Separati ma Ritrovati

di carrie1221
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due: Festa ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre: Scuola&Prof ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Vidi la figura del bambino allontanarsi piano piano. Aveva capelli scuri, corti. Mi erano familiari, tanto familiari. La mia vista mammano che il bambino si allontanava cominciava sempre a scurisi, a offuscarsi. La situazione era diventata pesante. Molto pesante. Lo vidi girarsi. Vidi il suo sguardo penetrare nel mio. Vidi le sue le sue iridi color carbone guardami intensamente e in maniera maliconica, come se fosse l'ultima volta che ci vedessimo, e che  il prossimo incontro fosse solo a quando il caso lo riserva.

Mi guardò per dieci secondi. Li contai. Dopo di ché se ne andò, lasciandomi in balia del mio futuro. Da sola. Senza di lui e del suo aiuto.

Il mio migliore amico era appena stato adottato, ed io ero triste, arrabbiata con l'orfanotrofio in cui avevo passato e passo le mie giornate e con il mondo. Le mie giornate principalmente trascorse con lui a parlar di giochi, di cotte estive, di tristezze e di insicurezze. A parlare del nostro futuro." Magari saremmo adottati insieme" pensavo, ed soprattutto speravo.

E no invece. Il destino non volle questo. Il destino volle separarci, a distruggere quella nostra tanto indistruttibile amicizia. Ci scambiavano spesso per parenti, e d'altronde avevamo lo stesso cognome ,Ackerman, ma in realtà non lo eravamo. Io non avevo legami di sangue con lui. Lui non aveva legami di sangue con me.

Mi lasciò li. Abbandonata al mio destino. A far scorrere lentamente le lacrime sul mio volto. A piangere da sola. A sopravvivere in questo orfonotrofio da sola. A passare almeno altri 8 anni da sola.

Io ero finita in questo orfanotrofio cinque anni fa. Alla veneranda età di cinque anni. I miei genitori furono uccisi. Ricordo ancore le urla di paura e di dolore di mia madre.

<>

Furono queste le sue ultime parole.

Devo ringraziare alcune fotografie che ho, se riesco ancora a  ricordarmi il volto Delle persone che mi hanno messo al mondo.

Io sono viva grazie a non so quale miracolo. Dovevo morire quel giorno, insieme alla mia famiglia.
I servizi sociali mi trovarono convalescente nascosta sotto un tavolo. Lo facevo sempre.

Mi portarono prima in ospedale, e poi dopo aver cercato, inutilmente, qualche parente mi portarono in questo orfanotrofio.

Ricordo la sorpresa e la paura di non trovarmi a casa mia. Di non essere svegliata da un dolce bacio di mia madre e da un caloroso abbraccio di mio padre.  Ricordo anche quando incontrai il mio migliore amico che orai aveva abbandonato. Lasciata qui a marcire da sola. Perché io non avevo altri amici oltre a lui, escludendo la mia voce. 
 

Era stato adottato dai Jaeger. 
 

Levi. Questo era il suo nome.

Mikasa era il mio.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due: Festa ***


Giorno dopo giorno diventavo più fredda, e la speranza di venire adottata era sempre minore.

D'altronde chi è che vuole adottare una ragazzina che non parla?

Ogni c'è una festa. Quelli dei servizi sociali organizzano sempre feste per farci conoscere ai nostri futuri genitori.

<> dissi e indicai un vestito riposto nel mio letto. <> Continuai.

Marco, l'assistente sociale che mi seguiva, sospirò e poco dopo parlò.
<> lessi nei suoi occhi rassegnazione e la sconfitta.

<> disse ormai rassegnato.

<< Queste maledette regole me lo impongono>>

Quando i suoi occhi castani si posarono sui miei, provai tantissima vergogna per me stessa. E decisi di cambiare idea. Almeno per oggi lo avrei assecondato. Avrei messo quel maledetto vestito.

Quando studiai meglio il vestito che era posizionato nel letto la mia bocca si inarcò in un sorriso. Marco l'avevo preso di colore nero. Il mio preferito.

Mi cambiati e mi pettinai. E quando fui pronta scesi le scale e mi diressi nella sala in cui si sarebbe svolta la festa.

Mi recai lì e molti occhi si puntarono su di me, ma appena capirono chi ero lì distolsero.  Tutti ci avevamo provato con me, ed io prontamente li rifiutavo.

Fu allora che una dolce melodia risuonò nell'aria. Tutti si misero ad ascoltare quel dolce e soave suono, che aveva rubato l'attenzione a tutti. Studiai meglio la figura del musicista.

Aveva i capelli biondi. Quasi gialli.

Quando fini di suonare un applauso si alzò nell'aria. Mi aveva commossa. Battei le mani anche io. Fu allora che lui si diresse da me.

<>

<> dissi

<>continuai incerta.

Sul viso del biondo si formò un dolce e sincero sorriso e mosse la testa annuendo. Voglio suonare anche io così. Voglio esser capace anche io di far stupire e sorprendere le persone. Voglio anche io attirare per alcuni minuti l'attenzione.

Ed è così che cambiai. 
Tutto grazie ad un piano.

Tutto grazie ad una melodia.

<>

I miei occhi si illuminano di speranza, ed annui.

Mi ricordo che quando per la prima volta poggiai le miei piccole e docili dita su quel piano, venni scossa da tanti brividi. Ricordo anche la prima volta che lo provai a suonare sotto lo sguardo attento e severo di Erwin. Le note che risuonarono nell'aria erano staccate, brutte, tant'è che ci rimasi male, molto male. Ma Erwin vedendo il mio stato si sedette sulla sedia per suonare il pianoforte e mi mise sulle sue gambe invitandomi ad aiutarlo a suonare con una mano. Io facevo la parte semplice e lui quella difficile. Mi piaceva.

E quando scoprii che mi avrebbe adottata feci i salti di gioia, perché la musica mi aveva fatto per ora dimenticare di una cosa;

Mi aveva fatto dimenticare che era stato adottato dagli Jaeger.

Levi. Questo era il suo nome.

Mikasa era il mio.

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre: Scuola&Prof ***


Ed eccomi qua.

Dieci anni sono passati da quel giorno. Dieci anni sono passati da quando sono stata adottata.

Passavo le mie giornate a casa; sola o con Erwin a suonare il piano.

Da mozart con  la sonata no.11 a Chopin con grande valse brillante.

Da Beethoven con fur elise a Bach con Jesus, Joy offline man's desiring.

In questi anni mi sono sempre più affezionata alla musica classica. A quella tanto dolce e soave musica. Quella musica che mi fa commuovere, sperare e continuare a credere in qualcosa.

Oggi sotto esplicito consiglio di Erwin, oggi frequenterò il primo giorno di scuola. ( Si poiché prima, prendevo lezioni private a casa.  0.0)

La mia nuova scuola, è una scuola speciale. Si concentra soprattutto sulle belle Arti. Chiunque vuole studiare per diventare un artista in generale si iscrive a questa scuola. È la migliore del paese.

<< La tua scuola è strutturata in quattro parti distinte: musica strumentale, coreutica, recitazione ed arte. Tu frequenterai la prima ed la quarta>> disse Erwin guardandomi negli occhi.

<< Ho frequentato pure io quella scuola, se ti diplomi là, il che è molto difficile poiché solo il 15% degli iscritti si diploma,ma so che tu ce la farai, questa scuola ti garantisce il successo . La cosa è garantita.>> continuò.

<< Lo so, è la quinta volta che me lo dici! Ora, per cortesia, mi puoi accompagnare sennò faccio tardi? Da domani andrò a piedi, ma oggi ancora non so la strada.>> dissi mentre facevo gli occhi dolci da cucciolo.

Nessuno resisteva a quegli occhi.

Nessuno, potete contarci, tutti dopo poco cadevano.

Questa era la tecnica vincente, per tutto.

Uscimmo di casa che erano, si e no, le sette e mezza. Arrivammo li alle sette meno un quarto. Quando scensi dalla macchina bianca di Erwin un possente edificio mi si presentò davanti.

Potevi benissimo notare le colonne corinzie, gli archi romani e statue di tipo greco. Era una struttura del periodo classico e neoclassico.

O magari mi sbagliavo ed era di oggi, solo che si sono ispirati al periodo passato greco.

Tutto ciò molto probabile.

Appena varcai la soglia d'entrata capii che mi trovavo in un mondo diverso.

Nell' aria si sentivano Delle dolci melodie di brani completamente diversi, che però uniti non arrivavano sensazioni negative, anzi il contrario.

Con un cenno della testa, avvertii Erwin che mi stavo allontanando, e mi diressi verso quella che posso, chiaramente definire l'ala dedicata alla musica. Vi erano innumerevoli sale prove, tutte insonorizzate ed altre innumerevoli sale non insonorizzate. La scuola dove mi ero iscritta era fantastica. Degna veramente della sua nota.

Per farmi frequentare questa scuola non ho dovuto pagare quattrini su quattrini come immaginate, o come lo ha fatto il 97% degli alunni iscritti qua. Io mi sono guadagnata l'accesso a questa scuola di lusso solo grazie alla mia cara borsa di studio.

Mi ricordo che la presi nel concorso che feci il mese passato. Ero emozionata quella volta. Erwin aveva riposto in me tanta fiducia, ed sapevo che in quella giuria ci fosse un caro amico di Erwin. Prima di esibirmi ricordi mi chiamò a se e mi disse con tono rassicurante e apprensivo, ma nello stesso tempo deciso e severo:

<< Si fiera di essere la mia allieva. Dimostra a tutti quello che sai fare. Mi raccomando non scoraggiarti.>>

Quella frase mi entrò in testa e non ne uscì piu.

Dopo aver fatto un piccolo giro della scuola, e per piccolo intendo solo aver visto il corridoio, ritornai da Erwin, e lo trovai impegnato a discutere con un giovane signore sulla cinquantina. 
Cinquantina piena.

<> disse Erwin indicando l'uomo che nel frattempo si era messo alla sua destra. Il suo viso è contornato da molte più rughe rispetto la sua età, è calvo ed ha un' abbronzatura da brasiliano, che se paragoniamo la mia e la sua, sembro un cadavere.

Il suo sguardo mi attenzionò allungo, ed appena ebbe finito, mi allungò la mano ed io la strinsi.

<< Piacere Keith Shadis, ma per te sarò solo Keith, da domani ci vedremo a lezioni, nella classe B16 dalle 9 alle 11. Non accetto ritardi o assenze. >>

<< Richiedo poco, ma quel poco deve esser fatto nel modo più eccellente possibile.>> continuò.

Spazio Autrice:

Vi piace la storia? 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Dopo aver fatto la conoscenza di Keith ci dirigemmo verso quella che posso chiamare presidenza, anche se di sicuro non lo sembra.

Entrammo in un'enorme stanza circolare. Il pavimento era chiaramente di legno di mogano, per il suo colorito scuro. Il mio occhio lo capì subito. Al centro della stanza vi era un bellissimo tavolo rettangolare lungo, si e no, 3 metri.

Nei lati della stanza vi erano delle lastre di marmo, con impresso delle frasi latine:

  nolite iudicare ,et non iudicabimini   

Non giudicare e non sarai giudicato.

Era questo il detto della nostra scuola. Ognuno ne aveva uno.

Ed infine come ciliegina sulla torta, vi era un imponente statua, chiaramente raffigurante Giulio Cesere. Era la prima cosa che notavi appena entravi della stanza.

Seduto sulla scrivania vi era il preside. Un giovane uomo, biondo, ma non come Erwin, era più scuretto, ed dalla targa nella scrivania potei notare che si chiamava Mike Zacharius.

Appena Mike notò Erwin la sua bocca si inarcò formando un tenero sorriso. 

<>disse il preside.

<>

<> domandò curioso il bruno.

<> questa affermazione fece sorridere ancor di più il preside e dopo qualche secondo si rivolse a me e mi disse:

<

Appena uscimmo dalla sala mi rivolsi ad Erwin.

<> domandai

<> dopo che ebbe detto la parte finale della frase, Erwin sembro rattristirsi, vorrei tanto sapere perchè, ma non volli approfondire.

<> detto questo mi lasciò un bacio sulla guancia e se ne andò.

Oggi finalmente inizia la mia vita da studentessa!!

Mi dirigo nella classe 12C. Appena entro nella classe noto subito un bellissimo pianoforte a coda.

Non resistetti. Presa dalla foga del momento mi avvicinai a quella meraviglia ed incominciai a suonare.

le mie mani incominciarono a toccare, veloci, i tasti. La melodia che il mio tocco produceva mi calmava, mi rasserenava. Suonai, suonai fino a non completare la melodia. Fui talmente presa dalla melodia che non mi accorsi che allo stipite della porta vi erano due ragazzi. 

Uno aveva dei bellissimi occhi color smeraldo, l'altro aveva un po' la faccia da cavallo, ma tutto sommato era carino.

Ci furono attimi di silenzio, fini a quando i due non si presentarono.

<>

<>

Quel cognome fece riaffiorare tanti ricordi, ma non potrà che essere una coincidenza, solo una piccola coincidenza. Deve essere per forza così. 

<>dissi incerta.

Loro mi guardarono stupiti.

<>disse Eren.

Io come risposta annuì leggermente la testa.

disse Jean.

A quel complimento arrossì un poco.

<> dissi un po' incerta.

<>disse Eren

<>continuò Jean

Spazio Autrice:

Ho finito finalmente gli esami di terza media oggi yeee...Bando alle ciance e ciance alle bande nuovo capitolo. Qui si introducono due nuovi personaggi. 
Commentate, se volete, vorrei sapere tanto cosa ne pensate e se avete qualche consiglio o pronostico per questa storia

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Il primo giorno di scuola è stato normale. Migliore di come me lo aspettavo.

Certo c'è da dire che mi aspettavo demoni pronti a ucciderti e a mangiarti solo per aver detto qualcosa di sbagliato, ed quindi era normale la mia reazione.

Tutto sommato oggi sono riuscita a farmi due nuovi amici. Eren e Jean.
Mi hanno dato i loro numeri di telefono ed oggi finalmente posso aggiungere altri numeri alla mia rubrica telefonica che prima era composta solo da tre numeri:

Casa

Erwin (Papi)

Scuola

Lo so...la cosa è molto deprimente, ma io non sono una ragazza molto socievole, ed l'aver fatto oggi amicizia, così velocemente è stato un miracolo che quasi non ci credo.

Eren, oggi alla fine Delle lezioni mi ha proposto di andare a prendere un gelato, per farmi conoscere meglio i suoi amici, ed io naturalmente accettai.

Lui mi stava veramente molto simpatico e aveva degli occhi verdi che ti guardavano fin dentro l'anima.

Tra meno di due settimane ho un altro concorso molto importante. Spero di far una bella esibizione. Mi devo esercitare

Comunque ora pensiamo ad vestirci. Non ho nulla da mettermi!

Dopo qualche minuto riesco a scovare sotto milioni e milioni strati di maglioni dei pantaloni bordò e una maglietta rossa davvero carina.

Sto per uscire di casa guardo mi ricordo di avvertire Erwin della mia uscita.

Vado nel suo ufficio, ma lo vedo impegnato in una telefonata. Allora decido di Lasciare un post-it sul frigorifero.

Ci vediamo dopo. Sto uscendo con dei miei amici che mi sono fatta oggi a scuola. 
A dopo

Appena arrivo nel luogo vedo altre ad Eren e Jean altre tre persone.

Un ragazzo dai capelli biondi a caschetto, un ragazzo coi capelli rasati ed una ragazza che sta mangiando patatine fritte.

Loro si presentano e sono rispettivamente Armin, Connie e Sasha

Armin mi dice che è iscritto ad ingegneria informatica ed conosce Eren sin da piccolo.

Mentre Connie e Sasha mi dicono che hanno conosciuto Eren qualche giorno prima dell'inizio dell'anno scolastico. Si sono incontrati per caso e sono diventati subito amici.

Mi stupisco a non vedere Jean e lo chiedo ad Armin che prontamente risponde che Eren ed Jean non si sopportano e che litigano sempre come dei bambini piagniucoloni.

Dopo aver passato un pomeriggio a chiaccherare, scherzare e mangiare, l'uscita svolge al termine, e mi tocca incamminarmi a per andare a casa.

Nel frattempo scopro che la mia casa è quella di Eren sono piuttosto vicine. Solo un tre case di differenza.

Ora voi vi chiederete come non te ne sei accorta?

Semplice ci siamo appena trasferiti qua, proprio per la mia carriera scolastica ed il nuovo lavoro di Erwin.

Appena arrivo a casa mi fiondo nella stanza dove vi è il mio pianoforte. È il pianoforte di famiglia. È stato tramandato da padre in figlio, ed siccome Erwin, non ha potuto avere figli biologici, me lo passerà a me. Da padre in figlia acquisita in questo caso.

Il pianoforte è la mia seconda casa. Tutti quei tasti che appena li premi formano dei suoni, e quindi, anche una melodia.

Per il prossimo concorso bisogna suonare per forza un brano imposto dalla giuria. Hanno voluto si faccia così, ed così sia.


Il brano è 
Preludi op.28: n.15 "La goccia d'acqua"

È un brano con cui ci lavoro da molto. Deve riuscirmi alla perfezione, ma so che manca ancora qualcosa. Qualcosa che, però ancora non so cosa è. L'ho chiesto ad Erwin e lui mi ha risposto con " Sentimenti, mancano i sentimenti".

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