A Tale of Cats, Spells, Love and other Charmed Things

di arangirl
(/viewuser.php?uid=449537)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Anno ***
Capitolo 2: *** II Anno ***
Capitolo 3: *** III Anno ***
Capitolo 4: *** IV Anno ***
Capitolo 5: *** V Anno ***
Capitolo 6: *** VI Anno - Parte I ***
Capitolo 7: *** VI Anno - Parte II ***
Capitolo 8: *** VII Anno - Epilogo ***



Capitolo 1
*** I Anno ***


La prima volta che Lexa Woods incontrò Clarke Griffin fu durante lo Smistamento, mentre la Sala Grande di Hogwarts si riempiva delle voci degli alunni del primo anno che, con occhi grandi e pieni di soggezione, osservavano il meraviglioso spettacolo che la sala davanti a loro aveva da offrire. Il cielo notturno, limpido e pieno di stelle addobbava il tetto della Sala come se quello non fosse mai esistito, mentre centinaia di candele fluttuavano appena sotto quello spettacolo meraviglioso, illuminando ogni angolo della vasta stanza.



Lexa, cresciuta in una casa normale, da una normalissima madre adottiva, o babbana, come a quanto pare la popolazione magica sembrava chiamare le persone come sua madre, era rimasta a bocca aperta dal momento in cui aveva attraversato la barriera magica del binario 9¾ a quel preciso istante. Indra, sua madre, era rimasta stupita tanto quanto lei quando un simpatico uomo dall’aspetto gentile si era presentato a casa sua come Marcus Kane, Vicepreside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dicendole che lei, Lexa Woods, era una strega, ma si era ripresa con una velocità sorprendente, guardandola fiera e condividendo con lei uno dei suoi rari sorrisi “L’ho sempre saputo che eri speciale Lexa.”



E Lexa non aveva intenzione di deludere sua madre, anche se in quel momento avrebbe voluto tanto poter nascondersi in un angolino, osservare tutto quello che stava accadendo da un pochino più distante, come se non stesse accadendo a lei.



“Hey Lexa, ricordati di respirare, non vorrai mica svenire proprio ora, no?” Raven, la ragazzina simpatica e rumorosa con cui Lexa aveva condiviso il viaggio verso la scuola le assestò una gomitata sullo stomaco che le tolse quel poco di voglia di prendere fiato che ancora aveva in corpo. La ragazza agitò i lunghi capelli castani con la mano mentre gli occhi luminosi saettavano da una parte all’altra della sala.



Il cappello parlante, in altre parole un cappello dall’aspetto bizzarro e vecchio che con grande sorpresa di Lexa si era messo a parlare (doveva ancora abituarsi bene a tutta quella storia della magia. A quella e ai fantasmi che fluttuavano più o meno allegramente sopra la sua testa), spiegando con una canzone le quattro case a cui sarebbero stati assegnati i nuovi alunni.



“A te in che casa piacerebbe essere Lexa?” Raven le chiese piena di entusiasmo mente il vicepreside Kane chiamava in ordine alfabetico i nuovi alunni. Lexa, oltre ad aver ascoltato con attenzione le parole del cappello parlante, aveva anche letto qualcosa sull’argomento nel libro “Storia di Hogwarts” che aveva insistito a tutti i costi per comprare anche se non era nell’elenco dei libri del primo anno, giusto per non arrivare impreparata il suo primo giorno da studentessa; eppure, nonostante tutto, non aveva idea di dove sarebbe potuta finire.



“Non lo so…” rispose, ma prima che riuscisse a esternare i suoi dubbi, Raven ricominciò a parlare “Io sono sicura, sarò una Corvonero! Non può essere una coincidenza, giusto?” Lexa pensò al suo nome e le sorrise “Inoltre, sono molto intelligente.” Lexa pensò a come la ragazza aveva quasi fatto esplodere il suo topo da compagnia poco prima in treno, provando un incantesimo per la prima volta, che era terminato con la coda del suo povero animaletto in fiamme, e si limitò a sorriderle; in fondo Raven le stava simpatica, ed era stata l’unica tra le ragazze del loro scompartimento a rivolgerle la parola.



Stava per replicare che a lei non importava troppo la casa in cui sarebbe finita, quando il vicepreside Kane chiamò a gran voce l’ennesimo nome, e il cuore di Lexa si fermò per un istante. La bambina più carina che Lexa avesse mai visto si fece avanti al nome Clarke Griffin, i capelli biondi sciolti che risplendevano alla luce delle candele fluttuanti della Sala Grande, i grandi occhi azzurri privi di ogni timore mentre si avvicinava allo sgabello in cui si sarebbe seduta per aspettare il verdetto del cappello. Raven si avvicinò al suo orecchio, sussurrando piano “Quella è la figlia di Jake Griffin!” Lexa la guardò confusa “Chi?”



Raven alzò gli occhi al cielo “Ma non v’insegnano niente nelle scuole per babbani? Jake Griffin è stato il più grande auror dell’ultimo secolo! Ha catturato più maghi oscuri lui di tutti gli altri auror messi assieme. E’ una leggenda nel mondo magico. E sua madre… bè sua madre è il Ministro della Magia.” Lexa tornò a guardare Clarke, che si era appena messa in posizione, e a giudicare dal mormorio di voci intorno a loro non erano le uniche a parlare dei suoi famosi genitori “Perché hai detto che suo padre è stato il più grande auror dell’ultimo secolo?” Il tono di Raven si abbassò leggermente “E’ morto un paio di mesi fa. Dalle storie che ho sentito, dicono che l’abbia ucciso un lupo mannaro.”



Lexa rimase in silenzio allora, senza sapere bene cosa dire. Guardò mentre a Clarke veniva appoggiato sulla testa il cappello parlante, che esitò solo un secondo prima di gridare “Grifondoro!” La tavolata dai colori rosso ed oro esplose in un ruggito d’approvazione per la celebrità che era stata appena scelta per la loro casata, ma Clarke si limitò ad annuire, dirigendosi con calma verso il suo tavolo. Quando si girò per guardare la sala dalla sua nuova posizione, i loro occhi s’incontrarono per una frazione di secondo prima che Lexa distogliesse lo sguardo, sentendosi arrossire.



I minuti scorsero lunghi mentre tutti i ragazzini attorno a lei venivano chiamati, e lei guardò ognuno di loro essere smistato nella sua casa, compresa Raven che, come aveva desiderato, finì tra i Corvonero. Lexa, come aveva immaginato, era l’ultima.



“Lexa Woods”



Il vicepreside le sorrise incoraggiante e Lexa prese un respiro profondo prima di incamminarsi verso il cappello. Non appena si sedette sullo sgabello, cercò con gli occhi nella sala la figura rassicurante di Raven, che le sorrise con i pollici alzati, e poi, senza pensarci troppo spostò il suo sguardo verso il tavolo dei Grifondoro, cercando di ritrovare gli occhi azzurri di Clarke tra la folla. Non fu difficile, perché la ragazza la stava fissando intensamente, senza curarsi troppo di quello che il resto dei ragazzi stava dicendo accanto a lei.



Vedo che non stiamo attenti nemmeno durante il nostro turno…” Lexa sussultò nel sentire la voce del cappello parlante rimbombarle in testa “Io… io… mi dispiace.” Lexa sperò che non fosse una buona scusa per mandarla fuori dalla scuola ancora prima di aver iniziato “Tranquilla, non lo dirò a nessuno.” Lexa si rilassò leggermente nel sentire il tono divertito del cappello “Allora allora… dove posso metterti? Vedo una mente brillante, un’ambizione senza confini, un carattere unico nel suo genere… Potresti collocarti bene in tutte le case, oppure in nessuna.” Lexa sussultò nel sentire quelle parole, impaurita all’idea che il cappello non riuscisse a prendere una decisione su di lei; cosa sarebbe successo in quel caso?
“Potrei metterti in Grifondoro, dove le tue capacità di leader verrebbero sfruttate al massimo, ma forse non è quello il posto giusto per te; forse… forse… Serpeverde, dove la tua ambizione sarebbe ben ricompensata.” Lexa cominciò a stancarsi del continuo farfugliare del cappello; la stava tenendo in attesa più di tutti gli altri, e gli sguardi degli allievi e dei professori cominciarono a farsi pesanti su di lei “Non m’importa in quale casa finisco.” Mormorò tra i denti “Riuscirò a cavarmela in ogni caso.”



Il cappello rimase in silenzio a lungo prima di parlare di nuovo, questa volta ad alta voce, in modo che tutti nella sala potessero sentirlo “Ragazza intelligente… Corvonero!”



Lexa sospirò con sollievo mentre cappello le veniva tolto di dosso, e sentì il tavolo dei Corvonero, ora il suo tavolo, applaudire, mentre lei, ancora leggermente scossa, si sedeva accanto ad un’entusiasta Raven “Lexa! Questo è davvero destino allora!” Lexa le sorrise, effettivamente sollevata nell’avere quella che cominciava a considerare un’amica accanto a lei in quel nuovo viaggio.



I suoi occhi tornarono però per un attimo al tavolo dei Grifondoro, dove Clarke la stava ancora fissando, e quando i loro occhi s’incrociarono di nuovo, lei le sorrise. Lexa si rese conto che era la prima volta che la vedeva sorridere in tutta la sera, e le sorrise a sua volta, prima di venire distolta da una voce davanti a lei.



“Non male come primo giorno ragazzina. Sembravi sul punto di svenire là sopra!” La voce apparteneva alla ragazza seduta di fronte a lei e Raven, che le guardava entrambe con sguardo incuriosito “Non stavo per svenire. Stavamo avendo una piacevole conversazione.” Lexa mentì, alzando leggermente il mento, sostenendo lo sguardo dell’altra ragazza, evidentemente più grande di loro, e lei sorrise “Come preferisci Lexy. Sono Anya, del secondo anno, piacere.” Lexa le strinse la mano, la ragazza aveva un portamento fiero, e gli occhi scuri le brillarono d’interesse nel sentire la stretta di Lexa, ma lei non si fece intimidire “E’ Lexa.” Prima che la ragazza dai tratti vagamente orientali davanti a lei potesse rispondere Raven si intromise, agitando verso Anya una coscia di pollo mezza mangiata che teneva in mano “Io fono Rafen, piacere” disse con la bocca piena, ed Anya la guardò con una punta d’incertezza “Sicuri che il cappello non sia stato stregato?”



Lexa rise con Anya e Raven, che si unì a loro dopo un attimo, e sentì la tensione della serata dissolversi pian piano dentro di lei; sarebbe andato tutto bene.





Note:  Ciao a tutti e benvenuti ad una nuova storia! Ho riflettuto un pochino sul fatto di pubblicarla o no, ma alla fine mi dispiaceva averla scritta per niente, e visto che questo è il mese dei recuperi, eccola qui. Ci sarà un capitolo per ogni anno ad Hogwarts, mi piaceva l'idea di seguire Clarke e Lexa durante tutto il loro percorso scolastico! Spero vi piaccia l'inizio, fatemi sapere, come al solito consigli ed opinioni sono sempre i benvenuti! Alla prossima!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II Anno ***


“Non va bene, non va bene per niente.” Lexa fissò la pergamena davanti a lei con muto stupore mentre Raven al suo fianco scuoteva la testa “Lexa, la devi smettere con questa tua ossessione…” Lexa scosse la testa, allontanandosi dalla bacheca “Non è un’ossessione, solo che non ha senso… Come ha fatto a battermi per il secondo anno di seguito? Non è nemmeno una Corvonero.”
 
 

Raven alzò gli occhi al cielo, in vista dell’ennesima conversazione sull’argomento “Sai bene quanto me che non vuol dire niente. Guarda me… questo semestre è stato un disastro.” Lexa guardò l’amica con un sorriso “Questo è perché passi più tempo a costruire marchingegni assurdi e illegali che a studiare.” Raven le colpì la spalla con la mano “Lo dici solo perché ho per sbaglio dato fuoco al tuo topo… di nuovo. E perché Clarke Griffin ha di nuovo avuto una media migliore della tua.”
 
 

Lexa si strinse nel mantello mentre uscivano nel freddo vento di dicembre “Non è che mi importi poi così tanto. Solo che non ha senso. E non è poi di tanto più alta della mia.” Lexa sapeva che stava tenendo il broncio per niente, ma non poteva farne a meno. Clarke Griffin le era stata simpatica fino al momento in cui aveva aperto bocca in classe, rivelandosi, nelle lezioni che condividevano, la migliore in qualsiasi cosa. E questo aveva irritato Lexa più di quanto volesse dare a vedere.
 
 

Non solo, Clarke era, ovviamente, la ragazza più popolare del suo anno, pure di tutta la scuola. Tutti l’ammiravano per la sua intelligenza, per la fama dei suoi genitori, tutti volevano esserle amica e ovviamente tutti sembravano avere una cotta per lei. Ma non Lexa, ovviamente non Lexa.
 
 

Per quanto tempo Clarke passasse a costruirsi una vita sociale, la sua media sembrava non risentirne per nulla, ed era questo che dava sui nervi a Lexa più di tutto.  Quindi Clarke poteva tenersi pure tutti gli amici che voleva, tutti i fidanzatini che più le aggradavano, lei voleva soltanto avere il riconoscimento che si meritava per le ore di studio cui si sottoponeva, per far capire a Indra quanto apprezzava che stesse lavorando come una matta per mantenerla: il materiale magico non era per niente economico per chi ha un lavoro da babbano.
 

 
“Terra chiama Lexa, terra chiama Lexa…” Raven le scosse la mano davanti al volto, riportandola alla realtà “Forza, o faremo tardi! La partita comincia tra poco!” Lexa annuì e insieme si diressero di corsa verso l’entrata dello stadio di Quidditch della scuola, pieno all’inverosimile di studenti pronti a guardare l’ultima partita del semestre.
 
 

Anya le aspettava appena fuori dagli spogliatoi, la divisa impeccabile come sempre, e rivolse un cenno di saluto a Raven quando la ragazza sparì verso gli spalti, stringendo un’ultima volta la spalla di Lexa con un sorriso rassicurante “Era ora che arrivassi Lexa! Miller è furioso… vuole che ripassiamo tutti gli schemi prima della partita.”
 
 

Lexa alzò gli occhi al cielo; Miller era il loro capitano, ed era un gran bravo ragazzo, non fosse per la sua piccola ossessione per gli schemi di gioco e le tattiche, che durante gli allenamenti toglievano più tempo che i minuti effettivi di volo. Lexa era entrata a far parte della squadra dall’inizio di quell’anno, aggiudicandosi il posto di più giovane cercatrice nella storia dei Corvonero, ed era stata molto contenta dei risultati fino a quel momento;  erano in testa alla classifica, e non aveva alcuna intenzione di cambiare le cose.
 
 

Era stata Anya, che era già uno dei cacciatori della squadra dall’anno prima, a consigliarle di iscriversi ai provini, e Lexa non avrebbe potuto essergliene più grata: il Quidditch era forse la cosa che più preferiva del mondo magico. E, soprattutto, era privo e incontaminato da Clarke Griffin.
 
 

“Hey… hai sentito che i Grifondoro hanno cambiato cercatore?” Lexa provò un brivido freddo a quelle parole, quasi come un brutto presentimento “Non mi sorprende, continuavano a perdere…” “Già, adesso è quella ragazza del tuo anno, come si chiama…” Ti prego no “Clarke, Clarke Griffin! La figlia dell’auror… Ho sentito che suo padre è stato ammazzato dai troll delle montagne, poverino…” Anya scosse la testa, ma Lexa aveva smesso di ascoltarla quando aveva pronunciato il fatidico nome. Era un incubo.
 
 
 
 

“Hey Lexa!” Clarke la salutò con un sorriso quando si ritrovarono una di fronte all’altra, poco prima dell’inizio della partita.
 
 

“Hey Clarke…” Lexa cercò di non arrossire; non aveva idea che Clarke si ricordasse il suo nome, non ne vedeva il motivo. Guardò con una punta d’invidia la scopa nuova di zecca di Clarke, che brillava in confronto a quella con cui volava lei, vecchia e usata milioni di volte prima di finire in mano sua.
 
 

“Pronta a farti battere anche qui?” Clarke le fece l’occhiolino, e Lexa pensò per un lungo momento di essersi immaginata tutto. Un momento di troppo, perché un istante più tardi la partita era già iniziata, e Clarke aveva già preso il volo verso il boccino, lasciandola ammutolita a terra.
 
 

La prima ora della partita si trascinò lenta e monotona per Lexa e, mentre i suoi compagni tenevano testa ai Grifondoro, lei schivava bolidi e cercava di tenere lo sguardo fisso alla ricerca del boccino, piuttosto che sulla leggiadra figura di Clarke in volo. Come lei, anche Clarke sembrava non avere la minima idea di dove potesse essere finita la piccola sfera dorata, e per ora si limitavano a volare in cerchio, simulando una piccola danza.
 
 

A un tratto Lexa vide qualcosa, il luccichio riflesso su un battito d’ala che catturò la sua attenzione giusto un attimo prima di svanire verso il palco dei professori, e si precipitò verso la fonte della luce. Clarke, che sapeva bene cosa stava facendo, la seguì all’istante, e Lexa strinse la presa sul suo manico di scopa mentre lo incitava mentalmente ad andare più veloce. Il boccino si precipitò verso il suolo, e Lexa fu costretta a lasciarlo per un attimo per evitare di schiantarsi.
 
 

Ritrovato l’equilibrio ripartì all’inseguimento, con Clarke sempre a pochi centimetri da lei, e per poco non raggiunse il boccino, quando un bolide le arrivò così vicino alla nuca da farle perdere per un attimo la traiettoria. Si girò appena in tempo per vedere Finn Collins, lo stupido battitore dei Grifondoro ridere prima di volare via. Clarke nel frattempo non aveva perso neppure un istante, riguadagnando il terreno perduto, e ora si trovavano fianco a fianco, sempre più vicine al boccino.
 
 

Il boccino saettò verso l’alto, e insieme iniziarono una corsa verticale verso la fine di quell’interminabile partita. La scopa di Clarke, molto più efficiente della sua, iniziò a darle vantaggio su Lexa, che cercava disperatamente di tenersi al passo.  Poi lo vide; uno dei bolidi in gioco era stato lanciato nuovamente verso di loro, ma chiunque l’avesse fatto aveva preso male la mira, perché in quel momento si stava dirigendo pericolosamente verso la testa di Clarke. Lexa cercò di gridare alla ragazza di spostarsi, ma il vento attorno a loro rendeva impossibile qualsiasi tipo di comunicazione.
 
 

Stringendo i denti Lexa spinse ancora di più il suo manico di scopa, e fece l’unica cosa che le venne in mente in quel momento per evitare l’imminente collisione mortale del bolide con la testa di Clarke: urtò la scopa di Clarke per farla virare leggermente, e si mise sulla traiettoria del bolide, che la colpì alla spalla sinistra con tutta la sua forza.
 
 

Lexa provò un dolore fortissimo che sembrò riverberare dalla spalla a ogni fibra del suo corpo, ma fu solo per un attimo, poi la sua vista si oscurò e sentì la presa delle sue mani sul manico della scopa allentarsi sempre di più, poco prima di svenire.
 
 

Lexa aprì gli occhi lentamente, cercando di evitare la luce che sembrava brillare proprio davanti a lei, e quando finalmente riuscì a vedere quello che aveva davanti, fu accolta da un quadretto abbastanza particolare. Davanti al suo letto nell’infermeria della scuola c’erano Anya e Raven, che la guardavano ansiose assieme a tre quarti della sua squadra di Quidditch e, nella sponda opposta del letto, Clarke, che la guardò svegliarsi con occhi pieni di preoccupazione.
 


“Lexa! Stai bene!” Clarke le sorrise mentre Anya e Raven si avvicinavano a lei “Eravamo così preoccupate…” Lexa cercò di alzarsi, e sentì con sollievo che il dolore alla spalla non era poi così forte come aveva temuto “Che cosa è successo?”
 
 

Raven scosse la testa “Il bolide ti ha colpito alla schiena e poi sei caduta… E’ stato orribile da guardare, cadevi, cadevi e cadevi e…” “Sì penso che Lexa abbia capito il concetto” Anya la interruppe bruscamente “Alla fine il Preside Jaha ha fatto un incantesimo e ti sei fermata, ma non ti svegliavi, quindi ti hanno portato qui…”
 
 

Lexa scossa la testa mentre i ricordi le tornavano alla mente “E la partita?” Lo sguardo di Anya si alzò leggermente imbarazzato verso Clarke “Clarke ha preso il boccino, quindi ha vinto Grifondoro…” Un’ondata di umiliazione attraversò Lexa come un fulmine mentre i suoi occhi cadevano su Clarke, che era arrossita alle parole di Anya “Non ti ho vista cadere Lexa… Quando mi sono resa conto di quello che era successo ho chiesto di annullare la partita, ma… era troppo tardi.” Sembrava sincera, ma in quel momento a Lexa non importava.
 
 

“Grazie Clarke. Penso che tu possa andare, hai già fatto abbastanza per oggi.” Il tono di Lexa era freddo come il ghiaccio, e lei se ne rese conto un attimo più tardi, nel vedere l’espressione ferita di Clarke “Io… Va bene, scusami. Ci vediamo…”
 
 

Se ne andò senza voltarsi indietro, e Lexa per poco non la richiamò per scusarsi, in preda al rimorso “L’ha fatto davvero sai? E’ andata dal preside a dire che era colpa sua e che la partita non era valida… Ma ha vinto onestamente.” Lexa annuì chinando lo sguardo per evitare quello di Anya, che l’osservava stupita del suo comportamento.
 

 
“Comunque quello che hai fatto è stato super Lexa! Ti sei presa un bolide per lei!” Raven le sorrise, poi il suo sguardo si fece improvvisamente sorpreso, come se avesse appena realizzato qualcosa che fino a quel momento le era sfuggito “Non è che ti piace, vero?”









Note:  Eccoci qui con il secondo capitolo! Se va tutto come previsto, dovrei riuscire a pubblicarne uno ogni tre giorni circa! Grazie mille per la risposta al primo capitolo, mi ha fatto molto piacere vedere che la storia interessa, e non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo. Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III Anno ***


Il Natale del terzo anno fu il primo che Lexa passò ad Hogwarts, visto che Indra era dovuta partire per un viaggio di lavoro che l’avrebbe tenuta fuori casa fino a Gennaio. Sia Raven che Anya le avevano chiesto di passare le vacanze a casa loro, ma Lexa non voleva approfittare della loro gentilezza, e infondo non le dispiaceva avere un po’ di tempo per sé. Voleva bene alle sue amiche, ma passavano ogni giorno insieme e una pausa era quello che le ci voleva.
 
 
 
In più avrebbe avuto tempo in abbondanza per studiare, cosa per cui era più che contenta. Così quando si diresse verso la biblioteca la mattina della vigilia, non c’era nessun desiderio in lei se non quello di passare le ore immersa nei libri, affamata come sempre di conoscenza.
 
 
 
La biblioteca era deserta, come si era aspettata, e Lexa prese posto vicino al suo scaffale preferito, quello dei libri di Incantesimi, e si immerse nella lettura di un saggio sui lupi mannari che avrebbe dovuto riassumere per il nuovo semestre. Mentre intingeva la penna nell’inchiostro pensò a come sarebbe stato più facile scrivere con una delle penne a sfera che possedeva a casa, ma che non toccava ormai da anni; per certe cose la magia era grandiosa, ma a volte Lexa trovava il modo magico leggermente poco pratico. Si era divertita un mondo l’estate prima quando Anya e Raven erano andate a stare da lei per due settimane e, con somma gioia di Lexa, si erano interessate a qualsiasi elettrodomestico babbano che Lexa e Indra avevano in casa. In particolare erano rimaste ammaliate dal telefono, e dal cellulare che Lexa ancora usava qualche volta a casa sua, e Raven era persino riuscita a far esplodere un tostapane.
 
 

Il rumore di passi lungo il corridoio la riportò al presente, e si domandò con una punta di curiosità chi potesse essere ancora a scuola in quel periodo e, soprattutto, chi avesse voglia come lei di passare la vigilia in biblioteca.
 
 

“Oh, ciao Lexa…” Lexa girò la testa verso quella ben nota voce, e cercò di non sussultare nel incrociare gli occhi azzurri di Clarke. Era dal giorno dell’incidente che Lexa e Clarke non interagivano in alcun modo, limitandosi a riconoscere l’esistenza reciproca l’una dell’altra quando s’incrociavano nei corridoi o condividevano le lezioni. Alla fine lo scorso anno Corvonero era riuscita a vincere la coppa di Quidditch nonostante la sconfitta subita, ma Grifondoro si era aggiudicata la coppa delle case e, per il secondo anno di fila, i voti di Clarke erano risultati migliori di quelli di Lexa.
 
 

“Ciao Clarke” Seguì un silenzio imbarazzato mentre Clarke osservava il posto vuoto davanti a Lexa, e la ragazza si ritrovò a indicarglielo con imbarazzo “Siediti pure se vuoi…” Tutta la dannata biblioteca era vuota, ma ovviamente Clarke doveva sedersi proprio davanti a lei. Non che la presenza di Clarke la infastidisse, ma tendeva a trovare l’altra ragazza una distrazione dallo studio, e il ricordo del modo in cui l’aveva trattata dopo la partita riempiva ancora Lexa di vergogna.
 
 

Clarke le sorrise e si sedette davanti a lei, sistemando le sue pergamene e i suoi libri con ordine sul tavolo “Vedo che stai lavorando sulla ricerca per Difesa contro le Arti Oscure… Pensavo di fare la stessa cosa, ma non ho trovato il libro…” Lexa fissò il libro della biblioteca che aveva preso solo qualche giorno prima “Possiamo… possiamo dividerlo se vuoi.”
 

 
Il sorriso di Clarke si allargò mentre Lexa metteva  in mezzo il grosso volume, e rimasero per qualche minuto in silenzio, entrambe chine sulle loro pergamene. A un certo punto Lexa allungò la mano per voltare pagina e incontrò quella di Clarke, che si era allungata per fare lo stesso; si sfiorarono per meno di un attimo, eppure Lexa sentì un calore fortissimo salirle in viso e scostò la mano, ritirandola nel lato sicuro del tavolo. Se Clarke si era accorta di quello scambio, non lo diede a vedere, rimanendo impassibile mentre continuava a scrivere sulla sua pergamena.
 
 

“E’ il primo anno che ti fermi per Natale, vero?” Clarke le aveva parlato senza alzare lo sguardo dal libro, e Lexa la guardò sorpresa: l’aveva notato? “Sì… Indra, mia madre… ha avuto dei problemi sul lavoro ed era meglio per me restare qui. Tu resti tutti gli anni?” Lexa non si era mai posta quella domanda, e rimase sorpresa quando Clarke alzò lo sguardo dal testo, un’espressione vagamente triste in volto “Mia mamma lavora troppo… Fare il Ministro della Magia è abbastanza impegnativo si direbbe.” Clarke cercò di sorridere, ma Lexa capì che la cosa doveva pesarle non poco “Non avrebbe tempo per me nemmeno se fossi a casa. Quindi meglio così.”
 
 

Lexa rimase in silenzio per un attimo, senza saper bene cosa dire, ma Clarke cambiò discorso con un sorriso, ora decisamente più allegra “E’ un’abitudine dei babbani chiamare i propri genitori per nome?” Lexa sorrise mentre scuoteva la testa “No no…  Solo che Indra non è la mia vera madre. Mi ha preso con lei quando avevo circa sei anni… I miei sono morti in un incidente.”
 
 

“Oh…” l’espressione di Clarke si fece improvvisamente triste “Scusami, non dovevo chiedertelo. Mi dispiace tanto per i tuoi genitori.” Lexa l’aveva sentito quella frase almeno un milione di volte, di solito sempre seguita da occhiate imbarazzanti o silenzi che nulla riusciva a colmare, ma nel viso di Clarke Lexa riuscì a leggere solo un sincero dispiacere, misto a quella tristezza che Lexa sembrava riconoscerle sempre addosso.
 
 

“Non preoccuparti” Le sorrise, e ripresero a scrivere in silenzio. Passarono le ore e Lexa si ritrovò a sentirsi sempre più a suo agio in presenza dell’altra ragazza, ridendo quando Clarke faceva qualche commento assurdo sul saggio che stavano leggendo, fermandosi per parlare di cose che non avevano nulla a che fare con lo studio, realizzando per la prima volta che Clarke era effettivamente simpatica oltre ad essere incredibilmente bella e talentuosa.
 
 

“Mi stai guardando come se non mi avessi mai sentito fare una battuta…” Lexa si stupì della capacità di Clarke di leggerla così facilmente “Non penso di averti mai sentito in effetti. Pensavo che fossi piuttosto noiosa…”
 
 
 
 
Clarke fece finta di essersi offesa e continuarono a ridere per qualche altro secondo, mentre Lexa si ritrovò a pensare che forse avrebbe davvero potuto diventare amica di Clarke. “Sai Lexa, non ti ho mai ringraziata per avermi salvato durante la partita…” Lexa si zittì, guardandola negli occhi “Mentre eri svenuta Raven ed Anya mi hanno raccontato quello che era successo ed io… io non so davvero come ringraziarti. Avevi la vittoria in mano, ma hai preferito aiutare me. Non è una cosa da tutti.”
 
 

Lexa arrossì leggermente sotto lo sguardo di Clarke “Bè, alla fine siamo comunque riusciti a battervi…” Clarke rise e il suono della sua risata illuminò nuovamente l’animo di Lexa; avrebbe potuto ascoltarla ridere per sempre “Vedremo quest’anno signorina, vedremo…”
 
 

“Ma davvero, dovreste insegnare a quell’imbecille di Collins a non mirare alla testa, potrebbe essere pericoloso…” Clarke arrossì leggermente a quelle parole e Lexa si domandò il perché “Finn sa davvero essere uno stupido a volte…”
 
 

Ancora una volta Clarke sembrò voler cambiare discorso, perché il suo sguardo luminoso saettò per la stanza, cercando l’orologio “E’ quasi ora di pranzo… ti andrebbe di mangiare con me?” Lexa sapeva che durante le vacanze la sala grande si svuotava, eppure l’invito la colse di sorpresa “Ecco… io credo di…” Il suo sì fu soffocato dall’arrivo di un altro ragazzo, che Lexa riconobbe come il Finn Collins di cui lei e Clarke avevano parlato poco prima.
 
 

Finn era dello stesso anno di Anya e la sua amica le aveva più volte detto che il suo livello d’idiozia in classe era tale e quale a quello che teneva in campo “Ciao principessa!” Finn sorrise a Clarke sistemandosi una ciocca dei lunghi capelli corvini e si sporse verso di lei per baciarla con delicatezza. Per un attimo la mente di Lexa diventò completamente bianca, incapace di comprendere quello che stava succedendo davanti a lei.
 
 

Ora il comportamento di Clarke nel sentir nominare Finn le era molto più chiaro visto che, nonostante Clarke avesse riconosciuto la sconsideratezza del ragazzo, i due sembravano essere una coppia. “Ti ho cercata per tutta la scuola! Cosa ci fai qui con questa sfigata?” Finn la indicò come se lei non fosse nemmeno lì in quel momento e Lexa sentì i pugni chiudersi involontariamente sulla pergamena  davanti a lei “Vieni fuori, io Bellamy e Octavia stiamo organizzando un picnic sotto i portici!”
 
 

Clarke arrossì nel sentire le parole del ragazzo “Veramente Finn io avevo chiesto a Lexa di…” “Lascia stare” Lexa si alzò di scatto e raccolse le sue cose, presa da un sentimento d’irritazione così forte da non riuscire nemmeno a capire chi o cosa l’avesse causato. Fece per andarsene quando Clarke la richiamò con tono appena più basso di quello che aveva usato fino a poco prima, lo sguardo confuso “Lexa… il tuo libro.”
 
 

Lexa alzò le spalle “Puoi tenerlo, tanto ho finito la ricerca.” Se ne andò senza voltarsi indietro, inspiegabilmente ferita dal comportamento di Clarke.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** IV Anno ***


“Allora Lexa, chi inviterai al Ballo del Ceppo?”
 
 

Anya gliel’aveva chiesto già quasi dieci volte nell’ultima settimana, e Lexa stava cominciando a stufarsi “Non capisco perché dobbiamo andare anche noi. E’ il ballo per il torneo Tre Maghi e noi non possiamo nemmeno partecipare!”
 
 

Anya scosse la testa “Solo per un anno… Sarei stata una perfetta campionessa per Hogwarts.” Raven rise “Continua a sognare… Comunque Lexa dai, sarà bellissimo! Non facciamo mai niente di divertente qui, è un’occasione per divertirci e sostenere il nostro campione…”
 
 

Lexa alzò gli occhi al cielo “Wells è caposcuola, capitano della squadra di Quidditch dei Tassorosso e figlio del preside. Sono sicura che avrà tutto il sostegno possibile anche senza la mia presenza a quello stupido ballo.”
 
 

“Lexa fa solo la scontrosa perché nessuno l’ha ancora invitata…” Raven la prese in giro e Anya annuì “Anche se ho sentito dire che quella ragazza carina di Beauxbatons ti sta girando intorno da un pezzo…” Lexa arrossì involontariamente “Chi, Costia? Siamo solo amiche, le ho dato una mano con il corso di Pozioni…”
 
 

“Certo… pozioni d’amore” Raven schivò il cucchiaio che Lexa le aveva lanciato e che oltrepassò il volto di uno dei fantasmi di passaggio nella caotica sala grande senza che questi lo notasse “Il problema di Lexy è che lei ci vorrebbe andare solo con una persona…” Lexa guardò Anya, confusa “Anya, cosa stai dicendo? E non chiamarmi Lexy!”
 
 

“Sto dicendo che è un anno che trovi ogni scusa buona per parlare di Clarke Griffin, quindi forse è il caso che racimoli quel poco di coraggio che ti ritrovi e vai a chiederle di andare al ballo con te.” Lexa aprì la bocca per replicare, sconvolta dalle affermazioni dell’amica “Non è vero che parlo di lei… non parlo mai di lei, perché dovrei farlo?”
 
 

Raven alzò gli occhi al cielo e si lanciò in un’imitazione poco lusinghiera della voce di Lexa “Perché Clarke esce con uno così stupido come Finn Collins? Perché Clarke è sempre così brava in tutto? Possibile che Clarke sia anche così bella? Perché Clarke mi saluta sempre quando la vedo nei corridoi? Clarke, Clarke, Clarke…”
 
 

“Io non ho mai detto nessuna di queste cose!” Lexa arrossì involontariamente pensando a come, a tutti gli effetti, le aveva probabilmente pronunciate in un momento o l’altro dell’anno “E comunque l’hai detto tu, Clarke sta con Collins.”
 
 

Raven scosse la testa e si spinse in avanti, pronta a condividere con lei e Anya quello che sembrava essere un gossip “Invece no, si sono lasciati all’inizio di quest’anno!” “E tu come lo sai Raven?”
 
 

“Faccio coppia con la sua amica Octavia a Divinazione. E’ simpatica, anche se suo fratello ci ha provato con me.” Anya sussultò leggermente a quell’affermazione “Bellamy Blake ci ha provato con te?” Raven alzò le spalle “E’ stato qualche mese fa… E comunque preferisco di gran lunga la sorella, potrei chiedere a lei di venire al ballo con me.”
 
 

Lexa guardò Anya muoversi nervosamente sulla panca accanto a Raven prima di cambiare discorso “Comunque hai sentito Lexa, Clarke è di nuovo in pista!”
 
 

“Ve l’ho detto, non m’interessa.”
 
 
 
 


Okay, forse Lexa era interessata dopotutto. Dopo il loro dialogo durante le vacanze di Natale dell’anno precedente Lexa aveva pensato a Clarke in continuazione. Il problema era che non era sicura di quali sentimenti provasse esattamente per la ragazza.
 
 

C’era di base un fastidio vagamente accentuato che continuava a provare per la ragazza senza ragione, mista all’ammirazione che da sempre aveva provato per lei. Lei e Clarke continuavano a essere rivali nel campo di Quidditch e in classe, eppure Lexa si ritrovava sempre più spesso con il desiderio di parlarle, di riprendere la loro conversazione dove lei l’aveva bruscamente stroncata, senza avere mai avuto il coraggio di farlo.
 
 

Alla fine, come al solito, fu colpa di Raven.  Stavano camminando insieme nei corridoi della scuola quando la sua amica vide Octavia e Clarke arrivare nella loro direzione e, come se niente fosse, prese sottobraccio Lexa e si diresse con la sua miglior faccia tosta verso Clarke e Octavia.
 
 

“Ciao Octavia! Ciao Clarke…” Octavia sorrise a entrambe, ma Clarke rimase a fissare Lexa per un lungo istante prima di ricambiare il saluto di Raven.
 
 

“Octavia volevo chiederti… Verresti al ballo con me?” La mancanza completa di preamboli lasciò sia Lexa sia Octavia senza fiato per un attimo, prima che la ragazza le sorridesse “Raven sarei venuta volentieri, ma me l’ha chiesto prima Lincoln e ho già detto di sì a lui.” Raven non si scompose minimamente, guardandola con ammirazione “Lincoln di Tassorosso? Quello del quinto anno che sembra scolpito nel marmo?”
 
 

Octavia annuì sorridendo “Già, lui! Non ti dispiace vero?” Raven scosse la testa “No, figurati! Avrei detto anch’io di sì a lui in un secondo… Peccato però, visto che Lexa ci va con Clarke poteva essere divertente!”
 
 

Lexa sentì il sangue gelarsi nelle vene nel sentire la frase di Raven, come se qualcuno le avesse lanciato contro un petrificus totalus  e l’amica guardò lei e poi Clarke con un sorriso malizioso “Oh, non gliel’avevi ancora chiesto, Lexa?”
 
 

Clarke la stava guardando con gli occhi pieni di stupore, in attesa che lei confermasse quello che Raven aveva appena detto, e in quel momento Lexa avrebbe tanto volto scomparire, aprire il suolo sotto di lei e svanire per sempre. “Raven stava scherzando…” “Mi piacerebbe Lexa…” Clarke le sorrise “Mi piacerebbe davvero venire con te al ballo.”
 
 

Lexa sentì il cuore batterle all’impazzata nel petto, rimbombando attraverso ogni fibra del suo essere: Clarke le aveva appena detto di sì. Eppure qualcosa dentro di lei la fermò dal sorridere, dall’accettare semplicemente quello che era successo come un colpo di fortuna e goderselo pienamente.
 
 

Si ricordò di come si era sentita quel giorno in biblioteca, quando Finn l’aveva chiamata sfigata e Clarke era semplicemente rimasta ferma a guardarla, alla paura irrazionale di sentirsi ancora così, rifiutata e con l’animo spezzato.
 
 

“Veramente Costia mi ha chiesto di andare con lei… Non l’avevo ancora detto a Raven perché non ho ancora detto di sì ma… me l’ha chiesto lei per prima.” Il bel sorriso che aveva illuminato il volto di Clarke fino a quel momento sparì, sostituito da un’espressione delusa “Ah… Costia. Va bene, non importa, tranquilla.”
 
 

Lexa se ne andò di corsa senza salutare, seguita da Raven, che la costrinse a fermarsi afferrandola per il braccio “Lexa, per la barba di Merlino, cosa diavolo è appena successo?” Lexa si girò verso di lei, livida di rabbia “Cosa ti è saltato in mente di fare Raven? Adesso pensa che io sia una stronza!”
 
 

“Ma è vero? Che Costia ti ha chiesto di andare con lei?” Lexa scosse la testa “No, non ancora… Penso che me lo voglia chiedere ma… non lo so Raven, non me la sono sentita. Lei è così popolare, così bella… io sono un disastro.” Raven scosse la testa “Lexa… Hai visto come si è illuminata quando ha detto che voleva venire con te? Secondo me le piaci davvero. Bè, le piacevi, adesso non so…”
 
 



Lexa si ritrovò a rimpiangere la sua codardia per tutti i giorni successivi, pensando a quanto le sarebbe piaciuto andare al ballo con Clarke, danzare insieme a lei, stringerla mentre volteggiava al ritmo di musica, bella come solo lei riusciva ad essere…
 
 

Prese una decisione dopo l’allenamento di Quidditch, vedendo la squadra di Grifondoro che si avvicinava al campo per allenarsi dopo di loro. Non poteva rischiare di perdere quell’occasione con Clarke, anche a costo di ammettere che aveva mentito.
 
 

“Clarke! Posso parlarti un attimo?” Clarke alzò lo sguardo verso di lei e annuì, seguendola in disparte verso le tribune dello stadio “Volevo scusarmi con te per come mi sono comportata l’altro giorno. E’ stato tutto così improvviso ed io… io sono andata in panico. E ti ho mentito.”
 
 

Clarke la guardò confusa e Lexa prese un respiro prima di continuare “Non è vero che Costia mi ha invitato. L’ho detto solo perché volevo uscire da quella situazione imbarazzante, non perché non volessi andare al ballo con te. Vorrei davvero… davvero portarti al ballo.”
 
 

L’espressione di Clarke si fece indecifrabile per qualche secondo prima che le sue labbra si piegassero in un sorriso amaro “E’ troppo tardi Lexa. Niylah mi ha già invitato e le ho detto di sì.” Lexa rimase per un attimo a bocca aperta “Niylah… la campionessa di Beauxbatons?” Clarke annuì “Ti sembra così strano che qualcuno sia veramente interessato ad andare al ballo con me? Adesso scusami Lexa, ma devo andare.”
 
 

Clarke la lascò da sola mentre si malediva mille e mille volte per l’errore che aveva fatto. Come poteva pensare che Clarke la preferisse a una campionessa Tre Maghi dopo quello che lei le aveva fatto? S’incamminò verso la torre di Corvonero con umore tetro, e quando vide Raven seduta vicino al fuoco nella sala comune, si sedette pesantemente vicino a lei, cercando di ignorare il dolore sordo che sentiva dentro.
 
 

“Che cosa succede Lexa?” Lei scosse la testa “Ho cercato di chiarire le cose con Clarke… ma lei va già al ballo con Niylah.” Gli occhi di Raven si dilatarono leggermente “Con la…” “Sì, con lei.” Lexa la bloccò prima che potesse ripetere i vari titoli di Niylah, che in quel momento era diventata il bersaglio dell’astio di Lexa piuttosto che rivolgerlo a se stessa.
 
 

“Ma non importa, tanto non avrei voluto andarci con lei, è stata solo un’idea tua.” Lexa sentiva benissimo che il suo tono non era per nulla convinto, ma Raven lasciò correre, probabilmente impietosita dall’aspetto abbattuto di Lexa. “Comunque possiamo andare tu ed io insieme ad Anya… Come amiche.”
 
 

Lexa cercò di sorridere, ma si bloccò subito nel vedere l’espressione colpevole di Raven “Veramente Lexa… Ho ricevuto un invito.” “Oh, Raven è grandioso! Chi ti ha invitato?” Lexa mise da parte per un attimo il pensiero di andare al ballo da sola per congratularsi con l’amica, che sorrideva anche se fingeva di non essere emozionata per la cosa.
 
 

“E’ stata Anya…” Lexa si bloccò per un secondo, la bocca leggermente aperta in un’espressione di stupore “Anya… ti ha chiesto di andare al ballo con lei… non come amica?” Raven scosse la testa “Lo so Lexa… sono rimasta sorpresa anch’io. Mi ha detto che quando mi ha sentito parlare di Octavia ha capito che voleva essere lei a portarmi al ballo e… penso che anche a me piaccia l’idea.”
 
 

Lexa le strinse il braccio, felice che almeno una delle due fosse contenta “Sappi che vi prenderò in giro per sempre.” Raven rise e passarono la serata a chiacchierare, mentre Lexa cercava a tutti i costi di non pensare al modo in cui Clarke l’aveva guardata prima di lasciarla sola sul campo di Quidditch.
 
 



Alla fine Costia le chiese davvero di andare al ballo e Lexa accettò; la serata del ballo andò molto bene finché non girò lo sguardo e vide Clarke baciare Niylah mentre danzavano leggiadre al centro della pista. Lo stomaco di Lexa minacciò di rigettare quel poco cibo che aveva mangiato, e tornò di corsa nella sua camera, prima che qualcuno riuscisse a vedere le lacrime di frustrazione che le avevano bagnato gli occhi.








Note: Ciao a tutti! Ingannando l'attesa prima dell'annuncio sul nuovo Dottore ecco a voi il quarto capitolo, che dire, queste due non riescono proprio a stare sulla stessa lunghezza d'onda! Oppure sono io che mi diverto a creare scenari improbabili per farle litigare, sorry. Come sempre grazie mille a tutti quelli che mi lasciano una recensione e che seguono la storia, mi fa davvero piacere leggere le vostre opinioni! Lo so che i capitoli non sono lunghissimi, ma purtroppo ho dovuto fare una scelta tattica per riuscire a gestire esami/storie/altre cose, ma volevo dirvi che i fatti principali della storia si svolgeranno durante il sesto anno, che probabilmente dividerò in più capitoli! Come al solito spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere! Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** V Anno ***


“Oggi ho deciso io le coppie di lavoro” Il professor Titus si aggirò tra i banchi dell’aula di pozioni mentre il mantello nero sventolava lento ai suoi piedi “Visto che il vostro livello non è omogeneo, ho cercato di assegnarvi un compagno con la vostra stessa media di voti, e di conseguenza ho assegnato ad ogni coppia un compito adeguato. I vostri lavori saranno valutati, spero che serva a qualcuno di voi per alzare la vostra media.”
 
 

Lexa guardò Raven, da sempre la sua compagna di pozioni e la ragazza le sorrise “Bè, di sicuro non staremo insieme questa volta.” Forse non sarebbe stato poi così male, Raven aveva da sempre la tendenza a far esplodere qualsiasi cosa ci fosse nel loro paiolo.
 
 

“Woods e Griffin, voi dovrete fare l’Amortentia.”
 
 

Lexa sospirò; ovviamente.  Clarke andò verso di lei con espressione neutra, e Lexa cercò di sorriderle. Dal ballo dell’anno prima Clarke era stata terribilmente fredda con lei, e Lexa non poteva biasimarla, si era comportata da idiota.
 
 

“Ciao Clarke!” “Lexa… Hai già preso gli ingredienti?” Lexa lesse velocemente la pagina del libro con gli ingredienti e si precipitò verso la dispensa per prendere tutto il necessario, desiderosa di sfuggire allo sguardo di ghiaccio di Clarke.
 
 

“Clarke sembra ancora piuttosto arrabbiata con te…” Raven le sussurrò mentre lei prendeva le uova di Ashwinder, il primo ingrediente richiesto per la pozione “Non posso biasimarla… Deve odiarmi.” Raven scosse la testa “Lexa, sarai pure la migliore della classe, ma su certe cose non ci capisci davvero niente.”
 
 

Mentre Raven si allontanava con i suoi ingredienti, Lexa le corse dietro “Non capisco cosa tu voglia dire… e comunque è Clarke la migliore della classe.” Raven la guardò negli occhi, con espressione vagamente irritata “Infatti siete in due a non capire niente.”
 
 

Lexa tornò al tavolo, dove Clarke stava ancora leggendo attentamente la procedura di preparazione della pozione; gli ingredienti non erano poi così ricercati, pensò Lexa guardando il contenuto del suo cestino: le uova erano abbastanza comuni, così come le spine di rosa e l’olio di peperoncino; l’unica cosa davvero preziosa per realizzare il filtro d’amore era la pietra di luna, che in quel momento brillava di una luce opaca nel fondo del suo contenitore.
 
 

“Forza Lexa, non ho tutto il giorno.” Clarke aprì la mano e Lexa le consegnò le uova, mentre osservava Clarke agitare la bacchetta sopra il paiolo, senza aprire bocca. “Hai già imparato come lanciare incantesimi silenziosi?” Anche Lexa ci era riuscita in un paio di occasioni, ma sapeva bene che era nel programma più avanzato che avrebbero affrontato l’anno successivo “Perché, vuoi farmi credere che tu non ci riesci?”
 
 

Lexa alzò leggermente il sopracciglio in un’espressione di sfida, e puntò la bacchetta verso il fondo del paiolo, dove il fuoco si accese senza che lei dicesse nulla. Se Clarke aveva intenzione di trattarla con sufficienza per tutto il resto della giornata, Lexa non sarebbe di certo rimasta a guardare senza rispondere.
 

Clarke scosse la testa e si rimise a lavoro in silenzio, mentre Lexa finiva di preparare gli ingredienti per le fasi successive.
 
 

“Clarke io non capisco…”
 

“Lexa potresti…”
 
 

Si guardarono negli occhi, interrompendo entrambe la frase che avevano detto nello stesso momento, spezzando il silenzio. Lexa riuscì a sostenere lo sguardo azzurro di Clarke solo per qualche secondo, e abbassò gli occhi verdi sul contenuto del calderone che ora stava assumendo il tipico color madreperlaceo della pozione ultimata “Dimmi pure...” Quello che Lexa voleva dirle sarebbe stato comunque inutile.
 
 

“Volevo chiederti di passarmi il mestolo più grande. Tu cosa stavi dicendo?” Lexa le passò il mestolo e per un attimo le loro mani si toccarono, nello stesso modo in cui, anni prima, si erano sfiorate sul tavolo della biblioteca. Lexa si lo ricordava ancora benissimo il modo in cui il suo cuore aveva smesso per un attimo di battere, così come minacciò di fare in quel momento “Non capisco perché tu sia così arrabbiata con me.”
 
 

Lo sguardo di Clarke si rabbuiò mentre continuava a mescolare la pozione, evitando i suoi occhi “Che tu ci creda o no Lexa, hai davvero ferito i miei sentimenti. So che tu e le tue amiche probabilmente pensate che io sia un automa senza cuore solo perché mi piace fare bene le cose, ma sì, anch’io provo delle emozioni ogni tanto. E il tuo stupido scherzo dell’anno scorso mi ha davvero fatto star male.”
 
 

Lexa la guardò incredula “Scherzo? Clarke… Non penso nulla di quello che hai appena detto. L’anno scorso ho combinato un disastro, ma… non volevo farti star male. Mi sarebbe piaciuto veramente andare al ballo con te.”
 
 

Clarke alzò le spalle, come se non credesse a una parola di quello che Lexa le aveva appena detto. Lexa cercò di cambiare argomento allora, non del tutto sconfitta “Sai che l’amortentia dovrebbe sapere un odore…” “Diverso per ogni persona, assumendo la fragranza di quello che più gli piace.” Clarke finì la sua frase citando il libro parola per parola, e Lexa la guardò stupita “Non sei l’unica ad aver già iniziato a studiare per i G.U.F.O.”
 
 

“Ma certo… Stando tanto tempo con Raven e Anya mi dimentico che c’è qualcuno che ancora studia in questa scuola.” Clarke accennò un sorriso “Ho sentito che stanno insieme adesso…” Lexa annuì “Sì, dal ballo. Sono insopportabili…” Lexa rise “O forse sono io che non mi sento molto a mio agio nel fare la terza in comodo.”
 
 

Clarke rimase in silenzio allora, come se volesse dire qualcosa ma non riuscisse a farlo, e Lexa cambiò argomento “Allora, cosa senti quando annusi l’amortentia?” Clarke la guardò per un attimo prima di prendere un profondo respiro sopra il paiolo “Sento il profumo dei colori a tempera…” Lexa la guardò con interesse, non aveva idea che a Clarke piacesse dipingere “Il profumo di pioggia, come quello del mantello di viaggio di mio padre e…” gli occhi di Clarke si liberarono dallo sguardo triste che li aveva coperti nel nominare il padre, sostituito da un leggero stupore che colorò il viso della ragazza “E poi c’è un altro profumo… ricorda la lavanda.”
 
 

Lexa cercò di trattenersi, ma la curiosità ebbe la meglio su di lei “Per caso Niylah profuma di lavanda?” Lo sguardo di Clarke si spostò su di lei, sorpreso nel sentire nominare il nome dell’altra ragazza “Non sono affari tuoi Lexa, ma visto che sembri così interessata… no.” Lexa non riuscì a non evitare di sentire un leggero sollievo che non riuscì a spiegarsi a quelle parole “Bè dopo l’anno scorso… pensavo che, sai…”
 
 

“Ci siamo frequentate per qualche mese quest’estate, ma lei ha finito la scuola e sta viaggiando per il mondo raccogliendo oggetti magici per il ministero della magia francese, quindi era un po’ troppo… complicato. Ma penso che tu possa capirmi, no?”
 
 

Lexa la guardò confusa e Clarke agitò la mano al di sopra del paiolo, evitando il suo sguardo “Non stai con Costia?” Lexa provò un nodo alla gola nel sentire il tono con cui Clarke aveva nominato la ragazza di Beauxbatons “Siamo uscite insieme qualche volta quando lei era ancora qui, ma poi basta. Siamo rimaste amiche comunque, le scrivo ancora.” Non sapeva perché stava confidando quei dettagli personali a Clarke, ma la risposta sembrò suscitare un particolare interesse nella ragazza, perché questa volta le sorrise più apertamente.
 
 

“E tu? Che profumo senti?” Lexa esitò solo per un attimo prima di annusare la pozione, e poi sorrise “C’è il profumo di casa mia, lo spray che Indra mette sempre in ogni angolo…” Clarke la guardò dubbiosa “Cos’è uno spray?” Lexa le sorrise “Dopo te lo spiego… Sento profumo di candele…” Lexa arrossì lievemente “ e d’inchiostro e pergamene nuove…” quell’odore si mescolava leggermente con quello della carta stampata, ma evitò di dirlo, avrebbe solo scatenato altre domande da parte di Clarke. “E poi sento il profumo di…” Lexa si bloccò per un attimo, confusa “Di cosa?” Clarke la guardava negli occhi, aspettando che finisse, e Lexa le sorrise “E’ strano, ma sento odore di gatto.”
 
 

In quel momento accadde una cosa che Lexa non riuscì a capire, perché il volto di Clarke diventò completamente rosso, come se Lexa le avesse appena rivelato il segreto più imbarazzante del mondo “Di gatto? Sei sicura?” la sua voce era poco più che un sussurro, ma Lexa era troppo vicina al volto dell’altra ragazza per non sentirlo “Bè non so se i gatti abbiano un odore particolare… Ma questo mi ricorda il profumo del gatto che avevamo una volta a casa mia.” Il gatto era di Indra da prima che Lexa arrivasse a casa sua ed era morto di vecchiaia qualche anno prima; a Lexa era sempre stato simpatico Oscar, ma da qui a dire che annoverava i gatti tra le cose che più amava c’era un abisso.
 
 

Clarke fece per dire qualcosa, ma l’ombra del professor Titus calò su di loro ed entrambe si zittirono “Ottimo, davvero ottimo ragazze, come sempre. La luminescenza madreperlacea e la consistenza sono perfette! Dieci punti a Grifondoro e Corvonero!” Entrambe sorrisero al professore e, mentre la lezione volgeva al termine e gli altri ragazzi iniziavano a uscire dall’aula, Clarke la guardò con un sorriso timido che raramente Lexa le aveva visto in volto “E’ stato davvero bello lavorare con te Lexa, dovremmo farlo più spesso.”
 

 
Lexa annuì con un sorriso, contenta che finalmente le cose si fossero chiarite tra lei e Clarke. Quando uscì trovò Raven ad aspettarla, le sopracciglia leggermente bruciacchiate “E’ successo di nuovo?”
 
 

Raven scosse la testa “La povera Harper non aveva idea di cosa la stava per colpire… Non è brava come te a evitare i miei disastri.” S’incamminarono verso la sala grande per il pranzo, mentre Lexa raccontava a Raven di quello che era appena successo con Clarke “Uhuh tu, Clarke, una pozione d’amore… E’ destino!”
 
 

“Smettila con questa storia Raven, penso di aver bruciato qualsiasi possibilità avessi con lei tempo fa.” Lexa non era nemmeno sicura di averla mai avuta una possibilità con Clarke. Raven fece per ribattere, ma furono interrotti da una serie di rumori che le fecero bloccare. Esattamente davanti all’ingresso della Sala Grande, un gruppo di Grifondoro stava miagolando sonoramente, ridendo nella loro direzione.
 
 

Lexa riconobbe Finn e Bellamy con altri ragazzi di cui non ricordava il nome e, dietro di loro, Clarke che la guardava con espressione dispiaciuta. Finn si avvicinò a lei e le sorrise “Non fare quella faccia Woods, ti stiamo preparando al tuo futuro di gattara pazza.” Lexa arrossì violentemente, girandosi a guardare Clarke “Perché gliel’hai detto?”
 
 

Lexa si sentiva tradita, stupida e ingenua per aver pensato anche solo per un minuto che tra lei e Clarke ci potesse essere dell’amicizia; probabilmente Clarke aveva fatto tutto per vendicarsi di quello che Lexa aveva fatto l’anno prima, nonostante si fosse scusata con lei mille volte. Lo sguardo di Clarke passò dal dispiaciuto al sorpreso “No, Lexa aspetta…” “Pensavo che fossi meglio di così Clarke.”
 
 

“Ohhh, com’è sensibile…” Finn rise e Raven tirò fuori la sua bacchetta, puntandola verso il petto del ragazzo “Attento Collins, sono bravissima ad incendiare le cose.”
 
 

“Soprattutto i ratti, e vista la tua somiglianza con loro io mi preoccuperei.” Anya era spuntata dietro di loro, incenerendo con lo sguardo i ragazzi davanti a lei. Lexa lanciò un ultimo sguardo deluso a Clarke prima di entrare nella Sala Grande a testa bassa, pensando a come nel giro di poche ore tutta la scuola avrebbe saputo della sua nuova passione per i gatti.
 
 

“La mia eroina…” Raven diede un bacio sulla guancia ad Anya, che arrossì leggermente “Oh, smettetela voi due!” Lexa scosse la testa anche se riusciva a sentire il sorriso sulle sue labbra; infondo era felice che le due amiche stessero bene insieme.
 
 

 “Lexa se vuoi ti porto un gatto…”
 
 

“Zitta Raven…”
 
 

“Va bene.”








Note: Ciao a tutti! Eccoci con un nuovo capitolo, e qui tocchiamo picchi di trash mai visti..... cioè dai l'amortentia la dovevo mettere, anche se penso sia una pozione abbastanza fuori dalla portata di uno studente (ma Lexa e Clarke sono brave, si sà, piccole Hermione XD). Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate se vi và, mi fa sempre molto piacere! Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** VI Anno - Parte I ***


“Hey Lexa, a proposito, mi dispiace…” Raven le strinse la spalla “Lo so che l’avevo fatto saltare in aria un sacco di volte, ma Roger mi stava simpatico.” Lexa strinse le spalle, pensando al suo vecchio topo da compagnia. L’aveva preso il suo primo anno e aveva avuto una vita incredibilmente lunga persino per un topo magico, ma purtroppo durante l’estate l’aveva lasciata.
 

 
“Mi mancherà… ho deciso di non sostituirlo.” Lexa scosse la testa “Tanto mi mancano solo due anni.” Raven annuì “Non ti vedrei bene con nessun altro animale penso. A parte forse con un….” “Non dire gatto, Raven.”
 
 

“Stavo dicendo ranocchio, giuro.” Risero mentre scendevano le scale per cena, e Lexa si guardò bene intorno, riprendendo confidenza con tutti gli angoli del vecchio castello dopo un’estate passata a casa. Lei Anya e Raven avevano passato una settimana al mare con Indra per le loro, come le sue due amiche amavano chiamarle ormai da un paio d’anni “vacanze babbane”.
 
 

“E’ stasera che hai la riunione dei Prefetti giusto?” Lexa annuì “La prima con i nuovi Caposcuola… Ci daranno i turni per il nuovo semestre.” Anya le stava aspettando al loro solito posto nel tavolo dei Corvonero, e Raven abbracciò la ragazza prima di sedersi “Quest’anno abbiamo la Caposcuola più sexy di sempre.”
 
 

Anya sorrise, fiera del suo nuovo ruolo “Non vedo l’ora di comandare te e il resto della scuola… E’ il primo passo verso la conquista del mondo magico.” Lexa alzò gli occhi al cielo “Certo Anya… ricordati solo di mettermi in coppia con qualcuno di simpatico, altrimenti sarà una noia mortale pattugliare i corridoi.” L’anno precedente Lexa era in coppia con Monty di Tassorosso e, con sorpresa di Lexa, si erano divertiti un mondo a pattugliare i corridoi e mettere paura ai ragazzini del primo anno.
 
 

Anya esibì un sorrisino che a Lexa non piacque per niente “Tranquilla, io e Lincoln abbiamo fatto un ottimo lavoro quest’anno.”
 
 
 
 


“Lexa Woods… in coppia con Clarke Griffin.” Lincoln finì di leggere la frase con un sorriso e Lexa riuscì a sentire chiaramente la risata soffocata di Anya alle sue spalle, mentre il desiderio di uccidere l’amica cresceva. Doveva aver organizzato tutto, probabilmente dietro il consiglio di Raven; quelle due non mollavano mai.
 
 

Lexa salutò Monty con un sorriso triste mentre il ragazzo si univa a Jasper dei Serpeverde, il suo nuovo compagno, e si guardò intorno alla ricerca di Clarke. La ragazza stava parlando sottovoce con Octavia non molto distante da lei, ma quando si accorse di Lexa interruppe il discorso per andarle incontro.
 
 

“Sembra che passeremo un bel po’ di tempo insieme quest’anno.” Clarke le sorrise, ma Lexa cercò di restare impassibile. Aveva deciso che evitare Clarke per il resto della sua carriera scolastica sarebbe stata l’idea migliore, ma evidentemente le sue amiche avevano altri piani per lei.
 
 

“Già…” Lexa non riuscì a dire altro, troppo intenta a osservare Clarke per la prima volta in mesi. La ragazza era sempre stata bella, ma in quel momento le sembrò più adulta, più matura dell’ultima volta che si erano incontrate. Lexa si chiese per un momento come doveva vederla lei, visto che a Lexa sembrava di non essere cambiata per niente in tutti quegli anni.
 
 

“Ho sentito anche che sei stata nominata Capitano della squadra di Quidditch di Corvonero…” Lexa accennò un sorriso “Sì… e tu di Grifondoro.” Clarke annuì impacciata “Sembriamo destinate a essere costantemente rivali tu ed io.”
 
 

“Non credo…” a Lexa venne in mente una battuta, ma si trattene; non voleva che Clarke pensasse che le cose tra loro fossero di nuovo apposto “Bene, quindi possiamo vederci nella sala grande per iniziare il nostro turno domani.” Lexa fece per andarsene, ma Clarke la richiamò “Lexa domani tocca al quinto anno… noi abbiamo mercoledì e giovedì.”
 
 

Lexa non aveva nemmeno guardato la pergamena dei turni tanto era concentrata nel non sembrare troppo amichevole con Clarke, e in quel momento si sentì arrossire “Certo… a mercoledì dunque.”
 
 

“Hey Lexa… Sono felice di essere in coppia con te.” Clarke le lanciò uno di quei suoi sorrisi disarmanti a cui Lexa si ritrovava a pensare prima di dormire e le ci volle tutta la sua forza di volontà per non ricambiarlo “Come dici tu, Clarke…”
 
 

Andò via prima di tutti gli altri dalla riunione, desiderosa di ritornare nella sua stanza. I corridoi della scuola erano vuoti e silenziosi a quell’ora, e a Lexa piaceva camminare in pace, sola con i suoi pensieri che, quella sera, tornavano inevitabilmente a Clarke.  Lexa aveva provato a essere gentile con lei, ma ogni volta che sembravano riuscire a socializzare succedeva sempre qualcosa, e di solito era Lexa a restarci male. Era rimasta scottata troppe volte negli ultimi anni, ed era sicura che da quel momento in poi avrebbe dovuto prendere le distanze; forse poteva chiedere ad Anya di fare un’eccezione e cambiare il suo partner, giusto per rimediare a quello stupido scherzo.
 
 
 

“Miao”
 
 

Lexa si bloccò nel bel mezzo del corridoio, girando lo sguardo verso la fonte del rumore, mano alla bacchetta e si ritrovò faccia a faccia, o muso meglio, con gli occhi azzurri di uno splendido gatto. Era un gatto norvegese, di quelli con il pelo lungo e folto, più grosso dei normali gatti europei che Lexa era abituata a vedere. Il pelo era liscio e splendente, di un bellissimo colore biondo-rossicio che risplendeva con la luce delle torce.
 
 

Il gatto si alzò e si avvicinò a lei, strusciandosi sulle sue gambe e iniziando a emettere fusa sonore mentre Lexa s’inginocchiava e gli accarezzava il mento leggermente. Il gatto sembrò gradire, perché aumentò il tono delle fusa e mise il grosso muso nel palmo della mano di Lexa. “Sei proprio un bel micione…” Lexa sorrise, pensando al fatto che il gatto dovesse essere l’animale di compagnia di qualcuno degli studenti. Ripensò al suo povero topo, al modo in cui probabilmente sarebbe saltellato di qua e di là nel suo mantello nel vedere il grosso gatto davanti a lei.
 
 

Si alzò e si lisciò le pieghe del mantello prima di proseguire, lasciando il gatto ai suoi impegni felini, ma mentre camminava verso la torre, Lexa riusciva distintamente a sentire i passi leggeri dell’animale dietro di lei: la stava seguendo. Si voltò e il gatto si fermò, guardandola mentre con una zampa cominciò a lisciarsi il pelo dietro le orecchie “Hey, non puoi segurmi… torna dal tuo padrone!” Lexa gli fece cenno di allontanarsi, ma il gatto rimase immobile.
 
 

Lexa riprese il cammino, cercando di allungare il passo, sperando che prima o poi il gatto si stancasse e cambiasse idea, ma quando arrivò davanti all’ingresso della torre, il suo nuovo amico peloso era ancora lì.
 
 

Lexa bussò sulla porta, giusto accanto al batacchio a forma di aquila che si destò nel sentire il suo bussare “Ho sei facce ma non porta maschere, ho ventuno occhi ma non riesco a vedere, chi sono?”
 
 

“Un dado” Lexa rispose senza indugio all’indovinello e la porta nera si aprì sulla sala comune dei Corvonero. Lexa si sedette sul piccolo divano davanti al fuoco, cercando di ignorare la presenza felina che l’aveva seguita dentro la sala. Con tutta la leggiadria che il suo lungo pelo gli permetteva, il gatto saltò sul divano e si posizionò dolcemente sulle ginocchia di Lexa, riprendendo a fare le fusa mentre continuava a fissarla. Lei gli grattò la testa, spostandosi un ciuffo di capelli castani dietro l’orecchio con l’altra mano.
 

 
“Forse hanno ragione, diventerò davvero una gattara.”
 
 

 
 


“Questo gatto è di qualcuno?” Lexa chiese per l’ennesima volta quella sera, girando per la Sala Grande. Alcuni studenti la guardarono male e Lexa non riuscì a biasimarli. La gatta in braccio a lei emise un sonoro miagolio di protesta nell’essere trascinata in giro tra le braccia di Lexa e la ragazza si arrese. Tornò verso il tavolo dei Corvonero, dove Anya e Raven la fissavano ridendo.
 
 

“Non c’è niente da ridere ragazze… Questo gatto mi segue da giorni.” Lexa era stata costretta a portalo in camera la prima sera in cui l’aveva trovato, e il gatto aveva deciso di dormire buttato su di lei come un grosso cuscino peloso, ma la mattina successiva era svanito nel nulla e Lexa pensava che fosse finalmente tornato dal suo proprietario, ponendo fine alla sua insana passione per lei.
 
 

Invece al suo ritorno dagli allenamenti di Quidditch nel pomeriggio aveva trovato il gatto ad aspettarla sul suo letto, sdraiato a pancia all’aria e pieno di fusa per lei. Lexa non sapeva cosa fare; aveva chiesto praticamente a tutta la scuola, ma nessuno sembrava aver mai visto quel gatto prima di quel momento.
 
 

“Forse è arrivato dalla foresta” disse Anya tra un boccone e l’altro “Dovresti stare attenta.” Raven però non sembrava d’accordo, e accarezzò la testa del gatto che ricambiò le attenzioni con un miagolio “A me sembra un comunissimo gatto, se non per il fatto che è davvero bello. Dovresti tenerlo Lexa, ti manca comunque un animale da compagnia.”
 
 

Lexa osservò gli occhi azzurri del gatto che la fissavano mentre lei lo accarezzava “In effetti è simpatico… anche se un pochino inquietante, credo che gli piaccia guardarmi dormire.” “Oddio Lexa, sei paranoica! Non è per caso che sei nervosa per il tuo primo turno di guardia con Clarke?” Lexa sussultò; con la scusa del gatto si era completamente dimenticata che quella sera avrebbe dovuto pattugliare i corridoi della scuola con Clarke.
 
 

“Non dirlo nemmeno Raven, sono ancora furiosa con te Anya! E’ come se io ti avessi messo in coppia con Collins a pozioni per un anno intero.” Un’espressione di disgusto attraversò per un attimo il volto di Anya “Non puoi nemmeno paragonare le due cose! Punto uno, Clarke è di gran lunga meglio di Finn e punto due, io non sono innamorata di Collins.”
 
 

“Io non sono innamorata di Clarke!” Lexa sibilò a bassa voce, e il gatto tra le sue braccia emise un miagolio lamentoso nel sentirla agitarsi “Dovete smetterla con questa storia, mi sono riempita di ridicolo per anni, adesso basta. Trovo che Clarke sia una strega molto intelligente e dotata, e la ammiro per le sue capacità di cercatrice, ma finisce lì. Sono ancora furiosa con lei per quello che mi ha fatto l’anno scorso.”
 
 

Anya alzò gli occhi al cielo “Il fatto che tu te la sia presa tanto per una cosa del genere significa solo che ci tieni Lexa. Vorrei che riuscissi a vedere il modo in cui la guardi… Non penso di aver mai guardato nemmeno Raven così!”
 
 

“Hey!” Raven fece per colpirla alla spalla con un pugno, che Anya evitò facilmente “Scherzo ovviamente, lo sai che ti amo.” Lexa approfittò di quel momento per alzarsi dalla panca, desiderosa di sfuggire a quella conversazione e cominciò a incamminarsi verso l’aula di pozioni, ma riuscì a sentire perfettamente la voce di Anya quando la richiamò “Non fare l’idiota Lexa! E dai un nome a quel gatto!”






Note: Ciao a tutti e scusate il ritardo di questo capitolo! Sono in partenza per gli U.S.A e questi ultimi giorni sono stati frenetici, quindi gli ultimi due capitoli arriveranno a breve (se aspetto un altro pò mi tocca caricarli in volo!) Questa è solo la prima parte del sesto capitolo, introduttiva per il prossimo, ma ho preferito dividerli! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, come al solito fatemi sapere cosa ne pensate o se avete qualche consiglio, mi fa sempre molto piacere! Alla prosssima!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** VI Anno - Parte II ***


Lexa e Clarke camminavano fianco a fianco in silenzio da quasi un’ora ormai e Lexa sentiva la tensione crescere dentro di lei. Non che la compagnia di Clarke fosse spiacevole, anzi, ormai si era arresa al fatto che lei e Clarke erano più simili di quanto a lei piacesse pensare. Eppure non sapeva cosa dirle, l’orgoglio ancora ferito da tutto quello che era successo tra di loro.
 
 

Clarke le aveva sorriso quando si erano incontrate, e Lexa suo malgrado l’aveva ricambiato, incapace di resistere al volto luminoso della ragazza. Poi però era calato il silenzio tra di loro, un silenzio pieno di imbarazzo che Lexa non riusciva, o meglio, non voleva, colmare. Se Clarke voleva parlare avrebbe dovuto farsi avanti da sola, cosa che fece giusto quando girarono l’angolo che conduceva alle cucine, uno dei luoghi preferiti delle scorribande notturne degli studenti.
 
 

“Com’è stata la tua prima settimana?” a Lexa venne da ridere “Interessante direi… ho trovato un gatto.” Clarke la guardò, sorpresa “Un gatto?” “Be credo sia una gatta… e sarebbe più giusto dire che lei ha trovato me. Pensavo fosse di qualche studente ma mi si è accollata addosso e… Bè non ho un animale domestico quindi pensavo di tenerla.”
 
 

Clarke annuì “Deve essere bello avere un gatto… il mio gufo non è poi così interessante. Sarà perché nessuno mi scrive.” Lexa rimase stupita per quella frase, girandosi a guardare Clarke con un sorriso, convinta che fosse uno scherzo “Non ci credo nemmeno per un secondo.” Lo sguardo che Clarke le riservò però era completamente serio, persino triste “Tutte le persone che conosco sono qui. Non ho nessuno fuori…”
 
 

“Ma tua madre ti manderà delle lettere…” Non appena Lexa pronunciò quelle parole se ne pentì, perché il volto di Clarke si fece ancora più triste “Io e mia madre… non andiamo molto d’accordo. E comunque lei non avrebbe tempo per scrivermi in ogni caso.”
 
 

Lexa annuì, sentendosi improvvisamente in colpa per aver fatto star male Clarke “Pensa che io ci ho messo un’estate intera a far capire a mia madre come funziona la posta magica… per un semestre non ha ricevuto nessuna delle mie lettere perché si era dimenticata di pagare il gufo.” Clarke rise, e Lexa si sentì felice di essere riuscita a sollevarle il morale.
 
 

“Allora questo tuo gatto… hai deciso come chiamarlo?” Lexa ci aveva pensato in effetti, anche se non aveva ancora preso una decisione finale “Pensavo di chiamarla Niron…” Clarke aggrottò la fronte e Lexa sorrise imbarazzata “E’una parola della lingua nativa di mia madre… Tramandata da generazione a generazione, e lei mi chiamava sempre così quand’ero piccola.” “Cosa vuol dire?”
 
 

Lexa arrossì ulteriormente “Qualcosa come mia amata….” L’espressione di Clarke si fece indecifrabile per un momento, e Lexa alzò le mani “Prima che tu dica qualsiasi cosa sul fatto che io sia una gattara pazza, volevo chiamarla così solo perché mi piace il suono di quella parola… E’ dolce, mi ricorda casa… ”
 
 

Clarke però non rise, rimanendo quasi impassibile mentre la guardava negli occhi, lo sguardo così intenso da farla quasi sentire nuda sotto di esso, come se Clarke in quel momento fosse in grado di leggerle nella mente “Mi piace, è un bel nome.”
 
 

Lexa si accorse solo in quel momento di quanto fossero vicine, e cercò disperatamente di tenere lo sguardo fisso sugli occhi di Clarke, senza che scendesse verso le sue labbra, così vicine alla sue che le sarebbe bastato fare un passo in avanti per…
 
 

Un rumore proveniente dalla cucina le fece sobbalzare entrambe, costringendo Lexa a distogliere lo sguardo dal volto di Clarke per andare ad indagare, bacchetta alla mano, la fonte del rumore.
 
 

“Lumus!” Clarke, un passo dietro di lei, rise sollevata nel vedere due ragazzi del primo o secondo anno di Tassorosso mentre cercavano disperatamente di fare cessare il rumore simile a una sirena che proveniva dalla credenza; con un gesto della bacchetta, Clarke interruppe il suono dell’allarme magico, guardando i due ragazzini con aria severa “Dovreste essere a letto da un pezzo! Andate prima che faccia rapporto ai vostri prefetti.”
 
 

I due ragazzini non se lo fecero ripetere due volte e corsero via, mentre Lexa guardava sconvolta Clarke “Clarke… avremmo dovuto scrivere una nota!” Clarke alzò gli occhi al cielo “Dai Lexa… chi non ha mai fatto irruzione in cucina per rubare un po’ della Burrobirra dei professori?” Clarke l’aveva detto come fosse una cosa ovvia, ma lo sguardo di Lexa lasciò intendere tutt’altro “Non l’hai mai fatto? Mai mai?”
 
 

Lexa scosse la testa “Non dirlo come se fosse una cosa brutta! Pensavo che la perfetta Clarke Griffin non facesse cose del genere…” Clarke le sorrise di nuovo, questa volta con più convinzione “Andiamo Lexa…  Solo un goccio! Ti prometto che è divertente passare al lato oscuro.”
 
 

Lexa rimase immobile qualche secondo prima di annuire; in fondo che male poteva fare un goccio?
 
 
 
 

Tre boccali di Burrobirra più tardi Lexa era assolutamente convinta che Clarke avesse avuto un’idea geniale; sedute sul duro pavimento di pietra della cucina deserta, Lexa si sentì a suo agio con Clarke come non mai. Probabilmente era l’alcool che parlava, ma tutto il rancore che aveva provato verso Clarke negli ultimi mesi sembrava svanito.
 
 

 
“Scommetto che il mio Patronus è migliore del tuo!” Lexa sfidò Clarke per l’ennesima volta da quando avevano incominciato a bere, e Clarke rise “Devi smetterla con questa competizione Lexa… non ti fa bene. Anche perché il mio Patronus è decisamente migliore del tuo!”
 
 

 
“Dimostramelo!” Lexa guardò Clarke agitare la bacchetta in aria con disinvoltura “Expecto Patronum!” Un fascio di luce azzurra uscì dalla bacchetta di Clarke, illuminando la stanza con i suoi riflessi argentei. La luce volò nell’aria come fumo, cadendo a formare una figura familiare che danzò intorno a loro prima di prendere le sembianze di un grosso leone dalla criniera lucente. L’animale fece qualche passo nella sala davanti a loro e Lexa non riuscì a evitare di spalancare la bocca, meravigliata dal Patronus della ragazza.
 
 

 
“Clarke è… è magnifico!” Lexa sorrise mentre il leone pian piano svaniva davanti a loro. Clarke le sorrise, ma a Lexa non sfuggì l’ombra di tristezza che le avvolse lo sguardo “Ci sono molto affezionata sai… Mi ricorda mio padre.” Lexa rimase in silenzio per un attimo, improvvisamente in imbarazzo “Io… Mi hanno detto che era un vero eroe.”
 
 
 

Clarke sorrise “Era un grande auror. Ma era soprattutto un bravo papà. Mi manca tanto.” Lexa la guardò per un attimo prima di sussurrare parole che non aveva mai rivelato a nessuno, nemmeno alle sue migliori amiche “Io non mi ricordo molto dei miei genitori…  I loro volti sono sfuocati nella mia mente. Mi ricordo che mia madre profumava di lavanda… Compro ancora delle candele profumate alla lavanda, per accenderle quando mi sento giù.”
 
 
 

Clarke annuì, guardandola negli occhi “Quando mio padre morì… Fu devastante per mia madre. Era stato ferito gravemente da un lupo mannaro a cui stava dando la caccia, non ci lasciarono nemmeno guardare il suo volto tanto era sfigurato. Lei si chiuse nel suo lavoro, scaricandomi qui a Hogwarts, lasciandomi sola… Non sono sicura di riuscire a perdonarle di avermi abbandonata quando ne avevo bisogno.”
 
 
 

Lexa ricordò per un istante la bambina bionda dallo sguardo serio e triste che aveva visto per la prima volta anni prima, sola ma determinata mentre si faceva avanti nella Sala Grande “Per quanto mi riguarda Clarke, penso che tu te la stia cavando benissimo.” Clarke la guardò per un attimo negli occhi, una strana espressione in viso, come se ci fosse qualcosa di non detto tra loro.
 
 
 

“Adesso tocca a te… Voglio vedere il tuo Patronus”L’improvviso cambio d’argomento lasciò Lexa interdetta per un attimo “Ehm… meglio di no. Hai vinto tu, sicuramente.” Clarke tirò fuori una perfetta espressione triste che a Lexa ricordò per un attimo quella che Niron le aveva rivoltò quella mattina quando l’aveva lasciata nella sua stanza prima di andare a lezione.
 
 
 

“E’ troppo imbarazzante Clarke…” Lexa scosse la testa “Il tuo Patronus è un leone, non posso competere!” “Dai Lexa… per favore!” Clarke fece di nuovo il suo sorriso migliore e Lexa questa volta non riuscì a dirle di no “Va bene… Ma devi promettermi di non ridere!” Clarke annuì e Lexa evocò l’incantesimo “Expecto Patronum!” Agitò la bacchetta in aria e questa volta la luce che ne scaturì era decisamente più piccola di quella fuoriuscita dalla bacchetta di Clarke. Il suo Patronus cominciò a prendere forma velocemente, zampettando veloce per la stanza, e quando Clarke si rese conto di quale animale si trattava, scoppiò in una risata fragorosa.
 
 
 

“Avevi promesso Clarke!” Lexa la guardò offesa mentre Clarke era sull’orlo delle lacrime per le troppe risate che il Patronus di Lexa, un procione, le aveva scatenato. Lexa guardò l’animaletto scivolare curioso nell’aria per qualche secondo prima di scomparire mentre la ragazza accanto a lei ancora rideva “Lexa, scusami… è che… è così carino! E ho notato una straordinaria somiglianza.”
 
 
 

Lexa si schiarì la gola “Mi stai dicendo che sono carina Clarke?” Lexa l’aveva detto per scherzare, ma Clarke smise di ridere, guardandola negli occhi “Non penso che tu sia carina Lexa… Penso che tu sia molto bella.”
Lexa si sentì arrossire mentre la sua bocca si apriva in un’espressione di stupore. Era evidente che Clarke stava aspettando che fosse lei a dire qualcosa, eppure nulla usciva dalle sue labbra, mentre si limitava a fissare Clarke, i suoi splendidi occhi azzurri ora più scuri che mai.
 
 

 
“Penso sia meglio tornare indietro.” Disse alla fine Clarke, alzandosi dal pavimento con leggiadria “La fine del nostro turno deve essere passata da un pezzo.” Lexa si limitò ad annuire, alzandosi e seguendo la ragazza tra i corridoi deserti della scuola.
 
 
 

*
 
 

“Niron… Niron lascia stare le mie candele!” La gatta era riuscita in qualche modo ad aprire la sua scatola delle candele, e in quel momento sembrava più che contenta di strusciarsi su quelle lavanda, facendole rotolare per tutta la stanza. Lexa sollevò la gatta e la mise sul letto, guardandola male.
 
 
 

“Gatta cattiva!” Niron la guardò con cipiglio offeso stranamente umano, e Lexa le sorrise “Scherzavo, scherzavo…” Le accarezzò la testa, pensando  a come era riuscita ad affezionarsi alla gatta in quel paio di mesi che aveva passato in sua compagnia. Alla gatta piaceva scappare via di tanto in tanto e capitava che Lexa non la vedesse per giorni, ma tornava sempre e Lexa era contenta di averla al suo fianco quando tornava nella camera comune dopo lunghe giornate di studio, pronta ad accoccolarsi tra le sue ginocchia e farle le fusa.
 
 
 

“Lexaaaa” Raven entrò di corsa nel dormitorio con il fiatone “Lexa, Anya mi ha detto di muoverti, sei in ritardo per l’allenamento e non è una cosa carina per un capitano!” Lexa sembrò scuotersi e prese la scopa appoggiata al bordo del letto “Arrivo arrivo… Anya potrebbe calmarsi un pochino!”
 
 

 
Raven le lanciò un’occhiataccia “Ha detto che se tu continui a passare le partite a fissare Clarke Griffin invece del boccino, la squadra deve allenarsi almeno il triplo per vincere la Coppa quest’anno.”
Niron miagolò sonoramente e Lexa scosse la testa “Dovete smetterla con questa storia. Se non fossimo in turno insieme non le parlerei nemmeno.”
 
 
 

“E invece le parli… E non credere che io e Anya non ci accorgiamo di come la guardi quando la incrociamo nei corridoi! Lei ti piace…” Lexa si passò la mano tra i capelli, stufa di doversi sempre giustificare con le sue amiche “E va bene… se ti dicessi che mi piace? E che penso a lei ogni minuto? Cambierebbe qualcosa? Non può funzionare tra di noi.” Raven la guardò sconsolata per un attimo “Questo lo pensi solo tu Lexa. Sei l’unica che non riesce a capire che anche lei prova qualcosa per te.”
 
 
 

Lexa rimase in silenzio per un attimo, guardando l’amica negli occhi per poi abbassare lo sguardo, piena di dubbi “Be questo non è il momento opportuno per parlarne… Andiamo, o Anya vorrà la mia testa.”
Raven non disse più niente, ma Lexa vide nel suo sguardo che per lei la discussione era tutt’altro che finita.
 
 

Lexa tornò nel dormitorio un paio d’ore più tardi, sfinita e bagnata dalla testa ai piedi per la pioggia torrenziale che aveva iniziato a scendere a metà dell’allenamento, buttando la scopa a terra nel dormitorio vuoto. Si tolse i vestiti bagnati, cercando di non gettarli su nessuno dei suoi altri averi, restando in intimo mentre cercava di prendere i vestiti dal baule sotto il letto. Niron sembrava essere sparita, ma Lexa non si preoccupò troppo nel sentire uno scricchiolio alle sue spalle, probabilmente la gatta era tornata dalla sua passeggiata serale.
 
 
 

“Quindi… mi pensi ogni minuto?”
 
 
 

Lexa fece cadere la scatola di Millegusti+1 che aveva tolto dal baule per lo spavento, e le caramelle rotolarono ovunque nella stanza. Lexa si girò di scatto verso la fonte della voce e, nonostante l’avesse riconosciuta all’istante, rimase comunque sconvolta nel vedere Clarke davanti a lei, che la guardava con espressione divertita.
 
 
 

Lexa afferrò una delle coperte dal letto e se l’arrotolò attorno, inciampando malamente su se stessa mentre cercava di alzarsi “Clarke… io… cosa…” Clarke fece un passo verso di lei, tendendo la mano per aiutarla ad alzarsi “Hey Lexa… Calmati.”
 
 
 

Nel sentire il tono accondiscendente di Clarke, Lexa sembrò tornare in sé, scostando la mano di Clarke e allontanandosi da lei “Cosa ci fai qui Clarke? Come diavolo sei entrata?” Clarke le sorrise, per nulla preoccupata “Mi hai fatto entrare tu Lexa…”
 
 
 

“Io? No… Clarke… Non ti vedo da ieri.” “Ma io ti ho visto Lexa…” Gli occhi di Clarke scivolarono dolcemente sul corpo di Lexa e lei si strinse ancora di più nella coperta “E ti ho sentito.” Lexa arrossì al pensiero che Clarke avesse sentito quello che lei e Raven si erano dette poco prima “Ma… come?”
 
 
 

Clarke sorrise nel vedere l’evidente stupore di Lexa, e le si avvicinò, sussurrandole così vicino al volto che Lexa riuscì a sentire il suo profumo, d’un tratto così famigliare “Miao”
Lexa spalancò gli occhi realizzando finalmente cosa era accaduto negli ultimi due mesi davanti ai suoi occhi “Tu… tu sei un animagus?”
 
 
 

Clarke le sorrise nel vedere che Lexa aveva finalmente colto il suo segreto “Senti… Lo so che tutto questo è un pochino strano.” “Un pochino? Clarke sono settimane che viviamo insieme… cosa ti è saltato in mente? E’ un altro scherzo di cattivo gusto?” Clarke scosse la testa “No Lexa… assolutamente. Io… Mi dispiace. Volevo solo capire…”
 
 

“Capire cosa?” Lexa la guardò, ferita profondamente dal comportamento di Clarke “Capire se c’era una possibilità che tu provassi per me quello che io provo per te.”
 
 
 

Quelle parole lasciarono Lexa a bocca aperta, sconvolta mentre fissava Clarke senza sapere come rispondere a quell’affermazione “Lo so che non è stata una grande idea. Ma dopo aver iniziato non sono riuscita a fermarmi. Mi piaceva passare del tempo con te anche… sottoforma di gatto. Per qualche scherzo del destino le cose tra me e te non sono mai andate nel verso giusto e io… io ero stufa di aspettare che finalmente succedesse qualcosa. Voglio essere tua amica e… se tu lo vuoi, vorrei essere qualcosa di più. Mi piaci davvero tanto Lexa.”
 
 
 

Clarke aveva parlato tutto d’un fiato, come se avesse paura di non riuscire a completare il discorso se si fosse interrotta, e Lexa si sentì arrossire, pensando a come molte cose che prima non avevano senso cominciassero ad apparire ragionevoli sotto questa nuova luce.
 
 
 

“Quindi… l’hanno scorso, quando ti ho detto che sentivo profumo di gatto nell’amortentia…” Clarke sorrise imbarazzata “Ecco, quello poteva essere un indizio... Ma ho pensato che forse eri solo appassionata di gatti.” La faccia di Lexa si fece livida per un momento, ricordando l’anno passato a sentirsi prendere in giro dal gruppetto degli amici di Clarke “Così hai pensato bene di dirlo a tutti?”
 
 
 

“In realtà è stata Octavia a dirlo a tutti, era nel banco dietro il nostro e ha pensato che fosse una cosa divertente. Nemmeno lei pensava che Bellamy e Finn ci prendessero così tanto gusto… Sono solo gelosi di te.” Le labbra di Lexa si aprirono leggermente, mentre la sua mente lavorava frenetica cercando un motivo valido per cui loro potessero essere gelosi di lei, ma un altro pensiero la bloccò, mentre una domanda molto più urgente  si faceva largo nella sua mente “Perché non me l’hai mai detto?”
 
 
 

Clarke sospirò “Non me ne hai mai dato il tempo Lexa…  Hai deciso che era colpa mia e dal quel momento non mi hai più parlato.” Lexa fece per protestare, ma si rese conto che Clarke aveva ragione “Mi… mi dispiace. Dopo  tutte le cose che sono successe tra di noi ho solo pensato che mi stessi prendendo in giro.”
 
 
 

Clarke annuì, e si avvicinò leggermente a lei, sedendosi sul bordo del letto di Lexa “Per questo mi sono inventata questa soluzione… Mi dispiace di averti ingannato.”
 
 
 

Lexa la guardò negli occhi, realizzando solo in quel momento che si trattava dello stesso colore degli occhi di quello che fino a qualche minuto prima aveva creduto essere il suo gatto “Dannazione, sono quasi sicura che tu mi abbia visto nuda…”
 
 
 

Lexa arrossì fino alla punta delle orecchie al pensiero, e vide che la reazione di Clarke non era poi così diversa dalla sua “Giuro su una delle mie sette vite che stavo sempre guardando dall’altra parte.” Lexa rise nonostante tutto “Non sono sicura di crederti”
 


Clarke rise a sua volta, ma poi si fermò, allungando la mano a sfiorarle il viso “Quindi… se per te va bene mi piacerebbe invitarti ad andare ad Hogsmade con me la prossima settimana.”
“Tipo un appuntamento?” Lexa avrebbe voluto prendersi a schiaffi in faccia per il modo in cui stava reagendo a tutta quella situazione, ma essere lì seduta sul suo letto, vestita solo dalla sua coperta in compagnia della ragazza dei suoi sogni che la stava invitando a uscire sembrava fin troppo surreale per riuscire a far lavorare la sua mente in modo decente.
 
 
 

“Sì, tipo…” Clarke sorrise “Se ti piace l’idea di passare un po’ di tempo con me quando non sono un gatto.”
Lexa sorrise, mentre nella sua mente si faceva lentamente strada l’idea che i suoi sentimenti per Clarke erano ricambiati, idea che le scaldava il cuore e le riempiva l’animo di una gioia infantile che non si ricordava di aver mai provato prima “Mi piacerebbe molto.”
 
 
 

Il sorriso che Clarke le rivolse a quelle parole fu probabilmente la cosa più bella che Lexa avesse mai visto in vita sua, e fu quello a darle il coraggio di farsi avanti, di baciare finalmente la ragazza a cui non aveva mai smesso di pensare per gli ultimi sei anni. Le labbra di Clarke erano incredibilmente morbide, molto meglio di qualsiasi immaginazione Lexa avesse avuto al riguardo, e quando la ragazza ricambiò il bacio nonostante la sorpresa iniziale, il cuore di Lexa iniziò a battere così forte che si sorprese che Clarke non riuscisse a sentirlo. Aprì gli occhi per un secondo, osservando incantata le linee dolci del viso di Clarke, le sue ciglia lunghe e delicate che brillavano alla luce delle candele magiche intorno a loro prima di chiuderli nuovamente, lasciandosi scivolare nella dolcezza di quel bacio che tanto aveva atteso.
 
 
 

“Per la barba di Merlino!” Lexa e Clarke si staccarono l’una dall’altra per lo spavento, girandosi giusto in tempo per vedere Raven che le guardava con espressione euforica “Oddio scusate… continuate pure… Devo solo andare a dirlo ad Anya, mi deve dieci galeoni.”
 
 
 

“Raven…” la voce di Lexa uscì più come un ringhio “Scusami Lexa, devo davvero andare. Ciao Clarke, è sempre un piacere vederti.” Raven scappò via alla velocità della luce e quando Lexa fece per seguirla Clarke la prese delicatamente per il polso, trattenendola accanto a sé.
 
 
 

“Vuoi davvero andare?” A Lexa bastò uno sguardo al volto di Clarke per capire che nulla in quel momento era abbastanza importante da farla andare via “Raven e Anya possono aspettare… Noi due abbiamo già sprecato troppo tempo.” Clarke le sorrise e quando Lexa si avvicinò a lei per baciarla di nuovo capì che ne era assolutamente valsa la pena.









Note: *si nasconde* Ve l'avevo detto che il trash andava aumentando <3 comunque a questo punto la storia è praticamente alla fine, ma domani caricherò un piccolo epilogo, poi vi avviso già che per un pochino sarò in pausa, perché parto per gli Stati Uniti venerdì per un tirocinio (quando si dice finiamo le cose all'ultimo)! Come al solito grazie a tutti per i messaggi e le recensioni, sono stata molto impegnata ultimamente per la partenza e per la tesi e non sono riuscita a rispondere a tutti, ma sappiate che leggo e apprezzo un sacco tutto quello che mi mandate! Come al solito fatemi sapere se il capitolo e la storia vi sono piaciuti, è stato divertente scrivere qualcosa di leggero e divertente tanto per cambiare! Alla prossima (se non mi perdo in viaggio)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** VII Anno - Epilogo ***


“Sono stufa di uscire sempre con voi piccioncine. Forse dovrei andare a studiare con Monty e Jasper…” Raven sbuffò per l’ennesima volta nel vedere Lexa e Clarke che si baciavano, spostando lo sguardo verso lo scintillante lago del castello vicino al quale erano sedute “Raven, pensi davvero di riuscire a studiare per i M.A.G.O. con loro meglio che con noi?” Lexa la guardò scettica e Raven spostò lo sguardo sui suoi libri  “No, ma se voi due continuate a sbaciucchiarvi io mi sento in più e non vorrei mai ostacolare il corso del vero amore qui…”
 
 
 

“Raven ti ricordo che io ho passato due anni a fare la terza in comodo con te e Anya… Solo perché lei adesso non c’è non puoi continuare a lamentarti.” Raven alzò gli occhi al cielo “Non parlare di Anya… mi manca tanto… non vedo l’ora di finire quest’anno.”
 
 
 

Clarke le sorrise “Mi sembra di sentire Octavia… Vedrai che passerà in fretta.” Raven la guardò con una smorfia, cercando di srotolare la sua pergamena di pozioni senza che quella si rovinasse troppo “Parli tu, che passi ogni secondo libero con Lexa…” Clarke finse di offendersi, portando una mano al petto “Sto solo recuperando per tutti gli anni che abbiamo passato a litigare per cose stupide…”
 
 
 

“Tipo chi sarebbe diventato Caposcuola? Ma quello non è successo qualche mese fa? Quando eravamo tutte in vacanza insieme?” Raven si ricordava benissimo della sfuriata tra Lexa e Clarke, risoltasi poi nel nulla quando avevano scoperto che Octavia era stata nominata Caposcuola al loro posto “Anche in quel caso era una cosa stupida…” Clarke arrossì “Cambiando discorso, come sta Anya? Si trova bene in Romania?”
 
 

 
Raven annuì “Si sta divertendo un mondo a quanto sembra. Anche se tutte le sue lettere mi arrivano bruciacchiate…” Lexa alzò le spalle “Anya ha sempre avuto un buon feeling con i draghi, sarà per il loro animo così simile… Ahia!” Una delle penne di Raven aveva accidentalmente punto Lexa, e la ragazza scoppiò a ridere nel vedere l’espressione infuriata dell’amica.
 
 

 
“Pensi di raggiungerla finito l’anno scolastico?” Clarke posò una mano sul braccio di Lexa, fermandola dal lanciare contro Raven il suo libro di incantesimi “Mi piacerebbe, ma non so cosa potrei fare lì, ci sono già i draghi che pensano a far esplodere le cose… Ma ho ricevuto un’interessante proposta da Allie.”
“La fabbricante di bacchette?” Raven annuì “Le ho mandato qualche prototipo di bacchetta a cui ho pensato quest’anno, così per vedere se potevano interessargli ed è venuto fuori che le serve un apprendista che vada in giro per il mondo a raccogliere il materiale per le bacchette e… bè forse un giorno m’insegnerà il mestiere.”
 
 
 

Raven sorrise contenta, e Lexa guardò l’amica con una punta d’orgoglio “E tu Clarke? Vuoi diventare un auror come la nostra Lexy?” Lexa lasciò perdere l’uso del soprannome che tanto odiava, preferendo guardare Clarke mentre un sorriso divertito le colorava il volto “Quello sarebbe esattamente il desiderio di mia madre… Ma io non ho molta voglia sinceramente, una carriera al ministero non fa per me.  Ho avuto alcune richieste per delle squadre di Quidditch…”
 
 
 

Raven spalancò gli occhi a quell’affermazione “Più o meno di quelle di Lexa?”  “Raven…” “Okay okay la smetto…” Raven sorrise quando Clarke le fece cenno in su con il pollice di nascosto, cercando di non farsi vedere da Lexa “Oppure penso che mi piacerebbe fare la spezzaicantesimi. Dicono che sono portata per tracciare gli incantesimi.”
 
 
 

“E per cosa non sei portata?” Lexa le sorrise e Clarke ricambiò con un bacio, guadagnandosi l’ennesima espressione disgustata di Raven “Va bene ragazze, io ci rinuncio. Vado a vedere se Jasper ha ancora qualche goccio di quella schifosa Burrobirra artigianale…”
 
 
 

Raven si allontanò camminando a grandi passi verso il castello, e Lexa spostò il libro di Trasfigurazione che Clarke aveva in grembo per poterci appoggiare la testa, guardandola piena di meraviglia; a volte si stupiva ancora di quanto fosse fortunata a essere la sua ragazza.
 
 
 

“Sarai magnifica Clarke, non importa cosa farai. Sarà un successo.” Clarke la guardò con quel sorriso che a Lexa piaceva pensare riservasse solo a lei “So che andrà bene, perché ci sarai tu al mio fianco.” Si chinò appena per sfiorarle le labbra con un bacio, e Lexa capì in quel momento che non avrebbe mai potuto essere più felice di così “Ti amo, niron” “Ti amo anche io Lexy…”
 
 
 

“Smettila”
 
 
 

“Mai”.








Note: Spero che questo piccolo epilogo molto fluff vi sia piaciuto, grazie per aver vissuto questa piccola avventura con me! Alla prossima, un abbraccio!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3683089