Stupide debolezze

di DreamWanderer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quel solo ricordo ***
Capitolo 2: *** La prigionia del cuore ***
Capitolo 3: *** Quando si è in ballo... ***
Capitolo 4: *** Epilogo ***
Capitolo 5: *** Ringraziamenti! ***



Capitolo 1
*** Quel solo ricordo ***


|~*~|

Quel solo ricordo

.

Melanie si portò le mani alla testa, gli occhi socchiusi. Quella mattina la luce albeggiante della sala grande le stava dando un mal di testa senza precedenti…

Ron, seduto di fronte a lei, fece scorrere lo sguardo dal suo viso al piatto ancora pieno di cibo.

--Non mangi…-- constatò.

“Che genio!” si disse Melanie, ma ignorò il commento da cretino.

--Stai bene?-- continuò il rosso.

Lei annuì. --Solo un brutto mal di testa.--

La mano di Hermione le si posò delicata sulla fronte.

--Sei un po’ calda.-- l’informò l’amica.

Ginny le si fece subito vicino e le accarezzò amichevolmente una guancia. Harry si limitò a sorriderle incoraggiante.

Melanie li guardò tutti, piena di gratitudine. Non le avevano detto nulla di particolare, ma con quei semplici gesti le avevano dimostrato quanto tenessero a lei. Nonostante sapessero che aveva mentito in quanto alla sua salute. Nonostante lei fosse sempre schiva, fredda, a volte persino sgarbata. Eppure continuavano ad accettarla, ad apprezzarla. Loro che stavano al suo fianco, mentre buona parte della scuola la additava Serpeverde, apparentemente dimentichi del distintivo rosso e oro appuntato sulla sua divisa.

Sorrise ai suoi amici per provare che stava bene. Poi si sporse verso il tavolo ed afferrò un frutto tondo, rosso, succoso.

--“Una mela al giorno leva il medico di torno!”-- recitò allegra.

Ron per poco non imprecò.

--Dovresti mangiarla anche tu una mela!-- lo rimproverò invece Hermione. --Fanno bene alla salute e anche alla testa.--

--Alla testa, dici?--

--Sì, Ronald. Quella che si usa per ragionare, hai presente?--

Il rosso stette silenzioso per un secondo, poi fregò la mela dalla mano di Melanie.

--Ma ti sembra il modo!-- insorse Ginny.

La piccola Weasley detestava quando il fratello si comportava come un vandalo.

--Cofa?-- mugugnò Ron addentando il frutto senza preoccuparsi di deglutire prima di parlare. --Se daffero aiuta a racionare mi scerve per il compito di poffioni!--

E ovviamente tutti scoppiarono a ridere per il modo in cui aveva pronunciato la frase.

|~*~|

Draco Malfoy se ne avanzava baldanzoso per il corridoio quella notte mentre faceva la sua ronda da Caposcuola. Quanto gli piaceva avere quella carica… d’accordo, i controlli notturni erano una rottura ma il potere che aveva acquisito sulla maggior parte del corpo studentesco era una ricompensa più che soddisfacente.

Mentre passava davanti alla porta di un’aula udì un rumore lievissimo… una risolino, timido, malizioso, soffocato.

Il Principe delle Serpi sorrise maligno, poi si avvicinò alla porta incriminata e vi appoggiò un orecchio. Altre risate, un accenno di parole, respiri pesanti e veloci.

Il ghigno Made-In-Malfoy si allargò mentre il ragazzo faceva un passo indietro e lanciava un incantesimo contro il legno, che esplose verso l’interno dell’aula frantumandosi in mille schegge. Stesi sulla cattedra, pietrificati per lo spavento, un Grifondoro del terzo anno e una Tassorosso del primo.

La gonna della ragazza era sollevata, la camicia che già aveva buona parte dei bottoni slacciati. Il Grifondoro era già più avanti, senza maglietta e con i jeans aperti.

Draco ghignò.

--Ma bene bene… che abbiamo qui? Trevor, questo non è certo molto onorevole! Farsela con una mocciosetta del genere?-- infierì sottolineando la parola “onorevole”.

I due sussultarono. La Tassorosso arrossì all’istante e cominciò a sistemare i propri abiti.

--Stanne fuori, Malfuretto!-- sputò il Grifondoro con cattiveria.

--Occhio alla lingua, Trevor. Sono Caposcuola! Quindi venti punti in meno a Grifondoro per l’offesa, e poi altri cinquanta punti in meno per cercare di approfittarsi di un’ingenua Tassorosso del primo altro. E altri dieci punti in meno per il tuo cattivo gusto, persino tu con quella faccia da perdente che ti ritrovi avresti potuto fare di meglio. E poi altri venti punti in meno per essere fuori stanza oltre l’orario.--

--Ma come osi, viscido…!--

--Inoltre.-- continuò il Serpeverde come se nulla fosse. -- Venti punti meno a Tassorosso per aver infranto il coprifuoco, poi trenta punti in meno per la stupidità. E francamente nanerottola, comincia a risparmiare per farti fare una plastica.--

A quel punto la ragazzina scese dalla cattedra e scappò via, troppo umiliata.

--Mary, aspetta!-- gridò Trevor vedendola attraversare quello che restava della porta. --Questa me la paghi, Malfoy!--

--Quindici punti in meno per aver minacciato un Caposcuola.-- sghignazzò Draco impassibile.

Il ragazzo gli lanciò uno sguardo di puro odio, ma rincorse la ragazzina senza aggiungere altro.

Draco, senza smettere di godere della propria malignità, tornò nel corridoio.

--Era davvero indispensabile esagerare in quel modo?-- chiese una voce indispettita di fronte a lui.

--Impara l’italiano, Klarix.-- ribattè il Serpeverde. --Se qualcosa è un’esagerazione allora non è indispensabile.--

La proprietaria della voce uscì dall’ombra. Una ragazza, della sua età. Gli occhi cangiavano anche nella flebile luce della luna, i capelli ondulati e color miele che riflettevano il riverbero proveniente dalle bacchette.

--Era proprio necessario umiliare tanto quella povera ragazzina?-- continuò la Grifondoro come se niente fosse.

Questo irritò non poco il ragazzo. Ma come si permetteva quell’insulsa cretina a non prestargli attenzione?

--Sì.-- ribattè lui scocciato. --Io sono il Caposcuola, io decido cosa fare se gli studenti infrangono le regole. E questo mi porta a togliere venti punti a Grifondoro dato che sei fuori stanza oltre l’orario…--

Ma quella scosse la testa. --Scusa, ma stasera faccio io da Caposcuola per i Grifondoro.--

--La Mezzosangue?--

La ragazza lo avvelenò con lo sguardo. --Hermione era impegnata con i compiti.--

--Hai un permesso speciale?--

Gli porse un foglietto che Draco le strappò di mano semza troppi complimenti. Dannazione, era tutto in regola per davvero!

--Come ti pare, allora niente punti in meno.-- le concesse, visibilmente indispettito.

Sul viso della ragazza si allargò un sorriso trionfante, ma il Principe delle Serpi non aveva certo intenzione di dargliela vinta…

--Klarix, Paciok ti ha per caso usata come cavia per i suoi esercizi di Trasfigurazione? Perché oggi sei davvero uno schifo!-- la insultò maligno riferendosi ai capelli disordinati, gli occhi leggermente gonfi e la postura fiacca.

Lei incrociò le braccia davanti al petto e lasciò che il sorriso le sparisse dalle labbra.

--Malfoy io parlerei poco se fossi in te… sei pieno di schegge di legno, ma non ti vergogni ad andare in giro conciato così?-- fu la replica pungente.

Draco strinse gli occhi, ora arrabbiato. Cominciò ad avvicinarsi a lei con fare minaccioso, inchiodandola con le spalle al muro.

--Non osare mai più parlarmi in questa maniera, schifosa Grifondoro!-- le sibilò.

Gli occhi violetti della ragazza furono attraversati da un lampo d’ira.

I due rimasero così a fronteggiarsi per un po’, entrambi fieri e orgogliosi, entrambi decisi a non essere i primi a distogliere lo sguardo.

Così il Serpeverde giocò sporco. --Hai gli occhi umidi… che stupida che sei!--

Il riflesso incondizionato portò la Grifondoro a sbattere le palpebre, e il ragazzo ghignò trionfante.

La Klarix, ora furiosa, lo spinse via da sé mormorando un “ma vai al diavolo, Malfuretto!” e gli voltò le spalle per poi essere inghiottita dall’oscurità del corridoio.

Il Principe delle Serpi si permise un ultimo ghigno vittorioso e poi proseguì anche lui per la sua strada.

|~*~|

--Mel, stai bene?--

Melanie annuì con la testa, tenendo però gli occhi chiusi. La luce le dava ancora un fastidio…

Ma Hermione non demorse, e abbassò lo sguardo dispisciuta. --Scusa, non avrei dovuto chiederti di fare quella ronda al posto mio ieri sera! Avrei dovuto fare la ronda e poi studiare, altro che mandare te…--

--Ma no Herm, è tutto_--

--Guarda come ti ho ridotta… pallidissima e con delle occhiaie da vampira… accidenti Mel, mi dispiace davvero_--

Ma la Grifondoro posò una mano sulla bocca della compagna.

--È tutto ok.-- le ripetè. --Sono solo stanca perché non ho dormito molto. E il mal di testa è perché ieri sera ho incrociato Malfoy.--

--Oh no!-- esclamò Ronald inserendosi nella conversazione. --La serpe? Che tramava?--

--Umiliava una Tassorosso del primo anno che Trevor stava cercando di portarsi a letto.--

--E la Tassorosso che c’entrava?--

--Stiamo parlando di Malfoy, Ronald. Neanche voglio pensare a quanti punti avrà tolto a Grifondoro quel disgustoso Serpeverde platinato e_--

--Stai cercando di osannarmi, Mezzosangue?-- strascicò una voce.

--Parli del furetto…-- sputò Ron tra i denti per poi abbandonare momentaneamente il contenuto del suo piatto per alzare lo sguardo sull’indigesto ragazzo che lo guardava con sufficienza dall’altra parte del tavolo.

--Klarix, forse dovresti dire ai tuoi amici di non usarti più come loro galoppina quando non hanno voglia di fare la ronda, il tuo aspetto non è migliorato.-- infierì cattivo Malfoy.

Melanie sbuffò stanca. Stanca di quelle stupide litigate in cui si trovava sempre invischiata a causa della rivalità tra Case. Perché era sempre così ostile verso di lei? Non gli aveva mai fatto nessun torto, nessuno scherzo. Non l’aveva mai preso in giro, aveva sempe fermato i suoi amici quando si spingevano troppo oltre. E poi quel furetto non poteva lasciarla stare almeno per un giorno?

--Non sono la loro galoppina, Malfoy.-- ribattè scocciata. --Avevano bisogno di aiuto, mi hanno chiesto un favore, gli ho dato una mano. Si chiama amicizia… e ora mi lasceresti in pace per cortesia?--

Ma Malfoy ghignò. --Certo che sei proprio ingenua, Klarix… e anche parecchio stupida!--

Melanie alzò uno sguardo annoiato su di lui, ma Harry si alzò in piedi di scatto. --Ma perché non le dai un po’ tregua, Furetto?--

--Oh-oh, come ci scaldiamo in fretta, Potty! Non vuoi che la tua galoppina capisca la verità?--

Il Bambino Sopravvissuto fece un passo avanti, ma il Serpeverde lo scansò.

--Permettimi di aggiornarti Klarix, ma sappi che questi qui ti stanno intorno solo perché sei comoda, non perché ti vogliono bene. Sai, tu sei troppo docile, e faresti di tutto per loro… e loro usano il vantaggio. Quindi sì, sei la loro galoppina.--

--Malfoy, ma perché non ti tappi quella_--

CRASH!

Un calice d’acqua era appena scivolato dalle mani di Melanie spargendone il liquido vitale sul pavimento, mentre la ragazza fissava a bocca aperta il nemico di sempre. Poi, semplicemente si alzò in piedi e si avviò al portone. Hermione fece per rincorrerla, ma lei mormorò qualcosa tipo: “…scordata un libro di sopra.” e se ne andò senza aggiungere altro.

I Grifondoro si scambiarono sguardi angosciati.

Draco ghignò soddisfatto guardando la ragazza alzarsi dal tavolo e allontanarsi a testa bassa. Un ghigno che morì in fretta, non appena notò le lacrime che riempivano gli occhi della ragazza quando lei si voltò per impedire alla Mezzosangue di seguirla. Quell’immagine lo lasciò turbato e perplesso.

Aveva detto una cosa così grave? Non gli sembrava, anzi, paragonata a certi insulti era stato quasi gentile…

E come mai gli dava fastidio se quella piangeva? Farle del male non era forse quello che aveva cercato di ottenere?

Perché si sentiva chiamato in causa quando Melanie Klarix veniva nominata? Lui l’aveva sempre odiata!

… no, non sempre…

Solo da quando era stata assegnata a Grifondoro. La sua mente volò indietro, fino al giorno dello Smistamento…

--Melanie Klarix!--

Draco alzò lo sguardo sulla ragazzina minuta che camminava a passo sicuro e disinvolto verso lo sgabello sul quale l’attendevo quel vecchio cappello chiacchierone. Ghignò.

Era più che certo che quella sarebbe finita a Serpeverde; aveva tentato di avvicinarla aull’Espresso per Hogwarts, ma lei non aveva dimostrato alcuna intenzione di socializzare. Era rimasta fredda e distaccata, del tutto indifferente. Solo ogni qual volta gli aveva lanciato occhiate glaciali. Doveva essere per forza una Serpeverde… cominciò a immaginare diversi modi per comprarne l’alleanza… chissà se veniva da una famiglia ricca, e forse poteva anche…

--GRIFONDORO!-- strillò il Cappello Parlante.

Draco strinse i pugni, e gli occhi lampeggiarono quando vide quell’idiota di Potter e quel deficiente di Weasley sorridere ingenui alla nuova compagna di Casa.

Era guerra.

--Dray! Ma ci sei o no???--

Draco si riscosse di colpo, scuotendo la testa. Era stato portato via dai ricordi.

--Sì, certo Daphne, ero solo soprappensiero. Andiamo a lezione sennò si fa tardi, va’!--

|~*~|

“Stupida!” imprecò mentalmente Melanie. “Stupida, stupida, stupida!”

La ragazza si riavviò i capelli dietro un orecchio, asciugandosi le lacrime con un gesto esasperato. Detestava piangere, e detestava farlo per quei ricordi. Ma perché era così difficile dimeticare il dolore che le avevano fatto, nonostante fossero già passati tanti anni? Era come avere una scheggia piantata in una ferita, senza riuscire a toglierla. Dopo un po’ il corpo si abituava alla sua presenza, ma quando quel pezzo di legno veniva toccato o rigirato ecco il sangue ricominciava a scorrere.

Melanie si passò di nuovo una mano sugli occhi con stizza, asciugandosi definitivamente quelle gocce salate che tradivano quanto quelle memorie dolessero ancora.

In quel momento un’ombra più scura attraversò il cielo infiammato dal tramonto. Un ragazzo, a cavallo di una scopa. Si alzò veloce, temendo che fosse Harry impegnato a cercarla. Non voleva che la trovassero. Detestava farsi vedere debole e in lacrime, fosse anche solo per quello stupido orgoglio da Grifondoro.

Una volta in piedi vacillò, le gambe intorpidite. Era stata rannicchiata per ore all’’aperto, senza cambiare posizione. Un brivido le folgorò la schiena. Era appena iniziata la primavera, il vento serale ancora parecchio freddo, e lei indossava una maglietta che le lasciava le spalle e la schiena nude.

Si mosse agile, e si nascose dietro a un albero. Cauta, lanciò uno sguardo indagatore alla figura in volo. No, non era Harry. era Draco Malfoy.

Melanie chiuse gli occhi e si nascose di nuovo, affinchè non fosse scoperta. Fu per puro caso che guardò nella direzione opposta, e con la coda dell’occhio colse un movimento accanto a dei cespugli piuttosto lontani da lei. In quel momento un raggio di luce partì e serpeggiò fulmineo fino a colpire il ragazzo, che perse il controllo della scopa.

Gli occhi della Grifondoro si fecero grandi per la sorpresa e poi si riempirono di apprensione quando videro la sagoma del Serpeverde precipitare nelle acque gelide del Lago Nero. Si prese solo un mezzosecondo per realizzare la situazione, poi scattò in piedi e si tuffò tra i flutti senza pensarci due volte.

L’impatto con l’acqua fredda fu sorprendentemente violento, e talmente freddo che gli mozzò bruscamente il fiato accorciandogli ancora di più il poco ossigeno che gli riempiva i polmoni. Cercò di guardarsi intorno, ma ai suoi occhi ogni direzione pareva uguale. Sopra, sotto, destra, sinistra… non c’erano né superficie verso cui nuotare né un fondo per orientarsi. Solo acqua scura in cui affondare.

Draco chiuse gli occhi…

Un rumore ovattato e lontano, poi una presa tanto salda quanto delicata sul suo polso, un braccio avvolgersi attorno al suo petto. Si sentì tirare, e la pressione sulla sua testa diminuiva gradualmente. Poi la sua testa ruppe la superficie dell’acqua, e gli artigli del vento gelido gli graffiarono il viso bagnato. L’ossigeno gli invase il petto, facendolo tossire. Poi si sentì trascinare a riva. Il pensiero di essere salvo lo rilassò, spingendolo ad abbandonarsi contro il corpo morbido e caldo della persona che lo stava trascinando a riva.

La terra strusciò fastidiosa sotto la sua camicia quando il suo corpo fu issato sull’erba.

--E che cavolo Malfoy! Potevi provare a nuotare però!--

Il Serpeverde spalancò subito gli occhi e guardò al suo fianco, dove una ragazza era rannicchiata a riprendere fiato, scossa da una tosse piuttosto violenta.

E non una ragazza qualunque. Una Grifondoro.

E non una Grifondoro qualunque. Melanie Klarix.

Melanie Klarix, che lui aveva sempre insultato, ridicolizzato, detestato, ora l’aveva salvato.

La squadrò, ma il suo occhio critico e ostile si stemperò in uno più curioso. La ragazza stava indossando un paio di pantaloncini corti e bianchi e una maglia color blu intenso chiusa sulla schiena con un intreccio di lacci che lasciava le spalle del tutto scoperte. I capelli lunghi gocciolavano, e lei si spostò la frangetta bagnata dalla fronte con un gesto stizzito. Tossiva, sputando fuori quel po’ d’acqua che aveva bevuto. Lui invece respirava, assaporando l’aria che gli riempiva le narici.

--Che ti ha preso, Klarix, prima mi schianti e poi mi salvi? Cos’erano, vendetta e poi senso di colpa?-- sputò il ragazzo con cattiveria.

--Beh scusa se ti deludo, furetto, ma non sono stata io a cercare di ammazzarti.-- rispose lei lasciandosi cadere sulla schiena cercando di respirare.

Draco si mise a sedere, guardandola. Guardarla era interessate, una cosa nuova. Non le aveva mai dedicato nulla se non un’occhiata velenosa. Poteva approfittarne ora, che lei teneva gli occhi chiusi…

Aveva i capelli scompigliati, gli abiti fradici che le si erano appiccicati al corpo delineandone i contorni come solo il tessuto bagnato sa fare. Aveva una mano appoggiata sul ventre mentre l’altra era sopra la fronte. Una gamba era piegata, l’altra distesa. La bocca socchiusa, recuperando l’aria perduta a causa della linga apnea. Poi la tosse le graffiò di nuovo la gola e la guardò rannicchiarsi su un fianco portandosi una mano al collo e una alle labbra.

Distolse lo sguardo come lei cominciò ad aprire gli occhi.

--Adesso sarà meglio che vada.--

Melanie sentì il vento freddo sfregiarle la pelle, e la testa le girò leggermente. Scosse il capo per schiarirsi i pensieri, poi si riavviò di nuovo la frangetta bagnata oltre la fronte e si avviò al castello, seguita dal Serpeverde. Sentiva ancora il suo sguardo indagatore addosso che la studiava. E lei detestava essere osservata come una cavia da laboratorio.

--Ma la pianti di fissarmi?-- sbottò alla fine.

--Klarix, perché piangevi?--

La Grifondoro si bloccò. Dentro di lei emozioni di paura, vergogna, sorpresa e stupore infuriarono come una tempesta oceanica, ma la sua espressione rimase impassibile.

--Non ho pianto.-- negò.

Malfoy le sorrise e si avvicinò, sistemandole una ciocca di capelli gocciolanti dietro un’orecchio.

--Brava a mentire come sei, saresti dovuta finire a Serpeverde.-- le sussurrò guardandola negli occhi.

--Perché sei così gentile con me?-- mormorò lei, sentendosi di nuovo sul punto di piangere. Dannazione, da quando era così debole?

Il ragazzo si strinse nelle spalle. --Perché mi hai salvato.--

Poi si volse e se ne andò.

Melanie rimase incantata e confusa per un altro paio di minuti finchè un nuovo accesso di tosse non la riportò con violenza a sé stessa.

Allora si voltò e tornò in sala comune, che purtroppo era gremita di gente…

Subito le furono tutti intorno, una calca di compagni. Per lei, una marea di conoscenti.

Si sentì sommersa, ma le braccia protettive di Ginny la circondarono e la guidarono fuori dalla folla, davanti al caminetto.

--Mel che ti è successo?-- le chiese Harry preoccupato.

--Io…-- si bloccò. “mi sono tuffata nel lago per salvare la pelliccia a Malfuretto” decisamente non suonava. Avrebbe portato troppe domande… --Sono caduta nel lago. Passeggiavo sulla riva e sono scivolata.--

E sorrise, contagiando anche i suoi amici.

Già, i suoi amici… Harry Potter, Hermione Granger, Ronald e Ginevra Weasley. Ricordò quello che Malfoy le aveva ditto solo poche ore prima e si sentì morire… la verità era che quei ricordi ancora facevano troppo male. Ma sapeva che di quegli unici, meravigliosi quattro amici si poteva fidare. E poi quel Serpeverde da strapazzo voleva solo farle del male, non stava dicendo la verità.

Diede la buona notte e se ne andò in camera per asciugarsi.

|~*~|

Draco si abbandonò su uno dei divanetti della sala comune, pensieroso.

Sapeva che la Klarix gli aveva mentito, ma era il vederla così… distrutta che lo disturbava. Perché Draco in realtà le pensava spesso. Non aveva mai del tutto digerito il fatto che lei fosse una Grifondoro.

I due non erano mai davvero entrati in contatto fino al quarto anno, quando Potter era tutto preso dal suo Torneo Tremaghi. Per Draco lei era stato un raggio di sole, un colpo di folgore. Bella, molto bella, e gentile, e aggraziata, e dolce, e timida, e fredda, e scostante, e affascinante, e misteriosa… poi Piton li aveva messi come compagni di banco a pozioni, perché lei era una frana in quello, e avevano cominciato a parlare. Certo, non erano mai state grandi conversazioni, solo poche parole. Abbastanza però per fargliela apprezzare. Lei era sincera e diretta ma con tatto, intelligente e furba ma con simpatia, innocente e simpatica ma con malizia, malinconica e sola ma sorridente.

Ma poi, al quinto anno, lei si era messa dalla parte di Potter, e rideva con loro. Di lui. Rideva alle loro prese in giro su di lui. E la cotta che lui aveva si era trasformato in dolore. E il dolore in risentimento, e poi in rabbia. Poi la rabbia si era rivolta verso gli altri Grifondoro che raccontavano tutte quelle storie dettate dai pregiudizi. E la rabbia si era tramutata in gelosia. E la gelosia in odio. Un odio che era evaporato quando l’aveva vista piegata in due a causa di una tosse violenta che si era presa salvandolo.

Un fischio acuto nelle orecchie lo distolse da questi pensieri.

--Ahia Blaise! Ma porca trota, ti ho detto cento volte di non farlo!--

--Come, solo cento? Io ne ho contate mille…-- rispose Blaise Zambini, guadagnandosi così un’occhiataccia da parte del biondo. --Scusa Dray, ma sembravi in coma! Mi ero preoccupato…--

Draco ghignò. --D’accordo mammina, allora la prossima volta che mi immergo in una riflessione costruttiva mi appiccicherò un post-it sulla fronte!--

Risero, e si avviarono insieme al dormitorio.

--Allora, a che pensavi?-- gli chiese quindi il moro sedendosi sul suo letto, mentre l’amico si lasciava cadere prono sul proprio.

--Alla Klarix. Sai, oggi è successa una roba strana…--

E, mentre Draco si decideva a cominciare il suo racconto, la mente di Blaise viaggiava a ritroso.

--Blaise, l’effetto che lei mi fa… mi sento così leggero, non saprei spiegarlo. Lei non vuole niente di terribile, da me, mi permette di godermi la scuola senza pensare alle pressioni che ho addosso. Mi fa venire voglia di essere migliore della persona che sono e che potrei diventare se continuo così.--

--Sai Dray, io penso che tu ti sia preso una bella cotta!--

…mesi dopo…

--Sta con loro, Blaise. Sta con lui! Io, io… io la odio!--

--Calma, amico. Calma e sangue freddo. La scorderai, ci vorrà solo un po’ di tempo.--

Blaise sorrise. Il tempo era passato, e Draco aveva finalmente capito che all’amore non si sfugge nemmeno in un milione di anni. Perché per quel biondastro da strapazzo era sempre stato il colpo di fulmine, anche se lui aveva scelto di ignorare la realtà e provare a dimenticarla.

--Ti piace ancora.-- constatò infine Blaise, dichiarando l’ovvio.

--Beh…-- fece per obiettare Draco, ma poi si rasegnò. --Sì. Credevo di odiarla, ma…--

--Tranquillo, non devi spiegarmi niente. Capisco perfettamente.--

Il biondo gli sorrise grato.

--Che faccio ora però?--

Domanda da un milione di dollari!

--Io direi di andarci piano piano, gradualmente. In fondo siamo al settimo anno e la guerra è alle nostre spalle. Sarebbe anche ora di piantarla con tutte queste stupide litigate e cercare di andare d’accordo una buona volta. E poi tanto lei è una Serpeverde mancata, lo sa tutta la scuola.--

Draco ghignò. --Non è che sei così cauto in materia perché hai una sbandata per una Grifoncina?--

Il moro divenne di una tonalità molto simile ai capelli di Lenticchia, ma per fortuna il suo cosiddetto “amico” lasciò cadere il discorso.

|~*~|

--Mel, senza offesa ma davvero non mi sembri in gran forma-- disse Ron a cena, delicato come suo solito.

Melanie scosse la testa. --Non è niente, davvero. La mia tosse è peggiorata a causa della caduta nel lago ma sto bene.--

Hermione però stava squadrando l’amica. Era pallida e aveva delle occhiaie scure, come se non avesse dormito per niente quella notte. Sembrava stanca, non solo fisicamente. Aveva gli occhi gonfi, come se avesse pianto a lungo. Qualcosa non quadrava, ne era certa.

--Non è che hai avuto un incubo per colpa di quello che Malfoy ti ha detto ieri, vero?--

Vide Melanie sobbalzare e capì di aver fatto centro. Sapeva anche che lei ora avrebbe smentito, detto che non era così, assicurato che andava tutto bene. Ma lei ormai aveva inquadrato il problema e almeno sapeva la ragione della tristezza dell’amica.

--Malfoy non c’entra nulla…--

--Parlando del Furetto.-- s’inserì Harry. --Non vi sembra che se ne sia stato un po’ troppo tranquillo oggi? Niente frecciate, niente incantesimi, niente risse_--

--Ma scusa, e ti lamenti???-- si sorprese Ginny.

--No, ma che dici… solo, non vorrei che stesse tramando qualcosa.--

Hermione si abbandonò alle riflessioni. In effetti Malfoy era stato davvero tranquillo. Non aveva attaccato briga in alcun modo, con nessuno di loro. Però poteva giurare di averlo beccato a guardare Melanie.

Malfoy era sempre stato… strano, quando lei veniva tirata in ballo. Come se la sua rabbia non nascesse dal disprezzo ma da qualcos’altro. In ogni caso, tanto meglio.

--In ogni caso, Mel… sicura che va tutto bene? Perché se tu hai bisogno noi ci siamo…--

E prima che quella potesse dare false rassicurazioni come suo solito, Ronald le ficcò una mela in bocca.

--Mangia, che ti fa bene!--

Draco sorrise dall’altra parte della Sala Grande. Melanie con quella mela in bocca, così a mezz’aria, e gli occhi grandi per la sorpresa era davvero buffa.

Aveva sentito per sbaglio parte della loro conversazione mentre si dirigeva al suo tavolo, e aveva capito che i gli insulti che le aveva rivolto il giorno prima avevano sbloccato qualche ricordo doloroso. Per questo aveva deciso di provare a parlarle. Così quando la vide alzarsi per andare a letto la seguì.

La fortuna era dalla sua parte quella sera, perché la ragazza camminava a passo lento. Con poche falcate la raggiunse e le prese il polso. Lei girò su sé stessa, i capelli color miele che ondeggiarono morbidi seguendone il movimento.

Draco si mise un dito sulle labbra e poi la guidò in un’aula vuota.

--Che ti ho detto di così orribile, ieri?-- le chiese subito, diretto.

Lo sguardo della Grifondoro s’indurì, gli occhi violetti si fecero impenetrabili.

--Non sono affari che ti riguardano, Malfoy.-- ringhiò, poi si avviò verso la porta per andarsene senza doverlo affrontare.

Ma il Serpeverde le si parò davanti. Si era aspettato che lei avrebbe resistito, era una ragazza difficile. La spinse delicatamente contro il muro alle spalle di lei e le si premette contro per tagliarle la fuga. Avrebbe dovuto usare un po’ di persuasione con lei…

--Ma perché devi proprio appiccicarti a me quando ci sono altri dieci metri di spazio vuoto e confortevole???-- sbottò Melanie.

Il biondo ghignò. --Perché se non lo faccio tu mi scappi… dai, dimmi che ho detto di così brutto da farti piangere…--

Ma la ragazza lo spinse via da sé. Come si permetteva quel Serpeverde platinato di torturarla in quel modo? Non era abbastanza per lui averla ferita? Davvero non poteva fare a meno di umiliarla?

Cercò di allontanarsi ancora, ma Malfoy la bloccò e la rimise con le spalle al muro senza troppa delicatezza. L’impatto con la parete non fu duro, ma la testa cominciò a girarle. Oppure era solamente il profumo inebriante di lui, o la sensazione del suo corpo scolpito premuto contro il proprio, o forse l’intensità con cui la stava guardando.

Sentì una strana pressione stuzzicarle i timpani, come se fosse sott’acqua a grande profondità…

Il ragazzo si mosse contro il suo corpo e lei non potè trattenere un mugolio di piacere. Era come se la stesse coccolando, proteggendo, passando le mani lisce e curate sulla pelle nuda delle sue spalle per riscaldarla. Reclinò la testa da un lato e lui posò il capo sulla sua spalla rendendo le distanza ancora più minime.

…come se stesse volando ad alta quota…

Sentì le labbra del Serpeverde posarsi sulla pelle delicata del collo, e la testa cominciò a girarle ritmicamente, quasi ipnotica, confondendola. Sentì le dita di lui giocherellare con i lacci della maglia e poi scivolare su e giù lungo la spina dorsale provocandole brividi di piacere.

…come se…

Percepì la sua determinazione inginocchiarsi, la sua volontà farsi più pieghevole. Aveva la mente ovattata, non riusciva a pensare, a riflettere, a dare un senso a quello che stava succedendo. Il suo istinto sembrava volerla avvertire che qualcosa non quadrava, che quelle carezze erano tese a un altro fine…

…come se qualcuno stesse cercando di entrarle nella mente.

Melanie spalancò gli occhi di scatto, ma oramai era troppo tardi. Avvertì la bacchetta del nemico premuta contro la tempia, e poi lei non aveva le forze per resistergli. Il biondastro l’aveva coccolata per indebolirla, per farla cadere docilmente ai suoi piedi. E ora lei avrebbe dovuto pagare per la sua stupidità.

--Legilimens!-- pronunciò Draco.

I suoi occhi divennero istantaneamente ciechi alla realtà e si proiettarono nella mente della debole Grifondoro. Incontrò una leggera resistenza, ma distrusse l’ostacolo con la sua sola determinazione. La Klarix era troppo stanca e confusa per respingerlo.

Ben presto si ritrovò a camminare tra i ricodi passati e recenti della ragazza. C’erano lacrime, sorrisi, canzoni, soli e tempeste. Ma a lui interessava una cosa sola. Voleva capire. E come pose le domande con la sua mente, le risposte scivolarono docili verso di lui. E comprese ciò che l’aveva ferita tanto.

Aveva sempre pensato che il dolore emotivo che una persona potesse provare fosse il tradimento da parte della persona che si ama. Ma, guardando i quei ricordi e sentendo quelle emozioni, capì che era ancora peggio quando si viene traditi dai propri amici e incompresi dalla propria famiglia, tutto in un colpo solo. E la ferita brucia ancora di più se si ha solo cinque anni. Perché a cinque anni non si è pronti ad affrontare una realtà che nemmeno alcuni adulti sono in grado di superare.

C’era solo una parola per descrivere il gelido vuoto che regnava incontrastato dentro la ferita di Melanie: abbandono. Assoluto, totale, crudele, spietato. E assassino.

Draco, ancora con quel sapore amaro di dolore in bocca, si ritirò piano dalla mente della ragazza.

--Felice di constatare che hai finito di torturarmi.-- sputò la Grifondoro con risentimento.

Aveva le guance rigate da lacrime incontrollabili, che continuavano a scenderle sul viso. Rivedere le immagini di quei ricordi in modo così vivido le aveva fatto troppo male.

Il biondo non sorrise, non ghignò, non si mosse. Si limitò a guardarla, cercando di trasmetterle quanto fosse dispiaciuto per averle fatto rivivere una cosa del genere. Se avesse saputo, se avesse anche solo immaginato cosa poteva esserci dietro a tanta freddezza e timidezza non l’avrebbe mai fatto.

--Io_--

--Guarda, taci e basta.-- lo interruppe lei. --Ma lasciami andare.--

Draco chinò il capo e si spostò per lasciarla passare, lanciando solo uno sguardo alla figura esile che scappava dall’umiliazione e dal dolore per cercare un po’ di pace nell’oblio del sonno.

|~*~|

Melanie si svegliò di soprassalto.

Ansante, si guardò attorno mentre si tirava a sedere. Le coperte del letto erano tutte attorcigliate, la sua sottoveste spiegazzata, la sua pelle madida di sudore freddo, i capelli disordinati. Le vennero le vertigini e divette portarsi una mano allo stomaco presa da una nausea improvvisa.

Aria. Aveva bisogno d’aria.

Si districò dal groviglio di lenzuola e si mise in piedi senza nemmeno prendere una vestaglia. Il pavimento sotto di sé era gelido, ma non ci diede troppo peso. Silenziosa, sgattaiolò in sala comune e spalancò la finestra. Il venticello freddo della sera era una carezza rinfrescante, e ne respirò quanto più poteva. Cosa che purtroppo scatenò un colpo di tosse.

Si stiracchiò portando una mano alla schiena, che la sottoveste lasciava nuda, e la sentì fredda al contatto con la pelle. Quando provò a chiuderla a pugno però la sentì tiepida. Quindi era il resto del corpo a essere caldo. Si sentì la fronte, e la trovò bollente, il collo in fiamme.

Sbuffò esasperata. Ora sarebbe dovuta andare in infemeria, e lei detestava essere ammalata. Lo detestava e basta.

Uscì dal buco del ritratto, ma la Signora Grassa la bloccò. --Dove pensi di andare a quest’ora? È contro le regole.--

--Lo so, mi scusi.-- mormorò lei debole. --Non sto bene, volevo solo andare in infermeria.--

La Signora Grassa si addolcì un poco. --Molto bene allora.--

Melanie fece un cenno col capo e poi si avviò lungo i corridoi. Però aveva la vista annebbiata, e si sentiva vacillare a ogni singolo passo, la testa che girava. Perse il senso del tempo e dell’orientamento. Continuò solo a vagare, scossa da brividi e colpi di tosse occasionali. Poi l’ennesima sensazione di vertigini. Si portò una mano alla testa come per sorreggerla, ma il mondo divenne un’indefinita macchia di colori sfocati davanti ai suoi occhi umidi. Cadde in ginocchio, esausta. Poi tutto si fece buio, e si sentì sprofondare in avanti.

|~*~|

Draco si svegliò a causa di un qualcosa di gelido che gli aveva sfiorato la spalla. Balzò a sedere e si trovò davanti il Barone Sanguinario.

--Le mie scuse, Signor Malfoy.--

--Non è nulla, Barone. Chi è stavolta?-- fece lui.

Capitava spesso che alcuni Serpeverde restassere troppo a lungo fuori la notte ai loro festini disseminati in tutto il castello, e regolarmente uno di loro finiva per terra mentre tornava al dormitorio. Se il Barone trovava uno di essi, si premurava di andare ad avvertire il Caposcuola di Serpeverde, in modo che la Casa non perdesse punti.

--Non sono sicuro… aveva il viso coperto dai capelli, ma dato che portava una sottoveste verde smeraldo e se ne stava in giro a quest’ora ho supposto che fosse di Serpeverde. È al corridoio del quinto piano.--

--Vado subito. Grazie mille, Barone.--

Il fantasma tolse il disturbo e Draco si alzò per mettersi una felpa. Lui detestava essere imbacuccato, ma non poteva certo andare in giro per il castello a torso nudo e pantaloni (ovvero il suo “pigiama”) altrimenti si sarebbe beccato un raffreddore della malora!

Veloce e furtivo sgattaiolò fuori dal dormitorio, e in un lampo fu al quinto piano. La ragazza era lì, proprio come il Barone aveva riferito. I capelli biondi le coprivano il viso, la sottoveste succinta lasciava poco spazio alla fantasia.

--Daphne.-- chiamò lui piano, ma la ragazza non si mosse.

Fu allora che Draco notò un piccolo dettaglio… i capelli non erano più corti di quello della sua compagna di casa.

Il Serpeverde rigirò la giovane con delicatezza, e per un attimo rimase senza fiato.

Non era Daphne.

Era Melanie Klarix.

Le posò una mano sulla spalla cercando di risvegliarla, ma la pelle era bollente. Doveva avere la febbre, ma probabilmente era svenuta cerando di andare in infermeria.

Lui adesso però che avrebbe dovuto fare?

Andare da Madama Chips era fuori discussione! Erano le quattro di notte, e nemmeno i Caposcuola avevano il permesso di stare in giro a quell’ora. Se si fosse presentato dall’infermiera ci sarebbero state domande, e conseguenze.

Non poteva nemmeno portarla a Serpeverde, o i suoi compagni di casa lo avrebbero scannato. E le cose non si sarebbero messe troppo bene nemmeno per lei…

L’idea di lasciarla lì non gli sfiorò la mente nemmeno per un secondo.

Così fece l’unica cosa che in quel momento poteva avere un briciolo di senso: andare nella Stanza delle Necessità. Fortuna voleva anche che il giorno seguente era un sabato, quindi niente scuola. L’avrebbe portata lì, poi corso di sotto a preparare una pozione per guarirla premurandosi di lasciare un biglietto per Blaise in modo di assicurarsi una copertura.

Prese in braccio il corpo leggero e minuto della Grifondoro e si diresse al settimo piano. La Stanza si materializzò al suo terzo passaggio, aprendosi su una camera da letto semplicemente stupenda.

Un grande letto a baldacchino davanti a un gigantesco caminetto, scrivania, armadio, libreria e mobilia in solido ebano, una finestra che dava sul giardino coperta da grandi tende svolazzanti, un lampadario di candele e cristalli appeso al soffitto.

Posò la Grifondoro sul letto e poi andò di sotto per prendere una medicina e lasciare una nota per Blaise.

|~*~|

Quando Melanie si risvegliò rimase completamente disorientata.

Le ultime cose che si ricordava era che aveva cercato di andare in infermeria, ma poi era svenuta. Ricordava il freddo, le vertigini, gli occhi umidi e il dolore alla testa.

Ora, invece, non aveva più freddo. Era avvolta da coperte morbide e liscie, probabilmente di seta, il lieve scoppiettio di un fuoco in sottofondo. Era tutto così accogliente…

--Ti sei svegliata.--

Una constatazione, ma lei non riuscì a riconoscere la voce. Non tentò nemmeno di aprire gli occhi. Percepì la persona avvicinarsi, e ne respirò il profumo. Poi la sensazione di qualcosa di freddo contro le labbra.

--Bevi.--

Lei lo fece, e l’altra persona l’aiutò. Poi la fece ridistendere tra i cuscini e le rimboccò le coperte, posandole un bacio affettuoso e fresco sulla fronte.

--Sai di buono…-- sussurrò lei a chiuque quella persona fosse prima che l’incoscienza l’accogliesse di nuovo tra le sue braccia nere e ristoratrici.

Draco non potè trattenere un sorriso di fronte alla dolcezza di quella piccola Grifondoro. Si sedette sul letto accanto a lei e cominciò ad accarezzarle i capelli. Notò che erano morbidi come aveva sempre immaginato. Le sfiorò il viso, lasciando correre la punta delle dita sulle tempie, tracciando il profilo degli occhi e delle labbra, dando un leggero buffetto al naso.

Si chinò su di lei per sentirle il collo con le labbra, e fu felice di constatare che la medicina stava già facendo effetto. Poi, stanco, si distese accanto a lei e la strinse a sé con fare protettivo. Le baciò ancora i capelli, aspirandone il suo profumo.

--Anche tu sai di buono.--

.

|~*~|

Fine!

.

.

.

L'Ora del Tè

OMG, la mia prima FF pubblicataaa! Sono estatica!
Voi cosa ne dite, la lascio one-shot o la continuo ancora un po'?
Clarisse

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Capitolo 2
*** La prigionia del cuore ***


šsšts

Come prima cosa, mi scuso per alcuni errori in Stupide debolezze. Draco è caposcuola non prefetto, scusate la distrazione! Avevo scritto in pezzi quindi 

è venuta un po’ così…e l’espressione “porca trota” è ovviamente tratta dal libro Scusa Ma Ti Chiamo Amore

Come seconda cosa, le recensioni!

morgana92, grazie per aver recensito! Sono contenta che la storia ti sia piaciuta e spero che questo seguito non ti deluderà!

Stephanie, la recensione è stata molto molto apprezzata! *-* me happy *-* sono contenta che Mel ti piaccia, è stato un personaggio difficile… sai avevo 

bisogno di qualcuno che avesse sperimentato un dolore profondo mantenendo al tempo stesso una freschezza e un’innocenza che potessero ammaliare il lato

buono di Draco… la sua reazione sarà forse un po’ prevedibile: si sveglia in una stanza di lusso dopo essersi ripresa da un febbrone e si trova in un letto 

romanticissimo con un angelo (che poi è il suo pegior nemico) steso accanto a sé… ^-^

Scusate se mi sono dilungata, ma io amo parlare anche del lato tecnico degli scritti, mi hanno sempre affascinata!!! Fatemi domande, critiche, complimenti, 

accetto tutto (anche in scritti futuri)!!!

E ora, let’s start with the story…

La prigionia del cuore

Luce. Una luce bianca e sfavillante, così intensa da filtrare persino dietro alle sue palpebre chiuse. Una sorgente di calore propagava ondate calde che si diffondevano dolcemente sulla sua pelle, invogliandola a non alzarsi. L’unico suono presente era quello del cozzare sottile dei cristalli.

Si girò dall’altra parte per sfuggire alla al risveglio, ma anziché trovare il materasso vuoto si scontrò contro qualcosa di caldo. Allora si ricordò della voce che aveva sentito la sera prima, e la sua mente cercò con pigrizia di richiamare le memorie della sera precedente…

Si era alzata per andare in infermeria a causa della febbre, ma se ci fosse arrivata o meno non ricordava… però si ricordava quella voce che l’aveva accudita e protetta e che le aveva dato da bere quell’intruglio curativo. Il resto erano solo sensazioni di conforto, di benessere.

Aprì gli occhi e si tirò a sedere.

Si trovava in una stanza meravigliosa, con camino acceso, finestre a vetri che affacciate sul lago, mobilia in ebano. Era distesa su un meraviglioso letto a baldacchino dalle coperte color smeraldo.

--Il verde ti dona, sai?--

Si volse di scatto riconoscendo la voce che l’aveva salvata e si trovò faccia a faccia con niente meno che…

--Draco Malfoy???-- esclamò la Grifondoro restando di sasso.

Malfoy sogghignò e le chiuse la bocca con la mano. --Eh già, proprio io!--

--Ma che…? Cosa…? Dove…?--

--Sono qui perché ieri ti ho trovata svenuta, ti stai riprendendo da una febbre coi fiocchi, ci troviamo nella Stanza delle Necessità. Ho risposto alle domande?--

Melanie deglutì  e riuscì semplicemente ad annuire. Seguì un silenzio strano, denso di occhiate. Poi lei si alzò.

--Beh, grazie di tutto ma ora sarà meglio che vada…--

--No, aspetta.-- gli occhi della ragazza incontrarono quelli del ragazzo. --Resta…--

C’era quasi una preghiera in quell’ultima parola, un qualcosa che chissà come spinse Melanie a ridistendersi sul letto.

--Malfoy_--

Ma lui scosse la testa. --Draco.--

Lei sorrise e annuì. --Draco… perché?--

“Perché mi hai cercata, perché mi hai aiutata, perché mi hai protetta… dopo avermi distrutta?”

Il Serpeverde si strinse nelle spalle ma le sue labbra presero una piega amara.

--Perché tu hai salvato me. E perché non lascio una ragazza svenuta con la febbre su un pavimento gelido.--

La giovane non potè non ammirarne la nobiltà.

--E poi perché…-- continuò il ragazzo in un sussurro. --perché sei tu…--

šsšts

--E tu?-- le domandò Draco per impedirle di porre domande su quell’ultimo sussurro. --Perché?--

“Perché mi hai salvato nonostante ti avessi distrutta?”

--Non ci ho neanche pensato a dirti la verità…-- confessò la Grifoncina abbassando lo sguardo. --Ti ho visto cadere e mi sono tuffata così, d’istinto.--

Dal tono in cui lo disse era evidente che si aspettasse una presa in giro, ma Draco si sporse verso di lei e le accarezzò piano una guancia.

Un altro silenzio intensificato da quegli sguardi profondi.

--Klarix_--

Ma lei sorrise. --Melanie.--

--Melanie… per quanto riguarda l’averti forzato fuori la verità in quel modo… è stato arrogante da parte mia e non ti meritavi di rivivere tutto così nitidamente solo per un mio capriccio. Avrei dovuto aspettare che tu ti fidassi abbastanza da raccontarmi, non… violare i tuoi ricordi. Insomma, quello che sto cercando di dire è che… io… mi dispiace.--

Draco la benedisse mentalmente per non averlo interrotto. Quanto gli era costato pronunciare quelle parole?

Melanie gli regalò un sorriso dolcissimo, di quelli che partono dagli occhi e scendono dritti al cuore, e lo abbracciò.

--Hem, allora… vuoi che ti porti da Madama Chips?--

--Sai una cosa? Io credo che tu qui abbia tutto sotto controllo. E poi io detesto l’infermeria!--

I due risero, mentre qualcosa dentro Draco ruggì di gioia. E quando la ragazza si accoccolò contro il suo petto sentì distintamente qualcosa di caldo scivolargli nella gola per poi affondargli nel petto…

šsšts

Melanie si lasciò cadere sul letto e si raggomitolò con una gattina.

Aveva bisogno di pensare a Draco e a come avesse cambiato comportamento nei suoi confronti. Non poteva fare a meno di apprezzare quelle attenzioni che le stava rivolgendo. E poi era così… dolce, e impacciato, e naturale. Poteva dire che era sincero proprio per quella timidezza che le mostrava, così diversa da quel comportamento strafottente e calcolatore dietro al quale si mascherava continuamente.

Quel nuovo lato di lui le… piaceva. L’attiravano quelle occhiate maldestre e quei tocchi occasionali, si sentiva lusingata per la preoccupazione che le mostrava quando le porgeva il bicchiere con la pozione medicinale, si scaldava a quelle carezze delicate. Per questo era rimasta. Per dargli una possibilità…

Si sentiva confusa… non le era mai piaciuto essere “facile” nel perdonare, e caspita se lui l’aveva ferita! Eppure non voleva andarsene. Non poteva andarsene. Come se lui la stesse tenendo prigioniera…

TOC-TOC

Un bussare leggero la riscosse dalle sue riflessioni, seguito dall’entrata di Malf_ … Draco.

--Da quando bussi per entrare nella “tua” stanza?-- chiese sorridendogli un benvenuto.

Anche Draco ghignò di rimando e si sedette sul letto vicino a lei. --È una questione di cortesia.--

“Lui e la sua cortesia…” si disse Melanie piegando la testa da un lato come per volerlo osservare sotto un’altra angolazione.

I capelli biondi, le mani curate, gli occhi azzurro tempesta, le labbra curvate in un sorriso…

SORRISO??? Alt! Da quando Draco Malfoy sapeva sorridere? Beh, era umano.. ovvio che sapeva sorridere… ma mai, MAI aveva sorriso di fronte a lei.

Il Serpeverde dovette accorgersi del suo stupore perché una scintilla di divertimento baluginò nei suoi occhi color del ghiaccio.

--Cosa c’è di tanto sorprendente?-- le chiese infatti.

Mel andò in panico. Adesso cosa gli diceva???

Scusa, mi ero scordata che anche tu puoi sorridere.” No, così la prendeva per deficiente!

Niente, pensavo ai compiti.” Sì certo, il sabato pomeriggio nella Stanza delle Necessità con un bel ragazzo sorridente seduto di fronte una si mette a pensare ai compiti… non fa una piega!

Alt (di nuovo)!!! Da quando Draco rientrava nella cerchia dei bei ragazzi? Chi l’aveva spostato dalla lista degli antipatici??? E perché lei si stava facendo tutte queste domande visto che gli doveva ancora rispondere???

--Hem io… nulla, pensavo!-- balbettò tornata in sé.

“Brava Mel, che risposta brillante!”

Fortunatamente, lui non fece domande e disse invece: --Ti ho portato la medicina.--

La Grifondoro prese il bicchiere e la buttò giù tutto d’un fiato per poi strozzarsi tossendo a causa del disgusto circa due secondi dopo.

--Ma che schifo!!!-- commentò quando smise di tossire. --Ho capito io perché avevo perso i sensi l’ultima volta!--

Draco, per tutta risposta, cominciò a ridere a crepapelle, rotolandosi sul letto e tenendosi la pancia con le mani. Melanie, dal canto suo, lo guardava estasiata…

“Mel!” si riprese da sola. “Sveglia!!! Ma che mi prende?”

“Mi prende che mi sto innamorando…”

Adesso parlava pure da sola? Ah beh, allora si stava freschi…

“Innamorando??? Ma stiamo parlando di Draco Malfoy!!!”

“E allora?”

“Come e allora? Ma ci siamo sempre odiati!”

“No, lui mi ha sempre odiata… io… beh io non ci ho mica mai pensato!”

“Ed è meglio se vado avanti così! È viziato, è antipatico, è un Serpeverde e…”

“…e mi ha soccorsa quando stavo male!”

“Era per sdebitarsi, anche io l’ho fatto per lui!”

“Esatto! Quindi un po’ di decenza ce l’ha! E poi è dolce, mi fa divertire e si sta prendendo cura di me.”

“Bah… ma forse… se imparassi a conoscerlo…”

Le due voci, concordando, la smisero di discutere. E Melanie giunse a una conlcusione: era completamente, totalmente, irreversibilmente impazzita! Già il fatto che parlasse da sola non prometteva nulla di buono, ma che si facesse certe idee su Draco poi! Forse c’era qualcosa in quella pozione che lui le dava…

Lo guardò di nuovo e si accorse che i suoi occhi luccicavano per le risate.

No, non era lei ad essere cambiato: era lui. Qualcosa era successo, qualcosa che gli aveva succhiato via la rabbia e il rancore e aveva tirato fuori Draco, e non Malfoy. E quel nuovo lato, inspiegabilmente… le… piaceva…

--Draco?--

--Dimmi.-- balbettò lui ancora ridacchiando e asciugandosi le lacrime di divertimento.

--Tu… tu resti qui stanotte?--

Il ragazzo si fece subito serio, ache se gli occhi scintillavano ancora. Si mise a gattoni sul letto e le si avvicinò piano, con lentezza quasi studiata, fino ad arrivarle ad un soffio dal viso.

--Solo se mi vuoi…-- soffiò dolcemente.

Lei, incantata, riuscì solo ad annuire.

šsšts

Draco si abbandonò all’acqua calda fumante della vasca da bagno, rilassando corpo e mente. S’immerse fino al collo lasciando che il liquido tiepido gli lambisse la pelle delle spalle.

Istintivamente, sorrise mentre ripensava alla piccola Mel. Ora che finalmente aveva accettato i propri sentimenti verso di lei gli veniva facile starle intorno. Naturale. E gli piaceva da morire quando arrossiva! Come quando gli aveva chiesto di restare con lei quella notte… era tenera e imarazzata, tanto da balbettare. Chissà cosa stava frullando in quella sua testolina!

Si rigirò nella vasca per prendere la spugna, senza smettere di domandarsi cosa si sarebbe dovuto aspettare quella sera. Dubitava amore, era ancora troppo presto. Però forse… S’impose di non pensarci più. Più si caricano gli eventi di aspettative e più è facile rimanere delusi. Ma…

Sospirò profondamente, sconfitto da sé stesso. Ma sul serio, avrebbe fatto meglio a levarsi di testa certe fantasie… tornò in camera dopo essersi asciugato e vestito e trovò Blaise ad attenderlo stravaccato sul letto.

--Adesso si entra così nelle stanze degli altri?--

L’amico si tirò un po’ mostrandogli il suo ghigno più Serpeverde. --Non pensavo fossi tornato qui. Che è succeso, ha dato di matto e ti ha cacciato dalla Stanza?--

--Acqua.-- ammiccò Draco.

--Mmm, allora… ti è passata la cotta?--

--Seeee come no!--

Stavolta Blaise sorrise. --Ok, mi arrendo.--

--Passo la notte nella Stanza ma ho preferito tornare qui a lavarmi.--

--Ah, le vuoi dare la sua intimità… capisco.--

--Ma tu non capisci niente, Blaise!--

--Dray, non sono io quello che è stato per anni a credere di detestare quella che in realtà aveva fatto breccia nel cuore!--

--Scacco matto!-- concesse il Caposcuola prima di raccontare al suo migliore amico l’accaduto.

 

--Cosa credi che debba fare?-- gli chiese quando ebbe finito, sperando di poter ottenere una risposta sensata.

--Le salti addosso.-- speranza vana…

--Dai deficiente! Imploro le tue doti di psicologo femminile per districare questa situazione che io stesso ho complicato nella mia ignorante stupidità!--

--Ah Dray, se mi preghi così e usi certi paroloni tecnici come faccio a dirti di no?-- gli sogghignò il compagno. --Allora, il fatto che non sia scappata dopo averti tramortito con un incantesimo al principio significa che sospetta un qualche cambiamento nella testolina bacata che ti ritrovi.--

Draco combattè l’impulso di rispondergli a tono… se voleva un consiglio effettivamente decente doveva tenere a freno lingua e mazza da baseball. (eh già, quando i due litigano a Serpeverde volano anche le mazze da baseball O.o! NdM)

--Secondo ti ha chiesto di stare con lei stasera quindi vuol dire che a deciso di provare a darti una seconda chanse. Ti suggerisco di parlare e mostrarle il lato che con lei hai sempre nascosto con una marea di cattiverie, quindi niente prese in giro se non scherzose e leggere, niente sciocchezze e soprattutto non fare il maniaco!--

--Grazie Blaise.-- sorrise il Caposcuola.

--Di niente.-- gli rispose l’amico porgendogli un taccuino. --Il conto!--

Draco fece un cenno molto poco rassicurante alla mazza da baseball nell’angolo.

--Hem… come non detto!--

šsšts

Melanie continuava a fare su e giù per la stanza, nervosa. Ma dove cavolo l’aveva trovato il coraggio di invitarlo a passare la notte assieme a lei? Doveva essere definitivamente impazzita… ma era rimasta totalmente spiazzata dalla situazione!

Si lasciò cadere sul letto, sbuffando forte. Perché doveva essere così complicato? Lei voleva solo conoscere un po’ meglio questo suo “io” premuroso. Non era mica un reato… ma Harry, e Ron, e Hermione? Loro che avrebbero detto? E come mai ci stava pensando??? Insomma, non è che lei si volesse sbilanciare troppo… ma allora perché andava a farsi certi pensieri?

--Ho mal di testa!-- sbuffò esasperata ad alta voce.

--Vuoi le medicine?--

Sobbalzò. Non l’aveva sentito entrare.

--Draco, mi hai fatto venire un colpo!-- lo sgridò per gioco. --Non arrivarmi mai più alle spalle come un ninja!--

--Un che???-- chiese quello perplesso.

Ah già, lui di cartoni animati babbani non ne capiva niente…

--Niente, non importa. Il senso è di non arrivarmi alle spalle di soppiatto.--

--Aah, comprendo! Hai fame?-- le domandò poi il Serpeverde mettendole davanti un vassoio colmo di cibo.

La ragazza gli scoccò un bacio sulla guancia ma non si accorse del velo di fuoco che le colorò, troppo occupata a mangiare.

Quando ebbe terminato, lo ringraziò come si deve.

--Allora, adesso che si fa?-- le domandò il Caposcuola.

--Perché non mi racconti di te?--

šsšts

“Allora Blaise ci aveva preso, vuole davvero conoscermi meglio!” si disse Draco.

All’inizio si sentì prendere dalla diffidenza, ma poi altri sentimenti, nuovi, si fecero largo nel suo cuore. Infondo, non era quello che voleva anche lui? E poi glielo doveva: lui aveva sbirciato tra i suoi ricordi con la forza, come minimo ora le doveva una storia. La SUA storia…

Cominciò a raccontare, e le disse tutto di sé. Il rapporto con il padre, quello con la madre, il disprezzo verso sua zia, il sollievo per la pace raggiunta, l’orrore provato durante la guerra. Le parole scorrevano da sole come se avessero atteso solo lei, lei che lo ascoltava con interesse, lei che non giudicava, lei che cercava di comprendere, lei che commentava, lei che faceva domande.

E si sentì di nuovo come tanti anni prima, quando il suo mondo era avvolto da una bolla permeabile solo alla sua voce e al suo profumo, ma che gli artigli crudeli della realtà non potevano penetrare in alcun modo. Lei era il suo sogno ad occhi aperti…

Si chiese, più di una volta, come lei potesse mantenere quell’ottimismo. Non era ingenua e aveva sofferto, lo aveva scoperto con quell’incursione mentale, ma in qualche modo era riuscita ad accantonarlo. Non a dimenticare, certo, ma a metterlo da parte. La sua piccola Mel aveva preso il dolore e l’aveva fatto germogliare in fiori. Lui invece era stato in grado di coltivare solo rovi. Ma d’altra parte, la rosa non era forse un fiore con le spine? Non era dunque possibile di unire quei fiori e quelle spine per far sbocciare una rosa?

šsšts

Melanie ascoltò Draco con attenzione, fino alla fine. Ne aveva passate tante, e anche belle dure. Non c’era da sorprendersi che fosse sempre stato così scostante…

Anche lei era stata così dopo aver visto la sua vita sgretolarsi tra le sue dita: aveva respinto tutti, senza distinzione. Aveva ceduto alla debolezza per paura di soffrire ancora. “Niente più legami, niente più ferite.” E per un po’ ce l’aveva anche fatta, ma poi la solitudine aveva cominciato a deprimerla. E qui aveva conosciuto Harry, Ron e Hermione. I suoi migliori amici. La sua salvezza, sebbene parziale.

E ora stava ascoltando la sua di storia, probabilmente mai confessata a nessun altro. E lei si sentiva onorata. Perché ora poteva aiutarlo a reagire, a superare quell’auto-protezione chiamata isolamento.

Quando Draco finì di parlare, lei lo abbracciò forte ma con una dolcezza infinita. Quando si staccarono, notò che gli occhi del Serpeverde erano lucidi.

--Sai Mel…--

Sussultò quando la chiamò con quel soprannome. Non le dispiacque, questo no, ma il tono con cui l’aveva detto la sorprese: con morbidezza, lasciando scivolare il nomignolo come un bacio, prolungandome il sapore lasciando vibrare la “l” nell’aria. Si trattenne a stento dal chiedergli di ripeterlo.

--Non ero mai riuscito a parlare con nessun altro. Ovviamente Blaise e Pansy conoscono la storia, ma averne parlato io stesso… mi fa sentire bene, come più leggero.-- e poi Draco le sorrise.

Melanie rispose, un sorriso che si trasformò in un ghigno malandrino. Prese uno dei cuscini soffici da terra e, PUF!, glielo sbattè morbidamente dritto sul naso!

Il Serpeverde la guardò stupefatto.

--Fine del tempo di depressione e tenerezza!-- spiegò lei facendo l’occhiolino.

--Beh mia cara, se è la guerra che vuoi…-- le rispose Draco armandosi. --Guerra avrai!--

E cominciarono a darsi battaglia.

La piccola Grifondoro rideva, felice e spensierata come non mai. Ben presto i cuscini si ruppero, cominciando a perdere piume per tutta la stanza coprendo il pavimento. Ben presto i due presero a rotolarsi sul pavimento reso soffice da tutto quel candore.

E Melanie si ritrovò con i capelli intrecciati di piume, distesa sul tappeto bianco e morbidoso con Draco sdraiato addosso a sé che rideva a crepapelle. Poi anche lui sembrò accorgersi della posizione… equivoca… in cui i due si trovavano, ma il sorriso non gli abbandonò le labbra.

I loro visi erano vicini, così vicini che la ragazza avvertiva il suo respiro sul collo. E lo trovò piacevole. Poi il Serpeverde le si fece ancora più vicino…

--Mel.-- la chiamò con voce delicata e morbida, dannatamente sensuale. --Mel, ti prego… so che mi prenderai per pazzo, ma ascoltami ancora stavolta. Mi dispiace da morire per come sono stato con te in questi anni. Sempre ad offenderti ed attacarti benchè tu non mi abbia mai fatto torto. La verità è che ero geloso, geloso marcio di tutti i tuoi amici! Pensavo non mi avresti mai dato un’altra chanse, così mi sono risolto ad essere un bastardo per allontanare il ricordo dei tuoi sorrisi e seppellirlo sotto sguardi di disprezzo. Beh, a funzionato fino a un certo punto. Perché quando ho visto le tue lacrime, quel muro è andato in pezzi. Tutto per una tua debolezza causata da una mia stupida parola di troppo. Quando mi hai salvata, ti ho rivista con gli occhi di quel bambino che si era preso un colpo di fulmine al primo anno. Ed è stato come riprendere a respirare. Mel, io credo di amarti… lo so che è presto, lo so che è da pazzi, ma tu… saresti disposta a darmi la possibilità?--

Cavolo… e adesso lei come rispondeva a un discorso del genere???

“Con il cuore” suggerirono quelle due voci dentro di sé.

--Draco.-- cominciò cercando le parole. --Io non so cosa pensare. Hai ragione, è presto. Però sono molto sorpresa di questo tuo lato dolce e impacciato e… vulnerabile, a modo suo. Sono onorata che tu ti sia aperto con me e non con qualcun’altra. Scusami, non sono brava con le parole!-- lei rise e lui annuì, ma non la interruppe. --Questo tuo nuovo “io” mi intriga e mi attrae. Sono lusingata, anzi, sono… cotta!--

Ecco, l’aveva detto. Aveva ammesso di essere interessata a Draco Malfoy. E la sensazione che ne derivava non era niente male!

Il Serpeverde le sorrise. --È troppo presto per farti dire che mi ami come io amo te, vero?--

Mi ama… Draco.Malfoy.Mi.Ama. Ecco l’unica cosa che Melanie riuscì a pensare per un paio di minuti buoni.

--Non lo so… sull’amore vero si dicono talmente tante cose, e tu mi hai presa in contropiede!--

Lui ghignò.

--Voglio provarci, Draco. Voglio imparare a conoscerti, voglio provare a essere la tua ragazza… se mi vuoi, è ovvio.--

--Mi stai davvero dando un’altra possibilità?--

--Sì, tesoro. Forse non ti amo in questo momento ma qualcosa dentro di me sta gridando a squarciagola che ti amerò… presto.--

--Presto.--

E si baciarono.

Un bacio che li legò con catene invisibili…

šsšts


Melanie:

“Toccare il cielo con un dito.

Volare nel cielo per poi sedersi su una nuvola batuffolosa come zucchero filato.

Affondare nell’oceano respirando aria pura, senza affogare, senza paura.

Ascoltare il suono del suo cuore battere con il mio, prendendone e dandogli tutta un’altra musica.”

Draco:

“Prendere una stella d’argento tra le mani.

Avere fuoco ardente scorrere nel corpo al posto del sangue, così vitale eppure così insulso in questo momento.

Sentire il mio animo sbocciare tra le sue mani, che lo trasformano da rovo a rosa.

Guardare il ghiaccio sciogliersi e il fuoco bruciare, mentre il cuore, non il muscolo ma il sentimento, batte.”

 

 

 


ANGOLETTO!

Ma ciaoooo!!! Come vi sembra il seguito??? Spero di non avervi deluso!!! È stato difficile da scrivere perché non ero sicura se metterlo o meno, ma me lo avevate chiesto quindi… TA-DAAA! Potrebbe non essere finita qui, ho un ideuzza che potrebbe trasformarsi in un capitolo conclusivo, ma di nuovo lascio la scelta a voi! Vi prego, RECENSITE!!! Mi state davvero dando un motivo per scrivere! Sapete io in realtà ho tante tante storie nel mio computer però sono tutte incomplete… ma prendete questa FF! Nata come one-shot, mi avete dato (e spero mi darete ^_^) un motivo per continuare! Credo che mi dedicherò a Twilight prossimamente, quindi se il mio stile vi piace tenetemi d’occhio perché a me piace postare presto! Vi lovvo tutti da morire! Ovviamente sono bene accetti complimenti, suggerimenti e critiche costruttive!!!

Mille baci,

Clarisse

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Capitolo 3
*** Quando si è in ballo... ***


šsšts

Ciao! Allora, eccomi ritornata con il terzo capitoletto, che credo sarà quello conclusivo! Ok, lo so che questa FF è un po’ cortina, ma io l’avevo detto che era nata come one-shot, cosa pretendevate??? 40 capitoli? Per quello ci sarà tempo… se continuerete a seguirmi ovviamente ^-^!!!

Ora, le recensioni!

Devily, hai ragione su tutta la linea! Non è la prima FF che scrivo (anzi nel computer ne ho una ventina, ma se le pubblicherò dipenderà solo da voi e dai commenti ^o^). Hai ragione anche su Draco, nelle chiacchierate è venuto un po’ troppo OOC, ho esagerato… la prossima volta starò più in tema! Se ti piace il Draco più cattivello tranquilla, ho già un’altra storia mezzo scritta… spero che continuerai a seguirmi e a recensirmi anche per criticare!!! Un bacio!

morgana92, sono felicissima che il chappy ti piaccia!!! Evviva Draco, che qui farà girare la testa alla piccola Mel… oppure sarà il contrario??? Ma non dico altro! Continua a seguirmi che presto arriva un nuova FF sul nostro diavoletto biondo preferito *-* un bacione!

Inoltre ringrazio anche Ramona37, che ha messo questa storia tra i preferiti, e Stephenye che mi sta seguendo! Un bacio a tutte, siete meravigliose!!!

E ora ecco il capitolo…

Quando si è in ballo…

--…si balla!!!-- urlacchiava una Ginny a dir poco entusiasta.

--Gin, ma insomma basta!!!-- strillò Hermione esasperata da quei salti di gioia che ormai andavano avanti da un’oretta e mezzo.

--Herm ha ragione, datti una calmata.-- concordò Melanie senza alzare gli occhi dal suo libro.

La piccola Weasley fece un altro salto e atterrò seduta sul divano a gambe incrociate. --Ma non ce la faccio, sono troppo felice!--

--Beh, se non freni quella felicità finisce che al ballo ci arrivi trascinandoti perché hai saltellato troppo.--

Ginny impallidì alla prospettiva e si mise buona, tirando fuori i compiti.

--Domani nevica!-- esultò Hermione sospirando.

--Perché?-- domandò Ron arrivando in quel momento.

--Tua sorella ha appena smesso di gridolare sul ballo di sabato prossimo.-- gli spiegò Melanie tenendo gli occhi sul libro.

Ma perché sempre tutti intorno quando lei aveva bisogno di pace? Uffa… da un paio di giorni i ricordi non le avevano più dato tregua. Prima quel bacio mozzafiato con Draco, e poi…

--Ragazzi, vi annunciò che tra un paio di settimane, di sabato, si terrà un Ballo di primavera qui a Hogwarts per celebrare l’equinozio!--

Tutte le ragazze saltarono in piedi a strillare per la gioia, mentre i ragazzi reagirono con un entusiasmo mooolto meno evidente.

Melanie si alzò per allontanarsi da tutto quel baccano: la testa le faceva ancora un gran male sebbene la febbre l’avesse finalmente lasciata in pace.

Aveva appena fatto in tempo a fare alcuni passi fuori dalla Sala Grande che due forti braccia la circondarono avvolgendole i fianchi e tirandola dolcemente contro un petto scolpito e morbido.

Sentì un fiato caldo sulla pelle delicata del collo, che profumava vagamente di menta fresca… e lei avrebbe riconosciuto ovunque quella fragranza.

--Mi sei mancata.-- le sussurrò Draco strusciando la guancia nell’incavo del suo collo.

Melanie sorrise istintivamente e piegò la testa all’indietro lasciandosi coccolare.

--Come mai non sei a festeggiare con Pansy per il ballo?-- gli domandò la ragazza tra un bacio e l’altro.

Eh già, perché nonostante Draco le piacesse fino a farla impazzire, non aveva mandato giù molto bene il fatto che lui volesse tenere tutto nell’ombra metnre continuava a sbattersi Pansy-Carlino-Parkiston.

--Mel, mi pareva che avessimo già discusso la questione.-- obiettò il Serpeverde staccando le labbra dalla gola di lei.

Quella non rispose, ma nemmeno gli sorrise, e continuò a tirare maledizioni mentali. Poi qualcosa guizzò negli occhi di Draco.

--Mel… perché non andiamo al ballo insieme?--

Melanie si riscosse da quei ricordi.

Ancora non riusciva a credere che Draco l’avesse effettivamente invitata al ballo… prima voleva tenere tutto sotto silenzio e alla fine le chiedeva di accompagnarlo a una festa in pubblico? No, qualcosa non quadrava… che fosse tutta una trappola?

Eppure era lusingata. Lusingata e felice.

šsšts

Ecco, l’aveva fatto. L’aveva invitata al ballo. E ne era inspiegabilmente felice.

--Drayyy!!!--

Draco fece fatica a dominare l’ipulso di sbattere la testa contro il muro. Ma perché quell’oca doveva sempre guastargli la giornata?

“Ah no, non oggi.” si decise finalmente il Principe delle Serpi.

--Eccoti qui Dracuccio!-- strillò il Carlino attaccandosi al suo braccio manco avesse le ventose. --Vero che porti me al ballo? Vero?? VERO???--

--No.--

--Che bello! Lo sapevo ch_-- poi Pansy realizzò la risposta. --MA COME NO??? Dray, ti hanno fatto il lavaggio del cervello?--

--Veramente tutto il contrario, Pansy.--

--Ma… ma allora perché non mi porti?--

--Beh, l’ho già chiesto a qualcun’altra.--

--Ma come sarebbe a dire che l’hai già chiesto a qualcun’altra???--

--Sarebbe a dire che al ballo ci vado con un’altra ragazza. Ti serve un disegnino o ci arrivi?--

Il volto di Pansy divenne prima bianco, poi verde, poi viola e infine si stabilizzò su una tonalità rosso magenta.

--Ma vaffanc***o, Draco!!!-- e uscì furiosamente dalla sala comune.

Blaise, in un angoletto, se la rideva sotto i baffi.

šsšts

--Dai Mel, vedrai che lo troviamo!-- ripetè Hermione cercando di essere incoraggiante. --E counque l’ultimo abito che hai provato non ti stava poi così male.--

--Beh, era carino… però non mi convinceva!-- ribattè Melanie.

--Secondo me tu non sai nemmeno cosa vuoi… ma come mai tanta ansia? È solo un ballo infondo. Oppure devi fare colpo sul tuo cavalierei?--

--Non so neanche io perché ho tanta paura Gin. Ho paura di non essere alla sua altezza… insomma, voglio un vestito che mi stia bene, non mi sembra di chiedere troppo!--

--Qualcosa che stia bene a te? Vediamo Klarix, perché non provi con un sacco della spazzatura?-- ringhò maligna una voce alle loro spalle.

--Parkiston, ma per l’amor del cielo!-- sbottò Hermione voltandosi. --Ma un po’ di solidarietà femminile no?--

--Non è giornata, sporca Mezzosangue!-- sibilò la Serpeverde.

--Uh, ma come siamo acide oggi… che è successo, ti hanno mandata in bianco stanotte?-- ribattè Ginny tirando fuori le unghie.

La Parkiston, anziché rispondere con cattiveria, divenne rosso porpora e si volse con stizza per poi andarsene semplicemente con il naso all’insù, lasciando le tre Grifondoro con la bocca aperta.

--Ragazze… dite che ha reagito così perché ho fatto centro???-- esclamò incredula la piccola Weasley.

--Mi sa proprio di sì!-- articolò Hermione con gli occhi sgranati.

Mentre seguiva le amiche nel negozio successivo, Melanie rimase in silenzio. Poteva davvero essere che Draco avesse mollato la Parkiston? Era semplicemente troppo bello per poter essere vero… ma se fosse stato davvero così???

Sospirò forte e le due amiche, uditala, si girarono verso di lei così all’iprovviso che la ragazza vi sbattè contro.

--Ma vi sembra il modo di bloccarvi così?!--

--Mel cara, non è che stai pensando al tuo cavaliere?-- le domandò Ginny imitando pericolosamente sua madre.

--Eeeh? Hem, io…--

--Dai, dicci chi è!-- la implorò la riccia. --Non  ci dobbiamo preoccupare, vero?--

--Ma no, certo che no!!!--

--Ma allora perché non ci dici chi è?-- insisterono le due all’unisono.

--Beh ecco io… oh insomma, voglio che sia una sorpresa!--

Hermione e Ginny si scambiarono un’occhiata dubbiosa, ma si volsero e ripresero a camminare in giro per il negozio.

Mel le imitò, sospirando ancora e chiudendo gli occhi per il sollievo. E di nuovo si ritrovò a sbattere contro qualcosa.

“Ma che cavolo! Oggi non è giornata mi sa…” pensò.

Poi riaprì gli occhi e…

--Ragazze…-- chiamò con un fil di voce. --Credo di averlo trovato…--

šsšts

Hey Tesoro!

Sì, ho avuto il tuo messaggio. Sarò alla scalinata per alle nove in punto! Non sto nella pelle, ma sono anche un po’ preoccupata…

Un bacio, Mel

Draco sorrise facendo il nodo alla cravatta. La sua Mel… sempre così frizzante e timida allo stesso tempo.

Avevano deciso di andare insieme al ballo ma di incontrarsi un po’ dopo. Lei probabilmente pensava che così sarebbero potuti essere più nascosti, ma i piani del Serpeverde non potevano essere più diversi…

--Dray, ci sei?!-- lo chiamò una voce dalla sala comune.

--Blaise, tu e Daphne andate avanti, io vi raggiungo!--

--Come vuoi!-- urlò l’amico.

Il rumore di passi si spostò nel corridoio e poi semplicamente svanì.

Il Caposcuola si abbandonò sul letto e prese a fissare il soffitto. Aveva ancora una mezz’oretta di tempo da riempire…

Si rimise in piedi e cominciò a stirarsi i pantaloni con le mani, si risistemò la camicia, controllò che la giacca non avesse pieghe, disfece e rifece il nodo alla cravatta, pettinò i capelli per la centesima volta. Infine uscì dal dormitorio di Serpeverde e si fiondò davanti alla scalinata che portava alla Sala Grande.

Tutti gli studenti erano dentro, a ballare, a ridere a mangiare. Per un momento si chiese se lei non fosse già là dentro, se non avesse deciso semplicemente di mandarlo a quel paese perché le cose tra loro erano semplicemente troppo diverse…

Tac.

Il rumore di scarpe col tacco che riecheggiavano sul marmo del primo gradino.

Tac.

Secondo gradino. Draco alzò lo sguardo.

Tac.

Terzo gradino. Un lembo scuro dello strascico del vestito scivolò dolcemente sul bordo del tappeto che ricopriva la scalinata.

Tac.

Quarto gradino. Le scarpe blu scure avevano un tacco alto ma dolce, una fascetta che si chiudeva attorno alla caviglia, e un intreccio di piccoli cristalli che scendevano sul collo del piede.

Tac.

Quinto gradino. La mano dalle unghie madreperlate stava reggendo un lato dell’abito blu notte, lasciando scoperta parte delle gambe lisce.

Tac.

Sesto gradino. Sul lato sinistro, più o meno alla metà coscia, si allargava uno spacco elegate.

Tac.

Settimo gradino. Entrambi i polsi erano fasciati da bracciali composti da tre fili intrecciati: argento liscio, argento screziato, cristalli.

Tac.

Ottavo gradino. Le spalle erano scoperte, la scollatura leggera ma che lasciava intravedere le morbidezze del petto.

Tac.

Nono gradino. La gola era fasciata da un collarino di due fili intrecciati: argento screziato e cristalli. Dal centro di essi pendeva un doppio nastro di cristalli.

Tac.

Decimo gradino. Alcuni ciuffi dei capelli erano legati dietro la nuca, mentre il resto era stato lasciato sciolto ma acconciato in voluminosi boccoli che ricadevano parzialmente sulle spalle.

Tac.

Undicesimo gradino. La frangetta sfilata le sfiorava gli occhi violetti ombreggiati d’argento luccicante.

Tac.

Dodicesimo gradino. Dalle orecchie pendevano due fili in argento semplice o screziato, intrecciati, attaccati a un brillante che trovava il suo posto sul lobo.

Tac.

Tredicesimo gradino. Le labbra piccole ma piene erano ricoperte da un leggero strato di gloss a brillantini, le guance colorate da un grazioso velo di trucco.

Tac, tac.

Melanie si fermò di fronte a lui e gli sorrise prima dolcemente, poi divertita, e gli fece chiudere la bocca con un gesto elegante della mano che fece tintinnare i bracciali.

--Sei… meravigliosa.-- le mormorò Draco con un filo di voce.

Il sorriso della Grifondoro si addolcì, mentre lei abbassava gli occhi stellati.

Quell’interruzione del contatto diede a Draco il tempo di riprendersi. La prese delicatamente per mano e spalancò le porte della Sala Grande.

šsšts

Gente, ma se vi lasciassi così??? Eh, infondo perché no… anzi, quasi quasi concludo così la FF, non è mica male!

………

Hahaha no no fermi con quelle mazze ferrate, forconi, gatti a nove code… NO, Giù QUELLE BACCHETTE!!!! Stavo scherzando!!! Non vi abbandono così, tranquilli! Ecco il resto del capitolo, e spero che non vi deluda!!!

šsšts

Melanie sobbalzò quando si accorse di avere lo sguardo di tutti addosso. Si lisciò nervosamente l’abito blu notte che indossava e strinse di più la mano del suo cavaliere.

--Draco?--

--Sì?--

--L’idea di incontrarci in ritardo era tutta solo per questa entrata?-- gli domandò con un pizzico d’isteria nella voce.

Il Serpeverde le dedicò un sorriso in tralice, poi le prese anche l’altra mano. --Mi concedete un ballo, dolcezza?--

--Sei all’antica…-- lo prese in giro lei sorridendo.

--Beh, sono stato educato da principe, e come tale devo mostrare rispetto verso le dame di bellezza abbagliante come la vostra! Posso avere il mio ballo, ora?--

--Adulatore.-- rise Melanie posandogli un bacio sulla guancia, poi gli prese la mano.

--Ormai siamo in ballo, tanto vale_--

--_ballare!-- terminò il ragazzo per lei.

I due avanzarono elegantemente verso il centro della pista, con gli altri studenti che facevano loro largo quando passavano. Draco le mise le prese una mano, mentre l’altra volava a posarsi sul suo fianco. Melanie gli posò un palmo delicatamente sulla spalla.

Poi la musica cominciò. Il ragazzo la stupì con le sue abilità da ballerino, guidandola abilmente in un lento che avrebbe ricordato per tutta la vita…

Mentre volteggiavano eleganti e sinuosi la Grifondoro riuscì a cogliere un po’ di tutta la sala…

La maggior parte degli studenti aveva un’espressione assolutamente stupefatta. Parte degli sguardi dei ragazzi erano ammirati dal coraggio di Draco, altri ammaliati da come la gonna con lo spacco danzasse assieme alla coppia. Alcune ragazze erano rosse per la gelosia.

Pansy Parkiston era viola di rabbia, con il calice frantumato di un bicchiere tra le dita, e sembrava più che pronta a sfoderare la bacchetta per tirare qualche maledizione.

Daphne Greengrass li fissava mostrando rispetto e una certa sorpresa, Blaise Zambini invece sorrideva a Draco con occhi orgogliosi per mostrare quanto fosse fiero del suo miglio amico.

Hermione e Ginny la guardavano incredule, Ron aveva la faccia di uno che si è appena preso una pugnalata allo stomaco, Harry probabilmente stava pensando di aver mangiato qualcosa di allucinogeno.

Istintivamente, si strinse a Draco.

--Andrà bene con i tuoi amici, non preoccuparti.-- le sussurrò dolcemente seguendo la traiettoria del suo sguardo.

--Ho paura di perderli.-- confessò la ragazza.

--Se sono meravigliosi come dici sempre non succederà, tranquilla.--

Draco la fece volteggiare di nuovo, e lei chiuse gli occhi per godersi appieno quelle sensazioni.

Riaprì gli occhi, e di nuovo vide l’intera Sala. I volti del corpo studenti non erano cambiati, ma si accorse che gli insegnanti si scambiavano sorrisi.

Pansy Parkiston, arresasi, era corsa a piangere da Theodore Nott, che le accarezzava i capelli con affetto e le diede un tenero bacio.

Daphne Greengrass le fece un cenno amichevole, e Blaise Zambini la guardò con un “grazie-per-averlo-fatto-scantare” negli occhi.

Hermione e Ginny le sorridevano, anche se ancora sorprese. Ron aveva ancora una faccia da pesce lesso che però sembrava dire “oh beh, se proprio devi…”. Harry invece le fece un cenno d’approvazione.

D’altra parte, di quelle schermaglie infantili si erano stufati tutti!

šsšts

Hem… mi sa che questo finale è venuto un po’ di fretta… MI SCUSOOO ç_ç!!!! È che se lo dovevo scrivere tutto veniva davvero troppo lungo, e questa FF è incentrata su altro, e poi sarei davvero uscita troppo di personaggi… insomma, non c’è lo sfondo sufficiente per fare terminare la storia con sfuriate e litigate e riappacificazioni (perché il lietofine per me è un must! ^_^). Spero che il resto non vi deluda comunque, a me personalmente fa impazzire il punto in cui Mel scende dalle scale!!! Non per peccare di arroganza, ma credo che quello mi sia venuto bene!!! Vi prego di scusarmi ancora se il finale non vi soddisfa, ovviamente sono apertissima a critiche, complimenti, domande e suggerimenti… basta che COMMENTIATE!!!

A questo punto ho una domanda per voi: prossimamente su EFP pubblicherò una lunghissima long-F su HP, c’è qualche episodio in particolare che vorreste veder comparire nei capitoli? Tipo un ballo o una festa o chessòio…

Commentate numerosi!

Vostra, Clarisse

P.S. pubblicherò anche un ultimo capitolo, che però saranno i ringraziamenti… A MENO CHE NON VOGLIATE L’EPILOGO!!! Fatemi sapere!!!

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Capitolo 4
*** Epilogo ***


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Epilogo

 

Ok, ok… lo so che la storia è finita, ma semplicemente mi sembrava di lasciare troppo in sospeso, ecco! Quindi eccovi un piccolo epilogo, spero vi piaccia!

 

Hermione si lisciò per l’ennesima volta la gonna, contemplandosi nello specchio. Non c’era ombra di dubbio, la scelta del colore le calzava semplicemente a pennello: un rosa fucsia un po’ cupo, quasi mescolato con un leggero viola, in modo che non la facesse sembrare un semaforo. Il modello anche le piaceva molto: un semplicissimo monospalla con la gonna lunga e a balze, una scollatura a U molto dolce. In satino. Meraviglioso.

“Ma mai_” si disse la ragazza voltandosi. “_mai meravigliosa tanto quanto la nostra star.”

--Mel, sei una visione.-- disse sincera all’amica avvicinandosi.

Melanie alzò lo sguardo, gli occhi sfumati da un leggero velo d’ombretto azzurrino-scintillante, e le sorrise felice.

Sì, era felice e Hermione non potè non notare la scintilla che le brillava nelle iridi, quelle iridi che erano sempre state così espressive. Iridi che, però, rimasero leggermente cupe.

--Mel.-- la rassicurò ancora. --Sei bellissima.--

La fragile ex-Grifondoro riportò lo sguardo sullo specchio e sorrise timidamente al riflesso che le rimandava: una donna giovane, dai grandi occhi violetti e i morbidi boccoli color miele. Il viso ovale, dai contorni gentili, le guance piene da bambina appena imporporate per l’emozione. La pelle soffice avvolta in quell’abito magnifico, una seta del bianco più puro. La gonna principesca a veli arrivava fino all’altezza dei fianchi, dove subentrava un corpetto riccamente decorato da ricami. Le spalle scoperte, i capelli acconciati in uno chignon basso, che però lasciava libera la frangetta e numerosi boccoli dietro alle orecchie in modo che le incorniciassero il volto.

Toccò distrattamente il modesto diadema di cristallo e zaffiri che teneva il velo al suo posto. Draco glielo aveva donato proprio per quell’occasione.

“Sei la mia principessa.” le aveva detto semplicemente, come se spiegasse tutto.

Ma lei era ancora indecisa su quel dettaglio: non che non le piacesse, solo… le sembrava troppo. Un lusso che lei non si sentiva di meritare.

--Herm, io non… oh insomma, non lo so!--

L’amica la guardò: continuava a giocherellare con i boccoli morbidi, o a fare e disfare nodi su un nastrino di tessuto blu. Gesti che facevano notare quanto fosse nervosa in realtà. Gesti che non vedeva da… beh, da anni! In effetti, l’ultima volta che l’aveva vista così in ansia era stato per quel ballo. Il ballo fatidico in cui Draco aveva deciso di portare la loro storia sotto i riflettori.

Hermione le si sedette di fronte e le prese le mani tra le proprie, impedendole di torcere ancora quell’innocente nastrino.

--Hey.-- le sussurrò cercando di darsi un tono rassicurante. --Qual è il problema, Mel? Sei bellissima, e sei sicura dei tuoi sentimenti… o no?--

--Ma cosa dici?!-- ribattè l’altra alzandosi. --Certo che sono sicura. E non ho dubbi sul fatto che lui ricambi!-- aggiunse anticipando la domanda successiva.

--Ma allora dov’è il problema?-- insistè lei. Sarà pure stata la migliore a scuola in tutta la storia di Hogwarts, ma proprio non riusciva a comprendere la fonte di tanta preoccupazione. Lo amava? Più della sua stessa vita. Era ricambiata? Dal profondo dell’anima. Non c’erano problemi finanziari né familiari, stava filando tutto perfettamente liscio, ma lei niente!, doveva proprio farsi le pare.

--Io… io…-- tentò Melanie, ma non riuscì a dire la verità: non riuscì ad ammettere che non si sentiva alla sua altezza.

Non si era mai sentita degna di lui in realtà, nemmeno la sera del ballo del settimo anno. Certo era stato tutto meraviglioso, sé stessa compresa, ma non aveva mai superato la paura.

Paura di essere presa in giro.

Paura che lui stesse solo giocando, che non realizzasse la cosa seriamente.

Paura di essere abbandonata.

Paura di essere ferita.

Paure che ancora le davano la caccia, ogni volta che litigavano, ogni volta che lui partiva per lavoro e non si riuscivano a sentire anche per un paio di settimane.

E persino il giorno delle nozze, aveva paura che lui all’improvviso si risvegliasse e comprendesse l’errore che stava facendo, l’errore di aver scelto lei. Perché infondo, chi era lei? Nessuno. Non era nobile, non era bella, non era perfetta… certo, non era povera, era carina ed era una bella persona in fin dei conti, però… semplicemente non era degna di lui.

Ma il suo stupido orgoglio di Grifondoro, ancora fiammante in lei, le impedì di dire tutto all’amica.

--Che faccio se Ron salta su nel mezzo della cerimonia e strilla “io mi oppongo!”?-- disse quindi, confessando solo parte delle sue preoccupazioni.

--Ci pensa Harry a Schiantarlo, ci siamo già messi d’accordo. Altro?--

--I nervi.-- borbottò Melanie, in cuor suo convinta del fatto che Ron non sarebbe stato un problema.

Hermione le sorrise e l’abbracciò.

--I nervi vengono a tutte le sposine, cara mia!-- la rassicurò ridendo. --Adesso fila a sistemarti il trucco, tra una mezz’oretta sei attesa all’altare.--

Mentre concentrava la sua attenzione su cosmetici e specchio, Hermione tirò fuori il cellulare. Quanto adorava quell’aggeggio! Magari non avrebbe mai compreso quello che frullava nella testa di Melanie, ma era ancora perfettamente capace di capire quando le stavano mentendo… e questo era uno di quei casi.

“Scommetto che a Blaise sta andando tutto bene.” sbuffò tra sé e sé mentre inviava il messaggio.

šsšts

--Cavolo, piantala di fare avanti e indietro! Mi fai girare la testa.-- si lamentò Blaise, a cui non stava andando affatto bene.

Draco aveva finito di prepararsi in anticipo, quindi aveva deciso di ammazzare il tempo controllando che fosse tutto a posto, rifacendo almeno per tre volte il nodo della cravatta, percorrendo su e giù l’intera lunghezza della stanza per almeno una cinquantina di volte. E mancava ancora mezz’ora…

In quel momento avvertì la vibrazione del suo cellulare far tremare leggermente il tavolo, così lo afferrò prima che l’amico lo notasse e sibilasse “spegni-quel-coso!”. Quando lesse il messaggio alzò un sopracciglio, mentre piegava le labbra in un mezzo-ghigno.

--Conosco quella faccia.-- gli disse Draco a metà tra il diverito e il preoccupato, notandone l’espressione. --Significa che trovi divertente qualcosa al di fuori della tua portata.--

--Come mai, di grazia?-- rispose Blaise cercando di nascondergli il suo stupore.

--Perché avevi sempre quella faccia a pozioni e ti chiedevi COME avessi fatto a prendere una O come la Granger so-tutto-io quando tu non avevi MAI fatto un singolo compito.--

Il moro rise sinceramente al ricordo. --Già, quella volta ero leggermente troppo sbronzo per ricordarmi quanto diamine Piton fosse parziale.--

--“Leggermente”? Stavi persino per andare a lamentarti!-- lo prese in giro il biondo, divertito.

--Vabbè, ero molto troppo sbronzo!-- sbuffò l’altro. --Comunque, Herm mi informa cortesemente che la tua futura moglie è in preda a una crisi di nervi ma non vuole sputare il rospo.--

Draco imprecò. Possibile che ancora pensasse di non essere alla sua altezza?

Eh sì, perché lui sapeva perfettamente che era quello il problema. Lo notava dal modo in cui si muoveva quando era in compagnia sua e di altra gente: sempre delicatissima, attentissima, silenziosissima. Come se stesse maneggiando cristallo, come se stesse camminando su vetro, come se non volesse altro che scomparire. Quando erano soli si scioglievano un po’, ma lui poteva quasi toccare quell’aura di inadeguatezza che lei proprio non riusciva ad abbandonare.

Ma che cavolo, possibile che avesse dei dubbi persino il giorno del loro matrimonio? Possibile che nemmeno dopo il diadema che le aveva regalato lei avesse compreso.

--Le parlerò io dopo la cerimonia.-- assicurò.

--Ma senti Dray, come mai si preoccupa?-- gli domandò Blaise.

Prima che la risposta potesse anche solo prendere forma un’altra voce s’insinuò nella conversazione, sorprendente come una lama di luce che taglia l’oscurità di una stanza buia quando la porta viene socchiusa.

--Chi è che si preoccupa?-- domandò Narcissa Malfoy.

La madre di Draco stava in piedi sulla soglia della camera, sorridente, splendida in quel suo tailleur blu, gli occhi luccicanti per la gioia palpabile che si spargeva come profumo al suo passaggio.

--Vi lascio soli.-- disse Blaise scivolando fuori dalla stanza mentre Narcissa vi entrava. Un po’ per dare ai due un po’ di privacy, un po’ perché se avesse visto il suo migliore amico fare avanti e indietro un’altra volta si sarebbe messo a urlare.

I due Malfoy si guardarono per alcuni istanti, studiandosi. Poi Draco corse ad abbracciarla.

--Mamma!-- sorrise Draco sulla spalla della donna, che lo strinse forte a sé.

--Oh, figliolo.-- disse quella. --Non è che ci sono problemi, vero?-- gli domandò staccandosi da lui.

Il biondino si lasciò cadere su una sedia. --Si fa ancora questi insensati complessi di non essere alla mia altezza.--

Narcissa sorrise al tono esasperato e al tempo stesso timoroso del figlio. --È normale credo.-- gli disse, guadagnandosi un’occhiata perplessa del figlio. --La nostra è una famiglia potente, antica, ricca, e diciamocelo pure, tu sei un gran bel ragazzo. È prevedibile che si senta un po’ inferiore.--

--Ma che prevedibile e prevedibile! Se pure papà l’ha approvata!-- sbottò Draco. --E poi a me non me ne frega niente! Se sono arrivato fin qui ci sarà un motivo, no? Cosa pensa, che stia giocando? Io l’amo.--

La donna sorrise, orgogliosa del figlio come non mai. L’amava, l’amava davvero o non l’avrebbe detto. E sapeva che quelle semplicissime tre parole racchiudevano la magia più meravigliosa di tutte.

--Tesoro, forse lei è una di quelle ragazze che ha bisogno di sentirsi dire le cose.--

--Tu non hai mai dubitato dell’amore di papà, nonostante lui non te l’abbia mai detto.-- obiettò lui.

--Beh, non siamo tutte così. Io poi sono una Black!-- si sorrisero. --Lei è più fragile, e tanto tanto insicura. Parlale Draco. Parlale e diglielo francamente, non con un diadema.--

Il figlio sorrise: la sua incorreggibile principessa…

--Grazie mamma.--

Narcissa gli sorrise, dandogli un bacio sulla fronte che esprimette tutto l’affetto e la fierezza che provava in quel momento verso di lui.

--Cinque minuti Draco, poi devi venire all’altare.--

E lo lasciò solo.

“Cinque minuti, poi all’altare.” Quelle parole riecheggiarono nella stanza. E gli procurarono un sorriso.

Lui, Draco Lucius Malfoy, stava per sposarsi. E non un matrimonio combinato come quello che era stato per suo padre, nonostante fosse quello che molti avessero predetto. No, Draco si sposava per amore.

šsšts

Melanie avanzava a ritmo di musica lungo il tappeto blu al centro della navata ricoperto da petali di rose rosse. Come quelle che lei aveva nel suo bouquet.

Il velo calato sugli occhi, la mano piccola stretta in quella di suo padre.

Leopoldo Klarix era estremamente felice per la figlia, in quel momento. Estremamente felice ma anche, per quanto si fosse ripromesso di non ammetterlo, infinitamente triste.

Perché ormai era ora di lasciarla andare. Certo, aveva sempre saputo e sperato (per lei) che quel giorno sarebbe arrivato ma comunque non poteva fare a meno di provare una dolcissima malinconia.

Quel tappeto blu sarebbe stato l’ultimo percorso che avrebbe camminato al suo fianco. Poi l’avrebbe lasciata libera di spiegare le sue ali. Ali che, lo sapeva, erano stupende. E che l’avrebbero portata a compiere al pieno quel volo così difficile e meraviglioso che era la vita.

Loro (lui e sua moglie) avevano fatto la propria parte crescendola. Ora toccava a lei, a lei e a Draco.

Non aveva dubbi su quel giovane: se sua figlia lo amava, allora andava da sé. Sapeva che l’avrebbe sorretta quando fosse inciampata, che l’avrebbe curata dopo una caduta, che sarebbe riuscito a tirare fuori un sorriso da una lacrima, che avrebbe gioito con lei sia delle vittorie come delle sconfitte senza buttarsi giù, sapendo che prima o poi tutti i pezzi del puzzle trovano il loro posto. Anche quelli dolorosi. Perché i bei momenti ci donano la felicità, ma allo stesso modo il dolore ci forgia e ce li fa apprezzare ancora di più.

E ora eccoli lì, in tre davanti all’altare. Il sorriso della piccola Mel e la sicurezza del fiero Draco. E le lacrime di gioia e rassegnazione negli occhi di Leopoldo mentre baciava la mano della figlia.

--Ti voglio bene bambina mia.-- le assicurò accarezzandole il palmo. --E sappi che noi per te ci saremo sempre. Tienici nel tuo cuore, e ci saremo sempre.--

Poi accompagnò la piccola mano nel rifugio di quelle di Draco, più grandi e forti.

Davanti all’altare rimasero in due. Mel alzò lo sguardo sul giovane che le stava di fronte e sul suo volto trovò un sorriso sincero, senza ombre, uno di quei sorrisi che ne riscaldavano persino gli occhi color ghiaccio. Sorrise anche lei, le labbra leggermente ricoperte da un leggero strato di gloss.

La paura non se n’era ancora andata. Lo sapeva, ma in quel momento, con lui accanto, riusciva a metterla da parte.

Perché lui riusciva a sbiadire ogni angoscia semplicemente abbracciandola. A farla sorridere semplicemente guardandola con lo scintillio allegro dei suoi occhi. Ad aiutarla a rialzarsi dopo una caduta maldestra, senza farla sentire in imbarazzo.

No, non dubitava di lui. Ma la paura è irrazionale, quindi continuava a covare, velenosa, accanto al suo cuore. Accanto, non dentro. Perché il suo cuore era sicuro. Sicuro dell’amore.

Mel non aveva mai pensato che sarebbe un giorno riuscita a comprendere il significato emotivo dell’amore. Non aveva mai avuto possibilità di paragone: Draco era stato il primo e l’ultimo, quindi non poteva sapere la differenza tra l’avere una cotta e l’amare veramente.

Eppure adesso lo capiva. Lo vedeva, riflesso in quei due laghi di ghiaccio. E sapeva di non poterlo definire, perché l’amore è un sentimento così vasto da essere indefinibile.

--Lo voglio.-- mormorò tornando alla realtà appena in tempo per rispondere alla domanda del prete.

Poi lo scambio delle fedi, e tutta la parte formale fu ufficialmente terminata.

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Draco sospirò, lasciandosi cadere sul letto. Era esausto. Esausto. Ma quanto cavolo erano noiosi i matrimoni? Lui non ne poteva più. Perché voleva lei.

Ma, lo sapeva, prima doveva cacciare per sempre la paura dal suo animo. E sapeva esattamente come fare.

La sua Mel uscì dal bagno in quell’istante, il viso struccato ma con le guance ancora un po’ rosse per la felicità e l’emozione.

Lei si tirò i capelli indietro con la mano, liberando il volto. Gli occhi grandi, che colpivano anche senza bisogno di matita o ombretto, le labbra piccole ma piene, la pelle pulita.

Non si stancava mai di sfiorare quella pelle, lui.

--Mel, vieni qui.-- le disse cercando di suonare dolce e rassicurante ma serio allo stesso tempo.

Sua moglie gli sorrise e andò a sedersi accanto a lui, dandogli un bacio leggero. Draco per poco non si perse…

“Fermo!” lo richiamò una vocetta dentro di sé che suonava fastidiosamente come quella di Blaise. “Prima le parli.”

--Mel, tesoro aspetta.-- insistè staccandosi.

Le accarezzò una guancia dolcemente, e lei gli sorrise.

--Devo dirti una cosa.--

Lei sollevò le sopracciglia, e il sorriso si fece più incerto. Era curiosa, ma aveva paura.

“La mia piccola principessa…” si disse Draco in un tono che era una via di mezzo tra l’esasperato, il tenero e l’ammaliato. Perché lui l’amava così, insicura e dolce. Non gli importava che non fosse nobile, che non fosse una bellezza del cinema, che non fosse ricca. Non gliene fregava niente. Niente. Perché lei era la sua Mel, e tanto gli bastava.

Ora doveva solo dirglielo…

--Mel, piccola. Non credere che non sappia cosa ti frulla in quella testolina. Non credere che non sappia che hai una paura terribile di non essere alla mia altezza. Beh, lo posso capire. Veniamo da due realtà diverse, e per certi versi le mie origini possono risultare più prestigiose.--

La vide incupirsi, spaventarsi.

--E sai che ti dico? Che non me ne frega niente. Perché le tue origini non mi toccano. Io sto sposando te, non la tua famiglia. Perché non mi interessa se non sei ricchissima. Io non ti sposo per i soldi, la mia famiglia ne ha accomunati abbastanza. Perché non è il tuo aspetto ad abbagliarmi. È il tuo sorriso, e il modo in cui arrossisci quando ti faccio un complimento.--

Vide una battaglia consumarsi nelle sue iridi violette. E la paura stava perdendo. Era giunto il momento del colpo di grazia.

--Non me ne frega niente perché io ti amo, Melanie. E spero che ti vada bene così perché non cambierà mai.--

Era fatta. La paura se n’era andata, per sempre. E nei suoi occhi, nei LORO occhi, era rimasto solo amore.

--Ti amo anch’io, Draco.-- mormorò lei sorridendo nel modo che lui adorava. E per lui fu più che abbastanza. --Ora…-- aggiunse poi. --Non è che vuoi passare la nostra prima notte di nozze solo a parlare, vero?--

I due si sorrisero, un sorriso che si trasformò in un ghigno furbetto.

--Oh, non sia mai.--

E la luce dell candela fu spenta da un’alito d’amore.

 

Aaah, ora è davvero finita! E così abbiamo messo anche una panoramica sulle persone più importanti per i nostri protagonisti, ovvero i rispettivi migliori amici e la famiglia. Che dite, la possiamo considerare chiusa?

Vi ringrazio ancora tutti per avermi spinta a scrivere fino a questo punto! Spero che continuerete ad incoraggiarmi, e anche a criticarmi dove necessario.

Devily, questo epilogo è anche un po’ dedicato a te dato che senza le tue critiche costruttive magari non sarebbe mai venuto fuori! Grazie di tutto  ^_^

Commenti??? Pretty please!!!

Un bacio

Clarisse

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Capitolo 5
*** Ringraziamenti! ***


Ringraziamenti!

 

Ciao!

Prima di tutto ringrazio J. K. Rowling da cui ho preso i personaggi.

Secondariamente, ringrazio tutti quelli che hanno letto e che leggerano, mi date un motivo per continuare a scrivere!!!

Anche se non ci sono commenti per l’ultimo chappy inserito, voglio ringraziare morgana92 che mi ha sempre recensita, Stephenye che mi ha recensita e seguita,  che mi ha spinta a migliorare.

Inoltre ringrazio BabyFairy, mikelina e Ramona37 che hanno messo questa storia tra i preferiti

E, soprattutto, grazie a Devily che mi ha sempre sempre recensita (e bacchettata, ma quando ci vuole ci vuole!). Un grazie enorme!!!

Per favore, continuate a seguirmi e recensite!!!

Vostra,

Clarisse

 

P.S. Mel e Draco vi salutano mentre si scambiano un bacio ^-^

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