Stella d'Argento: La Stella non si eclissa [Remastered]

di Master Chopper
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Zero: Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno: Argento e Cenere ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due: Luna ***
Capitolo 4: *** Capitolo Tre: Aurora ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quattro: Squalo ***
Capitolo 6: *** Capitolo Cinque: Demone ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sei: Sirena ***



Capitolo 1
*** Capitolo Zero: Prologo ***


Stella d'Argento:La Stella non si eclissa [REMASTERED] 

Capitolo Zero: Prologo.


Quando la nuvola solitaria percorre il suo cammino, non può rendersi conto di cosa copre. Semplicemente deve continuare a fluttuare, contro la propria volontà e le proprie forze, venendo spostata dal vento fino a quando lascia spazio alla luce del sole.

Ed allora un glorioso fascio di luce per primo squarcia l’ombra, venendo seguito dall’energia di quella luminosa potenza. È un cuore che batte nel cielo, che dona vita dopo la morte nell’ombra.

E allora il paesaggio in quella pianura, talmente vasta quanto deserta, diventa un quadro.

Ma più che un mero quadro, pare un tesoro.

 

Una prateria di smeraldo che si staglia oltre l’orizzonte del cielo all’imbrunire, colori dorati sugli alberi che, proprio come dei veri tesori, sono rari e splendenti in quell’ambiente.

E fiori di topazio, ametista, zaffiro e tane di opale scavate sotto i massi dove, animali dal pelo di rubino preparavano i loro occhi alla visione delle stelle.

Fili d’argento.

Solo fili d’argento sembravano volare nell’aria, a metà tra il librarsi verso l’infinito e rimanere per sempre vicini a quella terra.

 

Fu in quel momento, quando il vento che aveva spostato la nuvola iniziava a soffiare più forte, che un sogno si concluse.

Ma non era di certo il sogno di quella terra meravigliosa, bensì quello di un ragazzo.

 

Non pareva però, quel giovane, il protagonista di una fiaba adatta a quel mondo, neanche un eroe o un salvatore.

Era, da come si comportò al suo risveglio, semplicemente fuori luogo.

Si trovava scomodo in quel luogo a riposare, ora che il vento si era sollevato e la temperatura iniziava a diminuire, restava impassibile di fronte a quella visione.

La figura dai capelli d’argento rivolse però, prima di raccogliere un grosso mantello bianco di seta munito di pelliccia sul collo, un ultimo sguardo verso la pianura al di sotto dell’albero sotto il quale aveva riposato.

 

Nulla di ciò che vedeva in realtà lo lasciava senza nulla nel cuore. Semplicemente aveva visto quel paesaggio innumerevoli volte nella sua vita, e anche se ormai apparentemente sembrava immune a quel fascino, non aveva mai smesso di passare le ultime ore di sole lì.

 

 

Mentre la sua ombra iniziava a stagliarsi sull’erba, approcciò con lo sguardo il sentiero di ciottoli percorso, come quasi ogni giorno, all’incirca due ore prima.

Nella sua mente, aveva memoria della sua destinazione, così come della sua attuale posizione in quell’immenso deserto di verde.

 

Sapeva con certezza che da Bornim, così il nome della città a cui pensava ora, distava poco meno di dieci chilometri, e che quel sentiero percorso fino a tardi da carovane e contadini, lo avrebbe condotto a destinazione entro trenta minuti.

Conosceva ormai da un paio di anni la dimensione della Pianura di Sachaer, e per quanto grande potesse apparire ad uno straniero proveniente da fuori Alaustria, mai nessuno avrebbe sospettato potesse occupare un terzo dell’intero Regno.

 

Guardando verso la lontana ed invisibile cittadina di Bornim, quel ragazzo avrebbe saputo affermare con decisione che alle sue spalle, dove ormai la pianura terminava e lasciava posto alla brughiera di colli nebbiosi, si trovava la città di Marleybone, e verso la sua sinistra invece la capitale di Alaustria: l’immensa città di Baskerveille.

 

Le prime luci si palesarono quando il sole ormai era poco più che una macchia di colori purpurei nel cielo. Non appartenevano a palazzi di città, bensì alle fattorie nei campi poco fuori la città.

 

Una pecorella belò alla vista di una fine pioggia che precipitava dal cielo, nel mentre un fattore la riportava nella stalla assieme ai suoi genitori. Sebbene la distanza da Bornim ci fosse, pareva quasi di vedere l’ombra delle sue mura, o i focolari davanti alle sue porte.

 

Quel ragazzo intanto, rivolgendo vaghi sguardi  alle chiazze di terra sul sentiero, ripose con un borbottio soffocato dal rumore della pioggia, un libro all’interno di una borsa che portava a tracolla.

Era stato interrotto durante uno dei suoi passatempi preferiti, ossia leggere mentre ritornava in città. Si sentiva quasi colpevole di accusare tanto la pioggia appena comparsa, perché del resto gli piaceva osservarla quasi quanto leggere.

Mentre con due dita si lasciava scivolare il cappuccio del mantello sul capo già bagnato, si arrese all’idea di dover camminare fradicio, una volta tanto.

 

Aveva appena terminato quel difficile, quanto infantile, capriccio personale, quando un rumore ben diverso dai belati delle pecore o dai bizzarri coccodè delle galline, lo sorprese nella calma di quel cammino.

Era un lungo, e terrorizzato grido di agonia, che ben presto si trasformò in numerose urla interrotti da respiri profondi. Un pianto.

 

Una donna, anzi, una ragazza.

Io non sono l’eroe che loro vogliono.

Dalla stalla proveniva il bagliore di una torcia, proiettando ombre inquietanti sulle pareti di legno.

Io non sono colui che chiamano.

I cavalli nitrivano, e sebbene l’ora tarda, il proprietario di quella fattoria non aveva ancora riportato alle loro mangiatoie gli animali.

Chi risponde alle richieste di aiuto non è un salvatore.

 

Cinque enormi uomini, coperti da pellicce e lacere vesti di pelle, circondavano una fanciulla in lacrime, tenuta per i capelli mentre strillava verso il proprio padre, incastrato per un braccio all’interno di una ruota di carro malformata.

Il polso dell’anziano uomo era sanguinante, la sua mano non stava per niente bene. Il legno lo immobilizzava, perché la ruota, troppo pesante, gli impediva di raggiungere con la sua altra mano tesa, la propria figlia.

Anche lui piangeva, urlava, malediceva, imprecava, supplicava.

 

Padre e figlia erano però come degli animaletti per i cinque banditi che li osservavano ridendo, mentre quelle due voci rotte dal pianto parevano per le loro orecchie proprio dei buffi versi.

 

Con la diminuzione dei controlli da parte delle guardie nelle zone fuori città, causata anche dal poco interesse che il Re riponeva nel finanziare campi di addestramento per gendarmi, fenomeni di brigantaggio, o anche di nobili che compravano per cifre inique le case di povera gente, erano sempre più diffusi.

La zona centrale di Alaustria era quella più a rischio sotto questo preoccupante fattore, ed infatti si sconsiglia di intraprendere un viaggio lungo la pianura di Sachaer senza una scorta di guardie.

 

Solitamente, nella sub-cultura dei briganti di pianura, che si distinguevano per essere i meno pericolosi e violenti del Regno, ci si limitava a privare di bestiame i contadini, per poi rivenderli a Baskerveille o lungo la costa.

I capi banda adornavano il loro corpo con decorazioni singolari, non vistose, come a voler rimarcare la realtà che questi uomini fossero briganti proprio per mancanza di denaro, e questo era il caso anche del “capitano” di quel gruppo.

 

L’uomo, ricoperto da punti di sutura su tutto il robusto collo scoperto, indossava un elmo da soldato sul capo, forse come per simboleggiare che ne avesse ucciso uno.

Le attenzioni dei suoi sottoposti, in quel momento viaggiavano dalla sua autorità al corpo indifeso e sofferente della giovane, sicuramente invitante per i loro rozzi desideri di pura lussuria e avarizia.

 

“ Cosa ne facciamo? Vendiamo anche lei insieme alle bestie ?” un brigante si accovacciò davanti al viso della fanciulla, che inorridita non riuscì più a gridare ancora davanti alla visione di quell’uomo che faceva colare la sua bava come un segugio.

Il capo dei briganti rispose con una risata rauca, per via della sua gola non in buone condizioni, per terminare effettivamente con uno sputo per terra.

“ Venderla?! E che peccato sarebbe !”

 

La risposta che i suoi seguaci aspettavano venne seguita da numerosi versi animaleschi di assenso, facendo danzare nella stalla le ombre proiettate dalla torcia stretta dal capo.

 

“ Vi prego! Tutto ma non mia figlia, prendete me al suo posto !!” la voce del padre, che lottava contro il dolore e la paura nonostante la debolezza del suo fisico anziano e malato, non poteva però giungere a quei cuori chiusi alla compassione e all’amore.

I briganti non potevano conoscere il sacrificio, nessuno di loro si sarebbe mai sacrificato per il loro capo, seppure lo seguissero fedelmente, e per questo una fragorosa risata generale esplose attorno alla fanciulla.

 

“ E secondo te noi sprechiamo questa opportunità per portarci un rottame, piuttosto che un gioiello che vale più di tutte le tue pecore?! Il dolore ti deve aver ammazzato il cervello, non riesci più a dire niente di sensato, vecchio.”

 

Mentre il brigante capo pregustava la dolcezza di un corpo così giovane, stringendo con forza i capelli della ragazza, qualcuno lo chiamò.

Senza neppure girarsi, l’uomo seppe riconoscere la voce di un suo scagnozzo appartenente al secondo gruppo, impegnato fino a quell’istante nel trasportare il bestiame  in un carro.

“ Capo, abbiamo quasi terminato. Ma, gli altri del secondo gruppo sono con te ?”

 

Il bandito non prestò nemmeno caso alla domanda, mentre con lentezza maniacale avvicinava una sua mano al volto della ragazza, che prontamente iniziò a divincolarsi.

“ No.”

 

“ Ma chi è… questo tipo ?”

“ Questo chi ?” chiese con lo stesso tono assente e per nulla interessato il capo, essendo concentrato solo sulla visione di quel corpo.

Con la voce del suo sottoposto, unita alle urla strazianti del fattore e ai gemiti di dolore della ragazza, iniziava solo a spazientirsi.

 

Per questo, quando udì numerosi tonfi e un gran fracasso, come di legno che si infrangeva e lo strisciare sul terreno e sulla pietra, si voltò spazientito urlando a pieni polmoni.

“ MA SI PUO’ SAPERE CHE COSA VUOI ??”

 

Il suo sguardo vagò a vuoto verso l’esterno visibile dalla porta.

Cercò il suo seguace per una frazione di secondo, prima di trovarlo disteso con la faccia nel fango.

 

E in quel preciso istante, il suo cranio, assieme all’elmo di ferro, vennero schiacciati da una potente pressione verso l’alto, così che, spruzzando sangue come una fontana rotta, il capo bandito venne scaraventato via.

 

La ragazza intanto, che incredula non riusciva a capacitarsi di ciò che era successo, trovò come unica e sola spiegazione la figura di un ragazzo ammantato di fronte a lei.

E, riconoscendo quell’individuo, esattamente come i restanti briganti, giustificò l’evento.

 

“ Ma quello è Corex di Silver Knights !!”

Un coro di schiamazzi e urla atterrite, per niente adatte al loro aspetto truce, si sollevarono dalla piccola squadra di predoni. Invece, un bagliore di speranza e riconoscenza balenò negli occhi lucidi del padre e della figlia.

 

Questo era l’effetto che causava l’arrivo di un individuo dal mestiere ormai più praticato in tutta Alaustria, ovvero il Mago affiliato ad una Gilda.

Questa tradizione millenaria, presente esclusivamente nel Regno, era l’unico modo di guadagnare attraverso la Magia, ovvero risolvere problemi nel mondo ed aiutare il prossimo.

 

E così quel mago senza stemma o simbolo della Gilda appena nominata, mosse tre passi all’interno della stalla. Quei tre passi però, durarono un’eternità, come se il tempo stesse venendo pietrificato.

Il cappuccio del ragazzo si sollevò, scivolando via dal suo capo.

 

Quel movimento rivelò i capelli bianchi, simbolo di quel giovane dal fisico slanciato, che suscitava tanto terrore nei malvagi seppur dimostrasse pienamente la sua età da ragazzo.

 

Con il suo ultimo passo Corex, quello il nome dell’albino, superò la giovane, parandosi di fronte ai restanti cinque predoni, ormai con le spalle al muro.

 

Il silenziò si protrasse, fino a quando il ragazzo, flettendo con forza le dita della mano destra, non fece schioccare le proprie nocche.

“ Il vostro peccato è quello di aver infranto una delle leggi che sostengono il mondo.”

Il suo tono di voce era freddo e tagliente come quello di una lama, e sibilava minacciando con ferocia, aggredendo, ma forse anche trasportando una personale sofferenza.

 

“ Parlo del sacrificio.”

 

L’aria gelida, isolata dal tepore delle torce, divenne altrettanto tagliente. Anzi, sembrò letteralmente modellarsi, rendersi consistente, frenetica, nebulosa.

 

E fu allora che, mentre un occhio azzurro del ragazzo scintillava in quella sua rabbia non espressa, una nuova onda d’urto si manifestò. I cinque uomini vennero schiacciati contro la parete come bambole indifese, mentre le loro ossa scricchiolavano assieme al legno, in seguito al fracasso emesso dall’impatto.

 

La vicenda era accaduta in massimo tre secondi, ma anche quando ormai Corex aveva rimosso il braccio del contadino dalla stretta della ruota, i due abitanti di quella fattoria non seppero ancora trovare le parole per esprimersi.

 

Ma quello strano sensazione si protrasse ancora per qualche minuto, così l’albino si voltò verso la loro direzione, non più con gli occhi di una bestia, bensì quelli di un normale ragazzo.

“ Il prezzo della mia magia è quello di privare un altro essere vivente nelle vicinanze di una capacità. Comunque sia, la voce vi ritornerà tra pochi secondi …”

 

Da ormai un paio di anni, tra le pianure di Sachaer, si vociferava che in una gilda non particolarmente conosciuta, avesse iniziato a lavorare un mago. Si conosceva di lui il suo aspetto mite, i suoi capelli color dell’argento, ed il suo nome.

Anche se, assieme a quest’ultimo, lui aveva inizialmente dichiarato di preferire un titolo, un soprannome.

Molti maghi ne hanno, alcuni sono come portafortuna, altri servono per intimidire i nemici, altri ancora spesso li affibbiano le normali persone, magari come segno di riconoscimento ed accettazione.

 

Quel ragazzo, insomma, era conosciuto come Corex, la Stella d’Argento, mago della gilda Silver Knights.

 

E mentre la sua sagoma si dissolveva tra la pioggia ed il vento che aveva iniziato a spirare sulla pianura, davanti a sé si stagliò l’ombra della città di Bornim.

- Non si direbbe, ma finalmente sono arrivato a destinazione.- pensò, continuando a borbottare.

 

|||

 

Nord Ovest delle Pianure di Sachaer, non molto distante dalla Rondchaster Valley.

Sotto l’ombra impressionante del Monte Caribo, un antichissimo vulcano sopito, un’ennesima ombra si muoveva tra le foglie.

Le gocce di pioggia le ricadevano sulla mantella che indossava, bagnandole le gote.

I suoi capelli erano neri, gli occhi violacei. Era una ragazza, una maga per l’esattezza.

 

- Non ho luogo dove andare… o almeno così sarà fino a quando non imparerò a controllare la mia magia.-

 

|||

 

Anche in una certa gilda, a metà tra la città capitale Baskerveille ed il Fiume di Portarea, si trovava una maga.

Stringeva tra le sue mani un ciondolo d’argento appeso al suo collo. Era l’effige di un gufo, e sulla spalla destra portava il marchio della propria gilda d’appartenenza.

Davanti a lei era seduta un’anziana donna, avvolta dai fumi dei numerosi incensi presenti in quella stanza, rendendola quasi una figura eterea, un’illusione di luce.

 

“ Mi stai dicendo che nel mio futuro, ci sarà l’addio a questo posto? La mia unica casa ?” il tono della ragazza non era di rabbia, bensì di rassegnazione, seppur con una forte tristezza.

Nell’oscurità, l’anziana annuì.

 

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Foresta della provincia di White Dawn, a poca distanza dal confine sud-est delle Pianure di Sachaer.

 

La fame si stava consumando in quella foresta, contorcendo le budella, bruciando la gola, pungendo il cervello.

Qualcosa si muoveva, mossa dalla fame e dalla paura. Le foglie si piegavano al suo passaggio, sugli alberi apparivano dei solchi, causati da lame curve e molto affilate.

La fame, il sangue. E gli artigli della disperazione.

 

Ma quando le voci di una città si stagliarono dall’ombra, il ragazzo si fermò.

“ No, non è questo quello che voglio !” mormorò con voce rauca, rotta dal pianto, o forse dall’ira. Le sue mani fremevano, ma la pelle controllava ciò che si annidava dentro.

 

La caccia non era iniziata, e chissà quante vite vennero risparmiate.

 

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Città di Marleybone, ad ovest della capitale Baskerveille.

 

Con la luna appena sorta, un artiglio bianco sembrava squarciare il cielo notturno, senza però venir notato in tutta la sua bellezza dagli ignari passanti sulle strade.

Ad un occhio più attento, infatti, quella mezzaluna sarebbe sembrata una vera falce, dalla lama argentea, con addirittura delle macchie rosse cremisi dipinte sopra, come se fosse un quadro.

 

Era l’arte della notte, dell’assassino che compiva il suo lavoro. L’asta dell’arma venne fatta roteare attorno al collo della figura appollaiata come un gargoyle sul tetto di una casa.

Al suono delle campane della chiesa vicina, si sollevò, facendo scivolare all’indietro il cappuccio della giacca che indossava.

Nelle tenebre si illuminarono due piccole luci, una rossa e una azzurra, appartenenti agli occhi del ragazzo che, silenzioso vigilava nelle tenebre.

 

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Città di Marleybone, un pub nello scantinato di un vecchio condominio.

 

Tra la musica proveniente da un vecchio grammofono, le nubi di fumo e l’odore di numerosi tavoli impregnati di alcool rovesciato, l’atmosfera sembrava mantenere alto l’umore dei clienti, che continuavano a focalizzarsi su quella che sembrava l’attrazione della giornata: il poker.

Si parlava ormai da qualche ora, di un certo ragazzo con la faccia da angelo, ma il talento di un diavolo, che stava riuscendo a far imprecare come dei mocciosi anche i più abili lì dentro.

 

Nessuno ancora era riuscito a sapere il suo nome, se glielo chiedevi, ti rispondeva che te lo avrebbe rivelato solo dopo esser stato sconfitto. E, come già detto, rimaneva ancora un mistero.

 

Il ragazzo i questione aveva dei capelli neri, lunghi fino alle spalle, coprendo però parte della testa con una fedora nera, dalla fascia a tema scacchiera.

Sorrideva beato, ben conscio di attirare a sé tutte le maledizioni dei restanti giocatori, ma quell’espressione vacillo quando al suo tavolo, finalmente si sedette un nuovo sfidante.

Era una ragazza dai capelli castani, con le punte color miele, avvolta in tutta la sua chiara pelle da un cappotto di pelliccia rossa. Numerosi uomini sussultarono vedendola sedersi, ma la ragazza, a sguardo basso e con un’espressione che non lasciava trasparire nulla, si rivolse immediatamente all’altro.

 

“ Fammi provare.” Ordinò, e a quel punto il moro, sciogliendosi in un sorriso smielato.

“ Conosce le regole ?”

“ Non ci provare nemmeno, ho bisogno di soldi e sono qui per vincere… non per ciarlare.” Rispose la castana, freddando il ragazzo, che senza apparire nemmeno troppo deluso, si arrotolò le maniche della camicia all’altezza del gomito. 

“ Ma no, volevo solo conoscere un po’ il mio avversario.” Sorrise, per poi iniziare a servire dal suo mazzo di carte già pronto, sotto lo sguardo vigile della ragazza, che continuava a non guardarlo negli occhi.

 

Una volta concluso però, lei gli disse gelida: “Da capo.”

“ Come, prego ?”

I numerosi spettatori giunti ad assistere, rimasero allibiti come lo stesso ragazzo, che non poté fare a meno di rabbrividire, osservando finalmente i profondi occhi tra l’azzurro e il viola della sconosciuta.

“ Non so le regole, ma visto che mi vuoi conoscere… devi imparare che non sono così stupida da non capire subito che il tuo modo di servire non sia del tutto legittimo …”

 

Il brivido avuto dal moro, a quel punto, si ripeté. Era un brivido di eccitazione.

“ Perfetto, penso proprio che mi divertirò, allora.” Sorrise il ragazzo, e la ragazza mostrò un ghigno soddisfatto, per poi iniziare da capo la partita.

 

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Mare Antico, vicino alla città portuale di Portarea. Sud di Alaustria.

 

Il Mare Antico, era così chiamato perché i primi uomini giunti sul continente di Tellius, iniziarono a stabilirsi sulle sue coste frastagliate, ricche di promontori rocciosi ed insenature dove ripararsi.

 

In quel momento però, nel pieno della notte, si poteva vedere la vita anche tra i suoi flutti, sebbene il manto del buio rendesse l’acqua più nera dell’abisso.

C’erano pesci, piante, ed antiche creature forse più grandi di uomini e navi, nascoste nelle profondità del letto del mare.

 

Ma soprattutto, un ragazzo, avvolto dall’abbraccio del buio, sopra di lui, attorno a lui, che sembrava dar calore al suo cuore palpitante nel silenzio. Era in sintonia, come se l’acqua respirasse insieme a lui, come se tutto fosse un unico muscolo, una placenta.

 

La mano del ragazzo si allungò verso l’alto, o quello che lui pensava fosse, lontano dalla superficie, ma artigliando la lontana luna bianca. Una bolla d’aria iniziò a salire, solitaria, attraverso quelle dita, ora simili a quelle di una creatura non umana, fatta di pelle liscia e lucida.

 

- Sento che qualcosa di straordinario sta per accadere. Ma ho paura, perché non so di cosa si tratti.-

E lentamente, dopo aver ripreso sembianze umane, seguì le bolle verso l’oscurità sopra di sé.

 

|||

 

Luogo Indefinibile, Regno di Alaustria.

 

In una sala rossa, dove la luce del giorno o della notte non filtrava, lasciando spazio soltanto a pareti e pavimentazione di rubino purissimo, sette ombre erano disposte attorno ad un tavolo circolare.

 

Ogni angolo della stanza rifletteva diverse copie degli individui presenti, proiettando ovunque volti, ombre, occhi, componendo creazioni talmente diverse da rendere impossibile riconoscere le parti di corpo riflesse.

 

“ Dichiaro aperta l’Assemblea dei Sette Sacri Maghi di Alaustria. Oggi, si discuterà di quanto abbiamo ricevuto in responso dai nostri informatori dell’esercito reale.”

Un anziano uomo, alto e magro, seppur curvato in avanti per via della gobba, diede inizio a quella che sembrava essere una riunione tra donne e uomini molto potenti, tanto da essere chiamati, per l’appunto, i Sette Maghi Sacri.

 

L’anziano con la gobba continuò a parlare, menzionando il nome della nazione a statuto speciale confinante ad ovest di Alaustria, una frazione dell’Impero Nakhan. La situazione di cui parlava sembrava grave, in quanto citava di un programma del Nakhan, riguardante dei test di potenti armi magiche di distruzione vicino ai confini con Alaustria.

Si sospettava dunque, che l’Impero famoso per l’alta corruzione dei suoi ministri, stesse solo tentando un protesto per scendere in guerra con il Regno.

 

Ma, solo uno dei presenti sembrava disinteressato, tanto da limitarsi a giocherellare con un cucciolo di coniglio bianco tra le sue gambe, mentre con una mano si sorreggeva la testa.

 

“ Va tutto bene, Signor Felix ?” domandò ad un certo punto l’animaletto, rizzandosi in piedi come farebbe un normale essere umano. Nessun altro in quella stanza sembrò farci caso, se non il ragazzo con cui giocava.

 

Aveva i capelli rossi e lisci, corti, con gli occhi turchesi e la pelle chiara. Aveva un aspetto maturo, e nonostante fosse seduto pareva alto, quindi probabilmente avrebbe avuto più di diciotto anni.

“ Non proprio Melphin… penso a Corex, e quando i nostri destini potranno incrociarsi di nuovo.”

Rispose monotono il ragazzo, rimanendo con un’indecifrabile ed enigmatica espressione in volto.

 

“ Per il bene di entrambi spero mai più, ma qualcosa mi dice che saremo costretti a ritrovarci.”

 

 

 Era solo il prologo del grande evento che avrebbe un giorno cambiato le sorti di quel continente pregno di magia e misteri,.

 

 

 [Ending: (4) Spandau Ballet - Gold - Lyrics - YouTube ]
 

Angolo Autore:

Uhm… già *colpi di tosse*.

Meglio darsi da fare e sbrigare questa spiegazione.

Welcome! Sono Master Chopper, e questo è un mio spudorato ritorno sul fandom di Fairy Tail.

Un fandom che ha perso la mia ammirazione nel corso degli anni, i miei (con oggi) tre anni come autore su EFP. Non è questo il discorso per l’angolo autore.

Iniziamo rapidamente, per poi parlare un po’.

Cos’è Stella d’Argento?

Stella d’Argento(SdA) è stata la mia prima fan fiction, precisamente una fan fiction ad OC sul fandom di Fairy Tail, conclusa Il 28/06/15 per mancanza di idee e volontà. In breve è una fan fiction scritta male, mai corretta del tutto, piena di buchi di trama e soprattutto idee campate per aria o copiate spudoratamente.

Cos’è Stella d’Argento:Anima d’Argento?

La vendetta di Stella d’Argento. Non è il riscatto della mia persona in quanto autore, perché sono abbastanza sicuro che nessuno recensirà questa roba. Non è un tentativo di risentirmi con i miei vecchi(e primi) recensori e di fare loro un regalo, perché sicuramente avranno abbandonato EFP da tempo immemore.

"La Stella non si eclissa" è in tutto e per tutto la vendetta della mia prima storia, in ricordo di un periodo bellissimo e davvero speciale, prima che questo fandom cadesse in rovina (quando le storie ad OC gli autori le continuavano davvero, senza abbandonarle dopo il prologo per motivi sconosciuti. Consiglio per i novizi che vogliono scrivere una fan fiction ad OC, perché tanto è estate: smettetela di mentire a voi stessi e a qualche poveretto, illudendolo che ogni tanto su questo fandom si possa respirare aria di originalità).

 

Questa versione, che mi diverte chiamare REMASTERED, vedrà i capitoli riscritti in base alla struttura originale della storia, con lo scopo di riempire TUTTI i buchi di trama e di poter rendere la fan fiction completa una volta per tutte.

Non avete mai letto Stella d’Argento? Meglio, fatemi sapere cosa ne pensate di questa versione, allora!

E… please, non andatemi a segnalare la vecchia storia, piuttosto accetto beta-tester che correggano solo gli errori grammaticali della versione originale (non perché io non lo sappia fare, dah! Ho da fare, sono impegnato con altre due storie ed una mano non guasterebbe. Tanto siete tutte/i così collaborative/i quando ci sono le  ship-week ed i contest).

 

Consiglio anche la lettura di altre mie storie, come la serie Story of a Family, una what if ad OC ambientata nell’universo di Katekyo Hitman Reborn, oppure di Fabulous Bastard Smile, nel fandom delle Bizzarre Avventure di Jojo. O magari di tutte le mie fan fiction su questo fandom mai recensite perché non si trattavano di ship o AU scolastiche (una lo era, ma senza le ship)

 

Alla prossima! Vi attendo in molti (non è vero mai)!

P.S: Alcuni personaggi che appariranno in questa fan fiction non sono di mia proprietà, bensì dei loro rispettivi autori, recensori della prima Stella d’Argento. I loro nomi saranno menzionati ogni qual volta un OC che li appartiene entrerà in scena.

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno: Argento e Cenere ***


Stella d'Argento:La Stella non si eclissa [REMASTERED] 

Capitolo Uno: Argento e Cenere.

 


Rumore.

Solitamente non gli sarebbe piaciuto, ma almeno all’interno di quelle mura il ragazzo dai capelli d’argento riusciva a sopportarlo.

D’altronde doveva pur abituarsi all’atmosfera della gilda nella città di Bornim: Silver Knights sembrava in tutto e per tutto una locanda in una cittadina campagnola.

I maghi che la frequentavano erano spesso presi in giro proprio perché la loro bravura con la magia era pari all’abilità nei campi o nella produzione di birra. Gente solare, dalle facce rosse e sincere.

 

Corex sospirò prima di scacciare definitivamente l’umidità, ormai all’interno del caldo edificio.

La gilda era stata scavata all’interno di una collina, probabilmente riesumando una vecchia chiesa, o almeno così dicevano le leggende. Alte colonne di marmo sorreggevano il soffitto, decorato da un affresco raffigurante i cicli della luna nel cielo di veri lapislazzuli.

Al centro del primo piano, esattamente tra due piattaforme che facevano parte della zona sovrastante della gilda, ardeva un focolare dentro un grande ricettacolo di alabastro.

La fiamma incantata variava colore a seconda dell’ultimo oggetto lasciato ardere al suo  interno, ravvivando sempre l’ambiente con tonalità nuove.

 

Il ragazzo si chiese cosa avessero lanciato nel fuoco per fargli assumere quel colore verde chiaro. Un peperone, o forse una pera?

Non appena lo notarono, qualche mago lo salutò agitando il proprio boccale o il proprio cosciotto di carne, invitandolo, brilli com’erano, a prendere posto tra di loro.

Senza particolare interesse lui declinò sempre con un gesto della mano. Non gli importava di sembrare scortese.

- Non ho niente a che fare con loro, i nostri interessi non possono incontrarsi.- Pensò mentre si asciugava le gocce umide dai capelli, scivolando distaccato come un’ombra verso le scale più vicine.

Si accorse dunque di essere solo nel piano superiore, ma senza preoccuparsene si avvicinò a ciò che sarebbe potuto essere un altro lascito della vera natura di quell’intero luogo.

Un portone di legno massiccio, decorato da scritte nella sua interezza, come se fosse le due pagine di un libro. Si poteva sentire come esso emanasse magia dalle sue fibre, persistita per chissà quanto tempo.

 

Non disse nulla, non produsse alcuno suono, ma ugualmente una voce dall’altro capo di quella porta lo chiamò.

“ Oh, Corex, da quanto tempo! Entra, entra …”

Senza obbiettare il giovane mago spalancò il portone, il quale si chiuse dopo che lui avesse mosso pochi passi dentro la stanza.

In quello che sembrava un salotto adornato da mensole ricoperte di vasi e stoffe, con il pavimento in pietra ricoperto da decine di tappeti di diversa fattura, un anziano signore lo osservava seduto su di un divano viola.

L’uomo dalla voce pacata era magro al punto che le sue braccia e le sue gambe sembrassero delle stecche, aveva la pelle color nocciola, con folte sopracciglia raccolte in tanti ciuffetti separati per farle sembrare come puntute.

Vestiva un semplice abito di seta verde con degli zoccoli in legno, indossati anche se sedeva a gambe incrociate sul divano.

Il nome del Master di quella gilda era Battah, ed il ragazzo lo conosceva da tempo.

 

“ Ho saputo del risultato della tua ultima missione, giovanotto.” Mentre parlava, l’anziano si lisciava le sopracciglia grigie e bofonchiava con i pochi denti rimasti nella sua bocca. Corex trovava snervante quel suo modo di fare.

“ Non ti smentisci affatto, hai ripulito quella base di ladri a Marleybone prima che potessero attuare il loro prossimo colpo.” Batta rise, non ricevendo alcun commento da parte dell’altro.

“ Mi chiedo solo se …” Continuò, assumendo stavolta un tono più interrogativo, cercando forse di porre una domanda a se stesso.

“ Zitto !” La voce della Stella d’Argento però lo interruppe, e dal modo in cui si pose, ovvero incrociando le braccia al petto, sembrava non curarsi nemmeno di un qualche rispetto tra lui ed il Master.

“ So già quello che vuoi dire, non è la prima volta che ci provi, ma la mia risposta non cambierà: non entrerò in questa gilda !” L’argenteo grugnì, ritornando a guardare verso il basso prima di abbassare il tono.

“ Mi limito soltanto a prendere delle vostre missioni, ma alla carta non sono vincolato ai Silver Knights …” 

Batta sospirò, rassegnato.

- Se lo dicesse in giro potrebbero anche arrestarlo, quindi alla fine è un bene che tutti lo credano parte della gilda. Che carattere però, non cambia proprio mai …- Fingendo un sorriso amaro dopo l’ennesima risposta negativa, l’uomo si arrese anche per quel giorno.

 

“ Piuttosto… sei a conoscenza della faccenda riguardo il Monte Caribo ?” Il modo in cui il Master avesse improvvisamente assunto un’espressione seria ed un tono di voce più profondo, incuriosì il ragazzo, il quale sollevò lo sguardo in attesa.

“ I contadini nei villaggi ai piedi del monte hanno dovuto evacuare la zona dopo aver misteriosamente perso il loro bestiame durante la notte. Si crede una maledizione, si sospettano dei banditi, ma in molti dichiarano di poter sentire i versi di mucche e pecore provenienti dalle caverne che conducono all’interno di Monte Caribo.” Interrottosi, l’anziano sollevò lo sguardo, ed i suoi occhi duri sembravano diversi da quelli di poco prima.

“ Già dieci uomini e donne non hanno più fatto ritorno dopo aver tentato di accedere in quelle grotte. Nessuno fa ritorno da Caribo !”

“ Va bene, andrò io.”

“ EH ?!” Esclamò Batta, osservando come Corex stesse già uscendo dalla stanza dopo avergli voltato le spalle in un istante.

“ Ma non ho finito …” mormorò con un fil di voce, ancora sbigottito dalla rapidità dell’altro, il quale continuava a parlargli nonostante già distante.

“ Torno massimo sabato sera: mi fermerò come al solito per un risposino alla pianure di Sachaer.” Senza smettere di blaterare tutti gli impegni personali che avrebbe svolto dopo la missione, il giovane si riavvicinò al portone di corsa.

 

“ E sappi che …”

Borbottò una frase stizzita contro l’anzianità, osservando contrariato come il vecchio master si fosse addormentato di colpo sul suo divano.

“ Ma chi lo capisce.” Sospirò, riponendo il cappuccio di pelo bianco sulla propria testa.

Scese le scale, preparandosi con un brivido a dover assaporare nuovamente il freddo della pioggia.

Salutò al volo chi prima lo aveva riconosciuto, declinando per la seconda volta un bicchiere.

Poco prima che potesse varcare la soglia della gilda, una voce tonante fece vibrare l’aria all’improvviso.

 

“FERMO GIOVANOTTO !”

Qualcuno, tra i più timorosi, cadde dalla sedia, mentre i più sfortunati rischiarono di farsi andare di traverso la birra o il cosciotto di agnello.

Corex si voltò con il volto contratto in un’espressione esasperata, vicino a perdere la pazienza.

Al piano superiore, con le braccia poggiate al corrimano, proprio Batta lo guardava, ancora ansimando per il potente urlo emesso.

Sembrava essersi ricordato cosa volesse dirgli prima di cadere tra le braccia di Morfeo.

“ La tribù Ferkin, che risiede attualmente in quella zona, ci ha offerto il loro aiuto. Non pensare nemmeno di rifiutare adesso, sconsiderato che non sei altro !”

Ma il ragazzo non stava più sentendo le parole severe del master, ormai aveva già sollevato la testa in alto, e poggiandosi alla parete senza forze, mormorò a fior di labbra.

“ Oddio! Ti prego, no …”

 

 

|||

 

Sull’estremità orientale delle Pianure di Sachaer, dove le valli verdi cedevano posto alla terra brulla ed argillosa della Rondchaster Valley, si ergeva il Monte Caribo, un tozzo vulcano inattivo non più grande di una vera montagna.

L’aria alle sue appendici era calda, ed il bosco che lo circondava era permeato di fiumi sulfurei, causando spesso l’avvelenamento di piante ed animali. Nonostante queste avversità, la tribù Ferkin viveva da sempre in quel territorio senza mai aver avuto problemi.

Ovviamente, fino a quel giorno.

 

Alcuni anziani rappresentanti, vestiti con lunghi abiti richiamanti il colore del fuoco o della terra scura, stavano discutendo con il giovane mago dell’anima sul da farsi. O almeno, loro parlavano, mentre lui si limitava ad annuire distrattamente, rivolgendo sguardi scrupolosi al Monte.

Una voce rauca ma gentile richiamò la sua attenzione, appartenente ad una vecchia donna avvicinatasi a lui.

“ Gentile mago, ti pregherei di portare con te questa ragazza: l’abbiamo ospitata da poco tra di noi, ma ti aiuterà di sicuro. Ha una vasta conoscenza sulla magia e …”

Con un respiro di secchezza l’argenteo voltò le spalle all’anziana, senza nemmeno voler sentire la fine del suo discorso.

Dopo qualche secondo, sotto lo sguardo confuso dei capi tribù, scomparve nella fitta boscaglia scura.

L’ombra di Caribo si stagliava minacciosa all’orizzonte.

 

La luce del sole filtrava tra le foglie quasi creando immagini sul terreno calpestato da Corex, nel mentre il silenzio si intervallava ai suoni della natura.

“ So che mi stai seguendo, è inutile cercare di non farti sentire !” Gridò improvvisamente, dopo circa trenta minuti di marcia.

La sua voce raggiunse la vastità di quel bosco, raggiungendo le tane di qualche animale selvatico, ed un ruscello che scorreva lentamente in lontananza.

“ Te lo dirò chiaramente, sono qui perché ho bisogno di soldi. Voglio solo fare il mio lavoro di mago, non di balia per qualcun altro.”

Nuovamente nessuna risposta lo raggiunse.

“ Non ho bisogno di aiuto, ed allo stesso modo non te ne darò. Ognuno per sé, intesi ?”

“ Sì.” Una voce chiara e pura, quasi da bambina, lo sorprese prima che potesse continuare il suo discorso.

- Bene così. – Confermò il mago con serenità, e da allora il tragitto proseguì senza altre conversazioni.

 

Alle vere e proprie pendici del Monte Caribo, dove la sua roccia antica e rossastra si incontrava con la terra molle, era possibile notare delle lunghe e profonde strisce nel fango.

- Qualcosa di più pesante di un essere umano deve essere stato trascinato …- Corex, inginocchiatosi al suolo, percorse con le sue dita alcune sporgenze all’interno di quella traccia.

- Zoccoli animali.- Poco dopo constatò anche la presenza di diverse impronte umane, e tutte seguivano uno stesso percorso.

Continuando con quella pista davanti a sé, raso alla parete rocciosa, iniziarono ad intensificarsi il numero di impronte nella terra.

- Se fossero dei banditi  si preoccuperebbero di nascondere il proprio covo, perché per quanto forti basterebbe un plotone di soldati per scacciarli. Una gilda oscura non potrebbe essere, altrimenti perché rubare il bestiame ?-

Riflettendo per cercare di smascherare quel mistero, una cavità scavata nella roccia si parò davanti a sé.

- Deve essere opera di una creatura che ragiona come un predatore, con l’istinto di sopravvivenza degno di un animale.-

 

A quel punto, forse per mera curiosità, oppure per una necessità nel guardarsi le spalle, il mago dell’anima si voltò verso la sua “inseguitrice”.

Era a tutti gli effetti una ragazza, la quale con i suoi profondi occhi color smeraldo lo fissava intensamente.

Non esprimeva nessuna emozione, soltanto distanza, per rispettare l’accordo fatto poco prima con l’albino.

Rispetto a Corex non sfoggiava un’altezza impressionante, un metro e sessanta al fronte dei centoottanta centimetri dell’altro. Di corporatura esile, richiamava anche nei lineamenti delicati e morbidi del viso una bambina, con i capelli castani raccolti in due codini arruffati ai lati della testa.

Con le dita si tormentava l’orlo della sua maglia leggera verde, senza spalle, poco sopra gli short che coprivano le gambe bianche, assieme agli stivali neri.

Il ragazzo notò due polsiere nere, riportanti il simbolo di una croce d’argento, come quella affissa sulla collana che lei indossava.

 

“ Bhe… che hai ?” domandò con imbarazzo lui, cercando di mascherare il disagio di star venendo guardato con della freddezza.

Senza dire una parola, la castana spalancò gli occhi ed arretrò nervosamente di un passo. Dal modo in cui si stava stringendo nelle spalle, guardando ora quasi con timore il mago, si notava quanto anch’ella si fosse vergognata.

Corex non si aspettava una reazione simile, il che gli rese difficile scegliere cosa dire per non sembrare una persona scontrosa e burbera.

- Ma forse lo sono ?- Si domandò, prima di aprire bocca.

“ Non volevo dire… lascia perdere quello che ho detto. Piuttosto, almeno posso sapere il tuo nome ?”

A quel punto fu la ragazza ad imbronciarsi, rispondendo con voce seria e decisa.

“ Ryoko Hoshika. E comunque sei tu qui che fai troppe domande.”

Il mago dell’anima, facendo buon viso a cattivo gioco, chinò la testa e provò ad infilarsi in quel buco dentro la montagna.

 

In breve, lo stretto cunicolo si trasformò in un percorso umido e sporco, segno che fosse da tempo in quelle condizioni. Odore di sangue secco impregnava la roccia, nel mentre procedendo dentro il cuore di Caribo, la temperatura si alzava di molto anche rispetto all’afa del bosco.

La luce proveniente dall’esterno, la stessa dalla quale Corex e Ryoko si stavano allontanando, sembrava essere l’unica guida ed illuminazione. Finalmente, i due non dovettero più rimanere chini per proseguire, scoprendo come il tunnel si stesse allargando dopo cinque minuti di camminata.

 

Così, in breve il cunicolo era emerso in una grotta buia, assieme ai due ragazzi.

La castana rabbrividì, avvertendo una brezza gelida risalirle lungo la schiena. Guardandosi attorno non vedeva nulla, e se non fosse stato per lo spiraglio di luce che illuminava una breccia nell’ombra, avrebbe già perso di vista la schiena dell’argenteo davanti a sé.

- Non può essere il percorso sbagliato.- Pensò, avendo il coraggio di muovere un altro passo.

D’improvviso, qualcosa di molle incontrò la suola del suo stivale, per poco non facendola scivolare.

Rimanendo in silenzio, con i nervi a fior di pelle, ma con il controllo necessario per non compiere gesti affrettati nel momento sbagliato, sollevò leggermente il piede alla luce.

Un frammento bianco sporco cadde al suolo, attaccato alla poltiglia rossa e rosa che ora macchiava la scarpa.

 

Un tocco gelido alla base del collo la fece riscuotere dalla nausea di quella visione.

Non erano soli.

 

Ciò che sembrava una parete di pietra assunse sempre più una forma precisa, fino a staccarsi dalla superficie ed iniziare a mutare colore.

Quando una parte di sé assunse l’aspetto di un braccio lungo e ricoperto di scaglie, la creatura lo fece scattare serpentino verso la ragazza.

 

Immediatamente Ryoko si voltò, ma nel momento in cui intravide la creatura, delle unghie acuminate erano ormai vicine al suo collo bianco.

 

Un rumore stridulo, ed una pioggia di scintille che illuminarono l’aria per un istante attirarono l’attenzione di Corex, il quale scattò sull’attenti, quasi trattenendosi dall’urlare preoccupato il nome della sua compagna di viaggio.

Quello che vide, però, gli serrò la bocca dallo stupore.


Una creatura alta e dalle forme umanoidi, seppur con un torace troppo largo e delle braccia troppo ossute, si dissolse sotto il suo sguardo. In un secondo era stato inghiottito dall’ombra, lasciando aleggiare in quella cavità buia solo altro silenzio.

Ryoko Hoshika invece era per terra, caduta all’indietro di sedere, con un braccio proteso in avanti dove prima si trovava la mostruosità. Dalla mano sollevata, e questo fu ciò che più colpì il ragazzo, si era generato un portale di forma circolare, simile ad uno scudo ma troppo sottile per aver consistenza fisica.

Aveva la forma di un cerchio viola, dentro il quale vorticavano come dei flussi di energie intoccabili.

Lui capì che quella era magia, e che aveva respinto l’attacco.

 

“ Sei ferita ?” Le domandò dalla distanza di cinque passi, mentre con lo sguardo cercava di scrutare nel buio segni di sangue sull’altra.

La castana espirò profondamente per distendere i nervi, sentendo il proprio cuore palpitare ancora a frequenza accelerata.

“ No …” Sussurrò con serietà, mettendosi in ginocchio per rialzarsi. Si interruppe quasi immediatamente, scorgendo negli occhi di lui un comando di allarme.

 

“ Buongiorno pecorelle. Vi siete forse perse nella tana del lupo ?” Una risata riempì l’oscurità della caverna, proveniente da una voce malefica e subdola.

“ Il mio nome è Azazel, e da qualche giorno sono diventato il signore del Monte Caribo.” Le ombre sembravano agitarsi in ogni angolo, al suono di quelle parole provenienti da nessuna parte.

I due ragazzi rabbrividirono per l’ultima volta, mentre Ryoko si sollevava da terra con molta lentezza ed attenzione in ciò che la circondasse.


“ Mi avete disturbato poco prima di pranzo, sapete? Certo, in fin dei conti non tutti i mali vengono per nuocere… visto che oggi avevo proprio voglia di umani !” Nuovamente la risata si ripropose, rimbombando come un tuono tra le pareti rocciose.

 

Soul Appease

Un respiro gelido fuoriuscì dalla bocca quasi del tutto serrata di Corex, risalendo fin sopra gli occhi spalancati del giovane, tra quelle iridi color del mare profondo.

Le sue mani, incrociate verso il basso, percorsero due archi verso l’alto, per poi separarsi sopra la propria testa.

Una misteriosa nebbia color argentea sembrò provenire dalla sua pelle e dai suoi vestiti, diffondendosi a livello del terreno come un tappeto incorporeo.

 

Ryoko guardò stupefatta il ragazzo: poteva immaginare che fosse un mago, ma quel tipo di magia non sembrava appartenere ad una scuola di elementi, e per questo motivo doveva anche essere molto peculiare.

L’incantesimo Soul Appease avrebbe permesso all’utilizzatore di individuare qualsiasi cosa avesse sfiorato la coltre di nebbia sul pavimento.

- Anche nell’oscurità io ti troverò.- Il respiro di Corex sembrò annullarsi per la concentrazione necessaria.

 

Non passò molto tempo prima che un impulso raggiungesse il suo cervello, facendogli rendere conto che qualcosa aveva attivato la trappola.

Solo che non era il peso di un passo ad aver calpestato la nebbia.

- È… sotto di me !?- Il ragazzo spalancò gli occhi, giusto in tempo per veder sorgere una figura dal pavimento roccioso sotto i suoi piedi.

Un volto, inizialmente costituito di roccia, assunse una colore cadaverico nel mentre si sollevava dal terreno.


Azazel sorrise con il suo volto umano scarno, leccandosi le labbra inesistenti con una lingua nera e biforcuta, da serpe. Dei fili di ferro decoravano il suo cranio come dei capelli, nel mentre il suo corpo sembrava un ammasso di ossa, cenere e vecchie piume grigie.

 

Il mostro attaccò il ragazzo in un istante, sollevando un braccio munito di lunghe unghie.

L’impatto, seppur Corex avesse provato ad evitare il colpo, avvenne inevitabilmente.

 

“ Bwargh !!” L’argenteo vomitò uno spruzzo di sangue dalla bocca, avvertendo un forte bruciore sul fianco destro, punto trapassato da parte a parte da quei giganteschi aghi.

La forza della creatura era talmente tanto superiore a quella di un umano, che con un solo braccio lo teneva sollevato da terra, minacciando che il peso di Corex causasse la lacerazione della carne trafitta.

Le orbite vuote ma ridenti di Azazel si incrociarono con gli occhi furenti, ed accecati dal dolore del ragazzo.

 

Per un istante il mago cercò di reagire, accumulando una misteriosa energia trasparente attorno alle mani, ma nell’istante in cui un barlume di ragione cancellò dal suo volto la furia cieca, disperse la magia.

Si era trattenuto, ed ora con la sola forza tentava di staccarsi dalle grinfie del mostro.

“ No, non farlo. Odio mangiare il cibo fatto a pezzi.” Sogghignò la creatura, osservandolo sadicamente sanguinare.

Azazel avrebbe volentieri continuato a schernirlo fino a quando la carne non si sarebbe staccata, ma un rumore proveniente da un’altra zona della caverna lo costrinse a mettersi sull’attenti.

Sapeva chi altro avrebbe potuto produrre un suono lì dentro, così, pregustando un'altra vittima, si voltò leccandosi avidamente la bocca da scheletro.

 

Ed esattamente come si aspettava, Ryoko Hoshika stava correndo nella sua direzione.

La ragazza aveva mantenuto lo stesso sangue freddo di prima, fissando il proprio bersaglio con sguardo risoluto e vendicativo. Nella mano destra teneva stretto il portale viola materializzato da lei stessa poco prima, come se fosse stato una valigetta.

Arrivata ad una distanza di almeno cinque metri da Azazel, scagliò quell’incantesimo con tutta la sua forza, il quale roteò in avanti fendendo l’aria con un sibilo.

 

- Pensi di fregarmi ?- Sorrise il mostro, staccando gli artigli dal fianco di Corex, lasciando il ragazzo cadere inerme al suolo per arretrare con uno scatto felino.

Mantenne quel sorriso, sicuro di non poter venir battuto dai primi maghi che passavano di lì, fino a quando il portale non lo raggiunse ad una velocità sorprendente.

Non fece in tempo a spalancare la bocca per la sorpresa, prima che l’incantesimo si fermasse di colpo davanti al suo volto, rimanendo sospeso in aria.

 

 

“ Dimensional Slice ”

Al suono della voce di Ryoko, dal portale venne scagliata in rapida successione una raffica di fendenti magici, i quali si abbatterono in pieno sul corpo di Azazel.

Il mostro venne trafitto e dilaniato dai colpi senza possibilità di reagire, facendo vibrare persino l’aria attorno a sé al ritmo delle lame di energia. Infine, lanciando un urlo di dolore e disperazione, il suo corpo esplose in centinaia di frammenti di roccia, i quali ricaddero al suolo senza più muoversi.

 

Le lame svanirono assieme al portale, così che tutto tornasse come prima, nella calma e nel silenzio.

Il respiro affannato di Ryoko, mentre i ciuffi dei suoi capelli le ricadevano sul volto, era l’unico rumore presente nella grotta.

 

“ Fame …” Un lamento d’improvviso si levò nell’oscurità, e la ragazza trasalì anche nelle ossa.

“ FAME! HO FAME DI CARNE !!”

Il terreno tremò, assieme all’intero Monte, al suono della straziante voce di Azazel.

 

Dal pavimento roccioso emerse il mostro, che con un salto balzò in aria. Un raggio di sole sfiorò il suo volto, illuminandone delle profonde ferite sul cranio dalle quali sgorgava un sangue nero.

La bocca spalancata e gli artigli protratti come un falco che ha puntato la preda, in quel modo la creatura si lanciò in picchiata sulla giovane maga.

“ HO BISOGNO DI PIÙ PER POTER DIVENTARE UMANO !!”

La zampa acuminata si scontrò sul portale prontamente richiamato da Ryoko, sollevando nuovamente una pioggia di scintille. Questa volta però, la ragazza si ritrovò costretta a fronteggiare una forza decisamente più grande di prima, così non appena Azazel strillò, lei venne scaraventata all’indietro con violenza.

 

La sua schiena raschiò contro le rocce, aprendole dei tagli anche su braccia e gambe.  Distesa per terra, mentre dei rivoli di sangue appesantivano il vestito verde, provava troppo dolore anche solo per sollevare il collo.

- Sto forse morendo ?- La propria voce risuonò profonda nella testa, senza per riscuoterla da quel torpore, forse donato dal sangue che le percorreva la pelle lesionata.

Sentiva i passi pesanti del mostro avvicinarsi a sé.

 

Azazel sorrise, troneggiando su quell’umana inerme per terra con la sua nuova forza di volontà, dettata dalla fame e dalla paura di morire.

“ I maghi sono molto succulenti. Donano più potere e sono anche molto nutrienti.” Rise perfidamente, accarezzandosi con le unghie i solchi sul suo corpo ancora a tratti roccioso.

“ Devi sapere che se c’è qualcosa che preferisco più dei maghi e del bestiame… quel qualcosa sono le famiglie di viandanti che passano per le appendici del Monte. Sono davvero buoni, e poi spesso sono così tanti da durare anche per un giorno intero.” Per la terza volta si leccò le labbra, e stavolta anche le grinfie.

 

“ È IL MOMENTO !!”Come un fulmine a ciel sereno, la voce di Corex spiazzò sia Kyoko che Azazel, ormai abituati al silenzio delle ombre nella caverna.

Il ragazzo, nel momento in cui aveva urlato quelle parole, si era lanciato sulle gambe del mostro, placcandolo in una morsa con entrambe le sue braccia.

Nascondendo la testa dopo aver piegato di poco la schiena e le ginocchia, adesso teneva stretto a sé il bacino della creatura, impedendole quindi di muovere un altro passo.

 

La maga dei portali spalancò gli occhi, riprendendosi con un brivido da quell’opprimente sonno. Sollevando la testa a fatica, si stupì nel vedere come il ragazzo stesse cercando di aiutarla nonostante la ferita al fianco continuasse a perdere sangue copiosamente.

- È un pazzo… fino a poco fa non si fidava nemmeno di dirmi il suo nome, ed adesso mi protegge con la sua stessa vita !-

Accusando una fitta di dolore, poggiò un ginocchio per terra, facendo leva sulle braccia per inarcare il corpo in avanti. Respirò profondamente, tossendo così forte da farsi dolore la testa.

- Sarò una pazza anche io, allora.-

 

“ Cosa credi di fare?! SEI SOLO UN PATETICO UMANO !!” Azazel sollevò le sue braccia, per poi sfuriare le proprie unghie sulla schiena del ragazzo, in preda ad un’inarrestabile furia omicida.

A denti stretti l’argenteo soffocava delle grida di dolore sotto i colpi incessanti, persino quando dei rivoli rossi non scivolarono sui suoi capelli fino a macchiargli il volto.

“ Io sono… UN MAGO !!” Quando finalmente liberò i suoi polmoni con un grido di determinazione, nonostante il fiato stesse iniziando a mancargli, persino il mostro esitò davanti a quella determinazione.

Si era bloccato perché aveva provato paura.

 - È d-avvero disposto a sacrificarsi per uccidermi ?!- Per la prima volta in vita sua, temeva la morte, soprattutto ora che si era trovato di fronte ad un avversario incapace di arrendersi.

 

“ Ed io ti aiuterò !” La voce di Ryoko raggiunse il mago dell’anima, liberandogli la mente dal dolore.

A distanza, la ragazza aveva sfoderato un sorriso coraggioso che risplendeva sul suo corpo ferito e dolorante.

 

“ Dimensional… “

Un portale si generò tra le due braccia tese in avanti della maga, la quale con gli occhi serrati stava facendo confluire una potente energia magica all’interno del suo incantesimo. Il flusso energetico era talmente tanto intenso che i ciuffi sui suoi capelli si sciolsero, diventando un tutt’uno con la chioma svolazzante nell’aria.

“ … Radius ”

 

Pronunciata l’ultima parola, dal portale scaturì un raggio di energia magica diretta verso Azazel, il quale si ritrovò investito dal busto in su da quell’ondata di potere magico viola.

L’aria vibrò, assieme alla caverna, e per poco Corex, così pericolosamente vicino all’attacco, non perse l’equilibrio.

Eppure, fu proprio lì che non avrebbe dovuto mollare.

 

“ Sbrigati !!” gli urlò Ryoko, la quale stava quasi per essere sbalzata via dalla potenza del suo incantesimo.

Il portale davanti a lei iniziava a ricoprirsi di crepe, avvertendo di star per infrangersi da un momento all’altro.

 

La Stella d’Argento annuì con un sorriso. Determinato nel concludere quello scontro una volta per tutte, inarcò la schiena all’indietro e lanciò il restante corpo di Azazel nel raggio sopra di sé.

Le gambe vennero polverizzate così come la parte superiore del corpo, impedendo così al mostro di potersi rigenerare dalla pietra.

 

L’antro, non appena il Dimensional Radius scomparve, causa la rottura del suo portale, venne investito da un potente fascio di luce.

 

I due maghi caddero al suolo, feriti ed esausti, coprendosi gli occhi con i palmi delle mani per poter scorgere la fonte di quell’illuminazione.

Individuarono un enorme buco perfettamente circolare nella parete della montagna, il quale aveva portato all’interno della grotta i raggi del sole.

Non ci fu un motivo, se non il semplice essere investiti dal calore del giorno dopo aver combattuto strenuamente nell’oscurità, ma i due ragazzi scoppiarono a ridere rivolgendo uno sguardo al cielo.

Corex si trattenne subito, quasi con vergogna di aver riso, mentre Ryoko continuò fino a quando un colpo di tosse non la interruppe.

 

“ Sei sicura di stare bene ?” Domandò il mago, assumendo un tono freddo, come quello del loro incontro.

“ Penso di essere messa meglio di te. Sei tu quello che ha bisogno di cure urgenti.” Rispose schietta Ryoko, ed il ragazzo sollevò gli occhi al cielo con uno sbuffo.

“ Stai cercando di non farmi pesare il fatto che mi hai aiutata ?” La domanda di lei spezzò però quel suo atteggiamento distaccato, sorprendendolo.

 

“ No.” Sospirò lui, serio.

“ Sto cercando di non far pesare a me stesso l’aver infranto una promessa destinata a te.”

“ Un grazie ti aiuterebbe ?” Sorrise timidamente Ryoko, coprendosi gli occhi per ripararli dal sole.

Corex rise di nuovo, accusando però una fitta al fianco ferito.

“ Chissà.”

 

Passò qualche minuto prima che entrambi riuscissero a rimettersi in piedi.

La Stella d’Argento, a malincuore, usò il proprio mantello ridotto a brandelli come fasciature occasionali.

Ryoko si lamentò scherzosamente: “Bha, non fanno pendant con i miei vestiti !”

Mentre abbassava lo sguardo per puro caso, il ragazzo scorse sul pavimento roccioso un qualcosa che prima non aveva notato.

 

Con sguardo più attento appurò che la luce portata all’interno della grotta aveva rivelato diverse ossa sporche, assieme a cenere e misteriosi oggetti in ferro.

“ Nella tribù Ferkin ho sentito narrare una leggenda, o più che altro una di quelle storie che si raccontano ai bambini.”

La voce piatta e distante di Ryoko lo scosse come un brivido, facendolo voltare verso la ragazza.

Lei, in piedi, aveva tra le mani un foglio ingiallito ed in parte sbriciolato dalla sua vecchiaia. Sembrava macchiato di sangue secco, ormai raggrumato in una chiazza simile a polvere.

“ Tanto tempo fa, quando i nomadi usavano la magia per illuminare il loro cammino e proteggersi dalle bestie con il fuoco, nacque un bambino incapace di usare i suoi poteri come loro. Si dice che questo bambino avesse doti magiche troppo potenti, e per questo fu cacciato dalla sua stessa gente. Così finì per nascondersi dentro il Monte Caribo, senza nessun amico o qualcuno con il quale condividere il freddo delle buie grotte.”

La castana fissò con sguardo colmo di infinita tristezza quel foglio.

Sulla carta erano state scritte innumerevoli formule, appunti e liste, ma nessuna di queste scritte era andata ad intaccare un disegno rappresentato al centro della pagina. Raffigurava un omino disegnato grezzamente, con al suo fianco una creatura umanoide più alta e magra.

- Se solo il mio amico potesse essere umano come me.-

 

Venne attraversata da un brivido, ed immediatamente lasciò cadere il foglio per terra, come se fosse stata attraversata da una scarica elettrica.

Si accorse di star sudando, nonostante poco prima si fosse asciugata il viso, e non riusciva a calmare il battito del suo cuore. Con gli occhi spalancati osservò quel foglio disperdersi in centinaia di piccoli frammenti, trascinati via da una folata di vento.

“ Ho sentito una voce ...” Mormorò a fior di labbra, ancora troppo scossa per realizzarlo. Aveva sentito delle parole prendere forma nella sua testa, ma con una voce di qualcuno che nemmeno conosceva.

E tutto per via di ciò che aveva toccato, della storia di cui aveva parlato, del posto dove si trovava.

- Che possa essere solo una coincidenza ?- Rifletté, sentendo il suo battito cardiaco stabilizzarsi.

Osservò che Corex si era voltato verso di lei, e la stava guardando interdetto, come se fosse timoroso di una sua reazione.

 

“ Forse faremo meglio ad uscire di qui.” L’albino non sembrava essere spaventato, ma nemmeno consapevole di cosa le fosse successo, tuttavia tutto ciò che fece fu abbassare lo sguardo ed incamminarsi verso l’uscita della caverna.

Ryoko non ebbe da ribattere.

“ Questo posto è così colmo di tristezza …”

 

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Sud-Est di Alaustria, Mare Nuovo.

Il Mare Nuovo dimostra anche con il suo nome le diversità rispetto al Mare Antico. Il Regno di Alaustria è una penisola all’estremo sud del continente di Tellius e poggia su due mari: quello Antico, privo di isole e condiviso con l’Impero Nakhan, bagnando le sue coste occidentali, e quello Nuovo, le cui isole sono per lo più disabitate a causa della tensione con la vicina Repubblica di Berzelius.

 

Un umorista alaustriano una volta descrisse il Nakhan come un ragazzino incapace di tenere la bocca chiusa e le mani ferme, sempre pronto a provocare il prossimo per accrescere la sua autostima. Alla Repubblica indipendente ed antichissima invece, toccò l’appellativo di anziano che borbotta in continuazione all’interno della propria casa, e che proibisce persino l’accesso al postino nel proprio cortile.

 

Ma le nostre attenzioni questa volta si spostano su di un’isola in particolare del già sopracitato pericoloso Mare Nuovo.

Un luogo dal clima tropicale, circondato però da scogli aguzzi che si estendono in una sottospecie di piattaforma vasta un chilometro dal suo centro, ovvero l’isola stessa.

La vegetazione rigogliosa nasconde una lussuosa villa bianca e dal tetto rosa, sul quale però un elemento è in forte contrasto con l’armonia dell’abitazione: una lettera K costruita con del legno ormai marcio e tinto di rosso, inchiodato rozzamente sui mattoni, quasi come un’offesa.

La costruzione era ornata da colonne al suo interno e balconate interamente in marmo, così come il pavimento che scintillava per quanto fosse lucido. In un cortile di erba tagliata davanti all’ingresso, c’era una poltrona bianca posta davanti ad un tavolino di vetro.

 

Lì sopra era stata adagiata un’apparecchiatura insolita, rara nella maggior parte di Tellius, fatta eccezione per il regno magico di Alaustria.

L’oggetto si poteva definire come una grossa sfera di cristallo blu scuro, tenuta ferma su di un treppiedi.

Un pastore tedesco dormiva ai piedi della poltrona, con il muso tra le zampe ed il dorso peloso che veniva lentamente accarezzato da una mano.

La mano in questione, era coperta in parte da una manica di sottile tessuto rosso scarlatto, la quale però lasciava scoperte le dita, bendate del tutto.

 

Dall’interno della villa uscì un umano in divisa, con un fucile sulle spalle ed una coppia di sciabole alla cintura. Il suo abbigliamento era costituito da una grossa giacca cremisi, munita di una decorazione dorata sulle spalle ed al posto dei bottoni delle K, assieme a dei pantaloni neri e degli anfibi.

L’uomo, com’era possibile vedere dal volto, non appena fu uscito dall’abitazione scattò sull’attenti, immobilizzandosi sul posto. Si portò una mano alla tempia e, a petto in fuori, si irrigidì.

“ Comandante! Chiedo il permesso di riferire aggiornamenti sulle attività della Squadra Informativa !”

 

Al suono della voce rispettosa, la figura seduta sulla sedia sollevò la mano dal cane, per poi strofinarsela sulla gamba. Afferrò una piccola bustina, e dopo averla aperta versò il suo contenuto, una polvere bianca, in un bicchiere già colmo d’acqua sul tavolo.

A contatto con il liquido la sostanza sprigionò una zampillo di bollicine, le quali riempirono l’aria con un rumore cristallino. L’individuo seduto infine si portò il bicchiere di vetro alla bocca, bevendo e contemporaneamente dando un segnale con la mano libera, con bendaggi uguali al’altra.

 

Così l’uomo proseguì:

“ Comandante! La Gilda Owls of Moon, situata nelle campagne di Baskerveille, si è rifiutata di effettuare il pagamento e, per le leggi reali stipulate, è considerato come un affronto all’Organizzazione.”

Una voce cavernosa, a tratti distorta, lo interruppe prima che potesse proseguire, facendogli raddrizzare la schiena ancor di più.

“ Conosci le regole, fosse stato per me avreste già potuto inviare uno Smantellatore. Se si oppongono peggio per loro, l’importante è che tutti, cadaveri compresi, abbiano il marchio della gilda rimosso a lavoro compiuto.”

Quella persona misteriosa, ultimando la sua bevanda, adagiò il bicchiere sul tavolino.

“ Continua …”

“ L’Impero Nakhan ha accettato le sue trattative.” Asserì l’altro, per venir rapidamente liquidato con un ennesimo gesto di mano, ed un lugubre sorriso su quel volto coperto dall’ombra della villa.

 

“ Sta per iniziare il comunicato, Jolly. Non vuoi assistere ?” Con tono giocoso, la figura sporse la testa all’indietro, osservando una figura con la schiena appoggiata ad una palma.

Aveva l’età di un ragazzo, alto e dal fisico snello. La carnagione era rosea, ed i corti capelli biondi ricadevano sul volto disordinatamente.

Un tratto caratteristico era la presenza di ben due larghe cicatrici su entrambi gli occhi, deturpando così un giovane viso. La loro forma ricordava un fulmine ed una stella a cinque punte.

Vestiva una mantella da pioggia di colore blu, stranamente inadatta alla temperatura dell’isola, sopra dei pantaloni neri ricoperti da piastrelle luminose, le quali formavano tante saette illuminate di blu elettrico.

 Ai piedi calzava dei semplici sandali, mentre un piercing adornava il disotto del labbro inferiore.

 

Il ragazzo sconosciuto non pronunciò parola, e nemmeno l’espressione indecifrabile sul suo volto mutò, però ugualmente seguì gli ordini dell’individuo. Con atteggiamento annoiato incrociò gli avambracci sullo schienale della poltrona, appena al fianco della figura nell’ombra, per sporgersi in avanti verso la sfera di cristallo.

 

Sulla Lachrima, così chiamato il dispositivo magico dalla compravendita legale solo ad Alaustria, iniziarono a prendere forma delle immagini in movimento. Dapprima solo linee sfocate, per infine comporre la sagoma di numerosi individui.

La scena inquadrava un grosso letto a baldacchino dalle coperte rosse, ove un uomo anziano, anch’esso in penombra a causa della poca luce nella stanza, era sdraiato. Accanto a lui, in piedi ai lati del letto, c’erano altre due figure.

 

La prima era  una ragazza, la quale mostrava un’età in contrasto rilevante con l’anziano sdraiato.

I capelli biondi lunghi erano raccolti all’altezza della schiena in due code, e ciuffi di un misterioso color cobalto risaltavano tra la chioma. Non era molto alta, con un fisico esile, a clessidra, seppur il seno non fosse esageratamente prosperoso. Di carnagione bianca, un viso ovale sul quale troneggiavano due occhi celesti, seppur deturpato da una cicatrice a forma di X sulla guancia sinistra.

Vestiva un pettorale d’acciaio con sopra inciso uno stemma rappresentante un paio di ali attorno ad un occhio, simbolo del Regno di Alaustria. Al di sotto dell’armatura indossava un abito bianco di seta, con le maniche lunghe e ricamate, assieme ad un paio di stretti pantaloni in pelle e stivali.

 

Dall’altro lato del letto, un anziano uomo si poggiava ad un bastone, a causa delle sua gobba che gravava sul corpo. Nonostante l’età avanzata, la barba ispida era pressoché brizzolata, così come i capelli ricci e lunghi che gli ricadevano davanti agli occhi stanchi e severi. Vestiva una lunga toga blu, di un regalità tale da farla ricondurre ad un abito cerimoniale, decorato con lo stemma del Regno e numeri dallo zero al sette.

 

Nell’isola, l’uomo in penombra analizzò rapidamente le due figure in piedi, senza però mostrare un cambiamento di umore nel suo sguardo sereno.

- Alice Kurenai, dei servizi segreti Crimson Lady e Iustitio Virtus, Presidente dei Sette Maghi Sacri… è tutto troppo sbagliato, qui! Di norma i servizi segreti ed il Consiglio dei Maghi non possono prendere parte a queste riunioni: sono stato io in persona ad istituire questa legge.-

Il ragazzo chiamato Jolly sembrò altrettanto confuso, e sporgendosi ancor di più in avanti mostrò una smorfia contrariata.

“ Cosa ci fanno i cani del Regno? Il vecchio sa di averceli affianco, oppure si è già rinco-“

Il biondo venne immediatamente fermato da una truce occhiata dell’uomo in ombra.

 

L’anziano disteso sul letto emise un flebile respiro, il quale si tramutò in parole lente e biascicanti.

“ Primo Ministro.” Disse soltanto, rimanendo in attesa davanti al sorriso sornione dell’altro, dal capo opposto della Lachrima.

“ Sua Maestà! Attendevo questa riunione per assicurarmi della sua salute.” Rispose con tono disponibile l’uomo in ombra.

Il Re del Regno di Alaustria, Utopia Born, sogghignò emettendo una risata sottotono.

“ Non deve interessare a nessuno quanto mi resterà da vivere, l’importante è che la mia mente sia sempre lucida !” Si indicò la testa, ed il ragazzo biondo borbottò, sentendosi accusato per quanto aveva detto prima.

 

 

|||

Pianura di Sachaer, qualche ora dopo.

 

“ La tribù Ferkin non si è opposta alla mia decisione… in questi giorni ho pensato che alcuni di loro avessero visto l’arrivo di un estraneo come un segno di sventura.”

 

Nell’infinita Pianura di Sachaer era ormai calata la notte, ed a perdita d’occhio il cielo nero si fondeva con l’erba scura, illuminata appena dalla luce della pallida luna. Il frinire delle cicale, trasportato dal vento, si sollevava fino alle lontanissime stelle che, come occhi, osservavano la distesa oscura dalla volta celeste.

O forse osservavano proprio un falò, acceso tra le rovine di quattro mura in pietra, probabilmente appartenute ad una casa diroccata di moltissimi anni prima.

Quella precaria difesa dal vento proteggeva in realtà due figure: un ragazzo, sdraiato su di un fianco, ed una ragazza con la schiena appoggiata alla parete.

 

Corex Claymore ascoltò le parole della castana per poi emettere un sospiro, senza un reale significato.

“ Ognuno sceglie di vivere con le proprie tradizioni.”

Detto ciò, si girò per posizionarsi a pancia in su, con il viso rivolto al cielo notturno. Ryoko lo guardava con sguardo serio, segretamente incuriosita da quell’atteggiamento che a volte le impediva di comprendere i suoi veri pensieri. Sembrava solo sospeso tra la fantasia e la realtà, come una fiaba a cui si sceglie di non credere superati una certa età.

 

Avevano lasciato il Monte Caribo da prima che il sole tramontasse, ed ormai il profilo del vulcano era solo un’ombra lontana. Si trovavano nel sud delle pianure, terra di banditi, spesso dimenticata dalla nobiltà della vicina capitale Baskerveille.

 

“ E tu… pensavo avessi scelto di non fare la balia per qualcun’alto.” Ponendola come una domanda retorica, la ragazza riuscì a far arricciare il naso all’albino, il quale parve non gradire quell’ironia.

“ Ricordavo di averti già chiesto scusa.”

“ Riguarda la tua magia, vero?”

 

La domanda restò in balia del vento, volteggiando tra quelle quattro mura.

Senza rispondere, la Stella d’Argento rivolse i suoi occhi azzurri verso Ryoko, aspettando in silenzio, invitandola a proseguire.

“ Sei un mago forte e temuto, e per quanto riguarda il coraggio dimostrato non dubiterei mai di questa tua fama… eppure non ti ho mai visto utilizzare un incantesimo offensivo. È questo il motivo per cui combatti da solo? Rischieresti di coinvolgere degli alleati con la tua magia ?”

 

Numerosi maghi si erano offerti, a partire dalla nascita della fama della Stella d’Argento, di fare coppia con quel mago tanto brillante e forte, eppure nessuno mai aveva ricevuto un consenso da parte dello stesso. Nella Gilda Silver Knights a stento parlavano con lui, sicuri ormai che qualsiasi tentativo di dialogo o di approcciarsi alla sua persona, sarebbe stato vano.

Erano tutti stati respinti, e le voci che il mago fosse solo un volgare sbruffone circolavano nella città di Bornim.

 

“ Corex !” La ragazza chiamò il nome dell’albino, attirando su di se uno sguardo che a tratti pareva triste.

“ Hai rischiato la vita per non danneggiarmi con la tua magia, non è vero ?”

Il ragazzo respirò profondamente, rimanendo in silenzio.

 

Ryoko Hoshika si abbracciò le ginocchia, stringendole al petto. Non riusciva ancora a crederci, ed uno strano calore si agitava nel suo petto, rendendola incapace di pronunciare quella parola, quel GRAZIE.

“ Ti chiederai anche perché ti ho chiesto di venire con me ?”

Le parole di lui la interruppero di colpo dai pensieri, facendola quasi arrossire per il momento in cui era stata colta di sorpresa.

“ Perché tanto non avevo un altro posto dove restare?” Balbettò ridacchiando la ragazza, cercando di far svanire la sua insicurezza.

 

“ Avrei bisogno del tuo aiuto.”

Ryoko spalancò gli occhi, guardando incredula lo sguardo serio con il quale l’albino la fissava.

Inconsapevolmente iniziò a tremare per l’emozione.

Sentiva quel calore nel petto montarle con violenza, brutale e tremendo, un’onda di timore e…

“ Perché proprio io ?” Sussurrò con un’impercettibile emissione di voce, stringendo la testa tra e proprie ginocchia.

 

“ Sai molto sulla magia, ed io sono una frana in queste cose.” Iniziò col dire Corex, non accorgendosi della situazione emotiva della castana, seppur lei fosse a pochissimi metri da lui.

“ Ti andrebbe di venire con me a Bornim, nella gilda dove lavoro, e cercare indizi sulle Magie Leggendarie ?”

Il volto del mago sembrò illuminarsi ancor di più davanti alla luce del fuoco, anche lui travolto da una scarica di brividi.

 

Eppure la sua emozione, come notò silenziosamente Ryoko, sembrava diversa da quella provata di lei.

Quella del ragazzo era la voce di parla del proprio sogno da inseguire.    

“ Vuoi dire …” tossendo per schiarirsi la voce, la castana si riprese dai tremori. Assumendo un portamento più serio e composto, fece mente locale per pensare a quanto aveva appena detto l’altro.

“ Quelle misteriose e potentissime magie che una volta ogni cento anni si manifestano nel Continente di Tellius, attraverso fenomeni paranormali, oppure impadronendosi di un essere vivente ?”

 

“ Sì !” Esclamò Corex, con un tono ed uno sguardo tanto euforici da non sembrare suoi. Si mise subito a sedere, incrociando le gambe e sporgendosi verso la ragazza. Ryoko arrossì ancor di più, ritraendosi.

“ Sono tutti eventi registrati  a partire dalle prime colonizzazioni del Continente di Tellius. Il primo mai documentato fu un uragano nella Repubblica di Berzelius che tramutò il fiume Syx in una catena montuosa di sale e zucchero. Oppure un terremoto nell’Impero Nakhan, ottocento anni fa, che fece spuntare dalla terra colonne d’acqua rossa per un anno intero.”

“ L’ultimo avvento delle Magie Leggendarie è stato trent’anni fa, ma siccome non sono stati molti i fenomeni magici, si pensa che sia avvenuto un bilanciamento con le trasmissioni delle Magie Leggendarie. Anche se, ad oggi, non si hanno ancora delle prove per affermare la veridicità di questa teoria.” La maga dei portali si attorcigliò uno dei suoi codini tra le dita.

“ Ma proprio non capisco che genere di ricerche tu voglia fare.” Disse allora, notando come l’altro fosse tornato serio.

 

Corex abbassò lo sguardo, sollevando appena la sua mano davanti a sé.

“ Chi ogni cento anni riceve una Magia Leggendaria è capace di riprodurre il gene di quel potere nei propri figli, il quale però non si manifesterà mai come nella forma originaria. Ciò che voglio dire, è che le Magie Leggendarie generano dei surrogati, più deboli ma comunque rari, nella discendenza del possessore.”

“ Lo so. Non per niente queste evoluzioni della magia sono dette Magie Uniche.” Annuì Ryoko, sempre più incuriosita da dove volesse andare a parare l’altro con quel discorso.

“ Mio padre da giovane venne posseduto da una Magia Leggendaria, e per questo io sono nato con una Magia Unica.”

La semplicità con la quale l’albino pronunciò quella frase fu abbastanza da far quasi cadere da seduta la castana.

“ E-eeeh ?” Esclamò stupita la maga,  domandandosi se l’altro stesse scherzando.

- Questo spiega la sua fama! Eppure stento a crederci, data la rarità di un possessore di Magia Leggendaria, ovvero circa di uno su cinquanta milioni.- Fu tentata dal chiedere ancora se quello fosse uno scherzo, ma a giudicare dall’espressione naturale dell’altro, si limitò a deglutire un groppo alla gola.

 

“ Voglio che tu mi aiuti a scoprire come posso controllare la mia magia! Sono sicuro che alla libreria dei Silver Knights riusciremo a trovare un indizio.”

Proseguì la Stella d’Argento, stringendo la mano a pugno e sollevando uno sguardo determinato verso Ryoko.

La ragazza, ancora stupida dalla precedente rivelazione, rimase immobile a fissarlo.

Passarono degli interminabili secondi, ma prima che un altro ululato vibrasse nella pianura, un sorriso nervoso si dipinse sul suo volto.

“ Non ho proprio niente da fare e, fattelo dire, mi da fastidio avere un debito con qualcuno che mi ha salvato la vita.”

 

Corex volle ribattere, rassicurandola ed anzi, ringraziandola ancora per aver salvato la sua di vita, ma comprese che non servivano altre parole.

Insieme risero, guardati solo dalle stelle e dalla luna che sorvolava una terra che a stento conoscevano.

 

 

 

[Ending: (4) Spandau Ballet - Gold - Lyrics - YouTube ]

  

Nome: Corex Claymore;

Età: 19 anni;

Incantesimo: Magia Unica- Soul Magic;

Ama: La tranquillità;

Odia: Essere ignorato;

Note: Mago indipendente che ogni tanto svolge incarichi per la gilda Silver Knights, nella città di Bornim.

La sua Magia Unica spesso gli si ritorce contro, impedendogli di combattere assieme ad un alleato.

Soul Magic permette di trasformare la forza delle anime di chi Corex non vuole attaccare, in potente energia per sferrare colpi contro i suoi avversari. Il lato negativo è che quando Corex prende in prestito l’energia da qualcuno, gli sottrae per un minuto una sua capacità (parlare, vedere, reggersi in piedi etc.) e di conseguenza non può attaccarlo (essendo che la sua anima si trova nell’energia stessa, e quindi finirebbe solo per ritornare nel suo corpo senza causargli danno). Se non c’è nessuno a cui prendere in prestito l’anima, l’incantesimo sottrarrà energia dalla sua stessa, ovviamente con le dovute conseguenze.

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back! In questo capitolo appare l’OC di Giuly_san, Ryoko Hoshika, a tutti gli effetti il primo OC che io abbia mai ricevuto in assoluto. Sono molto affezionato a questo personaggio, in futuro il suo potere diverrà sempre più versatile, anche se con il suo carattere farà difficoltà a spiccare tra più persone. Nella storia originale le diedi un ruolo da tsundere, alias quella che ce l’ha sempre con i maschi e mena le mani alla prima occasione… e non mi dispiace tanto, se proprio lo devo dire.

Tre anni chiesi ai miei recensori di inviarmi dei disegni o anche degli avatar per aiutarmi a capire l’estetica dei loro OC, per successivamente mostrarli nei capitoli. Giuly_san mi mandò questo disegno, con la consapevolezza che prima o poi l’avrei mostrato, anche se nell’originale Stella d’Argento non l’ho mai fatto.

Scusami Giuly, spero che mostrandolo dopo questo tempo potrai perdonarmi!

  

Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Capitolo Due: Luna ***


Stella d'Argento:La Stella non si eclissa [REMASTERED] 

Capitolo Due: Luna.


Con il sole sorto da poche ore, la cittadina di Bornim era già in movimento.

La vita nel suo mercato, tra le strade all’interno delle mura scure o di chi con i suoi carri si dirigeva verso le campagne.

 

L’aria fresca e pungente fu la prima cosa che colpì Ryoko Hoshika, ed il suo sorriso estasiato si allargò ancor di più quando si trovò di fronte la gilda Silver Knights.

“ Wooooaah! Non pensavo che al di fuori di Baskerveille ci fossero posti così belli.” Esclamò, allargando le braccia e osservando quanto la costruzione fosse grande da così vicino.

Corex Claymore non rispose in alcun modo, ma con cautela si tastò il fianco, dove il giorno precedente era rimasto ferito. Sentiva i bendaggi ancora saldi, e nonostante una fitta e molto prurito, non aveva intenzione di preoccuparsene ancora.

 

I due giovani si trovavano così nel cortile della gilda, e di fronte a loro la porta spalancata dell’edificio lasciava intravedere maghi ed avventurieri girovagare tra i tavoli.

“ Sei stata a Baskerveille ?” Domandò allora l’albino, come per prendere tempo dall’entrare.

La castana annuì, ancora incantata da ciò che vedeva.

“ Ho scelto di essere una viandante per perfezionare l’uso della mia magia, e la biblioteca reale di Baskerveille mi è stata di grande aiuto.”

L’altro sospirò con rassegnazione, per poi muovere il primo passo all’interno della gilda.

 

In un istante all’interno del primo piano rimbombò la sua voce alterata, attirando l’attenzione di tutti i presenti.

“ Cooooosa?! E non potevi dirmelo prima che alla capitale ci fosse una biblioteca sulla magia ?”

“ Ma tu non me l’hai chiesto! Anzi, hai proposto questo luogo, ed allora non ho avuto niente da ridire !”

“ Ma sei scema? E se ti avessi detto che saremmo andati a fare ricerche in una stalla mi avresti dato retta, immagino !”

“ Ormai siamo arrivati, quindi smettila di lamentarti !!”

 

Corex e Ryoko, i quali stavano sbraitando fronte contro fronte, si resero subito conto della quantità di occhi che ormai li circondava, e solo allora si interruppero.

Quando già qualcuno aveva iniziato a bisbigliare, i due si erano separati, abbassando lo sguardo come se nulla fosse successo.

- Questa me la paghi !- Si dissero a vicenda con un’occhiata inviperita.

 

“ Bwarrf !!”

Un suono spezzò l’imbarazzante silenzio, un verso che ricordava a tutti gli effetti un ringhio animalesco.

“ Oh, no! È di nuovo quello stupido cane !” Imprecò qualcuno dai tavoli, e la maga dei portali fece in tempo a scorgere un’ombra guizzare nella sua direzione.

La figura si era avvicinata più rapidamente dei suoi riflessi, non permettendole nemmeno di recepire i suoni circostanti.

Così, tutto ciò che vide fu un grosso e grasso bulldozer marrone e bianco saltare verso la sua faccia, dotato di un’agilità che la sua mole non avrebbe mai lasciato ad intendere.

 

“ Kyaaa !” Ryoko lanciò un grido di spavento e sorpresa, prima di venir travolta da quella palla di lardo. Nel momento esatto in cui cadde a terra, ebbe il tempo di osservare i piccoli occhi lucidi della creatura, i suoi denti mostrati dalle labbra ogni volta che respirava, e fili di bava che gli colavano ai lati del muso.

Gridò nuovamente, questa volta con voce più stridula e spaventata.

 

“ Pff-ehehehehe! Smettila, smettila !” Rideva un istante dopo, cercando inutilmente di scollarsi di dosso il cane, intento a leccargli la faccia con la rapidità di una macchina.

Fortunatamente per lei, Corex prontamente cinse il cane con un braccio, sollevandolo.

L’animale si divincolò in preda al panico, scappando il prima possibile dalle grinfie del ragazzo e ruzzolando tra le strade di Bornim.

“ Ehi… non sono un tipo cattivo, io …” Mormorò a vuoto il mago, con il cuore colmo di tristezza per quel gesto frainteso dall’animale.

“ Come mi ha ridotta !” Gemette la ragazza, osservando i suoi capelli fradici e rizzati all’insù dalla saliva della belva selvaggia.

“ Tranquilla, lo fa a tutti.” La rassicurarono tutti i presenti seduti ai tavoli, ognuno di loro con i capelli rizzati all’insù ed il viso bagnato.

“ Ma è proprio vero !” Esclamò sorpresa la castana.

Il barista si prese il volto tra le mani e puntò i gomiti sul bancone, sconsolato.

“ Lo abbiamo chiamato Tongue, è un randagio a cui un giorno qualcuno qui diede da mangiare, e da allora torna quasi sempre. Sembra che sia maggiormente attratto dall’odore del liquore alle mele.” E dicendo questo, aprì uno scrigno posto sulla mensola alle sue spalle, rivelando quattro bottiglie dell’alcolico tanto famoso nella città.

La Stella d’Argento porse una mano alla sua compagna, ed ella la strinse un po’ imbarazzata per rialzarsi.

Insieme, scivolando tra la gente che chiedeva giocosamente informazioni sul loro rapporto, senza ovviamente ricevere risposta, imboccarono un corridoio poco oltre il bancone.

 

Se solo la vista dell’esterno della gilda aveva fatto spalancare gli occhi e la mascella di Ryoko, vedere la libreria la fece dimenticare dell’incidente di Tongue.

 

La stanza era a forma circolare, ed ogni centimetro di muro era ricoperto da librerie, ognuna di esse riempite da libri rilegati con della pelle blu scuro.

“ Non mi dirai che tutte queste sono edizioni inedite di libri esistenti prodotte qui dentro ?” Domandò allibita la ragazza, correndo da uno scaffale all’altro con il cuore che gli batteva a mille in petto.

L’albino chiuse la porta alle sue spalle, cercando di godersi il silenzio della libreria insonorizzata.

“ Un giorno il Master decise di donare tutte le versioni originali ai bambini dell’orfanotrofio, ma la notte prima riuscì a trascriverli tutti. Sembrava un monaco pazzo, quando ebbe finito era stremato.”

 

Senza nemmeno un suono, i due si divisero la stanza nei rispettivi semicerchi, ed iniziarono immediatamente a sfogliare pagina per pagina, rigo per rigo, tutto ciò che avrebbe potuto portarli ad informazioni sulle Magie Uniche o Leggendarie.

Passò circa un’ora, e Ryoko si stiracchiò, accusando la stanchezza e l’intorpidimento dei muscoli. Con la coda nell’occhio scorse il suo compagno fisso sullo stesso libro che ormai stringeva tra le mani da diverso tempo.

“ Hai trovato qualcosa ?” Gli domandò allora, speranzosa di ricevere una risposta affermativa.

Tuttavia il ragazzo si voltò con un’espressione confusa.

“ No, è che ho trovato un libro di barzellette, ma non riesco a capire nessuna di queste battute.”

La castana gli lanciò in piena fronte il primo libro che le capitò tra le mani, annientando il ragazzo che, come un albero abbattuto, cadde a terra.

“ Sono morto ?” Chiese allora Corex, massaggiandosi la testa con fare dolorante.

“ Purtroppo no.” Borbottò Ryoko, avvicinandosi a lui per raccogliere il tomo scagliato. Non appena lo ebbe raccolto tra le mani, poté leggerne il titolo, scritto in lettere dorate sulla pelle blu:

‘Magie da un altro mondo- Ciò che l’uomo sa sulle Magie Leggendarie.’

 

In quel preciso istante, mentre il suo sguardo incredulo era ancora catturato dal libro, la porta della biblioteca si spalancò violentemente.

Corex puntò gli occhi davanti a sé, mentre si alzava in silenzio.

Nella stanza fecero irruzione degli individui mai visti prima, e sicuramente non appartenenti alla Gilda.

Quattro di loro vestivano una tuta lucida nera, aderente alla pelle, ma ricoperta sul busto e alla cintura da un’armatura di acciaio, riportante lo stemma del Regno di Alaustria. Ciascuno di loro stringeva una torcia di legno accesa sopra la testa.
Solo due si distinguevano in quanto ad abbigliamento.

Uno era enorme, sui due metri, ed era ricoperto interamente da uno scafandro azzurro. Sulla sua schiena era affisso un fodero dall’estremità più larga e rotonda, contenente ciò che poteva essere una lancia.

Sul casco riportava lo stemma reale, attorno al quale però troneggiava la scritta Neptune.

Al suo fianco camminava un giovane uomo dalla corporatura minuta, seppur fosse magro e dal volto affilato. I suoi capelli rossi erano corti, e pettinati accuratamente all’indietro, rivelando lo stemma del regno tatuato sue entrambe le tempie.

Vestiva un frac perfettamente stirato, e le sue scarpe basse emettevano un ticchettio ritmico mentre camminava sul legno del pavimento.

 

Spaventata, addirittura troppo per parlare, Ryoko scivolò lentamente verso il basso per afferrare il libro ai suoi piedi.

L’uomo dai capelli rossi ignorò lei e Corex, sorvolando con lo sguardo la biblioteca, per poi assumere un’espressione infastidita.

“ Bruciate tutto.” Ordinò secco ai quattro uomini in tuta aderente, i quali immediatamente mossero le torce.

Un istante prima che potesse voltarsi però, qualcuno gli si parò davanti, bloccandogli la vista.

Corex, rialzatosi di scatto, lo fissava in cagnesco, con occhi furenti.

“ E chi ti ha dato il permesso di farlo ?”

L’uomo rise di quella domanda, per nulla intimorito o in soggezione dallo sguardo del ragazzo.

“ Il Regno, chi altro ?” Sussurrò con voce tagliente, facendo sussultare il mago davanti a sé.

“ Avrai sicuramente sentito parlare dei fratelli Neptune, no? Ci occupiamo di smantellare qualsiasi gilda non abbia effettuato il pagamento per adoperare con la magia all’interno di Alaustria.”

Il palombaro alle sue spalle agitò i pugni al cielo, facendoli scontrare sul basso soffitto.

“ Io smantellare voglio! Harr !”Urlò con gioia e allo stesso tempo rabbia.

-Nemo Neptune, fratello di Simbad.

 

Ryoko, d’altro canto, si rese subito conto che qualcosa lì non quadrava per il verso giusto.

“ Fermi !” Gridò all’improvviso, facendo voltare nuovamente il rosso, questa volta con un’espressione seccata.

“ Da quando bisogna pagare una tassazione aggiuntiva per usare la magia? Non esiste una legge del genere, anzi, ad ogni ultimo giorno dell’anno il Re ci incoraggia ad usarla, perché l’esistenza delle gilde è un vanto proprio del nostro Regno !” Era sicura al cento percento che quegli uomini fossero dei truffatori, e l’avrebbe scoperto.

L’uomo in frac rimase immobile, senza alterare la sua espressione.

“ Ehm… Simbad, fratello… rarhar ?” Si chinò al suo fianco l’uomo con lo scafandro, tastandogli la testa.

Colui che rispondeva al nome di Simbad, fissò la ragazza per qualche altro secondo, prima di contorcere la sua espressione in un ringhio animalesco.

In un istante strappò di mano ad un suo subordinato la torcia, e gliela scaraventò addosso in un impeto di violenza.

“ Come ti azzardi a contraddirmi, mocciosa ?!”

“ Ryoko !” Corex si accorse troppo tardi dell’accaduto, vide la fiaccola scivolargli tra le mani e proseguire la sua traiettoria verso la compagna.

Ryoko spalancò gli occhi, venendo colpita in pieno petto dalla torcia, che finì per rimbalzare a terra.

 

Il mago dell’anima corse verso la ragazza, artigliandole la maglietta verde e strappandola all’altezza della pancia, dove già le fiamme avevano iniziato a bruciare.

“ Sta tranquillo.” Sussurrò lei, ancora tramortita, e l’albino si accorse con stupore che non era rimasta ustionata al ventre a causa di un libro nascosto proprio sotto la maglia.

Al contrario, la ragazza afferrò il tomo e lo strinse sotto braccio, sebbene questi stesse continuando ad ardere, finendo così per accusare un intenso dolore.

“ No… non sono affatto tranquillo !”

Simbad e Nemo stavano uscendo dalla stanza, nel mentre i quattro scagnozzi avevano iniziato a dare fuoco alle librerie. Ben presto le fiamme danzanti avrebbero arso quel luogo di pace e serenità.

 

“ Loro …” proseguì Corex, con una voce incredibilmente afflitta dal dolore.

Sollevò appena lo sguardo, intravedendo da oltre la porta tutti i maghi uscire dalla gilda, scortati da un manipolo di uomini con armature.

“ Solo loro sapevano della tassazione… ma non hanno potuto pagarla per colpa mia !” Il ragazzo esplose in un urlo di rabbia, abbattendo il suo pugno sul pavimento.

Per la prima volta Ryoko vide il suo amico vacillare, ed il suo dolore la raggiunse prima che potesse svelarne il motivo.

“ Tutti quegli incarichi per i quali non potevo riscuotere il pagamento! Io sono solo un ladro, capisci? Un maledetto ladro che gli ha rubato il lavoro in troppe occasioni !”

“ Non è colpa tua.”

La Stella d’Argento tentennò per la sorpresa, sollevando lo sguardo. La ragazza era davanti a sé, e sembrava quasi minacciarlo con uno sguardo penetrante.

“ Ho detto che non esiste una legge del genere, hai capito?! Questi sono solo dei bastardi, e tu non centri proprio niente !”

La castana lo afferrò per il colletto della camicia, strattonandolo nonostante la differenza di altezza.

 

N O N  È  C O L P A  T U A

 

“ Uhm… ehehehehe !!” Una risata tonante rimbombò nella biblioteca.

Corex, dopo aver gettato la testa all’indietro per ridere follemente, raddrizzò la schiena e si scollò le mani della compagna di dosso.

“ Ora so cosa fare.” La rassicurò subito mentre si alzava, con un sorriso rilassato e gli occhi ridotti a due fessure.

 

“ Ehi, Simbad !”

Il rosso, appena uscito dalla porta, si sentì chiamare dalle proprie spalle.

“ Sentiamo, cosa c’è ancor-AAARGH !!”

Non fece in tempo a girarsi che Corex era scivolato tra gli scagnozzi e suo fratello Nemo, cogliendolo con una testata al centro della schiena.

L’albino non arrestò la sua carica, e cingendo con le braccia il busto dell’uomo lo sollevò da terra, spingendolo nel salone principale della gilda.

 

“ Fratellino mio, harrrivo a salvarti !!”

Sbraitò il palombaro, osservando Simbad urlare mentre veniva trascinato lontano. Sfoderò una grossa fiocina dalla guaina sulla sua schiena, ed afferrandola a due mani cercò di affondarla nella schiena della Stella d’Argento.

La punta dell’arma però si scontrò su di una superficie violacea, frapposta esattamente al centro della porta, sollevando solo una pioggia di scintille.

“Corrrpo di mille balene! Cosa fu ?”

Il palombaro si voltò all’istante, senza però rimuovere l’arma dalla barriera di forma circolare sospesa in aria.

Tutto ciò che trovò, tra le librerie in fiamme, fu una ragazzina non molto alta, vestita da una maglietta verde strappata da sotto il seno, che lo fissava respirando profondamente. Dalle sue mani era emessa una misteriosa luce purpurea, simile a quella del portale appena manifestato.

“ Sono io la tua avversaria !” Ryoko scandì ogni parola con serietà, senza più l’ombra della paura nel proprio corpo.

 

Simbad aumentò la presa attorno alla fiocina, la quale improvvisamente iniziò a vibrare. I quattro scagnozzi dietro l’uomo si allarmarono osservando quella misteriosa vibrazione.

“ I-I-Il potere di Sir Simbad !” urlò uno di loro, un secondo prima che un’esplosione d’aria scaturisse dalla lancia, scaraventando via i quattro come se non avessero peso.

La maga dei portali istintivamente mosse un passo all’indietro, seppur l’energia non l’avesse raggiunta.

Con sorpresa notò che il suo portale era stato distrutto con quel solo colpo, ma la parete, la porta e le librerie più vicine all’entrata erano rimaste intatte.

“ Ancora sfidarmi vuoi, rrrhagazzina ?!” Grugnì l’uomo dalla maschera che rendeva la sua voce ancor più cavernosa. Minacciosamente iniziò ad avvicinarsi a Ryoko, osservando impassibile come lei avesse iniziato ad agitarsi.

- Così non va !- Pensò rapidamente la maga, cercando di ragionare in fretta sulla prossima mossa.

- I miei portali possono bloccare gli attacchi fisici ed assorbire quelli magici… ma l’esplosione di prima li manderebbe soltanto in frantumi.-

 

“Neptune Neptune…” borbottò sottovoce Simbad, afferrando la propria fiocina sopra la sua testa e facendola roteare.

“ Che fai ?!” esclamò la castana, sollevando le braccia davanti a sé per proteggersi.

“Roc Attack ”

Dall’arma venne nuovamente generata un’esplosione, ma questa volta l’onda d’urto venne scagliata di fronte a Simbad, investendo così Ryoko.

La ragazza non ebbe il tempo di reagire, e la potente pressione la scaraventò contro la libreria dalla porte opposta della stanza. Il legno in fiamme si incrinò all’impatto, e così fece la sua cassa toracica, facendola rabbrividire.

La ragazza tossì istantaneamente uno schizzo di sangue, il quale scivolò in un rivolo al lato della bocca.

 

- Non è andata proprio al meglio.- Accusando una fitta di dolore si rialzò dalle mensole fracassate.

Alle sue spalle, esattamente all’altezza del bacino, aveva generato un portale viola.

- Sembra che nell’impatto le fiamme si siano spente.- Constatò con un sospiro di sollievo, tastando il libro nascosto dalla maglietta.

Simbad non perse tempo, e gli fu subito addosso brandendo l’arma.

“ Ti riduco in rrrhavioli al vapore! Harr!” Il palombaro scattò in avanti, esibendosi in una raffica di affondi che circondarono la ragazza.

Ryoko generò due portali magici dalle sue mani, afferrandoli come degli scudi, ma furono troppo piccoli per proteggersi dalla pioggia di colpi.

Ferite e graffi si aprirono sul suo corpo, macchiandole di rosso i vestiti e le pagine di libri inceneriti per terra.

 

“ Ba…basta con queste esclamazioni pseudo-piratesche !!” Il ruggito della maga colse di sorpresa persino Simbad, il quale per un attimo esitò davanti agli occhi fiammeggianti della sua avversaria.

Ignorando il dolore e le ferite, la ragazzina spalancò le sue braccia, dissolvendo qualsiasi residuo di guardia, per aspettare un ultimo colpo diretto al centro del suo petto.

 

E quando avvenne, la fiocina affondò verso di lei, venendo però incastrata quando riavvicinò di scatto le braccia, bloccandola tra le barriere.

“ Presa !” Sogghignò, guardando con crudeltà il suo grosso e stupido nemico.

Tuttavia, Simbad non reagì in alcun modo, e l’elmo rendeva anche impossibile leggere la sua espressione.

“ Cosa hai detto sui miei termini pirateschi ?!” Ruggì all’improvviso, sorprendendo la maga.

La fiocina riprese a tremare, per poi esplodere in un’onda d’urto più potente di tutte le precedenti.

 

Il corpo di Ryoko ricadde al suolo come se fosse una bambola di pezza, rimbalzando sul pavimento.

I passi del palombaro si fecero più vicini, lasciando che la punta della sua arma graffiasse il legno sottostante. Tutto intorno il fuoco crepitava, e ben presto il calore ed il fumo avrebbero reso impossibile respirare lì dentro.

“ Se tu eri stata più intelligente, non avevi afferrato la mia lancia sapendo che poteva esplodere! Arh arh arh arh arh !!” Scoppiò a ridere Simbad, contento della frase complessa che aveva appena enunciato con orgoglio.

 

“…”

“ Eh ?”

La risata goliardica dell’uomo venne interrotta, avendo lui sentito un suono provenire dal corpo immobile della sua avversaria.

“ Ho detto …” Ryoko tossì dolorante,  premendosi lo stomaco con una mano, mentre con l’altra toccava il pavimento.

“ Avresti potuto parlare così tanto anche prima, così non mi avresti fatto ferire per prendere tempo.”

 

La frase della ragazza fu troppo lunga ed articolata per Simbad, ed infatti il palombaro impiegò molto tempo per comprenderla. Allo stesso tempo, non notò come ai suoi piedi si fosse spalancato un portale viola.

L’aria iniziò a vibrare, e la maga fece l’occhiolino, sussurrando a fior di labbra:

“ Dimensional Radius ”

 

Dall’enorme portale scaturì l’incantesimo più devastante della ragazza, sottoforma di una colonna di energia che con violenza si estese verso l’alto. Il soffitto venne sfondato, ma la magia generò una corrente ascensionale  che iniziò a risucchiare l’aria stessa.

 

In un attimo, esattamente come l’attacco era stato scagliato, il portale si richiuse ed il silenzio ritornò nella stanza.

Le librerie erano state liberate dalle fiamme, estinte per l’abbassamento di ossigeno, il quale adesso aveva ricominciato a circolare dal buco esattamente al centro del soffitto della libreria. Fortunatamente quella stanza era in una piccola costruzione separata, quindi non aveva arrecato danni ai piani superiori della gilda.

Con un tonfo, il copro di Simbad ricadde al suolo, ormai con lo scafandro distrutto.

 

 

 Nel salone d’ingresso della gilda Silver Knights, invece, quella stessa calma ed il silenzio erano presenti in un’atmosfera più tesa.

Tavoli e sedie erano rovesciati o distrutti, e dietro il bancone una decina di persone era inginocchiata e legata da strette corde. Alle loro spalle dei soldati in uniforme attillata imbracciavano dei fucili, puntandoli alle loro teste.

Donne, uomini e bambini tremavano con il cuore in gola, e tra di loro persino il Master della gilda Battah, con una ferita sulla fronte e legato come tutti. I suoi occhi addolorati puntavano un giovane disteso per terra.

Corex Claymore presentava delle ferite sanguinanti su tutto il corpo, con minuscole lame di un bianco splendente ancora conficcate nella carne. Il suo torace si sollevava e riabbassava lentamente, mentre con le forze rimanenti tentò di alzarsi sulle proprie braccia.

 

“ Capisci a cosa vai in contro se continui a fare il gradasso? Stella d’Argento di qua, Stella d’Argento di là… sei noioso, dai !”

In piedi davanti a lui, con una gamba su di un tavolo rovesciato e le braccia incrociate sul ginocchio, Nemo lo scrutava con una risata beffarda.

“ E non puoi farmi niente, perché sappiamo come funziona il tuo potere.”

Il rosso si girò verso i suoi scagnozzi, puntandoli con l’indice.

“ Se vi sentite più deboli o pensate che vi abbia rubato qualche capacità, sparate !”

 

“ Sei un bastardo.” Ringhiò furente Corex, rialzandosi finalmente in piedi.

“ Sono solo dei clienti che appendono le richieste per le missioni, non lavorano nemmeno qui !”

Il giovane manteneva le palpebre abbassate, ma nonostante tutto sollevò la mano destra, la quale emanò un’aura argentea.

“ Soul Wave ”

 

Compiendo un arco con il braccio, l’albino scagliò quell’energia, che per l’appunto prese la forma di un’onda. L’incantesimo venne però evitato con facilità dal rosso, e finì per schiantarsi contro altri tavoli.

“ Neptune Neputune …”

Nel momento in cui riaprì gli occhi, Nemo si era avvicinato a lui. L’uomo gli rifilò una ginocchiata in pieno petto, facendo piegare su se stesso.

Ma il ragazzo non ebbe tregua, sicché l’avversario sollevò la mano all’altezza del suo viso.

“ Nautilus Attack ”

Dal suo palmo scaturì un getto di minuscoli oggetti di colore bianco.

La loro potenza fu tanta che il mago venne sbalzato all’indietro, mentre quei gusci affilati, letteralmente delle conchiglie, gli avevano lasciato profondi tagli su tutto il volto.

 

“ Certo che sei proprio un idiota !” Rise Nemo, spalancando le braccia ed iniziando a produrre altri molluschi, agglomerandoli in minuscole sfere tra le sue dita.

“ Ti privi della vista per usare i tuoi incantesimi, e questo perché i sensi di colpa non ti consentono di usare l’anima di quei contadinotti.”

L’albino si rialzò nuovamente da terra, caricando un altro attacco.

“ Fai pena! Non li conosci neppure.”

Il rosso spiccò un salto verso l’alto, sollevando le braccia dietro la sua testa per poi scagliare le sfere verso il suo avversario.

“ Nautilus Hedgehog”

 

“ Perché, tu invece conosci i nomi di tutti gli innocenti che avete truffato ?”

La voce del ragazzo si riempì di rabbia, nel mentre i suoi occhi restavano chiusi.

“ Soul Wave ”

Corex plasmò l’energia delle anime nella sua mano destra e, agitandola in un moto circolatorio sopra la sua testa, generò un vortice che respinse i gusci affilati.

Nemo sussultò per lo stupore, ma prima che potesse toccare terra, l’altro scagliò incantesimo nella sua direzione.

Per un istante l’uomo pensò di star per essere sconfitto, percependo un’incredibile forza magica, ma l’onda lo mancò.

“ Tu… ” Ringhiò furente una volta atterrato, mentre un fiotto di sangue iniziava a colare lungo la sua spalla. Era stato appena sfiorato, eppure non lo trovava una coincidenza o semplice fortuna.

- Mi ha attaccato prima che potessi toccare terra, quindi prima che potessi emettere un suono. Non si affidato all’udito, è impossibile! Ha visto… mi ha visto…-

 

Il tempo che trascorse nel silenzio sembrò interminabile, eppure improvvisamente la Stella d’Argento spalancò le sue palpebre, mostrando anche un freddo sorriso di vittoria.

“Perché non fai sparare i tuoi amici, se proprio pensi che ti abbia visto ?”

Il rosso impallidì, sentendosi letto nel pensiero.

Con un terribile presentimento si voltò verso il bancone, ma delle urla di terrore lo anticiparono.

 

Osservò senza parole le sue guardie che urlavano, cercando di staccarsi dalla faccia una creatura misteriosa che saltava tra le loro teste come un grillo impazzito.

In realtà non era un insetto, per quanto fosse agile, bensì un grasso bulldozer marrone che con la sua lingua bavosa li accecava.

Un dettaglio che balzava subito all’occhio era una mensola distrutta dietro al bancone, dalla quale sembrava essersi riversato sulla testa degli scagnozzi un liquido viscoso e dall’odore di mele.

 

“ Un… bastardo ?” Biascicò confuso l’uomo in frac, avvertendo solo all’ultimo istante una presa stringersi attorno al suo cranio.

“ In realtà ha un nome, e si chiama Tongue.” Gli sussurrò all’orecchio Corex, con la mano artigliata alla sua testa.

Nemo venne attraversato da una scarica di brividi, avvertendo quanto l’energia magica dell’altro fosse immensa rispetto alla sua.

“ Ti chiedi come abbia fatto, vero ?”

Il ragazzo sferrò un pugno con la mano libera nel volto dell’avversario, scaraventandolo ai suoi piedi.

“ Siccome non potevo usare le anime di quella sottospecie di guardie, ho tolto la capacità di camminare agli ostaggi, ma dato che loro erano seduti nessuno se n’è potuto accorgere.”

Con calma metodica si accarezzò le proprie nocche, osservando lo sguardo implorante del rosso, con ormai un labbro spaccato.

 

“ Se Ryoko non mi avesse dato la certezza che voi foste dei truffatori, non sarei arrivato a tanto. Ma visto che di lei mi fido, ho preso l’incarico di punirvi… dì a chi ti ha mandato di prendersela con me, d’ora in avanti !”

Detto ciò, Corex Claymore pestò il piede destro sul suolo, convogliando l’energia magica in un colpo solo.

“ Soul Geyser”

 

La terra iniziò a tremare, e Nemo riuscì solo a implorare un’ultima volta con il suo sguardo spaventato, prima che una colonna di magia delle anime lo scaraventasse verso il cielo.

Questo incantesimo non raggiunse il soffitto, bensì si limito a farlo raggiungere all’uomo, per poi farlo ricadere al suolo, schiantandosi sopra un tavolo.

 

Le urla delle guardie cessarono, ed il ragazzo vide quegli uomini trasformarsi davanti ai suoi occhi in delle ranocchie verdi.

Gli animali, spaventati da quello che per loro era un enorme cane, saltellarono via dalla gilda.

L’albino sorrise, osservando il Master Battah far sparire le corde da tutti gli ostaggi ed aiutarli a rialzarsi in piedi.

 

L’anziano gli si avvicinò con un’espressione imbarazzata, lisciandosi le sopracciglia e ridendo con la sua bocca sdentata.

“ Non capisco perché mi hai proibito di liberare gli ostaggi da solo.”

“ Io non gioco con la vita degli innocenti. La posta in palio deve essere solo la vita di chi combatte.” Rispose il ragazzo, per poi voltarsi ed incrociare le braccia al petto.

 

Molti maghi di Silevr Knights stavano ritornando, ed alcuni inneggiavano al suo nome. Sentì qualcuno chiedere scusa per averlo lasciato combattere da solo, oppure ringraziarlo, ma non li ascoltò.

- Ryoko !- Fu il suo unico pensiero, osservando la castana uscire dalla porta della libreria con un sorriso stanco.

Anch’ella era ferita, ma in una mano stringeva il libro rilegato in pelle blu, che in quel momento valeva più di un tesoro.

 

|||

 

Il mattino seguente, quando un timido sole faceva appena capolino tra le nuvole, i petali dei mandorli piantati nel cortile della gilda Silver Knights volteggiavano nell’aria.

Corex si era fatto ricucire il suo mantello preferito di seta bianca, ricoperto sul collo da una pelliccia candida. Ne indossava il cappuccio, il quale ricopriva i suoi capelli argentei e creava ombre sul viso.

Ryoko, al suo fianco, sembrava quasi commuoversi nel lasciare quel posto che aveva trovato tanto bello ed incantevole. Eppure, trattenendo le lacrime con un rossore sulle sue gote, si limitò a sorridere teneramente.

 

“ Quando vorrete tornare, Bornim sarà la vostra casa.” Gracchiò il Master Battah, seduto a cavallo del tanto omaggiato ormai Tongue. Il cane scrollò la testa, facendo colare la sua bava al suolo, ma abbaiò lo stesso per salutare i suoi nuovi amici.

 

I ragazzi in cuor loro sapevano quanto fossero vere le parole del vecchio mago, ma il sole era sorto, così come la loro avventura alla scoperta dell’ignoto.

 

|||

 

 

Diverse ore prime, in piena notte tra i vicoli della capitale Baskerveille.

I quartieri malfamati della metropoli erano l’esatto contrario delle strade d’alta moda e mercato. Quest’ultime erano state infatti sviluppate su di una parte di città rialzata, in modo che della cittadella storica si potessero vedere solo i tetti delle abitazioni.

Esattamente come negli abissi marini, le luci splendenti non penetravano tra quelle strade, favorendo attività di contrabbando e prostituzione. Era consigliabile ai turisti tenersi alla larga da questa zona, specialmente durante le ore notturne, perché è in questo lasso di tempo che attività criminali si raggruppano in massa per pianificare i loro furti, distribuire le refurtive oppure accettare omicidi su commissione.

Tutto questo sotto la vigile ed onnipresente vista del palazzo reale, che agli occhi della gente di città bassa appariva non più spaventoso di un vecchio gatto randagio.

 

 

“ Raptor continua a non capire… perché siete venuti qui ?”

Un uomo era seduto su di un bidone d’acciaio ribaltato, impegnato ad indossare dei guanti di pelle nera.

Sembrava abbastanza giovane, con dei lunghi capelli bruni intrecciati in dei rasta, raccolti in quel momento dietro la nuca. Il suo vestiario era composto da due grossi spallacci sopra il busto nudo, dei pantaloni neri tenuti su da una cintura e delle scarpe da ginnastica rovinate, con segni di bruciatura o forse sporco.

La caratteristica che evidenziava quell’individuo bizzarro era proprio il suo naso, sottile ma acuminato come il becco di un uccello.

 

Davanti a sé, con alle spalle lo sbocco di quel vicolo in una via cittadina, si trovava Simbad dei fratelli Neptune, con sulla mano Nemo ancora trasformato in rana. L’omaccione, senza più lo scafandro, sembrava timoroso e sottomesso davanti allo sguardo penetrante della persona misteriosa.

“ Visto che arrrbiamo fatto di tutto per entrare nell’organizzazione vostra… pensiamo che ci aiutate con l’aspetto del fratellino mio. Lo fate Signor Raptor ?”

Il bruno ascoltò quelle suppliche biascicate in silenzio, e quando l’altro terminò allungò la mano con sguardo serio.

 

Nemo inizialmente non comprese le azioni di Raptor, per poi comprendere che avrebbe dovuto passargli suo fratello. La ranocchia sembrò irrigidirsi quando venne poggiata nel palmo dell’uomo.

“ Entrare nell’organizzazione, ah? Siete solo delle guardie cittadine di Portarea che vogliono guadagnare un po’ di più: quelli come voi non li vogliamo !”

In un istante gli occhi di Raptor si illuminarono con un bagliore pericoloso, e sollevò di scatto il braccio con Nemo nella mano. La ranocchia sembrò venir premuta contro una barriera invisibile sopra la testa del bruno, ed esplose in uno spruzzo di sangue davanti allo sguardo strabiliato del fratello.

“ Raptor non può permettere che dei pezzenti come voi infanghino il nome della Sacra Organizzazione.”

Sui guanti in pelle dell’uomo era ora possibile vedere, evidenziato dalle piccole budella biancastre, uno stemma a forma di K rossa sulla parte dei dorsi.

 

Fu un impulso di violenza, paura ed odio, ma l’unico dei fratelli Neptune gli si scagliò contro, con gli occhi arrossati dalle lacrime.

Affondò un pugno che si scontrò sul bidone d’acciaio, fracassandolo  e sollevando lamine nel vicolo. Sopra di lui Raptor aveva già compiuto un balzo, e capovolgendosi in aria spostò la sua testa verso Simbad, mantenendo le gambe in una posizione sopraelevata.

Improvvisamente con gli arti inferiori riuscì a darsi una spinta, come se avesse sotto alle scarpe dei propulsori capaci di permettergli dei balzi aerei, così facendo saettò verso il basso ad una velocità impressionante.

“ Drill Burst ”

 

Utilizzando solamente la spinta ottenuta ed il suo naso, perforò il petto dell’uomo all’altezza del cuore, sbalzandolo in avanti. Entrambi percorsero tutto il vicolo, fino a quando la schiena di Simbad non si scontrò su di una carrozza incustodita sulla strada, distruggendola con boato che riverberò per tutta la città vecchia di Baskerveille.

 

Qualche secondo dopo, ritornato a regnare il silenzio tra le strade, Raptor si sollevò dall’ammasso scomposto di acciaio e legno in cui si era trasformato il carro. Il corpo del fratello di Nemo era rimasto incassato nei detriti, e solo una pozza di sangue che dilagò sulla pietra del marciapiede poté ricordare della sua passata esistenza.

“ Rammenta figlio mio, il rumore è causa di distrazione, sia per l’assassino che per chi prega.”

Un grosso portone si spalancò sopra i resti della distruzione, ed un’ombra venne proiettata sulla scalinata di pietra che la separava dalla strada.

Quell’edificio era una grossa cattedrale in pietra, larga quanto una villa e più alta di qualsiasi altro tetto lì nei quartieri malfamati. Il materiale predominante era la pietra fredda ed oscura, e la sua forma larga alla base ed arrotondata in cima rendeva la facciata portante simile ad una gigantesca lapide.

Tre statue predominavano sopra i tre archi all’ingresso, di fattura ignota e dalle sembianze inquietanti.

Al centro si trovava un umanoide in piedi, dal volto di un ragazzo affascinante con lunghi capelli sciolti, dai lineamenti quasi androgini. Nella mano destra la sua mano era spalancata davanti a sé, mentre nella sinistra stringeva vicino al cuore un libro sigillato da catene. Due paia di corna attorcigliate spuntavano dalla sua fronte.

A sinistra invece era raffigurata una bestia acquattata su quattro zampe, con il muso proteso verso il basso come in agguato. La testa triangolare, le ali spalancate e la coda serpentina svelava la sua natura di drago.

Un’altra figura umanoide si presentava sulla destra, questa volta una donna ricoperta da un lungo vestito e dai capelli raccolti dietro la nuca, che tra le mani stringeva un arco ed una freccia.

 

“ Perdoni Raptor, Padre.” Sentendo una voce misteriosa provenire dalla chiesa, l’uomo saltò subito giù dal carro.

“ Mi stai per caso ordinando ciò che devo e non devo fare ?”

“ Assolutamente, Padre. Raptor si scusa per la sua insolenza.”

Al suono di quella presenza tra le ombre del portone, Raptor aveva abbandonato quello spirito pericoloso e violento, assumendo invece un’aria ubbidiente e rispettosa.

La figura attese molto tempo prima di proseguire.

“ In origine di tutto c’era il Diavolo e l’Angelo, eterni rivali, ma possessori della stessa Magia Primordiale. Si scontrarono fino a che nel vuoto assoluto dove risiedevano non generarono una terra, con acqua sulla sua superficie, fuoco al suo interno e aria che non la facesse precipitare nel nulla. Avendo creato quella strana mescolanza di magia, l’Angelo ed il Diavolo capirono che avrebbero potuto far combattere anche le loro stirpi su quel campo di battaglia. Così nacquero i Demoni e gli Dei, i quali lottarono fino a risvegliare gli esseri generati dalla Magia Primordiale: i Draghi.”

“ Il primo libro della Nascita, Padre.” Disse subito il bruno, come se fosse preparato ad una domanda che in realtà non gli era stata posta.

“ Tu continui dunque a credere che la magia, frutto dell’eterna battaglia di Dei, Draghi e Demoni, o dell’Angelo e del Diavolo prima di loro, sia uno svago? Tu sei un assassino Raptor, ma sicché la tua crescita è stata affidata alla mia sapienza, sei anche tra i pochi ormai a credere nel Vero Culto. Non cadere nella lussuria con  tuoi poteri.”

 

L’uomo abbassò lo sguardo, per poi voltarsi e dare le spalle a quell’imponente cattedrale.

“ Raptor le dimostrerà la sua devozione occupandosi subito della gilda Owls of Moon, Padre !” Con quelle parole confidate alle statue troneggianti sul cielo notturno, corse via.

Non appena la sua sagoma fu scomparsa tra i vicoli e le strade, qualcuno atterrò esattamente davanti alla porta.

“ Si fida di lui, Padre ?”

Colui appena atterrato era un ragazzo giovanissimo, dalla corporatura minuta ed un volto privo di lineamenti troppo marcati. I capelli, di un insolito colore grigio cenere, erano corti, persino radi ai lati della testa, ma con un lungo e sottile codino che percorreva la lunghezza della schiena.

Indossava un gilet nero ricoperto di borchie e dei pantaloni larghi grigi, rendendo visibile quanto la sua pelle fosse pallida.

Non aveva espressione, soltanto due occhi vacui  di colore rosso vivido, come due fari nel buio.

“ Il volere degli Esseri Supremi agisce per vie imperscrutabili.” Rispose lugubremente la voce senza volto all’interno dell’edificio.

“ Quando il comandante dell’organizzazione mi ordinò di addestrare degli assassini, foste voi le scelte che mi capitarono… e non mi avete mai fatto pentire di quella scelta.”

 

 

Sotto la luna misteriosa, oscure pianificazioni si mescolavano con le trame del mondo.

 

 
[Ending: (4) Spandau Ballet - Gold - Lyrics - YouTube ]


Nome: Ryoko Hoshika;

Età: 17

Incantesimo: Magia Dimensionale;

Ama: Ammirare i paesaggi;

Odia: I pervertiti;

Note: Quando Ryoko scoprì di non poter controllare i propri poteri magici, ormai diventata un’adolescente, decise spontaneamente di abbandonare il suo villaggio natio. Durante i suoi pellegrinaggi per affinare l’uso della Magia Dimensionale, si è imbattuta nella tribù Ferkin.

I suo incantesimi sfruttano la creazione di portali di magia solidi, capaci di respingere attacchi fisici, assorbire danni magici e persino trasportare oggetti o persone in un raggio ristretto. Il Dimensional Radius necessità di un minuto per essere caricato, e può esser utilizzato solo una volta al giorno.

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back! Ricordo che questo è il secondo capitolo pubblicato oggi, in contemporanea con il Capitolo Uno (quindi se ve lo siete perso, e di conseguenza non avete capito chi sia questa Ryoko, correte a rimediare).

Nella versione originale della fan fiction questa parte non esiste, o meglio, dopo che Corex e Hime hanno portato a termine l’incarico viene mostrato come il giorno seguente si siano messi in marcia dalla gilda Silver Knights. Eppure mi dispiace non aver dato all’epoca spessore a dei personaggi comunque fondamentali nel viaggio del protagonista, così ho utilizzato l’escamotage dei Fratelli Neptune per mostrare anche un po’ di più le magie presenti.

E pensate un po’? Con questi due personaggi fratelli ho potuto anche introdurre ad una parte di storia importante, a personaggi fondamentali e ad eventi davvero, davvero prossimi.

Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Capitolo Tre: Aurora ***


Stella d'Argento:La Stella non si eclissa [REMASTERED] 

Capitolo Tre: Aurora.


Grazie al favore di un caldo appena sopportabile, i due maghi in viaggio avevano fatto il loro ingresso nella capitale di Alaustria, Baskerveille.

“ A vederla da qui sembra una città come le altre.” Disse Ryoko con un sorriso in volto, abituata alla vastità della città. Dalla via dei mercati che attualmente stavano percorrendo sarebbe potuta apparire come un normale borgo, con una fila interminabile di case colorate e bazar, ma aguzzando la vista si sarebbe potuto scorgere all’orizzonte il profilo di altissime costruzioni.

L’intera Baskerveille si ergeva su tre cinte murarie. Nella zona più bassa la vecchia città, con i quartieri malfamati formava la base della capitale nella Pianura di Sachaer. Il piano intermedio invece ospitava il centro urbano attuale, le piazze, le banche e gli uffici minori.

Le mura più alte, infine, sostenevano il peso di cinque palazzi in acciaio, una forma di architettura da poco giunta ad Alaustria, rappresentanti i nuclei dell’economia e della politica di tutto il regno: camere di dibattito, alloggi dei funzionari reali, uffici amministrativi, fabbriche di lacrhrime ed altri oscuri segreti protetti tra i Cinque Artigli, così li chiamavano.

Al centro degli Artigli, si ergeva il palazzo reale, troneggiando sulla piana come un colosso.

 

“ E poi ti ricordi che questa sia l’unica città a non permettere la fondazione di una gilda nella propria area.” Le rispose pungente Corex, accennando un sorriso cinico.

La castana lo guardò inarcando un sopracciglio, imbronciata.

“ Cos’è, ti danno fastidio tutte queste persone ed hai voglia di sfogarti ?”

L’albino rimase in silenzio, lanciando uno sguardo distratto alle bancarelle ed ai negozi.

“ Ecco, bravo, rilassati.” Sospirò sollevata Ryoko.

“ Aaah, smettila di prendermi in giro, bambina irritante !”

In un istante lo sguardo della maga si incupì, ed il volto si contorse in un ringhio animalesco. Voltandosi lentamente verso il compagno, il quale continuava a camminare con la testa fa le nuvole, fece schioccare rumorosamente le nocche delle mani.

Prima che potesse aprire bocca, rilasciando nel mentre uno sbuffo di vapore dalle narici come un toro, fu proprio il ragazzo ad iniziare a correre via.

“ Ehi, tutto quello che c’è lì sopra sembra buono !” Esclamò Corex con eccitazione, correndo verso la bancarella di un fruttivendolo, senza sapere di star venendo rincorso da Ryoko assetata di sangue.

 

-Ah, no… è una zucca. Non riesco a mangiare le zucche.- Il ragazzo si fermò immediatamente dopo aver adocchiato il frutto in questione sulla bancarella, e con aria delusa si infilò le mani in tasca.

Un gatto nero con una zucca in testa miagolò nelle vicinanze, sparendo tra le gambe dei passanti.

Intanto la maga dei portali aveva quasi raggiunto l’albino, con degli occhi infiammati e un’espressione terrificante in viso.

“ Coreeeex !” sibilò iraconda, senza però venir sentita dall’altro.

Pochi secondi prima dell’impatto però, la via del mercato venne scossa da una potente vibrazione dal terreno.

 

Cittadini e venditori urlarono per la paura, avvertendo la terra tremare, così le fondamenta delle case più vicine, fino a quando una crepa non si spalancò nell’asfalto.

Una voce femminile riverberò nel trambusto:

“ Wall of Trees ”

Improvvisamente dalla crepa emersero con una violenza tale da sfondare la strada, una coppia di tronchi lignei alti due metri.

Fortunatamente i due alberi non generarono alcun tipo di danni agli esseri umani, avendo i civili subito evacuato la voragine prima che esplodesse.

 

Corex e Ryoko si voltarono all’unisono, spalancando gli occhi.

- Magia ?!- Realizzò subito il ragazzo, non sapendo se mettersi sull’attenti, oppure fuggire ai ripari.

- Ma è proibito usare la magia a Baskerveille !- La castana, tendendosi come una corda di violino, a stento riuscì ad intravedere qualcosa con la folla di persone in fuga.

Sentendosi travolta e spinta da ogni direzione, i suoi occhi captarono miracolosamente, anche se solo per una questione di secondi, una figura nel punto dove erano sorti i tronchi.

 

Era in tutto e per tutto una ragazza, grazie alle forme abbondanti coperte da un cardigan senza spalle color crema ed un paio di jeans attillati.

Aveva dei lunghi capelli corvini, lasciati scivolare lungo la schiena, segnati da un singolo fiore di rosa canina all’altezza dell’orecchio destro. Indossava dei sandali, e persino sull’abito si ripeteva un tema floreale.

Carnagione olivastra e grandi occhi scuri, alta abbastanza da destare sospetti su di un’origine alaustriana.

 

A Ryoko bastò quel secondo, bastò lo sguardo spaventato ma allo stesso tempo determinato della sconosciuta, e bastò il percepire un forte poter magico dentro di lei, per comprendere chi fosse la causa di quell’incantesimo.

Tuttavia non ci fu tempo di osservare ancora la misteriosa maga, perché oltre il muro di alberi appena sorti, un secondo individuo si scagliò in avanti ad alta velocità.

“ Drill Burst ”

 

L’uomo vestito come un guerriero, che nessuno sapeva si chiamasse Raptor, venne ricoperto da un turbine di energia quando con il solo ausilio del naso, sfondò la barriera lignea.

“ Non puoi scappare a Raptor, ragazzina! Farai la fine di quegli altri fuorilegge !” Sbraitò il bruno dopo aver terminato il suo attacco, voltandosi in volo verso la ragazza dai capelli corvini.

Ella impietrì davanti allo sguardo folle e furente dell’uomo, ma utilizzò quella paura per sollevare entrambe le braccia. Le sue mani, per una seconda volta, si permearono con dei simboli verdi:

“ Whips of Thorns ”

 

Sopra la testa del suo inseguitore, ovvero dai frammenti di tronco che schizzavano in ogni direzione, spuntarono rapidamente degli arbusti ricoperti interamente di spine. Come da nome, saettarono in aria per poi allungarsi di scatto verso il loro unico bersaglio, frustandolo senza pietà prima che potesse atterrare.

Raptor fu in grado di vedere l’attacco arrivare, ma la sua espressione non mutò affatto, e questo causò soltanto un altro sussulto di terrore nella ragazza.

Le fruste di spine infatti, anziché colpire dal’alto verso il basso, sembrarono venir bloccate da una barriera invisibile prima di entrare in contatto con l’uomo.

“ L’esistenza di miserabili come voi è un insulto agli Esseri Supremi! Come osi usare una magia derivata dalla loro forza ?!”

Lo sguardo dell’assassino era completamente pazzo, fanatico, e  puntava la sua preda come se fosse l’unica cosa che avrebbe dovuto fare nella sua vita.

“ Aerial Bomb ”

 

Sollevando le gambe all’indietro, dirizzando così la testa verso la sua avversaria in basso, scalciò nell’aria e sorprendentemente riuscì a scattare alla velocità di un proiettile.

La corvina comprese immediatamente che avrebbe dovuto evitare quel colpo devastante all’istante, senza perdere un secondo.

Proprio mentre si attingeva a gettarsi per terra, le sue gambe  si paralizzarono.

Non poteva più muoversi.

 

“ Hai troppa paura, verme impuro ?!”

Sbraitò Raptor, precipitando in picchiata sulla maga e distendendo la gamba in avanti.

Un battito di ciglia dopo il suo calcio affondò nello stomaco di lei, generando un inquietante rumore di rottura che risuonò nelle sue orecchie.

Allora la vide: la ragazza non si era scostata a causa del bambino alle sue spalle, che avrebbe ricevuto il colpo al suo posto. Così lei aveva utilizzato il tempo rimanente prima dell’impatto per spingere lontano il bimbo, esponendosi al colpo.

L’attacco scaraventò il corpo della corvina all’indietro come se fosse stata investita da un carro, ed il suo volo terminò contro una bancarella dall’altro lato della strada.

 

“ Ma sul serio… per un cazzo di bambino che Raptor potrebbe uccidere in qualsiasi momento, se solo lo volesse ?” Il ghigno dell’uomo era scomparso, prendendo il posto di una smorfia sbigottita e rabbiosa.

Con passo pesante avanzò tra la calca di persone, le quali si ritrassero immediatamente atterrite, osservando le macerie della bancarella e della tenda distrutte.

Quando l’ebbe raggiunta, scostò il tendone furiosamente, ma lo stupore sopraggiunse nel momento in cui non vide niente e nessuno lì sotto. O meglio, qualcosa c’era, ma erano solo i resti di frutta e verdura spiaccicata, assieme ad un tronco di albero cavo e non del tutto formato che spuntava dall’asfalto.

Posò una mano sulla corteccia, ed osservando il buco procedere all’interno della terra stessa, formando un tunnel, rafforzò la presa fino a spaccare il legno.

“ Prendi in giro Raptor? Prendi in giro… gli Esseri Supremi ?” Biascicò senza più controllo sulla propria furia.

 

“ Sei sicuro di volerlo fare ?”

“ Non preoccuparti, tu vai a cercare quella ragazza… se le mie previsioni sono corrette, dovrebbe essere nel parco più vicino.”

L’assassino, sentendo quelle voci stranamente troppo tranquille nella folla, si voltò all’istante.

Se in quel momento non fosse saltato all’indietro, non avrebbe certamente evitato l’esplosione di energia magica trasparente nel punto dove si trovava un secondo prima.

Atterrò su tutti e quattro gli arti, come un animale in guardia, e sibilando per l’adrenalina osservò chi aveva osato sfidarlo.

 

Davanti a sé si parava un ragazzo dai corti capelli argentei, il quale  aveva appena lasciato scivolare al suolo il mantello bianco dalle sue spalle.

“ Non so chi tu sia, ma quella maga si è sacrificata per salvare un bambino… come hai osato infangare il suo sacrifico pensando anche solo di ucciderlo ?!”

Corex strinse i pugni, e fissò con spietatezza l’avversario, pronto a combattere.

 

 

A diversi isolati di distanza, in un parco di Baskerveille, tra i cittadini stava iniziando ad espandersi la paura di uno scontro di magia in piena piazza del mercato.

Alcuni testimoniavano di aver visto due maghi, chi giurava di averne visti una gilda intera, tuttavia ciò che facevano era semplicemente spaventarsi a vicenda all’interno di una zona che loro credevano sicura.

Lontani da occhi indiscreti, sopra una rampa di scale si poteva raggiungere una zona di quel giardino caratterizzata dal laghetto di carpe. Un salice piangente attingeva i suoi rami nell’acqua, fornendo ombra ad una figura ansimante sul suo tronco.

La ragazza dai capelli corvini si teneva il petto con entrambe le braccia, dando aria ai polmoni per cercare di stabilizzare il respiro.

 

“ Nel futuro c’è la fine della gilda ?”

“ Se così ho visto, così sarà.”

 

Senza smettere di tremare, aprì il cardigan, e tastandosi lo stomaco scoperto impallidì per il dolore. Sentiva le costole incrinate, ed i muscoli bruciare. Gettò la testa all’indietro, osservando il cielo chiedendo pietà.

 

Una bambina dai capelli neri era corsa all’interno dell’edificio tanto ammirato nella città, la gilda di maghi. Sembrava essere molto affamata, seppur la giovane età, e vestiva solo di stracci.

Improvvisamente nella sala era calato il silenzio, e lo sguardo di tutti era posato su di un’anziana signora avvolta da un boa e da un cappello dalla tesa larghissima.

“ Ti piacerebbe mangiare così tutti i giorni, fare un bagno caldo tutti i giorni, ed indossare vestiti puliti tutti i giorni ?” Aveva domandato alla bambina, facendo apparire dal nulla un vassoio ricolmo di frutta, formaggi e carni, con l’enorme stupore della piccola.

“ Come ti chiami ?”

“ Il mio nome è …”

 

- Owls of Moon.- Quel nome risuonò nella mente della corvina come lo scrosciare delle onde lontane.

Con la mano si artigliò la spalla sinistra, dove in azzurro era stato dipinto sulla pelle lo stemma di un gufo appollaiato su di una sfera. Una lacrima solitaria percorse le sue guance.

- Ed ora non esiste più …-

Voltò lo sguardo avvertendo un suono, e davanti alla sua visuale si frapposero due grandi occhi verdi.

 

 

Tra le vie del mercato Corex e Raptor si spostavano rapidamente, e seppur lasciassero una scia di distruzione su ovunque bancarella spazzassero via, per le guardie cittadine appena messe al lavoro era impossibile trovarli con precisione.


“ Eagle Strike ”

In un battito di ciglia l’assassino azzerò la distanza tra sé ed il suo avversario, colpendolo con una ginocchiata in pieno mento.

L’albino venne scagliato contro un muro alle sue spalle, ma riacquisì rapidamente velocità per evitare che l’altro gli ripiombasse addosso.

“ Soul Wave ”

Privandosi temporaneamente dell’udito, scagliò un arco di magia verso l’avversario, il quale stava correndo ad alta velocità nella sua direzione.

Raptor sorrise ugualmente, senza rallentare o evitare il colpo.

 “ Drill Burst ”

 Sbraitò con sicurezza, abbassandosi mentre era ancora in corsa per spiccare un balzo in avanti, con il corpo raso al suolo.

In questo modo l’onda di anime si abbatté sulla sua schiena, esplodendo.

 

Corex non ebbe il tempo di rassicurarsi, dal momento che prima ancora di aspettare che l’effetto collaterale dell’incantesimo finisse,  l’assassino si era materializzato su di lui, perforandogli il petto a poca distanza dalla gola, con il solo ausilio del suo naso beccuto.

“ Raptor può usare il suo incantesimo Umbrella Dash per indurire l’aria e proteggersi da ogni vostro stupido attacco. Sfidare Raptor è stato inutile, così come difendere quella marmocchia superstite di una gilda che andava distrutta !” L’uomo si leccò le gocce di sangue che erano schizzate sul suo volto, osservando il ragazzo cadere all’indietro, con sguardo vitreo ed assente.

“ Io sono uno Smantellatore, e per ordine del mio mentore Padre Gamble, profeta degli Esseri Supremi, dovete solo crollare come tanti mattoncini.” Un sorriso si formò sulle sue labbra.

 

“ Non mi importa cadere, se posso colpirti !”

La voce fredda e risoluta dell’albino scosse come un fulmine a ciel sereno l’assassino.

“ Soul Wave ”

Caricando l’incantesimo nella mano abbassata mentre scivolava verso il suolo, Corex spalancò gli occhi e sollevò il braccio verso l’alto.

L’onda di energia centrò in pieno l’avversario, investendolo come una corrente d’aria talmente forte da scaraventarlo verso l’alto.

“ Gwaargh !!” Esclamò Raptor, vomitando sangue mentre uno dei suoi spallacci si staccava dopo essersi deformato nell’impatto.

 

“ Ma quale difesa da ogni attacco? Si capisce benissimo che puoi indurire l’aria solo sopra la tua testa.” Lo provocò con la verità l’avversario, seppur seduto per terra, ma con un ghigno di sfida ben esposto.

Le ferite sul suo corpo erano molte più di quelle che aveva arrecato all’assassino, ma continuava a sfoggiare quel sorriso e a restare lucido.

 

L’uomo bruno digrignò i denti fino a farli scricchiolare, per poi capovolgersi in volo e puntare con la testa verso il basso. Sfruttando il rimbalzò scalciò verso l’aria solidificata sopra di sé, atterrando in picchiata a terra mentre caricava un pugno.

Colpì istantaneamente Corex sulla tempia, facendolo scontrare sul suolo e rotolare via come una bambola senza peso.

La Stella d’Argento si affrettò a riaprire gli occhi, ma nel momento in cui aspettava un attacco diretto ed ancora più spietato, davanti a sé non c’era più nessuno. Allarmato si risollevò da terra, guardando con circospezione tra i vicoli fino a quando un suono lontano non lo raggiunse.

 

“ Devono essere di qui, prendeteli !”

- Le guardie cittadine !- Sobbalzò il mago dell’anima, dando un’ultima occhiata veloce attorno a sé prima di prendere l’unica saggia decisione: scappare.

 
 

Dopo circa trenta minuti di corsa disperata per le vie secondarie e più labirintiche di Baskerveille, il ragazzo riuscì a raggiungere il parco più vicino.

Muovendosi con sicurezza, raggiunse immediatamente la zona sopraelevata con il lago delle carpe.

Lì, all’ombra di un salice, sedeva la misteriosa maga fuggiasca e, come dalle indicazioni date prima, Ryoko Hoshika.


La ragazza dai capelli neri sollevò lo sguardo verso il mago, assumendo un’espressione di preoccupazione.

“ Grazie mille per avermi aiutato, ma… non dovevi mettere a rischio la tua vita.”

L’albino indugiò molto prima di parlare, non riuscendo probabilmente a trovare le parole giuste negli occhi dalla tristezza infinita di lei, ma la maga dei portali lo anticipò istantaneamente:

“ Non ti devi dispiacere. Lui… noi, siamo fatti così.” Corex notò con stupore lo sguardo di Ryoko caricarsi di determinazione mentre pronunciava quelle parole, ed il suo cuore si riempì di gioia.

La corvina parve ugualmente sorpresa dalla risposta, e negli occhi dei due trovò soltanto un solenne e silenzioso assenso.

 

“ Non pareva affatto un individuo a posto con la testa.” Commentò seriamente il ragazzo, ponendo allo stesso tempo una sottointesa richiesta di informazioni.

La maga dalla pelle olivastra sospirò profondamente, facendosi coraggio prima di pronunciare ciò che sembravano parole difficili.

“ Si è presentato alla mia gilda di appartenenza, Owls of Moon, qualche giorno fa, minacciandoci di andarcene così avrebbe potuto distruggerla e privarci del diritto di adoperare la magia. Era da tempo che uomini misteriosi entravano nella gilda, richiedendo di parlare con la Master, ma nessuno di noi seppe mai cosa le dissero.”

Ryoko e Corex si lanciarono degli sguardi fulminei, proprio come i pensieri reciproci: stava parlando di una situazione identica a quella accaduta a Silver Knights.

“ Avevamo già previsto, grazie ai poteri divinatori della Master, che qualcuno sarebbe venuto per ucciderci dopo averci privato della gilda …” proseguì la corvina, stringendo i pugni.

“ Ma per quanto provammo a difenderci, lui ci massacrò nella tarda notte di ieri. Io sono l’ultima ad essere sopravvissuta, teletrasportata dai miei compagni in questa città contro la mia stessa volontà.”

Il silenzio piombò sullo stagno, e solo il respiro affannato ed agitato della ragazza risuonava nelle orecchie dei giovani maghi.

 

“ I tuoi compagni dovevano volerti molto bene, hanno compiuto un gesto bellissimo a lasciarti in vita.”

La maga delle piante si voltò immediatamente verso Ryoko, colpita dalle sue parole appena pronunciate.

La guardò interrogativa, sentendosi toccata nel profondo del cuore, seppure il suo sguardo volesse cercare di negare quella realtà.

“ Hanno salvato la tua vita con le loro, non penso esista un messaggio di amore più grande di questo. È lampante che abbiano riposto la fiducia di tutti in te.” La castana sorrise, per poi arrossire ed abbassare istintivamente lo sguardo.

Effettivamente quelle parole gentili erano troppo per lei, soprattutto dette ad un’estranea.

 

La ragazza rimase immobile per diversi secondi, osservando il vuoto di fronte a sé.

Sentì il marchio della gilda Owls of Moon divampare sulla sua spalla, e con quel calore confortevole, il ricordo lontano di una bambina affamata, senza genitori né patria, che si affacciava nel mondo dei maghi grazie all’aiuto di un’anziana ed enigmatica signora.

 

“ Grazie.” Sussurrò a fior di labbra, ancora travolta da quell’energia di consapevolezza.

Si lanciò su Ryoko, cingendola in un abbraccio che la sollevò di qualche centimetro dal terreno. La maga dei portali inevitabilmente arrossì ancor di più, tuttavia non riuscì a scostare quella ragazza con gli occhi tremanti ed un sorriso di speranza ritornato in volto.

“ Il mio nome è Akiko Dixon, e sono una maga di Owls of Moon.” Pronunciò con risolutezza la corvina dopo aver sciolto l’abbraccio, sfiorandosi con una mano il marchio sulla spalla.

Corex inarcò un sopracciglio, sorridendo divertito e travolto da un’inspiegabile adrenalina.

“ Ed immagino sarai tu a dare il colpo di grazia a quel Raptor.”

 

Akiko tuttavia gli rivolse uno sguardo confuso, ma l’albino non poté risponderle, siccome Ryoko si era appena frapposto fra di loro.

“ Corex …”

“ Uh ?”

“ Come mi hai chiamata prima, ripetilo !” Sbraitò la maga dei portali, sferrando un manrovescio sul compagno, per vedetta del nomignolo con il quale l’aveva ripresa prima.

Il ragazzo non incassò benissimo il colpo, e mentre pensava sbalordito quanta forza fisica possedesse Ryoko, scivolò dalla ringhiera alle sue spalle.

 

In un istante si ritrovò a testa in giù, cadendo verso le scale che conducevano a quel terrazzamento.

Allora lo vide, come un incubo che prima o poi ti raggiunge sempre: Raptor in agguato sotto di lui, intento a puntarlo con i suoi furenti occhi da predatore affamato.

- Merda !- Imprecò a denti stretti, ritrovandosi la mano dell’assassino al collo, impedendogli di urlare.

 

L’uomo lo schiacciò al suolo, premendogli la testa sulla scalinata. In questa maniera lui si era curvato in avanti, ed il suo capo non era visibile dalle due ragazze in posizione sopraelevata.

Corex pervase repentinamente una mano di magia, ma il bruno utilizzando il piede gli bloccò l’arto, pestandolo così forte da fargli dolore l’osso.

“ Raptor non abbandona la sua preda, e tu hai portato Raptor proprio dal bersaglio che voleva.” Sussurrò l’avversario, sollevando il pugno dietro la sua testa e preparandosi a colpire.

 

L’albino sembrò voler parlare, ma non potendo esprimersi a causa della presa soffocante sulla sua gola, emise soltanto un rantolio.

“ Cosa sono? Le tue ultime parole ?” sghignazzò l’assassino, ritrovandosi però di risposta un sorriso beffardo.

“ No…” Riuscì a dire il mago, facendo impallidire l’altro.

 

“ Quello è …”

“ Raptor !”

 

Due voci femminili costrinsero il bruno a voltarsi di scatto, osservando con stupore Ryoko ed Akiko che anch’esse stavano cadendo sulla scalinata dal balcone sovrastante.

Le maghe atterrarono in piedi, ma la castana fu più veloce e preparò i suoi incantesimi.

“ Dimensional Slice ”

 

Una  raffica di portali vennero scagliati contro Raptor, i quali esplosero rapidamente in fendenti magici sul corpo del bersaglio.

“ Come diavolo hai fatto ?!” Ruggì l’uomo, saltando verso l’alto per evitare di essere troppo esposto.

“ Vuole raggiungere la balconata e scappare !” Comprese al volo Ryoko, caricando un altro cerchio magico.

 

“ Semplicemente con quel Soul Wave le ho private del’equilibrio, sapendo che sarebbero cadute esattamente dove ci trovavamo noi.” Rispose allora Corex, posando una mano a terra e rimanendo seduto, percependo la forza nelle sue gambe svanire di colpo.

“ Soul Geyser ”

 

Una colonna di magia delle anime si innalzò verso l’uomo in fuga, il quale osservò l’attacco ruggendo.

“ Pensi di poter colpire Raptor solo perché questo colpo proviene dal basso ?”

Si contorse in volo, portando una gamba sopra la sua schiena e scalciando sull’aria solidificata, saltando in tempo per evitare l’incantesimo.

“ Roots Immobilizing ”

 

“ Cosa ?!”

L’assassino si ritrovò immobilizzato in volo, a causa di un centinaio di spesse radici che si erano attorcigliate sui suoi arti e su tutto il suo busto.

 

Corex e Ryoko guardarono dapprima il salice piangente con le sue radici allungate verso il cielo, ed infine alle loro spalle.

Lì videro Akiko puntare con uno sguardo colmo di odio, ma anche tristezza, l’assassino sopra le loro teste.

“ C-cosa intendi fare, mocciosa ?!” Urlò da lassù Raptor, divincolandosi istericamente. La sua voce sembrava rotta dalla paura, ma a stento nascondeva quella sensazione così viscerale.

Ad ogni movimento sembrava infatti che quei legamenti stringessero sempre più la sua carne, e la magia Umbrella Dash non avrebbe potuto salvarlo in alcun modo.

 

“ Mi hai chiamato mocciosa per tutto questo tempo …” Lo interruppe la corvina, parlando lentamente ma con voce ferma.

“ Ed è così che mi sono sempre comportata… una bambina che vive sulle spalle degli altri, senza mai davvero ricambiare l’affetto che le danno.”

Sollevò lo sguardo, pensando alla gilda che aveva lasciato, ai compagni abbandonati, alla vita che non avrebbe più potuto avere. Tutto si stava trasformando in quel momento, e lo percepiva sin da quando aveva sentito il marchio sulla spalla bruciare.

- Grazie Master, grazie a tutti voi.-

“ Ricambio il favore !” E con quelle parole, sollevò entrambe le mani verso l’alto, per poi abbassarle di scatto.

 

Raptor non riuscì nemmeno ad urlare, prima che le radici lo trascinassero nel lago sottostante, sollevando uno schizzo d’acqua e disperdendo le carpe.

“ Dove …” iniziò a formulare Ryoko, prima che la terra tremasse lievemente, ma comunque in modo percepibile.

D’improvviso il tronco del salice piangente si aprì in un foro delle dimensioni di una palla.

Quando il suolo vibrò per la seconda volta, la corteccia sembrò gonfiarsi, e dal buco sbucò la testa di Raptor.

 

Sotto lo sguardo esterrefatto dei due maghi ignari, l’assassino vomitò un’ingente quantità di acqua, tossendo violentemente. Il suo intero corpo era stato inserito nel salice, che svolgendo la funzione di sarcofago, gli impediva qualsiasi movimento.

Akiko mosse qualche passo verso l’albero, ed a quel punto l’uomo ritrasse la testa tremante. Era terrorizzato, ma non poteva sottrarsi, nemmeno quando la ragazza gli posò una mano sulla fronte.

“ Non farti mai più rivedere. Se scopro che hai fatto anche solo ad un’altra gilda ciò che hai fatto alla mia allora tornerò.” La corvina aveva perso ogni rabbia dal suo sguardo, ed in quell’espressione seria e risoluta risiedeva solo una consapevole minaccia.

 

 

Si voltò, lasciandosi alle spalle il salice e procedendo verso Corex e Ryoko.

“ Grazie ancora.” Il sorriso tornò subito sul suo volto, e gli altri furono sorpresi da quel suo repentino cambio d’umore.

 “ Ci dispiace per la tua gilda, sono sicuro che ora saranno fieri di te.” Disse Corex, ricambiando il sorriso.

Akiko annuì silenziosamente.

In quel preciso istante Ryoko sollevò un dito e se le lo schiacciò contro il naso, spalancando gli occhi con l’espressione di chi si è appena ricordato qualcosa di importante.

“ Le ricerche sulla Magia Unica !” Esclamò, facendo sobbalzare Corex, il quale assunse la stessa espressione.

“ Giusto !” La imitò lui, e si scambiarono il cinque con determinazione.

 

“ Ehm… che state facendo ?” Domandò confusa la maga del verde, ed i due la guardarono inizialmente non comprendendo la sua domanda, ma ricordandosi che lei non sapesse nulla della loro missione originaria.

“ Il vecchiaccio… un nostro amico ci ha detto che nelle campagne di Baskerveille avremmo trovato la Master di una Gilda in grado di aiutarci.” Rispose l’albino.

“ Ma perché quando parli non riesci a formulare un discorso completo ?” Sospirò rassegnata la maga dei portali, interrompendo l’altro constatando quanto la corvina stesse diventando ancora più confusa.

 “ Ah, già.”

Ryoko si massaggiò le tempie, prossima a perdere la pazienza.

“ Corex possiede una Magia Unica, ed il suo sogno è di imparare a controllarla, così questo nostro amico ci ha consigliato una potente maga qui nelle vicinanze per aiutarci.”

 

Akiko annuì con un sorriso imbarazzato.

“ Ho paura che la gilda in questione fosse proprio Owls of Moon.”

I due maghi rimasero immobili, con gli occhi spalancati e ricoperti di sudore per la vergogna dalla testa ai piedi.

“ Ma… come mai vorresti imparare a controllare la tua magia? Da quanto ho visto, sembri saperla usare molto bene.”

La domanda della corvina servì a far dimenticare immediatamente alla maga dei portali del disagio, sollevando anzi in lei una certa curiosità.

“ Non te l’ho mai chiesto, effettivamente …” mormorò, voltandosi verso l’albino.

Corex sorrise, come se stesse aspettando quella domanda da diverso tempo. Con un atteggiamento solenne appena sorto in lui, si schiarì la voce e tirò in fuori il petto.

 

“ Come sapete ogni anno ad Alaustria si tiene il Torneo di Magia… ebbene, io voglio diventare un Master e con la gilda che fonderò parteciparvi per vincerlo.”

Buttando giù quelle parole tutto d’un fiato, il ragazzo scoppiò a ridere incrociando le braccia al petto. Nella sua risata nervosa si notava palesemente come cercasse di sembrare forzatamente fiducioso, al contrario della sua natura pessimista e schiva.

Tuttavia, nel momento in cui finì di ridere, nessuna delle ragazze parlò. Entrambe lo guardavano con volti inespressivi, ed allora il volto dell’albino divenne rosso.


“ Maledizione !” Ringhiò il mago a denti stretti, ed infilandosi le mani in tasca, si girò ed iniziò a camminare via di lì.

“ Non abbiamo detto niente e già si è offeso.” Constatò sconsolata ed anch’ella offesa Ryoko, trovando infantili quei comportamenti dell’albino.

“ No, Corex !” Al suo contrario, la maga delle piante corse incontro all’altro, afferrandolo per un polso.

Lui non voltò lo sguardo, scuro in viso continuò a guardare davanti a sé.

“ Io trovo la tua un’idea molto nobile e… fattibile, sicuramente fattibile.” Esclamò dispiaciuta Akiko, dosando le parole per non offendere ancora Corex.

 

La Stella d’Argento sospirò profondamente, rimanendo in silenzio. D’improvviso, sotto gli sguardi impazienti delle due, iniziò a voltarsi molto lentamente.

Aveva un’espressione di finta, fintissima innocenza, con gli occhi imbronciati come quelli di un cucciolo.

“ Solo che… per formare una gilda mi servirebbero dei membri, ed io… attualmente non saprei a chi chiedere.” Cantilenò, guardandosi attorno con sguardo spaesato.

Akiko Dixon rise istantaneamente, coprendosi la bocca. Ryoko invece rimase basita ad osservare il suo compagno, o forse seria.

“ Per fondare una gilda bisogna anche avere la fedina penale pulita, lo sai vero ?” Chiese allora, ed il ragazzo terminò il suo teatrino per riprendere un atteggiamento consono.

“ Certo, ma perché me lo chiedi ?”

“ Perché allora faremmo meglio a scappare !” Urlò la maga dei portali, indicando un manipolo di guardie cittadine in lontananza, diretti verso di loro.

In un battito di ciglia, i tre si diedero alla fuga.

 

 

|||

 

 

Nella cappella della prigione cittadina più vicina al centro cittadino, alcuni gendarmi stavano tornando con aria frustrata e stanca.

“ Niente di niente. Su quel criminale sappiamo solo che si chiama Raptor, ma potrebbe essere benissimo un nome in codice di qualche gilda oscura od organizzazione mafiosa dove lavora. Nessun nome vero, e da tre ore di interrogatorio non caviamo un ragno dal buco.”

Il capo delle guardie si sedette pesantemente nel suo ufficio, borbottando ed imprecando a bassa voce.

 

“ L’omertà è proprio una piaga, capitano. Non ci sono più i criminali facili da corrompere come una volta.” Gli rispose una voce maschile nell’ombra. Una figura fuoriuscì parzialmente alla luce, svelando una lunga toga rossa sangue, ricoperta di K dorate al posto di bottoni e sulle spalle.

Le mani dell’uomo, come era definibile dalla voce, erano larghe e forti, ma comunque anziane, adornate da un anello per mano. Quello sulla sinistra raffigurava un angelo, l’altra un umano cornuto e con ali da pipistrello.

Il capo delle guardie sospirò esausto.

“ Cosa ci vuol fare, Padre Einsof… noi siamo divisi da stipendi sempre più bassi e straordinari, mentre loro si arricchiscono ogni giorno.”

“ Non ti preoccupare, caro fratello.” Mormorò la voce, mentre l’uomo nell’ombra allargava impercettibilmente un ghigno malvagio.

“ Per me sarebbe un onore aiutare onesti e validi lavoratori come voi.”

Il capo delle guardie sollevò immediatamente la testa dal tavolo, stupito.

“ Ma no, Padre… non le chiederei mai di…”

Venne immediatamente interrotto dalla figura, la quale si era già spostata verso la porta.

“ Ci penserò io a riportare sulla retta via i peccatori artefici di questo misfatto.”

 

E con tali parole, si diresse verso la cella dove era stato rinchiuso Raptor.

 

 

Come un aurora, enigmi ed intrighi si palesano nell’oscurità, accecando la vista ed ipnotizzando i sensi.

 

 

Nome: Akiko Dixon;

Età: 16;

Incantesimo: Magia  delle Piante;

Ama: La botanica;

Odia: Dormire poco;

Note: Di origini ignote, si sospetta persino da fuori Alaustria, è stata cresciuta nella gilda Owls of Moon, ormai distrutta. La sua magia non le permette di creare piante dal nulla, bensì di modificare e potenziare quelle presenti in una distanza di cinquanta metri, per questo in aree urbane, o senza la presenza di vegetazioni è in difficoltà. Ha deciso di non cancellare il simbolo della sua vecchia gilda sulla spalla destra.

 

 

Angolo Autore:

Welcome back! Questo capitolo… è bello. No, in realtà non saprei come descriverlo.

È sicuramente diverso dall’originale, ho voluto rendere più interessanti determinate parti, mentre ne ho rimosse altre.

Ad esempio nell’originale Akiko semplicemente scappava dalla sua gilda, e quando dopo aver sconfitto Raptor vi ritornava con Corex ed Akiko, scopriva della sua distruzione. Non mi piaceva più, i dialoghi erano deboli ed il personaggio di Akiko altrettanto. Invece qui l’ho voluta rendere protagonista di un cambiamento radicale, la sua stessa crescita.

Cosa risponderanno lei e Ryoko alla bizzarra domanda di Corex? E perché questo Torneo di Magia è così importante per lui?

Lo scoprirete (oh miei tanti lettori, sottolineerei) solo continuando a leggere!

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Capitolo 5
*** Capitolo Quattro: Squalo ***


Stella d'Argento:La Stella non si eclissa [REMASTERED] 

Capitolo Quattro: Squalo.
 

Allontanandosi da Baskerveille in direzione sud ovest era facile sentir parlare della città di Portarea.

Una metropoli di dimensioni sicuramente inferiore rispetto alla capitale, ma che aveva avuto la sua fortuna grazie ai resort ed alle spiagge sullo splendido Mare Antico.

 

I suoi alti palazzi e le sue case in legno su ponticelli sospesi al di sopra del mare, erano ormai una figura in lontananza.

Corex Claymore infilò nuovamente le mani nelle tasche, constatandone il contenuto. Infine, con aria abbattuta, voltò lo sguardo verso le sue due compagne di viaggio.

“ Abbiamo davvero finito tutti i nostri soldi ?” domandò, troppo stanco ed affamato per arrabbiarsi.

“ Perché, abbiamo mai avuto dei soldi ?” rispose con pungente sarcasmo Ryoko, altrettanto esausta dalla lunga camminata.

“ Bhe… per quanto ne so nel mercato di Portarea si può vendere il pesce pescato, anche se non sei della città.” Akiko, invece, provava a mantenere un sorriso incerto sul volto per non perdere anch’ella la speranza.

L’albino si scompigliò i capelli nervosamente.

“ Dobbiamo trovare un posto libero dove pescare, figurati se le coste non saranno ricolme di pescatori a quest’ora.” Il sole del primo mattino illuminava la prateria che circondava Portarea, abbattendosi sulle teste dei tre maghi con violenza.

Ryoko incrociò le braccia dietro la nuca, sospirando e guardando negli occhi la Stella d’Argento.

“ C’è pur sempre una probabilità, no ?”

 

Quando insieme decisero di percorrere la costa, poterono osservare il panorama mutare: le spiagge di sabbia bianca della metropoli pian piano si sollevavano dal livello del mare, seguendo il profilo di alte colline, fino a diventare promontori rocciosi a picco sull’abisso.

Tuttavia, non era raro trovare pescatori con canne da pesca così lunghe da percorre quel salto nel vuoto e raggiungere i flutti.

 

Dopo più di un’ora di cammino, i tre osservarono come una fitta boscaglia ricoprisse uno spazio di terra sulla costa, nascondendo effettivamente la sua natura di promontorio. Con un reciproco sguardo di approvazione, decisero che in un luogo come quello non avrebbero mai trovato nessuno.

Attraversarono il verde, dove persino il sole faceva fatica a filtrare, ma grazie alla magia di Akiko un sentiero si spianò davanti ai loro occhi.

Fuoriuscendo alla luce, uno spettacolo si manifestò a pochi centimetri dai loro piedi: il promontorio nascosto formava una conca ad U, ed alla sua base, all’incirca cinquanta metri più in basso, solo una striscia di sabbia tra le rocce.

“ È bellissimo !” Riuscì a dire Akiko, mentre Ryoko rimaneva a bocca spalancata con lo sguardo verso l’orizzonte. La corvina si voltò immediatamente in ricerca del compagno di viaggio, ma lo trovò in piedi sulla sporgenza del promontorio, immobile.

Prima ancora che le due potessero dire qualcosa, il ragazzo si sfilò il mantello di dosso e anche la camicia, rimanendo del tutto a torso nudo.

Si voltò di scatto per mostrare alle maghe un sorriso compiaciuto e mostrò il pollice in su, prima di saltare giù un istante dopo.

“ Ma che fai !?” Urlò terrorizzata la maga dei portali, spalancando gli occhi ed impallidendo, osservando l’albino precipitare ad alta velocità sempre più in basso.


Nel silenzio più terrificante, il ragazzo sprofondò al centro della conca, riemergendo istantaneamente con la testa rivolta verso il cielo.

“ Dai! Facciamolo anche noi !” Trillò Akiko, abbracciando l’amica con gli occhi illuminati dall’emozione ed un sorriso gigantesco.

“ Ma… ma, non abbiamo il costume da bagno e… ci sarà sicuramente una discesAAAAAH !!”

La castana non terminò di parlare, siccome l’amica saltò trascinandosela con sé urlando con voce squillante e felicissima, mentre lei urlava per altri motivi con il cuore in gola.

Corex si scansò appena in tempo per evitare che le due ragazze gli cadessero addosso, stavolta sollevando un’onda più grande

 

Quando riemersero, Akiko scoppiò a ridere, schizzando l’albino che si ritirò spaventato, al contrario di Ryoko, che sputando l’acqua rimasta in bocca come una fontanella, si diresse subito a nuoto verso la spiaggia.

- Non ho paura io, eh… è solo che mi preoccupavo dei vestiti.- Borbottò con voce appena udibile, nascondendo il rossore sul suo viso.

Anche il mago dell’anima si stava dirigendo verso la sabbia, battendo in ritirata dalla guerra di schizzi dove Akiko sembrava regnare sovrana, quando un suono in lontananza catturò l’attenzione di tutti.

 

“ IIIII-AAAH !”

Un urlo in lontananza, proveniente dal mare, rimbombò tra le pareti rocciose. Ben presto all’orizzonte apparve una sagoma avvinarsi ad alta velocità, la quale ben presto superò Akiko e Corex, dirigendosi verso la conca.

Nel momento in cui la figura passò esattamente tra di loro, la corvina e l’albino poterono la poterono identificare come un giovane ragazzo in piedi sulla sua tavola da surf.

Il surfista per l’appunto continuò il suo volo parabolico, sollevandosi dall’acqua fino a quando la tavola non lo disarcionò. Il ragazzo atterrò sulla sabbia, rotolando per tutta la sua interezza senza mai fermarsi, interrompendosi solo quando si scontrò sulla parete del promontorio.

Nuovamente piombò il silenzio nella conca.

 

Ryoko, ormai giunta a riva ed intenta a spogliarsi dei vestiti bagnati, sporse la testa in direzione del ragazzo, osservando come egli non si muovesse più.

Rabbrividì, osservando un rivolo di sangue macchiare la sabbia.

“ Ehilà! Come butta ?” Salutò il surfista, sollevandosi di scatto da terra e sorridendo sornione verso la castana.

Per poco la maga dei portali non svenne dallo spavento, squittendo e coprendosi il busto con la maglia verde indossata fino ad allora.

 

Il ragazzo misterioso era alto qualche centimetro più di Corex, con dei capelli grigiastri dalle sfumature verdi acconciati in modo da formare una cresta alta  e allungata all’indietro. Indossava soltanto una camicia sbottonata bianca, con sopra un tema di stelle blu, dei pantaloni corti di lino bianco e dei sandali in legno.

Il vestiario lasciava esposto il suo fisico asciutto, ma con la presenza evidente di muscoli sul torace e sulle braccia. In più, sull’avambraccio destro portava un tatuaggio raffigurante uno squalo bianco, mentre sul sinistro una sirena nera. Entrambe le creature nuotavano in una direzione opposta a quella dell’altra.

Il viso era di carnagione abbronzata, come il resto del corpo, con livido sanguinante sul piccolo naso all’insù ed una bocca ricolma di denti aguzzi, in mostra nel sorriso da un orecchio all’altro che sfoggiava.

 

Come se l’impatto incassato non fosse mai avvenuto, continuò a ridacchiare mentre perdeva sangue dal naso.

“ Deficiente, mi sto cambiando !” Gli urlò contro Ryoko, coprendosi ancor di più per la vergogna.

“ Ah! Scusa, scusa …” Rispose il cenerino, ridacchiando nervosamente e congiungendo le mani in segno di dispiacere. I suoi occhi erano di colore rosso chiaro.

Corex intanto, assieme ad Akiko, era riemerso in superficie, raggiungendo i due sulla terraferma.

 

Immediatamente l’albino spalancò gli occhi, lanciando uno sguardo repentino alla sua compagna di viaggio, la quale ricambiò l’occhiata. Entrambi percepirono in quel ragazzo un’enorme aura di magia nascosta, impossibile però da confrontare con la loro in quanto non ancora palesatasi.

“ Siete nuovi da queste parti ?” Domandò il ragazzo, raccogliendo nel mentre la sua tavola da surf blu con sopra disegnate delle onde bianche.

Il suo tono di voce era solare, ma allo stesso tempo rilassato, un po’ come il mare in quel giorno.

“ Sì. Sei un pescatore, per caso ?” Rispose subito la Stella d’Argento, senza voler rivelare il loro obbiettivo.

“ No, per niente! Solo un surfista vagabondo che ama trovare posti come questi !” Rise il cenerino, ripulendo la tavola dalla sabbia incrostata.

“ Il mio nome è Shark Kraner, sono originario di Portarea. Mai sentito ?” Si presentò con tono spavaldo ed anche scherzoso il surfista, porgendo la mano a Corex e Ryoko. In lontananza Akiko aveva terminato di spogliarsi dei vestiti fradici.

“ Allora, Shark …” Si fece avanti la maga del verde, sorridendo.

“ Sei anche tu un mago ?”

 

La domanda della corvina fece sbigottire sia l’albino che la castana, causando alla loro mascella un crollo fino all’altezza del terreno.

- Ma perché ?!- Implorarono i due, straziati.

Tuttavia la risposta tardò ad arrivare.

“ Esatto… e voi siete venuti qui per sfidarmi, dopotutto.” Il sorriso da squalo di Shark si allargò ancor di più, ed i suoi occhi si illuminarono.

L’aura magica, prima calma, era esplosa in una raffica vento, sollevando nuvole di sabbia e polvere sopra le teste dei presenti.

Ryoko si tenne salda ad una roccia, stringendo a sé i propri vestiti per evitare che volassero via.

Al contrario, Corex ed Akiko rimasero immobili, seppur il vento sferzasse violentemente sulla loro pelle, con sguardo fermo.

 

“ Perché no.” Rispose immediatamente l’albino, stringendosi nelle spalle con espressione apatica.

Shark mosse un passo in avanti, battendo i suoi pugni tra di loro.

“ Però se vinco voglio che tu venga a far parte della mia gilda.” Terminò la Stella d’Argento, e di colpo l’impulso di magia cessò, facendo tornare la calma nella conca.

“ Eeeh ?!” Esclamò sbalordito il surfista, sporgendosi in avanti confuso.

La corvina sbatté ripetutamente le palpebre, scompigliandosi dai capelli i granelli di sabbia.

“ Mi state dicendo che non siete tipo dei pirati, sicari o gente del genere ?” Insistette con la sua incredulità il ragazzo.

Corex fece cenno di no con il capo.

“ Nemmeno gente del Regno ?”

“ Hai problemi con il Regno, per caso ?” Si interessò Akiko, ricordandosi di quando il giorno precedente stavano per avere loro dei problemi seri con i soldati di Baskerveille.

Shark ridacchiò imbarazzato come poco prima, congiungendo le mani.

“ Ehm… no, in teoria no… bho, magari !” Balbettò nervosamente, mentre tutti gli altri tre si mettevano una mano sulla faccia, sconsolati.

- È un altro combinaguai !- pensarono all’unisono.

 

“Comunque sia… affare fatto? Sto cercando maghi forti da portare al prossimo Torneo Magico.” Il mago dell’anima sorvolò sulla questione, interrompendo il cenerino e guardandolo fisso negli occhi, serio.

Shark sembrò rasserenarsi, sospirando profondamente.

“ Sembrate dei tipi in sintonia, ed anche divertenti… ci sto !” Rispose definitivamente, gonfiando i muscoli ed assumendo una posa difensiva.

 - Che vuol dire tipi in sintonia ?- si chiese Ryoko, confusa dal linguaggio del ragazzo.

 

“ Perfetto !” Corex sorrise, scattando verso il suo avversario e caricando un pugno dietro la testa.

- Corex che combatte senza usare la magia ?!- Sussultarono sorprese le due compagne del mago, curiose dell’improvvisa fiducia di quest’ultimo.

Shark rimase immobile fino a quando la Stella d’Argento non affondò il suo colpo, nel vuoto.

L’albino rimase infatti basito, accorgendosi che il ragazzo fosse scomparso davanti ai suoi occhi.

 

Dalla sabbia al suo fianco sbucò un braccio, il quale centrò in pieno stomaco il mago dell’anima con un pugno.

- Deve essere la sua magia !- Constatò dolorante, tentando di colpire l’arto con un calcio, ma questo si ritrasse nel terreno repentinamente.

Alle sue spalle Corex sentì qualcosa apparire, e nel momento in cui si voltò ricevette un altro pugno in pieno viso.

Con uno schizzo di sangue che si sollevò davanti ai suoi occhi, vide Shark in piedi di fronte a lui ritirare l’arto nel movimento di scagliare un altro colpo.

L’albino non riuscì a schivare un ennesimo pugno in volto, però contrattaccò con una ginocchiata che fortunatamente colpì la spalla del ragazzo.

Kraner sorrise, come se quell’attacco fosse stato per lui una semplice carezza.

 

- Ma allora è una mezza calzetta sul piano fisico !- Esclamarono profondamente deluse ed anche vergognandosi per il loro compagno Ryoko ed Akiko, giudicandolo molto male.

Il cenerino afferrò con la sua mano la testa di Corex, schiacciandolo a terra.

Nel momento in cui l’albino toccò la sabbia con le sue mani, però, un’energia semi trasparente pervase il terreno.

 

“ Soul Geyser ”

Il surfista riuscì appena ad indietreggiare, venendo però colpito da una colonna di magia delle anime appena sorta dal basso, esattamente da sotto il mago dai capelli d’argento.

L’energia lo sfiorò appena, essendosi ritratto al momento giusto, ma gli lasciò dei tagli sanguinanti su di un braccio, lungo tutto il petto e sul mento.

Rabbrividì, osservando l’incantesimo cessare, pensando a cosa gli avrebbe causato se l’avesse investito in pieno.

Dove si trovava fino ad un istante prima, ora Corex tentava di rialzarsi, con il volto ricoperto di sangue. Non sembrava soffrire, sebbene fosse chiaro quanto le ferite stessero bruciando sulla sua pelle.

 

“ Posso prendere il suo posto ?”

Di colpo, una voce interrupe i due dal ricominciare la battaglia.

Akiko Dixon, sorridendo con ancora in dosso gli abiti fradici ed inscuriti dall’acqua di mare, era saltellata fra i maghi.

“ Non se ne parla proprio.” Biascicò la Stella d’Argento, pulendosi il volto dal sangue.

“ Ehm… non saprei.” Rispose incerto Shark, colto alla sprovvista dalla partecipazione della ragazza.

 

“ Roots Immobilizing ”

Senza aspettare nemmeno un istante, la corvina infilò una mano nella scollatura del suo cardigan, afferrando tra le dita ciò che sembravano piccole biglie di colore scuro.

Le lanciò in aria sotto lo sguardo esterrefatto di tutti, ed in un istante le sfere implosero, liberando un groviglio di rovi e radici, i quali si abbatterono sul ragazzo cinerino.

Shark sussultò, ed improvvisamente venne inghiottito dalla sabbia ai suoi piedi, come se fosse vi sprofondato.

 

L’incantesimo si abbatté a vuoto sul terreno, ma dopo un istante le radici si essiccarono, cadendo morte e senza più nessuna magia.

Akiko adesso, con sguardo serio mostrato solo nella battaglia contro Raptor, osservava a sangue freddo il territorio attorno a sé.

- Le Pills of Nature sono una mia creazione, contenenti semi di piante di vario genere, in modo che possa utilizzarle anche quando la flora non è presente. Il loro unico difetto è che possono resistere solo un paio di secondi, ed a quanto pare il caldo della sabbia peggiora questa condizione.- Rifletté, impugnando una seconda sfera.

 

Nessun suono venne emesso quando la sabbia esplose alle sue spalle, ed una figura nell’ombra ne fuoriuscì protesa in avanti.

Shark era appena saltato fuori dal terreno, talmente veloce che nemmeno Corex o Ryoko riuscirono ad avvisare la loro amica corvina. Il cinerino sollevò entrambi i pugni congiunti sopra la testa, preparandosi a calarli come una scure d’esecuzione.

Eppure bastò quel semplice istante, nel quale il ragazzo sospeso a mezz’aria si frapponesse con il sole alto di mezzogiorno ed il terreno, proiettando la sua ombra davanti ad Akiko.

 

“ Wall of Trees ”

La maga schiacciò la Pillo of Nature nel pugno, e questa esplose, trasformandosi in una catasta di legna che si snodò alle sue spalle.

Lo scudo non assorbì del tutto il colpo di Shark, infatti la ragazza venne scagliata in avanti di qualche metro per l’impatto, ma riuscì a girarsi in tempo per fronteggiare lo sguardo dell’avversario.

“ Earth Surf ”

Sussurrò gelido e concentrato il ragazzo, e nuovamente il terreno lo risucchiò.

 

Di lui rimase soltanto visibile una leggera increspatura nella sabbia, la quale incominciò a muoversi in circolo attorno alla maga, mantenendo però una distanza che i due avrebbero potuto percorrere con un solo scatto.

“ La sua magia gli permette di nuotare nel pavimento !” Constatò Ryoko in lontananza, ormai avendo raggiunto Corex per aiutarlo a rimettersi in piedi.

“ Sembra poterlo fare solo sulle superfici piane, e quando è totalmente immerso,  altrimenti prima avrebbe attraversato lo scudo.” Aggiunse l’altro, senza staccare gli occhi dalla loro amica.

 

Akiko continuava a tenere d’occhio l’ombra nella sabbia, che si muoveva senza sosta proprio come uno squalo che circonda la preda.

Finalmente l’attimo sopraggiunse, e la testa del ragazzo iniziò a fuoriuscire dal terreno.

 

“ Wall of Trees ”

Invocò nuovamente la corvina, schiacciando le Pills nel momento in cui l’avversario saltò nella sua direzione.

I due spettatori sussultarono.

Shark aveva sollevato sopra la sua testa la tavola da surf blu e bianca con la quale era giunto qualche minuto prima, e minacciava di usarla come arma per sfondare la barriera.

 

“ Quando l’ha presa ?” Esclamò la maga dei portali, osservando come effettivamente la tavola fosse scomparsa da dove si trovava prima.

“ Deve essere anche in grado di far sprofondare nel terreno qualsiasi cosa tocchi, in modo da poterla prendere quando vuole !” L’albino osservava quella magia con curiosità ed allo stesso tempo preoccupazione.

- Ma non può… non può rompere lo scudo di Akiko solo con quella.- Rifletté intanto Ryoko, mentre il tempo all’impatto scorreva inesorabile.

 

“ Col cavolo che rovino la mia tavola da surf preferita !” Ruggì in un impeto di rabbia Shark, stupendo tutti e tre i maghi, e preferendo scagliare l’arma improvvisata ai suoi piedi con tutta la forza che disponeva.

L’asse di legno impattò sulla sabbia, sollevando una nube di polvere, come quella prodotta da un incantesimo fumogeno dell’esercito.

Per la maga corvina fu oscurità, e l’unica sicurezza di cui disponeva era il muro ancora in piedi di fronte a lei.

 

Un’ombra si sollevò alle sue spalle, lo percepì dalla sabbia increspata.

Shark colpì Akiko con un pugno in pieno volto, preciso e potente come un proiettile.

Mentre la ragazza era in procinto di cadere all’indietro, sollevò un braccio davanti al volto del cenerino, aprendo le dita.

Lui fece in tempo a vedere una Pills appena rotta mantenuta nel palmo a forma di scodella, prima che dalla suddetta creazione scaturisse un incantesimo.

“ Knuckle Plant”

La sfera rilasciò ciò che sembrava a tutti gli effetti un braccio con un pugno serrato, il quale colpì il ragazzo e lo scagliò, grazie alla sua espansione simile a quella di una molla, lontano di qualche metro.

 

Akiko si tastò il setto nasale sanguinante, sicuramente rotto.

“ Che ne dici… la finiamo qui ?” Domandò con voce serena, seppur affaticata.

Dall’altra parte della conca, Shark era rannicchiato su se stesso, immobile sin da quando aveva incassato il colpo.

Tutti notarono che la pelle del suo corpo era diventata improvvisamente bluastra, i muscoli stessi si erano espansi, e delle placche di cartilagine appuntite simili a pinne iniziavano a sbucare dai suoi avambracci.

Nel silenzio, il copro del cinerino iniziò a fumare, e quella trasformazione parziale svanì, lasciando posto al suo torso nudo ormai spoglio della camicia fatta a brandelli.

 

Il surfista sollevò il capo, ridendo divertito. Nei suoi occhi c’era serenità, come se avesse ripreso la maschera di prima che lo scontro iniziasse.

“ Caspita, siete tutti dei mostri !” Commentò, cadendo in ginocchio.

 

 

 

A cinquanta metri d’altezza da quella striscia di sabbia, due figure erano appena sbucate dalla boscaglia, osservando con sguardi di pietra i quattro maghi al di sotto.

Immobili ed inosservati come gargoyles su di una cattedrale, il primo era un uomo, mentre il secondo un ragazzino.

L’uomo, il quale vestiva una toga rossa decorata da tante lettere K, aveva la pelle chiara e dei capelli neri tagliati a chierica, ovvero lasciando la punta del cranio scoperta, come era usanza nelle cariche religiose di Alaustria.

Il suo viso era dai tratti sinistri, marcati, e nonostante le rughe che solcavano le guance scavate, gli occhi vispi e brillanti di un profondo blu cielo incutevano rispetto ed un timore reverenziale.

“ Son loro, Sasha.” Sussurrò con voce perfida Padre Einsof, ed il ragazzo in gilet di pelle al suo fianco annuì, accovacciandosi e tenendosi la testa tra le mani con fare annoiato.

“Assolutamente sì, Padre. E sembra che anche quel Corex Claymore che tutti cercano sia lì.”

 

L’uomo di chiesa sorrise, e dalla sua tasca estrasse una monetina da mille jewels, portandola all’altezza del suo viso.

“ Ti va di fare una scommessa, figlio mio ?” domandò con un luccichio sinistro negli occhi.

Il ragazzo annuì confuso.

“ Scommettiamo su quale faccia la moneta mostrerà una volta atterrata !”

Sasha sembrò ancor più incerto: era la prima volta che Padre Einsof lo chiamava a lavorare con lui, e non conosceva ancora i suoi bizzarri metodi di investigazione.

“E cosa ci scommettiamo, Padre ?”

 

L’uomo tornò a guardare i maghi ai piedi dello strapiombo, grattandosi il mento privo di qualsiasi barba e peluria.

“ Se indovineremo, Corex Claymore ed i suoi amici raggiungeranno come prossima meta la città di Agakure… altrimenti, noi due moriremo qui, seduta stante.”

Il giovane assassino spalancò gli occhi, venendo attraversato da un brivido, complice degli occhi folli del prete.

Tuttavia non fece domande, semplicemente deglutì a vuoto e si alzò in piedi.

 “ Io scelgo testa. Tu, figlio mio ?”

“ Anch’io testa, padre …”

 

Durante la pausa che seguì, l’uomo sollevò entrambe le mani, tenendo stretta la moneta nel pollice della destra.

Ogni mano assunse la stessa posizione, unendo il dito indice con il medio, separato dal pollice e dalle dita anulare e mignolo, anch’esse unite tra loro.

Padre Einsof a quel punto socchiuse gli occhi, iniziando a far roteare la moneta da un dito all’altro, facendolo strisciare sia sopra che sotto le nocche con una bravura invidiabile.

“ Oh Esseri Supremi. Oh Creatori del Tutto e della Magia, io prego affinché le forze non mi manchino in questa sfida.” Inneggiò, e quando terminò la preghiera sollevò le palpebre.

Con il pollice scagliò la moneta in avanti.

 

Il soldo roteò in aria, percorrendo una parabola in discesa verso il mare, sempre più lontano, e dopo pochi secondi affondò nelle acque.

Sasha, che fino ad allora l’aveva tenuta di vista grazie ad uno sguardo al di fuori delle capacità umane, in quel momento dovette voltarsi verso l’uomo con fare preoccupato.

“ Ma… Padre ?!” Esclamò, per poi tastarsi il petto, sentendo il proprio cuore aumentare l’intensità del battito sempre più.

Dopo circa un minuto di atroce silenzio, sotto lo sguardo solenne di Einsof una sottile luce si sollevò dai flutti. Solo lui e Sasha sembrarono vederla, perché il bagliore saettò verso Ryoko, Corex, Shark ed Akiko, rivestendoli per poi svanire in un battito di ciglia.

Tutto cessò, ed il ragazzo ritornò a respirare.

 

“ Come ha fatto, Padre? Come faceva ad essere così sicuro? Di norma, il lancio della moneta è una questione di cinquanta e cinquanta !”

Di tutta risposta l’uomo rise, grattandosi il mento. Si voltò con uno sguardo ipnotico, segno del suo grande carisma.

“ E se ti dicessi che si trattava tutto di circa un novantanove ad uno di probabilità di sopravvivenza? Se ti dicessi solo ora che mentre pregavo ho rivestito il lato croce della moneta con una colla prodotta dalle valve delle cozze, resistente all’acqua, con lo scopo di appesantirla ?”

 E continuando a ridere tra i baffi, l’uomo si voltò, incamminandosi lontano da quel promontorio.

“ Andiamo, Sasha. Dobbiamo finire i preparativi nel villaggio Agakure… in modo che voi, le Quattro Stelle, possiate mettere in atto il mio piano definitivo.”

 

 

 

 

 

Sacro Risveglio: Il Sacro Risveglio, nato come culto di nomadi giunti ad Alaustria mille anni fa, è divenuto con l’ascesa al trono di Utopia Born, ultimo re, la religione ufficiale del Regno. I suoi credenti, chiamati Rinati, credono nell’esistenza dell’Angelo e del Diavolo, creatori della terra e genitori dei Demoni, dei Draghi e degli Dei, che diffusero la magia nel mondo. Secondo loro le Magie Leggendarie non sono altro che ripercussioni delle lotte eterne dell’Angelo e del Diavolo, ormai sopiti, che raggiungono il mondo materiale.

Nel regno di Alaustria è la religione più diffusa, con un ottanta percento di fedeli Rinati, comparati da un undici percento di cultori della religione del Khan, ed un nove percento di atei, perlopiù provenienti dalla Repubblica di Berzelius, dove le religioni sono proibite.

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Questo capitolo è ancora più diverso dall’originale del precedente, con la sostituzione dello scontro Shark vs Corex con Shark vs Akiko. Spero lo abbiate gradito lo stesso, soprattutto perché ho avuto anche modo di presentare meglio i personaggi di Padre Einsof e Sasha (quest’ultimo in realtà, è ancora avvolto nel mistero, ma per chi non lo avesse ancora capito si tratta del ragazzo apparso nel Capitolo Due. E sì, ho corretto l’imbarazzante errore di numerazione dei capitoli).
Ah, già! Nello scorso capitolo mi son dimenticato di dirlo, ma l'OC Akiko Dixon appartiene a Lunaix, così come Shark Kraner appartiene a dragun95. 
Sono tra i primi personaggi apparsi in Stella d'Argento, e ci sono molto affezzionato. 

Fun fact: Ryoko e Shark sono apparsi nella mia storia sul fandom di Katekyo Hitman Reborn, in un universo alternativo dove loro sono i Guardiani del Boss Corex Licaone. Come avrete già capito, all'epoca fu una trovata per omaggiare Stella d'Argento, tuttavia diede anche l'inizio ad una mia particolarità... ovvero quella di inserire in ogni storia un OC di nome Corex (rigorosamente albino con gli occhi azzurri, non necessariamente con lo stesso comportamento. Infatti in questa storia Corex è a tratti infantile, mentre in Story of a family è molto più gelido, a stento ha contatti con altri umani, e quando necessita può diventare incredibilmente perfido).


Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Capitolo Cinque: Demone ***


Stella d'Argento:La Stella non si eclissa [REMASTERED] 

Nota Autore: Essendo un capitolo rilasciato dopo tanto(sigh) tempo dal precedente, vi lascio un sommario per chi non avesse voglia di rileggere tutto.

Continente di Tellius, Regno di Alaustria. Corex Claymore, mago conosciuto come Stella d’Argento, ha intenzione di fondare una gilda e per questo è alla ricerca di maghi potenti. A lui si sono uniti Akiko Dixon, Ryoko Hoshika e Shark Kraner (rispettivamente una maga delle piante, una maga dei portali ed un mago del Take Over e di un incantesimo che gli permette di nuotare nel terreno). Nel Regno però sembra star iniziando una misteriosa combutta per spodestare le Gilde, ed uno degli incaricati di dare la caccia a Corex è un certo Padre Einsof, addestratore di assassini.

Capitolo Cinque: Demone.

 

“ Nooo! Poveri pesciolini !”

Urlava una voce straziata tra le coste del Mar Antico.

“ Ma se ci hai anche aiutato a catturarli !”

Rispose una ragazza, stanca di quelle lamentele.

 

Corex Claymore lanciò uno sguardo al tramonto sopra le teste di loro quattro. In lontananza era possibile intravedere gli edifici di Portarea, e lì erano diretti per vendere il pesce pescato in una lunga giornata al mare.

Ryoko stringeva tra le mani la pesante rete, stracolma di animali acquatici di ogni genere, ancora vivi e vegeti, ma incapacitati ad uscire per via della presa ferrea della castana.

Tuttavia sembrava essere Shark Kraner, la nuova aggiunta al loro team, ad essere intenzionato a liberarli. Infatti il cenerino piangeva lacrime disperate, cercando ogni tanto di strappare di mano la rete alla compagna di viaggio. Inutile dire che durante il tragitto si erano ritrovati a litigare un paio di volte, mentre Akiko sorrideva imbarazzata cercando di riappacificarli.

 

Stranamente fu qualcos’altro a distrarli in quel momento: una carovana incrociò la loro strada, diretta nella direzione da dove provenivano.

I ragazzi sollevarono lo sguardo incuriositi, così come fece il cocchiere in testa. L’uomo si sfilò il cappello, asciugandosi la fronte sudata sotto l’afa pomeridiana e salutandoli.

“ Anche voi vendete pesce, giovani ?” Sorrise gentilmente, senza smettere di proseguire.

Shark fu in procinto di urlare un categorico “No !”, ma la maga dei portali gli tappò la bocca con una mano, annuendo al suo posto.

L’uomo alla guida li guardò allora stupito.

“ Ma allora che aspettate? Vi farò una confidenza: un mio collega ci ha appena svelato che al villaggio di Agakure, qui nelle campagne, i prezzi di mercato sono aumentati !”

E detto ciò, facendo il segno di restare in silenzio, spronò i cavalli con le briglie.

 

Tutti si voltarono allora verso Shark.

“ Uhn mfurfahano uh …” Iniziò a bofonchiare il cenerino.

“ Ryoko, forse dovresti togliere la mano dalla sua bocca.” Sorrise imbarazzata Akiko all’amica, e quella, ancor più a disagio, rimediò subito all’errore.

Riprendendo la capacità di parlare correttamente, il ragazzo proseguì:

“ Agakure è un piccolo villaggio tradizionale, per quel che ne so. Anche se sono nato qui, è da anni che non mi fermo a vivere in un luogo per troppo tempo.” Ammise, incrociando le braccia al petto e guardando Corex, curioso di quale sarebbe stata la sua decisione.

“ Non saprei …” Il mago dell’anima si grattò la testa nervosamente.

“ Possiamo pur sempre provare! Alla fine, chissà, potremmo trovare altri compagni !” Lo incoraggiò ottimista la maga del verde.

 

Così, tutti e quattro, decisero di seguire le ombre allungate alla luce del tramonto, dei carri che li avevano preceduti verso Agakure.

 

 

 

|||

 

Baskerveille, stessa ora.

 

Nei bassifondi della capitale, nei vicoli dove nemmeno i malintenzionati o gli ubriaconi osavano avventurarsi per mancanza di locali o punti di ritrovo, tre ombre si agitavano alla luce ocra del sole.

In testa camminava una ragazza, seguita da un ragazzo e quella che poteva essere una bambina.

 

La ragazza aveva dei lunghi capelli biondi e vestiva un pettorale d’acciaio sopra un abito di seta bianca.

Alice Kurenai, identificata come un membro dei servizi segreti del Regno, la squadra Crimson Lady, sembrava in perfetto contrasto con il putridume delle strade che percorreva.

“ Dovremmo essere vicini.” Sussurrò, facendo trasparire una leggera tensione nella sua voce.

Appostandosi al muro che svoltava su di una strada più larga, rimase in attesa per qualche secondo.

La sua espressione determinata era immutabile.

 

“ Ma certo che siamo vicini! Le spie hanno accertato che la base di quel traditore fosse questa già da una settimana.” La bambina alle sue spalle invece non sembrò voler mantenere un profilo basso, e parlò a voce molto alta senza alcun riguardo.

Vestiva un abito nero di pizzo con la gonna a campana ed un corpetto ricamato con fiocchi rosso sangue e blu elettrico, sparsi come toppe sul vestito. Portava delle calze a righe blu e nere, e dei guanti ugualmente a righe, ma stavolta nere e rosse. Sulla testa era calata una cuffia da neonato nera, dalla quale però spuntavano le sue due trecce di capelli viola, lunghissime ed avvolte in spirali che sfioravano il terreno.

Dall’altezza e dalla giovinezza del viso sarebbe stato difficile darle più di tredici anni.

“ Oppure non ti fidi dei miei… gioielli ?” All’ultima parola la ragazzina ebbe un brivido, e sul volo si dipinse un’espressione di piacere. Sollevò la mano destra, mostrando un anello con incastonata una pietra celeste, per poi leccare l’accessorio quasi con esitazione.

 

Il ragazzo alle spalle di Alice si strinse ancor di più alla bionda, poggiando il petto sulla schiena di lei, ed avvicinando il volto al suo orecchio.

“ Sì, però è anche vero che le nostre spie non sono mai entrare all’interno della chiesa. Per cui non sappiamo chi o cosa troveremo.” Quando parlava il giovane sussurrava appena, giustificando così il doversi avvicinare molto all’ascoltatore, in questo caso Alice, che non fece una piega allo strano comportamento di lui.

Il ragazzo era molto alto e magro, con un viso scavato che lo rendeva quasi cupo, e dei capelli violacei scompigliati davanti al suo volto. Si potevano appena scorgere gli occhi arancioni, dello stesso colore di quelli della ragazzina più indietro.

Vestiva una camicia nera sbottonata, ricoperta da diverse fodere, ognuna di queste contenente per assurdo, una sigaretta con la punta accesa rivolta verso l’alto, perfettamente dritta. Queste erano almeno una ventina sul suo petto, e muovendosi spostava la nuvola di fumo creatasi attorno a sé.

 

“ Dobbiamo entrare, Alice-chan ?” Sussurrò all’orecchio della bionda, che di tutta risposta aggrottò le sopracciglia.

Con un movimento impercettibile estrasse da un fodero sulla cinta una pistola argentea dal manico bianco, e la puntò in direzione del tetto della chiesa.

I due giovani alle sue spalle compresero immediatamente cosa stesse per fare, ed entrambi cinsero almeno un braccio attorno alla vita di lei.

“ Ice Hook ”

 

Dalla canna dell’arma iniziarono a conglomerarsi misteriosi cristalli d’aria solidificata, e in un colpo solo la bocca da fuoco espulse un getto di gelo puro.

La scia di ghiaccio, dalla forma di una sfera con quattro artigli equidistanti, rimaneva attaccata alla pistola attraverso una catena, e dopo una parabola si attaccò alle tegole rovinate dell’edificio.

Alice Kurenai, senza aggiungere una parola, fece ritrarre la catena, ed insieme ai suoi compagni venne sollevata in avanti, staccandosi da terra.

Grazie al rampino di ghiaccio raggiunsero in un istante il tetto, esattamente sopra una vetrata sporca che lasciava appena filtrare i raggi del sole.

 

La ragazzina dai capelli viola scrutò le strade nei dintorni, accertandosi che non ci fosse ancora gente, per poi rivolgere un’occhiata agli altri due.

Il ragazzo individuò subito un mattone biancastro, fuori posto, e scostandolo osservò come sul legno sottostante fosse stato disegnato un cerchio con del materiale scuro, forse del catrame.

Sollevò un piede e lo abbatté sul legno vecchio, sfondandolo e rompendo l’unica barriera tra l’esterno e l’interno dell’edificio. La trave cadde per qualche metro, schiantandosi sul pavimento della chiesa con un rimbombo, accompagnato dal suo stesso eco.

I tre saltarono, atterrando più in silenzio che potessero esattamente davanti all’altare.

 

Alice fu subito in procinto di voltarsi, quando un’ombra saettò tra le colonne, raggiungendola.

La ragazza riuscì ad abbassarsi in tempo, così che la figura le passasse solamente a fianco, ma un istante dopo realizzò di un profondo taglio che le percorreva il fianco destro, partendo da sotto la spalla.

Ringhiò, e gli altri due si accorsero subito del pericolo.

L’ombra si allontanò, slittando come se muovesse ogni tanto le gambe in fondo alla sala, nel lato dell’entrata. Quando riuscirono a scorgerlo meglio, lo identificarono come una figura ricoperta da una maschera bianca e con un’armatura di ferro, armato di katana.

Ai piedi sembrava indossare un congegno simile a dei pattini, che però non producevano alcun rumore nel movimento.

 

L’ufficiale del Regno estrasse una seconda pistola argentea, sparando in rapida successione dei proiettili, agilmente evitati dal nemico, il quale continuava a muoversi tracciando  linee ondulate, studiandoli a distanza.

“ Me ne occupo io, Alice-chan.” Mormorò con un filo di voce il viola, avanzando con sguardo risoluto e sfilando una sigaretta dal taschino.

Dopo averla impugnata tra le dita, la lanciò in avanti dove si trovava l’avversario, rimanendo impassibile.

“ Smoke TNT ”

Il proiettile improvvisato iniziò a cambiare forma in volo, e prima ancora che potesse raggiungere la sua destinazione, la figura in armatura scattò in avanti, recidendola con la spada.

 

Alle sue spalle scaturì un’esplosione, proveniente dai pezzi appena recisi, ma egli non mostrò alcuna reazione, e semplicemente proseguì con la sua avanzata.

“ Cloud! Fermo, non puoi colpirlo se continui così !”

Urlò Alice al viola, senza però che lui le rivolgesse lo sguardo.

“ Lo so… per questo mi fido di te.” Sussurrò infine, impugnando una manciata di sigarette.

Le scagliò consecutivamente, e queste si trasformarono in una pioggia di piccoli candelotti di dinamite, letali ed altamente pericolosi.

Tuttavia lo spadaccino riuscì ad intercettarli al volo, e superando l’attacco azzerò completamente la distanza tra sé ed il ragazzo.

Cloud spalancò gli occhi dalla sorpresa, mentre la lama leggermente ricurva stava recidendo con un taglio netto ascendente la pelle del suo petto.

Fu questioni di secondi, e prima che la katana potesse raggiungere il pomo d’Adamo, dei proiettili sparati dalla bionda costrinsero il nemico armato ad allontanarsi.

 

Questi assunse una guardia stabile, nonostante i suoi pattini, ed impugnando la lama parallelamente al terreno, si preparò a caricare i due bersagli.

Alla velocità del suono scattò in avanti,  ed allo stesso tempo reagirono Alice e Cloud.

“ Smoke TNT ”

“ Ice Bullets ”

Il primo scagliò altre sigarette, rapidamente trasformate in candelotti, mentre la seconda sparò dalle sue pistole.

Lo spadaccino evitò i proiettili, giunti per prima, e si preparò a spazzare via gli esplosivi con dei rapidi tagli.

L’istante successivo però la lama cozzò contro una superficie più resistente, ed il tempo sembrò congelarsi.

La figura realizzò sussultando che tutte le dinamiti erano state ricoperte da uno strato di durissimo ghiaccio, e per questo la sua katana non avrebbe mai potuto tagliarli.

 

L’ingresso principale della chiesa venne illuminato dai lampi delle esplosioni, ed il corpo in fiamme dello spadaccino venne scaraventato in aria, ricadendo sul pavimento di marmo con uno schizzò di sangue.

Alice si avvicinò all’individuo, completamente immobile, e ne scostò la maschera dal viso. Una luce violastra si sollevò da lui, sparendo tra le travi del soffitto con un sussurro gelido.

La bionda socchiuse gli occhi, stringendo le labbra.

“ Era solo un normale cittadino schiavizzato dai poteri di Einsof.” Disse, e la sua voce per un attimo vacillò.

Cloud rimase in silenzio, senza esprimere alcuna emozione nel suo sguardo di ghiaccio. Alle spalle dei due una porta venne spalancata, e da dietro l’altare sbucò la ragazzina vestita in tema gothic lolita.

“ Ho trasportato tutti i dati sensibili dai documenti del prete. Non dovrebbe esserci altro.” Ridacchiò con la sua voce acuta, portando alla bocca una mano soltanto per leccare nuovamente uno dei suoi anelli.

“ Oh !” Esclamò d’un tratto, volgendo il suo sguardo al leggio in legno sull’altare, e catturando l’attenzione degli altri due.

“ Cosa c’è, Ines ?”Domandò incuriosita Alice, avvicinandosi alla ragazzina, che nel mentre aveva allargato il suo sorriso.

Quando lei e Cloud giunsero al leggio, poterono osservare che al posto di un libro sul Sacro Risveglio, c’era solo una fotografia.

La pistolera sobbalzò alla vista di un qualcosa che non avrebbe mai creduto di vedere in quel posto.

 

La fotografia ritraeva un gruppo di persone strette tra di loro per apparire insieme in quello scatto, probabilmente di una Lachrima Camera.

La bionda si riconobbe in una ragazzina al centro del gruppo, sui tredici anni, dai capelli raccolti in una sola lunga treccia e con una pistola alla cintura. Alle sue spalle, girato di tre quarti, c’era un ragazzo più alto e muscoloso, dai capelli viola coperti appena da un cappello invernale, ed al suo fianco una bambina vestita con un abitino in pizzo nero e dei lunghi riccioli dello stesso colore del ragazzo.

“ Aaaaaw !” Esclamò intenerita Ines, stringendosi ad un braccio di Alice e tirandola a sé.

“ Come eravamo cariiini !” Squittì saltellando.

La bionda però non sollevò lo sguardo dalla fotografia, intenta ad osservare le altre tre figure rimaste.

Era presente un’altra ragazza, più alta di lei e leggermente più formosa, con un volto tondo. I suoi occhi erano di un ipnotico viola chiaro, simile al blu, mentre i capelli mossi castani, dalle punte color dorato, percorrevano i fianchi fino al bacino. Mostrava un sorriso sfrontato, orgoglioso ma sicuramente felice.

Alle sue spalle c’era un uomo, intento a grattarsi la nuca con un sorriso nervoso e le gote rosse dall’imbarazzo. Il suo viso era ancora giovane, nonostante l’età troppo avanzata rispetto a tutti quei giovani, ma presentava dei brillanti occhi azzurri profondi e vivaci.

Vestiva un abito bianco dai ricami dorati, lungo fino a terra, ed i capelli neri erano portati cortissimi.

Accanto a lui un bambino dell’età di Ines, dalla carnagione nivea, con dei penetranti occhi rossi e capelli color cenere arruffati.

 

Alice lo vide, ed il suo sguardo si bloccò.

Non si voltò neppure quando il portone d’ingresso si spalancò, lasciando un rumore di passi precedere una figura in penombra all’interno della chiesa.

Non appena Ines e Cloud si voltarono, sull’attenti, l’essere in penombra si fermò.

Sollevò le mani sopra la testa, rimanendo con la luce dell’esterno proiettata sulle sue spalle.

“ Non ho intenzioni ostili nei vostri confronti, state tranquilli.” Parlò, con la voce di una giovane donna.

Alice non si voltò ancora, stringendo però i pugni sempre più forte, fino a far sbiancare le nocche.

 

“ Sono un’amica di Corex, il mio nome è Margaret Thompson… e so che anche voi siete sulle sue tracce.”

Il volto della donna era oscurato dall’ombra di un cappello di cuoio a larghe tese, lasciando visibile la sua carnagione abbronzata e dei lunghi capelli rossi e ricchi.

A quel punto la bionda sollevò lo sguardo, puntando due occhi fiammeggianti sulla nuova arrivata.

Quell’occhiata spietata, fuori controllo, sbigottì momentaneamente persino Cloud e Ines, ma la rossa, presentata come Margaret, non arretrò.

“ Siete Alice Kurosaki, Cloud ed Ines Fröman, non è così? Corex mi ha parlato di voi, e so anche che siete dei servizi segreti.”

“ Ah sì ?” Sbottò Alice, furente, per poi incamminarsi a passo rigido verso la giovane donna.

“ E perché, visto che lo sai, non sparisci immediatamente? Questa è un’area off-limit per i civili !” Arrivò ad un palmo dal naso da lei, fulminandola con i suoi occhi di ghiaccio.

“ Voglio solo trovare Corex come voi.” Rispose senza scomporsi Margaret, ma l’altra la interruppe subito.

“ Ma sentiti! Non sai niente di Corex, non sai nulla di chi è stato per noi e soprattutto, tu non eri con noi quando lavoravamo tutti insieme per il Regno! Dov’eri tu, per il tuo amico Corex, eh ?!”

 

I due fratelli Fröman rimasero in silenzio, con la testa abbassato in quell’atmosfera tanto pesante.

La donna sospirò profondamente, sfilandosi il cappello per mostrare il suo volto. Avrà avuto qualche paio di anni in più di Alice, e la superava notevolmente in altezza.

“ Quando eravamo piccoli, accidentalmente Corex mi privò permanentemente della capacità di riconoscerlo. In poche parole, anche se mi passasse davanti, non potrei vederlo o sentire la sua voce. Da allora decise di partire per cercare un modo di controllare la sua magia nella grande libreria di magia nella capitale.”

Gli occhi di Margaret erano duri, eppure talmente profondi da catturare Alice contro la sua volontà.

“ Da allora non l’ho più visto, ma talvolta mi mandava delle lettere, raccontandomi di come fosse entrato a far parte dei servizi segreti del Regno… fino a quando non mi raccontò che era stato espulso dalla squadra, e da un anno non ho più sue notizie.”

“ La squadra non perse solo lui, ma anche altri tre membri …” La voce di Ines impedì alla bionda di parlare.

“ Eppure, adesso sembra che abbiamo una pista.” Sorridendo maliziosamente, mostrò la fotografia alla rossa.

 

Al centro della foto, accanto ad una giovane Alice, c’era un ragazzino dai capelli color argento e gli occhi celesti. La sua testa era stata cerchiata con una penna rossa, e sulla foto rimaneva ancora la scritta: “ Corex Claymore. Agakure, solstizio d’estate”.

 

 

 

|||

 

“ Ringraziando il nostro wannabe Master, mi sa che abbiamo guadagnato soldi a sufficienza per pagarci ben UNA serata d’albergo... per poi tornare nuovamente al verde.” Ryoko enfatizzò la parola, gettandosi a peso morto sulla ringhiera, esausta dalla lunga giornata.

“ Ma sei scema? Non pensi a tutti quei poveri pesciolini, venduti per acquistare due camere ?!” Le urlò contro una voce, proveniente dal piano superiore.

La castana si sporse solo per guardare in cagnesco Shark, anch’egli proteso in avanti e con le lacrime agli occhi.

“ I pesciolini! I pesciolini !” Continuò a piagnucolare il ragazzo, e la maga dei portali dovette far ricorso a tutta la sua pazienza per trattenersi.

“ Su, non fate così !” Sorrise Akiko, abituata ai litigi fra i due. Avanzò verso la ragazza, guardando oltre la sua testa, sul panorama di fronte a loro.

“ Dopotutto ci siamo potuti permettere questo.”

Con ottimismo, il suo sguardo si rivolse al di sotto della balconata, dove una lunga strada illuminata da candele serpeggiava tra case in legno e risaie.

Il villaggio di Agakure vive a stretto contatto con la natura e la tradizione di Alaustria, respirando aria pura di mare, portata attraverso i colli che lo circondavano. Gli abitanti, in vista della stagione estiva, avevano iniziato a sfoggiare per le strade i loro yukata, con colori tenui di notte e più vividi di giorno.

I bambini si rincorrevano agitando nastri, essendo vestiti da creature mitologiche, forse spiriti o mostri, tra le gambe dei passanti. La luna piena illuminava quella notte così silenziosa, nonostante le luci delle lanterne sembrassero già un cielo stellato tra le montagne.

 

Ryoko ed Akiko avevano indossato i loro yukata dopo il bagno, rispettivamente di color porpora e verde scuro, dai temi simili che inneggiavano alla bella stagione.

Al piano superiore, nella seconda stanza affittata in quell’albergo, Shark continuava a lamentarsi delle zanzare, mulinando in aria una scopa. Lui si era rifiutato di indossare quegli abiti di cotone, fin troppo caldi a suo parere, e vestiva ancora la camicia ed i bermuda.

“ Non so voi, ma sto iniziando ad avere fame.” Ammise la maga del verde, rivolgendosi a Ryoko. La compagnia annuì, distraendosi dalle preoccupazioni sui soldi.

“ E tu ?” Domandò ancora la ragazza, sporgendosi e volgendo lo sguardo alla balconata superiore.

Un gorgoglio rumoroso risuonò nella notte, e le due maghe ridacchiarono divertite, ignorando la risposta a quel punto ovvia del cenerino.

“ E Corex ?”

A quella domanda il ragazzo ammutolì, lasciando le due nel silenzio.

“ Shark ?” Ripeté Ryoko un po’ più forte, convinta che l’altro non l’avesse sentita.

Il surfista rizzò il naso in alto, ignorando i continui richiami delle compagne di viaggio. Voltandosi, rientrò nella camera.

“ Effettivamente è in bagno da quando siamo arrivati.” Mormorò ad alta voce, avanzando verso la porta scorrevole in canne di bambù che separava lo spazio per i materassi dal bagno.

 

Senza pensarci due volte la spalancò, facendo capolino nella piccola stanza.

“ Oi Corex! Andiamo a mang- ah !”

Tuttavia le parole gli scemarono di colpo non appena si accorse che neppure lì si trovava l’albino.

Una corrente di vento gli scosse i capelli: sollevando lo sguardo la vide provenire da una finestra all’altezza del soffitto.

 

 

|||

 

 

Ammantata con un lungo mantello svolazzante nella notte, una figura fece la sua entrata nel cimitero tradizionale di Agakure.

Il vento aveva spento le torce, lasciando che il buio regnasse tra i santuari sparsi nell’aia.

Sembrava che la gente del villaggio non utilizzasse lapidi, bensì solo fotografie del defunto e ciotole per le offerte sopra la sua bara, eppure un’enorme pietra tombale spiccava dal terreno. Sembrava quasi una stele appartenente ad un’altra cultura, per quanto fosse fuori luogo.

Sulla sua sommità, un’ombra in pieno contrasto con il cielo notturno stellato, si voltò non appena percepì la presenza ammantata.

 

“ Da quanto tempo, Corex !”

Il ragazzo si sollevò in piedi, restando in bilico, eppure spalancando le braccia come in segno di affetto. Sorrideva gioioso, con i suoi occhi rossi spalancati ed il vistoso tatuaggio rosso sulla pelle pallida.

Ai suoi piedi, l’albino si sfilò il mantello, lasciandolo trasportare dal vento gelido del camposanto.

“ Mi hai chiamato soltanto per una rimpatriata, Sasha ?” Lo interruppe, con voce ferma. Distese le dita, per poi serrare la mano a pugno.

“ Anche se fosse, sarebbe soltanto un’occasione per due amiconi di rivedersi.” Sorrise il misterioso individuo, spiccando un balzo verso l’alto.

“ Non sono amico dei traditori.” Mormorò Corex, e voltandosi trovò il ragazzo a pochi metri da lui.

 

A quel punto il cenerino smorzò il suo sorriso.

“ Non mi pare tradire unirsi ad una giusta causa.” Dal retro del suo gilet estrasse un cilindro di ferro, e lo fece roteare tra le dita.

“ Comunque sia, noi della Red K abbiamo bisogno del tuo cadavere… e hanno voluto mandare me, essendo io il tuo grande amicone.” Con uno scatto il cilindro si allungò in entrambe le direzioni, trasformandosi in un’asta alta quanto Sasha.

Il tatuaggio sotto l’occhio del ragazzo si illuminò di rosso, ed improvvisamente da dei fori su di un’estremità del bastone si solidificarono due lame cremisi incredibilmente lunghe. La falce aveva la forma della lettera K.

“ Non sono proprietà di nessuno !” Ruggendo, Corex sollevò il pugno e la sua magia iniziò a condensarsi.

“ Soul Wave ”

Scagliò rapidamente il suo attacco, che sorvolò parallelamente il terreno, sotto lo sguardo sereno del ragazzino.

“ Corex, Corex …” ridacchiò Sasha, prima di far roteare tra le mani la falce ed impugnarla verticalmente.

“ Pioggia del Demone di Sangue  ”

 

Sferrò un fendente laterale, e nel momento in cui le lame cozzarono contro l’incantesimo, un’esplosione di scintille e magia illuminò a giorno il cimitero.

L’attacco di Corex era stato nullificato, e quando l’albino recuperò la vista, si accorse di aver appena perduto il suo avversario.

“ Ti ricordavo più forte …” Sussurrò spietata la voce del ragazzino, e lui rabbrividì percependola esattamente alle sue spalle.

Si voltò appena in tempo per scorgere un’occhiata di disgusto mista a folle sadismo, proveniente da brillanti occhi rossi.

“ Aghi del Demone di Sangue  ”

- La magia di Sasha …- Ricordò fin troppo tardi Corex, sollevando più veloce che potesse le braccia a difesa del torace e della testa.

- Il Devil Slayer del Sangue !-

Nulla l’aveva preparato a battersi contro un altro possessore di Magia Unica, tanto meno in quell’area così buia e colma di anfratti: a ragion per cui, quando giganteschi aghi rossi provenienti dai più microscopici schizzi di sangue del precedente attacco saettarono verso di sé, si affidò seriamente alla fortuna.

Decine di lame trapassarono il suo corpo, perforandogli una gamba, la pancia, entrambe le braccia e la spalla sinistra. Ritrovandosi ormai immobilizzato, grugnì di dolore, osservando come lasciandosi trapassare una mano da parte a parte, avesse evitato che una punta lo centrasse in piena fronte.

 

“ Decisamente. Nell’esercito non ti saresti mai fatto bloccare così, anche se so benissimo che questo attacco non basterà a fermarti.”

Gli si rivolse contro Sasha, squadrandolo con tono sprezzante. Camminava verso la sua gabbia, posando accuratamente i piedi lungo gli aghi di sangue rosso scuro e solidificato.

“ Comunque sia ora che il mio attacco ti ha colpito, sei stato contaminato dal sangue del Devil Slayer… in parole povere, un veleno che ti renderà presto capace appena di muovere la pupilla. Mi dispiace non poterti uccidere qui, ma sono queste le regole.” Il giovane ragazzo dai capelli color cenere talvolta sorrideva pronunciando quelle parole, accompagnato dal suono metallico delle sue suole rinforzate ad ogni passo compiuto.

Si accovacciò sulle ginocchia, ritrovandosi faccia a faccia con il suo nemico.

“ So bene che non puoi privarmi di un’abilità con il tuo potere… e ormai dovresti aver capito da te che privarti della vista, dell’udito o dell’equilibrio in queste situazioni rischierebbe solo di intralciarti.”

Un assassino mediocre non sarebbe mai stato così sicuro di se stesso, perché l’inconsapevolezza del potere del nemico è un’incognita che può spaventare anche gli sciocchi. Al contrario, Sasha era a piena conoscenza di Corex e di tutti i suoi assi nella manica.

“ Mi sei davvero mancato, Corex.” Sussurrò il ragazzo all’orecchio dell’avversario, con una dolcezza infinita, in perfetto contrasto con i suoi denti aguzzi e gli occhi scarlatti.

“ Corvi …” Rispose soltanto l’albino, a testa bassa.

L’altro dapprima pensò di aver sentito male, quando un tonfo alle sue spalle non lo sorprese.

 

- Cosa è stato ?!- In un istante Sasha era saltato sull’attenti, intimorito dall’idea che il suo avversario stesse agendo per vie che lui non poteva prevedere.

Scrutò sul terreno fangoso del cimitero, illuminato appena da qualche lanterna in lontananza. Un altro suo senso, l’olfatto, gli era d’intralcio: la puzza di morte era troppo intensa per poter percepire l’odore di altri intrusi.

Un secondo tonfo nel buio questa volta venne intercettato da una lama di sangue.

“ Si può sapere che diavolo stai facendo ?” Sbraitò il ragazzo, finalmente voltandosi verso l’imprigionato avversario. Fu allora che una luce celeste gli illuminò il viso.

“ Speravo che tutto il trambusto prima o poi li avrebbe spaventati …” Corex, facendosi forza nonostante le ferite, aveva appena ricoperto i suoi due pugni con l’energia opaca della sua magia.

Dal cielo oscuro continuavano a precipitare come un acquazzone decine e decine di corvi.

 

Per poter evocare un incantesimo, la Magia Unica Soul Magic necessita di privare di un’abilità un essere vivente. Animali di piccoli dimensioni non sono sufficienti per poter generare un attacco potente, ma se aumentato il numero dei sacrifici il discorso cambia.

In quel momento tutti i corvi, abitanti del cimitero, avevano perso la loro capacità di volare per permettere a Corex di contrattaccare.

Sasha sussultò, ritraendosi istantaneamente non appena riconobbe la vibrazione nell’aria che precede la Soul Magic. Non fu abbastanza veloce, ed una colonna di energia magica lo investì dal basso, distruggendo tutti i suoi aghi di sangue solido.

“ Soul Geyser ”

 

Un boato fece tremare il camposanto, mentre la luce spettrale si stagliava fino al cielo.

L’oscurità venne annullata per qualche secondo, fino a quando l’attacco cessò e ci fu solo silenzio.

Corex ricadde sulle ginocchia, e da tutte le sue ferite ricominciò a fiottare sangue. Ogni arto era riempito di fori, persino le spalle ed una caviglia ormai testimoniavano che non si sarebbe più potuto muovere.

Strinse i denti per soffocare il dolore, mentre a stento l’unica mano che lo reggeva in equilibrio tremava.

“ Ti odio.”

Una voce proveniente dall’oscurità e dai cumuli di lapidi distrutte lo sorprese, facendogli alzare il capo di scatto.

Due occhi rossi risplendevano nel buio, e ad ogni passo verso di lui Sasha emergeva sempre di più alla luce della luna. Il corpo del ragazzo pareva essersi trasformato, ed a stento ricordava un umano.

 

 “ Devil Drive  ”

Come cocci rotti da una pelle di porcellana, frammenti del suo viso si scollavano per cadere a terra, svelando una consistenza rossa e pulsante attorno a quegli occhi rossi.

I capelli di Sasha ora sventolavano alla pressione dell’energia magica appena rilasciata, ed in continuo aumento ad ogni passo. La falce di sangue aveva perso la sua lama, ed ora il bastone di ferro giaceva impalato in una lapide. Lui non ne aveva più bisogno per combattere, questo era il messaggio che Sasha stava lasciando a Corex.

“ Si può sapere che problemi hai? Arrenditi e basta.” Una crepa più grossa si arrampicò lungo la sua tempia, lasciando che al di sotto un corno nodoso e scuro spuntasse al lato della fronte.

L’ira del cenerino, percettibile dalla violenza del suo sguardo e di come ogni suo muscolo fosse teso in ricerca di un momento per attaccare, si rifletteva sull’intensità del suo nuovo incantesimo.

“ Lo sai anche tu che nessuno può battere un Devil Slayer dopo che è entrato in Devil Drive! È la mia forma più forte, potrei spazzare via questa intera città se solo lo volessi.” Digrignò i denti, ormai diventati zanne acuminate.

 

Corex lo guardava dal basso della sua posizione indifesa e ferita. La luce cremisi emanata dall’aura magica nemica si rifletteva sulle gocce di sudore che gli imperlavano la faccia.

“ Mi stai dicendo che… se mi arrendessi mi risparmieresti una morte così atroce ?” Riuscì a dire con fatica, fronteggiando lo sguardo iracondo di Sasha.

“ No.” Rispose duramente l’altro, ormai arrivatogli ad un metro di distanza, per poi fermarsi sul posto.

“ Voglio solo farti capire quanto sia stato stupido da parte tua non arrenderti prima.”

Il Devil Slayer sollevò la mano in direzione dell’albino, rimanendo in silenzio.

 

In un istante tutte le ferite di Corex si illuminarono di una luce innaturale, al punto che il ragazzo sussultò colto alla sprovvista.

“ Cos-?” Non conosceva per niente quel potere, ma ci volle meno di un secondo prima che una runa magica si attivasse sotto i suoi piedi, al minimo scintillio nelle pupille di Sasha.

“ Esecuzione del Demone di Sangue  ”

Il sangue che ancora sgorgava dalle ferite emanò dapprima degli sbuffi di fumo quasi impercettibili, per poi trasformarsi istantaneamente in fiumi incandescenti che presero ad incendiare interamente il corpo di Corex.

“ Waargh !” Ringhiò per l’immenso dolore l’albino, crollando a terra mentre il suo corpo veniva avvolto da fiamme rosse come il sangue. Con le mani ad agguantarsi i capelli, aveva gli occhi spalancati ed i denti contratti per cercare di soffocare altre urla strazianti.

“ Argh!! A-aah…” Boccheggiava ormai da qualche secondo, prossimo a perdere il senno per la sofferenza. Non si trattava di semplice combustione: sentiva le fiamme scavare buchi dentro il suo corpo, come una colonia di formiche in cerca della superficie quando vengono sepolte.

 

Sasha rimase imperturbabile per la maggior parte del tempo, ovvero circa trenta secondi, dopodiché tirò un grosso sospiro colmo di secchezza.

“ Se smetti di urlare però mi togli tutta la soddisfazione.” I suoi capelli si afflosciarono sul volto e la pelle caduta ricrebbe, mentre invece il corno demoniaco si dissolse in una nuvola di fumo. In un secondo aveva abbandonato il potenziamento del Devil Drive, ed ormai con sguardo distante ed inumano si lasciava riscaldare da quella pira umana colma di dolore.

“ Mi ha fatto piacere conoscerti, Corex… Spero che in qualsiasi modo l’organizzazione voglia riutilizzarti, lo faccia togliendoti per sempre quel sorriso presuntuoso di dosso.”

E proprio mentre l’assassino aspettava che il suo avversario bruciasse fino a diventare cenere, questi si alzò da terra senza più emettere un suono. La velocità con cui si sollevò di colpo rimettendosi in piedi, per poco non gli strappò un urlo di sorpresa.

 

“ No…” Fu sul punto di rantolare, stupito, quando l’altro lo interruppe con una semplice occhiata glaciale.

Nonostante le fiamme lo investissero, divorandolo e non accennando a placarsi, il mago soprannominato Stella d’Argento non lasciava che l’attacco gli strappasse un solo tremore.

“ Cosa credi di ottenere nel toglierti la percezione del dolore ?!” Sbraitò Sasha, muovendo istintivamente un passo all’indietro.

“ Morirai lo stesso! Non c’è modo che tu possa… salvarti.” Corex aveva iniziato ad avanzare quando dalla guancia del ragazzo scivolò la prima goccia di sudore.

- Merda! Ho utilizzato tutta la mia magia !- Si maledisse, e l’istante successivo l’albino lo raggiunse con uno scatto.

L’ultima cosa che vide furono i suoi occhi azzurri, nello stesso istante in cui gli venne rifilato un pugno rivestito di magia dell’anima in pieno volto.

 

“ Soul Wave ”

“ Vai all’inferno !” Esplose Corex, sollevando con quel singolo colpo mirato il suo avversario di dieci metri da terra, in un’esplosione di polvere e terra attorno a sé che si espanse distruggendo le lapidi più vicine.

 

 

 

Squadra Ronsengarden: Fu una squadra dei servizi segreti del Regno di Alaustria, la quale perse notorietà e soprattutto venne svelata agli occhi di tutto dopo quello che venne etichettato come l’Incidente. In seguitò all’Incidente, ben tre membri vennero espulsi dalla squadra, di cui due divennero ricercati. La squadra era formata da giovani ragazzi dotati di grandi poteri magici, sotto la guida di un mentore, conosciuto come Padre Einsof.

I nomi dei membri erano: Lilian Babic, Sasha Boundon, Corex Claymore, Alice Kurenai, Dereck Einsof, Cloud Fröman ed Ines Fröman.

 

 

Nome: Shark Kraner;

Età: 18;

Incantesimo: Take Over- Squalo di Terra;

Ama: Il surf;

Odia: Il freddo;

Note: Racconta spesso di aver conosciuto una sirena quando era piccolo, e che ella lo avrebbe salvato dall’annegare. Divennero grandi amici, lei gli insegnò a nuotare, ma prima che Shark potesse farle vedere quanto fosse diventato bravo, scomparve lasciandogli un biglietto: “Non cercarmi.” Da allora non ha più smesso di viaggiare per mare, con la speranza di ritrovarla. Il tatuaggio di una sirena ed uno squalo che si inseguono sul suo braccio è dedicato a lei. Sembra avere dei denti aguzzi da squalo anche quando non usa la sua magia.

 

 

Angolo Autore:

Welcome back! Dopo quasi un anno, wow! Non pensavo fosse passato così tanto tempo dall’ultimo aggiornamento. Per mettermi in pace con me stesso cercherò di aggiornare un altro capitolo in staffetta.

Nella storia originale il combattimento Corex vs Sasha era andato molto diversamente: i poteri del Devil Slayer del Sangue erano stati usati poco, in quanto speravo di utilizzare di più il suo personaggio in futuro.

Inoltre anche i personaggi di Cloud ed Ines erano presenti nella storia originale, la seconda solo menzionata ed il primo apparso in un capitolo. Avevano entrambi un ruolo indefinito, qui ho deciso di reintegrarli come sottoufficiali del Regno, compagni di Alice e… conoscenti di Corex.

Alla prossima!

P.S: Per coloro appassionati di Danganronpa: sto scrivendo una fan fiction sul rispettivo fandom qui su EFP. Non contiene pesanti spoiler sulla serie, ma se proprio volete andare sul sicuro vi basterà guardare la prima stagione dell’anime. Il prossimo capitolo verrà rilasciato a breve, se non vi dispiace mi piacerebbe che ci faceste un salto per darmi quattro pareri.

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3744611

Thank you!

                                 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo Sei: Sirena ***


Stella d'Argento:La Stella non si eclissa [REMASTERED] 

Note Autore: Attenzione, questo capitolo è stato rilasciato in contemporanea con il Capitolo Cinque. Assicuratevi di non leggere questo prima del precedente, dove è presente anche un sommario della storia.

Capitolo Sei: Sirena.

 

 

“ Quella colonna di magia proveniva da qui !” Esclamò Akiko, indicando il cimitero mentre con l’altra mano si tirava su parte dello yukata per correre più agilmente.

“ Non era un semplice incantesimo.” Puntualizzò Shark, il quale invece nuotava nel selciato, anticipando la maga del verde guizzando da una parte all’altra della strada.

“ Sì.” Da un portale generato nell’aria schizzò fuori Ryoko, e prima di toccare terra la ragazza evocò un altro teletrasporto per guadagnare velocità.

“ Era la Magia Unica di Corex.” Si disse preoccupata, quando finalmente i cancelli serrati del camposanto si stagliarono davanti a lei.

 

I tre maghi arrestarono la loro corsa, soffermandosi per qualche secondo a saggiare l’aria con tutti i sensi. Era vicina la mezzanotte nel villaggio di Agakure, perciò quell’esplosione di energia era rimbombata nel silenzio più totale, allertando la popolazione.

I cittadini sarebbero stati messi al sicuro, mentre i gendarmi più vicini li avrebbero raggiunti tra poco.

Eppure, non avevano altro tempo da perdere: il loro compagno di viaggio era scomparso senza dire nulla ed ora sembrava aver ingaggiato un altro scontro.

“ Santo cielo, che cosa succede ?!” Un’ombra si avvicinò ai cancelli nel momento stesso in cui stavano pensando di agire, interrompendoli. Un uomo anziano dal volto coperto da un cappuccio votivo e vestito in abiti cerimoniali, seppur umili, di colore nero.

Non appena li vide sussultò, ma nonostante lo shock si sbrigò ad aprire il passaggio senza esitare.

“ Se potete aiutarci, per favore, fatelo! Sembra che due maghi si stiano scontrando lì dentro.” Supplicò l’uomo addetto alla funzione funebre.

 

I tre maghi si scambiarono un’occhiata d’intesa: le loro supposizioni si erano rivelate esatte.

“ Forse la persona che aveva incaricato Raptor di distruggere la mia gilda ha mandato altri assassini.” Rifletté Akiko, portandosi una mano al mento con fare pensieroso.

“ Anche se non fosse …” La maga dei portali avanzò con sguardo fermo, nonostante un leggero tremore si fosse impossessato della sua mano.

“ Corex è ancora ferito dallo scontro di stamattina. Non si è riposato nemmeno un secondo, nemmeno mangiato, ed ora potrebbe aver esaurito tutta la sua energia magica.” Queste ultime parole vennero pronunciate con una punta d’ira, al che la ragazza sollevò lo sguardo verso Shark.

Il surfista non si smosse, ma anzi rimase fermo immobile ai cancelli.

“ Ryoko …” la maga delle piante esitò davanti allo sguardo feroce dell’amica rivolta all’albino, cercando di trovare la frase giusta per fermare l’altra.

Di tutta risposta, Shark sollevò il braccio destro dopo aver spalancato energicamente gli occhi.

 L’arto sembrò scomporsi in centinaia di tasselli, per poi illuminarsi di luce azzurra, e riprendere posizione formando un qualcosa di nuovo: sembrava il braccio di un mostro gigantesco, dalla pelle lucida e scura come quella di un’orca, con striature blu e dita affilate come artigli di carne.

 

Con un movimento secco, sferzò le unghie contro l’anziano, dilaniandolo in un sol colpo.

Le due ragazze sussultarono sorprese da tale brutalità, per poi accorgersi come il malcapitato non avesse nemmeno rilasciato uno spruzzo di sangue. Il suo corpo si irrigidì, e dopo esser caduto a terra senza vita iniziò a sgonfiarsi, rilasciando una nuvola di polvere violacea dalla bocca e dagli occhi.

Ben presto di lui non rimase nulla, se non la sagoma sul terreno fangoso.

“ Un’illusione… mi sembrava strano un essere umano che non emana odori.”  Commentò con fare distaccato Shark, per poi accorgersi delle occhiate impietrite che le ragazze gli stavano riservando.

“ Che c’è ?” Chiese, confuso.

“ Avresti potuto uccidere un innocente …” Ryoko schiuse le labbra, prima sigillate, mostrando un’espressione colma di rabbia al ragazzo.

“ Nah! Ero sicuro quasi del tutto che fosse qualcosa di brutto.”

“ Quasi! E se ti fossi sbagliato? Eh ?!”

“ Ryoko… se vuoi ti chiedo scusa, però davvero non capisco perché ti stai arrabbiando …” Shark non riusciva davvero a comprendere cosa trovasse di sbagliato l’altra. D’altronde conosceva quei tre con cui si era messo in viaggio da meno di qualche paio di ore, quindi non pretendeva troppo.

Eppure si ritrovò ugualmente colpito dalle vibrazioni negative che quella ragazza gli stava riservando.

“ Dai, non… è successo niente. Sta tranquilla.” Akiko scosse l’amica per una spalla, costringendola a guardarla negli occhi.

“ Però se non ci sbrighiamo potrebbe succedere qualcosa di brutto a Corex !”

 

E mentre il trio si addentrava a passo sempre più svelto nel cimitero, una figura umanoide emerse da una pozza di fango. Il liquame gli colò lungo il lineamenti del viso, e due occhi rossi brillarono quando schiuse le palpebre.

“ Ma bravo il nostro Shark Kraner… peccato che adesso si farà un altro gioco. Lo chiameremo Strega comanda colore.”

 

 

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Akiko, Ryoko e Shark giunsero nel piazzale del camposanto, dove un tempietto rosso a capanna sovrastava ormai i resti di lapidi di pietra e altari in legno ridotti a macerie. La cera delle candele, ancora calda, si era riversata nel fango, ed i fumi dell’incenso si sollevavano da terra misti alla polvere quando il vento li sollevava.

I ragazzi si aspettavano di trovare un combattimento ancora in corso, siccome i suoni si erano placati da pochi istanti, e per questo rimasero ancora più sorpresi quando trovarono ciò che c’era lì.

Un ragazzino dai capelli grigi, vestito con un gilet di pelle sbrindellato, stava sorreggendo sulle spalle il corpo svenuto e gravemente ferito di Corex. Sasha zoppicava, e si reggeva a malapena in piedi per via dei colpi e della stanchezza accumulata, ma si trascinava ugualmente in avanti.

Non sollevò nemmeno la testa quando la maga dei portali, notando il compagno, esclamò:

“ Corex !”

“ Lascialo stare immediatamente !” Minacciò Akiko, sollevando un braccio in direzione del misterioso ragazzo.

Nulla. Sasha non esitò, continuò a muoversi in avanti, verso di loro, curvo su se stesso e sputando per terra ogni tanto dei grumi di sangue.

Solo quando fu arrivato ad un passo da loro si fermò, ansimando pesantemente, per riprendere fiato. Dopo un lungo e preoccupane silenzio, durante il quale i tre maghi mantennero la guardia ben alzata, sollevò la testa.

Spalancò un sorriso sornione, mettendo anche in bella vista il volto ricoperto di lividi violacei e l’occhio nero e rigonfio. Sangue gli colava dalle labbra e dai denti, eppure quella sua espressione gioiosa, o anzi soddisfatta, rimaneva incontaminata.

“ Spero vi siate divertiti con lui. Però adesso ce lo riprendiamo noi, quindi ditegli addio.”

 

“ Shark Over ”

Avvenne immediatamente, e Shark venne rivestito dalla stessa magia di poco prima, con un cerchio magico di colore blu scuro ai suoi piedi. Mutando completamente forma, la sua mole aumentò, la schiena si allungò protraendosi in avanti ed il volto si fece più aerodinamico, a forma di freccia.

Quando una grossa pinna dorsale gli crebbe, seguita da una coda sinuosa ma muscolosa come il resto del corpo, schiuse la bocca rivelando una fila di denti grossi come un pugno.

Del suo aspetto originale rimaneva solo il colore dei suoi capelli, sottoforma di strisce tigrate sulla sua pelle liscia e bluastra.

 

Per la prima volta il surfista mostrava la sua magia principale, quella che propria la stessa mattina aveva rischiato di sfoderare prima di perdere il controllo.

“ Ti do due secondi per lasciarlo andare !” Sibilò con voce grottesca l’ibrido squalo-umano, sollevando un dito verso il ragazzo, ormai diventato un nano al suo confronto.

Sasha assottigliò lo sguardo, smorzando appena il sorriso.

“ Che bella magia.”

Il mago della trasformazione sollevò il pugno destro sopra la sua testa, ed un’ondata di energia si diramò ai suoi piedi, facendo vibrare appena il terreno.

“ Sono serio! Lascialo andare o io…”

“ Mi ammazzi? Dovrai farlo. È l’unico modo, o altrimenti Corex sparirà per sempre, voi lo avrete perso, e morirà prima dell’alba.”

Il ragazzo continuò.

“ Gli ho iniettato nel sangue un potente veleno, del quale nemmeno io conosco la cura. Solo eliminandomi potrebbe dissolversi, salvandolo da una morte certa nel giro di un’ora. Dovresti sbrigarti.”

Shark sussultò, non muovendo più il braccio, come se ne avesse perso il controllo.

 

Vide il volto immobile, ricoperto di sangue e fango di Corex, e quello sogghignante di Sasha.

- Ucciderlo ?- Sarebbe stato l’unico modo.

“ Avresti potuto uccidere un innocente …”

Ryoko lo aveva creduto un assassino. Ma lui non lo era… giusto?

 

 

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Cinque anni prima. Mare Antico, Sud di Portarea.

“ Ti ringrazio davvero per il tuo aiuto, ragazzo. Sei così giovane, eppure la tua magia servirebbe senz’altro a noi della guardia marittima.”

La voce del marinaio non suscitò nessuna reazione nel ragazzino seduto sulla polena dorata, il quale era ormai perso da ore con lo sguardo nell’orizzonte blu.

La nave oscillava, ma sfidava le onde con il suo vessillo del Regno di Alaustria in mostra sulla vela e sulle fiancate in legno scuro.

Il giovane portava i capelli bianchi irti sulla testa, contenuti da una bandana nera. La pelle abbronzata, con un fisico slanciato nonostante l’età, era coperta da una canotta a righe blu e bianche, con dei pantaloni larghi color panna.

 

Quando il marinaio comprese che non avrebbe ricevuto risposta scrollò le spalle, e si accese una sigaretta dando le spalle all’altro.

“ Mi hai detto che volevi viaggiare con noi per cercare una persona. La vuoi trovare proprio qui, per mare ?”

Il ragazzino non rispose, ma si alzò in piedi sulla sua pericolosa postazione, incrociando le braccia al petto.

 

 

Circa venti minuti dopo l’aria pareva esplodere al rombo delle cannonate, ed il mare si muoveva tumultuoso come se venisse agitato dalla mano di un gigante subacqueo.

Due navi pirata avevano assaltato la caravella da ricognizione del Regno, una da lontano a colpi di cannone, mentre l’altra l’aveva abbordata da poco con rampini d’arrembaggio.

I pirati del Mare Antico erano tra i più pericolosi dell’intero continente: sopravvivendo in acque abitate da mostri secolari, avevano imparato a sfruttare incantesimi d’invisibilità capaci di ricoprire le loro navi, mentre tramite cannoni di loro invenzione potevano colpire a grandi distanze ed in totale sicurezza.

La guardai marittima non era di certo impreparata, il suo equipaggio era formato prevalentemente da soldati addestrati al combattimento, eppure in quel giorno nuvoloso sembravano star soccombendo alla terribile imboscata.

 

Il ragazzino dai capelli bianchi evitò per un soffio la sciabola di un avversario, e con una ginocchiata nello stomaco lo costrinse in ginocchio. Poi, afferrandogli la testa con forza disumana, lo scaraventò nella nave nemica. Notando come i suoi alleati fossero in difficoltà, si apprestò a staccare gli arpioni dal ponte della nave, facendo così precipitare in mare un paio di pirati in bilico sulle corde.

“ Gettate i ponti !” Sentì gridare, e sollevando lo sguardo notò come i briganti di mare fossero sul punto di calare delle piattaforme di legno, sicuramente ben più pesanti e difficili da rimuovere.

“ Ragazzo, togliti da lì !” Lo ammonì il capitano, impiegato in un combattimento ravvicinato, poco prima che il ponte fosse sul punto di schiacciarlo. Il ragazzo però non si mosse, e la grossa asse di legno lo fece sparire.

I pirati, più esaltati di prima, si lanciarono in una corsa euforica lungo il ponte verso la nave da saccheggiare.

 

Purtroppo per loro, non si sarebbero mai aspettati che le braccia di un qualcuno che sembrava nuotare nella piattaforma di legno, falciassero le loro gambe, per poi schizzare direttamente sulla loro nave.

Una creatura dalle sembianze di uno squalo bipede piombò tra i corsari, e sbuffando fumo dalle piccole narici mulinò la coda in aria. Con un singolo gesto ribaltò il ponte, ed usandolo come mazza fracassò l’albero maestro, scagliando in mare anche un gruppo di nemici.

 

In mezz’ora tutti i pirati vennero recuperati, da entrambe le navi, ed incatenati sul ponte della nave Alaustriana. I soldati erano sopravvissuti, seppur feriti, e chi non si lasciava curare dal medico di bordo festeggiava sollevando le armi al cielo.

Persino il cielo tuonava, come se esultasse.

Il ragazzo stava venendo condotto dal capitano sulla seconda nave pirata, quella appena recuperata prima che andasse alla deriva.

“ Sei stato davvero grandioso! Non sapevo che i maghi potessero combattere anche corpo a corpo.”

Stavano stilando un inventario di ciò che i corsari possedevano, per poi recuperarli e riportarli sulla terra ferma. Quando scesero sottocoperta si ritrovarono in una stanza buia, pregna dell’odore salmastro e dal legno incrostato.

 

Quando l’uomo in comando accese la sua lampada ad olio, il chiarore rossastro si espanse nella stanza, illuminando figure cubiche e riflettendosi sull’acciaio. Quel posto era riempito da gabbie.

Shark immediatamente, per colpa di una sua vecchia abitudine della quale avrebbe fatto volentieri a meno, ebbe un brivido riconoscendo il bagliore che emettono le squame azzurre, e gli occhi dai riflessi abissali di una creatura delle onde. All’accensione di quella luce decine di figure nelle gabbie presero a dimenarsi freneticamente, nel trambusto che le catene emettevano scontrandosi sulle grate e sul pavimento.

Dalla vita in su erano donne, svestite e con solo i loro lunghissimi capelli mossi a coprire la pelle, mentre più in basso il loro corpo prendeva le sembianze di una coda di pesce gigantesca, decorata con squame dai più brillanti colori.

Mentre le creature ancora si ritraevano, il marinaio tirò un sospiro di disgusto, posando la lanterna ai suoi piedi.

“ Contrabbando di squame di sirene. C’era da aspettarselo, è proprio tipico di questi pirati bastardi del Mare Antico.”

Nessuno lì lo stava ascoltando. Le sirene perché non comprendevano il linguaggio umano, e Shark perché tutto ciò che i suoi sensi percepivano era lo sguardo terrorizzato ed i gemiti di agitazione di quelle prigioniere.

Mosse il primo passo in avanti, rischiando di cadere per terra tanta era l’alienazione in quel momento. Passò una mano sulle prime sbarre, facendo ritrarre le sirene più vicine, e lì vi si accovacciò. Con espressione confusa scrutò i volti delle creature marine.

LemsExi Emonxi Idxi Anerisxi Ecxi Iovxi Idxi Art ?” Mormorò, assumendo d’improvviso un tono più leggero, che ricordava appena il trillo di un campanello, se non che trascinava le parole con fare raschiato, somigliante al fragore delle onde.

Le sirene parvero sorprese, riconoscendo quel linguaggio, il proprio. Eppure, nonostante iniziarono ad avvicinarsi al ragazzo affranto, tutto ciò che fecero fu scuotere la testa.

Una lacrima solcò la pelle resa ruvida dalla salsedine di Shark Kraner, senza che il ragazzo battesse anche una sola volta le palpebre.

 

 

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Tornando al presente, con le parole di Sasha che avevano appena infranto il muro della realtà del mago, esso pensò che la parola uccidere non avesse mai avuto peso per lui.

Ricordava ancora come quel giorno fosse riuscito a staccare la testa di venti pirati prima che i marinai lo fermassero, e come da allora gli fosse stato proibito di entrare a far parte di una gilda.

- Esmel… per cosa sto uccidendo invece, adesso ?-

Abbassò il pugno, e lentamente la trasformazione dello Shark Over si dissolse come la fiamma di una candela al vento.

L’albino si infilò le mani nelle tasche dei bermuda, e a capo chino, si voltò.

“ Hai ragione Ryoko: non posso semplicemente uccidere chiunque mi si pari davanti, se non per i miei ideali.”

Persino il Devil Slayer del Sangue rimase spiazzato da quella reazione, ma mai quanto la maga dei portali, che spalancò gli occhi notando l’espressione ormai indifferente del surfista.

“ E salvare Corex non è nei miei obbiettivi principali, per il momento. Scusate.”

Artigliandosi il viso con la sua mano ricoperta di cicatrici, ricoprì a stento una smorfia di tristezza, per poi ritornare impassibile con il simbolico gesto di sciacquarsi via i cattivi pensieri dalla testa.

- Non posso continuare così, non posso permettermi di distrarmi. Scusate davvero… ma ogni secondo che perdo facendo altro, lei potrebbe… potrebbe essere…-

 

“ Sarei davvero felice di conoscere la persona che stai cercando con così tanta dedizione, Shark.”

Una voce calda, seppur debole, procurò istantaneamente la pelle d’oca al ragazzo, costringendolo a voltarsi. Non era stato il Devil Slayer a parlare, perché questi era troppo impegnato a guardare ciò che portava sulla schiena con espressione agghiacciata.

Corex Claymore aveva appena schiuso i suoi occhi azzurri, e con un flebile sorriso, fissava il mago dello Shark Over con sincera stima e rispetto.

“ Prometto che se dovessi restare con me, fino al giorno in cui fonderemo la Gilda, avrai tutto l’aiuto ed il tempo a disposizione che vorrai per cercarla.”

E con tali parole, dal suo corpo ferito e martoriato divampò un’esplosione di energia magica, la quale fece arretrare Sasha di qualche passo. Il mago albino sorprendentemente atterrò sui suoi piedi, nonostante le ferite di notevole importanza alle giunture, ed imperterrito incanalò tutta la sua potenza nelle mani.

 

Continuando a sorridere gentilmente, assottigliò lo sguardo con un’espressione divertita, una sfida appena lanciata al suo amico.

“ Dai! Dammi tutta la fiducia di cui disponi !” Urlò a pieni polmoni, travolgendo Shark con una scarica di emozioni forti, confuse ma sicuramente vitali.

Il mago soprannominato Squalo si lasciò scappare un sospiro a mezza voce, quasi un singhiozzo, per poi ricambiare il sorriso sornione. Con gli occhi lucidi ricominciò la trasformazione, tornando la bestia di poco prima.

- Sì… anche Esmel sarebbe felice di vedere che non sono più solo.-

“ E mi dovrei fidare di una mezza calzetta che non mi ha ancora mai battuto ?” Domandò mentre scagliava il primo pugno verso Sasha, grazie al quale lo sollevò da terra con forza micidiale.

“ Ti ho detto di darmi fiducia !” Ripeté con vigore Corex, generando una Soul Wave, per poi abbatterla sul nemico e rispedirlo di schiena a terra.

“ Davverooo ?!” Urlò l’altro cercando di sovrastare la voce del mago, mentre incrociava sopra la testa le braccia, espandendo le pinne acuminate a forma di falci.

“ Sììì !!” Fu l’ultima parola della Stella d’Argento, prima di generare anch’egli due Soul Wave a forma di croce, colpendo Sasha all’unisono con l’amico.

“ Shark Chop ”

“ Soul Shockwave ”

 

L’intero cimitero tremò in ogni suo angolo, mentre zolle di terra esplodevano, ed esplosioni illuminavano a giorno l’area circostante. Magia dell’Anima e forza sovrumana dovuta ad un incantesimo di trasformazione: queste due forze erano riuscite a modificare la geografia del luogo in un singolo attacco.

 

Il Devil Slayer del Sangue, sovrastato da quella potenza combinata, non poté far altro che strillare disperato a pieni polmoni, sentendosi annientare da un colpo che disintegrò all’istante le sue scaglie rinforzate da demone.

Quando il sisma si arrestò, il suo corpo giaceva sul letto di un cratere profondo qualche metro, inerme, e con entrambe le pupille, prima rosse, ormai di un colore lattiginoso e, senza dubbio, meno feroce.

 

 

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All’interno di una sala costruita in mattoni spessi, scuri come l’onice e ricoperti di polvere, quattro ombre si stagliavano al centro di una conca. Alle loro spalle, dietro i troni sui quali sedevano i quattro padroni, la luna rossa cremisi splendeva oltre un’ampia balconata, adornata con un principio di vetrate colorate, andate ormai in frantumi e distrutte dalle intemperie.

L’altare, epicentro della sala, conteneva una grossa Lachrima collegata a numerosi tubi, i quali incanalavano energia magica e la pompavano nelle piastrelle del pavimento. Il manufatto magico splendeva di riflessi elettrici, emanando leggeri sbuffi di vapore e scintille di corrente.

Ad altezze differenti, su ciascun trono si illuminarono due luci rossastre, le quali lampeggiarono in quanto in realtà si trattavano di occhi aperti per la prima volta dopo parecchio tempo. Tre figure si mossero rilasciando polvere dalle loro membra, la quale venne catturata da un alito di vento e fluttuò verso la balconata.

 

Improvvisamente Sasha apparve in groppa alla Lacrhima, sussultando e boccheggiando in cerca d’aria.

Con uno spasmo, mentre riprendeva fiato, cadde per terra. Il sangue che grondava dal suo corpo si riversò sul pavimento scuro, sporcando anche la sfera magica.

Passò qualche secondo prima che potesse sollevare lo sguardo, ancora perso nei suoi pensieri, verso le quattro figure che ormai lo circondavano.

“ Quattro Stelle …” Sussurrò soltanto, troppo concentrato a trovare un appoggio per rimettersi in piedi.

Un essere umano dal petto nudo, illuminato dalla luna rossa in tutta la sua scultorea forma fisica, prese parola per primo.

“ Generale Sasha.” Salutò, mentre un rivolo di polvere gli colava dalle labbra cineree.

 

In quel momento sui quattro troni, ora vuoti, si illuminarono i ricami a forma di lettera K in oro, emettendo una luce rossa che rivestì la sala. L’atmosfera spettrale tuttavia non turbò il Devil Slayer del Sangue, che si issò sui propri piedi ancora intorpidito dal dolore.

“ Se Padre Einsof vi ha riportato in vita adesso, miei ufficiali… è perché dovete impedire che Corex Claymore fugga da questa fortezza.”

Un gigante sdentato e con la voce incredibilmente stridula si chinò per raggiungere il suo superiore. Anche in quella posizione lo superava di un metro circa.

“ Quindi è già qui ?” Cantilenò la sua domanda, ricevendo come risposta un pugno sulla spalla dall’uomo.

“ Che cazzo di domande fai? Le cimici ti hanno mangiato quel cervello di cartone che ti ritrovi, Acrux ?!” Il colpo non lo smosse minimamente, ma emise un’onda d’urto che scosse tutta la polvere dai muri della sala.

“ Oooh, scusa Gacrux. È vero, è ovvio che sia qui se dobbiamo impedirgli di fuggire.” Fece il gigante, con tono dispiaciuto, per poi raddrizzare la schiena e lanciare un’occhiata folle all’altro, spalancando una bocca sdentata e piena di bava.

“ Però non mi piacciono le persone che mi correggono, quindi ora ti mangio vivo.”

“ No, per l’amor del cielo! Non rovinate anche un momento bello come questi primi secondi da rinato.” Mugugnò un ragazzo, rimproverandoli, mentre si massaggiava il collo. Vestiva una camicia ornata da rose nere lungo i fianchi, e la lama di un fioretto spuntava dal suo costato.

“ Ben detto, Mimosa.” Esclamò sorridendo un anziano e magro uomo, vestito con un frac elegante ed un cilindro calato sul viso. Sulla sua spalla era appoggiato un bambolotto dalle sembianze di un bambino occhialuto, vestito con una giacchetta azzurra ed un cappello, simile al suo, ma con una grossa spilla a forma di lettera K.

“ Dopotutto Delta, se tu dovessi lottare contro tutti loro, sono sicuro che  finiresti per annientarli in un solo colpo.” Sorrise l’uomo alla bambola, che si voltò verso di lui spalancando la bocca in un sorriso entusiasta, proprio da bambino.

“ Cosa? Davvero dottore ?”

“ Scherzetto.” Rispose l’uomo, lisciandosi il pizzetto ad uncino, mentre il bambino giocattolo sussultava sconvolto da quel dispetto micidiale.

 

L’aria nella sala si fece più pesante, e l’anziano comprese che gli altri quattro presenti ora lo stavano squadrando con freddi occhi spietati.

“ Sta zitto, Dottor Rebus… sei solo uno stupido umano addetto alla manutenzione delle Quattro Stelle.” Sibilò tagliente Sasha, al che l’uomo rabbrividì, ammutolendosi di colpo con grande dispiacere del bambino meccanico.

Conclusa l’introduzione di quei quattro bizzarri esseri, decisamente non più umani, il Devil Slayer del Sangue posò le mani sulla Lachrima gigante, scrutando il suo riflesso con un sorriso malsano.

“ Mettiamo in moto la tua tomba, caro Corex …”

 

 

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A qualche chilometro di distanza dal villaggio di Agakure, un trio solcava i cieli notturni a grande velocità, sfrecciando nell’aria pregna del tipico odore che precede una fitta pioggia.

Un ragazzo ed una ragazza per l’esattezza, sorretti dalle braccia di una terza persona, dal volto coperto da un cappuccio, ma riconoscibile senza dubbio per l’ampio paio di ali candide che le permettevano di volare a quella velocità. Sulla schiena ricadeva una cascata di capelli biondi, i quali rilucevano di luce propria nel buio.

“ E pensare che fino a tre giorni fa volevi solo prendermi a pugni in un bar di Baskerville…” Sospirò, forse cinico, il ragazzo. Portava un capelli nero dalla fascia a scacchi calato sul volto. Se lo aggiustò facendoci scorrere l’indice sulla tesa, e svelando il tatuaggio di una stella sotto l’occhio destro.

“ E ora invece ti porto con me in una missione di vitale importanza per le sorti del Regno ?” Concluse la frase la ragazza dai capelli color miele lì accanto, rivelando un’espressione seria e composta.

“ Già. Posso sapere cosa ti ha attratto di me? Il talento nel gioco d’azzardo? La bellezza? Il carisma ?”

“ La magia, senza dubbio. E forse anche perché dopo aver cercato di spillarmi tutti quei soldi mi piacerebbe sentirti implorare di fronte ad un nemico.”

“ Come vuoi tu, Lilian …”

 

 I tre maghi erano diretti verso una misteriosa e gigantesca costruzione nera che si stagliava tra le colline rigogliose della Pianura di Sachaer, la quale emetteva una luce spettrale dalle vetrate sulla sommità.

 

 

 

 

 

Quattro Stelle: È una cellula dell’organizzazione che porta come stemma una K rossa. I suoi quattro componenti sono sotto il comando di Sasha Boundon, nonostante il merito della loro risurrezione sia dovuto a Padre Einsof. Infatti, ognuno di essi è in realtà un essere umano dalla grande forza, morto e riportato in vita per essere potenziato maggiormente tramite la magia. I loro nomi in codice sono Acrux, Gacrux, Mimosa e Delta, come le quattro stelle principali che compongono la costellazione della Croce del Sud (Delta è l’abbreviazione di Delta Crucis).

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back! Questo capitolo è la trasposizione, divisa in due parti, dell’originale battaglia contro Sasha ed introduzione alla mini-saga delle Quattro Stelle, nella Stella d’Argento originale. Come potrete notare leggendo la versione del 2014, qui lo scontro è stato prolungato per inserire maggiori dettagli, nonché una leggera introspezione sul personaggio di Shark Kraner.

Due degli individui apparsi alla fine sono già apparsi nel prologo, i loro nomi sono Lilian Babic’ (menzionata nello scorso capitolo) e Nael Naikara, mentre la terza è Aira Ander. I rispettivi creatori sono _maya_chan_ , Black Shade e Chii_chan Hetalia.

Nel prossimo capitolo (che giuro di portare senza dubbio non tra un anno lol) vedremo l’inizio dei primi combattimenti seri, in stile shonen come è sempre piaciuto a me, all’interno della Fortezza dei Ronin.

Alla prossima!

P.S: Per coloro appassionati di Danganronpa: sto scrivendo una fan fiction sul rispettivo fandom qui su EFP. Non contiene pesanti spoiler sulla serie, ma se proprio volete andare sul sicuro vi basterà guardare la prima stagione dell’anime. Il prossimo capitolo verrà rilasciato a breve, se non vi dispiace mi piacerebbe che ci faceste un salto per darmi quattro pareri.

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3744611

Thank you!

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