il passato nel presente

di valevre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** solo l'inizio ***
Capitolo 3: *** come tornata indietro ***
Capitolo 4: *** il ragazzo ***
Capitolo 5: *** è una promessa! ***
Capitolo 6: *** forse ***
Capitolo 7: *** la tana del lupo ***
Capitolo 8: *** .......tututututututu......... ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Prologo

Non permettere ai ricordi

di cancellare chi sei.

Non vivere guardando al passato,

ma vivi il presente

senza voltarti indietro.

Tutto ciò che rimane incompiuto

nel passato

ritorna come un uragano

squarcia l'aria e

tutto ciò che ha intorno.


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Capitolo 2
*** solo l'inizio ***


Primo Capitolo - Solo l'inizio

Promettimelo!-disse un bambino dai denti bianchi e lucenti e gli occhi penetranti.

Te lo prometto! Non mi dimenticherò di te.-dissi io quando avevo solo 10 anni.

Ero piccola quando lo incontrai. E lui forse più piccolo di me.

Ormai avevo ventidue anni e non potevo continuare a rimuginarci e sperare di ri-incotrarlo.

Era questo l'unico pensiero mentre io mi recavo a passo svelto verso di lui, enrico. Enrico era il tipico ragazzo bello palestrato con la carnagione scura tutto l'anno, gli occhi neri ed i capelli biondi. Mi chiedevo spesso e me lo chiedo tutt'ora come sia possibile che io, quella che non segue proprio gli schemi e che ama cantare fuori dal coro, mi fossi innamorata di un ragazzo come lui, così di moda.

Una raffica di vento freddo mi costrinse a rintanarmi ancora di più nel mio cappotto nero. Lui mi squadrava da capo a piedi. Era una giornata di sole ma comunque molto fredda. Mi ero azzardata ad indossare gli occhiali da sole con le gocce a specchio. Lui non avrebbe visto i miei occhi nel momento in cui...

  • ei tesoro- disse lui tentando di baciarmi speranza vana.

  • Ma che hai?!- azzardò la domanda. Io sorrisi.

  • Mmmm. Nulla di particolare.

  • Che ne dici se vai a posare a casa la tracolla con i libri e andiamo a pranzo insieme?!ti accompagno io a casa.-

fa anche il galante!” pensai “lurido verme”

  • mi dispiace ma preferisco declinare l'invito a favore di una ragazza che preferirai di gran lunga. È bionda e si chiama Lucilla. Hai presente quella ragazza con cui sei uscito l'altro ieri e ieri e che hai baciato davanti al bar stamattina. - continuai sorridendo. Mi faceva ridere metterlo in difficoltà. Lo amavo si, questo è vero ma lui mi ha trattata male, molto male e con me non si fa! E poi all'inizio con lui il rapporto era solo per il mio lavoro. Bè, chiamalo lavoro...

aspettavo una sua risposta che tardava ad arrivare.

  • sei un essere meschino. Io con te ho chiuso.- dissi con la voce seria e fredda che lui conosceva bene. Quella di quando qualcuno mi deludeva profondamente.

  • Addio.

Lui continuava a tacere. Io mi voltai e rivolsi il mio sguardo verso la fontana , verso la quale mi incamminai. La fontana era al centro di una rotonda molto trafficata. Dovevo percorrere molta strada per raggiungere il luogo in cui lavoravo. Lavoro era una parola strana. Affiancavo allo studio alla facoltà di giornalismo un lavoro molto pericoloso. Ero una spia, ci mancava solo mia sorella. Mio padre e mia madre lo erano proprio come me. Come si dice un lavoro di famiglia quasi. Mentre riflettevo sulla nuova possibile missione e sulla strada lunghissima che avrei dovuto percorrere qualcuno mi chiamò.

Io mi girai molto lentamente. Odiavo voltarmi quando non ero io la vera interessata del richiamo. Davanti ai miei occhi c'era un ragazzo con una moto favolosa enorme blu elettrico. Il ragazzo aveva il casco, ma erano visibili gli occhi profondi e penetranti di un verde brillante quasi. Mi mostrò ad una velocità fulminea il documento di identificazione della mia agenzia. Vidi solo il simbolo senza riuscire a leggere il nome. Mi porse un casco senza dire una parola. Io mi strinsi a lui e guardai dietro verso Enrico che era ancora lì a guardarmi. Sospirai ricordando i bei momenti. Non avrei mai immaginato che mi potesse tradire. “siamo solo ragazzi...”pensai.

Io all'inizio non lo amavo e non credevo che lo avrei mai amato. Lui era la mia missione e per sapere il più possibile mi fidanzai con lui, nulla di ufficiale, era roba da ragazzi. La sua era una famiglia potente che voleva un diamante contenuto in un prestigioso museo a tutti i costi e io dovevo sabotare il loro piano. Tutto questo fu molto facile e dopo la missione non demorsi e rimasi con lui perchè la sua dolcezza e i suoi modi cortesi mi avevano catturato. Ero sempre più deliziata dalla sua presenza. E poi la fiaba si infranse. Non lo avevo mai visto dal vivo con questa Lucilla, ma ricordiamo che i miei erano spie quindi facevano ricerche continue e dopo una notte in lacrime ero pronta all'addio. Non mi ero resa conto,persa com'ero nei miei pensieri, che il misterioso ragazzo correva in maniera pazzesca e sgusciava con rapidità tra una macchina e l'altra. Dopo pochi minuti fummo fuori dal palazzo. Era un palazzo bellissimo di vetro. Lui parcheggio la sua moto all'esterno mantenendo il casco in testa. Ci incamminammo nella comoda hall dove una donna sui trent'anni ci diede il benvenuto. Era bassa e magra con capelli dolcemente acconciati dietro il capo di un coloro rosso vivo. Entrammo in un ascensore a riconoscimento vocale.

  • Se solo fosse vero.- la mia password che consentiva di aprire il mio guardaroba al contempo oltre che a scendere nell'ufficio.

  • Nulla è impossibile.- la sua.

Lo guardai un secondo prima di perdermi nel mio tubo. Un tubo enorme e accogliente nel quale i miei vestiti vennero cambiati.

Il cappotto con la maglia dolcevita blu si smateriallizzarono e su di me comparve una maglia nera dolcevita, i jeans lasciarono il posto a pantaloni neri attillati e le converse blu a stivali alti di vernice nera con tacco. Sembravo cat woman ma era la mia divisa. Uscita dal tubo vidi il ragazzo....


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Capitolo 3
*** come tornata indietro ***


Cap 2 come tornata indietro


mi sembrò di essere tornata indietro nel tempo. Non esisteva più nulla oltre me e quegli occhi. Mi sembrò quasi di morire. E tutto si sviluppò davanti a me come se non fosse passato che un giorno dall'accaduto.

Ero piccola. Avevo solo 10 anni quando iniziai a leggere i libri di Stephenie Meyer. Rimasi sbalordita e iniziai a sognare mondi fantastici popolati da vampiri buoni e licantropi puzzolosi. Iniziai a tartassare i miei con domande sulla mitologia e sul mondo fantastico senza ottenere risposte esaurienti che non fossero diverse da:

  • ma tesoro queste cose non esistono-

e io testarda e piccola com'ero iniziavo a piangere e a mettere il muso. Sognavo il mio Edward. Con mia grande sopresa quando crebbi mi resi conto che quei racconti non mi avevano mai spaventata, anzi avevano risvegliato in me la fantasia e il desiderio di scoperta. Ma si sa, quando si cresce si finisce per rendersi conto che certe cose sono impossibili. Vallo a dire a me.... Il caso volle che io mi rendessi conto che quella realtà era viva intorno a me.

Lo stesso anno in cui lessi i libri, i miei genitori decisero di regalarmi per il mio compleanno un viaggio, con loro ovviamente, dalla signora Meyer. Io ero al settimo cielo. Non mi rendevo conto della fortuna o sventura capitatami. I miei riuscirono a convincere la dolce autrice ad accompagnarmi a Forks. La prima domanda che le rivolsi quando la incontrai fu:

  • ma esistono?- la guardavo sorridente e speranzosa.

  • Em... cara devi sapere che....- sembrava in difficoltà..- vedi...chi vuole una tazza di thè?

  • Ma perchè non vuole rispondere alla mia domanda?!- misi il broncio

  • se vuoi come ho concordato con i tuoi andiamo insieme a Forks e ti mostro che in realtà non ci sono vampiri, tesoro.

La guardai scettica. Non so perchè ma sapevo che lei mentiva e anche spudoratamente. Ancora mi meraviglio della mia capacità di capire a pieno le persone e quello che gli frulla in testa. Non che io legga il pensiero, ma i loro volti sono come libri aperti. E poi si sa, i bambini la sanno lunga forse grazie alla memoria della loro vita precedente. Chissà...


il viaggio fu estenuante. A dir poco stancante. Non sapevo che lei possedesse una casa a Forks. Essa era molto vicina al bosco. Era celestina da fuori con molte finestre. Era proprio come me la immaginavo. Aveva un portico grande con molti fiori di tutti i colori che ravvivavano l'atmosfera cupa che aleggiava sul paesino e un tetto appuntito. Non avevo parole per descriverla per quanto mi aveva colpito dato che ero così abituata alle case italiane. All'interno era tipicamente americana e semplice. Senza preoccuparmi di un possibile rimprovero mi recai nel bosco. Era una favola. Non mi sembrava vero. Mi inizia ad inoltrare seguendo un sentiero che mi portava all'interno attraversando la vegetazione costituita da alberi altissimi. Piccola com'ero mi fermai e mi affiancai a un albero. Alzai la testa e osservai la sua maestosa altezza. Mi sentivo una nanetta rispetto a lui. Il silenzio era tangibile e perfetto. Non avevo paura. Una risata sbarciò l'aria. Era cristallina da bambino, perfetta e dolce, ma di scherno. Mi guardai intorno, ma non vidi nessuno. “Possibile?” pensai.

Alzai lo sguardo verso gli alberi e vidi lui.

Era di sicuro alto più o meno quanto me, aveva i capelli neri e gli occhi verdi. Era un verde non comune. Un verde con sfumature miele. Un verde indagatore e profondo.

Scese con un salto agile.

  • ti prendi gioco di me?- chiesi

  • no. ma sei buffa e mi piaci- disse lui

  • com'è possibile che ti piaccio se non mi conosci nemmeno?!- arrossì e feci una linguaccia.

  • Vedi! Sei adorabile.

Io mi voltai e iniziai a camminare “ che rompiscatole!” pensai

  • so che pensi che sono un rompiscatole!

  • Come lo sai?!

  • Leggo nel tuo pensiero!- disse lui sorridendo

  • uuuuuuuuuuu come Edward del libro?!

  • Si, ma a me è vero.

  • Sei un vampiro?

  • Si

  • non ci credo- dissi io indignata dalla sua presa in giro.

  • E perchè?

  • Perchè tu mi prendi in giro!

  • Ma non è vero. Guarda!

Mi mostrò la bocca e i due canini sproporzionati rispetto agli altri denti.

Io rimasi scioccata ed istintivamente mi avvicinai a quei denti per toccarli con un dito, ma lui si ritrasse.

  • scusa. - dissi io triste

  • non fa nulla...

  • ma quanti anni hai 5.

  • sei un vampiro vero?

  • Non proprio.

  • Come non proprio?

  • I miei genitori sono vampiri. Ma mia madre prima era umana e io sono mezzo umano mezzo vampiro.

  • Come Reenesme?

  • E chi è?

  • Vieni con me!- gli presi il braccio e iniziai camminare risoluta verso la casa.

Entrati incontrai Stephenie la quale li guardò sbalordita e inorridita.

  • perchè sei qui?- chiese a lui

  • dice che sono come Renesmee!- rispose lui innocente

  • le hai detto tutto?

  • Si- disse lui sorridendo

  • i tuoi genitori si arrabbieranno molto!

  • Non fa nulla! Lei è speciale!- io arrossì

  • ok! li chiamo e ne parliamo!

Dopo che scomparve in un altra stanza io lo portai nella mia e gli porsi i libri. Lui li lesse in 5 minuti alla velocità della luce. Mi guardò e disse:

  • questa è la storia dei miei genitori!

Io gli sorrisi.

  • lo sapevo già!

Rimanemmo a fissarci finchè non ci chiamarono e quindi ci recammo nel salotto dove erano accomodati i miei genitori, la scrittrice e due giovani che sembravano avere all'incirca vent'anni l'uno.

Lei era bella. Aveva i capelli castano chiaro, gli occhi marroni ed il fisico scultoreo. Indossava un abito leggero azzurro.

Lui sembrava un Dio greco, altrettanto bello come la compagna, aveva capelli biondo miele, occhi come il ghiaccio ed indossava una polo verde con un paio di jeans neri.

Lo guardarono per un attimo, successivamente i loro sguardi si puntarono sulle nostre mani che erano unite.

Per proteggerlo dissi istintivamente come solo una bimba può fare:

  • non lo dirò a nessuno.

  • Lo sappiamo- mi sorrisero e mi dissero di chiamarsi Felicity ed Edmund.

I miei genitori rimasero sbalorditi. E da quel momento in poi divennero amici dei due vampiri ai quali chiedevano di tutto, sembravano quasi più curiosi di me.

Purtroppo ai lieti giorni di giochi e scherzi vissuti con Edoardo seguirono giorni di dispiacere determinati dalla mia partenza.

  • perdonami ti prego.!

  • Non me lo sarei mai aspettato da te! Mi abbandoni!!.- disse voltandosi

  • io....scusa...mi mancherai!- iniziai a piangere e lui si voltò. I suoi occhi dapprima glaciali erano diventati dolci.

  • Scusami tu. Mi mancherai!

Ad un certo punto tuono:

Promettimelo!-disse un bambino dai denti bianchi e lucenti e gli occhi penetranti.

-Cosa?-

- che non ti dimenticherai di me! Per me sarà impossibile perchè ti voglio portare nel mio cuore!

-Te lo prometto! Non mi dimenticherò di te.-dissi io quando avevo solo 10 anni..prima dell'ultimo addio mi diede un bacio leggero sulle labbra come quelli che si scambiano i bambini dolci e leggeri, quasi incerti determinati dall'ironia dell'età...e poi di lui più nulla........



Ed ora non mi sembrava vero. Mi sembrava di avere davanti gli stessi occhi che mi facevano sognare....ma non poteva essere vero. Schiacciai infondo al cuore quel ricordo, dolce ricordo. Deglutì e mi incamminai verso il ragazzo....




Angolo autrice:


desidero ringraziare chi ha commentato e spero di non deludere le vostre aspettative:D

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Capitolo 4
*** il ragazzo ***


cap 3 il ragazzo


deglutì e mi incamminai verso il ragazzo. Non avevo notato il suo abbigliamento quindi non sapevo se si era cambiato o aveva mantenuto lo stesso vestiario. Indossava un paio di jeans con una t-shirt nera ed un paio di Prada nere. Non guardava me all'inizio, ma il “covo”. Alle pareti laterali vi erano scaffali con armi di vario tipo, ultimi ritrovati della tecnologia in fatto di difesa e spionaggio tra i quali rilevatori, pistole, armi laser e chi più ne ha più ne metta; la parete centrale era occupata da un computer sofisticatissimo con più schermi in basso e uno in alto enorme sul quale era possibile mostrare le missioni a coloro i quali erano accomodati sulle comode poltrone che apparivano al centro della stanza.


All'improvviso si voltò verso di me. Il ticchettio dei tacchi sul pavimento divenne snervante per me quasi quanto il suo sguardo. Il suo sguardo era assurdamente accattivante, quasi desideravo scaraventarmi contro di lui, e profondo, sembrava mi stesse studiando. E ridacchio silenziosamente a qualcosa che sapeva solo lui, infatti pensai di avere ad esempio la faccia sporca o capelli scompigliati o peggio qualcosa fra i denti. Si tolse il casco con un movimento fluido e scoprì il suo viso a dir poco perfetto. Aveva capelli neri ed occhi verdissimi, labbra carnose ed un sorriso mozzafiato.

Il tutto accompagnato da un fisico scultoreo ed alto.

Era bello e quasi rimasi imbambolata a fissarlo.

  • tesoro sei arrivata.- disse mia madre

  • pensavamo ti fossi persa- disse mio padre con un sorriso

  • che spiritosi!- dissi io con una smorfia

  • dai non fare così che scherziamo.

Io, sempre la solita permalosa.

  • Rebecca lui è Edoardo. Sarà il tuo compagno....

  • piacere – dissi porgendogli la mano che lui non prese...

  • ok! cominciamo bene- dissi io

  • allora perchè proprio lui?

  • Perchè così hanno deciso...non puoi mica rimanere sola perchè Annie è sparita!


E si....Annie...colei che era diventata la mia migliore amica...

era stata rapita! Non era mica sparita nel nulla! Quei vermi ce l'avevano con noi per aver rovinato i loro piani....avevo scoperto con l'esperienza che i vampiri potevano essere crudeli e schifosi vermi. Lei ora era chissà dove! Era lei la mia missione! La mia missione era trovarla. Mi mancava e il solo pensiero che gli fosse successo qualcosa mi faceva morire. E al solo pensiero fui costretta a bloccare un flusso di lacrime che minacciava di sgorgare dai miei occhi!


Lui intanto mi fissava. Mi dava fastidio. Non che mi vergognassi di me stessa. Dopo tutto non mi vergognavo affatto dato che avevo un bel fisico normale e prosperoso nei punti giusti, capelli castani e occhi verdi e per di più ero alta, non che adesso sia diversa da com'ero prima....ahahahah

il perchè lo scoprirete dopo, ma torniamo alle mie memorie...


  • ok!- dissi

  • è meglio che mi racconti di lei e della missione per poterla trovare- disse lui rivolgendomi la parola per la prima volta...wao la sua voce era una favola..

  • ok

  • andiamo a fare un giro

invece di rispondere per monosillabi preferì annuire.


Uscimmo tramite un passaggio segreto sotto gli occhi indagatori dei miei genitori.


  • chi sei?- chiesi

  • sono Edoardo

  • cosa sei?

  • Un vampiro. - disse sorridendo

  • bene...mi rendi tutto più facile...hai qualche potere?

  • Leggo nel pensiero.

  • Ancora meglio...quindi sai meglio di me che stanno arrivando dei vampiri...

  • oh...- sembrava spiazzato-be si- disse disinvolto

  • sarà divertente se dobbiamo combatterli...

  • e perchè mai? Trovi gusto a eliminarli?

  • No! trovo gusto nell'incantarli!- dissi sorridendo

  • e come?

  • Bè lo scoprirai prima o poi....-dissi maliziosa

  • bene...non vedo l'ora...

  • hanno brutte intenzioni?

  • si...molto brutte...hanno in mente una rapina e una bella bevuta...

  • ahahahah...forse potrai vedermi all'opera....quanti sono?

  • Tre

  • occupati di due....io posso eliminarli uno alla volta...- dissi sorridendo e pregustandomi il momento

ci sedemmo sulla panchina e fingemmo di non guardarli. Loro probabilmente attratti dal mio odore si avvicinarono a noi.


  • ciao vampiro

  • salve....chi siete?

  • Siamo come te non vedi?

  • Si certo...mi chiedevo se già ci conoscessimo

  • no! ma vediamo che hai qui una bella preda e ci chiedevamo se ti andava di spartirla.- io li guardai per la prima volta sorridendogli

Edo si scagliò contro di due di loro che erano vestiti di tutto punto come banchieri ed erano un uomo ed una donna dai capelli rossi entrami. L'altro, il mio, aveva capelli biondi ed era bello, ma sapevo che era assetato di me o perlomeno del mio sangue.

Gli sorrisi e mi avvicinai a lui con fare provocante. Lui mi guardò in un primo momento stranito, successivamente mi sorrise e nei suoi occhi si accese una fiamma, spostò il suo sguardo sul mio corpo fermandosi nei punti che più gradiva.

lurido pervertito” pensai

mi avvicinai a lui fino a sfiorarlo e con le labbra gli sfiorai il lobo dell'orecchio destro che morsicchiai. In seguito spostai i miei occhi da un punto indefinito dietro di lui ai suoi occhi che vidi ardere di desiderio. Gli sferrai il colpo di grazia con un bacio sfiorato a mala pena sulle sue labbra e infine presi dalla tasca un piccolo affare rotondo e blu scuro che attaccai a livello del cuore sul suo maglione grigio. Gli soffiai sulle labbra un:

  • bye bye baby...

il suo corpo fu percorso da scariche elettriche e lo bruciarono.

Mi voltai e vidi lui che mi guardava attonito e dei due vampiri nessuna traccia...



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Capitolo 5
*** è una promessa! ***


cap 4 – è una promessa


io iniziai di sicuro ad arrossire perchè sentivo su di me il suo sguardo.

  • perchè mi guardi così?

  • Scusa, ma hai un modo singolare di eliminare i nemici!

  • Oh be, solo i vampiri, perchè ci hanno dato questo dispositivo che ci consente, se applicato in qualsiasi parte del corpo del vampiro, di eliminarlo tramite una forte scarica elettrica che si tramuta in fiamma e deriva da una reazione chimica tra il vampiro e le sostanze contenute in questo dischetto.- concluso ciò presi un dischetto nero dall'interno dei miei stivali. Lui stava per prenderlo ed io ritrassi la mano.

  • Cosa di produce una forte scarica elettrica quando in contatto con la pelle del vampiro non ti è chiara?! O vuoi morire ora?!

  • Se proprio devo morire vorrei che mi riservassi lo stesso trattamento che ha avuto quel vampiro- disse con un sorriso malizioso

  • forse, un giorno, chi lo sa....-dissi scherzosa.

  • lo spero- sorrideva lui. Io per un attimo rimasi basita con un espressione interrogativa sul volto,ma mi ripresi giusto in tempo per rendermi conto che rideva in maniera favolosa....”che risata bella e dolce” pensai come la stupida.


  • dai ora basta!parlami di annie- disse, io tirai un sospiro e cominciai

  • bè io ho conosciuto annie il primo anno che iniziai il mio lavoro. Lei era nel campo ormai da cinque anni, ma il suo compagno era stato ucciso dalle spie nemiche orientali e lei era sola. Io ero una novellina ancora inesperta e lei in un primo momento non era convinta che la nostra collaborazione avrebbe dato frutti. Io ero tenace e lo sono tutt'ora come anche molto sensibile e questo suo disdegno nei miei confronti mi intristì non poco...ma mi diedi da fare e cercai con ogni mezzo di farle cambiare idea e così avvenne. Io la stupì per la mia arguzia e occhio per i dettagli. Sono un ottima osservatrice. - dissi sorridendo. Lui ricambiò e mi incitò a continuare. Eravamo seduti su una panchina. Lui mi teneva la mano. Non mi ero nemmeno resa conto di quando lui avesse dato inizio a quel contatto. Lo guardai e poi ripresi a concentrarmi su un punto indefinito nella vegetazione.

  • Io e lei diventammo ottime amiche e in seguito migliori amiche. Era lei, dopo mia madre, la mia confidente a cui raccontai tutto quello che avevo vissuto con i vampiri, Edward, le mie prime cotte, i litigi e di Enrico.... tutto andava al meglio fino a quella missione.... - “è mia impressione o quando ho pronunciato il nome di Edward ha fatto un mezzo sorriso?!” pensai..

  • quale missione?- interruppe il flusso dei miei pensieri dato che mi ero fermata..

  • quella contro i vampiri. C'è un clan, il clan di Gustavo. È un clan numeroso di circa 30 vampiri. Tanti, lo so. Loro sono accomunati dal desiderio di vendetta nei confronti del mondo. Desiderano conquistare il mondo e sottomettere gli uomini che diventerebbero semplicemente schiavi e cibo per loro.- tanti ricordi tornarono alla memoria- io ed annie sconfiggemmo ed uccidemmo Gustavo..

  • come?

  • Bè, lui aveva un potere, quello di incantare e quindi manipolare la gente. Lui credeva che il suo potere su di me avesse effetto e decisi in concomitanza con annie di mostrarmi fedele a lui e alle sue scelte. Annie venne rinchiusa in carcere e fingeva di essere la spia tradita dalla compagna, ma noi sapevamo che non era così. Gustavo si invaghì di me e allora ne approfittai per applicare sul suo bel petto scolpito il dischetto.- mi lasciai sfuggire un sospiro.....

  • che c'è?

  • Bè, a parte la sua mania di conquistare il mondo, Gustavo...bè....mi ero affezionata a lui, dopo 2 mesi sempre con lui che aveva modi così dolci con me e lui...bè.... desiderava che diventassi la sua compagna.....lui mi amava- dissi tutto d'un fiato sentendo gli occhi lucidi. Non avevo mai detto quella cosa a nessuno se non a mia madre e ad annie, le persone più care e fidate che avevo, ma lui mi ispirava sicurezza...

  • mi dispiace- provò lui.

  • Io ero affezionata a lui non come un ragazza ama un ragazzo o fidanzato, ma come un'amica ama un amico... ma non dimenticherò mai il suo sguardo, proprio dopo il primo bacio che gli concessi mentre applicavo il dischetto, così penetrante. Lui lo sapeva. Lui sapeva tutto. Sapeva che non mi manipolava, che ero indipendente e che il mio compito era di eliminarlo. Non si staccò il dischetto. Una lacrima gli rigò il volto e qualche secondo prima di perdere la vita sospirò un “ti amo, piccola, e lo ti amò anche se mi hai fatto questo”. Io mi sentivo morire. Il mondo però era salvo grazie a me ed annie. Almeno così abbiamo creduto fino a pochi mesi fa quando annie è scomparsa ed abbiamo trovato un foglio con scritto: “ saremmo lieti se ti ripresentassi da noi. Noi non dimentichiamo e il capo va vendicato!”. - io rabbrividì e lui mi strinse a sé. Non mi ero resa conto che stavo effettivamente piangendo fino a quando un singhiozzo mi percorse fino a raggiungere la bocca. Lui mi strinse in un abbraccio forte e protettivo.

  • Shhhh...vedrai che la troveremo sana e salva e si sistemerà tutto....- cercò di consolarmi.

  • Ti chiedo scusa...non so cosa mi sia preso....-

  • vedrai la troveremo... è una promessa!-

  • io ho paura che le abbiano fatto qualcosa-

  • non pensarlo! È un pensiero puramente masochistico! Non ti ricordavo così pessim...- il discorso rimase per aria come note suonate da un pianoforte. Io lo guardai.

  • In che senso mi ricordavi?!- chiesi allibita

  • bè, ecco...io....-




spazio autrice:

grazie mikaname. può essere che scrivendolo velocemente ho sbagliato qualcosa, chiedo scusa e spero che questo capitolo sia di tuo gradimento:D

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Capitolo 6
*** forse ***


cap 5 forse..


  • bè, ecco....io....-

io intanto attendevo una sua risposta che per i miei gusti stava tardando un po' troppo!

  • allora?!-

si ricompose in un attimo come se non fosse successo nulla e come se non avesse fatto una gaff e anzi utilizzò la tattica della maschera imperturbabile di marmo.

  • bè devi sapere che i tuoi genitori mi hanno parlato di te prima che ti venissi a prendere e ti hanno descritta molto dettagliatamente sotto diversi punti di vista tra cui quello caratteriale e di conseguenza..-

  • si si certo come no! E adesso invece di spremere il tuo cervello da vampiro per futilità mi vuoi dire la verità? Tanto non ci casco! Ti ricordo che sono una spia e riconosco quando qualcuno mente o no! E tu signorino stai decisamente mentendo!.- dissi tutto d'un fiato e con un sopracciglio alzato. Lui mi guardò con tutta l'intensità che il suo sguardo magnetico poteva sprigionare e io mi immersi nei ricordi...


  • sei rimasta stupita da questa rivelazione?- mi chiese il ragazzino di fronte a me

  • se lo vuoi sapere si e non poco anche....

  • vabbè comunque non sei scappata! È già qualcosa- e scoppiò a ridere di una risata cristallina e dolce..

  • si forse hai ragione. Ma tu oltre a me hai parlato con umani?-

    si. Vado a scuola. Ma ovviamente nessuna sa davvero chi sono- disse con un sorriso- se tutti fossero come te- continuò lui- di sicuro lo urlerei a tutto il mondo....tu sembri così simile a me....ovviamente tu sei umana e io no...non da questo punto di vista, ma, bè, ecco....è come se mi sentissi sulla tua stessa lunghezza d'onda. Nessuno mi capisce come te.- concluse lasciandomi a bocca aperta e sprigionando l'intensità del suo sguardo su di me che mi persi in quella vegetazione verde e così intricata che erano i suoi occhi...


-ti prego- iniziai sussurrando- non mentirmi!-una lacrima mi rigò la guancia...

ma perchè piangevo non lo so. Non volevo che lui, un tipo conosciuto poche ore prima mi vedesse in quello stato. Ma chi era lui, sconosciuto, per vedermi così...così fragile. Avevo gli occhi piantati a terra. Mi guardavo le scarpe o perlomeno la punta delle scarpe.

mentirmi” era la parola che aleggiava nell'aria come una piuma che non riesce a posarsi velocemente a causa di tutte le forze contrastanti che agiscono su di lei. “mentirmi” era la parola più giusta forse...si proprio così....forse lo era o forse no. Forse lui non mi mentiva, ma celava la verità. Era come se questo mi facesse male. Forse non era come se, ma faceva male e basta. E più ci pensavo e più stavo male. Perchè lui che avevo conosciuto poche ore prima aveva il diritto di farmi questo?! O di rendermi così triste. Forse non era lui, ma io che mescolavo il terreno sempre nello stesso punto, che rivangavo il passato riportandolo nel presente. Ma perchè? Quel ragazzino forse mi aveva mandato una maledizione? I vampiri sono capaci di infliggerle? Oppure era solo e semplicemente colpa mia. Mia. “Basta” mi urlai mentalmente. “Lui non c'è e non lo rivedrai. Ma perchè non riesco a superarlo!”. Ormai il silenzio era diventato pesante e lo dicevo io che sono una tipa di poche parole che non ne spreco mai troppe quando qualcuno mi fa le domande e che è a proprio agio quando è in silenzio. Alzai lentamente lo sguardo, ma lui non c'era più. Mi aveva lasciata sola nel parco, sola come un cagnolino in attesa che il padrone gli lanci un pezzo di legno per corrergli dietro....

iniziai a camminare e mi strinsi le braccia intorno al petto. Avevo un incolmabile vuoto proprio lì, nel petto, all'altezza del cuore. Mi premetti una mano a sinistra sperando di sentirlo perchè mi sembrava che facesse troppo male e che quindi si forsse fermato dal dolore.

Vuoto era la parola d'ordine. Al momento sentivo addosso a me calzata a pennello la canzone che il mio ipod aveva sulla schermata come “in riproduzione” ovvero breath me di sia. Avevo messo le cuffie verdi alle orecchie. La mia mente fu cullata dalle note iniziali suonate da un piano e poi la voce dolce e malinconica della cantante sussurrò:


Help, i have done it again

i have been here many times before

hurt, my self again today

and the worst part is there's no one to blame...


vagai senza meta per cinque minuti. Poi decisi che non era decisamente questo il modo di affrontare la cosa quindi presi la moto lasciata da Edoardo . Presi un casco e le chiavi. La moto era sua, ma dell'agenzia e mi misi in sella. Mi sentivo osservata, ma la mia mente si costrinse a reprimere tale pensiero paranoico. Il motore si svegliò con un rombò. Rumore. Era il suono della libertà. La settimana era libera da qualsiasi impegno e per una settimana le lezioni erano sospese per un motivo a me ignoto dato che non mi importava tanto la causa quanto l'effetto. mi guardai intorno e vidi un ombra dietro le piante muoversi veloce. Non ci badai. Misi il casco e partì. Meta? Adesso c'era, eccome se c'era una meta. Il mare. Avevo deciso di raggiungere una spiaggia libera e guardare il tramonto. Ero ancora in tempo. Non avevo intenzione di fare il bagno o perlomeno non lo avevo in programma. Non volevo morire assiderata. Era ancora troppo, fin troppo giovane. E poi dopotutto dovevo salvare Annie...

la strada era trafficata e quindi ci misi più del previsto a raggiungere il mare che distava 15 minuti di moto dal paese. Arrivata lì mi guardai intorno. Non c'era nessuno. Nessuno. Era bellissima la spiaggia con il mare che produceva un contrasto eccezionale. Ero contenta e la mia mente si sgombrò da qualsiasi problema. Presi un telo che avevo nella borsa e lo stesi sulla sabbia. Una raffica di vento mi prese in pieno viso come quando passa qualcuno di corsa e sposta l'aria. Mi tolsi gli stivali e raggiunsi il limite tra sabbia e mare. Misi un piede nell'acqua e un brivido mi percorse il corpo. Nel frattempo i miei occhi osservavano il tramonto di tutti i colori sfumati tra il giallo e il rosso. Favoloso. Mi stesi sul telo a testa in su e mi persi nell'immensità del cielo. Successivamente chiusi gli occhi e mi misi in ascolto del mondo intorno a me che forse conosceva le risposte alle mie domande oppure quali fossero le domande più giuste da pormi.

Quando tornai a casa incontrai una mamma preoccupata e cui il mio buon senso mi spinse a raccontare l'accaduto. Ero stanca e lei lo vedeva così decise di lasciarmi andare a dormire e rinviare la discussione a un altro momento. La ringraziai e con fare stanco mi svestì e recai nel letto dove sotto le coperte trovai il mio rifugio. Sul comodo cuscino posai la testa e una lacrima mi rigò la guancia. Ma solo una. Solitaria. Mi abbandonai ai sogni, che tempestavano le mie notti da quando ero piccola, con un solo volto in mente: quello di Edoardo.

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Capitolo 7
*** la tana del lupo ***



Cap 6 la tana del lupo


-è inutile che scappi! Tanto ti raggiungo- urlò una voce roca e macabra.

Non riuscivo a vedere e tanto meno a capire da chi proveniva.

Intanto correvo. La parola d'ordine era correre. Ormai avevo perso la cognizione del tempo. Mi sembrava di correre da ore. Ero al castello. Come ci fossi arrivata mi era del tutto ignoto. Mi muovevo veloce nel corridoio. Ormai lo conoscevo a memoria. Ogni stanza, ogni cunicolo ed ogni passaggio segreto erano tutti nella mia mente a disegnare una mappa ideale che seguivo come fosse su uno schermo proiettato davanti a me.

Correre pareva inutile. La voce continuava a farmi minacce senza che io potessi scorgere il punto d'origine. Più correvo e più mi rendevo conto che stavo giungendo in un posto che avrei sperato di non raggiungere mai più.

Toccai delicatamente le labbra di una scultura raffigurante Apollo in marmo e l'arazzo in fili d'oro davanti a me si smosse per consentire il mio passaggio. Mi infilai lesta in un cunicolo illuminato da fiaccole e pieno di ragnatele. Sembrava un film horror in cui tutti sono con il fiato sospeso in attesa del mostro o del criminale che salti addosso alla preda.

La voce si era placata o così pareva. Il cunicolo aveva un soffitto basso. Percorrendolo mi tornarono in mente i ricordi dei giorni passati con lui durante i quali per raggiungere più facilmente la meta desiderata mi spingeva lì dentro e ci facevamo le migliori risate dato che io ero intimorita da quell'ambiente che pareva portare nella stanza segreta in cui venivano orditi terribili intrighi e complotti. Avevo paura, si. Volevo però capire da che cosa scappavo. E che cosa volesse da me quella voce inquietante. Oltre a correre non riuscivo a fare altro. Tutte le mie capacità di spia parevano nulla e per me era come rimanere immobile in una stanza ad aspettare la mia fine. Scorsi la conclusione del corridoio e osservai attraverso i due forellini il corridoio su cui sfociava il passaggio segreto. Avrei desiderato ardentemente uscire di lì, ma le mie gambe parevano muoversi da sole verso di lui.

Sentì una risata diabolica e mi venne una voglia pazzesca di urlare. Tutta quella tensione mi faceva impazzire. Avevo paura cosa che ormai con gli anni di addestramento avrei dovuto eliminare, ero pronta a tutto. Ma a tutto cosa? Forse l'ignoto mi faceva paura? Paura più che lecita direi.

Non decisi nulla e comunque le mie gambe si spinsero verso l'uscita mentre le dita toccavano con forza un mattone per aprirla. Mi sentivo un burattino nelle mani di nessuno. Nessuno. Perchè io non avevo più il controllo dei miei arti? Chi mi manovrava? Forse il mio subconscio più nascosto? Non lo sapevo.

Corsi direttamente verso la porta di fronte all'uscita ed entrai nella tana del lupo.

Era come me la ricordavo. Identica. Una parte di me, quella razionale, mi urlava di uscire, scappare via mentre il resto del corpo rimaneva immobile eccetto il mio cuore che pulsava come un pazzo il sangue nei vasi sanguigni.

Mi ritrovai nella camera da letto. La sua. Le pareti erano azzurre come il cielo e su di esse erano affissi quadri rappresentanti paesaggi boschivi e fluviali. Un enorme coppia di finestre si trovava di fronte alla porta. Esse si affacciavano sul bosco. La camera si trovava nell'ala est del castello perchè lui per la sua famiglia e per il suo clan era l'alba, la nascita e l'origine. Di cosa? Bè per il clan lui era l'origine del gruppo, il capo. Per la famiglia lui era il primogenito e l'inizio della discendenza del loro potere su quel territorio. Alla sinistra dell'ingresso, nell'enorme camera, vi era l'armadio che occupava metà della parete ed era in legno scuro riccamente intagliato con decorazioni floreali che contornavano le ante. Accanto all'armadio vi era un divano in pelle beige e appoggiato su di esso una chitarra elettrica viola les paul con l'amplificatore. Era un patito del rock. Alla sinistra della porta troneggiava il letto a due piazze con il copriletto in seta bianca. Il letto era affiancato da un comodino per lato e da una libreria piccola adibita ad ospitare un impianto stereo, cd catalogati in base agli artisti e i suoi libri preferiti.

La porta si richiuse dietro di me all'improvviso con un tonfo e mani gelide mi sfiorarono il collo.

L'adrenalina entrò in circolo ed divenni bianca.


Mi sei mancata- soffiò all'orecchio la sua voce suadente. Non volevo voltarmi. Avevo paura di chi avrei trovato dietro di me. Com'era possibile?


-Non mi dici nulla?- provò ancora

Rimasi impietrita quando spostò dolcemente i capelli dal collo e mi baciò il lato destro. Con le sue labbra ancora incollate al mio collo spostò le mani dai capelli ai miei fianchi. Dopo avermi stretta in un abbraccio mi fece girare su me stessa e me lo trovai davanti. Com'era possibile che proprio lui mi avesse fatto questo? Avevo già dubitato che quel piano fosse suo. Non era possibile che una persona sensibile e dolce come lui potesse essere un maniaco del potere disposto a tutto.

Mi persi nella sua perfezione nel momento in cui i nostri occhi si incontrarono. I suoi occhi color del ghiaccio penetrarono i miei occhi verdi. Mi sfiorò delicatamente i capelli mentre mi scrutava a fondo.


-Mi sei mancata- ripetè


  • come..co..- cercai di dire mentre riorganizzavo i miei pensieri, ma lui mi fermò ponendo un dito freddo sulle mie labbra. Mi sorrise

era così indescrivibilmente bello. Favoloso. Il principe azzurro che le ragazze cercano: occhi ghiaccio, capelli biondi, corpo statuario..

mi strinse forte a se e poi si discostò lievemente per baciarmi. Rimasi stupita da quel gesto così inatteso. Lui mi stava baciando. Approfondì il bacio che dapprima era dolce e a fior di labbra per poi diventare più profondo e passionale. Passò lentamente le mani sulla mia schiena. Mi stava facendo impazzire. Non avevo più ossigeno perciò mi distaccai per riprendere fiato e guardarlo negli occhi.


  • avevamo un conto in sospeso- disse - ottengo sempre quello che voglio.- all'improvviso il sorriso dolce che aveva e che era tipico di lui si tramuto in un orrendo ghigno. Terrificante era la parola giusta. Le sue fattezza mutarono e lasciarono il posto ad altrettanta perfezione, quella del miglior amico di Gustavo, Devon.

Era amici da quando erano piccoli, così le era stato raccontato. Devon era anche più alto di Gustavo, più muscoloso e aveva i capelli rossi e gli occhi ambra ed un perenne sorriso malizioso stampato sul viso. Quando io ero con Gustavo, Devon ci aveva provato più e più volte con me ricorrendo a qualsiasi stratagemma, persino farsi vedere “casualmente” dopo la doccia con solo l'asciugamano in vita e facendolo lentamente scendere mentre io correvo via per non trovarmi in torto. Lui era bello, ma non mi faceva perdere la testa.


  • Devon...- dissi lentamente

  • si dolcezza. Alla fine ti ho potuto dare un bacio come si deve anche se ho dovuto fingermi il mio amico.- mi strinse ancora di più fra le sue braccia e mi alzò. Io avevo i vestiti del giorno prima ovvero la tuta aderente nera che lui non mancò di apprezzare facendo scendere il suo sguardo sul mio seno e facendolo aderire ai suoi pettorali. “ che pervertito” pensai.

  • Mi vuoi lasciare?! Che vuoi da me?- gli chiesi cercando di allontanarmi. Tutto inutile dato che lui era un vampiro.

  • Farti sapere che sono io ora che dirigo il clan e che la tua amica Annie è un gran bel passatempo per me che aspetto ormai il dolce.- mi disse guardandomi malizioso.

  • Tu sei un essere schifoso. Il contrario di Gustavo

  • oh Gustavo di qua, Gustavo di là...bla bla bla. Se non te ne sei resa conto lui ora non c'è più e per di più tutto grazie a te. Non ti sei resa conto, sciocchina, che avete eliminato la persona sbagliata?!

  • Sei un essere orribile. LASCIAMI- urlai. Lui per tutta risposta mi strattonò e mi tappò la bocca con le sue labbra.

  • Non mi interessa quello che pensi ma sappi che io ho in pugno la tua amica e io guido il clan e i miei piani rimangono gli stessi- disse sorridendo maligno- ti aspetto.- e sparì mentre io crollavo nell'incoscienza.

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Capitolo 8
*** .......tututututututu......... ***


CAPITOLO 7  ...........tutututututu.............

il raggi tenui del sole penetravano nella mia camera raggiungendo i miei occhi ancora chiusi. La mia mente si protendeva verso il dimenticato. Ero annebbiata da immagini dissonanti e apparentemente reali con fattezze puramente irreali. Non volevo aprire gli occhi. Non ne avevo la minima voglia. Mi accucciolai tra le coperte girandomi e voltandomi. Mi godevo quel tepore esterno. Tentavo in ogni modo di scacciare il freddo artico che mi attanagliava ogni fibra del corpo.

Mi voltai verso il comodino di fianco al letto e svogliatamente allungai il braccio per premere il pulsante che illuminava il display della sveglia. Le 12. “impossibile”. Fu il mio primo pensiero. Non ricordavo con esattezza a che ora mi fossi addormentata o che ore fossero quando ero rientrata a casa. Ricordavo solo la testa pesante a causa del mal di testa e il mare.

Era come se il giorno prima fosse solo un brutto incubo...la rottura con Enrico, Edoardo, l'attacco dei vampiri nel parco....

tutto inesistente. Mi alzai lentamente dal letto. La mia mente ruminava immagini sconnesse mentre un forte senso di inquietudine mi riempiva l'animo riemergendo da non so quale antro nascosto del mio subconscio. Non ci badai particolarmente. Ripensavo a edoardo. no. Non era possibile la sua esistenza. Il giorno precedente non era potuto andare in quella maniera. E poi chi mi dice di non averlo sognato?! Devo dire che era troppo bello, anzi bellissimo per essere reale..... e poi cosa mi era rimasto di lui?! Nulla. Decisamente nulla. Di conseguenza lui non c'era...no. Non esisteva....forse era un sogno premonitore. Forse mi sarebbe capitato presto di incontrarlo...

magari. Voglio dire, chi non desidererebbe un tipo come lui?! Solo a pensarci mi veniva un sorriso involontario.... già, chi?

Eliminato il problema sogno-realtà conclusosi con la decisa presa di coscienza della sua inesistenza, accesi lo stereo.

Ma come era possibile che tra tutte le canzoni che c'erano sulla playlist del mio i pod uscisse proprio “Sweet child o'mine” dei Guns?! Era quella meno indicata.... quella che meno mi piaceva....

in realtà l'avevo scaricata solo perchè un mio amico, buon amico, Riccardo, me l'aveva fatta ascoltare entusiasta. Non potevo deludere le sue aspettative.... pensai che era inutile opporsi e il mio verdetto fu un “carina” forse poco convincente perchè mi scrutò con attenzione con una smorfia alla “ innanzi tutto non è solo carina e in secondo luogo come fa a non piacerti?!”.

Però il ritmo era carino, ne troppo movimentato ne troppo poco. Mi sorse un sorriso pensando al mio amico Ricki.

L'assolo di chitarra risuonò forte nella mia camera riportandomi alla mente la mia chitarra elettrica bianca fender chiusa nell'armadio... poverina....nell'ultimo tempo non avevo avuto alcuna possibilità di usarla con tutto quello che stava succedendo.

Feci una giravolta e sfiorai con il dito un libro che si trovava nella libreria sul terzo scaffale, l'ultimo a destra. La libreria si ritirò e girò a 180 gradi mostrandomi il computer dell'agenzia. Come potevo non avere un computer dell'agenzia in camera?! Se mi fossi ammalata come facevo a sapere che succedeva?!


  • annie smith – pronunciai con voce chiara affinchè il pc la riconoscesse e accedesse alla relativa cartella. Il cip che le era stato impiantato sotto pelle agli inizi del lavoro non era attivo il che voleva dire k l'avessero perquisita da cima a fondo. Il mistero era con quali barbari metodi glielo avessero sottratto e distrutto. Al solo pensiero mi venivano i brividi.


Davanti ai miei occhi si predispose la cartina geografica del mondo con puntini rossi sparsi dovunque: Asia settentrionale, Cile, Australia, Bolivia, Inghilterra, Usa, Groenlandia. In quasi tutto il mondo, ma evidentemente in posti sbagliati. Ero anche tornata lì. In quel luogo dove qualche anno prima era avvenuta la sconfitta apparente del clan di Gustavo. In quel luogo mi recai da sola. Era rischioso ma dovevo farlo da sola. Sapevo che mettendo a repentaglio la mia vita non avrei ottenuto la salvezza di Annie e per questo partì all'insaputa di tutti in una notte d'estate. Buia. Senza stelle. Il castello mi portò alla memoria ricordi che avevo cercato di sommergere, di seppellire in un angolo remoto della mia memoria. La fortuna o sfortuna, dipende dai punti di vista, volle che quel luogo era disabitato.... di lei alcuna traccia o così mi era parso finchè non ebbi raggiunto le segrete. Un misto tra odore putrido e sangue mi inondò le narici e nella realtà mi fece quasi tornare la nausea. In una delle celle trovai lo zaino di Annie e su di esso del sangue. Riportato a casa gli esami della scientifica dimostrarono che quel sangue non era suo ma di un uomo scomparso un anno fa a Porto Rico.

La sua cartella era piena di elementi a cui non riuscivo a dare un senso: brandelli ritrovati a Basilea, zaino in Sardegna, cip ritrovato distrutto a Sidney... ma ciò che li collegava cos'era?!


Il telefono vibrò all'improvviso. Era della borsa che era sotto una pila di indumenti lavati e stirati.


Today is gonna be the day

That they're gonna throw it back to you

By now you should've somehow

Realized what you gotta do

I don't believe that anybody

Feels the way I do about you now


la canzone degli Oasis si diffuse con le sue dolci note nella stanza dimostrando la disperazione del mio cellulare.

Il mittente della chiamata era ignoto.


  • l'ho trovata.- il mio cuore iniziò a battere forte.perchè?! Non me lo riuscivo a spiegare. “per la mia amica!” pensai. Ma poi mi resi conto che conoscevo bene la voce dall'altro capo del telefono...

  • Edo..- sussurrai...

  • si. sono io. Scusami.

  • Per cosa?

  • Vediamoci tra cinque minuti al Bar del Corso....


............TuTuTuTuTu..............



angolo autrice:

ecco un nuovo cap :) è un capitolo di mezzo quindi non molto interessante forse. Lascio giudicare a voi. Spero soltanto di ricevere qualche commento. Critica o apprezzamenti fanno sempre bene per crescere come persona e scrittrice. Attendo vostri giudizi. Un bacio. Valevre.

p.s. Ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la mia ff tra le seguite e le preferite.

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