Cuore e anima

di Yuki002
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


CUORE E ANIMA

CAPITOLO I
 

La luce della sala, si accese pigramente illuminando il parquet chiaro e tutte le sbarre presenti in quella stanza.
Era presto, troppo presto perché il modo fosse ancora sveglio, ma già si udiva il leggero rumore dei passi strisciare sul pavimento.
La musica di "Stammi vicino" lo accarezzava, svegliandolo dolcemente. Delicato, doveva essere più delicato: una piuma al vento, continuava a ripetergli Victor.
Già, Victor, amore della sua vita, la miccia che ha fatto esplodere la sua carriera da danzatore classico: non finiva mai di ringraziarlo, per questo.
Anche nei momenti più intimi, quando divenivano una cosa sola, tra un gemito di piacere e l'altro, lo ringraziava. 
A proposito di momenti intimi, Yuuri ripensò ad una nottata in particolare, dove avevano voluto provare qualcosa di nuovo, fantasioso. E, lui sapeva che Victor aveva molta fantasia. A volte, troppa.
Per questo, quando gli aveva chiesto di ballare nudi insieme, non si era stupito poi così tanto: era tutto ciò che era successo dopo ad averlo lasciato di stucco. L'albino aveva detto di voler danzare nudi insieme, non di "farlo" mentre ballavano. Inutile dire che quella è stata una delle nottate più belle della sua vita.
Non poteva negarlo, ma il pensiero lo imbarazzò a tal punto da scivolare mentre eseguiva una banalissima Pirouette.
 
"Partiamo insieme...Ora sono pronto" le ultime note si diffusero nella stanza, riempiendola di suoni ed emozioni, prima che si interrompesse. Partí subito dopo "A riguardo dell'amore: Eros", il suo cavallo di battaglia.
Ricordava benissimo, il suo primo debutto al pubblico, dove aveva estasiato tutti con la sua danza ricca di amore carnale.
Da quel momento,  sarebbe stato denominato"il Rivoluzionario"
Sì, perché Yuuri Katsuki, non solo aveva fatto un gran successo con quell'esibizione, ma aveva dato una nuova forma alla danza classica.
"Perché avere queste limitazioni sulle canzoni da scegliere? Si chiama danza, un modo di esprimere artisticamente i proprio sentimenti, con il corpo. Perché dovrei reprimerli?"
Questo era ciò che aveva detto ad un'intervista, ma era anche quello che si ripeteva ogni volta che doveva scegliere una canzone.
Si rialzò da terra, più determinato che mai a portare a termine la sua parte per l'esibizione di "Stammi vicino"
Recentemente, erano stati invitati ad una festa di beneficienza, da parte della sua amica d'infanzia Yuko e ci teneva moltissimo che Yuuri si esibisse con una delle sue coreografie.
Ma, siccome a Victor piace fare le cose in grande, ha avuto la brillante idea di creare una scenografia tutta nuova. In duetto, per giunta, giusto per complicare le cose.
Il corvino diede un'occhiata all'orologio appeso sopra alla porta: le 5.15...
Mancavano 7 giorni al momento della festa e doveva ancora finire l'ultima parte. In più, poi, doveva proporla a Victor, provarla...
Si arruffò i capelli, disperato.
 
"Bakaforov..." borbottò, gonfiando le guance "Sarò pur bravo, come dici tu, ma mica sono Santo" riavvolse più volte gli ultimi minuti della canzone, i suoi preferiti.
Quelli dove la musica prendeva possesso della canzone e portavano il suo cuore al settimo cielo. Doveva renderli perfetti, altrimenti si sarebbe limitato a ripetere l'esibizione di Eros!
Amava quando la vita gli metteva davanti delle sfide e questa era bella tosta: in 7 giorni finire le coreografia, proporla, provarla e decidere gli abiti. Si poteva fare!
"Partiamo insieme...Ora sono pronto" la canzone si fermò di nuovo, ma a Yuuri erano venute in mente solo alcune effusioni da scambiare con il partner tra un elemento e l'altro. Un bacio, una carezza...
Era incredibile quanto fosse follemente innamorato di lui, al punto da distrarlo dalla sua passione: il che, per Yuuri, voleva dire davvero molto. Contava più la danza, di qualsiasi altra cosa.
Riavviò la musica al minuto interessato, quando il suo sguardo cadde su un poster. Nulla di speciale, raffigurava solo una coppia che danzava: una vecchia manifestazione, al quale Yuuri aveva partecipato. Ma non fu tanto quello a fargli accendere una lampadina sulla testa, bensì le figure dei due danzYuki:
atori. Il modo in cui lui teneva lei, ed ella sembrava volare: quella foto, mischiata alla musica di sottofondo, risvegliò in lui tutte le idee che, fino ad ora, erano rimaste sopite.
Scattò in avanti per eseguire qualche Entrechat, seguendo la musica: "Qui mi prende e mi fa volare..." borbottò sovrappensiero, mentre piroettava in giro "Poi, mi faccio cadere e, all'ultimo, mi prende... Pirouette, prima lui poi io" si fermò di colpo.
 
"Ce l'ho!!!" strinse forte il pugno, pieno di orgoglio. Corse verso la sedia, dove erano poggiate alcune penne e dei fogli, e si appuntò tutte le posizioni che intendeva utilizzare.
In meno di cinque minuti e aveva disegnato tutto: guardò il foglio con ammirazione, ora mancavano solo alcune effusioni ed era fatta.
Il pezzo dove si lasciava cadere, era il più difficile. Occorreva una grande forza e precisione da parte di Victor, nonché fiducia e coraggio da parte sua.
Ma, non poteva redimersi dal farlo: avrebbe lasciato a bocca aperta tutti, ne era sicuro.
Ricontrollò l'ora. Le 5.45...
Victor sarebbe arrivato lì, tra una mezz'oretta: il giusto tempo per riprovare la canzone, aggiungere il pezzo nuovo e iniziare a pensare a come voleva l'abito da esibizione.
Sì, perché questa volta, avevano la grande possibilità di scegliere loro i costumi. Takeshi, marito di Yuko, lavorava in una sartoria specializzata in body e abiti e si era offerto di crearne due appositi per Victor e Yuuri!
Battè velocemente i piedi sul parquet, impaziente di riprendere a lavorare: la giornata non era ancora iniziata, ma aveva già fatto così tante cose.
***
Ore 6:00
 
Mancava un quarto d'ora all'arrivo di Victor e voleva preparargli una bellissima sorpresa: qualche giro in passé, per poi finire ancorato al suo collo e stamapargli un bacio sulle labbra. Dopo, gli avrebbe mormorato "Buongiorno" e lui avrebbe sicuramente ricambiato, accarezzandogli dolcemente i capelli.
Rotolò sul pavimento, troppo elettrizzato.
Davvero, cosa poteva andare male quella mattinata?
Cambiò la musica alla radio, mettendo un classico dello "Schiaccianoci" che lui tanto amava: La danza della Fata Confetto.
Uno dei pochi balletti classici che gli erano piaciuti. Ed era stata, ironicamente, l'esibizione che lo aveva fatto appassionare alla danza. Non si vergognava a dire, che, quando era bambino, desiderava riprodurre quel ballo con il tutù e i merletti alle braccia. 
La prima volta che lo aveva detto a Victor, era scoppiato a ridere:
"Saresti una Fata Confetto perfetta, Yuuri!" lo aveva preso in giro, ma lui scherzava insieme a Victor con gusto.
"Guarda, a casa tengo ancora quella gonnellina fatta da me e da mia nonna, se vuoi me la faccio spedire!" si piegò in due, da quanto stava ridendo. Sicuramente, una persona esterna si sarebbe chiesto che cosa ci fosse di divertente in quello che si erano detti. Ma era l'atmosfera, il feeling che c'era tra loro due a renderlo sereno e gioioso.
 
Quando le prime note andarono, simpatiche, a toccare le sue orecchie, ebbe l'istinto di ballare. Segretamente, si era allenato per poter imparare l'esibizione e ballarla quando più gli andava. Che fosse di notte o di giorno, per fortuna lo studio di danza era nel condominio accanto al suo e a quello di Victor, e, avendo ricevuto una copia delle chiavi da quest'ultimo, poteva andarci quando volevo. Del resto, il proprietario di quel piccolo appartamento era proprio il russo!
La musica divenne più movimentata e il desiderio di mettere le scarpette a punta, nascoste nel cassetto vicino allo specchio, divenne impossibile da trattenere.
Ma, quando si avviò di corsa verso il mobiletto, qualcosa andò storto.
Era troppo bella quella mattinata per essere vera, no?
Un senso di nausea fortissimo gli pervase la gola e la lingua, al punto da dover correre in bagno e svuotarsi. Non gli era mai successo di rimettere così d'improvviso: a volte, gli capitava di star male e di doversi assentare un attimo, ma mai aveva avuto una reazione così violenta.
Tirò l'acqua e si diresse verso il lavandino, per darsi una sciacquata alla faccia. Appena l'acqua fredda si infranse sul suo viso, si sentì subito meglio e gli permise di pensare a ciò che era appena successo.
 
"Forse è perché non ho fatto colazione? No, mi alleno tutte le mattine alla stessa ora, ormai dovrei essere abituato. Sono forse in ansia per l'esibizione? Ma quando ho fatto il mio debutto, ero più ansia e non avevo avuto questa reazione..." si sedette a terra, troppo preso dai pensieri e spossato: in pochi secondi, tutta la sua energia gli era stata prosciugata via.
Riprese gli occhiali dalla borsa, per rilassare la vista e sforzare di meno la mente: durante gli allenamenti non li portava e, nonostante le lenti a contatto migliorassero la sua vista, i suoi fedeli occhiali blu rimanevano sempre i migliori.
Passò lo sguardo per tutta la stanza, infondendogli calma e tranquillità. La luce soffusa e il parquet chiaro, lo rilassavano. La musica di Tchaikovsky, lentamente, diminuì di volume fino a sparire, prima di dare spazio al tranquillo "Lago dei cigni" che aiutò Yuuri a scacciare l'ansia. 
Il suo sguardo si posò su un preciso punto delle sbarre: la quarta sbarra, davanti al terzo specchio. Precisamente, verso il centro. Sopra il legno scuro, vi erano dei segni provenienti da delle unghie, che, durante una notte infuocata, avevano deciso di lasciare un ricordo lì.
Già quella notte, dove Victor e Yuuri avevano danzato nudi insieme, quella notte dove avevano deciso di inventare un nuovo modo per fare l'amore. Quella notte, dove tutto era stato magnifico: l'atmosfera, l'orario, la musica scelta, la passione, l'amore.
Già, quella notte...
 
"Aspetta, quella notte?!?!?!" scattò in piedi, verso la sbarra lesa dalle sue unghie, contratte dal piacere di sentire Victor dentro di sé, senza...il...preservativo.
 
"Eh?" il suo sguardo si spense per un istante, ma riacquistò velocemente la ragione "No, aspetta, mi sto sicuramente dimenticando qualcosa!" scavò nella sua memoria, alla ricerca di un ricordo, che, di fatto, non esisteva. L'unico ricordo che conservava, diede fondo ai suoi sospetti.
 
"Victor...senza, ti prego, senza..." poggiò le mani sulla sbarra, eseguendo qualche plié, come dettava il tema di quella nottata di follie.
"Cosa senza, amore?" Victor gli baciò la guancia da dietro, mentre con le mani scendeva lentamente verso il fondoschiena.
"Voglio sentirti...dentro di me. Senza nessuna barriera a dividerci..." sussurrò, misto ad un gemito. 
L'albino sgranò gli occhi azzurri, indeciso sul da farsi: per Yuuri, era sempre stato un dispiacere dover utilizzare quel contraccettivo, etichettandolo come una barriera. Purtroppo, non potevano permettersi di prendere rischi: essendo un Omega e un Alpha, i rischi erano alti se non prendevano le giuste precauzioni.
"Yuuri, non è che sei un po' ubriaco?" mormorò vicino al suo orecchio, mentre le mani avevano finalmente deciso di arpionarsi al sedere del compagno.
"Un po'..." biascicò, ma non diede tempo all'albino di rispondere, che spinse il suo corpo verso il bacino del compagno facendo pressione sul suo basso ventre. 
Impossibile reprimere un gemito più forte.
"Victor, ti prego, non ce la faccio più..." i suoi occhi lacrimarono, spazientito da un'attesa troppo lunga "Non mi importa, voglio ricevere tutto da te!" 
Il desiderio di toccarsi era quasi impossibile da controllare, ma si trattenne: quel compito sarebbe spettato a Victor, se lo avesse desiderato.
Il russo si morse il labbro, spezzato tra due parti: essere prudente o provare il brivido del pericolo. Anche lui desiderava da troppo tempo rompere quella barriera, quindi il desiderio era reciproco, no?
Non ci sarebbero state conseguenze, non potevano essere così sfortunati.
Non perché non volessero avere un figlio, piuttosto perché era ancora troppo presto: Yuuri era nel fiore dei suoi anni e una carriera da mandare avanti, mentre Victor desiderava vivere in coppia ancora per qualche anno. Ne avevano già discusso e si erano accordati, che, finché non avessero avuto una carriera sicura dopo quella da ballerino e maestro, non avrebbero provato a fare nulla.
Ma, a quanto pare, quel poco di alcool bevuto prima al ristorante, era bastato per togliere ogni buon proposito che si erano fissati.
"Al diavolo..." mormorò, lanciando via la confezione del preservativo "Ma solo per questa volta, mio caro Yuuri"
Si spinse lentamente verso l'interno del compagno e vide le stelle. Anzi, no vide uno Yuuri pienamente soddisfatto e appagato. Travolto da mille emozioni e sensazioni, quella notte divenne indimenticabile per entrambi
 
"Ah..." adesso si ricordava perfettamente ciò che era successo "Aspetta, no, dai, non posso essere stato così sfortunato. Proprio l'unica volta che ci siamo presi il rischio..."
Da quel momento, non ci vide più: doveva togliersi definitivamente ogni dubbio.
Controllò l'orologio: le 6.20...
A quanto pare, Victor era in ritardo. Quando era inverno, diventava un tale pigrone ad alzarsi e odiava questo suo comportamento, ma questa volta gli giocava a vantaggio. Prese la borsa, con dentro l'asciugamano e un deodorante, e, con solo una giacca lunga sopra a coprirgli la tuta da danza uscì dallo studio. Spense le luci e chiuse a chiave.
Le 6.25...
Le farmacie avrebbero aperto tra un'ora e mezza circa non poteva aspettare tutto questo tempo.
 
"Pensa, Yuuri, pensa!" sì concentrò, nonostante il senso di nausea fosse ritornato, accompagnato, però, da una strana voglia di dolcetti.
Cibo? Cibo? Cibo!!
 
"Giusto!" battè il pugno sulla mano, correndo quanto più veloce poteva: per qualche motivo, si sentiva più stanco e affaticato.
Non poco distante dallo studio, era stata costruita di recente una macchinetta aperta 24h, che vendeva cibo, acqua e anche contraccettivi. In più, aveva notato una volta, vendevano anche il test di gravidanza.
Appena arrivato lì, sperò che ci fosse ancora e che avesse abbastanza soldi per acquistarlo. Per fortuna si portava sempre un bel po' di soldi, quando girava da solo e, infatti, tirò un sospiro di sollievo quando sentì le monete tintinnare e le banconote frusciare nella tasca interna della giacca. 
Scorse lo sguardo lungo tutta la vetrata dei distributori, sperando che il test di gravidanza si trovasse nello stesso posto dove l'aveva visto tempo addietro. Sospirò di sollievo, quando lo vide in mezzo a tanti altri prodotti: costava 890 ruplo, il che erano...
Fece un paio di conti, ancora​ non si era abituato a questo cambio.
 
"Ummmmm" contò con le dita, indeciso se utilizzare il convertitore sul cellulare o meno "1753 yen! (=circa 7€)" alla fine, ci arrivò alla soluzione.
Ce n'erano di 3 tipi della stessa marca: uno semplice, senza alcuna particolarità, un altro digitale e l'ultimo era digitale e ti diceva da quanti mesi era incinta.
"Vada per quello" sussurrò, gelandosi le mani quando tentò di inserire le monete all'interno della macchinetta. Selezionò il numero del prodotto e la scatolina blu cadde nel contenitore.
Appena lo ebbe in mano, un fremito di eccitazione gli pervase la schiena: lo stava per fare davvero? Stava per fare un test di gravidanza all'insaputa di Victor?
La cosa lo imbarazzava alquanto, ma il brivido di avere una piccola vita al suo interno era un istinto che non riusciva a frenare.
Adesso doveva solo trovare un bagno e il gioco era fatto!
Già che si trovava lì, comprò una bevanda calda e una brioche e mangiò il tutto velocemente mentre si dirigeva verso uno dei bagni pubblici presenti nel quartiere: a differenza di Giappone, in Russia i bagni pubblici erano più frequenti in giro per la città.
Per quanto la giornata avesse preso una piega semi-drammatica, il destino sembrava sorridergli per non avergli fatto incontrare Victor per tutto il tragitto di ritorno. Purtroppo, conosceva solo quel quartiere e non voleva di certo perdersi in un momento del genere.
Controllò l'ora: le 6.45...
La probabilità che Victor si fosse accorto che qualcosa non andava, erano alte. Infatti, il telefono vibrò nel momento in cui ricevette un messaggio proprio dal compagno.
 
-Ehy, dove sei? Non rispondi al citofono e non sei nello studio, tutto bene?-
Il corvino provò senso di colpa verso Victor, che, alla fine, era solo preoccupato per lui. Ma non poteva rispondergli, non adesso.
Il cellulare vibrò di nuovo.
 
-Sono sceso a cercarti, mi trovo nella piazzetta sotto l'abete-
 
"Oh, cavolo!" la piazza in questione era praticamente a due passi dietro di lui "Un bagno, uno qualsiasi"
In lontananza, vide un'insegna, che, in quel momento, rappresentava la sua salvezza: il simbolo di un omino blu e di uno rosa.
 
"Oh, grazie a Dio" corse più veloce che poté verso la porta blu.
Anche se per un secondo, a Yuuri è sembrato di vedere la chioma argentea del compagno poco distante dalla piazzetta.
Ma se ne fregò: aprí e chiuse la porta del servizio, così velocemente da creare aria.
Il respiro affannoso cercava ossigeno e le gambe imploravano pietà: non si sarebbe mai aspettato di stancarsi così tanto per una corsetta.
 
"Ok..." dopo un minuto di ripresa, si tolse la giacca, accorgendosi solo ora che era ancora in divisa da allenamento "E questa come la racconto a Victor?" si dannò per essere stato così sbadato, ma ci avrebbe pensato in un secondo momento.
Aprì la scatola, togliendo la confezione di plastica che conteneva il test e si disse: "O la va o la spacca"
Si liberò, stando in costante ansia.
 
"Avrò preso un test affidabile? Ma devo ripeterlo più volte
al giorno, per essere sicuro? E se fosse difettoso?"
Prima ancora che asimilasse queste domande, aveva già tirato l'acqua e aveva i risultati in mano.
Positivo, incinto da 3 mesi.
Quando hanno fatto l'amore senza precauzioni?
Ah, già, 3 mesi fa.
 
"Merda..."

---
 
Yuuri diede di nuovo un'occhiata al risultato del test che teneva tra pollice e indice. Fissava con occhi sbarrati le due linee blu e quel numero di mesi. 
Come aveva potuto essere così incosciente da pensare di non restare incinto se non usavano altro contraccettivo se non il preservativo? 
Iniziò a tremargli la mano finché non gli scivolo dalle dita lo stick cadendo ai suoi piedi. Un senso di nausea lo colse e non sapeva se era per la gravidanza o per i risultati del test, fatto sta che aveva rimesso tutto ciò che aveva mangiato poco prima. 
Di una cosa era certo, e su questo non aveva dubbi: se Victor fosse venuto a saperlo non gli avrebbe mai permesso di esibirsi e lui non voleva. 
 
"Cosa faccio?! " pensò Yuuri, seduto a terra con la schiena appoggiata al muro, scostando con la mano alcune ciocche attaccate alla fronte. 
Alzò gli occhi al cielo e fu istintivo per lui toccarsi la pancia: c'era una piccola vita lì dentro che aveva preso da Victor.
Ma non riusciva a godersi il momento, pensando sempre a come avrebbe reagito il compagno: non poteva dirgli nulla e, per quanto lui odiasse mentire, avrebbe tenuto questo segreto fino alla fine dell'esibizione.
 
"Che casino..." mormorò, tirandosi quasi i capelli, teso: non c'era una parte del suo corpo rilassata, in quel momento.
Il telefonino squillò improvvisamente, con insistenza: non poteva chiedere medicina migliore per i suoi nervi tesi e la sua mente annebbiata dalla paura.
Si agito sentendolo vibrare nella tasca della giacca e, non riuscendo più ad ascoltare quella suoneria in loop, lo esttasse, gli tremavano le mani e la testa gli girava cosi forte da sentirsi svenire: era normale sentirsi così durante la gravidanza? 
Controllò il display e, dalla paura, il telefonino gli scivolò dalle mani cadendogli in grembo.
 
"Merda, è Victor!" esclamò flebile, ancora la gola in fiamme per il reflusso degli acidi.
Per quanto schifo gli facesse l'idea, si sciacquò la bocca con dell'acqua per poter dare un tono decente alla sua voce.
Intanto il telefono non aveva mai smesso di vibrare: Victor doveva essere molto preoccupato per lui, se rimaneva in linea per così tanto tempo senza ricevere risposta.
Yuuri appoggiò la schiena contro il muro, prima di scivolare per terra notando che il gelo del pavimento lo faceva stare un po' meglio.
 
Si schiarì la voce, cercando di calmarsi quando rispose al telefono: "P-pronto?" 
 
"Ah, Yuuri! Finalmente rispondi, dove sei finito? Non rispondi ai messaggi, a casa ho suonato ma non mi ha aperto nessuno, lo studio era chiuso e, comunque, non c'eri e, quindi, mi stavo preoccupando e..." di tutto quel turbine di parole, il corvino ne capí solo la metà, troppo concentrato a non riavere un altro conato proprio mentre il compagno era in linea.
 
"V-Victor..." niente, non ce la faceva a rendere la sua voce chiara e limpida come era di solito, ma non si perse d'animo "Sto bene, adesso arrivo" provò a rialzarsi, ma l'aver rimesso due volte nella stessa mattinata lo aveva prosciugato di ogni energia. 
Scivolò a terra con un tonfo, gemendo a bassa voce per il dolore.
 
"Yuuri? Yuuri, ti senti bene?? Ti prego dimmi dove sei, vengo io a prenderti" il tono premuroso del compagno, rilassò il corvino e lo fece sentire al sicuro, ma si sentì così male per lui.
 
"Sono nei bagni, quelli vicini al parco" sussurrò stanco.
 
"Ho capito, arrivo subito, aspettami lì" riattaccò due secondi dopo, senza dare possibilità a Yuuri di rispondere.
Il corvino abbassò la cornetta del dispositivo lentamente, per poi poggiare la mano sulle gambe.
E adesso? 
Non poteva raccontargli della sua condizione per adesso, avrebbero perso la loro opportunità di danzare insieme. 
E poi, se doveva essere sincero, aveva paura. Una paura che gli scosse le membra del proprio corpo, assalendolo di mille dubbi: ce la farò da solo? Farà così male? Che sintomi ci sono durante la gravidanza? Devo prendere delle medicine, per evitare rischi? E i soppressori  devo smettere di prenderli? E se Victor se ne accorge?
Ma sopra a tutte queste paranoie, vi era un'unica frase che lo terrorizzava a morte: Victor non voleva figli.
E, a dir la verità, neanche lui: solo che da quando aveva scoperto di essere incinto, un sentimento nuovo lo stava accompagnando negli ultimi minuti.
Era una sensazione calda, piacevole, simile a quella che provava quando vedeva Victor e si metteva a fissare il profilo del suo viso, le labbra fine e rosee, il naso piccolo, gli occhi azzurri...
Tutte percezioni che lo portarono inconsciamente a pensare: "Non potevo chiedere di meglio dalla mia vita" anche se conosceva quella piccola vita, solo da qualche ora.
Era...amore? 
Poi ci arrivò, come se fosse ovvia la risposta: sorrise leggermente, toccandosi d'istinto il ventre.
 
"Amore materno..." si disse, iniziando ad accarezzare la zona dell'ombelico.
Per un attimo, si sentì in pace con sé stesso staccando proprio dalla realtà.
Almeno fino a che la porta del bagno si aprì di scatto, rivelando un Victor stravolto e stanco: la giacca cadeva sulle spalle, mentre la camicia era sbottonata vicino alla base del collo. La cravatta si era sciolta, durante la corsa e la borsa stava appoggiata sul suo avambraccio. L'espressione era intrisa di paura e stanchezza, ma, appena vide la figura seduta a terra del corvino, trovò la luce nei suoi occhi.
 
"Victor?" quello incredulo fu Yuuri, soprattutto quando, senza dire una parola, l'albino si avventò su di lui.
Lo abbracciò, come solo lui sapeva fare con le braccia ancorate ai fianchi e il naso immerso nei suoi capelli.
Entrambi, inconsciamente, inspirarono il profumo dell'altro come se non si vedessero da mesi, quando in realtà erano passate solo alcune ore.
 
"Yuuri, non farmi più venire questi colpi" gli baciò il capo, sentendoli profumati ma anche, stranamente, umidicci "Se ti senti male, chiama appena puoi" si allontanò dal suo corpo, per potersi beare del viso del compagno. Incorniciò il suo viso, con le mani accarezzando la morbida pelle: anche se leggermente più pallido e alcuni segni di stanchezza sotto i suoi occhi, rimaneva lui. Il suo Yuuri...
 
"Grazie al cielo, sembri stare bene. Adesso ci sono io, non ti preoccupare..." iniziò a baciare il naso, le guance, la fronte, gli zigomi, gli occhi...tutto. 
Voleva accertarsi con le sue stesse labbra che fosse in salute, marcando la sua pelle con baci leggeri e casti.
Da suo canto, Yuuri rimase a godersi quelle attenzioni, troppo stanco per ricambiare: anche se il russo non era a conoscenza di ciò che aveva scoperto, se le meritava un po' di coccole.
Mentre Victor era intento a viziarlgli la pelle nivea, calciò via il test di gravidanza sperando di fare lo stesso con le sue preoccupazioni.
Sperò solo che quelle carezze non sarebbero diventate schiaffi e quelle dolci parole non sarebbero diventate frasi amare e cariche d'odio.
***
"Victooooor, eh dai, io mi voglio allenare!!" si lagnò il giapponese, agitando le braccia come un bambino.
Da quando erano ritornati nell'aula di danza classica, l'albino gli aveva severamente proibito di provare qualsiasi elemento, sotto protesta del ragazzo: del resto, con che cuore faceva allenare il suo fidanzato dopo che gli aveva raccontato che era corso in bagno a svuotarsi più di una volta?
 
"Non se ne parla proprio! Hai vomitato ben due volte questa mattina e sei ancora spossato. Non avresti neanche la forza di alzarti e svolgere​ qualche Pirouette" il tono severo del russo, ferì l'orgoglio di Yuuri.
Katsuki Yuuri, conosciuto come "Il Rivoluzionario", aveva anche un certo nome per quanto riguardava la sua resistenza fisica. Poteva ammalarsi, correre per ore, allenarsi senza sosta per ventiquattro ore, senza che il suo corpo ne risentisse minimamente.
E sul web si erano scatenate un sacco di perversioni, su che tipo di resistenza poteva avere durante i rapporti intimi con Victor. Al punto da scrivere delle fanfiction su loro due!
 
Ne aveva lette anche alcune e doveva ammettere, che i fan avevano buona fantasia e...
"...uri, Yuuri!" bacchettò la penna sulla punta del naso del corvino, risvegliandolo dai suoi pensieri "Vedi, non mi ascolti neanche!" sbuffò, scoraggiato "E poi dovrei allenarti in queste condizioni..." borbottò sperando che il compagno non sentisse.
Ma, suo malgrado, il corvino l'aveva sentito, eccome se l'aveva sentito.
E provò un senso di fastidio, che grattava sul petto e lo rendeva nervoso al solo pensiero di ciò che aveva appena detto.
 
"Ma sto bene, Victor!! Cioè, mi vedi o no?" indicò il suo corpo con enfasi delle braccia "Non sono gracile né fragile, posso resistere bene a qualsiasi cosa! Quindi, per favore, smettila di trattarmi come un debole!"
Una volta sputato fuori tutta la sua rabbia, ciò che gli rimase sul cuore fu solo un senso di vuoto.
Un senso di vuoto, nel vedere l'espressione spaventata di Victor rivolta verso di lui: mai e poi mai, si era permesso di parlargli in quel tono. 
Vigeva un profondo rispetto l'uno verso l'altro e, fino ad ora, non era mai stato infranto. 
Ma, quasi ironicamente, fu Yuuri a rompere quel "patto" mancando di rispetto al suo amato: gli aveva dato, anche se indirettamente, dell'incapace. Un allenatore non in grado di avere il quadro della situazione del suo allievo e queste, per uno come Victor, era una critica pesante. Specie se detta direttamente dal suo alunno, nonché compagno di vita.
Il suo sguardo si gelò sugli occhi di Yuuri, scrutando la sua anima e scavandola da dentro.
 
"Ah..." le mani tremarono leggermente e si mise mesto davanti all'allenatore, con il capo chino pronto a prendersele "Mi dispiace"
Il suo comportamento ilarioso e arrabbiato si dileguò con una velocità disarmante, giusto per far capire al ragazzo che con Victor non si scherzava.
 
'Come puoi solo pensare che delle scuse bastino?' pensò freddo il russo, pensando attentamente a come fargli capire che era nel torto. Picchiettò l'indice sulle labbra, in cerca di risposta: un gesto che Yuuri trovava molto sensuale e attraente, ma adesso infondeva solo un senso di inquietudine e un solo pensiero nella testa.
'Sono. Fottuto.'
Gli attimi si trasformarono in ore, il respiro si appesantí e il cuore aumentò i battiti: si sentiva all'inferno in quel momento, anche se gli occhi ceruli dell'albino gli trasmettevano solo un freddo invernale.
Alla fine, Victor trovò la sua risposta.
Senza dire nulla, afferrò il polso di Yuuri e lo spinse ad alzarsi, con una certa impazienza.
Con un equilibrio un po' precario, il corvino riuscì ad alzarsi per poi vedere l'allenatore inserire una vecchia cassetta nella radio.
Le note ferme e simpatiche dello "Schiaccianoci", gli fecero strappare un sorrisetto.
Sorriso che scomparve mezzo secondo dopo, quando Victor prese a eseguire i passi previsti dalla coreografia dell'opera.
Lì per lì, si sentì smarrito ma ci mise poco a riacquistare la fiducia in se stesso e iniziò ad assecondare i movimenti di Victor in una danza di coppia, che tanto amavano ripetere nei momenti liberi.
Era un balletto che divertiva molto, corto e allenava la resistenza alle gambe per la parte femminile, mentre aiutava a rafforzare le braccia per la parte maschile.
Inoltre, era diventato più un passatempo eseguirlo, vista la semplicità che per lui, quella danza, aveva assunto.
Ma, questa volta fu diverso. Molto diverso.
Dopo neanche due Pirouette si sentiva svenire, la testa gli girava e aveva già l'affanno. Eseguirono insieme qualche Cabriolet e quello fu quasi fatale per Yuuri: possibile che Victor non si accorgesse che il suo allievo era allo stremo??
Appena la musica si fece più movimentata, l'albino aumentò il ritmo muovendosi più velocemente senza seguire più la coreografia standard.
 
'Sta improvvisando, bakaforov!'
 
Il bakaforov in questione, fece cenno al compagno di correre e buttarsi tra le sue braccia: conosceva quella posizione.
Doveva, sostanzialmente, prendere una piccola rincorsa, ornata di chasse, e lanciarsi, letteralmente, verso le braccia di Victor. 
Da quella posizione, era davvero difficile stare in equilibrio: non per niente, era un elemento che stancava molto entrambi.
Infatti non si stupì nel vedere alcune goccioline di sudore cadere dalla tempia, quando si lasciò prendere dal compagno.
Era straziante tendere tutti i suoi muscoli per sembrare un palo, senza doverne rilassare neanche uno: se si fosse mollato anche solo per un secondo, sarebbe caduto. E farsi male era l'ultima delle preoccupazioni che voleva aggiungere ad una lista, già di per sé lunga: non doveva più badare solo alla sua vita, bensì anche ad un'altra.
Ma, come aveva già previsto, non ce l'avrebbe fatta. E così fu.
Mollò gli addominali, il che lo portò a pendere dalle braccia di Victor come un calzino steso.
Non ce la faceva più: aveva caldo ovunque, il cuore a mille e un senso di nausea fortissimo. Non gli importava più dove finiva, bastava che venisse sdraiato da qualche parte per riposare: era sicuro che dopo una sana dormita sarebbe riuscito a reggere quella coreografia. 
E tutta l'esibizione di Stammi vicino era un continuo saliscendi dalle braccia di Victor, per questo si preoccupò seriamente per la sua condizione.
Erano passati solo tre mesi, ma a lui si sentiva al sesto, a livello di stress, sbalzi d'umore, fame...
Neanche di accorse che era caduto a terra con sopra Victor a sovrastarlo: a quanto pare non era riuscito a sostenere di peso il corpo del compagno.
 
"Ora lo capisci, Yuuri?" chiese severo, ma con il respiro tremolante "Pensi di riuscire a reggere tutto questo oggi? Tutta la giornata, fino alle sette di sera?" enfatizzò sull'ultima parte, per sembrare più convinto e drastico.
Inutile dire, che ottenne la risposta che si aspettava: il corvino negò con veemenza con il capo, segno che era contrario a questo allenamento.
 
"Ecco, per questo oggi volevo discutere con te sulla coreografia. Così, il lavoro cartaceo l'abbiamo fatto e possiamo concentrarci su quello pratico"
Yuuri annuì, con lo sguardo grato.
 
"Allora..." si rimise seduto, permettendo al corvino di fare lo stesso "...pensavo che la parte iniziale potresti iniziarla solo tu per enfatizzare il significato del testo. Per primo, l'uomo solitario alla ricerca di un compagno. Poi, arriva il tanto agognato amore che aspettava da anni e qui entro io! Ti accarezzo la guancia e continuiamo per..." il trillo del cellulare di Victor, interruppe felicemente quella programmazione noiosissima.
Certo, Yuuri era stanco, ma restare concentrato anche solo per due minuti su quei fogli lo stancavano quanto l'esercizio fisico.
 
"Sì? Ah, ciao Yurio! Aspetta, cosa? Non mi senti?"  fece segno al corvino che doveva uscire per un attimo "Forse non prende bene il segnale qui, adesso esco" con un'occhiata minacciatoria fece ben capire al suo allievo che se solo si fosse azzardato ad allenarsi, gli avrebbe fatto fare talmente tanti addominali da non farlo più rialzare la mattina!
Il corvino recepí il messaggio e annuì deciso, senza spiccicare parola.
Appena, la porta fu chiusa e la voce dell'albino si fece più distante, il giapponese non resistette più.
Corse per l'ennesima volta in bagno a rimettere...cosa? Era più il conato a farlo stare male, più che l'atto vero e proprio di liberarsi lo stomaco. Era talmente stanco di sentirsi così, che tra un singulto e l'altro, si lasciò sfuggire qualche lacrima che si unì al resto del casino che era successo.
 
"No, decisamente non è normale" prese ad accarezzarsi la pancia, quasi in cerca di risposta "Cosa vuoi da me, piccolo? Mi stai prosciugando la vita e l'anima..." mormorò triste, una volta ripulotosi gli angoli della bocca e aver tirato l'acqua d water.
Era seriamente preoccupato di ciò che stava accadendo: non aveva mai letto o sentito che una donna incinta avesse avuto queste reazioni così violente. Stava andando tutto bene? Non era successo nulla al bambino? O doveva andare a farsi vedere?
O forse...
Aveva bisogno di un supporto morale, qualcuno che lo aiutasse a tenergli il morale alto in queste situazioni. Qualcuno che avesse esperienza in campo e di cui riponeva una grande fiducia.
Facile! Perché non ci aveva pensato prima?
Poteva rivolgersi ad un'unica persona che rispettasse i suoi parametri.
Per questo prese il cellulare, compose un numero che si ricordava a memoria e aspettò una riposta. 
Tardò ad alzare la cornetta, ma ci sorvolò sopra: aveva una vita molto movimentata, nonostante non si addicesse al suo carattere pigro e sfaticato.
Finalmente un assonnato: "Pronto?" gli tolse un grosso peso dal suo cuore.
 
"Mari..." chiamò la sorella per nome, cosa che non amava fare spesso.
 
"Che c'è? Lo sai che qui c'è...
 
"Il fuso orario, lo so, lo so. Ma questa è importante!" 
 
"E di che si tratta questa volta? Avrai avuto problemi sentimentali da quattro soldi con Victor o l'ennesima chiamata solo per sentire come sto?"
 
"No, Mari...credo di aver combinato un pasticcio"
 
Lei non rispose, quindi il fratello prese un profondo respiro.
 
"Ho bisogno del tuo aiuto, perché presto diventerò padre e tu zia"

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


CAPITOLO II

 


"Quindi, aspetta, fammi capire..." sentì la sorella sospirare dall'altra parte della cornetta e questo gli raggelò le vene "Tu e Victor lo avete fatto, senza contraccettivo sperando di non beccare proprio il momento adatto per il concepimento? E invece, non è stato così e adesso sei ridotto a questa situazione" concluse, con un tono pacato. Troppo per i gusti di Yuuri.
Seguì un lungo silenzio, che fu straziante per il corvino prima che delle parole secche e crudeli gli arrivassero all'orecchio: "Ma ti ha dato di volta il cervello?"
Sussultò sul water, ancora rinchiuso in bagno, e non poté neanche ribattere: la colpa era sua e solo sua.
 
"Mari..." era sul punto di piangere mentre la sorella era in linea "So di aver fatto una cavolata e di essere stato sconsiderato, ma, ti prego, ho davvero bisogno del tuo aiuto" 
 
"Che poi, non eri tu il primo a non volere figli?" ignorò volutamente la sua richiesta d'aiuto "Yuuri..."
Il groppo alla gola era diventato intollerabile
Soprattutto quando quelle parole amare uscirono dalla bocca della sorella, ferendolo di nuovo: "Te lo dico sinceramente..." la paura lo assalì, come una morsa stretta al petto: quando Mari era sincera, sapeva per certo che voleva dirgli la verità.
"Sei certo di volerlo tenere?" un'altra pugnalata al cuore, che stordí il corvino.
Non aveva tutti i torti: quella piccola creatura non avrebbe dato altro che rogne a lui, a Victor, alla sua famiglia e, più importante, alla sua carriera da ballerino.
Era ancora in tempo, no?
Poteva andare in ospedale, firmare le carte e abortire. 
Veloce e indolore: Victor non si sarebbe accorto di nulla e avrebbero continuato a vivere insieme per un po' di anni.
Sarebbe arrivato un figlio, prima o poi, non è che non lo volevano. Solo...era troppo presto.
Ma era una scelta difficile per lui.
 
"Cazzo, che nervi..." sussurrò quel tanto che bastava a far sentire la sua imprecazione alla sorella. Sì grattò furiosamente il capo, tirando alcuni capelli gemendo di dolore.
 
"Ormai il casino è fatto, Yuuri..."
Pum, altra pugnalata: seriamente, per quanto ancora intendeva torturarlo così?
 
"Lo so Mari, lo so!" inveí contro di lei, pronto a pentirsene poco dopo con un singhiozzo "Scusa, scusa, scusa..."
Inutile trattenere quelle lacrime, che, maledette, avrebbero lasciato un segno indelebile sulla sua pelle e sulla sua anima: tutto rischiava di andare in malora solo per un suo capriccio. Solo perché aveva  voluto sentire il brivido di Victor dentro di sé senza alcuna barriera.
Ma ne era valsa la pena?
 
"Yuuri..." lo chiamò, con voce più calma e tranquilla "Avrai fatto pure un casino, ma non dimenticarti di Victor. Cosa ne pensa lui?"
 
Ah, sgamato...
 
"Ehhhhhhh, Mari, ecco ti devo dire un'ultima cosa" qualche gocciolina di sudore, unita alle lacrime, scivolò via dalla sua pelle.
 
"Aspetta..." sentì la sua voce alzare di tono e perdere quella pacatezza che aveva da poco acquistato "NON MI DIRE CHE NON HAI DETTO NULLA A VICTOR!!" strillò dalla cornetta "Yuuri!! Ma sei matto??"
Il corvino tremò sotto la voce imponente della sorella: poteva sembrare una persona tranquilla, apatica e di poche parole, ma quando ci si metteva diventava una bestia.
 
"No, Mari, aspetta non correre. Ho i miei motivi"
 
"E vai, illustrameli, allora!" sentì il rumore di una mano sbattere contro il tavolo, probabile, della cucina.
 
"Non posso dirlo a Victor, capisci? Se glie lo dicessi mi proibirebbe di esibirmi e-"
 
"Yuuri! Sono tornato, dove sei?" la voce squillante di Victor, non gli sciolse i nervi come accadeva la maggior parte di volte, più che altro glie li tese ancora di più.
Quanto stress poteva ancora accumulare il suo corpo?
 
"Mari, è arrivato Victor! Ti spiego meglio stasera" sussurrò prima di riattaccare e rispondere all'albino.
 
"Sono in bagno, fra poco esco" si alzò dalla tavoletta per avvicinarsi al lavandino e togliersi il segno del passaggio delle lacrime sulle sue guance: non era uno spettacolo, ma almeno gli occhi gonfi sembravano meno da cane bastonato e le guance avevano assunto un colorito roseo.
 
Uscì dalla stanza, venendo accolto dalle braccia calde e sicure di Victor: "Dov'è il mio Welcome Kiss??" si lagnò, utilizzando l'inglese che metteva in risalto l'accento russo, tanto amato da Yuuri.
Senza preavviso, il corvino si ancorò alle sue spalle ed eseguí un arabesque per raggiungere le sue labbra. Esse schioccarono rumorosamente, producendo un suono che entrambi gradirono molto: "Bentornato, Victor. Spero che questo elemento non valga come allenamento, perché domani non mi voglio ritrovare con gli addominali distrutti!" scherzò, sfregando il naso contro quello del compagno: era pazzesco quanto il suo umore potesse cambiare ogni due secondi. Si era quasi dimenticato che, due minuti prima, era in lacrime ad implorare aiuto da Mari.
 
Victor gli prese la vita e lo indusse ad ancorarsi ai suoi fianchi, con le gambe: "Penso che per questa volta possa fare un eccezione" sbatté dolcemente il corvino al muro, prima di baciare ogni punto del suo viso e del suo collo scoperto. Si nascose nel suo incavo, segno che voleva inspirare quel dolce profumo che emanava nei periodi più caldi del mese: Victor aveva sempre raccontato a Yuuri, di amare il suo Heat, dicendogli che era il più dolce ed inebriante che avesse mai sentito.
Si preparo a gustarsi la sua prelibata preda, mordendo i punti dove l'odore diventava più forte: solo che...
'Qualcosa non va' pensò, prima di prendere ad incidere coi denti vari punti della sua spalla 'Non è possibile...' morse con ancora più forza, dietro alla base dei capelli: lì, c'era la ghiandola principale che rilasciata feromoni ed era la zona che mandava più in visibilio Victor. Era capace di farlo eccitare anche solo inspirando quel buon odore, senza neanche sfiorarlo.
 
"V-Victor, mi fai...male" fremette sotto quelle attenzioni, un po' più violente del normale. Sentì il compagno annusare con foga vari punti del suo corpo, sulla zona che lui amava e non era normale: una volta trovato il suo punto più inebriante, smetteva di cercare.
Questo voleva dire che non riusciva più a trovare...
Ci arrivò in un battibaleno e meno male che Victor aveva il viso nascosto nel suo collo, perché i muscoli del viso si tirarono tesi al massimo per aver fatto quella scoperta: la gravidanza bloccava la produzione di feromoni durante l'Heat e, di conseguenza, quell'odore dolce che caratterizzava tutti gli Omega scompariva.
 
'E questa come glie la spiego??' sospirò mentalmente, prima di darsi dello stupido 'Sono le conseguenze, Yuuri. Adesso te le sorbirsci...' fece finta di non capire nulla di quello che stava accadendo, circondando le spalle larghe del russo come era solito fare.
Nel mentre Victor era ancora in preda al panico, anche se, come stava facendo Yuuri, fece finta di essere calmo.
 
'Perchè non riesco a trovarlo? Era proprio qui, ricordo benissimo' e mordicchiò quella zona, che era segnata da altri morsi dati precedentemente 'Sto forse perdendo potere come Alpha? Yuuri mi sta tradendo? No, dai, questo, è impossibile. Può anche essere che non sia giornata: ha rimesso due volte nell'arco di poco tempo, quindi è presumibile che non sia dell'umore adatto'
Si tranquillizzò così, ma un piccolo senso di inquietudine gli stava dicendo di stare attento.
 
'Andrà bene, è solo un momento. Victor, non preoccuparti'
 
'Calmati Yuuri, finché non ne parli non può sospettare di nulla. Andrà tutto bene...' e strinse a sé il busto del compagno contro il suo, sperando di potergli rubare un po' di serenità che lui aveva perso.
***
Il pomeriggio la coppia l'aveva passato programmando l'esibizione, senza mai toccare le barre e senza mai alzarsi dal pavimento, eccetto per mangiare e andare in bagno.
Per quanto Yuuri fosse ancora  sfiancato, le sue gambe fremevano al solo pensiero di eseguire la coreografia di "Stammi vicino": voleva immedesimarsi nel personaggio, sentirsi solo e vuoto fino a che non arrivava Victor...
La luce in fondo ad un tunnel buio, la sua luce: il suo uomo lo avrebbe preso in braccio, facendogli toccare le stelle con la punta delle dita. E Yuuri avrebbe contraccambiato, sollevando Victor e portandolo via da qualche parte nel mondo dove sarebbero stati felici.
Neanche si accorse di star sorridendo come un ebete, mentre uscivano dallo studio e si dirigevano nei rispettivi appartamenti.
Abitavano a due piani di distanza dello stesso edificio e faceva male il pensiero di doversi lasciare ogni sera, senza coccolarsi e scambiarsi effusioni nel letto. 
Purtroppo, non erano ancora riusciti a trovare un appartamento adatto a due persone nelle vicinanze e, siccome lo studio di danza si trovava al piano terra del condominio, avevano pensato che forse era meglio rimanere lì.
Anche se, alla fine, il corvino finiva sempre per sgattaiolare nell'appartamento del russo per sdraiarsi accanto a lui a sua insaputa. E lo avrebbe fatto anche quella sera, visto che era in possesso delle chiavi così come il compagno era in possesso delle sue, se non avesse avuto una paura tremenda di essere scoperto: curioso...
Una vita così piccola, che nessuno poteva ancora notare, se non con un leggerissimo rigonfiamento sulla pancia, gli faceva così paura.
 
Yuuri accompagnò Victor davanti alla porta di casa sua, con uno sguardo sconfortato: non voleva lasciarlo, andando in contraddizzione con ciò che aveva pensato poco prima. Aveva paura di stare con lui, ma lo amava talmente tanto da superarla.
Per qualche strano motivo, si sentiva terribilmente triste, come se lo stesse lasciando lì per poi non fare più ritorno.
 
"Buonanotte, Victor..." mormorò mogio mogio, torturandosi le mani.
L'albino rimase ad osservare il compagno e pensò a quanto si fosse comportato in modo strano questa giornata, sin dalla mattina: sudava più del dovuto, inoltre aveva il viso pallido e scarno, segnato da due occhi rossi protetti solo dagli occhiali.
 
"Yuuri..." lo chiamò a sé, per dargli il consueto bacio della buonanotte, anche se un sorrisetto malizioso mentiva le sue intenzioni caste e pure.
Il corvino si alzò sulle punte, fremendo dalla voglia di sentire le proprie labbra scontrarsi contro quelle del russo.
Ma doveva ormai essersi abituato alle sorprese che l'albino architettava per lui, spesso e volentieri quando vedeva questo grande desiderio da parte del giapponese, perché proprio nell'esatto istante in cui Yuuri si avvicinò al corpo del russo, esso lo prese per i fianchi.
Con un veloce movimento della mano libera, fece scattare la serratura e portò all'interno il compagno: ecco, adesso il corvino non poteva fare altro che affrontare la sua paura e sperare che andasse tutto bene.
 
Tra un bacio veloce e l'altro Victor gli sussurrò all'orecchio: "Come posso lasciare da solo il mio Yuuri da solo, quando mi sta supplicando di rimanere con me?" rise sulle sue labbra umide, prima di riappropriarsene con ingordigia.
Chiuse la porta e, senza neanche accendere la luce, stese il ragazzo sul letto poggiandosi sul suo petto: "Cosa proponi, allora?" disse malizioso, spostando l'indice dal lato delle labbra all'altro "Vogliamo fare una doccia insieme, ci prepariamo un the caldo e guardiamo qualcosa in TV oppure..." di colpo girò il corvino a pancia in giù, a dargli bella mostra della sua nuca scoperta "Possiamo rimanere qui, a divertirci un po'" lentamente scese verso il collo di Yuuri, pronto a rimarcare il suo territorio: non era ancora molto convinto sul fatto che qualcun'altro lo avesse marcato, contro o non contro la volontà del compagno. Aveva bisogno di certezze.
Nello stesso momento in cui il giapponese sentí i denti affondare nella sua pelle, gemette di dolore. E non di piacere, come accadeva da sempre. 
Non riusciva a godere di quel momento intimo tra loro, per questo rimase fermo a stringere i denti ogni qualvolta che Victor mordeva la nuca. Perché non riusciva più a condividere piacere con l'amore della sua vita? A quanto sapeva, non centrava la gravidanza, anzi, a volte lo stimolo sessuale era più forte per tutto il periodo dei nove mesi che dopo. O era solo l'ansia che opprimeva i suoi veri sentimenti?
Non se ne rese conto subito, ma, lentamente, gli stava ritornando la nausea accompagnata da una fame irresistibile: Pop corn e cioccolata...
Ne aveva una terribile voglia, in questo momento, anche se il senso di nausea gli toglieva tutto l'appetito. 
Era un continuo saliscendi tra fame e conati e questo non fece altro che peggiorare la sua condizione: gli faceva tutto schifo...si sentiva una schifo.
Che cosa avrebbe detto a Victor se fosse di nuovo ingrassato?
Quando aveva iniziato a danzare, a nove anni era il bambino più grasso del gruppo e ne superò di traumi per arrivare dove era ora.
Ricordava ancora i bulli, chi gli sparlavano dietro, la fatica che faceva a stare al passo delle lezioni: la sua anima era rimasta ancora fragile a quei ricordi.
Un anno dopo, Victor, rinomato allenatore, era venuto a fare visita alla loro scuola di danza e, ironia della sorte, aveva scelto proprio lui. Un bambino, di appena dieci anni, ancora un po' grassottello e impacciato nei movimenti: sembrava un maialino mentre ballava e impossibile da allenare.
Però, da quella giornata, non vide mai più la sua pancia riempirsi di grasso, complice una dieta rigidissima impostata dall'allenatore, e adesso aveva il timore di ritornare a quei tempi.
La nausea, d'improvviso, aumentò drasticamente al punto da pensare che avrebbe rimesso di nuovo per la quarta nella stessa giornata: gli faceva schifo tutto questo e non avrebbe mai smesso di ripeterlo.
Quelle sensazioni, quell'appetito, quelle labbra che toccavano il suo corpo, che ora non voleva su di sé.
Aria, gli serviva aria... qualsiasi cosa, bastava solo che non stesse fermo su quel letto.
 
"Yuuri..." la voce spezzata e seria di Victor, riportò la sua mente sulla terra uccidendo il suo cuore quando vide nel compagno un espressione sconfortata e dolorante "Non ti piace?" si calò verso il suo viso, per constatare che, sì, quella smorfia sul viso del giapponese era disgusto: il modo in cui arricciava il naso, le rughe sopra la bocca increspate e le iridi vuote di qualsivoglia emozione eccitante. Nessuno sguardo languido o lucido, solo un marrone piatto e noioso.
Non era quella la luce a cui era abituato e la cosa lo spaventò.
 
'Non riesco più a dare piacere a Yuuri' secco, questo pensiero gli trafisse il cuore, come quando il compagno gli aveva raccontato dei suoi episodi di bullismo.
 
"Scusa, Victor..." con le mani aperte, spostò il petto del russo lontano da lui: sentì il cuore più leggero, anche se non migliorò di molto il suo umore.
Aveva il costante terrore che potesse sentire dalla pancia un qualsiasi movimento o rumore sconosciuto o percepisse che qualcosa non andava per il verso di giusto: se anche fosse ingrassato di un kilo, lui si sarebbe accorto. Era un allenatore molto accorto.
 
"Ho bisogno di prendere un po' d'aria, mi dispiace. Non è proprio giornata oggi..." sospirò, sempre con quel maledetto senso di nausea a infettargli la gola: era stufo di sentire il gusto acre degli acidi grattargli la trachea.
E, senza dire nulla, Victor si alzò sparendo nel soggiorno lasciando Yuuri da solo steso sul letto, con il cuore distrutta e l'anima ridotta a brandelli.
***
"Dio ti maledica, Victor! Cosa cazzo chiami a quest'ora, lo sai che è mezzanotte passata?!" 
 
"Buongiorno, Yurio!" prese in giro il biondino con la sua solita vocina cantilenante, alimentando la furia omicida del piccolo gattino.
 
"Aspetta che ti venga a prendere domani, vediamo come mi dai il buongiorno così felicemente!" sbottò, con la voce ancora impastata nel sonno.
Sapeva che non era orario consono ad una chiacchierata tra amici, ma aveva davvero bisogno di lui: era l'unico a cui poteva rivolgersi. Era rimasto delle ore a contemplare il pavimento scuro del soggiorno, sperando di uscire da quella situazione da solo, ma la sua mente gli giocava brutti scherzi e Yurio era la persona più diretta e senza peli sulla lingua che conosceva. Poteva raccontargli anche che sarebbe morto tra due giorni, senza troppi giri di parole.
 
"Ok, ok perdonami!" si scusò, sospirando "Ma ho bisogno di te..."
Dalla cornetta sentì il biondino sussultare, mugolando qualcosa: "E quindi hai dovuto interrompere il mio momento di pace con Beka, solo per poter parlare con me?" sapeva che Otabek era un Dj di fama mondiale, quindi immaginava solo quanto poco tempo potesse ritagliarsi con Yurio. Si sentì subito in colpa per entrambi, ma in sottofondo, sentì chiaramente una voce grave urlare: "Fa lo stesso, Yuratchka! Abbiamo tutta la notte libera, quindi parla pure con Victor"
 
'Oh, santo uomo!' ringraziò mentalmente il kazakistano.
Il biondino sbuffò e si alzò dal letto e si spostò verso il soggiorno, incurante che fosse completamente nudo.
 
"Cosa vuoi?" disse con il suo solito tono perennemente arrabbiato. 
Poteva lasciarsi andare alle sue paranoie adesso...
 
"Yurio non riesco più a far eccitare il mio Yuuuuuri!" si lagnò, stando ben attento a non fare troppo casino: non si sarebbe mai perdonato se il compagno l'avesse sentito.
Ma era impossibile, visto che quest'ultimo era corco in bagno per l'ennesima volta a rimettere. Non era riuscito a sostenere la cena e il pranzo insieme, per quanto non fossero stati abbondanti, e aveva avuto il voltastomaco che di certo non aveva aiutato.
 
"Eh?" Yurio storse il naso, schifato "Mi hai veramente chiamato a quest'ora santa, solo per dirmi che non riesci a far avere un erezione al tuo ragazzo??" urlò, incurante che Otabek lo avesse sentito, con conseguente risata "E tu, Beka, non ridere come uno scemo!" 
 
"Ops" sussurrò ridendo: non biasimava Victor, un periodo simile lo avevano passato anche loro, ma quando si superava il ricordo pareva quasi comico.
 
"Eh, dai!" sbottò l'albino leggermente in imbarazzo "Non peggiorare solo le cose! Parlo seriamente, credo di non valere più nulla per Yuuri come Alpha. E se, a mia insaputa, sta frequentando un altro?"
La risata del biondino smise di colpo, quando sentì quelle due parole: un altro...
 
"Victor..." mormorò lentamente, incrementando la sua ansia "Seriamente, a cosa stai pensando?! Ti pare che il maiale sia in grado di tradirti?" 
 
'Da quando Victor è diventato così scemo?'
 
"E che ne so! Yurio, non sento più il suo dolce profumo, quello che sa di zenzero e vaniglia e che mi fa impazzire senza neanche averlo ancora toccato. E se avesse smesso di produrre feromoni, perché è stato marchiato da un altro Alpha, eh?? Non funziona così con gli Omega?" si mise la testa tra le gambe, le braccia troppo pesanti per sostenere il cellulare: era la prima volta che si sentiva così insicuro di se stesso.
 
"Victor, ma hai almeno studiato come funziona l'organismo degli Omega o ti devo fare un ripasso io, che lo sono?!" gli sembrava di sentire un discorso ridicolo, infondato e senza senso: non era da Victor sospettare così tanto.
 
"Ascoltami, vecchio, gli Omega non smettono MAI di produrre feromoni. Che stia con te o con un altro, l'odore lo dovresti sentire sempre. La marchiatura serve solo ad abbassare il rilascio" gli spiegò, con tutta la pazienza del mondo: è vero che era stato lui a fargli conoscere Otabek, quindi, in teoria, gi doveva un favore, ma non per questo doveva sorbirsi i problemi di impotenza di un vecchio bacucco come lui.
 
"Gli unici due casi, dove un Omega smette di emettere feromoni sono, 1" e segnò con il pollice, il primo numero, nonostante fosse da solo nella sala "Quando prende una dose eccessiva di soppressanti e 2" alzò l'indice "Quando ha concepito"
L'ultima frase fece rabbrividire Victor da capo a piedi: no, non poteva essere così. Ne avevano già discusso e si erano anche promessi di rispettare questa "regola". I suoi occhi rotearono da un parte all'altra della casa, in preda al panico: si fidava di Yuuri e, comunque, non ricordava altre notti, dopo quella passata allo studio, dove si erano presi il rischio. Certo, non aveva mai chiesto al corvino se avesse avuto dei sintomi simili alla gravidanza perché era sicuro, che, se fosse stato così, lui glie li avrebbe detti sin da subito.
 
"Victor, ascoltami bene, non te lo ripeto più: se hai paura che il tuo maiale sia incinto, togliti quest'idea dalla testa: la gravidanza degli Omega maschi è terribile. Ho amici, che sono dovuti andare più volte in ospedale a causa dei forti dolori alla schiena, testa, pancia senza contare che rimettono ogni due secondi. Lo noteresti, senza dubbio: almeno che il porcello non sia molto bravo a nascondere il tutto, ma conoscendolo... È incapace di nascondere i suoi sentimenti, lo sai bene anche te" concluse, riprendendo fiato. Mai si era preso così tempo per calmare le paranoie di una persona: sprecava fin troppo fiato, che avrebbe volentieri usato per catturare il respiro di Otabek quando si baciavano.
 
"E per quanto riguarda le medicine che prende?" a sentire Yurio così sicuro si tolse quel dubbio dalla testa, del resto se l'aveva detto un Omega, che ci viveva con quel corpo, poteva stare tranquillo.
 
"A volte, il nostro Heat è talmente forte e violento da avere delle ripercussioni fisiche. Io stesso, sono dovuto rimanere a letto dei giorni a causa delle febbre e della nausea. Per questo, quando si individua il primo periodo violento, bisogna aumentare la dose delle pillole" spiegò il biondino, sperando di aver levato ogni dubbio nella testa del russo.
E, per Victor, quella frase fu musica per le sue orecchie: ecco giustificate le continue corse in bagno di Yuuri e sul perché fosse così stanco.
 
"Yurio, grazie" gli disse con un tono traboccante di felicità "Mi hai salvato da una notte piena di incubi.
L'uomo sentì l'amici borbottare: "La prossima volta che andate in Giappone, portatemi con voi. Voglio andare in quei Maid Cafè coi gattini dentro..." mormorò, con quel tono carino e dolcioso: diveniva così solo quando c'erano di mezzo i gatti, neanche con Beka si scioglieva così tanto.
 
"Va bene, va bene..." sorrise al telefono, prima che l'incurvatura delle sue labbra scomparisse del tutto.
 
"Però, qualcosa non mi torna ed è per questo che ti ho chiamato: perché non riesco più a far provare piacere a Yuuri?"
 
"Victor!!" lo riprese, alzando un po' di troppo il tono, ammonito da Otabek nella camera da letto "Quelli sono problemi tuoi, non posso fare nulla se non ti si alza o se non riesci a farlo alzare a Yuuri!" sbottò, con le guance leggermente arrossate: perché il discorso aveva preso improvvisamente quella piega imbarazzante?
 
"Solo, togliti dalla testa che si stia vedendo con qualcun'altro, per carità! Più fedele di lui, ho solo visto il cane di Otabek, anche se ormai è defunto. Smettila di farti paranoie, perché non mi va di farti da psicologo, ok? Bene, grazie ciaooo"
E senza neanche dare tempo a Victor di rispondere, riattaccò.
L'albino poggiò il cellulare sul divanetto, sospirando: si stava solo facendo venire delle stupide paure, doveva stare tranquillo...
Il rumore piacevole dell'acqua che scorreva, gli fece presagire che Yuuri aveva deciso di farsi una doccia. Oh, quanto avrebbe voluto unirsi a lui come facevano spesso dopo gli allenamenti.
Si immaginò il corvino sotto l'acqua bollente, spalmarsi il bagno schiuma su ogni parte del suo corpo dove lui avrebbe volentieri lasciato dei segni viola, succhiando quella pelle morbida e profumata. Provò ad immedesimarsi nella sua mano, che scorreva lungo tutto la superficie pallida fino ad arrivare...
Gli scappò, involontario, un gemito e ringraziò il rumore della doccia, che attutí quel suono rotto dal piacere.
Una sensazione calda, scese dalla viscere fino al cavallo dei pantaloni: li tolse con lentezza, stupendosi della condizione in cui riversava dopo due pensieri  erotici sul suo ragazzo.
Decisamente, lui non aveva problemi di impotenza se le conseguenze erano quelle, poteva stare tranquillo!
 
"Meglio se vado a dormire!" ridacchiò leggero: risolvere problemi a volte faceva miracoli. Nonostante non fosse completamente libero da tutte le sue preoccupazioni, riuscì ad andare a dormire con il cuore più leggero.
Non poteva di certo sapere che, a poco meno di due passi da lui, Yuuri stava cercando di frenare una crisi di pianto.
Si sentiva estremamente solo a combattere una battaglia, che lui stesso aveva causato.
Il suo cuore, la sua anima e il suo corpo erano a pezzi e, conscio del fatto che avrebbe dovuto passare altri sei mesi così, si lasciò andare alla disperazione, fregandosene del fatto che rischiasse che qualcuno potesse sentirlo: si sarebbe inventato l'ennesima scusa, tradendo la fiducia di Victor. 
Tradendo lui, sé stesso e la vita che portava in grembo.
 
"Non puoi farmi meno male, piccolino?" sussurrò, sfregando dolcemente la mano sulla pancia "Perché il tuo papà non può soffrire così tanto, capisci?"
 
---
 
Per due giorni Yuuri non aveva fatto altro che ripensare a cosa gli aveva detto Mari. Una domanda, non riusciva a togliersela dalla testa, spuntava in ogni momento in cui si doveva fermare a metà delle prove, quando doveva correre al bagno, quando, notando il gonfiore crescente della pancia, ci passava sopra le fasce stringendo un po', quando la paura di essere scoperto divenne impossibile da sostenere.
 
"Lo vuoi tenere? "
 
Non sapeva cosa provasse di preciso per suo figlio, per questo non aveva il coraggio di decidere della sua vita: provava un misto di amore e odio, perché, sì, l'affetto materno, c'era ma a volte desiderava solo che la sua pancia fosse vuota, senza alcuna vita al suo interno.
Fu in quel momento della mattinata, dopo l'ennesima corsa in bagno a rimettere nulla, se non saliva e succhi gastrici, che si rese conto di aver fatto uno sbaglio a tenere quella piccola vita.
I sintomi della gravidanza non stavano facendo altro che peggiorare, oltre che distrarlo dagli allenamenti.
O da Victor...
Da quanto tempo era che non si baciavano con un po' più di passione? Erano passati pochi giorni, ma già la sua gola chiamava il suo respiro e le labbra cercavano quelle perlate del compagno. 
Si sentiva in gabbia, stretto tra quelle fasce, che celavano la sua vera condizione: ormai quelle strisce bianche erano diventate la sua pelle.
Non solo lo aiutavano a muoversi con più facilità durante l'allenamento, ma lo aiutavano anche a nascondersi da Victor.
Era triste come pensiero, ma sapeva che non c'erano alternative
Si sedette sul divano dell'appartamento di Victor, chinando la testa all'indietro sullo schienale, chiudendo gli occhi e posando la mano sulla pancia. Fu in quel momento, mentre pensava col cuore contratto al pensiero che bastava solo una chiamata e in una giornata sarebbe stato libero di tornare alla vita di un tempo, con una bella cicatrice a ricordargli ciò che poteva essere e non è stato, qualcosa che solo l'abbraccio di Victor poteva far scivolare via, anche solo per un po', che lo senti. 
Una bolla d'aria scoppiò nello stomaco facendolo tossire, tirando su di colpo la testa. Si porto le mani sulla pancia, premendo un po': lo sentiva, anche se flebile, sentiva il pulsare forte di un battito del cuore oltre al suo e gli venne da piangere.
Era assurdo come potesse innamorarsi di suo figlio così velocemente, quando un secondo prima era sul punto di porre fine alla sua debole esistenza.
 
"Ti sento, ti sento..." premette di più sullo stomaco, sperando di sentire meglio quelle pulsazioni "Vedi, per quanto il tuo papà sia cattivo, non riesce proprio a lasciarti andare" sorrise, mentre calde lacrime scesero lungo le sue guance, già provate da altre crisi di pianto "Mi dispiace che tu debba vivere tutto questo, è colpa mia, lo so... Ma sono felice di sentirti..."
Per la prima volta, dopo tanto tempo, pianse di felicità: non accadeva da quando Victor, mesi addietro, gli aveva chiesto se mai avesse voluto sposarlo con lui un giorno. 
Per quanto assurda e difficile, fosse la sua gravidanza, sapeva donargli un po' di soddisfazione come un'oasi nel deserto. E Yuuri si sentiva rinfrescato da quella pulsazione che batteva sui polpastrelli, come acqua che scivola lungo la schiena durante una giornata d'estate.
 
"Mi dispiace aver pensato quelle cose su di te..." disse con un filo di voce, straziato e stanco da quelle giornate rocambolesche "Non sa cosa fare il tuo papà, è un po' imbranato" rise sottovoce, per paura che qualcuno di inesistente lo sentisse.
Rimase lì sul divano a ridere, accarezzando ossessivamente il ventre: quel gesto, oltre ad infondergli calma, lo amava perché era l'unico contatto che poteva avere con la piccola creatura che portava in grembo. Inoltre, per lui, era un gesto di tenerezza che equivaleva, quasi, al baciarsi con Victor: semplice, passionale ed estremamente intossicante. 
Non gli sarebbe mai bastata quella sensazione della sua mano accarezzare attraverso le le fasce bianche la zona dove si presumeva essere il feto.
Gli sarebbe mancato quel gesto, quando avrebbe dato vita al genero suo e di Victor.
 
"Eh?" sbarrò gli occhi, incurante di sembrare un'idiota "Da quando, da quando penso al parto?" si portò due dita sulle labbra schiuse, troppo stupito per notare quel piccolo gesto, che, col tempo, era diventato un suo vizio. Era bastato solo quel pensiero, un solo pensiero, per fargli passare per la testa mille dubbi e paranoie, che, si andarono ad aggiungere a quelli già presenti, rendendo la sua testa un gran casino.
 
'Ma farà male? E cosa faccio se qualcosa va storto? E se il bambino avesse dei problemi? Rischio di morire? In che modo partorirò? Con dei chirurghi con un bisturi in mano, ad aprirmi il ventre o in altri modi? Cosa-"
La suoneria inconfondibile di un remix della musica di Eros (trovata a caso su YouTube), gli fece schizzare i nervi da tutte le parti: seriamente, se non si fosse dato una calmata con le sue ansie, le sue vene avrebbero rischiato di scoppiare!
Prese nervosamente l'apparecchio e, senza neanche vedere chi era, rispose con un tono sfacciato: "Chi è?"
 
"Ma buongiorno, Yuuri! Desideri un the per colazione? O forse è meglio un caffè, per svegliarti e farti ricordare che, FORSE, avresti dovuto fare una certa chiamata, ad una CERTA persona!" 
"Ah..." il suo sguardo si appiattí, quando un sorrisetto isterico comparve sul suo viso "Ciao, Mari..."
***
"Non mi degno neanche di salutarti a dovere: hai idea di quanto io sia stata in pena per te?" come sempre le sue parole sapevano benissimo come colpire i punti più deboli di Yuuri e farlo sentire in colpa "Ho aspettato, credendo ti servisse tempo. Pensavo che avessi bisogno di stare sulle tue, ma non ci ho più visto quando, dopo due, ripeto DUE giorni, non ho più avuto notizie su di te e beh... Ho pensato di richiamarti io" disse, con fare sornione: gli piaceva far notare al fratello quanto fosse imbranato o pigro. Un giorno o l'altro si sarebbe dovuto svegliare, no?
 
"Scusami..." si mise nella posizione del dogeza, anche se davanti non aveva altro che la TV "Ma, sì, hai ragione: avevo bisogno di stare sulle mie. Questi due giorni sono stati terribili" disse, con voce stanca e distrutta: quella di uno che non dorme da un bel po' di nottate "Ma..." sorrise alla cornetta "Lo sai, mi è successa una cosa meravigliosa stamattina. Anche se lieve, ho sentito il cuore del mio bambino battere" mormorò con voce bassa e spezzata.
Mari quasi si commosse, se non fosse che, nonostante fosse donna, non provava alcun istinto materno: curiosa questa situazione, dove a provare quell'amore fosse un maschio!
 
"Yuuri..." era felice che il suo fratello stesse meglio "Non ti conviene dirlo a Victor, adesso?" però doveva sbattergli in faccia la verità.
Il sorriso, seppur piccolo, del corvino si dileguò lasciando che un'ombra scurisse il suo viso: "Mari, ne abbiamo​ già parlato. Se glie lo dico, non mi permetterà mai di esibirmi con lui. In qualità di allenatore, può sospendere l'evento dedicato a noi in qualsiasi momento" rabbrividì al solo pensiero di un Victor che correva verso Yuuko per dirle di togliere dalla lista i loro due nomi: non lo avrebbe mai permesso.
 
"Quanto puoi essere cocciuto da 1 a 10?" sospirò la sorella, ormai rassegnata.
 
Il moro sorrise: "11"
 
"Yuuri...io ti metto in guardia, ho come il presentimento che non andrà a finire bene di questo passo. Davvero una normalissima esibizione vale di più del rapporto che hai con Victor e del bambino che porti?"
 
"Sì" disse subito, seduta stante "Stammi vicino, è una coreografia alla quale ci stavamo lavorando mesi addietro in vista di una gara: quest'opera di beneficenza è la nostra occasione di risplendere, non più come coach e allievo, ma come due ballerini alla pari. Uniti, insieme, collegati da un filo rosso che non ci separerà mai! È la nostra occasione, Mari, capisci? È da quando ci siamo conosciuti che sogniamo questo momento, non posso mandare in frantumi il sogno, non solo mio, ma anche di Victor!" in poco meno di due minuti, prese così sul serio quella risposta da alzare il tono di voce fregandosene dell'orario.
Mari buttò fuori l'ennesimo sospiro: ormai era un caso perso, l'unica cosa che poteva fare era augurargli buona fortuna e offrirgli supporto, quando sarebbe servito.
 
"Ho capito, ho capito..." disse con un pizzico di disinteresse "Ma, raccontami allora, cosa non sta andando per il verso giusto? A parte la tua condizione fisica"
Ancora una volta, la sorella fu in grado di far scemare tutto l'entusiasmo che si era creato il fratello.
 
"Ecco..." il suo tono, da grande e poderoso, passò ad uno più basso e insicuro " Il punto è che il rapporto tra me e Victor è peggiorato molto in questi due giorni. Non riusciamo più a fare bene quello, tu capisci cosa intendo" disse con un velo di imbarazzo "E questo lo ha reso geloso e sospettoso. Non mi abbraccia più come un tempo e i nostri baci sono privi di amore, Mari... Mi manca tutto questo.
A volte finisce che gli urlo contro, gli rinfaccio cazzate vecchie di mesi a cui nemmeno io davo peso, lo metto al corrente delle mie paranoie sul nulla dandogli la colpa. Mi lamento di tutto ciò che fa: che sia cucinare, lavare, allenarmi, chiaccherare.. 
Cioè sono diventato la versione maschile della moglie isterica. Ed è terribile sentirmi così: un attimo in purgatorio, dopo in paradiso, un altro dopo all'inferno. È un disastro, un disastro. Mi sento in colpa per Victor e mi dispiace per lui, perché so benissimo che non centra nulla ma, a volte, sono talmente nervoso da non riuscire a contenermi e..."
 
"Oi, oi, oi frena un po'!" lo bloccò Mari "Respira, formula la frase e parla. Lentamente, se possibile" precisò.
 
"Non so, vuoi anche un caffè e brioche, adesso?" borbottò innervosito.
 
La sorella si lasciò sfuggire un leggero risolino: "Tipico comportamento da don-" si fermò imbarazzata "Ehh, da uomo incinto..."
 
"Cosa intendi per tipico??" gli rinfacciò con fare minacciatorio.
 
"Che, chiunque, stia passando una gravidanza diventa isterico e perennemente incazzato. È normale" spiegò e si sentì utile, quando, dalla parte opposta della cornetta, udì un sospiro di sollievo.
 
"Però, ciò non cambia che, comunque sia, il mio rapporto con Victor non è dei migliori. Non riesco neanche più a ricordare l'ultima volta che mi ha steso sul letto e mi ha riempito d'amore" mormorò, con tono assorto e una punta d'amarezza nella sua frase.
 
"Per questo ti dicevo di dirglielo subito. Prova a metterti nei suoi panni: il suo compagno si sta comportando in modo stranamente inusuale, molto spesso sta male e ha delle crisi isteriche e di pianto. Contando che lui non sa della tua situazione, cosa vuoi che pensi?" allargò le braccia, per poi poggiarle sul letto "Si sente perso, perché non sa come aiutarti. Prova a restare più calmo, come adesso. Respira, conta per tre secondi ed espira. Dai, su, fallo! Respira..."
Il corvino gonfiò il petto al massimo, come gli era stato ordinato.
 
"1, 2, 3. Espira" 
Appena tutta quell'aria compressa, uscì fuori, si sentì subito meglio: come ringiovanito.
 
"Mari, funziona!" battè i piedi sul divano color mandarino, eccitato.
 
"Vedi?" sorrise calorosamente, anche se il fratello non lo poteva sentire "Ripeti questo procedimento tre volte al giorno, in particolare, fallo meglio di sera. Aiuta, anche se poco, a lenire lo stress: almeno di notte riesci a dormire un po'!" 
 
"Ricevuto, grazie!" un largo e spensierato sorriso, si fece largo sul suo volto, togliendo i segni di stanchezza e debolezza.
Poteva, farcela! Dipendeva da lui e non avrebbe mai rinunciato né a Victor né al bambino né all'esibizione.
E, non avrebbe rinunciato, neanche a sé stesso.
 
"Mari, non so cosa fare per-"
 
"Non provare neanche a dire che ti devi sdebitare, se no prendo il primo volo per Mosca e vengo a riempirti di botte!" scherzò, ma il tono deciso bastò a spaventare il corvino.
 
"O-ok, ma-"
 
"E fatti sentire ogni tanto, voglio sapere se sei vivo o meno!" continuò, sempre con quella voce da dittatore.
 
"Va bene, volevo solo dirt-"
 
"E dopo l'esibizione dí tutta la verità a Victor, mi raccomando!" continuò troppo divertita all'idea di uno Yuuri col volto, che man mano, andava a colorarsi di rosso.
 
"E, non so, gradisce anche che mi stenda per terra e che lei mi passi sopra coi piedi!?" borbottò gonfiando le guance, anche se la sorella non poteva vederlo.
 
Ma di sicuro, non le serviva un genio per capire la reazione di Yuuri!
 
"Sto scherzando, dai!" rise leggermente, portandosi la mano alla bocca "Però quello che ti ho detto è vero: stai attento!"
 
"Sì, sì Mari!" alzò gli occhi al cielo stanco di quella paternale che era durata, controllò sul display del cellulare, venti buoni minuti "Ti chiamerò per novità, va ben-" non riuscì a concludere la frase, perché si gelò sul posto: il rumore della serratura che scattò, gli fece scorrere un brivido lungo tutta la spina dorsale. Victor era tornato.
 
"Yuuri! Sono a casa"
Era uscito per andare a fare la spesa in un negozio aperto 24 ore: di certo sarebbe stato difficile trovare un supermercato aperto alle 4:30 del mattino. Per loro era l'orario ideale per iniziare ad allenarsi e, per Yuuri, il momento perfetto per chiamare i parenti dal Giappone che erano ancora svegli.
 
"Mari, mi dispiace, ti devo salutare! È arrivato Victor" non diede neanche il tempo di far rispondere alla sorella, che riattaccò.
Una volta premuto il tasto rosso, fece un lungo respiro e si disse: 'Ce la posso fare, ce la posso fare, ce la posso fare!"
E, con quel pensiero fisso in testa, superò la mattinata senza particolari problemi fisici: quella chiamata gli aveva donato una pace e una tranquillità che non sentiva da un bel po'.
E, mentre eseguiva un Battement, per iniziare a riscaldarsi, ringraziò col corpo e con lo spirito sua sorella.
***
Erano da poco passate le quattro del pomeriggio, ma Yuuri non sentiva alcuna stanchezza: forse perché aveva la mente più sgombra o forse il destino aveva deciso di dargli una gioia ogni tanto, fatto sta che quel pomeriggio stava andando per il verso giusto.
Era riuscito ad eseguire tutti gli elementi che componevano la prima parte della coreografia "Stammi vicino", dove si esibiva per prima lui da solo: un Arabesque, poi si accarezzava il viso disperato, un Cabriolet, dove poi si metteva in ginocchio ad invocare con le braccia un aiuto. 
Si rimise in  piedi, facendo un giro di  360° sulle punte, per poi spostarsi verso Victor e sfiorargli la guancia.
Un invito a partecipare...
 
Per quanto il russo non avesse programmato di iniziare oggi a provare gli elementi in coppia, vedere Yuuri così coinvolto con la musica e così calato nella parte gli fece fremere le punte dei piedi: aveva una voglia di entrare in scena, marcare il parquet di chasse fino a raggiungere il suo amato, ma, anche se avesse voluto così alla follia, non era il momento.
 
'Ancora un Jeté e un Entrechat...' si ripeté in testa, l'esibizione che si erano studiati insieme.
Infatti, il corvino eseguí il primo elemento alla perfezione, atterrando come una piuma sul pavimento. Impreziosí quel momento, con movimenti fluidi e ben studiati delle braccia: si accarezzò la pelle nivea e morbida del braccio sinistro con quello destro, per poi sfiorare la spalla, le clavicole, la spalla opposta e, infine, distenderlo sempre in direzione del compagno.
Ecco, in quel momento, Victor avrebbe dovuto fare il primo passo: entrò con eleganza, aprendo le braccia in segno di accoglienza, con un sorriso sereno ad incorniciargli il viso. 
Era già calato nella parte del salvatore e, doveva ammetterlo, gli si addiceva molto.
Le sue labbra si incurvarono verso il basso, quando vide il giapponese allontanarsi con piccoli passetti per poi sfidarlo con un Entrechat preciso, conciso e veloce.
L'uomo non si lasciò scoraggiare e, con un Pas jeté en l’air en tournant in  arabesque si avvicinò pericolosamente al viso di Yuuri.
Sorrise: era fatta!
 
Lo baciò dolcemente, prima di passare il braccio dietro alla sua nuca: "Sei stato fantastico..." mormorò e, senza dargli il tempo di rispondere, si riappropriò delle sue labbra.
Rimasero dei minuti ad amoreggiare, mentre le note di Stammi vicino si rincorrevano per la sala: tutto sembrava perfetto, terribilmente normale.
Yuuri si sentì a casa tra le braccia di Victor, le sue labbra sulle sue e il desiderio di averlo tutto per sè. Gli erano mancati quei sentimenti, talmente tanto da averlo soffocato per tutti questi giorni. Victor era l'aria che respirava e se solo si fosse permesso di distruggere il loro rapporto, per colpa della sua condizione, non se lo sarebbe mai perdonato.
Sussultò dallo spavento, quando sentì la mano del russo scendere dalla nuca fino all'elastico dei pantaloni aderenti da danza: erano e rimanevano la parte preferita di Victor quando si scambiavano effusioni. Risaltavano il fondoschiena del compagno, già di per sè meraviglioso, facendogli venire voglia di arpionarlo con le mani e sentire la sua morbidezza sulla pelle, ma qualcosa lo fece destare.
Il ricordo di quella serata di due giorni fa, dove, per la prima volta, aveva visto in Yuuri un'espressione disgustata quando erano in procinto di fare l'amore, fu l'elemento che lo bloccò proprio quando stava giochicchiando con l'inizio del pantaloni. 
Quelle rughe sulla fronte e le labbra arricciate erano rimaste ben impresse nella sua mente, ferendo il suo orgoglio e la sua sicurezza.
Da quel momento, aveva continuamente chiamato Yurio alla ricerca di conforto da lui: gli chiedeva consigli su come invogliare il corvino a farlo o su come potesse approcciarsi a lui dopo un litigio. Erano giorni che gli rinfacciava cose minimamente senza senso ed ogni chiaccherata era sempre un buon pretesto per iniziare a lamentarsi e bisticciare, per non parlare di quando andava a fare lui la spesa: il giorno dopo quella famosa serata, dove aveva fatto flop col compagno, Yuuri aveva iniziato a chiedere sempre più spesso a Victor di poter mangiare dei dolcetti. Qualsiasi cosa andava bene, che fossero pop corn dolci, cioccolata, muffin, budini...
 
All'inizio lo aveva assecondato, credendo che si trattasse veramente di una voglia temporanea, ma, col tempo, era diventato sempre più ossessionato da quelle schifezze. Se non glie ne portava, come aveva iniziato a fare, si innervosiva e, anche qui, iniziava a lamentarsi, sbraitare, accusarlo.
Seriamente, cosa gli stava succedendo?
Non ci capiva più nulla: un giorno era calmo e tranquillo, l'altro isterico e polemico, un altro ancora era dolce e passionale.
Ma, il cambio di umore peggiore, e su questo aveva le idee ben chiare, era quando diventava depresso. Finiva per scusarsi con lui, piangere a dirotto, cercarlo durante il sonno piangendo sulla stoffa del suo pigiama mormorando delle scuse in giapponese: gli si spezzava il cuore nel vederlo in quello stato, perché gli ricordava troppo lo Yuuri di tanti anni fa quando ancora era vittima di bullismo.
C'era stata una giornata, e non se la dimenticherà mai, dove il corvino era uscito dal bagno dello studio di danza in lacrime, dicendo a Victor di voler morire, che non lo meritava e che doveva dedicarsi a qualcun'altro.
 
"Trovati un altro ballerino, Victor! Sempre meglio che allenare uno grasso e brutto come me! Chi mi vuole?? Cioè, guardami! Cosa ci vedi in me?!"
 
E si ricordò pure di come lo aveva zittito in meno di un secondo e sorrise a quel piccolo ricordo, soffiando involontariamente sulla schiena semi-nuda del corvino.
 
"Cosa ci vedo in te?" si mise alla sua altezza, prima di prendergli entrambe le mani e portarle molto vicine alle sottili labbra "Yuuri, adoro come il tuo corpo crea musica senza bisogno di accendere la radio. Riesci a farmi esplodere le orecchie di suoni meravigliosi solo con il movimento del tuo corpo. Sei un gioiello grezzo: con un po' di lavoro e fatica risplenderai sicuramente!"
 
Come dimenticarsi anche di tutta la storia che gli aveva raccontato del suo passato: in Giappone, alla sua scuola di danza, c'erano tre bambini che lo avevano bullizzato  insultandolo, denigrandolo, isolandolo dal resto del gruppo, solo per colpa del suo peso.
Era sempre stato un bambino più grassottello degli altri, per questo faticava a stare dietro agli allenamenti. Ma nessuno si era minimamente accorto della sua grande resistenza fisica o di come fosse flessibile con le gambe. Certo, i suoi movimenti erano molto goffi e poco aggraziati, ma erano tutti dettagli, che, con una maggiore cura nell'allenamento, potevano essere superati.
Gli aveva fatto anche vedere sulla schiena una piccola cicatrice, che ancora adesso portava sulle spalle, reduce da una rissa avvenuta fuori dalla scuola.
Nonostante la scarsa fiducia in sé stesso, Victor era riuscito e tirare fuori il meglio di lui rendendolo il ballerino più conosciuto al mondo e di questo ne andava fiero: aveva visto come Yuuri era cresciuto col tempo, aumentando la sua fiducia e permettendosi ogni tanto di darsi del "bravo", quando, secondo lui, se lo meritava. Erano passati anni ormai dall'ultima volta che il corvino era ridotto in questo stato: insicuro, depresso e ferito nell'animo.
 
"Yuuri..." mormorò il suo nome, riallacciando col il presente "P-posso?" con l'indice e il medio sforbiciò l'elastico dei pantaloni, impaziente di scendere più in basso: era da troppo tempo che non lo facevano, ne sentiva il bisogno.
Ma quando Yuuri non rispose alla sua domanda, ottenne l'ennesima delusione e una convinzione in più: il giapponese stava smettendo di amarlo.
 
"Victor..." sbucò da sotto il suo abbraccio, con gli occhi velati di lacrime "Scusa, scusami..." alcune gocce sfuggirono al suo controllo, bagnando le magliette di entrambi: ecco, era ritornato ad essere depresso e Victor ebbe un tonfo al cuore.
 
"Shh, shhh... Ci sono qua io" provò a confortarlo come meglio gli riusciva: aveva provato mille tecniche per farlo smettere di piangere, ma, ormai, era a secco di idee.
 
"Mi dispiace...alla fine rimango sempre il ragazzo grasso e brutto di un tempo, io..." le sue parole scoppiarono in una crisi di pianto, rompendo quella pace che si era, a fatica, venuta a creare.
Il suo corpo si rimpicciolí di colpo, tra le sue braccia, tremante a tal punto che l'albino dovette sostenerlo, le lacrime scendevano copiose lungo il suo viso, già provato da altre crisi, prosciugando tutte le sue energie, faticosamente, riacquistate e, che, adesso, non erano altro che ricordi.
 
"Victooooor! Mi-mi dispiace, scusa, scusami! Sono pessimo, il peggior Omega che tu potessi mai avere e..." si aggrappò disperato alla sua vita, trattenendo quanto più a lungo il suo calore, il suo profumo, la sua essenza...
Perché non sapeva quanto sarebbe durata ancora: quelli potevano essere gli ultimi giorni con lui, prima che lo lasciasse per avergli mentito tutto questo tempo. E allora si sarebbe ritrovato senza casa, senza lavoro, con una vita in grembo e solo la sua famiglia ad aiutarlo.
Sí, sarebbe andata sicuramente così: nel suo futuro vedeva solo solitudine, tristezza e...
 
"...uri! Yuuri!!!" la voce di Victor, prepotente, lo risvegliò dai pensieri negativi
Alzò di poco lo sguardo e quel che vide furono due perle azzurre intrinse di preoccupazione, con una leggera ombra che buttava giù il loro colore vispo e vivo.
 
"Non farti prendere dal panico, parla! Che ti succede?" incorniciò il suo viso con le mani, scacciando via coi pollici quelle maledette lacrime: erano cariche solo di amarezza e disperazione, mentre lui avrebbe voluto solo riempirle di felicità. Fece scontrare dolcemente le loro fronti: "Lo sai che con me, puoi parlare..." mormorò stanco, il silenzio rotto solo da alcuni singulti di Yuuri.
 
"V-Victor..." balbettò "Stringimi forte, non lasciarmi mai andare"
 
"Ma sono qui, Yuuri!" rise per alleviare la tensione "Dove vuoi che vada?" prese con più forza le spalle del compagno e lo strinse forte a sé, fino a farlo soffocare: voleva schiacciare le sue ansie inutili, alleggerire il suo cuore dalle sue preoccupazioni. Desiderava unire i propri cuori fino a diventare una cosa sola, fino a vedere cosa lo preoccupava e aiutarlo.
 
Ti darò certezze contro le tue paure
Per poter essere le tue cure
 
Non temere nulla, io sono al tuo fianco
Ti offro il mio cuore per curare il tuo pianto
 
"Ti prego..." mormorò sfinito il corvino "Stammi vicino"
 
L'albino sorrise: "Non me ne vado"

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


CAPITOLO III


 
Quella stessa notte Yuuri si svegliò, tossendo rumorosamente: un'altra bolla d'aria era scoppiata all'altezza dello stomaco, segno che il bambino stava iniziando a farsi sentire con più frequenza.
Era un formicolio che partiva dal basso ventre, fino a raggiungere lo stomaco: sentiva quella zona come una lavatrice in fervente movimento e ciò gli causava dei reflussi salivari.
Si alzò per raggiungere di corsa la cucina e bere un bicchiere d'acqua: avrebbe preferito di gran lunga bere una bevanda zuccherata, ma la sua voglia di andare a fare la spesa era pari a zero.
Per fortuna, dopo la crisi che aveva avuto, era riuscito a convincere Victor a ritornare nel suo appartamento: nonostante desiderasse solo passare ogni momento con lui, aveva sempre il timore di essere scoperto e, adesso, ringraziò sé stesso per aver preso questa decisione. Chissà che scusa si sarebbe dovuto inventare, se l'albino lo avesse visto in quello stato.
Di sicuro avrebbe notato uno Yuuri spaventato e tremante, ma felice come il sole dopo la pioggia: quelle bolle erano il segno che suo figlio voleva farsi sentire e una piccola gioia, dopo una giornata come quella.
 
Voleva dire al suo papà: "Io sono qui, mi senti? Non voglio farti del male"
 
"Sì, ti sento, ti sento! E non sai quanto sono felice" mormorò, con la voce ancora impastata nel sonno "Sei...sei la creatura più bella che io abbia mai ricevuto, anche se ho sofferto tanto per te" il tono era grave, segno che, di lì a poco, avrebbe pianto. Ma sigillò le lacrime all'interno dei suoi occhi, premendo leggermente sul ventre, dove, l'ultima volta, aveva sentito il flebile rumore di un cuore battere.
 
"Scusami, piccolino..." si sedette di nuovo sul letto, una volta finito di bere, e rimase ad ascoltare quel muto e pacato suono, prima di interrompere il silenzio "Lo so che queste ti fanno male" sfilò la maglietta del pigiama, lasciando scoprire alla luce della luna delle enormi fasce bianche ricoprirgli parzialmente il busto.
Durante le prime ore che le aveva messe, avevano fatto un male cane: le sentiva premere sullo stomaco, peggiorando il senso di nausea, già di per sè terribile.
Ma, col tempo, si era talmente abituato ad averle appiccicate alla pelle, che neanche se le toglieva più di notte. Sapeva che facevano male al bambino, ma doveva nascondersi.
 
"Per farmi perdonare..." tolse lentamente i gancetti dietro alla schiena e, subito, le strisce bianche scivolarono via dal suo petto donandogli un senso di libertà.
Aria...
Boccheggiò alla ricerca disperata di ossigeno: da quanto era che non sentiva quel pezzo di pelle libero da qualsiasi restrizione? O che si sentiva libero, sotto la luce sinistra della luna e una leggera brezza invernale ad accarezzargli il viso.
Pensò a Victor, a come stesse dormendo in questo momento o se fosse ancora sveglio: camminava per casa? Russava? O forse, anche lui, stava pensando alla propria dolce metà.
Una folata fredda di vento, si permise di scompigliare i capelli neri e setosi e, Yuuri, si ripromise di ripetere questo rituale ogni sera.
 
"Respira..." 
 
'Victor...cosa starà facendo? È a  solo due piani di distanza, ma non riesco a sentire il suo calore sulla mia pelle, la sua carezza portarmi via tutte le ansie...'
 
"1, 2, 3..."
 
'Chissà se è ancora sveglio, se anche lui come me sta pensando'
 
"Espira..."
 
'Chissà se mi amerà ancora...'
 
"Che bella la luna, non è vero?" sfiorò la pancia nuda, rivolta verso il cielo illuminato da un cerchio bianco.
Ce la poteva fare, ce la poteva fare...
 
"Non avere paure, ci sarà Victor a darmi le sue cure.
Resterà al mio fianco
Cosicché possa asciugare sempre il mio pianto..."
***
Il giorno dopo...
 
No, no, no, no! Andava male, andava veramente male!
Furono questi i primi pensieri di Yuuri, quando, appena avvertito un forte giramento di testa, cadde a terra con un tonfo sordo del parquet in soggiorno: non era mai capitato, che un semplice mancamento gli facesse questo effetto. Aveva avuto altri episodi, dove era stato costretto a fermarsi qualche minuto per far riposare il corpo, del resto, nella sua condizione, lo stava portando allo stremo.
Ma questa volta aveva quasi creduto di morire, soprattutto quando la vista si era appannata e le orecchie avevano iniziato a fischiare. 
E il cuore batteva, batteva talmente forte e talmente veloce da sentirlo fino in gola e il petto aveva iniziato a fare male da quanto lo aveva sentito martellare sullo sterno e non accennava a calmarsi, neanche dopo essere rimasto seduto a terra per una decina di minuti.
Provò a tirarsi in piedi, aiutandosi con la maniglia della porta, per raggiungere le sue uniche due salvezze: il letto e il telefono che stava appoggiato sopra il morbido piumone.
 
'Non posso svenire adesso!' si disse stringendo i denti e, quel pensiero, lo aiutò a strisciarsi ai piedi del letto. In quel momento
gli sembrava impossibile pure ad alzarsi in piedi: se ci fosse stato Victor, lo avrebbe aiutato...
 
"Victor..." sussurrò in un singhiozzo, capendo in quel momento le conseguenze che una bugia aveva: era da solo, distrutto in mille pezzi e con un grande peso sulle spalle.
 
"Victor, aiuto..." spirò quelle poche parole, mentre si tirava sul letto con una lentezza disarmante: incredibile che fosse riuscito a reggere tutti quegli allenamenti, quando ora, se riusciva a stare sulle sue gambe, era tanto.
Continuò a chiamare disperato il nome del compagno, che, ignaro, stava dormendo due piani sotto di lui: desiderava solo essere abbracciato e coccolato dalle sue mani per tutta la notte, asciugando le sue lacrime insieme alle sue preoccupazioni e angoscie. 
Ma non poteva e, lentamente, stava iniziando a dare ragione alla sorella quando lo aveva avvertito di confidarsi con il russo.
 
'Mari...' pensò, sussurandolo appena, quando si sdraiò stremato sul letto "Mari... Mari!!" urlò, ricordandosi il motivo per cui aveva raggiunto il materasso.
Prese con foga il cellulare, quasi schiacciandolo contro le coperte prima di sbatterlo davanti alla sua faccia alla ricerca del numero della parente: quasi gli occhiali volarono via, visto che, inconsciamente, si era sbattuto sul viso il dispositivo.
Il dito tremò di emozione quando vide il nome della sorella in mezzo ai tanti contatti: senza tenere conto dell'ora tarda che poteva essere in Giappone in quel momento, premette sullo schermo e aspettò.
 
*BIP BIP BIP* 
 
Al quarto "BIP" perse subito la pazienza, credendo che la sorella non volesse parlare con lui: l'aveva tormentata ogni giorno con le sue pippe mentali, era logico, che, dopo un po', fosse stufa di fare da psicologa ad un Omega rompiballe come lui.
Quando un assonnato "Pronto", gli accarezzò l'orecchio, riempiendolo di speranza.
Quasi si dimenticò dello stato in cui riversava: pallido, debole come un ramoscello e rintronato come se avesse assunto droghe pesanti.
 
"Mari, Mari, Mari, Mari!! Aiuto" quasi urlò, stringendo la stoffa color smeraldo dei cuscini "Sta succedendo un casino..." soffocò un gemito di dolore, quando una fitta alla tempia gli annebbiò di nuovo la vista: credeva che il peggio fosse passato, ma proprio mentre era in chiamata con Mari doveva peggiorare?
 
"Oi, oi, oi, oi! Calmo, Yuuri, calmo. Ti ricordi quello che ti ho detto? Respira..." la sua voce ferma lo aiutò a riprendere quel barlume di lucidità rimasta. Mai si sarebbe aspettato che la gravidanza degli Omega maschi fosse così violenta: poteva passare sopra alle continue corse in bagno, ma gli sbalzi d'umore così elevati, la fame incontrollabile che aveva, le crisi d'ansia che gli arpionavano il cuore, in più adesso si aggiungeva questa spiacevole novità...
Davvero, ma il destino era nato per andargli contro?
 
Sospirò, facendo fluire tutti i pensieri negativi fuori, pronto ad accoglierne di nuovi e positivi: "Senti, credo di star iniziando ad avere i primi segni di svenimento" disse, dopo avergli spiegato in breve come era andata la giornata: essenzialmente un disastro, visto che si era sentito perennemente sfiancato e, Victor, povero, non ci capiva più nulla. Faceva di tutto e di più per aiutarlo, confortarlo e, nonostante tutti i suoi sforzi, veniva sempre additato, sgridato e ripreso da lui: il loro rapporto, si stava di nuovo logorando.
Di positivo, c'era solo che, durante gli allenamenti, rimanevano concentrati sulla coreografia, che la loro relazione andasse bene o no, e lo sforzo fisico, per quanto nocivo al bambino, lo aiutava a scaricare lo stress.
 
"A-Aspetta" strabuzzò gli occhi lei, prima di prendere un pezzo di carta e segnarsi qualcosa "Dimmi solo una cosa: hai mal di testa e ti cedono le gambe, quando ti senti mancare le forze?"
 
"Sì!" rispose subito, gattonando in avanti, come se stesse per ricevere un premio, e, seppur impossibile da notare, il corvino giurò di aver sentito la sorella sorridere.
 
"Stai tranquillo, è normale. Guarda, nostra madre mi aveva consigliato un medicinale facilmente reperibile senza bisogno della ricetta del medico. Quando ero stressata col lavoro, mi diede questa medicina e, devo essere sincera, mi ha aiutata molto"
Yuuri dal sollievo si buttò sul piumone che faceva pandant con il colore dei cuscini. Poteva fidarsi di sua madre, lei aveva sempre avuto il rimedio a tutto: ecco, un'altra persona a cui gli sarebbe piaciuto chiedere un consiglio, era proprio sua mamma. Ma aveva troppa paura che non accettasse la sua condizione ed è per questo che avevo chiesto a Mari, lei non aveva peli sulla lingua e, quando serviva, gli sbatteva in faccia la verità. Un po', gli ricordava l'amico si Victor, Yurio: quel ragazzino arrogante, ma molto diretto e conciso.
 
"Tranquillo, non è veleno" scherzò alla cornetta, finendo di scrivere il nome della medicina. Sapeva bene che suo fratello non dubitava sulle decisioni di Hiroko, ma le piaceva stuzzicarlo con qualche scherzetto ogni tanto per sciogliere la tensione.
 
"E ci mancherebbe anche..." borbottò fintamente scocciato "Che cosa sono, in breve, queste..."
 
"Pillole" rispose per lui "Sono degli integratori glicemici, ti aiuteranno a rimanere in piedi invece di cadere come un sacco di patate"
 
"Mari!!" alzò di poco il tono, troppo stanco e spossato per resistere anche solo un po'.
 
"Ok, ok la smetto" ridacchiò sotto i baffi, aumentando l'ira del fratello "Ti faccio una foto del nome e te la invio, ok?" sbadigliò sonoramente, per fargli intendere che avrebbe voluto volentieri coricarsi per ancora qualche oretta.
 
"Sì, va bene" allargò la bocca anche lui, segno che stava iniziando ad abbioccarsi "Grazie, Mari" disse con profondo rispetto verso la sorella, che lo aveva salvato oggi: le sue chiamate alleggerivano il suo cuore. E la sua anima... 
Appena riattaccò la chiamata, tirò un lungo respiro: quella sensazione di sentirsi svenire, se ne era andata.
Mancava poco al giorno dell'evento e lui ci stava capendo sempre meno: ogni giornata era colma di nuove sensazioni e, anche se aveva smesso di correre in bagno ogni due secondi, il suo carattere altalenante non accennava a lasciarlo in pace. Desiderava solo darsi una regolata, al fine di non rovinare ancora di più il rapporto che c'era tra lui e Victor.
Prima di andare a dormire, aprì le finestre come aveva fatto il giorno prima beandosi del venticello fresco, che accarezzò dolcemente la pancia leggermente gonfia: si sentiva, come se due mani cullassero la minuscola vita all'interno del suo corpo e quella sensazione lo rilassava.
Accarezzò, con un sorriso sulle labbra, quella zona premendo giusto un pochettino per sentire di nuovo il leggero battito del figlio: Dio solo sapeva, quanto si fosse innamorato del bambino in così poco tempo. Voleva circondarlo d'amore con ogni mezzo a sua disposizione, che fosse con delle leggere carezze sulla panciotta, che fosse con un abbraccio di Victor (anche se, a sua insaputa) o che fosse con...
 
"La danza" sussurrò, prima che gli occhi si riempirono improvvisamente di lacrime "Sì, la danza" disse con voce tremula "Potresti diventare un ballerino, che dici?" 
Ma Yuuri sapeva già che, qualsiasi cosa avesse fatto suo figlio, lui gli avrebbe sempre voluto bene: glie ne voleva ora, quando ancora non era nato, chissà quanto l'avrebbe amato quando avrebbe visto la luce.
Il problema rimaneva sempre uno: come avrebbe reagito Victor a quella sconvolgente ma strabiliante notizia?
Scosse la testa, per scacciare quella domanda: più tardi, ci avrebbe pensato più tardi. Non era ancora il momento.
Chiuse le finestre, sentendo un brivido scorrergli lungo la schiena: nonostante le avesse lasciate aperte solo qualche minuti, il tipico freddo che caratterizzava la Russia, aveva gelato la stanza in poco tempo e, di certo, Yuuri non ci teneva molto ad ammalarsi.
Finalmente, si coricò definitivamente sul letto, picchiettando dolcemente con l'indice sull'ombelico per prendere sonno.
 
"Mori mo iyagaru, Bon kara saki-nya
Yuki mo chiratsuku-shi, Ko mo naku-shi
 
Bon ga kita-tote, Nani ureshi-karo
Katabira wa nashi, Obi wa nashi
 
Kono ko you naku, Mori wo ba ijiru
Mori mo ichi-nichi, Yaseru-yara
 
Hayo-mo yuki-taya, Kono zaisho koete
Mukou ni mieru wa, Oya no uchi
Mukou ni mieru wa, Oya no uchi*" prese a cantare quella canzone che intonava sua mamma, quando la notte gli faceva paura: il suo ritmo dolce e tranquillo, lo calmava e, per quanto si vergognasse ad ammetterlo, ancora adesso, che aveva ormai più di vent'anni, quelle dolci note avevano lo stesso effetto di quando ne aveva dieci.
Posò un bacio al centro del palmo della mano e la portò sopra il ventre: quando avrebbe avuto un po' più di volume, lo avrebbe baciato direttamente con le sue labbra.
"Oyasumi...**"

[*I would hate baby-sitting beyond Bon Festival,
The snow begins to fall, and the baby cries.
 
How can I be happy even when Bon Festival is here?
I don't have nice clothes or a sash to wear.
 
This child continues to cry and is mean to me.
Every day I grow thinner.
 
I would quickly depart here and go back.
In the distance, I can see my parents' home.
In the distance, I can see my parents' home
(Tratto dalla famosa e tipica ninna nanna giapponese, "Takeda no Komoriuta")
 
** Buonanotte]
 
***
La sera prima dell'esibizione...
 
"Yuuri, Yuuri dove hai messo il tuo costume? E le scarpette? Hai messo nella borsa le fasce per i piedi? Non si sa mai che..."
 
"Victor!!" lo richiamò esasperato "Una roba alla volta, cioè, non è la fine del mondo se mi dimentico le fasce per i piedi! Il costume e le scarpe sono già nella borsa e, tanto per precisare, è da stamattina che ti dico che ho tutto pronto!" 
 
"Oh, allora scusami!" sbottò, irritato, animando il tutto con le braccia "Scusami se voglio che domani sia tutto perfetto, è il nostro momento!"
Yuuri sussultò, tra le mani aveva  le fasce che gli aveva consigliato di mettere via, e si zittí al solo sentire quelle quattro parole: "È il nostro momento"
Già, era il loro momento, la loro occasione! Finalmente sarebbero stati uniti nella danza agli occhi di tutti e non rinchiusi nelle quattro mura dello studio, finalmente avrebbero mostrato il loro amore a tutti.
Finalmente... 
 
'Il bambino potrà sentire un po' di calore da parte di Victor' sussurrò nel suo pensiero, ma non uscì nulla dalle sue labbra.
Non rispose alle parole del russo e tornò a dedicarsi alle fasce da sistemare, con un freddo e apatico sguardo passò accanto al compagno.
 
'Ma che diavolo sta succedendo qui?' sospirò mentalmente l'albino, davvero, non sapeva più cosa inventarsi.
In questa settimana, Yuuri aveva avuto fin troppi sbalzi d'umore, molti di più di quando andava in Heat ancora prima che venisse marchiato da lui. Era...assurda come situazione ed estremamente snervante per lui: non riusciva sempre a gestire quelle situazioni e, sinceramente, era anche un po' stufo di assecondare ogni capriccio di Yuuri.
 
"...ctor? Victor!!" l'urlo prepotente del corvino, lo risvegliò "Ci sei o ci fai? Mettiamo in ordine le ultime cose e andiamo a letto, che sono stanchissimo" sbuffò, con il volto stanco e scarno: nonostante la pancia stesse crescendo di continuo, il suo viso era smunto e sciupato da innumerevoli notti passate a piangere o ad urlare per i dolori lancinanti alla pancia: in particolare oggi, dove, a causa dello stress, aveva iniziato a soffrire di forti fitte allo stomaco.
 
"Yuuri" si portò due dita alla base del naso, strizzando gli occhi "Senti, cerchiamo di darci una calmata, che se andiamo a letto così, di sicuro non riusciremo a dormire" disse con il tono più paziente che avesse: neanche parlare con quei giornalisti rompiscatole, che a volte arrivavano al punto da violare la sua privacy, lo irritavano a tal punto.
 
"Basta solo che ci sbrighiamo" rispose, con voce meno scocciata. Era arrabbiato per vari motivi, quello principale in assoluto era la gravidanza: sembrava non dargli tregua da stamattina, tra nausee, pianti e continui cedimenti. Le pillole che gli aveva consigliato Mari, avevano fatto effetto solo le prima volte, poi, come una droga, il loro effetto era scomparso parzialmente.
Le prendeva ancora, per paura di avere un crollo improvviso, ma se lo aiutavano manco se ne accorgeva.
E poi, Victor, teso come lui, aveva inziato a dirgli di fare quello, questo, andare di là, prendere i costumi dall'armadio...
E questa cosa lo mandava in bestia più del dovuto, ma non se ne accorgeva mai e finiva per aggredire il russo. Come sempre.
 
"Ai suoi ordini..." mormorò sconfitto il russo: era troppo stanco per poter continuare a ribattere. Passò accanto al mobiletto, dove sopra vi era appoggiato un kit medico e...una borsetta grigia?
Possibile che non l'avesse mai notata fino ad ora?
Poteva essere tranquillamente di Yuuri, del resto sarebbe rimasto a dormire da lui per questa notte.
Non ci diede molto peso, prendendo il kit dietro ma nel farlo spinse involontariamente il borsellino in avanti facendolo cadere, insieme a tutto il suo contenuto: un disastro, visto che tutte quelle pillole...si erano sparse sul pavimento...
Pillole? Non erano i classici soppressori che prendeva il compagno, quelli erano di un colore diverso, e sulla scatolina che le conteneva non c'era nessuna etichetta.
No...possibile, fossero proprio quello che stava pensando?
 
'Stai dando di matto, Victor, perché Yuuri dovrebbe aver bisogno di quella roba? No, no, no non puoi dubitare così tanto di lui...'
Ma, allora cosa erano?
 
"Victor, qua ho finito, se vuoi-" la sua espressione mutò da una neutrale e leggermente pallida, a una intrisa di paura e orrore.
"VICTOR!! NON TOCCARE!" urlò, spostandolo malamente dal casino che aveva creato: era fottuto, letteralmente.
Raccolse una per una le pillole, sperando così di riparare al danno creato.
 
'Non guardare, non guardare, Dio, ti prego, non guardare!' pregò tutte le divinità su questo pianeta, perché Victor non capisse qualcosa.
 
"Yuuri" la sua voce gli raggelò il sangue: era fredda, distaccata d terribilmente apatica "Girati" ordinò e lui, come un cane bastonato, ubbidí con ancora alcune pillole in mano: era finita.
Sì, ormai era finita, game over.
Cosa gli era passato per la testa, di lasciare sul mobile una cosa così importante?!
Victor avrebbe capito tutto, ne era certo: aveva fin troppe prove, per arrivare alla conclusione, che, sì, Yuuri era incinto e, sì, gli aveva mentito per tutto questo tempo.
 
"Sai, Yuuri..." disse l'albino, il tutto con un sorriso malefico, lo stesso che utilizzava quando facevano l'amore: provocante e selvaggio, come piaceva a lui. Ma ora, come non mai, desiderava la sua classica boccuccia a cuore e lo sguardo spensierato. Avvicinò il suo viso pericolosamente alla punta del suo naso: "Ti stai dopando?"
 
"Eh?" quella frase detta in un sussurro, vicino all'orecchio, lo lasciò sconcertato: da una parte era felice perché voleva dire che Victor non aveva capito nulla della sua condizione, ma dall'altro si preoccupava seriamente del suo compagno. Era arrivato a tal punto da sospettare che il suo fidanzato, si drogasse per dare il meglio domani?
 
"No, Victor, cosa ti viene in mente? Ti stai sbagl-" non fece in tempo a finire la frase, che si ritrovò costretto a guardare alla sua destra: la guancia pizzicò leggermente. 
Uno schiaffo...
 
Era bastato quello per togliere tutte le difese ad entrambi: "IDIOTA!!" urlò Victor tra le lacrime, scuotendolo violentemente stringendo le spalle "Cosa ti passa per la testa in questo periodo?! Io ho paura per la tua salute e poi trovo queste cose!" con le braccia indicò con veemenza tutte le pillole per terra, prima di prendere i polsi del compagno e stringerli con forza "Cosa credi che io pensi, vedendo questo casino! Yuuri, è da giorni che ti dico, che di queste cose bisogna parlarne insieme. Cosa-"
 
"NON-MI-DROGO!!" urlò fuori tutta la tristezza e rabbia repressa in questa settimana: sentimenti celati, bugie mai raccontate, lacrime versate...
Tutto buttò fuori e, ad essere sincero, adesso si sentiva anche meglio.
 
"Victor, sei arrivato a tal punto da dubitare di me, giusto?! Non mi ami più, lo so ed è tutta colpa mia!!" con uno strattone liberò i polsi dalle mani del russo, solo per poter lanciare malamente gli occhiali blu in un punto imprecisato della stanza e asciugarsi con foga le palpebre "Del resto, chi mi vuole?? Nessuno desidera un Omega stupido, isterico e grasso come me!!" il corvino era totalmente fuori di sé, privo di lucidità, accecato solo dal dolore. Pochi secondi erano bastati, per arrossare gli occhi a tal punto da vederci male: non gli importava più nulla. Poteva anche morire, tanto ormai...
"E no, non sono droghe quelle che prendo, ma stupidi farmaci per combattere l'ansia e la paura di un povero stupido uomo che non sa fare nulla nella sua vit-"
 
"YUURI!!" un forte abbraccio, lo costrinse a smettere di parlare, visto che gli mozzava il fiato "Calmati, per favore, calmati!" lo strinse a sé, con più forza fino ad avere paura di avergli rotto qualche osso "Ho capito, ho capito e capisco la tua ansia. Mi fido di te, scusami se ho dubitato, ma ti prego..." si allontanò un po' solo per fare cozzare gentilmente le loro fronti "Non piangere, ci sono io... Queste cose vanno affrontate insieme, se no si rischia di arrivare a questi livelli" baciò dolcemente la punta del naso arrossata del corvino.
 
"Vi-" poteva farlo? Gli stava mentendo, dopotutto, non avrebbe avuto il diritto neanche di toccarlo in quel momento. Si sarebbe aspettato una reazione più violenta, tipo una discussione tra loro due urlando e insultandosi a vicenda, dove Victor lo avrebbe sicuramente lasciato...
Eppure, il destino era crudele: sapeva dargli momenti dei serenità, quando non se li meritava.
Ma, per una volta, una volta sola nella sua vita, avrebbe voluto dare a suo figlio un po' di amore da parte dell'altro genitore, anche se non diretto precisamente a lui: sarebbe stato compito di Yuuri far passare tutto quell'affetto al bambino, attraverso la sua anima e il suo cuore.
Perché era questo quello che erano Victor e Yuuri: un cuore e un'anima, entrambi indispensabili e impossibili da separare.
E quando urlò il nome del compagno, disperato tra le sue braccia, capì che, per una buona volta, avrebbe dato ascolto al suo cuore e si sarebbe lasciato amare dopo tanto tempo che non accadeva.
 
"VICTOOOOOR..." 
Un gemito strozzato, un nome urlato, lacrime e dolore...
 
Esiste un posto all'interno della tua vita, che, seppur doloroso, rimarrà il luogo che hai sempre chiamato "casa"
 
***
Le luci si accesero gentilmente, lasciando mostrare la figura di un uomo a testa bassa.
L'abito era di colore blu, ornato da bottoni d'oro e cinghie, rassomiglianti a corde, che gli fasciavano il petto scendendo fino alla vita dove partivano dei leggins neri molto elastici.
L'espressione era celata, dalla chioma scura tirata all'indietro col gel, ma quando le prime note del pianoforte toccarono le  orecchie del pubblico mostrò degli occhi doloranti e uno sguardo malinconico.
Alzò la mano, quasi in segno di chiamare un aiuto, ma l'abbassò, come per rinunciarci distendendola lungo i fianchi.
 
//Sento una voce, che piange lontano...//
 
Con un gesto aggrazziato, si portò, con l'aiuto della mano sinistra, la mano destra al viso e si diede una carezza prima di distendere entrambe le braccia ed eseguire un perfetto Arabesque.
 
//Anche tu sei stato forse abbandonato//
 
Un veloce Entrechat, prima di mettersi in ginocchio ed evocare con le braccia una divinità a cui chiedere aiuto. Ma non arrivò e, frustrato, si rimise in piedi e fece un veloce giro di 360° su sé stesso prima di avvicinarsi verso una figura nascosta ancora all'ombra del sipario.
Anch'esso era vestito come il ragazzo dai capelli corvini, cambiava solo il colore, che era di un bel viola né troppo chiaro né troppo scuro: la scollatura arrivava fino a oltre il torace ampio, ma sotto teneva una camicia di lino bianca, quasi trasparente. Da lui, si poteva notare un chiaro luccichio all'anulare della mano destra: un anello...
I capelli argentei ricadevano gentili su un occhio, coprendolo, ma la sua espressione ammaliò ogni spettatore presente quella giornata: un sorriso rivoltò sempre verso il corvino e uno sguardo caldo e pieno di amore, diretto unicamente al ragazzo.
Appena il giapponese gli sfiorò una guancia, esso scappò di nuovo in mezzo al palco quasi scottato dalla sua pelle.
Si mosse leggiadro quando eseguí un Jeté, cadendo come una piuma sul pavimento, muovendo le braccia leggere e aggrazziate, ma il loro movimento metteva un certo timore.
Infatti, subito dopo cambiò modo di danzare, minacciando l'albino con un Entrechat veloce e conciso.
Il ballerino vestito in viola fece finalmente la sua comparsa al centro del palco, ornando la sua corsa di chassé prima di avvicinarsi definitivamente al viso del corvino con un Pas jeté en l'air en tournant in arabesque e accarezzare malizioso le sue labbra. 
 
//Stammi vicino, non te ne andare//
 
La musica entrò nel vivo e fu da lì che l'esibizione uscì dai canoni della danza classica: il corvino prese le spalle dell'albino e lo trasportò in giro per il palco, prima di fermarlo bruscamente, vicinissimo al suo viso, e farsi prendere in braccio dal ballerino russo: arpionò le caviglie al collo dell'uomo e rimase in bilico, con i capelli che sfioravano il pavimento.
 
//Ho paura di perderti//
 
Si rimise dritto con lentezza e, con movimenti fluidi delle braccia, le andò ad appoggiare dietro la nuca del compagno. Alla parola "perderti" chiusero gli occhi, avvicinando troppo le loro labbra cosa che, da recita, spaventò il corvino. Scappò di nuovo via, con qualche Pirouette mentre Victor si dannò al centro del palcoscenico in ginocchio, sfregandosi con veemenza il capo e il viso.
Yuuri lo osservò da lontano, pronto alla prossima mossa.
 
'Sai, Victor, avrei voluto dirti un sacco di cose' 
 
//Le mie mani, le mie gambe//
 
Con una corsetta sulle punte, fece finta di fuggire dalle grinfie del suo salvatore, ma l'albino riuscì a prenderlo per i fianchi e lo fece piroettare su sé stesso un paio di volte, prima di sollevarlo da terra: il corvino piegò la gamba destra stendendo quella sinistra dietro mentre "volava".
 
'Della mia gravidanza, dei miei dolori, dei miei rimpianti...'
 
//I battiti del cuore...//
 
Con un gesto quasi casuale delle mani, si toccarono il centro del petto per poi tirare un leggero schiaffo su quello del compagno: il cuore era stato donato, adesso ognuno era in possesso di quello dell'altro.  
Si avvicinarono ancora, chiusi in un abbraccio desiderioso di un bacio, ma non era il momento giusto.
 
'Di tutte quelle cose, che, beh, andavano condivise. Anche se dolorose. Come dicevi tu...'
 
//...si fondono tra loro//
 
Questa volta fu il ballerino vestito di blu a sollevare l'uomo dai capelli argentei e girare su stessi un paio di volte: ma qualcosa sembrava non piacere al giovine russo.
 
'Yuuri? Perché mi ha fatto già scendere, dovevi tenermi ancora su per un altro elemento'
 
Cercò di improvvisare un giro in passé, per coprire il momento vuoto che, teoricamente, doveva essere riempito da un elemento di coppia. Nel mentre, il ballerino dell'Oriente si allontanò di nuovo, pronto, però, a dare completa fiducia al suo salvatore, questa volta.
 
'Per questo, mio caro, Victor. Volevo chiederti immensamente...'
 
"Scusa" sussurrò prima di prendere la rincorsa ed essere preso al volo dall'albino, come avevano studiato le prime volte.
Già, quelle giornate dove si dannavano ogni pomeriggio a trovare nuove idee da aggiungere alla coreografia, dove si allenavano duramente, e, tra una prova e l'altra, ci scappava un bacio fugace, dove, nonostante tutte le difficoltà, sono riusciti a rimanere uniti e a completare questo percorso insieme.
Era la fine, questa volta per davvero: il capo di Yuuri reclinò all'indietro e così fece il resto del corpo, lasciandosi al vuoto. 
 
//Partiamo insieme, ora sono pronto//
 
Venne preso al volo da Victor e, ancora prima che la musica terminasse, baciò quelle labbra perlate per imprimersi bene il loro sapore, la loro passione nella mente, nel corpo, nell'anima.
Perché, quella poteva essere l'ultima volta che ne riceveva uno.
 
"Mi dispiace Victor..." sussurrò quando la musica volse al termine. 
 
"Eh?"
Gli applausi iniziarono fragorosi.
Le mani di Yuuri lasciarono il viso di Victor, cadendo verso il basso.
Il capo si mollò all'indietro e gli occhi persero quello scintillio di vita, che brillava e valeva più di mille stelle. Adesso non c'era più.
Quelle gemme marroni si chiusero e il corpo cadde a terra.
Gli applausi si interruppero, zittiti dalla voce disperata di un uomo.
 
"YUURI!!!"
 
'Victor, mi dispiace, ma non ho retto...
Spero che il bambino abbia i tuoi stessi occhi, i tuoi stessi capelli e la tua stessa vitalità e gioia di vivere.
Io gli donerò solo la mia anima.
Victor, mi dispiace, averti mentito. 
Lo sai?
Io odio mentire'
 
---
 
"Signor Nikiforov, lei era a conoscenza della sua condizione fisica?"
"No, non ne sapevo nulla. Avevo intuito che qualcosa non stava andando, ma... Infermiera, mi dica che cos'ha Yuuri, il mio Yuuri, per favore"
"Beh, le devo le mie congratulazioni!"
"Eh?"
"Presto div...pad....non è felice?"
 
La stanza d'ospedale era fredda, nonostante i termosifoni fossero accesi: vi era un letto con adagiato sopra un ragazzo dai capelli scuri, addormentato con una ruga di dolore a rovinargli la fronte, e, accanto un uomo preso a camminare nervosamente avanti e indietro.
 
'Mi ha mentito, mi ha mentito, mi ha mentito!" Victor non si sentiva così arrabbiato, da quando gli avevano detto che sua madre era morta a causa dell'incompetenza di alcuni medici, tanti anni fa.
 
'Yuuri, fin quanto puoi essere crudele con me?! Ho patito le pene dell'inferno, al solo pensiero che tu stessi veramente male. E invece no, un figlio!' allargò le braccia, facendole subito ricadere lungo i fianchi, facendosi male 'Un bambino, che deve ancora nascere, vale molto di più dell'uomo che ami, con cui hai una relazione da anni! 
Che poi manco lo volevamo un figlio adesso, ne avevamo già parlato! Cazzo, Yuuri, perché rendi sempre le cose più complicate?!' si accese una sigaretta e iniziò ad espirare il fumo dalla bocca: non inspirava quello schifo da quando aveva diciotto anni e, se lo faceva, voleva dire che era veramente stressato. Non si curò nemmeno della presenza del corvino nella stessa stanza, mentre inspirava catrame e tabacco.
 
'Ti ho sempre dato tutto, ho assecondato ogni tua richiesta, ti ho supportato! Ed è così che mi ripaghi?
Con una bugia e una vita che ti porti in grembo: tutto questo solo perché hai voluto fare il capriccioso quella notte!
Dio, se avrei dovuto non darti retta quella serata' buttò fuori gli ultimi residui di fumo dai polmoni, puntandoli verso Yuuri 'In più, non solo mi hai mentito, ma hai anche messo a rischio la vita di tuo figlio! Anzi, del NOSTRO bambino!! Dovevi dirmele prima queste cose, si trovava una soluzione. Yuuri..." espirò un'ultima volta il fumo e buttò la sigaretta nel cestino. 
Fu in quel momento, che un sentimento gli pervase il corpo: un senso di colpa.
Era davvero colpa di Yuuri? Solo ed unicamente sua?
Tirò un pugno contro il muro, sbucciandosi le nocche. Non capiva più nulla di chi era la colpa e provava un misto tra rabbia e tristezza, come se si sentisse in colpa per il giapponese, ma non troppo e...
Si sentiva uno schifo.
Se non vi ritrovava rimedio, sentiva che avrebbe sofferto per il resto della sua vita. Poteva perdonarlo?
***
La prima cosa che sentì Yuuri, quando ritornò cosciente furono un paio di mani appoggiate sopra le sue: erano fredde e, anche se riconosceva il loro proprietario, gli fecero paura.
 
"Yuuri... stai bene" congiunse le mani in segno di preghiera, lasciando che qualche lacrima bagnasse il bianco lenzuolo dell'ospedale "Grazie a Dio..." si aggrappò alle sue gambe, iniziando, trattenendo quante più lacrime poteva: durante le ore in cui il compagno dormiva, aveva avuto tutto il tempo per ragionare e pensare a cosa dirgli per fargli capire, che, sì, era molto alterato, ma non volevo ricorrere a misure drastiche.
 
"Victor, non è successo nulla. È stato solo un mancamento, tutto qua" gli accarezzò i capelli chiari, toccandosi d'istinto la pancia con l'altra: cos'era successo? Il bambino stava bene? Non era un segnale di aborto naturale, vero?
Come sempre, le sue ansie e le sue paure le avrebbe colmate solo quando si sarebbe trovato da solo con Mari: solo lui e sua sorella, nessun altro. Ma, almeno era finita, no?
 
"Yuuri..." gli prese la mano, ma non quella sulla sua testa, bensì quella che stava cullando dolcemente una creatura ancora in fase di crescita "Mi hai mentito" secco e diretto.
Fu una pugnalata al cuore per il corvino, al che non riuscì a controllarsi e scoppiò in lacrime, ma senza singhiozzare o urlare: era stufo di fare la vittima, avrebbe sofferto in silenzio. Ma, maledetto il suo carattere fragile e debole, non riuscì a mantenere la calma per più di due secondi.
Le mani iniziarono a tremare leggermente e il corpo non rispondeva più ai suoi comandi: il terrore che Victor lo lasciasse proprio qui, su quel lettino anonimo, all'ospedale, si fece sempre più presente.
 
"Mi-mi dispiaceeee" singhiozzò più volte, travolto da una scarica di disperazione e sconforto "Avevo paura di cosa avresti detto, non volevi avere figli, era troppo presto e sono stato uno sconsiderato a farti quella richiesta quella notte!" strinse il ventre a sé, come se volesse abbracciare qualcosa "È tutta colpa mia, lo so! Sin dal principio, ho sbagliato. Sono stato capriccioso e ho voluto fare il passo più lungo della gamba!" tossí un paio di volte, mentre le lacrime, ancora, cadevano copiose dai suoi occhi scuri "Avevo paura, Victor, paura!! Paura che tu non volessi tutto questo, paura che tu mi avresti lasciato, paura che, per colpa mia, avresti dovuto rinunciare alla tua carriera. Avevo paura che il bambino crescesse con un solo genitore e non volevo: senza di te non sono in grado di fare nulla, Victor, ho bisogno di te!!" strinse le dita, tra i capelli neri, quasi tirandoli e strappandoli: faceva male, ma mai quanto il cuore andato a pezzi. Lo avrebbe lasciato, ne era sicuro.
 
Del resto, a chi sarebbe mai interessato un buono a nulla come lui?
Sì, lo avrebbe abbandonato: lui e il suo futuro figlio.
Eccolo, che alza lo sguardo deciso a dirgli quelle due fatidiche parole, che, d'ora in avanti, segneranno pesantemente la sua vita
'Ti lascio'
'Ti lascio!'
'Ti lascio!!'
 
"Basta..." colto da un attacco di panico, cercò di scacciare quelle voci che lo stavano assillando da una settimana.
Non ci vide più: tutto era offuscato, i suoni ovattati e l'anima persa e rotta in frantumi.
Era finita...
 
"Yuuri..." si schiarí la voce, pronto a dirgli la cruda verità.
Si preparò all'impatto emotivo, sperando che non ci sarebbero state ripercussioni sulla sua gravidanza e, principalmente, sul suo bambino e...
Una melodia simpatica, cantata da quelle labbra rosee, gli rinsanò l'udito: amava quel suono, si da piccolo aveva il potere magico di calmarlo.
Continuò a canticchiare la musica della "Danza della Fata Confetto", fino a che non si interruppe, arrivato alla fine della canzone.
 
"Eh?" alzò lo sguardo, stanco di sentirsi così svuotato. Le guance erano arrossate sugli zigomi, segnate dal percorso delle lacrime, il viso smunto e lo sguardo...
Neutro, pacato, privo di vita: mai visti degli occhi così spenti e privati di ogni loro vitalità. Dov'era finito quel riflesso di luce, segno distintivo del carattere frizzante e determinato di Yuuri?
 
"Ti ha sempre calmato questa musica, no?" gli prese la mano destra, quella con un anello d'oro al dito, e iniziò ad accarezzarla in più punti: il palmo, le falangi, i polpastrelli, le rughe, l'inizio del polso...
 
"Yuuri, ti dirò la verità: sono molto arrabbiato con te. Mi hai nascosto una cosa, talmente importante e, non so, quando l'ho saputo sono rimasto spossato. Stordito, capisci?"
Il ragazzo annuì solo, troppo stanco per parlare e talmente rilassato dalle continue carezze di Victor per poter protestare.
 
"Non sono arrabbiato con te, perché hai voluto non utilizzare il preservativo quella notte. È stata una scelta di entrambi, la colpa è anche mia. Sono arrabbiato, perché per una settimana mi hai fatto stare in pena. Hai idea di cosa ho pensato, quando ti vedevo giù di morale o stavi male. Sentivo i tuoi pianti di notte, mi svegliavo quando tu scappavi in bagno a rimettere. Cosa credi che io abbia pensato, dopo tutto questo?"
Yuuri deglutí a fatica, negando con la testa alla domanda del compagno.
 
"Credevo ti fossi ammalato, Yuuri. Avevo paura che avessi contratto qualche malattia grave e che, dopo questa esibizione, tu non ce l'avresti mai fatta. Sentivo come se ti rimanesse poco tempo. Hai idea di quanto sono rimasto in ansia alla sola idea che, tra qualche mese o tra qualche anno, tu, forse, non ci saresti stato più vicino a me?" la voce tremò di nuovo "Ecco, sono arrabbiato per questo. Non per questo..." tirò fuori una confezione di un contraccettivo, dalla tasca dei pantaloni. Al vederlo, Yuuri non poté non arrossire: i ricordi di quella notte, erano ancora vividi nella sua mente.
 
"O per questo..." continuò, spingendo lentamente la propria mano, insieme a quella del compagno, verso il ventre gonfio. Accarezzò dolcemente quella zona: era assurdo pensare che da qualcosa di così piccolo, nascesse una creatura tanto meravigliosa. Lì dentro, stava crescendo il frutto del loro amore. L'unione tra Yuuri Katsuki e Victor Nikiforov.
 
"Aspetta" le iridi riacquistarono la propria vitalità "Quindi, vuoi..." il suo volto incredulo, divertì l'albino.
 
"Bakatsuki, non l'hai ancora capito?"  abbracciò il ventre, appoggiando l'orecchio sulla zona dell'ombelico, con estrema cautela "Voglio vivere con te questo momento importante per la NOSTRA vita, voglio apprezzare tutto quello che mi sono perso in questa settimana. Yuuri, credi davvero che io sia tanto freddo, da ordinarti l'aborto?" attraverso il tessuto della camicia da notte, sentì che qualcosa c'era. Anche se era ancora troppo presto, sentiva qualcosa: un battito, una nuova vita.
 
"Victor, credevo che tu non volessi..." era ancora incerto su alcuni quesiti e prima di cantar vittoria voleva scacciare via tutti i dubbi.
 
"Ho mai detto qualcosa a riguardo dell'aborto? Yuuri, il  
-pasticcio- lo abbiamo fatto entrambi, prendiamocene la responsabilità e andiamo avanti. Ma, insieme. Mai più da soli, non posso vivere senza averti qui accanto a me"
 
"E..." deglutí "Per il lavoro?"
A questa domanda, Victor ridacchiò: "Sai, ho sentito in un programma alla TV che svolgere le proprie passioni, durante la gravidanza aiuta a far sentire il bambino al sicuro. Certo, non posso farti danzare al tuo solito livello, ma sicuro qualche Plié e Arabesque riesci a farlo!"
Gli occhi castani tornarono finalmente a brillare, incantati da quanto la vita gli avesse dato senza chiedere nulla in cambio.
 
"Victor..." un primo singhiozzo "Victor, Victor, Victooooor!!" e pianse. Fino allo sfinimento, ma questa volta con un peso al cuore più leggero "Ti amo, non avrei potuto chiedere di meglio dalla mia vita! Sei..." sollevò il viso dell'albino, che, a sua insaputa, stava cercando di nascondere qualche lacrima attraverso l'abbraccio "La cosa più meravigliosa, che mi sia mai capitata. Insieme a lui..." indicò la pancia.
Impossibile, resistere dal baciarsi. E fu un bacio colmo di passione, pronta ad ardere in qualsiasi momento: c'era tanto amore compresso in quelle labbra, troppo voglioso di scambiarlo con le compagne.
I respiri di fecero più affannosi, fremendo al pensiero di lasciarsi sfuggire qualche gemito in quella stanza d'ospedale.
 
"La sai un'altra cosa, Yuuri?" prese a giochicchiare con i bottoni sul retro del pigiama.
 
"Mh?" offrì maggior spazio a Victor, avvicinandoglisi.
 
"Fare l'amore, durante il periodo della gravidanza, fa sentire il bambino amato. Vuoi provare?" glie lo sussurrò languido all'orecchio, deciso a farlo veramente.
Ma un sonoro tonfo alla testa, gli fece capire che aveva appena ricevuto una cuscinata da parte di Yuuri: il suo viso si era imporporato molto ed erano ben visibili le reazioni fisiche che aveva scatenato con quel bacio.
 
"Bakaforov!!!" lo picchiò molte volte, arrossendo al pensiero di ciò che gli aveva appena detto il compagno.
Si immaginava loro due, stesi sul loro letto ad abbracciare quel rigonfiamento sulla pancia, coi loro corpi nudi, mentre si univano in una cosa sola.
Finito di torturare Victor, gli venne in mente una cosa e si leccò le labbra per questo.
 
"Se non altro..." si tolse gli occhiali e tirò indietro la frangetta "Da cui fino alla fine della gravidanza, possiamo farlo senza barriere"
 
"Vksuno!!!" gli occhioni si riempirono di lussuria "Yuuri, non vedo l'ora di avere tutto da te. Facciamolo per noi e per Nikki!"
 
"Nikki?" si rimise le lenti, ma non ci arrivò proprio al punto del discorso del russo.
 
"È il nome del nostro figliolo! Nikki, ovvero Nikolaj!!!" esultò, danzando per la stanza, prontamente ripreso da alcune infermiere di turno.
 
"Nikki..." sì accarezzò di nuovo la pancia e sorrise "E se fosse femmina? La chiamiamo Hana?"
 
Entrambi si fissarono per qualche minuti, prima di scambiarsi un dolce e leggero bacio unendo le loro mani.
 
"È perfetto, Yuuri" poggiò le labbra sulla fronte "Tutto questo è perfetto..."




Note dell'autrice
Ok, finalmente, l'ho finita! Davvero, non sapete che lavorone c'è stato dietro per completare questa storia XD
Devo essere sincera: non sono molto soddisfatta di come è uscita la storia, ma l'ho presa come una sfida contro me stessa e l'ho finita comunque. Sono aperta alle critiche, che so che saranno molte (viste delle lacune all'interno della storia), quindi spero proprio di sentire una vostra opinione.
So che 3 capitoli per una storia da 20 000 parole, sono pochi, ma il contest non poneva limiti al numero di parole, ma ne poneva sul numero dei capitoli: ovvero 3.
Colgo l'occasione per ringraziare l'admin della pagina Facebook "Yuri on Ice-Italia" per aver indetto questo contest!
Inoltre, voglio ringraziare col cuore e con l'anima 4 persone, che mi hanno aiutata con la stesura della storia e mi hanno spronato a non arrendermi mai.

Quindi, grazie:

Mirakokoro: per avermi aiutato veramente tanto con la stesura delle parti, per le idee che mi hai fornito e per esserti presa così tanto tempo per la mia storia.

Asuka: per le tue parole bellissime, che mi hai detto quando ero giù di morale.

Neko Hana: per avermi supportato (e sopportato) moralmente, spronandomi ad andare avanti quando io non volevo fare altro che abbandonare tutto.

Sara Lovex: per avermi dato delle linee guida molto efficienti, che mi hanno aiutato veramente tanto.

Non posso fare altro che ringraziarvi a tutti e sperare che la storia sia di vostro gradimento!
Ci sentiamo ad una mia futura storia *^*

Yuki

 

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