I will always save you

di RegalGina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Part 1 ***
Capitolo 2: *** Part 2 ***



Capitolo 1
*** Part 1 ***


I WILL ALWAYS SAVE YOU, part 1

Era lì, sdraiata, immobile. Fissava il vuoto, in silenzio. Un pensiero irruppe all'improvviso nella sua mente, a spezzare quell'enorme vuoto che con tanto impegno si era sforzata di creare.
Lui.
E poi uno dietro l'altro seguirono tutti quegli altri pensieri che aveva cercato di blindare nel suo inconscio. Come aveva potuto sbagliarsi? Come aveva potuto pensare che fossero la stessa persona, essere così ingenua da credere che le cose potessero accadere due volte? Che esistono seconde possibilità? Non esistono seconde possibilità, tanto meno per i cattivi come lei. Perché anche se aveva cercato con tutte le sue forze di diventare un eroe, rimaneva pur sempre dell'oscurità nel suo cuore e questo le avrebbe impedito di vivere una vita che si avvicinasse almeno un minimo alla felicità. Una lacrima scese lungo le sue guance ed andò a poggiarsi sulla fredda pietra dove era stata ignobilmente lasciata. Cercò di tirare un respiro profondo, almeno l'aria nei polmoni le ricordava che era viva, ma anche quello le riuscì difficile. Forse per il dolore, forse per la disperazione, forse per le ferite, o forse per la delusione. Delusione non verso gli altri, ma verso Sé stessa. Una Sé stessa che probabilmente stava odiando con tutte le sue forze, una Regina che aveva fallito. Una voce in fondo a tutti quei pensieri cupi cercò di farsi spazio, suggerendo che forse stava pretendendo un po' troppo da Sé stessa, che forse se avesse abbassato gli standard dei suoi ideali avrebbe potuto vivere più serena. Ma scacciò immediatamente quel pensiero perché non riusciva a togliersi dalla testa di aver fallito, in tutto, sempre. Forse l'abbandono sulla nuda pietra era quello che meritava, anche se desiderava in quel momento con tutta Sé stessa poter ricominciare a lottare per diventare la persona che da tempo sognava di essere, libera e felice finalmente, senza sempre quell'ansia di sbagliare che le rovinava le giornate, quella paura che alla fine le rovinava sempre la vita portandola a commettere sempre gli stessi errori. Un'altra lacrima sfuggì dai suoi occhi lucidi e stanchi, ma proprio in quel momento sentì un rumore di ferraglia alle sue spalle e fu invasa da una luce accecante che la strappò da quel circolo vizioso che si era instaurato ancora una volta nella sua testa. Cercò di voltarsi per vedere chi stesse entrando, anche se un'idea in realtà ce l'aveva, ma le ferite le dolevano troppo e tutto ciò che riuscì a fare fu emettere un gemito strozzato. Era girata sul fianco sinistro e pochi istanti dopo aver udito la porta chiudersi sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla destra e raddrizzarla un pochino in modo che potesse almeno girare la testa nella direzione opposta. Ed in quel momento lo vide, di nuovo. E di nuovo fu come se il suo cuore si fermasse. Una stilettata di dolore si scagliò nel suo stomaco, a ricordarle che di nuovo stava sbagliando, che lui non era davvero lui. Si riscosse, ed il suo cuore poté ricominciare a battere.
- Come stai? - disse lui con un tono che pareva del tutto normale.
La Regina non rispose.
- Non parli? Hai perso anche la lingua?! - aggiunse con un ghigno sadico.
- Che t'importa? - disse Regina con un filo di voce.
- Ah già, non mi importa nulla, hai ragione! -
Rise forte. Di gusto.
Regina non ne poté più, lo penetrò con i suoi occhi neri e gli sputò sul viso. Lui non fece una piega, rimase immobile a fissarla divertito. Poi la spinse leggermente in modo da rimetterla nella stessa posizione di prima.
- Che tu ci creda o no, devo medicarti le ferite. Non vorrei che morissi per causa mia. -
Le sollevò la maglietta scoprendole la schiena, rivelando un profondo taglio lungo tutta la scapola destra. Prese un pezzo di stoffa ed iniziò a ripulirla da tutto il sangue che si era creato intorno. Nonostante l'avesse ricucita il giorno prima, l'emorragia non si era fermata da tanto era profondo. Mentre operava senza preoccuparsi di essere delicato, le parlò nuovamente:
- Sai, non so perché tu ti sia fatta questa idea che io possa essere lui. Ma credo che tu come me sia arrivata alla conclusione che non lo sono. Mi dispiace, ma il Robin che cerchi non sono io. -
A Regina scese un'altra lacrima, forse per il dolore della ferita, o forse per il dolore nel suo cuore. Però quel Robin aveva ragione. Non era lui. Ancora una volta le tornarono alla mente i sensi di colpa, ancora una volta ricominciò a chiedersi come aveva potuto illudersi in quel modo così ingenuo. Nessuno vive esattamente la stessa vita. E se anche quel Robin avesse avuto nelle corde tutti gli ingredienti del suo Robin, le esperienze di vita lo avevano evidentemente trasformato in qualcun altro. E così sarebbe stato con tutti gli altri Robin esistenti in quello e negli altri mondi. Una fitta di dolore atroce la risucchiò di nuovo dai suoi pensieri quando l'uomo le abbassò nuovamente la maglia, per disgrazia o per fortuna, perché ancora non aveva capito se era più il dolore fisico che la stava lacerando, oppure quello interiore.
- Ora vediamo la gamba… - lo sentì mormorare tra Sé e Sé.
Se possibile la sua gamba destra era anche messa peggio. Un altro squarcio verticale si apriva dal gluteo fino al ginocchio, costeggiando il bicipite femorale con un solco profondissimo. Anche questa era già stata ricucita, ma quando quella versione di Robin cercò di pulirla fu ostacolata dagli spasmi di dolore e gli urli di Regina.
- Se continui così farà infezione... E non ci sarà più niente da fare… - disse con un sussurro, con una voce che sembrava quasi dispiaciuta. Regina cercò allora di trattenersi ma le fu impossibile. Il dolore era lancinante e ben oltre il limite del sopportabile. In preda al delirio cercò di alzarsi, ma ricadde immediatamente a terra sbattendo la testa. Ci riprovò di nuovo, ma lo sguardo le cadde sui suoi polsi e fu allora che si rese conto di essere legata.
- Perché… - riuscì solo a mormorare, allo stremo delle forze.
- Perché io non sono lui… - si sentì rispondere. Ma la voce ormai era lontana, un sussurro portato dal vento che si dissolse nell'aria.
Regina non riuscì a rispondere, o forse non capì. Si sentiva stanca, estremamente stanca. In fondo, se avesse chiuso gli occhi un momento non sarebbe successo nulla di grave.. E così fece. Chiuse gli occhi, e lasciò che l'oscurità la inglobasse completamente. Magari in quel silenzio anche i pensieri le avrebbero dato un momento di pace.

Robin Hood finì di pulire la ferita di quella donna che lui riteneva così stolta. Ma insomma, come aveva potuto pensare che lui fosse un uomo morto?! Era qualcosa di impossibile, nemmeno la magia è in grado di riportare i morti! Quella era ben lontana dall'assomigliare alla Regina Cattiva di cui tutti avevano parlato tanto nella Foresta Incantata, eppure, se la avesse consegnata a Biancaneve ed il Principe, tutti avrebbero creduto che lei fosse ritornata dal Regno dei Morti e per questo avrebbe ottenuto una grande ricompensa. Le coprì la ferita sulla gamba ed uscì dalla cella, chiudendo a chiave la porta alle sue spalle.

Regina si riscosse qualche ora dopo, in preda a dolori atroci alla gamba ed alla schiena. Cercò di cambiare posizione, ma la profondità delle ferite e le mani legate glielo impedirono. Così, alla sua sofferenza si aggiunsero anche i muscoli sani addormentati e le membra atrofizzate. Cercò di liberarsi con la magia, ma era troppo debole e tutto quello che riuscì a fare fu procurarsi un forte mal di testa. Come aveva potuto pensare di liberarsi, nelle condizioni in cui era sarebbe stato un miracolo sopravvivere un altro giorno. Per non parlare che quel Robin non le dava né cibo né acqua da quando la aveva rinchiusa in quel luogo, e francamente non se lo ricordava nemmeno. L'ultima cosa che si ricordava era di essersi fermata a fissarlo proprio nel momento in cui Emma aveva gettato il fagiolo magico per tornare a Storybrooke, di essersi poi voltata verso di lei e di aver sentito alle sue spalle un “ma tu sei identica alla Regina Cattiva!”. Poi, più nulla, buio totale. La sua ipotesi era che Robin la avesse attaccata alle spalle ed Emma non fosse riuscita ad ostacolarlo. Emma… In tutta quella storia Emma era l'unica a rappresentare una luce in tutta quella oscurità intorno a lei: nella sua mente, nel suo cuore, nella sua vita. Una piccola lucciola che brilla nella notte più nera. Forse Emma in quella situazione era l'unica speranza. Forse però, non era l'unica situazione in cui Emma era stata l'unica speranza. Ripensò a tutte le volte che si erano salvate a vicenda, a tutto quello che avevano passato insieme. Dai primi litigi per la custodia di Henry, alla rivalità dopo che era stato spezzato il sortilegio. E poi, le prime alleanze. Emma era stata l'unica a credere in lei per davvero, a credere in lei fino in fondo. A credere che ci fosse una speranza di liberarsi da tutta quella oscurità. Credeva di esserci quasi riuscita, ma ogni volta c'era stato qualcosa che l'aveva portata a ricadere di nuovo nel vortice. In quel caso però, non era un'oscurità cattiva. Era semplicemente un buio infinito che affliggeva la sua mente, un profondo vortice di pensieri che la inghiottiva troppo frequentemente per potergli sfuggire, e che irrimediabilmente la portava sempre a fare le scelte sbagliate. Scelte che, anche se non erano cattive, portavano comunque disgrazie agli altri. E questo non riusciva a perdonarselo. Non se lo sarebbe perdonato, mai. Non sapeva che destino Robin avesse in programma per lei, ma qualsiasi esso fosse, dubitava di riuscire a superare un'altra notte in quelle condizioni. Anche se, nel profondo del suo cuore, una speranza albergava ancora. La speranza che nonostante tutto, Emma non la abbandonasse. Sperava che non l'avrebbe lasciata sola, che ancora una volta l'avrebbe salvata, come aveva fatto quando era diventata la Signora Oscura.

Sentì una porta alle sue spalle, quel rumore cigolante la fece rabbrividire. Aspettò con pazienza che come il giorno prima lui la girasse e le parlasse con quella sua aria divertita, ma non lo fece. Sentì una mano decisa sollevarle la maglietta ed iniziare a fare qualcosa che la fece soffrire moltissimo. Gridò forte cercando di divincolarsi da quella presa, ed allora lui parlò.
- Ferma, ferma… Non ho tempo da perdere con te, ok?! -
Aveva le lacrime agli occhi dal dolore, ma quell'uomo crudele non si fermò. Non capiva se le stesse togliendo i punti o semplicemente pulendo la ferita bruscamente, o peggio, se non la stesse peggiorando tanto per divertimento. Cercò ancora una volta di divincolarsi, ma lui la tenne ferma schiacciandole la testa contro il pavimento ghiacciato e calcando ancora di più la mano sulla sua schiena. Regina non resistette, e gridò con tutta l'energia che aveva in corpo sperando che insieme alla voce uscisse anche il dolore, ma non fu così. Forse qualcuno l'avrebbe sentita? Dubitava. Ciò di cui era certa però era che ciò che quel Robin le stava facendo era ben lontano dal curarla. Sentì un qualcosa di caldo colarle lungo la schiena, mentre le sue lacrime le bagnavano il volto. Desiderò con tutta Sé stessa che quell'agonia cessasse, che qualcuno la venisse a prendere per portarla fuori di lì. Le sue urla non cessarono mai, neanche quando la gola iniziò a bruciarle in modo terribile, sentì in bocca il sapore del sangue. Ma si accorse che il suo grido non era solo un grido di dolore, no. Lei stava gridando qualcosa, stava invocando aiuto, stava supplicando di venirla a prendere. Una parola, un nome: Emma.
Un rumore ancora più assordante delle sue urla spezzò l'aria, facendo sobbalzare sia Regina che Robin. Qualcuno irruppe nel sotterraneo, ma la Regina non riuscì a vederlo, accecata dal dolore com'era. Questo però indusse Robin a smettere quella tortura e la donna lo sentì dire:
- E tu chi diavolo saresti? -
- Eeeeeh, sapessi! -


THE END (cliffhanger muahuahuahah). Ci tenevo troppo a finire così la prima parte, scusate ahahah. Comunque la storia sarà composta solo da 2 capitoli, il secondo lo pubblicherò a breve. La storia diventerà SwanQueen, abbiate pazienza ;)

A presto!
Gina.

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Capitolo 2
*** Part 2 ***


I WILL ALWAYS SAVE YOU, part 2

La donna sfruttò la reazione di sorpresa suscitata dalla sua risposta per colpire Robin con un fulmine magico ed atterrarlo. Poi lo sollevò dal collo della camicia e gli disse parlandogli ad un millimetro dal viso:
- Non azzardarti a torcerle un altro capello, oppure il prossimo arriverà dritto al cuore! –
Robin inizialmente non seppe che fare di fronte a tanta fragilità apparente, ma immensa forza interiore. Poi, si ricordò di un oggetto che rubò un giorno ad una mendicante: un bracciale. Un bracciale che aveva il potere di annullare qualsiasi magia nel corpo del suo portatore.
- Non ti preoccupare, non vivrai abbastanza a lungo per assistere… - le rispose con la voce strozzata mentre cercava di raggiungere il bracciale nella tasca dietro dei suoi pantaloni. Non appena toccò il cuoio ruvido lo agganciò con un movimento fulmineo al braccio della ragazza, che spiazzata da quella reazione inaspettata lo lasciò andare.
- Ma che diavolo…!? – esclamò fissando il bracciale. Ma quando realizzò la funzione dell’oggetto sgranò gli occhi e guardò il ladro con uno sguardo di fuoco.
- Questa me la paghi! – gli urlò con un ringhio feroce e colmo di odio.
- Lo vedremo… - disse fra sé e sé Robin.
Poi si scagliarono l’uno contro l’altro con una grande ferocia ed il fuoco negli occhi.
“Devo salvarla… A tutti i costi, devo salvarla… Per Henry, per Biancaneve, per tutti! Per me…” pensò mentre schivava un fendente di Robin con un coltello che aveva tirato fuori dallo stivale. Rispose con un gancio destro contro la sua mascella, seguito da una ginocchiata nel petto, scagliandolo indietro fino a farlo sbattere contro la pietra spigolosa della cella di Regina.
- Non ti permetterò di farle altro male… - aggiunse la donna con una rabbia crescente.
Caricò un destro ma Robin fu sufficientemente svelto da spostarsi, e così il pugno della ragazza si scagliò contro il muro procurandole una frattura alla mano ed un dolore atroce. Ma non demorse. Doveva salvare Regina, a qualsiasi costo. Si voltò facendo appena in tempo a schivare un’altra coltellata dell’uomo e contrattaccando con una serie di calci e pugni incessanti. La mano le doleva, ma non poteva fermarsi, non voleva fermarsi. Continuò fino a quando Robin si accasciò al suolo, senza coscienza. Un rigolo di sangue fuggiva dalle sue narici ed il suo respiro era pesante, forse gli aveva rotto il setto nasale, ma poco importava. Ora doveva pensare a lei.
Si accovacciò accanto al corpo di Regina accarezzandole i capelli e sussurrandole il suo nome all’orecchio. Era svenuta e le sue condizioni erano ben altro che gravi, ma a causa di quel bracciale non poteva curarla. Una brutta febbre si era merra in mezzoa peggiorare le cose. Doveva portarla via di lì, ed alla svelta, perché se Robin si fosse risvegliato prima della loro partenza le cose si sarebbero messe davvero male per loro.

Regina aprì gli occhi udendo la voce della ragazza china su di lei, erano lucidi e le pupille dilatate. Scottava. Guardò la donna sopra di lei e la riconobbe immediatamente nonostante facesse fatica a metterla a fuoco.
- Emma… - sussurrò con un filo di voce.
Emma le sorrise con le lacrime agli occhi, guardandola ed asciugando il sudore sulla sua fronte. L’aveva salvata, ci era riuscita.
- Mi hai salvata… - aggiunse Regina proprio in quel momento.
- Sì! Sì… - rispose Emma più per sé stessa che per lei. – Ora dobbiamo sbrigarci però, non abbiamo molto tempo. Robin non ci metterà molto a svegliarsi e noi dobbiamo tornare a casa al più presto. –
Regina annuì, cercando di alzarsi. Ma il suo tentativo fallì miseramente e ricadde a terra.
- Non posso... –
- Ok, ok… Regina, non posso curarti a causa di questo bracciale, ma ti prometto che usciremo di qui e tu sopravvivrai. –
- No, Emma… Torna a casa, lasciami qui. In fondo è solo colpa mia se siamo in questa situazione. Devi tornare a casa, a prenderti cura di Henry. Ha bisogno di sua madre… -
- Anche tu sei sua madre Regina! – rispose Emma in tono molto serio. – Perciò se ti sto promettendo che noi usciremo di qui, credimi, ti porterò fuori di qui. Quindi ora fa’ ciò che ti dico. –
Regina annuì.
- Bene, allora tieniti forte a me. – disse afferrando le sue braccia e mettendosele intorno al collo. Poi la sollevò, stando attenta a non premere troppo sulle ferite anche se in quella posizione era praticamente impossibile. Sentì Regina gemere di dolore ma nel frattempo aggrapparsi di più a lei, e fu in quel momento che capì quanta fiducia aveva in lei, quanto bene avevano costruito in tutti quegli anni. Si voltò ed uscì dalla cella, salendo le scale di pietra e dirigendosi verso la luce del sole, lasciando Robin a terra, inerme.

Uscire da quel tugurio di sotterraneo non fu affatto facile, considerando che doveva stare attenta a non peggiorare la situazione di Regina e per di più la mano le doleva in una maniera atroce. Non sarebbe riuscita a portarla ancora per molto, doveva trovare un luogo sicuro per aprire un nuovo portale. Raggiunsero una piccola radura in mezzo ai boschi, lì Emma adagiò Regina nell'erba e si sedette un secondo a riprendere fiato mentre estraeva un fagiolo magico dalla sua tasca. In quel momento Regina riprese conoscenza e quando si accorse di ciò che stava per fare la salvatrice sgranò gli occhi incredula.
- Emma, come hai fatto a trovarne un altro?! - esclamò, per quanto le sue forze glielo permettessero.
Emma si precipitò accanto a lei e, sostenendole la testa, quasi commossa che fosse riuscita a riprendere conoscenza anche in quelle condizioni così gravi, le rispose:
- Non preoccuparti… Tremotino… Sai com'è, accordi strani. Ma non preoccuparti, ne parleremo quando arriveremo a casa. :) -
Regina annuì mentre la salvatrice lanciava il fagiolo magico e la riprendeva tra le sue braccia. Un portale grande e vorticoso si aprì ai loro piedi, ma poco prima che potessero saltarci dentro una voce alle loro spalle esclamò.
- Non vi lascerò fuggire in questo modo! -
Era Robin.
- Forza Emma, andiamocene… - sussurrò Regina.
Ed Emma attraversò il portale.

Quando Robin le vide saltare in quello strano vortice che si era aperto nella terra, non ci pensò due volte e corse in quella direzione deciso a fare lo stesso. Ma quando saltò, anziché cadere nel vuoto come si era aspettato, cadde sulla terraferma.
Il portale si era chiuso prima che lui riuscisse ad attraversarlo.

Regina ed Emma furono rovinosamente scagliate contro il cemento bollente delle strade di Storybrooke. Quando arrivarono, Regina aveva perso conoscenza ma Emma percepì un senso generale di sorpresa attorno a lei. Si aspettava che qualcuno venisse a soccorrerle, ma non fu così. Probabilmente i loro amici erano impegnati in qualche altra faccenda complicata, in fondo la Evil Queen vagava ancora sguinzagliata per Storybrooke. Raccolse le ultime forze che le erano rimaste per sollevare di nuovo Regina ed incamminarsi verso l'ospedale. Non appena varcò la soglia esclamò un vago “aiutatemi” prima di cadere in ginocchio con ancora la donna in braccio. Erano due giorni che non mangiava e non dormiva ed ora che era al sicuro si sentiva completamente svuotata. All'udire la sua voce accorsero dei medici, che alla svelta le misero su una barella e le portarono in terapia intensiva. Una volta arrivate in stanza, prima si occuparono di Regina. Emma non poté vedere perché fecero tutto dietro un tendone, ma dopo un paio d'ore abbondanti vide il personale uscire dalla stanza. Poi arrivò il dottor Whale ed inizò ad occuparsi della sua mano. Emma, in preda alla preoccupazione gli chiese:
- Come sta…? -
Ma il medico non rispose. Emma capì che significava che la situazione di Regina era molto più che grave, ed aggiunse:
- Devi salvarla… A tutti i costi, è chiaro? -
- Le sue condizioni sono parecchio gravi Emma, non so come potremo… Ma ti prometto che farò il possibile. -
- No, non devi fare il possibile Whale! - esclamò attirando l'attenzione di tutti. - Tu devi salvarla e basta! -
- Ok, ok… Non dimenticarti che sono io il medico però. -
Emma si zittì di fronte a quella affermazione, ed abbassò gli occhi. Lo sguardo le cadde sul braccio sano, e si ricordò del braccialetto che le aveva messo Robin per privarla della magia. Se fosse riuscita a toglierselo, avrebbe potuto guarire Regina grazie ai suoi poteri!
- Dottor Whale… - disse di nuovo, questa volta in tono molto umile – Potresti dire a Turchina di passare di qui il più presto possibile? Ho urgente bisogno di parlarle. -
Lui annuì, finì di bendarle la mano con una benda allo zinco ed uscì dalla stanza, in silenzio.
Emma si mise seduta, ed aspettò. Nel frattempo avevano tolto il tendone che nascondeva Regina e poté vederla sdraiata su un fianco, cosparsa di bende che dopo solo qualche minuto erano già sporche di sangue. Poté sentire il suo cuore attraverso i macchinari. Non riuscì a trattenere una lacrima, non poteva lasciare che Regina morisse, non proprio lei. Non proprio la madre di suo figlio… Avrebbe dovuto accorgersi che Robin la stava attaccando alle spalle, avrebbe dovuto proteggerla, ma era stata troppo lenta, troppo lenta anche a recuperare il fagiolo, ed ora la sua amica rischiava la morte per causa sua. Anche se sentì che “amica” non era la parola adatta… Fin dal primo giorno in cui era arrivata a Storybrooke, quando ancora si odiavano, aveva provato una sensazione strana nei suoi confronti, come una calamita che non può fare a meno di attrarre il suo opposto. E poi, col tempo, l'odio si era trasformato in bene, ed ora aveva il sospetto che quel bene si fosse trasformato in qualcosa di più.
La porta della stanza la risvegliò dai suoi pensieri, che scacciò immediatamente vergognandosi di averli pensati in una situazione così drammatica. Turchina si avvicinò di fretta e dopo aver rivolto uno sguardo fugace a Regina disse ad Emma:
- Cara, ma che è successo!? -
- Non ha importanza ora, devi aiutarmi. Puoi togliermi questo? - disse indicando il bracciale.
- Non ho più la mia bacchetta Emma… Però, forse posso fare qualcosa lo stesso. -
Turchina iniziò a frugare nella sua borsa ed estrasse un volgare paio di forbici. Emma la guardò con aria interrogativa.
- Queste non sono forbici normali, sono incantate. Dentro questo oggetto scorre ancora un po' di magia di fata, con un po' di fortuna dovrebbe bastare a tagliare questo braccialetto. -
- Allora sbrighiamoci a scoprirlo! - esclamò Emma finalmente speranzosa.
Il piano di Turchina funzionò, il braccialetto fu tagliato ed Emma fu finalmente libera di usare di nuovo la sua magia.
- Grazie. - disse Emma.
- Lieta di esserti stata di aiuto, salvatrice. - rispose sorridendo Turchina e subito dopo uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.
Emma si affrettò ad avvicinarsi a Regina, per fortuna aveva fatto in tempo. Si sedette sul letto accanto a lei e le accarezzò la fronte. Era ancora bollente, doveva avere una febbre alle stelle. In quel momento Regina si risvegliò, Emma la sentì aprire gli occhi piano e gemere di dolore.
- Sh… - le sussurrò all'orecchio. - Regina, tra poco sarà tutto finito, come ti avevo promesso. -
Regina voltò la testa quanto bastava per guardare la salvatrice e sorriderle. Ma non aveva forze per parlare, perciò rimase immobile in quella posizione. Emma aggiunse:
- Ora rilassati, ho di nuovo la magia. -
Regina obbedì e rimise la testa dritta, lasciando che la salvatrice le salvasse la vita un'altra volta. Anche se forse, le piaceva farsi salvare da lei… Sentì Emma tagliare le bende che le avevano fatto i medici, il suo tocco delicato le fece venire i brividi. La donna tolse la benda completamente, lasciandole scoperto anche il petto, ma stranamente Regina si sentì perfettamente a suo agio.
Emma guardò la schiena martoriata della donna, ma nonostante le ferite riuscì ad apprezzarne la bellezza. Le avvicinò una mano alla scapola e, concentrandosi, fece fluire quanta più magia poteva nel suo corpo. Sentì Regina inizialmente emettere un gemito, ma poi sospirare di sollievo quando rimase solo una pallida cicatrice disegnata sulla sua pelle. Fece lo stesso con la ferita sulla gamba. Le rimase giusto la forza per togliersi la propria camicia e porgerla alla Regina, di modo che non rimanesse completamente svestita.
Regina aveva ripreso le forze e riuscì a mettersi seduta sul letto. Prese la camicia che Emma le stava porgendo, ringraziandola timidamente ed infilandosela. Aveva il suo odore.ù
- Emma… Grazie. - riuscì solo a sussurrare, abbassando lo sguardo.
Emma la costrinse a guardarla intensamente sollevandole il mento e le rispose.
- Non mi devi ringraziare. -
Un'energia pazzesca scorreva tra loro in quel momento ed entrambe se ne accorsero.
Regina prese la mano di Emma, ma lei sobbalzò, ritirandola dolorante.
- Ma cosa… Cosa ti è successo? - disse preoccupata alla bionda.
- No, non è niente… solo una mano rotta. - rispose Emma con la sua solita disinvoltura.
- Solo?! Dammi qua. -
Regina si fece porgere la mano. Aveva recuperato parecchia forza grazie alla magia della salvatrice ed ora era il momento di restituire il favore. Prese la mano di Emma tra le sue ed iniziò a trasferire energia curativa. In pochi secondi fu completamente guarita.
- Ehm… Grazie. -
Regina si limitò a sorridere. Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante, aggiunse:
- Dovresti smettere di salvarmi, sai? -
- E perché mai? Rimarrei senza una madre per mio figlio! - rispose Emma ironica. Poi aggiunse: - rimarrei senza nessuno da salvare. Sai Regina, sei la persona più importante che io possa salvare. Non smetterei mai di salvarti. Io ti salverò sempre. -
Regina si commosse e strinse forte la mano di Emma tra le sue. Capì che non importava quante volte si sarebbe ancora messa nei casini, non importava quanto la avrebbe fatta disperare. Emma ci sarebbe sempre stata per lei. Non era la salvatrice di Storybrooke, no. Lei era la sua salvatrice.
Ed era fiera di questo. 


THE END. Stavolta veramente :) Spero vi piaccia, non è nulla di che a livello di trama inventare storie SwanQueen mi piace tanto in ogni caso :) Se vi va, lasciatemi una piccola recensione per sapere che ne pensate della storia finita!

Bye!
Gina.

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