Just A Hospital Room.

di phoebexx_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Seattle. ***
Capitolo 2: *** II - 221B ***
Capitolo 3: *** III - Tac E Persone Ritrovate. ***
Capitolo 4: *** IV - Rivelazioni e Tequila. ***



Capitolo 1
*** Seattle. ***


Capitolo I.

 

 

1 settembre 2015.

“ Era l’ultimo scatolone? Ti prego dimmi che era l’ultimo ” mi chiese Amy affaticata.

 

Tirai un sospiro di sollievo al pensiero di aver finito di portare su tutti gli scatoloni, ora dovevo solo sistemare tutto nella nuova casa. 

 

“ Si Amy, grazie mille dell’aiuto. Ti va di andare a mangiare un boccone nel bar qui sotto? ”

 

“ Certo, vado un secondo in bagno e poi andiamo! ”

 

“ Okay ”  

 

Mi sedetti su quel vecchio divano e una nuvola di polvere si alzò nell’aria. 

In quel momento ero stanca morta ma allo stesso tempo molto contenta di iniziare la mia nuova vita. Amy tornò dal bagno, prese la sua borsa e andammo al bar dall’altra parte della strada. 

Dopo qualche ora tornammo a casa e Amy mi aiutò a mettere un po' di roba negli armadi, poi andò a casa. 

 

Mi mancavano solo poche cose da sistemare, mi portai poca roba da Dublino. 

Accesi la televisione, alla quale però non prestai molta attenzione dato che mi persi nei miei pensieri. 

Mancavano esattamente tre giorni prima di iniziare il mio nuovo lavoro da specializzando al Seattle Grace Hospital. Non stavo nella pelle, aspettavo quel giorno da quando presi la laurea in medicina. 

 

2 settembre 2015.

 

“ Today is gonna be the day 

That they're gonna throw it back to you 

By now you should've somehow 

Realized what you gotta do 

I don't believe that anybody 

Feels the way I do about you now… ”

 

Spensi la sveglia. 

Avendo passato molto tempo a studiare per gli esami di medicina non conoscevo molti artisti o le hit del momento, ma quella canzone aveva un significato particolare per me, e soprattuto era l’unica che mi riusciva a svegliare alla mattina.

Feci una doccia veloce e mi vestii leggermente elegante, dato che dovevo passare in ospedale a lasciare alcuni dati e compilare qualche scartoffia.

Arrivai li e mi dissero di andare in un edificio proprio dietro l’ospedale.

Entrai e una signora vestita di tutto punto alzò lo sguardo e mi sorrise. Sembrava quasi una barbie, avrà avuto almeno 4 strati di trucco sulla faccia.

 

“ Lei è la signorina Forbes? ” 

 

“ Si, devo chiedere a lei per compilare i documenti necessari per iniziare a lavorare qui fra 2 giorni? ” chiesi diretta. Quella donna avrà avuto più o meno 15 anni più di me, eppure sembrava una ragazzina. 

 

Si, dato che lei è nuova mi dica i suoi dati e penserò io a riempire i moduli ”

 

“ Va bene ”

 

“ Nome, cognome, data e luogo di nascita, grazie ” disse quasi scocciata.

 

“ Caroline Forbes, 26 novembre 1993, Dublin City ”

 

“ Mi faccia vedere la carta d’identità e la tessera sanitaria per favore. Ah e nel frattempo firmi questi moduli dove vede le x ”

 

Porsi la tessera sanitaria e la carta d’identità, e velocemente firmai tutti quei fogli. L’unica cosa che volevo fare in quel momento era andarmene il prima possibile, quella donna era snervante.

 

Dopo circa cinque minuti mi restituì tutto, mi disse che era tutto sistemato e che non c’erano problemi. Salutai quella specie di bambola gonfiabile e uscii da quell’edificio. Tirai fuori dalla borsa le chiavi della macchina e notai che lo schermo del cellulare era illuminato. 

Un nuovo messaggio.

 

From: Amy.

 

Ho appena finito il mio turno, facciamo pausa pranzo dal Thailandese in fondo alla via dell’ospedale? io parto ora, ti aspetto li. xx

 

 

Arrivai al ristorante Thailandese e pranzammo insieme. 

Amy è la mia amica per la pelle, la mia persona. Ci conosciamo da quando siamo nate e siamo cresciute insieme. Purtroppo al college ci siamo separate e lei e la sua famiglia si sono trasferiti qui  a Seattle. Ho incominciato a cercare lavoro negli USA e questo ospedale è uno dei più rinomati, quando mi hanno chiamato ho accettato all’istante era un’opportunità unica. La prima cosa che ho fatto è stato chiamare Amy, e lei mi ha aiutata a trovare l’appartamento. E ora sono qui con la mia migliore amica e il lavoro dei miei sogni. Cos’altro potrei volere dalla vita? 

 

Una domanda mi distrasse dai miei pensieri.

 “ Hai sentito Jace di recente? ”

 

Jace è il fratello di Amy, di cui io ho sempre avuto una cotta segreta, ma essendo lui più grande e io la migliore amica di sua sorella, non mi ha mai considerata più di un’amica. 

 

“ No, non lo sento da mesi Amy. E ormai la cotta per lui mi è passata da anni. ” precisai, sapendo dove voleva andare a parare.

 

“ Va bene, ma dovresti scrivergli per fargli un saluto e dirgli che sei in città.. gli farebbe sicuramente piacere saperlo.. ”  

 

“ Amy.. ” dissi esasperata. Ricordare il tempo perso dietro a suo fratello mi faceva venire mal di stomaco.

 

“ Okay la pianto! Parlami un po’ del tuo primo turno in ospedale, come sarà secondo te? ” chiese lei in tono dolce, come a chiedermi scusa.

 

“ Beh tutto quello che sappiamo è che all’inizio siamo 12 specializzandi e nel corso del primo anno rimarremo solo in sei, quindi mi dovrò dare da fare ” dissi eccitata al pensiero di entrare davvero in sala operatoria ad assistere grandi titani della chirurgia.

 

Senza pensarci mi toccai l’anello che portavo al dito da quando avevo circa tredici anni, i ricordi della mia adolescenza si insinuarono nella mia mente e ricordai quando io ed Amy ci scambiammo questi anelli antichi. Erano di mia nonna, ne trovammo due uguali nel suo cassetto dei gioielli e ce ne prendemmo uno per una, per chiunque sarebbe stato un semplice gesto di amicizia, ma per noi era molto di più. Avevo trascorso i miei primi tredici anni sempre con Amy, avevamo sempre contato sul fatto che io ci sarei sempre stata per lei e lei per me, eravamo praticamente gemelle, lei sapeva cosa pensavo in qualsiasi momento e lo stesso io con lei. Eravamo sempre insieme, era il mio parabatai. A sedici anni ci eravamo anche fatte un piccolo tatuaggio insieme, uguale ovviamente. Una piccola stella nera disegnata sulla spalla sinistra. Alzai istintivamente lo sguardo sul suo tatuaggio, visibile sotto la spallina della canottiera blu che indossava. Il tatuaggio era ancora li a simboleggiare la nostra unione, dopo così tanti anni. 

 

“ Ci conosciamo da così tanto.. ” la sua voce mi distolse dai miei pensieri e ovviamente aveva capito a cosa stavo pensando.

 

“ Già.. e sono contenta che ci siamo riunite dopo molto tempo, ma ora basta o mi farai commuovere! ” dissi sentendo i miei occhi iniziare a bruciare.

 

Amy si mise a ridere vedendo che stavo cercando di ricacciare giù le lacrime, lei non piangeva facilmente.. credo di averla vista piangere solo un paio di volte da quando la conosco.

 

Finimmo di pranzare e tornammo a casa.

 

 

 

4 Settembre.

 

7:00 a.m. 

I miei occhi si aprirono al suono delle note della solita e odiosissima sveglia che avevo sul comodino di fianco al letto.

la voglia di continuare a dormire, mi stava assalendo, ma sapevo che dovevo fare qualcosa di importante. Ma cosa? mi riaddormentai senza neanche rendermene conto.

 

Aprii gli occhi, lo schermo del cellulare era illuminato.. lo presi e lessi velocemente il promemoria in cima a tutte le altre notifiche: PRIMO GIORNO DI LAVORO.

Merda.

Mi buttai giù dal letto e corsi in bagno a lavarmi, non potevo arrivare in ritardo il primo giorno.

per fortuna il giorno prima mi ero preparata i vestiti: maglietta a maniche corte nera, felpa bordò (della mia vecchia università), jeans e dr. martens nere. Tanto poi li mi avrebbero dato il camice e i pantaloni dell’ospedale. 

Presi la borsa, controllai di avere tutti i documenti, il cellulare e corsi giù in macchina. 

Ore: 8.25

Alle nove sarei dovuta essere già cambiata in ospedale, ma non mi preoccupai dato che ero piuttosto in anticipo.

Parcheggiai la macchina e mi incamminai verso l’entrata. Probabilmente avevo la bocca spalancata e gli occhi a cuoricino, dato che delle persone (probabilmente medici che staccavano dalla notte) mentre andavano verso le loro auto mi guardavano ridacchiando.

L’ospedale era gigantesco e dalle vetrate si vedevano decine di medici camminare per i corridoi, che emozione.. e mi persi immaginando me stessa fra qualche anno con il camice blu scuro a girare per quei corridoi. Quando tornai alla realtà mi resi conto di essere entrata dentro e essermi fermata davanti alla porta della sala informazioni. Entrai in quella piccola stanza e mi diressi verso una delle infermiere libere. 

 

“ Mi scusi sono qui per il mio primo giorno di lavoro come specializzando in chirurgia.. ”

La donna, che avrà avuto non molti anni più di me, mi guardò con aria annoiata e mi porse un foglio con la mappa dell’ospedale.

“ Quando arriva nell’area est, secondo corridoio a destra, sala personale ospedaliero.

Ah e buona fortuna. ” disse rivolgendomi un minuscolo sorriso. La ringraziai un po’ incerta e mi diressi all’area est. Entrai nella stanza che mi aveva indicato la donna di prima, era piena di medici che chiacchieravano raccontandosi degli interventi riusciti, mangiavano o prendevano un caffè con i colleghi. Presi un armadietto vuoto e lo riempii con la mia roba. dopo di me entrarono altri ragazzi della mia età che probabilmente erano li per il mio stesso motivo. La stanzetta si svuotò e rimanemmo solo noi di primo anno. Mi cambiai in bagno e tornai velocemente dai miei colleghi. ci presentammo tutti.

 

“ Piacere, mi chiamo Will ”.



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Heilà, ciao a tutti. 
Mi presento, mi chiamo Phoebe! Cosa ne pensate di questo primo capitolo? è solo un assaggio della vera storia! La storia è in fase di avviamento quindi spero di non avervi annoiato troppo, ma già dal prossimo capitolo comparirà il nostro amato irlandese. Se vi piace lasciate una recensione giusto per capire cosa ne pensate, accetto anche le critiche. Scusate se ci sono errori grammaticali ma a quest'ora non capisco più nulla! Buonsalve a tutti, xx.

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Capitolo 2
*** II - 221B ***


“Piacere, mi chiamo Will” disse un ragazzo biondo, magro, non troppo alto, ma con un sorriso smagliante.

 

“Piacere..emh, io mi chiamo Caroline, Caroline Forbes” dissi porgendogli la mano leggermente imbarazzata.. era davvero un bel ragazzo. Qualcosa mi diceva che sarebbe stato un anno magnifico.

Stava per chiedermi qualcosa quando la porta si aprì e calò il silenzio nella stanzetta.

Quando mi voltai vidi una donna di bassa statura, di colore, con gli occhi scuri e i capelli cortissimi marroni. Aveva un aspetto autoritario e severo, quindi pensai subito che si trattasse del primario di chirurgia fino a quando non si presentò.

 

“ Salve a tutti signori cari, benvenuti al vostro primo giorno da specializzandi in chirurgia nel nostro meraviglioso ospedale. Io sono la dottoressa Campbell, Miranda Campbell. Sono lo strutturato di chirurgia generale qui al Grace Hospital ” disse sicura di se, squadrandoci uno ad uno dalla testa ai piedi.

 

“ Io invece sono Robert Webber, il vostro primario di chirurgia. ” disse avanzando un uomo alle sue spalle.

 

“ Inizio dicendo che è un piacere conoscervi. Ognuno di voi arriva qui pieno di speranze, desideroso di scendere in campo. Un mese fa, alla Facoltà di Medicina, i medici erano i vostri professori, oggi i medici siete voi. I sette anni da specializzandi in chirurgia saranno i più belli e i più brutti della vostra vita. Verrete messi sotto pressione. Guardatevi intorno, salutate la concorrenza. Otto di voi passeranno a una specializzazione più facile, cinque di voi non reggeranno la pressione e a due di voi verrà chiesto di andarsene. Questo è il punto di partenza, la vostra arena, la vostra partita... dipende da voi. 

Per oggi seguite tutti la dottoressa Campbell. Buona giornata. ”  disse il dottor Webber prima di uscire chiudere la porta alle sue spalle.

 

“Numero uno, due, tre, quattro e cinque andate a cercare il dottor Greg Wilson, nel reparto di ortopedia” disse la Campbell, indicando cinque specializzandi a caso.  Un po’ spaesati uscirono dalla stanza uno dietro l’altro.

 

“ Voi cinque invece cercate il dottor Jace Murphy, nel reparto di Neurologia” disse ad altri quattro. 

 

Jace Murphy. Non potevo credere alle mie orecchie. Jace è il fratello di Amy. Sapevo che anche lui si era laureato in medicina qualche anno prima di me, ma non pensavo lavorasse al Seattle Hospital. Ma Amy sicuramente lo sapeva, e ovviamente non mi aveva detto nulla. Non appena avrei visto quella ragazza l’avrei strozzata come una gallina. 

 

Comunque, per fortuna, io rimasi nell’ultimo gruppo di cinque persone che vennero mandate dalla dottoressa Campbell alla ricerca della dottoressa Robbins, lo strutturato di chirurgia generale che stava sempre al pronto soccorso.

 

Will invece, era capitato nel primo gruppo, ovvero ad ortopedia, ma sperai di rivederlo durante la pausa pranzo.

 

Una volta usciti anche noi da quella piccola stanza, ci presentammo. 

Il primo molto alto e magrolino, il tipico topo da biblioteca, si chiamava Ron Brown. La seconda invece, non troppo alta, bionda e con un fisico perfetto, si chiamava Lizzie Davis. Poi c’era Aaron Grimaldi, Capelli neri e occhi verdi, sembrava un modello di Hollister. Infine c’era Connor Thompson, alto, moro, due occhi marroni dolcissimi anche se sembra diffidente nei nostri confronti. Ma non potevo biasimarlo, stavamo tutti partecipando ad una gara, e non dovevamo fidarci di nessuno, l’obbiettivo comune era far parte dei sei prescelti alla fine dell’anno. 

Mi presentai anche io ed iniziammo a girare l’ospedale in cera del nostro strutturato. 

 

Arrivati al pronto soccorso al piano inferiore chiesi ad un’infermiera chi fosse la dottoressa Robbins e senza nemmeno rivolgermi uno sguardo mi indicò con la mano la dottoressa. 

Feci cenno agli altri di seguirmi. La dottoressa si voltò verso di noi e ci sorrise dolcemente, avendo già capito chi noi fossimo. 

 

“Vedo che la dottoressa Campbell vi ha già mandati qui. Benvenuti al Seattle Hospital e in particolare nel reparto migliore di tutti: il pronto soccorso.” disse allargando le braccia, guardandosi intorno come se si trovasse  in una galleria d’arte. Sorrisi leggermente per l’ammirazione che la Robbins provava per il suo ospedale.

 

“ Per ora non ho bisogno di voi qui, non ci sono ancora state emergenze questa mattina, quindi andate all’ingresso, chiedete nel punto informazioni i vostri cercapersone, e tornate qui.” disse velocemente, prima di tornare a visitare il bambino disteso sul lettino, che sembrava trattenere le lacrime dal dolore.

 

Mentre uscivamo potevamo intravedere i pochi pazienti nel pronto soccorso attraverso le tende che separavano ogni lettino. Un anziano fece l’occhiolino a Lizzie e tutti scoppiammo a ridere.

 

Prendemmo i nostri cercapersone e allungammo un po la strada di ritorno verso il pronto soccorso, dato che la Robbins ci aveva detto di fare con calma, e andammo a prendere un caffè. 

 

Entrammo in un corridoio che portava alla mensa, e pochi metri più avanti si trovava una macchinetta del caffè. In lontananza si intravedevano dei medici, con il loro bicchiere di caffè in mano, chiacchierare tranquillamente. Presi il caffè per prima e inizia a chiacchierare con Connor, che aveva detto di essere a posto così. 

 

Mi voltai di scatto quando una risata familiare attirò la mia attenzione. Fra quei medici in fondo al corridoio c’era anche Jace, che rideva ad una battuta di un suo collega. 

Era cambiato dall’ultima volta che l’ho visto, a Dublino prima di partire. Ora aveva un po’ di barba e portava i capelli color biondo cenere tirati all’indietro. Era ancora più bello di prima.

 

“Caroline stai bene?” girai lo sguardo, e incontrai gli occhi leggermente preoccupati di Connor.

 

Mi voltai leggermente per vedere Jace incamminarsi nella nostra direzione e il panico si impossessò di me.

 

“Si.. i-io devo andare in bagno, un minuto e torno, aspettatemi qui.” dissi poco convinta, ma Connor fece spallucce e si mise a chiacchierare con gli altri.

 

Tornai all’inizio del corridoio e decisi svoltare l’angolo a sinistra, ma continuai a sentire dei passi dietro di me, sempre più vicini, così presa dall’ansia entrai velocemente nella stanza di un paziente. 

Chiusi la porta alle mie spalle cercando di fare il meno rumore possibile, e tirai un sonoro respiro di sollievo.

 

“ Per un pelo, mi ha quasi beccata” dissi dando voce ai miei pensieri.

 

" Oddio anche qui sono perseguitato dalle fan.. sappi che non sono dell'umore giusto per fare foto o autografi ” sobbalzai al suono di quella voce. 

 

Alle mie spalle c'era un ragazzo biondo con le braccia incrociate al petto, messo non troppo bene.

" Scusa ma tu chi saresti? " chiesi perplessa. La luce era soffusa e non riuscivo a vederlo bene in volto.

 

" Cosa? Non mi conosci? sono Niall Horan " disse il biondo con un pizzico di arroganza nella voce.

 

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Hi people! I'm back, non aggiorno da una vita, scusatemi, ma ormai Efp è usato sempre meno e ho dato la precedenza wattpad! Anyway, come state? Fatemi sapere se vi piace! A breve pubblicherò anche i prossimi capitoli, che sono già pronti. Kisses, Phoebe xx.

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Capitolo 3
*** III - Tac E Persone Ritrovate. ***


" Cosa? Non mi conosci? sono Niall Horan " disse il biondo con un pizzico di arroganza nella voce.

 

“ E per quale motivo io dovrei sapere chi tu sia?” chiesi irritata dal suo tono.

 

“ Perchè tutti sanno chi sono, faccio parte di una Band molto famosa, gli One Direction” disse vantandosi. 

 

Avevo sentito molto parlare di quella band anche perché Amy ne andava pazza, ma sinceramente non mi ero mai interessata molto alle loro canzoni, se non a quelle più famose. 

 

“ Ah quindi tu sei uno di quei quattro che cantano What Makes You Beautiful ” dissi ridacchiando.

 

“Esattamente, anche se siamo cinque. Senti chiunque tu sia, mi stai disturbando, se non sei qui per un autografo cosa vuoi da me? Sei forse l’infermiera con il cibo?” disse scocciato.

 

“ Non voglio nulla da te e non sono un’infermiera, sono un medico. Comunque me ne stavo andando, non ti scaldare troppo biondino, o peggiorerai ulteriormente le tue condizioni” dissi con tono autoritario. 

 

Mentre uscii dalla porta lo sentii borbottare qualcosa a cui non feci molto caso. Mi aveva già fatto perdere abbastanza tempo, e mi aveva davvero irritata con quel modo di fare da bambino viziato. 

 

Erano passati pochi minuti da quando ero scappata via dalla macchinetta del caffè, ma decisi comunque di alzare il passo e tornare li. 

 

Lizzie mi sorrise prima di parlare. 

 

“ Pensavamo ti fossi persa” disse ridacchiando con gli altri tre. Le sorrisi imbarazzata e mi grattai la nuca.

 

“ In effetti ci ho messo un po’ prima di trovarlo, ma alla fine cel’ho fatta”

 

Propio in quel momento i nostri cercapersone si misero a suonare, uno dopo l’altro. 

 

Corremmo al pronto soccorso, pronti ad aiutare la Robbins.

 

                        ***

 

Finalmente arrivò l’ora di pranzo. Eravamo davvero esausti ed era solo il primo giorno. 

Arrivarono due ambulanze, dalla prima uscì un bambino di circa tredici anni, infuriato, che si teneva stretto il braccio destro con la mano sinistra. Mentre della seconda ambulanza uscì una bambina più piccola, avrà avuto nove o dieci anni, seguita dalla madre preoccupata che cercava di calmare il suo pianto isterico.

 

La dottoressa Robbins ci divise in due gruppi e ognuno doveva occuparsi di uno dei due bambini. 

Io e Ron ci occupammo del bambino e scoprimmo che si era rotto il braccio.

 

La parte più divertente della mattinata fu quando Lizzie corse in bagno a vomitare vedendo la gamba completamente lacerata della bambina di cui si stava occupando. Si sà, succede sempre il primo giorno di lavoro.

 

Entrammo in mensa e prendemmo un vassoio ciascuno, io chiesi un’insalata e un budino al cioccolato. Cercai con lo sguardo Will, che era seduto al tavolo con gli altri del suo gruppo e mi incamminai verso di loro. 

 

“ Hei Caroline! Perchè non vi sedete qui con noi?” disse Will rivolgendomi un bellissimo sorriso.

Mi voltai verso gli altri che fecero spallucce. 

 

“ Molto volentieri ” dissi sorridendo, probabilmente come un ebete.

Appoggiai il vassoio sul tavolo e iniziammo a raccontarci le cose successe quella stessa mattina.

 

Avevo appena finito la mia insalata quando il mio cercapersone iniziò a suonare, insieme a quello dei miei colleghi.

 

Ci alzammo tutti dal tavolo e ci dirigemmo verso la saletta del personale, dove avevamo incontrato la Campbell appena arrivati in ospedale.

 

Scambiò i tre gruppi, e il mio finì a neurologia, sotto la guida di Jace.

Avrei dovuto affrontarlo prima o poi, quindi alla fine presi un respiro profondo e seguii i miei colleghi di nuovo fuori da quella piccola stanza.

 

Lizzie iniziò a raccontarci che fin dall’inizio aveva sempre puntato ad arrivare a specializzarsi in neurologia, Aaron in ortopedia, mentre Ron e Connor non avevano ancora deciso.

 

“ A me non dispiacerebbe cardiologia invece” dissi immaginandomi in una sala operatoria pronta a tagliare con un bisturi in mano. Gli altri fecero spallucce, ed arrivammo nel nostro reparto.

 

Jace era di spalle, stava leggendo la cartella di un paziente. Si girò verso di noi, passando lo sguardo attento da un viso all’altro, come per studiarci a fondo. I suoi occhi si spalancarono quando si fissarono nei miei, e persi un battito per l’intensità del suo sguardo.

 

“ Oh mio dio Caroline, sei davvero tu?” disse incredulo. Mi feci spazio fra gli altri e mi portai davanti a lui. Mi sentivo le guance andare a fuoco e il cuore martellava nel mio petto. 

 

“ Si, sono io” dissi timidamente. 

 

“ Sono secoli che non ti vedo, non sapevo nemmeno che ti fossi laureata” un sorriso apparve sul suo volto.

 

“ Ehm, si, mi sono laureata da poco e Amy mi ha aiutata a trovare un appartamento quando ho accettato di partecipare al programma per specializzandi qui” 

 

“ Capisco, beh se mai dopo il turno andiamo al bar qui di fianco così mi racconti, ma ora non perdiamo tempo. Ho molto da insegnarvi, cimici ” disse scherzosamente. 

 

Mi voltai verso gli altri, Connor e Aaron alzarono gli occhi al cielo, Ron come sempre non trasmetteva nessuna emozione, mentre Lizzie aveva gli occhi a cuoricino. Probabilmente per l’aspetto di Jace. 

 

Si incamminò verso una stanza in fondo al corridoio, la 221B, e fece un cenno per incoraggiarci a seguirlo. Bussò prima di entrare e una voce maschile gli disse di entrare. Si posizionò di fianco al letto e lo stesso facemmo noi. 

 

“ Signor Horan, come stiamo oggi? Ha ancora male alla testa?” chiese Jace al paziente, togliendogli la mascherina per dormire dagli occhi. 

Il ragazzo biondo emise un verso prima di aprire gli occhi e sbadigliare distrattamente. 

 

“ Perdonatemi, non pensavo mi avreste visitato prima di sera, dato che non sono un caso grave e voi siete molto occupati.  Comunque si, mi è passato per un po’ grazie ai farmaci, ma ora mi sta di nuovo scoppiando la testa” la sua voce mi riportò a quella stessa mattina, quando mi intrufolai in una stanza a caso solo per nascondermi da Jace. Solo ripensarci mi faceva sentire una stupida. 

 

Ora le luci della stanza erano tutte accese e potei osservare attentamente il ragazzo sdraiato sul letto. Alcune ciocche bionde spuntavano dalla fasciatura intorno alla testa, gli occhi socchiusi erano di un azzurro brillante e le labbra sottili erano leggermente schiuse. Se non fosse per il carattere scontroso che si ritrovava probabilmente mi sarebbe piaciuto. 

 

“ Dottoressa Forbes, può gentilmente presentarci il paziente? ” disse serio Jace, guardandomi.

Lasciai il suo sguardo per prendere la cartella ai piedi del letto e leggerla velocemente.

 

“ Il paziente si chiama Niall Horan, 23 anni, Irlandese, si trova qui perché è caduto saltando durante l’ultima data del tour mondiale, sbattendo poi la testa. Gli è stata fatta una Tac appena arrivato in ospedale, questa mattina, per controllare se ci fossero aneurismi, e ne è stato trovato uno di piccole dimensioni nel lobo parietale ” dissi con voce sicura e alzai lo sguardo, per incontrare gli occhi di Jace che erano ancora fissi su di me. Mi sorrise lievemente prima di parlare. 

 

“ E come dovremmo agire ora, secondo lei dottoressa Forbes? ”

 

“ Beh dovremmo ripetere la tac, per verificare che le dimensioni dell’aneurisma non siano aumentate o che non sia avvenuta la eventuale rottura di quest’ultimo, che porterebbe ad una emorragia cerebrale ” 

 

“ Molto bene Forbes. Dottoressa Davis, dottor Brown e Grimaldi fate un controllo generale al paziente, per verificare la presenza di ulteriori fratture, non riscontrate fino ad ora.” si voltò verso il paziente.

 

 “ Poi il dottor Thompson e la dottoressa Forbes la porteranno a rifare la tac. Abbia pazienza con loro, sono novellini ” disse sogghignando e anche il biondino rise a denti stretti.

 

Jace uscì velocemente dalla stanza e ci lasciò da soli. 

 

Lizzie, Aaron e Ron iniziarono il controllo, così io e Connor andammo a prenotare la tac.

 

Mentre camminavamo Connor interruppe il silenzio leggermente imbarazzante che si era creato.

 

“ Quindi sei una raccomandata? ”

 

“ Cosa?” sgranai gli occhi.

 

“ Conosci il dottor ruba cuori, sei avvantaggiata ” disse leggermente seccato.

 

“ Se ti riferisci al dottor Murphy, lo conosco perché è il fratello maggiore della mia migliore amica, mi ha visto crescere. E per la cronaca non sapevo nemmeno che lavorasse qui ” lo guardai con uno sguardo assassino. 

 

“ Mhh.. ” non sembrava molto convinto, ma lasciai perdere.

 

“ Come mai lo chiamate dottor ruba cuori? ” risi leggermente dato che avevo una vaga idea del perchè, ma volevo averne la certezza. 

 

“ Tutte le donne qui lo amano, è conosciuto per essere il piu’ sexy dell’ospedale ” disse roteando gli occhi. 

 

Risi sonoramente, immaginandomi tutte le infermiere e le dottoresse morirgli dietro. Io avevo avuto una cotta per lui per anni, e anche se ora non mi faceva più lo stesso effetto non potevo negare il fatto che fosse davvero molto bello.

 

Firmai nella casella del foglio delle prenotazioni e mi voltai per tornare alla 221B. 

 

“ Poi ora l’ospedale è circondato dai paparazzi, a causa del nostro paziente, il cantante irlandese che fa impazzire le ragazzine” disse stizzito.

 

“ Qualcuno qui è geloso ” dissi ridacchiando.

 

“ Nah, non so cosa ci trovino in lui. Sono molto più bello io, oggettivamente”  il tono di superiorità che utilizzò mi fece ridere ancora. 

 

Non feci in tempo a rispondere che aprì la porta ed entrammo entrambi. 

 

“ No, li non mi fa male, è più in basso ” disse Niall.

 

“ Qui?” Lizzi stava premendo in un punto, nella parte inferiore dell’addome.

 

“ No, più giu ” disse con un sorriso malizioso il biondo.

 

Connor si schiarì la voce, per cercare di interrompere quella strana situazione, mentre Lizzie rideva per niente imbarazzata. Ruotai gli occhi.. non potevo credere che ci stesse provando con il suo medico.

 

“ Signor Horan io e il dottor Thompson ora dovremmo portarla a fare la tac ” cercai di essere gentile, nonostante tutto, è il mio dovere.

 

“ Tu sei quella ragazzina che è entrata stamattina qui per un autografo, giusto?” mi chiese, non molto convinto.

 

“ Io non volevo nessun autografo, stavo cercando il bagno e ho sbagliato stanza. Se non me lo avesse detto lei, io non l’avrei nemmeno riconosciuta ” dissi cercando di mantenere la calma. 

 

Che nervoso, a me non importava se facesse parte di una band o altro, per me era semplicemente il mio primo paziente, nel mio primo giorno di lavoro.

 

“ Sese va bene, ora andiamo che mi sta scoppiando la testa e prima capirete il perché, prima me ne andrò da qui ” sospirò esausto.

 

Guardai Connor che prese la carrozzina e aiutò il biondo a sedersi su di essa. Io aprii la porta e lui iniziò a spingere la carrozzina verso la sala della tac. 

 

 

Sistemammo il paziente all’interno di quella grande macchina e ci sedemmo nella saletta di fronte, per analizzare le immagini che da li a poco sarebbero apparse sui computer.

 

Io e Connor iniziammo a chiacchierare, quando un rumore attirò la mia attenzione. 

Niall stava cantando e ‘ballando’ una canzone a squarcia gola. 

Mi presi la testa fra le mani per la disperazione. Cosa non aveva capito della frase ‘resta immobile, ci metteremo poco’ ?

 

Connor si mise a canticchiare la stessa canzone che stava cantando il biondo dall’altra parte del vetro e lo guardai sconcertata. 

 

Schiacciai velocemente il pulsante per accendere il microfono.

 

“ Signor Horan la smetta di cantare e dimenarsi in quel modo, o non otterremo mai le immagini di quel piccolo cervello che si ritrova” dissi scocciata.

 

“ Non puoi costringermi, ah e dammi pure del tu ” disse interrompendo per un solo istante la canzone che stava cantando.

 

“ Certo che posso ” aggrottai la fronte.

 

“ Ah si? E come? ” il suo tono di sfida mi infastidì ancora di più. In tutto ciò Connor continuava a cantare e ridere per le risposte che quell’irlandese continuava a darmi. Dovevo agire o non avrei concluso nulla.

 

“ Ora ti faccio vedere io ” dissi prima di alzarmi stizzita dalla sedia.

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Ed eccomi qui con il terzo capitolo! Questi primi capitoli non sono un gran che, lo so, ma vi assicuro che la storia più avanti è mille volte meglio, quindi non abbandonatela, keep reading! Fatemi sapere cosa ne pensate, please. Alla prossima! Kisses, Phoebe xx.

 

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Capitolo 4
*** IV - Rivelazioni e Tequila. ***


 

« Ora ti faccio vedere io » dissi prima di alzarmi stizzita dalla sedia.

Mi alzai dalla sedia e mi diressi a passo svelto nella sala della tac. Dal cassetto di uno scaffale presi una siringa e la nascosi nella tasca del camice. Mi avvicinai a quel grande macchinario e schiacciai il tasto in alto. Il lettino su cui era sdraiato Niall uscì lentamente dal tunnel della tac, e due occhi azzurri analizzarono velocemente il mio volto. Un sorrisetto beffardo si face spazio sul suo viso, quando capì che era riuscito ad irritarmi. 

Mi avvicinai leggermente, mantenendo il suo sguardo.

« Ho un regalo per te, biondino » sussurrai.

« Mhh, forse ho capito di cosa si tratta » sorrise maliziosamente.

Mi avvicinai ulteriormente al suo viso, mentre con una mano premevo sul suo polso per tenerlo fermo. Il mio viso era a pochi centimetri dal suo, quando con l'altra mano libera iniettai velocemente il contenuto della siringa nel suo braccio. 

« Owh, ma che cazzo » disse sorpreso alzando leggermente la testa per guardare il braccio. 

« Ora starai finalmente tranquillo » mi allontanai soddisfatta, ritornando alla mia posizione precedente. 

« Cosa diamine mi hai iniettato? » la sua voce era leggermente alterata.

« Tranquillo niente di che, un tranquillante leggero, giusto per farti dormire un'oretta o più » dissi scrivendo velocemente sulla tastiera. 

Finalmente Niall si tranquillizzò, probabilmente a causa del sedativo, ma almeno riuscimmo ad ottenere delle immagini chiare.

« L'aneurisma c'è ancora, ma le sue dimensioni non sono aumentate.. dobbiamo tenerlo controllato in ogni caso » disse Connor corrugando la fronte.

Annuii leggermente e riportammo Niall nella sua stanza.

Subito dopo di noi entrò Jace e ci chiese l'esito della tac. 

Gli spiegammo la situazione e ci disse di farci riassegnare a lui il giorno seguente, in modo da poter ripetere la tac e tenere il paziente monitorato.

« Prima di andare via, ricordate alle infermiere di venire a controllare che si sia svegliato fra un'oretta. Ah Caroline ci vediamo fra un quarto d'ora all'uscita dell'ospedale? devo controllare le condizioni di un paio di pazienti poi sono da te » disse gentilmente. 

Annuii leggermente imbarazzata e insieme agli altri tornai nella solita saletta per cambiarmi. Solo allora mi resi conto che la stessa mattina arrivai in ospedale vestita con un paio di jeans, una maglia nera e una felpa, ma scacciai via tutte le paranoie sul mio look. Tanto era solo Jace, no?

8:15 Pm

Stavo con il telefono in mano davanti all'uscita dell'ospedale a massaggiare con Amy, mentre aspettavo che Jace mi raggiungesse. La voce dell'infermiera alla reception mi riportò alla realtà.

« Buona serata dottor Murphy » mi voltai e vidi il biondo camminare con sicurezza verso l'uscita, ricambiando il saluto delle infermiere, con un sorriso ammaliante. In quel momento probabilmente anche io avevo gli occhi a cuoricino e mi ritrovai a chiedermi se lui fosse a conoscenza del suo effetto su tutto il genere femminile dell'ospedale. Si avvicinò e si fermò un passo di fronte a me rivolgendomi, stavolta un sorriso più dolce. Stavo per chiedergli dove si trovasse il bar, ma mi precedette.

« Beh allora cosa aspetti, non me lo dai un abbraccio?» allargò le braccia e si avvicinò ancora.

Esitai un secondo prima di saltargli al collo, proprio come quando eravamo più piccoli. La sua stretta era forte, sicura e potevo sentire i muscoli delle sue braccia, prima tesi, rilassarsi dopo pochi attimi nell'abbraccio. 

« Mi eri mancata piccola Caroline » disse allontanandosi.

Piccola Caroline? Avevo sperato con tutta me stessa che mi considerasse, ormai, come una giovane donna che inizia ad entrare nel vero mondo del lavoro, ma a quanto pare così non era stato. Ero ancora la migliore amica della sua piccola sorellina. Non volendo mostrare la punta di delusione che avevo dentro, mi sforzai di sorridergli e mi sistemai una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Solo quando incominciò a parlare mi resi conto che mi stava squadrando dalla testa ai piedi.

« Dio Caroline sei diventata così grande, mi ricordo ancora quando giocavamo tutti insieme a pallavolo nel giardino di casa nostra a Dublino, quanti anni avevamo? » si fermò a pensare.

« Noi dodici e tu quindici » dissi senza pensarci.

« Come hai fatto a ricordartelo così in fretta?»  chiese sbalordito.

« Diciamo che quel periodo, dopo l'università, è stato uno dei migliori della mia vita, quando ve ne siete andati non è stato più lo stesso vivere li » nella mia voce c'era un pizzico di amarezza.

« Dai adesso andiamo, al bar davanti ad un drink mi racconterai tutto»

«Jace..c'è bisogno di prendere la macchina o ci si può arrivare a piedi?»

« In realtà è abbastanza vicino, ma sono stanchissimo quindi vieni prendiamo la mia macchina, poi ti riaccompagno qui se anche tu hai la macchina »

Annuii e ci dirigemmo verso il bar. Una volta arrivati ordinammo e iniziammo a raccontarci delle nostre vite dopo la partenza da Dublino della sua famiglia. Scoprii che nemmeno Amy se la passò molto bene gli ultimi anni di liceo e che aveva scelto di studiare psicologia perché la sua professoressa di psicologia al liceo era stata per lei un punto di riferimento e l'unica a sostenerla veramente durante quel duro periodo. Mi raccontò di aver avuto qualche relazione ma nulla di serio, soprattutto a causa del tipo di lavoro che entrambi facciamo. Così gli raccontai che la sua fidanzata storica a Dublino, non aveva aspettato molto prima di fidanzarsi ancora. Probabilmente nella mia voce trasparì un pizzico di fastidio nei confronti della ragazza, dato che la domanda di Jace mi colse alla sprovvista.

« Non vi è mai stata simpatica quella ragazza eh? Amy quasi la odiava » disse quasi ammettendo a se stesso il fatto.

« Diciamo che non la vedevamo esattamente la ragazza giusta per te, ma mi era indifferente, non la odiavo » mentii. La sua voce stridula era ancora impressa nella mia mente, che oca.

« Perché lo pensavate? » fissò i suoi stupendi occhi azzurri nei miei, aspettandosi la mia risposta che però tardò ad arrivare. 

Persi un battito, non sapevo più che scusa inventarmi, così grazie all'aiuto dell'alcol che scorreva nelle mie vene decisi di dirgli la verità.

« Se davvero vuoi che te lo dica devo prima ordinare un bicchiere di tequila » un minuscolo sorriso comparve sul suo volto alla mia affermazione.

Ordinai il mio drink e presi coraggio. Mi voltai di nuovo nella sua direzione e cominciai a parlare.

« Okay, la verità è che io avevo una grossa cotta per te da piccola, e Amy lo sapeva quindi credo che fosse quello il motivo per cui Amy proprio non la poteva sopportare » abbassai lo sguardo imbarazzata e decisi che il bicchiere mezzo vuoto di tequila fosse davvero interessante. 

La canzone che faceva da sottofondo nel bar in questo momento era Kiss Me di Ed Sheeran che adoravo tra l'altro, e con quello che successe dopo mi sembrò di trovarmi in un film.

Jace delicatamente voltò il mio mento verso di lui e unì di nuovo i nostri occhi.

« Davvero? Insomma perché non me lo hai mai detto? » chiese dolcemente, anzi con un pizzico di dispiacere nella voce.

« Beh sai, eri più grande di me e sempre circondato da ragazze della tua età.. diciamo che non mi sembrava il caso, poi ho sempre pensato che mi considerassi solamente come la migliore amica di Amy » una volta finito di parlare mi sistemai meglio sulla sedia, in modo da assumere una posizione più comoda. 

« Caroline io.. »

Non volevo che provasse 'pena' per la piccola me, che a quindici anni gli sbavava dietro come un cagnolino. Quella me non c'era più ormai, ero cresciuta. Lo interruppi prima che potesse dire qualsiasi cosa, non ce ne era bisogno.

« Senti Jace, non c'è bisogno che tu mi dia alcuna spiegazione, è stato molti anni fa e ormai fa parte del passato. Sono andata avanti, quella piccola me non c'è più.. sono un'altra persona ora. Quindi davvero non parliamone più » sorrisi pensando alla mia infanzia. E vedendo un grande sorriso espandersi sul suo volto mi scappò da ridere. E anche lui rise. Dopo ciò entrambi distogliemmo lo sguardo e bevemmo dal nostro bicchiere.

_

10:30 Pm

Ero seduta comodamente sul divano guardando la tv quando il mio cellulare incominciò a vibrare, segnalando l'arrivo di un messaggio. Sbloccai velocemente lo schermo e lessi il contenuto.

Da: Amy

Un uccellino mi ha detto che sei uscita con Jace, che ne dici se domani usciamo a pranzo e mi racconti tutto? Comunque metti sul telegiornale, se stai guardando la televisione. x

A: Amy

Da Nando's alle 12:30? Ho il turno di pomeriggio. Ps. questo uccellino si chiama Jace? xx

Dopo aver risposto alla mia migliore amica cambiai canale, come mi aveva chiesto, fino ad a quello su cui trasmettevano il telegiornale, che era quasi giunto al termine.

Stavo per spegnere la televisione quando un nome familiare attirò la mia attenzione.

" Il biondo Irlandese della famosa boyband One Direction è stato ricoverato al Seattle Hospital dopo una rovinosa caduta, durante lo show di chiusura del loro secondo tour mondiale. Il prossimo servizio diretto da Mary Swell vi mostrerà il video della caduta registrato direttamente dai fans durante il concerto " 

Dopo aver visto il video della caduta scoppia a ridere, risi così tanto che mi venne mal di pancia. 

Lo mostrarono una seconda volta e decisi di concentrarmi di più sul video per capire il motivo della caduta. Riguardandolo, notai che probabilmente dopo aver saltato a gambe aperte (con in mezzo il bananone) aveva appoggiato male il piede sul pavimento e quindi probabilmente aveva anche preso una storta. Avrei dovuto ricordarmelo il giorno seguente. 

Spensi la televisione e decisi di riguardarmi il video della caduta un paio di volte in modo da farmi qualche risata

Spensi la televisione e decisi di riguardarmi il video della caduta un paio di volte in modo da farmi qualche risata. Riguardando il video completo di una ragazzina che aveva cominciato a registrare gia da un paio di canzoni prima della caduta, potei notare l'energia che quei ragazzi riuscivano a sprigionare dal palco e in tutto lo stadio. E le fan rispondevano con altrettanta energia, cantando e ballando fra le note che le loro voci perfette riuscivano a produrre. 

Mi immaginai in mezzo alla folla scatenata di fan, con la musica forte nelle orecchie, felice e spensierata guardando con occhi pieni di emozione i cinque ragazzi che si esibivano sul palco di fronte a me. 

Improvvisamente qualcosa nel mio stomaco si smosse e decisi di andare ad ascoltare qualche loro canzone, del resto doveva esserci un motivo se erano diventati così famosi, no?

 

$$$$

Ed eccomi ancora qui, con un nuovo capitolo. Personalmente a me questo capitolo piace moltissimo, succedono diverse cose e la storia prende una nuova piega.. Cosa ne pensate di Jace? Vi piace il suo personaggio? Fatemi sapere cosa ne pensate. 

 

Phoebe x.

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