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Lista capitoli: Capitolo 1: *** 1. Una vita un po' incasinata *** Capitolo 2: *** 2. Un passo indietro *** Capitolo 3: *** 3. Il caffè italiano è sempre il migliore *** Capitolo 4: *** 4 . Crocerossina per una notte *** Capitolo 5: *** 5. Porta segreta e strana conversazione *** Capitolo 6: *** 6. La quarta moschettiera *** Capitolo 7: *** 7. Il bacio *** Capitolo 8: *** 8. Andare avanti *** Capitolo 9: *** 9. Sole ed intesa *** Capitolo 10: *** 10. Karaoke *** Capitolo 11: *** 11. Un libro che fa sognare *** Capitolo 12: *** 12. Rivelazioni *** Capitolo 13: *** 13. Il ritorno delle Fate *** Capitolo 14: *** 14. La verità viene semrpe a galla...e i nodi vengono sempre al pettine *** Capitolo 15: *** 15. La chiave *** Capitolo 16: *** 16. Ci sono tanti tipi di paura...ma qual è quella di cui si ha più paura? *** Capitolo 17: *** 17. Non tutti i lieti fine includono ***
…Fly
Open up the part of you that wants to hide away
You can shine,
Forget about the reasons why you can't in life,
And start to try, cause it's your time,
Time to fly…
da Fly di Hilary Duff
< Non ci posso credere! Un’ acquazzone del genere ai
primi di luglio!> storse il naso la prima ragazza piagnucolando < Io
domani parto per il mare e sarebbe una vergogna tornare a casa più bianca di
prima…l’abbronzatura quest’anno fa troppo chic, vi prego ditemi che il tempo
migliora!>.
< Non sai quanto ti capisco > proseguì l’altra
biondina stizzita < Ho appena preso i nuovi sandali di D&G che stanno
d’incanto con il tubino scarlatto disegnato da Dolce per la nuova collezione LoverSummer Season!!! Lo metterò al party di stasera e mi rifiuto di
abbinarci i mocassini di Calvin Klein per due gocce d’acqua! Mi rifiuto! Sarebbe
un affronto traumatico per i due stilisti…Piuttosto mi prendo la
polmonite!>.
Primo pensiero: Scarlatto??? Nuovo modo per
definire il colore primario che i mortali definiscono “rosso”?
Secondo pensiero:
Ma questi signori, Dolce, Gabbana e Klein, non possono firmare un armistizio?
Ricordo che mamma una volta mi ha regalato una camicia CK e una giacca di
D&G su consiglio di una commessa del negozio…e non mi sembra di aver subito
alcun trauma psicologico o cerebrale!
Terzo pensiero: Come cavolo si chiamano le due
tipe? Sicuramente erano nella mia classe l’anno scorso! Giuro di non aver
ancora imparato a distinguerle. Hanno lo stesso identico taglio, sono alte
uguali, stesso colore di capelli (biondo platino) e drasticamente vestite e
truccate nello stesso modo.
Forse io ero distratta e vivevo in un mondo tutto mio, ma a
volte guardavo con una nota di incomprensione il mondo che mi stava attorno.
Sembrava quasi che non essere la modellina del liceo classico, tutta lustrini e
pailettes, fosse la via più rapida e indolore verso il suicidio sociale! Beh,
la società è davvero complicata!
Molti mi definivano associale…d’altronde per me era uno
sforzo sovraumano non esserlo!
Sicuramente la condizione della mia famiglia mi aveva
abituata ad altro.
I miei erano due brillanti avvocati di successo, piuttosto
richiesti nelle città dove praticavano: Parigi e Firenze.
Entrambi avevano studiato giurisprudenza a Milano ed è lì
che si sono conosciuti, innamorati, laureati e infine sposati. Dopo la loro
separazione la “gente” sparlò molto sul loro conto: erano i classici
universitari di legge con ottime potenzialità che avevano avuto un successo
spropositato a pari passo e che, per la troppa competitività e bramosia di
denaro, si erano separati senza ulteriori cerimonie.
Ma le cose non sono mai come la “gente” racconta…
Loro si erano amati veramente e dicevano che l’unica cosa
buona che uscì dal loro matrimonio, oltre alla loro figlia, fu un periodo di
indimenticabile felicità.
Si separarono quando avevo cinque anni.
Il rispetto che hanno sempre nutrito l’un per l’altro e
l’amore incondizionato per me, ha permesso loro di mantenere un rapporto di
collaborazione ed amicizia, e di questo sarò sempre immensamente grata.
Ancora più del loro divorzio, è stato il lavoro che fanno che
mi ha condizionato la vita.
Dopo un breve periodo in cui entrambi i miei restarono a
Milano, mamma si trasferì a Londra per una offerta di lavoro che la lanciò al
successo; questo, parecchi anni più tardi, le permise di aprire uno studio
associato con la sua migliore amica a Parigi.
Papà invece è penalista. Ha sempre lavorato qui in Italia,
in studi piuttosto rinomati; era l’asso nella manica in ogni affare estero e
quindi viaggiava molto.
Di conseguenza frequentai la scuola primaria in Inghilterra,
e lui mi veniva a trovare quando poteva.
Nello stesso periodo in cui mamma si trasferì a Parigi, papà
si trasferì a Firenze e, dato che io ero più grandicella restai a frequentare
la scuola media in Italia sempre ricevendo visite frequenti di mamma.
Nei cinque anni che seguirono gli incontri tra i miei
genitori si ridussero a zero:
ormai ero abbastanza autonoma per gestire al meglio la spola
Firenze-Parigi, Parigi-Firenze e abbastanza tranquilla e serena per passare
metà anno scolastico nella città toscana e l’altra metà nella bella e romantica
capitale francese.
Avevo avuto la necessità di crescere in fretta, ma questo
non mi disturbava. Come non mi disturbava il fatto di essere letteralmente sballottata…
Ormai tutto questo tran-tran apparteneva alla mia vita e
spesso era stato un sollievo salire e scendere da aerei e taxi, mi aiutava a
concentrarmi.
Avevo frequentato un liceo privato in entrambe le città e
scegliendo il classico, come indirizzo, tutta la situazione mi aveva richiesto
un impegno consistente.
Dopo aver terminato il quinto anno a Parigi, con mia grande
soddisfazione, ero uscita dalla maturità con il massimo dei voti e l’estate che
mi si prospettava sarebbe stata dedicata alla preparazione all’università…
Quel giorno ero ritornata al mio ex liceo di Firenze per
firmare alcuni documenti e parlare con alcuni prof. Mi avevano molto aiutata a
inizio anno, dopo l’enorme crisi della scorsa estate, dopo la sua
perdita, e dato che mi avevano tanto pregato di far loro visita volevo cogliere
l’occasione perringraziarli.
È stato lì che assistetti alla scena delle Barbie gemelline,
che inconsciamente, e a modo loro, mi rallegrarono la giornata, dato che come
avevano notato loro era particolarmente mal vista anche dalle condizioni
atmosferiche.
Quando arrivai a casa di papà rimasi sorpresa di trovarla
vuota…
Eravamo d’accordo che finiti gli esami sarei tornata a
Firenze, e il pomeriggio precedente gli avevo chiaramente spiegato per telefono
che sarei partita per raggiungerlo quella notte perché preferivo viaggiare in
auto (quale momento migliore se non la notte??).
Senza trovare una spiegazione plausibile per la sua assenza,
frugai automaticamente in borsa per cercare uno dei due mazzi di chiavi,
tastando per bene per distinguerli ed essere certa di afferrare quello giusto…e
mi capitò per mano il cellulare.
Il cellulare! Probabilmente papà mi aveva lasciato un
messaggio o aveva tentato di chiamarmi per dirmi che non lo avrei trovato a
casa, ma come mio solito erano due giorni che non lo accendevo.
Ops!: Sei chiamate senza risposta e 2 messaggi
nella segreteria telefonica…come volevasi dimostrare.
Mentre entravo in casa e mi disfacevo di tracolla e scarpe
(quelle maledette!) ascoltai il primo messaggio di papà che come al solito era
dovuto partire all’ultimo momento per una causa che aveva richiesto
all’improvviso un’accelerazione nei tempi.
Il secondo parlava di Volterra, di una causa a cui lavorava
da mesi, di scuse…ma non riuscii a restare sveglia a lungo per collegare tutti
i pezzi e cogliere tutte le informazioni: mi addormentai ascoltando la sua voce
registrata.
Mi svegliai molte ore più tardi al suono della mia suoneria,
lo schermo illuminato mostrava la scritta: Papà
< Pronto,…papà?? > risposi con la voce impastata dal
sonno.
< Piccola mia! Ti ho svegliata? Sei a Firenze? Non hai
trovato i miei messaggi?! > mi sputò fuori tutte queste domande ad un volume
e ad una velocità impressionanti.
Allontanando di poco il cellulare con pietà per il mio
orecchio, lo rimproverai:
< Ehi papi, puoi parlare con un tono di voce più umano?
Non siamo in tribunale, gli ultrasuoni non servono poi molto con me…>
< Scusami piccola > riprese sospirando < ma ero in
pensiero…ho pure chiamato tua madre: pensavamo che ti avessero investito! >
Una risata spontanea mi fece risvegliare completamente <
Tranquillo papà, sono arrivata a Firenze sana e salva, anche perché è difficile
investirmi se sono in macchina, non trovi?! > e trattenendo a stento un
risolino gli spiegai di come, esausta mi ero addormentata <…sei più calmo
ora? Più tardi chiamo la mamma, onde evitare che venga mobilitato l’intero
corpo di polizia di Firenze! A parte gli scherzi tu dove sei? Quando torni?
> aggiunsi l’ultima domanda, deducendo la risposta della prima.
< Tesoro, sono a Volterra per la causa di cui ti parlavo
nell’ultima mail che ti ho mandato, ci sono stati imprevisti e ho un mucchio di
lavoro da fare! Ascolta, visto che non riesco a sbrigarmela prima di due-tre
settimane, e visto che non posso muovermi da qui, che ne dici di raggiungermi?
Così almeno potremo pranzare e cenare insieme, sicuramente posso stare di più
con te se vieni qui…davvero mi disp…! >.
< Papà, certo! > dissi bloccando il suo tradizionale
fiume di scuse < vengo senz’altro! Però oggi non ho la forza di guidare
ancora, quindi arriverò domani nel tardo pomeriggio, ok? >
< Va benissimo, piccola. Non vedo l’ora di poterti
riabbracciare e farti vedere il mio regalo per il diploma! >
sbuffai.
< Su su, non fare la brontolona! Te lo meriti, sei stata
così brava! Ciao Scriccia.>
E, alzando gli occhi al cielo, chiusi la
conversazione.
Mi sollevava il fatto che sarei ripartita il giorno dopo.
Aspettare papà voleva dire automaticamente stare da sola in una casa enorme e
in una città enorme, piena di ricordi che mi avrebbero fatta impazzire se fossi
stata per due settimana completamente sola…
Cercando di scacciare pensieri malinconici che mi colmavano
di tristezza, feci una bagno rilassante al piano di sopra, con un sottofondo
musicale che mi sollevava il morale nei momenti difficili: i cd degli Abba.
Poi, dopo essermi asciugata esaminai l’orologio, e dato che
era ora di cena, mi preparai un’insalatona a cui vi abbinai del vino bianco.
Finendo le ultime pagine di un libro che stavo leggendo mi addormentai di nuovo
sul divano.
Il mattino dopo mi dedicai completamente ad organizzarmi per
le due settimane in cui sarei stata a Volterra: in hotel non avrei saputo cosa
fare perché sarei stata in compagnia di papà solo a cena e con un po’ di
fortuna a pranzo, quindi optai per girare nella cittadella toscana.
Feci delle ricerche su Google per trovare qualche ambita
meta turistica, ma il turismo sembrava completamente inibito in quei giorni da
una location cinematografica, di cui però non mi curai granchè.
Riuscii comunque a trovare un itinerario, ma era piuttosto
scarno, così decisi di iniziare in quelle settimane ad esercitarmi con gli alfa
test. A settembre avrei tentato di entrare a medicina e dato che conil test si ammettevano pochi iscritti, se
non volevo perdere un anno, dovevo darci dentro sin da subito.
Vivo
per lei da quando sai
la prima volta l’ho incontrata,
non mi ricordo come ma
mi è entrata dentro e c’è restata.
Vivo per lei perchè mi fa
vibrare forte l’anima,
vivo per lei e non è un peso…
…È una musa che ci invita
a sfiorarla con le dita,
attraverso un pianoforte
la morte è lontana,
io vivo per lei….
…soffrire un po’ ma almeno io vivo…
da Vivo
per Lei di A. Bocelli e Giorgia
Non ci misi molto ad arrivare a Volterra, il problema fu
trovare e raggiungere l’hotel dove papà mi aveva preso una stanza; c’era così
tanta gente tutta accalcata e così tanto traffico che impiegai una mezz’ora
buona ad attraversare il centro.
Non appena parcheggiai la mia Mito nera e scesi dall’auto
rimasi a bocca aperta da quello che vedevo.
Poveri avvocati, si trattano sempre così male quando
lavorano fuori città! Risi tra me e me.
L’hotel era naturalmente a cinque stelle, aveva una facciata
che assicurava al solo vederla tutti gli agi di questa terra.
C’era un portico, che introduceva alla hall, formato da
colonne di stile classico a volute, era addobbato da fiori coloratissimi
disposti secondo un gusto molto raffinato, che inebriavano i sensi al solo
guardarli, figurarsi all’odorarli!
Ogni stanza, a quel che si poteva immaginare, aveva un
balconcino spazioso…non osavo immaginare il resto.
Restai ad osservare il tutto per qualche minuto e poi,
notando che più di qualcuno mi osservava preoccupato, decisi di scaricare il
trolley e il borsone che, una volta entrata, appoggiai vicino alla reception.
Non dovetti aspettare molto, il servizio, come avevo già
intuito, era molto efficiente.
Diedi il mio nome e la ragazza mi disse molto cortesemente:
< Oh! Buongiorno signorina, la stavamo aspettando! Le abbiamo preparato la
suite numero 305… al terzo piano naturalmente! Suo padre alloggia al quarto
piano e purtroppo non siamo riusciti a soddisfare il suo desiderio di prendere
due suite vicine. Con le camere migliori siamo praticamente al completo in
questi giorni! > mi spiegò emettendo un piccolo risolino < Se si libererà
una stanza ve lo faremo sapere, glielo assicuro…>
< Non credo ci saranno problemi! Grazie per la
premura…> le risposi sinceramente colpita da tanta gentilezza.
Ma
quanta mancia ha cacciato fuori papà?? Hihihi…
< Per qualsiasi cosa chiami la reception o i numeri
indicati nel listino che troverà in camera accanto al telefono, a seconda di
ciò di cui ha bisogno! La cena è servita alle sette…Buon soggiorno signorina, e
buona giornata! >
Un cameriere di nome John si porse servizievolemente verso
di me per prendere i bagagli, ma dopo un minuto riuscii a convincerlo che non
c’ era nessun bisogno dato che “pesavano davvero poco”.
Chiaramente mentivo, ma non mi andava di farmi portare i
bagagli, ce la facevo benissimo da sola.
Arrivai al quarto piano senza rompermi la schiena, come
avevo previsto dato che la maggior parte di strada l’aveva fatta l’ascensore al
posto mio! Dopo aver fatto strisciare la tessera magnetica per aprire la porta
esclamai< WOW!!! >.
La suite era esageratamente bella, elegante e ben
strutturata. Appena entrata mi trovai nel salottino con un divano beige e una
poltrona che ispiravano tutta la mia fiducia da quanto sembravano morbidi;
c’era la tv, un tavolino e dall’altra parte della stanza, in corrispondenza
della porta da cui ero entrata, c’era una seconda porta che dava su un terrazzo
spazioso. Sulle prime diedi solo uno sguardo veloce, perché mi precipitai nel
bagno e nella camera, che mi incuriosivano ancor di più. Naturalmente le mie
aspettative non furono deluse: sembrava un sogno, e se lo ammettevo io, che
solitamente di questecose me ne
fregava ben poco, era davvero un sogno fantastico!
Solo ritornando la seconda volta in salotto, per andare a
prendere i bagagli e sistemare le mie cose, lo notai: il regalo di papà.
Era una pianola professionale, a cinque ottave, che riusciva
a produrre timbri e suoni di strumenti diversi e che, collegata al computer, ti
permetteva di scrivere direttamente in un programma la musica che suonavi.
Rimasi a fissarla per alcuni attimi o forse per diversi minuti…non riuscivo a
formulare un pensiero coerente: ero incantata!
Sul leggio erano stati appoggiati degli spartiti di Debussy,
Chopin e Beethoven e sopra c’era un biglietto:
Piccola mia!
Ecco il regalo del tuo papà per questo traguardo importante.
Potrai portarla con te nei vari spostamenti che ormai per te sono routine.
So bene cosa ha significato per te la musica in passato, e
cosa significa per te ora, ma probabilmente tu non sai cosa significherebbe per
me e tua madre ascoltarti ti nuovo suonare; non immagini che emozione suscitavi
in chiunque ti ascoltasse quando eri al pianoforte…
Ho voluto darti una spinta per convincerti a farti fare un
passo indietro. Non voglio grazie, non voglio rimproveri o parole, a seconda di
come tu prenda la mia sorpresa, voglio solo la tua musica.
Ti voglio bene,
Papà
< Grazie…> riuscii a mormorare solo questa parola,
sentivo un forte peso che saliva lungo la gola per la commozione.
Piansi dopo quasi un anno che non piangevo…
Verso le sei e mezza sentii un entusiasmato bussare alla
porta e immaginando chi ci fosse corsi ad aprire.
< Papà! >
< Scriccia! >
< Sbrigati a infilarti uno straccetto che andiamo a cena!
> disse abbracciandomi.
< Aspetta, siediti sul divano e chiudi gli occhi…>
Mi avvicinai velocemente alla pianola e sedendomi su una
piccola sedia che arredava il salotto iniziai a far scorrere le mie dita sui
tasti bianchi e neri.
La melodia che gli suonavo mi veniva da dentro, non era
complessa o sfarzosa, non era briosa.
Erano accordi arpeggiati che seguivano note piene,
fluttuanti e semplici.
Lo sentii avvicinarsi e poggiarmi le mani sulle spalle, lo
guardai di sottecchi e potei apprezzare il suo volto rilassato, felice,
commosso in uno sguardo che mi nascondeva, poiché teneva gli occhi chiusi. Per
lui era la massima gratificazione, ma lo era anche per me.
Quanti applausi avevo ricevuto su un palco di teatro? Quanti
complimenti o critiche positive? Ma niente era più gratificante che tornare a
suonare per papà.
Come avevo previsto mi faceva male suonare di nuovo, ma mi
resi conto con serena soddisfazione che la musica mi aiutava: ero stata una
stupida ad abbandonarla per tutto questo tempo…abbandonarla perché mi ricordava
lui…
Terminai le ultime note < Grazie > gli dissi
semplicemente e lui mi fece alzare e mi abbracciò sussurrandomi < Sono io
che devo ringraziare te…>.
Quando scendemmo nella hall mi accorsi che s’erano fatte le
sette e dieci e due dei suoi colleghi avvocati ci stavano già aspettando.
Uno tra loro mi venne in contro < Cristina! Sei un raggio
di sole cara! Complimenti per gli esami, non sai quanto ti ha lodata tuo padre…
e aveva ragione, caspita! >.
Ero sempre in imbarazzo quando ero al centro dell’attenzione
ma riuscii a replicare
< Ti ringrazio
Gio! Ma sai meglio di me che le lodi di papà spesso abbondano per eccesso! >
< Beh, questa volta sono meritate, tesoro > continuò
Carlo, l’altro collega, nonché testimone e migliore amico di papà da una vita
< sappiamo tutti quanto fosse prestigioso il liceo che hai frequentato! Io e
Michele saremmo stati buttati fuori a calci da quel posto… al liceo ne
combinavamo di tutti i colori e se avessimo frequentato il tuo istituto ora
saremmo sott’acqua! > scoppiò una fragorosa risata e per tutto il tempo che
seguì papà e Carlo si lanciarono in un resoconto delle loro malefatte
adolescenziali.
Quella notte, accoccolata sul morbido e principesco letto,
sognai.
Correvo nel bosco respirando profondamente per non
affaticarmi. Gli alberi mi sfrecciavano a fianco ad una velocità impressionante
eppure riuscivo a distinguere ogni singola foglia che vi era appesa, ogni
riflesso del sole che brillava la rugiada…
Ad un tratto, nella meraviglia di quella ipersensibilità
sbucai in una spiaggia. Faceva caldo, ma il vento mi accarezzava il viso e i
miei lunghi capelli castani che scendevano morbidi oltre la spalle.
< Non li lascio
mai sciolti…> dissi tra me e mi sedetti sulla sabbia fina iniziando a
giocherellare con le punte dei capelli facendole arrotolare attorno alle dita.
Poi la sentii, quella melodia…era la stessa che giorni prima
avevo trovato in you tube sotto il nome di Bella’s Lullaby. Incredibile
quanto mi avesse colpito.
Con un sorriso iniziai a correre in cerca della fonte della
musica. Era dietro la roccia che vedevo di fronte a me, ne ero sicura; proprio
mentrestavo aggirando il mio ostacolo
le note si dispersero e quell’incanto finì. Potevo vedere solo un pianoforte
che faceva ancora vibrare l’ultima corda toccata, ma il musicista non c’era…
Poi due mani gelide mi afferrarono le spalle e mi fecero
voltare dolcemente…
Nel bel mezzo della notte mi svegliai.
Note dell’autrice:
doddola93 – Ciao Dod! Dici che ci sono
andata giù pesante con la vita della mia protagonista? =P
Aspetta a vedere a poi…=D Comunque
ti ringrazio un sacco per aver recensito! Davvero tanto!! Spero di essere
riuscita anche in questo capitolo ad incuriosirti e acoinvolgerti!
Un grazie
speciale anche ai vari visitatori (recensite, vi prego!! Anche le
critiche sono utilissime!) e a cloddy_94 che ha aggiunto la ff tra le
sue preferite *.* [spero non per sbaglio! ;-) ].
Capitolo 3 *** 3. Il caffè italiano è sempre il migliore ***
Capitolo 3 – Il caffè italiano è sempre il migliore
Capitolo 3 – Il caffè italiano è sempre il migliore
…Don’t go wasting your emotion
Lay all your love on me
Don’t go sharing your devotion
Lay all your love on me…
da Lay all your
loveon me degli Abba
Il mattino dopo mi svegliai alle otto meno dieci, e venti
minuti dopo stavo già scendendo le scale. Arrivai nella sala per la colazione
giusto in tempo per incrociare papà che stava già uscendo per andare a litigare
in favore del suo cliente.
< Buongiorno Cris! Come vedi ti devo dare buca a
colazione, piccola…>
< Tranquillo papi! > gli schioccai un bacio sulla
guancia e dopo aver salutato Carlo e Gio gli spiegai i miei programmi per quel
giorno.
< Cristina non puoi metterti a studiare già adesso!!! Ti
prego tesoro, vai a fare quattro passi, sgranchisci un po’ le gambe, dovresti
divertirti; potresti fare shopping > ma appena vide la mia faccia aggiunse
<…o vai palestra, ce n’è una ben attrezzata qui in albergo.>
< Ok, dai! Mi invento qualcosa. Ora che ci penso potrei
visitare la città seguendo l’itinerario che ho fatto. Spero che qui vicino ci
sia qualche posto di quelli che voglio vedere… >
< …un itinerario a Volterra?? >
< Ehm…>
< Ok, tesoro passa il tempo come più preferisci…>
< Ecco…bravo! Torno per pranzo. Ti trovo? >
< Oggi sì, torno qui a mangiare…Ciao piccola! >.
E se ne andarono con le loro ventiquattrore, in giacca e
cravatta: la loro divisa di lavoro d’altronde era “l’impeccabilità”.
La colazione era self service ed era così varia che impiegai
cinque minuti buoni per scegliere cosa mettere sul vassoio. Aspettai altri
cinque minuti per il caffè, che costituiva il mio vizio principale.
Davanti a me le persone in fila erano molte, ma alcune più
di altre mi incuriosivano: erano cinque ragazzi, due ragazzi e due ragazze, i
quali, capivo bene dalla loro lingua, erano inglesi o forse americani.
Le due ragazze erano diversissime tra loro poiché una era
slanciata, con capelli lunghi e biondi, mentre l’altra era più piccola e mora,
con capelli scuri, corti e spettinati;
mi ricordavano tanto Barbie Regina (se mai sia esistita) e
un Elfo Femmina aiutante di Babbo Natale.
Erano entrambe così belle in modo naturale, che le osservai
con piacere, poiché non ostentavano la loro immagine con un trucco da esaltate.
Gli altri tre ragazzi erano impegnati in una conversazione
sui Simpson e come le loro amiche molto attraenti e se possibile ancor più
diversi tra loro.
Il gruppetto sembrava letteralmente appena uscito da
Hollywood (come le tipe d’altronde!).
Uno, il più alto e muscoloso, aveva capelli piuttosto corti
sul castano-scuro, e in quel momento monopolizzava la conversazione facendo
l’imitazione molto fedele di Marge; il secondo, che lo ascoltava piegato in due
dal ridere, era più smilzo, con capelli biondi tenuti un po’ lunghi. Il terzo
aveva la carnagione più scura degli altri, capelli neri portati in un taglio
corto e spettinato e dei muscoli chiaramente scolpiti in palestra di recente.
Tutti sembravano avere dai vent’anni in su a parte l’ultimo,
che oltre a essere parecchio più basso degli altri tipi, era visibilmente più
piccolo di me.
Sembravano così diversi e così uniti…non erano fatti in
serie come le mie coetanee disperate, erano singolari e per questo riuscii
persino ad apprezzare il loro look ricercato.
Ad un tratto mi accorsi che la ragazza-elfo stava aspettando
per un espresso…
Brutta scelta mia povera, sventurata inglesina: qui il caffè
si fa come si deve e l’espresso sicuramente ti stende perché è lontano anni
luce dagli intrugli iper diluiti che bevete voi!
E, come mi aspettavo, appena ne bevve un sorso, oltre a
scottarsi la lingua fece una faccia schifata dicendo in inglese < Oddio è
catrame! > scatenando una risata generale;
< Lo butto è imbevibile! >.
A queste parole senza pensarci afferrai il bricco del latte
appoggiato sul tavolino accanto a me e glielo porsi dicendole nella sua lingua
< Sarebbe un peccato… prova ad aggiungerci un litro o due di latte, vedrai
che sarà gioia per il tuo palato! >; pronunciai l’intera frase con un
sorriso ironico che però la convinse.
< Dici che dovrei tentare?? >
< Credimi te ne potresti pentire se non ti lancerai in
questa missione…> le risposi con una faccia finta-seria che la fece ridere.
Mentre selezionavo il mio espresso doppio, sperando con
tutta me stessa che fosse di una quantità considerevole, lei fece come le avevo
detto e lo assaggiò.
< Cavolo! Hai ragione, grazie! L’Italia acquista un punto
grazie al caffè, ragazzi! > esclamò verso me e i suoi amici.
< Ma tu non sei italiana, giusto?! > continuò rivolta
a me
< In realtà sì, ma ho vissuto a Londra per cinque anni,
quindi me la cavo a parlare inglese.> Le sorrisi di nuovo: era troppo facile
sorriderle, perché lei lo faceva sempre.
< Direi proprio di sì! Nemmeno Rob parla così bene! >
e si bloccò come chi si congela dopo averdetto qualcosa che non deve dire. Sembrava che aspettasse una mia
reazione…mah…
EROGAZIONE TERMINATA, PRELEVARE PREGO.
Feci per portare alla bocca il mio bramato caffè e la
ragazza bionda me lo fece quasi versare per lo spaventò quando esclamò:
< Ehi, ma non metti lo zucchero?? >
< Oh no, lo bevo sempre senza…così sento di più l’aroma.
> le spiegai.
Erano tutti e cinque a bocca aperta e mi guardavano come
fossi un marziano. Controllai con attenzione di non essere macchiata, perché mi
fissavano in modo troppo strano. I loro sguardi mi mettevano un po’ a disagio.
Poi il cellulare del ragazzone nerboruto squillò.
< Ciao Kris...> e tutti spostarono lo sguardo su di
lui < oh sì! Arriviamo subito…di’ a Cath che in dieci minuti siamo lì, Ash
doveva solo prendersi un caffè…>.
Capendo chiaramente che se ne stavano andando salutai tutti
con la mano per non disturbare il ragazzo che parlava al telefono,.
Loro fecero lo stesso con entusiasmo, e la ragazza mora mi
toccò una spalla amichevolmente e mi salutò dicendomi < Grazie ancora, sai?
> indicando il caffè.
< Figurati! La prossima volta prova con un cappuccino,
però…è più leggero! > e le feci l’occhiolino.
Durante la prima parte della mattinata visitai con calma una
galleria d’arte, per poi fare un giro in centro, in cerca di qualche libreria.
Verso una delle piazze c’era una calca pazzesca, ragazzine
ovunque in preda a sconvolgimenti ormonali…
All’improvviso mi ricordai della location.
Non mi spiegavo come le persone fossero così eccitate per un
film, per attori e per cantanti e gente famosa in generale. Ogni singola
persona è unica, ogni singola persona può essere fantastica. Sembra quasi che
avere fama e popolarità sia l’ automatica ricompensa per un bel fondoschiena e
un corpo da urlo. Ma io ero convinta che non fossero quelle le icone da
ammirare…Per rendere un ragazzo, una donna, una figura qualsiasi il proprio
idolo bisogna conoscerla e capire cosa nasconde oltre all’apparenza,
individuare il suo talento, il suo tesoro…
Guardando una ragazzina che si era commossa perché di lì a
poco avrebbe visto il suo attore preferito, sperai che quel ragazzo meritasse
una gioia simile, sperai che quella persona fosse davvero così importante
interiormente per far sgorgare quelle piccole gocce che bagnavo occhi tanto
felici ed ingenui…
Abbandonata ai miei pensieri proseguii per la mia strada in
cerca della mia meta.
Trovare un negozio interessante fu un impresa perché il
centro era zeppo di fan e cittadini curiosi, e così tornai in hotel solo per
mezzogiorno.
Il resto della giornata proseguì tranquillamente.
Pranzai con papà, restammo nel bar che aveva scoperto quella
mattina dirigendosi in palestra, e giocammo a Scopone scientifico finché
lui non raggiunse Giò e Carlo in ufficio. Intendevano portare avanti il lavoro
fino a sera in modo da rilassarsi il giorno dopo, che era domenica.
Quella sera a cena, a due tavoli dal mio, notai un gruppo di
ragazzi tra cui c’erano quelli che avevo incontrato quella mattina, più altri
due; una poteva essere la ragazza che aveva chiamato uno di loro dopo la mia
dritta sul caffè, Kris…
L’altro era di spalle, ma ero sicura di non averlo visto con
gli altri a colazione, forse era Rob…forse no…
Mentre questa piccola osservazione si faceva largo nella mia
mente assieme ad una debole curiosità, papà mi riportò alla realtà:
< Cris, > sorrisi, ripensando alla tipa < hai più
provato il mio regalo?> mi chiese cercando di sembrare disinteressato. Ma
non lo era e lo sapevo bene, poiché avevo colto con quanta cura non avesse
pronunciato il verbo “suonare” e la parola “pianoforte”,
< In realtà…no…> risposi in un sussurro.
< … >
< Papà…> tentai di farmi venire in mente qualcosa da
dire per spiegargli il perchè. Sapevo che dovevo ricominciare a suonare, ma non
sarebbe stato facile, dovevo riiniziare un po’ alla volta…
< Non ti preoccupare, capisco benissimo. > e mi fece
un sorriso sincero anche se malinconico.
Note dell’autrice:
Ciao a tutti! Ecco postato
il terzo capitolo, sperando che sia di gradimento alle mie lettrici, ma
soprattutto alle mie recensitrici (esiste?? XD immagino di no…non è normale che
mi inventi i termini vero? )…
Un grazie speciale a:
cloddy_94
dodo
kucchi
Sea89
yara995
che hanno aggiunto la ff tra
le loro preferite!!! Sono commossa davvero….
E ora alle mie recensitrici
( vi prego passatemi il termine…mi piace troppo! =D)
Doddola93 – *.* I’m really
commossa… Adoro il pianoforte! Adoro la musica…, purtroppo però non ho mai
avuto occasione di imparare a suonare lo strumento per eccelenza…sob!
Insomma, sto giro di parole
per dirti che il piano non poteva proprio mancare ;-)!
E per fare un omaggio alla
musica, sentivo come mio dovere mettere dentro vivo per lei…
Grazie, per aver scritto
ancora! Spero di sentirti presto! baci
Cloddy_94 – Grazie per i
complimenti! =D e per avermi incoraggiata così! Mille mille grazie!!! Baci!
Yara995 – uh! Te la sei
mangiata addirittura?! =D beh, son contentissima di sentirlo! Spero, con questo
nuovo capitolo, di essere riuscita a invogliarti a leggere ancora! Baci
The last, but not the least
thank…a tutti coloro che hanno letto, o anche solo sbirciato RITORNARE A
CREDERE…
…Through the
darkness and good times
I knew I'd make it through
And the world thought I had it all
But I was waiting for you…
da A new day has come di Celin
Dion
Quella sera, dopo essere tornata in camera, mi infilai il
pigiama e mi abbandonai sulla morbida poltrona.
Indossati controvoglia gli occhiali per leggere, iniziai per
l’ennesima volta uno dei miei romanzi preferiti della Austen: Mansfield Park.
Adoravo la trama di quel libro.
Parla di una ragazza semplice, di posizione sociale non
molto agiata, che va a vivere da parenti più ricchi e molto altezzosi, che non
fanno che ricordarle la sua inferiorità.
Crescendo valorizza le sue virtù e le sue qualità che la
fanno accrescere nelle grazie dello zio baronetto e del cugino.
Scopre poi di essere innamorata di quest’ultimo, ma convita
durante la sua educazione di non essere degna del livello della famiglia
ospitante, si scoraggia da subito.
Naturalmente, come ogni storia d’amore di quest’ autrice,
l’eroina trionfa e corona il suo sogno di essere amata dall’uomo che sin da
piccola stimava.
Mi piaceva leggere di questa poveretta timida e un po’
credulona che non si rende conto del tesoro che rappresenta…Ma in particolar
modo mi aveva sempre affascinata l’affinità tra la società di fine ottocento e
la nostra.
Quante volte mi ero trovata di fronte a persone che volevano
far prevalere titoli o posizioni sul valore morale??
La risposta era: …molte…troppe forse…
Il libro mi inibì completamente e andai avanti a leggere per
ore; fui riportata alla realtà solo quando sentii nel corridoio del mio piano
un rumore di risatine e chiacchiere che non riuscivo bene a distinguere.
Solo dopo che il chiacchiericcio lasciò il posto
all’assoluto silenzio mi accorsi che erano quasi le tre e mezza del mattino;
così, con una rapida mossa mi tolsi gli occhiali, poggiai il libro sul tavolino
e, dopo avere spento la luce, mi tuffai sul divano: era troppo morbido, proprio
come la poltrona! Avrei dormito lì…
E chiusi gli occhi, rilassando completamente ogni centimetro
del mio corpo.
Pochi minuti dopo un altro tipo di rumore mi fece alzare di
nuovo. Sembrava che qualcuno sbattesse debolmente la testa contro una porta, a
ritmo irregolare…
La scena che vidi quando aprii la porta mi fece scoppiare in
una risata che riuscii a soffocare solo grazie alla mano che portai rapidamente
alla bocca: c’era un ragazzo appoggiato alla porta della 307, letteralmente
collassato per terra; sussurrava suoni senza senso e a tratti canticchiava
motivetti di cui dubitavo l’esistenza. Aveva in una mano un pacchetto di
sigarette e nell’altra la tessera magnetica per aprire la porta della sua
stanza; con un ginocchio si reggeva la testa, che ogni tanto ciondolava e
andava a sbattere contro la porta della suite.
Doveva aver bevuto parecchio per essere in quello stato e il
solo pensiero mi fece scuotere leggermente la testa…ma mi faceva una tenerezza
assurda, e senza capire il motivo sorrisi appena.
< Ehi, mi senti? > chinandomi su di lui lo chiamai,
battendogli sulla spalla…
Ma lui riuscì solo ad emettere un < Mmm…? > e con uno
sguardo confuso cercò di mettermi a fuoco, senza riuscirci.
< Ho un mal di testa assurdo…> non parlò in italiano:
era inglese.
< Ascoltami, ti faccio alzare. Ce la fai a reggerti in
piedi? > nessuna risposta…
Vabbè non ho molta scelta comunque: non posso lasciarti qui…pensai tra
me e me e feci passare il suo braccio attorno alle mie spalle…
Fortunatamente era ancora abbastanza cosciente per fare un
po’ di forza sulle gambe e così riuscii, con la sua collaborazione, a
sollevarlo senza distruggermi la schiena.
Mentre lo facevo alzare, il pacchetto di sigarette scivolò
dalla sua presa e cadde sul parquet del corridoio.
< Uhm…lo raccolgo dopo, cavolo come sei alto…Fortuna che
nessuno è sveglio a quest’ora: se qualcuno mi sentisse parlare con uno mezzo
svenuto mi prenderebbe per pazza! > dissi a mezza voce con un tono
mortificato.
Mi allungai per prendere la tessera della 307 e la feci
strisciare nel dispositivo…
“Bip Bip!”…lucetta rossa…
Come, come come??? Calma Cris! Riprova…
Feci di nuovo la stessa mossa di prima…
“Bip Bip!”…LUCETTA ROSSA…
Rigirai la tessera nella mano e controllai se per caso il
nostro sconosciuto alloggiasse in un’altra stanza o avesse sbagliato scheda…No:307!!!
Cavolo era giusta! Riprovai a farla strisciare una terza e
una quarta volta e poi mi si accese la lampadina: era smagnetizzata. La –
tessera – era – smagnetizzata.
Il panico iniziò a ghiacciarmi le punte delle mani e dei
piedi e smisi di respirare per un secondo o forse di più: il mio cervello era
completamente estraneo a qualsiasi cosa, tempo compreso.
Non potevo farmi sostituire la tessera, perché giustamente
tutto lo staff dell’ hotel era a letto; e poiché non sapevo dove dormivano gli
amici del ragazzo l’unica cosa da fare era…farlo dormire sul divano in salotto,
d’altronde non potevo lasciarlo lì.
Cercai poi di convincermi che“nel tipo” di hotel dove alloggiavo non ospitavano maniaci o
sclerati cronici.
Ma riguardo l’ultimo pensiero non mi preoccupai più di
tanto: avevo un sorta di sesto senso e riconoscevo un persona con cattive
intenzioni quando la vedevo, e poi diciamocelo quel ragazzo in quello stato era
la persona più indifesa del mondo…
Lo portai nel salotto e lo feci sedere, per poi tornare in
corridoio a prendere le sigarette che erano cadute.
Due
secondi dopo ero di nuovo nella stanza, ma lui non c’era…Era corso in bagno con
uno scatto pazzesco e si era inginocchiato vicino al lavandino.
Mi
avvicinai e lui e lo guardai in viso: il colorito si rifaceva molto a quello di
un lenzuolo. Stava davvero male.
Ricordai
in quel momento che per pura coincidenza avevo lasciato fuori dal frighetto
della suite la coca-cola aperta appena tornata dalla cena, e mi precipitai a
prenderla.
Quando
tornai al suo fianco gliela porsi, ma lui mi scostò la mano…
<
Bevine solo un sorso. Non è quello che si suol dire “un metodo infallibile”, ma
credimi…ti aiuta un po’. > Non potevo dargli altro: avevo solo delle
pastiglie per il mal di testa, di cui spesso soffrivo, ma non facevano nulla
per la nausea.
Casomai
quelle serviranno per il mattino post – sbronza, pensai.
Provai
un’altra volta ad accostargli la bottiglietta alle labbra, sorreggendogli la
nuca con l’altra mano, e questa volta la accettò.
Bevve
un paio di sorsate e lentamente, a occhi chiusi, fece due respiri profondi e si
appoggiò a me.
Pian
piano, la sua carnagione riacquistò un filo di colore: il peggio era passato…o
almeno così credevo!
Dopo
cinque minuti lo feci rialzare e lo portai a stendersi sul divano. Andai a
prendere una coperta leggera che avevo trovato nell’armadio della camera e
quando tornai si era addormentato definitivamente; gli tolsi giacca e scarpe e
lo coprii.
Solo
in quel momento, per la prima volta, lo osservai…
Aveva
lineamenti molto belli, nitidi, semplici; le folte sopracciglia stavano sopra
agli occhi chiusi, di cui poco prima non ero riuscita a cogliere il colore; la
bocca, il naso e il profilo sembravano scolpiti da un abile artista che aveva
voluto riprodurre il volto di una divinità greca. La barba, fatta quella
mattina ipotizzai, stava già ricrescendo e si collegava, contornando il viso,
ai capelli castano chiaro, che mi fecero inevitabilmente sorridere: erano
spettinatissimi, ma allo stesso tempo dannatamente perfetti…
Le
mani mi prudevano…Desideravano toccare quel ragazzo, quello sconosciuto, come
se avessero avuto di nuovo l’occasione di toccare lui.
Portai
una mano verso il suo viso, non più teso come poco prima e lo accarezzai,
scorrendo dalla fronte fino al mento; in quel momento sorrise, non capii se per
il mio tocco o per unmagico sogno a
lui gradito.
Mi
ci vollero pochi istanti per riprendermi e accorgermi che in quel contatto
c’era stato qualcosa che non mi quadrava…
Mi
tastai con la mano sinistra la mia fronte e con la destra toccai la sua. Aveva la
temperatura più alta del normale.
Andai
a frugare velocemente nel mio beauty case e trovai un termometro digitale che
mettevo sempre dentro per sicurezza.
In
qualche modo riuscii a misurargli la temperatura e, dopo una manciata di
minuti, con un leggero panico lessi il numeretto: 38.3 °C.
<
Ci mancava solo questa! > mi limitai ad esclamare, evitando con sforzo le
imprecazioni.
Non
aveva una semplice alterazione dovuta ad un bicchiere di troppo! A questo
punto, non sapevonemmeno io se stava
effettivamente male per quello…
L’unica
cosa da fare, dato che non avevo nessun tipo di medicinale da dargli, era
provare ad abbassare di poco i gradi bagnandogli polsi e fronte e aspettare il
mattino dopo…
Verso
le quattro e mezza del mattino, sicura di non poter far di meglio, mi
addormentai di sasso sulla poltrona.
Note
dell’ autrice:
Eccomi
tornata, con il quarto capitolo! …E’ un po’ particolare forse, perché
l’incontro di cui parla è piuttosto strano! =D Confesso che non mi soddisfa a
pieno, ma la storia l’ ho pensata così sin dall’inizio…Volevo in un certo far
entrare in scena il bel “sconosciuto” (che immagino tutti abbiano capito di chi
si tratti =P) in modo diverso, così da permettere a Cristina di tirar fuori sé
stessa sin da subito…
Alle
fantastiche ragazze (ci saranno dei ragazzi che l’ hanno letta?? -.- Mah…) che
mi hanno seguito e recensito finora:
spero
di essere riuscita ad invogliarvi a seguire ancora la fan fiction!
Alle
nuove lettrici:
spero
di avervi incuriosito!
dodo – Ciao bella! Sono stra
contenta che ti piaccia RaC e di aver ricevuto la tua recensione!! =D
Ti
confesso che anche io sono molto affezionata al personaggio di Cristina, e mi
fa un sacco piacere che tu lo apprezzi così, perché all’inizio temevo di
annoiarvi, parlando molto di lei…
A
presto! Baci
Yara995 – Ciao Yara!! Che piacere
sentirti di nuovo! ;-) Qui ti ho messo un altro incontro, hai visto? Comunque
vedrai che quel famoso gruppetto (al completo però!) tornerà di nuovo fuori!
Baci!
Di
nuovo un grazie a:
cloddy_94
dodo
kucchi
Sea89
Yara995
E
alle nuove lettrici che hanno aggiunto RaC tra le loro ff preferite:
bella95
dahlia3vFA
debblovers
masychan
Princesseelisil
Se
avete qualcosa da suggerire, criticare, commentare… recensite!
Capitolo 5 *** 5. Porta segreta e strana conversazione ***
Capitolo 5 – Porta segreta e strana conversazione
Capitolo
5 – Porta segreta e strana conversazione
…We're just two lost souls swimming in a fish bowl,
year after year,
running over the same old ground. What have we found?
The same old fears,
wish you were here.
da Wish you were here dei Pink Floyd
La
luce entrava fioca attraverso le tende e illuminava debolmente la stanza.
Erano
all’incirca le nove del mattino quando aprii gli occhi; me li stropicciai per
benino per riuscire almeno a distinguere contorni e colori dei vari oggetti…
Poi,
un flash! Ricordai ciò che era successo poche ore prima e, con uno scatto a
sfavore del mio povero collo indolenzito, mi girai a guardare il divano.
Il
ragazzo era ancora lì, che dormiva profondamente.
Alzandomi,
stiracchiai la schiena e sbadigliai silenziosamente, e mi diressi verso il
bagno. Mi lavai e mi vestii a tempo di record e, presi carta e penna,
scarabocchiai in inglese:
Buongiorno
campione!
Ieri
sera ti sei sentito male, e dato che la tua carta era smagnetizzata e non
sapevo quale fossero le stanze dei tuoi amici, ti ho fatto dormire qui…so che
detta così può sembrare strana, ma è la verità! Visto che hai la febbre, sono
uscita a prenderti qualcosa, se ti trovo ancora qui, magari ti spiego meglio la
storia…
La
tua infermiera
Sorrisi,
rileggendo rapidamente il biglietto: in casi come quello, il velo di ironia e
sfacciataggine era sempre stato il mio forte!
Afferrando
la borsa uscii dalla stanza e mi precipitai verso le scale, salendo al quarto
piano.
Toc,
Toc…
<
Buongiorno, Scriccia! > mi salutò papà in un sbadiglio.
<
Ciao papà! > gli dissi di rimando, schioccandogli un bacio sulla guancia
< Ascolta, oggi sono io che do buca a te per colazione, faccio un giro e
mangio qualcosa fuori…penso di tornare per pranzare con voi. Mi aspettate? >
<
Ci mancherebbe! Stamattina in ogni caso ce la prendevamo con comodo... > mi
spiegò.
<
Ok, riposati e divertiti che la pacchia dura sempre troppo poco! > lo
informai, battendogli su una spalla.
<
Ah – ah –ah…> fece, imitando una risata e stando al gioco < sempre guasta
feste, eh? >
<
Sono la migliore sul campo papà! > e ci abbracciammo scoppiando a ridere.
Quando varcai l’entrata della hall, mi
bloccai scioccata: una massa enorme di gente, per la stragrande maggioranza
ragazze, era posizionata nel parcheggio di fronte all’ hotel.
<
Ma che diavolo…? > dissi a voce alta, davvero infastidita < Uffa…>
Sbuffando
tornai sui miei passi e andai alla reception.
<
Buongiorno signorina! >
<
Buongiorno anche a lei! Mi potrebbe sostituire questa tessera? Deve essersi smagnetizzata…>
le chiesi più gentilmente possibile, visto che la visione di poco prima mi
aveva fatto innervosire parecchio.
Mentre
la ragazza, faceva le varie procedure necessarie, il cervello mi frullava in
testa, iper concentrato per trovare un modo che non impiegasse ore per uscire
ed entrare in albergo.
<
Mi scusi, vista la calca che c’è qui fuori, c’è una porta secondaria per
uscire? Ho una commissione da fare abbastanza urgente…> le sussurrai,
sporgendomi con non chalance verso di lei.
La
sua risposta fu molto utile: mi spiegò dove trovare un’ uscita abbastanza
nascosta, che utilizzavano di solito le persone famose che ospitavano lì. Mi
pregò di usarla con discrezione, senza dare nell’occhio, perché ai dipendenti
non era permesso dare informazioni al riguardo.
E
quando mi passò la chiave assieme alla tessera funzionante le dissi:
<
Non so proprio come ringraziarla, gliela porto tra massimo dieci minuti! >
La
porta si trovava nel corridoio che portava nello spazio aperto dell’ hotel,
dove c’erano piscina e un piccolo chiosco.
Orientandomi
facilmente trovai in cinque minuti la farmacia che avevo visto il mattino
precedente.
<
Fatto tutto signorina? >
<
Che ne dici se ci diamo del tu? > le proposi porgendole le chiavi.
<
Molto volentieri! > approvò sorridendomi
<
Benissimo…grazie a te comunque sono riuscita a sbrigarmela velocemente! Aproposito, io sono Cristina! > mi
presentai e le offrii la mia mano.
Lei
la strinse e si presentò: < Io sono Giulia! >
<
Tanto piacere Giulia! Ora scappo! Mi farebbe piacere un giorno andare a
prendere un caffè assieme (cos’altro potevo proporre io, caffeinomane
com’ero??) …così magari mi spieghi il motivo della folla qui fuori! >
<
Ehm…Certamente! > accettò il mio invito con entusiasmo, ma sembrava un po’
confusa, come se desse per scontato che io sapessi la motivazione di tutta
quella confusione…
Quando
entrai nella 305, notai subito che il mio ospite non era più dove lo avevo
lasciato e rimasi a fissare il divano, con sopra la coperta…
<
Ciao > la sua voce era roca, calda e un po’ debole per la nottataccia appena
passata. Era davanti alla porta del terrazzo e stava guardando l’ammasso di
gente nel parcheggio.
<
Ciao > fu la mia automatica risposta, e abbassai lo sguardo un po’
imbarazzata; i suoi occhi erano azzurro cielo, limpidissimi e profondissimi.
<
Ho trovato il tuo biglietto…> indicando il tavolino e con un passo incerto
si mosse verso il divano, ma subito le ginocchia gli cedettero.
Mi
precipitai a sorreggerlo:
<
Ti aiuto…no sei per niente nel pieno delle tue forze! > e accennai un
sorriso.
Quando
fu di nuovo steso, presi dalla borsa la tachipirina e versai dell’ acqua in un
bicchiere.
<
Prendi questa, così ti scende la febbre e ti riprendi un po’. > lo guardai
negli occhi, sembrava confuso.
<
Capisci ciò che ti sto dicendo vero? > azzardai a chiedere, ma sapevo che mi
capiva: stavo parlando nella sua lingua.
<
Oh…Certo! >mi sorrise < E’ solo
che > e prese il medicinale bevendoci dietro tutto il bicchiere < stavo
solo pensando a quanto hai fatto e stai facendo…per me. >
<
…Beh, ieri sera non eri in grado di fare qualsiasi cosa e ho pensato che ti
servisse un piccolissimo, insignificante aiuto! > e si mise a ridere ,
raccontandomi della sua serata con gli amici.
<
Davvero non ho bevuto molto! >
<
Oh, sì certo! E tu pensi che io ti creda…> riuscii a rispondergli tra le
risate.
Vedendo
che non rispondeva alla battuta aggiunsi:
<
A parte gli scherzi, avevi la temperatura piuttosto alta; ti sei sentito male
per un insieme di cose molto probabilmente…> ipotizzai facendo spallucce e
con quella premessa mi lanciai in una dettagliata descrizione della sua seratina…
Coprendosi
gli occhi e ridendo imbarazzato intervenne più volte con domande del tipo <
Davvero canticchiavo?? >, oppure < Avevo la temperatura così alta?! >,
o ancora < Sei stata sveglia fino a quell’ ora? >; e spiegandogli ogni
particolare con tutta tranquillità riuscii ad eliminare il naturale disagio che
quel tipo di conversazione comportava.
Proprio
in quel momento un telefonino prese a squillare e automaticamente, non
riconoscendo la suoneria, mi alzai a prendere la sua giacca appoggiata su una
sedia lì accanto.
<
E’ il tuo! >
<
Sì, scusami solo un secondo. > mi disse con un tono molto cortese. <
Kris?… > e, poiché dopo essermi riseduta avevo abbassato lo sguardo, alzai
di scatto la testa…
Sapevo
bene che non chiamava me, ma ciò che mi fece compiere quel gesto fu il ricordo
di quel nome; poi tutto si collegò.
“…Nemmeno
Rob parla così bene!…”
Ah!
Allora sei tu Rob, avevo notato che il tuo accento era piuttosto simile al mio
in effetti…: sei amico dei ragazzi Hollywoodiani!
<
…No, mi dispiace, non scendo a colazione. Ieri notte mi son sentito male e…no,
no non occorre: sono già in ottime mani! > e mi rivolse un sorriso a
trentadue denti a cui risposi con altrettanto entusiasmo.
<
…tranquilla, per martedì sarò già di nuovo in forma! In ogni caso non potrei
fare altrimenti sennò Cath mi uccide e mi da in pasto ai leoni!… >
“…di’
a Cath che in dieci minuti siamo lì…”, mmm! Interessante!
<…non
ho idea di dove vada a prendere i leoni, ma sai bene che sarebbe capace di
andare a prenderli direttamente giù in Kenya…>
Uh,…humor
inglese! Quanto
mi mancava! Soffocai una risatina ripensando a certe barzellette pessime e
assurde.
Da
come si era avviata la conversazione, istintivamente mi misi comoda, portando
le gambe al petto e rannicchiandomi sulla poltrona e iniziai a studiarmi le
unghie, fingendo disinteresse per la telefonata.
<…Sì
mi accorto del parcheggio. Comunque se mi sento meglio più che volentieri: non
l’ ho mai vista Firenze! In ogni caso è meglio se oggi mi riguardo un po’
evitando di uscire. Certo, ti mando un messaggio! Ciao Kris, salutami gli
altri! > e chiuse la telefonata, facendo scattare lo slide del cellulare.
Il
suo sguardo rimase fisso per qualche secondo sullo schermo del suo cellulare,
poi tornò a guardarmi.
<
Scusami, davvero!…> disse indicando il cellulare.
<
Figurati! Ah,…quando sono uscita per fare un salto in farmacia ti ho fatto
sostituire questa. > e sfilai dalla tasca dei jeans la tessera della 307.
<
Ti ringrazio…ehm…> sembrava voler aggiungere qualcos’altro, ma si bloccò,
immerso nei suoi pensieri.
Mi
misi a sedere composta, giungendo le mani e sporgendomi verso di lui e tentai
di incoraggiarlo:
<
Sì?…>
<
Ascolta, > stava soppesando ogni parola < pensi di dire a qualcuno dell’
episodio di stanotte? >; mi guardava preoccupato.
Ricambiai
lo sguardo, corrugando la fronte, senza capire.
<
Beh, so che dopo quello che ho fatto stanotte posso sembrare un’ impicciona
indiscreta che non si fa gli affari suoi, ma non ho mai avuto intenzione di
raccontare in giro che ti ho trovato mezzo svenuto per la febbre e un bicchiere
di troppo!…> gli spiegai.
<…E
poi, che ci guadagnerei? Sarebbe da stupidi andare a spiattellare una
sciocchezza del genere! > non capivo perché mi aveva fatto quella domanda;
ma mi credeva così pettegola?!
<
…Credimi non sono in molti a pensarla come te…>. Aveva distolto gli occhi
dai miei e fissava il tavolino con tristezza.
<
Parli come se ti avessero fregato molte volte…. > pronunciai queste parole,
e subito me ne pentii sentendo il suo sospiro.
Cerca
di alleggerire l’aria che tira, Cris…mi ordinai.
Così
mi affrettai ad aggiungere in tono giocoso: < Sai, ho sempre pensato che si
dovrebbe ricevere dal mondo ogni onorificenza per aver fatto dormire sul divano
uno ubriaco…ma visto che non è il tuo caso, direi che l’ episodio viene
archiviato. > e ammiccandogli dissi< Rimarrà un nostro segreto! >.
Rialzò
gli occhi e cogliendo il mio tentativo di chiudere quel discorso in
tranquillità, mi rispose scherzando a sua volta:
<
Fiù! Mi sono tolto un enorme peso! > simulando un esagerato senso di
sollievo.
Quel
suo tono spensierato, per quanto finto, era molto buffo! E la risata che seguì
quelle parole, mi contagiò.
Passarono
pochi attimi prima che parlasse di nuovo.
<
Sai, ti sono debitore a vita! >
<
Se vuoi, nel mio diario segreto ho la lista dei desideri, Genio della lampada!
> lo informai ironicamente.
<
Dai, non stavo scherzando! Posso fare niente per sdebitami? > mi chiese.
<
Portami fuori a cena! > e gli feci l’ occhiolino.
<
… >
Oddio!
Ci stava pensando!
<
Ehi! Guarda che non devi prendere sul serio tutto quello che ti dico! Però ci
sarebbe una cosa che puoi fare…>
<
E cioè? > scattò a sedere, tutto interessato.
<
Dirmi il tuo nome. >
Sorrise.
<
Non mi…>
<
No, non ti sei presentato ieri sera! Decisamente non eri in grado! >
<
No, intendevo…> aveva una strana espressione da pesce lesso: era confuso.
Perché poi, proprio non capivo…< Beh, sono Robert tanto piacere! > mi
strinse la mano, divertito.
<
Io sono Cristina! Sai credo di aver conosciuto alcuni dei tuoi amici ieri
mattina nella sala della colazione; erano in cinque e ad un certo punto una di
loro, piccola, mora, molto simile ad un elfo, ti ha nominato. Aveva il nome che
iniziava per A… >
<
Ashley? > lo avevo incuriosito, pendeva dalle mie labbra.
<
Sì! Uno dei ragazzi l’ ha chiamata Ash, quindi era sicuramente lei! Beh, è
stata proprio lei ad accennare sul tuo, ehm, “perfetto modo di parlare”…>
pronunciai le ultime parole facendo il segno di virgolette con le dita, cosa
che lo fece sbellicare.
<
Mi avrà sicuramente preso in giro…! Lo fa sempre! >
<
Credo che la frase sia stata: nemmeno Rob parla così bene! O una cosa simile,
si riferiva alla mia pronuncia…Sei inglese immagino! > pronunciai la frase
con un tono malizioso per stuzzicarlo.
<
Sono da Londra sì! > rispose scuotendo la testa , dopo che gli confermai i
suoi sospetti. < Tu da dove sei? >
<
Sono nata a Milano, poi ho vissuto un po’ di qua, un po’ di là! >
<
Non sei inglese??? > strabuzzò gli occhi, stupito.
<
No…ho vissuto a Londra per cinque anni, da bambina, quindi ho appreso bene la
lingua. >
<
Confermo, quasi – concittadina! > scherzò e mi fece battere il cinque.
In
quel momento Robert alzò gli occhi e lesse l’ora sull’orologio parete…
<
Com’è tardi! Tu dovrai pranzare! >
<
In effetti sarebbe il caso che scendessi tra poco…> ammisi; mi dispiaceva
però mandarlo via così. Lo guardai infilarsi scarpe e giacca mentre diceva:
<
Ok, penso di riuscire a non svenire nel luuungo tragitto verso la mia
camera…>.
<
Batti un colpo se hai bisogno!> e feci cenno alla parete che separava le
nostre suite.
Poi
mi ricordai delle pastiglie:
<
Ah, prendi queste! > lanciai la scatola nelle sue mani, che la afferrarono
con buoni riflessi.
Fece
per aprire bocca, ma lo bloccai all’ istante…
<
Insisto, Robert…! Prendine una a metà pomeriggio…>
<
Ok, capo! Anzi, dovrei dire: ok, infermiera! > e scattò sull’ attenti,
scatenando le mie risate per l’ennesima volta.
<
Ciao Cristina! > ma poiché faticava a dire il mio nome correttamente…
<
Chiamami Cris. >
<
D’accordo ma tu allora chiamami Rob! >
<
Ciao Rob! > e gli sporsi la mano, che mi strinse; ora aveva le mani molto
calde.
<
Ciao Cris! E grazie infinite…giuro che mi sdebiterò! >.
Nota dell’ autrice:
Buongiorno a tutti! In questo momento sono really happy,
perché c’è il sole, tira vento e ho appena bevuto un macchiatone fantastico =D!
uhhh…ok non frega a nessuno…passiamo a fare i commenti tecnici XD…
Innanzi tutto volevo informarvi che questa volta ci metterò
di più ad aggiornare, temo…
Ma non appena sarà possibile sfornerò il sesto capitolo!
Riguardo al capitolo che avete appena letto, non ho molto da
dire: tanti malintesi, tanta curiosità, che daranno trama ai prossimi
continui…!
E ora a voi…( questa è la mia parte preferita!)
Cloddy_94 – Ciao cara! Che bello ritrovare una tua
recensione! Mi dispiace, ma come avrai già letto, farò fatica ad aggiornare
presto! Spero comunque che questo quinto capitolo ti sia piaciuto in modo che
mi scagioni un po’ durante l’attesa ;-)…
A presto, baciiiiii =D
Carlottina – Buongiorno, Charlotte! Un’altra
fantastica ragazza che recensisce à *.* me molto contenta! Non sai che soddisfazione
ricevere complimenti riguardo l’espresso…=) è davvero una cosa che mi sta a
cuore! Infatti, se non si era capito, ho fatto prendere a Cristina il mio
vizio ed è tragico vedere come questa bevanda sia snobbata all’estero! Comunque
sia, mi fa piacere di averti incuriosita con RaC e di aver sentito la tua
opinione! …Baci!!
Dodo – Ehi, ciao! Appena ho letto la tua recensione mi
sono sbrigata a postare il sesto capitolo!! XD Guarda l’idea della febbre, a
dirla tutta, è in effetti un tantino forzata. Però pensando alla febbre mi
erano venute in mente un sacco di idee per dopo, sul come collegare le varie
cose eccetera…quindi ho provato a chiudere un’ occhio e lavorare un po’ di
fantasia! Aspetto une recensione anche sul sesto, sai?? Mi farebbe piacere…!
Baciotti =)
Aggiungo che sono felice anche
perché la ff è tra i preferiti di 13 lettrici!
Grazie grazie grazie quindi a:
giadona
fede 72
DolcePotter (sei una
fan di Harry, come me!! =D )
E infine, grazie ai molti lettori
che visitano le mie pagine!
<
Papà! Ciao! > lo salutai portandogli un braccio intorno alla vita e
baciandolo.
<
Buongiorno Cris! > esclamarono all’unisono Gio e Carlo.
<
Ciao! Come stanno oggi i miei avvocati preferiti? > domandai canzonandoli.
<
Si godono un giorno di vacanza…> fece Gio allargando le braccia in segno di
rassegnazione.
<
Dai Gio! Prova a pensare per un nanosecondo a ciò che frutterà tutto questo
lavoro! > gli disse papà, accompagnando la frase con una sonora pacca sulla
spalla.
<
Non lo metto in dubbio, sicuramente ne varrà la pena! Sai bene che sono stato
il primo a voler impegnare tutte le energie in questa causa, soprattutto per la
moralità! >
E
Carlo aggiunse: < Moralità in primis. E’ il nostro punto di forza, per
quanto possa essere fonte di manipolazioni e inutili casini…>
Moralità…ci
risiamo! Si arriva sempre al solito punto…Se ce ne fosse almeno un po’ a questo
mondo!
Papà,
con i suoi bracci destri, formava una squadra salda, unita: in ufficio li
chiamavano “I tre moschettieri”, per questo. Funzionavano molto bene assieme,
perché erano accomunati da tre caratteristiche che li distinguevano: talento,
intuizione e rigidi principi di moralità.
Senza
una di queste caratteristiche le altre non stavano in piedi all’interno della
loro cerchia.
Spesso
era stato inevitabile per loro affrontare un sacco di ricorsi e trucchetti di
altri avvocati per incastrarli, cose che loro chiamavano “fastidi”; comunque
stessero le cose però, non si erano mai fatti fregare.
<
…andiamo, sai bene che non hanno prove! La Costituzione dice che…> stava
incalzando papà quando vidi entrare nella sala un gruppetto ciarliero.
Erano
i gli amici di Robert che avevo già visto, più Kris.
La
ragazza di nome Ashley incrociò il mio sguardo e, riconoscendomi, mi salutò con
la mano sorridendomi entusiasmata. Ricambiai il gesto allo stesso modo e la
vidi accomodarsi con il resto del gruppo a tre tavoli dal mio.
A
quel punto Carlo mi riportò alla realtà…
<
Che fai Scriccia, ti aggiungi a noi? >
E,
come ogni volta che mi chiamava con quel nome gli risposi divertita:
<
Scusami Carlo, non ho sentito…>.
Quel
mio soprannome era stato coniato da papà ancora quando ero piccola, e da allora
lo usavano spesso anche gli altri due moschettieri. Era una cosa che mi
era sempre piaciuta, perché mi faceva sentire parte del loro pulpito: diventavo
la quarta moschettiera quando mi chiamavano così, diventavo Dartagnan e questo
mi faceva sentire invincibile, proprio come loro!
Ma
non sentivo questa sensazione da tempo ormai. Da circa un anno non avevo più
avuto la forza di vincere le sfide con le persone, con il mondo; perchè mi
sentivo debole…
Mi
ero buttata a capofitto nello studio, nei libri, nei vizi e mi ero costruita
una barricata che cercavo di rendere impenetrabile.
Non
vedevo più con entusiasmo i colori verde e rosa, di speranza e ottimismo…non
avevo più suonato, non avevo più cantato…per debolezza…
<
Stavamo pensando tesoro, di farci un giro in centro oggi pomeriggio e poi
tornare e fare un tuffo in piscina. Vieni con noi? > mi spiegò papà
accarezzandomi il braccio.
<
Certo! Sennò senza di me, siete in grado di perdervi voi! > feci incrociando
le braccia al petto e assumendo un aria di solennità.
Non
volevo che papà si preoccupasse per me, quindi optai per recitare un po’, e
fare la parte della spensierata, che mi riusciva tanto bene.
Il
sole splendeva alto, le nuvole formavano in cielo i disegni che la fantasia
infantile si diverte ad interpretare e noi camminavano, i capelli scompigliati
da una leggera brezza estiva, fermandoci di tanto in tanto per ammirare questo
o quell’ edificio.
Dopo
circa un’ora che eravamo in marcia i miei pensieri presero di nuovo la rotta di
prima.
Nelle
occasioni in cui la testa mi si riempiva in quel modo, lo stomaco per dispetto
cominciava a pesare e la gola si chiudeva, dandomi un senso di stordimento.
E
proprio in quel momento la mia attenzione fu catturata da quella cosa che non
ha nulla a che vedere con i pensieri, con la ragione umana…
Somewhere over the rainbow way up high,
there's a land that I heard of once in a lullaby.
Somewhere over the rainbow skies are blue,
and the dreams that you dare to dream
really do come true.
Some day I'll wish upon a star
and wake up where the clouds are far behind me,
Where troubles melt like lemon drops,
away, above the chimney tops,
that's where you'll find me.
Somewhere over the rainbow bluebirds fly,
birds fly over the rainbow,
why then, oh why can't I?
If happy little bluebirds fly
beyond the rainbow,
why, oh, why can't I?
Un
deja-vu,…io l’ ho già sentita…la melodia è così calda, famigliare, sognante…
<
Papà…? >
<
Sì, Cris? > mi rispose, voltandosi verso di me.
<
Ti ricorda niente questa canzone?? > e indicai il bar dove una tastierista
la stava suonando e cantando.
Scoppiando
a ridere disse: < Direi! Mi sorprende che tu me lo chieda!! E’ una canzone
di un film vecchissimo che guardavi sempre quando eri piccolina…Cris, è Somewhere
over the rainbow…>
<
Il mago di Oz! > esclamai.
<
Proprio così! > affermarono in coro papà, Carlo e Gio, annuendo
energicamente e fissandomi.
Le
dita mi tremavano, se avessero potuto avrebbero urlato. Erano rimaste ferme
troppo tempo e l’ultima volta che avevano toccato i tasti non erano state
soddisfatte a pieno.
<
Ascoltate, vi dispiace se ci troviamo più tardi a cena? Mi sta venendo un po’
di mal di testa > non volevo dare spiegazioni < probabilmente sono solo
un po’ stanca: questa notte…non ho dormito bene. > ammisi, cogliendo al volo
il fondo di verità.
<
Ok, a dopo tesoro! >
Sfrecciai
davanti alla 301, alla 303 e, con una coordinazione pazzesca, feci strisciare
la tessera della 305 e aprii la porta immediatamente dopo.
Poggiai
borsa e occhiali da sole sul tavolino e feci un respiro profondo…
La
stanza era piuttosto calda; così, ricordando che fuori tirava un leggero
venticello, mossi tre passi per raggiungere la porta del terrazzo e la aprii.
Le tende si gonfiarono e sentendo la brezza che mi accarezzava il viso chiusi
gli occhi.
Ricordavo
perfettamente la melodia che avevo sentito…
Mi
voltai e guardai la pianola.
Incerta
mi avvicinai alla seggiola su cui mi ero seduta il giorno del mio arrivo a
Volterra.
Schiacciai
ON.
Feci
schioccare le dita, una a una, prendendo posto sul sedile di raso e
appoggiandomi composta allo schienale.
Sollevai
le mani, mettendole nelle giuste posizioni in modo automatico, e rilassai i
polsi.
Ogni
singolo tasto avrebbe fatto ciò che le mie dita comandavano. Ogni dito sarebbe
stato mosso a tempo e portato fino alla nota corretta. Il tempo e la nota
sarebbero stati dettati dalla melodia.
La
melodia era celata dentro di me…
Non
avevo più un pretesto per forzarmi a suonare, non lo facevo per papà: dovevo
tornare a farlo per me.
Lui avrebbe voluto così. Perché
avevo smesso di suonare dopo la sua perdita, per tentare stupidamente di
dimenticarlo.
La
mia musica aveva taciuto per lui, e sapevo che questo lo avrebbe
fatto imbestialire.
Forse
avevo smesso proprio per questo:per
ribellione.
Iniziai
a districare la trama di note che mi si dipingeva davanti…
Ero
emozionata, ma non agitata; volevo piangere, ma ero troppo tranquilla per
farlo; volevo sorridere, ma non potevo perdere la concentrazione.
Accompagnai
l’ultimo movimento con le parole
If happy little bluebirds fly
beyond the rainbow,
why, oh, why can't I?
L’ultimo
accordo risuonò nella stanza per quattro secondi; ma nel mio cuore risuonò per
molto di più…
Avevo
rotto definitivamente il ghiaccio!
Passai
il resto del pomeriggio a suonare i miei autori preferiti; diedi uno sguardo
agli spartiti che aveva lasciato papà solo per trovare ispirazione: di ciò che
era scritto sugli spartiti ricordavo tutto.
E,
abbandonata di nuovo al suono del piano, desiderai per la prima volta di
ritornare a Firenze per andare a trovarlo, per andare da Jack…
Note
dell’autrice:
Ammetto
che ho un po’ di paura per le recensioni su questo capitolo XD! Molto
probabilmente o non ce ne saranno e non saranno piene di complimenti come le
precedenti! (nonostante sia il mio preferito finora *.*)
Voglio
solo spiegare il capitolo dicendo che Cristina ha ancora bisogno di un po’ di
spazio tutto per lei…
Spero
comunque di ricevere vostri commenti, per sapere se sto annoiando, se sto
incuriosendo,…insomma se vi piace o meno Il continuo o la ff in generale!
PS.
Voglio sottolineare che finalmente ho dato il nome a quel Lui…
Milioni
di grazie ancora a chi ha aggiunto RaC tra le ff preferite, in particolare a
chi la aggiunta dall’ultimo capitolo postato:
CriPattinson
Deisy87
Delfina
loralya
miky
483
mylifeabeautifullie
Lo
spazio per le recensioni *.* à ragazze mi fate felice! :
doddola93 – Ciao Dod!! Guarda, spesso
il mistero della fede colpisce anche me e con la testa per aria che mi ritrovo
non me ne accorgo nemmeno! XD Cavolate a parte…E’ un piacere ogni volta
ricevere i tuoi pareri e i tuoi complimenti *.* Spero che questo capitolo
“riflessivo” non sia venuto meno alle tue aspettative…attendo con ansia una tua
recensione =P! A presto, baci!!
Cloddy_94 –
Ciao Cloddy! Ti
ho fatto aspettare tanto?? Sai, ho paura che mi bastonerai, perché in effetti
con il sesto capitolo non ho portato avanti la storia! Abbi pietà ti prego =D!!
…XoX!
Yara995 – Ciao anche a te, Yara!
Per l’altro capitolo…Don’t worry, be happy!! =D Grazie grazie per i bellissimi
complimenti! Alla prossima…baciotti!
Dodo
– Ehi! Li
fai venire pure a me gli occhi a cuoricino! Non so cosa risponderti…*.* Siamo
in due ad adorare Cris…anche se da parte mia poteva sembrare scontato,
credetemi non è mai così!
Spero
tu abbia apprezzato questo nuovo capitolo che è nato per avvicinare un po’ di
più il lettore alla mia protagonista!… Baci!!
…io, l' onda che si alzò
su dal mare scuro dell'umanità,
l'urlo che si udì quando rimbalzò
forte sul tamburo della libertà,
sogno di colei che è la mia follia
e mai questa ferita rimargina
e che dai libri miei ha strappato via
l'ultima pagina…
… sarà una nuova età o solo un'altra età
il volo di un eterno istante
nel mio cuore di aliante…
da Cuore
di aliante di C. Baglioni
Dopo
una lunga e rilassante doccia mi sistemai sul divano - paradiso e,
inevitabilmente, mi addormentai.
In
quella mezz’ora scarsa in cui “riposai gli occhi” (tipica espressione
maschile!), sognai. Era la seconda volta che succedeva da quando ero lì a
Volterra.
Mi
trovavo sulla stessa identica spiaggia, ma questa volta ero seduta sulla
scogliera…
Apprezzavo
in silenzio il rumore delle onde che si infrangevano contro le rocce e
osservavo la schiuma biancheggiare sulle creste e svanire non appena toccava la
pietra.
Ad
un tratto quella totale quiete fu rotta da una voce roca, calda, che mi era
famigliare:
<
Dartagnan! Scendi, devo mostrarti il mio tesoro! >
Non
vedevo la persona che aveva invocato il mio personaggio, ma ero certa di
conoscerla…
Dopo
essermi alzata saltai da uno scoglio all’ altro con una grazia che non poteva
appartenere ad un essere umano, e toccai il suolo, percependo la morbidezza
della sabbia sotto i miei piedi.
<
Ciao Invincibile Dartagnan! > disse allora la voce con un tono da teatrale
solennità.
Stesi
le labbra in un sorriso compiaciuto e domandai:
<
Dove sei? Sei…? > ma la voce non mi lasciò pronunciare il suo nome…
<
Sei stata molto brava oggi...Ti ho ascoltata. Ora vorrei solo che ti fidassi di
più… > sussurrò con un velo di tristezza.
<
Fidarmi? >
<
Proprio così! Il cinismo e la malinconia non ti si addicono per nulla…> e
dopo un sospiro aggiunse < Mi piaci molto di più quando porti vestiti di
colori sgargianti: il rosa e il verde ad esempio ti donano un sacco! >
osservò.
Uno
strano calore invase le mie guance e mi guardai attorno in cerca di quella voce
che mi calmava con la sua incredibile naturalezza.
<
Cris, perché non mi guardi? Voglio mostrarti il mio tesoro… > chiese il mio
interlocutore con una leggera disapprovazione.
<
Ma dove…? Oh…Sei bellissimo! >.
Irradiava
luce da ogni singola parte del suo corpo: era la persona più bella che avessi
mai visto.
Era
troppo folgorante e non riuscivo a distinguere bene i tratti del suo viso…
Allungai
la mano e lui fece lo stesso con la sua. La misurò con la mia, palmo a palmo.
Le
sue dita sovrastavano le mie e dopo pochi istanti costrinsero la mia mano a
chiudersi a pugno, in modo da poter essere contenuto dalla sua presa.
<
Hai le mani calde…> mi fece notare.
E
mi svegliai.
Studiando
l’orologio con una rapida occhiata constatai che ero in estremo ritardo per la
cena; così, infilai il primo paio di scarpe con un po’ di tacco che trovai,
scelsi una camicia casual e, con un distratto sguardo allo specchio della
camera da letto, controllai di essere in ordine.
Sì…Tutto
a posto!
Scendendo
in ascensore mi risistemai la coda di cavallo e, con una decisa passata di
mano, resi accettabile il ciuffo.
La
sala era già piena al mio arrivo e mentre stavo allungando il collo in cerca
del tavolo dove sedeva papà, una voce femminile mi saluto:
<
Ciao Cristina! >
<
Ehi Giulia! > e sorrisi alla receptionist che, toccandomi una spalla, mi
aveva fatto voltare.
<
Stai cercando tuo padre? > a quanto pare aveva colto il mio vano tentativo
di superare il mio metro e sessantacinque.
<
In realtà sì…ma la sala sembra più piena del solito stasera e non lo vedo >
ammisi annuendo.
<
Vieni che ti accompagno io. > Poi, notando il mio sguardo enigmatico
aggiunse < Da stasera servo i tavoli durante la cena, perché sono arrivati
gli ultimi ospiti che aspettavamo. Per le prossime due settimane alloggiano da
noi tutti i responsabili e gli operatori della location del film…> mi
spiegò, e colsi l’entusiasmo nei suoi occhi.
<
Interessante…! > cercai da viaggiare sulla sua stessa linea d’onda.
Cris,
come attrice fai un po’ pena!Valutai nella mia mente e
arricciai le labbra, con insoddisfazione.
<
Già, è una grande opportunità per noi: non immagini quanta pubblicità ci
faccia! >
<
Sai, sono proprio una frana riguardo gossip e cinema…Di che film si
tratta?>le chiesi incuriosita.
Lei
si mise a ridere e, non appena aprì bocca…
<
Cris, ma dov’eri finita? >
…arrivammo
a destinazione.
<
Buon lavoro Giulia! >
<
Grazie! Passa una buona serata! A presto Cristina! >; e si dileguò.
<
Per dopo Scriccia, abbiamo organizzate una partitona a Monopoli! > mi
informò Carlo.
<
Noooo! Non ci posso credere, ve lo siete portati dietro?? > domandai
incredula
<
Ovvio! > esclamarono tutti e tre stizziti anche solo dal fatto che io
potessi dubitarlo.
< No, no! Non voglio ipotecare anche Piazza Giulio
Cesare! Gio, sei davvero uno strozzino! > Esclamai rendendo gli ultimi
soldi liquidi a al proprietario di Corso Impero.
< Eh, cara mia! C’è un motivo se mi chiamano il “Re del
fiaschetto”! > disse battendosi il petto.
< Ti avranno pure nominato il “Re del fiaschetto”, ma di
certo non perché è la tua tradizionale pedina al Monopoli! > lo prese in
giro Carlo sghignazzando.
< Ridete, ridete! Tanto vi ho spinti tutti sul
lastrico.…! >
E in effetti, avevamo praticamente perso tutto.
Era tardi, molto tardi, e dato che avevo deciso di tornare a
Firenze l’indomani, mi alzai dalla sedia e annunciai agli altri che sarei
tornata in camera a dormire.
Papà mi aveva seguita fino alla porta della sua suite.
< Che programmi hai per domani, Cris? >
< Ah, bravo! Mi stavo dimenticando di dirtelo…: domani
faccio un salto a Firenze, perché ho dimenticato alcuni libri che mi servono da
te. >
Avevo pensato a tutto per non farlo sospettare sulla vera
ragione per cui tornavo in città: il modo e il momento in cui dirglielo, la
scusa più plausibile…
< D’accordo, guida bene. >
< Come sempre, papi! Buonanotte! >
< Buonanotte anche te, piccola. >
Non capivo se si era realmente bevuto la mia storia, ma
decisi di non preoccuparmene.
Quando scesi al mio piano, dirigendomi verso la mia camera
notai, con lieve tuffo al cuore, che la luce della 307 era accesa…In quel
momento mi ricordai del sogno.
Mentalmente arrivai ad una banale
conclusione: era Robert…
Sentii il solito Bip! del dispositivo ed entrai nella
mia stanza.
Mi lasciai cadere pesantemente sulla poltrona e vidi sul
tavolino una cosa che prima di cena non c’era…
Era la scatola delle tachipirine che avevo preso quella
mattina in farmacia, con sopra…un bacio Perugina!
< Il mio preferito! > esclamai entusiasta.
A fianco c’era un biglietto con su scritto:
Prima che tu venga a sgridarmi voglio assicurarti che ho
preso la medicina, mia fedele infermiera!
Rob
Dopo averlo letto, scoppiai a ridere.
Presi il cioccolatino e mi catapultai fuori dalla porta.
Toc! Toc!
Un secondo…due secondi…tre secondi…quattro secondi…
La porta si aprì…
< Sapevo che eri tu! > e con un sorriso sghembo molto
ben riuscito, mi fece segno di entrare.
Con una espressione da inquisitrice, mostrandogli il bacio
gli domandai sospettosa:
< E questo come c’è finito in camera mia?! >
La mia in realtà era tutta scena: quel ragazzo mi divertiva
e mi sorprendeva un sacco.
In risposta alla mia domanda fece spallucce e disse che
aveva beccato nel momento giusto la cameriera delle pulizie.
< Riguardo le tachipirine che mi dici? Ti è passata la
febbre? >
< Non ho più nemmeno una linea, giuro! In ogni caso me le
sono fatto comprare da Ash. > mi spiegò, tutto innocente.
Il suo appartamento era identico al mio, l’unica differenza
era che gli oggetti che c’erano non mi erano familiari; le cose che più mi
colpirono, però, furono la chitarra che stava in un angolo e i fogli
sparpagliati sopra il tavolino.
< Ti ho…interrotto? > chiesi, indicando la massa
cartacea per spiegargli a cosa mi riferissi.
< No figurati! Ormai è già tutto qui… > e si
picchietto una tempia con l’indice < …stavo giusto uscendo in terrazzo per
una sigaretta. Dai, vieni a tenermi compagnia! >
< Se non disturbo, volentieri! >
Lo seguii fuori. La vista era fantastica: Volterra era
costellata di luci e le stelle brillavano sopra di noi.
< Posso offrirti una sigaretta? > mi chiese allungando
il pacchetto verso di me.
< No, grazie, ho smesso…E dovresti evitare pure tu,
almeno finchè stai poco bene! > dissi in tono scherzoso e con una mano lo
spintonai appena sulla spalla.
< Ehi! Ho ucciso per molto meno! > mi minacciò
assecondando il mio gesto.
< Uh, che paura!! > alzai le mani recitando la parte
della damigella terrorizzata.
Ridemmo entrambi a quell’ idiota spettacolino e poi
ritornammo a guardare la città.
< Non hai ancora mangiato il cioccolatino…> mi fece
notare lui, rompendo il silenzio.
< Hai ragione cavolo! Sai, questi sono i miei preferiti!
>
< Scommetto che sei venuta a vedere se ne avevo
ancora…> mi prese in giro.
< Mi hai scoperta! >
< A parte gli scherzi, se vuoi ne ho sul serio: prima
sono venuti i miei amici per vedere come stavo e me li hanno portati…sanno che
la cioccolata con le nocciole è la mia preferita. >
< No grazie! Anche se li adoro, mi deprimo ogni volta a
mangiarli…>
Lui rise e chiese incuriosito: < E perché mai?? >
< Perché ho una sfortuna incredibile con le frasi dei
bigliettini! > ammisi con un tono di sconfitta mescolato all’ironia.
< Dimostramelo! > mi incoraggiò.
Tolsi con attenzione la carta argentata e dispiegai il
fogliettino trasparente per leggere bene:
< La bigamia è avere una moglie di troppo. La monogamia
lo stesso.
O. Wilde n.
115 >
Robert scoppiò a ridere e finché non parlò di nuovo mi
gustai il bacio.
< Beh, non aveva tutti i torti il Signor Wilde! >
< Ma sentitelo! > e mi portai una mano alla fronte per
la disperazione.
< Stavo scherzando! Stavo scherzando! > si giustificò,
portando in alto le mani.
< Comunque hai visto anche tu: o mi capitano frasi che
screditano l’amore, o frasi sull’amicizia…Un mio amico mi prendeva sempre in
giro: diceva che ero “Invicibile dall’ Amore!”> dissi, pronunciando le
ultime parole con un solenne vocione.
< Ed è vero? >
Mi guardava di sbieco, con una intensità che mi fece
stordire. Per qualche istante indugiai nei suoi occhi color del cielo,
magicamente profondi.
< Mmm, diciamo che per una serie di circostanze non ho
mai avuto una vera occasione…> scossi la testa e poi senza rendermene conto
i miei pensieri si trasformarono di nuovo in parole.
< Ho amato, ma troppo poco. >
Non staccava gli occhi dal mio viso, avvertivo il suo sguardo
insistente come se avesse voluto leggermi nella mente…o nel cuore.
Dopo quelli che sembrarono secoli, in un sussurro quasi
impercettibile disse: < Le circostanze rendono difficili un sacco di cose.
>
Sembrava capirmi, e per me era una cosa nuova.
Avevo paura.
< Oh, è tardissimo! Devo assolutamente andare, domani
mi devo svegliare presto…e poi ti ho disturbato già troppo! > esclamai
appena mi accorsi di che ora era.
< Ma come ti salta in mente?? E’ stato un piacere
chiacchierare un po’ con te…> rispose lui, mentre aprivo la porta per
rientrare.
Diceva la verità, lo sentivo dal suo tono e lo leggevo dalla
sua espressione; con strana sensazione di piacere mi resi conto che per me era
lo stesso.
Robert mi seguì dentro fino alla porta della sua suite; mi sfiorò
il braccio e mi diede un bacio sulla guancia.
< Buonanotte, Cris! A presto: devo ancora sdebitarmi come
si deve…>
< Lo hai già fatto: grazie per il bacio! > e gli
sorrisi ancorando i miei occhi verdi ai suoi.
< Per quale dei due?! > mi domandò malizioso.
Non c’è che dire: ci sa fare!
Feci la pensierosa e, per non sbilanciarmi troppo, risposi:
< Per quello al cioccolato! >
Al che lui, per stare al mio gioco, schioccò le labbra e
mugugnò < C’ ho provato! >.
< Sei davvero furbo! > lo canzonai < vado…Buonanotte
Rob! >
< ‘Notte Cris! >
E mi chiusi la porta alle spalle.
Nota dell’autrice:
Ciao a tutti!! Eccomi tornata con il settimo capitolo!
Il titolo era un po’ troppo fuorviante? Spero di no!!! =D Vi
dico solo questo: ogni cosa a suo tempo! Non aggiungo altro…
Alle mie donne…:
dodo – Ciao Dodo! Non voglio dirti ancora niente riguardo
Jack…ma nell’ ottavo capitolo scoprirete tutto, bene o male…*.* A presto cara!
Un bacio
PS: posso farti pubblicità?? Ho letto “Lettera” scritta da
te…bellissima…=D
Cloddy_ 94 – Ciao stella! Son contenta che
anche questo capitolo ti sia piaciuto…di Jack…posso dire solo: pazientate un
po’…=) Un bacio, Cloddy!!! =D
Yara995 – Ecco a te il settimo capitolo, Yara!! Che te ne
pare? Anche tu curiosa di Jack, vero?? Ogni mistero verrà svelato cara…XD baci
baci!
C_annuccia – Ma chi xea sta qua?? =D Ciao
tesoro! *.* sei venuta a leggere pure tu! Comunque non è autobiografico…o
almeno ho provato a non farlo autobiografico! MA qualche caratteristica c’è
scivolata dentro ^^ : vizio del caffè, occhi verdi, …and so on…!
Commenta ancora! Un bacio e un abbraccio!
Un grazie a:
Ginnylove
Che è la 20esima lettrice che ha aggiunto RaC tra le ff
preferite…*.* oooooh!
Questa volta scrivo prima per mettere un po’ le mani
avanti…=D E’ un capitolo un po’ strappalacrime! Cioè almeno per me lo è stato…
All’ inizio volevo raccontarvi Jack attraverso i pensieri di
Cristina, ma sarebbe stato peggio credo: sarebbe risultato noioso e pesante.
Quindi l’ottavo è un capitolo principalmente incentrato su
alcuni flashback che riguardano Cris e Jack.
Ho scelto questo “modo” per parlare di lui nella vita della
protagonista anche per poter rendere più plausibile il titolo!
Giuro ho finito di annoiarvi! =D un bacio…e BUONA LETTURA!
Capitolo 8 – Andare avanti
…Stamattina
cercavo qualcosa di te
e volavo lontano…immobile…
…Lasciami
sognare
lasciami dimenticare
lasciami incominciare a camminare
a passi più decisi
e fammi immaginare quanto ancora c’ho da fare
forse crescere e invecchiare
quanto ancora ho da amare
da Immobile
di Alessandra Amoroso
Tenevo gli occhi fissi sulla strada. Il sole illuminava
l’asfalto e i raggi cominciavano a picchiare dritti sul parabrezza, iniziando
ad infastidirmi. Con una rapida mossa aprii il bauletto davanti al sedile del
passeggero e tirai fuori l’astuccio con gli occhiali da sole. Quando li ebbi
indossati riappoggiai il braccio sinistro in modo da sostenermi la testa,
mentre con la mano destra controllavo l’ auto.
Mi piaceva guidare…Anzi, mi piaceva guidare in
autostrada. Adoravo la velocità, e la strada dritta mi permetteva di mantenere
quella posizione rilassata.
I pensieri fluivano nella mia mente inarrestabili e per
cercare di ordinarli passai una mano sul ciuffo, portandolo indietro; era il
gesto che facevo sempre per invocare la concentrazione.
Ma era impossibile riuscirci
…Prima il volto di Jack, poi quello di papà, le sagome
dei personaggi del Mago di Oz, il piano…era tutto mescolato! E poi, tra le
altre immagini, Robert.
Lo conoscevo appena, ma la sera precedente mi aveva
trasmesso qualcosa che non riuscivo a spiegarmi: era come se desiderassi la sua
presenza, come se lui dovesse aiutarmi a mettere un po’ d’ordine nella mia vita,
e io, forse, nella sua.
Mi ispirava fiducia, comprensione, condivisione, amicizia
vera. Ma sarebbe stato un errore provare a capire se era realmente così?
Sarebbe stata un’altra fregatura provare a conoscerlo?
Restai lì per non so quanti secondi, per quanti minuti,
per quante ore…
Non tolsi gli occhiali, non posai la borsa a tracolla,
non mi mossi, se non per sedermi a gambe incrociate sulla panchina che stava lì
accanto.
Il pesco, verde e carico di frutti, vegliava su quel
piccolo giardino segreto come una sentinella del Re. Le foglie brillavano di un
verde acceso e le pesche, con quel loro colore rosa antico, rendevano ricco e
meraviglioso l’albero da frutto.
Sei sempre fedele. Pensai con malinconia.
Mi sforzavo a respirare regolarmente, per non essere
costretta ad alzarmi e andarmene, per poter restare lì tutto il tempo di cui
avevo bisogno…
Dovevo stare calma, perché volevo stare lì.
< Oggi è il 6 Luglio >
Dissi a me stessa in un sussurro. Una costatazione come
un’ altra.
Deglutii e provai a leggere le date inscritte nel marmo
lucente.
Quello era il posto incantato, dove lui voleva stare.
Quante volte avevamo passato interi pomeriggi su quella panchina, a leggere i
racconti che scrivevamo, a parlare degli argomenti importanti che entusiasmano
gli adolescenti…
Mentre camminavo
fuori da scuola per tornare a casa esaminai il mio primo giorno a Firenze.
Il mio primo
giorno di superiori a Firenze è stato una tragedia!
Naturalmente come
era stato deciso avevo frequentato il primo semestre di scuola a Parigi e poi
mi ero trasferita da papà…
Non c’è stata
nemmeno una ragazza che è venuta a fare conoscenza…
Ero decisamente giù
di corda perché la mia timidezza mi aveva sempre creato problemi..
Nemmeno una
banale chiacchierata, una battuta; si sono solo presentate, mi hanno chiesto se
volevo stare con loro a ricreazione, dopodiché mi hanno letteralmente
squadrata.
Mi sono sentita
così a disagio! Hanno parlato tra loro, come se non ci esistessi…
< Ehi, Cristina,
giusto? > un ragazzo mi stava chiamando < Piacere sono Giacomo, non so se
ti ricordi, stiamo nella stessa sezione…>
< Oh sì certo! Mi
ricordo, piacere Giacomo! > gli strinsi la mano che mi porgeva.
< …Puoi chiamarmi
Jack! >mi disse amichevolmente.
< D’ accordo,
Jack…>
< Ti ho vista un
po’ spaesata oggi. Mi dispiace per le mie compagne, sono sempre con la puzza
sotto il naso: non farci caso! >
Arrossii
violentemente; era così facile capire quello che provavo?
< Oh…beh, non mi
aspettavo nulla di diverso, davvero…> e provai ad accennare un sorriso per
convincerlo.
Bugiarda! Mi
criticò la mia voce interiore.
< Mmm,… in ogni
caso non vedevo l’ora di riuscire a beccarti da sola per conoscerti meglio.
Allora, raccontami di com’è Parigi? > i suoi occhi erano vivaci, pieni di
serenità e spensieratezza, ed erano davvero interessati alla nuova arrivata
milanese – londinese – parigina.
Parlare con lui era davvero
la cosa più naturale del mondo, era curioso su tutto: dalla mia vita, alle
città in cui avevo abitato, dalle mie passioni, ai miei autori preferiti…
Quando gli parlai della mia
educazione musicale esclamò:
< Ma dai?? Anche io
suono il pianoforte! Ti confesso che diventare un pianista di successo è il mio
sogno sin da bambino!! > .
< Jack! > corsi ad
abbracciarlo.
< Cris! Non vedevo l’ora
arrivasse gennaio…è stata una palla senza di te! >
< Giuro, mi sei mancato
un sacco anche tu…Oggi vieni a mangiare da me spero! Devo farti provare un
quattromani impossibile! >
< Oh, per me e te nulla
è impossibile, socia! >
Un’ altro
anno, secondo semestre di seconda liceo! Sono di nuovo con il mio migliore
amico…
< Cristina! Ma
che cavolo! L’ equazione dell’ iperbole non ha termini misti! > erano ore
che ci stavamo dietro, la matematica di terza proprio non la capivo!
< Scusa tesoro!
Lo sai che per me è arabo! > cercai di giustificarmi.
< Ma sì, piccola,
scusa. E’ solo che vorrei poterti aiutare di più…> mi disse scompigliandomi
i capelli che portavo scalati a livello delle spalle.
Intenerita da quel
gesto mi alzai dalla sedia e mi buttai tra le sue braccia.
< Cosa farei
senza il mio migliore amico?? >
< Nulla! Proprio
come io non riuscirei a darne fuori in inglese e in greco senza di te…>
esclamò scoppiando a ridere e stringendomi a sè.
Era il giorno del
mio compleanno e sapevo che aveva in mente qualcosa.
Doposcuola,
baciandomi la fronte, mi bendò e mi prese per mano. Mi condusse in un posto
lontano dal traffico, lontano dalla confusione tipica di una città come la
nostra; ma sentivo che la magia diFirenze era ancora attorno a noi.
Ad un tratto
arrivammo in un prato, il suolo sotto i miei piedi era morbido e sentivo
profumo di fiori nell’aria.
Mi lasciò andare la mano e
mi tolse la benda dagli occhi.
Era un piccolo giardino
segreto, dove regnava un pesco enorme sotto il quale c’era solo una panchina
che portava una scritta…
Ammira il passato, ama il presente, aspetta il
futuro.
< Jack, è il posto
più…>
< …magico che tu
abbia mai visto? > . Sorrisi perchè completava sempre le mie frasi.
Annuii e lui mi baciò sulla
guancia, abbracciandomi.
< Buon compleanno Cris!
>
Restammo seduti sulla
panchina in silenzio, abbracciati, poi lui parlo di nuovo:
< Sai, a dire la verità
non so di chi sia questo giardino…>
< Vuoi dire che è di
proprietà privata?? > lo guardai con uno sguardo severo.
< Non ne ho la minima
idea! Ma un giorno sarà mio, ho intenzione di comprarlo. >
< Tu sei pazzo… >
risi, e riappoggiai la testa al suo petto.
< E tu sei una
bradipa…> cercò di restare serio ma non vi riuscì.
< La smetti di prendermi
in giro?? >
< Non puoi chiedermelo,
dai! E’ il mio modo per dimostrarti il mio affetto! > tentò di darmela a
bere.
< E tu speri che io ti
creda…! Puah! Incantatore di serpenti che non sei altro…> feci per alzarmi,
per rendere teatrale la mia messa in scena, ma lui mi prese per il polso e con
uno strattone mi fecevoltare e sedere
sulle sue gambe.
I nostri visi erano vicini,
il mio naso sfiorava il suo.
Lui mi sussurrò: < Sai
cosa devi fare ora, vero? >
< Trovare la frase
adatta…>
In tutte le occasioni ci
sfidavamo a trovare una citazione o una frase fatta che rispecchiasse quel
momento…
< Esatto. >
< …questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò
tutto tremante…>
E con uno dei suoi soliti sorrisi sinceri, accostò le sue
labbra alle miei nel nostro primo bacio.
Vedevo solo lacrime,
solo gocce d’acqua che mi gonfiavano gli occhi.
Avevo passato
quattro anni con il mio migliore amico…avevo passato quattro mesi sempre con la
stessa persona, amandola più profondamente, com’era giusto che fosse…
E poi il mio
confidente, il mio sognatore, il mio pianista mi aveva lasciata a continuare da
sola il mio cammino…
Un incidente, uno
stupidissimo incidente, me lo aveva portato via…
< Tu volevi stare qui. E la parte del mio cuore che
hai conquistato starà qui con te per sempre Jack,…Aiutami a far vivere anche
l’altra parte. >
E con un ultimo sguardo alla pietra marmorea, splendida e
lucente, bagnata dagli ultimi raggi di sole di quel giorno, mi avviai a
prendere la mia auto.
Quando varcai la soglia dell’ hotel era tardi: per il
viaggio di ritorno me l’ero presa comoda.
Ero ancora troppo presa dalla mia fase riflessiva per
accorgermi delle numerose ragazze con i cartelli del tipo “Edward, bite me!” o
“ We love Cullens” fuori nel parcheggio.
Ma poi, mi chiedo io, chi sarà mai ‘sto Edward?? Un
vampiro?
Molti ricordi erano inevitabilmente riaffiorati quel
giorno, ma sapevo bene ormai che non potevo più aggrapparmi al mio passato,
dimenticandomi del futuro o, peggio ancora, del presente.
Dovevo proseguire, dovevo portare avanti la mia opera, il
mio brano.
Ringraziamenti:
*.* Alle mie commentatrici:
GinnyLove – Eh già, la 20esima! Non sai quanto
emozionata ero io invece!! =D Comunque…grazie, grazie, grazie! Sono contenta
che la ff ti piaccia!! Torna a recensire, mi farebbe piacere!! Baci!
Cloddy_94 – Ma ciaoooo!! Per il bacio…credo non
rimarrai delusa…però shhh!! Non dire nienteXD! A presto, XoX!!
C_annuccia – Mou!! Sono contentissima che tu
condivida questa mia cosa, davvero tanto…e lo sai!! Bacione…Ti voglio bene *.*
Dodo – Sono commossa!! =D…E’ sempre un piacere
ricevere la tua recensione, Dodo! Alcuni particolari dei sogni verranno fuori
nella realtà, altri, come spesso capita, sono messaggi in codice…Spero che
andando avanti tutto ti sarà chiaro; sennò son qui a posta! ;-) Baci! Alla
prossima!
Doddola_93 – Grazie!! Anche le tue recensioni sono
sempre un piacere! Di Rob qui non si parla molto, ma ti rifarai credimi…Questo
capitolo funge più che altro da chiave, da collante per il quadro generale di
Cris…Scrivi ancora! Baci!!
Yara995 – Ciao Yara!! Tranquilla, ogni
tua fantasia potrebbe divenire realtà, nella mia storia.. ;-) un bacione!
Un Grazie speciale a coloro che hanno aggiunto RaC tra le
preferite!!:
c_annucciaà XD!!
violae
Naturalmente grazie ai lettori! Lasciate recensioni per
qualsiasi cosa…domande, commenti, perplessità!!
Buonasera / Buongiorno / Buon pomeriggio cari lettori
Buonasera / Buongiorno / Buon pomeriggio cari lettori!
Mi scuso per il ritardo, ma la scuola rompe! Ecco a voi il
nono capitolo…è un capitolo un po’ di passaggio vi avverto!
Spero che sia di vostro gradimento!
Capitolo 9 – Sole ed intesa
…You believe but what you see
You receive but what you give…
…Apart from the wandering pack
In this brief flight of time we reach
For the ones, whoever dare…
da Amaranth dei
Nightwish
Quella mattina mi alzai tardi. Era uno stupendo martedì,
così decisi di prendere il sole e dare un’occhiata ai miei vecchi appunti e
libri di scuola, aspettando l’ora di pranzo.
Mentre mi preparavo la borsa con un asciugamano e un libro
per studiacchiare, vidi sul tavolino del salotto un altro bacio di cioccolato,
con una piccola orchidea rosa accanto ad un biglietto, sul quale era scritto in
una calligrafia familiare:
Ritenta! Magari i miei baci ti portano fortuna…
Rob
P.S.
Naturalmente voglio sapere se ha funzionato!
Curiosa come non mai scartai il cioccolatino, ma come al
solito nessuna frase romantica:
Certe donne amano talmente il proprio marito, che per non
sciuparlo prendono quello delle loro amiche.
A. Dumas n. 112
Proprio come la sera in cui gli feci compagnia nel terrazzo,
scoppiai a ridere e uscii dalla suite, per “fargli sapere se aveva funzionato”…
Dopo aver bussato con energia sulla porta della 307 aspettai
un paio di minuti, ma lui non aprì.
Probabilmente era ancora a letto o, più plausibile vista
l’ora, era uscito.
Stupendo anche me stessa rimasi un po’ delusa di non
trovarlo e mi scoprii a pensare su dove fosse andato.
Quando mi trovai nello spazio aperto dell’ hotel e vidi il
chiosco aperto, mi accorsi improvvisamente della fame che avevo, dato che la
sera prima non avevo cenato, e mi presi una brioche alla crema e un succo per
non ingozzarmi.
Adoravo leggere o studiare all’aperto, quindi, nonostante in
piscina ci fosse molta gente, riuscii ad estraniarmi dal resto del mondo e
concentrarmi per bene.
Perdendomi come al solito nella mia dimensione, mi accorsi
solo pochi minuti prima che scoccasse la mezza che in piscina erano rimasti
solo due bambini e che gli sdrai erano praticamente vuoti.
Sempre nel Mondo di Oz, vero Cris? E come
spesso accadeva, risi di me stessa.
La sala da pranzo era vuota rispetto la domenica sera: non
c’erano nè Robert nè i suoi amici, e nemmeno tutte quelle persone che
sembravano lavorare per il film di cui né sapevo, né volevo sapere nulla. Papà
si era fermato in ufficio con Carlo e Gio.
Non mi dispiaceva stare da sola, mi era capitato molte volte
e ormai ero abituata.
Mentre mi stavo gustando la mia gigantesca coppa di gelato
(al caffè!!) che avevo preso per dessert, qualcuno che non avevo sentito
arrivare mi salutò, facendomi sporcare la camicia…
< Salve Cris! > la sua voce era calda come sempre.
< Rob! Mi hai fatto macchiare…Accidenti! >
< Le chiedo perdono, signorina. > e accennando un
inchino si sedette accanto a me; < Com’è andata con il bacio?! >
Mi guardava in un modo che catturò ogni mio singolo
pensiero, tanto che ci misi due secondi a connettere…
< Malissimo! Ti farò vedere il fogliettino, non mi
pronuncio in merito: parla di tradimento!! > e scoppiai a ridere esasperata,
facendo ridere di gusto pure lui.
< Giuro che non mi do per vinto! > sembrava una
promessa seria, anche se stava ridendo.
< Dovrai pazientare a lungo mi sa…>
< Oh non ti preoccupare! So essere molto paziente,
credimi. > e mi fece l’occhiolino < Come mai sei qui tutta sola?? Anzi,
dovrei dire, eri…>
< Sai potrei fare la stessa domanda a te! > lo stuzzicai,
ma poi gli risposi < Comunque mio padre e i suoi colleghi non sono tornati
per pranzo e, a parte te e la receptionist, non conosco nessuno qui.> gli
spiegai disinvolta mentre ritornavo a dedicarmi alla mia fantastica coppa.
< Ah sei qui con tuo padre? > mi chiese.
< Sì, beh, lo raggiunto per la precisione…Dovevo stare
con lui a Firenze per qualche settimana, ma all’ ultimo minuto ha dovuto
partire per Volterra per una causa importante, così l’ho raggiunto qui per
poter stare insieme. > Sembrava davvero confuso.
Ma dai? Stai parlando con uno che non sa tutti i passaggi della tua vita
incasinata!
< Fa l’avvocato? > mi domandò, sforzandosi di starmi
dietro.
Sorrisi pensando a quanto scollegate potessero sembrare le
cose viste da fuori!
Annuii…< Proprio così! Anche mia madre lo è! Solo che lei
lavora a Parigi. >
< Stai scherzando??…Ma tu dove vivi…con chi vivi? >
Scoppiai a ridere: era troppo buffo!
< A che domanda rispondo per prima?? > lo guardai
sorridente, aspettando una sua risposta.
Lui si massaggiò le tempie, pizzicandole con la mano destra
e si appoggiò al tavolo.
< Scusa per la curiosità! E’ solo che non avevo mai
trovato una persona che probabilmente si sposta quanto me…>
Quello che disse attirò la mia attenzione: nn aveva mai
nominato il suo lavoro, né il perché fosse lì a Volterra…
Curiosa com’ero tentai di indagare: < Viaggi molto per
lavoro? >
Lui annuì, ma non disse nulla.
< Fammi indovinare…Sei in Italia per lavoro!> esclamai
in un tono degno di un partecipante di un gioco televisivo.
Lui sorrise.
< Proprio così…Comunque, tua madre vive in Francia e tuo
padre a Firenze, giusto? >
Ok, Cris, sta cambiando discorso! Non insistere…
consigliai a me stessa.
< Esatto! Si sono
separati quando avevo cinque anni, più o meno…>
Non so quanto tempo passammo seduti lì a parlare; lui mi
faceva un sacco di domande, ma non per puro desiderio di pettegolezzo, voleva
sapere, voleva conoscere la mia storia.
A parte ai punti interrogativi che mi lanciava lui, parlai
praticamente solo io: gli raccontai di Londra, della mia infanzia, delle varie
scuole in cui ero stata, della mia passione per libri, della maturità…
< Cavolo! Io con la scuola non ho mai avuto un buon
feeling…Ora proseguirai gli studi? > mi domandò.
< Sì, vorrei tentare di fare medicina, ma è dura…molto
dura…>
< Che medico vorresti diventare?? >
< Vorrei seguire chirurgia…> buttai lì abbassando lo
sguardo: mi imbarazzava parlare dei miei progetti.
< Sai, mi stupisci ogni secondo di più…>
In quel momento sentii aggiungersi un battito all’andamento
regolare del mio cuore, alzai di colpo lo sguardo e lo piantai nei suoi occhi
limpidi ed impenetrabili.
< Rooob! >
Entrambi ci girammo in cerca della ragazza che lo aveva
chiamato…: era Ashley.
< Ciao Ash! > la salutò e io mi unii a lui agitando la
mano.
Ci venne incontro sorridente e chiese:
< Posso unirmi a voi? >
Questa volta fui io a rispondere: < Certo! > e le feci
segnò di accomodarsi sulla sedia alla mia destra, di fronte a Robert.
< Vi ho interrotti? > era chiaramente una domanda
retorica la sua, ma per educazione e spontanea simpatia nei suoi confronti mi
affrettai a farle sapere che non era così.
< Sei sempre la solita, Ashley! > la canzonò Rob.
Lei fece spallucce < Lo so! Che ci vuoi fare…> e poi
si rivolse a me:
< Tu sei la mia salvatrice dal caffè italiano! Piacere
sono Ashley Greene…>
Quando si presentò mi stava già porgendo la mano, ma appena
pronunciò il suo nome notai in lei e in Robert una strana reazione che avevo
già potuto vedere.
Proprio come la prima volta che la incontrai sembrava aspettasse
qualcosa da parte mia, oltre la mia presentazione si intende.
Nello sguardo di Rob avvertivo lo stesso…Era attento ad ogni
minimo movimento del mio viso.
Qui, gatta ci cova…pensai ironicamente.
< Piacere Ashley, io sono Cristina! Puoi chiamarmi pure
Cris. >
Dopo quel breve momento di imbarazzo, Ash parlò di nuovo, ma
questa volta in tono più misurato.
< Robert, per giovedì io e Kris dovremmo aver
terminato…Han finito di sistemare tutto e domani mattina si lavora…> fece
una pausa, lanciandomi un’ occhiata fugace.
< Beh è una fortuna che andiamo avanti così lenti, almeno
possiamo goderci un po’ l’Italia! > disse lui dandole un buffetto sulla
guancia.
< Già, ma in ogni caso sarebbe inevitabile con tutto il
marasma che c’è in giro…> continuò Ashley buttando nervosamente lo sguardo
di lato…< Comunque non era per questo che ti cercavo! Io e Nikki volevamo
uscire stasera, potremmo trovare un paio di auto e cenare fuori! >
< … > Rob non disse nulla, sembrava un tantino
scettico.
In risposta all’espressione dell’amico, Ashley giunse le
mani e gli disse in tono implorante:
< Eddai! Solo un pochino, nessun bar o discoteca dopo
cena, davvero! Anche perché domani mattina suona la sveglia per tutti, non solo
per me e Kris…! > dal ragazzo poi passò a me…
< Cristina! Unisciti a noi e convincilo: sfodera l’innato
potere di persuasione femminile! Con me purtroppo non funziona più…>
< Forse perché esasperi chiunque stia in tua presenta per
più di cinque minuti?? > le suggerì sarcasticamente Rob.
A quel punto non mi trattenni più, scoppiai a ridere e
assecondai il desiderio della ragazza.
Mi sporsi verso la mia vittima:
< Rob, suuu! Non puoi rifiutare una proposta così ben
congeniata…ci sarà da divertirsi,…e da mangiare! > aggiunsi molto banalmente
nel tentativo di risultare ironica; naturalmente ero troppo buffa quando facevo
così e riscontrai successo scatenando le loro risate.
< Brava! Bisogna prenderli per la gola i maschietti! >
disse Ashley, facendomi l’occhiolino.
< Oh, d’accordo! Ma solo perché viene Cris! >
< Missione compiuta! > esclamai in tono soddisfatto,
battendo il cinque con Ash, poi aggiunsi
< Ashley, dicevi sul serio quando hai chiesto anche me di
venire?>
< Sicuro! > rispose con entusiasmo Ash < Così dopo
cena mi fai provare il cappuccino!! >
< Sono contento che tu abbia accettato…> mormorò
scrutando l’altra parte della strada attraverso gli occhiali da sole.
Dopo che Ashley “ci aveva lasciato soli”, usando le sue
parole, Robert mi aveva proposto di andare a fare un giretto fuori Volterra,
per vedere se trovavamo un posto carino dove cenare quella sera.
Ero lusingata dalle sue parole: mi rendevo conto sempre di
più di quanto il mio nuovo conoscente fosse attraente e misterioso. Tutto in
lui mi incuriosiva: dal suo abituale gesto di spettinarsi i capelli alla sua
voce calda e profonda; dalla velata tristezza che arricchiva i suoi occhi, alla
semplicità con accettava ogni accenno ironico.
Proprio per evitare di fargli capire questo mio innaturale
(per me!) interesse cercai di sviare, passando di nuovo a lui il testimone
della conversazione.
< …ti fa piacere che ti abbia accompagnato a fare un
giro? O ti fa piacere che venga stasera? >
< Che tu venga stasera…e che tu sia venuta oggi
pomeriggio! > mi sorrise, per poi tornare a fissare gli edifici e i prati
attorno a noi.
Non parlai, ogni cosa che mi veniva in mente era scollegata
o addirittura insensata: non era normale per me!
Tanto che chiesi a me stessa…Beh, che succede Cris? Tu
sai sempre cosa dire, perché con lui è diverso?…Subito mi risposi: Forse
perché lui sembra diverso…
< Sai perché? > cercò di farmi ritornare l’uso della
parola.
< No, dimmi…>
< E’ facile parlare con te. E poi mi piace
ascoltarti…> non mi guardava, non riuscivo a leggere la sua espressione per
via degli occhiali.
< Sei forse una dei rari esseri su questa Terra che la
pensa così! > gli risposi con un sorriso forzato.
< E tu sei uno dei rari esseri su questa Terra con cui
sto tranquillo; con sui posso essere me stesso…! >
Rimasi in silenzio evitando accuratamente di non spazzare
per terra con il mento.
< Non hai una bella visione delle persone che ti
circondano…> la mia non era una domanda.
< Una delle prime cose che mi ha impressionato di te è
che hai immaginato sin da subito che sonostato fregato molte volte…E’ così in effetti e di conseguenza le
circostanze mi hanno reso diffidente! > sospirò.
< Le circostanze…! Le circostanze hanno il potere di
cambiare le persone. >
Non stavo assecondando i suoi discorsi: la pensavo
esattamente come lui…
< Vedo che la pensiamo allo stesso modo! Per questo mi
piace parlare con te…>
< Anche a me piace parlare con te, Rob! > gli sfiorai
automaticamente il braccio e a quel punto decisi che avevamo bisogno di
tagliare l’aria.
< Che dici di un buon caffè? > gli proposi tutta
sorridente < Così mi parli un po’ della tua vita…a Londra! >.
Donneeee! :
Cloddy_94 – Ciao bella! Chiedo scusa
soprattutto a te per il ritardo con cui ho postato…Sono contentissima che
l’ottavo chappy ti sai piaciuto! Davvero tanto! Un bacione, a presto!
Dodo – *.* A te cara, chiedo perdono per la lunghezza del
capitolo! XD Ogni volta è un piacere ricevere una tua recensione davvero…Spero
di soddisfare il tuo desiderio e di far tornar fuori ancora Jack! Giuro che
farò il più possibile! Ti dico che anche a me piacerebbe dedicargli ancora
spazio…bacioni!! Un abbraccio
C_annuccia – La matematica del terzo anno!!!
Ueeeeee =D Beh sai già tutto…=) un bacio stellina…
Sognatrice85 - ^^….sono happissima!!! Una nuova
fan addirittura! Grazie grazie per i complimenti…non sai che piacere aver
ricevuta la tua recensioni! Commenta ancora se ti va, mi faresti contenta! Un
bacio =)
Yara995 – ciao Yara!!! Eh…effettivamente Jack non c’è
più…*.* Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo! Ti aspetto ancora, sai?
Bacio=D
da Primavera
in anticipo di L. Pausini ft J. Blunt
Ero sotto la doccia. Il getto d’acqua tiepida mi
picchiettava la pelle con prepotenza.
Ad occhi chiusi, cercando di rilassare tutti i muscoli
del mio corpo, davo libero sfogo ai miei pensieri…
Robert…Perché con te è così facile? Sei un caso raro,
bisogna dirlo! Con te riesco a stare serena, a sorridere senza dover recitare.
A sprazzi mi ricordi…Jack…
Sussultai appena.
Spesso mi capitava di non riuscire a pensare al nome di
Jack, ormai era diventata un’abitudine chiamarlo “lui” tra me e me; ma
questa volta no, dal giorno in cui ero ritornata a Firenze le cose erano
cambiate.
Sono forse più forte? Me ne sto facendo una ragione?
No, non avrei mai trovato una ragione in tutto quello che
era successo in passato.
Ma perché ti senti così bene con una persona che non è lui, Cris?? Cosa ti
sta dando Robert?
Forse mi stava dando quella che cosa che tutti definiscono
“compagnia”,…chissà magari amicizia…
Io gli avevo raccontato di me, così come lui mi aveva
parlato di sé, della sua famiglia, delle sue sorelle, dei suoi nipoti e, come
lo avevo esortato a fare, della sua vita a Londra.
Non volevo risultare invadente così gli feci solo domande
generiche a cui lui rispose sempre con un sorriso che mi scaldava il cuore.
Chissà perché mi fa stare così bene…Chissà cosa accadrà…
Sorrisi. Per la prima volta mi resi conto che non mi
importava del dopo, del domani, del seguito.
Quella sera mi sarei divertita, il resto non contava.
Il posto che avevamo scelto quel pomeriggio (che Robert
aveva scelto, per la precisione) era fuori mano, a circa venti minuti da
Volterra.
Era piuttosto tranquillo, e quando arrivammo verso le nove e
mezza (orario sempre stabilito da Rob!), il locale era quasi vuoto.
I suoi amici erano uno spasso e mi avevano fatta sentire a
mio agio sin da subito.
Quando ero scesa nella hall dell’ hotel, circa mezz’ora
prima,c’erano già Ashley con le altre
due ragazze, Kristen e Nikky e appena mi videro, mi vennero in contro e mi
fecero entrare con naturalezza nei loro discorsi.
Erano così carine!
Kristen, mi invitò a chiamarla subito con il soprannome e
dato che io feci lo stesso, scoppiamo a ridere per la somiglianza dei nomi.
Avevamo la stessa età; mi chiese dei miei studi, dei progetti per l’università,
ma appena mi feci avanti io con qualche domanda su di lei fummo interrotte,
perché arrivarono tutti i boys.
Proprio come mi aspettavo erano in quattro: il ragazzone
nerboruto era Kellan, quello alto biondo miele era Jackson. L’altro ragazzo,
che sembrava più piccolo di me, era Taylor ed effettivamente era un paio d’anni
più giovane; naturalmente a chiudere il cerchio c’era Rob, con un look che
approvavo in modo particolare. Non era né troppo elegante, né troppo casual:
stava benissimo! E mi sorpresi ad assumere un’espressione compiaciuta.
Appena incrociai il suo sguardo mi fece l’occhiolino e,
avvicinandosi a me, mi diede un bacio sulla guancia.
Quando mi ebbe presentato i ragazzi, io e lui andammo a
recuperare la mia Mito e un’auto presa in noleggio, e partimmo per raggiungere
il ristorante
La cena fu ottima e la compagnia era fantastica.
Kellan, non faceva che prendermi in giro per la mia
pronuncia da perfetta londinese, e di tanto in tanto infilava nei discorsi
battute che facevano sbellicare l’intero tavolo.
Jackson partecipava agli argomenti di conversazioni idioti
che proponevano Kel e Taylor.
Le ragazze, invece, mi impegnavano in conversazioni più
serie: mi incitavano a raccontare loro delle mie passioni, dell’ Italia, dei
posti che avevo visitato e, in modo particolare, di Parigi.
Poi, mi parlarono dei loro fidanzati, dei luoghi in cui
vivevano, senza risparmiarmi i particolari.
Ad un certo punto prima che arrivassero i pochi caffè e il
cappuccino per Ash, mi toccò la mano per attirare la mi attenzione.
< Mi accompagni fuori? > mi mostrava la sigaretta,
guardandomi negli occhi.
Inizialmente la mia attenzione era focalizzata sul suo
tocco, sulla sua mano posata dolcemente sopra la mia; poi capii che dovevo
mettere in moto il cervello…
Assunsi un’espressione severa:
< D’accordo…>
Lo seguii in silenzio nello spiazzo che c’era sul retro,
dove erano sistemati deitavoli,
panchine e un piccolo gazebo.
Con gesto rapido ed espertosi accese la sigaretta e spostò la sua attenzione su di me; il mio
sguardo contemplava il cielo scuro illuminato dalla luna…Iniziai a contare le
stelle, muovendo appena le labbra per tenere il conto.
Rob si avvicinò a me, e quando parlò mi stava alle spalle.
< Cosa stai facendo? > mi sussurrò tra i capelli,
abbassandosi un poco per seguire il mio sguardo.
< Conto le stelle.> mi girai e gli sorrisi.
< Mi sa che hai bisogno di una mano per finire prima
dell’ alba! > mi disse con il suo sorriso sghembo.
< Conosci le costellazioni?? > gli domandai voltandomi
per tornare a guardare in alto.
< So che quella è l’Orsa Maggiore…> disse disegnando
con l’indice della mano destra il profilo del carro.
Iniziai a roteare su me stessa in cerca della mia
costellazione preferita…
Robert mi guardava con una espressione curiosa e divertita.
Non appena mi bloccai, lo sguardo fisso sopra di me, spense la sigaretta e mi
raggiunse.
Mi stava alle spalle come poco prima e mi cinse il fianco
con la mano sinistra. Appoggiai la testa sulla sua spalla e sollevai il
braccio, indirizzando i suoi occhi verso ciò che gli volevo mostrare.
<Vedi quelle tre
stelle molto luminose? Formano la cintura di Orione. Se guardi bene, riesci a
distinguere Orione stesso: ha il braccio sollevato e impugna una spada; è
inginocchiato, qui c’è il piede, ed ecco il ginocchio…> gli spiegai i vari
passaggi del mio dito, lasciandolo a bocca aperta.
< Tra quelle del nostro emisfero è la mia costellazione
preferita, perché è considerata quella più splendente. E’ una caratteristica
che si addice molto al personaggio che rappresenta: Orione, secondo la
leggenda, era il più bello tra gli uomini. >
< Te l’ ho già detto che mi stupisci in qualunque cosa tu
dica o faccia? > disse, facendomi voltare verso di lui.
Mi teneva stretta a sé, avevo le mani appoggiate sul suo
petto, lo sguardo incatenato al suo.
Non esisteva più nulla, avevo solo in mente le stelle e
Robert…
Nel momento in cui lo vidi avvicinarsi al mio volto chiusi
gli occhi automaticamente, ma…
< Rooooob!! Cris!!! > era Kellan che ci chiamava da
dentro e stava per uscire a cercarci < Sono arrivati i vostri caffè! >
< Arriviamo Kel! > esclamammo all’unisono, separandoci
proprio mentre lui stava aprendo la porta.
< Muovetevi! Il proprietario sta iniziando con il
karaoke!! > ci informò entusiasta.
< Karaoke?! > gli chiesi confusa.
< Sì, inglesuccia! Ti prenoto per un duetto! > in
risposta gli feci la linguaccia, divertita.
Era già entrato, quando Rob mi trattenne per una mano.
Non volevo voltarmi: pochi attimi prima stava accadendo
qualcosa che avrebbe potuto cambiare tutto.
Ma con estremo sollievo quando mi voltai mi stava guardando
con il suo solito sorriso sghembo, porgendomi un bacio Perugina.
< A te la sfida, signorina! >
< Mmm…> mugugnai afferrandolo e scartandolo <
Rimarrai deluso, temo…>
< Ti dai già per vinta?? > portò le mani ai fianchi
per incorniciare il suo tono di rimprovero.
< No. E’ solo che prima di venire qui ne ho mangiato un
altro e questo era il biglietto! >
Tirandolo fuori dalla tasca, glielo porsi:
Nel paradiso non esiste il matrimonio; evidentemente per non
turbare la serenità del luogo.
Sam Butler n. 102
< Molto bene! Sei proprio una tragedia! > scherzò <
Ora leggi questo…> mi disse indicando il nuovo fogliettino.
< Come vuoi! > lo dispiegai, e lo avvicinai di più
agli occhi, per riuscire a leggerlo bene.
< Lancia il tuo cuore davanti a te, e corri a
raggiungerlo.
Proverbio Arabo n. 100 >
Le parole mi
morirono in bocca…
< Ehm…Cris? >
< Sì? >
Ti prego non fare commenti Rob!
< Me lo potresti leggere in inglese? L’italiano non lo
capisco proprio! > mi chiese gentilmente.
< Tieni…> gli infilai nella mano il biglietto e corsi
dentro dicendo con un volume di voce appena udibile < …il caffè si
raffredda. >
All’interno c’era Taylor immolato sul piccolo palco; Nikky
mi spiegò che aveva perso una scommessa con Jackson, e ora doveva cantare
“Michelle” dei Beatles.
< Ma quanto sei crudele, Jackson! > lo canzonai.
< I patti erano chiari: chi perdeva doveva cantare una
canzone scelta dal vincitore!> mi spiegò tutto soddisfatto.
La canzone era appena iniziata e Taylor era chiaramente in
difficoltà, così mi avvicinai al ragazzo che stava alla console per chiedergli
un altro microfono.
Quando lo impugnai, spostai il tastino sull’ on; una strana
emozione mi pervase il corpo: avevo abbandonato per troppo tempo anche il
canto, proprio come avevo fatto con il piano…
Le sue
dita volavano sui tasti d’avorio egli
accordi della mia canzone, preferita risuonavano nella stanza e nel mio cuore.
Mi sedetti
accanto a lui e mi aggiunsi a lui, improvvisando piccole aggiunte nella
melodia…
Quando la
canzone finì vidi Jack guardarmi sbalordito.
<
Sapevo che eri una musicista favolosa, ma non immagino che avessi questa voce!
> gli occhi gli brillavano.
C’ho
cantato sopra??? Oddio! Non me ne ero accorta!
Ero
arrossita violentemente, così lui poggiò una mano sulla mia guancia calda.
<
Dovremmo partecipare assieme al concerto della scuola, Cris! Hai una voce
meravigliosa!! > esclamò.
<
Ecco…io non so…>
< Hai
mai studiato canto? >
< No.
> ero imbarazzata.
< Sei
sorprendente! Ti prego, accompagnami con la voce quando suonerò all’ultima
assemblea d’istituto, sarebbe un’ottima occasione per farti conoscere, visto
che sei nuova…>
Un piccolo nodo in gola mi
fece esitare per qualche istante, ma…Taylor non poteva continuare così! Mi
lanciava delle occhiate che avevano tutta l’aria di essere richieste di aiuto.
Presi fiato e lo accompagnai
fino alla fine della canzone leggendo le parole che scorrevano sullo schermo.
Quando lessi la parola FINE,
mi precipitai al mio posto, ma Kellan era già pronto a bloccarmi in una morsa
d’acciaio per riportarmi sul palco “per il suo turno”.
Cantai un paio di canzoni
anche con Kris, una assieme a Nikky e ad Ash, formando un perfetto terzetto.
Poi fu il turno di Kellan e Jackson, che implorammo di smettere a metà
esecuzione: erano inascoltabili! A quel punto Jackson voleva riscattarsi e far
capire che la canzone era venuta male perché c’era Kellan, così mi convinse a
cantare pure con lui.
Robert non aveva mai toccato
microfono, si era limitato a guardarmi, negli occhi aveva uno strano luccichio,
e ad ascoltare le nostre esibizioni.
< Mi concedi una canzone? >
sembrava un po’ desideroso di condividere con me una canzone…
< Ma di solito non è il ballo
che viene concesso?? > ironizzai.
Fece spallucce < Per quello c’è
sempre tempo…> e mi fece l’occhiolino.
Prima di lasciarmi rispondere mi
aveva già presa per mano e trascinata sul palchetto.
La base partì quasi subito. La
riconobbi in un istante: Primavera in anticipo di Laura Pausini In
duetto con James Blunt.
< La sai?? O meglio: sai che la
so? > gli bisbigliai, coprendo con una mano il microfono.
Mi sorrise, soddisfatto: <
Diciamo che ci contavo!…Tocca a te…> e mi indicò lo schermo da cui lessi le
mie parole:
Per scontato non do
niente di quel che ho
neanche un minimo brivido, ora no
E poi arrivò il suo turno e io incollai i miei occhi a
lui…Aveva una voce che avrei riconosciuto subito, anche se mi avesse chiamato a
miglia di distanza: tranquilla, equilibrata…
It’s the air that i breathe
It’s my fall at your feet It is my song
I sing when you are gone
Confesso sei la causa mia primaria
adesso in me
di tutto il buono che c’è
Ahahah lo so
sei la primavera
in anticipo
Ahahah la prova che dimostra quale effetto hai su di me
perchè
All my hopes and my fears my hopes and fears
in this moment are clear
you are the one
my moon, my star, my sun
per questo nei polmoni cambia l’aria
del resto sei
sei tutto il buono che c’è
Ahahah lo so
questaprimavera
in anticipo
ahahah l’esempio che dimostra quanto effetto hai su me
Fiori che nascono dai rovi
qui fuori cicatrizzano gli errori miei
sei tu senz’alcun dubbio l’artefice di questa primavera che
c’è, in me, in me
qui fuori
nell’autoscatto di noi
Partì un applauso, ma non lo
sentivo, sentivo solo il mio cuore battere forte nel petto e accelerare il
ritmo non appena Rob mi sussurrò all’orecchio:
< Siamo stati grandi! >
E’ la mia volta???
Ciao a tutti! Chiedo umilmente perdono per il ritardo con
cui ho postato…ma quella maledetta della scuola…!
Spero di essermi fatta perdonare almeno un pochino con
questo capitolo…XD
Vi prego recensite, fa sempre piacere sentire che pensano i
miei lettori!! Detto questo, alle mie donne…:
Cloddy_94 – Ti prego perdonami!! Mi è
dispiaciuto soprattutto per te postare così in ritardo…*.* Davvero! Purtroppo
nemmeno qui ti ho soddisfatta a pieno…ma ci siamo andati vicini…@.@ Giuro che
mi farò perdonare! Un bacio!! Aspetto la tua recensioneee…=)
C_annuccia – Dici che l’ho trattata male Ash?
*.* Nooo…l’adoro! Cmq tesoro…spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Visto che canzone c’è?? Un bacio grande grande…ti voglio bene!
Sognatrice85 – Ci hai proprio azzeccato cara!
Lei si sta facendo travolgere, ma non se ne rende conto…e credo che qui ne
abbiamo avuto conferma! A presto…baciii! =D
Fede_sganci – Ciao bella!! Che piacere ricevere
i tuoi complimenti! Davvero…Spero ti sia piaciuto anche questo chappy…Aspetto
un tuo commento ;-) ! Baci baci!
68Keira68 – Ma ciao anche a te!! Che carina!
Grazie grazie per la recensione =) Son contenta che ti piaccia il personaggio
di Cris, significamolto per me…*.*
Sarà un paio di maniche quando scoprirà della fama di Rob, credimi!…bacioni!
Doddola93 – Ciao Doddie! Mi mancavano le tue
recensioni! …Non riesco mai a beccarti in msn, uff…cooomunque, grazie per aver
commentato! Kisses!=D
Un grazie speciale a chi ha aggiunto RaC tra i favourites!!:
Ciao a todos!!
Per farmi perdonare un po’ del ritardo disastroso con cui ho postato l’ultimo
capitolo, ne caccio fuori un altro oggi!
Vi dico già che mi dispiace, ma domani inizia una nuova
settimana e non grantisco nulla per il prossimo…=( scusate, scusate!! Detto
questo gustatevi per bene l’11esimo chappy, mi sono divertita parecchio a
scriverlo, davvero! Ormai ogni tassello è al suo posto…e la trama procede!
Un bacio!
Buona lettura!
Capitolo 11 – Un libro che fa sognare
…dimmi cosa c'è di
meglio che
volare via
come Peter Pan
sorvolare prati verdi
fiori di lillà
dimmi cosa c'è di meglio che
restare su
col sole dentro al cuore
non mi dire adesso è ora di tornare giù
ho un sole dentro al cuore
se un giorno lo vorrai
provaci e vedrai
puoi volare se vuoi
e resteremo su
non torneremo più.
Da Un
sole dentro al cuore di Giorgia
Giovedì mattina papà mi svegliò bussando forte alla porta.
< Buongiorno, Scriccia! >
< Papà…Ciao! Non serviva che bombardassi la porta! Sii
più sensibile: ha un’ anima pure lei…> lo rimproverai ironicamente,
dopodiché mi scostai per farlo entrare.
< Come è andata ieri? Divertita? >
< Mmm…Ieri, ieri? > mi portai un dito al mento e
cercai di avviare gli ingranaggi del mio cervello…
Allora ieri ho passato il pomeriggio con Rob…Ah giusto! Per
la cena di quella sera! La cena è andata…Oddio la cena, le stelle, il bacio, il
quasi bacio, il karaoke! Cris, calma! Rispondi a papà, su da brava…
< E’ andato tutto bene, il posto dove abbiamo mangiato ti
piacerebbe, papi! Ti portano dosi immense. > gli sorrisi e cercai di
tranquillizzarmi per rimandare i miei pensieri ad un secondo momento.
< Ci dobbiamo andare, allora! Magari la settimana
prossima, che dici? > mi propose.
< Si può fare! >
< Cris, muoviti a cambiarti che ti porto ad una fiera sui
libri! E’ un po’ fuori Volterra, ti va? >
Mio padre è senza dubbio il più bel papà del mondo! Pensai
come una bambina di cinque anni, mentre mi si allargava un sorriso a trentadue
denti.
Corsi ad abbracciarlo e poi mi precipitai a cambiarmi.
La fiera rappresentava una parte del paradiso che avevo
costruito nei miei pensieri: mancava solo il pianoforte e una barretta di
cioccolato alta quanto il K2. Il caffè c’era, perché si trovavano bar ogni
dieci metri.
C’erano bancarelle di libri usati, di libri tascabili, di
classici, gialli, thriller; c’era pure uno stand di soli Harmony, un
altro stracolmo di fumetti di tutti i tipi. Alcuni banchi erano dedicati ad
autori di filosofia e di storia, altri ad autori inglesi, russi, italiani,
francesi, si trovavano tutte le nazionalità.
Quando ebbi comprato, dopo una lunga serie di spese, un
libro su storie e leggende del Giappone, papà mi prese per il braccio e mi
portò ad una bancarella dei best-seller storici dei primi Novecento fino ai
nostri giorni.
I miei occhi indugiarono un attimo sui suoi che erano
estremamente divertiti alla mia espressione di gioia, e poi furono
inevitabilmente attratti da quella montagna di tesori.
Lì c’erano le storie che avevano appassionato tutto il
mondo; racconti che avevano fatto, facevano e avrebbero sempre fatto sognare
milioni di esseri umani. I più strani titoli per una quantità immensa di
sorrisi.
Li conoscevo quasi tutti, per la maggior li avevo letti per
mia immensa fortuna. Scorrevo lungo gli scaffali e coglievo istintivamente i titoli
che più avevo amato.
Ad un tratto qualcuno alle mie spalle attirò la mia
attenzione ammaliata dai libri.
< Mi scusi signorina? Posso esserle d’aiuto? Vedo che è
qui da parecchio, se vuole posso darle una mano per trovare ciò che cerca…>
Mi voltai di scatto, la proprietaria mi stava sorridendo.
Non sapevo che risponderle.
< Oh, mi scusi lei! Sono qui davvero da molto? Mi sono
fatta prendere da questa meraviglia. > ammisi un po’ imbarazzata.
Lei mi sorrise di nuovo, con una nota di affetto nei suoi
occhi.
< Le piace leggere…> lo dava per scontato…Beh,
chiunque al solo guardarmi lo avrebbe fatto!
< Tantissimo! >
< Si vede dal suo sguardo! Posso farle un regalo? Scelga
uno qualsiasi tra questi libri…> mi mostrò con un ampio gesto del braccio,
la mia vasta scelta.
< Oh, no! Si figuri! Non accetto…>
< Suvvia! La prego, non sa che gioia per me vedere che
qualcuno apprezza ancora in modo così autentico un mucchio di parole scritte su
carta. >
Un libro non è “un mucchio di parole scritte su carta”…
Quella frase mi mise una leggera tristezza.
< Non saprei quale scegliere…molti li ho letti!
Soprattutto tra i più vecchi; però me ne mancano tanti! Mi darebbe un
consiglio? > le chiesi speranzosa.
< Ti piace sognare? >
< Senza ombra di dubbio…> risposi prontamente.
< Molto bene! Allora prendi questo…E’ uscito direcente, scritto da una scrittrice
americana. Parla di un amore…utopico. Sono usciti anche i seguiti: in tutto
sono quattro. >
< “Twilight” > assaporai il titolo <
Significa Crepuscolo >.
< Proprio così…Buona lettura! > mi augurò facendomi
l’occhiolino.
< La ringrazio immensamente! >.
Appena la signora sparì per servire un cliente girai il
libro e lessi la recensione:
Di tre cose ero del tutto certa:
Beata te che almeno ne hai tre! Pensai con un filoni invidia.
Primo, Edward era un vampiro.
Alla faccia! Ora si spiega l’immagine sulla copertina: la mela, il frutto
del peccato!
Secondo, una parte di lui – chissà quale e quanto importante
– aveva sete del mio sangue.
Ti adoro, sei la mia eroina…
Terzo, ero totalmente, incondizionatamente innamorata di
lui.
Tutto quello mi era inconsciamente familiare…
< Ehi, Cris! Hai trovato un altro libro? >
< Papà, mi hai fatto prendere un colpo! > esclamai
portandomi una mano al cuore.
< Scusa, piccola! >
< Tranquillo! Comunque è un regalo…> accennai fissando
la copertina.
< ??? >
< …da parte della proprietaria della bancarella dei
best.seller… > gli spiegai tutta la storia e poi andammo a cercare un posto
per pranzare.
Tornata in hotel, salutai papà e dandogli appuntamento per
cena, dato che avevo in mente di studiare quel pomeriggio.
Appena arrivai nella mia suite, buttai sul divano la borsa
con un gesto maestoso e mi diressi in bagno; feci scorrere l’acqua della doccia
per circa trenta secondi, giusto il tempo di spogliarmi, e quando entrai nel
box, mi abbandonai al getto tiepido.
Mi passai una mano tra i capelli e, sfilato l’elastico della
coda, li sciolsi per inumidirli e insaponarli.
Non vedevo l’ora di leggere quel libro…
Prima il dovere. Mi imposi.
La doccia conciliava molto le mie riflessioni e, dopo un
breve esame delle meraviglie di quel giorno, ripensai alla sera prima.
Ero arrivata ad una conclusione: mi ero lasciata un po’
andare, non dovevo permettere che accadesse di nuovo.
Con Robert si era innescato una specie di legame chimico che
non riuscivo a spiegare.
Mi piaceva, questo era fuori discussione; ma non in quel
modo…ne ero convinta!
Quando ero con lui stavo bene, ed erano mesi che non
mi capitava. Riuscivo a parlare, ad essere interessata ed interessante. Lui
aveva dato il via a qualcosa in me che mi aveva fatto sbocciare, qualcosa che
mi aveva permesso di essere tranquilla all’interno di un gruppo, qualcosa che
mi aveva fatto divertire con i ragazzi la sera avanti. Aveva annullato la mia
diffidenza. Mi aveva fatta diventare una Cris spontanea, socievole; una Cris
che ora chiamava dei conoscenti “i ragazzi” come se fossero suoi amici da una
vita.
Nella mia vita non avevo avuto molti amici. Avevo avuto
Jack. E qualche oca che mi aveva solo preso in giro, fingendo di volermi bene.
Non capivo come, in attimo, si stesse progettando e
adempiendo un cambiamento radicale.
Forse era ora, Cris!
Ma era stata ora, solo da quando avevo aiutato Rob, pochi
giorni prima. Solo quando lo avevo visto per la prima volta.
I libri mi tennero occupata fino all’ora che avevo stabilito
con papà per scendere per cena.
Cercando di rendere il mio look il più possibile adatto allo
stile dell’ hotel, presi l’ascensore per scendere al piano terra. Appena vi
salii, qualcuno mi chiamò.
< Cris! > mi toccò appena la spalla.
< Taylor! > lo riconobbi all’istante.
< Cavolo stai una favola!! > sicomplimentò quando mi raggiunse.
< Oh! Grazie! > osservai la sua giacca scura, che
stava benissimo con i semplici jeans e camicia grigia < Stai benissimo anche
tu! >
< Cosa vuoi! La classe non è acqua,…> si battè il
petto muscoloso con la mano destra per fare un po’ di scena.
< Ma sentilo!…Ascolta, gli altri? Sono già giù? >
chiesi non curante.
< Credo proprio di sì! Ti unisci a noi? Non credo che i camerieri
ci faranno problemi! > mi propose.
< No no…Grazie! Mio padre mi aspetta…>
ormai eravamo in prossimità della sala.
< D’accordo, come preferisci! Dopo vieni per un saluto,
agli altri farà piacere! >
Aveva pronunciato con troppa enfasi la parola “altri” perché
non capissi che intendeva “…agli altri, ma in particolare a Rob, farà
piacere!”.
< Certo! Buon appetito! >
< Anche a te! >
Mi diressi verso il solito tavolo, dove c’erano già papà,
Gio e Carlo ad aspettarmi, e parlammo della fiera di quel mattino e di libri
fino al dessert.
Come avevo promesso a Taylor, bevuto il caffè andai a
salutare tutti al loro tavolo.
< Ciao, Cris! > mi salutarono in coro. < Unisciti a
noi! Abbiamo appena ordinato un po’ di vino…che Taylor non berrà! > aggiunse
Jackson ridendo.
< Ciao ragazzi! Tutto bene? > presi posto in una sedia
accanto a Robert.
Parlammo del più e del meno e non appena mi voltai verso
Rob, che non avevo ancora guardato bene, il sorso di vino che avevo appena
bevuto mi andò per traverso.
Lui, preoccupato mi diedi qualche colpetto sulla schiena.
< Cris! Tutto bene?? > mi chiese.
< Ti sei tinto i capelli?! > riusciia dire, con quel poco fiato che mi rimaneva
e istintivamente glieli toccai, come per vedere se fosse una parrucca.
La tavolata scoppiò in una risata fragorosa: nessuno smise
di ridere per i due minuti che seguirono.
Io aspettavo spiegazioni: si era tinto i capelli, di un
castano ramato, che tra l’altro gli donava un sacco! Ma era insolita come cosa
per un ragazzo!
< Perdonaci Cristina! E’ stata troppo buffa la scena…>
disse Nikky.
< Comunque sono stato costretto…! > iniziò Robert
prima di iniziare di nuovo a ridere, al che gli sferrai una gomitata che lo
fece sghignazzare ancora più forte.
< …per scommessa! > completò tempestivamente Ash,
attirando in automatica di tutti < Kellan l’ha sfidato a freccette, di cui
Rob si reclama campione; chi perdeva si tingeva i capelli! Siete proprio degli
stupidi ragazzi! >
Strano ma vero, ci cascai!
Il discorso fu abbandonato e quando ormai la sala era vuota,
salimmo tutti nelle nostre camere…
Quando feci scorrere la mia tessera nel dispositivo e Robert
in contemporanea fece lo stesso, entrambi tentammo di parlare…
< Dimmi tu…! > mi invitò lui.
< No, prima tu! > gli imposi.
< D’accordo! Se non dormi subito, ti va di…ehm…> era
evidentemente imbarazzato < …farmi compagnia? > e poi, si affrettò a dire
< Non prendermi per un maniaco! Devo studiare una cosa per lavoro e mi
riesce meglio se c’è qualcun altro nella stanza. Puoi fare ciò che vuoi, anche
guardare la tv, tanto non mi dà fastidio! >
< Ti concentri meglio se non sei da solo?? > chiesi
curiosa.
< Sì, esatto! Anche a scuola era così, se c’era mia
madre, od una delle mie sorelle che girava per casa, studiavo meglio…>
< Ok! Fa lo stesso se vieni tu? > lo invitai.
< Ma certo! Prendo i fogli…>
Mi raggiunse poco dopo nel mio salottino.
< Mettiti dove vuoi, se vuoi sulla scrivania, oppure sul
divano…> gli illustrai le varie opzioni.
< Se non ti dispiace sul divano, le scrivanie mi
ricordano troppo la scuola! >
< Anche io ho sempre preferito poltrone e divani! >
gli dissi ridendo < E comunque stai bene con quel colore di capelli! >
Mi sorrise, < Grazie…! >
Detto questo, presi dalla borsa il libro nuovo e mi sistemai
sulla poltrona, portando le ginocchia al petto come ero solita a fare.
Quando arrivai a pagina 24, fui distratta da un piccolo
risolino soffocato di Robert.
< Che c’è? > chiesi.
Si porto tre dita alla bocca…< No, niente, scusa! >
< Dai! Dimmi! > ero determinata a scoprire perché
rideva.
< Mi sono solo accorto ora del libro che stai
leggendo…> e scoppiò a ridere di nuovo.
< E ti fa ridere? Guarda che le tipa finora non sta
vivendo un’ esistenza tanto felice: per amore verso sua madre ha deciso di
andare a vivere in un posto che odia! E tu la prendi in giro? Povera Bella…>
scossi la testa; stavo facendo la finta offesa, un po’ per divertirlo, un po’
per stuzzicarlo.
< Lo odia, eh? Aspetta di leggere…! > stava al mio
gioco, mi punzecchiava pure lui.
< Ah, l’ hai letto! >
< Per cause di forza maggiore conosco bene la saga della
Meyer…>
< Adesso mi hai incuriosita. > e tornai alla mia
lettura…
La storia era avvincente, appassionante…fantastica! Solo
verso mezzanotte e mezza riuscii a staccare gli occhi dalla pagina e accorgermi
che Rob si era addormentato.
Quatta quatta mi avvicinai al divano e mi abbassai per avere
il mio viso allo stesso livello del suo. Iniziai a percorrere il suo addome,
facendo marciare indice e medio, fino ad arrivare al suo collo che presi a
solleticare facendolo svegliare di soprassalto.
Divertita, appoggiai il mento sulle mani, sorrette a loro
volta dal divano, e presi a guardarlo con sfida.
< Te l’ ha detto nessuno che con questi capelli assomigli
ad Edward Cullen?? >
Si portò una mano sulla fronte, ridendo di gusto…A quel
punto mi afferrò, mi sollevò, in modo che sedessi sul divano accanto a lui e
iniziò a farmi il solletico.
Continuò così, facendomi sbellicare ed implorare tregua:
< Rob! Ti prego! Ti scongiuro!! Mi fai dissestare gli
addominali! >
< Sei sconvolgente, solo tupotresti dire una cosa del genere, Cris…>
< Smettila di prego! Faccio qualunque cosa, giuro!! >
ormai gridavo tra le risate.
Si bloccò tutto su un colpo: < Davvero? >
Cercai di sottrarmi dalla sua presa salda, per tornare a
sedere dritta dato che ormai ero stesa a fianco a lui, ma era impossibile…
< Dipende da ciò che chiedi! >
< Molto bene! Se siamo in vena di condizioni, allora
continuo! > e riprese con il solletico.
< Ok! Ok! >
Si bloccò di nuovo, e assunse uno sguardo irresistibilmente
dolce.
< Abbracciami > fece una breve pausa per permettermi
di avere eventuali reazioni; forse fu proprio quello che mi spinse a non averne
nessuna < …per favore…>
Lentamente passai un braccio sotto la su schiena, e, sempre
misurando ogni gesto, feci scorrere la mia mano sul suo petto sopra la t-shirt
fino a raggiungere la spalla.
Trovai un posto comodo per la mia testa e sentii il suo
mento appoggiarsi sulla mia fronte.
Sentivo tra i capelli il suo respiro fresco, regolare.
In quel contatto sentivo chiaramente ogni suo battito…presi
a contarli e mi addormentai.
Alle mie donne! Siiii che bello!
Un grazie a chi ha aggiunto la fic tra i perferiti:
NeverThinkà ma tesoooro!
Raffuz
Ed ora…*.* :
Sognatrice85 – Ma che bella la nostra Laura
Pausini! E James Blunt, di cui sapevo a malapena l’esistenza prima di questa
song! *.* grazie, mille volte grazie per la recensione! Spero che anche questo
capitoloispiri un pochino il tuo mondo
dei sogni, un mondo meraviglioso dove possiamo essere noi stesse e dove
possiamo fantasticare senza limiti! Un bacio, cara!
Fede_sganch – Certamente! La cintura di
Orione la vedi benissimo in estate! Se cerchi in qualche libro o sito vedi
l’immagine disegnata sopra e lui è messo davvero in quella posizione!=D
Sono stra contenta di averti fatto scoprire la canzone, e
ancora di più che ti piaccia! Ciao bella! A presto ;-) bacio!
C_annuccia – ciao tesoro! Non so che dirti a
parte Grazieeeeeeeeeeeee! Continua a seguire, che conta molto la tua opinione,
sei una delle persone più sognatrici che conosca e spesso ricordi di farlo fare
alle persone, me inclusa! Grazie! Un bacione
Cloddy_94 – Visto? Sono stata veloce per
farmi un po’ perdonare! Riguardo il canto, condividiamo la stessa passione,
bella! Lascia un commento, che son curiosa di sapere che pensi del 11 chappy!
Bacioni!! =)
___stellina – Ciao stellina =)! Grazie per la
recensione e per i complimenti! Aspetto un tuo commento, spero ti sia piaciuto
anche questo capitolo! Baci!
Panda (=D) – Ciao tesoro! Sai già tutto,
troppi complimenti! *.* Grazie, grazie, grazieeeeeeeeee! Mi hai commentato
tutto: il modo di scrivere, le ideuzze varie che c’ho buttato dentro! E mi hai
scritto cose fantastiche…Davvero! Grazie…=D A presto…(2 minuti?? XD) Baci!
Eccomi qui! Dopo una settimana (buuuuuuuuuu!! XD)
incendiata!
I prof non danno tregua in sto periodo…ò.ò…Non so! Secondo
me si sono messi d’accordo: non li ferma nessuno, ma proprio nessuno nessuno!!
A voi frega poco, lo so…ma capitemi…
Il capitolo è un po’ particolare, devo ammetterlo; ma mi è
venuto così e spero comunque che vi piaccia anche se è un po’ incasinato!! Sob…
In ogni caso…vi lascio alla lettura! Anche se temo i vostri
giudizi ad essere sincera…XP
Capitolo 12 – Rivelazioni
Adesso no, non voglio più
difendermi, supererò dentro di me gli ostacoli… i miei momenti più difficili,
per te.
There is no reason, there’s no rhyme: it’s crystal clear. I hear your voice and
all the darkness disappears. Every time I look into your eyes you make me love you
Questo inverno finirà- And I do truly
love you
Fuori e dentro me- How you maybe
love you
Con le sue difficoltà-And I do truly love you
…Vincerò per te le paure che io
sento…
da I belong to you di E.
Ramazzotti ft Anastacia
Aprii gli occhi e vidi la stanza illuminata dai raggi del
sole che filtravano prepotenti attraverso le tende. Distrattamente guardai
verso l’ orologio e scoprii che erano ormai le dieci.
Automaticamente mi guardai intorno per cercare Rob: ma di
lui nessuna traccia.
Aveva lasciato un biglietto sul tavolino, che afferrai alla
svelta e lessi:
Buongiorno Bella Addormentata!
Purtroppo mi sono dovuto svegliare presto per andare al
lavoro, ma immagina che io sia lì a darti un bacio del buon risveglio (non di
cioccolata!).
Oggi sono costretto a stare via tutto il giorno, però spero
di poterti vedere stasera…
Passa una buona giornata e sbrigati a leggere Twilight…sono
curioso di sapere che ne pensi!
I miei omaggi signorina,
Rob
Fu inevitabile sorridere e rileggere almeno altre cinque
volte le sue parole.
Sentivo una brivido di lieve piacere percorrermi la schiena.
Ero confusa e preferivo non pensare, quindi filai in bagno a
lavarmi e poi in camera ad indossare dei pantaloncini e una maglietta per
andare un po’ in palestra per il resto della mattinata.
Provai tutti gli attrezzi e le macchine varie, ma mi dedicai
in particolar modo al tapis roulant, così potevo ascoltare musica senza che i
fili dell’ipod fossero d’intralcio.
Quando mi diressi verso l’ascensore per andare a cambiarmi
per il pranzo, trovai papà, con il quale parlai ancora della fiera dei libri
del giorno precedente.
Passammo poco più di un’ora assieme, poiché, finito di
mangiare, doveva tornare di volata in ufficio per incontrare il cliente della
causa.
Appena ritornai nella suite decisi di assecondare l’invito
di Rob, presi il mio nuovo libro e fui immediatamente riassorbita da quelle
pagine, abbandonandomi al mondo geniale che la Meyer aveva creato.
Ogni parola mi attraeva, mi affascinava. Bella era un
personaggio naturale, perfetto ed imperfetto, semplice, che già la sera prima
avevo iniziato ad adorare. Edward invece…
Mi faceva pensare.
Ero straordinariamente incantata da lui, ma non per le
straordinarie caratteristiche descritte nel libro, ma perché mi ricordava
terribilmente Rob.
Sembrava che l’autrice avesse descritto lui; o meglio, ai
miei occhi lui appariva così e inconsciamente quando leggevo il nome del
vampiro pensavo a lui.
La cosa che più mi sconvolgeva era che in realtà non sapevo
se quella somiglianza fosse fondata e mi resi conto di non conoscerlo affatto.
Decisi che quella sera lo avrei aspettato e avrei preteso
delle risposte più precise su di lui…Volevo ascoltare qualcosa di suo, qualcosa
di profondo, di significativo; qualcosa che mi aiutasse a capire i suoi
sguardi, le sue frasi; qualcosa che mi aiutasse a scoprire Rob e che
forse sarebbe stato utile per capire anche me…
< Sei venuta per arrestarmi?? > chiese in un ghigno
seducente ed ilare.
< Mettiamola così…! > lo assecondai. In effetti
sembravo davvero un poliziotto che aspettava il sospettato davanti la porta di
casa. Solo che invece della casa c’era la 307, e al posto dello sbirro baffuto
in divisa, c’ero io, con un fare altrettanto determinato e minaccioso. Per
quanto riguarda il potenziale delinquente, squadrando il ragazzo bello e
dannato che mi stava di fronte accarezzandomi una guancia, pensai che ci
potesse anche stare.
< Avanti entra. > mi invitò ridendo.
Lo precedetti e mi buttai di slancio sul suo divano, più
scuro rispetto al mio, ma ugualmente paradisiaco.
< Ho finito Twilight…> buttai lì con tono non curante,
mentre lui si stava dirigendo in camera per mettersi degli abiti più comodi.
Ritornò in salotto infilandosi una t-shirt e si sedette al
mio fianco, mi fece segno di avvicinarmi di più, così da poter passarmi il
braccio attorno alla spalla.
< Ti è piaciuto? > mi chiese, mentre io mi adeguavo al
suo petto. Sembrava tutto così naturale per noi, quasi come fossimo amici di
vecchia data.
< Sì, decisamente sì…Avvincente, anche se un po’
scontato. > arricciai il naso per evidenziare il mio lieve disappunto.
< Personaggio preferito?? > la domanda aveva un
leggero sottofondo di malizia.
< Charlie! > scoppiai a ridere < Quell’uomo è un
mito! >
< Almeno una volta una ragazza originale…> mi sorrise
lui.
< Oh, beh! A tutte piacerà Edward…e non le biasimo! >
ammisi cauta.
< Che ne dici del vampiro??Stupiscimi!…>
Mi guardava con occhi strani: era la solita domanda che
rivolge un ragazzo interessato, per confrontarsi con un personaggio maschile da
urlo? O era di più?
Non so cosa scattò in me quel momento, ma sentivo il bisogno
di dirgli la verità.
< …Stranamente è un personaggio che mi ricorda te. >
Sentendo quelle parole rimasi sconvolta: sembrava che fosse stato qualcun altro
a pronunciarle.
Ma che diavolo ti prende?
Qualunque cosa mi prendesse, non mi importava. Dopo
avergli rivolto un sorriso, constatai che lui mi guardava compiaciuto e chiusi
gli occhi per appoggiare la mia testa a lui.
Mi afferrò le mani che tenevo sul suo ginocchio.
< Hai le mani calde…> mi sussurrò, facendo un
risolino.
Alle sue parole…un flash! Il sogno!
Ma certo era lui!
Ricordai in un attimo:
…ora vorrei solo che ti fidassi di più…lui mi
chiedeva solo questo.
…Mi piaci molto di più quando porti vestiti di colori
sgargianti: il rosa e il verde ad esempio ti donano un sacco…Jack voleva
vedermi di nuovo come ero davvero, la Cristina ottimista e vitale, la
Cristina con sogni e speranze.
…Irradiava
luce da ogni singola parte del suo corpo: era la persona più bella che avessi
mai visto…proprio come Edward! Ecco perché mi ricordava lui! Perché io lo
avevo già sognato con le stesse caratteristiche…
Erano passati pochi secondi da quando lui aveva
pronunciato le parole che mi avevano illuminata.
Riprese a parlare:
< Cris, ascolta…io vol…>
Sottraendo delicatamente una mano dalla sua presa,
bloccai le sue labbra con l’indice.
Quando le sue parole furono completamente disperse, gli
accarezzai il viso, proprio come avevo fatto la notte in cui stava male…
< Mi ricordo di questo tocco. > mi rivolse un
sorriso che mi fece fremere.
Mi avvicinai alle sue labbra perfette che sfiorai con le
mie…iniziai a baciarle dolcemente.
Lui era immobile, sembrava congelato.
Liberai l’altra mano e la portai sui suoi bicipiti, e massaggiando
lievemente la sua pelle arrivai al collo, e salii ancora fino a racchiudere
completamente il suo volto.
Mi allontanai per vedere la sua reazione.
Non la temevo, ma avrei rispettato ogni sua scelta.
Con una gioia che non provavo da mesi, vidi la sua
espressione irradiarsi e mi sentii sollevare dalle sue braccia muscolose che mi
sistemarono sulle sue gambe, e mi strinsero portandomi nuovamente su di lui. La
sua mano si modello sulla mia nuca e fece in modo che le sue labbra
dilettassero nuovamente le mie, in un bacio guidato da lui, più coinvolto e
sicuro.
Non so per quanto tempo restammo lì abbracciati, a scherzare
e a scambiarci baci: sembravamo due bambini che continuavano a giocare.
Ma sapevamo entrambi che non era un gioco. Per nessuno dei
due.
Verso l’una del mattino mi svegliai. Mi ero addormentata un
paio d’ore prima sul divano, mentre Rob mi suonava qualcosa con la chitarra.
Nella stanza ero sola.
< Robert? > lo chiamai con un tono di voce flebile.
Lo trovai in terrazzo e con mio stupore non stava fumando.
< Niente sigaretta? > lo provocai.
< Non mi va… > mi rispose facendo spallucce < Sai,
eserciti su di me un potere molto persuasivo,…> mi fece l’occhiolino e
scoppiai a ridere.
< C’ entra con quello che ti ho detto quella sera? >
< C’ entra con il fatto che tengo a te! > disse con
tono convinto e sereno <Ci credo in
quello che mi dici tu, in quello che mi trasmetti…Con te posso essere me
stesso, e visto quello che mi stai dando, penso di poter fare un piccolo
sacrificio almeno finchè sono in tua persenza…>
< Piccolo?? > chiesi perplessa.
< In proporzione a ciò che mi stai facendo vivere sì!
Vedi, Cris, non mi capita così spesso di poter essere come sono veramente…Cause
di forza maggiore, scelte della vita, percorso naturale: chiamale come vuoi.
Sta di fatto che in te ho trovato qualcuno che guarda oltre le apparenze, che
guarda me; qualcuno che credevo non esistesse. >. Lo capivo, sapevo ciò che
mi voleva dire e non feci domande su ulteriori particolari poco chiari.
Mi bastava, stavo finalmente conoscendo Rob.
Mentre giungevo a quelle conclusioni, tornammo dentro e ci
sistemammo sul divano.
Afferrai la sua chitarra e feci qualche accordo smorzato.
Ad un tratto Rob disse: < Anche tu suoni…> sollevai lo
sguardo e potei ammirare lo splendore che emanava anche in una posizione
naturale come quella in cui era; era semplicemente stravaccato sul divano.
Non mi aveva rivolto una domanda, la sua era una semplice
affermazione. Ma non sapevio comunque cosa dire, e così parlò di nuovo lui.
< Ma suoni il piano, non è vero? >
< Più o meno è così, sì…>
< E questo che vorrebbe dire? > mi chiese lui, non
capendo la mia insicurezza < Tu, Cris, sei una musicista! Ho visto lo
strumento che hai nella tua suite…me ne intendo abbastanza per sapere che non
tutti gli ospiti di quest’ hotel se ne sonno portati dietro una. >
Certo, il suo ragionamento non faceva una piega!
< Tu suoni il
piano? > mi ero bloccata per un attimo a quelle parole.
Iniziò a ridere.
< Sì, furbetta! Suono il piano! Ma non cambiare
discorso…> mi stava puntando contro l’indice per cercare di assumere un’aria
autoritaria.
< E’ un regalo, non me lo sono portata dietro. >
spiegai.
< Tuo papà? >
< Già, per la maturità! Voleva aiutarmi a ricominciare e
credo ci stia riuscendo. >
Con lui posso sbilanciarmi. Glielo devo.
< Avevi smesso? > corrugò leggermente la fronte.
Annuii, abbassando lo sguardo. Deglutii. Sentivo lo sguardo
di Rob pressare sui miei capelli: voleva sapere. E io volevo parlare.
< Ho iniziato a suonare da piccolina. Le prime lezioni le
presi proprio a Londra a sei anni. Da allora non passavo giorno senza
accarezzare anche solo per cinque minuti i tasti del mio adorato pianoforte.
Quello strumento era il mio migliore amico. Andavo da lui se
dovevo condividere un bel voto. Andavo da lui se dovevo piangere. Andavo da lui
se volevo maturare qualche strano pensiero filosofico che ti passa per la testa
quando sei adolescente. >
Feci una breve pausa per sorridere tra me e me.
< Non sono mai stata molto espansiva e i miei continui
spostamenti non mi aiutavano di certo a fare amicizia! Sta di fatto che non
avevo veri amici. Non avevo il tipo di amici con cui condividi tutto, quelli
con cui scoppi a ridere senza un motivo, quelli con cui passi le nottate in
bianco per raccontarti ogni singolo dettaglio della tua vita. Quando volevo
sfogarmi, suonavo. >
presi fiato, cercando di organizzare un discorso per quello
che stavo per dirgli: era impossibile! Non avevo mai parlato di quel che era
successo a Jack. Ma lui era il punto a cui volevo arrivare.
Glielo devo. Prima o poi dovevo parlarne con qualcuno. E
Rob…è un angelo mandato dal cielo.
< Quando venni ad abitare in Italia però conobbi una
persona che mi cambiò la vita…Jack. Avevo deciso che nei cinque anni di
superiori avrei passato metà anno scolastico da mia mamma a Parigi e poi avrei
terminato tutti e cinque gli anni a Firenze, da papà.
In prima liceo conobbi il mio primo vero amico. Con lui
condividevo tutto. Mi fece innamorare del canto, dell’arte in generale. Mi fece
innamorare ancor più del pianoforte se possibile. Lui suonava divinamente e
sono sicura che sarebbe diventato un grande pianista un giorno: era uno dei
suoi grandiosi progetti. Dalla terza liceo iniziò ad includere anche me nel suo
immenso disegno di vita. Mi ricordo che mi sentii onorata! > sorrisi
ripensando al suo entusiasmo, poi mi accorsi dello sguardo attento e
concentrato del mio interlocutore e mi si annodò la gola.
< Voleva portarmi in tutti gli angoli della Terra; in
Alaska, in Grecia, in Groenlandia, in Giappone, nell’out - back, al Corno
d’Africa! Voleva visitare con me tutti i luoghi descritti nei suoi romanzi
preferiti. Avevo trovato davvero qualcuno con cui stavo bene; qualcuno con cui
potevo passare le notti in bianco, qualcuno con cui piangere e fare le “cose da
amici”.
Alla fine al quarto anno di liceo fu inevitabile per
entrambi innamorarsi l’uno dell’altro. >
Alzai lo sguardo su Robert perché mi resi conto che le mie
mani erano ormai diventate incredibilmente noiose da osservare. Mi avvicinai a
lui e gli accarezzai i cappelli.
< Circa un anno fa, un incidente d’auto me l’ ha portato
via. >
Il ragazzo che mi stava accanto stava in silenzio. Mi
circondò con le braccia e non disse nulla.
Gli fui immensamente grata di questo, perché questo mi
spinse a dire ciò solo grazie al suo silenzio riuscii a dire:
< Rob…Grazie! > una lacrime scese a bagnare la mia
guancia e la sua maglietta.
Mi sollevò il viso e mi baciò la fronte.
< Cris, suoneresti per me? > mi chiese in un sussurro.
Non saprei descrivere ciò che provai alla sua richiesta,
capii solo che viaggiavamo sulla stessa linea d’ onda.
Lo presi per mano e lo portai nella 305, dove lo feci sedere
su una sedia accanto alla mia.
Collegai le cuffie alla pianola e gliele porsi per fargliele
indossare.
Iniziai l’esecuzione (vi consiglio a questo punto di
cercarla in you tube ^^. Davvero sarebbe almeno dieci volte più bello se
continuaste a leggere sulle note di Seconda Navigazione di Roberto
Cacciapaglia!).
Le mani mi tremavano, ma sapevo che suonavo per lui.
Le mani mi tremavano, ma sfilavano tranquille su quella
passerella di tasti bianchi e neri.
Non avevo mai temuto né palcoscenici né critiche, ma di lui
temevo l’opinione.
Temevo quasi di sbagliare, per la troppa concentrazione che
riservavo a lui.
I polsi erano saldi e controllati. Forti e vulnerabili allo
stesso tempo.
Le dita erano guidate unicamente dall’esperienza e dal mio
amore per la musica.
Non sentivo ciò che suonavano, ma lui sì.
Sapevo ciò che suonavo, ma lui no.
Il senso di potere che provavo mi riempiva il petto di
orgoglio e sicurezza.
Ero forte quando suonavo e in tutti quei mesi mi ero voluta
sentire debole.
Ora no. Ora avevo ritrovato il mio tesoro.
Stavo suonando per lui, proprio come mi aveva chiesto.
Stavo suonando per me, perché volevo condividere quel
momento con lui.
Non ricordavo più nulla, solo la sequenza che veniva
meccanicamente riprodotta a Rob da dei dispositivi sonori.
Non ricordavo più nulla, solo la sequenza che veniva
automaticamente riprodotta a me da dei dispositivi ignoti.
Dal cuore forse? Dalla mente? Non lo sapevo e tutto ciò mi
incuriosiva.
La musica mi aveva sempre incuriosita. Quasi quanto la vita.
Era stata fondamentale nella mia vita. Era stata fonte di ricordi nell’ultimo
anno e mi aveva fatto male. Ora era un occasione per ritrovare me stessa.
Domani sarebbe diventata parte della mia vita, come era giusto che fosse.
Non mi importava del passato, non mi importava del futuro.
Nemmeno il presente rappresentava una mia preoccupazione.
C’erano solo accordi e ritmo, note e pentagramma. Si
dipingevano nei nostri occhi. Nei miei a memoria. Nei suoi a prima vista.
La mia espressione si aprì in un sorriso. Era il mio Grazie
a chi mi stesse facendo vivere un momento così, di nuovo, dopo più di un anno.
Ero stata convinta che Rob non mi piacesse in quel modo. E
solo grazie a questa melodia capii che era una convinzione forzata dalla paura.
Paura di mettermi in gioco. Paura di rivelarmi. Paura di
pensare. Paura, forse, di ritornare a credere…
Writer’ s corner:
Donne vi adoro!! Senza di voi la fic probabilmente non ci
sarebbe…
Cloddy_94 – Ciao bella!! Ogni volta che leggo
le tue recensioni mi si gonfia il petto per la soddisfazione…Mi segui
dall’inizio! E vuol dire tanto per me credimi…hai visto che è successo??
Contenta?? =D Spero, che il chappy ti sia piaciuto…bacioni!!
Sognatrice85 - *.* hai azzeccato tutto, cara!!
Rob si è fatto prendere da Cris proprio perchè con lei è solo Rob…E proprio in
questo capitolo ne ha avuto la disarmante conferma: vede LUI in Edward…non il
contrario! Puoi immaginare come la prenda il nostro giovane attore insomma…
PS Adoro cantare! Sì…=) bacioni!! A presto!
Anna - =P mi fai morire! Riguardo al personaggio di Rob…ho
buon modello dopotutto! =) Hai visto che ti ho accontentata con il fumo…mi vuoi
un pochino bene per questo?? Beh io te ne voglio!!
Fede_sganch – Grazie grazieeee!! Sono
contentissima che il capitolo ti sia piaciuto…e pure di aver inserito una
particolare in cui ti rivedi…Pure lei, come avrai capito, è un fulmine a
leggere! Baci, fammi sapere che ne pensi del cap 12! Kisses…=D
Rose - °.°…oddeo, Rò! Riguardo a spoiler…non voglio rovinarti la
sorpresa…Ma probabilmente, genietto^^, capirai come la prenderà lei!
Non sai che bello leggere la tua recensione…significa molto
per me…@.@ lo sai!! Grazie infinite per tutto ciò che mi dici: mi aiuta un
sacco, davvero! Un bacione enormeeee…a prestissimo!
___stellina – Sono contentissima che anche l’11
capitolo ti sia piaciuto! Non vedo l’ora di sapere che ne pensi di questooo
*.*…Comunque seitroppo gentile! Grazie
per i complimenti!! ^^ basos!
CriPattinson – esatto!!! Chi non l’avrebbe
abbracciato?? Non vedo nessuna manina alzata…quindi passo ai mille grazie per
la recensione, Cri! ( come la protagonista!) baciotti!
68Keira68 – Ciaoo! E chi non la invidierebbe…soprattutto
dopo il cap 12…-.- comunque sei geniale…sarebbe stato fantastico quel
malinteso! Perché certe idee non vengono a me??? Perché…? Perché ho il cervello
bucato a volte^^…Mi ha fatto un sacco piacere che tu abbia apprezzato le frasi
dei baci…*.* ammetto di avere avuto un aiutino per trovarle…
Riguardo i momenti teneri abbiamo appena iniziato, cara! A
presto…baciii!!
Dod – Che bello trovare una tua recensione!! Sono contenta
di aver alimentato la tua curiosità e spero di non averla delusa in questo
chappy! ^^ dobbiamo beccarci ancora su msn…perché ieri è stata una toccata e
fuga XD…Mi piacerebbe sapere che ne pensi della parte sul piano, ovviamente!
Bacioni…a presto!
Yara995 – Ben ritrovata!! E’ un piacere
rileggere un tuo commento! =D infinite grazie per quello che mi hai scritto…*.*
davvero, che commozione! =D bacioni Yara!
Un grazie speciale ad Anna che mi ha passato
praticamente tutte le frasi dei cioccolatini!! *.* Ma come farei senza di te??
Sta settimana soprattutto! Come avrei fatto? …^^ ciao tesoro! A prestissimo!!
E
poi un grazie anche a Ciop! ^^ Per la nuova amicizia che sta nascendo…
Grazie, grazie anche alle new entry che hanno aggiunto la fic
tra le preferite…
…Sì ,
portami con te
tra misteri di angeli
e sorrisi demoni…
da Aria di Gianna Nannini
Fui svegliata da una leggera carezza che mi solleticò il
viso e dalle parole pronunciate da una voce calda e sognante.
< Il sole è sorto e inizia un nuovo giorno; un giorno
tutto nostro in un mondo che ci appartiene…>
Mentre sentivo le mie labbra toccate lievemente dalle sue,
piene e morbide, feci un tenue risolino e passai una mano tra i suoi capelli
divini.
< Non ti facevo così canonico…e poeta. >
< Sono inglese, ricordi? > fece lui con un tono quasi
indignato. < L’ Inghilterra è la patria di Shakespeare, di Dickinson, di
Elton John, dei Beatles…>
< Ma gli ultimi due che mi hai detto non sono poeti! >
lo interruppi con un certo disappunto.
< Ehi! Ma è un affronto Miss! Ci tengo a farle presente
che siamo parlando di Sir Elton Hercules John e di Sir John Lennon, Sir Paul
McCartney, Sir Ringo Star e Sir George Harrison…Quelli han fatto poesia te lo
diciamo io e la Regina! > mi disse tutto fiero e convinto.
Mi divertiva un sacco quando faceva così e non potevo certo
dargli contro…
< Oh, beh…Dio salvi la Regina! Non sia mai contraddire
sua Maestà Elisabetta I Windsor!! > lo canzonai alzando le mani in atto di
arresa.
Come al solito la nostra scenetta ci fece scoppiare in una
risata che ci fece contorcere sul letto come due bambini.
Finimmo per restare alcuni istanti in silenzio a guardare il
soffitto con due sorrisi enormi stampati in faccia; probabilmente sembravamo
due idioti, ma non ci importava.
< Cris, io sono libero tutto il week – end…> iniziò a
dire Rob.
Mi alzai per vederlo meglio.
< Posso sequestrarti? > chiesi mordendomi il labbro
inferiore.
La sua espressione da seria mutò in malizia pura.
< Ti avviso: non so se non opporrò resistenza! > e si
avvicinò a me, abbracciandomi con decisione e facendomi stendere sul letto, per
poi modellare il sorriso sghembo sulla mia bocca.
Mi lasciai trasportare con troppa facilità e appena mi resi
conto di questo lo scansai con prepotenza.
< Non vale che tu mi interrompa così! Giochi sporco! >
stavo ai piedi del letto, inginocchiata e gli puntavo contro il dito con
severità.
Robert fece spallucce e assunse un’ espressione beffarda:
< Beh, se reagisci così tutte le volte che ti interrompo, allora preparati:
non ti farò più parlare! >
Dopo una smorfia di arresa, che in realtà nascondeva il mio
compiacimento, ritornai tra le sue braccia e gli feci una proposta.
< Ascolta, avevo pensato…>
< Sì? > mi incoraggiò.
< In caso tu non ci tenga in modo particolare a passare
il finesettimana con i ragazzi…> mi guardavo i piedi.
< Sì?? > stava perdendo la pazienza, con mia somma
soddisfazione.
< Se ti andrebbe…>
< Cris, per l’amor del cielo, parla!! >
< …di venire a Firenze con me! >
Dopo neanche un secondo di pausa…mi baciò la punta del naso.
< Speravo me lo chiedessi! Mi farai da guida?? >
< Ma certo! >.
Quando fui pronta andai alla suite di papà che era immerso
in alcune scartoffie.
< Tesoro mio! >
< Ciao papà! Come stai? Come sei messo il lavoro?? >
chiesi, facendo un cenno verso la sua scrivania coperta interamente di pratiche
e verbali.
< Benissimo! E questo significa che abbiamo buone
probabilità di poter tornare a Firenze per giovedì o massimo venerdì prossimo.
Contenta? > mi rivolse un sorriso sincero.
Certo lo ero, ma questo mi fece automaticamente pensare a
Robert: quanto sarebbe rimasto lì a Volterra? Effettivamente non lo sapevo.
< Ehi! Pianeta Terra chiama Cristina! > esclamò papà
per farmi tornare alla realtà.
< Scusa, papi! Certo che lo sono: è una notizia
fantastica, davvero!! > e lo abbraccia forte forte.
< Già lo è! Finalmente possiamo restare assieme senza
essere distratti dal lavoro…Preferisci restare a Firenze o andare da qualche
parte? In montagna magari! >
< Non saprei! Sai quanto adoro la montagna, ma dovrò
anche studiare in quelle settimane. Ne parleremo con più calma, ok? >
< Come vuoi, Scriccia. > concordò il mio moschettiere.
< Senti papà, a proposito di Firenze…avevo pensato
passare il week – end lì…> ero un po’ imbarazzata, forse perché sapevo che
aveva capito che non ci andavo da sola e infatti poco dopo mi rivolse la
fatidica domanda.
< Ci vai da sola? >
< No, ci vado con un amico che vuole visitare la città,
così mi sono offerta da fargli da guida. E’ un problema per te? >
< Direi proprio di no. > alzai gli occhi, mi stava
sorridendo e questo mi spinse a fare lo stesso.
Poi aggiunse: < Forza! Vai! Non farlo aspettare…>
< D’accordo! Buon lavoro, papi! > e gli schioccai un
bacione prima di salutarlo con un abbraccio.
< Anche se non sopporto gli inglesi…Sembra un bravo
ragazzo! > mi disse sulla porta per provocarmi.
Scoppiai a ridere. Tipico di papà: studiare tutte le persone
che mi si avvicinavano anche solo per chiedermi indicazioni!
< Sai, mi piace la tua macchina! Sarebbe sul genere
sportivo, vero? >
< Proprio così, ma non è ostentatamente sportiva, anzi è
discreta: per questo mi piace! > la mia espressione si trasformò in una
smorfia di orgoglio. La mia Mito Alfa Romeo nera! Era il mio gioiellino.
< Senti il motore, cavolo come tiene! Anche se lo metti a
dura prova, però…vista la velocità a cui vai, ti dovevi prendere una Ferrari
quella volta, Cris! > esclamò Rob osservando il conta chilometri.
< Sì, c’avevo pure pensato, ma sarebbe stata troppo
appariscente, non trovi? > lo stavo prendendo bellamente in giro. Mi
divertivo troppo.
< Giusto un po’, Niki Lauda! >
Alle sue parole gli feci la linguaccia e gli sferrai un
pizzicotto nel fianco.
< Ehi! Solo perché stai guidando non vuol dire che io non
abbia il diritto di vendicarmi, sai?? >
< Non oseresti, Robert! >
< Mi stai sfidando, Cris? >
< Oh, no! > mi portai una mano alla bocca per simulare
paura < Non oserei mai! No, no! >
Come sempre le mie facce buffe lo fecero ridere di gusto.
< Saresti una brava attrice! >
< Dici? > mi incuriosiva quell’affermazione.
< Lo dico, sì! > si era fatto stranamente serio. <
Ma credo che saresti brava in tutto, tu! >
< No, con le persone non sono mai stata brava. >
< Beh, allora si spiega perché con me lo sei…Siamo simili
in questo…Molto. >
C’era un velo di tensione nell’auto. E come mio solito, dato
che odiavo quelle situazioni, tirai fuori il primo argomento che mi venne in
mente.
< Ascolta, ti piacciono le moto? > buttai lì.
< La risposta è: chiaramente sì! >
Mi guardava con uno sguardo illuminato ed entusiasmato.
Risi alla sua reazione…
< Molto bene! >
< Che bella casa tua! Mi fai fare un giro?? > chiese
lui, allungando il collo in tutte le direzioni per poter vedere più che poteva
dalla sua posizione.
< Non subito. Voglio farti fare un giro di altro
tipo…>
La sua curiosità era dipinta in volto e non appena sfiorai
la sua mano Rob afferrò la mia seguendomi.
Lo condussi in garage e accesi la luce, per fare in modo che
il mio progetto gli fosse chiaro.
< Sono due Gs della BMW! > esclamò avvicinandosi con
un entusiasmo degno di un bimbo di sei anni.
< Ah, te ne intendi! Per quanto
mi riguarda, se non fosse che papà ha una passione sfrenata per le moto, non mi
sarei nemmeno resa conto che erano della BMW…>
Scoppiò a ridere e corse ad abbracciarmi.
< Sei fantastica lo sai? >
< Per le moto?? > ero quasi offesa.
< Certo che no!! Perché sei indescrivibilmente unica in
ogni tuo gesto, in ogni tuo sorriso…>
Un sorriso: questa fu la mia risposta. Non avrei saputo cosa
dirgli.
Per eliminare dal mio viso l’imbarazzo Rob mi toccò una
guancia e disse:
< Quella rossa è tua, vero? >
< Già, è una R1200. Quella nera è una…> ma mi prevenì
lui con la nomenclatura.
< …F650! Era di…? > lasciò la frase in sospeso.
Sapevo a chi si riferiva.
< No, è di papà! > gli sorrisi per mostrargli che
stavo bene. Era visibilmente dispiaciuto per aver tirato fuori implicitamente
quel discorso nemmeno pronunciato.
< Allora, signor Robert! A lei la scelta, quale vuole
guidare? > gli mostrai con un cenno di capo le sue possibili opzioni.
Lui si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli e
facendo accelerare il mio battito cardiaco.
Sistole e diastole faticavano per reggere il ritmo delle mie
emozioni.
< E se tuo papà non fosse d’accordo? > mi chiese,
facendomi intuire la sua potenziale decisione.
< …sarà il nostro piccolo segreto! > e gli feci
l’occhiolino.
Mentre Rob stava prendendo confidenza con la moto, filai in
cucina per preparare qualcosa da mangiare per eventuali emergenze.
Recuperai due giubbotti da moto e uscii nel vialetto dove mi
aspettava la mia moto e un ragazzo che cavalcava la sua come fosse un principe
azzurro.
A questo pensiero feci una risolino compiaciuto e gli
lanciai la giacca.
< Dovrebbe starti! E’ di papà, se non sbaglio non è molto
più basso di te. >
La indossò e mi diede la conferma che era della sua taglia.
Mi infilai il casco e prima di mettere in moto chiesi al
turista: < Dove vuoi andare?? >
< Non saprei, mi affido a te! >
< Mi dispiace ma molti dei posti più belli di Firenze
saranno chiusi, visto che è sabato, ma possiamo sempre tentare…>
Come avevo immaginato molti musei erano chiusi e così pure
la Galleria degli Uffizi, per mia grande delusione.
< Temo che dovrai farmi di nuovo da guida quando tornerò
a Firenze per visitare gli Uffizi…> disse all’improvviso mentre camminavamo
per Via Cavour mangiando un gelato.
< Davvero tornerai? >
< Se non fosse per lavoro, ci resterei di più qui…>
< Quando te ne vai? > cercai di fare la non-curante;
ma non riuscii a convincere nemmeno me stessa.
< Ritorno a Los Angeles Mercoledì pomeriggio. Abito lì
per la maggior parte dell’anno, sempre per lavoro. > mi spiegò.
< Cavolo! > riuscii a dire molto stupidamente…
< Già, non è il massimo. >
< Beh allora, non dobbiamo perdere tempo! > gli
rivolsi un sorriso pieno di entusiasmo, lo presi per mano e, a passo spedito,
in cinque minuti raggiungemmo le moto e finimmo il cono.
Lo portai nel posto delle città che più preferivo dopo il giardino
segreto. In quel luogo ero solita fare lunghe passeggiate con papà e
trascorrere interi pomeriggi sotto il sole a leggere romanzi.
Ci distendemmo sull’erba fresca. I fili d’erba erano teneri
e si arrendevano sotto i nostri corpi; il sole ci baciava il viso e cercava di
arrivare ai nostri occhi contenti attraverso le lenti degli occhiali da sole.
C’era il vento, soffiava delicato, mi solleticava le guance e mi faceva
ondeggiare la coda.
Quando riaprii gli occhi, vidi Robert che mi fissava e si
reggeva il capo, poggiando il gomito a terra.
< Non ti ho mai vista con i capelli sciolti…> mi portò
una ciocca di capelli, fuggita dal dominio dell’elastico, dietro l’orecchio e
completò il suo gesto con una carezza.
Come se la sua fosse stata una richiesta, come per liberarmi
da qualcosa che mi opprimeva, come per sentirmi di nuovo libera, portai una
mani al nodo con il quale avevo raccolto i mieilunghi capelli castani e mossi; e li sciolsi.
Nonostante le lenti scure, vidi lo sguardo del ragazzo
accanto a me stringersi per lo stupore.
Iniziò a giocherellare con le onde che le varie ciocche
formavano e con le punte ribelli; mi baciò la fronte e mi sussurrò ad un
orecchio: < Sei bellissima, Cris! >
Il mondo si bloccò, non sentivo più nulla, solo il suo lieve
tocco, solo le sue labbra sulle mie.
Solo noi e il vento.
< Mentre ti facevi la doccia ho curiosato in giro…! >
mi avvisò quando mi vide apparire in salotto.
< Hai trovato cose compromettenti? > storsi il naso,
come per simulare un rapido esame mentale degli oggetti che si trovavano in
casa.
< Direi di no! Non ho prove per incastrarti e portarti
via…> il suo sguardo deluso mi fece scoppiare a ridere. < Però ho trovato
questi cd! > disse indicando l’armadio colmo di album di infiniti autori
Annuii < Per la maggior parte sì! Quelli di papà sono
nello studio, ma principalmente è musica italiana anni settanta e credimi non
ti perdi nulla! > feci una faccia schifata per rendere l’idea e questo
sembrò convincere Robert a non insistere e a non interessarsene per il resto
della sua vita.
< Nemmeno per Twilight ho visto tutti questi cd! >
disse ad un certo punto tra sé e sé.
< Che c’entra Twilight? > domandai confusa. Alle mia
parole, lui assunse un’espressione pietrificata, più confusa della mia.
< Ho detto Twilight?? > sembrava incredulo.
Sorrisi.<
Proprio così…>
< Sarà la stanchezza, inizio a straparlare…> scosse il
capo con decisione.
< Se lo dici tu, campione! > feci spallucce per
lasciar perdere l’argomento e mi diressi in cucina per preparare la cena.
< Cris! > mi sentii chiamare dall’altra stanza dopo
pochi minuti.
Con un tono di voce sufficientemente alto da farmi sentire
risposi: < Dimmi! >
< Posso accendere lo stereo? >
< Certo! >
Sentii la musica inondare la casa proprio come il profumino
di cibo.
< Mmm, se il sapore è ottimo quanto il profumo, sei una
maga! >
Ero un po’ frastornata dalla sua vicinanza che mi aveva
colta di sorpresa; ma ancora più lo ero epr la musica.
< Dove hai trovato quel cd? >chiesi corrugando la fronte.
< Era intesta a
tutti gli altri! > mi spiegò lui.
< Credevo di averlo perso…sai, l’ho fatto io. E’ una
compilation con le mie canzoni preferite…>
< Lo so, per questo l’ ho messo su…> mi sussurrò tra i
capelli mentre il suo respiro mi inebriava il cervello.
Sulle parole della prima canzone avevo sognato più e più
volte, ma mai come quella sera Gianna Nannini mi fece il dono più grande: un‘
emozione unica, che solo Rob, dopo mesi e mesi, era riuscito a farmi
provare…Felicità.
Iniziammo a muovere dei piccoli passi al ritmo lento delle
note di Aria…Ballavamo, come se fosse l’unico modo per guadagnarci la
nostra fetta di felicità ritrovata.
Sai,
nascono così
fiabe che vorrei
dentro tutti i sogni miei
e le racconterò
per volare in paradisi che non ho
e non è facile restare senza più fate da rapire
< Non sognavo più da troppo tempo, Robert…> le parole
mi morirono in gola. < …Ho sempre creduto nelle fate, ma credevo che non
avessero più tempo per me! > risi alla mia frase un po’ sciocca.
e non è facile giocare se tu manchi
Aria come è dolce nell'aria,
scivolare via dalla vita mia
aria respirami il silenzio
Non mi dire addio ma solleva il mondo
Sì ,
portami con te
< Portami con te, Cris! > mi bisbigliò lui.
tra misteri di angeli
e sorrisi demoni
< Che cosa?
> feci io, corrugando la fronte.
e li trasformerò
in coriandoli di luce tenera
e riuscirò sempre a fuggire dentro colori da scoprire
e riuscirò a sentire ancora quella musica.
Aria come è dolce nell'aria
scivolare via dalla vita mia;
Aria respirami il silenzio
non mi dire addio ma solleva il mondo
Aria abbracciami
volerò, volerò, volerò…volerò!
Aria ritornerò nell'aria
che mi porta via dalla vita mia.
Aria mi lascerò nell'aria,
aria com'è dolce nell'aria
scivolare via dalla vita mia
Aria mi lascerò nell'aria.
< Portami con te! Non voglio ritornare a non vedere, a
non sentire. Mi stai facendo volare, Cristina! Con il cuore, con la mente, con
l’anima…>
Mi abbracciò forte, nascondendo il viso tra i miei
capelli.
Restammo così, per non so quanto tempo.
Eravamo entrambi fondamentali l’un per l’altra. Entrambi
per una ragione o per l’altra avevamo bisogno della persona che stavamo
abbracciando.
My Space…:
Un abbraccio a tutti! A coloro che leggono, a coloro che
sognano, a coloro che scrivono…
Volevo dedicare un pensiero a chi ha vissuto in questi
giorni l’evento che ha coinvolto emotivamente tutta Italia…
Le parole sono spesso potenti, ma in momenti come questo
risultano insignificanti…Volevo solo scrivere almeno 19 parole delle migliaia
che mi vengono in mente…
Di nuovo un forte abbraccio a tutti!
Marghe – Dici che ho un’ arte?? A me sembrava
confusione…^^ Ti giuro…I tuoi complimenti sono troppi, dolcezza! Grazie mille
per seguire la fic con questo entusiasmo!! Mi fai terribilmente contenta…A
prestissimo!! Un bacio enorme…=D
Fede_ sganch – Ciaoooo!! Ti è piaciuta davvero la
canzone?? Sono rimasta di sasso quando ho letto la tua recensione…non chiedermi
perché! Forse perché hai commentato la canzone…forse perché le tue parole per
la fic sono fantastiche! Grazie, bella!! Grazie grazie!! Un bacione =D
Cloddy – Sìììììì!!! Il bacio…ti giuro è stata una
liberazione farglielo dare…Fiù!! Tesoro, dobbiamo fare una coalizione per dar
fuoco ai libri di scuola e all’edificio stesso…così efp trionferà! Ok, scusa lo
schizza, spero che anche questo chappy ti sia piaciuto…alla prossima! Baci baci!
Stellina – Pronti con la scatola di fazzoletti!!
Per me, però…dopo che ho letto la tua recensione…sob!!! ç.ç…a presto,
Stellina!! =D bacioni, bella!
Rose – E’ sempre una gioia leggere le tue parole,
tessò! Come è un immenso piacere per me sapere che ti piaccia come scrivo le
pazzie che il mio cervellino un po’ debilitato inventa…Grazie infinite, Ciop!
Per tutto! Ma soprattutto per le tue fic, che, per immensa gioia del mio povero
e sentimentale cuore, hanno ritornato a brillare in efp…*.*…A prestissimo, Rose
Rose!! Un bacio enorme, ti voglio bene!
Dod – Un altro genio che mi recensisce!! E
un'altra recensione strappa lacrimeeee…
Troppi complimenti, sul serio…Quel capitolo è venuto
fuori con una confusione totale…come questo del resto^_^ Spero di sentirti presto!!
Baci baci…un abbraccio…=D
Anna – La mia donna!! È da un po’ che non ti
vedo…chissà perché…^^ finito qui, ti chiamo per farti sapere che son
viva…Comunque, Anna, sono preoccupata…dobbiamo farti fare un corso accelerato
di sillabazione…°_°…uhahuahuah!! Schersssooo!! Ti voglio bene, stella! Grazie
di nuovo per tutto il sostegno che mi dai…bacio
Uoooo! Sono esagitata! La fic è tra le preferite di un
sacco si persone…vi lovvo per questo!!
Grazie in particolare a:
federob
Grazie, grazie, infinite grazie ancora a tutti voi!
La fic si sta avviando verso la fine e non voglio perdere
occasioni per farvi presente di quanto io vi adori!!
Capitolo 14 *** 14. La verità viene semrpe a galla...e i nodi vengono sempre al pettine ***
Capitolo 14 – La verità viene sempre a galla…e i nodi vengono sempre al
pettine
Capitolo 14 – La verità viene sempre a galla…e i nodi vengono sempre al
pettine
…Se hai giocato è
uguale anche se adesso fa male
Se hai amato era amore, non è mai un errore
Era bello sentirti e tenerti vicino
Anche solo per lo spazio di un mattino…
da Non
è mai un errore di Raf
< Ma è buonissimo!!! > fece lui, chiudendo gli
occhi in un’espressione di immenso piacere < E’ gioia per il mio palato!
>
< Che t’avevo detto?? I frappè bigusto sono la fine
del mondo! > e bevvi una sorsata del mio che includeva rigorosamente il
gusto al caffè.
< La cosa che mi sconvolge di più è che abbiamo
trovato una gelateria aperta alle tre di notte…>
< Rob! Ma andiamo! Tutti sanno che i bambini di notte,
quando le loro mamme sono convinte che stiano dormendo come degli angioletti
nei loro lettini, fuggono di casa come dei teppistelli a farsi un bel cono e
quattro o cinque vasche in centro! > dissi, come se fosse la cosa più ovvia
del mondo.
Scoppiò a ridere, sputando il gelato liquido che aveva
bevuto dalla cannuccia.
< Ti giuro, questa mi mancava! Dovrò mettere in guardia
mia sorella Liz, mi sa. > aggiunse tutto preoccupato, al che scoppiai io,
piegata in due dal ridere. Mi stravaccai sul divano di casa, gustandomi in
bocca altro frappè e ripensando a quella settimana.
Mi ero legata terribilmente a lui, non riuscivo a non
pensare a ciò che intercorreva tra noi come a qualcosa di potente e raro.
Intesa, serenità, comprensione, felicità…felicità…
Poi tutto ad un tratto mi rabbuiai: sarebbe partito di lì a
tre giorni…
Quanto mi mancheranno i momenti passati con lui? Quanto??
Non voglio che questo sogno finisca così presto…
Mi sentii sfiorare la guancia.
< Cris, tesoro, che succede? > alzai lo sguardo: i
suoi occhi riflettevano la mia tristezza. Erano lo specchio della mia anima.
Poggiando rapidamente il bicchiere che reggevo con la mano
sinistra, mi rifugiai tra le sue braccia.
Cacciai le lacrime che facevano forza sulla mie palpebre e
inspirai profondamente, per poi espirare.
Calmati! Non ha senso piangere per un dono così bello…
Sentii il suo profumo riempirmi i polmoni. Non avrei mai
dimenticato quell’aroma fresco e penetrante.
Accarezzai la sua schiena, percependo la bellezza della
persona che mi teneva stretta a sé.
< Come farò quando non potrò più stringerti in questo
modo? > gli chiesi, tenendo gli occhi sigillati, nascosti sul suo petto <
Io…ho bisogno di qualcuno che mi faccia sentire protetta…> e strinsi la mia
presa più forte che potei.
Tutto ormai era stato detto, o quasi.
Qualunque cosa ci aspettasse, doveva sapere come io vedessi
le cose. Come io lo vedessi.
Portò la mano, che mi accarezzava il capo, sul mio fianco
per scostarmi appena dal suo torace, così da vedermi in viso.
< Chiedimelo e sarò sempre qui a proteggerti! >
< Ma…>
Mi posò l’indice sulla bocca per ammutolirmi.
< Niente ma! Nemmeno io voglio perderti. >
Tutto di lui traspariva sincerità. Due volte quella notte mi
aveva confessato cose che io stessa volevo. Due volte quella sera entrambi
avevamo pensato al futuro…
Volevamo poter continuare a vivere quella fetta di felicità
che il destino sembrava volerci concedere.
In quel momento tutto mi parve più chiaro…Non dovevamo
accontentarci di una settimana, dovevamo chiedere di più!
Ma prima che io potessi aggiungere altro le sue labbra
trovarono le mie.
Erano bramose di quel sentimento che celavo nel cuore.
Affetto?? O forse molto di più…Amore?
Non mi aiutava a ritrovare il controllo per cercare di
capire ciò che ci legava.
Sentivo solo le sue dita che come fiamme bruciavano i
centimetri di pelle che sfioravano al loro passaggio sulla mia schiena.
Le mie mani giocherellavano irrequiete con i suoi capelli e
con la sua spalla.
Eravamo solo io e lui.
Le stelle sembravano piccoli bagliori, in confronto alle
scintille che inebriavano i miei sensi.
Il sole poteva essere minuscolo, se paragonato a ciò che
stava dominando i nostri corpi in quel momento.
Il nostro era un contatto elettrico che alimentava ogni
singolo gesto.
Non vi era distinzione tra il mio corpo e il suo, eravamo
noi. Non c’erano confini.
< Cris, ti amo! > il tono con cui lo disse era carico
del sentimento che aveva appena manifestato a parole.
Ero mentalmente paralizzata. Quelle tre parole avevano
neutralizzato i miei sensi.
Una felicità disumana mi pervase in tutta la mia essenza.
Avevo appena capito come tutto ciò fosse giusto; come tutto ciò rispecchiasse
quello che avevo dentro.
Non esisteva più il tempo, non esisteva più l’età. Non
dominava più la ragione. Mi ero stancata di pensare.
Devo vivere…e lui me ne sta dando la possibilità…di nuovo!
< Ti amo, Robert! > una piccola goccia salata spuntò
dal verde dei miei occhi.
Lui me la asciugò e mi sorrise.
< Sei ciò che di meglio mi sia capitato in ventitré anni!
> sussurrò.
< Sono tua, perché tu per me rappresenti il mio
inizio…>gli bisbigliai
all’orecchio.
Ed eliminammo tutte le barriere che dalla Creazione separano
il corpo dell’uomo e della donna, raggiungemmo insieme l’apice della felicità
che qualcuno dall’alto ci stava offrendo…
Il rombo dell’auto, riempiva il silenzio carico di significato
che regnava nell’abitacolo.
< Troveremo una soluzione! >esclamai decisa.
Lui mi guardò raggiante.
< Avevi qualche dubbio? >
< Non so…a volte mi sembri così irraggiungibile…>
La sua espressione cambiò: non potei osservarne i dettagli
perché dovevo stare attenta alla strada; sembrava volesse nascondere una verità
di cui si fosse appena reso conto.
Poi, ripresosi, parlò di nuovo.
< Nessuno è irraggiungibile e credo che entrambi lo
abbiamo capito stanotte. >
Accarezzandomi con una mano la guancia e poi poggiandola
sulla mia che afferrava il cambio, pronunciò quelle parole in tono forzatamente
convinto.
Tutto quello mi faceva pensare…Stava cercando di convincersi
da solo, era palese.
< Dobbiamo proprio tornare vero? > chiesi io in un
tenero lamento che lo fece sorridere.
< A parte il fatto che manca pochissimo per arrivare a
Volterra…> disse scontatamente < Io devo per forza tornare per lavoro. E
pure tu devi tornare a tutti i costi! > mi informò.
Passammo il cartello con su scritto VOLTERRA.
< E per quale motivo, scusa? >. Mi sfuggiva il motivo.
< Perché devi permettermi di vederti…Ovvio! > esclamò,
alzando le spalle.
< Che scemo che sei…uh! Per dove devo girare per arrivare
all’ hotel? Non mi ricordo più…>
E dopo aver trovato la strada corretta girai nel
parcheggio dove una settimana prima avevo parcheggiato la mia auto.
Era sera. Davanti all’entrata c’era una calca simile a
quella che già c’era stata.
Tante ragazze che al massimo avranno avuto la mia età; molte
indossavano magliette bianche con una mela disegnata davanti.
C’erano cartelloni enormi con su scritto frasi del tipo
“Cullen, siete i nostri idoli!”, “ Edward and Bella…The true love here in
Volterra “…
<…Per le
prossime due settimane alloggiano da noi tutti i responsabili e gli operatori
della location del film…>
Era stata questa la frase di Giulia quella sera, ma non
ero riuscita a capire di che film si trattasse…
Cullen, Edward…Twilight!
< Quando ho letto il libro non avevo collegato che pochi
giorni prima avevo letto gli stessi nomi su dei cartelloni…> ammisi con me
stessa.
Robert era agitato e pallido.
< Cris, ti prego…guardami! >
Feci come mi ordinò.
< …Giuro che mi dispiace! Ho cercato di dirtelo
all’inizio, ma poi ho avuto paura…>
Corrugai la fronte: cosa voleva dire??
E mi ricordai…
< Te l’
ha detto nessuno che con questi capelli assomigli ad Edward Cullen?? >
Poi la vidi. Era una sua foto, formato poster.
Bello come era sempre stato per me.
Pallido, con i capelli ramati. Abbracciava una figura
femminile che all’istante riconobbi come Kristen. E sotto l’immagine del loro
abbraccio la scritta: “Twilight…waiting for New moon”.
< Per
cause di forza maggiore conosco bene la saga della Meyer…>
Queste erano state le sue parole.
Mi portai una mano sulla fronte come per cercare di dare
ordine ai sentimenti che mi stavano investendo in quel momento.
Non ebbi la forza di guardarlo; lui mi chiamava, cercava
di fare in modo che io lo guardassi, mi strattonava. Ma niente.
Mi passavano davanti agli occhi solo le parole scritte su
quei cartelloni e frasi sconnesse che stavo ricordando e anche formulando.
< Mi sono solo
accorto ora del libro che stai leggendo…>
< Ti
sei tinto i capelli?! > …e lui: < Comunque sono stato
costretto…! >
Mi ricordava Edward! Credevo che quella connessione
fosse qualcosa di unico e raro che riguardava solo me. Che idiota!
<
…Cause di forza maggiore, scelte della vita, percorso naturale: chiamale come
vuoi. Sta di fatto che in te ho trovato qualcuno che guarda oltre le apparenze,
che guarda me; qualcuno che credevo non esistesse. >
Non esiste nessuna persona che non lo conosca…Non sono forse
io quella fuori dal mondo?
Certo, per questo pensava che non esistesse nessuno come
me…Ma non in fatto di unicità, ma in fatto di ingenuità!
Mi sentivo stordita. Il cervello non capiva quel che stava
accadendo.
Ad un tratto, sentii un urlo acuto…
Mi ritrovai circondata da grida e figure femminili.
La persona che stava accanto a me cercò di tenermi vicino a
sé prendendomi per un fianco, ma io, che non opponevo resistenza a quella
baraonda, per inerzia mi lasciai urtare e spingere fuori da quella cerchia in
delirio.
Senza rendermi conto ero nella hall; probabilmente dopo aver
messo in moto le gambe il più velocemente possibile.
< Ehi, Cris! Ciao! > mi
salutò con entusiasmo Giulia < Ti senti male?? Sembri sconvolta! >
aggiunse preoccupata.
< Giulia,…> ansimavo, e ignorando la sua domanda
gliene feci un’altra < ho lasciato a te la mia chiave-tessera vero? >
Ero scioccata dalla mia stessa voce; era così debole!
< Sì, sì! Eccola qui. > e me la tirò fuori dal quadro.
< Ascolta, non voglio farmi gli affari tuoi, ma non stai per niente bene…Che
ne dici di aspettare di là nella stanza dello staff cinque minuti? Giusto il
tempo di permettermi di finire il turno: ormai è mezzanotte. >
Annuii. Volevo solo tranquillità, ma non avrei avuto la
forza di arrivare al terzo piano probabilmente.
Appena Giulia mi raggiunse, mi parve di aver aspettato la
metà del poco tempo che mi aveva indicato lei.
< Cris, che hai? >
Sospirai, chiudendo gli occhi e abbandonando il capo
all’indietro.
Le immagini si susseguivano nella mia mente come dei flash.
Lui disteso e febbricitante…lui alla finestra e al telefono
con Ashley…Ashley! Che appena aveva nominato il nome della star interplanetaria
in mia presenza, si era bloccata di scatto, credendo probabilmente di
risvegliare l’agitazione di una fan…Lui ed io sotto le stelle…Noi, sul
palchetto del karaoke…La sua figura addormentata…I suoi tratti così perfetti…Le
sue labbra sulle mie…Io alla pianola e lui accanto a me…le su carezze a
Firenze…il nostro ballo…e quella notte…
Mi sentii abbracciare. Risposi a quella presa.
< Sono stata una stupida…>
Sentii in sottofondo altre parole, che però non riuscii a
distinguere perché mi costrinsi a non pensare più ed abbandonarmi al sonno.
Writer’ s Corner:
Non sapete che bello per me ritornare a postare la fic di
Cris…
Non avete neppure idea di quanto mi faccia piacere leggere
tra recensioni (di altri miei scritti magari!!) o per messaggio che volevate un
aggiornamento della ‘storia di Cris’ o di ‘Ritornare a Credere’. Questo
significa molto per me, perché vuol dire che in un certo senso vi piace tutta
la trama, vi piace il personaggio nuovo, e non solo il fatto che ci sia
Rob!
Spero di non aver frainteso, ma conoscendo alcune di voi, so
che non è così…=D
Giuro che finisco presto con le mie frasi senza senso per
poi dedicarmi alle recensioni.
Volevo chiedervi scusa per l’enorme ritardo, naturalmente!
È stato un periodaccio…anzi lo è tutt’ora, e quindi mi sono
un po’ presa indietro con lo scrivere!
Spero di non aver traumatizzato nessuno con il capitolo XD !
Per quanto riguarda la scena dove fanno l’amore, avrete
sicuramente pensato: ma si conoscono da una settimana!
Non era prevista…ma scrivendo, le mie mani si sono trovate a
comporre parole che non riuscivo a controllare…quindi l’ho lasciata!
Riguardo ‘il nodo che è venuto al pettine’…era inevitabile,
no??
A voi, miei tesori!:
Marghe – Ma tesoro! Ciao! Scusa per l’abissale ritardo!!
Spero di sapere presto che pensi di questo chappy…sono proprio curiosa =D un
bacio enorme!
Fefè – Posso chiamarti così pure io, vero?? Hihi, che
figata di soprannome…
La tua fic mi è piaciuta un sacco…continuala!! Sono curiosa…bacione!
Anna – Amore…ciao! A te copo un dì o l’altro!! Te vojo un
ben grande grande!! XD non te l’ho detto ma oggi è stato fondamentale che tu
fossi lì, anzi che fossimo vicine di banco!
__stellina – Ma ciao cara!! Che ne dici del
capitolo?? “ adoro leggerti!”…davvero?? *.* no che arrossisco!! Grazieeee! Per
la recensione, per i complimenti, per tutto! Baci!
Rose – Mon amour! Che dire ?? adoro le cose scrivi, e mi fai commuovere
pure con i commenti!! Sai benissimo di avere avuto un ruolo fondamentale per i
capitolo 14, se non mi davi il via libera non lo postavo…grazie! Per tutto
davvero…bacio…ti voglio bene! P.S. che bello sapere quelle cose, che ti piace
come scrivo eccetera! Mi rincuora per tutto il resto…=D
Carlottina – @.@ ma sei una nuova stella del
cielo che mi segue?? Grazie per la fantastica recensione, non so neanche io
dirti quanto io la abbia apprezzata!! Davvero…Spero di sentire ancora che ne
pensi dei seguiti, mi farebbe molto piacere! Un bacio =D
Yara – Uh! Io faccio il tifo per Cris anche mentre dormo,
quindi siamo in due…ora ne ha bisogno più che mai, credimi! Un enorme grazie
anche a te…è sempre bello leggere le tue parole! Mi si riempie il cuore
=)…kisses, a presto!
Doooood – Ma ciao, tesoro! Anche se scrivessi: che schifo
sto capitolo, mi farebbe piacere!! Quindi puoi immaginare che bello leggere le
tue recensioni…Sul serio sono riuscita a trasmetterti quelle emozioni
‘tremanti’ nell’ultima parte dello scorso capitolo?? Ihih …tremanti! XD
OK, è tardi…sono un po’ fusa…A presto, compagna di sventura
( o avventura, chissà! Ho buone ragioni per pensare che presto la fortuna farà
diventare questo periodo meraviglioso! )
Bacioni…un abbraccio!
Cloddy – Ciao anche a te, tessò! Hai ragione doveva
dirglielo lui, e infatti si son visti i risultati! Caspita, e ora come andrà??
Mah…recensisci che voglio se sapere se mi vuoi uccidere o no! =D scherzo
naturalmente! Ma commenta ugualmente, che sai che mi fa piacere! Lots of kisses…
Che dire ancora??? VI ADORO!!
Un’ ultima cosa…Grazie a tutti quelli che hanno aggiunto la
fic tra le preferite!!
Ultimissima cosa…
So che non leggerai, ma non pensarti oggi in questa cosa a
cui tengo molto ( e lo sai! ) sarebbe un affronto per me…
Grazie, solo perché ci sei, mi guardi, mi parli, mi
ascolti…da undici mesi…
…And I don't want the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand
When everything's made to be broken
I just want you to know who I am
And you can't fight the tears that ain't coming
Or the moment of truth in your lies
When everything feels like the movies
Yeah you bleed just to know you're alive…
da Iris dei Goo Goo Dolls
Mi alzai di scatto.
Avevo la schiena indolenzita, e guardandomi intorno capii
perché: avevo dormito su un piccolo divanetto, nella stanza dello stuff dell’
hotel.
Studiai ogni particolare cercando di rimanere in una realtà
che non esisteva, cercando di scacciare troppi pensieri confusi…
Quando ricontai per la quarta volta le piastrelle del
pavimento mi resi conto di essere patetica e sbuffando mi alzai in piedi.
Compiendo quel gesto qualcosa mi scivolo di dosso: era una
coperta leggera. La raccolsi e sorrisi ripensando alla gentilezza di Giulia.
Poi, inevitabilmente, ricordai tutto!
Il parcheggio, le fan in delirio, i poster e i cartelloni
con il suo nome scritto sopra…
La stanza divenne all’improvviso molto piccola e soffocante
e sentii il bisogno di uscire a prendere una boccata d’aria; magari avrei
proposto a Giulia di prendere quel caffè che ci eravamo promesse e avrei
aspettato che il suo turno finisse.
Non volevo stare sola, ma non volevo nemmeno cercare papà.
Volevo solo stare con qualcuno che mi aiutasse a non pensare
o forse che mi aiutasse a mettere in ordine le idee.
Aprii la porta dello stanzino, sapendo già di trovarla al
lavoro.
La stanza dov’ero, si trovava dall’altra parte della hall,
giusto di fronte al bancone della reception.
Scorgendo immediatamente la sua figura esile mi aprii in un
sorriso pronta a rivolgerle il mio saluto, ma la persona con cui stava
parlando, e di cui potevo sentire ogni parola, me lo fece morire in gola.
Era lui, fortunatamente girato di spalle. Questo mi permise
di ritornare nello stanzino e di sbirciare dalla porta aperta in una fessura.
< Buongiorno Signor Pattinson! > esclamò lei, cortese come
sempre.
< ‘giorno, Giulia…> sembrava spento e stanco.
< In cosa posso esserle utile? >
<Ti lascio la
mia chiave…Non voglio smagnetizzarla di nuovo, e visto che sul set ci sono un
sacco di aggeggi…Ecco…> ma, dopo averla posata sul bancone,non appena mosse pochi passi in direzione
dell’uscita, si rivolse di nuovo a lei:
< Ehm, Giulia? >
< Sì? >
< Non è che per caso hai visto uscire o entrare, ieri
sera sul tardi o questa mattina presto, la signorina che alloggia nella suite
305? >
Giulia nascose con un sorriso il suo disagio: si ricordava
che ero io; infatti subito dopo lanciò un’occhiata fugace nella mia direzione e
mi vide.
Sbiancai. Le feci segno di no, il più chiaramente possibile.
< Controllo il nome! Magari in questo modo riesco a
ricordarmi la persona…> prese tempo, mentendo spudoratamente, per farsi
venire in mente qualcosa, evidentemente…
< E’ Cristina, la figlia dell’avvocato…> disse lui in
tono sbrigativo e un tantino sgarbato.
Non ti si addice per niente questo tono…
< …oh! Capisco…credo sia uscita sul presto! ma non potrei
giurartelo, vedo ogni giorno tanti volti diversi…sai com’è! >
Lui si passò una mano tra i capelli, visibilmente
dispiaciuto dei modi di poco prima.
< Scusa, hai ragione…Fa niente, grazie lo stesso! Buona
giornata! > e si allontanò.
Chiusi la porta e tirai un sospiro di sollievo, ma poco dopo
Giulia la spalancò e mi immobilizzò per le spalle. Non era incuriosita, né
seccata…Sembrava preoccupata.
< Ti ho coperta…ma mi spieghi perché lui ti cercava? >
chiese gentilmente.
Non risposi, avevo mille pensieri vorticanti per la testa e
non sapevo quale aveva diritto di priorità.
A quanto pare l’angelo che avevo davanti, si accorse della
mia confusione e tentò di mettere insieme i pezzi da sola per aiutare anche me…
< Lunedì scorso sei venuta a chiedermi un cambio di una
tessere smagnetizzata, che però non era la tua…> capì.
< Cris, lo hai conosciuto in quei giorni? >
Sospirai…
< Sì, la notte tra domenica e lunedì aveva la febbre e
stava male. Quel poco che aveva bevuto lo aveva steso. E io, che quella notte
ero sveglia, mi sono accorta che era chiuso fuori e l’ho aiutato.>
Sputai fuori quelle parole, confusa più che mai. Perché
gliene stavo parlando? Conoscevo appena Giulia.
Sì, però lei ti ha aiutata! Ti è stata amica sin dall’
inizio e con Robert non ha fatto la gatta morta dicendogli subito quel che
voleva sapere…Ti è venuta incontro senza sapere perché…
Quando una vocina, dentro di me, mi suggerì tutto questo,
capii che potevo fidarmi di lei.
Appena Giulia riaprì la bocca per una nuova, giustificata,
domanda, qualcuno da fuori la richiamò al suo servizio…
< Ascolta, Cris…se ti va di parlarne mi trovi tra un’ora
al bar che si trova qui, appena fuori dal parcheggio, così ci prendiamo un
caffè…e se vuoi ti sfoghi un po’. > poi mi guardò dritto negli occhi <
Ripeto…se vuoi! Immagino che tu mi veda come una cameriera curiosona, ma se
vuoi io ti aspetto. Se vuoi ci sono. >
Non feci a tempo a dirle nemmeno Grazie. Ma quella parola
sarebbe stata troppo poco.
Non sapevo cosa fare, non sapevo cosa pensare…
Avevo accantonato per un secondo tutta la storia con Rob.
Ora c’era una cosa che mi premeva in modo assillante…
Stavo aspettando Giulia nel posto stabilito; ma era davvero
la cosa giusta, parlarne con lei?
Quel punto di domanda continuava a tornar fuori e farmi
perdere sicurezza.
La storia mia con una celebrità mi risultava sempre di più
come un grosso macigno, uno scoop di grande portata…
Avevo paura di confidarmi con lei, perché non potevo
prevedere il suo punto di vista, non potevo sapere se mi avrebbe ascoltata con
oggettività…d’altronde lei conosceva Robert.
Poi, però, c’era una parte di me che voleva aprirsi
completamente a lei…era come se sentissi che lei era la chiave per mettere
ordine nel caos che popolava la mia mente.
Quel mio sesto senso si faceva largo con prepotenza e, non
appena vidi arrivare quel volto così sorridente e amico, non potei che dargli
ascolto…sì, parlare con lei mi avrebbe fatto bene e probabilmente sarebbe stata
la cosa più naturale del mondo…
< CiaoCris! >
mi salutò, sporgendosi per baciarmi le guance.
Ricambiai al saluto con gratitudine per il tempo che mi
dedicava e poi mi rivolse un semplice, ma apprensivo…
< Come stai? >
< Bene…> risposi abbassando lo sguardo e iniziando a
giocherellare con il mio orologio da polso.
< Bugiarda…> e mi sorrise < Cosa è successo ieri
sera? >
Mi portai i capelli all’indietro, sbuffando leggermente e
chiudendo gli occhi.
< Ho scoperto che Robert Pattinson è un attore. >
Avrei previsto una risata, un presa in giro, una smorfia di
pena…ma non avrei mai immaginato l’espressione di autentica comprensione che le
si dipinse sul volto.
Forse fu il suo silenzio carico di rispetto, o i suoi occhi,
attenti e perspicaci, che mi aiutarono a proseguire nel racconto…ero tranquilla
ed ogni parola venne da sé…
Le spiegai tutto di me: dal mio carattere, dalla mia vita,
alla mia completa ignoranza verso il mondo dello spettacolo.
Mi seguiva con facilità, annuiva per incitarmi a continuare
e a non tralasciare nessun particolare che potesse aiutarla a capire.
Ad ogni episodio che vedeva me e Robert come protagonisti il
suo sguardo si faceva più dolce e contraeva le mascelle.
Arrivai infine al nostro week-end…Non parlai di cose che non
le serviva sapere…com’era giusto che fosse.
Alla fine ritornai a prodigarmi in gratitudine per la sera
avanti, per il suo aiuto…ma mi fermò…
< Cris, ascoltami…sai già che di ringraziamenti non ne
voglio più sapere! Però mi sento comunque di doverti dire grazie. >
Le feci uno sguardo enigmatico, non capendo che volesse
dire…
< Grazie, perché mi hai dato fiducia! E ti prometto che
non la tradirò mai…non ci conosciamo da molto, questo è vero, ma senza dubbio
pochi hanno il coraggio che hai avuto tu…e apprezzo molto questo, davvero! >
Sospirò. Stava pensando a cosa dire…
< Non è stato facile ascoltarti. Forse perché vedo Rob,
come Edward Cullen o…Cedric Diggory…>
L’ultimo nome mi incuriosì…
< Quello di Harry Potter?? > feci, sentendomi di nuovo
male.
Giulia annuì.
< Oh, mio dio…> mi portai una mano alla fronte, che
Giulia afferrò al volo e strinse forte.
< Cris, poco importa la sua fama in questo momento…Non
capisci? Importa qualcosa di quello che fa nella vita?? >
< No…effettivamente a me non importa niente > risposi
prontamente < ma perché non me l’ha detto? Ogni giorno molto probabilmente
firma pezzi di carta e posa con centinaia di sconosciute!Cosa gli costava spiegarmi che è conosciuto
da metà mondo?? >
Il suo sorriso mi spiazzò…
< Proprio non riesci a capirlo vero? >
< Prova ad aiutarmi a farlo…> la invitai con un
leggero tono di sfida.
Risultare antipatica era l’ultima cosa che volevo e così mi
scusai subito.
< Non preoccuparti. So perfettamente che non è facile: ti
ha ferita, perché non ti ha detto qualcosa che condiziona la sua vita e la sua
persona. Non ho intenzione di difenderlo, ti giuro. Dico solo che dovresti
guardare la cosa dal suo punto di vista…anche solo per un istante. > fece
una pausa per ordinare due caffè, lasciandomi pendere dalle sue labbra.
Mi sentivo strana. Avevo la bocca amara…mi mancava qualcosa,
mi mancava un pezzo…Mi sentivo incompleta. Ma perché stavo così?
< Cristina > ricatturò la mia attenzione all’istante
< se tu fossi un’ attrice di fama interplanetaria, l’idolo di migliaia di
ragazzini e uomini, e conoscessi per puro caso una persona che, non solo ti
offre il suo aiuto disinteressatamente, ma ti vede come una ragazza
qualunque…>
Fu interrotta dalla cameriera che posò le tazzine sul nostro
tavolo.
< Ecco a voi ragazze! > esclamò, lasciandoci lo
scontrino per pagare.
< Grazie! > le rispondemmo di rimando per poi
afferrare le nostre tazzine.
< Dov’ero rimasta? Ah, sì…E’ chiaro che la sua è stata
paura. Non voleva nascondersi, né tanto meno prenderti in giro, Cris! >
< Ma paura di cosa? Per chi mi ha presa?? Per una ragazzina
che lo avrebbe sfruttato per avere un po’ di popolarità? >
< Sicuramente all’inizio non avrà escluso questa ipotesi;
ma dopo non solo si è accorto del fatto che a te non sarebbe importato niente
della sua fama, ha capito di avere ancora più paura. > spostò lo sguardo
fuori, non guardava nulla chiaramente, ma rifletteva.
< Io credo che temesse di perderti. Aveva paura di
rovinare il vostro rapporto o se ti avesse rivelato tutto…aveva paura di un
cambiamento tra voi due. Se ci pensi è comprensibile…>
Annuii, semplicemente…La gola era annodata e non sarei
riuscita a proferire parola.
< …Tu lo hai trattato come un ragazzo qualunque, lo hai
conosciuto come Rob. Non gli sei saltata addosso, non lo mangiavi con gli
occhi. Penso che lui temesse di fare scoppiare quella bolla perfetta che si era
creata tra voi, dove Cristina era Cristina e Robert era Robert…dove tu hai
tirato fuori te stessa e lui ha rivelato il suo lato interiore, quello che
nessuno conosce davvero…>
< Mi sono sentita così stupida, pensavo di essere unica
per lui…> mugugnai stupidamente.
< Penso di poter dire con sicurezza che tutto quello che
ti ha fatto sentire non era recitazione o finzione. Per lui tu sei
unica…Proprio perché gli hai dato la possibilità di conoscerlo…ehm…> stava
selezionando il suo vocabolario per rendere il prossimo concetto che mi avrebbe
di nuovo sconvolta < …da capo. > .
Conoscerlo da capo.
Ecco cosa avevo fatto…Molti tasselli andarono al proprio
posto, ma mi sentivo ancora confusa.
Cosa avrei fatto ora??
Ero seduta davanti al portatile in attesa che si caricasse
la pagina iniziale.
Digitai su Google ‘ Robert
Pattinson’…
Si caricarono 25 000 000 di risultati.
< Venticinque milioni…> sussurrai tra me e me…portai
una mano tra i capelli, scompigliandomeli.
Un leggero bussare alla porta mi fece trasalire.
< Cris, sono io, Giulia! >
Appena ci eravamo lasciate, verso l’ora di pranzo io ero
passata in ufficio da papà, per pranzare con lui…
Fu difficile nascondergli tutto, ma con un semplice
“Benone!” commentai il week-end a Firenze e riuscii a convincerlo.
Per il resto andò tutto liscio come l’olio e sperando di non
incontrare nessuno, verso le due e mezza tornai in hotel.
Giulia mi aveva chiesto se potevamo trovarci anche nel
pomeriggio, perché mi voleva far vedere una cosa…e così, con un rapido gesto,
chiusi la pagina di Google e andai ad aprirle…
< Ciao, Giu! >
< Cris! Ti ho portato questo…> mi disse dolcemente,
porgendomi un pacchetto di media dimensione, rettangolare.
< Ehi, non dovevi…! > ma prima che potessi continuare
alzò un dito per chiamare il mio silenzio e poter spiegare.
< Non ringraziarmi, probabilmente non lo apprezzerai…però
volevo che vedessi anche questo aspetto di Rob…> mi abbracciò forte e mi
lasciai andare, commossa, a quel gesto di amicizia.
< Ti lascio vederli da sola, come è giusto che sia! Se
vuoi sai dove trovarmi! > e con un ultimo grande sorriso mi lasciò sola.
Avevo capito cosa c’era nel pacchetto incartato…
Scartai l’involucro con molta cautela, come se quel regalo
potesse contenere esplosivo.
Mi sedetti e con mani tremanti afferrai i due oggetti che
Giulia mi aveva preso: erano due dvd…
Harry Potter e il Calice di Fuoco e…Twilight.
Sapevo la trama di entrambi naturalmente e la mia nuova
amica lo sapeva, ma era chiaramente per un’altra ragione che me li aveva voluti
regalare.
Mi avvicinai al portatile tirando fuori dalla custodia il
primo film e inserendolo dell’apposito spazio.
Sarebbe stato facile ricordare tutti i passaggi del quarto
libro di Harry Potter in modo da seguire il film. Ma poco mi importava delle
imprese del giovane maghetto…la mia attenzione era unicamente indirizzata a
Cedric.
Non so che emozione prevaleva in me.
Il peso opprimente a livello dello stomaco era difficile da
gestire, eppure ero ammaliata…
Mi scoprii a sorridere nelle scene in cui c’era lui e a
provare quasi dolore quando il suo personaggio veniva ucciso.
Erano reazioni che sentivo completamente mie e non mi vietai
di abbandonarmi ad esse.
In quel momento un incredibile ed intenso affetto mi
soffocava…fermai il film e lo riposi al suo posto, dopodiché un senso mi
costrinsi ad uscire nel terrazzo…
Era tardo pomeriggio, ma il sole continuava a brillare su
Volterra. Mi abbandonai per qualche istante al calore che mi arrivava sulla
pelle e alla leggera brezza che precedeva la sera…
Avrei voluto stare così in eterno. Se avessi potuto godermi
quella fantastica sensazione di tranquillità per sempre, avrei accettato anche
di diventare una noiosa immortale…
Buffo pensare incosciamente all’immortalità!
Quella presa di coscienza mi fece sorridere tristemente tra
me e me; così dopo poco, non appena una nuvola si impose tra me e la palla
infuocata me en tornai dentro…
Ora toccava a Twilight.
Lo schermo era diventato puro magnete per i miei occhi che,
come accade al ferro, sembravano dipendere da quell’ammasso di cristalli
liquidi…
Era la sensazione più strana che avessi mai provato…Vedevo
su uno schermo delle persone che avevo conosciuto una settimana prima e con cui
avevo legato da dubito…
Vedevo lui, pallido, statico,…perfetto…
E poi quella canzone. Un pianoforte. Delle mani controllate
che non avevo mai visto all’opera.
Quella melodia…
Dopodiché tutto avvenne rapidamente: spensi il dvd, avevo
visto abbastanza; mi avventurai nuovamente sulla mia tastiera, senza esitazione
o difficoltà questa volta…
Si b La Sol Mi Re Sol Si La…Si Do…Sol La…
Si b La Sol Mi Re Sol Si La…Si Do Fa Sol Re # Mi Sol La
Sol-La Si…
E tutte le note si susseguirono nell’ordine corretto,
proprio come mesi avanti erano state suonate da lui…
Nulla mi spaventava in quel momento, perché la musica era il
mio rifugio ideale…
Quegli accordi, quella trama melodica mi facevano star bene:
mi sentivo vicina a lui come non mai; ma non sentivo minacce in questo…
Quella canzone che aveva già popolato i miei sogni era
tornata con prepotenza a risuonare grazie alle mie dita.
Non so perché, ma mi resi conto di far parte del mondo di
Rob più di quanto volessi ammettere a me stessa…
< Ed ora che farò? >
Quella domanda mi ghiacciò il sangue nelle vene, nonostante
fossi stata io a pronunciarla…
Una cosa era certa…volevo stare con Rob…
Ora avevo capito cosa lo aveva spinto a non rivelarmi la sua
professione…
Ma cosa avrei fatto??
Ed ora…A voi:
Giuro che non ho idea di come sia venuto…ma non riesco a
rileggere il capitolo…
Spero di aver reso quello che sta passando Cris, il suo
‘conflitto’ interiore…e alla fine, la sua arresa ai sentimenti…
Vi prego commentate che per me è fondamentale sapere cosa ne
pensate!
Voglio ringraziare tutti tutti quelli che mi hanno seguito
finora, che hanno portato pazienza dei miei ritardi nel postare…non voglio
giustificarmi, ma ci tengo a dirvi che davvero, spesso ho aspettato che mi
venisse la giusta ispirazione per poter regalarvi parole scritte con il cuore…
Aspetto i vostri commenti, donne!
A voi che vi adoro in modo particolare…perché mi regalate un
po’ del vostro tempo per commentare…
Anna, perché ci sei sempre e non so come rendi speciale
qualsiasi cosa io faccia…
Rose, perché mi vengono i brividi ogni volta che scrivi
un’acca =D
Dod, che è formidabile!!
Marghe, che mi segue e mi regala parole ed emozioni
sconcertanti nella sua fic…
Stellina, che mi fa arrossire per i suoi dolcissimi
complimenti
Fefè, che è stata pro Cris nello scorso capitolo! Cosa che
mi ha lusingata non poco…
Cloddy, onnipresente…non sei stata fuori luogo tranquilla!
Mi ha fatto un sacco piacere quello che hai scritto…
Yara, che con la sua ultima recensione mi ha fatto quasi
commuovere caspita! Una scrittrice…sarebbe fantastico, cara!
E Un grazie di cuore anche a London Calling, che oltre ad
avere un nome stra figo XD, ha recensito questa mia pazzia…
Capitolo 16 *** 16. Ci sono tanti tipi di paura...ma qual è quella di cui si ha più paura? ***
Capitolo 16 – Ci sono tanti tipi di paura…ma qual è quella di cui si ha
più paura
Capitolo 16 – Ci sono tanti tipi di paura…ma qual è quella di cui si ha più
paura?
In questo girotondo d'anime
chi si volta è perso e resta qua
io so per certo amico
mi son voltato anch'io
e per raggiungerti ho dovuto correre
ma più mi guardo in giro e vedo che,
c'è un mondo che va avanti anche se
se tu non ci sei più
se tu non ci sei più
e dimmi perché
in questo girotondo d' anime
non c'è un posto
per scrollarsi via di dosso
quello che ci è stato detto
e quello che ormai si sa
e allora sai che c'è…
Da Destinazione Paradiso di G. Grignani
< Sai Cris, ti vedo tesa! > osservò papà, mentre
cercavo di decidermi se muovere il pedone o il cavallo.
Sbuffai leggermente, per fargli capire che lui, borbottando
di continuo, non aiutava di certo la mia concentrazione.
Ma fu inutile…
< Di solito sei molto decisa nelle mosse…> buttò lì,
con la speranza di cavare fuori il ragno dal buco.
Era evidente che voleva sapere che mi stesse succedendo.
Il problema era che non lo sapevo nemmeno io. Ora dovevo scegliere…tornare
da Robert significava probabilmente trovarmi di fronte ad un bivio: era
inevitabile!
Il mio futuro? Le mie ambizioni? O una follia che mi dettava
il cuore? Seguirlo?
Eravamo troppo coinvolti…Ci eravamo buttati
inconsapevolmente a capofitto in quello che viene definito “innamorarsi”…
E non si poteva giungere ad un compromesso, ad una
storiella: avrebbe ferito entrambi.
Non capivo fino a che punto le nostre incasinate vite
potevano intrecciarsi o venirsi in contro.
Sicuramente la sua vita e i miei progetti rappresentavano
due estremi e temevo, in un certo senso, di scoprire fino a che punto questi
due poli opposti potessero togliere la distanza tra loro.
Infastidita spostai il pedone di due, dato che non l’avevo
ancora toccato.
< Ah, piccola…perdi colpi > e, portandosi in avanti
mosse con un gesto sicuro la torre < Scacco!…>
< Oh, no! Ma che mi è saltato in mente?! > mi
schiaffai una mano sulla fronte, così magari mi sarei svegliata un pochino.
Cercai di riparare, applicandomi un po’ di più; ma ormai la
partita era controllata da papà.
Dopo venti minuti la Regina nera mi mangiò il Re bianca,
ponendo fine alla partita con la vittoria di papà.
< Non ci posso credere! Mi hai battuto di nuovo…prima a
carte, ed era comprensibile visto che sei molto più bravo! Ma ora pure a
scacchi!! > esclamai nascondendo una mezza risata.
< Ciò non toglie che tu sia più brava…> mi disse il
mio vecchio e si alzò per darmi un bacio sulla guancia.
Mentre ripercorrevo la partita a mente parlò di nuovo: <
Sai, mi stupisce che tu abbia giocato così tanto di Pedone…Sei molto più abile
con gli altri pezzi. >
< Già…> temporeggiai, perché avevo capito che voleva
arrivare da qualche parte, anche se non sapevo ancora dove.
< Oltre al fatto che solitamente sei molto più convinta nelle…>
la pausa che fece mi bloccò il respiro < …scelte. >
Fu immediato. Mi voltai di scatto.
< Non hai mai avuto dubbi nel muovere pezzi
importanti…> continuò senza dar apparentemente peso alle parole.
Lo guardavo come ipnotizzata, mentre sorseggiava la Sprite
che aveva preso dal frighetto.
“Non hai mai avuto dubbi nel muovere pezzi importanti…”
Deglutii e respirai rumorosamente, cercando di snodare la
massa che mi opprimeva la gola così da poter parlare.
< Papà? >
< Dimmi, Scriccia…>
< Secondo te nella vita sono brava come negli Scacchi?
> gli chiesi.
Lui mi osservò; la fronte corrugata mostrava la matassa di
pensieri che stava cercando di sbrogliare.
< Cosa intendi, Cris? >
< Con le scelte…Sono una codarda a tuo parere?? >
abbassai lo sguardo incapace di reggere quello stampato negli occhi così simili
ai miei.
Lo sentii avvicinarsi e stringermi in un abbraccio.
< Non hai mai mollato, tesoro! Mai! Hai sempre fatto le
tue scelte da sola, hai sempre affrontato le cose…Non pensare nemmeno per un
secondo di definirti una codarda…Sei troppo identica a tua madre per esserlo!
>.
Il sorriso mi scaldò il cuore; il suo abbraccio mi
trasmetteva certezza. Era il mio papà, il mio pilastro…e mi diceva di ritornare
ad essere me stessa. Di ritornare a scegliere. Di avere la forza di prendere
una decisione.
< E poi > ritornai con la mia attenzione a lui <
non hai mai scelto la strada più facile. >
Il caldo mezzogiorno italiano faceva risplendere Volterra.
Era forse mezzogiorno inoltrato perché le strade di
ciottolato erano colme di persone attente a non rallentare il passo per poter
raggiungere in orario il bar, dove avrebbero preso un panino al volo, o il
negozio con gli sconti migliori che a breve avrebbe chiuso per la pausa.
Notai molte ragazze straniere che parlottavo eccitate mentre
camminavano veloci tra le persone, compiendo slalom notevoli.
Feci caso, in particolar modo, ad un gruppetto di cinesi che
non avevano sicuramente più di quindici anni e indossavano tutte la stessa
maglietta.
Mi saltò subito all’occhio la scritta Bite me, Edward!
Non capii come, ma mi ritrovai a seguirle con un sorriso
idiota stampato in viso.
Mi facevano sorridere, perché trovavo quelle parole
ridicole…ma non potevo certo criticarle.
Capivo cosa frullasse nella loro giovane mente: il desiderio
di sognare con quella saga che una donna aveva partorito dalla sua fantasia e
che degli attori, proprio in quel momento, stavano facendo in modo di
avvicinare alla realtà.
Mentre un passo susseguiva l’altro ripensai al libro che mi
fece volare per giorni e giorni sulle ali della fantasia; allora ero piccola,
ma sognavo ad occhi aperti con una immaginazione vivace e fervida.
Più volte mi ritrovavo a vivere avventure mozzafiato accanto
a Bastiano nel mondo di Fantàsia, creato da Michael Ende.
Era stato proprio La storia infinita ad appassionarmi
alla lettura e a tutto ciò che riesce a trasportare una persona, facendola
sognare.
Sorridendo ai miei ricordi di infanzia arrivai in un spazio
enorme, che doveva essere uno dei piazzali della città, dove c’era una folla
fittissima.
Era una specie di deja-vu…
Ragazze di tutte le età si spintonavano, cartelli ovunque
che si facevamo a gara di quale era il più alto e ben visibile; tantissime
persone in delirio, troppe per i miei gusti…
Potevo appena scorgere alcuni attrezzi per il set che era a
cento metri da me…forse di più.
Non potei trattenere un < Caspita! >
Ero un po’ intimorita da tutto quello, perché era nuovo e
completamente estraneo a me.
E di nuovo, mi abbandonai a pochi attimi di paura e insicurezza.
Non sapevo nulla, non sapevo cosa sarebbe successo. Ma era
giusto essere lì e quanto meno parlargli prima che partisse.
Riuscii a intravedere un piccolo passaggio tra la massa
di agitati corpi femminili e mi feci avanti stando ai margini e percorrendo la
piazza dall’esterno.
Sentivo il cuore che batteva forte, come se stessi
gareggiando in una corsa ostacoli…Raggiunsi un punto da quale potevo vedere
abbastanza bene.
Salii, facendo forza sulle braccia, su una sporgenza alta
più di un metro e mezzo, della parete su cui ero addossata.
Mi sedetti e osservai.
Da lì era ancora più impressionante! Le fan erano
sicuramente più di un migliaio e sembravano venire da tutto il mondo; erano
tutte voltate verso la grande e imponente castello in pietra, antico quanto la
cittadella.
Sotto quella gigantesca struttura c’erano loro…
< Edward e
Bella…> sussurrai tra me e me. Poi mi tappai la bocca, meravigliandomi per
aver usato quei nomi. Erano loro! Proprio come li avevo immaginati.
Fu inevitabile pensare a quanto fossero perfetti…
Restai lì a guardarli a riprovare un paio di scene più
volte, poi però smisero di girare a causa della luce, pensai.
Nonostante la confusione la regista sembrava soddisfatto e
gli attori se ne andarono. Mentre tutto il cast al completo camminava sulla
passerella rossa, Ash puntò lo sguardo dalla mia parte e, vedendomi, si bloccò
per un attimo.
Senza fare troppa scena si affiancò a Robert e potei vedere
sussurrargli qualcosa all’orecchio.
Restai immobile, perdendo battiti al cuore. Ero lì, ferma
seduta sulla pietra a guardare lontano verso di loro.
Lui sorpreso guardò prima lei e poi mi cercò…
Mi vide e gli sorrisi appena, ma capii che lui si accorse
dell’incresparsi delle mie labbra e mi sorrise a sua volta.
Lo guardavo camminare a disagio sul tappeto rosso che
segnava il loro passaggio. Poco prima era stato tranquillo, ma ora sentivo la
sua inquietudine anche se tra noi c’erano tutti quei metri.
Non mi accorsi nemmeno quando parlò con una grande e grossa
guardia di sicurezza che poco dopo mi ritrovai lì, sotto lo spuntone sul quale
ero appollaiata.
< Cristina? > mi chiamò.
< Sì…sono io. > annui confusa.
< Può venir con me per cortesia? > mi offrì una mano
per farmi scendere, accompagnando il suo gesto con uno sguardo eloquente.
< Non posso stare qui? > chiesi non capendo il perché
di quell’intimazione.
La gente cominciava a voltarsi, incuriosita dalla scena così
lui in un sussurro mi spiegò: < Capirai tra cinque minuti.>
Ma, seguendolo tra la folla eccitata, i minuti da cinque
diventarono venti.
Ad un tratto giungemmo in una stanza, interna ad uno
edificio un nascosto, che sembrava molto un salone di un barbiere.
C’erano specchi illuminati da lampadine grandi quanto una
pallina da ping pong, sopra gli appoggi c’erano un sacco di aggeggi per il
trucco e salviette struccanti.
< Questo è la stanza per il make – up; è stata affitata
per il set. > mi informò il gorilla molto gentile < Mi dispiace lasciarti
sola, comunque non dovrai aspettare ancora molto…> e si congedò porgendomi
una mano.
Sorrisi debolmente, incapace di sorridere.
Dopo quella che sembrò una eternità, sentii un profondo
ciarlare che aumentava di volume molto rapidamente e subito dopo vidi entrare
un sacco si persone mai viste, per la maggior parte donne.
Mi sorrisero, ma non mi chiesero nulla, erano troppo
impegnate a commentare le riprese.
Quando apparsero sulla porta Taylor, Kell e Jackson, con un
tuffo al cuore capii automaticamente il ruolo che interpretavano…
< Jake, Emmett e Jasper…> bisbigliai, toccandomi la
fronte e increspando le labbra.
Taylor fu il primo a vedermi.
< Cris! > e mi corsero incontro, facendomi mille
domande: perché ero lì, come stavo, perché ero sparita…
Ma fortunatamente comparvero pure Nikky e Ashley, che si
avvicinarono con un po’ di timore, sapendo bene quanto fosse delicato
quell’incontro.
Ashley mi baciò la guancia e mi trascinò via dalle braccia
degli altri.
< Mi dispiace che tu lo sia venuta a sapere così, Cris!
Ti giuro che nessuno aveva intenzione di scherzare o prenderti in giro…> mi
disse al limite dell’ansia.
< Tranquilla Ash > le sorrisi flebilmente <
all’inizio ero arrabbiata, non capivo. Ma ora sì…>
< Non essere troppo dura con lui, non ha mai lavorato
così male…> abbozzò un sorriso, che si appropriava al tono sarcastico <
Era troppo deconcentrato…Non si dava pace! >
Feci un gesto distratto con la mano…< Tu sei Alice! >
esclamai con entusiasmo.
Lei si rilassò e mi abbracciò.
Mi unii al gruppo che commentava la scena e mi implorava di
leggere il libro e di far sapere loro cosa mi sembrava del film non appena
sarebbe uscito.
< Se ci sarà occasione, ve lo farà sapere senz’altro,
ragazzi…> dissi.
< Ma ci vedremo ancora spesso, no? > mi domandò
Taylor, corrugando la fronte.
Gli altri ascoltavano attenti, cercando di non mettermi a
disagio guardando altrove. Ma si percepiva nell’aria la loro curiosità e
preoccupazione.
< Vedremo…> e sospirai.
Poi arrivò anche lui, seguito da Kris.
Era agitato e nervoso e stava facendo una zuffa con le lenti
a contatto nere che aveva dovuto mettere.
Scusandomi con i ragazzi, mi avvicinai a lui tranquilla…
Mi meravigliai dell’unica sensazione che provavo:
tranquillità.
Il caos che si era preso gioco di me sino a quel momento era
sparito. Ora ero di nuovo immersa in quegli occhi che, al contrario dei miei
erano divorati da sconforto.
Lo accarezzai, fregandomene di tutto e di tutti e gli
sorrisi.
< Cris, io…> ma bloccai il fluente movimento delle sue
labbra, con il mio affusolato indice.
< Non qui…> e lui annuì, d’accordo con me sul fatto
che avessimo bisogno di un attimo solo per noi; così lo presi per mano e
uscimmo da quella stanza.
Mi lasciai guidare da lui, senza fare domande; mi portò in
un piccolo “camerino” che aveva il suo nome sullo stipite della porta.
< E così questo è l’antro di Edward Cullen…> dissi a
bassa voce, cercando di essere ironica.
Ma il suo sguardo di tormento mi fece subito pentire della
mia uscita.
< Non…non sai quanto sono stato male…>
Mi si annodò la gola. Ogni singola parte del mio corpo sentì
il riflesso della angoscia che popolava il suo cuore.
< Rob,…> ma non mi guardava, così risollevai il mento
< Robert,…> e finalmente mi concesse di leggere i suoi occhi preziosi
< Non nascondo di non essermi sentita ferita…>
< Ecco a punto! > e si scrollo dalla mia presa.
< Ma perché non mi lasci parlare?? > alzai la voce
< E’ stupido! Non capisco perché ti devi torturare così! >
< Perché sono stato un codardo! Le bugie non portano mai
nulla di buono…> replicò, acceso in viso.
< Su questo punto ti appoggio in pieno: è sempre meglio
la verità. > poi sospirai < E io in questi giorni ho conosciuto la
persona più vera che si possa immaginare…>
Si voltò, attento alle mie parole; vedevo che qualcosa in
lui si stava schiarendo e non potei fare a meno di provare una fitta al cuore.
< Ho conosciuto una persona che si è rivelata per quello
che è…che mi ha fatto ridere tanto. Che mi regalava i cioccolatini e che mi
aiutava pian piano a riscoprire me stessa. Una persona che mi stava accanto in
modo del tutto naturale e che mi permetteva di guardare dentro il suo cuore.
>
Feci una pausa, avvicinandomi a lui e abbracciandolo da
dietro; sentii la salda presa delle sue mani attorno alle mie…
Quanto mi mancava quel contatto!
< …una persona che aveva forse troppa paura di quello che
avrebbe trovato dall’altra parte…perché è troppo abituata a rimanere delusa.
>
Mi fece scivolare tra le sue braccia e mi sussurrò
all’orecchio: < Grazie! >
Restammo così per non so quanto tempo, assaporandolo in ogni
suo millesimo secondo.
< Domani parti…>
< Non vorrei farlo. >
< Ma devi, fa parte di te. >
< Lo so. > disse con un tono di voce piatto e
amareggiato. < E tu devi…>
Non riuscì a finire la frase e sforzandomi per tirar fuori
la voce pronunciai io il fatal verbo: < Scegliere. >
Pian piano si staccò da me e andò ad armeggiare con una
tracolla nera che aveva tra le sue cose, per poi ritornare con un pacchetto.
< Volevo che avessi questo. > e mi porse la massa
rettangolare che probabilmente era un libro < Anzi, vorrei che lo
leggessi…>
< Ne state girando il film, giusto? >domandai.
< Sì, ma non per quello che voglio che tu lo legga…Parla
di perdite e in un certo senso anche di scelte…> mi sfiorò il braccio,
incerto.
Sorrisi.
< Non sono fatta di carta velina…Lo sai, vero? >
Abbozzò un sorriso < In realtà, mi ricordi molto una
bolla di sapone…Splendi al sole, e vorrei poterti seguire con lo sguardo per
tutto il tuo tragitto, ma ho paura che tu svanisca da un momento all’altro.
>
Mi si annebbiò la vista e solo dopo capii che era una
conseguenza delle lacrime che mi bagnavano le guance.
< Domani vieni a salutarmi, d’accordo?? > disse e mi
baciò la fronte < Voglio che tu sia l’ultima persona italiana che vedrò…sia
per un addio, che per un arrivederci. Devi decidere tu, Cristina…So che la mia
vita è incasinata e l’ultima cosa che vorrei è scombussolare pure la tua,
gettando al vento tutti i tuoi piani e i tuoi sacrifici…non è giusto. >
Le ultime parole furono pronunciate con più forza e questo
mi costrinse ad andarmene. Non riuscivo più a restare…dovevo scegliere.
Divoravo le pagine come mai avevo fatto prima. Un secondo
prima piangevo per gioia, un secondo dopo per tristezza.
Leggevo quel secondo libro della Meyer con avida complicità,
rivedevo molto di Bella in me…
La capivo nella sofferenza della perdita…Ma io non ero
lei…Io non vivevo nella fantasia di una donna…Io vivevo la realtà.
Verso le quattro del mattino lessi la parte che parlava di
Volterra e collegai i particolari che ancora mi mancavano.
Sicuramente Robert non mi aveva solo regalato un libro, mi
aveva regalato la possibilità di scegliere e decidere come muovere le pedine
del mio futuro: dovevo tentare di continuare a stare al suo fianco in giro per
il mondo? O credere in quello che avevo fatto e avuto finora e proseguire per
la mia strada?
La cosa più importante che mi regalò, fu però la chiave per
scegliere…
La sicurezza era efficientissima. Nessuna fan era riuscita a
passare oltre le figure vestite di nero…
Ma a me era bastato dire il mio nome allo scimmione del
giorno prima per passare accolta con un sorriso.
Lui mi aspettava, nascosto, per avere un po’ di privacy…
< Sai, di solito questo tipo di tensione mi avrebbe fatto
fumare un pacchetto intero di sigarette…> osservò con malinconia, non appena
lo raggiunsi.
< Ogni conoscenza porta i suoi vantaggi! > gli sorrisi
e lo abbracciai.
Libera da ogni emozione, mantenendo quella fugace bolla di
sapone, stretta tra le sue braccia, gli dissi: < Rob…Non posso scegliere
Edward…>…
Writer’s Corner:
Non so cosa
vogliate farmi…vi chiedo solo una cosa: datemi una possibilità…=D
Spero di non
farvi aspettare molto con il prossimo capitolo! Ma son sicura che ci metterò
l’anima per offrirvi la fine della fic prima che vi cresca la barba…
Eh, già ormai
siamo agli sgoccioli…e devo ringraziare…:
Anna
Marghe
Cloddy
Anna (di
nuovoXD!)
Fefè
Stellina
Sil
Ila
Ragazze vi devo
molto per le vostre recensioni! Davvero…*.*
Scusate ma filo
a letto=P, volevo solo postarvi il capitolo prima che inizi la nuova,
affollatissima, settimana! Vi adoro tanto!!
Un Grazie
speciale anche alle new entry tra i preferiti…mi stupisce che qualcuno legga
ancora e reputi RaC, una fic da mettere tra i favourites*.*
Capitolo 17 *** 17. Non tutti i lieti fine includono ***
Capitolo 17 – Non tutti i lieti fine includono “e vissero per sempre
felici e contenti”
Capitolo 17 – Non tutti i lieti fine includono “e vissero
per sempre felici e contenti”...
…D’un tratto
qualcuno alle mie spalle
forse un angelo
vestito da passante
mi portò via dicendomi
Così ih:
Meraviglioso
ma come non ti accorgi
di quanto il mondo sia
meraviglioso…
…Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare eh!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita
l’amore
Meraviglioso
il bene di una donna
che ama solo te
meraviglioso
La luce di un mattino
l’abbraccio di un amico
il viso di un bambino
meraviglioso…
da Meraviglioso di D. Modugno (nonché rifatta dai
Negramaro!)
…Quindici anni dopo…
Bussai con un paio di tocchi per annunciare il mio arrivo,
ma sapevo che quello scricciolo mi stava aspettando.
< Buongiorno Jane! > le regalai come al solito un
sorriso sincero contagiandola con la mia allegria.
< Ehi, Doc! Hai visto? Il dio Ade non s’è ancora
visto…> esclamò simulando delusione.
Sua madre le scoccò uno sguardo carico di rimprovero, per
poi salutarmi cordialmente:
< Buongiorno Dottoressa! > ormai non si scusava più
per la ironia pessimista di sua figlia che aveva ormai messo a disagio una
sfilza di medici ed infermieri; aveva capito che io non mi facevo scalfire da
una nota di provocazione come quella.
Ricambiai il saluto della Signora Stanford e poi ritornai a
rivolgermi a Jane.
< Certo! Non è ancora venuto perchè ho parlato con il dio
della morte in persona! E gli ho intimato di starti alla larga. Mi stupisce
ancora che non ti fidi di me. >
Lei mi sorrise, come ogni volta che le rispondevo in modo
energico o spiritoso, come ogni volta che le regalavo qualche minuto in più del
mio tempo per raccontarle qualche aneddoto della mia giovinezza…
Erano mesi che apprezzavo la sua compagnia e lei la mia;
diceva che con me imparava a conoscere il mondo anche se stava rinchiusa tutto
il giorno in una stanza di ospedale.
< Ma io mi fido de te, Cris…> mi disse in sussurro,
mentre iniziavo già a trafficare con la sua cartella medica.
Nascosi il sorriso che illuminò il mio viso facendo finta di
non sentire: quando c’era gente nella stanza non mi lasciavo mai troppo
andare.
Mentre firmavo un paio di scartoffie, il mio sguardo si posò
sul tavolino che c’era accanto al letto, dove era appoggiata una pila di
romanzi.
< Come procede con la lettura? > chiesi a voce alta.
< Diciamo che se non ti sbrigavi a venirmi a controllare
questa settimana, venivo a cercarti per tutto l’ospedale! Sono due giorni che
li ho finiti, li ho praticamente divorati…Me ne devi consigliare degli altri…
> mi informò con entusiasmo.
< Oh, senza dubbio, miss terremoto! > replicai con una
risata. < Quale ti è piaciuto di più? >
< Be’, me lo chiedi pure? Sicuramente New Moon…mi ha
letteralmente sconvolta! Proprio come Twilight. >
< Allora vado a prenderti il terzo, Eclipse, dovrei
avercelo giù al secondo piano, nel mio studio…Così puoi iniziarlo subito. >
< Sarebbe fantastico! >
La signora Stanford si alzò < Vado a prendere un po’
d’aria, tesoro. Così aspetto tuo fratello, che voleva passare di qui…> si
chinò a baciare la fronte della figlia e si avviò verso la porta della stanza.
< Certo mamma…>
Presi a misurarle la pressione, concentrandomi sui battiti
del suo cuore; come il solito ce l’aveva troppo bassa a causa dei numerosi
esami che mettevano a dura prova il suo fisico, così cercai in un cassetto una
siringa e la riempii del liquido biancastro che le dovevo iniettare per
equilibrare un po’ la pressione sanguigna.
Lei, ormai pratica dei problemi che il tumore maligno alla
gamba le aveva recato, mi porse automaticamente il braccio e afferrò
contemporaneamente un pacchetto di gomme da masticare, mettendosene una in
bocca.
Con decisione e delicatezza inserii l’ago, e spinsi piano lo
stantuffo.
< Sono curiosa, Jane…> confessai, senza togliere gli
occhi dalla mia operazione.
< Di cosa? > mi domandò lei, corrugando la fronte.
< Tifi per Edward o per Jacob? >
Stese le labbra, abbassando gli occhi.
< Mi chiedi se sceglierei il ghiaccio o la fiamma? >
< Proprio così! > confermai, stupendomi che lei avesse
colto quella metaforica verità.
< Beh, ho diciassette anni e dovrei vedere il bellissimo
vampiro come il mio Principe Azzurro, dovrei rivedermi nella passione che lega
Bella a lui ma…non so, c’è qualcosa in Jacob che mi attira un sacco! Pensa per
un istante a quello che lui fa per lei: lui diventa il suo sole… > arricciò
le labbra perdendosi per qualche istante nei suoi pensieri.
Poi ritornò a me:
< Tu hai mai dovuto scegliere? > come al solito era
curiosa della mia esperienza per immaginare una vita che per anni non era
riuscita a vedere con i suoi occhi, che non era riuscita a vivere sulla sua
pelle…
< Mmm…> mi presi qualche secondo per pensare < …sì,
direi di sì! Avevo diciannove anni giusto un paio in più di te!…>
< Ma davvero?? > mi chiese lei, con audace malizia.
< Proprio così, è stata la settimana più affollata della
mia vita! > sorrisi ripensando a quei momenti lontani.
< Che intendi con “settimana”?? Ti sei innamorata di due
persone in una settimana? > domandò incredula.
< No, certo che no! Però mi sono bastati sette giorni per
innamorarmi di una star interplanetaria vista da tutte le ragazze dai settanta
in giù come la versione sexy del Principe Azzurro! >
Ed era magnifico davvero il suo fascino!
< Non ti seguo…e la scelta? >
< La scelta stava se vivere in un sogno o continuare a
restare con i piedi per terra e vivere la realtà per cui avevo lavorato e
studiato fino a quel momento…Già allora volevo diventare medico. > mentre
parlavo iniziai ad armeggiare con il monitor che teneva sotto controllo quel
minuto corpicino.
< In effetti una settimana non poteva cancellare tutto il
tuo percorso; ma io, che sono segregata in questo letto da due anni, avrei
fatto fuga d’amore, avrei colto la palla al balzo…mi sarei presa la mia libertà!
> disse con convinzione, guardando fuori dalla finestra, con un lieve tono
di rimprovero.
< E’ giusto così, infatti…Chi ti dice che io non abbia
lottato per la mia libertà?? > domandai, con un sorriso sghembo sulle
labbra.
< Ma hai appena detto…Insomma sei qui! Indossi un camice
bianco…sei l’oncologo più maledettamente bravo di Londra…! > rimase a bocca
aperta senza capire.
< Be’, la mia libertà è stata quella di continuare i miei
studi, di trovare il mio Jake, il mio sole…una persona che è riuscita a colmare
una perdita immensa che aveva bloccato la mia vita, proprio come è in grado di
fare una malattia…>
Aveva sempre apprezzato la mia franchezza, la mia
sincerità…forse per quello parlammo per più di mezz’ora. Fortuna che era la mia
pausa pranzo!
Mi alzai dalla sedia accanto al suo letto, la nostra
chiacchierata ora doveva lasciare spazio ad un intervento in sala operatoria di
un vecchio signore del Mayne…
< Sai, Cris…Senza dubbio sei da ammirare…> disse Jane,
facendomi voltare sulla porta.
< Per quale motivo? > e ripercorsi tutti i nostri
discorsi a tempo record.
< Tutte avrebbero scelto Edward…> scoppiò a ridere,
allargando le braccia, come per dire “era ovvio!”.
< Diciamo pure che ho barato! >
< E’ proprio per questo che sei da ammirare…>mi fece l’occhiolino.
Uscii dalla porta a passo svelto, incamminandomi lungo il
corridoio, quando mi sentii chiamare.
< Dottoressa! > era l’infermiera del reparto analisi.
< Oh, Buongiorno Sarah! >
< Buongiorno a lei! Ecco i risultati della chemio che mi
aveva chiesto con urgenza…> E mi porse il malloppo di documenti.
< La ringrazio! > e si congedò con un rapido augurio
per l’intervento che, sapeva, avrei avuto di lì a un quarto d’ora.
Per la prima volta nella mia carriera sfogliai delle
scartoffie con mani tremanti: erano i risultati della chemioterapia di Jane.
Qualunque fosse l’esito doveva sapere subito e corsi in
camera sua, pur sapendo di trovarla sola…
Entrai e lei, vedendomi con quei fogli in mano, sbiancò.
< Jane, di solito per queste cose si vuole qualcuno
vicino…>
Fece spallucce, lo sguardo fiero e forte.
< Ci sei tu! >
Annuii con decisione e mi avvicinai per prenderle la mano.
< Non sei ancora fuori pericolo…> chiuse gli occhi,
serrò le labbra con forza < …ma sta regredendo! Un paio di mesi e puoi uscire
senza problemi…>
Poche volte avevo visto qualcosa di così meraviglioso!
Il suo sorriso, le sue lacrime…
Poche volte avevo sentito un tocco così confortante!
Il suo abbraccio era forse uno dei più belli che avessi mai
ricevuto…
Sembrava come abbracciare uno dei miei figli, sembrava quasi
l’abbraccio del mio amore…
Chiusi la porta d’entrata spingendola leggermente con il
piede. Appoggiai le chiavi dell’auto sul tavolino, sfilandomi in contemporanea
la giacca.
E lui era lì, ad aspettarmi con un sorriso…
< Sei tornata prima. > osservò con estremo piacere.
< E’ una giornata perfetta…> dissi in risposta,
alzando appena le spalle.
Scivolò alle mie spalle e mi baciò un guancia; indugiò per
pochi istanti sul mio collo, facendomi rabbrividire appena, come ogni volta che
il suo naso sfiorava la mia pelle.
< Mi è mancato il tuo profumo in questi due giorni…>
ammise con un tono di tranquillità vertiginosa.
< E a me è mancato mio marito. > dissi girandomi nel
suo abbraccio e sfiorando le sue labbra con le mie, per poi perdermi nel suo
profondissimo sguardo.
< Vieni > e dicendolo mi prese per mano, conducendomi
in salotto < Jack è su di giri: ti deve raccontare la sua giornata a
scuola…>
Entrando vidi i miei angeli stesi sul divano a guardare il
Mago di Oz.
< Ehi, non l’ho mai visto quel film! > esclamai con
ironia, per catturare la loro attenzione.
< Mamma!! > inevitabilmente le loro urla furono
seguite da uno scatto improvviso verso il mio addome che avvinghiarono con
forza.
< Ehi Giulia! Tesoro, così mi fai male…> la avvertii
cercando di allentare la presa.
< ‘cusa mami! > e la sollevai per darle un bacio sulla
guancia che lei ricambiò con una forza non del tutto normale per una bambina di
quattro anni.
< Cosa hai fatto con Amy oggi? > le domandai,
poggiandola a terra.
< Abbiamo giocato a…a…Mamma Casetta! > mi informò,
tutta soddisfatta.
Al che la mia dolce metà la prese tra le sue braccia per
mettersela sulle ginocchia e continuare a guardare il film; poi mi rivolse uno
sguardo divertito…
< Le baby-sitter sono sempre così prevedibili! Mamma
Casetta! Ti avevo detto che dovevamo lasciarla a mia madre…> disse
riluttante con lo scopo di stuzzicarmi.
Ero sempre agitata quando nessuno dei due era a casa e mi
rifiutavo di lasciare due terremoti come loro a mia suocera…non aveva i
riflessi pronti, sarebbe saltata in aria la casa!
Gli feci una linguaccia, senza farmi vedere da nostro
figlio.
< E tu Jack? Com’è andata a scuola?? > mi chinai su di
lui pulendogli con un fazzoletto di carta gli angoli della bocca impasticciati
di cioccolata.
< Ho preso un Super Bravo in matematica! >
gridò gettando i pugnetti in aria in segno di vittoria.
< Ma sei un campione! >
< E in più oggi abbiamo imparato a fare le meno…>
osservò tutto emozionato.
Certo le meno! Pensai e scoppiai inevitabilmente
a ridere e così pure suo padre.
Ancora in preda alle risate mi diressi in cucina per
preparare la cena e solo quando sentii due braccia forti e salde afferrarmi e
intrappolarmi, capii che mi aveva seguita…
< Sono stato via solo due giorni e credevo di impazzire
senza di voi…senza di te…> mi sussurrò tra i capelli < Mi sembra che sia
ancora tutto nuovo, mi sembra di essere ancora un giovane sbarbatello cotto
della ragazza più bella della scuola…>
Sorrisi a quel paragone, capendo perfettamente che intendeva
dire.
< E’ la nostra realtà, amore…e ringrazio il cielo ogni
giorni per quanto sia magnifica! > e ancora una volta le sue labbra
incontrarono le mie, in un chiaro ed eterno segno di amore…
Libera da ogni emozione, mantenendo quella fugace bolla di
sapone, stretta tra le sue braccia, gli dissi: < Rob…Non posso scegliere
Edward…io ho bisogno di un Jacob, della realtà. Il mio sogno l’ho già
vissuto, ora non cerco altro che la strada per vivere questa vita… >
I suoi occhi erano carichi di emozioni discordanti.
Occhi profondi in uno sguardo perfetto e comprensivo. Fece
per parlare ma poi cambiò idea, con un rapido gesto di diniego mosse quei
capelli che tanto adoravo.
< Cris, voglio solo che tu sappia che regalandoti quel
libro non volevo influire nella tua scelta…Ci tengo che questo sia chiaro. Non
volevo e non voglio nemmeno ora che tu faccia scelte di cui ti potresti
pentire. Rispetto la tua scelta, perché dimostra quanto tu sia speciale. >
mi baciò la guancia, forse incapace di aggiungere altro e, flettendo le
ginocchia si abbassò per prendere il bagaglio a mano, senza slegare gli occhi
dai miei.
Si girò in un istante muovendo un passo verso il resto del
gruppo. Mi domandai perché non avevo ancora parlato.
< Sai a volte mi chiedo se tu vuoi proprio così tanto
assomigliare al vampiro più famoso del mondo…>gli chiesi, alzando la voce in modo che mi sentisse. Era più una
provocazione e un pretesto, che una vera domanda, e lui lo sapeva perché non
appena lo presi con decisione per il polso si voltò e un’espressione confusa
gli si dipinse sul volto. C’era anche l’immancabile sorriso sghembo. Un brivido
lungo la schiena mi fece tremare.
< Devo molto ad Edward Cullen. E chiaramente, sentendomi
chiamare Edward da un anno a questa parte, mi sono convinto di essere davvero
simile a lui…Tutti mi vedono come lui…> non concluse, si perse nei
suoi pensieri. Voleva rispondermi, ma non sapeva cosa dire e disperse la sua
attenzione lontano, fuori, oltre gli alti finestroni dell’aeroporto.
Gli presi una mano e
la portai sulla mia guancia; e a quel contatto chiudemmo entrambi gli occhi.
< Io però non sono tutti. > dissi in un tono un po’
rotto dall’emozione.
Non parlò, nessun intoppo. Continuai.
< Quando ho letto Twilight, leggevo il nome di Edward
e pensavo a te…il vostro aspetto combaciava alla perfezione, il vostro
carattere era così concorde in molti punti: entrambi gentili, entrambi
incredibilmente affascinanti e dolci, ma…> persi un battito, e nell’impresa
di controllare il mio cuore alzai le palpebre di scatto, concentrandomi sui
suoi lineamenti distesi ed impassibili.
< …ma, solo stanotte grazie alla scoperta di Jacob, ho
capito che io non ho più bisogno del sogno, della perfetta ed immutabile
eternità. > un altro battito venne a mancare < Ho bisogno di un amico, di
un cuore sincero, di una mano calda da afferrare quando sto per cadere…> mi
bloccai perché potei di nuovo vedere i suoi occhi dopo quelle parole, e il mio
cuore si rasserenò in un istante.
< Sento di volere una persona che mi fa sorridere, che mi
abbraccia e mi fa sentire protetta, al riparo, che riesce a riscaldarmi anche
solo con uno sguardo, perché per me rappresenta il sole di ogni giorno. >
Sorrisi alle mie parole: sembravo una bambina!
< So che potrebbe sembrare una contraddizione, ma credo
di aver trovato il modo di aver tutte queste cose restando comunque nella mia
dimensione reale! > ironizzai un po’, facendo sorridere pure lui che non
aveva perso una parola.
< Ciò che cerco di dirti Robert è che tu mi fai
sorridere, tu mi illumini, tu mi tieni al caldo, al sicuro con i tuoi abbracci,
con i tuoi baci. Non voglio stare con te perché sei famoso e mi puoi regalare
la favola…Voglio stare con te, perché in una settimana ho ricominciato a
credere e ad amare! > una lacrima scese a bagnarmi il viso e seguì il
profilo della guance, fino a raggiungere le mie labbra, tremanti e felici.
L’incertezza della mia bocca svanì non appena le sue labbra
si modellarono sulle mie.
Non ci importava di ciò che stava attorno a noi, l’unica
cosa importante era quel bacio.
< Meraviglioso! > lo sentii respirare tra i miei
capelli.
< Che cosa? > chiesi, scostandomi un po’ da lui, per
poterlo vedere in viso.
< Il fatto che tu riveda di più Jacob in me, che
Edward…>
< Sì, non credo sia una cosa da tutti i giorni! > gli
concessi a parole, mordendomi il labbro.
< …e il tuo profumo è meraviglioso! > prese a
sghignazzare e a baciarmi di nuovo.
< Cris! Dimmi che non sto sognando…> esclamò quando si
allontanò dalle mie labbra e mi abbracciò con forza fino a sollevarmi di peso
per fare una piroetta.
< Non stai sognando…è la nostra bolla di sapone!
Meravigliosa, ma reale…e indovina? >
< Cosa?? > chiese lui, incuriosito.
< Domani prendo il primo volo che trovo e ti
seguo…tenterò il test di medicina a Los Angeles! > esclamai, compiaciuta
dalla sua reazione stupita.
< Sei pazza! >
< No, ci voglio provare davvero con te…Con papà ho
parlato stamattina e ho sentito mamma al telefono venendo in aeroporto. Erano
un po’ spiazzati, ma è una mia scelta e loro me la appoggiano in pieno…Si fidano
di me e anche di te. > gli spiegai.
< Di me? >
< Sì, per proprietà transitiva! >
< Mi fai impazzire! > disse lui, avvinghiandosi a me
in un altro abbraccio.
< Già stufo di me, Pattinson? >
< Non lo sarò mai abbastanza, amore mio! >.
E un lieto fine come questo di solito si conclude con “…e
vissero per sempre felici e contenti…”, ma io credo che sia più appropriato
concludere questa storia con
…E vissero assieme la loro vita…
La felicità si guadagna vivendo una vita a pieno, senza
rammarichi, senza rimpianti o rimorsi…senza perdere occasioni di donare amore e
tranquillità.
La felicità si guadagna credendo.
Writer’s corner
Eccomi a voi cari lettori e lettrici ( penso di essere
abbastanza nel giusto nel cancellare direttamente il primo appellativo XD! )…
Riguardo il capitolo:
1-Giuro non ho idea se i particolari di pressione, tumori e
cose varie siano effettivamente possibili o del tutto improbabili…ma perdonate
questa mia irrefrenabile inventiva…
2-Come dice Anna ^^ “ Date a Cesare quel che è di Casare…”!
Quindi ho messo Meraviglioso come canzone di Modugno, nonostante quella
dei Negramaro sia divina a mio parere…
3-…Non esiste una terza osservazioneXD…beh forse sì…Spero non
sia troppo contorta la parte del “quadretto famigliare”…
Ricorderò sempre questa fic, perché è stata la mia prima
invenzione portata a termine…il mio primo, piccolo, personale successo…
Mi prendo la libertà di considerarlo un successo, perché mi
ha dato soddisfazioni immense!
E’ iniziato tutto il 5 Marzo…: questa fic, seguita poi da
altre, l’incremento di questa mia nuova passione per lo scrivere, la conoscenza
di nuove persone…Insomma, un tesoro davvero davvero prezioso.
E per questo devo dire il mio primo Grazie ad EFP!
Nel secondo Grazie voglio raggruppare tutti i
55 pazzi che hanno messo RaC tra i preferiti…
0kikka0
68Keira68
AlessandraMalfoy
Alina81
AlterSiby
Ayachan
BAMBOLOTTA
Bella95
Bellemorte86
Bibosky
Carolttina
Ciccimuamua
Cla61
Cloddy_94
CriPattinson
C_annuccia
Dahlia3vFA
Debblovers
Deisy87
Delfina
Dodo
DolcePotter
Drusilla87
Fede72
Federob
Fede_sganch
Ffdipendente
Giadona
Ginnylove
Huli
Irys89
KikkaKikka
Kucchi
LondonCalling
Loralaya
Masychan
Miky 483
Mylifeabeautifullie
NeverThink
Noemi91
Piccola Ketty
Pucciosi4ever
Raffuz
Samuel87
Sea89
Sognatrice85
SweetCherry
Terry 90
Twilighter94
Violae
Xx_scritrice88_xX
Yara995
_martinella95_
_screps_
____stellina
…e i 13 che l’anno messa tra le fic seguite…
bellemorte86
c_annuccia
deisy87
Dying Athiest
FuckingBlondieGirl
Ilachan89yamapi
Piccola Ketty
Renesmee
Sa chan
Shelly Webster
Sognatrice85
Vale tvb
Venicequeen
E ora mi dedico alle recensioni del 16esimo capitolo…
Marghe – Davvero pensi che sono tremenda?? >.<…hai
ragione le scelte sono sempre un ostacolo da superare…ed è piuttosto dura a
volte! Spero comunque che la fine non ti abbia lasciata troppo delusa percome è scritta…mi ha sempre fatto piacere
quello che pensi, perché descrivi le emozioni come pochi sanno fare e spesso
anche in RaC ci sono stati in ballo le sensazioni e i sentimenti…
Dod – Ti giuro, quando ho letto la tua recensione mi
sono sentita onnipotente! =D…Mi sono guardata intorno eho pensato “accipicchia, ‘sta fic la posso
concludere solo io!” e son caduta dalle nuvole come il mio solito…-.-
Scrittrice con i fiocchi addirittura?…mmm Non credo! Però i tuoi complimenti mi
fanno sempre gonfiare il petto d’orgoglio! XD Aspetto di sapere che ne pensi
del finale…
Jessica (SweetCherry) – Ma ciao! Davvero ti
ha preso così tanto?? O.o Ma mi fai stra felice!! Mi farebbe piacere sapere che
ne pensi di questo ultimo capitolo…^^ Sai sono super in ansia di sapere che ne
pensate!!
Anna – a te commento alla fine… =P No apparte gli
scherzi…tu avevi già sbirciato non che fatto qualche correzione, quindi ci
ritorno dopo…
Fefè – Sì Cristina è decisamente pazza…Ho giocato molto
sul fatto che tecnicamente Rob non è Edward…il ragionamento era super astruso,
lo so ^^…ma spero tu lo abbia apprezzato, d’altra parte mi dici che sono un
portento! Ogni tua recensione è un onore per me!!! Sai all’inizio avevo preso
in considerazione al tuo finale alternativo, ma poi ho pensato a questo piccolo
trucchetto e, scegliendolo, mi sono auto immolata al patibolo!
Cloddy – sì, certo che ti dico di sì! C’hai
azzeccato…perché credo anche che Cris possa continuare la sua carriera a LA,
proprio come poi a brillantemente fatto…=D A proposito, le interrogazioni??
Come sono andate alla fine? Odio i prof che dicono “sì sì ti interrogo domani!”
e poi passano ere zoologiche…e intanto tu studi…Comunque ora siamo in vacanza e
relax! Yuppi!!
Silvia (London Calling) – ^^…se perdeva un figo, ecco che se
perdeva…e difatti non resistito a farla furba ed intelligente la tipa =D!
Piaciuto l’ultimo chapp?? Voglio ringraziarti con il cuore per i complimenti
(non del tutto meritati) che mi hai fatto nelle tue recensioni…grazie, davvero!
=D
Rose – Ma Ciop!! Caspita! Mi avevi sconvolta perché mi hai
azzeccato tutto! TUTTO…Uff…beh sono riuscita comunque a farti gustare il finale
con questa contorta stesura??
Sei un portento di scrittrice (ergo pozzo di fantasia
contorta ed illimitata)…mannaggia a te! =P
Voglio dedicare il terzo Grazie alle autrici
di queste ultime otto recensioni: Marghe, Dod, Silvia, Cloddy, Fefè,
Jessica, Anna e Rose.
E le altre persone che mi hanno recensita in questi mesi: