Dangerous Bet

di Revil96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bet On The Queen ***
Capitolo 2: *** Turn The Page ***
Capitolo 3: *** The Desire To Touch You ***
Capitolo 4: *** Friendship Proposal ***
Capitolo 5: *** The Weakness Of The Savior ***
Capitolo 6: *** A Red Dot In A Black Heart ***
Capitolo 7: *** Explosion Of Happiness ***
Capitolo 8: *** Fear, Your Majesty? ***



Capitolo 1
*** Bet On The Queen ***


Avvertenze

 

La linea del tempo in questa storia è distorta, e alcuni personaggi presenteranno un carattere OOC. Precisamente la storia si colloca diversi mesi dopo al ritorno di Emma ed Henry a Storybrooke, e inoltre diversamente dalla serie, tra Robin e Regina non sarà accaduto nulla tranne che il salvataggio di Roland nella Foresta Incantata.

Gli altri dettagli che differiscono dalla trama originale verranno poi spiegati con il proseguirsi della storia. 

Alla Prossima 😊👋🏻

 

 

 

           

                Bet On The Queen

 

 

Afferra la stretta di qualcuno che ti aiuterà, e poi utilizzala per aiutare qualcun altro.

(Booker T. Washington)

 

 

~ PoV Emma

 

[Drin; Drin; Drin;]

Emma fermò il suono della sveglia, e ringraziò che quella sera, Henry avesse deciso di trascorrere la serata da Regina. Quella serata trascorsa insieme a Ruby le aveva lasciato solo ricordi frammentati, e una forte emicrania. I ricordi si affollarono, e di alcuni sperava fossero solo lo scherzo creato dalla vodka. 

"Sei una sciocca se pensi che lei sarà sempre lì ad aspettarti."

Quella frase le fece ricordare del perché fosse così sconvolta.

 

~ Flashback

 

Erano passati mesi da quando le loro vite erano ritornate alla normalità. Nessuna minaccia, nessuna preoccupazione. Forse fu per quello che quella sera bevve più del solito, o forse era solo per distrarsi, dalla noia costante che la opprimeva. 

La musica, insieme alla compagnia delle amiche di Ruby, fece sì che lei si sentisse normale. Quella sera non era né la Principessa, né la Salvatrice, ma solo Emma Swan. Una ragazza apparentemente felice, che viveva in una sorta di favola moderna.

Quella sensazione svanì a fine serata, quando la sua mente seppur offuscata dall'alcool, si accorse delle strane trattative, e del passaggio di soldi avvenuto in sua assenza. La sua mente pensò ai peggiori scenari, e non potendo fare finta di nulla, avvicinandosi a Ruby, le strappò il contenuto  che stringeva tra le mani.

"Emma!"

Le sue supposizioni erano sbagliate, non c'era nessuna droga nascosta, almeno ai suoi occhi. Erano solo fogli, nei quali non c'era nulla. Lesse velocemente una frase che la fece allarmare, e contemporaneamente vide lo spavento negli occhi di Ruby.

Leggendone il contenuto, la sua rabbia aumentò. Non credeva che potessero farle una cosa del genere.

"Emma, è solo uno scherzo. Non allarmarti."

I suoi occhi si posarono su di loro, e spaventati dalla reazione che potesse avere, con una scusa si defilarono, abbandonando il tavolo.

"Scommettere sulla vita sentimentale delle persone è disgustoso, ed è illegale."

"Potremmo uscire, e parlarne con calma?"

"Non sarò calma finché non annullerai ogni scommessa, e restituirai tutte le puntate."

Ruby la trascinò nel parcheggio. L'aria fredda le colpì e furono costrette a rifugiarsi nel maggiolino di Emma.

"Non dirle nulla Emma, lei potrebbe scuoiarmi viva, e usare la mia pelliccia per arredare il suo salotto."

I tratti del suo viso le trasmisero quanto fosse spaventata all'idea che lei rivelasse la verità a Regina, e conoscendo il carattere di quest'ultima, non poté non darle ragione.

"Cosa penserebbe Henry se venisse a scoprire che sua madre è il premio di una scommessa?"

"Non lo scoprirà mai, e poi non è nulla di scandaloso, forse."

 

~ PoV Ruby

 

Ruby usò di proposito un linguaggio che non infastidisse Emma, per non rischiare che il suo piano fallisse, e che la sua amica fosse infelice, e se per riuscirci avrebbe dovuto forzare un po' il destino, non avrebbe esitato. I loro sentimenti erano visibili a chiunque le conoscesse, ma entrambe fingevano indifferenza. Al ritorno di Emma a Storybrooke, vide nei suoi occhi una profonda infelicità, che si dissipava solamente in presenza di Regina, ma nelle ultime settimane entrambe sembravano volersi ricostruire una vita diversa, da quella che sarebbe stata perfetta per loro. Se quel piano non avesse funzionato lei avrebbe rischiato molto, perché quella scommessa non era una finzione. Per far si che tutto sembrasse reale, l'aveva resa reale. A differenza degli altri però, lei aveva puntato interamente la sua fiducia su Emma Swan, con la sicurezza che non l'avrebbe delusa.

 

~PoV Emma

 

"Nessuno avrà il coraggio di avvicinarsi a lei, a causa del suo passato, e quando lo scoprirà sarà ancora più frustrante. Non otterrai nulla, se non la sua ira."

L'agitazione era palpabile. Vedeva i dubbi e la rabbia sul volto di Emma, ma non riuscì a ritornare sui suoi passi.

"Sei ingenua se credi che lei non si rifarà una vita, solo a causa di questo motivo. Non puoi saperlo perché non eri lì, ma nella Foresta Incantata il fascino della Regina non è passato inosservato."

Il viso di Emma assunse un pallore che rispecchiò perfettamente il suo stato d'animo.

"Il ladro più famoso della foresta di Sherwood, Robin Hood non è della tua stessa idea. Sembrano essere anime gemelle, quasi come se la loro storia fosse già scritta. Come il classico cliché del vissero felice e contenti."

Tutte le sue certezze crollarono. Non poteva ritenersi sorpresa se Regina volesse riprendere in mano le redini della propria vita, ma egoisticamente non avrebbe mai voluto che lei smerciasse uno dei suoi rari sorrisi, a chiunque che non fosse lei.

"Se lei è felice, non c'è molto su cui puntare, e dalla delusione che traspare dal tuo viso sembra che le sue scelte non siano state poi così prevedibili."

Sul viso di Emma si dipinse un sorriso forzato. Sperava che le sue emozioni non trasparissero, e che potesse ingannarla fingendosi felice per lei.

Sbadigliando, i suoi occhi minacciarono di chiudersi.

"Forse ma..."

 

~ PoV Ruby

 

Vedendola crollare decise, che per quella serata le sarebbero bastate le informazioni di cui già era venuta a conoscenza.

Accompagnandola nell'appartamento, nel quale Emma si era trasferita al suo ritorno a Storybrooke, ripensò all'imprevedibilità della vita, e a come le espressioni che la Salvatrice assunse nell'ascoltare le parole del licantropo non erano dissimili a quelle della stessa persona che inconsapevolmente aveva reso quella partita più interessante e imprevedibile.

 

~ Fine Flashback

 

 

 

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Capitolo 2
*** Turn The Page ***


Avvertenze

 

In questa storia Henry ha sedici anni, e caratterialmente è un po' diverso dal personaggio della storia originale. 

Gli altri dettagli che differiscono dalla trama originale verranno poi spiegati con il proseguirsi della storia. 

Alla Prossima 😊👋🏻

 

 

                     Turn The Page 

 

Per tutti i cambiamenti importanti dobbiamo intraprendere un salto nel buio.

(William James)

 

 

~ PoV Regina

 

Le giornate erano semplici, quasi simili a quelle scandite dalla maledizione, con la differenza che nulla era manipolato dalla sua volontà. 

Perdere Henry, lasciandolo vivere a New York, insieme ad Emma, le aveva lasciato il tempo per maturare e riflettere sui suoi errori. Rivedendola i suoi sentimenti e le sue paure riemersero. Quelle flebili sensazioni non furono più rare manifestazioni, ma un tormento giornaliero. 

"Milady."

I suoi pensieri furono interrotti da una voce profonda, e il suo sguardo si rivolse all'uomo sedutosi accanto a lei.

"Sei stato così silenzioso, che mi hai colta alla sprovvista."

"Eri così distaccata dalla realtà, che ero titubante se avvicinarmi, oppure lasciarti ai tuoi pensieri. Non vorrei peccare di presunzione, ma forse pensavi a me, e alla serata che passeremo insieme?"

Forse se i suoi pensieri fossero stati per Robin, sarebbe stato più semplice darsi una possibilità, ma la semplicità non era il suo forte.

Il salvataggio di Roland nella Foresta Incantata aveva permesso che lei risultasse ai loro occhi un'eroina, dandole la possibilità di voltare pagina. Regina desiderava profondamente vivere quella vita che per lei sembrava essersi fermata, sperando che quei sentimenti così ingarbugliati, sarebbero scomparsi, scemando nel tempo.

"Credere di essere capace di influenzarmi al punto dall'estraniarmi dalla realtà, presuppone che io sia follemente infatuata di te..."

La sua maestria nel manipolare i cuori, era un abilità preziosa, alla quale non avrebbe mai rinunciato.

"Ma credere che sia così semplice è quasi un offesa nei miei confronti."

Robin non si aspettò che lei potesse essere così schietta, e inconsapevolmente arrossì. 

Regina non aveva mai rinnegato la sua personalità, e ingannarlo mostrandogli un lato di lei che non le appartenesse sarebbe stato solamente un gesto vile, fine a se stesso.

 

~ PoV Emma

 

Emma rimpianse di essersi addormentata, non scoprendo quale fosse il finale di quella conversazione lasciata a metà. Uscì per passeggiare e schiarirsi le idee. Pensò a quanto avrebbe voluto che Regina non soffrisse, e alle difficoltà nel reprimere quei sentimenti così complicati. In lontananza sentì la voce familiare di Henry, che la raggiunse, salutandola con caloroso affetto.

"Non è presto per l'inizio delle lezioni?

"Si, ma i miei amici hanno programmato un ripasso prima dell'inizio delle lezioni, ed essendo nei paraggi volevo approfittarne per salutarti, e appellarmi alla tua bontà."

Quella scusa familiare, le ricordò la paura che provò nello scoprire che Henry a notte inoltrata non fosse ancora rientrato a casa, e quale bugia le avesse rifilato per defilarsi con la sua auto, e unirsi a una festa organizzata fuori i confini della città. Sfortunatamente per lui il maggiolino lo tradì, lasciandolo nei pressi del bosco, e quando il panico lo assalì il suo primo istinto fu quello di chiamare Regina, raccontandole la verità. Forse se fosse stato più furbo avrebbe evitato la punizione, ma sarebbe stato innaturale per Henry non chiamarla, e non affidarsi a lei.

"Non rifarò lo stesso errore Henry, e dovresti cambiare tattica, perché questa dell'incontro lontano da Regina non avrebbe funzionato una seconda volta. Forse con te sarà stata comprensiva, ma non lo è stata nei miei confronti."

La determinazione di Emma fece arrendere Henry, e proseguendo la loro passeggiata raggiunsero Granny.

 

~ PoV Emma

 

L'ambiente caldo, e il profumo delle frittelle di Granny scombussolarono i sensi della Salvatrice. 

Perlustrando tra i tavoli, quelle che credeva fossero semplici illazioni si rivelarono essere la verità. 

Nulla fu paragonabile alla sensazione che provò vedendola essere così gentile alla persona sedutale accanto.

Quella visione le procurò una fitta allo stomaco, che mascherò con un sorriso forzato.

Henry non perse l'occasione per avvicinarsi alla madre, e sperare di essere più fortunato di quanto lo fosse stato con Emma.

Robin salutò Regina, defilandosi dal loro tavolo.

"Regina vorrei intrattenermi ulteriormente, ma Roland vorrà che sia io ad accompagnarlo a scuola e non Little Jhon, non vorrei deluderlo. A stasera."

Henry confuso dalle parole di Robin, chiese dei chiarimenti alle sue perplessità, non aspettandosi che lei ricambiasse le attenzioni di quest'ultimo.

"Stasera uscirai insieme a Robin Hood?"

Emma sperò che lui riuscisse a scoprire più dettagli circa il loro rapporto, ma non ebbe i risultati sperati.

"Si, però non ho idea di che piani abbia in mente."

Emma ed Henry ascoltandola si irrigidirono, quasi come se fossero in simbiosi. 

Anche se per motivazioni diverse, il loro istinto non voleva che Regina lo frequentasse.

Quasi dimenticandosi del perché fosse lì, i pensieri di Henry furono interrotti da Regina.

"Perché sei turbato?"

Regina impaziente si rivolse a Emma.

"Miss Swan potrebbe rispondere lei?"

Emma distolse l'attenzione dal turbamento di Henry, capendo che la causa non fosse la paura di un rifiuto alla sua richiesta, ma alla scoperta che fecero nei minuti precedenti.

"Non è turbato, vorrebbe solo che io gli prestassi l'auto, forse per un giro lontano da Storybrooke."

Henry approfittò dell'occasione che sua madre le servì su un piatto d'argento, per tirare acqua al suo mulino.

"Forse se qualcuno non ti avesse spaventata, sarebbe stato più semplice convincerla." Riferendosi a Regina.

"Posso assicurarti che non bastano delle semplici intimidazioni per spaventarla."

Sorridendole, Emma le trasmise più emozioni di quanto avesse mai potuto immaginare, accorgendosi di essersi completamente infatuata di lei, e che forse quel ripiego non sarebbe mai bastato per sostituirla. 

"Che pessima Salvatrice sarei se fosse così semplice intimidirmi, oppure raggirarmi, e peggio ancora, sarei una pessima madre se ti permettessi di usare un auto la cui sicurezza è alquanto discutibile."

Quell'ultima parte la dedicò al figlio, che sbuffando rubò un waffle dalla colazione di Regina.

Vedendolo deluso, Regina posò titubante le chiavi della sua Mercedes nelle mani del figlio, con la speranza che non le riportasse nessun danno.

Henry le sorrise, felice di non dover annullare il suo appuntamento con Violet alla pista di pattinaggio fuori Storybrooke.

"Non più tardi della mezzanotte, e non scomparire rendendoti irreperibile."

L'istinto suggerì a Henry di defilarsi prima che sua madre cambiasse idea, ma lui non resistì all'impulso, e con un velo di sarcasmo dimostrò che inconsapevolmente aveva ereditato quell'atteggiamento protettivo caratteristico di Regina Mills.

"Presuppongo che lo stesso orario equivale a quello che rispetterà Robin Hood, perché sarebbe imbarazzante se per punirlo dovessi spezzargli arco e frecce."

Quelle parole per un attimo rischiarono di far strozzare la Salvatrice, la quale era indecisa se essere orgogliosa dell'atteggiamento di Henry oppure arrabbiata per la sua sfacciataggine. 

Bastò l'espressione di Regina, e il suo sopracciglio inarcato a rendere Henry consapevole di aver esagerato, e sdrammatizzando si finse in ritardo per la scuola, fuggendo con un croissant tra i denti.

 

~ PoV Ruby

 

Un ondata di orgoglio colpì Ruby, che con quelle parole ebbe conferma dei suoi sospetti, cioè che il "piccolo" Henry Mills avesse paura che sua madre potesse essere ferita, e che ritornasse quella persona piena di rancore conosciuta dall'intero reame. Fu felice di non essersi sbagliata, perché sarebbero state le debolezze della Regina, a rendere più interessante quella scommessa.

 

~ PoV Emma

 

Lo sguardo sconvolto di Regina, fece sorridere Emma.

"Sorpresa della sua irriverenza?"

"Forse avrei dovuto aspettarmelo visto i suoi tratti genetici."

"Dovrei temere che avrai per lui la stessa considerazione che hai di me?

Lo sguardo di Regina si perse in quei magnifici occhi smeraldo, e pensò che forse un po' potesse lasciarsi andare.

"La tua irriverenza non è così male, e se potessi scegliere, non togliere a Henry nessuna delle qualità che ti contraddistinguono."

Emma arrossì, e Regina pensando di essersi esposta e di aver superato il limite, la salutò lasciandola alla sua colazione.

Quel vuoto fu riempito immediatamente dalla figura di Ruby, che sorridendole le passò un foglio.

"Su chi punteresti?"

"Su nessuno."

Strappò il foglio, riducendolo a mille pezzi.

"Emma!"

"Annullala Ruby."

"Non potrei neanche se lo volessi. Rischierei di perdere i miei risparmi, e non metterei mai a rischio i miei fondi solamente perché hai paura che lei possa scoprirlo. Finirà prima di quanto pensi, e nessuno scoprirà nulla."

Intervenire avrebbe significato che il rischio che Regina scoprisse della scommessa sarebbe aumentato, peggiorando solo la situazione anziché migliorarla. Decise che non potendola annullare senza che Regina sospettasse nulla, avrebbe agito diversamente, smantellando quella scommessa punto per punto. 

 

~ PoV Regina

 

La serata trascorsa insieme a Robin era stata piacevole, forse fuori dagli schemi ma particolare, eppure non provò nulla. Nulla che non fossero sentimenti legati all'amicizia.

Lei voleva darsi la certezza che i suoi dubbi non fossero solo paure, legate al suo passato disastrato. Regina era consapevole che se l'avesse baciato e non avrebbe provato nulla, quella sarebbe stata la sua conferma.

Particolarmente a suo agio Robin decise che avrebbe tentato. L'avrebbe baciata.

Le sue labbra non le trasmisero nulla, forse solamente una leggera eccitazione fisica. In passato non avrebbe avuto scrupoli. L'avrebbe usato solo per il piacere di averlo tra le lenzuola. Eppure se quel desiderio di cinismo pulsava prepotentemente, non riuscì a dominarla. Quella luce che filtrava dalle finestre della sua casa, le ricordò che essere diversa e migliore non era solo un cambiamento che doveva a se stessa. Regina sperò di non averlo illuso, e che il loro rapporto di amicizia non cadesse a pezzi.

Fu accolta dall'aria calda della sua casa, e dai suoni della televisione. Lo schermò illuminò Henry addormentatosi sul divano. Sedendosi al suo fianco lo svegliò.

"Com'è stato il tuo appuntamento?"

"Non male."

Accarezzò i suoi capelli, e sorprendentemente lui non le disse nulla.

"Il tuo?"

"Abbiamo litigato. Non capirò mai le donne, e la loro pazzia."

"Nessuno lo capirà mai. Dovrai avere pazienza, e forse imparerai a gestirla."

Sbuffando, decise di andare in camera, finché non si fermò, e le indicò una rosa sulla tavola.

"Era sul portico al mio ritorno. Sai chi potrebbe averla lasciata?"

"No."

Henry decise di non approfondire, desiderando solo di raggiungere il suo letto e dormire profondamente.

Regina prese la rosa, notando il bigliettino legato al suo fusto.

Lesse, e rilesse quelle parole, e improvvisamente quei sentimenti che aveva preteso da quel bacio si presentarono leggendo quella semplice frase.

"Se tu fossi stata meno sfuggente, e io meno imbarazzata, ti avrei sicuramente detto che se avessi la possibilità non cambierei nulla della tua particolare personalità."

 

~ PoV Robin

 

Robin ritornò all'accampamento dell'Allegra Brigata, venendo accolto dalla poca sobrietà dei suoi uomini.

Will Scarlett lo raggiunse, curioso di conoscere i dettagli della serata

"Dobbiamo festeggiare?"

"Dipende."

Robin sorridendo sorseggiò il boccale di birra, offertogli da Will.

"Tranquillo, potrai puntare la cifra che desideri perché Regina è come se fosse già mia."

Brindarono, scambiandosi un sorriso.

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Capitolo 3
*** The Desire To Touch You ***


Avvertenze

 

In questa storia Violet si trasferisce a Storybrooke a causa di un evento diverso da quello raccontato dalla storia originale, e naturalmente come Henry la sua età è diversa da quella originale.

Gli altri dettagli che differiscono dalla trama originale verranno poi spiegati con il proseguirsi della storia. 

Alla Prossima 😊👋🏻

 

 

             The Desire To Touch You

 

 

Gli sembrava così bella, così seducente, così diversa dalla gente comune, che non capiva perché nessuno rimanesse frastornato come lui al rumore ritmico dei suoi tacchi sul selciato della via, né si sconvolgessero i cuori con l’aria dei sospiri dei suoi falpalà, né impazzissero tutti d’amore al vento della sua treccia, al volo delle sue mani, all’oro del suo ridere.

(Gabriel Garcia Marquez)

 

 

 

~ PoV Emma

 

Quel risveglio per Emma fu diverso dagli altri. L'attesa unita alle emozioni che fluivano in lei la destabilizzarono, rendendola quasi una ragazzina alle prese con la prima cotta adolescenziale.

Sperava che lei cogliesse il significato di quella semplice frase e che capisse quanto fosse importante quella dimostrazione. Il suo unico desiderio era vederla reagire spontaneamente, senza nessun filtro. Vederla sorridere oppure arrabbiarsi le era indifferente, le sarebbe bastata solamente una reazione sincera senza che questa fosse influenzata dai loro trascorsi. 

 

~ PoV Regina

 

Regina pensò che quella fosse una pazzia, e che avrebbe dovuto rilegare quelle sensazioni in un angolo del suo cuore. 

Decise di ignorarle. Forse sarebbe stato più semplice. 

Stanca del tormento, che i pensieri e le scartoffie le provocarono, lasciò il suo ufficio per rilassarsi.

Passeggiò sulla riva del mare per schiarirsi le idee. Quella quiete le ricordò quanto fossero sopravvalutate le parole, preferendo a esse il silenzio, e il rumore delle onde per calmarsi. 

Una telefonata interruppe la sua quiete.

[Robin]

Fece squillare il telefono finché non smise di suonare, e lo spense.

Guidò verso casa, consapevole che sarebbe stata vuota. Un po' ne fu sollevata, non voleva che Henry la vedesse triste, e nasconderlo sarebbe stato uno sforzo inutile. Svestendosi del suo cappotto, qualcosa nell'ambiente le sembrò strano.

Dal giardino sentì un forte rumore e delle imprecazioni. I suoi sensi risposero al pericolo, e forgiando una sfera di fuoco si diresse verso l'origine dei rumori.

 

~ PoV Emma

 

Sembrava che il tempo trascorresse lentamente, e che quel pomeriggio non volesse giungere al termine. Cercò di distrarsi, ma non riuscì a non focalizzare la sua attenzione sulla mancata reazione di Regina. Perse la calma e la chiamò, scoprendo amaramente che si fosse resa irreperibile. 

Fu una chiamata a distrarla dai suoi pensieri, precisamente un incidente alle tubature del Granny. 

Al suo arrivo scoprì la gravità della situazione e quanto fosse dispiaciuta Mary Margaret, che quella sera avrebbe dovuto organizzare in quel locale una cena per festeggiare il suo ritorno all'insegnamento.

"Nonna non angosciarti. Potremmo ospitarli nel loft, oppure nell'appartamento di Emma."

A rendere l'umore di Mary Margaret meno ostile fu Henry, che con le sue qualità da mediatore riuscì a trovare una valida alternativa.

"Non sarebbe abbastanza grande. Ho esagerato un po' con gli inviti, ma non pensavo che accadesse un'incidente simile."

Emma pensò a quanto le origini contassero, poiché anche essendo stata una bandita, sua madre era pur sempre una principessa amante delle feste e delle pomposità. 

"Forse ho un idea. Potremmo spostarla a casa di Regina. Nel giardino c'è molto spazio e un gazebo, e sicuramente gli ospiti gradiranno una location diversa dalla solita locanda di Storybrooke."

Emma non riuscì a capire il perché fosse così interessato a salvaguardare la riuscita dell'evento, e a quanto le somigliasse quando era ostinato a raggiungere i propri scopi.

Quell'alternativa convinse Mary Margaret, che sembro dimenticarsi un piccolo dettaglio.

"Henry prima di organizzare un party nel giardino di Regina dovremmo chiederle il permesso, e lei è irreperibile. Non credo che le farebbe piacere questa piccola improvvisata che state organizzando in casa sua."

Henry era consapevole che le probabilità che Regina fosse contenta della sua iniziativa erano molto scarse, ma tentò ugualmente. 

Il suo interessamento al party si sua nonna era legato a Violet e a quanto fosse contenta di essere stata invitata dalla famiglia di Henry. 

Non voleva deluderla, poiché ultimamente litigavano spesso a causa delle loro differenze culturali. Forse il suo volersi spingere oltre l'aveva spaventata, e se per rimediare alle sue insistenze Henry avrebbe dovuto usare uno stratagemma non avrebbe esitato.

"Ci penserò io."

Titubante si diressero al 108 di Mifflin Street. Emma si sentì a disagio, forse perché non era mai stata lì senza Regina. 

Quasi come se fosse un trofeo la sua rosa era lì, in un vaso di cristallo, a dimostrarle che forse non tue le sue insicurezze fossero fondate.

Si sistemarono in giardino, e Henry trascinò le scatole con i pezzi di quello che sarebbe stato il gazebo.

Frugando nelle scatole, sembrava che non mancasse nulla tranne il foglio con le istruzioni.

Constatando che non fosse così semplice montarlo i due si misero all'opera, con scarsi risultati.

Passò il tempo, ma nulla cambiò.

"Mamma non potresti usare la magia per montarlo?"

"Usare la magia significherebbe barare, e non lo farei mai. Userò la mia esperienza e riusciremo a montarlo entro poco tempo."

"Essere un cacciatore di taglia non garantisce esperienza nel montaggio di mobili da giardino. Forse se avessi lavorato all'Ikea avrei potuto anche crederti ma poiché non è così sarebbe più saggio usare qualche escamotage."

La determinazione di Emma fece rassegnare Henry, e anche Mary Margaret, che decise di non intervenire nel fermare la figlia. 

Le varie imprecazioni e i vari rumori non fecero percepire a nessuno la presenza di Regina, finché Henry non si accorse che non erano soli.

 

~ PoV Regina

 

Tranquillizzandosi la sfera di fuoco sfumò dileguandosi nell'ambiente.

Regina si soffermò sull'espressione imbronciata di Emma, che stringeva degli attrezzi, alcuni dei quali inseriti in una cintura legata alla sua vita. Non riuscì a passarle inosservata, venendo tradita dalla sua stessa 

immaginazione. La immaginò in biancheria intima, precisamente rossa e con la cintura degli attrezzi legata alla vita. I suoi ormoni erano impazziti, quasi da farle dimenticare che avrebbe dovuto reagire diversamente, magari arrabbiandosi. 

"Gradirei una spiegazione plausibile. Possibilmente ora."

Mary Margaret le spiegò del disagio, e della gentilezza di Henry nell'offrirle un'alternativa. 

Henry fu sorpreso della reazione di Regina, completamente indifferente a loro, tranne che a Emma. 

"Emma impressionare Geppetto non ti aiuterà ad acquisirne la manualità."

"Non è necessario chiamare Marco per il montaggio di un semplice gazebo. Basterebbe che tuo figlio seguisse le mie istruzioni, e avremmo già finito da un pezzo."

"Forse se qualcuno non se le inventasse di sana pianta non saremmo ancora qui."

"Non osare mettere in dubbio le mie capacità ragazzino."

"In realtà questa è la dimostrazione di quanto siano scarse."

Mary Maragaret si diresse in cucina, lasciando quello spettacolo pietoso a Regina.

 

~ PoV Emma

 

Emma cercò di distogliere l'attenzione dalla padrona di casa, e in particolare da quanto fosse sexy in quel vestito rosso.

"Regina sapresti dirci se i pezzi già montati sono stati istallati correttamente?"

"Forse, ma..."

Emma dimenticando con chi stesse parlando, restò delusa quando agitando le mani Regina li assemblò magicamente.

"Regina!"

"Così saremmo sicuri che non cadrà in testa a nessuno"

Pronunciò quelle parole consapevole di averla innervosita, e con un sorriso formatosi sulle labbra, fece finta che nulla fosse accaduto.

"L'avrei saputo montare anch'io così. In questo modo non c'è sfizio."

Il sorriso di Regina, e la sua indifferenza le fece saltare i nervi, ferendola nell'orgoglio.

Ignorando i suo comportamenti capricciosi tipici dei bambini, Regina si rivolse a Henry.

"La tua felpa non è adatta ad un ricevimento anche se informale. Sali in camera, e scegli qualcos'altro."

"Non ascoltarla quella felpa è perfetta."

"Non cadrò in questa trappola, solo per darvi altri motivi per litigare."

Henry si allontanò, ma non poté non sorridere delle diatribe che nascevano quando sia Emma che Regina interagivano.

 

~ PoV Emma 

 

Vedendola seduta, Regina le sembrò essere più fragile di quanto non lo fosse realmente. La sua esile corporatura avrebbe ingannato chiunque.

Determinata, Emma dimostrò di non volersi arrendere. 

"Quando lo smonteremo, non permetterò più che tu usi la magia per rimontarlo, e finché non ci riuscirò non ti libererai di me."

Quasi come se quel gazebo fosse la tela di Penelope, Regina le avrebbe volentieri impedito che terminasse la sua opera, solamente per ammirarla a sorseggiare una birra, e a simulare delle capacità che non le appartenevano. 

"Non sei arrabbiata di questo piccolo imprevisto creatosi in casa tua?"

Regina non le rispose, e sorprendendola le prese i fianchi, slacciandole la cintura degli attrezzi.

"Non vorrei che ti ferissi, cercando di impressionarmi."

"Presuntuosa."

"Forse, però dovresti saperlo che la modestia non è una mia virtù."

Quello sguardo seducente e la presa sui suoi fianchi furono sufficienti a renderla eccitata per l'intera serata.

 

~ PoV Henry

 

Il disordine che riuscì a creare nella sua camera era solo un vago riflesso delle sue insicurezze.

Riguardò quel pacchetto, sperando che potesse portargli fortuna. Insicuro che quella fosse la scelta giusta, decise che tentare non avrebbe peggiorato la situazione.

 

~ PoV Emma

 

Gli ospiti non tardarono ad arrivare e stranamente Regina non si trovò a disagio con nessuno di loro, forse perché non si sentiva più rifiutata, oppure perché non era la loro opinione quella che le importasse realmente.

Si intrattenne in una conversazione con Violet, la quale non sembrò essere minimamente spaventata dalla storia personale di Regina, forse perché quel lato così tranquillo del suo carattere non era mai appartenuto alla sua vecchia personalità.

Henry sorseggiò la sua birra, mentre le guardò da lontano conversare piacevolmente.

"Non disperarti, non le dirà nulla che possa imbarazzarti, però se fossi in te la terrei lontana da Mary Margaret."

La voce di Emma, interruppe i suoi pensieri.

"Effettivamente non hai torto."

Risero, pensando a quanto in alcuni momenti Mary Margaret potesse essere inopportuna.

Emma accorgendosi della bibita che Henry stava sorseggiando lo rimproverò.

"Ragazzino questa non puoi berla, anche se è analcolica."

Henry la guardò sorpreso, quasi spaventato all'idea che le sue restrizioni potessero raddoppiarsi.

"Mamma non pensarci minimamente a comportarti come Regina. Il suo comportamento iperprotettivo già è abbastanza fastidioso, e se ti comportassi anche tu così potrei impazzire."

"Perché dovrei lasciare tutto il divertimento a Regina? Sarebbe uno spreco."

"Siete insopportabili."

Henry si dileguò, ma Emma non riuscì a non godersi questi momenti.

 

~ PoV Regina

 

La serata trascorse velocemente, e quasi alla fine, Regina si offrì di cullare Neal per lasciare a Mary Margaret e David un momento di tranquillità.

Neal non era solito essere tra le braccia di Regina, ma non sembrò esserne turbato, divertito dalle attenzioni che lei gli stesse riservando. 

"Chi l'avrebbe detto che un essere così piccolo potesse renderti così innocua. Potrebbe abituarsi alle tue coccole, e non riusciresti più a staccartelo dalle braccia."

"Non è che sei un po' gelosa del tuo fratellino?"

Le sue guance si colorarono un po' di rosso. Il suo imbarazzo non era perché fosse gelosa del suo fratellino, ma della dolcezza che lei gli riservasse. Quando Regina si lasciava andare con lei, l'attimo successivo sembrava pentirsene, ed era quello a ferirla maggiormente.

Neal riconoscendo Emma spalancò le braccia verso di lei. Emma si avvicinò ma Neal invece di aggrapparsi alla sua sorellina, afferrò il dolce fra le sue mani, sporcandosi, e inevitabilmente sporcando il vestito di Regina.

Emma non riuscì a trattenersi, alternando le scuse alle risate.

"Se fossi in lei sceriffo, non sarei felice di essere stata derubata da un bambino."

Arrabbiata, lasciò Neal ad Emma per andarsi a cambiare.

 

~ PoV Emma

 

Sembrava che fosse andata via da un'eternità. Stanca di aspettare la raggiunse al piano superiore. Raggiunse la stanza di Regina, e approfittandosi dello spazio che riuscì a creare tra la porta e lo stipite, sbircio al suo interno. La sua figura era un incanto. Indossava un semplice coordinato in pizzo viola, che risaltava la sua carnagione olivastra. Deglutì, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal quel corpo fasciato da pizzi.

Regina scelse un abito con delle fantasie particolari, ma la sua bellezza non era nulla confrontandola allo spettacolo che a cui aveva assistito nell'istante precedente. Le sue fantasie furono interrotte dalle voci provenienti dalle scale. Presa dal panico che la beccassero, urtò la porta, venendo scoperta da Regina.

 

~ PoV Regina

 

Se fosse stata un'altra persona si sarebbe arrabbiata, ma sapere che fosse Emma la persona sull'uscio della porta non la infastidì. Forse perché avrebbe reagito allo stesso modo se fosse stata al suo posto.

Pensò a quanta audacia avesse e a quanto la sua impulsività la infastidisse.

"Perché sei nella mia camera da letto?"

Avvicinandosi a lei, cercò di intimorirla usando un tono minaccioso.

"Swan!"

Sistemandosi il vestito perché le aderisse perfettamente, riuscì finalmente a lasciarla senza parole.

"Eh?"

"Risponderesti cortesemente alla mia domanda?"

"Volevo scusarmi. Non avrei mai voluto che Neal rovinasse il tuo abito"

Difficilmente Emma era così timida, e Regina non avrebbe mai sprecato un occasione del genere.

"Preferirei che mi aiutassi, invece di ascoltare le tue scuse."

"Eh?"

Spostandosi verso di lei le mostrò la schiena nuda, coperta solamente da una striscia di pizzo viola.

L'astinenza peggiorò la situazione, offuscandole il giudizio. Avrebbe voluto scoparla e sentirla ansimare il suo nome, avverando una delle sue fantasie preferite. Consapevole che quella scelta sarebbe stata solamente un passo indietro nel loro rapporto, decise che se fosse riuscita a guadagnarsi il suo amore, rinunciare alla sua fantasia non sarebbe stato un dramma.

Lentamente le tirò su la cerniera, godendosi l'ultimo contatto con la sua pelle.

In Regina nacque il senso di colpa. Lei non avrebbe mai dovuto provocarla, e illuderla. Non avrebbe mai funzionato, e quella consapevolezza fu abbastanza per farla fuggire da quella camera che sembrava la stesse opprimendo.

Ricordandosi delle voci nel corridoio, Emma strinse la sua vita a lei, bloccandola prima che uscisse.

 

~ PoV Henry

 

Henry insieme a Violet raggiunsero il corridoio adiacente alla sua camera, credendo che nessuno fosse nei paraggi.

"Henry sarebbe imbarazzante se ci vedessero vicino alla tua camera."

"Nessuno è nei paraggi, e inoltre non dobbiamo dare spiegazioni a nessuno."

Henry sperò che il suo regalo le piacesse, e che riuscisse ad avvicinarli.

La porta della sua camera da letto sembrava fosse bloccata, e imbarazzato dell'accaduto decise di consegnarle il suo regalo lì. 

Violet scartandolo lo esaminò, e sfogliandolo restò affascinata dai disegni al suo interno.

"Wonder Woman."

Henry felice che le fosse piaciuto le spiegò il perché della sua scelta.

"Ultimamente abbiamo litigato spesso, e vorrei che questo non accadesse più. Mi piacerebbe avvicinarmi alle tue passioni, così da avvicinare i nostri mondi così diversi. Questo è un albo a fumetti, e per quanto possa essere un semplice giornalino, questi sono una delle cose che preferisco. Vorrei che lo leggessi, e se vorrai io imparerò ad amare ciò che ti rende felice. Questo mondo è frenetico, ma non siamo costretti a seguire i suoi tempi, ma i nostri."

I suoi occhi luccicarono di felicità, e abbracciandolo gli rivelò i suoi dubbi e le sue incertezze. 

"Questo regalo ha un significato particolare per me. Ero nervosa perché credevo di essere troppo diversa per te ma mi hai dimostrato quanto tu sia speciale."

Violet lo baciò rendendolo finalmente felice dopo diversi giorni di inquietudine. 

 

~ PoV Emma

 

Henry e Violet lasciarono il corridoio unendosi alla festa. 

"Sei stata scorretta per la seconda volta questa sera."

"A cosa alludi?"

Regina si finse innocente, ma non riuscì ad ingannarla.

"Non fingerti innocente. Quel regalo insieme alle parole era perfetto e bloccando quella porta hai impedito che Henry arrivasse in seconda base."

L'idea nauseò Regina, chiedendosi perché anche Emma non provasse le stesse sensazioni ascoltandosi.

"Non essere ridicola."

"Dubiti che non siano quelle le sue intenzioni?"

"Non vorrei saperlo, e preferirei che non pronunciassi più parole simili accostate a nostro figlio."

Vederla così pensierosa e disgustata era strano, però quasi piacevole e ancora di più era averla tra le sue braccia.

"I fiori sono un regalo antico, sembrerebbe che i fumetti riscuotano più successo. Dovrò segnarmelo."

Quella fu una provocazione quasi banale, ma Regina decise di non cascarci.

"Potresti se mi lasciassi andare."

"Uh! Scusami non mi ero resa conto che fossi ancora aggrappata a me."

"Ti piacerebbe."

Lei si defilò dalla sua presa ed Emma lesse la notifica del messaggio che le era appena arrivato.

"Volevo informarti che la scommessa forse terminerà prima del previsto. Sembra che Robin sia riuscito a baciarla. Sapere che non ti infastidisce è un sollievo per la mia coscienza. Forse "e vissero felici e contenti", sarebbe la frase ideale per descrivere questa scommessa."

Non riuscì a credere che Regina fosse stata così meschina con lei. Quel messaggio l'aveva delusa, e quello che pretendeva da lei erano solo delle spiegazioni. Scese dalle scale ma quando la intravide non era sola.

 

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Capitolo 4
*** Friendship Proposal ***


Avvertenze

Nella storia diversamente dalla storia originale, Storybrooke non è più limitata da nessuna barriera, quindi è possibile raggiungere anche il mondo esterno.

Alcuni dettagli che differiscono dalla trama originale verranno poi spiegati con il proseguirsi della storia. 

Alla Prossima 😊👋🏻

 

                   Friendship Proposal

 

 

Non so che cosa sia peggio: non sapere chi sei ed essere felice, o diventare quello che hai sempre voluto essere, e sentirti solo.

(Daniel Keyes)

 

 

~ PoV Regina

 

Regina fuggì nel luogo più isolato della sua residenza, per schiarirsi le idee.

Non riuscì a calmarsi, e più si ostinava a procrastinare e a fuggire dai suoi dubbi più quelli comparivano nei momenti meno opportuni.

"Regina."

Quella voce simbolo dell'alternativa che il destino volesse regalargli non le procurò nessuna sensazione piacevole, disturbandola ulteriormente.

"Robin."

Finse, forse perché non voleva ferirlo. Non riusciva a comprendere perché quella ragazza simbolo delle sue sciagure la sconvolgesse rendendola inerme, mentre lui non le trasmettesse nulla. L'indecisione non era un tratto che apparteneva alla sua personalità, eppure non riuscì a non essere così titubante. Al ritorno nella Foresta Incantata pensò che costruirsi una famiglia e vivere serena sarebbe stato il suo perfetto lieto fine, e che se ne avesse avuto l'opportunità non avrebbe esitato ad inseguire quella felicità. Eppure ora quella consapevolezza sembrò svanire, quasi come se non fosse mai esistita. 

Robin si avvicinò e le prese le mani.

"Regina perché mi stai evitando? Pensavo che ieri avessi gradito la mia compagnia. Forse mi sono sbagliato?"

Regina decise che non l'avrebbe illuso, e che sarebbe stata sincera.

"Robin ho riflettuto sulla nostra serata e su ciò che voglio. Non nego che mi piacevi, e che forse in passato saremmo potuti essere anime gemelle, ma non sono pronta per vivere una relazione, e illuderti è l'ultima cosa che vorrei."

L'espressione di Robin cambiò drasticamente, non aspettandosi una risposta simile.

"Forse ho sbagliato a fidarmi di te. Non sono gli altri a negarti la felicità, sei tu la causa. Non meriti nulla, e molto presto questa finta personalità che fingi di avere cadrà in pezzi, e resterai completamente sola."

Robin la lasciò sola, a ripensare a quelle infamie. Regina pensò a quanta realtà ci fosse in quelle parole, e se fosse realmente lei la causa della sua infelicità. Trattenne le lacrime e fuggì, isolandosi nella sua cripta. 

 

~ PoV Robin

 

Robin credeva che lei fosse fragile, e che potesse usarla e manovrarla a suo piacimento. A renderlo ancora più furioso fu constatare che l'idea che avesse di lei fosse sbagliata, e quello fu abbastanza per ledere il suo orgoglio. L'istinto lo portò a volersi vendicare, e approfittandosi dell'apparente assenza di Regina portò via con se dalla sua stanza un piccolo souvenir. 

 

~ PoV Emma

 

Non riuscì a non pensarla insieme a lui, e quel messaggio non fece altro che rimarcare quella sensazione spiacevole. Distaccarsi era stato essenziale per frenare l'inevitabile. Tornare indietro ed esserle completamente indifferente sarebbe stato impossibile, ed era per quello che Emma non avrebbe dovuto farsi coinvolgere in quella scommessa. Conoscendosi era consapevole che se si fosse immischiata non sarebbe stata più la stessa persona.

Sembrava che l'universo giocasse a manipolarla, facendole scegliere sempre i momenti meno opportuni per innamorarsi.

 

                    Giorno Successivo

 

~ PoV Regina

 

La discussione, insieme alle parole di Robin fecero sì che lei si svegliasse con una forte emicrania.

Massaggiandosi le tempie sperò che il dolore le passasse, e che potesse rilassarsi e pensare alla trasferta a Boston programmata nel pomeriggio. 

Forse avrebbe dovuto rimandarla, ma poi pensò che non sarebbe servito a nulla, e che cambiare ambiente sarebbe stato l'ideale per chiarire i suoi dubbi.

 

~ PoV Emma

 

Un'anima in pena vagava per Storybrooke, quasi come se non avesse meta. 

Più volte Emma ebbe l'istinto di chiamarla, ma non riuscì a calpestare il suo orgoglio. Pensò a quanto fosse stata una follia pensare che Regina avrebbe potuto provare le stesse emozioni che in quello stesso momento le dilaniavano il cuore.

Stanca dei tanti dubbi che la tormentavano, decise che non avrebbe mai voluto affrontare un'altra giornata simile, e che l'avrebbe affrontata, parlandole apertamente. 

Dal viale che ospitava la casa di Regina sentì degli strani suoni ridondanti, diversamente dalla quiete che solitamente presentava.

Ancora più strano per Emma fu scoprire che quei suoni provenissero dalla magione di Regina.

Credendo che fosse impazzita, incuriosita bussò alla porta bianca, ma ad accoglierla non fu la persona che si sarebbe aspettata.

"Nick?"

Lo sguardo del ragazzo un po' spaventato insospettì ulteriormente Emma.

"Mamma?"

Emma capì immediatamente che Regina non fosse lì, e che nemmeno Henry ci sarebbe dovuto essere.

Prese il telefono, ma Henry la fermò.

"Non chiamarla!"

"Perché?"

Lo sguardo di Emma fu più eloquente di quanto immaginasse. Nella sua testa furono diversi gli scenari che immaginò, alcuni dei quali se fosse stata razionale avrebbe definito folli, paragonandoli a Regina Mills.

Quella fu una delle rare volte in cui Henry ebbe paura della reazione che potesse avere la madre, quella che solitamente era la più comprensiva. 

Henry le spiegò che Regina non fosse a Storybrooke, e che sarebbe stato inutile preoccuparla inutilmente.

"Perché non mi ha avvisato? Avresti potuto passare il fine settimana nel mio appartamento."

"Volevo stare un po' da solo. Scusami."

La porta suonò nuovamente, e diversi adolescenti erano sul portico con diversi litri di alcolici, e molti cartoni di pizza.

Richiudendo la porta, Emma parlò ad Henry

"Solo? Perché non mi sembra che ti manchi la compagnia. Vorrei evitare di farti fare brutte figure, quindi se riuscirai a farli sparire dal portico, non interverrò."

Henry uscì fuori dalla villa, e insistendo riuscì a dileguare i ragazzi dal 108 di Mifflin Street.

"Avresti potuto evitare. Non è semplice essere la prole della Salvatrice, e il figlio del sindaco, e sicuramente il tuo intervento non mi faciliterà le cose ."

Henry disse quelle parole con un velo di rabbia che non passò inosservato ad Emma

"Scherzi? Sei solo un ragazzino se inviti una marmaglia di adolescenti, in una casa piena di oggetti di valore, solamente per il giudizio che potrebbero avere gli altri su di te. Non avresti mai dovuto organizzare una festa. Non siamo in un film americano Henry, questa è la vita reale, e dovresti comportarti da adulto, ma visto che agisci come un ragazzino, prenderò i provvedimenti adeguati. Sei in punizione. Prepara la borsa, andremo nel mio appartamento."

Accompagnarono Nick, e in silenzio si diressero nell'appartamento di Emma.

Vedendolo dirigersi in camera sua, Emma lo fermò.

"Non parlarmi non risolverà il problema."

"Non abbiamo nulla di cui discutere, oppure vorresti togliermi la libertà di andare in camera mia?"

"Vorrei discuterne, se è possibile. Non mi sarei mai aspettata che potessi tradire la fiducia di Regina, solamente per dimostrare qualcosa ai tuoi amici."

"Le dirai di quello che è accaduto questa sera?"

Per quanto ci fosse un profondo amore che li unisse, Emma quella sera constatò quanto fosse speciale il rapporto tra Henry e Regina.

Fu quella semplice domanda, che le dimostrò quanto il non deluderla gli importasse più di qualunque altra cosa.

"Sarai tu a dirglielo."

Il suo viso cambiò di tonalità.

"Sarebbe questa la mia punizione?"

"Si."

Scontento della chiacchierata, si rinchiuse nella sua camera, e pensò alle parole di Emma, e a quanto sarebbe stato difficile dire alla madre che la fiducia che gli aveva concesso fosse stata sfruttata nei modi peggiori.

 

~ PoV Regina

 

Esausta, varcò la soglia della sua camera d'albergo. Pensò a quanto fossero estenuanti  quei meeting, e che era stata fortunata a non dovervi partecipare fino alla rottura della maledizione. Si tolse i tacchi, e si distese sul letto.

I suoi occhi si chiusero, rilassandosi, ma il vibrare del suo cellulare la interruppe.

 

~ PoV Emma

 

Emma si chiese il perché gli adolescenti fossero così strani, e che essere nei panni di Regina non fosse il massimo. Non avevano mai avuto nessuna lite, che sfociasse nel non parlarsi oppure nel punirlo. Non voleva che Henry si allontanasse da lei, eppure era consapevole che essere stata così risoluta era l'unica mossa che avrebbe potuto fare, e non se ne pentì.

Si spoglio dei suoi jeans, indossando dei semplici pantaloncini, e una canotta.

Stanca, rilesse i messaggi scambiatosi con Ruby, e nel rileggerli sentì il suo stomaco torcersi dalla rabbia. Pensò che forse fosse stata lei a fraintendere, e ciò non fece altro che deprimerla ulteriormente.

Stanca del suo stato d'animo decise di reagire, e toccando il display del suo cellulare, incurante dell'ora inoltrò la chiamata.

Squillò diverse volte, finché non rispose.

 

~ PoV Regina

 

Quella quiete durò pochi istanti, finché non suonò il telefono.

Quando visualizzò l'Id una strana sensazione mista a paura e curiosità la colpì.

Lo fece squillare più volte, quasi come se si volesse fare desiderare.

"Miss Swan."

Emma non pensava che le rispondesse, e dalla sorpresa quasi dimenticò di cosa volesse parlarle.

"Regina. Sei sveglia. Perché sei sveglia?"

Quando il panico si impossessava di Emma, perdeva tutte quelle cognizioni mentali che la rendevano speciale, quasi come se fosse una bambina ingenua. Quella sfumatura d'innocenza l'ammaliava, forse perché in lei era assente, oppure perché quelle erano le stesse peculiarità che caratterizzavano Henry. 

"Non credevo ti creassi questi problemi, quando hai deciso di chiamarmi alle..."

Si tolse il cellulare dall'orecchio, e vide l'orario.

"00:30 am"

"Se non ti ho disturbato, possiamo parlare un po'?"

"Si."

"Davvero? Nessuna predica sulla mia maleducazione, o altro?"

"Nulla."

"Mh..."

"Se preferisci però potrei arrabbiarmi, forse ti farebbe più piacere?"

Quelle parole cariche di sarcasmo, fecero innervosire Emma, che stanca le espresse tutto il suo rammarico.

"Preferirei che ti arrabbiassi, perché a questa versione di te, affabile e quasi gentile non sono abituata."

Regina ripensò alle parole di Robin, e associandole a quelle di Emma giunse ad una conclusione.

"Forse non sono la persona che credi che io sia."

Quella frase destabilizzò Emma.

"E chi saresti?"

"Non sarò io a dirtelo. Se ti interessa conoscermi troverai un modo, Salvatrice."

"Perché dovrebbe interessarmi conoscerti?"

"Non saprei, forse perché siamo amiche?"

Emma sorrise, pensando che loro fossero tutto tranne che amiche, e nel profondo sapeva che anche Regina lo pensava.

"Amiche?"

"Non siamo amiche?"

"Se fossimo realmente amiche conoscerei i tuoi segreti, le tue debolezze, e in particolare la tua storia, e non quella scritta in un libro illustrato. Usciremmo insieme a bere, oppure a ballare o solamente per parlare, e invece non facciamo nulla di queste cose."

Regina rise, e quella risata non passò inosservata a Emma, consapevole che la loro tensione sessuale non avrebbe mai permesso a nessuna di loro di avere un'intimità tale da resistere all'altra dall'essere semplici amiche.

"Se non siamo amiche, cosa siamo, Emma?

Regina scandì sensualmente quelle ultime lettere, provocandole una scarica di adrenalina.

"Un po' più che delle conoscenti, però desidererei diventare una tua amica."

Regina pensò che essere vulnerabili non fosse il suo forte, e che sarebbe stata un'impresa ardua aprirsi a lei.

"Forse potrei fare uno sforzo."

In Emma nacque un barlume di speranza, e consapevole che quell'occasione sarebbe potuta sfumare alla prima lite, decise di approfittarsene.

"Perfetto, direi di cominciare."

"Ora?" 

"Sei stanca? Perché ora sarebbe perfetto."

Emma sorrise speranzosa che l'assecondasse.

"Un po', però posso rinunciare a un po' del mio sonno per darti un assaggio e placare la tua curiosità, sempre se ricambierai, naturalmente."

Emma pensò che lei non avesse nulla da rivelargli, e che il suo passato già fosse stato analizzato diverse volte, a causa delle varie vicissitudini che hanno dovuto affrontare, però se le avesse detto che non le avrebbe detto nulla d'interessante il loro gioco sarebbe finito prima di iniziare, e lei non avrebbe mai permesso che finisse così.

"Si, però pensandoci bene sarebbe stancante così, forse ho un idea."

Con queste parole Emma interruppe la telefonata, e mentre Regina pensava che fosse impazzita, il suo telefono ricominciò a vibrare.

[Emma ~ FaceTime]

Sul display quegli occhi smeraldo la rapirono, e lei comprese il perché volesse guardarla. 

Emma la osservò nei minimi particolari, dal trucco, ai capelli, alle labbra, e lei si pentì di essersi mostrata così al naturale. 

Regina rimase folgorata dalla sua semplicità, forse perché al contrario lei era più artificiosa. Forse fu per questo che rimase sorpresa quando scoprì che più Emma si mostrasse semplice e maggiore era l'attrazione nei suoi confronti. 

"Emma..."

"Aspetta."

Guardandosi intorno, trovò quello che stava cercando. Prese dei libri e lì usò per appoggiarci il telefono e darle maggiore visione della sua figura.

"Quello sarebbe il tuo pigiama?"

Regina deglutì, e rimase esterrefatta dalla muscolatura, che solitamente era nascosta dalla giacca di pelle. 

"Perché?"

"Non hai freddo?"

"Ti confiderò un segreto, nel mio umile appartamento c'è il riscaldamento, e poi a me solitamente non piace dormire col pigiama, lo indosso solamente perché c'è Henry."

Regina pensò che avrebbe dovuto ricorrere al suo fermo autocontrollo per non immaginarla nuda tra le sue lenzuola. Scelse di distogliere l'attenzione dalla visione nella sua mente per non arrossire ulteriormente. 

"Non volevi conoscermi meglio, Swan?"

Emma si morse il labbro, perdendosi nella spirale d'infinite domande che voleva porle.

Vederla torturarsi il labbro e tentennare, rese Regina nervosa, pensando che più il tempo passava e maggiori erano le possibilità che le domande potessero essere complesse. Non avrebbe mai immaginato che un semplice gioco potesse rendere Emma così impacciata.

Spazientita Regina la esortò a parlare.

"Dovrò aspettare in eterno, oppure riuscirai a parlare prima che io crolli addormentata?"

Passandosi una mano nei capelli, Emma pensò che essere impertinenti con lei non le avrebbe garantito nulla, e quindi partì dalle piccolezze.

"Colore preferito?"

Regina inarcò il sopracciglio, perplessa dalla banalità della sua domanda.

"Davvero?"

"Forse preferiresti una domanda più intima?"

Per quanto la paura di aprirsi fosse enorme, Regina avrebbe di gran lungo preferito che le avesse chiesto qualcosa di più personale.

"Nero. A rigor di logica ora dovrebbe essere il mio turno."

Emma annuì.

"Perché hai lasciato Captain Eye-Liner?"

Passarono diversi secondi, finché non le disse la verità, evitandole infiniti giri di parole.

"Giungere a questa conclusione è stato più semplice di quanto pensassi, semplicemente non lo immaginavo in un mio ipotetico lieto fine. Stare insieme a Killian non amandolo avrebbe distrutto entrambi, e non sarei mai più riuscita a convivere con me stessa."

Regina pensò a quanto coraggio avesse avuto Emma a lasciare quello che sarebbe stato il suo perfetto porto sicuro, e non riuscì a non ammirarla.

Non indugiando oltre, Emma spezzò quello che sembrava essere un momento interminabile, usando la stessa audacia di Regina, fece proseguire il gioco im suo favore.

"Il tuo appuntamento con Forest Gump com'è andato?"

Ripensando alle parole dell'arciere Regina si incupì. Sperando che non lo notasse cercò di sviare la domanda riducendo la risposta ai minimi termini

"Bene."

"Dettagli."

Le arrivò un'occhiataccia, ma quel gesto non fece demordere la Salvatrice, intenta a voler raccogliere più informazioni possibili.

"Emma è stato un appuntamento, non c'è nulla d'interessante da sapere a riguardo."

Non volendo arrendersi, le rinfacciò quanto fosse poco coraggiosa, sperando che lei reagisse comportandosi diversamente.

"Le amiche si confidano, e non si chiudono a riccio alle prime domande indiscrete. Ruby non si vergogna a raccontarmi dei suoi appuntamenti, e in alcuni casi dovrebbe."

Vedendo vacillare Regina, pensò di essere riuscita a raggirarla. 

Contrariamente a Emma, Regina pensò che forse un po' avrebbe dovuto osare, e che quella fosse un'ottima occasione per avere delle risposte ai suoi dubbi.

Rievocò i suoi ricordi con Graham, in particolare quelli legati alla Foresta Incantata. Pensò a quanto il Cacciatore fosse dannatamente fantastico tra le lenzuola, soggiogato alla sua volontà e al suo piacere esclusivo. Quei ricordi le causarono i brividi necessari per rendere quella menzogna abbastanza veritiere e quella principessa così audace un po' meno presuntuosa.

Abbassando gli occhi, e con un flebile sorriso le disse:

"Sicura che non mi giudicherai?"

"Si." 

"Non è il mio genere, ma ha delle qualità che ho apprezzato volentieri."

Emma credeva che quella fosse la pura verità. Nelle sue parole non riuscì a trovare nessuna traccia che le confermasse il contrario. Inevitabilmente si incupì.

Regina non riuscì a non sentirsi mortificata, e contemporaneamente appagata da quel silenzio, che le riuscì a regalare più conferme di quanto le loro conversazioni facessero.

"Vorresti i dettagli?"

La provocò.

"Nemmeno morta. Pensavo volessi un lieto fine non qualcuno che ti riscaldasse il letto."

"Avevi detto che non mi avresti giudicato, eppure lo stai facendo."

Le fece notare Regina.

"Non giudico, è solamente la mia opinione."

"Perché sei arrabbiata?"

"Perché non vorrei che ti accontentassi."

"Forse dovremmo accantonare quest'argomento, e parlare d'altro."

Sfiorarono diversi argomenti, la maggior parte banali, finché Emma non le fece un'ultima domanda

"Lo rivedraioppure la volta scorsa è stata l'ultima?"

Regina scelse di interrompere quel supplizio, sia a causa della stanchezza causata dallo stress del viaggio, e sia perché vederla triste la urtava più di quanto non volesse.

"No"

"Quindi non è stato un granché?"

"Era mercoledì Emma."

"Cosa?"

"L'appuntamento."

La confusione di Emma era insolita, solitamente non le sfuggiva nulla eppure sembrava che avesse perso quella lucidità che solitamente la contraddistingueva.

"Regina sono confusa, e stanca. Non riuscirei a seguirti nemmeno se lo volessi."

"Emma qual'è il coprifuoco di Henry quando dorme da te?"

Solitamente rientrava alle due, ma questo era un loro segreto, finché lo sguardo di Regina non la incitò a dirle la verità.

"Due."

"Due? Sei un irresponsabile Emma."

"Non deviare la conversazione sono due argomenti diversi l'uno dall'altro. Potresti dirmi perché questo dovrebbe essere collegato al tuo appuntamento?"

"Sei lo sceriffo Emma, e questo prevede che tu debba risolvere i misteri."

"Abbi pietà."

La supplicò Emma.

"Solitamente Henry non rientra più tardi della mezzanotte, ma quella sera è rincasato prima a causa di un litigio con Violet, quindi non eravamo soli. Non sarebbe mai potuto accadere nulla, tranne il bacio che ci siamo dati sul portico."

Pensò che quel bacio fosse l'ultimo dei problemi, però inconsciamente era gelosa. Avrebbe voluto baciarla lei, una volta e un'altra ancora.

Le fece probabilmente l'ultima domanda della serata, forse quella più importante.

"Non è successo nulla perché non eravate soli, oppure per qualche altro motivo?"

Incrociò le dita, sperando nella seconda ipotesi.

"Non voglio più accontentarmi Emma, sarebbe semplice, ma non potrei nemmeno se lo volessi."

"Perché?"

"Perché se ricadessi nel mio vecchio stile di vita, deluderei me stessa, e Henry, e non potrei mai perdonarmelo."

Il cuore della Salvatrice fu colmo di gioia, e di speranza. Gioia dovuta all'intelligenza di Regina nel non innamorarsi di quel inetto, e di speranza che lei ricambiasse i suoi sentimenti.

"Ritornerai domani?"

"Si. Non vorrei interrompere la tua intervista sulle curiosità del Sindaco, ma potrei crollare a momenti, quindi dovremmo salutarci Emma."

"Buonanotte Regina.

"Buonanotte Principessa."

[Videochiamata Interrotta]

 

~ PoV Emma

 

"Principessa?"

Risentì la dolcezza usata da Regina, e il cuore le si riempì di gioia, finché una sensazione allo stomaco la colpì ricordandole del perché il suo stomaco brontolasse.

Segno che non fosse l'unica ad essere colpita dai morsi della fame, ritrovò Henry a prepararsi una cena improvvisata, che le offrì nello stesso istante in cui si accorse che lei fosse lì. Ricordandosi delle parole di Regina, le sensazioni scaturite dalla loro lite svanirono, e avvolgendolo nella sua stretta, lo ringraziò di essere l'ancora che riuscisse a rendere Regina così diversa, e migliore da quella che conobbe diversi anni prima.

Henry confuso dall'abbraccio di Emma, pensò a cosa avesse potuto renderla così mansueta da farle cambiare umore in un lasso di tempo così breve.

"Quest'abbraccio significa che non sono più in punizione, e che la festa resterà un segreto tra noi?"

Chiese speranzoso.

"Puoi scordartelo"

Felice della piega che avesse preso la serata, Emma diede un bacio sulla guancia a Henry, lasciandolo perplesso e confuso, più di quanto Storybrooke non facesse di solito.

 

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Capitolo 5
*** The Weakness Of The Savior ***


Avvertenze

Alcuni dettagli che differiscono dalla trama originale verranno poi spiegati con il proseguirsi della storia. 

Alla Prossima 😊👋🏻

   

        The Weakness Of The Savior

 

L’anima si nutre d’estasi come la cicala di rugiada.

(Anatole France)

 

 

~ PoV Ruby

 

Il cattivo umore del licantropo era visibile a chiunque le si avvicinasse, e nessuno riuscì a rallegrarla.

A renderla acida, e triste fu il pensiero di aver perso, e di essersi sbagliata. Pensò a quanta felicità quelle due rinunciavano ogni giorno a causa del loro orgoglio, e della loro testardaggine. Erano perfette insieme, eppure si ostinavano a non vedere quanta felicità inconsapevolmente si trasmettevano quando erano insieme. 

Fu quella stessa mattina quando Will Scarlett la contattò, che scoprì che la presunta resa di Regina le era costata più di quanto quelle due potessero immaginare. 

 

~ Flashback

 

Will le si presentò alla locanda, in un orario insolito anche per i più mattinieri.

"Dovrai aspettare l'orario di apertura Will. Non sono in vena di lavorare oggi, e non intendo iniziare in anticipo."

Will prese uno degli sgabelli e lo capovolse.

"Vorrei ritirare la ricompensa della scommessa."

Ruby sbuffò, stanca delle continue pretese che avevano i suoi giocatori.

"Un bacio non significa nulla Will, finché non vedrò Regina e Robin scambiarsi affetto in pubblico non pagherò nulla a nessuno."

Dalla tasca le porse una busta. Ruby sbirciò al suo interno, e capovolse il suo contenuto sul bancone.

Quello che ne uscì fu un medaglione d'argento con lo stemma della famiglia Mills.

"Potresti averlo rubato."

"Non rischierei mai la mia testa per 1000 dollari. Robin potrebbe confermarti che è la verità, ma vedendo la tua espressione immagino che non c'è ne sia bisogno. Nessuno potrebbe entrare in possesso di un oggetto simile senza che la proprietaria lo sappia."

Quel medaglione era l'accessorio preferito di Regina quando vivevano nella Foresta Incantata. Ruby era consapevole che per essere in possesso di Robin, questo significava che loro avessero più intimità di quanto avesse immaginato, e che quello avrebbe messo fine all'istante la sua scommessa. Fortuna fu che gli scommettitori non erano in molti. Oltre Will ad essere coinvolto in questo gioco erano stati solamente Gold, Brontolo, Jefferson, Ashley, ed Emma la quale però non aveva puntato nulla. Di questi solamente Will aveva puntato su Robin, e stranamente e sfortunatamente la sua intuizione fu giusta.

"Non essere delusa, dovevi pensarci ad

un finale simile."

Le fece l'occhiolino, e lei ebbe quella strana voglia di sbranarlo esattamente come quando nelle notti di luna piena si trasformava in un lupo mannaro.

Diede a Will la sua ricompensa, e prima che lui si riprendesse il medaglione lo agguantò.

"Non scherzare, e ridammelo immediatamente."

"Questo medaglione mi servirà per dimostrare che non ho ingannato nessuno. Oppure vorresti che lo dicessi a Regina?"

Quella sicurezza spaventò Will, che iniziò a immaginare gli scenari peggiori.

"Saresti in pericolo quanto me. Non avresti il coraggio di esporti a questo rischio."

"Forse, però il rischio che mi incenerisca è molto inferiore al tuo. Biancaneve non permetterebbe mai che io venissi ferita da Regina, qualunque siano le mie colpe. Non credo che tu abbia questa stessa fiducia in Robin, oppure mi sbaglio?"

Arrabbiato le lasciò il medaglione, consapevole che spiegarlo a Robin non sarebbe stato semplice.

 

~ PoV Regina

 

Regina sorpassò il cartello di benvenuto a Storybrooke, sentendosi a casa.

Quella città indipendentemente dal contesto in cui era stata creata era il suo rifugio sicuro, a differenza del mondo esterno del quale era intimorita.

 

~ PoV Emma

 

Emma era stanca di quella giornata che sembrava essere interminabile. A renderla peggiore fu il nervosismo delle persone, che sembrava aver contagiato l'intera cittadina, compresa sua madre, esausta a causa dei pianti notturni di Neal.

Eppure loro quali ragioni avevano per essere nervosi? 

Nessuno di loro doveva fingersi amica con la persona di cui erano innamorati, e dover reprimere quelle emozioni che minacciavano di farle scoppiare il cuore. 

A confronto i loro motivi erano futili. 

Sbuffò.

Henry informò Emma del rientro di Regina, proponendole di andarla a salutare. 

Lei avrebbe voluto vederla, ma conoscendola, Regina avrebbe frainteso, rendendola ancora più arrogante di quanto non lo fosse di natura. 

Sbuffò nuovamente.

"Forse sarebbe meglio se andassi da solo, non credo che il suo invito contempli la mia presenza."

"Sembra che non sia dello stesso parere."

Emma osservò Henry con aria interrogativa, mentre le mostrava la foto allegata al messaggio.

Fu estasiata al pensiero che Regina si fosse ricordata di una sciocchezza simile.

 

~ Flashback

 

Ruby osservò una scena insolita, che nemmeno pensava potesse mai accadere. Emma Swan che rifiutava il dolce.

"C'è una nuova minaccia in città?"

Emma alzò lo sguardo, incrociando quello della cameriera.

"No. Perché?"

Lei indicò il dolce, chiedendole il perché non lo mangiasse.

"Credevo fosse più delizioso."

"Emma vorresti insinuare che ne hai assaggiati di migliori?"

Chiese Granny, la quale osservava la scena, e contemporaneamente serviva il caffè a Regina, che ascoltava le lamentele di quella bambina capricciosa sotto le mentite spoglie di un'adulta.

"Forse."

Offesa la nonna si dileguò in cucina.

"Emma!"

"Non volevo essere scortese."

"Avresti dovuto mentire."

"Scusa, ma quella che ho assaggiato a Boston aveva un sapore completamente diverso. I sapori si fondevano creando una miscela molto particolare, quasi paradisiaca."

Regina pensò che se lo sceriffo avesse usato la stessa particolare cura nei resoconti mensili, sarebbe stata molto più che soddisfatta, ma le sue speranze sapevano essere vane. Emma si accorse di essere osservata, e imbarazzata cambiò argomento.

Fingendo disinteressamento, Regina lasciò lo sgabello su quale era seduta, reprimendo a stento un sorriso.

 

~ Pov Emma

 

"Perché sorridi? Pensavo non ti piacesse il suo sapore."

Chiese curioso Henry, a cui non passò inosservata la loro complicità.

"Questo dolce, in particolare questo gusto se non è preparato adeguatamente risulta alquanto aspro, ma a differenza, se è preparato correttamente ha un gusto prelibato, difficile da dimenticare." 

'Esattamente come lei.'

Sapere che l'interessamento che Regina aveva nei suoi confronti non fosse opera della sua immaginazione, fu fondamentale per riguadagnare quella fiducia smarrita dalla Salvatrice nelle ultime settimane.

 

~ PoV Regina

 

Sentì bussare, e asciugandosi le mani, sperò che Henry non fosse l'unica persona ad aspettarla alla porta.

Lei era lì, con il suo stile inconfondibile, con un Jeans scuro che le fasciava il corpo, accompagnato dalla sexy giacca rossa. Nelle sue fantasie più volte indossava solamente quella, mentre lei assaggiava e leccava quella pelle chiara come il latte.

 

~ PoV Emma

 

Regina la fissò quasi incantata, e quello sguardo non passò inosservato a Henry, il quale sentiva che il loro rapporto ultimamente fosse diverso. 

Emma con la grazia che la contraddistingueva si accasciò sul divano, stanca e felice di essere lì.

“Swan.”

“Mamma.” Disse Henry rivolgendosi a Emma.

Emma prese un cuscino e si coprì il viso.

“Siete un incubo.”

“Non eri costretta a venire se eri così stanca.”

Dal cuscino sorrise.

“Non sono venuta per te, ma per lei.”

Disse indicando il dolce posato sul ripiano in cucina.

“Potrei offendermi, ma conoscendo l’importanza che dai ai dolci, lascerò perdere.”

Emma le sorrise, finché Henry non fece una domanda che spiazzò entrambe.

“Perché hai preso un dolce che sai piacere alla mamma, invece che a me?”

Quella domanda la destabilizzò, ma il suo autocontrollo la aiutò a mascherare il significato celato dietro a quel gesto.

“Credevo che piacesse anche a te. Forse non è così?”

“Si.”

Regina nascose l’imbarazzo che si intravedeva nel rossore delle sue gote, dileguandosi in cucina.

Il sesto senso di Henry non demorse, rendendolo più curioso di quanto non lo fosse inizialmente.

Emma confuso dal suo comportamento chiese perché le avesse posto quella domanda.

“Semplice curiosità.” Sorrise, sapendo quanto sua madre fosse brava a smascherare le sue bugie.

Quando Regina li raggiunse, il telefono di Henry vibrò. Leggendo il contenuto del messaggio i suoi occhi brillarono nello stesso in cui quelli di Emma si illuminavano quando Regina era al centro dei suoi pensieri.

Tutto bene?”

Chiesero entrambe, accorgendosi della reazione del ragazzo.

“Si. Vi dispiacerebbe se io uscissi per qualche ora, lasciandovi da sole?”

“Hai scuola domani, e non vorrei che tu la saltassi perché sei troppo stanco. Quindi si.”

“No, ma non potresti lo stesso.”

Henry comprese l’allusione velata di Emma, ma questa non passo inosservata all’altra.

“Perché?”

Henry guardò Emma allarmato, non aspettandosi quel risvolto.

“Nulla.”

“Henry Daniel Mills.”

“Mamma.” Disse Implorando Emma.

“Mezz’ora, e dovrai tornare al nostro appartamento, altrimenti mi arrabbierò seriamente.”

“Henry.” Lo incitò Regina.

“Prometto che ti racconterò tutto, ma ora non è possibile.”

Diede un bacio sulla guancia a Regina, e ad Emma, e corse via.

Regina fulminò Emma con lo sguardo.

“Non guardarmi cosi!”

“Ieri mi hai chiamato e non mi hai accennato nulla.”

“Sarà lui a parlartene Regina, e sono del parere che affrontare questi tipi di problemi in questo modo lo aiuterà a crescere.”

Quali problemi? Emma potrei ammazzarti se scopro che Henry è nei guai e non mi hai accennato nulla, anzi distruggerò il tuo maggiolino, così soffrirai di più.”

“Non è nei guai. Tranquilla, è stata solamente una sciocchezza.”

Regina si tranquillizzò, fidandosi del giudizio di Emma.

“Ora che non rischio la mia vita potrei chiederti la causa del tuo astio nei confronti del mio maggiolino? Perché se tu lo guidassi, potresti non separartene più.”

“Davvero? Ne dubito.”

Immaginandosi alla sua guida Regina abbozzò un sorriso.

“Stai perdendo colpi Regina. Il dolce, il sorriso, potrei quasi scambiarlo per affetto nei miei confronti.”

Regina inarcò il sopracciglio.

“Sono la persona meno affettuosa di questo pianeta, non illuderti, e poi se fossi in te non userei quest’atteggiamento nei miei confronti.”

“Perché? Vorresti imprigionarmi nella tua cripta, oppure avvelenarmi con una mela? Direi di scegliere dei metodi meno datati, per vendicarti di me.”

“Avvelenarti sarebbe banale, però potrei negarti il dolce, quello sarebbe uno scenario peggiore per una persona golosa come te.”

Regina era consapevole che quella conversazione sfiorava il ridicolo, ma era piacevolmente sorpresa di quanto qualcosa di così banale la rendesse viva, solamente perché Emma ne fosse l’origine.

“Sento odore di sfida.”

Regina la osservò avvicinarsi al dolce, e con prepotenza infilarci due dita all’interno e portarsele alla bocca guastandosi quel sapore più gustoso di quanto ricordasse. 

Quel gesto provocò una scarica di piacere nel basso ventre di Regina, ricordandole cosa significasse desiderare ardentemente il contatto con un’altra persona.

Regina deglutì, e imbarazzata non sapeva come reagire a quella provocazione. 

Avrebbe voluto legarla, e punirla per quel gesto. La sua irriverenza la eccitava, e infastidiva contemporaneamente, eppure non riusciva ad immaginare il loro rapporto in modo diverso. 

Non vorresti assaggiare? Ti assicuro che è deliziosa.”

Regina riprese il controllo dei suoi sensi, e rispose a tono alla sua provocazione.

“Non assaggerò nulla toccato da quelle mani.”

Nell’immaginazione di Emma nacquero diversi scenari, nei quali Regina non avrebbe minimamente opposto nessuna resistenza a lei.

“Davvero? Peccato.”

Emma si risciacquo le mani, e prendendo un piatto si servì il suo dolce, quasi come se quella casa fosse sua. 

Il silenzio calò, insieme all’imbarazzo.

“Grazie.”

“Prego.”

Emma la guardò e pensò a quanto fosse difficile approcciarsi a lei.

Muoveva nervosamente le dita, indecisa sul da farsi.

“Emma, smettila.”

“Cosa?”

Prese la sua mano, e la fermò.

“Sei nervosa.”

“Non sono nervosa, sono solamente stanca. Forse dovrei andare.”

Prese la giacca, e quando stava per dirigersi verso la porta, si girò di scatto.

“Domani sera sei impegnata?”

Chiese speranzosa. Sapeva che Regina non era impegnata, ma sapeva anche che se non avesse voluto si sarebbe potuta inventare qualsiasi scusa pur di rifiutare.

“Perché?”

“Potresti rispondermi, senza farmi altre domande?”

“No.”

Emma sbuffò, e esasperata, si avvicinò a lei.

“Dovrei uscire insieme a Ruby, Trilly e Belle e vorrei che ti unissi a noi.”

Regina storse il naso, e pensò a quanto fosse strana quella situazione. 

“Non credo sia una buona idea.”

“Perché? Ti hanno perdonata Regina, e non sarebbe un problema per nessuna di loro se tu ti unissi a noi.”

“Non sarà così. Non tutti sono come te Emma, nessuno mi guarda come te. Vi rovinerei solamente la serata.”

A Emma non interessava nulla del pensiero della gente, e credeva che nemmeno a Regina importasse ma forse si era sbagliata.

L’unica cosa che voleva era un’uscita ufficiosa, per averla con se e godersi una serata insieme a lei, senza tentennamenti o scuse, per dimostrarle che avrebbero potuto essere qualcosa in più se avessero voluto. 

“Se queste sono le tue uniche motivazioni per rifiutare, mi dispiace ma non è abbastanza.”

Quella sicurezza innata, fu sufficiente a renderla inerme dinanzi alla sua richiesta. 

“Non sapevo che frequentaste Trilly. Da quando siete amiche?”

Disse Regina con un pizzico di gelosia nella voce.

“Gelosa?”

“Non essere ridicola.”

Emma si trattenne nello sfruttare quella piccola crepa nella sua corazza di sicurezza che si ostinava a indossare, per evitare che lei sfruttasse una semplice scusa come quella per rifiutare il suo invito.

Non siamo amiche, ma da quando è stata esclusa dalle fate ha legato molto con Belle, ed essendo lei la debolezza di Ruby, non ha potuto rifiutare che Trilly si unisse a noi.”

Interessante, ed io che credevo che agire per interesse fosse solamente una priorità dei cattivi.”

“Siamo eroi, non santi Regina.”

“Non l’avrei mai immaginato.”

“Col tempo imparerai le varie sfumature dell’essere un eroe, e capirai che il lato umano di un eroe è più fragile di quanto tu possa immaginare.”

“Davvero? Ora mi stai incuriosendo Emma Swan, e posso assicurarti che non è semplice.”

“Perfetto, allora ti lascio alla tua curiosità. Buonanotte.”

Con quell’ultima frase si separarono, felici di essere state per l’altra la fonte di spensieratezza in una serata all’insegna della noia.

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Capitolo 6
*** A Red Dot In A Black Heart ***


Avvertenze

Vorrei precisare che la storia è stata collocata diversi mesi dopo al ritorno di Emma ed Henry da New York, quindi di conseguenza c’è stata sia la nascita di Neal, che la sconfitta di Zelena.

Alcuni dettagli che differiscono dalla trama originale verranno poi spiegati con il proseguirsi della storia.

Vorrei ringraziare sia chi ha lasciato una recensione alla storia, ma anche a coloro che l’hanno aggiunta nelle storie seguite oppure nelle preferite. Grazie mille.😊

Alla Prossima 😊👋🏻

 

Quando tutto è perduto, tutto è possibile.

(Robert Inman)

           

             A Red Dot In A Black Heart

 

~ PoV Henry

 

Punizione. Dannata punizione, pensò Henry.

Sapeva di essersela meritata, ma inconsciamente credeva che Regina fosse più indulgente, ma evidentemente si era sbagliato.

Era felice che quella conversazione fosse finita in fretta, perché l’imbarazzo che aveva provato era immenso.

[Sms - Violet]

“Verdetto?”

“Un mese senza console, e senza la possibilità di uscire la sera, in più il rimprovero più imbarazzante della mia vita.”

“Dai racconti che ho ascoltato su di lei, non sembra essere molto indulgente, mi sarei aspettata una reazione più drastica, ma in qualunque caso non sarei mai voluta stare nella tua posizione.”

Quel messaggio lo urtò, più di quanto dovesse, perché in fondo era la verità, ma sapere che c’era ancora qualcuno che la giudicasse ancora per il suo passato lo infastidì.

 

~ PoV Regina

 

Quella giornata era stata frenetica, e piena di sorprese, una delle quali il motivo per cui Emma aveva punito Henry. Delusa dal suo comportamento, usò tutto ciò che aveva appreso nell’essere genitore per essere sia severa, ma anche ragionevole nei suoi confronti. Se un anno prima gli avessero detto che quella Salvatrice sarebbe divenuta così importante nelle loro vite, non ci avrebbe mai creduto, e in particolare sapere di avere una spalla su cui contare nella crescita di Henry le trasmise tranquillità, più di quanto una vita da Regina non avesse mai fatto.

Ora però avrebbe voluto sdraiarsi, e leggere un libro, per scacciare lo stress della giornata approfittando che Henry fosse dagli Charmings, ma poi si ricordò dell’appuntamento con Emma, e che se avesse disdetto probabilmente quel guaio in giacca di pelle rossa l’avrebbe infastidita per l’intera serata.

 

~ PoV Emma

 

Furono diverse le volte in cui si cambiò, con la scusa che alcuni pantaloni le stessero larghi, o perché alcune maglie la rendessero troppo grezza, o perché fondamentalmente voleva che Regina la guardasse, desiderandola, esattamente come Emma faceva con lei. Usci di casa, fremendo e non accorgendosi che fosse in anticipo.

Bussò diverse volte ma non ottenne nessuna risposta.

‘Strano la macchina è qui’, pensò.

Stanca di aspettare, prese una delle chiavi che Henry nascondeva nei dintorni della casa nei casi di emergenza, e aprì la porta.

La chiamò diverse volte, ma nessuno rispose e preoccupata raggiunse la camera di Regina, scontrandosi irrimediabilmente contro la proprietaria, che riuscì a non cadere, ma la stessa sorte non tocco alla Salvatrice.

“Swan!”

Alzando lo sguardo un po’ confusa, la vide avvolta in un asciugamano bianco, a troneggiare sul suo corpo disteso a terra.

“Non dovresti essere qui. Non puoi usare la magia per violare la proprietà altrui, e perché sei in anticipo?”

“Calma, e non urlarmi contro. Dovresti soccorrermi invece di sbraitare, potrei avere una commozione celebrale.”

“Questo presuppone che tu abbia un cervello, Swan.”

“Antipatica, e cattiva.”

La insultò, mentre fingeva di provare dolore, toccandosi ripetutamente la testa, e restare in quella posizione ammirando quel corpo perfetto, che sicuramente sarebbe stata la sua rovina. I capelli bagnati, la pelle olivastra, i tratti rigidi misti tra la preoccupazione e la rabbia, e quella bocca semplicemente perfetta.

“Swan proverei anche pietà se solo non fossi entrata senza permesso in casa mia, e per giunta usando la magia.”

Usando l’agilità che la contraddistingueva si rialzò, ponendosi davanti alla sua figura, e notando quanto la loro differenza di altezza fosse evidente. Quella particolarità le piacque molto, soprattutto quando la immaginò stretta nel suo abbraccio.

“Non ho usato la magia ma le chiavi di scorta di Henry, e vorrei sottolineare che l’ho fatto per un valido motivo.”

Regina incrociò le braccia, e le disse:

“Sarebbe?”

“Credevo ti fosse accaduto qualcosa, sono andata in panico, e quindi sono entrata nel caso ti fosse servito aiuto.”

Regina pensò a quanto fosse dolce quel lato da eroina che la contraddistingueva, mista al suo lato impacciato, e per giunta quei jeans scuri che lasciavano poco all’immaginazione non l’aiutarono a esserle indifferente. A terminare l’opera fu la camicia a quadri rossa che semplicemente sembrava adattarsi perfettamente al suo fisico scultoreo, che desiderava più di quanto non volesse.

“Non fissarmi in quel modo, oppure potrei fraintendere.”

Emma sapeva di aver osato ma corse il rischio, perché infastidirla le piaceva, più di quanto ammettesse a se stessa.

“Non illuderti, salvaguardo solamente la mia incolumità. Potrebbero presentarsi con le forche, se venissero a sapere che sei caduta a causa mia.”

Emma avvicinandosi a lei, più di quanto non fosse necessario le disse:

“Se vuoi davvero salvaguardare la tua incolumità, dovresti asciugarti e vestirti, non vorrei essere accusata di essere la causa della tua influenza.”

“Premuroso da parte tua.”

Sorrise, e si diresse nella sua stanza.

“Non rompere nulla!”

Sentì Emma aldilà della porta.

“Agli ordini sua maestà.”

Quell’attesa sembrava interminabile, non riuscì ad ingannare il tempo, e a pensare a qualcosa di diverso da lei, e dalla reazione che avrebbe avuto una volta che avrebbe scoperto l’altra ospite della serata.

Regina scese dalle scale in vestaglia, e a piedi nudi, e immediatamente l’attenzione di Emma fu attirata verso di lei.

“Credevo che ti stessi preparando.”

Chiese sbigottita, e senza speranza.

“Tranquilla, ho limitato la scelta a poche cose. Non ci vorrà molto.”

“Regina!”

“Swan!”

Regina le passò accanto, prendendo la borsa dalla quale sfilò il rossetto che le serviva per ultimare il suo trucco.

“Non è semplice decidere.”

“Di questo passo saremmo in ritardo e nessuno crederà che non sia colpa mia.”

“Ancora vittima della Regina Cattiva, un cliché che non morirà mai.”

Disse Regina, provocandola con un sorriso.

“Ti stai divertendo, non è vero?”

“Un po’.”

Con aria di sfida la guardò, e lasciandola nel salone, si materializzò nella camera da letto di Regina.

“Emma? Non toccare nulla.”

Disse allarmata, conoscendo l’irruenza che avesse con tutto ciò che toccasse.

Regina la raggiunse, e la scena che vide fu straziante. Emma prese gli abiti perfettamente in ordine di Regina e li capovolse uno sull’altro finché non trovò ciò che le piacesse.

“Perfetto.”

“Swan ti ucciderò, questa è una promessa.”

“Hai perso smalto Regina, le tue minacce sono alla pari di quelle di un bambino, ovvero ridicole.”

L’adrenalina in Emma le fece assumere un coraggio quasi inaspettato, nei confronti di colei che nessuno avrebbe avuto il coraggio di contestare.

“Ridicole?”

“Si.”

Con un tocco di mano, le mani di Emma furono immobilizzate, e anche usando la magia non riuscì a liberarsi da quella morsa.

La spinse sul letto, e le salì a cavalcioni. Le bloccò la facoltà che più la irritava di quella donna, ovvero la parola, e toccandole il viso, scese con le dita sul suo collo, finché non le fermò il viso e la guardò negli occhi.

“Nessuno ha mai osato offendermi in questo modo, Swan. Effettivamente con te le mie minacce sono inutili, quindi ho deciso di farmi un regalo, cioè il silenzio. Aspetterai come una brava ragazza, che io scelga ciò che indosserò, e non fiaterai minimamente. Intesi? O scusami, non puoi rispondermi.”

Rise, in modo quasi diabolico.

Quell’immagine di Regina a cavalcioni su di lei, la fece letteralmente eccitare.

Tentò di muoversi, ma non ci riuscì.

Regina scese dal letto, e guardandola le venne un’idea.

Sparì nel suo armadio, ricomparendo una decina di minuti dopo perfettamente preparata, naturalmente con l’ausilio della magia.

Indossò qualcosa di diverso dal solito, dei jeans chiari, che le fasciavano perfettamente le gambe, e una camicia di seta bianca, ed infine a completare l’opera furono i tacchi laccati di rosso che indossò dinanzi ad Emma, che tentava di muoversi inutilmente.

“Non fare i capricci, Emma. Ho quasi finito.”

Prese il rossetto che poco prima aveva  recuperato dalla sua borsa, e lo indosso con estrema attenzione, attirando lo sguardo sognante della Salvatrice.

Regina sciolse l’incantesimo e con agilità sorprendente Emma la bloccò alla porta.

“Sei snervante quando usi la magia.”

“Tanto quanto tu lo sei quotidianamente.”

Emma avvicinandosi era a pochi centimetri da lei, finché dalla tasca di Emma non vibrò il cellulare, ricordandole del particolare che Regina ancora non conosceva della serata che avrebbero trascorso insieme. 

“Che succede?”

Chiese Regina, notando il cambiamento d’umore di Emma.

“Nulla, però dobbiamo sbrigarci.”

Con la mano, senza accorgersene la strinse a lei, facendole percorrere il tragitto verso la macchina di Emma.

Il silenzio calò e l’imbarazzo che si creò tra loro era evidente. Questo fu scacciato solamente quando Regina chiese ad Emma del perché si stessero recando all’appartamento degli Charmings.

“Ho dimenticato...”

Guardandosi intorno cercò ispirazione ma non la trovò.

“Regina non lo sapevo.”

Disse sconfitta, ma ancora lei non riusciva a comprendere nulla di quello che la Salvatrice volesse dirle.

Quando entrarono nell’appartamento ad aspettarle c’erano Ruby, Mary Margaret, Belle e Trilly.

A Regina strabuzzarono gli occhi comprendendo perfettamente ciò che Emma non ebbe il coraggio di dirle.

A bassa voce Regina sussurrò ad Emma:

“L’incantesimo che ho usato poc’anzi non sarà nulla al confronto di quello che userò per torturarti.”

“Sei una Regina? Comportati da tale e affronta la situazione con classe.”

Henry le salutò seguito da David, e dal piccolo Neal.

Per quanto Regina volesse incenerire Emma quella sensazione le passò all’istante quando Henry iniziò a raccontarle dei loro tentativi fallimentari di montare la culla del piccolo Neal.

“Aspetta un attimo, da quando indossi gli jeans?” Chiese Henry.

Tutta l’attenzione fu rivolta verso di lei.

“Da quando la tua petulante mamma irrompe nelle case altrui.”

“Cosa?”

“Lunga storia ragazzino.”

Regina porse un cellulare ad Henry.

“Pensavo che mi avresti ridato il mio.”

Disse con un pizzico di delusione nella voce.

“No, questo andrà bene per il momento.”

Henry chiese aiuto ad Emma, ma la reazione che quest’ultima ebbe fece calare il silenzio nella stanza, istillando la curiosità nei presenti.

“Questa volta non posso aiutarti, essere privata della possibilità di muoversi non è piacevole come sensazione, è per questa sera ne ho avuto abbastanza.”

Regina la guardò di sottecchi, quando Henry e David risposero:

“Cosa?”

“Scherzi, vero Emma?”

Lo sguardo di Regina non ammetteva repliche.

“Si, naturalmente.”

La tonalità rosata del viso di Emma non passò inosservata a Ruby, che l’attirò a se, e le disse:

“Mi devi dire qualcosa?”

Accorgendosi che le orecchie di sua madre erano pronte a recepire qualunque cosa potesse dirle, disse semplicemente:

“Assolutamente no. Possiamo andare?”

“Si.”

Il silenzio di Regina fece preoccupare Emma. Sapeva che caratterialmente Regina non era abituata alla confusione, e alla poca sobrietà che sia sua madre che Ruby dimostravano ogni qualvolta che erano insieme, ma quella specie di uscita tra amiche era l’unica scusa che avrebbe potuto usare per avvicinarsi indirettamente a lei.

Vederla in silenzio però, quasi completamente assorta nei suoi pensieri la fece ricredere. 

“Mamma. Sei ancora arrabbiata? Sei strana.”

Un pensiero strano annebbiò la mente di Regina, ovvero che se avesse accettato i suoi sentimenti nei confronti di Emma, e per qualunque motivo qualcosa sarebbe andato storto lei sarebbe stata nuovamente ai loro occhi la stessa persona che era stata nella foresta Incantata, perdendo nuovamente in pochi istanti, quel poco di serenità che in quegli anni aveva conquistato.

“No, cioè sono ancora arrabbiata, ma non stavo pensando a te.”

”Regina non preoccuparti, passeremo una perfetta serata tra maschi, e senza che lui imbrogli per sfuggire alla sua punizione.”

Disse David con in braccio il piccolo Neal.

“Grazie.”

Sorrise a David, ma più che a David a Neal, quel bambino così simile ad Henry quando da neonato lo portò a Storybrooke.

Vederla interagire con Neal, fece emozionare Emma, non abituata a vederla così naturalmente estasiata, quell’emozione durò poco cioè finché Trilly non disse: “Andiamo Regina, oppure preferisci cambiare pannolini ad una lap-dance?”

“Mamma?”

Disse Henry, guardando entrambe, con un tono che stupì anche Emma.

“Scherza Henry.” Intervennero Mary Margaret, ed Emma, mentre le altre si godevano lo spettacolo che la famiglia allargata Swan-Mills regalava sempre a coloro che li circondavano.

“Effettivamente a te la lap dance non è mai piaciuta, avevi gusti più fini. Ca...”

La voce di Trilly sparì e riconoscendo l’incantesimo Trilly rotolò gli occhi.

“Non darle ascolto Henry, le fate sono stralunate, e inappropriate.”

Usò il suo tono arrabbiato che non passò inosservato a nessuno della stanza.

Annullò l’incantesimo, e stanca TrIlly colpì i Swan nel loro punto debole.

“Qualcuno è geloso, sarà forse un tratto di famiglia?”

Chiese Trilly guardando Emma, e trascinando Belle fuori dall’appartamento, seguita da Ruby che non nascose il divertimento che quella fata fu in grado di provocarle.

Salutarono Henry, e raggiunsero le altre fuori  dall’appartamento.

Una silenziosa Emma raggiunse l’auto, che avrebbero usato solamente lei e Regina, la quale si accorse del suo cambiamento d’umore. 

“Swan hai perso la lingua? Potrei iniziare a preoccuparmi.”

“Perché dovresti? E poi credevo che ti piacesse il mio silenzio, così evito di farti utilizzare la magia.”

Non sapeva nulla di lei, nulla che non fosse una chiacchiera, o che non conoscesse perché l’aveva saputo da Henry è questa cosa la seccava terribilmente.

Cercando di scacciare quei pensieri dalla mente, non si accorse che Regina la osservava di sottecchi, con l’unico intento di scoprire il perché il suo umore fosse cambiato senza nessuna spiegazione plausibile. Il locale che raggiunsero era alquanto rustico, ma inspiegabilmente particolare chiamato Hidden Desires.

Emanava un flusso di magia di luce che non passò inosservato a nessuna delle due.

“La senti?” Chiese Regina.

“Si, ma non è nulla di minaccioso.”

“Chi ha scelto il locale?” Chiese Regina.

“Trilly.” Rispose Belle.

“Non avevo dubbi.”

“Perché?” Chiese Snow.

“Nulla.” Regina evitò di risponderle, altrimenti sarebbe stato inevitabile rivelarle la verità sullo strano comportamento della fata.

 

~ Flashback 

 

Erano ritornati a Storybrooke, senza nessun apparente motivo. Tutti pensavano che la causa fosse lei, ma non era così. Senza Henry, e senza quella rompiscatole, Storybrooke era solamente un’altra terra desolata, non avrebbe avuto nessun senso scagliare la maledizione, ma in realtà nulla aveva senso già da un bel po’ di tempo. Se avesse scagliato lei la maledizione sapeva che non ci avrebbe guadagnato nulla, se non il disprezzo degli altri. 

La riunione del consiglio era durata diverse ore nelle quali in molti l’avevano accusata. Trovò l’appoggio in Snow, che stranamente sentiva più vicina di quanto non fossero mai state. Sentiva un legame con lei, una sorta di amicizia sottintesa che nessuna delle due avrebbe ammesso, forse perché troppo presto, ma Regina sospettava che qualcosa fosse successo nell’anno in cui nessuno ricordava nulla.

Infastidita si alzò e andò via. Era stanca di essere aggredita, stanca di essere sola. 

E fu quella stessa sera che alla porta bussò una vecchia conoscenza.

“Se vuoi aggredirmi o rinfacciarmi ancora del tuo esilio e della privazione della magia a causa mia sei pregata di passare un altro giorno. Non sono in vena questa sera.”

Lasciò la porta aperta, e ritornò a sedersi. 

Si stese sul divano, e con le mani si massaggiava le tempie, per lenire la forte emicrania che quelle ore di consiglio le avevano causato.

La fata si sedette al suo fianco, aspettando che lei parlasse, o le dicesse qualche crudele parola per scacciarla via. Si aspettava più astio dall’ex sovrana, ma quello che i suoi occhi videro fu solamente una donna distrutta.

Nessuna delle due proferì parole, finché la fata non ruppe il silenzio.

“Credevo che risvegliarmi in una nuova realtà avrebbe cambiato la mia situazione ma la diffidenza delle altre fate è la stessa di quando sono stata esiliata dalla Foresta Incantata. Credevo che sarei stata perdonata, che forse avrei avuto una seconda possibilità ma non è stato così.”

“Nessuna maledizione potrà cambierà la situazione, posso assicurartelo. Il giudizio degli altri difficilmente può cambiare, e se vivi basandoti su quello che pensano sarai sempre infelice.”

“Quindi è per questo che sei infelice?”

“Sono infelice perché sono imprigionata qui, a subirmi un processo inutile sulla base del nulla, mentre mio figlio cresce lontano da me, e non ricordandosi nulla del suo passato. Che senso ha avere la magia, ed essere ricca se le persone a cui voglio bene sono lontane da me?”

Regina cercò di trattenere le lacrime che minacciavano di rigarle il volto, e mostrare quanto fosse debole più di quanto non fosse già evidente.

Trilly l’abbracciò, e inaspettatamente lei scelse di non respingerla. 

Non parlarono più di quella sera, quasi come se non fosse mai esistita, ma quella confessione rimase impressa nella mente della fata, e sapeva che se non avesse spinto Regina verso la sua felicità difficilmente l’avrebbe raggiunta.

 

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Capitolo 7
*** Explosion Of Happiness ***


Avvertenze

Vorrei precisare che la storia è stata collocata diversi mesi dopo al ritorno di Emma ed Henry da New York, quindi di conseguenza c’è stata sia la nascita di Neal, che la sconfitta di Zelena.

Alcuni dettagli che differiscono dalla trama originale verranno poi spiegati con il proseguirsi della storia.

Ps: Scusatemi del ritardo, ma in questi mesi sono stata un po’ incasinata😅, ma cercherò di recuperare. Buona lettura. 📖 

 

 

La maggior parte del sesso che avevo fatto in vita mia non era stato intimo come quel bacio…

(Kirsten Dunst)

 

                  Explosion Of Happiness

 

~ PoV Regina

 

Nella testa di Regina frullavano mille pensieri, uno dei quali era la speranza che Trilly non si intromettesse, e che quella serata sarebbe finita senza ricordi spiacevoli. Regina non negava la forte attrazione che la legava a Emma, e anche se lei ogniqualvolta che erano insieme le dimostrava che non era l’unica a provare le stesse emozioni, aveva paura che qualcosa andasse storto. Era consapevole che quella situazione di stallo non poteva durare, e che se non avesse preso una decisione, avrebbero solamente sofferto, sia lei che Emma, ma contemporaneamente desiderava che nessuno si intromettesse, e che la sua vita, i suoi sentimenti e le sue paure rimanessero solamente sue.

 

~ PoV Emma

 

Il flusso di magia che il locale emanava in ogni suo anfratto la incuriosì, non credeva potesse essere così sensibile ad essa. Chiese a Regina che tipo d’incantesimo fosse, e il perché lei non fosse minimamente preoccupata che qualcuno in città possedesse la magia, e la usasse in un locale pubblico.

“Non tutta la magia è pericolosa. Tranquilla, e rilassati.”

Un brivido percorse la schiena di Emma, facendola sentire diversa, strana.

‘Forse è meglio ordinare.’

Pensò tra se e se.

Regina ed Emma si allontanarono dalle altre, avvicinandosi al bancone del bar.

“Vodka?” Chiese Emma a Regina.

“Direi che se è il tuo modo di scusarti, caschi  male Swan.” Disse Regina.

“Perché dovrei scusarmi?” Chiese Emma, con un lampo di curiosità.

“Dell’interrogatorio che subirò a causa tua quando insieme alle sue amiche mi torchieranno per l’intera serata.” Disse indicando Mary Margaret.

“Non puoi restare sempre sola, oppure con Henry, e per quanto loro possano impicciarsi ne sarà valsa la pena se riusciranno minimamente a farti aprire quanto lo faccia lui.”

Quella confessione un po’ la sconvolse. Emma pensava che lei fosse solitaria, ma per quanto fosse dannatamente sbagliato lei amava avere quegli spazi, anche se a volte un po’ si sentiva sola.

“Non sono una misantropa Emma.”

“Davvero? Quindi non sarà un problema affrontare una serata con loro?”

Indicò il gruppo che le aspettava.

“Cos’è una sfida Swan?”

“Si.”

Le labbra arricciate, le smorfie di disappunto e l’aria preoccupata erano dei tratti molto spesso presenti sul viso di Regina. Quando era rilassata, non lo era mai completamente, ma quella sera forse per disappunto voleva lasciarsi andare, essere normale, o almeno provarci.

 

Ad interrompere gli sproloqui di Mary Margaret sulla gravidanza fu Trilly.

“Allora Regina non hai nulla da raccontarci? 

Qualcosa di un po’ più interessante dei racconti della nostra principessa sulla gravidanza.”

“Ehi.” Si finse offesa, mentre fingeva di non essere curiosa sulla vita di quella che oramai era la sua vecchia nemica.

Pettegole, un branco di pettegole, pensò Regina, che arrendendosi scelse di essere amichevole, forse mentendo un po’.

“Ti riferisci a qualcosa in particolare, Trilly?”

Conoscendola, sapeva che l’avrebbe provocata fino allo sfinimento.

“Si. Ad un certo ladro che sembrerebbe essersi preso una bella cotta per il sindaco della città.”

Regina sorrise, e disse una frase che nessuno si sarebbe aspettato.

“Effettivamente è una novità anche per me.”

Disse, sorseggiando il suo martini, e fingendo che tutti gli sguardi non fossero su di lei.

“Quindi?”

“Quindi nulla. Non sono innamorata di lui.”

Emma era consapevole di ciò, ma sentirlo dalle sue labbra era un’altra storia. 

“Nemmeno per una notte?”

Emma era in silenzio ad ascoltarla, pensando alle parole che in precedenza si erano scambiate.

 

~ PoV Ruby

 

Le sue ipotesi erano esatte, e mai avrebbe immaginato che quella confessione sarebbe avvenuta in quel preciso istante.

Il ciondolo l’aveva sviata facendole credere che le parole di Will fossero vere, e in quel momento ringraziò il suo buonsenso nel non aver raccontato nulla ad Emma, e di aver evitato che soffrisse inutilmente.

Immaginò diversi modi per vendicarsi di quel ladruncolo, che non solo l’aveva ingannata ma aveva rischiato di essere lei stessa la causa del distacco delle due, e quello non se lo sarebbe mai perdonato. 

 

~ PoV Regina

 

“No, ma riflettendoci in futuro forse potrei cambiare idea.”

“Cosa?” Urlò Emma non controllandosi, come solitamente faceva.

L’attenzione era interamente concentrata su di lei, consapevole che l’unica persona di cui le importasse era lì a guardarla come se fosse un mostro, ma un po’ se lo meritava.

Voleva godersi quell’attimo prima della tempesta.

“Sei incoerente. Fino a ieri sera non lo volevi, e ora mi dici il contrario. Sei come una bambina capricciosa, e viziata.”

Mary Margaret capì che quella che normalmente dovrebbe essere una preoccupazione di un’amica in quel momento era qualcosa in più, che non riusciva a decifrare ma che nel suo inconscio sapeva non fosse semplice amicizia. Quella scenata forse esagerata agli occhi degli altri non lo era per Regina. Sapere che Emma ci tenesse per la sua incolumità la riempiva di gioia, e quei sentimenti crescevano secondo per secondo ogniqualvolta un suo gesto le toccava l’anima, come solamente la Salvatrice era capace di fare. Forse era un po’ esagerata come vendetta, ma essere definita una misantropa non lo era stato per lei, quindi si sarebbe goduta quell’Emma sconvolta, che le piaceva. Non l’eroina, ma quell’essere umano insicuro, esattamente come chiunque fosse in quel locale.

“Sono stanca di questi pettegolezzi. Preferisco dedicarmi al tiro al bersaglio.”

Portandosi il  drink alle labbra, le lasciò sole.

“Capisco quanto Emma ci tenga che tu abbia un lieto fine, ma un comportamento così è incomprensibile.”

Ruby sviò lo sguardo, e per quanto Belle fingesse di essere all’oscuro dei sentimenti di Emma nei confronti di Regina, non riuscì a non intervenire.

“Capisco la preoccupazione di Emma. Regina è la madre di suo figlio, e per quanto le loro vite sembrano essere distaccate in realtà sono più unite che mai. Siete una famiglia, anche se vi ostinate a non volerlo ammettere. Quindi la sua preoccupazione è pienamente giustificata.” 

Lo sguardo di orgoglio di Ruby era palese a chiunque potesse guardarle. Quelle parole e la dolcezza che solamente Belle potesse esprimere erano ciò che l’avevano resa un lupo innamorato, forse della preda sbagliata, ma per quanto sapeva che lo fosse non desiderava altro che coccolarsi in un suo abbraccio ed essere capita come solamente Belle faceva ogni singolo giorno.

 

~ PoV Emma

 

Quella sensazione di rabbia, che in quei giorni sembrava esserle divenuta familiare, le riuscì ad annebbiare la mente rendendola meno lucida, di quanto solitamente fosse. Perché per quanto quelle parole potessero essere o non vere, lei non avrebbe potuto pretendere nulla in quella circostanza essendo per lei solamente un’amica e nulla in più. Mancò il bersaglio, ma forse perché tirava troppo forte, ma non le importava, l’aiutava a calmarsi, e a placare sfuriate come quella successa pochi minuti prima.

“Non dovresti darle tanto potere Emma.”

La voce inconfondibile di Ruby la svegliò dai suoi pensieri.

“Non do potere a nessuno, solamente non la capisco.”

“Vorrei tanto che fosse semplice quanto il rapporto che hai con Belle, ma sembra che più mi esponga e più riesca a complicare il tutto.”

“Semplice? Potresti spiegarmi dov’è la semplicità in qualcosa di così complicato come il nostro rapporto? Per quanto lei neghi, Belle è ancora innamorata del dark one, e per quanto sappia dei miei sentimenti non si è mai esposta come Regina fa quotidianamente per te. Quei semplici gesti che tu ritieni essere la normalità, per lei non lo sono. Emma non arrenderti, perché so quanto lei sia stata male quando non c’eravate, e so per certo che non era solamente per Henry la ragione per cui soffriva.”

Prima di andarsene, le disse un’ultima cosa.

“Un’ultima cosa, sei una frana nel tiro al bersaglio.”

Una risata scoppiò riuscendo a lenire un po’ della tensione di Emma.

 

~ PoV Regina

 

Un po’ aveva esagerato, ma Emma con lei non era diversa. Amava spingerla fuori dalla sua confort zone, forse avendo ragione, ma non le chiedeva mai il permesso, o se lo faceva la rendeva inerme al punto in cui avrebbe sicuramente dato il suo consenso ad ogni suo capriccio. Vedendo la signorina Lucas ritornare al tavolo, decise di raggiungere Emma, e chiarirsi.

Quando la raggiunse non era sola, ma in compagnia di un ragazzo moro, che stupidamente voleva insegnarle a tirare, come unica scusa per approcciarsi.

“Se tendi il braccio in quel modo la freccia non arriverà mai nel punto in cui desideri.”

“Posso?” Intervenne lei, rompendo quel flirt unilaterale che quel ragazzo stava inutilmente creando.

Il ragazzo riconoscendola si defilò, non per paura ma quasi per abitudine. Per quanto la gente l’avesse perdonata, non era facile per alcuni di loro restarle accanto, perché in fondo il male non si dimentica mai totalmente.

“Stavo facendo progressi, prima che tu ci interrompessi.” Disse Emma.

“Tirare al tiro al bersaglio quando si ha la magia è inutile.”

“Se sapessi controllarla esattamente come dovrei si, ma se quando la uso divento un pericolo meglio astenersi.”

“Ti astieni solamente quando ne hai voglia, per entrare in casa mia non hai esitato.”

“Se qualcuno non mi avesse solamente insegnato come salvarmi da un ponte, forse avrei più controllo.”

Rispose lei, non nascondendo la sua irascibilità in quel momento.

Dimenticandosi di chi la circondasse, Regina le cinse la vita. Quel tocco inaspettato stupì Emma. Il suo viso si colorò di mille sfumature di rosso, quasi come se fosse in stato febbricitante. 

“Perché mi stringi?”

Chiese, evitando che il nodo in gola le impedisse di parlare.

Regina non rispose, al contrario strinse ancora di più la sua prese sul corpo di Emma, facendola adattare perfettamente al suo corpo.

Con l’altro braccio le accarezzò la mano, e aprendola le passo la freccia.

Le tese il braccio nella posizione ideale, che riuscì a farle centrare il bersaglio.

“Inutile, ma aiuta per lo stress.”

Le disse, sussurrandoglielo all’orecchio.

Emma si divincolò dalla presa posizionandosi esattamente davanti a lei, a pochi passi.

“Sei incredibile. Usare la magia ancora, come se io credessi che davvero sia opera tua.”

“Quale sarebbe il problema, Emma?”

“Giochi sporco, sempre, anche con me.”

“Non posso usare la magia qui, principessa. La sensazione strana che hai sentito all’entrata era una limitazione. In quest’istante siamo esattamente uguali agli altri.”

“Sei pazza, potrebbero farti del male, senza la tua magia. Sei vulnerabile.”

Bisbigliò, esattamente come quando Henry da piccolo le confidava un segreto.

“Quando hai un angelo custode in giacca rossa a proteggerti, la magia è quasi inutile.”

Fece spallucce con un eleganza quasi impossibile.

Emma strinse la mano a Regina, e senza dirle nulla la portò fuori dal locale, e nell’oscurità di un maggiolino giallo Emma non le permise nemmeno di chiederle il perché l’avesse trascinata fuori, che le sue labbra si posarono sulle quelle di Regina, quasi come se le fosse indispensabile per sopravvivere.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Fear, Your Majesty? ***


 

                    Fear, Your Majesty?

 

Avvertenze

 

In questa storia Henry ha sedici anni, e caratterialmente è un po' diverso dal personaggio della storia originale. 

Gli altri dettagli che differiscono dalla trama originale verranno poi spiegati con il proseguirsi della storia. 

Alla Prossima 😊👋🏻

 

 

“La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell’ignoto.”

(Howard Phillips Lovecraft)

 

                      Fear, Your Majesty?

 

~ PoV Emma

 

Nessun pensiero razionale poteva impedirle di seguire il suo istinto e baciarla.

Le emozioni che scaturirono in lei furono diverse e contrastanti tra loro. Alla paura che lei la rifiutasse, alla felicità di averla vicina e sentirla sua. Le mille paranoie di cui erano vittime sembravano solamente futilità in quel momento in cui esistevano solamente loro. 

Regina lasciò le labbra di Emma per riprendere fiato. In un istante lo spazio circostante sembrò essere infinitamente piccolo per le due. Nessuno pronunciò una parola, finché Regina non ruppe il silenzio.

“Ho deluso le tue aspettative Miss Swan?”

Quella domanda era inaspettata, credeva che volesse delle spiegazioni e invece le chiese tutt’altro, forse anche per smorzare la tensione che le divideva.

“No.”

Quella semplicità disarmante era una delle poche cose che la rendesse inerme e le facesse perdere il suo sarcasmo tagliente.

“Perfetto.”

Fu lei a baciarla questa volta. Senza esitazione, lontano dalle insicurezze dell’attimo prima. 

Fu un bacio passionale, della stessa intensità di un fuoco che arde in una notte d’inverno.

Sentiva esattamente le dita di Regina sfiorarle i capelli e accarezzarla con una dolcezza infinita. Se fosse stato un sogno non avrebbe mai voluto svegliarsi, e pizzicandosi si rese conto che quella era la pura realtà. Sentì il suo respiro accarezzarle la pelle, e il suo profumo invaderle le narici.

Un piccolo morso alle labbra fu l’ultima sensazione che quel bacio lasciò a Emma. 

Dolore e piacere, esattamente come lei. 

“Vorrei evitare che dimenticassi la tua sfrontatezza nei miei confronti, con la scusa di essere stata solamente un allucinazione.”

Emma leccandosi le labbra sorrise.

“Effettivamente è un’ottima idea.”

Attirandola a se per quanto fosse possibile in quel minuscolo spazio, rese indimenticabile quella serata.

 

Il telefono squillò, interrompendo il loro idillio.

Quel suono ebbe diversi significati, uno dei quali la consapevolezza che avrebbero dovuto confrontarsi con la realtà. Non si dissero nulla, mentre Regina cercava di mascherare il rossetto sbavato dalle sue labbra, l’ansia di Emma era palpabile ogni secondo che passasse.

Finsero che non fosse successo nulla, che quella parentesi per quella sera non fosse esistita, perché entrambe sapevano che quell’equilibrio precario si sarebbe spezzato alla prima folata di vento.

 

~ PoV Regina

 

Si scambiarono un ultimo sguardo, e con la consapevolezza di dover fingere, si rigettarono nel caos che erano le loro vite.

“Dove eravate finite?”

Chiese Snow con aria visibilmente preoccupata.

“Siamo uscite perché a Regina girava la testa, non è abituata agli ambienti chiusi e affollati.”

Regina la guardò di sottecchi, e con la sua sottile irriverenza disse:

“Grazie. A quanto vedo la riservatezza è un dono di famiglia.”

“Non c’è nulla di male Regina ad esternare le proprie debolezze.”

Emma trattenne il sorriso nel vederla senza parole, limitata dalla volontà di non dire nulla, perché in primis dovevano essere loro a parlarsi.

“Potremmo cambiare argomento, oppure vorresti elencare tutte le mie paure?”

Chiese Regina incrociando le braccia nei confronti di Emma. Quel comportamento le piacque, e vederla reagire così le aumentò la voglia di provocarla, forse perché sapeva che se fossero state sole chi sarebbe stata in vantaggio sarebbe stata sicuramente Regina. 

“Potrei, ma essere avvelenata non è tra le mie prospettive future.”

“Emma!” Esclamò Snow.

In quelle parole c’era della rabbia nei confronti della provocazione di Emma, che stupì le altre ma non Regina. 

Le diverse sfaccettature del carattere di Regina erano un mistero per la maggior parte dei suoi conoscenti, ma non per Snow, che non voleva che lei si rintanasse nuovamente nel suo guscio.

Aldilà del passato, nulla le impedì di restarle accanto, e di impedire che cadesse nel baratro quando Regina con egoismo si strappò il cuore per evitare il dolore che la perdita di Henry le provocò. Quello era uno dei motivi per cui Regina la evitava, perché era consapevole che non sarebbe passato del tempo, prima che i suoi segreti sarebbero venuti a galla. 

“Salvatrice esistono dei metodi alternativi ai veleni, ugualmente efficaci.”

“Minacce inutili.”

Nessuno riusciva a distinguere la natura dei loro comportamenti. Le provocazioni di Emma resero la serata più interessante, e contemporaneamente confusero chi le circondasse.

 

~ PoV Regina 

 

La serata era terminata, e forse le uniche a non aver esagerato furono Emma e Regina. La loro lucidità era invidiabile. Nessuna delle due vacillò, nemmeno per un attimo. 

Lasciando l’auto di Ruby nel parcheggio del locale le accompagnarono a casa, evitando che guidassero.

Al ritorno, verso la casa di Mary Margaret nessuno proferì parola, e la sua stanchezza non aiutò a sciogliere la situazione, poiché era stremata dal sonno. Nessuna delle due voleva confrontarsi con l’altra. 

Salirono per le scale evitando che di fare rumore, ma fu inutile, poiché David era lì ad aspettarle.

“Papà non c’era bisogno che ci aspettassi.”

Disse Emma rimproverandolo.

“Ricordati di queste parole quando Henry ritornerà a casa ubriaco alle 2:00 del mattino.” 

“Non accadrà mai.”

Disse Regina terrorizzata solamente all’idea.

“Regina.”

Disse Emma, sottolineando che sarebbe stato impossibile prevedere una situazione del genere.

“Mai, Signorina Swan.”

La voce di Regina, l’enfasi del suo tono, la fece rabbrividire e sentire viva contemporaneamente. Emozioni contrastanti, inspiegabili nemmeno a lei stessa.

“Dovrei andare.” Affermò Regina.

“Aspetta, ti accompagno.”

“Non c’è ne nessun bisogno Salvatrice. Userò la magia.”

Si assicurò che Henry fosse al sicuro. Quella sarebbe stata un abitudine che non avrebbe mai perso, per quanto suo figlio non fosse più un bambino

Quando lo vide dormire beatamente, lascio la sua stanza, ma prima che lo facesse uno schema attirò la sua attenzione. Prese un post-it e lascio una nota in un punto preciso della lavagna.

Salutò Emma e David, e in una fumata viola si dileguò dalla stanza.

 

~ PoV Emma

 

Emma si sentì vuota in quel momento. In quel gesto vide l’assenza di volontà da parte di Regina di volersi confrontare con lei, e questa sua scelta la deluse. Eppure anche lei l’aveva baciata. Forse si era pentita?

Quelli erano i pensieri che la turbavano, impedendole di ragionare razionalmente.

“Emma.”

“Si?

La voce di David la riportò alla realtà.

“C’è qualcosa che non va?”

“No, assolutamente. Sono solo stanca.”

Dandogli un bacio sulla guancia, andò a letto.

 

~ PoV Henry

 

 Un appuntamento lo svegliò prima del solito orario. Solitamente era la sveglia, e le urla di Regina ad incoraggiarlo a svegliarsi, ora il desiderio di poter vedere Violet e passare la giornata insieme a lei. 

Voleva organizzarle un tour dei posti più romantici di Storybrooke, ma la sua punizione aveva stroncato i suoi piani. 

Per raggirarla aveva dovuto modificare leggermente la serata, e invertirla in una giornata all’insegna del romanticismo.

Una macchia gialla attirò l’attenzione del ragazzo. La calligrafia della madre era inconfondibile, e si chiese quando fosse venuta, e del perché non fosse riuscita a sentirla.

Un messaggio interruppe la sua felicità:

“Prima delle dieci non posso raggiungerti, spero che potrai aspettarmi. 

Un bacio. 

Violet.”

Deluso, non si scoraggiò, modificando leggermente il suo tour.

Rilesse il post-it: “ You yourself and you will never be wrong.”

Nessuno l’aveva notato, ma a volte si sentiva smarrito. L’unica ad essere a conoscenza del suo dramma interiore era Emma, che inspiegabilmente le disse che c’erano momenti in cui lei si sentiva esattamente come lui, divisa dall’essere l’eroina che tutti pensavano fosse, e che dovesse essere, all’essere se stessa, e forse deludere chi la circondasse. 

Non ne aveva mai parlato con Regina, non perché non lo avrebbe compreso, ma perché sapeva che lei non voleva che si sentisse così. Smarrito, diviso in due.

Quando lesse quella frase si accorse che forse Emma non era l’unica persona a esserne a conoscenza, che forse anche non essere biologicamente legati, non lo rendeva immune al suo sguardo.

 

~ PoV Regina

 

Poteva farsi accompagnare. Una perfetta scusa per parlare, ma qualcosa in lei, forse una sorta di protezione dalla paura di affrontare le insicurezze che l’amore in passato gli aveva creato, aveva preferito farle guadagnare altro tempo, come se ne avesse a disposizione una quantità illimitata.

Pensava che se Emma fosse stata arrabbiata o delusa della sua scelta avrebbe avuto ragione, e ora commiserarsi non serviva a nulla. Si era svegliata presto, più del suo solito “presto”. La pensava e ripensava come una stupida.

Probabilmente sarebbe stato più maturo Henry in questa situazione che lei. Sprofondata nella comodità del suo divano si strinse nella propria coperta, con in sottofondo il rumore del telegiornale del mattino, che ignorava. Non sentì nemmeno il rumore della porta, poiché i pensieri la estraniavano dalla realtà.

“Mamma!”

Saltò dallo spavento.

“Scusa non ti avevo sentito entrare”. Si alzò, e lo andò a salutare. 

Henry era sorpreso che fosse lì. Solitamente non amava crogiolarsi, quando lo faceva era pensierosa oppure malata. 

“Sembrerebbe che la nonna non sia stata l’unica ad esagerare.” Disse in tono divertito.

“Non essere ridicolo. Sono soltanto pensierosa.”

Lo sguardo di Regina non ammise repliche. Non avrebbe mai permesso che suo figlio adolescente, l’avrebbe vista in quelle condizioni.

“Parliamo di cose importanti. Del tuo appuntamento ad esempio. Non dovevi incontrarti con Violet.”

Il suo viso si tinse di rosso.

“Non dovresti entrare nella mia camera, potevo essere nudo.”

Si difese lui, cercando un modo per nasconderle quanto romantico fosse, quasi come se fosse una vergogna.

“Il tuo pudore non ti farebbe dormire tranquillo pensando che qualcuno possa vederti nudo.”

“Non dovresti farlo comunque.”

Lei rise divertita, rendendo Henry ancora più irritato.

“Scusa.” 

Il suo turbamento non le passo inosservato, lei era confusa dalla sera precedente, ma non lo era fino al punto di non notare che in suo figlio qualcosa non andasse.

“Perché sei così ansioso?”

Chiese Regina, che con un gesto della mano lo invitò a sedersi.

“Non sono ansioso.”

Lui distolse lo sguardo, prese il telecomando, e cambio diversi canali fingendo di essere interessato a qualcosa che non esistesse.

Lei gli tolse il telecomando dalle mani, e lo girò nella sua direzione.

“Non mentirmi e non dirmi che è solo frutto della mia immaginazione oppure perché sono iperprotettiva. Non fuggire come Emma.”

Quella frase lo scombussolò.

“Sono confuso. A volte mi sento come se dovessi rispettare un copione prestabilito, e che in questo non ci sia nessun spazio per chi voglio essere io realmente.”

Quelle stesse paure un po’ le ricordavano le costrizioni a cui era abituata vivendo con Cora. Lei voleva che Regina ottenesse tutto ciò che in passato lei desiderava per se stessa, non avendo nessuno scrupolo a calpestare ciò che Regina desiderasse realmente.

“Non essere sciocco come lo sono stata io. Non lo sei mai stato, e quello che hai creato ne è la prova. Non avrei mai immaginato uno scenario diverso dall’uccidere Biancaneve, e invece ora è diverso. Non avere paura di mostrare chi tu sia realmente, dimostra alla gente chi è Henry Mills, e poco importa se le tue decisioni saranno diverse da quelle che si aspettano. Lei ti amerà lo stesso indipendentemente da qualunque gesto eclatante.”

Henry rimase di sasso, non sapeva se fosse lui troppo limpido nelle sue emozioni oppure lei brava a leggerlo dentro.

“È così evidente?”

“Non agli occhi degli altri, ma ai miei come a quelli di Emma sarebbe strano non notarlo.”

”Il mio obbiettivo non è nessun gesto eclatante, sia chiaro, ma qualcosa che la lasci sorpresa, e se mi aiutaste facendo si che per questa sera la mia punizione non sia valida, sarebbe perfetto.”

Chiese lui speranzoso.

“Assolutamente no, e se pensi di scavalcarmi chiedendolo ad Emma, la tua punizione diventerà uno stile di vita.” 

Henry dalla delusione sprofondò ancora di più nel divano e poggiò i piedi sul tavolino di fronte a lui per indispettirla.

 

~ PoV Emma

 

Era nuovamente fuori quella porta bianca, indecisa se bussare oppure no. Non sapeva cosa dirle. Non voleva indispettirla, ma nemmeno rischiare di fingere che nulla fosse successo, rischiando che tutto fosse accantonato nel dimenticatoio.

Bussò, e ad aprirgli fu Henry.

“Buongiorno. Credevo fossi da Violet.”

Lo disse guardandosi intorno, cercandola con la visuale migliore che potesse avere da quel punto.

Lei lo seguì nel salone.

“Oramai del mio appuntamento sarà a conoscenza tutta Storybrooke. Non mi sorprenderei se Ruby organizzasse una scommessa su quanto tempo impiegherà Violet a lasciarmi essendo in punizione per l’eternità.”

Lo sguardo di Emma era terrorizzato, anche se razionalmente sapeva che lui non fosse a conoscenza della scommessa, sentirgli pronunciare quelle parole la turbò.

“Hai un concetto di eternità alquanto distorto. Resisterai, e se il principe azzurro e Biancaneve ci hanno insegnato qualcosa, e che l’amore ti aspetta, indipendentemente dalle avversità che la vita ci riserva.”

“Da quanto sei così speranzosa, e perché parli come se fossi in un film Disney?”

Effettivamente non era da lei, però entrare in quell’ottica era indispensabile per non permettere alle paura delle storie passate di rovinare quelle future.

“Un po’ di speranza in questo momento serve anche a me ragazzino.”

Disse lei continuando a guardarsi intorno.

“Cerchi la mamma?!” Fu più un’affermazione che una domanda.

“No. Si.”

“Si oppure no?”

“Cioè si. Volevo invitarvi a colazione da Granny’s.”

Henry la guardò incuriosito.

“Non sapendo che io fossi qui la frase più corretta da utilizzare è: “volevo invitarla a colazione.” 

Henry rise.

Ad interromperli fu Regina, che scendendo dalle scale guardò la sua ospite.

Emma la vide in tutta la sua naturalezza, senza nessun fronzolo. Struccata e in pantaloni da Yoga. L’effetto che le sortì non cambiò minimamente dal classico sconvolgimento ormonale che quella donna le provocava. Le si seccò la gola, come solitamente le capitava quando era agitata.

“Buongiorno Emma.”

“Perché sei ancora in pigiama?”

“Sono le nove del mattino di sabato, e se ricorderai il sabato io non lavoro, a differenza dello sceriffo di Storybrooke.”

“Mio padre è abbastanza per sopperire all’elevata criminalità che si insedia negli angoli oscuri di questo paese noioso.”

Il suo lato ironico non passo inosservato a Regina, che con disappunto rispose:

“Lo ricorderò quando firmerò il tuo assegno.”

Regina andò in cucina, mentre Henry guardò Emma ancora più incuriosito dal loro comportamento, finché un messaggio non attirò la sua attenzione.

“Sono riuscita a liberarmi prima del previsto. Ti aspetto fuori la scuola.”

Lo sguardò di Henry si illuminò, e non aspettando un attimo in più lascio le madri ai loro battibecchi per raggiungere la sua fidanzata.

I loro sguardi si incrociarono, finché Emma le si avvicinò, quasi da sentire il battito di Regina accelerare dall’emozione di averla a un passo da lei. 

“Vorrei parlarti.” Disse Emma

Non si toccavano ma le loro energie erano percepibili.

“Magari più tardi.”

Regina prese la sua mano, e sparirono in una nube viola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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