Thirty

di Leannel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Zooey ***
Capitolo 2: *** Part two ***



Capitolo 1
*** Zooey ***


Il vecchio Jerry Chopper, uno e settantacinque, sulla quarantina, americano, biondo e inespressivi occhi chiari e tanto carino, mi aprì la portiera della macchina. Non che ce ne fosse bisogno, con la nuova tecnologia e tutto il resto, ma altrimenti c'era da chiedersi perchè il vecchio pa' me lo avesse attaccato alle costole tanti anni prima. Tacco punta, tacco punta. Mi grattai il ginocchio, le calze a rete mi davano il prurito. Decisi di pensare ad altro e mi aggiustai la lunga tesa del cappello nero e la rete sottile che mi copriva gli occhi. Jerry mi sorrise, anche se sembrava preoccupato. Aveva circa diciotto anni più di me. Un gran senso del humor. C'ero andata a letto un paio di volte, ma penso fosse innamorato di me sin da quando ero una bambina. Era americano, poprio fino all'osso, e non mi piaceva. O forse il motivo vero, era che lo conoscevo da sempre e non era bello in certi momenti ricordare che mi salutava con la mano mentre a dieci anni giocavo con le mie amiche al parco, a New York.

Guardai l'orologio al plasma sul bracciale d'oro. Un'accoppiata tremenda, ma andava dannatamente di moda a quel tempo. Ero in un ritardo discreto, come volevo. Sapevo con certezza che molti degli altri erano già arrivati e con una certa sicurezza anche chi ancora doveva arrivare alla festa. Almeno così, mi dicevo, avevo la certezza che avrei trovato qualcuno ad aspettarmi.

Quando Lavinie Zamackies, dopo che suo padre, ultimo di una lunga lista, era morto ammazzato, a bruciapelo sulla fronte, dissero; e soprattutto dopo almeno dieci anni che non ci vedevamo né sentivamo, mi aveva videofonato, parlando del più e del meno e, tra le altre cose, di un certo invito a casa sua, era stato subito evidente che ci fosse qualcosa che non andava. L'unico motivo che potevo trovare, evidente e immediato, era iniziato due anni prima, per concludersi con la tragica morte di Jack Zamackies I, pochi giorni prima. Due anni prima, in effetti, il vecchio carissimo Jacques de Roncadelle, padre della carissima Blanche de Roncadelle, era stato ritrovato morto, nel suo bell'ufficio tutto luccicante a Manahttan. Lo avevano ammazzato con del veleno nell'orecchio. Erano davvero superbi, quei bastardi. O almeno lo erano abbastanza da citare Shakespeare. Bastardi, ripeto. Se non avete mai conosciuto uno come Jacques de Roncadelle, non potete dire di aver conosciuto un uomo. Nonostante fosse evidentemente Italiano, si era inventato questo nome alla francese, perchè aveva l'erre strana. Lanciò una moda, il vecchio Jacques. Così, per i tre anni a venire, centinaia di Jackie della malavita organizzata di ciò che restava del mondo, erano diventate Jacqueline, e altrettanti Andrew erano diventati Andrè. Era il più intelligente, intrigante bestardo che avessi mai consciuto. Uomo d'affari, esperto in ogni tipo di lotta (non solo su piano fisico), e inoltre anche un avvocato di quelli bravi, che per lo più, difendeva se stesso, o comunque chi gli fruttasse bene. Oltretutto, per me, sua figlia, Blanche, fu come una sorella, e di conseguenza lui come uno zio. Se non avessi imparato da sola, probabilmente sarebbe sto lui a insegnarmi a sparare.

Morto il vecchio Roncadelle, tutti i nostri trenta vecchi Padri, avevano cominciato a morire.

Allo stesso modo, i loro trenta rampolli, o per lo meno coloro che si erano presentati mi aspettavano al di là i quella soglia.

Passai la mano velocemente sulla fotocellula che affiancava il portone, questa fece i suoi bei calcoli e si accertò che anche le mie impronte digitali fossero tra quelle degli invitati alla festa. Acennò un rumore sottile e poi un'altrettanto sottile luminescenza rossa. Feci cenno con la mano al caro Jerry che annuì e partì con la macchina. Era evidente che la situazione non lo convinceva. Era stato figlio di mio padre, più di quanto non lo fossi mai stata io e comprendeva i nostri affari, spesso meglio di me.

Ma non era un criminale nell'anima e questo si può ricevere in regalo soltanto per vie di sangue, in ogni senso possibile. Il vecchio Jerry. Per un momento mi chiesi davvero se non avrei fatto meglio a rimanere a casa. Non mi emozionava l'idea di rivedere, uno per uno, quelli che per forza di cose o per destino erano diventati i compagni della mia vita. Dopo pochi istanti Lavinie Zamackies, sorridente, venne ad aprire la grande porta di legno scuro che voleva imitare quanche varietà pregiata probabilmente estinta pochi anni prima.

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Capitolo 2
*** Part two ***


Dopo pochi istanti Lavinie Zamackies, sorridente, venne ad aprire la grande porta di legno scuro che voleva imitare quanche varietà pregiata probabilmente estinta pochi anni prima. Mi vide, mentre toccava quell'oggetto argentato che sporgeva dal suo orecchio destro, che doveva essere una specie di auricolarre per il campanello.

Fissai i suoi occhi spenti, con le punte esterne rivolte verso il basso. Aveva il naso troppo piccolo, gli occhi spenti e i denti troppo lunghi. Con tutto questo era una di quelle donne che agli occhi dell'uno possono apparire strardinariamente belle, a quelli dell'altro dannatamente normali. Io, per lo più, rientravo nella seconda categoria.

Portava un abito sottile, affusolato attorno al suo corpo spigoloso, di seta molto fine, pregiata. Dannatamente anni trenta-quaranta, ma quelli veri, non quelli che noi tutti cercavamo invano di imitare. Portava nei capelli una fascia rosso acceso, che faceva pandan col vestito. Come qualunque donna che avreste potuto incontrare in quegli anni, era truccata in maniera pesante, e, cosa ancor più fastidiosa, si era dipinta uno di quei terribili nei finti sulla guancia destra. Sembrava ci fosse scritto sopra 'abito della festa'. Mi chiesi come potesse non reputare sconveniente vestirsi in maniera tanto libertina a così poco tempo dalla morte del padre. A ruoli invertiti avrebbe pensato che era una poco di buono, pensai. Ma in effetti lo eravamo tutte e due, delle poco di buono.

Non avevo capito il motivo di questa 'rimpatriata' patetica, con sapori sottili di adolescenziale, che Lavinie adorava. Ma mi infastidiva terribilmente non esserne al corrente. Mi dissi che quel vestito rosso sarebbe stato meglio a me. Infatti, mi dissi, quel rosso tanto acceso stonava terribilmente col colore castano-rame dei capelli della vecchia Lavinie.

Aveva sempre amato feste e danze, e ricordo che era la prima ad organizzarne, quando eravamo solo dei ragazzini, nel più lussuoso dei collegi a una sola classe del Londinese.

l'ho già detto, di come ammazzarono il vecchio Zamackies. Era un tipo in gamba, ma non era molto amico di mio padre, per cui non ho molte cose da dire su di lui. Si occupava di rapine, però, come il figlio. Aveva inventato una specie di metodo rivoluzionario, che però ai miei occhi sembra normale, solo eprchè ci ho sempre convissuto. Era incredibile, ora che ci penso, parlare faccia a faccia con la figlia del vecchio Zamackies, iquello del Metodo Zamackies.

Sfiorai con le dita il mio neo sulla guancia, vero, non disegnato con la matita, e Lavinie non potè nascondere la sua invidia. Di noi tutte non era la più frivola, c'era di ben peggio (probabilmente io stessa lo ero più di lei); ma si rivelava sovente particolarmente sciocca, o almeno quanto bastasse per farla arrabbiare per ogni sorta di stupidaggine.

l'abbracciai. Bacia la prima guancia, non la seconda.

“Ti ringrazio di avrmi invitato” dissi. Lo dissi in modo così meravigliosamente falso che anche Lavinie si accorse che non lo pensavo.

“Sei arrivata proprio tra gli ultimi!” rispose era davvero eccitata, come una bambina il giorno del suo compleanno. Ebbi l'impressione netta che neppure lei sapesse il vero motivo per cui mi trovavo lì e per il quale tutte le auto più lussuose di New York erano parcheggiate nel suo vialetto che dava sulla piscina, il parco privato e il campo da tennis. Lavinie ostentava ricchezza da tutti i pori. “Sempre in ritardo, come...” no, non poteva dirlo. Detesto la retorica. Mi venne voglia improvvisamente di aprirle la testa in due. Non poteva. Decisi allora che l'avrei detto io al posto suo. La mia voce si sovrappose alla sua

“Come le Star” dissi, sorridendo. Sono certa che abbia creduto che il mio sorriso fosse vero. Che ragazza pazzesca, la vecchia Lav.

Come poteva esser venuto in mente a lei di organizzare una cosa simile? A suo fratello forse? Era forse quella un idea di Jack 'Fat' Zamackies? E allora quali erano le sue intenzioni? Era stato minacciato, forse? Oppure aveva intenzione di riunirci tutti quanti in una sola organizzazione, come i nostri padri e come loro avevano tanto desiderato? Ma infine un ultimo dubbio giunse alla mia mente. Era davvero Jack Zamackies capace di elaborare qualcosa di simile?

Lavinie era tra i pochi di noi a non avere un'occupazione ben precisa. Sfruttava il denaro che le aveva lasciato suo padre, e con questo finanziava il vecchio Jack, che era solito spendere somme spropositate per ogni suo colpo. Era un circolo strano, e non avevo idea di dove né l'uno né l'altro trovassero il denaro. In altri casi Lavinie, apgava sicari, spacciatori e investiva. Davanti a noi si aprì un lungo corridoio largo, i muri in marmo, per lo meno in parte, e quadri che avevano l'aria di costare moltissimo alle pareti. Lavinie adorava ostentare ricchezza, come già detto.

“Blanche è già qui?” chiesi

“Si, adesso non manca nessuna delle donne killer”

Annuii. Detestavo il nome donne killer.

Comparva davanti a me una porta grande quanto la prima, ma in vetro opaco, che non permetteva di vedere dall'altra parte. Lavinie aprì la porta per me. Come la maggiorparte di noi aveva preso l'abitudine di portare sempre guanti. Anche se erano a rete e non coprivano certamente le impronte, si sarebbe sentita in pericolo senza. Non era stato facile vivere come noi, in effetti.

Odore di superalcolici, di fumo e di profumi molto costosi. Strano pensai. Lavinie aveva sempre odiato il fumo. Forse, mi dissi, in quegli anni aveva iniziato a fumare anche lei, dopo che il marito l'aveva abbandonata. Povera Lavinie, pensai. Era una bella ragazza dopotutto. Era molto più vecchio di lei. Non ricordo il suo nome, ma Lavinie ci si era sposata che aveva diciotto anni. Forse erano passati meno di dieci anni dall'ultima volta che ci eravamo viste, perchè ero andata al suo marriage e da questo non erano passati dieci anni. Era scappato con la cameriera, come Stiva in Anna Karenina. Jack Zamackies aveva giurato che l'avrebbe uciso con le sue mani, quel bastardo. Non so se lo ha trovato, se lo ha ucciso. Per lo più nessuno sa davvero come vanno a finire queste faccende. Ma sono più per no, perchè Jack non era un assassino, per lo meno non passionale. Non aveva nessun problema a uccidere per lavoro, ma di uccidere per vendetta, non lo credevo capace. In effetti per un certo periodo avevo creduto che avrebbe chiesto a me di trovarlo e ammazzarlo, o anche solo di trovarlo. Jack era un ladro e anche dannatamente bravo.

Non mi telefonò mai, ma mi sarebbe piaciuto. Non tanto per la vecchia Lavinie, ma perchè mi facevano schifo i bastardi come quello. La vecchia Zamackies era stata devvero stupida. Quel tipo non era nemmeno carino. E neanche ricco.

Una donna carina, giovane, quasi non sembrava una donna ma una ragazza, trucco acqua e sapone, vestita da cameriera con la coroncina di cartone, mi venne incontro e prese il cappotto. Sembrava stanca. Mi chiesi quante cameriera avesse Lavinie e di quante in effetti avesse bisogno.

“Allora non è ancora arrivato qualcuno?” le chiesi. Non m'importava, era solo per fare della conversazione.

“Esatto. Ora non ti so dire chi. Forse Nicolle”

“Ma che cosa ci facciamo tutti qui?” chiesi. Le posi la domanda come uno scherzo, e come tale lei lo prese.

“Perchè siamo tanti amici che si devono incontrare ogni tanto, no?” lo disse con tanta sicurezza, che per un istante, uno solo, pensai che ci credesse. Mentiva. Sciocca espressione compiaciuta sulle sue labbra e, soprattutto, sul neo finto.

Riconobbi le voci di Henry, Jacob e Tony, che dovevano essersi accostati subito al bar. Lavinie mi aveva afferrato il braccio dolcemente in segno d'affetto, cosa che detestavo e finsi di accettare. Girò il pomello dorato della porta.


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