At least I have you to rely

di Owlseatheartsforbreakfast
(/viewuser.php?uid=867174)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** At least I have you to rely ***
Capitolo 2: *** Going under ***
Capitolo 3: *** The night we met ***



Capitolo 1
*** At least I have you to rely ***


Non so che dire, ho sognato questa scena e mi sono venuti i brividi nel riscriverla.
Sono mesi che non pubblico nulla, ma non son riuscita a trattenermi.
Non linciatemi, vi prego.
Buona lettura (spero)
-l'editor fa schifo, l'ho pubblicata dal cellulare, appena riuscirò sistemerò il tutto-
E.


I raggi pallidi della luna ti carezzano delicati il collo, mentre siedi a gambe incrociate sulla sponda del letto.
Mi accomodo dietro di te e osservo la lunga scia di pensieri e parole non dette che sembra ruotare attorno al tuo viso come una piccola galassia.
Ti sento sorridere, poco, quanto basta per farmi capire di non essere ospite non gradito.

"va tutto bene?"

Lo chiedo per togliere la patina di ghiaccio che so essersi posata sui tuoi occhi, anche se non posso vederli.
Tu non rispondi, non lo fai spesso, e io non insisto, non lo faccio mai.
Ti scosto un poco la maglietta dal collo, per osservare le spalle, e le vedo dritte e fiere, nonostante tutto; sorrido.
Poi scorgo una macchia antiestetica sbucare sulla tua pelle, uno schizzo viola, che riconosco come un livido. Ce ne sono altri e sebbene la tua pelle sia ambrata, il contrasto è ben visibile ai miei occhi.

Ti sento mormorare un "puoi graffiarmi, se vuoi. Lo fanno tutti." e mi sento improvvisamente vuota, prosciugata, incredibilmente triste.
Non li vedo, i graffi, ma so che ci sono, lo percepisco dalla tua voce ruvida, fanno male.
Ti rispondo semplicemente con un "no" vuoto e atono, lascio andare la maglietta, che torna subito al suo posto e resto ferma in silenzio.
Sei come il ghiaccio, rigido, statico, difficile da scalfire, sei indifferente ai sentimenti, troppo occupato a sopravvivere in questo mondo marcio per lasciarti andare al tiepido calore di un abbraccio.

E io stanotte sarò fuoco, solo stanotte, solo se me lo lascerai fare.

Abbasso ancora il collo della tua maglietta, fino a mostrare le prime linee del tatuaggio che ti marchia la schiena, poco sotto le scapole, sopra i polmoni.
Lascio correre le dita sul viola insistente dei capillari esplosi, ti vedo trattenere il fiato, ti vedo aspettare e non capisco perchè tu me lo stia lasciando fare, perchè dopo tutto quello che le persone ti hanno fatto, mi concedi di ferirti, di aprirti il cuore e strapparne brandelli.
Hai fiducia, e non credo che dovrei meritarmela, ma per questa notte non mi importa, voglio solo vederti bruciare con me.
Così cancello mentalmente il viola, i graffi, e tengo solo le costellazioni di nei che decorano quella pelle ambrata.
Hai un buon profumo, lo sento fremere nelle narici mentre avvicino il mio viso al tuo collo, è il tuo odore, non ha una marca, non ha un nome, è la tua anima che trasuda dai pori, e mi piace da morire.

Deposito un bacio tra le scapole, un leggero frullio d'ali, e posso percepire il calore dipanarsi come radici sottopelle; ti avvolgono, ti scaldano, si diramano in profondità, fino a scivolare attorno al tuo cuore.
Lo sento pulsare sotto le labbra, un meraviglioso "tumpf tumpf" costante, che mi ricorda quanto poco ghiaccio rimanga in te.

Ti giri, sei veloce, mi prendi per un braccio e le nostre labbra si premono con violenza, e non voglio sia così, non voglio che tutto corra, che tu abbia bisogno di mantenerti distaccato, di scappare via da queste radici che ti sciolgono l'anima.

Rallento, rallenti, vedo i tuoi occhi vuoti scorrere sul mio viso, la perplessità che si dipinge da sola in un bellissimo autoritratto.
Sei perso, soffochi tra le mie labbra, non capisci perchè qualcuno possa desiderare ogni singola molecola del tuo corpo; sei spaventato ma mi assecondi.
Il tuo petto si alza e si abbassa veloce, manca aria mentre mi trascini con te, manca aria mentre chiudi gli occhi e ti abbandoni alla mia bocca.

Hai una fossetta tra le costole, l'ho sempre adorata senza una ragione precisa; così, quando la mia mano scivola fino al centro del tuo petto e si concentra in quella piccola incavatura, mi sembra di poter toccare il tuo cuore.
Chiudo gli occhi e so che da quel momento inizi a bruciare con me.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Going under ***


Salve cari e care,
volevo informarvi che questa non è la continuazione immediata del primo capitolo.
Siccome si tratta sempre di sogni che faccio, non c'è una vera e propria trama già delineata, mi limito a trascrivere quello che la mia mente mi fornisce durante il riposo notturno.
Diciamo che a livello di consecutio temporale il capitolo regge, ma ci sono molte altre cose che vorrei scrivere prima di arrivare a questo punto, quindi preparatevi a salti avanti e indietro nel tempo.
Mi scuso ancora per la possibile confusione, una volta pubblicato tutto provvederò alla sistemazione più consona.
Ringrazio tutti, i lettori silenziosi e chi ha deciso di lasciarmi una recensione, vi si vuole bene.
Buona lettura (spero)
E.
 

E così alla fine ti hanno convinto, vero?
Convinto che questa cosa, qualsiasi cosa ci fosse tra di noi, non era abbastanza importante da essere custodita a mani chiuse e cuore aperto.
Fino all'ultimo ho sperato di vedere ancora quel bagliore nei tuoi occhi, quella piccola luce inconcepibile, la scossa che mi attraversava ogni volta che incatenavi lo sguardo con il mio.

Eri bello comunque, anche se avevi accettato di esser schiavo per l'ennesima volta, eri bello con le luci della strada che ti scivolavano sul viso e il vento che ti solleticava le ciglia.

Poi il sangue ha sostituito l'aria, ti ha coperto come una cascata, ha bagnato i tuoi vestiti, il sedile della macchina, scendeva copioso come lacrime dai tuoi occhi.
Mi sono allontanata, pensavo di annegare in quel liquido rosso, il terrore di annegare è sempre stato l'ingrediente di tutti i miei incubi; mi mancava l'aria, volevo piangere, volevo guardarti per l'ultima volta, ma i miei occhi non riuscivano a scorgere nulla se non il rosso. Il rosso. Il rosso.

Uno schiaffo d'aria mi colpì in pieno viso, qualcuno aveva abbassato un finestrino, risvegliandomi brutalmente da quell'incubo senza fine.
Ora il sapore del vento mi teneva in un dolce limbo, ero seduta, ma non in modo composto perchè c'erano degli elementi che non avrebbero dovuto essere presenti: il profumo della tua pelle, l'odore della sigaretta che tieni sempre con la mano destra, il caldo inusuale contro la mia tempia, il tocco leggero dei tuoi polpastrelli tra le mie dita.
Mi ero addormentata e nel sonno ero scivolata contro di te; qualche ora prima mi avevi detto che mi avresti lasciata cadere piuttosto che prendermi al volo se mi fossi addormentata, ma ora ero appoggiata alla tua spalla, e tu mi tenevi la mano.

Lo facevi perchè sapevi che non ero cosciente?
Avrei continuato a fingere di dormire per sempre pur di sentirmi bene come in quel momento.

Poi ti sei mosso, hai tossicchiato e hai allontanato le tue dita dalle mie, e io ho ricominciato a sentire quel freddo insistente all'altezza dello sterno, tra le costole, raschiava e grugniva come una bestia affamata.
Mi sono spostata, perchè non volevo restare vicina a te se poteva darti fastidio, volevo solamente trascorrere una sera insieme e vederti ridere; invece questa notte è stata solo battute cattive e occhi tristi.

Sapevo come sarebbe andata a finire, sapevo che non avresti combattuto per me, che non ti saresti esposto perchè di ferite ne avevi già troppe, però comunque  speravo, speravo di vedere un altro tramonto al mare, speravo di sentirmi trascinare verso l'acqua dalle tue mani, speravo in un bacio sulla guancia come quello che si da alle persone importanti, a labbra piene, dolci, e non un semplice sfiorarsi di zigomi.
Ho passato troppo tempo a sperare, ed ora non mi rimane che guardare il tuo profilo, mentre, ad occhi chiusi, cerchi di dimenticarti di me.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** The night we met ***


È tardi, sto usando ancora l'editor del telefono, sono una pessima persona.
Non so cosa mi sia preso, ma ho sentito il bisogno impellente di continuare a scrivere, quindi.. ecco qui.
Spero possiate perdonare eventuali errori.
Vi auguro buona lettura e, nel caso abbiate voglia, lasciatemi un commento, sono sempre bene accetti.
Vi si vuole bene.
E.


La prima volta che ti incontrai eri seduto su un divanetto di pelle nera, bevevi un drink annacquato, in silenzio.

Quella sera sarei voluta rimanere a casa, ero spezzata dalla giornata sfiancante, ma, dopo miliardi di suppliche, alla fine avevo accettato e mi ero infilata dei pantaloncini con una maglietta presa a casaccio.
Ero uscita controvoglia, non sentivo necessità di parlare con altre persone, di sorridere per finta, di ballare senza sentire la musica bruciare nelle vene.
In fondo son sempre stata pigra, non è una grande novità per nessuno, ma le notti d'estate son fatte per esser vissute (lo avresti detto anche tu qualche giorno dopo) e io soffro d'insonnia da anni; non sarei riuscita a riposarmi in nessuno dei casi.

Ero arrivata da qualche minuto, stavo aspettando di potermi avvicinare al bar per ordinare qualche drink scialbo, quando l'amico che mi aveva accompagnata mi disse che doveva assentarsi un attimo.
Decisi di aspettarlo e mi voltai alla ricerca di un posto dove sedermi.

E fu allora che ti vidi.

Le luci viola e blu della discoteca mi accecavano, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo dal tuo profilo, da quei lineamenti così marcati e gentili allo stesso tempo.
Le tue labbra si chiudevano delicate attorno alla cannuccia nera che qualche barman aveva infilato nel tuo bicchiere.
Ti osservavo deglutire, il tuo pomo d'adamo che andava su e tornava giù. Andava su. E tornava giù.
E io ero completamente persa nella piccola perfezione di quei movimenti, troppo concentrata per chiedermi quale fosse la ragione del tuo isolamento dal resto delle persone.

Un piccolo gruppetto stava ballando poco distante da te, si muovevano tutti insieme seguendo il ritmo della musica estiva; quelle canzoni che hanno tutte lo stesso sapore.

Tu restavi lì, in silenzio, e ad un certo punto ricordo che iniziai a pensare che forse stavi aspettando qualcuno, che mi sarei dovuta allontanare.
Invece mi sedetti, a distanza, ma pur sempre vicina a te, abbastanza vicina per chiedermi se potessi sembrarti strana. Non ti voltasti, non ti accorgesti di me, ma vidi i tuoi occhi socchiudersi e notai il ticchettio della gamba a ritmo con la musica; pensai fosse meraviglioso.

Potevo scorgere chiaramente le note entrare dai tuoi polsi, come fossero state iniettate da una strana siringa; le vedevo scivolare nelle vene, percorrere la lunghezza delle tue braccia, fino ad arrivare al cuore.
Immaginai una batteria al posto di quell'organo fragile.
Mi innamorai immediatamente di quella batteria.

Poi ti voltasti.

E io mi sentii morire, perchè i tuoi occhi erano due pozzi neri, perchè gli occhi più belli che avessi mai avuto la fortuna di incontrare stavano guardando me.
La conosci la differenza tra "vedere" e "guardare"?
Io si, ed ero sicura mi stessi guardando.
Ruotasti il busto, facendomi segno di avvicinarmi, e io non riuscii a trattanere un sorriso.
Quando fui abbastanza vicina mi prendesti per mano, un tocco leggerissimo, e ti alzasti trascinandomi verso la pista.
Non parlammo, non c'era bisogno, io ero in balia del tuo sorriso, e tu ridevi, ridevi, ridevi.
Una risata sincera, genuina, piena di quel rosa dolce della gioia.

Eri ancora più bello ora, con l'odore del tabacco che ti sporcava la pelle, con il profumo dell'alcol nelle pieghe del collo.
Se chiudo gli occhi lo sento ancora, mi pizzica il naso e mi solletica gli angoli della bocca, spingendoli verso l'alto.

L'ambra della tua pelle faceva contrasto con la luna della mia, e se ci fossimo fusi avremmo creato il colore più bello dell'universo, ne sono sicura.

Stavo ballando e per la prima volta la sentii.
La musica bruciava nelle mie vene.
Ed era merito tuo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3676906