Prova a prendermi

di kya99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prova a prendermi ***
Capitolo 2: *** Quando scoccano le 156 ***



Capitolo 1
*** Prova a prendermi ***


 
 
Sta piovendo: bene.
Sono senza ombrello né giacca sotto la pioggia: meglio.
La natura è contro di me: perfetto!
Ma quanto è stupendo essere ostacolati da tutto quando ci si mette in testa qualcosa?
Era proprio la giornata giusta, e lo sapevo, me lo sentivo dentro: sveglia alle 6:00, non ero stanca, solo leggermente eccitata, stavo facendo finalmente qualcosa per me, e lo stavo facendo da sola!
Alle 6:30 sarei stata al parco, viva o morta, con un paio di dannatissime sneakers ai piedi e leggings sotto le ginocchia... a quanto pare le nuvole non erano della stessa opinione.
Demoralizzata, stavo per tornare a casa, quando girandomi mi sono riflessa in una pozzanghera, in un'attimo arriva il gelo, il mio corpo si paralizza, le lacrime iniziano a fluire come un torrente in autunno, sono ingrassata, ancora...
Sapevo benissimo di non poter continuare di questo passo, allora raccolsi tutte le forze che trovai dentro di me e iniziai a correre.
Non mi interessava molto la postura del mio corpo, mi muovevo in modo sconclusionato, quasi ridicolo, con i pugni chiusi e lo sguardo deciso, senza un briciolo di riscaldamento e per giunta sotto la pioggia.
Ma in quel preciso istante non era importante, mi ripromisi che ogni maledetto giorno che sarei rimasta su questa terra, avrei corso in quel parco, una promessa, che purtroppo o per fortuna avrei mantenuto fino ad oggi.
Credo di aver corso al massimo cinque minuti quel giorno, fermandomi improvvisamente per il dolore alla milza, un risultato deludente, non potevo accettarlo, avevo davvero maltrattato così tanto il mio corpo da non poter resistere a cinque minuti di corsa?
Affranta mi buttai su una panchina, regolarizzai il respiro e iniziai a guardarmi intorno, c'era un ragazzo seduto accanto a me, col fiato corto e gli occhi lucidi, strizzai gli occhi, ma lui era ancora lì.
Mi sforzai di pensare ma non capivo, la pista era a senso unico ed iniziava proprio dal punto in cui avevo cominciato a correre, come poteva anche lui aver raggiunto il mio magro risultato?
Certo la pista era larga, e tra la nebbia e la mia foga avrei potuto non averlo notato, ma ancora mi sembrava assurdo.
Non ci feci troppo caso e ripartii, trenta secondi dopo era accanto a me, sembrava si stesse sforzando molto, eppure correvamo piano, cinque minuti dopo eravamo ancora seduti alla stessa panchina.
La cosa iniziava ad infastidirmi, che mi stesse prendendo in giro?
Sapevo benissimo di non essere in ottima forma senza che nessuno me lo facesse notare...
Comunque sembrava davvero stanco, con quel respiro pesante e le mani sulla testa.
Decisi che come primo giorno poteva andare e uscendo dal percorso, imboccai la via di casa.
Il giorno seguente sembrava promettere bene, il cielo era limpido e la pista asciutta, ero prontissima, adesso avevo un obiettivo concreto da battere: 10 minuti, stavolta categoricamente consecutivi.
Dopo solo tre passi vidi il ragazzo del giorno precedente, una tortura, non ci volevo credere, si divertiva forse a torturarmi?
Senza dire niente prese il mio stesso passo, quando rallentavo, lo faceva anche lui, e anche quando allungavo il passo, era sempre accanto a me.
Mi spinsi oltre ogni limite per lasciarmelo dietro, lui gradualmente rallentò e si avvicinò ad una panchina, ce l'avevo fatta!
 Purtroppo le mie gambe iniziarono a cedere, e mi dovetti fermare proprio accanto a lui...
Pian piano iniziai a pensare che forse davvero eravamo allo stesso livello, e che forse si sentisse semplicemente solo a correre.
In effetti studiandolo meglio mi accorsi che sembrava abbastanza timido dallo sguardo e gradualmente mi convinsi che non era proprio il tipo da prendere in giro una sconosciuta senza motivo.
A quel punto però volevo averne la prova assoluta, balzai in piedi e corsi come mai avevo fatto prima, il ragazzo mi seguí e passarono dieci minuti infernali, poi non vedendo un tronco che era proprio nel mezzo della pista, caddi.
La caviglia mi bruciava, tutto intorno era diventato chiarissimo, mi girai e lui era proprio dietro di me, si stava tenendo la caviglia.
Mi sentii una stupida, ci avevo feriti entrambi per nessun motivo, e messi in pericolo per uno stupido presentimento.
Si girò e mi chiese se stavo bene, ero confusa, ma annuii.
"Sicura?" La sua voce era calda e il suo tono tranquillo, mi sentii ancora più in colpa.
"Non ti preoccupare, tu piuttosto sembri avere la caviglia molto gonfia" risposi di botto imbarazzata.
"Saremmo dovuti stare più attenti" sospirò  e  guardando l'ora aggiunse" Solo che... Cavolo a quest'ora proprio non ci voleva, sono in ritardo, tu ce la fai a camminare?"
Tirando fuori le mi più grandi doti di attrice risposi. "Pfff, certo! Ci vuole ben altro per fermarmi!"
Anche se stavo morendo dentro, mi rialzai e mi incamminai verso casa zoppicando, farfugliai un saluto e lo vidi allontanarsi nella direzione opposta.
Mi feci una doccia ghiacciata per lavare il sudore e alleviare il dolore, ma il senso di colpa non andava proprio via.
Se avesse perso qualcosa di importante a causa mia non me lo sarei mai perdonata!
 

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Capitolo 2
*** Quando scoccano le 156 ***


Il giorno seguente ero sulla pista con la stessa tenuta e un pensiero fisso: continuavo a chiedermi se avrei visto il ragazzo dei giorni precedenti.
Forse lo avevo spaventato, o infortunato gravemente, se così fosse stato non me lo sarei mai perdonata!
Dopo dieci minuti che aspettavo lo vidi, presa dal panico, invece di andargli incontro iniziai a correre, anche se ,vedendo che mi raggiungeva senza problemi, mi rasserenai.
Dopo qualche minuto non mi trattenni più e gli parlai:" Allora... è apposto la tua caviglia?"
Lui colto alla sprovvista rispose di sì in modo secco, facendo calare il gelo tra noi.
Arrivati alla sosta panchina l'imbarazzo era palpabile, allora lui per cercare di allentare la tensione mi chiese se era tanto che avevo iniziato a correre e il perché, era un semplice argomento di conversazione, ma non aveva idea di che tasto dolente avesse toccato. Scoppiai in lacrime.
Evidentemente in colpa e a disagio cercò di consolarmi, pur non sapendo cosa dire.
"Mi dispiace davvero, io non sapevo... ehm, non sei obbligata a rispondermi, anzi non devi proprio, ehhh diciamo che te lo vieto??"
Alla fine si piegò e si portò gli indici alle tempie, "così stupido!" sussurrava.
A quel punto quella reazione così spontanea mi fece scoppiare in una grandissima risata:" non ti preoccupare, la situazione è complicata, diciamo così, comunque sono determinata a mettere tutta me stessa per farcela, anche se come vedi, faccio ancora tanta fatica." Dissi riprendendomi dopo i singhiozzi e le risa.
Allora lui sorrise, vedendomi rasserenata, e al mio cenno iniziammo a correre ancora, per poi salutarci e tornare nelle rispettive case.
Il quarto giorno fu un po' strano, io continuavo a rimproverarmi l'essermi esposta così tanto con qualcuno che conoscevo appena, ma non appena ci ritrovammo, ogni preoccupazione volò via.
"Sai" dissi correndo "Ieri mi sono fatta prendere da.. dal.. beh, da tutto quanto ecco, e non ho ricambiato la domanda, tu com'è hai deciso di iniziare a correre?"
Lui sorrise, forse ripensando allo stranissimo nostro incontro precedente. "Il motivo è banalissimo e piuttosto evidente, diciamo che sono abbastanza una frana, e voglio davvero migliorarmi"
"Tu piuttosto" aggiunse cercando di trovare un argomento non troppo personale "Come mai quest'orario così impegnativo?"
Trascinata dall'emotività del momento, senza la minima volontà di pensare ad una risposta plausibile, risposi:" Mi vergogno. So benissimo che non dovrebbe essere così ma lo è e non riesco a farci nulla. La gente giudica, e io, almeno per adesso, non mi sento pronta a correre fianco a fianco con maratoneti e grandissime atlete. Ora ti prego non giudicarmi, purtroppo è così, ma non lo sarà per sempre."
"Non ti giudico, anzi, ti capisco, non direi mai cose che non sento, anche io volevo iniziare da solo, e non mene vergogno."
Corremmo fianco a fianco stabilendo un nuovo record e ci salutammo il sorriso sulle labbra, nonostante inizialmente avremmo voluto entrambi correre da soli , dovetti ammettere che era davvero più stimolante con il sostegno di chi ha il tuo stesso obiettivo.
Passarono alcune settimane, e tutte le mattine, alle 6:30 in punto, lui era lì, pronto a correre e chiacchierare.
Iniziammo a conoscerci meglio, parlavamo di vita, di scuola, di libri, di amici e cercavamo di stabilire nuovi record di corsa, nella quale eravamo nettamente migliorati entrambi.
 Nonostante gli sforzi, il mio peso scendeva lentamente, le mie cosce mi sembravano sempre più grandi, i fianchi sempre più larghi e il viso sempre più tondo.
Decisi di intensificare il tutto, mangiavo solo frutta e verdura leggera, e avevo comprato un conta calorie per tenerle sotto controllo durante la corsa.
"Cos'è quello, sembra un'orologio, ma non credo esistano le 156" disse un giorno lui con un sorriso.
"Ah, serve solo a monitorare le calorie, così posso tenere meglio sotto controllo la situazione" risposi senza pensarci troppo.
Il suo sguardo in risposta era un po' pensieroso, ma sembrò scacciare via quei pensieri, perché mezzo minuto dopo aveva già cambiato discorso ritornando a sorridere.
 

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