Non sai mai cosa aspettarti dalla vita di delpierina993 (/viewuser.php?uid=74847)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.
Ringrazio la mia beta-reader Chiara per avermi aiutato nella correzione di questo e dei successivi capitoli.
capitolo 1
“NON
SAI MAI COSA ASPETTARTI DALLA VITA”
“Di
sicuro oggi non è la
mia giornata” pensò distrattamente Sakura mentre
attraversava con non poca difficoltà la strada gremita di
gente per raggiungere l’amica.
Ino, in seguito ad un mattinata di intenso shopping, aveva deciso di fare un salto in caffetteria per rilassarsi e quindi, ormai arrivata a destinazione, aveva affrettato il passo per entrare nel locale.
Solo dopo aver colto un lampo di rosa tra la folla, si era bloccata e aveva chiamato a squarciagola Sakura, ben sapendo che in tutta Konoha (e forse anche in tutto il mondo) l’unica ad avere i capelli di quel colore era proprio l’amica.
Sakura aveva riconosciuto subito il timbro acuto che urlava il suo nome e non aveva perso tempo a pensare a un modo per sfuggire al terzo grado che Yamanaka Ino sicuramente le avrebbe fatto: si era fatta forza e, stancamente, le era andata incontro.
Ino, invece, aspettandola, lanciava occhiatine pungenti al cameriere che le stava porgendo il menù, tutto rosso in viso per l’imbarazzo e che cercava di guardare ovunque eccetto la bellissima ragazza bionda che ora mostrava un certo interesse nei suoi confronti. Per lui ora persino i minuscoli dettagli intagliati nelle cornici dei quadri della caffetteria sembravano interessanti!
“ Poverino!” aveva pensato Sakura, provando compassione per il cameriere.
“ Veramente la compassione la dovresti provare per te stessa, visto quello che ti aspetta, anzi CI aspetta…” le aveva rimbeccato la sua alter-ego, triste.
Certo, una chiacchierata con Ino, per quanto Sakura detestasse ammetterlo, le risollevava un po’ il morale, ma ora era l’ultima cosa di cui aveva bisogno: esausta com’era, avrebbe preferito tornare
direttamente a casa e buttarsi sul letto, aspettando che il sonno la
cogliesse.
Ma puntualmente, ogni volta Sakura l'accontentava e iniziava svogliatamente ad ascoltare le avventure amorose dell'amica. Si era abituata all'idea che in tutti questi anni trascorsi assieme, Ino non era cambiata affatto, e che
forse non ne aveva neanche l’intenzione; “ Eppure -
si
domandava la kunoichi - dovrebbe essere abbastanza matura da capire che
non deve lasciarsi trasportare dalle emozioni e flirtare con il primo
ragazzo carino che le si para davanti... abbiamo vent’anni e
portiamo sulle spalle un grande carico di responsabilità, tra cui la serietà, l'affidabilità e la compostezza, anche
se a guardare Ino non si direbbe...”.
Il peso delle responsabilità era un pensiero fisso per
Sakura da sempre, perlomeno da quando aveva tredici anni ed era riuscita ad affermarsi apprendista del 5° Hokage, Tsunade.
Da quel momento in poi si era impegnata arduamente, lavorando di più, allenandosi ogni giorno e dando il meglio di sé nelle pratiche d’ospedale.
Per sette anni aveva curato feriti, completato con successo missioni ritenute impossibili, restituito la vita a coloro che erano sul punto di perderla tanto da essere definita come una dei ninja medici più forti al mondo. Era riuscita a superare anche la sua
Shishō... per quale motivo?
Per non rimanere indietro.
Si era sentita crollare il mondo addosso quando Kakashi era sparito con Sasuke, lasciandola tutto il tempo sola e si era sentita frantumata, come una dolce bambola di porcellana caduta a terra, quando Naruto era partito per ben due anni e mezzo insieme a Jiraya per allenarsi, lasciandola indietro con una promessa le cui parole se
l’erano portate via il vento:
“Ti proteggerò sempre,
Sakura-chan! Tu sei una
delle persone a me più care e ti proteggerò
sempre!
E’ una promessa che manterrò per tutta la vita, se
necessario!”
Sì, come no... Lui se n’era andato e
l’aveva lasciata sola... Nei momenti di fallimento lui non era lì. Non c’era mai stato, quando aveva perso delle vite, non c’era mai stato a raccogliere le sue lacrime.
Non c’era, Naruto non era lì a sostenerla come una colonna sorregge l’architrave di un tempio, troppo impegnato a migliorare il Rasengan per superare Sasuke.
Ricordò di come Naruto l’aveva lasciata, sola, con quella promessa, ricordò dei bei tempi del Team 7. Già, il Team 7. Che ne era rimasto?
Era rimasta solo lei, la piccola e fragile kunoichi che ad ogni missione finiva per diventare la donzella in pericolo... Quante notti passate a piangere, quante a riflettere sul proprio destino, sul da farsi, e proprio in una notte delle tante aveva deciso di non sottomettersi più e di promettere a se stessa che avrebbe fatto
di tutto pur di proteggere coloro che le erano importanti... Ed eccola qui: a distanza di sette anni, ritrovarsi ad essere ritenuta la kunoichi più forte del mondo era un bel passo, ma su cosa poteva contare di più?
D’altronde Sasuke aveva lo Sharingan, Naruto il Kyuubi...
lei?
Cosa aveva di tanto importante che la metteva sullo stesso piano dei suoi migliori amici?
Certo, “amici” era la parola giusta, perché, da quando erano tornati entrambi, aveva capito che Sasuke era stata una cotta passeggera e che non c’era più tempo per
pensare a stupidi ragazzini simili a cubetti di ghiaccio; per quanto riguarda Naruto... Beh, Naruto era rimasto Naruto, lo stesso ragazzo rumoroso e iper attivo di sempre, per lei una sorta di fratello che non aveva mai avuto, un fratello che ogni tanto la faceva indispettire, ma che sapeva sempre far rigare diritto, con qualche pugno. Sakura sorrise, a quel ricordo.
Tornando alla vita reale, Sakura salutò calorosamente la sua migliore amica.
- Ehi, Fronte Spaziosa, che ti è successo?! Sembra che tu
non dorma da un decennio!- esclamò Ino, subito
preoccupandosi per la salute di Sakura, anche se con un po’
di sarcasmo.
Sakura le rispose irritata: - Ino! Quante volte devo dirti che devi smetterla di chiamarmi così? Non abbiamo più tredici anni e penso che anche tu ormai abbia smesso di andare dietro a Sasuke da un bel pezzo, quindi che ne dici di astenerti dal darmi questi soprannomi ridicoli?!-
- Ok, ok, scusa... Cercherò di smettere- replicò Ino sogghignando; era già un bel traguardo averle cacciato di bocca quelle parole e poi era troppo esausta per dirle che
doveva smettere definitivamente, non “cercare”, pensava
tristemente Sakura.
- Ad ogni modo... Sakura dimmi cosa ti è successo... Per
caso hai avuto una notte movimentata? Eheh, chissà chi
è il fortunato-
- Ino!!- Oltre al sarcasmo, aggiungi un secchio di schiettezza, dei capelli biondi, un paio di occhi azzurri ed ecco la formula magica per creare Ino.
- Comunque, no, non ho fatto quello che pensi tu, e se devo
proprio dirlo, ho avuto la giornata più brutta ed
esasperante della mia vita...-
- Uh oh, la cosa si fa interessante... L’ultima volta che
hai affermato di avere avuto il giorno più brutto della tua
vita è stato quando hai deciso di lasciar perdere Sasuke,
litigandoci oltretutto, quindi devo dedurre che nella situazione c’entri un Uchiha...-.
Sakura emise un sospiro di rassegnazione e le sue spalle crollarono a peso morto contro lo schienale della sedia.
“ Bingo”, pensò Ino e subito espose un sorriso consapevole, aggiungendo: - Dettagli: ora-.
Appena tutti i ricordi le raffiorarono alla mente, Sakura
cominciò a diventare rossa in viso e a sfornare parole con
un misto di rabbia e indignazione: - Dunque, prima di tutto mi sono alzata al solito orario, decidendo di farmi una doccia e poi di uscire a comprare il necessario per le mie scorte di medicamenti, delle pillole e alcuni rotoli di pergamena... Proprio mentre mi stavo spogliando e stavo entrando nella vasca da bagno, cominciano a suonare
incessantemente alla porta... Chi potrà mai essere? Non sapevo proprio chi fosse il rompiscatole! Quindi mi sono messa qualcosa addosso e sono andata ad aprire…-.
NdA: beh, questo è il primo capitolo, spero vi piaccia. Volete delle anticipazioni? Bene: avremo un flashback mooolto interessante sulla giornata di Sakura e il motivo della sua ira...Ah, a proposito: nel corso della storia inserirò anche delle parole giapponesi, in modo tale da renderla più interessante; se per caso non doveste capire qualcosa, basta che me lo diciate! |
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.
Capitolo 2
Capitolo 2
Non
ci poteva credere: non aveva avuto neanche il tempo di mettere un piede
nella doccia, che subito le si presentava un problema...
perché suonare continuamente e di fretta al suo
campanello sicuramente significava guai.
Per fortuna non era Naruto, altrimenti a quell’ora Sakura
avrebbe dovuto pensare a come racimolare i soldi per comprare una nuova
porta.
L’altra opzione era Sasuke, anche se, persino quando la
questione era urgente, il ragazzo Uchiha avrebbe suonato una volta e
poi aspettato pazientemente, incitandola ad uscire di casa. Prevedendo
una sorpresa che di sicuro non le sarebbe piaciuta, indossò
la sua solita uniforme da medico e si diresse verso l’entrata
di casa.
Aprendo la porta, rimase sconcertata nel vedere una giovane ragazza,
che a prima vista non riconobbe, vestita da infermiera, un volto
provato dalla stanchezza e dalla paura, con il dito ancora premuto
contro il campanello e che appena vide Sakura si rianimò con
una nuova speranza.
- Sakura-san per fortuna siete sveglia... Vi credevo ancora a letto-.
A quel punto Sakura capì che aveva ragione e che stavano
arrivando guai.
Non era mai successo che un’infermiera si fosse recata a casa
di un superiore, con così tanta fretta e tanta paura a
quest’ora del mattino. La questione doveva essere proprio
urgente.
“Veramente avevo intenzione di farmi un bel bagno rilassante,
ma ora sei arrivata tu ed è saltato tutto”
pensò affranta Sakura, ma non fece trasparire alcuna
emozione dal suo viso e invece chiese: - Cosa
c’è, Yuuiko? Penso che la questione sia urgente se
sei venuta fin qui dall’ospedale-
- Infatti… Sakura-san,
per ordine dell’Hokage deve tornare immediatamente in
ospedale: c’è un’emergenza e senza la
sua supervisione è scoppiato il caos. Un’ora fa
è tornata una squadra ANBU composta da quattro membri da una
missione di grado S e tre di essi sono in condizioni gravi;
l’unico che ha ricevuto minor danno è il Capitano,
ma a quanto sembra anche lui non gode di ottima salute al momento e
senza le cure necessarie potrebbe peggiorare; nonostante gli
avvertimenti delle infermiere il Capitano non ne vuole sapere e
richiede di essere dimesso...-
- Ok, ho capito la situazione... Yuuiko, mentre ci dirigiamo
verso l’ospedale mi aspetto di essere informata il
più dettagliatamente possibile sulle condizioni degli
ANBU-
-Certamente, Sakura-san -.
Così mentre si dirigevano alla massima velocità
verso l’ospedale di Konoha, Sakura apprese che i tre membri
in condizioni gravi avevano bisogno di immediato soccorso: due di essi
perdevano sangue a dirotto, un’emorragia massiva dovuta alla
rottura di vasi sanguigni, avevano subito una commozione celebrale,
causata da un trauma cranico seguito dalla perdita totale di coscienza
e parecchie ossa rotte in diversi punti del corpo; una
kunoichi invece aveva ustioni e bruciature di terzo grado su buona
parte del corpo, oltre a una gamba e un braccio frantumati.
Il capitano indubbiamente era a meno rischio di pericolo: lacerazioni
superficiali su petto e schiena e altri tagli che non la
impensierivano, a parte il fatto che avrebbero intaccato notevolmente
le sue riserve di chakra.
Arrivate infine in ospedale, Sakura si chiese come le infermiere
fossero riuscite a lavorare in quel modo per un’ora:
all’interno dell’ala di pronto soccorso regnava il
caos più totale, nonostante il numero delle infermiere fosse
notevolmente esiguo, alcune le andavano incontro e, allietate dalla sua
presenza, le chiedevano cosa fare. Subito la loro supervisore le
ordinò di dividersi in gruppi da tre e andare ognuno in una
stanza dei pazienti ANBU più gravi, poi chiamò le
infermiere impalate lungo il corridoio in preda al panico e disse di
preparare la sala operatoria per coloro da operare immediatamente... e
in un attimo tutte riacquistarono quell’efficienza di cui Sakura
andava tanto orgogliosa.
Dopo aver esaminato le cartelle dei casi più gravi,
operò gli ANBU in fin di vita e fermò le
emorragie, riassestò le ossa rotte e curò le
commozioni cerebrali, le bruciature e le ustioni più che
potè, fino a che, dopo ben cinque ore di duro lavoro,
allietato grazie all’aiuto di Shizune, ma non
dell’Hokage che, come al solito, aveva una montagna di
scartoffie da compilare, si sedette senza forze sulla sedia girevole del suo ufficio.
Neanche il tempo di chiudere occhio e cercare di sonnecchiare cinque
minuti, che entrò un’infermiera più
anziana delle altre, ma non per questo meno abile e veloce.
- Sakura-san, abbiamo un altro problema... Il Capitano ANBU
richiede di essere dimesso immediatamente, in quanto le sue ferite non
sono gravi come dichiariamo e...-
- Va bene, ho capito, Mai...- dichiarò
stancamente Sakura con un cenno del capo, - Vedrò
cosa posso fare per tenere a bada questo Capitano e indurlo a rimanere
qui nell’ospedale almeno per un po’... Ma comunque,
avevo già intenzione di visitarlo e curargli le lacerazioni.
Dammi cinque minuti e arrivo subito-.
- Certamente, Sakura-san - si
affrettò a rispondere Mai e, dopo un rapido inchino,
richiuse delicatamente la porta alle sue spalle.
“Oh mio Dio, sono esausta e non ho neanche il chakra
necessario per curare il Capitano che sicuramente non avrà
voglia di collaborare e mi farà stancare più del
previsto” pensò disperata Sakura mentre si avviava
riluttante verso il corridoio dell'ala est.
Qualche minuto dopo trovò la stanza del Capitano e
notò come alcune infermiere cercavano di spiare dal vetro
della porta: subito il suo istinto di medico entrò in
funzione e le richiamò all’ordine: -
Cosa avete tanto da guardare lì dentro?
C’è semplicemente un Capitano ANBU che ha bisogno
di cure e voi lo dovreste sapere meglio di chiunque altro-
- Certamente, Sakura-san, ma si dà il caso
che...-
- Niente ma, tornate ai vostri posti di lavoro; non
aiuterete nessuno continuando a comportarvi in questo modo-;
non c’era niente da fare, nonostante fosse irritata a causa
della stanchezza e sul punto di crollare, non ce la faceva a
rimproverare crudelmente le infermiere per aver invaso la privacy del
paziente, e così l’ammonimento fu preso
più per un’esortazione.
Qualche secondo più tardi, entrando, Sakura si sorprese: il paziente che era seduto sul letto a petto nudo coperto solo da un lenzuolo di lino e da fasciature macchiate di sangue, poiché muovendosi aveva causato la riapertura delle ferite era niente meno che il fratello di Sasuke: Itachi Uchiha, il Capitano ANBU famoso per le sue capacità e non solo, a quanto pareva.
Era una versione più intensa, misteriosa e attraente di suo fratello, più alto e con i muscoli finemente delineati.
In circostanze diverse sarebbe caduta ai suoi piedi.
Ma non poteva mancare di professionalità ad un paziente sul
letto d’ospedale, e ora che finalmente iniziava a capire come
mai le infermiere lo stavano spiando da dietro la porta, disse:
- Capitano, vediamo in che condizioni si trova-.
I suoi occhi si strinsero un po’ mentre lei osservava una
linea dove prima c’era stato un taglio lungo la sua tempia, e
la sua veloce ma scrupolosa indagine mostrava che anche se il suo
livello di chakra era basso, non era bassissimo come quello degli altri
membri ANBU.
- Se tutto va come previsto, dovrebbe essere capace di
uscire di qui entro domani mattina- gli spiegò
Sakura mentre annotava alcune informazioni sulla sua cartella medica.
- Sono capace di uscire anche ora-
- Probabilmente è vero- gli
spiegò Sakura senza alzare gli occhi dalla sua cartella
-Ma per ora dovrà rimanere qui, perché
devo curarle bene le lacerazioni e poi devo cambiarle le fasciature, a
meno che non voglia morire dissanguato... E poi se rimane lei, che
è il Capitano, non dovrò forzare a far rimanere a
letto gli altri membri della squadra che sono in condizioni peggiori
delle sue-.
- Tu dici?- La voce di Itachi era calma e se
Sakura non ci avesse fatto caso, non avrebbe mai notato il leggero tono
di arroganza tra le sue parole.
- Sappiamo entrambi che se si fosse preoccupato di riposare
tra una pausa e l’altra, i livelli del suo chakra non
sarebbero scesi così tanto. Tsunade è davvero
preoccupata riguardo la sua salute- gli spiegò
Sakura, abbassando le ciglia per nascondere gli occhi. - Lei
pensa di averla spinta oltre le sue reali abilità. Ora,
ricadere nello stesso errore le darebbe ancora più ragione,
non crede?-.
Gli occhi di Itachi si strinsero ancora di più al solo
percepire la vaga minaccia nel suo discorso, prima di cancellare
totalmente l’espressione dal suo viso.
- Hn-
- Dirò personalmente alla sua famiglia che
potrà vederla tra pochi minuti- promise Sakura
mentre posava la cartella degli appunti. Sporgendosi in avanti,
affilò il suo sorriso: - E se pensa di
considerare un certo Kakashi per vendicarsi... Richiederò
personalmente a Tsunade-sama di tenerla a riposo per un mese
intero-.
La sua espressione piatta era abbastanza come risposta e Sakura
annuì.
Convogliò il chakra nel suo palmo e prese ad esaminare il
suo corpo. Le lacerazioni e i tagli non erano molto profondi, ma con il
suo continuo movimento, aveva provocato la riapertura delle ferite.
Di conseguenza rimarginò i tessuti cellulari e la pelle
delle incisioni, srotolò le fasciature sporche di sangue dal
suo corpo e ne fasciò delle altre, pulite.
Dopo pochi minuti, soddisfatta del suo lavoro, ma stanca e ancora
irritata dal comportamento arrogante del Capitano, annuì
prima di voltarsi. -Le auguro una buona permanenza,
Capitano-.
-Haruno-.
Sakura si arrestò e girò la testa per osservarlo
da sopra la spalla.
Lui la guardava intenzionalmente, ma lei non mostrò alcuna
esitazione nello sfidare lo Sharingan. Sakura aggrottò le
sopracciglia, e fece per rimproverarlo di disattivare la sua tecnica
oculare, ma Itachi parlò prima. -Come sta
Shisui?-.
Ah, Shisui Uchiha... il membro ANBU in condizioni critiche che faceva
parte della sua squadra, nonché cugino del Capitano.
La sua espressione irritata si ammorbidì per un momento e
disse: -Beh, ho fatto quel che potevo: ho riassestato le ossa
rotte, ho fermato l’emorragia e curato la commozione
cerebrale... Ora il suo corpo dovrà fare il resto. Ma Shisui
starà bene, Capitano. Lei invece no, se continua a tenere
attivato lo Sharingan-.
Voltandosi, Sakura raggiunse la porta e la richiuse dolcemente.
Solo dopo essere uscita, fece crollare la sua maschera impassibile: il
viso le divenne rosso per l’ira e l’indignazione...
Come poteva trattarla così, dopo tutto quello che aveva
fatto per lui? Lei era il primario di quell’ala, aveva il
comando su tutto e dettava ordini a tutti, non doveva riceverne!
Per curarlo aveva usato tutto ciò che le rimaneva delle sue
riserve di chakra e ora era esausta oltre ogni limite... E cosa ne
riceveva in cambio? Solo arroganza da parte di un bastardo di un
Uchiha!
Ma non serviva a niente arrabbiarsi: sospirando, decise che non le
rimaneva altro che finire il turno e uscire a prendere una boccata
d’aria, per comprare finalmente ciò di cui aveva
bisogno: pergamene, rotoli e medicine... lasciandosi alle spalle, anche
se con un po’ di irritazione, quest’episodio di
insolenza.
---------------------
- Wow…-
- Ino, è tutto ciò che hai da dire?
Non ci posso credere! Per caso hai la febbre?-
- Sono rimasta senza parole! Allora, spiegami: avevi sotto
le mani, LETTERALMENTE, il Capitano ANBU di nome Itachi Uchiha a petto
nudo e, se qui a Konoha c’è
n’è solo uno ed è chi penso io,
cioè lo scapolo più bello ed affascinante tra
tutti gli Uchiha e gli uomini del villaggio in circolazione,
PERCHE’ DIAVOLO NON GLI SEI SALTATA ADDOSSO?!-
A volte Ino era così stupida che poteva essere scambiata per
una bambina di tre anni troppo cresciuta.
E Sakura, armatasi di pazienza e temperanza, le
spiegò il più semplicemente possibile il nocciolo
della questione: - Ino, il fatto non è di
saltargli addosso o meno... Il problema è che lui,
nonostante mi dovesse gratitudine, si è rivolto a me con
arroganza e prepotenza, e io lo odio!-.
- Sakura, tu devi essere completamente uscita fuori di
testa- rispose Ino con la faccia di chi la sa lunga.
- Pensi troppo al lavoro e meno alle relazioni amorose...
Facciamo così, domani sera, per farti distrarre un pochino,
andiamo a mangiare il ramen da Ichiraku, così non dovrai
affondare la faccia in un rotolo medico dei tuoi e rimanere sveglia
tutta la notte senza mangiare. Ma dico, guardati: sei diventata pelle e
ossa!-
- Ugh, Ino, quando fai così ti
strangolerei...-
- E’ per questo che sono la tua migliore amica,
tirarti fuori dai guai e dal lavoro senza finire sopra uno di quei
tavoli nell’obitorio...- E poi seguì la
solita fitta di risatine.
Dopotutto Ino, per quanto fosse impicciona e vanitosa, aveva il potere
di farla sentire meglio, ma soprattutto aveva ragione: una sera per
rivedere i suoi amici e divertirsi ce la voleva proprio.
NdA: Ed ecco il 2° capitolo...come vedete è un pò più lungo del primo, ma spero che la lettura non vi annoi troppo... Ah, grazie ancora per tutti quelli che seguono la mia fanfic e la commentano! |
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.
Capitolo 3
Capitolo
3
Itachi
stava giocando
a Shogi con Shisui. Il cugino non era un grande giocatore e Itachi non
riusciva
a capacitarsi quale fosse la scelta migliore e meno
noiosa: giocare o non
giocare.
Ma, visto che era stata sua la responsabilità
di proteggere
i membri della sua squadra, e lui non ci era riuscito, con la
catastrofica
conseguenza di tre ANBU su quattro in condizioni critiche, aveva deciso
che era
meglio passare un po’ di tempo con il cugino, per vedere come
si sarebbe
ripreso.
Davvero, doveva ammetterlo: se non ci fosse stata Sakura
forse a quest’ora tutti i suoi subordinati, nonché
suo cugino, sarebbero morti.
L’avrebbe dovuta ringraziare come si deve e non come aveva
fatto, o meglio: fatto per niente, il giorno prima.
Sicuramente si era irritata, e lui si sentiva in debito per
qualcosa, cosa che non gli piaceva affatto.
Gli venne in mente un’idea, proprio mentre ricordava gli
eventi del giorno prima, e un sorriso di compiacimento distese le sue
labbra.
Sì, questa forma di ringraziamento sarà il
vantaggio
iniziale che imporrà su di lei.
--------------------
-Come sta Shisui?-
chiese Itachi, prima che lei
lo potesse rimproverare.
La sua espressione
irritata si ammorbidì per un momento e disse: -Beh, ho fatto
quel che potevo,
ho riassestato le ossa rotte, ho fermato l’emorragia e curato
la commozione
cerebrale… ora il suo corpo dovrà fare il resto.
Ma Shisui starà bene,
Capitano. Lei invece no, se continua a tenere attivato lo Sharingan-.
Voltandosi, Sakura
raggiunse la porta e la richiuse dolcemente.
Itachi
disattivò lo
Sharingan e i suoi occhi si scurirono, tornando neri.
Lo aveva attivato
solamente per vedere quanto chakra le rimaneva, e constatò
con stupore che per
curare tutti i membri ANBU le sarebbe servita tutta la riserva di
chakra,
invece a lei rimaneva ancora un quarto, scarso, ma abbastanza per
reggersi in
piedi.
Haruno Sakura
avrebbe
avuto il comando su di lui fino a quando sarebbe rimasto in
quell’ospedale ed
era disposto ad accettare questo fatto. Per ora.
Meglio farla vincere
per una cosa da niente che farla arrabbiare, quando aveva chiaramente
il
vantaggio di avere dalla sua parte Tsunade.
Perché
non avrà sempre
l’influenza a suo vantaggio per tenerlo buono.
Chiudendo gli occhi,
Itachi si ritrasse verso il cuscino.
No, la piccola
compagna di squadra di suo fratello non avrebbe avuto sempre il
vantaggio a suo
favore, e lui si sarebbe divertito a punzecchiarla fino a quando non
sarebbe
stato soddisfatto di aver avuto qualunque cosa di lei che abbia
catturato la
sua attenzione appresa e dimenticata.
--------------------
Itachi
guardò in su
per incitare l’avversario a fare la sua mossa, quando la
porta si aprì e
riconobbe l’avvicinarsi di un chakra familiare.
Sakura avanzò nella stanza, portando con sé una
busta
contenente del cibo. - Salve, Shisui-san, Uchiha-san. Ho portato il
pranzo-
Gli occhi di Itachi si strinsero impercettibilmente. Aveva
avuto l’impressione che le infermiere portassero il pranzo e
non Sakura, che
era il loro supervisore.
- Ah, Sakura-chan!- salutò Shisui. - E’ bello
vederti qui!
Tutto lo staff è così adorabile che dovrei
ferirmi più spesso!-.
Sakura gli sorrise, aggiustandogli il cuscino e posando la
busta di cibo sul suo grembo. - Sono felice che tu abbia avuto una
così piacevole
esperienza, Shisui-san-.
Gli occhi di Itachi si strinsero ancora di più.
Non aveva mai visto la kunoichi comportarsi in quel modo.
Sakura continuò a parlare: - Yūki mi stava dicendo in
particolare della tua riconoscenza. Ha menzionato qualcosa sul fatto
che tu hai
paura delle siringhe?-
Shisui rise un po’ a disagio.
D’un tratto qualcosa si mosse nella mano di Sakura sotto la
busta del pranzo e Itachi ebbe giusto il tempo di lasciarle fare
qualunque cosa
fosse in procinto di, prima che Shisui emettesse un grido.
- Cosa diavolo è stato quello?!-
Sakura si sporse in avanti, sorridendo vicinissima al viso
di Shisui. - Quello, Shisui-san, era un anestetico. Yūki mi ha riferito
del
fatto che tu la implori, in preda alle lacrime, di reggerti la mano
“per darti
forza” quando deve farti un’iniezione. Non mi
importa se hai una paura matta
degli aghi, ma fallo un’altra volta e te ne pentirai
amaramente-.
Shisui sbatté le palpebre prima di sorriderle abbastanza da
fargli increspare gli angoli degli occhi.
- Certamente, Sakura-chan!-
Sakura lo osservò per un momento e poi annuì,
allontanandosi
dal letto. - Bene. L’anestetico dovrebbe cominciare a fare
effetto tra
mezz’ora.-
- Benissimo. Quindi quando potrò tornare in servizio?-
Sakura accennò un sorriso. - Tornare in servizio?
Shisui-san, ti abbiamo appena salvato dalle grinfie della morte. Ho
paura che
dovrai stare fuori servizio per almeno due settimane.-
Shisui la osservò perplesso. - Ma…-.
Itachi contemplò Sakura mentre lei continuava a guardare
Shisui con quel piccolo mezzo sorriso che gli dava diverse ragioni per
studiarla.
Era ovvio che per lei discutere con pazienti difficili fosse
all’ordine del giorno, e anche minacciarli con delle
conseguenze dei loro
comportamenti scorretti che si sarebbero potute prolungare nel tempo.
Itachi scommetteva
sul fatto che Shisui fosse sarebbe rimasto a letto a causa del suo
ridicolo
comportamento con l’infermiera che aveva cercato di aiutarlo
prima.
Senza dubbio Sakura possedeva un lato di sé molto spietato.
Nel frattempo, i suoi occhi tornarono con lo sguardo verso
il gioco da tavolo posto di fronte a lui, mentre riorganizzava nella
mente i
vari scompartimenti che giravano attorno alla giovane kunoichi. Efficiente. Era una parola
che cominciava ad
associarle.
- Bene, vi lascio al vostro gioco. Ma ricorda Shisui,
un’altra lamentela…- lasciò la minaccia
incompleta prima di compiere un leggero
inchino e lasciare la stanza con lunghe e sicure falcate che mettevano
in
mostra le sue gambe attraenti.
Mentre muoveva il suo pezzo, Itachi si domandò
inconsciamente se Sakura fosse così efficiente anche quando
frantumava il
cranio del suo avversario.
In questi giorni non aveva avuto occasione di combattere
molto, vista la sua ininterrotta presenza in ospedale e Itachi era
curioso di
sapere come lei rispondeva alla violenza.
Forse l’avrebbe scoperto presto.
NdA: Prima di tutto, volevo fare le mie scuse a coloro che leggono questa storia, a causa del ritardo che ho avuto per il capitolo...mi dispiace molto, ma per farmi perdonare il prossimo sarà ancora più lungo e più avvincente (si spera...XD).
Poi, volevo ringraziare tutti quelli che hanno commentato i capitoli precedenti e spero che anche questo sia ugualmente gradito...Beh, alla prossima!
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