OMG. I'm Hiddlesbatched!

di lallipumbaa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Incontri del quarto tipo ***
Capitolo 2: *** 2. Un cappuccino dovuto ***
Capitolo 3: *** 3. Vicini di casa ***
Capitolo 4: *** 4. Il Tree ***
Capitolo 5: *** 5. Dance like nobody is watching ***
Capitolo 6: *** 6. Un sogno che si avvera ***
Capitolo 7: *** 7. Un rapporto da non rovinare ***
Capitolo 8: *** 8. Be Cool ***
Capitolo 9: *** 9. Alla sua mercé ***
Capitolo 10: *** 10. I'm Sherlocked ***
Capitolo 11: *** 11. Tre parole importanti ***
Capitolo 12: *** 12. Sorpresa! ***
Capitolo 13: *** 13. Il posto dove i sogni diventano realtà ***
Capitolo 14: *** 14. Mr. e Mrs. Cumberbatch ***
Capitolo 15: *** 15. Vacanze greche con sopresa ***
Capitolo 16: *** 16. Problemi in Paradiso ***
Capitolo 17: *** 17. Rehab ***
Capitolo 18: *** 18. Capodanno e crisi esistenziali ***
Capitolo 19: *** 19. Lavoro e Compicazioni ***
Capitolo 20: *** 20. Un agosto troppo pieno ***
Capitolo 21: *** 21. Il guanto della sfida ***
Capitolo 22: *** 22. Believe me or not ***
Capitolo 23: *** 23. Rebirthing ***
Capitolo 24: *** 24. Buone Nuove ***
Capitolo 25: *** 25. And the Oscar goes to... ***
Capitolo 26: *** 26. Wedding Of The Year ***
Capitolo 27: *** 27. Marry me? ***
Capitolo 28: *** 28. Hen Party ***
Capitolo 29: *** 29. Mr. & Mrs Cumberbatch 2.0 ***
Capitolo 30: *** 30. Epilogo ***



Capitolo 1
*** 1. Incontri del quarto tipo ***


–CAPITOLO 1–
“Incontri del quarto tipo”
 
 
Era il suo giorno libero dal lavoro e Londra aveva deciso di regalarle un meraviglioso giorno sole di fine gennaio. Era quasi caldo, tanto che si era tolta il trench ed indossava un maglioncino, una maglietta e la sua sciarpa scozzese rossa. La borsa con la tracolla su una spalla e un cappuccino di Costa nell’altra.
Anche se si stava facendo un mazzo tanto per vivere in quella città non le dispiaceva affatto. Stava vivendo un sogno.
 
Dopo il diploma aveva deciso di prendersi un anno sabbatico e andarsene in Australia. Lì aveva lavorato nelle farm per il tempo prestabilito dalla legge australiana per gli stranieri che volevano lavorare nel loro paese per poi trovare un lavoro come cameriera in un ristorante a Brisbane.
Aveva rinnovato il permesso per un ulteriore anno e si era trasferita a Sidney nella zona di Bondi Beach lavorando ancora come cameriera. Quei due anni erano stati per lei i più belli della sua vita. Fino a quando non decise di tornare in Europa.
Aveva guadagnato abbastanza per stare tranquilla per un po’. Era tornata a casa con i suoi decidendo di cercare lavoro, ma dopo un paio di mesi aveva deciso che non voleva assolutamente starsene in Italia.
Il suo amore era sempre stato il teatro. Fin da bambina era sempre stata nelle rappresentazioni teatrali dell’asilo, delle elementari e delle medie. Alle superiori quando aveva trovato un gruppo teatro ci si era fiondata dentro saltando l’ultimo anno a causa del poco stimolo: per quattro anni il regista aveva fatto sì spettacoli diversi, ma era sempre la stessa cosa.
 Aveva tentato la pazzia più grande che le fosse venuta in mente. E, dannazione, c’era riuscita davvero.
Era entrata alla RADA, la Royal Academy of Dramatic Arts a Londra. All’età di 21 anni era entrata a far parte di una delle migliori accademie di teatro del mondo. Aveva trovato un appartamento con affitto bloccato abbastanza centrale (abbastanza grande per una persona sola con un bagno vivibile, un soggiorno/sala da pranzo, la cucina e una camera da letto) in un bel palazzo, aveva trovato un lavoro part time nel Disney Store di Bond Street e aveva compilato il modulo per l’assistenza finanziaria della RADA dato che viveva da sola e doveva mantenersi (solo la retta annuale era 9000£).
Stava frequentando il suo terzo anno alla RADA e aveva avuto, finalmente, uno dei ruoli principali in una delle rappresentazioni di metà anno. Ci stava mettendo il cuore in quello che faceva. Era quello che sperava potesse diventare il suo futuro lavoro.
Ricordava ancora il discorso del rettore il primo giorno di accademia “Questo è un duro mestiere. E sappiate che non tutti ce la faranno.” Il suo primo pensiero era stato “Bene, sarò sicuramente una di quelli!”. Anche perché figurarsi un’italiana entrata a far parte di un’accademia del genere avrebbe mai potuto farcela.
Ma dopo tre anni che abitava a Londra e frequentava gente inglese aveva acquisito un accento quasi perfetto (con tanto di imitazioni di accenti diversi – una sera in cui in corpo aveva più o meno 3 gin lemon si era messa a fare su richiesta le imitazioni di tutti i dialetti italiani mentre i suoi amici avevano sotto mano la cartina geografica dell’Italia e si era cimentata pure nelle varie parlate anglosassoni facendoli piangere dal ridere).
 
Il tempo a Londra era completamente l’opposto di quello a cui si era abituata in Australia, ma amava quella città come nessun’altra città al mondo, come non aveva amato nemmeno Brisbane o Sidney.
Quei giorni soleggiati erano oro per i Londinesi, e lei non era da meno.
Finita la mattinata di lezione, prima di andare a casa, voleva godersi il sole. Stava camminando lungo il Tamigi facendo un giro che non si stancava mai di fare: The Globe, riva del Tamigi ammirando gli edifici moderni della City, pausa sui gradoni vicino al Tower Bridge, attraversamento del ponte, la Torre di Londra e camminando così dall’altra parte della sponda godendosi il verde che piano piano cominciava a spuntare negli alberi, gli uccelli che ricominciavano a cinguettare, le vennero in mente le battute che doveva ripassare per lo spettacolo e cominciò a ripetersele quasi isolandosi dal mondo e… “Ouch!!”.
Era andata a schiantarsi contro qualcuno.
E te pareva.
 Il caffè era finito a terra, ma per fortuna nient’altro. “I’m sorry!” disse l’altra persona mentre le prendeva le spalle “N-no, I a-am sorry! I wasn’t looking where I was going!” gli rispose balbettando, sistemandosi la tracolla sulla spalla per poi girarsi e guardarlo negli occhi.
Oh mamma. Pensò appena lo guardò in faccia.
Preoccupato che lei non si fosse fatta nulla e abbastanza imbarazzato per la situazione, Tom Hiddleston era davanti a lei.
Le sorrise imbarazzato “I’m so sorry! I was wandering around and I didn’t see you! And your coffee is gone.” “Trust me, it’s not a problem! Less peril of hysteria for the world!” gli disse cercando di tranquillizzarlo.
È una situazione ai limiti dell’assurdo.
L’uomo rise e si raddrizzò “I’ll offer you one!” le disse con un tono categorico che non ammetteva repliche “But-” “Ah! I’ve already decided! So?” le disse indicandole con una mano la direzione da prendere. Sospirò e con un sorriso accettò l’offerta. La portò allo Starbucks davanti alla Torre di Londra e fecero la fila insieme. La commessa li salutò cortesemente e Tom ordinò per lei “A Cappuccino, please. Something extra on?” “No, thank you.” Gli disse sorridendogli imbarazzata “Ok. Your name?” chiese prendendo in mano il bicchiere di cartone e aprendo l’indelebile “Laila… it’s L-A-I-L-A.” “Thank you! If you wait here it’ll be ready in a minute!”.
Pagò lui, nonostante lei avesse prese in mano il portamonete. Si inclinó verso di lei sussurrandole “I’m so rude, sorry. I’m Tom.” “Laila, nice to meet you.” Gli rispose sghignazzando.
Preso il bicchiere uscirono. Lui la guardò “I’m sorry, but I have to go.” Le disse dispiaciuto “Don’t worry, you didn’t even have to pay me the cappuccino. And…it’s the fourth time you say you’re sorry.” Disse lei sorridendogli tenendo tra le mani il bicchiere “Oh. Right. I say I’m sorry too many times. Well. It’s been a strange encounter.”
“I agree.”
“Well, bye!” le disse porgendole la mano “Bye.” Lo salutò lei stringendogliela. Poi lui se ne andò per la sua strada.
Rimase lì attonita e si sedette su una panchina che guardava al Tamigi, lo sguardo fisso oltre il fiume. Lo Shard of Glass di Renzo Piano si stagliava sulla skyline degli edifici moderni lungo il Tamigi. Si mise a soppesare quello che era successo poco prima mentre sorseggiava il cappuccino: era andata a schiantarsi contro Tom Hiddleston; lui continuava a chiedere scusa; le aveva offerto il cappuccino che le era caduto di mano durante la collisione; era stato un perfetto gentiluomo.
Respirò a fondo prima di far sì che l’emozione le esplodesse dentro “OHMMIODDIO!!” esclamò ridendo mettendosi le mani in faccia “Se lo raccontassi alle ragazze non mi crederebbero mai!!” disse ridendo da sola. Si alzò dalla panchina e riprese la sua strada un po’ più felice di prima.
 
“No, aspetta. Che?” le chiese Joanne, una delle sue migliori amiche in RADA. Non studiava per diventare attrice, ma era una fantastica costumista teatrale (imbattibile con la macchina da cucire tanto che ogni tanto si divertiva a farle qualche vestito).
Si sistemò i ricci indomabili in una coda, e tirò via un riccio facendo sì che le ricadesse sulla fronte. Stava disegnando i vestiti per lo spettacolo di fine anno dove avrebbe partecipato anche lei ed era nel laboratorio praticamente deserto a scegliere i tessuti da usare.
"Ssssh!! Non urlare!" Le disse avvicinandosi verso di lei dall'altra parte del tavolo di lavoro "Ma non urlare cosa che siamo io, te e i manichini??"
"Sai che in RADA anche i muri hanno le orecchie! Comunque sì. Ieri ho avuto un incontro ravvicinato del 4^ tipo!" "Ahahahah!!! Ora si chiama così?" Le chiese scoppiando a ridere mentre pinzava al foglio un quadretto di stoffa borgogna.
"Esatto. Quell’uomo non è umano. Comunque è stata una situazione al limite del surreale: cioè. Gli sono finita praticamente in braccio, si scusava lui e mi ha offerto pure il cappuccino!!"
"Bè, sappiamo tutti che Mr. Hiddleston è la gentilezza fatta uomo! Comunque sì, è stato davvero gentile!"
"Ha voglia! E ho appurato che è vero che continua a scusarsi per tutto." commentò sedendosi sopra al tavolo sdraiandosi sopra "Laila, va che cede!" "Ma se c’è gente che ci ha fatto di peggio su questi tavoli!" Le disse alzando e abbassando ripetutamente le sopracciglia facendo arrossire la sua pelle dorata.
La chiamava in italiano "Beyoncé de no'artri" scherzando, anche perché ci assomigliava davvero. Occhi verdi, capelli ricci con sfumature biondo miele e carnagione calda.
"Allora?! Con Liam è stata una botta e via!"
"Certo! Una botta e via qui, una botta e via nei bagni, una botta e via dietro le quinte, una botta e via in costumeria, una botta e via-" disse contando sulle dita fino a quando non la interruppe tossendo "Grazie Laila, me lo ricordo!" "Ahahahah!!".
In quel momento entrarono Dwayne, il fratello gemello di Joanne (alto, fisico atletico, capelli scuri corti e gli stessi zigomi alti, labbra carnose e occhi verdi della sorella ma in versione maschile e un po’ più scuro di carnagione) che come la sorella non faceva recitazione ma esprimeva la sua inclinazione creativa in qualcosa di concreto: arte scenica,  e Arthur, il suo migliore amico. Alto, fisico atletico, occhi azzurro profondo, capelli castano scuro, qualche lentiggine sul naso. Assomigliava a Chris Pine e aveva abbastanza egocentrismo e bravura da far sì che fosse uno dei migliori del terzo anno di recitazione. Ed era anche il suo ex.
"Che fate voi due?" Chiese il primo "Nulla, stavo solo prendendo in giro tua sorella!" rispose la ragazza ancora sdraiata sul tavolo, mentre sventolava la mano in segno di saluto "Per la storia di Liam? Bé ha ragione!"
"DWAYNE!!" Esclamò sconvolta la gemella chiudendo di botto il blocco in un gesto di stizza, mentre Laila si rotolava sul tavolo dalle risate.
Dwayne e Joanne se ne andarono dopo poco dato che dovevano scappare ad un corso che avevano in comune, lasciando i due da soli. Arthur la prese per i piedi tirandola a sé facendo sì che le sue gambe gli circondassero la sua vita e la tirò seduta prendendola per le braccia "Ciao piccola!" "Arthur piantala. Se non ti ricordi io e te non stiamo più insieme."
"Bé, ma sabato notte..." Le disse sorridendole lascivamente
"Sabato notte ero ubriaca. E ne hai approfittato!"
"Bé non è che tu abbia fatto molta resistenza..."
"Stronzo." Lo apostrofò lei tirandogli un pugno sulla spalla.
Le prese il viso e la baciò con passione "Egocentrico..." Disse nel secondo in cui staccò le labbra da lei per baciarle il collo "Narcisista... Infame... Dio..." Sospirò mentre la mano di lui scivolava dentro i suoi pantaloni spostando il cotone degli slip, arrivando al punto desiderato. "Lo so che mi vuoi quanto io voglio te..." Le sussurrò all'orecchio mentre la stuzzicava con le dita, facendole accelerare il respiro e facendola cominciare a bagnare "Oh sì che mi vuoi..." "Ti odio Arthur... Ah!" Esclamò quando sentì un dito dentro di lei seguito quasi subito dal secondo.
La stava mandando fuori fase, la testa cominciava a non dare più segni di razionalismo. Gli mise le mani nei capelli e lo baciò con trasporto, lascivamente. La porta del laboratorio era chiusa ma non a chiave. A quell'ora sarebbe stato molto raro essere beccati, ma non impossibile. "’Thur ci possono beccare... Non... Oddio sì! ... Non è... Ah..." Non riusciva nemmeno a finire una frase.
"Lo so che ci possono beccare, ma non è la prima volta che lo facciamo qui... Dannazione quanto mi mancano queste cose..." Commentò tirando via la mano, leccando le dita. Gli slacciò i jeans e gli infilò la mano nei boxer prendendoglielo in mano. Era dannatamente duro. "Tappati quella cazzo di bocca e scopami. Ora." Gli ordinò. Sapeva quanto lo eccitava che gli si dessero ordini in quel campo "Mi eccita quando fai così..." Le disse guardandola negli occhi col suo sguardo famelico. Salì sul tavolo e le slacciò i jeans, sfilandoglieli con gli slip. I suoi pantaloni se ne andarono poco dopo con i suoi boxer. La prese con la solita passione, il solito bisogno. A fondo, lentamente. Non mancando l'appuntamento con l'orgasmo di lei.
Lei gli diede un lieve bacio mentre lui usciva da lei prima di venire sul suo ventre.
"Ce li hai i fazzoletti, vero?" "Certo." Gli rispose prendendo la borsa trovando un pacchetto di fazzoletti di carta pulendosi.
Scese dal tavolo andando a prendere le mutande e i jeans, rivestendosi. "Dove stai andando?" Le chiese riprendendosi "Tra poco ho lezione. E questo non sarebbe dovuto succedere. Anche se è stato bello." commentò infilandosi le scarpe
"Perché mi hai piantato allora?" Le chiese infilandosi i boxer "Perché sei un narcisista, uno stronzo egocentrico e una relazione con te significava essere messa all'ultimo posto dopo te, te, te, te, te, te, te, te, te... e ancora te!" gli rispose andando allo specchio controllando la situazione e prendendo una spazzola portatile dalla borsa pettinandosi i capelli "Addirittura?"
"Già! E ora, Mr. Lloyd, è stato un piacere ma devo andarmene." Gli disse baciandogli una guancia per poi girare sui tacchi.
"Che ne dici di essere fuck buddies?"
"Che?? Sognatelo!" Gli urló di risposta uscendo definitivamente dall'aula.


::::::::::: ANGOLINO DEL DISAGIO :::::::::
Eeeee... salve a tutti! XD
Sì, sono tornata con un'ennesima elucubrazione mentale!!! Stavolta prometto che non sarà interrotta, anche perchè è già scritta tutta e la sistemerò mano a mano che pubblicherò u_u
Questa storia è il mio piccolo fiore all'occhiello, la storia che tra quelle che ho scritto ero più indecisa a pubblicare. La sento molto personale e sono molto più preoccupata delle recensioni o dei commenti che, forse e spero, lascererete :3
In questo capitolo sono stati inseriti due personaggi che, spero amiate quanto me: i gemelli Joanne e Dwaine! (Che ve lo anticipo... continuerete a trovare!)
Aspetto di scoprire che ne pensate e grazie anche a chi perderà qualche minuto del suo tempo per leggere questo capitolo :)

Un bacione a tutti, Lalli :3

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Capitolo 2
*** 2. Un cappuccino dovuto ***


–CAPITOLO 2–
“Un cappuccino dovuto”
 
 
“ANCORA CON ARTHUR??? No no, io giuro che non vi lascio più da soli!” disse Joanne muovendo la mano in segno di diniego.
Erano a casa di lei e stavano facendo una serata solo ragazze loro due. Una bottiglia di vino rosso, due bicchieri e L’Amore Non Va In Vacanza nel lettore DVD.
Erano passate quasi tre settimane dall’incontro del 4^ tipo, come l’aveva definito in codice così che solo loro due sapessero di che si parlava, e oltre a quella volta nel laboratorio con Arthur era successo altre volte. Molte altre volte.
“Non ti ci rimetterai insieme, spero!!”
“Ma sei fuori??? No!! Con Mr. Egocentrismo? Piuttosto mi calo un rospo vivo giù per la gola!” disse finendo il centimetro di vino rosso nel suo bicchiere facendo ridere l’altra “Semplicemente mi attira a livello fisico! Diciamo che non stiamo insieme… siamo solo-”
“Fuck Buddies. Laila, ti conosco da quasi tre anni oramai. Non sei in grado di reggere una relazione del genere! E poi ci sei stata insieme, cominceresti a provare nuovamente qualcosa per lui. Fidati… se te lo dico è perché ti voglio bene: tronca questa cosa prima che degeneri. Trovatene un altro!! Dai, il cioccolatino di arti sceniche che ogni tanto lo becchiamo fare flessioni nel parco non è male!” le disse facendola scoppiare a ridere mentre versava altro vino in entrambi i bicchieri.
“Non farmi ridere mentre ho bottiglie in mano! E soprattutto se è vino! Che già la moquette mi fa cagare in una maniera stratosferica, se poi la macchio anche è la fine!”
“Oh, Italiani abituati a pavimenti!”
“Senti, vuoi mettere la facilità nel pulire un dannato pavimento in piastrelle e pulire uno schifo di moquette?”. Continuarono a parlare per il resto della serata fino a quando non finirono sia il film che la bottiglia di vino.
 
Joanne rimase a casa sua a dormire dato che dopo mezza bottiglia di rosso aveva problemi a mantenere l’equilibrio.
La mattina dopo, con un cerchio alla testa pauroso, fece colazione non svegliando l’amica, preparandosi per andare al lavoro (avrebbe avuto il turno della mattina e fortunatamente la domenica pomeriggio libera). Jeans, scarpe da ginnastica e la polo della Disney, si infilò un maglione, mise le cuffie nelle orecchie mettendo l’iPod nelle tasche interne del giubbotto pesante, la sciarpa scozzese ed uscì di casa. Non era la prima volta che faceva una cosa del genere, Joanne le avrebbe portato le chiavi di casa al lavoro quando si sarebbe svegliata. Faceva un freddo disumano e il cielo minacciava pioggia. Si tirò su la sciarpa fino a coprirle in naso e le orecchie e si diresse a piedi verso la stazione della metropolitana. Adorando la Disney quel lavoro non le pesava affatto. Come d’accordo, verso metà mattina Joanne arrivò a lasciarle le chiavi di casa.
Alla fine del turno timbrò l’uscita e si rivestì uscendo nel vento gelido.
Prima di ritornare a casa doveva fare una commissione e si diresse verso Oxford Street. Si rincagnò nella sciarpa tentando di ricavarne più caldo possibile. Tenne gli occhi aperti per evitare di andare a sbattere contro pali o contro la gente quando una folata di vento più forte le fece chiudere gli occhi e… “Ouch!!”.
No un’altra volta no!! pensò strofinandosi gli occhi lacrimanti con una mano e prendendo il braccio della persona a cui era andata addosso “I’m sorry!! Is everything ok?”
“Oh, yes! Don’t worry!! Oh… hi!” le disse la voce maschile.
Aprì gli occhi sbattendoli un paio di volte facendo sì che la vista si schiarisse. “Oh gosh, hi!!” lo salutò sorridendo. Ancora una volta, in una situazione molto simile a tre settimane prima, era finita in braccio a Tom Hiddleston. “Sta diventando un’abitudine! Non ti ho fatto cadere il caffè vero?”
“No, niente caffè!” gli rispose ridendo
“Non ti ho fatto cadere nulla vero?”
“No, non ti preoccupare! Come va?”
“Bene! Fa un freddo barbino, ma... senti, dato che ti devo un caffè. Hai qualcosa da fare?” gli propose in un momento di vuoto mentale Laura, che diavolo hai detto???  
“No! E accetto volentieri un invito per qualcosa di caldo!” le rispose sorridendole. Si diressero verso un Costa che era lì vicino. Si sedettero ad un tavolo, ordinarono un cappuccino e la ragazza aggiunse anche un muffin inglese con uova e funghi. “I’m sorry, but this is going to be my lunch!”
“What? Really?”
“Yes, just got out from work!”
“Where do you work?”
“At the Disney Store down in Bond Street!” gli rispose indicando il colletto rosso della polo con ricamato sull’angolo la testa di Topolino “Fantastic!! So when I have to buy a present for my niece I can ask to you!” le disse sorridendo
“Oh, of course! I have a certain experience in that field!” gli rispose ridendo “Laila… it’s not a very common name in England.”
Come diavolo fa a ricordarsi il mio nome? “That’s because I’m not from the UK.”
“Really? I can’t recognize your accent!” le disse grattandosi il mento. La cameriera arrivò con le loro ordinazioni e lei tirò fuori la banconota da 10£ prima che l’uomo potesse tirar fuori il portafogli. Fece per replicare e gli disse “Questa volta tocca a me!”.
“Dicevamo? Ah, sì, che non riesco a riconoscere il tuo accento! Let’s play “From which Country are you from”!” esclamò mentre lei tentò di non ridere mentre beveva dal cappuccino
“Americana?” “No! Acqua! Tanta acqua!!”
“Ehm… Francese?” “Ahahahah, no!”
“Ma ci siamo nel continente?” “Sì sì, il continente è giusto!” gli rispose ridendo.
Si stava veramente concentrando per capire da che stato venisse. “Portogallo.” “Acqua.”
“Belgio.” “No, dimenticati ogni stato in cui si parla francese!” gli disse aiutandolo
“Ok. Spagna!” “No!”
“Olanda!” “Ho l’aspetto di un’olandese?”
“Efettivamente no. Svizzera?” “Ho detto francese no.” “Sì, ma in Svizzera si parla anche tedesco e… oddio. Sei italiana?”
“Din-din-din-din! Bingo!!” gli rispose sorridendo e alzando le mani al cielo facendolo ridere.
“Davvero? Giuro, non l’avrei mai detto! Normalmente l’italiano che parla inglese ha un accento più forte, più spiccato! Tu non ce l’hai quasi!” le disse complimentandosi con lei “Oh, grazie mille!! Almeno sono sicura di non sembrare Super Mario! Let’s-a go!”
“Ahahahahah! No no! Assolutamente! E che ci fai nella grigia Londra tu che vieni da un paese così bello?”
“L’Italia sarà un paese meraviglioso, ma non è molto ospitale in caso di lavoro in questo momento.”
“Oh, quindi sei venuta per lavorare?”
“In parte… soprattutto per passione.” Gli rispose sorridendo dolcemente verso la tazza, girando il cucchiaino nel cappuccino. Tom la guardò. Un sorriso del genere era principalmente rivolto per una questione amorosa. Ma prima di andare avanti voleva testarla. Voleva vedere se poteva parlare liberamente con lei. “Scusami se questa frase potrà sembrarti egocentrica, ma… tu sai chi sono, vero?”
Laila lo guardò negli occhi. Ovvio che sapeva chi fosse. Era inutile mentire su qualcosa di tanto palese e fare la scena della falsa persona superiore alla ‘No, non ho la minima idea di chi tu sia, io sono superiore a tutto quello che mi passa davanti’. E non viveva affatto in un paese senza internet o telecomunicazioni per rendere plausibile la risposta NO. Poi il suo volto ultimamente era ovunque.
“Sì, so chi sei.” Gli rispose annuendo. Vide Tom sorridere e annuire per poi continuare dopo aver bevuto un sorso dal cappuccio.
“Se è per questioni personali non voglio indagare, anche perché sono fatti personali!”
“Cos-? Fatti personali? Oh, no! Ahahahah! Non ho raggiunto nessuno a Londra!”
“Allora cosa ti ha fatto arrivare qui se posso chiedertelo?” le chiese interessato. No, questo discorso no. Ti prego! Non con te! Pensò mentre rimetteva a posto dietro l’orecchio una ciocca di capelli. Cercò di mettere le mani davanti e scusarsi prima di dare una qualsiasi risposta.
“Ehm… oddio, allora, mi scuso in anticipo perché ogni risposta che potrò darti da questo momento in poi potrà sembrarti costruita apposta anche perché sto parlando con te, ma non lo sono. Lo giuro. Io… sono venuta a Londra per il teatro.”
“Sei un’attrice?” le chiese, gli occhi gli si illuminarono di colpo. Non se l’aspettava affatto una reazione così.
“Ehm, no. Attrice è una parola grossa! Sto studiando per sperare di diventarlo un giorno!” Laila, ma allora sei deficiente pure te! Non chiedermi dove! Tipregotipregotiprego!!
“Fantastico! E dove?”
Cazzo! “Ehm… alla RADA.” Gli rispose arrossendo fino alle orecchie.
Quell’accademia era la sua Alma Mater, sicuramente quando si era iscritta non era stato perché anche lui l’aveva frequentata! Anche perché all’epoca se le avessero chiesto di Tom Hiddleston lei avrebbe risposto “Chi?”. In quel momento si stava imbarazzando come se avesse starnutito nel bel mezzo di una rappresentazione teatrale nella scena più tragica dell’opera.
“Fidati, alla RADA avrai una formazione incredibile! Quali sono i tuoi professori?” le chiese più interessato che mai. Laila sbatté le palpebre incredula. Sorrise raggiante e cominciò a dirgli la lista dei suoi insegnanti scoprendo che molti li aveva avuti anche lui.
“Come va con le coreografie di battaglia?”
“Oh, benissimo! Le adoro! Anche se essendo donna dubito che ci saranno tante opportunità per me di fare scene di battaglia!”
“Bè, se avrai la possibilità di fare un film o un telefilm in costume e dovrai impersonare una guerriera sfrutterai queste lezioni!”
“Tom, il mio primo pensiero appena il rettore ha detto che solo in pochi ce l’avrebbero fatta è stato Ok. Io non sarò tra quelli!”
“L’ho pensato anche io. Ma abbi fiducia e impegnati. È vero che fuori non frega a nessuno che hai fatto la RADA, non metteranno mai davanti il tuo nome solo perché hai frequentato questa accademia. Tira fuori le palle e tira fuori il tuo talento. Se ami quello che fai starai bene con te stessa.” Le disse sorridendole. Gli sorrise di rimando “Grazie per il consiglio Tom.”
“Figurati, anche se non era un consiglio richiesto… ma da ex RADA mi sono sentito in grado di dirti una cosa simile!”. Il telefono gli squillò “Oh, I’m sorry. I have to answer.”
“Don’t worry.”
Mentre l’uomo rispondeva alla chiamata lei lanciò uno sguardo all’orologio e le venne un colpo. Le 16.30. Erano rimasti a parlare per quasi due ore e il tempo era volato. Tornò a lei “Scusami, dovevo rispondere.”
 “Non ti preoccupare!”
“Oh cavolo sono le 16.30!”
“È quello che ho pensato anche io due secondi fa!”
“Non me ne sono proprio accorto di tutto il tempo che ti ho rubato. Quando comincio a straparlare riguardo alla RADA non riesco a fermarmi!”
“Ahahahahah! Non ti preoccupare che non hai straparlato!”
“Oh meno male! Dai, ti lascio andare così puoi andare a studiare!”
“Oh grazie! Giusto perché non sono abbastanza in ansia!” gli rispose alzandosi con lui e facendolo ridere. Si rimisero sciarpa e giubbotto e mentre Laila stava litigando con le cuffie dell’iPod per farle passare sotto la sciarpa Tom le diede una mano riuscendo a sbrogliare il filo “Et voilà!” le disse mostrandole gli auricolari “Oh grazie!”.
Uscirono dal bar e si salutarono “Io vado di là.” “E io dalla parte opposta!” “Allora ciao, e al prossimo scontro!”
“Ahahah lo spero! Oramai ci sto facendo l’abitudine!” le disse tendendole la mano “È stato un piacere parlare con te. Davvero!”
“Anche per me!” rispose stringendogliela. Lo guardò negli occhi, vendendo che anche lui la stava guardando. Gli sorrise e tolse la mano dalla sua presa “Bè, alla prossima e buona giornata!”
“Have a nice day you too… and study!”
“I will! Bye!” gli disse allontanandosi verso la stazione della metro più vicina. Accese l’iPod in modalità shuffle e partì nemmeno a farlo apposta “Remember the name” dei Fort Minor. Sorrise e ringraziò che metà del suo volto era nascosto dalla sciarpa. La musica la trascinò con sé e cominciò a canticchiare
This is ten percent luck, twenty percent skill
Fifteen percent concentrated power of will
Five percent pleasure, fifty percent pain
And a hundred percent reason to remember the name!”.
 
La raggiunse dal dietro prendendola sotto braccio facendole cacciare un urlo. “‘Fanculo Laila mi hai fatto prendere un colpo!” “Incontro ravvicinato del 4^ tipo: 2^ parte!!” le disse coprendosi la bocca per far sì che Dwayne e Arthur non sentissero e inclinandosi verso di lei.
L’amica spalancò gli occhi voltandosi di scatto verso di lei “COSA??? ODDIO MI DEVI RACCONTARE TUTTO!!” le disse Joanne prendendola per mano e trascinandola via dai due.
“Ehi! Laila!” la chiamò l’uomo “Che vuoi Arthur?” gli chiese voltandosi “Che te ne pare se stasera, io e te…” “Ho io una proposta invece… perché non ti attacchi al cazzo?” gli rispose sorridendogli per poi rigirarsi verso Joanne che se la rideva.
“Grandiosa!” esclamò per poi portarla via e correndo per il corridoio.
“Ma che diavolo…?” “Amico, mi sa che si è proprio rotta delle tue stronzate.” Gli disse Dwayne ridendo ancora per la risposta che aveva dato Laila.
 
Appurò che il laboratorio fosse vuoto prima di cominciare col terzo grado “Chi? Dove? Quando? Come? Cosa?”
“Bè, chi: Mr. British Himself. Dove: su Oxford Street. Quando: domenica pomeriggio dopo che ho finito di lavorare. Come: come l’altra volta. Gli sono finita in braccio! Cosa: gli ho offerto il caffè e siamo rimasti praticamente per due ore a parlare su un tavolo di Costa!”
“Oh ma che cosa romantica! E vi siete scambiati i numeri di cellulare?”
“Ma sei impazzita? Secondo te Tom Hiddleston da il suo numero di cellulare a me??”
“No, bè, i miracoli alcune volte accadono! Prendi quella gran culo di Julia Roberts in Pretty Woman!” commentò facendola ridere
“Piccole diversità: 1) io non sono Julia Roberts; 2) lui non è Richard Gere; 3) non sono un mignottone; 4) non siamo in un film!”
“Oh, dettagli! E quindi? Semmai lo dovessi incontrare un’altra volta?”
“Sarà per puro caso! Anche se dubito altamente che dopo una seconda volta ci possa essere una terza! Sono stati incontri troppo casuali… anche se devo ammettere che sono stati dei begli incontri casuali!”
“Non sai quanto ti invidio! Bè, quando siamo andate a vedere Othello non abbiamo fatto la fila con quelle scalmanate delle sue fans ma diciamo che te hai avuto la rivalsa!”
“Lascia stare che quando ci sono andata la seconda volta-”
“E ti odio per questo. Sappilo.”
“-ci ho pensato un attimo… ma sapendo quanto potesse essere stanco ho evitato… Effettivamente mi è andata di fortuna che entrambe le volte nessuno l’abbia fermato. Altrimenti immagina che imbarazzo! Per lui più che per me!”
“Ahahahaha! Al massimo tu ti saresti beccata lo sguardo dell’odio!”
“Ohmioddio! Per fortuna non è successo!”. Joanne la guardò sorridendo
“E per prima… sono fiera di te!”
“Grazie Jo.”  Le rispose sorridendole.
“Ne ho parlato anche con Dwayne, spero non ti dia fastidio.”
“Ma figurati, assolutamente no. Che dice?”
“Anche lui la pensa come me. Sarà il suo migliore amico ma è un coglione quando si tratta di certe cose.”
 “Bingo!”
“È stata una risposta egregia. Da vera lady!”
“Visto? Ci sarebbe voluto anche un bel gesto e sarebbe stato molto British!”
“Ceeerto! Dei Docks!”. Laila ignorò la risposta “Darling, shall we go to Harrods? I’d love to take a cup of tea with you at Laduree with some scones! That would be so lovely, my dear.” le disse impostando la voce a dama inglese del ‘700 prendendola sotto braccio mentre la portava fuori dalla stanza. “Ahahahahahahah! Ma quanto sei scema!!”.

:::::::::::ANGOLINO DEL DISAGIO::::::::::
Bene!! secondo capitolo aggiornato dopo pochi giorni!! :D volevo farvi sapere cos'accadeva dopo il primo capitolo.
Da italiana sì: odio in maniera smisurata la moquette. Si annida tutto lo schifo e ho avuto brutte esperienze XD
spero vi piaccia e, grazie mille a chiunque passi del tempo a leggere questa storia. 
Aspetto con ansia quanche vostro commento.
un bacione, Lalli :3

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Capitolo 3
*** 3. Vicini di casa ***


–CAPITOLO 3–
“Vicini di casa”


Passarono le settimane e si stava avvicinando irrealmente la data del Tree, lo spettacolo finale a cui era stato dato il nome in onore del fondatore dell’accademia dove singoli o gruppi di studenti si esibivano in scene o monologhi, e gli spettatori del Tree erano principalmente agenti, direttori di casting e professionisti dell’industria teatrale. Aveva organizzato con alcuni dei suoi compagni di corso una scena tratta dal Lisistrata di Aristofane. Erano i primi di Aprile, e avevano ancora un paio di settimane di prova. Il professore di opere classiche stava assistendo alla scena (avevano scelto in gruppo un pezzo della prima parte, la scena tra Lisistrata, il commissario e Vincibella).
“Che vuoi? Che cosa ti serve? Caronte
ti chiama. Alla barca t'affretta!
Te solo attende, per prendere il largo!”
COMMISSARIO (Camuffato oramai da defunto):
“Che indegnità, trattarmi a questo modo!
Ora corro dagli altri commissari,
e fo vedere come son ridotto.”
LISISTRATA:
“Ti lagni, di', che non ti abbiamo esposto?
Fa' passare i tre giorni, e ai primi albori
ti faremo l'esequie: è tutto pronto!”. Laila, nei panni di Lisistrata, prese e uscì dalla quinta. Il professore applaudì, ridendo “Hai conciato Charles come un morto portabiti! Mi è piaciuta! Davvero! Un paio di cose da sistemare, magari un paio di pause che sposterei. Ma mi è davvero piaciuta! Bravissimi tutti!!” concluse applaudendo ancora e tutti lo seguirono. Charles le si avvicinò stile zombie, roteando le pupille “Mamma mia quanto mi fai senso! Pussa via!!” gli disse scherzosamente tirandogli una ditata sul naso “Ouch!”.

Era distrutta. Quella giornata l’aveva veramente distrutta. Lezioni dalle 9 del mattino fino alle 4 del pomeriggio, poi prove a tutto spiano. Erano quasi le 8 di sera e finalmente riusciva a pensare di raggiungere casa. Timbrò l’uscita della metro e si accorse che stava diluviando. Merda. Non ho nemmeno dietro l’ombrello. Pensò sbuffando. Era talmente esausta che non si fece nemmeno problemi nel correre fino alla porta del palazzo. Spense l’iPod e lo mise al sicuro dalla pioggia chiuso in borsa e a testa bassa si buttò sotto il diluvio. Stava mentalmente compilando la lista delle cose da fare.
1) Doccia calda immediatamente altrimenti do il bentornato alla bronchite e adesso come adesso non posso assolutamente permettermelo. 2) Cucinare. Sto morendo di fame. Dovrei avere delle bistecche nel frizzer… un po’ di sugo e mi faccio la bistecca alla pizzaiola. Ne tiro fuori una prima di entrare in doccia, le metto sul calorifero così comincia a scongelarsi. Poi ho anche l’avanzo dell’altro ieri che ho cucinato zucchine, carote e patate per un esercito quindi col contorno sono a posto. Poi. Dov’ero arrivata? Ah, sì. 3) Fare andare la lavatrice. E… 4) Gggh… stirare la pigna… PROMEMORIA PER ME: SMETTERLA DI PROCRASTINARE!! Me l’ha sempre detto mia madre. “Non tirare troppo a lungo che i panni non si stirano da soli!” Cazzo se aveva ragione… e non è che abito da sola da due mesi! Sono quasi 5 anni che abito da sola! 5) Farmi un the caldo mentre stiro. Che è buono. Magari mi passa più in fretta. Oooohh!! lI the verde al bergamotto che ho preso da Harrods la scorsa settimana! Decisamente mi bevo quello!! E stiro davanti alla televisione in soggiorno, tanto la prolunga ce l’ho. Così mi guardo un film! Cosa potrei vedermi… ehm… voglio ridere. Niente di romantico e puccioso che proprio non ne ho voglia di deprimermi. Il diario di Bridget Jones! Laila, lo conosci a memoria… cambia! Allora… La morte ti fa bella! Laila, conosci a memoria anche questo. Via Col Vento! No, troppo impegnato. Cazzarola, tra gli scaricati e i dvd ho una  marea di film ma vedo sempre i soliti! Harry Potter no, cartoni disney… Mmh, potrei guardarmi Le Follie dell’Imperatore!!! Ahahahah!! È una vita che non lo vedo! Oppure Tenacious D e il Destino del Rock! Ahahahahah!! Andata! O uno o l’altro se la giocano! Dannazione, ma perché la strada sembra più lunga sotto la pioggia??

Finalmente arrivò davanti al portone e la testa cominciava già a dare segni di squilibrio in stile Jack Sparrow nel forziere di Davy Jones.
Tira la cima! Cazza la randa!! Mia nocciolina! Abbiamo organizzato una festa e tu non sei invitato! MA DOVE CAZZO SONO LE CHIAVI DI CASA???
Cominciò a guardare spazientita nella borsa: non trovava le chiavi ed era fradicia fino alle mutande. Stava quasi per avere uno scatto d’ira. “Dai… porca troia… uff… dove diavolo sono???”.
Ad un certo punto non sentì più la pioggia addosso. Oh… ha smesso! Alzò lo sguardo per guardare il cielo, ma si trovò di fianco ad un uomo che non vedeva da praticamente un mese e mezzo e che la stava coprendo con l’ombrello, sorridendole.
“Mi scusi, è tutto a post-oh. Ciao!!” la salutò sorridendole ancora di più. Rimase immobile, incredula, fissandolo. Le mani ancora nella borsa. Possibile che quell’uomo la beccasse nelle situazioni più imbarazzanti? Tom Hiddleston le si parava davanti bardato con cappotto e sciarpa, i ricci  un po’ sconvolti, l’espressione un po’ stanca e nonostante tutto un gran sorriso sulle labbra. Alla fine riuscì a proferire parola.
“Ciao! Che ci fai da queste parti?”
“Ehm, ci abito!” le rispose ridacchiando.
“Davvero? E do- oh. No, aspetta. Tu abiti qui?!” gli chiese incredula indicando il portone ancora chiuso.
“Ahahah, sì!”
“E da quanto? Scusami, lo so che non sono affari miei, ma ci abito da quasi tre anni e giuro di non averti mai visto!”
“Eh, da quando sono tornato in Inghilterra dalle riprese di Thor! Quindi dal 2010?”
“Fantaaastico.”
“È una situazione al limite dell’assurdo.” Decretò Tom ridendo.
“Bè, perché, i nostri altri incontri non lo sono stati?” gli disse ridacchiando “Ahahahah! In effetti siamo abbonati agli incontri strani! Che poi… sei bagnata come un pulcino! Non ti conviene entrare?”
“Ehm, prima che arrivassi tu stavo tentando inutilmente di trovare il mazzo di chiavi… spero di non averle perse!”
“Dai, cerca meglio!”. Lasciò la valigia e il sacchetto che aveva in mano, prese l’iPhone dalla tasca dei jeans e le fece luce con la torcia.
“Tom, sei un angelo!” esclamò lei sorridendogli prima di ricominciare a cercare le chiavi “Ma quanta roba hai nella borsa??”
“Ehm, devo fare un po’ di pulizia! AH AH! Eccole!! Giuro: se non fosse stato per te starei ancora qui in panico a cercarle! Ti darei un bacio sulla guancia!!” esclamò prendendo la chiave del portone e infilandola nella toppa
“Fallo!” le disse sorridendo. Lei ci rimase un attimo ma poi, arrossendo, gli rispose muovendo la mano davanti al suo viso, imbarazzatissima, facendolo scoppiare a ridere “Daaai, non qua fuori che ci vedono tutti!!”.
Aprì il portone ed entrò, tenendogli la porta aperta “Valigia? Sei stato via?”
“Sì, ho avuto la prima di Thor a Sydney e a Los Angeles.”
“Ecco di chi è la cassetta della posta stracolma!” commentò tra sé e sé a voce alta facendogli mettere una mano in faccia.
“No, ti prego dimmi che non sta esplodendo.” Le disse mentre chiudeva l’ombrello dopo aver tolto l’acqua che si era depositata sul tessuto impermeabile.
“A tua discrezione! Guarda un po’!” gli disse andando verso l’angolo del muro dove le cassette postali, indicate col numero di appartamento, erano in fila attaccate alla parete. Andarono entrambi a controllare. Laila aprì il piccolo sportello trovando solo una bolletta e una lettera senza mittente, ma col suo indirizzo scritto a mano. Tom le si affiancò guardando impassibile la sua cassetta traboccante di posta con lettere che uscivano anche dalla fessura in alto.
“Bene. Porto su la valigia e poi riscendo.” Decise andando a chiamare l’ascensore “Sali con me?”
“Assolutamente! Fino al 5^ piano a piedi adesso non ce la farei!” gli rispose sospirando.
“Io sono al 6^! Appartamento?”
“5A.”
“Ma dai, davvero? Io sono al 6A!”
“L’appartamento sopra al mio??” le porte si chiusero-
“Giuro! Almeno adesso conosco il volto di quella che sento cantare ogni tanto o che mi mette il sottofondo musicale!”
Laura arrossì di botto “I’m so sorry! I didn’t know you could hear me!!” disse nascondendo il viso tra le mani.
“Bè, non hai una brutta voce e i tuoi gusti musicali non sono davvero male, quindi non mi dispiace sentire un po’ di musica diversa ogni tanto! Mi hai anche fatto scoprire delle canzoni che non conoscevo!”.
Ma quella frase non aiutò molto l’imbarazzo. Cercò di riprendersi e improvvisamente starnutì, mettendo in tempo la mano davanti.
“Mi sa che ti conviene farti una doccia calda e buttare giù qualcosa… non vorrei che ti prendessi un raffreddore!”
“Eh, nemmeno io. La doccia calda era nel programma, ma prendere un’aspirina non è una brutta idea!” Le porte si riaprirono annunciando l’arrivo al 5^ piano. “Bè, è stato un piacere ritrovarti! E scoprire che siamo vicini di casa da due anni senza accorgercene!” scherzò Tom sorridendole.
“Io mi sto ancora chiedendo come abbiamo fatto a non beccarci! Bè, ti auguro buona serata!” gli disse uscendo dall’ascensore sorridendogli.
“Anche a te!”
“Ah stasera la musica non la metto! Ho intenzione di mettermi a stirare davanti a un film!” Le porte si stavano per chiudere quando l’uomo mise una mano in mezzo per bloccarle “Che film?”
“Sono indecisa tra Le Follie dell’Imperatore e Tenacious D e il Destino del Rock. Quindi dipende dal film: o mi senti ridere o mi senti cantare!” gli rispose facendolo ridere.
“Follie dell’Imperatore! Boom boom baby!!” citò lui bloccando un’altra volta le porte
“Ok! Ciao Tom, buona serata!”
“Ciao Laila, anche a te!”
“Ah, ho visto il film. E’ una meraviglia!” gli confessò.
“Davvero t’è piaciuto?” le chiese sorridendole raggiante
“Davvero! E sono una fan Marvel!” L’uomo le sorrise salutandola mentre le porte si chiudevano, lasciandole finalmente chiudere. L’ascensore dopo poco arrivò all’ultimo piano del palazzo. Entrata in casa lasciò le lettere sul tavolino del soggiorno con la borsa, tolse la bistecca dal frigorifero mettendola su un piatto sul calorifero acceso (fortunatamente il timer della caldaia aveva funzionato). Arrivata in bagno si spogliò lanciando tutti i vestiti che aveva addosso nella lavatrice mettendo il cappotto e le scarpe attaccati al termosifone per farli asciugare. Si guardò allo specchio del bagno per struccarsi e si guardò in viso. Oltre ad avere un’espressione completamente sconvolta e il mascara un po’ colato (Ma poooorca) notò un’altra cosa che la fece rimanere fissa: aveva un sorriso stampato sul viso che non voleva andarsene via. Scosse la testa e, mentre l’acqua si riscaldava, tolse quel poco trucco che si era messa quella mattina.
Quella sera, dopo aver fatto tutto (era riuscita a finire di stirare prima delle 10 – imbrogliando un po’, ma tanto non c’era sua madre che le rompeva l’anima sul modo in cui aveva stirato certe cose) finalmente si sdraiò sul divano. Bloccò il film e si mise ad ascoltare in silenzio chiudendo gli occhi. Effettivamente sentiva la vita nell’appartamento di sopra. Sentiva i passi attutiti, lo scarico del bagno, la musica che oltrepassava il soffitto, lui che ogni tanto cantava. Sorrise e fece ripartire il film aprendo le due buste che aveva trovato nella cassetta. Guardò la bolletta dell’acqua e sospirò. Era domiciliata sul conto corrente, almeno non doveva andare a pagarla in qualche posto sperduto. La seconda aveva il suo indirizzo scritto a penna e l’inconfondibile timbro postale del suo paesino natale. “Ma che diavolo?”.
La aprì e trovò una lettera scritta dai suoi amici in Italia con una foto di tutti e qualche altra che avevano stampato. Le vennero le lacrime agli occhi nel leggere i fogli tra il ridere per fatti successi e il fatto che gli mancassero da morire: non tornava a casa dalle vacanze di Natale. Finto di leggere il tutto si alzò andando verso la lavagna di sughero e fermò le foto con le puntine mentre la lettera la mise nel cassetto del suo comodino. Il film era finito senza che lei se ne accorgesse e il silenzio aleggiava in casa a parte il rumore della lavatrice in bagno. Fece per mettere su un canale a caso quando sentì una cosa che le fece mettere una mano in faccia. Tom, in casa sua, stava guardando Tenacious D e il Destino del Rock e stava cantando seguendo Jack Black. Non ce la fece. Scoppiò a ridere.

Raggiunse Joanne in laboratorio. Si mise dall’altra parte del tavolo e si fermò lì, aspettando che si accorgesse di lei.
“Laila, va che ti ho vista. Ah, già che ci sei togliti i vestiti che ti faccio provare la tunica per Lisistrata!” le disse mentre, gli spilli in bocca, puntava la stoffa per uno dei suoi progetti di fine anno. “Ook!”. Si tolse i vestiti rimanendo in canottiera e slip mentre l’amica le porgeva la tunica.
“Allora, quel sorrisone? Non avrai ancora combinato con quel coglione di Arthur?”
“Ma sei fuori? No no, non ho a che fare con l’idiota da quando ne abbiamo parlato a febbraio! No… è che ieri l’ho rivisto!”
“Chi?” le chiese osservandola con occhio critico sistemandole poi un fianco puntando un paio di spilli “Come chi?? No, non te lo dico ora perché altrimenti va a finire che mi usi come puntaspilli.”
“Ma piantala! Chi hai visto?” le disse il nome in codice “Incontro ravvicinato del quarto tipo!”
“Davvero???” esclamò, pungendola come previsto.
“Ouch! Sì, e attenta con quegli spilli!”
“Scusami! No, ma davvero l’hai visto? Dopo quanto?”
“Eh… un mese e mezzo! Ma credo che d’ora in poi a meno che non sia via lo beccherò più spesso!” commentò ridendo pregustandosi la reazione dell’amica alla notiziona che le stava per dare.
“Perché? Vi siete scambiati i numeri di cellulare?”
“Ancora? No!!”
“Ci sei andata a letto!”
“NO!!! E abbassa la voce che non siamo sole. Te lo dico quando hai finito che mi sono rimessa i miei vestiti, altrimenti va a finire che mi sgonfi!” disse facendola scoppiare a ridere di gusto. “Ok!”. Affrancò un paio di punti sui fianchi e sulle spalle e le fece togliere la tunica così che la potesse sistemare. Quando si rivestì aspettò che mettesse a posto forbici e spilli e glielo disse all’orecchio.
“Abita sopra di me.” Joanne sbiancò, passò qualche tonalità di colore per poi sbottare “COOOOOSAAAAA?????”
“Cazzo ti urli??”
“Mi dai una notizia del genere e mi dici anche cazzo ti urli?? No no, ora io e te si va a prendere un caffè che io ho finito! Te hai le prove?”
“Tra un’oretta!” le rispose sospirando esasperata “Bene. Fino ad allora sei mia!!!”. La prese per mano e la trascinò fuori dall’aula portandola verso la caffetteria.

::::::::::::::::::::::: ANGOLINO DEL DISAGIO::::::::::::::::::::::::
buooooooongiorno a tutti! :)
ad una settimana dal l'ultimo aggiornamento ecco i 3^ capitolo!! :D
Sì, lo so. Lo so che state pensando "Eh ma questa è una botta di fortuna una dietro l'altra!!!"... ehm... dai, le FF nascono tutte più o meno così! XD
Per il monologo silenzioso sotto la pioggia l'ispirazione è arrivata da Jack Sparrow per concludersi in pensieri sconclusionati derivati da una corsa sotto il diluvio universale. Perchè ovviamente quando piove a dirotto ci si dimentica sempre l'ombrello. E la strada da percorrere è molta. -_-"
Cooomunque!! Un grazie di cuore a chiunque legga questi capitoli. Anche vedere che trascorrete qualche minuto tra le mie elucubrazioni mentali mi fa tantissimo piacere u_u
Sperando di leggere qualche vostro commento..
Un bacione, Lalli :3

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Capitolo 4
*** 4. Il Tree ***


–CAPITOLO 4–
“Il Tree”


“Sì, ciao ma’! No, non ti preoccupare... Sì che mangio!!! Ma ti pare? Fidati che il mangiare qui non manca! … boh! Ho appena finito di lavorare. … sì, la giornata è bella! Non sembra nemmeno di essere a Londra! Quasi quasi questo pomeriggio me ne vado a fare una corsa nel parco qui vicino! … ah ah ah! Simpaticissima! Guarda che lo faccio davvero quando ho tempo! … sì, non sarà come correre a Bondi Beach, ma anche Regent’s Park ad aprile ha il suo fascino!”.
Infatti quel sabato mattina era una giornata meravigliosa. Il sole splendeva, il cielo era azzurro e non si vedeva la parvenza di una nuvola. Capelli sciolti, maglietta maniche corte e un maglioncino leggero sopra tenuto aperto, jeans attillati, converse basse bianche e gli occhiali da sole inforcati. Era tornata in quel momento dal lavoro e si era fermata prima da Tesco a comprare un paio di cose per casa: un paio di baguette, un porro, cipolle, zucchine, un sacco di patate e qualche patata dolce, dei pomodori, il prosciutto cotto, della mozzarella, yoghurt, insalata, qualche scatoletta di tonno. Doveva rifornire il frigo… di cibo spazzatura ne aveva a casa fin troppo. Aprì il portone e andò a controllare la posta. “Sì, va bene… salutami tutti! … No mamma, non sto combinando nulla di strano! … Il discorso sta cominciando a prendere pieghe strane. … NOOOOOOO!!!!! … a) sei mia madre b) ti pare che ti dico certe cose?! … Mamma, con Arthur è finita da mesi. … ma se non l’hai nemmeno conosciuto?! … sì, vabbè. Ciao ma’! Ci sentiamo. Ciao. … sì, ti voglio bene anche io. … cia- ciao, ciao!” attaccò il telefono. “Eh che rompiballe! È capace di farmi scazzare anche a chilometri di distanza!” esclamò sconvolta dalla capacità di esasperazione di sua madre anche a livello telefonico. Aprì la cassetta della posta e notò con piacere che era vuota “Almeno niente bollette!”.
“You know, it’s really strange hearing you speaking in Italian!” sentì dire da una voce maschile. Si voltò di scatto “Oh! Tom! It’s you!”
“Sorry, did I frighten you?”
“Oh, no! I thought I was alone!”. Bello come il sole, era sceso in barba di tre giorni e completo da casa (pantaloni della tuta, maglietta a maniche corte e scarpe da ginnastica. Fanculo. Perché lui è perfetto anche messo così,mentre se io dovessi vestirmi come lui sembrerei una scappata di casa?) per prendere la posta “I love the sound, but I can speak very little Italian!”
“Well… like a German man once told me about German language, Italian it’s easy… even children can speak it!” gli disse facendolo ridere. “No, I was joking: Italian is one of the most difficult language to learn for a foreign person!” gli disse chiudendo la cassetta.
“Do you speak German?”
“Yup! And Spanish. Well, apart from Italian and English of course!”
“No French?” le chiese sorridendo “I have a bad relationship with French, I’m sorry!” gli rispose ridendo.
 “Mais pourquoi? Frances c’est tres beau!” “Je sais, but I can’t help it!”. Cominciarono a parlare, salendo sulle scale.
“Quindi sei una donna multilanguage!”
“Relativamente! Te?”
“Siamo sulla stessa barca! Come sta andando in RADA?”
“Stressante. Siamo agli sgoccioli del terzo anno e tra 4 giorni ho il Tree!” gli disse sospirando “Oh bei ricordi! Nervosa?”
“You have no idea!”
“Cos’hai programmato?” le chiese interessato.
“Ehm… siamo un gruppo. Mettiamo in scena un pezzo della prima parte di Lisistrata!”
“E tu fai Lisistrata immagino.” Le disse sorridendo.
“Sì, come fai a saperlo?” “Ti ci vedo, non chiedermi perché!” “Che mi batto per le donne e che organizzo uno sciopero del sesso?” gli chiese facendolo scoppiare a ridere.
“Comunque è stata una scelta sofferta. Non l’ho deciso io. Io mi battevo per King Lear.”
“Io adoro King Lear!” le disse, gli occhi luminosi.
“Lascia perdere, sfondi una porta aperta con King Lear: se un giorno avrò la fortuna di interpretare Cordelia potrei morire felice!!”. Tom la guardò. Quando aveva nominato King Lear e il personaggio di Cordelia le si erano illuminati gli occhi. Il fatto che lei sapesse chi fosse e che lo trattasse da persona normale, quasi… sì, quasi come un amico, lo rinfrancava. Era bello essere trattato ancora così da persone che conosceva appena. Le sorrise “Sono curiosissimo di vederti recitare! Tra quattro giorni io sono ancora qui. Ho il tuo permesso per venire in RADA a vederti?” le chiese facendola bloccare sul pianerottolo.
“Eh?” gli chiese sconvolta “Vorrei venirti a vedere al Tree. Posso?”
“Oh… bè… non me l’aspettavo.”
“Se vuoi non vengo…”
“NO! For God’s sake, of course you can!”
“For God’s sake. I think I didn’t hear this since I was a kid! And that was a looong time ago!” disse ridacchiandosela. “Ooooh, stop kidding me!” gli disse raggiungendolo sulle scale che portavano al 4^ piano  tirandogli una mezza sberla sul braccio.
“Comunque sì! Puoi venire. Non dovrò pensarci e non dovrò vedere dove sei seduto altrimenti mi prende l’ansia.”
“Perché?” le chiese alzando un sopracciglio. La vide voltarsi verso di lui e guardarlo negli occhi intensamente: quello sguardo gli stava valendo più di mille parole. “Oh, giusto. Capisco! Bè, segui il mio ragionamento… hai mai visto qualche telefilm dove recitavo io?”
“Certo che domande!” gli rispose Praticamente tutti.
“E sei venuta a vedermi al Donmar?” Laura arrossì, tossicchiò un attimo e si grattò la guancia con tre dita “Tre volte??” esclamò piacevolmente sconvolto.
“Tom, non è colpa mia se mi hai fatto venire i brividi la prima volta che ti ho visto in Othello! Quello l’ho visto due volte! Avevo visto che in una data costava 10£ il biglietto e mi ci sono buttata per la seconda volta. È stata una delle esperienze migliori che abbia mai avuto come spettatrice a teatro… avrei voluto farti i complimenti dopo ma ho visto la fila impossibile che c’era alle uscite e m’è preso un colpo, così ho evitato.”
“Bè, me li hai fatti adesso… sono contento che ti sia piaciuto così tanto! Davvero ti ho fatto venire i brividi?” le disse ancora piacevolmente sconvolto.
“Assolutamente!! Poi la terza vota è stata l’Ivanov! Avrei voluto vedere anche quello una seconda volta ma mi hanno trascinata a vedere Wicked e che peccato!”
Tom scoppiò a ridere.
“Sì, scusami, se un qualcosa mi prende non so fermarmi. Non ho filtro.”
“È bello sentire queste cose! O meglio, non so come posso meritarmele ma…”
“Perché sei davvero bravo, ecco perché.” Gli disse sorridente svoltando sulle scale che portavano al quinto piano. “Stavi dicendo prima che sarai ancora qui… devi andare via da Londra ancora?”
“Esatto… torno a Los Angeles e New York per qualche mese. Cominceremo a girare” e abbassò la voce inclinandosi verso di lei “The Avengers.”
“OHSHITREALLY???????” esclamò tappandosi poi la bocca “Sorry. I didn’t want to swear. Oh Gosh… really?!”
“Ahahahaha sì! Tornerò a mettere i panni di Loki!”
“Fantastico… ” “Ci sei rimasta eh?” “Tantissimo!! Ora mi hai messo la pulce nell’orecchio. Non avrò pace fino a quando non vedrò il trailer arrivare su youtube. E se sarai a casa nello stesso momento in cui lo vedrò mi sentirai cacciare un urlo!”.
Tom scoppiò a ridere un’altra volta “Senti, ma sei italiana di dove?” “Provincia di Milano!”
“Ho vissuto a Milano! Per poco tempo, ma qualcosa ho imparato!”
“Per esempio?” gli chiese curiosa.
“A cucinare qualcosa! Potrei stupirti una sera di queste!” le disse facendole l’occhiolino “Guarda che sono una critica molto difficile.”
“Mi piacciono le sfide! Prima di partire per The Avengers prometto che ti faccio assaggiare la mia pasta alla puttanesca!”
“Andata!” concordò lei stringendogli la mano.

Arrivò la serata del Tee. Il teatro era pieno. “Oh cazzo! C’è una marea di gente!!” commentò Laura guardando da uno spiraglio tra le quinte e il sipario. Era già in costume e tra poco sarebbero dovuti andare in scena. Il chiacchiericcio degli spettatori si sentiva bene.
“Che vizio di merda che hai!! Non si guarda!!!” disse un suo compagno di corso, in preda all’ansia da palcoscenico.
“Oh, senti, è una delle mie fisime. Devo vedere la sala prima di entrare!”
“Poi ti piglia l’ansia.”
“Ma quella costruttiva!”. Squillò il citofono da dietro la quinta.
“Sì?” rispose un altro ragazzo in vestito di scena “Ok… ok… d’accordo. Grazie, ciao.” Riattaccò “Ragazzi, forza, tutti nelle quinte di partenza. Tra due minuti si inizia.”
Quella frase bastò a metterla in ansia. Si mise una ciocca di capelli a posto e fece un respiro profondo cercando di calmare l’ansia che le stava attanagliando lo stomaco. Non sputtanare nulla… non sputtanare nulla… non sputtanare nulla… lì fuori poteva esserci il suo futuro. Il sipario si alzò e l’assistente indicò al ragazzo che interpretava il commissario di entrare. Ad un certo punto disse la battuta che indicava la sua entrata.

“E tu che guardi? C'è qualche taverna?
 Altro non vedi, tu! Ficcate i pali
 sotto la porta, e scassinatela. Io
 scalzerò di costí...” Cominciò a parlare da dietro le quinte, cominciando ad uscire dalla quinta.
“Fermi coi pali!
Esco da me. Che servon pali? Senno
vuol essere, giudizio. Altro che pali!” si piantò davanti al commissario.
COMMISSARIO:
 Ah, sí, pezza di bindola? L'arciere
 dov'è? Prendila, legale le mani
 dietro la schiena!
LISISTRATA:
Arciere o non arciere,
gli costerà salata, se mi tocca
con la punta di un dito, per Artèmide!
COMMISSARIO (A un arciere):
Coso, hai paura? Non l'acciuffi a mezza
vita? E tu? Via, sbrigatevi, legatela!
VINCIBELLA (Esce a difesa di Lisistrata):
Se tu metti una mano addosso a questa,
ti fo cacare, a calci nella pancia!
COMMISSARIO:
Cacare? Avanti l'altro arciere! Lega
prima codesta, perché ciancia pure!
MIRRINA (Uscendo):
Se tocchi questa solo con la punta
d'un'unghia, presto cercherai ventose!
COMMISSARIO:
Ma che succede? Ov'è l'arciere? Acciuffala!
Le faccio finire io, queste sortite!
ALTRA DONNA (Uscendo):
Se tu, perdina, t'avvicini a questa,
poveri i tuoi capelli! Avrai da urlare!” L’arciere scappò uscendo dalla quinta opposta facendo ridere la platea.
COMMISSARIO:
Ahimè! L'arciere m'ha piantato. Eppure
tollerar non si può che delle femmine
ci debban sopraffare!
(Rivolto agli altri arcieri)
In fila, oh Sciti!
Avanti!
LISISTRATA:
Ora vedrete! Abbiamo quattro
squadre di donne battagliere, armate
fino ai denti, perdio!

Nulla andò storto e tutto fu perfetto. Nella mezz’ora di rappresentazione il pubblico reagì benissimo e mentre Lisistrata conciava il commissario come un cadavere li sentì ridere.
“Ti lagni, di', che non ti abbiamo esposto? Fa' passare i tre giorni, e ai primi albori ti faremo l'esequie: è tutto pronto!” gli disse voltandogli le spalle e uscendo dalla quinta lasciando il commissario basito.
Il sipario si chiuse e sentirono le risate e gli applausi del pubblico.
“Ragazzi, forza. Dentro!!” l’assistente alla regia li fece rientrare e il sipario si riaprì facendo vedere agli attori la standing ovation degli spettatori.
Si inchinarono uno a uno di fronte agli spettatori godendo della sensazione meravigliosa degli applausi. Erano tutti per loro, se li erano meritati. Nonostante le luci forti, riuscì a vedere il professore che li aveva seguiti nella preparazione del pezzo in piedi che alternava pollici in su ad applausi.

::::::::::: ANGOLINO DEL DISAGIO::::::::::::::
Buongiorno a tutti! :)
Ecco nuovamente l'appuntamento coi miei deliri.
Questo è un piccolo capitolo di passaggio, ma dovevo scriverlo... Dal prossimo capitolo le cose si faranno interessanti.
MWAHAHAHAHAHAHAHAH!!!! (risata malefica mode on.)
ok, la smetto.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto questo capitolo, e...anche se siete timidi mi farebbe piacere sapere che ne pensate <3
Un bacione enorme a tutti... Lalli :3

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Capitolo 5
*** 5. Dance like nobody is watching ***


–CAPITOLO 5–

“Dance like nobody is watching”


Dopo lo spettacolo si fiondò immediatamente a cambiarsi. Si era già tolta la tunica e si era infilata i jeans e la maglietta, sciogliendosi i capelli che le avevano acconciato in una classica acconciatura tipica dell’Antica Grecia lasciandoli sciolti. Si guardò allo specchio mentre si toglieva tutto il trucco di scena facendo tornare a respirare la pelle. Dio mio sembro un truciolo… ha voglia a togliermeli ‘sti ricci stasera! Devo pure andare a ballare. Maledetti. Ricci.
Mentre stava usando l’ennesima salvietta struccante per dare una pulita finale al viso nei corridoi era calato il silenzio. Con in mano il dischetto pieno di tonico mentre se lo passava a caso sul viso uscì dalla porta.
“Ehy, è morto qualcun- Tom! … La devi smettere di cercar di far morire le mie compagne di corso imboscandoti nei camerini!” commentò scherzosamente facendolo ridere e tirandolo via dall’imbarazzo del fatto che tutte le ragazze si fossero ammutolite vedendolo entrare e alcune erano corse a cercare il cellulare per fare una foto con lui. Cercò di trattenersi dall’ammutolirsi anche lei: era in giacca scura, jeans, camicia bianca e scarpe eleganti, senza cravatta o doppio petto, ma faceva la sua dannata figura.
“Bè, devo dirlo, sei stata meravigliosa!!” commentò andandola ad abbracciare con un braccio solo e baciandola su entrambe le guance prima di porgerle un mazzo di fiori facendola rimanere a bocca aperta “Questi sono per te! Sinceramente sono andato ad indovinare non sapendo cosa ti piacesse di più, ma spero ti piacciano!”
Laila rimase a bocca aperta, totalmente sconvolta. “Oddio! Sono… sono una meraviglia! Adoro i gigli rosso arancio! Tom, non dovevi assolutamente!” esclamò saltandogli al collo abbracciandolo stretto. Aveva un profumo divino. Sentì le braccia di lui stringerla in un caldo abbraccio, in uno di quelli che scaldano il cuore. Avrebbe voluto starsene così per l’eternità. Era un momento così perfetto… aprì gli occhi vedendo dietro gli sguardi sconvolti delle ragazze che stavano assistendo alla scena “Tranquille, non me lo porto a letto. È solo un amico!” commentò facendo sì che l’uomo scoppiasse a ridere e appoggiasse la testa sulla sua spalla facendola ridere a sua volta.
“Dannazione sei davvero senza filtro!”
“E questo è nulla!!” gli rispose lei “Senti, due secondi che finisco di mettermi almeno le scarpe e devo andare da Joanne a lasciarle i miei vestiti di scena. Ti lascio con le belve… riesci a sopravvivere?”
“I’ll try.” Le rispose facendole l’occhiolino.
“Ehm, una alla volta e non ammazzatemelo! Dopo mi serve ancora!” disse alle compagne di corso prima di rientrare nella piccola stanzetta finendo di vestirsi e dandosi una sistemata al viso dato che dopo sarebbe scappata a casa di velocità a cambiarsi e poi dritta al locale dove l’avrebbero aspettata Joanne, Dwayne, Arthur e altri suoi amici della RADA.
Uscì dalla stanza relativamente sistemata trovando Tom impegnato a fare fotografie e autografi.
Lo guardò sorridente “Ragazze, posso rapirvi Tom?”
“Nooo! Lascialo qui ancora un po’!” le rispose una sua compagna di corso.
“Un’ultima foto e poi ve lo porto via!”
“Sei gelosa?” le chiese l’uomo sorridendole beccandosi una linguaccia “Tantissimo!”.
Dopo un paio di minuti riuscirono ad uscire dagli spogliatoi, andando verso la costumeria “Ehm, devo lasciare questi a Joanne. Mi accompagneresti?” gli chiese sorridendogli “Certo! Sono entrato volontariamente nel covo delle belve, una da sola non mi spaventa! Poi ci sei tu a proteggermi!” commentò facendola ridere e circondandole le spalle con un braccio.

Bussò alla porta prima di entrare “Avanti!” sentì dire da dentro. Aprì la porta facendosi vedere solo con la testa “Ciao bella gnocca!”
“Laila, da quando bussi?”
“Non si sa mai, magari eri imboscata con Liam!”
“ANCORA CON QUELLA STORIA?!” esclamò la ragazza esasperata per poi notare i capelli dell’amica “Oh, La’, ma hai messo le dita nella presa della corrente?”
“Ah ah ah, simpatia! Comunque… posso entrare?”
“Eh no, te ne stai sulla porta, che domande del cazzo!” commentò Joanne impegnata a sistemare dei vestiti e degli oggetti usati in scena. Laila entrò seguita da Tom. Si sedette sul tavolo vicina a lei e aspettò che si girasse “Ok, da-”. Joanne si bloccò. Guardò l’amica e indicò l’uomo “È…chi penso io?” chiese spostando lo sguardo dall’amica all’uomo e viceversa.
“Esatto! Tom, lei è Joanne, la mia migliore amica. Joanne, Tom!”
“Piacere!” le disse stingendole la mano.
“Nice to meet you too! Oh, finalmente mi hai fatto conoscere il tuo vicino di casa!”
“Lo sa?”
“È l’unica che lo sa! … Senti, non scopri di avere te come vicino di casa tutti i giorni! Dovevo pur dirlo a qualcuno!”
“E sa anche di…” disse alzando e abbassando le sopracciglia folte facendola arrossire di botto. Ma quanto è cretino!!! decise di reggergli il gioco.
“No, non lo sa, anche se adesso partirà col terzo grado! Grazie Tom!!” finì incrociando le braccia trattenendo una risata. Joanne scoppiò a ridere “No, il terzo grado te lo faccio dopo!! Dopo due o tre cocktail le si scioglie la lingua!”
“Andate a festeggiare?” chiese loro sorridendo “Sì, andiamo a ballare al Fabric… IDEA!! Tom, se dopo non hai nulla da fare puoi venire con noi!” gli propose Laila gesticolando.
“Effettivamente dopo non ho nulla da fare… il Fabric mi piace! Se non vi dispiace accetto l’offerta.”
Joanne lo guardò rispondendogli con tono piatto “Secondo te ci dispiace?”
“Però prima devo andare a casa a vestirmi… sono le 10.30… ci vediamo là tra un’oretta?”
“Ok! Tanto io mi sono già portata i vestiti, Dwayne è già a posto. Oddio non vedo l’ora di vedere la faccia di Arthur!!!” commento la ragazza assumendo un’espressione da chi sa che sta per succedere qualcosa di non buono. Laila scese dal tavolo “Bene! Ci vediamo dopo!! Tom, andiamo!” commentò prendendolo sotto braccio e uscendo dalla porta “Chi è Arthur?”
“Quel coglione del mio ex.” “E ci sarà pure lui??” “Sfortunatamente.” “E ci esci ancora in compagnia???” “Non posso farci nulla. È il migliore amico del fratello di Joanne!”.

Arrivarono a casa dopo una ventina di minuti di strada tra metropolitana e pezzi a piedi. Presero l’ascensore e Laila si fiondò alla porta di casa. “Se vuoi puoi tranquillamente entrare! Non è totalmente in ordine, ma mentre aspetti puoi entrare!”
“Finalmente riesco a vedere casa tua!” commentò l’uomo ridacchiando entrando in casa.
“Va che una sera potevi anche scendere a vedere un film eh! Non mi offendo mica!”
“Domani sera hai da fare?”
“No!” gli rispose andando verso la camera da letto “Ok, allora sei prenotata per un film sul divano di casa tua!”
“Ahahahah! Andata!” rispose uscendo con in mano il cambio e andando verso il bagno.
“Ohi, va che puoi anche accendere la televisione, ascoltare musica o aprire il frigorifero! Fa’ come se fossi nell’appartamento di sopra!” gli disse sbucando dalla porta facendolo ridere.
Tom vide la ragazza chiudere la porta e l’acqua della doccia cominciare a scorrere. Sorrise. Era un bel rapporto quello che avevano. Si conoscevano appena, era vero, ma avevano un’intimità particolare, come se si conoscessero da una vita. Cominciò a guardare i libri nel mobile che occupava l’intera parete dietro al televisore: era stracolmo. Tutta la saga di Harry Potter (sia in inglese che in italiano), altri libri in italiano che non riusciva a capire, i libri di Bridget Johnes, tantissimi libri fantasy (tra cui Il Signore degli Anelli, lo Hobbit, il Silmarillion, i Racconti Incompiuti e Le Avventure di Tom Bombadil), un intero ripiano era occupato da fumetti Marvel, poi tantissima letteratura classica: I Canterbury Tales di Chaucer, intere raccolte di opere di Shakespeare e anche libri singoli, qualcosa di Marlowe, copie di libri di poesie illustrati di William Blake, Wordsworth e Coleridge, Lord Byron, Percy Brysse Shelley e Keats. Vide anche Cime Tempestose, Jane Eyre, La fiera della vanità, romanzi di Oscar Wilde, Virginia Woolf e un’intera collezione di libri di Sir Arthur Conan Doyle. I ripiani vuoti da libri erano riempiti da DVD.
La vide uscire dal bagno quasi mezz’ora dopo vestita e truccata. L’aveva sempre vista in jeans e maglietta, e già era davvero carina anche casual, ma vestita così… aveva indosso un vestito turchese monospalla che seguiva le curve del corpo fino a metà coscia che le lasciava scoperte le belle gambe che promettevano bene anche da sotto i jeans, una collana lunga e degli orecchini argento a fascia sui lobi. I capelli li aveva raccolti in una morbida treccia a lisca di pesce per quello che aveva potuto fare coi ricci che si era trovata dopo lo spettacolo. Occhi intensi e labbra naturali. Era magnifica. E mancavano ancora i tacchi. “What do you think?” gli chiese sorridendogli.
“I think that if you really did all this in half an hour, I’ll marry you!!”
“Non dovevo lavarmi i capelli, è per questo che ci ho messo così poco!” commentò ridendo passandogli di fianco per andare alla scarpiera tirando fuori un paio di scarpe col tacco chiare e infilandosele. “Ok! No, dannazione, mi manca la clutch!!” si ritolse le scarpe correndo in camera e tornando indietro sempre alla stessa velocità, rimettendosi le scarpe “Ok, sono ufficialmente pronta!!” gli disse infilandosi la giacca blu notte in stile militare. Tom rise.
“Ok! Dobbiamo andare a…”
“La fermata più vicina è Farringdon, sulla Circle. Non è troppo distante!”
“Perfetto! Andiamo!”. Si alzò dal divano e la seguì fuori dalla porta
“Ma non hai freddo solo con la giacca?”
“Assolutamente no! E’ felpata!”.

Arrivarono al locale in orario, trovando il gruppo ad aspettarli “Era ora!!” esclamò Joanne avvistandoli.
“Senti, dovevo farmi la doccia!!” le rispose abbracciandola “Che gnocca!”
“Ha parlato lei! Ah, ragazzi, lui è Tom, un mio amico.” Ci pensarono i ragazzi da soli a far conoscenza con lui. “Dici che l’hanno riconosciuto?”
“Ma ti pare?? Allora, ce l’abbiamo il tavolo?”
“Certo! Stavamo aspettando solo voi!”. Il Fabric era strapieno, ma fortunatamente avendo prenotato il tavolo ebbero l’accesso libero. Dopo aver ordinato da bere andarono in pista a ballare. Joanne ad un certo punto le disse all’orecchio “Arthur vi sta guardando malissimo. A quanto pare è un po’ geloso!”
“Sai una cosa? Come disse Rhett Buttler: Frankly, my dear, I don’t give a damn!!” le rispose battendole il cinque. Nemmeno a farlo apposta Tom la tirò con sé in pista quando il DJ mise una delle nuove canzoni di Usher “DJ got us falling in love again”.
       So we back in the club
       Get that bodies rockin from side to side (side to side)
Seguiva i suoi movimenti facilmente.
       Thank God the week is done
       I feel like a zombie gone back to life (back to life)
Le fece portare le mani in alto
       Hands up, and suddenly we all got our hands up
       No control of my body
Le mise una mano sulla schiena tirandola a sè cantando
       Ain't I seen you before?
       I think I remember those eyes, eyes, eyes, eyes
Gli sorrise rispondendogli con le spallucce prima che lui potesse farle fare una piroetta
      Cause baby tonight, the DJ got us falling in love again
      Yeah, baby tonight, the DJ got us falling in love again 
      So dance, dance, like it's the last, last night of your life, life
      Gonna get you right
      Cause baby tonight, the DJ got us falling in love again
Lei gli sorrise e fu il suo turno.
      Keep downing drinks like this
      Not tomorrow that just right now, now, now, now, now, now
Gli girò attorno facendo scorrere leggermente la mano sulle spalle.
     Gonna set the roof on fire
     Gonna burn this mother f**ker down, down, down, down, down, down.
Lanciarono nuovamente le mani in aria, tenendosele
     Hands up, when the music drops
     We both put our hands up
     Put your hands on my body
Gli cantò mentre la tirava nuovamente verso di sè, sempre tenendole le mani
     Swear I seen you before
     Think I remember those eyes, eyes, eyes, eyes
     Cause baby tonight, the DJ got us falling in love again
     Yeah, baby tonight, the DJ got us falling in love again
     So dance, dance, like it's the last, last night of your life, life
     Gonna get you right
     Cause baby tonight, the DJ got us falling in love again.

Continuarono a ballare fino alla fine della canzone, (finale meshato con Only Girl in the World) trovandosi a pochi centimetri l’uno dall’altra. Sorridendo. “Ho sete, torniamo al tavolo a bere?” gli propose guardandolo profondamente negli occhi “Ok!”. Non se ne accorse nemmeno che erano mano nella mano. Tornati al tavolo tutti quelli che li avevano visti esplosero in applausi e urla.
“Cazzarola Laila non ti ho mai vista ballare così!” esclamò Dwayne battendo il cinque con Tom mentre lei si versava della vodka e dell’acqua tonica nel bicchiere col ghiaccio.
“Bè, dipende tutto dal cavaliere! Anche la sottoscritta sa muoversi ogni tanto!” commentò dopo aver bevuto un sorso del cocktail mentre batteva il cinque a Tom per porgergli poi il bicchiere. Passarono una serata meravigliosa. Quando uscirono dal locale si diressero verso la fermata della metropolitana. Joanne, prima di prendere l’entrata per la Metropolitan con gli altri, l’abbracciò per salutarla, sussurrandole all’orecchio “Domani ti chiamo. Devo dirti una cosa!”
“Non puoi dirmela adesso?” “No, domattina! Ciao tesoro!” “Ciao donna!”.
Con la Circle in un paio di fermate furono a casa. Tom la vide camminare dolorante e le sorrise piantandosi davanti a lei “Forza, sali!”
“Cosa? No no no! Peso!”
“Ma finiscila! Sali, ti porto io fino a casa!” le disse insistendo. Laila sospirò e pensando ai piedi doloranti e alla strada che c’era per arrivare a casa accettò l’offerta mettendo da parte l’orgoglio. Gli salì in groppa, reggendosi con le braccia al suo collo mentre lui le teneva le gambe per evitare che scivolasse. “Grazie Tom… sei un angelo…” gli disse appoggiando la guancia sulla spalla di lui.
Tom sorrise sentendola rilassarsi “Per te farei questo e altro.”


:::::::::::::::::::::::::: ANGOLINO DEL DISAGIO::::::::::::::::::::: 
Bene bene!! Altro appuntamento con i risultati dei miei squilibri mentali! :D
Non mi chiedete la logica dell’aggiornamento perché non la ho XD aggiorno quando mi ricordo!
Cooomunque!! La storia procede e Laila e Tom si stanno sempre più avvicinando! Non è che Tommuccio caro sta cominciando a farsi le sacrosante pippe mentali?
Come al solito grazie mille a chi legge questa storia e trascorre qualche minuto nel mio modo <3
Ma!!! Ho avuto una bellissima sorpresa: grazie mille di cuore alle due anime pie che hanno preferito e seguito la storia. *w*
Sappiatelo. Vi voglio un sacco bene!

Un bacione a tutti e al prossimo aggiornamento! Lalli :3 

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Capitolo 6
*** 6. Un sogno che si avvera ***





–CAPITOLO 6–
“Un sogno che si avvera”
 
 
Il cellulare squillò, facendola svegliare di soprassalto “CHEDIAVOLOÈSTATO??” esclamò completamente assonnata prima di capire che cosa fosse realmente. Aveva un dannato mal di testa per la sera prima. Non si era ubriacata, ma aveva bevuto un po’ e ora il post-alcool si stava facendo sentire. Prese in mano il cellulare stropicciandosi gli occhi per cercare di togliersi la vista appannata dal sonno. Ci rinunciò e rispose direttamente “Pr-pronto?”
“Buongiorno Laila! Ti ho svegliata presumo!”. Guardò lo schermo del cellulare notando che la chiamata arrivava direttamente dal professor Johnson, il professore di Opere Classiche che l’aveva seguita per la preparazione dello spettacolo del Tree.
“Ehm… sì.”
“Avete festeggiato ieri sera?” chiese la voce ridendo
“Abbastanza! Oramai è il terzo anno. È diventata tradizione!” rispose stiracchiandosi per poi prendere un colpo guardando l’orologio: era mezzogiorno passato.
“Bene, bene! Comunque ieri sera non ho potuto avvisarti e stamattina ho avuto la conferma. Pronta per la notizia?”
“Vada. Sono tutta orecchie!” rispose sbadigliando. Mamma mia che sonno… la finisca con questa telefonata che io voglio dormire!
“Ho parlato con una collaboratrice di Christian Hoddell, sai chi è vero?”
“Sì, se non ricordo male è l’agente di un bel po’ di persone famose… è il capo della Hamilton Hoddell, sempre se non ricordo male…”
“Stai cominciando a far connettere i neuroni, vedo!” esclamò facendola scoppiare a ridere.
“Sono un motore diesel alla mattina! Ci metto un attimo di più per connettere!” gli rispose ridendo. Adorava quell’uomo. Pretendeva tanto, ma era un genio. “Bene, è venuta a parlarmi dopo lo spettacolo, abbiamo fatto un paio di chiacchiere e stamattina mi ha richiamato e ha detto che Christian Hoddell vuole assolutamente parlarti. Questo pomeriggio. Spero che tu non abbia impegni perché alle 15.30 hai un incontro con lui!”.
Laila rimase in silenzio, il cellulare sempre attaccato all’orecchio, lo sguardo fisso davanti a sè. Il professore non sentendo reazione dopo un po’ le chiese “Laila? Ci sei ancora?”
“S-sì!! Ci sono! Mi sta prendendo in giro? In caso la informo che il 1^ di Aprile è passato da un pezzo!”
“No, non ti sto prendendo in giro! Christian Hoddell si è interessato a te. Ti ha vista e ha detto che vuole parare con te. Mi ha dato l’indirizzo, segnatelo!” Scattò in piedi in un nanosecondo andando a prendere un foglio e una penna scrivendo Hamilton Hoddel – Fifth Floor – 66-68 Margaret Street – Mr. Christian Hoddell h.15.30. Riattaccò il telefono ringraziando il professore. Respirò profondamente più volte cercando di restare calma, ma lo sentiva, sentiva che sia avvicinava irrimediabilmente fino a quando non lo lasciò uscire: urlò di gioia saltando ripetutamente in giro per la casa. Senza pensarci aprì la porta di casa e corse su per le scale andando a bussare all’appartamento 6A. La voce di Tom arrivò quasi subito “Chi è?” “Laila!!”.
Le aprì la porta, trovandosela in pigiama e con i capelli legati alla meglio, ma aveva un sorriso luminoso sulle labbra. Gli saltò al collo inaspettatamente, togliendogli il respiro.
“Ehi, che è successo?!” le chiese piacevolmente sconvolto da tanto entusiasmo.
“Non ci crederai mai!!!”
“Cosa??” Laila si staccò da lui mettendosi le mani in faccia “Oddio, ti sono piombata in casa senza avvisarti! Scusami!!”
“Ahahah non ti preoccupare! Cos’è successo da sconvolgerti così tanto?”
“Mi… mi ha chiamata il professor Johnson, quello di Opere Classiche, praticamente 5 minuti fa.”
“Ok…”
“Mi… oddio sono in preda all’ansia. Laila calma! Mi ha chiamata e mi ha detto che ieri dopo lo spettacolo ha parlato con la collaboratrice di un agente, che stamattina ha parlato direttamente con lui e gli ha detto che è interessato a parlare con me e che ho un appuntamento con lui questo pomeriggio!!!”
“OH SHIT REALLY?!?” esclamò Tom spalancando gli occhi
“Sì!!!!!!!” esclamò mentre la prendeva in braccio.
“That’s amazing!!! Who’s the agent?”
“Christian Hoddell.”
“You know he’s-”
“The same agent as Robert Carlyle, Hugh Laurie, Stephen Fry, Angelica Huston, John C. Reilly, Tilda Swinton, the marvelous Emma Thompson and you?! Hell yeah!! Oh God. Sono in ansia. Come mi comporto, come mi vesto? E se non gli piaccio dal vivo? Se sputtano tutto?” cominciò a chiedersi camminando per la stanza tenendosi la testa con entrambe le mani, lo stomaco e l’intestino attorcigliati. Le veniva pure da vomitare. Tom accorse in soccorso. La prese per le spalle e la guardò dritta negli occhi.
“Ora calma. L’ansia va bene, ma non troppa. È normale che tu ti senta così, non preoccuparti… semplicemente preparati. Sarà una chiacchierata. Una sottospecie di colloquio di lavoro. Tu sii te stessa e fidati che andrà bene. Conosco Christian, è un brav’uomo e un agente fantastico. Se ha visto qualcosa in te, e a ragione oserei dire, te lo dirà. Sii te stessa. Capirà se stai fingendo.”
Laila annuì e inspirò profondamente cercando di far andare via l’ansia. Gli appoggiò la testa sul petto “Ho tutto attorcigliato.”
Tom rise e l’abbracciò “Andrà tutto bene, devi solo calmarti… anzi, facciamo così. Se tu arrivi là e sei ancora in ansia sei autorizzata ad intasarmi di messaggi!”
Laila scoppiò a ridere “Va bene, ma c’è un piccolo problema: non ci siamo mai scambiati i numeri di telefono!”
“Davvero? Pensavo di sì! Comunque dato che tu il cellulare sicuramente l’hai lasciato in casa, ti mando un messaggio col mio e siamo sicuri che lo ricevi!”. Gli dettò il numero telefonico e Tom le mandò il messaggio. Le sorrise e l’abbracciò nuovamente “Sono così fiero di te…”
“Io ho una paura immensa. È la prima volta che vengo contattata da un agente. Non mi era mai successo! Tom, sei tu che mi porti fortuna! Non potevamo conoscerci prima?” gli chiese facendolo scoppiare a ridere.
 
Si preparò, vestendosi a metà tra il casual e il professionale. Una camicia casual abbastanza larga panna con dei piccoli pois blu notte infilata nei jeans attillati, indossava una giacca felpata blu notte e un paio di decolleté in tono con la camicia. Si era sistemata le unghie pulendole e mettendo uno smalto rosa chiaro praticamente trasparente. Si era lavata i capelli così da levarsi i ricci della sera prima e se li legò in una coda liscia elegante e si era truccata quanto bastava per sembrare naturale. Uscì dalla fermata della metro di Oxford Circus e andò verso Margaret Street, ad un paio di minuti a piedi dalla fermata, e arrivò davanti il portone dell’indirizzo datole: un portone in legno chiaro istoriato con dei ricami e in alto una vetrata aveva scritto in ottone il numero civico 66 68. Controllò Whatsapp un’ultima volta trovando un messaggio di Tom che le augurava buona fortuna in italiano. Sorrise e inspirando profondamente suonò il campanello corrispondente all’agenzia. Rispose una voce di donna “Hamilton Hoddell. Chi è?”
“Ehm… sono Laila Bessan, ho un appuntamento col signor Christian Hoddell alle 15.30.” “Perfetto, le apro subito!”. Con un suono metallico il portone si aprì. Prese l’ascensore arrivando al 5^ piano. L’intero piano era dedicato all’agenzia. La receptionist la accolse sorridendo “Ms. Bessan?”
 “Yes.” La seguì davanti alla porta di un ufficio
“Mr. Hoddell is occupied at the moment. Is it a problem if you kindly wait here till he’ll be free?”
 “Oh, no. Absolutely not a problem!” le rispose sorridente, mentre lo stomaco si attorcigliava su sé stesso per la milionesima volta. Con un po’ di ritardo la porta dell’ufficio si aprì, beccandola in pieno mentre leggeva il libro che si era portata dietro.
“What are you reading?” le chiese una voce maschile, il tono allegro. Laila alzò di scatto lo sguardo incrociando quello dell’uomo che le stava sorridendo. Sulla cinquantina, abbastanza alto, occhiali dalla montatura nera, barba incolta. Indossava una camicia bianca sotto un maglione nero e dei jeans. Informale, ma era il capo. E poteva permetterselo. Di corsa mise il segnalibro alla pagina, chiudendo il libro e alzandosi “Oh, ehm… it’s A Feast for Crows, by George R.R. Martin.”
“Oh, A Song of Ice and Fire! I love those books! You’re Laila, aren’t you?”
“Yes, I am!”
“Nice to meet you. I’m Christian.” Le disse stringendole la mano “Nice to meet you too!”
“Come in! I don’t bite, trust me!” le disse facendola ridere. Si sedette dall’altra parte della scrivania e le indicò la sedia invitandola a fare altrettanto.
“Allora, parlami un po’ di te! Cos’hai fatto nella vita, da dove vieni – perché dubito che tu sia inglese con questo cognome!”
“Ahahaha esatto, sono italiana!”
“Davvero? Di dove?”
“Provincia di Milano!”
“Bellissima Milano! I’ve been there a few times! Ok, you’re from Italy and…”. Gli raccontò di quello che aveva fatto, degli anni di teatro alle superiori, dell’anno e mezzo passato in Australia e della decisione di trasferirsi a Londra per entrare in RADA e delle rappresentazioni a cui aveva partecipato. Christian ascoltava attento facendo domande e facendo battute alle quali rispondeva con la stessa arguzia con cui glie le faceva, quando ad un certo punto si raddrizzò sulla sedia e la guardò negli occhi “…e qui arriviamo a ieri sera, dove una dei miei collaboratori è venuta ad assistere al Tree. Ha registrato quello che le sembrava molto interessante e devo dire che ho visto stamattina la tua rappresentazione di Lisistrata. Devo farti i complimenti. Quando ho visto Sarah così entusiasta nel parlarne quasi non le credevo.”
Laila spalancò gli occhi “Oh, davvero?”
“Già! Mi ha detto di guardare assolutamente quello spezzone e di fare attenzione all’attrice che faceva Lisistrata.”
“You’re making me blush!” commentò arrossendo come una dannata
“Well, that’s true! I saw that piece and she was right. She saw something in you. And I saw it too. And I’m seeing it now. You’re true, your facial expressions are gold! They make me remember of Emma Thompson, Maryl Streep.”
“That’s so kind of you! They are two of my favourite acresses…”
“Which are your favourite ones?”
“Oh… I think almost every film I saw has influenced me. However they are Emma Thompson, Maryl Streep, Judy Dench, Julia Roberts, Julie Andrews, Anna Magnani… and these are a few!! Shall I go on?” gli rispose andando di filata facendolo ridere.
“No, altrimenti va a finire che facciamo notte! Comunque sì, volevo parlarti per vedere se dal vivo rendi allo stesso che sul palco. E devo dire che ho davvero una buona sensazione. Fidati, non sbaglio quasi mai! Vuoi un bicchiere d’acqua?” le chiese. Accettò l’acqua di buon grado dato che sentiva la bocca impastata e l’ansia montarle dentro. Mentre ne beveva un sorso l’uomo parlò “Ho deciso che voglio che tu sia rappresentata nel mondo dalla Hamilton Hoddell. E voglio rappresentarti io.”
Per poco non si strozzò con l’acqua. “C-Cosa???” esclamò posando il bicchiere sulla scrivania e mettendosi una mano sul petto facendo scoppiare a ridere ancora l’uomo “Scusa, volevo vedere la reazione mentre bevevi! Comunque sì, a parte lo scherzo del colpo, sì, voglio rappresentarti!”
“Sarebbe un onore essere rappresentata da lei!”
“L’onore sarebbe mio rappresentare te!” prese la cartelletta con il suo CV e tutte le documentazioni “Dobbiamo preparare il contratto, ho bisogno del tuo CV con i tuoi dati e tutto il resto. Dovremo preparare il tuo book fotografico, queste foto vanno rifatte… abbiamo tante cose da sistemare. Domani mattina alle 10 sei libera?”
“Assolutamente sì!”
“Bene. Allora domani alle 10 vieni qui in ufficio da me che ti faccio trovare tutto pronto! Oh… ho aspettato ora a dirtelo, ma so che abbiamo un amico in comune!” le disse sorridendo. Laila capì immediatamente.
“Se troveranno Tom Hiddleston morto nel suo appartamento e domattina non verrò saprà chi è il colpevole.” Commentò con tono piatto mentre l’uomo le porgeva la cartelletta ora praticamente vuota.
“Ahahahahahaahah!!! No, non è stato lui a chiedermi di vederti. Fidati, non mi piacciono le raccomandazioni quanto non sembrano piacere a te. Mi ha chiamato qualche ora fa dicendomi che sapeva che ti avrei incontrata, chiedendomi di non dirtelo e che se te l’avessi detto mi sarei dovuto preparare ad una reazione da killer professionista. E aveva ragione, quel ragazzo ti conosce davvero bene. Mi ha semplicemente confermato le impressioni di Sarah. Di quei due mi fido! E mi ha anche detto che ero un pazzo se decidevo di non offrirti un contratto.” 
“Quindi non lo devo ammazzare?”
“No, non devi! È tutto merito tuo se ho deciso di rappresentarti, lui è solo stato gentile. Posso chiederti come fate a conoscervi?” Laila rise, un sottotono d’affetto aveva circondato quella risata.
“Ehm… situazioni assurde.”
“Di che genere?”
“Nel giro di un paio di mesi ci siamo letteralmente scontrati in giro per Londra due volte e poi un bel giorno di un paio di settimane fa ho scoperto che è il mio vicino di casa e abita sopra di me da praticamente un anno!”
“Sì, è una situazione ai limiti dell’assurdo! E ti conosce così bene da sapere possibili tue reazioni. Quel ragazzo è sorprendente!”
“E lo dice a me?”. Si strinsero la mano e uscì dal palazzo poco dopo. Prese il cellulare, chiamando l’uomo in questione.
“Ehilà! Allora? Com’è andata?” le chiese appena accettò la chiamata.
“Tu domani sera sei ancora libero?”
“Certo! Perché?”
“Perché domani devo tornare per firmare il contratto!!!”
“GRANDIOSA!!!! LO SAPEVO CHE CE L’AVRESTI FATTA!”
“E… Christian me l’ha detto.”
“Detto cosa?” le chiese vago
“Oh, non fare lo gnorri. Lo sai perfettamente di cosa sto parlando!!” gli disse facendo la finta arrabbiata.
“E che gli hai detto?”
“Che se ti avessero trovato morto e domani non mi fossi presentata a firmare il contratto avrebbe capito chi era il colpevole.”
“Ahahahaha lo sapevo che avresti tirato fuori una frase ad effetto! Comunque non era intesa come raccomandazione…”
“Lo so, me l’ha detto. Grazie per quella telefonata… e domani si festeggia!!”
“Decisamente! Facciamo che domani ti invito a cena!”
“Ma sei fuori?” sbottò mentre camminava per arrivare alla fermata della metro
“E stasera ti va ancora il film?”
“Certo che mi va il film, ma a cena…”
“Fidati di me! E poi tra poco devo ripartire per gli States!”. Ouch. Questa notizia non doveva darmela… era vero. Se n’era completamente dimenticata. Si era talmente tanto abituata ad avercelo intorno in quella settimana e mezza che le era totalmente passato per la testa il fatto che dovesse ripartire per girare The Avengers e Dio solo sapeva quanto sarebbe stato via.
“E va bene, mi fido!” rispose alla fine sorridendo timbrando l’entrata della metro.
“Sei in metro?”
“Sì! Adesso faccio la persona che parla al telefono oppure metto l’auricolare, lo copro coi capelli e faccio la pazza che parla da sola! Ogni tanto mi diverto!” commentò facendo scoppiare a ridere l’uomo dall’altra parte della cornetta.
“Stai andando in RADA?”
“Sì, volevo avvisare il professor Johnson su com’era andato il tutto. Anche se è sabato c’è lezione per gli altri!”
“Giusto. Bene. Allora ci si vede stasera per il film!”
“A stasera! Scendi quando vuoi!”
“Dammi un’orario!”
“Non lo so… dalle 9 in poi?”
“Perfetto! So già che film guardare. L’ho visto ieri sera nella tua libreria!”
“Ahahahah! Posso avere un indizio?” “No! Sorpresa!” “Ahahahah e va bene! Allora ci vediamo stasera… ciao Tom!” “Ciao Laila!”. Riattaccò ridacchiando. Arrivò il treno e si diresse verso l’accademia.
 
Arrivò alla classe dove il professore stava facendo lezione. Fortunatamente gli allievi stavano uscendo il che significava che aveva appena finito. Lo vide sistemare dei fascicoli sulla cattedra e bussò alla porta.
“Posso entrare?”
L’uomo si voltò “Certo Laila!! Assolutamente! Sei appena tornata dall’incontro? Com’è andato?” le chiese interessato: dopotutto lui era quello che l’aveva seguita maggiormente nei tre anni.
“Bene! Mi ha chiesto un po’ di cose, come andavo in RADA, a che anno ero, mi ha fatto i complimenti per ieri sera e… mi ha offerto un contratto e vuole rappresentarmi lui stesso!!!” esclamò trattenendosi a fatica dal saltellare in giro per la stanza.
“Seriamente?! Oddio! Sono così felice per te!! Rappresentata da Christian Hoddell in persona! C’è gente che ammazzerebbe per un’opportunità simile!” le disse abbracciandola.
“Ah lo so perfettamente! Se mi concede la frase: ho avuto un culo delle dimensioni di una portaerei!”.
Rimase a parlare con lui per un po’ quando se ne andò, tirando fuori il telefono. Sapeva che Joanne aveva lezione e se non si ricordava male la sera prima le aveva detto che l’avrebbe chiamata per dirle una cosa. Le mandò un messaggio. 

 
Scoppiò a ridere e rimise il cellulare in borsa. Fece per andare alla solita caffetteria quando una voce la bloccò.
“Ma guarda… la signorina tutta fighetta! Hai cominciato a fartela coi pezzi grossi?” Ma perché mi deve rovinare la giornata??
Si fermò e si girò “Ciao Arthur.”
“Ah, adesso parliamo con gli amici ora che Mr. Pezzo Grosso non c’è eh?”
“Non mi sembra di non averti cagato ieri sera.”
“Non hai ballato con me nemmeno una volta.”
“Arthur, tra me e te è finita!! Ricordatelo bene: fi-ni-ta! Non stiamo più insieme e non vedo il perche io debba ballare con te. Ho portato lui e ho ballato con lui. Fine del discorso. Non voglio nemmeno starne a discutere. È tempo perso!”
Arthur la prese per il polso, stringendoglielo “No. Ora parliamo. Devo ricordarti quel giorno di gennaio in accademia? O a casa mia la volta dopo e a casa tua la volta dopo ancora? Oppure-”
“Stattene zitto. Sono stati errori miei che non sarebbero nemmeno dovuti accadere.”
“Non dicevi così prima… E come mai sei così in tiro?”. Stava veramente diventando pensante.
“Non sono affari tuoi.”
“E se lo fossero?”
“Arthur, levati o giuro che ti tiro un ceffone in piena faccia. E mollami che mi stai facendo male!!”
“Voglio proprio vedere se lo fai.”
“Non sfidarmi.” lo minacciò “Dai provaci.” Gli tirò un manrovescio con la mano libera facendogli letteralmente rivoltare la faccia. Le liberò il polso per lo shock e lei se ne andò percorrendo pochi metri prima di essere presa e sbattuta al muro.
“Che d-” le tappò la bocca con la mano.
“Non ti azzardare a farlo un’altra volta, troia!”. Una voce li bloccò “Che cazzo succede?” Dwayne. Dwayne!!! Grazie a Dio!!
“Nulla! Stiamo parlando!”
“A me non sembra una conversazione e non mi sembra che Laila abbia molta voce in capitolo.”
“Dwayne, fatti i cazzi tuoi.”
“È una mia amica, i cazzi miei non me li faccio.” Era distratto. Era il momento migliore. Alzò il ginocchio di scatto e lo prese in pieno facendolo accasciare. Corse verso il ragazzo che la fece stare dietro di sé “Stalle lontano, è un avvertimento!”
“Dwayne, non sono affari tuoi. E poi porca puttana, sei il mio migliore amico!”
“Non quando malmeni una ragazza. Non. State. Più. Insieme! E poi quando stavate insieme le hai piantato tante di quelle corna che non se ne meritava nemmeno una!!”
“COOOSA?? BRUTTO FIGLIO DI-” quello mica lo sapeva. Oltre ad essere stato un grande stronzo le aveva pure fatto un palco di corna da fare invidia ad un cervo maschio adulto. Dwayne la trattenne dall’andare a pestarlo. “Calma te e stai dietro di me.”
Andrew si avvicinò “Senti, ‘fanculo. Lasciami Laila che devo finire la conversazione.”
“Col cazzo.” Il ragazzo fulminò l’amico e cercò di tendere il braccio per afferrare la ragazza, solo che Dwayne gli piantò un cazzotto in piena faccia facendolo rotolare a terra.
“Arthur, sei sempre stato un coglione. Andiamocene Laila…”. Le circondò le spalle con un braccio e la portò via dal corridoio.
 
“Ma che gran coglione! Uno del genere dovrebbero rinchiuderlo! E ti ha pure lasciato i lividi sul polso…” commentò Joanne mentre beveva il suo cappuccino.
“Sì, quello è il meno. Quello passa. Però ad un certo punto ho temuto il peggio. Fortunatamente tuo fratello era nei paraggi!”
“Figurati… quando vi ho visti insieme ho pensato subito al peggio. Dopo che ieri sera ci siamo salutati Arthur era incazzato come una iena. Ha visto insieme te e Tom e gli è salito l’istinto territoriale.” Commentò Dwayne facendola ridere e quasi sputare il sorso di cappuccino che aveva bevuto.
“Oddio, immagine mentale bruttissima di Arthur in versione cane che piscia su un albero con la mia faccia!”
“Aahahahahahah ma quanto sei cogliona!” esclamarono i due ridendo dell’immagine mentale della ragazza. “Suvvia!! Sapete che la mia fantasia galoppa!! Che tra l’altro, a proposito di ieri sera. Mi ricordo male o tu stamattina mi dovevi chiamare per dirmi una cosa??”
“Giusto!! Alla fine mi sono svegliata tardi e me ne sono dimenticata! Comunque… tra te e Tom c’è qualcosa?”
“Ma ti pare? Stiamo parlando di Tu-Sai-Chi.”
“Di Voldemort?”
“Dwayne, ti sposerei quando mi fai certe citazioni. Comunque no, perché?”
“C’era una tensione sessuale tra voi due che MIO DIO!! Potevi tagliarla col coltello!!”
Laila arrossì di botto “D-Davvero?”
“Giuro! E l’ha vista anche Dwayne, il che è tutto dire!”
“Confermo le parole della sorella!” disse il ragazzo annuendo per poi bloccarsi e guardò male la gemella “Che vorrebbe significare, scusa?”
Laila scoppiò a ridere mentre la gemella lo ignorò “Oh, ma come mai così in tiro?”
“Ehm… ho avuto un colloquio!”
“Hai lasciato il lavoro alla Disney? Non lo sapevo!”
 “No no, anzi… Spero di poterlo lasciare presto. Tra poco finisco le ferie che avevo accumulato. Grazie per avermelo ricordato! Comunque dopo lo spettacolo di ieri sera il professor Johnson ha avuto un contatto con una tizia e questa mattina l’hanno chiamato. Appena hanno chiamato lui, lui ha chiamato me e questo pomeriggio ho avuto un incontro… ragazzi, tocco ferro e faccio corna prima che prima di domani mattina mi cambia idea, ma ho un agente!”
“OMMIODDIO!!!!” urlò Joanne saltandole al collo.
 
Bussarono alla porta pochi minuti dopo le 9. La aprì e si trovò l’occupante del piano di sopra con in mano una ciotola di popcorn appena fatti e un enorme sorriso stampato sulle labbra.
“Evviva!!! Sia lode all’eroe trionfatore!! Pereppe pereppe peee!!!” cantò facendola ridere.
“Dimmi che ti piace la Disney e ti sposo!!” gli disse facendolo entrare in casa.
“Certo che mi piace la Disney! Che domande sono!”
“Bene, quando fissiamo la data?” gli chiese facendolo scoppiare a ridere.
“Dove appoggio i popcorn?”
“Lì sul tavolino! Che film mettiamo?”
“Allora… ho visto la tua collezione ieri e la decisione è… Robin Hood: Men in Tights!”. La ragazza lo guardò fissa sbattendo le palpebre.
“Ripeto: quando fissiamo la data?” chi richiese prendendo il dvd dalla libreria e accendendo il lettore.
“Forza, metti il cd e siediti qui! Casa tua è davvero accogliente!” commentò guardandosi in giro.
“Per me va più che bene… non è enorme come casa tua ma per una persona sola va bene! Quando sono arrivata qui ho evitato come la peste i monolocali. Questa casa era bellina! E poi è ad affitto con riscatto. Quando vorrò comprarla potrò scalare l’affitto che ho pagato dal mutuo!” gli sedette vicino e fece partire il film, prendendo uno dei cuscini sul divano abbracciandolo. Tom stese le braccia sullo schienale del divano e abbassò lo sguardo, attirato da qualcosa.
“Che hai fatto al polso?” le chiese prendendole delicatamente la mano sinistra.
“Cos-? Oh, nulla! Diciamo che in RADA oggi ho avuto un incontro poco piacevole.” Gli rispose guardandolo negli occhi. Erano dannatamente profondi e la stavano guardando attentamente.
“Arthur.” gli confermò spostando lo sguardo alla tv mandando avanti i trailer.
“Che ti ha fatto?” il tono era preoccupato, duro.
“Nulla. O meglio. Nulla perché probabilmente non ce l’ha fatta. Fortunatamente Dwayne era nei paraggi e mi ha salvata, ma prima che lui gli tirasse un cartone in piena faccia gli ho tirato un manrovescio da fargli rivoltare la faccia e una ginocchiata dove non batte il sole!” gli disse sorridendo soddisfatta facendolo ridere.
“Sei incredibile! Però rimane che lui abbia tentato di farlo… devo partire preoccupato?”
“Me la caverò. Sono grande e forte, so allacciarmi i sandali e tutto in resto!” gli rispose citando Meg in Hercules facendolo sorridere. L’abbracciò, stringendola a sé con un braccio.
“Per qualsiasi cosa, quando non sarò qui, tu chiamami. L’importante che non mi chiami nel bel mezzo della notte: potrei non capire cosa mi dici!”
“Aahahahahahaha! Ma piantala!”.

:::::::::::::::::::::::ANGOLINO DEL DISAGIO:::::::::::::::::
TADAAAAAAAAAANN *entra nell'inquadratura saltando e agitando le mani*
Sorpresina!!! Dato che mi sono decisa (e ho trovato le immagini giuste XD) ad imparare a inserire le immagini da questo capitolo in poi verrà introdotto il banner E... le conversazioni su Whatsapp XD
Lo so, sono ulteriori prove della mia pazzia dilagante, ma che ci volete fare: mi diverto male!
Allora!! Tommuccio bello si sta lasciando andare sempre di più, è arrivata la seconda botta di c- ehm. FORTUNA (sì, meglio fortuna) della storia e ragazzi... Arthur si è dimostrato il grandissimo stronzo che è. (sì, lo odio anche io alla follia -_-" e ho utilizzato l'epiteto migliore che mi è venuto in mente)
Dove amo sempre di più Joanne e Dwaine XD 
Spero che il banner vi piaccia, appena capisco come fare lo aggiungo anche agli altri capitoli e... 
Grazie mille sempre a tutti quelli che leggono e passano il tempo in copagnia di Laila, Joanne e compagnia bella :D
Un bacione a tutti e spero di leggere che ne pensate :3 Lalli

 
 
 

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Capitolo 7
*** 7. Un rapporto da non rovinare ***




–CAPITOLO 7–
“Un rapporto da non rovinare”


Quella mattina si preparò arrivando puntualissima in agenzia. Christian la fece entrare nel suo ufficio e la sua collaboratrice era lì, porgendo i vari documenti da firmare. L’uomo le spiegava ogni cosa egregiamente. Come avrebbe funzionato il rapporto, cosa sarebbe successo dopo, i vari appuntamenti da prendere. 
Dopo un paio d’ore, il suo futuro era cominciato. 
Per continuare la conversazione uscirono a pranzo in un ristorante su Oxford Street e lui le spiegò i suoi progetti per farla crescere e per farla conoscere. Aveva capito che le interessavano sia il teatro che il cinema (dopotutto i maggiori introiti per un attore arrivavano dalla seconda). 
Aveva già fissato l’appuntamento col fotografo per farle fare un nuovo e migliore book fotografico. Si sarebbe impegnato per farla conoscere. Nel frattempo che lei avrebbe finito la RADA – praticamente in un paio di mesi – avrebbe voluto farle fare qualche audizione, molte audizioni. Sapeva sicuramente che avrebbe avuto un sacco di porte sbattute in faccia, un sacco di critiche e un sacco di no. Non era assolutamente un lavoro facile quello che aveva scelto, ma sapeva che voleva che quello diventasse il suo lavoro.

Arrivarono le 19.30 e lei si era finita di preparare. Le aveva mandato un messaggio dicendola ti tenersi pronta per quell’ora e che si sarebbero trovati all’entrata. Si diede un’ultima occhiata allo specchio. Aveva tenuto il tutto molto naturale, si era fatta una coda bassa elegante. Orecchini semplici, la collana col punto luce che indossava giorno e notte da oramai 5 anni, un vestito blu con mezze maniche, scollo a barca, gonna a ruota che arrivava sopra le ginocchia e delle decolleté con cinturino alla caviglia. 
Prese la giacca e la clutch e chiuse casa. Era in ansia. 
Che diavolo gli è preso? Fuori a cena? D’accordo che parte tra due giorni, però… lui è lui e io sono io. È un miracolo che siamo amici. Se ci vedessero in giro insieme poi comincerebbero a pensar male… già quell’imbecille di Joanne pensa che tra me e lui ci sia tensione sessuale, ci mancano solo i tabloid inglesi e ciao! 
Arrivò all’entrata trovandolo che l’aspettava. Era meraviglioso. Stava indossando un completo nero, elegante. L’aveva sdrammatizzato lasciando sbottonati i primi bottoni della camicia. I capelli ricci biondi sistemati, perfettamente sbarbato e gli occhi a terra che si guardavano le scarpe. Quando sentì il suono dei tacchi sul pavimento alzò lo sguardo verso di lei, rivolgendole uno dei sorrisi radiosi. 
“Ciao.” La salutò con voce profonda. Dovette trattenersi dal bloccarsi. Quando la vide con quel vestito, sistemata elegantemente, le gambe lunghe, il collo lungo completamente libero. Woah
“Scusami, sono in ritardo!” gli disse scendendo i tre scalini per arrivare a lui 
“Cinque minuti non sono considerati ritardo!” le rispose sorridendole. 
“Ho perso un po’ di tempo per- bè, fa nulla.” Laila, piantala di blaterare!! 
“Sei bellissima stasera.” Il suo commento le fece mancare un colpo al cuore.
Arrossì di botto prima di rispondergli “Anche tu. Cioè. Non che tu sia bellissima. Oh gosh… let’s start this again. You’re handsome.” Gli disse sorridendo.
Ma perché non me ne sto zitta? 

Era davvero adorabile quando andava in palla. Le porse il braccio “Andiamo?” 
“Certo! Ma aspetta che mi metto la giacca.” 
“Oh, non ti servirà.” le disse facendole l’occhiolino. 
“C-Come non mi servirà?” “Fidati!”. 
Lei accettò il suo braccio e lui la fece voltare verso il corridoio da dov’era venuta. 
“Ma??” “Fidati…”. Salirono in ascensore e le chiese di chiudere gli occhi “Questa non è la parte in cui si scopre che tu sei un maniaco omicida, vero?”. 
Il tono preoccupato lo fece ridacchiare. “No, non è quella parte!” 
“Oh per fortuna, cominciavo a preoccuparmi.” Sentì l’ascensore salire di più fino a quando non si assestò ad un piano. Le porte si aprirono e sentì le mani dell’uomo appoggiarsi delicatamente sulle sue spalle facendola girare leggermente e conducendola verso una direzione. 
“Posso aprire gli occhi?” “Non ancora…”. Con la vista fuori uso gli altri sensi si erano acutizzati in un attimo: la voce di lui arrivava quasi improvvisa, profonda, dall’accento inglese più bello che avesse mai sentito. Il tocco leggero delle mani di lui sulle sue spalle. Sembrava che la sua pelle scottasse sotto le sue mani. 
“Ok, ferma altrimenti vai a sbattere.” “Ops!”. 
Qualcosa fece rumore, sembrava una porta, e la fece proseguire. Qualcosa si richiuse dietro di lei. Le fece fare un altro paio di passi e la fece fermare “Ok. Ora puoi aprire gli occhi!”.
Li aprì trovandosi nel soggiorno di casa sua. C’era entrata il giorno prima ma c’era stata poco tempo ed era in preda all’ansia per ammirarla. Era spaziosa, luminosa e pulita. Tutto era nei toni del bianco e del legno a parte qualche pezzo di arredamento che dava colore. Avendo l’attico, casa sua era molto più grande ed era fornita anche di soppalco. “Casa tua confronto alla mia sembra una reggia!” 
“È un po’ diversa, sì! Comunque oggi niente ristorante… oggi cucinerò io per te!” 
“Oh oh! Che onore!” 
“Voglio avere un tuo parere: chi è più pignolo di un’italiana sulla pasta dopotutto?” le disse prendendole la mano e portandola a fare un tour della casa. Ogni stanza era meravigliosa. Ordinata. 
Laila, vergognati. Casa tua sembra un magazzino. E questa è la casa di un uomo!! Sì, mettiamo in conto che ha anche 3 stanze in più eh? pensò mentre faceva scorrere lo sguardo sulle stanze. Passarono davanti alla camera da letto: letto matrimoniale perfettamente fatto, lenzuola candide. Ebbe un flash mentale di loro due sul letto. Sbatté le palpebre. 
LAILA CONTEGNO!! Joanne, dannata, mi metti la pulce nell’orecchio!! 
“Bene, fa’ come se fossi a casa tua!” le disse quando tornarono al soggiorno. Non l’aveva visto, ma il tavolo era già apparecchiato per due. “Vuoi che ti dia una mano?” 
“Assolutamente no! Tu sei l’ospite! Tra l’altro, sono un maleducato. Hai ancora in mano giacca e borsa. Dammi tranquillamente.” Le prese gli indumenti dalle braccia e li andò a posare all’attaccapanni vicino all’entrata. Notò che c’era una scarpiera. Quando le ripassò di fianco per andare in cucina gli chiese “Hai detto che posso fare come se fossi a casa mia, giusto?” 
“Giusto!” 
“Ok!”. Se ne andò alla scarpiera slacciandosi i cinturini delle scarpe, togliendosele e rimanendo a piedi nudi sulla moquette. Lo raggiunse in cucina e sentì lo sfrigolare dell’olio e un profumo divino di capperi e aglio fresco. 
“Ti serve questo pezzo di bancone?” gli chiese facendolo ridere 
“No, perché?” 
“Così mi ci posso sedere sopra!” gli rispose dandosi la spinta con le mani e sedendosi sul marmo. 
“La vista è migliore?” 
“Direi di sì!” gli rispose sorridendo “Oh, il profumo promette bene! E siamo solo al soffritto! Oooh olive! Posso prenderne una?” chiese allungando la mano verso il tagliere con gli ingredienti. 
“Giù le mani dalla frutta!” le disse, ma con un sorrisino lei prese un’oliva nera dal mucchio “Ladra.” 
“Lo so! Io in cucina sono tremenda!”. Sorrise, mentre le veniva in mente un ricordo d’infanzia. 
“Un penny per i tuoi pensieri.” 
“Nulla… stavo pensando che anche quando ero piccola a casa di mia nonna il posto all’angolo sul pianale della cucina era il mio. Come i gatti. Avevo una visione su tutta la stanza e potevo far andare avanti e indietro i piedi.” 
“Cosa che stai facendo anche adesso.” 
“Oh davvero? Ah sì! Nemmeno me ne accorgevo!”. Tom nel frattempo che parlavano continuava sicuro la preparazione del sugo. Buttò gli spaghetti nell’acqua bollente e lei gli buttò lì un piccolo segreto: un filo d’olio nell’acqua di cottura degli spaghetti evitava che si attaccassero. 
“Italians can cook after all. I didn’t know that!” 
“Little trick! You need just a little bit, but it helps!”. Parlarono di tutto, senza momenti di silenzio imbarazzante. Quando finì di cucinare il piatto mise la pasta nei piatti e la guardò “Madam, please, let’s go to supper!”. Laila scivolò giù dal bancone e lo seguì al tavolo. Aveva un aspetto divino. Si sedette e la guardò: si stava godendo la vista del piatto. Prese la forchetta e lo guardò “Buon appetito?” “Buon appetito!”.
 La vide prendere una forchettata di pasta, arrotolarla sulla forchetta e avvicinare gli spaghetti alla bocca. La vide posare la forchetta, assaporare il tutto, provare ogni singolo sapore. La vide passarsi la punta della lingua su un angolo di labbro e alzare lo sguardo verso di lui. Si trattenne dall’alzarsi di scatto e prenderle il volto e baciarla dall’altra parte del tavolo. “Tom, è una meraviglia!” commentò lei guardandolo negli occhi. 
“Sono promosso?” le chiese sorridendo soddisfatto “A pieni voti direi!!”. 
Continuarono la conversazione in cucina, parlando meglio del loro passato, dei loro interessi. Era come se si conoscessero da una vita. Ogni volta che stava in sua compagnia si sentiva sereno, felice, a suo agio. Sentiva che con lei poteva aprirsi e parlarle di tutto. Gli stava raccontando degli anni in Australia. 
“Non ci credo… sai surfare!” 
“Eh, abitando lì per forza o per amore impari! Comunque sono 3 anni che non prendo la tavola! Credo di aver perso tutto!!”. Gesticolava tantissimo. Adorava quella sua caratteristica. Poteva comunicare qualsiasi cosa con le mani. Laila lo guardò quasi persa. Tom era nel pieno di un monologo e stava citando Shakespeare a tutto andare. Quell’uomo era prettamente incredibile. Ad un certo punto, probabilmente vedendo guardando l’espressione sul suo volto si fermò “Ehm… sto parlando troppo vero? Scusami, quando parlo di certe cose comincio a sproloquiare!” 
“Oh no… stavo solo pensando che se stavi cercando di fare colpo su di me c’eri già riuscito al primo mi dispiace che mi hai detto.” Lo vide sorridere e arrossire un po’. Notò i piatti vuoti e si alzò prendendole il suo. 
“E ora madame… il dolce!” 
“Posso darti una mano?” 
“No, sei l’ospite!” 
“Ma mi sento inutile! Ok, ti seguo!”. Arrivati in cucina lei riprese il posto d’onore sul bancone mentre lui prendeva il dolce dal frigorifero. Aprì il forno e mise dentro due contenitori di alluminio con dentro dell’impasto puntando il timer. E si rivoltò verso di lei, avvicinandosi. Sentì il suo cuore battere all’impazzata e sperò che in quell’esatto momento lui non lo vedesse. Si mise davanti a lei, guardandola. Nonostante lei fosse seduta abbastanza in alto, lui era ancora più alto di lei. Le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si avvicinò ancora di più per sussurrarle: 
If music be the food of love, play on; 
Give me excess of it, that, surfeiting,
The appetite may sicken, and so die.
That strain again! it had a dying fall:
O, it came o'er my ear like the sweet sound,
That breathes upon a bank of violets,
Stealing and giving odour! Enough; no more:

'Tis not so sweet now as it was before.” 
Laila capì subito di cosa si trattava: era la Dodicesima Notte, la prima battuta di Orsino. Trattenne il respiro mentre glielo sussurrava dolcemente e quando finì, lei prese un respiro e continuò, finendo la citazione.
O spirit of love! How quick and fresh art thou,
That, notwithstanding thy capacity
Receiveth as the sea, nought enters there,
Of what validity and pitch soe'er,
But falls into abatement and low price,
Even in a minute: so full of shapes is fancy
That it alone is high fantastical.” 
“Don’t do this to me…
” le disse, appoggiando la fronte alla sua, chiudendo gli occhi, quasi sofferente. 
“Do what to you?” gli chiese, sussurrando anche lei. Sentiva il cuore batterle all’impazzata nel petto, il respiro diventava poco a poco irregolare. 
“All this…”. Fu un sussurro, nulla di più. 
“You started…”
Le prese le mani, stringendole tra le sue, gliele lasciò andare facendo poi scorrere le mani sulle sue braccia fino ad appoggiargliele sul viso. 
“Tom, please…” 
“May I feel said he.” Le disse sempre sussurrando.  
No, non doveva dirmela! La conosceva a memoria e Dio solo sapeva l’effetto che le faceva. Alla fine cedette. “I'll squeal said she.” “Just once said he.” “It's fun said she.” “May I touch said he.” “How much said she.” “A lot said he.” “Why not said she.” “Let's go said he.” “Not too far said she.” “What's too far said he.” “Where you are said she.” “May I stay said he.” “Which way said she.” “Like this said he.” “If you kiss said she.” 
Tom si spostò leggermente così da guardarla negli occhi. Le stava muovendo tutto dentro. 
“May I move said he.” “Is it love said she.” “If you're willing said he.” “But you're killing said she.” 
La stava uccidendo. Davvero. “But it's life said he.” “But your wife said she.” “Now said he.” “Ow said she.” Spostò il viso verso il suo collo, inalando il suo profumo mentre con le dita le accarezzava la pelle del collo, sentendo il battito del suo cuore. Veloce, intenso. Appoggiò leggermente le labbra alla pelle e continuò.
“Tiptop said he.” “Don't stop said she.” “Oh no said he.” “Go slow said she.” “Cccome? said he.” “Ummm said she.” “You're divine! said he.” “You are Mine said she.” 
Si guardarono dritti negli occhi per qualche secondo che sembrò un’eternità. Nel frattempo il timer del forno suonò, ma nessuno dei due sembrò accorgersene.  Tom aveva portato quasi al bordo del bancone il corpo della ragazza che con le gambe si reggeva al suo corpo. Una mano su una gamba di lei, oramai scoperta e l’altra sulla sua nuca, mentre le mani di lei gli scivolavano dai capelli alla nuca. 
“It’s going to change everything, do you know that?” gli chiese, respirando a fatica. 
“I know… I’m not afraid.” 
“Kiss me, please…”. Glielo chiese dolorante, supplichevole. Sentiva un dolore in tutto il corpo. Tensione. Era quella di cui parlava Joanne? Non le importava. In quel momento c’erano solo lei e Tom. Nient’altro. Avvicinò il volto a quello di lei, appoggiando le labbra sulle sue. Erano morbide, invitanti. Le prese il viso tra le mani. 
“Like this?” “Again…” gli sussurrò ad occhi chiusi. Quella volta la baciò con più passione, stringendola a sé, sentendo le gambe di lei stringersi attorno alla vita. Fece scorrere le mani sulle sue gambe arrivando in fondo fino agli slip. Avvertì pizzo “Mmmh… I like what I’m feeling…” commentò staccandosi un secondo da lei. 
“You’re lucky: I chose the good ones.” Gli rispose a un filo dalle sue labbra facendolo sorridere prima di tornare alla carica. Gli sfilò la giacca e cominciò a sbottonargli la camicia candida mentre lui la teneva impegnata con le sue labbra. Baciava da dio. E le sue mani, quelle meravigliose mani dalle dita affusolate, sul suo corpo la facevano andare a fuoco. Sentiva il suo desiderio salire alle stelle, e sentiva anche quello di lui invadere il suo corpo. Sentì un odore pungente… quasi… di bruciato? 

L’uomo spalancò gli occhi e si staccò da lei “Cazzo il dolce!!!” inveì lui spegnendo immediatamente il forno e aprendo lo sportello. I due pirottini erano lì, fermi, con dentro l’impasto fumante. Bruciacchiato. 
“Ops.” Commentò lei mentre li tirava fuori appoggiandoli nel lavandino. 
“Vedi? Questa è tutta colpa tua.” Le disse sorridendo con un angolo della bocca e lanciandole un’occhiata bieca. 
“Mia? Sei tu che mi sei saltato addosso, caro mio.” Gli rispose scendendo dal bancone. 
“Io?” 
“Sì, caro. Tu e quel diavolo di May I feel said he.” Si voltò, dandogli le spalle, per poi lanciargli un’occhiata da dietro la spalla. La stava guardando famelico. Serio. Gli occhi azzurro cielo fissi sui suoi. 
“No, non pensarci nemmeno!” esclamò correndo verso il salotto. Non fu una buona idea: Tom la raggiunse quasi subito e la tirò a sé abbracciandola da dietro. 
“Credi di scapparmi?” 
“Ahahahahah no no! Non sia mai!” gli rispose ridendo e godendo dell’abbraccio. Sentì le labbra di lui correre sulla pelle del collo e della spalla. Le abbassò la cerniera del vestito liberandole la schiena facendo scorrere una mano sulla pelle nuda arrivando al seno. Sospirò mentre sentiva la mano dell’uomo scorrere verso il basso ventre alzando la gonna. 
“You’re ravishing…” le sussurrò all’orecchio facendole venire i brividi, mentre scostava delicatamente il pizzo degli slip. Trattenne il respiro, sapendo cosa l’aspettava. 
“Rilassati…” le disse, la voce bassa, prima di baciarla facendola concentrare su altro. Quando sentì le sue dita al punto dove tutto il calore si stava concentrando gemette leggermente attaccata alle labbra di lui. Era bravo, era dannatamente bravo. Ad un certo punto le sfilò il vestito facendoglielo scivolare fino ai piedi, lasciandola così in intimo. Laila si voltò verso di lui. Era ancora troppo vestito. Finì di sbottonargli la camicia lanciandola sul divano poco distante da loro. Per poi essere ritirata a sé dall’uomo. Si sentiva amata, desiderata… la stava abbracciando tenendola a sé, quasi come per evitare che potesse scappare da un momento all’altro. Ma non se ne sarebbe mai voluta andare. Si sentì prendere in braccio, ma rimase a occhi chiusi godendosi il momento. Li riaprì solo quando la sua pelle si andò ad appoggiare sul tessuto fresco del copripiumone.

Riaprì gli occhi la mattina dopo. Si stiracchiò e sentì un peso sulla parte destra del suo corpo. Abbassò la testa e sorrise. Ancora nel mondo dei sogni e accoccolata sulla sua parte destra, Laila dormiva di fianco a lui. Rimase sotto le coperte per evitare di svegliarla muovendosi e cominciò a passarle le dita tra i capelli: quella notte era stata una delle più belle della sua vita. Anche se sapeva di aver fatto un errore enorme, dato che di lì a due giorni sarebbe dovuto partire per gli States e sarebbe tornato solo tra qualche mese, ma se non si fosse buttato l’avrebbe rimpianto per tutta la vita. Ad un certo punto la sentì muoversi e mugugnare qualcosa. La vide cominciare a stiracchiarsi come un gatto fino a stirare ogni fibra di ogni muscolo del corpo per poi girarsi dall’altra parte, prendere il cuscino e abbracciarlo continuando a dormire. Se la rise: era strana, ma gli piaceva da morire.
Quando Laila si svegliò si stiracchiò, allungando tutto. Mamma che nottata!! Pensò sorridendo. 
Aveva fatto una stronzata, se lo sentiva. Ma tutto era stato così bello… e poi era partito con quella poesia che solo Dio sapeva (e ora anche Tom) quanto le facesse effetto. Tom si era già alzato. Prese l’intimo e trovò una maglietta a maniche corte piegata sulla cassettiera di fianco al letto, indossandola poi. Si legò i capelli alla meno peggio e uscì dalla camera, diretta verso il soggiorno. Trovò l’uomo in piedi che sistemava il tavolo. Quando si accorse di lei si girò sorridendole. 
“Ehy, buongiorno!” 
“Buongiorno… ma mi chiamavi e ti aiutavo!” 
“Figurati… eri ancora nel mondo dei sogni!!” 
“Ti prego dimmi che non ho russato.” Commentò coprendosi il viso con le mani. 
“Un po’, ma nulla di debilitante. Dovresti sentire Chris!” le rispose ridendo e avvicinandosi per darle un bacio sulla fronte. 
“Chris chi?” 
“Chris Hemsworth!” 
“Ah, Thor!! Thor russa??” 
“Assolutamente sì! … e tu potresti fargli concorrenza!” 
“Ma allora!!!! Mi avevi detto che non l’avevo fatto!!!” esclamò nascondendo ancora il suo visto mentre l’uomo l’abbracciava ridendo. 
“Vuoi qualcosa da mangiare?” 
“Ehm… del caffè andrà benissimo.” Parlarono per un po’ mentre sistemavano il tavolo e pulivano le stoviglie della sera prima e, davanti ad una tazza di caffè entrambi cominciarono. 
“Devo dirti una cosa. No, prima tu. No, tu.” Si guardarono e cominciarono a ridere. Tom, imbarazzato, cominciò. 
“Senti, riguardo a stanotte. Sono stato un idiota. Mi dispiace.” 
“No, non ti preoccupare. Ci sono stata anche io. Siamo stati idioti entrambi.” 
“Anche perché dopodomani parto e non ci potremo vedere per un po’ di tempo. E non voglio che tu rimanga qui ad aspettarmi… tu stai per cominciare la tua carriera e non vorrei che rinunciassi a qualche incarico per evitare di non stare con me. So che è un comportamento da stronzo, mi dispiace-”. 
Laila gli prese il volto tra le mani “Credo che se non ti fermo adesso mi vai avanti con i mi dispiace per tutta la giornata.” Gli disse facendolo sorridere. “Tom, non ti preoccupare. Ci stavo pensando anche io. Ma in senso contrario. Tu andrai via adesso e ci saranno molte altre volte dove andrai via per mesi e io non voglio che tu rinunci a qualcosa per stare con me a Londra.” 
L’uomo la guardò “Però non voglio perderti.” 
“Non succederà, perché anche io non voglio perdere te.” Si guardarono negli occhi e si abbracciarono stretti, come per godere di quell’attimo, di quella notte per un’ultima volta. Come se si fossero lasciati dopo una lunga ed estenuante decisione. 
“Mi mancherai davvero tanto quando te ne andrai.” 
“Mi mancherai anche tu… ti posso mandare foto idiote dal set?” 
“Devi farlo!! E in caso di buone notizie posso intasarti whatsapp?” 
“Certo che puoi farlo! E se non è piena notte sta’ tranquilla che in caso di buone notizie ti chiamo!”. Le diede un bacio sulla fronte e appoggiò la guancia sulla sua testa.

Passarono un paio di giorni e Tom partì. Christian le aveva riempito l’agenda di impegni e a parte le ore che doveva trascorrere in RADA e i turni al Disney Store le rimaneva davvero poco tempo per sé. Il servizio fotografico per il book fu qualcosa di assurdo. Una truccatrice professionale (nientepopodimeno che Sam Chapman delle Pixiwoo che quando la vide quasi non ci voleva credere) e un parrucchiere professionale, una stylist, un fotografo assurdo. Passarono da look naturali a look più carichi, da foto naturali a foto in bianco e nero. Quando il book fu pronto Christian la chiamò in ufficio e scelsero insieme le foto migliori. Si innamorò di due. Erano entrambe foto in bianco e nero: in una stava sorridendo e nell’altra era pensierosa, appoggiata allo stipite della finestra. Erano entrambi scatti rubati. Non era in posa plastica, era naturale. Era lei. Le audizioni cominciarono subito dopo. La faceva correre avanti e indietro da una parte all’altra di Londra. In quei mesi si sentì riempire di critiche, ma sapeva perfettamente che quel periodo avrebbe dovuto passarlo: nessuno si era evitato quei no, quelle porte in faccia e non era detto che dopo che si veniva conosciuti quei no non continuavano ad esserci.
Riuscì ad ottenere un ruolo marginale in una puntata di Casuality, una serie televisiva cult basata sui medici che continuava dagli anni 80, e un’altra comparsata in un’altra serie televisiva per un paio di puntate. Sentì Tom parecchie volte e si tennero in contatto anche con messaggi. Lui le mandò davvero foto idiote dal set, una in particolare la fece ridere per una buona mezz’ora.

Per il teatro ancora nulla. Quando, a fine agosto, una buona notizia arrivò.

:::::::::::::::::::::ANGOLINO DEL DISAGIO:::::::::::::::::::
Lo sapete che vi voglio bene, vero? Ma tanto, vero?
E questo capitolo da quadratino rosso è capitato di pubblicarlo quasi dopo l’uscita di quelle ehm… opere d’arte dove Tom è bellamente in boxer spaparanzato sul letto… giuro che è una coincidenza ^_^”
Comunque!! “May I feel” l’ho scoperta guardando un video dove Tommuccio caro (te va) la legge. 
Ecco il link. https://www.youtube.com/watch?v=qm51nf6Xc9E 
Vi sfido ad arrivare alla fine del video lucide.

Grazie mille per seguirmi nei miei monologhi e scleri.
Grazie mille a klonoa75 per la recensione nel capitolo scorso (spero che questo ti piaccia!)
Vi mando tutto il mio ammòre e alla prossima! <3
Lalli :3

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Capitolo 8
*** 8. Be Cool ***



 
 
−CAPITOLO 8−
“Be cool”
 
 
“COSA??? CHRISTIAN, SE MI STAI PRENDENDO IN GIRO NON È DIVERTENTE!!!” esclamò al telefono non appena il suo agente le aveva comunicato la meravigliosa notizia.
L’uomo dall’altra parte della cornetta rise “Assolutamente no! Holliday Grainger a quanto pare ha rifiutato il ruolo per motivi di impegni, e il regista ha deciso che sarai la sua sostituta!”. Si doveva sedere. Non poteva crederci.
“Laila? Sei svenuta?” chiese dopo più di dieci secondi di silenzio della sua interlocutrice.
“No. Sto cercando di capire se sono davvero sveglia o se tutto questo è un sogno!”
“No, è tutto vero! E sono fiero di te! Pronta a lasciare il tuo lavoro al Disney Store?”
“Sognavo questo da una vita!!!”
“Allora ci vediamo domattina in studio da me, così usciamo e incontriamo il regista. Va bene?”
“Christian, sei un grand’uomo!!”
“Me lo dicono in tanti. A domani! Verso le 9.30?”
“Perfetto! Ciao Grand’uomo!”
“Ciao!”. Chiuse la chiamata e guardò fisso il telefono. Avrebbe interpretato davvero Estrella Havisham di Great Expectation. In un film. In cui c’erano alcuni dei suoi idoli di sempre: Ralph Finnes, Helena Boham Carter e Robbie Coltrane. Cominciò a saltellare per casa. Guardò l’ora. Tom doveva essere sveglio. Fece partire la chiamata. Il cellulare squillò un po’ di volte e quando stava per riattaccare dato che non sapeva se lui fosse impegnato a girare sentì la risposta “Heilà!!!!”
“Ciao Tom!!!”  lo salutò felice come una pasqua, tanto che anche lui avrebbe scommesso l’osso del collo che era successo qualcosa di bello.
“Successo qualcosa?”
“Sì! Tra l’altro scusami se ti ho chiamato di botto senza messaggio ma sono troppo su di giri!!”
“Figurati!! Tanto siamo in pausa! Dimmi!”
“Sei seduto?”
“Seduto e vestito il metallo e pelle. That’s how we roll in Asgard!” disse facendola scoppiare a ridere. “You’re such an idiot! However… I’m going to be in a movie!!!”
“WHAT?! REALLY!!!!” esclamò l’uomo.
“Yes!!!! Christian called me a few minutes ago: Mike Newell decided to take me as replacement for Holliday Grainger in Great Expectations! I’m going to play Estrella!!!” non si era nemmeno accorta delle lacrime che stavano cominciando a rigarle le guance. Non le sembrava vero. Tutto quello che aveva fatto nella vita ora stava dando frutti. Poteva essere chi voleva essere. Poteva avere la professione che aveva sempre sognato. Stava tutto a lei ora.
“Oh God, I’m so proud of you! Will… will we see before you start filming?”
“Oh God that’s so strange hearing that!! Yes, I think so! I’ll start at the beginning of October.”
“That’s perfect! Really! I’m soooo proud!! Hug yourself like I would!!”
“Aaaaaw, the bear hug! I miss them!”
“The first night I’m at home you’re booked for a film night!”
“Yup!”
“See you in a few days!” “See you! Bye Tom!”
“Bye Laila!”. Attaccò il telefono e chiamò in Italia. Doveva farlo sapere alla sua famiglia.
 
Nei giorni seguenti incontrò il regista e firmò il contratto per il film. Non essendo ancora qualcuno il suo compenso non era stellare, ma quando scoprì la cifra pattuita dal suo agente quasi le venne un coccolone: non aveva mai visto così tanti soldi in una volta sola. Le fu spiegato che avrebbero girato a Londra e dintorni, quindi a parte i momenti in cui si sarebbero dovuti spostare di tanto, sarebbe potuta stare a casa. Le aveva consegnato il copione e gli confessò che aveva già ricominciato a leggersi il libro di Dickens. Newell le aveva spiegato la sua idea di come sviluppare la storia tra Estrella e Pip, l’avvertì che i vestiti sarebbero stati vittoriani in tutto e per tutto (quindi corsetti stretti e difficoltà di respirazione le furono praticamente confermati).
Essendo lei fisicamente diversa dall’attrice originale (lei aveva occhi castani e capelli scuri dove la Grainger aveva occhi chiari e capelli ramati di natura) e avevano trovato la bambina che avrebbe interpretato Estrella da piccola, aveva tranquillamente accettato di tingersi i capelli rosso ramato come la bambina.
“Tanto posso tornare del mio colore finite le riprese!” gli aveva detto facendolo sorridere.
“Perfetto! Poi in caso se la bambina non sopporta le lenti a contatto, le faremo usare a te. È un problema?”
“Assolutamente no! Le ho portate per anni. Se lei non le sopporta posso sempre indossarle io azzurre. Capelli rossi e occhi azzurri. Sarei completamente mimetizzata in Estrella Havisham! … oppure meglio ancora. Sarei una Weasley!”.
 
Stava ripassando le battute quando ad un certo punto cominciò a sclerare. Continuava a non ricordarsele e a scambiare le parole. Ad un certo punto lo chiuse e lo lanciò sul divano. Andò a mettersi i pantaloncini e una canottiera, le scarpe e se ne andò a correre, gli auricolari nelle orecchie con musica sparata a tutto volume. Si doveva sfogare. Era agitata, non sapeva come mai, ma lo era. Cominciò a girare per Regent’s Park in pieno sole estivo. Era una meraviglia: fiori, uccelli, scoiattoli che si arrampicavano sugli alberi. Il tempo era ancora bellissimo e i londinesi se lo stavano godendo appieno prima che tutto sparisse per tornare al grigiore londinese. Stava correndo da un po’ ed era fradicia. Si fermò a comprare una bottiglia d’acqua all’Hub e cominciò a correre per uscire dal parco. Si fermò vicino al laghetto delle barche e rimase ad osservare il panorama appoggiata al parapetto del ponticello, bevendo lentamente dalla bottiglietta. Ad un certo puntò sentì una mano picchiettare sulla sua spalla. Si voltò e se lo trovò davanti: in tutto il suo splendore e con i capelli neri, Tom Hiddleston le stava sorridendo “Ciao meraviglia!”
“Oddio Tom!! Sei scuro!?” esclamò saltandogli in braccio per abbracciarlo. Tom scoppiò a ridere e ricambiò l’abbraccio, stringendola.
“Dio quanto mi sei mancata!”
“E lo dici a me?? Mi hai lasciata alla mercé di Christian per tutta l’estate! Fortunatamente sono andata al mare per qualche giorno con Joanne!”. Si sentirono un paio di colpi di tosse. Si voltò trovandosi una donna molto bella di fianco che la stava guardando alquanto male. Tom tossicchiò imbarazzato.
“Ehm… Laila, lei è Susannah.” Bastò quella presentazione e il suo tono di voce per farle capire tutto. Dopotutto entrambi si erano accorti di aver fatto una scemata quella notte. Non vedeva il motivo per cui quella dannata sensazione allo stomaco dovesse farle venire la nausea.
“Oh, piacere! Scusami, non volevo saltargli addosso. È che era da fine aprile che non lo vedevo… I’m sorry!”
 “Oh, don’t worry. Nice too meet you too! Tom talked to me about you. You two live nearby.”
“Yes, we do.”
“Well, it’s been a pleasure to meet you. Tom, shall we go?”
“Oh, ehm… ok!” guardò la ragazza con espressione desolata e le sorrise, salutandola. Quando la fidanzata fu girata le gesticolò un messaggio: Ci sentiamo dopo!
Sospirò, si girò e cominciò a correre disperatamente e con foga, la musica sparata alta nelle orecchie.
 
“Oh, qui te lo dico e qui te lo confermo: la tua ragazza mi odia.” Gli disse portando i popcorn al tavolo del soggiorno. Tom era riuscito ad ottenere una serata libera e gliel’aveva detto subito.
“Ma smettila!”
“Tom, hai visto come mi ha guardata quando ci siamo visti al parco!”
“Tesoro, mi sei saltata praticamente addosso davanti a lei.” Le disse guardandola negli occhi.
“Allora. Ho un paio di punti da utilizzare a mia discolpa!” l’uomo rise “Vai!”
“Punto uno! Non l’ho proprio vista. E anche se l’avessi vista non sapendo chi fosse non me ne sarei preoccupata.”
“Mmh, sì. Motivazione valida.”
“Punto due! Cazzo non ti vedo da aprile avrò il diritto inalienabile di abbracciarti o no?!”
“Ti concedo anche questa! Punto tre?”
“No, ce ne sono solo due di punti. E tutti e due sono motivazioni valide! Quindi… aspetta… ma lei sa che sei da me a vedere il film?” gli chiese con fare sospettoso incrociando le braccia e guardandolo male.
“Ehm… diciamo che…” rispose evitando il contatto visivo con la ragazza, facendo il vago.
“Non lo sa?! Oddio, ti prego dimmi che non è gelosa!” esclamò Laila ridendo.
“Bè, non sa di aprile, ma un paio di motivazioni per esserlo le ha.”
“E ci manca solo che sappia di aprile! Ti molla in tronco! A parte il fatto che le altre non le vedo. Tu sei il suo fidanzato e non mi sembri proprio il tipo che pianta i palchi di corna.”
“Oltre ad aprile.”
“Quella notte non è mai esistita. Tu sei il bravo ragazzo di turno Tom… lei dovrebbe stare tranquilla.”
Laila, non è destino. Assolutamente no. Pensò mentre gli sorrideva e gli scompigliava i capelli scuri. Sospirò “Forza Loki, guardiamo il film va! Altrimenti va a finire come al solito che si spettegola e non si combina nulla!”.
Tom scoppiò a ridere “Ma io questo film l’ho già visto! Vuoi sapere come va a finire?” “Non ti azzardare a spoilerarmene nemmeno un secondo!!”.
 
Il tempo passò. Tom volò a Toronto per il TIFF per presentare The Deep Blue Sea e Laila iniziò le riprese di Great Expectation. Fu una delle più grandi esperienze di tutta la sua vita. Avendo a che fare per un paio di mesi con attori del calibro di Ralph Finnes, Helena Boham Carter e di Robbie Coltrane. Durate una pausa dalle riprese – stavano girando scene dove lei non era coinvolta – era tornata a casa per qualche giorno. Riuscì a vedere i suoi amici e uscire con loro (Joanne le chiese il suo regalo di compleanno: l’autografo della Boham Carter), quando un pomeriggio bussarono alla sua porta di casa.
“Chi è?” chiese aspettando la risposta.
“Indovina un po’?”
“No.” Gli rispose ridendo.
“Eddai! Voglio vedere la tua faccia!!” le disse Tom dall’altra parte della porta. La aprì e lui le sorrise “Allora? Come sta andando?”
“Dimmi che sono immortale!! Io questo lavoro lo voglio fare per l’eternità!!”
“Ahahah lo sapevo!!! Sono così felice che ti piaccia! Senti, questa sera sei libera?”
“Serata film?”
“No. Ho… diciamo che me l’hanno chiesto. Ti va di uscire?”
“Con te?!”
“Con me, con Susannah-”
“Devo proprio?”
“-e un’altra persona.”
“Un’uscita a quattro. È un’idea della tua fidanzata per far sì che io sia fuori gioco, vero?”
“Suvvia, non fare l’acida. Mi fai un favore? Uno solo! Uno piccolo! Ti prego!!” le chiese prendendole le mani e guardandola con gli occhi da cucciolo di cane abbandonato.
“Tom, gli occhioni da cucciolotto con me non funz- Fottiti.” Disse voltandogli le spalle e andando verso la cucina.
“Lo sapevo che avresti accettato! Comunque l’uscita è stasera. Fatti trovare pronta per le 9.30/45.”
“E se io ti paccassi all’ultimo?”
“Te la devi vedere con Susannah.”
“Oddio. No. Ci sarò. Come mi devo vestire?” chiese mettendosi una mano sul viso.
“Mettiti un attimo in tiro! Tranquilla non c’è bisogno di mettere un vestito!”
“Grazie al cielo! Va bene, decido io e niente vestiti! A stasera rompi balle!!” gli disse cercando di tenere un’espressione finta seria.
Tom le sorrise “Grazie! Non te ne pentirai!” l’abbracciò schioccandole un bacio sulla guancia e uscì di casa. Laila rimase impietrita davanti all’uscio. Quell’uomo era un uragano. Chissà che diavolo avrà in mente per stasera… Susannah, già mi stai sulle palle, se poi stai cercando di accoppiarmi caschi proprio male!!
 
Alla fine decise per qualcosa di casual, ma comunque sempre da considerare in tiro: una maglietta a maniche lunghe nera con un inserto in pizzo in fondo e abbastanza lunga da essere indossata con dei leggins, neri anche quelli e con degli inserti in finta pelle, e sopra indossò un cardigan abbastanza lungo da arrivare a metà sedere. Il tempo fuori era clemente quella sera e decise di indossare delle decolleté. I capelli, ancora rossi, li aveva acconciati in morbidi boccoli e aveva mantenuto un trucco abbastanza naturale e nulla di troppo marcato. Poco sbattimento e tanta resa pensò guardandosi allo specchio. Il cellulare squillò. Era Tom.
“Ohi, dimmi!!” rispose “Tesoro, sono e 45!”
“Sono pronta! Sto arrivando!! E da quando le donne non hanno più il diritto inalienabile di essere in ritardo? E poi due secondi che mi sta finendo la puntata di Sherlock! C’è Watson che sta per sparare al tassista!”
Tom rise “Sei incorreggibile! Dai che ti stiamo aspettando!”
“Arrivo, arrivo! Dammi tempo di uscire e di chiamare l’ascensore che arrivo!”. Uscì di casa con in mano la giacca pesante e la sciarpa scozzese, la borsa con la tracolla su una spalla e chiamò l’ascensore mentre chiudeva a chiave. L’aspettava una serata impossibile. Tutte le volte che le era capitato di incontrare la fidanzata di Tom proprio non riusciva a farsela piacere. Joanne le aveva buttato lì che forse era per quello che era successo quella sera di aprile che non riusciva ad andarci d’accordo. Lei non era d’accordo: quella ragazza le risultava proprio insopportabile. Le porte dell’ascensore si aprirono al piano terra e uscì.
 Susannah le rivolse un sorriso “Ciao Laila! Finalmente! Ti stavamo aspettando!”
Ti ci manderei. Oh, non sai nemmeno quanto ti ci manderei!!! ma si trattenne dal risponderle a tono e sorrise a sua volta “Scusate il ritardo, ho calcolato male i tempi.”
Tom stava parlando con un uomo alto praticamente quanto lui. Quando si girarono tutti e due le prese un colpo. Di fianco all’amico, a quanto pare il quarto dell’appuntamento, stava in piedi qualcuno che sembrava uscito dalla sua televisione: Benedict Cumberbatch.
Laila, calmati. Take it easy and “bee yourself”!
“Laila, ti presento un mio caro amico, Benedict!”
“Ehm… ciao! Piacere, Laila!” gli disse porgendogli la mano per stringere la sua.
“Nice to meet you too.” OHPORCOGIUDALACAROTA!!!!!
“So, shall we go?” disse Susannah mentre, soddisfatta, prendeva il braccio offertale da Tom e usciva dalla porta. Laila si mise la sciarpa girandola morbidamente sul suo collo e si infilò il cappotto. Non si era accorta che Benedict la stesse aspettando.
“Oh, scusami!”
“Non ti preoccupare, stavo aspettando che la coppietta si allontanasse… dovevo dirti una cosa.” Le disse guardandola sorridendo “Del tipo?”
“Non la sopporto nemmeno io.” Le confessò a bassa voce.
“Davvero!? Grazie a Dio almeno non sono l’unica!!”
“Fossi stato nei tuoi panni prima l’avrei mandata a quel paese.”
Laila lo guardò mentre si allacciava i bottoni “Vuoi sapere una cosa? Non so come ho fatto a trattenermi!”.
L’uomo rise “Allora non sono l’unico con bassi livelli di sopportazione! Ti ci ha trascinato lei stasera?”
“Indirettamente, ha mandato in avanscoperta Tom.”
“Ha fatto così anche con me, peccato che però abbia anche parlato con lei al telefono.”
“Ahahahah no non ho avuto questa fortuna!”. Benedict le tenne aperta la porta mentre lei lo ringraziava.
 
Doveva ammetterlo. Stava passando davvero una bella serata. Quei due in coppia erano qualcosa di assurdo. Erano Gianni e Pinotto. Franco e Ciccio. Stava morendo dal ridere. Tom stava raccontando un avvenimento accaduto davvero sul set di War Horse e Benedict lo interrompeva facendo commenti dai suoi punti di vista. Laila si stava coprendo il viso con una mano mentre si tratteneva dallo scoppiare platealmente a ridere. Erano seduti ad un tavolo seduti di fianco. Aveva vicino Susannah ma non le importava. Benedict continuava a distrarla. Ad un certo punto del racconto la guardò e commentò “No, Tom, fermiamoci un attimo altrimenti mi muore!!” ma questo non bastò per fermarla ma finalmente liberò la risata che stava trattenendo da un po’.
Quando tornarono verso casa la coppia salì in casa, lasciando Laila e Benedict da soli.
La ragazza lo guardò “Grazie. Se non ci fossi stato tu mi sarebbe prospettata una serata terribile!”
“Figurati… è stata una bella serata, devo ammetterlo. E, ammetto un’altra cosa, mi sono divertito a distrarti! Quando ce l’hai nei dintorni urla e io arrivo!”
“Quanto forte devo farlo l’urlo per farmi sentire?”
“Nemmeno tanto! Abito dietro l’angolo!” le rispose sorridente.
“Davvero?”
“Sì, perché?”
“Ho come vicini di casa Tom Hiddleston e Benedict Cumberbatch. Io posso morire felice a questo punto!” decretò facendolo ridere.
“Dai, stai lavorando con attori incredibili, non credo di essere a quei livelli!”
“Oh, fidati. Lo sei!” gli rispose sorridendogli con gli occhi. L’uomo contraccambiò lo sguardo, guardandola intensamente negli occhi.
“Thank you…” Vide il suo pomo d’Adamo spostarsi sotto la pelle del collo e il suo petto alzarsi in un respiro profondo. “Well… I really hope to see you again.”
“I’d love too. Good night Benedict…”
“Good night Laila.” L’abbracciò dandole un bacio sulla guancia “Oh, I can be a little bit inappropriate, but… can I have your phone number?”. Gli sorrise annuendo e se li scambiarono. L’uomo aspettò che entrasse nel portone prima di spostarsi per andare a casa.
“Sì!” esclamò saltando e unendo i piedi prima di voltare l’angolo.
 
Laila si appoggiò al portone. Si sentiva avvampare. Si mise le mani sulle guance sentendole bollenti.
“Oh no…” si disse lanciandosi all’ascensore mentre un suo vicino di casa usciva in pigiama per fare solo Dio sapeva che. Arrivò in casa e si guardò allo specchio: guance arrossate, sorriso da ebete stampato sul viso e gli occhi che brillavano. “No. Laila no. Conosco quei sintomi!! Perché un attore? Perché ti devi far venire una cotta per uno che conosci da poche ore?! Trattieniti Laila, cazzo!!!” il cellulare vibrò. Un messaggio. Benedict.
rise di cuore “Sì, vabbè, però anche te non aiuti caro mio!”
 “Ahahahahaha!!”


Lanciò il telefono sul letto e si lanciò di schiena mettendosi le mani sul viso soffocando le urla di gioia.
 
::::::::::::::::ANGOLINO DEL DISAGIO:::::::::::::::::
Saaaaaalve a tutti! J
Bene, settimana scorsa non sono riuscita a fare il secondo aggiornamento, ero alquanto impegnata (suoceri a casa in visita!!).
Ma! Ce l’ho fatta. Sono ritornata con un nuovo capitolo e… il nostro caro, amato, e GrazieAMammaWandaCheL’HaiFatto Benedict è entrato in scena!
Me lo immaginavo abbastanza impacciato all’inizio per poi cominciare a dispensare nell’aere il suo charme british!
 
Per chi non avesse colto la citazione:
-“Bee Yourself” è quello che in originale Genio dice ad Aladdin (in italiano è stato tradotto con “Zii -Te Stezzo” ma dopo averlo visto in inglese si capisce il gioco di parole XD)
-“PORCOGGIUDALACAROTA” arriva da “Incidente Telefonico” di Federico Salvatore. Andate ad ascoltarlo che è un capolavoro!!
 
Come sempre, grazie mille a voi che leggete le mie elucubrazioni e follie. Grazie di cuore a chi ha deciso di seguire e preferire la storia, significa tanto per me.
Aspetto con ansia di sentire i vostri commenti!
Vi voglio un sacco bene e al prossimo capitolo, Lalli :3

 

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Capitolo 9
*** 9. Alla sua mercé ***




−CAPITOLO 9−
“Alla sua mercé”
 
 
Finì di girare Great Expectation poco più di una settimana dopo.
Stava facendo un po’ di pulizie in casa e stava facendo andare la lavatrice quando il cellulare squillò. L’aveva già sentito dal giorno in cui si erano visti per la prima volta (e sul set quando spariva per parlare al telefono la prendevano disperatamente in giro anche se non sapevano chi fosse esattamente). Appena le avevano dato l’ufficialità della fine delle riprese aveva preso appuntamento dal parrucchiere per tornare del suo colore naturale e per scurirlo un po’ dato che era stanca di vedersi rossa. Castana scura si vedeva molto di più. Guardò la schermata e sorrise premendo il verde “Ehilà!” lo salutò allegramente.
“Buongiorno! Allora, hai ufficialmente finito di girare il tuo primo film?” le chiese, la voce profonda.
“Oh sì! Ho già parlato con Christian e tra qualche giorno ho un’audizione per il teatro questa volta! Io ci spero, anche perché sarebbe una delle mie opere preferite di Shakespeare!!”
“Ossia?”
“La Dodicesima Notte!”
“Fantastico!! Quindi per un po’ sei libera!”
“Esatto. Fino a prova contraria al momento sono disoccupata!”
“Bene. Se domani sera uscissimo? Saremmo io, te, Tom e Susannah. Cena. Ti prego. Non lasciarmi da solo con lei!” le disse lanciandole una richiesta d’aiuto.
“Va bene! Anche se la tentazione di lasciarti in balia della ragazza di Tom è affascinante!” ridacchiò.
“Grazie per la Vostra benevolenza Milady! Che stai facendo?”
“Le pulizie di casa con la musica a manetta! È una bella giornata e approfitto che posso tenere aperte le finestre senza che ondate di pioggia mi entrino in casa!” commentò risistemando i libri sugli scaffali mentre l’uomo rideva.
“Te che fai?”
“Effettivamente sto andando a casa di Tom.”
“Ok. Io non sono in una tenuta guardabile quindi ti saluto col pensiero!”
“Dai, non posso nemmeno salutarti?”
“Ahahahah no! Scordatelo Ben!”
“Nemmeno un ciao?”
“Puoi farlo adesso!”
“Eh ma faccia a faccia è tutta un’altra cosa!”
“Nah!”
“E va bene… dovrò aspettare domani sera!” commentò desolato.
“Bingo! Almeno sarò in condizioni osservabili!”
“Dubito che tu possa mai essere in condizioni poco osservabili.”
“Fidati che è possibilissimo!” replicò passando davanti ad uno specchio.
“E quando lo saresti?”
“In questo esatto momento per esempio!”
“Una cosa dovresti sapere di me: sono molto curioso!”
“Oh, anche io. Ma tanto non mi faccio vedere!” gli disse sorridendo.
“Stai sorridendo vero?” “Sì, perché?” chiese arrossendo di botto “Hai un tono diverso quando parli e sorridi… mi piace quel tono di voce… dovresti usarlo più spesso.” Le disse sorridendo. Oh non vedeva l’ora di rivederla. Da quando si erano visti quella sera gli era rimasta in testa. Continuava a venirgli in mente lei che rideva, quando era uscita dall’ascensore, quando gli aveva sorriso per la prima volta e quando le aveva confessato che anche a lui la fidanzata del suo migliore amico non piaceva affatto. Sentiva ancora il suo profumo di quando l’aveva abbracciata per salutarla. Aveva 10 anni in più di lei, era vero, ma gli importava ben poco. “Allora ci vediamo domani sera…”
“Ok… a domani sera. Poi dimmi quando sapete gli orari così mi faccio trovare pronta in anticipo!”
“Ahahahahah, piccola acida! Ciao, buone pulizie! Verrei a darti una mano ma non vuoi farti vedere!!”
“Così ero capace anche io! Ciao Ben!”
“Ciao a domani!”. Attaccò il telefono e sorrise, sentendo il citofono dell’appartamento di sopra suonare. Andò al pc e fece ripartire la musica: Nickelback – Burn it to The Ground.
 
La sera dopo (nel pomeriggio era andata dal parrucchiere tornando finalmente di un castano scuro pieno) si preparò per le 7.30. Quella volta decise per un vestito a tulipano color tortora chiaro, morbido, con una fascia in vita, dei collant scuri e delle decolleté in camoscio nere. I capelli erano sistemati dal parrucchiere con dei morbidi boccoli alla fine e col trucco andò più o meno sullo stesso stile della volta prima.
Scese in tempo, poco dopo che lui l’avvisò di essere arrivato sotto casa. Arrivò come la volta prima uscendo dall’ascensore. Lo vide, alto, dritto come un fusto, indossava un completo grigio scuro e un cappotto, era praticamente perfetto. Gli sorrise “Ciao…”.
Lui la vide e si bloccò, per poi sorriderle a sua volta “I have to say it… you’re breathtaking.”
“Thank you Benedict…” gli rispose arrossendo, scendendo i gradini per raggiungerlo. Quando gli fu davanti le prese la mano, baciandole il dorso, mentre la guardava negli occhi facendo ballare la samba a tutti i suoi organi interni mentre il cuore batteva il ritmo. Ad interrompere il momento arrivò Susannah “Oh, questa volta non dobbiamo aspettare ritardatari! Ciao Laila!”. Fece un’espressione contrariata che fece trattenere le risate all’uomo. Respirò e si girò sorridendo “Ogni tanto mi capita di essere puntuale. Ma non ti ci abituare troppo, stella.” rispose prima che arrivasse anche Tom.
“Mi piaci quando fai l’acida.” le sussurrò Ben appoggiandole una mano sulla spalla mentre l’amico arrivava circondando la vita della sua ragazza con le mani “Non ce l’ho fatta a trattenermi! Io ci provo, ma non riesco!” gli disse facendo spallucce e facendolo ridere.
“Allora ragazzi, andiamo?” disse Tom guardandoli.
“Dove si va a mangiare? Ho una fame assurda!” disse Laila mentre uscivano al freddo e Benedict le circondava le spalle con un braccio.
“Me l’hanno proposto degli amici: è un ristorante arabo!”
“Fantastico! È da una vita che non lo mangio!”.
 
Arrivarono al ristorante: fantastico. Tavoli bassi circondati da cuscini coloratissimi, camerieri vestiti totalmente in nero. Il responsabile li accolse e li portò al tavolo prenotato. Come da tradizione araba i piatti erano al centro del tavolo e ognuno attingeva dalla pietanza. Stavano parlando tranquillamente di tutto e stavano ascoltando i racconti di Laila dei fatti accaduti sul set e le sue impressioni da prima esperienza quando il responsabile arrivò al centro del pavimento vuoto con un microfono in mano, salutando tutti i commensali “Salam Aleikum.” “Aleikum Salam.” Risposero i clienti in coro.
“I am really sorry to bother you during dinner, but as usual in some days of the week we offer to our clients something special. From one of the main school in London, I am proud to introduce you to the belly dance.”
“Now I understand the reason you wanted to come here!” commentò Susannah guardando Tom.
“Did you know that?” gli chiese Laila, mentre affascinata guardava le cinque ballerine di danza del ventre vestite con lunghe gonne colorate entrare e posizionarsi nello spazio.
“Yes, they told me about it! I was curious to see them!”
“Well, they’re a pleasure for the sight!” commentò Benedict spostando un cuscino per far sì che Laila potesse spostarsi e sedersi di fianco a lui, cosa che comprese e fece “They are beautiful!”.
Lo spettacolo cominciò. Laila rimase incantata nel guardarle ballare, tra ventagli e oggetti di scena utilizzati. Tra una canzone e l’altra c’erano solo pochi secondi di pausa. Dopo la 3^ canzone la ballerina principale prese il microfono. “Well, thank you for everything. I really hope you’re enjoying the show.” In risposta arrivarono una marea di applausi. “We’re almost at the end… and there’s something we often do. Who wants to come with us to dance?”.
Ecco la fregatura!!! Laila si voltò verso Tom di scatto mentre le donne alzavano le mani per essere scelte “IO TI AMMAZZO!!!”
“Oh, suvvia! Come se non ti piacesse ballare!”
“Io ti ammazzo lo stesso, idiota! Sai che sono impedita!!”
“Mi sono perso qualcosa?” chiese Ben ridendo.
“Per un paio d’anni ho fatto danza del ventre e quello stronzo del tuo migliore amico lo sa!”
Tom vide la ballerina guardare nella loro direzione e indicò la ragazza.
“Really?!” chiese sorpreso l’uomo guardandola “Ehm, yes. But it’s not going to happen!”
“I’m not that sure!” le disse indicando con un cenno del viso la donna che, di fianco a lei, le porgeva una mano per aiutarla ad alzarsi. Laila guardò la donna e, sospirando, annuì.
“Ladies and gentlemen, I think we found her!”. Quando si alzò fulminò l’amico e lanciò uno sguardo supplichevole all’uomo che le sorrise e alzò i pollici. La donna la portò nel camerino dove c’era un vestito in più. Mentre l’aiutava a indossare la gonna lunga le chiese “Hai già ballato prima, vero?”
“Sì, ho fatto un paio di anni di danza del ventre…”
“Dai, allora non partirai da zero! Devo dirlo: il rosso ti dona!” Sentirono la musica finire e la guardò “Forza, è il tuo turno! Hai una canzone preferita?”
“L’unica che mi viene in mente adesso è El hantour di Amina. Ho l’ansia! Poi fuori c’è gente che conosco! Mi vergogno troppo.”
“Balla per l’uomo con cui sei venuta. Quello che avevi di fianco. Balla per lui. Come se ci fosse solo lui in tutta la stanza… e ora vai e divertiti! È il tuo momento!”. Inspirò profondamente ed espirò come per liberarsi dell’ansia. Forza, è come se salissi sul palco di un teatro… certo. Da sola e facendo una cosa che non fai da millenni! Smettila di farti seghe mentali!!! Ce la puoi fare. Ce. La. Puoi. Fare. Sei un’attrice, cazzo. Se ti chiedono di ballare lo fai e ti devi impegnare… poi davanti a Benedict!! Ok, ballo per lui ma è come se ci fossi solo io e nessuno mi sta guardando. La presentazione della ballerina finì e lei arrivò camminando a piedi nudi mentre sentiva gli applausi di tutti. “Vai Laila!!!” Sei nel soggiorno di casa… nessuno ti guarda. Si fermò in mezzo e si mise in posizione e quando i primi colpi ritmici cominciarono iniziò a ballare.
Benedict guardò la ragazza ballare. Era meravigliosa, interessante, aveva un caratterino difficile da gestire, ma ogni volta che la sentiva si sentiva nuovamente il ragazzo adolescente in preda alla cotta più grande che avesse mai avuto. Si muoveva fluidamente, come se le sue ossa fossero di burro. Quando la musica finì lei si inchinò e corse da dov’era venuta, rossa come un peperone. Sentì solo dopo un po’ la voce di Tom “Ehm… is somebody still on this planet?”
“I don’t think so.” Gli rispose sorridendo e voltandosi verso di lui.
“Oh God, I don’t think I’ve ever seen you with that face Ben!”
“What face?”
“That face!”
“Whose face?” chiese Laila arrivando, rivestita normalmente e con le scarpe in mano “Tom, I’m going to kill you. And my revenge will be as slow as the time when you’re getting bored!” disse risedendosi vicino all’uomo che rise “Very theatrical!” “I am. A little bit!” gli rispose sorridendogli, mentre le sistemava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
 
Dopo che ebbero finito di mangiare, Susannah propose di andare a ballare.
“Laila, sai che fanno stasera Joanna e Dwayne?” chiese Tom quando furono fuori dal ristornate.
“Sinceramente no! Ma mi aveva detto qualcosa riguardo al Fabric l’altro giorno!”
Benedict propose “Andiamo là se ci sono i tuoi amici! È da una vita che non ci vado più!”
“Non ti ho mai fatto tipo da Fabric!” commentò ridendo l’amico.
 “Sono un uomo pieno di sorprese!” rispose facendo ridere Laila che prese in mano il cellulare.
“La chiamo!”
Mentre la ragazza parlava con l’amica al telefono Tom disse “Magari ci sarà anche Mr. Gentilezza.”
“Chi è Mr. Gentilezza?”
“Il suo ex.”
“Vuoi dire il coglione del mio ex.” Li interruppe lei attaccando la telefonata “No. He won’t be there. At least not with them! There will be all the guys of the night of the Tree!”.
Il cielo notturno era coperto di nuvole e davanti al Fabric c’era già coda per entrare alle 23.30. Quando arrivarono davanti all’entrata, Laila aguzzò la vista “Eccola là! GNOCCOLONAAAAAAA!!!!” urlò correndole incontro.
“Alla faccia quanto sei in tiro!!!” le rispose l’amica mentre le saltava al collo. Poi guardò dietro di lei “Is he THE Benedict Cumberbatch?!?” le aveva raccontato dell’incontro e del fatto che lo stesse sentendo. Sapeva tutto.
“Esatto. Trattieniti.”
“Ma io ti amo. Mi fai conoscere i miei idoli!!”.
Fece le presentazioni “Allora… Ragazzi loro sono Tom – lo conoscete già – Susannah, la sua ragazza e Benedict. Invece, lei è Joanne, quella pazza della mia migliore amica e lui è Dwayne, il suo gemello. Poi ci sono Ralph, John, Rachel, Liam – LIAM? MA CIAO LIAM!!” lo salutò lei con enfasi facendo ridere Dwayne che si mise una mano sulla fronte “LAILA PIANTALA!” “Alan e Gabriel.” Finì come se non avesse sentito.
“Are we waiting?”
Yes… since more than half an hour now.”
Benedict sorrise “Let’s see if the let’s call it fame can help.” Lo vide allontanarsi verso il buttafuori e parlarci un attimo. Joanne le prese il braccio “Ma state insieme?”
“Ma ti pare?”
“No, perché state dannatamente bene insieme!”
“Diglielo!” le disse Tom arrivandole vicino.
“Ti ci metti pure te?”
“Ma se si vede un chilometro che sei persa!”
“Vero?? Io ero presente l’altro giorno ad una chiamata. Saltellava sulle nuvolette rosa!”
“Ecco, una volta voglio assistere anche io!” brontolò Tom.
“Ma anche no?”
“Perché lei sì e io no?”
“Ma perché no! Voi due non dovete trovarvi nella stessa stanza nello stesso momento: potreste essere pericolosi!”
“Prima l’ho fatta ballare la danza del ventre in mezzo al locale!”
“Davvero?! Nooo!!! Non è possibile!! Sei riuscito nell’impossibile?” esclamò Joanne esterrefatta.
“E ci credo che c’è riuscito!! Mi ha fregata!! BEN! HELP ME!!” esclamò vedendolo arrivare sorridendo soddisfatto.
“What’s happening?”
“We’re just teasing her!” gli rispose Joanne abbracciandola stretta al collo.
“Without me? Oh, come on!”
“Ti ci metti pure te?!” esclamò facendo ridere i due mentre si faceva abbracciare dall’uomo.
“Ladies and Gentlemen, if you want to come… we have a table!” disse lui rivolto al gruppo.
“Really!? You’re amazing man!” gli disse Dwayne battendogli il cinque.
“Come hai fatto?” gli chiese mentre, ancora abbracciati, seguivano il gruppo che felicemente saltava la fila “What’s my name?”
“Are you starting with Alzheimer?”
“Ahahahah no, I’m not! But what’s my name?”
“Benedict C- oh. You dropped the BC-bomb.”
“Bingo! Let’s go in!” le disse facendole l’occhiolino. Fu una serata indimenticabile. Ballò con lui l’intera serata e Yessir! Il ragazzo sapeva muoversi. Tom e Susannah ad un certo punto della serata se ne andarono a casa lasciando i due da soli col resto del gruppo. Il Dj ad un certo punto annunciò “E ora… per un meraviglioso anniversario, abbiamo una richiesta: sarà un po’ lenta ma vi invitiamo tutti a scendere in pista! Lady Antebellum… Dancin’ Away with My Heart!”
“Aaaaw, I love this song!” commentò Laila sorridendo.
“Do you want to dance?” le propose Benedict porgendole la mano “I’d love to.”
Lo seguì in pista e mentre la base partiva la strinse a sé, mentre lei gli metteva una mano sulla spalla e una la stringeva delicatamente nella sua.
I finally asked you to dance
On the last slow song
Beneath that moon that was really a disco ball
I can still feel my head on your shoulder
And hoping that song would never be over…
 Sentiva quasi di essere in un film. Era perfetto. Un momento perfetto.
I haven't seen you in ages
Sometimes I find myself
Wondering where you are
For me you'll always be 18
And beautiful and dancin' away with my heart…
I brushed your curls back so I could see your eyes.
L’uomo le sorrise spostandole lentamente dal viso delle ciocche di capelli, sorridendole.
And the way you moved me was like you were reading my mind.
Le fece fare una giravolta seguita da un casque facendola scoppiare a ridere.
I can still feel you lean into kiss me
I can't help but wonder if you ever miss me…”
Benedict appoggiò la fronte alla sua “I did…”.
Laila rimase basita e senza parole. Appoggiò la testa sulla sua spalla sentendo la guancia di lui appoggiarsi dolcemente a lei. Joanne guardava la scena da poca distanza, mentre ballava quella canzone con Liam “Guardali! Sono meravigliosi!” commentò prima che il ragazzo la spostasse per vedere anche lui.
“Lui è perso.”
“Eh, perché, lei no? La conosciamo da anni! Nemmeno con Arthur era così persa!”
“Davvero… senti, ma… io e te?”
“Cosa?”
“Senti, lo sai da una vita. Tu mi piaci da morire Joanne. E non voglio più andare avanti come stiamo andando adesso. Voglio che tu sia la mia ragazza e voglio chiamarti tesoro… sono stanco di questo tira e molla. Lo so che posso rovinare tutto, ma-” la ragazza gli saltò al collo, prendendogli il viso e baciandolo.
“Finalmente ti sei deciso!!” esclamò rimanendo abbracciata a lui.
 
Verso le tre di notte uscirono dal locale. Il diluvio universale con tanto di tuoni e fulmini aveva deciso di scatenarsi su Londra. Benedict la guardò “Corsa fino alla metro?”
“Assolutamente!!” le prese la mano e cominciarono a correre verso la stazione vicina.
Timbrarono l’entrata e corsero per le scale vedendo il treno con le porte aperte. Fecero un ultimo scatto fiondandosi dentro poco prima che le porte si chiudessero dietro di loro. Laila guardò l’uomo che tratteneva una risata come lo stava facendo lei e, uno vicino all’altro, scoppiarono a ridere.
“Era da sit-com!”. Il problema sopraggiunse quando arrivarono alla fermata della metro vicino a casa. La pioggia, se era fisicamente possibile, era aumentata ancora di più e scendeva a scrosciate.
“I’ll give you my jacket!” sentenziò lui cominciando a togliersela.
“Don’t you even dare. You’ll take the flu!” lo bloccò lei senza pensarci due secondi.
“Are you sure?”
“Definitely!” gli prese la mano “Let’s go!”.
Corsero sotto la pioggia e dopo qualche minuto furono sotto casa di Ben, che a quanto pare era molto più vicina di casa sua. La guardò accorgendosi di quanto fosse fradicia “Laila, would you like to come in? Just to wait till the deluge will stop!” le propose l’uomo tenendola protetta sotto la piccola protezione del portone per evitare che si bagnasse ulteriormente.
“Are you sure?”
“I am! I’m offering you a warm repair from the rain, a cup of hot tea, a blow-drier and dry clothes!”
“You had me at warm!” gli rispose facendolo sorridere mentre le apriva la porta per farla entrare. Quando arrivarono in casa Benedict corse subito a prenderle i vestiti.
“Ehm… abbiamo una corporatura un po’ diversa. Ti staranno larghi!”
“Ben, quella felpa andrà benissimo. Fidati!”
“E per il sotto?”
“Dei bermuda? Un paio di boxer? Anche se sto a gambe scoperte sono in casa. Fa caldo!”
“Ahahahah d’accordo!”. Le porse quello che gli aveva chiesto e la lasciò andare in bagno a cambiarsi e ad asciugarsi i capelli. Uscì qualche minuto dopo in boxer attillati indossando sopra una felpa grigia che era talmente grande da arrivarle sotto il sedere e, finalmente, i capelli asciutti. Trovò L’uomo in cucina (si era cambiato anche lui ed era in maglietta a maniche corte e pantaloni della tuta) che stava guardando una scatola.
“Ben, sono struccata, potresti spaventarti.”
“Ma piantala! Vieni qui così mi aiuti a scegliere il the! Quale vuoi?” le disse voltandosi e bloccandosi. Poteva essere stupenda anche con una felpa che le stava tre volte e un paio di suoi boxer? Le sue gambe le aveva già notate ed erano lunghe anche senza l’effetto slanciato dei tacchi.
“Io te l’ho detto che ti spaventavi!”
“Fidati: non puoi immaginare quanto tu possa essere bella in questo momento…” commentò mentre lei si metteva vicino a lui guardando nella scatola con le buste di te.  
“Oh, piantala…” disse avvampando mentre sceglieva la bustina e si sedeva sul bancone della cucina. “Hai il Dajeerling!! Bene. Io ho deciso!” gli disse sfilando la bustina e porgendogliela.
“You are Italian but have really good taste in tea! But I’m curious to know something… have you really lived in Australia for two years?” .
“Yes!” gli disse mentre lo guardava armeggiare con la bustina di the.
“I didn’t want to stay in Italy after graduation and, maybe I banged my head, I decided to go to Australia to work! I lived there for one year and a half almost! It’s been pretty amazing! My friends there tried to teach me how to surf!” .
Benedict la guardò stupefatto “Really? Can you surf?”
“A little! This summer I went on holiday with Joanne for a week in Tenerife and there were surfers! I actually stayed well on the table! I’m pretty proud of myself!”
“I really want to learn it sometimes!”
“I can teach you, if we’ll have the chance.” Gli disse sorridendogli timidamente mentre lui versava il the caldo nelle tazze. Le porse la sua e la guardò dritta negli occhi. Mi sento nuda quando mi guarda così. Senza protezioni. Smettila di guardarmi così, Ben.
“I like that we.” Laila scese dal bancone andando verso il soggiorno.
“Benedict… ci conosciamo appena. Non che per me sia un problema… è che non voglio che tu abbia di me l’impressione di quella che è sempre in giro vestita bene, che balla danza del ventre, che può sembrare sensuale… io non sono così. O meglio. È una parte di me, ma non così prominente come l’altra che tu non hai ancora visto!” disse appoggiando la tazza sul tavolo. L’uomo l’aveva seguita e appoggiò la tazza di te vicino alla sua, raggiungendola. Le prese la mano, ancora calda dal contatto con la tazza.
“Laila, lo so perfettamente. Ci conosciamo da poco e ci sentiamo da due settimane, lo so che il lato che ho visto oggi è solo una parte… ma alcuni degli altri lati li ho già visti… e adoro ogni piccola cosa che ti caratterizza. Come quando sei nervosa e sistemi i capelli dietro le orecchie, quando sei persa nei tuoi pensieri e cominci a giocherellare con i tuoi capelli… il modo plateale in cui gesticoli, potresti non aprire bocca e ti capirei ugualmente anche guardandoti negli occhi, ma non sentirei il tono che sto imparando ad amare. Quando parli e sorridi. Oppure il tuo lato nerd, quello che butta fuori citazioni che a volte mi sorprendono, quello che ti porta a guardarmi e chiedermi quando uscirà la seconda stagione di Sherlock!”
“Ahahahahah!!! Non è vero!! Non te l’ho mai chiesto!!”
“Ma stai morendo dalla voglia!”
“Ahahahah! Touchè!” dovette ammettere coprendosi il viso con le mani.
“Le tue risposte da acida, il lato sarcastico, quello incazzoso che è trattenuto da una pazienza incredibile, quello da preferisco starmene sul divano ad abbuffarmi piuttosto che uscire di casa.”
“Cough cough…”
“Laila… tu mi piaci. Dannatamente. E sono pronto ad accettare tutto quello che sei. Pro e contro.”
Rimase basita. Come poteva averla capita così? Com’era possibile? Per lui era un libro aperto… un libro che poteva sfogliare tranquillamente. Un diario segreto a cui aveva già tolto il lucchetto perché aveva trovato la combinazione indovinandola al volo. E lui era davanti a lei, le mani nelle sue, continuando a guardarla in quella maniera che la faceva sentire alla sua mercé. Gli occhi, con quel taglio strano, quasi felino, le iridi chiare… glaciali. Verdi, azzurri, scaglie dorate vicino alla pupilla.
“Che c’è?” le chiese notando la sua attenzione, il tono incrinato dall’emozione e dalla preoccupazione. Si era aperto a lei. Aveva scoperto le carte e aveva buttato tutto sul tavolo. Tom lo prendeva in giro, ma aveva dannatamente ragione. L’aveva stregato e non sapeva come.
“Dove sei stato fino ad ora?” Gli rispose con un filo di voce. Le lasciò le mani prendendole il viso e baciandola. Fu istintivo, dolce, sentì l’affetto che provava per lei. Si alzò in punta di piedi per circondargli il collo con le braccia.
“Woah…” disse lei quando l’uomo si staccò un attimo dalle sue labbra.
“And this is nothing…” le disse, gli occhi chiusi, mentre si godeva l’attimo prima di baciarla nuovamente, con più passione, ma stringendola a sé come per proteggerla dal mondo esterno. Le sue labbra erano morbide, il suo profumo celestiale. Non si era mai sentita così… e non voleva andarsene dalle sue braccia. Benedict sentì le dita di lei sulla sua nuca, mentre le sue labbra morbide erano sulle sue, lo seguivano ad ogni movimento, sembravano quasi fatte per stare le une sulle altre.
“Chi l’avrebbe mai detto che ti avrei baciata per la prima volta mentre entrambi siamo in completo da post diluvio?” le chiese, a pelo delle sue labbra.
“Molto meglio… molto più vero!” gli disse sorridendogli e dandogli un bacio sulla punta del naso. “Me lo dici se il giubbotto è davvero esploso?” gli chiese facendolo ridere.
“No!” le rispose baciandola sulla fronte “Forza, il the si raffredda!” le disse andando a prendere le due tazze e sedendosi sul divano.
“Mamma mia, quanto sei British!”
“Lo prendo come un complimento!” le rispose sorridendole mentre lei si sedeva di fianco a lui accavallando le gambe sopra le sue.
“Let’s seal our deal with a cup of tea!” commentò lei bevendo dalla tazza.
“Sometimes you scare me. Are you sure you’re not British?”
“Nope! Italian till the bone!”. Rimasero sul divano per il resto della notte. Nessuno dei due aveva sonno. Si sentivano due ragazzini: era incredibile. Si conoscevano appena ma era come se si conoscessero da una vita. Riuscivano a capirsi al volo.
Verso le 5 e mezza del mattino un tuono li scosse dal film che stavano guardando (Ghostbusters) “Ma sta ancora piovendo?” chiese Laila allungando la testa verso una finestra.
“Sembrerebbe… ma che ore son-oh. It’s 5.37!”
“What?!”
“Not joking!”
“Woah… luckily I don’t have anything to do tomorrow!”
“Tomorrow?”
“I still didn’t go to sleep. It’s not today yet!” gli disse schioccandogli un bacio sulla guacia.
“Do you want to go to bed? You can sleep here. I’m not going to do anything! I’ll be a gentlemen.” Le disse sorridente.
“Even because you’re tired! You should see your eyes!” gli disse accarezzandogli la guancia per poi alzarsi dal divano, liberando le gambe dell’uomo dalle sue. Benedict spense la televisione e la raggiunse prendendola in braccio a sacco di patate facendole tirare un urlo “BEN!”
“È strano vedere i miei boxer su di te! Ti stanno bene!”
“Smettila di guardarmi il sedere e guarda la strada!” rise lei arrossendo.
“Agli ordini!!”. Arrivò in camera da letto e la fece scendere “Oh! Terra!”
“Soffri di vertigini?”
“Dalla tua altezza sì!” gli rispose facendolo scoppiare a ridere. Si tolse la felpa rimanendo in maglietta a maniche corte (sempre di Ben) e boxer.
“Non avrai freddo?” le chiese spostando il piumone anche dall’altra parte del letto.
“No, io caccio caldo! Sono una stufa!” gli disse piegando la felpa e appoggiandola sul mobile.
“Allora posso usarti come fonte di calore?”
“Certo!”. Arrivò sotto le coperte e si accoccolò contro di lui “Cold! Cold! Cold!” disse entrando in contatto con le coperte fredde.
“Gosh! You’re really hot!” commentò lui seriamente sconvolto dalla temperatura corporea della ragazza che si stava acclimatando alle coperte “Thank you!” gli rispose facendogli l’occhiolino e facendolo ridere.
 
Dormirono davvero quella notte, l’uno tra le braccia dell’altro. Laila riaprì gli occhi e il buio inondava ancora la stanza, fatta eccezione per delle linee di luce che filtravano attraverso la tapparella. Benedict dormiva ancora. Mmmh mi scappa la pipì!! Pensò spalancando gli occhi. Cercò di spostarsi il più delicatamente possibile senza fare troppo rumore Ce la faccio… ce la faccio… ce la posso fare… sì!! Scese dal materasso e corse in bagno. Mentre si lavava le mani si guardò allo specchio. Oltre ad avere i capelli a caso notò il suo sorriso sul viso addormentato. Si mise una mano in faccia arrossendo come una dannata Dio, Laila, guardati… stai camminando sulle nuvolette rosa! Si lavò la faccia con l’acqua fredda e tornò in camera da letto dove Benedict si stava stiracchiando “Ehi, eccoti qui…” le disse ancora assonnato.
“Scusami, non volevo svegliarti… Buongiorno!” gli disse raggiungendolo sul materasso dandogli un leggero bacio sulle labbra mentre lui le accarezzava la guancia.
“Buongiorno anche a te! Non preoccuparti… anche perché è mezzogiorno passato e il mio stomaco comincia a farsi sentire…”
“Siamo degli adolescenti!”
“Decisamente! È da un po’ che non mi svegliavo a quest’ora! E comunque è vero: sei una stufa!” le disse tirandola delicatamente su di sé baciandola facendo poi scorrere le mani sulla sua schiena, poi sulle natiche e infine sulle cosce.
“Alza bandiera mattutino?” gli chiese facendolo ridere.
“Ebbene sì. Mi sveglierei così tutte le mattine!”
“Ahahahahah, forza Mr. Cumberbatch.”
“Mmh, come lo pronunci bene!” commentò ribaltando la situazione.
“Ahahahah piantala! Si svegli! Se vuoi ti offro il brunch!”
“Uh, no! E in caso comunque pagherei io. Ma questa volta te lo cucino io!”.
 
Si salutarono con un bacio “Ci sentiamo dopo…” “Ok, a dopo.”
Arrivò verso casa quasi saltellando e canticchiando tra sé e sé. Prese l’ascensore e arrivò davanti alla porta di casa cercando le chiavi nelle tasche del cappotto “I can still feel my head on your shoulder/And hoping that song would never be over!!/I haven't seen you in ages/Sometimes I find myself/Wondering where you are/For me you'll always be 18/And beautiful and dancin' away with my heart… na na na na…
“Qualcuno non ha passato la notte a casa!” sentì dire da dietro. Tom, sorridente, era appoggiato al muro vicino alle scale “Oh! Ehm. Ciao Tom!” lo guardò in faccia e lo bloccò immediatamente.
“Non abbiamo combinato nulla!”
“Davvero?” le chiese poco convinto.
“Giuro!” gli rispose aprendo la porta.
“Forza pettegolo, entra!”. Tom arrivò sorridendo “Allora? I miei migliori amici che hanno combinato?” le chiese seguendola mentre sistemava le decolletè nella scarpiera.
“Nullaaaaaaa!!!” esclamò trattenendo un sorriso.
“Certo, allora perché cantavi una canzone d’amore, stai camminando sulle nuvole e hai un sorriso stampato sulle labbra?”
“MA?!”
“Lo sai che non la pianterò fino a quando non mi dirai le cose.”
“Sei peggio di una donna!” lo rimbeccò ridendo mentre andava in camera a prendere dei jeans e un maglioncino.
“Lo so! Ti sto preparando a un terzo grado di Joanne!”
“Fidati che anche lei si beccherà il terzo grado appena la vedo!” gli rispose dalla camera mentre si sfilava il vestito e il collant.
“Perché?”
“Eh, mentre tu e Miss Puntualità eravate impegnati in altre faccende a casa o tua o sua io ero ancora con Ben e gli altri al Fabric. Dopo un certo punto della serata erano tutti picci picci. Qualcosa sarà successo no?” Uscì dalla camera in jeans e reggiseno portando i vestiti sporchi in bagno lanciandoli nel cesto della biancheria sporca.
“Giustamente. Allora, ma che è successo tra te e Ben?”
“Ancora? Nulla!!” esclamò infilandosi un maglione con lo scollo a V. Prese un elastico per capelli e se li legò in una coda per andare poi in cucina a versarsi dell’acqua.
“Ma non ci credo nemmeno morto! Avete…”
“No.” Lo bloccò immediatamente.
“Ecco. A questo ci credo. Vi siete baciati?”. La vide arrossire di botto “Sì!!!! Lo sapevo!!”
“Tom, ti registrerei!!”
“Dai!! Forza! Allora? Poi?”
“Allora… ci siamo baciati, mi ha detto che gli piaccio e che è pronto ad accettarmi con tutti i pro e i contro. E mio Dio ha degli occhi che sono qualcosa di fantastico! Quando mi guarda con un certo sguardo mi sento come se fossi alla sua mercé, mi sento senza alcuna protezione, sono un libro aperto. È qualcosa di incredibile! Per controsenso quando mi abbraccia mi sento protetta. È una sensazione fantastica… e soprattutto mi sento un’imbecille.”
Tom la guardò sorridendo “Sono davvero felice per te. Ne stavo parlando ieri con Sue e voi due state davvero bene insieme e che se non combinavate nulla eravate due casi senza speranza. Devo dire che è stata una genialata… e per questa cosa dovrai ringraziare Susannah!”
“Ma non ci penso proprio!” esclamò finendo il bicchiere d’acqua andando ad alzare le tapparelle della casa facendo entrare luce. Il cellulare nella sua tasca suonò. Lo prese e lesse il messaggio, sorridendo.
“Salutami Benedict!” le disse Tom ridacchiando.
“Ssssmettila di prendermi in giro!”
L’uomo l’abbracciò con uno dei suoi abbracci da orso “Dai, lo sai che mi piace prenderti in giro!”
“Ouch! T-Tom, mi stai soffocando.” Gli disse picchiandogli la mano sulla schiena facendo sì che la liberasse. “Oh, quanto ti voglio bene… se non fosse per te non l’avrei mai conosciuto! Da quando ti ho incontrato la mia vita ha avuto una svolta assurda in un modo totalmente positivo e giuro che non saprei come ringraziarti!! Sei sicuro di non essere la mia fata madrina?”
“Ahahahahah! No! Sei mia amica. E ciò mi basta! Ti voglio bene anche io…”.
Il citofono suonò “Chi diavolo è?” si chiese Laila andando a rispondere “Sì?”
“Laila aprimi sono Joanne!!” le disse l’amica con voce squillante. Le aprì e guardò Tom “Adesso mi diverto io con il terzo grado!!”. L’uomo aspettò che la ragazza arrivasse in casa prima di uscire e dirle “BEN HA BACIATO LAILA!!!”
“COOOOOSA?!?!?” esclamò l’amica mentre rimaneva piantata sulla porta.
“TI ODIO TOM!!!” decretò Laila mentre l’amico usciva ridendo. Joanne la guardò “Non credere che te la puoi cavare così!!” “Va che anche te hai da raccontare eh?!” “Lo so!!!!!!”.
 
 
::::::::::::::::::ANGOLINO DEL DISAGIO:::::::::::::::::
Eccomi di nuovo puntuale ad inizio settimana con un nuovo aggiornamento! (A questo giro non ci sono contrattempi, ospiti o problemi con Office che mi impediscono di pubblicare! :D)
E quindi… alla fine… Benedict ha sfoderato il suo charme british tutto d’un fiato e Laila è stata investita in pieno cedendo al nostro caro e bell’attore.
E chiamala scema XD
Però c’è stata la nascita di un’altra coppia! Una delle mie preferite se proprio devo dirvelo!!
Joanne e Liam *w* li amo tantissimo.
 
Un grazie enorme a chi segue la storia, a chi l’ha preferita, a chi legge silenziosamente e alle recensioni di Klonoa75!!
Vi voglio un sacco bene <3
Un bacione, Lalli :3
 
 

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Capitolo 10
*** 10. I'm Sherlocked ***


 


−CAPITOLO 10−
“I’m Sherlocked”
 
 
Era a casa di Benedict. Diluviava fuori e non avevano voglia di uscire. Era passata poco più di una settimana da quando era successo tutto. Benedict aveva in mano dei fogli che stava controllando mentre Laila gli aveva fregato il Kindle e si era messa a leggere un altro libro che lui aveva già letto. Erano sdraiati sul divano l’una sopra l’altro: lui con la testa appoggiata su un bracciolo e coi fogli davanti e lei sdraiata comodamente tra lo spazio delle sue gambe appoggiata al suo petto mentre leggeva affamata il libro. Era immersa nella storia quando vide il petto di lui tremare.
“Che c’è?”
“Sei meravigliosa quando leggi! Hai gli occhi che corrono da una parte all’altra della pagina e l’espressione assorta. Credo di averti osservata per almeno dieci minuti buoni e non te ne sei nemmeno accorta!”
“Ehm… ero presa dalla storia!” gli rispose sorridendogli radiosamente.
Lui le prese il Kindle, inserì il segnalibro e lo appoggiò insieme ai suoi fogli sul pavimento. La afferrò per i fianchi e la portò più in alto, a portata di labbra “Miao…” miagolò lei mentre le mani di lui scorrevano sul suo corpo e sotto la maglietta.
“Mi sei mancata…”
“Ma ci siamo visti l’altro ieri!”
“Mi sei mancata lo stesso.” Decretò lui sorridendo prima di baciarla. Stavano andando piano, non stavano facendo correre i tempi. Sapevano che potevano prendersela con comodo senza dover far tutto di fretta. Ma stavano bene così. Molte volte si sarebbero presi e sbattuti al muro, ma sapevano che prima o poi sarebbe successo.
Un cellulare squillò in lontananza “Rispondi!! Rispondi!! Rispondi!! Sono Chris, rispondi!!”
“Ufff… I have to answer!”
“Is this the ringtone for your agent?” le chiese ridendo.
“Yes, he made it! He sometimes has fun in a very strange way!”. Si sedette sopra Benedict e rispose a Christian.
“Ciao grand’uomo dimmi tutto!”
“Senti… domattina hai qualcosa da fare?” rispose la voce dall’altra parte del telefono.
“No, perché?”
“Ti va di fare colazione con me, Mark Gatiss e Steven Moffat?” Laila rimase bloccata. Guardò l’uomo sdraiato sotto di sé e trattenne una risata.
“Perché ridi?”
“Nulla!! Comunque sì! Assolutamente! Dici che quell’audizione che ho fatto…”
“Sono in alto mare per trovare un’interprete per Mrs. Adler, prima stavo parlando con lui e – ovviamente – ho tirato l’acqua al mio mulino dicendogli che per mio modesto parere penso che tu possa essere perfetta. Poi diciamo che questo ruolo può lanciarti davvero anche più di Great Expectation.”
“Tu scherzi.”                                                              
“No no, sono serissimo!! Mi sa che la cosa ha funzionato perché ho rivisto il filmato del tuo provino con loro e mi sembravano parecchio interessati.”
“Questa situazione mi sembra sempre più irreale. Sei il migliore! Dove ci troviamo?”
“Per così poco!! Vieni da me in ufficio e poi andiamo insieme. Ti aspetto da me alle 8.30!”
“Va bene! Ok! Grazie mille Chris!! A domattina!!”. Attaccò la telefonata e si mise le mani in faccia tentando di nascondere il rossore, un sorriso enorme e una risata che era sulla soglia.
“Ehy, tutto ok?” le chiese Benedict alzando un sopracciglio. Sempre coperta annuì e disse “Cosa ti viene in mente se ti dico Uno Scandalo in Boemia?”
“Sherlock Holmes.” Le rispose senza indugio.
“E se ti dicessi ‘donna’, cosa ti viene in mente?”
Ci pensò su due secondi. Spalancò gli occhi “Irene Adler!! Ti hanno scelta per fare Irene Adler?!”
“Ehm, no. Devo parlare domattina a colazione con Chistian, Marc Gatiss e Steven Moffat. Non ti ho mai detto nulla ma avevo fatto un provino per quella parte. Oggi Christian era lì con loro, hanno parlato e lui ha tirato acqua al mio mulino… sembrerebbero interessati e vogliono parlare con me. OH MIO DIO MARC GATISS!!!!” esclamò unendo le mani davanti al viso mentre lui si metteva a sedere avendola così davanti a sé.
“Oh, io lo spero proprio che prendano te!”
“Te non immischiarti! Devo farcela da sola!” gli disse puntandogli contro il naso il dito indice con fare minatorio.
“Assolutamente!”
“E in caso vada bene… non stiamo insieme. Cioè. Ci conosciamo, ma non vorrei farlo sapere al mondo adesso… altrimenti mi prenderebbero per raccomandata ed è una cosa che odio.”
Benedict le prese il viso tra le mani e la baciò a lungo “Non ti preoccupare… voglio tenerlo per noi il più possibile. Anche perché figurati se i paparazzi non ci beccheranno.”
“Giusto. Non sono ancora abituata.”
“Ti ci abituerai presto.” Le disse sorridendole e baciandola nuovamente facendo scorrere le mani lungo la schiena di lei finendo sotto i suoi jeans, stringendole le natiche e portando il suo corpo verso di lui.
 
Quando incontrò i due produttori rimase quasi impietrita. Non ce la fece e ad un certo punto della conversazione confessò di essere una fan enorme sia dei libri di Sir Arthur Conan Doyle che della serie e di essere ancora in ansia di sapere come sarebbe andata avanti la serie e come avrebbero fatto a cavarsela Sherlock e Watson. Le spiegarono come avrebbero voluto rendere la loro Mrs. Adler, una dominatrice, che preferiva le donne, molto sicura di sé, una donna talmente acuta e intelligente da riuscire a mandare i crisi pure il grande Sherlock Holmes e che ci sarebbe stata una scena di nudo.
“Potresti riuscire ad interpretarla?” le chiese Moffat.
“Ce la posso fare. Il personaggio è stato uno dei miei preferiti sin da quando ho letto i libri e Scandalo in Boemia tra tutti è il mio libro preferito. È un personaggio complesso. Non sarà facile. Ma ci terrei davvero ad interpretarlo.”
Marc Gatiss le mise davanti una pagina di copione. “Prova a leggermi queste battute. Io farò Sherlock – lo so che non sono Benedict Cumberbatch ma facciamo finta. Ok, prova a leggermi questa. Quando sei pronta.”
Laila guardò la battuta leggendola in testa. Doveva essere Irene Adler, colei che aveva piegato una nazione. Sensuale. Decisa.
Now tell that sweet little posh thing the pictures are safe with me. But not for blackmail. Just for insurance. Besides, I might want to see her again. - Oh. No no no no. It's been a pleasure. Don't spoil it. This is how I want you to remember me. The woman who beat you.
 
Verso le 10 Christian le comunicò che poteva tranquillamente andare. Salutò tutti e se ne andò dal ristorante. Già che era in centro fece un giro nei negozi comprando un po’ di cose (ora che l’avevano pagata per i ruoli nei telefilm e nel film poteva preoccuparsi molto meno). Il cellulare le squillò facendo sentire la voce dell’agente che la invitava a rispondere “Dimmi tutto!”
“Festeggia cara mia, festeggia!! Si sono innamorati di te!”
“OH CAZZO DAVVERO??” esclamò Laila bloccandosi.
“Giuro!! Ma sei sicura che riuscirai a fare la scena di nudo?”
“Sarebbe la prima della mia carriera. Sono una donna, Chris, ci scommetto quello che vuoi che non sarà sicuramente l’ultima. Poi sono agli inizi. Non posso permettermi di fare la schizzinosa.”
“Sai che sei una dei clienti che stimo di più? Comunque ho il contratto firmato da loro. Raggiungimi appena puoi in ufficio.”
“Sono ancora in giro. Posso venire adesso?”
“Perfetto!”.
Arrivò davanti a casa dell’uomo, citofonandogli. Arrivò davanti alla porta e le aprì non appena bussò. Appena Benedict le fu davanti gli saltò in braccio, baciandolo. “Prepare yourself Sherlock… you have in your arms the woman who will beat you.”
Gli disse guardandolo intensamente negli occhi e facendogli venire i brividi. “Really?! Oh I’m so proud of you!!”
“I’m so happy!! But, I should warn you about something.”
“That is?”
“They told me that there will be a nude scene…”
“Oh. I’ll try not to be jealous.” Le disse facendole l’occhiolino per poi notare la borsa del negozio.
“Oh oh oh!! I like that! Did you bought something for me?”
“Ah ah! Giù le mani dalla frutta! Non si guarda!”
“Oh oh! Allora è una sorpresa!!” esclamò prendendole il sacchetto e alzandoglielo portandolo fuori dalla sua portata. Mentre la ragazza cercava di saltare per prenderglielo di mano le mise una mano sulla schiena tirandola a sé “Non vedo l’ora di vedertelo addosso…” le sussurrò all’orecchio.
“Chi te lo dice che non l’abbia su ora e che quello sia altro?”
“Ti sei cambiata prima di venire da me e sei venuta con la borsa lo stesso?”
“Potrei essermi cambiata in bagno in ufficio da Christian ed essere venuta subito da te.”
“Eccellente deduzione…” le rispose inalando il suo profumo “Ci vediamo stasera Sherlock.” disse baciandolo velocemente sulle labbra prima di svicolare dalla sua presa e chiudendo la porta dietro di lei. Benedict rimase spiazzato e fermo in salotto, mentre guardava la porta chiusa. “Quella ragazza mi ucciderà… no no, quella ragazza mi ucciderà!” decretò passandosi una mano sul viso. Abbassò lo sguardo guardando il suo basso ventre “E ora chi ti calma a te, eh?”.
 
Alla sera la andò a prendere sotto casa in macchina. Era già pronta e scese in pochissimo tempo. Era meravigliosa: i capelli lunghi con morbidi boccoli, gli occhi luminosi, le labbra rosse. Indossava la solita sciarpa scozzese e il cappotto, che però faceva intravedere la fine del vestito nero. Si sedette sul sedile del passeggero e gli si avvicinò “Tranquillo, non ti macchio con questo.” Lo rassicurò prima di baciarlo.
“Fame?”
“Da morire!! Dove mi porti?”
“Sushi?”
“È da una vita che non lo mangio più!!”
“Lo so! Ed è per questo che ti ci porto!”
“Grazie!!! Guarda che potresti spaventarti dal quantitativo industriale che mangio eh! Ah. E pago io!” esclamò schioccandogli un bacio sulle labbra. Era meraviglioso come sempre. Stava indossando dei jeans, una camicia bianca e una giacca blu scura. Gli occhi luminosi e il sorriso ampio.
“Non ci provare nemmeno! Offro io!”
“Ma sono io quella che deve festeggiare!”
“Credi che mi dispiaccia lavorare con te? Quando mai ci potrebbe ricapitare?”
“E anche te hai ragione!”. Passarono una serata meravigliosa. Alla fine la ebbe vinta Ben sul pagare il conto e tornarono verso casa in macchina. Non appena accese il motore la radio si accese facendo partire una canzone “ODDIO!!! LASCIALA!!” esclamò Laila ridendo.
“Laila, gli One Direction?” le chiese sconvolto.
“Suvvia… io sono della generazione boyband! OK. Non sono i Back ma sono carini! I WANNA STAY UP ALL NIGHT AND JUMP AROUND UNTIL WE SEE THE SUN! I WANNA STAY UP ALL NIGHT AND FIND A GIRL AND TELL HER SHE’S THE ONE! HOLD ON TO THE FEELING AND DON’T LET IT GO ‘CAUSE WE GOT TO GO NOW, GET OUTTA CONTROL! I WANNA STAY UP ALL NIGHT AND DO IT ALL WITH YOU!
Benedict scoppiò a ridere e ad un certo punto seguì anche lui la canzone facendola sconvolgere “Don’t even care about the table breakin’, we only wanna have a laugh!
“La sai pure tu!!”
I’m only thinking ‘bout this girl I’m seeing… I hope she’ll wanna kiss me back! Bè, la fanno continuamente alla radio! Uno a forza la impara!”
Katy Perry’s on replay, she’s on replay! DJ’s got the floor to shake, the floor to shake! And people going all the way, yeah all the way! I’m still wide awake!”.
Benedict guidò fino a casa trattenendo le risate per la ragazza che cantava in semi playback con enfasi. Salirono nel suo appartamento “Sappi che sei epica quando canti in playback!”
“Grazie, grazie, grazie!” esclamò lei inchinandosi con eleganza e togliendosi il cappotto facendolo volteggiare prima di ripiegarselo in grembo. Lo appoggiò all’attaccapanni vicino a quello di lui togliendosi anche le decolleté, lasciandole sul pavimento. Andò verso il bagno uscendo poco dopo senza calze, camminando a piedi nudi sulla moquette. Benedict era in cucina e si stava versando un bicchiere d’acqua quando si sentì abbracciare da dietro “Ehilà…” le disse appoggiando una mano sulle sue.
“Ciao…” bevve un sorso d’acqua e si voltò, trovandosi davanti la ragazza. Le mise delicatamente le mani sul viso baciandole prima la fronte, poi la punta del naso e infine giunse alle labbra. Con lei si sentiva un altro. Era tutto vero. Nulla di fittizio, nulla di costruito. Era sé stesso. E da quando l’aveva conosciuta gli aveva rivoltato il mondo. A Laila non importava che tra loro due ci fossero 10 anni di distanza, ma quando era con lei si sentiva un adolescente. Sentì le mani di lei scorrere sul suo petto, il contatto della mano di lei separato solo dal tessuto della camicia. Le sue dita cominciarono lentamente a sbottonargli i bottoni, liberandolo poi dalla camicia. La strinse a sé, come per evitare che in quel momento potesse svanire da davanti a lui, mentre gli gettava le braccia al collo.
“Sei sicura?” le chiese interrompendo il bacio, tenendo chiusi gli occhi.
“Sì…” gli sussurrò di rimando prima di ridurre a zero la distanza tra loro due. Tra le sue braccia si sentiva a casa, protetta. La sua voce profonda le faceva venire i brividi, la sua risata era contagiosa e la trascinava in idee assurde, era un pazzo e ogni volta che stava con lui si sentiva alla prima cotta. Le mani di lui percorsero il suo corpo fino all’orlo del vestito, alzandoglielo e sfilandoglielo con attenzione. Una mano tornò alla coscia. Con una leggera pressione la invitò ad alzare la gamba così che lui potesse accarezzargliela, tenendola a sé ferma dal ginocchio. Così, anche solo così, lui era capace di farle girare la testa. Alzandosi in punta di piedi, gli circondò la gamba con la sua alzata, stringendosi a lui, premendo il suo basso ventre contro il suo. Lo sentì inspirare con naso, quasi di colpo, la sua mano sotto al suo ginocchio stringere di più contro la sua carne. Le sue labbra si staccarono dalle sue, provocandole un mugugno di protesta. Benedict sorrise “Non ti preoccupare che torneranno presto…” le sussurrò scendendo fino al suo collo, riempiendola di baci.
Laila tornò coi piedi a terra e mentre le loro labbra erano impegnate cominciò a slacciargli la cintura nell’esatto momento in cui l’uomo le slacciava il reggiseno con una mano. La prese in braccio e la portò sul tavolo in legno, liberandosi coi piedi dei pantaloni. Le prese i capelli tra le mani, tirandole delicatamente indietro la testa, lasciando così scoperto il collo. Scese piano, lentamente. La scapola, l’incavo tra le scapole, i suoi seni… ad ogni contatto con la sua pelle le labbra dell’uomo lasciavano dietro una scia di fuoco. Scese lungo lo sterno, facendole inarcare la schiena lentamente, una mano dietro di lei a sostenerla.
Quel corpo… lei si faceva tante di quelle fisime, ma era stupenda. Non era una di quelle magrissime di cui il mondo del cinema o della moda era pieno. Il corpo formoso, il ventre piatto, la pelle liscia, i suoi occhi profondi che ogni volta che li guardava alla luce del sole trovava pieni di pagliuzze dorate e che lo spiazzavano ogni volta che lo guardava dritto nei suoi, i suoi lunghi capelli scuri, le sue mani, le dita affusolate, le labbra accoglienti che ora erano socchiuse, che esalavano respiri sempre più veloci, che pronunciavano il suo nome come se fosse un segreto … lo mandava ai pazzi. E lei non poteva immaginare nemmeno quanto. La sua bocca si abbassò sempre di più, arrivando fino al bordo in pizzo degli slip, sfilandoglieli delicatamente. Alzò lo sguardo, guardando la sua espressione, le sue pupille dilatate. Le sorrise in un modo che non le fece presagire nulla di buono. Sentì il tocco delle sue labbra scendere fino al punto più sensibile. Quasi trattenne il respiro. Era dannatamente bravo. Le sue mani sulla sua schiena, quasi a sorreggerla mentre la inarcava. Lasciò cadere indietro la testa, godendosi il momento. Il suo momento. Il respiro stava diventato sempre più affannoso, la testa le girava. Tutto il calore del corpo si stava raccogliendo in un solo punto e lei stava per perdersi. Gemette più forte e ciò servì solo a far sì che l’uomo andasse di più alla carica contro di lei. “Dio…” gemette lei “Oh, grazie…” le disse interrompendo un attimo facendola ridacchiare.
Lo sentiva, era al limite. La stava lanciando in orbita e non aveva un contrappeso per tornare sulla Terra. La fece tornare seduta, tornando alle sue labbra mentre le mani di lei scorrevano tra i suoi ricci. La prese in braccio portandola verso la camera da letto, sedendosi sul letto con lei sopra. Erano avvinghiati l’uno all’altro, i loro corpi praticamente attaccati. Sentiva il desiderio di lui premere contro di lei, ma c’era qualcosa…
“Ah ah… te sei ancora troppo vestito per i miei gusti.” Gli disse sorridendogli nello stesso modo in cui le aveva sorriso prima. Vide i suoi occhi. Dove normalmente il meraviglioso azzurro ghiaccio dell’iride prevaleva, mentre ora era confinato ai bordi esterni e prevaleva il nero della pupilla dilatata. Lo fece sdraiare, accompagnandolo con una mano sul petto mentre lentamente gli sfilava i boxer attillati.
La testa stava lasciando il pianeta Terra, andando verso il vuoto. Sentiva di essere quasi al limite. Quando lei alzò lo sguardo, guardandolo negli occhi, le fece segno di avvicinarsi a lui. La prese per i fianchi, facendola sdraiare sul letto e mettendosi sopra di lei “Non puoi immaginare quanto ti desideri in questo momento…” le disse prima di baciarla. Sentì le braccia di lei attorno al suo collo, e si sistemò tra le gambe di lei.
“Domanda… tu-?” le chiese, facendole capire cosa intendesse.
“Sì, prendo la pillola.” Gli rispose accarezzandogli il volto.
“Sei sicura di quello che stiamo per fare? Se non vuoi…”
“Ben, sono più che sicura.” Se lui era sicuro, lei era sicura. Quando la prese toccò il cielo con un dito. Inarcò la schiena per quanto le era consentito gemendo. Erano loro due. Uniti. In un momento perfetto, in una dimensione ultraterrena, in un posto solo loro che nessuno avrebbe potuto disturbare. La baciò nuovamente e la sentì sorridere “Come mai sorridi?” le chiese, rimanendo dentro di lei, pesandosi sui gomiti mentre con le mani le spostava i capelli dal viso.
“Perché sono felice… ed è una sensazione meravigliosa.” gli rispose sorridendogli dolcemente accarezzandogli una guancia. Come aveva fatto per tutti quegli anni senza di lei non lo sapeva. Non poteva dire di amarla, era troppo presto, poteva rischiare di rovinare tutto, ma se quello non era amore… mancava davvero poco.
 
Riaprì gli occhi, stirandosi. Si stropicciò gli occhi tornando a vedere bene. Si voltò. Una massa di capelli castani scuri scompigliati dalla notte passata e dal sonno, l’espressione beata di chi è ancora nel mondo dei sogni, le labbra dischiuse in un modo quasi da bambina a causa del contatto tra la guancia e il cuscino. Le sue spalle si alzavano e abbassavano ritmicamente seguendo il respiro profondo del sonno. Era in posizione fetale. Benedict la osservava, cogliendo ogni piccolo particolare di lei, godendo di ogni singolo millimetro. Si guardò il fianco. Qualche linea rosa scuro gli segnava la schiena. Sorrise. Tanto ora che avrebbe dovuto cominciare a girare per Sherlock sarebbero sparite. Voleva svegliarla. Voleva vedere il suo primo sguardo della giornata posarsi su di lui. Le accarezzò la guancia e le scostò i capelli dal viso, dandole un bacio sulla fronte. La vide muoversi leggermente, ma rimase ancora nel mondo dei sogni. Decise di provarci ancora. Le passò leggermente le dita sul collo e sulla nuca, vedendo tutto il suo corpo reagire riempiendosi di brividi. La ragazza si rannicchiò su sé stessa, per poi mugugnare. Aprì prima un occhio. Lo richiuse. Poi li riaprì entrambi. Era totalmente assonnata e completamente adorabile. Si passò i palmi delle mani sugli occhi, stropicciandoseli e stiracchiandosi come farebbe un gatto.
Lo guardò e gli sorrise “Ben… it’s you…” gli disse continuando il procedimento di stiracchiamento mattutino. “’Morning honey…”
“’Morning… well, actually a really good morning…” gli disse arrotolandosi uno dei suoi ricci sull’indice prima che lui le desse un bacio sulle labbra.
“I’m so sorry for the lines I left you…”
“Don’t worry, they’ll disappear. How are you?”
“Fine… well, more than fine. I feel stunningly amazing. And that’s because of you…” gli rispose sorridendogli raggiante. Era stata una notte meravigliosa. Non avevano fatto sesso. Era stato amore. Si sentiva felice come non lo era mai stata. Quell’uomo era stato capace di farla andare fino al punto estremo dell’universo e ritorno.
“Will we be able to stay apart for long periods of time?” gli chiese accarezzandogli la guancia, passandogli poi una mano tra i capelli.
“Don’t think about that now… we still have a lot of time before I live for the States. But we will succeed. I know that.” Le rispose sorridendo.

:::::::::::::::::::::::::::::::::::::ANGOLINO DEL DISAGIO::::::::::::::::::::::::::::::::::
Buooooongiorno a tutti! :D come routine, siamo tornati ai due aggiornamenti a settimana!
eeeee... ALLARME ROSSO!! ALLARME ROSSO!!! Bollino rosso più che altro XD 
Laila ora è stata scelta per fare Irene Adler (Ho amato "Scandalo a Belgravia", è uno dei miei preferiti! E Lara Pulver è stata perfetta... ma mi serviva il ruolo per, bè, lo vedrete nei capitoli successivi! ^_^")

Sempre mille grazie per tutti voi che trascorrete il tempo con questi capitoli, a chi l'ha preferita, seguita, a voi che avete anche la pazienza di recensire <3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, (certe immagini mentali il sabato pomeriggio van sempre bene), eeee.... vi aspetto al prossimo aggiornamento!
Vi voglio un sacco bene <3
un bacione, Lalli :3


 

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Capitolo 11
*** 11. Tre parole importanti ***




−CAPITOLO 11−
“Tre parole importanti”
 

Quel periodo fu pieno di impegni. Laila girò la puntata di Sherlock nei panni di Irene Adler e fu una delle cose più divertenti da fare.
La lettura del copione, cosa mai sperimentata prima, fu decisamente interessante.
Non appena arrivata agli studi, nervosa come non mai, incontrò Marc Gatiss che, maglioncino e sciarpa addosso, sorseggiava una tazza di the.
“Buongiorno stellina! Dormito bene stanotte?” le chiese abbracciandola.
“Un po’ agitata, ma nel complesso non male!” rispose facendo spallucce. Aveva dormito 5 ore a dir tanto. Alla fine aveva cacciato via Benedict da casa all’1.30 di notte dandogli un bacio di arrivederci al giorno dopo.
“Oh!! Finalmente ti conosco! Piacere, Martin!” disse un uomo, arrivando alla loro destra. Martin Freeman le si avvicinò tendendole la mano. Gradualmente conobbe tutti: Una Stubbs, Andrew Scott, Rupert Graves, Louise Brealey.
Louise era stata gentilissima nel metterla a suo agio e Una la accompagnò alla stanza adibita a bar dove recuperò una tazza di latte macchiato da portare nella stanza principale.
Nel tornare trovarono Martin che, goliardicamente, salutava uno dei suoi migliori amici: Benedict.
“Oh!!! Star, look! Here you have your Irene! But I heard you already know each other!” disse indicandole Laila.
“Yes, we do! Hi Laila!” la salutò cordiale, trattenendosi, ma guardandola come se stesse cercando di mandarle tutto il suo amore.
“Hi Ben!”
Martin li guardò. C’era qualcosa che il suo amico gli stava nascondendo. Forse aveva capito qualcosa, ma doveva andare a fondo. Nel frattempo si sarebbe divertito a torturarlo.
Per la lettura impiegarono un paio di giorni e poi, una mattina alle 6, iniziarono a girare.
Nelle scene di nudo o nelle frecciatine che entrambi si tiravano ogni tanto erano davvero credibili (come per esempio nella scena dell’appartamento di Sherlock quando Irene dopo una deduzione geniale del detective doveva guardarlo intensamente e dirgli “I would have you, right here, on this desk, until you begged me for mercy twice.” “I never begged for mercy.” “Twice.” E dovevano continuare a guardarsi intensamente il regista stava seriamente ridendo dalla sua postazione).
Nessuno aveva intuito che entrambi stessero insieme – il fatto che arrivassero e se ne andassero insieme non era passato come evento straordinario dato che abitavano praticamente attaccati.
L’unico che l’aveva capito, ovviamente, era Martin.
Erano nel set della casa di Irene Adler quando, dopo la scena di nudo, erano stati graziati con un’ora di pausa. Dei sandwich in mano, una tazza di the nell’altra, erano seduti a tavola a giocare a carte.
“Ben, sei una sega.” Decretò Martin, dopo aver vinto un’altra partita contro di lui. “Con Laila è molto più divertente!”
“E va bene!! Cedo molto volentieri il mio posto a Laila, visto che ci tieni tanto!”
“Vai tranquillo Ben, Martin sempre e comunque rimane tutto tuo!” lo punzecchiò lei prendendo il mazzo di carte iniziando a mischiarle, facendo finta di dargli baci all’aria.
Divise le carte e, appoggiando il mazzo in mezzo rivoltò la prima carta.
Martin guardò i due. Erano concentrati su altro, erano loro tre da soli nella stanza ed era il momento perfetto.
“Allora… da quanto state insieme voi due?”
Benedict si strozzò col panino che stava mangiando, Laila con l’acqua.
“How the fuck-?!” chiese l’uomo riprendendosi.
“Oh for fuck’s sake! Do you really think you could’ve hidden the secret for that long?! I think I’m the only one who knows… But I presume Steven and Marc are suspecting something. However… you are nice together! I really ship you!” Tutto questo lo disse con la calma più sconcertante, sempre guardando le carte. Pescò e guardò sorridente la ragazza davanti a sé, ancora sconvolta. “Your turn, Darling!”
“Quindi allora state insieme!!” Aveva esclamato Andrew Scott sbucando dalla porta facendo prendere un colpo a Laila e Benedict, mentre Martin rideva. “I knew it!!”
 
Dopo l’episodio di Sherlock le fu detto che aveva ottenuto la parte di Viola in La Dodicesima Notte e che sarebbe stata una produzione nel West End e la prima sarebbe stata a metà dicembre per poi finire a fine febbraio.
Nel frattempo Christian le aveva anche fatto avere la possibilità di fare un provino per una produzione di Hollywood, il film si sarebbe intitolato Now You See Me, un film su un gruppo di maghi da palcoscenico che negli spettacoli mettevano in atto anche rapine in cassaforte, e ottenne pure il ruolo di una dei personaggi principali, ossia Henley Reeves, l’escapologa e maga di palcoscenico, colei che aveva ricevuto il tarocco della Papessa. Le riprese sarebbero cominciate a metà marzo.
Nel periodo natalizio, per i giorni che non sarebbe stata occupata nello spettacolo, lo trascorse a casa in Italia con la famiglia andando a trovare finalmente gli amici.
“Eh, qualcuno qui diventa famosa e non caga più gli amici!” la punzecchiò Luisa, una delle sue migliori amiche di sempre.
“Eh? Famosa?? Succederà il giorno del mai. Diciamo che sto lavorando e che mi porto a casa la pagnotta. E tra l’altro brutti stronzi potete venire a Londra a vedermi nella Dodicesima Notte!!”
“Cos’è? Un porno?” scherzò Luisa. Sapeva benissimo cosa fosse, ma voleva farle prendere un colpo.
“Luisa!!!”
“Fino a quando ce l’hai lo spettacolo?” Le aveva chiesto Rebecca trattenendo le risate.
“Eh… fino a fine febbraio! Poi meno di un mese di pausa, sempre che non salti fuori qualcosa di nuovo, e parto per Los Angeles che devo girare un film!”
“GRANDE DONNA!!!!” esclamarono mentre le saltavano addosso.
“Allora?! A uomini invece?” le chiese la seconda tirandole le gomitate.
“Ehm… ce ne sarebbe uno...” Confessò arrossendo in maniera esponenziale.
“Oh oh oh!!! E? Forza racconta!! Non farmi fare il dentista!!”
 “È un attore pure lui, è alto… taaaanto alto, ha due occhi azzurri da far paura e ha degli zigomi che sono armi di distruzione di massa.”
“Sembra la descrizione di Tom Hiddleston!” commentò Rebecca.
“No. Lui è il mio vicino di casa. Non il mio fidanzato!”
“COSA?!?!?!?! HAI TOM HIDDLESTON COME VICINO DI CASA????”
“Ehm… non ve l’avevo mai detto?”
“NO!” esclamarono le due in coro.
“Eh, sì. Abita sopra di me!”
“Stronza. Tenerti Tom Hiddleston tutto per te. Senza condividerlo al mondo!”
“Il mondo sareste voi due?”
“Sì!”
“Appunto. Comunque no, non è lui. È sempre un attore ed è uno dei suoi migliori amici.”
“Sei con uno famoso?” le chiese Luisa sbigottita
“Sì, e non ci credo ancora nemmeno io. È Benedict Cumberbatch.”
“Che cazzo di cognome ha?” chiese Rebecca ridacchiando “Lo so, ha un cognome strano. È… dannazione come faccio a farvi capire chi sia?”
“Una foto?” le suggerì Luisa facendo scoppiare tutte e tre a ridere.
“Anche te hai ragione! Comunque è quello che ha fatto Sherlock!”
“Oh cazzo? Davvero?” esclamò Luisa sbigottita. “Ehm… sì.”
“E non vi hanno ancora beccato?”
“Fortunatamente non siamo ancora finiti sui tabloid, ma credo che non passerà molto.” Il cellulare cominciò a squillare. Lo prese in  mano e sorrise “È lui???” chiesero entrambe in coro. “Ehm… È così evidente?”
“Noooo!!” Premette la zona verde dello schermo dell’iPhone e mise subito in vivavoce. “Hi Ben!”
“Hello Darling!” (“Che voce!” commentarono le due piano) e di sottofondo si sentì un “HI LAILA!!!!”
“Are you with Tom?” chiese ridacchiando.
“Yes, and you’re in viva-voce! After all you’re not here and I have to find something to do!”
“I don’t want to know what you two are doing. Definitely not.”
Tom rispose al posto di Ben “LAILA!! YOU’VE GOT SUCH A DIRTY MIND!!! WE’RE NOT DOING WHAT YOU’RE THINKING! … At least not yet!”
“TOM!”. Laila scoppiò a ridere, seguita dalle due ragazze.
“Are you with someone?” le chiese Benedict sentendo le voci.
“Yes, I’m here with two of my best friends: Luisa and Rebecca! They speak English and you’re in viva-voce too! Ragazze salutate!” “Ciao!!!!!” salutarono entrambe in coro in italiano. Benedict si schiarì la voce e in un italiano abbastanza fluido con un forte accento inglese disse “Ciao, è un piacere conoscere voi. Io sono Benedict.”
“I’m teaching him Italian. He’s such a good pupil!”
“Aaaaaw, and how is he paying the lessons?” chiese Tom ridendo “In nature!” rispose Ben facendo ridere tutti.
 
Arrivò il giorno che temeva arrivasse.
Lo volle accompagnare in aeroporto e su quello non sentì ragioni. Per tutto il viaggio in taxi la ragazza rimase in silenzio stringendo la mano dell’uomo che le stava di fianco, la testa appoggiata alla sua spalla. La sera prima era impegnata con lo spettacolo e Ben era venuto a vederlo per l’ennesima volta.
L’intera compagnia voleva uscire a cena, ma aveva declinato l’offerta: non avrebbe assolutamente sprecato l’ultima sera con il suo uomo per una cena con la compagnia. Dopotutto lo spettacolo sarebbe andato avanti ancora per un mese e mezzo, mentre avrebbe rivisto Benedict solo a marzo, se ci fosse stata la possibilità.
Lo accompagnò al check in e quando lasciò la valigia andarono verso la zona dei controlli.
Prima di mettersi in coda le si mise davanti, prendendole il viso tra le mani “Mi raccomando, fa’ la brava.”
“Io devo fare la brava? Sei tu quello che se ne va a Los Angeles, mica io!”
“Tanto ci arriverai anche tu a marzo! … mi m-”
Laila gli mise un dito sulle labbra bloccandolo “No, non dirlo, altrimenti mi metto a piangere. E già sto facendo una fatica infernale per evitare di farlo!” gli disse trattenendo disperatamente il magone. Benedict le guardò il viso. Gli occhi erano lucidi, le labbra tremavano e le leggere macchie rosse che aveva dalla nascita che oramai comparivano solo quando piangeva erano presenti sulla sua pelle.
“Ok, I’ll say something different. I love you, Laila…”. La ragazza spalancò gli occhi sorpresa, e la lacrima che stava trattenendo a fatica finalmente si liberò, scorrendole lungo la guancia.
“You mean…?” “Yup. I do love you…” le disse asciugandogliela col pollice. Abbassò il viso sul suo e Laila notò l’espressione triste nei suoi occhi. Si alzò in punta di piedi e lo baciò, gettandogli le braccia al collo.
Sentì le braccia di lui stringerla a sé, quell’abbraccio caldo che oramai era diventato così familiare le sarebbe mancato da morire. Lasciò il via ai sentimenti e lasciò che le lacrime scorressero. Era la prima volta da quando stavano insieme che sarebbero stati lontani per così tanto tempo.
“I am so sorry!!” disse mettendosi le mani sul viso nascondendosi nel suo giubbotto mentre lui l’abbracciava e appoggiava il viso sui suoi capelli.
“Non ti preoccupare… non puoi immaginare quanto mi mancherai…” le sussurrò dandole un bacio sui capelli “E non stare troppo a contatto con Tom. Stai cominciando a scusarti troppo spesso!” le disse facendola grugnire dal ridere.
“I love you too, Benedict…” gli disse sorridendo asciugandosi le lacrime, che oramai erano miste a quelle delle risate, alzando lo sguardo verso il viso di lui che le sorrideva, sempre tenendola stretta a sé. La baciò un’altra volta per poi prenderle in visto tra le mani. Stettero in silenzio, a godere di quell’ultimo attimo insieme. Laila immagazzinò il suo profumo, la sua espressione, il suo calore… fino a quando non sentì le sue labbra sulla fronte.
“Ti chiamo o ti mando un messaggio quando atterro a New York e poi a Los Angeles…”
“Ok… vai. Altrimenti non ti lascio andare!” gli disse sorridendogli e allontanandosi da lui mentre si tenevano ancora per mano.
L’uomo si portò la mano alla bocca e gliela baciò “Bye Darling…”
“Bye Love…”.
Le lasciò lentamente la mano e con davvero poca voglia si girò verso l’entrata dei controlli. Ogni tanto si voltava e lei era ancora lì ad aspettare che andasse oltre la barriera e fuori dalla sua vista. Quando passò il metal detector si rimise tutto quello che gli avevano fatto togliere e col borsone a tracolla si voltò verso di lei. La salutò con la mano, mandandole un bacio. La vide muovere le dita in segno di saluto, un sorriso triste, e gli mandò un bacio. L’uomo sparì infine dalla sua vista. Sospirò e girò sui tacchi, uscendo dall’aeroporto, prendendo un taxi e tornando a Londra. Il cellulare vibrò. Un messaggio vocale da Ben. La sua voce le scaldò il cuore.
Don’t be sad… I left my hoodie at your place. It’s like I’ll be waiting for you at home. I love you.
 
Alla fine anche fine febbraio arrivò. Gli spettacoli andarno meravigliosamente e la produzione riscosse un successo inaspettato e ricevette tantissimi complimenti per la sua interpretazione di Viola. Amava quell’opera, ed era una delle sue preferite di Shakespeare anche se effettivamente non era King Lear, e farne parte fu qualcosa ai limiti dell’incredibile.
Nonostante la distanza, con Ben andava alla grande. Si sentivano praticamente tutti i giorni, fosse il contatto una chiamata, dei messaggi a volte anche pochi dato l’impegno di Benedict sul set di Star Trek. Ogni tanto mandava anche foto con i colleghi. Chris Pine, Zachary Quinto, Simon Pegg, Zoe Saldana, Alice Eve, Karl Urban. Christian le aveva trovato un altro ruolo in un paio di puntate di una serie televisiva, ma le riprese durarono pochi giorni.
Quando una sera… a Londra era mezzanotte passata da un pezzo ed era al telefono con Ben in pausa dopo quasi 10 ore ininterrotte sul set. “Ok, I’ll let you rest. It’s almost 1 a.m. in England!”
“Don’t worry, tomorrow I’ve nothing to do! But now you’ll have to eat. You’ll be starving!”
“Nooo, just a little bit!” le rispose facendola ridere. Sentì che lo chiamarono “Go, they’re looking for you.”
“Ok. Goodnight darling. I love you.”
“I love you too, Ben…”. Attaccò la telefonata poco dopo sospirando. Perché deve mancarmi così tanto? Si chiese passandosi una mano sul viso. Fece per andare verso la camera da letto, andando veramente a dormire, solo che fu fermata da un suono secco alla sua porta.
Si bloccò, voltandosi. Il suono si ripeté, quella volta più volte. Ma si può sapere chi diavolo rompe le palle a quest’ora?! “Chi è?” chiese.
“Tom!” rispose una voce che non sembrava affatto quella del vicino di casa. Guardò fuori dallo spioncino e Dannazione è lui sì!
Aprì la porta. “Tom che diavolo è- OHMIODIO!” Tom Hiddleston, il suo migliore amico, era completamente nudo davanti alla sua porta, con in mano una bottiglia di bianco. La spina del cervello le si staccò.
Oh mio Dio… oh mio Dio!!! Laila calma, Laila tieni a freno gli ormoni da premestruo.
Il fisico atletico, praticamente perfetto. Fece scorrere lo sguardo su ogni centimetro del suo corpo.
Cazzarola. Cazzarola. Cazzarola. Laila, un contegno. Laila pensa a Benedict che ti ama tanto. E tu ami tanto lui!!
“Hi dear… do you want some company?” la voce dell’uomo le fece riattaccare la spina.
“Are you drunk?!”
Lo vide grattarsi la testa “Just… just a little bit!”
“Oh Gosh!! Come in!!” esclamò tirandolo in casa e chiudendo la porta. Corse a prendergli una coperta da mettergli addosso “Copriti, dannazione, prenderai freddo! E dammi questa bottiglia!” gli disse prendendogli la bottiglia di mano e coprendolo con un’enorme coperta di pile “Where did you left your clothes?”
“Ehm… at home, I think!” le rispose concentrandosi “But I don’t want to dress up! I want to stay in my birthday suit.” Esclamò togliendosi la coperta di dosso mentre Laila la riprendeva e lo ricopriva.
“Ehm… maybe not. Did you close home? Of course not. You don’t have pockets to put the keys in. I’ll come back in a few minutes!”.
Lo lasciò in casa da solo correndo per due rampe di scale arrivando all’appartamento di Tom, trovandolo aperto. Casa sua era perfetta come al solito, forse un po’ più disordinata del normale. Trovò i vestiti che si era tolto, ma non era disposta a litigare per fargli mettere una camicia o dei jeans, quindi andò all’armadio cercando dei pantaloni della tuta, una maglietta, dei boxer e una felpa. Chiuse l’appartamento e scese al suo, portandosi giù le chiavi di Tom.
Appena rientrò in casa lo trovò ancora totalmente nudo attaccato alla bottiglia di vino. Doveva essere successo qualcosa, Tom non si sarebbe mai ridotto in quelle condizioni così naturalmente. Gli si avvicinò, togliendogli la bottiglia di mano delicatamente. Tom la guardò: i suoi occhi azzurri erano vacui ma, nonostante i fumi dell’alcool che aleggiavano, comunicavano comunque qualcosa: tristezza.
“Tom, che è successo?” gli chiese accarezzandogli la guancia. L’abbracciò di scatto, stretta, quasi togliendole l’aria dai polmoni.
“I-I…” sentì un movimento strano nello stomaco e si mise una mano davanti alla bocca.
“Non sulla moquette!!” esclamò Laila capendo cosa stava per succedere. L’uomo scappò in bagno alzando la tavoletta e chinandosi a vomitare l’anima. La ragazza lo raggiunse e si inginocchiò vicino a lui tenendogli la fronte. “Faccio schifo in questo momento…” le disse tra un conato e l’altro.
“Tom, non ti preoccupare. Sto qui con te fino a quando non hai finito.” Gli disse passandogli una mano sulla schiena.
 
“Thank you…” le disse mentre gli porgeva una tazza di the caldo. L’aveva aiutato a farsi una doccia e a rivestirsi, e ora era sul suo divano, rannicchiato come un bambino.
“And I’m so sorry…”
“Don’t worry Tom. It’s the 20th time you’re saying you’re sorry.”
“Sorry!”
“21st! Tom, what happened?” gli chiese bevendo anche lei dal suo the e sedendosi vicino a lui.
“Susannah left me.”
“Oh… I’m sorry.” Commentò lei con un tono poco credibile.
“You’re not sorry at all.” le disse tirandole una pedata. “However, yeah, she left me. And no, don’t worry, it’s not because of you. She didn’t know about you.” La rassicurò sorseggiando il liquido caldo. Si sentiva dannatamente in colpa per quello che era successo lo scorso aprile. Nonostante fosse stato impegnato aveva avuto quel raptus di passione con lei – cosa successa solo quella volta ed entrambi erano giunti alla conclusione che era stata una stupidata – ma continuava a sentirsi in colpa per quello. Stranamente non nei confronti di Susannah, ma nei confronti di Laila. “A quanto pare non sono più lo stesso di quando ci siamo messi insieme, non ce la faceva più a reggere la distanza… poi son saltate fuori cose trattenute da tempo. Abbiamo litigato e ci siamo lasciati.”
“Pesante…”
“Già! Non è stata molto piacevole…”
“Pensala in questo modo: non era storia. Non era quella giusta. Tom, sei una delle migliori persone che abbia mai conosciuto. Sei gentile, sei educato, hai un cervello con cui a volte ho paura a confrontarmi, hai una marea di lati positivi nonostante abbia anche i tuoi bei difetti e concedimelo… sei un figo pauroso! Non ti preoccupare. Non ti meritava. Io e Ben siamo sempre stati convinti su questo!”
“È fantastico che la prima cosa che abbiate avuto in comune fosse il fatto che non la sopportaste!” ridacchiò triste, sorseggiando dalla tazza.
“Vedi a non darci ascolto? Comunque, a parte gli scherzi e la parte di me che sta effettivamente gongolando… sono davvero dispiaciuta che vi siate lasciati.” Gli passò una mano tra i ricci scomposti “E pensa, posso essere una delle poche persone, se non l’unica, a poter dire di essermi trovata Tom Hiddleston, ubriaco come una spugna e nudo come un neonato davanti alla porta di casa chiedendomi se volessi compagnia questa notte!”
“Oh, mi dispiace così tanto!!” esclamò arrossendo e coprendosi il viso con un cuscino.
Laila scoppiò a ridere, abbracciandolo “Oh, piantala, mi sto solo divertendo a prenderti in giro!! Tom, sei il mio migliore amico e sono co-fondatrice del tuo fan club con Chris Hemsworth, davvero, la devi piantare di chiedermi scusa per ogni cosa! La volta che in un intervista chiederai scusa per chiedere scusa sentirai le ovaie delle tue fan esplodere! La prima volta che riuscirò ad incontrare Hemsworth glielo devo dire.”
Tom stava ridendo della grossa “Bè, se non hai nulla da fare, ai primi di maggio ci sarà la premiére a Londra! E all’11 di aprile a Los Angeles! Fidati che ci sarà anche lui!”
“Era un invito ufficiale?”
“Perché no? Lo chiedo a Benedict che anche lui sarà a Los Angeles così potete venire entrambi!” Sinceramente non sapeva che dire.
“Bè, devo vedere! Sarò impegnata a girare Now You See Me, quindi sarà un po’ difficile. Ti faccio sapere poi. Ma grazie per l’invito!” gli rispose sorridendogli.
Alla fine quella notte rimasero sul divano uno più addormentato dell’altra a guardare un film fino a quando entrambi non crollarono.
 
::::::::::::::::::::ANGOLINO DEL DISAGIO:::::::::::::::::
 
BUOOOOOONASERA A TUTTI! :D
 
Lo so, ora vorreste uccidermi tutti (e no, non era un ulteriore tentativo di omicidio – Ale mi sto riferendo a te!! XD) maaaaaa… a me Susannah stava troppo sui marones, quindi, relativamente alla realtà dei fatti… l’ho debellata dalla storia! Wiiiiiiiiii!!! (Sia lode all’eroe trionfatoreeeeeeee!!! Pappaparappapapaaaaaa!!)
E mi sono immaginata una scena propriamente da film e un Tom ubriaco alla porta non si rifiuta mai XD
 
Spero tantissimo che questo capitolo vi sia piaciuto, vi ringrazio sempre tantissimo per aver preferito, seguito e anche commentato i capitoli <3
Vi voglio un sacco bene e al prossimo aggiornamento!
Un bacione, Lalli :3
 

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Capitolo 12
*** 12. Sorpresa! ***




−CAPITOLO 12−
“Sorpresa!!”
 
                                                                                                               
Una sera di inizio Marzo diluviava. Era al portatile sul divano di casa, vestita con dei pantaloncini corti e la felpa di Ben, e stava parlando con lui via Skype. Fortunatamente nessuno sembrava intenzionato ad andare a disturbarli.
“Oh, sarà ma non vedo l’ora di vedere il film al cinema!” gli disse riferendosi al fatto che lui impersonasse John Harrison, il cattivo del film.
“Really?”
“Yup!” un tuono quasi fece tremare le pareti.
“E LA MADONNA!! ABBIAMO CAPITO CHE SEI INCAZZATO, MA COSI’ E’ DA MELODRAMMATICI!” esclamò Laila voltando la testa verso la finestra facendo ridere l’uomo.
“The weather is a drama queen?”
“Yup! I need somebody who follows me when I say foolish things and you’re here, so I take the chance!” gli rispose sorridendogli. Dall’altra parte del pc vide Benedict voltarsi “What the f- guys, I’m talking to Laila!”
“Ok, while you chat with your colleagues I’m checking the windows!”
“OH!!! I WANT TO SEE HER!!” si sentì urlare da più voci.
“N-n- Oh come on! She’ll be here in a few weeks! You’ll see her in a few w- oh God. Laila, we will have public!” le disse.
“So can’t we have sex?” chiese arrivando verso il divano. “Nope!”.
Dal monitor vide chi era di fianco a Ben: Chris Pine, Simon Pegg e qualcun altro dietro che sembrava essere Zachary Quinto.
“Woha-woha-woha! Wait!! I’m not standing in front of them with a hoodie, with no makeup on and a pony tail!”
“Darling, you’re flattering. Don’t worry!”
“Oh, Cumberbatch you’re so British sometimes!!” commentò Chris Pine facendolo ridere.
“WHERE THE HECK IS MY CUP OF TEA?!” esclamò facendo scoppiare a ridere Simon Pegg.
Alla fine si decise di tornare sul divano davanti al pc “I have one on the table, but it could be a problem passing it to you!” rispose sedendosi e salutando tutti “HIIII!”
“Oh!! Finally we meet the Holy Woman who can actually control this man!” disse Zachary Quinto sbucando dal dietro la spalla di Benedict.
“And that bares this man!” commentò Chris Pine.
“Ahahahahaha! Ma povero Ben!”
“No seriously! Why on Hearth this unflattering man in real life is… like this and in front of the camera he becomes the sexy and sleek man all the girls love?”
“I don’t really know that, but for me it’s ok!” rispose ridacchiando “Oh, thank God somebody is still by my side! I LOVE YOU!” esclamò Benedict. Un altro rumore e tutti e quattro gli uomini si voltarono.
“Ben, JJ is looking for y- what are you doing?” chiese una voce femminile.
“There’s Laila online!” rispose Benedict con tono leggermente alterato.
“Oh, really?!”
“What? Am I known worldwide now?” commentò sarcasticamente mentre Alice Eve compariva nell’inquadratura. “Hi Laila!!”
“Guys, if even Zoë Saldana and Karl Urban appear in the frame, I’m seriously being starstrucked!!” disse lei mettendosi una mano in faccia.
“Aaaaaw, you’re so sweet!” disse Alice per poi rivolgersi a Ben “Senti, ti va di lasciarci in compagnia della tua ragazza mentre tu te ne vai da JJ che ha bisogno di te?”
“Ok! Posso fidarmi a lasciarla nelle vostre mani?”
“Ceeeeeerto!!!” esclamarono tutti guardandolo.
“Ok. Ho molta più paura di prima. Va bè, vado! Arrivo il prima possibile!”
“Ok, non ti preoccupare.”
“Sì, va bene! Ciao Ben. Ciao!!” lo cacciò via Chris Pine.
Quando furono certi che se n’era andato la vera conversazione cominciò “Ma davvero JJ Abrams aveva bisogno di lui o…?”
“Diciamo che anche lui sa del piano e sta collaborando!” rispose Alice.
Il piano. Era cominciato tutto un mese prima. Il cellulare di Ben stava suonando a vuoto solo che lui non poteva rispondere e aveva chiesto alla persona più vicina, che in quell’occasione era Chris Pine, di rispondere per lui. Quando Laila si era trovata al telefono con lui per poco non era svenuta. Oh mio Dio è Chris Pine!! È davvero Chris Pine al telefono!!! A quanto pare sembrava che Ben avesse accennato del fatto che lei era la sua ragazza e che aveva chiesto la possibilità di farla venire sul set per qualche giorno prima che cominciasse le riprese di Now You See Me. L’idea era partita da Chris, estesa poi a Zachary, che la spiegò a Simon e ad Alice, anche Zoë e Karl ne sapevano qualcosa e a quanto pare pure il regista ne era informato. Infine il piano aveva preso forma e Ben era all’oscuro di tutto. Faceva una fatica immane a non dirgli che in poco più di una settimana sarebbe stata lì a Los Angeles e lei non ci credeva che il tempo fosse passato così velocemente. 8 giorni e sarebbe stata tra le sue braccia.
“Allora, ricapitoliamo.”
“Chris, you’re just a little obsessive.” Decretò Laila sorseggiando il te caldo mentre la porta si apriva e Ben tornava.
“Ok, fatto tutto! Non me l’avete sconvolta vero?”
“Nooo, le abbiamo solo raccontato fatti imbarazzanti sul set! Bè, Laila, è stato un piacere!!” esclamò Simon salutandola. La salutarono tutti e finalmente li lasciarono soli.
“Cosa voleva il regista?”
“Nulla, mi stava solo spiegando una cosa per una scena che gireremo domani, nulla di importante… che tra l’altro io ti direi tutto, ma dannazione qui vige il segreto di stato!!”.
 
La partenza era alle 9.40 del mattino e la British Airways come al solito non smentì la sua puntualità. A Los Angeles erano ancora le due del mattino e sarebbe atterrata nella città degli angeli alle 12.45. Era tutto organizzato alla perfezione. Gli mandò un messaggio prima che fosse costretta a spegnere il cellulare.

Durante il volo fece le uniche cose che potevano farle passare le ore: lesse, mangiò, guardò film e dormì.
 Quanto atterrò a Los Angeles si sentiva come in un film. Il piano ordito senza che l’uomo sapesse qualcosa, il fatto che fosse davvero in quella città, la sua prima volta negli Stati Uniti. Tutto era enorme, fuori misura. Si sentiva quasi come Gulliver nell’isola dei giganti. Una lillipuziana in pratica. Quando passò tutti i controlli della dogana ritirò i bagagli (dopotutto era tutto quello che si doveva portare per stare via mesi anche per girare il film) e uscì.
Agli arrivi trovò un autista con il suo nome scritto su un cartello. Le sorrise “Welcome to the City of Angels, Ms. Bessan!”
“Thank you!”
“I’ve been informed about the destination and everything else. Don’t worry, everything’s been fixed! Mr. Pine has been really… ehm… clear!”
“He is just a little bit obsessive with details, I know!” disse ridendo guardando l’espressione dell’autista. Nonostante lei si propose di aiutarlo l’uomo caricò i bagagli da solo. Era marzo e faceva davvero caldo. Prima di scendere dall’aereo era andata in bagno e si era cambiata dai vestiti comodi che aveva scelto per il viaggio indossando un paio di jeggins leggeri attillati, una semplice maglietta a maniche corte bianca con delle scritte blu di Abercrombie e un paio di ballerine bianche forate.
Si sedette sul sedile posteriore “It’s really hot in LA! I’ve been told that the weather is warm, but I didn’t expected it to be THIS hot!”
“Well, if you come from the UK every weather is hot!” le rispose avviando il motore per poi buttarsi nel traffico per uscire dall’aeroporto.
“Actually I’m from Italy! But it’s still strange!”
“Oh, Italy! I went to Italy for my Honeymoon! It’s the most beautiful country I’ve ever visited!”
“Explain it to Italians! Ehm… is it a problem if I fix my face during the ride? We can continue talking meanwhile!”
“Oh, not a problem at all!”.
Estrasse la pochette dove aveva stivato l’intero armamentario per il trucco e, mentre si truccava cercando di creare qualcosa che fosse decente dato il traffico di Los Angeles, parlava col conducente, Scott. Un tipo simpatico, abbastanza logorroico e con un accento Californiano fortissimo.
La portò all’hotel dove alloggiava il cast. Fecero il check in e portarono i bagagli in camera dell’uomo.
Essendo l’una passata ovviamente nessuno del cast era presente in albergo. Il tempo di andare in bagno e di ralizzare che di lì a poco avrebbe finalmente rivisto Benedict ed era nuovamente in macchina diretta verso i Paramount Studios.
Mandò un messaggio a Chris Pine.
 
Aveva il cuore a mille, era agitata. “Da quanto tempo non lo vede?” le chiese ad un  certo punto l’autista.
“Cos-? Oh, ehm… sono quasi due mesi e mezzo… Mi sento come un’adolescente al primo appuntamento con un ragazzo che le piace da tutta una vita… giusto per metterla sul piano telefilm adolescenziale stile Dawson’s Creek!”.
 
Arrivò agli Studios e le diedero il pass per entrare. Quando scese davanti al portone trovò Chris Pine in persona ad attenderla. L’autista la guardò e le sorrise “Buona fortuna!”
“Grazie mille!”.
Chris le sorrise (facendola quasi svenire – perché diciamocela tutta: Chris Pine è un figo pazzesco, poche balle, nonostante stesse facendo una fatica immane nell’evitare di ridere pensando ad una sua amica che imitandolo si girava un pungno sulla fronte dicendo “Gelato banana!”) e l’abbracciò “Oh, finalmente sei qui! Today everyone is thrilled about this!”
“WHAT THE- EVERYONE?” esclamò Laila spalancando gli occhi.
“Yes! At the end everybody in the cast knows it, director, producers… everyone but Benedict!”
“Oh, poor man! Why are you all so sneaky with him!”
“We have so much fun. But he is a great sport!”.
Entrarono nella costruzione e si diressero verso il set. Stavano per girare una scena ed era quasi tutto pronto. Era bianco, asettico, e c’era come una cella con una parete di vetro. E lo vide. Stava scherzando con un collega. Era in vistiti di scena, tutto vestito di nero, la maglia attillata col simbolo della Flotta Stellare, i capelli tirati indietro, scuri, corti. Era nei panni di John Harrison, il cattivo del film, ma il sorriso che aveva sul viso urlava Benedict da qualunque angolazione lo si guardasse. Tutto il calore del corpo era scomparso, nonostante il cuore stesse pompando sangue all’impazzata e aveva le mani ghiacciate. E stavano sudando. Se le asciugò sui jeans. Ingoiò la saliva e inspirò profondamente. Ma nulla riusciva a calmarla. Era come se fosse diventata sorda. Non sentiva nessun suono, tutto era attutito. Il suo corpo era concentrato su un altro senso. Lo vide scoppiare a ridere, spostare lo sguardo e incrociare per un nanosecondo il suo mentre faceva scorrere oltre lo sguardo. Di scatto tornò a lei.
 
Benedict si bloccò non appena si accorse di cosa avesse visto. Voltò di scatto la testa tornano al punto in cui l’aveva vista. No, non era possibile. Non poteva davvero essere lì. Era in conflitto tra logica e dato di fatto. Ma la vedeva, non era un’illusione. Gli occhi gli stavano facendo capire che non era uno scherzo della sua mente e che lei era davvero lì, davvero a Los Angeles, davvero a pochi metri da lui. Mise una mano sulla spalla di Karl “Scusami un attimo…” gli disse. Si diresse verso di lei. La vide ferma, immobile, gli occhi urlavano ansia da ogni direzione. Non riuscì a calcolare il tempo che ci mise per arrivarle davanti. Sembrava che il mondo fosse rallentato. Tutto era attutito, era come se fosse in una bolla. E in quella bolla c’era pure lei. Lentamente alzò entrambe le mani, appoggiandole sulle sue guance.
“Sei qui…” “Ciao Ben…” gli rispose sorridendogli dolcemente, appoggiandogli delicatamente le mani sugli avambracci. In meno di un secondo accorciò lo spazio tra loro due, riducendolo a niente. La baciò appassionatamente, stringendola a sé così che non potesse scapparle dalle mani.
Erano quasi due mesi e mezzo che non la vedeva.
All’inizio le era sembrata una visione, ma continuava a vederla. E sembravano vederla anche gli altri dato che era vicino a Chris. Sentì le braccia della ragazza circondargli il collo e quando avvertì che si stava alzando in punta di piedi la strinse più forte sollevandola da terra. La bolla li stava proteggendo ma quando riaprirono gli occhi sorridendosi a vicenda esplose sovrastandoli dalle urla e dai fischi di tutto il cast.
Laila lo guardò trattenendo una risata e si nascose il viso tra le mani mentre l’abbracciava ridendo. “WOOOHOOOO!! DATECI DENTRO!!!” stavano urlando Zachary Quinto e Simon Pegg, in pieno costume da Spock  e Scott.
“Ma quanto sono belli!!!” disse Zoë guardando Alice mentre entrambe applaudivano.
“Mi sento fin troppo al centro dell’attenzione.” Commentò lei ridacchiando
“No, tu dici?”
“Ehi, magari adesso si addolcisce un po’!!” aveva commentato John Cho.
Ben entrò nel personaggio giusto per il tempo della risposta. “Tranquillo, vi lascerò solo qualche minuto in più delle vostre insulse vite. Poi tornerò a tentare di uccidervi uno a uno.”
“Tenero, eh?” commentò Laila facendo ridere Ben che, ancora sorpreso, tentò di formulare una domanda.
“Ma tu…? Come? Quando?”
“Bè… diciamo che era un piano del quale tu dovevi rimanere all’oscuro.”
“Un piano?”
“Sì, diciamo che ho avuto una mano da questi pazzi!” gli disse indicando con un cenno della testa il gruppo d’aiuto “Davvero? E come??”
“Te lo ricordi quella volta che hai fatto rispondere me al telefono? Ecco. È partito tutto!” gli disse Chris Pine.
“So… I think tonight we won’t see Benedict!”
“Eeehmm. Nope.” Risposero i due in coro.
JJ Abrams li richiamò all’ordine “Ragazzi, forza, dobbiamo girare!”
“Ok!” risposero tutti in coro. Benedict diede un altro bacio alla ragazza “Non andartene.”
“Non me ne vado, sta’ tranquillo.” Gli rispose sorridendogli. Poi lo prese per le spalle e lo girò, tirandogli una pacca sul sedere “Al lavoro, pelandrone!!”.
Dopo quello che gli era appena successo gli era difficile rientrare nel ruolo di Khan, ma doveva farcela. Vide che il regista le aveva fatto portare una sedia per farla sedere dietro la postazione e sorrise. Avercela vicino era diventato così importante per lui, che non averla vicino per così tanto tempo gli aveva creato un vuoto che non riusciva a riempire e che ora non esisteva più. Laila era lì, con lui. E nient’altro importava.
Rimasero agli studios fino a tardo pomeriggio. JJ Abrams era un regista esigente e, tutto il cast lo sapeva, tendeva alla perfezione. Aveva già visto Ben all’opera sul set, avendoci lavorato insieme in Sherlock, e sapeva che era sensazionale, ma nei panni del cattivo era fenomenale. In una delle pause tra un take e l’altro ad un certo punto gli confessò che il tono di voce che stava usando le faceva venire una sensazione di ansia. Il regista, sentendo la confessione, si galvanizzò “Oh! È proprio quello che volevo!!”.
Quando alla fine li congedò tutti, Ben tornò dalla ragazza prendendola in braccio a mo’ di sacco di patate “Ok! Signori, ci si vede domattina!” esclamò lui facendo scoppiare a ridere la ragazza che si coprì il viso con le mani, grugnendo dalle risate.
“Dai, volevamo uscire a cena!!” esclamò Simon mentre si dirigevano verso i camerini per tornare ai vestiti normali.
“Davvero?”
“Sì, stavolta non ti lasciamo nel camerino a giocare col cubo di Rubik!” gli promise l’uomo come se stesse contrattando con un bambino.
“AHAHAHAHAHAHAHAH!! Cos’è questa storia?” chiese Laila ridendo.
“Te la raccontiamo se venite a cena!”
“Io la voglio sapere!!”
“Bello il tempo in California, vero?” commentò Benedict cambiando discorso.
“Eddai… andiamo a cena!!” gli disse cominciando a tirargli leggere pacche sul sedere.
“Laila??”
“Guarda che non la smetto di suonarti le chiappe come un bongo fino a quando non mi dai retta! E sai che ne sono capace!”
“Ora capisco perché ne sei così innamorato… voi due vi siete praticamente trovati!” commentò Chris Pine tirando fuori il cellulare e scattando una foto ai due “Bene allora confermo che ci siete anche voi due a cena!”
“Fantastico!! Venite anche voi due?” esclamò Zoë Saldana arrivando “Tra l’altro piacere. Non ci siamo ancora presentate!” continuò tendendo sorridente la mano a Laila.
“Oh, ehm… piacere!!” le rispose tentando disperatamente di mantenere un contegno.
Contegno? Laila, stai stringendo la mano a Zoe Saldana mentre sei appesa stile sacco di patate su Ben. Contegno un par di palle. Pensò per poi risponderle sorridente “Comunque sì!!”
“La motivazione principale è che vuole sapere la storia del cubo di Rubik!”.
 
Alla fine decisero che dopo cena sarebbero andati da qualche parte a ballare o a bere qualcosa. Laila era sotto la doccia evitando di lavarsi i capelli dato che se li era lavata la sera prima, quando ad un certo punto vide l’uomo sulla soglia del bagno, ancora con indosso solo l’asciugamano in vita, intento ad osservarla.
 “Ehi.” Gli disse sorridendogli.
“Sei una donna piena di risorse.” Commentò quasi a sé stesso.
“Solo perché ti ho fatto una sorpresa aiutata da tutti?”
“Esatto. E non è solo, è tanto. E non puoi immaginare quanto significhi per me.” Laila gli sorrise e chiuse l’acqua. Benedict prese l’accappatoio caldo e lo aprì aiutandola ad infilarlo. Lo chiuse con la cintura per poi abbracciare l’uomo.
“Stai cercando di ricordarmi quanto ti ami prima che i tuoi colleghi mi raccontino fatti imbarazzanti?” gli chiese ridacchiando.
“Dannazione mi hai beccato!” commentò lui a denti stretti facendola scoppiare a ridere per poi seguirla.
“Oddio, Ben mi sei mancato da morire! E non solo per certe cose, ma per tutto questo! Anche per certe cose. Ma anche per questo. Certe cose prendono una grande fetta. Ma anche questo!” commentò facendolo scoppiare a ridere. Gli era mancato davvero. Quella risata profonda, calda e dannatamente contagiosa  le scaldò il cuore. Gli sorrise e uscì dal bagno tirandogli una pacca sul sedere “Forza che dobbiamo prepararci!”
“Oggi ce l’hai su col mio sedere per caso? No, perché non s’è capito!”
“Oh, come se ti dispiaccia la cosa!”.
 
Al ristorante si stava divertendo da morire. Tra racconti di scherzi (come la crema di neutroni), momenti imbarazzanti sul set  e la storia del cubo di Rubik, Laila stava quasi piangendo dal ridere.
“No, ma prego, sputtanatemi davanti alla mia ragazza!” commentò lui sorseggiando dal bicchiere il vino.
“Ahahahaha, ma almeno non sei stato preso di mira solo tu per la crema ai neutroni! Simon, Chris, siete dei fottuti geni!”
“Grazie, grazie!!” commentò Simon. Chris si alzò “Ehm, guys, sorry but I need a cigarette.”
“Oh, yes, I’ll follow you!” comment Zachary alzandosi. Ben guardò Laila che rise “Sì, puoi andare a fumare pure te!” gli disse mentre lui sorrideva e le schioccava un bacio sulle labbra prima di alzarsi prendendo l’accendino dalla tasca della giacca.
Alla fine tutti gli uomini si allontanarono lasciando al tavolo solo le donne. Alice e Zoë si sedettero di fianco a lei “Allora? Come vi siete conosciuti voi due?” chiese la prima sorseggiando del vino bianco dal bicchiere che si era portata con sé.
“Bè… diciamo che deriva tutto da una tristissima idea di uscita a 4 da parte della fidanzata del nostro migliore amico per levarmi di torno dalla concorrenza.”
“Oddio davvero?”
“Già.”
“Vostro migliore amico, quindi vi conoscevate già?” chiese Zoë.
“Cos-? Oh, no! No, non ci conoscevamo! Ci siamo incontrati la prima volta quella sera! E subito abbiamo trovato una cosa in comune: ad entrambi lei stava sulle palle!”
“Ahahahah quando si dice coincidenze!!” rise Alice.
“Esatto!! Che poi io mica sapevo che dovevo uscire con lui! Quindi immaginatevi la scena: mentre mi preparavo guardavo una replica di Sherlock, scendo nell’atrio e mi ritrovo Sherlock davanti. Mi è praticamente preso un colpo!!”
“E?” “E… nulla! Respiro profondo, scostata di capelli, sorriso e Ciao, piacere! Mentre dentro mi continuavo a dire LAILA MANTIENI LA CALMA!! LAILA MANTIENI LA CALMA!!
“Ahahahahaha immagino la scena!!” risero le due donne.
“Scusatemi, io non sono assolutamente ai vostri livelli e molto probabilmente non ci arriverò mai. Ero reduce dalle riprese con cui ho lavorato con tre dei miei idoli adolescenziali e ogni volta che li vedevo agli inizi sul set ero totalmente in soggezione. Quando ho conosciuto il mio migliore amico non ne parliamo… poi mi trovo Benedict Cumberbatch nell’atrio! Qualcuno sta ufficialmente tentando di ammazzarmi!” commentò finendo il vino nel bicchiere.
“Ma non ho capito chi sarebbe il vostro amico in comune…” le chiese Alice.
“Tom Hiddleston.”
“Ho capito perché hai fatto fatica ad abituartici!” decretò la bionda finendo alla goccia il bicchiere di vino e facendo ridere Laila e Zoë.
Gli uomini arrivarono “Perché Alice si sta ubriacando?” chiese Zachary vedendo la bionda.
“Perché le ho detto che il mio migliore amico è Tom Hiddleston. Figurati che non le ho nemmeno detto che è pure mio vicino di casa!” disse mentre la donna quasi si strozzava facendo scoppiare a ridere tutti.
“Hai bisogno di una coinquilina?” le chiese riprendendosi facendola scoppiare a ridere.
La serata procedette meravigliosamente. Infine decisero per stare un po’ in un club. Mentre Laila ed Alice furono trascinate su un cubo da Zoë, Chris si avvicinò a Ben “Do you know you’re a really lucky man?”
“Yes, I know.” Gli rispose guardando la ragazza mentre ballava e rideva.
“We helped here but she really played the big game not telling you anything.”
“And finally tomorrow we’ll see Ben’s just-had-sex face!” commentò Simon tirandogli una pacca sulla spalla.
“Oh you can bet on it!! And tomorrow is also my free day!” gli rispose Benedict andando sotto al cubo. Videro Laila sorridere, scendere e poco dopo li salutarono tutti.
 
Erano sotto le lenzuola, il letto mezzo sfatto, entrambi su un lato, faccia a faccia. Laila gli passò delicatamente il dorso della mano sulla guancia, passandogliela poi tra i capelli vedendo la pelle d’oca comparire sulla pelle di lui prima che lui gliela prendesse e le baciasse ogni nocca, ogni falange.
“Ti amo…” le sussurrò avvicinandosi, lasciando andare la mano. Gli sorrise, accovacciandosi contro di lui “Anche io…” “Hai sonno?” “Da morire!” commentò facendolo ridere piano. Il suo petto si muoveva tutto quando rideva. “Allora dormi, almeno domani per me è giorno libero… possiamo riposarci un po’.” le disse tenendola stretta a sé. Laila crollò addormentata in meno di un minuto e lui la seguì poco dopo.
La mattina dopo si svegliarono quasi in contemporanea. Laila guardò l’orologio mentre si stiracchiava “ORCA!!”
“Mmmh… che ore sono?” le chiese l’uomo svegliandosi.
“Le 10.30! Andiamo fuori a fare la colazione americana? TI PREEEEGOO!!!”
“Hai fame?” le chiese ridacchiando.
“Ehi, ti ricordo che qualcuno stanotte mi ha fatto fare una maratona di più di due ore con pochi pit-stop! Io un po’ di fame ce l’ho!” disse raccogliendo l’elastico per capelli sul comodino e facendosi uno chignon a caso. Si mise a guardarlo: Sdraiato sulla schiena, un braccio steso e uno piegato dietro la testa – rialzata dal cuscino, una gamba piegata e il lenzuolo che copriva a pelo. “Anche se prima di colazione un po’ di attività fisica la farei ancora!” disse avvicinandosi a lui baciandolo.
“Ahahahah ninfomane!”
“E chiamami scem-ahaahahah!! Benedict!!!”.
 
Uscirono dall’hotel per le 11 e mezza e andarono a fare il brunch. In giro per Los Angeles Laila sembrava una bambina in un negozio di caramelle: era la sua prima volta oltreoceano. Con la macchina le fece fare il giro sulla Hollywood Boulevard, la Sunset Strip. Era una giornata meravigliosa e decise di parcheggiare la macchina e farle fare una camminata lungo il mare. Le fece un po’ di fotografie per ricordare quella giornata e per tenersele sul cellulare per vederle ogni volta che gli mancava. Ad un certo punto vicini alla spiaggia la vide togliersi le ballerine e correre sulla sabbia verso l’oceano. Ben la seguì, la videocamera del cellulare accesa. La vide entrare lentamente in acqua fino alle caviglie “È gelida!!!!!” esclamò come una bambina che tocca per la prima volta la neve.
“È mare aperto questo, non ci sono baie che bloccano le correnti!” le disse sorridendole.
“Il mare!! Il mare!!”
“Forza, un saluto per i tabloid inglesi!” Laila si mise in posa per un po’ “Hai fatto?”
“Da mo’!”
“Ma stai filmando?”
“Certo!!”
“Ma sei un’infame!! Potevi dirmelo prima!!” esclamò facendolo ridere per poi impostare la voce come quella di una corrispondente televisiva di un telegiornale.
“Ladies and Gentlemen, directly from the City of Angels, your favourite news correspondent is here to let you know that in California the sea is freaking cold! Just a second, I have a communication from the studio… wait… what? You all knew it!? Well, I didn’t!! This is Bridget Jones for Sit Up Britain discovering cold water!”
Benedict voltò l’obiettivo del cellulare verso di sè “And then… this is one of the many reasons of why I do love her!”.
 
:::::::::::::::::::::ANGOLINO DEL DISAGIO:::::::::::::::::
Saaaalve a tutti!! :D
Scusate, ho aggiunto un po’ di miele alla storia ma ci stava… quei due poveri piccioncini non si vedevano da ben due mesi e mezzo!! O_O
Il cast di Star Trek, viste le varie interviste e tutto quello che gli va dietro, me lo immagino come un meraviglioso gruppo di pazzi scalmanati XD (soprattutto la coppia Alice Eve/Simon Pegg – guardatevi questa intervista e preparatevi a piangere dal ridere http://www.youtube.com/watch?v=20v1oxuxcqy – e se in caso volete guardare altro, questo è lo scherzo della crema ai neutroni XD https://www.youtube.com/watch?v=NHEbiS353CM )
 
Ringrazio immensamente chiunque abbia preferito, seguito la storia e grazie mille ad Alexgrandmaster (che probabilmente vorrà uccidermi XD) e a klonoa75 che sono sempre gentilissime e mi lasciano meravigliosi commenti!
Vi voglio un sacco bene, spero che il capitolo vi sia piaciuto e… al prossimo aggiornamento!
Un bacione, Lalli :3
ecco i link esatti. Quelli scritti sopra non collaborano u_u
Simon Pegg: The Truth about Benedict Cumberbatch
https://www.youtube.com/watch?v=20v1OxUXcQY

Neutron Cream Prank:
https://www.youtube.com/watch?v=NHEbiS353CM
 

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Capitolo 13
*** 13. Il posto dove i sogni diventano realtà ***




−CAPITOLO 13−
“Il posto dove i sogni diventano realtà”
  
Entrambi avevano ricevuto l’invito alla première di The Avengers ed erano tentati ad andarci solo che decisero di evitare di buttarsi nella cronaca rosa dato che se la stavano cavando abbastanza bene (i tabloid inglesi li avevano beccati a Londra un paio di volte, ma niente baci, solo mano nella mano o all’uscita di un locale – la sua pubblicitaria, Pandora della Public Eye, assunta su consiglio di Chris dopo Sherlock, le mandò un messaggio “Dirmelo che stai con Mr. Chickbones no?”), decidendo di andare direttamente al cinema a vederlo qualora quando sarebbe uscito nelle sale sarebbero stati nella stessa città. Fortunatamente lei non era molto conosciuta, o meglio… non era conosciuta affatto: solo un paio di ruoli in qualche serie tv, uno spettacolo nel West End, un film in post produzione e uno che sarebbe cominciato di lì a una settimana e mezza. Ma nonostante tutto decisero di evitare di buttarsi nelle fauci del leone fino a quando non sarebbe stato effettivamente necessario.
Passarono delle giornate meravigliose, godendo di ogni momento per stare insieme dato che sapeva che, nonostante sarebbero stati nella stessa città, sarebbe stato molto difficile riuscire a trovarsi tra una ripresa e l’altra. Era sempre sul set, ammirando tutto quello che succedeva. Questo era quello che significava andare avanti, fare blockbuster.
E non era leggero.
Sapeva perfettamente che si sarebbe dovuta spaccare la schiena sul set, ma un giorno ce l’avrebbe fatta: un giorno sarebbe arrivata a girare un film del genere. Nel frattempo che erano insieme gli raccontò tutto quello che era successo a Londra, quello che aveva fatto, dell’apparizione di un Tom totalmente ubriaco e nudo davanti alla porta di casa.
“Cosa?!” esclamò Benedict sconvolto.
“Giuro!! Apro la porta e me lo trovo nudo come mamma l’ha fatto davanti alla porta di casa completamente ubriaco. L’unica cosa che potevo fare era coprirlo, togliergli la bottiglia di vino di mano e tenergli la fronte mentre vomitava! Ha tirato su l’ira di Dio.”
Benedict rimase sconvolto ancora un po’ “Amore, non c’ho combinato nulla. Tranquillo.”
“No, non stavo pensando a quello. Stavo pensando a Tom ubriaco. Susannah deve avergli dato una botta allucinante per far sì che si conciasse così!”
“Eh infatti non deve essere stata leggera.”
“Anche se devo ammettere che l’intera situazione è al limite dell’allucinante.” Commentò ridacchiando “E lo dici a me?! Mettiti nei miei panni!!”.
 
Le riprese di Now You See Me cominciarono poco dopo. Ci furono le solite prove delle luci, le prove vestiti e tutte le varie preparazioni prima di cominciare con il girare effettivamente. Come in Great Expectations, anche sul set di quel nuovo film si sentiva come una bambina in un mondo di giganti: Morgan Freeman, Mark Ruffalo, Woody Harrelson, Michael Caine… era in paradiso.
Prima di spostarsi verso New York riuscì a vedere con Ben The Avengers al cinema prima che Benedict tornasse a casa.
Il giorno dopo sul set guardò dritto negli occhi Mark Ruffalo e gli disse “Io con te non parlo più!” l’uomo era scoppiato a ridere.
“Perché? Che ho fatto?”
“Mi hai maltrattato Tom come se fosse una bambola di pezza!!” gli aveva risposto facendogli capire di che si trattasse.
“Hai visto The Avengers ieri sera?”
“Sì! Ed è una figata!!!”.
Le riprese si divisero tra Los Angeles per le riprese in studio e in luoghi chiusi, per poi trasferirsi a New Orleans, New York e Parigi. Sapeva perfettamente che quel film sarebbe stato molto più importante del primo che aveva fatto e che forse dopo quello non avrebbe più goduto della pace di ora.
Passarono i mesi e quando arrivò il suo ultimo giorno di riprese sul set le venne quasi il magone: erano quasi diventati una famiglia dal tanto che avevano lavorato insieme.
Con Woody Harrelson e Dave Franco erano il trio degli scalmanati e ne combinavano di ogni sul set, tanto che a volte faceva fatica a concentrarsi dopo che il regista dava il via alle riprese.
Marc Ruffalo era un grande attore e un grande uomo.
Michael Caine era fantastico, uno spasso, e soprattutto era la sua controparte inglese con cui si poteva lasciare andare in cose tipicamente inglesi di cui lei aveva preso l’abitudine… come il the. Ogni volta che le saltava fuori la parte British durante le pause partiva la presa per i fondelli. Quando uno degli assistenti di produzione di turno le chiedeva se volesse qualcosa Dave, Woody o Marc rispondevano per lei “Earl Grey, due cucchiaini di zucchero e un goccio di latte!”
“Allora??”
“Eddai, mi stai diventando peggio di Hiddleston!!” le aveva detto Marc una volta facendola scoppiare a ridere.
“Oh oh!! Aspetta che gli mando un messaggio!!”
 
Un giorno che stavano girando a New York ricevette una telefonata dal suo agente “Ciao Christian!”
“Ciao tesoro! Senti, ti devo chiedere una cosa: tu sei a New York ora vero?”
“Sì! Devo portarti un souvenir? Una bella coroncina verde della Statua della Libertà?”
“Tempting but no. Thank you!” le rispose con tono piatto, facendola scoppiare a ridere.
“However! Before you come back to the UK you should go back to LA. You got an audition for dubbing an animation film!”
“Great!! For what?”
“Don’t worry, I’ll give you more details when you’re going there. However prepare yourself to sing. There will be the possibility they’ll ask you to do so.” Le rispose alquanto evasivo.
“Oook! However you can’t do this! You throw the rock and hide the hand!”
“Oh, shut up! And when you’re in NY you’ll be contacted by Luc Besson. He is there. He wrote the script of a new film and he’s looking for an actress to play Belle. He’s thinking about Dianna Agron, but he’s also looking for someone else. Is it ok for you?”
“Ehm, yes sure!”. Come anticipato dall’agente si trovò con Luc Besson in un ristorante e parlarono del progetto del film. Sarebbe stato un film su una famiglia mafiosa sotto copertura, non male come idea. Anche se il pensiero del Mh, italiana in un film sulla mafia. Cliché!! Fortunatamente più tardi scoprì che la parte l’aveva vinta Dianna Agron.
 
Finirono di girare verso gli inizi di giugno.
Ben era già a Londra da qualche settimana “Tesoro, starò via un altro paio di giorni e poi torno… devo andare a Los Angeles per un’audizione – e tra l’altro Chris non vuole dirmi nulla, lo stronzo – e poi torno a Londra.”
“Non preoccuparti, ci vediamo tra qualche giorno… io nel frattempo penso ad una sorpresa!” le disse sorridendo.
“Di che tipo?”
“Vedrai quando torni a Londra!!”
“Anche tu?! Non puoi mettermi lo zuccherino davanti e poi togliermelo tutto d’un tratto!!”
“Lo so, lo so… ma fidati che ne vale la pena!”
“Ok, mi fido di te! … rompiballe!!” risopose imbronciandosi e sentendolo ridere dall’altra parte del telefono.
Era su un taxi e aveva lasciato l’indirizzo al guidatore senza sapere esattamente a cosa si doveva preparare: adorava il suo agente, ma da era più di un mese che si preparava all’ignoto.
Quando vide dove arrivò rimase a bocca aperta. “Ben… you won’t even imagine where I am…” commentò persa guardando l’entrata.
“Where are you?”
“At Walt Disney Studios…”
“WHAT??”
“Yup. I’m having fever shivers.”
“Be cool.”
“HOW CAN I BE COOL WHEN I’M GOING IN THE PLACE WHERE EACH AND EVERY FILM I LOVE HAS BEEN MADE?!” esclamò eccitata come una bambina.
“Stai calma che non sai a cosa stai andando incontro!”
“Oddio, la Disney!! La Disney?? Ma ci pensi?!”
“Credo sia per questo che Christian non ti abbia detto nulla!” le disse ridendo sentendo la reazione della ragazza dall’altra parte del telefono.
“Credo che abbia fatto peggio: ora mi sento del tutto impreparata. Io appena lo vedo lo ammazzo. Anzi, adesso attacchiamo e gli mando un messaggio minatorio!”
“Ok, poi fammi sapere com’è andata!”
“Incrocia le dita Ben.”
“Tutte quelle che posso!!”.
Era dannatamente agitata e capì a cosa serviva la preparazione che le aveva detto di fare Christian.
Frozen. Oh porca puttana.” Commentò in italiano mettendosi le mani in faccia. Sapeva che la Disney stava producendo il loro 53° classico, ma sicuramente non si sarebbe mai immaginata di arrivare a fare un’audizione per loro… assolutamente no.
Comunicò alla guardia che aveva un appuntamento con i signori Lee, Buck e del Vecho. Diede indicazioni al tassista a quale edificio doveva dirigersi e la lasciò lì davanti. Un’assistente la condusse nello stanzone pieno di concept di Frozen e nella stanza si trovò davanti Jennifer Lee, Chris Buck (i registi del film), Peter del Vecho (il produttore) e a una telecamera accesa puntata col tre piedi verso la postazione dove si sarebbe seduta.
Quando la videro arrivare le sorrisero “Laila, non è vero?”
“Esatto! Piacere di conoscervi!”
“Il piacere è nostro! Il tuo agente ci ha parlato molto bene di te… hai appena finito di girare un film, vero?”
“Esatto, ho finito due giorni fa! È stata un’esperienza stupenda.”
“Hai mai dato la voce ad un cartone?” le chiese Jennifer Lee.
“Ehm… non credo che niente abbia mai avuto la mia voce a parte i miei pupazzi o le mie bambole quando ci giocavo!” rispose sinceramente facendoli ridere.
“Ti piacerebbe farlo?”
“Sarebbe fantastico! Poi sono una mangiatrice di film Disney da quando sono piccola… sarebbe un sogno divenuto realtà!”
“Davvero? Ti piacciono i film Disney?” le chiese Chris Buck con un’aria interessata.
“A chi non piacciono i film Disney?! Figuratevi che mentre studiavo in RADA lavoravo al Disney Store in Bond Street!” confessò arrossendo.
“Davvero? Non lo sapevo!” rise Peter. Poi iniziò a cercare qualcosa nella cartelletta.
“Well, this is our idea. We’re looking for the perfect voice of Elsa, the Snow Queen.” Le allungarono un foglio con la storia in breve di cosa avrebbe trattato il film. Glielo lasciarono leggere per qualche minuto fino a quando non la videro alzare il viso vedendo il sorriso stampato sul suo volto “It’s amazing… really amazing. And I’m not saying it just because it’s you and this is an audition. It’s truly amazing!”
“Well, thank you! And we would like to hear you singing. Did your agent tell you that?”
“Yes he did.”
“Did you prepare something?”
“Yes, it’s Martina McBride’s Where would you be.”
“Oh, I love that song!” commentarono i tre.
“Bene, ho scelto la canzone giusta eh?” commentò sarcasticamente entusiasta Laila alzandosi in piedi facendoli ridere tutti e tre.
Almeno li prendo per simpatia! Pensò mentre Chris puntava la telecamera per inquadrarla meglio e Peter cercava una base per fargliela partire. Quando fu pronta gli diede il via.
 
“I wonder where your heart is 'cause it sure don't feel like it's here
Sometimes I think you wish that I would just disappear
Have I got it all wrong, have you felt this way long?
Are you already gone?”
 
Quando finì di cantare l’intera canzone li vide sorridere “Is it ok?”
“Well, more than ok!” commentò Peter prima di andare alla porta ad aprire a chi stava bussando, facendo entrare Kristen Bell.
“Woah. Ehm, hi!” la salutò.
“Are you starstrucked?” le chiese ridacchiando Jennifer “Sort of!”.
La ragazza le si avvicinò salutandola.
“Hi, nice to meet you! Were you actually singing?”
“Yes I was!”
“Congratulation! I am the one strucked now!” le disse facendola ridere.
“Well, she’ll be playing Anna, Elsa’s sister, and there will be a duet. We’d like to know how you two would work together!”
“Ok, not a problem! Shall we do it now?” chiese sconvolta Laila
“Why not?” le propose Kristen sorridendole per poi voltarsi verso i tre personaggi che osservavano la scena.
“Can you leave us try a song for an hour?”
“For sure! You can come back when you’re ready.”
“Thank you so much.” Kristen la portò fuori dalla stanza e andarono a provare in una stanza vicina. Con Kristen collaborava bene e in un’ora di prove riuscirono ad impostare bene una canzone: Wind Beneath My Wings di Bette Midler, una canzone che se fatta bene poteva far venire i brividi a chi l’ascoltava… cosa che a quanto pare successe perché dopo che la cantarono, tutti e tre si alzarono applaudendo. Li lasciò poco dopo, e la lasciarono con un classico “Ti faremo sapere”.
 
Al contrario dell’altro film a questo ci teneva tantissimo e, sperando che davvero fosse riuscita ad impressionarli, uscì dagli Studios dopo che l’assistente le chiamò il taxi. Prese in  mano il cellulare e chiamò l’agente.
“Allora??” esordì l’uomo entusiasta.
“Allora un paio di palle! LA DISNEY??? E TU NON ME LO DICI??”
“Volevo farti una sorpresa!”
“Eh, per poco non mi pigliava un colpo!”
“Com’è andata?”
“Vuoi sapere la verità? Boh! In RADA ho fatto un corso di canto e movimento sul palco pro musical, ma non mi sarei mai aspettata di dover cantare davvero! Ed è stato emozionante… davvero emozionante!!”
“Fantastico! E? Racconta!”
“Bè, mi hanno fatto cantare, abbiamo parlato un po’, mi hanno detto che avrebbero avuto bisogno della voce per Elsa, la regina delle nevi in pratica se vogliamo metterla su questo piano. E… boh! Vediamo se gli vado bene.”
“Sai che sei in contesa con Idina Menzel?”
“Ok, allora dirò addio al ruolo!” commentò deprimendosi all’istante.
“Ma piantala!!”
“È Idina Menzel quella di cui stiamo parlando! Idina Menzel! Rent? Hair? Wicked? Come d’Incanto? Glee? Non ho la minima possibilità di batterla. Devo solo sperare che non può accettare il ruolo causa ulteriori impegni!”.
 
Un paio di giorni dopo tornò in hotel per una doccia dopo aver corso per più di un’ora quando le squillò il cellulare. Il numero non lo conosceva, ma sembrava statunitense.
“Pronto?” rispose.
“Laila?” “Yes?” “Hello, this is Jennifer Lee from Walt Disney Studios!”
“Oh, hello! How are you?”
“I’m fine! And you?”
“Fine! I just got back to the hotel from running!”
“Great! Well, we would like to see you today, if it’s possible!”
“Yes, no problem!”
“Do you want to go come here for midday so we can go out for lunch?”
“Ok, no problem! I’ll be at the Studios for midday!”
“Great! So see you later!”
“Bye!”.
Attaccò il telefono e chiamò l’agente “Chris, sai per caso che hanno in mente in Disney?”
“Mi hanno chiamato ieri sera, sì. E lo so che oggi hai un incontro con loro, mi hanno detto anche questo.”
“E non devo prepararmi a nulla?”
“Sarà un recall. Tu non ti preoccupare e vacci tranquillamente!”
“Devo fidarmi di te?”
“Certamente!” rispose quasi con un tono sconvolto.
“Oh ci credo proprio. Va bè, vediamo che vogliono da me in Disney… ODDIO E’ COSI’ STRANO DIRLO!!!”.
 
Alla fine verso mezzogiorno fu agli Studios. La fecero salire nella stessa stanza del giorno prima e la fecero sedere “Bene… saprai che avevamo scelto Idina Menzel per la parte di Elsa, solo che negli altri giorni abbiamo scoperto che non sarà possibile avere lei a causa di problemi di impegni…”
“Ok, no, questo non lo sapevo.”
“E abbiamo cercato a lungo qualcuno che potesse cavarsela molto bene, non è stato facile…” iniziò Chris “…ma dopo l’altro giorno continuavamo a pensare al duetto tra te e Kristen: ci avete stregate. Laila, tu sarai la nostra Elsa.” Finì Jennifer.
Si bloccò e il suo encefalogramma divenne piatto “Cosa?” chiese con un filo di voce.
“Esatto, tu sarai la nostra Elsa! Complimenti ragazza!” disse la donna alzandosi ed andando ad abbracciarla.
Laila ricambiò l’abbraccio.
“Welcome in the Disney family.”
Non ci credeva, non poteva crederci: il sogno di una vita si stava per avverare. Avrebbe collaborato con la Disney, i cui film l’avevano accompagnata dalla più tenera età ad ora. Avrebbe dato la voce ad un personaggio di un loro film, e sarebbe stato qualcosa che sarebbe rimasto per sempre, un qualcosa che ogni volta che l’avrebbe visto l’avrebbe sentito suo.
“Thank you… thank you so much!!”.
A quanto pare Christian lo sapeva di già e avevano parlato con lui. Lo chiamarono e in videoconferenza dal suo ufficio a Londra lessero il contratto che avevano concordato con lui in precedenza.
“You knew it!”
“Of course I did!” le disse sorridendole.
“He told us that he kept everything secret with you regarding Disney!”
“Yes he did! But I think at the moment I barely remember my name!”.
Firmò il contratto e trattenne il solito colpo quando le comunicarono il suo compenso (avrebbe potuto smettere di lavorare per un bel po’ se non adorasse quel lavoro. Abitava ancora nell’appartamento sotto a quello di Tom, ma con i soldi che aveva da parte e del lavoro al Disney Store, il compenso delle comparse nei telefilm, di Great Expectation e del ruolo di Irene Adler in Sherlock, aveva comprato uno nel palazzo direttamente accanto a quello precedente e ora aveva una casa un po’ più grande, tutta sua, che poteva arredare come voleva e poteva finalmente essere in grado ospitare i suoi genitori o gli amici quando salivano a trovarla. Stava aspettando che gli operai finissero i lavori e che terminasse il contratto di affitto per trasferirsi definitivamente nella casa nuova.) e dopo che finirono tutto uscirono per pranzo per festeggiare l’accordo.
Il giorno dopo fece i bagagli, pronta per tornare dopo mesi nella cara vecchia Londra.
 
 
:::::::::::::::::::::ANGOLINO DEL DISAGIO::::::::::::::::::::
Buooooonasera a tutti! :D
Sì, lo so, è un’ennesima botta di chiulo… ma vi avevo avvertito all’inizio, no? XD comunque sì, ci saranno ripercussioni nei prossimi capitoli! u_u
Sono curiosa di saperlo: quali sono i vostri film disney preferiti? :D i miei sono “La Sirenetta”, “La Bella e la Bestia”, “Hercules”, “Le follie dell’Imperatore”, “Lilo e Stitch”, “Mulan”… ok, mi fermo che altrimenti il commento sotto supera la lunghezza del capitolo. -_-“
 
Non c’entra nulla col capitolo, ma, in ritardo di un giorno… Tantissimi auguri di buon compleanno al caro Benedict Timothy Carlton Cumberbatch!!! *w*
 
Vi ringrazio di cuore sempre per tutto.
Un bacione a tutte e spero che vi sia piaciuto! <3
Lalli :3

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Capitolo 14
*** 14. Mr. e Mrs. Cumberbatch ***




−CAPITOLO 14−
“Mr. and Mrs. Cumberbatch”
 
 
Dormì per quasi tutto il viaggio, arrivando ad Heathrow per le 10 del mattino. Era stravolta e relativamente allucinata causa jet lag. Passò i controlli alla dogana, recuperò i bagagli e uscì dalla porta degli arrivi.
Oltre la marea di gente lo intravide: alto, occhi perforanti, zigomi da distruzione di massa e sorriso raggiante. Lo raggiunse con calma superando il marasma di gente per poi lasciare le valige e abbracciandolo, stringendolo a sé.
“Dio, mi sei mancato da morire!!” sussurrò nascondendo il viso nel suo petto mentre lui l’abbracciava stretta. Quel contatto semplice le era mancato tantissimo, e il suo profumo…
“Anche tu. Finalmente sei a casa. Io un mese da solo mi annoio!”
“Come se non hai fatto il viveur con Tom in giro per Londra! Guarda che ho le mie spie!” lo minacciò puntandogli il dito contro il petto.
“Sei un’agente della CIA?”
“Non posso dirtelo… altrimenti dovrei ucciderti.” Gli disse guardandolo sottecchi.
Benedict le prese il viso tra le mani baciandola finalmente dopo quasi due mesi senza averla vicina. Le sue labbra, il suo profumo, le sue mani. “Ti amo…” le sussurrò a pelo delle labbra facendola sorridere.
“Anche io…”. Le prese la valigia più grossa aiutandola.
“Allora, per l’audizione a Burbank com’è andata?” le chiese mentre uscivano dall’aeroporto diretti alla sua macchina parcheggiata vicino all’uscita.
“Oh, giusto… poi non te l’ho più detto…”
“È andata male?” le chiese presumendo dal tono che aveva assunto.
“Diciamo che… ce l’ho fatta!!!” esclamò saltellando prima che l’uomo le mettesse una mano dietro la nuca baciandola.
“Sono così fiero di te!! Forza, andiamo a casa, ti sistemi e stasera ho una sorpresa per te!”
“Ben, io ti voglio tanto bene, ma dubito che io possa arrivare in condizioni umane a questa sera.”
“Tranquilla, non ci sono né cene né feste in programma. Siamo solo io e te.”
“Oh, perfetto! Mi piace il programma!”.
Arrivarono alla macchina e cominciarono a caricare il baule, quando a Laila venne in mente una cosa.
“Ah, poi mentre ero là Christian mi ha fatto fare altri provini ma dubito che riuscirò a passarne anche uno solo.”
“Per cosa?”
“Allora, il primo – che so che non ho passato – era per un film su una famiglia mafiosa sotto copertura.”
“Italiana su un film per la mafia… cliché.”
“Ci ho pensato anche io. Poi… una per un mezzo thriller, una per una commedia romantica, una per qualche ruolo in una serie tv e un’altra, quella per cui terrei di più è per August: Osage County. Ho visto lo spettacolo ed è fantastico! Poi mi hanno detto che ci saranno anche Maryl Streep e Julia Roberts!”
Benedict si bloccò “Aspetta, per cosa hai detto che hai fatto l’ultima audizione?”
“Per Osage County? Perché?” gli chiese salendo in macchina. La raggiunse pochi secondi dopo “Perché l’ho fatta anche io! Little Charlie.”
“Ivy Weston.” Si guardarono negli occhi.
“Sai che ridere se davvero ci prendono entrambi?” si dissero ridendo.
 
Tornarono a casa e l’aiutò a sistemare le valigie e a lavare gli ultimi vestiti che aveva usato negli ultimi giorni e che non era riuscita a lavare in lavanderia.
“Non vedo l’ora di entrare nella casa nuova… la prima cosa che farò sarà andare da Lush in Regent’s Street, svaligiarlo e farmi un bagno nella vasca da bagno nuova!”
“Infatti ho visto che nella scelta della vasca da bagno sei stata pignola!”
“Senti… io sono 4 anni che non faccio il bagno in una vasca da bagno… comincio a sentirne la mancanza!! Poi quella di casa è figa, è enorme, hai il poggiatesta, l’idromassaggio, l’illuminazione-”
“Amore, hai preso una Jacuzzi!”
“Sì! Il riscaldamento per mantenere l’acqua alla temperatura perfetta… posso farci le capriole dentro!”
Benedict scoppiò a ridere mentre, seduto vicino a lei, toglieva vestiti su vestiti dalla valigia
“Credo che dopo che ti trasferirai diventerai un anfibio!”
“Ma lo sono già! In realtà sono una sirena e ho fatto un patto con la Strega del Mare per avere le gambe. Dovevo far innamorare il principe Eric, ma i piani sono andati a scatafascio!” gli disse dandogli un bacio sulle labbra.
“Bè, non sarai la Sirenetta, ma ti collegheranno per sempre ad Elsa!” le disse sorridente.
“Non ci credo ancora!!” esclamò buttandosi sul pavimento e tirando una botta alla testa.
“Ouch!”
“Aahahah attenta alla testa!”
“Bè, al massimo se ne prendo una ben assestata posso cominciare a sembrare una persona normale!” si guardarono negli occhi per poi esclamare in coro “Naaaaaah!!”.
 
Alla sera andarono a casa di Ben dato che lei non aveva praticamente nulla nel frigorifero e tra tutto non ebbe tempo per fare la spesa. Cucinò lui (doveva ammetterlo, Benedict era davvero bravo a cucinare e fortunatamente aveva la lavastoviglie quindi non doveva nemmeno mettersi a lavare i piatti) e dopo cena si fecero la doccia, l’uomo la raggiunse con la scusa che se la facevano in due consumavano meno acqua, per poi mettersi sul divano.
Laila si legò i capelli in una treccia mentre aspettava che l’uomo la raggiungesse sul divano “Ben, ti sei perso nei meandri di casa tua?” gli chiese accendendo il Kindle per continuare la lettura del libro che aveva lasciato a metà nei giorni prima che cominciasse a girare a Los Angeles.
“No, non mi sono perso! Stavo solo cercando una cosa!” Lo vide arrivare, passi lunghi e lenti, le mani dietro la schiena.
“Are you walking down the aisle?” gli chiese ridacchiando.
“Sort of! However, at the end of June do you have something to do?” le chiese sorridendo sornione.
“Ehm… no, but with that psychopath smile you’re actually scaring me!”
“Don’t worry! Just planned an evil plan!”
“That is?” chiese curiosa. “Partenza al 24 giugno, ritorno l’8 luglio.” Cominciò guardandola sottecchi.
“Interessante, continua.”
“Più posti, perché così si riesce a vedere di più…”
“Mi piace l’idea! Dove?”
 “Grecia!”.
Per poco non le cadde il Kindle di mano “Seriously?”
“Perché no? Tu non ci sei mai stata, è un modo per stare io e te da soli, al mare, senza nessuno che rompe le scatole. È perfetto! Poi io parlo un po’ di greco quindi possiamo cavarcela anche coi pescatori! E posso fare colpo su di te!”. Capì di aver fatto centro quando vide il sorriso enorme e gli occhi luminosi sul suo viso. La vide scattare in piedi e corrergli incontro. La prese in braccio come se nulla fosse “Ouch!”
“Allora ogni tanto mi ascolti!!” disse lei ridendo.
“Ma sentitela!”
“Allora, quando si prenota?”. La guardò, alzando un sopracciglio “Secondo te?”
“Hai già dato la caparra?” gli chiese guardandolo sconvolta. Non le rispose, guardandola sempre nella stessa maniera “Più della caparra..? Ben n- oh mio Dio! Ma sei fuori???”
“Laila, con tutto quello che sto guadagnando tra un film e l’altro potrei fermarmi di lavorare adesso e vivrei bene per tutta la vita. Non ti preoccupare. È un mio regalo per il tuo compleanno!”
“Ben, il mio compleanno è a fine luglio.”
“Un regalo in anticipo.”
“Alla faccia del regalo!”
“Non ti va bene?”
“No, è che… mi hai preso in contropiede! Non me l’aspettavo che tu… cioè… sì, pagassi l’intera vacanza! E non dirmi balle perché tra volo e hotel più di un paio di migliaia di sterline gliele hai lasciate giù!”
“Non te lo dico! Comunque non si accettano abbandoni vari dell’ultimo minuto, ho parlato col tuo agente-”
 “Come fai ad avere il suo numero??”“È anche quello di Tom.” “Ah giusto!” “E mi ha confermato che tu non hai nulla da fare! In caso ci chiameranno per un recall dell’audizione per Osage County la faremo insieme.”
Molto probabilmente l’aveva sconvolta. La vide sospirare e sorridere “E va bene. Ma sappi che me la paghi questa. Molto cara!” gli disse dandogli un bacio sulla fronte per poi scendere da lui.
La vide tornare con due tazze di the e aspettò che le appoggiasse sul tavolino prima di darle un’altra notizia bomba. “Ah, l’altro giorno mi hanno chiamato i miei.”
“Uh salve genitori di Benedict!” commentò bevendo un sorso dalla tazza (il the oramai si era raffreddato)
“Hanno detto che a loro farebbe molto piacere conoscerti.”
Per poco non si strozzò “C-cough!! Cosa??”
“Esatto, vorrebbero conoscerti!”
“Sanno che stiamo insieme?”
“Laila, tutto il mondo sa che stiamo insieme.” “Oh.” “E comunque non lo sanno dai tabloid, tranquilla. Gliel’ho detto io.”
“Non so se sentirmi meno impanicata o cosa.”
“Ai tuoi l’hai detto?” le chiese sdraiandosi sul divano, infilando le gambe nello spazio tra lei e la spalliera.
“Sanno che sto con una persona, ma per come sono i miei dire loro che sto con Benedict Cumberbatch avrebbe lo stesso significato che dirgli che sto con una persona qualsiasi. Quindi…” gli disse riprendendo in mano la tazza di the e facendolo ridere. “Davvero?”
“Sì sì, i miei hanno una capacità di memoria di nomi degli attori pari a zero. Dovrei elencargli tutti i film che hai fatto sperando che se ne ricordino uno!” sghignazzò lei “E non te li farò conoscere ancora per un po’ di tempo, quindi non ci provare nemmeno a propormi una cosa del genere!” lo minacciò puntandogli contro un dito.
“Agli ordini!” Rise lui mettendosi sull’attenti.
“Anche perché in caso saresti il primo che porto in casa…” commentò lei arrossendo.
Benedict la guardò “Davvero?”
“Ehm… sì. Diciamo che la mia vita amorosa attiva è cominciata in Australia… prima di allora ho solo avuto amori platonici o sportellate in faccia.” Confessò mentre accendeva la televisione e cominciava a fare zapping.
“Quindi la prima storia seria l’hai avuta a…”
“Vuoi davvero la lista dei miei ex?”
“Perché no?”
“Ok, a tuo rischio e pericolo. Era l’anno dei 20. Era di Brisbane. È durata poco, solo 7 mesi, ma è stata la mia prima volta. Cioè, il fidanzato a 13 anni l’ho avuto… ma ovviamente cosa vuoi che combinavamo noi ragazzini di 13 anni nel 1999?”
“Oh Gosh I was 23 that year!”
“Well, there’s a 10 years difference, that’s pretty logic. And… then another short story with an Australian surfer in Bondi Beach. Then I arrived in England and after I applied for RADA I knew Arthur, the one Joanne calls Mr. Dickhead.”
“Oh, yes! Got it! I never got to know him!”
“You’re not losing anything special. One year and a half. My parents saw him just once, but for 10/15 minutes. Aaand… nothing. Than you arrived.”
“I thought the list was longer!” le disse sorridendo e prendendola per mano, tirandola a sé così che si sdraiasse di schiena e lui la potesse abbracciare. “Nope, it’s pretty short!”
“Well, also mine.”
 “Ben, you dated Olivia for 12 years… of course yours is shorter than mine!!”
“And you’re a saint.” “I prefer a sinner.”
“Ahahahahaha nel senso che non ti da fastidio che comunque la senta!”
“Allora, mettiamo i puntini sulle i. Un po’ di fastidio mi da, poi penso che ci sei stato insieme per più di un decennio, è praticamente la tua migliore amica… poi quando me l’hai fatta conoscere è stato amore a prima vista con quella ragazza. Mi dispiace e credo che l’apocalisse si avvicini… ma adoro la tua ex! Anche se comunque un po’ di fastidio me lo crea. Ma è normale amministrazione!”
“You’re fucking awesome.”
Le disse abbracciandola “Thank you so much!”
“Ahahahah!! Ma??” rise cominciando a farle i solletici.
“BEN!! AHAHAHAHAHHAHA!!! B-BEN PIAAHAHAHAHAHANTAAAHLAAAAAAAAHAHAHAH!!” rise lei mentre l’uomo le torturava i fianchi “No, mi sto divertendo! Ed era troppo tempo che non lo facevo!!”.
 
Erano in macchina e un viaggio da casa a poco fuori Londra non le era mai sembrato così lungo.
“Laila, piantala di torturarti le mani…”
“Ben, stiamo andando dai tuoi nonostante io non voglia. Lasciami entrare in ansia.”
“Piantala… andrà benissimo.” Le disse appoggiandole una mano sulle sue mentre guidava.
“Pensavo che fossi cresciuto a Londra! Non sapevo che i tuoi abitassero fuori.”
“Sì, prima abitavano nel quartiere di Kensington e Chelsea. Poi si sono trasferiti quando hanno deciso che il macello di Londra li aveva stancati. Si sono comprati una casa per loro due, hanno un bel giardino… mia nipote si diverte da morire!”
“Hai una sorella? Non lo sapevo!” commentò lei guardandolo sconvolta.
“Sì! Diciamo che siamo fratelli a metà. Mia madre si è sposata due volte e lei è nata dal suo primo matrimonio.”
“Ok, così evito di fare figuracce. C’è qualcos’altro che dovrei sapere?”
“Bè… Mia sorella si chiama Tracy e ho due nipoti: Emily, la più grande che ha 16 anni e Martha, che ne ha quasi 3. Poi… saprai sicuramente che i miei sono Wanda Ventham e Timothy Carlton e-” “No. Aspetta. Cosa????” “Non lo sapevi?” le chiese ridacchiando.
“No!! You know, I’m not used to google my boyfriend’s parents!!” commentò shockata facendolo ridere.
Ora la sensazione di ansia ora le attanagliava la bocca dello stomaco ancora più di prima. I suoi genitori erano attori. Suo padre lo conosceva di nome, ma sua madre… lei adorava sua madre. Bene. Sono fottuta. pensò mettendosi una mano in faccia.
“Dai, su, ti adoreranno!”
“Mi avanno vista mezza nuda in Sherlock. Dove attentavo più volte alla tua vita, ti ho drogato e ti ho colpito ripetutamente con un frustino.”
“Era finzione.” Le ricordò lui.
“Ok, ma ti ho comunque maltrattato! Oddio sono in ansia!!”
“Laila, i miei genitori sono persone normali, non sono cannibali e non ti metteranno alla gogna per aver recitato la parte di Irene Adler. Tranquilla… poi sarò di fianco a te.” Poco dopo arrivarono davanti alla casa dei genitori di Benedict. Era una giornata meravigliosa di giugno e faceva abbastanza caldo.
Laila, nell’ansia pre-incontro, aveva impiegato un’ora a prepararsi mentre Benedict, seduto sul divano di casa sua assisteva all’avanti indietro da panico. Li avevano invitati per un brunch da loro. A quanto pareva sua madre adorava fare cose simili. Infine, dopo aver tolto dall’armadio tutti i vestiti estivi possibili aveva optato per un semplice vestito bianco e blu a maniche corte, una giacca morbida e leggera e delle decolletè blu. Si era portata dietro un paio di ballerine in caso avesse cambiato idea. Si era fatta una coda di cavallo e si era truccata leggermente. Nulla di troppo. Prima che avesse potuto cambiare idea un’ennesima volta, l’uomo l’aveva presa per le spalle e l’aveva portata fuori casa.
“No, mi metto le ballerine così sono comoda.”
“Laila, stai bene così. Forza, prima entriamo meglio è!”
“No, fammi mettere le ballerine. E poi prima entriamo prima muoio!”
“Piantala.” La prese per le spalle e la portò a forza verso il cancelletto aperto. Arrivarono davanti alla porta di casa e suonò il campanello. Mantieni la calma Laila… puoi farlo. Fai l’attrice e mantieni un cazzo di contegno!!!!
Arrivarono quasi subito alla porta e la aprirono “Benedict!!” esclamò sorridente una donna sulla 70ina, capelli grigi e due occhi uguali all’uomo che stava guardando.
“Hi Mum! How are you?”
“Fine! And… is she…?” Benedict le circondò le spalle con un braccio sorridendo “Yes, she’s Laila!”.
Wanda la guardò e le sorrise “Hello Darling, nice to meet you.”
“Nice to meet you too Mrs. Cumberbatch.”
Il padre li guardò sorridente “Oh, finally you brought her here! Nice to meet you Dear! I’m Timothy!”
“Nice to meet you, Mr. Cumberbatch.”
“Oh, call me Timothy!” “Oh, don’t stay at the door! Come in!” disse la donna invitandoli ad entrare. Grazie al bel tempo aveva sistemato il tavolo apparecchiato nel bellissimo giardino sul retro.
“It’s marvelous!” commentò Laila guardando il giardino fiorito.
“Oh, thank you! In this period I enjoy the garden to be colourful!” le disse il padre.
“Do you really take care of it?”
“Yes, with some help from my wife!”
“Oh, I was actually really curious if you would have said that or not!” lo punzecchiò la donna.
Laila si voltò Cazzo renditi utile! “Do you need some help, Mrs. Cumberbatch?”
“Oh no, don’t worry! I set everything before you arrived!”.
Si sedettero a tavola poco dopo e cominciarono a parlare di tutto. Sembravano molto cordiali e anche se lei era in ansia totale fecero di tutto per calmarla.
“So you’re Italian!” “Yes I am!” “We love Italy! Where exactly?” “Nearby Milan!”
“Never been there! We’ve been south!”
 “Oh, I perfectly remember it!”
Benedict si inclinò verso di lei “E ora cominceranno con i ricordi del loro viaggio in Italia.”
“Oh piantala Benedict!” lo rimproverò la madre facendo ridacchiare la ragazza.
“Oh, and we saw Sherlock!” esclamò il padre CAZZO!
You’re really good at acting!” Laila arrossì violentemente “Ehm, thank you…I’m so sorry if you saw me half naked beating up your son!”
“Oh, that was acting! Pretty convincing though! But I preferred you when you played Viola in The Twelfth Night. Your interpretation of the character was incredible!” commentò la madre sorridendole.
“D-did you see the play?”
“Of course we did! Benedict told us that you were playing in that play and we were curious!”.
 
Quando dovette sparecchiare le diede una mano. Wanda la fermò in cucina “Laila, lo so che penserai che non ti potremmo accettare dopo Olivia, e all’inizio, devo ammetterlo, lo pensavo davvero. Ma sei davvero una brava ragazza e un’attrice di talento. Sono seriamente contenta che mio figlio ti abbia conosciuta. Non ti preoccupare… ogni volta che verrai qui sarai bene accetta! E chiamami Wanda, non preoccuparti!”
“Mrs. C- ehm, Wanda, grazie mille…”
“Oh, abbracciami forza!” La donna l’abbracciò stretta per poi tirarsi su le maniche per caricare la lavastoviglie.
“Davvero vi ha fatto conoscere Tom in quella maniera?”
“Oh sì, e non si può nemmeno immaginare la prima cosa che abbiamo avuto in comune!”.
 
Poco dopo il campanello suonò “Oh, sarà Tracy con Emily e Martha!” commentò felice Timothy andando ad aprire la porta. Benedict guardò i genitori “Avete fatto venire pure loro?”
“Possiamo avergli accennato qualcosa!” disse Wanda alzando gli occhi al cielo “MAMMA!”.
Laila guardò Benedict impanicata. Capì tutto dal suo sguardo tanto che le prese la mano e gliela strinse. Una voce acuta di bambina si estese per tutta la casa “CIAO NONNO!!!”
“Oh, la mia piccola Martha!!!” arrivarono tutti in salotto notando la coppia vicina. Timothy le disse “Guarda! C’è lo zio Benedict! Andiamo da lui?”.
Tracy lanciò un’occhiata bieca alla ragazza mentre il fratellastro prendeva in braccio la nipote “Salve.”
“Ehm… salve, piacere, sono Laila.” Le disse tendendole la mano.
La donna gliela prese e strinse “Tracy. Tu sei la fidanzata di mio fratello, quindi.”
“Già.”
“Ti ho vista in Sherlock, non sei affatto male come attrice. Sembravi davvero una stronza senza scrupoli!”
Benedict arrivò a salvarla “Oh, piantala Tracy! Tra l’altro? Emily dov’è?”
“Ciao zio!” lo salutò una ragazza sui 16 anni. Alta, bionda, occhi azzurri, era la fotocopia di Wanda quando era giovane. Arrivò a salutarlo, abbracciandolo e schioccandogli un bacio sulla guancia per poi guardare la ragazza, studiarla per un secondo e sorriderle raggiante “Hi! Nice to meet you! I’m Emily!”
“Oh, hi Emily! I’m Laila!” le disse stringendole la mano di rimando prima che la ragazza l’abbracciasse sussurrandole all’orecchio “Don’t listen to what my mother says: you’ve been great!!”
“Ahahah, thank you Emily!”
“Ehy Martha, lei è Laila. Vuoi salutarla?” disse Benedict avvicinandosi a lei con la nipotina di quasi 3 anni in braccio. La bambina, una meraviglia bionda, riccia e con gli stessi occhi di Benedict la guardò, abbracciata allo zio per poi nascondere il viso dall’altra parte “Ehi, vergognosa, guarda che non ti mangia mica!”
“Ciao Martha…” le disse. La bambina si voltò e con una vocina sottile la salutò “Hello…”
“You know, uncle Ben spoke to me a lot about you…”
“Really?” si illuminò la piccolo.
“Yes! And I was really courious to meet you!” le disse sorridendole. La bambina decise che poteva cambiare persona a cui abbracciarsi e, timidamente, stese le braccia verso di lei. Benedict gliela porse così che lei potesse prenderla in braccio “Ehilà!”
“Ciao! Andiamo sull’altalena?” le propose timidamente Martha.
“Va bene! Chiediamo prima il permesso alla mamma.”
“Mamma possiamo?”
Tracy sorrise “Sì, va bene.”
Le due si guardarono esclamando “SIII!!!”. Laila portò Martha sull’altalena, seguita da Emily che voleva chiacchierare un po’ con lei.
 
Nel frattempo, dall’altra parte del giardino, la discussione della famiglia stava continuando “Ma siamo sicure che non ti stia utilizzando per avere successo?” gli chiese Tracy, seduta sulla sedia.
“Fidati che non lo sta facendo. In ogni cosa che c’entro io puntualmente lei mi chiede di non metterci il naso perché se la vuole cavare da sola.” Le rispose l’uomo guardando la ragazza che giocava con la bambina.
“Ogni cosa?”
“Sì. Per Sherlock non ha assolutamente voluto che mettessi il naso nella sua audizione o che durante le riprese si sapesse che stessimo insieme. Che ci conoscessimo e che fossimo amici ok, ma non che avessimo una relazione per evitare che potesse sembrare che le avessi dato una mano. E ora abbiamo scoperto che senza saperlo entrambi abbiamo fatto un’audizione per un ruolo nello stesso film, ed entrambi dobbiamo fare la seconda. A nessuno della produzione è stato detto che io e lei stiamo insieme. Magari lo sapranno a causa dei tabloid, magari no, ma ce la sta facendo da sola. E bisogna dire che la ragazza ha un agente dannatamente competente.”
Wanda sorrise sorniona “La ragazza mi ricorda me da giovane… mi piace! Mi piace davvero tanto! E non pensavo che dopo Olivia potessi portarmi in casa un’altra che mi potesse piacere!”.
Sentirono le “due” bambine ridersela di gusto e la più piccola lanciare un urlo acuto.
“Allora, bambine!?” esclamò Benedict con finta aria di rimprovero “Fatto nulla!!” Esclamò Laila seguito da un “Nulla!” di Martha prima che la ragazza la prendesse in braccio facendole cacciare un altro urletto acuto mentre la sorella maggiore se la rideva.
“Oh oh, riconosco quello sguardo…” lo prese in giro la sorella.
“Cosa?”
“Fermones!”
“Oh shut up!”
“No, really!!! You’re looking at her with the I want a family with her gaze!!”
“What??”
“Oh, come on… when you see your girlfriend playing with a child you always have that gaze!”
“Oh, come on!! I’m thirty-fucking-five years old. I have all the rights to want to have a family. But with her at the moment is too early.” Le rispose guardandola “At the moment I can play with my two marvelous nieces!!” disse alzandosi e raggiungendo Laila, Emily e Martha che giocavano sull’erba.
“He’s happy… and that’s all that matters.” Disse Timothy guardandolo prendere in braccio la nipote facendola ridere.
Tracy bevve dal suo bicchiere “I know… but I have to get used to her.”
“Well, she knows how to deal with children! Martha seems to have fun with her!” commentò Wanda sorridendo.
“Do you like her, mum?” “I do. I really do!”.
 
Mentre Ben era occupato per lavoro, Tom come ultimo favore da vicino di casa, le stava dando una mano a portare scatoloni stracolmi di oggetti nella casa nuova: prima di partire per le vacanze avrebbe dovuto finire il trasloco dato che la casa nuova oramai aveva acqua corrente, elettricità, connessione internet già funzionante, i mobili erano arrivati tutti, gli operai avevano finito di fare i lavori in bagno – la Jacuzzi era perfettamente funzionante e moriva dalla voglia di provarla – e l’imbianchino aveva finito di verniciare da un pezzo. Il suo vecchio appartamento era già arredato, quindi la base c’era e aveva dovuto solo personalizzarlo, ma per la casa nuova aveva dovuto comprare tutto l’arredamento e doveva ammettere che da sola nei negozi di arredamento, all’inizio, si era divertita tantissimo – fosse stato per lei non avrebbe trascinato il fidanzato in trincea, ma lui era voluto venire anche per darle un parere… si era accorto che lei non era assolutamente in grado di avere un’idea effettiva su come arredare casa sua e si era rimboccato le maniche, fatto coraggio e deciso ad accompagnarla nell’acquisto dei mobili.
Sant’uomo.
Poteva già abitarci dentro senza problemi, peccato mancassero tutti i suppellettili vari, le foto, i souvenir, i documenti importanti, i suoi vestiti e tutto quello che conteneva il suo armadio…che non era affatto poca roba.
Tom era sul divano della casa nuova che se la rideva di gusto, mentre lei, in piedi su una sedia, sistemava i libri sulla meravigliosa libreria a muro in legno scuro in contrasto al muro bianco del soggiorno che aveva comprato appena aveva visto che aveva le metrature esatte di dove voleva metterla.
Erano passati un paio di giorni dal brunch domenicale e Laila gli stava raccontando dell’esperienza a casa dei signori Cumberbatch dal suo punto di vista mentre l’amico se la stava ridendo di cuore.
“Sono felice che le mie disavventure ti creino così tanta allegria!” esclamò incrociando le braccia.
“Ben è stato un genio a trascinarti dai suoi!”
“Sì, hai detto giusto! Trascinarmi! Anche perché se fosse stato per me li avrei voluti incontrare moooooolto più tardi!!”
“Laila, state insieme da ottobre! Sono 6 mesi e mezzo!”
“Lo so. E avrei procrastinato al giorno del mai!” gli disse procurandogli un altro attacco di risa.
“Oh avrei voluto essere una mosca per assistere alla scena!”
“Che tra l’altro stavo cercando disperatamente di sembrare una persona normale – dovevi vedere Ben quanto cercava di non ridere – ma i suoi sono davvero fantastici! Che tra l’altro lo stronzo mica me l’ha detto che aveva insistito coi suoi perché andassero a vedere La Dodicesima Notte!!”
“Oh, io lo sapevo!!” esclamò lui trattenendo le risate.
“COOOSA?? Voi due siete una società a delinquere nei miei confronti!” decretò incrociando le braccia.
Quella sera sarebbero usciti tutti e tre insieme a cena per festeggiare l’ingaggio dei due in August: Osage County (le riprese sarebbero cominciate a fine settembre/inizio ottobre) e per Tom l’inizio delle riprese di Only Lovers Left Alive.
Purtroppo a causa delle vacanze in Grecia si sarebbero persi le prime due puntate della serie The Hollow Crown, una serie che prendeva in considerazione la trilogia di opere Shakespeariane Richard II, Henry IV parte 1 e 2 e Henry V dove recitava Tom nei panni del Principe Hal e di Enrico V nelle ultime tre.
La cosa bella di stare insieme a Ben ed avere come migliore amico Tom era che poteva vedersi in televisione cose simili senza che nessuno dei due brontolasse. Anzi. Se era possibile erano anche peggio di lei (soprattutto Tom che stava a Shakespeare come una groupie stava agli Aerosmith). 
Ma finalmente anche il 24 giugno arrivò.
 
:::::::::::::::::::ANGOLINO DEL DISAGIO::::::::::::::::::::        
Buooooooooonasera a tutti!! :D
Ecco fresco fresco un nuovo capitolo… che spero vi piaccia quanto è piacuto a me perché davvero non so decidere se mi piaccia di più l’incontro coi genitori (non so come mai, ma Timothy mi è sempre parso il classico nonno rassicurante – non nei confronti della nipote, ma in generale, mentre Wanda mi è sempre sembrata quella che potesse suscitare più timore tra i due XD - o Tom che se la ride delle disgrazie di Laila.
Cooomunque!! Emily esiste davvero, è la figlia di Tracy, ma quando avevo scritto la storia pensavo fosse più piccola O_O poi ho scoperto che era un'adolescente e ho aggiunto Martha! :D

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ringrazio chiunque legga, abbia favorito e commenti la storia!

Vi voglio un sacco bene <3
Un bacione, Lalli :3

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Capitolo 15
*** 15. Vacanze greche con sopresa ***




−CAPITOLO 15−
“Vacanze greche con sorpresa”
 
 
Caldo, sole, mare. Si stava pregustando da giorni la salsedine, il vento, lo iodio.
Poche storie: l’acqua era il suo elemento naturale e finalmente dopo quasi un anno dalla sua ultima vacanza (nonostante avesse già visto il mare a Los Angeles e a New York non aveva comunque potuto fare il bagno) riusciva a stendersi su una distesa di sabbia sotto il sole caldo del sud e fare il bagno nelle meravigliose acque dell’Egeo.
Benedict aveva prenotato tutto e aveva deciso che sarebbe stato tutto una sorpresa. Lei sapeva che sarebbero andati nelle isole Greche ma più di così l’uomo non aveva scucito. La prima tappa la scoprì in aeroporto al check in: Atene. Ci rimasero tre giorni e fu un mezzo tour de force: Acropoli, Agorà antica, la Biblioteca di Adriano nell’agorà romana, il Tempio di Efesto, il Teatro di Erode Attico, la Pnice con la collina delle Muse e la collina delle Ninfe, il museo archeologico nazionale e quello dell’acropoli.
Nell’Acropoli, davanti al Partenone Laila ebbe un’altra ricaduta della sindrome di Stendhal. Benedict la guardò: l’aveva avvisato in anticipo la mattina prima di uscire dall’albergo “Ben, io ti avviso. Potrei soffrire della sindrome di Stendhal… non faccio scene strane, semplicemente potrei bloccarmi e piangere.”
“Seriamente?” le aveva chiesto incredulo.
“Giuro… non lo faccio apposta! Mi è capitato solo due volte in vita mia: quando sono entrata in San Pietro e davanti alla Primavera e alla Nascita di Venere del Botticelli. Che agli Uffizi quei bastardi te li mettono uno di fianco all’altro e poi una non può prendersi un colpo!” aveva commentato legandosi i capelli in una coda di cavallo abbastanza alta da farla infilare nel buco del cappellino da baseball dei New York Yankees che si era presa a New York durante un giorno di pausa durante le riprese. Ora erano sotto al caldo cocente dell’Acropoli ateniese, davanti all’immenso tempio di Atena, dea protettrice della città, Laila era ferma immobile e da dietro le lenti scure degli occhiali da sole i suoi occhi erano inondati di lacrime.
“Ehi!” esclamò lui abbracciandola sorridendo per la sua reazione.
“Io ti ho avvisato! Io non lo faccio apposta… è solo che… che… guardalo!”
“Lo so, è meraviglioso.”
La seconda sera ad Atene la portò a cena fuori in un locale che conosceva da anni dato che i suoi erano soliti a trascorrere le vacanze in grecia, era un ristorante molto alla mano, nulla di troppo chic. Benedict era meraviglioso. I capelli castani si stavano oramai laciando il posto al suo colore naturale e il sole di due giorni ad Atene glieli stava schiarendo. Aveva optato per una camicia bianca con le maniche tirate su fino ai gomiti e dei pantaloni in tessuto leggero. Lei si era sistemata meglio i capelli e si era truccata bene: pelle luminosa, occhi intensi. Aveva deciso di mettersi un vestito verde acqua colorato e dei sandali bassi rasoterra per camminare senza rischiare di volare a terra. Il cibo greco era qualcosa di divino. Avrebbe cambiato la sua dieta per tutto il ben di dio che c’era in quel continente. Fu una serata praticamente perfetta.
Camminarono mano nella mano per il centro di Atene e la portò a vedere l’Acropoli illuminata. “Ben…” lo chiamò mentre appoggiata al parapetto ammirava lo spettacolo notturno “Dimmi…” “Grazie…” gli disse voltandosi verso di lui sorridendogli dolcemente. Non le rispose nemmeno. Le mise una mano sulla nuca, avvicinandosi al suo viso e baciandola davanti a quello spettacolo millenario.
La mattina del quarto giorno tornarono in aeroporto e Laila scoprì la seconda meta della vacanza: Santorini. “Amore, guarda che se stai cercando di fare colpo su di me ti avviso che ci sei riuscito un bel po’ di tempo fa eh…” gli disse dopo che ebbero lasciato i bagagli al check in facendolo ridere.
“Oh tranquilla che non è ancora finita.” Le disse circondandole le spalle con un braccio e tirandola a sé. E aveva ragione. Si rilassarono sulla spiaggia dell’hotel per quel pomeriggio perché dal giorno dopo con una barca fecero il giro delle isolette vicine, ogni giorno una diversa, oppure di altre spiagge o calette nascoste dove fare il bagno. Le stava facendo scoprire la Grecia come non se l’era mai immaginata… e se ne stava innamorando.
La gente, i posti, il cibo, l’atmosfera. Era qualcosa di spettacolare. Dopo Santorini, per l’ultima parte della vacanza, si spostarono verso Mykonos e anche lì ogni giorno stettero in giro, tranne gli ultimi giorni di vacanza che per relax rimasero nell’isola. Un pomeriggio sulla spiaggia, l’uomo si voltò verso la ragazza che, in totale relax, si era praticamente addormentata sul lettino sotto il sole delle 4.30.
Dopo due settimane la sua pelle aveva assunto un meraviglioso colore dorato e i capelli le si erano ulteriormente schiariti dall’ombrè che le avevano fatto per girare Now You See Me. Le mancavano gli occhi azzurri e poteva essere scambiata per una greca.
Si buttò in acqua per rinfrescarsi e, tornato verso di lei, cominciò a scuotersi inondoandola d’acqua.
La vide mettersi seduta di colpo, senza fiato a causa dello shock pelle calda/acqua fredda. “BEN!!!” gli urlò dietro dopo che il fiato le era tornato in corpo.
“Ciao Amore!!”
“Ah, questa me la paghi!!” esclamò lei alzandosi di scatto per rincorrerlo lungo la spiaggia. Fortunatamente non era pieno di gente e non presero dentro nessuno, quando Ben corse nell’acqua e si fermò di colpo, voltandosi e trovandosela in braccio finendo per contraccolpo entrambi in acqua.
Quando riemersero tutti e due, seduti sul fondo, si guardarono negli occhi scoppiando a ridere. “Siamo due idioti!” “Altrimenti non sarebbe divertente!!”.
 
L’8 luglio fecero i bagagli, pronti per andare in aeroporto per tornare a Londra.
Laila era giù di morale. Non voleva tornarsene a casa. Quella era stata la vacanza più bella di tutta la sua vita ed era volata troppo in fretta. La macchina fotografica l’aveva messa in borsa per scattare le ultime fotografie del viaggio. Era in piedi e stavano aspettando il taxi per l’aeroporto, quando si sentì abbracciare da dietro “Mi piace!” commentò Benedict guardando la foto che stava osservando.
Era una fotografia di loro due con due espressioni da Oscar sul traghetto mentre si dirigevano a Ikaria. “Anche a me! Devo dire che se vedessero certe foto la nostra carriera finirebbe in tronco!”
“Ahahahah! Bè, tanto il mondo sa che sono scemo! Sei tu che puoi ancora salvarti dall’essere considerata una persona relativamente normale!”
“Ma non ci crede nessuno!!” gli rispose ridendo e schioccandogli un bacio sulla guancia.
Il taxi arrivò puntuale e li portò in tempo per fare il check-in. Solo che… “Ben, scusami, ma perché stiamo facendo il check in per Malpensa?”
“Eh?”
“Perché stiamo facendo il check in per Malpensa??” gli chiese scandendo le parole.
“Sono sordo!!”
“Ben, che diavolo hai in mente?”
“Non ci sento da quest’orecchio, non so come mai! Sarà stata l’acqua di mare…” commentò vago.
“Eh, certo, l’acqua di mare! Te lo dico io perchè!! Ben perché stiamo facendo il check in per Milano??” gli richiese guardandolo male.
“Sssh, non ti preoccupare! Fidati di me.”
“Faccio fatica in quest’esatto momento.” Continuò a chiedere inutilmente indizi per l’intero viaggio e puntualmente Ben o non le rispondeva o faceva abilmente cadere l’argomento. Atterrati a Malpensa passarono i controlli dei documenti e presero i bagagli (che arrivarono dopo un’eternità secondo l’uomo – Benedict non era abituato ai tempi italiani), per poi dirigersi verso l’uscita.
“Allora, ora che siamo in Italia, vuoi dirmi che diavolo hai in mente??”. Solo che non servì una sua risposta: delle urla di gioia la accolsero non appena fu a vista. Un gruppo un po’ dietro alla folla davanti alla porta dell’entrata, abbarbicato su una delle postazioni circolari dell’aeroporto, agitava le mani urlando nella loro direzione “OH PORCA VACCA!!” urlò mettendosi poi le mani sulla bocca e spostando lo sguardo da Ben a loro: non poteva crederci. Com’era stato possibile? Tutti i suoi amici erano davanti a lei che l’aspettavano a braccia aperte. Guardò l’uomo che le stava di fianco che, sorridente, annuì. Gli lasciò il bagaglio correndo verso gli amici e saltando in braccio a Rebecca. “Oh Lay!!” “Ciao Re!!” esclamò stringendola forte.
“Oh, stronzona!!” “Ciao Lu!!”. Aveva quasi le lacrime agli occhi. Non se l’aspettava proprio. Piano piano li abbracciò tutti. C’era pure Eugenia che con loro aveva avuto poco a che fare, che appena l’abbracciò le disse “Tu!!! Sappi che ti odio, stronza!!”
“Oh Gin, I love you so much!!” “Me too dear!”.
Laila si voltò verso Ben “How-?” “That’s been easy! I called your sister.” Le rispose avvicinandosi.
“Dov’è mia sorella?”
“TOTO’!!!” urlò la sorella arrivando correndo e saltandole in braccio “OUCH!! Cazzarola se sei pesante! Maaaa… quest’entrata stile Carramba che Sorpresa??”
“Sono arrivata tardi, scusami!” le disse facendo spallucce.
“Hai davvero parlato con Ben?”
“Oh sì, è stato molto comprensivo e ha parlato in italiano! A volte in inglese ma lì ho cercato di stargli dietro!”.
La ragazza andò dall’uomo sorridendogli “Tu sei un folle.”
“It happens…” le rispose abbracciandola.
“Vieni, te li presento tutti!”.
Dopo le presentazioni poi decisero di andare verso casa.
Sua sorella era riuscita a parcheggiare nei posti davanti. Con gli amici erano rimasti di vedersi il giorno dopo (avevano in mente di portare Benedict al lago dato che nella zona non c’era mai stato). Elisa aprì il baule della Fiesta “Ma dove stiamo andando adesso?” chiese Laila caricando la valigia nel baule.
“A casa no di certo perché a meno che non sia sbucata una camera in più non ci stiamo.”
“No, ho prenotato una camera all’hotel Mediterraneo, almeno stiamo in paese.”
“L’uomo dalle mille risorse!” commentò Elisa.
“Io continuo a stupirmi. Ah, ciccia…” e tese la mano muovendo le dita “Cosa?” “Le chiavi.” “Eh? Scordatelo!”
“Eddai, non guido in Italia da dicembre!”
“No!”
“Ho dietro la patente e questa macchina la guido meglio di te! Allora? Chiavi!” la sorella sospirò.
“Mamma quanto sei rompiballe! E va bene…” disse tendendole le chiavi della macchina. Laila le prese in mano e andò verso la portiera del conducente. Elisa guardò l’uomo “Va’ pure davanti! Io sto dietro!”
 “Sicura?”
“Sì, tranquillo! Io sono nana, non mi da fastidio!”.
Laila avviò il motore della Fiesta “Oh macchinina mia quanto mi sei mancata!” commentò accarezzando il volante.
“Ah, Laila, before you start driving… we should tell you something!” le disse Benedict allacciando la cintura di sicurezza e sistemando il sedile.
“That is…?”
“Mamma e papa sanno che siete qui e vi aspettano per cena!” finì la sorella gongolando, sapendo che la cosa l’avrebbe sconvolta. Fortunatamente non si era ancora immessa in strada perchè spense la macchina, mise le quattro frecce e si voltò verso i due.
“COSA??”
“Esatto! Stasera siamo a cena dai tuoi.”
“Io ti uccido.”
“Allora, ti assicuro che non era una visita finalizzata a conoscere i tuoi, ma quando l’hanno scoperto tua sorella ha detto che i tuoi erano curiosi e… dai, quando capiterà ancora che li vedo i tuoi? È più probabile che tu veda più spesso i miei!”
Laila lo continuò a fulminare per qualche secondo per poi sospirare “E va bene. Tanto siamo qui e non posso più tirarmi indietro… va bene… stasera siamo da mamma e papà.”
Riaccese la macchina e si buttò in strada arrivando a casa meno di mezz’ora dopo. Arrivati all’hotel, Elisa li aiutò con le valigie e tutto. Laila la riportò a casa e tenne la macchina dato che alla sera l’avrebbe riportata a casa. Al pomeriggio lo portò a fare un giro nella cittadina vicina.
“You know… I feel like a stranger here, but it’s amazing seeing you so sure about what you’re doing and where you’re going! Even though you’re driving in the wrong part of the street.” le disse dopo che ebbe  parcheggiato.
“Darling, you drive in the wrong way of the street. And however I grew up here! Anche se sono anni che non abito più qui mi ricordo le strade a memoria. E poi è da dicembre che non vengo qui, le cose me le ricordo ancora!”
Era l’8 luglio e faceva un caldo assurdo. Si era messa una maglietta leggera, dei pantaloncini corti e i sandali aperti. Gli diede un bacio sulle labbra e una leggera pacca sul sedere. “Grazie…” gli disse sorridendogli mentre lo abbracciava.
“E per cosa?”
“Per tutto! Per esserci, perché mi sopporti, perché mi hai regalato questa meravigliosa vacanza e che mi hai fatto una sorpresa facendomi tornare a casa dai miei e dai miei amici anche solo per un paio di giorni… ti amo. Ed è sicuro. E sappi che se rivelerai ai miei amici quanto posso essere puccia ti uccido.” Gli disse sbattendo le palpebre da dietro le lenti marroni degli occhiali da sole facendolo ridere.
“Naaaah! E vedere che ti prendono in giro? Sarebbe troppo divertente!”
“Ma sei uno stronzo!”
“Fino al midollo!”
“Va’ che ti faccio perdere e faccio giocare le tue fan a Trova Benedict Cumberbatch! Poi non so quanto ti convenga…”
“Oh, la mia piccola stronzetta acida! Mi sei mancata durante queste vacanze!” le disse circondandole le spalle.
“Che ti devo dire… il mare mi rimbambisce!”.
 
Parcheggiò la macchina in cortile (il telecomando del cancellone era come al solito in macchina) e suonò al citofono “Sì?” rispose la voce della sorella “Siamo noi stordita!” “Acida!”.
Le aprì la porta dell’atrio e fecero per salire. Laila lo prese per mano “Sei ancora in tempo per scappare. I miei sono fuori di testa. Mia madre ti riempirà come un tacchino e mia sorella… bè, lei la conosci ed è la meno peggio della famiglia. Mio padre anche lui è fuori di melone. Siamo una gabbia di matti. Non so quanto ti convenga effettivamente entrare in casa sai?”
Benedict rise “Lo so, ma voglio conoscerli. E ora siamo qui, hai suonato.”
“Cazzarola è vero!”.
Dalla tromba delle scale si sentì la voce della sorella “Allora, invece di pianificare la fuga, vuoi sbrigarti a salire?”
“Arriviamo, arriviamo!”.
Fecero le due rampe di scale ed entrarono in casa. I suoi non erano cambiati di una virgola. Fortunatamente non si erano messi in ghingheri per il fatto che lui fosse una star, ma erano vestiti come quando la figlia minore aveva portato a casa il fidanzato: non totalmente da casa, ma nemmeno pronti per la serata di gala.
Benedict ora era evidentemente in ansia. Laila gli strinse di più la mano prima che i suoi la rancassero “Ciao passerotta!!” esclamò la madre abbracciandola stretta.
“Ouch! C-ciao mamma!”
“Come sei bella abbronzata!!”
“Grecia!”
“Maury, ci dobbiamo andare anche noi!” commentò la donna prima di lasciare la figlia al marito.
“Va chi si rivede!”
“Ciao Pa’! Ha cucinato per un esercito vero?”
“Puoi scommetterci.”
“Allora… mamma, papà, lui è Benedict.” “Piacere di conoscervi.” Disse in italiano stringendo la mano ai genitori di lei “Parli italiano?” “Un poco… Laila mi sta insegnando.”
La madre, Pierangela, gli sorrise “Su, accomodatevi! È tutto pronto per la cena!”.
Laila aiutò la madre a portare a tavola uno dei suoi piatti forti: la paella… e non appena si sedettero a tavola cominciarono le domande su come andava il lavoro, se con la casa nuova era tutto a posto, come stava andando il trasferimento, se sarebbe dovuta andare altre volte in America e poi passarono a Benedict, che erano felici del fatto che finalmente avesse portato un ragazzo a casa, che sembrava un bravo ragazzo e che avessero visto tutte le puntate di Sherlock dopo che avevano scoperto che era il fidanzato della figlia (ovviamente in italiano) e il resto.
La cena si prolungò a lungo. Prima che uscissero di casa sua madre le prese la mano “Laila, bella scelta!” le disse strizzandole l’occhio.
“Cos-? Oh. Quindi è approvato?”
“Decisamente!!”.
 
Il giorno dopo toccò il giro dalle nonne e dai suoi zii (Benedict volle entrare in casa lo stesso nonostante Laila volesse evitarglielo), per poi partire in macchina per il lago Maggiore.
Laila decise di guidare dato che a Londra non avevrebbe avuto la possibilità di mettere le mani su una macchina, basandosi principalmente sui mezzi pubblici. In macchina c’erano Benedict davanti “Laila, you’re driving like crazy!”
“Oh, come on!! It’s the highway!”
“Luckily in England I’m the one who drives…”
“Ehy, you got a Jag!”
Elisa da dietro esclamò “Cosa?? Hai una Jaguar??”
“Sì! It’s a XKR.”
“That car’s amazing! He doesn’t let me drive it.”
“Eh, chiediamoci perchè!” commentò Elisa sarcastica.
“Guarda che te la fai a piedi al ritorno eh! But once I’ll drive it. I’m sure about that!” “Keep dreaming, Love!”.
Elisa si sporse in avanti “Ben, you should know something about my sister…”
“That is?”
“She has problems with the balance!” “Ahahahahahah!” “You should know that when we went to Disneyland Paris-”
“Oh, please, not that story again!!” esclamò la ragazza esasperata scuotendo la testa “I want to know that! Elisa, continua!”.
E quello fu solo l’inizio. Per il resto della giornata continuarono a raccontargli eventi idioti riguardanti la ragazza mentre erano in giro per le isole del lago (Rebecca, Luisa ed Eugenia erano una fonte inesauribile).
“No, ma grazie, sputtanatemi pure di fronte a Benedict eh!” commentò Laila incrociando le braccia mentre l’uomo aveva le lacrime agli occhi dal ridere.
“Noi ci stiamo divertendo così tanto!!” commentarono le due in coro “Simpaticissime!”
“Bè, c’è anche la storia epica della coccinella!” “Rebecca no!”.
Alla fine, tra abbracci e promesse di tornare presto, si salutarono tutti. Il giorno dopo sarebbero dovuti davvero tornare a Londra.
 
::::::::::::::::::::::ANGOLINO DEL DISAGIO::::::::::::::::::::::
Beeeeeneeee… siamo arrivati alla fine del capitolo… e sta diventanto tutto troppo un vasetto di miele attira orsi. Magari il Grizzly arriverà nel prossimo capitolo!
MWAHAHAHAHAAHAHAHAHAHHAHAHA *risata malefica in pieno stile Dottor Male*
 
Ringrazio di cuore chiunque trascorra qualche minuto del suo tempo a leggere questa storia, chiunque preferisca, segua e voglia commentare.
Vi voglio un sacco bene <3
Un bacione, Lalli :3

 

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Capitolo 16
*** 16. Problemi in Paradiso ***




−CAPITOLO 16−
“Problemi in Paradiso”
 
 
Quando tornarono a Londra la febbre delle Olimpiadi era già scoppiata.
Il Tower Bridge era sovrastato dai cinque anelli simbolo dei cinque continenti e ovunque si vedevano riferimenti all’evento che sarebbe cominciato poco più di due settimane dopo.
Aveva registrato gli episodi di Hollow Crown che si erano persi (Richard II e Henry IV parte 1) e mentre li guardavano tempestavano Tom di messaggi su whatsapp.
Il 19 luglio fu il compleanno di Benedict. Quella stessa mattina Laila si era svegliata prima di lui ed era corsa a preparare la colazione.
Benedict si era svegliato con profumo di spremuta d’arancia e di pancake ai mirtilli e ricotta portati su un vassoio e dalla sua donna vestita solo con la sua camicia della sera prima.
“Mi piace quello che vedo…” commentò mentre si stiracchiava.
“Would you like some coffee, tea, me?”
“Mmmh… the third one is tempting…” commentò prendendo il vassoio e appoggiandolo a terra per poi tirarla a sé.
“Happy Birthday Benedict.” Gli disse appoggiando delicatamente le mani sulle sue guance mentre attraverso il cotone fresco della camicia sentiva le mani di lui sui suoi fianchi “Thank you…” le rispose prima di baciarla senza lasciarla andare per l’ora consecutiva.
I pancake freddi furono lo stesso soddisfacenti.
Il 27 luglio ci fu la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi che guardarono comodamente dal divano di casa.
Fu qualcosa di epico, al confronto le altre cerimonie d’apertura sembrarono nulla, pure quella di Pechino di 4 anni prima. Benedict aveva registrato uno spezzone che mandarono in onda prima dell’inizio della cerimonia “Ohi, va che è veramente figo!!”.
Quando J.K. Rowling cominciò a leggere una parte di Peter Pan, Laila saltò sul divano facendo prendere un colpo a Benedict urlando “QUELLA E’ LA ROWLING!!! È LA ROWLING!!!!”
“Dio, mi hai fatto prendere un colpo!!” aveva esclamato lui “E quello… oddio Voldemort!!!”
“Potterhead!”
“Said by the one who once said in an interview that he studied at Hogwarts.”
“Touchè!!”. A mezzanotte sentirono le campane della chiesa più vicina suonare e Benedict l’abbracciò.
“Finally now we’re back at a 10 years difference. Happy Birthday Love!”.
 
Pochi giorni dopo Benedict dovette partire per gli Stati Uniti. Sarebbe stato via per qualche settimana per girare 12 anni schiavo, un film prodotto da Brad Pitt, nel quale interpretava la parte di uno schiavista buono. Tornò a metà agosto.
Nel frattempo che lui era via, il suo agente le aveva procurato qualche contratto per degli audiolibri, lavoro che amò: leggere ad alta voce libri che dovevano uscire, recitandoli, creando voci per vari personaggi. E poi nello studio di registrazione c’era l’aria condizionata: un meraviglioso modo per lavorare e combattere l’afa che caratterizzava l’estate Londinese.
A inizio settembre tornò nel continente Americano, ma quella volta in un altro Stato: a Toronto, Canada, per il Toronto Film Festival dove ci sarebbe stata la presentazione del film Great Expectations.
Come attrice fu la sua prima esperienza di festival. Del cast erano presenti Ralph Fiennes, Jeremy e Toby Irvine e il regista Mike Newell.
Fu un’esperienza fuori dal comune. Interviste, fotografie, senza contare vestiti meravigliosi e make up artist. Le sembrò un sogno. Era così fiera di quel film. La critica poteva anche smontarlo e rimontarlo a suo piacimento, ma quello era il suo primo film e ne sarebbe andata fiera per tutta la vita.
Rimase qualche giorno a Toronto per poi tornare indietro. Ad ottobre entrambi partirono per gli Stati Uniti dove avrebbero dovuto cominciare a girare August: Osage County.
Quando arrivarono per la prova costumi e luci tutto il cast era presente. Benedict dovette sorreggerla per evitare di farla crollare a terra: Julia Roberts, Maryl Streep, Ewan McGregor, Chris Cooper, Dermot Mulroney e Sam Shepard in una sola stanza era troppo per il suo cuore.
Quando si presentò a Maryl Streep (che nel film sarebbe stata sua madre) le tremava la mano.
“H-hello.”
“Hi girl, nice to meet you!” la salutò la donna sorridendole “Oh, I remember you in Sherlock! Girl, you got the moves! You kicked this man’s ass! I loved your interpretation in that film!”
“Well, thank you! If I shall tell you in which film I loved you we’ll stay here till tomorrow morning!”
“I love your british accent! You really can’t understand you’re Italian!” disse Julia Roberts (nel film la sua sorella maggiore) avvicinandosi a lei.
“Hi, I’m Julia!”
“Laila!”
 “But you’re actually Ben’s girlfriend?”
“Ehm… yes. But there won’t even be a kiss, so it’s an unused luck!” rispose facendo ridere le due donne.
 
 Avrebbe interpretato Ivy Weston, la figlia di mezzo di Violet e Beverly Weston, l’unica delle tre sorelle ad essere rimasta in Oklahoma a badare ai genitori, single per il mondo, ma dopo un tumore alla cervice ha una relazione segreta col cugino, “Little” Charles (interpretato da Benedict), senza sapere che effettivamente è suo fratello.
Anche conoscere Ewan McGregor fu un colpo: la sua cotta millenaria post Mouline Rouge era davanti a suoi occhi e avrebbe interpretato suo cognato Bill Fordham.
Era un film profondo, una commedia dark. La storia di quella famiglia autodistruttiva era interessante e molto vera.
Andava d’amore e d’accordo con tutto il cast. Era diventata la mascotte del set e con Abigail Breslin, 16 anni (che nel film avrebbe interpretato sua nipote), erano le autrici principali dei vari scherzi sul set.
Una sera uscirono a ballare in un locale dopo che il regista ebbe comunicato che il giorno dopo era pausa. Si mise a fare l’idiota con Juliette Lewis in mezzo alla pista ballando una canzone che richiedeva un bel po’ di movimento. “I didn’t know you could move like that!” aveva esclamato Abigail sconvolta “Sono un mare di scoperte!”.
Partì Lean Low, una canzone degli Youngbloodz che era uscita 12 anni prima come colonna sonora del film Torque - Circuiti di fuoco. “Ohohoh!! La adoro!!”
“Mai sentita questa canzone!” commentò la ragazzina con aria interrogativa.
“Ciccia quando io mi ballavo quella canzone in camera tu nemmeno sapevi leggere!” le disse facendosi prendere dal ritmo “Giuro è la prima volta che la sento!”.
Arrivarono in pista anche Ewan e Ben “WOAH! Are we losing something?” chiese il primo.
“Yes, Laila dancing!” rispose Juliette.
Il giorno che dovettero girare la scena dove Little Charles dedicava una canzone ad Ivy fu tutto molto naturale. Tutti stavano assistendo alle riprese per vedere come i due interagivano l’uno con l’altro. Non ci misero nemmeno tanto per girarla tanto quella scena risultava così naturale.
Benedict era seduto sulla poltrona davanti alla televisione e Laila entrò in salotto “The coast is clear!”
“Not very.”
“What are you watching?” chiese dolcemente, come da copione.
“Television…” sospirò lui.
“Can I watch it with you?”
“Wish you would.” lo vide fare spazio facendola così sedere sul bracciolo.
“Are you mad at me?”
“Nope…” Le strinse la mano.
“I was trying to be brave.”
“I know…” “I just- want to let people know that I got what I always wanted and that means I am not a looser.”
“Hey, hey!” lo vide girarsi verso di lei con un’espressione da cucciolo abbandonato che le fece uscire la battuta dal cuore “You’re my hero…” gli disse guardandolo dolcemente.
Benedict la ricambiò con un sorriso raggiante alzandosi dalla poltrona.
“Come here, I wrote it for you.” Si sedette sullo sgabello davanti al pianoforte e la invitò a sedersi di fianco a lui mentre sistemava tutto. Laila si guardò attorno per vedere se non ci fosse nessuno in arrivo. Il regista esclamò “Stop! That was amazing!!” e tutto il cast se ne uscì con un “AAAAAAW” generale facendola arrossire.
“Eravate così carini!” aveva esclamato Juliet unendo le mani.
“Oh, piantantela!!” esclamò Laila nascondendo il viso nella camicia di Benedict che era scoppiato a ridere “Ladies and Gentlemen, Laila the Bear!”.
 
La produzione sapeva che durante le riprese si sarebbe dovuta recare a Londra per la premiere di Great Expectation assentandosi giusto il tempo del volo di andata, della serata e il ritorno del giorno dopo.
Dopo che tornò cominciò a notare qualcosa di strano negli occhi dell’uomo.
Era andato a prenderla in aeroporto, ma quando gli era corsa incontro saltellando non la strinse tra le braccia come al solito, con la solita foga o il solito affetto. Catalogò quella reazione come stanchezza. Ma a lungo andare c’era sempre qualcosa che non le quadrava. Qualcosa che non riusciva a catalogare.
Nonostante le varie domande quando alla sera erano da soli in camera, non riusciva ad estorcergli nulla, riuscendo ad ottenere solo risposte come “Va tutto bene, è solo una tua impressione.”
Ma qualcosa non andava, ne era sicura. Un giorno aveva pure trovato Ewan e Ben parlottare da soli e l’uomo sembrava alquanto preoccupato. Non l’avrebbe mai fatto ma si mise davvero dietro il muro ad origliare, ma i due parlavano a voce troppo bassa “What the hell are you talking about?” gli aveva chiesto Ewan con una voce strozzata “I know, but I’ve been thinking about it for long…” “You are crazy. Why?” Ma non era riuscita a cogliere nient’altro della conversazione dato che avevano abbassato il tono ancora di più.
Una notte gli si era avvicinata sotto alle coperte, abbracciandolo e cominciando a fargli i grattini sui capelli. Quella sera era particolarmente ispirata, gli ormoni erano a mille e non succedeva da un po’, quindi il bisogno di “coccole” era aumentato a dismisura.
Non voleva risvegliarlo troppo bruscamente quindi aspettò che si riscosse dal sonno “Laila… che c’è?” le chiese girandosi verso di lei con espressione più svogliata che assonnata.
“Ben… che te ne pare se io e te…” e lasciò  a metà la frase sorridendogli “No, non ho voglia. E poi è l’una di notte. Domani dobbiamo lavorare.” Decretò bruscamente voltandole le spalle “Ma è da una vita che non lo facciamo!” “Ho detto che non ho voglia. Buonanotte.” E con quello il discorso fu chiuso.
Benedict era strano. Troppo strano per i suoi gusti. Non era mai stato così in un anno di relazione. Doveva avere risposte. Le esigeva. Ma non riusciva ad ottenere nulla… Quando un giorno, finite ufficialmente le riprese, Laila lo mise all’angolo.
“Benedict Timothy Carlton Cumberbatch ora mi vuoi dire che diavolo hai da un mese a questa parte?” gli chiese rientrando il camera e chiudendo la porta.
“Nulla.”
“Ben, mi sono fatta andare bene questa risposta per UN mese. Mi sono ufficialmente stancata e sai che sono una delle persone più pazienti di questo pianeta. Stiamo insieme da un anno oramai… Benedict, cosa c’è?” gli chiese prendendogli il viso tra le mani, portandolo a guardarla negli occhi.
“Io… mi sento un imbecille.” Commentò lui togliendosi dalla sua presa.
“TU? Io… io mi sento impotente! Non mi parli, non ti confidi! Cazzo, sono sempre quella di quando siamo venuti in Oklahoma! Ma cos’hai?!”.
L’uomo era alla finestra, guardava fuori. Era qualcosa che si sentiva dentro e doveva tirarla fuori o sarebbe esploso “Laila… io voglio finirla qui.” Disse, la voce normalmente profonda ora sembrava venire dal fondo della terra.
“C-cosa?” sussurrò lei. Sentiva le gambe cedere, il pavimento della camera crollarle sotto i piedi. Non poteva essere vero. Non aveva detto davvero quello che le sembrava di aver sentito.
“Laila, voglio finirla qui. Non posso andare avanti in questa maniera.”
“Ma perché? Che è successo?”
“Non è successo nulla.”
“Allora che ho fatto?”
“Non cominciare a colpevolizzarti.”
“Benedict, non mi sto colpevolizzando, sto solo cercando di capire che diavolo sia successo per farti cambiare idea su di noi.”
“Non cominciare a piangere, ti prego.” Le disse andando verso di lei. Non si era nemmeno resa conto che il panico aveva cominciato a farle uscire lacrime dagli occhi.
“Non s- oh. Bè, mi stai dicendo che vuoi troncare con me il panico può anche salirmi no?” commentò stizzita spostandosi da lui.
“Laila, capiscimi… tu sei molto più giovane di me e hai appena cominciato la tua carriera… non posso bloccarti.”
“Bloccarmi? Ben, questo discorso non sta né in cielo né in terra.”
“Laila, ho dieci anni in più di te. Sono quasi ai 40 anni e tu nemmeno ai 30. Hai una carriera splendida alle porte e io sono qui solo a metterti i bastoni tra le ruote.”
“Ma B-” “No, ascoltami. Tu sei meravigliosa, sei una persona bellissima, la donna più bella sulla faccia della Terra, e io non ti merito.”
“Ma non ha senso!! Tutto questo discorso non ha senso. Tu non meriti me? Ma che diavolo stai dicendo??”
Benedict cercò di prenderle la mano ma la ragazza si levò con un gesto di stizza “NO. GOD DAMN IT. You are the BENEDICT FUCKING CUMBERBATCH. Al limite sono io a non meritare te! Dimmi ‘non ti amo più, sei una persona insopportabile, non ti sopporto più, ho superato il limite, sei talmente acida che al tuo confronto uno yoghurt al limone scaduto è zucchero, ti ho piantato un palco di corna allucinante’ e crederei molto di più ad una scusa del genere piuttosto a quello che mi hai detto tu!” gli sbraitò contro. Rimase a guardarlo mentre, inerme, le restituiva lo sguardo.
“Lo so che per te non avrà senso, ma non me la sento più…” le disse abbassando lo sguardo.
Laila cacciò indietro le lacrime e si raddrizzò. “Bene. Come vuoi tu allora. Io e te non stiamo più insieme.” Prese il libro che stava leggendo e aprì la porta.
L’uomo cercò di fermarla “Laila-” “NON - STIAMO - PIU’ - INSIEME.” Urlò lei fulminandolo. Si chiuse la porta alle spalle uscendo dalla camera, diretta verso le scale per scendere dall’ascensore. Non si accorse nemmeno che aveva cominciato a correre, fiondandosi a rotta di collo giù per le scale. Ad un certo punto andò a sbattere contro qualcuno.
“Hey, darling? What happened?” le chiese Maryl guardandola preoccupata. Si accorse di star singhiozzando “M-Maryl…” balbettò prima di abbracciarla e crollare in un pianto dirotto.
“Ehy! Sshh… cara, che è successo? Perché stai piangendo così?”
“Mi ha lasc-hic!-ata… ecco, mi-hic è arrivato sto caHICzzo - fanculo - di singHIChiozzo!!”
“Oh God. WHAT?? Ok, you’re staying in my room tonight!”
“But-” “But what? Where were you planning to stay? On the reception’s sofas?? Oh come on! You’ll stay in my bedroom tonight.” Le disse asciugandole una lacrima “Thank you Maryl…”.
 
La mattina dopo tornò in stanza per cambiarsi e per finire di sistemare la valigia.
Benedict era già sveglio “Che stai facendo?” le chiese  guardandola armeggiare con la valigia in reggiseno e mutande.
“Ho il volo questo pomeriggio. Mi sto preparando per tornare a casa.” Gli rispose tirando fuori un paio di jeans, le converse e una maglietta a maniche corte. In Oklahoma faceva un caldo assurdo.
“Pensavo ce l’avessi domani…”
“No. È questo pomeriggio. LA, poi casa.” “Ah.”
Rimasero in silenzio mentre lei si rivestiva. Benedict la guardava, osservando ogni gesto. “Stanotte non sei tornata.”
“Ho dormito in camera di Maryl.” Gli rispose secca infilandosi la maglietta. Preparate le cose da mettere nella sua mega borsa che sarebbe valsa come  bagaglio a mano chiuse la valigia.
“Dont’ go.” Le disse prendendole la mano prima che uscisse dalla camera. “Are you regretting your decision?”. Ci pensò un attimo prima di rispondere “Nope. But don’t go.”
Laila lo guardò negli occhi. Lo amava da morire. Voleva gettargli le braccia al collo e dargli il bacio d’addio ma sapeva che avrebbe solo fatto peggio. “Goodbye Benedict…” gli disse trattenendo le lacrime. Gli strinse la mano per poi lasciarlo andare, uscendo dalla porta della camera.
 
::::::::::::ANGOLINO DEL DISAGIO::::::::::::
taddaaaaaaaaa!!!! Ed ecco come promesso nello scorso capitolo… un Grizzly bello grosso è arrivato XD
Che dire… sarà ufficialmente finita per Ben e Laila? Che ne penserà Tom?
Cosa succederà dopo che Laila tornerà a casa?
Sono domande a cui risponderò…
….
….
Tra 3 settimane! ^_^” ragazze, io andrò in vacanza e non tornerò fino a sabato 27!
 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero di leggere i vostri commenti!
Un enorme grazie di cuore a chi ha seguito assiduamente tenendomi compagnia e… ci risentiamo a fine agosto!! <3
Vi voglio un sacco bene, Lalli :3

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Capitolo 17
*** 17. Rehab ***



 
−CAPITOLO 17−
“Rehab”
 
 
Tom era tornato dall’Islanda dopo che ebbe finito di girare Thor the Dark World. Arrivò in casa e, prima di entrare in casa guardò le finestre del palazzo di fianco. Appena vide le tapparelle alzate delle finestre che conosceva mandò un messaggio a Laila:
L’uomo guardò il cellulare più volte. Riferimento a Bridget Johnes. “Oh no, che diavolo è successo?” commentò. La conosceva tamente bene da sapere che certi riferimenti a quel film implicavano solo una cosa. Finì di smontare le valige e fece partire la prima macchinata per poi scendere le scale, uscire dal palazzo e suonare al citofono della ragazza. “Chi è?” rispose una voce che sembrava arrivasse dall’altro mondo.
“Sono Tom. Aprimi!”
“Tom…”
“It’s freezing cold outside. Open the door.” Le disse con tono perentorio. La sentì sbuffare, ma il portone si aprì. Prese l’ascensore e salì all’ultimo piano. Arrivato davanti alla porta dell’appartamento bussò. La porta si aprì poco dopo svelando una Laila in pigiama di pile, vestaglia, capelli sporchi arruffati e occhiaie profonde. Ma quello che lo colpirono di più furono gli occhi. Devastati, tristi, disperati.
“Laila che è successo?” le chiese accarezzandole una guancia. Vide gli stessi occhi riempirsi di lacrime.
Chiuse la porta di scatto e l’abbracciò stretta “Tom, I’m hideous…” gli disse singhiozzando per le lacrime mentre la stringeva forte dandole uno dei suoi soliti abbracci da orso.
“I don’t care. What happened dear?”. Dirlo le causava ancora troppo dolore “Ben mi ha lasciata.” Confessò mentre grosse lacrime le rigavano le guance.
“What?? When?” esclamò sconvolto.
“Right after we finished filming…” “So-” “A little bit more than a week ago.” “And-” “I haven't been going out since I came home.”
La guardò, prendendole il viso tra le mani. Non l’aveva mai vista in quello stato. Sembrava anche essere dimagrita. Le guance erano scavate e il polso era quasi più fine del solito “Are you eating?”
“Chips.”
“Real food.”
“Tea.”
“A proper meal.”
“Nope.”
Respirò a fondo. “Ok, you need help. Come with me. Now you’ll have a shower.”
“Can’t I just stay forever like this like Ms. Havisham?”
“No way. And for a good amout of reasons. But at least you haven’t lost your sense of humor.”
“That wasn’t humor… it was a serious thought.” Tom alzò gli occhi al cielo prendendole poi le spalle e portandola verso il bagno.
“Now you’ll have a shower. And don’t even think about complaining.”
“But you said you didn’t care!!” gli disse lamentandosi mentre lui apriva l’acqua della doccia.
“This isn’t not caring, this is hygene! And now undress yourself. If you don’t, I will. Your naked body isn’t unknown to me.”
“Oh, shut up. I will do it myself.” Gli disse cominciando a togliersi la vestaglia. Tom le stampò un bacio sulla fronte “Ti voglio bene…” per poi uscire dal bagno lasciandola da sola. Si spogliò e quando l’acqua divenne calda qualche secondo dopo entrò, facendo sì che l’acqua calda le inondasse la pelle. Effettivamente aveva bisogno di lavarsi. Il suo senso di igene era scomparso appena aveva messo piede in casa una settimana prima. Quando spense l’acqua dopo aver finito di lavarsi la porta del bagno si aprì facendo entrare l’uomo nella stanza con in mano una pigna di vestiti.
“Blow dry your hair, or you’ll take the flu.” Le disse con tono amorevole appoggiando i vestiti sul piano asciutto vicino al lavandino “Ok…”
“Do you need some help?”
Laila ci pensò un attimo “Yes, please…”. Tom le sorrise dolcemente porgendole piano i vestiti, aiutandola ad allacciarsi il reggiseno e le asciugò pure i capelli fino a quando non furono completamente asciutti.
“Quanti chili hai perso? Ti stanno larghi i jeans…” commentò guardandole la vita.
“Non lo so, ma se proprio vuoi saperlo non m’interessa.” Gli rispose distogliendo lo sguardo da lui.
“Hai bisogno di mangiare qualcosa. Hai fatto la spesa?” “No.” “Ok, mettiti gli stivali e il giubbotto. Andiamo da Tesco e ti riempiamo il frigorifero.”
Le ordinò con tono autoritario. Non ci tentò nemmeno a protestare: sapeva perfettamente che quando faceva così non avrebbe accettato un no come risposta. Si infilò gli stivali invernali e il gubbotto pesante. Tom prese la sciarpa scozzese e le coprì il collo, poi si infilò il giaccone ed entrambi uscirono di casa.
Il carrello era stracolmo di cibo sano che le fece comprare, proibendole categoricamente il cibo spazzatura, e tornando a casa ebbero due borse piene ciascuno. Tom stava cucinando per entrambi dato che era oramai ora di cena.
“L’ultima volta che hai cucinato così per me mi hai portata a letto.” gli disse sghignazzando  porgendogli il barattolo di sugo  da mettere nella pasta.
“Tranquilla che in quest’esatto momento le mie azioni non hanno doppi fini come quella volta!” le disse ridacchiando mentre versava mezzo barattolo nella pentola mettendoci poi la pasta scolata. “E poi ho un favore da rendere… tu mi hai aiutato, e io sto aiutando te.”
“Tra l’altro vuoi sapere la cosa bella? Io tra poco più di tre mesi devo girare una commedia romantica. Non sono proprio nell’umore giusto per farla.” Gli disse mentre l’uomo faceva i piatti. “Tom, non ho bisogno di un’etto di pasta.”
“Oramai l’ho fatta. E te la mangi!” la minacciò col mestolo “Mi sembri mia madre!”.
Andarono in soggiorno, mangiando sul tavolino davanti al divano (uno dei pochi mobili che aveva portato dal vecchio appartamento). “Comunque sei una brava attrice… sono sicura che ce la farai anche se non è periodo.”
“Non lo so… sono… sono distrutta, svuotata. Non credo di farcela a tornare alla vita di prima. … certo che questa pasta è davvero buona! Devo ricordarmi la marca del sugo!”
“Vero? Ma, senti… com’è che è andata?” le chiese infilzando un paio di farfalle prima di infilarsele in bocca.
“Ma è stato strano sin da quando sono tornata da Londra dopo la premiere. Non so come mai… era diventato di poche parole, a volte si chiudeva in sé stesso, aveva atteggiamenti strani. Ho provato in tutti i modi a farlo parlare ma non riuscivo a cavarne un ragno dal buco. Poi… la sera dopo la fine delle riprese siamo usciti tutti a cena e quando siamo tornati in albergo l’ho praticamente messo alle strette. Mi ha detto che non ce la faceva più e preferiva finirla.” Due grosse lacrime le rigarono le guance “Dannazione, scusami…”
“Non ti preoccupare.”
“Sembra che non sia più capace di fare altro che piangere in questi giorni!” commentò, la rabbia cominciava a montarle dentro.
“Laila, sei arrabbiata. Sfogati. Sono il tuo migliore amico e sono qui per ascoltarti.” La ragazza lo guardò: era l’unico uomo disposto ad ascoltarla in quel momento e l’unica persona con cui voleva sfogarsi. Lasciò uscire tutto, tutta la sua rabbia, tutta l’amarezza che si portava dietro dopo quella sera, la sua disperazione. Gli raccontò com’era andata, cosa le avesse detto. E ad un tratto si trovò nuovamente stretta tra le sue braccia.
“E il problema è che lo amo da impazzire! Mi manca e non lo sento da poco più di una settimana! Abita dietro l’angolo e muoio dalla voglia di andare da lui, ma non posso!”.
Tom non la lasciò andare, ma continuò a tenerla stretta a sé “Ti capisco perfettamente…”
“Ti prego, non andartene stanotte.” Gli disse, il viso nascosto nel suo petto.
“Non me ne vado, tranquilla. Non ti lascio sola questa notte.” Sussurrò baciandole la testa. Aspettò che si calmasse un po’ per poi porgerle un fazzoletto di carta “Forza, asciugati le lacrime e soffia il naso… ecco, brava. E ora mangia la pasta.”
“Non ho fame…”
“Se non mangi stanotte non rimango.” le disse “Ehy, questo si chiama ricatto.” Commentò asciugandosi gli occhi “Lo so! Quindi mangia.”
“Cambierò come ti ho salvato sul cellulare. D’ora in poi sarai il Sergente Hartman!” commentò facendolo ridere.
“Mi piace! Forza, mangia! Non ho alcuna intenzione di buttar via nemmeno una farfalla!”.
 
Quella notte rimase da lei, dormendole di fianco. Anche se non gliel’avesse chiesto sarebbe rimasto lo stesso. Era distrutta, sfiduciata, vuota. E vederla in quelle condizioni lo distruggeva. Lei era quella sempre sorridente, colei che affrontava i problemi a testa alta e che si faceva abbattere davvero da poche cose. Non sembrava più nemmeno lei.
Quando si svegliarono la mattina dopo la vide in condizioni migliori del giorno prima. Almeno le occhiaie erano diminuite e gli occhi meno arrossati.
“Buongiorno.” Le disse togliendole i capelli dalla fronte accarezzandole poi una guancia.
“Ciao Tom… ma che ore sono?”
“Sono le 9 del mattino. Credo che tu non abbia dormito così tanto da un po’…” “Decisamente… usciamo a fare colazione? Ho voglia di pancake.”
Tom le sorrise raggiante “Assolutamente! Forza, vestiti che usciamo!” le disse sorridente. Colse al volo la proposta di uscire a fare colazione: meno lei rimaneva in casa, meno si deprimeva. Andarono in un bar in stile americano che faceva pancakes e la ragazza ordinò i pancake al cioccolato e mirtilli, mentre lui ordinò dei waffle. “Cominci ad aver fame?”
“Cavolo sì. La pasta di ieri sera mi ha aperto una voragine nello stomaco!”
“Hai intenzione di ricominciare a mangiare?” le disse mentre la cameriera portava i due piatti e il caffè.
“Sì, affamarmi non mi porterà sicuramente indietro Benedict… non ha senso farlo.”
“Vedo che hai capito.”
“Ma sarà dura smettere di provare qualcosa per lui.”
“Prima o poi passerà.” Rispose sorridendole e tagliando un pezzo di waffle. La riaccompagnò a casa e, dopo essersi accertato che non sarebbe tornata allo stato del giorno prima, la lasciò salire tranquillamente. Prese in mano il cellulare e mandò un messaggio all’amico. 
Arrivò in casa dell’amico come un toro. “Hey, hi Tom!” lo salutò sorpreso di trovarselo alla porta.
“I saw Laila.” Gli disse senza nemmeno salutarlo facendogli capire subito di cosa si trattasse.
“Oh. Yeah. I thought the visit was about that.” Gli rispose grattandosi la testa.
“Si può sapere che diamine t’è saltato in mente?” gli sbraitò contro.
“Lo so, non l’ha capito nemmeno lei.”
“No, io non riesco a capire che diavolo tu ti sia fumato durante quel periodo. Che diavolo t’è preso? L’hai mollata per non intralciarla?”
“Sì. Lei ha tutta una vita davanti e non deve sprecarla con me. Abbiamo dieci anni di differenza… e lei è ancora una bambina.”
“Sì, perché tu hai già un piede nella fossa, no? Tu hai idea di cosa stia passando quella ragazza? Sono stato con lei per tutto il giorno ieri. Sono tornato ieri pomeriggio e appena mi ha mandato un messaggio sono subito andato da lei. Sai quando me ne sono andato? Stamattina.”
“Tom, lo so perfettamente che hai un debole per Laila… E tu sei più giusto per lei di quanto non lo fossi io.”
“Benedict, io posso anche provare qualcosa per Laila e se solo fossi dotato di puro egoismo sfrutterei questa situazione a mio vantaggio, ma lei ti ama ancora.”
“Ne sei proprio sicuro?” gli chiese alzando un sopracciglio.
“Sì! ME L’HA DETTO LEI! E io sono solo il suo migliore amico. E questo sono stato per lei ieri sera… tu non hai la minima idea di come l’ho vista ieri pomeriggio.”
“Tom, non lo voglio sapere.” Disse nascondendosi il viso tra le mani, sedendosi sul divano. All’uomo dispiaceva, ma doveva andare avanti “Era distrutta, in condizioni al limite dell’umano. Non mangiava da giorni. Non puoi sapere com’era ridotta.”
“Tom, perché devi mettere il coltello nella piaga?”
“Perché così capisci di aver commesso il peggior errore della tua vita! Si vede lontano miglia che ne sei ancora innamorato dannazione!!” gli disse avvicinandosi.
“Lo so, ma non posso bloccarla. Credi che sia stata una scelta fatta al volo? Credi che di punto in bianco l’abbia lasciata? Ci ho pensato bene e a lungo. Vederla ballare e scherzare con persone più giovani di me mi ha fatto capire che con me era sprecata. Non la merito una ragazza del genere.”
“Dopo quello che hai fatto di sicuro non la meriti. Ben, tu sei il mio migliore amico, ma lasciatelo dire. Questa è stata una delle più grandi cagate che hai fatto in tutta la tua vita.”
Si fermò, convinto di tutto quello che aveva detto. Era stato duro, era vero, ma lo doveva a Laila. Benedict aveva ragione. Lui provava da tempo qualcosa per Laila, ma sapeva perfettamente che non ci sarebbe stata alcuna possibilità. Lei era innamorata dell’amico e non ci sarebbe stata lotta. Almeno questo per ora poteva farlo. Difenderla e proteggerla. Anche se non poteva amarla poteva essere la sua guardia del corpo personale… o il suo Loki conoscendo il debole che aveva per il personaggio che interpretava.
“Non puoi immaginare quanto mi manchi, Tom. Mi manca ogni minuto che passa.”
“E allora va’ da lei e dille che ti sei reso conto della puttanata che hai fatto e torna con lei prima che sia troppo tardi.”
“No. Non posso.” “E allora cazzi tuoi Ben.”
Rimase a parlare con l’amico per il resto della mattinata: era distrutto pure lui per la scelta che aveva fatto. Continuava a non capire la motivazione per cui aveva deciso di interrompere la relazione con la ragazza, ma non poteva lasciarlo a marcire nel suo brodo. Anche lui dopotutto aveva bisogno di lui.
 
Laila decise di passare le vacanze natalizie a casa. Prima di partire il 24 dicembre andò a trovare Tom, consegnandogli il regalo che gli aveva fatto per Natale.
“Ciao bell’uomo!”
“Ciao Laila, stai per partire?”
“Sì, tra 10 minuti esco per andare a Gatwick. Ma prima di andarmene… questo è per te! Buon Natale Tom.” Gli disse porgendogli un pacchetto incartato perfettamente con un bel fiocco rosso.
“Ma Laila!! Non dovevi!!” esclamò l’uomo con gli occhi che brillavano prendendo in mano il pacchetto.
“E lo apri dopo la mezzanotte! Niente scuse! Se lo aprirai prima Babbo Natale me lo dirà.” Gli disse facendogli l’occhiolino facendolo scoppiare a ridere.
“Aspetta!” Lo vide correre verso l’albero di Natale prendendo un pacchetto da sotto e portandolo a lei.
“E questo è per te. Buon Natale Laila…”
Guardò il pacchetto “Lo aprirò domattina con gli altri regali. Grazie Tom…” gli disse abbracciandolo stretto.
“Ci vediamo quando torni dalle vacanze. Torni prima di Capodanno vero?”
“Sì. Joanne mi ha praticamente obbligata di tornare prima di Capodanno così andiamo in Trafalgar Square a festeggiare! So già che mi pentirò di questa scelta!” commentò facendolo ridere.
“Ok, allora ci vediamo tra qualche giorno! Ciao…”
“Ciao Tom…” lo salutò sorridendogli e accarezzandogli la guancia. Quando la ragazza chiuse la porta dovette respirare a fondo per evitare di rincorrerla giù per le scale. “Ma perché io mi chiedo. Perché??”.
 
Arrivò in aeroporto trovando i suoi ad aspettarla “Ciao Passerotta.” La salutò la madre abbracciandola “Ciao Ma’.”
“Ehylà Stordy!” la salutò il padre passandole un braccio sul collo e schioccandole un bacio sulla testa “Ciao Papy!”
“Siamo contenti che tu abbia deciso di tornare per Natale… almeno non stai da sola.”
“No, a Natale è brutto star da soli. Poi a Capodanno c’è Joanne che mi trascinerà sicuramente a qualche festa in giro. Quindi non preoccupatevi! Dove avete parcheggiato?”
“Qui davanti! Forza, andiamo a casa.”
Anche loro sapevano di Benedict e gli dispiaceva davvero tanto. Non aveva dato le motivazioni, semplicemente aveva detto loro che era finita. Con la sorella si era sfogata al telefono e aveva sorbito le sue lacrime.
Il giorno di Natale lo festeggiarono a casa della nonna paterna con tutti i parenti da parte di suo padre. Sapeva che le domande sarebbero arrivate e aveva chiesto alla sorella di non abbandonarla durante la giornata. Ma la mattina di Natale seguirono la tradizione dello scarto dei regali. Laila aveva portato regali per gli amici e per la famiglia (la sera prima si era vista con loro scambiandoli, evitando il discorso Benedict e lasciandolo per una sera prima di ripartire) e si era portata da Londra i regali che gli amici le avevano fatto.
Joanne (che l’aveva avvisata di non aprire il regalo in pubblico) le aveva regalato un completo intimo accompagnato da un biglietto che diceva You’re going to wear this on NYE. New year, new life! Marry Christmas Darling. I love you. Xoxo Joanne.
Dwayne e Liam, che col completino intimo non avevano voluto aver a che fare, le avevano regalato un libro di Anthony Robbins, un famoso motivatore, Awaken The Giant Within con un biglietto con scritto You need it. You’re a giant. Remember it. (ps. We don’t have anything to do with Jo’s present!!!) Love, Dwayne & Liam.
Scartò qualche altro regalo dagli amici di Londra e per ultimo scartò quello di Tom. Le prese un colpo. Era un bracciale a cui faceva il filo da anni e Tom l’aveva preso per lei. Aveva aggiunto quattro charms: il libro delle favole, il Big Ben, una teiera e un lucchetto a forma di cuore con una chiave pendente.
La spiegazione era nel biglietto con cui accompagnò il regalo.
Bene, più che un biglietto natalizio ho l’impressione che sarà un papiro. Comunque: il libro delle favole è perché lo so che nonostante tu di definisca acida sei ancora la bambina che guarda i film della Disney con gli occhi che luccicano ed è per Frozen, per ricordarti che sarai sempre Elsa. Il Big Ben è per ricordarti che ovunque sarai Londra “will always be there to welcome you home”. La teiera è per i litri di the che ti bevi settimanalmente: non ho trovato il latte, altrimenti ci avrei messo anche quello :) sei una dannata inglese oramai. Il mio lavoro è finito! Mentre per l’ultimo, il cuore con la chiave, ci ho pensato a lungo… non è stato un periodo leggero, lo so, ma so perfettamente che sei forte, che ti riprenderai, e che supererai anche questa. Qualcuno ce l’ha la chiave del tuo cuore, ne sono sicuro, deve solo decidersi ad usarla. Marry Christmas Laila. Ti voglio bene. Tom.
Doveva ammettere che quell’uomo la conosceva davvero troppo bene. Lo indossò subito e mandò un messaggio all’amico.


Arrivò come risposta un messaggio vocale dall’intera famiglia Hiddleston che la fece ridere. Elisa entrò in camera sentendo il macello “Ma cos’è stato?”
“Nulla! È Tom che è a casa sua per Natale e tutta la famiglia deve avergli fregato il telefono e hanno mandato un messaggio vocale!”
“OOOOh!! Salutami Tom!! Anzi, dammi il telefono!!” le prese l’iPhone di mano e mandò gli auguri a Tom.
Si ricordava ancora quando l’aveva visto per la prima volta quando era salita a Londra per trovarla: abitava ancora nel vecchio appartamento e l’uomo era sceso per chiederle qualcosa. Appena l’aveva visto si era comportata tranquillamente salutandolo e presentandosi e poi, quando se n’era andato, l’aveva guardata con gli occhi completamente spalancati esclamando “PORCA TROIA!!” facendola scoppiare a ridere.
Hi Elisa!!! “Oh, mi ha appena salutato Tom Hiddleston!!” gongolò la sorella andando all’armadio cercando di vedere come vestirsi per andare dai nonni.
Laila si era inglesizzata talmente tanto che si mise un meraviglioso orribile maglione natalizio, enorme, con vari pupazzi di neve comprato da Primark che le arrivava sotto al sedere, un paio di leggins neri con degli inserti in simil pelle e un paio di stivali a caso neri.
 Per far contenta sua madre si era truccata giusto il poco per essere in condizioni presentabili. “Proprio quel maglione ti devi mettere?” le aveva chiesto sua madre prima di uscire.
“Sì. In Inghilterra sono tradizionali. È orribile, ma è meraviglioso!”
“Sarà!”.
Come previsto i parenti partirono con le domande del perché Benedict non fosse venuto in Italia, se fosse successo qualcosa, se avessero programmi. La risposta che bloccò ogni altra possibile domanda fu “Ci siamo lasciati. Non siete contenti? Sono tornata ad essere la zitella di casa.”
Decise di dire la verità per evitare ulteriori domande imbarazzanti.
Ad un certo punto, una delle sue zie la portò fuori sul pianerottolo coperto e le offrì una sigaretta “Ti serve.”
“Grazie zia…” le disse accettando la sigaretta e accendendola dall’accendino della donna.
“Dio, non toccavo una sigaretta da più di un anno.”
“Periodo perfetto per le cene in famiglia con domande imbarazzanti, vero?”
“E come no!”.
La madre uscì sul balcone “Laila- stai fumando?!”
“Capita! Soprattutto in questo momento.” Le rispose espirando.
“Antonia se le fai venire il vizio del fumo ti corco!” minacciò la cognata.
“Oh, per una sigaretta! Poi figurati se la signorina qui si attacca alle sigarette.”
“Fidati ma’ che per smaltire oggi e domani dovrò farmi la maratona! Se comincio a fumare davvero addio fiato!” disse rassicurando la madre che rientrò in casa.
 
************** ANGOLINO DEL DISAGIO***************
Eeeeeeeed eccomi di ritorno! XD
Con il capitolo, spero, tanto atteso!! :D
Le vacanze sono andate, dopo due giorni di lavoro me le sono già dimenticate T_T ma ritorno a voi a pieno ritmo! u_u

Spero che vi sia piaciuto, e spero dii sentire qualche vostro parere al riguardo! 
Un grazie enorme a voi che perdete qualche minuto del vostro tempo a leggere seguendo le mie elucubrazioni mentali <3

Vi voglio un sacco bene e al prossimo aggiornamento! <3
un bacione, Lalli :3
 

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Capitolo 18
*** 18. Capodanno e crisi esistenziali ***


CAPITOLO 18−
“Capodanno e crisi esistenziali”
 
 
Passato Natale rimase ancora qualche giorno a casa, tornando a Londra il 29 sera.
Qualche giorno prima era a casa di Rebecca con Luisa e stavano parlando di Benedict.
“Ma ti ha davvero mollata per una scusa così idiota?” le disse Luisa sconvolta.
“Sì.”
“Bè, anche io mi sento così con Valerio, ma non lo mollerei mai per una cosa simile.”
“Tu fallo davvero che appena lo so torno da qualsiasi parte del mondo sono e le prendi!” la minacciò Laila con la fetta di pandoro che stava mangiando.
“Detto con una fetta di pandoro in mano sei davvero minacciosa.” Le disse facendo scoppiare a ridere le due.
“E poi ti pare?!” Quando si fu ripresa disse “Comunque boh. Non lo sento da quando ci siamo lasciati.”
“Non vi siete fatti nemmeno gli auguri di buon Natale?” chiese la più grande delle tre.
“Sì, un buon Natale senza nessun ciao o faccine varie. Ma non credo che conti come ‘sentiti’. Fortunatamente in queste settimane sono riuscita a non vederlo anche se abita praticamente dietro l’angolo. Ci scommetto quello che volete che Tom ci ha parlato.”
“Bè, è anche il suo migliore amico. L’avrà fatto sicuramente.” Le ricordò Luisa “E poi come è rimasto con te per tutta la notte… così carino, così coccoloso. Si è preso cura di te in quella maniera così dolce. Per me gatta ci cova!”
“REBECCA!! Ti ricordo che stai parlando di Tom.”
“E allora? Va che è uomo pure lui! Tra l’altro io ancora non ho capito come hai fatto a resistere alla tentazione quando ti si è parato davanti casa nudo e completamente ubriaco.”
“No, perché io questa cosa non la sapevo?! LAILA?!” esclamò Luisa shockata.
“In breve: si era appena mollato con la ragazza, era completamente ubriaco e si è parato davanti la porta di casa come mamma l’ha fatto. Non potevo abusare di lui. E poi al tempo stavo ancora con Ben!”
“Mi deludi.”
“Comunque fidatevi che il cervello mi s’è staccato quando l’ho visto e ho dovuto chiamare a raccolta la mia fedeltà e il mio buonsenso che stavano brutalmente facendo le valigie.”
“Che poi… è vero che ci sei finita a letto?”
“Sì, un anno e mezzo fa’. Ma io non avevo la minima idea che fosse fidanzato. Quindi Reby non guardarmi male.” Disse all’amica che già si stava preparando a cazziarla.
“E Susannah non l’ha mai scoperto?”
“No! Io non gliel’ho mai detto e Tom men che meno credo!”
“Comunque per me gatta ci cova. Ti ha pure regalato il bracciale!”
“Smettila di mettermi pulci nell’orecchio! È Tom. Il mio migliore amico! E per me, anche se è un figo pazzesco, è pressoché asessuato!” esclamò facendo scoppiare a ridere le due amiche.
“Questa potevi risparmiartela!”.
 
La mattina del 30 il telefono cominciò a squillare inesorabilmente. In totale coma emerse dai piumoni morbidi e caldi del letto matrimoniale andando a tentoni prendendo il cellulare che vibrava sul comodino. Lo staccò dalla corrente e rispose con una voce che sembrava venisse da un altro mondo. “Pronto?”
“Minchia che voce! Stavi dormendo?” esclamò una voce talmente squillante da farle allontanare il telefono dall’orecchio.
“No Joanne, stavo facendo le prove del mio funerale. Sì. Stavo dormendo e dato che non ho alcuna intenzione di alzarmi dato che sono in una posizione comoda e il piumone non è mai stato così soffice ti saluto.” Le disse quasi chiudendo la chiamata.
“Aspetta! Questo pomeriggio tu sei impegnata.”
“No.”
“Sì, invece.”
“Ti dico di no!”
“Sì, hai un impegno con me.”
“Da quando?”
“Da ora. Si va a cercare un vestito per domani sera!”
“Non posso fingere una malattia improvvisa? Che ne so… il vaiolo, il colera, l’aviaria, la rabbia, le piattole…”
“No. Piantala di fare la cretina! Domani sera è l’ultimo dell’anno, quindi si festeggia e smettila di fare la cariatide! Ci vediamo questo pomeriggio! Ti passo a prendere alle 3!” e attaccò la chiamata senza aspettare che lei le rispondesse. Sempre nella posizione comoda lasciò il cellulare sul comodino e guardò l’ora: non erano ancora le 10. Poteva dormire ancora per qualche ora.
 
Puntuale come un orologio svizzero Joanna si presentò a casa sua. “Forza!”
“Certo che sei rompiballe.”
“Eddai, magari cucchi pure!”
“Senti ma Liam, quel povero cristo che ti sopporta, è davvero disposto ad avermi dietro stile palla al piede?”
“Oh, Liam ha insistito che tu venissi stasera! Tra l’altro ho parlato anche con Tom e ci sarà anche lui con altri suoi amici! Andiamo a Mayfair ad una festa e poche balle. Quindi mettiti le scarpe e usciamo a comprare qualcosa da metterti.”
“Ma ho io già una svalangata di vestiti! Posso mettere quello che ho messo a Toronto al TIFF? Era figo! Altrimenti non lo metto più!”
“E va bene!! Però accompagni me a fare shopping!”
“Ecco. Al limite io mi compro altro ma non per stasera.”
“Ti pareva se non dovessi comprare qualcosa lo stesso!”
“Piantala che non ti dispiace se ti faccio compagnia!”.
 Infine Laila optò per indossare il vestito del Tiff e un paio di scarpe che si era comprata un po’ di tempo prima (uno sfizio che voleva togliersi da anni e ora grazie alle sue entrate poteva permettersi) che quando Joanne le chiese dove fosse il rosso le fece ricordare la suola “Oh giusto!”.
 Joanne prese un vestito rosso senza maniche tutto svolazzante che le arrivava sopra le ginocchia, mentre lei comprò altre cose che sicuramente non avrebbe messo la sera dopo ma nella vita normale.
 
Il giorno dopo squillò il cellulare. Guardò chi la stesse chiamando, sorrise e rispose “Sto cercando di conquistare Midgard, ma dimmi pure!”
Dall’altra parte sentì silenzio per un paio di secondi per poi sentire il tono da psicopatico di Loki in The Avengers “Possiamo collaborare. Dimmi i tuoi piani, ma ti avverto: non sono molto incline a dividere il potere…”
“Non preoccuparti Loki, posso essere il tuo generale. Mi posso accontentare di quello.”
“E se dovessi proporti altro?”
“No, Tom, non continuare che altrimenti mi parte la fangirl.” Gli disse facendo scoppiare a ridere l’amico dall’altra parte.
“Allora, stasera ti faccio da cavaliere?”
“Guarda, stavo pensando di fingermi ammalata, ma credo che la scusa del colera sia poco credibile e Jo potrebbe venire a prendermi a casa di peso!”
“Eddai, è l’ultimo dell’anno! Non puoi passarlo da sola! Sono da te per le 10.30 e niente scuse.”
“Te e Joanne dovete smetterla di essere in combutta contro di me!”.
 
Alla fine si preparò per le 10.30. Quando Tom la passò a prendere era già pronta e stava aspettando che arrivasse a prenderla. Indossava il vestito nero in pizzo che aveva indossato a settembre al TIFF, delle Loubutin con disegni cinesi e si era truccata in versione anni ’50 con eyeliner e rossetto rosso.
“So Joanne won’t complain!”
“Well, if she will she’ll be drunk! You’re beautiful.” Commentò l’uomo facendo scorrere lo sguardo su di lei facendola arrossire.
“Thank you Tom. And you’re suited up!”
“Yes! It’s New Year’s Eve after all!”.
Arrivarono al locale in metropolinana dato che essendo l’ultimo dell’anno alle macchine nella zona centrale non era permesso circolare per una certa fascia oraria. Fuori dal locale Joanne, Liam, Dwayne e Angela (la sua fidanzata) li stavano aspettando insieme agli amici dell’uomo “Guys, I don’t know if you remember Laila!”
“Oh yes! Hi!”
“Hello!” la salutarono le persone del gruppo. Li aveva visti qualche volta e ricordava la metà dei nomi ma andava bene così: entro sera sicuramente avrebbe fatto fatica a ricordarsi il suo.
Doveva ammettere che si stava divertendo. Era in mezzo alla gente, con persone a cui voleva bene e con le quali avrebbe effettivamente voluto passare quell’ultima notte dell’anno. Tom la stava facendo ballare tantissimo e continuava a ridere. Non si erano mai trovati entrambi single. E Tom single era davvero epico.
Ad un tratto tutti uscirono dal locale con un bicchiere di champagne in mano andando verso un punto della strada in cui il London Eye, completamente illuminato di blu, si vedeva bene.
“It’s almost midnight!” sentì esclamare da persone che si stavano avvicinando.
“Are you ready?” le chiese Tom sorridendole raggiante.
“Can’t wait.” Gli rispose, gli occhi fissi verso l’enorme ruota panoramica. Il conto alla rovescia partì “8…7…6”. Erano gli ultimi secondi di quell’anno. Chiuse gli occhi e tutto le passò davanti: La Dodicesima Notte, la sua prima standing ovation, la sorpresa per Ben a Los Angeles, Now You See Me, sapere che avrebbe fatto parte della famiglia Disney, la meravigliosa vacanza, il suo primo festival, la premiere di Great Expectations, girare Osage County con i suoi idoli una vita, l’ultima parte dell’anno e Ben.
Chissà dov’era in quel momento.
“3…2…1…” il Big Ben scandì la mezzanotte facendo levare un boato dalla folla in Trafalgar Square e da tutta Londra. Si abbracciarono tutti, facendosi gli auguri di buon anno. Nello stile dei migliori film di Capodanno, tutti attorno a loro si stavano baciando.
Tom fu l’ultimo a cui fece gli auguri “Buon anno Tom.” “Buon anno, Laila.” “Porta davvero fortuna?” “Provarci non guasta.” le rispose facendole l’occhiolino provocandole una risata.
Le prese il viso tra le mani e appoggiò le labbra sulle sue. Era una vita che non succedeva più ed era stranissimo: stava baciando il suo migliore amico. Rimasero abbracciati guardando lo spettacolo pirotecnico più bello che abbia mai visto con Tom che la teneva al caldo. Era un momento pieno di aspettativa, di speranza per il futuro e nella sua testa espresse un desiderio.
Addio 2012. Benvenuto 2013.
 
Quando si risvegliò aveva un cerchio infernale alla testa.
Aveva bevuto troppo, lo sapeva.
Per tutto quel tempo si era tenuta ben a distanza dall’alcool perché sapeva che avrebbe esagerato in caso l’avesse avuto sotto mano, ma la sera prima doveva averci dato dentro.
Mugugnò infastidita, incrociando le braccia sul viso. Aprì gli occhi ancora incrostati di sonno uno a uno a fatica cominciando a stirare ogni muscolo possibile del suo corpo. Si sentiva leggermente indolenzita in una certa parte, ma comunque in pace dei sensi.
Ma che diavolo?! Si guardò di lato sorridendo sorniona, fino a quando non notò una cosa importante.
CAZZO CAZZISSIMO CAZZO!!! Pensò mettendosi una mano sulla bocca per evitare di urlare.
No no no no no!! Che diavolo è successo stanotte? Perché non me lo sono ricordato!? Si guardò attorno e notò che non era a casa sua, ma bensì nella camera di qualcunaltro.
Vicino a lei, ancora nel mondo dei sogni e con un’espressione beata sul viso, Tom era sotto le coperte che se la dormiva tranquillamente. Si rese conto di essere nuda come un verme. Diede una sbirciata sotto il piumone per arrossire violentemente e mettersi le mani sulla faccia. Oddio. Oddio. Laila respira. Profondamente!! Ecco perché eri indolenzita, piccola infame. Pensò guardando sotto le coperte. Perché io non mi faccio i fatti miei, eh? Perché? Ecco. Lo sapevo. Cominciano arrivare i sensi di colpa. Ma che poi sensi di colpa per cosa? Lui è libero e lo sono pure io. Laila piantala.
Si voltò nuovamente verso l’uomo. I riccioli biondi scompigliati, le ciglia lunghe, l’espressione beata. Piano piano cominciarono a venirle flash della notte passata e si ricordò tutto.
Dio… pensò passandosi una mano sulla faccia.
“Buongiorno…” sentì mugugnare di fianco a lei. Si voltò di scatto “Buongiorno a te…”
“L’abbiamo combinata un’altra volta.” Le disse sorridendo stropicciandosi un occhio col palmo della mano.
“Oh sì.” gli disse passandogli una mano tra i ricci.
“Almeno questa volta non dobbiamo rendere conto a nessuno.”
“Esatto. Siamo adulti e vaccinati.” E completamente senza cervello finì nella sua testa.
“Ma che ore sono?” le chiese stiracchiandosi.
“Aspetta, fammi controllare.” Guardò la sveglia e sgranò gli occhi. “OH GOD.” “What?” “We have two chances: 1) your clock is broken. 2) we really slept till a quarter to 4.”
“I think the second one. We came back home at 6 this morning, I think and… the last time I looked at the watch before sleeping it was almost 8 a.m.”
“Woah.” Commentò Laila sbattendo le palpebre per poi arrossire smodatamente quando il suo stomaco brontolò facendo scoppiare a ridere Tom.
“Are you hungry?” le chiese ridendo di cuore.
“Nope, I have a lion in my belly.” commentò lei sarcasticamente per poi mettersi a sedere “Come on. I need food!” commentò coprendosi il seno col lenzuolo.
“Fa’ poco la pudica, che stanotte sei stata tutto tranne che quello.” Le disse l’uomo con un sorrisetto sulle labbra beccandosi poi una cuscinata in piena faccia.
“Ma come osi?” le disse prendendole il polso e tirandola a sé, ribaltando la situazione, finendo sopra di lei. Il sorriso si spense, trasformandosi in un’espressione intensa che le fece venire i brividi “Only once more… who knows if we will act crazy again.” le disse guardandola dritta negli occhi. Azzurri, luminosi, pieni di vita. Non sapeva perché si ostinavano ad affibiargli ruoli dark e personaggi complicati. Quell’uomo aveva una personalità talmente luminosa e solare che era un peccato non vederla sullo schermo.
Gli passò una mano tra i ricci, facendola poi scorrere sulla guancia.
L’uomo lo prese come un sì e avvicinò il viso al suo, baciandola appassionatamente sistemandosi sopra di lei. Lo abbracciò, risponendo al bacio. Aveva bisogno di calore umano e Tom gliene stava dando a vagonate. I loro corpi si seguivano a vicenda, come se fosse un ballo collaudato, come se si conoscessero alla perfezione… era una sensazione meravigliosa e non ne avrebbe voluto mai farne a meno. Le mani di lui presero le sue portandole delicatamente vicino alla testa così che se le stringessero a vicenda. Sapeva davvero essere delicato in certi momenti.
 
“Joanne ho fatto la cagata.” disse non appena l’amica accettò la telefonata.
“Ci sei andata a letto. Lo sapevo.” Rispose lei tranquillamente.
“Ma sarai stronza! Io ti chiamo in preda a crisi esistenziali e tu mi rispondi che sei la calma fatta persona!?”
“Eddai, Laila, era palese che sareste finiti a letto ieri sera! Tu avevi in corpo un bel po’ di alcool, lui pure. Dovevate vedervi… Te lo ricordi quando ti dicevo che tra voi due c’era una tensione sessuale che si poteva tagliare col coltello? Ecco. Era la stessa cosa della sera del Tree!”
“Oddio, davvero?”
“Giuro! E Liam conferma.”
“Ma sono in vivavoce?”
“No, ma è vicino a me e il tuo Joanne ho fatto la cagata credo l’abbiano sentito fino a Glasgow.”
“Ah. Ok. Comunque rimane il fatto che ho fatto la cagata del secolo. E dato che siamo uno più senza cervello dell’altro c’abbiamo dato anche quando ci siamo svegliati!”
“Bè, mettila così: avevi bisogno di una svolta dopo Benedict e Tom, anche se è il tuo migliore amico ed è cotto, ha colto l’occasione per farti aprire gli occhi ed allontanarti dal ricordo di Benedict. Io fossi in te gli darei una possibilità.”
Rimase in silenzio per qualche secondo “Hai parlato con la Reby? No, perché mi avete appena detto la stessa cosa.”
“Hai sentito pure lei?”
“Sì, ci sto parlando ora su Skype.”
“Oh, salutamela!!”
“Ok! Giuro, io non so che fare. Non… eddai, è Tom! Ah, ti saluta la Re.”
“Ciao!! Comunque è una persona che è cotta di te.” Precisò la ragazza.
“Ok, ma- boh, non lo so. Mi sta pure venendo il mal di pancia dall’ansia, porca Eva!”
“Calmati Laila… non devi farti venire una crisi di panico per un uomo. Conoscendolo non ti ha messo sicuramente alle strette in attesa di una risposta, no?”
“No… ma non mi ha detto nemmeno nulla.”
Joanne inspirò “Senti… vuoi che venga da te? Non credo che Liam non sia d’accordo se sto da te per qualche oretta.”
Dall’altra parte della cornetta arrivò la voce del ragazzo che esclamava “PORTATELA VIA!!” facendola scoppiare a ridere. “Ok! Allora ti aspetto. Vieni quando vuoi tanto sono a casa da sola.”
“Vuoi che ti porti qualcosa?”
“No, sono in vena di far dolci! Faccio io!”.
Attaccò la chiamata e si tirò su le maniche: quando aveva certi problemi riusciva a distrarsi solo facendo dolci.
Nel tempo che Joanne era arrivata una teglia piena di muffin al cioccolato era già in forno e stava facendo l’impasto dei suoi biscotti preferiti al miele e cannella.
“Ci stiamo dando dentro, eh?” commentò la ragazza sentendo il profumo dei muffin che cuocevano nel forno.
“Sì. Sai che mi rilassa.”
“E te li mangerai tutti?”
“No, come al solito li regalerò ai vari. Tu, Liam, Dwayne e Tom.”
“Al solito!” commentò la ragazza togliendosi il cappotto e appendendolo vicino a quello dell’amica. Si tolse le scarpe e la seguì in cucina.
“Laila, tutto a posto?” le chiese guardandola preoccupata. “No. Non è tutto a posto. Sfortunatamente non lo è.  Non lo è da inizio dicembre.” le rispose mentre infarinava il mattarello per stendere l’impasto appena tirato fuori dal frigorifero.
“Lo so che è dura, ma devi riuscire a fartela passare.”
“Il problema Joanne, è che non sono mai stata una da ‘chiodo scaccia chiodo’, e semmai dovessi iniziare proprio adesso non voglio cominciare con lui. Anche perché non voglio perderlo. Non anche lui.”
“Laila, nobody’s forcing you to do that. You have to do what your heart says. But the damage has been done. And twice, after tonight. In any case you wouln’t jump into some stranger’s arms. It’s Tom. And we all know he’s a good man.”
“Joanne, tu dovresti consolarmi, non incasinarmi ancora di più!” commentò alzando lo sguardo verso di lei e prendendo la teglia con tutti gli stampini pressandola sull’impasto per poi alzarla e vedere tutte le formine impresse.
“Figa questa teglia! Dove l’hai presa?” commentò la ragazza osservandola meglio.
“Sai che non me lo ricordo più? Ero in giro per Londra e avevo visto questo negozietto che le vendeva. Se mi ricordo dov’è te lo dico!”.
 
************ANGOLINO DEL DISAGIO**********
Eeeeeeeee salve a tutti!!!! :D
Come al solito, Laila e Tom quando non ragionano finiscono sempre a fare delle enormi scemate!! u_u
Ovviamente se non si aggiungono crisi esistenziali la cosa non è divertente XD

Mi scuso per il ritardo ma questa settimana è stata piena di impegni, e ora riesco a ritagliarmi 10 minuti per pubblicare!
Un bacione a tutti, spero vi sia piaciuto... e alla prossima! :D

Vi voglio un sacco bene <3
Lalli :3

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Capitolo 19
*** 19. Lavoro e Compicazioni ***


 

−CAPITOLO 19−
“Lavoro e complicazioni”
 
 
Nonostante gli eventi di Capodanno, Tom e Laila continuarono come prima. Sapevano entrambi di essere in una situazione di stallo totale. Tom oramai era certo di provare qualcosa per la ragazza, ma non voleva esporsi troppo (o meglio, esporsi più di quanto non avesse già fatto) per evitare di rovinare quello che c'era tra loro due, e Laila era combattuta tra il fatto che lui fosse il suo migliore amico e le pulci nell'orecchio che le avevano messo Rebecca e Joanne. Non voleva rischiare di rovinare tutto e non voleva assolutamente rischiare di perderlo.
Un paio di settimane dopo salutò tutti per attraversare nuovamente l'oceano Atlantico e l'intero continente americano per atterrare nella calda Los Angeles. Finalmente dopo mesi di attesa, sarebbe tornata negli Studios della Disney per cominciare a registrare Frozen e nel frattempo che lei sarebbe stata impegnata col film d’animazione Tom era impegnato con Luke, il suo pubblicitario e grande amico, in una missione per l’UNICEF in Guinea che sarebbe durata un paio di settimane.
 
Quando rivide Kristen Bell l’abbracciò: non vedeva l’ora di cominciare a lavorare con lei. I primi giorni furono di incontri di tutto il cast e della lettura dello script. Ci sarebbero stati varie canzoni e a lei sarebbe toccata la canzone principale del film, quella che per i produttori aveva segnato il cambio di idea di una Elsa cattiva ad un’Elsa buona, e un duetto con Kristen.
Lavorare al doppiaggio fu spettacolare. Non aveva assolutamente idea che funzionasse in quel modo. Erano in una grande stanza, in due postazioni di registrazione una davanti all’altra con varie immagini dei personaggi e di fianco a loro il disegno del personaggio che interpretavano. Elsa era meravigliosa: un personaggio complicato. E poi, dannazione, era proprio una figa! Si sarebbe divertita tantissimo ad impersonarla.
In quelle cabine di registrazione registravano i dialoghi e poteva ripetere tutte le volte che voleva la battuta fino a quando non era soddisfatta dell’intonazione che voleva darle.
Quando arrivò il momento di registrare le canzoni era emozionatissima. Aveva letto il testo della canzone e aveva parlato con i due autori a lungo, facendosi spiegare bene le loro intenzioni. Aveva provato a lungo anche accompagnata col piano e con l’orchestra fu da brividi. Quando fu il momento di inciderla per far sì che la usassero ufficialmente nel film rimase quasi tutta la giornata in quella stanza, le cuffie sulle orecchie e un disegno di Elsa vicino a lei.
Alla fine, dopo ore di prova e mettendoci tutta sé stessa, dall’altra parte del vetro li vide applaudire e saltellare abbracciati. “Direi che questa è approvata?” chiese ridendo vedendoli farle il pollice in su.
Sapeva che quel film sarebbe stato qualcosa di sensazionale, se lo sentiva.
 
Un giorno in un momento di pausa, era completamente sdraiata su uno dei divanetti mentre altri attori erano impegnati e ricevette un messaggio.
Prese in mano il cellulare e cominciò a ridere di punto in bianco “Laila, stanno registrando!” la rimproverò con poca convinzione Jonathan Groff (che nel film dava la voce a Kristoff) che ogni volta che la sentiva ridere che grugniva non riusciva a non ridere a sua volta.
“Scusami Jon!! AHAHAHAHAH!! Ma ho un amico pirla!!”
“Chi è?”
“Secondo te? Tom!”
“Hai un culo allucinante ad essere amica di Tom Hiddleston!” commentò l’uomo.
“Senti, il tuo ragazzo è quel gran manzo di Zachary Quinto. Non ti devi assolutamente lamentare!”
“Pignola!” disse alzandola per le gambe e sedendosi vicino a lei prima che lei le riabbassasse sopra di lui.
“Allacciamo le cinture di sicurezza.” Commentò lui facendola ridere ancora di più.
“Voi due!!” li rimproverarono voltandosi per fargli abbassare la voce.
“Scusate!” rispose Laila alzando le mani in segno di resa.
“Allora? Come sta andando con lui?” le chiese a bassa voce.
“Come può star andando la cosa se siamo in due continenti diversi a chilometri di distanza? E poi non ti ci mettere anche tu. Sto cercando di buttarmi nel lavoro così da evitare di pensarci.”
“Ma siete così carini… soprattutto quando vi mettete a parlare al telefono con quell’accento così inglese! Ha una voce assurda quell’uomo.” Commentò per vedere come reagiva.
Si mise le mani in faccia e disse “Sì! E fosse solo quello che ha di assurdo!”
“È quello il famoso braccialetto di Natale?” chiese indicando il Pandora al suo polso.
“Esatto… me l’ha regalato lui.”
“Possibilità che sia gay?”
“Nessuna! Ho già appurato personalm- ops.” Disse tappandosi la bocca troppo tardi.
“CO- Cosa??” le sussurrò con un tono strozzato “No, adesso vieni con me e mi racconti tutto!”
“NO!”
“Andiamo a prendere un bel gelato!”
“Jonathan, siamo a febbraio!”
“Peccato che fuori ci siano 26 gradi. Forza!” andò dai produttori che erano impegnati ad ascoltare Josh Gad impegnato a dare la voce ad Olaf. “Io e Laila per oggi abbiamo finito?”
“Sì, potete andare tranquillamente!” li congedarono con un saluto.
“Ok, a domani!!”. La prese sotto braccio e la portò fuori dagli studios andando in centro a fare un giro.
“Ho bisogno di una camicia. E mentre facciamo shopping tu mi spieghi.”
“Mica era un gelato?”
“Se vuoi mangiatelo che devi riprendere qualche chilo! Io devo rimanere un figurino.”
“Ma vai a quel paese!!”.
Rimasero in giro a parlare e a fare shopping in giro per Los Angeles. Sentiva il bisogno di un parere maschile disinteressato. E quale miglior parere di quello di un amico gay? “Hai davvero bisogno di quelle cose di MAC?” le chiese mentre uscivano dal negozio.
“Non propriamente, ma mi tirano su di morale. E comunque la storia è questa: è successo più volte, tutti mi dicono che lui è perso di me e mi dicono che dovrei dargli una possibilità. Io vorrei anche, ma ho paura di perderlo.”
Johnatan l’abbracciò “Tesoro, io non posso dire nulla dato che non vi ho mai visti insieme, ma bisogna dire che da come ne parli anche tu sei bella persa eh?”
“Un po’ sì… credo… ” commentò abbassando lo sguardo.
“Dai… questa sera esci a cena con me e Zac!” le disse convinto.
“Tesoro, io voglio un bene dell’anima sia a te che al tuo fidanzato, ma non faccio burro!” gli disse facendolo scoppiare a ridere.
 
Le riprese di Frozen durarono ancora per l’intero mese, sfociando in marzo. Quando tornò a casa nelle tre settimane di pausa prima di tornare di nuovo nell’altro continente ma quella volta a New York, trovò Tom con una proposta.
Aveva finito anche lui poco prima di lavorare e voleva staccare da Londra, da tutto e da tutti. Tranne che da lei a quanto sembrava. La proposta era molto allettante: prendere e partire al volo, farsi decine di ore di viaggio e sparire alle Hawaii per una decina di giorni.
“Ci sto, ma se la mia parte me la pago io!” gli disse puntandogli contro l’indice.
“Ahahahahaha va bene! Allora, prendi i costumi da bagno Laila. Io e te ce ne andiamo in paradiso!” annunciò portandola fuori casa andando in direzione dell’agenzia viaggi.
La partenza fu solo un paio di giorni dopo. Il passaporto e i documenti erano a posto. L’agenzia fu celere e tutto fu pronto. Fece la valigia infilandoci dentro tutte le cose che avrebbe messo per partire per una valigia al mare: vestiti leggeri, costumi da bagno, protezione solare alta (giusto per evitare che si scottasse, dopotutto doveva cominciare a filmare da lì a tre settimane una scottatura non sarebbe stata la migliore delle cose da portarsi a casa da una vacanza), infradito e dannazione quella settimana si sarebbe divertita alla faccia di chi le voleva male.
Avvisò Chris e Pandora che sarebbe scomparsa dal mondo per una settimana chiedendo loro gentilmente di non cercarla dato che sarebbe andata in Patagonia senza cellulare e, in caso avesse ricevuto chiamate da loro non avrebbe comunque risposto.
“E in caso fosse urgente?” le aveva buttato lì il suo agente facendo sì che gli rivolgesse uno sguardo incredulo.
“Cosa ci potrebbe essere di urgente ora? In una settimana non può cambiare il mondo! E comunque in caso c’è Tom! Potete chiamare lui dato che è molto più diligente di me!” gli rispose spaparanzandosi sulla poltrona davanti alla sua scrivania.
“Tom è con te? Avete capito che siete fatti l’uno per l’altra e finalmente vi siete messi insieme?” le chiese sghignazzando.
“CHRISTIAN!” lo rimproverò lei per poi ricomporsi. “No, non ci siamo messi insieme! Stacchiamo dal mondo e ce ne andiamo inculandia!”
“Ok, ma ti avviso di una cosa ora: ad agosto, ora non so ancora il giorno, mi dovranno avvisare, dovrai fare un cameo nella terza stagione di Sherlock, quindi dovrai avere a che fare con la tua vecchia fiamma. Non voglio che tu mi scappi via e non ti presenti, ok? Hai mesi per prepararti psicologicamente all’incontro.”
“Chris, ho 26 anni! Sono una donna adulta ora! E poi l’ho superata.”.
Certo Laila, l’hai superata benissimo! Raccontagli dell’ultima volta che l’hai visto dall’altra parte della strada e che sei andata ad imboscarti dietro ad una pianta per non farti vedere. O ancora meglio!! Raccontagli  dell’altro giorno quando l’hai visto entrare in un club con una stangona bionda, ti si è stretto lo stomaco e hai trascinato Joanne in bagno organizzando una via di fuga perfetta manco fossi James Bond!
Le disse la sua vocina interiore che cacciò indietro.
Piantala grillo parlante. Non sei affatto simpatico. Sorrise tranquilla all’agente “Ad agosto farò farò con calma e tranquillità un cameo in Sherlock. Assolutamente nessun problema!”.
 
Il taxi arrivò presto quella mattina. Il volo delle 10.25 per San Francisco non avrebbe sicuramente aspettato loro. Tom se l’era risa della grossa quando aveva visto per la prima volta l’ansia da partenza di Laila e aveva accettato a partire da casa alle 6 del mattino per arrivare in tempo per il check in.
Quando lasciarono i bagagli ed ebbero in mano i biglietti per passare poi i controlli di sicurezza si sentì subito meglio.
Lo guardò sorridente e sbattendo le ciglia “Tom…?”
“Sì?”
“Facciamo colazione? Io sto morendo di fame!”
“Ma non hai fatto colazione a casa?” le chiese sconvolto.
“No. Io prima delle 7.30 del mattino non riesco ad ingurgitare nulla. Ho voglia di salato… cappuccino e panino a qualcosa.”
“Mmmh, voglio proprio vedere se da Pret a Manger ti capiscono!” rise lui sistemandosi la tracolla che aveva come bagaglio a mano.
“Eddai! Su, tanto lì me lo scelgo io! Forza che ho fame!!”.
Il Boeing 747-400 usato per i voli intercontinentali era enorme e continuava a non farci l’abitudine a volare su aerei di quelle dimensioni. Fortunatamente le cabine della United della BusinessFirst erano comode e larghe: li aspettavano quasi 11 ore di viaggio.
Erano seduti uno davanti all’altro di fianco ai finestrini. Tom si era messo a leggere quando dopo un po’ alzò lo sguardo guardando la ragazza davanti a sé. Stava guardando persa il cielo fuori dal finestrino, il suo Kobo in stand by. Aveva sul viso un’espressione sognante, la guancia appoggiata sulla mano. Sorrise e la toccò dentro leggermente col suo piede “Ehy.”
Laila si riscosse dai pensieri “Oh, scusami, mi stavi parlando?”
“No, ho visto che eri in fissa sulle nuvole.”
“Ah, sì, mi capita molto spesso in aereo… non ci posso credere che entro le 7 di stasera saremo in un posto meraviglioso!!” esclamò contenta come una bambina la mattina di Natale.
“Non dirmelo! È da una vita che sognavo di andarci! E poi questa è un’occasione di vederti fare surf!” le disse gongolando fiero.
“Allora ecco perché mi hai chiesto di venire qui con te! Sei un dannato complottatore!” lo rimbeccò lanciandogli contro una pallina di carta facendolo scoppiare a ridere “Touchè!”.
Arrivati a San Francisco dovettero passare la dogana americana in entrata per poi aspettare un ulteriore paio d’ore per prendere l’aereo finale per Kahului, l’aeroporto principale dell’isola di Maui.
Ci sarebbero state altre 5 ore e mezza di viaggio da affrontare, ma quella era la tratta finale.
Laila gli crollò totalmente addormentata sulla spalla ma lui, nonostante fosse in una posizione scomoda rimase fermo per evitare di svegliarla.
Quando le hostess annunciarono di riallacciare le cinture si risvegliò di colpo “Ma…ma siamo già arrivati?”
“Ebbene sì! E hai dormito per due ore filate!”
“E sei rimasto in questa posizione astrusa per due ore?! Potevi svegliarmi!”. Scesero dall’aereo e, dopo aver passato i controlli e recuperato i bagagli, uscirono dall’aeroporto trovando l’auto che li aspettava per portarli al Wailea Beach Marriott Resort. Ora che arrivarono in hotel erano ormai quasi le 8 di sera.
 
Il mattino dopo si svegliò stiracchiandosi tra le lenzuola. Aprendo lentamente gli occhi notò che la luce già invadeva la stanza.
La sera prima avevano mangiato qualcosa e avevano fatto un giro per osservare com’era l’ambiente. Dopo una doccia veloce si erano fiondati a letto. Per evitare ulteriori tentazioni avevano optato per dormire in due letti diversi e fortunatamente ogni letto era grande quasi come il letto matrimoniale di casa sua.
La camera era effettivamente abbastanza grande da ospitare i due letti, avere una scrivania con la televisione sopra, un divano in vimini con dei cuscini morbidi, un tavolino davanti alla finestra e un bel balcone dove due sedie e un tavolino (anch’essi in vimini) stavano in attesa di essere utilizzati.
 La camera in sé era luminosa. Pavimenti e pareti chiare con particolari in legno chiaro. E i mazzi di frangipane davano un profumo meraviglioso all’ambiente. Si stiracchiò per poi notare Tom che, di fianco alla finestra aperta, se la rideva “Buongiorno!”
“Mmmh… ‘giorno! Dimmi che sono morta perché io di qui non me ne vado!”
“Siamo appena arrivati e già pensi che ce ne dobbiamo andare? Forza! Sveglia che scendiamo a fare colazione e poi andiamo al mare!”
“Come fai ad essere così pimpante di prima mattina io non l’ho ancora capito.” Commentò alzandosi dal letto in pieno stile Dracula. Si stiracchiò un’altra volta la schiena per poi bloccarsi. “Devo andare in bagno.” Decretò prima di schizzare verso la stanza poco distante dal suo letto facendolo ridere. Si mise il costume, riempiendosi già di crema (tanto conoscendosi sapeva perfettamente che quella sarebbe stata l’unica volta che si sarebbe messa la crema durante l’intera giornata) e, indossato un vestito inforcò le infradito e furono pronti a scendere.
“Oggi non ci muoviamo da qui vero?” gli chiese sperando in una risposta affermativa mentre affondava i denti in una brioche.
“Sì, per tua gioia oggi non ho intenzione di muovermi da qui!”
“Sì!!!!!”
“Devo riprendermi dal viaggio di ieri anche se credo che tu ti sia ripresa. Stanotte hai dato il meglio di te.” Le disse facendola quasi strozzare.
“Bè, lo sai che quando mi ci metto sono una segheria in piena attività!”
“Ahahahah!!”
“Ma davvero non ti ho fatto dormire?”
“No no, io ho dormito benissimo! Solo che ad un certo punto della notte mi sono alzato per bere e sembrava stessero facendo i lavori in camera!”
La ragazza si mise una mano in faccia nascondendo il fatto che stesse piangendo dal ridere “Va bè, ero stanca! Poi se hai dormito non mi sento in colpa! Quindi oggi cazzeggio brutale?”
“Bingo!” e alzò il bicchiere di spremuta d’arancia “Al cazzeggio.” “Al cazzeggio!”.
Le giornate in quel villaggio trascorsero benissimo. La spiaggia era fantastica e l’acqua nonostante fosse quella dell’Oceano Pacifico non era nemmeno tanto fredda. In meno di tre giorni aveva già preso un po’ di colore beccandosi tutti gli insulti del mondo dall’uomo che, nonostante fosse stato sotto al sole quanto lei, non era ancora riuscito ad abbronzarsi. Un giorno dove il mare era un po’ più mosso e c’erano un paio di onde aveva voluto provare a fare surf. Aveva noleggiato una tavola nel centro del resort e si era buttata in acqua ma le onde non erano soddisfacenti. Il giorno dopo lei e Tom noleggiarono una macchina e in reception si fecero spiegare la strada per qualche baia particolare o una dove si potesse fare surf. Il receptionist fu molto cortese e diede loro tantissime informazioni quando ad un certo punto disse “I’m very sorry if ask you this, but… my daughter is a big fan of yours and Mr. Hiddleston’s.”
Arrossì di botto “A fan of mine?”
“Oh, yes, she is! Is it a problem if you can make an autograph for her?”
“Of course! Not a problem!”
“I have an idea… can I use it?”
“Yes, of course!” Laila chiamò l’uomo che stava ritirando il pranzo al sacco per il mezzogiorno e, prendendo la vecchia Polaroid che aveva sul bancone l’uomo si scattò una foto con lui.
“Smile dude! … Her daughter is a big fan. I thought that a photo and an autograph can be fine!”
“Oh, she will be so happy!” disse l’uomo sorridendo. Dopo che la Polaroid si fu sviluppata completamente la girarono e la firmarono.
Partirono verso una delle baie particolari che i receptionist aveva indicato loro, ma ancora niente surf. Fecero un paio di giorni a girarsi l’isola quando finalmente un pomeriggio mentre tornavano al resort, Laila lo fece fermare ad una baia piccola. Parcheggiarono e scesero dalla scogliera bassa arrivando alla spiaggia. Non c’era quasi nessuno, solo tre surfisti che sfidavano le onde.
Uno dei tre uscì dall’acqua scansandosi i capelli neri dal viso. Dalla carnagione scura e dai tratti del viso intuì che era un hawaiano originario. Fisico scolpito nella roccia, occhi neri come ossidiana e un pizzetto che gli circondava il mento. Il braccio destro era quasi completamente ricoperto di tatuaggi.
“Maremma maiala…” commentò Laila in italiano non facendosi capire dall’uomo che certe esclamazioni non le comprendeva ancora.
“What?”
“Nothing. Oh well, look at those waves! They are amazing!!”
“Would you like to surf?”
“I’d love to! Those are the ones I used to ride in Australia! And there are some boards… but I’m sure I can’t use them.”
L’hawaiano si avvicinò “Scusate, non ho fatto a meno di ascoltarvi. Siete inglesi?”
“Yes! Hi, I’m Tom!” si presentò lui stringendogli la mano. “Hi! And you-” “Laila! Hi, nice to meet you.”
“Nice to meet you too! Can you surf?”
“A bit!” rispose lei, solo che Tom rispose “She can. Definitely. She’s just being humble.”
“Well, if you want to you can take one of those boards!”
“Can I?” gli chiese con gli occhi che per poco non diventavano stelle.
“Yeah! Come, I can give you the one that suits you best!”.
Nel frattempo anche gli altri erano usciti per riposarsi un attimo e stavano parlando con Tom. “So you come from England!” “Yes!” “Where?” “London.” “A little change of weather, uh?” “Definitely!”.
Il secondo surfista lo guardò “Is it possible that I’ve alreay seen y- oh! Got that! You’re Tom Hiddleston! Without dark hair I couldn’t recognize you. I’m a Marvel fan!”
“Ahahah I’ve always been told this!”
“And the girl there is also an actress?”
 “She’s my best friend Laila.”
“Bessan?”
“Ehm… yes. But don’t tell her I’ve told you.” Disse ridendo.
“Oh, when Jordan will understand who she is, he’ll have a heart attack. He has a huge crush on her! I think he saw Great Expectations a thousands times.” Commentò disperato uno, mentre l’altro disse “Per non parlare di Scandalo in Belgravia.”
Tom si mise a ridere “Semmai vorrete vederla sotterrarsi diteglielo!”.
La ragazza in questione arrivò saltellando con la tavola sottobraccio “Hi! Liam.” “I’m Alvin.” “Hi! I’m Laila!” “Oh, we know!” risposero in coro i due.
“Wh- Tom?!” “They recognized me.” Disse facendo spallucce.
“Oh well, I’m going to surf!”
“I’ll be watching you.” Le rispose sorridendole. Prima di correre verso la riva gli sorrise e gli fece l’occhiolino.
L’hawaiano si avvicinò ai tre “I’ve already seen that woman before. But I don’t know where.” commentò cercando disperatamente di fare mente locale.
“Oh, you saw her a milionth times.” Disse Liam osservando la ragazza adagiarsi sulla tavola e nuotare più in là verso un’onda.
“Seriously? Where?”
“Television, the screen of your computer, in your phone…”
“I don’t- OH SHIT. IS SHE REALLY…?!” “Yup!” annuirono i tre in coro “I’m an idiot.”
Laila ignara di quello che stava succedendo sulla spiaggia si sentì ricapultata indietro di più di 7 anni. In Australia, a Sydney dove a Bondi Beach per la prima volta aveva cavalcato un’onda. Ne saltò un paio. Prima affròntò le più piccole giusto per riprendere la mano, ma quando riprese la vecchia confidenza cominciò a domare quelle più alte riuscendo dopo anni a rifare il cosiddetto “tubo”. Alla fine del tubo saltò giù dalla tavola urlando “WIPEOUT!!!”.
Tornò a riva con un sorriso enorme sul viso “Hai visto Tom? Ce l’ho fatta!! Ce l’ho fatta! Il tubo!! Erano anni che non mi accadeva più!!” esclamò piantando la tavola nella sabbia e correndo verso di lui.
“Ho visto sì! Dannazione, sei davvero brava!”
“Oh piantala!” gli disse tirandogli un buffetto sulla spalla.
“Hai capito la signorina che sa fare?!” esclamò Alvin stringendole la mano “Grandiosa!!” “Ahahah! Grazie!”
“Bè, quando Jordan recupera la parola magari sentiamo anche il parere dell’esperto.”
Lo prese in giro Liam facendo sì che l’amico lo guardasse male “Asshole. Well, woah! Not bad for an occasional surfer!”
“Thank you so much!” disse inchinandosi appena. Rimasero sulla spiaggia per un po’ parlando coi i tre surfisti e prima che se ne andassero Jason, arrossendo, chiese se poteva fare una foto con lei.
“Oh, ehm, sure!”
“I’m sorry, but I’m actually a big fan of yours!”
“Well, on may Now You See Me will be released! I think you’ll like it!”
“He knows!” esclamarono i due surfisti facendo arrossire l’amico e facendo ridere la ragazza “ALLORA?!”.
Dopo la foto la fecero tutti anche con Tom e i due se ne andarono salutandoli.
 
Qualche giorno dopo Laila si piantò alla spa godendosi un giorno di relax mentre Tom dopo la giornata appena passata aveva deciso di fare un corso di surf.
Si trovarono alla sera in camera. L’uomo era appena entrato in camera quando sentì l’acqua scorrere e la ragazza canticchiare.
It’s funny how some distance makes everything seem small
And the fear that once controlled me can’t get to me at all!
It’s time to see what I can do
To test the limits and break through
No right, no wrong, no rules for me… I’m free!
“Laila, I’m in the room!” disse a voce alta facendosi sentire “Oh, hi Tom! How was the lesson?”
“Great!! I stayed on the board!”
“Not bad!”
“Which was that song?”
“You’ll hear it at the end of the year!” “Frozen!” “Bingo!!”.
Uscì dal bagno in accappatoio e con un turbante in testa “I’m sexy and I know it!” disse mettendosi in posa facendo ridere Tom. “Puoi andare in bagno! E, cosa decisamente importante, non ho fatto il lago fuori!”
“Davvero?” chiese strabuzzando gli occhi.
“Giuro! Ho fatto la brava! E poi sei tu quello che fa il lago Michigan!”
“Ma non è vero!!”. Tom entrò in bagno ed aprì l’acqua. Laila nel frattempo si cambiò lasciando i capelli bagnati e uscendo dalla stanza facendo sì che si asciugassero naturalmente, portandosi fuori il Kobo. Non si accorse nemmeno che l’uomo la raggiunse sul balcone. Tom fece scorrere la finestra del balcone e trovò la ragazza appoggiata alla ringhiera che guardava il tramonto.
“Pretty amazing.” “È da togliere il fiato… ogni tramonto lo è più del precedente. Darei di tutto per poter vivere qui per sempre.”
Tom si mise di fianco a lei e le prese la mano, incrociando le dita con le sue. La guardò dritta negli occhi. Doveva dirglielo. “Laila… senti…” ma non potè farlo dato che fu interrotto dal suono del suo cellulare.
“Che diavolo?... Christian?” esclamò guardando lo schermo del cellulare.
“Il nostro agente?”
“Sì! Aspetta va… pronto! … sì non ti preoccupare, non siamo ancora scesi a mangiare! … ahahahah adesso glielo dico!”
“Dirmi cosa?”
“Che fai schifo per prendere il sole!”
“Dettagli! Pelle mediterranea! E comunque anche te hai preso colore signorino bello! E digli di smetterla di fare lo stalker su twitter!”
“Hai sentito? … dice che dato che non gli dici le cose si informa così!”
“Sei peggio di mia madre, Chris!”
“Ahahahahahah!! … eh, dimmi! … cosa? Stai scherzando? Questo è uno scherzo. … davvero? … Ma è fantastico!! … ok, quando torniamo a Londra vengo da te! … ok, grazie mille! Ciao!” e riattaccò la chiamata.
“Ohi, cosa sono quegli occhioni a stella che ti sono comparsi?” gli chiese sorridendogli curiosa appoggiandosi ai cardini della finestra.
“La Disney mi ha scelto per dare la voce a Capitan Uncino nel prossimo film di Trilly. Io Capitan Uncino?!”
“Oddio ma è meraviglioso!!” esclamò correndogli contro e abbracciandolo stretto.
“Bè, questa è davvero da festeggiare!” prese due bottigliette d’acqua sul tavolino e gliene mise una in mano.
“Alla Disney. Che – a parte nel mio caso che ha preso una botta in testa – ha idee geniali in fatto di casting.”
“Alla Disney!”.
 
Anche i dieci giorni di pace fuori dal mondo finirono. Tornati a Londra fortunatamente trovarono bel tempo, ma non era come essere in quel piccolo pezzo di paradiso dall’altra parte del mondo. Ovviamente Joanne non si fece scappare l’occasione.
“Allora? Com’è andata la vacanza? Siete usciti alla luce del sole almeno una volta?” le chiese ridacchiando.
“Jo, sei una ninfomane!! No. Non c’è stata la possibilità. O meglio. Ce ne sono state infinite possibilità ma non ne abbiamo colta nemmeno una. E poi abbiamo dormito in letti separati!” le rispose mettendosi una mano in fronte.
“E io che speravo in un errore da parte dell’hotel. COME HAI FATTO A PASSARCI 10 GIORNI INSIEME E A NON FARCI NULLA?!”
“Autocontrollo, tesoro!” E ce n’era voluto a vagonate.”
“Senti Joanne, non voglio giocare con lui. Non è giusto. Fino a quando non avrò le idee chiare non farò nessuna mossa.”
“Dio mi sembrate me e Liam prima di metterci insieme!”
“Sì, ma tu non ti facevi problemi a prenderlo e mollarlo come ti andava. E non era il tuo migliore amico!”
“Anche te hai ragione…”
“Eh. Quindi invece di dirmi che sono un’idiota, dammi retta per una buona volta! Ti prego!”.
Fortunatamente tra un paio di settimane sarebbe ripartita.
 
********* ANGOLINO DEL DISAGIO**********
Buoooooooooongiorno a tutti! :D
Frozen è passato (sarà, ma io Laila che cazzeggia in studio con Jonathan Groff ce li vedo tantissimo!) e… Tom propone vacanze con semi-doppi fini.
Peccato che quella stordita di Laila cerchi di evitare contatti fisici che possano portare a qualsiasi tipo di controsenso (almeno quando è sveglia XD)
 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ringrazio chiunque legga questi miei deliri perché significa che non sono sola ed essere in compagnia su questa barca mi rende taaaaanto felice! :D
 
Spero di leggere qualche vostro commento, mi fa sempre piacere leggerli! <3
 
Vi voglio un sacco bene <3 e al prossimo aggiornamento!
Un bacione, Lalli :3
 

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Capitolo 20
*** 20. Un agosto troppo pieno ***



 
−CAPITOLO 20−
“Un agosto troppo pieno”
 
 
Le riprese di The Other Woman, la commedia romantica, cominciarono ai primi di Aprile.
Le riprese si concentrarono principalmente a NY per poi spostarsi nei vari set. Durante le riprese, durate fino agli inizi di Agosto, dovette assentarsi due giorni su consenso della produzione per le prime di Now You See Me.
La prima il 21 maggio nella stessa città e due giorni dopo a Los Angeles. Per la prima poté non assentarsi dalle riprese, ma per la seconda dovette assentarsi per due giorni (tempo di volare, fare la premiere e tornare il giorno dopo).
Al confronto delle sue altre esperienze, quel tipo di film fu molto più leggero da girare (nessuna alta difficoltà psicologica da imprimere nel personaggio o rischi di morte per affogamento in una vasca per liberarsi da delle catene). Doveva diventare una donna tradita che voleva farla pagare al fidanzato: e la cosa le piacque tantissimo.
Nel cast c’era Nikolaj Coster-Waldau che interpretava l’uomo da sistemare, Leslie Mann la moglie, Kate Hupton l’amante numero due, Taylor Kinney il fratello della moglie di lui e Nicki Minaj nel ruolo di Lydia, la migliore amica. Nella coincidenza tra le riprese e l’uscita della terza stagione di Game of Thrones, la domenica sera era stata istituita la tradizione di piantarsi sul divano di una sala dell’albergo Newyorkese dove alloggiava buona parte del cast per vedere le puntate della terza stagione. Uno degli avvenimenti più memorabili fu durante la terza puntata quando Vargo Hoat tagliò di netto la mano destra a Jaime: Laila prese di scatto il braccio destro di Nikolaj facendogli prendere un colpo urlando “OHCAZZO!! Ah sì, ce l’hai ancora.” Oppure durante la puntata “Le piogge di Castamere” nella scena delle nozze rosse ad un certo più non la si sentì più. Si girarono tutti verso di lei vedendola abbracciare il cuscino tentando disperatamente di piangere in silenzio.
“Laila… tutto a posto?” le chiesero preoccupati.
“Bastardo di un Frey… col libro non ci sono ancora arrivata, ma spero che Martin ti lasci in mano a Ramsey Snow!!”.
Alla fine della stagione si voltò verso l’uomo “Mbè? E te che ci fai ad Approdo del Re? Tu non dovresti nemmeno vedere-” e si fermò per evitare di spoilerare la stagione successiva “… quello che succede dopo! Dovresti arrivare dopo!! E fare una trombata epocale con Cersei nel tempio vicino a tu sai cosa!” gli disse sconvolta facendolo scoppiare a ridere.
“COSA COSA COSA?!” chiesero gli altri solo che dai lettori si beccarono la stessa risposta “Leggetevi i libri!!”.
 
Quando tornò a casa dopo la metà di luglio passò i suoi soliti giorni in solitudine imposti dal suo lato asociale sentendo le persone solo via SMS.
Quando un giorno la chiamò l’agente “Allora, i tre giorni da asociale li hai passati! Com’è andata con questo film?”
“Benissimo!! Mi sono divertita, il cast era fantastico, Nikolaj Coster-Waldau è un figo pauroso ed è troppo scemo!”
“Non hai fatto disastri?”
“No! Va che sono una persona professionale, io! Ho fatto la suora per mesi!”
“Sono fiero di te!”
“Non capisco tutta questa gioia nel sapere che ho fatto la suora! Guarda che l’unico film in cui me la facevo con un collega era Osage County. E all’epoca era il mio fidanza-” si bloccò. Aveva capito dove volesse arrivare. “…to… hai il giorno in cui lo devo vedere vero?” gli chiese mettendosi una mano in faccia.
“Esattamente. Sarà verso metà Agosto. Sarà un cameo di poco, non devi nemmeno dire nulla. Ma te lo troverai davanti e io non sono così sicuro che tu l’abbia superata davvero.” Disse per una volta Christian con tono preoccupato.
“No, è che non ci parlo da quella sera. Quindi sarà una botta. Ma va bè. Doveva capitare prima o poi, no?” disse cercando di auto convincersi.
“Quando vuoi puoi venire da me a firmare le scartoffie. Ah! E per sollevarti il morale ti dico la parolina magica!”
“Cioccolato?”
“No: teatro.”
Spalancò gli occhi. Era un anno e mezzo che non metteva più piede sopra un palco. “Sono tutta orecchie!” esclamò sorridente.
“Bene, ho sentito che Sam Mendez sta preparando una produzione teatrale, e guarda caso è pure la tua tragedia preferita!”
“KING LEAR!” esclamò Laila quasi saltando sul divano.
“Esatto. Ti ho prenotato per l’audizione! Ce l’avrai prima di Sherlock e prima di partire per Los Angeles per il D23, quindi potrai essere là con un peso in meno!”
“E ma che cosa bella eh?”
“Dovrebbero darti il premio per la donna sarcastica dell’anno.” Commentò l’uomo con un tono che la fece ridere “Hai due settimane per prepararti. L’audizione è all’1!”
“Ma la gente ad agosto non va in vacanza?”.
 
Sapeva che Tom sarebbe dovuto andare negli Stati Uniti a fine luglio, ma non sapeva né perché, né dove dovesse andare. Si era tenuto molto vago sulla motivazione e lei non aveva indagato molto, quando il 22 si ricordò che in quel periodo c’era il San Diego Comicon. Iniziò a curiosare su internet e, quando trovò la bomba, si mise le mani sulla bocca e cercò a tentoni sul divano il cellulare senza staccare il viso dallo schermo. Cercò il numero e aspettò che gli rispondesse.
“Pronto!”.
Laila cercò di imitare la voce dell’uomo “I am Loki of Asgard… and I am burdened with glorious purpose!”
“Did you see the surprise at the Comicon?!”
“Yeah!!! THAT’S BEEN AMAZING!!! I wish I was there! I could have lost my voice if I was in Hall H!”
“You should see the Nerd HQ interview! I think it will be uploaded on youtube soon!”
“NO WAY!! You did the Nerd HQ? Oh, I love Zachary Levi!”
“It was a blast! I hope once you’ll do that experience!”
“Which one? The Nerd HQ, a panel in the Marvel section or dressing up as Loki and making a crowd go crazy?”
“Ahahahah God, you can’t imagine how I felt! That’s been adrenaline at its purest state!”
“Hey, you have an army!”
“Hell yeah!” esclamò ancora sconvolto.
“Ah, quando ti vedo ti devo raccontare una cosa!”
“Del tipo?”
“Ti do un indizio: King Lear!” “COSA?!” “Esatto. Ci vediamo quando torni! Divertiti a San Diego!”
“Ok, e quando arrivo ti racconto bene la storia del Comicon! Ciao!”.
Attaccò il telefono e sorrise. Poi riprese in mano il pc riguardandosi per l’ennesima volta il video dell’entrata in scena di Loki ridendo e fangirlando come una pazza.
 
Era il 28 sera. Aveva ricevuto una marea di telefonate e messaggi e stava preparando una cheesecake. Non aveva organizzato nulla di particolare per il compleanno, ma aveva invitato i suoi amici per qualcosa di tranquillo.
Quel pomeriggio quando il telefono era squillato con una suoneria di messaggi che non sentiva da un po’ di tempo si era impietrita: aveva preso in mano il telefono e cinque semplici parole l’avevano bloccata.
 


Lei per mandargli gli auguri di buon compleanno ci aveva impiegato tre ore. Continuava a tenerlo nel limbo e solo alla fine della terza ora che girava attorno al cellulare aveva chiuso gli occhi e premuto ‘invio’.
Guardò il messaggio di auguri che le aveva inviato. Oltre agli avvistamenti vari e quei pochi messaggi non si erano né visti direttamente né parlati faccia a faccia. Era da quel giorno di dicembre che non si parlavano. E ogni messaggio, ogni parola, ogni volta che li rileggeva erano come una pugnalata nelle viscere.
Anche lui saprà che tra poco ci dobbiamo rivedere… lo saprà di certo. Pensò mentre componeva il messaggio di risposta:


Mano a mano arrivarono tutti. Aveva preparato ogni genere di dolce possibile e aveva anche preso del salato. Conoscendo anche gli amici aveva preso un po’ di alcool.
Dalle foto che furono scattate durante la serata si capì che tra tutti l’età mentale si aggirava sotto i 10 anni. Dalle sfide a Guitar Hero da sbronzi alle gare in 6 su un tappetino di Twister e i film stupidi, quello fu davvero un gran compleanno.
Tom le aveva requisito il cellulare ad un certo punto della serata, pubblicando una foto di lei e Joanne contro Dwayne e Liam in posizioni assurde sul tappetino del Twister dove tutti erano voltati verso di lui sorridendo.
“This is @twhiddleston taking over Laila’s Twitter: who’s going to win? #HappyBirthday”.
 
Pochi giorni dopo fu il momento dell’audizione. Si era preparata, ma era nervosissima. Quando era entrata nella sala dopo più di un’ora di attesa in cui si stava martoriando le mani vide il regista e il produttore accoglierla sorridenti. La fecero accomodare e parlarono con lei mentre sfogliavano il suo portfolio e il suo curriculum. Le dissero che avevano parlato col suo agente e che l’aveva venduta bene. Che il suo curriculum era interessante (le varie produzioni in RADA e la produzione di La Dodicesima Notte nel West End nel dicembre del 2011. Sam Mendes le disse che se fosse stata già un attrice quando l’aveva prodotta lui avrebbe voluto avere lei come Viola e Laila commentò “Bè, questa sarebbe la sua occasione per avermi come Cordelia!” facendoli ridere entrambi.)
La tennero dentro per un po’ di tempo, facendole recitare una parte dei dialoghi di Cordelia. Quando la congedarono le dissero sorridendo “Speriamo di poterti rivedere. Ma ti faremo sapere.”
“Non c’è problema. Arrivederci a tutti e due! È stato un piacere!”.
Uscì dallo stabilimento e giunse le mani “Ti prego ti prego ti prego!!”.
Qualche giorno dopo dovette partire per gli Stati Uniti per il D23 Expo, la biennale organizzata dalla Disney dove presentava film che sarebbero dovuti uscire di lì a poco con panel, esibizioni ed incontri col cast.
Lei sarebbe stata nel panel Disney per i film d’animazione e avrebbe dovuto esibirisi con ‘Let it Go’ per la prima volta da quando aveva registrato il tutto davanti al pubblico. Ma, la seconda cosa più importante in quei tre giorni sarebbe stata fuori dal D23.
Tom gliel’aveva raccontato la sera che era tornato da San Diego. Joss Whedon stava parlando di The Avengers 2 con lui e stava cercando di trovare qualcuno per interpretare Wanda Maximoff ossia Scarlet Witch. Aveva visto già qualche attrice ma nessuna lo convinceva, quando a Tom venne l’idea brillante di dirgli che lui conosceva la persona che faceva per lui, che era all’inizio della sua carriera quindi non poteva essere ricondotta a nessun personaggio fisso e che era una fan della Marvel e dei suoi film.
“And, as Kenneth said about me, I told him: Trust me Joss. Ask something to Laila and she will deliver. Give her a chance.”
Laila era rimasta sconvolta “Hai parlato a Joss Whedon di me?”
“Certo! Ti ci vedo come Scarlet Witch! Gli ho detto che abbiamo lo stesso agente, ha parlato con Chris, e hai un’audizione prenotata mentre sei giù per il D23.” Laila lo aveva guardato sbattendo le ciglia ripetutamente.
“E perché Chris non me l’ha detto?”
“Perché gli ho chiesto l’esclusiva della comunicazione! Volevo vedere la tua faccia!!”
“Tom, io per questa possibilità ti devo un favore enorme. Tu lo sai vero?!”
“Ma smettila! Per ripagarmi ottieni la parte e siamo d’accordo!” “Ma io ti adoro!!!”.
Fortunatamente ebbe il giusto tempo per prepararsi per l’audizione. Joss Whedon e Kevin Feige erano stati grandiosi. Non solo non avevano fatto altro che spiegarle la loro idea sulla Scarlet Witch, ma si interessarono abbastanza. Dopo aver recitato quello che aveva preparato (il suo agente le aveva dato una parte dello script) rimasero a parlare ancora per un po'.
"Bè, speriamo di rivederti presto! Torni a Londra?"
"Sì, ma poi faccio qualche giorno in Italia. Vado a trovare i miei amici, festeggio Ferragosto con loro e poi torno a Londra."
"Allora buon viaggio fino a casa! Ci sentiamo!"
"Grazie mille!".
Sì, sperando che davvero mi richiamino... ultimamente sta diventando una risposta fissa il 'speriamo di rivederti presto'. 
 
Tornò a casa per qualche giorno. I suoi erano già in vacanza, ma sua sorella era ancora a casa dato che sarebbe partita solo la settimana dopo. Per ferragosto organizzarono una grigliata nel giardino di casa di Chiara, un’altra delle sue migliori amiche.
"Ohi, foto Backstreet Boys!!" esclamò Elisa con in mano la macchina fotografica mentre Chiara (alla griglia), Luisa, Laila, Rebecca e Eugenia si mettevano in posa "Siete proprio sceme..."
"Ohi, va che hai i miei stessi geni!" la rimbeccò Laila passando di fianco e tirandole una culata.
"No no, una delle due è stata adottata."
Avevano preparato una tavolata nel giardino sotto l'ombra delle pareti delle case di cortile e la carne era pronta.
Tirarono fuori acqua, birra e vino dal frigorifero e si sedettero a tavola. Riempirono tutti i bicchieri e li alzarono "A noi, che siamo dei pazzi assurdi e che continuiamo ad esserlo anche se cominciamo a diventare vecchi." disse Luisa beccandosi un sonoro 'vaffanculo' da tutti.
"Vecchia ci sarai te! Io non sono ancora ai trenta! Ci sono degli '86 al tavolo!" le ricordò Rebecca indicando anche Eugenia e Laila, sue coetanee. "E dei '91 e '87!" disse Elisa indicando sè stessa e Valerio (il ragazzo di Rebecca, presente alla grigliata).
"Andate tutti a cagare."  
Continuarono a parlare e a scherzare per il resto del pomeriggio andando avanti a bere e a mangiar carne.
Quando l'alcool si cominciava a far sentire la domanda saltò fuori "Allora? Ma Ben l'hai più sentito?" le chiese Valerio, ricevendo quasi automaticamente uno scappellotto da Rebecca.
"Per il compleanno. Io ho fatto gli auguri a lui e lui li ha fatti a me."
"Gli hai fatto gli auguri?!" esclamarono tutti.
"E che diavolo è tutta questa sorpresa? Sì, glieli ho fatti. Ci ho messo tre ore buone per inviare il messaggio, ma alla fine ho chiuso gli occhi e gliel'ho inviato!"
"Ah, e mi pareva." commentò Rebecca.
"Sì, è stato una botta leggere il messaggio. Poi tra l'altro tra qualche giorno lo devo pure vedere per lavoro..."
"Fate un film insieme?"
"No, stanno girando la terza stagione di Sherlock e devo fare un cameo." disse. Poco distante da lei, Eugenia si stava strozzando "CHE COSA?!" esclamò tentando di riprendersi.
"Oh scusa Gin!!"
"No, scusa un cazzo! Sai che certe notizie bomba non puoi darmele così però!!!! E soprattutto non mentre sto bevendo!! Comunque mi hai sollevato l'esistenza: la terza stagione!! Finalmente! E' stata peggio di un parto plurigemellare!"
"Scusami!! Comunque sì, lo devo vedere tra qualche giorno... ma sarò forte, superiore e non cederò. Assolutamente no. Dopotutto l'ho superata." E quelle furono le ultime parole famose.
 
********ANGOLINO DEL DISAGIO******
Saaaaaalve a tuttie! :D
Puntatina tecnologica di Ben! O_O lo so, vi manca e lo sto trattando parecchio male, ma visto cos’ha combinato in quel fatidico capitolo un po’ se lo merita u_u
Cosa capiterà nel prossimo capitolo? Laila e Ben finalmente dopo quasi un anno si rivedranno davvero?
Spero di riuscire ad aggiornare il prima possibile per farvi sapere il seguito! :D
 
Spero di leggere i vostri commenti, (Alex, sei sempre carina a commentare! Oramai quando vedo la notifica salto di gioia perché voglio proprio sapere che ne pensi del capitolo! XD)
 
Vi voglio un sacco bene <3
Lalli :3
 
 

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Capitolo 21
*** 21. Il guanto della sfida ***



 
−Capitolo 21−
“Il guanto della sfida”
 
 
Si svegliò di buon'ora quella mattina. Si fece la doccia e si infilò quello che aveva preparato la sera prima: una maglietta a maniche corte grigia con dei fiori stampati e un paio di pantaloncini corti. Si mise dei sandali aperti, prese al volo la borsa e scese nei parcheggi del palazzo.
Oramai dopo anni a Londra si era rassegnata alla guida a sinistra e si era decisa a comprare una macchina per gli spostamenti a lungo raggio. O comunque fuori Londra. Quando premette il pulsante del telecomando per farla aprire a distanza sorrise soddisfatta: era la sua bambina. Aveva troppo poco fegato per comprarsi una moto, ma poteva permettersi una bella macchina.
Una Maserati Ghibili nera con gli interni neri e sabbia le fece l'occhiolino. Non appena la accese sentì il rombo del motore e uscì dal parcheggio diretta verso la location dove si sarebbe girata la scena.
Stava disperatamente cercando di non pensarci ma il pensiero le martellava in testa. Fortunatamente non aveva battute da dire, ma sapeva già che sarebbe andata in panico... si conosceva fin troppo bene per non esserne sicura.
Passò i controlli di sicurezza e parcheggiò la macchina vicino a tutte le altre.
Tenendo il pass al collo entrò nell'edificio. Martin era già sul set e non appena puntò piede nella stanza la salutò "EHILA'!!! E' UNA VITA CHE NON CI VEDIAMO!!" "Martin! Ciao!!" esclamò sorpresa mentre lo abbracciava.
"I was so excited for today. Just wanted to see Ben's face."
"Eh. Let’s guess why..."
"He told me everything. He's an idiot." Le disse annuendo convinto, le braccia incrociate.
"Happy to hear I'm not the only one who thinks it." commentò più tra sè che a Martin, che se la rise.
Una donna bionda stava in piedi poco dietro loro "Ah, volevo presentarti mia moglie Amanda!"
"Piacere di conoscerti!" le disse sorridendo. Non l’aveva mai vista, ma cazzarola, conosceva sì Amanda Abbington!
"Piacere mio! Finalmente riesco a conoscerti! Martin quando gioca a carte si lamenta che le uniche che non riesce mai a fregare siamo io e te!"
Laila scoppiò a ridere "Davvero?"
"Assolutamente! Anche perchè io sono sua moglie...se anche solo ci prova lo faccio fuori." decretò facendola scoppiare a ridere.
"Bè, mentre aspetto di entrare in scena possiamo fare una partita!" "Ci sto!".
Li lasciò con dei tecnici, quando l'assistente di produzione la prese portandola ad una roulotte del trucco. Quando salì trovò la truccatrice che l'aspettava: era la stessa che l'aveva truccata durante le riprese di "Scandalo a Belgravia".
"Finalmente!! Pensavo ti fossi persa!!" aveva esclamato la donna abbracciandola.
"Ciao Claire! No, mi ero solo messa a parlare con Martin e Amanda!"
"Ancora peggio! Forza. Preparati che ti tocca trucco e acconciatura!"
"Di che morte devo morire?"
"Nothing to worry about: Adler's full face makeup and 50's hair."
"And...?" sapeva che ci sarebbe stato un ‘e’.
"You can keep your shorts on!"
"I knew it." commentò mettendosi una mano in faccia.
Due anni prima era tutta un'altra cosa. Con Ben c'era intimità e stavano insieme. In quel momento invece erano l'esatto opposto e stare mezza nuda davanti a lui la metteva in un qualche modo a disagio. Ma doveva rassegnarsi: doveva fare quello che Moffat aveva scritto e che i produttori avevano deciso. Poche balle Laila, stai lavorando pensò sfilandosi la maglietta e indossando la vestaglia che avrebbe tenuto indosso fino all'entrata in scena.
Uscì dalla roulotte quasi un'ora dopo. Guardandosi allo specchio quasi non si riconosceva: i capelli erano raccolti in un modo che oramai conosceva bene, il viso era perfetto, luminoso e le labbra rosse risaltavano in un modo sorprendente. Le avevano dovuto anche smaltare le unghie di rosso. Le avevano fatto togliere tutti gli orecchini dell'orecchio sinistro e le avevano fatto indossare i punti luce che aveva indossato nella seconda stagione.
"Claire, hai compiuto un miracolo come al solito!" disse stupita guardandosi.
"Grazie. Voglio essere sul set quando Ben ti vedrà!"
"Ma oggi vi state divertendo tutti con le mie disgrazie?!"
"Oh, suvvia! Diciamo che è partito un giro di scommesse..." disse guardando innocentemente per aria la donna, spostando il peso avanti e indietro sui piedi.
"Ahahahahah ma come?!".
Bussarono alla porta della roulotte "Laila è pronta?" venne da fuori.
"Sì!! Adesso scende!!" urlò la truccatrice di rimando. Dal fuori arrivò la risposta "Ok! Aspetto!".
Claire la guardò "E' il tuo momento. Tira fuori gli artigli tigre! Io ti raggiungo tra poco."
"Magari potessi tirarli fuori...".
 
Scese dalla roulotte, entrò nuovamente nell'edificio e fu portata nella stanza dove si sarebbe girata la scena del Palazzo Mentale di Sherlock.
"Here she is!" disse l'assistente lasciandola in mano ad un altro assistente che le chiese se volesse qualcosa da bere "Yes... some water, please." rispose sovrappensiero.
Era là, poco distante da lei, che parlava con Martin. Lui era in vestito di scena, ossia un frac spezzato con giacca nera, pantaloni grigio scuro, una camicia bianca perfettamente abbottonata fino all'ultimo bottone con una cravatta e un doppiopetto avorio. Puntati all'occhiello della giacca stavano una rosa bianca con dei fiori viola.
Lui è vestito di tutto punto e tu sei mezza nuda. Siete alla pari. le disse la vocetta interiore che ultimamente si faceva sentire troppo spesso. Sta' zitta. Non mi stai aiutando affatto! 
Ma sarebbe stata zitta lo stesso. Benedict si era voltato verso di lei e la stava guardando dritta negli occhi. Sentì che tutto dentro si stava rivoltando. L'ansia le prese lo stomaco, le venne la nausea, il cuore accelerò il battito. L'istinto di sopravvivenza le suggeriva di levare le tende e darsela a gambe, ma proprio quelle che dovevano muoversi erano diventate di piombo e non accennavano a fare il minimo movimento.
TRADITRICI!!
 
Quando la vide si bloccò.
Lo sapeva benissimo che l'avrebbe vista quel giorno. Pensava di essere preparato, ma si sbagliava di grosso.
Vederla gli fece smuovere tutto e l'ansia gli prese lo stomaco. Fece un respiro profondo e decise di andare verso di lei. Le gambe sembravano muoversi più velocemente di quanto non volesse.
Quando le si avvicinò sentì il suo profumo: sembrava passata una vita dall'ultima volta che l'aveva avvertito. Dovette auto-imporsi un contegno. "Ciao..." le disse, lo sguardo sempre piantato in quello della ragazza.
"Ciao..." gli rispose lei, sicura.
"Passato una bella estate?"
"Sì, non posso lamentarmi. Tu?"
"Abbastanza bene, dai." Cristo santo Benedict, riesci a fare di meglio. Fortunatamente la situazione fu salvata dal regista che lo richiamò sul set. Quando si guardò intorno, Laila era sparita. Ma avrebbe potuto parlarle dopo.
 
Dopo che l'uomo era stato chiamato sul set, se l'era data a gambe. La fine del contatto visivo le aveva messo le ali ai piedi e ora era in una stanza vuota, appoggiata alla parete che respirava a fatica.
La sentiva arrivare, era alle porte: se non si controllava la crisi di panico sarebbe arrivata galoppando con la cavalleria al seguito. O come un’orda di higlanders in guerra che corre giù da una collina in piena carica.
Scivolò lungo la parete sedendosi sul pavimento e mettendo la testa tra le gambe, inspirando ed espirando profondamente a ritmi regolari. Non seppe per quanto stette in quella posizione ma lentamente il panico sembrò scivolarle di dosso. Sospirò appoggiando la testa al muro.
"Laila riprenditi... che diavolo sono queste crisi di panico? E' solo Benedict. Non lo devi affrontare. Fai la tua comparsa, ti cambi e te ne torni a casa. Dannazione Laila, datti un contegno!!!". Si rialzò e, sulle sue, tornò sul set.
Amanda la vide arrivare e le si avvicinò. "Ehy, tutto a posto?" le sussurrò mettendole una mano sulla spalla.
"No, ma non posso farci nulla... comunque dovrebbe essere passata. Non preoccuparti..." le disse sorridendole. Il regista si girò verso di lei "Oh! Laila! Giusto in tempo! Vieni che devo parlarvi della scena!"
"Arrivo!". Si avvicinò all'uomo e con lui, ovviamente, c'era Benedict.
"Bene, allora. Lui è nel suo palazzo mentale e sta ragionando sulle possibilità di come quella donna potesse sapere il secondo nome di John dato che lui lo odia e non lo usa mai, quando ad un certo punto gli viene in mente che la Adler lo conosceva-"
"Ma come potrebbe esserci di mezzo lei dato che è come sparita?" buttò lì lei.
"Esattamente! Nel montaggio poi metteremo dei momenti di Scandalo a Belgravia e qui entri in gioco tu. Gli compari davanti di punto in bianco, quasi come se lui non se ne accorga. Voglio che lo guardi intensamente e che gli accarezzi delicatamente la guancia. Un misto di affetto e passione, ok?"
"Ok! Più o meno così?" gli chiese voltandosi verso Ben che, guardandola diretta negli occhi aspettò il contatto della mano di lei sul suo viso.
"Ci siamo quasi, più intensa! E mentre la sua mano sta lasciando il tuo viso tu dici-"
"Get out of my head, I'm busy." disse lui staccando lo sguardo da lei voltandosi verso il regista.
Moffat annuì e approvò la scena "Mi piace! Forza, facciamola!".
L'assistente di Claire si avvicinò a lei prendendole la vestaglia e il reggiseno che le avevano fatto tenere su fino a quel momento. "Grazie mille."
Claire si avvicinò con tutto l'arsenale di pennelli e correttore alla mano. "Vieni qui che ti do una sistemata!"
"Ma?!"
"Hai un paio di punti rossi sulla schiena... e meno male che non t'è venuto in mente di farti il tatuaggio sulla schiena altrimenti te l'avrei dovuto coprire!"
Martin commentò guardandole il piede "Figo il tatuaggio!! Sono tengwar, vero?!"
"A fare lo Hobbit gli è venuta la fissa delle tengwar!" esclamò esasperata Amanda facendo ridere la ragazza.
“Non vedo l’ora che esca la seconda parte!! Sto consumando il DVD della prima!”
"Oh e dovresti vederti Benedict che fa Smaug!"
"Certo, con una tuta grigia piena di sensori e pieno di puntini in faccia!" commentò Benedict ridacchindosela.
Laila si voltò verso di lui trattenendo le risate "Come la crema ai neutroni."
Si guardarono negli occhi per poi scoppiare a ridere ricordandosi l'avvenimento. Proprio come i vecchi tempi.
"Ok! Finito! Ragazzi è tutta vostra!".
 
Laila si mise sul punto indicato e Benedict si mise poco distante da lei. Il ciack aggiornato passò davanti alla telecamera e il regista disse "Azione!".
Come al solito non appena sentì quella parola entrò immediatamente nel personaggio "God knows where she is..." disse avvicinandosi a lei. Si bloccò calcolando i tempi e la guardò mentre lei gli restituiva lo sguardo. Era meravigliosa... la vide alzare la mano e accarezzargli la guancia, passando lentamente il dito sul suo zigomo, scivolando lentamente lungo il suo viso. Fu scombussolato, solo quel piccolo gesto lo inondò di emozioni contrastanti, fu qualcosa di travolgente, di irrefrenabile...e guardandola negli occhi poteva scommettere che anche lei doveva essere inondata dalle emozioni.
Quegli zigomi, il suo viso, quegli occhi perforanti... le era mancato ogni centimetro di pelle, ogni dannata pagliuzza diversa dei suoi occhi di ghiaccio, i suoi riccioli scuri...
"WOULD YOU STOP EYE FUCKING YOURSELF, PLEASE?!" sentirono urlare da Martin. Il regista urlò “STOOOOOP!! Martin!!!”.
Benedict arrossì di botto mentre Laila sbottò sconvolta "MARTIN!! WHAT THE HELL?" prima di scoppiare a ridere di gusto.
"Oh, come on! For what you have in mind there are motels. There is one nearby! What you were doing is called eye-fucking!"
Solo che la frase non miglioró la situazione di Laila che per poco non cominció a piangere mentre Benedict se la rideva.
"Oh Laila, pull yourself together!!" esclamó esasperato Moffat.
"Scusami Steven!!!" rispose lei facendosi aria con le mani per riprendersi, cosa che riuscì a fare poco dopo.
Rifecero la scena più volte per riprenderla da più angolature fino a quando sia il regista che Steven non furono soddisfatti, quando dopo uno stop sentirono esclamare "Bene! Perfetto! Siamo a posto! Laila, grazie mille!!"
"Figuratevi! Grazie a voi!!".
L'assistente arrivò con la vestaglia facendogliela indossare così che potesse coprirsi nuovamente. Mentre se ne andava dal set Amanda la fermò "Rimani qui per un po'? Così mi tieni compagnia!"
"Certo! Fammi solo cambiare!".
 
Claire era sul camper con lei e la stava truccando una seconda volta "Così sembri più te!"
"Decisamente... prima ero Irene."
"Allora, com'è stato?" le chiese con un tono quasi materno.
"Cosa?"
"Oh, lo sai a cosa mi riferisco."
"Ah. Ehm... strano."
"Solo strano? Non vi parlate da quando vi siete lasciati, lo rivedi ed è ‘solo strano’?" sbottò lasciando perdere il tono conciliante.
"Oh suvvia Claire!"
"E va bene! Mi faccio i fatti miei! Oh, finito! Ora ti lascio rivestire e vado sul set!"
"Ok Claire, a dopo!".
La porta si chiuse e lei rimase sola coi suoi pensieri mentre si rivestiva. Era di schiena quando sentì la porta aprirsi: le venne da ridere. Quella donna continuava a dimenticarsi cose. "Allora, cosa ti sei di-" Si bloccò mentre si voltava.
Era davanti a lei, ancora coi vestiti di scena. "Cosa vuoi?" gli chiese sistemandosi la maglietta prima di cominciare a togliersi le varie forcine usate per acconciarle i capelli.
"Volevo parlare con te." le disse avvicinandosi.
"Io no. Che coincidenza."
"Laila..."
"Benedict, senti. Abbiamo fatto nove mesi interi a non parlarci. Vorrei continuare su quest'onda, ok?".
I capelli le si sciolsero in morbide onde e quando ebbe posato anche l'ultima forcina sul piano si voltò nuovamente trovandoselo davanti a pochi centimetri dal suo corpo. Senza parlare le appoggiò delicatamente le mani sul viso. "Non puoi negare di non essere stata scombussolata anche te in quel momento. Perchè non ti crederei. Non sei mai stata capace di mentire sotto certi aspetti. E i tuoi occhi me lo stanno confermando."
Avvicinò il volto al suo, appoggiando la fronte a quella di lei. Chiuse gli occhi ed inspirò il suo profumo. Aveva il cuore che batteva a mille e sotto le dita sentiva il battito del suo cuore, totalmente impazzito. Socchiuse gli occhi e fece ciò che aveva dovuto fare mesi prima, prima che lei uscisse dalla porta. Appoggiò le labbra sulle sue mentre sentiva il suo respiro fermarsi di colpo. Le labbra di lei erano come se le ricordava: morbide, accoglienti. Nonostante la ritrosia iniziale rispose al bacio. Senti le sue mani appoggiarsi sul suo collo, delicatamente come faceva una volta... ma lo spostò da sè, respirando affannosamente.
"No. Ben, no. Non puoi pensare che dopo nove mesi tu possa tornare così e che di punto in bianco tu possa farti perdonare e pensare che io possa riprenderti! Non puoi! E io non voglio! Mi dispiace. Ma non voglio."
Prese la borsa mettendosela a tracolla e fece per uscire dal camper solo che si fermò di colpo all’uscita per voltarsi di colpo e tirargli un manrovescio.
“Dio, volevo farlo da mesi!!” commentò guardando l’espressione scioccata sul viso dell’uomo che si riprese in fretta facendo spallucce “Me lo sono meritato.” Commentò massaggiandosi la guancia.
Laila corse fuori andando verso la macchina, prendendo gli occhiali da sole.
Nonostante il manrovescio appena ricevuto Benedict la stava seguendo "Laila, non credere che per me non sia stato uno shock vederti dopo tutto questo tempo! Solo che... sono stato un idiota a non averti cercata."
"Ma davvero? Hai partorito questa idea geniale da solo? Brilliant, Sherlock!"
"Sai che anche se fai l'acida non mi tirerò indietro, vero?"
"Come vuoi, Benedict. Spreca pure le tue energie!" esclamò aprendo la portiera e lanciando la borsa sul sedile del passeggero.
"E' una sfida?"
"Prendila come vuoi." Commentò alzando gli occhi al cielo scocciata. Se non l’avesse smessa a breve gli avrebbe tirato un altro manrovescio.
"Questa è la tua macchina?" chiese guardando la Maserati davanti a sé.
"Certo! La mia piccola gioia!"
"Bella macchina!" esclamò seriamente sorpreso per poi tornare sull'argomento "Quindi hai gettato il guanto della sfida e io l'ho raccolto. Vediamo chi cederà prima!"
"Ma la mia non era una sfida!!" esclamò esasperata mettendosi una mano sul volto scuotendo la testa.
"Hai detto di prenderla come volevo!"
"Ti odio." decretò guardandolo dritto negli occhi salendo in macchina e accendendola.
Vide che abbassava il finestrino e si appoggiò alla portiera quando fu completamente abbassato "Tell me, dear."
"Please, tell Amanda I'm sorry but I had to go. If I'm staying here I'll commit an homicide." gli disse sorridendo sbattendo le ciglia teatralmente facendolo ridacchiare.
"I will, don't worry. Well, see you soon in Toronto!"
"Oh, I can't wait!!"
"Bitchy acid spinster." le disse rivolgendole un sorrisetto, sorridendole anche con gli occhi.
"You know I am!" gli rispose inforcandosi gli occhiali da sole sorridendogli di rimando.
Benedict si tolse dalla portiera sorridendole "See you!" "See you Ben!". Diede gas giusto per fargli sentire il rombo del motore per poi tranquillamente andarsene.
L'uomo la vide andare via sorridendo e andò a prendere il cellulare per poi mandarle un messaggio

Vide che l'aveva visualizzato ma non ricevette una risposta. Sorrise e tornò sul set.
 
Entrò in casa e si sdraiò sul divano mettendosi le mani sugli occhi. Quello che era appena successo rasentava i limiti dell'assurdo.
Tutto, dall'averlo visto, ad aver girato quella scena e il dopo... completamente assurdo.
Non gli aveva risposto, ma anche lei ne era rimasta scombussolata. Il solo sguardo diretto al suo l'aveva fatta sciogliere, l'aveva fatta andare completamente in tilt. Ma non doveva andare così. Lei sarebbe dovuta essere superiore, non sarebbe dovuta cedere a nulla. Ma quel bacio... ripassò la dinamica della scena pensando che prima che lui la baciasse avrebbe potuto spostarsi per evitare l'inevitabile, ma non l'aveva fatto. E aveva pure risposto! Poi il messaggio che le aveva mandato... Era il primo messaggio che le aveva mandato la sera della prima volta che si erano visti. Se lo ricordava ancora, e pure lui a quanto sembrava. Sorrise pensandoci. 
Laila sei un'idiota!! le disse una vocina Avresti dovuto fare quello che ti eri prefissata di fare e a quest'ora non saresti in queste condizioni!!
Un'altra voce, con un tono diverso controbatté al suo posto Sì, ma non sarebbe stato credibile dato che sei ancora innamorata di lui.
“Ma smettila!”
Solo perchè hai seppellito quella parte di te non significa che sia sparita! E ti ricordo che se non provassi ancora qualcosa per lui non gli avresti nemmeno dato la possibilità di baciarti!
“Effettivamente il discorso non fa una piega.” 
Laila non farti ingannare dalla parte sentimentale. In questi casi non porta mai a qualcosa di buono. Ti incasineresti e basta. 
L'altra voce le mise davanti un'altra possibilità.
Oppure potresti tornare ad essere felice con lui. Te lo ricordi com'eri felice con lui di fianco, vero? E oggi ti sei sentita ancora così.
Non darle retta!! Se gli dai una seconda possibilità potresti stare male ancora! E poi chi ti dovrà rimettere in sesto? IO!
Non dare retta a lei! Le seconde possibilità si danno a tutti. Prova a concedergliela.
Ma sta' zitta!
Sta' zitta tu!!!
“ZITTE TUTTE E DUE!” esclamò ad un certo punto nel silenzio di casa sua. “Dio, sto diventando scema.”
Prese il telefono, compose il numero a memoria e aspettò che la ragazza rispondesse “Pronto?”
“Joanne, ho bisogno seriamente di parlare con una persona fisica. Mi sento Kronk in quest'esatto momento.”
“La scena dei dubbi esistenziali?”
“Esatto. Con tanto di diavoletto sulla spalla che mi fa la verticale con una mano.”
“Oh cazzo. Arrivo subito!”.
 
Joanne era seduta sul divano, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani che gesticolavano cercando di aiutarla ad esprimere il pensiero.
“Cioè. Fammi capire. Vi siete baciati e tu gli hai dato la possibilità di farlo?!”
“Esatto. Prima di annullare la distanza è rimasto fermo un paio di secondi, ma non ho fatto nulla per evitare che lo facesse!”
“Tesoro, sei in astinenza da capodanno per quello che so io-” iniziò Joanne prima di essere interrotta.
“Ed è così. Non è successo nient’altro.”
“Ok, quindi hai lui davanti che è lì che sta per baciarti è ovvio che gli ormoni ti siano andati in palla!”
“MA NON SAREBBE DOVUTO SUCCEDERE! Comunque gli ho tirato un ceffone ed è stata una delle più grandi soddisfazioni di tutta la mia vita! Dopo volevo accendermi una sigaretta.”
“Poi quella cosa che ora per lui è diventata una sfida… sono proprio curiosa di sapere quali sono le sue intenzioni!” commentò Joanne, accomodandosi molto più comodamente sul divano mentre Laila faceva avanti indietro.
“Io no. Conoscendolo è capace di tutto!”
“Laila, fermati, tra poco scavi il solco nel parquet.”
“No, devo smaltire il nervoso. Che poi lo devo vedere pure per qualche giorno a Toronto, e conoscendo la mia solita fortuna ci scommetto quello che vuoi che ce l’avrò pure nello stesso hotel. Oh, ma vedrà cosa s’è perso. Al TIFF lo stenderò. Oh oh, altrochè! Per le interviste e per la presentazione ce li ho, ma per le feste… oh oh oh. Mi divertirò come una bambina in un parco divertimenti.”
“Stai cominciando a farmi paura. Sappilo.” Decretò Joanne sbattendo le palpebre.
Vide la ragazza fermarsi per poi esclamare di colpo “Cazzarola, NON PUO’!”
“Ma cosa?”
“NON PUO’ TORNARE COSI’ DOPO TUTTI QUESTI MESI E SPUTTANARMI TUTTO IL LAVORO FATTO!”
“Laila, se non te ne fregasse più nulla non saresti così arrabbiata.”
“Ma io non sono arrabbiata, Joanne.” le disse con calma.
“Ah no?”
“Sono incazzata nera!!”
“Ah mi sembrava!”
“Se ce l’avessi sotto mano gli farei fare bungee jumping giù dal balcone senza elastico!! Altro che Cascate di Reichenbach!”
“Cominciamo con gli istinti omicidi, vedo! Quando ti ha lasciata non l’hai passata questa fase.”
“La sto passando adesso. Sono un po’ a scoppio ritardato, che ci vuoi fare?”
“Fammi leggere il messaggio che ti ha mandato!” le disse allungando la mano.
“Tieni. È su whatsapp.”
La ragazza lo lesse “Ti scrive queste cose e prima ti chiama ‘stronza zitella acida’?”
“Sì, ma anche quando stavamo insieme mi chiamava acida o arpia. Il mio lato acido e sarcastico per lui non è mai stato un problema. Fino ad un certo punto ovviamente. Anzi, se la rideva pure quando entrava in gioco!”
“Hai intenzione di dargli una seconda possibilità?”
“No!” esclamò voltandosi di scatto verso l’amica che la guardava scettica con un sopracciglio alzato. “Non lo so. Non ne ho la minima idea. Se è successo una volta non è detto che non possa capitare nuovamente.”
“Che stiate insieme?”
“No, che mi lasci di punto in bianco e che io possa stare così male un’altra volta.” Disse nascondendo il viso tra le mani.
Joanne scattò subito in piedi correndo ad abbracciarla stretta “Oh tesoro… non agire per paura non serve a nulla.”
“Lo so, ma il pensiero di dicembre è qui. È sempre qui. E oggi mi ha scombussolato tutto. Non so che fare Jo.”
“Vedi come va avanti. Ma non dar retta alla paura. Fa’ una lista di pro e contro e vedi cosa vince!”
“Sai che non sono capace di pensare razionalmente.”
“Lo so, ma con quella lista tutti e due i lati lavorano! Forza. So che ne sei capace e farai la scelta migliore per te.”
“Ma tu non facevi il tifo per Tom ultimamente?” le chiese asciugandosi le lacrime intrappolate nelle ciglia.
“Io faccio il tifo per te e nessun altro!” le disse sorridendole dolcemente.
“Oh ma quanto ti voglio bene!!!” esclamò abbracciandola nuovamente.
“Ah, Laila… cough cough!!” disse Joanne sistemandosi una ciocca di capelli.
“Hai la tosse ad agosto?”
“NO! Cough cough!” e tossì nuovamente, risistemandosi la stessa ciocca con la mano sinistra. E lo vide.
“OH MIO DIO!!!!!!” urlò perdendo qualche corda vocale e prendendole la mano per osservare meglio. Un meraviglioso anello in oro bianco con un diamante incastonato al centro brillava sul suo anulare.
“Non ci credo!!! COME? QUANDO??”
“Ieri sera!! Mi ha portata fuori a cena al Ramsey!”
“Hai capito il nostro Liam?!”
“È stato tutto perfetto! La cena, l’atmosfera… LUI!!! Cioè, mai visto in completo formale e ieri sera era tutto in tiro! Diciamo che abbiamo rischiato di non arrivare al ristorante.” Commentò facendola scoppiare a ridere “E? Com’è successo?”
“Alla fine della cena hanno portato il dolce e dentro uno scrigno di cioccolato c’era l’anello. All’inizio pensavo che avessero sbagliato, ma quando ho guardato Liam ho capito che era per me. Si è alzato, si è messo in ginocchio davanti a me e me l’ha chiesto! Oh, Laila è stato… sconvolgente!”
“E ci credo!! E? E?”
“Ovviamente gli ho detto di sì! A parte che è stato completamente imbarazzante dato che l’intera sala è partita in un applauso.”
“Ahahahahahahahah!!”
“Però è stato bello… poi il resto della serata è vietato ai minori, ma credo sia palese.” Disse facendola ridere ancora di più.
“Oddio Joanne sono così felice per te!! Giuro, dopo tutto quello che avete passato negli anni in RADA avrei immaginato tutto tranne che tu e Liam un giorno vi sareste sposati! E pensare che ti prendevo in giro per tutte le aule che avete battezzato voi due!” ricordò facendo scoppiare a ridere l’amica.
“Me lo ricordo!!! Ah, e… Laila, tu sei la mia migliore amica.”
“Ooooh…”
“Vorrei tanto che tu fossi la mia damigella d’onore.”
“Cos-? Oh mio Dio…”
“E…”
“Sarebbe un onore immenso Jo!”
“Così posso dire che Laila Bessan è stata la mia damigella d’onore!”
“Ma quanto sei cretina!! Accetto ad una condizione.” La minacciò con l’indice puntato verso di lei.
“Ossia?”
“Niente abiti rosa e a meringa!”
“Noooo…. E io che volevo farti mettere proprio un vestito del genere!” disse prendendosi una cuscinata. “Ahahahahah scema!”.
 
 
********ANGOLINO DEL DISAGIO*******
Eeeeeeee…. Credo di avervi perse tutte al bacio di Ben. O sbaglio? XD
Bene, Ben è tornato alla ribalta. Non appena ha visto Laila gli sono venute le crisi mistiche, ha capito di aver fatto una TOTALE e ABNORME ca***ta e ora vuole impiegare tutte le sue forze per riuscire a riconquistarla.
Laila nel frattempo è in crisi e non sa cosa fare (Oh, Joanne, ti faranno santa!)
La “bimba” in questione è lei: http://www.motorionline.com/wp-content/uploads/2014/09/maserati-ghibli-black-bison-wald-international-01.jpg
Benedict era vestito così
https://65.media.tumblr.com/b271525faae76df6f136f32231e41679/tumblr_mlq0fzd8aR1s90vmno1_500.jpg
 
Spero di leggere i vostri pareri (mi fa sempre piacere <3)
 
Buon weekend e al prossimo aggiornamento!
Un bacione,
Lalli :3
 

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Capitolo 22
*** 22. Believe me or not ***



 
−CAPITOLO 22−
“Believe me or not.”
 
 
Durante i giorni successivi Benedict si fece sentire, rimanendo comunque molto discreto. A certi messaggi rispondeva per cortesia, altri invece rimanevano ignorati o ricevevano come risposta un insulto. Un giorno la invitò pure a cena fuori ricevendo un bel ‘Forget it’ come risposta.
Come suggerito da Joanne aveva cominciato a fare una lista di pro e contro su un quadernino che si teneva sempre in borsa così che potesse scrivere ogni volta che le veniva in mente qualcosa. Purtroppo ad ogni Pro seguivano sempre un paio di Contro e viceversa, così la lista era quasi sempre alla pari.
Nel frattempo Sam Mendes la richiamò per un’altra audizione. Buon segno, se il call back andava bene avrebbe avuto una piccola possibilità di avere la parte, e Chris le disse che era stato contattato da Kevin Feige dicendo che voleva accordarsi con lui per stipulare il contratto che avrebbe legato Laila a tutti i film Marvel in cui ci sarebbe stata la Scarlet Witch. Quel giorno era dovuta andare in ufficio da lui per sentire i termini del contratto stipulato fino ad ora.
“Laila, sei una delle più grandi soddisfazioni del mio arsenale! Ho scommesso sul cavallo giovane e ho vinto!” commentò sorridendo, mentre lei finiva di leggere i documenti.
“Chris, se non ci fossi stato tu io a quest’ora starei ancora lavorando al Disney Store! Il merito è soprattutto tuo!”
“La Marvel! Quella canaglia di Tom… ha avuto un colpo di genio!”
“Lascia stare. Devo fargli un regalo enorme anche se mi ha detto che non lo vuole.”
“Sei pronta ad essere collegata alla Scarlet Witch, ad essere alla pari della Vedova Nera-”
“Impossibile.”
“E sottoforma di poster nella stanza dei ragazzini?”
“Oddio, a quello preferirei non pensarci, grazie.” Disse arrossendo nascondendo il viso dietro alle mani capendo a cosa si riferisse l’agente, facendolo ridere.
“Sono davvero fiero di te. Bene, se per te le condizioni vanno bene vedo di sistemare un paio di cose con Feige e-” il telefono squillò “Scusami Laila.” Tirò su la cornetta “Valerie, I’m busy. … Who’s at the phone? … oh, no! Forward it to me!” guardò la ragazza davanti a sè “It’s Mendes!” “WHAT?!” “Hi Sam! … I’m fine! You? … Perfect! … Yes, I remember Laila did the call back! … ok. … ok. … uh uh… great! Oh, well, she’s here in front of me now! Can I put you in viva voce? … ok!” cliccò il tasto del vivavoce e la voce di Mendes si sentì chiara.
Hi Laila!!”
“Hello Mr. Mendes!”
Call me Sam. We will work together for a bit, it’s better if we get rid of the formality.”
Laila spalancò gli occhi “Wh-what?”
Do you remember when you said that this was my chance to have you as my Cordelia?
“Ahahah! Yes.”
Chris la guardò spalancando gli occhi sussurrandole “Did you really say that?!”
Laila gli rispose facendo spallucce.
I took the chance and I want you to be my Cordelia!
“Oh gosh. Th-thank you!! Thank you Sam!!”
If you can come at the theatre on Thursday there will be the first meeting with all the actors.
“I will be there!”
Do you have to go to the TIFF?
“Yes, I’ll leave on the 4th I should stay in Toronto for a bit more than a week. However I’ll be surely back in London on the 14th September.”
Ok, not a problem. During the days before you leave I will give you the script. We will start the official stuff when you come back, also the other actors have a little bit of problems before the middle of September.
“Ok. I will be there. At the National?”
Precisely. At 9.00 a.m.
“Perfect.”
"See you next week!
“Bye Sam! And thank you again!!”.
Quando anche Chris finì di parlarci attaccò il telefono. “Ribadisco quello che ti ho detto prima: sono fiero di te.”
“Posso fare una cosa?”
“Vai!” le disse ridacchiando vedendola alzarsi dalla sedia e cominciare a saltellare per la stanza urlando come una bambina “CordeliaCordeliaCordeliaCordelia!!!!”.
 
Partì per Toronto il 4 mattina.
Si era portata dietro anche il copione e cominciò ad evidenziarsi le battute, leggendosele a bassa voce. Aveva dato l’ok a Tom che l’avrebbe accompagnato alla premiere di Only Lovers Left Alive, che si sarebbe tenuta il 5 sera. Il 9 ci sarebbe stata la presentazione di August: Osage County e sicuramente ci sarebbe stato anche Benedict (Tom sarebbe dovuto tornare a Londra il giorno dopo la presentazione a causa del GQ Man of the Year) e fino al 13 sarebbe rimasta a Toronto a fare la turista.
L’anno prima non era riuscita a vedere nulla della città, e anche quell’anno era sicura che fino al 10 non sarebbe riuscita a vedere nulla.
Partita alle 10.20 del mattino da Heathrow arrivò dopo quasi 8 ore di volo al Pearson alle 13.00 ora locale. Era talmente immersa nella lettura che nemmeno si accorse che le hostess stavano avvisando i passeggeri che stavano per atterrare. Quando scese dall’aereo si ricordò di prendere il sacco portabiti con i vestiti che si era portata per gli eventi ufficiali e che non dovevano rischiare di piegarsi.
L’albergo era il Trump Internationa Hotel & Tower, uno di quegli alberghi che non appena si arriva davanti ci si sente piccoli solo a guardare fino a metà. Fece il check in e salì in camera.
Lanciò le scarpe dall’altra parte della stanza ed appese immediatamente i vestiti nell’armadio. Tre di Roland Mouret (due dei quali già possedeva ma che non aveva mai messo) e quello più importante: un Elie Saab grigio ghiaccio che arrivava al ginocchio col quale era stato amore a prima vista.
Tolse dalla valigia le scarpe con cui sarebbero stati abbinati e poi, lasciando la valigia aperta sul pavimento della stanza si buttò sul letto. Prese il cellulare e mandò un messaggio a Tom.

Si girò dall’altra parte e in meno di due secondi crollò addormentata sopra il piumone.
Dopo quello che le sembrò un secondo sentì il cellulare squillare. Lo cercò a tentoni sul letto e rispose senza guardare chi fosse “Pronto?” rispose ancora completamente addormentata.
“Goodmorning Sleeping Beauty.” Rispose una voce maschile dall’altra parte del telefono.
Guardò lo schermo che si illuminò facendo comparire un nome a tre lettere. Si girò di schiena, mettendosi una mano sulla faccia. “Ciao Ben. Guarda che sono nel tuo stesso fuso orario.”
“I know! I was with Tom when you sent the message. And now it’s almost 5 in the afternoon.”
“Thank you for the wake up call.” Disse con un filo di sarcarsmo nella voce.
“Listen, tomorrow you will take Tom to his presentation, won’t you?”
“Yes, I will.”
“Ok. On the 6th will you be my guest at the 12 Years a Slave’s?”
“No.”
“Ok, so you will be my guest at The Fifth Estate one!”
“No way!”
“Ok, I’ll communicate it to the organizer!”
“Benedict, no!”
“On the 12th you will be my guest and I won’t take a no as an answer.”
“You already received it.”
“I heard a yes.”
“I’M NOT COMING!!” esclamò urlando nel telefono.
“Take a note: be ready before 7 p.m.! And… see you later!”. E detto questo attaccò il telefono.
Laila guardò lo schermo “Io lo ammazzo. Prima del 12 io lo ammazzo.” Commentò prima di cercare sulla rubrica i numeri della truccatrice e della hair stylist chiedendo loro se erano ancora a Toronto per quella data, la risposta sfortunatamente fu sì e dato che erano libere disse loro se fosse stato possibile passare da lei per prepararla alla serata. Sapeva perfettamente che si sarebbe trovata Benedict davanti alla porta della camera anche se gli avesse detto di no.
Si cambiò e scese nella hall trovando i due che chiacchieravano. Il mio incubo peggiore s’è avverato pensò mettendosi una mano in faccia.
“Hi Laila!” esclamò Luke Windsor (il pubblicitario di Tom) sorridendole.
Oh grazie Dio, Luke! “Ciao Luke!!”
“Ah, Pandora mi ha detto di riferirti che arriverà l’8 mattina!”
“Perfetto! Tanto l’8 ho la conferenza stampa del film, quindi arriva in tempo!”
“Allora, si mangia? Io sto morendo di fame!” disse voltandosi verso i due “Certo!”.
Laila salutò i due uomini e tutti e quattro andarono al ristorante.
 
Nonostante avesse davanti Benedict a cena (che ogni tanto tentava di farle il piedino ma in risposta otteneva solo un calcio sugli stinchi con tanto di sorriso), si divertì.
Doveva ammetterlo: le era mancato. E il fatto che ci stesse provando spudoratamente la divertiva un sacco.
Sembrava di essere tornata a due anni prima.
Verso fine serata tentò un’altra volta a raggiungere la sua caviglia, ma si beccò un ultimo calcio ben assestato. “Ouch!”
“Benedict, tutto bene?” gli chiese Laila alzando lo sguardo dal suo dolce con finta preoccupazione.
“Sì. Tutto a posto… è stato solo un breve crampo!”.
Dopo che ebbero pagato si alzarono dal tavolo e si mise vicino all’uomo “E ringrazia che ho su delle ballerine morbide.” Gli sussurrò mentre lui si piegava leggermente verso di lei.
“I calci negli stinchi non mi fermano… ho giocato a rugby se non ti ricordi.” Le sussurrò sorridendole appoggiando la mano sulla curva finale della sua schiena.
Tornarono all’hotel e salirono sull’ascensore. Luke scese per primo, Tom per secondo, Laila e Benedict scesero allo stesso piano.
“Se mi dici che hai la camera vicino alla mia posso cominciare a pensare seriamente che il karma mi stia punendo per qualcosa che ho fatto.”
“Non credo. La mia è di là. Stanza 1715.” Disse indicando con pollice dietro di sé.
“Oh per fortuna. La mia è dall’altra parte.” Gli rispose girandosi in direzione della stanza.
“Hey, don’t you even kiss me goodnight?”
“Nope! You don’t deserve it!”
“Not even on the cheek?”
“No!”.
Rimase fermo appoggiato al muro guardandola arrivare alla sua stanza ed aprire la porta “Buonanotte Laila!”
“Buonanotte Ben!”.
La porta si chiuse e rimase lì a guardarla. Era vero, si stava comportando come un rompiballe, ma era l’unico modo per riuscire a riavere la sua attenzione. Doveva stare attento a non dover esagerare troppo. Laila aveva tanta pazienza, ma quando esplodeva era difficile da fermare. Sapeva perfettamente che non sarebbe riuscito a sistemare nulla durante quel periodo, ma aveva un piano in mente, qualcosa per lasciare il segno prima che lui trascorresse quasi tre mesi in giro per l’Inghilterra per girare un film. Sorrise e si voltò dirigendosi nella sua stanza.
 
Il pomeriggio dopo Laila dovette prepararsi alla serata. Aveva deciso di indossare il vestito rosso di Mouret (nulla di troppo spettacolare, niente scollature strane, ma arrivava sopra le ginocchia ed era strutturato in un modo particolare sul davanti) e delle scarpe color carne. Dopo che le due ragazze ebbero finito di sistemarle viso e capelli le salutò – le avrebbe riviste tre giorni dopo – e scese alla camera di Tom, trovandolo quasi pronto che si stava sistemando la cravatta.
“Com’è?”
“Alla faccia! Armani?”
“Sì! Come hai fatto ad indovinarlo?” le chiese l’uomo finendo di sistemarsi.
“Ho visto il sacco sulla poltrona, altrimenti non ci sarei mai arrivata!” gli confessò facendolo ridere.
“Pronta a buttarti nella mischia?”
“Tanto io sono solo ospite! Non devo fare proprio nulla!”.
La macchina li portò davanti al Ryerson Theatre dove scesero e i flash cominciarono a scattare non appena la portiera si aprì.
Dove il cast presente (regista incluso) stava facendo fotografie, lei rimase con i fans che la chiamavano da dietro le barriere. Quelle cose la sconvolgevano ancora: persone sconosciute che la chiamavano a gran voce e che le chiedevano l’autografo o di fare una foto con lei.
Una ragazza le disse una cosa che le fece quasi venire il magone “I was in Los Angeles at the D23 and I heard you singing ‘Let it Go’. You got me shivers!”
“Oh… Bless you for saying that! That’s so sweet!” esclamò abbracciandola.
Nonostante tutto quello che le era successo la sua autostima vacillava sempre: doveva per forza sentirsi sicura di sé alle audizioni, ma i dubbi che lei non potesse essere davvero quella giusta o che loro potessero sbagliarsi si insinuavano sempre. Non era mai stata Miss Autostima e mai lo sarebbe stata.
Quando entrarono nella sala si sedette vicino a Luke mentre gli altri presentavano il film. Prima dell’inizio della proiezione si sedettero anche loro e Tom si voltò verso di lei “Hope you like it!”
“I spoke with Jim. I think I will!”.
Quando entrò in scena per la prima volta Adam, Laila si abbassò verso Tom sussurrandogli “Ma te accetti film solo se ti fanno indossare parrucche scure? No, spiegamelo.”.
L’uomo dovette mettersi una mano sulla bocca e impiegare tutte le sue energie per riuscire a trattenersi dallo scoppiare a ridere nel silenzio della sala. Andarono anche al party organizzato dopo la presentazione.
 
Tornando verso l’hotel a notte inoltrata, Tom la guardò “Ieri ho parlato con Benedict.”
Lo stomaco le si contrasse. “Quindi sai tutto?”
“Mi ha raccontato a grandi linee del giorno sul set di Sherlock.”
“Tom-” “Laila, tra me e te non c’è mai stato un legame sentimentale, quindi non ti preoccupare. Il punto è che Benedict sa anche di me e te.”
“E la cosa non lo deve riguardare assolutamente.” decretò decisa.
“Appunto. Ma ha capito che è successo solo a Capodanno e che comunque non è stato nulla contro di lui. Benedict non è scemo.”
Nonostante si era imposta di stare calma dopo quella rivelazione si rilassò automaticamente sospirando. L’uomo le strinse la mano, tranquillizzandola “Se fosse stato destino tra noi due sarebbe successo da un bel po’. Ma a quanto pare non lo è… Non tenermelo troppo sulle spine.”
Laila lo guardò sconvolta “Oh Tom.” Disse abbracciandolo stretto, ricevendo di rimando uno dei suoi abbracci da orso.
La mattina dopo partì per tornare a Londra, lasciando la ragazza a Toronto.
 
Si svegliò col suono del telefono della camera “Ma che diavolo? – Pronto?”
“Sorry if I bother you, Miss Bessan, but there is something for you at the reception and you have to sign the receipt!”
“Oh… ehm. Ok! Just give me a pair of minutes and I’ll be there!”. Attaccò il telefono, prese al volo un paio di jeans e una maglietta, si fece una coda volante, si lavò la faccia giusto per non far vedere che si era appena svegliata e corse all’ascensore scendendo al piano della hall trovando il receptionist che parlava con un fattorino.
L’uomo si girò verso di lei e le fece firmare la ricevuta, consegnandole un meraviglioso mazzo di tulipani gialli e screziati. “Woah… who’s from?”
“I don’t know. I just bring flowers!” rispose facendo spallucce.
“Well, thank you!”.
Fece per tornare in ascensore e schiacciò il bottone del piano quando una mano fermò le porte “Benedict, ciao!” lo salutò lei sorpresa.
“Ah, non lo sapevo ci fossi dentro tu. Poco male! Altrimenti avrei sconvolto gente a caso.”
“Oh immagino la scena.” Commentò ridacchiando continuando a guardare i fiori.
“Alla faccia del mazzo! Chi te li ha mandati?”
“Non lo so, sto cercando un bigliettino ma non lo trovo…”
“Posso darti una mano?” si propose lui.
“Se proprio vuoi…”.
Nel frattempo che cercavano arrivarono al piano e uscirono dall’ascensore quando l’uomo esclamò “Ah che scemo! Ecco dov’è!” prese il portadocumenti che aveva nella tasca dei jeans e lo estrasse da una delle fessure, porgendoglielo “Eccolo qui. Controlla quello che ti ho scritto. È vero.” Le diede un bacio sulla fronte e la lasciò da sola mentre lo guardava andare via verso la stanza.
Quando entrò in stanza appoggiò i fiori sulla scrivania aspettando che un fattorino le portasse il vaso dove metterli per evitare che morissero in poco tempo. Aprì la piccola busta bianca trovandoci dentro un biglietto scritto a mano.
If I told you, you wouldn’t believe me. I’ll make them say it for me. Love you. Ben.
Guardò i fiori e prese il cellulare controllandone il significato. Si coprì il viso con le mani. I tulipani screziati indicavano la bellezza negli occhi di chi li riceveva in dono, mentre quello giallo significava sole nel sorriso di chi li riceve e amore disperato. Nonostante gliel’avessero detto i fiori al posto suo faceva ancora fatica a credergli. Le portarono un vaso abbastanza grande da contenere l’intero mazzo e lo sistemò sulla scrivania.
Doveva schiarirsi le idee. Si mise in costume e andò alla piscina dell’hotel per farsi una bella nuotata.
 
L’8 mattina dovette svegliarsi di buon ora. Si fece la doccia e si preparò in tempo prima che arrivassero hair stylist e makeup artist per farla sembrare un’attrice piuttosto che una pazza sclerotica al secondo giorno di ciclo.
Lo sapevo che non dovevo smettere di prendere la pillola. Ma no! Ascoltiamo mia madre che mi dice di fare la pausa! Dannazione spero di non sporcarmi domani sera…
Fortunatamente il vestito per la conferenza stampa era un indaco molto scuro ed era strutturato in un modo tale che, anche se si fosse messa un paio di mutandoni della nonna per evitare che l’assorbente non si muovesse neanche di un millimetro non se ne sarebbe accorto nessuno. Si mise un paio di sandali neri e, presa la pochette, andò verso la camera di Benedict, bussando.
“Chi è?”
“Quella a cui stai rompendo le palle da tre settimane abbondanti!”.
Le aprì la porta guardandola “Woah.”
“Grazie, ma se vedessi quello che ho sotto ritireresti quello che hai detto.”
“Eh?” le chiese ridacchiando sconvolto.
“Nulla. Non ti preoccupare. Dai, forza muoviti.”
Salirono in macchina e andarono verso l’hotel dove si sarebbe tenuta la conferenza di August: Osage County. Verso metà strada la vide piegarsi e si preoccupò un attimo.
“Ehy? Tutto a posto?” le chiese passandole una mano sulla schiena.
“Sì, relativamente. Ho dato retta a mia madre e alla ginecologa facendo la pausa della pillola e ora ho le ovaie che stanno ballando la rumba.”
“Ti è venuto oggi?”
“No, è il secondo giorno. Ossia anche peggio. Mi sento ripiena come uno scotch egg, un cesso assurdo e al posto delle tette nel reggiseno mi sembra di avere due meloni di marmo. Poi mi sono arrivate anche in ritardo. Dannazione non mi venivano i dolori così forti da una vita.”
Benedict la guardò seriamente preoccupato “Vuoi che torniamo indietro?”
“No. Assolutamente no. Non preoccuparti. Ho già preso qualcosa…” gli disse sorridendogli, appoggiandogli una mano sul ginocchio per tranquillizzarlo.
Ritrovarono tutti: Abigail, Julia, Juliette, Ewan, Dermont e Chris Cooper. Maryl non sarebbe potuta venire. L’aveva sentita per messaggio qualche giorno prima e le aveva detto che non stava troppo bene.
Quando vide Abigail quasi non la riconobbe. “Ohoh! Qualcuna è diventata una biondona!!” esclamò alle spalle della ragazza che si voltò di scatto.
“Che gnocca!!”
“Ciao marmocchia!” esclamò abbracciadola.
“Nah, non è giusto! Volevo essere più alta di te almeno oggi!”
“Ho i tacchi. Al naturale ci metti poco. Sembri più grande!”
“Lo so. Ho anche ufficialmente preso la patente!” le disse soddisfatta.
“Per fortuna abito dall’altra parte dell’oceano!”
“Ma che stronza!” esclamò facendola scoppiare a ridere. Salutò tutti.
Ewan l’abbracciò stretta “Ehy, come stai?”
“Benissimo.”
“Tu e lui…?” chiese abbassando la voce.
“Situazione complicata.”
“Ok, devo parlarci.”
“Ma-”
“Laila!!” sentì esclamare da Julia vedendosela spuntare alle spalle.
“Oddio m’è preso un colpo. Ciao Jules!”
“Mmmh, ma che buono il profumo che indossi!” commentò lei dopo averla annusata per qualche secondo.
“Eh grazie che mi dici che è buono, lo pubblicizzi te!” le disse facendola ridere.
Durante la conferenza stampa si sedettero tutti dietro un grande tavolo, ognuno aveva la sua postazione e davanti a sé un segnaposto con scritto il nome. L’avevano fatta sedere tra Julia e Benedict. I giornalisti fecero una marea di domande. Ad un certo punto l’uomo notò che la ragazza stava stringendo disperatamente il bordo della sedia, mantenendo un’espressione tranquilla. Senza farsi vedere dai giornalisti – erano seduti abbastanza vicini – le prese la mano, stringendogliela.
 
Sentì bussare alla sua porta “Chi è?” “La ciclata!” sentì rispondere.
Scoppiò a ridere e le aprì la porta.
“Se stai cercando di uccidermi lo stai facendo nel modo più viscido possibile.” Le disse guardandola. Capelli legati in una coda bassa e perfettamente sistemata, occhi felini e labbra rosse. Aveva un vestito particolare. Maniche corte, una fascia in vita. Lo scollo era in trasparenza, ma mano a mano che proseguiva verso la vita c’erano degli intarsi, quasi come se fossero fiocchi di neve, che coprivano tutto scendendo fino alla fine del vestito che arrivava poco sopra al ginocchio. Ai piedi dei sandali dello stesso colore dell’abito.
“Ma smettila di fare il cretino!!” esclamò arrossendo di botto per poi notare una cosa. “Benedict, ma che stai facendo?”
“Sono indeciso se mettere la cravatta o no.” Le disse con un paio di cravatte sulle spalle.
Laila lo guardò sorridendo “Devo dirtelo: questo completo grigio m’è sempre piaciuto…” commentò avvicinandosi per voltarlo verso di sé per osservarlo meglio. “No, niente cravatta. Posso fare una cosa?” gli chiese guardandogli la camicia candida.
“Sure.”
Gli si avvicinò di più, sbottonando i primi due bottoni della camicia “Molto più easy. E stai davvero bene.” Disse sistemandogli il colletto e il bavero della giacca del completo. Era un momento quasi familiare. Era come se nulla fosse cambiato, come se quei mesi di gap non ci fossero mai stati. Le sarebbe suonato normale se quella sera invece di andare nella propria camera l’avesse seguito nella sua come se stessero davvero nella stessa stanza. 
Le mani di lei non si levarono dal suo petto, rimasero ferme appoggiate leggermente sulla giacca. La guardò. Era stupenda e avrebbe fatto di tutto per riprendersela. Le mise le mani sui fianchi, spingendola leggermente verso di sé.
Respirò profondamente. Doveva trattenersi. Non doveva lasciargliela vinta così facilmente. La tentazione fu enorme, ma si trattenne dall’alzarsi in punta di piedi e colmare la già poca distanza rimasta tra loro due. Lo guardò negli occhi e capì che anche lui aveva in mente la stessa cosa. Lo minacciò puntandogli contro un dito, facendolo ridere. “Non ti ci azzardare. Forza!! Andiamo!”.
 
Il tappeto rosso e la presentazione andarono lisci come l’olio. Tra foto coi fan, autografi, foto di gruppo o singole per la stampa e la proiezione del film tutto andò tranquillamente.
Al party per il film arrivò il mondo. Ad un certo puntò vide Abigail avvicinarsi a lei “Laila… cosa stai bevendo?”
“Uno Screw Driver, perché?”
“Me ne fai bere un po’? Ti preeego! Qui a Toronto l’età minima è 19 anni dannazione!”
“Sai che se mi prendono mi arrestano?” le disse guardandola storta.
“Un sorso! Mi volto!”
“Uff… e va bene. Solo un sorso però!”
“Grazie!! Sei la mia sorella maggiore preferita!”
“E grazie, tu hai solo fratelli!... alla faccia del sorso!!” commentò quando le rese il bicchiere.
“Avevo sete!” le rispose sorridente “Eh, complimenti!”.
Ad un certo punto finì a parlare con Ewan e Dermont quando Benedict arrivò portandole un cocktail.
“Oh, grazie Ben!” lo ringraziò lei piacevolmente sconvolta.
“Ma io non ho capito se voi due siete tornati insieme o meno.” Disse Dermont guardandoli.
“No.” Decretò Laila con un tono che non ammetteva repliche.
“Allora…” suppose con un tono che lasciava tutto all’immaginazione.
“NO! ASSOLUTAMENTE NO!” esclamò lei arrossendo di botto, mentre Benedict commentò “Eh magari!”
“Allora?! E anche volendo questa volta gli va male. Piove!” rispose facendogli la linguaccia facendo scoppiare a ridere Ewan.
“Tanto ho tempo per riconquistarla. Il 12 mi accompagna alla premiere di The Fifth Estate!”
“Ancora?! Ti ho detto che non ci vengo!” esclamò mettendosi una mano in fronte.
“Io avevo sentito una risposta positiva l’altro giorno.”
“Tu hai sentito quello che hai voluto.”
“Tanto ci vieni.”
“Noooo!”
“Sai chi ci recita in quel film?”
 “Te? Daniel Bruhl?”
“Carice van Houten.” Laila ci pensò su un paio di secondi per poi spalancare gli occhi “MELISANDRE!!!”
“Esatto. E verrà a Toronto apposta per la prima. Allora, vieni?”.
Gli rivolse uno sguardo assassino “Sei un’infame a ricattarmi col Trono di Spade! … e va bene. Vengo.”
I due li guardarono “Cazzo, sembrate una vecchia coppia sposata. A quando le nozze?”
“Ma la volete piantare voi due?” esclamò ridendo mentre Juliette sbucò da dietro prendendole la mano e trascinandola verso il mucchio di persone che ballavano.
“Aspetta aspetta!!! Ben, tienimi il cocktail!!”.
Quando Laila fu inghiottita dalla folla Ewan lo guardò divertito. “Che hai in mente?”
“Un po’ di idee. Anche se spero che ceda prima che cominci a girare il film. Più che altro perché starò via per più di due mesi…”
“Però è bello vedervi così.” Ewan era l’unico oltre a Maryl ad aver visto i due distrutti.
“Non è male. Ma punto un po’ più in alto.” Andò dal deejay e gli chiese di mettere su una canzone in particolare.
Quando partì si fece trovare dietro la ragazza “Can I have this dance?”. Dancing away with my heart dei Lady Antebellum era stata la prima canzone romantica che avevano ballato insieme.
 
 I finally asked you to dance on the last slow song
 
Lo guardò e accettò la mano che gli stava porgendo.
 
Beneath that moon that was really a disco ball
I can still feel my head on your shoulder
And hoping that song would never be over.
 
“You’re a damn psychopath.” Gli disse citando Anderson. “I’m a high functioning sociopath. With your number.” E sorrise facendola ridere.
 
I havent’s seen you in ages
Sometimes I find myself wondering where you are
For me you’ll always be 18 and beautiful
And dancing away with my heart.
 
“You’ve got a plan. I know.”
“Mmh, don’t know!”
 
I brushed your curls back so I could see your eyes
 
“You have one… the character influenced the actor, Sherlock!”
 
And the way you moved me was like you were reading my mind
 
“Well, is it working?” le chiese sorridendole facendole fare una giravolta per poi stringerla a sé.
 
I can still feel you lean in to kiss me
I can't help but wonder if you ever miss me…
 
“Don’t know…” “I think it is.”.
 
Fino al primo pomeriggio del 12 visse da turista. Finalmente riusciva a vedere qualcosa di Toronto: la CN Tower, i parchi, i musei.
Durante quei giorni Benedict fu quello di sempre. Si impose un giorno di accompagnarla nei giri per Toronto conoscendo il suo misero senso dell’orientamento, ma nonostante tutto fu bello averlo di fianco. Si stava convincendo poco a poco.
Qualsiasi fosse stato il piano ordito da Benedict, stava funzionando.
Dannato inglese dal nome impronunciabile. pensò sorridendo mentre gli camminava di fianco.
La sera dell’11 dopo che l’uomo tornò dalla conferenza stampa del film, bussò alla stanza di lei trovandola in pigiama.
“Il pigiama con le rane mi è sempre piaciuto!” commentò Benedict con un sorrisetto sulle labbra.
“Piantala, scemo! Entra!”.
Quando chiuse la porta per voltarsi lo vide porgerle una rosa rossa.
“Per te!”
“Temevo in un altro mazzo sinceramente… grazie.” Disse prendendola tra le dita.
“Figurati.” Le diede un bacio sulla fronte e andò verso la poltrona.
“Posso spaparanzarmici sopra?”
“Fa’ come se fosse camera tua!”
“Grazie!!” esclamò sospirando, adagiandosi sulla poltrona.
Laila lo guardò e l’immaginazione cominciò a correre come su un cavallo impazzito.
LAILA SMETTILA! TIENI A BADA GLI ORMONI!!! Si urlò tra sé e sé, mentre entrambe le vocine in coro risposero in tono lamentoso. Ma siamo in astinenza da Capodanno!! Scosse la testa per smetterla di pensarci mentre vedeva l’uomo togliersi la giacca e sbottonarsi la camicia.
“Vuoi del the?” chiese con un tono di voce qualche decina di decibel più alto di quando avrebbe dovuto essere.
“Ehm, se non è un problema sì… grazie Laila.”
Si voltò di scatto andando verso l’entrata dove c’era il piano con tutto quello che poteva servirle.
Fanculo, fanculo, fanculo, fanculo!!!!
Mise l’acqua nel bollitore e aspettò che arrivasse a temperatura. Quella volta prima di parlare si schiarì la voce “Earl Grey?”
“Perfect!”
“Ok it’s almost read- Ben, what the hell are you doing?” chiese mettendosi una mano in faccia.
“I’m changing dress! I’m starting to hate this suit!” le disse mentre, in maglietta maniche corte e bermuda sistemava i vestiti che si era tolto nel frattempo.
Finiti i minuti di infusione gli portò la tazza “Et voilà. Chears.”
“Chears.”
Benedict rimase seduto sulla poltrona, mentre Laila si sedette sul letto a gambe incrociate.
“Posso venire a sedermi di fianco a te o dobbiamo tenere la distanza di sicurezza?” la prese in giro lui guardandola negli occhi, facendola arrossire.
“L’importante è che non minacci di saltarmi addosso. Altrimenti ti faccio stare sul pavimento!” rispose lei cercando di non ridere sorseggiando piano il the dalla tazza.
Lo vide alzarsi e sedersi di fianco a lei “Ti è finito il ciclo?”
“No!”
“Pallista! Non ti assicuro nulla, ma ci proverò!”
“Ah bene. E io che ricominciavo a fidarmi di te!”.
Parlarono fino a tarda serata di tutto quello che era successo in quei mesi, dagli impegni lavorativi, alle situazioni imbarazzanti, al fatto che comunque entrambi si erano visti ma dove l’altra lo evitava come la peste, l’altro non riusciva ad andare a parlarle, il futuro.
“Non ci credo: King Lear al National?!”
“Giuro! Quando me l’hanno confermato ero in ufficio da Chris e mi sono messa a saltare per tutto l’ufficio! Cordelia, Benedict!! Ma ci pensi?? E poi non vedo davvero l’ora di vedere La Desolazione di Smaug. Te che fai il drago non me lo voglio proprio perdere!!”
“Sei riuscita a vedere Into Darkness?” le chiese allungando la mano verso la sua.
Laila lasciò che gliela prendesse, incrociando le dita con le sue “Sì, l’ho visto! E sei stato maledettamente bravo. Facevo il tifo per Khan nonostante tutto!”.
Erano seduti uno davanti all’altra a gambe incrociate.
“Mi dispiace. Sono stato un coglione…” le disse accarezzandole la guancia.
“Decisamente.”
“Non voglio perderti un’altra volta.”
“Il problema è che mentalmente non mi hai mai persa.” Commentò sospirando per poi pentirsi subito di quello che aveva detto.
L’uomo alzò di scatto la testa “Cosa?”.
Laila si alzò dal letto cominciando a camminare avanti indietro “Io… io ci ho provato a smettere di pensare a te, di pensare a quella dannata sera di dicembre, di pensare a tutto. Ma ogni cosa che mi accadeva volevo che tu la sapessi, ogni cosa che vedevo la collegavo a te. Io ho provato a rifarmi una vita. Dannazione avevo anche Tom che mi stava di fianco!! Mi è stato vicino durante tutto il periodo in cui ero a casa da sola ed è… pure successo quello che è successo. E mi dispiace davvero per me e per lui, ma sei sempre stato lì. Presente. Fisso. Ogni dannato giorno, ogni dannato momento. E non sai quante volte ti ho tirato gli accidenti!! Sono persino arrivata a desiderare di non averti mai conosciuto, fidati! Poi quando mi hanno avvisata che ti avrei dovuto rivedere pensavo di fare quella forte, quella superiore. Ma solo a vederti mi si sono sputtanate tutte le idee che avevo. È stata una botta. Un’enorme botta emotiva. Devo ammettere che il manrovescio che ti ho tirato è stato molto soddisfacente, non ho intenzione di scusarmi per quello. E ora siamo qui io e te, quasi come se non fosse successo niente, uno davanti all’altro, pericolosamente vicini e io sto seriamente impazzendo!”
Aveva appena sbottato, lo sapeva. Era una cosa che aveva voluto fare ma nei suoi viaggi mentali dei vari incontri che si era immaginata sarebbe dovuta suonare meglio.
Mentre ora, tutto quello che gli aveva appena detto, invece di suonare come una sberla a lui, sembrava un pugno in pieno stomaco a sé stessa. Rimase di schiena. Sentiva che era sul punto di scoppiare e non voleva che la vedesse con gli occhi pieni di lacrime.
Lo sentì alzarsi dal letto e sentì la sua presenza dietro di lei. Fu un attimo che l’abbracciò, appoggiando la fronte sui suoi capelli. Quando si girò verso di lui nascondendo il viso nel suo petto l’abbracciò ancora più stretta.
“I love you.” Le sussurrò, gli occhi chiusi “Believe me or not, this is the truth.”
Sentì le braccia di lei stringerlo forte. Quello ‘scricciolo’ di un metro e 65 rannicchiato contro di lui gli era mancato da morire. La tenne stretta a sé, stando in silenzio.
Lei rimase così, tra le braccia dell’uomo, godendosi quel momento. Gliel’aveva detto. Le aveva davvero sentite quelle tre parole. Il calore del suo abbraccio l’aveva quasi dimenticato.
Alzò lo sguardo verso di lui “Non pensare che stanotte solo per questo tu possa finire nel mio letto eh!” gli disse recitando la parte della scazzata. A quanto pare era andata a segno perché lo vide alterarsi.
“Ma allora non hai capito!! Non volevo por-” ma lo zittì prendendogli il viso tra le mani e baciandolo.
Rimase sconvolto per qualche attimo di secondo, per poi stringerla a sé rispondendo al bacio.
“Ti stavo prendendo per i fondelli.” Gli disse sghignazzando staccandosi da lui per un secondo.
“Puoi zittirmi in questa maniera ogni volta che vuoi.” Le disse sorridendo, tornando a baciarla.
“Tu azzardati a farti venire idee malate come quella di dicembre che giuro che ti faccio fare bunjee jumping senza elastico giù dal balcone che altro che Cascate di Reichenbach!” lo minacciò facendolo scoppiare a ridere. “E ora… fuori dalla camera che domani mi devi rompere le palle con quella dannata presentazione! Sono la tua ospite, devo avere un aspetto bello e riposato! Che ci scommetto il culo che avrai un completo nero dato che non l’hai ancora sfoderato in questi giorni!”
Benedict la guardò dritta negli occhi. “E tu lo stai dicendo seriamente?”
“Sì.”
“Ma davvero?”
“Sì.”
“E tu pretendi che ti dia davvero retta?”
“Sì!”
“Ma non ci penso nemmeno morto!” decretò prendendola in braccio in pieno stile ‘sacco di patate’ e portandola verso il letto.
“AHAHAHAHAH!! BENEDICT!!”.
 
L’uomo bussò alla sua porta “Laila, sbrigati che la macchina è già qui sotto!”
“Arrivo! Arrivo!!”.
Gli aprì la porta parandosi davanti a lui in un vestito bianco che arrivava al ginocchio e seguiva le sue forme, capelli sistemati alla Veronica Lake e occhi intensi.
“Lo sapevo!! Lo sapevo che mi avresti sfoderato il completo nero!!”
“Eddai, ci voleva!”
“Dannato! Senti, mi tiri su la lampo?” gli chiese girandosi e spostandosi i capelli.
La guardò “Sai che quel vestito non ti rimarrà su a lungo?”
“Have a cold shower, war horse! Wasn’t yesterday night enough?” gli disse mentre le chiudeva l’ultima parte della lampo.
“Nope!”. Le sussurrò avvicinandosi pericolosamente al lobo del suo orecchio.
La notte prima. Dannazione, non passava una notte simile da un pezzo. Si era alzata dal letto quella mattina totalmente indolenzita. Ogni fibra muscolare, ogni tendine e ogni giuntura le facevano un male assurdo… ma altro che far via le ragnatele. Quella notte era passato l’uragano Sandy in persona.
Lo guardò negli occhi e sorrise “Non credo si sia ripresa dopo ieri notte.”
“Ci penso io!” le disse con sorriso da gatto sornione facendola scoppiare a ridere “Non ci provare!”.
Si infilò le Loubutin nere e, presa la clutch, ci infiò il cellulare e la chiave della camera per poi chiudere la porta.
Scesero dalla macchina salendo sul tappeto rosso. Benedict le tese la mano “Possiamo?” gliela prese e la strinse avvicinandosi a lui sorridendo. “Assolutamente sì.”.
 
*******ANGOLINO DEL DISAGIO******
*EVVIVAAAAAA!!! Sia lode all’eroe trionfatoreeeeee!!! Papparapappaparààààà!!* scusate, ma in questi casi il Genio che è in me salta fuori XD
Boom! Un bel ritorno di fiamma dei nostri piccioncini preferiti! :D Tranquille, la storia non è affatto finita *Ghghgghghgh*
Come proseguiranno le vicende dei nostri beniamini? Al prossimo capitolo!! :D
 
Nel frattempo ecco come sono i vestiti di Laila al Tiff e com’è messo Ben la serata della presentazione di "August Osage County" (che non serve, ma è sempre un bel vedere).
   

 
Spero di leggere i vostri pareri sul capitolo! J
Un bacione a tutti, anche a voi lettori silenziosi <3
Vi voglio un sacco bene, Lalli :3
 
 

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Capitolo 23
*** 23. Rebirthing ***


 
−CAPITOLO 23−
“Rebirthing”
 
 
Doveva ammetterlo: con Benedict insieme a lei, la vita era tutta un’altra cosa.
Aveva lui di fianco e tutto le sembrava di nuovo possibile.
Fortunatamente per girare the Imitation Game sarebbe stato in Inghilterra, ovviamente non si sarebbero visti molto, ma le poche volte in cui tornava a casa perché giravano a Londra stavano insieme. Una volta era tornato a casa a notte inoltrata e le aveva mandato un messaggio.

Non se l’era fatto ripetere due volte ed era corso a casa della ragazza. Quella notte avevano solamente dormito, ma averlo di fianco dall’altra parte del letto fu confortante.
Era quasi come agli inizi, quando lui era via per girare Star Trek e per riuscire a vedersi si sentivano alla sera su Skype. Solo tra loro due non c’era una distanza così grande.
Comunque in quel periodo non stava con le mani in mano. Le prove di King Lear andavano a gonfie vele e c’era già una data ufficiale della prima: il 22 novembre. Fortunatamente Benedict sarebbe riuscito ad essere libero per quel giorno così sarebbe potuto esserci.
L’aveva già riferito a tutti, compresi gli amici e i familiari in Italia solo che non aveva ancora ricevuto una risposta da loro.
Tom, nel frattempo, era messo nella sua stessa situazione: anche lui impegnato con Shakespeare avrebbe portato sul palco del Donmar Coriolanus, la prima ci sarebbe stata il 6 dicembre.
Una sera di fine ottobre fu ospite alla prima londinese di Thor the Dark World, dove finalmente conobbe il primo dei suoi futuri colleghi: Chris Hemsworth.
“Oh, so you’re the misterious co-founder of his fan club!!” aveva esclamato l’uomo quando Tom gliel’aveva presentata.
“Precisely! Nice to meet you!”
“I heard you’ll be in the Avengers 2! We will work together!”
“And that’s thanks to him! I’m still planning his Christmas present.”
“I told you I don’t want anything!” aveva sospirato oramai rassegnato. “Oh, stop it!”.
 
All’8 di novembre dovette volare a Los Angeles per tre motivi: il giorno dopo ci sarebbero stati i Britannia Award dove Benedict era stato nominato come Artist of the Year e l’avrebbe accompagnato alla premiazione, mentre il giorno dopo ci sarebbe stata la premiere di Frozen, dove lui avrebbe accompagnato lei.
Quello stesso pomeriggio aveva solo il tempo di farsi una doccia volante perché doveva raggiungere anche lei lo studio di Jimmy Kimmel per un’intervista.
Arrivò all’aeroporto col bagaglio a mano e il sacco del vestito, trovandoselo fuori dagli arrivi nel marasma generale dell’aeroporto di Los Angeles. Un paio di jeans e una giacca di pelle, il cappello e gli occhiali da sole appoggiati sopra la testa. Aveva le mani in tasca. Quando la vide sfoderò uno dei sorrisi che la mettevano ko e le corse incontro prendendole il viso tra le mani e baciandola.
“Ciao anche a te, Ben.” Commentò sbattendo le ciglia sconvolta da tanta foga.
“And then she finally arrived at the airport wearing an oversize hoodie, a pair of jeans and some converse, looking incredibly sexy!”
“Shut up, I can be the only one who can use sarcasm.” Gli disse alzandosi in punta di piedi baciandolo e sorridendogli buttandogli le braccia al collo.
“I missed you.” Le sussurrò staccandosi leggermente.
“We’ve been apart only for three days…”
“Too much.”
“Ma piantala!” se la rise lei tornado coi piedi piantati a terra.
“Allora, com’è andata?”
“Bene! A parte il fatto che ho ancora il jet leg. Comunque ho fatto un po’ di cose. Ho fatto una puntatina da Jimmy Kimmel,  che tra l’altro mi ha detto di dirti che non vede l’ora di averti sotto torchio sto pomeriggio e ho incontrato qualche personaggio strano… sai, quelli di Sesame Street non sono molto a posto.”
“Oddio!!! Chi?!”
“Murray and the Count!” le disse circondandole le spalle con braccio e prendendole di mano il sacco del vestito andando verso la macchina che li aspettava fuori. “NO WAY!!!”.
 
Quel pomeriggio fece l’intervista da Jimmy Kimmel: quell’uomo era fuori come un balcone, ma continuò a ridere per tutta l’intervista stando alle sue battute e rispondendogli con altre. Essendo la prima volta che la intervistava e la prima intervista che faceva in una tv americana a livello nazionale Jimmy s’era divertito non poco. Le aveva chiesto di tutto: dal fatto che avesse fatto un anno spettacolare da Now You See Me, August: Osage County e Frozen, dalle sue origini, al fatto della foto di Twitter pubblicata da Tom sul suo profilo (che aveva ottenuto una svalangata di retweet).
“Ma quello che ci chiediamo – o meglio, me lo sto chiedendo io - è… alla fine chi l’ha vita la partita?”
“Ahahahah non io!! Sono volata a terra due turni dopo la foto! Ma mi sono rifatta con Guitar Hero!” oppure sul suo accento.
“You act in theatres, and Shakespeare too.”
“I know, that’s unbelievable.”
“How you do correct your accent?” il pubblico era scoppiato a ridere e lei rispose con un forte accento italiano.
“You know, I usually speak-a-like Super Mario” poi tornò ad un accento inglese abbastanza affettato “But when I have to be in public I transform it in a perfect British accent.”
“Ahahahaha, I was kidding. The thing is you have a really good accent! You can’t even understand that you’re not British!”
“Oh… bless you for saying that! Well- I’ve been living in London for more than five years now. If I didn’t have a – I don’t mean perfect- but a decent accent after that period that would be critic!”
“How do you remember all those lines??”
“Ehm… I can’t stand still. I have to move. Do you remember old Tom & Jerry’s episodes when Tom goes back and forth in the same point?”
“Ahahahah yeah! And at a certain point the floor has a rut!”
“Precisely!! That’s me. And when home doesn’t help I go out. I am the weird woman talking at the phone in Regent’s Park. But if you stay around and pay attention to what I’m saying, I’m talking in iambic pentameters.” Rispose facendo ridere il pubblico.
“Have you really lived in Australia?”
“Yes, after graduation I decided to go to the other side of the world.”
“You can speak Aussie?”
“Sure!” rispose ridendo.
“Can you say something?”
“Oh Gosh, what can I say… Oh mate, each Aussie has a different accent!!! Hey, I got an idea: before we finish here we can wag and go to Maccas togetha.”
“Great!!”
“MY APOLOGIES TO ALL AUSTRALIAN PEOPLE!!” esclamò alzando le braccia in segno di scusa facendo ridere Jimmy per poi continuare “And then I moved to London.”
“What do you miss the most?”
“Surfing. I can’t do it on the Thames! Aaaand I wouldn’t even think about doing it.”
“Can you even surf?” “Yup!!”.
 
La sera del 9 una macchina li portò al Beverly Hilton Hotel. Era la prima volta che affrontava una premiazione. Oramai si era quasi abituata alle premiere, ma quella era la prima volta che andava ad una premiazione. Fortunatamente sarebbe stata solamente un’ospite. La makeup artist aveva fatto un lavoro meraviglioso e la hair stylist le aveva raccolto i capelli in una maniera divina. Non sembrava nemmeno lei quando si era vista completamente vestita allo specchio. Aveva scelto un Armani Privè completamente nero che arrivava fino ai piedi e che percorreva la sua figura. L’unica cosa che spezzava era una fascia bianca sopra il seno.
Benedict la guardò prendendole la mano “Ehi… tutto ok?”
“Sì. Tutto aposto.”
“Ah, quasi dimenticavo: l’altro giorno mi hanno chiamato i miei. Non vedono l’ora di rivederti.”
“Oh i tuoi è da una vita che non li vedo! Oddio, m’è venuto in mente il pollo di tua madre. Dannazione quella donna cucina divinamente!”
“Ahahahah infatti mi hanno chiesto se una domenica andiamo a fare il brunch da loro ora che ho finito di girare!”
“Peccato che devi cominciare con i giri per la Desolazione di Smaug!” lo rimbeccò guardandolo di sbieco.
“Giusto. Va bè, l’importante che il 22 sono a casa!” disse dandole un bacio. La macchina si fermò e li lasciò davanti all’entrata dove stavano arrivando tutti gli invitati all’evento. Scesero tutti e due, mano per mano, affrontando insieme il tappeto rosso, tra fotografi e giornalisti.
Quando finì tutto la vide sospirare “Non oso immaginare che farai semmai si andrà ai BAFTA o ancora peggio ai Golden Globes o agli Oscar.” Scherzò l’uomo aspettando di essere fuori portata di macchina fotografica per darle un bacio.
“Non pronunciarli nemmeno quei tre. E poi figurati se io vado agli Oscar!!”
“Bè, se io ci vado tu vieni con me!” Laila non gli ripose nemmeno, rivolgendogli solo un’occhiata perplessa.
Mano a mano nel salone principale erano entrati tutti. Al tavolo con loro c’erano altri attori importanti tra cui, e questo quasi la fece urlare dalla gioia, Alice Eve. Si abbracciarono “Da quanto tempo è che non ci vediamo più?” urlò la bionda saltellando.
“Eh, direi un bel pezzo!!”
“Vi siete riviste dopo Star Trek?” commentò l’uomo alzando un sopracciglio.
“Sì, siamo rimaste in contatto dato che comunque abita a Londra!”. Non fece in tempo a sedersi che sentì due dita sui suoi fianchi che la fecero saltare “Ma che- JULIA!!”
“Ciao bellissima! Ehy, quasi non ti riconoscevo!! Hai perso qualche chilo?”
“Ho dovuto farlo. Altrimenti fosse stato per me, me ne sarei fregata e me li sarei tenuta!”
“Giustamente. Ciao Benedict! Come stai?”
“Benissimo! Te?”
“Fantasticamente. E vedo che le cose si sono sistemate…” commentò guardandoli.
“Ehm… sì.” rispose la ragazza arrossendo “Oh ma che cosa bella!!! George, vieni qui!!”
“No, no, no, non farlo venire qui! Non farlo venire qui!” disse Laila a bassa voce facendo ridere Ben che sapeva che, nonostante avesse prodotto Osage County e che si fosse presentato sul set parecchie volte, Laila aveva ancora una soggezione assurda nei confronti di George Clooney.
Dopo la cena cominciò la premiazione. Rob Brydon fu geniale. Tra i vari sketch di Sasha Baron Cohen e molte imitazioni la serata procedette a gonfie vene. Chiwetel Ejiofor e Alice Eve salirono sul palco per premiare l’Artist of the Year. Quando il suo nome fu nominato, Benedict si girò verso la ragazza che gli sorrise raggiante, mentre l’abbracciava stretto. “Forza sali!!”  gli disse dopo che le aveva dato un bacio veloce sulle labbra “Vado!”.
Quando salì sul palco Alice lo stava aspettando con al statuetta in mano. L’abbracciò per poi andare a salutare Chiwetel e alla fine arrivò alla postazione con microfono “Oh my goodness… I mean, they told me that this was a friendly event and it’s proved such. I’m quite flabergasted that there was Chiwetel and Alice, two dear friends of mine I’ve known a long while… and everything you saw in that videoclip, ehm… but it doesn’t excuses the fact that I am in a position that is just unfair!! You know- I- there are writers, directors and fellow artists help you do what you do and I stand all over their shoulders here tonight. So ask me to stand up myself it’s deeply, deeply unfair!!” esclamò facendo ridere la sala.
“I have to begin with a moan, like actors do, I’m… I’m really overwhelmed. Not only is my job a privilege because I love it, I love the people I get to work with… the inspiring… inspiring people I get to work with – many whom are in front of me and many were on that screen behind me just now and on stage with me… and I mean. Chiwetel, it feels bizarre to stand here looking to what you just did in 12 Years a Slave, it’s outstanding what you did there!” uno scroscio di applausi inondò la sala. “Phenomenal… I got the feeling he might be on the stage soon! I should thank a few people very very briefly. My agent Billy, from NUTA, and Tara – who works, I think, almost harder than Billy does. They are at table 120. Hi there!! And back over in the UK they won’t be here because my eyes are probably telling the story: it’s 5 o’clock where I come from! Somebody told me ’just get up and be yourself’. I’d be in bed, you wouldn’t know me!” esclamò facendo ridere I presenti.
“Ehm, I thank John Grand, Deborah and Nicky’s wonderful assistance, and the wonderful Alaine who answers the phone to all of us complaining, not complaining or just wanting to chat, and Kate. And my family… My sister Traks, my wonderful nieces Emily and Martha, my amazing partner who can incredibly stand me – I love you Laila.” (Laila quasi si nascose sotto al tavolo per evitare di far vedere che era diventata del colore del vino nel suo bicchiere) “And last I start with the beginning- I end with the beginning rather, my parents. I couldn’t have asked for two more extraordinary people. They’re both actors, they know this gig, they know what it is and yeah before all that, they gave me such love, generosity and wisdom, everything that a child could hope to have and – ehm-  that was where my privilege began and was with them. This award will finish on my mother’s mantelpiece. She’s a very strong-willed woman… I won’t fight for that! I will bring it home with pride. Thank you so much BAFTA and to the Britannia Awards… thank you.”
 
Arrivarono davanti alla casa, parcheggiando tra una macchina e l’altra. “Sappi che c’è Martha che non vede l’ora di vederti.”
“La cucciolotta! Che meraviglia!”
“E mia sorella mi ha avvisato che è in piena fase Frozen.”
 “AHAHAHAHAHAH!” scoppiò a ridere Laila, mettendosi una mano in faccia.
“Poi Emily non vede l’ora di saltarti addosso. E mi sa che ci stanno per accogliere con tutto il comitato di accoglienza dato che quella è la macchina di Traks.”
“Fantaaaastico. Tutta la famiglia Cumberbatch allargata!”
Quando scesero dalla macchina e andarono verso il vialetto d’entrata videro la porta aprirsi di scatto e videro una bambina bionda correre verso di loro “ZIA LAILA!!!!!!” urlò la bambina mentre lei si inginocchiava a terra accogliendola tra le sue braccia stringendola forte.
“Hi cheeky monkey!” la salutò ancora un po’ sconvolta per essere stata chiamata ‘zia’. “Mamma mia quanto sei cresciuta!! Stai diventando una signorina!” le disse facendola arrossire.
“Ehy, adesso è tornata la zia Laila e lo zio Ben non esiste più?” disse l’uomo abbassandosi arrivando quasi all’altezza della nipotina.
“Eh ma lei non la vedo da taaaanto tempo!” gli rispose. Laila si girò dall’altra parte per evitare che la vedesse trattenere le risate.
“Ah sì? Bene!! Allora ti prendo in braccio!”
“Noooo!!!”. Benedict prese in braccio la nipotina mettendosela sulle spalle quando una voce di donna esclamò “Benedict, se vomita le prendi!!”
“Tranquilla Traks!!”.
Percorsero il vialetto e Tracy le venne incontro abbracciandola “Ciao Laila, il fratello scemo allora ha messo la testa a posto!”
“A quanto pare ha ordito un piano da genio del male per farsi scusare.”
“Sono così contenta di rivederti.” Le disse sorridendo, leggermente commossa.
“Anche io…”
“LAILA!!” Wanda uscì dalla porta di casa abbracciandola “Tesoro che bello rivederti!! Ma stai mangiando?” le disse guardandole la pancia.
“Ahahahah, sì! Solo che devo perdere un paio di chili per un ruolo.”
“Oh voglio sapere tutto!!! Ci sei mancata tanto…”
“Eh, vedo!” commentò sconvolta per quell’accoglienza. Anche Timothy arrivò andando ad abbracciarla. “Forza entriamo! Che c’è qualcun altro che sta morendo dalla voglia di vederti!”.
In salotto trovarono il marito di Tracy che l’andò ad abbracciare, mentre dalle scale si sentì un rumore continuo, fino a quando la ragazza non sbucò in salotto.
“LAILA!!!” “Oddio Emily!!! Ciao!!!!” urlarono le due correndosi incontro abbracciandosi strette.
“Ohi, te non crescere che qui abbiamo 10 anni di differenza! Altrimenti già di fianco a tuo zio mi sento una nana, devo sentirmi Brontolo anche vicino a te?”
“Mi sei mancata tantissimo!!” le disse Emily abbracciandola forte.
Quel pranzo andò meravigliosamente. Tutto era come prima, come se nulla fosse cambiato. Ovviamente volevano sapere che cosa fosse successo in quei mesi, cos’aveva fatto, quali altri progetti avesse.
“Oh tesoro sono così contenta che farai Cordelia!” si complimentò Wanda gongolando compiaciuta.
“Non dirlo a me!!”
“La prima hai detto che ci sarà il 22?” chiese Timothy interessato.
“Esatto!”
“Vedremo se riusciremo ad esserci!!”.
Martha le stette praticamente attaccata come un koala ad una pianta d’eucalipto per il resto della giornata fino a quando Tracy decise che era ora di tornare a casa.
“Ma maaaammaaaa!!!”
“No, dobbiamo tornare! Emily deve studiare!”
“Non usiamo sempre questa scusa però!” sbottò l’adolescente alzando gli occhi al cielo.
“Uffa…”
“Saluta i nonni, lo zio Ben e la zia Laila che andiamo!”. Andò a salutare tutti baciandoli e quando arrivò dai due Benedict le sistemò la sciarpa “Attenta che altrimenti prendi freddo!”
“But uncle… the cold never bothered me anyway!” disse guardando sottecchi Laila che le sorrise, sistemandole poi il cappello “But Elsa covered herself well! Give us a kiss!”
La bambina saltò al collo dello zio schioccandogli un bacio per poi fare lo stesso con lei “Ciaooo!!” esclamò correndo verso l’ingresso, seguita poi dalla sorella maggiore che li salutò entrambi “Ci sentiamo!” le disse Emily.
“Certo! Ora che ho il tuo numero di cellulare mica la scampi!”.
Rimasero da soli per un attimo e si guardarono negli occhi. “Tutto a posto?” le chiese lui vedendole gli occhi lucidi.
“Non potrebbe andare meglio.” Gli rispose mentre le accarezzava la guancia.
 
Il 22 arrivò prima che potesse rendersene conto. Era in camerino a prepararsi e lo stomaco si stava attorcigliando su sé stesso.
Dio che nervoso… che nervoso… calma Laila. Va bene un filo di agitazione, ma questa è troppa!! E se sbaglio?? Dannazione, è il Re Lear. Il tuo sogno di una vita. Cerchiamo di non sputtanarlo con l’ansia, ok?
L’ansia da palcoscenico le aveva sempre attanagliato quella zona del corpo. Non voleva buttare giù alcool perché non voleva rischiare di fare scemate, ma non voleva comunque lasciare che l’ansia prendesse possesso della sua mente.
Fino al giorno prima, fino all’ultima prova, era esaltata, felice. Ora se la sarebbe data a gambe levate. Purtroppo i suoi genitori e i suoi amici non erano riusciti a salire, ma sapeva che avevano prenotato per salire a Londra più avanti (aveva anche detto ai suoi che potevano occupare casa sua tranquillamente e che lei in quel periodo sarebbe stata da Benedict). Le dispiaceva, ma comprendeva le difficoltà. Ma sapeva che Ben e Tom sarebbero stati in platea. Joanne, Liam, Dwaine e Angela forse erano riusciti ad accaparrarsi i biglietti. Per il resto non lo sapeva. Comunque le bastava. Almeno c’erano loro due.
La vennero a chiamare alla porta “Laila, are you ready?”
“Sort of.”
“Come on, it’ll be fine.”
Si trovarono tutti insieme, mettendo le mani al centro ed esclamando “MERDA! MERDA! MERDA!!!”.
Le scenografie erano a posto, tutto era pronto. Il sipario si aprì ed entrarono in scena i primi tre attori.
I thought the king had more affected the Duke of Albany than Cornwall.”
Il prologo finì in fretta e dopo la battuta di Gloucester “He hath been out nine years, and away he shall again. The king is coming.
Tutti entrarono in scena, primo tra tutti Simon Russell Bale che interpretava Re Lear. Le luci erano forti, fortunatamente non vedeva il pubblico. Ma quando si sedette al tavolo si accorse di avere un vuoto totale.
CAZZO CAZZISSIMO CAZZO!!!! Esclamò tra sé stessa mentre le battute scorrevano. Arrivò anche la battuta di Lear dove chiedeva alle figlie di dimostrare il loro amore per lui e Goneril rispose.
Sir, I love you more than words can wield the matter;
Dearer than eye-sight, space, and liberty;
Beyond what can be valued, rich or rare;
No less than life, with grace, health, beauty, honour;
As much as child e'er loved, or father found;
A love that makes breath poor, and speech unable;
Beyond all manner of so much I love you.
Tutto le si riaffollò nella testa.
What shall Cordelia do? Love, and be silent.
DAJEEEEEEEEE!!!!! Tutto si era risistemato. L’ansia da palcoscenico le aveva fatto il solito scherzo da prete, ma ora ce la faceva. Sapeva di potercela fare.
Now, our joy,
Although the last, not least; to whose young love
The vines of France and milk of Burgundy
Strive to be interess'd; what can you say to draw
A third more opulent than your sisters? Speak.
Senza lasciare andare l’ansia guardò Simon e gli rispose “Nothing, my lord.” “Nothing!” “Nothing.” “Nothing will come of nothing: speak again.
Unhappy that I am, I cannot heave
My heart into my mouth: I love your majesty
According to my bond; nor more nor less.
How, how, Cordelia! mend your speech a little,
Lest it may mar your fortunes.”.
Good my lord,
You have begot me, bred me, loved me: I
Return those duties back as are right fit,
Obey you, love you, and most honour you.
Why have my sisters husbands, if they say
They love you all? Haply, when I shall wed,
That lord whose hand must take my plight shall carry
Half my love with him, half my care and duty:
Sure, I shall never marry like my sisters,
To love my father all.” “But goes thy heart with this?” “Ay, good my lord.” “So young, and so untender?” “So young, my lord, and true.”.
 
Tutti i cinque atti scorsero lisci come l’olio. Alla fine si chiuse il sipario e gli applausi scattarono immediatamente. L’assistente richiamò il cast principale “Curtain call!!” facendoli andare sul palco uno di fianco all’altro.
Non appena si riaprì furono inondati dagli applausi.
Uno alla volta si inchinarono al pubblico. Era una standing ovation unica. Un’emozione travolgente, qualcosa che le mancava da morire. Le luccicavano gli occhi mentre si inchinava verso il pubblico ringraziando mentalmente ogni singolo presente. Il sipario calò definitivamente e la ragazza scivolò a terra sospirando e cominciando a ridersela.
“Che hai?” chiese uno degli attori.
“No, nulla!! Mi sta scivolando via il nervoso!!” rispose passandosi una mano sulla fronte sudata mentre se la ridacchiava.
Quando tornò in camerino si tolse i vestiti di scena sporchi di sangue mettendoli nel cesto che le responsabili degli abiti di scena sarebbero passate a ritirare, facendosi una doccia veloce e mettendosi i suoi vestiti. Uscì dal camerino meno di 15 minuti dopo legandosi i capelli alla meno peggio. La chiamarono. “Laila!!! There’s something for you!!”
“Where?”
“Come here!!!”
Nel frattempo fu bloccata da Sam Mendes che per tutte le donne aveva fatto arrivare dei mazzi di fiori. Lo salutò andando verso l’uomo che la stava chiamando trovandosi davanti una folla che scoppiò ad urlare e a fischiare non appena entrò nella stanza. Benedict era davanti a tutti, in mano un mazzo con una marea di rose bianche, sorridente come non mai.
Nella stanza oltre che a lei, c’erano tutti. Ma davvero tutti. Ben, Tom, Joanne, Liam, Dwaine, Angela, c’erano pure i genitori di Benedict, Tracy e Emily (il marito era rimasto a casa con Martha), ma quello che l’aveva stupita era che lì con loro c’erano anche coloro che le avevano detto di non farcela: sua madre, suo padre, sua sorella Elisa, Eugenia, Rebecca e Luisa.
Pierangela la stava guardando con gli occhi pieni di lacrime “Oh la mia bambina!!”
“Mamma, ti prego no!!” esclamò mettendosi una mano in faccia mentre la donna l’abbracciava.
“Non farmi vedere più un’opera dove devi morire, ok?”
“Ma tanto non si vede che la impiccano!”
“Fa nulla!”
“Ahahahah ok!! Niente più tragedie per te.”
Salutò Wanda e Timothy che erano arrivati anche loro a guardare la prima.
“Dear, you’ve been amazing!! You got me shivers. Really!!” “Oh, thank you Wanda!!”
“Truly amazing!!” “Thank you Timothy!!”
Tracy la strinse a sè “Martha wanted to come so bad! She told me to give you this!” e le allungò un foglio piegato che, non appena lo aprì si sciolse: era un disegno di una bambina di poco più di 4 anni che rappresentava lei – indicata come ‘Auntie Laila’ – su un palco. Delle teste disegnate da dietro erano indicante come ‘Uncle Ben’, ‘Mum’, ‘Emily’, ‘Granny’ and ‘Granpa’.
“Oddio, è meraviglioso! Ma sa già scrivere?”
“Non esattamente. Le ha copiate una marea di volte su un foglio e quando si è sentita sicura ha scritto sul disegno. Siamo state lì quasi tutto il pomeriggio!” ridacchiò Tracy, memore delle fatiche e dell’espressione concentrata di Martha che, con la lingua di fuori e il pennarello in mano scriveva le lettere.
“Piccola… Questo finisce direttamente attaccato al vetro del camerino!” rispose Laila stringendosi al petto il disegno.
“Tu lo sai che quando glielo dici comincerà a saltellare?”
Emily l’abbracciò “Sei stata grandiosa!! Ad un certo punto volevo salire sul palco!”
“Ahahahah addirittura?”
“Giuro!! Comunque la nana ci ha davvero impiegato il pomeriggio per fare il disegno!”
“Ma povera Martha!”.
Salutò tutti i suoi amici che le saltarono addosso e le fecero i complimenti. Rebecca la strinse forte “Ti ho odiata quando ti sei trasferita qui, ma se è per questo… dannazione hai trovato la tua strada!”
“Oh, grazie Reby!”.
Luisa la guardò “Sei una stronza. Non puoi farmi queste cose che poi il mio cinismo viene involontariamente sbalzato via!!”
“Hai pianto?”
“NOOOO!”.
Eugenia la guardò “Tu.” “Sì?” “Ti odio! Dovevo esserci io a farti le foto di scena!!”
“Ma io te vojo bbène!!!”
“Ahahahahahah ma quanto sei scema! Vieni qui!!” le disse abbracciandola “Senti, dopo ti devo chiedere un favore!” “Tutto quello che vuoi, dear!!”.
Arrivò da Tom “Ora tocca a te!” gli disse abbracciandolo.
“Oh, per ancora qualche settimana posso godermela!” le disse “Sei stata meravigliosa! Mi hai fatto commuovere!”
“Davvero?”
“Ebbene sì! Chiedilo ad Eugenia!”
“Gin?”
La ragazza annuì “Giuro! Ad un certo punto gli ho passato un fazzoletto.”
“Ma perché io mi perdo certe scene?!”.
Poi, alla fine, Benedict. “Questa è opera tua, me lo sento!”
“Mmmh, non saprei!” le disse sorridente facendo spallucce.
“Ti diverti in un modo strano!”
“Se la cosa ti fa felice…” le mise una mano dietro la nuca, baciandola, facendole fare un mezzo casquè e provocando un attacco di fischi dai presenti.
La ragazza arrossì violentemente “Ben!! Ci sono i tuoi e i miei! … oddio.” Realizzò in quel momento che sia i suoi genitori che quelli di Benedict si erano conosciuti. L’uomo le sussurrò all’orecchio “Don’t worry, it went well!”
“Oh thank God!!” disse sorridendogli dandogli un bacio veloce accettando poi i fiori.
“Bene… dove si va dopo??” chiese ai ragazzi.
 
Aveva accompagnato i suoi genitori a casa sua, dopotutto gliel’aveva detto in precedenza. Sarebbero rimasti a Londra per un paio di giorni. Anche Elisa avrebbe dormito a casa sua, mentre lei sarebbe rimasta da Benedict (tanto oramai qualche vestito era già finito in un angolo del suo armadio). Wanda e Timothy tornarono a casa complimentandosi ancora con lei, infine andarono tranquillamente in un pub. Verso le 2 di notte erano rimasti lei, Benedict, Eugenia e Tom.
Ad un certo punto la ragazza chiese a Laila di accompagnarla in bagno.
“Sure! Boys, if you don’t mind, we’re going to the toilet!”
“Just a question: why do you girls always go to the toilet together?” chiesero gli uomini guardandole.
“That’s a secret.” Cominciò Laila, seguita da Eugenia “If we tell you than we have to kill you.”
“And hey. You both saw the Chamber of Secrets!!”.
Appena furono in bagno controllò che non ci fosse nessuno per poi guardarla torturandosi le dita “Senti…”
“Eh. Dimmi!”
“Mi sto vergognando come una ladra a chiederti una cosa simile, sapendo tutto quello che è successo…”
“Tra chi e chi.”
“Tra te e Tom.”
“Gin, ti stai prendendo una cotta per Tommuccio bello?” le chiese prendendola in giro.
“Ecco…”
“Oddio! Davvero?”
“Non fare quella faccia che già mi sento imbecille!”
“No, scusami! Ok, faccio la persona seria… no non ce la faccio. Ohmmioddio! Sono esaltata io!!”
“Non ti da fastidio?” le chiese l’amica, torturandosi le mani nervosa.
“Gin, assolutamente no. E comunque meglio te che una stronza a caso!! Oh ma che cosa bella!! Ma vi state sentendo?”
“Diciamo che per il piano che ha ordito Benedict s’è messo dietro anche Tom. Mettiti nei miei panni. Io stavo facendo una selezione di foto da portare al capo quando mi arriva un messaggio da un numero sconosciuto con scritto ‘Hello Eugenia, I know we don’t know each other and I’m so sorry for disturbing you in this way. But I’m Tom, Laila’s friend, and we’re planning to organize a surprise for her!’”
“Ahahahahah! Sì, è un classico messaggio da Tom!!”
“A me è preso un colpo quando ho capito che si trattava di Tom Hiddleston in persona!!”
“Ma posso immaginare! E?”
“E… nulla! Stiamo parlando quasi quotidianamente da un paio di settimane!”
“E quel bastardo non mi ha detto nulla!!” esclamò per poi mettersi una mano sulla bocca.
“Non urlare!!”
“Tanto stiamo parlano in italiano e al cesso non c’è nessuno!”
 “Cazzo quanto sei fine Dear! Bè, comunque se non ti ha detto nulla significa che non gliene frega nulla.”
“Non è detto. Anche perché sai che non so farmi i cavoli miei. E se me l’avesse detto la domanda sarebbe: te che ci fai col numero della Gin??”
“Il discorso non fa una piega, ma probabilmente è perché non gliene frega nulla.”
“Le palle. Smettila di fare la negativa. Ci penso io a fare un bel discorsetto al mio migliore amico. Tu non ti preoccupare…” disse sorridendole.
“Smettia di fare quel sorriso da gatto sornione! Cazzarola, te e Ben siete uguali quando fate questo!”
“Dopotutto chi si somiglia si piglia! Allora, io devo andare in bagno dato che la birra sta facendo effetto, poi torniamo al tavolo e questo discorso non è mai esistito… ok?”
“Come i pinguini di Madagascar!! Ti adoro!”
“Anche io!”
“E mi scappa la pipì.”
“Io e te siamo sempre in bagno eh?”.
 
************** ANGOLINO DEL DISAGIO ****************
Buooooooooongiorno a tutti!! :D scusatemi tantissimo per il ritardo, sono imperdonabile, lo so.
Ma ho avuto settimane di fuoco e solo il pensiero di mettermi al pc fuori dal lavoro mi faceva venire la nausea D:
COOOOOOMUNQUE!!!! Il "King Lear" è andato, Ben è più innamorato che mai, Laila oramai l'ha completamente perdonato e.... cosa succederà con Tom? XD

Spero di leggere qualche vostro pensiero su questo capitolo.
Ringrazio chiunque. Davvero. Chi legge, chi commenta, chi ha preferito, ricortato o seguito questa storia. 
Vi voglio un sacco bene <3
Un bacione, Lalli :3

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Capitolo 24
*** 24. Buone Nuove ***


 
−CAPITOLO 24−
“Buone nuove”
 
 
Rimasero a Londra per un paio di giorni. Fortunatamente essendoci stata la prima di venerdì ci fu lo stacco del weekend (e quella sera ci sarebbe stata la festa per la prima).
Per il resto della giornata rimase con la famiglia e gli amici stando in giro per Londra. Con loro si erano uniti sia Tom che Benedict, che aggiungevano posti da vedere oltre a quelli più turistici che si erano fissati di visitare.
Laila, conoscendo l’amica, capiva che era cotta, nonostante da fuori non si vedesse nulla.
La sera prima, quando stavano tornando a casa, Laila aveva guardato Eugenia dicendole che non se la sentiva di lasciarla alle 2 del mattino passate in giro per Londra da sola. Nonostante le proteste, Tom si era proposto di accompagnarla fino all’albergo così da farle compagnia.
Prima che si separassero le aveva fatto l’occhiolino.
La domenica pomeriggio ripartirono tutti per l’Italia, salutandosi. Sapeva perfettamente che almeno fino a quell’estate non si sarebbero rivisti a causa delle date fitte degli spettacoli al National Theatre.
 
Una sera Laila andò saltellando davanti al portone della casa a fianco, citofonando. “Sì?”
“Tom sono io! Sei impegnato?”
“Assolutamente no! Sali!”.
Il portone si aprì e, prendendo l’ascensore, arrivò al sesto piano, bussando alla porta del 6A.
L’uomo, sorridente, le aprì. “Ehi! Come mai questa sorpresa? Non devi stare con Ben?”
“Ogni tanto posso stare col mio migliore amico o no? Comunque oggi è impegnato e io posso fare quello che voglio!” commentò gongolando.
“You spend too much time on Tumblr.” Decretò lui facendola ridere. “Fancy a cup of tea?”
“Sure!”
 
 “Com’è andato lo spettacolo di questo pomeriggio?” le chiese dopo poco portandole la tazza piena di liquido ambrato bollente.
“Oh bene! Ancora tutto esaurito! Domani sarà un incubo. Pomeriggio e sera. Tornerò a casa e mi sveglierò il pomeriggio del giorno dopo. Non me ne frega nulla!! Te con Coriolanus?”
“Bene! Tra poco c’è la prima e comincio a farmela sotto! Te il 6 ce la fai a venire?”
“Non mi hanno ancora dato gli orari di dicembre, ma appena me li danno vedo.”
Erano seduti sul divano uno davanti all’altra come non facevano da tempo. Tra i rispettivi impegni erano mesi che non trascorrevano una serata simile. Ad un certo punto mentre sorseggiava il suo Dajeerling lo guardò da sopra la tazza sorridendo con gli occhi come un gatto che ha già puntato il topo.
“Tommuccio…”
“Quando mi chiami in quella maniera non è mai nulla di buono.” commentò lui guardandola male.
“Suvvia, devo farti una domanda…”
“Vai!”
“Senti!! Tu sai che ogni tanto posso essere a metà tra un’agente dello S.H.I.E.L.D. e della CIA, vero?”
“Ahahahahah sì!”
 “E che so cose che tu probabilmente non sai nemmeno come possa venire a sapere.”
Annuì nuovamente “Sì. Nonostante siano anni che ti conosco.”
Laila si accomodò ancora di più sul divano. “Bene. Dopo questo preambolo iniziale comincio allegramente il terzo grado!! Allora? Come va con l’Eugenia??” gli chiese sorridendo. Mancavano solo le orecchie da gatto e la coda che si agitava dietro di sè per farla sembrare in tutto e per tutto ad un personaggio dei fumetti.
Tom per poco non si strozzò col the. “C-COSA?”
“Suvvia, lo so che non ci stai insieme, ma che vi sentite e basta!”
“Se becco Benedict lo uccido.”
“BEN LO SAPEVA E IO NO?! Ma grazie!! Comunque mi dispiace: non rivelo mai le mie fonti. Sono un’agente al livello di Nick Fury. Io so tutto a prescindere! Allora? Eh? Eh? Eh?” lo incalzò dandogli leggere gomitate.
Tom scoppiò a ridere “Tu sei fuori di testa!”
“E te ne sei accorto solo ora?” gli rispose Laila alzando un sopracciglio.
“Dovrei farti una foto: sei assurda in questo momento!”
“Lo so! Forza! Sono la tua migliore amica… con me puoi parlare!” gli disse sbattendo teatralmente le ciglia.
“Che faccia da schiaffi! Ahahahahah! Lo so che anche volendo non schioderai da casa mia fino a quando non avrai le informazioni che cerchi.”
“Allora, visto che mi conosci così bene… attacca!!”.
L’uomo sospirò sorridendo e cominciò col racconto. “Bè… è cominciato tutto quando le ho mandato un messaggio per avvisarla che volevamo farti una sorpresa per la prima. Abbiamo cominciato a parlare da lì. Praticamente quasi giornalmente. Prima era solo per metterci d’accordo per i dettagli, poi… non lo so come sia successo, ma poi si è evoluta la conversazione. Come andava, che si stava facendo, il suo lavoro e il mio, i nostri interessi… è una fotografa di scena! Mi ha mandato per mail alcune delle sue foto è sono rimasto a bocca aperta!”
“È davvero brava, vero?”
“Mi piacciono tantissimo le sue foto. Abbiamo una marea di interessi in comune, è…”
“Fantastica?” gli suggerì sorridendo.
“Sì.” commentò come se quel sì lo liberasse di un peso. “Poi quando l’ho vista per la prima volta in aeroporto quando sono andata a prenderla… woah. Cioè. Sono andata a cercarla su facebook dato che so che ce l’hai come amica-”
“Hai fatto lo stalker su facebook?!”
“Bè, dovevo pur vedere con chi stessi parlando, no? E… non lo so… puff! Colpo di fulmine! Credo di essere ufficialmente perso.” le rispose guardandola quasi sconvolto.
Laila cominciò a canticchiare “I know you, I walked with you once upon a dreeeeam.
“Ahahahahaha!”
I knooow you, that look in your eyes is so familiar a gleam!” si alzò dal divano appoggiando le tazze di entrambi sul tavolino e prendendolo per mano cominciando a ballare il walzer facendolo continuare a ridere. “And I know it’s true, that visions are seldom what they seem! But if I know you, I know what you’ll do… you’ll love me at once, the way you did once upon a dreaaaam!” si fermarono guardandosi e capendo una le intenzioni dell’altro ripresero il ritmo. “LAHAAAA LAAAHAAA LAHA LA LA LAA LA LAA LALAAAAAA!! And if I know you, I know what you’ll doooooo…” “You’ll love me at once…” “The way you did once upon a dreeeeeam!!”.
Scoppiarono a ridere “Siamo due imbecilli!!!!” commentò Tom asciugandosi le lacrime.
“Assolutamente, ma mi diverto troppo!”
L’uomo la guardò “Cioè, dopo quello che è successo in passato, tu adesso stai facendo il tifo per me e lei?”
“Assolutamente! Tom, sei il mio migliore amico. Tu hai capito me, e io capisco te. E ora che sei completamente perso per una delle mie migliori amiche io non posso fare altro che i salti di gioia!!”
“Quindi ho il via libera?”
“Dacci dentro, tigre!!” esclamò dandogli il cinque.
 
Sfortunatamente non sarebbe riuscita ad andare alla prima di Coriolanus avendo anche lei uno spettacolo serale ma, a sorpresa, il 5 mattina ricevette una chiamata.
“Gin, ciao!!”
“Ehilà! Senti… io non mi ricordo il tuo indirizzo di casa…”
“Perché?”
“Perché sono fuori dalla fermata della metropolitana!”
“COOOOSA?! FERMA LI’ NON TI MUOVERE ARRIVO TRA UN PAIO DI MINUTI!!!” esclamò correndo a mettersi gli stivali e il giaccone pesante. Corse alla fermata della metropolitana vicina a casa sua vedendola che col bagaglio a mano vicino a sé, si stava sbracciando. Le saltò al collo abbracciandola “Ciao Gin!!!”
“Ciao Lay!” la salutò abbracciandola di rimando.
“Ma come mai qui?”
“Eh… domani Tom ha la prima di Coriolanus, no?”
“Eh. OH MIO DIO.” Realizzò solo in un secondo momento.
“No, non correre, non stiamo insieme.”
“E ma uffa…”
“Solo perché gli faceva triste chiedermelo per telefono.”
Laila mise le mani sulla bocca per evitare di urlare “Ok, vieni a casa mia. Tanto io ho lo spettacolo alle 15.30!”
“Ahahahah ok!! Ma sei in pigiama?”
“Sì, non mi sono cambiata. Voglio sapere tutto!”.
 Arrivarono a casa sua e accese il bollitore. “Laila… lo sai che questa è la prima volta che entro a casa tua?”
“Ma davvero?” le chiese mezza sconvolta mentre si rimetteva le pantofole e prendeva il suo cappotto appendendolo vicino al suo giaccone.
“Giuro! Avevo visto quella vecchia e devo dire che hai fatto un bel cambiamento…”
“Direi! È un po’ più grande! Dai, mentre aspettiamo che l’acqua arrivi a ebollizione ti faccio fare il tour della casa!”
“Ce l’hai Earl Grey, vero?” le chiese prendendola in giro.
“Ti pare che io non abbia in casa l’Earl Grey!? … … Cazzo, non l’avrò finito, vero?” commentò facendo ridere Eugenia correndo in cucina controllando nel marasma generale dell’anta dove teneva la sua collezione di the dal mondo.
Dopo il giro turistico – Eugenia pretese di vedere il vestito che avrebbe usato per la premiere di Berlino di Lo Hobbit La desolazione di Smaug dato che sarebbe riuscita ad accompagnare l’uomo prendendo un volo subito dopo lo spettacolo e prendendo l’altro da Berlino la mattina dopo per essere a Londra in tempo per riposarsi abbastanza per affrontare lo spettacolo pomeridiano – si piantarono sul divano.
“Allora, Tom sa che sei qui?”
“Certo! Ma non sa che mi hai rapita!” le disse ridacchiando.
“Bene, gli mando un messaggio io.” Disse appoggiando la tazza di the sul tavolino e prendendo il cellulare lasciandogli un messaggio vocale. “Tom, if you want to have Gin back and alive, bring back my heater!!! I need it!”
“Lo stai ricattando?”
“Sì, gli ho prestato lo scaldabagno due settimane fa perché il suo s’è rotto. Il problema non è che a me serva davvero… è che poi si dimentica.” Commentò scuotendo la testa “Coooomunque. Raccontami tutto.”
“Bè, da raccontare effettivamente non c’è nulla… da quando sono venuta qui a novembre ci sentiamo ancora più spesso, e da quando gli hai fatto il discorsetto – che tra l’altro non so cosa tu gli abbia detto ma ha funzionato-” Laila si baciò un pugno e fece finta di darsi un pugno sul mento “S’è aperto di più. Poi sono cominciate le telefonate serali, skype… e… nulla. Qualche giono fa’ mi ha chiesto se volevo salire il 6 per venire alla prima, io potevo… e mi ha confessato di essere perso. Credo di essere diventata color pomodoro e poi mi sono sciolta!”
“Ma che carini!!! E? E?”
“E basta! Mi ha detto che voleva aspettare che salissi per farmi la fatidica domanda dato che via skype gli faceva tristezza. Et voilà! Io sono a Londra e dubito che lui sia a casa sua in questo momento.”
“No, credo sia impegnato al Donmar per le prove, altrimenti avrei sentito di già il campanello suonare! Poi non ha sottomano il cellulare. Non ha ancora visto Whatsapp.”
Il giorno dopo lo scaldabagno non era ancora rientrato in suo possesso, ma guardandoli, sapeva che la domanda fatidica era stata fatta.
 
 A causa delle date fitte degli spettacoli per Laila fu impossibile tornare in Italia per Natale.
I signori Cumberbatch non se lo fecero ripetere due volte: “E che problema c’è? Trascorri il Natale da noi!!” propose entusiasta Wanda.
“Ma siete sicuri?”
“Laila, sei di famiglia. Che domande: certo che puoi!” aveva esclamato Timothy mettendole una mano sulla spalla.
E così fu. La sera del 24 andarono tutti a casa Cumberbatch per festeggiare il Natale. Martha corse in braccio a Laila non appena passò la soglia.
“Ouch!”
“STANOTTE ARRIVA BABBO NATALE!!!!” esclamò distruggendole i timpani.
“Lo so! Sei stata una brava bambina?”
“Sì!” decretò annuendo decisa mentre si sentiva la madre esclamare dal soggiorno un “Oooooh!” facendo ridere tutti.
“Non è vero. La mamma dice le bugie!” disse Martha mentre la faceva scendere.
“Amore della zia, fammi spogliare, do un paio di cose alla nonna e poi puoi risaltarmi in braccio, ok?”
“Oook…” disse poco convinta.
“Però nel frattempo salta in braccio allo zio Benedict!”
“SIIIII!!!!!”
“E mi pareva che non mi guardassi!!” esclamò l’uomo lasciando in mano delle borse a Laila per poi prendere in braccio la nipotina che gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia.
Andò in soggiorno e raggiunse Wanda salutandola “Et voilà! Queste sono per domani!”
“Perfetto! Le metto in frigorifero!”
“Ah, e i regali…” le sussurrò con fare cospiratorio.
“Nascosti in un posto sicuro, così almeno Martha non rischia di trovarli!”
“Sei grandiosa, Wanda!!”
Salutò Timothy, Tracy e Josh per poi andare ad abbracciare l’altra nipote. “Ciao gnoccolona!”
“Uh! Ciao Laila! Ohi!! Ti devo raccontare una cosa!” le disse prendendola per mano e trascinandola in un angolo, fuori da orecchie indiscrete.
“Adoro i racconti adolescenziali!”.
Benedict entrò in salotto con in braccio la nipotina e vide Laila che, con attenzione, ascoltava la nipote mentre le stava raccontando qualcosa che le era successo, chiedendole un consiglio. Wanda passò di fianco al figlio guardandolo “È troppo presto.”
“Cos-? Mamma!”
“Ma non vedo l’ora che anche tu mi dia dei nipotini…”
“Eh. È ancora un po’ presto. O meglio. Presto per lei!”
“Con calma, non ti preoccupare!”.
La cena andò tranquillamente, mangiarono tutti molto abbondantemente e Martha, incredibilmente, tentò di arrivare a mezzanotte. Erano ancora seduti a tavola e la bambina non aveva mollato la ragazza per quasi tutta la cena sedendosi tra lei e Benedict. Tra una pausa e l’altra le si era seduta in braccio e, ad un certo punto, la sentì abbandonare la testa contro il suo braccio.
“Sta dormendo?” chiese agli altri.
“Sì. Domattina sarà sicuramente la prima a svegliarsi. Dammela che la porto a letto…” disse Josh alzandosi, ma Benedict lo fermò.
“Tranquillo, la porto su io!” Prese in braccio la nipotina che cominciò a farfugliare qualcosa su una carota da lasciar fuori, una mince pie e dello sherry.
“Tranquilla tesoro, ci pensiamo noi!”. Lo seguì sulle scale accompagnandolo. Martha era già in pigiama fortunatamente e dovettero metterla solo sotto le coperte. Chiusero la porta e, prima di riscendere in soggiorno dal resto della famiglia, la prese per mano conducendola in un’altra stanza.
“Ti devo far vedere una cosa.”
“Se è quello che penso io l’ho già visto ieri sera in abbondanza e soprattutto ci sono sotto i tuoi!!” gli disse sapendo che certe risposte lo facevano arrossire.
“Non quello!!! O meglio, non adesso quello!”
“BEN- Benedict!!” esclamò regolando il volume della voce per evitare di svegliare Martha, facendolo ridere.
“Volevo farti vedere camera mia…”
“Oh oh… la tana!”.
Aprì la porta e fu riportato all’adolescenza. Era tappezzata di poster, c’era una palla da rugby, uno scaffale era pieno di vecchi CD.
“Camera tua è fantastica!! Avrei voluto una camera del genere! Oh oh! Stanotte dormiamo viscini viscini!”
“Sì, il letto è a una piazza e mezza ma ci si sta! È da un po’ che non porto ragazze in camera. Soprattutto coi miei di sotto!” le disse sorridendo.
“No, so che cosa hai in mente, ma no!” lo minacciò puntandogli contro l’indice.
“Nemmeno pomiciare sul letto?” le disse abracciandola e facendole fare un casquè.
“Ahahahah! No! Nemmeno quello!” La fece tornare in piedi e la tenne stretta a sé, appoggiando la fronte alla sua.
“Prima ti ho vista con Martha…”
“Sì…?”
“Lo so che è presto e non te lo sto assolutamente dicendo per romperti le scatole o per farti pressioni, ma… è possibile che mi stia sentendo un’idiota a dirtelo?” disse sbuffando. Laila capì cosa intendesse dirle e, sorridendo, prese il viso dell’uomo tra le mani guardandolo negli occhi.
“Un giorno quando avremo bambini spero davvero che prendano da te.” Gli disse facendolo sorridere raggiante prima di alzarsi in punta di piedi, baciandolo.
Quando arrivò mezzanotte si fecero gli auguri e sistemarono i regali sotto il grandissimo albero di Natale messo in salotto, preparando il tavolo per la colazione del giorno dopo.
 
Laila si mise in pigiama sistemandosi poi nella parte del letto vicino al muro, quella lasciata libera da Ben.
“Guarda che sono abbastanza grande da non cadere.” commentò sdraiandosi accanto a lui.
“Bè, in questa posizione sei più comoda per spalmarti sopra di me, dato che lo fai puntualmente ogni notte.”
“Ah-ah-ah. Stronzo.” Lo rimbeccò mentre tirava su la coperta.
“Guarda che se fai l’acida stanotte non arriva Babbo Natale.”
“È già Natale. Oramai è già in giro a distribuire i regali ai bambini quindi i regali li prendo lo stesso!” gli rispose imbronciandosi mentre lui allungava il braccio verso la lampada spegnendo la luce, facendolo ridere. Quando spense la luce gli si accoccolò contro spalmandosi effettivamente su di lui per metà.
“Se ti do fastidio dimmelo…”
“Tranquilla, io sono comodo…”.
Lentamente gli occhi si abituarono all’oscurità della camera e intravidero i lineamenti l’uno dell’altro.
“Dai, facciamo piano…” le sussurrò facendole trattenere una risata.
“Benedict, piantala!”
“Eddai…”
“Ci sono i tuoi nella stanza di fianco!”
“Di fianco c’è il bagno, e dall’altra parte c’è il muro esterno.”
“Eh ma che palle che sei.”
“Hai finito le scuse?”
“No! E guarda che se continui così Babbo Natale non ti porta i regali.” Lo minacciò lei con la stessa moneta.
Benedict si spostò facendo sì che fosse sopra di lei e ripetendo con voce da bambino lamentoso quello che gli aveva detto prima. “È già Natale. Oramai è già in giro a distribuire i regali ai bambini quindi i regali li prendo lo stesso!” Si abbassò per baciarla mentre lei trattenne una risata.
“Ma quanto ti amo?”.
 
Il mattino dopo stavano dormendo della grossa. Prima di tornare a dormire si erano rivestiti per evitare scene assurde la mattina di Natale in una casa piena di persone. Ad un certo punto bussarono alla porta.
Benedict, completamente assonnato si voltò “Sì?”
“Possiamo entrare?”
“Traks, che domande del cavolo…” commentò stiracchiandosi e dando un bacio sulla fronte a Laila che se la stava dormendo.
“Ehy…”
“Mmmh?”
“Abbiamo visite!”.
La porta si aprì e Martha si fiondò nella camera saltando sul letto.
“È ARRIVATO BABBO NATALE QUESTA NOTTE!!”
Tracy e Josh erano alla porta “Ci ha svegliato così stamattina… volevamo farvi provare l’ebbrezza della sveglia alla mattina di Natale con figli!”
“Grazie mille Tracy…” commentò Laila ancora mezza addormentata mentre la bambina continuava imperterrita a saltare sul materasso fino a quando Benedict non la fermò prendendola in braccio.
“Allora! Cosa c’è?” le chiese facendole il solletico mentre era sdraiata tra i due.
“Andiamo ad aprire i regali?” chiese Martha quando si fu ripresa dalla ridarola.
“Certo! Tu comincia a scendere, ma aspettaci che vogliamo vedere cosa ti ha portato Babbo Natale, ok?”
“Va bene!!”.
Dopo aver dato un bacio ai due uscì dalla camera.
“Hey, Traks!” la fermò il fratello.
“Yeah?”
“I’m staying in my pj!”
“How do you think I’m dressed now?”.
 Laila si risdraiò mettendosi le mani sul viso. “Voglio dormire…”
“Sai che se non scendiamo in tempo record ci troviamo Martha in camera ed Emily che ci trascina giù a forza, vero?” le disse ridacchiando.
“Oh giusto… che ore sono?”
“Le 8 del mattino.”
“COS-? Domani cosa dobbiamo fare?”
“Dormire.”
“Oh quanto mi piaci quando mi dai certe notizie!!”.
Scesero in soggiorno in pigiama pochi minuti dopo trovando la nipotina che correva avanti indietro in agitazione per la curiosità.
“Sono arrivati!!! Posso aprirli? Posso??”. Erano seduti tutti in soggiorno e mano a mano che la bambina apriva i regali i suoi occhi diventavano sempre più luminosi. Tracy era seduta vicino a lei leggendo i biglietti alla bambina per dirle di chi fosse il regalo. Finiti i regali delle bambine erano avanzati ancora dei pacchi.
“E il resto dei regali?” chiese Emily guardandoli.
“Martha, prova a portarmeli qui che vediamo di chi sono!” le disse Tracy mentre la bambina prendeva il primo pacco, ovviamente uno grosso.
“Bene… questo l’ha mandato Babbo Natale per… oh! I nonni da parte di noi quattro!” Wanda guardò malissimo Tracy, Josh, Benedict e Laila.
“Vi avevamo detto niente regali!!”
“Eh, nella nostra lista abbiamo pensato anche per voi!!”.
Piano piano la bambina prendeva dei pacchetti sotto l’albero.
“Questo è… per lo zio Ben da parte della zia Laila!!” Benedict si voltò verso la ragazza che, seduta accanto a lui sul tappeto, lo guardava sorridendo.
“Babbo Natale ha pensato anche a me quest’anno?”
“Sì, anche se non te lo sei meritato per buona parte!”.
Cominciò a scartarlo arrivando alla scatola quadrata nera. “Laila…” “Cosa?” Tolse tutta la carta rivelando la scritta sulla scatola: HAMILTON. Alzò nuovamente lo sguardo verso di lei, completamente sconvolto, per poi aprire la confezione.
“Oh crumpets…”
“I think Santa Claus nailed it!” commentò Laila guardando Tracy ed Emily che se la ridevano vedendolo in quelle condizioni. Benedict abbracciò di scatto Laila che ridendo ricambiò l’abbraccio.
“Honey, I didn’t expect this reaction for a watch!”
“How-? How did you know I wanted this one?” le chiese guardandola negli occhi.
“I had a little help!”
“Oh I love you so much!!” esclamò abbracciandola dandole un veloce bacio sulle labbra per poi guardare ancora l’orologio intonso nella confezione. Dopo qualche secondo alzò lo sguardo.
“Martha, look better between the presents… there should be one for autie Laila as well! It’s a box with a golden bow on it!” disse alla nipotina che lo prese al volo, portandolo da lui.
“How do you know that?”
“I asked Santa if he could wrap up the present in this way!” inventò lui di sana pianta.
“Can you really do that?” chiese la bambina sconvolta.
“Sure!” esclamò Emily beccandosi una gomitata dalla madre.
Il pacco era effettivamente grande. Scartò e si trovò una scatola. La aprì e trovò della carta accartocciata. Laila fulminò Benedict.
“Your Santa is a bit of an as- ehm, jokester.”
“He has fun!”.
Tolse la carta trovando un’altra scatola da scartare “Oh, I love matryoshkas!” commentò con finto entusiasmo fischiettando la melodia di ‘Katyusha’, mentre continuava a scartare scatole e togliere carta accartocciata e Martha se la rideva. Alla fine arrivò a togliere addirittura dei calzettoni di spugna ridendo. “AHAHAHAHAH!! I can’t believe it!! Are those your socks?” per poi guardare nella scatola e spalancare gli occhi rimanendo senza parole. “Benedict…”
“Come on… open it!” allungò la mano verso la scatoletta turchese con fiocco bianco quasi con timore.
Sciolse il fiocco lentamente, aprendo la scatoletta. Nella bambagia della scatoletta c’era un sacchettino in velluto. Quando ci guardò dentro alzò di scatto lo sguardo verso l’uomo che la guardava sorridendo. Gli si lanciò contro, gettandogli le braccia al collo.
“You’re crazy!! You’re crazy!!” gli sussurrò sempre abbracciata a lui.
“Do you like it?”
“Like it?! How did you know I loved that one?”
“Ehm… also my Santa had a little help!” le disse sorridendole indicando Tracy ed Emily con un movimento della testa.
“This isn’t THAT ring, is it?”
“Do you see any diamond on it?” le chiese mentre lei riguardava nel sacchettino.
“Nope. It’s an amethist!”
“So it’s not. And I have other plans for that. In the future. Which don’t include Christmas morning in front of all my family!” disse facendo sbuffare gli adulti mentre Laila se la rideva.
“You really scare me.” Gli disse sorridendogli e baciandolo.
“C’mon! Try it! I hope it’s not big. It should be the right size…”
Laila lo provò “It’s not that ring so I can wear it on the middle… no.”
“I knew that you would have worn it on that one. Ring finger.”
“Ok, pain in the neck! Oh… Ben, it’s perfect…” gli disse sorridendogli guardandolo negli occhi prima di abbracciarlo nuovamente.
 
Durante la giornata arrivarono anche le chiamate dall’Italia, dove sentì praticamente tutti i parenti possibili. Arrivarono anche i vari messaggi dagli amici. Verso sera riuscirono a tornare a casa ancora completamente pieni da tutto il cibo  che avevano mangiato. Sistemarono le varie cose mettendosi poi in pigiama sul divano davanti alla televisione facendo zapping sui canali della BBC.
“Allora, t’è piaciuto il classico Natale a casa Cumberbatch?”
“Tantissimo! Poi sai che adoro la tua famiglia!”
“Tra ieri e oggi ho avuto un paio di visioni…”
“La squadra di calcio te la scordi! Non siamo Angelina e Brad.” gli disse capendo dove stesse andando a parare.
“Ok, ma due o tre…”
“Sì, uno no. Io sono cresciuta con una sorella. Litigavamo come aquile, è vero, ma non riesco ad immaginare la mia vita senza quella rompiballe.”
“Bè, siamo d’accordo su una cosa.” Decretò lui soddisfatto.
“Ossia?”
“Che con te potrei esaudire qualcuno dei miei sogni.”
Le  mise una mano sulla pancia e sentendola piena le chiese ridendo “Non sarai mica incinta?”
“No. Questa è tua madre che mi vede deperita e mi riempie di cibo!”
“Ah no, perché siamo a Natale, non a Pasqua. Il cosplay di un uovo è fuori periodo!”
“AHAHAHAHAHAH!!!”.
 
********* ANGOLINO DEL DISAGIO********
Sì, lo so, sono imperdonabile! >_< 
ultimamente non ho più tempo per fare una cippa e le ultime cose che ho voglia di fare a casa sono prendere in mano il pc!

Cooooooomunque. Capitolo nuovo, Christmas at Cumberbatches' (sono scene molto bucoliche ma che mi è piaciuto tantissimo leggere)... e spero che vi sia piaciuto! :)
Un bacione, spero di leggere cosa ne pensiate! <3
Alla prossima, Lalli :3  

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Capitolo 25
*** 25. And the Oscar goes to... ***




−CAPITOLO 25−
“And the Oscar goes to…”
 
 
A Capodanno si trovarono con tutti gli altri. Si erano trovati in un locale e Laila aveva fatto mettere Benedict almeno in giacca e camicia.
“Ben, è Capodanno! Non dico di no ai jeans, ma almeno la camicia e la giacca!!”
“E va bene, ma solo perché sei tu che me lo chiedi!”.
Eugenia era salita il giorno prima per stare un po’ più tempo con Tom, e quella sera sarebbero stati tutti insieme.
Erano fuori dal locale a prendere un po’ d’aria dato che c’era una marea di gente dentro ed Eugenia, Joanne e Laila si erano messe a spettegolare.
“Senti, ma quando mi accompagni a guardare per l’abito?” chese Joanne a Laila, bevendo il suo cocktail.
“Ehm… o un giorno che entrambe ce l’abbiamo libero dal lavoro, oppure dopo il 16 febbraio sono tutta tua per una settimana e mezza che poi mi parte il delirio!!”
“Ah già che ti sposi!! Laila me l’aveva detto!” esclamò Eugenia voltandosi verso la ragazza “Le farai indossare un vestito rosa a meringa, vero?”
“Assolutamente.”
“Guardate che ho ucciso per molto meno.” Disse fulminandole con lo sguardo.
Parlarono di altro e quando arrivarono ai regali di Natale vollero vedere il regalo che Ben le aveva fatto. Ovviamente non aveva smesso di indossarlo da quel giorno. La prima guardò l’anello sull’anulare destro di Laila “Esticazzi!” esclamò in italiano di getto. Joanne, che oramai sapeva il significato di molte esclamazioni del genere, annuì “I agree, girl!”
“Alquanto. Mi ha fatto prendere un colpo quando ho scartato il pacco. Tra l’altro ha lo stesso vizio dei miei. Mi fa il pacco matrioska! E io che credevo di aver finalmente evitato certi tipi di pacchi!!”
“Ahahahahah seriamente?” le chiese Joanne ridendosela di gusto.
“Sì, ad un certo punto per evitare che il pacchetto finale si muovesse facendo casino ha riempito il vuoto nell’ultima scatola con le sue calze.” Disse facendo ridere le due arrivando a farle grugnire dal ridere. Benedict le raggiunse fuori dal locale con un bicchiere di spumante per tutte e tre.
“Stavate parlando del mio più che meraviglioso pacco natalizio?”
“Bingo! Oh, grazie!” lo ringraziò baciandolo sulla guancia dopo che ebbe distribuito i bicchieri alle ragazze.
Tom e Liam arrivarono subito dopo “Forza, è quasi mezzanotte e dobbiamo raggiungere il punto dove si vede bene il London Eye!!” esclamò Tom prendendo la mano di Eugenia cominciando a camminare.
Laila guardò Benedict che le camminava a fianco “Ma guardali come sono carini… sono davvero pucci!!”
“Vero! Sto cercando una frase per prenderlo in giro ma non ci riesco. Sto perdendo colpi. Sto invecchiando!”
“È l’alcool.”
“Non sono nemmeno ubriaco!”
“Tra l’altro, stavo ci stavo pensando prima… Questo è il primo Capodanno che trascorriamo insieme.”
L’uomo si girò di scatto verso di lei, circondandole le spalle con un braccio stringendola a sé “È vero, cavolo! Tra una cosa è l’altra questo è il primo… stanotte sei a casa mia. Punto!”
“Ahahahahah, ma come?!”
“Bè, così non corro il rischio che tu possa scappare con qualcun altro!”
Laila lo guardò storto “Guarda che l’hanno scorso hai fatto tutto da solo.”
“Sì sì, non ti sto accusando di nulla!”  le disse dandole un bacio sulla testa.
“E ci mancherebbe altro!” gli rispose tirandogli una leggera gomitata tra le costole “Ouch!”.
 
La mezzanotte era vicina, il conto alla rovescia risuonava per tutta Londra. Teneva gli occhi puntati sull’enorme ruota panoramica illuminata. Era stretta a Benedict, le sue dita incrociate con le sue. Non aveva mai creduto al detto ‘Anno nuovo, vita nuova’, ma sapeva sicuramente che l’anno che sarebbe arrivato tra meno di 3 secondi sarebbe stato molto diverso da quello precedente. 
 
Durante i primi giorni dell’anno le arrivò una chiamata dal suo agente, dandole una notizia che per poco non le fece cedere le ginocchia. Frozen era stato nominato ai Golden Globe e agli Oscar come miglior film d’animazione e Let it Go aveva ricevuto nomination da entrambi come miglior canzone.
“Ma è fantastico Chris!!”
“Certo! E sarà ancora più fantastico perché dato che sei stata tu a cantarla dovrai esibirti sul palco durante la serata della premiazione!”
“C-COSA?!” aveva esclamato mentre i sudori freddi le scendevano lungo la schiena facendo partire le vampate di calore.
“Esatto!! Quindi andrai agli Accademy Awards! Non con una nomination, ma per esibirti. Sarà meraviglioso, lo so!!”.
Ci mise un po’ per riprendersi da quella notizia. Fortunatamente Benedict sarebbe venuto anche lui e, quando gli dette la notizia, sembrava quasi più agitato di lei.
 
King Lear andò in scena al National Theater fino al 16 febbraio. Il teatro la sfiniva, ma ogni volta che saliva sul palco, scendeva con qualcosa in più. Che le fosse stato donato dal pubblico o dai suoi colleghi non importava. Ma ogni volta era come se fosse la prima.
Quando anche l’ultimo spettacolo ebbe fine fu strano. Aveva avuto a che fare con quelle persone meravigliose giornalmente per lunghi e faticosi mesi… lasciarseli oramai alle spalle fu quasi doloroso. Uno degli spettacoli fu anche registrato per far sì che potesse finire nei cinema per dare così l’occasione di vedere lo spettacolo anche in altre parti del mondo.
Pochi giorni prima Tom aveva fatto gli anni e quella sera era riuscita finalmente dopo mesi ad andare a vedere con Benedict Tom nei panni di Caius Maximus Coriolanus. Era dai tempi di Ivanov che non lo vedeva in azione sul palco, tra l’altro sempre su quello del Donmar Warehouse. Quasi non se lo ricordava: era un piacere per gli occhi vederlo a teatro. Entrava in contatto visivo col pubblico, quasi parlava con lo spettatore. Rideva, piangeva con loro. E alla fine si commossero pure loro due. Dopo la standing ovation rimasero di più, fino a quando la quasi totalità del pubblico se n’era andata.
Tom saltò fuori dalle quinte “Ta-daaaa!!”
“Ehi, è strano non vederti completamente zuppo di sangue!” commentò Laila correndogli incontro abbracciandolo.
“Sei stato meraviglioso!! Giuro! Ti vengo a vedere un’altra volta prima del 28!”
“Grazie mille!”
Benedict l’abbracciò “Sei un dannato genio! È un peccato che non sia riuscito a vederlo prima!”
“L’importante è che siate venuti! Sentite, io sto morendo di fame. Andiamo a mangiare da qualche parte?”
“Assolutamente!!”.
 
Erano sedute sul divano dell’atelier.
C’era la madre di Joanne, Tanisha, una donna meravigliosa sia caratterialmente che fisicamente – dopotutto i gemelli avevano pur preso da qualcuno – che era stata la sua mamma londinese. “Dear!! How are you? You look… how can I say… bright!!” le aveva detto non appena l’aveva vista – effettivamente era un po’ di tempo che non si vedevano – “Joanne told me that between you and Ben things are going well! I am so happy for you two!!”, c’era la madre di Liam, Lucy – una donna che assomigliava tremendamente al figlio (gli stessi occhi azzurro cielo e i capelli rosso scuro), ma che fortunatamente adorava Joanne ed essere lì in quel momento l’aveva resa la donna più felice dell’universo, Alyson, figlia ventenne di Tanisha che si era meritata il nome in codice di ‘GhettoGirl’ dalla sorella e dall’amica – il soprannome era tutto un programma e la calzava come un guanto.
Infine, fortunatamente, c’era anche il parere maschile: Dwayne, che per una botta di testa aveva acconsentito ad accompagnare la gemella nella ricerca dell’abito da sposa. “Sto cominciando a pentirmi di essermi proposto di accompagnarvi…” aveva detto lui facendo scoppiare a ridere Laila, seduta vicino a lui, dopo che Joanne era tornata al camerino dopo aver bocciato anche il secondo abito. “Mamma mia quanto siete difficili voi donne!”.
Il telefono le squillò “Oh cavolo. Scusatemi, devo rispondere… Pandora, sono in un negozio di abiti da sposa e se mi beccano parlare al telefono ho la piccola sensazione che mi possano ammazzare: cosa c’è?”
“Che ci fai te in un negozio di abiti da sposa?” le chiese sconvolta la sua pubblicitaria.
“Non è per me. Non mi devo sposare!”
“Ah, ci mancava solo che te l’avesse chiesto e io non ne sapessi nulla! Sai che sono gelosa!” le disse facendola scoppiare a ridere.
“No, tranquilla! È una delle mie migliori amiche che si deve sposare! Ti ricordi di Joanne, no?”
“Sì!! Oh che bello! Falle gli auguri da parte mia! Comunque, ti ho chiamato perché ho qui un bigliettino molto prezioso per te!”
“Oddio. Non mi dire che è arrivato!”
“Esatto! Il tuo biglietto d’invito agli Oscar è arrivato giusto un paio di minuti fa! Quando ci troviamo così te lo porto?”
“Ehm… io oggi sono un po’ incasinata. Facciamo domattina che ti porto anche la colazione in ufficio?”
“Ma sono io che lavoro per te o il contrario?”
“Ahahahah! Suvvia, ogni tanto posso viziarti anche io o no?”
“Ti adoro! Allora a domattina! … ah, Laila?”
“Sì?”
“Se domani per la colazione passassi per caso da Starbucks, mi porteresti la loro torta al limone?”
“Pfff ok!!” le rispose trattenendosi dallo scoppiare a ridere fragorosamente.
“Grazie ti adoro! A domattina!!” “Bye Pan!”.
Attaccò giusto in tempo per vedere arrivare Joanne, sorridente come non mai, con uno degli abiti più belli che avesse mai visto. O meglio. Non era troppo elaborato, ma sulla figura alta e snella della ragazza era stupendo. Scollo a cuore, sulla vita aveva una fascia completamente ricoperta di strass e dalla vita in giù scendeva ampia, ma armoniosamente. Non si accorse nemmeno che le si erano inondati gli occhi di lacrime.
Tanisha, commossa anche lei, le aveva allungato un fazzoletto “Grazie Tan.”
Joanne li guardò “Addirittura?” chiese sorridendo.
“Guardati allo specchio!” le aveva detto Lucy asciugandosi le lacrime all’angolo dell’occhio. Dwayne era rimasto senza parole. Joanne si guardò allo specchio a figura intera dietro di lei rimanendo completamente basita. “Oh… my… goodness…”
“You’re so beautiful…” commentò Laila asciugandosi la lacrima che stava per scendere.
L’assistente sorrise “Well, we can see the whole outfit with the veil!”. Puntò il lungo velo nei capelli della futura sposa causando uno scoppio di lacrime da parte di Joanne e delle persone sul divano.
Tanisha si alzò andandola ad abbracciare “You’re breathtaking, my little bunny!!”
“Mum, please, not in front all of them!” commentò ridacchiandosela. Si girò verso il gemello “So? What do you think?”
“I think dad will have to fight with me to take you down the aisle!”
“Aaaaw!!”.
L’assistente le chiese “Is it the one?”.
La ragazza ci pensò “Vorrei provare anche l’altro che hai scelto. Giusto per vedere come mi sta.”
“Ok, nessun problema!”. Joanne non uscì nemmeno con l’altro, ma tornò indietro con lo stesso vestito. “This is the one!”.
 
Come promesso prima di volare per Los Angeles, Laila andò un’altra volta a vedere Tom prima che Coriolanus non fosse più in scena.
La cerimonia degli Oscar si sarebbe tenuta il 2 marzo. Sarebbe dovuta scendere prima per le prove: a causa dell’esibizione avrebbe dovuto fare qualche prova sia di tempistica che di audio per regolare il microfono che avrebbe dovuto usare.
Presentatrice della serata, la grandiosa Ellen Degeneers.
Per la serata optò per un Elie Saab rosso scuro, meraviglioso, che quando Elie in persona gliel’aveva visto indossato si era illuminato “Dovresti indossare questo colore più spesso! Giuro che sei stupenda. I capelli come hai intenzione di tenerli?”
“Pensavo sciolti… mossi, spostati su una spalla magari. Comunque rimarranno così scuri.”
“Perfetto! Prova a camminare avanti indietro, così ti abitui allo strascico e alla gonna. Se non sei abituata potresti fare un bel capitombolo!”
“Meraviglioso! Prima cerimonia degli Oscar e già dovrei volare!”
“Bè, Jennifer Lawrence l’ha fatto.” Commentò con nonchalance lo stilista “Elie!!”.
Dopo aver fatto la passerella per qualche volta lo guardò “Mi piace da morire… è un peccato che non possa metterlo più spesso!”
“Tesoro, che tu lo voglia o meno stai diventando una star. Sarà normale indossare questi vestiti per te!” le disse Pandora, le braccia incrociate, intenta ad osservarla camminare avanti e indietro.
“Nah, non credo proprio!!” poi le venne in mente “Ah, ho un secondo abito da chiederti!”
Lo stilista sorrise “Dimmi tutto!”
“Alla cerimonia dovrò esibirmi cantando Let It Go. Ci sarà un cambio d’abito…”
Gli si illuminarono gli occhi “Credo di avere giusto qualche abito che potrebbe fare per te.”
Il secondo abito non l’aveva ancora visto nessuno oltre lei, allo stilista e Pandora. “Ma sei sicura di non voler dire nulla a nessuno?”
“Perché dovrei? E poi se lo aspetteranno tutti il cambio d’abito… perché rovinare la sorpresa?”
“Perché quel vestito è una bomba e io voglio dirlo a qualcuno!!! Voglio vedere la faccia del tuo uomo quando arriverai sul palco!!”
“Ahahahahaha sei una persona molto cattiva!”.
Pandora sarebbe stata con lei sul tappeto rosso (ci sarebbe stata anche Tara per Benedict) e anche lei aveva scelto un vestito mica male per l’evento. Il secondo vestito di Elie fu portato nel camerino dove avrebbe fatto il cambio d’abito lo stesso giorno della prima prova a cui aveva preso parte. Dopo quasi due giorni tra trattamenti vari e un’ora abbondante sotto le esperte mani di Lisa Eldrige e dell’hair stylist, Laila fu pronta in tempo per il red carpet. Benedict la vide pronta e rimase a bocca aperta. Lei gli si avvicinò, mettendogli l’indice sotto il mento “Chiudi la bocca, altrimenti entrano le mosche!” gli disse dolcemente.
“Sei… sei… woah.” Commentò lui senza parole.
“E tu sei un figo pauroso. Non mi ci abituerò mai a vederti così in tiro!!”
“Grazie! Posso darti un bacio o mi ammazzi perché ti rovino tutto?” le chiese facendola scoppiare a ridere “Oh, no! Puoi tranquillamente farlo! Ho il rossetto nella pochette. Posso ritoccare in caso!” gli rispose facendogli l’occhiolino prima che lui la tirasse a sé, tenendo fede a quello che le aveva detto.
La macchina arrivò all’hotel puntuale, portandoli davanti all’inizio del tappeto rosso del Dolby Theatre. “Sta per accadere. Sta per accadere davvero?” gli chiese incredula mano a mano che la mano avanzava nel traffico per lasciarli nel punto esatto.
“Sì, sta davvero per accadere.” Le confermò sorridente stringendole la mano, agitato anche lui. Quella sera avrebbe presentato con Jennifer Garner l’Oscar ai migliori costumi. L’autista annunciò “Signori, siamo arrivati!”.
La portiera si aprì. Benedict scese per primo e lei lo seguì, pochi secondi dopo. Le diede la mano aiutandola a scendere.  “Oh cazzo.”
“Laila, don’t swear in italian!” le disse mentre le assistenti sul tappeto rosso le sistemavano il vestito per la traversata.
“Oh, stop it. No one will understand!”.
Il tappeto rosso degli Accademy Awards era un tripudio di tutto quello che una persona potrebbe immaginarsi: star di Hollywood viste centinaia di volte al cinema o nei DVD che consumava una di fianco all’altra, vestiti meravigliosi, una marea di gente, giornalisti, cameraman, fotografi, c’era persino il catering sul tappeto rosso. Fortunatamente si era forzata a mangiare qualcosa prima che Lisa arrivasse così da avere lo stomaco pieno, altrimenti sapeva perfettamente che sarebbe morta di fame nel giro di poco tempo. Sia Pandora che Tara li seguivano mentre percorrevano il tappeto. Fecero una marea di fotografie sia in coppia che da soli, e ad ogni fotografia continuavano a sistemarle la gonna del vestito “Why is everybody fixing my skirt? I can do it myself. I’m not a baby anymore!!” gli disse seriamente perplessa mentre si spostavano finita la sessione di fotografie facendolo ridacchiare.
“It’s only appearance… bear it only for now, ok?” le disse dandole un bacio sulla fronte tra i migliaia di flash che li circondavano.
Si separarono per un po’ a causa di interviste varie (sempre seguiti dai propri pubblicitari). Ad un certo punto Pandora la portò verso una giornalista con un abito stupendo. La telecamera puntata verso di lei, cominciò a farle un paio di domande “You look fabulous in this dress! Is it an Elie Saab, isn’t it?”
“Yes, it is! And you look fabulous in yours!”
“Thank you!! You are going to perform tonight. Are you anxious?”
 “You have no idea!! This is the first time for me here at the Oscars, and being here to perform a song I truly love is an honour. I still haven’t realized. Is this a dream?”
La giornalista se la rise “Well, and to complete the dream you came here with one of the most desired man on Earth!”
“Ahahahah yes, I came here with Benedict! He should be… ehm… around.”
“Can we have hints on the dress you’ll wear during the performance?” le chiese la donna con sguardo ammiccante.
Si trattenne dalla voglia di risponderle con lo stesso tono, ma ridacchiandosela scosse la testa e le fece l’occhiolino “I’m sorry, it’s top secret!”
Benedict la raggiunse avendo finito la sua intervista “So, how’s going?”
“It’s strange. Soooo strange!” gli confessò prendendogli la mano.
“Yeah, definitely!”. Sul tappeto rosso trovò pure Maryl Streep, candidata come miglior attrice “Darling, you look stunning!!” commentò prendendola per le spalle per guardarla meglio.
“Thank you Maryl!! It’s a pity you couldn’t be there at the TIFF! And that I couldn’t be at the premiere!”
“I know, but I wasn’t well and you were working! That happens! Hey – treat this girl badly another time and I’ll kick your ass!” lo minacciò lei puntandogli contro un ditto.
“Tranquilla, mi sono ripreso da un pezzo!” rispose Benedict alzando le braccia in segno di resa.
“E per fortuna!!”.
Ad un certo punto mentre la ragazza era presa con un ultima intervista prima di finire il tappeto rosso, Benedict sparì per un paio di secondi. Capì che stava succedendo qualcosa perché il giornalista che la stava intervistando era distratto da qualcosa dietro.
“Cosa sta succedendo? Ma che… OH MIO DIO! AHAHAHAHAHAH!!!”. L’uomo era corso dietro agli U2 saltando in alto mentre stavano facendo la foto. Quando tornò verso di lei, stava ancora ridendo “You’re such an idiot!!”
“I couldn’t help myself!”
“Ahahahahahah! You jumped so damn high!!”
“Just to add another short name to mine: Benedict Timothy Carlton Photobomber Cumberbatch!”
“Photobomberbatch!!”.
 
Alla fine riuscirono ad arrivare in tempo sedendosi ai loro posti. Nonostante fosse lì per la Disney (che erano seduti nella parte centrale), le era stato riservato il posto di fianco a Benedict, che era seduto vicino al cast di “12 Anni Schiavo”, ciò significava avere seduta vicina Angelina Jolie.
Non appena la vide rimase quasi immobilizzata. “Hi! Nice to meet you!” le aveva detto Angelina stringendole la mano.
“Nice- cough! Nice to meet you too!!” le disse partendo con un tono di voce che l’avrebbero sentita pure i cani fuori dal teatro facendo ridere Benedict, beccandosi una gomitata nelle costole. Ellen Degeneers era fantastica. Presentò la serata in maniera egregia: avevano fatto comunella durante le prove e mentre passava tra i corridoi la salutò battendole il cinque “High five babe! Oh, sorry Brad!”.
Tra le battute di lei, un selfie fatto con una marea di persone, l’esibizione di Pharrel Williams con la canzone ‘Happy’ che fece alzare tutti a ballare e le varie premiazioni, la serata procedette bene.
Ci fu lo sketch della pizza ordinata davvero.
Benedict era già dietro le quinte quando il fattorino arrivò nel teatro e Ellen passò per racimolare la mancia da dare al ragazzo.
Alla fine prese una fetta di pizza, tenendola da parte per l’uomo che non appena aveva sentito la parola pizza aveva cominciato ad agitarsi sulla sedia dicendole che gli stava venendo seriamente fame. Dopo che fu dato l’Oscar al miglior costume diedero la pubblicità. L’assistente di produzione andò a chiamarla per portarla dietro le quinte a prepararsi.
Mentre lei usciva riuscì a beccare Benedict che tornava al posto “Honey! I left the dish with a slice of pizza for you on my seat!!” riuscì a dirgli prima che fosse troppo lontana da lui.
“Really?! Thank you!!”.
Arrivò in camerino e con l’aiuto di un’assistente tolse delicatamente il vestito indossando la meraviglia che avrebbe indossato per soli 10 minuti: il tempo di metterlo, aspettare che fosse il suo turno per poi toglierlo. Indossò dei sandali che se solo si metteva a pensare quanto le fossero costati le veniva da mettersi le mani nei capelli e andò dietro le quinte, aspettando che fosse il suo turno.
Benedict era seduto al posto quando John Travolta uscì sul palco, tenendosi da parte, presentando l’esibizione “… and now I leave you with the song ‘Let it go’, from the Disney movie Frozen, performed by Lara Bjick .” “By who?” si chiese Laila dietro le quinte tentando di evitare di ridere come una scema.
“Vai! Vai!!”.
La vide entrare sul palco e continuò a sbattere le palpebre. Aveva cambiato l’abito ed era… “Woah.”
Commentò mentre la base partiva. Era a maniche lunghe, la parte superiore quasi semi trasparente tempestata di intarsi e paillettes a motivo naturalistico, ma che da lontano sembravano essere quasi fiocchi di neve, in vita aveva una piccola fascetta, come una cintura, i dettagli scendevano anche per poco sopra la gonna che scendeva lunga e morbida fino ai piedi con un po’ di strascico.
“The snow glows white on the mountain tonight,
not a footprint to be seen.
A kingdom of isolation and it looks like I'm the queen.
The wind is howling like this swirling storm inside.
Couldn't keep it in, Heaven knows I tried.
Don't let them in, don't let them see.
Be the good girl you always have to be.
Conceal, don't feel, don't let them know.
Well, now they know!” Non l’aveva mai sentita cantare dal vivo. Aveva visto il film, l’aveva sentita lì, oppure cantava sotto la doccia, ma non le era mai capitato di sentirla cantare seriamente. Angelina si inclinò verso di lui “La ragazza ha la voce, eh?” “Eccome!”
“Let it go, let it go!
Can't hold it back any more.
Let it go, let it go!
Turn away and slam the door.
I don't care what they're going to say.
Let the storm rage on.
The cold never bothered me anyway.” Laila guardò la platea davanti a sé scoppiare in un applauso. Chiuse gli occhi e si sentì ancora in sala di registrazione.
“It's funny how some distance,
makes everything seem small.
And the fears that once controlled me, can't get to me at all
It's time to see what I can do,
to test the limits and break through.
No right, no wrong, no rules for me.
I'm free!!
Let it go, let it go.
I am one with the wind and sky.
Let it go, let it go.
You'll never see me cry.
Here I'll stand, and here I'll stay.” spostò la gonna pestando il piede sul pavimento nel momento giusto, facendo partire l’effetto grafico sul pavimento “Let the storm rage on.”  L’effetto si prolungò lungo le pareti delle quinte e lo sfondo, salendo quasi come il castello di Elsa.
My power flurries through the air into the ground.
My soul is spiraling in frozen fractals all around
And one thought crystallizes like an icy blast
I'm never going back; the past is in the past!
Let it go, let it go.
And I'll rise like the break of dawn.
Let it go, let it go
That perfect girl is gone
Here I stand, in the light of day.

Let the storm rage on!
The cold never bothered me anyway...

L’intero Dolby Theater esplose in un enorme applauso. Sorrise, mettendosi poi una mano sulla bocca notando che si erano alzati tutti in una standing ovation. Si inchinò al pubblico che non accennava a diminuire l’intensità dell’applauso sussurrando un “Grazie…” con un enorme groppo in gola come se potessero sentirla. Alla fine arrivò un assistente ad accompagnarla nuovamente dietro alle quinte. Non appena si fu assicurata che il microfono fosse spento si mise le mani in faccia soffocando un urlo di gioia.
Dietro c’erano i presentatori che sarebbero arrivati dopo la sua esibizione. Trovò anche Ellen che la guardò sbalordita “Girl. GOD!!! WHAT WAS THAT?”
“I really have no idea!!”
L’abbracciò e tirò fuori il cellulare “Selfie time!! I did it with your boyfriend, I have to do it with you!” la scattò per poi tirarle una pacca sul sedere.
“Go change, they’ll let you go out at the next break!”
“Ok, thank you! Oh, I loved the fairy dress!”
“Ahahaha thank you!!”.
Si ricambiò, il vestito e le scarpe sarebbe tornata a prenderli il giorno dopo, e la fecero uscire nella pausa successiva. Quando tornò verso il suo posto si vide correre incontro Kristen e Robert (gli autori della canzone), Jennifer, Chris e Kristen Bell che la strinsero in un abbraccio “Sei stata splendida!!!!” “Mi sei sembrata Elsa!” “Meravigliosa!!” “A che stavi pensando?!”
“Ahahahahah!!! Fermi! Fermi!! Allora: grazie, grazie, grazie e… stavo pensando a non inciampare nella gonna sinceramente!!”
“Te la sei fatta sotto, eh?” le disse Jennifer ridendo “Da morire!!”.
Quando arrivò finalmente a posto Benedict l’abbracciò, facendole fare un casque, baciandola in pieno stile film anni ’40.
“Alla faccia! Te la devo cantare più spesso!!” commentò facendolo sorridere.
“Sei stata incredibile. Ero senza parole!!”
“Ma non ci credo!”
Angelina arrivò a farle i complimenti “Confermo! Ma sinceramente lo eravamo tutti.”
“Oh, grazie mille!!” commentò arrossendo di botto. Infine Frozen vinse l’Oscar sia per il miglior film d’animazione e per miglior colonna sonora. L’Italia incredibilmente vinse l’Oscar per il miglior film straniero per ‘La grande bellezza’, ma uno dei premi più prestigiosi, ossia l’Oscar per miglior film, non era ancora stato dato. “And the Oscar goes to… 12 Years a Slave!!”.
 
Dopo la cerimonia fecero un salto al Vanity Fair Party rimanendo un po’ e quando Laila cominciò ad accusare dolori lancinanti ai piedi a causa delle scarpe tornarono in hotel.
“Ouch… ouch… aaaaah!” sospirò alquanto concitata la ragazza sdraiandosi sul letto “Ben, ti prego, toglimi le scarpe…” gli chiese supplichevole facendolo ridere mentre allentava la cravatta,
“Ahahah ok! Girati che ti aiuto.” Si sedette accanto a lei togliendosi la giacca e slacciandole i sandali, liberandole finalmente i piedi, cominciando a massaggiarglieli lentamente.
“Oddio, quanto ti amo!” sospirò sdraiandosi rilassata, finalmente liberata dalla prigionia dei sandali.
“E siamo solo al massaggio ai piedi. Dopo quando attuerò il piano che ho in mente da quando siamo usciti dalla camera non oso immaginare a che casino farai.”
Lo guardò spostando il braccio dagli occhi “Swine.” “Your father was a swine!” disse lui, facendo una magnifica imitazione di Alan Rickman che la fece scoppiare a ridere “Giuro, ti adoro!”
“Posso cominciare col mio piano malvagio?”
“Ahahahah piuttosto aiutami a togliere questo abito che se gli succede qualcosa potrei farmi del male!”
“Agli ordini capitano!”.
Riappese l’abito sulla gruccia nel sacco, per poi girarsi trovando l’uomo solo in pantaloni del completo mentre lanciava la cintura sulla poltrona della camera.
“Cavolo, e tu chi sei?”
“Il sostituto del tuo fidanzato!” le rispose sorridendole ammiccante.
“Allora è meglio che facciamo presto prima che lui ritorni!” sussurrò mentre lui la tirava verso di sé facendola ridere.


************** ANGOLINO DEL DISAGIO************
Ed eccomi qui, ancora in incommensurabile ritardo O_O
Scusatemi tantissimo, davvero... solo che ora sto avendo davvero poco tempo... in più ci si mette pure netflix XD
Comunque!! Nuovo capitolo postato e potevo saltare l'avvenimento in cui è diventato Photobomberbatch?! ASSOLUTAMENTE NO! XD
Questi qui sotto, giusto per darvi un'idea, sono i vestiti indossati da Laila :)

Un bacione a tutti e al prossimo capitolo!! <3
Lalli :3

 

 

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Capitolo 26
*** 26. Wedding Of The Year ***



−CAPITOLO 26−
“The wedding of the year”
 
 
Dopo la cerimonia degli Oscar tornarono a casa. Passarono pochi giorni di tranquillità prima che Laila dovette cominciare a preparare le valigie per andare a girare il suo primo film Marvel: The Avengers – Age of Ultron.
Le riprese si sarebbero divise tra Los Angeles, Val d’Aosta (la location sarebbe stata il forte di Bard. Con l’occasione sarebbe stata un paio di giorni in più in Italia per trovare la famiglia), Seoul e Inghilterra.
 
Era finita in una manica di pazzi.
 
Nonostante quello fosse già un gruppo formato da tempo e rafforzato dalla collaborazione di svariati film, non fece molta fatica ad essere trascinata nelle pazzie di gruppo.
Con Aaron Taylor-Johnson, che interpretava il suo gemello nel film, aveva stretto una meravigliosa amicizia: durante una serata in albergo in Val d’Aosta dove il tempo fuori era terrificante e nessuno aveva osato puntar fuori nemmeno la punta del naso, ovviamente essendo lei Italiana la stavano sfruttando tutti per le ordinazioni e per ogni comunicazione possibile e immaginabile, non erano completamente al cento percento delle loro facoltà mentali dopo qualche cocktail e, con l’aiuto di Robert Downey Jr. (altra persona adorabile e fuori di testa), avevano fatto partire ‘I want it all’ di High School Musical cantandola in playback in piedi su uno dei tavoli del bar.
L’esibizione fece scalpore, senza contare l’intero pubblico presente che piangeva dalle risate, e fu anche registrata con la minaccia di Joss Whedon di usarla come spezzone speciale alla fine dei titoli di coda.
“D’accordo che nel primo vi strafogavate di Shawarma, ma non è che perché siamo Disney nel secondo dobbiamo fare il remake di High School Musical!”
“Tanto questa cosa finirà su internet in tempo zero.” Commentò Chris Evans ridendo mentre Robert esclamò “Done! The Twitter community thanks you two!”
“No waaaay!! I want to see that!” esclamò Scarlet fiondandosi verso di lui.
“I don’t believe you really did that!” aveva riso Aaron scendendo dal bancone.
“Well, look at your phone!”
“Rob, after this one I will take off the Ironman case from my iPhone!” gli disse Laila prima di scoppiare a ridere vedendo il video.
 
Nonostante le serate da idioti, il film fu uno dei più impegnativi che avesse mai fatto. Più che mentalmente lo fu fisicamente: allenamento, scene di combattimento (e per quello ringraziò il professore che in RADA le aveva fatto amare smodatamente quel corso – ricordandosi anche un discorso di Tom risalente ai primi tempi che si conoscevano dove le diceva di non disperarsi che magari un giorno le sarebbero comunque servite), movimenti molto fisici che richiedevano una disciplina data solo dall’allenamento.
Benedict era riuscito ad andare a trovarla un giorno che erano in Inghilterra a girare. Era appena tornato dagli Stati Uniti dove stava lavorando per la Dreamworks nel nuovo film dei Pinguini di Madagascar.
Inutile dire che per lei fu un’enorme sorpresa.
Ancora nei panni della Scarlet Witch se lo trovò sul set. Dopotutto era partita da Londra agli inizi di marzo ed erano due mesi pieni che non si vedevano tra viaggi in Sud Africa, Italia e Corea. Lo vide sorridente che la salutava con una mano, gli occhi azzurri che la guardavano diretti. Gli sorrise raggiante e gli corse incontro “BEN!!!” esclamò prima di saltargli al collo facendo sì che la stringesse a sé. “Che ci fai qui?”
“Piccola sorpresa! Tu l’hai fatta a me… e io l’ho fatta a te! Non te l’aspettavi, vero?”
“Assolutamente no!! Io… pensavo di vederti solo tra un paio di settimane per andare a New York, ma- ”. Le prese il viso tra le mani “Mi sei mancata…” “Anche tu…”
Non fece nemmeno in tempo a baciarla che da dietro scoppiò il finimondo di urla “Dateci dentro!!!” “Oh, voglio i popcorn che se sfocia in un porno non voglio perdermelo!”
“Aaron, sei un coglione!” lo rimbeccò Laila girandosi arrossendo come una dannata.
“Certo che vedere tutti in costume è una cosa un po’ strana, eh!” commentò Benedict guardando l’insieme di supereroi poco distante da lui.
“Ehm… dopo un po’ ci fai l’abitudine a vedere Chris perennemente vestito da Thor e Robert in armatura da Ironman!”
“Bè, in quest’esatto momento mi sento molto un bambino davanti ai suoi eroi!”
“Dai, vieni che te li presento!”.
Lo prese per mano e lo condusse verso il nugolo di attori che stavano sorridendo sornioni nella loro direzione “Allora… lui è Benedict, ossia il santo che mi sopporta!”
“Cazzarola, finalmente ti conosciamo! Ragazzo… condoglianze. Tu lo sai che non ha le rotelle a posto, vero?!” gli disse Robert stringendogli la mano “Ah, ne sono pienamente cosciente!”
“Visto? Ha valutato i rischi e ne è pienamente cosciente!” gli disse la ragazza incrociando le dita facendogli la linguaccia.
“E il fatto che russa come una segheria in piena attività?” disse Chris Evans in pieno costume da Capitan America.
“Ha il sonno pesante il ragazzo!” “Oddio, quando ci si mette…” “BENEDICT!” esclamò facendo ridere tutti.
“Ma come fate ad averla sentita?”
“Ah, una volta dopo pranzo non la si trovava più. Abbiamo sentito un rumore strano ed era lì che se la dormiva spaparanzata su due sedie russando come un camionista ubriaco.” Raccontò Chris Hemsworth facendo ridere tutti, compreso Benedict, mentre Laila tratteneva le risate “Mi era calato l’abbiocco post pranzo! Siete degli infami!”
“Esistono anche fotografie!!” esclamò Mark Ruffalo con in mano il cellulare facendo ridere tutti.
“CHE?! Tu quoque, Brute, fili mii?” citò lei con finta aria di chi si era appena presa 23 coltellate.
“Esatto! Guarda un po’!”
“Hai davvero capito la citazione a Cesare? No, io questa la voglio vedere! Mica lo sapevo che me l’avevate fatta!”.
 
L’uomo rimase con loro per un paio di giorni. Erano sdraiati l’uno di fianco all’altro, lui la teneva stretta a sé, il petto che si alzava e abbassava velocemente per l’attività svolta fino a poco prima.
“Non sono quasi più abituata a vederti del tuo colore naturale… ora siamo davvero agli antipodi.” Commentò lei passandogli le dita tra i ricci morbidi.
“Bè, ora sono il tuo principe alto, biondo e con gli occhi azzurri!”
“E con due zigomi della madonna! Ma tanto tu mi fai sempre ruoli da cattivo, e io ho quasi sempre fatto il tifo per i cattivi! A parte che con Joffrey… diciamo che quando ha tirato le cuoia ho ballato!” disse facendolo ridere di cuore.
“Per il Met è tutto a posto?” le chiese giocherellando con una ciocca dei capelli castano scuro di lei.
“Sì, tranquillo. Ho una piccola pausa dal set anche perché gireranno scene dove non ci sono, quindi credo che per la metà di giugno dovrei tornare a casa dato che dovremo girare negli studios alcune scene all’interno.”
“Poi tanto io dopo il Met sarò preso con Black Mass… e cercherò di tornare a casa per il matrimonio di Joanne e Liam! E non dimenticare che poi abbiamo il Comi-Con.”
“Oh, cazzo!!! Già è vero che si sposano il 25 luglio… me ne stavo completamente dimenticando.”
“E meno male che sei la damigella d’onore!” se la rise lui vedendo la sua espressione sconvolta.
“Guarda, in questo esatto momento credo di avere l’encefalogramma piatto. Dopotutto quello abbiamo combinato prima credo che possa definirsi illegale in un bel po’ di paesi, mio caro!” gli disse sbattendo le palpebre.
“Bè, Bridget, io sono pronto per un altro giro!”
“Ancora? Guarda che mi va in sciopero!!”
“Ah, non mi interessa nulla!” commentò pesandosi verso di lei facendo sì che finisse con la schiena sul materasso, ridendo.
“Holy crap, you’re such a randy!”
“Darling, I am a randy, but you are a nympho!”
“Only towards you!” gli rispose circondandogli il collo tirandolo verso di sé, sorridendogli.
 
Alla fine si trovarono nuovamente per partire per New York. La persona invitata al Gala organizzato da Anna Wintour era effettivamente lui, ma ovviamente si fece accompagnare da lei, nonostante tutte quelle gran cerimonie non la facessero impazzire.
“Tesoro, non fanno impazzire nemmeno me, ma se ci sei tu la cosa diventa più sopportabile… e poi sarebbe la prima volta anche per me!”
“Uff… e va bene. Ma solo perché sei tu!”.
Sul red carpet del Met c’era una marea di gente. Tutte le star del mondo più in vista stavano calcando quel tappeto rosso per entrare al Metropolitan. “Oddio, quella è Beyoncè! E quello è Johnny Depp!” gli sussurrò stringendogli ancora più forte la mano. Ma quello che rapiva di più il suo sguardo era l’uomo che la stava tenendo per mano: quando aveva visto Benedict in quella meraviglia di completo era rimasta senza parole “Questa volta tocca a me rimanere a bocca aperta.” Commentò completamente sconvolta: giacca e pantalone nero, ma, come indicato dall’invito, camicia, doppiopetto e papillon bianco.
“Bè, quando mi ricordo come ci si veste e non uso quello che mi è rimasto attaccato quando esco dall’armadio posso essere un bell’uomo anche io!”
“Senti, smettila di farti venire i cali di autostima! E comunque, just for information, mi piaci anche quando esci con le cose che ti escono attaccate dato che è una cosa che faccio anche io quotidianamente, quindi smettila che sei un figo pauroso!”
L’abbracciò “A volte mi chiedo che farei senza di te.”
“Bè, ti basta pensare ad un anno fa e il gioco è fatto!” lo rimbeccò alzando con sufficienza un sopracciglio. La guardò quasi sconvolto per poi risponderle “Bè, sì, effettivamente l’anno scorso in questo periodo me la facevo con una stangona bionda.”
“Vaffanculo!” l’apostrofò lei togliendosi dall’abbraccio e alzando l’orlo del vestito bianco e nero di Marchesa che aveva scelto per l’evento spostandosi verso la finestra dell’hotel. Fortunatamente aveva smesso di piovere e il sole era in pieno cielo, dietro agli altissimi grattacieli di Manhattan.
“Ehy, piccola acida, dai che stavo scherzando.” Le disse abbracciandola da dietro.
“Lo so, ma non sei l’unico ad avere problemi di autostima. Io sono nana, al posto dei fianchi ho dei maniglioni antipanico, non sono una silfide e sicuramente non sono Miss Mondo, poi penso che sto con te e se proprio vuoi saperlo ogni tanto mi guardo allo specchio e mi chiedo che diavolo tu ci possa trovare in una rompicoglioni come la sottoscritta sia te che a quanto pare anche il resto del mondo. Quindi se mi parli di te che frequenti stangone bionde strafighe mi cala l’autostima.”
“Cosa che non devi fare perché per me non esiste nessun’altra. E per me sei stupenda…” le sussurrò stringendola a sé, consolandola.
“E sappi che quella mi sta sul cazzo!” gli rispose voltando la testa sottolineando l’ultima frase puntandogli contro il dito “E non ridere! Che altrimenti non riesco a rimanere seria!!”
Benedict la guardò stringendo le labbra “Ok, no, mi sto trattenendo!”
“Pffff… ma non posso nemmeno litigare con te che mi vien da ridere!”
“Lo faccio apposta!” le rispose prima di baciarla.
“Non te la puoi cavare così ogni volta, lo sai?”
“Fino a quando funziona…”.
 
Come previsto verso la metà giugno finì di girare The Avengers. Essendo a Los Angeles, prima di tornare a casa passò a Boston per andare a trovare per un paio di giorni Benedict, impegnato nelle riprese di Black Mass.
Una volta tornata a casa per le meritate vacanze dopo quasi 10 mesi di lavoro ininterrotto fu catapultata nei preparativi del “matrimonio dell’anno”, come l’aveva soprannominato Dwaine prendendo per i fondelli la gemella. Il ristorante e la chiesa erano stati già scelti e prenotati (sarebbero dovuti andare un po’ fuori Londra per entrambi) e mancavano solo i vestiti delle damigelle dato che per i testimoni (Josh – il fratello maggiore del futuro sposo – e Dwayne sarebbero stati i testimoni di Liam) oramai era già tutto sistemato.
Alyson era puntata verso un vestito rosa, solo che la futura sposa, vedendo il panico negli occhi dell’amica, convinse la sorella che era meglio di no. Quando vide il colore delle partecipazioni, Laila si mise una mano in faccia. Joanne le sorrise colpevole “Eddai, almeno non è rosa porcello! … è rosso lampone!”
“No no, non era disperazione… era sollievo!! E se hai convinto la GhettoGirl che il rosa non è il caso di metterlo è decisamente una buona cosa!”
“Oh, ti sei persa la sua faccia quando le ho detto che non sarà lei la damigella d’onore ma lo sarai tu: è stata epica! Volevo farle una foto!!”
“Joe, sei una persona molto brutta… ma ti adoro!!”
“Oh, taci che lo sai che anche se è mia sorella faccio fatica a sopportarla! Continua a dirmi che il vestito che ho scelto è brutto.”
“Cosa?!”
“Esatto. Ma tanto la mando a quel paese puntualmente!!”. Alla fine dopo un paio di giri nei negozi trovarono il vestito giusto: rosso lampone, al ginocchio, senza spalline e con dei particolari sul lato del corpetto.
 
La notte dell’addio al nubilato di Joanne fu quasi ai livelli di ‘Una notte da leoni’: fortunatamente nessuna fu drogata e non si persero la sposa, ma il livello di attività cerebrale alla fine della serata rasentava il “Ma io chi sono?”.
Erano all’incirca in una quindicina di persone tra cugine, colleghe e amiche dei tempi della RADA. Avevano noleggiato una limousine e avevano organizzato una cena prima, per poi andare a fare un giro per i locali londinesi. Laila quella notte tornò a casa barcollando con effettivi problemi di equilibrio.
Benedict (tornato dagli States da una settimana abbondante) la sentì arrivare non per la porta che si chiudeva, ma a causa del suono di qualcosa che cadeva, svegliandosi di soprassalto. Scese le scale infilandosi la vestaglia per poi fermarsi al salotto e scoppiare a ridere visto la scena che gli si parava davanti era alquanto assurda: Laila aveva chiuso la porta, a quanto pare era andata a sbattere contro la pianta di fianco all’angolo del soggiorno e per mascherare il fatto che la pianta fosse uscita dal vaso perdendo anche molta terra l’aveva risistemata… a radici in su.
Entrò in salotto trovando la ragazza completamente vestita e completamente KO a faccia in giù sul divano, le gambe fuori per metà gli fecero capire che c’era andata a sbattere contro ribaltandosi sopra. Si mise una mano sugli occhi ridacchiandosela. Le tolse le scarpe e con cautela la prese in braccio, portandola su per le scale fino in camera da letto. Non appena la adagiò sul materasso la vide aprire gli occhi lentamente.
“Ehi…” la salutò passandole una mano sulla fronte.
“Ben…” commentò stiracchiandosi e sorridendogli come un gatto prima di bloccarsi e fare un salto da gazzella giù dal letto correndo verso il bagno. Sentì alzare la tavoletta del gabinetto e dal rumore che sentì sospirò, andando verso il bagno “Addio notte tranquilla!”.
La mattina dopo la lasciò dormire per un po’ fino a quando non scese da sola in cucina, in condizioni allucinanti. La sera prima, dopo che aveva buttato fuori anche l’anima, era riuscito a farle fare una doccia e a metterle il suo pigiama leggero. Ora si stagliava sulla soglia della cucina bianca come un fantasma, due occhiaie che le arrivavano ai piedi, espressione dolorante e una mano sulla testa. “Senti, ma i vicini si sono messi dietro a fare i lavori proprio stamattina? Ho un martello pneumatico nelle orecchie…” disse con voce bassa avvicinandosi a lui.
Benedict la guardò sorridente “Da quant’è che non ti prendi una sbronza del genere?”
“Ssssshhh!!! Abbassa la voce e non urlare. Guarda che ci sento!” si lamentò andando verso il frigorifero prendendo il cartone del latte.
“No no no! Te l’ho già preparata io la colazione! Siediti qui!” le disse prendendola per mano e conducendola alla tavola apparecchiata.
“Ma io voglio il latte!”
“No! Altrimenti con quello che ti sei bevuta ieri e il tour de force letto-bagno bagno-letto di stanotte ricominci!”
“Eh?” “Tu fa’ colazione che nel frattempo ti racconto!”.
Le aveva preparato del the caldo (Dajeerling – il suo preferito), c’era della frutta e delle fette biscottate con marmellata. Quando li guardò sentì lo stomaco cominciare a borbottare. Effettivamente è meglio che mangi… pensò sedendosi e prendendo il coltello per spalmare la marmellata sulla fetta biscottata.
“Allora, com’è andata ieri sera? Alcool a parte.” Le chiese osservandola con occhio attento: la sera prima era troppo concentrato per notare qualcos’altro che non fosse lei che perdeva l’equilibrio.
“Bè, alcool a parte bene! Verso fine serata ricordo le cose a pezzi. Non credo di aver fatto nulla di imbarazzante, stavamo solo ballando e non mi ha avvicinata nessuno fortunatamente… no! Uno ha cercato di abbordarmi ma ho rifiutato come una lady.”
“Oh davvero?”
“Certo! Poi ha tentato di allungare la mano e gli ho tirato un manrovescio.” Si ricordò lei facendo ridacchiare l’uomo.
“E mi sembrava! Qui a che punto eri?”
“Un po’ alticcia, ma ancora riuscivo a reggermi in piedi. Comunque… la cena è andata benissimo. Le abbiamo dato i regali, uno più imbarazzante dell’altro OVVIAMENTE, Joe credo volesse sotterrarsi sotto al tavolo in quel momento ma doveva aspettarselo. Poi… oddio, poi? Ah sì! Poi siamo uscite e abbiamo cominciato il giro dei locali! Ed è stato il degener-OUCH! La teeeestaaaaa…” si lamentò prendendosela tra le mani facendolo ridere “Stai invecchiando, cara mia! Non sei più abituata alle notti folli!”
“Mi sto avvicinando irrimediabilmente ai trenta e il mio fisico non sopporta l’alcool come una volta! Cazzarola non credo di aver mai bevuto così tanto.”
“Bè, adesso la palla del racconto passa a me.” Disse Benedict tagliandole la pesca noce.
“In che senso?”
“Adesso senti. C’era una volta, nemmeno troppo tempo fa, un uomo che se la stava dormendo della grossa, godendosi il letto tutto per sé anche perché sapeva che la sua ragazza era fuori per un addio al nubilato e sarebbe tornata molto tardi.”
“Non so come mai credo sia un racconto autobiografico!” commentò accettando la fetta di pesca che le stava porgendo.
“Quella stessa notte, nel bel mezzo di un sonno profondo senza alcuni suoni molesti”
“Stronzo.” L’apostrofò lei con nonchalance mangiando il frutto.
“sentì un suono secco salire su dalla tromba delle scale. L’uomo si svegliò di soprassalto, pensando a ogni cosa possibile. Dopotutto erano le quattro e mezza del mattino, chi mai poteva entrare in casa creando così tanto rumore?”
“Uuuh! Momento topico della storia! Forza, creami il pathos scenico!”
Benedict cercò di rimanere serio restando nel personaggio mentre lei si avvicinava la tazza di the alle labbra “Il nostro protagonista si mette la vestaglia, pronto ad aspettarsi ogni genere di periglio. Scende le scale e la prima cosa che gli salta all’occhio è il vaso della pianta vicino all’entrata del soggiorno… a quanto pare chi era entrato c’era andato a sbattere contro, ma sapendo che non poteva lasciare così la situazione doveva risistemarla. E l’ospite senza ancora un nome – ma che poteva già immaginare chi fosse – l’aveva fatto: sistemando la pianta a radici in su.” Laila per poco non si strozzò col the che stava bevendo cominciando a ridere coprendosi il viso con entrambe le mani. “Il nostro eroe guarda in soggiorno per vedere se chi cercava fosse davvero lì. E la trova. A faccia in giù e gambe all’aria metà fuori dal divano stava la fidanzata che, KO, o dormiva o era svenuta.”
aila non ce la faceva quasi più. “Ma davvero?”
“Il nostro protagonista scuote la testa oramai senza speranze. Ride, le toglie le scarpe col tacco chiedendosi come abbia fatto a tenersele su tutta la sera, la prende in braccio e la porta in camera da letto, facendola sdraiare sul materasso. La ragazza apre i suoi begli occhi sorridendogli per poi diventare di pietra per due secondi esatti prima di fare uno scatto degno di una gazzella che fugge da un ghepardo verso il bagno… cominciando a tirare su l’anima.”
“Ho un ricordo molto offuscato dell’ultima parte della storia.” Commentò accettando l’ultima fetta di pesca.
“E così, il nostro eroe, capisce che la sua notte di pace è finita.”
“Giuro che quando avremo dei figli adolescenti voglio essere presente agli interrogatori post sbronza.” Gli disse guardandolo negli occhi facendolo scoppiare a ridere “AHAHAHAHAH Andata!! MA! La storia non è ancora finita!”
“No, dimmi che non ho combinato altro!”
“No, tranquilla, ti stavo prendendo in giro!”
“Oh meno male! Giuro… giuro che non mi ubriacherò più così tanto!”.
 
Il 25 mattina dovette svegliarsi quasi all’alba. Essendo la damigella d’onore (e soprattutto conoscendo Joanne) si fece accompagnare dal povero Benedict a casa di lei all’alba delle 6.45 dove fortunatamente a quell’ora il traffico della capitale del Regno Unito non era ancora qualcosa di prettamente intollerabile, per aiutare la sposa a prepararsi e ovviamente dovette prepararsi pure lei.
La casa dei genitori di Joanne e Dwayne era enorme. Una casa su tre piani in pieno centro. Era da una vita che non ci entrava più, ma nonostante tutto se la ricordava a memoria. La camera di Joanne era al secondo piano e quando entrò la vide in accappatoio e pantofole.
“Ma camera tua è sempre stata così bianca? Spicchi tantissimo!” le disse scherzando.
“Scema! Oddio sono in un’ansia che non puoi nemmeno immaginare!!”
“Tesoro, hai fatto colazione?”
“Non credo di riuscire ad ingerire nulla.”
“Devi. Altrimenti ora delle 11 svieni. Ti ho portato un cappuccino e la torta al limone di Starbucks.”
“I miei preferiti!!”
“Lo so. Ora facciamo colazione dato che è un’orario assurdo anche per me, e poi cominciamo a prepararci. Hai fatto la doccia?”
“Sì.”
“A che ora arrivano la parrucchiera e la make up artist?”
“Alle 8.30.”
“Ok, abbiamo tempo. Sono le 7 e un paio di minuti. Ce la possiamo fare!”.
 
Alla fine furono pronti tutti per l’orario prestabilito. Uscirono di casa alle 10 dato che per arrivare alla chiesa c’avrebbero impiegato quasi un’oretta calcolando anche il traffico. Erano le 11 passate da poco quando arrivarono davanti alla chiesa. Non era tanto grande, ma era antica. Ed era meravigliosa. L’autista si fermò facendo scendere l’intera famiglia Pierce e Laila.
Tanisha abbracciò la figlia, accarezzandole con dolcezza il viso “Good luck, my dear…” le disse sorridendole dolcemente entrando con Dwayne in chiesa. Laila e Alyson entrarono una dietro l’altra, i loro bouquet in mano. La musica dell’organo era leggera, tranquilla. Passando incrociò gli sguardi di Tom ed Eugenia, invitati anche loro al matrimonio, sorridendo a tutti e due e incrociò pure quello di Benedict, seduto accanto a loro, facendogli l’occhiolino. Dwayne era dietro a Liam con Josh. Liam era meraviglioso: smoking nero con doppiopetto grigio e una cravatta avorio.
Quando incrociò il suo sguardo gli sorrise “Sei un figo pauroso! Dai che ce la fate!” gli sussurrò prima di mettersi nella postazione esatta, seguita da Alyson, mentre lui la guardava con ansia “Non vedo l’ora di vederla…”.
La musica cambiò drasticamente, facendo partire le prime note della “Primavera” di Vivaldi. Tutti gli invitati si alzarono in piedi rivolgendo lo sguardo all’entrata dove si stagliavano le figure di Joanna e del padre. Mano a mano che avanzavano lei guardò all’inizio Joanne: una delle sue migliori amiche stava per compiere uno dei passi più importanti della sua vita. Da dietro il velo vide lo sguardo inchiodato a quello del futuro sposo. Guardò Liam ed era vero che lo sguardo da guardare era quello dello sposo: era perso, gli occhi lucidi e un sorriso raggiante gli illuminavano il viso. Quasi le vennero le lacrime agli occhi nel guardarli. Da dietro sentì leggermente tirare su col naso. Si voltò appena per notare Alyson che tentava di non piangere. Le allungò un fazzoletto che aveva imboscato nel bouquet.
“Grazie…” le disse la ragazza accettandolo.
La cerimonia fu meravigliosa. Durante lo scambio delle promesse e degli anelli i due cominciarono a ridere e a piangere nello stesso momento e quando anche finalmente il prete dichiarò “Ora… puoi baciare la sposa.”, Liam guardò Joanne dicendo “Ora se litighiamo devo dormire col cane?” “Assolutamente!” gli rispose ridendo, gli occhi pieni di lacrime, prima che la prendesse facendole fare il casque per poi baciarla.
 
“Cough cough!” tossì Dwayne alzandosi in piedi con Laila. Joanne li guardò completamente in panico.
“So. I know that this would be the moment for the best man’s speech… but both Laila and I know the newly weds really well – of course, she’s my twin so I do have to bare her since the first instant of my life.”
“Thank you Dwayne!” esclamò la sposa guardandolo storto.
“However. We decided to do the Damsel of Honour & The Best Man’s speech. And this will be a tradition that will go on in the years.”
“Just to let the speech be a little more embarrassing.” Concluse Laila facendo ridere i presenti. “Well, what can I say… I’ve been knowing Joanne since… well, I met her the first time when I applied for RADA so it was… August 2008? I did it for acting and she did it for costumes. And I thank God every time that I met her, because I think without her I wouldn’t have been able to fill in that form.”
“Ahahhahaha!! I remember that!!” rise Joanne annuendo.
“And we became trouble buddies! The most embarrassing, unforgettable and unutterable things I did them with you… and with this Saint on my left.” Disse mentre dava delle leggere pacche sulla spalla a Dwayne, che annuì sconsolato per poi continuare “And I shall say in my defence that I had my revenge: I made them follow me for ALL LONDON just to look for a girl.”
“My feet still hates you for that.” Gli dissero sposa e damigella in coro.
“When in a certain moment…” iniziò Laila guardando l’amico, che chiese “Which moment?” “From classroom 52…” “Oh, you mean THAT moment!” (Joanne arrossì di botto) “Came Liam.” Liam si mise una mano in faccia. Solo loro quattro e pochi altri in quella sala avrebbero potuto cogliere il doppio senso della frase, e chi lo colse si stava disperatamente trattenendo dallo scoppiare a ridere.
“It’s been a loooong story. A really long and difficult and exhausting – for us, of course – relationship. But in this period I found in Liam the brother I never had, my best friend… and a great man.” Disse Dwayne lasciando poi parlare l’amica.
“I was there every single time you had a problem, and you were there every single time I had a problem… and I had a lot of problem, ladies and gentlemen, trust my words.”
“I have to admit that we loved teasing her with Liam, but since when they finally became a couple a few years ago they turned out to be the perfect couple. They had fights and ‘no’ periods as everyone does, but they passed them pretty well!”
“This morning when Joe was walking down the isle I was looking at Liam’s face: he had – as they call it in in the movies – ‘the look’. What’s ‘the look’ you may ask. Well… Look at this man’s face and you’ll understand: love at his purest state. Adoration. The feeling that there’s no body else in this room but her. And I’m so happy for you two.” Finì Laila con gli occhi lucidi, guardando i due sposi mentre si tenevano per mano, guardandosi negli occhi in piena adorazione l’uno per l’altro. Joanne si voltò verso di lei mandandole un bacio e mimandole con le labbra ‘ti voglio bene’. Dwayne alzò il suo calice all’aria “So, ladies and gentlemen, rise up your glasses for these two amazing people. To Joanne and Liam. I wish you a long life full of love and happiness.” Tutti brindarono alla loro salute “And I can’t wait to be an uncle!” finì il gemello facendo ridere tutti.

************** ANGOLINO DEL DISAGIO*************
Sono imperdonabile, praticamente non aggiorno da mesi... solo che fatico a trovare il tempo di salire a postare la storia.
MA! I capitoli sono totalmente finiti. Quindi arriverò alla fine!
Spero che questo capitolo vi piaccia :) spero di riuscire a leggere cosa ne pensiate!

Un bacione grosso <3 Lalli
 

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Capitolo 27
*** 27. Marry me? ***


 
−CAPITOLO 27−
“Marry Me?”
 
 
“Ma sei sicuro?” “Sì!” “Ma ne sei davvero sicuro?” “Sì, voglio imparare!” “Benedict, te e i social network siete peggio di mia madre e i social network, il che è tutto dire!!!”.
Era una serata invernale ed erano accoccolati sul divano sotto le coperte a guardare un film. Durante una pubblicità Laila avendo sentito il cellulare vibrare l’aveva preso in mano e aveva controllato le varie cose. Benedict aveva visto Twitter e s’era impuntato che voleva imparare ad usarlo. “Eddai, all’alba dei 38 anni devo superarlo il mio odio nei confronti dei social network, no?”.
Lo guardò scettica alzando un sopracciglio per poi iniziare nel modo più semplice possibile la spiegazione. “E… nulla! Non è immediato, è vero, ma se lo usi un attimino capisci come funziona! Ci sei?”
“Ehm… mi sono perso a dopo l’iscrizione.” Le disse sorridendole facendola sospirare mettendosi una mano in fronte.
“Ben, non preoccuparti. Sono abbastanza smanettona per tutti e due!”
“Oh bè, allora sono a posto!” Il cellulare dell’uomo squillò “Who the heck is calling now?” chiese prima di guardare lo schermo “Oh. Hi! … yes. … ok… oh, that’s perfect! Thank you! Thank you so much! … ok, I’ll inform you later. … bye!” e riattaccò sistemandosi meglio sul divano così che lui fosse comodo e lei potesse sdraiarsi abbracciandolo tornando a vedere il film.
“Who was at the phone?” chiese Laila alzando lo sguardo.
“Oh, no one. Do you remember Josh Lehman?”
“Kind of. Is he the friend of yours working at the London Eye?”
“Exactly!”
“Yeah!!! Great memory!” disse baciandosi il pugno facendolo ridere, così da sentire l’effetto lavatrice in piena centrifuga contro il suo petto.
“However, I asked him a favour and he told me that it was possible.” Rimase vago, non voleva che la cosa la incuriosisse troppo. Aveva in  mente una cosa, un piano che gli ronzava in testa da oramai un po’. Non voleva tirarla troppo a lungo, e non sapeva se lei era pronta. Già il Natale prima stava macchinando l’idea, solo che tra una cosa e l’altra aveva deciso di rimandare.
“Oh, ok!” commentò appoggiando il viso sul suo petto continuando a godersi il film. Si trattenne dal sospirare, mascherandolo poi con un movimento fatto ad abbracciarla. Era il periodo natalizio e per un qualche strano motivo entrambi erano liberi dal lavoro, o comunque erano impegni pubblici, varie interviste che non implicavano spostamenti di continente o allontanamenti che implicavano più di una giornata. Si stavano godendo la presenza l’uno dell’altra discutendo su cosa avrebbero mangiato per pranzo, chi sarebbe dovuto andare a fare la spesa o buttare il sacco della spazzatura, su bagnare le piante o meno, sentendo gli altri per vedere che si sarebbe dovuto fare a Capodanno e di ricordarsi di fare il check in online sul sito della EasyJet per entrambi i voli di andata e ritorno da Milano: una coppia tranquilla con le solite discussioni stupide e i momenti di relax.
Nel frattempo, per sua gioia e giubilo, Eugenia era salita a Londra, trovando lavoro come fotografa di scena in un teatro del West End. Inutile dire che Tom era felice come una Pasqua dato che dopo un anno di relazione lei era finalmente nella sua stessa città e, ovviamente, nella sua stessa casa. Ovviamente non passò molto che se la trovò alla porta di casa, sorridente. “Ciao Lalay!”
“Oh Gin, è così strano averti come vicina di casa!” commentò facendola entrare. “Vuoi del the? Sono quasi le cinque!”
“Oh, my dear, I’d love a cup of tea!”
“Piantala scema!”.
Si sedettero sul divano, il tavolino fu spostato verso di loro così poterono stare a gambe incrociate divorando digestive mentre un programma stupido della tv inglese scorreva inascoltato. “Gin, guardaci ora e guardaci anni fa. Ti saresti mai immaginata che saremmo arrivate a questo punto?”
“Assolutamente no! Tu che fai l’attrice, io faccio il lavoro dei miei sogni in un teatro del West End… a Londra!! Ogni tanto mi devo fare i pizzicotti sulle guance per capire che non sto sognando. E poi… poi c’è Tom. Non potrei chiedere di meglio.” Disse arrossendo per poi assumere un tono piatto che per poco non fece strozzare l’amica col the che stava bevendo “E mi sento troppo una deficiente quando dico queste cose!”
Laila si schiarì la gola appoggiando il gomito sullo schienale del divano citando il Genio della lampada “Amì, c’est l’amour!”
“E va che te sei conciata uguale!”
 “Ahahahaha in fatto di deficienza?”
“Soprattutto! Anche se io intendevo in fatto di uomo!”
“Lascia stare… che stiamo vivendo da fidanzati e l’ultima discussione è stata ‘Non è possibile cazzo che a 38 anni lasci ancora alzata la tavoletta del cesso’. Ma si può? Mi piacerebbe andare su tumblr e smontare tutte le fan girl: è logorroico in una maniera allucinante, non abbassa la tavoletta del cesso nemmeno a pagarlo oro, è un esempio di uomo ciclato, bisogna discutere per buttare giù il sacco dell’immondizia. Signorine, vi do la notizia del secolo: Benedict Timothy Carlton Cumberbatch non è perfetto!”
“Intanto però tira molla tira molla ci stai insieme da più di 3 anni!”
“Togliendo i 9 mesi nel 2013 un po’ meno.”
“Ma dov’è?”
“Prima era qui da me, poi è dovuto andare via. Ultimamente prende, se ne va. Ha telefonate brevi alle quali da risposte brevi in mia presenza, e comunque una volta ero vicina ed è la voce di un uomo, quindi sto tranquilla. Non mi sembra che abbia cambiato sponda. Sembra… non lo so, sembra quasi che stia architettando qualcosa, ma non riesco a capire cosa. Anche perché sinceramente non ho voglia di indagare.”
“Stai morendo dalla curiosità, vero?” la punzecchiò Eugenia, puntandole il piede sulla gamba.
“Non puoi immaginare quanto!! Solo che se indago so che s’incazza. Quindi evito e mi consolo con the caldo e digestive!”
“La trovo una meravigliosa idea! Senti, ma per Capodanno? Come l’anno scorso in centro a Londra e via di festeggiamenti o facciamo altro?”.
 
Il 26 dicembre (festeggiarono il giorno prima a casa Cumberbatch come l’anno precendente) presero la mattina presto un volo per Milano Malpensa. Andarono a recuperare la macchina noleggiata e si diressero verso l’hotel dove avevano prenotato la camera per poi dirigersi verso casa dei genitori di lei. Non appena citofonarono sentirono la voce della madre di Laila rispondere “Ciao ragazzi!! Salite che siamo tutti svegli! Vi importa se siamo in pigiama?”
“Assolutamente no!” rispose Benedict in italiano, che lo stava imparando poco a poco, ma che era un ottimo alunno. Quando aprirono anche la porta dell’atrio salirono le due rampe di scale arrivando davanti alla porta di casa.
“Buon Natale passerotta!” esclamò Pierangela abbracciando la figlia “Anche a te, mamma!”
“Ciao Benedict! È da un po’che non ti vediamo! Come stai caro?” gli chiese facendo sì che lui si abbassasse per salutarla “Bene! Adesso ci godiamo le feste! Ma sto bene, grazie! Salve Maurizio!” disse salutando il padre stringendogli la mano. “Puoi usare anche il ciao, non preoccuparti!” lo rassicurò l’uomo.
“Oh, ma la stordita di mia sorella?” chiese Laila guardandosi in giro.
“Secondo te?”
“Dorme!” andò in camera da letto iniziando a disturbarla, lasciando solo Benedict e i genitori della ragazza.
Quando si assicurò che non era a portata d’orecchio si voltò verso i due “Ehm… I want- scusate. Volevo chiedervi una cosa. Io… voglio chiedervi il permesso di gosh I’m so nervous. Spero di dirlo giusto: volevo chiedervi il permesso di sposare vostra figlia.”
“Ohmiodio!!” esclamò Pierangela mettendosi le mani sulla bocca per evitare di urlare, ma fortunatamente fu coperta dall’urlo della figlia minore “TOTO’!!!!”
“Cavolo, se me la porti via di casa definitivamente certo che puoi sposartela!” disse il padre sorridendo tirandogli una pacca sulla spalla.
“Oh, levatemi questa cozza di dosso!!” esclamò Laila ignara di tutto quello che era successo pochi secondi prima.
“Guarda che alla mattina nemmeno te sei un fiore! E poi ieri ho anche mangiato cipolle!” le disse la sorella completamente accozzata alitandole contro.
“E che culo!”
“Oh, hi Ben!!!”.
 
Con gran dispiacere di Laila e con gran piacere di Benedict, si dovettero sorbire il pranzo coi parenti. Inutile dire che dovette fare da traduttrice ufficiale per certe cose, rifiutandosi di tradurre certe altre domande tra le quali il “Ma voi due avete deciso di sposarvi?” di sua nonna materna, al quale rispose “Bene, cambiamo discorso! Benedict darling, would you like some more roast beef? Zia non te ne andare che io e te ce ne andiamo fuori a fumare!!”
“No, if you go smoking I’m coming too!” le disse Benedict alzandosi dal tavolo con la ragazza andando a prendere il pacchetto nella tasca del giubbotto.
“Laiila, non cominciare a fumare!” la riprese sua madre.
“Mamma, l’ultima sigaretta l’ho fumata due mesi fa’!” esclamò prima di uscire.
“Due mesi fa?” chiese sconvolta Antonia mentre si accendeva la sigaretta.
“Diciamo che era una palla. L’ultima l’ho fumata 4 giorni fa, ma comunque rimango una fumatrice casuale!”.
Rimasero nella casa dei nonni per l’intera giornata, tornando poi in hotel a lavarsi e mettersi a letto abbastanza presto. Il giorno dopo fu la volta degli amici.
“We, buongiorno eh!!” esclamò Luisa vedendola entrare in casa.
“Eh, le 10000 portate di ieri diciamo che mi hanno messa KO questa mattina!” commentò abbracciandola.
Erano a casa di Chiara come al solito, e li aspettava una serata tranquilla. Non li vedeva da quella primavera, quando era in Val d’Aosta per girare The Avengers 2. La aggiornarono su tutto quello che era successo nel frattempo, vari tira molla, chi aveva cambiato lavoro… le chiesero come andava a Londra, se dovevano aspettarsi di andare al cinema e vedere locandine con la sua faccia in bella mostra, chiesero di Eugenia, di Joanne e Liam che si stavano godendo i primi mesi da sposati. Ovviamente Ben, in un momento in cui la ragazza era fuori portata d’orecchio, rese partecipi gli amici della sua idea e del piano per attuarla: fu un successo.
“Fidati, ti odierà per quello che le vuoi fare, ma credo che la proposta potrebbe attenuare l’odio!” lo avvertì Luisa ridendo.
“Lo so che mi odierà, ma è una cosa che non ha mai fatto. E sinceramente mi chiedo anche come diavolo abbia fatto a non esserci mai andata!!”.
Rimasero in Italia per qualche giorno, tornando a casa prima di Capodanno.
 
“No, Ben, ho detto di no!” protestò la ragazza puntando i piedi capendo dove la volesse portare.
“Laila, suvvia, non ti sto proponendo di fare skydiving!”.
Era una serata di inizio anno ed erano usciti a cena. Andando in un ristorante abbastanza bello si era messa bene con un vestito e degli stivali, sistemandosi i capelli nelle suo possibilità e truccandosi bene, mentre anche Ben si era impegnato con una camicia bianca, una giacca blu scura, un paio di jeans e le scarpe eleganti. Essendosi mossi in macchina, per tornare a casa stava facendo un giro piuttosto strano.
“Ben, Westminster è un po’ distante da casa nostra… perché stai facendo il giro di qui?”
“Tu fidati…” le aveva risposto con un sorrisino sulle labbra mentre, concentrato, osservava la strada. Poi, quando aveva parcheggiato e le aveva fatto attraversare il ponte andando verso l’altra sponda del Tamigi, aveva capito le sue intenzioni, impuntandosi sulla strada, incrociando le braccia e bloccandosi immediatamente.
“No! Non ci sono ma che tengono! E poi sono le 11 passate. È chiuso a quest’ora!”
“Fidati che adesso non è chiuso!” le disse prendendola per le spalle facendola camminare.
“Ecco cosa stavi architettando!”
“Ebbene sì! Non è possibile che in 6 anni che abiti a Londra tu non sia ancora salita sul London Eye!”
“Soffro di vertigini, è una scusante abbastanza valida?” gli disse sempre impuntandosi mentre, abbracciato a lei da dietro, la mandava avanti “E poi fa freddo!”
“Ma se sono cabine chiuse!”
“Fa freddo comunque!”.
In un modo o nell’altro riuscì a farle attraversare il ponte, arrivando fino alle scale che scendevano sulla banchina.
“Bene. Scendi con le tue gambe o dobbiamo camminare in questo modo?”
“Ehm… con dei tacchi 11 non mi sembra il caso di scendere le scale in questo modo, altrimenti m’ammazzo. Però mi dai una mano!”
“Ahahaha, sì, non preoccuparti.”
Dalla fine delle scale fino all’entrata dell’attrazione gli strinse la mano.
“I hate Josh. What he heck have I done to him to deserve this? Uh? Oh, here it is. I can enter the London Dungeons, it’s here!! Or I can go through the Scream walk at Madame Tussaud’s 30 times! But please… why the London Eye?” gli disse con gli occhi da cucciolotto.
“Because… and don’t look at me with puppy eyes. They do not work on me.”
“Oh, don’t they?”
“Not this time! Because he owes me a favour and this was what I thought about.”
“I hate him. And I hate you.” Disse facendolo ridere.
Arrivarono all’entrata trovando Josh “She hates you for this. You shall know it.”
“I know. Come on, go in there! I don’t know why but I think you’ll love this trip!” le disse facendoli entrare nella cellula chiusa attaccata alla ruota panoramica. Senza che lei si accorgesse i due si scambiarono un cenno d’intesa. La porta della cella si chiuse quasi ermeticamente, lasciando i due soli. La ruota si mosse lentamente, cominciando piano la salita. “Fidati, ti piacerà…” commentò l’uomo abbracciandola da dietro, appoggiando la guancia sui suoi capelli. Cercò di non guardare giù, altrimenti si sarebbe pietrificata, ma doveva ammettere che Benedict ci aveva preso in pieno: Londra di notte, tutta illuminata con le luci natalizie ancora in piena attività, era meravigliosa… il Big Ben col parlamento illuminati dal basso, l’abazia di Westminster, Buckingham Palace, Saint Paul illuminata dal basso, tutte le case con le finestre illuminate, era… era….
“It’s magical…” commentò, lo sguardo perso nella visione che aveva davanti. Di punto in bianco cominciò a vedere dei piccoli puntini bianchi scendere. “Ben, I can’t believe it! It’s snowing!”
“Well, the weather forecast told it would have started snowing tonight!”
“I know… but… it’s snowing!!” esclamò sorridendogli con un’espressione da bambina la mattina di Natale che lo fece sorridere.
Another 5 minutes, Ben… just wait till the top! pensò tentando di regolare il respiro. Stava cominciando a sentire l’ansia che saliva e non voleva tradirsi troppo. Arrivati in cima la ruota si bloccò.
“Ben, is it normal that it stops at the top?”
Ben, now it’s the moment to let the skills out. You’re an actor after all, aren’t you?
“Ehm… I don’t think so.” Le rispose preoccupato.
Dall’altoparlante giunse la voce di Josh “I’m sorry guys. I’m checking the problem. I don’t know why it stopped. Well… I will inform you when I’ve fixed it.”
“Oh my God. Oh my God. OH MY GOD!” esclamò la ragazza togliendosi dall’abbraccio del compagno, andandosi a sedere sulla panca al centro.
“Honey, don’t panic.”
“Don’t panic?! We’re at 135 meter in a glass capsule, we don’t know the problem and I shall not panic??” dal tono stava davvero per avere una crisi di panico da vertigine.
“We’re safe. Ok, it stopped. But we’re still anchored at the wheel.” Le si sedette di fianco, prendendole la mano.
C’mon Josh, move!! Send me the message so she can relax!
Come se l’avesse chiamato, poco dopo gli vibrò il cellulare il tasca. ‘Ready! She can look down! Good luck, man!
“Come on, since we’re here, let’s enjoy the view.”
“Nope. I’ll enjoy it from here! It’s beautiful in the same way!” gli rispose rimanendo seduta e facendogli una linguaccia. Benedict scosse la testa alzando gli occhi al cielo andando verso il vetro della capsula guardando giù: era davvero tutto pronto.
“Ohi, Laila, come here! Have a look!!”
“Nope! I’m enjoy the view of your back.” Gli rispose alzando ripetutamente le sopracciglia facendolo ridere.
“Come on! It’s a strange thing!”
“I’m not looking down!”
“Oh, please, don’t be a pain in the neck! Come here!”.
Laila alzò gli occhi al cielo alzandosi dalla panca, dirigendosi verso di lui. “Che palle che sei!”
“Look down!” le disse sorridendo.
“Why? You know I suffer dizziness! And looking down it’s not the wisest thing to do.” Non le rispose nemmeno, ma la guardò in un modo che la fece sospirare “E va bene!”.
Inspirò profondamente prendendo coraggio abbassando lo sguardo. Sentì un vuoto alla bocca dello stomaco vedendo il vuoto fino al Tamigi. Strinse forte il braccio dell’uomo di fianco a lui. “Wh-where do I have to look?”
“There… not this down… a little bit in the middle.” La diresse lui con un tono di voce caldo, dolce, modulato. E fu lì che lo vide. Le cedettro quasi le ginocchia.
In mezzo al Tamigi, su una chiatta turistica c’erano delle luci che formavano due parole: ‘Marry me?’.
Si mise una mano sulla bocca, girandosi con gli occhi spalancati verso Benedict che le stava sorridendo “Ben- you-? Oh God.” Balbettò, il cuore che per poco non usciva dal petto dal tanto che batteva forte. Le tremavano anche le mani. Riguardò la scritta per poi voltarsi nuovamente verso di lui che le prese le mani, inginocchiandosi davanti a lei. Le esplosero in corpo una marea d’emozioni che non aveva la minima idea di cosa fossero, non riusciva a catalogarle, era… troppo.
“Laila, I… I love you. And I know that you’re hating me for this and you’re thinking ‘Why the hell has he brought me on the London Eye to ask me this?’ but… that’s because I wanted to. And I wanted to ask you this infamous question right in front of all London. Figuratively.” Laila rise, nervosamente, mettendosi una mano sulla bocca. “I know I’ve been an idiot in the past, but I’m desperately in love with you. You’re one of the craziest, weirdest, most annoying women I’ve ever known and sometimes such a pain in the neck.” “Thank you, Benedict.” “And I know can’t live without you. I would be lost. And you are able to bare the man I am: a long-winded person with lacks of self esteem. You can love me in a way I’ve only dreamt about, and it makes me feel like the most important man in the whole world. And because all of this… Laila, would you marry me?”
“Oh, fuck- hell yeah!” esclamò lei inginocchiandosi davanti a lui prendendogli il viso tra le mani, baciandolo con talmente tanto trasporto che per poco non perse l’equilibrio. “You’re my favourite psychopath…” gli sussurrò ad un pelo dalle labbra per poi abbracciarlo stretto, facendolo ridere mentre le rispondeva “I’m not a psychopath, Anderson. I’m high-functioning sociopath. Do your research.”
Laila rise a sua volta.
Finirono seduti a terra, abbracciati l’uno all’altra “I can seriously cry right now.” Gli disse, il viso nascosto nel bavero del cappotto pesante.
“Well, wait till I’ll show you the r-. oh fuck, I was forgetting the ring!”
“I wasn’t even thinking about that!!” commentò lei staccandosi un attimo asciugandosi con un fazzoletto le lacrime che minacciavano di scendere, mentre lo vedeva mettere la mano nella tasca profonda del cappotto tirando fuori una scatoletta rosso carminio, dove in oro risaltava il nome del negozio.
“Tu sei furi di testa.” Commentò mentre sfilava la scatola dal contro scatola.
“E non hai ancora visto l’anello!” gliel’aprì davanti agli occhi, facendole spalancare la bocca, incredula. Non se l’era mai immaginato il suo anello di fidanzamento, ma se doveva mettersi dietro, quel solitario rasentava la perfezione. “Chiudi la bocca oppure entreranno le mosche.” Le disse sorridendo, mentre lei si copriva la bocca.
“Tu sei DAVVERO fuori di testa! È un Cartier!! Hai fatto un muto!? – NO! Non rispondermi nemmeno! Non lo voglio sapere!” lo minacciò puntandogli contro il dito mentre lui lo toglieva dal fermo prendendole la mano sinistra, sfilandole l’anello che le aveva regalato l’anno precedente a Natale.
“Do you want it?” le chiese con il suo sorrisino stampato sulle labbra.
“You are crazy, Mr. Cumberbatch… really crazy!” gli rispose mentre l’uomo faceva scorrere l’anello lungo l’anulare destro, fermandolo alla base.
“I am. Because of you…”. Gli prese il viso tra le mani baciandolo nuovamente. Se pensava a tutto quello che era successo tra loro due negli anni passati a partire da quando si erano conosciuti non pensava assolutamente che quello che era appena successo sarebbe arrivato così presto. Benedict prese in mano il cellulare, chiamando l’amico “Josh? …  it’s ok! You can move the wheel!”
“How long have you been planning the whole thing?” gli chiese guardandolo male appena riagganciò la telefonata.
“Ehm… I think almost a year.”
“What?”
“Well, I wanted to do that since last Christmas, but then I thought it would have been a little bit early, so I waited… a lot. And then, well, Josh owed me a favour, the ring was ready, and I just needed to pick the day!”
“I adore you...” commentò sconvolta guardandolo stupita. La ruota ricominciò a muoversi e tornarono a guardare il panorama di una Londra che sotto le luci si stava lentamente imbiancando.
“Ah, Benedict?” lo chiamò lei.
“Dimmi.” “Non pensare che stanotte ti lasci in pace.”
L’uomo ci mise un attimo per capire la frase della ragazza “Oh. OH!! YESS!!!!!!” esclamò alzando al cielo le mani facendola scoppiare a ridere.
 
La mattina dopo Laila si svegliò per prima, rinfilandosi gli slip e indossando la camicia che aveva tolto la sera prima dall’uomo con abbastanza foga. Mancavano un paio di bottoni, ma sarebbe bastato ricucirli. Andò in cucina e cominciò a cucinare la colazione. Era quasi mezzogiorno, quindi un brunch sarebbe stata un’idea migliore. Si mise d’impegno: uova in camicia, succo d’arancia fresco, avocado, salmone affumicato, tostò il pane e mentre sistemava le cose sul vassoio da appoggiare sul letto l’occhio cadde sull’anulare sinistro: la luce del sole che entrava dalle finestre faceva brillare l’anello quasi di luce propria. La capacità che aveva quell’uomo di beccare sempre i suoi gusti era incredibile.
Per l’anello di Tiffany con l’ametista ok, c’era lo zampino di Tracy perché sapeva che quello mi piaceva, ma per questo? Come diavolo ha fatto ad imbroccarlo? Poi non mi si sfila nemmeno. È perfetto.
Guardò fuori dalla finestra notando che il tempo ci aveva dato dentro, lasciando giù quasi mezzo metro di neve e il cielo grigio chiaro ne prometteva altra. Avrebbe voluto urlarlo al mondo, ma quasi si vergognava a dirlo a sé stessa. Le aveva chiesto di sposarlo… e lei aveva detto di sì. Non aveva ancora realizzato. Salì le scale andando in camera trovando l’uomo ancora addormentato e completamente nudo sotto le coperte.
“Ma tu guarda questo…” appoggiò il vassoio sul mobile e si sedette di fianco a lui, passandogli le mani tra i capelli che, ancora del suo colore naturale, stava cominciando a far crescere. Nonostante avesse 38 anni, quando dormiva beato sembrava un bambino di 10. Lo vide muoversi un attimo, gli vide la pelle d’oca spuntargli lungo tutte le braccia e lo vide sorridere beato “Oh, hai trovato il punto sensibile…” lo sentì dire, la voce ancora più nel mondo dei sogni che nella realtà.
Sotto quell’aspetto si assomigliavano tantissimo: entrambi avevano follicoli molto sensibili e le mani nei capelli o i grattini sulla nuca fatti nel punto giusto li riducevano in brodo di giuggiole. “Goodmorning…”
“Oh, if it begins in this way it’s a really good morning…” le disse aprendo gli occhi, guardandola e sorridendole, stiracchiandosi.
“Are you hungry?”
“You have no idea.” Le rispose facendola ridere. Prese il vassoio e lo appoggiò sul letto, andando ad aprire le tende, facendo entrare la luce del sole in camera.
“Oh, a brunch!”
“I have to say I had fun!” gli disse sedendosi dall’altra parte del vassoio, cominciando a mangiare. “Mmmh… I can get used to this!” commentò lui addentando il toast sul quale aveva rotto l’uovo in camicia.
“Don’t dream about the perfect wifey. I’m not that kind!” lo punzecchiò lei alzando un sopracciglio.
“Oh, don’t worry. I’m not looking for that kind.”
“I have to confess you something I’ve never told you before.”
“You were a man!”
“JERK! NOPE. The first time we met, the time Tom was with Susannah.”
“Oh, yes, I remember!”
“I was late because I was watching a rerun of the first episode of Sherlock’s first season.”
 “Really?!”
“Yup! So, maybe that’s because I’ve always loved the High-functioning sociopath quote. Maybe that’s because I often use it.”
“So you were watching Sherlock… and you went out the lift finding Sherlock in front of you.”
“Yes. You can imagine that’s been a real shock!” gli disse arrossendo leggermente nel confessargli quel dettaglio.
“Well, dear, I perfectly remember you walking out the lift, looking at me and try to be cool, but your eyes were wide open. And you were a redhead at that time!”
“Oh, Gosh! That’s true!!”
“But if I shall say it… I prefer you brunette like now.” Le rispose guardandola diretta negli occhi, alzando lo sguardo dal piatto, così intensamente che la fece dannatamente arrossire facendole venire le scalmanne.
Dannazione Laila, è lo stesso Benedict di ieri. Smettila di arrossire come un’adolescente e sii la solita!
Ma in meno di un attimo il vassoio era stato appoggiato a terra e si era trovata le labbra di lui attaccate alle sue, la sua mano dietro la nuca e la camicia finì ancora a terra.
 
Inutile dire che quando diede la notizia ai genitori e agli amici in Italia fu un boato generale, ma quando le dissero che conoscevano già il piano ma non sapevano la data ci rimase di sasso.
“Ma come?”
“Eh, quando siete scesi prima di Capodanno! Eri al cesso e ce l’ha detto!” rispose Luisa ridendo.
“L’unica cosa che mi dispiace è che non posso portarvi alla Maison du Monde e fare la scenetta col mazzo di fiori in mano!!”.
La famiglia di Benedict stava aspettando il momento con ansia e quando la portò a casa dei suoi annunciando che si sarebbero sposati, Wanda e Timothy l’abbracciarono stretta, Wanda era quasi alle lacrime.
Tracy e John le diedero il benvenuto in famiglia e le due nipoti (Emily, nello stupore generale, le chiese subito se poteva essere una delle damigelle) furono contentissime. Con Eugenia e Joanne fu diverso: anche loro conoscevano i piani di Benedict, ma non sapevano la data effettiva… e non essendo loro a conoscenza della scenetta si fece accompagnare in un negozio di arredamento dove sapeva che avrebbe trovato dei fiori finti e quando furono al reparto prese l’anello dalla borsa infilandoselo al dito, prese un mazzo di fiori bianchi cominciando a canticchiare.
“Però non devo ricamarci troppo sopra…Taraittataaaaa taaaraittataaaaa tairattataaara tattaira tataa!” facendole bloccare e girare di colpo, guardandole la mano sinistra sulla quale brillava l’anello di fidanzamento. “OH MIO DIO!!! TE L’HA CHIESTO!!!”.
 
************* ANGOLINO DEL DISAGIO **************
Da daaaaaaaaaaaaaaan!!!!! Ebbene sì. Gliel'ha chiesto. Dopo EONI. Dopo infiniti capitoli. Dopo litigate, momenti di pausa, riappacificazioni etc etc etc... BENEDICT GLIEL'HA CHIESTO.
*Coro degli angeli mode: ON*
Spero veramente che questo capitolo vi sia piaciuto, che siate felici per tutti e due, di avervi trasportato per un po' sul London Eye.
Fatemi sapere se vi è piaciuto (Laura, ti stai ripetendo), se vi ha fatto schifo, le vostre impressioni... Ringrazio tutti quelli che hanno trascorso qualche minuto con le mie elucubrazioni mentali <3
Un bacione e al prossimo capitolo! 
Lalli :3
 

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Capitolo 28
*** 28. Hen Party ***




−CAPITOLO 28−

“Hen party”
 
 
Decisero dove e quando: non volendo rimandare troppo a lungo decisero di fare abbastanza di fretta, altrimenti avrebbero dovuto sposarsi dopo novembre a causa dell’impegno di Benedict nella produzione teatrale di Amleto nel West End al Barbican e dell’impegno di Laila in un’altra produzione teatrale, Much Ado About Nothing, più o meno nello stesso periodo dell’uomo.
Sabato 30 maggio fu la data scelta.
Entrambi avrebbero voluto una cerimonia in una piccola chiesetta, nulla di troppo sensazionale. Magari in una location fuori Londra.
La prima la trovarono per caso: Laila stava navigando su internet a caso, quando, cercando Cheshire, le era saltato fuori il nome: Peckforton Castle. Aveva sbraitato il nome dell’uomo così che potesse sentirla anche al piano di sopra ed era corso da lei completamente trafelato “Che diavolo è successo?!” aveva esclamato preoccupato, mezza faccia ancora coperta dalla schiuma da barba.
“Credo di aver- pfffffAHAAHAHAHAHAHAH!!!!!”
“Che c’è?”
“La tua faahahahahcciaahahahaha!!!”
“Mi stavo facendo la barba e hai urlato come un’ossessa!”
“Ahahahahah!! Ho trovato la location… guarda!!”
 “E tu mi hai fatto correre giù per le scale in ansia perché hai trovato un posto che ti piace?”
“Ahahahahah scusami!!! Finisci di farti la barba e poi porta qui il tuo bel culetto che guardiamo il sito insieme!” gli disse assumendo un tono più maschile.
Di risposta ricevette un tono femminile con gesto da ghetto girl “I’m not your bitch! … Miao!” facendole poi l’occhiolino uscendo dalla stanza facendola scoppiare a ridere ancora.
Quel castello dell’800 era meraviglioso. Avevano chiamato il numero, e dopo aver parlato con un responsabile fissarono un incontro per visitare il castello e parlare, ovviamente, del preventivo per il matrimonio. L’unico problema era che la location era nel Cheshire, ossia a quasi tre ore di macchina da Londra. Per i parenti di Laila arrivare a Londra per poi sorbirsi subito 3 ore di macchina sarebbe stato un suicidio la mattina del matrimonio.
“Bè, che problema c’è? Possiamo organizzare la notte qui!” propose l’uomo mentre stavano parlando con l’organizzatore.
“Ma sei sicuro?”
“Per tutti?” chiese interessato l’uomo dall’altra parte della scrivania.
“Non credo per tutti, anche perché ci sono 48 camere da letto. Però per i parenti stretti, testimoni e altro possiamo pagare noi… per gli amici qui che vogliono evitarsi le ore di macchina possiamo dire che c’è la possibilità di alloggiare nel castello!”
“E certo, vengono al nostro matrimonio e gli facciamo pagare la stanza.”
“Tanto mangeranno a sbaffo!”
“Ci saranno dei regali.”
“Dettagli.”
 “Benedict, a stare a contatto con me stai diventando acido. Guarda che quella sono io.”
“Non è acidità. È un dato di fatto! Posso concedere il viaggio agli europei!”.
Alla fine, parlando in generale con gli amici che avrebbero invitato al matrimonio (ovviamente dall’Italia avendo la conferma della data avevano già prenotato il volo per quella data – “Cazzo, Lay, solo te potevi sposarti nel Cheshire!!!” aveva esclamato Rebecca durante una telefonata ridendo. Laila amava il personaggio dello Stregatto) per loro non sarebbe stato un problema. Anzi. Quando videro il castello non vedevano l’ora che fosse fine maggio. Diedero la conferma delle camere e poterono depennare un paio di cose nella lista della cose da fare. Wanda li stava aiutando tantissimo. Ogni tanto arrivava a casa loro (effettivamente era casa del figlio, ma oramai avevano deciso che avrebbero vissuto lì dato che era molto più grande del suo appartamento) e in due secondi risolveva un problema che vedevano solo loro con una soluzione talmente semplice che li sconvolgeva.
“The wisdom of the age, Darling!” rispondeva sorridente. Ad un certo punto aveva preso la ragazza sotto braccio, portandola fuori portata d’orecchio. “So? How’s going with the dress?”
“I was waiting for Ben to go away before telling you! Are you free on Thursday afternoon?”
“Now I’m booked for you! Tell me, where are we going?”
“It’s here in London, nothing special though… I think I found the right place.”
“I’m really curious!” aveva sussurrato la donna abbracciandola.
 
Per fare le veci di sua madre, che avrebbe visto il vestito solo via fotografia, ad accompagnarla era voluto venire il mondo. C’era Joanne, che sarebbe stata la sua damigella d’onore dato che lei era stata la sua, c’era Eugenia che sarebbe stata anche lei una delle damigelle con Emily – anche lei presente (la quarta, e ultima, sarebbe stata sua sorella Elisa – che sarebbe salita per cercare il vestito solo tra un mese), c’era Wanda ovviamente, che era curiosa più che mai di vedere la futura nuora vestita da sposa.
Come parere maschile c’erano Dwayne (al quale a quanto pare non era bastato il supplizio del matrimonio della sorella e avendo saputo che anche lei avrebbe dovuto sposarsi si era proposto come parere maschile etero) e Tom che, libero da impegni (e ovviamente uno dei testimoni di Benedict), aveva deciso di accompagnarla.
“Ohi, io sto uscendo!”
“Ed è solo il secondo abito…” aveva commentato Dwaine guardando Tom disperato, facendolo scoppiare a ridere.
 “Vi ho sentiti, disgraziati!” commentò Laila arrivando.
Indossava un vestito in pizzo che scendeva abbastanza aderente. “Joanne, io ti ho accontentato… però così mi sento uno di quei centrini tristi sul divano intoccabile di mia nonna.” Commentò guardandosi allo specchio.
Emily scosse la testa “No, mi dispiace ma lo boccio in tronco!!” Eugenia fece una magnifica imitazione di Mara Maionchi “Brava, brava, brava… ma per me è no.”, “Già, concordo!” annuì Joanne mentre i due uomini tirarono fuori un cartoncino rosso a testa con una faccina arrabbiata disegnata sopra, facendola ridere.
“E quei cosi da dove li avete tirati fuori?”
“Senti, l’età mentale qui generale – a parte Wanda, ovviamente – è sotto i 10 anni. Dovevamo fare qualcosa di stupido, no?” disse Tom facendo ridere tutti.
“Vado a cambiarmi!”
“Ok, ma basta centrini!” commentò Wanda fermando una commessa del negozio chiedendo da bere per tutti. Uscì nuovamente una ventina di minuti dopo indossando un abito completamente diverso: era liscio, aveva un corsetto con scollo a cuore, un particolare sul fianco sinistro e la gonna di un tessuto quasi impalpabile che scendeva morbida con uno strascico non troppo lungo.
“Allora? Meglio?” chiese mettendosi davanti a loro.
“Molto meglio di prima! Devo ammetterlo!” commentò Wanda sorseggiando dal suo bicchiere d’acqua.
“Sì, anche se non mi convince completamente…” dissero Eugenia, Emily e Joanne inclinando la testa.
Tom alzò il cartellino giallo con una faccina indecisa sopra, mentre Dwaine estrasse ancora il rosso.
“E ma siete dei rompiballe!!”
“Lo so, ma non mi convince troppo! È più bello di quello di prima, ma non ti vedo convinta! Non ti si sono illuminati gli occhi!” le fece notare Tom.
“A me non piace proprio!!” “Va bè Dwayne, con te non ci parlo!”
La commessa li guardò divertita “Possiamo andarci a cambiare e provare un altro vestito?”
“Certo!”.
Joanne si alzò di scatto andando a prendere un vestito appeso alla gruccia e andando dietro la commessa “Le faccia provare questo!”. Tornò indietro e guardò tutti soddisfatta “Fidatevi che quello le starà a pennello!!”
“Un altro centrino?” le chiese il gemello alzando scettico un sopracciglio.
“Tesoro, non è una stanga. I vestiti col gonnellone gonfio da principessa l’abbassano anche se avrà su 10 centimetri di tacco! Hai visto l’effetto col primo!”
“Oh, il mio sogno di vederla con un vestito da principessa è svanito!” esclamò Wanda facendo ridere i presenti.
“Non è detto!” commentò Joanne sorridendole complice.
Dopo un po’ uscì nuovamente. La commessa guardò Joanne e le fece l’occhiolino, facendole capire che con quello c’aveva preso in pieno. Laila comparve davanti a loro indossando il vestito scelto da Joanne.
Aveva una mezza vita bassa, ma non c’era lo stacco tra corpetto e gonna, scendeva tutto completo fino a terra con un po’di strascico. Aveva uno scollo a cuore e aveva le maniche lunghe che partivano sotto la spalla formando uno scollo a barca. Il tutto era impalpabile. Era tulle, ma ricamato.
Tom sorrise alzando il cartellino verde con un’espressione sorridente disegnata “Adesso hai l’espressione di cui ti parlavo prima!!”, Dwayne dovette ammettere che la sorella c’aveva preso e alzò anche lui il cartellino verde. Emily si coprì la bocca con entrambe le mani, gli occhi spalancati per la sorpresa. Wanda sospirò, gli occhi lucidi “Tesoro, sei meravigliosa!”
“Wanda, stai piangendo?”
“Quasi!” commentò asciugandosi la lacrimuccia.
Le due amiche erano messe nella stessa situazione “Anche voi?”
“Donna, guardati bene allo specchio!” singhiozzò Joanne. Quando vide la sua immagine riflessa le prese un colpo e capì la reazione. Era lei, ma non sembrava nemmeno lei. La commessa le arrivò vicino con un velo liscio e un bouquet.
“Proviamo a vedere col velo come stai.”
“Oh mio Dio, il velo no!”
“Eddai, provalo scassamaroni!!” esclamò Eugenia nascondendosi dal farsi vedere che si tava asciugando le lacrime.
“Sì, che già sono nana, poi se metto il velo di fianco a lui è peggio!”
Ma nonostante tutte le proteste, quello fu la goccia che fece caracollare anche lei “Oh, non vedo l’ora di vederti quel giorno!” commentò la futura suocera.
“Bè, non manca poco dopotutto!” ricordò la commessa che si era presa un colpo quando aveva saputo la tempistica corta in cui aveva bisogno dell’abito da sposa.
“Allora, è quello giusto?” “Assolutamente sì!!”.
Avendolo preso potè inviare la foto ai genitori, che la chiamarono immediatamente. La madre, ovviamente, in lacrime.
 
Durante i mesi di attesa, mentre sistemavano tutto, ebbero anche loro gli impegni lavorativi. Benedict fu impegnato in presentazioni varie, interviste, doppiaggio, mentre Laila fu impegnata con la BBC per una serie di puntate sul Rinascimento dove avrebbe prestato la sua voce come voce narrante.
Verso i primi giorni di maggio ci fu la premiere di The Avengers 2 – Age of Ultron. Alla prima mondiale, tenutasi a Londra, ci furono tutti. Aaron la prese in braccio, sollevandola in aria non appena la vide per la prima volta dopo mesi “Ciao meraviglia!!!” esclamò abbracciandola “Ciao fratellone!!”
“Ohi, ma è vero che ti sposi?”
“Ebbene sì!!”
“No, no è che quando me l’hai detto pensavo ad uno scherzo!! Poi me l’ha anche detto Chris!”
Laila si girò verso colui che interpretava il dio biondo “Sei una dannata pettegola!”
“E Lalay diventa una persona adulta!” commentò abbracciandola, mentre arrivavano gli altri.
“Chi è che vuole fare la pazzia? Voi due no perché siete già sposati… LAILA?!” esclamò l’uomo guardandola sconvolto.
“Ciao Robert!”
“Oddio, non far piovere blu! Tu che ti sposi! Quando che non me lo ricordo?” le chiese abbracciandola.
“Ehm… tra un mese! E mi hai anche detto che vieni!” “Ah già è vero! … ohi, voglio vederti con l’abito bianco!”
“Bè, una foto dell’ultima prova sul cellulare ce l’ho!” disse per poi pentirsi immediatamente vederdoseli correre tutti incontro per poi passarsi il cellulare di mano in mano guardando le foto.
“Ci sono foto imbarazzanti e compromettenti di te e Benedict sul cellulare?” le chiese Chris Evans mentre scorreva le foto.
“Ahahahaha no! Quelle sono bloccate in un album!! Mentre la tua nella vasca da bagno è in bella vista!”
“Ma che palle!!”
“Tsè, come se lasciassi certe foto alla mercè del mondo! Il bel culetto del mio futuro marito me lo godo solo io! … E chi è andato a teatro a vedere Frankestein, ma va bè.”
“Laila, fidati che Ben sviene!!” commentò Scarlett abbracciandola.
 
Ritornare con tutti per quella settimana e mezza impegnata in mezza europa e dall’altra parte del continente Americano la fece distrarre per un po’. Alla premiere di Londra l’accompagnò l’uomo (meraviglioso in un completo nero e cravatta nera, mentre lei aveva indossato un semplice Elie Saab a maniche lunghe color melanzana con scollo a barca, lungo fino ai piedi e con uno spacco allucinante che quando l’aveva vista le aveva fatto la radiografia più volte nel giro di 10 minuti). Aveva lasciato i capelli sciolti, erano mossi e lunghi, tanto che coprivano lo scollo sulla schiena.
Ad un certo punto guardò Benedict “Anche se fa freddo, con ste luci ho un caldo…”
“Aspetta.” Con una mano le prese i capelli spostandoglieli sulla spalla, lasciandole la schiena libera.
“Ah. Non l’avevo visto lo scollo!” commentò guardandola sottecchi facendola arrossire mentre sdrammatizzava con un “Tadaaaa!”.
Aaron era passato di fianco a loro “Allora, non spogliarmi la sorella!”
“Ma piantala!!” gli aveva risposto lei ridendo.
Fu uno dei tappeti rossi più divertenti ai quali avesse mai partecipato. La fermarono con Scarlett per un’intervista alle due donne del film e la domanda sul fatto che fossero le più piccoline di statura tra tutti ovviamente arrivò.
“Well, we’re not short. They’re too high! We’re fun size!” commentò Scarlett.
“We’re travel-size for their convenience. If we were our real size your cow here would die of freight!” citò Laila. Le due si guardarono in faccia per poi dire insieme “Down, Bessie!”
“You two are seriously amazing!” rise il giornalista “Thank you, thank you!”.
Durante il party post premiere Scarlett guardò Benedict (avevano girato insieme anni prima L’Altra Donna del Re) e gli sorrise “Io ho visto la tua futura moglie in vestito da sposa!!”
“Non lo voglio sapere!!” esclamò lui spalancando gli occhi.
“Sei sicuro?”
“Sì! La vedrò tra un mese!”
“Ma è bello, tanto bello! Lungo, bianco…”
“Bè, è un vestito da sposa!”
“Chi te lo dice! Potrei raggiungerti all’altare con un vestito corto con un sottogonna arcobaleno!” gli disse Laila passandogli di fianco.
Benedict la guardò sorridente “Saresti capacissima di farlo!”
“Quindi… chi lo sa? Vedrai il 30 maggio!”.
 
Dopo il giro per la premiere di The Avengers, sua sorella era salita a Londra ed era iniziata la ricerca per il vestito delle damigelle. Il delirio era partito nel secondo negozio. Non aveva imposto un vestito uguale, ma almeno che si assomigliassero nel colore. Lei era seduta e tutte e quattro avevano preso vestiti a caso, e oggettivamente inguardabili, e se li erano messi su, uscendo una dopo l’altra facendosi la presentazione.
Laila era piegata dal ridere “Siete le mie damigelle per una ragione, dopotutto!!” disse tra le risate.
Dopo un po’ di giri nei camerini, comunque, trovarono un accordo. Il colore era blu petrolio, per tutte dato che stava benissimo sia alla pelle dorata di Joanne, sia alla carnagione un po’ olivastra della sorella che alle carnagioni chiare di Eugenia ed Emily. L’unica cosa che si differenziavano nella parte superiore erano in un paio di particolari, mentre per il sotto erano due a due: Emily ed Elisa avevano scelto un vestito al ginocchio senza spalline che si differenziava solo per il drappeggio leggermente diverso, mentre Joanne ed Eugenia un vestito lungo (la prima monospalla e la seconda con le spalline).
Anche Martha, completamente entusiasta per il fatto che lo zio si sposasse, voleva fare qualcosa. Essendo la piccola di famiglia avevano optato per farle fare da damigella.
 Il viaggio di nozze era stata una delle cose che avevano prenotato per primo: tre settimane tra Nuova Zelanda e isole Cook. Il paradiso prima di ributtarsi nei loro impegni e nelle prove degli spettacoli teatrali.
 
Un giorno le squillò il telefono. “Pronto?”
la voce di Eugenia giunse dall’altra parte del telefono “Donna, chiudi casa. Immediatamente. Partiamo tra mezz’ora.”
“Cosa?! Eugenia, partiamo per dove?”
“Non sei tenuta a saperlo. Lo scoprirai poi quando saremo là!”
“Oh mio Dio non dirmi che parte l’addio al nubilato!”
“Ripeto! Tra mezz’ora si parte!” e riattaccò.
“Euge- cazzo ha riattaccato. ELISA!!! TE SAI QUALCOSA?” la sorella era ancora lì ed era uscita dalla camera, con due trolley: uno era quello con cui era arrivata a Londra, l’altro era uno dei suoi.
“Vestiti comoda che ci aspetta un viaggio!” le disse sorridendole.
“Posso sapere dove stiamo andando almeno?”
“Assolutamente no.”
“Ti ci metti pure te? … ho tempo per salutare Benedict?”
“Certo! l’importante è che tra mezz’ora siamo giù che dobbiamo prendere la metro!”
“Oddio.” Prese il cellulare e chiamò l’uomo che rispose dopo un paio di squilli.
“Hi Love!”
“Honey, the girls are kidnapping me for the hen party. My sister arrived with my trolley done so I don’t have any idea of where they’re taking me and how much time I’ll stay out of London. Are you at home?”
L’uomo rise dall’altra parte del telefono “Of course! Come here!”
“I’m coming!!”.
Corse fuori casa e in cinque minuti arrivò a casa dell’uomo fiondandosi al suo collo, baciandolo “Ti amo.”
“Ti amo anche io. E mi mancherai.”
“E io ho paura di quello che mi vogliono fare!”
“Tanto ho anche io l’addio al celibato questo weekend, quindi saremo storditi tutti e due!”
“Oh ma che cosa bella… vado a casa che qui mi stanno mettendo pressione. Ho il cellulare che continua a vibrarmi in tasca.” Lo baciò di nuovo “Ci vediamo quando torno… divertiti questo weekend!!”.
 
La presero e la trascinarono fuori casa. Fuori c’erano Eugenia, Joanne, Alice (Eve) – anche lei ovviamente invitata al matrimonio ma che non si aspettava l’avessero trascinata in mezzo anche nell’addio al nubilato – Angela e Rachel, amiche dei tempi della RADA e tutte insieme se ne andarono verso la fermata della metro. Solo quando furono finalmente sedute sulla Victoria le bendarono gli occhi.
“Cos- no! Vi prego no!!”
“Non devi vedere dove ti portiamo!” le disse Alice.
“Vi odio. Ma devo fare tutto il viaggio bendata?”
“Quasi tutto! O meglio… fino a quando non arriviamo a destinazione!”
“Vi odio davvero tanto, lo sapete?”
“Sì, ti vogliamo bene anche noi! Ti fa male?” le chiese Eugenia sistemandole la benda.
“No, è stretto ma non da mal di testa.” “Perfetto!!”. La voce della metropolitana indicò che erano arrivate a Victoria. La fecero alzare, dandole indicazioni per evitare che capitolasse a terra tra scale e gradini o che andasse contro la gente. Sentì il suono dell’uscita della tube, e poco dopo, dopo l’infinita rampa di scale, entrarono nel delirio della stazione di Victoria. Sentì un nuovo suono acuto e la portarono verso un binario, aspettando il treno. “Cosa… no aspetta… Gatwick? Ragazze dove diavolo mi state portando?” “Non te lo diremo mai!” esclamò Joanne gongolando. Quasi tre quarti d’ora dopo arrivarono in aeroporto. Col fatto che non avessero il bagaglio da imbarcare non passarono nemmeno dalla zona check in, andando direttamente verso il controllo. Le tolsero la benda giusto prima di passare il controllo, vietandole categoricamente di guardare il biglietto cartaceo che le avevano messo in mano per passare la prima porta elettronica. La lasciarono senza benda anche nel duty free, dato che non aveva la minima idea di dove stessero andando. Nonostante le varie domande che poneva, nessuna accennava a rivelare nemmeno il piccolo particolare. Quando Elisa fece cenno la bendarono andando verso i gate, così che non vedesse l’aeroporto d’arrivo: l’avrebbe scoperto all’atterraggio.
Anche alla partenza le tapparono le orecchie per far sì che l’avviso delle hostess non si sentisse e, quando l’aereo decollò, decisero che avrebbero potuto liberarla.
“Tutto a posto?” le chiese la sorella.
“Certo! A parte il fatto che non abbia la minima idea di cosa stiate macchinando voi sei!”
“Tranquilla che tra un’oretta lo capirai!” le rispose dal sedile davanti Eugenia. Un’ora dopo la voce dell’hostess annunciò che la discesa per l’aeroporto Charles De Gaulle.
“Ragazze, mi state davvero portando a Parigi per l’addio al nubilato?” chiese sconvolta.
“Mais oui, chérie!!” esclamarono tutte facendola scoppiare a ridere.
Passarono i controlli e presero il treno che le portò a Parigi, per poi arrivare fino alla fermata vicino all’hotel: l’Hotel des Artes.
“Eugenia, qui c’è il tuo zampino. Ci scommetto il culo.” Commentò lei guardando l’entrata rossa dell’hotel.
“Ehm… te lo ricordi che in Accademia avevo fatto un periodo di scambio a Parigi, vero?”
“Sì…” le rispose ricordandosi dei suoi racconti.
“E che avevo avuto un mezzo intrallazzo con un parigino…”
“Oh sì!! Quello me lo ricordo!”
“Ecco. Il parigino in questione è il figlio del proprietario dell’albergo! Mi ha sempre detto che semmai fossi tornata a Parigi sarei potuta stare qui… quindi ho colto la palla al balzo!!”
“Eeeeed ecco i primi dettagli scottanti da addio al nubilato!!”. Laila si voltò di scatto sentendo quella voce “LUISA!!!!” urlò correndo verso la ragazza che l’aspettava a braccia aperte. Oltre a lei c’erano anche Chiara e Rebecca.
“Quindi saremo dieci scalmanate in giro per Parigi?” rise lei guardando tutto il gruppo.
“Esattamente! Facciamo il check in!!”.
Quando tutte salirono nelle camere si trovarono fuori un quarto d’ora dopo, dopo che si furono sistemate, andando tutte in bagno.
Il tutto era stato organizzato a giornate. Montmartre era meraviglioso e la fortuna di avere un hotel che era nel pieno del quartiere era una grandissima fortuna.
“Ringraziamo tutte Eugenia e i suoi intrallazzi parigini per il meraviglioso hotel che ci siamo prese!” esclamò Laila mentre camminavano verso il Sacro Cuore.
“Thank you Gin!!!” esclamarono le altre facendo ridere la ragazza.
“Fidati che questo weekend lungo sarà il più figo della tua vita! Peccato che delle serate non ti ricorderai praticamente nulla!” commentò Angela arrancando.
“Sappiate che ho seriamente paura.”
La prima giornata, venerdì, trascorse come una gita scolastica: più o meno tutte erano state a Parigi, ma chi anni prima o chi non l’aveva visitata bene, avevano comunque bisogno di una rinfrescata alla memoria. Il tempo era spettacolare. Caldo, soleggiato. Una meraviglia. La prima sera andarono fuori a mangiare in un ristorantino imboscato nelle viette, uno sicuramente non turistico, per poi tornare in albergo, lavarsi e prepararsi per la prima uscita notturna. Le misero in testa il velo, le fecero indossare una fascia rosa shocking con scritto in nero “HEN PARTY” e la fecero girare per i locali di Montmartre conciata in quella maniera: sfida della serata, riuscire a baciare (ovviamente sulla guancia anche se qualche parigino marpione aveva tentato un bacio vero e proprio) 25 uomini.
“Voi siete tutte sceme!”
“Come on, you’re an actress! You can do it!” commentò Angela, una delle ragazze della RADA.
“And in the last movie you filmed you had to kiss James McAvoy. This is your punishment.” Finì Rachel.
“Yes, but I also kicked the ass out of him!” le ricordò Laila cercando di salvarsi.
 “Nope! You’ll have to kiss 25 men!” le disse Joanne prendendola per le spalle e spingendola davanti.
La mattina dopo la sveglia suonò alle 8. O meglio. La sveglia fu Alice che le saltava sul letto.
“ARE YOU KIDDING ME?!”
“Wake up, Sleeping Beauty!! Ready in 30 minutes so we can have breakfast and than go out! Today will be the best day!!” esclamò la ragazza sedendosi finalmente sul materasso.
“Si può sapere perché l’hai fatta entrare Ely?” le chiese girandosi verso la sorella che, ridendo, stava scattando foto. La giornata era soleggiata, ma fortunatamente il vento aveva deciso di esserci, rinfrescando ogni tanto l’aria. Girarono per tutta la giornata per Parigi, girarono la zona centrale, viette non turistiche meravigliose, salirono a piedi sulla Tour Eiffel (Laila si voltò verso la sorella “Pronta a rifare 720 scalini?” sentendo urlare da dietro da Rachel e Luisa “QUANTI?!”), girarono per giardini, pranzarono leggere con dei panini comprati in una panineria imboscata sedute al fresco dell’ombra nel giardino dietro Notre Dame, per poi fermarsi dopo essere salite sull’Arco di Trionfo, nel flagship store di Laduree per far merenda.
“Questa è la merenda di addio al nubilato?” chiese Laila mentre la commessa portava al loro tavolo una piccola alzata coi dei macaron assortiti e arrivavano pian piano le bevande per tutte.
“Certo! Te l’ho detto stamattina che oggi sarebbe stata la giornata più bella! Non solo per le cose che vediamo ma anche per quello che faremo! E questo è solo l’inizio!” le ricordò Alice.
“Bè, allora questo ve lo pago io.” Dichiarò.
“Non ti ci azzardare!”
“Non rompete le palle.  Non ho la minima idea di cosa abbiate in mente, ma questo ve lo pago io! Vi ricordo che posso permettermelo.” Ricordò alle amiche senza accettare repliche per poi continuare “Ah, già che siamo tutte qui ho una cosa da dirvi…” cominciò lei quando tutte furono a posto e si stavano godendo la merenda.
“Ossia?” chiese Rachel aggredendo la fetta di torta al cioccolato davanti a lei.
“No, bè, voi lo sapete, ma le altre no. Al matrimonio- non ve lo dico prima per evitare cose strane, ma ve lo dico ora per prepararvi psicologicamente in due settimane. Al matrimonio, dato il mio lavoro e il lavoro di Ben, abbiamo invitato amici che sono stati anche colleghi.” Introdusse l’argomento così che capissero di cosa si trattasse e sembrò funzionare perché le amiche che non erano state avvertite erano sbiancate.
“Chi.” Chiese Luisa guardandola fissa.
“Ehm… Bè, Alice e Tom ovviamente… Amanda e Martin coi bimbi, Mark e il suo compagno, Steven e sua moglie, quell’idiota di Simon Pegg…” elencò facendo ridere Alice “Poi ci sono un paio di amiche con le quali mi sento e che hanno dato l’ok che sono – non mi morire Lu – Julia Roberts e Maryl Streep.”
Luisa per poco non svenne “Maryl Streep?!”
“Esatto. E adesso mi muore Rebecca.”
“Perché, chi c’è?”
“Quello per cui hai una cotta pluridecennale dopo che hai visto un certo film.”
Lo capì “E-ewan McGregor?”
“Esattamente. Con moglie e figli al seguito. Sono meravigliosi, dovete vederli! Poi, bè, del cast di the Avengers riescono a venire Robert, Scarlet, Aaron, i due Chris, Mark… Jeremy ha detto che non ce la fa…”
“Tu sai che se mi becco davanti Chris Evans non riuscirò a smettere di ridere pensando a Non è Un’altra Stupida Commedia Americana?” rise Rebecca pensando alla scena della banana.
“Cioè, io devo mettermi bene perché ci saranno loro?” disse Luisa beccandosi un calcio da  Rebecca.
“È un matrimonio, Luisa!”
“No, ma fidatevi che sono scemi uno peggio dell’altro!!”.
 
Il pomeriggio trascorse tranquillamente, quando per le 5 tornarono in albergo.
“Perché così presto?”
“Perché dobbiamo fare la doccia e dobbiamo andare a cena.” disse Luisa mentre salivano le scale per arrivare in camera.
“Dove dobbiamo andare, scusa?”
“Lo vedrai quando siamo là! Tanto tua sorella ti ha preparato la valigia!”
“E di questo ho tanta paura dato che nella mia valigia ci sono solo delle scarpe e nessun vestito ‘da cena’!”
“Bè, perché ce l’ho io in valigia! Per adesso non ti è andata male coi vestiti che ti ho preparato!” la rimbeccò la sorella.
Alla fine, mentre usciva dal bagno ed entrava sua sorella, si trovò il suddetto vestito sul letto: era il Roland Mouret rosso che aveva usato due anni prima al TIFF quando aveva accompagnato Tom alla presentazione di Only Lovers Left Alive, il periodo di riappacificazione tra lei e Ben. Si ricordava ancora la chiacchierata tra lei e l’amico in macchina, che le diceva della sua chiacchierata con Benedict e di non tenerlo sulle spine. Aveva già capito tutto allora. Sorrise e cominciò ad asciugarsi i capelli, sistemandosi con calma.
L’orario  massimo per essere pronte era le 6.40 e a quell’ora tutte erano completamente in tiro per la cena “Luisa e Chiara truccate?!” commentò sconvolta la ragazza quando tutte e dodici si trovarono.
“Sì, Alice s’è divertita…” commentò la prima indicando con un cenno della testa una sorridente Alice Eve.
“So? Shall we go?”
“But where are we going?”
“You’ll find out!”.
Fecero per uscire quando una voce bloccò Eugenia. “Eugéne! Ma che bello rivederti!” la ragazza si voltò, sorridendo al ragazzo alto, castano con gli occhi verdi.
“Jaque! Finalmente! Come stai?” i due si abbracciarono cominciando a parlottare.
“Who is he?” chiese sussurrando Angela abbassando la testa verso Laila.
“I think he’s the guy Eugenia had an affaire with.” Le rispose usando lo stesso tono di voce basso.
 Quando alla fine fu liberata tutte la guardarono sorridendo “Allora?”
“He’s the guy I had to deal with when I was in Paris.”
“I had to. Come on, that’s an hunk!” commentò Joanne.
“Well, I think I’m going to stay here to improve my French!” disse tra sè e sè Angela facendo ridere tutte.
Scesero verso Rue des Abbesses, entrando in Rue Lepic. “Ragazze, ma andiamo a piedi?”
“Sì, tanto il ristorante è qui vicino!!”.
Percorsero tutta la via, per poi girare a sinistra su Boulevard de Clichy.
“Bè… siamo arrivate!” annunciò Eugenia indicando uno dei locali più famosi di Parigi, le sue pale illuminate e la scritta erano riconoscibili in tutto il mondo: il Moulin Rouge.
“OH. MIO. DIO!!!” urlò la ragazza mettendosi le mani sulla bocca per poi girarsi verso il gruppo che sorrideva sornione. “D-davvero m-mi po-portate qui??”
“Certo!!”
“Voi siete delle pazze allucinanti!! Aspettate!! Aspettate!!” tirò fuori dalla clutch il telefono e fermò un passante lasciandogli in mano il telefono per fare una foto al gruppo che prendesse anche il Moulin Rouge “La foto ricordo ci vuole!”.
Prima di entrare mandò un messaggio all’uomo.
The girls took me to the Moulin Rouge!!! OH MY GOD!!! Have fun tonight!! ;)
Really?? Great! Well… if tonight you’ll receive strange texts, don’t worry. I’ll be drunk!
AHAHAHAHA Remember: If you knock down the plant fix it right because I’m not there to see you :D
Ahahahahah I will! Love you! Have fun!
You too <3.
Quelle pazze avevano organizzato cena e spettacolo. Sarebbero state impegnate con la cena dalle 7 e lo spettacolo sarebbe cominciato alle 9, lasciandole impegnate fino alle 11. La cena era a tre portate, mezza bottiglia di champagne a testa.
Era una situazione al limite dell’assurdo. Era il suo addio al nubilato ed era a Parigi, precisamente al Moulin Rouge. La serata fu meravigliosa: tra la cena squisita, lo spettacolo “spettacolare”, gambe che volavano a destra e a manca, ballerine snodate, un annuncio da parte del presentatore della serata che c’era un addio al nubilato e l’intero Music Hall del locale era esploso in un applauso facendola diventare dello stesso punto di rosso del vestito che indossava, mentre scivolava lentamente sulla sedia per evitare di essere vista. Per il post rimasero a Montmartre, girando barettini, facendo foto per ricordare la serata, divertendosi davvero tanto, fino a quando si reggevano a malapena sui tacchi. Alle 3 del mattino decisero di comune accordo di tornare in albergo.
La mattina dopo svegliarsi fu un trauma. Fortunatamente dovevano partire per l’aeroporto per mezzogiorno, quindi riuscirono a svegliarsi ad un orario abbastanza umano data la nottata. Quando aprì gli occhi prese il cellulare (miracolosamente la sera prima era riuscita a ricaricarlo) trovando una ventina tra messaggi e messaggi vocali. Tutti di Benedict. Tranne uno, di Tom.
Hi Love! They’re going to kidnap my phone-” “Benedict. Stop using that fucking phone!!!”
“Martin?”
Yeah. Cumberbatch, give me that phone! NOW!
“Simon?”
WH- GUYS!!!” ci furono dei rumori inconsulti e il messaggio finì. Quello dopo fu la continuazione, la voce di Tom si sentì chiara.
Well, darling. Your future husband from now on won’t be as sane as usual…” “Has he ever been sane?” chiese Martin. Si sentì la risata di Benedict e il messaggio vocale finì lì. Ci furono dei messaggi scritti senza senso e il messaggio di Tom. Una foto epica di Benedict vestito da donna mentre beveva un cocktail che la fece scoppiare a ridere di cuore fino a farla arrivare a piangere dal ridere. Elisa si svegliò “Ma che diavolo hai da ridere così tanto?” le chiese ancora rimbambita dal sonno. Bastò farle guardare la foto che scoppiò a ridere pure lei. La girò ad Eugenia con scritto “Il tuo fidanzato è pirla. E il mio è peggio!”.
A quanto pare era sveglia perché dalla camera di fianco sentì una risata.

********************************ANGOLINO DEL DISAGIO***********************************
OK. sono una bruttissima persona e non aggiorno da mesi... ma ce la sto facendo. Siamo agli ultimi capitoli! Oddio... obiettivamente ancora uno e l'epilogo O_O
Bè, dopo questo che sembra una mezza puntata di "Abito da sposa cercasi"... spero di aggiornare presto così da farvi leggere gli ultimi due capitoli di degenero! 
Spero vi sia piaciuto e spero di leggere cosa ne pensate :)
Un bacione e alla prossima,
Lalli :3
 

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Capitolo 29
*** 29. Mr. & Mrs Cumberbatch 2.0 ***



– CAPITOLO 29–
“Mr. and Mrs. Cumberbatch – 2.0”
 
 
Arrivò anche il giorno X.
Il mattino prima erano arrivati tutti i parenti e gli amici invitati al matrimonio dall’Italia. Il trasporto fino al castello lo dovettero organizzare con un servizio taxi (che visto il numero di persone decise di utilizzare un pullmino). Laila sarebbe arrivata con loro, dato che avevano vietato ad entrambi di vedersi il giorno prima delle nozze. Erano arrivati tutti e 25 tra familiari e amici. Sua madre l’abbracciò “Ciao passerotta!”
“Ciao ma- no, non piangere!”
“Lascia stare, sono tre giorni che ogni tanto la becchiamo con l’occhio lucido!” commentò suo padre scompigliandole i capelli.
“Antipatici!” li rimbrottò la donna asciugandosi di nascosto una lacrimuccia.
Le nonne la salutarono “Oh, ti sposi domani! Com’è il vestito?” chiese la nonna paterna.
“Meraviglioso!!”
“Ce le ha le maniche?!” chiese l’altra da brava donna religiosa.
“Sì, le ha, ma ho le spalle scoperte!!”
Salutò tutti mentre salivano sul pullmino e cominciarono a farle domande sul posto, su come sarebbero andate le cose, sul perché avevano deciso di celebrare il matrimoio in un posto così lontano… ecco. Quella parte dell’avere i parenti così vicini non le mancava proprio.
“E io che pensavo che laila non si sarebbe mai sposata! Avevo perso le speranze ad un certo punto!” aveva esclamato una delle sue zie facendole salire il sopracciglio nervoso. Sua madre la guardò con sguardo alla ‘Uccidila’ così che lei, nemmeno girandosi verso la donna, rispose acidamente.
“E invece sì. Guarda te che caso.”
Purtroppo essendo familiari non aveva potuto escludere anche quelli che le stavano sulle cosiddette.
Laila, sono solo due giorni… sono solo due giorni… 
Non appena arrivò a Peckforton con tutti, dopo aver preso i suoi bagagli (la mattina del terzo giorno lei e Benedict sarebbero partiti per il viaggio di nozze), vide Martha giocare nel giardino interno con Tracy e Josh. Non appena la vide scese dall’altalena e le corse incontro urlando “AUNTIE LAILA!!!!”.
Si abbassò per prenderla in braccio e lei le strinse le braccia attorno al collo schioccandole un bacio enorme sulla guancia “Hi darling!!”
“I can’t wait for Tomorrow!! The dress is beautiful!”
“Whose dress?”
“Mine!” le rispose sbattendo le ciglia come se non ci fosse stata altra risposta plausibile.
“Well, you never knew them, but they are my parents, my relatives and the others are all friend of mine!”
“Hi…” li salutò tutta timida muovendo la manina.
“È a nipotina di Benedict?” chiesero.
“Esatto, lei è Martha!”
“Ci assomiglia tantissimo!” commentò una delle sue zie guardandola. La bambina nascose il viso dietro il suo così che non la vedessero.
“Oh, now we’re all shy, aren’t we? They will be at the wedding!”
“Will they?” le sussurrò per non farsi sentire.
“Yes!”
“All of them?” “Sure!”. Martha sembrò pensarci un po’ sopra e le sussurrò una cosa all’orecchio, per poi ascoltare la risposta. Si schiarì la voce e con una voce molto incerta disse “Ciao tuti!” facendo andare tutti i presenti in brodo di giuggiole.
“Was it right?” chiese sorridente.
“That was perfect!!”. Tracy e Josh arrivarono “S’è già fatta vedere?”
“Certo, che domande!”.
Si presentarono ai presenti e li seguirono verso l’entrata del castello, dove avrebbero fatto il check in e il personale li avrebbe condotti verso le proprie camere.
Sua madre si avvicinò “Tesoro, è stupendo…”
“Ti giuro, è stato un colpo di fortuna!”
“Non vedo l’ora di domani.”
“Ho un ansia addosso che metà basta.”
Aspettò un paio di secondi per poi chiederle “Senti, ma… Julia Roberts è già arrivata?” sua madre stravedeva per quella donna “Lo sapevo che me l’avresti chiesto prima o poi!!” rise Laila “Non lo so ma’, dovrebbe arrivare oggi, ma non so effettivamente quando!”.
I suoi genitori e sua sorella sarebbero stati nella stanza di fianco alla sua. Quando arrivò lasciò i bagagli in un angolo e andò ad aprire il lungo sacco bianco appeso fuori dall’armadio per lasciar prendere aria all’abito: era appeso alla gruccia per le spalline, scendeva lungo quasi fino a terra col davanti, mentre lo strascico toccava il pavimento.
Bussarono alla porta, facendo entrare Wanda che, sorridente, l’abbracciò “Hello darling!”
“Hi Wanda! Is everything fine?”
“Yes, the place is beautiful, the whole castle is something… magical! And I heard your relatives and friends arrived!”
“Yeah, we’re a little bit noisy!” disse la ragazza grattandosi la testa.
“That’s funnier! Well, Benedict is trying to find you in the whole castle, but I told the receptionist to avoid to give him every info regarding your room!” le confessò la futura suocera ridacchiandosela facendole spalancare gli occhi prima di cominciare a ridere anche lei “Ma come?”
“Ooooh, the dress! I can’t wait for tomorrow…”
“Can I have an hint of how he will be dressed?”
“Ehm…” Wanda ci pensò “Black!”
“Ok, but will it be a suit, a smoking… will he wear a tight?” le chiese curiosa di sapere che cosa si sarebbe trovata davanti la mattina dopo.
“Ah ah!! Can’t tell you!”.
La madre arrivò in stanza “Oh, salve Wanda!” “Hello Pierangela!”
“Ho interrotto qualcosa?”
“No, stavo interrogando Wanda su cosa indosserà Benedict domani!” lo tradusse alla donna che rispose.
“Oh, yeah! But I’m not telling her anything!” fortunatamente, nonostante l’ostacolo linguistico, le due donne andavano d’amore e d’accordo.
“I’ll leave you with your mum. I’ll go finding Benedict! Ciao Piera, see you later!”
“Ok, bye Wanda!”.
Quando la donna uscì dalla stanza si voltò verso la madre “Wella, siamo poliglotte!!”
Pierangela le fece una pernacchia e poi guardò il vestito.
“Finalmente riesco a vederlo dal vivo! Cavolo, è morbidissimo!!”
“Vero? Non pesa nulla e tenerlo su è un piacere!”
“Quanto è lungo lo strascico?”
“Mah, nemmeno poi così tanto… comunque non da fastidio!”
“Ti farà ballare?”
 “Spero! Anche se non abbiamo ancora deciso che canzone ballare… no, anzi! Tom l’ha scelta ma non ci ha detto quale sarà! Un amico sano non c’è.”
“Vi vogliono tanto bene…” sentì che minacciava un altro attacco di pianto, ma si risistemò “Senti, questo pomeriggio che fai?” le chiese soffiandosi il naso.
“Allora… io avrei un mezzo piano organizzato per le mie donne… che include anche te e Wanda! Appena arrivano Joanne ed Eugenia vi rapisco tutte e vi porto alla spa! Mentre per Timothy e papà, ci sono anche i testimoni di Benedict e lui  che fa da interprete, c’è il falcone!”
“Davvero?? Grazie patata!! Vado a dirlo a tuo padre!”.
Quando rimase sola prese in mano il cellulare. 
Il piano era semplice. Dovevano solo tentare di non farsi beccare in giro per il castello di notte da qualcuno. E nessuno doveva essere a conoscenza del piano.
Passarono il pomeriggio tra la spa, ovviamente un the caldo, e una passeggiata per i giardini del castello (la tennero lontana della zona della falconeria). Mentre stavano camminando per il sentiero nel bosco, Eugenia e Joanne l’avevano rapita per stare loro tre insieme per una mezzoretta.
Joanne si fermò “Ah, ragazze… volevo dirvelo oggi così domani non sconvolgo nessuno…”
Le due si bloccarono “Tra te e Liam è tutto a posto, vero?”
“Sì sì!! Assolutamente!! Tra me e Liam non ci sono problemi! Anzi, va tutto a gonfie vele! Solo che… diciamo che tra più o meno sei mesi in famiglia non saremo più in due…” commentò arrossendo, appoggiando la mano sul ventre.
Eugenia e Laila si guardarono sbalordite per poi voltarsi verso l’amica e correndo ad abbracciarla.
“Oddio Joanne, avrete un piccolo Liam o una piccola Joe!!” esclamò Laila, seguita da Eugenia “Immaginati se esce con gli occhi di Liam!! Cazzarola, da grande farà strage!!”
“Non è ancora nato e già vi immaginate come sarà?” rise Joanne passandosi una mano sulla pancia.
“Sapete già il sesso?”
“No, ma non lo vogliamo sapere fino alla fine… cioè, se l’informazione scappa ok, ma avere la morbosa curiosità di saperlo no! L’importante che sia sana… adesso siamo solo tanto felici!!” commentò radiosa per poi finire con lo sguardo di chi trama qualcosa “Anche se io spero sia femmina!!”
“I tuoi lo sanno già?” chiese Laila continuando a camminare.
“Sì sì! Non pensavo che mia madre potesse essere così entusiasta di diventare nonna!”
“E Dwayne che diventa zio?”
“Ahahahahah mio fratello è esaltato come non mai!! Mi diventerà un viziato questo bambino. Lo so già!”.
 
Camminarono in giro per un po’ chiacchierando di ogni cosa, fino a quando non tornarono al castello e un urlo di gioia la fece saltare.
“LAILA!!!” Due donne le corsero incontro abbracciandola stretta.
“OUCH-!!! Oh God!! Hi Jules, hi Maryl!!”
“Sorry for the delay but the plain was late. Oh, I’m so happy to be here!! The place is awesome!!” Julia era esagitata e Maryl era ai suoi livelli “This castle is fabulous! And I can’t wait to see you in the white dress!!”
“I’m convincing Ben that I’ll be wearing a short dress with a rainbow underskirt!” rispose loro facendole ridere di cuore, per poi ricordarsi di una cosa. “Oh, wait a second…” prese il cellulare e chiamò Luisa “Lu? …  Sì, potresti venire qui in giardino- … sì, hai ragione, sono qui in reception. … devo farti vedere una cosa! … ok, muoviti!!” guardò Maryl “Devo farti conoscere una delle mie migliori amiche!”.
Luisa arrivò alla reception “Allora che dia… dia… oh merda.” Si bloccò.
“Well, Maryl, Jules, she’s Luisa, one of my best friends and I should say, a big fan of yours!”
“Really? But, wait… I remember a Luisa… did you spoke at the phone with her when we were filming Osage County?”
“Well, maybe!!”
Luisa le tirò la manica “Maryl Streep si ricorda di me?” “Già!”
“Well, nice to meet you Luisa!! Laila’s friend are also mine!” le disse la donna stringendole la mano. Le presentò anche Julia e quando le due furono portate alle loro camere Luisa le saltò al collo.
“ODDIO TI AMO!!! PERCHÉ DEVI SPOSARE BENEDICT?! SPOSA MEEEEE!!!”
“Ahhahahahah sarebbe un bel colpo di scena domani durante la cerimonia! ‘No! Voglio sposare Luisa!’ Tananaanaaaaa!!”
“Però relazione aperta eh! A me piacciono ancora gli uomini!”
“Affare fatto!!”.
Prima di cena arrivarono anche tutti gli altri invitati che sarebbero stati lì a dormire. La cena fu tranquilla, nulla di pretenzioso, ma fu organizzata in due sale differenti.
Passò una serata tranquilla tra i suoi parenti e andò a trovare qualche altro amico che era arrivato per poi andare in camera da letto verso le 11. Si mise in pigiama e, versando l’acqua del bollitore che aveva fatto partire in una tazza, cominciò a fare zapping nella tv davanti al suo letto, fermandosi su un canale che dava Notting Hill. Tolse la bustina di the, zuccherandolo, quando il cellulare vibrò. 
What are you doing?
Driking tea and watching Notting Hill!
Britishness level: it’s over 9000!!!
“Oh mio dio ma quanto è scemo!!!”
 AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!
That’s all your fault.
Not true.
We’re texting like teens…
Not true!! >_< :P
What the heck was that?!
You said we were texting like teens and I started!:D
*facepalm*
Aaaaaand you’re even marrying me in a few hours!
Ooooh life will be way more interesting!
Are you sure? Maybe you’ll regret it!
Sentì bussare alla porta ed andò ad aprire, trovandosi il metro e 83 del suo futuro marito davanti a lei che, in jeans e maglietta, i capelli semi a posto e un sorriso enorme le stava davanti “I’m not regretting anything!” le disse prendendole il viso tra le mani e baciandola, chiudendo la porta col piede.
“If your mother knows you’re here she will kill us.” Gli disse circondandogli il collo con le braccia, alzandosi in punta di piedi.
“We will die like in a shakespearean tragedy!”
“Never been a true fan of Romeo and Juliet, you know.” Benedict le sorrise, prendendola in braccio “No che ti scende l’ernia!!”
“Mi sto preparando per domani!”
“OH CAZZO!!!! BENEDICT GIRATI!!!” esclamò Laila scendendo a terra, girando di spalle l’uomo e nascondendo l’abito dalla vista dell’uomo prima che lo vedesse.
“No!!! Me lo sono perso!!”
“Ok che ci stiamo vedendo il giorno prima delle nozze, ma almeno il vestito lo vedi domani!” gli rispose facendogli la linguaccia.
La tirò a sé, abbracciandola “È l’ultima notte da fidanzati…”
“E che vorresti fare l’ultima notte da fidanzati?” gli chiese alzando un sopracciglio sapendo già le sue intenzioni.
“Innanzitutto farti togliere il pigiama con le rane, che è d’intralcio!”
“Ma povere rane!!”.
L’abbracciò e cominciò a canticchiare in italiano “Non più andrai farfallone amoroso
Laila scoppiò a ridere.
Notte e giorno d’intorno girando/ Delle belle turbando il riposo
“Bè, intanto stai per disturbare il mio di riposo! Quindi è un po’ un controsenso…”
“Don’t interrupt me - Narcisetto, Adoncino d’amor…
“Ma sta’ zitto.”
 
Erano abbracciati l’uno all’altra sotto il lenzuolo (nonostante fosse fine maggio, le mura del castello erano sempre di pietra e tenevano fresco), la televisione accesa dava Ghostbusters.
Benedict fece scorrere le dita tra i capelli di lei sulla nuca, facendola andare in brodo di giuggiole. “Aaaaahhh ti odio!! Non è perché sei in posizione favorevole puoi sentirti in diritto di farlo!” commentò lei rannicchiandosi nell’inutile tentativo di farlo smettere, facendolo ridere.
“Sono le mie piccole vendette! E poi lo fai anche tu!”
“Sì, ma tu sei più difficile da raggiungere!”.
La porta bussò facendoli bloccare immediatamente. “Chi è?” chiese Laila preoccupata.
“It’s Wanda, dear!”
“Oh porca puttana. Ehm… WANDA, JUST A SECOND, I’M COMING!”
Benedict si mise una mano in faccia trattenendosi dal ridere.
Laila scattò in piedi recuperando il pigiama e infilandoselo alla bene meglio, girandosi verso l’uomo che rideva sul letto “Alzati dannazione!!”
“Non ci penso nemmeno! Anche perché poi dove diavolo vado?” Si guardò attorno e trovò il posto. Lo fece alzare e aprì l’altro armadio spingendolo dentro.
“Nell’armadio?!”
“Sì!”
“Stai scherzando?”
Prese il braccio e lo trascinò “Zitto e stacci dentro!!” disse chiudendo l’anta.
“Dear, is everything ok?” chiese la future suocera da dietro la porta.
“Y-yes!! I’m arriving!” andò verso la porta quando si ricordò che i vestiti dell’uomo erano a terra. Raccolse jeans, maglietta e boxer, lanciando le ciabatte sotto il letto, aprì l’anta dell’armadio dove stava Benedict che se la stava ridendo della grossa e gli lanciò le sue cose “Sssssmettila di ridere!!!”.
Aprì a Wanda “Sorry, I was in the bathroom.”
“Oh, don’t worry darling! Ehm… I know it’s late, but I wanted to give you something.” La donna le porse una scatoletta con un fermacapelli. “As tradition, you’d need something new, something old, something borrowed, a present and something blue. I know you already have something for the other items you need, but I want to lend you this one. I used it the day I married Timothy… I hope it brings you luck.”
“Oh, thank you so much Wanda, that’s beautiful!!”. Era una forcina di metallo brunito, lucido solo in certi punti, che alla testa aveva un rombo ricamato. Era stupendo. E il giorno dopo avrebbe obbligato il parrucchiere ad infilarlo nell’acconciatura. L’abbracciò stretta, ringraziandola “Grazie mille…”
“Oh, dear… don’t make me cry! I have to keep my tears for tomorrow! I’ll let you sleep. Goodnight, darling.”
“Goodnight to you, Wanda.”
La donna uscì dalla porta e lei riguardò la scatoletta… per poi ricordarsi del fidanzato nell’armadio. Aprì l’anta tentando di rimanere seria trovando l’uomo seduto sulla cassettiera, ancora nudo e con i vestiti in mano, che la guardava sorridendo.
“Giuro che questa è la prima volta che qualcuno m’infila in un armadio!”
“C’è sempre una prima volta per tutto, mio caro!” gli disse tendendogli la mano per farlo alzare.
Ritornò sul letto infilandosi i boxer e mettendosi in una posizione che per la ragazza significava ‘puoi spaparanzarti su di me’ e finirono di guardare il film. Verso le due di notte Benedict si stiracchiò, trovando la ragazza che, spaparanzata a metà su di lui, stava dormendo della grossa. Non voleva svegliarla. Fece tutto con molta calma, spostando il suo braccio e la sua gamba, lasciandola dormire beata. Prese la carta da lettere nel cassetto della scrivania, le scrisse qualcosa lasciandolo sul comodino e, dopo averle dato un bacio sulla fronte e aver cercato inutilmente le ciabatte uscì a piedi nudi dalla camera.
 
Laila si svegliò non trovando l’uomo nel suo letto. “Ma che… mmmmh, che ore sono?” si chiese guardando l’orologio: le 7.30.
Da lì a poco sarebbero arrivati tutti a romperle le scatole, tanto valeva alzarsi di già…
Si stiracchiò come faceva sempre, totalmente intontita dal sonno per poi scendere dal letto trovando un biglietto scritto sulla carta da lettere del castello. “I can’t wait to be your husband. See you Tomorrow. I love you”.
 Sorrise, piegando il foglietto e mettendolo nel portafogli. Prese il cellulare e gli mandò un messaggio.
And I can’t wait to be your wife. See you later. I love you…
Si fece la doccia, lavandosi i capelli, giusto in tempo prima che arrivasse il parrucchiere che glieli asciugò mettendole i bigodini grossi e lasciandoli in posa mentre si occupava delle altre damigelle e delle due madri.
Era il delirio: gente che entrava e usciva dalla stanza, persone che urlavano indicazioni a destra e a manca, fortunatamente per il momento non era ancora andato storto nulla.
Ad un certo punto, mentre il parrucchiere le stava infilando gli ultimi boccoli prese il braccio della sorella, i capelli già acconciati in un raccolto. “Ely, di là c’è ancora qualcosa da mangiare?”
“Vuoi un sandwich?”
“Cazzo, sì… ho una fame allucinante!”.
Il fotografo cominciò a farsi vedere per le 9.30 del mattino, scattando fotografie in giro.
“Hey, Pete! If the one while I’m eating is funny keep it!” gli disse facendolo ridere mentre usciva per fare altre fotografie.
Sam e Nic Chapman entrarono nella stanza, le valigie coi kit dietro di loro, e la salutarono subito.
“Hi Laila!!”
“Hi girls!!! How are you?”
“We’re fine! How are you!” le disse Sam dandole un bacio sulla guancia.
“Anxious.”
“I perfectly understand!” le disse Nic – sposata anche lei. Le conosceva oramai da anni. Sam era stata colei che l’aveva preparata per il servizio fotografico per il suo primo book fotografico ed erano rimaste in contatto da allora, poi aveva conosciuto anche Nic poco dopo ed erano rimaste amiche. Ogni tanto capitava che la invitassero a Norwich e avevano anche girato qualche video tutorial con loro due dove, puntualmente, la situazione degenerava. E quando era giunto il momento di contattare qualcuno per la parte estetica dell gran giorno, sapeva perfettamente chi avrebbe voluto quel giorno.
Quando per Nic fu il momento di “mettere le mani” sul viso di Eugenia la guardò “Are you Eugenia?”
“Yes, I am! Why?”
“Because Laila told me that I would have had fun.”
“LAILA!!!!!” esclamò sentendosi come risposta dall’altra stanza “Scusa Gin!!!”.
 
Alla fine furono tutti pronti prima delle 11. Aveva optato per raccogliere i capelli così da evitare che le dessero fastidio durante tutta la giornata, nel raccolto, trai fiori bianchi, c’era anche la forcina di Wanda. Ad un certo punto le arrivò il bouquet e dopo qualche foto ad hoc scattata dal fotografo, finalmente riuscirono ad uscire. La cerimonia era stata organizzata nell’antica cappella del castello.
Benedict arrivò in orario, aspettando con vicino i suoi quattro testimoni (Tom, Martin, Josh e Andrew – due suoi amici da una vita).
“Agitato?” gli chiese Martin ridacchiando.
“Non puoi immaginare quanto!” gli rispose inspirando profondamente. I suoi genitori erano lì davanti, con Tracy e Josh in prima fila. Tra i due c’era un posto vuoto che sarebbe spettato a Martha per quando avrebbe finito di attraversare la navata. Aveva letto il messaggio di lei quando si era svegliato. L’orario di invio era stato le 7.30… conoscendo il ghiro che era si mise a ridere al solo pensiero della probabile sveglia forzata.
Aveva già visto la nipotina correre avanti e indietro col vestitino bianco urlando “ZIO GUARDA!!!”. Le era saltata in braccio quando si stava ancora preparando, mentre Tracy, ancora in alto mare, era disperata per cercare di tenerla calma. Ora erano tutti lì e stavano aspettando che arrivasse la sposa.
Il prete era già lì e stava parlando con il futuro sposo quando entrò la madre di Laila andando a sedersi nella fila davanti e, poco dopo partì la musica facendo entrare le quattro damigelle che si misero in piedi a lato di dove si sarebbe fermata la sposa. La musica cambiò e sulla soglia della porta gli apparve la visione più bella che avesse mai potuto sognare.
Tutti si alzarono in piedi. Il cuore gli batteva a mille, inspirò profondamente, sistemandosi la cravatta. Martha camminava davanti a Laila e a Maurizio con in mano un cesto di petali. Tenne lo sguardo puntato su di lei, mentre percorreva la navata e gli arrivava davanti. Era… non aveva nemmeno parole per descriverla.
Laila abbracciò suo padre prima che si andasse a sedere di fianco a sua madre, per poi girarsi verso Benedict, sorridendogli.
“Alla faccia, e tu saresti il mio futuro marito?” gli sussurrò facendolo ridere. Era veramente meraviglioso. Il completo nero con doppiopetto e cravatta grigi doveva ammettere che gli stavano davvero bene. Ma quello era solo l’esterno. Colui che aveva di fianco era colui col quale avrebbe passato la vita insieme. Pensare a tutto quello che avevano passato non si sarebbe mai immaginata che quel giorno sarebbe arrivato davvero.
La liturgia iniziò e dopo l’introduzione tutti si sedettro.
Benedict si avvicinò a lei, sussurrandole “Senti, ma le ciabatte dove sono?”
“Che?” gli sussurrò di rimando.
“Le mie ciabatte…”
“Aaaaahhh… sotto al mio letto. Ce le ho infilate io quando tua madre ci ha fatto la sorpresona.”
“Pfffff…”.
La cerimonia andò liscia come l’olio, “E ora, lo scambio delle fedi.”
Josh si tolse le fedi dalla tasca della giacca, porgendole al celebrante quando l’uomo chiese se poteva leggere qualcosa “Certo!”.
Si voltò verso Laila che lo guardava stupita, con sguardo interrogativo mentre dalla tasca estraeva un foglietto scritto fitto e si metteva a leggere.
“I keep it in case I forget something…”
“Oh, come on! You’re an actor!” gli disse Steven Moffat dalla sua sedia.
“Ehy, I’m getting married!!!” gli rispose facendo ridere tutti. “Well, I decided to write something, although I’m not that good in it. I love you. And you know that. I’m not a very easy person to handle, but you do it perfectly. In the years I’ve been an idiot, I did hurt you and I know I’ll feel sorry for that for my all life. But now we’re here, and I’m marrying you. You make me feel like the most important man in the whole universe when you’re with me and… since I saw you walking out that lift, I felt I was the luckiest man on Earth. You’re my best friend, you’re my lover and, as it’s always been, you’re THE woman.” Gli occhi della donna si erano inumiditi e, mentre si asciugava una lacrima, la sentì dire “Dannazione mi ero promessa di non piangere!” facendo ridere i presenti. “And, if I behave another time like an asshole, you can make me sleep in the terrace!” concluse facendola ridere.
Benedict le prese la mano sinistra “I, Benedict Timothy Carlton, take thee, Laila Bessan, as my loving wife. With this ring, I wed thee.” E le infilò l’anello sull’anulare sinistro.
Laila si girò verso Joanne che le allungò un fogliettino. “Well, I wrote something too.” Respirò a fondo e cominciò a leggere. “You know I’m a compulsive scribber, but don’t worry: we’ll finish on time for lunch. Since I met you, you opened a whole new world to my eyes. I just made my first steps in my new life and when I saw you waiting for the latecomer I am in my hall I thought I was dreaming. I was like “what the heck is doing Benedict Cumberbatch in my hall?” and then I remembered who my best friend is. You made me a better person, you’re optimistic, you’re kind, gentle, smart. You’re the best man I could ever have dreamt of and hoped for. You can bare me, and that’s not easy matter. Sometimes I’m asked what I love the most about you… usually I don’t know what to answer. Because… oh gosh, sorry…” le tremò la voce e cacciando indietro le lacrime lo guardò dritto negli occhi. “Because I love all of you. Each and every little detail. And I can’t wait to spend the rest of my life with you…”.
Da dietro di lei si sentì qualcuno che tratteneva le lacrime. Si girò e tutte e quattro si stavano asciugando le lacrime.
“Oh dear God, I killed them all!” commentò facendole ridere.
Si voltò verso Benedict, anche lui aveva l’occhio lucido. Gli prese la mano sinistra e gli infilò la fede all’anulare sinistro “I, Laila Bessan, take thee, Benedict Timothy Carlton, as my caring husband. With this ring… I wed thee.”
“Ti amo…”
“I love you too…”.
“Ora, puoi baciare la sposa.” Benedict la tirò a sé, sorridendole “E ora non mi scappi più!” “E chi vuole scappare?!” gli disse prima di gettargli le braccia al collo e baciarlo.
 
Fecero le foto per l’album e per scusare l’attesa prima del pranzo e l’assenza dei due sposi per le fotografie avevano organizzato un rinfresco nel cortile. Quando ricomparvero, Emily le era corsa incontro, abbracciandola.
“Ora posso chiamarti ufficialmente zia?”
“Potevi farlo anche prima, scemotta!!” le disse abbracciandola. Piano piano parlarono con tutti.
“Oddio, e ora sei la signora Cumberbatch!” le disse Alice.
“Oh gosh… it sounds like Mr. and Mrs. Smith!” commentò Benedict, un bicchiere di spumante fregato chissà dove in mano.
“Woh woh woh! We can do it!! Ben, strike a pose!”
“You are such idiots…” commentò Simon ridendosela mentre i due si mettevano schiena a schiena.
Laila gli fregò un sorso dal bicchiere “Ehy!” “I need it. I have to bear my whole relatives.”
 
Nel bel mezzo del pranzo, sentirono il suono di un bicchiere “Ehm, excuse me?” richiamò Eugenia all’ordine “Oh cazzo.” Commentò Laila mettendosi una mano in faccia mentre Benedict rideva.
“Now, it’s the moment of a young tradition. The Damsel and Best Men’s speech!”
“Oh shit.” Disse Benedict lapidario.
“Hai finito di ridere, eh?” lo punzecchiò lei mentre si nascondeva dietro la sua schiena.
C’erano in piedi Eugenia, Joanne, Tom, Dwayne (che non era un testimone ma si era imboscato ugualmente), Josh e Martin.
“Well, it all began with my ex’s idea to organize a double date. I knew her, I knew him, and I thought ‘Well, why not?’ and these two got along since the beginning.” Iniziò Tom, seguito da Joanne “Ovviamente potete immaginare la mia sorpresa quando quella là vestita di bianco mi dice che si stava sentendo con Benedict Cumberbatch.”
“Ah ah! Allora lei lo sapeva!!” esclamò Benedict voltandosi verso la moglie, che fece spallucce.
“Bè, a qualcuno dovevo pur dirlo, no? Non esci con una star del cinema tutti i giorni!”
“Anche se dopo che mi aveva detto che aveva conosciuto Tom in circostanze allucinanti potevo credere a tutto… comunque! Io e la qui presente Eugenia – sono sicura anche Rebecca – siamo state la valvola di sfogo della nostra cara amica che aveva i dubbi esistenziali più infondati del mondo.”
“Per fortuna che esistono Skype e Whatzapp!! Altrimenti non so quanto avremmo pagato di bolletta!!” esclamò Rebecca dal tavolo degli amici.
“Quando una sera al Fabric… finalmente, Laila ha ceduto. Benedict, complimenti: hai trasformato quell’acida cinica in una nuvoletta rosa.”
“Ah, perché? Potresti essere peggio di quanto tu non lo sia ora?” chiese facendo ridere la sala.
“Guarda che stanotte dormi sul terrazzo.” Lo minacciò lei schioccandogli un bacio sulla guancia.
“E per fortuna, io non sono più rimasto solo, trovando in Tom e Benedict dei compagni di sventura. Quello che succede all’addio al celibato, rimane all’addio al celibato! Molto Notte da Leoni.” Commentò Dwayne facendosi guardar male dalla sorella.
“Hanno avuto alti e bassi, ma nonostante tutto si sono ritrovati… Devo dire che rispuntare dopo mesi mezza nuda piantandogliela davanti credo sia stato uno dei leit motiv della reconquista del territorio…” disse Martin, che era stato presente alla scena, mentre Laila si copriva il viso con le mani, ridendo come non mai, mentre Benedict scoppiava a ridere.
“Mettiamo i puntini sulle i, che qui sembra mi sia fiondata a casa sua nuda… stavamo girando Sherlock e quelli erano i miei vestiti di scena!”
Da un tavolo si sentì Robert Downey Jr commentare “Bè, avresti potuto piantarti fuori da casa sua in quella maniera! Sarebbe stata una bella scena… Credo che gli sarebbe preso un infarto!”
“Poco ma sicuro!” rispose Scarlett ridendo.
Josh prese la parola “Conosco Benedict da una vita oramai, ed è uno dei miei migliori amici. Laila la conosco da meno tempo, ma credo di essere abbastanza sicuro nel parlare per tutti dicendo che siete davvero fatti l’uno per l’altra.”
Eugenia lo seguì “Siete due dei miei migliori amici. E vi voglio un bene dell’anima… Io e te Laila ne abbiamo passate di ogni, e pensare che ora siamo qui è quasi incredibile. Benedict, prenditi cura di lei. È una rompiballe, ma hai buone basi per sopportarla!”.
 
Il deejay annunciò la prima canzone che avrebbero ballato gli sposi “And now, by request of Tom, the best man, ‘Trapped by a thing called love’… come on newly weds! Let’s start the dance!”.
Benedict la portò in mezzo alla pista mentre la voce calda di Denise LaSalle cominciava a cantare “Somebody tell me
What has this man got
He makes me feel
What I don’t wanna feel
Somebody tell me
What has this man got
He makes give
When I don’t wanna give
 
Benedict appoggiò la fronte su quella della ragazza “Allora, come sta Mrs. Cumberbatch?”
“Oh Gosh, that’s so strange! Mrs. Cumberbatch è tua madre.”
“Laila Cumberbatch… it doesn’t sound that bad!”
 
On solid ground
I feel myself sinkin' fast
I grab a hold
But I don't think it's gonna last
I'm slowly losin' my ground
Slowly sinkin' down
Trapped by this thing they call love
Oh baby
 
“Come on! Everyone on the dance floor!” li invitò Laila. “Papà, porta la mamma a ballare, poche balle!!” esclamò in italiano così che potessero sentirla bene.
 
Hooked on this thing called love
Hooked on this thing called love!”
 
Tom portò Eugenia, Liam Joanne, alla fine anche suo padre portò sua madre sulla pista da ballo, Timothy accompagnò a braccetto Wanda e poco dopo la pista fu piena di gente che ballava. Ad un certo punto Tom ed Eugenia si avvicinarono a loro due “Can I dance with the bride?” chiese Tom.
“Sure, but only if I can dance with the damsel!”
“Change!!” esclamarono tutti e due scambiandosi la compagna.
Eugenia si voltò verso l’amica, facendo ridere gli altri tre “Oh my God, I’m dancing with Benedict Cumberbatch!”.
Tom la guardò sorridente “And now we’re here!”
“After all these years… if it wasn’t for you, I think nothing in my actual life would have happened and now I would be living in the same flat, working at the Disney store and maybe still dating Arthur!”
“For the first two, that wouldn’ be a problem, but for the last one… thank God we crashed!”
“Definitely! So? With Eugenia?” gli chiese alzando e abbassando ripetutamente le sopracciglia.
“I got plans…”
“Not when I’m in honeymoon… even I know that I could hear the sound of the flatlining even lying on a beach on the other side of the world.” Commentò facendolo ridere.
“No, don’t worry! I’m still looking for the ring.”
“Do you need some help?”
“Of course!”
“Let me come back from the honeymoon and I’m all yours!”
“Don’t tell Ben!” le disse facendole l’occhiolino. “Ahahahaha!!! Scemo!!” la canzone finì e l’abbracciò, dandole uno dei suo soliti abbracci da orso.
“Ti voglio bene, Tom…” “Te ne voglio anche io…”.
 
“PRONTE?!” esclamò Laila, girata di spalle, in piedi sul palco del deejay.
“Sì!!!” esclamarono le ragazze dietro di sé, pronte ad afferrare il bouquet.
“Uno… due… tre!!” lanciò il mazzo alle sue spalle e quando sentì un boato si girò, trovando Eugenia che, con espressione sconvolta, teneva in mano il bouquet.
 
****************ANGOLINO DEL DISAGIO******************
Ed eccoci qui.
(ho quasi la lacrimuccia al pensiero.)
Dopo millemila peripezie, 29 capitoli, pagine su pagine scritte… anche Laila e Ben si sono sposati! (*inserire trombe trionfanti e coro degli angeli, please!*)
E altra cosa importantissima: questo è l’ultimo capitolo della storia. Il prossimo sarà l’epilogo e si concluderà quest’EPOPEA!
Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto, spero di leggere qualche vostro pensiero e, come sempre, grazie mille a chiunque legge il prodotto dei miei squilibri mentali!
Alla prossima… e un bacione!
Lalli :3
 
 
 

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Capitolo 30
*** 30. Epilogo ***


−CAPITOLO 30−
“Anni dopo”
 
 
“No, ma davvero?” chiese ridendo Eugenia, le gambe incrociate sul divano.
“Giuro!! Ho un figlio idiota, che ti devo dire!” commentò Laila facendo spallucce.
“Sì, ma anche quell’altra che gli va dietro!” disse Tom mentre si metteva una mano in faccia disperato.
“Bè, amore, è figlio tuo!” la rimbeccò Benedict inforcandosi gli occhiali.
“Bè, amore” gli fece il verso “basta guardarlo in faccia per dire che è anche figlio tuo!” lo rimbeccò dandogli un bacio sulla guancia.
“State parlando di quel cretino di mio fratello?” chiese una voce femminile proveniente dal corridoio d’entrata.
“Oh, ciao tesoro! Non ti avevo sentito rientrare!”. La ragazza era appena arrivata a casa da un’uscita fuori e si stava togliendo il cappotto pesante, appendendolo all’ingresso per poi entrare in salotto per salutare tutti. Alta, gli occhi azzurri con taglio felino e gli zigomi del padre, i capelli lunghi castano scuro.
“Ciao ma’! Hi dad!” li salutò baciandoli sulla guancia per poi andare a salutare gli altri due presenti.
“Ciao zia Gin!! Hi uncle Tom!” li abbracciò.
“Dannazione Anouk, già sei alta, se poi ti metti quei tacchi…!” commentò Eugenia guardandole le decolletè.
“Bè, Aaron è alto 1.95, quindi non si lamenta!” rispose sorridendo mentre se le toglieva tornando ad altezza normale.  “Ma come mai ce l’avete con Jaime?”
“Nulla, lo stavamo prendendo per il culo per quello che ha fatto ieri sera!” le rispose la madre ridacchiando facendola scoppiare a ridere di cuore.
 
Erano passati 19 anni.
Dopo il matrimonio era rimasta incinta quasi subito, fortunatamente era riuscita a portare in scena Much Ado About Nothing, ma non era riuscita a tener fede agli impegni cinematografici del 2016, dato che nell’aprile di quell’anno aveva dato alla luce una coppia di gemelli: Anouk e James.
Poco più tardi, anche Eugenia e Tom si erano sposati. Il matrimonio fu meraviglioso e, per gioco della sorte, anche Eugenia a poco meno di un anno dal matrimonio era rimasta incinta, dando alla luce Josephine. Tom era esaltato come non credeva potesse essere mai stato.
Negli anni, nonostante tutti gli avvenimenti, il lavoro continuava ad andare a gonfie vele. I nonni avevano curato i bambini quando non potevano seguirli sul set, ma cercavano sempre di essere il più presente possibile.
Come scendevano in Italia ogni volta possibile. I bambini parlavano un italiano perfetto, Laila si era premurata che lo imparassero, così che potessero comunicare con entrambe le parti della famiglia in modo naturale.
Nonostante fossero figli di due attori di – oramai - fama internazionale, fortunatamente erano riusciti crescerli non come viziati figli di molte altre star del cinema, ma come ragazzi normali (Benedict aiutava molto dato che lui aveva vissuto lo stesso tipo d’infanzia).
Quando i bambini avevano 5 anni erano andati alla Royal Opera House per i BAFTA. Quell’anno fu l’emozione più grande: era incinta di un’altra bambina, il pancione di sei mesi oramai si vedeva. In quell’edizione non era nominata, ma avrebbe dovuto presentare la categoria del ‘Miglior Attore Protagonista’. Quando aveva visto il contenuto la lettera che annunciava il vincitore della categoria, si era messa una mano sulla bocca. “And the winner is… oh dear God… Sirs, I’m pregnant! You can’t do this to me!” scherzò lei prima di annunciare il vincitore “… Benedict Cumberbatch.” Lui era corso sul palco, tra strette di mano e pacche sulle spalle dei vicini, baciandola e abbassandosi a baciarle il pancione.
Edie – di circa 6 anni più piccola dei fratelli maggiori – era la più scalmanata, ma aveva un cervello che poteva far impallidire ogni ragazzo della sua età.
 
Un giorno, qualche mese prima, tornando a casa dalla spesa, li avevano trovati che guardavano intenti qualcosa alla televisione. “Ragazzi, che state guardando?” aveva chiesto Benedict infilando la testa in soggiorno.
“Una cosa vecchia! Qualcosa di interessante che non abbiamo mai visto dove ci siete te e papà!!” aveva risposto James.
“Spero non sia il filmino del matrimonio!!” aveva esclamato Laila dalla cucina.
“No, mamma…molto meglio!!” stava ridacchiando Edie, seduta in mezzo ad Anouk e James, la ciotola piena di popcorn sulle gambe. Anouk aveva alzato il volume così che anche la madre potesse sentire “Now tell that sweet little posh thing the pictures are safe with me. But not for blackmail. Just for insurance. Besides, I might want to see her again. - Oh. No no no no. It's been a pleasure. Don't spoil it. This is how I want you to remember me: The woman who beat you.
Laila si bloccò, arrossendo come una dannata. Era la sua voce, in una serie televisiva che risaliva a più di vent’anni prima. “Ti sei divertita a frustare papà, eh?”
Si fiondò in soggiorno, rossa come un peperone maturo.
“Edie, non lo stavo davvero frustando.” Aveva risposto, tossicchiando imbarazzata.
“Mamma, che gnocca!” aveva esclamato James guardandola sconvolto.
“Ehy, stai insinuando che non sia più figa?”
 “No, però sono passati quanti?... 23 anni? Ora siamo quasi ai 50, Ma’!” James si beccò uno scapelloto sulla nuca “Ouch!”
“Per tua informazione sono ancora a 48! E poi con tutto quello che pago il personal trainer, porca sogliola, se non fossi in forma sarebbe tragica!”.
Anouk guardò il padre, che si era appoggiato sulla spalliera dietro di lei “Cazzarola, ha ragione la mamma a dire che ti assomigliamo tantissimo!”
“Bè, qui avevo i capelli tinti. I miei capelli sono uguali a quelli di Edie! Comunque sì, devo dire che tra tutti mi assomigliate abbastanza.”
“OH MIO DIO MACHE FIGATA IL LETTO!!” aveva urlato Edie di punto in bianco. “Oh, me la ricordo quella scena! Eravamo nella campagna inglese con un divano e un letto meccanico che si alzava!” ricordò Laila. “Vero!! E mi ricordo quanto stavi morendo di freddo in quella scena!” le aveva detto abbracciandola.
“Cavolo, me lo ricordo pure io! Ok che il cappotto era pesante e che sotto avevo canottiera e pantaloncini, ma faceva un freddo allucinante! Non avevo nemmeno le scarpe!”
“Mamma, quel verso cos’era?” le aveva chiesto Anouk ridendo: era arrossita di botto, mentre il marito rideva.
“Devi sapere che per registrare quel suono, tua madre s’è dovuta chiudere in una stanza perché altrimenti non la smetteva più di ridere!”
“Te lo ricordi ancora!” “Mi ricordo tutto…” le disse prima di baciarla, mentre i tre ragazzi esclamavano sconvolti “Oh for God’s sake: SMETTETELA!!”.
 
Aaron, il ragazzo di Anouk, era il figlio maggiore di Joanne e Liam. Stavano insieme da meno di un anno, ma le due coppie di genitori avevano scommesso sul fatto che si sarebbero messi insieme vedendoli crescere… cosa che non avrebbero mai fatto su un’altra coppia della famiglia: James e Josephine.
Era un misto perfetto tra Tom ed Eugenia. Pelle chiara, capelli rossi, occhi chiari, lentiggini, abbastanza alta. Durante l’adolescenza non erano mai riusciti a sopportarsi: erano due caratteri completamente contrastanti, non riuscivano a stare nella stessa stanza per più di venti minuti senza finire a litigare, facendo diventare pazzi i quattro genitori… quando un giorno James si era schierato dalla sua parte difendendola a spada tratta.
 
Anouk era rimasta a parlare in soggiorno piantata sul divano con una tazza di the caldo in mano dopo che si era messa in pigiama, quando sentirono una chiave girare nella toppa. Una risata, lo schiocco di un bacio e un “Anouk sarà tornata e ha lasciato le luci accese…”
“No, asshole. I’m still here!” esclamò la sorella. James la raggiunse in salotto, rimanendo bloccato dalla vista di tutti e cinque.
“Ciao tesoro!” lo salutò la madre ridacchiando.
“Ehm… ciao…” si voltò verso il corridoio. “I tuoi sono qui.” “COSA?!” sbraitò una voce femminile.
“Che diavolo ci fate ancora svegli? Non siete vecchi per essere svegli alle due del mattino?” chiese James.
“Vieni qui a dirlo se hai il coraggio!” lo minacciarono Eugenia e Laila guardandolo male. Josephine entrò in salotto.
“Mbè? Te che ci fai a casa loro e soprattutto ancora in giro a quest’ora della notte?” le chiese Tom mentre la figlia salutava Benedict e Laila.
“Eravamo qui in zona, mi scappava la pipì e siamo arrivati qui! Poi mi riaccompagnava a casa, ma dato che voi siete qui potete riaccompagnarmi voi!” gli rispose sbattendo innocentemente le ciglia.
“Sappi che su questo ha preso da te.” Commentò Tom guardando la moglie.
“Sì, devo ammetterlo. Su questo è la mia copia sputata. Sì, ti portiamo a casa noi, rompiballe!” rispose Eugenia alzando gli occhi al cielo.
“Grazie ma’!” le disse schioccandole un bacio sulla guancia, ricevendo come risposta un “Ruffiana!”.
“Dove siete andati di bello?” le chiese Benedict.
“Siamo andati a Camden, roba easy!” rispose James facendo spallucce.
“Siete rimasti in zona quindi.”
“Sì sì! Josie adora Camden… me lo farà odiare dal tanto spesso che ci andiamo!” commentò esasperato il ragazzo beccandosi un pugno sul braccio dalla diretta interessata. “Ouch!!”
“Kick him in his ass, Jos!!” esclamò Anouk allungandosi per batterle il cinque. Al contrario di James, le due ragazze erano sempre andate d’amore e d’accordo.
“Ragazze, non urlate che se Edie si sveglia è finita…” disse Laila facendo abbassare la voce alle due, che come le madri avevano un tono di voce naturalmente alto. Si sentì un *clink* e dei passi che arrivavano al soggiorno. Edie, i lunghi capelli castano ramati raccolti in una crocchia incasinata sulla testa, i grandi occhiali da vista con la montatura nera inforcati, le lenti un po’ spesse le ingrandivano leggermente gli occhi nocciola, e la vestaglia da notte infilata sopra il onesie di Totoro, era appoggiata allo stipite con un piatto in una mano e un toast nell’altra “Troppo tardi! Spuntino delle quasi due e mezza!”.
 
Dopo un po’ Tom ed Eugenia tornarono a casa con Josephine, i tre figli se ne andarono nelle proprie stanze e finalmente i due riuscirono ad andare a letto.
“Sono morto… sto arrivando ai 60 anni, non ce la faccio mica più a reggere le tre del mattino come un tempo!” commentò Benedict infilandosi sotto le coperte.
“Bè, le reggi ancora però!” gli disse raggiungendolo, accoccolandosi di fianco a lui “E sei ancora il meraviglioso uomo che ho conosciuto ventitré anni fa!”
“E tu ancora la pazza che mi ha fatto perdere la testa. Su, spaparanzati!”
“Ohohohoh! È Natale!!” gongolò lei facendolo ridere, mentre si appropriava di metà del suo corpo, mentre lui le passava le dita tra i capelli, facendola andare in brodo di giuggiole.
“Aaaaaahhhh! Ti odio.”
“Certo, come no.”
 
 
−FINE−
 
**************** ANGOLINO DEL DISAGIO**************
Ho seriamente un nodo alla gola.
Mettere il tick nella casellina “Completa” è stato parecchio difficile.
Lo so, è un piccolo capitolo conclusivo, ma ci tenevo a farvi sapere cosa combinano Ben e Laila nel futuro.
Spero di avervi tenuto compagnia con questi 30 capitoli con le avventure di questi due adorabili disagiati… da quando ho iniziato a scrivere la storia (circa gennaio 2014 credo) ad ora che ho ufficialmente finito di pubblicarla di tempo ne è passato e dubito che due personaggi mi potranno rimanere così nel cuore.
Ringrazio tutti. Chiunque l’abbia letta, preferita, ricordata, seguita, recensita.
Vi voglio davvero bene.
Un bacione e alla prossima <3
Lalli
 

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