Non sai mai cosa aspettarti dalla vita

di delpierina993
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.



Ringrazio la mia beta-reader Chiara per avermi aiutato nella correzione di questo e dei successivi capitoli. capitolo 1

“NON SAI MAI COSA ASPETTARTI DALLA VITA”

“Di sicuro oggi non è la mia giornata” pensò distrattamente Sakura mentre attraversava con non poca difficoltà la strada gremita di gente per raggiungere l’amica.
Ino, in seguito ad un mattinata di intenso shopping, aveva deciso di fare un salto in caffetteria per rilassarsi e quindi, ormai arrivata a destinazione, aveva affrettato il passo per entrare nel locale. Solo dopo aver colto un lampo di rosa tra la folla, si era bloccata e aveva chiamato a squarciagola Sakura, ben sapendo che in tutta Konoha (e forse anche in tutto il mondo) l’unica ad avere i capelli di quel colore era proprio l’amica. Sakura aveva riconosciuto subito il timbro acuto che urlava il suo nome e non aveva perso tempo a pensare a un modo per sfuggire al terzo grado che Yamanaka Ino sicuramente le avrebbe fatto: si era fatta forza e, stancamente, le era andata incontro. Ino, invece, aspettandola, lanciava occhiatine pungenti al cameriere che le stava porgendo il menù, tutto rosso in viso per l’imbarazzo e che cercava di guardare ovunque eccetto la bellissima ragazza bionda che ora mostrava un certo interesse nei suoi confronti. Per lui ora persino i minuscoli dettagli intagliati nelle cornici dei quadri della caffetteria sembravano interessanti!
“ Poverino!” aveva pensato Sakura, provando compassione per il cameriere.
“ Veramente la compassione la dovresti provare per te stessa, visto quello che ti aspetta, anzi CI aspetta…” le aveva rimbeccato la sua alter-ego, triste.
Certo, una chiacchierata con Ino, per quanto Sakura detestasse ammetterlo, le risollevava un po’ il morale, ma ora era l’ultima cosa di cui aveva bisogno: esausta com’era, avrebbe preferito tornare direttamente a casa e buttarsi sul letto, aspettando che il sonno la cogliesse.
Ma puntualmente, ogni volta Sakura l'accontentava e iniziava svogliatamente ad ascoltare le avventure amorose dell'amica. Si era abituata all'idea che in tutti questi anni trascorsi assieme, Ino non era cambiata affatto, e che forse non ne aveva neanche l’intenzione; “ Eppure - si domandava la kunoichi - dovrebbe essere abbastanza matura da capire che non deve lasciarsi trasportare dalle emozioni e flirtare con il primo ragazzo carino che le si para davanti... abbiamo vent’anni e portiamo sulle spalle un grande carico di responsabilità, tra cui la serietà, l'affidabilità e la compostezza, anche se a guardare Ino non si direbbe...”.
Il peso delle responsabilità era un pensiero fisso per Sakura da sempre, perlomeno da quando aveva tredici anni ed era riuscita ad affermarsi apprendista del 5° Hokage, Tsunade.
Da quel momento in poi si era impegnata arduamente, lavorando di più, allenandosi ogni giorno e dando il meglio di sé nelle pratiche d’ospedale.
Per sette anni aveva curato feriti, completato con successo missioni ritenute impossibili, restituito la vita a coloro che erano sul punto di perderla tanto da essere definita come una dei ninja medici più forti al mondo. Era riuscita a superare anche la sua Shishō... per quale motivo?
Per non rimanere indietro.
Si era sentita crollare il mondo addosso quando Kakashi era sparito con Sasuke, lasciandola tutto il tempo sola e si era sentita frantumata, come una dolce bambola di porcellana caduta a terra, quando Naruto era partito per ben due anni e mezzo insieme a Jiraya per allenarsi, lasciandola indietro con una promessa le cui parole se l’erano portate via il vento:
“Ti proteggerò sempre, Sakura-chan! Tu sei una delle persone a me più care e ti proteggerò sempre! E’ una promessa che manterrò per tutta la vita, se necessario!”
Sì, come no... Lui se n’era andato e l’aveva lasciata sola... Nei momenti di fallimento lui non era lì. Non c’era mai stato, quando aveva perso delle vite, non c’era mai stato a raccogliere le sue lacrime. Non c’era, Naruto non era lì a sostenerla come una colonna sorregge l’architrave di un tempio, troppo impegnato a migliorare il Rasengan per superare Sasuke.
Ricordò di come Naruto l’aveva lasciata, sola, con quella promessa, ricordò dei bei tempi del Team 7. Già, il Team 7. Che ne era rimasto?
Era rimasta solo lei, la piccola e fragile kunoichi che ad ogni missione finiva per diventare la donzella in pericolo... Quante notti passate a piangere, quante a riflettere sul proprio destino, sul da farsi, e proprio in una notte delle tante aveva deciso di non sottomettersi più e di promettere a se stessa che avrebbe fatto di tutto pur di proteggere coloro che le erano importanti... Ed eccola qui: a distanza di sette anni, ritrovarsi ad essere ritenuta la kunoichi più forte del mondo era un bel passo, ma su cosa poteva contare di più?
D’altronde Sasuke aveva lo Sharingan, Naruto il Kyuubi... lei? Cosa aveva di tanto importante che la metteva sullo stesso piano dei suoi migliori amici?
Certo, “amici” era la parola giusta, perché, da quando erano tornati entrambi, aveva capito che Sasuke era stata una cotta passeggera e che non c’era più tempo per pensare a stupidi ragazzini simili a cubetti di ghiaccio; per quanto riguarda Naruto... Beh, Naruto era rimasto Naruto, lo stesso ragazzo rumoroso e iper attivo di sempre, per lei una sorta di fratello che non aveva mai avuto, un fratello che ogni tanto la faceva indispettire, ma che sapeva sempre far rigare diritto, con qualche pugno. Sakura sorrise, a quel ricordo.
Tornando alla vita reale, Sakura salutò calorosamente la sua migliore amica.
- Ehi, Fronte Spaziosa, che ti è successo?! Sembra che tu non dorma da un decennio!- esclamò Ino, subito preoccupandosi per la salute di Sakura, anche se con un po’ di sarcasmo.
Sakura le rispose irritata: - Ino! Quante volte devo dirti che devi smetterla di chiamarmi così? Non abbiamo più tredici anni e penso che anche tu ormai abbia smesso di andare dietro a Sasuke da un bel pezzo, quindi che ne dici di astenerti dal darmi questi soprannomi ridicoli?!-
- Ok, ok, scusa... Cercherò di smettere- replicò Ino sogghignando; era già un bel traguardo averle cacciato di bocca quelle parole e poi era troppo esausta per dirle che doveva smettere definitivamente, non “cercare”, pensava tristemente Sakura.
- Ad ogni modo... Sakura dimmi cosa ti è successo... Per caso hai avuto una notte movimentata? Eheh, chissà chi è il fortunato-
- Ino!!- Oltre al sarcasmo, aggiungi un secchio di schiettezza, dei capelli biondi, un paio di occhi azzurri ed ecco la formula magica per creare Ino.
- Comunque, no, non ho fatto quello che pensi tu, e se devo proprio dirlo, ho avuto la giornata più brutta ed esasperante della mia vita...-
- Uh oh, la cosa si fa interessante... L’ultima volta che hai affermato di avere avuto il giorno più brutto della tua vita è stato quando hai deciso di lasciar perdere Sasuke, litigandoci oltretutto, quindi devo dedurre che nella situazione c’entri un Uchiha...-.
Sakura emise un sospiro di rassegnazione e le sue spalle crollarono a peso morto contro lo schienale della sedia.
“ Bingo”, pensò Ino e subito espose un sorriso consapevole, aggiungendo: - Dettagli: ora-.
Appena tutti i ricordi le raffiorarono alla mente, Sakura cominciò a diventare rossa in viso e a sfornare parole con un misto di rabbia e indignazione: - Dunque, prima di tutto mi sono alzata al solito orario, decidendo di farmi una doccia e poi di uscire a comprare il necessario per le mie scorte di medicamenti, delle pillole e alcuni rotoli di pergamena... Proprio mentre mi stavo spogliando e stavo entrando nella vasca da bagno, cominciano a suonare incessantemente alla porta... Chi potrà mai essere? Non sapevo proprio chi fosse il rompiscatole! Quindi mi sono messa qualcosa addosso e sono andata ad aprire…-.


NdA: beh, questo è il primo capitolo, spero vi piaccia. Volete delle anticipazioni? Bene: avremo un flashback mooolto interessante sulla giornata di Sakura e il motivo della sua ira...Ah, a proposito: nel corso della storia inserirò anche delle parole giapponesi, in modo tale da renderla più interessante; se per caso non doveste capire qualcosa, basta che me lo diciate!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.

Capitolo 2 Capitolo 2

Non ci poteva credere: non aveva avuto neanche il tempo di mettere un piede nella doccia, che subito le si presentava un problema...  perché  suonare continuamente e di fretta al suo campanello sicuramente significava guai.
Per fortuna non era Naruto, altrimenti a quell’ora Sakura avrebbe dovuto pensare a come racimolare i soldi per comprare una nuova porta.
L’altra opzione era Sasuke, anche se, persino quando la questione era urgente, il ragazzo Uchiha avrebbe suonato una volta e poi aspettato pazientemente, incitandola ad uscire di casa. Prevedendo una sorpresa che di sicuro non le sarebbe piaciuta, indossò la sua solita uniforme da medico e si diresse verso l’entrata di casa.
Aprendo la porta, rimase sconcertata nel vedere una giovane ragazza, che a prima vista non riconobbe, vestita da infermiera, un volto provato dalla stanchezza e dalla paura, con il dito ancora premuto contro il campanello e che appena vide Sakura si rianimò con una nuova speranza.
- Sakura-san per fortuna siete sveglia... Vi credevo ancora a letto-.
A quel punto Sakura capì che aveva ragione e che stavano arrivando guai.
Non era mai successo che un’infermiera si fosse recata a casa di un superiore, con così tanta fretta e tanta paura a quest’ora del mattino. La questione doveva essere proprio urgente.
“Veramente avevo intenzione di farmi un bel bagno rilassante, ma ora sei arrivata tu ed è saltato tutto” pensò affranta Sakura, ma non fece trasparire alcuna emozione dal suo viso e invece chiese: - Cosa c’è, Yuuiko? Penso che la questione sia urgente se sei venuta fin qui dall’ospedale-
- Infatti… Sakura-san, per ordine dell’Hokage deve tornare immediatamente in ospedale: c’è un’emergenza e senza la sua supervisione è scoppiato il caos. Un’ora fa è tornata una squadra ANBU composta da quattro membri da una missione di grado S e tre di essi sono in condizioni gravi; l’unico che ha ricevuto minor danno è il Capitano, ma a quanto sembra anche lui non gode di ottima salute al momento e senza le cure necessarie potrebbe peggiorare; nonostante gli avvertimenti delle infermiere il Capitano non ne vuole sapere e richiede di essere dimesso...-
- Ok, ho capito la situazione... Yuuiko, mentre ci dirigiamo verso l’ospedale mi aspetto di essere informata il più dettagliatamente possibile sulle condizioni degli ANBU-
-Certamente, Sakura-san -.
Così mentre si dirigevano alla massima velocità verso l’ospedale di Konoha, Sakura apprese che i tre membri in condizioni gravi avevano bisogno di immediato soccorso: due di essi perdevano sangue a dirotto, un’emorragia massiva dovuta alla rottura di vasi sanguigni, avevano subito una commozione celebrale, causata da un trauma cranico seguito dalla perdita totale di coscienza e parecchie ossa rotte in diversi  punti del corpo; una kunoichi invece aveva ustioni e bruciature di terzo grado su buona parte del corpo, oltre a una gamba e un braccio frantumati.
Il capitano indubbiamente era a meno rischio di pericolo: lacerazioni superficiali su petto e schiena e altri tagli che non la impensierivano, a parte il fatto che avrebbero intaccato notevolmente le sue riserve di chakra.
Arrivate infine in ospedale, Sakura si chiese come le infermiere fossero riuscite a lavorare in quel modo per un’ora: all’interno dell’ala di pronto soccorso regnava il caos più totale, nonostante il numero delle infermiere fosse notevolmente esiguo, alcune le andavano incontro e, allietate dalla sua presenza, le chiedevano cosa fare. Subito la loro supervisore le ordinò di dividersi in gruppi da tre e andare ognuno in una stanza dei pazienti ANBU più gravi, poi chiamò le infermiere impalate lungo il corridoio in preda al panico e disse di preparare la sala operatoria per coloro da operare immediatamente... e in un attimo tutte riacquistarono quell’efficienza di cui Sakura andava tanto orgogliosa.
Dopo aver esaminato le cartelle dei casi più gravi, operò gli ANBU in fin di vita e fermò le emorragie, riassestò le ossa rotte e curò le commozioni cerebrali, le bruciature e le ustioni più che potè, fino a che, dopo ben cinque ore di duro lavoro, allietato grazie all’aiuto di Shizune, ma non dell’Hokage che, come al solito, aveva una montagna di scartoffie da compilare, si sedette senza forze sulla sedia girevole del suo ufficio.
Neanche il tempo di chiudere occhio e cercare di sonnecchiare cinque minuti, che entrò un’infermiera più anziana delle altre, ma non per questo meno abile e veloce.
- Sakura-san, abbiamo un altro problema... Il Capitano ANBU richiede di essere dimesso immediatamente, in quanto le sue ferite non sono gravi come dichiariamo e...-
- Va bene, ho capito, Mai...- dichiarò stancamente Sakura con un cenno del capo, - Vedrò cosa posso fare per tenere a bada questo Capitano e indurlo a rimanere qui nell’ospedale almeno per un po’... Ma comunque, avevo già intenzione di visitarlo e curargli le lacerazioni. Dammi cinque minuti e arrivo subito-.
- Certamente, Sakura-san - si affrettò a rispondere Mai e, dopo un rapido inchino, richiuse delicatamente la porta alle sue spalle.
“Oh mio Dio, sono esausta e non ho neanche il chakra necessario per curare il Capitano che sicuramente non avrà voglia di collaborare e mi farà stancare più del previsto” pensò disperata Sakura mentre si avviava riluttante verso il corridoio dell'ala est.
Qualche minuto dopo trovò la stanza del Capitano e notò come alcune infermiere cercavano di spiare dal vetro della porta: subito il suo istinto di medico entrò in funzione e le richiamò all’ordine: - Cosa avete tanto da guardare lì dentro? C’è semplicemente un Capitano ANBU che ha bisogno di cure e voi lo dovreste sapere meglio di chiunque altro-
- Certamente, Sakura-san, ma si dà il caso che...-
- Niente ma, tornate ai vostri posti di lavoro; non aiuterete nessuno continuando a comportarvi in questo modo-; non c’era niente da fare, nonostante fosse irritata a causa della stanchezza e sul punto di crollare, non ce la faceva a rimproverare crudelmente le infermiere per aver invaso la privacy del paziente, e così l’ammonimento fu preso più per un’esortazione.
Qualche secondo più tardi, entrando, Sakura si sorprese: il paziente che era seduto sul letto a petto nudo coperto solo da un lenzuolo di lino e da fasciature macchiate di sangue, poiché muovendosi aveva causato la riapertura delle ferite era niente meno che il fratello di Sasuke: Itachi Uchiha, il Capitano ANBU famoso per le sue capacità e non solo, a quanto pareva. Era una versione più intensa, misteriosa e attraente di suo fratello, più alto e con i muscoli finemente delineati. In circostanze diverse sarebbe caduta ai suoi piedi.
Ma non poteva mancare di professionalità ad un paziente sul letto d’ospedale, e ora che finalmente iniziava a capire come mai le infermiere lo stavano spiando da dietro la porta, disse:
- Capitano, vediamo in che condizioni si trova-.
I suoi occhi si strinsero un po’ mentre lei osservava una linea dove prima c’era stato un taglio lungo la sua tempia, e la sua veloce ma scrupolosa indagine mostrava che anche se il suo livello di chakra era basso, non era bassissimo come quello degli altri membri ANBU.
- Se tutto va come previsto, dovrebbe essere capace di uscire di qui entro domani mattina- gli spiegò Sakura mentre annotava alcune informazioni sulla sua cartella medica.
- Sono capace di uscire anche ora-
- Probabilmente è vero- gli spiegò Sakura senza alzare gli occhi dalla sua cartella -Ma per ora dovrà rimanere qui, perché devo curarle bene le lacerazioni e poi devo cambiarle le fasciature, a meno che non voglia morire dissanguato... E poi se rimane lei, che è il Capitano, non dovrò forzare a far rimanere a letto gli altri membri della squadra che sono in condizioni peggiori delle sue-.
- Tu dici?- La voce di Itachi era calma e se Sakura non ci avesse fatto caso, non avrebbe mai notato il leggero tono di arroganza tra le sue parole.
- Sappiamo entrambi che se si fosse preoccupato di riposare tra una pausa e l’altra, i livelli del suo chakra non sarebbero scesi così tanto. Tsunade è davvero preoccupata riguardo la sua salute- gli spiegò Sakura, abbassando le ciglia per nascondere gli occhi. - Lei pensa di averla spinta oltre le sue reali abilità. Ora, ricadere nello stesso errore le darebbe ancora più ragione, non crede?-.
Gli occhi di Itachi si strinsero ancora di più al solo percepire la vaga minaccia nel suo discorso, prima di cancellare totalmente l’espressione dal suo viso.
- Hn-
- Dirò personalmente alla sua famiglia che potrà vederla tra pochi minuti- promise Sakura mentre posava la cartella degli appunti. Sporgendosi in avanti, affilò il suo sorriso: - E se pensa di considerare un certo Kakashi per vendicarsi... Richiederò personalmente a Tsunade-sama di tenerla a riposo per un mese intero-.
La sua espressione piatta era abbastanza come risposta e Sakura annuì.
Convogliò il chakra nel suo palmo e prese ad esaminare il suo corpo. Le lacerazioni e i tagli non erano molto profondi, ma con il suo continuo movimento, aveva provocato la riapertura delle ferite.
Di conseguenza rimarginò i tessuti cellulari e la pelle delle incisioni, srotolò le fasciature sporche di sangue dal suo corpo e ne fasciò delle altre, pulite.
Dopo pochi minuti, soddisfatta del suo lavoro, ma stanca e ancora irritata dal comportamento arrogante del Capitano, annuì prima di voltarsi. -Le auguro una buona permanenza, Capitano-.
-Haruno-.
Sakura si arrestò e girò la testa per osservarlo da sopra la spalla.
Lui la guardava intenzionalmente, ma lei non mostrò alcuna esitazione nello sfidare lo Sharingan. Sakura aggrottò le sopracciglia, e fece per rimproverarlo di disattivare la sua tecnica oculare, ma Itachi parlò prima. -Come sta Shisui?-.
Ah, Shisui Uchiha... il membro ANBU in condizioni critiche che faceva parte della sua squadra, nonché cugino del Capitano.
La sua espressione irritata si ammorbidì per un momento e disse: -Beh, ho fatto quel che potevo: ho riassestato le ossa rotte, ho fermato l’emorragia e curato la commozione cerebrale... Ora il suo corpo dovrà fare il resto. Ma Shisui starà bene, Capitano. Lei invece no, se continua a tenere attivato lo Sharingan-.
Voltandosi, Sakura raggiunse la porta e la richiuse dolcemente.
Solo dopo essere uscita, fece crollare la sua maschera impassibile: il viso le divenne rosso per l’ira e l’indignazione... Come poteva trattarla così, dopo tutto quello che aveva fatto per lui? Lei era il primario di quell’ala, aveva il comando su tutto e dettava ordini a tutti, non doveva riceverne!
Per curarlo aveva usato tutto ciò che le rimaneva delle sue riserve di chakra e ora era esausta oltre ogni limite... E cosa ne riceveva in cambio? Solo arroganza da parte di un bastardo di un Uchiha!
Ma non serviva a niente arrabbiarsi: sospirando, decise che non le rimaneva altro che finire il turno e uscire a prendere una boccata d’aria, per comprare finalmente ciò di cui aveva bisogno: pergamene, rotoli e medicine... lasciandosi alle spalle, anche se con un po’ di irritazione, quest’episodio di insolenza.

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- Wow…-
- Ino, è tutto ciò che hai da dire? Non ci posso credere! Per caso hai la febbre?-
- Sono rimasta senza parole! Allora, spiegami: avevi sotto le mani, LETTERALMENTE, il Capitano ANBU di nome Itachi Uchiha a petto nudo e, se qui a Konoha c’è n’è solo uno ed è chi penso io, cioè lo scapolo più bello ed affascinante tra tutti gli Uchiha e gli uomini del villaggio in circolazione, PERCHE’ DIAVOLO NON GLI SEI SALTATA ADDOSSO?!-
A volte Ino era così stupida che poteva essere scambiata per una bambina di tre anni troppo cresciuta.
E Sakura, armatasi di pazienza e temperanza, le spiegò il più semplicemente possibile il nocciolo della questione: - Ino, il fatto non è di saltargli addosso o meno... Il problema è che lui, nonostante mi dovesse gratitudine, si è rivolto a me con arroganza e prepotenza, e io lo odio!-.
- Sakura, tu devi essere completamente uscita fuori di testa- rispose Ino con la faccia di chi la sa lunga.
- Pensi troppo al lavoro e meno alle relazioni amorose... Facciamo così, domani sera, per farti distrarre un pochino, andiamo a mangiare il ramen da Ichiraku, così non dovrai affondare la faccia in un rotolo medico dei tuoi e rimanere sveglia tutta la notte senza mangiare. Ma dico, guardati: sei diventata pelle e ossa!-
- Ugh, Ino, quando fai così ti strangolerei...-
- E’ per questo che sono la tua migliore amica, tirarti fuori dai guai e dal lavoro senza finire sopra uno di quei tavoli nell’obitorio...- E poi seguì la solita fitta di risatine.
Dopotutto Ino, per quanto fosse impicciona e vanitosa, aveva il potere di farla sentire meglio, ma soprattutto aveva ragione: una sera per rivedere i suoi amici e divertirsi ce la voleva proprio.


NdA: Ed ecco il 2° capitolo...come vedete è un pò più lungo del primo, ma spero che la lettura non vi annoi troppo... Ah, grazie ancora per tutti quelli che seguono la mia fanfic e la commentano!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.

Capitolo 3 Capitolo 3
Itachi stava giocando a Shogi con Shisui. Il cugino non era un grande giocatore e Itachi non riusciva a capacitarsi quale fosse la scelta migliore e meno noiosa: giocare o non giocare.
Ma, visto che era stata sua la responsabilità di proteggere i membri della sua squadra, e lui non ci era riuscito, con la catastrofica conseguenza di tre ANBU su quattro in condizioni critiche, aveva deciso che era meglio passare un po’ di tempo con il cugino, per vedere come si sarebbe ripreso. 
Davvero, doveva ammetterlo: se non ci fosse stata Sakura forse a quest’ora tutti i suoi subordinati, nonché suo cugino, sarebbero morti.
L’avrebbe dovuta ringraziare come si deve e non come aveva fatto, o meglio: fatto per niente, il giorno prima. 
Sicuramente si era irritata, e lui si sentiva in debito per qualcosa, cosa che non gli piaceva affatto. 
Gli venne in mente un’idea, proprio mentre ricordava gli eventi del giorno prima, e un sorriso di compiacimento distese le sue labbra.
Sì, questa forma di ringraziamento sarà il vantaggio iniziale che imporrà su di lei. 

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-Come sta Shisui?- chiese Itachi, prima che lei lo potesse rimproverare.
La sua espressione irritata si ammorbidì per un momento e disse: -Beh, ho fatto quel che potevo, ho riassestato le ossa rotte, ho fermato l’emorragia e curato la commozione cerebrale… ora il suo corpo dovrà fare il resto. Ma Shisui starà bene, Capitano. Lei invece no, se continua a tenere attivato lo Sharingan-.
Voltandosi, Sakura raggiunse la porta e la richiuse dolcemente.
Itachi disattivò lo Sharingan e i suoi occhi si scurirono, tornando neri.
Lo aveva attivato solamente per vedere quanto chakra le rimaneva, e constatò con stupore che per curare tutti i membri ANBU le sarebbe servita tutta la riserva di chakra, invece a lei rimaneva ancora un quarto, scarso, ma abbastanza per reggersi in piedi.
Haruno Sakura avrebbe avuto il comando su di lui fino a quando sarebbe rimasto in quell’ospedale ed era disposto ad accettare questo fatto. Per ora.
Meglio farla vincere per una cosa da niente che farla arrabbiare, quando aveva chiaramente il vantaggio di avere dalla sua parte Tsunade.
Perché non avrà sempre l’influenza a suo vantaggio per tenerlo buono.
Chiudendo gli occhi, Itachi si ritrasse verso il cuscino.
No, la piccola compagna di squadra di suo fratello non avrebbe avuto sempre il vantaggio a suo favore, e lui si sarebbe divertito a punzecchiarla fino a quando non sarebbe stato soddisfatto di aver avuto qualunque cosa di lei che abbia catturato la sua attenzione appresa e dimenticata.

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Itachi guardò in su per incitare l’avversario a fare la sua mossa, quando la porta si aprì e riconobbe l’avvicinarsi di un chakra familiare.
Sakura avanzò nella stanza, portando con sé una busta contenente del cibo. - Salve, Shisui-san, Uchiha-san. Ho portato il pranzo-
Gli occhi di Itachi si strinsero impercettibilmente. Aveva avuto l’impressione che le infermiere portassero il pranzo e non Sakura, che era il loro supervisore.
- Ah, Sakura-chan!- salutò Shisui. - E’ bello vederti qui! Tutto lo staff è così adorabile che dovrei ferirmi più spesso!-.
Sakura gli sorrise, aggiustandogli il cuscino e posando la busta di cibo sul suo grembo. - Sono felice che tu abbia avuto una così piacevole esperienza, Shisui-san-.
Gli occhi di Itachi si strinsero ancora di più.
Non aveva mai visto la kunoichi comportarsi in quel modo.
Sakura continuò a parlare: - Yūki mi stava dicendo in particolare della tua riconoscenza. Ha menzionato qualcosa sul fatto che tu hai paura delle siringhe?-
Shisui rise un po’ a disagio.
D’un tratto qualcosa si mosse nella mano di Sakura sotto la busta del pranzo e Itachi ebbe giusto il tempo di lasciarle fare qualunque cosa fosse in procinto di, prima che Shisui emettesse un grido.
- Cosa diavolo è stato quello?!-
Sakura si sporse in avanti, sorridendo vicinissima al viso di Shisui. - Quello, Shisui-san, era un anestetico. Yūki mi ha riferito del fatto che tu la implori, in preda alle lacrime, di reggerti la mano “per darti forza” quando deve farti un’iniezione. Non mi importa se hai una paura matta degli aghi, ma fallo un’altra volta e te ne pentirai amaramente-.
Shisui sbatté le palpebre prima di sorriderle abbastanza da fargli increspare gli angoli degli occhi.
- Certamente, Sakura-chan!-
Sakura lo osservò per un momento e poi annuì, allontanandosi dal letto. - Bene. L’anestetico dovrebbe cominciare a fare effetto tra mezz’ora.-
- Benissimo. Quindi quando potrò tornare in servizio?-
Sakura accennò un sorriso. - Tornare in servizio? Shisui-san, ti abbiamo appena salvato dalle grinfie della morte. Ho paura che dovrai stare fuori servizio per almeno due settimane.-
Shisui la osservò perplesso. - Ma…-.
Itachi contemplò Sakura mentre lei continuava a guardare Shisui con quel piccolo mezzo sorriso che gli dava diverse ragioni per studiarla.
Era ovvio che per lei discutere con pazienti difficili fosse all’ordine del giorno, e anche minacciarli con delle conseguenze dei loro comportamenti scorretti che si sarebbero potute prolungare nel tempo.
Itachi scommetteva sul fatto che Shisui fosse sarebbe rimasto a letto a causa del suo ridicolo comportamento con l’infermiera che aveva cercato di aiutarlo prima.
Senza dubbio Sakura possedeva un lato di sé molto spietato.
Nel frattempo, i suoi occhi tornarono con lo sguardo verso il gioco da tavolo posto di fronte a lui, mentre riorganizzava nella mente i vari scompartimenti che giravano attorno alla giovane kunoichi.  Efficiente. Era una parola che cominciava ad associarle.
- Bene, vi lascio al vostro gioco. Ma ricorda Shisui, un’altra lamentela…- lasciò la minaccia incompleta prima di compiere un leggero inchino e lasciare la stanza con lunghe e sicure falcate che mettevano in mostra le sue gambe attraenti.
Mentre muoveva il suo pezzo, Itachi si domandò inconsciamente se Sakura fosse così efficiente anche quando frantumava il cranio del suo avversario.
In questi giorni non aveva avuto occasione di combattere molto, vista la sua ininterrotta presenza in ospedale e Itachi era curioso di sapere come lei rispondeva alla violenza.
Forse l’avrebbe scoperto presto.



NdA: Prima di tutto, volevo fare le mie scuse a coloro che leggono questa storia, a causa del ritardo che ho avuto per il capitolo...mi dispiace molto, ma per farmi perdonare il prossimo sarà ancora più lungo e più avvincente (si spera...XD). Poi, volevo ringraziare tutti quelli che hanno commentato i capitoli precedenti e spero che anche questo sia ugualmente gradito...Beh, alla prossima!

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