Kirina

di dibiria
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo I ***
Capitolo 3: *** capitolo II ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Atto Primo
il Diario Nero

 
 

PROLOGO
 

<< Il mio nome è Violetta Kirina Mechtat’Angela, il mio destino era scritto ancora prima d’iniziare.

Questa è la mia storia e di come ho combattuto per essere libera da un destino che non volevo, per essere libera di volare nel cielo. >> 

 

 

 

Lui/Lei

 

30/05/2001, h 02.45 a.m., Mondo Astrale, Palazzo di Corallo

 

Il sovrano si aggira furioso tra le immense sale del suo palazzo.

I capelli corvini sono sfuggiti dalla lunga coda e gli occhi scuri sembrano voler inghiottire tutto ciò su cui si posano.

E’ in collera con se stesso.

Non ci riesce, non riesce a trovare la maledetta donna che ha rovinato tutto, tutti i suoi piani andati in fumo per colpa di quell’infame traditrice.

Il giorno in cui era nata, aveva percepito tutte le disgrazie che gli avrebbe portato.

Quale imprudenza fidarsi di quella donna con gli stessi occhi di chi già una volta l’aveva portato alla rovina.

Ma non c’era riuscito, non era riuscito a resistere al piacevole aroma di potere che scorreva nelle vene di quella che era stata una ragazzina dolce e piena di vita.

Quando la rivide dopo tanto tempo non poteva concepire la semplice idea che quella fosse la stessa bambina che il suo Creatore aveva stretto tra le braccia.

Una scarica, leggera, lungo tutta la spina dorsale, lo pervase e lui seppe.

Seppe dove cercare.

Finalmente ha percepito quella piccola scarica, che gli annunciò la sua nascita.

Il corpo poteva cambiare, i suoi ricordi distrutti e i suoi poteri soppressi ma la sua anima, quella non poteva mutare, può nascerne una nuova o si può distruggere, ma essa andando avanti nei millenni, di corpo in corpo, rimane sempre quella, rimane immutata.

Da quella scarica ne scaturisce un orgoglio disumano per il suo unico figlio.

Quale ingegno ebbe il suo adorato discendente quando marchiò quell’anima incontaminata da alcun male.

Quale gioia sapere che l’astuto inganno fosse riuscito.

Lei stessa si era posta quel marchio color carminio.

Il colore di chi ha peccato.

Il più ignobile tra essi, perché chi ha perso la vita da un’arma divina è costretto a portare nell’anima il segno carminio del suo peccato.

Il sovrano, ora non più adirato, esulta sapendo che l’anima non cambia mai.

Esulta sapendo che non importava più quante volte lei fosse morta, lui l’avrebbe trovata sempre. 

Le avrebbe dato la caccia finché la sua vendetta non si fosse consumata.

Con un cenno secco chiama una delle sue preziose creature.

Il cappuccio scuro nasconde i capelli rossi come gli occhi tinti di sangue.

Il giovane si prostra in un profondo inchino e il sovrano ghigna maligno a quel gesto.

<< Trova Vittoria, fai che si fidi nuovamente di noi, conto su di te Ghinionist. >>

 

 

22/05/2019, h 07.15 a.m., Terra, Villa McAllister

 

Buio.

Di nuovo è tutto buio.

Come ogni volta mi ritrovo immersa nel buio più totale.

Poi vedo una luce brillante che mi attira a sé. In mezzo alla luce, un’ombra.

Man mano che mi avvicino a essa, si distingue una figura.

Un ragazzo di spalle, con i capelli ricci color della pece come le ali d’angelo sulle sue spalle.

Quel ragazzo mi ricorda qualcuno, ma non riesco a ricordare chi!

Poi come sempre la luce e il ragazzo scompaiono in uno spazio divenuto tutto rosso.

 

Mi alzo dal letto tutta sudata, con la bocca aperta in un grido muto.

Ho rifatto quel sogno. Inizio a preoccuparmi, visto che rifaccio sempre lo stesso sogno ultimamente. A proposito di sempre, che ore saranno?

Nel formularmi la domanda guardo l’orologio sul comodino vicino il mio letto.

<< Cavolo! E’ tardissimo, sono già le 07.15! Devo sbrigarmi! >>

 

 

 

Lui/Lei

 

<< Guarda la neve che si scioglie al sole,

i fiori sbocciano sui prati e sugl’alberi,

ascolta quel ruscello che ora non è più ghiaccio,

ecco qui da noi è arrivata Primavera.

Aspetta un po’ e il sole in alto brillerà,

i fiori in frutti si trasformeranno,

l’acqua non sarà più fredda,

ecco qui da noi arriverà Estate.

Aspetta un po’ e il sole lentamente calerà,

le foglie scenderanno dagl’alberi,

l’acqua di nuovo fredda sarà,

ecco qui da noi arriverà Autunno.

Aspetta un po’ e la neve scenderà,

gli alberi andranno a dormire,

e l’acqua di nuovo ghiaccio sarà,

ecco qui da noi tornerà Inverno.

Aspetta un po’ e il ciclo ricomincerà, 

perché questa è la ninna nanna di Tempo e Stagioni.

Guarda la neve che…

A quanto pare è arrivato il momento. Figlio mio ormai manca poco e potrai ricongiungerti alla tua adorata sorella.

A presto figlia mia. >>

Sul viso della donna si forma un dolce sorriso mentre sussurra quelle ultime parole alla leggera brezza primaverile. 

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Capitolo 2
*** capitolo I ***


Atto Primo
il Diario Nero



I

 
Violetta
 
23/05/2019, h 07.35 a.m., Terra, Villa McAllister
 
Frettolosamente afferro la mia amata borsa a tracolla ma prima d’uscire dalla camera da letto guardo la fotografia sopra al comodino.
Nella foto siamo ritratti io, mio fratello Kiba e i miei genitori, Mariangela e William. Era stata scattata nove anni prima, quando io avevo ancora i capelli corti, come un ragazzo.
Io sono più grande di Kiba di due anni, anche se non sembra, lui è più alto di me di un paio di centimetri, è un ragazzo magro e alto, con i capelli castano scuro e lisci che gli ricadono sugli occhi azzurri con una punta di verde e grigio.
Nostra madre è una donna molto bella, il viso dai lineamenti molto delicati è contornato dai capelli biondo-oro e ondulati, tagliati poco sotto le spalle; i grandi occhi turchesi chiaro brillano vicino il naso sottile e la piccola bocca costantemente sorridente.
William invece è un uomo dall’aria severa ma dal carattere bonario, ha la barba e i capelli ordinatamente tagliati, di un castano quasi biondo e lisci; i suoi occhi, a differenza di quelli della moglie, sono di media grandezza e color grigio-azzurri.
Come mio solito, mi sono soffermata troppo sulla foto di famiglia ed esco di corsa dalla stanza, guardando l’ora sul cellulare e scendendo i gradini due a due.
Accidenti sono già le 07.40 e come se non bastasse le lezioni iniziano alle 08.00!
Mi fermo di botto a metà scala osservando mio fratello comodamente seduto in salotto e con rimprovero gli chiedo come mai lui sia ancora qui.
<< Guarda che aspettavo te! >> mi risponde con tono arrogante.
Dalla cucina arriva la voce di mia mamma che con il suo immancabile sorriso radioso si affaccia dalla stanza.
<< Buongiorno ragazzi! Ho preparato le brioche per colazione. >>
<< Ciao mamma, ci dispiace ma noi siamo di fretta. Ci vediamo stasera. >> rispondo prontamente io prima che quel goloso di Kiba si fermi a mangiare.
<< A presto, mamma! >> urliamo in coro io e mio fratello, prima di prendere al volo le bici, fuori in giardino.
 
 
 
Kiba
 
23/05/2019, h 07.55 a.m., Terra, Polfalcone1
 
Abbiamo ancora cinque minuti di tempo, ma pedaliamo come matti nonostante siamo quasi arrivati; con il fiatone e l’ansia ancora in corpo.
Da quando avevo visto mia sorella scendere le scale di corsa con la pelle solitamente ambrata, ora pallida come quella di un cadavere, un’unica domanda fremeva di farsi sentire nella mia testa; quando finalmente mi decido a formularle la domanda, ho paura che mi tiri addosso la borsa, per via dello sguardo truce che mi rivolge.
<< Stanotte hai rifatto quel sogno, vero? >>
<< Secondo te, stupido di un fratellino, vengo a dirlo proprio a te? >>
Accipicchia, l’ho fatta proprio arrabbiare.
<< Comunque, ultimamente sogno sempre quel maledetto angelo. >> la pausa che segue le sue parole mi gela il sangue nelle vene.
<< Hey lumaca, pedala più veloce che non voglio arrivare in ritardo! >>
Per fortuna il suo buonumore ha sempre la meglio e per ora sembra non si stia facendo troppe domande.
<< Sì, signor colonnello! >> gli rispondo scherzosamente.
 
 
 
Violetta
 
23/05/2019, h 08.00 a.m., Terra, Accademia Astrale
 
 
Appena arrivati vedo un ragazzo dai ricci biondo platino in contrasto con la pelle mulatta avvicinarsi a passo svelto.
<< Ciao Vì, come stai? Spero tu abbia passato un ottimo pomeriggio ieri. Dimmi… >>
<< Ciao Fabio, vai dritto al punto! Lo sai che non mi piace quando giri intorno alle cose, per di più sono in ritardo, come te d’altronde, quindi ti possiamo parlare soltanto prima che il professore entri in classe. >>
<< D’accordo, come vuoi tu. >> vedo il sorriso smagliante del mio amico spegnersi un po’, come scoraggiato dalle mie dure parole.
Fabio è più grande di me di un anno, ma per via della mia altezza sembra molto più grande.
E’ sempre molto affidabile e gentile, non perde quasi mai la calma, ma se qualcuno mi fa del male nessuno è capace di fermarlo.
Lui per me è come il fratello maggiore che non ho mai avuto e mi protegge sempre, è il mio confidente, la spalla su cui piangere nei momenti brutti, l’amico da cui vado e a cui racconto i miei incubi.
Molte volte i nostri amici ci prendono in giro chiamandoci fidanzatini oppure piccioncini, noi non ci abbiamo mai dato peso e facciamo finta di niente, è anche per questo lo adoro.
Mentre io sono persa nei miei pensieri, Kiba si è avviato verso la sua classe e Fabio ed io siamo arrivati davanti alla mia aula.
A un certo punto, quando stiamo per entrare nell’aula, sento qualcuno che mi solleva prendendomi dalla vita; una volta che tocco nuovamente il pavimento mi giro per dirne di tutti i colori all’incosciente che ha voluto farmi questo brutto scherzo, ma una volta che lo riconosco tutta la mia rabbia sfuma in due nanosecondi.
<< Hey ciao Vì-chan2, piaciuta la sorpresa? >>
<< Ma ti sembrano cose da fare a ventidue anni?! >> rispondo imbronciata << E comunque, ciao David. >> continuo con voce dolce.
Il ragazzo che mi ha fatto questo brutto scherzo, oltre ad essere il cugino di Fabio, è il mio migliore amico.
E’ alto quasi due metri e grande come un armadio, è pieno di muscoli e capace d’incutere paura anche al più ardito dei rapinatori, ma ha la brutta mania di comportarsi come un bambino.
E’ l’allenatore del club di arti marziali, che lui stesso pratica, è anche il vice del professor Campembell che insegna scienze motorie.
David ha gli occhi turchesi scuro e i capelli neri e lisci che sfiorano le spalle mulatte.
Io l’ho conosciuto, insieme a Fabio, all’età di tre anni, subito dopo essermi trasferita dalla fattoria che la mia famiglia ha a Liutrathen in Scozia, dall’ora ho passato praticamente tutta la mia infanzia con loro.
<< Senti Fabio, che ne dici se parliamo durante la ricreazione? Siamo già in ritardo e preferirei non peggiorarlo. >>
<< D’accordo ma dopo non prendertela con me se ricevi qualche brutta notizia. A dopo Vì. >>
Dopo un attimo di smarrimento per il suo avviso, lo saluto anch’io.
<< A dopo. >>
Con Fabio se ne va anche David, che deve correre ad aiutare il professor Campembell.
Io invece entro di corsa in aula e ciò che vedo mi sorprende non poco.
Sul serio, che sta succedendo?
Tutti i miei compagni di classe stanno chiacchierando allegramente e del nostro professore neanche l’ombra.
Questo è davvero strano ma almeno non sono in ritardo!
Mi avvio verso il mio banco, vicino la finestra in seconda fila.
Ci avevano assegnato i posti all’inizio del primo anno scolastico, dicendoci che li avremo tenuti così per tutti e cinque gli anni, salvo che gli alunni non avessero chiesto un cambio o avessero disturbato.
In questi quattro anni ci sono stati soltanto un paio di cambi per via delle chiacchiere perché ormai noi siamo abituati ad essere sistemati così e non ci siamo mai lamentati.
Il mio compagno di banco in tutto questo tempo non si è mai presentato a scuola; avevano detto il suo nome una sola volta, ossia il primo giorno, quando ci hanno assegnato i posti in base ai nostri test d’ingresso, pochi secondi dopo aver nominato il suo nome arrivò una circolare che comunicava che l’alunno in questione non sarebbe venuto con noi a scuola per un tempo indeterminato, poiché si trovava all’estero.
Ricordo ancora la felicità che provai a quell’informazione.
Ah, si può sapere perché ora mi metto a pensare a lui? In fin dei conti a me non ha mai dato fastidio stare in banco da sola, anzi sapendo chi era il mio compagno sono sempre stata felicissima d’esserlo.
I miei monologhi interiori s’interrompono appena vedo due ragazze avvicinarsi a me.
Quella un po’ più bassa ha i capelli multicolor, gli occhi grigio-azzurri sono contornati da uno spesso strato di matita nera, il naso è leggermente a patata e le guance danno un senso di morbido e dolce.
L’altra ragazza invece ha la parte superiore dei capelli di un bel colore che ricorda il cioccolato fondente, che sfuma in rosso bordoux sulle punte. Gli occhi sembrano due tazze di cioccolata calda anch’essa fondente, contornati da una leggera linea di eye-liner nero e con un ombretto oro che glieli valorizza, vicino la bocca carnosa, c’è un piccolo neo scuro che le dà un po’ l’aria d’aristocratica.
Non ci misi molto a riconoscerle, sono Francesca e Giada due delle mie più care amiche.
I loro caratteri sono uno l’opposto dell’altro.
Francesca è come un angelo, sempre dolce, sorridente e controllata, non sa mai dirti di no ed è sempre disponibile se hai bisogno del suo aiuto; però quando si arrabbia potrebbe ghiacciarti con uno sguardo.
Giada invece è un piccolo diavoletto, focosa, incontrollabile e piena di malizia, è un’ottima oratrice e ti potrebbe convincere a fare qualsiasi cosa, a volte è impossibile da comprendere ma la sua sincerità spazza via tutte le indecisioni che puoi avere.
Sono le capo redattrici del nostro giornale scolasti e sanno  sempre tutto di tutti, non c’è niente o nessuno che può sfuggire da loro.
Io le considero un po’ il mio angelo custode e il mio diavolo protettore, perché le ho conosciute dopo una brutta situazione e sono sempre state in grado di tirarmi su di morale.
Cerco di distogliermi dai miei pensieri e di concentrarmi per chiedere il motivo di quel caos.
<< Ciao ragazze, voi due sapete che cosa succede oggi? >>
<< Certo che lo sappiamo, cosa t’aspetti da noi? Non dimenticarti con chi stai parlando. >> mi risponde Giada carica d’orgoglio.
<< A quanto pare da oggi avremo un nuovo compagno di classe e il professor Panciotti gli sta mostrando la scuola. >> m’informa Francesca con la consueta parlantina.
Il professor Panciotti è un uomo dall’aria buffa ed è il nostro professore di scienze, biologia, astronomia e chimica.
Ha la testa completamente pelata e lucida, come una palla da bigliardo, un bel pancione, degno di Babbo Natale, fasciato da panciotti colorati con i bottoni sempre in procinto di scoppiare e sul naso dei buffi occhiali tondi che ricordavano tanto quelli di Harry Potter.
Appena Francesca ha finito di parlare entra, spalancando la porta, il professor Panciotti e come per incanto tutti gli studenti vanno a sedersi ai loro posti in religioso silenzio, il nostro professore non è famoso per i nervi d’acciaio n’è per la pazienza, anzi è l’ometto più suscettibile e nervoso che io abbia mai conosciuto.
<< Bene ragazzi, da oggi un nuovo ragazzo seguirà le lezioni in questa classe, avrebbe dovuto iniziare con voi in prima, ma per motivi familiari è stato all’estero per questi quattro anni, molti di voi probabilmente lo conoscono già, quindi se sento qualcuno fiatare non esiterò un secondo a mettergli una nota. >> c’informa il nostro simpatico professore in tono acido e frettoloso, in modo burbero si rivolge a qualcuno fuori dalla porta << Venga pure e si presenti al resto degli alunni. Su si sbrighi non abbiamo mica tutto il giorno. >>
Quando sento la porta aprirsi, seguita da dei passi e poi richiudersi, focalizzai la mia attenzione verso il nuovo arrivato.
Nell’esatto momento in cui posai gli occhi su quel ragazzo il mio cuore perse un battito per poi incominciare a battere freneticamente come se volesse uscirmi dal petto.
Il ragazzo è alto e slanciato, con i capelli ricci e neri, dei magnifici occhi blu oltremare incastrati in una pelle d’alabastro, in poche parole bello da far paura; molto probabilmente si è accorto che lo sto fissando perché dopo aver girato lo sguardo per la classe lo indirizza verso la mia direzione e un sorriso radioso gli compare sulle labbra sottili.
Perché mi vengono certe idee? Può tranquillamente non star guardando me e può anche essere che non sia lui. In fin dei conti è dalle medie che non ci vediamo, è certamente quei stupendi occhi non sono della persona che penso io.
Vero? Vero!
Spero con tutta me stessa che la vocina nella mia testa abbia ragione e il ragazzo che mi ritrovo davanti non sia chi credo io.
Le mie speranze però sono miseramente distrutte appena si presenta ed io riconosco il suo inconfondibile accento francese.
<< Piacere a tutti, sono Mark Ichijo e da oggi saremo compagni di classe. >> non posso fare a meno di notare il leggero disprezzo e difficoltà nel pronunciare il suo cognome, ma a me non deve interessare perché ora non mi rimane altro che inveire contro qualsiasi divinità esistente.
Maledizione! Perché? Perché proprio lui tra tutti gli esseri viventi? Signore perché hai fatto che tornasse qui in Italia? Perché non l’hai lasciato in Giappone.
<< Signor Ichijo, il suo banco è quello in seconda fila vicino la signorina McAllister. >>
Eh, no! Non anche questo!
Nel frattempo che io inveisco contro chiunque mi viene in mente lui è arrivato vicino i nostri bianchi.
Appena si siede si limita a guardarmi ma appena mi parla con quell’odioso sorriso radioso, i nervi mi saltano completamente.
<< E’ un piacere rivederti angelo! >>
Maledizione, quanto lo odio! Però mi conviene fare buon viso a cattivo gioco.
Con il miglior sorriso falso che possiedo gli rispondo contro voglia.
<< Anche per me è un piacere rivederti. >>

***
1Polfalcone: paesino di mia invenzione situato in Emilia-Romagna vicino il confine tra la Toscana e la Liguria.

2chan:  […]  se usato da un ragazzo per rivolgersi ad una ragazza non parente è più probabile che indichi che vi sia un rapporto particolare fra i due […] Il -chan può essere usato anche dopo un’abbreviazione del nome. […]   
-cit. “Lezione 9 : I suffissi onorifici e nomi familiari” 

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Capitolo 3
*** capitolo II ***


Atto Primo
il Diario Nero



II

 
Mark
 
23/05/2019, h 08.00 a.m., Terra, Accademia Astrale
 
Sono appena tornato dal Giappone, dove mia madre mi aveva trascinato col suo fidanzato.
Come se non bastasse lì si sono sposati e ora mi tocca usare il cognome di quell’uomo.
Però finalmente sono di nuovo in Italia e posso rivedere il mio splendido angelo.
Ora mi ritrovo davanti alla porta della classe aspettando che il professore mi annunci agli alunni.
Appena entro in classe vedo tutte le ragazze fissarmi e questo mi strappa un sorriso divertito che cerco di nascondere.
Il professore ha smesso di parlare e scende un silenzio un po’ imbarazzante.
Allora cerco di rompere il ghiaccio presentandomi.
<< Piacere a tutti, sono Mark Ichijo e da oggi saremo compagni di classe. >> purtroppo è più forte di me e il mio nuovo cognome mi esce con difficoltà.
"Ma dai Martial! Ti sembra questo il modo di presentarsi? Dov’è andato a finire il tuo orgoglio?"
Con lo sguardo cerco tra i visi dei miei nuovi compagni e quando finalmente trovo quello del mio amico gli rispondo acido.
Maledizione Edgard! Sei sempre il solito rompi palle! Almeno a scuola evita. Non mi sembra il caso di far sapere a tutti di noi.
Il mio sguardo ricomincia a vagare sui visi dei miei compagni, quando finalmente la mia attenzione è attratta da una ragazza con gli occhi verdi e i capelli castano scuro intrecciati in una lunga treccia, che mi guarda sorpresa ed infuriata.
<< Signor Ichijo, il suo banco è quello in seconda fila vicino la signorina McAllister. >>
Per me è come se il tempo non sia mai passato ma comunque noto gli incredibili cambiamenti avvenuti in lei in soli quattro anni.
A quanto pare, le tre Dee dei Cieli sono dalla mia parte.
Appena mi trovo abbastanza vicino a lei da guardarla negli occhi, rimango affascinato dai suoi bellissimi occhi di un intenso verde smeraldo striato di verde scuro, che mi avevano stregato da quel giorno in piena estate di tanto tempo fa.
Le labbra carnose e rosate sono leggermente imbronciate.
Alla vista del suo splendido viso sulle labbra mi si forma un sorriso radioso.
<< E’ un piacere rivederti angelo! >>
Lei mi risponde con un sorriso.
<< Anche per me è un piacere rivederti. >>
Dalle fiamme di rabbia che vedo nei suoi occhi si capisce che quello che sta pensando è esattamente l’opposto della sua risposta.
I suoi occhi splendono come fuochi verdi per via della furia che sta provando.
Io non posso fare a meno di chiedermi il perché di tutto quest’odio.
 
 
 
 
 
 
 
23/05/2019, h 11.00 a.m., Terra, Accademia Astrale
 
Le prime tre ore sono state noiosissime, è davvero seccante studiare qualcosa che già sai e i professori spiegano cercando di coinvolgere gli alunni, senza però molti risultati…
Come se non bastasse per tutto il tempo il mio angelo non mi ha degnato di uno sguardo; in compenso ho gli occhi di tutte le altre ragazze puntati addosso e la cosa m’irrita non poco.
Nella mia testa sento Edgard sghignazzare divertito per via delle attenzioni poco gradite che ricevo.
Di sfuggita cerco di fulminarlo con lo sguardo, ma senza molti risultati perché noto che nascosto nell’ultima fila lo vedo ridere sotto i baffi.
Manca ancora un’ora di lezione, poi c’è la ricreazione ed io me la posso momentaneamente filar. Accidenti se si continua con sta noia me svigno prima, chissà cosa c’è alla prossima lezione.
<< Violetta che c’è alla prossima lezione? >>
Lei mi guarda con sguardo indagatore e con voce diffidente mi risponde.
<< Abbiamo letteratura. >>
Fantastico ci mancava soltanto questa stupida lezione d’angioletto bianco!
Capisco che se non voglio crepare di noia mi conviene pensare ad altro.
Mi ci vuole poco tempo per perdermi nei ricordi di questo passato.
Quando eravamo piccoli, Violetta c’era sempre stata per me e questo mi ha portato ad adorarla, ad avere un attaccamento quasi morboso e considerandola una mia proprietà e di nessun’altro.
Lei è sempre stata diversa dalle altre bambine. Anche nella sua vita precedete l’era stata.
Le altre facevano tutte le carine con gli altri e poi appena potevano spargevano veleno da tutti i pori.
Lei invece mi trattava come gli altri, senza preoccuparsi di chi fossi figlio e di dire ciò che pensava; i suoi splendidi smeraldi mi hanno sempre letto l’anima e capiva a volo di che cosa avessi bisogno, capiva il mio dolore e la mia solitudine.
Capiva l’irritazione che provavo vedendo Takuma e mia madre insieme
Io non l’ho mai sopportato e le uniche cose belle che ha portato con se sono l’arrivo di Fabio con la piccola Noemi, di David, il fratello minore del mio padrino, e l’arrivo del mio adorato fratellino, Ikato, e la mia adorata sorellina, Gemma.
In questa vita avevo solo due anni quando quei due preziosi fagottini vennero al mondo, prima di allora non mi ricordo di preciso come fosse, ero troppo piccolo, ma sono due le cose che mi ricordo bene, la prima il mio stato d’animo… rabbia… rabbia e impotenza, perché non potevo fare niente, per me era come se mia madre stesse tradendo mio padre, era come se si fosse dimenticata di lui; la seconda è offuscata dal tempo ma di sicuro più importante, è mio padre, le sue mani grandi che mi accarezzano o le sue braccia forti che mi abbracciano, il sorriso splendente e caloroso, la voce profonda e marcata dall’accento francese, i ricci neri con cui mi piaceva giocare ma soprattutto la risata, così piena d’affetto verso me e mia madre.
Mi distrusse il cuore sapere che, in questa vita, solo dopo cinque mesi la scomparsa di mio padre, la mia adorata madre aveva già trovato un nuovo compagno.
All’inizio quando seppi che Takuma, suo fratello e suoi due cugini si sarebbero trasferiti da noi avrei voluto andarmene da qualunque parte che non fosse quella casa, avrei voluto con tutto il cuore farlo. Ora mi rendo conto, dopo tanti anni, che era soltanto il capriccio di un bambino addolorato e arrabbiato per la perdita del padre.
Infatti una anno dopo che Fabio e David si erano trasferiti, noi avevamo legato molto, non ci separavamo mai l’uno dall’altro e mi faceva piacere che ci fossero loro con me, perché in parte lenivano il mio dolore.
L’estate di quello stesso anno si trasferì Violetta insieme alla sua famiglia.
Quando l’avevamo vista per la prima volta avevamo pensato fosse un bambino e non mi sarei mai immaginato che avrebbe scombussolato tanto il mio povero cuore ancora dolorante.
 
Nell’ultimo anno avevo legato molto con i nuovi piccoli di casa.
Ormai era estate e stavamo giocando nel giardino davanti la nostra villa quando vedemmo una macchina grigia che stava entrando nel cancello della nostra proprietà per poi frenare vicino al giardino.
Dalla macchina scesero un uomo dall’aria molto severa e una ragazza dal sorriso gentile e protettivo, quest’ultima teneva in braccio un bambino, di più o meno un anno.
La giovane donna stava parlando con qualcuno seduto nei posti posteriori dell’automobile.
Una volta finito di parlare vedemmo uscire dalla macchina un bambino di più o meno la mia stessa età.
I quattro invasori stavano attraversando il giardino, quando il bambino più grande mi rivolse un bellissimo sorriso.
Mi ricordo ancora che rimasi completamente imbambolato da quello splendido sorriso, finendo per ricevere un pallone in piena testa tirato da Fabio che non si era accorto della mia distrazione.
Dopo un po’ che i quattro invasori furono entrati in casa, uscì mia madre dicendoci che dovevamo rientrare per conoscere delle persone.
Di quello che successe dopo non ricordo molto.
Soltanto le parole di mia madre mi rimasero impresse nella memoria.
<< Bambini, vi presento Violetta. Lei e i suoi genitori si sono appena trasferiti e vivranno nella villa qui vicino. >>
Dopo basta, c’è soltanto lo shock di scoprire che quello che pensavo un bambino fosse in realtà una bambina.
D’allora prima di recuperare i miei vecchi ricordi ci volle ancora del tempo e non passa giorno in cui non mi chiedo cosa sarebbe successo se all’epoca avessi saputo tutta la verità su questa storia.
 
In quell’estate Violetta e Fabio furono quelli che legarono di più.
Lui la trattava come una sorellina da proteggere ma abbastanza grande con cui poter giocare tranquillamente.
David fu il secondo che si avvicinò a lei.
Successe a ottobre di quello stesso anno.
Nessuno dei due mi disse di preciso che cosa fosse successo quel pomeriggio.
Li vidi tornare insieme dal centro di Polfalcone, Violetta aveva gli occhi rossi probabilmente di pianto e David le teneva la mano protettivo, da quel giorno divennero migliori amici.
Io a quel tempo la odiavo.
Lei ai miei occhi era come una strega che aveva incantato i miei nuovi amici e me li aveva portati via.
Poi tutto cambiò.
Successe in prima elementare quando ci ritrovammo a essere in classe insieme. I primi tempi la evitavo sempre, poi di punto in bianco, quando mancavano appena tre mesi alla fine della scuola, lei mi venne vicino e con il suo bellissimo sorriso mi chiese se mi andava di giocare con lei.
La sua onestà e lealtà furono i regali più bei regali che ricevetti quel giorno per il mio compleanno.
La cosa che più mi colpì di lei è di come le si illuminassero gli occhi quando sorrideva.
Da quella volta incominciammo a stare sempre insieme.
Driiiiiiiiiiiinn!
I miei pensieri si smorzarono al suono della campanella.
Mi ero così immerso nei miei pensieri da non accorgermi che era passata l’ora di lezione.
Mi alzo ed esco da questa maledetta aula. Ho bisogno di una boccata d’aria fresca, è troppo difficile starle vicino, il suo odore è troppo forte, è passato troppo tempo dall’ultima volta.
E col rumore del suo sangue che pulsa impresso nelle orecchie scappo dall’aula.

***
Angolo autrice
Buon salve a tutti i giovani figli di Adamo ed Eva, siamo finalmente arrivati al primo angolo autore e al secondo capitolo, volevo soltanto darvi un po' di info in più sulla storia.
Mi rendo conto chela trama per certi versi andrà un po' a rilento ma vi prego di concedergli almeno un po' di capitoli per farle prendere la giusta via.
I capitoli non hanno una lunghezza standard ma dipende da quanto devo scrivere dal punto di vista di un personaggio, in qualsiasi caso cercherò di non farli troppo corti.
I tempi tra una pubblicazione e l'altra saranno in media tra le due settimane, per me sarebbe un'utopia sperare di scrivere in una sola settima e sinceramente invidio e stimo con tutto il cuore chi riesce a farcela.
Se notate degli errori o che mancano delle lettere vi sarei grata se me lo faceste notare.
Grazie mille a chi ha concesso un po' del propio tempo alla mia storia e spero continuerete a leggerla, le critiche costruttive sono sempre ben accette, mi farebbe davvero piacere un vostro piccolo commento e se volete per rimanere un po' più aggiornati potete fare un salto al mio sito http://dibiria.simplesite.com/ o su facebook https://www.facebook.com/dibiria se volete fare una chiacchierata.
Ciao a tutti e spero di ritovarvi nel prossimo capitolo.

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