RITORNARE A CREDERE

di Fairwriter
(/viewuser.php?uid=67774)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Una vita un po' incasinata ***
Capitolo 2: *** 2. Un passo indietro ***
Capitolo 3: *** 3. Il caffè italiano è sempre il migliore ***
Capitolo 4: *** 4 . Crocerossina per una notte ***
Capitolo 5: *** 5. Porta segreta e strana conversazione ***
Capitolo 6: *** 6. La quarta moschettiera ***
Capitolo 7: *** 7. Il bacio ***
Capitolo 8: *** 8. Andare avanti ***
Capitolo 9: *** 9. Sole ed intesa ***
Capitolo 10: *** 10. Karaoke ***
Capitolo 11: *** 11. Un libro che fa sognare ***
Capitolo 12: *** 12. Rivelazioni ***
Capitolo 13: *** 13. Il ritorno delle Fate ***
Capitolo 14: *** 14. La verità viene semrpe a galla...e i nodi vengono sempre al pettine ***
Capitolo 15: *** 15. La chiave ***
Capitolo 16: *** 16. Ci sono tanti tipi di paura...ma qual è quella di cui si ha più paura? ***
Capitolo 17: *** 17. Non tutti i lieti fine includono ***



Capitolo 1
*** 1. Una vita un po' incasinata ***


Capitolo 1 – Una vita un po’ incasinata

Capitolo 1 – Una vita un po’ incasinata

…Fly
Open up the part of you that wants to hide away
You can shine,
Forget about the reasons why you can't in life,
And start to try, cause it's your time,
Time to fly…

 

da Fly di Hilary Duff

 

< Non ci posso credere! Un’ acquazzone del genere ai primi di luglio!> storse il naso la prima ragazza piagnucolando < Io domani parto per il mare e sarebbe una vergogna tornare a casa più bianca di prima…l’abbronzatura quest’anno fa troppo chic, vi prego ditemi che il tempo migliora!>.

< Non sai quanto ti capisco > proseguì l’altra biondina stizzita < Ho appena preso i nuovi sandali di D&G che stanno d’incanto con il tubino scarlatto disegnato da Dolce per la nuova collezione Lover Summer Season!!! Lo metterò al party di stasera e mi rifiuto di abbinarci i mocassini di Calvin Klein per due gocce d’acqua! Mi rifiuto! Sarebbe un affronto traumatico per i due stilisti…Piuttosto mi prendo la polmonite!>.

 

Primo pensiero: Scarlatto??? Nuovo modo per definire il colore primario che i mortali definiscono “rosso”?

 Secondo pensiero: Ma questi signori, Dolce, Gabbana e Klein, non possono firmare un armistizio? Ricordo che mamma una volta mi ha regalato una camicia CK e una giacca di D&G su consiglio di una commessa del negozio…e non mi sembra di aver subito alcun trauma psicologico o cerebrale!

Terzo pensiero: Come cavolo si chiamano le due tipe? Sicuramente erano nella mia classe l’anno scorso! Giuro di non aver ancora imparato a distinguerle. Hanno lo stesso identico taglio, sono alte uguali, stesso colore di capelli (biondo platino) e drasticamente vestite e truccate nello stesso modo.

Forse io ero distratta e vivevo in un mondo tutto mio, ma a volte guardavo con una nota di incomprensione il mondo che mi stava attorno. Sembrava quasi che non essere la modellina del liceo classico, tutta lustrini e pailettes, fosse la via più rapida e indolore verso il suicidio sociale! Beh, la società è davvero complicata!

Molti mi definivano associale…d’altronde per me era uno sforzo sovraumano non esserlo!

Sicuramente la condizione della mia famiglia mi aveva abituata ad altro.

I miei erano due brillanti avvocati di successo, piuttosto richiesti nelle città dove praticavano: Parigi e Firenze.

Entrambi avevano studiato giurisprudenza a Milano ed è lì che si sono conosciuti, innamorati, laureati e infine sposati. Dopo la loro separazione la “gente” sparlò molto sul loro conto: erano i classici universitari di legge con ottime potenzialità che avevano avuto un successo spropositato a pari passo e che, per la troppa competitività e bramosia di denaro, si erano separati senza ulteriori cerimonie.

Ma le cose non sono mai come la “gente” racconta…

Loro si erano amati veramente e dicevano che l’unica cosa buona che uscì dal loro matrimonio, oltre alla loro figlia, fu un periodo di indimenticabile felicità.

Si separarono quando avevo cinque anni.

Il rispetto che hanno sempre nutrito l’un per l’altro e l’amore incondizionato per me, ha permesso loro di mantenere un rapporto di collaborazione ed amicizia, e di questo sarò sempre immensamente grata.

Ancora più del loro divorzio, è stato il lavoro che fanno che mi ha condizionato la vita.

Dopo un breve periodo in cui entrambi i miei restarono a Milano, mamma si trasferì a Londra per una offerta di lavoro che la lanciò al successo; questo, parecchi anni più tardi, le permise di aprire uno studio associato con la sua migliore amica a Parigi.

Papà invece è penalista. Ha sempre lavorato qui in Italia, in studi piuttosto rinomati; era l’asso nella manica in ogni affare estero e quindi viaggiava molto.

Di conseguenza frequentai la scuola primaria in Inghilterra, e lui mi veniva a trovare quando poteva.

Nello stesso periodo in cui mamma si trasferì a Parigi, papà si trasferì a Firenze e, dato che io ero più grandicella restai a frequentare la scuola media in Italia sempre ricevendo visite frequenti di mamma.

Nei cinque anni che seguirono gli incontri tra i miei genitori si ridussero a zero: 

ormai ero abbastanza autonoma per gestire al meglio la spola Firenze-Parigi, Parigi-Firenze e abbastanza tranquilla e serena per passare metà anno scolastico nella città toscana e l’altra metà nella bella e romantica capitale francese.

Avevo avuto la necessità di crescere in fretta, ma questo non mi disturbava. Come non mi disturbava il fatto di essere letteralmente sballottata

Ormai tutto questo tran-tran apparteneva alla mia vita e spesso era stato un sollievo salire e scendere da aerei e taxi, mi aiutava a concentrarmi.

Avevo frequentato un liceo privato in entrambe le città e scegliendo il classico, come indirizzo, tutta la situazione mi aveva richiesto un impegno consistente.

Dopo aver terminato il quinto anno a Parigi, con mia grande soddisfazione, ero uscita dalla maturità con il massimo dei voti e l’estate che mi si prospettava sarebbe stata dedicata alla preparazione all’università…

 

Quel giorno ero ritornata al mio ex liceo di Firenze per firmare alcuni documenti e parlare con alcuni prof. Mi avevano molto aiutata a inizio anno, dopo l’enorme crisi della scorsa estate, dopo la sua perdita, e dato che mi avevano tanto pregato di far loro visita volevo cogliere l’occasione per  ringraziarli.

È stato lì che assistetti alla scena delle Barbie gemelline, che inconsciamente, e a modo loro, mi rallegrarono la giornata, dato che come avevano notato loro era particolarmente mal vista anche dalle condizioni atmosferiche.

 

Quando arrivai a casa di papà rimasi sorpresa di trovarla vuota…

Eravamo d’accordo che finiti gli esami sarei tornata a Firenze, e il pomeriggio precedente gli avevo chiaramente spiegato per telefono che sarei partita per raggiungerlo quella notte perché preferivo viaggiare in auto (quale momento migliore se non la notte??).

Senza trovare una spiegazione plausibile per la sua assenza, frugai automaticamente in borsa per cercare uno dei due mazzi di chiavi, tastando per bene per distinguerli ed essere certa di afferrare quello giusto…e mi capitò per mano il cellulare.

Il cellulare! Probabilmente papà mi aveva lasciato un messaggio o aveva tentato di chiamarmi per dirmi che non lo avrei trovato a casa, ma come mio solito erano due giorni che non lo accendevo.

Ops!: Sei chiamate senza risposta e 2 messaggi nella segreteria telefonica…come volevasi dimostrare.

Mentre entravo in casa e mi disfacevo di tracolla e scarpe (quelle maledette!) ascoltai il primo messaggio di papà che come al solito era dovuto partire all’ultimo momento per una causa che aveva richiesto all’improvviso un’accelerazione nei tempi.

Il secondo parlava di Volterra, di una causa a cui lavorava da mesi, di scuse…ma non riuscii a restare sveglia a lungo per collegare tutti i pezzi e cogliere tutte le informazioni: mi addormentai ascoltando la sua voce registrata.

 

Mi svegliai molte ore più tardi al suono della mia suoneria, lo schermo illuminato mostrava la scritta: Papà

< Pronto,…papà?? > risposi con la voce impastata dal sonno.

< Piccola mia! Ti ho svegliata? Sei a Firenze? Non hai trovato i miei messaggi?! > mi sputò fuori tutte queste domande ad un volume e ad una velocità impressionanti.

Allontanando di poco il cellulare con pietà per il mio orecchio, lo rimproverai:

< Ehi papi, puoi parlare con un tono di voce più umano? Non siamo in tribunale, gli ultrasuoni non servono poi molto con me…>

< Scusami piccola > riprese sospirando < ma ero in pensiero…ho pure chiamato tua madre: pensavamo che ti avessero investito! >

Una risata spontanea mi fece risvegliare completamente < Tranquillo papà, sono arrivata a Firenze sana e salva, anche perché è difficile investirmi se sono in macchina, non trovi?! > e trattenendo a stento un risolino gli spiegai di come, esausta mi ero addormentata <…sei più calmo ora? Più tardi chiamo la mamma, onde evitare che venga mobilitato l’intero corpo di polizia di Firenze! A parte gli scherzi tu dove sei? Quando torni? > aggiunsi l’ultima domanda, deducendo la risposta della prima.

< Tesoro, sono a Volterra per la causa di cui ti parlavo nell’ultima mail che ti ho mandato, ci sono stati imprevisti e ho un mucchio di lavoro da fare! Ascolta, visto che non riesco a sbrigarmela prima di due-tre settimane, e visto che non posso muovermi da qui, che ne dici di raggiungermi? Così almeno potremo pranzare e cenare insieme, sicuramente posso stare di più con te se vieni qui…davvero mi disp…! >.

< Papà, certo! > dissi bloccando il suo tradizionale fiume di scuse < vengo senz’altro! Però oggi non ho la forza di guidare ancora, quindi arriverò domani nel tardo pomeriggio, ok? >

< Va benissimo, piccola. Non vedo l’ora di poterti riabbracciare e farti vedere il mio regalo per il diploma! >

sbuffai.

< Su su, non fare la brontolona! Te lo meriti, sei stata così brava! Ciao Scriccia.>

E, alzando gli occhi al cielo, chiusi la conversazione.

Mi sollevava il fatto che sarei ripartita il giorno dopo. Aspettare papà voleva dire automaticamente stare da sola in una casa enorme e in una città enorme, piena di ricordi che mi avrebbero fatta impazzire se fossi stata per due settimana completamente sola…

 

Cercando di scacciare pensieri malinconici che mi colmavano di tristezza, feci una bagno rilassante al piano di sopra, con un sottofondo musicale che mi sollevava il morale nei momenti difficili: i cd degli Abba.

Poi, dopo essermi asciugata esaminai l’orologio, e dato che era ora di cena, mi preparai un’insalatona a cui vi abbinai del vino bianco. Finendo le ultime pagine di un libro che stavo leggendo mi addormentai di nuovo sul divano.

Il mattino dopo mi dedicai completamente ad organizzarmi per le due settimane in cui sarei stata a Volterra: in hotel non avrei saputo cosa fare perché sarei stata in compagnia di papà solo a cena e con un po’ di fortuna a pranzo, quindi optai per girare nella cittadella toscana.

Feci delle ricerche su Google per trovare qualche ambita meta turistica, ma il turismo sembrava completamente inibito in quei giorni da una location cinematografica, di cui però non mi curai granchè.

Riuscii comunque a trovare un itinerario, ma era piuttosto scarno, così decisi di iniziare in quelle settimane ad esercitarmi con gli alfa test. A settembre avrei tentato di entrare a medicina e dato che con  il test si ammettevano pochi iscritti, se non volevo perdere un anno, dovevo darci dentro sin da subito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. Un passo indietro ***


Capitolo 2 – Un passo indietro

Capitolo 2 – Un passo indietro

 

Vivo per lei da quando sai
la prima volta l’ho incontrata,
non mi ricordo come ma
mi è entrata dentro e c’è restata.
Vivo per lei perchè mi fa
vibrare forte l’anima,
vivo per lei e non è un peso…

 

È una musa che ci invita
a sfiorarla con le dita,
attraverso un pianoforte
la morte è lontana,
io vivo per lei….

 

…soffrire un po’ ma almeno io vivo…

 

da Vivo per Lei di A. Bocelli e Giorgia

 

Non ci misi molto ad arrivare a Volterra, il problema fu trovare e raggiungere l’hotel dove papà mi aveva preso una stanza; c’era così tanta gente tutta accalcata e così tanto traffico che impiegai una mezz’ora buona ad attraversare il centro.

Non appena parcheggiai la mia Mito nera e scesi dall’auto rimasi a bocca aperta da quello che vedevo.

Poveri avvocati, si trattano sempre così male quando lavorano fuori città! Risi tra me e me.

L’hotel era naturalmente a cinque stelle, aveva una facciata che assicurava al solo vederla tutti gli agi di questa terra.

C’era un portico, che introduceva alla hall, formato da colonne di stile classico a volute, era addobbato da fiori coloratissimi disposti secondo un gusto molto raffinato, che inebriavano i sensi al solo guardarli, figurarsi all’odorarli!

Ogni stanza, a quel che si poteva immaginare, aveva un balconcino spazioso…non osavo immaginare il resto.

Restai ad osservare il tutto per qualche minuto e poi, notando che più di qualcuno mi osservava preoccupato, decisi di scaricare il trolley e il borsone che, una volta entrata, appoggiai vicino alla reception.

Non dovetti aspettare molto, il servizio, come avevo già intuito, era molto efficiente.

Diedi il mio nome e la ragazza mi disse molto cortesemente: < Oh! Buongiorno signorina, la stavamo aspettando! Le abbiamo preparato la suite numero 305… al terzo piano naturalmente! Suo padre alloggia al quarto piano e purtroppo non siamo riusciti a soddisfare il suo desiderio di prendere due suite vicine. Con le camere migliori siamo praticamente al completo in questi giorni! > mi spiegò emettendo un piccolo risolino < Se si libererà una stanza ve lo faremo sapere, glielo assicuro…>

< Non credo ci saranno problemi! Grazie per la premura…> le risposi sinceramente colpita da tanta gentilezza.

Ma quanta mancia ha cacciato fuori papà?? Hihihi…

< Per qualsiasi cosa chiami la reception o i numeri indicati nel listino che troverà in camera accanto al telefono, a seconda di ciò di cui ha bisogno! La cena è servita alle sette…Buon soggiorno signorina, e buona giornata! >

Un cameriere di nome John si porse servizievolemente verso di me per prendere i bagagli, ma dopo un minuto riuscii a convincerlo che non c’ era nessun bisogno dato che “pesavano davvero poco”.

Chiaramente mentivo, ma non mi andava di farmi portare i bagagli, ce la facevo benissimo da sola.

Arrivai al quarto piano senza rompermi la schiena, come avevo previsto dato che la maggior parte di strada l’aveva fatta l’ascensore al posto mio! Dopo aver fatto strisciare la tessera magnetica per aprire la porta esclamai  < WOW!!! >.

La suite era esageratamente bella, elegante e ben strutturata. Appena entrata mi trovai nel salottino con un divano beige e una poltrona che ispiravano tutta la mia fiducia da quanto sembravano morbidi; c’era la tv, un tavolino e dall’altra parte della stanza, in corrispondenza della porta da cui ero entrata, c’era una seconda porta che dava su un terrazzo spazioso. Sulle prime diedi solo uno sguardo veloce, perché mi precipitai nel bagno e nella camera, che mi incuriosivano ancor di più. Naturalmente le mie aspettative non furono deluse: sembrava un sogno, e se lo ammettevo io, che solitamente di queste  cose me ne fregava ben poco, era davvero un sogno fantastico!

Solo ritornando la seconda volta in salotto, per andare a prendere i bagagli e sistemare le mie cose, lo notai: il regalo di papà.

Era una pianola professionale, a cinque ottave, che riusciva a produrre timbri e suoni di strumenti diversi e che, collegata al computer, ti permetteva di scrivere direttamente in un programma la musica che suonavi. Rimasi a fissarla per alcuni attimi o forse per diversi minuti…non riuscivo a formulare un pensiero coerente: ero incantata!

Sul leggio erano stati appoggiati degli spartiti di Debussy, Chopin e Beethoven e sopra c’era un biglietto:

 

Piccola mia!

Ecco il regalo del tuo papà per questo traguardo importante. Potrai portarla con te nei vari spostamenti che ormai per te sono routine.

So bene cosa ha significato per te la musica in passato, e cosa significa per te ora, ma probabilmente tu non sai cosa significherebbe per me e tua madre ascoltarti ti nuovo suonare; non immagini che emozione suscitavi in chiunque ti ascoltasse quando eri al pianoforte…

Ho voluto darti una spinta per convincerti a farti fare un passo indietro. Non voglio grazie, non voglio rimproveri o parole, a seconda di come tu prenda la mia sorpresa, voglio solo la tua musica.

 Ti voglio bene,              

                                                                                                            Papà

 

< Grazie…> riuscii a mormorare solo questa parola, sentivo un forte peso che saliva lungo la gola per la commozione.

Piansi dopo quasi un anno che non piangevo…

 

Verso le sei e mezza sentii un entusiasmato bussare alla porta e immaginando chi ci fosse corsi ad aprire.

< Papà! >

< Scriccia! >

< Sbrigati a infilarti uno straccetto che andiamo a cena! > disse abbracciandomi.

< Aspetta, siediti sul divano e chiudi gli occhi…>

Mi avvicinai velocemente alla pianola e sedendomi su una piccola sedia che arredava il salotto iniziai a far scorrere le mie dita sui tasti bianchi e neri.

La melodia che gli suonavo mi veniva da dentro, non era complessa o sfarzosa, non era briosa.

Erano accordi arpeggiati che seguivano note piene, fluttuanti e semplici.

Lo sentii avvicinarsi e poggiarmi le mani sulle spalle, lo guardai di sottecchi e potei apprezzare il suo volto rilassato, felice, commosso in uno sguardo che mi nascondeva, poiché teneva gli occhi chiusi. Per lui era la massima gratificazione, ma lo era anche per me.

Quanti applausi avevo ricevuto su un palco di teatro? Quanti complimenti o critiche positive? Ma niente era più gratificante che tornare a suonare per papà.

Come avevo previsto mi faceva male suonare di nuovo, ma mi resi conto con serena soddisfazione che la musica mi aiutava: ero stata una stupida ad abbandonarla per tutto questo tempo…abbandonarla perché mi ricordava lui

Terminai le ultime note < Grazie > gli dissi semplicemente e lui mi fece alzare e mi abbracciò sussurrandomi < Sono io che devo ringraziare te…>.

 

Quando scendemmo nella hall mi accorsi che s’erano fatte le sette e dieci e due dei suoi colleghi avvocati ci stavano già aspettando.

Uno tra loro mi venne in contro < Cristina! Sei un raggio di sole cara! Complimenti per gli esami, non sai quanto ti ha lodata tuo padre… e aveva ragione, caspita! >.

Ero sempre in imbarazzo quando ero al centro dell’attenzione ma riuscii a replicare

 < Ti ringrazio Gio! Ma sai meglio di me che le lodi di papà spesso abbondano per eccesso! >

< Beh, questa volta sono meritate, tesoro > continuò Carlo, l’altro collega, nonché testimone e migliore amico di papà da una vita < sappiamo tutti quanto fosse prestigioso il liceo che hai frequentato! Io e Michele saremmo stati buttati fuori a calci da quel posto… al liceo ne combinavamo di tutti i colori e se avessimo frequentato il tuo istituto ora saremmo sott’acqua! > scoppiò una fragorosa risata e per tutto il tempo che seguì papà e Carlo si lanciarono in un resoconto delle loro malefatte adolescenziali.   

 

Quella notte, accoccolata sul morbido e principesco letto, sognai.

Correvo nel bosco respirando profondamente per non affaticarmi. Gli alberi mi sfrecciavano a fianco ad una velocità impressionante eppure riuscivo a distinguere ogni singola foglia che vi era appesa, ogni riflesso del sole che brillava la rugiada…

Ad un tratto, nella meraviglia di quella ipersensibilità sbucai in una spiaggia. Faceva caldo, ma il vento mi accarezzava il viso e i miei lunghi capelli castani che scendevano morbidi oltre la spalle.

 < Non li lascio mai sciolti…> dissi tra me e mi sedetti sulla sabbia fina iniziando a giocherellare con le punte dei capelli facendole arrotolare attorno alle dita.

Poi la sentii, quella melodia…era la stessa che giorni prima avevo trovato in you tube sotto il nome di Bella’s Lullaby. Incredibile quanto mi avesse colpito.

Con un sorriso iniziai a correre in cerca della fonte della musica. Era dietro la roccia che vedevo di fronte a me, ne ero sicura; proprio mentre  stavo aggirando il mio ostacolo le note si dispersero e quell’incanto finì. Potevo vedere solo un pianoforte che faceva ancora vibrare l’ultima corda toccata, ma il musicista non c’era…

Poi due mani gelide mi afferrarono le spalle e mi fecero voltare dolcemente…

Nel bel mezzo della notte mi svegliai.

 

 

 

 

 

Note dell’autrice:

 

doddola93 – Ciao Dod! Dici che ci sono andata giù pesante con la vita della mia protagonista? =P

Aspetta a vedere a poi…=D Comunque ti ringrazio un sacco per aver recensito! Davvero tanto!! Spero di essere riuscita anche in questo capitolo ad incuriosirti e a  coinvolgerti!

 

Un grazie speciale anche ai vari visitatori (recensite, vi prego!! Anche le critiche sono utilissime!) e a cloddy_94 che ha aggiunto la ff tra le sue preferite *.* [spero non per sbaglio! ;-) ].

 

Alla prossima!

                     

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. Il caffè italiano è sempre il migliore ***


Capitolo 3 – Il caffè italiano è sempre il migliore

Capitolo 3 – Il caffè italiano è sempre il migliore

 

…Don’t go wasting your emotion
Lay all your love on me
Don’t go sharing your devotion
Lay all your love on me…

 

da Lay all your love on me degli Abba

 

Il mattino dopo mi svegliai alle otto meno dieci, e venti minuti dopo stavo già scendendo le scale. Arrivai nella sala per la colazione giusto in tempo per incrociare papà che stava già uscendo per andare a litigare in favore del suo cliente.

< Buongiorno Cris! Come vedi ti devo dare buca a colazione, piccola…>

< Tranquillo papi! > gli schioccai un bacio sulla guancia e dopo aver salutato Carlo e Gio gli spiegai i miei programmi per quel giorno.

< Cristina non puoi metterti a studiare già adesso!!! Ti prego tesoro, vai a fare quattro passi, sgranchisci un po’ le gambe, dovresti divertirti; potresti fare shopping > ma appena vide la mia faccia aggiunse <…o vai palestra, ce n’è una ben attrezzata qui in albergo.>

< Ok, dai! Mi invento qualcosa. Ora che ci penso potrei visitare la città seguendo l’itinerario che ho fatto. Spero che qui vicino ci sia qualche posto di quelli che voglio vedere… >

< …un itinerario a Volterra?? >

< Ehm…>

< Ok, tesoro passa il tempo come più preferisci…>

< Ecco…bravo! Torno per pranzo. Ti trovo? >

< Oggi sì, torno qui a mangiare…Ciao piccola! >.

E se ne andarono con le loro ventiquattrore, in giacca e cravatta: la loro divisa di lavoro d’altronde era “l’impeccabilità”.

La colazione era self service ed era così varia che impiegai cinque minuti buoni per scegliere cosa mettere sul vassoio. Aspettai altri cinque minuti per il caffè, che costituiva il mio vizio principale.

Davanti a me le persone in fila erano molte, ma alcune più di altre mi incuriosivano: erano cinque ragazzi, due ragazzi e due ragazze, i quali, capivo bene dalla loro lingua, erano inglesi o forse americani.

Le due ragazze erano diversissime tra loro poiché una era slanciata, con capelli lunghi e biondi, mentre l’altra era più piccola e mora, con capelli scuri, corti e spettinati;

mi ricordavano tanto Barbie Regina (se mai sia esistita) e un Elfo Femmina aiutante di Babbo Natale.

Erano entrambe così belle in modo naturale, che le osservai con piacere, poiché non ostentavano la loro immagine con un trucco da esaltate.

Gli altri tre ragazzi erano impegnati in una conversazione sui Simpson e come le loro amiche molto attraenti e se possibile ancor più diversi tra loro.

Il gruppetto sembrava letteralmente appena uscito da Hollywood (come le tipe d’altronde!).

Uno, il più alto e muscoloso, aveva capelli piuttosto corti sul castano-scuro, e in quel momento monopolizzava la conversazione facendo l’imitazione molto fedele di Marge; il secondo, che lo ascoltava piegato in due dal ridere, era più smilzo, con capelli biondi tenuti un po’ lunghi. Il terzo aveva la carnagione più scura degli altri, capelli neri portati in un taglio corto e spettinato e dei muscoli chiaramente scolpiti in palestra di recente.

Tutti sembravano avere dai vent’anni in su a parte l’ultimo, che oltre a essere parecchio più basso degli altri tipi, era visibilmente più piccolo di me.

Sembravano così diversi e così uniti…non erano fatti in serie come le mie coetanee disperate, erano singolari e per questo riuscii persino ad apprezzare il loro look ricercato.

Ad un tratto mi accorsi che la ragazza-elfo stava aspettando per un espresso…

Brutta scelta mia povera, sventurata inglesina: qui il caffè si fa come si deve e l’espresso sicuramente ti stende perché è lontano anni luce dagli intrugli iper diluiti che bevete voi!

E, come mi aspettavo, appena ne bevve un sorso, oltre a scottarsi la lingua fece una faccia schifata dicendo in inglese < Oddio è catrame! > scatenando una risata generale;

< Lo butto è imbevibile! >.

A queste parole senza pensarci afferrai il bricco del latte appoggiato sul tavolino accanto a me e glielo porsi dicendole nella sua lingua < Sarebbe un peccato… prova ad aggiungerci un litro o due di latte, vedrai che sarà gioia per il tuo palato! >; pronunciai l’intera frase con un sorriso ironico che però la convinse.

< Dici che dovrei tentare?? >

< Credimi te ne potresti pentire se non ti lancerai in questa missione…> le risposi con una faccia finta-seria che la fece ridere.

Mentre selezionavo il mio espresso doppio, sperando con tutta me stessa che fosse di una quantità considerevole, lei fece come le avevo detto e lo assaggiò.

< Cavolo! Hai ragione, grazie! L’Italia acquista un punto grazie al caffè, ragazzi! > esclamò verso me e i suoi amici.

< Ma tu non sei italiana, giusto?! > continuò rivolta a me

< In realtà sì, ma ho vissuto a Londra per cinque anni, quindi me la cavo a parlare inglese.> Le sorrisi di nuovo: era troppo facile sorriderle, perché lei lo faceva sempre.

< Direi proprio di sì! Nemmeno Rob parla così bene! > e si bloccò come chi si congela dopo aver  detto qualcosa che non deve dire. Sembrava che aspettasse una mia reazione…mah…

EROGAZIONE TERMINATA, PRELEVARE PREGO.

Feci per portare alla bocca il mio bramato caffè e la ragazza bionda me lo fece quasi versare per lo spaventò quando esclamò:

< Ehi, ma non metti lo zucchero?? >

< Oh no, lo bevo sempre senza…così sento di più l’aroma. > le spiegai.

Erano tutti e cinque a bocca aperta e mi guardavano come fossi un marziano. Controllai con attenzione di non essere macchiata, perché mi fissavano in modo troppo strano. I loro sguardi mi mettevano un po’ a disagio.

Poi il cellulare del ragazzone nerboruto squillò.

< Ciao Kris...> e tutti spostarono lo sguardo su di lui < oh sì! Arriviamo subito…di’ a Cath che in dieci minuti siamo lì, Ash doveva solo prendersi un caffè…>.

Capendo chiaramente che se ne stavano andando salutai tutti con la mano per non disturbare il ragazzo che parlava al telefono,.

Loro fecero lo stesso con entusiasmo, e la ragazza mora mi toccò una spalla amichevolmente e mi salutò dicendomi < Grazie ancora, sai? > indicando il caffè.

< Figurati! La prossima volta prova con un cappuccino, però…è più leggero! > e le feci l’occhiolino.

 

Durante la prima parte della mattinata visitai con calma una galleria d’arte, per poi fare un giro in centro, in cerca di qualche libreria.

Verso una delle piazze c’era una calca pazzesca, ragazzine ovunque in preda a sconvolgimenti ormonali…

All’improvviso mi ricordai della location.

Non mi spiegavo come le persone fossero così eccitate per un film, per attori e per cantanti e gente famosa in generale. Ogni singola persona è unica, ogni singola persona può essere fantastica. Sembra quasi che avere fama e popolarità sia l’ automatica ricompensa per un bel fondoschiena e un corpo da urlo. Ma io ero convinta che non fossero quelle le icone da ammirare…Per rendere un ragazzo, una donna, una figura qualsiasi il proprio idolo bisogna conoscerla e capire cosa nasconde oltre all’apparenza, individuare il suo talento, il suo tesoro…

Guardando una ragazzina che si era commossa perché di lì a poco avrebbe visto il suo attore preferito, sperai che quel ragazzo meritasse una gioia simile, sperai che quella persona fosse davvero così importante interiormente per far sgorgare quelle piccole gocce che bagnavo occhi tanto felici ed ingenui…

Abbandonata ai miei pensieri proseguii per la mia strada in cerca della mia meta.

Trovare un negozio interessante fu un impresa perché il centro era zeppo di fan e cittadini curiosi, e così tornai in hotel solo per mezzogiorno.

Il resto della giornata proseguì tranquillamente.

Pranzai con papà, restammo nel bar che aveva scoperto quella mattina dirigendosi in palestra, e giocammo a Scopone scientifico finché lui non raggiunse Giò e Carlo in ufficio. Intendevano portare avanti il lavoro fino a sera in modo da rilassarsi il giorno dopo, che era domenica.

 

Quella sera a cena, a due tavoli dal mio, notai un gruppo di ragazzi tra cui c’erano quelli che avevo incontrato quella mattina, più altri due; una poteva essere la ragazza che aveva chiamato uno di loro dopo la mia dritta sul caffè, Kris…

L’altro era di spalle, ma ero sicura di non averlo visto con gli altri a colazione, forse era Rob…forse no…

Mentre questa piccola osservazione si faceva largo nella mia mente assieme ad una debole curiosità, papà mi riportò alla realtà:

< Cris, > sorrisi, ripensando alla tipa < hai più provato il mio regalo?> mi chiese cercando di sembrare disinteressato. Ma non lo era e lo sapevo bene, poiché avevo colto con quanta cura non avesse pronunciato il verbo “suonare” e la parola “pianoforte”,

< In realtà…no…> risposi in un sussurro.

< … >

< Papà…> tentai di farmi venire in mente qualcosa da dire per spiegargli il perchè. Sapevo che dovevo ricominciare a suonare, ma non sarebbe stato facile, dovevo riiniziare un po’ alla volta…

< Non ti preoccupare, capisco benissimo. > e mi fece un sorriso sincero anche se malinconico.

 

 

 

Note dell’autrice:

 

Ciao a tutti! Ecco postato il terzo capitolo, sperando che sia di gradimento alle mie lettrici, ma soprattutto alle mie recensitrici (esiste?? XD immagino di no…non è normale che mi inventi i termini vero? )…

 

Un grazie speciale a:

 

cloddy_94

dodo

kucchi

Sea89

yara995

 

che hanno aggiunto la ff tra le loro preferite!!! Sono commossa davvero….

E ora alle mie recensitrici ( vi prego passatemi il termine…mi piace troppo! =D)

 

Doddola93 – *.* I’m really commossa… Adoro il pianoforte! Adoro la musica…, purtroppo però non ho mai avuto occasione di imparare a suonare lo strumento per eccelenza…sob!

Insomma, sto giro di parole per dirti che il piano non poteva proprio mancare ;-)!

E per fare un omaggio alla musica, sentivo come mio dovere mettere dentro vivo per lei…

Grazie, per aver scritto ancora! Spero di sentirti presto! baci

 

Cloddy_94 – Grazie per i complimenti! =D e per avermi incoraggiata così! Mille mille grazie!!! Baci!

 

Yara995 – uh! Te la sei mangiata addirittura?! =D beh, son contentissima di sentirlo! Spero, con questo nuovo capitolo, di essere riuscita a invogliarti a leggere ancora! Baci

 

The last, but not the least thank…a tutti coloro che hanno letto, o anche solo sbirciato RITORNARE A CREDERE…

 

 

 

                                                                                                                                    Giulia

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4 . Crocerossina per una notte ***


Capitolo 4 – Crocerossina per una notte

Capitolo 4 – Crocerossina per una notte

 

…Through the darkness and good times
I knew I'd make it through
And the world thought I had it all
But I was waiting for you…

     da A new day has come di Celin Dion

 

Quella sera, dopo essere tornata in camera, mi infilai il pigiama e mi abbandonai sulla morbida poltrona.

Indossati controvoglia gli occhiali per leggere, iniziai per l’ennesima volta uno dei miei romanzi preferiti della Austen: Mansfield Park.

Adoravo la trama di quel libro.

Parla di una ragazza semplice, di posizione sociale non molto agiata, che va a vivere da parenti più ricchi e molto altezzosi, che non fanno che ricordarle la sua inferiorità.

Crescendo valorizza le sue virtù e le sue qualità che la fanno accrescere nelle grazie dello zio baronetto e del cugino. 

Scopre poi di essere innamorata di quest’ultimo, ma convita durante la sua educazione di non essere degna del livello della famiglia ospitante, si scoraggia da subito.

Naturalmente, come ogni storia d’amore di quest’ autrice, l’eroina trionfa e corona il suo sogno di essere amata dall’uomo che sin da piccola stimava.

Mi piaceva leggere di questa poveretta timida e un po’ credulona che non si rende conto del tesoro che rappresenta…Ma in particolar modo mi aveva sempre affascinata l’affinità tra la società di fine ottocento e la nostra.

Quante volte mi ero trovata di fronte a persone che volevano far prevalere titoli o posizioni sul valore morale??

La risposta era: …molte…troppe forse…

Il libro mi inibì completamente e andai avanti a leggere per ore; fui riportata alla realtà solo quando sentii nel corridoio del mio piano un rumore di risatine e chiacchiere che non riuscivo bene a distinguere.

Solo dopo che il chiacchiericcio lasciò il posto all’assoluto silenzio mi accorsi che erano quasi le tre e mezza del mattino; così, con una rapida mossa mi tolsi gli occhiali, poggiai il libro sul tavolino e, dopo avere spento la luce, mi tuffai sul divano: era troppo morbido, proprio come la poltrona! Avrei dormito lì…

E chiusi gli occhi, rilassando completamente ogni centimetro del mio corpo.

Pochi minuti dopo un altro tipo di rumore mi fece alzare di nuovo. Sembrava che qualcuno sbattesse debolmente la testa contro una porta, a ritmo irregolare…

La scena che vidi quando aprii la porta mi fece scoppiare in una risata che riuscii a soffocare solo grazie alla mano che portai rapidamente alla bocca: c’era un ragazzo appoggiato alla porta della 307, letteralmente collassato per terra; sussurrava suoni senza senso e a tratti canticchiava motivetti di cui dubitavo l’esistenza. Aveva in una mano un pacchetto di sigarette e nell’altra la tessera magnetica per aprire la porta della sua stanza; con un ginocchio si reggeva la testa, che ogni tanto ciondolava e andava a sbattere contro la porta della suite.

Doveva aver bevuto parecchio per essere in quello stato e il solo pensiero mi fece scuotere leggermente la testa…ma mi faceva una tenerezza assurda, e senza capire il motivo sorrisi appena.

< Ehi, mi senti? > chinandomi su di lui lo chiamai, battendogli sulla spalla…

Ma lui riuscì solo ad emettere un < Mmm…? > e con uno sguardo confuso cercò di mettermi a fuoco, senza riuscirci.

< Ho un mal di testa assurdo…> non parlò in italiano: era inglese.

< Ascoltami, ti faccio alzare. Ce la fai a reggerti in piedi? > nessuna risposta…

Vabbè non ho molta scelta comunque: non posso lasciarti qui…pensai tra me e me e feci passare il suo braccio attorno alle mie spalle…

Fortunatamente era ancora abbastanza cosciente per fare un po’ di forza sulle gambe e così riuscii, con la sua collaborazione, a sollevarlo senza distruggermi la schiena.

Mentre lo facevo alzare, il pacchetto di sigarette scivolò dalla sua presa e cadde sul parquet del corridoio.

< Uhm…lo raccolgo dopo, cavolo come sei alto…Fortuna che nessuno è sveglio a quest’ora: se qualcuno mi sentisse parlare con uno mezzo svenuto mi prenderebbe per pazza! > dissi a mezza voce con un tono mortificato.

Mi allungai per prendere la tessera della 307 e la feci strisciare nel dispositivo…

“Bip Bip!”…lucetta rossa…

Come, come come??? Calma Cris! Riprova…

Feci di nuovo la stessa mossa di prima…

“Bip Bip!”…LUCETTA ROSSA…

Rigirai la tessera nella mano e controllai se per caso il nostro sconosciuto alloggiasse in un’altra stanza o avesse sbagliato scheda…No: 307!!!

Cavolo era giusta! Riprovai a farla strisciare una terza e una quarta volta e poi mi si accese la lampadina: era smagnetizzata. La – tessera – era – smagnetizzata.

Il panico iniziò a ghiacciarmi le punte delle mani e dei piedi e smisi di respirare per un secondo o forse di più: il mio cervello era completamente estraneo a qualsiasi cosa, tempo compreso.

Non potevo farmi sostituire la tessera, perché giustamente tutto lo staff dell’ hotel era a letto; e poiché non sapevo dove dormivano gli amici del ragazzo l’unica cosa da fare era…farlo dormire sul divano in salotto, d’altronde non potevo lasciarlo lì.

Cercai poi di convincermi che  “nel tipo” di hotel dove alloggiavo non ospitavano maniaci o sclerati cronici.

Ma riguardo l’ultimo pensiero non mi preoccupai più di tanto: avevo un sorta di sesto senso e riconoscevo un persona con cattive intenzioni quando la vedevo, e poi diciamocelo quel ragazzo in quello stato era la persona più indifesa del mondo…

Lo portai nel salotto e lo feci sedere, per poi tornare in corridoio a prendere le sigarette che erano cadute.

Due secondi dopo ero di nuovo nella stanza, ma lui non c’era…Era corso in bagno con uno scatto pazzesco e si era inginocchiato vicino al lavandino.

Mi avvicinai e lui e lo guardai in viso: il colorito si rifaceva molto a quello di un lenzuolo. Stava davvero male.

Ricordai in quel momento che per pura coincidenza avevo lasciato fuori dal frighetto della suite la coca-cola aperta appena tornata dalla cena, e mi precipitai a prenderla.

Quando tornai al suo fianco gliela porsi, ma lui mi scostò la mano…

< Bevine solo un sorso. Non è quello che si suol dire “un metodo infallibile”, ma credimi…ti aiuta un po’. > Non potevo dargli altro: avevo solo delle pastiglie per il mal di testa, di cui spesso soffrivo, ma non facevano nulla per la nausea.

Casomai quelle serviranno per il mattino post – sbronza, pensai.

Provai un’altra volta ad accostargli la bottiglietta alle labbra, sorreggendogli la nuca con l’altra mano, e questa volta la accettò.

Bevve un paio di sorsate e lentamente, a occhi chiusi, fece due respiri profondi e si appoggiò a me.

Pian piano, la sua carnagione riacquistò un filo di colore: il peggio era passato…o almeno così credevo!

Dopo cinque minuti lo feci rialzare e lo portai a stendersi sul divano. Andai a prendere una coperta leggera che avevo trovato nell’armadio della camera e quando tornai si era addormentato definitivamente; gli tolsi giacca e scarpe e lo coprii.

Solo in quel momento, per la prima volta, lo osservai…

Aveva lineamenti molto belli, nitidi, semplici; le folte sopracciglia stavano sopra agli occhi chiusi, di cui poco prima non ero riuscita a cogliere il colore; la bocca, il naso e il profilo sembravano scolpiti da un abile artista che aveva voluto riprodurre il volto di una divinità greca. La barba, fatta quella mattina ipotizzai, stava già ricrescendo e si collegava, contornando il viso, ai capelli castano chiaro, che mi fecero inevitabilmente sorridere: erano spettinatissimi, ma allo stesso tempo dannatamente perfetti…

Le mani mi prudevano…Desideravano toccare quel ragazzo, quello sconosciuto, come se avessero avuto di nuovo l’occasione di toccare lui.

Portai una mano verso il suo viso, non più teso come poco prima e lo accarezzai, scorrendo dalla fronte fino al mento; in quel momento sorrise, non capii se per il mio tocco o per un  magico sogno a lui gradito.

Mi ci vollero pochi istanti per riprendermi e accorgermi che in quel contatto c’era stato qualcosa che non mi quadrava…

Mi tastai con la mano sinistra la mia fronte e con la destra toccai la sua. Aveva la temperatura più alta del normale.

Andai a frugare velocemente nel mio beauty case e trovai un termometro digitale che mettevo sempre dentro per sicurezza.

In qualche modo riuscii a misurargli la temperatura e, dopo una manciata di minuti, con un leggero panico lessi il numeretto: 38.3 °C.

< Ci mancava solo questa! > mi limitai ad esclamare, evitando con sforzo le imprecazioni.

Non aveva una semplice alterazione dovuta ad un bicchiere di troppo! A questo punto, non sapevo  nemmeno io se stava effettivamente male per quello…

L’unica cosa da fare, dato che non avevo nessun tipo di medicinale da dargli, era provare ad abbassare di poco i gradi bagnandogli polsi e fronte e aspettare il mattino dopo…

Verso le quattro e mezza del mattino, sicura di non poter far di meglio, mi addormentai di sasso sulla poltrona.

 

 

 

Note dell’ autrice:

 

Eccomi tornata, con il quarto capitolo! …E’ un po’ particolare forse, perché l’incontro di cui parla è piuttosto strano! =D Confesso che non mi soddisfa a pieno, ma la storia l’ ho pensata così sin dall’inizio…Volevo in un certo far entrare in scena il bel “sconosciuto” (che immagino tutti abbiano capito di chi si tratti =P) in modo diverso, così da permettere a Cristina di tirar fuori sé stessa sin da subito…

 

Alle fantastiche ragazze (ci saranno dei ragazzi che l’ hanno letta?? -.- Mah…) che mi hanno seguito e recensito finora:

spero di essere riuscita ad invogliarvi a seguire ancora la fan fiction!

Alle nuove lettrici:

spero di avervi incuriosito!

 

 

dodo – Ciao bella! Sono stra contenta che ti piaccia RaC e di aver ricevuto la tua recensione!! =D

Ti confesso che anche io sono molto affezionata al personaggio di Cristina, e mi fa un sacco piacere che tu lo apprezzi così, perché all’inizio temevo di annoiarvi, parlando molto di lei…

A presto! Baci

 

Yara995 – Ciao Yara!! Che piacere sentirti di nuovo! ;-) Qui ti ho messo un altro incontro, hai visto? Comunque vedrai che quel famoso gruppetto (al completo però!) tornerà di nuovo fuori! Baci!

 

Di nuovo un grazie a:

 

cloddy_94

dodo

kucchi

Sea89

Yara995

 

E alle nuove lettrici che hanno aggiunto RaC tra le loro ff preferite:

bella95

dahlia3vFA

debblovers

masychan

Princesseelisil

 

 

Se avete qualcosa da suggerire, criticare, commentare… recensite!

                                                                                                                       

Giulia

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. Porta segreta e strana conversazione ***


Capitolo 5 – Porta segreta e strana conversazione

Capitolo 5 – Porta segreta e strana conversazione

 

…We're just two lost souls swimming in a fish bowl,
year after year,
running over the same old ground. What have we found?
The same old fears,
wish you were here.

da Wish you were here dei Pink Floyd

 

 

La luce entrava fioca attraverso le tende e illuminava debolmente la stanza.

Erano all’incirca le nove del mattino quando aprii gli occhi; me li stropicciai per benino per riuscire almeno a distinguere contorni e colori dei vari oggetti…

Poi, un flash! Ricordai ciò che era successo poche ore prima e, con uno scatto a sfavore del mio povero collo indolenzito, mi girai a guardare il divano.

Il ragazzo era ancora lì, che dormiva profondamente.

Alzandomi, stiracchiai la schiena e sbadigliai silenziosamente, e mi diressi verso il bagno. Mi lavai e mi vestii a tempo di record e, presi carta e penna, scarabocchiai in inglese:

 

Buongiorno campione!

Ieri sera ti sei sentito male, e dato che la tua carta era smagnetizzata e non sapevo quale fossero le stanze dei tuoi amici, ti ho fatto dormire qui…so che detta così può sembrare strana, ma è la verità! Visto che hai la febbre, sono uscita a prenderti qualcosa, se ti trovo ancora qui, magari ti spiego meglio la storia…

                                                                      

                                                                                              La tua infermiera

 

Sorrisi, rileggendo rapidamente il biglietto: in casi come quello, il velo di ironia e sfacciataggine era sempre stato il mio forte!

Afferrando la borsa uscii dalla stanza e mi precipitai verso le scale, salendo al quarto piano.

Toc, Toc…

< Buongiorno, Scriccia! > mi salutò papà in un sbadiglio.

< Ciao papà! > gli dissi di rimando, schioccandogli un bacio sulla guancia < Ascolta, oggi sono io che do buca a te per colazione, faccio un giro e mangio qualcosa fuori…penso di tornare per pranzare con voi. Mi aspettate? >

< Ci mancherebbe! Stamattina in ogni caso ce la prendevamo con comodo... > mi spiegò.

< Ok, riposati e divertiti che la pacchia dura sempre troppo poco! > lo informai, battendogli su una spalla.

< Ah – ah –ah…> fece, imitando una risata e stando al gioco < sempre guasta feste, eh? >

< Sono la migliore sul campo papà! > e ci abbracciammo scoppiando a ridere.

 

 Quando varcai l’entrata della hall, mi bloccai scioccata: una massa enorme di gente, per la stragrande maggioranza ragazze, era posizionata nel parcheggio di fronte all’ hotel.

< Ma che diavolo…? > dissi a voce alta, davvero infastidita < Uffa…>

Sbuffando tornai sui miei passi e andai alla reception.

< Buongiorno signorina! >

< Buongiorno anche a lei! Mi potrebbe sostituire questa tessera? Deve essersi smagnetizzata…> le chiesi più gentilmente possibile, visto che la visione di poco prima mi aveva fatto innervosire parecchio.

Mentre la ragazza, faceva le varie procedure necessarie, il cervello mi frullava in testa, iper concentrato per trovare un modo che non impiegasse ore per uscire ed entrare in albergo.

< Mi scusi, vista la calca che c’è qui fuori, c’è una porta secondaria per uscire? Ho una commissione da fare abbastanza urgente…> le sussurrai, sporgendomi con non chalance verso di lei.

La sua risposta fu molto utile: mi spiegò dove trovare un’ uscita abbastanza nascosta, che utilizzavano di solito le persone famose che ospitavano lì. Mi pregò di usarla con discrezione, senza dare nell’occhio, perché ai dipendenti non era permesso dare informazioni al riguardo.

E quando mi passò la chiave assieme alla tessera funzionante le dissi:

< Non so proprio come ringraziarla, gliela porto tra massimo dieci minuti! >

La porta si trovava nel corridoio che portava nello spazio aperto dell’ hotel, dove c’erano piscina e un piccolo chiosco.

Orientandomi facilmente trovai in cinque minuti la farmacia che avevo visto il mattino precedente.

 

< Fatto tutto signorina? >

< Che ne dici se ci diamo del tu? > le proposi porgendole le chiavi.

< Molto volentieri! > approvò sorridendomi

< Benissimo…grazie a te comunque sono riuscita a sbrigarmela velocemente! A  proposito, io sono Cristina! > mi presentai e le offrii la mia mano.

Lei la strinse e si presentò: < Io sono Giulia! >

< Tanto piacere Giulia! Ora scappo! Mi farebbe piacere un giorno andare a prendere un caffè assieme (cos’altro potevo proporre io, caffeinomane com’ero??) …così magari mi spieghi il motivo della folla qui fuori! >

< Ehm…Certamente! > accettò il mio invito con entusiasmo, ma sembrava un po’ confusa, come se desse per scontato che io sapessi la motivazione di tutta quella confusione…

 

Quando entrai nella 305, notai subito che il mio ospite non era più dove lo avevo lasciato e rimasi a fissare il divano, con sopra la coperta…

< Ciao > la sua voce era roca, calda e un po’ debole per la nottataccia appena passata. Era davanti alla porta del terrazzo e stava guardando l’ammasso di gente nel parcheggio.

< Ciao > fu la mia automatica risposta, e abbassai lo sguardo un po’ imbarazzata; i suoi occhi erano azzurro cielo, limpidissimi e profondissimi.

< Ho trovato il tuo biglietto…> indicando il tavolino e con un passo incerto si mosse verso il divano, ma subito le ginocchia gli cedettero.

Mi precipitai a sorreggerlo:

< Ti aiuto…no sei per niente nel pieno delle tue forze! > e accennai un sorriso.

Quando fu di nuovo steso, presi dalla borsa la tachipirina e versai dell’ acqua in un bicchiere.

< Prendi questa, così ti scende la febbre e ti riprendi un po’. > lo guardai negli occhi, sembrava confuso.

< Capisci ciò che ti sto dicendo vero? > azzardai a chiedere, ma sapevo che mi capiva: stavo parlando nella sua lingua.

< Oh…Certo! >  mi sorrise < E’ solo che > e prese il medicinale bevendoci dietro tutto il bicchiere < stavo solo pensando a quanto hai fatto e stai facendo…per me. >

< …Beh, ieri sera non eri in grado di fare qualsiasi cosa e ho pensato che ti servisse un piccolissimo, insignificante aiuto! > e si mise a ridere , raccontandomi della sua serata con gli amici.

< Davvero non ho bevuto molto! >

< Oh, sì certo! E tu pensi che io ti creda…> riuscii a rispondergli tra le risate.

Vedendo che non rispondeva alla battuta aggiunsi:

< A parte gli scherzi, avevi la temperatura piuttosto alta; ti sei sentito male per un insieme di cose molto probabilmente…> ipotizzai facendo spallucce e con quella premessa mi lanciai in una dettagliata descrizione della sua seratina…

Coprendosi gli occhi e ridendo imbarazzato intervenne più volte con domande del tipo < Davvero canticchiavo?? >, oppure < Avevo la temperatura così alta?! >, o ancora < Sei stata sveglia fino a quell’ ora? >; e spiegandogli ogni particolare con tutta tranquillità riuscii ad eliminare il naturale disagio che quel tipo di conversazione comportava.

Proprio in quel momento un telefonino prese a squillare e automaticamente, non riconoscendo la suoneria, mi alzai a prendere la sua giacca appoggiata su una sedia lì accanto.

< E’ il tuo! >

< Sì, scusami solo un secondo. > mi disse con un tono molto cortese. < Kris?… > e, poiché dopo essermi riseduta avevo abbassato lo sguardo, alzai di scatto la testa…

Sapevo bene che non chiamava me, ma ciò che mi fece compiere quel gesto fu il ricordo di quel nome; poi tutto si collegò.

“…Nemmeno Rob parla così bene!…”

Ah! Allora sei tu Rob, avevo notato che il tuo accento era piuttosto simile al mio in effetti…: sei amico dei ragazzi Hollywoodiani!

< …No, mi dispiace, non scendo a colazione. Ieri notte mi son sentito male e…no, no non occorre: sono già in ottime mani! > e mi rivolse un sorriso a trentadue denti a cui risposi con altrettanto entusiasmo.

< …tranquilla, per martedì sarò già di nuovo in forma! In ogni caso non potrei fare altrimenti sennò Cath mi uccide e mi da in pasto ai leoni!… >

“…di’ a Cath che in dieci minuti siamo lì…”, mmm! Interessante!

<…non ho idea di dove vada a prendere i leoni, ma sai bene che sarebbe capace di andare a prenderli direttamente giù in Kenya…>

Uh,…humor inglese! Quanto mi mancava! Soffocai una risatina ripensando a certe barzellette pessime e assurde.

Da come si era avviata la conversazione, istintivamente mi misi comoda, portando le gambe al petto e rannicchiandomi sulla poltrona e iniziai a studiarmi le unghie, fingendo disinteresse per la telefonata.

<…Sì mi accorto del parcheggio. Comunque se mi sento meglio più che volentieri: non l’ ho mai vista Firenze! In ogni caso è meglio se oggi mi riguardo un po’ evitando di uscire. Certo, ti mando un messaggio! Ciao Kris, salutami gli altri! > e chiuse la telefonata, facendo scattare lo slide del cellulare.

Il suo sguardo rimase fisso per qualche secondo sullo schermo del suo cellulare, poi tornò a guardarmi.

< Scusami, davvero!…> disse indicando il cellulare.

< Figurati! Ah,…quando sono uscita per fare un salto in farmacia ti ho fatto sostituire questa. > e sfilai dalla tasca dei jeans la tessera della 307.

< Ti ringrazio…ehm…> sembrava voler aggiungere qualcos’altro, ma si bloccò, immerso nei suoi pensieri.

Mi misi a sedere composta, giungendo le mani e sporgendomi verso di lui e tentai di incoraggiarlo:

< Sì?…>

< Ascolta, > stava soppesando ogni parola < pensi di dire a qualcuno dell’ episodio di stanotte? >; mi guardava preoccupato.

Ricambiai lo sguardo, corrugando la fronte, senza capire.

< Beh, so che dopo quello che ho fatto stanotte posso sembrare un’ impicciona indiscreta che non si fa gli affari suoi, ma non ho mai avuto intenzione di raccontare in giro che ti ho trovato mezzo svenuto per la febbre e un bicchiere di troppo!…> gli spiegai.

<…E poi, che ci guadagnerei? Sarebbe da stupidi andare a spiattellare una sciocchezza del genere! > non capivo perché mi aveva fatto quella domanda; ma mi credeva così pettegola?!

< …Credimi non sono in molti a pensarla come te…>. Aveva distolto gli occhi dai miei e fissava il tavolino con tristezza.

< Parli come se ti avessero fregato molte volte…. > pronunciai queste parole, e subito me ne pentii sentendo il suo sospiro.

Cerca di alleggerire l’aria che tira, Cris…mi ordinai.

Così mi affrettai ad aggiungere in tono giocoso: < Sai, ho sempre pensato che si dovrebbe ricevere dal mondo ogni onorificenza per aver fatto dormire sul divano uno ubriaco…ma visto che non è il tuo caso, direi che l’ episodio viene archiviato. > e ammiccandogli dissi  < Rimarrà un nostro segreto! >.

Rialzò gli occhi e cogliendo il mio tentativo di chiudere quel discorso in tranquillità, mi rispose scherzando a sua volta:

< Fiù! Mi sono tolto un enorme peso! > simulando un esagerato senso di sollievo.

Quel suo tono spensierato, per quanto finto, era molto buffo! E la risata che seguì quelle parole, mi contagiò.

Passarono pochi attimi prima che parlasse di nuovo.

< Sai, ti sono debitore a vita! >

< Se vuoi, nel mio diario segreto ho la lista dei desideri, Genio della lampada! > lo informai ironicamente.

< Dai, non stavo scherzando! Posso fare niente per sdebitami? > mi chiese.

< Portami fuori a cena! > e gli feci l’ occhiolino.

< … >

Oddio! Ci stava pensando!

< Ehi! Guarda che non devi prendere sul serio tutto quello che ti dico! Però ci sarebbe una cosa che puoi fare…>

< E cioè? > scattò a sedere, tutto interessato.

< Dirmi il tuo nome. >

Sorrise.

< Non mi…>

< No, non ti sei presentato ieri sera! Decisamente non eri in grado! >

< No, intendevo…> aveva una strana espressione da pesce lesso: era confuso. Perché poi, proprio non capivo…< Beh, sono Robert tanto piacere! > mi strinse la mano, divertito.

< Io sono Cristina! Sai credo di aver conosciuto alcuni dei tuoi amici ieri mattina nella sala della colazione; erano in cinque e ad un certo punto una di loro, piccola, mora, molto simile ad un elfo, ti ha nominato. Aveva il nome che iniziava per A… >

< Ashley? > lo avevo incuriosito, pendeva dalle mie labbra.

< Sì! Uno dei ragazzi l’ ha chiamata Ash, quindi era sicuramente lei! Beh, è stata proprio lei ad accennare sul tuo, ehm, “perfetto modo di parlare”…> pronunciai le ultime parole facendo il segno di virgolette con le dita, cosa che lo fece sbellicare.

< Mi avrà sicuramente preso in giro…! Lo fa sempre! >

< Credo che la frase sia stata: nemmeno Rob parla così bene! O una cosa simile, si riferiva alla mia pronuncia…Sei inglese immagino! > pronunciai la frase con un tono malizioso per stuzzicarlo.

< Sono da Londra sì! > rispose scuotendo la testa , dopo che gli confermai i suoi sospetti. < Tu da dove sei? >

< Sono nata a Milano, poi ho vissuto un po’ di qua, un po’ di là! >

< Non sei inglese??? > strabuzzò gli occhi, stupito.

< No…ho vissuto a Londra per cinque anni, da bambina, quindi ho appreso bene la lingua. >

< Confermo, quasi – concittadina! > scherzò e mi fece battere il cinque.

In quel momento Robert alzò gli occhi e lesse l’ora sull’orologio parete…

< Com’è tardi! Tu dovrai pranzare! >

< In effetti sarebbe il caso che scendessi tra poco…> ammisi; mi dispiaceva però mandarlo via così. Lo guardai infilarsi scarpe e giacca mentre diceva:

< Ok, penso di riuscire a non svenire nel luuungo tragitto verso la mia camera…>.

< Batti un colpo se hai bisogno!> e feci cenno alla parete che separava le nostre suite.

Poi mi ricordai delle pastiglie:

< Ah, prendi queste! > lanciai la scatola nelle sue mani, che la afferrarono con buoni riflessi.

Fece per aprire bocca, ma lo bloccai all’ istante…

< Insisto, Robert…! Prendine una a metà pomeriggio…>

< Ok, capo! Anzi, dovrei dire: ok, infermiera! > e scattò sull’ attenti, scatenando le mie risate per l’ennesima volta.

< Ciao Cristina! > ma poiché faticava a dire il mio nome correttamente…

< Chiamami Cris. >

< D’accordo ma tu allora chiamami Rob! >

< Ciao Rob! > e gli sporsi la mano, che mi strinse; ora aveva le mani molto calde.

< Ciao Cris! E grazie infinite…giuro che mi sdebiterò! >.

 

 

 

Nota dell’ autrice:

 

Buongiorno a tutti! In questo momento sono really happy, perché c’è il sole, tira vento e ho appena bevuto un macchiatone fantastico =D! uhhh…ok non frega a nessuno…passiamo a fare i commenti tecnici XD…

Innanzi tutto volevo informarvi che questa volta ci metterò di più ad aggiornare, temo…

Ma non appena sarà possibile sfornerò il sesto capitolo!

Riguardo al capitolo che avete appena letto, non ho molto da dire: tanti malintesi, tanta curiosità, che daranno trama ai prossimi continui…!

 

E ora a voi…( questa è la mia parte preferita!)

 

Cloddy_94 – Ciao cara! Che bello ritrovare una tua recensione! Mi dispiace, ma come avrai già letto, farò fatica ad aggiornare presto! Spero comunque che questo quinto capitolo ti sia piaciuto in modo che mi scagioni un po’ durante l’attesa ;-)…

A presto, baciiiiii =D

Carlottina – Buongiorno, Charlotte! Un’altra fantastica ragazza che recensisce à *.* me molto contenta! Non sai che soddisfazione ricevere complimenti riguardo l’espresso…=) è davvero una cosa che mi sta a cuore! Infatti, se non si era capito, ho fatto prendere a Cristina il mio vizio ed è tragico vedere come questa bevanda sia snobbata all’estero! Comunque sia, mi fa piacere di averti incuriosita con RaC e di aver sentito la tua opinione! …Baci!!

 

Dodo – Ehi, ciao! Appena ho letto la tua recensione mi sono sbrigata a postare il sesto capitolo!! XD Guarda l’idea della febbre, a dirla tutta, è in effetti un tantino forzata. Però pensando alla febbre mi erano venute in mente un sacco di idee per dopo, sul come collegare le varie cose eccetera…quindi ho provato a chiudere un’ occhio e lavorare un po’ di fantasia! Aspetto une recensione anche sul sesto, sai?? Mi farebbe piacere…! Baciotti =)

 

Aggiungo che sono felice anche perché la ff è tra i preferiti di 13 lettrici!

Grazie grazie grazie quindi a:

 

giadona

fede 72

DolcePotter (sei una fan di Harry, come me!! =D )

 

E infine, grazie ai molti lettori che visitano le mie pagine!

Un bacio a tutti,

                                                                                                  Giulia

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6. La quarta moschettiera ***


Capitolo 6 - La quarta moschettiera

Capitolo 6 -  La quarta moschettiera

 

                                                                                                                                   < … >

 

 

< Piccola! >

< Papà! Ciao! > lo salutai portandogli un braccio intorno alla vita e baciandolo.

< Buongiorno Cris! > esclamarono all’unisono Gio e Carlo.

< Ciao! Come stanno oggi i miei avvocati preferiti? > domandai canzonandoli.

< Si godono un giorno di vacanza…> fece Gio allargando le braccia in segno di rassegnazione.

< Dai Gio! Prova a pensare per un nanosecondo a ciò che frutterà tutto questo lavoro! > gli disse papà, accompagnando la frase con una sonora pacca sulla spalla.

< Non lo metto in dubbio, sicuramente ne varrà la pena! Sai bene che sono stato il primo a voler impegnare tutte le energie in questa causa, soprattutto per la moralità! >

E Carlo aggiunse: < Moralità in primis. E’ il nostro punto di forza, per quanto possa essere fonte di manipolazioni e inutili casini…>

Moralità…ci risiamo! Si arriva sempre al solito punto…Se ce ne fosse almeno un po’ a questo mondo!

Papà, con i suoi bracci destri, formava una squadra salda, unita: in ufficio li chiamavano “I tre moschettieri”, per questo. Funzionavano molto bene assieme, perché erano accomunati da tre caratteristiche che li distinguevano: talento, intuizione e rigidi principi di moralità.

Senza una di queste caratteristiche le altre non stavano in piedi all’interno della loro cerchia.

Spesso era stato inevitabile per loro affrontare un sacco di ricorsi e trucchetti di altri avvocati per incastrarli, cose che loro chiamavano “fastidi”; comunque stessero le cose però, non si erano mai fatti fregare. 

< …andiamo, sai bene che non hanno prove! La Costituzione dice che…> stava incalzando papà quando vidi entrare nella sala un gruppetto ciarliero.

Erano i gli amici di Robert che avevo già visto, più Kris.

La ragazza di nome Ashley incrociò il mio sguardo e, riconoscendomi, mi salutò con la mano sorridendomi entusiasmata. Ricambiai il gesto allo stesso modo e la vidi accomodarsi con il resto del gruppo a tre tavoli dal mio.

A quel punto Carlo mi riportò alla realtà…

< Che fai Scriccia, ti aggiungi a noi? >

E, come ogni volta che mi chiamava con quel nome gli risposi divertita:

< Scusami Carlo, non ho sentito…>.

Quel mio soprannome era stato coniato da papà ancora quando ero piccola, e da allora lo usavano spesso anche gli altri due moschettieri. Era una cosa che mi era sempre piaciuta, perché mi faceva sentire parte del loro pulpito: diventavo la quarta moschettiera quando mi chiamavano così, diventavo Dartagnan e questo mi faceva sentire invincibile, proprio come loro!

Ma non sentivo questa sensazione da tempo ormai. Da circa un anno non avevo più avuto la forza di vincere le sfide con le persone, con il mondo; perchè mi sentivo debole…

Mi ero buttata a capofitto nello studio, nei libri, nei vizi e mi ero costruita una barricata che cercavo di rendere impenetrabile.

Non vedevo più con entusiasmo i colori verde e rosa, di speranza e ottimismo…non avevo più suonato, non avevo più cantato…per debolezza…

< Stavamo pensando tesoro, di farci un giro in centro oggi pomeriggio e poi tornare e fare un tuffo in piscina. Vieni con noi? > mi spiegò papà accarezzandomi il braccio.

< Certo! Sennò senza di me, siete in grado di perdervi voi! > feci incrociando le braccia al petto e assumendo un aria di solennità.

Non volevo che papà si preoccupasse per me, quindi optai per recitare un po’, e fare la parte della spensierata, che mi riusciva tanto bene.

 

Il sole splendeva alto, le nuvole formavano in cielo i disegni che la fantasia infantile si diverte ad interpretare e noi camminavano, i capelli scompigliati da una leggera brezza estiva, fermandoci di tanto in tanto per ammirare questo o quell’ edificio.

Dopo circa un’ora che eravamo in marcia i miei pensieri presero di nuovo la rotta di prima.

Nelle occasioni in cui la testa mi si riempiva in quel modo, lo stomaco per dispetto cominciava a pesare e la gola si chiudeva, dandomi un senso di stordimento.

E proprio in quel momento la mia attenzione fu catturata da quella cosa che non ha nulla a che vedere con i pensieri, con la ragione umana…

 

Somewhere over the rainbow way up high,
there's a land that I heard of once in a lullaby.
Somewhere over the rainbow skies are blue,
and the dreams that you dare to dream
really do come true.
Some day I'll wish upon a star
and wake up where the clouds are far behind me,
Where troubles melt like lemon drops,
away, above the chimney tops,
that's where you'll find me.
Somewhere over the rainbow bluebirds fly,
birds fly over the rainbow,
why then, oh why can't I?
If happy little bluebirds fly
beyond the rainbow,
why, oh, why can't I?

 

Un deja-vu,…io l’ ho già sentita…la melodia è così calda, famigliare, sognante…

< Papà…? >

< Sì, Cris? > mi rispose, voltandosi verso di me.

< Ti ricorda niente questa canzone?? > e indicai il bar dove una tastierista la stava suonando e cantando.

Scoppiando a ridere disse: < Direi! Mi sorprende che tu me lo chieda!! E’ una canzone di un film vecchissimo che guardavi sempre quando eri piccolina…Cris, è Somewhere over the rainbow…>

< Il mago di Oz! > esclamai.

< Proprio così! > affermarono in coro papà, Carlo e Gio, annuendo energicamente e fissandomi.

Le dita mi tremavano, se avessero potuto avrebbero urlato. Erano rimaste ferme troppo tempo e l’ultima volta che avevano toccato i tasti non erano state soddisfatte a pieno.

< Ascoltate, vi dispiace se ci troviamo più tardi a cena? Mi sta venendo un po’ di mal di testa > non volevo dare spiegazioni < probabilmente sono solo un po’ stanca: questa notte…non ho dormito bene. > ammisi, cogliendo al volo il fondo di verità.

< Ok, a dopo tesoro! >

 

Sfrecciai davanti alla 301, alla 303 e, con una coordinazione pazzesca, feci strisciare la tessera della 305 e aprii la porta immediatamente dopo.

Poggiai borsa e occhiali da sole sul tavolino e feci un respiro profondo…

La stanza era piuttosto calda; così, ricordando che fuori tirava un leggero venticello, mossi tre passi per raggiungere la porta del terrazzo e la aprii. Le tende si gonfiarono e sentendo la brezza che mi accarezzava il viso chiusi gli occhi.

Ricordavo perfettamente la melodia che avevo sentito…

Mi voltai e guardai la pianola.

Incerta mi avvicinai alla seggiola su cui mi ero seduta il giorno del mio arrivo a Volterra.

Schiacciai ON.

Feci schioccare le dita, una a una, prendendo posto sul sedile di raso e appoggiandomi composta allo schienale.

Sollevai le mani, mettendole nelle giuste posizioni in modo automatico, e rilassai i polsi.

Ogni singolo tasto avrebbe fatto ciò che le mie dita comandavano. Ogni dito sarebbe stato mosso a tempo e portato fino alla nota corretta. Il tempo e la nota sarebbero stati dettati dalla melodia.

La melodia era celata dentro di me…

Non avevo più un pretesto per forzarmi a suonare, non lo facevo per papà: dovevo tornare a farlo per me.

Lui avrebbe voluto così. Perché avevo smesso di suonare dopo la sua perdita, per tentare stupidamente di dimenticarlo.

La mia musica aveva taciuto per lui, e sapevo che questo lo avrebbe fatto imbestialire.

Forse avevo smesso proprio per questo:  per ribellione.

Iniziai a districare la trama di note che mi si dipingeva davanti…

Ero emozionata, ma non agitata; volevo piangere, ma ero troppo tranquilla per farlo; volevo sorridere, ma non potevo perdere la concentrazione.

Accompagnai l’ultimo movimento con le parole

 

If happy little bluebirds fly
beyond the rainbow,
why, oh, why can't I?

 

L’ultimo accordo risuonò nella stanza per quattro secondi; ma nel mio cuore risuonò per molto di più…

 

Avevo rotto definitivamente il ghiaccio!

Passai il resto del pomeriggio a suonare i miei autori preferiti; diedi uno sguardo agli spartiti che aveva lasciato papà solo per trovare ispirazione: di ciò che era scritto sugli spartiti ricordavo tutto.

E, abbandonata di nuovo al suono del piano, desiderai per la prima volta di ritornare a Firenze per andare a trovarlo, per andare da Jack

 

 

 

Note dell’autrice:

 

Ammetto che ho un po’ di paura per le recensioni su questo capitolo XD! Molto probabilmente o non ce ne saranno e non saranno piene di complimenti come le precedenti! (nonostante sia il mio preferito finora *.*)

Voglio solo spiegare il capitolo dicendo che Cristina ha ancora bisogno di un po’ di spazio tutto per lei…

Spero comunque di ricevere vostri commenti, per sapere se sto annoiando, se sto incuriosendo,…insomma se vi piace o meno Il continuo o la ff in generale!

 

PS. Voglio sottolineare che finalmente ho dato il nome a quel Lui…

 

Milioni di grazie ancora a chi ha aggiunto RaC tra le ff preferite, in particolare a chi la aggiunta dall’ultimo capitolo postato:

 

CriPattinson

Deisy87

Delfina

loralya

miky 483

mylifeabeautifullie

 

Lo spazio per le recensioni *.* à ragazze mi fate felice! :

 

doddola93 – Ciao Dod!! Guarda, spesso il mistero della fede colpisce anche me e con la testa per aria che mi ritrovo non me ne accorgo nemmeno! XD Cavolate a parte…E’ un piacere ogni volta ricevere i tuoi pareri e i tuoi complimenti *.* Spero che questo capitolo “riflessivo” non sia venuto meno alle tue aspettative…attendo con ansia una tua recensione =P! A presto, baci!!

 

Cloddy_94 – Ciao Cloddy! Ti ho fatto aspettare tanto?? Sai, ho paura che mi bastonerai, perché in effetti con il sesto capitolo non ho portato avanti la storia! Abbi pietà ti prego =D!! …XoX!

 

Yara995 – Ciao anche a te, Yara! Per l’altro capitolo…Don’t worry, be happy!! =D Grazie grazie per i bellissimi complimenti! Alla prossima…baciotti! 

Dodo – Ehi! Li fai venire pure a me gli occhi a cuoricino! Non so cosa risponderti…*.* Siamo in due ad adorare Cris…anche se da parte mia poteva sembrare scontato, credetemi non è mai così!

Spero tu abbia apprezzato questo nuovo capitolo che è nato per avvicinare un po’ di più il lettore alla mia protagonista!… Baci!!

 

Un grazie anche ai lettori…!

 

Baci a tutti,  ci risentiamo al settimo capitolo

 

                                                                                                         Giulia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7. Il bacio ***


Capitolo 7 – Il Bacio

Capitolo 7 – Il Bacio

io, l' onda che si alzò
su dal mare scuro dell'umanità,
l'urlo che si udì quando rimbalzò
forte sul tamburo della libertà,
sogno di colei che è la mia follia
e mai questa ferita rimargina
e che dai libri miei ha strappato via
l'ultima pagina…

 

sarà una nuova età o solo un'altra età
il volo di un eterno istante
nel mio cuore di aliante…

 

da Cuore di aliante di C. Baglioni

 

 

Dopo una lunga e rilassante doccia mi sistemai sul divano - paradiso e, inevitabilmente, mi addormentai.

In quella mezz’ora scarsa in cui “riposai gli occhi” (tipica espressione maschile!), sognai. Era la seconda volta che succedeva da quando ero lì a Volterra.

 

Mi trovavo sulla stessa identica spiaggia, ma questa volta ero seduta sulla scogliera…

Apprezzavo in silenzio il rumore delle onde che si infrangevano contro le rocce e osservavo la schiuma biancheggiare sulle creste e svanire non appena toccava la pietra.

Ad un tratto quella totale quiete fu rotta da una voce roca, calda, che mi era famigliare:

< Dartagnan! Scendi, devo mostrarti il mio tesoro! >

Non vedevo la persona che aveva invocato il mio personaggio, ma ero certa di conoscerla…

Dopo essermi alzata saltai da uno scoglio all’ altro con una grazia che non poteva appartenere ad un essere umano, e toccai il suolo, percependo la morbidezza della sabbia sotto i miei piedi.

< Ciao Invincibile Dartagnan! > disse allora la voce con un tono da teatrale solennità.

Stesi le labbra in un sorriso compiaciuto e domandai:

< Dove sei? Sei…? > ma la voce non mi lasciò pronunciare il suo nome…

< Sei stata molto brava oggi...Ti ho ascoltata. Ora vorrei solo che ti fidassi di più… > sussurrò con un velo di tristezza.

< Fidarmi? >

< Proprio così! Il cinismo e la malinconia non ti si addicono per nulla…> e dopo un sospiro aggiunse < Mi piaci molto di più quando porti vestiti di colori sgargianti: il rosa e il verde ad esempio ti donano un sacco! > osservò.

Uno strano calore invase le mie guance e mi guardai attorno in cerca di quella voce che mi calmava con la sua incredibile naturalezza.

< Cris, perché non mi guardi? Voglio mostrarti il mio tesoro… > chiese il mio interlocutore con una leggera disapprovazione.

< Ma dove…? Oh…Sei bellissimo! >.

Irradiava luce da ogni singola parte del suo corpo: era la persona più bella che avessi mai visto.

Era troppo folgorante e non riuscivo a distinguere bene i tratti del suo viso…

Allungai la mano e lui fece lo stesso con la sua. La misurò con la mia, palmo a palmo.

Le sue dita sovrastavano le mie e dopo pochi istanti costrinsero la mia mano a chiudersi a pugno, in modo da poter essere contenuto dalla sua presa.

< Hai le mani calde…> mi fece notare.

E mi svegliai.

 

Studiando l’orologio con una rapida occhiata constatai che ero in estremo ritardo per la cena; così, infilai il primo paio di scarpe con un po’ di tacco che trovai, scelsi una camicia casual e, con un distratto sguardo allo specchio della camera da letto, controllai di essere in ordine.

Sì…Tutto a posto!

Scendendo in ascensore mi risistemai la coda di cavallo e, con una decisa passata di mano, resi accettabile il ciuffo.

La sala era già piena al mio arrivo e mentre stavo allungando il collo in cerca del tavolo dove sedeva papà, una voce femminile mi saluto:

< Ciao Cristina! >

< Ehi Giulia! > e sorrisi alla receptionist che, toccandomi una spalla, mi aveva fatto voltare.

< Stai cercando tuo padre? > a quanto pare aveva colto il mio vano tentativo di superare il mio metro e sessantacinque.

< In realtà sì…ma la sala sembra più piena del solito stasera e non lo vedo > ammisi annuendo.

< Vieni che ti accompagno io. > Poi, notando il mio sguardo enigmatico aggiunse < Da stasera servo i tavoli durante la cena, perché sono arrivati gli ultimi ospiti che aspettavamo. Per le prossime due settimane alloggiano da noi tutti i responsabili e gli operatori della location del film…> mi spiegò, e colsi l’entusiasmo nei suoi occhi.

< Interessante…! > cercai da viaggiare sulla sua stessa linea d’onda.

Cris, come attrice fai un po’ pena!  Valutai nella mia mente e arricciai le labbra, con insoddisfazione.

< Già, è una grande opportunità per noi: non immagini quanta pubblicità ci faccia! >

< Sai, sono proprio una frana riguardo gossip e cinema…Di che film si tratta?>  le chiesi incuriosita.

Lei si mise a ridere e, non appena aprì bocca…

< Cris, ma dov’eri finita? >

…arrivammo a destinazione.

< Buon lavoro Giulia! >

< Grazie! Passa una buona serata! A presto Cristina! >; e si dileguò.

< Per dopo Scriccia, abbiamo organizzate una partitona a Monopoli! > mi informò Carlo.

< Noooo! Non ci posso credere, ve lo siete portati dietro?? > domandai incredula

< Ovvio! > esclamarono tutti e tre stizziti anche solo dal fatto che io potessi dubitarlo. 

 

< No, no! Non voglio ipotecare anche Piazza Giulio Cesare! Gio, sei davvero uno strozzino! > Esclamai rendendo gli ultimi soldi liquidi a al proprietario di Corso Impero.

< Eh, cara mia! C’è un motivo se mi chiamano il “Re del fiaschetto”! > disse battendosi il petto.

< Ti avranno pure nominato il “Re del fiaschetto”, ma di certo non perché è la tua tradizionale pedina al Monopoli! > lo prese in giro Carlo sghignazzando.

< Ridete, ridete! Tanto vi ho spinti tutti sul lastrico.…! >

E in effetti, avevamo praticamente perso tutto.

Era tardi, molto tardi, e dato che avevo deciso di tornare a Firenze l’indomani, mi alzai dalla sedia e annunciai agli altri che sarei tornata in camera a dormire.

Papà mi aveva seguita fino alla porta della sua suite.

< Che programmi hai per domani, Cris? >

< Ah, bravo! Mi stavo dimenticando di dirtelo…: domani faccio un salto a Firenze, perché ho dimenticato alcuni libri che mi servono da te. >

Avevo pensato a tutto per non farlo sospettare sulla vera ragione per cui tornavo in città: il modo e il momento in cui dirglielo, la scusa più plausibile…

< D’accordo, guida bene. >

< Come sempre, papi! Buonanotte! >

< Buonanotte anche te, piccola. >

Non capivo se si era realmente bevuto la mia storia, ma decisi di non preoccuparmene.

Quando scesi al mio piano, dirigendomi verso la mia camera notai, con lieve tuffo al cuore, che la luce della 307 era accesa…In quel momento mi ricordai del sogno.

Mentalmente arrivai ad una banale conclusione: era Robert…

Sentii il solito Bip! del dispositivo ed entrai nella mia stanza.

Mi lasciai cadere pesantemente sulla poltrona e vidi sul tavolino una cosa che prima di cena non c’era…

Era la scatola delle tachipirine che avevo preso quella mattina in farmacia, con sopra…un bacio Perugina!

< Il mio preferito! > esclamai entusiasta.

A fianco c’era un biglietto con su scritto:

 

Prima che tu venga a sgridarmi voglio assicurarti che ho preso la medicina, mia fedele infermiera!

 

                                                                                                Rob

 

Dopo averlo letto, scoppiai a ridere.

Presi il cioccolatino e mi catapultai fuori dalla porta.

Toc! Toc!

Un secondo…due secondi…tre secondi…quattro secondi…

La porta si aprì…

< Sapevo che eri tu! > e con un sorriso sghembo molto ben riuscito, mi fece segno di entrare.

Con una espressione da inquisitrice, mostrandogli il bacio gli domandai sospettosa:

< E questo come c’è finito in camera mia?! >

La mia in realtà era tutta scena: quel ragazzo mi divertiva e mi sorprendeva un sacco.

In risposta alla mia domanda fece spallucce e disse che aveva beccato nel momento giusto la cameriera delle pulizie.

< Riguardo le tachipirine che mi dici? Ti è passata la febbre? >

< Non ho più nemmeno una linea, giuro! In ogni caso me le sono fatto comprare da Ash. > mi spiegò, tutto innocente.

Il suo appartamento era identico al mio, l’unica differenza era che gli oggetti che c’erano non mi erano familiari; le cose che più mi colpirono, però, furono la chitarra che stava in un angolo e i fogli sparpagliati sopra il tavolino.

< Ti ho…interrotto? > chiesi, indicando la massa cartacea per spiegargli a cosa mi riferissi.

< No figurati! Ormai è già tutto qui… > e si picchietto una tempia con l’indice < …stavo giusto uscendo in terrazzo per una sigaretta. Dai, vieni a tenermi compagnia! >

< Se non disturbo, volentieri! >

Lo seguii fuori. La vista era fantastica: Volterra era costellata di luci e le stelle brillavano sopra di noi.

< Posso offrirti una sigaretta? > mi chiese allungando il pacchetto verso di me.

< No, grazie, ho smesso…E dovresti evitare pure tu, almeno finchè stai poco bene! > dissi in tono scherzoso e con una mano lo spintonai appena sulla spalla.

< Ehi! Ho ucciso per molto meno! > mi minacciò assecondando il mio gesto.

< Uh, che paura!! > alzai le mani recitando la parte della damigella terrorizzata.

Ridemmo entrambi a quell’ idiota spettacolino e poi ritornammo a guardare la città.

< Non hai ancora mangiato il cioccolatino…> mi fece notare lui, rompendo il silenzio.

< Hai ragione cavolo! Sai, questi sono i miei preferiti! >

< Scommetto che sei venuta a vedere se ne avevo ancora…> mi prese in giro.

< Mi hai scoperta! >

< A parte gli scherzi, se vuoi ne ho sul serio: prima sono venuti i miei amici per vedere come stavo e me li hanno portati…sanno che la cioccolata con le nocciole è la mia preferita. >

< No grazie! Anche se li adoro, mi deprimo ogni volta a mangiarli…>

Lui rise e chiese incuriosito: < E perché mai?? >

< Perché ho una sfortuna incredibile con le frasi dei bigliettini! > ammisi con un tono di sconfitta mescolato all’ironia.

< Dimostramelo! > mi incoraggiò.

Tolsi con attenzione la carta argentata e dispiegai il fogliettino trasparente per leggere bene:

 

< La bigamia è avere una moglie di troppo. La monogamia lo stesso.

                                                                                                                        O. Wilde n. 115 >

 

Robert scoppiò a ridere e finché non parlò di nuovo mi gustai il bacio.

< Beh, non aveva tutti i torti il Signor Wilde! >

< Ma sentitelo! > e mi portai una mano alla fronte per la disperazione.

< Stavo scherzando! Stavo scherzando! > si giustificò, portando in alto le mani.

< Comunque hai visto anche tu: o mi capitano frasi che screditano l’amore, o frasi sull’amicizia…Un mio amico mi prendeva sempre in giro: diceva che ero “Invicibile dall’ Amore!”> dissi, pronunciando le ultime parole con un solenne vocione.

< Ed è vero? >

Mi guardava di sbieco, con una intensità che mi fece stordire. Per qualche istante indugiai nei suoi occhi color del cielo, magicamente profondi.

< Mmm, diciamo che per una serie di circostanze non ho mai avuto una vera occasione…> scossi la testa e poi senza rendermene conto i miei pensieri si trasformarono di nuovo in parole.

< Ho amato, ma troppo poco. >

Non staccava gli occhi dal mio viso, avvertivo il suo sguardo insistente come se avesse voluto leggermi nella mente…o nel cuore.

Dopo quelli che sembrarono secoli, in un sussurro quasi impercettibile disse: < Le circostanze rendono difficili un sacco di cose. >

Sembrava capirmi, e per me era una cosa nuova.

Avevo paura.

< Oh, è tardissimo! Devo assolutamente andare, domani mi devo svegliare presto…e poi ti ho disturbato già troppo! > esclamai appena mi accorsi di che ora era.

< Ma come ti salta in mente?? E’ stato un piacere chiacchierare un po’ con te…> rispose lui, mentre aprivo la porta per rientrare.

Diceva la verità, lo sentivo dal suo tono e lo leggevo dalla sua espressione; con strana sensazione di piacere mi resi conto che per me era lo stesso.

Robert mi seguì dentro fino alla porta della sua suite; mi sfiorò il braccio e mi diede un bacio sulla guancia.

< Buonanotte, Cris! A presto: devo ancora sdebitarmi come si deve…>

< Lo hai già fatto: grazie per il bacio! > e gli sorrisi ancorando i miei occhi verdi ai suoi.

< Per quale dei due?! > mi domandò malizioso.

Non c’è che dire: ci sa fare!

Feci la pensierosa e, per non sbilanciarmi troppo, risposi: < Per quello al cioccolato! >

Al che lui, per stare al mio gioco, schioccò le labbra e mugugnò < C’ ho provato! >.

< Sei davvero furbo! > lo canzonai < vado…Buonanotte Rob! >

< ‘Notte Cris! >

E mi chiusi la porta alle spalle.

 

 

 

Nota dell’autrice:

 

Ciao a tutti!! Eccomi tornata con il settimo capitolo!

Il titolo era un po’ troppo fuorviante? Spero di no!!! =D Vi dico solo questo: ogni cosa a suo tempo! Non aggiungo altro…

 

Alle mie donne…:

 

dodo – Ciao Dodo! Non voglio dirti ancora niente riguardo Jack…ma nell’ ottavo capitolo scoprirete tutto, bene o male…*.* A presto cara! Un bacio

PS: posso farti pubblicità?? Ho letto “Lettera” scritta da te…bellissima…=D

 

Cloddy_ 94 – Ciao stella! Son contenta che anche questo capitolo ti sia piaciuto…di Jack…posso dire solo: pazientate un po’…=) Un bacio, Cloddy!!! =D

 

Yara995 – Ecco a te il settimo capitolo, Yara!! Che te ne pare? Anche tu curiosa di Jack, vero?? Ogni mistero verrà svelato cara…XD baci baci!

 

C_annuccia – Ma chi xea sta qua?? =D Ciao tesoro! *.* sei venuta a leggere pure tu! Comunque non è autobiografico…o almeno ho provato a non farlo autobiografico! MA qualche caratteristica c’è scivolata dentro ^^ : vizio del caffè, occhi verdi, …and so on…!

Commenta ancora! Un bacio e un abbraccio!

 

Un grazie a:

 

Ginnylove

 

Che è la 20esima lettrice che ha aggiunto RaC tra le ff preferite…*.* oooooh!

 

Ciao a tutti!! All’ ottovo capitolo!

 

                                                                                                                        Giulia

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8. Andare avanti ***


Buonasera a tutti

Buonasera a tutti!!

Questa volta scrivo prima per mettere un po’ le mani avanti…=D E’ un capitolo un po’ strappalacrime! Cioè almeno per me lo è stato…

All’ inizio volevo raccontarvi Jack attraverso i pensieri di Cristina, ma sarebbe stato peggio credo: sarebbe risultato noioso e pesante.

Quindi l’ottavo è un capitolo principalmente incentrato su alcuni flashback che riguardano Cris e Jack.

Ho scelto questo “modo” per parlare di lui nella vita della protagonista anche per poter rendere più plausibile il titolo!

Giuro ho finito di annoiarvi! =D un bacio…e BUONA LETTURA!

 

 

Capitolo 8 – Andare avanti

 

…Stamattina cercavo qualcosa di te
e volavo lontano…immobile…

 

…Lasciami sognare
lasciami dimenticare
lasciami incominciare a camminare
a passi più decisi
e fammi immaginare quanto ancora c’ho da fare
forse crescere e invecchiare
quanto ancora ho da amare

 

da Immobile di Alessandra Amoroso

 

Tenevo gli occhi fissi sulla strada. Il sole illuminava l’asfalto e i raggi cominciavano a picchiare dritti sul parabrezza, iniziando ad infastidirmi. Con una rapida mossa aprii il bauletto davanti al sedile del passeggero e tirai fuori l’astuccio con gli occhiali da sole. Quando li ebbi indossati riappoggiai il braccio sinistro in modo da sostenermi la testa, mentre con la mano destra controllavo l’ auto.

Mi piaceva guidare…Anzi, mi piaceva guidare in autostrada. Adoravo la velocità, e la strada dritta mi permetteva di mantenere quella posizione rilassata.

I pensieri fluivano nella mia mente inarrestabili e per cercare di ordinarli passai una mano sul ciuffo, portandolo indietro; era il gesto che facevo sempre per invocare la concentrazione.

Ma era impossibile riuscirci

…Prima il volto di Jack, poi quello di papà, le sagome dei personaggi del Mago di Oz, il piano…era tutto mescolato! E poi, tra le altre immagini, Robert.

Lo conoscevo appena, ma la sera precedente mi aveva trasmesso qualcosa che non riuscivo a spiegarmi: era come se desiderassi la sua presenza, come se lui dovesse aiutarmi a mettere un po’ d’ordine nella mia vita, e io, forse, nella sua.  

Mi ispirava fiducia, comprensione, condivisione, amicizia vera. Ma sarebbe stato un errore provare a capire se era realmente così? Sarebbe stata un’altra fregatura provare a conoscerlo?

 

Restai lì per non so quanti secondi, per quanti minuti, per quante ore…

Non tolsi gli occhiali, non posai la borsa a tracolla, non mi mossi, se non per sedermi a gambe incrociate sulla panchina che stava lì accanto.

Il pesco, verde e carico di frutti, vegliava su quel piccolo giardino segreto come una sentinella del Re. Le foglie brillavano di un verde acceso e le pesche, con quel loro colore rosa antico, rendevano ricco e meraviglioso l’albero da frutto.

Sei sempre fedele. Pensai con malinconia.

Mi sforzavo a respirare regolarmente, per non essere costretta ad alzarmi e andarmene, per poter restare lì tutto il tempo di cui avevo bisogno…

Dovevo stare calma, perché volevo stare lì.

< Oggi è il 6 Luglio >

Dissi a me stessa in un sussurro. Una costatazione come un’ altra.

Deglutii e provai a leggere le date inscritte nel marmo lucente.

Quello era il posto incantato, dove lui voleva stare. Quante volte avevamo passato interi pomeriggi su quella panchina, a leggere i racconti che scrivevamo, a parlare degli argomenti importanti che entusiasmano gli adolescenti…

 

Mentre camminavo fuori da scuola per tornare a casa esaminai il mio primo giorno a Firenze.

Il mio primo giorno di superiori a Firenze è stato una tragedia!

Naturalmente come era stato deciso avevo frequentato il primo semestre di scuola a Parigi e poi mi ero trasferita da papà…

Non c’è stata nemmeno una ragazza che è venuta a fare conoscenza…

Ero decisamente giù di corda perché la mia timidezza mi aveva sempre creato problemi..

Nemmeno una banale chiacchierata, una battuta; si sono solo presentate, mi hanno chiesto se volevo stare con loro a ricreazione, dopodiché mi hanno letteralmente squadrata.

Mi sono sentita così a disagio! Hanno parlato tra loro, come se non ci esistessi…

< Ehi, Cristina, giusto? > un ragazzo mi stava chiamando < Piacere sono Giacomo, non so se ti ricordi, stiamo nella stessa sezione…>

< Oh sì certo! Mi ricordo, piacere Giacomo! > gli strinsi la mano che mi porgeva.

< …Puoi chiamarmi Jack! >  mi disse amichevolmente.

< D’ accordo, Jack…>

< Ti ho vista un po’ spaesata oggi. Mi dispiace per le mie compagne, sono sempre con la puzza sotto il naso: non farci caso! >

Arrossii violentemente; era così facile capire quello che provavo?

< Oh…beh, non mi aspettavo nulla di diverso, davvero…> e provai ad accennare un sorriso per convincerlo.

Bugiarda! Mi criticò la mia voce interiore.

< Mmm,… in ogni caso non vedevo l’ora di riuscire a beccarti da sola per conoscerti meglio. Allora, raccontami di com’è Parigi? > i suoi occhi erano vivaci, pieni di serenità e spensieratezza, ed erano davvero interessati alla nuova arrivata milanese – londinese – parigina. 

Parlare con lui era davvero la cosa più naturale del mondo, era curioso su tutto: dalla mia vita, alle città in cui avevo abitato, dalle mie passioni, ai miei autori preferiti…

Quando gli parlai della mia educazione musicale esclamò:

< Ma dai?? Anche io suono il pianoforte! Ti confesso che diventare un pianista di successo è il mio sogno sin da bambino!! > .

 

< Jack! > corsi ad abbracciarlo.

< Cris! Non vedevo l’ora arrivasse gennaio…è stata una palla senza di te! >

< Giuro, mi sei mancato un sacco anche tu…Oggi vieni a mangiare da me spero! Devo farti provare un quattromani impossibile! >

< Oh, per me e te nulla è impossibile, socia! >

Un’ altro anno, secondo semestre di seconda liceo! Sono di nuovo con il mio migliore amico…

 

< Cristina! Ma che cavolo! L’ equazione dell’ iperbole non ha termini misti! > erano ore che ci stavamo dietro, la matematica di terza proprio non la capivo!

< Scusa tesoro! Lo sai che per me è arabo! > cercai di giustificarmi.

< Ma sì, piccola, scusa. E’ solo che vorrei poterti aiutare di più…> mi disse scompigliandomi i capelli che portavo scalati a livello delle spalle.

Intenerita da quel gesto mi alzai dalla sedia e mi buttai tra le sue braccia.

< Cosa farei senza il mio migliore amico?? >

< Nulla! Proprio come io non riuscirei a darne fuori in inglese e in greco senza di te…> esclamò scoppiando a ridere e stringendomi a sè.

 

Era il giorno del mio compleanno e sapevo che aveva in mente qualcosa.

Doposcuola, baciandomi la fronte, mi bendò e mi prese per mano. Mi condusse in un posto lontano dal traffico, lontano dalla confusione tipica di una città come la nostra; ma sentivo che la magia di  Firenze era ancora attorno a noi.

Ad un tratto arrivammo in un prato, il suolo sotto i miei piedi era morbido e sentivo profumo di fiori nell’aria.

Mi lasciò andare la mano e mi tolse la benda dagli occhi.

Era un piccolo giardino segreto, dove regnava un pesco enorme sotto il quale c’era solo una panchina che portava una scritta…

 

Ammira il passato, ama il presente, aspetta il futuro.

 

< Jack, è il posto più…>

< …magico che tu abbia mai visto? > . Sorrisi perchè completava sempre le mie frasi.

Annuii e lui mi baciò sulla guancia, abbracciandomi.

< Buon compleanno Cris! >

Restammo seduti sulla panchina in silenzio, abbracciati, poi lui parlo di nuovo:

< Sai, a dire la verità non so di chi sia questo giardino…>

< Vuoi dire che è di proprietà privata?? > lo guardai con uno sguardo severo.

< Non ne ho la minima idea! Ma un giorno sarà mio, ho intenzione di comprarlo. >

< Tu sei pazzo… > risi, e riappoggiai la testa al suo petto.

< E tu sei una bradipa…> cercò di restare serio ma non vi riuscì.

< La smetti di prendermi in giro?? >

< Non puoi chiedermelo, dai! E’ il mio modo per dimostrarti il mio affetto! > tentò di darmela a bere.

< E tu speri che io ti creda…! Puah! Incantatore di serpenti che non sei altro…> feci per alzarmi, per rendere teatrale la mia messa in scena, ma lui mi prese per il polso e con uno strattone mi fece  voltare e sedere sulle sue gambe.

I nostri visi erano vicini, il mio naso sfiorava il suo.

Lui mi sussurrò: < Sai cosa devi fare ora, vero? >

< Trovare la frase adatta…>

In tutte le occasioni ci sfidavamo a trovare una citazione o una frase fatta che rispecchiasse quel momento…

< Esatto. >

< …questi, che mai da me non fia diviso,

   la bocca mi basciò tutto tremante…>

E con uno dei suoi soliti sorrisi sinceri, accostò le sue labbra alle miei nel nostro primo bacio.

 

Vedevo solo lacrime, solo gocce d’acqua che mi gonfiavano gli occhi.

Avevo passato quattro anni con il mio migliore amico…avevo passato quattro mesi sempre con la stessa persona, amandola più profondamente, com’era giusto che fosse…

E poi il mio confidente, il mio sognatore, il mio pianista mi aveva lasciata a continuare da sola il mio cammino…

Un incidente, uno stupidissimo incidente, me lo aveva portato via…

 

< Tu volevi stare qui. E la parte del mio cuore che hai conquistato starà qui con te per sempre Jack,…Aiutami a far vivere anche l’altra parte. >

E con un ultimo sguardo alla pietra marmorea, splendida e lucente, bagnata dagli ultimi raggi di sole di quel giorno, mi avviai a prendere la mia auto.

 

Quando varcai la soglia dell’ hotel era tardi: per il viaggio di ritorno me l’ero presa comoda.

Ero ancora troppo presa dalla mia fase riflessiva per accorgermi delle numerose ragazze con i cartelli del tipo “Edward, bite me!” o “ We love Cullens” fuori nel parcheggio.

Ma poi, mi chiedo io, chi sarà mai ‘sto Edward?? Un vampiro?

Molti ricordi erano inevitabilmente riaffiorati quel giorno, ma sapevo bene ormai che non potevo più aggrapparmi al mio passato, dimenticandomi del futuro o, peggio ancora, del presente.

Dovevo proseguire, dovevo portare avanti la mia opera, il mio brano.

 

 

 

Ringraziamenti:

 

*.* Alle mie commentatrici:

 

GinnyLove – Eh già, la 20esima! Non sai quanto emozionata ero io invece!! =D Comunque…grazie, grazie, grazie! Sono contenta che la ff ti piaccia!! Torna a recensire, mi farebbe piacere!! Baci!

 

Cloddy_94 – Ma ciaoooo!! Per il bacio…credo non rimarrai delusa…però shhh!! Non dire nienteXD! A presto, XoX!!

 

C_annuccia – Mou!! Sono contentissima che tu condivida questa mia cosa, davvero tanto…e lo sai!! Bacione…Ti voglio bene *.*

 

Dodo – Sono commossa!! =D…E’ sempre un piacere ricevere la tua recensione, Dodo! Alcuni particolari dei sogni verranno fuori nella realtà, altri, come spesso capita, sono messaggi in codice…Spero che andando avanti tutto ti sarà chiaro; sennò son qui a posta! ;-) Baci! Alla prossima!

 

Doddola_93 – Grazie!! Anche le tue recensioni sono sempre un piacere! Di Rob qui non si parla molto, ma ti rifarai credimi…Questo capitolo funge più che altro da chiave, da collante per il quadro generale di Cris…Scrivi ancora! Baci!!

 

Yara995 – Ciao Yara!! Tranquilla, ogni tua fantasia potrebbe divenire realtà, nella mia storia.. ;-) un bacione!

 

Un Grazie speciale a coloro che hanno aggiunto RaC tra le preferite!!:

 

c_annuccia  à XD!!

violae

 

Naturalmente grazie ai lettori! Lasciate recensioni per qualsiasi cosa…domande, commenti, perplessità!!

                        Un bacio

                                                                                                Giulia

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9. Sole ed intesa ***


Buonasera / Buongiorno / Buon pomeriggio cari lettori

Buonasera / Buongiorno / Buon pomeriggio cari lettori!

Mi scuso per il ritardo, ma la scuola rompe! Ecco a voi il nono capitolo…è un capitolo un po’ di passaggio vi avverto!

Spero che sia di vostro gradimento!

 

 

 

 

Capitolo 9 – Sole ed intesa

 

 

…You believe but what you see
You receive but what you give…

 

…Apart from the wandering pack
In this brief flight of time we reach
For the ones, whoever dare…

        

         da Amaranth dei Nightwish

 

Quella mattina mi alzai tardi. Era uno stupendo martedì, così decisi di prendere il sole e dare un’occhiata ai miei vecchi appunti e libri di scuola, aspettando l’ora di pranzo.

Mentre mi preparavo la borsa con un asciugamano e un libro per studiacchiare, vidi sul tavolino del salotto un altro bacio di cioccolato, con una piccola orchidea rosa accanto ad un biglietto, sul quale era scritto in una calligrafia familiare:

 

Ritenta! Magari i miei baci ti portano fortuna…

 

                                                                                    Rob

 

P.S. Naturalmente voglio sapere se ha funzionato!

 

Curiosa come non mai scartai il cioccolatino, ma come al solito nessuna frase romantica:

 

Certe donne amano talmente il proprio marito, che per non sciuparlo prendono quello delle loro amiche.

A. Dumas n. 112

 

Proprio come la sera in cui gli feci compagnia nel terrazzo, scoppiai a ridere e uscii dalla suite, per “fargli sapere se aveva funzionato”…

Dopo aver bussato con energia sulla porta della 307 aspettai un paio di minuti, ma lui non aprì.

Probabilmente era ancora a letto o, più plausibile vista l’ora, era uscito.

Stupendo anche me stessa rimasi un po’ delusa di non trovarlo e mi scoprii a pensare su dove fosse andato.

Quando mi trovai nello spazio aperto dell’ hotel e vidi il chiosco aperto, mi accorsi improvvisamente della fame che avevo, dato che la sera prima non avevo cenato, e mi presi una brioche alla crema e un succo per non ingozzarmi.

Adoravo leggere o studiare all’aperto, quindi, nonostante in piscina ci fosse molta gente, riuscii ad estraniarmi dal resto del mondo e concentrarmi per bene.

Perdendomi come al solito nella mia dimensione, mi accorsi solo pochi minuti prima che scoccasse la mezza che in piscina erano rimasti solo due bambini e che gli sdrai erano praticamente vuoti.

Sempre nel Mondo di Oz, vero Cris? E come spesso accadeva, risi di me stessa.

 

La sala da pranzo era vuota rispetto la domenica sera: non c’erano nè Robert nè i suoi amici, e nemmeno tutte quelle persone che sembravano lavorare per il film di cui né sapevo, né volevo sapere nulla. Papà si era fermato in ufficio con Carlo e Gio.

Non mi dispiaceva stare da sola, mi era capitato molte volte e ormai ero abituata.

Mentre mi stavo gustando la mia gigantesca coppa di gelato (al caffè!!) che avevo preso per dessert, qualcuno che non avevo sentito arrivare mi salutò, facendomi sporcare la camicia…

< Salve Cris! > la sua voce era calda come sempre.

< Rob! Mi hai fatto macchiare…Accidenti! >

< Le chiedo perdono, signorina. > e accennando un inchino si sedette accanto a me; < Com’è andata con il bacio?! >

Mi guardava in un modo che catturò ogni mio singolo pensiero, tanto che ci misi due secondi a connettere…

< Malissimo! Ti farò vedere il fogliettino, non mi pronuncio in merito: parla di tradimento!! > e scoppiai a ridere esasperata, facendo ridere di gusto pure lui.

< Giuro che non mi do per vinto! > sembrava una promessa seria, anche se stava ridendo.

< Dovrai pazientare a lungo mi sa…>

< Oh non ti preoccupare! So essere molto paziente, credimi. > e mi fece l’occhiolino < Come mai sei qui tutta sola?? Anzi, dovrei dire, eri…>

< Sai potrei fare la stessa domanda a te! > lo stuzzicai, ma poi gli risposi < Comunque mio padre e i suoi colleghi non sono tornati per pranzo e, a parte te e la receptionist, non conosco nessuno qui.> gli spiegai disinvolta mentre ritornavo a dedicarmi alla mia fantastica coppa.

< Ah sei qui con tuo padre? > mi chiese.

< Sì, beh, lo raggiunto per la precisione…Dovevo stare con lui a Firenze per qualche settimana, ma all’ ultimo minuto ha dovuto partire per Volterra per una causa importante, così l’ho raggiunto qui per poter stare insieme. > Sembrava davvero confuso.

Ma dai? Stai parlando con uno che non sa tutti i passaggi della tua vita incasinata!

< Fa l’avvocato? > mi domandò, sforzandosi di starmi dietro.

Sorrisi pensando a quanto scollegate potessero sembrare le cose viste da fuori!

Annuii…< Proprio così! Anche mia madre lo è! Solo che lei lavora a Parigi. >

< Stai scherzando??…Ma tu dove vivi…con chi vivi? >

Scoppiai a ridere: era troppo buffo!

< A che domanda rispondo per prima?? > lo guardai sorridente, aspettando una sua risposta.

Lui si massaggiò le tempie, pizzicandole con la mano destra e si appoggiò al tavolo.

< Scusa per la curiosità! E’ solo che non avevo mai trovato una persona che probabilmente si sposta quanto me…>

Quello che disse attirò la mia attenzione: nn aveva mai nominato il suo lavoro, né il perché fosse lì a Volterra…

Curiosa com’ero tentai di indagare: < Viaggi molto per lavoro? >

Lui annuì, ma non disse nulla.

< Fammi indovinare…Sei in Italia per lavoro!> esclamai in un tono degno di un partecipante di un gioco televisivo.

Lui sorrise.

< Proprio così…Comunque, tua madre vive in Francia e tuo padre a Firenze, giusto? >

Ok, Cris, sta cambiando discorso! Non insistere… consigliai a me stessa.

 < Esatto! Si sono separati quando avevo cinque anni, più o meno…>

Non so quanto tempo passammo seduti lì a parlare; lui mi faceva un sacco di domande, ma non per puro desiderio di pettegolezzo, voleva sapere, voleva conoscere la mia storia.

A parte ai punti interrogativi che mi lanciava lui, parlai praticamente solo io: gli raccontai di Londra, della mia infanzia, delle varie scuole in cui ero stata, della mia passione per libri, della maturità…

< Cavolo! Io con la scuola non ho mai avuto un buon feeling…Ora proseguirai gli studi? > mi domandò.

< Sì, vorrei tentare di fare medicina, ma è dura…molto dura…>

< Che medico vorresti diventare?? >

< Vorrei seguire chirurgia…> buttai lì abbassando lo sguardo: mi imbarazzava parlare dei miei progetti.

< Sai, mi stupisci ogni secondo di più…>

In quel momento sentii aggiungersi un battito all’andamento regolare del mio cuore, alzai di colpo lo sguardo e lo piantai nei suoi occhi limpidi ed impenetrabili.

< Rooob! >

Entrambi ci girammo in cerca della ragazza che lo aveva chiamato…: era Ashley.

< Ciao Ash! > la salutò e io mi unii a lui agitando la mano.

Ci venne incontro sorridente e chiese:

< Posso unirmi a voi? >

Questa volta fui io a rispondere: < Certo! > e le feci segnò di accomodarsi sulla sedia alla mia destra, di fronte a Robert.

< Vi ho interrotti? > era chiaramente una domanda retorica la sua, ma per educazione e spontanea simpatia nei suoi confronti mi affrettai a farle sapere che non era così.

< Sei sempre la solita, Ashley! > la canzonò Rob.

Lei fece spallucce < Lo so! Che ci vuoi fare…> e poi si rivolse a me:

< Tu sei la mia salvatrice dal caffè italiano! Piacere sono Ashley Greene…>

Quando si presentò mi stava già porgendo la mano, ma appena pronunciò il suo nome notai in lei e in Robert una strana reazione che avevo già potuto vedere.

Proprio come la prima volta che la incontrai sembrava aspettasse qualcosa da parte mia, oltre la mia presentazione si intende.

Nello sguardo di Rob avvertivo lo stesso…Era attento ad ogni minimo movimento del mio viso.

Qui, gatta ci cova…pensai ironicamente.

< Piacere Ashley, io sono Cristina! Puoi chiamarmi pure Cris. >

Dopo quel breve momento di imbarazzo, Ash parlò di nuovo, ma questa volta in tono più misurato.

< Robert, per giovedì io e Kris dovremmo aver terminato…Han finito di sistemare tutto e domani mattina si lavora…> fece una pausa, lanciandomi un’ occhiata fugace.

< Beh è una fortuna che andiamo avanti così lenti, almeno possiamo goderci un po’ l’Italia! > disse lui dandole un buffetto sulla guancia.

< Già, ma in ogni caso sarebbe inevitabile con tutto il marasma che c’è in giro…> continuò Ashley buttando nervosamente lo sguardo di lato…< Comunque non era per questo che ti cercavo! Io e Nikki volevamo uscire stasera, potremmo trovare un paio di auto e cenare fuori! >

< … > Rob non disse nulla, sembrava un tantino scettico.

In risposta all’espressione dell’amico, Ashley giunse le mani e gli disse in tono implorante:

< Eddai! Solo un pochino, nessun bar o discoteca dopo cena, davvero! Anche perché domani mattina suona la sveglia per tutti, non solo per me e Kris…! > dal ragazzo poi passò a me…

< Cristina! Unisciti a noi e convincilo: sfodera l’innato potere di persuasione femminile! Con me purtroppo non funziona più…>

< Forse perché esasperi chiunque stia in tua presenta per più di cinque minuti?? > le suggerì sarcasticamente Rob.

A quel punto non mi trattenni più, scoppiai a ridere e assecondai il desiderio della ragazza.

Mi sporsi verso la mia vittima:

< Rob, suuu! Non puoi rifiutare una proposta così ben congeniata…ci sarà da divertirsi,…e da mangiare! > aggiunsi molto banalmente nel tentativo di risultare ironica; naturalmente ero troppo buffa quando facevo così e riscontrai successo scatenando le loro risate.

< Brava! Bisogna prenderli per la gola i maschietti! > disse Ashley, facendomi l’occhiolino.

< Oh, d’accordo! Ma solo perché viene Cris! >

< Missione compiuta! > esclamai in tono soddisfatto, battendo il cinque con Ash, poi aggiunsi

< Ashley, dicevi sul serio quando hai chiesto anche me di venire?>

< Sicuro! > rispose con entusiasmo Ash < Così dopo cena mi fai provare il cappuccino!! >

 

< Sono contento che tu abbia accettato…> mormorò scrutando l’altra parte della strada attraverso gli occhiali da sole.

Dopo che Ashley “ci aveva lasciato soli”, usando le sue parole, Robert mi aveva proposto di andare a fare un giretto fuori Volterra, per vedere se trovavamo un posto carino dove cenare quella sera.

Ero lusingata dalle sue parole: mi rendevo conto sempre di più di quanto il mio nuovo conoscente fosse attraente e misterioso. Tutto in lui mi incuriosiva: dal suo abituale gesto di spettinarsi i capelli alla sua voce calda e profonda; dalla velata tristezza che arricchiva i suoi occhi, alla semplicità con accettava ogni accenno ironico.

Proprio per evitare di fargli capire questo mio innaturale (per me!) interesse cercai di sviare, passando di nuovo a lui il testimone della conversazione.

< …ti fa piacere che ti abbia accompagnato a fare un giro? O ti fa piacere che venga stasera? >

< Che tu venga stasera…e che tu sia venuta oggi pomeriggio! > mi sorrise, per poi tornare a fissare gli edifici e i prati attorno a noi.

Non parlai, ogni cosa che mi veniva in mente era scollegata o addirittura insensata: non era normale per me!

Tanto che chiesi a me stessa…Beh, che succede Cris? Tu sai sempre cosa dire, perché con lui è diverso?…Subito mi risposi: Forse perché lui sembra diverso…

< Sai perché? > cercò di farmi ritornare l’uso della parola.

< No, dimmi…>

< E’ facile parlare con te. E poi mi piace ascoltarti…> non mi guardava, non riuscivo a leggere la sua espressione per via degli occhiali.

< Sei forse una dei rari esseri su questa Terra che la pensa così! > gli risposi con un sorriso forzato.

< E tu sei uno dei rari esseri su questa Terra con cui sto tranquillo; con sui posso essere me stesso…! >

Rimasi in silenzio evitando accuratamente di non spazzare per terra con il mento.

< Non hai una bella visione delle persone che ti circondano…> la mia non era una domanda.

< Una delle prime cose che mi ha impressionato di te è che hai immaginato sin da subito che sono  stato fregato molte volte…E’ così in effetti e di conseguenza le circostanze mi hanno reso diffidente! > sospirò.

< Le circostanze…! Le circostanze hanno il potere di cambiare le persone. >

Non stavo assecondando i suoi discorsi: la pensavo esattamente come lui…

< Vedo che la pensiamo allo stesso modo! Per questo mi piace parlare con te…>

< Anche a me piace parlare con te, Rob! > gli sfiorai automaticamente il braccio e a quel punto decisi che avevamo bisogno di tagliare l’aria.

< Che dici di un buon caffè? > gli proposi tutta sorridente < Così mi parli un po’ della tua vita…a Londra! >.

 

 

Donneeee! :

 

Cloddy_94 – Ciao bella! Chiedo scusa soprattutto a te per il ritardo con cui ho postato…Sono contentissima che l’ottavo chappy ti sai piaciuto! Davvero tanto! Un bacione, a presto!

 

Dodo – *.* A te cara, chiedo perdono per la lunghezza del capitolo! XD Ogni volta è un piacere ricevere una tua recensione davvero…Spero di soddisfare il tuo desiderio e di far tornar fuori ancora Jack! Giuro che farò il più possibile! Ti dico che anche a me piacerebbe dedicargli ancora spazio…bacioni!! Un abbraccio

 

C_annuccia – La matematica del terzo anno!!! Ueeeeee =D Beh sai già tutto…=) un bacio stellina…

 

Sognatrice85 - ^^….sono happissima!!! Una nuova fan addirittura! Grazie grazie per i complimenti…non sai che piacere aver ricevuta la tua recensioni! Commenta ancora se ti va, mi faresti contenta! Un bacio =)

 

Yara995 – ciao Yara!!! Eh…effettivamente Jack non c’è più…*.* Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo! Ti aspetto ancora, sai? Bacio=D

 

Un grazie speciale a:

 

Sognatrice85

Aya Chan

 

Che hanno aggiunto la ff tra le preferite! **

 

A presto!

                                                                                                            Giulia

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10. Karaoke ***


Capitolo 10 – Karaoke

Capitolo 10 – Karaoke

 

                        you are the one
my moon, my star, my sun..

 

da Primavera in anticipo di L. Pausini ft J. Blunt

 

 

Ero sotto la doccia. Il getto d’acqua tiepida mi picchiettava la pelle con prepotenza.

Ad occhi chiusi, cercando di rilassare tutti i muscoli del mio corpo, davo libero sfogo ai miei pensieri…

Robert…Perché con te è così facile? Sei un caso raro, bisogna dirlo! Con te riesco a stare serena, a sorridere senza dover recitare.

A sprazzi mi ricordi…Jack…

Sussultai appena.

Spesso mi capitava di non riuscire a pensare al nome di Jack, ormai era diventata un’abitudine chiamarlo “lui” tra me e me; ma questa volta no, dal giorno in cui ero ritornata a Firenze le cose erano cambiate.

Sono forse più forte? Me ne sto facendo una ragione?

No, non avrei mai trovato una ragione in tutto quello che era successo in passato.

Ma perché ti senti così bene con una persona che non è lui, Cris?? Cosa ti sta dando Robert?

Forse mi stava dando quella che cosa che tutti definiscono “compagnia”,…chissà magari amicizia…

Io gli avevo raccontato di me, così come lui mi aveva parlato di sé, della sua famiglia, delle sue sorelle, dei suoi nipoti e, come lo avevo esortato a fare, della sua vita a Londra.

Non volevo risultare invadente così gli feci solo domande generiche a cui lui rispose sempre con un sorriso che mi scaldava il cuore.

Chissà perché mi fa stare così bene…Chissà cosa accadrà…

Sorrisi. Per la prima volta mi resi conto che non mi importava del dopo, del domani, del seguito.

Quella sera mi sarei divertita, il resto non contava.

 

Il posto che avevamo scelto quel pomeriggio (che Robert aveva scelto, per la precisione) era fuori mano, a circa venti minuti da Volterra.

Era piuttosto tranquillo, e quando arrivammo verso le nove e mezza (orario sempre stabilito da Rob!), il locale era quasi vuoto.

I suoi amici erano uno spasso e mi avevano fatta sentire a mio agio sin da subito.

Quando ero scesa nella hall dell’ hotel, circa mezz’ora prima,  c’erano già Ashley con le altre due ragazze, Kristen e Nikky e appena mi videro, mi vennero in contro e mi fecero entrare con naturalezza nei loro discorsi.

Erano così carine!

Kristen, mi invitò a chiamarla subito con il soprannome e dato che io feci lo stesso, scoppiamo a ridere per la somiglianza dei nomi. Avevamo la stessa età; mi chiese dei miei studi, dei progetti per l’università, ma appena mi feci avanti io con qualche domanda su di lei fummo interrotte, perché arrivarono tutti i boys.

Proprio come mi aspettavo erano in quattro: il ragazzone nerboruto era Kellan, quello alto biondo miele era Jackson. L’altro ragazzo, che sembrava più piccolo di me, era Taylor ed effettivamente era un paio d’anni più giovane; naturalmente a chiudere il cerchio c’era Rob, con un look che approvavo in modo particolare. Non era né troppo elegante, né troppo casual: stava benissimo! E mi sorpresi ad assumere un’espressione compiaciuta.

Appena incrociai il suo sguardo mi fece l’occhiolino e, avvicinandosi a me, mi diede un bacio sulla guancia.

Quando mi ebbe presentato i ragazzi, io e lui andammo a recuperare la mia Mito e un’auto presa in noleggio, e partimmo per raggiungere il ristorante

La cena fu ottima e la compagnia era fantastica.

Kellan, non faceva che prendermi in giro per la mia pronuncia da perfetta londinese, e di tanto in tanto infilava nei discorsi battute che facevano sbellicare l’intero tavolo.

Jackson partecipava agli argomenti di conversazioni idioti che proponevano Kel e Taylor.

Le ragazze, invece, mi impegnavano in conversazioni più serie: mi incitavano a raccontare loro delle mie passioni, dell’ Italia, dei posti che avevo visitato e, in modo particolare, di Parigi.

Poi, mi parlarono dei loro fidanzati, dei luoghi in cui vivevano, senza risparmiarmi i particolari.

Robert, seduto accanto a me, ascoltava talvolta una, talvolta l’altra conversazione.

Ad un certo punto prima che arrivassero i pochi caffè e il cappuccino per Ash, mi toccò la mano per attirare la mi attenzione.

< Mi accompagni fuori? > mi mostrava la sigaretta, guardandomi negli occhi.

Inizialmente la mia attenzione era focalizzata sul suo tocco, sulla sua mano posata dolcemente sopra la mia; poi capii che dovevo mettere in moto il cervello…

Assunsi un’espressione severa:

< D’accordo…>

Lo seguii in silenzio nello spiazzo che c’era sul retro, dove erano sistemati dei  tavoli, panchine e un piccolo gazebo.

Con gesto rapido ed esperto  si accese la sigaretta e spostò la sua attenzione su di me; il mio sguardo contemplava il cielo scuro illuminato dalla luna…Iniziai a contare le stelle, muovendo appena le labbra per tenere il conto.

Rob si avvicinò a me, e quando parlò mi stava alle spalle.

< Cosa stai facendo? > mi sussurrò tra i capelli, abbassandosi un poco per seguire il mio sguardo.

< Conto le stelle.> mi girai e gli sorrisi.

< Mi sa che hai bisogno di una mano per finire prima dell’ alba! > mi disse con il suo sorriso sghembo.

< Conosci le costellazioni?? > gli domandai voltandomi per tornare a guardare in alto.

< So che quella è l’Orsa Maggiore…> disse disegnando con l’indice della mano destra il profilo del carro.

Iniziai a roteare su me stessa in cerca della mia costellazione preferita…

Robert mi guardava con una espressione curiosa e divertita. Non appena mi bloccai, lo sguardo fisso sopra di me, spense la sigaretta e mi raggiunse.

Mi stava alle spalle come poco prima e mi cinse il fianco con la mano sinistra. Appoggiai la testa sulla sua spalla e sollevai il braccio, indirizzando i suoi occhi verso ciò che gli volevo mostrare.

<  Vedi quelle tre stelle molto luminose? Formano la cintura di Orione. Se guardi bene, riesci a distinguere Orione stesso: ha il braccio sollevato e impugna una spada; è inginocchiato, qui c’è il piede, ed ecco il ginocchio…> gli spiegai i vari passaggi del mio dito, lasciandolo a bocca aperta.

< Tra quelle del nostro emisfero è la mia costellazione preferita, perché è considerata quella più splendente. E’ una caratteristica che si addice molto al personaggio che rappresenta: Orione, secondo la leggenda, era il più bello tra gli uomini. >

< Te l’ ho già detto che mi stupisci in qualunque cosa tu dica o faccia? > disse, facendomi voltare verso di lui.

Mi teneva stretta a sé, avevo le mani appoggiate sul suo petto, lo sguardo incatenato al suo.

Non esisteva più nulla, avevo solo in mente le stelle e Robert…

Nel momento in cui lo vidi avvicinarsi al mio volto chiusi gli occhi automaticamente, ma…

< Rooooob!! Cris!!! > era Kellan che ci chiamava da dentro e stava per uscire a cercarci < Sono arrivati i vostri caffè! >

< Arriviamo Kel! > esclamammo all’unisono, separandoci proprio mentre lui stava aprendo la porta.

< Muovetevi! Il proprietario sta iniziando con il karaoke!! > ci informò entusiasta.

< Karaoke?! > gli chiesi confusa.

< Sì, inglesuccia! Ti prenoto per un duetto! > in risposta gli feci la linguaccia, divertita.

Era già entrato, quando Rob mi trattenne per una mano.

Non volevo voltarmi: pochi attimi prima stava accadendo qualcosa che avrebbe potuto cambiare tutto.

Ma con estremo sollievo quando mi voltai mi stava guardando con il suo solito sorriso sghembo, porgendomi un bacio Perugina.

< A te la sfida, signorina! >

< Mmm…> mugugnai afferrandolo e scartandolo < Rimarrai deluso, temo…>

< Ti dai già per vinta?? > portò le mani ai fianchi per incorniciare il suo tono di rimprovero.

< No. E’ solo che prima di venire qui ne ho mangiato un altro e questo era il biglietto! >

Tirandolo fuori dalla tasca, glielo porsi:

 

Nel paradiso non esiste il matrimonio; evidentemente per non turbare la serenità del luogo.

 

                                                                                                                        Sam Butler n. 102

< Molto bene! Sei proprio una tragedia! > scherzò < Ora leggi questo…> mi disse indicando il nuovo fogliettino.

< Come vuoi! > lo dispiegai, e lo avvicinai di più agli occhi, per riuscire a leggerlo bene.

 

< Lancia il tuo cuore davanti a te, e corri a raggiungerlo.

                                                                                                            Proverbio Arabo n. 100 >

 

 Le parole mi morirono in bocca…

< Ehm…Cris? >

< Sì? >

Ti prego non fare commenti Rob!

< Me lo potresti leggere in inglese? L’italiano non lo capisco proprio! > mi chiese gentilmente.

< Tieni…> gli infilai nella mano il biglietto e corsi dentro dicendo con un volume di voce appena udibile < …il caffè si raffredda. >

All’interno c’era Taylor immolato sul piccolo palco; Nikky mi spiegò che aveva perso una scommessa con Jackson, e ora doveva cantare “Michelle” dei Beatles.

< Ma quanto sei crudele, Jackson! > lo canzonai.

< I patti erano chiari: chi perdeva doveva cantare una canzone scelta dal vincitore!> mi spiegò tutto soddisfatto.

La canzone era appena iniziata e Taylor era chiaramente in difficoltà, così mi avvicinai al ragazzo che stava alla console per chiedergli un altro microfono.

Quando lo impugnai, spostai il tastino sull’ on; una strana emozione mi pervase il corpo: avevo abbandonato per troppo tempo anche il canto, proprio come avevo fatto con il piano…

                       

Le sue dita volavano sui tasti d’avorio e  gli accordi della mia canzone, preferita risuonavano nella stanza e nel mio cuore.

Mi sedetti accanto a lui e mi aggiunsi a lui, improvvisando piccole aggiunte nella melodia…

Quando la canzone finì vidi Jack guardarmi sbalordito.

< Sapevo che eri una musicista favolosa, ma non immagino che avessi questa voce! > gli occhi gli brillavano.

C’ho cantato sopra??? Oddio! Non me ne ero accorta!

Ero arrossita violentemente, così lui poggiò una mano sulla mia guancia calda.

< Dovremmo partecipare assieme al concerto della scuola, Cris! Hai una voce meravigliosa!! > esclamò.

< Ecco…io non so…>

< Hai mai studiato canto? >

< No. > ero imbarazzata.

< Sei sorprendente! Ti prego, accompagnami con la voce quando suonerò all’ultima assemblea d’istituto, sarebbe un’ottima occasione per farti conoscere, visto che sei nuova…>

 

Un piccolo nodo in gola mi fece esitare per qualche istante, ma…Taylor non poteva continuare così! Mi lanciava delle occhiate che avevano tutta l’aria di essere richieste di aiuto.

Presi fiato e lo accompagnai fino alla fine della canzone leggendo le parole che scorrevano sullo schermo.

Quando lessi la parola FINE, mi precipitai al mio posto, ma Kellan era già pronto a bloccarmi in una morsa d’acciaio per riportarmi sul palco “per il suo turno”.

Cantai un paio di canzoni anche con Kris, una assieme a Nikky e ad Ash, formando un perfetto terzetto. Poi fu il turno di Kellan e Jackson, che implorammo di smettere a metà esecuzione: erano inascoltabili! A quel punto Jackson voleva riscattarsi e far capire che la canzone era venuta male perché c’era Kellan, così mi convinse a cantare pure con lui.

Robert non aveva mai toccato microfono, si era limitato a guardarmi, negli occhi aveva uno strano luccichio, e ad ascoltare le nostre esibizioni.

< Mi concedi una canzone? > sembrava un po’ desideroso di condividere con me una canzone…

< Ma di solito non è il ballo che viene concesso?? > ironizzai.

Fece spallucce < Per quello c’è sempre tempo…> e mi fece l’occhiolino.

Prima di lasciarmi rispondere mi aveva già presa per mano e trascinata sul palchetto.

La base partì quasi subito. La riconobbi in un istante: Primavera in anticipo di Laura Pausini In duetto con James Blunt.

< La sai?? O meglio: sai che la so? > gli bisbigliai, coprendo con una mano il microfono.

Mi sorrise, soddisfatto: < Diciamo che ci contavo!…Tocca a te…> e mi indicò lo schermo da cui lessi le mie parole:

 

 

Per scontato non do
niente di quel che ho
neanche un minimo brivido, ora no

E poi arrivò il suo turno e io incollai i miei occhi a lui…Aveva una voce che avrei riconosciuto subito, anche se mi avesse chiamato a miglia di distanza: tranquilla, equilibrata…

 

It’s the air that i breathe
It’s my fall at your feet
It is my song
I sing when you are gone

Confesso sei la causa mia primaria
adesso in me
di tutto il buono che c’è

Ahahah lo so
sei la primavera in anticipo
Ahahah la prova che dimostra quale effetto hai su di me
perchè

All my hopes and my fears my hopes and fears
in this moment are clear
you are the one
my moon, my star, my sun

per questo nei polmoni cambia l’aria
del resto sei
sei tutto il buono che c’è

Ahahah lo so
questa primavera in anticipo
ahahah l’esempio che dimostra quanto effetto hai su me

Fiori che nascono dai rovi
qui fuori cicatrizzano gli errori miei

sei tu senz’alcun dubbio l’artefice di questa primavera che c’è, in me, in me
qui fuori
nell’autoscatto di noi

Partì un applauso, ma non lo sentivo, sentivo solo il mio cuore battere forte nel petto e accelerare il ritmo non appena Rob mi sussurrò all’orecchio:

< Siamo stati grandi! >

 

 

E’ la mia volta???

 

Ciao a tutti! Chiedo umilmente perdono per il ritardo con cui ho postato…ma quella maledetta della scuola…!

Spero di essermi fatta perdonare almeno un pochino con questo capitolo…XD

Vi prego recensite, fa sempre piacere sentire che pensano i miei lettori!! Detto questo, alle mie donne…:

 

Cloddy_94 – Ti prego perdonami!! Mi è dispiaciuto soprattutto per te postare così in ritardo…*.* Davvero! Purtroppo nemmeno qui ti ho soddisfatta a pieno…ma ci siamo andati vicini…@.@ Giuro che mi farò perdonare! Un bacio!! Aspetto la tua recensioneee…=)

 

C_annuccia – Dici che l’ho trattata male Ash? *.* Nooo…l’adoro! Cmq tesoro…spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Visto che canzone c’è?? Un bacio grande grande…ti voglio bene!

 

Sognatrice85 – Ci hai proprio azzeccato cara! Lei si sta facendo travolgere, ma non se ne rende conto…e credo che qui ne abbiamo avuto conferma! A presto…baciii! =D

 

Fede_sganci – Ciao bella!! Che piacere ricevere i tuoi complimenti! Davvero…Spero ti sia piaciuto anche questo chappy…Aspetto un tuo commento ;-) ! Baci baci!

 

68Keira68 – Ma ciao anche a te!! Che carina! Grazie grazie per la recensione =) Son contenta che ti piaccia il personaggio di Cris, significa  molto per me…*.* Sarà un paio di maniche quando scoprirà della fama di Rob, credimi!…bacioni!

 

Doddola93 – Ciao Doddie! Mi mancavano le tue recensioni! …Non riesco mai a beccarti in msn, uff…cooomunque, grazie per aver commentato! Kisses!=D

 

Un grazie speciale a chi ha aggiunto RaC tra i favourites!!:

 

68Keira68

fede_sganch

irys89

Kikkakikka

Pucciosi4ever

___stellina

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11. Un libro che fa sognare ***


Ciao a todos

Ciao a todos!! Per farmi perdonare un po’ del ritardo disastroso con cui ho postato l’ultimo capitolo, ne caccio fuori un altro oggi!

Vi dico già che mi dispiace, ma domani inizia una nuova settimana e non grantisco nulla per il prossimo…=( scusate, scusate!! Detto questo gustatevi per bene l’11esimo chappy, mi sono divertita parecchio a scriverlo, davvero! Ormai ogni tassello è al suo posto…e la trama procede!

Un bacio!

Buona lettura!

 

 

Capitolo 11 – Un libro che fa sognare

 

 

…dimmi cosa c'è di meglio che
volare via
come Peter Pan
sorvolare prati verdi
fiori di lillà
dimmi cosa c'è di meglio che
restare su
col sole dentro al cuore
non mi dire adesso è ora di tornare giù
ho un sole dentro al cuore
se un giorno lo vorrai
provaci e vedrai
puoi volare se vuoi
e resteremo su
non torneremo più.

 

Da Un sole dentro al cuore di Giorgia

 

 

Giovedì mattina papà mi svegliò bussando forte alla porta.

< Buongiorno, Scriccia! >

< Papà…Ciao! Non serviva che bombardassi la porta! Sii più sensibile: ha un’ anima pure lei…> lo rimproverai ironicamente, dopodiché mi scostai per farlo entrare.

< Come è andata ieri? Divertita? >

< Mmm…Ieri, ieri? > mi portai un dito al mento e cercai di avviare gli ingranaggi del mio cervello…

Allora ieri ho passato il pomeriggio con Rob…Ah giusto! Per la cena di quella sera! La cena è andata…Oddio la cena, le stelle, il bacio, il quasi bacio, il karaoke! Cris, calma! Rispondi a papà, su da brava…

< E’ andato tutto bene, il posto dove abbiamo mangiato ti piacerebbe, papi! Ti portano dosi immense. > gli sorrisi e cercai di tranquillizzarmi per rimandare i miei pensieri ad un secondo momento.

< Ci dobbiamo andare, allora! Magari la settimana prossima, che dici? > mi propose.

< Si può fare! >

< Cris, muoviti a cambiarti che ti porto ad una fiera sui libri! E’ un po’ fuori Volterra, ti va? >

Mio padre è senza dubbio il più bel papà del mondo! Pensai come una bambina di cinque anni, mentre mi si allargava un sorriso a trentadue denti.

Corsi ad abbracciarlo e poi mi precipitai a cambiarmi.

 

La fiera rappresentava una parte del paradiso che avevo costruito nei miei pensieri: mancava solo il pianoforte e una barretta di cioccolato alta quanto il K2. Il caffè c’era, perché si trovavano bar ogni dieci metri.

C’erano bancarelle di libri usati, di libri tascabili, di classici, gialli, thriller; c’era pure uno stand di soli Harmony, un altro stracolmo di fumetti di tutti i tipi. Alcuni banchi erano dedicati ad autori di filosofia e di storia, altri ad autori inglesi, russi, italiani, francesi, si trovavano tutte le nazionalità.

Quando ebbi comprato, dopo una lunga serie di spese, un libro su storie e leggende del Giappone, papà mi prese per il braccio e mi portò ad una bancarella dei best-seller storici dei primi Novecento fino ai nostri giorni.

I miei occhi indugiarono un attimo sui suoi che erano estremamente divertiti alla mia espressione di gioia, e poi furono inevitabilmente attratti da quella montagna di tesori.

Lì c’erano le storie che avevano appassionato tutto il mondo; racconti che avevano fatto, facevano e avrebbero sempre fatto sognare milioni di esseri umani. I più strani titoli per una quantità immensa di sorrisi.

Li conoscevo quasi tutti, per la maggior li avevo letti per mia immensa fortuna. Scorrevo lungo gli scaffali e coglievo istintivamente i titoli che più avevo amato.

Ad un tratto qualcuno alle mie spalle attirò la mia attenzione ammaliata dai libri.

< Mi scusi signorina? Posso esserle d’aiuto? Vedo che è qui da parecchio, se vuole posso darle una mano per trovare ciò che cerca…>

Mi voltai di scatto, la proprietaria mi stava sorridendo. Non sapevo che risponderle.

< Oh, mi scusi lei! Sono qui davvero da molto? Mi sono fatta prendere da questa meraviglia. > ammisi un po’ imbarazzata.

Lei mi sorrise di nuovo, con una nota di affetto nei suoi occhi.

< Le piace leggere…> lo dava per scontato…Beh, chiunque al solo guardarmi lo avrebbe fatto!

< Tantissimo! >

< Si vede dal suo sguardo! Posso farle un regalo? Scelga uno qualsiasi tra questi libri…> mi mostrò con un ampio gesto del braccio, la mia vasta scelta.

< Oh, no! Si figuri! Non accetto…>

< Suvvia! La prego, non sa che gioia per me vedere che qualcuno apprezza ancora in modo così autentico un mucchio di parole scritte su carta. >

Un libro non è “un mucchio di parole scritte su carta”…

Quella frase mi mise una leggera tristezza.

< Non saprei quale scegliere…molti li ho letti! Soprattutto tra i più vecchi; però me ne mancano tanti! Mi darebbe un consiglio? > le chiesi speranzosa.

< Ti piace sognare? >

< Senza ombra di dubbio…> risposi prontamente.

< Molto bene! Allora prendi questo…E’ uscito di  recente, scritto da una scrittrice americana. Parla di un amore…utopico. Sono usciti anche i seguiti: in tutto sono quattro. >

< “Twilight” > assaporai il titolo < Significa Crepuscolo >.

< Proprio così…Buona lettura! > mi augurò facendomi l’occhiolino.

< La ringrazio immensamente! >.

Appena la signora sparì per servire un cliente girai il libro e lessi la recensione:

 

Di tre cose ero del tutto certa:

 

Beata te che almeno ne hai tre! Pensai con un filoni invidia.

 

Primo, Edward era un vampiro.

 

Alla faccia! Ora si spiega l’immagine sulla copertina: la mela, il frutto del peccato!

 

Secondo, una parte di lui – chissà quale e quanto importante – aveva sete del mio sangue.

 

Ti adoro, sei la mia eroina…

 

Terzo, ero totalmente, incondizionatamente innamorata di lui.

 

Tutto quello mi era inconsciamente familiare…

< Ehi, Cris! Hai trovato un altro libro? >

< Papà, mi hai fatto prendere un colpo! > esclamai portandomi una mano al cuore.

< Scusa, piccola! >

< Tranquillo! Comunque è un regalo…> accennai fissando la copertina.

< ??? >

< …da parte della proprietaria della bancarella dei best.seller… > gli spiegai tutta la storia e poi andammo a cercare un posto per pranzare.

 

Tornata in hotel, salutai papà e dandogli appuntamento per cena, dato che avevo in mente di studiare quel pomeriggio.

Appena arrivai nella mia suite, buttai sul divano la borsa con un gesto maestoso e mi diressi in bagno; feci scorrere l’acqua della doccia per circa trenta secondi, giusto il tempo di spogliarmi, e quando entrai nel box, mi abbandonai al getto tiepido.

Mi passai una mano tra i capelli e, sfilato l’elastico della coda, li sciolsi per inumidirli e insaponarli.

Non vedevo l’ora di leggere quel libro…

Prima il dovere. Mi imposi.

La doccia conciliava molto le mie riflessioni e, dopo un breve esame delle meraviglie di quel giorno, ripensai alla sera prima.

Ero arrivata ad una conclusione: mi ero lasciata un po’ andare, non dovevo permettere che accadesse di nuovo.

Con Robert si era innescato una specie di legame chimico che non riuscivo a spiegare.

Mi piaceva, questo era fuori discussione; ma non in quel modo…ne ero convinta!

Quando ero con lui stavo bene, ed erano mesi che non mi capitava. Riuscivo a parlare, ad essere interessata ed interessante. Lui aveva dato il via a qualcosa in me che mi aveva fatto sbocciare, qualcosa che mi aveva permesso di essere tranquilla all’interno di un gruppo, qualcosa che mi aveva fatto divertire con i ragazzi la sera avanti. Aveva annullato la mia diffidenza. Mi aveva fatta diventare una Cris spontanea, socievole; una Cris che ora chiamava dei conoscenti “i ragazzi” come se fossero suoi amici da una vita.

Nella mia vita non avevo avuto molti amici. Avevo avuto Jack. E qualche oca che mi aveva solo preso in giro, fingendo di volermi bene.

Non capivo come, in attimo, si stesse progettando e adempiendo un cambiamento radicale.

Forse era ora, Cris!

Ma era stata ora, solo da quando avevo aiutato Rob, pochi giorni prima. Solo quando lo avevo visto per la prima volta.

 

I libri mi tennero occupata fino all’ora che avevo stabilito con papà per scendere per cena.

Cercando di rendere il mio look il più possibile adatto allo stile dell’ hotel, presi l’ascensore per scendere al piano terra. Appena vi salii, qualcuno mi chiamò.

< Cris! > mi toccò appena la spalla.

< Taylor! > lo riconobbi all’istante.

< Cavolo stai una favola!! > si  complimentò quando mi raggiunse.

< Oh! Grazie! > osservai la sua giacca scura, che stava benissimo con i semplici jeans e camicia grigia < Stai benissimo anche tu! >

< Cosa vuoi! La classe non è acqua,…> si battè il petto muscoloso con la mano destra per fare un po’ di scena.

< Ma sentilo!…Ascolta, gli altri? Sono già giù? > chiesi non curante.

< Credo proprio di sì! Ti unisci a noi? Non credo che i camerieri ci faranno problemi! > mi propose.

< No no…Grazie! Mio padre mi aspetta…>

ormai eravamo in prossimità della sala.

< D’accordo, come preferisci! Dopo vieni per un saluto, agli altri farà piacere! >

Aveva pronunciato con troppa enfasi la parola “altri” perché non capissi che intendeva “…agli altri, ma in particolare a Rob, farà piacere!”.

< Certo! Buon appetito! >

< Anche a te! >

Mi diressi verso il solito tavolo, dove c’erano già papà, Gio e Carlo ad aspettarmi, e parlammo della fiera di quel mattino e di libri fino al dessert.

Come avevo promesso a Taylor, bevuto il caffè andai a salutare tutti al loro tavolo.

< Ciao, Cris! > mi salutarono in coro. < Unisciti a noi! Abbiamo appena ordinato un po’ di vino…che Taylor non berrà! > aggiunse Jackson ridendo.

< Ciao ragazzi! Tutto bene? > presi posto in una sedia accanto a Robert.

Parlammo del più e del meno e non appena mi voltai verso Rob, che non avevo ancora guardato bene, il sorso di vino che avevo appena bevuto mi andò per traverso.

Lui, preoccupato mi diedi qualche colpetto sulla schiena.

< Cris! Tutto bene?? > mi chiese.

< Ti sei tinto i capelli?! > riuscii  a dire, con quel poco fiato che mi rimaneva e istintivamente glieli toccai, come per vedere se fosse una parrucca.

La tavolata scoppiò in una risata fragorosa: nessuno smise di ridere per i due minuti che seguirono.

Io aspettavo spiegazioni: si era tinto i capelli, di un castano ramato, che tra l’altro gli donava un sacco! Ma era insolita come cosa per un ragazzo!

< Perdonaci Cristina! E’ stata troppo buffa la scena…> disse Nikky.

< Comunque sono stato costretto…! > iniziò Robert prima di iniziare di nuovo a ridere, al che gli sferrai una gomitata che lo fece sghignazzare ancora più forte.

< …per scommessa! > completò tempestivamente Ash, attirando in automatica di tutti < Kellan l’ha sfidato a freccette, di cui Rob si reclama campione; chi perdeva si tingeva i capelli! Siete proprio degli stupidi ragazzi! >

Strano ma vero, ci cascai!

Il discorso fu abbandonato e quando ormai la sala era vuota, salimmo tutti nelle nostre camere…

Quando feci scorrere la mia tessera nel dispositivo e Robert in contemporanea fece lo stesso, entrambi tentammo di parlare…

< Dimmi tu…! > mi invitò lui.

< No, prima tu! > gli imposi.

< D’accordo! Se non dormi subito, ti va di…ehm…> era evidentemente imbarazzato < …farmi compagnia? > e poi, si affrettò a dire < Non prendermi per un maniaco! Devo studiare una cosa per lavoro e mi riesce meglio se c’è qualcun altro nella stanza. Puoi fare ciò che vuoi, anche guardare la tv, tanto non mi dà fastidio! >

< Ti concentri meglio se non sei da solo?? > chiesi curiosa.

< Sì, esatto! Anche a scuola era così, se c’era mia madre, od una delle mie sorelle che girava per casa, studiavo meglio…>

< Ok! Fa lo stesso se vieni tu? > lo invitai.

< Ma certo! Prendo i fogli…>

Mi raggiunse poco dopo nel mio salottino.

< Mettiti dove vuoi, se vuoi sulla scrivania, oppure sul divano…> gli illustrai le varie opzioni.

< Se non ti dispiace sul divano, le scrivanie mi ricordano troppo la scuola! >

< Anche io ho sempre preferito poltrone e divani! > gli dissi ridendo < E comunque stai bene con quel colore di capelli! >

Mi sorrise, < Grazie…! >

Detto questo, presi dalla borsa il libro nuovo e mi sistemai sulla poltrona, portando le ginocchia al petto come ero solita a fare.

Quando arrivai a pagina 24, fui distratta da un piccolo risolino soffocato di Robert.

< Che c’è? > chiesi.

Si porto tre dita alla bocca…< No, niente, scusa! >

< Dai! Dimmi! > ero determinata a scoprire perché rideva.

< Mi sono solo accorto ora del libro che stai leggendo…> e scoppiò a ridere di nuovo.

< E ti fa ridere? Guarda che le tipa finora non sta vivendo un’ esistenza tanto felice: per amore verso sua madre ha deciso di andare a vivere in un posto che odia! E tu la prendi in giro? Povera Bella…> scossi la testa; stavo facendo la finta offesa, un po’ per divertirlo, un po’ per stuzzicarlo.

< Lo odia, eh? Aspetta di leggere…! > stava al mio gioco, mi punzecchiava pure lui.

< Ah, l’ hai letto! >

< Per cause di forza maggiore conosco bene la saga della Meyer…>

< Adesso mi hai incuriosita. > e tornai alla mia lettura…

La storia era avvincente, appassionante…fantastica! Solo verso mezzanotte e mezza riuscii a staccare gli occhi dalla pagina e accorgermi che Rob si era addormentato.

Quatta quatta mi avvicinai al divano e mi abbassai per avere il mio viso allo stesso livello del suo. Iniziai a percorrere il suo addome, facendo marciare indice e medio, fino ad arrivare al suo collo che presi a solleticare facendolo svegliare di soprassalto.

Divertita, appoggiai il mento sulle mani, sorrette a loro volta dal divano, e presi a guardarlo con sfida.

< Te l’ ha detto nessuno che con questi capelli assomigli ad Edward Cullen?? >

Si portò una mano sulla fronte, ridendo di gusto…A quel punto mi afferrò, mi sollevò, in modo che sedessi sul divano accanto a lui e iniziò a farmi il solletico.

Continuò così, facendomi sbellicare ed implorare tregua:

< Rob! Ti prego! Ti scongiuro!! Mi fai dissestare gli addominali! >

< Sei sconvolgente, solo tu  potresti dire una cosa del genere, Cris…>

< Smettila di prego! Faccio qualunque cosa, giuro!! > ormai gridavo tra le risate.

Si bloccò tutto su un colpo: < Davvero? >

Cercai di sottrarmi dalla sua presa salda, per tornare a sedere dritta dato che ormai ero stesa a fianco a lui, ma era impossibile…

< Dipende da ciò che chiedi! >

< Molto bene! Se siamo in vena di condizioni, allora continuo! > e riprese con il solletico.

< Ok! Ok! >

Si bloccò di nuovo, e assunse uno sguardo irresistibilmente dolce.

< Abbracciami > fece una breve pausa per permettermi di avere eventuali reazioni; forse fu proprio quello che mi spinse a non averne nessuna < …per favore…>

Lentamente passai un braccio sotto la su schiena, e, sempre misurando ogni gesto, feci scorrere la mia mano sul suo petto sopra la t-shirt fino a raggiungere la spalla.

Trovai un posto comodo per la mia testa e sentii il suo mento appoggiarsi sulla mia fronte.

Sentivo tra i capelli il suo respiro fresco, regolare.

In quel contatto sentivo chiaramente ogni suo battito…presi a contarli e mi addormentai.

 

 

Alle mie donne! Siiii che bello!

 

Un grazie a chi ha aggiunto la fic tra i perferiti:

 

NeverThinkà ma tesoooro!

Raffuz

 

Ed ora…*.* :

 

Sognatrice85 – Ma che bella la nostra Laura Pausini! E James Blunt, di cui sapevo a malapena l’esistenza prima di questa song! *.* grazie, mille volte grazie per la recensione! Spero che anche questo capitolo  ispiri un pochino il tuo mondo dei sogni, un mondo meraviglioso dove possiamo essere noi stesse e dove possiamo fantasticare senza limiti! Un bacio, cara!

 

Fede_sganch – Certamente! La cintura di Orione la vedi benissimo in estate! Se cerchi in qualche libro o sito vedi l’immagine disegnata sopra e lui è messo davvero in quella posizione!  =D

Sono stra contenta di averti fatto scoprire la canzone, e ancora di più che ti piaccia! Ciao bella! A presto ;-) bacio!

 

C_annuccia – ciao tesoro! Non so che dirti a parte Grazieeeeeeeeeeeee! Continua a seguire, che conta molto la tua opinione, sei una delle persone più sognatrici che conosca e spesso ricordi di farlo fare alle persone, me inclusa! Grazie! Un bacione

 

Cloddy_94 – Visto? Sono stata veloce per farmi un po’ perdonare! Riguardo il canto, condividiamo la stessa passione, bella! Lascia un commento, che son curiosa di sapere che pensi del 11 chappy!

Bacioni!! =)

 

___stellina – Ciao stellina =)! Grazie per la recensione e per i complimenti! Aspetto un tuo commento, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Baci!

 

Panda (=D) – Ciao tesoro! Sai già tutto, troppi complimenti! *.* Grazie, grazie, grazieeeeeeeeee! Mi hai commentato tutto: il modo di scrivere, le ideuzze varie che c’ho buttato dentro! E mi hai scritto cose fantastiche…Davvero! Grazie…=D A presto…(2 minuti?? XD) Baci!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12. Rivelazioni ***


Eccomi qui

Eccomi qui! Dopo una settimana (buuuuuuuuuu!! XD) incendiata!

I prof non danno tregua in sto periodo…ò.ò…Non so! Secondo me si sono messi d’accordo: non li ferma nessuno, ma proprio nessuno nessuno!!

A voi frega poco, lo so…ma capitemi…

Il capitolo è un po’ particolare, devo ammetterlo; ma mi è venuto così e spero comunque che vi piaccia anche se è un po’ incasinato!! Sob…

In ogni caso…vi lascio alla lettura! Anche se temo i vostri giudizi ad essere sincera…XP

 

Capitolo 12 – Rivelazioni

 

 

Adesso no, non voglio più difendermi, supererò dentro di me gli ostacoli… i miei momenti più difficili, per te.


There is no reason, there’s no rhyme: it’s crystal clear. I hear your voice and all the darkness disappears. Every time I look into your eyes you make me love you


Questo inverno finirà  - And I do truly love you

Fuori e dentro me  - How you maybe love you

Con le sue difficoltà  -  And I do truly love you

 

…Vincerò per te le paure che io sento…

 

da I belong to you di E. Ramazzotti ft Anastacia

 

Aprii gli occhi e vidi la stanza illuminata dai raggi del sole che filtravano prepotenti attraverso le tende. Distrattamente guardai verso l’ orologio e scoprii che erano ormai le dieci.

Automaticamente mi guardai intorno per cercare Rob: ma di lui nessuna traccia.

Aveva lasciato un biglietto sul tavolino, che afferrai alla svelta e lessi:

 

Buongiorno Bella Addormentata!

Purtroppo mi sono dovuto svegliare presto per andare al lavoro, ma immagina che io sia lì a darti un bacio del buon risveglio (non di cioccolata!).

Oggi sono costretto a stare via tutto il giorno, però spero di poterti vedere stasera…

Passa una buona giornata e sbrigati a leggere Twilight…sono curioso di sapere che ne pensi!

I miei omaggi signorina,                                           

                                                                                                            Rob

 

Fu inevitabile sorridere e rileggere almeno altre cinque volte le sue parole.

Sentivo una brivido di lieve piacere percorrermi la schiena.

Ero confusa e preferivo non pensare, quindi filai in bagno a lavarmi e poi in camera ad indossare dei pantaloncini e una maglietta per andare un po’ in palestra per il resto della mattinata.

Provai tutti gli attrezzi e le macchine varie, ma mi dedicai in particolar modo al tapis roulant, così potevo ascoltare musica senza che i fili dell’ipod fossero d’intralcio.

Quando mi diressi verso l’ascensore per andare a cambiarmi per il pranzo, trovai papà, con il quale parlai ancora della fiera dei libri del giorno precedente.

Passammo poco più di un’ora assieme, poiché, finito di mangiare, doveva tornare di volata in ufficio per incontrare il cliente della causa.

Appena ritornai nella suite decisi di assecondare l’invito di Rob, presi il mio nuovo libro e fui immediatamente riassorbita da quelle pagine, abbandonandomi al mondo geniale che la Meyer aveva creato.

Ogni parola mi attraeva, mi affascinava. Bella era un personaggio naturale, perfetto ed imperfetto, semplice, che già la sera prima avevo iniziato ad adorare. Edward invece…

Mi faceva pensare.

Ero straordinariamente incantata da lui, ma non per le straordinarie caratteristiche descritte nel libro, ma perché mi ricordava terribilmente Rob.

Sembrava che l’autrice avesse descritto lui; o meglio, ai miei occhi lui appariva così e inconsciamente quando leggevo il nome del vampiro pensavo a lui.

La cosa che più mi sconvolgeva era che in realtà non sapevo se quella somiglianza fosse fondata e mi resi conto di non conoscerlo affatto.

Decisi che quella sera lo avrei aspettato e avrei preteso delle risposte più precise su di lui…Volevo ascoltare qualcosa di suo, qualcosa di profondo, di significativo; qualcosa che mi aiutasse a capire i suoi sguardi, le sue frasi; qualcosa che mi aiutasse a scoprire Rob e che forse sarebbe stato utile per capire anche me…

 

< Sei venuta per arrestarmi?? > chiese in un ghigno seducente ed ilare.

< Mettiamola così…! > lo assecondai. In effetti sembravo davvero un poliziotto che aspettava il sospettato davanti la porta di casa. Solo che invece della casa c’era la 307, e al posto dello sbirro baffuto in divisa, c’ero io, con un fare altrettanto determinato e minaccioso. Per quanto riguarda il potenziale delinquente, squadrando il ragazzo bello e dannato che mi stava di fronte accarezzandomi una guancia, pensai che ci potesse anche stare.

< Avanti entra. > mi invitò ridendo.

Lo precedetti e mi buttai di slancio sul suo divano, più scuro rispetto al mio, ma ugualmente paradisiaco.

< Ho finito Twilight…> buttai lì con tono non curante, mentre lui si stava dirigendo in camera per mettersi degli abiti più comodi.

Ritornò in salotto infilandosi una t-shirt e si sedette al mio fianco, mi fece segno di avvicinarmi di più, così da poter passarmi il braccio attorno alla spalla.

< Ti è piaciuto? > mi chiese, mentre io mi adeguavo al suo petto. Sembrava tutto così naturale per noi, quasi come fossimo amici di vecchia data.

< Sì, decisamente sì…Avvincente, anche se un po’ scontato. > arricciai il naso per evidenziare il mio lieve disappunto.

< Personaggio preferito?? > la domanda aveva un leggero sottofondo di malizia.

< Charlie! > scoppiai a ridere < Quell’uomo è un mito! >

< Almeno una volta una ragazza originale…> mi sorrise lui.

< Oh, beh! A tutte piacerà Edward…e non le biasimo! > ammisi cauta.

< Che ne dici del vampiro??  Stupiscimi!…>

Mi guardava con occhi strani: era la solita domanda che rivolge un ragazzo interessato, per confrontarsi con un personaggio maschile da urlo? O era di più?

Non so cosa scattò in me quel momento, ma sentivo il bisogno di dirgli la verità.

< …Stranamente è un personaggio che mi ricorda te. > Sentendo quelle parole rimasi sconvolta: sembrava che fosse stato qualcun altro a pronunciarle.

Ma che diavolo ti prende?

Qualunque cosa mi prendesse, non mi importava. Dopo avergli rivolto un sorriso, constatai che lui mi guardava compiaciuto e chiusi gli occhi per appoggiare la mia testa a lui.

Mi afferrò le mani che tenevo sul suo ginocchio.

< Hai le mani calde…> mi sussurrò, facendo un risolino.

Alle sue parole…un flash! Il sogno!

Ma certo era lui!

Ricordai in un attimo:

ora vorrei solo che ti fidassi di più…lui mi chiedeva solo questo.

…Mi piaci molto di più quando porti vestiti di colori sgargianti: il rosa e il verde ad esempio ti donano un sacco…Jack voleva vedermi di nuovo come ero davvero, la Cristina ottimista e vitale, la Cristina con sogni e speranze.

Irradiava luce da ogni singola parte del suo corpo: era la persona più bella che avessi mai visto…proprio come Edward! Ecco perché mi ricordava lui! Perché io lo avevo già sognato con le stesse caratteristiche…

Erano passati pochi secondi da quando lui aveva pronunciato le parole che mi avevano illuminata.

Riprese a parlare:

< Cris, ascolta…io vol…>

Sottraendo delicatamente una mano dalla sua presa, bloccai le sue labbra con l’indice.

Quando le sue parole furono completamente disperse, gli accarezzai il viso, proprio come avevo fatto la notte in cui stava male…

< Mi ricordo di questo tocco. > mi rivolse un sorriso che mi fece fremere.

Mi avvicinai alle sue labbra perfette che sfiorai con le mie…iniziai a baciarle dolcemente.

Lui era immobile, sembrava congelato.

Liberai l’altra mano e la portai sui suoi bicipiti, e massaggiando lievemente la sua pelle arrivai al collo, e salii ancora fino a racchiudere completamente il suo volto.

Mi allontanai per vedere la sua reazione.

Non la temevo, ma avrei rispettato ogni sua scelta.

Con una gioia che non provavo da mesi, vidi la sua espressione irradiarsi e mi sentii sollevare dalle sue braccia muscolose che mi sistemarono sulle sue gambe, e mi strinsero portandomi nuovamente su di lui. La sua mano si modello sulla mia nuca e fece in modo che le sue labbra dilettassero nuovamente le mie, in un bacio guidato da lui, più coinvolto e sicuro.

Non so per quanto tempo restammo lì abbracciati, a scherzare e a scambiarci baci: sembravamo due bambini che continuavano a giocare.

Ma sapevamo entrambi che non era un gioco. Per nessuno dei due.

 

Verso l’una del mattino mi svegliai. Mi ero addormentata un paio d’ore prima sul divano, mentre Rob mi suonava qualcosa con la chitarra.

Nella stanza ero sola.

< Robert? > lo chiamai con un tono di voce flebile.

Lo trovai in terrazzo e con mio stupore non stava fumando.

< Niente sigaretta? > lo provocai.

< Non mi va… > mi rispose facendo spallucce < Sai, eserciti su di me un potere molto persuasivo,…> mi fece l’occhiolino e scoppiai a ridere.

< C’ entra con quello che ti ho detto quella sera? >

< C’ entra con il fatto che tengo a te! > disse con tono convinto e sereno <  Ci credo in quello che mi dici tu, in quello che mi trasmetti…Con te posso essere me stesso, e visto quello che mi stai dando, penso di poter fare un piccolo sacrificio almeno finchè sono in tua persenza…>

< Piccolo?? > chiesi perplessa.

< In proporzione a ciò che mi stai facendo vivere sì! Vedi, Cris, non mi capita così spesso di poter essere come sono veramente…Cause di forza maggiore, scelte della vita, percorso naturale: chiamale come vuoi. Sta di fatto che in te ho trovato qualcuno che guarda oltre le apparenze, che guarda me; qualcuno che credevo non esistesse. >. Lo capivo, sapevo ciò che mi voleva dire e non feci domande su ulteriori particolari poco chiari.

Mi bastava, stavo finalmente conoscendo Rob.

Mentre giungevo a quelle conclusioni, tornammo dentro e ci sistemammo sul divano.

Afferrai la sua chitarra e feci qualche accordo smorzato.

Ad un tratto Rob disse: < Anche tu suoni…> sollevai lo sguardo e potei ammirare lo splendore che emanava anche in una posizione naturale come quella in cui era; era semplicemente stravaccato sul divano.

Non mi aveva rivolto una domanda, la sua era una semplice affermazione. Ma non sapevio comunque cosa dire, e così parlò di nuovo lui.

< Ma suoni il piano, non è vero? >

< Più o meno è così, sì…>

< E questo che vorrebbe dire? > mi chiese lui, non capendo la mia insicurezza < Tu, Cris, sei una musicista! Ho visto lo strumento che hai nella tua suite…me ne intendo abbastanza per sapere che non tutti gli ospiti di quest’ hotel se ne sonno portati dietro una. >

Certo, il suo ragionamento non faceva una piega!

 < Tu suoni il piano? > mi ero bloccata per un attimo a quelle parole.

Iniziò a ridere.

< Sì, furbetta! Suono il piano! Ma non cambiare discorso…> mi stava puntando contro l’indice per cercare di assumere un’aria autoritaria.

< E’ un regalo, non me lo sono portata dietro. > spiegai.

< Tuo papà? >

< Già, per la maturità! Voleva aiutarmi a ricominciare e credo ci stia riuscendo. >

Con lui posso sbilanciarmi. Glielo devo.

< Avevi smesso? > corrugò leggermente la fronte.

Annuii, abbassando lo sguardo. Deglutii. Sentivo lo sguardo di Rob pressare sui miei capelli: voleva sapere. E io volevo parlare.

< Ho iniziato a suonare da piccolina. Le prime lezioni le presi proprio a Londra a sei anni. Da allora non passavo giorno senza accarezzare anche solo per cinque minuti i tasti del mio adorato pianoforte.

Quello strumento era il mio migliore amico. Andavo da lui se dovevo condividere un bel voto. Andavo da lui se dovevo piangere. Andavo da lui se volevo maturare qualche strano pensiero filosofico che ti passa per la testa quando sei adolescente. >

Feci una breve pausa per sorridere tra me e me.

< Non sono mai stata molto espansiva e i miei continui spostamenti non mi aiutavano di certo a fare amicizia! Sta di fatto che non avevo veri amici. Non avevo il tipo di amici con cui condividi tutto, quelli con cui scoppi a ridere senza un motivo, quelli con cui passi le nottate in bianco per raccontarti ogni singolo dettaglio della tua vita. Quando volevo sfogarmi, suonavo. >

presi fiato, cercando di organizzare un discorso per quello che stavo per dirgli: era impossibile! Non avevo mai parlato di quel che era successo a Jack. Ma lui era il punto a cui volevo arrivare.

Glielo devo. Prima o poi dovevo parlarne con qualcuno. E Rob…è un angelo mandato dal cielo.

< Quando venni ad abitare in Italia però conobbi una persona che mi cambiò la vita…Jack. Avevo deciso che nei cinque anni di superiori avrei passato metà anno scolastico da mia mamma a Parigi e poi avrei terminato tutti e cinque gli anni a Firenze, da papà.

In prima liceo conobbi il mio primo vero amico. Con lui condividevo tutto. Mi fece innamorare del canto, dell’arte in generale. Mi fece innamorare ancor più del pianoforte se possibile. Lui suonava divinamente e sono sicura che sarebbe diventato un grande pianista un giorno: era uno dei suoi grandiosi progetti. Dalla terza liceo iniziò ad includere anche me nel suo immenso disegno di vita. Mi ricordo che mi sentii onorata! > sorrisi ripensando al suo entusiasmo, poi mi accorsi dello sguardo attento e concentrato del mio interlocutore e mi si annodò la gola.

< Voleva portarmi in tutti gli angoli della Terra; in Alaska, in Grecia, in Groenlandia, in Giappone, nell’out - back, al Corno d’Africa! Voleva visitare con me tutti i luoghi descritti nei suoi romanzi preferiti. Avevo trovato davvero qualcuno con cui stavo bene; qualcuno con cui potevo passare le notti in bianco, qualcuno con cui piangere e fare le “cose da amici”.

Alla fine al quarto anno di liceo fu inevitabile per entrambi innamorarsi l’uno dell’altro. >

Alzai lo sguardo su Robert perché mi resi conto che le mie mani erano ormai diventate incredibilmente noiose da osservare. Mi avvicinai a lui e gli accarezzai i cappelli.

< Circa un anno fa, un incidente d’auto me l’ ha portato via. >

Il ragazzo che mi stava accanto stava in silenzio. Mi circondò con le braccia e non disse nulla.

Gli fui immensamente grata di questo, perché questo mi spinse a dire ciò solo grazie al suo silenzio riuscii a dire:

< Rob…Grazie! > una lacrime scese a bagnare la mia guancia e la sua maglietta.

Mi sollevò il viso e mi baciò la fronte.

< Cris, suoneresti per me? > mi chiese in un sussurro.

Non saprei descrivere ciò che provai alla sua richiesta, capii solo che viaggiavamo sulla stessa linea d’ onda.

Lo presi per mano e lo portai nella 305, dove lo feci sedere su una sedia accanto alla mia.

Collegai le cuffie alla pianola e gliele porsi per fargliele indossare.

Iniziai l’esecuzione (vi consiglio a questo punto di cercarla in you tube ^^. Davvero sarebbe almeno dieci volte più bello se continuaste a leggere sulle note di Seconda Navigazione di Roberto Cacciapaglia!).

Le mani mi tremavano, ma sapevo che suonavo per lui.

Le mani mi tremavano, ma sfilavano tranquille su quella passerella di tasti bianchi e neri.

Non avevo mai temuto né palcoscenici né critiche, ma di lui temevo l’opinione.

Temevo quasi di sbagliare, per la troppa concentrazione che riservavo a lui.

I polsi erano saldi e controllati. Forti e vulnerabili allo stesso tempo.

Le dita erano guidate unicamente dall’esperienza e dal mio amore per la musica.

Non sentivo ciò che suonavano, ma lui sì.

Sapevo ciò che suonavo, ma lui no.

Il senso di potere che provavo mi riempiva il petto di orgoglio e sicurezza.

Ero forte quando suonavo e in tutti quei mesi mi ero voluta sentire debole.

Ora no. Ora avevo ritrovato il mio tesoro.

Stavo suonando per lui, proprio come mi aveva chiesto.

Stavo suonando per me, perché volevo condividere quel momento con lui.

Non ricordavo più nulla, solo la sequenza che veniva meccanicamente riprodotta a Rob da dei dispositivi sonori.

Non ricordavo più nulla, solo la sequenza che veniva automaticamente riprodotta a me da dei dispositivi ignoti.

Dal cuore forse? Dalla mente? Non lo sapevo e tutto ciò mi incuriosiva.

La musica mi aveva sempre incuriosita. Quasi quanto la vita. Era stata fondamentale nella mia vita. Era stata fonte di ricordi nell’ultimo anno e mi aveva fatto male. Ora era un occasione per ritrovare me stessa. Domani sarebbe diventata parte della mia vita, come era giusto che fosse.

Non mi importava del passato, non mi importava del futuro. Nemmeno il presente rappresentava una mia preoccupazione.

C’erano solo accordi e ritmo, note e pentagramma. Si dipingevano nei nostri occhi. Nei miei a memoria. Nei suoi a prima vista.

La mia espressione si aprì in un sorriso. Era il mio Grazie a chi mi stesse facendo vivere un momento così, di nuovo, dopo più di un anno.

Ero stata convinta che Rob non mi piacesse in quel modo. E solo grazie a questa melodia capii che era una convinzione forzata dalla paura.

Paura di mettermi in gioco. Paura di rivelarmi. Paura di pensare. Paura, forse, di ritornare a credere…

 

 

Writer’ s corner:

 

Donne vi adoro!! Senza di voi la fic probabilmente non ci sarebbe…

 

Cloddy_94 – Ciao bella!! Ogni volta che leggo le tue recensioni mi si gonfia il petto per la soddisfazione…Mi segui dall’inizio! E vuol dire tanto per me credimi…hai visto che è successo?? Contenta?? =D Spero, che il chappy ti sia piaciuto…bacioni!!

 

Sognatrice85 - *.* hai azzeccato tutto, cara!! Rob si è fatto prendere da Cris proprio perchè con lei è solo Rob…E proprio in questo capitolo ne ha avuto la disarmante conferma: vede LUI in Edward…non il contrario! Puoi immaginare come la prenda il nostro giovane attore insomma…

 

PS Adoro cantare! Sì…=) bacioni!! A presto!

 

Anna - =P mi fai morire! Riguardo al personaggio di Rob…ho buon modello dopotutto! =) Hai visto che ti ho accontentata con il fumo…mi vuoi un pochino bene per questo?? Beh io te ne voglio!!

 

Fede_sganch – Grazie grazieeee!! Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto…e pure di aver inserito una particolare in cui ti rivedi…Pure lei, come avrai capito, è un fulmine a leggere! Baci, fammi sapere che ne pensi del cap 12! Kisses…=D

 

Rose - °.°…oddeo, Rò! Riguardo a spoiler…non voglio rovinarti la sorpresa…Ma probabilmente, genietto^^, capirai come la prenderà lei!

Non sai che bello leggere la tua recensione…significa molto per me…@.@ lo sai!! Grazie infinite per tutto ciò che mi dici: mi aiuta un sacco, davvero! Un bacione enormeeee…a prestissimo!

 

___stellina – Sono contentissima che anche l’11 capitolo ti sia piaciuto! Non vedo l’ora di sapere che ne pensi di questooo *.*…Comunque sei  troppo gentile! Grazie per i complimenti!! ^^ basos!

 

CriPattinson – esatto!!! Chi non l’avrebbe abbracciato?? Non vedo nessuna manina alzata…quindi passo ai mille grazie per la recensione, Cri! ( come la protagonista!) baciotti!

 

68Keira68 – Ciaoo! E chi non la invidierebbe…soprattutto dopo il cap 12…-.- comunque sei geniale…sarebbe stato fantastico quel malinteso! Perché certe idee non vengono a me??? Perché…? Perché ho il cervello bucato a volte^^…Mi ha fatto un sacco piacere che tu abbia apprezzato le frasi dei baci…*.* ammetto di avere avuto un aiutino per trovarle…

Riguardo i momenti teneri abbiamo appena iniziato, cara! A presto…baciii!!

 

Dod – Che bello trovare una tua recensione!! Sono contenta di aver alimentato la tua curiosità e spero di non averla delusa in questo chappy! ^^ dobbiamo beccarci ancora su msn…perché ieri è stata una toccata e fuga XD…Mi piacerebbe sapere che ne pensi della parte sul piano, ovviamente! Bacioni…a presto!

 

Yara995 – Ben ritrovata!! E’ un piacere rileggere un tuo commento! =D infinite grazie per quello che mi hai scritto…*.* davvero, che commozione! =D bacioni Yara!

 

Un grazie speciale ad Anna che mi ha passato praticamente tutte le frasi dei cioccolatini!! *.* Ma come farei senza di te?? Sta settimana soprattutto! Come avrei fatto? …^^ ciao tesoro! A prestissimo!!

 

E poi un grazie anche a Ciop! ^^ Per la nuova amicizia che sta nascendo…

 

 

Grazie, grazie anche alle new entry che hanno aggiunto la fic tra le preferite…

 

OkikkaO

Bella95

Fede_sganch

Ffdipendente

Kikkakikka

Xx_scrittrice88_xX

___stellina

pucciosi4ever

 

A prest, tesori!! Giu

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 13. Il ritorno delle Fate ***


Capitolo 13 - Il ritorno delle Fate

Capitolo 13 - Il ritorno delle Fate

 

 

…Sì ,
portami con te
tra misteri di angeli
e sorrisi demoni…

 

da Aria di Gianna Nannini

 

 

 

Fui svegliata da una leggera carezza che mi solleticò il viso e dalle parole pronunciate da una voce calda e sognante.

< Il sole è sorto e inizia un nuovo giorno; un giorno tutto nostro in un mondo che ci appartiene…>

Mentre sentivo le mie labbra toccate lievemente dalle sue, piene e morbide, feci un tenue risolino e passai una mano tra i suoi capelli divini.

< Non ti facevo così canonico…e poeta. >

< Sono inglese, ricordi? > fece lui con un tono quasi indignato. < L’ Inghilterra è la patria di Shakespeare, di Dickinson, di Elton John, dei Beatles…>

< Ma gli ultimi due che mi hai detto non sono poeti! > lo interruppi con un certo disappunto.

< Ehi! Ma è un affronto Miss! Ci tengo a farle presente che siamo parlando di Sir Elton Hercules John e di Sir John Lennon, Sir Paul McCartney, Sir Ringo Star e Sir George Harrison…Quelli han fatto poesia te lo diciamo io e la Regina! > mi disse tutto fiero e convinto.

Mi divertiva un sacco quando faceva così e non potevo certo dargli contro…

< Oh, beh…Dio salvi la Regina! Non sia mai contraddire sua Maestà Elisabetta I Windsor!! > lo canzonai alzando le mani in atto di arresa.

Come al solito la nostra scenetta ci fece scoppiare in una risata che ci fece contorcere sul letto come due bambini.

Finimmo per restare alcuni istanti in silenzio a guardare il soffitto con due sorrisi enormi stampati in faccia; probabilmente sembravamo due idioti, ma non ci importava.

< Cris, io sono libero tutto il week – end…> iniziò a dire Rob.

Mi alzai per vederlo meglio.

< Posso sequestrarti? > chiesi mordendomi il labbro inferiore.

La sua espressione da seria mutò in malizia pura.

< Ti avviso: non so se non opporrò resistenza! > e si avvicinò a me, abbracciandomi con decisione e facendomi stendere sul letto, per poi modellare il sorriso sghembo sulla mia bocca.

Mi lasciai trasportare con troppa facilità e appena mi resi conto di questo lo scansai con prepotenza.

< Non vale che tu mi interrompa così! Giochi sporco! > stavo ai piedi del letto, inginocchiata e gli puntavo contro il dito con severità.

Robert fece spallucce e assunse un’ espressione beffarda: < Beh, se reagisci così tutte le volte che ti interrompo, allora preparati: non ti farò più parlare! >

Dopo una smorfia di arresa, che in realtà nascondeva il mio compiacimento, ritornai tra le sue braccia e gli feci una proposta.

< Ascolta, avevo pensato…>

< Sì? > mi incoraggiò.

< In caso tu non ci tenga in modo particolare a passare il finesettimana con i ragazzi…> mi guardavo i piedi.

< Sì?? > stava perdendo la pazienza, con mia somma soddisfazione.

< Se ti andrebbe…>

< Cris, per l’amor del cielo, parla!! >

< …di venire a Firenze con me! >

Dopo neanche un secondo di pausa…mi baciò la punta del naso.

< Speravo me lo chiedessi! Mi farai da guida?? >

< Ma certo! >.

 

Quando fui pronta andai alla suite di papà che era immerso in alcune scartoffie.

< Tesoro mio! >

< Ciao papà! Come stai? Come sei messo il lavoro?? > chiesi, facendo un cenno verso la sua scrivania coperta interamente di pratiche e verbali.

< Benissimo! E questo significa che abbiamo buone probabilità di poter tornare a Firenze per giovedì o massimo venerdì prossimo. Contenta? > mi rivolse un sorriso sincero.

Certo lo ero, ma questo mi fece automaticamente pensare a Robert: quanto sarebbe rimasto lì a Volterra? Effettivamente non lo sapevo.

< Ehi! Pianeta Terra chiama Cristina! > esclamò papà per farmi tornare alla realtà.

< Scusa, papi! Certo che lo sono: è una notizia fantastica, davvero!! > e lo abbraccia forte forte.

< Già lo è! Finalmente possiamo restare assieme senza essere distratti dal lavoro…Preferisci restare a Firenze o andare da qualche parte? In montagna magari! >

< Non saprei! Sai quanto adoro la montagna, ma dovrò anche studiare in quelle settimane. Ne parleremo con più calma, ok? >

< Come vuoi, Scriccia. > concordò il mio moschettiere.

< Senti papà, a proposito di Firenze…avevo pensato passare il week – end lì…> ero un po’ imbarazzata, forse perché sapevo che aveva capito che non ci andavo da sola e infatti poco dopo mi rivolse la fatidica domanda.

< Ci vai da sola? >

< No, ci vado con un amico che vuole visitare la città, così mi sono offerta da fargli da guida. E’ un problema per te? >

< Direi proprio di no. > alzai gli occhi, mi stava sorridendo e questo mi spinse a fare lo stesso.

Poi aggiunse: < Forza! Vai! Non farlo aspettare…>

< D’accordo! Buon lavoro, papi! > e gli schioccai un bacione prima di salutarlo con un abbraccio.

< Anche se non sopporto gli inglesi…Sembra un bravo ragazzo! > mi disse sulla porta per provocarmi.

Scoppiai a ridere. Tipico di papà: studiare tutte le persone che mi si avvicinavano anche solo per chiedermi indicazioni! 

 

< Sai, mi piace la tua macchina! Sarebbe sul genere sportivo, vero? >

< Proprio così, ma non è ostentatamente sportiva, anzi è discreta: per questo mi piace! > la mia espressione si trasformò in una smorfia di orgoglio. La mia Mito Alfa Romeo nera! Era il mio gioiellino.

< Senti il motore, cavolo come tiene! Anche se lo metti a dura prova, però…vista la velocità a cui vai, ti dovevi prendere una Ferrari quella volta, Cris! > esclamò Rob osservando il conta chilometri.

< Sì, c’avevo pure pensato, ma sarebbe stata troppo appariscente, non trovi? > lo stavo prendendo bellamente in giro. Mi divertivo troppo.

< Giusto un po’, Niki Lauda! >

Alle sue parole gli feci la linguaccia e gli sferrai un pizzicotto nel fianco.

< Ehi! Solo perché stai guidando non vuol dire che io non abbia il diritto di vendicarmi, sai?? >

< Non oseresti, Robert! >

< Mi stai sfidando, Cris? >

< Oh, no! > mi portai una mano alla bocca per simulare paura < Non oserei mai! No, no! >

Come sempre le mie facce buffe lo fecero ridere di gusto.

< Saresti una brava attrice! >

< Dici? > mi incuriosiva quell’affermazione.

< Lo dico, sì! > si era fatto stranamente serio. < Ma credo che saresti brava in tutto, tu! >

< No, con le persone non sono mai stata brava. >

< Beh, allora si spiega perché con me lo sei…Siamo simili in questo…Molto. >

C’era un velo di tensione nell’auto. E come mio solito, dato che odiavo quelle situazioni, tirai fuori il primo argomento che mi venne in mente.

< Ascolta, ti piacciono le moto? > buttai lì.

< La risposta è: chiaramente sì! >

Mi guardava con uno sguardo illuminato ed entusiasmato.

Risi alla sua reazione…

< Molto bene! >

 

< Che bella casa tua! Mi fai fare un giro?? > chiese lui, allungando il collo in tutte le direzioni per poter vedere più che poteva dalla sua posizione.

< Non subito. Voglio farti fare un giro di altro tipo…>

La sua curiosità era dipinta in volto e non appena sfiorai la sua mano Rob afferrò la mia seguendomi.

Lo condussi in garage e accesi la luce, per fare in modo che il mio progetto gli fosse chiaro.

< Sono due Gs della BMW! > esclamò avvicinandosi con un entusiasmo degno di un bimbo di sei anni.

< Ah, te ne intendi! Per quanto mi riguarda, se non fosse che papà ha una passione sfrenata per le moto, non mi sarei nemmeno resa conto che erano della BMW…>

Scoppiò a ridere e corse ad abbracciarmi.

< Sei fantastica lo sai? >

< Per le moto?? > ero quasi offesa.

< Certo che no!! Perché sei indescrivibilmente unica in ogni tuo gesto, in ogni tuo sorriso…>

Un sorriso: questa fu la mia risposta. Non avrei saputo cosa dirgli.

Per eliminare dal mio viso l’imbarazzo Rob mi toccò una guancia e disse:

< Quella rossa è tua, vero? >

< Già, è una R1200. Quella nera è una…> ma mi prevenì lui con la nomenclatura.

< …F650! Era di…? > lasciò la frase in sospeso.

Sapevo a chi si riferiva.

< No, è di papà! > gli sorrisi per mostrargli che stavo bene. Era visibilmente dispiaciuto per aver tirato fuori implicitamente quel discorso nemmeno pronunciato.

< Allora, signor Robert! A lei la scelta, quale vuole guidare? > gli mostrai con un cenno di capo le sue possibili opzioni.

Lui si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli e facendo accelerare il mio battito cardiaco.

Sistole e diastole faticavano per reggere il ritmo delle mie emozioni.

< E se tuo papà non fosse d’accordo? > mi chiese, facendomi intuire la sua potenziale decisione.

< …sarà il nostro piccolo segreto! > e gli feci l’occhiolino.

Mentre Rob stava prendendo confidenza con la moto, filai in cucina per preparare qualcosa da mangiare per eventuali emergenze.

Recuperai due giubbotti da moto e uscii nel vialetto dove mi aspettava la mia moto e un ragazzo che cavalcava la sua come fosse un principe azzurro.

A questo pensiero feci una risolino compiaciuto e gli lanciai la giacca.

< Dovrebbe starti! E’ di papà, se non sbaglio non è molto più basso di te. >

La indossò e mi diede la conferma che era della sua taglia.

Mi infilai il casco e prima di mettere in moto chiesi al turista: < Dove vuoi andare?? >

< Non saprei, mi affido a te! >

< Mi dispiace ma molti dei posti più belli di Firenze saranno chiusi, visto che è sabato, ma possiamo sempre tentare…>

Come avevo immaginato molti musei erano chiusi e così pure la Galleria degli Uffizi, per mia grande delusione.

< Temo che dovrai farmi di nuovo da guida quando tornerò a Firenze per visitare gli Uffizi…> disse all’improvviso mentre camminavamo per Via Cavour mangiando un gelato.

< Davvero tornerai? >

< Se non fosse per lavoro, ci resterei di più qui…>

< Quando te ne vai? > cercai di fare la non-curante; ma non riuscii a convincere nemmeno me stessa.

< Ritorno a Los Angeles Mercoledì pomeriggio. Abito lì per la maggior parte dell’anno, sempre per lavoro. > mi spiegò.

< Cavolo! > riuscii a dire molto stupidamente…

< Già, non è il massimo. >

< Beh allora, non dobbiamo perdere tempo! > gli rivolsi un sorriso pieno di entusiasmo, lo presi per mano e, a passo spedito, in cinque minuti raggiungemmo le moto e finimmo il cono.

Lo portai nel posto delle città che più preferivo dopo il giardino segreto. In quel luogo ero solita fare lunghe passeggiate con papà e trascorrere interi pomeriggi sotto il sole a leggere romanzi.

Ci distendemmo sull’erba fresca. I fili d’erba erano teneri e si arrendevano sotto i nostri corpi; il sole ci baciava il viso e cercava di arrivare ai nostri occhi contenti attraverso le lenti degli occhiali da sole. C’era il vento, soffiava delicato, mi solleticava le guance e mi faceva ondeggiare la coda.

Quando riaprii gli occhi, vidi Robert che mi fissava e si reggeva il capo, poggiando il gomito a terra.

< Non ti ho mai vista con i capelli sciolti…> mi portò una ciocca di capelli, fuggita dal dominio dell’elastico, dietro l’orecchio e completò il suo gesto con una carezza.

Come se la sua fosse stata una richiesta, come per liberarmi da qualcosa che mi opprimeva, come per sentirmi di nuovo libera, portai una mani al nodo con il quale avevo raccolto i miei  lunghi capelli castani e mossi; e li sciolsi.

Nonostante le lenti scure, vidi lo sguardo del ragazzo accanto a me stringersi per lo stupore.

Iniziò a giocherellare con le onde che le varie ciocche formavano e con le punte ribelli; mi baciò la fronte e mi sussurrò ad un orecchio: < Sei bellissima, Cris! >

Il mondo si bloccò, non sentivo più nulla, solo il suo lieve tocco, solo le sue labbra sulle mie.

Solo noi e il vento.

 

< Mentre ti facevi la doccia ho curiosato in giro…! > mi avvisò quando mi vide apparire in salotto.

< Hai trovato cose compromettenti? > storsi il naso, come per simulare un rapido esame mentale degli oggetti che si trovavano in casa.

< Direi di no! Non ho prove per incastrarti e portarti via…> il suo sguardo deluso mi fece scoppiare a ridere. < Però ho trovato questi cd! > disse indicando l’armadio colmo di album di infiniti autori

Annuii < Per la maggior parte sì! Quelli di papà sono nello studio, ma principalmente è musica italiana anni settanta e credimi non ti perdi nulla! > feci una faccia schifata per rendere l’idea e questo sembrò convincere Robert a non insistere e a non interessarsene per il resto della sua vita.

< Nemmeno per Twilight ho visto tutti questi cd! > disse ad un certo punto tra sé e sé.

< Che c’entra Twilight? > domandai confusa. Alle mia parole, lui assunse un’espressione pietrificata, più confusa della mia.

< Ho detto Twilight?? > sembrava incredulo.

Sorrisi.  < Proprio così…>

< Sarà la stanchezza, inizio a straparlare…> scosse il capo con decisione.

< Se lo dici tu, campione! > feci spallucce per lasciar perdere l’argomento e mi diressi in cucina per preparare la cena.

< Cris! > mi sentii chiamare dall’altra stanza dopo pochi minuti.

Con un tono di voce sufficientemente alto da farmi sentire risposi: < Dimmi! >

< Posso accendere lo stereo? >

< Certo! >

Sentii la musica inondare la casa proprio come il profumino di cibo.

< Mmm, se il sapore è ottimo quanto il profumo, sei una maga! >

Ero un po’ frastornata dalla sua vicinanza che mi aveva colta di sorpresa; ma ancora più lo ero epr la musica.

< Dove hai trovato quel cd? >  chiesi corrugando la fronte.

< Era in  testa a tutti gli altri! > mi spiegò lui.

< Credevo di averlo perso…sai, l’ho fatto io. E’ una compilation con le mie canzoni preferite…>

< Lo so, per questo l’ ho messo su…> mi sussurrò tra i capelli mentre il suo respiro mi inebriava il cervello.

Sulle parole della prima canzone avevo sognato più e più volte, ma mai come quella sera Gianna Nannini mi fece il dono più grande: un‘ emozione unica, che solo Rob, dopo mesi e mesi, era riuscito a farmi provare…Felicità.

Iniziammo a muovere dei piccoli passi al ritmo lento delle note di Aria…Ballavamo, come se fosse l’unico modo per guadagnarci la nostra fetta di felicità ritrovata.

 

Sai,
nascono così
fiabe che vorrei
dentro tutti i sogni miei
e le racconterò
per volare in paradisi che non ho
e non è facile restare senza più fate da rapire

 

< Non sognavo più da troppo tempo, Robert…> le parole mi morirono in gola. < …Ho sempre creduto nelle fate, ma credevo che non avessero più tempo per me! > risi alla mia frase un po’ sciocca.


e non è facile giocare se tu manchi
Aria come è dolce nell'aria,
scivolare via dalla vita mia
aria respirami il silenzio
Non mi dire addio ma solleva il mondo
Sì ,
portami con te

 

< Portami con te, Cris! > mi bisbigliò lui.


tra misteri di angeli
e sorrisi demoni

 

< Che cosa? > feci io, corrugando la fronte.


e li trasformerò
in coriandoli di luce tenera
e riuscirò sempre a fuggire dentro colori da scoprire
e riuscirò a sentire ancora quella musica.
Aria come è dolce nell'aria
scivolare via dalla vita mia;
Aria respirami il silenzio
non mi dire addio ma solleva il mondo
Aria abbracciami
volerò, volerò, volerò…volerò!
Aria ritornerò nell'aria
che mi porta via dalla vita mia.
Aria mi lascerò nell'aria,
aria com'è dolce nell'aria
scivolare via dalla vita mia
Aria mi lascerò nell'aria.

 

< Portami con te! Non voglio ritornare a non vedere, a non sentire. Mi stai facendo volare, Cristina! Con il cuore, con la mente, con l’anima…>

Mi abbracciò forte, nascondendo il viso tra i miei capelli.

Restammo così, per non so quanto tempo.

Eravamo entrambi fondamentali l’un per l’altra. Entrambi per una ragione o per l’altra avevamo bisogno della persona che stavamo abbracciando.

 

 

My Space…:

 

Un abbraccio a tutti! A coloro che leggono, a coloro che sognano, a coloro che scrivono…

 

Volevo dedicare un pensiero a chi ha vissuto in questi giorni l’evento che ha coinvolto emotivamente tutta Italia…

 

Le parole sono spesso potenti, ma in momenti come questo risultano insignificanti…Volevo solo scrivere almeno 19 parole delle migliaia che mi vengono in mente…

Di nuovo un forte abbraccio a tutti!

 

Marghe – Dici che ho un’ arte?? A me sembrava confusione…^^ Ti giuro…I tuoi complimenti sono troppi, dolcezza! Grazie mille per seguire la fic con questo entusiasmo!! Mi fai terribilmente contenta…A prestissimo!! Un bacio enorme…=D

 

Fede_ sganch – Ciaoooo!! Ti è piaciuta davvero la canzone?? Sono rimasta di sasso quando ho letto la tua recensione…non chiedermi perché! Forse perché hai commentato la canzone…forse perché le tue parole per la fic sono fantastiche! Grazie, bella!! Grazie grazie!! Un bacione =D

 

Cloddy – Sìììììì!!! Il bacio…ti giuro è stata una liberazione farglielo dare…Fiù!! Tesoro, dobbiamo fare una coalizione per dar fuoco ai libri di scuola e all’edificio stesso…così efp trionferà! Ok, scusa lo schizza, spero che anche questo chappy ti sia piaciuto…alla prossima! Baci baci!

 

Stellina – Pronti con la scatola di fazzoletti!! Per me, però…dopo che ho letto la tua recensione…sob!!! ç.ç…a presto, Stellina!! =D bacioni, bella!

 

Rose – E’ sempre una gioia leggere le tue parole, tessò! Come è un immenso piacere per me sapere che ti piaccia come scrivo le pazzie che il mio cervellino un po’ debilitato inventa…Grazie infinite, Ciop! Per tutto! Ma soprattutto per le tue fic, che, per immensa gioia del mio povero e sentimentale cuore, hanno ritornato a brillare in efp…*.*…A prestissimo, Rose Rose!! Un bacio enorme, ti voglio bene!

 

Dod – Un altro genio che mi recensisce!! E un'altra recensione strappa lacrimeeee…

Troppi complimenti, sul serio…Quel capitolo è venuto fuori con una confusione totale…come questo del resto  ^_^ Spero di sentirti presto!!

Baci baci…un abbraccio…=D

 

Anna – La mia donna!! È da un po’ che non ti vedo…chissà perché…^^ finito qui, ti chiamo per farti sapere che son viva…Comunque, Anna, sono preoccupata…dobbiamo farti fare un corso accelerato di sillabazione…°_°…uhahuahuah!! Schersssooo!! Ti voglio bene, stella! Grazie di nuovo per tutto il sostegno che mi dai…bacio

 

Uoooo! Sono esagitata! La fic è tra le preferite di un sacco si persone…vi lovvo per questo!!

Grazie in particolare a:

 

federob

 

Grazie, grazie, infinite grazie ancora a tutti voi!

La fic si sta avviando verso la fine e non voglio perdere occasioni per farvi presente di quanto io vi adori!!

 

A presto…Giu

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 14. La verità viene semrpe a galla...e i nodi vengono sempre al pettine ***


Capitolo 14 – La verità viene sempre a galla…e i nodi vengono sempre al pettine

Capitolo 14 – La verità viene sempre a galla…e i nodi vengono sempre al pettine

 

 

 

…Se hai giocato è uguale anche se adesso fa male
Se hai amato era amore, non è mai un errore
Era bello sentirti e tenerti vicino
Anche solo per lo spazio di un mattino…

 

da Non è mai un errore di Raf

 

 

< Ma è buonissimo!!! > fece lui, chiudendo gli occhi in un’espressione di immenso piacere < E’ gioia per il mio palato! >

< Che t’avevo detto?? I frappè bigusto sono la fine del mondo! > e bevvi una sorsata del mio che includeva rigorosamente il gusto al caffè.

< La cosa che mi sconvolge di più è che abbiamo trovato una gelateria aperta alle tre di notte…>

< Rob! Ma andiamo! Tutti sanno che i bambini di notte, quando le loro mamme sono convinte che stiano dormendo come degli angioletti nei loro lettini, fuggono di casa come dei teppistelli a farsi un bel cono e quattro o cinque vasche in centro! > dissi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Scoppiò a ridere, sputando il gelato liquido che aveva bevuto dalla cannuccia.

< Ti giuro, questa mi mancava! Dovrò mettere in guardia mia sorella Liz, mi sa. > aggiunse tutto preoccupato, al che scoppiai io, piegata in due dal ridere. Mi stravaccai sul divano di casa, gustandomi in bocca altro frappè e ripensando a quella settimana.

Mi ero legata terribilmente a lui, non riuscivo a non pensare a ciò che intercorreva tra noi come a qualcosa di potente e raro. Intesa, serenità, comprensione, felicità…felicità…

Poi tutto ad un tratto mi rabbuiai: sarebbe partito di lì a tre giorni…

Quanto mi mancheranno i momenti passati con lui? Quanto?? Non voglio che questo sogno finisca così presto…

Mi sentii sfiorare la guancia.

< Cris, tesoro, che succede? > alzai lo sguardo: i suoi occhi riflettevano la mia tristezza. Erano lo specchio della mia anima.

Poggiando rapidamente il bicchiere che reggevo con la mano sinistra, mi rifugiai tra le sue braccia.

Cacciai le lacrime che facevano forza sulla mie palpebre e inspirai profondamente, per poi espirare.

Calmati! Non ha senso piangere per un dono così bello…

Sentii il suo profumo riempirmi i polmoni. Non avrei mai dimenticato quell’aroma fresco e penetrante.

Accarezzai la sua schiena, percependo la bellezza della persona che mi teneva stretta a sé.

< Come farò quando non potrò più stringerti in questo modo? > gli chiesi, tenendo gli occhi sigillati, nascosti sul suo petto < Io…ho bisogno di qualcuno che mi faccia sentire protetta…> e strinsi la mia presa più forte che potei.

Tutto ormai era stato detto, o quasi.

Qualunque cosa ci aspettasse, doveva sapere come io vedessi le cose. Come io lo vedessi.

Portò la mano, che mi accarezzava il capo, sul mio fianco per scostarmi appena dal suo torace, così da vedermi in viso.

< Chiedimelo e sarò sempre qui a proteggerti! >

< Ma…>

Mi posò l’indice sulla bocca per ammutolirmi.

< Niente ma! Nemmeno io voglio perderti. >

Tutto di lui traspariva sincerità. Due volte quella notte mi aveva confessato cose che io stessa volevo. Due volte quella sera entrambi avevamo pensato al futuro…

Volevamo poter continuare a vivere quella fetta di felicità che il destino sembrava volerci concedere.

In quel momento tutto mi parve più chiaro…Non dovevamo accontentarci di una settimana, dovevamo chiedere di più!

Ma prima che io potessi aggiungere altro le sue labbra trovarono le mie.

Erano bramose di quel sentimento che celavo nel cuore. Affetto?? O forse molto di più…Amore?

Non mi aiutava a ritrovare il controllo per cercare di capire ciò che ci legava.

Sentivo solo le sue dita che come fiamme bruciavano i centimetri di pelle che sfioravano al loro passaggio sulla mia schiena.

Le mie mani giocherellavano irrequiete con i suoi capelli e con la sua spalla.

Eravamo solo io e lui. 

Le stelle sembravano piccoli bagliori, in confronto alle scintille che inebriavano i miei sensi.

Il sole poteva essere minuscolo, se paragonato a ciò che stava dominando i nostri corpi in quel momento.

Il nostro era un contatto elettrico che alimentava ogni singolo gesto.

Non vi era distinzione tra il mio corpo e il suo, eravamo noi. Non c’erano confini.

< Cris, ti amo! > il tono con cui lo disse era carico del sentimento che aveva appena manifestato a parole.

Ero mentalmente paralizzata. Quelle tre parole avevano neutralizzato i miei sensi.

Una felicità disumana mi pervase in tutta la mia essenza. Avevo appena capito come tutto ciò fosse giusto; come tutto ciò rispecchiasse quello che avevo dentro.

Non esisteva più il tempo, non esisteva più l’età. Non dominava più la ragione. Mi ero stancata di pensare.

Devo vivere…e lui me ne sta dando la possibilità…di nuovo!

< Ti amo, Robert! > una piccola goccia salata spuntò dal verde dei miei occhi.

Lui me la asciugò e mi sorrise.

< Sei ciò che di meglio mi sia capitato in ventitré anni! > sussurrò.

< Sono tua, perché tu per me rappresenti il mio inizio…>  gli bisbigliai all’orecchio.

Ed eliminammo tutte le barriere che dalla Creazione separano il corpo dell’uomo e della donna, raggiungemmo insieme l’apice della felicità che qualcuno dall’alto ci stava offrendo…

 

Il rombo dell’auto, riempiva il silenzio carico di significato che regnava nell’abitacolo.

< Troveremo una soluzione! >  esclamai decisa.

Lui mi guardò raggiante.

< Avevi qualche dubbio? >

< Non so…a volte mi sembri così irraggiungibile…>

La sua espressione cambiò: non potei osservarne i dettagli perché dovevo stare attenta alla strada; sembrava volesse nascondere una verità di cui si fosse appena reso conto.

Poi, ripresosi, parlò di nuovo.

< Nessuno è irraggiungibile e credo che entrambi lo abbiamo capito stanotte. >

Accarezzandomi con una mano la guancia e poi poggiandola sulla mia che afferrava il cambio, pronunciò quelle parole in tono forzatamente convinto.

Tutto quello mi faceva pensare…Stava cercando di convincersi da solo, era palese.

< Dobbiamo proprio tornare vero? > chiesi io in un tenero lamento che lo fece sorridere.

< A parte il fatto che manca pochissimo per arrivare a Volterra…> disse scontatamente < Io devo per forza tornare per lavoro. E pure tu devi tornare a tutti i costi! > mi informò.

Passammo il cartello con su scritto VOLTERRA.

< E per quale motivo, scusa? >. Mi sfuggiva il motivo.

< Perché devi permettermi di vederti…Ovvio! > esclamò, alzando le spalle.

< Che scemo che sei…uh! Per dove devo girare per arrivare all’ hotel? Non mi ricordo più…>

E dopo aver trovato la strada corretta girai nel parcheggio dove una settimana prima avevo parcheggiato la mia auto.

Era sera. Davanti all’entrata c’era una calca simile a quella che già c’era stata.

Tante ragazze che al massimo avranno avuto la mia età; molte indossavano magliette bianche con una mela disegnata davanti.

C’erano cartelloni enormi con su scritto frasi del tipo “Cullen, siete i nostri idoli!”, “ Edward and Bella…The true love here in Volterra “…

 

<…Per le prossime due settimane alloggiano da noi tutti i responsabili e gli operatori della location del film…>

Era stata questa la frase di Giulia quella sera, ma non ero riuscita a capire di che film si trattasse…

 

Cullen, Edward…Twilight!

 

< Quando ho letto il libro non avevo collegato che pochi giorni prima avevo letto gli stessi nomi su dei cartelloni…> ammisi con me stessa.

Robert era agitato e pallido.

< Cris, ti prego…guardami! >

Feci come mi ordinò.

< …Giuro che mi dispiace! Ho cercato di dirtelo all’inizio, ma poi ho avuto paura…>

Corrugai la fronte: cosa voleva dire??

E mi ricordai…

 

< Te l’ ha detto nessuno che con questi capelli assomigli ad Edward Cullen?? >

 

Poi la vidi. Era una sua foto, formato poster.

Bello come era sempre stato per me.

Pallido, con i capelli ramati. Abbracciava una figura femminile che all’istante riconobbi come Kristen. E sotto l’immagine del loro abbraccio la scritta: “Twilight…waiting for New moon”.

 

< Per cause di forza maggiore conosco bene la saga della Meyer…>

 

Queste erano state le sue parole.

Mi portai una mano sulla fronte come per cercare di dare ordine ai sentimenti che mi stavano investendo in quel momento.

Confusione. Illusione. Vacuità. Rabbia. Amarezza. Vergogna. Paura.

Non ebbi la forza di guardarlo; lui mi chiamava, cercava di fare in modo che io lo guardassi, mi strattonava. Ma niente.

Mi passavano davanti agli occhi solo le parole scritte su quei cartelloni e frasi sconnesse che stavo ricordando e anche formulando. 

 

< Mi sono solo accorto ora del libro che stai leggendo…>

 

< Ti sei tinto i capelli?! > …e lui: < Comunque sono stato costretto…! >

 

Mi ricordava Edward! Credevo che quella connessione fosse qualcosa di unico e raro che riguardava solo me. Che idiota!

 

< …Cause di forza maggiore, scelte della vita, percorso naturale: chiamale come vuoi. Sta di fatto che in te ho trovato qualcuno che guarda oltre le apparenze, che guarda me; qualcuno che credevo non esistesse. >

 

Non esiste nessuna persona che non lo conosca…Non sono forse io quella fuori dal mondo?

Certo, per questo pensava che non esistesse nessuno come me…Ma non in fatto di unicità, ma in fatto di ingenuità!

 

Mi sentivo stordita. Il cervello non capiva quel che stava accadendo.

Ad un tratto, sentii un urlo acuto…

Mi ritrovai circondata da grida e figure femminili.

La persona che stava accanto a me cercò di tenermi vicino a sé prendendomi per un fianco, ma io, che non opponevo resistenza a quella baraonda, per inerzia mi lasciai urtare e spingere fuori da quella cerchia in delirio.

Senza rendermi conto ero nella hall; probabilmente dopo aver messo in moto le gambe il più velocemente possibile.

< Ehi, Cris! Ciao! > mi salutò con entusiasmo Giulia < Ti senti male?? Sembri sconvolta! > aggiunse preoccupata.

< Giulia,…> ansimavo, e ignorando la sua domanda gliene feci un’altra < ho lasciato a te la mia chiave-tessera vero? >

Ero scioccata dalla mia stessa voce; era così debole!

< Sì, sì! Eccola qui. > e me la tirò fuori dal quadro. < Ascolta, non voglio farmi gli affari tuoi, ma non stai per niente bene…Che ne dici di aspettare di là nella stanza dello staff cinque minuti? Giusto il tempo di permettermi di finire il turno: ormai è mezzanotte. >

Annuii. Volevo solo tranquillità, ma non avrei avuto la forza di arrivare al terzo piano probabilmente.

Appena Giulia mi raggiunse, mi parve di aver aspettato la metà del poco tempo che mi aveva indicato lei.

< Cris, che hai? >

Sospirai, chiudendo gli occhi e abbandonando il capo all’indietro.

Le immagini si susseguivano nella mia mente come dei flash.

Lui disteso e febbricitante…lui alla finestra e al telefono con Ashley…Ashley! Che appena aveva nominato il nome della star interplanetaria in mia presenza, si era bloccata di scatto, credendo probabilmente di risvegliare l’agitazione di una fan…Lui ed io sotto le stelle…Noi, sul palchetto del karaoke…La sua figura addormentata…I suoi tratti così perfetti…Le sue labbra sulle mie…Io alla pianola e lui accanto a me…le su carezze a Firenze…il nostro ballo…e quella notte…

Mi sentii abbracciare. Risposi a quella presa.

< Sono stata una stupida…>

Sentii in sottofondo altre parole, che però non riuscii a distinguere perché mi costrinsi a non pensare più ed abbandonarmi al sonno.

 

 

 

 

Writer’ s Corner:

 

Non sapete che bello per me ritornare a postare la fic di Cris…

Non avete neppure idea di quanto mi faccia piacere leggere tra recensioni (di altri miei scritti magari!!) o per messaggio che volevate un aggiornamento della ‘storia di Cris’ o di ‘Ritornare a Credere’. Questo significa molto per me, perché vuol dire che in un certo senso vi piace tutta la trama, vi piace il personaggio nuovo, e non solo il fatto che ci sia Rob!

Spero di non aver frainteso, ma conoscendo alcune di voi, so che non è così…=D

Giuro che finisco presto con le mie frasi senza senso per poi dedicarmi alle recensioni.

Volevo chiedervi scusa per l’enorme ritardo, naturalmente!

È stato un periodaccio…anzi lo è tutt’ora, e quindi mi sono un po’ presa indietro con lo scrivere!

Spero di non aver traumatizzato nessuno con il capitolo XD !

Per quanto riguarda la scena dove fanno l’amore, avrete sicuramente pensato: ma si conoscono da una settimana!

Non era prevista…ma scrivendo, le mie mani si sono trovate a comporre parole che non riuscivo a controllare…quindi l’ho lasciata!

Riguardo ‘il nodo che è venuto al pettine’…era inevitabile, no??

 

A voi, miei tesori!:

 

Marghe – Ma tesoro! Ciao! Scusa per l’abissale ritardo!! Spero di sapere presto che pensi di questo chappy…sono proprio curiosa =D un bacio enorme!

 

Fefè – Posso chiamarti così pure io, vero?? Hihi, che figata di soprannome…

La tua fic mi è piaciuta un sacco…continuala!! Sono curiosa…bacione!

 

Anna – Amore…ciao! A te copo un dì o l’altro!! Te vojo un ben grande grande!! XD non te l’ho detto ma oggi è stato fondamentale che tu fossi lì, anzi che fossimo vicine di banco!

 

__stellina – Ma ciao cara!! Che ne dici del capitolo?? “ adoro leggerti!”…davvero?? *.* no che arrossisco!! Grazieeee! Per la recensione, per i complimenti, per tutto! Baci!

 

Rose – Mon amour! Che dire ?? adoro le cose scrivi, e mi fai commuovere pure con i commenti!! Sai benissimo di avere avuto un ruolo fondamentale per i capitolo 14, se non mi davi il via libera non lo postavo…grazie! Per tutto davvero…bacio…ti voglio bene! P.S. che bello sapere quelle cose, che ti piace come scrivo eccetera! Mi rincuora per tutto il resto…=D

 

Carlottina – @.@ ma sei una nuova stella del cielo che mi segue?? Grazie per la fantastica recensione, non so neanche io dirti quanto io la abbia apprezzata!! Davvero…Spero di sentire ancora che ne pensi dei seguiti, mi farebbe molto piacere! Un bacio =D

 

Yara – Uh! Io faccio il tifo per Cris anche mentre dormo, quindi siamo in due…ora ne ha bisogno più che mai, credimi! Un enorme grazie anche a te…è sempre bello leggere le tue parole! Mi si riempie il cuore =)…kisses, a presto!

 

Doooood – Ma ciao, tesoro! Anche se scrivessi: che schifo sto capitolo, mi farebbe piacere!! Quindi puoi immaginare che bello leggere le tue recensioni…Sul serio sono riuscita a trasmetterti quelle emozioni ‘tremanti’ nell’ultima parte dello scorso capitolo?? Ihih …tremanti! XD

OK, è tardi…sono un po’ fusa…A presto, compagna di sventura ( o avventura, chissà! Ho buone ragioni per pensare che presto la fortuna farà diventare questo periodo meraviglioso! )

Bacioni…un abbraccio!

 

Cloddy – Ciao anche a te, tessò! Hai ragione doveva dirglielo lui, e infatti si son visti i risultati! Caspita, e ora come andrà?? Mah…recensisci che voglio se sapere se mi vuoi uccidere o no! =D scherzo naturalmente! Ma commenta ugualmente, che sai che mi fa piacere! Lots of kisses…

 

Che dire ancora??? VI ADORO!!

 

Un’ ultima cosa…Grazie a tutti quelli che hanno aggiunto la fic tra le preferite!!

 

Ultimissima cosa…

 

So che non leggerai, ma non pensarti oggi in questa cosa a cui tengo molto ( e lo sai! ) sarebbe un affronto per me…

Grazie, solo perché ci sei, mi guardi, mi parli, mi ascolti…da undici mesi…

 

Gladiatori, io vi saluto! Giu XD

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 15. La chiave ***


Capitolo 15 – La chiave

Capitolo 15 – La chiave

 

 

…And I don't want the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand
When everything's made to be broken
I just want you to know who I am

And you can't fight the tears that ain't coming
Or the moment of truth in your lies
When everything feels like the movies
Yeah you bleed just to know you're alive…

 

da Iris dei Goo Goo Dolls

 

 

 

Mi alzai di scatto.

Avevo la schiena indolenzita, e guardandomi intorno capii perché: avevo dormito su un piccolo divanetto, nella stanza dello stuff dell’ hotel.

Studiai ogni particolare cercando di rimanere in una realtà che non esisteva, cercando di scacciare troppi pensieri confusi…

Quando ricontai per la quarta volta le piastrelle del pavimento mi resi conto di essere patetica e sbuffando mi alzai in piedi.

Compiendo quel gesto qualcosa mi scivolo di dosso: era una coperta leggera. La raccolsi e sorrisi ripensando alla gentilezza di Giulia.

Poi, inevitabilmente, ricordai tutto!

Il parcheggio, le fan in delirio, i poster e i cartelloni con il suo nome scritto sopra…

La stanza divenne all’improvviso molto piccola e soffocante e sentii il bisogno di uscire a prendere una boccata d’aria; magari avrei proposto a Giulia di prendere quel caffè che ci eravamo promesse e avrei aspettato che il suo turno finisse.

Non volevo stare sola, ma non volevo nemmeno cercare papà.

Volevo solo stare con qualcuno che mi aiutasse a non pensare o forse che mi aiutasse a mettere in ordine le idee.

Aprii la porta dello stanzino, sapendo già di trovarla al lavoro.

La stanza dov’ero, si trovava dall’altra parte della hall, giusto di fronte al bancone della reception.

Scorgendo immediatamente la sua figura esile mi aprii in un sorriso pronta a rivolgerle il mio saluto, ma la persona con cui stava parlando, e di cui potevo sentire ogni parola, me lo fece morire in gola.

Era lui, fortunatamente girato di spalle. Questo mi permise di ritornare nello stanzino e di sbirciare dalla porta aperta in una fessura.

< Buongiorno Signor Pattinson! > esclamò lei, cortese come sempre.

< ‘giorno, Giulia…> sembrava spento e stanco.

< In cosa posso esserle utile? >

<  Ti lascio la mia chiave…Non voglio smagnetizzarla di nuovo, e visto che sul set ci sono un sacco di aggeggi…Ecco…> ma, dopo averla posata sul bancone,  non appena mosse pochi passi in direzione dell’uscita, si rivolse di nuovo a lei:

< Ehm, Giulia? >

< Sì? >

< Non è che per caso hai visto uscire o entrare, ieri sera sul tardi o questa mattina presto, la signorina che alloggia nella suite 305? >

Giulia nascose con un sorriso il suo disagio: si ricordava che ero io; infatti subito dopo lanciò un’occhiata fugace nella mia direzione e mi vide.

Sbiancai. Le feci segno di no, il più chiaramente possibile.

< Controllo il nome! Magari in questo modo riesco a ricordarmi la persona…> prese tempo, mentendo spudoratamente, per farsi venire in mente qualcosa, evidentemente…

< E’ Cristina, la figlia dell’avvocato…> disse lui in tono sbrigativo e un tantino sgarbato.

Non ti si addice per niente questo tono…

< …oh! Capisco…credo sia uscita sul presto! ma non potrei giurartelo, vedo ogni giorno tanti volti diversi…sai com’è! >

Lui si passò una mano tra i capelli, visibilmente dispiaciuto dei modi di poco prima.

< Scusa, hai ragione…Fa niente, grazie lo stesso! Buona giornata! > e si allontanò.

Chiusi la porta e tirai un sospiro di sollievo, ma poco dopo Giulia la spalancò e mi immobilizzò per le spalle. Non era incuriosita, né seccata…Sembrava preoccupata.

< Ti ho coperta…ma mi spieghi perché lui ti cercava? > chiese gentilmente.

Non risposi, avevo mille pensieri vorticanti per la testa e non sapevo quale aveva diritto di priorità.

A quanto pare l’angelo che avevo davanti, si accorse della mia confusione e tentò di mettere insieme i pezzi da sola per aiutare anche me…

< Lunedì scorso sei venuta a chiedermi un cambio di una tessere smagnetizzata, che però non era la tua…> capì.

< Cris, lo hai conosciuto in quei giorni? >

Sospirai…

< Sì, la notte tra domenica e lunedì aveva la febbre e stava male. Quel poco che aveva bevuto lo aveva steso. E io, che quella notte ero sveglia, mi sono accorta che era chiuso fuori e l’ho aiutato.>

Sputai fuori quelle parole, confusa più che mai. Perché gliene stavo parlando? Conoscevo appena Giulia.

Sì, però lei ti ha aiutata! Ti è stata amica sin dall’ inizio e con Robert non ha fatto la gatta morta dicendogli subito quel che voleva sapere…Ti è venuta incontro senza sapere perché…

Quando una vocina, dentro di me, mi suggerì tutto questo, capii che potevo fidarmi di lei.

Appena Giulia riaprì la bocca per una nuova, giustificata, domanda, qualcuno da fuori la richiamò al suo servizio…

< Ascolta, Cris…se ti va di parlarne mi trovi tra un’ora al bar che si trova qui, appena fuori dal parcheggio, così ci prendiamo un caffè…e se vuoi ti sfoghi un po’. > poi mi guardò dritto negli occhi < Ripeto…se vuoi! Immagino che tu mi veda come una cameriera curiosona, ma se vuoi io ti aspetto. Se vuoi ci sono. >

Non feci a tempo a dirle nemmeno Grazie. Ma quella parola sarebbe stata troppo poco.

 

Non sapevo cosa fare, non sapevo cosa pensare…

Avevo accantonato per un secondo tutta la storia con Rob. Ora c’era una cosa che mi premeva in modo assillante…

Stavo aspettando Giulia nel posto stabilito; ma era davvero la cosa giusta, parlarne con lei?

Quel punto di domanda continuava a tornar fuori e farmi perdere sicurezza.

La storia mia con una celebrità mi risultava sempre di più come un grosso macigno, uno scoop di grande portata…

Avevo paura di confidarmi con lei, perché non potevo prevedere il suo punto di vista, non potevo sapere se mi avrebbe ascoltata con oggettività…d’altronde lei conosceva Robert.

Poi, però, c’era una parte di me che voleva aprirsi completamente a lei…era come se sentissi che lei era la chiave per mettere ordine nel caos che popolava la mia mente.

Quel mio sesto senso si faceva largo con prepotenza e, non appena vidi arrivare quel volto così sorridente e amico, non potei che dargli ascolto…sì, parlare con lei mi avrebbe fatto bene e probabilmente sarebbe stata la cosa più naturale del mondo…

< Ciao  Cris! > mi salutò, sporgendosi per baciarmi le guance.

Ricambiai al saluto con gratitudine per il tempo che mi dedicava e poi mi rivolse un semplice, ma apprensivo…

< Come stai? >

< Bene…> risposi abbassando lo sguardo e iniziando a giocherellare con il mio orologio da polso.

< Bugiarda…> e mi sorrise < Cosa è successo ieri sera? >

Mi portai i capelli all’indietro, sbuffando leggermente e chiudendo gli occhi.

< Ho scoperto che Robert Pattinson è un attore. >

Avrei previsto una risata, un presa in giro, una smorfia di pena…ma non avrei mai immaginato l’espressione di autentica comprensione che le si dipinse sul volto.

Forse fu il suo silenzio carico di rispetto, o i suoi occhi, attenti e perspicaci, che mi aiutarono a proseguire nel racconto…ero tranquilla ed ogni parola venne da sé…

Le spiegai tutto di me: dal mio carattere, dalla mia vita, alla mia completa ignoranza verso il mondo dello spettacolo.

Mi seguiva con facilità, annuiva per incitarmi a continuare e a non tralasciare nessun particolare che potesse aiutarla a capire.

Ad ogni episodio che vedeva me e Robert come protagonisti il suo sguardo si faceva più dolce e contraeva le mascelle.

Arrivai infine al nostro week-end…Non parlai di cose che non le serviva sapere…com’era giusto che fosse.

Alla fine ritornai a prodigarmi in gratitudine per la sera avanti, per il suo aiuto…ma mi fermò…

< Cris, ascoltami…sai già che di ringraziamenti non ne voglio più sapere! Però mi sento comunque di doverti dire grazie. >

Le feci uno sguardo enigmatico, non capendo che volesse dire…

< Grazie, perché mi hai dato fiducia! E ti prometto che non la tradirò mai…non ci conosciamo da molto, questo è vero, ma senza dubbio pochi hanno il coraggio che hai avuto tu…e apprezzo molto questo, davvero! >

Sospirò. Stava pensando a cosa dire…

< Non è stato facile ascoltarti. Forse perché vedo Rob, come Edward Cullen o…Cedric Diggory…>

L’ultimo nome mi incuriosì…

< Quello di Harry Potter?? > feci, sentendomi di nuovo male.

Giulia annuì.

< Oh, mio dio…> mi portai una mano alla fronte, che Giulia afferrò al volo e strinse forte.

< Cris, poco importa la sua fama in questo momento…Non capisci? Importa qualcosa di quello che fa nella vita?? >

< No…effettivamente a me non importa niente > risposi prontamente < ma perché non me l’ha detto? Ogni giorno molto probabilmente firma pezzi di carta e posa con centinaia di sconosciute!  Cosa gli costava spiegarmi che è conosciuto da metà mondo?? >

Il suo sorriso mi spiazzò…

< Proprio non riesci a capirlo vero? >

< Prova ad aiutarmi a farlo…> la invitai con un leggero tono di sfida.

Risultare antipatica era l’ultima cosa che volevo e così mi scusai subito.

< Non preoccuparti. So perfettamente che non è facile: ti ha ferita, perché non ti ha detto qualcosa che condiziona la sua vita e la sua persona. Non ho intenzione di difenderlo, ti giuro. Dico solo che dovresti guardare la cosa dal suo punto di vista…anche solo per un istante. > fece una pausa per ordinare due caffè, lasciandomi pendere dalle sue labbra.

Mi sentivo strana. Avevo la bocca amara…mi mancava qualcosa, mi mancava un pezzo…Mi sentivo incompleta. Ma perché stavo così?

< Cristina > ricatturò la mia attenzione all’istante < se tu fossi un’ attrice di fama interplanetaria, l’idolo di migliaia di ragazzini e uomini, e conoscessi per puro caso una persona che, non solo ti offre il suo aiuto disinteressatamente, ma ti vede come una ragazza qualunque…>

Fu interrotta dalla cameriera che posò le tazzine sul nostro tavolo.

< Ecco a voi ragazze! > esclamò, lasciandoci lo scontrino per pagare.

< Grazie! > le rispondemmo di rimando per poi afferrare le nostre tazzine.

< Dov’ero rimasta? Ah, sì…E’ chiaro che la sua è stata paura. Non voleva nascondersi, né tanto meno prenderti in giro, Cris! >

< Ma paura di cosa? Per chi mi ha presa?? Per una ragazzina che lo avrebbe sfruttato per avere un po’ di popolarità? >

< Sicuramente all’inizio non avrà escluso questa ipotesi; ma dopo non solo si è accorto del fatto che a te non sarebbe importato niente della sua fama, ha capito di avere ancora più paura. > spostò lo sguardo fuori, non guardava nulla chiaramente, ma rifletteva.

< Io credo che temesse di perderti. Aveva paura di rovinare il vostro rapporto o se ti avesse rivelato tutto…aveva paura di un cambiamento tra voi due. Se ci pensi è comprensibile…>

Annuii, semplicemente…La gola era annodata e non sarei riuscita a proferire parola.

< …Tu lo hai trattato come un ragazzo qualunque, lo hai conosciuto come Rob. Non gli sei saltata addosso, non lo mangiavi con gli occhi. Penso che lui temesse di fare scoppiare quella bolla perfetta che si era creata tra voi, dove Cristina era Cristina e Robert era Robert…dove tu hai tirato fuori te stessa e lui ha rivelato il suo lato interiore, quello che nessuno conosce davvero…>

< Mi sono sentita così stupida, pensavo di essere unica per lui…> mugugnai stupidamente.

< Penso di poter dire con sicurezza che tutto quello che ti ha fatto sentire non era recitazione o finzione. Per lui tu sei unica…Proprio perché gli hai dato la possibilità di conoscerlo…ehm…> stava selezionando il suo vocabolario per rendere il prossimo concetto che mi avrebbe di nuovo sconvolta < …da capo. > .

Conoscerlo da capo.

Ecco cosa avevo fatto…Molti tasselli andarono al proprio posto, ma mi sentivo ancora confusa.

Cosa avrei fatto ora??

 

Ero seduta davanti al portatile in attesa che si caricasse la pagina iniziale.

Digitai su Google ‘ Robert Pattinson’…

Si caricarono 25 000 000 di risultati.

< Venticinque milioni…> sussurrai tra me e me…portai una mano tra i capelli, scompigliandomeli.

Un leggero bussare alla porta mi fece trasalire.

< Cris, sono io, Giulia! >

Appena ci eravamo lasciate, verso l’ora di pranzo io ero passata in ufficio da papà, per pranzare con lui…

Fu difficile nascondergli tutto, ma con un semplice “Benone!” commentai il week-end a Firenze e riuscii a convincerlo.

Per il resto andò tutto liscio come l’olio e sperando di non incontrare nessuno, verso le due e mezza tornai in hotel.

Giulia mi aveva chiesto se potevamo trovarci anche nel pomeriggio, perché mi voleva far vedere una cosa…e così, con un rapido gesto, chiusi la pagina di Google e andai ad aprirle…

< Ciao, Giu! >

< Cris! Ti ho portato questo…> mi disse dolcemente, porgendomi un pacchetto di media dimensione, rettangolare.

< Ehi, non dovevi…! > ma prima che potessi continuare alzò un dito per chiamare il mio silenzio e poter spiegare.

< Non ringraziarmi, probabilmente non lo apprezzerai…però volevo che vedessi anche questo aspetto di Rob…> mi abbracciò forte e mi lasciai andare, commossa, a quel gesto di amicizia.

< Ti lascio vederli da sola, come è giusto che sia! Se vuoi sai dove trovarmi! > e con un ultimo grande sorriso mi lasciò sola.

Avevo capito cosa c’era nel pacchetto incartato…

Scartai l’involucro con molta cautela, come se quel regalo potesse contenere esplosivo.

Mi sedetti e con mani tremanti afferrai i due oggetti che Giulia mi aveva preso: erano due dvd…

Harry Potter e il Calice di Fuoco e…Twilight.

Sapevo la trama di entrambi naturalmente e la mia nuova amica lo sapeva, ma era chiaramente per un’altra ragione che me li aveva voluti regalare.

Mi avvicinai al portatile tirando fuori dalla custodia il primo film e inserendolo dell’apposito spazio.

 

Sarebbe stato facile ricordare tutti i passaggi del quarto libro di Harry Potter in modo da seguire il film. Ma poco mi importava delle imprese del giovane maghetto…la mia attenzione era unicamente indirizzata a Cedric.

Non so che emozione prevaleva in me.

Il peso opprimente a livello dello stomaco era difficile da gestire, eppure ero ammaliata…

Mi scoprii a sorridere nelle scene in cui c’era lui e a provare quasi dolore quando il suo personaggio veniva ucciso.

Erano reazioni che sentivo completamente mie e non mi vietai di abbandonarmi ad esse.

In quel momento un incredibile ed intenso affetto mi soffocava…fermai il film e lo riposi al suo posto, dopodiché un senso mi costrinsi ad uscire nel terrazzo…

Era tardo pomeriggio, ma il sole continuava a brillare su Volterra. Mi abbandonai per qualche istante al calore che mi arrivava sulla pelle e alla leggera brezza che precedeva la sera…

Avrei voluto stare così in eterno. Se avessi potuto godermi quella fantastica sensazione di tranquillità per sempre, avrei accettato anche di diventare una noiosa immortale…

Buffo pensare incosciamente all’immortalità!

Quella presa di coscienza mi fece sorridere tristemente tra me e me; così dopo poco, non appena una nuvola si impose tra me e la palla infuocata me en tornai dentro…

Ora toccava a Twilight.

 

Lo schermo era diventato puro magnete per i miei occhi che, come accade al ferro, sembravano dipendere da quell’ammasso di cristalli liquidi…

 

Era la sensazione più strana che avessi mai provato…Vedevo su uno schermo delle persone che avevo conosciuto una settimana prima e con cui avevo legato da dubito…

Vedevo lui, pallido, statico,…perfetto…

E poi quella canzone. Un pianoforte. Delle mani controllate che non avevo mai visto all’opera.

Quella melodia…

Dopodiché tutto avvenne rapidamente: spensi il dvd, avevo visto abbastanza; mi avventurai nuovamente sulla mia tastiera, senza esitazione o difficoltà questa volta…

 

Si b La Sol Mi Re Sol Si La…Si Do…Sol La…

Si b La Sol Mi Re Sol Si La…Si Do Fa Sol Re # Mi Sol La Sol-La Si…

 

E tutte le note si susseguirono nell’ordine corretto, proprio come mesi avanti erano state suonate da lui…

Nulla mi spaventava in quel momento, perché la musica era il mio rifugio ideale…

Quegli accordi, quella trama melodica mi facevano star bene: mi sentivo vicina a lui come non mai; ma non sentivo minacce in questo…

Quella canzone che aveva già popolato i miei sogni era tornata con prepotenza a risuonare grazie alle mie dita.

Non so perché, ma mi resi conto di far parte del mondo di Rob più di quanto volessi ammettere a me stessa…

< Ed ora che farò? >

Quella domanda mi ghiacciò il sangue nelle vene, nonostante fossi stata io a pronunciarla…

Una cosa era certa…volevo stare con Rob…

Ora avevo capito cosa lo aveva spinto a non rivelarmi la sua professione…

Ma cosa avrei fatto??

 

 

Ed ora…A voi:

 

Giuro che non ho idea di come sia venuto…ma non riesco a rileggere il capitolo…

Spero di aver reso quello che sta passando Cris, il suo ‘conflitto’ interiore…e alla fine, la sua arresa ai sentimenti…

Vi prego commentate che per me è fondamentale sapere cosa ne pensate!

Voglio ringraziare tutti tutti quelli che mi hanno seguito finora, che hanno portato pazienza dei miei ritardi nel postare…non voglio giustificarmi, ma ci tengo a dirvi che davvero, spesso ho aspettato che mi venisse la giusta ispirazione per poter regalarvi parole scritte con il cuore…

Aspetto i vostri commenti, donne!

 

A voi che vi adoro in modo particolare…perché mi regalate un po’ del vostro tempo per commentare…

 

Anna, perché ci sei sempre e non so come rendi speciale qualsiasi cosa io faccia…

Rose, perché mi vengono i brividi ogni volta che scrivi un’acca =D

Dod, che è formidabile!!

Marghe, che mi segue e mi regala parole ed emozioni sconcertanti nella sua fic…

Stellina, che mi fa arrossire per i suoi dolcissimi complimenti

Fefè, che è stata pro Cris nello scorso capitolo! Cosa che mi ha lusingata non poco…

Cloddy, onnipresente…non sei stata fuori luogo tranquilla! Mi ha fatto un sacco piacere quello che hai scritto…

Yara, che con la sua ultima recensione mi ha fatto quasi commuovere caspita! Una scrittrice…sarebbe fantastico, cara!

 

E Un grazie di cuore anche a London Calling, che oltre ad avere un nome stra figo XD, ha recensito questa mia pazzia…

 

Un abbraccio, alla prossima…

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 16. Ci sono tanti tipi di paura...ma qual è quella di cui si ha più paura? ***


Capitolo 16 – Ci sono tanti tipi di paura…ma qual è quella di cui si ha più paura

Capitolo 16 – Ci sono tanti tipi di paura…ma qual è quella di cui si ha più paura?

 

 

In questo girotondo d'anime
chi si volta è perso e resta qua
io so per certo amico
mi son voltato anch'io
e per raggiungerti ho dovuto correre
ma più mi guardo in giro e vedo che,
c'è un mondo che va avanti anche se
se tu non ci sei più
se tu non ci sei più

e dimmi perché
in questo girotondo d' anime
non c'è un posto
per scrollarsi via di dosso
quello che ci è stato detto
e quello che ormai si sa
e allora sai che c'è…

 

Da Destinazione Paradiso di G. Grignani

 

 

< Sai Cris, ti vedo tesa! > osservò papà, mentre cercavo di decidermi se muovere il pedone o il cavallo.

Sbuffai leggermente, per fargli capire che lui, borbottando di continuo, non aiutava di certo la mia concentrazione.

Ma fu inutile…

< Di solito sei molto decisa nelle mosse…> buttò lì, con la speranza di cavare fuori il ragno dal buco.

Era evidente che voleva sapere che mi stesse succedendo.

Il problema era che non lo sapevo nemmeno io. Ora dovevo scegliere…tornare da Robert significava probabilmente trovarmi di fronte ad un bivio: era inevitabile!

Il mio futuro? Le mie ambizioni? O una follia che mi dettava il cuore? Seguirlo?

Eravamo troppo coinvolti…Ci eravamo buttati inconsapevolmente a capofitto in quello che viene definito “innamorarsi”…

E non si poteva giungere ad un compromesso, ad una storiella: avrebbe ferito entrambi.

Non capivo fino a che punto le nostre incasinate vite potevano intrecciarsi o venirsi in contro.

Sicuramente la sua vita e i miei progetti rappresentavano due estremi e temevo, in un certo senso, di scoprire fino a che punto questi due poli opposti potessero togliere la distanza tra loro.

Infastidita spostai il pedone di due, dato che non l’avevo ancora toccato.

< Ah, piccola…perdi colpi > e, portandosi in avanti mosse con un gesto sicuro la torre < Scacco!…>

< Oh, no! Ma che mi è saltato in mente?! > mi schiaffai una mano sulla fronte, così magari mi sarei svegliata un pochino.

Cercai di riparare, applicandomi un po’ di più; ma ormai la partita era controllata da papà.

Dopo venti minuti la Regina nera mi mangiò il Re bianca, ponendo fine alla partita con la vittoria di papà.

< Non ci posso credere! Mi hai battuto di nuovo…prima a carte, ed era comprensibile visto che sei molto più bravo! Ma ora pure a scacchi!! > esclamai nascondendo una mezza risata.

< Ciò non toglie che tu sia più brava…> mi disse il mio vecchio e si alzò per darmi un bacio sulla guancia.

Mentre ripercorrevo la partita a mente parlò di nuovo: < Sai, mi stupisce che tu abbia giocato così tanto di Pedone…Sei molto più abile con gli altri pezzi. >

< Già…> temporeggiai, perché avevo capito che voleva arrivare da qualche parte, anche se non sapevo ancora dove.

< Oltre al fatto che solitamente sei molto più convinta nelle…> la pausa che fece mi bloccò il respiro < …scelte. >

Fu immediato. Mi voltai di scatto.

< Non hai mai avuto dubbi nel muovere pezzi importanti…> continuò senza dar apparentemente peso alle parole.

Lo guardavo come ipnotizzata, mentre sorseggiava la Sprite che aveva preso dal frighetto.

“Non hai mai avuto dubbi nel muovere pezzi importanti…”

Deglutii e respirai rumorosamente, cercando di snodare la massa che mi opprimeva la gola così da poter parlare.

< Papà? >

< Dimmi, Scriccia…>

< Secondo te nella vita sono brava come negli Scacchi? > gli chiesi.

Lui mi osservò; la fronte corrugata mostrava la matassa di pensieri che stava cercando di sbrogliare.

< Cosa intendi, Cris? >

< Con le scelte…Sono una codarda a tuo parere?? > abbassai lo sguardo incapace di reggere quello stampato negli occhi così simili ai miei.

Lo sentii avvicinarsi e stringermi in un abbraccio.

< Non hai mai mollato, tesoro! Mai! Hai sempre fatto le tue scelte da sola, hai sempre affrontato le cose…Non pensare nemmeno per un secondo di definirti una codarda…Sei troppo identica a tua madre per esserlo! >.

Il sorriso mi scaldò il cuore; il suo abbraccio mi trasmetteva certezza. Era il mio papà, il mio pilastro…e mi diceva di ritornare ad essere me stessa. Di ritornare a scegliere. Di avere la forza di prendere una decisione.

< E poi > ritornai con la mia attenzione a lui < non hai mai scelto la strada più facile. >

 

 

Il caldo mezzogiorno italiano faceva risplendere Volterra.

Era forse mezzogiorno inoltrato perché le strade di ciottolato erano colme di persone attente a non rallentare il passo per poter raggiungere in orario il bar, dove avrebbero preso un panino al volo, o il negozio con gli sconti migliori che a breve avrebbe chiuso per la pausa.

Notai molte ragazze straniere che parlottavo eccitate mentre camminavano veloci tra le persone, compiendo slalom notevoli.

Feci caso, in particolar modo, ad un gruppetto di cinesi che non avevano sicuramente più di quindici anni e indossavano tutte la stessa maglietta.

Mi saltò subito all’occhio la scritta Bite me, Edward! 

Non capii come, ma mi ritrovai a seguirle con un sorriso idiota stampato in viso.

Mi facevano sorridere, perché trovavo quelle parole ridicole…ma non potevo certo criticarle.

Capivo cosa frullasse nella loro giovane mente: il desiderio di sognare con quella saga che una donna aveva partorito dalla sua fantasia e che degli attori, proprio in quel momento, stavano facendo in modo di avvicinare alla realtà.

Mentre un passo susseguiva l’altro ripensai al libro che mi fece volare per giorni e giorni sulle ali della fantasia; allora ero piccola, ma sognavo ad occhi aperti con una immaginazione vivace e fervida.

Più volte mi ritrovavo a vivere avventure mozzafiato accanto a Bastiano nel mondo di Fantàsia, creato da Michael Ende.

Era stato proprio La storia infinita ad appassionarmi alla lettura e a tutto ciò che riesce a trasportare una persona, facendola sognare.

Sorridendo ai miei ricordi di infanzia arrivai in un spazio enorme, che doveva essere uno dei piazzali della città, dove c’era una folla fittissima.

Era una specie di deja-vu…

Ragazze di tutte le età si spintonavano, cartelli ovunque che si facevamo a gara di quale era il più alto e ben visibile; tantissime persone in delirio, troppe per i miei gusti…

Potevo appena scorgere alcuni attrezzi per il set che era a cento metri da me…forse di più.

Non potei trattenere un < Caspita! >

Ero un po’ intimorita da tutto quello, perché era nuovo e completamente estraneo a me.

E di nuovo, mi abbandonai a pochi attimi di paura e insicurezza.

Non sapevo nulla, non sapevo cosa sarebbe successo. Ma era giusto essere lì e quanto meno parlargli prima che partisse. 

Riuscii a intravedere un piccolo passaggio tra la massa di agitati corpi femminili e mi feci avanti stando ai margini e percorrendo la piazza dall’esterno.

Sentivo il cuore che batteva forte, come se stessi gareggiando in una corsa ostacoli…Raggiunsi un punto da quale potevo vedere abbastanza bene.

Salii, facendo forza sulle braccia, su una sporgenza alta più di un metro e mezzo, della parete su cui ero addossata.

Mi sedetti e osservai.

Da lì era ancora più impressionante! Le fan erano sicuramente più di un migliaio e sembravano venire da tutto il mondo; erano tutte voltate verso la grande e imponente castello in pietra, antico quanto la cittadella.

Sotto quella gigantesca struttura c’erano loro…

 < Edward e Bella…> sussurrai tra me e me. Poi mi tappai la bocca, meravigliandomi per aver usato quei nomi. Erano loro! Proprio come li avevo immaginati.

Fu inevitabile pensare a quanto fossero perfetti…

Restai lì a guardarli a riprovare un paio di scene più volte, poi però smisero di girare a causa della luce, pensai.

Nonostante la confusione la regista sembrava soddisfatto e gli attori se ne andarono. Mentre tutto il cast al completo camminava sulla passerella rossa, Ash puntò lo sguardo dalla mia parte e, vedendomi, si bloccò per un attimo.

Senza fare troppa scena si affiancò a Robert e potei vedere sussurrargli qualcosa all’orecchio.

Restai immobile, perdendo battiti al cuore. Ero lì, ferma seduta sulla pietra a guardare lontano verso di loro.

Lui sorpreso guardò prima lei e poi mi cercò…

Mi vide e gli sorrisi appena, ma capii che lui si accorse dell’incresparsi delle mie labbra e mi sorrise a sua volta.

Lo guardavo camminare a disagio sul tappeto rosso che segnava il loro passaggio. Poco prima era stato tranquillo, ma ora sentivo la sua inquietudine anche se tra noi c’erano tutti quei metri.

Non mi accorsi nemmeno quando parlò con una grande e grossa guardia di sicurezza che poco dopo mi ritrovai lì, sotto lo spuntone sul quale ero appollaiata.

< Cristina? > mi chiamò.

< Sì…sono io. > annui confusa.

< Può venir con me per cortesia? > mi offrì una mano per farmi scendere, accompagnando il suo gesto con uno sguardo eloquente.

< Non posso stare qui? > chiesi non capendo il perché di quell’intimazione.

La gente cominciava a voltarsi, incuriosita dalla scena così lui in un sussurro mi spiegò: < Capirai tra cinque minuti.>

Ma, seguendolo tra la folla eccitata, i minuti da cinque diventarono venti.

Ad un tratto giungemmo in una stanza, interna ad uno edificio un nascosto, che sembrava molto un salone di un barbiere.

C’erano specchi illuminati da lampadine grandi quanto una pallina da ping pong, sopra gli appoggi c’erano un sacco di aggeggi per il trucco e salviette struccanti.

< Questo è la stanza per il make – up; è stata affitata per il set. > mi informò il gorilla molto gentile < Mi dispiace lasciarti sola, comunque non dovrai aspettare ancora molto…> e si congedò porgendomi una mano.

Sorrisi debolmente, incapace di sorridere.

Dopo quella che sembrò una eternità, sentii un profondo ciarlare che aumentava di volume molto rapidamente e subito dopo vidi entrare un sacco si persone mai viste, per la maggior parte donne.

Mi sorrisero, ma non mi chiesero nulla, erano troppo impegnate a commentare le riprese.

Quando apparsero sulla porta Taylor, Kell e Jackson, con un tuffo al cuore capii automaticamente il ruolo che interpretavano…

< Jake, Emmett e Jasper…> bisbigliai, toccandomi la fronte e increspando le labbra.

Taylor fu il primo a vedermi.

< Cris! > e mi corsero incontro, facendomi mille domande: perché ero lì, come stavo, perché ero sparita…

Ma fortunatamente comparvero pure Nikky e Ashley, che si avvicinarono con un po’ di timore, sapendo bene quanto fosse delicato quell’incontro.

Ashley mi baciò la guancia e mi trascinò via dalle braccia degli altri.

< Mi dispiace che tu lo sia venuta a sapere così, Cris! Ti giuro che nessuno aveva intenzione di scherzare o prenderti in giro…> mi disse al limite dell’ansia.

< Tranquilla Ash > le sorrisi flebilmente < all’inizio ero arrabbiata, non capivo. Ma ora sì…>

< Non essere troppo dura con lui, non ha mai lavorato così male…> abbozzò un sorriso, che si appropriava al tono sarcastico < Era troppo deconcentrato…Non si dava pace! >

Feci un gesto distratto con la mano…< Tu sei Alice! > esclamai con entusiasmo.

Lei si rilassò e mi abbracciò.

Mi unii al gruppo che commentava la scena e mi implorava di leggere il libro e di far sapere loro cosa mi sembrava del film non appena sarebbe uscito.

< Se ci sarà occasione, ve lo farà sapere senz’altro, ragazzi…> dissi.

< Ma ci vedremo ancora spesso, no? > mi domandò Taylor, corrugando la fronte.

Gli altri ascoltavano attenti, cercando di non mettermi a disagio guardando altrove. Ma si percepiva nell’aria la loro curiosità e preoccupazione.

< Vedremo…> e sospirai.

Poi arrivò anche lui, seguito da Kris.

Era agitato e nervoso e stava facendo una zuffa con le lenti a contatto nere che aveva dovuto mettere.

Scusandomi con i ragazzi, mi avvicinai a lui tranquilla…

Mi meravigliai dell’unica sensazione che provavo: tranquillità.

Il caos che si era preso gioco di me sino a quel momento era sparito. Ora ero di nuovo immersa in quegli occhi che, al contrario dei miei erano divorati da sconforto.

Lo accarezzai, fregandomene di tutto e di tutti e gli sorrisi.

< Cris, io…> ma bloccai il fluente movimento delle sue labbra, con il mio affusolato indice.

< Non qui…> e lui annuì, d’accordo con me sul fatto che avessimo bisogno di un attimo solo per noi; così lo presi per mano e uscimmo da quella stanza.

Mi lasciai guidare da lui, senza fare domande; mi portò in un piccolo “camerino” che aveva il suo nome sullo stipite della porta.

< E così questo è l’antro di Edward Cullen…> dissi a bassa voce, cercando di essere ironica.

Ma il suo sguardo di tormento mi fece subito pentire della mia uscita.

< Non…non sai quanto sono stato male…>

Mi si annodò la gola. Ogni singola parte del mio corpo sentì il riflesso della angoscia che popolava il suo cuore.

< Rob,…> ma non mi guardava, così risollevai il mento < Robert,…> e finalmente mi concesse di leggere i suoi occhi preziosi < Non nascondo di non essermi sentita ferita…>

< Ecco a punto! > e si scrollo dalla mia presa.

< Ma perché non mi lasci parlare?? > alzai la voce < E’ stupido! Non capisco perché ti devi torturare così! >

< Perché sono stato un codardo! Le bugie non portano mai nulla di buono…> replicò, acceso in viso.

< Su questo punto ti appoggio in pieno: è sempre meglio la verità. > poi sospirai < E io in questi giorni ho conosciuto la persona più vera che si possa immaginare…>

Si voltò, attento alle mie parole; vedevo che qualcosa in lui si stava schiarendo e non potei fare a meno di provare una fitta al cuore.

< Ho conosciuto una persona che si è rivelata per quello che è…che mi ha fatto ridere tanto. Che mi regalava i cioccolatini e che mi aiutava pian piano a riscoprire me stessa. Una persona che mi stava accanto in modo del tutto naturale e che mi permetteva di guardare dentro il suo cuore. >

Feci una pausa, avvicinandomi a lui e abbracciandolo da dietro; sentii la salda presa delle sue mani attorno alle mie…

Quanto mi mancava quel contatto!

< …una persona che aveva forse troppa paura di quello che avrebbe trovato dall’altra parte…perché è troppo abituata a rimanere delusa. >

Mi fece scivolare tra le sue braccia e mi sussurrò all’orecchio: < Grazie! >

Restammo così per non so quanto tempo, assaporandolo in ogni suo millesimo secondo.

< Domani parti…>

< Non vorrei farlo. >

< Ma devi, fa parte di te. >

< Lo so. > disse con un tono di voce piatto e amareggiato. < E tu devi…>

Non riuscì a finire la frase e sforzandomi per tirar fuori la voce pronunciai io il fatal verbo: < Scegliere. >

Pian piano si staccò da me e andò ad armeggiare con una tracolla nera che aveva tra le sue cose, per poi ritornare con un pacchetto.

< Volevo che avessi questo. > e mi porse la massa rettangolare che probabilmente era un libro < Anzi, vorrei che lo leggessi…>

< Ne state girando il film, giusto? >domandai.

< Sì, ma non per quello che voglio che tu lo legga…Parla di perdite e in un certo senso anche di scelte…> mi sfiorò il braccio, incerto.

Sorrisi.

< Non sono fatta di carta velina…Lo sai, vero? >

Abbozzò un sorriso < In realtà, mi ricordi molto una bolla di sapone…Splendi al sole, e vorrei poterti seguire con lo sguardo per tutto il tuo tragitto, ma ho paura che tu svanisca da un momento all’altro. >

Mi si annebbiò la vista e solo dopo capii che era una conseguenza delle lacrime che mi bagnavano le guance.

< Domani vieni a salutarmi, d’accordo?? > disse e mi baciò la fronte < Voglio che tu sia l’ultima persona italiana che vedrò…sia per un addio, che per un arrivederci. Devi decidere tu, Cristina…So che la mia vita è incasinata e l’ultima cosa che vorrei è scombussolare pure la tua, gettando al vento tutti i tuoi piani e i tuoi sacrifici…non è giusto. >

Le ultime parole furono pronunciate con più forza e questo mi costrinse ad andarmene. Non riuscivo più a restare…dovevo scegliere.

 

Divoravo le pagine come mai avevo fatto prima. Un secondo prima piangevo per gioia, un secondo dopo per tristezza.

Leggevo quel secondo libro della Meyer con avida complicità, rivedevo molto di Bella in me…

La capivo nella sofferenza della perdita…Ma io non ero lei…Io non vivevo nella fantasia di una donna…Io vivevo la realtà.

Verso le quattro del mattino lessi la parte che parlava di Volterra e collegai i particolari che ancora mi mancavano.

Sicuramente Robert non mi aveva solo regalato un libro, mi aveva regalato la possibilità di scegliere e decidere come muovere le pedine del mio futuro: dovevo tentare di continuare a stare al suo fianco in giro per il mondo? O credere in quello che avevo fatto e avuto finora e proseguire per la mia strada?

La cosa più importante che mi regalò, fu però la chiave per scegliere…

 

La sicurezza era efficientissima. Nessuna fan era riuscita a passare oltre le figure vestite di nero…

Ma a me era bastato dire il mio nome allo scimmione del giorno prima per passare accolta con un sorriso.

Lui mi aspettava, nascosto, per avere un po’ di privacy…

< Sai, di solito questo tipo di tensione mi avrebbe fatto fumare un pacchetto intero di sigarette…> osservò con malinconia, non appena lo raggiunsi.

< Ogni conoscenza porta i suoi vantaggi! > gli sorrisi e lo abbracciai.

Libera da ogni emozione, mantenendo quella fugace bolla di sapone, stretta tra le sue braccia, gli dissi: < Rob…Non posso scegliere Edward…>…

 

 

Writer’s Corner:

 

Non so cosa vogliate farmi…vi chiedo solo una cosa: datemi una possibilità…=D

Spero di non farvi aspettare molto con il prossimo capitolo! Ma son sicura che ci metterò l’anima per offrirvi la fine della fic prima che vi cresca la barba…

Eh, già ormai siamo agli sgoccioli…e devo ringraziare…:

 

Anna

Marghe

Cloddy

Anna (di nuovoXD!)

Fefè

Stellina

Sil

Ila

Ragazze vi devo molto per le vostre recensioni! Davvero…*.*

Scusate ma filo a letto=P, volevo solo postarvi il capitolo prima che inizi la nuova, affollatissima, settimana! Vi adoro tanto!!

 

Un Grazie speciale anche alle new entry tra i preferiti…mi stupisce che qualcuno legga ancora e reputi RaC, una fic da mettere tra i favourites*.*

 

Grazie grazie grazie…!

A presto…Giu

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 17. Non tutti i lieti fine includono ***


Capitolo 17 – Non tutti i lieti fine includono “e vissero per sempre felici e contenti”

Capitolo 17 – Non tutti i lieti fine includono “e vissero per sempre felici e contenti”...

 

 

…D’un tratto
qualcuno alle mie spalle
forse un angelo
vestito da passante
mi portò via dicendomi
Così ih:
Meraviglioso
ma come non ti accorgi
di quanto il mondo sia
meraviglioso…

 

…Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare eh!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita
l’amore
Meraviglioso
il bene di una donna
che ama solo te
meraviglioso
La luce di un mattino
l’abbraccio di un amico
il viso di un bambino
meraviglioso…

 

da Meraviglioso di D. Modugno (nonché rifatta dai Negramaro!)

 

 

 

…Quindici anni dopo…

 

Bussai con un paio di tocchi per annunciare il mio arrivo, ma sapevo che quello scricciolo mi stava aspettando.

< Buongiorno Jane! > le regalai come al solito un sorriso sincero contagiandola con la mia allegria.

< Ehi, Doc! Hai visto? Il dio Ade non s’è ancora visto…> esclamò simulando delusione.

Sua madre le scoccò uno sguardo carico di rimprovero, per poi salutarmi cordialmente:

< Buongiorno Dottoressa! > ormai non si scusava più per la ironia pessimista di sua figlia che aveva ormai messo a disagio una sfilza di medici ed infermieri; aveva capito che io non mi facevo scalfire da una nota di provocazione come quella. 

Ricambiai il saluto della Signora Stanford e poi ritornai a rivolgermi a Jane.

< Certo! Non è ancora venuto perchè ho parlato con il dio della morte in persona! E gli ho intimato di starti alla larga. Mi stupisce ancora che non ti fidi di me. >

Lei mi sorrise, come ogni volta che le rispondevo in modo energico o spiritoso, come ogni volta che le regalavo qualche minuto in più del mio tempo per raccontarle qualche aneddoto della mia giovinezza…

Erano mesi che apprezzavo la sua compagnia e lei la mia; diceva che con me imparava a conoscere il mondo anche se stava rinchiusa tutto il giorno in una stanza di ospedale.

< Ma io mi fido de te, Cris…> mi disse in sussurro, mentre iniziavo già a trafficare con la sua cartella medica.

Nascosi il sorriso che illuminò il mio viso facendo finta di non sentire: quando c’era gente nella stanza non mi lasciavo mai troppo andare. 

Mentre firmavo un paio di scartoffie, il mio sguardo si posò sul tavolino che c’era accanto al letto, dove era appoggiata una pila di romanzi.

< Come procede con la lettura? > chiesi a voce alta.

< Diciamo che se non ti sbrigavi a venirmi a controllare questa settimana, venivo a cercarti per tutto l’ospedale! Sono due giorni che li ho finiti, li ho praticamente divorati…Me ne devi consigliare degli altri… > mi informò con entusiasmo.

< Oh, senza dubbio, miss terremoto! > replicai con una risata. < Quale ti è piaciuto di più? >

< Be’, me lo chiedi pure? Sicuramente New Moon…mi ha letteralmente sconvolta! Proprio come Twilight. >

< Allora vado a prenderti il terzo, Eclipse, dovrei avercelo giù al secondo piano, nel mio studio…Così puoi iniziarlo subito. >

< Sarebbe fantastico! >

La signora Stanford si alzò < Vado a prendere un po’ d’aria, tesoro. Così aspetto tuo fratello, che voleva passare di qui…> si chinò a baciare la fronte della figlia e si avviò verso la porta della stanza.

< Certo mamma…> 

Presi a misurarle la pressione, concentrandomi sui battiti del suo cuore; come il solito ce l’aveva troppo bassa a causa dei numerosi esami che mettevano a dura prova il suo fisico, così cercai in un cassetto una siringa e la riempii del liquido biancastro che le dovevo iniettare per equilibrare un po’ la pressione sanguigna.

Lei, ormai pratica dei problemi che il tumore maligno alla gamba le aveva recato, mi porse automaticamente il braccio e afferrò contemporaneamente un pacchetto di gomme da masticare, mettendosene una in bocca.

Con decisione e delicatezza inserii l’ago, e spinsi piano lo stantuffo.

< Sono curiosa, Jane…> confessai, senza togliere gli occhi dalla mia operazione.

< Di cosa? > mi domandò lei, corrugando la fronte.

< Tifi per Edward o per Jacob? >

Stese le labbra, abbassando gli occhi.

< Mi chiedi se sceglierei il ghiaccio o la fiamma? >

< Proprio così! > confermai, stupendomi che lei avesse colto quella metaforica verità.

< Beh, ho diciassette anni e dovrei vedere il bellissimo vampiro come il mio Principe Azzurro, dovrei rivedermi nella passione che lega Bella a lui ma…non so, c’è qualcosa in Jacob che mi attira un sacco! Pensa per un istante a quello che lui fa per lei: lui diventa il suo sole… > arricciò le labbra perdendosi per qualche istante nei suoi pensieri.

Poi ritornò a me:

< Tu hai mai dovuto scegliere? > come al solito era curiosa della mia esperienza per immaginare una vita che per anni non era riuscita a vedere con i suoi occhi, che non era riuscita a vivere sulla sua pelle…

< Mmm…> mi presi qualche secondo per pensare < …sì, direi di sì! Avevo diciannove anni giusto un paio in più di te!…>

< Ma davvero?? > mi chiese lei, con audace malizia.

< Proprio così, è stata la settimana più affollata della mia vita! > sorrisi ripensando a quei momenti lontani.

< Che intendi con “settimana”?? Ti sei innamorata di due persone in una settimana? > domandò incredula.

< No, certo che no! Però mi sono bastati sette giorni per innamorarmi di una star interplanetaria vista da tutte le ragazze dai settanta in giù come la versione sexy del Principe Azzurro! >

Ed era magnifico davvero il suo fascino!

< Non ti seguo…e la scelta? >

< La scelta stava se vivere in un sogno o continuare a restare con i piedi per terra e vivere la realtà per cui avevo lavorato e studiato fino a quel momento…Già allora volevo diventare medico. > mentre parlavo iniziai ad armeggiare con il monitor che teneva sotto controllo quel minuto corpicino.

< In effetti una settimana non poteva cancellare tutto il tuo percorso; ma io, che sono segregata in questo letto da due anni, avrei fatto fuga d’amore, avrei colto la palla al balzo…mi sarei presa la mia libertà! > disse con convinzione, guardando fuori dalla finestra, con un lieve tono di rimprovero.

< E’ giusto così, infatti…Chi ti dice che io non abbia lottato per la mia libertà?? > domandai, con un sorriso sghembo sulle labbra.

< Ma hai appena detto…Insomma sei qui! Indossi un camice bianco…sei l’oncologo più maledettamente bravo di Londra…! > rimase a bocca aperta senza capire.

< Be’, la mia libertà è stata quella di continuare i miei studi, di trovare il mio Jake, il mio sole…una persona che è riuscita a colmare una perdita immensa che aveva bloccato la mia vita, proprio come è in grado di fare una malattia…>

Aveva sempre apprezzato la mia franchezza, la mia sincerità…forse per quello parlammo per più di mezz’ora. Fortuna che era la mia pausa pranzo!

 

Mi alzai dalla sedia accanto al suo letto, la nostra chiacchierata ora doveva lasciare spazio ad un intervento in sala operatoria di un vecchio signore del Mayne…

< Sai, Cris…Senza dubbio sei da ammirare…> disse Jane, facendomi voltare sulla porta.

< Per quale motivo? > e ripercorsi tutti i nostri discorsi a tempo record.

< Tutte avrebbero scelto Edward…> scoppiò a ridere, allargando le braccia, come per dire “era ovvio!”.

< Diciamo pure che ho barato! >

< E’ proprio per questo che sei da ammirare…>  mi fece l’occhiolino.

Uscii dalla porta a passo svelto, incamminandomi lungo il corridoio, quando mi sentii chiamare.

< Dottoressa! > era l’infermiera del reparto analisi.

< Oh, Buongiorno Sarah! >

< Buongiorno a lei! Ecco i risultati della chemio che mi aveva chiesto con urgenza…> E mi porse il malloppo di documenti.

< La ringrazio! > e si congedò con un rapido augurio per l’intervento che, sapeva, avrei avuto di lì a un quarto d’ora.

Per la prima volta nella mia carriera sfogliai delle scartoffie con mani tremanti: erano i risultati della chemioterapia di Jane.

Qualunque fosse l’esito doveva sapere subito e corsi in camera sua, pur sapendo di trovarla sola…

Entrai e lei, vedendomi con quei fogli in mano, sbiancò.

< Jane, di solito per queste cose si vuole qualcuno vicino…>

Fece spallucce, lo sguardo fiero e forte.

< Ci sei tu! >

Annuii con decisione e mi avvicinai per prenderle la mano.

< Non sei ancora fuori pericolo…> chiuse gli occhi, serrò le labbra con forza < …ma sta regredendo! Un paio di mesi e puoi uscire senza problemi…>

Poche volte avevo visto qualcosa di così meraviglioso!

Il suo sorriso, le sue lacrime…

Poche volte avevo sentito un tocco così confortante!

Il suo abbraccio era forse uno dei più belli che avessi mai ricevuto…

Sembrava come abbracciare uno dei miei figli, sembrava quasi l’abbraccio del mio amore…

 

 

Chiusi la porta d’entrata spingendola leggermente con il piede. Appoggiai le chiavi dell’auto sul tavolino, sfilandomi in contemporanea la giacca.

E lui era lì, ad aspettarmi con un sorriso…

< Sei tornata prima. > osservò con estremo piacere.

< E’ una giornata perfetta…> dissi in risposta, alzando appena le spalle.

Scivolò alle mie spalle e mi baciò un guancia; indugiò per pochi istanti sul mio collo, facendomi rabbrividire appena, come ogni volta che il suo naso sfiorava la mia pelle.

< Mi è mancato il tuo profumo in questi due giorni…> ammise con un tono di tranquillità vertiginosa.

< E a me è mancato mio marito. > dissi girandomi nel suo abbraccio e sfiorando le sue labbra con le mie, per poi perdermi nel suo profondissimo sguardo.

< Vieni > e dicendolo mi prese per mano, conducendomi in salotto < Jack è su di giri: ti deve raccontare la sua giornata a scuola…>

Entrando vidi i miei angeli stesi sul divano a guardare il Mago di Oz.

< Ehi, non l’ho mai visto quel film! > esclamai con ironia, per catturare la loro attenzione.

< Mamma!! > inevitabilmente le loro urla furono seguite da uno scatto improvviso verso il mio addome che avvinghiarono con forza.

< Ehi Giulia! Tesoro, così mi fai male…> la avvertii cercando di allentare la presa.

< ‘cusa mami! > e la sollevai per darle un bacio sulla guancia che lei ricambiò con una forza non del tutto normale per una bambina di quattro anni.

< Cosa hai fatto con Amy oggi? > le domandai, poggiandola a terra.

< Abbiamo giocato a…a…Mamma Casetta! > mi informò, tutta soddisfatta.

Al che la mia dolce metà la prese tra le sue braccia per mettersela sulle ginocchia e continuare a guardare il film; poi mi rivolse uno sguardo divertito…

< Le baby-sitter sono sempre così prevedibili! Mamma Casetta! Ti avevo detto che dovevamo lasciarla a mia madre…> disse riluttante con lo scopo di stuzzicarmi.

Ero sempre agitata quando nessuno dei due era a casa e mi rifiutavo di lasciare due terremoti come loro a mia suocera…non aveva i riflessi pronti, sarebbe saltata in aria la casa!

Gli feci una linguaccia, senza farmi vedere da nostro figlio.

< E tu Jack? Com’è andata a scuola?? > mi chinai su di lui pulendogli con un fazzoletto di carta gli angoli della bocca impasticciati di cioccolata.

< Ho preso un Super Bravo in matematica! > gridò gettando i pugnetti in aria in segno di vittoria.

< Ma sei un campione! >

< E in più oggi abbiamo imparato a fare le meno…> osservò tutto emozionato.

Certo le meno! Pensai e scoppiai inevitabilmente a ridere e così pure suo padre.

Ancora in preda alle risate mi diressi in cucina per preparare la cena e solo quando sentii due braccia forti e salde afferrarmi e intrappolarmi, capii che mi aveva seguita…

< Sono stato via solo due giorni e credevo di impazzire senza di voi…senza di te…> mi sussurrò tra i capelli < Mi sembra che sia ancora tutto nuovo, mi sembra di essere ancora un giovane sbarbatello cotto della ragazza più bella della scuola…>

Sorrisi a quel paragone, capendo perfettamente che intendeva dire.

< E’ la nostra realtà, amore…e ringrazio il cielo ogni giorni per quanto sia magnifica! > e ancora una volta le sue labbra incontrarono le mie, in un chiaro ed eterno segno di amore…

 

 

Libera da ogni emozione, mantenendo quella fugace bolla di sapone, stretta tra le sue braccia, gli dissi: < Rob…Non posso scegliere Edward…io ho bisogno di un Jacob, della realtà. Il mio sogno l’ho già vissuto, ora non cerco altro che la strada per vivere questa vita… >

I suoi occhi erano carichi di emozioni discordanti.

Occhi profondi in uno sguardo perfetto e comprensivo. Fece per parlare ma poi cambiò idea, con un rapido gesto di diniego mosse quei capelli che tanto adoravo.

< Cris, voglio solo che tu sappia che regalandoti quel libro non volevo influire nella tua scelta…Ci tengo che questo sia chiaro. Non volevo e non voglio nemmeno ora che tu faccia scelte di cui ti potresti pentire. Rispetto la tua scelta, perché dimostra quanto tu sia speciale. > mi baciò la guancia, forse incapace di aggiungere altro e, flettendo le ginocchia si abbassò per prendere il bagaglio a mano, senza slegare gli occhi dai miei.

Si girò in un istante muovendo un passo verso il resto del gruppo. Mi domandai perché non avevo ancora parlato.

< Sai a volte mi chiedo se tu vuoi proprio così tanto assomigliare al vampiro più famoso del mondo…>  gli chiesi, alzando la voce in modo che mi sentisse. Era più una provocazione e un pretesto, che una vera domanda, e lui lo sapeva perché non appena lo presi con decisione per il polso si voltò e un’espressione confusa gli si dipinse sul volto. C’era anche l’immancabile sorriso sghembo. Un brivido lungo la schiena mi fece tremare.

< Devo molto ad Edward Cullen. E chiaramente, sentendomi chiamare Edward da un anno a questa parte, mi sono convinto di essere davvero simile a lui…Tutti mi vedono come lui…> non concluse, si perse nei suoi pensieri. Voleva rispondermi, ma non sapeva cosa dire e disperse la sua attenzione lontano, fuori, oltre gli alti finestroni dell’aeroporto.

 Gli presi una mano e la portai sulla mia guancia; e a quel contatto chiudemmo entrambi gli occhi.

< Io però non sono tutti. > dissi in un tono un po’ rotto dall’emozione.

Non parlò, nessun intoppo. Continuai.

< Quando ho letto Twilight, leggevo il nome di Edward e pensavo a te…il vostro aspetto combaciava alla perfezione, il vostro carattere era così concorde in molti punti: entrambi gentili, entrambi incredibilmente affascinanti e dolci, ma…> persi un battito, e nell’impresa di controllare il mio cuore alzai le palpebre di scatto, concentrandomi sui suoi lineamenti distesi ed impassibili.

< …ma, solo stanotte grazie alla scoperta di Jacob, ho capito che io non ho più bisogno del sogno, della perfetta ed immutabile eternità. > un altro battito venne a mancare < Ho bisogno di un amico, di un cuore sincero, di una mano calda da afferrare quando sto per cadere…> mi bloccai perché potei di nuovo vedere i suoi occhi dopo quelle parole, e il mio cuore si rasserenò in un istante. 

< Sento di volere una persona che mi fa sorridere, che mi abbraccia e mi fa sentire protetta, al riparo, che riesce a riscaldarmi anche solo con uno sguardo, perché per me rappresenta il sole di ogni giorno. >

Sorrisi alle mie parole: sembravo una bambina!

< So che potrebbe sembrare una contraddizione, ma credo di aver trovato il modo di aver tutte queste cose restando comunque nella mia dimensione reale! > ironizzai un po’, facendo sorridere pure lui che non aveva perso una parola.

< Ciò che cerco di dirti Robert è che tu mi fai sorridere, tu mi illumini, tu mi tieni al caldo, al sicuro con i tuoi abbracci, con i tuoi baci. Non voglio stare con te perché sei famoso e mi puoi regalare la favola…Voglio stare con te, perché in una settimana ho ricominciato a credere e ad amare! > una lacrima scese a bagnarmi il viso e seguì il profilo della guance, fino a raggiungere le mie labbra, tremanti e felici.

L’incertezza della mia bocca svanì non appena le sue labbra si modellarono sulle mie.

Non ci importava di ciò che stava attorno a noi, l’unica cosa importante era quel bacio.

< Meraviglioso! > lo sentii respirare tra i miei capelli.

< Che cosa? > chiesi, scostandomi un po’ da lui, per poterlo vedere in viso.

< Il fatto che tu riveda di più Jacob in me, che Edward…>

< Sì, non credo sia una cosa da tutti i giorni! > gli concessi a parole, mordendomi il labbro.

< …e il tuo profumo è meraviglioso! > prese a sghignazzare e a baciarmi di nuovo.

< Cris! Dimmi che non sto sognando…> esclamò quando si allontanò dalle mie labbra e mi abbracciò con forza fino a sollevarmi di peso per fare una piroetta.

< Non stai sognando…è la nostra bolla di sapone! Meravigliosa, ma reale…e indovina? >

< Cosa?? > chiese lui, incuriosito.

< Domani prendo il primo volo che trovo e ti seguo…tenterò il test di medicina a Los Angeles! > esclamai, compiaciuta dalla sua reazione stupita.

< Sei pazza! >

< No, ci voglio provare davvero con te…Con papà ho parlato stamattina e ho sentito mamma al telefono venendo in aeroporto. Erano un po’ spiazzati, ma è una mia scelta e loro me la appoggiano in pieno…Si fidano di me e anche di te. > gli spiegai.

< Di me? >

< Sì, per proprietà transitiva! >

< Mi fai impazzire! > disse lui, avvinghiandosi a me in un altro abbraccio.

< Già stufo di me, Pattinson? >

< Non lo sarò mai abbastanza, amore mio! >.

 

 

E un lieto fine come questo di solito si conclude con “…e vissero per sempre felici e contenti…”, ma io credo che sia più appropriato concludere questa storia con

 

…E vissero assieme la loro vita…

 

La felicità si guadagna vivendo una vita a pieno, senza rammarichi, senza rimpianti o rimorsi…senza perdere occasioni di donare amore e tranquillità.

La felicità si guadagna credendo.

 

 

 

 

Writer’s corner

 

Eccomi a voi cari lettori e lettrici ( penso di essere abbastanza nel giusto nel cancellare direttamente il primo appellativo XD! )…

 

Riguardo il capitolo:

 

1-      Giuro non ho idea se i particolari di pressione, tumori e cose varie siano effettivamente possibili o del tutto improbabili…ma perdonate questa mia irrefrenabile inventiva…

2-      Come dice Anna ^^ “ Date a Cesare quel che è di Casare…”! Quindi ho messo Meraviglioso come canzone di Modugno, nonostante quella dei Negramaro sia divina a mio parere…

3-      …Non esiste una terza osservazioneXD…beh forse sì…Spero non sia troppo contorta la parte del “quadretto famigliare”…

 

Ricorderò sempre questa fic, perché è stata la mia prima invenzione portata a termine…il mio primo, piccolo, personale successo…

Mi prendo la libertà di considerarlo un successo, perché mi ha dato soddisfazioni immense!

E’ iniziato tutto il 5 Marzo…: questa fic, seguita poi da altre, l’incremento di questa mia nuova passione per lo scrivere, la conoscenza di nuove persone…Insomma, un tesoro davvero davvero prezioso.

E per questo devo dire il mio primo Grazie ad EFP!

 

Nel secondo Grazie voglio raggruppare tutti i 55 pazzi che hanno messo RaC tra i preferiti…

 


0kikka0

68Keira68

AlessandraMalfoy

Alina81

AlterSiby

Ayachan

BAMBOLOTTA

Bella95

Bellemorte86

Bibosky

Carolttina

Ciccimuamua

Cla61

Cloddy_94

CriPattinson

C_annuccia

Dahlia3vFA

Debblovers

Deisy87

Delfina

Dodo

DolcePotter

Drusilla87

Fede72

Federob

Fede_sganch

Ffdipendente

Giadona

Ginnylove

Huli

Irys89

KikkaKikka

Kucchi

LondonCalling

Loralaya

Masychan

Miky 483

Mylifeabeautifullie

NeverThink

Noemi91

Piccola Ketty

Pucciosi4ever

Raffuz

Samuel87

Sea89

Sognatrice85

SweetCherry

Terry 90

Twilighter94

Violae

Xx_scritrice88_xX

Yara995

_martinella95_

_screps_

____stellina


 

…e i 13 che l’anno messa tra le fic seguite…

 


bellemorte86

c_annuccia

deisy87

Dying Athiest

FuckingBlondieGirl

Ilachan89yamapi

Piccola Ketty

Renesmee

Sa chan

Shelly Webster

Sognatrice85

Vale tvb

 

Venicequeen

 

 

 

 

 


E ora mi dedico alle recensioni del 16esimo capitolo…

 

Marghe – Davvero pensi che sono tremenda?? >.<…hai ragione le scelte sono sempre un ostacolo da superare…ed è piuttosto dura a volte! Spero comunque che la fine non ti abbia lasciata troppo delusa per  come è scritta…mi ha sempre fatto piacere quello che pensi, perché descrivi le emozioni come pochi sanno fare e spesso anche in RaC ci sono stati in ballo le sensazioni e i sentimenti…

 

Dod – Ti giuro, quando ho letto la tua recensione mi sono sentita onnipotente! =D…Mi sono guardata intorno e  ho pensato “accipicchia, ‘sta fic la posso concludere solo io!” e son caduta dalle nuvole come il mio solito…-.- Scrittrice con i fiocchi addirittura?…mmm Non credo! Però i tuoi complimenti mi fanno sempre gonfiare il petto d’orgoglio! XD Aspetto di sapere che ne pensi del finale…


 

Jessica (SweetCherry) – Ma ciao! Davvero ti ha preso così tanto?? O.o Ma mi fai stra felice!! Mi farebbe piacere sapere che ne pensi di questo ultimo capitolo…^^ Sai sono super in ansia di sapere che ne pensate!!

 

Anna – a te commento alla fine… =P No apparte gli scherzi…tu avevi già sbirciato non che fatto qualche correzione, quindi ci ritorno dopo…

 

Fefè – Sì Cristina è decisamente pazza…Ho giocato molto sul fatto che tecnicamente Rob non è Edward…il ragionamento era super astruso, lo so ^^…ma spero tu lo abbia apprezzato, d’altra parte mi dici che sono un portento! Ogni tua recensione è un onore per me!!! Sai all’inizio avevo preso in considerazione al tuo finale alternativo, ma poi ho pensato a questo piccolo trucchetto e, scegliendolo, mi sono auto immolata al patibolo!

 

Cloddy – sì, certo che ti dico di sì! C’hai azzeccato…perché credo anche che Cris possa continuare la sua carriera a LA, proprio come poi a brillantemente fatto…=D A proposito, le interrogazioni?? Come sono andate alla fine? Odio i prof che dicono “sì sì ti interrogo domani!” e poi passano ere zoologiche…e intanto tu studi…Comunque ora siamo in vacanza e relax! Yuppi!!

 

Silvia (London Calling) – ^^…se perdeva un figo, ecco che se perdeva…e difatti non resistito a farla furba ed intelligente la tipa =D! Piaciuto l’ultimo chapp?? Voglio ringraziarti con il cuore per i complimenti (non del tutto meritati) che mi hai fatto nelle tue recensioni…grazie, davvero! =D

 

Rose – Ma Ciop!! Caspita! Mi avevi sconvolta perché mi hai azzeccato tutto! TUTTO…Uff…beh sono riuscita comunque a farti gustare il finale con questa contorta stesura??

Sei un portento di scrittrice (ergo pozzo di fantasia contorta ed illimitata)…mannaggia a te! =P

 

 

Voglio dedicare il terzo Grazie alle autrici di queste ultime otto recensioni: Marghe, Dod, Silvia, Cloddy, Fefè, Jessica, Anna e Rose.

 

E le altre persone che mi hanno recensita in questi mesi:

 

____stellina, yara995, carlottina, 68Keira68, CriPattinson, dodo, Ginnylove.

 

 

Grazie di cuore!! A tutti…

Giu

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=333481