Lui? No grazie! O forse si?

di Hermy1994
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Avviso Importante! ***
Capitolo 2: *** *It's enough now!* ***
Capitolo 3: *** *I love Shopping* ***
Capitolo 4: *** *Water...again* ***
Capitolo 5: *** *My perfect boy* ***
Capitolo 6: *** *My imperfect boy* ***
Capitolo 7: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 8: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 9: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 10: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 11: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 12: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 13: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 14: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 15: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 16: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 17: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 18: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 19: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 20: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 21: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 22: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 23: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 24: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 25: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 26: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 27: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 28: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 29: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 30: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 31: *** Capitolo in revisione ***



Capitolo 1
*** Avviso Importante! ***


Avviso!

La storia sarà soggetta a revisioni e modifiche.
Sono passati molti anni da quando l'ho scritta e, ho visto che scrivevo davvero indecentemente.
Perciò ho deciso di seguire l'esempio del caro e vecchio Manzoni facendo una risciacquatura nell'Arno.
Metaforicamente parlando ovviamente. ( Sarebbe piuttosto arduo gettare il computer in un fiume e riaverlo intatto)
Uno alla volta, modificherò capitolo per capitolo e, quelli revisionati, li troverete con il titolo tra due asterischi ( *nome.capitolo*).
La trama rimarrà comunque quella ma, il modo in cui vengono narrati certi eventi, potrebbe cambiare.
-sempre se io non mi suicidi prima leggendo ciò che ho scritto!-
Vi invito quindi ad avere pazienza e, vorrei ringraziare tutti coloro che mi seguono.
In particolare ringrazio Alex per avermi consigliato questa revisione.



Perciò un bacione a tutti voi e, a presto!

Paola


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Capitolo 2
*** *It's enough now!* ***


it's enough now
Note dell'autrice: Ecco il primo capitolo revisionato in cui ho cercato di non staccarmi troppo dalla trama originale.
Tengo a precisare il fatto che sono profondamente legata a questa storia e, ci metterò il massimo impegno per renderla migliore.
Inizialmente volevo calcellarla ma la cara e dolce Alex ha iniziato a insultarmi nei peggiori modi e poi ha avuto la brillante idea di proporre la modifica di tutto.
Invito i vecchi lettori a farmi sapere se le modifiche sono di loro gradimento e, se non sto stravolgendo troppo la trama.
Ai nuovi lettori dò invece un caloroso benvenuto e spero che la fan fiction piaccia.
Tutti voi, qualsiasi opinione abbiate, brutta o bella, non esitate a scriverla. Aspetterò con moooolta ansia le vostre recensioni!
Detto questo, buona lettura.









Capitolo I





*It's enough now!"



"Nella vita ci sono giorni pieni di vento e pieni di rabbia;
ci sono giorni pieni di pioggia e piani di dolore;
ci sono giorni pieni di lacrime.
Ma poi ci sono giorni pieni d'amore che ci danno
il coraggio di andare avanti per tutti gli altri giorni."
Romano Battaglia, Notte Infinita.

***






Sara Sparvieri camminava per il lungo corridoio del suo liceo con la faccia livida dalla rabbia.

Per l'ennesima volta era stata convocata dalla preside della scuola. E per cosa poi?
Per colpa di quello stronzo e antipatico di Daniele Granieri!
"Oh, ma questa volta gliel'avrebbe fatta pagare cara!" pensò infuriata mentre raggiungeva l'ufficio più odiato da tutta la popolazione studentesca.
Bussò con timore e subito una voce severa esclamò un "avanti!".
Lentamente Sara aprì la porta ed entrò nella vecchia stanza. Tutto era perfettamente ordinato e dannatamente pulito, forse anche troppo. Sembrava che la preside Palombo si divertisse a trovare ogni minuscolo granello di polvere tra quelle quattro mura.
-Siediti Sparvieri.- le disse l'austera donna che la ragazza cercò di addolcire facendo un leggero sorriso ma, ricevendo in cambio solo un'espressione rigida e impassibile.
- Cosa devo fare con te?- le domandò la preside con un tono quasi diperato - ...continui ancora a importunare il povero Daniele nonostante i miei avvertimenti.-
-Ma...- provò a dire la ragazza cercando una giusta frase con l'intenzione di difendersi, venendo però subito zittita da una gelida occhiata.
- Non voglio sentire giustificazioni.- replicò la donna di fronte a lei,guardandola con astio - Sei in punzione per due settimane: dovrai pulire la tua classe alla fine di ogni giornata.-.
Sara sbiancò improvvisamente. Quella non era una punizione, era una tortura!
La sua classe era definita come la peggiore dall'intero corpo d'insegnanti. Il disordine regnava sovrano e, le povere bidelle dovevano stare ore ed ore a buttare cartacce, staccare gomme attaccate sotto le sedie e pulire le mura sulle quali accidentalmente venivano sempre spalmati panini, yogurt e pizzette. Uno spettacolo decisamente disgustoso e, che aveva portato alla sua classe continue detenzioni.
- Ma è troppo esager...- provò ancora a parlare lei.
- Ho detto che non voglio sentire niente! Hai maltrattato lo studente Granieri quindi la punizione ti spetta di diritto!- esclamò lei furente. - ...e ora fuori dal mio ufficio! Ho una riunione importante.- concluse facendole un cenno con la mano in segno di congedo.
La ragazza si alzò in piedi nel silenzio più totale temendo che, se avesse provato a dire una sola parola, la Vipera le avrebbe allungato la punizione.
Così uscì dall'ufficio tremando dalla rabbia e dall'indignazione.
Odiava la preside, odiava quella scuola e, soprattutto odiava quell'idiota di Granieri.
Il ragazzo, meglio conosciuto come " La macchina del sesso", frequentava l'ultimo anno e lei lo detestava dal loro primo incontro.
Tutti lo conoscevano, lo rispettavano e, non facevano nulla per bloccare qualunque azione spregevole lui compiesse.
Guai a chi lo sfidava! Chiunque avesse osato rivolgersi a lui i ìn maniere che lui non approvava si ritrovava letteralmente nel circolo degli sfigati.
Dio! Si può essere più ragazzini di così?
Certo, era maledettamente affascinanate e aveva un portamento talmente sensuale che tutta la popolazione femminile della scuola cadeva ai suoi piedi.
Quasi tutta.
Le uniche che non si lasciavano abbindolare dai suoi modi favolosamente convincenti erano Sara e Giorgia, la sua migliore amica.
Erano le sole ad aver capito l'importanza di non lasciarsi avvicinare da quel corpo scolpito e, sapevano perfettamente che per lui, non esistevano ragazze ma degli involucri vuoti da riempire con le sue parti intime e con il suo ego smisurato. Daniele Granieri non pensava alle ragazze come a delle persone con sentimenti e con un cuore. No, per lui erano solo delle puttane pronte a scaldargli il letto, che lo facevano divertire e che subito venivano cacciate via in malo modo.
Nessuna ragazza era riuscita a rimanere in quel letto, ne per una doppia perfomance, ne per qualcosa di più rispetto al solito e freddo sesso.
Daniele Granieri non aveva un cuore e forse, non l'avrebbe mai avuto.
Sara aveva provato tante -troppe- volte ad ignorarlo ma lui non demordeva mai e, per ogni gesto che la ragazza  faceva, aveva subito pronta qualche battutina per prenderla in giro.
Perfino prima, quando lei era quasi caduta dalle scale, aveva iniziato con le solite e continue derisioni. Tuttavia Sara, non era certo il tipo di persona che riusciva a rimanere zitta sotto le ingiurie degli altri; così, non appena aveva ripreso l'equlibrio, senza rendersene conto, gli aveva lanciato addosso la bottiglietta d'acqua che stringeva nella mano. Tra l'altro mancandolo per un soffio.
E, chi doveva passare proprio in quel momento? Quell'arpia di Inglese che l'aveva subito mandata in presidenza!
Così ora si ritrovava con una punizione da suicidio e, una pessima giornata a cui sopravvivere.
Mancava ormai poco al suono della campanella che avrebbe sancito la fine dell'ultima ora perciò, trascinando riluttante un piede dopo l'altro, si diresse verso la sua classe: la Quarta B.
Appena oltrepassò la porta notò subito la professoressa di Inglese che spiegava e, senza dire nulla, andò a sedersi sul proprio posto accanto alla sua migliore amica.
Giorgia la guardò preoccupata mentre le metteva una mano sulla spalla.
- Tesoro, tutto bene?- le chiese sottovoce guardando di sbieco la professoressa.
Sara rispose con un semplice "no" che si avvicinava più a un grugno animalesco.Calma. Doveva stare calma.
Non appena la campanella suonò le due ragazze presero il proprio zaino e, uscirono dall'aula.
Giorgia iniziò subito con le domande mentre camminavano lentamente nel corridoio.
- Che ha detto la Vipera?-
- Sono in punizione per due settimane- le rispose Sara scoraggiata.
-Cosa? Ma che stronza! Sà benissimo che è sempre lui a cominciare!- dichiarò l'amica con tono oltraggiato.
- Forse ho esagerato anche io tirandogli la bottiglietta.- annunciò facendo dei lunghi respiri profondi.
- Ma non dire cavolate! Quello si salva solo perchè ha un botto di soldi!- esclamò Giorgia per abbracciarla improvvisamente in segno di conforto - Speriamo solo che questa volta tua madre non si arrabbi...-
La ragazza fece un lungo verso di pura sofferenza. Sua madre, quando si  infuriava, era davvero implacabile e Sara non osava mai rivolgersi a lei quando aveva la luna storta altrimenti, addio gustosa cena, spuntino di mezzanotte e permessi per uscire.
- Bene, bene, Sparvieri. Sono proprio curioso di sapere cosa la nostra amata preside ha deciso di rifilarti per punzione.-.
A pronunciare quelle parole era stata una voce dietro le loro spalle: canzonatoria e scherzosa.
Sara si voltò di scatto verso il ragazzo che la tormentava ormai da anni e, vedendo il suo ghigno strafottente, scoppiò dalla rabbia. Con velocità sorprendente lo raggiunse in poche falcate e, prima che lui potesse anche dire o fare qualcosa, uno schiaffo lo colpì sulla guancia destra.
- Mi hai veramente rotto le palle Granieri. Sei soltanto un ragazzino che non si prende la respondabilità delle proprie azioni. Sei un codardo e sono stufa di finire sempre nei guai per colpa tua. Vattene a fanculo!- la sua voce si era alzata di qualche ottava ed era sicura di avere la faccia rossisima e gli occhi spalancati dalla furia mentre lo guardava disgustata.
Il Biondo davanti a lei le rivolgeva uno sguardo squisitamente sorpreso.
Certo, la Sparvieri era sempre stata l'unica a ripondergli a tono ma, addirittura dargli uno schiaffo?
Rapido come un felino, le afferrò saldamente il polso che aveva lasciato a mezz'aria, lo strinse forte e la osservò con uno sguardo gelido.
- Stai giocando con il fuoco, Sparvieri.- le disse con un tono tranquillo mescolato a un velo di minaccia.
- Preferisco bruciare e soffire piuttosto che rimanere indifferente di fronte al tuo atteggiamento da idiota!- gli rispose lei fiera e senza abbassare lo sguardo.
Il ragazzo, in riposta, le strinse ancora con maggiore forza il polso ma, lei non fece nemmeno uscire un gemito di dolore dalle proprie labbra. Altezzosa e sprezzante.
- Non amo picchiare le ragazze ma, vuoi che faccia un'eccezione solo per te?- le disse risoluto stringendo ancora di più la mano che divenne quasi violacea.
Sara non rispose e continuò a guardarlo con sfida.
Dopo pochi istanti, che a lei parverò un eternità, quando ormai il suo polso le faceva un male insopportabile ed era decisa a invitarlo gentilmente a lasciarla andare; lui diminuì gradualmente la presa per poi spingerla lontando da sè.
La ragazza si strofinò il polso dolorante e, susurrando un "mi fai schifo", afferrò il braccio di Giorgia che era rimasta letteralmente paralizzata dalla scena e la trascinò via. Era sicura che se sarebbero rimaste lì, Granieri le avrebbe davvero fatto del male.
Per tutto il tragitto fino alla fermata dell'autobus rimasero entrambe in un silenzio quasi esasperante e solo quando furono ormai comodamente sedute sul mezzo di trasporto, Giorgia la osservò titubante.
- Ancora mi chiedo come ho fatto ad avere un'amica testarda come te!- esclamò con un sbuffo ma facendo nascere sul proprio viso un espressione divertita.
- Non sono testarda. Semplicemente detesto quelli come lui.- le rispose Sara mentre sistemava bene il suo zaino ai loro piedi.
- Immagina se ci fosse stato anche Guido!- esclamò Giorgia arrosendo all'improvviso.
Era innamorata di Guido Mastronardi, il migliore amico di Daniele Granieri, ed era totalmente sicura che l'avrebbe portata presto sull'altare.
-Come minimo gli svenivi tra le braccia- disse Sara sghignazzando.
Guido era proprio l'opposto di Granieri. Dolce, gentile, simpatico. Aveva sempre un sorriso disponibile per chiunque e, non si rifiutava mai di dare una mano a qualche studente disperato per i compiti.
Ancora non riusciva a capire come, quei due, riuscissero ad essere amici!
Giorgia arrossì ancora di più e probabilmente ora stava fantasticando sull' incontro con il suo pincipe azzurro in cui lei gli cadeva nelle braccia e lui la stringeva forte per non lasciarla andare.
Sbuffò divertita lasciando, come al solito, la sua amica nel Mondo Dei Sogni Ad Occhi Aperti per alcuni minuti. Era tipico di Giorgia perdersi dietro sogni e fantasticherie visto che aveva avuto, sin da piccola, una fervida immaginazione.
Quando finalmente la ragazza accanto a lei si riprese dalla trance e puntò gli occhi su Sara trovò uno sguardo divertito che la scrutava con l'aggiunta di qualche ghigno.
A quel punto, Giorgia, sentendosi presa in giro, scagliò la sua offensiva.
-E' inutile che mi guardi come se fossi una pazza rincitrullita!- esclamò risentita -Quando si tratta di ragazzi perfino tu inizi ad avere un aria sognante. Perciò, dimmi un pò, come sta il tuo adorato Lorenzo?-
A quel punto fù Sara quella ad arrossire inconsapevolmente.
-
Il mio dolce e tenero fidanzato lo vedrò domani. Oggi è andato a fare compagnia alla nonna che stava male.-
Giorgia sorrise lievemente - Ah, solo tu riesci ad avere il ragazzo perfetto. Un altro non sarebbe mai andato a trovare una vecchia rimbambita ma, l'avrebbe lasciata sola a morire!-.
Sara rise sfacciatamente mentre l'autobus si fermava di fronte a casa sua. Ben presto, la sua mente, vorticò introno ad un unico e inquietante pensiero.
Non poteva più permettersi di pensare a Lorenzo, nè a quello squilibrato di Granieri, perchè ora aveva un arduo compito da risolvere:
Trovare le parole giuste per dire alla sua indomabile madre della punizione...
-
Che Dio mi salvi!-




***





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Capitolo 3
*** *I love Shopping* ***


Note dell'autrice: Questo nuovo capitolo inizialmente era diviso in due parti ma, le ho unite. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ringrazio tutti coloro che mi seguono e leggono la storia, in particolar modo ringrazio coloro che lasciano le loro favolose recensioni.  Mi aiutano molto nella modifica della storia.
Sperando che questo capitolo vi piaccia, vi auguro una buona lettura.




Capitolo II



***


*I love shopping*

"Dolce è la Vendetta; specialmente per le Donne"
George Gordon Byron; Don Giovanni.






Non appena entrata in casa, un' incantevole villetta , Sara lasciò cadere il proprio zaino in mezzo al corridoio che si affacciava sul salone e sulla cucina.
- Mamma! Sono a casa!- esclamò la ragazza cercando di scoprire dove si trovasse sua madre e, pregando tutte le divinità del cielo affinché la donna quel giorno fosse di buon umore.
-Tesoro, sono in un cucina- le rispose la signora Sparvieri sovrastando il rumore di pentole che sbattevano qua e là mentre la figlia iniziò letteralmente a sudare freddo.
Camminando lentamente, come se dovesse andare al patibolo, raggiunse la madre cercando di mostrare un'aria tranquilla e spensierata.
La salutò con il solito bacio sulla guancia e si sedette su uno sgabello; vedendo che sua madre appariva serena e rilassata mentre puliva la cucina decise di approfittare di quella calma.
- Ehm...mam...ma?- Merda, aveva praticamente balbettato e la sua voce aveva avuto un tono titubante.
Cacchio! Riusciva a mettere in riga Granieri ma non era in grado di dire delle semplici parole a sua madre?
La signora Sparvieri, forse accorgendosi dell'indecisione della figlia, la guardò come in attesa.
- Si?- domandò scrutandola da capo a piedi per poi mormorare indispettita mentre il suo sorriso si spegneva improvvisamente - cosa hai combinato questa volta?-
Sara prese un profondo respiro e, abbassò gli occhi sul pavimento, ora sembrava molto più interessata ad osservare le proprie scarpe che a risponderle.
- Gli ho tirato addosso la bottiglietta d'acqua- dichiarò infine con voce sottile.
La pentola che la donna stava prendendo dallo scolapiatti cadde rumorosamente sul bancone.
-Cosa? Ma sei impazzita! Come sta?- domandò con veemenza mentre si appoggiava al frigorifero e la osservava piena di collera.
Sembrava Dottor Jekyll e Mr. Hyde talmente era stato veloce il passaggio da mamma gentile e premurosa a donna incavolata come una iena.
- Sta bene. L'ho mancato...- rispose docilmente Sara aggiungendo un "per sfortuna".
Forse non avrebbe dovuto fare quell'ultima aggiunta perché improvvisamente il volto di sua madre si colorò di rosso. - Per sfortuna? Ma io dico, cosa hai nel cervello? Scimmie che suonano la fisarmonica?- urlò inviperita.- E non osare metterti a ridere!- esclamò poi notando un lieve sorriso che era sorto sulle labbra della ragazza che prontamente le chiuse con forza. - Potevi fargli davvero male!-
- Ammetto che forse ho esagerato. Ma lo sai come sono fatta: se mi provocano io attacco!-.
- Tu spera che non ti venga in mente di continuare con questo atteggiamento signorina! Altrimenti la prossima sarò io quella ad attaccarti...al muro!- esclamò ancora la donna. Dio ora sembrava Mamma Weasley!
Sara rimase in silenzio cercando di nascondere la smorfia contrariata dalla propria faccia; era sicura che se sua madre l'avesse vista l'avrebbe letteralmente attaccata al muro.
- Cosa ti ha detto la Palombo?- domandò poi la donna, certa del fatto che la figlia fosse stata in presidenza per l'ennesima volta.
- Devo pulire la mia classe per le prossime due settimane- annunciò Sara lamentandosi come una bambina che non aveva ricevuto per regalo la sua Barbie preferita.
- Saggia donna, la Palombo. La punizione te la meriti tutta.- le disse lei tornando ad afferrare la pentola dimenticata sul bancone.
Poi, improvvisamente, il suo umore cambiò di nuovo e un sorriso le increspò le labbra. - Cosa vuoi per cena tesoro?-
Allora era davvero Dottor Jekyll e Mr. Ride!
-
Solo un po di insalata, grazie.- le rispose la figlia con cautela e guardandola stranita per lo strano luccichio che aveva scorto nei suoi occhi.
Si alzò lentamente dallo sgabello e, ancora tentennante, le disse - Dopo posso uscire con Giorgia?-
Lei inspiegabilmente le sorrise ancora - Ma certo.-
Ok, sua madre era davvero una donna strana. Lei, se avesse avuto una figlia, come minimo l'avrebbe costretta a rimanere rinchiusa in camera per punizione!
Abbracciò velocemente la donna sussurrando un "grazie" e corse rapida in camera sua per paura che si rimangiasse tutto.
Sara adorava la sua camera. Inizialmente, quando si erano trasferiti lì cinque anni prima, era una soffitta enorme e polverosa. A lei era subito piaciuta e, aveva convinto i suoi genitori a farla diventare la sua stanza ideale. Aveva un grande letto matrimoniale affiancato da un semplice divanetto; la scrivania si trovava sotto la grande vetrata della finestra e, lo spazioso armadio ad ante si trovava accanto a un piccola libreria.
Le piaceva quella stanza non solo per l'arredamento che aveva scelto ma anche per il fatto che era completamente distaccata dal resto della casa. Si trovava sull'ultimo piano, vi regnava un tranquillo silenzio e, se qualche volta voleva ascoltare della musica, poteva metterla a tutto volume senza disturbare i genitori che avevano la loro camera al piano di sotto.
Inoltre c'era un piccolo bagno tutto per lei che le permetteva di prepararsi quando doveva uscire in tutta tranquillità, senza doversi sbrigare a lasciarlo libero per sua madre o suo padre.
Così godeva della piena libertà e, visto che i suoi genitori entravano in quella stanza raramente, poteva permettersi un po di disordine. Disordine che in realtà regnava sovrano. Infatti non poteva aprire l'armadio in tranquillità altrimenti, tutti i vestiti che accasciava l'uno sopra l'altro, le sarebbero caduti addosso sommergendola. Così, ogni maledetta volta, era costretta ad aprire di poco le ante per prendere in fretta e furia l'abbigliamento che le serviva e poi richiuderle di scatto.
Venne distolta dai propri pensieri dal bip del cellulare che tirò fuori con foga dalla tasca dei pantaloni per rispondere al suo ragazzo.
Lorenzo aveva vent'anni e frequentava l'università di Giurisprudenza. Era un ragazzo d'oro e lei era totalmente cotta. Era alto poco più di lei, aveva degli occhi di un marrone scuro che risaltavano la sua palle abbronzata e i capelli neri come la pece. Erano fidanzati da circa un anno e, ultimamente, si vedevano poco visto che lui era impegnato a studiare ed a fare compagnia alla nonna malata.
La vecchia signora Emilia soffriva di asma e aveva una leggera forma di diabete e, visto che i genitori di Lorenzo erano dovuti partire per un viaggio di lavoro, il ragazzo si era sacrificato e le stava vicino.
Negli ultimi giorni, forse proprio a causa del fatto che si vedevano raramente, litigavano spesso per telefono. Avevano caratteri un po incompatibili. Lui era leggermente possessivo e, sempre desideroso di mettere in riga il carattere indomabile di lei. Cosa impossibile visto che Sara non si lasciava mettere i piedi in testa da nessuno. Però gli voleva comunque molto bene nonostante i comportamenti da "macho" che aveva. Dopotutto, una solida relazione era tale soltanto se si accettavano i difetti dell'altro e lei, era pronta a tutto pur di stare insieme a Lorenzo.
La ragazza sbuffò sconsolata vedendo che non era stato il ragazzo a scriverle, bensì Giorgia.
"Tesoro! Tra poco sto da te. Preparati perché ti aspetta una bella giornata di Shopping!"
Sara rise spazientita. Quel preparati non era di certo riferito al fatto che si dovesse vestire ed essere pronta ma, piuttosto a una preparazione psicologia e mentale.
Giorgia aveva un unico scopo nella sua vita da diciasettene: spendere soldi e comprare ogni cosa che le facesse luccicare lo sguardo. I vestiti, per non parlare delle scarpe, erano la sua sola passione e, Sara già prevedeva un lungo ed estenuante pomeriggio tra negozi e camerini.
- Forza e coraggio! Non sarà poi così doloroso!- esclamò tra se e se nel silenzio della stanza mentre si toglieva la tuta che indossava da quella mattina. Si fece una breve doccia e, dopo aver indossato un semplice jeans con una camicetta rossa, si fiondò in salone sentendo la voce della sua amica.
Quando si trattava di andare a espandere soldi, Giorgia era stranamente sempre puntuale.
- Eccomi qua!- esclamò interrompendo la conversazione dell'amica con sua madre. Sicuramente la signora Sparvieri stava dicendo a Giorgia di quanto fosse estremamente importante controllare Sara a scuola per non farle combinare casini.
Giorgia, con la sua massa scura di ricci indomabili, si voltò immediatamente verso di lei facendole un sorriso a trentadue denti per ringraziarla di aver posto fine a quel supplizio.
La madre di Sara si bloccò all'improvviso come se fosse stata colta in flagrante. Infatti aveva appena finito di evidenziare il fatto che "mia figlia dev'essere controllata. Non puoi lasciarla continuare a fare la guerriglia con quel Granieri!".
-
Mamma, mi dispiace così tanto ma....dobbiamo andare- annunciò Sara con un tono fintamente dispiaciuto.
- Già, il dovere ci chiama!- esclamo Giorgia spingendo l'amica fuori dalla sala e aggiungendo un "arrivederci".
Ridendo sfacciatamente, le ragazze uscirono dal portone di casa e si diressero verso il ciglio della strada.
- Non è meglio lasciare il motorino qui?- domandò Sara vedendo il mezzo dell'amica parcheggiato a poca distanza da loro - Se devi comprare qualcosa dove le metterai le buste?-
- Oh! Un modo lo troveremo...- le rispose lei mentre le dava un casco.
Sara quasi gemette per la disperazione perché l'ultima volta che Giorgia le aveva risposto in quel modo, lei si era ritrovata seduta sul motorino piena di pacchi e buste sulle gambe e tra le braccia. Quello era stato un viaggio esasperante visto che, per tutto il tragitto fino a casa, aveva dovuto tenere le braccia immobili per non sentire le parolacce che l'amica che le avrebbe rivolto se solo avesse osato far cadere una busta sulla strada. Il risultato era stato una completa paralisi agli arti inferiori e un sedere totalmente dolorante.
Impiegarono dieci minuti a raggiungere il centro commerciale più grande della città e, fortunatamente riuscirono subito a parcheggiare. Dopo essere scese dal motorino, sul volto di Giorgia nacque un ghigno quasi perfido e sadico mentre guardava la struttura.
- Questo è il mio mondo...-sussurrò con aria sognante.
- Oh, ti prego! Non ricominciare!- esclamò Sara prendendola per un braccio e spingendola verso l'entrata.
Ogni volta che Giorgia sentiva la vicinanza di negozi sembrava che fosse soggetta a una visione mistica che la avvicinava a Dio. Certo, il dio della moda!
-
un momento...- mormorò stranita mentre si guardava attorno - quella non è la macchina dello Squalo?- domandò irritata a Giorgia puntando il dito verso un 'auto alla loro destra .
Lo Squalo era il soprannome che aveva dato a Granieri un po di tempo prima insieme a Giorgia durante una lezione di ginnastica in cui si erano beccate dieci giri della palestra perché erano rimaste tutto il tempo a sghignazzare cercando l'animale che assomigliasse di più all'odioso ragazzo. Erano sicure che lui fosse proprio come una pericolosa bestia e che non vedesse l'ora di divorare le proprie vittime.
Ovviamente Granieri non era rimasto contento del soprannome che gli avevano affibbiato e, aveva gentilmente bucato le ruote del motorino di Giorgia. Sara si era talmente infuriata e, per vendicarsi, gli aveva rigato la macchina con un paio di chiavi.
Tra Granieri e Giorgia non scorreva quell'odio puro che c'era tra il ragazzo e Sara. Spesso i due si evitavano ma, per lo più avevano un rapporto civile; per questo Sara quando aveva visto le gomme a terra aveva subito capito che quello era stato un attacco diretto a lei soltanto. Anche perché, qualche giorno dopo, il motorino aveva stranamente due gomme nuove di zecca che qualcuno aveva donato a Giorgia.
Quel qualcuno era sicuramente Granieri visto che da quel momento era iniziato quel rapporto di civile indifferenza tra i due.
- Quella macchina la potrebbe avere chiunque- le rispose Giorgia distogliendola dai propri pensieri e chiudendo lì il discorso.


*


Un'ora e mezza dopo Sara era letteralmente sfinita.Avevano visitato un negozio dopo l'altro e i piedi le facevano troppo male.
- No, quello non mi piace!- disse Giorgia togliendole dalle mani il semplice vestito che aveva scelto e dandogliene un'altro.-Prova questo.-
Sara guardò scettica l'abito striminzito che le porgeva - Assolutamente no!-. Ribadì risoluta.
- E perché? E' carinissimo!-
- Perché un vestito che va indossato da una putt....donna di facili costumi- dichiarò lei ricevendo un occhiataccia da una signora poco distante da loro.
- E allora prova questo!- la incitò Giorgia indicandole un lungo vestito rosso.
- Ma anche no!- esclamò lei oltraggiata guardandola come se fosse una pazza scappata da un manicomio.
Giorgia la guardò infuriata - Allora prova.....-
- Ti prego, basta!- la interruppe Sara - Ho bisogno di una pausa. Perché non andiamo a prenderci una cioccolata calda?- esclamò facendo il broncio da cucciolo bastonato.
L'amica la osservo titubante, indecisa tra continuare a guardare i negozi o perdersi nelle delizie della gola; poi la razionalità ebbe il meglio.
 -Vada per la cioccolata calda, ma solo perché l'ho deciso io- esclamò indispettita prendendo tra le braccia le decine di buste che contenevano i nuovi vestiti da aggiungere al suo guardaroba.  Erano maledettamente ingombranti ma Giorgia le afferrò risoluta e uscì dal negozio, subito seguita da Sara.
Tuttavia sottoposta al peso eccessivo dei pacchi, Giorgia perse l'equilibrio e, barcollando, cadde per terra venendo sepolta dai suoi stessi acquisti.
- Oddio! I vestiti!- esclamò Sara preoccupata raggiungendola in poche falcate.
La ragazza sdraiata per terra esclamò infuriata - Tu ti preoccupi dei vestiti e non di me?-.
- Sei tu che dici che i vestiti vanno sempre al primo posto! - Rispose innocentemente Sara senza sapere dove guardare visto che, da quella montagna di buste, emergevano solo dei piedi.
Piedi che iniziarono a scalciare in aria improvvisamente.
- Non quando io cado!- urlò una voce ovattata - Non quando rischio di rompermi l'osso del collo!-
Sara rise spensieratamente e, abbassandosi per terra , le scostò le buste dalla faccia - Vuoi parlare piano per favore! Stai attirando l'attenzione di tutti!-.
Giorgia, con la testa finalmente libera si guardò attorno intimidita e, incrociò lo sguardo di almeno una trentina di persone che la guardavano come per dirle "tu non sei normale".
Troppo piena di vergogna e imbarazzo, la ragazza si alzò velocemente in piedi e afferrando nuovamente le buste si diresse verso il bar tra le risate di Sara.
Prossimo obbiettivo: un bella e fumante cioccolata; sperando che nessuno avrebbe rovinato quel gustoso momento.
Speranza vana.
Perché, non appena si furono messe sedute al Bar conosciuto come " Black Moon", dopo aver ordinato la loro cioccolata con doppio strato di panna, qualcosa di oleoso colpì la nuca di Sara.
Qualcuno le aveva appena tirato addosso una patatina fritta.
La ragazza si guardò subito intorno per scovare l'artefice del fatto con le guance già bollenti per l'irritazione e, sgranò gli occhi improvvisamente.
Dietro il loro tavolino, a una decina di metri di distanza, c'erano loro : Daniele Granieri e Guido Mastronardi.
Se ne stavano con lo sguardo basso e osservavano ciò che avevano ordinato, ovvero una birra accompagnata da Hamburger e patatine. Sembrava che non le avessero notate o, semplicemente, facevano finta di niente.
Sara si alzò in piedi, pronta a dare battaglia proprio quando una voce maschile la bloccò.
- Scusami tanto. Non volevo prenderti.-
La ragazza si girò verso la voce e notò accanto al tavolino un ragazzo che la guardava con un espressione dispiaciuta e di scusa. Era molto alto, aveva dei cortissimi capelli castani e degli stupendi occhi verdi che la osservavano gentili.
- C...come?- Balbettò lei senza capire.
- Stavo mirando a un amico dietro di te ma ho preso male la distanza. - le rispose semplicemente lui indicando con il dito un ragazzo poco lontano da loro che alzò la mano come per ribadire ciò che aveva detto l'amico.
- Sei...stato tu?-
- Ehm...si- disse lui insicuro, non sapendo che reazione aspettarsi da quella ragazza che si era alzata dal posto come una furia.
A distanza di qualche metro, due ragazzi avevano alzato la testa e stavano osservando tranquillamente la scena. Erano sicuri che, entro poco, l'avrebbero vista scoppiare come una bomba e fare una delle sue solite scenate da isterica.  Tuttavia rimasero piacevolmente stupiti, soprattutto uno in particolare, quando sul volto della ragazza si dipinse un lieve e spontaneo sorriso.
- Non fa niente.- disse Sara gentilmente. 
- Sicura? - domandò il ragazzo smarrito - Perché sembrava che fossi pronta ad uccidermi-.
Lei rise sfacciatamente - Non rientri ancora nella mia lista nera, tranquillo.-
- Quell'ancora mi preoccupa un pò se devo essere sincero- annunciò lui con lieve ironia. - Comunque mi chiamo Ivan- continuò tendendole la mano che lei strinse prontamente.
-Io sono Sara e lei è Giorgia- annunciò indicando la sua amica che la osservava scettica con un sopracciglio alzato.
-Ivan! Dobbiamo andare!- esclamò il ragazzo che avrebbe dovuto essere la vittima della patatina.
- Oh certo.- rispose subito lui per poi rivolgersi alle due ragazze - Scusate ancora per la mia figuraccia.- disse afferrando di scatto la mano di Sara e posandovi sopra le labbra - A presto.-
- C...ciao- balbettò lei improvvisamente imbarazzata da tutta quella galanteria mentre lui si allontanava e si dirigeva verso l'uscita del Bar. 
Non appena non fu più possibile scorgere la sua figura, Giorgia diede un forte scappellotto sulla nuca di Sara.
- Ahia! Ma che ho fatto?- domandò lei massaggiandosi il collo.
- C'è che, da un momento all'altro sei passata da ragazza-facilmente-irascibile a ragazza-facilmente-sedotta! Devo dedurre che Lorenzo sarà cornificato?- esclamò lei fintamente oltraggiata facendo l'equivoco segno delle corna con le dita davanti alla sua faccia.
- Tu sei tutta matta!- esclamò Sara indignata - Ero Facilmente Irascibile perché pensavo che fosse stato quell'idiota di Granieri e, non mi sembrava il caso di prendermela con uno che non l'ha fatto apposta!-
Entrambe, come in un film al rallentatore, si voltarono verso i due compagni di scuola notando sorprese che le stavano osservando.
Guido fece un lieve sorriso che venne prontamente ricambiato da Giorgia.
Lo Squalo invece, stava fissando intensamente Sara. La ragazza rispose al suo sguardo mandando dei lampi di assoluta sfida mentre lui faceva nascere sulle proprie labbra un ghigno arrogante.
In quel momento Sara si rese conto che non l'aveva mai visto sorridere davvero. Le sue espressioni erano sempre contornati da finte risate e ghigni strafottenti che lo facevano assomigliare al perfetto fratello gemello di Draco Malfoy.
La ragazza sorrise lievemente a quel pensiero per poi distogliere immediatamente lo sguardo.
La voglia di cioccolata calda le era improvvisamente passata e, l'unica cosa che voleva fare era uscire da quel posto nel quale si sentiva stranamente soffocare.
In silenzio tirò fuori dal suo portafoglio i soldi per pagare le ordinazioni rimaste intatte, li lasciò sul tavolo e afferrò le varie buste appoggiate per terra per poi dirigersi verso l'uscita del Bar seguita da Giorgia.
Preferiva di gran lunga continuare con lo Shopping  sfrenato dell'amica piuttosto che rimanere a pochi metri di distanza da lui.

*

Guido Mastronardi aveva tantissime qualità: una spiccata gentilezza, una grande perspicacia e, l'innata capacità di sopportare il suo migliore amico Daniele. Solo lui era in grado di tollerare i suoi atteggiamenti scorbutici ed era l'unico ad avere il diritto di criticare eventuali sue azioni. Avevano due caratteri totalmente opposti ma, riuscivano comunque a volersi bene. Certo, non lo mostravano apertamente ( dopotutto loro sono uomini!) ma, lo si capiva dai loro piccoli gesti quotidiani; una semplice pacca sulle spalle, un passaggio in macchina, una birra offerta.
Tuttavia, c'era una sola cosa che Guido detestava di Daniele: il modo in cui trattava la fauna femminile che lo osannava praticamente come un Dio.
Per questo guardò stranito l'amico quando le due ragazze se ne furono andate.
Daniele aveva osservato Sara Sparvieri con uno sguardo che lui conosceva molto bene. Era lo sguardo di un abile cacciatore che divora pazientemente la propria vittima e, mai come in quel momento, Guido pensò che l'appellativo di Squalo gli calzasse a pennello.
- Smettila subito con quello sguardo- esclamò leggermente irritato distogliendo l'amico dai suoi pensieri.
- Quale sguardo?- domandò il biondo accanto a lui sinceramente sorpreso.
- Quello che fai quando vuoi qualcosa che non puoi avere...-annunciò serio Guido.
-Ma ti sei fuso il cervello?- esclamò Daniele bevendo un sorso di birra dal bicchiere tra le mani.
- No, affatto. Non provare a toccarla Daniele- rispose Guido calmo ma con un velo di minaccia nel tono della voce. Non voleva assolutamente che Sara, così orgogliosa e combattiva, avesse lo stesso trattamento delle sue conquiste. - Non la meriti-
Daniele lo guardò letteralmente sorpreso e rimase in silenzio per alcuni istanti poi, ridendo quasi perfidamente, disse - Non ho alcuna intenzione di avvicinarmi a lei, quindi puoi stare tranquillo: non toccherò la migliore amica della tua innamorata-
Guido tossì violentemente dopo essersi quasi strozzato bevendo la birra.
Maledetto! Riesce sempre a rivoltare le situazioni a suo favore.
Intelligentemente decise di rimanere zitto altrimenti il suo amico lo avrebbe preso in giro con battute volgari e indecenti che non desiderava affatto sentire.
Così guardò fuori dall'ampia finestra del Bar rischiando di strozzarsi nuovamente. Dalle risate.
Giorgia Blasoni  correva  trafelata da un negozio all'altro tenendo in precario equilibrio la tre braccia decine e decine di buste e portandosi dietro una recalcitrante Sara che sbuffava di continuo.
La maniaca dello Shopping aveva i capelli ricci tutti in disordine, le guance leggermente rosse e le carnose labbra contornate da un sorriso di pura estasi. Proprio in quel momento le caddero per terra alcuni pacchi che lei sbuffando raccolse fermandosi all'improvviso; con il risultato che la povera Sara le andò addosso e rischiarono di cadere una sopra all'altra.
Guido tremò leggermente quindo il sedere della riccia, fasciato da un semplice paio di pantaloni, entrò nel suo campo visivo mentre lei era impegnata a raccogliere le cose cadute per terra.
- Oddio, riprenditi. Stai sbavando nel bicchiere.- annunciò Daniele divertito ricevendo in risposta un ringhio infuriato.
- Comunque...-continuò il biondo diventando serio tutto d'un tratto - Stasera vengo a dormire da te-
- Ancora la stessa storia?- domandò Guido cercando di non mostrarsi dispiaciuto.
Daniele odiava la compassione.
- Ormai se ne fotte di tutto.- rispose lui annuendo gravemente.
C'era un motivo per il quale Daniele Granieri aveva un atteggiamento così sempre scorbutico.
Un motivo per il quale rivolgeva la sua ira verso tutti.
Un motivo che lo ha portato a diventare ciò che è adesso...


*



Quando quella sera, Sara Sparvieri, tornò dopo un esilarante viaggio in motorino a casa; pensava che sua madre avesse ormai dimenticato la piccola sciocchezza della punizione ricevuta quella mattina.
Tuttavia aveva fatto male i suoi conti perché se c'era una cosa che non avrebbe mai dovuto fare era: non sottovalutare mai la doppia personalità della madre e il suo lato vendicativo.
Infatti, quando entrò nella sua stanza trovò centinaia e centinaia di bottigliette stranamente vuote sparse tra le quattro mura e, sopra una di esse, trovò un minuscolo post-it che lesse sbigottita.


"Tesoro della mamma!

Le bottigliette servono non per essere gettate addosso alle persone ma,
 per motivi ben più importanti.

Quindi, vorrei proprio che ora tu andassi in bagno e,
 riempissi tutte le 467 bottigliette con quel bene prezioso che è l'acqua.

Ovviamente il mio è un ordine.
Buon divertimento."










***




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Capitolo 4
*** *Water...again* ***


Note  dell'autrice: Eccomi qua con il nuovo capitolo al quale tengo particolarmente.
Ringrazio tutti voi per il massiccio sostegno che mi dimostrate e, sperando che anche questo capitolo vi piaccia, vi auguro buona lettura!



Capitolo III





*Water...again*



"Tu continua ad odiarmi, solo allora comincerò ad amarti"

***




Driin, driin! Driin, driin!
Un leggero movimento sotto le soffici coperte.
Una ragazza che sbuffa.
Driin, driin!
La sveglia, lo strumento più odiato al mondo, che suona.
Driin, driin! Driin, driin!
Delle coperte che vengono gettate a terra.
Un braccio fuori dal letto.
Una sveglia che viene lanciata contro il muro.
-
Che palle!- mormorò Sara mentre si alzava in piedi con il segno del cuscino stampato sul viso.
Sospirò tragicamente mentre si dirigeva verso il muro e, raccoglieva la sveglia da terra per poi rimetterla sul comodino accanto al letto.
Per fortuna che era rivestita di gomma.
La Signora Sparvieri era alquanto stufa di comprare in continuazione delle nuove sveglie visto che la figlia aveva l'innata propensione a lanciarle un po ovunque.
Ancora mezza assonnata, la ragazza si avviò verso il bagno per prepararsi per una nuova giornata scolastica. Si fece una lunga doccia e, dopo essersi asciugata i lunghi capelli biondi, indossò frettolosamente una gonna nera, le amate converse e una semplice maglietta bianca.
- Tesoro! Muoviti o perderai l'autobus!- le urlò sua madre dalle scale mentre legava i capelli in una coda alta e metteva un po di fondotinta sul viso.
- Arrivo- urlò in risposta per poi afferrare i libri di scuola e metterli all'interno dello zaino, lasciando fuori solo quello di Storia. Durante il tragitto dell'autobus avrebbe dovuto ripassare visto che la professoressa aveva annunciato la sua idea di torturare la classe con qualche domanda.
Scese al piano di sotto e, arrivata in cucina, esclamò "Buongiorno" ai suoi genitori mentre afferrava una fetta biscottata e se la metteva tra le labbra. Guardò sua madre che in quel momento stava bevendo il caffè appoggiata al bancone.
Non aveva alcuna intenzione di accennare al perfido scherzetto della sera precedente perché, ne era certa, quella donna non aspettava altro.
Aveva impiegato tre ore e mezza a riempire d'acqua quelle maledette bottigliette e, quando aveva finito, con le braccia completamente doloranti le aveva portate nella cantina. Aveva fatto su e giù per le scale almeno trenta volte e poi si era gettata sul letto imprecando contro tutti e chiunque.
Iniziava decisamente a provare una strana repulsione nei confronti di tutte le bottigliette d'acqua.
Sua madre aveva un sorrisetto in faccia, come se avesse percepito i suoi pensieri. La ragazza si voltò allora verso suo padre che sembrava totalmente all'oscuro dei fatti mentre leggeva tranquillamente il giornale.
- Papà avrei bisogno dei soldi per pagare l'ultima rata per il viaggio con la scuola-
- Perché, quando avete bisogno di soldi, voi figli vi rivolgete sempre ai papà?- le chiese lui con un sorriso a metà tra l'irritazione e il divertimento senza staccare mai gli occhi dal giornale.
Le donne di casa risero contemporaneamente.
- Tesoro. Sei l'uomo di casa, è naturale che tu debba provvedere a tutto.- gli disse la moglie accarezzandogli lievemente la spalla.
Il signor Sparvieri grugnì sfacciatamente mentre tirava fuori delle banconote e li dava a sua figlia.
- Cerca di non perderli perché non te li ridò-.
- Ok, capo! Ora scappo che devo ripassare. Ci vediamo stasera!- esclamò Sara dando un bacio sulla guancia ad entrambi per poi mettersi lo zaino in spalla e raggiungere la porta di casa.
- Almeno un grazie non mi dispiacerebbe!- urlò l'uomo dalla cucina mentre lei stava quasi per uscire.
- E' il tuo dovere papi!- esclamò lei ridendo mentre chiudeva la porta dietro di se. Poteva ancora sentire la voce di suo padre che iniziava a borbottare "Piccola insolente. Ma proprio da tua madre dovevi riprendere il carattere?".
Sara rise sfacciatamente uscendo in strada e, cercando di ignorare le urla di sua madre che risentita stava esclamando " Tu.Stasera.Divano."
Raggiunse la fermata dell'autobus e iniziò a pensare all'evento più atteso da parte degli studenti della classe quarta e quinta, il viaggio a Parigi. Non ci era mai stata e, non vedeva l'ora di vederla.
Certo, probabilmente avrebbe dovuto sopportare per tutti e cinque i giorni le angherie di Granieri ma, decise subito di scartare quel detestabile pensiero per non rovinarsi la mattinata.
Quando riuscì a salire sull'autobus si dedicò completamente alla Storia. Era brava in quella materia ma la professoressa tendeva spesso a fare domande molto più complicate rispetto al previsto con parole troppo forbite che nessuno riusciva a capire. Molti erano gli studenti che si erano beccati un "impreparato" soltanto perché non avevano compreso le domande visto che la professoressa aveva usato termini come "artatamente" "azzimato" "cachettico". Parole che, anche lei che aveva la media del nove, ancora non conosceva. Quindi era leggermente in ansia.
Arrivata presso l'edificio scolastico andò in Segreteria e pagò la rata per il viaggio che si avvicinava sempre di più. Mancavano solo due settimane e, molti studenti, era in uno status di totale fermento.
Salutò poi qualche faccia che conosceva e, al suono della campanella, entrò in classe trovando Giorgia già al loro banco. Possibile che non riuscisse mai a batterla nella puntualità?
Passarono le successive tre ore tra filosofia e letteratura italiana. Uno spasso assoluto insomma.
Durante le due ore di filosofia, Sara rimase muta come una tomba considerando chi la insegnava: l'amatissima preside Palombo. Prese appunti senza alzare mai lo sguardo temendo che, se avesse solo osato guardarla, quella le avrebbe allungato la punizione che iniziava proprio quel giorno.
Sperava anche di non incontrare Granieri perché, se solo si fosse azzardato a farle un solo riferimento alla sua punizione, non sapeva come avrebbe reagito.
Dopo aver ascoltato di Socrate e di Manzoni, finalmente arrivò l'ora della ricreazione e, tutti gli studenti poterono dare sfogo alla loro parlantina.
Sara e Giorgia uscirono dall'aula e, parlando del più e del meno, raggiunsero il bar che si trovava fuori dai cancelli della scuola nel quale avevano preso ormai l'abitudine di andare da qualche anno.
-Buongiorno Cesare!- esclamarono in coro al simpatico proprietario che aveva disponibili per loro sempre calorosi sorrisi e, a volte qualche panino gratis.
- Ehilà ragazze! La vostra merenda è già pronta. Tenete!- annunciò lui porgendo loro due mega-giganti panini incartati che, le ragazze iniziarono subito a mangiare sedendosi su due sgabelli.
- Allora sei pronta per storia?- domandò Sara masticando.
- Se almeno chiudessi la bocca e mi eviteresti il rivoltante spettacolo del tuo cibo, potrei anche risponderti- le disse Giorgia schifata e, avendo come risposta una bella bocca spalancata.
-Dai, smettila!- esclamò la riccia chiudendo gli occhi con forza tra le risate dell'amica. - Comunque, non lo sai?-
- Che cosa?-
- La figlia di quella di Storia si sposa oggi, quindi abbiamo un'ora libera!- esclamò Giorgia soddisfatta e gongolante.
- Davvero? Non mi stai prendendo per il sedere vero?- domandò la bionda sospettosa.
- Ti sembro il tipo che scherza riguardo a una materia in cui avrei preso sicuramente un bel quattro?- le rispose l'amica alzando il sopracciglio destro.
Sara ghignò sfacciatamente e, tenendo il panino con i soli denti, iniziò a battere le mani esaltata.
- Si lo so, sono sempre una portatrice di buone novelle. Ma forse è il caso che usi le mani con quel panino, non vorrei che ti cadesse sui vestiti. Sembri una deficiente- disse Giorgia guardandola sorridendo. Sara obbedì e, quando finirono il panino, salutarono Cesare mentre uscivano dal bar.
- E comunque...-iniziò a dire la riccia stando davanti a Sara - ... i vestiti che ho comprato ieri sono f a v o l o s i ...- disse gesticolando soddisfatta mentre apriva la porta. - Quello celeste è uno schianto, non vedo l'ora di indos....ma cosa!?-.
Sara alzò di scatto lo sguardo sentendo quell'esclamazione e, guardò perplessa l'amica che finiva addosso a un ragazzo.
Un ragazzo con i capelli neri, un fisico atletico e dei teneri occhi blu: Guido Mastronardi.
- Scusa, ti ho fatto male?- domandò lui mettendole le mani sulle braccia per non farle perdere l'equilibrio.
-No, no! Anzi...- esclamò lei arrossendo improvvisamente come un peperone.
Sara si coprì le labbra con le mani per nascondere una risata mentre Guido sorrise gentilmente alla sua amica lasciandola andare.
- Ciao Guido, come stai?- domandò la bionda avvicinandosi a loro.
- Tutto bene, grazie. Stavo giusto venendo a comprare le sigarette prima che suonasse.-
- Se vuoi ti aspettiamo...- disse Giorgia velocemente e impacciata . In presenza del ragazzo non riusciva mai a tapparsi la bocca!
-Ok, ci metto tre secondi...- disse il ragazzo scomparendo rapidamente nel bar mentre Sara osservava con un sopracciglio alzato l'amica.
- "Anzi"? - domandò scettica - le sue possenti braccia ti piacciono così tanto?-
Giorgia si coprì la faccia con le mani imbarazzatissima - Ti prego, uccidimi.-
Sara rise ma non poté risponderle visto che il ragazzo stava già tornando. All'anima dei tre secondi!
- Andiamo?- disse lui rivolgendosi direttamente a Giorgia che annuì mentre si avviavano verso il cancello della scuola.
Dopo alcuni istanti di silenzio imbarazzante, Guido chiese cortesemente - Allora, venite a Parigi?-
-Ovvio...non mi perderei mai la capitale della moda!- esclamò Giorgia.
-Ovvio...non mi perderei mai la capitale dell'amore!- disse contemporaneamente Sara.
Il ragazzo rise sfacciatamente alla loro duplice risposta - Bé...io la vedo come la capitale della Belle Epoque...-
Tutti e tre ridacchiarono mentre sorpassavano il cancello.
- Guarda, guarda...amico mio, dovresti migliorare le tue compagnie.- disse una voce fintamente divertita dietro di loro.
Guido si voltò verso Daniele e, impassibile, dichiarò - vuoi aggiungerti a noi?-.
Il ragazzo lo squadrò con un espressione squisitamente disgustata poi, fece un leggero cenno con il capo nella direzione di Giorgia come per salutarla e, guardò infine Sara. La ragazza lo osservava immobile, come in attesa di partire all'attacco.
- Sparvieri- le disse lui svogliatamente guardandola con quei profondi occhi azzurri.
- Granieri.-  annunciò la ragazza per rispondere al suo saluto stranamente quasi civile anche se era perfettamente evidente il tono riluttante. - Che c'è? Ti senti solo e vuoi farci compagnia?-.
- Ti piacerebbe bionda? Vorresti che ti fossi sempre vicino?- rispose lui prontamente con il solito ghigno.
- Ma vattene al diavolo! Solo una povera ubriaca ti vorrebbe accanto - esclamò lei riprendendo a camminare e, cercando di ignorarlo.
Doveva solo raggiungere la classe e, sarebbe andato tutto bene.
Ma il ragazzo iniziò subito a camminarle dietro - Come mai ieri al centro commerciale non hai finito la tua cioccolata? Ti avevo fatto venire le farfalle nello stomaco?- domandò canzonatorio.
Cavolo non gli sfuggiva niente!
- L'unica reazione che il mio stomaco ha quando ti vedo è un'improvvisa voglia di vomitare per lo schifo che ho davanti.- disse Sara riuscendo a mantenere stranamente la calma mentre sentiva il lieve brusio di Giorgia e Guido che, chissà di cosa stavano parlando.
Ormai stavano camminando nel lungo corridoio e, le mancava pochissimo per raggiungere la classe e per liberarsi della presenza di Granieri. Solo qualche passo e avrebbe raggiunto la serenità.
- Oh, così mi offendi profondamente!- esclamò lui portandosi diverto una mano sul cuore - Ma dimmi...- continuò poi afferrandole improvvisamente il braccio e, facendola voltare verso di lui sotto lo sguardo degli altri studenti -...tutta questa irritazione che cerchi di nascondere è perché non vedi l'ora di pulire la classe alla fine delle lezioni?- disse perfidamente.
Sara, immediatamente, gli puntò addosso lo sguardo. Fino a un attimo prima aveva tenuto gli occhi rivolti verso gli altri studenti, fingendo disinteresse di fronte al ragazzo che le teneva il braccio e di fronte a tutti quei ragazzi che sembravano in attesa dello scoppio di una bomba.
Bomba che effettivamente scoppiò visto che Daniele Granieri aveva toccato un tasto alquanto dolente.
Aveva davvero cercato di ignorarlo ma lui aveva attaccato come una volpe astuta mettendo al centro della scena il punto debole della ragazza: l'orgoglio.
- Come osi!- esclamò lei inviperita e irrigidendosi subito. Sembrava una delle tre Erinni e, nella sua testa c'era un'unica e agognata parola: vendetta.
Con le guance diventate rossissime e con uno strano luccichio negli occhi si guardò intorno in cerca di qualcosa. Ma cosa?
Proprio in quel momento un ragazzino del secondo anno stava passando tranquillamente con una bottiglietta d'acqua tra le mani che, prontamente, la ragazza afferrò aggressiva - Scusa, te la ricompro!-. Il povero ragazzo la guardò con gli occhi spalancati ma, ebbe il buonsenso di filarsela sotto quello sguardo omicida.
Sara, si liberò con forza dalla stretta di Daniele e, lo guardò minacciosa.
Ma proprio una bottiglietta d'acqua le doveva capitare? pensò mentre con un piccolo movimento della mano svitava il tappo davanti all'espressione vigile del biondo.
- Non ti azzardare.- le disse minaccioso, capendo subito le sue intenzioni.
- Tranquillo, questa volta non cercherò di sfigurare il tuo bel faccino.- annunciò lei innocentemente.
-Ti avverto, prova solo a....- cominciò lui ma non poté continuare visto che un getto d'acqua lo colpì in faccia e sul petto.
Improvvisamente, per tutto il corridoio, calò un totale silenzio mentre Sara sorrideva trionfante buttando la bottiglietta in un cestino lì accanto. Sentiva perfettamente dietro di se l'esclamazione sorpresa di Giorgia mentre tornava a voltarsi in direzione dello Squalo.
Aveva il viso livido per la rabbia e, le braccia gli tremavano come se cercasse di mantenere il controllo ormai perso. Se doveva essere sincera, Sara non l'aveva mai visto così collerico.
Con un gesto stranamente calmo, il ragazzo posò una mano sulla propria guancia per togliere alcune goccioline d'acqua poi, la guardò negli occhi.
- Questo, è proprio ciò che non dovevi fare.- disse facendo un passo nella sua direzione.
Sarà avvertì subito che c'era qualcosa di diverso rispetto ai loro precedenti battibecchi e, ne fu consapevole quando sentì la voce di Guido che diceva un semplice " Oh, oh. Ora sono guai." come se la ragazza avesse combinato qualcosa di irreparabile.
Gli occhi di Granieri erano ridotti a due fessure mentre le veniva incontro come se volesse sbranarla e, Sara inconsapevolmente indietreggiò.
- Che c'è? Ora vuoi scappare?- le chiese lui furibondo percependo il suo lieve movimento.
- Io non scappo da nessuno, tanto meno da te.- gli rispose la ragazza fiera.
- E fai male.- disse lui. E scattò in avanti come un lupo provando ad acchiapparla.
Sara, senza rendersene conto,indietreggiò ancora e gli voltò le spalle correndo verso le scale e cercando di distanziarlo il più possibile.
Ma, il ragazzo, non era certo il tipo di persona che demordeva tanto facilmente e, con agilità, la seguì lasciando dietro di se una miriade di studenti scioccati.
-Sparvieri!- urlò collerico mentre la avvicinava ma la ragazza davanti a lui aumentò di velocità e, scese rapidamente le scale con uno squittio sorpreso.
- Lasciami in pace!- Urlò ansimando senza accennare a fermarsi.
-Mai.- annunciò lui scattando ancora di più e riuscendo a diminuire la distanza. Con un rapido balzo allungò le mani per afferrarla ma riuscì ad acchiappare solo l'aria dato che, all'ultimo secondo, lei aveva improvvisamente svoltato.
- Quell'acqua...Te.La.Meritavi.- esclamò ancora lei tra un respiro e l'altro.
-Tu credi?- le disse lui tranquillo mentre deciso accelerava il passo. Il tempo dei giochi era finito.
Con un rapido movimento la raggiunse e strinse un suo braccio. Tra le sue urla la prese per i fianchi e, con agilità se la caricò su una spalla.
- Che cazzo fai coglione?- strillò lei trovandosi improvvisamente a testa in giù rivolta verso la sua schiena e con una presa salda attorno alle cosce.
- Che linguaggio volgare per una giovane donzella- le disse semplicemente lui iniziando a scendere per altre scale.
- Vaffanculo!- esclamò la ragazza dandogli dei pugni sulla schiena.
- E' ora che qualcuno ti insegni l'educazione.- rispose Granieri stringendole forte le cosce e facendole scappare un gemito di dolore.
-Lasciami.- gli ordinò lei incavolata provando a divincolarsi.
- Facciamo un resoconto della situazione invece. Ho la maglietta e i capelli bagnati dato che tu hai osato lanciarmi addosso l'acqua di fronte a tutta la scuola. E' giusto che ricambi il favore.-
Lei, in risposta, continuò a dargli dei forti pugni - Fammi scendere stronzo!-
- Mi hai appena colpito il sedere? Non ti facevo così perversa.- annunciò lui sarcastico.
Sara arrossì imbarazzata e bloccò la scarica di pugni improvvisamente -Cosa vuoi fare?-
- Abbi pazienza e lo vedrai.- fu la sua laconica risposta mentre raggiungeva la porta della palestra.
Ma dov'erano i professori quando servivano?
Tra i continui sbuffi dalla sua preda, lo Squalo entrò in uno dei tanti spogliatoi facendo sgranare gli occhi alla ragazza che, a quel punto, capì le sue intenzioni.
-Oh, non ci provare nemmeno lurido parassita!- esclamò con lampi di odio negli occhi e, ricominciando a divincolarsi ancora più ferocemente.
Lui, non le rispose nemmeno mentre raggiungeva una doccia.
- Cazzo, lasciami andare!-
Daniele la fece scendere velocemente e la sbatté contro il muro aprendo con una mano l'acqua e allontanandosi da lei bloccandole l'uscita.
L'acqua la colpì con un forte getto sui capelli mentre provava a fare un passo in avanti per poi venire subito spinta dentro dal ragazzo che iniziava a ridere.
- Ma sei proprio un cretino!- esclamò lei con il volto totalmente bagnato e, con i vestiti che le si stavano appiccicando alla pelle. Provò nuovamente ad allontanarsi dal getto dell'acqua ma...niente. Lui prontamente la rispingeva sotto.
Daniele Granieri rideva come un pazzo mentre demoliva ogni suo tentativo di uscire dalla doccia e, questo la faceva letteralmente incazzare.
- Ma che pulcino bagnato che abbiamo qui...- disse lui divertito.
Sara lo fulminò con un'occhiataccia e, fece nuovamente un passo verso il ragazzo che prontamente allungò la mano per bloccarla. Quello fu il suo errore.
La ragazza infatti, lo afferrò per il braccio e, lo tirò verso di se rendendolo vittima della sua stessa idea.
- Un altro pulcino bagnato, eh?- domandò sarcastica lei spingendo la sua testa sotto l'acqua.
Daniele era livido. Merda l'aveva fregato di nuovo!
La strinse forte per i fianchi con l'intenzione di allontanarla ma, ciò che toccò lo immobilizzò per un attimo. Perché sotto le sue mani sentiva la pelle della ragazza; scoperta a causa della maglietta che si era lievemente alzata durante la loro lotta.
Bagnata, morbida, da accarezzare.
Osservò la ragazza che sussultò improvvisamente e abbassò lo sguardo. Le sue grandi mani  contornavano i suoi fianchi con una presa che lievemente si addolcì.
Inconsapevolmente mosse le mani e le fece andare dietro la schiena, alzando ancora di più la maglietta bianca che ormai totalmente bagnata, gli permetteva di avere una completa visione del reggiseno grigio di pizzo. Daniele deglutì rumorosamente.
Ma cosa diamine stava facendo?
Sara si riscosse dall'immobilità che l'aveva dominata e, tentò di allontanarsi mettendogli le mani sul petto e spingendolo lontano ma, l'acqua ai loro piedi la fece scivolare e barcollare pericolosamente. Il ragazzo allora la strinse ancora più forte appoggiandosi al muro per non cadere anche lui e, ritrovandosela completamente tra le braccia.
Contemporaneamente, alzarono entrambi lo sguardo. Sara lo guardava con gli occhi spalancati  mentre lui la osservava quasi spaesato. Daniele abbassò di nuovo lo sguardo verso le mani che lei teneva ancora sul petto. La ragazza voleva - doveva- ritirarle ma, era letteralmente paralizzata. Anzi quando lui iniziò a fare delle brevi carezze sulla sua schiena nuda, strinse ancora più forte il tessuto.
Daniele, mosse lievemente una mano e lentamente la fece scendere verso il basso. Leggera come una piuma quella discese verso le natiche e si fermò all'altezza dell'orlo della gonna.
Il ragazzo continuò a guardarla intensamente mentre accarezzava la coscia con movimenti circolari che portarono Sara a fare dei respiri sempre più corti. Poi, improvvisamente, le mani di lui si staccarono e le afferrarono rudemente il sedere.
Sarà ansimò inconsapevolmente mentre lui la tirava ancora più vicino con un roco gemito poi, come se si fosse ripresa dalla trance in cui era sprofondata, spalancò gli occhi e con forza si divincolò.
Daniele la lasciò subito andare mentre la guardava sistemarsi la maglietta e la gonna coprendo la poca pelle visibile. Che cazzo gli era preso?
Sbuffò silenziosamente mentre chiudeva la doccia e, usciva fuori da quello spazio ristretto; si avvicinò a una panca e afferrò l'unico asciugamano presente sentendo il respiro di lei che iniziava a calmarsi.
Sara era rimasta in piedi non sapendo dove guardare. Dio, Daniele Granieri l'aveva toccata e, nel suo sguardo aveva visto per un momento un guizzo di...desiderio?
Cavolo, neanche Lorenzo l'aveva mai toccata così!
Oddio, Lorenzo.
Come poteva stare con un ragazzo e farsi toccare da un'altro?
Chiuse improvvisamente gli occhi notando che la vista era leggermente annebbiata a causa delle lacrime che spingevano per uscire. Era una persona orribile.
Mestamente si avvicinò alla panchina in cerca di qualcosa con cui asciugarsi tentando di ignorare il ragazzo a pochi metri di distanza da lei.
-Tieni.- le disse semplicemente lui allungandole l'asciugamano che teneva tra le mani.
Quelle stesse mani che l'avevano accarezzata così sensualmente fino a pochi istanti prima.
- Grazie.- rispose sarcastica afferrando il tessuto ormai fradicio.
Granieri, stranamente, non le rifilò alcuna battutina delle sue mentre si aggiustava i disordinati capelli biondi. Il ragazzo, semplicemente sbuffò e, in totale silenzio raggiunse la porta.
- Aspetta!- esclamò Sara improvvisamente.
Lui lasciò la maniglia e, si voltò verso di lei - cosa c'è?- domando guardandola impassibile.
- Quello....che...è successo. Insomma..non...è niente,no?- gli chiese lei stranamente imbarazzata. Non le era mai successo di parlare con Granieri con quel tono insicuro.
Lo guardò tentando di mostrare un'assoluta calma e, cercando di evitare quelle maledette goccioline d'acqua che gli scorrevano lungo il viso e che, birichine, scendevano scomparendo sotto la maglietta. Una maglietta che nascondeva un petto muscoloso e possente che lei aveva sentito con le proprie mani.
-Certo che non è niente!- esclamò lui improvvisamente - Non voglio di certo avere nulla a che fare con te.- disse guardandola con totale disprezzo. - Anzi, mi stupisce perfino il fatto che tu ti sia lasciata toccare da me. Devo dedurre che ti piace tanto il tocco di qualsiasi ragazzo?-
Sara lo guardò sbigottita - Mi stai dando della puttana?- domandò con gli occhi quasi lucidi che il ragazzo non notò. Non aveva mai osato offenderla a tal punto.
- Precisamente- affermò lui tagliente aprendo la porta e, chiudendola rumorosamente dietro di se mentre usciva lasciando una ragazza che, per la prima volta nella sua vita, pianse per colpa di Daniele Granieri.



*




Quando, Giorgia Blasoni, guardò la sua migliore amica che tornava da chissà dove capì subito che c'era qualcosa che non andava. Sara, aveva gli occhi stranamente lucidi e indossava la tuta che usavano solo per fare ginnastica.
- Cosa è successo?- le chiese preoccupata avvicinandosi a lei.
-Niente- rispose Sara ma, la riccia sapeva che quando la ragazza diceva niente, in realtà era tutto.
-
Non mi prendere per il culo- esclamò infatti indispettita. - Perché hai pianto? Come mai non indossi più la gonna?-
- Credo che non indosserò mai più una gonna per tutta la vita...- fu la laconica risposta della bionda prima di narrare i fatti accaduti.
Giorgia Blasoni non aveva mai avuto niente contro il ragazzo più famoso della scuola. Certo, detestava certi suoi comportamenti ma, tra i due, non c'era mai stata quell'ostilità che faceva sorgere insulti e aspre battaglie. Entrambi avevano deciso silenziosamente di ignorarsi a vicenda senza provocare danni. Tuttavia quel giorno la ragazza, sempre buona e gentile con tutti, stava letteralmente decidendo di uccidere Daniele Granieri.
Nessuno, poteva permettersi di definire la sua amica come puttana e, riuscire a scamparla! Era completamente furiosa, e ciò lo si poteva dedurre dalle numerose imprecazioni e parolacce che tutti gli studenti della scuola la sentirono esclamare a gran voce al termine delle lezioni.
-Quel farabutto mentecatto....-
-
Giorgia, per favore smettila- la implorò Sara tra gli sguardi curiosi di numerosi ragazzi e ragazze che, stranamente, quel giorno non volevano andarsene da scuola.
- Coglione megalomane...-
-
Giorgia!-
- Lurida creatura di sesso maschile che ragiona con il pisello...-
-
Ora basta.- le ordinò Sara mentre raccoglieva i propri libri scocciata.
- Essere merdoso e indegno...-
Sarà sbuffò spazientita trucidando con un occhiataccia gli studenti che, improvvisamente scomparvero dalla classe.
-Sara cosa sta succedendo?- Domandò Guido passando davanti alla loro aula dopo aver sentito da un ragazzino che "La Blasoni era stata posseduta".
-
Non smette di imprecare contro Granieri.  Non riesco a placarla.- disse la ragazza scoraggiata.
- Figlio di puttana che deve andare all'inferno...- continuò Giorgia senza notarli mentre chiudeva lo zaino.
- Posso aiutarti io?- le domandò gentilmente Guido.
- Bastardo puttaniere...-
-
Ti prego si! Devo iniziare a pulire la classe. Prova a dirle qualche cosa tu, a me non dà retta.- lo implorò Sara mettendo la cartella sulla cattedra - Io intanto vado a prendere lo straccio e il secchio...-
- Stupido pennuto senza cervello...-
Guido, guardò stranito la riccia - Perfetto, a tra poco.- disse avvicinandosi a Giorgia.
Sara uscì dalla classe sperando che quel ragazzo riuscisse davvero a farla stare zitta e a farla andare via. Non voleva di certo rimanere in quel posto più del dovuto per colpa sua!
Ma cosa poteva inventarsi Guido? Quando Giorgia si accaniva su una cosa, niente riusciva a distoglierla dai propri pensieri.
Tuttavia fu costretta a ricredersi mentre sentiva scendere uno strano silenzio nell'aula.
 - Giorgia, ti va di uscire con me Sabato?-
Guido era davvero riuscito a zittirla.

***

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Capitolo 5
*** *My perfect boy* ***


cap 4
Note dell'autrice: Questo quarto capitolo si è fatto un pò attendere ma, visto che sto un pò stravolgendo la storia, mi sembra il minimo! Ho mescolato un pò questo e il successivo capitolo, mi sembrava la cosa ideale.
Ps: ne approfitto per pubblicizzare una mia nuova storia sul mondo di Harry Potter. I protagonisti sono Draco Malfoy e un nuovo personaggio. E' una fan fiction ancora in fase di costruzione ma se ci passate a dare un occhiata e mi fate sapere il vostro parere mi renderete molto felice!
Detto questo, vi auguro buona lettura. Paola.

Capitolo IV



*My perfect boy*


"Se tutto è imperfetto in questo imperfetto mondo,
l'amore invece è perfetto nella sua assoluta e squisita imperfezione"
Gunnar Björnstrand, Il settimo sigillo.




***



 Erano ormai le quattro del pomeriggio quando Sara tornò a casa. Aveva passato tre ore a ripulire lo schifo che aveva trovato tra i vari banchi della classe e, ancora si sentiva nauseata.
La casa era silenziosa e, i suoi genitori, le avevano lasciato un post-it sul frigorifero scrivendole che quella sera sarebbero tornati tardi e le suggerivano di invitare Giorgia a dormire da lei per non stare sola. La ragazza inviò così un messaggio all'amica, sicura che avrebbe accettato poi, si sedette sul bancone della cucina pensierosa.
Nella sua mente regnavano sovrane immagini che non la volevano lasciare in pace!
Mani grandi e forti sui suoi fianchi.
Addominali perfetti nascosti da una maglietta bagnata.
Occhi che la guardavano intensamente.
Braccia che la stringevano contro di sé.
-Basta!- esclamò Sara disperata reggendosi la testa tra le mani. Non poteva continuare a pensare ancora a Granieri dopo che le aveva dato praticamente della puttana!
"
Devo dedurre che ti piace tanto il tocco di qualsiasi ragazzo"?
Non era stato derisorio o sfacciato: per la prima volta era stato cattivo. Crudele.
Crudele dopo che lei si era così
scioccamente lasciata andare, paralizzata dalle sue stesse sensazioni. Sensazioni che non aveva mai provato nemmeno con Lorenzo.
Certo, lei non era più vergine ma, non era di certo una puttanella da quattro soldi come le ochette che stavano sempre attorno allo Squalo. Cacchio, Lorenzo aveva dovuto aspettare
sei mesi prima di riuscire a portarla a letto senza farla scappare e Granieri le dava della puttana?
Il ragazzo l'aveva sempre presa in giro ma, sentire l'opinione che aveva di lei l'aveva stranamente ferita. Poteva deriderla, ingiuriarla, offenderla ma lei credeva che lo facesse comunque perché la considerava una ragazza intelligente, l'unica a tenergli testa, una sua pari insomma. E mai avrebbe immaginato di essere trattata così.
Ed era infuriata con se stessa. Si era fatta toccare come una bambola di pezza senza alcuna reazione.  Era stata usata e, forse aveva fatto emergere in superficie un suo punto debole: la sessualità.
Certo, lei è Lorenzo facevano spesso l'amore ma, non c'era mai nulla di nuovo.
Aveva letto in molti libri del desiderio, della passione tra due persone ma se doveva essere sincera, quella passione non la sentiva più con Lorenzo. Il loro unirsi era gradualmente diventato un gesto quasi meccanico.
Invece, quando Granieri l'aveva solo semplicemente accarezzata, aveva sentito un intenso brivido su tutto il corpo, il respiro era diventato pesante e, il corpo era stato scollegato dal cervello. Tutto questo, solo toccandola!
Non riusciva a mettere in pace i propri pensieri, voleva uccidere Granieri per il semplice fatto che aveva osato chiamarla puttana ma, voleva anche accarezzare di nuovo quel possente petto e magari baciarlo, saggiare quelle carnose labbra.
Venne improvvisamente distratta dal cellulare che le annunciava l'arrivo di un messaggio che lesse subito.
' Piccola. Mia zia sta portando nonna a una visita medica. Ho un po di tempo libero quindi sto venendo da te. A fra poco amore!'
-
Sono una persona orribile!- esclamò tra se e se mentre nuove lacrime le spuntavano sugli occhi.
E adesso cosa avrebbe fatto? Glielo doveva dire?
Compose in fretta e furia il numero di Giorgia che, dopo pochi squilli rispose - Dimmi!-
- Lorenzo sta venendo qui.- le disse Sara ansiosa mentre si dirigeva in camera sua.
- E qual'è il problema?- domandò l'amica innocentemente.
- C'è che il ragazzo che odio di più al mondo mi ha praticamente
toccata!-
-
Appunto, solo toccata. Non avete fatto sesso selvaggio nella doccia per quanto ne so.-
- Ma io l'ho lasciato fare!- esclamò esasperata e irritata nello stesso tempo.
- Tutti commettono degli errori. Ma perché Lorenzo sta venendo lì? Non aveva da fare con
nonnina?- le domandò seccamente Giorgia con un tono irritato che Sara prontamente ignorò. Da quando Guido l'aveva invitata per un'appuntamento, la sua amica era alquanto suscettibile.
-
Ha qualche ora libera. Quindi non glielo dico?-
- No. Un segreto in più non guasta a nessuno.-
- Io non gli ho mai tenuto segreto niente!- dichiarò Sara inviperita.
La ragazza dall'altro capo del telefono sbuffò quasi scoraggiata - Lascia stare. Tu non dirgli niente e vedrai che andrà tutto bene. Ora devo andare, devo provarmi un vestito. A stasera!- e attaccò lasciando Sara basita di fronte allo schermo del telefono. Lei aveva bisogno di una mano e, Giorgia pensava ai vestiti?
- Vattene al diavolo! Stasera te la farò pagare!- urlò indispettita mentre toglieva la tuta di scuola. Si fece una lunga doccia rilassante e, quando aveva ormai indossato un pantalone e una felpa, suonò il campanello di casa: Lorenzo era arrivato.
Si fiondò subito sulle scale e aprì la porta di casa. Ed eccolo lì, il suo perfetto ragazzo.
- Ciao piccola- le disse lui sorridendole contento. La ragazza si lanciò tra le sue braccia di scatto. Il suo paradiso personale era finalmente arrivato.
Non c'era più Granieri, ne le bottigliette d'acqua, ne l'atteggiamento strano di Giorgia.
Esistevano solo quelle braccia che la stavano stringendo forte. Esistevano solo loro due.
- Come mai così contenta di vedermi?- domandò lui fintamente sorpreso.
- Oggi è stata una brutta giornata e ... mi sei mancato- annunciò Sara lasciandolo entrare in casa.
- Ti va di parlarne?- le domandò lui premuroso mentre si gettava sul divano nel salone.
- La solita storia. Quel ragazzo di scuola ne ha combinata un'altra delle sue- mormorò lei evitando volutamente lo sguardo e, facendo finta di sistemarsi i capelli in una coda.
- Quel Daniele?- chiese quindi lui per conferma. Avevano parlato tante volte del biondo che la tormentava e, ogni volta, finivano per litigare. Lorenzo lo voleva conoscere per dirgliene quattro mentre lei voleva semplicemente ignorarlo. Il miglior attacco dopotutto è l'indifferenza.
- Si, ma ti prego non ho voglia di parlarne.-
- Come vuoi- le rispose Lorenzo allargando le braccia e, invitandola ad appoggiarsi a lui. Forse potevano evitare l'ennesima litigata per quel giorno.
Sara gli appoggiò il capo sul petto e sospirò esausta godendosi quel momento di pace.
- Allora, come sta nonna Emilia?- domandò iniziando ad accarezzargli il petto da sopra la maglietta con movimenti circolari come era solita fare.
-Bene.
Molto bene.- esclamò lui indifferentemente irrigidendosi all'improvviso.
Sara rise accentuando il movimento delle dita; gli erano sempre piaciute le carezze sul petto.
- Vogliamo vederci un film?- domandò poi innocentemente.
- Si, ma scelgo io.- disse lui ridendo malefico mentre la spostava e si alzava dirigendosi verso lo scaffale in cui erano riposti i dvd.
Sara osservò rapita le sue dita che scorrevano tra i molti cd e quel labbro inferiore torturato inconsapevolmente mentre si decideva. Dio, era così bello.
Il ragazzo esultò trionfante trovando un film e, afferrandolo con una mano, lo mise davanti ai suoi occhi.
- Never back down? Ma l'abbiamo visto almeno dieci volte!- esclamò lei scettica.
- Lo sai che lo adoro.-
- Adori di più le tette e il culo della ragazza di cui si innamora il protagonista .- sbuffò lei fintamente risentita.
- Amore, mi stupisco di te!- esclamò Lorenzo mentre faceva partire il film ridendo rumorosamente - Lo sai che il tuo culo e le tue tette sono imbattibili!-.
La ragazza gli diede un leggero pugno sul fianco oltraggiata mentre lui si risistemava sul divano e la avvolgeva nuovamente con le braccia.
Passarono tutto il tempo del film tra casti baci, qualche battutina, tenere carezze e, dopo aver visto combattimenti su combattimenti, il loro stomaco brontolò per la fame.
- Direi che è ora di mettere qualcosa sotto i denti.- dichiarò Guido facendola alzare dolcemente.
Andarono in cucina e si prepararono uno spuntino che subito divorarono.
- Domani ti accompagno io a scuola, ti va?-
Sara lo guardò lievemente sorpresa. Non era mai venuto a scuola da lei, ne per accompagnarla ne per prenderla a fine lezioni.
- Come mai?- domandò leggermente sospettosa mentre beveva un sorso di succo. Non vorrà davvero conoscere Granieri!
- Ci dev'essere per forza un motivo? Voglio semplicemente passare un po di tempo con la mia ragazza visto che ultimamente ci siamo visti così poco.- le rispose avvicinandosi a lei e posandole un leggero bacio sullo zigomo destro.
Sara sospirò estasiata. Quel ragazzo era così dolce e, l'indomani mattina, era disposto perfino ad alzarsi presto dal letto. Solo per lei.
Nonostante le continue tensioni che c'erano tra di loro, Lorenzo la faceva sempre sentire importante. Era così perfetto.
E lei si era lasciata toccare da un'altro.
Di slancio lo abbracciò possessivamente e lo tirò verso di se. Lorenzo quasi barcollò per l'impeto che ci aveva messo e, per tenersi in equilibrio, posò le mani sui braccioli della sedia sulla quale era seduta. La guardò teneramente negli occhi e, si avvicinò alle sue labbra.
Per Sara, baciarlo non era mai stato così
giusto. Il tocco delle loro bocche era così catartico, liberatorio. Le sue labbra la veneravano, la sua lingua la idolatrava; i suoi lievi respiri le rendevano omaggio. Si sentiva perfetta.
Il ragazzo allontanò lentamente il viso dal suo e la afferrò saldamente per i fianchi facendola alzare. Poi, la spinse a sedere sul tavolo accanto a loro mentre Sara gli cingeva subito la vita con le proprie gambe.
Le loro labbra si incontrarono di nuovo,
fameliche e Lorenzo le accarezzò le cosce mentre la traeva ancora più vicino a se aprendo poi con uno scatto la lampo dei suoi pantaloni.  
Sara portò le proprie mani dietro la nuca del ragazzo per accarezzargli i bellissimi capelli biondi.
Biondi?
Lorenzo non aveva i capelli biondi, lui è moro! Pensò energicamente paralizzandosi all'istante.
Le si mozzò il respiro quando il sorriso del ragazzo si trasformò improvvisamente in un ghigno sfacciato. Le mani di Lorenzo erano ora più grandi, la sua presa più decisa e, il suo petto stava  diventando più robusto.
Non c'era più Lorenzo davanti a lei.
C'era Daniele Granieri che la guardava intensamente e con brama.
- Tesoro, tutto bene?- le domandò il ragazzo circondandole il viso con la mani a coppa mentre lei chiudeva di scatto gli occhi.
Quando li riaprì pochi istanti dopo lo Squalo non c'era più - Aspet...ta. Non credo di sentirmi...bene.- annunciò rischiando l'iperventilazione e diventando bianca cadaverica.
- Oddio, vieni ti devi sdraiare.- annunciò lui preoccupato mentre la prendeva in braccio e si avviava verso il salone. - Sei pallida. Hai bisogno di qualcosa? Un tè caldo, un bicchiere d'acqua...-.
- No...-mormorò lei ormai sull'orlo delle lacrime - Devo....riposare.
Scusami.-
La posò dolcemente sul divano per poi coprirla con una coperta - Non c'è
niente di cui tu debba scusarti. Può succedere. - le disse accarezzandole gentilmente i capelli.
Sara singhiozzò sull'orlo della disperazione e, calde e grosse lacrime incominciarono ad uscirle dagli occhi.
Si sentiva uno schifo. Una
traditrice.
Stava per fare l'amore con il suo ragazzo e, a chi pensava? A Daniele Granieri.
- Amore. Prova a dormire, io rimango qui a farti compagnia, va bene?- annunciò Lorenzo guardandola con angoscia e preoccupazione.
- Giorgia deve venire qui a dormire...-mugugnò lei chiudendo gli occhi.
- Ok, la chiamo io.- le rispose lui accarezzandole lievemente il viso.
Sara sospirò affranta da tutta quella gentilezza ma, riuscì comunque a estraniare la propria mente da qualsiasi pensiero, cadendo subito in un sonno profondo.


*


Erano ormai le otto di sera quando la ragazza aprì nuovamente gli occhi e cominciò a guardarsi intorno incontrando due pagliuzze verdi che la osservavano incuriosite a pochi centimetri di distanza.
Ancora mezza addormentata, sussultò per la sorpresa e si tirò velocemente a sedere sbattendo con il viso contro qualcosa di duro.
- Ma sei matta?- esclamò Giorgia massaggiandosi la fronte dolorante e guardandola di sbieco.
- Tu sbuchi all'improvviso come i funghi!- rispose Sara strofinandosi la mano sulla guancia, vittima innocente dello scontro con la testa dell'amica. -Lorenzo?-
- E' andato via. Mi ha chiamata dicendo che stavi male ma non poteva rimanere perché doveva andare a prendere l'arzilla nonna dalla zia.- annunciò l'amica - Che cosa è successo?-
- Noi stavamo...ecco....- balbettò lei ancora scoraggiata.
- Credo di aver capito il concetto, tranquilla.-
- ....e poi ho visto Granieri.-
- e perché mai Daniele si trovava a casa tua?- esclamò incredula Giorgia scattando in piedi.
- E' quello il punto. Lui non c'era in casa!- dichiarò Sara con enfasi come se dovesse spiegare una cosa ovvia ma ricevendo in cambio due sopraccigli alzati che la fissavano come se avesse dei problemi mentali.
- Allora, di grazia, dove diavolo l'hai visto? In televisione, su una chat, fuori dalla finestra, dove?-
- No. L'ho visto nella mente- esclamò lei oltraggiata come se annunciasse la fine imminente del mondo - Mentre Lorenzo mi abbracciava, mentre gli stringevo i capelli, mentre sentivo il suo corpo sul mio; io vedevo Granieri.-.
-
Allora la cosa è grave...- dichiarò Giorgia pensierosa mentre l'amica annuiva furiosamente, contenta che finalmente abbia capito il concetto - ...Daniele ti attira sessualmente.-
Sara bloccò subito il movimento affermativo della testa, iniziando a muoverla energicamente da destra verso sinistra in segno di dissenso - No,no,no.-
Era una cosa assolutamente impossibile.
- Io non sono attratta da lui!- esclamò con disgusto scalciando la coperta tra i piedi e alzandosi di scatto iniziando a girare in circolo. - Ero ancora nervosa e volevo scaricare la mia rabbia. Ecco tutto..-
- Immaginandolo mentre baciavi Lorenzo e slacciandogli i pantaloni magari?- domandò scettica Giorgia con un sorrisetto canzonatorio - Davvero un ottimo metodo per scaricare la rabbia.- constatò facendola impallidire.
- Senti, lasciamo perdere. Io quel ragazzo lo detesto. Quando stavamo nella doccia non sembrava nemmeno lui! Probabilmente ora si starà facendo quattro risate perché finalmente ha trovato un modo per zittirmi. Ma ti assicuro che non ci sarà una seconda volta.-
Giorgia rise spensieratamente mentre la vedeva girare da una parte all'altra del salone con i pugni chiusi e una ruga marcata sulla fronte.
Dio, la sua amica era così cieca e ingenua ma, si astenne dal riferirglielo altrimenti sarebbero iniziate nuove urla e imprecazioni.
Cercò così di cambiare discorso puntando verso un argomento più neutro e, decisamente più interessante - Allora...cosa dovrei indossare sabato?-.
L'amica le sorrise riconoscente; meno pensava a Granieri e meglio era. - Non avevi detto che il vestito celeste era una bomba? Indossa quello.-
- Si, forse hai ragione. Dio, sono così emozionata! Quel giorno dev'essere tutto perfetto e, lui cadrà ai miei piedi. Ne sono assolutamente sicura.-
- Come mai tutta questa sicurezza?- le domandò Sara con un sopracciglio alzato.
- Ho comprato un completino intimo favoloso. Non riuscirà a resistere! A proposito di intimo.... lo sai che Jessica Trevisi è stata beccata dal professore di Chimica mentre stava rinchiusa nello sgabuzzino con uno?-
- Davvero?- chiese stupita Sara. La Trevisi era l'odiosa ragazza della classe quinta che aveva la gambe chilometriche aperte per chiunque. Lei e Sara un tempo erano state amiche ma, quando Jessica in secondo liceo era uscita con il ragazzo che le piaceva, la loro amicizia si era completamente spaccata. Ora erano sempre pronte a farsi battutine ironiche e taglienti. La Trevisi era praticamente la versione femminile di Granieri, solo molto più stupida.
- Ti giuro! Era mezza nuda e stava china sul suo....-
- Ok,ok! Ho capito il concetto!- rispose Sara oltraggiata immaginandosi la scena. Quella doveva essere proprio disperata se si era rinchiusa in una piccola stanzetta piena di muffa e polvere.
- Perché non andiamo a letto e ci vediamo un bel film in streaming?- domandò Giorgia ridendo.
- Affare fatto.- rispose Sara sorridente mentre si dirigevano nella sua stanza.
Passarono la serata a fare una maratona dei film, tra battaglie di cuscini e schifezze da mangiare. Quando le braccia di Morfeo le accolsero era ormai l'una passata.




*

Il giorno dopo si svegliarono verso le sette grazie alle adorabili urla della madre di Sara che imprecava contro la vicina di casa la quale , per l'ennesima volta, stava annaffiando il giardino bagnando anche il piccolo patio della loro casa.
"Vecchia megera! Se scivolo anche questa volta per il pavimento bagnato, dò fuoco alla tua parrucca!"
" Ma signora! Non è colpa mia se ho la vista bassa e non vedo bene dove annaffio!"
" Allora mettiti gli occhiali! Altrimenti la prossima volta ti farò uno sgambetto che non riuscirai a vedere e la tua tomba ti aspetterà impaziente!"
-
Buongiorno anche a te mamma.- mugugnò Sara aprendo gli occhi sentendo le risatine di Giorgia che si alzava dal letto.
- Tua madre è l'essere più singolare che io conosca.- annunciò l'amica stiracchiandosi rumorosamente.
- E non l'hai vista l'altro giorno quando un ragazzo con la bicicletta le è venuto addosso facendole cadere la spesa! E' dovuto scappare come una furia mentre gli lanciava addosso le zucchine.- disse Sara scalciando le coperte e facendola ridere sguaiatamente.
-Quando arriva Lorenzo?- domandò Giorgia fiondandosi in bagno.
-Verso le otto-
-Non è strano che voglia venire a scuola?- le urlò aprendo l'acqua della doccia. - Insomma, non è mai venuto lì.-
- Forse vuole farsi perdonare il fatto che ha dovuto mettermi da parte per stare con nonna Emilia- le disse Sara non ottenendo risposta e togliendosi il pigiama.
Mezz'ora dopo erano pronte e, stavano facendo la colazione in cucina.
- Tesoro, ieri ho incontrato i genitori di Lorenzo in banca, ti salutano.- annunciò il signor Sparvieri bevendo il caffè mentre sfogliava svogliatamente il giornale.
- Come?- chiese Sara con una fetta biscottata tra le labbra non accorgendosi dell'irrigidimento improvviso della sua amica.
- Ho incontrato Alessia e Stefano ieri- spiegò lui lentamente per farle comprendere meglio il concetto guardandola stranito.
- Ma non erano partiti per un viaggio di lavoro?- domandò Sara perplessa - Lorenzo mi ha detto così-
- Saranno tornati.- dichiarò suo padre prendendo la marmellata e spalmandola su una fetta di pane.
- Che buono questo succo! - esclamò Giorgia d'un tratto esaltata mentre beveva dal bicchiere che le stava di fronte  -...è una nuova marca signora Michela?-
La signora Sparvieri la guardò allucinata - No, è sempre lo stesso. Ma ti senti bene, cara?- domandò guardandola di sbieco.
- Si, perché?- domandò dubbiosa la migliore amica di Sara notando tutti gli sguardi puntati su di lei.
- Perché quello che stai bevendo non è succo, è latte.-
-oh...-mormorò Gorgia allontanando il bicchiere dalle proprie labbra e guardandolo scetticamente - Sembrava davvero succo. Forse sono ancora mezza addormentata.-
Sara la guardò intensamente, l''amica era pallida e si muoveva freneticamente sul posto mentre suonava in quel momento il campanello.
Giorgia si alzò subito in piedi - E' arrivato Lorenzo! Dobbiamo andare Sara.- esclamò sorridendo mentre la afferrava per un braccio e la trascinava fuori dalla cucina.
- Ma cosa...?- provò a dire la bionda mentre le veniva scagliato lo zaino tra le mani.
- Dai, non vorrai farlo aspettare!- esclamò Giorgia uscendo rapidamente dal portone e correndo fuori sul patio. Cadendo sul pavimento bagnato.
- Quella vecchia rincoglionita!- urlò inviperita sdraiata per terra mentre Sara la raggiungeva preoccupata.
- Tutto bene ragazze?- chiese Lorenzo venendo loro incontro.
- Si!- esclamò Giorgia con le guance rosse per il nervosismo alzandosi in piedi e dirigendosi a passo di marcia verso la macchina del ragazzo.
Lorenzo appoggiò una mano sul fianco di Sara osservando attentamente la sua amica che si stava massaggiandosi  il sedere dolorante - Ma sta bene?- domandò scettico.
- Se non si accorge di avere i pantaloni tutti bagnati, non credo.- rispose Sara basita. - Tra qualche giorno ha un appuntamento con il ragazzo che le piace da un vita.-
- Ah, allora è normale. Anche io ero molto nervoso quando dovevo uscire per la prima volta con te. Ero così agitato che ho dovuto cambiarmi tre camice: mi era presa la sudarella- le disse lui sorridendole.-Stai meglio?
- Si. Ho avuto solo un giramento di testa- gli rispose gentilmente accarezzandogli il braccio.
- Andiamo?- urlò inferocita Giorgia seduta in macchina guardandoli con gli occhi ridotti a fessure mentre chiudeva lo sportello.
Sara e Lorenzo risero per poi raggiungerla subito. Mai far arrabbiare una ragazza già nervosa e in fase pre-appuntamento!
Salirono in macchina e, parlando del più e del meno, si avviarono verso la scuola.
- Almeno questa volta mi risparmi la nausea? - Domandò Sara implorante indossando la cintura di sicurezza.
-Neanche per sogno!- esclamò Lorenzo ridendo malefico mentre immetteva la marcia e partiva sgommando tra le urla delle due ragazze.
Il suo ragazzo guidava come un pazzo e lei aveva sempre una leggera ansia quando doveva viaggiare con lui. Spingeva sempre il piede sull'acceleratore e cambiava in continuazione le corsie tra i suoni dei clacson e le urla dei poveri guidatori che gli imprecavano contro; ma ai quali lui rispondeva con un bel dito medio alzato. Troppe volte aveva rischiato di rovinargli la tappezzeria vomitando per le curve pericolose che lui prendeva rapidamente senza accennare a rallentare neanche un po. Quella era sicuramente una di quelle volte.
- Ho appena fatto colazione. - mugugnò disperata venendo spinta in avanti dalla brusca fermata che lui aveva fatto per il rosso del semaforo.
Lorenzo la guardò sorridente e, con gli occhi che sprizzavano per l'eccitazione della corsa, le accarezzò lievemente il braccio per poi guardare la povera Giorgia che si rimetteva seduta composta e, partire di nuovo a razzo.
-Porca miseria!- urlò la riccia seduta di dietro mentre veniva sballottata un pò ovunque - Tu non sei normale!-.
Lui accelerò ancora di più sorpassando pericolosamente una vecchia 500 guidata da un povero signore che lo guardò per un fugace secondo totalmente paralizzato e temendo l'imminente morte.
Quando arrivarono finalmente nel parcheggio della scuola, le due ragazze uscirono immediatamente dall'auto iniziando a fare del lunghi e profondi respiri.
- Non ho mai amato l'aria aperta come adesso!- esclamò Giorgia appoggiandosi allo sportello della macchina e, ricevendo come risposta un cenno affermativo dall'amica.
- Allora...- dichiarò Lorenzo raggiungendole divertito - Volete che vi vengo a prendere anche al termine delle lezioni?-.
- Mio fratello mi viene a prendere perchè dobbiamo andare a comprare un regalo per la sua ragazza - annunciò Giorgia sistemando bene lo zaino sulla spalla - Sono così desolata-
- Io devo pulire la classe dopo l'ultima ora e, torno con l'autobus!- esclamò Sara incenerendolo con lo sguardo - Appena avrò una macchina te la farò pagare.-
- E come? Guidando come una vecchietta di ottant'anni?- la schernì lui attirandola verso di se e posandole un tenero bacio sulla fronte.
Sara gli pizzicò un fianco ma, non si divincolò dalla presa e si appoggiò sul suo petto sospirando estasiata mentre sentiva l'odore fresco di dopobarba.
- Dio, fate venire il diabete...- disse Giorgia osservandoli di sbieco - Vado in classe, preferisco di gran lunga vedere quel puzzolente di Nicola che si mangia le caccole.-
Sara rise spensieratamente mentre metteva le mani dietro la nuca del suo ragazzo - Magari potresti seguire il suo esempio!- esclamò guardandola divertita.
L'amica si mise due dita davanti alla bocca facendo finta di vomitare poi, facendo un saluto generale, li lasciò soli.
- Allora...- disse Lorenzo abbracciandola dolcemente - Stasera hai da fare? Possiamo andare a cena fuori.-
- Mi piacerebbe molto.- rispose lei baciandogli il collo e, provocandogli un leggero brivido.
- Voglio che indossi quel vestito verde scuro dell'altra volta...-annunciò lui accarezzandole lievemente i fianchi.
- Perché? Vuoi togliermelo di nuovo?- domandò Sara maliziosa venendo subito azzittita da due labbra che si posarono sulla sua bocca.
Lorenzo la stringeva possessivamente mentre le mordeva il labbro superiore con un ringhio quasi animalesco e Sara si appoggiò totalmente al suo corpo mettendosi in punta di piedi per saggiare la sua lingua.
Le loro bocche si toccavano con gentilezza mentre le loro lingue si rincorrevano a vicenda, facendole fare un leggero sospiro.
Lui era così tenero e dolce mentre le accarezzava i capelli spostandoli di lato e liberandole il collo dove posò un casto baciò subito dopo. Era tutto così perfetto.
La attirò ancora maggiormente a se, dimenticando il parcheggio della scuola in cui si trovavano. Contavano solo loro, i loro visi vicini, le mani che toccavano il corpo dell'altro, le labbra che non volevano distaccarsi. E Sara sapeva, che non poteva desiderare nient'altro. Sentirsi coccolata e, così tanto amata era la migliore delle cose. Al diavolo i continui pensieri che la tormentavano, al diavolo tutto!
Lei aveva accanto a se un ragazzo che avrebbe fatto di tutto per renderla felice, non aveva bisogno d'altro se non di sentirsi desiderata e venerata.
E, Lorenzo la venerava, la rispettava, la amava.
- Lorenzo!?- esclamò improvvisamente qualcuno con tono perplesso a pochi metri da loro, interrompendo quel momento di dolcezza.
Il ragazzo si distaccò lentamente da Sara e, continuando a tenerle una mano sul fianco, si guardò intorno incontrando due occhi color ghiaccio che lo scrutavano.
- Daniele? Cosa ci fai qui?- domandò sbigottito allontanando leggermente da se la ragazza che lo osservò intimidita irrigidendosi improvvisamente.
Come diavolo faceva a conoscerlo?

- Ci studio.- dichiarò Daniele Granieri guardandolo dall'alto verso il basso per poi posare gli occhi su Sara che evitò deliberatamente il suo sguardo.
- Non lo sapevo.- dichiarò Lorenzo andandogli incontro e dandogli una pacca amichevole sulla spalla - Anche la mia ragazza viene in questa scuola, conosci Sara?- gli domandò indicando la ragazza accanto a lui.
- Si- rispose lui immobilizzandosi sul posto.
-No- rispose invece lei ricevendo un'occhiata sorpresa da Lorenzo e uno sguardo truce dal biondo.
- Si o no?- domandò subito Lorenzo sorridendo divertito.
Sara lo guardò titubante e, avvicinandosi al volto del suo ragazzo, sussurrò lievemente - E' lui quel Daniele. Quello con il quale è sempre battaglia.-
Lorenzo spalancò gli occhi dalla sorpresa e fulminò con lo sguardo il ragazzo a un metro da loro che ghignò sfacciatamente sentendo le parole della bionda.
- Quindi, mi vorresti dire che...- annunciò Lorenzo stranito prendendole le mani gentilmente -...tu e mio cugino vi odiate?-
Cugino. Cugino. Cugino!
Sara sgranò gli occhi, allontanando di scatto le mani da quelle di lui e, facendo passare lo sguardo dall'uno all'altro ripetutamente.
- Voi siete cugini?- domandò sbigottita.
Non riusciva a crederci, il ragazzo che amava era parente del ragazzo che più odiava?
Il suo ragazzo le rispose con un sorriso di scuse mentre Daniele la osservò con un sopracciglio alzato.
- Non avrei mai immaginato che, il ragazzo di cui parlavi fosse lui. Non hai mai accennato al suo cognome.- le disse Lorenzo con tono tranquillo cercando di alleggerire la leggera tensione che si era creata.
- O forse non te l'ha voluto semplicemente dire- dichiarò l'altro ragazzo impassibile guardando poi direttamente Sara negli occhi malizioso - Non gli ha neanche detto della nostra doccia di ieri, vero?-
- Doccia? Quale doccia?- esclamò Lorenzo scaldandosi improvvisamente puntando lo sguardo sulla sua ragazza - Tu...hai fatto una doccia con lui?-
Sara sbuffò esasperata, riprendendosi dall'iniziale momento di sorpresa e, incenerendo entrambi con lo sguardo - Ma ti pare? Questo idiota, solo perché gli avevo tirato addosso un po d'acqua, ha avuto la brillante idea di caricarmi sulle spalle e di portarmi negli spogliatoi per poi buttarmi nella doccia e farmi bagnare completamente!-
Granieri la guardò infuriato.
Come osava chiamarlo idiota? Come osava guardarlo infuriata quando il giorno prima era stata così arrendevole mentre la stringeva?
- E perché non me ne hai parlato?- le domandò Lorenzo con tono sospettoso.
- Ieri ero esausta, ricordi? Non volevo di certo angustiarti con problemi futili. - esclamò lei guardandolo male e, facendo sbuffare il ragazzo irritato. Lorenzo era sempre così, se la prendeva per ogni minima cosa. Anche se, quello che era successo nella doccia il giorno prima, non poteva essere affatto descritto come minimo e, per lei, era un fatto super-mega-gigantesco che non riusciva a mettere da parte.
- Che c'è Sparvieri? Ancora ti rode il sederino?- chiese sarcastico Daniele con gli occhi ridotti a fessure tornando al suo obbiettivo principale: l'attacco.
- Taci, idiota! Nessuno ti ha insegnato a farti i cazzi tuoi?- esclamò lei infuriata.
Ed eccola lì: fiera e combattiva fino alla fine mentre lo sfidava come sempre.
Daniele là osservò per un breve istante. Gli occhi azzurri lo osservavano collerici, le guance erano rossissime, i lunghi capelli biondi le finivano davanti agli occhi a causa del vento, ma lei sembrava non curarsene. Aveva la posa rigida, come in trepidante attesa di scagliarsi contro di lui. Il petto si alzava su e giù velocemente e le lunghe gambe, fasciate da un jeans aderente, erano immobili l'una davanti all'altra; le mani invece erano chiuse a pugno con forza.  
Quelle stesse mani che aveva sognato quella notte.
Quelle stesse gambe che aveva immaginato di avere attorno ai propri fianchi.
Quegli stessi occhi che lo avevano guardato con desiderio.
Mosse lievemente la testa per scacciare con forza quei pensieri che, prepotenti, non l'avevano fatto dormire quella notte poi, come rinvigorito, guardò scocciato quella pantera pronta all'attacco.
Una bella pantera tra l'altro.
- Non provare più a chiamarmi idiota. Potresti pentirtene.- la minacciò aggressivo venendole incontro.
Lorenzo, prontamente, si mise davanti alla ragazza trucidandolo con lo sguardo. - Smettetela!- esclamò mentre in lontananza si sentiva l'eco della campanella.
-Merda, ho Filosofia in prima ora!- esclamò Sara issando lo zaino in spalla e, ignorando bellamente lo Squalo - Lore, devo andare. Grazie per il passaggio!- disse rivolgendo un sorriso al ragazzo e rubandogli un veloce bacio dalle labbra.
- Va bene, piccola. Ci sentiamo dopo per metterci d'accordo per stasera.-
- Piccola? Che razza di soprannome è piccola?- esclamò Granieri disgustato osservandoli attentamente senza curarsi del probabile ritardo.
Sara si voltò subito verso il biondo, fece due passi in avanti per fronteggiarlo e, alzò la testa per incontrare quello sguardo che la sovrastava di almeno quindici centimetri.
- Senti, sono solo le otto di mattina e, non ho intenzione di far cominciare questa giornata nel peggiore dei modi. Quindi, lasciami in pace! Mi faccio chiamare dal mio ragazzo come diavolo mi pare!- urlò dall'irritazione guardandolo con lampi di rabbia e di esasperazione negli occhi.
Daniele Granieri stranamente non rispose; aveva una faccia assorta, come se fosse concentrato su un pensiero del quale non aveva mai tenuto conto.
Il mio ragazzo. Lorenzo era il suo ragazzo.
La Sparvieri era fidanzata.
Strinse forte i pugni solo al pensiero. Perché una cosa del genere lo faceva sorprendentemente imbestialire? Insomma, lei poteva uscire con chiunque e, a lui non sarebbe di certo dovuto importare!
La guardò impassibile poi, come se lei non gli avesse nemmeno detto una parola, fece un cenno di saluto a suo cugino e, nel silenzio più totale se ne andò lasciandoli soli e quasi sbigottiti.
-...strano- dichiarò Lorenzo guardandolo mentre si allontanava.
- Cosa?- chiese curiosa Sara.
- Di solito vuole sempre avere l'ultima parola.-
- Vorrà dire che alla fine ha capito il suo comportamento da idiota- gli disse la ragazza mestamente - Ora vado...ci sentiamo oggi pomeriggio!- e, detto questo, si diresse verso il portone principale dell'edificio scolastico.
Quella giornata era iniziata nel peggiore dei modi: Giorgia era strana, Lorenzo aveva guidato come un pazzo rivoltandole lo stomaco, Granieri non si faceva come al solito gli affari suoi; ed erano solo le otto del mattino!
Ma, la giornata era ancora lunga...




***



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Capitolo 6
*** *My imperfect boy* ***


Note dell'autrice: Buonasera donzelle. Dopo qualche mese di assenza eccomi di nuovo qua!
Imploro il vostro perdono ma è ricominciata l'università e io, da studentessa ligia al dovere, sto sgobbando come una matta. ( Seeeeee come no!)
Avevo promesso che non sarei più mancata per periodi così lunghi e, per questo, vi chiedo scusa!
Ora, bando alle ciance!
( perchè tanto lo so che, se continuo a parlare, invocherete la mia prematura morte xD)
 Vi auguro una buona lettura.
Un bacione, Paola.
Ps: Come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate! Le recensioni sono sempre gradite.
Nb: il capitolo è un pò corto ma, spero che vi piaccia lo stesso. Ho deciso di non allungare il brodo. Tanto mi farò viva al più presto quindi non dovrete aspettare molto per il prossimo capitolo.








Capitolo V




*My imperfect boy*



"Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta,
si arriva sempre, con un pò di attenzione, a distinguerla dal volto."
Alexandre Dumas, I tre moschiettieri.




***



-Ora si permette anche di arrivare in ritardo signorina Sparvieri?-

La sua preside, nonché sua insegnante di Filosofia, la stava scrutando con un sopracciglio alzato mentre Sara entrava trafelata in classe.
Aveva pregato ogni divinità esistente sulla faccia della Terra affinché la Palombo arrivasse in ritardo quel giorno ma, le divinità non l'avevano ascoltata.
- Mi scusi, professoressa.- disse semplicemente mentre si dirigeva verso il proprio banco cercando di non fare alcun movimento brusco che potesse indispettirla e darle così l'occasione di deriderla su un piatto d'argento.
- Che c'è? La sveglia non è suonata?- domandò la preside scetticamente con un sadico ghigno sulle labbra. Adorava mettere in difficoltà i propri alunni e, chissà perchè, Sara era sempre l'alunna privilegiata per questo.
- No - rispose la ragazza raggiungendo Giorgia che la osservava incuriosita.
- Hai perso l'autobus?- insistette ancora la donna senza lasciar perdere il discorso. Cosa che, Sara ne era certa, qualsiasi altro professore normale avrebbe fatto.
- No, professoressa.- dichiarò la ragazza afferrando il manuale e aprendolo sulle pagine riguardanti Socrate. - Sono venuta in macchina- aggiunse poi.
Calma, doveva stare calma. La Palombo era solita farle interrogatori del genere e lei non si sarebbe assolutamente fatta vincere!
- Allora come mai sei in ritardo? Volevi scampare una probabile interrogazione o... preferivi baciarti come una ragazzina di dieci anni con il tuo ragazzo nel parcheggio?- chiese la preside disgustata.
Beccata.
Sara emise un profondo respiro vedendola avvicinarsi al suo posto con aria minacciosa. - Ti comporti come una sciocca e frivola ragazza nella mia scuola e hai pure il coraggio di arrivare in ritardo?-. Merda, come faceva quella donna ad essere una furia già di prima mattina? Non era stata un'adolescente? Non si era mai baciata con il proprio ragazzo davanti ad altre persone?
La osservò con sfida. Aveva i capelli quasi grigi raccolti in un severo chignon, il vestito che portava era decisamente sciatto, per non parlare della dura espressione che mostrava incorniciata da un velato filo di baffetti.
No, la preside non aveva mia avuto un ragazzo.

Troppo irritata per avere compassione di lei, Sara notò di avere le mani che le tremavano per la rabbia. Come osava attaccarla in quel modo quando era una delle più brave studentesse? Come si permetteva di darle della sciocca e frivola ragazza quando era una delle poche ragazze in quella scuola ad avere cervello?
Giorgia, vedendo il leggero tremolio delle sue dita, le strinse forte il braccio come segno di avvertimento. Il suo sguardo sembrava dirle: non fare sciocchezze. Ovviamente la bionda lo prese come un invito; infatti,la guardò di sottecchi e, fece un sorriso beffardo.
- Ebbene si, ho preferito sbaciucchiare il mio ragazzo piuttosto che guardare la sua faccia da sgorbio un'altra volta!- esclamò alzandosi in piedi e fronteggiandola.
La preside la guardò per un attimo sbalordita; mai aveva osato risponderle così. Il suo viso si colorò di varie tonalità per giungere infine al rosso e le pupille si dilatarono furiose e scioccate allo stesso tempo - Fuori da questa classe!- urlò ferocemente indicandole la porta. 
- Molto volentieri professoressa.- rispose Sara sarcasticamente acchiappando le proprie cose e chiudendo il libro di scatto, provocando così un forte rumore che fece sussultare i suoi compagni rimasti in silenzio mentre Giorgia gemeva dall'esasperazione. Sara fu certa di averla sentire dire " ma proprio io dovevo avevo per amica un'idiota?"
-Devo dedurre che la mia punizione si allunga?- domandò la ragazza facendo l'occhiolino a Giorgia per poi afferrare la maniglia della porta tirandola verso il basso.
- Deduzione esatta!- esclamò lei inviperita - Altre due settimane, sempre se non mi viene in mente qualcosa di meglio. Ora fuori di qui o giuro che ti metto un due che rovinerà la tua media!-  A Sara sembrò che pittosto che metterle un due in pagella sembrava pronta a tirarle addosso tutti i libri che aveva sulla cattedra. Libri molto grandi tra l'altro e, quello si che le avrebbe fatto male. Così, senza aggiungere niente, si dileguò velocemente fuori dalla classe, chiuse la porta dietro di se e sospirò di gioia vedendo che nessun De philosophia di Aristotele o Simposio di Platone  le avevano procurato danni permanenti alla testa.
Sapeva che era stata una stupida a inveire così contro la Palombo; dopotutto i suoi genitori le avevano sempre trasmesso il rispetto verso le persone adulte. Ma la preside la faceva infuriare come non mai; era una donna odiosa e aggressiva che ci godeva nel metterla in difficoltà in ogni occasione, visto che non ci riusciva durante le interrogazioni. Molte volte aveva perfino provato a interrogarla a sorpresa ma Sara non si era mai fatta trovare impreparata e rispondeva a ogni domanda complicata che le rivolgeva.
Vedere ogni volta quello sguardo sconfitto e irritato le dava un forte senso di soddisfazione ed esaltazione.

Ghignò perfidamente mentre si allontanava dalla classe sedendosi  per terra appoggiata al muro e si sentì quasi in colpa per i poveretti rimasti in classe che avrebbero dovuto sopportarla. Quasi.
Dallo zaino afferrò il proprio cellulare e, sbuffando rumorosamente, iniziò a navigare su internet per far passare il tempo mentre si appoggiava completamente con le spalle al muro. Nella mezz'ora successiva stette lì seduta a guardare qualche video divertente su Youtube e le vecchie foto che aveva su Facebook.
- Guarda, guarda: una nuova barbona nella scuola! Uno status perfetto per te.- esclamò una voce femminile facendole alzare gli occhi dallo schermo del telefono. Jessica Trevisi.
- Ciao tesoro! Vuoi unirti a me? - domandò Sara sarcastica guardandola di sbieco. Indossava la solita minigonna inguinale con una canottiera bianca dalla quale si intravedeva il volgare reggiseno nero di pizzo. Aveva i capelli rossi legati in un'alta e stretta coda con la frangetta perfettamente allineata sulla fronte e il viso abbronzato contornato da un acceso rossetto rosso. L'ideale per una dalle gambe sempre aperte.
Tuttavia, quel giorno aveva un aspetto leggermente più trasandato; lo testimoniavano la gonna non allineata perfettamente, il rossetto leggermente sbavato e quelle poche ciocche di capelli che erano riuscite a liberarsi dalla coda.
Che avesse già fatto una capatina nel famoso ripostiglio delle scope con qualche disperato ragazzo?
- Manco morta tesoro. Solo vederti mi ripugna!- esclamò stridula la ragazza scrutandola dal basso verso l'alto; sembrava che stesse guardando un disgustoso scarafaggio.
- Wow, mi sorprendi! Conosci il verbo ripugnare; stai facendo progressi in italiano. Era ora.- dichiarò Sara mestamente tornando a guardare il cellulare e cercando di ignorarla. Di certo non voleva essere beccata in corridoio da qualche professore mentre litigava con quella! La sfuriata della Palombo le era bastata e, sicuramente, non ne voleva altre.
Jessica la guardò inferocita e le si avvicinò di qualche passo indispettita - Sono molto più intelligente di te cara, dovresti saperlo.-

- Oh, si. I tuoi voti parlano chiaro... - ribatté sarcastica Sara tornando a guardarla e rimanendo sorpresa della convinzione che le leggeva negli occhi. Quella ragazza si credeva davvero intelligente! -...sbaglio o hai la media del quattro in quasi tutte le materie proprio ora che si avvicinano gli esami di maturità?-
- I voti non contano per essere intelligenti, ciò che conta è l'esperienza e la pratica.- disse Jessica con enfasi.
- E come fai pratica? Facendo ripetizioni negli sgabuzzini a gambe aperte?- domandò la bionda con un sopracciglio alzato - Davvero un ottimo metodo.-
Jessica rimase impassibile e le sorrise fintamente – Almeno io mi diverto. Sai...rimarresti davvero sorpresa di chi gode tra le mie gambe. Qualcuno lo conosci perfino sai? Giusto ora ho avuto un round con uno...-
Sara fece una smorfia disgustata e contrariata. Solo l'idea di ascoltare una lista dei ragazzi che si era fatta la disgustava; come potevano i maschi lasciarsi andare così facilmente ai piaceri del corpo? In una ragazza non era forse più importante l'intelligenza, la tenacia e la razionalità piuttosto che un corpo provocante che dava solo un piacere illusorio? Probabilmente molti maschi non la pensavano così visto che si nascondevano ovunque con la provocante e meno che mai intelligente Jessica
- Ti prego risparmiami i nomi. Non riuscirei più a guardarli in faccia- annunciò Sara oltraggiata e implorante allo stesso tempo.
- Sicura? Conoscere le mie conquiste potrebbe rivelarsi davvero illuminante per te.- ribadì Jessica guardandola estasiata, come se conoscesse un segreto a tutti sconosciuto.
- No, grazie. Perché ora non vai a scoparti qualcuno? La tua presenza mi sta facendo rivoltare lo stomaco. - esclamò la ragazza alzandosi in piedi e, voltandole le spalle sperando che le avrebbe dato retta.
- Non così presto cara!- urlò Jessica afferrandola rudemente per il braccio e facendola voltare con forza in modo da guardarla in faccia - Non ti azzardare più a parlarmi così hai capito? Potrei davvero farti rivoltare lo stomaco facendoti uscire il sangue dalla bocca a suon di pugni!-
Sara si liberò bruscamente dalla presa e rise fortemente, quella minaccia non la intimoriva per niente - Ma guardati! Sei tutta ossa e niente pelle, come potresti anche solo farmi uscire una gocciolina di sangue? Ridicola.-
- Caspita. Una lite tra donne, davvero eccitante. - commentò una voce fuori campo cogliendole di sorpresa.
Le due ragazze si voltarono inviperite verso la voce. Daniele Granieri le guardava sarcastico e quasi affascinato.
- No, vi prego, continuate pure. Voglio vedere come va a finire.-
Sara lo guardò impassibile. Il ragazzo aveva il solito ghigno dipinto sulle labbra e le osservava con un sincero interesse mentre si appoggiava con noncuranza al muro.
- Danieluccio! Come mai qui?- esclamò la Trevisi andandogli incontro tutta raggiante e appiccicandosi al suo petto con un sorriso a trentadue denti.
Il ragazzo non le rispose nemmeno e, passandole impassibile un braccio sul fianco, guardò Sara - Fammi indovinare: la Palombo ti ha di nuovo buttata fuori?.-
- Non sono affari tuoi. Io me ne vado.- dichiarò Sara voltandogli le spalle e incamminandosi lungo il corridoio. Maggiore era la distanza tra loro due, meglio era.
Fortunatamente Lo Squalo era della sua stessa idea perché non la rincorse, come sempre per sbeffeggiarla, ma si lasciò persuadere dalla vicinanza della cagna che aveva accanto a se.
Sara infatti poté sentire chiaramente la frase provocatoria della Trevisi che gli chiedeva di andare da qualche parte per stare soli soletti e, sentì ancora più chiara e forte la risposta del ragazzo: un " se proprio vuoi" praticamente urlato!
Ignorò il loro discorso mentre si allontanava rapidamente con una strana sensazione dietro la nuca. Non osava voltarsi per controllare ma, era sicura che qualcuno la stava fissando. E di certo non era Jessica Trevisi.
Perchè mai Daniele Granieri la fissava poco prima di andarsi a sbattere l'ennesima ragazza? Voleva forse metterla a disagio?

Sbuffò disgustata immaginandoli uno addosso all'altro mentre cercavano di darsi piacere in un modo primitivo e selvaggio, solo il pensarci le faceva venire la nausea. Come poteva una ragazza come Trevisi essere soddisfatta della nomina che ormai l'intera scuola le aveva affibbiato? Come poteva Lo Squalo andare con una che da lui voleva solo il suo corpo?
Da quando lo aveva conosciuto in primo liceo, Daniele Granieri non aveva mai avuto una ragazza fissa ma solo avventure passeggere. Dopo un po' un ragazzo non si stufava di essere circondato da ragazze superficiali che volevano solo la popolarità e il piacere carnale?
Attraversò il corridoio per raggiungere il distributore automatico e guardò fuori dalle grande finestre. Il cielo era completamente sereno e ciò la mise immediatamente di buon umore mentre posava gli occhi sul parcheggio. Fu sorpresa di vedere che la macchina di Lorenzo stava uscendo dalla scuola proprio in quel momento. Era passata quasi un'ora da quando lo aveva salutato, come mai era ancora lì? Non aveva frequentato neanche quella scuola quando faceva il liceo quindi non aveva nessun professore o compagno da salutare in memoria dei vecchi tempi.
Prima di farsi prendere da un insensato panico Sara fece un lungo e profondo respiro. Era ovvio che qualunque persona poteva avere la macchina uguale a Lorenzo. Quell'auto poteva essere di chiunque e poi, quale ragione avrebbe mai dovuto avere il suo ragazzo per rimanere in quell'edifico per tutto quel tempo?

Ridendo per i propri pensieri sciocchi e, dovette ammetterlo tra se e se, anche un po' sospettosi, Sara raggiunse il distributore automatico e, dopo aver inserito qualche moneta, prese una merendina al cioccolato iniziando a divorarla subito. La litigata con la preside e l'amorevole incontro con la Trevisi, per non parlare poi di quello sguardo infuocato che, ne era certa, l'aveva seguita, stranamente le avevano messo fame.
- Ciao Sara.- annunciò una voce dietro di lei cogliendola di sorpresa e facendola quasi strozzare.
- Mio dio Guido! Ma il quinto liceo non ha una cazzo di lezione oggi? State tutti in giro!- domandò scioccata ed esasperata allo stesso tempo.
Il moro rise appoggiandosi al distributore - Abbiamo un'ora di buco. Gentile come al solito, eh?- la apostrofò canzonatorio.
Sara lo guardò con sincero dispiacere - Scusami ma stamattina ho avuto un bisticcio con il tuo amichetto, la Palombo mi ha buttata fuori, ho una doppia punizione, la Trevisi non sa tenere la bocca chiusa come al solito, e Giorgia è agitatissima per il vostro appuntamento...- annunciò nervosamente spalancando di colpo gli occhi - ops...questo non avrei dovuto dirlo.-
Guido le fece un sorriso che definire esaltato era riduttivo - Ah! Mi mancava la Sara che quando è nervosa inizia a parlare di qualsiasi cosa le passi per la testa!- le si avvicinò lentamente con occhi furbi- E dimmi, perché mai Giorgia dovrebbe essere agitatissima?-
Sara si morse la lingua per non farsi sfuggire qualche parola di troppo. Giorgia l'avrebbe sicuramente ammazzata se solo avesse saputo cosa gli aveva appena detto; ma Guido la guardava con così tanta impazienza e malcelato timore che, non riuscì a zittirsi.
- Perché sei tu.- Rispose riluttante dando un ulteriore morso alla merendina. Forse se avesse avuto la bocca piena sarebbe potuta rimanere in silenzio senza dover mettere nei guai la sua migliore amica.
- Lo so che io sono io.- le rispose lui guardandola stranito e curioso. Sicuramente la stava prendendo per pazza. - Ma perché è agitata?-
- Perché sei uno dei ragazzi più carini della scuola.- ammise lei - Qualunque ragazza sarebbe agitata all'idea di dover uscire con te! Vuoi una merendina? Sono al cioccolato, o meglio...ci sono scaglie di cioccolato. Sono piccole ma morbide, perfette da assaporare. Certo il cioccolato ingrassa ma una misera merendina non ti farà di certo ingrassare. Mangiare cioccolato fa bene e poi...aiuta tutti nei momenti tristi. Come il gelato...-
- Sara, taci.-
- Ma è una merendina così buona!-
- Non sono stupido. Dopotutto siete amiche, è ovvio che se Giorgia provasse qualcosa per me tu non me lo diresti mai. Lo rispetto, quindi non farti prendere dal panico-
- Oh, grazie al cielo.-
Lui, sorprendentemente, le sorrise a trentaquattro denti – Tuttavia non hai negato niente di ciò che ho appena detto. Quindi vuol dire che Giorgia prova qualcosa per me, vero?- dichiarò vittorioso guardandola di sottecchi.
Sara lo guardò oltraggiata mentre si ficcava l'ultimo pezzo di merendina in bocca. Cavolo, quel ragazzo era troppo astuto!
- Devo ammettere che... la merendina è davvero ottima.-



*


Era ormai pomeriggio inoltrato quando Sara ritornò a casa. Era abbastanza stanca per la giornata passata a scuola e non vedeva l'ora di farsi una lunga ed rilassante doccia prima di uscire con Lorenzo. Il ragazzo le aveva inviato un messaggio con scritto di farsi trovare pronta per le otto. Se proprio doveva essere sincera, Sara non aveva per niente voglia di uscire quella sera. Desiderava solo sdraiarsi sul letto e magari leggere un libro oppure guardarsi qualche film. Oltretutto era anche abbastanza pensierosa. Giorgia si era comportata in maniera più strana del solito quel giorno.
Quando era rientrata in classe dopo essere scappata agli spudorati tentativi di Guido di farla parlare, l'amica l'aveva guardata stranita e non le aveva neanche accennato un sorriso. Sembrava demoralizzata. Sara aveva provato a chiederle che cosa le fosse successo ma, lei aveva fatto finta di niente. Sperava solo di non aver fatto qualcosa che l'avesse fatta arrabbiare.
A Guido, alla fine, non aveva detto niente. Quindi quale poteva essere il problema? Di solito Giorgia le diceva tutto quello che succedeva e, allora perché non le raccontava ciò che la turbava? Era sicura che ci fosse qualcosa che le facesse rodere il fegato.

Sara aveva provato a chiamarla almeno più volte nel pomeriggio ma l'amica non le aveva risposto e, solo dopo quattro chiamate le aveva inviato un messaggio sbrigativo scrivendo che stava ancora in giro con il fratello e che probabilmente si sarebbero sentite la sera dopo cena. Sara sbuffò nervosamente mentre guardava l'orologio. Erano le sei e mezza; quel giorno aveva impiegato molto più tempo a ripulire la classe. Sembrava che i suoi compagni di classe si divertissero a lasciarla sgobbare alla fine delle lezioni lasciando carte e cartacce ovunque! Perciò,  le rimaneva  un'ora e mezza prima che Lorenzo la venisse a prendere. Almeno avrebbero passato un po' di tempo insieme visto che in quei giorni accadeva raramente.
Si diresse verso il bagno e fece scorrere l'acqua della doccia per poi cominciare a spogliarsi. Il rumore della doccia le fece improvvisamente ricordare l'episodio negli spogliatoi con lo Squalo mentre rabbrividiva inconsapevolmente rimanendo nuda. Sperava solo che fosse per il freddo e non per quel corpo muscoloso e duro che lei aveva avuto il piacere di stringere per poco tempo. Troppo poco, secondo lei.
Si morse la lingua cercando di scacciare pensieri poco casti che le facevano venire voglia di ripetere l'episodio, ma questa volta in maniera molto più approfondita.

Le si tinsero di rosso le guance immaginando loro due nella doccia degli spogliatoi. Soli. Nudi. Affannati
Lui l'avrebbe guardata con un tale desiderio da farla sciogliere? Le avrebbe accarezzato le spalle nude, i fianchi, il seno e, infine si sarebbe addentrato più in basso, verso quel luogo che tanto avrebbe voluto le sue attenzioni?
- Oh cazzo! Ma che diavolo vado a pensare?- esclamò sull'orlo dell'isteria mentre raccoglieva i propri vestiti da terra e li gettava malamente nella cesta dei panni sporchi. Non poteva fantasticare su ciò che avrebbe voluto fare con lo Squalo! Quel ragazzo non doveva assolutamente infilarsi nella mente e farle perdere la lucidità.
Lei non avrebbe mai e poi mai fatto quelle cose con Daniele Granieri. Mai.

Si infilò nella doccia e tremò per la differenza di temperatura mentre pensava a un pensiero che la tormentava più degli altri.
Perché non ho mai fantasticato di fare cose del genere con Lorenzo?

Si massaggiò ferocemente i capelli con lo shampoo tentando di placare la propria mente frenetica. Doveva chiudere assolutamente il "discorso Granieri".
Si sciacquò velocemente, desiderando solo uscire al più presto fuori da quello spazio troppo angusto. Il rumore dell'acqua sembrava estremamente eccitante e la doccia non la stava facendo per niente rilassare!
Quando finalmente si mise l'accappatoio bianco attorno al corpo si sentì più al sicuro. Strizzò i capelli e iniziò a spazzolarli per poi venire distratta dal campanello che suonava.
- Oh merda!- esclamò istericamente mentre si fiondava a controllare l'orologio appoggiato sul lavandino. Le sette.
Lorenzo non era mai in anticipo di un'ora. Allora chi era?
Il campanello si fece sempre più insistente e fu costretta a correre pur di non sentire quel suono così fastidioso.
- Arrivo, porca miseria!-

Raggiunse la porta e la aprì inviperita trovandosi di fronte la sua migliore amica.
 - Gio ma si può sapere che cazzo hai?- esclamò non riuscendo a trattenere però un sorriso di sollievo. Se Giorgia si trovava lì voleva dire che lei non aveva niente di male e che quindi non era arrabbiata.

Tuttavia il suo sorriso si spense notando l'espressione della sua amica. Tristezza, frustrazione e malinconia le incorniciavano quel viso sempre sorridente ma che Sara, per la prima volta, stentava a riconoscere.
- Mio Dio. Che cosa è successo?- le disse invitandola ad entrare. Non appena ebbe chiuso la porta dietro di se, Giorgia la stritolò in un abbraccio.

- Merda. Sono un'amica orribile....volevo dirtelo....ma...- Sara ricambiò l'abbraccio in totale confusione, non capendo una virgola tra i singhiozzi dell'amica.
- Ma che diavolo stai farneticando? E si può sapere perché stai piangendo? Tu non piangi praticamente mai!- esclamò sorpresa allontanandola delicatamente da se. - Calmati un attimo e, mettiti seduta.- le ordinò perentoria mentre la spingeva contro il divano del salone.
Giorgia la guardò titubante – Sei tu quella che deve sedersi.-
Sara emise un gemito di sorpresa ma, obbedì e la guardò timorosa, iniziando a preoccuparsi – Che cacchio è successo?- esclamò nervosa.
All'amica tornarono gli occhi lucidi mentre la accarezza debolmente su una spalla. - Innanzitutto...ti prego: non essere arrabbiata con me. Non ne ero sicura e, volevo dirtelo solo quando lo sarei stata al cento per cento. Avevo dei miei dubbi ma oggi...Oh, Sara! Ti voglio troppo bene e, dirti una cosa del genere mi sta facendo soffrire troppo...come vorrei...solo che non voglio vederti stare male...-
A quel punto Sara stava letteralmente impazzendo. Cosa diamine sarà successo oggi? Perché non vuole che stia male?
-Giorgia. Ti prego mi stai facendo venire l'ansia. - le disse dolcemente rassicurandola con un lieve sorriso che sembrò finto perfino a lei - Cerca però di calmarti perché non sto capendo un accidenti!- esclamò poi non riuscendo a nascondere il proprio nervosismo dietro una risatina isterica..
L'amica la guardò ancora e, si asciugò gli occhi – Si, hai ragione. Devo calmarmi...- disse risoluta facendo un bel respiro profondo - ...il fatto è che tu oggi sei stata cacciata fuori e io ero venuta a cercarti e...ho visto...loro due...lui stava lì...sorridevano...poi nello sgabuzzino....aveva detto...la nonna...-
Giorgia stava di nuovo straparlando per l'agitazione sovrapponendo frasi su frasi ma, a Sara non servivano altre parole per capire ciò che le voleva dire.
Che sciocca che era stata: avrebbe dovuto capirlo prima. Molto prima.
Ora tutto aveva un senso. E pensare che erano stati molti gli indizi di quei giorni che aveva ingenuamente ignorato.

“ Ma perché Lorenzo sta venendo lì? Non aveva da fare con nonnina? ”


Glielo aveva detto Giorgia, quando lui si era stranamente liberato per venirla a trovare. 


“ Tesoro, ieri ho incontrato i genitori di Lorenzo in banca, ti salutano.”


Glielo aveva detto suo padre, mettendola a conoscenza del fatto che lui le aveva mentito.
I suoi genitori non erano mai partiti, lui non era mai stato obbligato a stare dalla nonna.


“Allora, come sta nonna Emilia?” “Bene. Molto bene.”


Glielo aveva chiesto lei stessa per poi sentirlo irrigidirsi.
Ora sapeva che non era per colpa delle carezze che gli aveva fatto sul petto.


“ Domani ti accompagno io a scuola, ti va? ”


Le aveva domandato lui, e lei da ragazzina sciocca qual'era, aveva creduto che volesse stare con lei.
Solo con lei.


“Sai...rimarresti davvero sorpresa di chi gode tra le mie gambe. Qualcuno lo conosci perfino sai?”


E...Jessica Trevisi le aveva confermato praticamente tutto, mettendola al corrente del fatto che il ragazzo perfetto non esisteva.
Lorenzo era totalmente e infinitamente imperfetto, e lei aveva creato una figura di perfezione che, in realtà non esisteva. Non era mai esistita.
Quella figura di perfezione che ora le stava dando praticamente un violento e feroce calcio nel petto. Uccidendola.
A quel punto, fu il torno di Sara di piangere sotto gli occhi dell'amica che la guardavano addolorati.
Si appoggiò completamente a Giorgia iniziando a emettere un singhiozzo dopo l'altro tra le sue braccia rivelando la cruda e dolorosa verità.
- Mi ha tradita...Lorenzo mi ha tradita.-






***






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