Il tempio di Giada Blu di Alexiel Mihawk (/viewuser.php?uid=28142)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Shaliel ***
Capitolo 3: *** Little By Little ***
Capitolo 4: *** Breaking the Law ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Nuova pagina 2
Il
Tempio di Giada Blu
Prologo
- Si passò una mano sul braccio, o meglio, su quello che era rimasto del
suo braccio sinistro.
- Ogni tanto nelle sere d’inverno un dolore acuto e profondo percorreva
quell’arto maciullato fino ad arrivare al suo cuore.
- Non ci faceva mai molto caso.
- Aveva imparato a considerare quel dolore come una cosa positiva.
- Serviva a ricordargli chi era, cosa voleva, cosa si aspettava dal futuro.
- Sorrise mentre il suo sguardo vagava lungo l’orizzonte, alla ricerca di
qualcosa [qualcuno] che sapeva essere lontano da quel luogo.
- La Red Force traballava sotto l’impeto delle onde e il sole calava
lentamente all’orizzonte.
- Una brezza leggera investì Shanks, mentre alle sue spalle un uomo dai
lunghi capelli neri, leggermente brizzolati e una cicatrice sul volto, si
avvicinava silenzioso.
- - Che hai? - chiese Ben con la sua solita flemma.
- - Nh, parlavo col mare. - sussurrò il capitano.
- - E che ti ha detto?-
- - Una nuova era è iniziata. –
Questa fic nasce come progetto alcuni anni fa. All'epoca però ero troppo
immatura e non ero pronta a gestirla.
Spero di riuscire a realizzare quello che ho in mente e di mantenermi
all'altezza delle aspettative [soprattutto mie].
A Axia, perchè è il tuo compleanno e perchè indubbiamente con le
tue storie hai inciso profondamente la mia persona. Ti adoro Den, lo sai.
A Shaina, perchè è la mia sorellona e le sue storie mi hanno fatto
diventare una zonamista convinta. Chia, adoro anche te.
A Ino e Aradia, perchè è con loro che questa storia è nata, è
per loro che è nata anche se ora la continuerò per tutti.
A tutte le ragazze del Midori Mikan.
A causa di mancanza di connessione, potrò aggiornare irregolarmente e
solamente nei fine settimana. Abbiate fede, andò avanti.
Il primo capitolo è più che altro una Drabble, ma non saranno sempre così.
Questo è solo il prologo.
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Capitolo 2 *** Shaliel ***
Shaliel
A Elettra. Tutto è
iniziato con una Shot su One Piece, anni fa, adesso continuiamo
così.
La
luna era oramai alta nel cielo notturno e con i suoi
pallidi raggi illuminava la notte scura.
La seconda metà della rotta maggiore si estendeva fino a
dove l’occhio
dell’uomo riusciva a guardare, il mare sembrava il sovrano
incontrastato di
quel luogo e le acque, stranamente calme quella notte, sembravano
ricoprire
l’intero emisfero.
Parecchi kilometri dietro la nave si trovava la Red Line, che
rappresentava per
i pirati di Cappello di paglia e per tutti i pirati, un punto di
riferimento di
vitale importanza nel loro viaggio.
Erano a metà strada, a metà del loro lungo
viaggio verso la meta, verso Raftel
Island e lo One Piece.
Con un altro mezzo giro del mondo sarebbero tornati a casa e quel
giorno, Rufy
ne era convinto, avrebbe potuto fregiarsi del titolo di Re dei Pirati.
Da
qualche parte nel mare orientale un cane ululò.
Probabilmente si trattava solo di un randagio affamato ma nulla a
Foosha veniva
considerato casuale, soprattutto non dopo che era giunta la notizia
delle
imprese di Rufy e della sua ciurma.
Makino si sveglio di soprassalto, appoggiò la mano al suo
fianco, nel grande
letto matrimoniale dove dormiva, alla ricerca di qualcuno o qualcosa
che non
era lì.
Sorrise dolcemente, guardando la luna fuori dalla finestra.
Chissà dove si trovavano in quel momento, cosa stavano
facendo.
Li avrebbe mai rivisti?
-
Si vede un’isola!! Ehi, Capitano si vede un’isola!
–
Brook dalla cima del pennone della nave si sbracciava
all’indirizzo di Rufy, il
quale tanto per cambiare era impegnato a sgranocchiare del cibo.
Il giovane capitano dal cappello di paglia balzò in piedi,
gli occhi
luccicavano e non riusciva a contenere l’eccitazione.
- Com’è fatta? E’ grande? Quando ci
arriveremo? Come si chiama? -
E un fiume di domande iniziarono a invadere il ponte della nave, senza
che il
giovane potesse impedirsi di farle, pur sapendo che nessuno dei
compagni
avrebbe probabilmente saputo rispondergli.
L’unica risposta che Nami riuscì a dargli fu il
tempo che ci sarebbe voluto per
raggiungerla, ovvero un paio di ore almeno.
- La cosa strana – disse la navigatrice pensierosa
– E’ che quell’isola non è
segnata da nessuna parte, non dovrebbe esistere, voglio dire, non
è segnata
sulle cartine ufficiali né su quelle pirata e non ve ne
è parola nemmeno sui
libri. Quell’isola non esiste. -
Purtroppo, invece di servire
da monito,
le sue parole non fecero che gettare benzina sul fuoco, in quanto
l’entusiasmo
di Rufy non fece che aumentare.
- Ci voglio andare!! Ci voglio andare!!-
Sul volto di Usopp si dipinse una smorfia di disgusto e paura.
- Certo che l’esperienza con Moria non ti ha proprio
insegnato nulla vero
ragazzino? – esclamò Franky divertito.
-Questo perché è un cretino!-
Nami non era altrettanto entusiasta né tantomeno divertita.
-
Suvvia navigatrice, il nostro Capitano è solo
esuberante, cerca di rilassarti. –
Robin
con voce calma e pacata le lanciò uno sguardo di
sostegno quindi tornò alla lettura del suo libro.
-
Si angelo mio, non darti pena per quell’imbecille!
– esclamò
Sanji arrivando di corsa con
un cocktail alla frutta.
-
Io non mi do pena per lui! Io do pena per il fatto che
laggiù si trova un’isola che non ci dovrebbe
essere! -
-
E chi ha detto che non dovrebbe esserci?- domandò Zoro
perplesso.
-
Lo dico io, non basta? – sbottò Nami seccata,
lanciandogli un’occhiata di fuoco.
-
No - rispose il marimo, appoggiato pienamente da Usopp
che annuiva con vigore.
Fu
stupefacente vedere come in meno di cinque secondi
netti il bicchiere vuoto, da cui Nami aveva bevuto,
eseguì una perfetta parabola di 45 gradi
finendo in frantumi sulla testa dello spadaccino.
-
Io ho sempre ragione!!- sbottò furiosa.
-
Non questa volta, mia bella mutandina. – si intromise
Brook, agitando la chioma a destra e a sinistra.
-
Come sarebbe a dire? Primo non sono tua, secondo,
quando hai visto le mie mutande?! E cosa significa “Non
questa volta”? –
Nami
cominciava a irritarsi.
-
Io ho una vista molto acuta, si fa per dire, visto che
sono morto. –
-
La vuoi piantare?!! – sbraitò Sanji esasperato
dall’umorismo dello scheletro.
-
Si, hai ragione. Comunque Nami non hai ragione, ho
sentito parlare di quell’isola, è stato molto
tempo fa, quando ero ancora vivo.
Ero sbarcato con l’equipaggio in un’isola nota come
“Abiuliny Island”, avevamo
bevuto molto ed eravamo tutti ubriachi, eravamo in giro per la
città e a furia
di camminare finimmo a donnette allegre –
-
Erano belle? – domandò il cuoco improvvisamente
interessato alla storia.
-
Ti sembra il caso? – Nami non ne poteva più
– Potresti
continuare, in nome del cielo? –
-
Certo, certo, cosa stavo dicendo? Ah già, eravamo
andati a donnette allegre, io ne avevo una con un paio di gambe da
sballo, a
ripensarci sento il cuore battere forte, è un eufemismo dato
che sono morto,
comunque questa ragazza parlava di una cosa strana, di
un’isola misteriosa, non
segnata sulle mappe che solo una nave su cinque riusciva a trovare. Si
diceva
che in quell’isola vi fosse nascosto un grande tesoro e che
fosse disabitata.-
-
Tesoro? –
Certo
questo cambiava le carte in tavola, almeno per
quanto riguardava Nami, e il punto di vista del resto della ciurma
passava
completamente in secondo piano.
-
Molto bene signori, in questo caso preparatevi allo
sbarco!!-
L’isola
che era improvvisamente comparsa di fronte a loro
non era molto grande, si estendeva su un diametro di dieci kilometri e
aveva
una forma perfettamente rotonda. Lungo
la costa, a una distanza di 45 gradi l’uno
dall’altro si trovavano otto moli,
ognuno di grandezza diversa, ideato appositamente per un unico
determinato tipo
di nave. Quando arrivarono a portata di tiro gli si avvicinò
uno sloop guidato
da un buffo signore con gli occhi storti.
-
Ehi, della nave! Dirigetevi al molo numero 5 –
Il
molo in questione si trovava un paio di miglia più a
nord. Si trattava di un porticciolo di medie dimensioni a cui si
trovava
ancorata, oltre alla Thousand Sunny, una piccola imbarcazione di
sorveglianza.
Sull’estremità
del ponte si ergeva un cartello, che
riportava tale scritta: “Shaliel Island vi dà il
benvenuto”.
-
Oh bè, adesso almeno sappiamo come si chiama questo
posto – borbottò Usopp, parlando più
con se stesso che con gli altri.
-
Per ora tuttavia non mi sembra saggio dividersi,
sbarcheremo tutti insieme e ci divideremo solo dopo avere capito
cos’è
realmente quest’isola. -
disse Nami
trattenendo per un orecchio Rufy che già era partito in
quarta, pronto a
buttarsi fuori bordo.
Alla
base del porto stava ad aspettarli un uomo. Si
trattava di un individuo molto alto, dalla pelle olivastra e gli occhi
verdi,
piegati verso l’alto e forse un po’ troppo vicini
rispetto al normale.
Indossava una strana uniforme verde e sul centro del petto portava una
spilla
arancione.
-
Benvenuti a Shaliel Island, signori, io sono l’addetto
ai registri dell’isola. E’ la prima volta che
sbarcate sulle nostre coste?-
Rufy
annuì e l’uomo riprese a parlare.
-
Il mio nome è Donovan, sarò la vostra guida per
la
giornata di oggi. Il log pose non impiegherà più
di 24 ore per registrare i
livelli magnetici dell’isola, di conseguenza al
più tardi domani sera potrete
ripartire. Inoltre vedendo la bandiera che sventola sul pennone della
vostra
nave ne deduco che siate pirati, vi verrà concesso
l’accesso nella zona nord
dell’isola, mi raccomando evitate la zona sud in quanto
spesso frequentata da
membri della marina e -
-
Aspetti, aspetti! – Nami interruppe quel fiume in piena
prendendo finalmente la parola – Non ci sono problemi coi
pirati su
quest’isola? E come mai non è segnata da nessuna
parte? –
L’uomo
sorrise indulgentemente, si era sentito rivolgere
quella domanda almeno un migliaio di volte nella vita eppure non si
stancava
mai di rispondere.
-
Shaliel Island è una delle 4 isole vive della seconda
metà della rotta maggiore, nonché la
più facile da raggiungere. E’ un enorme
opera di ingegneria navale. In origine era un’isola mobile,
si spostava da un
luogo all’altro trasportata dalle correnti marine, le
fondamenta dell’isola
erano state corrose in tempi remoti e gli abitanti avevano grandi
problemi di
sopravvivenza. Pensate, non ci si poteva allontanare un attimo con la
barca o
per nuotare perché si rischiava che al proprio ritorno
l’isola fosse sparita.
Poi, quasi 500 anni fa, un uomo sbarcò su queste coste,
asserendo che sarebbe
riuscito a impedire che l’isola vagasse senza meta in eterno.
Costruì un
elaborato sistema di macchinari e fece in modo che l’isola
non potesse
muoversi, ma a quel punto gli abitanti si erano abituati alla vita
tranquilla
che conducevano, il fatto che Shaliel fosse considerata
un’isola fantasma
garantiva loro una certa immunità sia da parte del governo
che dei pirati. Così
quell’uomo fece in modo che l’isola ruotasse sul
proprio asse, come attorno a
un’ancora, compiendo un movimento circolare che si ripete
regolare ogni anno. –
-
Come mai allora quest’isola non esiste sulle mappe? Se
la sua esistenza è nota per quale motivo non segnarla?
– domandò Robin
incuriosita dalla storia.
-
Vedete – continuò Donovan – Solo una
nave su cinque
raggiunge l’isola, e preferisce tenere per sé
l’informazione. –
-
Quindi una volta ripartiti potremmo non riuscire a
tornarci mai più? – chiese Franky, perplesso ma
interessato.
-
Non è così, ora che ne conoscete
l’esistenza sarà
l’isola stessa a farsi trovare ogni qual volta passerete di
qua. –
Nami
che prendeva pedestremente appunti, alzò finalmente
la testa dal blocco.
-
Ha parlato di quattro isole vive. Una è questa e le
altre tre quali sono? –
-
La seconda è nota come Yùlì, non
distante da qui e
ancora più assurda di Shaliel stessa, vi assicuro un posto
orrendo in cui
vivere , la terza è Isla Tortuga, un covo di pirati situato
a quattro o cinque
isole da qui e l’ultima nonché la più
difficile da raggiungere è la celeberrima
Raftel Island. La conoscerete sicuramente, o sbaglio? –
-
No non sbaglia. – sussurrò Nami in un soffio.
-
Immaginavo, ora seguitemi, vi mostrerò la città.
–
Il
pub in cui si trovavano faceva parte di un complesso
edilizio molto grande, un enorme centro commerciale che si estendeva su
più
piani.
Stavano
bevendo un caffè, mentre si facevano spiegare da
Donovan la storia dell’isola quando l’occhio di
Nami cadde sul giornale
appoggiato sul bancone del bar. Era un quotidiano che risaliva ad un
paio di
giorni prima, la prima pagina era spiegazzata e vi era qualche macchia
scura ma
il titolo era perfettamente riconoscibile, così come la foto
che spiccava
prepotentemente tra le altre.
-
Rufy, Rufy. Guarda qua! – esclamò sventolandogli
l’articolo sotto il naso.
-
Cosa devo guardare? Leggimi. – rispose il capitano, non
riuscendo a vedere nulla.
E
Nami iniziò a leggere.
“Ace
Pugno Di Fuoco, comandante della seconda flotta di
Barbabianca, è stato catturato e rinchiuso nella gigantesca
prigione di Impel
Down”
-
Pare che abbia combattuto contro un certo Barbanera, un
ex membro della flotta di Barbabianca, che dopo avere ucciso un suo
superiore
era scappato. Non conosco bene la storia ma ho letto
l’articolo qualche giorno
fa, brutta storia. –
-
Ricordo una storia del genere – ammise Rufy –
Vedrete
che Ace riuscirà a liberarsi. –
-
Non è solo quello il punto ragazzo –
continuò Donovan –
Questo fatto potrebbe alterare il delicato equilibrio che si
è venuto a creare
nei nostri mari e che è durato fino ad adesso. –
Robin
annuì.
-
E’ vero, non credo che Barbabianca accetterà
passivamente questa situazione. –
-
Non solo per quello. Vedete ci sono quattro grandi
organizzazioni che controllano questi mari. Il governo, la marina, la
flotta
dei sette e i quattro imperatori. Benchè gli ultimi non
facciano parte di una
vera e propria organizzazione posseggono un potere tale da distruggere
interi
continenti. Presi singolarmente non rappresentano una minaccia ma se
due o più
di loro dovessero incontrarsi o anche peggio, allearsi, cosa potrebbe
fare il
governo contro di loro? Nulla. La marina, per quanto possibile tenta di
rimanere al di fuori delle questioni del governo, tuttavia essendo
tutori della
legge non possono esimersi dal dare la caccia ai pirati e tutti e
quattro gli
imperatori sono pirati di grosso calibro. La cattura di Ace Pugno Di
Fuoco
rappresenta una carta vincente per il governo, sanno benissimo quanto
sia
importante per Barbabianca e non esiteranno a ricattarlo. –
-
Sta forse dicendo che potrebbero scatenare una guerra?
– domandò Nami aggrottando la fronte.
-
E’ esattamente questo. Vedete Barbabianca da solo non
potrebbe mai entrare a Impel Down, non possiede né
capacità adatte né uomini
sufficienti. E il loro obiettivo è quello di impedirgli di
allearsi con altri,
tuttavia questa loro azione potrebbe avere esattamente
l’esito opposto.
Immaginate allora cosa potrebbe accadere? Ci si troverebbe di fronte a
una
catastrofe di dimensioni colossali. Una guerra –
-
Shanks non lascerà Ace a marcire a Impel Down –
disse
Rufy – E nemmeno Barbabianca. Se mio fratello ha giudicato
quell’uomo degno di
essere il suo capitano allora non sarà certo quel tipo
d’uomo che abbandona i
compagni. –
-
Può essere Cappello di Paglia, tuttavia spero che
quello che dici non sia vero. Un possibile coinvolgimento del Rosso
rischierebbe di portare squilibrio perfino con la flotta dei sette. E
se alcuni
dei membri della flotta si schiererebbero dalla parte del governo non
sono
sicuro di quello che farebbero altri. Mi dispiace per tuo fratello, ma
spero
che nessuno sia così pazzo da tentare di andare a liberarlo.
–
-
Onestamente dubito che lo lasceranno lì –
dichiarò Zoro
scettico.
Donovan
scosse la testa.
Quindi
si avvicinò di più e riprese a parlare, questa
volta quasi sussurrando.
-Vedete,
se anche volessero andare a salvarlo potrebbero
incontrare ostacoli di altro genere. – si morse il labbro
indeciso se
continuare o meno, ma un’occhiata minacciosa di Nami gli fece
che capire che
non poteva certo ritirare la mano dopo avere gettato il sasso
– Ok, molto bene,
ve lo dirò, ma tutto quello che sentirete ora
dovrà rimanere tra noi.
Riservato. Top secret. Super segreto. Chiaro? –
-
Cristallino ma ora parla – sbottò Sanji esasperato.
-
Esiste una quinta organizzazione, la cui rete di
controllo si estende su tutto il mare e le terre conosciute. Si tratta
di
un’associazione segreta, che risponde al nome di Har Megido,
non si conoscono i
membri né tanto meno i capi; vedete, si dice che potrebbe
essere interessata
nella doppia distruzione del governo mondiale e dei quattro imperatori,
certo
sono solo voci ma se fosse vero sarebbe terribile.–
Robin
annuì.
-
Ne sentii parlare anche io quando con lo pseudonimo di
Miss All Sunday lavoravo alla Baroque Works, era un organismo molto
chiuso che
difficilmente lasciava trapelare qualcosa. Crocodile si
incontrò con uno dei
loro capi solo una volta,ma non mi disse mai nulla. –
-
Già, difficilmente mettono al corrente estranei dei
loro progetti. Come ho già detto è
un’organizzazione misteriosa di cui nessuno
sa niente. –
Zoro
alzò un sopracciglio con aria ironica.
-
Se nessuno sa niente come mai tu sai tutte queste
cose?-
-
Io so? Cosa so? Io non so niente! Di cosa stavate
parlando? –
-
Tranquillo, tranquillo, ho capito, tu non sai nulla. –
Donovan
annuì convinto.
-
Bene, direi che ne sappiamo abbastanza. Se avete
bisogno di qualcosa filate a comprarla che torniamo alla nave.
– esclamò Nami,
che avrebbe voluto parlare tranquillamente con gli altri senza che
quell’uomo
si intromettesse.
Sanji,
forse per empatia, forse semplicemente perché le
emozioni di Nami erano facilmente intuibili, chiese a Donovan di
accompagnarlo
a fare la spesa sparendo finalmente dietro a un angolo.
Nami
decise di accompagnare Robin in libreria, gli era
stato detto che a Shaliel vi era un’immensa collezione di
volumi antichi e che
molti erano in vendita.
Il
negozio in cui entrarono le due donne era molto
grande, le pareti erano rivestite di una carta da parati verde scuro,
dall’aria
antica, immensi scaffali percorrevano la stanza e montagne di libri
sembravano
fuori uscire da ogni dove.
-
Vediamo di trovare qualcosa di utile. – esclamò
Nami,
andando diretta verso un angolo in cui spiccava la scritta Isole e
Cartografia.
Robin
sorrise divertita e la seguì.
I
libri sembravano tutti uguali, molti erano vere e
proprie patacche, indegni anche solo di trovarsi in quel luogo, ma
altri, altri
nascondevano al loro interno informazioni preziose come tesori.
Ci
volle un po’ perché le due riuscissero a trovare
ciò
di cui avevano bisogno, una mezza dozzina di libri dai contenuti
più svariati.
Poi
il colpo di fortuna.
-
Che buffa cosa – sussurrò Robin.
-
Cosa c’è di buffo? – chiese la rossa
alzando la testa
dallo scaffale.
-
La copertina di questo libro presenta dei rilievi
strani, guarda è rigida come le altre ma in questo punto
sembra più spessa –
La
navigatrice osservò il libro in questione, era un
testo di storia su un isola chiamata Yùlì, era
stato scritto da una certa
Merediana Frost, un’archeologa del secolo precedente. Sul
lato interno della
copertina c’era effettivamente un rilevo, ci passò
sopra la mano.
-
Prendiamo il libro – sussurrò – poi
quando saremo a
bordo vedremo cosa c’è dentro. –
Robin annuì.
Si
avvicinò loro un ometto basso, calvo, con due spessi
fondi di bottiglia come occhiali, le osservò per un
po’ con l’aria di chi la sa
lunga, quasi deciso a cacciarle via. Poi si accorse che erano clienti.
-
Questa non è una libreria per donnicciole, se cercate
romanzi non ne teniamo. –
Quindi
si voltò convinto che se ne sarebbero andate, ma
non fu così.
-
Non vogliamo romanzi vecchio, vogliamo questi –
-
I libri si pagano, donnacce!! –
Nami
fu tentata di saltargli al collo, ma poi preferì
evitare di andare a cacciarsi nei guai, c’era sempre Rufy per
quello, quindi si
limitò a sventolargli sotto il naso un bel gruzzoletto di
berry.
-
Oh, ma mie care signore potevate dirlo subito. –
esclamò il vecchio cambiando improvvisamente umore.
- Cosa abbiamo
qui? Fanno 200 berry in totale. –
- Come prego? Non
mi fa nemmeno uno sconticino? – lamentò Nami
appoggiandosi al bancone con fare
da gatta. – Suvvia non sia tirchio! –
celiò facendo gli occhioni dolci.
-
Posso fare 175, tesoro – si arrese il vecchio, facendo
un sorriso sdentato.
-
Molto bene! – esclamò la rossa contenta, non era
tanto
ma era pur sempre uno sconto.
Si
incontrarono con Rufy e gli altri davanti al molo dove
avevano ormeggiato la Going Merry.
Donovan
li aveva accompagnati fino lì e si accingeva a un
temutissimo discorso di commiato ma fu frenato quando vide alcuni dei
titoli
dei libri comprati da Nami e Robin.
-
“Le Isole che vivono e la loro storia”, scelta
interessante signore, ma non troverete grandi informazioni in quel
volume, non
su Raftel Island, anzi ad essere sinceri non troverete informazioni su
quell’isola in nessun testo acquistabile. –
La
rossa aggrottò la fronte, maledizione, e pensare che
ci aveva sperato, anche se solo per un secondo.
-
Maledizione! –
-
C’è un luogo, tuttavia, in cui potreste trovare le
informazioni che vi servono. Dovrete deviare dal percorso se vorrete
ottenerle
e probabilmente affrontare anche la marina.
-
Sai che problema – alzò le spalle Zoro.
Come
se loro di Marine non ne avessero mai incontrati.
-
Vi è un isola a sud est di qui, il suo nome è
Krakatoa.
Si dice che negli archivi della base militare dell’isola
siano contenute
informazioni riservate, dall’importanza cruciale per chiunque
voglia anche solo
provare a raggiungere Raftel. Nessuno però è mai
riuscito a superare la spessa
guardia che sorveglia gli archivi. Dovrete stare molto attenti.
–
-
Kakatoa… che buffo nome. Eppure mi pare di averlo
già
sentito da qualche parte. – mormorò Robin,
più a sé stessa che agli altri.
-
Secondo i pochi che sono sopravvissuti in quell’isola
vi è nascosto un mostro. Un essere terribile e mostruoso.
State attenti. –
Usopp
lanciò un’occhiata preoccupata a Chopper che aveva
assunto anche lui un aria tremante.
Rufy
sorrise gentilmente.
-
Grazie, sei stato molto gentile. –
-
Anche troppo. – ringhiò Zoro - Perché
ci dici tutte
queste cose? –
Donovan
alzò le spalle e sì girò.
Fece
due passi poi ci ripensò e si fermò, voltando
nuovamente il capo verso Rufy..
-
So chi sei Rufy dal Cappello di Paglia, so cosa hai
fatto e ti ammiro. Nessuno, mai, prima di te aveva osato sfidare il
governo
così apertamente. Mi è solo venuta voglia di
darti qualche consiglio –
Alzò
la mano, fece un gesto di saluto e si incamminò
verso la città.
-
Andiamo – borbottò Zoro avvicinandosi alla nave.
Fu
quando furono tutti a bordo che iniziarono ad avere
sentore che qualcosa non andava.
-
C’è qualcuno a bordo –
sussurrò Zoro sfoderando la Wado
Ichimonji.
-
Se hanno toccato il tesoro li ammazzo – sibilò la
bella
Navigatrice.
-
Se hanno frugato nel frigo li uccido – le fece eco
Sanji, appoggiato dal Capitano, dal dottore e dal cecchino.
-
Se hanno rovinato la nave li devasto – rincarò la
dose
Franky.
Ma
sul ponte non si vedeva anima viva, il sole della sera
illuminava il prato e i mandarini di Nami, mentre la porta del
boccaporto
cigolava lentamente.
Fu
solo dopo che furono entrati sotto coperta che trovarono
l’intruso.
Era
seduto sul divano nella stanza della vasca dei pesci,
i piedi appoggiati su una sedia, una sigaretta accesa in mano.
Li
stava aspettando.
Ed
era una donna.
Spazio Autore:
Ebbene ci siamo. Finalmente il primo capitolo. Per chi mi conosce
è arrivato anche troppo in fretta, ma devo dire che in
questo priodo l'ispirazione è tanta.
Nella mia testa ho un'idea ben precisa di come evolverà
questa fic, so cosa far succedere e quando spero solo di non andare OOC
e di non creare OC ai limiti della sopportazione.
Macri:
Grazie tesoro, la tua recensione mi ha fatto molto piacere. Condivido
pientamente il tuo pensiero su Shank e anche se non sarà lui
il personaggio principale della storia ho intenzione di farlo apparire
spesso, così come Drakul [che amo]. Spero solo di riuscire a
gestirli come vorrei, anche per ora la mia paura più grande
riguarda gli OC, vivo col terrore di renderli delle Mary Sue o Gary
Stue.
giodan:
speriamo di essere all'altezza allora!
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Capitolo 3 *** Little By Little ***
Little
By Little
La donna stava
là.
Seduta sul divano di
velluto scuro, fumava tranquillamente una sigaretta.
Una sottile scia di fumo
saliva lenta da un lungo bocchino smaltato di nero.
Lunghe unghie rosse,
grandi occhi neri e una scia di boccoli scuri.
- E tu chi diamine sei?
–
ruggì Roronoa guardandola in cagnesco.
- Stai zitto, moccioso
–
disse la donna alzandosi lentamente – Chi di voi è
Rufy dal Cappello di Paglia?
–
-
“Moccioso” tua sorella!!
– esclamò lo spadaccino alterato.
E si sarebbe prontamente
gettato contro quella sconosciuta se Rufy non si fosse fatto avanti.
- Io sono Rufy e tu chi
diavolo sei? –
La donna si
avvicinò di
qualche passo al capitano e sorrise indulgente.
- Sei poco più
di un
bambino –
- E tu sei una
vecchiaccia! – celiò innocentemente il ragazzo.
- Ho ventisette anni,
brutto
impertinente maleducato!! – sbraitò la donna
seccata – Il mio nome è Eveline
Andrews – riprese ricomponendosi immediatamente.
- Guarda per me potresti
anche chiamarti Babbo Natale, ma voglio sapere perché sei
qui - sibilò Zoro seccato.
- Senti, buzzurro di uno
spadaccino che non sei altro, le donne non si trattano in questo modo
– esclamò
Sanji tirandogli un calcio per lanciarsi poi con una piroetta verso la
nuova
arrivata che vedendolo avanzare minacciosamente verso di lei gli
tirò un cazzotto
tra i denti mandandolo dritto, dritto tra le gambe di Roronoa il quale
provò un
improvviso moto di simpatia per la sconosciuta.
- Signorina Eve, che occhi
magnifici ha – aggiunse Brook avvicinandosi con classe
– Mi farebbe vedere le
sue mutandine? -
- Perché sei
qui? – ripeté
Rufy, scavalcando il cadavere di Brook sdraiato in mezzo alla stanza.
La donna gli si
avvicinò
lentamente e gli porse una busta bianca sulla quale spiccava in
caratteri
chiari ed eleganti il suo nome.
- Questa te la manda Shanks
–
Rufy osservò la
lettera,
quasi incredulo, eppure lui quella calligrafia la ricordava molto bene.
- Tutti seduti –
disse
girandosi verso la ciurma.
In breve il salotto della
nave si trasformò in una specie di sala da tè.
- Quindi tu fai parte
della ciurma di Shanks il Rosso, giusto? – domandò
Nami squadrando la donna da
capo a piedi – E sei venuta qui per consegnare una lettera?
–
- Sì, esatto,
tesoro –
rispose tranquilla Eveline controllandosi lo smalto sulle unghie.
- Ottimo, grazie mille,
puoi andare – esclamò Rufy aprendo la lettera.
La donna gli
tirò un
cazzotto sul capo.
- Ti pare che sono venuta
solo a portare una lettera? – sbraitò la donna -
Leggi quella roba e poi ne
parliamo. –
Il capitano la
guardò
strabuzzando gli occhi.
- Ma veramente
l’ho già
letta –
- Non credo proprio!
– ribattè
Nami – Quanto poco ci hai messo? -
- No davvero, guardate
–
rispose sventolando il foglio.
- Ma è bianco!
– notò Usopp
stupito.
- No, ti sbagli, guarda
meglio, qualcosa c’è scritto. –
esordì Robin avvicinandosi e prendendo il
foglio dalle mani del Capitano.
“Ti
Aspetto a Tortuga”
La Andrews si sporse oltre
la spalla dell’archeologa e sbirciò la lettera,
una piccola venuzza comparve
sulla sua fronte, seguita da una seconda e poi da una terza.
- Quell’idiota!!
A cosa
cacchio serviva questa roba?! - urlò seccata gettandola a
terra.
- Suvvia, meraviglia,
calma – tubò Sanji porgendole una tazza di
tè caldo.
La donna si
lasciò cadere
mollemente su una sedia mentre Nami le batteva con comprensione una
mano sulla
spalla.
- Non so perché,
ma ti
capisco molto bene -
Robin sorrise osservando
la scena.
- Probabilmente il Ross
oltre al cappello ha dato al nostro capitano anche parte della sua
intelligenza
– ironizzò.
- Siamo finiti –
fu la
pallida osservazione corale di Eve – Comunque, quella lettera
è una puttanata,
ma riassume in breve quello che è il mio compito.
Sarò io a scortarvi fino a
Tortuga. –
Zoro alzò un
sopracciglio.
- Non abbiamo bisogno di
una scorta, tantomeno della scorta di una donna –
- Davvero? E come pensate
di trovare Tortuga? –
- Con il log pose
–
rispose pragmatico Franky.
- E con l’aiuto
della
nostra navigatrice – aggiunse Robin accarezzando la testa
all’interessata.
- Come no. Forse non lo
sapete, ma Tortuga è… –
- E’
un’isola viva, sì lo
sappiamo. – Risposero tutti in coro.
- Ah, voi…
ma… Io credevo,
cioè il capitano pensava … -
Robin le
sventolò sotto il
naso il libro appena comprato.
La donna allibì,
quindi
guardò seccata Rufy come se fosse tutta colpa sua.
- Mi state dicendo che
sono venuta qui per nulla? Sono venuta qui per nulla?!! –
- Mi pare leggermente
isterica – sussurrò Chopper a Usopp.
- Già, mi
ricorda Nami –
rispose il nasuto.
- Vero, proprio Nami
–
annuì la piccola renna con decisione.
Una coppia di tazze da
tè
volarono in sincrono sulla testa dei due.
- Isterica a chi?!
–
esclamarono le due donne chiamate in causa.
- Sia maledetto quel
cretino di un uomo che mi ha spedito fino qui!! –
- Aetciuum! –
- Capitano si è
preso il
raffreddore? – domandò ridendo Yasopp.
- No, probabilmente
qualcuno sta parlando di me – rispose Shanks
- No, guarda, è
più
probabile che qualcuno ti stia insultando – rispose
pragmatico Ben,
osservandolo con un sopracciglio alzato.
- In quel caso
starnutirebbe in continuazione – celiò Lucky.
- Avete già
stabilito una
rotta, cosa indica il vostro log pose? – Eve sembrava avere
recuperato la
calma.
- Sì, ma prima
faremo una
deviazione. – sussurrò Rufy, seduto accanto a Zoro
che dormiva.
- Cosa? Sei diventato
scemo? – sbottò la donna – E dove?
–
- Krakatoa –
rispose
Brook, che ancora stava sdraiato per terra, tentando vanamente di
sbirciare
sotto la lunga gonna della nuova arrivata.
- Escluso. Non se ne parla
neanche. Andremo dritti a Tortuga. – dissentì
questa con vigore.
- No. Questa è
la mia nave
e qui comando io. Se non ti sta bene puoi sempre scendere. Ho la
navigatrice
migliore del mondo, arriverò in ogni caso a Tortuga senza
problemi. –
Il capitano si era alzato
in piedi e ora guardava quella donna con aria di sfida.
- Molto bene – si
arrese Eveline
– Ma se arriveremo in ritardo per il compleanno di mia
figlia, o se ci
arresteranno, cosa molto probabile, sappi che provvederò
personalmente a
strangolarti –
Sanji si
accasciò a terra.
-
“Figlia”…
Addio, mio sospirato giglio, tra noi non
avrebbe mai potuto funzionare – esclamò, nel bel
mezzo di un pianto dirotto,
attaccato alle sottane di Eve che lo osservava disgustata.
- Visto? Lo dicevo che era
una vecchiaccia! Ha anche una figlia! – fece notare Rufy
tutto convinto, come
se avesse appena detto la cosa più intelligente della terra.
Ma questa volta non fu la
straniera a menarlo bensì Robin che, avendo ventotto anni,
si sentiva chiamata
in causa.
- Capitano, metti un tappo
al cervello – disse sorridendo.
- Lui non ha un cervello
–
le ricordò pragmatica Nami.
- Questo spiega
l’intesa
con quell’imbecille del mio capitano –
- Eetcium! -
- No, seriamente, babbeo,
fai qualcosa per ’sto raffreddore! –
Krakatoa:
10.20 del
mattino.
Ariel quella mattina era
piuttosto seccata, a parte il fatto che Kira era completamente sparita,
il
locale era pieno di gente, la marina era già venuta a
perquisirlo due volte
alla ricerca di non sapeva quale pericoloso criminale. I suoi due
camerieri
avevano già rotto tre piatti e il cuoco era arrivato in
ritardo di due ore.
- Qualcuno ha visto mia
sorella? – domandò seccata rivolta ai clienti
fissi del locale, ma nessuno
seppe darle una risposta.
Nel frattempo la bambina
in questione stava davanti alle bancarelle del pesce al mercato e
osservava con
aria rapita un bel biondino con un vestito nero che si aggirava con
nonchalance
tra i banchi sorridendo a tutte le fanciulle che incontrava.
- Ho deciso cosa
farò oggi
– berciò allegra come una bertuccia.
Quando la porta
dell’East Blue
si spalancò due o tre dozzine di teste si posarono su un
metro e venti di
mocciosa che si catapultò urlando verso Ariel attaccandosi
alla sua gonna.
- Ma si può
sapere dove
diamine eri finita? C’è un sacco di lavoro da fare
o ti rendi utile o sparisci.–
- No, no, aspetta Ariel,
ho trovato l’uomo della mia vita! –
esclamò tutta allegra la bambina.
La sorella alzò
gli occhi
al cielo. Non era possibile. Di nuovo?!
Almeno una volta a
settimana Kira entrava correndo dalla porta asserendo con voce
squillante che
aveva trovato l’uomo della sua vita, ma non si riferiva mica
a un bambino della
sua età, eh no! Sarebbe stato troppo semplice in quel modo.
Si trattava sempre
di uomini adulti di passaggio a Krakatoa, pirati, marine, mercanti. E
ogni
volta il poveretto di turno finiva a doverle fare da babysitter. Per
fortuna
visto l’ingente numero di soldati presenti
sull’isola era raro che la bambina
si trovasse di fronte a qualche malvivente, senza contare che aveva una
specie
di sesto senso per le persone gentili e pazienti. Ariel era sicura che
prima o
poi le avrebbe messe entrambe nei pasticci, ma era l’unica
parente che le era
rimasta e le voleva bene quindi la assecondava quasi in ogni suo
capriccio.
- Sai che novità
e dimmi
ancora non l’hai ammorbato con le tue chiacchiere? –
- Questo significa che
posso? – senza aspettare una risposta abbracciò la
sorella e sparì nuovamente.
- Quella marmocchia mi
farà diventare scema. –
Nel frattempo la
marmocchia in questione era tornata al mercato e osservava con
attenzione la
sua preda.
Ponderò la cosa
per bene,
poteva avvicinarsi e parlarci o poteva semplicemente pedinarlo. Ma il
secondo
caso si prospettava meno divertente del primo che le avrebbe fornito la
possibilità di rompere le scatole al pover’uomo di
turno.
La Sunny aveva attraccato
quella mattina all’alba in un’insenatura nascosta
poco lontana dalla città.
Nami aveva disposto le cose con ordine e decisione e aveva lasciato la
ciurma
libera di scendere dalla nave, solo Usopp, Brook e Eve erano rimasti a
bordo,
il primo per un attacco di panico causato dalla vista
dell’imponente complesso
edilizio della marina, il secondo perché troppo
riconoscibile e la terza per
pura e semplice pigrizia. Avevano deciso che si sarebbero ritrovati
alle undici
presso il porto principale, in un vicolo secondario, per non attirare
troppo
l’attenzione e da lì avrebbero trovato una locanda
in città da cui mettere in
atto il piano di Nami per entrare nell’archivio della marina,
piano che ancora
la rossa non aveva voluto rivelare.
Sanji si trovava in quel
momento al mercato, aveva adocchiato degli sgombri freschi di giornata
che
sarebbero risultati perfetti per quel branco di caproni perennemente
affamati.
Inoltre quel posto era pieno di belle donne, tanto che il giovane cuoco
non
sapeva da che parte girare la testa. Proprio quando stava per buttarsi
a pesce
su una stangona bionda si sentì tirare per un lembo della
giacca. Quando si
voltò vide una bimbetta dagli occhi celesti e i capelli neri
che gli sorrideva.
- Buongiorno tesoro – la apostrofò gentile come
sempre con gli esponenti del
gentil sesso.
- Tu! –
esclamò la
mocciosa allegra.
- Si io? –
- Tu mi piaci! –
completò
attaccandosi al braccio del ragazzo – Giochi con me?
–
E fu così che la
mattinata
del cuoco andò allegramente a puttane.
Verso le undici e dieci il
cuoco raggiunse finalmente il luogo dell’appuntamento con
Kira che gli
trotterellava allegramente dietro.
- Sanji! – lo
apostrofò
Nami – Sei in ritardo! –
-Perdonami mio dolce
angelo! – esclamò il cuoco sinceramente
dispiaciuto, emanando cuoricini da
tutti i pori.
- Oh, stai luccicando!
–
osservò Kira stupida facendo così notare la sua
presenza.
- Ehi cuoco non
è che sei
diventato pedofilo? – domandò Franky squadrando la
bambina.
- Ma sei scemo? –
si
difese l’interessato – E’ lei che mi ha
seguito! –
- Ciao! Io sono Kira
– si
intromise la mocciosa aggrappandosi alla mano di Nami.
- Che carina che sei!
–
esclamò la rossa accarezzandole il capo – Io sono
Nami, riesci a dire il mio
nome? Na-Mi –
- Nami – sorrise
la bimba.
- Brava tesoro! –
disse la
navigatrice dandole una caramella.
- Guarda che è
una bambina,
non un cane. – le fece notare Chopper.
- Un tasso!! –
- Sono una renna!!
–
berciò il medico.
In quel momento
arrivò
Rorona, come sempre in ritardo, che andò a fermarsi vicino a
Kira e la
situazione degenerò del tutto.
- Chi è che ha
procreato?
–
- Il cuoco –
rispose
Robin.
- Che cosa vuol dire
procreare? – fu la domanda che posero all’unisono
la bimba e il capitano.
- Conosci una parola come
procreare? – fu invece la brillante domanda della rossa.
- Ehi Sanji sei pure
pedofilo adesso? – rispose lo spadaccino deciso a ignorare
qualsiasi commento
riferito alla sua intelligenza fatto da Nami.
- Io non sono pedofilo,
sottospecie di Marimo, se alle donne piaccio è colpa del mio
fascino –
- Come no, ma se alla fine
non combini mai nulla! –
- Parla per te! –
Il loro litigio fu
stroncato sul nascere da un paio di poderosi pugni che calarono
inesorabili
sulla testa dei due.
- Finitela idioti!! E
cerchiamo una locanda! – ululò Nami che iniziava a
perdere la pazienza.
Fu Kira a salvare la
situazione.
- Io conosco un posto dove
potete mangiare tutto il cibo che volete con lo sconto –
La rossa la prese in
braccio e la fissò intensamente, lei non se ne rendeva
conto, ma aveva appena
pronunciato la parola magica, e non si trattava di
“cibo”.
- Andiamo! –
esclamò
stampando un grosso bacio sulla fronte di Kira.
La porta
dell’East Blue si
spalancò con un colpo, era la seconda volta quella mattina e
Ariel sapeva
perfettamente chi sarebbe entrato, così quando si
sentì tirare le sottane non
si stupì di vedere la sorella.
- Hai finito di rompere le
scatole al prossimo? –
- No, però ti ho
portato
dei clienti – esclamò allegra come una pasqua.
Ad Ariel luccicarono gli
occhi, ma allora anche quella sottospecie di bertuccia serviva a
qualcosa!
Clienti! Si girò verso l’ingresso giusto in tempo
per farsi venire un infarto.
Ma chi diamine era andata a raccattare sua sorella? Non guardava mai
gli avvisi
di taglia per le strade? E tra tutti i pirati che esistevano a quel
mondo
proprio quella ciurma doveva raccattare, ottimo, come se lei con la
marina non
avesse abbastanza problemi!
- Tu sei completamente
idiota! – sussurrò lentamente alla sorella per poi
avvicinarsi a passo di
carica alla ciurma di Cappello di Paglia. – Voi, venite con
me, da questa
parte, prima che vi veda qualcuno. –
Quindi presa Nami per mano
li trascinò dietro al bancone, facendoli scendere in una
botola nascosta.
Sotto la locanda si
trovava un enorme scantinato adibito a sala da pranzo, era pieno di
tavoli,
anche se solo un paio erano occupati.
- Qui sarete al sicuro, la
marina non vi troverà – borbottò la
ragazza lanciando un’occhiataccia alla
sorella – Che cosa posso portarvi? –
- Tutto quello che
c’è in
cucina – celiò il capitano come se fosse la cosa
più ovvia del mondo – Ho
taanta fame! –
- Non vi costerà
poco –
- Kira ha detto che ci
avresti fatto uno sconto – aggiunse Nami sbattendo gli
occhioni.
- Il dieci per cento
–
- Cinquanta –
- Quindici –
- Quaranta –
- Venticinque o niente
sconto e potete anche uscire e farvi catturare dalla marina, i vostri
avvisi di
taglia sono appesi in tutta la città –
- Vada per i venticinque
–
asserì la rossa – E ci lasci rimanere qui fino a
domani mattina –
- Ngh, e sia –
In breve si ritrovarono di
fronte a una tavola imbandita, sembrava che davvero Ariel avesse
portato loro
tutto quello che c’era in cucina. Ma la cosa più
stupefacente era che erano
davvero riusciti a mangiare tutto. Soprattutto il temibile pirata dal
cappello
di paglia, che si era gonfiato tanto da sembrare una botte.
- E’ tremendo!
Sembra un
ippopotamo! –
- No fiorellino –
celiò
Sanji prendendole la mano – è molto peggio!
–
La ragazza, che era la
fotocopia sputata di Kira solo con una decina di anni di
più, gli rifilò una
padellata tra i denti.
-Piuttosto –
disse
sedendosi con loro al tavolo – Come mai dei pirati con una
taglia come la
vostra hanno deciso di venire qui? Vi faccio notare che la base della
marina
presente in quest’isola è molto sorvegliata e i
vostri volti sono più che
conosciuti. –
- Credimi è
meglio se non
vieni coinvolta – le sorrise gentile Robin.
- Peggio di
così, oramai
siete nel mio locale, vi hanno visti entrare in molti sapete? Non siete
esattamente la quint’essenza della discrezione voi sette
– disse osservando il
gruppo. Due ragazze con una quinta a testa, uno spadaccino con i
capelli verdi,
un biondo che sembrava un becchino, un ragazzo di gomma con un evidente
cappello
di paglia, una specie di gigante in mutande e un tasso.
Sicuramente non era facile
che passassero inosservati.
- Per fortuna in questa
città la marina non è vista molto di buon occhio
quindi nessuno andrà a
denunciarvi, per lo meno spero, questa locanda è tutto
quello che ho in questo
posto, se dovessero requisircela, non so proprio come farei –
- Tranquilla, non
succederà
– la rassicurò Rufy sorridendo.
Chissà come mai
il suo sorriso
aveva sempre il potere di illuminare la situazione.
- Rufy, taci, cerchiamo di
capire come cavolo entrare all’archivio –
sbottò Nami tirandogli un cosciotto
tra i denti.
- Entrare
nell’archivio? –
Ariel scoppiò una risata genuina.
- Lo trovi divertente?
–
ironizzò Zoro guardandola con un sopracciglio alzato.
- Ma soprattutto sei
ancora qui? Nessuno ti ha insegnato a farti i fatti tuoi? –
sibilò Nami.
- No, scusate, avete
ragione, è solo che – improvvisamente la ragazza
si fece seria – Non ci
riuscirete mai, nessuno ci è mai riuscito. E anche se
riusciste a entrare, non
trovereste mai quello che cercate, quell’archivio
è immenso. –
Robin si scambiò
un’occhiata
con Franky.
- E dimmi tu lo sai
perché
ci sei stata spesso vero? – fu la sarcastica domanda del
cyborg.
La fanciulla
arrossì
vistosamente.
- No ecco io, non
esattamente, però una volta un Marine ubriaco me ne ha
parlato –
Robin le
appoggiò con fare
materno una mano sul capo.
- Certo tesoro, se
è così,
dicci tutto quello sai, vuoi? –
L’archeologa
sapeva essere
molto dolce quando voleva, ma anche molto convincente.
- So soltanto che
l’archivio
è immenso, i fascicoli sono disposti in ordine alfabetico,
per entrare bisogna
avere un pass magnetico che apre la porta, senza contare il numero di
marine di
guardia –
- Dolce bocciolo di rosa
–
Sanji le si avvicinò in un mare di cuoricini –
Come sei intelligente, come sei
gentile ad aiutarci ancora!! –
- Oh beh grazie –
convenne
Nami prima di riprendere - E come lo otteniamo questo pass? –
Ariel si
mordicchiò il
labbro.
Non aveva nessun problema
ad aiutare dei pirati, nel suo locale gestiva un sacco di
attività sottobanco e
conosceva anche la persona giusta, solo, solo aveva paura che questa
volta
avrebbe rischiato troppo. Se la marina avesse scoperto che aiutava dei
fuorilegge l’avrebbero arrestata togliendole così
definitivamente la
possibilità di tornare a casa. E lei voleva assolutamente
tornare a casa.
- Non devi aiutarci gratis
– asserì Rufy – Ti pagherò
–
Nami non sembrava essere
esattamente dello stesso avviso quando lo prese da parte chiedendogli
con aria
assassina se fosse per caso diventato scemo.
- Molto bene, ma vi avviso
che vi costerà un bel po’ –
- Vipera –
sibilò la
rossa.
- Ti assomiglia –
sussurrò
Chopper prima di finire cianotico in un angolo della stanza.
Nel frattempo Kira che
stava seduta sulla gamba si Sanji con un lecca lecca in bocca scese e
andò a
controllare il piccolo amico peloso, punzecchiandolo con un osso di
pollo.
- Sei morto? –
La renna si alzò
di
scatto.
- Non portare rogna!!
–
Chi dava ordini in quella
ciurma era lei.
- Avete due
possibilità,
la prima è darmi diecimila berry, la seconda è
comprare due biglietti a Nome
mio e di Kira per la prossima nave che partirà verso est. In
ogni caso non vi
verrà a costare molto meno. Prendere o lasciare. –
- Sei ubriaca!! Non vado
oltre i cinquemila – ribatté convinta a rossa.
- Ho detto prendere o
lasciare, non ti vanno bene diecimila berry? Mi sta bene, ma non
venirmi a
chiedere di buttare all’aria tutto quello che ho costruito in
dieci anni su
quest’isola per il capriccio di qualcuno che nemmeno conosco.
–
Non aveva nemmeno tutti i
torti, pensò Nami turbata, dannazione era così
difficile, dare via una
minuscola parte dei soldi o buttarsi alla ceca verso
l’archivio. In fondo
buttandosi alla cieca avevano sempre risolto le cose senza problemi, e
c’era da
aggiungere che i soldi avevano quel colore dorato così bello.
- Accettiamo –
dichiarò
Rufy convinto e la sua voce non ammetteva repliche.
- Molto bene. In questo
caso ci sarebbe un uomo che potrebbe aiutarvi, ma temo vi
costerà altri
cinquemila. E’ un ottimo falsario vi procurerà un
pass magnetico senza problemi
entro domani mattina, ma ovviamente non lo farà gratis.
–
Questa volta Nami
annuì,
le sembravano soldi spesi meglio dei precedenti.
Ariel era uscita da
qualche minuto insieme a Kira, aveva loro promesso che sarebbe andata a
recuperare quell’uomo, un tale di nome Rasky, così
aveva detto, aggiungendo che
non sarebbe tornata prima di un paio d’ore.
Di quel passo sarebbero
riusciti a fare il colpo quella sera stessa. In quel modo la mattina
successiva
si sarebbero potuti allontanare indisturbati, nessuno avrebbe osato
seguirli e
onestamente dubitavano un po’ tutti che su un’isola
di quel genere ci fosse
qualcuno capace di tenere loro testa. Si trattava semplicemente di un
archivio
della marina e per altro solo uno dei tanti.
Durante la mattina aveva
fatto con Robin un giro di perlustrazione attorno
all’edificio, si trattava di
una costruzione lunga una cinquantina di metri e larga una trentina,
era
circondata da alte mura di pietra rinforzate da pilastri di ferro che
avevano
la funzione di torri di guardia. Vi era un’unica entrata sul
lato nord, un
cancello di tre metri che per quanto aveva potuto costatare dava su un
cortile
interno ben protetto. Dell’interno non sapeva nulla, se non
che gli archivi si
trovavano al secondo piano.
- Non sarà
facile –
borbottò Nami guardandosi intorno.
- Ce la caveremo in ogni
caso – replicò lo spadaccino attaccandosi alla
bottiglia di Sakè.
- Basterà
elaborare un
piano – fece eco Robin.
- E distrarre le guardie
–
continuò Franky.
Sanji si
avvicinò alla
navigatrice e dopo averle appoggiato una mano sulla spalla, le sorrise
con fare
sornione.
Era inutile preoccuparsi.
Ce l’avrebbero
sicuramente
fatta.
Ce la facevano sempre.
Erano in una botte di
ferro, glielo diceva sempre anche Brook, non si poteva perdere quando
si aveva
una fortuna sfacciata come loro, e ovviamente anche una buona dose di
coraggio
e faccia tosta.
- Stai tranquilla Nami, ci
sarò io a proteggerti! –
- Grazie Sanji –
replicò
la rossa che di farsi proteggere da lui non aveva certo voglia, anzi
probabilmente sarebbe stata lei a doversi difendere dalle sue avances
moleste.
Dopo un paio di ore
apparente tranquillità, verso le quattro del pomeriggio, la
botola che dava
nello scantinato si aprì.
A entrare fu un uomo sulla
trentina, occhi piccoli e grigi, capelli lunghi raccolti in un codino,
il
fisico era quello di uno scaricatore di porto ma le mani erano sottili
e ben
curate.
Scese lentamente le scale
e si guardò intorno con fare guardingo, quindi
indugiò con lo sguardo sul piccolo
gruppo di persone radunate sulla destra che lo osservavano a loro volta
con
aria dubbiosa.
Si girò verso
Kira che lo
seguiva senza fiatare e alzò un sopracciglio.
- Sono loro? –
La bambina annuì
e superatolo
tornò a posizionarsi sulle gambe di Sanji, la sua postazione
preferita.
- Il mio nome è
Rasky –
disse l’uomo avvicinandosi – Ariel mi ha detto che
avete bisogno di un pass
magnetico –
Rufy annuì
convinto e gli
fece segno di sedersi accanto a lui. L’uomo lo
scrutò per qualche secondo poi
lo raggiunse e riprese a parlare.
- Quando mi ha detto chi
eri non ci volevo credere, ma vedo che mi sbagliavo. Sei piuttosto
famoso sai?
Il pass che avete chiesto e qui e vi ho portato anche una mappa.
–
- Quanto ci
verrà a
costare? – chiese Robin pragmatica.
- Nh, il pass cinquemila.
Ma il mio aiuto e la mappa ve li dò gratis –
replicò Rasky accendendosi un
sigaro.
Quindi tirò
fuori dalla
tasca una carta piegata in quattro e la aprì sul tavolo.
- Molto bene –
esclamò
Nami strofinandosi le mani.
- Come potete notare la
sorveglianza è molto stretta e se volete raggiungere quegli
archivi l’entrata è
una sola –
- Ora statemi bene a
sentire – iniziò la navigatrice – Faremo
così … -
Spazio
Autrice:
Ok eccomi di nuovo qui. Sì ci ho messo una vita ad
aggiornare, ma non è colpa mia!
Fissa ostile due persone a caso. La prossima volta torturerò
saggiamente le mie beta.
In ogni caso cercherò di fare più in fretta da
ora in avanti.
giodan:
Grazie. Ti ho incuriosito dici? Sono felice, come vedi Eve è
un mio OC e devo ammettere che ce ne saranno un bel pò in
questa storia, spero solo di renderli decentemente. L'associazione non
c'entra nulla con Dragon, è un'altra cosa. Nuova.
QueenLilly:
Grazie tesoro! Quanti numeri! Comunque come vedi ho aggiornato non
c'è bisogno che mi affoghi. E Eve hai capito chi
è no? Guarda bene, cognome, nome della figlia. Si vede a chi
mi sono ispirata <3
Ino_The_Demon:
Sì è un periodo strano in cui ambientarla, ma va
bene così. Cercherò di farmi in otto per gestirli
tutti. Stupita? So che non era chi ti aspettavi, ma per vedere la mia
pupilla dovrai aspettare ancora qualche capitolo. E per la cronaca e
mezzanotte passata. Uno dei miei orari assurdi. Ti lovvo sister.
Ly:
Sì la scelta temporale è insolita, e non doveva
essere così in orgine, ma mi sono innamorata di Brook a
prima vista e Franky, diamine, Franky mi serviva proprio! In ogni caso
per OC vedrò di fare del mio meglio. Comunque amore,
sì, è quella fic. E aspetto i commenti
più tosti da te. Cattiveria cucciola. (L)
|
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Capitolo 4 *** Breaking the Law ***
Capitolo 3: Breaking the law
Betato
da Gina <3
È noto che
spesso l’inazione venga scambiata per pace.
Krakatoa viveva da tempo avvolta da un alone di calma e
tranquillità.
I soldati trascorrevano le loro giornate ridendo e
giocando a carte, le veglie notturne dormicchiando e bevendo in
compagnia.
La noia regnava sovrana.
Noia.
Il giovane Herb Graig Snider, quando si era arruolato,
pensava ad una vita piena di
avventure.
Si immaginava di solcare i mari e dare la caccia a
pericolosi pirati.
Sognava di combattere, stringendo nelle mani il suo
fucile di ordinanza, di fare carriera e magari, un giorno, diventare
famoso.
Si immaginava tutto, tranne che essere confinato in
quell’isola a fare la guardia a un edificio.
Una stupida costruzione di pietre e metallo che conteneva
chissà che cosa.
Forse se l’avesse saputo sarebbe stato in pace con
sé
stesso, ma non ne era del tutto certo.
La verità era che nessuno, tranne i pochi addetti che vi
lavoravano all’interno, sapeva cosa ci fosse nella base
militare di Krakatoa.
Qualcuno penava vi nascondessero delle potenti armi che
avrebbero garantito loro la vittoria in qualsiasi guerra.
Altri credevano che vi facessero esperimenti scientifici
di alto livello.
Molti se ne sbattevano allegramente le balle, felici di
potersi guadagnare la pagnotta senza rischiare la pelle.
Nessuno si sarebbe mai aspettato che fosse la sede dei
principali archivi governativi.
Certo, in molti erano a conoscenza del fatto che gli
archivi del governo erano molti ed erano sparsi per gran parte delle
isole
dell’oceano… ma
a Krakatoa?
No, quella era un’isola dimenticata da Dio e dagli
uomini.
Quella sera il povero soldato semplice Snider stava
giocando a poker con i suoi colleghi e a dirla tutta stava pure
vincendo.
- Cazzo Herb, devi piantarla di barare a ‘sto modo!
– sbottò
il suo collega, Roger Petersson – di questo passo finisco in
mutande prima
delle due! –
Mezzanotte e mezza era passata da poco e il loro turno di
guardia sarebbe durato fino delle cinque di quella mattina.
- Stai buono Roger, tanto mica può continuare a vincere
–
disse il terzo genio del gruppetto, un tale di nome Wes Fowler,
arruolatosi un
paio di anni prima in un’isola dalla parte opposto del mondo.
- Dài ragazzi,
per una volta che vinco! – celiò Herb tutto
allegro.
- Per una volta che vinci ti riempiano di botte –
asserì
Wes.
- E perché? Mica sto barando, tu bari e perdi! –
- Piantatela cretini! – esclamò Roger esibendo le
carte –
poker d’assi, signori. Sganciate la grana –
I due lo fissarono inebetiti.
- No – disse Snider leggermente contraddetto –
Guarda che
stavo vincendo io –
- Roger, quando bari, aspetta di essere l’ultimo, non ci
sono cinque assi in un mazzo di carte – Fowler gli
sventolò sotto il naso un
asso di picche – Coglione –
Petersson li fissò per un attimo, quindi alzò le
spalle.
- Cambiamo gioco? –
Wes stava per proporre il ramino, ma non fece in tempo a
dirlo che un enorme boato fece saltare in aria il cancello principale.
Schegge di legno e pezzi di ferro volarono per tutto il
cortile, investendo in pieno la prima linea di guardie mezze
rincoglionite.
- Fatto – esclamò un uomo dall’aspetto davvero ambiguo apparendo sulla soglia
del cortile.
- Che schifo! È in
mutande! – esclamò Herb prima di venire buttato a
terra da un pezzo di muro.
Nessuno, mai, in duecento anni, aveva assaltato Krakatoa.
E se l’aveva fatto, non era tornato per raccontarlo.
Non perché la base dell’isola fosse dotata di armi
ultrasoniche ammazza pirati o perché i soldati della
guarnigione fossero tutti
eccellenti uomini d’arme, no, si trattava di qualcosa che si
trovava sotto
l’isola.
Un essere antico.
Leggendario.
Poi, certo, i soldati di guardia erano molti, moltissimi,
ma per pirati addestrati alla battaglia, quegli stessi pirati che
avevano
assalito Eneis Lobby, qualche misero marine non era certo un ostacolo.
Rufy, allegro come una pasqua, si mise a menare colpi a
destra e a manca, cercando di colpire qualsiasi cosa si muovesse.
Zoro dal canto suo sembrava divertirsi moltissimo a far
volare per aria la gente e a distruggere le certezze di quei poveracci
che gli
sparavano addosso.
Sì, esistevano uomini a prova di proiettile.
No, quello che vi hanno fatto credere in marina, ovvero
che gli uomini sono mortali, non è sempre vero.
I due, a cui Nami aveva concesso carta bianca, stavano
letteralmente facendo volare i nemici.
Questa era la prima parte del famoso piano della
navigatrice.
Distraeteli.
-
Il piano è questo – aveva detto Nami passandosi
una ciocca di capelli
ribelle dietro l’orecchio sinistro.
- Ci divederemo in tre gruppi: il primo
sarà composto da Rufy e Zoro,
il secondo da me, Robin e Franky e il terzo da Sanji e Chopper
–
Quindi aveva mostrato loro la cartina, che
rappresentava la base
militare.
- Franky, tu farai saltare il cancello,
dopodiché Rufy e Zoro li
terranno impegnati mentre io, te e Robin entreremo nella porta sulla
destra. Al
primo piano ci sono gli archivi, dovremo arrivare lì senza
fare troppo casino,
Franky a te il compito. Una volta arrivati, apriremo la porta con
questo pass
elettronico, intestato a… - Nami lesse il nome sul
cartellino – Capitano Alonso
Gonzales? Che nome di merda! -
- Sarà bello il tuo –
borbottò Rasky – Questo è quello posso
offrirti,
bella –
- Primo – sibilò Nami
– Il mio nome è stupendo. Secondo, nessuno
leggerà il nome sul cartellino. Terzo, stia zitto, ok?
–
L’uomo aveva alzato le spalle.
- Sì, Naminuccia mia, il tuo piano
è brillante e geniale… - iniziò
Sanji.
- Ma noi cosa facciamo in tutto questo?
– finì Chopper per lui.
- È
palese, voi due resterete qui.
Questa sarà la nostra base operativa e
la difenderete in caso di attacco. Sarà un lavoro semplice,
non c’è bisogno di
esporci tutti quanti. –
- Tantomeno avremo bisogno di qualcuno che ci
impicci – esordì Zoro dal
nulla.
- Cosa vorresti dire, Marimo? –
ringhiò Sanji che, pur non essendo
esattamente soddisfatto della decisione della rossa, non osava dire
nulla.
- Intendo dire…-
- Un cazzo! – si intromise la
navigatrice – Roronoa se non la pianti
mollo qui anche te. Andiamo in pochi perché non dobbiamo
attirare troppo
l’attenzione, idioti! E subito dopo ce la daremo a gambe.
–
- E che diamine! Quante cavolo di porte ci sono? –
sbraitò Franky arrivato all’inizio di un lungo
corridoio.
Robin si guardò in giro.
Doveva ammettere che i due ebeti là fuori stavano facendo
un ottimo lavoro, ma loro tre avrebbero dovuto darsi una mossa.
- Secondo questa cartina, la porta è quella in fondo al
corridoio – esclamò Nami indicando dritto davanti
a sé.
Su ogni lato si aprivano una serie di innumerevoli porte
in mogano nero, ma solo quella in fondo era di metallo.
- Andiamo allora, che poi devo andare a bermi una cola. –
- Pensi sempre a quello – borbottò la rossa
armeggiando
davanti alla porta di ferro.
- Che vuoi farci, ognuno ha le sue priorità. –
- Le tue sono insulse – berciò la navigatrice, che
in
quel momento era più seccata del solito.
La porta di acciaio risaltava in fondo al corridoio. Il
pass che era stato dato loro, doveva essere inserito in uno spiraglio
laterale,
quando Nami lo fece, apparve
una
tastiera metallica sulla quale avrebbe dovuto digitare un codice
numerico segreto.
- Se è sbagliato, lo uccido –
La porta si aprì cigolando.
Centinaia di scaffali, schedari, pile di fogli apparvero
ai loro occhi. Quella stanza era eccezionalmente disordinata, ma
soprattutto
era immensa.
- E poi quello disordinato sarei io – borbottò
Franky
spalancando gli occhi.
- Stai zitto, vediamo di darci una mossa –
- Ehi Zoro, io sono a 208 – esclamò Rufy ridendo
come un
idiota.
- Io a 210, sei rimasto indietro, eh!
–
I due ebeti stavano giocando con i soldati della marina
che avevano preso alla sprovvista e si stavano pure divertendo.
Il comandante della base, quando aveva saputo
dell’attacco, era
stato indeciso se
nascondersi in un angolino a piangere, conscio della
disparità di forze, o se
fare qualcosa di concreto per contrastarli.
Alla fine aveva prevalso il suo buon senso e, nonostante
le proteste dei suoi
uomini, aveva cercato, vanamente,
di
organizzare un’offensiva.
- Li prenderemo in mare – aveva detto al suo sergente
maggiore.
Aveva organizzato un gruppo di volontari che intrattenessero
i pirati, un altro lo aveva mandato a cercare la loro nave e
informazioni nella
città.
Poi scese nei sotterranei.
Sanji e Chopper erano rimasti alla locanda e,
mentre il primo stava decantando le
lodi della bella Ariel e il secondo era impegnato a giocare con Kira, la botola che dava sulla locanda si
spalancò, lasciando
passare una
cameriera trafelata, con i capelli scomposti e il fiato corto, segno
che aveva
corso fino a lì.
- Ariel, stanno arrivando! – esclamò tirando la
ragazza
per un braccio.
- Calmati, chi sta arrivando? -
- La marina. Hanno scoperto che i pirati che li hanno
attaccati hanno alloggiato qui e forse ci sono ancora e stanno venendo
in massa.
–
- Fico! – rispose Kira, che trovava le situazioni spinose
particolarmente divertenti.
- Fico un cazzo! – Ariel si morse un labbro –
Uscite
tutti, chiudi il locale, fingeremo non ci sia nessuno. –E
avrebbe anche potuto
funzionare come piano, se i marine non fossero
stati guidati da Felicia
Doom.
Il sottotenente Doom e Ariel non erano mai andate molto
d’accordo, forse per il fatto che erano entrambe donne, forse
per il fatto che
la prima era invidiosa della bellezza della seconda o,
più semplicemente, perché
Felicia aveva sempre sospettato che la bella locandiera svolgesse
attività
illegali.
- Ehi, capelli celesti, esci fuori! – urlò in un
megafono
quasi più grande di lei.
Ariel, ovviamente, non ci pensava nemmeno.
- Si stuferà – borbottò caricando un
fucile a pompa.
E Felicia si stufò davvero, non era mai stata un tipo
paziente.
- Ho sempre odiato questo posto – sbraitò ai suoi
sottoposti – Dategli fuoco, vedrete come usciranno i conigli!
–
I soldati, che avevano circondato la locanda, eseguirono
velocemente l’ordine gettando sulla locanda fiaccole accese,
rompendo le
finestre e buttando all’interno del locale, bottiglie di
alcool pronte a
prendere fuoco.
- Pasticcino – disse Sanji sentendo odore di legno
bruciato – Ci danno fuoco –
La ragazza spalancò gli occhi, le stavano bruciando la
locanda.
Quella figlia di mignotta della Doom le stava davvero
dando fuoco alla locanda!
- Troia – esclamò facendo per uscire.
- Aspetta! Se esci
ti spareranno contro – Sanji la trattene per un braccio
– Non fare cazzate. –
Le fiamme avevano oramai avvolto i piani superiori e lo
scantinato stava iniziando a riempirsi di fumo.
- Sanji, se restiamo qui, soffocheremo – fece notare
Chopper preoccupato.
Ariel poggiò il fucile contro la parete.
- Lo sapevo, lo sapevo che non mi avreste portato altro
che guai. –
I due pirati abbassarono lo sguardo, in effetti,
era colpa loro se la sua locanda
stava bruciando come carta.
- Andiamo forza – borbottò quindi, legandosi i
capelli
celesti sul capo.
Facendosi aiutare dal cuoco, spostò una pesante credenza
di legno rivelando uno stretto e polveroso passaggio.
- Un tunnel carpale! – esclamò Kira estasiata.
- Un cosa? – domandò la sorella, sconvolta
– Oh, lasciamo
perdere –
Prese una torcia e l’accese.
- Muoviamoci prima di finire arrosto –
Sanji annuì, prese una seconda torcia ed entrò
per primo
dentro al passaggio.
- Certo che per essere una semplice locanda, ne ha di
passaggi segreti e vie di fuga, amore
della mia vita! –
Ariel scostò una ragnatela e alzò le spalle.
- In origine era una casa da gioco gestita da
contrabbandieri, mi ci sono voluti anni per trovare i passaggi e
memorizzarli –
- E questo dove porta? – domandò Chopper
incuriosito.
- Fuori dalla città, sulla costa –
- Yohoho, quindici uomini sulla cassa del morto e una
bottiglia di Rum! –
- Vuoi tacere, stupido
scheletro?! – sbraitò Eve,
comodamente
stravaccata sul ponte della nave – Sto cercando di dormire!
–
- Potrei – celiò Brook – se mi dicessi
di che colore sono
le tue mutandine oggi –
Cinque secondi dopo si ritrovò inspiegabilmente
spiaccicato contro l’albero maestro.
- Per fortuna che sei già morto – fece notare Usop
guardandolo.
L’alba sarebbe sorta di lì a poco e loro stavano
ancora
aspettando i compagni.
Eve si era palesemente rotta le scatole e aveva iniziato
a rompere le scatole ai due membri della ciurma rimasti; Usop,
sentendosi preso
in considerazione, le aveva raccontato di quella volta che aveva ucciso
duecento mostri marini con tre proiettili, mentre Brook,
come risultato, aveva iniziato a cantare e ancora non aveva
smesso.
- Yohoho, vado a consegnare il liquore di Binks –
La giovane cominciava seriamente a meditare il suicidio.
I casi erano due: o il suo capitano la odiava e l’aveva
mandata lì con lo scopo di farla uscire di testa, oppure lo
aveva fatto
sperando che li uccidesse tutti.
Quando cominciava a perdere ogni speranza, arrivò il
primo gruppo di sfollati.
Sanji era pieno di ragnatele e il suo vestito da becchino
era rovinato in più punti, dietro di lui veniva una ragazza
molto bella con
lunghi capelli celesti e una bambina molto simile a lei in braccio, a
chiudere
la fila c’era Chopper sul cui cappello spiccava un bel ragno
spiaccicato.
- Cos’è, vi siete dati al barboneggiamento?
– domandò
sarcastica.
Ariel le lanciò un’occhiata astiosa, ma non venne
nemmeno
minimamente calcolata dalla piratessa che aveva già perso
ogni interesse per il
gruppo e aspettava l’arrivo degli elementi restarti per
portarsene andare.
Rufy non aveva mai prestato troppa attenzione alle parole
degli altri. Più generalmente non era quel tipo di persona
che ascoltava quando
la gente parlava, semplicemente spegneva il cervello e si limitava ad
annuire;
inoltre, non era portato a prendere per oro colato tutte le minacce che
gli
venivano lanciate, soprattutto quando a minacciarlo era un nemico
evidentemente
più debole di lui, sia per forza che per mezzi.
Così quando il comandante della base gli urlò
minacciosamente che ben presto il tempo di giocare sarebbe finito e che
avrebbe
avuto la sua testa, Rufy non se ne curò più di
tanto, anzi la frase gli entrò
da un orecchio e gli uscì dall’altro.
In quel momento poi, il gruppetto che aveva fatto
incursione all’interno dell’edificio, era appena
uscito e Nami gli aveva fatto
eloquentemente gesto di seguirla, così il giovane pirata
aveva mollato il
poveretto che stava menando e se l’era data a gambe insieme
agli altri.
Avevano corso senza fermarsi mai per una buona mezz’ora,
oramai potevano considerarsi allenati per la Maratona annuale di Rogue
Town, non
che qualcuno di loro avesse intenzione di parteciparvi, ma sembrava che
darsela
a gambe fosse diventata la seconda attività del gruppo.
La Sunny risplendeva sotto il pallido sole del mattino,
cullata dalla marea. Una brezza leggera gonfiava le vele e il canto di
Brook
arrivava fino alle orecchie dei pirati che oramai camminavano
tranquillamente
verso l’imbarcazione.
Fu Chopper, ansimante sul ponte della nave, il primo a
sentire il vocio dei compagni e, prese sembianze semiumane,
iniziò a
sbracciarsi facendo loro cenno di aumentare il passo.
Nami e il suo gruppo non erano ancora a conoscenza di
quanto avvenuto alla locanda di Ariel e la cosa non avrebbe certamente
fatto
loro piacere, tuttavia la piccola renna era convinta che dovessero
essere
informati dell’evento al più presto. Inoltre, la
marina dell’isola era già
sulle loro tracce e si preparava a colpirli in mare, anche se questo
ancora non
lo sapevano.
Mentre Sanji aggiornava il suoi dolci angeli e gli altri
zotici degli eventi di quella mattina, nei sotterranei
dell’isola il
comandante della base si accingeva a
scatenare l’arma X della guarnigione di Krakatoa.
L’uomo si chiamava Kristopher Morgenstern e lavorava su
quell’isola da quando aveva preso servizio, la sua famiglia
conosceva ogni
anfratto e ogni segreto della base militare sita in quel luogo, e il
comando della
stessa era tramandato di padre in figlio. Oltrepassò una
pesante porta di
ottone, dopo avere digitato una sequenza di otto numeri segreti, quella
stessa
sequenza che era stata digitata da Nami qualche ore prima sulla
tastiera che
dava accesso all’archivio. Il sergente maggiore che stava con
lui era un
giovanotto di vent’anni appena, che nella sua vita credeva
solo a quello che
vedeva. Pertanto non aveva mai creduto ai fantasmi, tantomeno ai
mostri, e
riguardo alle voci secondo le quali sull’isola era nascosto
un essere di
origini sconosciute, le aveva sempre date per false.
Fu quando seguì il comandante Morgenstern oltre il
portone credeva di vedere cannoni o armi della più avanzata
tecnologia, credeva
di trovare un esercito di cyborg o di ninjia assassini, credeva di
trovare
sottomarini, non lo sapeva bene cosa credeva, ma non quello.
Sicuramente non
quello.
- Ma che diavolo… ?!– biascicò allibito.
- Questa è la nostra arma segreta, Sergente –
ridacchio
Kristhoper sotto i baffi folti e scuri – Questa
sarà la causa della loro fine –
Erano salpati da pochi minuti e la distanza dall’isola
non era che di un solo miglio. Lungo la collina, dove c’era
la città, si vedeva
una striscia di fumo nero salire lento. Ariel osservava la scena con
occhi
mesti, vagamente malinconici. Un tempo in quel luogo c’era la
sua locanda, la
sua casa, ora c’erano solo cenere e fumo. Sentì un
singhiozzo al suo fianco e
abbassò lo sguardo. Accanto a lei stava Kira, i corti
capelli celesti erano
tutti scarmigliati, guardava la striscia di fumo e stringeva le manine
a pugno.
Si accorse che stava piangendo.
Era normale, pensò.
Era solo una bambina, era spaventata. Si chinò su di lei
e la prese in braccio.
- Andrà tutto bene, vedrai tesoro – le disse
piano, senza
smettere di sorridere.
- No – piagnucolò la bambina con aria affranta
– Ho perso
il mio Pluffy, non va bene –
Ariel la guardò storto, rimettendola di colpo
giù.
- Ma se non ti piaceva quel pupazzo –
- Eh invece sì, mi divertivo a saltarci sopra –
borbottò
la bimba oltraggiata dalle parole della sorella.
Mentre le due discutevano sull’affetto che la più
piccola
provava o meno per un pupazzo a forma di puzzola, arrivò il
primo colpo di
cannone.
L’acqua schizzò sul ponte inzuppando
l’intera ciurma.
- Ehi capitano – urlò Franky allegro come un
bambino –
Vieni a vedere! Vogliono affondarci con una sola nave! –
- Ma non imparano mai? – borbotto Roronoa sfoderando la
Wado Ichimonji.
- Evidentemente no – disse Robin sorridendo serafica. Lei
ci aveva fatto l’abitudine oramai, quelli della marina erano
assolutamente dei
testardi. Non si arrendevano mai.
Facevano fuoco e fiamme pur di riuscire ad ottenere ciò
che volevano, qualsiasi mezzo era lecito.
- Cappello di Paglia, sei finito – urlò il
capitano Morgenstern
dall’altoparlante della nave - Come ti avevo già
preannunciato, è finita l’ora
di giocare. Fra pochissimo avverrà qualcosa che ti auguro di
non vedere mai più
nella tua vita. –
E il Kraken emerse dagli abissi.
Note:
Non aggiorno da secoli, lo so ed è colpa mia. Ho avuto dei
problemi, una vita troppo piena di cose da fare, che hanno fatto
passare la fic in secondo piano. Chi mi conosce sa che preferisco non
scrivere che scrivere qualcosa di scadente. Per prima cosa ringrazio la
mia Beta e anche le altre due che betano sempre in ritardo.
Preannuncio che nei prossimi capitoli ci saranno degli spoiler che
riguarderanno la struttura della prigione di Impel Down e chi vi sta
dentro, anche se la fic si discosterà ugualmente da
ciò che succede nel manga.
Per il resto rispondo ai commenti:
A giodan che mi chiede delle coppie: Prima che ios criva una Zoro
Tashigi il mare si asciugherà completamente e mi verranno le
pustole sul naso xD Questa fic sarà una Zoro x Nami,
con una Franky Robin di supporto.
A Ino ti amo <3 forza e coraggio che la maturità
è una bazza.
A Lilly, lo stesso qui sopra e aggiungo che Eve è
per te e sono contenta che ti piaccia tesoro <3
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