Four destiny's lovers

di 4Chris_Twins
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - La gelosia ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Sentimento e razionalità ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Una strana unione ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Il nuovo caso ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Vecchi amici ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Disorientati ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7-Convivenze forzate ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Emozioni coinvolgenti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Prologo

 

Seattle.

«Siamo qui davanti all’Escala di Seattle, per la presentazione del nuovo libro di Stephen King. Già citato da famosi quotidiani come il New York Times, che lo preannuncia come il Best Seller dell’anno. Dirigiamoci ora nell’attico per intervistare alcuni scrittori, venuti per la presentazione!»

Arrivati all’ultimo piano, le telecamere inquadrano la città di Seattle, con le luci dei grattacieli che rendono magica l’atmosfera del meeting. L’inquadratura si sofferma sulla famosa Space Needle, dalla quale si nota una luce in movimento, con un rumore in lontananza.

«Ehi! Aspetta un attimo, ma cosa è? Lo vedete anche voi? Robert ma che cos’è?»

«Sembra un elicottero!»

«Sì hai ragione è un elicottero! Aspetta, ma chi sta scendendo? È il celebre Richard Castle, un gesto proprio nel suo stile! Andiamo subito ad intervistarlo!»

L’uomo scende insieme alla madre e alla figlia, la quale sembra un po’ scocciata dall’esibizionismo del padre.

«Papà? Ma era proprio necessario? Non potevamo passare per la porta come tutti gli esseri umani?»

«Oh andiamo, tesoro, l’elicottero è molto più avvincente! Non credi?» risponde sorridendo come solo un bambino come lui sa fare, esasperando la figlia che si allontana sbuffando.

«Bene, se non vi dispiace, mi affogo in una piscina di alcool!»

«Tesoro me ne porti un bicchiere per favore?»

«Mah nonna, hai bevuto una bottiglia di vino rosso prima di arrivare!»

 

Beatrice si avvicina per intervistare la deliziosa famigliola appena atterrata.

«Richard Castle, che entrata maestosa!»

«Ehi ciao Beatrice, maestosa, tu credi?» risponde cercando di dissimulare il compiacimento.

Si avvicina ai due che conversano, la dottoressa Temperance Brennan.

«Salve dottoressa!»

«Lo sapete che in molte culture, il mettersi in mostra come ha fatto il signor … ehm come si chiama?»

«Richard Castle» risponde l’uomo stizzito e con una sfumatura di ovvietà nella voce.

«Sì ecco, come ha fatto il Signor Castle, indica uno stato di impotenza nel rapporto sessuale!»

La giornalista e lo scrittore rimangono rispettivamente scioccati e imbarazzati dalla frase della dottoressa Brennan.

«Le posso assicurare dottoressa Brennan che non ho alcun problema di questo tipo, non per niente sono soprannominato Mobidick.» risponde ancora stizzito ma con un velo di maliziosità.

«Sa? È esattamente la risposta che darebbe una persona incapace di portare a termine l’atto sessuale» risponde tranquilla la dottoressa, con un sorriso innocente sul volto.

L’uomo rimane talmente scioccato che sembra stia per trattenere le lacrime.

«Sa che lei è una persona davvero simpatica, penso che potremo andare d’accordo!»

«Non capisco da dove abbia tirato fuori questa conclusione! Ma non posso negare che la sua conformazione fisica è adatta all’accoppiamento».

 

Intanto rispettivamente a New York e Washington, la detective Beckett e l’agente speciale Booth, dalla televisione assistono all’umiliazione velata dello scrittore da parte della dottoressa, entrambi senza parole ma un po’ divertiti dalla strana situazione.

 

 

 

 

 

 

Spazio autrici:

Ehi! Siamo Edvi e Lullu, questo è il prologo di questo esperimento che abbiamo deciso di fare. :D se vi è piaciuto e volete vedere come va a finire seguiteci e fateci sapere le vostre impressioni.

Allora, essendo questa una storia a quattro mani, alla fine di ogni capitolo, nello spazio autrici troverete il punto di vista di entrambe, inoltre, in ogni capitolo verrà indicata la data di pubblicazione del capitolo successivo. Quindi sperando che vi sia venuta la voglia di leggere, aspettiamo i vostri commenti. :D A presto. :*

- @lulluby  & TemperanceBeckett 97

Data di pubblicazione capitolo successivo: 21 ottobre 2015

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - La gelosia ***


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Capitolo 1

La gelosia

 

New York- Beckett

“«Indica uno stato di impotenza nel rapporto sessuale!» Oh mamma, quanto ho aspettato questo momento! Finalmente il suo ego smisurato è stato scalfito da un’altra persona oltre me!”

“Risi sommessamente del mio pensiero perfido. Mi sarebbe davvero piaciuto incontrare la dottoressa Temperance Brennan, ho come la sensazione di provare una simpatia particolare per quella donna.”

 

Guardai dalla parte opposta del marciapiede e lo vidi mentre arrivava verso di me con due caffè fumanti e un finto sorriso stampato sul volto, sicuramente sperava che non avessi visto l’imbarazzante intervista. Ma io l’avevo vista eccome!

«Buongiorno Beckett!»

«Buongiorno Mobidick dei miei stivali!» vidi la sua faccia passare da un pallido color cadavere ad un acceso rosso peperoncino.

«Ah… allora l’hai vista?!»

«Era impossibile non vederla, non c’era praticamente altro alla tv ieri sera. Era su tutti i canali, anche il tg ne ha parlato, l’ha intitolata: l’umiliazione in diretta internazionale del famoso Richard Castle!»

Se possibile lo vidi trasalire, come se alle mie spalle ci fosse uno zombie.

«Ok, scusa devo andare a sotterrarmi e non ho intenzione di uscire prima di cinquant’anni, quindi non mi chiamare!»

«Oh andiamo Castle, potresti stringere amicizia con quella donna!» «Veramente l’ho già fatto, è una donna veramente stupefacente, ma l’umiliazione l’ho subita lo stesso. Il mio ego ne ha risentito fortemente.» Io mi morsi il labbro cercando di nascondere un sorriso divertito, ma non credo di esserci riuscita molto bene, perché lo vidi mettere il muso come un bambino a cui hanno detto che non può averla vinta.

 

Il mio telefono suonò come una furia e mi affrettai a rispondere «Beckett!»

Annuii ascoltando le informazione fornitemi dal mio capitano sul nuovo caso e poi chiusi la telefonata. «C’è stato uno strano omicidio in un vicolo della 146th strada...» «Strano? Nel Bronx? Si prospetta un caso interessante!» alzai gli occhi al cielo «Quanto sei infantile Castle!» salii in macchina e tentai invano di zittire le sue domande per tutto il tragitto.

Arrivammo sulla scena del crimine e trovammo Lanie con una faccia interdetta. Chiesi le solite informazioni, ma lei rispose leggermente scocciata: «Tesoro, io non faccio le magie.» Le domandai il motivo di quel tono e lei per tutta risposta si spostò, permettendomi di vedere quello che una volta sarebbe dovuto essere un essere umano. Infatti tutto ciò che era rimasto della vittima era un mucchietto di ossa sporche e ammaccate. «Potresti comunque riuscire ad identificare la vittima?» le chiesi speranzosa «Posso provare a lavorarci, ma non ti prometto niente.»

 

Dopo svariate ore passate alla lavagna nella vana speranza di trovare qualche prova sull’identità della vittima o attendendo una miracolosa telefonata di Lanie, che mi informava di aver scoperto anche il più piccolo indizio sulle ossa, sentimmo il capitano Gates chiamarci a raccolta per darci la notizia che non essendo Lanie in grado di identificare la vittima a causa delle condizioni dei resti, ci trovavamo costretti a rivolgerci ad un’esperta: la dottoressa Temperance Brennan.

«Oh, Castle, la tua umiliatrice?» proruppe Esposito, trattenendo inutilmente le risate. «Ah, allora l’hai vista anche tu?» domandò Castle tornando ad un colorito poco naturale. «Veramente, l’abbiamo vista anche io e Jenny, e abbiamo fatto fatica a rimanere sul divano.» Con un colorito sempre più pallido, aggravato dalle parole che pronunciò subito dopo la Gates: «A quale intervista vi riferite?» Esposito afferrò il telefono e le si avvicinò «Ecco, guardi!». Provai strane emozioni, sentendo il nome della dottoressa Brennan, non sapendo neanche il perché, uscii dall’ufficio sbattendo la porta, dirigendomi verso il bagno. Sicuramente avevo attirato l’attenzione di tutti, ma non importava, il sentimento che provavo era talmente forte che prepotentemente aveva scatenato in me quella reazione. Chiusa dentro il bagno sentii la voce di Castle che al di là della porta, chiamava il mio nome, e il suono della sua voce mi riempiva la testa. Solo a quel punto mi resi conto che stavo piangendo; ero gelosa.

 

Washington DC- Booth

Mi presentai alla porta di Bones con le buste del ristorante cinese. Bussai con forza alla porta, e aspettai con impazienza che si aprisse. Sentendo il rumore della catenella mi preparai a farle la ramanzina per il suo comportamento al Meeting, ma rimasi scioccato dal trovarla in biancheria intima. La guardai in tutto il suo splendore, ma poi tornai in me, e mi voltai «BONES! Ma cosa...?! Perché hai aperto la porta se eri in biancheria intima?!» Entrai con una mano sugli occhi e andai dritto in cucina, per posare la cena. «Non capisco perché tu ti stia lamentando, ho guardato dallo spioncino e ho visto che eri tu… E non capisco perché fai tanto il pudico, sei tu che sei passato a casa mia senza avvisare!» Rimanemmo per non so neanche quanto tempo a fissarci, eravamo molto vicini e non riuscivo a farmi uscire dalla mente ciò che aveva addosso, o meglio, ciò che non aveva addosso. Distolsi lo sguardo da ver0 gentiluomo e voltandomi dalla parte opposta le dissi: «Puoi andare a metterti qualcosa addosso?» la sgridai nuovamente, ignorando il suo sbuffo.

Dopo aver preparato il tavolo, la vidi tornare con addosso soltanto una leggera vestaglina, non mi rendeva mai le cose semplici, non riuscivo ancora a farmi passare dalla testa l’immagine di lei mezza nuda davanti ai miei occhi e lei si presentava con poco addosso. Sembrava a suo agio anche così, ma io mi sentivo un po’ imbarazzato e per scacciare qualsiasi pensiero impuro, mi feci il segno della croce. Avrei dovuto confessarmi dopo, ne ero certo.

Iniziammo a mangiare. Mettendo in bocca gli spaghettini di soia, m’incantai sui suoi capelli, ancora bagnati che le accarezzavano le spalle. Decidemmo di spostarci sul divano per stare più comodi, avrei volentieri visto un film, ma Bones non amava la tv e per questo motivo, qualche giorno prima l’aveva data in beneficenza. Accidenti, certo avrebbe potuto regalarla a me, insomma, era uno splendido schermo piatto da sessantadue pollici. Mi accontentai di ascoltare un vinile nel suo vecchio giradischi.

Mentre mangiavamo, un po’ di salsa Wasabi le sporcò il viso e scivolò sullo scollo della vestaglina. Istintivamente mi avvicinai e con una salvietta le sfiorai il viso, era un gesto spontaneo il mio, non ci avevo pensato, era dettato dal cuore quel movimento, non dalla testa. Proprio mentre le passavo la salvietta sullo scollo e ci guardavamo negli occhi, sentimmo «Oh, oh oh oh! Forse dovevo aspettare un altro pochino prima di entrare, chissà, magari avrei visto uno spettacolo più hard!» disse sorridendo Angela. «Ma tu che ci fai qui? Insomma, Bones! Co… come ha fatto ad entrare?»

«Beh mi sembra chiaro, Angela ha le chiavi di casa. In molte culture si pensa che affidare le chiavi di casa ad un’amica sia un gesto per dimostrare la fiducia in quella persona e poi Angela ci teneva per la mia sicurezza!» «Scusa ma anche io ci tengo alla tua sicurezza, perché io allora non ho le chiavi del tuo appartamento? Insomma sono un agente dell’F.B.I. non ho forse il diritto di avere le chiavi di casa tua per proteggerti? Mi sembra un’ingiustizia!» «Se ci tieni tanto le do anche a te, ma non capisco perché ti offendi tanto, sono quasi sempre con te per tutto il giorno!» Bones non capiva, io dovevo proteggerla, era quello il mio obbiettivo, non volevo controllarla, solo… proteggerla. Tornai bruscamente alla realtà «Eh va bene, al di là di questo, cos’era quello che ho visto quando sono arrivata? Finalmente ti sei decisa a seguire il consiglio che ti ho dato? Brava Tesoro, sono fiera di te!» disse compiaciuta Angela, questo, mi spaventò un po’. «Cosa? Quale consiglio?» chiesi spaventato dalla risposta, conoscevo i consigli di Angela. «Angela pensa che io e te dovremo fare sesso! Non capisco da cosa hai dedotto che io stia seguendo il tuo consiglio.» rispose interdetta Bones, era adorabile quando corrugava la fronte confusa. «Ma… Te…tesoro, quando sono entrata vi stavate mangiando con gli occhi, un altro po’ e non so cosa avrei visto. Ma Booth, se ti va puoi spogliarti lo stesso, non mi infastidisce vederti nudo…»

«No… io…» «Va bene Angela, come mai sei qui?» menomale, mi aveva salvato, in quel momento avrei voluto farle una statua. Accidenti, mi dovrò confessare veramente. «Ah sì certo, sono venuta per avere delle delucidazioni sulla tua intervista con Richard Castle, che cosa era?» Ora sì che mi tornava in mente cosa dovevo dire a Bones. «Si, Bones non puoi andare in giro a dire cose così alle persone, che credevi di fare scusa?»

«Io cercavo di seguire il consiglio di Angela, mi ha detto di socializzare al meeting e io l’ho fatto!» la solita Bones non capiva cosa c’era di male ad essere così diretti. «Tesoro, ho detto di socializzare, non di smontare le persone in quel modo, tra l’altro, Richard Castle è molto sexy, avresti dovuto farlo eccitare, non afflosciare così… e poi è un playboy dicono che sia molto bravo con le donne» «Ok… non mi piace quel tizio, ma gli hai fatto fare una figuraccia davanti a tutti, non mi sorprenderebbe se volesse ucciderti, magari ora è diventato davvero impotente.» sarei dovuto andare anche io con lei e poi quello scrittore non mi piace per niente.

«Ma guarda che lui non se l’è presa, anzi, siamo diventati buoni amici, abbiamo chiacchierato lì al meeting!» «COSA? Stai scherzando? Scusa perché hai… cosa intendi con: siamo diventati buoni amici?» va bene, adesso mi sentivo svuotato, ero… ero geloso, anzi sono sempre stato geloso di Bones, non mi piaceva proprio per niente che avesse un rapporto di qualsiasi genere con un altro uomo.

«Non capisco perché sei geloso! È solo un amico e come hai detto tu l’ho umiliato davanti a tutti e a differenza di tutti voi lui non mi ha sgridata, si è congratulato per la mia sincerità!» «Tesoro… tesoro, quella non è sincerità, quella è brutalità!» adesso Angela aveva ragione. «Davvero? Sono stata brutale?» «Abbastanza tesoro!»

«Mi dispiace, io non volevo essere crudele… io…» iniziò a piangere e istintivamente la presi tra le braccia per tranquillizzarla, anche Angela si avvicinò e le mise una mano sulla schiena, per consolarla. «Mi dispiace, quindi sono crudele?» «No Temperance, non sei crudele, è solo che molte volte non ti rendi conto che dire quello che pensi può offendere le persone.» Non sciolse l’abbraccio per parlare con l’amica, semplicemente parlò, aveva la fronte poggiata sul mio collo e io potevo sentire il profumo del suo bagnoschiuma. «Va bene Tesoro io devo andare, finite pure di mangiare tranquilli… ciao Booth» mi girai per salutarla e poi continuai a consolare la mia partner.

 

Spazio autrici:

Eccoci qui con il primo capitolo. Sono veramente contenta di questo progetto ed eccitata per ciò che ne verrà fuori. Spero apprezzerete la nostra collaborazione e mi farebbe davvero piacere sentire i vostri pareri. Grazie per il supporto <3 - @lulluby

Ehilà! Vi ringrazio in anticipo per aver letto e spero che continuerete. Sono super contenta di questa collaborazione e non vedo l’ora di vedere che ne uscirà. Vorrei sapere se è piaciuta anche a voi, quindi recensite, non vi limitate a leggere. Per quanto riguarda il capitolo devo dire che è stato molto interessante sviluppare il punto di vista di Beckett e Booth, credo che la parte psicologica e le riflessioni siano particolarmente complicati da scrivere, poiché bisogna immedesimarsi nei personaggi, entrare nei loro panni e immaginare cosa potrebbero provare o dire. Bene allora al prossimo capitolo. Baci <3 TemperanceBeckett 97

 

Data di pubblicazione capitolo successivo: 25 novembre 2015

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Sentimento e razionalità ***


4

Capitolo 2

Sentimento e Razionalità

 

New York- Castle

«Ehi Beckett, che succede? Stai bene? Ehi… puoi aprire per favore?» Dal bagno non giunse nessuna risposta, sembrava che non ci fosse nessuno, ma ad un certo punto sentii un rumore arrivare da oltre quella porta, era un singhiozzo. Ora un altro. «Beckett che cosa succede? Kate? Ti prego, dimmi almeno se stai bene!» ancora nessun rumore, poi delle parole arrivarono impetuose. «Vai via Castle! Vattene!» Rimasi di stucco, piangeva mentre mi mandava via, ma ciò che mi aveva fatto pensare, era che mi aveva cacciato. «Katherine… Che succede? Dimmi qualcosa!» solo singhiozzi in arrivo da quel bagno, continuava a piangere e io non potevo fare nulla per consolarla, lei non mi voleva lì, mi stava mandando via, ma io in realtà non potevo e non volevo lasciarla sola.

La porta si spalancò e alla velocità della luce lei era già nell’ascensore del dodicesimo distretto. I suoi occhi color smeraldo erano arrossati e lucidi per il pianto e riuscii ad intravederli, nonostante cercasse di coprirsi il viso con i lunghi capelli, per nascondere il suo stato d’animo. Le guance erano rosse, con ancora qualche residuo di lacrima, nere per il mascara.

«Kate!» provai a fermarla e per un istante, prima che le porte dell’ascensore si chiudessero, i nostri sguardi s’incontrarono. Quell’unico contatto visivo mi spronò a seguirla. Corsi per le scale del distretto, nella speranza di essere più veloce dell’ascensore. Notai di sfuggita che tutti ci guardavano, la Gates con Ryan ed Esposito che erano usciti dall’ufficio per cercare di capire cosa stesse succedendo.

Ma in quel momento niente era più importante di lei, niente m’importava se non raggiungerla. Magari tenerla tra le mie braccia per consolarla, come era successo in altre occasioni. La vidi fiondarsi dentro ad un classico taxi giallo, dalle finestre dell’uscita del distretto. Mi affrettai a prendere la macchina per tentare di seguirla.

Vidi il taxi fermarsi davanti a casa sua. Mi parcheggiai in fretta e furia e scesi; Dio quanto è veloce quella donna, non feci in tempo ad arrivare davanti al suo portone, che lei me lo sbattè in faccia. «Kate?». Come mi aspettavo ancora nessuna risposta, ma non avevo intenzione di arrendermi così facilmente. Mi voltai verso il lato della porta e raggiunsi il campanello. Suonai e risuonai non so per quante volte, finché il tasto smise di funzionare. Non capivo com’era possibile, poi intuii che lei lo aveva staccato. Disperato iniziai a bussare ininterrottamente, alternando pugni e richiami. Andai avanti per circa trenta minuti, prima di accettare il fatto che non avrebbe aperto. Avevo le mani imbrattate di sangue, il mio. Mi sedetti sconsolato sul pianerottolo. Mi osservai le mani: le nocche erano completamente spaccate.

Cercai di capire il motivo della sua fuga, riportando alla mente la conversazione nell’ufficio della Gates. Niente, non aveva senso. Pensai che magari, potesse essere collegata con la storia del cecchino, ma non trovavo niente nel discorso che riportasse a quel momento, o che solo vi alludesse.

Lo sbattere di una porta mi riportò bruscamente alla realtà, era quella d’ingresso del condominio. All’orizzonte apparve la figura di Lanie, con il volto contratto per la preoccupazione. «Che ci fai tu qui?» dissi sospirando. «Javier mi ha informato di tutto, sei riuscito a parlarle?» per tutta risposta le mostrai le mani. «Capisco… Vuoi che ti controlli?» feci cenno di no con la testa, non avevo neanche la forza di rispondere. «Meglio se vai a riposarti, provo a parlarle io.» Non accennai neanche per un attimo ad andarmene. «Ti faccio sapere più tardi.» Annuii e controvoglia mi alzai ed andai via.

Aprii la porta di casa e con passo veloce mi avviai verso la mia camera. «Richard, sei tu?» «Mamma non adesso.» «Che succede caro?» evitai di rispondere e nascosi le mani nella giaccia, sapendo come avrebbe reagito se le avesse viste. «Papà, tutto okay? Qualcosa non va?» In quel momento non avevo voglia di dare spiegazioni a nessuno. Cercai di tranquillizzarle con un finto sorriso e chiusi a chiave la porta della mia stanza.

 

Washington DC- Bones

Mi svegliai di soprassalto. Non ricordavo esattamente cosa avessi sognato, ma sapevo che era stato un incubo e che era stato questo a riportare i miei sensi alla realtà, evitando così che la parte irrazionale di me prendesse il controllo totale del mio corpo. Riacquistai completamente le mie facoltà visive e olfattive. Sentii il profumo del caffè, ma non ricordavo di essere uscita a comprarlo. Poi lentamente mi rammentai che avevo da poco acquistato una macchinetta del caffè con il timer.

Mi alzai dal divano e solo allora mi resi conto che fino a poco prima ero supina sopra Booth, che era ancora in piena attività onirica. Sentii del tessuto scivolare sopra la mia pelle, provocando la chiusura dei pori e quindi la così chiamata pelle d’oca. Adesso i ricordi tornavano meno offuscati, ricordai di aver pianto a causa delle parole di Angela, anche se all’inizio non avevo compreso appieno il motivo delle osservazione che i miei amici mi avevano rivolto. Ora invece ragionandoci sopra, capii di aver sbagliato momento e persone per esporre quelle verità.

Le persone al meeting non erano come Hodgins o Angela oppure Booth, che sapevano capire e interpretare le mie tesi, perché dicendo la verità, io esprimevo dei veri e propri articoli di scienza con le mie oculate parole, ma chiaramente a pochi era dato capire la mia brillante mente.

Probabilmente sia Angela che Booth, capivano il mio linguaggio perché mi volevano bene. Poiché entrambi non possiedono le mie capacità intellettive, ma al posto della razionalità, sviluppano molto di più il lato irrazionale ed emotivo caratteristico degli esseri umani. D'altronde Booth è il mio partner, mentre Angela la mia migliore amica. Ovviamente anche io tenevo a loro, ma in una società come la nostra è piuttosto normale affezionarsi ad altri individui, dopotutto, l’essere umano tende a vivere in gruppo e sono pochissimi i soggetti che si isolano dalla massa. Io per esempio, fino a non molto tempo fa, sarei potuta essere considerata parte di questo scarno gruppo di persone.

Ripartendo quindi dalla definizione di uomo come parte di una società, si può arrivare alla conclusione che gli uomini intrecciano tra loro dei rapporti complessi, spesso accompagnati o addirittura tenuti insieme dai sentimenti. Quindi la parte irrazionale dell’uomo e molti di questi rapporti sono coronati dalla gelosia, un aspetto della coscienza di cui non ho mai appreso il significato. Un esempio può essere la gelosia di Booth nei confronti di Richard, scoppiata all’improvviso dopo aver detto che siamo diventati amici e dopo che Angela con il suo solito sarcasmo che a volte faccio fatica a comprendere, ha rimarcato.

A distogliermi dalle mie riflessioni, fu il ticchettare del telefono. Era Cam. Avevano trovato dei resti e volevano usufruire delle mie straordinarie conoscenze. Non passò molto tempo che anche il telefono di Booth squillò, ma era caduto in un sonno talmente profondo da non riuscire ad udire la suoneria.

«Sveglia Booth, c’è un omicidio.» lo scossi con vigore per riabilitare nuovamente i suoi sensi. «Cosa… chi … chi è morto?» aveva la voce ancora rauca di chi si è appena svegliato. «Beh… dubito di riuscire a scoprirlo restando in casa, dobbiamo andare.» arrivarono altri messaggi ad entrambi i telefoni. Dicevano di andare prima nell’ufficio dell’F.B.I. Cam diceva che ci saremo visti tutti di là. «Oh… questo sì che lo chiamo un brusco risveglio… grazie tante Bones».

 

 

 

 

Spazio Autrici:

Ehilà! Mi fa piacere notare che qualcuno stia seguendo questa nostra opera. Parlando e riferendomi a questo capitolo, le due cose sulle quali spero vi soffermerete di più sono: il nostro modo di esprimere l’amore celato di Castle e l’estrema razionalità di Bones. Sarei molto contenta di leggere qualche vostro giudizio su tutto ciò. Grazie per aver letto. A presto <3 - @lulluby

 

Ciao a tutti! Sono felice di vedere che qualcuno segue la nostra storia, sono molto contenta degli sviluppi e non vedo l’ora di sapere che ne pensate. Noi ci siamo divertite tantissimo a scrivere questa storia. E quindi ad immedesimarci nei panni di Castle piuttosto che Beckett, Bones o Booth, anche perché abbiamo immaginato le espressioni e le reazioni dei personaggi stessi. Speriamo di avervi strappato anche qualche sorriso durante la lettura. A Presto con il prossimo capitolo. Baci <3 TemperanceBeckett 97

Data di pubblicazione capitolo successivo: 14 gennaio 2016

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Una strana unione ***


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Capitolo 3     

Una strana unione

 

Washington DC- Booth

Parcheggiai il mio Suv nero davanti al nostro Royal Diner, sempre lo stesso. Feci per scendere, quando vidi Bones eseguire il mio stesso gesto.

«Ehi ma che fai Bones?» dissi un po’ irritato. «Vado a prendere il caffè!» mi rispose guardandomi come al solito come se fosse una cosa ovvia. «Ma stavo già andando io, non c’è bisogno scendere in due per prendere due caffè!» «Beh ma non capisco perché ti arrabbi tanto!» «Non sono arrabbiato! E poi sono sempre io che vado a prendere i caffè, è una cosa mia!» «Cosa prendere i caffè?» «Ma anche io voglio il caffè!» mi rispose con ancora quella faccia da non sto capendo cosa sta succedendo. «Bene, siediti in macchina, te lo porto io!» «Non sarebbe il caso che lo prenda io, visto che tecnicamente e praticamente sono più ricca di te?» «Questo che c’entra? Insomma due caffè non mi renderanno povero!» «Ma tu sei già povero in confronto a me!» «Grazie Bones, questo sì che mi fa sentire meglio, ora ritorna in macchina e aspetta che torni con due bei caffè fumanti in mano!» «Ma…io…» «Bones! Sali in macchina!». Quella donna mi fa uscire il cervello dalle orecchie, è impressionante quanto è testarda.

Tornai verso il Suv con i caffè bollenti. Salii in auto, porsi in malo modo uno dei caffè alla mia partner e partii. «Dovresti mettere giù il caffè mentre guidi» «Non capisco il perché, sono un agente dell’F.B.I. se mi ferma la polizia mi basta solo mostrare il tesserino!» «Non è un comportamento adeguato ad un agente dell’F.B.I.» «Senti Bones, non sto uccidendo nessuno, adesso bevo il mio caffè mentre guido, arriviamo in ufficio, vediamo che hanno da dirci e poi ti porto ad indentificare qualche mucchietto di ossa va bene?» «Ma… io lo dicevo per la tua incolumità. Ci tengo a te, sei il mio partner!» mi disse, abbassando impercettibilmente la voce. Misi giù il caffè. «Scusa, lo so che non lo fai per cattiveria!» quella scienziata sapeva sempre come farmi cambiare umore da un momento all’altro. Lo faceva senza neanche rendersene conto, poi era così raro che dicesse cose tanto dolci, che quando accadeva, non riuscivo rimanere impassibile.

 

Arrivammo al Jeffersonian e ci dirigemmo verso l’ufficio di Cam. Aprii la porta, tenendola per permettere alla mia partner di entrare, al nostro ingresso trovammo il mio capo, il capo del mio capo, Cam e tutta la banda dei cervelloni riuniti.

«Bene Chérie, ora che siete arrivati, ci siamo tutti, possiamo esporre i fatti, così potrò tornare al più presto dalla mia piccola!» la piccola era l’adorata auto di Caroline. «Bene, se ci siamo riuniti tutti così, insieme all’F.B.I. non può che essere una cospirazione…» eccolo che Hodgins partiva con le sue teorie, lui era uno divertente e cervellone allo stesso tempo. «Che succede, l’F.B.I. vuole che mandiamo all’aria questa assurda storia che potrebbe portare il paese alla terza guerra mondiale?» lui era sempre molto drastico quando gli venivano in mente queste idee e aveva sempre quel sorriso a trentadue denti quando gli sfioravano la mente. «Frena i bollenti spiriti, uomo che studia la terra» «Terra è un nome troppo generico, ci sono diversi tipi di terreno e ognuno…» Cam lo interruppe «Grazie dottor Hodgins, ma non siamo riuniti per discutere dei particolati della terra, siamo qui perché c’è stato un ritrovamento!» «E allora perché non siamo lì per raccogliere le prove? Ogni minuto è prezioso, lei dottoressa Saroyan dovrebbe saperlo!» intervenne Bones. Come al solito sapeva come far sentire un incompetente chiunque le capitasse a tiro. Prese la parola il capo del mio capo e istintivamente mi misi sull’attenti. «Non vi trovate già sulla scena del ritrovamento perché i resti sono stati rinvenuti a New York Dottoressa Brennan!» «So bene che non sarebbe sotto la nostra giurisdizione, ma in questo caso lo è diventato ed abbiamo constatato che sarebbe meglio collaborare con la validissima squadra omicidi del distretto di New York, abbiamo già preso accordi con il Capitano Victoria Gates!» concluse il mio capo, facendomi un cenno con la testa.

 

«La squadra del Jeffersonian è la migliore, non abbiamo bisogno di altro aiuto per il caso!» intervenne la mia partner. «Andiamo Bones, potrebbe essere divertente!» risposi cercando di evitare qualche frase che sapevo avrebbe potuto causare disastri diplomatici e che sarebbe accaduto sicuramente. «Oh dai tesoro, ha ragione Booth, potrebbe essere divertente e poi New York è una città molto artistica, non vedo l’ora.» continuò Angela entusiasta sostenendomi. «Io continuo a pensare che ci sia una cospirazione, se no perché ci avrebbero chiesto di collaborare con qualcuno? L’F.B.I. non collabora, l’F.B.I. lavora da sola. Non vedo l’ora che ci dicano i dettagli, magari un altro attacco a qualche grattacielo!» Hodgins si stava emozionando sempre di più. «Va bene, adesso basta. Dottoressa Brennan, questi sono i patti, sono certa che sarà un’esperienza nuova per te. Signorina Montenegro, sono contenta per il tuo entusiasmo. Dottor Hodgins, non ci sono dettagli, questo è quanto. Adesso basta con le tue fantasiose ipotesi di cospirazione. È solamente un omicidio e noi dobbiamo scoprire chi è il colpevole e portarlo in prigione per dare un po’ di pace a questa vittima.» terminò Cam, richiamando la sua squadra all’ordine. «Amen Chérie, che bel discorso, ti vedrei molto bene come avvocato!» sorrise Caroline. «Bene, visto che non abbiamo scelta, per quale data dobbiamo essere lì a New York?» chiese Hodgins impaziente e cercando di trattenere un sorriso, senza successo. «Subito.»

 

 

New York- Beckett

La Gates ci ha appena informato dell’arrivo della squadra con la quale dovremo collaborare per il nuovo caso, perciò ci riunimmo tutti nel suo ufficio per aspettare il loro arrivo. Non si fecero attendere troppo e li vidi entrare al seguito del Capitano. Riconobbi subito la Dottoressa Brennan, ma la cosa che mi scioccò di più fu quella di riconoscere nell’agente dell’F.B.I. il mio vecchio amico Seeley Booth. Lui non si accorse della mia presenza, perciò mi feci avanti per salutarlo «Chi non muore si rivede!» si voltò verso di me e notai dalla sua espressione che mi aveva riconosciuta «Kate! Che bello rivederti!» nel dirlo mi abbracciò, facendomi sorridere. Notai gli sguardi di Ryan ed Esposito su di me, perciò decisi di presentarli «Seeley, questi sono i miei colleghi e amici: Javier e Kevin.» mi allontanai dall’abbraccio perché si potessero presentare. Nel farlo vidi che due suoi colleghi mi stavano fissando. Una donna molto affascinante mi guardava in modo malizioso, mentre un uomo con dei misteriosi occhi azzurri mi sorrideva complice. Mi sentii in dovere di dare delle spiegazioni per mettere ben in chiaro la situazione «Sapete, ci conosciamo da quando ero ancora un semplice agente!» Seeley mi guardò di nuovo «Oh, complimenti Detective Beckett!» la mia attenzione però fu catturata dallo sguardo curioso della Dottoressa e mi sentii in soggezione per la sua presenza, nonostante la ammirassi per i suoi libri e ovviamente, per aver umiliato pubblicamente Castle. Castle…

Sentii nuovamente i pugni di Castle battere inutilmente contro la porta del mio appartamento. Entrambi sapevamo che non avrei aperto. Dopo altri estenuanti minuti i colpi cessarono. Forse si era finalmente arreso. Mi avvicinai silenziosamente allo spioncino e in effetti non vidi nessuno. Poi però un rumore proveniente dal pavimento mi fece capire che qualcuno era seduto dall’altra parte e capii che era ancora lì. Tornai sui miei passi e cercai di non badare alla sua presenza vicina ma allo stesso tempo troppo lontana. Avevo bisogno di restare da sola.

Delle voci attirarono nuovamente la mia attenzione. Sbirciai fuori e intravidi la sagoma di Lanie. Stava parlando con lui. Dopo un po’ a quanto pare riuscì a convincerlo e lo vidi allontanarsi, gettando un ultimo sguardo verso di me, come se sapesse che fossi lì, prima di sparire dalla mia vista. La mia amica si assicurò che fosse andato via prima di suonare il campanello. Aprii la porta gettandomi istintivamente tra le sue braccia.”

 

La Gates mi riportò al presente. «Devo informarvi che ci sarà anche un altro elemento nella nostra squadra, che collabora con il Detective Beckett da un po’ di tempo, sicuramente lo conoscerete, il Signor Richard Castle.» Era impossibile evitare di sentirlo nominare, che mi piacesse o no ormai faceva parte della mia vita. «Io lo conosco! Sicuramente avrete visto, durante il meeting per il nuovo libro di Stephen King!» La ragazza affascinante intervenne, interrompendo la dottoressa. «Oh sì tesoro, lo sappiamo bene.» L’uomo dagli occhi azzurri tentò di trattenere le risate, ma rinunciò quando vide le reazioni di Ryan ed Esposito e anch’io dovetti cedere ad un sorriso. Il loro capo cercava inutilmente di nascondersi dietro la propria mano, mentre notai che Seeley si era irrigidito. Capii che c’era qualcosa sotto, e mi ripromisi di indagare.

 

Passato il momento di ilarità, la Dottoressa intervenne nuovamente «Suppongo che il Jeffersonian si sia occupato dei nostri alloggi per il soggiorno in questa città, vorrei conoscerne i dettagli.» Mi resi conto che le voci su di lei erano vere, era una donna molto arguta e dai modi sofisticati. «Per poterci permettere un albergo a quattro stelle abbiamo dovuto rinunciare ad un po’ di privacy… Per dieci persone abbiamo a disposizione cinque stanze.»

 

Spazio Autrici:

Rieccoci qua! J Sono entusiasta di come questo progetto stia proseguendo. Grazie mille per il vostro supporto, spero di leggere altri nuovi pareri e consigli. In questo capitolo la cosa che ho preferito è stato l’inserimento del flashback, spero anche voi abbiate apprezzato sia questo che gli altri dettagli. A presto,

- @lulluby

 

Bene! J Sono super contenta di come sta venendo questo crossover, mi sto divertendo un sacco a scriverlo con Lu e sono impaziente di leggere qualche parere/consiglio. In questo capitolo le cose che ho preferito sono stati i dialoghi e i pareri dei vari personaggi (espressi come dialoghi). È sempre interessante entrare nei panni dei protagonisti per cercare di capire cosa avrebbero detto in quella precisa circostanza. È stato bello, secondo il mio parere, inserire il nome della tavola calda in cui i personaggi di Bones sono soliti fermarsi. Bene questo è tutto da Edvi, al prossimo capitolo. Baci :*  TemperanceBeckett 97

Data di pubblicazione capitolo successivo: 17 febbraio 2016

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Il nuovo caso ***


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Capitolo 4

Il nuovo caso

 

New York- Castle

Mi preparai in fretta e furia per andare al distretto. Non avevo chiuso occhio per tutta la notte, sicuramente era stato un mio gesto a farla scappare dall’ufficio, ma ancora non avevo capito quale e la cosa mi dilaniava il cuore.

Afferrai la giacca e mi diressi verso la porta, la spalancai e mi ritrovai difronte due teste rosse.

«Oh, Richard caro, stavamo giusto arrivando per darti il buongiorno» «È per questo allora che avevate le orecchie appiccicate alla porta della mia camera?» mi sforzai di fare un sorriso. «Papà, è che eravamo un po’ preoccupate, ieri sei arrivato e sei fuggito in camera tua. Non avevi proprio un aspetto felice…» «Alexis, è tardi, penso che tu debba andare altrimenti arriverai a lezione finita.» notai che mia madre aveva addocchiato le mie mani scorticate, non tentai neanche di nasconderle, sapevo che non avrei potuto evitare un interrogatorio da parte sua. «Ma nonna io…» «Tesoro non ti preoccupare, ha messo i pantaloni, indica che sta bene.»

«Sì forse hai ragione nonna, ciao papà, ci vediamo più tardi.» «Ciao zucca!» risposi posandole un bacio sulla guancia.

Una volta uscita Alexis, mia madre non si trattenne più. «Va bene caro, adesso mi puoi dire che cosa è successo e perché hai le mani in quelle condizioni?» «Mamma, ora sono in ritardo, ne parliamo stasera.» «Richard, non mi sembra il caso che tu ti presenti con le mani in quello stato, adesso vieni con me, le medichiamo e poi potrai correre al dodicesimo!» Il suo era un tono che non ammetteva obiezioni, perciò mi lasciai trascinare davanti al bancone della cucina. Prese il kit e quando ebbe finito, non avevo più neanche un centimetro di pelle libera dalla fasciatura che aveva voluto mettermi a tutti i costi.

 

Dopo aver recuperato i caffè dal solito bar, arrivai al distretto con la speranza di vederla sorridente. «Buongiorno Castle» si rivolse a me Esposito, Ryan invece si limitò ad un cenno con la testa. Lo imitai contraccambiando i saluti. Poggiai il caffè sulla scrivania di Beckett, andando a sedermi nella sedia lì accanto.  «Signor Castle? Potrebbe raggiungermi in ufficio grazie?» “Oh mamma e adesso che cosa avevo combinato?” mi alzai e mi si disegnò sul volto una faccia tra lo spaventato e l’esasperato, vidi anche Javier e Kevin ridere sotto i baffi per la mia espressione. Mi alzai e nello spiraglio di porta che era rimasto aperto scorsi i suoi capelli, allora afferrai il caffè dalla scrivania e mi diressi verso l’ufficio della Gates. Al mio ingresso, vidi tante facce nuove, notandone anche una conosciuta. «Temperance! Che piacere rivederti!» «Richard, posso dire che il piacere è anche mio!» mi avvicinai per abbracciarla e mi ricordai solo in quel momento di avere ancora in mano il caffè di Beckett. Mi voltai per guardare la mia musa negli occhi, ma lei non mi stava degnando neanche di uno sguardo; mi avvicinai e le porsi il suo caffè, lo prese continuando ad evitare i miei occhi.

«Bene signor Castle, ecco la squadra che collaborerà a questo caso con noi. Conosce già la dottoressa Brennan. Il medico legale, la dottoressa Camille Saroyan.» «Piacere di conoscerla!» sorrisi educato.  «L’esperta di ricostruzione dei volti, la signorina Montenegro.» «Incantato!» «L’entomologo e minerarologo, il dottor Jack Hodgins» «Ehi come va?! Ma Jack come il famoso pirata?» «Sì esatto, finalmente qualcuno che se ne intende.» subito dopo il dottor Hodgins, che avevo trovato da subito molto simpatico, mi ritrovai davanti ad un uomo enorme, con un corpo scolpito e una simpatica cintura. «Signor Castle, lui è l’agente speciale Seeley Booth dell’F.B.I.» «Oh, piacere… felice… di conoscerla. Oh caspita, che stretta di mano.» «Allora agente Booth, come mai l’F.B.I. ha deciso di collaborare? Non è che per caso c’è in gioco qualche cospirazione per avere il potere del mondo e magari stringere un’alleanza con un popolo alieno che colonizzerà il nostro pianeta?» «Hodgins, è un tuo parente?» chiese l’agente al dottore che avevo conosciuto poco prima e che ora aveva gli occhi illuminati dalla stessa luce che caratterizzava anche me, quando avevo un caso eccitante. «Vedete che non sono l’unico a credere che sia in atto una cospirazione?!»

 

 

 

New York- Bones

Rendendomi conto che i miei nuovi colleghi mi stavano quasi imponendo i loro metodi per spiegarmi come svolgere il mio lavoro, decisi di prendere in mano la situazione e mi intromisi nel discorso interrompendo Booth. «Perdonatemi, ma penso di essere molto più qualificata di voi anche in questo campo, anzi soprattutto in questo determinato settore lavorativo. Non posso svolgere con diligenza e allo stesso tempo con celerità il mio compito senza l’aiuto fondamentale dei miei tirocinanti. Visto che nessuno di voi ha colto questo importante dettaglio, ho deciso di occuparmene io stessa. Dovrebbero arrivare a minuti, a dir la verità dovrebbero già essere qui… Comunque devono conoscere il caso quanto ognuno di noi. È fondamentale.» Con soddisfazione mi resi conto di aver lasciato tutti senza parole, come sempre d’altronde. «Ehm, si Bones.» anche gli altri annuirono nella mia direzione. «Come vi ho accennato, ecco la mia squadra!» appena terminai di parlare il signor Vaziri bussò alla porta, seguito da Daisy, dal signor Bray e dal signor Fisher. Intravidi anche Sweets, ma la sua presenza non era stata una mia pensata; trovavo il suo lavoro quasi del tutto inutile e irrilevante, ma conoscendo le menti che mi circondavano tenni questo pensiero per me. «Anch’io mi sono permesso di contattare un altro membro della nostra squadra» disse Booth «Il nostro psicologo e profiler, il dottor Sweets.» Quando tutti presero posto, mi premette nella testa un nuovo interrogativo. «Cam, ti dispiacerebbe farci conoscere il modo in cui siamo stati suddivisi per le stanze alberghiere?» Mi guardò in un modo assai strano, ma rispose «Allora, queste sono le coppie per le cinque camere: il dottor Hodgins e Booth, il signor Vaziri e il dottor Sweets, il signor Bray e il signor Fisher, la dottoressa Brennan e la signorina Montenegro, e per terminare… la sottoscritta e la signorina Wick.» Annuii abbastanza soddisfatta della sistemazione, nonostante avrei preferito poter scegliere io la mia coinquilina o avere un alloggio riservato solo alla mia persona. Il Capitano Gates si schiarì la gola, un chiaro modo, poco elegante, per richiamare l’attenzione su sé stessa e ci invitò a rivolgere i nostri sguardi alla lavagna dov’erano appese delle foto. «Questa è la situazione: il 12 novembre sono stati ritrovati questi resti» disse indicando la prima foto «Chiaramente sono stati rilevati anche dei campioni di terra e sono state catalogate le diverse prove rinvenute» «Mi scusi, ma per quale motivo avete mosso i resti e inquinato la mia scena del crimine? Inoltre senza ottenere alcun risultato!» Ero indignata dalla poca professionalità che avevano dimostrato con le loro azioni. «Dottoressa Brennan, le posso assicurare che nulla è stato tralasciato o compromesso, inoltre era prevista una tempesta di neve alla quale sicuramente le prove non avrebbero resistito.» Le sue scuse non mi convincevano affatto, ma prima che potessi ribattere, Cam si frappose tra noi «Mi perdoni Capitano, tutto quello che la dottoressa voleva dire è che sarà necessario per la mia squadra poter rianalizzare la scena del crimine e tutti i reperti, oltre i resti ovviamente.» Riuscimmo ad accordarci su questo dettaglio, e passammo alla seconda foto: le varie prove. Fu la terza e ultima foto però, ad attirare la mia curiosità. Era un ingrandimento dello sterno della vittima. Notai che presentava un particolare e mi avvicinai per poter osservare meglio l’immagine. «Questa sembra un’incisione esterna, innaturale» affermai, indicando il punto centrale dell’osso «Ma non posso affermarlo con certezza senza prima analizzare i resti di persona.» «Anche il nostro medico legale l’ha riconosciuta come tale.» Confermò il detective Beckett. «Questo è tutto ciò su cui possiamo lavorare finora…» disse il detective Esposito «…perciò direi che possiamo metterci a lavoro!» concluse il suo collega, il detective Ryan.

 

Angela mi afferrò il braccio e per un attimo, probabilmente a causa del mio subconscio, la scambiai per Booth. «Tesoro potrei perdere molto tempo a parlare di me e dei miei impulsi, non so se hai notato i due gentilissimi e disponibilissimi detective con i quali stiamo collaborando… ma so che devo essere altruista e pensare solo a Jack, perciò parliamo di te.» «Ti riferisci ai loro corpi e visi simmetrici, vero? Che chiaramente esprimono una predisposizione all’atto…» «Sì sì, hai capito benissimo, ma magari sarebbe meglio tenere per noi questi piccoli dettagli.» «Oh okay, dimmi.» «Possibile che tu non ti sia resa conto del comportamento di Booth? Tesoro, è successo qualcosa tra di voi che non mi hai detto?» Il mio sguardo si posò casualmente sulle spalle della persona chiamata in causa da Angela. «No, non è successo nulla.» «Ne sei sicura? Non è che è successo qualcosa e tu non te ne sei neanche resa conto? Insomma, non vorrei impicciarmi ma mi sembra che stia parecchio lontano da te e parecchio vicino alla bellissima detective…» Analizzai la situazione, ma non trovavo nulla di strano. «Sono amici, è un atteggiamento comune.» «Oh tesoro, sei così innocente! Ma il vero problema è che mi sono resa conto che questo vostro distacco non fa altro che aumentare la vostra tensione sessuale. Non che questo debba essere un problema, intendiamoci.» «Angela, pensi costantemente a me e Booth mentre facciamo sesso, credo dovresti concentrarti un po’ più su te ed Hodgins.» «Cara, stai tranquilla, sono concentratissima su quello.» La vidi fare l’occhiolino al suo quasi marito. «Solo, pensaci okay? Sono preoccupata, per te… per voi. Questo non può far bene al vostro rapporto, né amichevole, né sessuale, né professionale.» Annuii, capendo che lo faceva perché teneva ad entrambi. «Bene, ora ti lascio al tuo lavoro, mi raccomando tenta di parlarci.»

Ripensai al comportamento del mio partner. Forse Angela non si sbagliava. I miei ricordi tornarono a quella mattina e alla sera prima. Le due scene erano dissonanti, mi confondeva il suo cambiamento emotivo repentino. Non potevo basarmi su quarantotto ore scarse. Decisi di analizzare attentamente il modo in cui avrebbe interagito con me nelle successive dodici ore. Solo dopo quest’osservazione avrei potuto decretare se Angela avesse ragione o torto.

 

 

Spazio Autrici:

Hey :) sono molto happy di poter essere ancora qui con voi!! In questo capitolo (non riesco davvero a credere che siamo già al quarto!) ho adorato il POV di Bones, posso assicurarvi che scriverlo è stato oltre che interessante e costruttivo come sempre, anche molto divertente. Quest’idea del crossover mi convince sempre di più, analizzare i singoli personaggi è un’esperienza molto coinvolgente, soprattutto perché sono tra i miei preferiti. Spero siate eccitati quanto me per questo lavoro e quelli successivi. Baci, a presto,

- @lulluby

 

Ciao a tuttiJ, eccoci qua con il quarto capitolo. Spero vi sia piaciuto, ovviamente è inutile dire che mi sono divertita da morire a scrivere questo capitolo, mi ha divertito soprattutto il discorso Angela/Bones, è stato fantastico e in perfetto stile Angela. Allora, volevo dire che ovviamente in questo capitolo c’è stata molta malinconia e un po’ di tristezza, ma non si poteva fare altrimenti, poiché è normale essere gelosi quando si è innamorati e i nostri personaggi lo sono, lo sappiamo tutti/e da tanto tempo ormai. Bene spero siate in suspance, ci vuole. Allora sotto troverete la data della prossima pubblicazione, attendiamo con ansia i vostri pareri. Baci a presto. :*

TemperanceBeckett 97

 

Data di pubblicazione capitolo successivo: 23 marzo 2016

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Vecchi amici ***


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Capitolo 5 - Vecchi amici

New York - Booth

«Quanto dista esattamente, in termini di chilometri l'albergo dal distretto?» chiese Bones, cercando di intavolare una conversazione. «Molto Bones, ti basti sapere che se volessi andare a piedi, ci impiegheresti una giornata intera, ok?» «Avevo detto in termini di chilometri, non di ore!» «Beh, io te l'ho espresso così, qui non sono io il genio, sbaglio?!» «Va bene, le dodici ore non sono trascorse, ma è chiaro dal tuo comportamento che c'è qualcosa che non va. Probabilmente ho fatto qualcosa che ti ha irritato, ma non riesco a comprendere quale sia l'evento!» «No Bones, non è successo niente, nessun evento strano da decifrare, niente di niente!» eravamo quasi arrivati, secondo le indicazioni di Cam l'albergo doveva trovarsi vicino alla East New York Station di Brooklyn. Quindi dovevamo essere vicini.

Vidi dei taxi fuori dall'albergo e confrontandolo con la foto sul cellulare, capii che eravamo arrivati. Dai taxi davanti a noi scesero Cam, Hodgins e Angela. Una volta parcheggiato, entrammo e ritirammo le chiavi delle stanze. «Caspita, per essere un quattro stelle è abbastanza lussuoso!» Hodgins si stava guardando intorno. «Bones non penso sia dello stesso parere!» sorrisi a quel pensiero poi la domanda arrivò così... a bruciapelo «Ehi Booth ma che diamine è successo tra te e Brennan? Avete litigato?» «Co...cosa? No che dici, non abbiamo litigato, io... mi sa che vado a fare una doccia, per sciogliere i muscoli... eh... ok.» «Ok, scusa se mi sono intromesso, ma ti ho visto un po' giù all'arrivo. Comunque, sarebbe bello avere qui Angela, tutta la tensione...» «Oh ok Hodgins, ho afferrato. Grazie, non aggiungere altro. Io vado in doccia.» lo vidi sorridere e iniziare a sistemarsi.

L'acqua calda mi liberò dai pensieri negativi, almeno per un momento. Poi tornò chiara nella mia mente lei! Accidenti, quella donna mi farà uscire pazzo. Poi adesso anche quel maledetto scrittore che le ronza intorno. Terminata la doccia, presi l'asciugamano, me lo avvolsi alla vita ed uscii.

«Oh, Camille, ma che cosa... Hodgins, non mi avevi detto di aver organizzato un party!» «No amico, è che le stavo chiedendo se era possibile cambiarci di camera, così che io e Angela potessimo stare insieme.» «Dottor Hodgins, non è fattibile, se concedo a te di scambiare stanza, dovrò concederlo anche agli altri e sarebbe un delirio!» «Aspetta e io con chi risulterei in camera se si facesse questo scambio?» «Beh ovviamente con Brennan!» mi si irrigidirono tutti i muscoli e per poco non mi scoppiò il cuore nel petto, sarei potuto capitare in camera con lei. Tornai alla realtà, rendendomi conto che Cam e Jack mi stavano guardando. «Non si può Hodgins e questa è la mia decisione finale, chiaro?» Camille uscì con ancora in faccia l'espressione da: sono io il capo e questo è il mio volere.

Eravamo nel letto matrimoniale della camera, avevamo diviso le porzioni con i cuscini e adesso sembrava un campo di battaglia. «Ehi scusa amico, non volevo cambiare camera perché non mi trovo bene con te, ma perché mi manca Angela» «Non ti preoccupare uomo degl'insetti, lo capisco.» «Grazie!» la sua voce era sincera, mi era davvero grato per aver capito il suo bisogno. «Posso chiederti una cosa?» sondai il terreno per capire quanto in là potevo spingermi con quel discorso. «Certo, spara... cioè non nel vero senso della parola... insomma volevo dire...» «Hodgins ho capito! Volevo chiederti se tu sei geloso di Angela.» «Sì sono troppo geloso di Angela, come mai questa domanda?» «Cosa provi quando la vedi sorridere e scherzare con un altro uomo?» «Beh io... ogni volta che lei sorride a qualcuno che non sono io mi viene voglia di torturare quella persona finché non mi implora pietà, ma in realtà, lo infilerei in una teca piena di Solenopsis Invicta e lo guarderei soffrire a morte.» «Che diavolo sono le solnovi incinta?» «Solenopsis Invicta, sono conosciute come formiche di fuoco e quando pungono infliggono dolore, un bel modo per torturare qualcuno... ma perché mi fai queste domande?» «Perché io... io...» «Che succede? Brennan?» «Ma tu cosa ne sai?» «Beh non ci vuole un genio per intuirlo e poi le conferme quando stai con Angela sono assicurate, come in questo caso! Comunque dicevi?» «Insomma, io sono geloso, quando parla con qualcuno, soprattutto con altri uomini, io... mi viene voglia di estrarre la pistola e ucciderli, soprattutto quando si avvicinano troppo o se capiscono che lei non vuole che stiano così vicini, non lo so... riesco a stento a trattenermi in quei casi!» «Tu l'ami?» «Sì, con tutto me stesso, ma non penso che lei voglia stare con me... lei potrebbe avere tutti gli uomini che vuole, perché dovrebbe scegliere me?» «E perché sei così sicuro che lei non ti ami?» «Beh io non sono intelligente come voi!» «Sì è probabile, ma tu riesci a capirla, sai esattamente di cosa ha bisogno prima ancora che lei lo pensi...» «Sì è vero, ma non penso che basti solo questo!» «Hai provato a chiederglielo?» «Stiamo parlando della stessa persona? Bones non capisce un sentimento a menochè non glielo spieghi con un'equazione o qualsiasi cosa usiate voi per capirvi!» «Beh, ma probabilmente lei ti ama proprio perché sei diverso da tutti quanti. E poi amico tu sei un cecchino, se non trovi una ragazza tu, il mondo va proprio male e allora sì che si parla di cospirazione!» ridemmo e automaticamente gli diedi un affettuoso pugno sulla spalla, non lo diede a vedere, ma avevo capito che il colpo era troppo forte, sorrisi nuovamente e poi mi voltai per cercare di dormire.

New York- Beckett

Non appena il capo ci congedò raggiunsi la mia scrivania. Mi ero resa conto durante tutta la mattina che nonostante tentasse di non assillarmi Castle non aveva intenzione di far finta di nulla e ignorare l'accaduto. Presi tutte le carte sul caso e i vari appunti e corsi verso l'ascensore per riuscire ad infilarmi tra le ante che si chiudevano. Avevo lasciato il caffè sulla scrivania e prima che le porte dell'ascensore mi bloccassero la visuale, avevo visto Castle avvicinarsi alla mia postazione e poggiarsi sconfortato sul tavolo. Mi sentii un po' in colpa, ma non durò molto: lui aveva sbagliato, non io. In realtà forse non avevo il diritto di considerarlo in errore, anche se fosse stato interessato alla dottoressa, ma stavo male per lui, perciò la colpa era sua. Sentii qualcuno schiarirsi la gola e riconobbi Esposito «È tutto apposto?» annuii e basta. «Stai andando da Lanie?» «Si, ho bisogno di parlarle... del caso.» Annuì e mi seguì fermandosi fuori dall'obitorio. «Non vieni?» «No, io... ehm, diciamo che non le devo parlare del caso.» ridacchiai e annuii prima di chiudermi le porte metalliche alle spalle. «Ehi!» la voce della mia amica mi scosse e ricambiai il saluto «Non ho niente di nuovo, mi dispiace. Spero che quelli di Washington siano davvero bravi come si dice...» «Da quel che ho visto lo sono, e saranno qui tra non molto per poter vedere il posto e dare un'occhiata a quello che abbiamo. Il vero lavoro comincia domani, ma non sono qui per questo.» «Mh, dimmi tutto.» «Non so come comportarmi, non pensavo sarebbe stato così complicato in ufficio e le sue mani... Dio.» I singhiozzi mi fecero tremare e sentii le braccia di Lanie stringermi in un abbraccio rassicurante. Ripensai al giorno prima, era sempre presente quando avevo bisogno di lei.

"Vidi Lanie attraverso lo spioncino e la feci entrare. Mi seguii in salotto e ci sedemmo vicine sul divano. Aspettò con calma tutto il tempo che impiegai per calmarmi abbastanza da riuscire a parlare. «Io... Io credo di essere gelosa di Castle.» mi bloccai, realizzando solo in quel momento quanto fossero vere quelle parole. Altre lacrime calde mi solcarono il viso. «No Lanie, non può succedere... non ce la faccio, sto male.» Passai ore a piangere, mentre lei tentava di consolarmi, finché non mi addormentai."

Delle voci in corridoio mi riportarono al presente. «Devono essere i colleghi del Jeffersonian» mi indicò la porta sul retro e così riuscii ad andarmene in tempo. Prima di tornare alla scrivania andai in bagno per aggiustarmi la faccia. Quando uscii trovai Castle lì fuori. «Hai intenzione di far finta di niente ancora per molto?» sospirai spostandomi, dato che ero quasi spalle al muro. «Castle, per favore.» «No, per favore tu!» il suo tono mi fece preoccupare e i miei occhi andarono inevitabilmente sulle sue mani «Senti, posso capire che tu sia confuso ma stai esagerando. Ho bisogno di stare da sola e tu hai bisogno di imparare a farti i fatti tuoi!» «Ma...» «Niente ma, non tutta la mia vita ti riguarda e siamo a lavoro, comportiamoci come si deve.» «Neanche il fatto che hai pianto è affar mio?» scossi la testa e feci per andarmene «Va bene, scusami... Comportiamoci come dovremmo in un ambiente lavorativo, perciò smettila di ignorarmi e trattami come un collega qualsiasi. Farò così anch'io, okay?» «Okay.»

Mi allontanai da Castle e finii per sbattere contro Esposito «Scus...» non mi diede il tempo di parlare e mi portò nella sala caffè «Devo chiederti una cosa.» Ryan ci raggiunse. «Amico, sbaglio o sei un po' troppo su di giri?» risi perché avevo colto l'allusione a Lanie. «Dimmi» «Dicci!» mi corresse Ryan. «Okay. Ho chiesto a Lanie di uscire!» Wow, gli sorrisi mentre Ryan gli batté il cinque «E lei?» il suo entusiasmo si ridimensionò ma senza spegnersi del tutto. «Beh ha detto che... che ci deve pensare, ma io sono sicuro che fosse un sì! Non avete visto la sua espressione e non avete sentito il tono che ha usato!» Ero davvero felice per lui e conoscendo la donna in questione aveva ragione a considerarlo un risultato «Complimenti Javier!» lo incoraggiai e lo abbracciai soddisfatta da come si stava evolvendo la situazione tra quei due.

Spazio Autrici:

Here we are! Sono sempre contenta quando scrivo questi spazi autrice, perché sono davvero orgogliosa del nostro lavoro e altrettanto onorata della vostra collaborazione e approvazione. Questo capitolo è abbastanza triste, ma di molta importanza per la comprensione e la trama in sé. Spero vi piaccia quanto è piaciuto a noi metterci nei panni di questi amati personaggi. Grazie come sempre per essere qui a leggere le nostre pazzie. A presto, baci

- @lulluby

Data di pubblicazione: 28 settembre 2016

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Disorientati ***


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Capitolo 6

Disorientati

 

Castle - New York

Intravidi il suo sorriso attraverso le tapparelle della sala caffè. Mi rincuorò. Nonostante fossi ancora incerto su ciò che mi aveva appena detto, la conoscevo abbastanza da sapere che il suo lavoro era importante e non lo avrebbe messo a repentaglio ignorandomi e non tenendo conto del mio parere professionale. Presi un respiro profondo e mi avvicinai ai miei colleghi esclusivamente per parlare del caso. «Ehilà!» Dissi, cercando di utilizzare il tono più gioioso possibile. «Ciao Castle!» Ricambiò Ryan, andando verso la sua scrivania «‘Giorno» Si limitò a rispondere Esposito, prendendo posto accanto all’amico. Dal tono capii che si era accorto della tensione tra me e Beckett, ma sapevo che la sua era solo preoccupazione. «Allora» prese la parola lei «Cos’abbiamo?» Mi voltai verso i due interpellati, dato che io ancora non avevo trovato il tempo di riflettere seriamente sul nuovo caso. «Ho controllato i tabulati delle due cabine telefoniche più vicine al luogo del ritrovamento, ma per l’ipotetica ora del delitto non ho trovato nessun riscontro.» Ammise infastidito Ryan. «Io ho parlato con i colleghi della scientifica, ma anche da loro niente.» Aggiunse Esposito, guardando sconfortato la lavagna completamente vuota, se non per quelle due foto del corpo. «Ragazzi, avete fatto il possibile. Senza un’identificazione certa della vittima non possiamo andare molto avanti, dobbiamo…» mi aggiunsi alla discussione «Dobbiamo affidarci ai colleghi di Washington.» Beckett annuì. Il fatto che nonostante i nostri problemi continuassimo a capirci così semplicemente permise ai miei nervi di rilassarsi leggermente. «Castle ha ragione.» Si voltò a guardarmi e non saprei esprimere a parole ciò che quello sguardo posato su di me mi fece provare. «Vai a parlare con la Dottoressa Brennan, vedi se hanno qualcosa da darci su cui basare l’indagine.»

 Feci come mi disse ed entrai nell’ascensore per raggiungere il piano dell’obitorio, dov’ero certo di trovare Temperance. «Io sono la responsabile di questa squadra!» «E io sono la più grande…» vidi la Dottoressa Saroyan uscire dal laboratorio come una furia bloccando la risposta di Brennan con altre urla. «Oh per favore risparmiamelo, lo so bene!» Non appena si accorse della mia presenza si irrigidì immediatamente. Si sistemò in modo esemplare capelli e abiti prima di venirmi incontro. Decisi di fare il gentiluomo e fingere di non aver assistito alla scenata. «Mi scusi, stavo cercando Temperance.» Mi sorrise tranquillamente, come se non sembrasse un’arpia sino a due secondi prima. «La seconda porta a destra Signor Castle.» «Richard, la prego, e grazie…» attesi la sua risposta «Camille.» Annuii e sorridendo un’ultima volta raggiunsi la mia amica. «Temperance, che piacere rivederti! Tutto bene?» Non alzò la testa dal suo lavoro rimanendo concentrata. «Oh ciao Richard, tralasciando il fatto che questo posto, nonostante sia stato recentemente modificato per poter ospitare i nostri macchinari, non è adatto quanto il Jeffersonian, sto fisicamente bene. Tu?» Mi trattenni dal ridere, conoscendo il suo modo di fare. «Non appena finirai con le tue osservazioni e potrai ascoltarmi ti dirò.» Non so perché lo dissi, ma sentivo di potermi fidare di lei. Dopo una decina di minuti si rialzò dal tavolo e capii che era arrivato il momento di raccontare. «Non far giri di parole, ti conosco e so che sei diretta, inoltre visto che ormai ho deciso di parlartene sarebbe inutile.» Mi interruppe. «Tecnicamente è quello che stai facendo adesso.» Sottolineò mentre un sorriso le spuntava sul volto. Sorriso che non durò a lungo. «Oh, scusa. Non volevo essere offensiva, mi dicono sempre che devo smettere di correggere ed interrompere le persone. Mi dispiace Richard.» Rimasi sconcertato nello scoprire questo nuovo lato di Temperance. La vidi estremamente debole. «Hey ma scherzi? Puoi correggermi tutte le volte che ti pare, ne hai tutto il diritto considerando la tua intelligenza e poi chi ti apprezza lo fa anche per questi tuoi piccoli dettagli.» Notai quanto la mia ultima frase l’avesse spiazzata. Era in difficoltà, perciò decisi di spostare nuovamente l’attenzione su di me. «E adesso basta giri di parole. Sono innamorato di Beckett.» La cosa non sembrò turbarla molto. «Non mi stupisce, è una donna molto bella e attraente, ho potuto constatare che la fama del suo intuito infallibile non è solo leggenda e che sia anche discretamente intelligente. Suppongo che ci sia molto altro in lei, dato che la conosco solo da ventiquattro ore.» Questo suo giudizio mi fece sentire orgoglioso della mia collega. «Ti ringrazio Temperance, apprezzo il tuo sostegno. Qualche consiglio?» Chiesi sarcasticamente. «Di queste faccende si occupa Angela di solito, sono sicura che le farebbe piacere aiutarti.» Risi, nonostante la sua frase mi fece pensare a quanto una donna così dotata e caparbia come lei si sottovalutasse. «Devo andare, ma prima dimmi, hai scoperto qualcosa che ci può essere utile?» Fissò il corpo. «Forse, ma per ora sono solo teorie. Tra qualche ora potrò aggiornarvi con più sicurezza.»  Annuii e la salutai, poco prima che il suo assistente la raggiungesse.

«Castle.» la sua voce mi fermò. «Beckett.» Notai quanto le costasse il fatto di essere venuta a cercarmi. «Mi spiace per la poca professionalità, non si ripeterà.» Annuii «Ma tu, tu devi imparare a rispettare i miei spazi. Ho bisogno di stare anche da sola, dovresti saperlo e capirmi. Chiaro?» Annuii nuovamente, come un deficiente e prima che potesse andarsene la abbracciai. «Grazie Katherine.»

 

 

Bones - New York

Mi trovavo nella mia camera d’albergo con Angela, che continuava a chiedermi di essere un po’ più accomodante con Cam, non comprendevo il perché avrei dovuto farlo, io ero e sono tutt’ora l’antropologa forense più rinomata in tutto il paese; non vedevo assolutamente la necessità di assecondare tutte le decisioni della dottoressa Saroyan. «Tesoro, devi capire che lei si è ritrovata a gestire una squadra già formata, ovvero noi, in cui c’è un colosso della scienza come te! Adesso, se tu fossi come dire un pochino più disposta a scendere a compromessi con Cam, sarebbe più facile per tutti lavorare ed intrattenere rapporti con voi due nella stessa stanza!» «Cosa intendi Angela? Credo di non aver capito bene il punto!» «Tesoro, dovresti semplicemente fare meno la dispotica!» «Ma io non credo di essere dispotica, mi baso semplicemente sui fatti e se i fatti dicono una cosa e qualcuno afferma un’altra cosa, sbagliando, è mio dovere correggerlo!» «Brennan, a volte, o meglio, in certe situazioni non è necessario, adesso promettimi che ci proverai!» «Va bene Angela, se ti fa sentire meglio, ci proverò!» «Grazie tesoro, a proposito, hai risolto con Booth?» «No, ma c’è stato uno svolgimento dei fatti!» «Ah sì? E quale?» Angela aveva un’espressione che avrei potuto definire speranzosa ed impaziente. «Beh, ho avuto la conferma che c’è qualcosa che non va! La posizione del suo corpo esprimeva sicuramente rabbia, frustrazione e qualcosa che non saprei ben definire, nonostante il mio dizionario forbito!» «Oh cielo, ci rinuncio, possibile che non sei stata capace di tirarlo verso di te … cioè insomma… cercare di parlargli?» «Sto avendo serie difficoltà a seguire il tuo discorso, hai utilizzato troppe frasi in sospeso!» «Tesoro, intendo dire che avresti dovuto dare libero sfogo all’arte femminile… insomma… avresti dovuto baciarlo!» Non avevo intenzione di baciarlo, soprattutto contro la sua volontà. «Angela, non penso che avrebbe gradito un contatto fisico di questo tipo.» «Tesoro, Booth vorrebbe sicuramente qualcosa di più di un pudico bacio, ma siccome lui è l’ultimo dei cavalieri, non farà mai il primo passo, aspetterà che tu sia pronta. Comunque quello che non sei riuscita a capire è che lui è pazzamente geloso di Castle, pensa che ti voglia portare via da lui, ma quello scrittore è troppo innamorato della sua bella detective per provarci con te!» Come al solito Angela aveva capito tutto, ma probabilmente Richard non era andato a chiedere per vergogna. «Ma neanche io vorrei stare con Richard, cioè si è fisicamente dotato e sarebbe un buon maschio per l’accoppiamento, ma siamo solo amici!» «Sì ma Booth non la pensa allo stesso modo…» Fummo interrotte da un rumore alla porta, Angela si diresse ad aprire e nella stanza entrò Cam. «Ehi ragazze, scusate se vi ho disturbato, ma volevo scusarmi con te Brennan per la scenata in laboratorio, non avrei dovuto alzare la voce contro di te!» «Sì, Cam, accetto le scuse… e a mia volta vorrei porgerti le mie, ammetto che il mio comportamento non è … stato … impeccabile… quindi siamo pari!» «Bene allora è tutto ok, menomale, avevo un groppo in gola e sicuramente con Daisy non avrei potuto parlarne, visto che ha un piccolo problema ad ascoltare… ho praticamente passato la notte a sentirla parlare, passando da un argomento ad un altro!» «Ah Cam credimi ti capisco! Ma sai che potresti evitarlo?» «Davvero? Come? Ti prego, farei qualsiasi cosa pur di evitare un’altra notte simile…» Cam aveva il volto contratto, i suoi muscoli facciali erano sicuramente tesi e questo lo avrebbe potuto notare chiunque, sapevo che Daisy, a volte tendeva ad abbandonarsi nei suoi discorsi, spesso sconnessi, e perdeva il contatto con le persone che la circondavano.

«Cam è molto semplice, cambia la disposizione delle camere, essere il capo servirà pur a qualcosa!» «E come dovrei modificarle… illuminami!» «Beh allora io ed Hodgins, Brennan con Booth, Daisy con Lance e tu con Arastoo, non credo assolutamente che ti dispiaccia, condividere qualcosa con Arastoo…» Cam cambiò colorito ed intuii che si sentiva un pochino in imbarazzo. «Ma… io… voi lo…» «Cam penso che non ti debba spiegare del mio infallibile intuito e penso che non occorra un genio per capire che vi volete bene… anzi più che...» «Ok Angela, hai reso l’idea, mi sento un pochino ricattata, ma acconsento, non posso riuscire un altro giorno senza dormire.» «Bene, penso che siamo tutti d’accordo.» Mi resi conto solo in quel momento che Angela aveva colto l’occasione per mettermi in camera con Booth, ma in fondo me lo aspettavo, insomma è piuttosto ragionevole mettere due persone insieme se hanno delle cose da chiarire! «Bene, allora adesso convoco tutti nella hall dell’hotel per dare la nuova disposizione.» «Bene, ci vediamo tra cinque minuti!»

 

 

 

 

Spazio Autrici:

Siamo tornate finalmenteeeeeee

Vi prego, non uccideteci :’

Ormai conoscete bene le cause che ci hanno impedito di pubblicare prima, ma ci tengo a scusarmi per l’enorme ritardo.

Tralasciando le formalità, sono molto entusiasta anche di questo nuovo capitolo. Mi sono occupata della prima parte – il POV di Castle – e ho adorato approfondire non solo la sua relazione con Beckett ma anche la sua nuova amicizia con Bones. Inoltre, non posso che essere orgogliosa della mia amica di penna, soprattutto per il suo finale carico di suspance (che vi posso assicurare riprenderemo molto volentieri).

Detto questo vi lascio, a presto

- @ lulluby

 

Come già la mia cara amica di penna vi ha detto, ci dispiace veramente tanto per questo colossale ritardo nella pubblicazione, in futuro faremo l’impossibile per pubblicare in tempo. Ovvero per rispettare la data di pubblicazione del capitolo successivo che indichiamo alla fine di ogni capitolo.

Per tornare a questo nuovo capitolo, spero sia stato di vostro gradimento, ovviamente non uccidetemi per il finale in sospeso, ma ci voleva J naturalmente non è facile realizzare il POV di Bones, spero di essere riuscita in modo decente nell’intento. Attendiamo vostri commenti… baci a tutti e a presto :*

-         @TemperanceBeckett 97

 

 

Data di pubblicazione: 26 ottobre 2016

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7-Convivenze forzate ***


cap 7 storia con lu

Capitolo 7
Convivenze forzate

 New York – Booth

Lo squillo del mio cellulare mi ridestò dal leggero sonno in cui ero caduto. Mi allungai sul comodino e tastai la superficie del legno finché la mia mano incespicò nell’oggetto che stavo cercando. Sbloccai lo schermo annoiato e lessi il messaggio che avevo appena ricevuto: “Riunione nella hall tra 5 minuti.” Sbuffai rigirandomi dall’altro lato e lanciando via il telefono. «Auh!» Mi tirai su velocemente «Oh. Oh scusa Hodgins.» Non ero abituato a condividere la camera con qualcuno. «Riunione nella hall…» «Fra 5 minuti. Si, ho letto!» Concluse al posto mio con tono perentorio agitando il telefono. «Quanto sei delicato, ho detto scusa.» Alzò gli occhi al cielo allacciandosi le scarpe «Proprio un verso da vero uomo eh… Auh!» Mi tirò una delle scarpe tentando di colpirmi a sua volta, ma lo precedetti e chiusi la porta del bagno scoppiando a ridere.
Arrivammo per ultimi e ci sedemmo intorno al tavolo della hall che avevano scelto gli altri. «Bene.» Prese parola Cam. «Ora che ci siamo tutti possiamo iniziare la riunione d’emergenza.» Nonostante il velato rimprovero non mi intromisi, curioso di sapere lo scopo di questa chiamata urgente. «Ecco… Devo ammettere che si tratta di un tema un po’ delicato…» «Oh, dottoressa Saroyan, non si deve preoccupare, sappiamo tutti che questo caso la sta mettendo a dura prova e…» «Taci Daisy!» L’ammonì Angela. «Okay, la farò breve.» Tutti spostarono l’attenzione su di lei grazie a quest’affermazione, ignorando l’inutile intervento di Daisy, eccetto Bones. Non che la cosa mi stupisse poi tanto. «Il punto è che dobbiamo fare dei cambi nella disposizione delle camere.» Nel giro di pochi secondi si creò lo scompiglio tra Cam, Daisy, Lance e Hodgins. Riuscii a captare giusto qualche esclamazione e qualche rimprovero, prima che Angela riportasse tutti al silenzio. «Sentite, onestamente non me ne frega niente di cosa volete o di cosa vi piacerebbe, Cam è il capo e ha deciso per le nuove disposizioni.» L’argomento non mi toccava molto. «Beh io… Insomma, come Angela ben sa, basandomi sulle lamentele di qualche membro della squadra che rimarrà ovviamente anonimo, ho optato per decidere le nuove disposizioni affidandole alla sorte!» Ascoltai abbastanza scetticamente le sue parole, ma dato che la cosa si stava facendo interessante, rimasi nuovamente zitto e la lasciai parlare. «Questi sono stati i risultati: il dottor Sweets e la signorina Wick, il signor Bray e il signor Fisher, io e il signor Vaziri, Angela e Hodgins…» ci fu un momento di pausa e uno scambio di sguardi imbarazzanti, ma sinceramente non ci feci troppo caso, ero più concentrato sul fatto che mancassero solo due nomi all’appello, e che sapessi esattamente quali fossero. «…e per finire Booth e Brennan.» Cazzo.
«Ehm okay… Prego, prima le signore!» Aprii la porta della nostra camera, oddio, suonava così bene “nostra”. Dovevo mantenere la calma. “Concentrati Seeley”. «Dove vuoi che metta queste borse? La valigia?» Indicò svogliata alcuni angoli della camera e feci come desiderava, lasciando lì le sue cose. «Beh, non preoccuparti per il letto, mettiti pure comoda, io mi arrangerò in qualche modo!» Alzò il suo sguardo curioso su di me. «Cosa intendi?» Poggiai le spalle al muro, pensando a qualcosa di giusto per i suoi canoni, prima di risponderle. «Posso prendere un materasso gonfiabile e utilizzare le lenzuola di scorta dall’armadio…» Corrugò la fronte interdetta. Adoravo vedere la piccola ruga che si formava tra le sue sopracciglia. «Ma Booth, non ha senso. Primo, materassino gonfiabile? Non siamo a Los Angeles. Secondo, il letto è abbastanza grande per entrambi. Terzo, non capisco proprio il senso generale del discorso, è inutile, guarda questa stanza, non c’è da preoccuparsi di nulla!» La mia “preoccupazione” non la definirei “nulla”. «Ehm, è meglio se vado in bagno per… ehm… liberare l’armadietto… gli asciugami, insomma quello.» Annuì incerta, ma non mi soffermai troppo sulla sua espressione. Io. Lei. Letto. Sarei rimasto barricato in bagno per un po’.

 New York – Beckett

La mia scrivania era troppo piccola per ospitare così tante persone, così Javier e Kevin unirono le loro, per dare la possibilità ai nuovi colleghi di avere uno spazio. Notai con la coda dell’occhio che la sedia di Castle era occupata, ma non dal suo proprietario. Booth notando la mia espressione si rivolse a me sottovoce. «Kate tutto a posto? Se vuoi mi posso spostare…» «No assolutamente, tranquillo Seeley!» «Bene!» Esordii alzando leggermente la voce. «Manca solo… Castle… iniziamo! Dottoressa Brennan, potrebbe gentilmente illustrarci ciò che ha scoperto osservando i resti?» «Molto volentieri, allora osservando la superfice dello sterno con l’ausilio di una potente lente d’ingrandimento, ho notato un’incisione – più precisamente è un disegno – realizzato direttamente sulla superfice ossea, rappresenta un’Achillea…» «Eh che cosa significa?» Chiese un po’ disorientato Esposito. «L’achillea significa Guerra, l’assassino si sta preparando ad uno scontro – intellettualmente parlando. – Adesso rimane solo da capire a chi è diretto il messaggio…» Avrei riconosciuto quella voce tra mille, anche senza guardarlo. Castle infatti fece il suo ingresso, con un sorriso a mio parere molto finto.
«Esattamente Richard, è una dichiarazione di guerra e purtroppo penso di sapere chi abbia mandato il messaggio.» La dottoressa indirizzò il suo sguardo verso i componenti della sua squadra ed io l’imitai, soffermandomi sulle diverse reazioni dei suoi colleghi: l’irritazione di Seeley, la paura nel volto della bella artista di cui facevo fatica a ricordare il nome, e un misto di emozioni dipingersi sul volto della stessa dottoressa, che non sembrava per niente preoccupata del fatto che noi non potevamo sapere a che conoscenza si riferisse.  
«Volete sapere chi è? Si chiama Christopher Pelant, è un pazzo squilibrato, che ha cambiato nome in Bassam Alfayat per sfuggire all’arresto. È un genio informatico, il che associato al fatto che sia psicopatico, lo rende estremamente pericoloso; ha un continuo bisogno di mettere alla prova Brennan perché la ritiene intelligente quanto lui e quindi l’unica in grado di poterci competere, vi posso assicurare che questa volta non mi scapperà e state pur certi che se lo avrò nuovamente tra le mani non lo consegnerò alla polizia, si è avvicinato troppo a mia moglie e a mio figlio e non ho alcuna intenzione di permetterglielo di nuovo.» Il dottor Hodgins nel suo racconto aveva espresso tutti i sentimenti che provava verso quell’assassino, che a quanto pare conoscevano molto bene. Per tutto il tempo la dottoressa Brennan e Seeley si erano fissati, era una specie di conversazione silenziosa la loro. Hodgins aveva alzato gradualmente il tono della voce, fino ad urlare nell’ultima parte del discorso.
Vedendo che tutto il gruppo era impegnato in un’accesa discussione, ne approfittai. «Seeley, perdonami, posso parlarti un secondo in privato?» Chiesi sottovoce. «Certo! Dove possiamo...Parlare?» Notai il suo tono brusco e poco amichevole, feci finta di nulla e mi allontanai insieme all’agente speciale. Arrivammo alla fine di un corridoio che non utilizzava mai nessuno da quando Castle aveva regalato al distretto la macchietta del caffè, infatti la macchinetta automatica che si trovava nel fondo giaceva inutilizzata. «Seeley, ti devo chiedere la massima sincerità, cosa succede esattamente?» «Kate succede che adesso Bones è nuovamente in grave pericolo, ma non la posso proteggere, lei non me lo permetterà mai e poi…» vidi l’ombra di un dolore profondo che ci accomunava: lui l’amava. «Senti ma se tu l’ami così tanto perché non glielo dici?» Mi guardò e rise di gusto. «Che c’è? Ho detto qualcosa di strano?» «No… è solo che si nota il fatto che tu non la conosca e poi… non potrei comunque dichiararmi…» «Perchè no? Da ciò che ho visto anche lei è molto interessata a te, ma non farà mai il primo passo! È una donna particolare, sembra che per paura di soffrire si sia chiusa dentro un guscio fatto di scienza, in modo da evitare di entrare in contatto con i sentimenti!» Lo vidi farsi malinconico. «Voi due avete molto in comune sai?»«Oh andiamo Seeley, questo è un colpo basso!»«Ecco, vedi? Fai esattamente come lei, eviti le cose che pensi possano farti soffrire, ma io ti conosco da tanto tempo, ricordo la tua storia e ricordo quanto tu abbia sofferto per la scomparsa di tua madre, so che continui a cercare il suo assassino e sai una cosa? Penso che ci riuscirai! E comunque non credere di poter fare il cupido disinteressato, credo che anche tu ultimamente stia affrontando una situazione simile alla mia!» Non capii subito a cosa si riferisse, ma ci pensò lui a togliermi qualsiasi dubbio. «Lo scrittore, te ne sei innamorata vero?» «Sì, io lo amo, ma credo che lui non sia molto interessato!» «Cosa te lo fa pensare?» «Non lo so, forse il fatto che non ha bisogno di complicarsi la vita con una come me quando può avere tutte quelle che vuole!» Qualche lacrima mi sfuggì e Seeley le asciugò con le dita, dopo quel gesto tentai di trattenermi, ma non riuscì a non abbracciare uno dei miei migliori amici. «Siamo nella stessa situazione! Solo che io non posso dichiararmi perché se lo faccio Pelant farà del male a lei e ai nostri amici ed è una cosa che non posso permettere, è uno dei suoi ricatti, lui vuole Bones tutta per se, ma io non gli permetterò mai di farle del male o di farle fare qualcosa che non vuole…» Era bello abbracciare un amico come Seeley, lui mi dava la forza per non mollare, per abbattere il muro che mi ero costruita, era straordinario come lui amasse la dottoressa Brennan, era un amore particolare. «Seeley! Ti prometto che lo prenderemo!» Ci staccammo dall’abbraccio e gli sorrisi. Era una persona fantastica ed io ero felice di avere un amico come lui. «Grazie Katherine!» «Mi sa che ci conviene tornare dagli altri, altrimenti si fanno strane idee!» «Davvero? Allora aspettiamo un attimo prima di andare!»

 

 Spazio Autrici:

Eccoci qui :)È sempre un piacere pubblicare qualcosa di nuovo!!
Questa volta io mi sono occupata della prima parte e devo ammettere di aver trovato estremamente divertente poter entrare nella testa di Booth e descrivere i sentimenti e le reazioni che gli provoca Bones, soprattutto perché ho potuto evitare tutti i limiti espressivi che, ammettiamolo, solitamente caratterizzano il comportamento del nostro caro agente dell’FBI. Spero di aver reso in maniera quantomeno passabile questo punto che mi intriga particolarmente e non vedo l’ora di sapere i vostri pareri. A presto,
- @lulluby

 Allora eccoci alla fine di un nuovo capitolo, sorpresa delle sorprese abbiamo il cattivo della situazione “Pelant”. Ma quello che mi ha affascinato tanto è stato il fatto di mettere in evidenza l’amicizia speciale tra Beckett e Booth, è stato persino emozionante scrivere quella parte.
Spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto e spero ci farete sapere le vostre impressioni, emozioni e quant’altro. Per il momento è tutto alla prossima pubblicazione. 
 A presto.

-         @TemperanceBeckett 97

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Emozioni coinvolgenti ***


capitolo 8 per efp

Capitolo 8

Emozioni coinvolgenti

 

New York-Bones

Ci trovavamo nella camera d’albergo, Booth fissava la parete di fronte a se, ma non avevo ancora trovato l’oggetto della sua curiosità, anche perché la parete era spoglia.Ancora non avevamo sostenuto alcuna conversazione, pareva che si trovasse a disagio, ma non ne potevo essere certa, non intendendomi di quella branca della scienza che prende il nome di psicologia – pur non credendo in ciò come più di una volta mi è capitato di affermare al dottor Sweets. «Sei preoccupato Booth?» domandai. «Sì Bones sono preoccupato, perché tu non lo sei?» «Sono preoccupata che Pelant possa fare del male ai miei amici, antropologicamente parlando…» «No Bones, non c’è niente di antropologico da analizzare in questa situazione, tu sei più in pericolo di tutti in questa storia e lo sai bene, io ti devo proteggere, lo capisci?» «Mi dispiace Booth che tu sia così preoccupato, ma sono dell’opinione che non ci sia alcun bisogno, mi so difendere da sola!» «No Bones, tu non hai capito, lui ti vuole per se, sei il suo giocattolo, non si fermerà, lui ti vuole dalla sua parte, per lui sei l’unica che possa ammirarlo e io non permetterò per nulla al mondo che si avvicini così tanto a te! E poi adesso quello scrittore che ci prova con te, non mi piace.» Terminò la frase quasi urlando e non so descrivere esattamente come o perché ma mi sentivo un po’ lusingata, ma anche triste e arrabbiata, non avrei creduto possibile per me provare così tante emozioni insieme. «Questo significa che tu non possiedi un minimo di fiducia in me! Pensi davvero che potrei stare dalla parte di Pelant? Lo sai che lui è un criminale ed una persona fuori fase, benché bisogna ammetterlo, il suo quoziente intellettivo potrebbe essere vicino al mio! E poi in questo discorso non c’è niente che colleghi il mio amico, quindi non capisco perché tu ti stia comportando così a causa sua.» Lo vidi storcere il naso quando dissi che Richard è mio amico. «No! Bones, io ho paura proprio di questo, tu ammiri il fatto che lui sia intelligente…» «E tu credi che questo possa distogliermi dalla mia razionalità? O che possa tradire i miei amici ed il mio partner?»«No! Bones, io non intendevo…» «In effetti pare che tu intendessi proprio questo!» «Bones io non intendevo questo, mi dispiace, non voglio che tu pensi che non mi fido di te, perché questo non è vero, insomma tu sei la mia partner… quello che voglio dire è… che…» «Booth, è così, tu non ti fidi o non avresti detto ciò che hai detto, anche la psicologia lo dice!» Ero così arrabbiata con lui, dopo tutto quello che avevamo passato insieme... «Ma tu non credi alla psicologia!» «E quindi? Non vuol dire che alcune affermazioni o concetti non siano corretti, cioè non è una scienza perfetta, ma è comunque una scienza e io sono una scienziata.» «La stai solo usando a tuo vantaggio per vincere in questa discussione!» «Questo non è vero, io non voglio vincere a tutti i costi, io ho ragione, come la maggior parte delle volte, lo sai che io ho un quoziente intellettivo molto elevato e tu ti senti intimidito da questo fatto…» «Questo adesso cosa centra? Non puoi andare in giro a dire alla gente che è stupida solamente perché tu hai un’intelligenza superiore alla media!» Booth sembrava arrabbiato quanto me. «Certo che posso, è la realtà, sono i fatti e comunque io non volevo essere scortese, ma tu non riesci a capire che io non sto realmente rischiando la vita ok?» «Certo che la stai rischiando, Pelant è uno psicopatico e tu potresti…potresti…» Sembrava che avesse voglia di spaccare qualcosa, se fosse diventato violento non posso sapere cosa avrei fatto, io non potevo immaginare che Booth picchiasse qualcuno. «Ok, Senti Bones se tu non riesci a capire il pericolo a cui sei esposta, potresti farti male o farne fare ai tuoi cervelloni!» Pronunciò l’ultima parola come se fosse un dispregiativo e probabilmente in quel momento lo era. Qualcuno bussò alla porta, feci per andare ad aprire ma il mio compagno di stanza mi precedette, spalancò la porta e notai che sulla soglia c’erano tutti i nostri colleghi. «Ragazzi ma che succede? Vi si sente dall’altra parte del corridoio, state bene?»«Scusa Cam, era solo uno scambio di opinioni, giusto Bones?» Lo fulminai con lo sguardo, ma lui sostenne i miei occhi in maniera spavalda. «Si abbiamo sentito tutti il vostro scambio di opinioni!» Cam appariva logicamente un tantino preoccupata. «Non mi chiamareBones!» «Oh andiamo sono anni che ti chiamo così…» «Non importa, non mi chiamare Bones!» «Bene ragazzi, vedo che non possiamo fare nulla e ritengo che la nostra presenza non sia necessaria.» Cam fece disperdere la squadra, quasi immediatamente Booth sbattè la porta e si voltò nuovamente verso di me.

«Adesso basta, io non voglio imprigionarti, voglio proteggerti!» «Lo so Booth, ma non è necessario, mi so difendere tranquillamente da sola e tu questo lo sai.» «Non ti puoi proteggere da ciò che ti attrae, io voglio coprirti le spalle capisci? Sei la mia partner, non voglio che ti accada nulla, io… ho bisogno di saperti al sicuro.» Ero molto intenerita dalle sue affermazioni, ma non poteva capire che così facendo, lui sarebbe stato più in pericolo di me, si stava mettendo tra Pelant e ciò che lui voleva, ovvero me. Non potevo permettergli di fare l’eroe in quella maniera. Non volevo certo dargliela vinta, ma non mi allettava l’idea di vederlo morire davanti ai miei occhi. Come la sera del karaoke, quando quella donna aveva tentato di spararmi e lui si era messo proprio sulla traiettoria della pallottola. Vederlo cadere e perdere i sensi mi aveva fatto sentire debole e indifesa, mi aveva fatto sentire sola, come se l’unica cosa che mi tenesse attaccata al suolo non fosse la gravità. Era una cosa totalmente irrazionale e non da me, naturalmente sapevo che si trattava di un sentimento umano, ma non sono mai stata brava con questa parte della scienza, non è fisica o chimica: è quello che Angela cerca di spiegarmi da tanto, ma che io non riesco a comprendere. «Booth, mi dispiace, ma non ti permetto di farmi da guardia del corpo.»«Permettimi di essere il tuo partner, non tagliarmi fuori, per favore…» Così dicendo si avvicinò a me e io feci fatica a ragionare, anche se naturalmente non potevo accettarlo, la realtà era che mi attraeva molto la sua conformazione fisica e il suo carattere; riusciva a comprendere il comportamento umano molto meglio di me alcune volte. Ecco mi attraeva la sua empatia.«Mi dispiace di averti insultato, lo sai che ti ammiro per come riesci a capire le persone.»Mi sorrise. «Lo so Bones, mi dispiace di averti urlato contro!» «Non è importante, eri arrabbiato. Ti ho fatto arrabbiare io!» I nostri visi erano molto vicini, poteva essere una cosa molto erotica, ma ci stavamo scambiando solo delle scuse. «No Bones, è Pelant che mi fa arrabbiare, perché lui è intelligente e può stuzzicare la tua curiosità, mentre io non capisco il codice che usate voi cervelloni… Io vorrei poter essere in grado di capirti senza troppe difficoltà.» Questa volta non c’era disprezzo nella sua voce nello pronunciare la parola “cervelloni”. «Ma Booth, io non apprezzo Pelant, è uno psicopatico! Io ti ammiro e tanto, perché nonostante tu faccia fatica a comprendere il nostro linguaggio, riesci a capirci, comprendi una parte dell’essere umano che a me sfugge, per questo mi piace lavorare con te, tu mi insegni tanto ogni giorno, anche se tu impari molte più cose da me, questo è logico… Io ti ammiro davvero tanto!»Lo vidi sorridere, non riuscii a controllare i miei arti superiori e lo abbracciai. «Grazie Bones!» «Grazie Booth!» «Va bene Bones, che ne dici se andiamo a letto, è tardi e noi domani ci dobbiamo alzare presto!» «Sì penso sia una cosa sensata, allora buonanotte!» dissi allontanandomi con un pizzico di riluttanza «Buonanotte Bones!»

 

New York – Castle

Arrivai al distretto di polizia con i miei soliti cinque minuti di ritardo e con tre caffè ancora caldi. Non appena misi piede in ufficio mi diressi automaticamente verso la scrivania di Beckett per lasciarle il suo caffè nero. Stranamente non era già a lavoro nella sua postazione; feci scorrere lo sguardo intorno a me per tutta la stanza, finché non la individuai. Di una bellezza dolorosa che mi colpì come fece il primo giorno che la vidi, era impegnata in una conversazione con quel suo vecchio amico, Booth. Tentai di non farmi irritare da quella visione e di concentrarmi su altro, pensando a quale soprannome potevo dare a quel nuovo… “collega”. Ero indeciso se basarmi sul suo fisico da giocatore di football in pensione, le sue fibbie alternative, i calzini improponibili o l’atteggiamento da sbruffone. Proprio non riuscivo a comprendere cosa potesse trovarci la mia Katherine in un tipo del genere. Una voce familiare mi riportò alla realtà «Buongiorno Richard!» Mi voltai e sorrisi con naturalezza alla stupefacente dottoressa Brennan che mi stava davanti. «Buongiorno a te Temperance!» Le risposi con un tono più alto del necessario, sperando così di poter attirare l’attenzione di Beckett e, soprattutto, che questa scena provocasse in lei gli stessi sentimenti che aveva scatenato in me il vederla con quel cecchino. «Ti ho portato il caffè!» Continuai, porgendole l’unico caffè rimasto. «Oh grazie Richard! Noto con piacere che nonostante l’età avanzata sei dotato di un’ottima memoria, ti sei ricordato come prendo il caffè.» Non potei fare a meno che sorridere per quel suo tentativo maldestro di complimentarsi per una cosa così semplice. «Volevo parlarti di una questione riguardante il caso.» Aggiunse, indicandomi una scrivania lì vicino e facendomi cenno di sedermi accanto a lei. Notai che da quella postazione mi era possibile tenere sotto controllo quei due e vidi che entrambi, come avevo sperato, erano concentrati sulla conversazione in atto tra me e Temperance. «Dimmi pure mia cara!» Affermai sempre ad alta voce, sfiorando la spalla della dottoressa accanto a me. Non potei fare a meno di avvertire una certa tensione nel suo corpo non appena la sfiorai; in effetti nonostante i suoi modi di fare spavaldi mi ero reso conto di quanto fosse segretamente riservata e solitaria. «Speravo che potessi essermi d’aiuto per studiare il criminale in questione. È un lavoro che solitamente rientra tra le mansioni di Sweets, ma lui ha già stilato diversi profili psicologici al riguardo e per quanto sappia quanto si sia impegnato in questo caso, nessuno di essi coglie pienamente la vera natura contorta di Pelant. D’altronde non è necessario biasimare Sweets, l’oggetto del suo studio è molto più complesso di quanto lui possa capire. Quindi, vorrei provare a sfruttare le tue capacità di scrittore, per quanto neanche esse possano essere razionalmente affidabili, perché abbiamo un bisogno impellente di inquadrare quest’uomo e capire le sue prossime mosse.» Come al solito non potei non ammirare la sua eloquenza, aveva fatto il discorso senza battere ciglio, le veniva naturale. Sorrisi nuovamente e annuii. «Ma certo Temperance, sarà davvero un piacere per me, cosa aspettiamo? Mettiamoci subito al lavoro!» Detto questo mi misi in piedi e prendendole la mano la feci alzare. Sentivo lo sguardo di quei due bruciare ancora sulle nostre figure e allora decisi di oltrepassare i limiti, cingendo con il braccio le spalle della dottoressa. Immediatamente il suo corpo reagì per respingermi. Mi avvicinai al suo orecchio per tentare di sussurrarle quale fossero le mie intenzioni ma lei tentò di allontanarmi e spingermi via, formulando per la prima volta da quando l’avevo conosciuta una frase con poco senso logico. Fu in quel momento, mentre cercavo invano di decifrare cosa avesse detto e di spiegarmi, che sentii delle mani forti afferrarmi le spalle. Senza poterlo evitare mi ritrovai a dare le spalle a Temperance, liberandola dalla mia presa e feci giusto in tempo ad intravedere il viso di Booth prima di sentire un rumore di ossa che si schiantano, seguito da un dolore allucinante che mi obbligò a portare entrambe le mani al viso e mi fece perdere l’equilibrio. Per qualche secondo vidi tutto buio, poi lentamente iniziai a riacquisire la vista e a individuare delle sagome attorno a me.

 

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Spazio Autrici:

Bene eccoci qua, come al solito in ritardo. Ci scusiamo per l’enorme attesa, speriamo vivamente che questo non vi faccia smettere di seguirci.

 

-         Allora, questo capitolo, è molto intenso, piena di emozioni che vengono a galla, personalmente mi piace tanto, tutte le varie faccende sono molto coinvolgenti. Inutile negare che sono stata contenta di aver scritto il punto di vista di Bones e di aver sottolineato la dolcezza che secondo me è in Booth ogni qualvolta voglia proteggere Bones. Lei è una personalità molto particolare come sapete:D ma è un personaggio bellissimo a mio parere, mi è piaciuta la parte in cui la gelosia di Booth per Castle ha sfogo, spero veramente che piaccia anche a voi e speriamo di non farvi aspettare troppo per il prossimo. Attendo le vostre opinioni, anche critiche, purché costruttive. A presto. J@TemperanceBeckett 97

-         Hey gente! Sfrutto questo spazio autrice per un messaggio che reputo davvero importante. Ci tengo a chiedervi scusa per gli ingenti ritardi che ogni capitolo reca con sé. So quanto possa essere frustante quando non vengono rispettati gli impegni presi ed io sono la prima ad esserne infastidita perché, come la mia amica e co scrittrice, tengo molto ad essere giusta e puntuale. Non voglio usare questo spazio per giustificarmi elencandovi le ragioni di questi problemi di organizzazione, voglio solo scusarmi e impegnarmi ad essere il più diligente possibile in futuro. Non potete immaginare quanto sia importante per me questa fan fiction e quanto mi emozioni ogni singolo commento, perciò vi ringrazio e vi chiedo ancora scusa. A presto, @lulluby

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