Twist of time

di LiLi 94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo ***



Capitolo 1
*** prologo ***


PROLOGO

L’ultima conversazione con mio padre fu una discussione. Lo ricordo perfettamente. Eravamo al quartier generale della Cellula, forse era un mercoledì, stavamo evacuando la zona perché ci era giunta voce che potevamo essere stati scoperti. Papà come al solito voleva mandarmi in una delle case sicure finché non fosse stato tutto acquietato e fosse potuto venirmi a recuperare.

Ho passato troppe notti insonni in quelle case sicure attendendo con il cuore il gola che lui tornasse, ascoltando con i nervi a pezzi la radio per sentire che non lo avessero catturato o ucciso. Non volevo farlo più: volevo combattere, essere al suo fianco come zia Lily e zio Albus, come Scorpius, come zio Teddy.

Era stato categorico. Categorico e furibondo.

— Tu non combatterai, Lucy! — aveva sbraitato passandosi una mano sul volto. Sapevo perché non voleva che combattessi: aveva già perso mia madre in battaglia non avrebbe accettato di perdere anche me, ma questo non era un movente che poteva andare avanti ancora a lungo. Zia Lily alla mia età era già stata in battaglia, lo stesso per zio Albus e la maggior parte dei miei coetanei erano già stati in battaglia.

— Papà sono in grado di combattere! Se solo tu mi dessi un’occasione! — avevo provato, ma aveva sbattuto i pugni con tanta di quella forza sul tavolo del quartier generale che tutti si erano girati verso di noi.

— Non combatterai e questo è quanto. Sono stato chiaro, Lucy? — domandò schioccando la lingua minaccioso. Sentii le lacrime agli occhi e me ne andai sbattendomi la porta alle spalle.

Non gli parlai per una settimana. Non gli concessi nemmeno di entrare nella mia stanza.

Ora me ne pento.

Avrei dovuto sapere meglio di così, non avendo conosciuto nient’altro che guerra per tutta la mia esistenza.

 

Poi c’era stato il boato.

E subito dopo era seguito il caos. Ci avevano trovati davvero.

Subito quando sentii le sirene in distanza mi spaventai a morte e non riuscii a muovermi dalla mia stanza, terrorizzata.

Non ero mai stata presente quando arrivavano gli imperialisti, papà in genere mi aveva sempre fatto evacuare prima, ma questa volta ero stata testarda.

Non ricordo quando cominciai a correre impanicata nella direzione opposta a quella verso cui correvano tutti: avevo un solo scopo, trovare mio padre.

Trovai Scorpius prima.

— Lucy che ci fai ancora qui! — urlò sopra la cacofonia dei suoni — dovresti già essere alla passaporta! — mi rimproverò, afferrandomi per un braccio e trascinandomi nella direzione opposta.

— Devo andare da mio padre! — urlai come una furia cercando di divincolarmi dalla sua presa ferrea.

— Tuo padre se la caverà, ha la pellaccia dura. Tu devi essere al sicuro o nessuno di noi potrà ragionare lucidamente! — replicò lui mentre mi trascinava di peso verso la fila davanti alla passaporta.

Furono minuti di caos e nonostante Scorpius fosse il membro nella mia famiglia a cui mi sentivo meno vicina fui grata della sua presenza silenziosa e imbronciata.

— Scorpius! — arrivò chiara la voce di zia Lily. I suoi capelli rossi erano disordinati e aveva un livido su una guancia — Lucy? Che ci fai ancora qui, dovresti essere già andata via! — recriminò anche lei, rinfoderando la bacchetta.

— L’ho trovata che correva verso la stanza di James — spiegò Scorpius — voleva andare da suo padre. — lo sguardo di zia Lily si addolcì mentre mi attirava in un abbraccio, era stata una madre per me da quando la mia era morta quando avevo appena cinque mesi.

— Andrà tutto bene, tesoro. — mi assicurò stringendomi forte e io ricambiai la stretta terrorizzata.  Sentivo tutta la paura delle persone attorno a me e la cosa mi spaventava ancora di più nonostante il tocco rassicurante di zia Lily sui miei capelli.

Poi si erano spente le luci.

Quello che avevo visto dopo era stato peggio.

Archibald Flint, con la sua faccia da cavallo gli unti e radi capelli tirati indietro alle ben’e meglio teneva mio padre in scacco. Tra i due non scorreva buon sangue dai tempi di Hogwarts, avevo scoperto, nonostante mio padre non amasse parlare di queste cose.

Ciò che mi spaventò era che mio padre mi dava le spalle aveva un braccio, quello della mano della bacchetta, da cui colava un rivolo di sangue a terra, stringeva tanto i pugni che le nocche erano bianche come il latte, le sue spalle erano tese e tutto il suo linguaggio del corpo suggeriva quanto fosse furibondo. Archibald Flint teneva una donna in ginocchio, anche lei indossava la divisa degli imperialisti quindi la cosa mi stupì, era stata talmente tanto picchiata da renderla quasi irriconoscibile, l’unico tratto che riuscivo a vedere erano i suoi capelli biondi tagliati malamente che Flint tratteneva in una mano costringendola a tendere il collo mentre le puntava la bacchetta alla gola.

— Ora non sei più tanto pericoloso eh, Potter! — sputò con voce melliflua schernendo mio padre che tremava dalla rabbia. Sentii zia Lily singhiozzare stupita, la osservai e vidi nei suoi occhi che aveva riconosciuto la persona che Flint teneva per i capelli a portata di bacchetta.

— Io lo ammazzo! — sentii Scorpius imprecare tra i denti solo per essere trattenuto dalla mano di zia Lily. Chiunque questa persona fosse doveva essere qualcuno che dovevano aver conosciuto bene.

— Lasciala andare, Flint — sibilò mio padre minaccioso, la bacchetta stretta in pugno — Se sai cosa è meglio per te, Flint, lasciala andare. — Flint si passò una lingua sui denti storti come se stesse provando gusto a vedere mio padre in quella condizione.

— Non mi fai paura, Potter — ribatté — Sappiamo entrambi che non rischieresti che le facessi davvero del male. — avrei voluto correre da mio padre afferrarlo per un polso e trascinarlo via: si probabilmente quella donna era la nostra spia all’interno delle schiere degli imperialisti, ma la sua vita non valeva quella di mio padre.

— Le hai già fatto male, Flint, non ci sarà divinità o potere in grado di salvarti dal tuo fato il momento che ti avrò tra le mani — schioccò la lingua minaccioso mio padre, saldo sui suoi piedi mentre lo fissava torvo, con tanto odio quanto mai ne avevo visto sul suo viso.

— Sei solo chiacchiere, Potter! — replicò l’uomo sghignazzando — sappiamo entrambi che tieni troppo a lei per rischiare che la mia bacchetta parta con qualche incantesimo, magari un anatema che uccide, che ne pensi? — domandò e per schernirlo ancora di più passò la bacchetta sul viso gonfio e illividito della donna. Mi domandai quante torture aveva dovuto subire.

— Non ha ceduto, lo sai? — sussurrò con voce roca ancora, come se lo stesse torturando solo con le parole sperando di provocare una sua reazione — Nemmeno quando sono passato dalla cinghia ai chiodi, babbani hanno inventato davvero metodi creativi per torturare le persone non trovi? Ma lei non ha ceduto, mi ha solo insultato. Poi però è arrivato il veritaserum e lì non vi ha più potuti proteggere. Molto leale. — provocò umettandosi le labbra — solo alla fazione sbagliata. È un tale peccato, non trovi? Un viso così bello… — aggiunse, ghignando malvagio.

Non avevo mai visto creatura tanto abbietta.

— Ti farò rimpiangere il giorno in cui sei venuto al mondo, Flint, fosse l’ultima cosa che faccio. — minacciò mio padre in un tono così letale che fece correre i brividi lungo la mia schiena.

— Vattene. — la voce era roca e spezzata, la donna ansimava e la sua voce era flebile, ma decisa — Vattene, James — sembrava una supplica — Non c’è niente che tu possa fare qui.

Flint scoppiò in una fragorosa risata: — Hai sentito la signora, Potter? Vattene, è meglio per te! — rise. Avrei voluto prenderlo a pugni con le mie stesse mani. Zia Lily mi teneva stretta al suo petto e con una mano continuava a trattenere Scorpius dall’avvicinarsi alla scena.

— La bacchetta, Potter. A terra. O lei muore. — ordinò Flint e con mia enorme sorpresa vidi mio padre ubbidire, alzando le mani in segno di resa.

— VATTENE! — questa volta la donna aveva sfoderato tutta la sua voce, e aveva dato fondo a quasi tutte le sue energie — prendi quella bacchetta e vattene! — aggiunse.

— Zitta, sto parlando con il signore, cercando di mettere apposto i tuoi casini. — replicò furibondo mio padre.

— I miei casini? Perdonami, Oh Grande Saggio!, se non sono stata in grado di chiamarmi Severus Piton! — sbraitò quella in tutta risposta. Sentii zia Lily tirare un respiro di sollievo contro la mia schiena e mi voltai a fissarla interrogativa.

— Prendi quella fottuta bacchetta, Potter o giuro che ti faccio a pezzettini e ti mangio a colazione! — mi stupii della forza che sembrava aver trovato la donna nel parlare in quel modo quando fino a un momento prima era apparsa quasi morta per le torture subite.

— Le tue minacce hanno smesso di farmi paura da ancora prima che mi sposassi, bionda. Quindi tappati la bocca e fammi fare il mio lavoro! — rispose mio padre, del tutto ignaro in quel momento di essere osservato da tutti noi e mandando il mio cuore in frantumi mentre voltavo gli occhi sgranati verso la donna.

— Puttanate! Sai bene che sono seria, ti renderò al vita un inferno se non prendi quella fottuta bacchetta! — anche Flint pareva sorpreso da quel risvolto della situazione, abbastanza da non dire una parola mentre osservava la scena rapito.

— Hai reso la mia vita un inferno per vent’anni, Potter — replicò gelido lui, facendo qualche passo avanti — ora più ora meno ora non cambia niente.

— Sapevi che era la cosa migliore! — sbottò lei e solo allora mi accorsi che avevano un piano perché mio padre si voltò verso la nostra direzione e ammiccò a mia zia che sentii annuire alla mie spalle.

— Non ho mai detto che non fosse un buon piano — replicò mio padre scrollandosi nelle spalle — ciò non significa che mi sia piaciuto.

— Oh perché per me è stata una passeggiata nel parco, vero? — domandò furibonda la donna… mia..?, mentre mio padre si avvicinava ogni momento di più.

— Non ho mai detto questo, amore — replicò con voce vellutata, quasi dolce — Adesso! — chiamò a gran voce e solo allora vidi zio Albus che poco distante si era avvicinato quatto quatto alla scena disarmando uno degli uomini di Flint, la donna colpì Flint con il capo al torace e con un gamba allungata lo fece inciampare lasciandola andare e io vidi mio padre avventarsi contro di lui rotolando a terra e cominciando a prenderlo a pugni.

La donna si tirò in piedi, quasi barcollando ma con una velocità sorprendente per come era ridotta e i suoi occhi per un momento si fermarono sui miei terrorizzati: — Cosa ci fa ancora qui? — la sentì sbraitare — Scorpius portala via! — ordinò prima di chiamare a sé la bacchetta di mio padre e imbracciarla per combattere contro altri due uomini di Flint che si era materializzati nella stanza in quel momento.

Zia Lily si unì alla lotta e solo Scorpius rimase per un attimo indietro, attirandomi dietro di se con un braccio: — Ora devi ascoltarmi bene, Lucy, ok? — domandò strattonandomi finché non ebbe la mia attenzione — Voglio che tu pensi al posto più sicuro cui riesci, va bene? — annuì — e poi afferri quel medaglione che vedi appeso all’attaccapanni, mi sono spiegato? — annuì ancora focalizzando il medaglione poco distante: era una sfera dorata e trasparente che somigliava pericolosamente ad una clessidra.

— Perfetto. Allora và! — mi intimò, quasi spintonandomi nella direzione dell’attaccapanni, fu allora che però sentii l’urlo.

— NO!— non avevo mai sentito mio padre tanto disperato: la donna aveva scaraventato un mucchio di macerie del soffitto che stavano per cadere su di lui e ancora con la bacchetta tesa e fumante era stata attaccata alle spalle da Flint che l’aveva pugnalata al ventre, potevo vedere la punta del pugnale sporgere, prima che Flint la tirasse indietro liberando il flusso di sangue. La donna guardava come istupidita la ferita come se non potesse credere che fosse davvero lì. Papà che l’aveva guardata meravigliato dopo che lo aveva salvato aveva sul viso l’espressione più tetra che vi avessi mai visto. Lo vidi tirarsi in piedi e afferrarla prima che le sue ginocchia cedessero sotto di lei.

Lo vidi prendere la bacchetta dalle sue mani e scagliare l’incantesimo. La luce verde colpì Flint in pieno petto, schiodando la vita dai suoi occhi, ma forgiata nella disperazione del momento cominciò a rimbalzare sulle pareti già in precario equilibrio della sala.

— NO! — questa volta l’urlo era stato il mio mentre vedevo le macerie cadere sopra mio padre che teneva stretta al petto la testa della donna. Vidi i suoi occhi tingersi di un blu inquietante e brillante, un colore tanto brillante non l’avevo mai visto e vidi tutte le macerie fluttuare sopra di loro tenuti su da una forza invisibile.

Mio padre piangeva.

Non lo avevo mai visto piangere. Feci un passo verso di loro, ma Scorpius mi spinse indietro, piangeva anche lui, notai, scuotendo la testa.

— James — rantolò la donna — va da lei — ma mio padre continuò a scuotere la testa in diniego.

— Non ti lascio qui. — fu la sua secca risposta, lei gli posò una mano su una guancia.

— Smettila di essere così ostinato! — fece lei tossendo — ti prego. Ha bisogno di te, James.

— Sono solo ostinato quanto mia moglie — fu tutta la sua risposta, e sentii le lacrime scendere lungo le mie guance: non conoscevo quella donna, mi aveva abbondata per cosa, fare la spia?, ma era mia madre, ne ero sicura perché mio padre aveva quello sguardo colmo d’amore che aveva sempre quando pensava a mia madre.

— Per favore, amore. — sussurrò la donna — non reggerò a lungo.

— E io non ti lascerò da sola. Smettila di provare a mandarmi via. — replicò irritato mio padre.

— Lucy!— Scorpius mi stava scuotendo — Devi andartene, Lucy! — ordinò ancora, spintonandomi verso la passaporta, fu un attimo, non lo feci neanche apposta ma posai la mia mano attorno al medaglione stringendolo e il mondo cominciò a vorticare.

 

Non ricordo come arrivai ad Hogwarts. Ci ero stata solo da neonata, poco prima che venisse distrutta.

Eppure fu li che passaporta mi portò, lì che la giratempo mi scaraventò. Caddi nel Lago Nero dopo essermi sostanzialmente smaterializzata sopra di esso. Fu la preside, Minerva McGrannit a tirarmi fuori.

Ero terrorizzata, in luogo a me sconosciuto con persone che sapevo morte. Pensai di essere morta anch’io. Poi capii che non mi trovavo nel mio tempo, non c’erano lotte, non c’erano nemici, era tutto in pace.

Ero finita vent’anni indietro nel tempo, a due anni prima della mia nascita.

Fu la preside che riuscì a mettere insieme i pezzi io ero troppo sconvolta per non fare altro che rispondere a monosillabi. Ero stata mandata indietro nel tempo a prima che nascessi, ci doveva essere una ragione.

— Mi chiamo Lucy Potter — mi ero presentata — e sono la figlia di James Potter…— era stata l’infermiera, Victoire, che poi scoprii essere la moglie che non avevo mai conosciuto di mio zio Teddy nonché la cugina di mio padre che mi svelò il nome di mia madre: — È vero hai gli stessi capelli di Claire, oh ma il naso è di James non c’è dubbio.

Non sapevano cosa fare con me.

Alla fine fu deciso che Victoire e zio Teddy, che insegnava Difesa contro le Arti Oscure si prendessero cura di me. Ci inventammo una storia di copertura, il mio nome sarebbe stato Lucy Fleming e sarei stata una amica di vecchia data di Victoire che a seguito di una litigata furibonda coi nonni aveva bisogno di un posto in cui stare.

E grazie a quella copertura avrei potuto stare con la mia famiglia, difenderli. Ed era mia intenzione fermare questa guerra ancora prima che cominciasse: avrei impedito ai miei genitori di dover restare separati tutta la vita per un bene superiore, avrei impedito tutte quelle morti. Sono la figlia di James Potter il ricercato n. 1, il Terrorista e l’unica persona che si frappone tra l’Impero magico e la libertà e porterò avanti la sua missione con passione anche se lo farò vent’anni indietro nel tempo.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo primo ***


 

Capitolo primo

BRUNCH ALLA TANA

 

Victoire era stata categorica: quella era la mia famiglia, avrei dovuto conoscerli prima o poi. Questo non significava che non avessi paura, eppure non stavo più nella pelle: avrei finalmente rivisto di mio padre e avrei finalmente potuto vedere il viso di mia madre senza che esso fosse ricoperto di lividi e reso irriconoscibile dalle tortura subite.

Victoire mi aveva spiegato che James e mia madre, Claire, si erano cominciati a frequentare appena l’estate prima e che nessuno davvero aveva creduto nella loro storia: Claire era troppo calma e pacata, avevano sempre pensato, ma avevano dimostrato a tutti che si amavano davvero e a breve sarebbero andati a convivere, appena Claire avesse finito la scuola di legge.

— Vedrai che andrà tutto bene, tesoro — la voce di Victorie mi riscosse dai miei pensieri: stavamo guidando nell’auto incantata di zio Teddy verso la Tana, avevamo lasciato Hogwarts per il solito brunch della domenica a casa di Nonna Molly.

Erano passate ben cinque settimane dal mio arrivo, dicembre ormai era arrivato e con lui la neve e il gelo: non avevo mai visto il castello innevato, era un posto magico, meraviglioso e capii perché mio padre lo amasse tanto.

— È agitata, amore, è normale — fece Teddy, prendendo la mano di sua moglie nella propria e baciandone il dorso — dirle di non preoccuparsi non farà che peggiorare le cose.

Victoire annuì stringendo la sua mano nella propria e riportando la sua attenzione fuori  dall’automobile.

La Tana era ricoperta di neve, c’erano ben quattro pupazzi di neve nel giardino e quattro automobili incantate.

Victoire mi aggiustò il cappotto, sembrava quasi più nervosa lei di me, sorridendomi materna.

— Allora sei agitata? — domandò, in tutta risposta le mostrai la mia mano tremante, la prese tra le sue: — Non devi, ti adoreranno — mi rassicurò, prima di voltarsi prendere la mano tesa di suo marito e farmi strada fino alla porta d’ingresso.

Ad aprire fu una donna di mezza età con lunghi capelli color caramello attorcigliati in una crocchia disordinata, il suo viso era ovale e le sue labbra erano tese in un sorriso gentile, i suoi occhi scuri ci fissarono sorridenti: — Molly! — chiamò — sono arrivati Vic e Teddy con la loro ospite! — si voltò verso di noi, baciando le guance di zio Teddy e di Victoire, loro ricambiarono il saluto con un sorriso sulle labbra, poi si rivolse a me:

— Tu devi essere Lucy — disse — Io sono Hermione Malfoy — mi porse la sua mano e la presi studiando attentamente la madre che Scorpius aveva tanto amato. Aveva un’aspetto gentile e dolce, ma era come una copertura, mi dava l’impressione di essere fatta d’acciaio e considerai che forse lo era: era stata un’eroina della seconda guerra magica, aveva combattuto pregiudizi e maldicenze a fianco di suo marito e aveva cambiato la vita delle Creature Magiche prima dell’ultima guerra. Doveva avere per forza una tempra di ferro. Potevo vedere Scorpius nella forma delle labbra e del naso, le sorrisi.

— È un piacere — dissi sincera, entrando nella casa.

L’atmosfera era calda e piacevole, l’intera casa profumava di biscotti appena sfornati e legna da ardere.

— Ho sentito di quanto è successo coi tuoi parenti — mi disse, mentre mi chiudeva la porta alle spalle e mi faceva cenno di passarle il cappotto e il cappello — brutta storia sapere che ci sono ancora persone capaci di allontanare la propria famiglia per diverbi di opinioni — commentò scuotendo il capo costernata.

Annuì lentamente, pensando che i miei nonni erano tutto fuorché persone che non dessero valore alla famiglia: erano stati uccisi per le persone che amavano e mi dispiaceva infangare così la loro memoria, ma era necessaria una storia di copertura.

Mi fece cenno di seguirla e mi condusse in un salotto enorme, con un grande caminetto scoppiettante e vari divani e poltrone.

— Togli le mani di dosso a mia sorella, Scorpius! — tuonò una voce che riconobbi a stento, mi voltai sgranando gli occhi: Albus Potter stava con le bracci incrociate al petto fissando con sopracciglia corrugate poco distante da lui, le scale, dove zia Lily e Scorpius stavano abbracciati l’uno all’altra.

— Piantala di rompere le scatole, Bus! — fu la replica di zia Lily —so benissimo badare a me stessa e a questo biondo!— mi resi conto solo in quel momento di quanto effettivamente fossero giovani: zia Lily non poteva avere che sedici anni, zio Albus diciotto… sembravano quasi dei bambini in confronto al ricordo che avevo di loro e Scorpius sorrideva! L’avevo visto sorridere raramente, solo a zia Lily, nella mia epoca: la perdita di tutta la sua famiglia l’aveva segnato terribilmente a quanto avevo capito aveva perso due sorelle, madre e padre in un raid al Malfoy Manor all’inizio della guerra. Era comprensibile che fosse sempre tetro.

Ma sorrideva e i suoi occhi sprizzavano gioia, assomigliava così tanto a sua madre, nonostante i colori fossero completamente diversi.

Vidi Hermione sorridere nella direzione del figlio, un sorriso orgoglioso e vidi il trio avvicinarsi a noi, solo allora Scorpius lasciò la mano di zia Lily per abbracciare la madre.

Lily e Albus si presentarono in sincrono come due gemelli, ridacchiando e cominciando a bisticciare su un oggetto che sembrava dovesse spettare a Lily, ma che Albus non pareva avere intenzione di restituire.

— Come se io e vostro padre avessimo l’intenzione di lasciarvelo — arrivò la voce cristallina e divertita di una seconda donna: una donna dall’aspetto spaventosamente belligerante, con corti capelli rosso fiammanti e un’espressione divertita sulle labbra tinte di rosso scuro. Ginny Potter, realizzai di colpo, sentendomi come investita da uno schiantincantesimo.

— Tu sei l’amica di Vic, Lucy, giusto? — mi disse porgendomi la propria mano — mia nipote anche si chiama Lucy. Io sono Ginny — strinsi la sua mano, osservandola attentamente rivedendo in lei non solo zia Lily, ma anche mio padre, nel sorriso e negli occhi castano verdi.

— È un piacere — replicai sorridendo, mentre parlavamo del più e del meno sentii un brivido corrermi lungo la schiena e sentì degli occhi perforare la mia schiena. Mi voltai e mi ritrovai faccia a faccia con gli occhi plumbei di Draco Malfoy che aveva abbracciato la moglie alle spalle e aveva poggiato il capo sulla sua spalla, osservandomi. Gli occhi erano dello stesso colore di quelli di Scorpius, ma parevano più freddi, più calcolatori e indagatori, più attenti: erano gli occhi di una persona che fino a che non aveva avuto sua moglie a combattere al suo fianco non aveva potuto fare altro che combattere per la sua famiglia anche se dalla parte sbagliata della guerra. Erano gli occhi di una persona che non aveva avuto scelta e che nel momento in cui gli era stato concesso di scegliere si era creato una famiglia; erano gli occhi di chi aveva visto il lato peggiore della guerra.

— Tu saresti? — mi domandò con voce fredda.

— Draco! — rimproverò sua moglie — sii educato! È nostra ospite! Ti prego di scusarlo, ma è sempre intrattabile quando vede la sua bambina soffrire. — spiegò indicando con il capo il tavolo poco lontano.

Seduta a capotavola stava una ragazza, una donna dai lunghi capelli argentati le porgeva un piatto con dei biscotti cercando di convincerla a mangiare, ma quella continuava a rifiutare, scuotendo la testa bionda e guardandosi le mani: i suoi capelli avevano visto sicuramente momenti migliori, erano arruffati e decisamente lavati almeno un giorno prima, i suoi occhi erano rossi e gonfi di pianto, era pallida e smagrita, indossava un maglione nero troppo grande per essere suo che le copriva quasi completamente le mani.

— Oh cara! — la mia visione della ragazza fu coperta dalla figura imponente della donna.

Le sorrisi, riconoscendo il tono immediatamente: Nonna Molly.

— Salve, signora — dissi, mordicchiandomi l’interno guancia per trattenermi dal lanciarmi addosso alla donna che mio padre e i miei zii avevano tanto amato — La ringrazio per avermi invitata.

— Oh sciocchezze! — replicò lei — bella e anche educata! — si complimentò — sei la benvenuta cara e qualsiasi cosa puoi chiedere a noi! — esclamò attirandomi in un abbraccio da togliere il fiato.

Ricambiai la stretta immergendomi nel suo odore di lana, panna e biscotti appena sfornati.

La mia era una famiglia enorme, realizzai.

Zio Albus e Scorpius erano seduti a terra giocando ad uno scacchi dei maghi così realistico che c’erano perfino zampilli di sangue; Scorpius teneva una mano sulla coscia di zia Lily che seduta sul divano di fianco a me sfogliava una rivista commentando di tanto in tanto qualche notizia dell’ultimo momento.

Alla fine mi era stata presentata anche la ragazza che non voleva mangiare: Theia Malfoy, non mi osai a chiedere cosa fosse successo, ma era evidente dai suoi occhi lucidi che fosse qualcosa che doveva averla scossa molto.

Si era presentata con un sorriso mesto che non raggiungeva i suoi occhi, scusandosi per la sua scortesia giustificandosi che era stata una pessima giornata.

Si era seduta poi su una poltrona, raggomitolata su se stessa, le braccia che abbracciavano le gambe e fissava fuori dalla finestra come in attesa: avevo visto calde lacrime scendere lungo il suo viso, ma dal suo atteggiamento era evidente che non voleva che nessuno la consolasse o la compatisse in quel momento, solo suo padre si osò a carezzarle un braccio passando di lato alla poltrona mentre parlava con Billy Weasley e sua moglie Fleur.

Harry Potter e Ronald Weasley, mio nonno e il suo migliore amico, erano entrati poco dopo il mio arrivo assieme a Billy e George e a Nonno Arthur, erano stati gentili e adesso erano seduti intorno al tavolo chiacchierando. Si erano aggiunti altri cugini di mio padre che non avevo conosciuto: Louis e Dominique, non sapevo che fine avesse fatto Louis, ma Dominique era in Francia durante la guerra e di tanto in tanto, quando riusciva, ci faceva arrivare delle provviste o qualsiasi necessità potesse. Poi c’erano Molly e Lucy, Rose, Freddy e Roxanne; Freddy era stato uno dei migliori amici di mio padre, era morto salvandogli la vita durante la battaglia in cui era “morta” anche mia madre; nessuno sapeva cosa fosse successo a Roxanne si sapeva solo che aveva dato di matto quando aveva visto il fratello venire ucciso e aveva attaccato alla cieca, nessuno aveva più avuto sue notizie.

Mi resi improvvisamente conto di quante persone la mia famiglia avesse perso. Avrei voluto piangere, ma non potevo: ora erano tutti qui, vivi, senza pensieri e potevo salvarli.

 

Fu allora che qualcuno bussò alla porta e sentii il cuore in gola perché mancava all’appello il viso dell’unica persona che avrei voluto davvero vedere.

I suoi occhi castano verdi erano allegri e pieni di vita quando posai i miei sul suo viso, un viso giovane privo di cicatrici incorniciato da capelli castani arruffati e disordinati. Trattenni il respiro, cercando di contenere l’istinto e fiondarmi nelle sue braccia, di nascondere il viso contro il suo petto come avevo fatto tante notti, di sentire di nuovo il suo calore e il suo profumo.

Sentii una mano sulla mia spalla, mi voltai, era zio Teddy che evidentemente doveva aver capito il mio subbuglio interno alla vista di mio padre.

Lui teneva per mano una ragazza, un paio di anni più piccola di lui, con capelli biondi, lunghi fino alle spalle e mossi, lei aveva grandi occhi chiari e sorrideva mentre mio padre salutava Nonna Molly che era accorsa a salutarlo.

Mia madre. Era bellissima, più bassa di come me la ero immaginata, ma d’altronde l’aveva vista solo durante una battaglia ed era possibile che indossasse i tacchi tipici della divisa femminile degli imperialisti in quella istanza. Aveva un sorriso dolce e potei vedere che le sembrava un sogno trovarsi lì, insieme a mio padre.

Poi avvenne qualcosa che non mi sarei aspettata: gli occhi di mio padre si rivolsero nella mia direzione e fiammeggiarono di ira. Che cosa avevo fatto per meritare tanto odio? Mi domandai nel panico.

Poi però lo vidi lasciare la mano di mia madre e fare grandi passi nella mia direzione, ignorando i saluti dei suoi fratelli e cugini. Mi domandai come potesse odiarmi tanto ferocemente senza neanche avermi conosciuta e abbassai il capo contrita, ma lui non si curò di me. Mi superò lanciandomi solo un’occhiata incuriosita, seguii il suo passo e mi domandai se non si stesse dirigendo da sua madre, a quanto avevo capito dalle storie era sempre stato molto legato a lei, ma mi stupì fermandosi di fronte alla poltrona su cui sedeva Theia.

Lo vidi afferrare la ragazza per i polsi e attirarsela al petto, stringendola a sé, lei era alta, ma non abbastanza rispetto al metro e novanta di mio padre, e come una bambina allacciò le gambe alla sua vita nascondendo il viso contro il suo petto mentre lui le carezzava la schiena con una mano e con l’altra le accarezzava il capo, mentre lei era scossa dai singhiozzi.

Mi voltai verso mia madre allibita e la vidi imbarazzata ancora con la mano tesa fino a dove un momento prima c’era stato mio padre, lo sguardo ferito e imbarazzato mentre cercava di nascondere il subbuglio che doveva sentire all’idea che il ragazzo che amava l’aveva lasciata da sola per accorrere in aiuto di un altra ragazza. La vidi abbandonare la sua mano mollemente al fianco mentre sorrideva cortese agli altri che la salutavano.

Mio padre non pareva essersi accorto del disagio che aveva creato. Mentre continuava ad abbracciare Theia Malfoy.

— Cosa ti avevo detto? — lo sentii dire — Ti avevo detto che non prometteva nulla di buono. — la bionda scosse la sua testa contro il suo petto.

— Nessuno di voi ha pensato di farle una cioccolata calda? — domandò rivolto ai suoi parenti che scostarono lo sguardo a disagio; Nonna Molly lo osservava pronta a rimproverarlo con le mani strette a pugno sui fianchi.

— Nonna — disse — per favore, con panna e cannella. — le ricordò dolcemente. La donna gli lanciò un’occhiata eloquente sparendo nella cucina. Intanto la bionda sembrava aver smesso di singhiozzare e lentamente slacciò le gambe dalla sua vita e mio padre la posò a terra, continuando però ad abbracciarla.

— Ciao — mi voltai di scatto, trovandomi di fronte il viso di mia madre, che mi sorrideva.

— Ciao — esalai, sorridendole.

— Io sono Claire, tu sei? — domandò porgendomi la mano.

— Lucy — replicai — Lucy Fleming. — dissi prendendo la sua mano nella mia.

— Oh che coincidenza, mia sorella si chiama Lucy — affermò facendomi scappare un battito: mi avevano dato lo stesso nome di mia zia, realizzai.

— Davvero? — la voce mi uscì più sibilante di quanto non volessi e lei mi osservò incuriosita.

— È proprio una coincidenza meravigliosa — esclamai e lei mi osservò stranita, mi morsi la lingua, maledicendomi.

— Beh intendo dire che è meraviglioso che tu abbia una sorella — dissi — io sono figlia unica e ho sempre sentito la mancanza di un fratello o una sorella.

— Oh. Come mai non hai fratelli o sorelle? — mi domandò sedendosi al mio fianco.

— Mia madre… morì quando ero molto piccola, mio padre l’amava così tanto che non riuscì mai a risposarsi. — raccontai, lanciando uno sguardo discreto nella direzione di mio padre, adesso la bionda si era allontanata leggermente da lui, ma lui la teneva ancora per le braccia.

— Io lo ammazzo! — raramente avevo sentito tanta rabbia e tanto odio nella voce di mio padre, abbastanza da farmi correre un brivido lungo la schiena, mi voltai apertamente verso la scena. Theia si era seduta nuovamente nella poltrona, mio padre era in piedi le braccia tese le mani strette a pugno tanto che le nocche erano diventate bianche, Draco Malfoy di lato annuiva completamente d’accordo.

— Non se lo faccio fuori io, prima — replicò Scorpius evidentemente d’accordo con mio padre sulla questione.

— Non gli farete nulla! — esclamò Theia, gli occhi che saettavano tra i due ragazzi — Dico sul serio, Scorp, nulla! — questa volta appariva di più come un ordine e vidi Scorpius mettere su il muso e incrociare la braccia al petto come un bambino imbronciato; mio padre, d’altra parte non si sarebbe fatto convincere facilmente.

James —pregò con un’occhiata eloquente la bionda, ma mio padre era troppo furente per sentir ragioni, camminava avanti e indietro davanti alla poltrona scuotendo la testa.

— Non capisci, Theia! Ti ha mentito, ti ha rubato il lavoro, ti ha tradita e spezzato il cuore! Non ho nessuna intenzione di permettergli di passarla liscia! — esclamò come se fosse stato commesso il peggior peccato del mondo.

— James, per favore. — pregò la bionda — non voglio ricorrere alla forza. Voglio dimostrargli che lui e i suoi studi rivoluzionari sull’utilizzo degli Avvicini nella medicina odierna posso andarsi a far fottere, voglio soffiargli da sotto il naso tutti i possibili investitori! E voglio farlo ad armi pari! — esclamò, facendo annuire Hermione alle sue spalle che le posò una mano sul capo in segno di appoggio.

Mio padre boccheggiò, sembrava voler dire qualcosa ma rimase in silenzio. Theia gli lanciò un’occhiata di supplica e lo vidi cedere lentamente.

— Va bene — annuì controvoglia, stupendomi perché mai lo avevo visto cedere in una discussione — Ma se lo vedo un bel pugno in faccia non glielo toglie nessuno. — promise schioccando la lingua minaccioso. Theia annuì grata, mentre Nonna Molly le portava la sua  cioccolata calda.

— Grazie.

— Non ringraziarmi ancora, potrei cambiare idea. — replicò lui prima di lasciarsi cadere seduto di fianco a mia madre baciandole la fronte e poi le labbra: — Scusa, tesoro — lo sentii dire — È che…

— Lo so — lo interruppe lei — È come una sorella, lo capisco, James. Sono solo stupita che ti abbia convinto. — chiosò prendendo una sua mano tra le sue e intrecciando le loro dita.

Sorrisi di fronte a quel gesto, prima che anche lui si presentasse e mi dovessi trattenere dal buttarmi al suo collo e piangere come una bambina.

Era incredibile come la presenza di mio padre, per quanto non fosse ancora l’uomo, l’eroe che avevo conosciuto per tutta la mia vita, mi mettesse a mio agio e mi facesse sentire amata e a casa.

Poco prima di mangiare arrivarono gli ultimi due ritardatari: Willow Malfoy e Hugo Weasley. Willow aveva la stessa età di mia madre e giocava per le Arpie mentre Hugo l’era passata a prendere dopo un allenamento.

Willow sprizzava gioia e vitalità da tutti i pori: tra i tre Malfoy era quella che aveva ereditato i capelli color caramello della madre, ma aveva le fattezze del padre, il suo viso ovale e i suoi occhi grigi, sebbene avesse preso la figura minuta di Hermione.

La vidi lanciarsi addosso al padre come se si stesse tuffando mentre gli baciava la guancia, era evidentemente una cocca di papà, realizzai.

— Ma come! — esclamò quando vide James seduto accanto a Claire in un angolo mentre si sussurravano parole dolci — Mi deludi, Potter! Avevo scommesso che a quest’ora Marc Bellamy fosse già finito al San Mungo, ero convinta che te ne saresti occupato tu, così non ci avrei dovuto pensare io! — replicò guardandolo orripilata, mio padre alzò gli occhi al cielo divertito.

— Paga, Malfoy! — latrò Hugo Weasley con il pugno in aria vittorioso — Theia lo convince sempre. — vide Willow abbandonare, tristemente, cinquanta galeoni nella mano aperta del ragazzo con capelli di un biondo rame brillante che si andò a sedere di fianco a sua sorella Rose e a sua madre Luna.

— Stupido biondastro — borbottò Willow sedendosi nel posto libero accanto a Roxanne e facendole l’occhiolino, prima di baciarla all’angolo della bocca.

— Com’è andata allenamento? — domandò la Weasley sorridendo affettuosamente alla Malfoy che si scrollò nelle spalle: — Sto morendo di fame! — fu tutta la sua risposta mentre la abbracciava.

Non avevo mai capito che la sorella più piccola di Scorpius fosse lesbica, non che fosse un problema, semplicemente mi sorprese, mi voltai verso Hermione e Draco e vidi lui che si passava una mano sul volto borbottando: — Potter e Weasley, davvero la mia progenie non ha gusto. — trovai adorabile il modo in cui Hermione gli strinse una mano baciandogliela e consolando il povero marito disperato.

Finimmo di mangiare alle due di pomeriggio.

Non avevo mai visto tanto cibo tutto in una volta.

Né avevo mai visto la mia famiglia sorridere tanto e ne fui felice.

— Ciao tu devi essere Lucy! Io sono Willow! — esclamò la più giovane dei Malfoy sedendosi praticamente in braccio a me con un ghigno sul viso che metteva inquietudine.

— Sì, io sono Lucy — replicai, sorridendole imbarazzata e lanciando uno sguardo terrorizzato verso Roxanne, che però non pareva in vista.

— Sei molto carina — mi disse, ammiccando — non fossi già una donna impegnata…

— Roxanne! — arrivò la chiamata annoiata di Scorpius Malfoy in mio soccorso — la tua fidanzata sta mettendo a disagio la nostra ospite!

— È tua sorella, biondo! Fa qualcosa — arrivò la secca risposta della ragazza, che pareva però divertita.

— Non ho nessuna intenzione di essere schiantato nella prossima settimana come l’ultima volta, è la tua ragazza è una tua responsabilità — fu la risposta maligna del biondo che ghignò nella mia direzione.

— Ci siamo già viste da qualche parte? — domandò Willow, ignorando fratello e fidanzata che bisticciavano su chi dovesse salvarmi, inclinando la testa di lato incuriosita — hai un viso famigliare.

— Io… ho solo una di quelle facce — dissi, arrossendo imbarazzata fino alla punta delle orecchie — Non credo che possiamo esserci già conosciute. — chiosai.

— Probabilmente mi confondo. — si scrollò nelle spalle lei — ricorderei un bel visino come il tuo se l’avessi già visto.

Questa volta la voce divertita era quella di Hermione: — Draco! Tua figlia sta terrorizzando la nuova arrivata! Fà qualcosa. — chiamò.

— Perché è sempre mia figlia quando terrorizza la gente? — arrivò la risposta annoiata del biondo.

— Perché ha preso da te. — fu la secca e disarmante risposta — io non ho mai provato gusto nel terrorizzare le persone.

— Ma se era il tuo passatempo preferito terrorizzare me — replicò l’uomo, inarcando un sopracciglio e stupendomi — Non so come sia sopravvissuto in una anno nella stessa Sala Comune con te.

— Continuavi a girarci intorno, tesoro, avrò pur dovuto fare qualcosa per provocarti a vuotare il sacco. — fu la nuovamente disarmante risposta della donna, in quel momento capii che Willow assomigliava più a lei che a suo padre.

— Oh certo e terrorizzarmi finché non avessi vuotato il sacco era la soluzione, vero, amore?

Hermione ridacchiò.

—Eppure giuro di aver già visto queste labbrucce tenere… — fece Willow accarezzandomi il viso, arrossii ancora di più, indecisa se schiantarla o no.

Mio padre e mia madre erano di lato e ridacchiavano tra loro, Theia Malfoy poco distante osservava la scena divertita scuotendo la testa all’atteggiamento della sorella.

— Roxanne… la farà morire dall’imbarazzo, la povera creatura! — chiamò allora Draco, risolvendosi nel chiamare la fidanzata della figlia.

Finalmente Roxanne pensò che avevo subito abbastanza e giunse in mio soccorso.

— Willow — chiamò con voce tuonante, la ragazza voltò immediatamente il viso verso di lei.

— Tesoro?

— Vieni con me per favore — ordinò serafica, la mora si tolse da di dosso a me e si diresse come un cagnolino dalla fidanzata.

— Cosa avevamo detto sul terrorizzare gli sconosciuti?

— Che non si fa — chiosò Willow apparendo contrita — ma a mia difesa, credo di averla già vista da qualche parte, perché ha un viso famigliare.

Roxanne mi studiò per un attimo: — Ha solo il naso alla francese come James, Willow — replicò secca — Non la puoi conoscere.

— Non avevo neanche fatto caso al suo naso. — borbottò lei.

— Willow.

— Va bene! — esclamò quella, si voltò nella mia direzione: — Mi dispiace, non volevo metterti in imbarazzo.

— Non ci pensare — sorrisi, facendole gesto di non preoccuparsi.

— Però è vero — se ne uscì zia Lily studiandomi attentamente — Scorpius, non trovi che abbia lo stesso ovale di tua nonna, Narcissa? — mi gelai sul posto.

— Non credo, Lily — replicò lui, osservandomi — Non mi pare, Theia? — la bionda si scrollò nelle spalle.

— Credo che tu ora stia vendendo le somiglianze dove non ci sono, tesoro — fece Ginny con un sorriso tirato, così simile ai sorrisi che faceva di tanto in tanto mio padre — In fondo tutti ci assomigliamo un po’. — corse in mio aiuto mia madre, sorridendomi.

Ricambiai il sorriso, ma non riuscii a scuotere lo sguardo indagatore di Draco Malfoy dal mio viso.

— Se è per questo le sue labbra sono uguali a quelle di Claire — fece Lily, e sorrisi ancora di più all’idea che se ne fosse accorta e avrei voluto urlare: certo! Sono sua figlia!, ma mi morsi l’interno della guancia per trattenermi.

— Oh sto dando di matto, credo abbiate ragione voi — fece sconfitta Lily lasciandosi cadere sul divano a occhi chiusi.

Sorrisi. No zia, non stai dando di matto.


Eccoci col primo vero capitolo. Ed ecco quindi i nostri personaggi che arrivano a farsi vedere: James, Albus e Lily. Scorpius, Theia e Willow, che ne pensate della nostra Willow? E della madre di Lucy, Claire? 
E della dinamica tra i personaggi?
Fatemi sapere, ci saranno tante sorprese proseguendo :)
alla prossima ~ G.

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