23. Quello che qualcuno ha preso da te
- da me hai preso la paura, la grandezza, la convinzione di essere nel giusto anche quando si è nel torto -

le tue sclere di squame accese,
tinte agli angoli
di rosso complementare,
mentre muti e rimpicciolisci;
strisci, mordi ed infetti.

 Ti sento; ti vedo in rilievo
sotto la mia pelle stanca di
conoscerti da capo ad ogni nuovo respiro. 

 Gratto i percorsi che stabilisci
in fretta - sogghignando, lo so-
fino a sanguinare.

Sicuramente osservi l’uccidersi
lento delle mie esistenze
da vicino: lecchi, cambi colore e fuggi
attraverso un sistema che trova la sua fine
nel suo inizio. 

Ma t’interesso, t’interesso


ancora.

2. Ciò per cui fai spazio
- ho fatto spazio affinchè ti potessi nutrire dei miei vuoti -

Scavo sotto il cuore
una galleria
di ombre spente.

Nessuno canta e
il grisù mi sorprende; 

la mia importanza soffoca,
senza aver avuto
un luogo speciale dove germogliare
 senz’essere turbarta
 come una calla morsa dal vento.

 Sbircia, sotto il cumulo
che mi ha fatta sparire. Non andare:
ho trovato il nascondiglio sereno
per la tua eroina.

È una natura viva, nel buio della nostra miniera:
scorgo già il primo bocciolo

appassire.