il passato nel presente di valevre (/viewuser.php?uid=55427)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** solo l'inizio ***
Capitolo 3: *** come tornata indietro ***
Capitolo 4: *** il ragazzo ***
Capitolo 5: *** è una promessa! ***
Capitolo 6: *** forse ***
Capitolo 7: *** la tana del lupo ***
Capitolo 8: *** .......tututututututu......... ***
Capitolo 1 *** prologo ***
Prologo
Non
permettere ai ricordi
di
cancellare chi sei.
Non
vivere guardando al passato,
ma
vivi il presente
senza
voltarti indietro.
Tutto
ciò che rimane incompiuto
nel
passato
ritorna
come un uragano
squarcia
l'aria e
tutto
ciò che ha intorno.
|
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Capitolo 2 *** solo l'inizio ***
Primo
Capitolo - Solo l'inizio
Promettimelo!-disse
un bambino dai denti bianchi e lucenti e gli occhi penetranti.
Te
lo prometto! Non mi dimenticherò di te.-dissi io quando
avevo
solo 10 anni.
Ero
piccola quando lo incontrai. E lui forse più piccolo di me.
Ormai
avevo ventidue anni e non potevo continuare a rimuginarci e sperare
di ri-incotrarlo.
Era
questo l'unico pensiero mentre io mi recavo a passo svelto verso di
lui, enrico. Enrico era il tipico ragazzo bello palestrato con la
carnagione scura tutto l'anno, gli occhi neri ed i capelli biondi. Mi
chiedevo spesso e me lo chiedo tutt'ora come sia possibile che io,
quella che non segue proprio gli schemi e che ama cantare fuori dal
coro, mi fossi innamorata di un ragazzo come lui, così di
moda.
Una
raffica di vento freddo mi costrinse a rintanarmi ancora di
più
nel mio cappotto nero. Lui mi squadrava da capo a piedi. Era una
giornata di sole ma comunque molto fredda. Mi ero azzardata ad
indossare gli occhiali da sole con le gocce a specchio. Lui non
avrebbe visto i miei occhi nel momento in cui...
-
ei
tesoro- disse lui tentando di baciarmi speranza vana.
-
Ma
che hai?!- azzardò la domanda. Io sorrisi.
-
Mmmm.
Nulla di particolare.
-
Che
ne dici se vai a posare a casa la tracolla con i libri e andiamo a
pranzo insieme?!ti accompagno io a casa.-
“ fa
anche il galante!” pensai “lurido verme”
-
mi
dispiace ma preferisco declinare l'invito a favore di una ragazza che
preferirai di gran lunga. È bionda e si chiama Lucilla. Hai
presente quella ragazza con cui sei uscito l'altro ieri e ieri e che
hai baciato davanti al bar stamattina. - continuai sorridendo. Mi
faceva ridere metterlo in difficoltà. Lo amavo si, questo
è vero ma lui mi ha trattata male, molto male e con me non
si fa! E poi all'inizio con lui il rapporto era solo per il mio lavoro.
Bè, chiamalo lavoro...
aspettavo
una sua risposta che tardava ad arrivare.
Lui
continuava a tacere. Io mi voltai e rivolsi il mio sguardo verso la
fontana , verso la quale mi incamminai. La fontana era al centro di
una rotonda molto trafficata. Dovevo percorrere molta strada per
raggiungere il luogo in cui lavoravo. Lavoro era una parola strana.
Affiancavo allo studio alla facoltà di giornalismo un lavoro
molto pericoloso. Ero una spia, ci mancava solo mia sorella. Mio
padre e mia madre lo erano proprio come me. Come si dice un lavoro di
famiglia quasi. Mentre riflettevo sulla nuova possibile missione e
sulla strada lunghissima che avrei dovuto percorrere qualcuno mi
chiamò.
Io
mi girai molto lentamente. Odiavo voltarmi quando non ero io la vera
interessata del richiamo. Davanti ai miei occhi c'era un ragazzo con
una moto favolosa enorme blu elettrico. Il ragazzo aveva il casco, ma
erano visibili gli occhi profondi e penetranti di un verde brillante
quasi. Mi mostrò ad una velocità fulminea il
documento
di identificazione della mia agenzia. Vidi solo il simbolo senza
riuscire a leggere il nome. Mi porse un casco senza dire una parola.
Io mi strinsi a lui e guardai dietro verso Enrico che era ancora
lì
a guardarmi. Sospirai ricordando i bei momenti. Non avrei mai
immaginato che mi potesse tradire. “siamo solo
ragazzi...”pensai.
Io
all'inizio non lo amavo e non credevo che lo avrei mai amato. Lui era
la mia missione e per sapere il più possibile mi fidanzai
con
lui, nulla di ufficiale, era roba da ragazzi. La sua era una famiglia
potente che voleva un diamante contenuto in un prestigioso museo a
tutti i costi e io dovevo sabotare il loro piano. Tutto questo fu
molto facile e dopo la missione non demorsi e rimasi con lui
perchè
la sua dolcezza e i suoi modi cortesi mi avevano catturato. Ero
sempre più deliziata dalla sua presenza. E poi la fiaba si
infranse. Non lo avevo mai visto dal vivo con questa Lucilla, ma
ricordiamo che i miei erano spie quindi facevano ricerche continue e
dopo una notte in lacrime ero pronta all'addio. Non mi ero resa
conto,persa com'ero nei miei pensieri, che il misterioso ragazzo
correva in maniera pazzesca e sgusciava con rapidità tra una
macchina e l'altra. Dopo pochi minuti fummo fuori dal palazzo. Era un
palazzo bellissimo di vetro. Lui parcheggio la sua moto all'esterno
mantenendo il casco in testa. Ci incamminammo nella comoda hall dove
una donna sui trent'anni ci diede il benvenuto. Era bassa e magra con
capelli dolcemente acconciati dietro il capo di un coloro rosso vivo.
Entrammo in un ascensore a riconoscimento vocale.
Lo
guardai un secondo prima di perdermi nel mio tubo. Un tubo enorme e
accogliente nel quale i miei vestiti vennero cambiati.
Il
cappotto con la maglia dolcevita blu si smateriallizzarono e su di me
comparve una maglia nera dolcevita, i jeans lasciarono il posto a
pantaloni neri attillati e le converse blu a stivali alti di vernice
nera con tacco. Sembravo cat woman ma era la mia divisa. Uscita dal
tubo vidi il ragazzo....
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Capitolo 3 *** come tornata indietro ***
Cap
2 come tornata indietro
mi
sembrò di essere tornata indietro nel tempo. Non esisteva
più
nulla oltre me e quegli occhi. Mi sembrò quasi di morire. E
tutto si sviluppò davanti a me come se non fosse passato che
un giorno dall'accaduto.
Ero
piccola. Avevo solo 10 anni quando iniziai a leggere i libri di
Stephenie Meyer. Rimasi sbalordita e iniziai a sognare mondi
fantastici popolati da vampiri buoni e licantropi puzzolosi. Iniziai
a tartassare i miei con domande sulla mitologia e sul mondo
fantastico senza ottenere risposte esaurienti che non fossero diverse
da:
e
io testarda e piccola com'ero iniziavo a piangere e a mettere il
muso. Sognavo il mio Edward. Con mia grande sopresa quando crebbi mi
resi conto che quei racconti non mi avevano mai spaventata, anzi
avevano risvegliato in me la fantasia e il desiderio di scoperta. Ma
si sa, quando si cresce si finisce per rendersi conto che certe cose
sono impossibili. Vallo a dire a me.... Il caso volle che io mi
rendessi conto che quella realtà era viva intorno a me.
Lo
stesso anno in cui lessi i libri, i miei genitori decisero di
regalarmi per il mio compleanno un viaggio, con loro ovviamente,
dalla signora Meyer. Io ero al settimo cielo. Non mi rendevo conto
della fortuna o sventura capitatami. I miei riuscirono a convincere
la dolce autrice ad accompagnarmi a Forks. La prima domanda che le
rivolsi quando la incontrai fu:
-
ma
esistono?- la guardavo sorridente e speranzosa.
-
Em...
cara devi sapere che....- sembrava in difficoltà..-
vedi...chi vuole una tazza di thè?
-
Ma
perchè non vuole rispondere alla mia domanda?!- misi il
broncio
-
se
vuoi come ho concordato con i tuoi andiamo insieme a Forks e ti mostro
che in realtà non ci sono vampiri, tesoro.
La
guardai scettica. Non so perchè ma sapevo che lei mentiva e
anche spudoratamente. Ancora mi meraviglio della mia
capacità
di capire a pieno le persone e quello che gli frulla in testa. Non
che io legga il pensiero, ma i loro volti sono come libri aperti. E
poi si sa, i bambini la sanno lunga forse grazie alla memoria della
loro vita precedente. Chissà...
il
viaggio fu estenuante. A dir poco stancante. Non sapevo che lei
possedesse una casa a Forks. Essa era molto vicina al bosco. Era
celestina da fuori con molte finestre. Era proprio come me la
immaginavo. Aveva un portico grande con molti fiori di tutti i colori
che ravvivavano l'atmosfera cupa che aleggiava sul paesino e un tetto
appuntito. Non avevo parole per descriverla per quanto mi aveva
colpito dato che ero così abituata alle case italiane.
All'interno era tipicamente americana e semplice. Senza preoccuparmi
di un possibile rimprovero mi recai nel bosco. Era una favola. Non mi
sembrava vero. Mi inizia ad inoltrare seguendo un sentiero che mi
portava all'interno attraversando la vegetazione costituita da alberi
altissimi. Piccola com'ero mi fermai e mi affiancai a un albero.
Alzai la testa e osservai la sua maestosa altezza. Mi sentivo una
nanetta rispetto a lui. Il silenzio era tangibile e perfetto. Non
avevo paura. Una risata sbarciò l'aria. Era cristallina da
bambino, perfetta e dolce, ma di scherno. Mi guardai intorno, ma non
vidi nessuno. “Possibile?” pensai.
Alzai
lo sguardo verso gli alberi e vidi lui.
Era
di sicuro alto più o meno quanto me, aveva i capelli neri e
gli occhi verdi. Era un verde non comune. Un verde con sfumature
miele. Un verde indagatore e profondo.
Scese
con un salto agile.
-
ti
prendi gioco di me?- chiesi
-
no.
ma sei buffa e mi piaci- disse lui
-
com'è
possibile che ti piaccio se non mi conosci nemmeno?!-
arrossì e feci una linguaccia.
-
Vedi!
Sei adorabile.
Io
mi voltai e iniziai a camminare “ che
rompiscatole!” pensai
-
so
che pensi che sono un rompiscatole!
-
Come
lo sai?!
-
Leggo
nel tuo pensiero!- disse lui sorridendo
-
uuuuuuuuuuu
come Edward del libro?!
-
Si,
ma a me è vero.
-
Sei
un vampiro?
-
Si
-
non
ci credo- dissi io indignata dalla sua presa in giro.
-
E
perchè?
-
Perchè
tu mi prendi in giro!
-
Ma
non è vero. Guarda!
Mi
mostrò la bocca e i due canini sproporzionati rispetto agli
altri denti.
Io
rimasi scioccata ed istintivamente mi avvicinai a quei denti per
toccarli con un dito, ma lui si ritrasse.
Entrati
incontrai Stephenie la quale li guardò sbalordita e
inorridita.
-
perchè
sei qui?- chiese a lui
-
dice
che sono come Renesmee!- rispose lui innocente
-
le
hai detto tutto?
-
Si-
disse lui sorridendo
-
i
tuoi genitori si arrabbieranno molto!
-
Non
fa nulla! Lei è speciale!- io arrossì
-
ok!
li chiamo e ne parliamo!
Dopo
che scomparve in un altra stanza io lo portai nella mia e gli porsi i
libri. Lui li lesse in 5 minuti alla velocità della luce. Mi
guardò e disse:
Io
gli sorrisi.
Rimanemmo
a fissarci finchè non ci chiamarono e quindi ci recammo nel
salotto dove erano accomodati i miei genitori, la scrittrice e due
giovani che sembravano avere all'incirca vent'anni l'uno.
Lei
era bella. Aveva i capelli castano chiaro, gli occhi marroni ed il
fisico scultoreo. Indossava un abito leggero azzurro.
Lui
sembrava un Dio greco, altrettanto bello come la compagna, aveva
capelli biondo miele, occhi come il ghiaccio ed indossava una polo
verde con un paio di jeans neri.
Lo
guardarono per un attimo, successivamente i loro sguardi si puntarono
sulle nostre mani che erano unite.
Per
proteggerlo dissi istintivamente come solo una bimba può
fare:
I
miei genitori rimasero sbalorditi. E da quel momento in poi divennero
amici dei due vampiri ai quali chiedevano di tutto, sembravano quasi
più curiosi di me.
Purtroppo
ai lieti giorni di giochi e scherzi vissuti con Edoardo seguirono
giorni di dispiacere determinati dalla mia partenza.
-
perdonami
ti prego.!
-
Non
me lo sarei mai aspettato da te! Mi abbandoni!!.- disse voltandosi
-
io....scusa...mi
mancherai!- iniziai a piangere e lui si voltò. I suoi occhi
dapprima glaciali erano diventati dolci.
-
Scusami
tu. Mi mancherai!
Ad
un certo punto tuono:
Promettimelo!-disse
un bambino dai denti bianchi e lucenti e gli occhi penetranti.
-Cosa?-
-
che non ti dimenticherai di me! Per me sarà impossibile
perchè
ti voglio portare nel mio cuore!
-Te
lo prometto! Non mi dimenticherò di te.-dissi io quando
avevo
solo 10 anni..prima dell'ultimo addio mi diede un bacio leggero sulle
labbra come quelli che si scambiano i bambini dolci e leggeri, quasi
incerti determinati dall'ironia dell'età...e poi di lui
più
nulla........
Ed
ora non mi sembrava vero. Mi sembrava di avere davanti gli stessi
occhi che mi facevano sognare....ma non poteva essere vero.
Schiacciai infondo al cuore quel ricordo, dolce ricordo.
Deglutì
e mi incamminai verso il ragazzo....
Angolo
autrice:
desidero
ringraziare chi ha commentato e spero di non deludere le vostre
aspettative:D
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Capitolo 4 *** il ragazzo ***
cap
3 il ragazzo
deglutì
e mi incamminai verso il ragazzo. Non avevo notato il suo
abbigliamento quindi non sapevo se si era cambiato o aveva mantenuto
lo stesso vestiario. Indossava un paio di jeans con una t-shirt nera
ed un paio di Prada nere. Non guardava me all'inizio, ma il
“covo”.
Alle pareti laterali vi erano scaffali con armi di vario tipo, ultimi
ritrovati della tecnologia in fatto di difesa e spionaggio tra i
quali rilevatori, pistole, armi laser e chi più ne ha
più
ne metta; la parete centrale era occupata da un computer
sofisticatissimo con più schermi in basso e uno in alto
enorme
sul quale era possibile mostrare le missioni a coloro i quali erano
accomodati sulle comode poltrone che apparivano al centro della
stanza.
All'improvviso
si voltò verso di me. Il ticchettio dei tacchi sul pavimento
divenne snervante per me quasi quanto il suo sguardo. Il suo sguardo
era assurdamente accattivante, quasi desideravo scaraventarmi contro
di lui, e profondo, sembrava mi stesse studiando. E ridacchio
silenziosamente a qualcosa che sapeva solo lui, infatti pensai di
avere ad esempio la faccia sporca o capelli scompigliati o peggio
qualcosa fra i denti. Si tolse il casco con un movimento fluido e
scoprì il suo viso a dir poco perfetto. Aveva capelli neri
ed
occhi verdissimi, labbra carnose ed un sorriso mozzafiato.
Il
tutto accompagnato da un fisico scultoreo ed alto.
Era
bello e quasi rimasi imbambolata a fissarlo.
-
tesoro
sei arrivata.- disse mia madre
-
pensavamo
ti fossi persa- disse mio padre con un sorriso
-
che
spiritosi!- dissi io con una smorfia
-
dai
non fare così che scherziamo.
Io,
sempre la solita permalosa.
-
Rebecca
lui è Edoardo. Sarà il tuo compagno....
-
piacere
– dissi porgendogli la mano che lui non prese...
-
ok!
cominciamo bene- dissi io
-
allora
perchè proprio lui?
-
Perchè
così hanno deciso...non puoi mica rimanere sola
perchè Annie è sparita!
E
si....Annie...colei che era diventata la mia migliore amica...
era
stata rapita! Non era mica sparita nel nulla! Quei vermi ce l'avevano
con noi per aver rovinato i loro piani....avevo scoperto con
l'esperienza che i vampiri potevano essere crudeli e schifosi vermi.
Lei ora era chissà dove! Era lei la mia missione! La mia
missione era trovarla. Mi mancava e il solo pensiero che gli fosse
successo qualcosa mi faceva morire. E al solo pensiero fui costretta
a bloccare un flusso di lacrime che minacciava di sgorgare dai miei
occhi!
Lui
intanto mi fissava. Mi dava fastidio. Non che mi vergognassi di me
stessa. Dopo tutto non mi vergognavo affatto dato che avevo un bel
fisico normale e prosperoso nei punti giusti, capelli castani e occhi
verdi e per di più ero alta, non che adesso sia diversa da
com'ero prima....ahahahah
il
perchè lo scoprirete dopo, ma torniamo alle mie memorie...
invece
di rispondere per monosillabi preferì annuire.
Uscimmo
tramite un passaggio segreto sotto gli occhi indagatori dei miei
genitori.
-
chi
sei?- chiesi
-
sono
Edoardo
-
cosa
sei?
-
Un
vampiro. - disse sorridendo
-
bene...mi
rendi tutto più facile...hai qualche potere?
-
Leggo
nel pensiero.
-
Ancora
meglio...quindi sai meglio di me che stanno arrivando dei vampiri...
-
oh...-
sembrava spiazzato-be si- disse disinvolto
-
sarà
divertente se dobbiamo combatterli...
-
e
perchè mai? Trovi gusto a eliminarli?
-
No!
trovo gusto nell'incantarli!- dissi sorridendo
-
e
come?
-
Bè
lo scoprirai prima o poi....-dissi maliziosa
-
bene...non
vedo l'ora...
-
hanno
brutte intenzioni?
-
si...molto
brutte...hanno in mente una rapina e una bella bevuta...
-
ahahahah...forse
potrai vedermi all'opera....quanti sono?
-
Tre
-
occupati
di due....io posso eliminarli uno alla volta...- dissi sorridendo e
pregustandomi il momento
ci
sedemmo sulla panchina e fingemmo di non guardarli. Loro
probabilmente attratti dal mio odore si avvicinarono a noi.
Edo
si scagliò contro di due di loro che erano vestiti di tutto
punto come banchieri ed erano un uomo ed una donna dai capelli rossi
entrami. L'altro, il mio, aveva capelli biondi ed era bello, ma
sapevo che era assetato di me o perlomeno del mio sangue.
Gli
sorrisi e mi avvicinai a lui con fare provocante. Lui mi
guardò
in un primo momento stranito, successivamente mi sorrise e nei suoi
occhi si accese una fiamma, spostò il suo sguardo sul mio
corpo fermandosi nei punti che più gradiva.
“lurido
pervertito” pensai
mi
avvicinai a lui fino a sfiorarlo e con le labbra gli sfiorai il lobo
dell'orecchio destro che morsicchiai. In seguito spostai i miei occhi
da un punto indefinito dietro di lui ai suoi occhi che vidi ardere di
desiderio. Gli sferrai il colpo di grazia con un bacio sfiorato a
mala pena sulle sue labbra e infine presi dalla tasca un piccolo
affare rotondo e blu scuro che attaccai a livello del cuore sul suo
maglione grigio. Gli soffiai sulle labbra un:
il
suo corpo fu percorso da scariche elettriche e lo bruciarono.
Mi
voltai e vidi lui che mi guardava attonito e dei due vampiri nessuna
traccia...
|
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Capitolo 5 *** è una promessa! ***
cap
4 – è una promessa
io
iniziai di sicuro ad arrossire perchè sentivo su di me il
suo
sguardo.
-
perchè
mi guardi così?
-
Scusa,
ma hai un modo singolare di eliminare i nemici!
-
Oh
be, solo i vampiri, perchè ci hanno dato questo dispositivo
che ci consente, se applicato in qualsiasi parte del corpo del vampiro,
di eliminarlo tramite una forte scarica elettrica che si tramuta in
fiamma e deriva da una reazione chimica tra il vampiro e le sostanze
contenute in questo dischetto.- concluso ciò presi un
dischetto nero dall'interno dei miei stivali. Lui stava per prenderlo
ed io ritrassi la mano.
-
Cosa
di produce una forte scarica elettrica quando in contatto con la pelle
del vampiro non ti è chiara?! O vuoi morire ora?!
-
Se
proprio devo morire vorrei che mi riservassi lo stesso trattamento che
ha avuto quel vampiro- disse con un sorriso malizioso
-
forse,
un giorno, chi lo sa....-dissi scherzosa.
-
dai
ora basta!parlami di annie- disse, io tirai un sospiro e cominciai
-
bè
io ho conosciuto annie il primo anno che iniziai il mio lavoro. Lei era
nel campo ormai da cinque anni, ma il suo compagno era stato ucciso
dalle spie nemiche orientali e lei era sola. Io ero una novellina
ancora inesperta e lei in un primo momento non era convinta che la
nostra collaborazione avrebbe dato frutti. Io ero tenace e lo sono
tutt'ora come anche molto sensibile e questo suo disdegno nei miei
confronti mi intristì non poco...ma mi diedi da fare e
cercai con ogni mezzo di farle cambiare idea e così avvenne.
Io la stupì per la mia arguzia e occhio per i dettagli. Sono
un ottima osservatrice. - dissi sorridendo. Lui ricambiò e
mi incitò a continuare. Eravamo seduti su una panchina. Lui
mi teneva la mano. Non mi ero nemmeno resa conto di quando lui avesse
dato inizio a quel contatto. Lo guardai e poi ripresi a concentrarmi su
un punto indefinito nella vegetazione.
-
Io
e lei diventammo ottime amiche e in seguito migliori amiche. Era lei,
dopo mia madre, la mia confidente a cui raccontai tutto quello che
avevo vissuto con i vampiri, Edward, le mie prime cotte, i litigi e di
Enrico.... tutto andava al meglio fino a quella missione.... -
“è mia impressione o quando ho pronunciato il nome
di Edward ha fatto un mezzo sorriso?!” pensai..
-
quale
missione?- interruppe il flusso dei miei pensieri dato che mi ero
fermata..
-
quella
contro i vampiri. C'è un clan, il clan di Gustavo.
È un clan numeroso di circa 30 vampiri. Tanti, lo so. Loro
sono accomunati dal desiderio di vendetta nei confronti del mondo.
Desiderano conquistare il mondo e sottomettere gli uomini che
diventerebbero semplicemente schiavi e cibo per loro.- tanti ricordi
tornarono alla memoria- io ed annie sconfiggemmo ed uccidemmo Gustavo..
-
come?
-
Bè,
lui aveva un potere, quello di incantare e quindi manipolare la gente.
Lui credeva che il suo potere su di me avesse effetto e decisi in
concomitanza con annie di mostrarmi fedele a lui e alle sue scelte.
Annie venne rinchiusa in carcere e fingeva di essere la spia tradita
dalla compagna, ma noi sapevamo che non era così. Gustavo si
invaghì di me e allora ne approfittai per applicare sul suo
bel petto scolpito il dischetto.- mi lasciai sfuggire un sospiro.....
-
che
c'è?
-
Bè,
a parte la sua mania di conquistare il mondo,
Gustavo...bè....mi ero affezionata a lui, dopo 2 mesi sempre
con lui che aveva modi così dolci con me e
lui...bè.... desiderava che diventassi la sua
compagna.....lui mi amava- dissi tutto d'un fiato sentendo gli occhi
lucidi. Non avevo mai detto quella cosa a nessuno se non a mia madre e
ad annie, le persone più care e fidate che avevo, ma lui mi
ispirava sicurezza...
-
mi
dispiace- provò lui.
-
Io
ero affezionata a lui non come un ragazza ama un ragazzo o fidanzato,
ma come un'amica ama un amico... ma non dimenticherò mai il
suo sguardo, proprio dopo il primo bacio che gli concessi mentre
applicavo il dischetto, così penetrante. Lui lo sapeva. Lui
sapeva tutto. Sapeva che non mi manipolava, che ero indipendente e che
il mio compito era di eliminarlo. Non si staccò il
dischetto. Una lacrima gli rigò il volto e qualche secondo
prima di perdere la vita sospirò un “ti amo,
piccola, e lo ti amò anche se mi hai fatto
questo”. Io mi sentivo morire. Il mondo però era
salvo grazie a me ed annie. Almeno così abbiamo creduto fino
a pochi mesi fa quando annie è scomparsa ed abbiamo trovato
un foglio con scritto: “ saremmo lieti se ti ripresentassi da
noi. Noi non dimentichiamo e il capo va vendicato!”. - io
rabbrividì e lui mi strinse a sé. Non mi ero resa
conto che stavo effettivamente piangendo fino a quando un singhiozzo mi
percorse fino a raggiungere la bocca. Lui mi strinse in un abbraccio
forte e protettivo.
-
Shhhh...vedrai
che la troveremo sana e salva e si sistemerà tutto....-
cercò di consolarmi.
-
Ti
chiedo scusa...non so cosa mi sia preso....-
-
vedrai
la troveremo... è una promessa!-
-
io
ho paura che le abbiano fatto qualcosa-
-
non
pensarlo! È un pensiero puramente masochistico! Non ti
ricordavo così pessim...- il discorso rimase per aria come
note suonate da un pianoforte. Io lo guardai.
-
In
che senso mi ricordavi?!- chiesi allibita
-
bè,
ecco...io....-
spazio autrice:
grazie mikaname. può essere che scrivendolo velocemente ho
sbagliato qualcosa, chiedo scusa e spero che questo capitolo sia di tuo
gradimento:D
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Capitolo 6 *** forse ***
cap
5 forse..
io
intanto attendevo una sua risposta che per i miei gusti stava
tardando un po' troppo!
si
ricompose in un attimo come se non fosse successo nulla e come se non
avesse fatto una gaff e anzi utilizzò la tattica della
maschera imperturbabile di marmo.
-
bè
devi sapere che i tuoi genitori mi hanno parlato di te prima che ti
venissi a prendere e ti hanno descritta molto dettagliatamente sotto
diversi punti di vista tra cui quello caratteriale e di conseguenza..-
-
si
si certo come no! E adesso invece di spremere il tuo cervello da
vampiro per futilità mi vuoi dire la verità?
Tanto non ci casco! Ti ricordo che sono una spia e riconosco quando
qualcuno mente o no! E tu signorino stai decisamente mentendo!.- dissi
tutto d'un fiato e con un sopracciglio alzato. Lui mi guardò
con tutta l'intensità che il suo sguardo magnetico poteva
sprigionare e io mi immersi nei ricordi...
-
sei
rimasta stupita da questa rivelazione?- mi chiese il ragazzino di
fronte a me
-
se
lo vuoi sapere si e non poco anche....
-
vabbè
comunque non sei scappata! È già qualcosa- e
scoppiò a ridere di una risata cristallina e dolce..
-
si
forse hai ragione. Ma tu oltre a me hai parlato con umani?-
si.
Vado a scuola. Ma ovviamente nessuna sa davvero chi sono- disse con un
sorriso- se tutti fossero come te- continuò lui- di sicuro
lo urlerei a tutto il mondo....tu sembri così simile a
me....ovviamente tu sei umana e io no...non da questo punto di vista,
ma, bè, ecco....è come se mi sentissi sulla tua
stessa lunghezza d'onda. Nessuno mi capisce come te.- concluse
lasciandomi a bocca aperta e sprigionando l'intensità del
suo sguardo su di me che mi persi in quella vegetazione verde e
così intricata che erano i suoi occhi...
-ti
prego- iniziai sussurrando- non mentirmi!-una lacrima mi
rigò
la guancia...
ma
perchè piangevo non lo so. Non volevo che lui, un tipo
conosciuto poche ore prima mi vedesse in quello stato. Ma chi era
lui, sconosciuto, per vedermi così...così
fragile.
Avevo gli occhi piantati a terra. Mi guardavo le scarpe o perlomeno
la punta delle scarpe.
“mentirmi”
era la parola che aleggiava nell'aria come una piuma che non riesce a
posarsi velocemente a causa di tutte le forze contrastanti che
agiscono su di lei. “mentirmi” era la parola
più giusta
forse...si proprio così....forse lo era o forse no. Forse
lui
non mi mentiva, ma celava la verità. Era come se questo mi
facesse male. Forse non era come se, ma faceva male e basta. E
più
ci pensavo e più stavo male. Perchè lui che avevo
conosciuto poche ore prima aveva il diritto di farmi questo?! O di
rendermi così triste. Forse non era lui, ma io che mescolavo
il terreno sempre nello stesso punto, che rivangavo il passato
riportandolo nel presente. Ma perchè? Quel ragazzino forse
mi
aveva mandato una maledizione? I vampiri sono capaci di infliggerle?
Oppure era solo e semplicemente colpa mia. Mia.
“Basta” mi urlai
mentalmente. “Lui non c'è e non lo rivedrai. Ma
perchè
non riesco a superarlo!”. Ormai il silenzio era diventato
pesante e
lo dicevo io che sono una tipa di poche parole che non ne spreco mai
troppe quando qualcuno mi fa le domande e che è a proprio
agio
quando è in silenzio. Alzai lentamente lo sguardo, ma lui
non
c'era più. Mi aveva lasciata sola nel parco, sola come un
cagnolino in attesa che il padrone gli lanci un pezzo di legno per
corrergli dietro....
iniziai
a camminare e mi strinsi le braccia intorno al petto. Avevo un
incolmabile vuoto proprio lì, nel petto, all'altezza del
cuore. Mi premetti una mano a sinistra sperando di sentirlo
perchè
mi sembrava che facesse troppo male e che quindi si forsse fermato
dal dolore.
Vuoto
era la parola d'ordine. Al momento sentivo addosso a me calzata a
pennello la canzone che il mio ipod aveva sulla schermata come
“in
riproduzione” ovvero breath me di sia. Avevo messo le cuffie
verdi
alle orecchie. La mia mente fu cullata dalle note iniziali suonate da
un piano e poi la voce dolce e malinconica della cantante
sussurrò:
Help,
i have done it again
i
have been here many times before
hurt,
my self again today
and
the worst part is there's no one to blame...
vagai
senza meta per cinque minuti. Poi decisi che non era decisamente
questo il modo di affrontare la cosa quindi presi la moto lasciata da
Edoardo . Presi un casco e le chiavi. La moto era sua, ma
dell'agenzia e mi misi in sella. Mi sentivo osservata, ma la mia
mente si costrinse a reprimere tale pensiero paranoico. Il motore si
svegliò con un rombò. Rumore. Era il suono della
libertà. La settimana era libera da qualsiasi impegno e per
una settimana le lezioni erano sospese per un motivo a me ignoto dato
che non mi importava tanto la causa quanto l'effetto. mi guardai
intorno e vidi un ombra dietro le piante muoversi veloce. Non ci
badai. Misi il casco e partì. Meta? Adesso c'era, eccome se
c'era una meta. Il mare. Avevo deciso di raggiungere una spiaggia
libera e guardare il tramonto. Ero ancora in tempo. Non avevo
intenzione di fare il bagno o perlomeno non lo avevo in programma.
Non volevo morire assiderata. Era ancora troppo, fin troppo giovane.
E poi dopotutto dovevo salvare Annie...
la
strada era trafficata e quindi ci misi più del previsto a
raggiungere il mare che distava 15 minuti di moto dal paese. Arrivata
lì mi guardai intorno. Non c'era nessuno. Nessuno. Era
bellissima la spiaggia con il mare che produceva un contrasto
eccezionale. Ero contenta e la mia mente si sgombrò da
qualsiasi problema. Presi un telo che avevo nella borsa e lo stesi
sulla sabbia. Una raffica di vento mi prese in pieno viso come quando
passa qualcuno di corsa e sposta l'aria. Mi tolsi gli stivali e
raggiunsi il limite tra sabbia e mare. Misi un piede nell'acqua e un
brivido mi percorse il corpo. Nel frattempo i miei occhi osservavano
il tramonto di tutti i colori sfumati tra il giallo e il rosso.
Favoloso. Mi stesi sul telo a testa in su e mi persi
nell'immensità
del cielo. Successivamente chiusi gli occhi e mi misi in ascolto del
mondo intorno a me che forse conosceva le risposte alle mie domande
oppure quali fossero le domande più giuste da pormi.
Quando
tornai a casa incontrai una mamma preoccupata e cui il mio buon senso
mi spinse a raccontare l'accaduto. Ero stanca e lei lo vedeva
così
decise di lasciarmi andare a dormire e rinviare la discussione a un
altro momento. La ringraziai e con fare stanco mi svestì e
recai nel letto dove sotto le coperte trovai il mio rifugio. Sul
comodo cuscino posai la testa e una lacrima mi rigò la
guancia. Ma solo una. Solitaria. Mi abbandonai ai sogni, che
tempestavano le mie notti da quando ero piccola, con un solo volto in
mente: quello di Edoardo.
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Capitolo 7 *** la tana del lupo ***
Cap
6 la tana del lupo
-è
inutile che scappi! Tanto ti raggiungo- urlò una voce roca e
macabra.
Non
riuscivo a vedere e tanto meno a capire da chi proveniva.
Intanto
correvo. La parola d'ordine era correre. Ormai avevo perso la
cognizione del tempo. Mi sembrava di correre da ore. Ero al castello.
Come ci fossi arrivata mi era del tutto ignoto. Mi muovevo veloce nel
corridoio. Ormai lo conoscevo a memoria. Ogni stanza, ogni cunicolo
ed ogni passaggio segreto erano tutti nella mia mente a disegnare una
mappa ideale che seguivo come fosse su uno schermo proiettato davanti
a me.
Correre
pareva inutile. La voce continuava a farmi minacce senza che io
potessi scorgere il punto d'origine. Più correvo e
più
mi rendevo conto che stavo giungendo in un posto che avrei sperato di
non raggiungere mai più.
Toccai
delicatamente le labbra di una scultura raffigurante Apollo in marmo
e l'arazzo in fili d'oro davanti a me si smosse per consentire il mio
passaggio. Mi infilai lesta in un cunicolo illuminato da fiaccole e
pieno di ragnatele. Sembrava un film horror in cui tutti sono con il
fiato sospeso in attesa del mostro o del criminale che salti addosso
alla preda.
La
voce si era placata o così pareva. Il cunicolo aveva un
soffitto basso. Percorrendolo mi tornarono in mente i ricordi dei
giorni passati con lui durante i quali per raggiungere più
facilmente la meta desiderata mi spingeva lì dentro e ci
facevamo le migliori risate dato che io ero intimorita da
quell'ambiente che pareva portare nella stanza segreta in cui
venivano orditi terribili intrighi e complotti. Avevo paura, si.
Volevo però capire da che cosa scappavo. E che cosa volesse
da
me quella voce inquietante. Oltre a correre non riuscivo a fare
altro. Tutte le mie capacità di spia parevano nulla e per me
era come rimanere immobile in una stanza ad aspettare la mia fine.
Scorsi la conclusione del corridoio e osservai attraverso i due
forellini il corridoio su cui sfociava il passaggio segreto. Avrei
desiderato ardentemente uscire di lì, ma le mie gambe
parevano
muoversi da sole verso di lui.
Sentì
una risata diabolica e mi venne una voglia pazzesca di urlare. Tutta
quella tensione mi faceva impazzire. Avevo paura cosa che ormai con
gli anni di addestramento avrei dovuto eliminare, ero pronta a tutto.
Ma a tutto cosa? Forse l'ignoto mi faceva paura? Paura più
che
lecita direi.
Non
decisi nulla e comunque le mie gambe si spinsero verso l'uscita
mentre le dita toccavano con forza un mattone per aprirla. Mi sentivo
un burattino nelle mani di nessuno. Nessuno. Perchè io non
avevo più il controllo dei miei arti? Chi mi manovrava?
Forse
il mio subconscio più nascosto? Non lo sapevo.
Corsi
direttamente verso la porta di fronte all'uscita ed entrai nella tana
del lupo.
Era
come me la ricordavo. Identica. Una parte di me, quella razionale, mi
urlava di uscire, scappare via mentre il resto del corpo rimaneva
immobile eccetto il mio cuore che pulsava come un pazzo il sangue nei
vasi sanguigni.
Mi
ritrovai nella camera da letto. La sua. Le pareti erano azzurre come
il cielo e su di esse erano affissi quadri rappresentanti paesaggi
boschivi e fluviali. Un enorme coppia di finestre si trovava di
fronte alla porta. Esse si affacciavano sul bosco. La camera si
trovava nell'ala est del castello perchè lui per la sua
famiglia e per il suo clan era l'alba, la nascita e l'origine. Di
cosa? Bè per il clan lui era l'origine del gruppo, il capo.
Per la famiglia lui era il primogenito e l'inizio della discendenza
del loro potere su quel territorio. Alla sinistra dell'ingresso,
nell'enorme camera, vi era l'armadio che occupava metà della
parete ed era in legno scuro riccamente intagliato con decorazioni
floreali che contornavano le ante. Accanto all'armadio vi era un
divano in pelle beige e appoggiato su di esso una chitarra elettrica
viola les paul con l'amplificatore. Era un patito del rock. Alla
sinistra della porta troneggiava il letto a due piazze con il
copriletto in seta bianca. Il letto era affiancato da un comodino per
lato e da una libreria piccola adibita ad ospitare un impianto
stereo, cd catalogati in base agli artisti e i suoi libri preferiti.
La
porta si richiuse dietro di me all'improvviso con un tonfo e mani
gelide mi sfiorarono il collo.
L'adrenalina
entrò in circolo ed divenni bianca.
Mi
sei mancata- soffiò all'orecchio la sua voce suadente. Non
volevo voltarmi. Avevo paura di chi avrei trovato dietro di me.
Com'era possibile?
-Non
mi dici nulla?- provò ancora
Rimasi
impietrita quando spostò dolcemente i capelli dal collo e mi
baciò il lato destro. Con le sue labbra ancora incollate al
mio collo spostò le mani dai capelli ai miei fianchi. Dopo
avermi stretta in un abbraccio mi fece girare su me stessa e me lo
trovai davanti. Com'era possibile che proprio lui mi avesse fatto
questo? Avevo già dubitato che quel piano fosse suo. Non era
possibile che una persona sensibile e dolce come lui potesse essere
un maniaco del potere disposto a tutto.
Mi
persi nella sua perfezione nel momento in cui i nostri occhi si
incontrarono. I suoi occhi color del ghiaccio penetrarono i miei
occhi verdi. Mi sfiorò delicatamente i capelli mentre mi
scrutava a fondo.
-Mi
sei mancata- ripetè
era
così indescrivibilmente bello. Favoloso. Il principe azzurro
che le ragazze cercano: occhi ghiaccio, capelli biondi, corpo
statuario..
mi
strinse forte a se e poi si discostò lievemente per
baciarmi.
Rimasi stupita da quel gesto così inatteso. Lui mi stava
baciando. Approfondì il bacio che dapprima era dolce e a
fior
di labbra per poi diventare più profondo e passionale.
Passò
lentamente le mani sulla mia schiena. Mi stava facendo impazzire. Non
avevo più ossigeno perciò mi distaccai per
riprendere
fiato e guardarlo negli occhi.
-
avevamo un conto in sospeso- disse - ottengo sempre
quello che voglio.- all'improvviso il sorriso dolce che aveva e che era
tipico di lui si tramuto in un orrendo ghigno. Terrificante era la
parola giusta. Le sue fattezza mutarono e lasciarono il posto ad
altrettanta perfezione, quella del miglior amico di Gustavo, Devon.
Era
amici da quando erano piccoli, così le era stato raccontato.
Devon era anche più alto di Gustavo, più
muscoloso e
aveva i capelli rossi e gli occhi ambra ed un perenne sorriso
malizioso stampato sul viso. Quando io ero con Gustavo, Devon ci
aveva provato più e più volte con me ricorrendo a
qualsiasi stratagemma, persino farsi vedere
“casualmente” dopo la
doccia con solo l'asciugamano in vita e facendolo lentamente scendere
mentre io correvo via per non trovarmi in torto. Lui era bello, ma
non mi faceva perdere la testa.
-
Devon...- dissi lentamente
-
si dolcezza. Alla fine ti ho potuto dare un bacio
come si deve anche se ho dovuto fingermi il mio amico.- mi strinse
ancora di più fra le sue braccia e mi alzò. Io
avevo i vestiti del giorno prima ovvero la tuta aderente nera che lui
non mancò di apprezzare facendo scendere il suo sguardo sul
mio seno e facendolo aderire ai suoi pettorali. “ che
pervertito” pensai.
-
Mi vuoi lasciare?! Che vuoi da me?- gli chiesi
cercando di allontanarmi. Tutto inutile dato che lui era un vampiro.
-
Farti sapere che sono io ora che dirigo il clan e
che la tua amica Annie è un gran bel passatempo per me che
aspetto ormai il dolce.- mi disse guardandomi malizioso.
-
Tu sei un essere schifoso. Il contrario di Gustavo
-
oh Gustavo di qua, Gustavo di là...bla
bla bla. Se non te ne sei resa conto lui ora non c'è
più e per di più tutto grazie a te. Non ti sei
resa conto, sciocchina, che avete eliminato la persona sbagliata?!
-
Sei un essere orribile. LASCIAMI- urlai. Lui per
tutta risposta mi strattonò e mi tappò la bocca
con le sue labbra.
-
Non mi interessa quello che pensi ma sappi che io
ho in pugno la tua amica e io guido il clan e i miei piani rimangono
gli stessi- disse sorridendo maligno- ti aspetto.- e sparì
mentre io crollavo nell'incoscienza.
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Capitolo 8 *** .......tututututututu......... ***
CAPITOLO 7
...........tutututututu.............
il raggi tenui del
sole penetravano nella mia camera raggiungendo i miei occhi ancora
chiusi. La mia mente si protendeva verso il dimenticato. Ero
annebbiata da immagini dissonanti e apparentemente reali con fattezze
puramente irreali. Non volevo aprire gli occhi. Non ne avevo la
minima voglia. Mi accucciolai tra le coperte girandomi e voltandomi.
Mi godevo quel tepore esterno. Tentavo in ogni modo di scacciare il
freddo artico che mi attanagliava ogni fibra del corpo.
Mi
voltai verso il
comodino di fianco al letto e svogliatamente allungai il braccio per
premere il pulsante che illuminava il display della sveglia. Le 12.
“impossibile”. Fu il mio primo pensiero. Non
ricordavo con
esattezza a che ora mi fossi addormentata o che ore fossero quando
ero rientrata a casa. Ricordavo solo la testa pesante a causa del mal
di testa e il mare.
Era
come se il
giorno prima fosse solo un brutto incubo...la rottura con Enrico,
Edoardo, l'attacco dei vampiri nel parco....
tutto
inesistente.
Mi alzai lentamente dal letto. La mia mente ruminava immagini
sconnesse mentre un forte senso di inquietudine mi riempiva l'animo
riemergendo da non so quale antro nascosto del mio subconscio. Non ci
badai particolarmente. Ripensavo a edoardo. no. Non era possibile la
sua esistenza. Il giorno precedente non era potuto andare in quella
maniera. E poi chi mi dice di non averlo sognato?! Devo dire che era
troppo bello, anzi bellissimo per essere reale..... e poi cosa mi era
rimasto di lui?! Nulla. Decisamente nulla. Di conseguenza lui non
c'era...no. Non esisteva....forse era un sogno premonitore. Forse mi
sarebbe capitato presto di incontrarlo...
magari.
Voglio
dire, chi non desidererebbe un tipo come lui?! Solo a pensarci mi
veniva un sorriso involontario.... già, chi?
Eliminato
il
problema sogno-realtà conclusosi con la decisa presa di
coscienza della sua inesistenza, accesi lo stereo.
Ma
come era
possibile che tra tutte le canzoni che c'erano sulla playlist del mio
i pod uscisse proprio “Sweet child o'mine” dei
Guns?! Era quella
meno indicata.... quella che meno mi piaceva....
in
realtà
l'avevo scaricata solo perchè un mio amico, buon amico,
Riccardo, me l'aveva fatta ascoltare entusiasta. Non potevo deludere
le sue aspettative.... pensai che era inutile opporsi e il mio
verdetto fu un “carina” forse poco convincente
perchè mi
scrutò con attenzione con una smorfia alla “
innanzi tutto
non è solo carina e in secondo luogo come fa a non
piacerti?!”.
Però
il
ritmo era carino, ne troppo movimentato ne troppo poco. Mi sorse un
sorriso pensando al mio amico Ricki.
L'assolo
di
chitarra risuonò forte nella mia camera riportandomi alla
mente la mia chitarra elettrica bianca fender chiusa nell'armadio...
poverina....nell'ultimo tempo non avevo avuto alcuna
possibilità
di usarla con tutto quello che stava succedendo.
Feci
una giravolta
e sfiorai con il dito un libro che si trovava nella libreria sul
terzo scaffale, l'ultimo a destra. La libreria si ritirò e
girò a 180 gradi mostrandomi il computer dell'agenzia. Come
potevo non avere un computer dell'agenzia in camera?! Se mi fossi
ammalata come facevo a sapere che succedeva?!
Davanti
ai miei
occhi si predispose la cartina geografica del mondo con puntini rossi
sparsi dovunque: Asia settentrionale, Cile, Australia, Bolivia,
Inghilterra, Usa, Groenlandia. In quasi tutto il mondo, ma
evidentemente in posti sbagliati. Ero anche tornata lì. In
quel luogo dove qualche anno prima era avvenuta la sconfitta
apparente del clan di Gustavo. In quel luogo mi recai da sola. Era
rischioso ma dovevo farlo da sola. Sapevo che mettendo a repentaglio
la mia vita non avrei ottenuto la salvezza di Annie e per questo
partì all'insaputa di tutti in una notte d'estate. Buia.
Senza
stelle. Il castello mi portò alla memoria ricordi che avevo
cercato di sommergere, di seppellire in un angolo remoto della mia
memoria. La fortuna o sfortuna, dipende dai punti di vista, volle che
quel luogo era disabitato.... di lei alcuna traccia o così
mi
era parso finchè non ebbi raggiunto le segrete. Un misto tra
odore putrido e sangue mi inondò le narici e nella
realtà
mi fece quasi tornare la nausea. In una delle celle trovai lo zaino
di Annie e su di esso del sangue. Riportato a casa gli esami della
scientifica dimostrarono che quel sangue non era suo ma di un uomo
scomparso un anno fa a Porto Rico.
La
sua cartella
era piena di elementi a cui non riuscivo a dare un senso: brandelli
ritrovati a Basilea, zaino in Sardegna, cip ritrovato distrutto a
Sidney... ma ciò che li collegava cos'era?!
Il
telefono vibrò
all'improvviso. Era della borsa che era sotto una pila di indumenti
lavati e stirati.
Today is
gonna be the day
That
they're gonna throw it back to you
By
now you should've somehow
Realized
what you gotta do
I
don't believe that anybody
Feels
the way I do about you now
la
canzone degli
Oasis si diffuse con le sue dolci note nella stanza dimostrando la
disperazione del mio cellulare.
Il
mittente della
chiamata era ignoto.
-
l'ho trovata.- il mio cuore iniziò a
battere forte.perchè?! Non me lo riuscivo a spiegare.
“per la mia amica!” pensai. Ma poi mi resi conto
che conoscevo bene la voce dall'altro capo del telefono...
-
Edo..- sussurrai...
-
si. sono io. Scusami.
-
Per cosa?
-
Vediamoci tra cinque minuti al Bar del Corso....
............TuTuTuTuTu..............
angolo
autrice:
ecco
un nuovo cap
:) è un capitolo di mezzo quindi non molto interessante
forse.
Lascio giudicare a voi. Spero soltanto di ricevere qualche commento.
Critica o apprezzamenti fanno sempre bene per crescere come persona e
scrittrice. Attendo vostri giudizi. Un bacio. Valevre.
p.s.
Ringrazio
tutti coloro che hanno aggiunto la mia ff tra le seguite e le
preferite.
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