Con un gesto secco e veloce chiuse la finestra e si allontanò.
-Vado un attimo in bagno-
fu il suo unico commento, e sparì, chiudendosi dietro la
porta. Non posso giurarlo, ma sono sicura di avere scorto, prima che
la porta si fosse chiusa, delle lacrime scendere dagli occhi della
mia amica. E, per la prima volta da quando avevo iniziato la mia
ricerca, ebbi veramente paura, non per me, ma per i miei amici. Li
avevo coinvolti in una storia più grande di loro... Era la
cosa giusta?
La giornata prevedeva un programma molto intenso. Avevamo poco
tempo per cercare di risolvere il mistero, quindi dovevamo muoverci.
Il nostro primo obbiettivo era il palazzo dei conti Foster. Avevamo
scoperto che era possibile visitarlo, e così, quella era la
nostra prima meta. La residenza della famiglia non distava molto dal
centro di Croftwell, una quindicina di minuti in macchina. Appena
arrivammo, lo spettacolo che si mostrò davanti a noi era
incredibile. Una cancellata di ferro battuto, alta una decina di
metri, impediva l'accesso ad un viale non asfaltato. Alberi enormi
coprivano la visuale. Dal cancello ero impossibile vedere cosa si
nascondesse dietro la fitta vegetazione. Alcuni alberi dovevano
essere secolari, tanto era la loro imponenza. La pioggia della
mattina era terminata, e un tiepido sole estivo si stava infiltrando
tra lo spesso strato di nuvole. Percorremmo il viale, e davanti a noi
vedemmo uno spettacolo ancora più impressionante del viale. Il
viale ad un tratto curvava, gli alberi si diradarono e davanti a noi
comparve il palazzo signorile dei conti Foster. Era un palazzo
imponente, di notevole dimensioni. La strada portava davanti al
palazzo, e poi proseguiva dall'altra parte, formando una curva che
permetteva l'uscita dalla proprietà nel senso opposto. Era un
palazzo che aveva una sola via da accesso e una sola via di uscita.
Chi veniva ospite, doveva rimanere impressionato dalla maestosità
della residenza e dalla immensa proprietà. Fermandoci davanti
all'ingresso principale, potemmo notare meglio come fosse strutturata
l'abitazione. Aveva una forma a ferro di cavallo, con una grande
scalinata centrale, posta tra le due ali che venivano avanti rispetto
al corpo centrale. Se si voltavano le spalle alla residenza per
vedere l'ingresso della residenza, si poteva notare un meraviglioso
giardino con al centro una fontana ellissoidale, enorme. Il giardino
era disseminato di fiori, cespugli e siepi. Era un incanto. Avevamo
prenotato la visita alla residenza dei conti Foster. La casa era
ancora abitata dai conti, ma su richiesta si potevano vedere alcune
zone del palazzo, per non parlare del giardino. Ad accoglierci, sulle
scale che portava all'ingresso, c'era una ragazza, non doveva avere
più di venticinque anni. Era la nostra guida. Scoprimmo con
molta sorpresa che parlava perfettamente la nostra lingua, il che
avrebbe reso la visita piacevole, in più non potemmo sperare
in una guida migliore. Infatti, la giovane ragazza si presentò
come Josephine Foster. Era la figlia più piccola dei conti, e
aveva studiato lingue all'università. Per questo motivo faceva
da guida nel suo stesso palazzo, non solo perché conosceva
perfettamente la storia del palazzo, essendo la sua “umile”
dimora, in più approfittava degli stranieri per migliorare le
sue conoscenze linguistiche. Non ero mai stata al cospetto di una
contessa, e non sapevo come comportarmi. Ma subito, Josephine ci mise
a suo agio, dicendo che ora era solo una semplice guida, e che la
dovevamo trattare come tale. Eravamo anche fortunati, perché
eravamo l'unico gruppo che aveva prenotato per una visita, quindi
non avevamo fretta e avremmo potuto goderci il giro in pace e
tranquillità. Mi piacque come persona. Era gentile e
spontanea, non aveva niente a che vedere con l'immagine del nobile
con la puzza sotto al naso. La visita si prospettava molto
interessante.
Iniziammo il nostro percorso proprio dalle scale.
-Allora, prima di iniziare la visita vera e propria del palazzo,
vi annoierò un pochino con la storia di questo palazzo. La
residenza fu costruita intorno al 1650, quando il conte Henry
Wentworth decise di allontanarsi dalla vita politica di Londra, e di
ritirarsi in campagna. La costruzione durò circa una ventina
d'anni, compresi i lavori del giardino e della fontana che potete
vedere alle vostre spalle. Quando la costruzione fu completata, non
la dovete immaginare come appare oggi. Le due ali laterali sporgenti
non facevano parte del complesso. Le ali furono un'aggiunta
dell'ottocento quando il palazzo passò in eredità al
conte William Foster. A parte questo il complesso edilizio, e il
giardino, in linea generale, sono rimasti pressoché immutati
dal 600. Ora, se mi volete seguire, entriamo-
seguimmo Josephine, dentro quello che, presumibilmente, doveva
essere l'ingresso. Con ingresso intendo una stanza, rettangolare,
enorme. Il pavimento era di marmo policromo, bianco e nero, che
formava un disegno geometrico intricato e complesso. Le pareti erano
bianche, in perfetta sintonia con il pavimento. Nei lati corti della
stanza erano incastonati tre specchi per lato, quelli laterali che
arrivavano fino al pavimento, quello centrale più corto,
perché sotto lo specchio era posto un tavolo, imponente, di
legno rifinito con bordature in oro, sopra il quale era posto un
vaso, con dentro dei fiori. Il suo gemello era posto nell'altra
parete. Ferma al centro della sala, la nostra guida riprese il suo
racconto
-Questo è l'ingresso del palazzo come era originalmente.
L'unico elemento di novità è costituito dai due mobili
posti sotto gli specchi centrali. Sono settecenteschi, ed erano
mobili che erano parte della dote che la contessa Joleen Emily
Norford in Foster, che sposò il conte Kendal Harry Wentworth
nel 1745. I vasi sono di porcellana dipinti a mano, anche loro del
settecento-
-Facevano sempre parte della dote?-
solo una persona poteva interessarsi di una cosa del genere, mia
madre.
-No signore, non erano parte della dote. In effetti, di preciso
non si sa da dove vengano. Si presume fossero un dono, probabilmente
per un anniversario. Magari un dono del conte Wentworth per la sposa,
ma di preciso non si sa. Ora se volete seguirmi, proseguiamo verso le
sale principali del palazzo-
mentre gli altri seguivano Josephine, io mi avvicinai, seguita da
Matt. Rimanemmo solo noi in sala, ma sentivamo le voci degli altri.
Io ero attratta dai vasi.
-Cosa c'è che ti attrae tanto?-
-Il disegno della porcellana-
-Cos'ha che non va?-
-Niente. Solo che...-
-Solo che cosa?-
-Niente di speciale. Seguiamo gli altri?-
e feci per avviarmi quando Matt mi prese per mano, mi fece fare
una piccola giravolta e mi ritrovai tra le sue braccia.
-Ti conosco Mimi. Non inizi mai un discorso se non puoi finirlo.
Perciò te lo ridomando: cosa c'è che non va?-
-Come sei noioso! Ho fatto solo una supposizione, non credo ti
possa interessare-
-Su, spara-
-Ne sei sicuro?-
-Mimi-
-Ok, ok, te lo dico. Credo che i vasi siano stati un regalo
femminile, non un regalo maschile-
-Cosa?-
-Josephine crede che i vasi siano stati un regalo del marito per
sua moglie, io non credo-
-Cosa te lo fa supporre?-
-Il disegno-
-Cos'ha che non va?-
-Guarda-
lo feci avvicinare al vaso, mostrandogli il disegno della
porcellana. Era un disegno non troppo complesso, ma delicato e fine.
Era raffigurata una fanciulla, con un complesso vestito, che recava
in mano un mazzo di rose rosa. Lei era vestita di azzurro,
l'incarnato era quasi tendente al bianco. I capelli erano castani,
raccolti, ma c'era qualcosa di strano. Di fianco a lei stava un
giovane, che aveva in mano un ombrello con il quale faceva ombra alla
dama. La donna era triste.
-Non ci vedo niente di strano-
mi disse Matt.
-Ma guarda il disegno dell'altro vaso-
-Non è uguale?-
-NO, guarda-
Matt si avvicinò all'altro vaso. Il disegno ritraeva la
stessa donna, ma questa volta aveva i capelli sciolti, e teneva una
mano nella mano di un uomo, diverso da quello raffigurato nell'altro
vaso. L'uomo teneva in mano una rosa rossa, lei teneva in mano
un'altra rosa, sempre rossa. La donna sorrideva
-Cosa hanno di strano?-
-Ma non vedi?-
-No-
-La donna è la stessa, ma i compagni sono diversi. Anche
lei appare diversa. Se in un vaso è tutta composta, nell'altro
ha i capelli sciolti, e passeggia mano nella mano con un uomo. Nel
700 un dipinto così in un vaso era qualcosa di sconveniente-
-Per quale motivo?-
-Mostrare i propri capelli sciolti ad un uomo si faceva solo in
una occasione, e solo ad un uomo-
-Intendi dire?-
-Intendo dire che solo il marito poteva vedere i capelli della
donna, e li vedeva la prima volta...-
-la prima notte di nozze-
-Esatto-
-Quindi questo secondo vaso tratterrebbe un argomento sconveniente
per il 1700?-
-Esatto, soprattutto se conti la nobiltà-
-E quindi?-
-Quindi quale marito avrebbe potuto regalare una cosa del genere
alla propria moglie?-
la mia domanda rimase senza risposta, perché
entrambi sapevamo già quale sarebbe stata.
-Quindi quale sarebbe la tua conclusione?-
-La mia conclusione- mi affrettai a rispondergli- è
che solo una donna avrebbe potuto fare un regalo del genere, oppure
che i vasi abbiano un significato particolare-
-Quale significato?-
-Ancora non lo so-
-Secondo me ti preoccupi troppo-
forse aveva ragione. Ma quei vasi, non so perché,
mi sembravano importanti. Ma prima che potessimo continuare con le
nostre deduzioni e supposizioni, fummo chiamati dagli altri. Il tour
doveva riprendere.
Il palazzo era meraviglioso. Non c'erano altre parole per
definirlo. Passammo la giornata intera a vedere il palazzo, con tutte
le sue stanze e i suoi tesori nascosti. Per fortuna, o per sfortuna,
non mi venne nessuna visione. Da un lato ne ero sollevata. Non volevo
finire lunga distesa sul pavimento, ma dall'altro... speravo in un
indizio, un particolare che mi avrebbe potuto aiutare nel passo
successivo. Per fortuna, fu la nostra guida Josephine a darci un
indizio importante, o meglio, a permetterci di trovarlo. Ci trovavamo
in una galleria. Alle pareti erano appesi tutta una serie di quadri.
-Eccoci arrivati nella galleria dei ritratti di famiglia, una
sorta di albero genealogico visivo della famiglia Wentworth-Foster. I
ritratti coprono un arco temporale di 400 anni, più o meno-
-Cavolo!-
fu il commento di Joley
-Impressionante, vero?-
-Già-
fu il commento generale di noi altri. Joley era particolarmente
attratta da quel posto. E voleva saperne di più,
-Quanti quadri ci sono?-
-I ritratti sono circa duecento-
-Duecento?-
-Si. È tradizione della nostra famiglia fare un ritratto a
tutti coloro che fanno parte della famiglia, siano essi parenti
acquisiti con il matrimonio, o membri nati nella famiglia stessa-
-Anche tu hai un ritratto?-
-Si, come i miei fratelli-
-Wow... impressionante-
-Dovete contare che una volta le fotografie non esistevano, e
l'unico modo per mantenere vivo il ricordo dei genitori o dei nonni
era quello di fissarli su una tela-
e mentre Josephine iniziava a raccontare di questo, o dell'altro,
io seguivo Joley. Era strana, lo sentivo. Si era staccata dal gruppo,
e stava percorrendo la galleria. Non ero la sola a seguirla, con me
c'erano anche Kary, Matt, Tk e Ken. Arrivai appena in tempo per
sentire ciò che diceva Joley
-Questa galleria non era così lunga una volta-
-Cosa?-
era stata Joley ha parlare, ma era come se non fosse stata lei. La
sua voce era diventata più dolce, più matura. Ma quello
che mi colpì di più erano i suoi occhi. Era come se
fosse assente, come se fosse sotto uno strato di trance. E intanto
continuava a parlare
-A mio marito non piacerà tutto questo!-
-Marito?- chiedemmo in coro io e Kary.
-Si, il conte Wentworth, mio marito. Adora questa sala, e non gli
piacerà sapere come l'hanno ridotta-
-Perché Joley?-
-Joley, perché mi chiamate con quel nome? Io sono la
contessa Wentworth-
io e gli altri ci fissammo. L'unica cosa che mi venne spontaneo
fare, era stare al suo gioco.
-Mi scusi contessa, non volevo offenderla-
Joley, o chi per lei, si mise a ridere. Si rivolse verso di me e
mi disse
-Cosa sono tutte queste formalità tra me e lei, amica mia?
Devo pensare che non mi consideriate più degna della vostra
amicizia?-
gli altri mi guardarono un po' allibiti. Non sapendo bene come
comportarmi, ma decisi di continuare questa conversazione.
-Certo che no, contessa. Siamo sempre amiche-
-Mi fa piacere-
Intanto Joley si era fermata davanti ad un quadro, un quadro di
una bambina.
-Non è bellissima la mia Madeleine?-
-E' vostra figlia?-
-No, contessa, ma che dite. Mia figlia è quella a fianco.
No, questa è la mia Madeleine, la mia nipotina. Ma che sciocca
che sono, è vero, voi non la potete conoscere. Purtroppo non
siete riuscita a conoscerla, che peccato. È un angelo quella
piccola, vi sarebbe piaciuta, è l'orgoglio mio e di mio
marito-
-Ci credo, è veramente splendida-
-Per forza! È l'unione tra mio figlio e vostra nipote-
-Mia nipote?-
-Certo, contessa. Devo dedurre che vi siate dimenticati di tutti
noi? Eppure credevo che vi foste ricordata. Dovete ricordare
contessa, solo ricordando, scoprirete-
-Aspettate. Perché mi chiamate contessa?-
-Lo so che non adorate essere chiamata così, ma è
ciò che siete. Non vi preoccupate, cara amica mia, presto
saprete-
-Sapere che cosa?-
ma prima che mi potesse rispondere se ne andò. Al suo posto
tornò la nostra solita Joley. Credo si spaventò
abbastanza nel vedere che tutti noi la osservavamo stupiti.
-Che c'è ragazzi?-
-Joley, non ti ricordi?-
-Ricordarmi cosa?-
-Quello che hai fatto!-
-Oddio, che ho fatto? Ho rotto qualcosa?-
ma prima che potessimo rispondere, arrivarono i nostri genitori e
la nostra guida.
-Vedo che vi siete fermati davanti al ritratto più
importante della galleria-
noi tutti ci voltammo a fissare Josephine. Il ritratto più
importante?
-Ora vi spiego. Quella che vedete è la piccola Madeleine
Wentwroth, l'unica erede nata nel 1795 dall'unione del conte
Wentworth, il signore alle vostre spalle, e della bellissima
Anne-Marie Horner. La piccola Madeleine è l'ultima ad avere
portato il cognome Wentworth. Infatti, essendo l'unica erede della
famiglia, infatti dal matrimonio dei suoi genitori non erano nati
altri bambini. La giovane Madeleine, erede di due delle famiglie più
ricche di tutta la contea, sposò il conte Foster. I Foster
erano una nobile famiglia londinese. Per molti anni la coppia Foster
visse a Londra, il conte Foster era un membro del parlamento. Ma
conclusa la vita politica decisero di tornare qui, in campagna-
-Ha detto che Madeleine Foster era la figlia della contessa
Horcer?-
-Il nome intero èCraword-Horner.
Erano conti molti ricchi e molto influenti nella società di
Croftwell. La loro famiglia era molto potente-
-Mi scusi- mi azzardai a chiedere ad un tratto.
-Dimmi-
-Tra la prima metà
del 700 i conti Craword-Horner erano più di uno?-
Josephine mi guardò un attimo
sorpresa. Anche gli altri mi lanciarono sguardi perplessi, ma se era
vero che la piccola Madeleine era la figlia di mia nipote, io dovevo
sapere.
-In effetti si. I conti
Craword-Horner erano due. Madeleine era la figlia della contessa
Anne-Marie Craword-Horner, nato dall'unione di Fitzwilliam
Craword-Horner e di Katherine Jane Haterwood. Importante
però è che Fitzwilliam Craword-Horner, il nonno di
Madeleine, era il secondo genito-
-Perché è importante?-
-È importante perché del primogenito della famiglia
non si sa quasi nulla-
-Come nulla?-
-Si hanno sue notizie fino ad un certo punto. Dopo il 1748 le
tracce su Mathew Craword-Horner spariscono. Si sa che era fidanzato
una volta, ma poi il fidanzamento fu annullato, i motivi non si
sanno. Documenti, ritratti, tutto è sparito. Alcuni credono
che il conte lasciò l'Inghilterra, altri che se ne andò
in Scozia. Ma non ci sono tracce, non c'è niente. È
come se la famiglia l'avesse eliminato. Non sono presenti nemmeno i
ritratti del conte, ed è strano, visto che il fratello più
giovane dipingeva-
-Dipingeva? Un nobile?-
-Non c'è da stupirsi. Il ritratto della piccola Madeleine è
stato fatto da suo nonno. Per cui capite che la cosa è strana.
Volete che non abbia mai ritratto il fratello?-
la domanda rimase senza risposta. Intanto io cercavo di assimilare
al meglio le informazioni ricevute. Fino a che Matt non pose una
domanda
-Il palazzo dei conti Craword-Horner è visitabile?-
Josephine scosse la testa.
-Purtroppo no, perché è un palazzo abbandonato-
-Abbandonato?-
-Si, esatto. Non dista molto da questa proprietà, e come
dimensioni è anche maggiore e più imponente di questo
palazzo. E teoricamente il palazzo appartiene a noi. Infatti i Foster
sono gli eredi naturali del palazzo-
-E allora? Perché è abbandonato?-
-Perché, che voi ci crediate o no, il conte Fitwilliam
Craword-Horner ha impedito a tutti i suoi eredi di potere entrare
nelle proprietà-
-Come sarebbe a dire?-
-E' una cosa un po' complicata. Allora, Fitzwilliam, nel suo
testamento, lasciò scritto che nessuno aveva il diritto di
entrare, tranne il discendente naturale o spirituale del fratello-
-Come sarebbe a dire? Tu hai detto che...-
-Si, del fratello non ci sono tracce, è vero, e non si sa
di nessun erede. Tuttavia la legge britannica è chiara,
nessuno può entrare nella proprietà. Le chiavi del
palazzo sono ormai andate perdute, se si vuole accedere al palazzo si
deve entrare di nascosto, il che è reato. È una
proprietà ancora privata, non si può fare niente-
-Quindi il palazzo è rimasto chiuso e sigillato da 300
anni?-
-Si. Ormai tutto quello che si trova al suo interno sarà
marcito. La struttura sarà anche pericolante. L'unico peccato
vero è per l'immenso giardino che è inaccessibile. Si
dice che sia enorme, almeno 500 ettari di giardino-
-500?-
-Solo di giardino costruito e tenuto, almeno una volta. Poi
c'erano almeno altri 300 ettari di foresta-
-Deve essere enorme?-
-Già. È l'unico peccato di non potere accedere al
palazzo. Ma ora continuiamo, la visita non è ancora finita-
-Cosa dobbiamo ancora vedere?-
-Oltre al giardino, c'è la stanza segreta nelle cantine-
a quel punto io e Matt ci fissammo. Era la stanza dove avevano
ritrovato il quadro, la stanza di cui ci aveva parlato il direttore
della pinacoteca. Finalmente stavo per vedere il posto dove per più
di 300 anni, il mio ritratto era stato dimenticato e sepolto.
Le cantine era più giusto definirle sotterranei. Erano
immensi, ci si poteva perdere. Josephine ci spiegò che proprio
a causa della sua enorme estensione, nessuno si era accorto della
finta parete che aveva nascosto per 300 anni la stanza sotterranea,
fino a quando, per dei lavori di restauro della fondamenta del
palazzo, non era saltata fuori, rivelando il suo tesoro. La stanza
non era grandissima, ma era piena di oggetti. C'erano diversi bauli,
un cassettone a 5 cassetti e alcuni elementi di arredo, tra cui
alcuni candelabri in oro e uno scrigno portagioie.
-La stanza è stata lasciata esattamente con dentro quello
che ci vedete. Naturalmente sono stati riportati a lucido i
candelabri e risistemati i bauli e il cassettone. Era esattamente
come doveva apparire al momento della sua chiusura. Nessuno sa a chi
appartengano queste cose, non fanno parte del nostro mobilio. È
tutto un mistero, reso ancora più impressionante da quello che
è stato ritrovato in uno dei bauli-
-Cosa?-
ma a quella domanda rispondemmo contemporaneamente io, Matt, Tk,
Kary, Joley e Ken
-Il ritratto-
Josephine ci guardò piacevolmente stupita.
-Esatto! Allora voi lo sapete?-
ci limitammo ad annuire.
-Che ritratto?-
fu il commento di qualche genitore. L'unica a non parlare fu la
mamma di Matt, che si limitò a fissare intensamente il figlio.
Lui, in risposta mi afferrò la mano.
-Ora vi spiego- aveva intanto ripreso a parlare la nostra guida.
-Quando aprimmo i bauli, in uno trovammo delle lettere, e altri
documenti, in un altro dei gioielli e elementi per la toeletta
femminile, e nell'ultimo, avvolto in uno spesso strato di panno, un
ritratto, il ritratto di una nobildonna con al collo un ciondolo
meraviglioso. Non si sa niente della dama ritratta, ne del perché
il suo ritratto fu seppellito qui, ma la cosa ancora più
strana è che il ciondolo si trovava qui, dentro quel
portagioie che vedete lassù sul cassettone. E ora, volete
vedere il ritratto, o meglio la sua copia?-
il mio cuore prese a battermi furiosamente. I nostri genitori
annuirono, erano curiosi. A nessuno, nemmeno ai miei avevo detto
della mia somiglianza con il ritratto, a parte i miei amici, nessuno
sapeva. Osservai Josephine chinarsi verso un baule, aprirlo, e tirare
fuori la tela. Appena la mostrò, mia madre lanciò un
grido, mio padre rimase allibito, e anche gli altri rimasero
pietrificati. Finché, con un filo di voce, mia madre disse
eccomi qua, sono tornata! Che ne dite, ho aggiornato in fretta
questa volta, non è vero? (potevi farlo prima ndtutti; -.-
ndme). Ok, a parte gli scherzi, questo è il meglio che sono
riuscita a fare. Di questo capitolo mi sento molto fiera, ora si
inizia veramente ad entrare dentro la storia, anche se so che i
misteri sono aumentati e so che forse vi ho lasciato con più
dubbi che chiarimenti. Prometto che prima o poi vi svelo tutto, lo
giuro^^
Spero di non avervi annoiato con tutta la parte storica, ma
essendo io una futura storica e archeologa, almeno ci spera, non ho
resistito^^
e ora passiamo ai ringraziamenti:
Mijen: ciao cara! Mi fa piacere che la scena tra i due
“piccioncini” ti sia piaciuta, e spero di non averti
deluso con questo capitolo! Se odierai Sora nella fic, credo lo
saprai solo un po' più avanti, mi sa che devi aspettare ancora
un , come per sapere chi ha urlato “prendetela”^^ un
bacio Juls
Didda94: ciao^^
mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto, spero che anche questo
ti abbia divertito. Per sapere chi ha detto “prendetela”
devi aspettare ancora un po', non posso dire niente ancora, mi
dispiace... spero di avere aggiornato abbastanza in fretta, e spero
di riuscire a continuare il prima possibile, ci proverò!
Grazie per il sostegno, fa sempre piacere ricevere appoggio^^ un
bacio Juls
Selhin: ciao cara! Leggere le tue recensioni mi fa sempre
un grande piacere, veramente. A dire il vero mi ero un po'
preoccupata quando non avevi recensito, credevo non ti fosse piaciuto
il capitolo, sono sincera. Poi invece, sei arrivata e mi sono
divertita come sempre a leggere quello che mi avevi scritto. Ma non
ti preoccupare e non ti sentire in colpa se non hai recensito subito,
tranquilla, soprattutto se hai passato un periodo un po' brutto, come
mi hai scritto. Tranquilla, sei perdonata, e grazie per avere detto
che la storia è fantastica, fa sempre piacere sentirselo
dire^-^ e mi fa piacere che ti sia piaciuta la scena di lei in
camicia da notte, mi ero troppo divertita a scriverla, e speravo
fosse divertente anche per chi la leggesse... missione riuscita. Cmq
a Robin Hood non ci avevo ancora pensato a infilarlo nella storia, ma
chissà, forse... ok, questo ringraziamento è quasi più
lungo della tua recensione, quindi, forse è meglio se la
faccio finita anche io. Un bacione grande anche a te, grazie sempre
per tutti i tuoi consigli, sono sempre preziosissimi. Con affetto
Juls
Ancora una cosa, prima di finire. So che questo capitolo è
molto lungo, ma non volevo lasciarlo a metà. Ci ho anche
pensato di concluderlo prima, ma non ho resistito e ho voluto
concluderlo così. Grazie ancora anche per chi solo la legge la
storia, sapere che qualcuno la segue è sempre un piacere per
me, e mi spinge ad andare avanti! Grazie ancora e alla prossima
Juls18
Il mio cuore prese a battermi furiosamente. I nostri genitori
annuirono, erano curiosi. A nessuno, nemmeno ai miei avevo detto
della mia somiglianza con il ritratto, a parte i miei amici, nessuno
sapeva. Osservai Josephine chinarsi verso un baule, aprirlo, e tirare
fuori la tela. Appena la mostrò, mia madre lanciò un
grido, mio padre rimase allibito, e anche gli altri rimasero
pietrificati. Finché, con un filo di voce, mia madre disse
-Non ci posso credere-
poi fissando me disse solo
-Mimi-
Mia madre era talmente scioccata, che continuava a ripetere il mio
nome come fosse una litania. Mio padre spostava lo sguardo da me al
quadro, e così fecero anche gli altri. I soli che non
accennarono a nessuna reazione furono i mie amici, come era ovvio, e
la mamma di Matt, Fubuky. Anche Josephine mi guardava sorpresa. Io
stringevo intensamente la mano di Matt. Era l'unico che mi potesse
sostenere in quel momento. La prima a rompere il silenzio fu
Josephine. Sempre osservandomi disse
-La somiglianza è impressionante! Sembra il tuo ritratto!
Siete uguali. Mi stupisce non averlo notato prima-
io mi limitai ad abbassare lo sguardo. Il silenzio era opprimente,
e credevo di impazzire. Per fortuna fui salvata dalla mia cara Joley,
che con il suo intervento salvò la situazione
-E' vero, è uguale, e allora? Non sarà certo il
primo caso di sosia nella storia del mondo!-
mi voltai verso la mia amica, cercando di esprimerle tutta la mia
gratitudine. Mimai con le labbra la parola “grazie” a cui
mi rispose con un sorriso e un silenzioso “prego”.
Intanto Josephine, ripresasi dal momento di sbalordimento, riprese in
mano la situazione.
-Bene, nonostante questa sorprendente somiglianza, continuiamo-
gli altri si limitarono ad annuire. Mia mamma aveva ripreso il suo
aspetto naturale, e ora borbottava
-Certo, una coincidenza. Impressionante, vero, ma una
coincidenza!-
e non faceva che ripeterlo con tutti. Josephine intanto continuava
-Allora, prima di lasciarci e concludere il giro, voglio mostrarvi
un'ultima sala. Di solito è quella più apprezzata dalle
signore, quindi signori, mettetevi il cuore in pace. Ora andremo ad
ammirare una parte della collezione dei gioielli di famiglia, e dove
potrete ammirare anche il ciondolo originale che si vede nel quadro
che vi ho mostrato-
e mentre Josephine lasciava la stanza, seguita da tutte le signore
eccitate per ciò che stavano per vedere, io mi ritrovai da
sola con Matt, che ancora mi teneva per mano, e mio padre. Mi stava
fissando, e lo vedevo preoccupato. Stava per dire qualcosa, ma prima
che potesse dire una parola, la testa di mia madre sbucò dalla
porta, richiamandoci.
-Non vorrete restare indietro e magari perdervi qua sotto, vero?
Su, non voglio ritornare da questo viaggio e ritrovarmi vedova e
senza figli. Che vita solitaria avrei dopo, non trovate?-
credo che a volte mia madre certe battute se le preparasse. Con un
rassegnato sospiro, mio padre si avviò verso di lei, e presole
la mano, disse
-Certo che non farei mai niente per renderti infelice cara!-
e mentre si avviavano, seguiti da me e Matt, non potevo non
pensare che avevo dei genitori proprio assurdi. Ma, in fondo, molto
in fondo, li adoravo.
Eravamo gli ultimi che dovevano entrare nella sala, io e Matt.
Qualcosa mi bloccava, non volevo entrare. Avevo paura.
-Non dovresti, sai?-
mi disse Matt. Era come se mi avesse letto nel pensiero.
-Ma lì c'è il ciondolo!-
-Appunto, è solo un ciondolo-
-Ma, e se mi ricordo qualcosa e mi ritrovo a vedere il passato?-
-Non ti preoccupare Mimi. Ci sono io-
-Davvero?-
si limitò ad annuire. Senza lasciare la sua mano, mi avviai
verso la porta, ma prima di entrare Matt aggiunse
-Vedi solo di non svenire. Sai, non sei proprio una piuma...-
mi fermai e mi voltai verso di lui, con uno sguardo allibito
-Stai insinuando che... sono grassa?-
Lo vidi sorridere, e mi ritrovai a farlo anche io.
-Ti odio-
-Come no! Entriamo-
e così ci dirigemmo nella sala, l'ombra di quel sorriso
ancora sui nostri volti.
Era tutto così assolutamente... fantastico! Ori, argenti,
gioielli, rubini, zaffiri, smeraldi, diamanti! Non avevo mai visto
così tanti gioielli in vita mia! Io e le altre eravamo rapite.
Ad ogni vetrina era un
-Oh... che bello... come ne vorrei uno uguale...-
e dietro di noi i ragazzi ci guardavano sconsolati, scuotendo la
testa.
-Mi chiedo cosa ci troviate in tutto questo!-
si azzardò a dire Ken ad un tratto. Al che una sconvolta
Joley si voltò verso di lui, e guardandolo come se fosse un
alieno disse
-Stai scherzando vero? Non hai visto quante cose meravigliose?-
-Io preferisco un libro!-
-Un libro? Vuoi mettere un libro con questo! Guarda questa
collana, quelli sono rubini, rubini veri! E gli orecchini abbinati?
Li hai visti?-
-Si, e allora? Io continuo a preferire un libro-
-Se un uomo mi regalasse una cosa così... farei tutto ciò
che vuole!-
fu la frase a chiusura di Joley. Io e Kary ci mettemmo a ridere.
Invece Ken, sbalordendo tutti, per la verità, si girò
verso di lei e le disse, con un tono arrabbiato
-E tu ti venderesti per questo? Un gioiello e poi fai tutto quello
che vuoi? Non ti facevo così-
-Che c'è di male, scusa? Se un uomo regala una cosa così
ad una donna è perché ci tiene a lei, no?-
-O la vuole solo portare a letto!-
Tutti fissammo Ken allibiti. Non era certo da lui dire cose
simili, soprattutto con quel tono. Joley era talmente sconvolta, che
non riusciva a dire niente. La situazione era talmente strana, che
per una volta, adorai le entrate ad effetto di mia madre, e i suoi
discorsi sempre fuori luogo
-Caro ragazzo, sai cosa ti dico? Se un uomo mi regalasse una
collana come quella, con anche gli orecchini, può anche
portarmi a letto e fare ciò che vuole. Ma alla fine io ho la
collana, lui il rimpianto di non avermi più!-
-Mamma!!!-
urlai! Mia madre si mise a ridere, e alla fine anche io e gli
altri e ci ritrovammo a ridere con lei. Attirammo l'attenzione di mio
padre, che venendo verso do noi disse
-Che succede?-
-Oh niente tesoro! Una cosa tra me e i ragazzi. Ma andiamo a
vedere quella vetrina, non l'ho ancora vista!-
e si trascinò via mio padre, per niente felice di vedere
ancora gioielli.
Intanto Ken, ripresosi un poco, mi disse
-Tua madre è proprio incredibile!-
-Io direi imbarazzante!-
seguirono altre risate. Era bello stare con loro, con i miei
amici.
Avevo visto quasi tutte le teche. Quando ad un tratto, mi fermai
davanti ad una, e lo vidi. Era lì. Uno smeraldo, a forma di
goccia, non molto grande a dire la verità. Era circondato da
tanti piccoli diamanti, che incorniciavano la goccia rendendola
ancora più luminosa. Una sottile catenella d'argento
completava il tutto. Era bellissimo. Delicato, leggero, fine. Rimasi
fissa a guardarlo. Non potevo non pensare che io, quel ciondolo,
l'avevo già indossato. Potevo sentirlo contro la mia pelle, il
suo peso, me lo sentivo addosso. Sentivo che stavo per scivolare nei
miei sogni, e prima che il buoi mi venisse incontro, sentii che la
mia mano veniva presa da qualcuno, e io sapevo chi.
-Matt...-
dissi, o meglio, sussurrai. Poi scivolai nel buoi.
(Era notte. Di tanto in tanto la luna veniva oscurata da nuvole
nere, cariche di pioggia. Presto sarebbe arrivato un temporale. Il
vento iniziava a levarsi, e io mi ritrovai a rabbrividire. Ero su un
terrazzo, il terrazzo della mia camera da letto. Ero uscita perché
non riuscivo a dormire quella notte. Ma si stava facendo freddo. Mi
avvolsi lo scialle che portavo più stretto intorno alle mie
spalle e mi voltai per rientrare dentro la mia camera. Fu in quel
momento che sentì il nitrito di un cavallo e mi voltai. Doveva
essere stato un rumore del vento pensai, dato che non riuscivo a
vedere niente. Solo ombre. Rientrai nella mia stanza e chiusi la
finestra. Il camino era accesso, e un piacevole tepore si impossessò
dei miei arti. Eppure non ero tranquilla. Sentivo che non potevo
andare a dormire, dovevo fare una cosa. Spinta da una forza più
grande di me, mi misi addosso la mia vestaglia, sopra lo scialle e mi
avvicinai alla porta della mia stanza. Senza fare rumore la aprii e
mi avviai verso il corridoio centrale. Arrivata sulle scale mi
diressi di sotto. Non volevo svegliare nessuno, non volevo
insospettire i domestici facendomi trovare alzata nel cuore della
notte. Arrivata fino in cucina, mi fermai davanti alla porta che dava
sul retro della casa. Dopo qualche attimo di esitazione, uscì.
Il vento si era alzato, i lembi della vestaglia mi si sollevavano. Ma
io non avevo tempo per farci caso. Mi avviai decisa verso il
giardino, e quando arrivai, andai dritta verso un punto preciso. Ero
quasi arrivata al mio piccolo boschetto di rose selvatiche, quando
vidi un cavallo venirmi incontro. Il rumore dei suoi zoccoli sul
sentiero di ghiaia era tutto quello che si sentiva quella notte. Il
cavallo arrivò a pochi passi da me, e si fermò. Era un
bellissimo esemplare, di colore scuso. Solo dopo mi accorsi della
presenza del cavaliere che stava sopra di lui. Un uomo, avvolto in un
mantello, anch'esso scuro. Non lo vedevo in volto, in quel momento
una nuvola aveva oscurato la luna. Vedevo solo la sua figura, ma non
avevo paura, sentivo di conoscerlo, anzi, io lo conosco. Dovevo avere
paura, la mia mente mi diceva di tornare indietro. Ero di notte fuori
dalla mia casa, nel mio giardino, con uno sconosciuto. Ma sapevo che
andava tutto bene.
-Siete coraggiosa miss. Non avete paura di me?-
-No-
-No?-
-So che non ho nulla da temere con voi-
-Dovreste invece-
L'uomo, intanto, era sceso da cavallo, e ora si trovava davanti a
me. Sentivo il suo sguardo vagare su di me, e poi fermarsi sul mio
viso. Lentamente una sua mano mi accarezzò la guancia. Chiusi
gli occhi, per potere assaporare appieno quel momento così
intimo. Poi la sua mano si spostò sui miei capelli. Erano
sciolti, e il vento li stava agitando. Sentii la sua mano
accarezzarli, e mentre faceva questo, si avvicinò ancora più
a me. La sua voce mi arrivò come un sussurro
-Era da tanto che desideravo farlo-
-Non smettere-
fu tutto quello che riuscii a dire. Aprii gli occhi solo per
vedere il suo sguardo puntato su di me. Lo vidi avvicinarsi a me, le
sue labbra a poca distanza dalle mie. Ma prima che si toccassero,
ricordai chi era, chi ero io, e cosa stavamo per fare. Mi staccai
veloce da lui, come se mi fossi bruciata. E in effetti, sentivo
bruciare dove la sua mano era passata.
-Non possiamo-
fu tutto quello che riuscii a dire.
-Lo so-
la sua frase mi trafisse il cuore. Era vero, non potevamo eppure
lo volevo così tanto. Leggevo nei suoi occhi lo stesso
desiderio mio.
-Perché sei qui?-
gli chiesi.
-E tu perché sei qui?-
mi rispose. La risposta era una sola, e sapevo che valeva per
entrambi. Ma lo dovevo dire io, lo sentivo. Se non lo avessi fatto
lui sarebbe andato via, e non lo avrei più riavuto. Se ne
stava già andato quando risposi, quando trovai il coraggio di
parlare
-Sono qui, perché è l'unico posto dove voglio
essere-
e come se fosse stato il segnale che aspettava si voltò, si
avvicinò a me e senza che potessi fare niente mi ritrovai tra
le sue braccia, le sue labbra premute contro le mie. Non ero mai
stata baciata, non ero mai stata così vicina ad un uomo, ma
era solo lì che ora volevo stare.
Stava iniziando a piovere, delle gocce stavano cadendo su di noi,
ma era come se non ce ne accorgessimo. Esistevamo solo noi in quel
momento. Prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai a guidarlo verso
il mio palazzo, su per le scale, nella mia stanza. Se doveva
succedere, volevo che fosse con lui e solo con lui.
-Ne sei sicura?-
stavo tremando, e non solo perché ero bagnata dalla
pioggia. I miei capelli gocciolavano, così come i suoi. Il
fuoco nel camino si stava spegnendo, ma non avevo freddo. Mi
avvicinai a lui, mi avvinghiai a lui, e lui ricambiò la mia
stretta.
-Voglio che tu mi faccia sentire viva. Voglio sentire di essere
amata. Voglio che tu mi ami adesso, perché è ora che
deve accadere-
-Non si può poi tornare indietro, lo sai-
-Non mi importa!-
-Se accade, niente sarà più come prima-
-Non ho paura. Se tu sei al mio fianco...-
mi diede un bacio...
-Sarò per sempre al tuo fianco-
un altro bacio...
-Non permetterò a nessun altro di averti-
ancora un bacio...
-Io ti amo-
-E io amo te... -
lo guardai negli occhi, e vidi sparire ogni suo dubbio. Quello che
sarebbe successo non era un errore, non poteva esserlo. Noi ci
amiamo, come può questo essere sbagliato?
La mattina dopo, lui non c'era. Per un attimo ebbi l'impressione
di essermi sognata tutto. Poi lo sentii. Sul cuscino, il suo profumo.
Tra le lenzuola, il suo profumo. Su di me, il suo profumo. Era stato
tutto vero. Il mio cuore batte all'impazzata. Poi, qualcosa sul
tavolo vicino alla finestra attira la mia attenzione. Mi alzo,
avvolta nel lenzuolo che sa di lui, di noi, di ciò che abbiamo
fatto. Quando raggiungo il tavolo vedo un ciondolo, quel ciondolo. Lo
smeraldo a forma di goccia... sento i miei occhi riempirsi di
lacrime, ma sono lacrime di gioia. Lo sollevo, non è pesante.
Sotto, un foglio, un messaggio. È scritto con una calligrafia
che ormai conosco, precisa, elegante, raffinata, proprio come lui. Il
messaggio è breve, ma dice tutto quello che voglio sapere
“Sono
dovuto andare via, ma vedendoti dormire tra le mie braccia, non ce
l'ho fatta a svegliarti. Non sarà facile, lo sai, ma voglio
che questo sia tuo. Nessun'altra può indossarlo, solo a te
appartiene, nessuna potrà mai sottrartelo, come il mio cuore.
Ti amo ora e per sempre...”
e
io amo te, ora e per sempre. E so che sarà difficile, che
nessuno accetterà quello che proviamo, ma non mi importa. Sono
pronta, pronta a tutto pur di stare con lui. È la mia anima, è
l'uomo che amo, e il ciondolo che ora indosso è la prova che
niente ci può separare, perché io so cosa vuol dire e a
chi apparteneva, come lo sa lui)
Riaprii lentamente gli occhi. Ero ancora davanti alla teca, il
ciondolo davanti a me, separato da un vetro, un sottilissimo vetro.
Dietro di me, Matt. La sua mano nella mia. Gli sorrisi, grata, e
senza preavviso, mi voltai e lo baciai. So che lo spiazzai, di certo
non si aspettava una reazione del genere. Rispose al mio bacio e
quando mi lasciò, mi avvinghiai a lui. Sentii la sua mano tra
i miei capelli, accarezzarmi lentamente la testa. Adoravo quando
faceva così. Mi sentivo protetta, al sicuro. Un leggero colpo
di tosse mi fece, a malincuore, staccare dal suo abbraccio per
ritrovarmi davanti Fubuky.
-Scusate ragazzi, non volevo disturbare, ma Josephine ha detto che
possiamo andare a vedere il giardino, e penso che a voi faccia
piacere un po' di aria fresca dopo tutto questo tempo chiusi qui-
il suo sorriso era disarmante. Era esattamente come quello di
Matt. Mi ritrovai a sorridere anche io
-Mi pare una splendida idea andare un po' fuori. Andiamo Matt?-
e stavo per incamminarmi con il mio ragazzo quando mio padre mi
sbucò davanti all'improvviso, fermandoci. Mi guardava, e so
che voleva dirmi qualcosa. Era da dopo che aveva visto il quadro che
voleva parlarmi lo sapevo.
-Papà cosa c'è...-
ma prima che potessi continuare, Matt mi interruppe e, girandosi
verso sua madre, disse
-Mamma, vuoi che ti accompagni in giardino?-
io lo guardai confusa, ma poi lanciò uno sguardo a mio
padre, che impercettibilmente fece un cenno con la testa, come di...
gratitudine?
Mente Matt e Fubuky si avviavano, io mi voltai verso mio padre.
-E' un bravo ragazzo, sai?-
rimasi un po' spiazzata. Mio padre stava facendo un complimento a
Matt?
-Si, lo so-
-Bene...-
rimanemmo un attimo in silenzio. Perché ero così
imbarazzata a parlare con il mio papà?
-Vieni Mimi, andiamo verso il giardino anche noi-
mi allungò la mano, e io la afferrai e ci incamminammo.
-Sai -disse ad un tratto- quando ho visto quel ritratto, mi è
preso quasi un colpo. La mia bambina, in un quadro... poi ho capito-
-Cosa?-
-Tu Mimi, per quanto io possa combattere, non sei più una
bambina. Sei cresciuta, che io lo voglia o no-
-Papà, senti, io...-
-Fammi finire. Sei cresciuta, ma sei ancora mia figlia. E Mimi,
dovevi dircelo! Dovevi dirmelo che volevi venire qui per colpa di
quel ritratto, lo dovevo sapere!-
-Papà!-
-Credi che sia stupido? Sapevo che eravamo qui per un motivo, hai
insistito troppo per venirci in vacanza con i tuoi amici, e ora ho
capito. Ma me lo dovevi dire. Io e te ci siamo detti tutto...-
-Papà, è più complicato di quello che sembra
e..-
-No, non lo è tesoro. Anzi, ora ha tutto un senso-
-Cosa?-
-Non ti sei mai chiesta perché non abbiamo avuto molti
problemi quando ci siamo trasferiti in America?-
-Papà... ma cosa c'entra questo ora?-
-Quando eri piccola, avevi pochi anni, quando avevi degli incubi
tu... tu parlavi in inglese, Mimi-
-COSA???-
-Capitava che mi rispondessi persino in inglese, a volte, e avevi
cinque anni Mimi!-
-Io.. io...-
non potevo crederci.
-Una volta, che eravamo da soli al parco, ti sei arrabbiata con me
perché non ti chiamavo con il tuo nome, o almeno, non lo
pronunciavo in modo corretto. Mi dicevi “papà non Mimi,
ma...-
e poi un lampo. Il ricordo di me bambina, al parco, che dicevo
“papà, non Mimi, ma...
-Mimì-
lo dicemmo contemporaneamente. Lo fissai, allibita
-Si. Volevi che lo pronunciassi così, alla francese, diceva
tua madre. Lei credeva che fosse un vezzo, una piccola cosa da
principessina. Ma poi, quando una sera ti chiesi perché volevi
che ti chiamassi in quel modo, sai cosa mi hai detto?-
mi limitai a scuotere la testa.
-Hai detto “perché lui mi chiama così!”
e io ti chiesi, “lui chi?” E tu mi rispondesti “Come
lui chi, papà! Mathew!”-
-Mathew...-
-Non so chi fosse. Credevo che fosse un tuo amico immaginario. Tu
sai chi sia?-
-No...Poi, cos'è successo?-
-Poi hai smesso, all'improvviso. E me ne ero quasi dimenticato
fino a che non ho visto quel quadro, e ho capito-
-Allora aiutami a capire papà, perché io ho più
pensieri e dubbi ora di prima-
stavo piangendo. Ero sconvolta. Fin da piccola io sapevo... ma
come avevo potuto dimenticarmi? Mio padre mi abbracciò, e
mentre eravamo così, mi disse ciò che credeva
-Mimi, tu sei legata a questo luogo, ormai l'ho capito. Questo non
vuol dire che io lo approvi o che sia concorde con quello che tu vuoi
scoprire. Mimi, io non credo in certe cose, lo sai. Ma ti dico, che
qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa tu scopra, tu resterai sempre
la mia Mimi, mia figlia, la mia bambina, mia e di nessun altro!
Neanche di quel ragazzo, quel Matt, hai capito?-
-Papà!-
-No tesoro. Matt si potrà portare via la ragazza Mimi,
anzi, la donna che ormai sei diventata, ma mai si potrà
portare via la mia bambina, hai capito?-
-Si, papà. E tu resterai sempre il mio eroe preferito!-
-Su questo non c'erano dubbi tesoro!-
quel giorno io e mio papà non dicemmo niente di nuovo.
Sapevamo entrambi quelle cose, ce lo dicevamo ogni giorno con i
gesti, con gli sguardi. Ma dopo averlo detto, tutto divenne più
reale. E mai come in quel momento pensai che lui fosse il mio eroe.
Raggiungemmo gli altri un po' di tempo dopo, una volta che mi ero
risistemata. Riuscire a comprendere appieno quello che avevo scoperto
in meno di un'ora, tra la mia visione e le cose dette da mio padre,
non era una cosa facile. Soprattutto non vedevo l'ora di parlare con
i miei amici. Speravo che almeno loro potessero aiutarmi a capirci
qualcosa. Li trovai tutti seduti sotto un albero, a parlare. Cioè,
parlare era quello che poteva sembrare dall'esterno, in realtà
stavano praticamente torturando la povera Joley per non so bene cosa,
cioè, Matt stava torturando Joley per non so bene cosa. Stava
succedendo qualcosa, e avevo solo dei brutti presentimenti.
-Ragazzi, che succede?-
chiesi, nel tono più innocente che potevo rivolta a tutte,
ma in realtà guardando fisso Matt.
-Chiedilo a lei-
fu la sua risposta, e detto questo si alzò e se ne andò.
-Matt?-
lo chiamai, ma non mi rispose.
-Joley che hai combinato?-
le urlai quasi addosso. La mia “povera” amica assunse
tutti i colori esistenti del rosso, poi abbassò lo sguardo e
biascicò qualcosa di assolutamente incomprensibile.
-Joley, che hai detto?-
ma lei scosse la testa energicamente. Poi, con le lacrime agli
occhi, mi si buttò addosso dicendomi
-MI dispiace, mi dispiace, mi dispiace così tanto... ma io
non pensavo, io non credevo... pensavo che fosse normale tra voi due,
chi è che non da un soprannome ad una persone, e... Mimi mi
dispiace!!!!-
e continuava così, a dire frasi per me senza senso. Così
mi rivolsi agli altri, sperando in un supporto tecnico. A venirmi
incontro fu Ken, che come al solito, razionale e preciso, per certi
versi mi ricordava perfettamente Matt, mi spiegò l'accaduto.
-Mentre tu non c'eri, ma eri con...-
-Mio padre?-
-Tuo padre, noi stavamo chiacchierando sulla situazione, quando,
ad un certo punto, a Joley le è venuto in mente una cosa che
ti aveva sentito dire mentre dormivi e...-
a quel punto Joley riprese a piangere ancora più forte di
prima, era inconsolabile. Intanto, Ken continuava
nel suo discorso, come se niente fosse.
-Allora, ti ha sentito fare un nome mentre sognavi e...-
e si bloccò, rosso in volto. A quel punto rispuntò
fuori Matt, da non so dove, e urlandomi addosso mi disse
-Ti ha sentito dire “Mathew anche io ti amo”-
sbiancai e iniziai a tremare. Ancora quel nome... non ci potevo
credere.
-Non ci credo....-
fu tutto quello che dissi. Purtroppo, una persona troppo stupida
arrivò a conclusioni affrettate, interpretando la mia frase,
il mio tremore improvviso e il fatto che fossi sbiancata, come un
segno di colpevolezza.
-Allora è vero!!!-
anche gli altri attorno a me mi guardavano allibiti.
-Mimi...-
fu tutto quello che Kary riuscì a dire, Tk mi guardava
disgustato, Ken non disse niente, ma mi fissò allibito, Joley
si era un po' ripresa e ora mi guardava con uno sguardo che voleva
dire “sono una delle tue migliori amiche e non mi hai detto una
cosa simile?” A quel punto mi sentii in dovere di spiegare. Mi
alzai in piedi e mi misi davanti a Matt, per portelo guardare negli
occhi e spiegargli bene le cose
-E' una cosa complicata...-
-Sono tutto orecchie!-
ancora non capivo perché fosse così arrabbiato.
-Ok, è un po' complicato, ma ci proverò. Allora
quando ero piccola...-
-Allora lo conosci da tanto!-
-Mi fai finire?-
-Cosa dovrei lasciarti finire? Per sentire tutti i particolari? Mi
chiedo perché hai portato me qui, mi sai che hai sbagliato
persona-
-Matt, ma che dici? Ovvio che ho portato te, e lo sai benissimo il
motivo-
-A questo punto non ne sono così certo-
-Matt!-
-Mimi-
-Non capisco perché sei così arrabbiato,
sinceramente-
-Non lo... non lo capisci?-
-NO-
-COME FAI A NON CAPIRE?-
-Se ti dico che non ho capito è perché non ho capito
sul serio!-
-Mimi, smetti di fare l'ingenua! Da quanto va avanti?-
-Avanti cosa?-
-La cosa con quel... Mathew-
-Oh, bé... più o meno, credo, da quando ero
bambina...-
-COSA????-
urlarono contemporaneamente Matt e tutti gli altri.
-Si, lo so, è una cosa sconvolgente, ma volevo dirvelo
adesso, certo, non così, però... Matt, ma dove vai?-
-Via-
-Questo lo vedo, ma perché? Non ho mica finito di dirti
tutto...-
-Ah, non hai finito? Bé, io non lo voglio sentire. Fatti
aiutare da lui per risolvere il mistero a questo punto...-
e se ne andò. Ero sconvolta, totalmente sconvolta. Ma
perché si comportava così? Ma Matt non era il solo a
comportarsi in modo strano, anche gli altri si stavano comportando in
modo assurdo. Ma Tk mi spiazzò completamente
-Mimi, ma come hai potuto fargli questo? Come hai potuto?-
-Ma di cosa stai parlando?-
-Di questo Mathew... come hai potuto farlo a Matt?-
-Ma fare cosa?-
-Mimi ora smettila, tanto lo hai ammesso-
disse Kary. Ma erano tutti impazziti o ero finita in una realtà
parallela? Fu Joley ad illuminarmi
-Avere due fidanzati contemporaneamente, Mimi mi meraviglio di
te!-
fu in quel momento che compresi appieno quello che era successo. E
non potei fare a meno di... scoppiare a ridere.
.E ora cos'hai da ridere?-
-Non avrete pensato che io...-
e continuando a ridere mi rialzai e corsi dietro a Matt. Dovevo
risolvere questo terribile malinteso.
Lo trovai non molto lontano, appoggiato ad un albero, con gli
occhi chiusi.
-Vattene via!-
fu quello che mi disse. Io invece, mi sedetti davanti a lui,
ridacchiando ancora.
-Lo trovi divertente?-
-Molto!-
-Posso saperlo anche io cosa sia così divertente?-
-Che tu sia geloso!-
e continuavo a ridere.
-Geloso? Cosa dovrei fare quando scopro che la MIA ragazza è
già fidanzata? Cavolo Mimi, almeno potevi dirmelo!-
-E come potevo se...-
-Per esempio non ricambiando il bacio che ci siamo dati la prima
volta? O non facendo quello che hai fatto o...-
-Se mi fai finire. Come potevo dirtelo se nemmeno io lo sapevo?-
-Vuoi farmi credere che non sapevi di essere fidanzata? Mimi mi
prendi per scemo o...-
-Ho scoperto oggi dell'esistenza di Mathew-
rimase un attimo spiazzato.
-Cosa?-
e così raccontai gli tutta la storia, e da quello che aveva
detto Joley, interpretai che Mathew fosse il nome dell'uomo della mia
visione, doveva essere lui.
Quando finii Matt mi guardava un po' tra il sorpreso e lo
sconcerto. Ancora non si fidava appieno, credo.
-Quindi mi vuoi fare credere che tu non mi hai mai...-
-Tradito? No, mai!-
-Ok-
-La sai una cosa?-
-Cosa?-
-Sei geloso di un uomo vissuto trecento anni fa! È
terribilmente... romantico!-
e mi buttai tra le sue braccia, ridendo. Lui, arrossì.
-Voglio vedere te se dico ti amo e il nome di una che non sei tu-
-Non ci provare mai!-
gli dissi seria!
-Ah Mimi, non sarai gelosa?-
Fu il mio turno di arrossire. Poi lo sentii ridacchiare e mi diede
un bacio.
-Sarà meglio andare a raccontare tutto agli altri-
inizia a dire, quando tutti gli altri sbucarono da dietro
l'albero, facendoci prendere un colpo
-Abbiamo sentito tutto-
-Non ci dovete dire niente!-
dissero in coro. Sempre i soliti, pronti ad origliare e a farsi i
fatti miei e di Matt. L'unico era Ken che si limitò a dire
-Non è stata una idea mia, mi hanno costretto-
guadagnandosi una occhiataccia da parte di Joley. Io mi limitai a
sorridere. Infondo li adoravo anche per quello, per essere così...
-Impiccioni!-
ma almeno non dovevo raccontare tutto di nuovo.
-Quindi ora sappiamo che Mimi, nel passato, viveva un'amore
contrastato-
-O non ben visto-
-Poteva essere uno povero- azzardò a dire Kary, subito
sostenuta da Joley
-Si, un uomo povero, che non poteva stare con te perché eri
una nobile, una contessa. Ma poi voi avete comunque vissuto il vostro
amore infischiandovene delle convenzioni sociali... che cosa
romantica!-
e mentre Joley fantasticava su storie d'amore da film, Ken la
riportò alla realtà
-E come spieghi il ciondolo? Non mi sembra il regalo di un povero,
che dici?-
-Ken ha ragione, non sta in piedi- lo sostenne Matt.
-Ma era così romantico...-
si giustificò lei.
-Fa lo stesso Joley, almeno era una bella storia-
la rassicurai. Però avevano ragione, non poteva essere un
povero. Ma allora, perché non potevamo stare insieme?
-Forse era già sposato...-
azzardò Kary.
-O lo eri tu- concluse Ken.
Fu come fare una doccia fredda. Un adulterio? Non poteva essere.
-NO!-
urlai con tutto il fiato che avevo. No, era una cosa troppo pura,
quello che avevo sentito non poteva essere vero.
-No ragazzi, mi dispiace. Ma voi non avete sentito con che
intensità... era vero amore. E poi quella che ho visto era la
prima notte e io non...-
non finii la frase e arrossii.
-Vuoi farmi credere che tu hai visto la prima volta della te nel
passato?-
mi chiese Joley. Io feci di si con il capo.
-E come è stato?-
-Bé... è stato...-
-Questo non interessa a nessuno!-
disse Matt. Mi voltai a guardarlo, era arrossito.
-Era la prima volta sua, non mia. Lo sai che io non...-
Mi bloccai prima di finire la frase.
-Lo so. Ma non voglio sentire comunque-
-Ok-
ci fu un attimo di silenzio imbarazzante. Nessuno sapeva cosa dire
o cosa fare. Così ci pensò Tk a sdrammatizzare, a modo
suo, si intende
-Certo fratellone, che se me lo avessero detto non ci avrei mai
creduto-
Tutti noi lo guardammo confusi. Io però avevo un brutto
presentimento. Anzi... un orribile presentimento
-Sei geloso di uno morto trecento anni fa, e per di più la
tua fidanzata ha già più esperienza di te... sei una
continua sorpresa. Chi immaginava che fossi così... insicuro?-
facemmo fatica a trattenere le risate.
-TK!!! Corri se vuoi vivere-
-Aiuto!!!-
e ancora una volta mi ritrovai a vederli litigare. Per fortuna che
si volevano bene, se no penso che Matt gli avrebbe fatto male
veramente.
Dopo la piccola regressione infantile dei due fratelli Ishida, che
si concluse ovviamente con la vittoria di Matt, o almeno è
sempre quello che lui ha sostenuto, tornammo a parlare dell'argomento
principale. Alla fine arrivammo a delle conclusioni, ed erano che la
me del passato viveva una storia d'amore non considerata consona
all'epoca, che il mio amato mi aveva regalato un ciondolo, quel
ciondolo, e che, forse, si chiamava Mathew. Era tutto quello che
avevamo, un nome e basta. Fino a che, a Kary non venne
l'illuminazione
-Mathew Craword-Horner!-
-Cosa?-
-Non vi ricordate? Quando eravamo alla galleria dei ritratti.
Josephine ci ha detto che il conte Craword-Horner aveva un fratello,
di cui si erano perse le tracce, e di cui nessuno sapeva niente, e si
chiamava...-
-Mathew-
conclusi io per lei. Si, aveva un senso. Era una cosa folle, ma
aveva un senso.
-Ok, quindi se il tuo Mathew, è lo stesso che ha citato
Josephine, ora abbiamo un indizio-
-E così sapremmo anche che il ciondolo che Mathew regalò
quella notte a Mimi, lo stesso ciondolo del quadro...-
-Potrebbe essere un gioiello della famiglia Craword-Horner!-
-Su questo non possiamo esserne certi-
-Vero, ma comunque nella mia visione lei diceva, anzi pensava, al
fatto che il ciondolo significasse qualcosa, sia per lei che per lui,
qualcosa di importante-
-Tipo?-
-Non lo so, ma lo possiamo scoprire!-
-E come?-
scese il silenzio. Nessuno aveva un'idea di cosa potesse
significare.
-Dai ragazzi, non buttiamoci giù. Intanto oggi abbiamo
scoperto molte cose, e questo è importante-
disse Joley per tirarci su il morale. Eppure sentivo che c'era
qualcosa che ancora non riuscivo a mettere a fuoco. Era lì,
davanti a me, eppure non riuscivo a vederlo. Fu in quel momento che
i nostri genitori ci vennero a chiamare. Il tempo delle visite era
finito, dovevamo andare via. E poi si stava anche facendo ora di
pranzo, e iniziavamo ad avere fame. Tutto quel pensare ci mise
appetito. Fu così che mentre ci stavamo alzando, Joley se ne
uscì con una frase che mi fece riflettere e permettere di
vedere finalmente cosa avevo davanti agli occhi.
-Su principessa, non vorrai restare qui seduta sul prato. La sua
carrozza, e anche la nostra ci aspetta, e poi magari, un bel pranzo
nel vostro palazzo lo farei volentieri, che dite?-
gli altri si misero a sorridere, e anche io, fino a che non
compresi.
-Joley, sei un genio!-
esclamai.
-Questo lo sapevo già!-
fu il suo commento. Le saltai addosso e l'abbracciai
-Ehi, ma che ti prende!-
-Joley, ci sei arrivata. Il palazzo!!!-
e inizia a saltellare, troppo contenta per esserci arrivata.
-Secondo me è completamente impazzita-
fu il commento di Tk. Al che mi fermai e, dopo avergli tirato un
ceffone sulla testa, dissi a tutti
-Il palazzo, è lì la chiave!-
-Che palazzo?-
-Il palazzo proibito dei Craword-Horner-
-Cosa?-
-Ragazzi, pensateci. Tutto ci ha portato a quel Mathew
Craword-Horner, e noi sappiamo dove è il suo palazzo! È
lì il posto dove cercare, e sono sicura che ci porterà
a scoprire la verità sul ciondolo-
-Può funzionare-
fu il commento di Joley. Gli altri sembravano meno convinti, più
di tutti Matt, che, infatti, subito distrusse la mia teoria, o
almeno, ci provò.
-Non ti sfugge un particolare importante?-
-Quale?-
-Fammi pensare... ah si. Il fatto che il palazzo sia abbandonato
da trecento anni e che sia chiuso, e che solo un erede di questo
Mathew può accedervi o una roba simile?-
-Bé, non vedo dove sia il problema-
-Vediamo se mi riesco a spiegare meglio Mimi. Quella è una
proprietà privata, non puoi prenotare una visita o cose così.
Non puoi andarci, perché... ho già detto che è
una proprietà privata!-
-Allora vuol dire che entrerò senza permesso-
fu la mia risposta.
-Cosa?-
-Matt, è troppo importante. Sono sicura che quel palazzo
nasconda la verità, e che il ciondolo ne sia la chiave. E la
chiave mi sta portando lì, e lì devo andare-
-E sentiamo, come vorresti fare ad entrare?-
-A questo non ho ancora pensato-
-Non ci ha ancora pensato, certo. Io suggerirei di scavalcare il
muro e entrare dal giardino-
-Sei un genio! Si può fare!!!-
Matt mi guardò sconvolto.
-Mimi, stavo scherzando. Non puoi entrare scavalcando il muro-
-Però sarebbe emozionante-
fu il commento di Joley.
-Non mi importa Matt, io so che ci devo andare-
-E ci andremo, ma entrando dalla porta principale. E con questo è
chiuso il discorso-
era impossibile ragionare con lui quando ci si metteva.
-Ma...-
inizia a dire, interrotta però da Ken che mi disse
-Matt ha ragione Mimi. Non possiamo entrare come ladri, non si può
fare. L'unico modo è trovare un modo legale per potervi
accedere. Ora ci dobbiamo concentrare sul ciondolo, a lui la
precedenza-
mi limitai a sospirare rassegnata. Per ora niente avventure
strampalate. Peccato.
-E poi potremmo prima andare nel tuo palazzo Mimi-
fu l'uscita di Tk. Mi voltai verso di lui e gli chiesi
-E dimmi, come faccio a trovarlo? Cerco il nome nell'elenco
telefonico?-
-Spiritosa. No, è semplice. Se il tuo Mathew ti chiamava
Mimì, basterà vedere in quale palazzo qui attorno nella
prima metà del settecento abitava una donna che si chiamava
così, o che il suo nome possa essere abbreviato in Mimì.
Semplice, no?-
e per la prima volta sentii fare un complimento da Matt a suo
fratello
-Allora è vero che ogni tanto sei intelligente!-
-Certo!-
Tk aveva ragione.
-Ma dove la cerchiamo?-
-Parrocchie-
fu l'intervento di Kary. Tutti ci voltammo verso di lei, un po'
sorpresi.
-Si, nelle parrocchie, nei registri dei battezzati o in quello dei
matrimoni. Lì ci dovrebbe essere scritto. Lo so perché
in un libro che ho letto i protagonisti cercavano informazioni nelle
parrocchie e...-
-Fantastica idea Kary-
-Certo, dovremmo solo cercare una...-
-Non credo esistano molte parrocchie nella zona... sarà
piuttosto facile-
-Che titola avevi Mimi nel passato?-
mi chiese Tk. Rimasi un po' sorpresa. Effettivamente non ci avevo
mai pensato. E poi mi venne in mente la conversazione con Joley avuta
nella galleria, e lei mi aveva chiamato
-Contessa-
-Come fai a saperlo?-
mi chiese Joley.
-Me lo hai detto tu!-
-Cosa?-
-E' vero Joley, lo hai detto questa mattina nella galleria dei
ritratti!-
affermò Kary.
-Ma di cosa state parlando! Cosa avrei detto?-
e dopo averle spiegato un po' sbrigativamente quello che era
successo disse
-Io sono stata posseduta dalla vecchia me e voi non mi dite
niente? Ma che amiche siete!!!-
-Scusa Joley, ma siamo state prese da altro-
-Già, scusa Joley-
-Io... vuol dire che questo palazzo era mio? E che mio marito era
un conte? Quindi quei gioielli che ho visto, forse molti li ho
portati... che bello! E avevo una nipotina, che era figlia di mio
figlio e tua nipote Mimi!!! Quindi noi siamo stati imparenti??? Che
bello!!!-
Sempre la solita Joley. Se non ci fosse stata, l'avremmo dovuta
inventare!
Salve a tutti!!! Eccomi ritornata con un nuovo capitolo. Lo so,
sono in un ritardo spaventoso, come sempre del resto! Ma tra studiare
per gli esami, la mia facoltà che è stata l'unica a non
rimandare l'inizio dei corsi, e tutto il resto, non ho avuto un
momento libero per sedermi davanti al computer in santa pace a
scrivere alle mia storia. E non volevo tirare via il capitolo, non
ora che la storia entra nel vivo dell'azione.
Che dire, spero vi sia piaciuto, che non abbia deluso le
aspettative, e che la storia vi continui a piacere. Grazie a tutti
quelli che si fermano anche solo cinque minuti a leggere questo
capitolo, vi porto nel cuore, a tutti quelli che hanno messo la
storia tra le seguite e le favorite!!! grazie mille, siete
adorabili^^
e ora passo alle recensioni
Didda94: grazie mille per
i complimenti! Anche io adoro i momenti romantici tra i due
piccioncini, e spero di non averti deluso con questo capitolo!!!
Grazie per il sostegno, quello è importante per una
scrittrice, si fa per dire, come me. Un bacione Juls
Selhin: mia cara, lo so
che non hai recensito, ma mi sento in dovere di scriverti lo stesso!
Tranquilla se non hai trovato il tempo per scrivere, sentiti libera
di farlo quando vuoi^^ spero che tu possa trovare almeno il tempo di
leggere questo capitoletto, che soprattutto ti piaccia, e non vedo
l'ora di leggere la tua,
spero che tu la aggiorni presto! Un bacio grande grande Juls
A questo punto vi lascio, al
prossimo capitolo, baci dalla vostra Juls18
fu l'intervento di Kary. Tutti ci voltammo verso di lei, un po'
sorpresi.
-Si, nelle parrocchie, nei registri dei battezzati o in quello dei
matrimoni. Lì ci dovrebbe essere scritto. Lo so perché
in un libro che ho letto i protagonisti cercavano informazioni nelle
parrocchie e...-
-Fantastica idea Kary-
-Certo, dovremmo solo cercare una...-
-Non credo esistano molte parrocchie nella zona... sarà
piuttosto facile-
-Che titolo avevi Mimi nel passato?-
mi chiese Tk. Rimasi un po' sorpresa. Effettivamente non ci avevo
mai pensato. E poi mi venne in mente la conversazione con Joley avuta
nella galleria, e lei mi aveva chiamato
-Contessa-
-Come fai a saperlo?-
mi chiese Joley.
-Me lo hai detto tu!-
-Cosa?-
-E' vero Joley, lo hai detto questa mattina nella galleria dei
ritratti!-
affermò Kary.
-Ma di cosa state parlando! Cosa avrei detto?-
e dopo averle spiegato un po' sbrigativamente quello che era
successo disse
-Io sono stata posseduta dalla vecchia me e voi non mi dite
niente? Ma che amiche siete!!!-
-Scusa Joley, ma siamo state prese da altro-
-Già, scusa Joley-
-Io... vuol dire che questo palazzo era mio? E che mio marito era
un conte? Quindi quei gioielli che ho visto, forse molti li ho
portati... che bello! E avevo una nipotina, che era figlia di mio
figlio e tua nipote Mimi!!! Quindi noi siamo stati imparenti??? Che
bello!!!-
Sempre la solita Joley. Se non ci fosse stata, l'avremmo dovuta
inventare!
Parrocchie! Sembrava tutto così semplice! Sarebbe bastato
trovare la parrocchia della zona, entrare nei suoi archivi e poi
cercare. Non ci avremmo dovuto mettere molto, infondo dovevamo
cercare in vecchi registri! Avevamo un'idea più o meno degli
anni di ricerca, il nostro decennio 1740-1750, e avevamo degli indizi
importanti. Dovevamo cercare una contessa, di nome Mimì o di
nome simile, trovare tutto quello che potevamo su Mathew
Craword-Horner e scoprire il più possibile sulla famiglia
Wentworth. Erano i nostri obbiettivi. Bastava solo dividersi i
compiti e fare ricerca. Tutto semplice.
Avevamo solo un problema: sbarazzarci dei genitori. Ok, non era un
problema, era un enorme problema. Come fare a liberarsi della
supervisione dei genitori in una terra straniera, come la chiamava
mia madre? Innanzitutto dovevamo trovare una scusa plausibile. Poi
dovevamo trovare il modo di trovare la parrocchia, o la chiesa che
poteva esserci utile. Poi dovevamo fare ricerca. Il tutto in una
giornata, anzi, mezza giornata. Praticamente una missione
impossibile. Ma noi eravamo ragazzi impossibili, e capaci di tutto!
Avevamo salvato digiworld non una, ma ben due volte! Eravamo i
ragazzi eletti, portatori ognuno di una caratteristica peculiare! Ce
l'avremmo fatta, a tutti i costi!!!
Liberarsi della supervisione dei
genitori si rivelò fin troppo facile. Concluso il giro al
castello dei Wentworth-Foster, i nostri genitori erano stanchi. Così
ci dissero che avevamo il pomeriggio libero da impegni. Se volevamo
potevamo stare in albergo a rilassarci, se invece eravamo belli
svegli, avremmo potuto fare un giro per il paese. Infondo, era un
piccolo paese della campagna inglese, tranquillo. Viveva del turismo
estivo, aveva qualche negozio di souvenir e cose così... che
male poteva esserci nascosto dietro quel paese così calmo?
Così, ottenuto il permesso di
fare un giro per il paese, con la raccomandazione di non allontanarci
troppo, eravamo liberi. Avevamo solo un unico appuntamento che
dovevamo rispettare. Essere pronti per andare tutti insieme a cena
alle otto. Il che significava una sola cosa
-Dobbiamo tornare in albergo per le
sette. Il che significa che abbiamo quattro ore per cercare di
trovare tutto quello che possiamo!-
-Ok, direi che ce la possiamo fare,
vero ragazzi?-
-SI!-
fu il nostro unico commento.
Bene, eravamo liberi, liberi di fare
le nostre ricerche senza dovere dare spiegazioni ai nostri genitori
e, soprattutto, senza dovere inventare scusa. Questo mi sollevava.
Odiavo mentire, soprattutto odiavo mentire ai miei genitori, perché
poi non ero capace di dire bugie. Mi si scopriva subito se mentivo, e
non doverlo fare mi liberava la coscienza da un peso. Però non
avevo considerato un ostacolo difficile da superare, per non dire
insuperabile. Mia madre. Si, sempre lei. Non poteva andarsene
semplicemente in stanza con mio padre a riposare, non poteva farsi
una bella doccia rilassante per liberarsi dallo stress del viaggio.
No, mia madre conosceva solo un modo per rilassarsi appieno,
stressare me. Si, era il suo passatempo preferito, cercare in tutti i
modi di mettermi in ridicolo con discussioni imbarazzanti e
proponendomi attività madre-figlia tutte con un unico fine:
mettere in imbarazzo Mimi. Ora, non pensiate che mia madre fosse una
perfida madre, volta a distruggere la mia vita. Lei lo faceva in
buona fede, lo faceva per passare un po' di tempo con me, e per
potersi divertire con me. Infatti, ogni volta che parlavamo, e dopo
avermi messo in imbarazzo con domande al limite del surreale,
scoppiava a ridere e io non ero capace di tenerle il broncio, o di
restare arrabbiata, così finivamo per scoppiare a ridere
insieme. Lo so che sembra folle, ma quei momenti passati insieme sono
uno dei ricordi più belli che ho di lei. E credo di averlo
ereditato anche io questa cosa, o almeno è quello che ha
sempre sostenuto Matt. Io ho sempre fatto finta di no, per non dargli
ragione, ma credo che sia proprio così. Ora, con lui non
andate mai a dirglielo che gli ho dato ragione, se no non sapete
quello che poi mi combina. Ma torniamo al racconto. Io e i ragazzi
avevamo deciso di fare un attimo un salto in camera per sistemarci e
prepararci alla ricerca. Dovevamo prendere una mappa della zona per
prima cosa, e poi procurarci carta e penna per potere poi scrivere
tutto quello che avremmo scoperto. Naturalmente Joley doveva prendere
la sua macchina fotografica
-Devo assolutamente immortalare questi
momenti!-
-Per quale motivo scusa Joley?-
-Come perché Mimi!!! Per
tramandarle ai posteri, no? La storia di come sei ragazzi scoprirono
la verità sulle loro vite passate, riportando alla luce un
amore assoluto ma ostacolato, durato per più di trecento
anni!-
lasciai Joley ai suoi sogni di glorie
future, e mi preparai a scendere. Kary, ragazza pratica, era già
pronta. Joley invece, persa nei pensieri, perdeva sempre un sacco di
tempo. Così, io e Kary decidemmo di lasciarla perdere e di
avviarci da sole nella hall dell'albergo, dove avevamo appuntamento
con i ragazzi.
Mentre aspettavamo l'ascensore, Kary
si voltò improvvisamente verso di me e mi chiese
-Cosa si prova?-
-Prego?-
la fissai sbalordita. Di cosa stava
parlando ora? La osservai, prima arrossì, poi sembrava
indecisa se parlarmi o meno, e poi, puntando decisa gli occhi contro
di me, mi chiese
-Cosa si prova a baciare un ragazzo?-
allo sbalordimento iniziale si
aggiunge altro sbalordimento. Kary mi aveva veramente chiesto quello
che avevo sentito?
-Co...cosa... Kary?-
fu tutto quello che riuscì a
dire.
-Hai capito benissimo!-
-Io, io non so... in che senso???-
-Dai Mimi... cosa si prova? Com'è?-
-Io...-
-Insomma, quando baci Matt, com'è?-
-Quando bacio Matt?-
-Si! Cosa senti???-
-Io...-
Proprio in quel momento l'ascensore
arrivò al nostro piano e aprendosi rivelò al suo
interno due occupanti, ma non due qualsiasi occupanti normali,
proprio Matt e Tk. Rimanemmo entrambe imbambolate per qualche secondo
a contemplare i ragazzi, prima di arrossire violentemente entrambe.
Nessuna delle due riusciva a muoversi. Eravamo là, ferme,
bloccate.
-Allora, vi decidete ad entrare?-
fu il commento di Matt.. a quel punto,
riprendendo coscienza della realtà che mi stava attorno,
afferrai per un braccio Kary e molto poco gentilmente la tirai dentro
l'ascensore. Questo provocò un'alzata di sopracciglia da parte
di Matt e uno sguardo di puro stupore da parte di Tk. Nei secondi
successivi che seguirono alla chiusura delle porte dell'ascensore e
alla ripresa della discesa, io e Kary, consapevoli della situazione
assurda in cui ci trovavamo, ci guardammo negli occhi e non potemmo
non fare altro. Scoppiammo a ridere. Ridevamo della situazione, e del
caso. Possibile che tra tutte le persone che potevamo incontrare
nell'ascensore dovessimo proprio trovare i due fratello Ishida? E
mentre noi ridevamo come delle matte, Matt e Tk non fecero altro che
guardarsi, con sguardo stupito. Poi Matt, con una alzate di spalle,
disse, rivolto verso il fratello
-Donne! Sono strane, inutile cercare
di capirle-
e mentre Tk accennava ad un sorriso,
io diedi a Matt un amorevole pugno sul braccio.
Comunque, nonostante
l'esperienza imbarazzante dell'ascensore, niente si rivelò più
imbarazzante di quello che
successe dopo. Quando arrivammo nella hall trovammo ad aspettarci già
Ken.
-Sono riuscito a trovare un mappa
abbastanza dettagliata della zona. Spero possa esserci utile-
fu quello che ci disse. C'eravamo
quasi tutti, mancava solo Joley, ma conoscendola sarebbe arrivata tra
un po', quindi intanto decidemmo di metterci all'opera. Aprendo la
cartina su un tavolo, scoprimmo con nostra profonda delusione che
nella piccola cittadina di Croftwell esistevamo cinque chiese, due in
città e tre nelle vicinanze, sparse un po' per la campagna
circostante.
-La ricerca si rivela essere più
difficile di quello che pensavamo-
fu il commento di Ken.
-Non ce la faremo mai in un solo
pomeriggio-
fu il commento di Tk.
-E se ci dividessimo?-
fu la mia proposta.
-Pessima idea. Vorrebbe dire dividersi
completamente. Cinque chiese e noi siamo in sei. Quattro di noi
dovrebbero andare da soli e non credo sia il caso. Non conosciamo la
zona, potrebbe essere pericoloso!-
-Sono d'accordo con Matt. Neanche io
penso che dividersi sia la cosa migliore. Anche perché poi la
ricerca rischia di essere più difficile del previsto,
rischiamo di non riuscirci da soli-
fu la risposta di Ken. In pratica
eravamo fermi al punto di partenza. Fu a quel punto che arrivò
Lei!
-Non sapevo tesoro che volessi cercare
una chiesa! Vuoi già sposarti? D'accordo che siete entrambi
maggiorenni, ma credo che aspettare sia la cosa migliore ancora. Non
sei d'accordo con me?-
Mi voltai lentamente.
-MAMMA!!!-
mia mamma stava sghignazzando.
-E dai tesoro! Era così per
dire!-
-Ti sembrano discorsi da fare!!!! Ma
che ci fai qui? Perché non sei in camera con papà??-
-Perché tuo padre ha avuto la
bella idea di addormentarsi. E se non posso chiacchierare con tuo
padre con chi parlo? E mi sei venuta in mente tu tesoro. Infondo sei
mia figlia, no? È tuo dovere!!!-
inconcepibile.
-Mamma, non è mio dovere stare
con te ventiquattro ore su ventiquattro. E poi scusa, sono discorsi
da fare davanti ai miei amici? Perché ti diverti sempre a
mettermi in imbarazzo?-
non me ne ero resa conto, ma stavo
alzando sempre di più il tono della voce. E mentre il mio tono
di voce aumentava, così aumentava il divertimento di mia
madre.
-Tesoro, calmati. Non vorrai che tutti
quelli dell'albergo si accorgano di te, no? Insomma, non sapevo che
amassi dare spettacolo così. O forse cerchi di attirare le
attenzioni di qualcuno. Cos'è Matt si è già
stufato di te?-
-MAMMA!!!!-
-Si Tesoro?-
stavo per urlare. Odiavo quando faceva
così. E intanto lei se la rideva.
-Dai Mimi, scusa, lo sai che non sono
mai seria quando dico queste cose!-
-No mamma, tu non sei mai seria!-
speravo di averla colpita, di averla
offesa. Invece, niente.
-Lamentati signorina di avere una
madre come quella che hai tu. Punto primo, chi ha convinto tuo padre
a portarti qui? Io! Punto secondo, chi ha convinto tuo padre a
lasciarti in pace durante la vacanza e di lasciarti in pace con Matt?
Sempre io! E terzo, chi...-
-Si mamma, va bene! Tu sei eccezionale
e io ti devo tutto!-
-Esatto, non dimenticarlo mai!-
-Ma è necessario mettermi
sempre in imbarazzo davanti a tutti?-
-Certo!-
come facevo a restare arrabbiata
davanti al sorriso felice di mia madre. Intanto i miei amici
guardavano sconvolti la scena. Anche se non era la prima volta, non
erano certo abituati alla presenza di mia madre. Credo di non averci
mai fatto l'abitudine nemmeno io in tutta la mia vita.
-Comunque ragazzi, come mai siete così
interessati alle chiese? Pensavo che avendo un pomeriggio di relax lo
avreste passato a fare dei giri tranquilli e a rintanarvi in un bar a
fare chiacchiere,e a sparlare dei vostri vecchi genitori che vi
imbarazzano tanto. Come mai tutto questo spiritualismo in una sola
volta?-
a quella domanda non sapevamo bene
come rispondere.
-Veramente signora- intervenne Ken-
avevamo pensare di fare un piccolo giro turistico per la città,
visitando anche i luoghi più interessanti. Non volevamo
perdere del tempo in giro, ma volevamo cercare di acculturarci il più
possibile-
ringraziai mentalmente Ken per quello
che aveva detto.
-Bene! Ma che bravi ragazzi! Così
vi voglio!!! Certo Mimi, non ti facevo così un'appassionata di
cultura!-
-Mamma!!!-
e fu lì che scoppiarono le
risate. Anche Matt rideva! E io che pensavo che stesse dalla mia
parte! Ma fu come al solito la tempestiva entrata in scena di Joley a
salvarci tutti definitivamente dalle grinfie di mia madre.
-Eccomi ragazzi, scusate il ritardo!
Allora andiamo?-
-Si certo-
-Bene ragazzi, buon divertimento. E mi
raccomando, non date troppe informazioni a Mimi, se no rischia di non
capire più niente. A piccole dosi, ok?-
-Mamma!!!-
e seguirono altre risate. Amici
traditori!!! L'unica che non rideva era Joley, che non aveva capito
niente di quello che era successo.
-Mi spiegate che c'è da
ridere?-
-Niente Joley, lascia perdere!-
-Ecco, non mi volete mai dire le cose!
Uffa, ma perché io mi perdo sempre il meglio di tutte le
cose?-
Appena usciti dall'hotel, comunque
rimaneva un problema importante. Cinque chiese, e noi eravamo sei.
Dividersi era fuori questione, e anche se avessimo formato dei gruppi
di due sarebbero rimaste fuori tre chiese. Eravamo ad un vicolo
cieco.
-Allora che facciamo? Lasciamo perdere
l'idea delle parrocchie?-
fu il commento di Tk.
-E come facciamo allora a scoprire
qualcosa di nuovo?-
rispose Kary.
-Non lo so... non è possibile
che ci sia un luogo con dei documenti che non siano parrocchie?-
propose Tk.
-Non credo- fu la risposta di suo
fratello-negli archivi delle chiese possiamo trovare tutti i
certificati che vogliamo. Certificati di battessimo, matrimonio.
Qualsiasi cosa. All'epoca erano le chiese ad avere tutto il
materiale-
-Allora dovremmo trovare una
soluzione!-
fu il commento di Joley. Certo, tutti
eravamo d'accordo con lei, ma come fare? Fu in quel momento che una
soluzione inaspettata si presentò a noi.
-Perché non provate con le
chiese del periodo storico che volete esaminare? Ci sono più
probabilità che i documenti si trovino in una chiesa antica,
piuttosto che in una moderno, no?-
-Giusto! Basta cercare le chiese del
XVIII secolo, o anche prima! Basta restringere il campo! È
deciso, faremo così!!!-
mi voltai verso Joley, contagiata dal
suo buon umore. Aveva ragione! Restringere il campo!!! Era tutto così
semplice! Come avevamo fatto a non pensarci prima?
-Bene! Allora dobbiamo solo cercare
nelle chiese più antiche-
-Esatto!-
-Era così semplice!-
-Come abbiamo fatto a non pensarci
prima?-
eravamo tutti così contenti che
non avevamo fatto minimamente caso a chi ci avesse dato il
suggerimento. Nessuno ci stava pensando, tranne Matt. Infatti, lui
era stato l'unico a non parlare, a non dire niente. Incuriosita,
decisi di dirigere lo sguardo verso dove stava guardando lui, e
appena vidi, mi bloccai. Sua madre. Era stata lei a dirci cosa fare!
Ma come faceva a sapere...tuttavia stava sorridendo. Vedendo il mio
sguardo allibito, mi si avvicinò. Posandomi una mano sulla
spalla, mi disse
-Tranquilla Mimi. Ho solo ascoltato
per caso quello che avete detto in albergo. Non volevo origliare. Non
so cosa stiate cercando, e non lo voglio sapere, sono sincera. Fino a
che non vi metterete in pericolo, o non farete qualcosa di stupido,
non voglio interferire con i vostri piani. Il mio è un
consiglio per aiutarvi, tutto qua!-
e mi sorrise. Aveva un sorriso così
bello. Era incantevole, una donna bellissima ed una madre
straordinaria.
-Grazie!-
fu tutto quello che riuscii a dire.
-Figurati cara. Quando vuoi, sappi che
ci sono-
-Veramente non vuoi sapere niente?-
era stato Matt a parlare.
-No Matt. Io mi fido di voi-
-Non è una cosa molto
responsabile, lo sai?-
-Non fidarmi dei miei figli?-
-Potremmo fare qualsiasi cosa. E tu
dici che non ti importa!-
-Matt...-
ma non potei aggiungere altro. Matt ci
aveva voltato le spalle, e se ne stava andando.
-MATT???-
-Tranquilla Mimi, non c'è
problema. Matt è così... non mi ha mai perdonato. Posso
fare di tutto per lui, ma non sarà mia abbastanza-
-Mamma...-
-Tranquillo Tk. Lascialo sbollire e
poi verrà lui da me. Tranquilli, lo conosco bene. Non vi
preoccupate. E ora andate, mi sa che avete molte cose di cui
occuparvi! A stasera, e mi raccomando, non fate tardi!-
e detto questo, anche lei se ne andò.
Credo che solo in quel momento capii con esattezza i conflitti di
Matt con sua madre. Prima non me li sarei mai aspettati. Si, sapevo
che la situazione non fosse delle più facili, ma non pensavo
fosse così. Matt non me ne parlava mai. Era troppo riservato
su queste cose, e sapevo che non voleva assillarmi con i suoi
problemi. Solo in quel momento mi rendevo conto di quanto fosse
straordinario con me. Non solo si era buttato in una avventura
assurda, solo per me, ma stava sopportando i miei sbalzi di umore, le
mie preoccupazioni, e cercava sempre di dirmi cosa fosse meglio fare.
Lo adoravo. Fu in quella occasione che capii per la prima volta
quanto fosse importante per me. Non solo era il mio ragazzo, il mio
bellissimo ragazzo, ma era un punto fermo, affidabile, un sostegno.
Un sostegno che mi appoggiava e che era con me, anche se non
condivideva tutto quello che pensavo. Ma era bello così. Quale
prova più grande potevo avere del suo affetto per me?
Fu con quella consapevolezza che
decisi di continuare le ricerche. Anche se sarei dovuta andare a
cercarlo, sapevo che ora aveva bisogno di stare da solo, che non
voleva compagnia. Aveva bisogno dei suoi tempi e dei suoi spazi,
aveva bisogno di pensare. E sapevo che se fossi andata a cercarlo mi
avrebbe rimproverato di non avere continuato le ricerche sulla nostra
vita passata. Dovevamo andare avanti, e non dovevamo perderci.
-Ragazzi, forza. Abbiamo delle
ricerche da fare-
-Ma Mimi? Non vuoi andare da Matt...
insomma... penso che tu...-
-Tranquilla Joley. Conosco Matt, e so
che ora vuole stare da solo. Peggiorerei le cose se decidessi di
andare a cercarlo. E poi noi abbiamo un compito da svolgere-
-Se è questo ciò che
vuoi!-
-Si Kary, è quello che voglio.
Ora dobbiamo solo trovare il nome. Dobbiamo scoprire tutto quello
che possiamo. E per prima cosa dobbiamo restringere il campo di
azione. Allora, siete pronti?-
l'unica risposta che ottenni fu un
cenno del capo. Questo mi bastava.
Dopo mezz'ora di ricerche, e
soprattutto grazie a Ken e al suo inglese assolutamente perfetto,
grazie al quale abbiamo ottenuto informazioni importanti, eravamo
riusciti a escludere dal gruppo tre chiese. Solo due rientravano
nelle categorie che servivano a noi. C'erano due chiese, una del XV e
una del XVII secolo. Due chiese non molto vicine tra di loro, ma
facilmente raggiungibili a piedi. Ora restava solo dividersi in due
gruppi, e per la prima volta si presentò davanti un problema
essenziale, come fare con la lingua inglese del XVIII secolo?
Naturalmente fu Ken a risolvere il problema.
-Io e Mimi dobbiamo essere in due
gruppi differenti. Tra tutti quelli qui siamo i soli a parlare un
inglese quasi perfetto. Mimi ha vissuto in America, quindi parla un
eccellente inglese. Io me la cavo. Quindi direi che noi dobbiamo
andare in due chiese diverse-
-Sono d'accordo con Ken, ragazzi-dissi
io-non me ne vogliate, ma siamo i soli a potere cercare di capire
l'inglese del XVIII secolo!-
-Io voglio andare con Mimi!-
fu il commento di Joley. Ma non so
perché, ad un certo punto me ne venni fuori con una idea
improvvisa. Perché non approfittare di questa situazione per
fare un favore ai miei amici?
-Se mi permettete ragazzi- dissi io-
credo che i gruppi siano da fare in un solo modo-
-Siamo tutti orecchi-
disse Tk.
-Ok. Allora, io direi che con Ken può
andare Joley e con me possono venire Kary e Tk!-
-Perché non mi vuoi con te???
Cosa ti ho fatto???-
Joley era sull'orlo delle lacrime. Per
fortuna, avevo già la motivazione pronta!
-Joley, certo che ti vorrei con me.
Però tu e Ken siete stati in classe insieme per molti anni,
ormai no? Avete anche collaborato a delle ricerche insieme, giusto?-
-Si, ma con questo?-
-Intendo dire che siete già
collaudati a fare ricerche. Sapete come lavorate e certamente sarete
molto più veloci che non magari io e te, che invece non
abbiamo mai fatto un lavoro così assieme. Lo stesso vale per
Kary e Tk, no?-
mi voltai verso i due. Kary si limitò
ad annuire, mentre Tk aggiunse
-Mimi ha ragione. Sappiamo lavorare
insieme. E poi io e Kary siamo una coppia fantastica per queste cose,
no?-
Kary a quelle parole divenne rossa
come un peperone. Almeno avevo convinto tutti. Così, ci
dividemmo. Ken e Joley decisero di andare nella chiesa del XVII
secolo, noi tre invece saremmo andati in quella del XV. Appena
divisi, Kary mi si avvicinò un attimo e mi sussurrò
all'orecchio
-Grazie Mimi!-
mi limitai a sorridere. Infondo fare
stare un po' soli Tk e Kary non poteva che portare niente di buono,
no?
Impiegammo dieci minuti ad arrivare
alle chiesa e ne rimanemmo affascinati! Era una chiesa del XV secolo,
costruita in pietra. Era abbastanza grande, in classico stile
inglese. Mura imponenti e spesse, con finestre istoriate. Fuori
dalla chiesa, un cancello in ferro battuto circondava la proprietà
della chiesa. Un viale di ghiaia conduceva al portale d'accesso, ai
lati del sentiero, prato verde. Eravamo incantati da quello
spettacolo.
-Wow-
fu quello che dicemmo tutti e tre. Per
fortuna il cancello era aperto, il che significava che la chiesa era
aperta. Sollevata da questo fatto, fui la prima ad incamminarmi per
il sentiero. La sensazione di esserci già stata mi venne
all'improvviso. Non era una delle mie solite visioni, era solo una
sensazione, una sensazione molto forte.
-Mimi, stai bene?-
la voce preoccupata di Tk mi riportò
alla realtà
-Si, si, sto bene. Sono solo
incantata!-
-Se lo dici tu...-
e così, in silenzio, ci
dirigemmo verso la chiesa. Se l'esterno ci aveva colpito, l'interno
ci sbalordì completamente. I pilastri di pietra massiccia
dividevano la chiesa in tre piccole navate. La luce che penetrava
dalle vetrate creava una atmosfera soffusa. Non era una chiesa grande
e imponente, ma l'atmosfera che si respirava là dentro creava
nelle persone uno stato di pace e raccoglimento. Ci sembrava di
turbare la pace di quel luogo parlando. Ad un tratto fui attratta
verso una finestra. Era decorata con vetri colorati in modo da creare
un disegno. Di solito le immagini presenti nelle chiese avevano come
soggetto le scene tratte dalla bibbia, o storie di santi. Anche
quella finestra doveva un soggetto religioso, solo che non ne
riuscivo a capire il significato. Era raffigurato un angelo, bianco,
le ali aperte, che stava salendo al cielo, verso il regno dei cieli.
Sotto, lasciava un mondo tetro e quasi infernale. Sopra l'angelo, una
scritta latina “animae purae ascendit in caelos”. Nella
parte più bassa della finestra, un'altra scritta “malae
animae in abyssum descendit”
-This Stained glass window is a
warning!- (trad. -questa vetrata(specifico di una chiesa) è
un avvertimento-)
mi voltai spaventata. Dietro di me un
uomo, un prete, osservava l'angelo. Doveva essere il responsabile
della chiesa. Aveva parlato in inglese, ovviamente.
-About what?- (trad. -su
che cosa?-)
-You don't know ancient latin, right?-
(trad. -non conosci il latino antico, giusto?-)
-No-
-Well, i translate it for you, if you
want to know!- (trad.
-Bene, te lo traduco io per te, se tu vuoi sapere-)
mi limitai a scuotere la testa in
senso affermativo.
-The upper inscription means “soul
right goes to the sky, in the heavenly kingdom” the lower
inscription, instead, means “the evil soul goes to the deep, go
to the lower world”. Do you understand now, why this windwow is
a warning?- (trad. -la scritta superiore significa “gli
animi puri vanno nel cielo, vanno nel regno dei cieli” la
scritta più in basso, invece, significa “le anime
cattive vanno negli abissi, nell'oltretomba”. Capisci ora
perché questa vetrata è un avvertimento?-)
-Yes, i understand-
(trad. -Si, lo capisco-)
non so perché fui attirata in
quel posto quel giorno. “animae purae”, avevo già
sentito quella espressione. Era scritta nel mio quadro, sul retro del
mio quadro. Le anime pure...
-è un collegamento!-
mi voltai verso Kary e Tk, anche loro
si erano avvicinati alla vetrata, e anche loro avevano fatto il mio
stesso ragionamento.
-Animae purae... ragazzi, siamo nel
luogo giusto, me lo sento!-
-Si, lo penso anche io! Non può
essere solo una semplice coincidenza!-
fu il commento di Kary.
Tk si limitò a sorridermi. A
quel punto mi girai verso il prete.
-Excuse me sir, can i ask you
something?- (trad. -Mi scusi signore, posso chiederle una
cosa?-)
-Of course, miss. What can a senior
priest do for her miss?- (trad. -certamente miss. Cosa può
fare un anziano prete per lei, signorina?-)
-This church have an archive?-
(trad. -Questa chiesa ha un archivio?-)
il prete mi guardò sorpreso.
Credo non si aspettasse minimamente una richiesta del genere.
-Of course, miss. This church was
built in the XV centuries, obviously has an archive!- (trad.
-Certamente miss. Questa chiesa è stata costruita nel XV
secolo, certamente ha un archivio!-)
-Good. Is it possible, for the three
of us, visit it?- (trad. -Bene! È possibile, per noi tre,
visitarlo?-)
sempre più confuso, l'anziano
prete ora mi fissava con aperta curiosità.
-I think is possible... but why three
young people want to visit an old and dusty archive?- (trad.
-Penso sia possibile... ma perchè tre giovani ragazzi vogliono
visitare un vecchio e polveroso archivio?-)
-Reserch- (trad. -Ricerche-)
-Research?- (trad.
-Ricerche?-)
-Yes, research!- (trad.
-Si, ricerche!-)
-What kind of research, if i may ask?-
(trad. -Che tipo do ricerche, se posso chiederlo?-)
-Historical research, sir. My
friends and I are looking for information about some characters who
have frequented this town in the eighteenth century- (trad.
-Ricerche storiche, signore. I miei amici ed io siamo alla ricerca di
informazioni su personaggi che hanno abitato questa città nel
XVIII secolo-)
il prete sempbrò
pensarci su per qualche minuto. Non so se credette sul serio a quello
che dissi, o se pensava che volessimo fare chissà cosa,
tuttavia, alla fine, la sua risposta non fu deludente.
-I should not agree to your
request, you know? You need a permission to search the archives, but
she seems sincere lady. Follow me, I will take you to the archive-
(trad. -Non dovrei accettare la sua richiesta, lo sapete?
Avete bisogno di un permesso di ricerca per gli archivi, ma lei
sembra sincera signorina. Seguitemi, vi porterò negli
archivi-)
e così, con il
permesso concesso, seguimmo il prete.
-You have two hours maximum
to try and find what you want, no more- (trad. -avete due ore
al massimo per provare e trovare ciò che volete, non di più-)
ci disse appena arrivati lì.
-Thank you sir!-
(trad. -Grazie Signore!-)
-Documentation
of the eighteenth century should be in those shelves. Put everything
in place when you are done. Good research!- (trad.
-La documentazione del XVIII secolo dovrebbe essere
in quegli scaffali. Mettere tutto a posto quando avete finito. Buona
ricerca!-)
-Thank you very much sir-
(trad. -Grazie infinite Signore-)
-Your welcome!-
(trad. -Prego-)
e appena andò via iniziammo. Avevamo due ore, non di più
per trovare tutto il possibile. Ci mettemmo subito all'opera.
La ricerca si rivelò più difficile del previsto, e
soprattutto molto più polverosa!
Innanzitutto avevamo paura a sfogliare quei volumi di 300 anni.
Avevo sempre il terrore che mi si sgretolassero tra le mani.
Fortunatamente per noi niente si ruppe o si sbriciolò. La
ricerca aveva inizio.
Come prima cosa spiegai bene ai miei due aiutanti cosa dovevamo
cercare e come potesse essere scritto.
-Allora, probabilmente in questi registri ci saranno sigle e
abbreviazioni-
-Già, ci avevo pensato anche io-
disse Tk.
-E poi, dobbiamo ricordarci che sono tutti scritti a mano!
Dobbiamo essere molto attenti a leggere bene i nomi e quello che c'è
scritto!-
-Si Mimi... per te è facile parlare! Tu l'inglese lo sai
benissimo!!!-
sorrisi a Kary.
-Grazie per il complimento, ma fidati... qui l'inglese c'entra,
alla fine, molto poco. Qui si tratta di capire le sigle e tutto il
resto-
-Se lo dici tu!-
-Dai Kary, non dire così! Se ci scoraggiamo prima ancora di
iniziare è la fine!-
disse Tk, sfoderando il suo immancabile sorriso. Kary, alla vista
di quel sorriso, si imbarazzò, e le si colorarono le guance di
rosso. Erano troppo carini! Mi dispiacque molto interrompere quel
momento.
-Va bene ragazzi, all'opera. Tk, passami quei primi fascicolo,
Kary, tira fuori carta e penna. Si inizia!-
-Si capo!-
Dopo mezz'ora eravamo stati in grado di decifrare e capire la
maggior parte delle sigle e dei nomi presenti. Per esempio, bap. era
la abbreviazione di baptism, battesimo, marr. per marriage e death
per morte. A volte capitava che ci fossero liste intere singole, con
i nomi di o tutti i battezzati, o di tutti quelli che si erano
sposati. A volte, erano tutti mischiati. All'inizio non trovammo
niente, solo liste di nomi, di persone normali. Non potevo non
pensare se avessi conosciuto qualcuno di quelle persone, o se le
avevo incrociate per caso in qualche passeggiata.
Nonostante questi pensieri, all'inizio non trovammo niente di
importante. Ad un tratto però, qualcosa. Kary fu la prima.
-Mimi, cosa vuol dire secondo te questa abbreviazione?-
mi girai verso di lei, e vedendo il punto che indicava, lessi
quello che mi stava indicando. Era stato scritto, prima del nome
della persona, “count”.
-All'inizio pensavo che fosse parte del nome, poi mi sono resa
conto che non poteva essere. Cosa può indicare?-
Mi misi a riflettere su quale abbreviazione potesse essere. Non mi
veniva in mente nulla, fino a quando, improvvisamente non mi resi
conto della semplicità della risposta
-Ma certo! Che scema che sono a non esserci arrivata prima!-
-Come?-
-Certo, è semplicissimo! Non è una abbreviazione
Kary, ma è un nome, è conte. È un titolo
nobiliare! Kary, hai trovato il primo nome di un nobile!-
l'eccitazione era tantissima! Eravamo sulla strada giusta!
-Giusto! Sono indicati i titoli nobiliari! Come sono gli altri
nomi?-
-Allora, conte è count. Poi, cosa ci può essere?
Allora, principe, è prince, poi c'è duca, duke,barone
che è baron... poi...-
-Marchese?-
-Giusto Tk! Marchese in inglese si dice marquis. Ah, conte può
anche essere detto come earl!-
-Bene! Ormai abbiamo abbastanza titoli tra cui cercare!-
e riprendemmo.
Leggemmo libri su libri, elenchi su elenchi, ma non avevamo
trovato niente! Era più difficile di quanto avessimo pensato.
Passammo un'ora senza avere trovato niente! Ormai erano le 5, avevamo
ancora un'ora prima che il prete ci venisse a riprendere. E non
avevamo in mano niente di niente!
-Basta, non ne posso più!-
esplosi ad un certo punto.
-E' da un'ora che leggiamo e ancora niente! Non ne posso veramente
più!!!-
-Mimi, dai, calmati!-
-No Kary, non mi calmo! Insomma, è così difficile
trovare un nome?? non dico di trovarne mille, ne basta uno!!! dove
cavolo vuoi che sia quel maledetto nome?-
-Qui!-
disse Tk. Mi voltai verso di lui, esterrefatta.
-Cosa?-
-Guarda qui!-
e mi passò il suo libro, indicandomi un nome preciso. E
lessi. “bap. count Mathew Robert Craword-Horner 9 April 1717”.
Rilessi quella frase mille volte, prima di alzare la testa verso Tk.
Lui era tutto sorridente!
-L'hai trovato!-
era lì. Mathew... il mio Mathew...
-Incredibile! È nato nel 1717! ed è stato battezzato
qui, in questa chiesa!-
era stata Kary a dirlo, ed aveva ragione. Fu in quel momento che
notai un'altra cosa
-A quanto pare è una tradizione di famiglia! Guardate
qualche riga più sotto che nome c'è!-
dissi io
-Qualche riga sotto? Fammi vedere...-
-Aspetta, voglio leggere anche io-
e così, Tk e Kary si misero a scorrere con gli occhi fino a
che non videro.
-Incredibile! “bap. count Fitzwilliam Craword-Horner 15
October 1721”-
-Tk, ma sei tu!-
esaultò Kary! Ed era vero. Nella Inghilterra del XVIII
secolo, i due fratelli avevano quattro anni di differenza. Era
incredibile pensare che loro fossero stati battezzati lì, in
quello stesso posto dove eravamo noi. Mentre io e Kary eravamo
estasiate di fronte a questa cosa, perse nelle nostre fantasie, Tk
era l'unico che non sembrava contento.
-Che c'é Tk?-
Kary fu la prima a chiederglielo.
-Si Tk, cosa c'è?-
lui ci fissò con l'occhio sbalordito, prima di dire, con
una voce un po' preoccupata
-Fitzwilliam? Io mi chiamavo... Fitwilliam???-
a quella osservazione, io e Kary non potemmo fare altro che
scoppiare a ridere, facendo imbarazzare non poco il povero Tk.
-Ehi, non ridete! È già abbastanza imbarazzante!-
noi però, continuammo ancora a ridere.
-Va bene, basta ridere!-
-Scusa Tk... è che..-
e continuavamo a ridere, irritando sempre più il povero Tk!
-Va bene, va bene, continuate a ridere se proprio volete-
-Scusa Tk... è che, avresti dovuto vedere la tua faccia!-
continuò a dire Kary!
-Bè, voglio vedere te se avessi un nome ridicolo come il
mio, cara!-
-E dai Tk, infondo non è poi così male...-
-Si, è vero! C'è sicuramente di peggio!-
sostenemmo io e Kary.
-Si certo, come no!-
Dopo qualche minuto in cui io e Kary cercammo di riprenderci
dall'attacco di ridarella, ritornammo al lavoro. Ma ormai il tempo
stava scadendo, e non avevamo trovato niente che fosse riconducibile
a me, fino a che Tk non trovò una anomalia.
-Ehi ragazze, guardate qui! Mancano delle pagine!-
-Cosa?-
era vero. Nel registro che stava consultando, lo stesso dove aveva
trovato i dati del battesimo suo e di suo fratello, mancavano delle
pagine.
-Sono state strappate-
-Si, hai ragione. Ma come mai?-
-Chi mai vorrebbe strappare delle pagine di un registro
parrocchiale?-
-Qualcuno che non voleva fare sparire qualcosa-
Tk e Kary si voltarono verso di me.
-Far sparire qualcosa... e cosa?-
-Non cosa, Kary-
-Come?-
-Non hanno voluto cancellare solo qualcosa, ma hanno voluto
cancellare qualcuno!-
-Qualcuno? E chi?-
chiese Tk.
-Magari proprio me Tk-
-Te? È impossibile!-
-E perché?-
-Perché non può essere Mimi. Se nel registro compare
il mio nome, ci doveva essere anche il tuo! Infondo, eri più
grande di me!-
-Come fai a dirlo?-
-Già Tk, come puoi dire una cosa simile? Infondo non è
detto!-
-Non lo so ragazze, può essere solo una sensazione, ma non
penso che Mimi potesse essere più giovane di me-
-Vorrei avere la tua stessa certezza Tk!-
dissi un po' sconsolata ai miei amici. Loro si limitarono a stare
in silenzio.
Nonostante le nostre ricerche, alla fine non trovammo niente di
rilevante. Certo, avevamo trovato i nomi dei due conti
Craword-Horner, ma non avevamo trovato niente che mi potesse condurre
alla me del passato. Così, sconsolati e impolverati, lasciammo
l'archivio e fummo riaccompagnati all'uscita dal prete, che ci
salutò, invitandoci a tornare a visitare la chiesa quando
volevamo.
Erano le sei quando uscimmo, e ci trovammo immensi nel tramonto
della campagna inglese. Era tutto uno spettacolo incredibile. In
cielo era terso e grazie alla luce del tramonto era colorato di
arancione, sembrava infuocato. Le nuvole assumevano sfumature e
colori particolari. Ci sedemmo sui gradini della chiesa a contemplare
quello spettacolo della natura. E fu in quel momento che davanti a
me, i contorni presero a sfumare, e improvvisamente mi ritrovai a
vedere. Non era come mi capitava sempre, non stavo svenendo, ma era
come se vedessi un film. E fu così che vidi avanzare verso di
me una donna, doveva avere poco più di vent'anni, con un abito
azzurro, ampio, tipico settecentesco, e indossava sopra un mantello,
nero, a coprirla. Il mantello sventolava al vento, ma io non lo
sentivo. La vidi arrivare davanti alla chiesa e così la potei
vedere in volto. Rimasi sconvolta da quello che vidi, ero io! Ma non
ero io, cioè, non eravamo uguali. Ci assomigliavamo molto
però. E poi lei alzò il viso, e mi guardò negli
occhi. Non so come spiegarlo, ma sapevo che mi stava fissando. E fu
così che mi osservai bene. Lei aveva dei grandi occhi marroni,
intensi, profondi. Quegli occhi erano ammalianti. Era difficile
osservare il viso nella sua interezza, perchè gli occhi
attiravano lo sguardo delle persone. E poi ricordo i capelli. Capelli
castani, fermati con una acconciatura semplice. Erano raccolti e
fermati da una spilla. Me qualche ciocca era uscita dalla
acconciatura, e le scendeva sul volto. Erano capelli mossi, con bei
boccoli perfetti. Non so in quanto tempo rimanemmo ferme a fissarci a
vicenda. Poi lei si mosse, e si allontanò dalla chiesa, ma non
stava andando verso il cancello, ma stavo andando dietro la chiesa.
La osservai camminare, fino a quando lei non si fermò e si
voltò a guardarmi. Non disse niente, non una parola, ma capii
ugualmente. La dovevo seguire. Non camminammo a lungo. Lei si era
diretta verso il cimitero della chiesa, e vi era entrata. Io la segui
fino a che non la vidi fermarsi davanti ad una lapide. Poi si girò
verso di me, e mi sorrise. E poi sparì. E mentre lei spariva,
io sentivo i miei occhi farsi pesanti, le gambe cedermi. Ma non
caddi, perchè qualcuno mi aveva afferrata. Mi voltai e vidi il
volto preoccupato di Tk.
-Tk... cosa è successo?-
-Dovrei essere io a chiedertelo! All'improvviso sei caduta come in
trance e ti sei alzata. Ti abbiamo chiamata e non hai risposto, ho
anche provato a bloccarti ma sei continuata ad andare avanti, e poi
ti sei fermata qua. Si può sapere che accidenti ti è
preso?-
mentre Tk mi riversava addosso questo fiume di parole, rianalizzai
quello che mi era successo. Una visione...
-Non so Tk. So che stavo guardando il tramonto e poi è
arrivata e...-
mi fermai e alzai lo sguardo verso Tk.
-L'hai vista anche tu, vero?-
Tk mi guardò preoccupato.
.Vista chi?-
-Io... cioè lei... cioè...-
-Mimi, sei sicura di stare bene?-
mi chiese Kary. Si era avvicinata a noi e mi stava fissando
preoccupata anche lei.
-Si sto bene. È che l'ho vista!-
-Vista chi?-
-Me Tk! Cioè, ho visto la me del 1700. Era qui, ed è
stata lei a portarmi in questo posto. Io dovevo seguirla!-
Kary e Tk si guardarono negli occhi e capii subito cosa stavano
pensando.
-Ehi, non sono impazzita di colpo e so anche io che questa non è
una delle mie solite visioni. Ma vi prego di credermi! Io mi sono
vista e lei mi ha detto di seguirla, cioè non ha parlato, ma
ho capito che la dovevo seguire perché era importante. E lei
mi ha portato qui!-
-Nel cimitero?-
disse Tk, fissandomi ora allibito.
-Non nel cimitero stupido, ma davanti a questa tomba!-
-Cosa avrà mai di così speciale una tomba?-
-Oh ti prego, non diventare testardo come tuo fratello ora Tk. Se
mi ha portato qui un motivo ci sarà, no?-
-Secondo me sei solo stanca. Sarà meglio tornare
all'albergo e sperare che gli altri abbiano trovato qualcosa!-
-Ma Tk! Ti sbagli, anche questo è importante!-
-E perché mai?-
-Perché credo che questa sia la tomba del padre di Mimi Tk-
io e Tk ci voltammo verso Kary. Era inginocchiata davanti alla
tomba e stava indicando il nome della persona, incisa nella pietra.
-“Count Richard Philip Kellyngston, 1689-1724”-
-Mio padre?-
-Penso di si. Se no chi può essere? Guarda Mimi è
morto nel 1724, e visto che sappiamo che Thomas è nato nel
1717, e quindi anche tu devi essere nata intorno a quegli anni, chi
altro può essere?-
Il ragionamento di Kary aveva senso. La tomba di mio padre.
-Mio padre...-
-Si Mimi. E ora sappiamo!-
-Cosa?-
chiesi io.
-Come cosa Mimi! Sappiamo chi sei!-
-Chi sono?-
-Si Mimi. Tu sei la contessa di Kellyngston! O almeno, è
questo il tuo nome!-
mi disse una raggiante Kary.
Tk, che era rimasto silenzioso fino ad ora, saltò su con
una frase che solo lui poteva dire in un momento del genere
-Se avessimo saputo subito che alla fine per trovare un indizio
importante bastava aspettare il fantasma della vecchia contessa,
almeno ci saremmo risparmiati due ore di ricerca nell'archivio, e
almeno mi sarei risparmiato una gran vergogna!-
mi voltai verso di lui o lo fissai
-Vergogna? Quale vergogna?-
Un leggero rossore colorò le guance di Tk, prima che mi
rispondesse.
-Tu credi sul serio che non mi prenderà in giro non appena
saprà quella cosa?-
-Quale cosa?-
-Del nome!-
-Il nome? Di quale nome stai...-
non finii la frase perché capii subito. E iniziando a
ridere, presi Tk a braccetto, cosa che gli provocò una ondata
di rossore, e mi limitai a dire
-Dai Fitz, sono sicura che non ne farà una gran storia!-
-Come conosci poco mio fratello...-
disse sconsolato lui. Io continuai a ridere, seguita da Kary.
-Ma che vi prende oggi? Lo sapete che è da prima che mi
prendete in giro?-
-E dai Tk, scusa, non volevamo, vero Kary?-
Kary si limitò a scuotere il capo in senso affermativo.
-Visto?-
allora lascia andare il braccio di Tk e mi avviai verso l'uscita.
Poi, arrivata quasi al cancello, mi fermai e mi voltai a vedere i
miei due amici che camminavano dietro di me. Camminavano vicini, e
stavano parlando. Ad un tratto Tk doveva avere detto qualcosa di
divertente, perché Kary ridacchiò e anche lui. Erano
molto dolci insieme.
-Sapete-
dissi quando furono vicini abbastanza da potermi sentire.
-Cosa?-
chiesero in coro.
-Sareste una coppia perfetta voi due insieme! Non ve lo ha mai
detto nessuno?-
e mentre osservavo entrambi che diventavano rossi come due
pomodori, io mi girai e ridacchiando ripresi la strada verso il
villaggio.
-Mimi, ma che dici!-
urlò quasi Kary. Allora mi rivoltai verso di lei e, con lo
sguardo più malizioso che potei fare le dissi
-Ma non fare così Kary! Infondo, se non mi sbaglio, oggi tu
davanti all'ascensore non volevi sapere... -
e non finendo nemmeno la frase, mi ritrovai a correre lungo il
sentiero, con Kary dietro che cercava di fermarmi per non aggiungere
altro, e Tk, che non capendo bene la situazione, non fece altro che
osservare divertito le sue due amiche rincorrersi come se avessero
cinque anni.
Era il modo perfetto per concludere la giornata, no?
perdono, perdono, perdono per l'immenso ritardo di questo
capitolo! Mi sorprende se ancora qualcuno si ricorda la storia...
chiedo scusa ancora! Ma per un sacco di tempo non ho ricevuto la
giusta ispirazione per questo capitolo, e alla fine lo avevo
definitivamente abbandonato! Ma poi, eccomi qua ancora!
Precisazione del capitolo: ho
messo la traduzione dei pezzi in inglese, non perché non
pensavo che non foste in grado di tradurle, anzi. Penso che non siano
molto difficili, e anzi, se trovate degli errori segnalate pure! Non
sono mai stata un asso in inglese... anzi, mi scuso se ci sono
errori. Comunque volevo solo informarvi che ho messo la traduzione
per correttezza, così se non volete sforzarvi, ecco a voi la
soluzione^^
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, e che non abbia
deluso. Un bacione a tutti quelli che si fermano a leggere e se
volete, lasciate pure una piccola recensione... fastidio non date ^^
-Cosa avrà mai di speciale una tomba?-
-Oh ti prego, non diventare testardo come tuo fratello, ora, Tk. Se mi ha portato qui un motivo ci sarà, no?-
-Secondo me sei solo stanca. Sarà meglio tornare all’albergo e spiegare agli altri che abbiamo trovato qualcosa-
-Ma Tk!!! Ti sbagli, anche questo è importante!!!-
-E perché mai?-
-Perché credo che questa sia la tomba del padre di Mimi, Tk-
io e Tk ci voltammo verso Kary. Era inginocchiata davanti alla tomba e stava indicando il nome della persona incisa nella pietra.
-“Count Richard Philip Kellyngstone, 1689-1724”-
-Mio padre?-
-Penso di si. Se no chi può essere? Guarda Mimi, è morto nel 1724, e visto che sappiamo che Mathew è nato il 1717, e quindi tu devi essere nata intorno a quegli anni, chi altri può essere?-
il ragionamento di Kary aveva senso. La tomba di mio padre…
-Mio padre…-
-Si Mimi! E ora sappiamo!!!-
-Cosa?- chiesi io
-Come cosa Mimi! Sappiamo chi sei!-
-Sapete chi sono?-
-Si Mimi. Tu sei la contessa di Kellyngstone! O almeno, è questo il tuo titolo-
mi disse una raggiante Kary
Conte Richiard Philip Kellyngstone. Continuavo a ripetermi in testa quel nome, non per paura di dimenticarmelo, ma per cercare di potere ricordare qualcosa. Non mi venne in mente niente, non mi suscitava niente, nessuna emozione. Eppure avevo scoperto il mio nome, io ero la contessa di Kellyngstone. Eppure, anche se facevo risuonare nella mia mente quelle due parole non sentivo assolutamente niente.
I miei due compagni di viaggio Tk e Kary, non parlarono durante il viaggio di ritorno fino all’albergo. Forse avevano intuito il mio stato d’animo, forse volevano solo lasciarmi sola, forse non sapevano cosa dire. Effettivamente non avevo molta voglia di chiacchierare, in quel momento non avevo voglia di parlare con nessuno, volevo solo stare sola con i miei pensieri.
Arrivati davanti all’albergo trovammo nella hall ad aspettarci Yoley e Ken. A giudicare dalle loro espressioni non dovevano avere avuta molta fortuna. Ma non m’importava. Appena ci videro ci vennero incontro, ma io feci loro cenno di non volermi fermare. Avrebbero pensato Tk e Kary a raccontare. Mi avvia verso l’ascensore, ma non ero diretta nella mia stanza. Non avevo bisogno della conferma per sapere se lui era dentro la sua stanza, lo sapevo e basta che c’era, e credo che anche lui si aspettasse una mia visita. Non dovetti nemmeno bussare. Ero appena arrivata davanti alla sua porta che questa si era già aperta. Non c’era bisogno di parole tra di noi, mi fece entrare senza dirmi niente, e appena lo sentì chiudere la porta mi girai verso di lui per cercare il suo abbraccio. Solo in quel momento, quando sentii le sue braccia circondarmi, mi resi conto che stavo piangendo. E piansi, e lui non fece altro che consolarmi pazientemente.
Quando aprii gli occhi era buio. La stanza era fiocamente illuminata dalla luce della luna. Evidentemente le tende della finestra non erano state chiuse, e la luce lattea della luna entrava tranquillamente nella camera, illuminando in modo soffuso le cose circostanti. Ci misi qualche secondo prima di rendermi conto che mi trovavo sdraiata su un letto, con una coperta sulle spalle per proteggermi dal freddo. C’era qualcosa che non andava, però. Mi resi conto che portavo ancora i jeans, non ero in pigiama. Possibile che fossi stata così stanca da non essermi resa conto di andare a dormire con i vestiti ancora addosso? E perché le mie amiche non mi avevano fermata? Possibile che nemmeno loro se ne fossero accorte? Ma le stranezze non finivano lì. I rumori della stanza erano diversi. Non sentivo il respiro delle mie amiche. Ormai lo avevo imparato a conoscere, e quella stanza era troppo silenziosa. Poi però mi resi conto che c’era qualcuno. Potevo sentire il suo respiro regolare, segno che quella persona stava dormendo. Non capivo cosa stesse succedendo, stavo cercando di capire ancora avvolta dal sonno quando capii. C’era qualcun altro sul letto con me. Mi resi conto di avere il corpo di una persona dietro di me, e della presenza di un braccio che in modo protettivo da dietro mi abbracciava. Non mi ero resa conto subito della sua presenza perché averlo lì così era una cosa naturale. Piano piano mi girai verso di lui, facendo molta attenzione a non svegliarlo. Ed eccolo lì, il mio bellissimo e splendido ragazzo addormentato. E in quel momento era ancora più bello. Lo osservai qualche minuto, in silenzio, immobile. Volevo scolpirmi nella mente ogni dettaglio, ogni suo lineamento. Era rilassato e sereno, e anche se l’ho già detto, era bellissimo. La luce soffusa della luna dava ai suoi capelli una sfumatura particolare. Istintivamente gli passai una mano tra i capelli, assaporandone la sensazione sulle mia mani. Possibile che non avessi mai notato prima quanto erano morbidi? Non so per quanto tempo rimasi lì sdraiata ad ammirarlo e ad accarezzarlo, fu la sua voce a riportarmi alla realtà.
-Vuoi smetterla di continuarmi a fissare?-
Lentamente aprì gli occhi ed io mi trovai a fissare quei meravigliosi occhi azzurri.
-Non volevo svegliarti… scusa-
gli risposi, leggermente imbarazzata per essermi fatta cogliere in quella situazione imbarazzante.
-Non devi scusarti. Solo preferirei che tu smettessi di fissarmi-
-Perché… non vuoi che ti fissi?-
-Non ho detto nemmeno che non voglio che tu mi fissi-
-Allora ti stai contraddicendo da solo-
-No! Ho detto che preferirei che tu smettessi di farlo-
-Cosa? Sei il mio ragazzo… è un mio diritto quello di fissarti!!!-
-Ma non così… -
-Così come? Ho qualcosa che non va?-
-Si. Hai uno sguardo che non mi piace per niente in questo momento…-
-Cosa? Cos’ha il mio sguardo?-
ci mise qualche secondo a rispondermi. In quei brevi attimi si avvicinò a me, portando il suo viso a pochi centimetri dal mio.
-Perché è uno sguardo che mi costringe a fare questo…-
e senza esitare, annullò la distanza tra di noi, e mi baciò. Dovevo scoprire al più presto com’era quello sguardo, e cercare di rifarlo più spesso… quello che portava era estremamente piacevole.
Non ricordo di essermi riaddormentata, ma così fu, e quando mi sveglia la mattina dopo, mi sentivo terribilmente meglio e più rilassata. Mi girai lentamente nel letto, finché non mi resi conto di essere sola. Mi voltai verso il comodino, dove una sveglia indicava l’ora: le 08:45. Mi chiesi dove poteva essere Matt a quell’ora del mattino. Forse si era svegliato ed era andato a fare colazione. Ma perché allora non mi aveva svegliato? Lentamente mi alzai, e mi guardai intorno. La stanza era perfettamente in ordine. Gli armadi chiusi, nessun vestito sparso per terra, i letti fatti… molto diversa dalla camera che condividevo con le ragazze. Mi venne quasi da sorridere a pensare quanto noi sei potessimo essere molto diversi per molte cose, eppure andare perfettamente d’accordo. Il bello dell’amicizia, infondo, è proprio questo. Persone diverse, con caratteri diversi e abitudini diverse, possono lo stesso andare d’accordo e volersi un sacco di bene, e fidarsi l’uno dell’altra, tanto da imbarcarsi in una avventura così folle e assurda. Mentre mi dirigevo verso il bagno per darmi una sistemata, guardai verso i letti intatti dei ragazzi e solo in quel momento realizzai una cosa. Se io avevo dormito in camera di Matt, camera che lui divideva con Tk e Ken, e i loro letti erano intatti, tranne quello dove avevamo dormito noi, dove avevano dormito i ragazzi? Non feci nemmeno in tempo a darmi una possibile risposta, che la porta della stanza si aprì, rivelando proprio i due interessati.
-Ah, buongiorno bella addormentata che si addormenta nella camera degli altri, impedendomi di dormire nella mia stanza…-
fu il “caloroso” buongiorno di Tk. Ken, dietro di lui, si limitò a scuotere la testa, per poi lanciarmi uno sguardo del tipo “condivido tutto quello che ha detto lui”.
-Buongiorno anche a te Tk, Ken-
-Si si, buongiorno. Comodo dire buongiorno dopo che si è usufruito di una camera altrui, lasciando noi in preda alle decisioni importanti da prendere e sul decidere cosa fare… ma a lei cosa importa se abbiamo passato una notte praticamente in bianco, cercando di calmare Joley che era preda di crisi isteriche perché pensava che ti fosse successo qualcosa in chiesa. E so che in quella chiesa ti è successo qualcosa, che hai visto qualcosa, ma questo non ti autorizza a comportarti così. Ti sei stranita all’improvviso, e sei sparita in ascensore. Non sei scesa a cena e tua madre… mi hai lasciato solo a parlare con tua madre!!! Hai idea di quello che ho passato? Continuava a fare domande e io non sapevo cosa risponderle… questa giuro che te la faccio pagare. E mentre io cerco di risolvere la situazione, cercando di capirci qualcosa di questa storia, storia in cui ci hai trascinati tu, con la tua voglia di scoprire e la nostra stupidità nel darti retta, cercando poi di tenere a bada tua madre, che era preoccupata nel non vederti e nel fatto che non rispondevi alle sue chiamate e ai suoi messaggi, sopportando le occhiatacce di tuo padre che ha capito che ti stavo coprendo, anche se non so per che cosa… tu che fai? Tu te ne stavi comodo a dormire. Mimi che cavolo ti è successo? È da quando siamo arrivati che sei strana, più del solito… ma se non parli con noi, come possiamo aiutarti?-
Non era da Tk una sfuriata simile. Ma non era arrabbiato, almeno, non solo arrabbiato. In lui c’era anche tanta preoccupazione. Fu in quel momento che mi resi conto di quanto bene gli volevo. Lui con i suoi occhi così grandi e sinceri, che mi scrutavano per vedere se stavo bene o avevo bisogno di qualcosa, quegli occhi che volevano essere arrabbiati con me in quel momento, ma che tutto quello che mostravano erano solo tanta preoccupazione, in quel momento mi fecero sentire terribilmente il colpa. Non potevo dargli torto. Da quando eravamo arrivati mi erano successe troppe cose, e avevo visto troppe cose. Ma infondo, non avevo detto come stavo, nemmeno a Matt. Non avevo parlato con nessuno in effetti. Mi ero tenuta dentro tutto, le mie preoccupazioni, il mio stato d’animo, che non avevo pensato che così facendo stavo facendo soffrire le persone che erano con me. E fu così che me ne uscii con la frase più banale che ci potesse essere
-Mi dispiace Tk…-
fu tutto quello che riuscì a dire. Ma bastò, perché quel ragazzo che mi aveva strigliata fino a pochi secondi prima mi prese e mi serrò in un abbraccio così forte e protettivo che mi fece capire quanto bene anche lui voleva a me. Era assurdo quanto quei due fratelli così diversi di carattere avessero il potere di farmi sentire bene solo con un abbraccio.
-Solo perché sei tu Mimi, allora ti perdono… e poi sei l’unica che sopporta mio fratello, quindi sarà meglio che ti tratti bene. Se lo lasci tu non so chi se lo possa prendere! E fidati, un fratello solitario e lunatico non lo rivoglio!-
non potei trattenere una risatina. E fu così che ci trovò il suddetto citato fratello, quando entrò trenta secondi dopo dalla porta. Io e Tk, abbracciati, che ridevamo di lui. Lo sguardo stupito lasciò quasi subito il posto ad uno sguardo agguerrito nei confronti del fratello.
-Non ti preoccupare… la lascio andare. Accidenti come sei dannatamente geloso Matt!!! Chi mai lo avrebbe detto… Anche se credo effettivamente che Mimi ci guadagnerebbe a stare con me! Insomma io sono decisamente meglio di te!-
e io e Tk riscoppiammo a ridere.
-Dacci un taglio Tk-
-Ehi dai, non stavo facendo niente di male!!! Non posso più prenderti in giro!! E poi sto abbracciando mia cognata e ne ho tutti i diritti visto che è entrata a far parte della famiglia. Te lo dico con affetto visto che sei mio fratello, ma stai peggiorando-
-Tk…-
i soliti. Ormai avevo capito che il punzecchiare di Tk e le velate minacce di Matt erano il loro modo per dirsi che, in fondo, si volevano bene. Mente maschile, non l’ho mai capita.
-Bene, dopo questo meraviglioso risveglio… chi mi vuole accompagnare a fare colazione? Io avrei un po’ fame…-
e senza aspettare risposte, o assicurarmi che qualcuno mi seguisse, mi diressi verso l’ascensore. Le spiegazioni e le ulteriori lavate di capo delle mie amiche e di mia madre potevano essere rimandate dopo una abbondante colazione.
Non sono mai stata davanti ad un plotone di esecuzione, ma mentre mi trovavo, seduta sul mio letto, con Joley, Kary, Tk e Ken a fissarmi tutti seduti su un unico letto mi sentivo proprio come se dovessi vivere i miei ultimi attimi di vita.
-Allora, da cosa vogliamo cominciare?-
cercai di sdrammatizzare la cosa, e la cosa migliore mi sembrava di fargli scegliere a loro da dove partire. Io non ne avevo idea, perché per me era troppo difficile trovare un punto di partenza. Meglio che fossero loro a cominciare.
-Ieri in chiesa, che cosa avete scoperto?-
mi voltai verso Tk e Kary
-Non glielo avete detto?-
i due si limitarono a scuotere la testa.
-Non ci sembrava corretto iniziare senza di te-
-Ok, lo dirò io allora. Ho trovato mio padre-
nella stanza niente si mosse per alcuni secondi.
-Tu… cosa???-
Joley era sconvolta.
-Tuo padre… tu hai trovato tuo padre? Che significa?-
-Ho trovato la sua tomba Joley. Ho trovato la tomba di mio padre-
-Tuo padre… accidenti, questa si che è una notizia! E io che pensavo che non avreste trovato niente di importante come noi!-
-Vuoi dire che non avete trovato niente di niente?-
-In effetti non sapevamo bene nemmeno cosa cercare… abbiamo solo trovato la data di battesimo di un conte, Kendal Harry Wentworth, il 30 marzo del 1719, che molto probabilmente poteva conoscerti in quell’epoca. In base alla data di nascita doveva essere un tuo coetaneo o una cosa simile-
ci disse Ken.
-Aspettate… hai detto Wentworth? Ma allora doveva essere il proprietario della villa dove è stato ritrovato il ciondolo!!!-
disse Kary.
-Si, ho pensato la stessa cosa Kary. Per questo ho cercato altre informazioni su di lui e ho trovato una cosa importante…-
-Abbiamo trovato! C’ero anche io Ken!!!-
-Si si Joley. Abbiamo trovato la data del suo matrimonio-
-E con chi si è sposato?-
-Con una certa Joleen Emily Norford- disse Joley - ma su di lei poi non abbiamo trovato altro. Non c’è la data di nascita, forse non è stata battezzata lì-
-Forse non era nemmeno nata in quella città. All’epoca i matrimoni erano prevalentemente combinati, c’entrava molto poco l’amore. Può darsi che fosse un matrimonio combinato fra due famiglie nobili-
-Sicuramente è stato così-
-Però questo non spiega una cosa…-
disse Tk
-Se il ciondolo era di Mimi, che ci faceva sigillato a casa dei Wentworth? Non penso che un ciondolo così importante possa essere stato regalato…-
-In effetti è quello che avevo pensato anche io- disse Ken- forse il ciondolo è stato dato in custodia come il ritratto. Pensateci. Tutto, ciondolo e quadro erano stati nascosti. E solo per caso sono stati ritrovati. Qualcuno ha cercato di nascondere tutto…-
- E c’è anche riuscito, se per 300 anni nessuno li ha trovati-
disse Kary.
-Ma certo!!!-
dissi ad un tratto io, attirandomi tutti gli sguardi addosso.
-Ragazzi, non vi ricordate?-
-Se sei così chiara ad esplicita, come possiamo non ricordare alla perfezione?-
-Oh smettila Tk. Quando eravamo al castello dei Foster, dove è stato trovato il ciondolo e il quadro…-
-Fino alla parte del castello ci siamo arrivati…-
-Tk se non la smetti di interrompermi ti caccio fuori!!!-
-Ok ok, scusa!-
-Allora, quando eravamo al castello, mentre eravamo nella galleria dei ritratti, non vi ricordate cosa è successo?-
seguirono alcuni attimi di confusione, in cui mi guardarono come se mi fosse spuntata una seconda testa, prima che Kary arrivasse a capire e a ricordare quello che era successo.
-Giusto!!! La contessa Wentworth!!!-
-Esatto! E lei ha detto…-
-Che eravate amiche! E quindi può darsi che, visto che eravate amiche tu…-
-… io le abbia affidato il ciondolo e il quadro perché sapevo che su di lei potevo contare!-
-Giusto!!!-
-E questo vuol dire anche un’altra cosa…-
mi voltai verso Ken, che sembrava avere fatto un altro passo avanti.
-Joley, passami gli appunti… ecco qui. Se quello che Mimi ha detto è vero, cioè che Joley nel castello ha rivissuto la se stessa del passato…-
-Di cui io però non mi ricordo niente!!!-
--…vuol dire che Joleen Emily Norford, sposata con il conte Kendal Henry Wentworth, altri non era che Joley-
io mi fermai un attimo a vedere Joley. Era sconvolta e per la prima volta non sapeva che dire.
-Quindi… Mimi ha affidato alla contessa Wentworth, cioè a Joley per capirci, il ciondolo e il quadro affinché lei la custodisse?-
-Così almeno sembrerebbe…-
-Ma perché nascondere il tutto? Che cosa può essere successo di così grave da far si che tutto quello che riguardava quella donna fosse nascosto?-
mentre ognuno cercava di dare una risposta a quella domanda irrisolvibile, dati i pochi elementi di cui eravamo in possesso, Matt spostò la nostra attenzione su qualcos’altro.
-Pensarci ora non serva a niente. Lo scopriremo a tempo debito. Ora bisogna concentrarsi su quello che Mimi ci ha detto-
e di nuovo mi ritrovai al centro dell’attenzione. E a quel punto Joley esplose
-MA CERTO!!! Mimi, hai detto di avere trovato la tomba di tuo padre, in che significa che hai trovato anche il suo nome!!!-
-Si Joley, esatto!-
-E quindi questo vuol dire che ora…-
-Ora so come mi chiamo, si-
-E…-
-E davanti a voi avete la figlia del conte Richard Philip Kellyngston, nato nel 1689 e morto nel 1724. Io sono la contessa di Kellyngston!-
-Wow… abbiamo un nome!-
-E niente altro purtroppo-
era la verità. Per ora non avevamo altro che una serie di nomi e date, ma non eravamo arrivati a capo di niente.
-Non è vero che non abbiamo niente ragazzi. Ora abbiamo il nome di Mimi!!! Sappiamo cosa cercare, possiamo trovare qualsiasi cosa!-
Joley era l’unica elettrizzata.
-Ma Joley, io non ho trovato traccia di quel nome nei registri che abbiamo controllato. Non c’è traccia di me…-
-Ma c’erano delle pagine strappate, te ne sei già dimenticata?-
mi voltai verso Tk.
-Come?-
-Te ne sei dimenticata? Nel registro dove abbiamo trovato le date di battesimo mie e di Matt c’erano delle pagine strappate! Può darsi che li ci potesse essere qualcosa che ti riguardava…-
-Giusto Tk! Me ne ero dimenticata persino io! E può darsi che ci sia sfuggito il tuo nome quando guardavamo i battesimi. Magari ci sei anche tu, solo non lo abbiamo visto-
-Può essere… ma non mi ricordo proprio di avere letto quel nome! Insomma, avrei dovuto accorgermene!-
-Ma Mimi, eravamo troppo distratte a leggere il nome di Tk per prestare massima attenzione al resto del registro… magari era proprio sotto i nostri occhi e non ce ne siamo accorte!-
-Quindi dovremmo tornare in quella chiesa a controllare…-
-Si-
mentre io e Kary ci stavamo esaltando all’idea di tornare a controllare gli archivi, Tk era diventato improvvisamente pallidissimo.
-Io non credo sia una buona idea tornarci tutti insieme… se volete posso andarci io!-
disse subito Tk. Io e Kary ci guardammo e non potemmo trattenere una risatina.
-E dai Tk, non dirmi che ti vergogni ancora per quel nome…-
-Che nome?-
-Niente di importante!-
-Oh Tk, non fare il bambino!-
-Parli bene te! Voglio vedere se ti capitasse un nome simile anche a te…-
-Guarda che a me non dispiace mica!-
cercò di dire Kary, leggermente rossa in volto.
-Certo, se avete riso solo per mezz’ora!!!-
al ricordo della scena del giorno prima, non potemmo trattenere una risata.
-Visto?-
-Insomma!!! Volete dirci di cosa state parlando?-
domandò Joley ormai al limite di sopportazione di quella conversazione di cui lei non riusciva a capire niente.
-Niente che possa essere utile!-
cercò di dire TK.
-Ora basta Tk, la stai facendo più lunga di quello che è! Ieri, mentre eravamo all’archivio, oltre a scoprire il nome di mio padre, abbiamo trovato anche le date di nascita di Tk e Matt, cioè, le date di nascita di voi nel ‘700, con anche i nomi completi!-
-Forte!!! Come vi chiamavate?-
-Matt era il conte Mathew Robert Craword-Horner-
-Battezzato il 19 aprile 1717- concluse Kary guardando dai suoi appunti.
-E poi c’era Tk che era…-
-Non lo dire… ti prego-
-… Il conte Fitzwilliam Craword-Horner-
-Battezzato il 15 ottobre 1721-
seguì un lungo attimo di silenzio alla fine delle nostre scoperte.
-Fitzwilliam…-
-Ecco che ci siamo… grazie tante Mimi!-
-Tu ti chiamavi Fitzwilliam?-
ma non successe quello che Tk aveva immaginato. Infatti Matt non si mise a ridere o a prenderlo in giro, ma aveva assunto una espressione seria e concentrata, come se stesse cercando di ricordare qualcosa. Anche Ken stava pensando a qualcosa, forse la stessa cosa che stava cercando di ricordare Matt.
-Ragazzi, che succede?-
-Starà cercando una battuta o un modo per prendermi in giro a vita…-
-Ti sbagli Tk, come sempre. È che mi è tornata in mente una cosa, e anche Ken deve avere pensato la stessa cosa-
-Penso di si!-
-Ok, che ti sei ricordato?-
-Sempre quando eravamo al palazzo, l’altro giorno, nella sala dei ritratti. Vi ricordate davanti a che quadro Joley si è fermata quando ha avuto la sua visione?-
-Il quadro della bambina vuoi dire? Dell’ultima contessa che aveva portato il nome dei Wentworth?-
-Esatto, lei. Joley ha detto che quella bambina era la sua nipotina, e che per Mimi era la figlia di…-
-Di mia nipote!-
-Esatto. E poi quando Josephine ci ha raccontato la storia del quadro, ha detto che la bambina era la figlia del figlio di Joley e della figlia del secondo della famiglia Craword-Horner. Il che significa che…-
-Anche quella bambina era mia nipote?-
-Fermi tutti… io e Tk siamo imparentati???-
Joley e Tk si fissarono come se non si fossero mai visti prima.
-Aspettate… vi ricordate no che il conte Craword-Horner dipingeva? Aveva dipinto lui in quadro della nipote. Quindi lui avrebbe potuto dipingere il quadro di Mimi, no?-
-Potrebbe… ma se Fitzwilliam era il fratello di Mathew, e se il fratello ha dipinto Mimi con il ciondolo che apparteneva alla sua famiglia… perché poi tutto è stato affidato a Joley?-
-Forse perché il primo posto dove tutti sarebbero andati a cercare sarebbe stato proprio in casa del fratello!-
-Ma se poi Fitzwilliam Craword-Horner ha proibito a chiunque di entrare nel palazzo della sua famiglia, perché non lasciare il quadro e il ciondolo là? Tanto nessuno poteva entrarci!-
In effetti questo poteva avere un senso. Se il palazzo Craword-Horner era chiuso, e nessuno a parte l’erede del fratello poteva entrarci, perché non nascondere quadro e ciondolo lì, dove nessuno li avrebbe mai trovati?
-Forse perché volevano che prima o poi il quadro fosse trovato-
ci voltammo verso Kary.
-Cosa intendi dire?-
-Pensateci. C’erano tutti gli elementi per fare in modo che la storia rimanesse segreta per sempre. Invece hanno deciso di nasconderli in un posto si segreto, ma che prima o poi qualcuno avrebbero scoperto. È come se qualcuno avesse sperato che tutto venisse alla luce del sole. Il motivo è… perché?-
la domanda sollevata da Kary era senza risposta, almeno per il momento. Però avevano un senso le sue conclusioni. Qualcuno aveva deliberatamente nascosto il tutto, ma in un modo che mai nessuno non lo trovasse. Non volevano che i loro contemporanei non li trovassero, ma non i loro posteri. Ma perché?
C’erano troppe domande ancora che non avevano trovato risposte. E più cercavamo di risolvere, più ci trovavamo davanti ad altre domande. E tutte sembravano senza risposte. Non ci trovavamo in una situazione facile, tutt’altro anzi. Non facevamo altro che trovare degli indizi che finora non ci avevano portato a niente, solo in vicoli ciechi. Non riuscivamo a vedere la trama di fondo di tutta questa faccenda.
Infatti avevamo scoperto che:
Il mio amore del passato era Mathew Robert Craword-Horner, conte, di cui si erano perse misteriosamente le tracce.
Sapevo il mio nome, ero la contessa di Kellyngstone, ma a parte la tomba di mio padre, non c’erano tracce della mia presenza a Croftwell, almeno per ora.
Il ciondolo e il quadro erano state affidate da me, o da qualcun altro, a Joley, cioè alla contessa Joleen Emily Norford in Wentworth, mia cara amica, che aveva provveduto a nascondere il tutto, per motivi ancora misteriosi.
Le mie visioni del passato avevamo dimostrato che il mio amore era contrastato o non ben visto. Ma rimaneva la domanda: perché?
Qualcuno aveva strappato delle pagine dagli archivi della chiesa, pagine dove poteva esserci qualche indizio che potevano riguardarmi. Quindi qualcuno voleva cancellare le mie tracce… ma per quale motivo?
Il fratello di Mathew, Fitzwilliam, molto probabilmente, aveva dipinto il mio ritratto. Ma allora, perché affidarlo a Joley?
Perché Fitzwilliam Craword-Horner aveva reso il palazzo della sua famiglia inaccessibile a tutti? Cosa era nascosto nel palazzo che non si voleva essere assolutamente trovato? E perché lasciare il palazzo ad un erede del fratello, se del fratello non si avevano più sue notizie? Che nonostante la scomparsa, i due fratelli avessero comunque mantenuto un rapporto epistolare?
Infine, tutto quello che mi riguardava sembrava essere avvolto da un alone di mistero. Appena si scopriva qualcosa, un nuovo mistero veniva fuori. Ma perché tutto quello che riguardava la mia storia era stato accuratamente cancellato? Cosa avevo fatto di così orribile nel 1700?
Alla fine non eravamo a capo di niente. Anzi, stavamo solo allungando la fila di misteri. Iniziavo a perdere le speranze. Saremmo mai riusciti a capirci qualcosa? O era tutto inutile quello che stavamo facendo? Dovevamo mollare? No, non potevamo. Ormai c’eravamo dentro, non potevamo tirarci indietro. Bisognava solo trovare la strada giusta, in cui tutti i pezzi potessero andare nel posto giusto.
-Ora che facciamo? Cosa cerchiamo per prima cosa?-
questa era la domanda cruciale. Che potevo fare adesso?
-Dobbiamo cercare te-
era stato Matt a parlare.
-Che vuoi dire?-
-Dobbiamo scoprire perché su di te c’è questa aria di mistero. Perché ogni cosa che ti riguarda è sparita o è stata occultata. È la prima cosa da fare!-
-Giusto. Per una volta mio fratello ha ragione Mimi. Infondo abbiamo il nome di tuo padre, quindi sappiamo il tuo. Trovare qualcosa su di te sarà una passeggiata-
-Almeno lo spero Tk. Per ora non siamo stati per niente fortunati-
-La fortuna ce la creiamo da soli Mimi, non dimenticarlo mai-
disse Joley.
-Va bene, cerchiamo me. Ma dove cerchiamo?-
a questo ancora nessuno aveva pensato.
-Proviamo all’archivio storico del paese. Forse lì c’è qualcosa…-
disse ad un tratto Ken.
-Esiste un archivio storico in questo paesino?-
-Dovrebbe esserci. Ci pensavo ieri mentre eravamo all’archivio della parrocchia. Ci doveva essere di sicuro una struttura che faceva capo al governo anche qui, e con esso deve esserci anche tutto l’archivio storico. Possiamo tentare-
-Io non credo sia una buona idea. Un conto è una chiesa, dove i registri sono messi in ordine cronologico, ma un archivio funziona in un modo diverso. E poi potremmo non trovare niente lo stesso-
ribattè Matt.
-Ma forse possiamo trovare atti di proprietà o testamenti. Possiamo fare un tentativo. Possiamo anche scoprire un palazzo o cose simili-
-Male non può fare…-
dissi io.
-Però non possiamo presentarci tutti insieme richiameremmo troppo l’attenzione. Potrei andare da solo, di sicuro farei prima-
-Faresti veramente questo?-
gli chiesi sbalordita. Chi se lo sarebbe mai aspettato da Ken un aiuto simile?
-Certo. Posso farlo tranquillamente. Spero di non metterci molto… se l’archivio è ben tenuto dovrei fare presto. Sperando che non mi facciano storie con la consultazione, è ovvio…-
-Non creare altri problemi Ichijouji… su con la vita! Sono sicura che la sorte ora ci darà una mano!-
-Ma se prima hai detto che la fortuna ce la creiamo da soli… ora parli di buona sorte?-
-Non è la stessa cosa…-
-Si che lo è!-
-Ma devi sempre criticare ogni cosa che dico?-
-Sei tu che fai in modo che la gente ti critichi!-
-COSA?-
-Ok ragazzi, basta. Rimandate la vostra litigata da innamorati a dopo, per favore. Ora abbiamo altre cose di cui occuparci-
dissi io, per cercare di calmare quei due. E c’ero riuscita… anche se avevo spostato la loro litigata su di me.
-NOI NON LITIGHIAMO COME SE FOSSIMO DEGLI INNAMORATI!!!!-
dissero allo stesso momento, rossi entrambi in volto.
-Ah no? Ma se dite anche le cose insieme…-
-NON E’ VERO!!!-
stavo per ribattere quando Kary decise di chiudere ogni discussione.
-Ora basta, smettetela. Ken vai pure all’archivio e cerca di scoprire qualcosa. Noi intanto cerchiamo di inventarci qualcosa da fare, come per esempio tornare in chiesa e cercare se per caso non ci sia sfuggito il tuo nome. Magari potremmo anche vedere nel cimitero-
-Giusto. Magari ieri non abbiamo visto, ma potrebbero esserci le altre tombe, anche la tua Mimi. Magari lì c’è un indizio-
-Potremmo provare, si…-
-Almeno non perderemo altro tempo a non fare niente-
e detto questo decidemmo di muoverci. Ken sarebbe andato all’archivio, io e Matt saremmo tornati al cimitero per controllare di nuovo, mentre gli altri sarebbero tornati in chiesa a ricontrollare i registri.
Il cimitero di giorno non era surreale come quando c’era il tramonto. Non era altro che un cimitero. Certo, suggestivo, ma non aveva quell’alone di luogo incantato che mi aveva dato la sera precedente. Tuttavia rimaneva un luogo importante. Lì avevo avuto quella visione-non-visione della me stessa del passato e mi ero guidata da sola alla tomba del padre della me di 300 anni fa. Forse anche oggi potevo vivere un’esperienza simile.
Ci fermammo di fronte alla tomba del conte Richiard Philip Kellyngstone. Era un tomba semplice, nonostante l’elevato rango sociale. Una tomba di pietra, sormontata da una croce. Nessun altro segno particolare, nessuna ostentazione di ricchezza. Solo il nome, la data di nascita e di morte, e una frase incisa che la sera prima non avevo notato. Era sbiadita, si leggeva con difficoltà, ma alla fine riuscii a leggerla. “Nella semplicità la felicità, nei piccoli gesti la gioia più grande”.
-Non sembra una frase adatta ad un conte-
disse Matt, dopo averla letta.
-Già… chissà che uomo era…-
-Sembrava un brav’uomo-
-Già…-
rimanemmo in silenzio ad osservare la tomba ancora un po’. Eravamo in silenzio, ognuno preso dai propri pensieri. Dopo un po’ ci mettemmo a cercare tra le tombe, non molto sicuri di cosa cercare, anzi chi cercare. Io mi concentrai sul cercare qualcuno con il cognome Craword-Horner, il cognome di Matt. Ma la mia ricerca non aveva portato a niente. Fu Matt a chiamarmi ad un tratto, facendomi avvicinare ad una tomba. Era una tomba bellissima, di marmo. Sopra un angelo piangente vegliava sulla sepoltura. L’angelo era incantevole, e teneva tra le mani un fiore, una rosa. Era strano vedere un angelo piangente con un fiore in mano, forse era stato questo ad attira Matt verso quella tomba. Ma non mi aveva chiamato per farmi vedere una bella statua. Infatti, non appena arrivai vicino a lui, mi indicò il nome del defunto, anzi, della defunta. Era una donna, e quando lessi il suo nome per poco non mi venne un colpo.
-Countess Elisabeth Marion Craword-Horner, 1696-1726-
lessi ad alta voce.
-Potrebbe essere…-
-La madre di Mathew! Come data ci può stare-
Matt si limitò a fare un cenno con il capo.
-Aspetta, c’è dell’altro. È una scritta-
il basamento della tomba era ricoperto da erbacce, così io e Matt ci mettemmo a pulirlo un po’, e più pulivamo più veniva fuori una scritta. Si era conservata in modo quasi perfetto, come se la natura avesse voluto proteggerla dalle intemperie. Quando fu sufficientemente pulita, Matt si mise a leggere ad alta voce
-Alla donna che più ho amato, all’angelo che ha illuminato la mia vita e che troppo presto mi ha lasciato, che mi ha donato le gioie più grandi, ti lascio tutto il mio amore. Conservalo fino al momento del nostro ricongiungimento. Il tuo amato-
istintivamente gli presi la mano.
-Era una donna molto amata-
-Era impossibile non amarla…-
mi voltai verso di lui.
-Cosa? Che hai detto?-
-Io niente…-
sembrava disorientato.
-Ma ti ho appena sentito dire…-
ma non finì la frase. Davanti ai miei occhi una immagine stava prendendo forma. La luce era diversa, sembrava il tramonto e davanti a me c’era Matt, ma al tempo stesso non era lui. era più grande, con uno sguardo fiero e addolorato allo stesso tempo. Guardava verso di me ma non era me che vedeva, era un’altra me. Feci appena in tempo ad aggrapparmi a Matt, prima di scivolare indietro nel tempo di 300 anni.
(È il tramonto. La carrozza sobbalza leggermente lungo la strada. Dal finestrino vedo passare lentamente il paesaggio della campagna inglese. Tutto è silenzioso. Anche il mio compagno non fiata, immerso nei suoi pensieri. Non so dove mi stia portando. Mi ha caricato a forza sulla carrozza, strappandomi dalla calma della mia casa, ordinando poi al cocchiere di raggiungere il posto stabilito, ma senza fretta. Era stato inutile cercare di ribellarsi e protestare. Quando lui faceva così l’unica cosa da fare era assecondarlo.
-Potrei almeno sapere se dove stiamo andando dista molto?-
-Non preoccupatevi, ormai siamo arrivati-
-Non avete intenzioni di dirmi niente altro, vero?-
-No-
telegrafico come sempre. Era incredibilmente esasperante. Ad un tratto la carrozza si ferma. Guardo dal finestrino per vedere dove siamo, e davanti a me vedo una chiesa.
-Una chiesa?-
-Come mai mi sembrate così sorpresa?-
-Non vi facevo un uomo così spirituale-
-Non siamo qui per la chiesa milady-
prima che potessi chiedere altro, il mio accompagnatore era già sceso dalla carrozza e mi stava porgendo la mano per farmi scendere a mia volta. Scendo lentamente, prendendomi tutto il tempo necessario.
-Volete per favore darvi una mossa milady? Non abbiamo molto tempo-
-Vengo praticamente rapita da casa mia e ora mi chiedete anche di spicciarmi?-
-Io non vi ho rapita, vi ho solo condotta con me-
-Contro la mia volontà, sir-
-Passate troppo tempo rinchiusa in quella casa milady. Avete bisogno di uscire-
-Se sapevo che eravate solo preoccupato per la mia salute, sir, vi avrei tranquillizzato subito. Esco ogni mattina a cavallo, e il pomeriggio mi dedico a piacevoli passeggiate nel mio giardino. Come vedete non sono sempre chiusa in casa-
-Non avete capito la mia osservazione milady. Vi rinchiudete nella vostra proprietà senza mai uscirne. Avete degli obblighi in questo luogo, obblighi che so non avete ancora onorato. Quello che sto facendo è farvi un favore-
-Cosa volete dire? Che obblighi avrei?-
-Seguitemi e lo scoprirete-
-Sappiamo tutti e due, sir, che io sono una persona che non gradite avere attorno e con cui avete chiaramente esposto il fatto che non volete avere niente a che fare con me. Per quale motivo allora state facendo tutto questo?-
mi guardò ma non rispose. Il suo sguardo si spostò poi si indirizzò verso la chiesa, e mi disse
-Perché feci una promessa tempo fa, milady, e sono qui per mantenere la parola data. Ma per farlo, voi dovete esserci. Perciò vi prego, milady, seguitemi. Seguitemi e poi capirete-
detto questo mi porge il braccio, invitandomi a proseguire con lui. Forse è per il modo in cui disse quelle parole, quel dolore che è emerso mentre pronunciava quella frase a convincermi a fare come mi aveva chiesto.
-Guardate che io in chiesa ci vado ogni domenica-
cerco di dire. Che fosse stato il parroco a chiedergli di portarmi in quel luogo?
-Credetemi milady, non mi preoccupo per la vostra situazione spirituale-
-E allora perché mi avete portato in una chiesa?-
chiedo stupita.
-Chi ha detto che siamo diretti alla chiesa?-
lo guardo sorpresa.
-E allora cosa…-
-Seguitemi e fidatevi di me per una volta milady, potreste rimanerne piacevolmente sorpresa-
e lo faccio, senza esitazione. Mi fido ciecamente di lui, e con mia sorpresa lo vedo portarmi verso il cimitero. Percorriamo il sentiero in silenzio, rispettando quel luogo sacro non turbandolo con le nostre voci. Lo seguo fino ad una piccola tomba di pietra, molto semplice. Non capisco subito, ma il nome che vi leggo sopra basta per farmi capire.
-Padre…-
mi inginocchio lì di fronte, pregando per lui. Era vero. Da quando ero tornata in Inghilterra non ero mai andata a trovare mio padre. Non ero mai andata a pregare per lui, non avevo mai portato un fiore in quel luogo. L’uomo che dicevo di amare più di ogni altra persona, quell’uomo che ricordavo così poco ma che nella mia memoria era legato ai momenti più belli della mia infanzia, era stato completamente dimenticato. Quello che aveva detto il conte era la semplice verità. Avevo passato troppo tempo rinchiusa nella mia tenuta, senza vedere il mondo esterno, circondata dalle mie mura. Me ne ero dimenticata, e con esso avevo dimenticato chi ero. Presa dall’imbarazzo, non potei fare a meno di chinare il capo e chiedere perdono. Chiedere perdono a mio padre per la mia deplorevole dimenticanza, e chiedere perdono all’uomo che mi aveva condotta lì. Non aveva fatto altro che ricordarmi i miei doveri di figlia.
-Vi chiedo perdono ser. Avevate ragione. Avevo degli obblighi verso questo luogo e io me ne ero dimenticata. Mi ero rinchiusa volontariamente nella mia proprietà, dimenticando quello che avevo il dovere di fare-
-Lieto che per una volta mi diate ragione-
-Non vi abituate troppo, signor conte. Solo questa volta sono costretta a darvi ragione. Per una volta…-
-Milady, dovreste iniziare a capire che tra noi due, quello che ha ragione, alla fine, sono sempre io-
-Arrogante, presuntuoso…-
-Immaturo, maleducato e maschilista. Conosco a memoria ormai i vostri amorevoli complimenti-
-Bè, ve li meritate tutti quanti, sir-
ci fissiamo per diversi minuti prima di lasciarmi sfuggire una piccola risata. Anche lui non riesce a stare serio, e si lascia andare. Non ride, perché è un uomo che non si scompone mai, ma non può impedire ad un sorriso di uscire spontaneo dal suo volto. Vederlo così sereno e sorridente mi fa sempre lo stesso effetto. Il cuore mi inizia a battere furiosamente e sento le mie guance imporporarsi, tanto da far preoccupare il mio accompagnatore.
-State bene milady-
-Si, benissimo-
mi affretto a distogliere lo sguardo dal conte. Solo in quel momento, mentre cerco disperatamente di fermare i battiti accelerati del mio cuore, che ricordo le parole pronunciate solo pochi minuti prima dal conte.
-Avete detto che avevate promesso di portarmi qui. Voi conoscevate mio padre?-
non risponde. Mi guarda e alla fine sospira.
-Si madame, lo conoscevo-
-Come?-
-I nostri padri erano amici milady, spesso vostro padre veniva a farci visita. Era un grande uomo milady-
-Lo conoscevate bene?-
-No milady. Ero solo un bambino all’epoca in cui vostro padre veniva a farci visita. Ma aveva sempre qualche minuto da dedicarmi, era l’unico dei lord che venivano a trovare mio padre che mi rivolgeva la parola e ascoltava veramente quello che avevo da dirgli. Ricordo ancora le parole che mi disse un giorno. “Mathew se vuoi essere un uomo degno di essere chiamato tale, non tradire mai ciò che ritieni essere importante. Poniti dei soliti principi da seguire nella vita, non li tradire, se dai la tua parola mantienila e salda sempre i tuoi debiti. Se ti comporti seguendo la giusta strada troverai affetto e stima dalle persone che ti circondano e nella vita non c’è cosa più importante di avere la stima e l’affetto di coloro che percorrono con noi la nostra esistenza.”-
rimango in silenzio ascoltando le sue parole, le parole di mio padre, e me le faccio scivolare dentro, nel tentativo di cercare di sentirle nella mia mente con la voce di mio padre.
-Grazie. Grazie per avermi detto questo. Non ricordo mio padre, faccio fatica a ricordarmi la sua voce. Sentire le sue parole è come farlo rivivere, vi ringrazio-
credo che in quel momento lui mi veda per la prima volta per ciò che sono realmente. La figlia di mio padre, non solo una nobildonna egocentrica.
-Dovere milady, verso vostro padre-
Ci fissiamo ancora per alcuni momenti. Non riesco a sopportare troppo il suo sguardo, ciò che mi provoca mi preoccupa e spaventa. Devo andarmene da qui, da lui.
-Bene, ora possiamo anche tornare a casa. La mia cameriera sarà terribilmente preoccupata per me-
-Non ancora…-
-Come? Ho fatto quello che dovevo fare, ora voglio solo tornare a casa…-
ma lo vedo porgermi il braccio, invitandomi a seguirlo.
-Dove dobbiamo andare?-
-Voglio farvi conoscere una persona-
-Una persona? Chi?-
-Seguitemi e lo scoprirete-
in silenzio ci dirigiamo verso un’altra parte del cimitero. E ad un tratto lo vedo comparire davanti a me, un meraviglioso angelo piangente, con in mano un fiore di rosa. Ma non è la meraviglia della scultura che mi colpisce, ma lo splendido cespuglio di rose selvatiche piantato li vicino.
-E’ bellissimo…-
-L’ho piantato il giorno del primo anniversario della sua morte. Lei adorava le rose selvatiche, diceva sempre che il suo profumo avevano il potere di mandare via i suoi timori. Milady, vi presento mia madre-
mi giro stupita verso il conte.
-Vostra madre?-
annuisce lentamente. Mi giro verso il monumento funebre ed è allora che vedo la scritta.
-“Alla donna che più ho amato, all’angelo che ha illuminato la mia vita e che troppo presto mi ha lasciato, che mi ha donato le gioie più grandi, ti lascio tutto il mio amore. Conservalo fino al momento del nostro ricongiungimento. Il tuo amato”-
-L’amavano tutti. Mio padre fu distrutto quando morì. Molti temettero che volesse togliersi la vita per raggiungerla. Ma mia madre glielo aveva fatto giurare. Sapeva che la sua morte avrebbe distrutto mio padre e così gli fece promettere che avrebbe continuato a vivere e avrebbe cresciuto me e mio fratello come avevano deciso. La sua morte non doveva significare la morte della sua famiglia, dovevamo continuare a vivere e solo quando saremo stati vecchi saremmo potuti tornare da lei. E mio padre giurò, giurò che avrebbe vissuto e ci avrebbe fatto diventare degli uomini di cui lei sarebbe stata fiera-
-Io credo lei sia fiera di voi-
lui si volta a fissarmi. Il suo sguardo è strano. Si vede ancora il dolore che prova per sua madre ma allo stesso tempo lo vedo, quel lampo di arroganza e di fierezza che lo distingue.
-Non mi conoscete bene milady, cosa ve lo fa dire?-
-Pensateci sir. Mi avete salvata dai briganti, senza sapere chi ero. Non avevate nessun obbligo nei miei confronti, eppure avete messo a rischio la vostra vita per salvare la mia-
-Qualsiasi gentiluomo avrebbe fatto lo stesso!-
-Vorrei crederlo anche io, milord, ma devo deluderti. Ci sono molto uomini che si chiamano lord, che si sarebbero girati dall’altra parte pur di salvare la loro vita-
-Ho fatto solo il mio dovere milady-
-Lo so. Per questo so che vostra madre sarebbe fiera di voi. Avete fatto il vostro dovere anche portandomi qui oggi. Sono due volte il debito con voi, sir, anche se la cosa un po’ mi turba. Come posso sdebitarmi con un uomo che non ha debolezze, e che fa sempre tutto in modo corretto, senza mai bisogno di un consiglio?-
mi lascio sfuggire una piccola risata. Sarò a vita in debito con lui, lo so. Come posso compensare con il fatto che lui ha salvato la mia vita? Mi avvio lentamente verso il sentiero, diretta alla carrozza, lasciandolo lì con sua madre. Sono quasi a metà strada quando sento il suo passo veloce nel sentiero e la sua voce che mi ferma.
-Non sono come voi credete. Non sono così invulnerabile. Ci sono volte dove devo prendere delle decisioni e non so cosa fare. Da me dipendono molte persone, milady. La mia famiglia dipende da me. Mio padre, mio fratello, tutte le persona che lavorano per me. Ci sono momenti in cui penso di avere sbagliato tutto e avrei bisogno di un consiglio-
lo osservo. Si sta confidando con me, l’altezzoso, arrogante e presuntuoso conte Mathew Robert Craword-Horner mi sta dicendo le sue debolezze. Non posso fare a meno di sorridere e di fissarlo incredula.
-Voi vi state confidando con me…-
lui forse solo in quel momento si rende conto di quello che mi ha detto. Arrossisce leggermente, e fissa il sentiero, non sapendo cosa fare. Il mio cuore perde un altro battito. Mi avvicino a lui e non so cosa sia a farmi comportare in quel modo. Gli afferro la mano e aspetto che fissi il suo sguardo su di me prima di dirgli quel che penso.
-Non credo esista nessuno che non abbia avuto i vostri dubbi sir. Dubitare e pensare di avere fatto scelte sbagliate capita a tutti. Ma permettetemi di dirvi una cosa. Il solo fatto che vi poniate certe domande, che pensiate se avete fatto le scelte giuste non solo per voi ma anche per tutti quelli che dipendono da voi fa di voi un vero uomo. Voi pensate agli altri prima che a voi stessi. Io non so se posso vantare lo stesso merito. Pensate solo a quello che avete fatto per me oggi. Io non vi piaccio, sir, eppure in memoria di un uomo che non era nemmeno un vostro parente, in memoria di una promessa che avete fatto da bambino, mi avete portato qui. Ho sbagliato a giudicarvi in tutto questo tempo. Sarete anche un arrogante, presuntuoso, ma il vostro cuore è nobile. Ricordatevene-
e rimaniamo così, noi due, mano nella mano, nel mezzo di un sentiero di un cimitero di campagna.
-Sapete milady, forse mi sono sbagliato su di voi-
-Forse ci siamo sbagliati entrambi l’uno sull’altra-
-Forse..-
e in quel momento ho capito. Quell’uomo così testardo e presuntuoso ma buono, che ha rischiato la sua vita per me, che mi fa infuriare in un secondo e l’attimo dopo mi fa ridere, il suo sguardo che fa perdere battiti al mio cuore… io lo amo)
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Ciao a tutti. Si, lo so, sono passati anni dal mio ultimo aggiornamento. Ammetto ci sono state volte dove ho avuto la tentazione di chiudere questa storia lasciandola incompleta, altre volte avrei invece voluta finirla… insomma, ancora le idee chiare non le ho, ma so una cosa. In questo ultimo periodo la mia voglia di scrivere è tornata e sono anche tornati i miei personaggi a dirmi che forse avrei dovuto continuare questa storia. Quindi eccomi qua con questo nuovo capitolo. Non so quando farò un prossimo aggiornamento, spero sinceramente di non fare passare altri anni, almeno ci provo!!
Come sempre ringrazio tutti quelli che hanno letto la storia, che hanno commentato e che mi hanno sempre fatto sentire amata anche con i miei lunghi periodi di assenza!!
Se vi va lasciate un commento, anche negativo, li accetto tutti senza problemi!
Un bacio grande,
Salve a tutti! Si, sono proprio io, viva
e ancora in attività (anche se così non sembra). Volevo avvisare, se esiste
ancora qualcuno che si ostina a leggere e a sperare in una continuazione di
questa storia, che non sono previsti
più aggiornamenti.
Tuttavia, questa non è, necessariamente,
una cattiva notizia. e se mi concedete qualche minuto della vostra attenzione
vorrei spiegarvi perché. La prima volta che ho iniziato a scrivere questa
storia, questa avventura, era il lontano 2009 e io ero piccola, in ogni senso,
sia di età che come scrittrice. Nel corso degli anni, infatti, la mia scrittura
è cambiata, spero in meglio ovviamente, ed è cambiata anche l’idea di questa
storia. E dopotutto, passati ben nove anni, ho anche avuto delle esperienze
personali che mi hanno cambiata e mi hanno fatto cambiare il mio modo di
pensare su certi argomenti, e purtroppo, rileggendo i capitoli già pubblicati,
soprattutto i primi, mi sono resa conto ero terribilmente ingenua e inesperta,
certi momenti sono anche particolarmente imbarazzanti e privi di consistenza… soprattutto, alcune cose che ho scritto, che
erano il frutto di una idea che avevo per questa storia, non sono più coerenti
con la storia che ora ho in testa. Per questi motivi, questa versione della
storia ha raggiunto la sua fine e il suo capolinea.
In realtà ero terribilmente tentata di
lasciare perdere, di dimenticarmi di questa folle avventura che avevo in testa,
e addirittura di adattarla per altre storie… ma mi
sono resa conto che sono molto legata all’universo di digimon,
soprattutto alle prime due stagioni, che ne sono sempre stata più innamorata
con il ritorno di Digimon Tri, e sono terribilmente
legata alle figure di Mimi e di Matt, perché non solo sono stati la mia prima ship in assoluto (vi risparmio la delusione di non vederla
realizzare) ma sono anche stati i primi personaggi della prima storia che ho
scritto in assoluto. Per questo voglio vedere la storia che ho in testa per
loro scritta nero su bianco. Credo che l’idea sia buona, e ora mi sento
veramente in grado di scriverla come si deve. Ora posso darle il giusto tono e
la giusta dimensione, o almeno lo spero. Per questo “Le ali dei ricordi” vedrà
la luce in una versione aggiornata, che potete trovare direttamente a questo
link
In conclusione, chiunque voglia
avventurarsi di nuovo con me, lo aspetto volentieri. Se così non sarà, spero di
non avere deluso troppe persone con questa mia decisione.