Dopo
pochi istanti Lavinie Zamackies, sorridente, venne ad aprire la
grande porta di legno scuro che voleva imitare quanche varietà
pregiata probabilmente estinta pochi anni prima. Mi vide, mentre
toccava quell'oggetto argentato che sporgeva dal suo orecchio destro,
che doveva essere una specie di auricolarre per il campanello.
Fissai
i suoi occhi spenti, con le punte esterne rivolte verso il basso.
Aveva il naso troppo piccolo, gli occhi spenti e i denti troppo
lunghi. Con tutto questo era una di quelle donne che agli occhi
dell'uno possono apparire strardinariamente belle, a quelli
dell'altro dannatamente normali. Io, per lo più, rientravo
nella seconda categoria.
Portava
un abito sottile, affusolato attorno al suo corpo spigoloso, di seta
molto fine, pregiata. Dannatamente anni trenta-quaranta, ma quelli
veri, non quelli che noi tutti cercavamo invano di imitare. Portava
nei capelli una fascia rosso acceso, che faceva pandan col vestito.
Come qualunque donna che avreste potuto incontrare in quegli anni,
era truccata in maniera pesante, e, cosa ancor più fastidiosa,
si era dipinta uno di quei terribili nei finti sulla guancia destra.
Sembrava ci fosse scritto sopra 'abito della festa'. Mi chiesi come
potesse non reputare sconveniente vestirsi in maniera tanto libertina
a così poco tempo dalla morte del padre. A ruoli invertiti
avrebbe pensato che era una poco di buono, pensai. Ma in effetti lo
eravamo tutte e due, delle poco di buono.
Non
avevo capito il motivo di questa 'rimpatriata' patetica, con sapori
sottili di adolescenziale, che Lavinie adorava. Ma mi infastidiva
terribilmente non esserne al corrente. Mi dissi che quel vestito
rosso sarebbe stato meglio a me. Infatti, mi dissi, quel rosso tanto
acceso stonava terribilmente col colore castano-rame dei capelli
della vecchia Lavinie.
Aveva
sempre amato feste e danze, e ricordo che era la prima ad
organizzarne, quando eravamo solo dei ragazzini, nel più
lussuoso dei collegi a una sola classe del Londinese.
l'ho
già detto, di come ammazzarono il vecchio Zamackies. Era un
tipo in gamba, ma non era molto amico di mio padre, per cui non ho
molte cose da dire su di lui. Si occupava di rapine, però,
come il figlio. Aveva inventato una specie di metodo rivoluzionario,
che però ai miei occhi sembra normale, solo eprchè ci
ho sempre convissuto. Era incredibile, ora che ci penso, parlare
faccia a faccia con la figlia del vecchio Zamackies, iquello del
Metodo Zamackies.
Sfiorai
con le dita il mio neo sulla guancia, vero, non disegnato con la
matita, e Lavinie non potè nascondere la sua invidia. Di noi
tutte non era la più frivola, c'era di ben peggio
(probabilmente io stessa lo ero più di lei); ma si rivelava
sovente particolarmente sciocca, o almeno quanto bastasse per farla
arrabbiare per ogni sorta di stupidaggine.
l'abbracciai.
Bacia la prima guancia, non la seconda.
“Ti
ringrazio di avrmi invitato” dissi. Lo dissi in modo così
meravigliosamente falso che anche Lavinie si accorse che non lo
pensavo.
“Sei
arrivata proprio tra gli ultimi!” rispose era davvero eccitata,
come una bambina il giorno del suo compleanno. Ebbi l'impressione
netta che neppure lei sapesse il vero motivo per cui mi trovavo lì
e per il quale tutte le auto più lussuose di New York erano
parcheggiate nel suo vialetto che dava sulla piscina, il parco
privato e il campo da tennis. Lavinie ostentava ricchezza da tutti i
pori. “Sempre in ritardo, come...” no, non poteva dirlo.
Detesto la retorica. Mi venne voglia improvvisamente di aprirle la
testa in due. Non poteva. Decisi allora che l'avrei detto io al posto
suo. La mia voce si sovrappose alla sua
“Come
le Star” dissi, sorridendo. Sono certa che abbia creduto che il
mio sorriso fosse vero. Che ragazza pazzesca, la vecchia Lav.
Come
poteva esser venuto in mente a lei di organizzare una cosa simile? A
suo fratello forse? Era forse quella un idea di Jack 'Fat' Zamackies?
E allora quali erano le sue intenzioni? Era stato minacciato, forse?
Oppure aveva intenzione di riunirci tutti quanti in una sola
organizzazione, come i nostri padri e come loro avevano tanto
desiderato? Ma infine un ultimo dubbio giunse alla mia mente. Era
davvero Jack Zamackies capace di elaborare qualcosa di simile?
Lavinie
era tra i pochi di noi a non avere un'occupazione ben precisa.
Sfruttava il denaro che le aveva lasciato suo padre, e con questo
finanziava il vecchio Jack, che era solito spendere somme
spropositate per ogni suo colpo. Era un circolo strano, e non avevo
idea di dove né l'uno né l'altro trovassero il denaro.
In altri casi Lavinie, apgava sicari, spacciatori e investiva.
Davanti a noi si aprì un lungo corridoio largo, i muri in
marmo, per lo meno in parte, e quadri che avevano l'aria di costare
moltissimo alle pareti. Lavinie adorava ostentare ricchezza, come già
detto.
“Blanche
è già qui?” chiesi
“Si,
adesso non manca nessuna delle donne killer”
Annuii.
Detestavo il nome donne killer.
Comparva
davanti a me una porta grande quanto la prima, ma in vetro opaco, che
non permetteva di vedere dall'altra parte. Lavinie aprì la
porta per me. Come la maggiorparte di noi aveva preso l'abitudine di
portare sempre guanti. Anche se erano a rete e non coprivano
certamente le impronte, si sarebbe sentita in pericolo senza. Non era
stato facile vivere come noi, in effetti.
Odore
di superalcolici, di fumo e di profumi molto costosi. Strano pensai.
Lavinie aveva sempre odiato il fumo. Forse, mi dissi, in quegli anni
aveva iniziato a fumare anche lei, dopo che il marito l'aveva
abbandonata. Povera Lavinie, pensai. Era una bella ragazza dopotutto.
Era molto più vecchio di lei. Non ricordo il suo nome, ma
Lavinie ci si era sposata che aveva diciotto anni. Forse erano
passati meno di dieci anni dall'ultima volta che ci eravamo viste,
perchè ero andata al suo marriage e da questo non erano
passati dieci anni. Era scappato con la cameriera, come Stiva in Anna
Karenina. Jack Zamackies aveva giurato che l'avrebbe uciso con le sue
mani, quel bastardo. Non so se lo ha trovato, se lo ha ucciso. Per lo
più nessuno sa davvero come vanno a finire queste faccende. Ma
sono più per no, perchè Jack non era un assassino, per
lo meno non passionale. Non aveva nessun problema a uccidere per
lavoro, ma di uccidere per vendetta, non lo credevo capace. In
effetti per un certo periodo avevo creduto che avrebbe chiesto a me
di trovarlo e ammazzarlo, o anche solo di trovarlo. Jack era un ladro
e anche dannatamente bravo.
Non
mi telefonò mai, ma mi sarebbe piaciuto. Non tanto per la
vecchia Lavinie, ma perchè mi facevano schifo i bastardi come
quello. La vecchia Zamackies era stata devvero stupida. Quel tipo non
era nemmeno carino. E neanche ricco.
Una
donna carina, giovane, quasi non sembrava una donna ma una ragazza,
trucco acqua e sapone, vestita da cameriera con la coroncina di
cartone, mi venne incontro e prese il cappotto. Sembrava stanca. Mi
chiesi quante cameriera avesse Lavinie e di quante in effetti avesse
bisogno.
“Allora
non è ancora arrivato qualcuno?” le chiesi. Non
m'importava, era solo per fare della conversazione.
“Esatto.
Ora non ti so dire chi. Forse Nicolle”
“Ma
che cosa ci facciamo tutti qui?” chiesi. Le posi la domanda
come uno scherzo, e come tale lei lo prese.
“Perchè
siamo tanti amici che si devono incontrare ogni tanto, no?” lo
disse con tanta sicurezza, che per un istante, uno solo, pensai che
ci credesse. Mentiva. Sciocca espressione compiaciuta sulle sue
labbra e, soprattutto, sul neo finto.
Riconobbi
le voci di Henry, Jacob e Tony, che dovevano essersi accostati subito
al bar. Lavinie mi aveva afferrato il braccio dolcemente in segno
d'affetto, cosa che detestavo e finsi di accettare. Girò il
pomello dorato della porta.
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