North Blue Love

di Ammie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** I ***


North Blue Love
 
 
I
 
Misa non era contenta degli avvenimenti degli ultimi giorni: Cappello di Paglia e la sua ciurma si erano mostrati sin da subito disponibili a darle un passaggio per Shoko Island. Erano divertenti e curiosi delle esperienze che dal North Sea l’avevano portata a Baratie, per poi arrivare a loro. Sorridevano estasiati ogni volta che accennava a mari impetuosi, terre sconosciute e città nascoste. Lei non era un’avventuriera, ma l’obiettivo che si era prefissata la obbligava a fare tappa in qualsiasi località terrena, marina, o addirittura subacquea! Doveva raggiungere Shoko Island.
Quando Luffy le aveva chiesto se volesse passare con lui e la ciurma i cinque mesi di viaggio che la separavano dalla sua destinazione, Misa aveva accettato quasi senza riflettere: un po’ perché la sua barca le era stata rubata, un po’ per la solitudine che aveva provato navigando in assenza di compagnia per quasi sei settimane.
In ogni caso, se all’inizio era contenta dell’aiuto che l’era stato offerto, ora provava un’accecante frustrazione ogni volta che un cuoco dai capelli dorati posava gli occhi su di lei.
Aveva raccontato ai suoi nuovi compagni di viaggio –anche se temporanei- come conosceva Sanji: dal North Sea l’aveva seguito a Baratie, soffrendo silenziosamente al suo fianco quando il suo sguardo si posava sulle curve feline di qualche turista un po’ troppo scoperta. Nonostante ciò, col passare degli anni avevano rafforzato la loro amicizia. Lei, sperando che l’affetto e la stima reciproca si potessero evolvere in qualcosa di più, lui, cercando conforto nelle parole della sua cara amica, lamentandosi di come la donna del giorno che aveva complimentato per ore lo avesse rifiutato.
Man mano che i sentimenti di Misa crescevano, più Sanji perdeva sangue dal naso alla vista di qualche bellezza. E più sangue usciva, più il suo cuore si crepava, perdendo giorno dopo qualche pezzo di amore.
Arrivò il giorno -giusto qualche settimana prima dell’arrivo di Luffy a Baratie- in cui Misa decise di dare una svolta alla sua vita, lasciando Sanji e i sentimenti che provava in quel ristorante, promettendo a se stessa di non farci più ritorno: quel luogo e soprattutto quel cuoco le avevano portato troppe sofferenze, troppe lacrime e troppi desideri inespressi.
Evidentemente il destino aveva in mente qualcosa di ben più diverso, perché mentre Sanji stava sussurrando il suo nome per non rischiare di svegliare i suoi nakama, lei non faceva altro che pensare a come fosse arrivata a mettere piede in quella nave.
“Misa… Mi stai ascoltando?”
“Mmh.” Sbattè le palpebre, destandosi dai suoi ricordi.
Si accese una sigaretta, nervoso. “Mi dici che ti prende? Mi stai evitando da tre giorni, ormai.” Espirò il fumo. “Sai, quando ho scoperto che la donna a cui dobbiamo dare un passaggio eri tu… Ero contento.”
Adesso si mostrava interessato? “Eri contento? Al passato, Sanji?”
Sono contento. Non cambiare discorso, Misa. Sei una mia carissima amica e non ci vediamo da-”
“Smettila!” forse aveva alzato un po’ la voce, ma non le importava. Non voleva più sentire la parola amica. La irritava. “Non sono tua amica, non lo sono da tanto tempo, ormai.”
Lui la guardò profondamente, cercando di carpire qualche informazione che lo potesse aiutare in quel momento, ma senza successo. Si sedette sul tavolo della cucina, passando una mano tra i capelli. “Misa… Anni fa sei partita dicendo che sono un idiota e non ho avuto tue notizie per anni. È ovvio che io sia felice di rivederti. Ora mi potresti spiegare cosa ti ho fatto per meritare tutto questo?”
“Davvero non ci arrivi da solo?” si mise di fronte a lui, le braccia incrociate per evidenziare la generosità del suo seno, sperando che Sanji lo notasse.
“Sinceramente… Non lo so, Misa.”
No, non lo aveva notato. Si era persino fatta prestare la camicetta da Nami! Chissà se Brook lo avrebbe guardato…
“Misa, stai di nuovo fantasticando.”
Lei arrossì. “Beh, non posso dirtelo.” Sbuffò, mordendosi il labbro.
“Non sei cambiata per niente. Arrossisci ancora come un tempo.” Sorrise dolcemente, guardandola quasi con delicatezza, temendo lo evitasse per altri tre giorni.
Misa non era pronta a rivedere quello sguardo tenero. Non voleva sentire quelle farfalle nello stomaco ancora una volta; né quel calore improvviso che la scaldava nelle notti più fredde; né quei brividi di piacere fin troppo conosciuti, che la scuotevano fino in fondo alla sua anima. Non voleva ricordare Sanji, il giorno precedente, senza la camicia perché Usopp lo aveva inzuppato per fare qualche scherzo.
Non voleva, ma…
“Dannazione, smettila di…”
Si alzò dal tavolo su cui si era seduto, passandosi ancora la mano tra i capelli, agitato. “Di? Di cosa?”
Quel gesto lo rendeva così sexy… E le scaturiva pensieri poco puri. Le sue braccia, sicure e forti; le sue mani, gentili ma esperte; la sua barba, così tremendamente eccitante per lei… Oh, cos’avrebbe dato per essere sua! Anzi, cos’avrebbe dato per un solo e unico bacio!
“Smettila di essere così!” disse. Uscì, sbattendo la porta e lasciando un certo biondino dai capelli scompigliati più confuso che mai.

 
 
Sono nuova nella sezione One Piece. Se vi piace la storia fatemelo sapere!

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Capitolo 2
*** II ***


North Blue Love
 
 
II

 Non aveva dubbi: la camicetta che le aveva prestato la navigatrice funzionava eccome! Dopo la chiacchierata notturna con Sanji era andata a svegliare Brook, e come per magia sangue era schizzato ovunque rallegrandola più del dovuto. Ovviamente il frastuono che aveva causato Misa aveva svegliato alcuni membri della ciurma, tuttavia non ottenne alcun segno di gelosia da parte dell’oggetto delle sue attenzioni, tranne un ma cos’hai fatto al povero Brook?
Ora, la ragazza si era concessa un bagno rilassante tra donne, lontana da quell’idiota a cui spesso pensava sognante.
“Misa…” disse Robin. “Vorresti spiegare cos’è successo ieri notte?”
“Già, c’era sangue ovunque…”
Sorrise tristemente. “Niente di che. Era solo un test.” Prese a insaponarsi con cura, sotto lo sguardo indagatore delle due compagne.
“Se c’è qualcosa di cui vorresti parlare, noi-”
“Nami.” La bloccò. “È bello sapere che mi volete aiutare… Ma non sono pronta a condividere i miei pensieri.” Uscì dalla vasca con un po’ troppa fretta, lasciando indietro due paia di occhi sbalorditi. Una volta vestita si guardò allo specchio, esaminandosi con cura: i boccoli del colore della notte erano morbidi e profumati, e le ricadevano splendidamente sulle spalle; gli occhi scuri erano contornati da lunghe ciglia, e Misa ricordò quanti uomini aveva abbindolato per ottenere ciò che voleva, limitandosi sempre e comunque a fare gli occhi dolci, senza permettere a nessuno di andare oltre; le labbra erano rosse e carnose, e nonostante avessero già esperienza nel baciare, agognavano la bocca del cuoco; le sue curve erano generose e invitanti, ma evidentemente non abbastanza da attirare Sanji.
Una cosa che non apprezzava particolarmente erano le lentiggini che le ricoprivano naso e gote: molti le ritenevano deliziose, ma lei credeva la rendessero più ragazza e meno donna.
Perché non l’aveva mai seriamente presa in considerazione? La considerava solo un’amica o forse persino una sorella, impedendogli quindi di immaginarla come possibile pretendente? Quel giorno aveva deciso di indossare un tanga, per tutti i mari!
Dopo qualche ora di lotte interne prese una decisione. Andò a cercarlo in cucina, sapendo che prima della cena Sanji vietava l’ingresso a chiunque osasse entrarci.
Ed eccolo lì, intento a preparare chissà quale leccornia, talmente concentrato da non sentirla arrivare. Portava una camicia bianca, le maniche arrotolate fino ai gomiti, esibendo meravigliosamente i muscoli del biondino. Lo chiamò un paio di volte, prima di avvicinarsi e piazzarsi di fianco a lui.
“Oh… Misa, non ti avevo sentita.” Si pulì la mani con uno straccio. “Hai sete? Posso prepararti-”
“Sono venuta qui per aiutarti con la cena.” Disse risoluta. “Mi sembrava carino darti una mano dopo che ieri sera… Uhm, dopo che mi sono comportata in modo così strano.” Si morse il labbro.
Lui la guardò sospettoso: non era nella sua natura comportarsi in quel modo, sempre che non avesse un secondo fine. “C’è qualcosa che posso fare per te?”
“Perché per una volta non puoi mostrarti felice quando ti offro il mio aiuto?”
Rise. Una risata languida che non sfuggì alla ragazza. “Non era quello che intendevo.” Disse, porgendole un taglia patate. “Se potessi pelarle, mi faresti un grande favore. Sono un po’ in ritardo.”
Non era l’aiuto che sperava, ma si arrangiò con ciò che aveva. Dopo qualche minuto di lavoro silenzioso fece accidentalmente cadere il taglia patate, che creò un suono sordo all’interno della cucina.
“Accidenti…” disse, chinandosi per raccoglierlo, lasciando che i vestitino che aveva appositamente tagliato  di qualche centimetro mostrasse le curve del fondoschiena, rotondo e sodo, coperto appena da un filo sottile, quasi invisibile.
Mentre si chinava, notò che il biondo si era girato verso di lei. Esultò internamente: forse era la volta buona!
“Ehi, Misa…”
“Sì?” disse arrossita una volta ricomposta. “Che c’è?”
“Dovresti fare attenzione, non vorrei che ti tagliassi.” E tornò a darle le spalle, lasciando che la rabbia che stava bollendo dentro di lei pian piano arrivasse in superfice.
Davvero? Era diventato cieco fino a quel punto? Lanciò a terra il taglia patate, provocando un sussurro di spavento all’uomo. “Mi stai prendendo in giro?!”
Sanji la guardò scioccato: che aveva combinato questa volta, non ne aveva idea… “Misa…?”
Cosa c’è che non va in te?!” urlò arrabbiata e ancora una volta ferita. Davvero la trovava così poco attraente? “Sto facendo di tutto e di più, e tu…” si morse la lingua. Non voleva dire altro. Non ne aveva più le forze, quel giorno. Fece per andarsene, ma il cuoco le prese il braccio bloccandola. Misa tentò di dimenarsi, ma la sua presa, per quanto gentile, era comunque forte.
“Mi vuoi dire che ti prende?”
“Lasciami!”
“Misa, ascolta-”
“Ehi…” Zoro entrò nella stanza. Aveva sentito delle urla e si era deciso a controllare, per poi trovarsi di fronte a una scena che non avrebbe mai immaginato: Sanji, con uno sguardo a metà confuso e arrabbiato, teneva saldamente il braccio di Misa, la povera ragazza evidentemente scossa.
“Che le stai facendo?” disse al biondo, avvicinandosi.
“Non sto facendo niente! Ora va’ fuori. Noi dobbiamo parlare.”
“Non parleremo, invece! Lasciami andare…” continuò a dimenarsi, riuscendo a liberare il braccio dalla presa di Sanji.
Le lasciò il braccio, ma la tenne comunque stretta a sé, con decisione ma delicatezza. “Misa-”
Zoro alzò un sopracciglio: non lo aveva mai visto comportarsi così con una donna. Non avrebbe mai osato prendere Nami o Robin in quel modo, andando contro alle parole contrarie che la ragazza gli stava ora rivolgendo. In ogni caso, decise di intervenire. “Ehi… L’hai sentita, no? Lasciala andare.” Disse con calma, ma anche con tono serio.
“Misa, stai ferma. Voglio solo capire-”
Non credeva che avrebbe mai schiaffeggiato Sanji, l’uomo che il suo cervello, il suo cuore e il suo corpo bramavano da così tanto tempo. Eppure, mentre lui la teneva stretta a sé, uno schiaffo le sembrò l’opzione più giusta per riuscire a sottrarsi da quelle braccia forti.
Sanji restò per un attimo immobile per poi guardarla profondamente, in silenzio, mentre usciva dalla cucina con sguardo adirato. Anche Zoro restò interdetto: aveva già visto qualche scena simile, ma ora lo sguardo del biondino lo lasciava di stucco. Che diavolo era successo di fronte ai suoi occhi?
Volle per stavolta mostrarsi comprensivo. “Sanji… Cosa…?
Il cuoco si massaggiò la guancia con occhi tristi e il cuore che batteva all’impazzata. “Non lo so.”

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