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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Can you keep a secret? (Joe x Christian) *** Capitolo 2: *** Anorexia (Joe x Christian) *** Capitolo 3: *** Sex Shop (Joe x Eliza) *** Capitolo 4: *** Robot (Coco x Christian) *** Capitolo 5: *** Stiletto (Kevin x Coco) *** Capitolo 6: *** Comedìa (Christian x Monique) *** Capitolo 7: *** Violon d'amour (Michael x Annabelle) ***
Capitolo 1 *** Can you keep a secret? (Joe x Christian) ***
Miniminishotscritta in 3 minuti.... Hope you’ll like it!!!!
E sì... la
mia vena Jhris e slash è
molto attiva!! XD
Temperance
Can you keep
A secret?
Bacio.
Delicato, sensuale, dolce.
Bacio.
Sul collo, sulle labbra... o forse sulla spalla, sul naso,
non lo sa.
Non lo capisce.
Dappertutto.
Sospiro.
Pesante.
Troppo.
Lo sentono, così.
Ma più piano non può fare, perché la passione non è mai
piano.
È forte...anzi, no... è forza.
È urlare tutto l’amore che c’è.
È non poterlo fare, perché il segreto rende tutto ancora più
eccitante.
E difficile.
“Voglio dirlo...voglio dirlo a tutti.”
“No.” Mormora l’altro sulla sua bocca. “Domani.”
“Me lo prometti?”
“Domani.”
E Joe ci crede.
Ed esce dal camerino, perché si deve lavorare, perché la
vita non è tutta lì.
La vita non è solo amore.
Joe esce dal camerino e passa un braccio intorno alla vita
di lei.
E le dà un bacio sulla guancia, perché l’immagine è tutto.
Lui si appoggia alla porta con un sorriso un po’felice e un
po’deluso.
Seconda shot della mia raccolta... sempre Jhris,
perché è da loro che in questo momento sono ispirata, ma decisamente più comica
di quella precendente.
Ringrazio chi ha commentato e i tre che già tengono questa raccolta
tra i preferiti!!!
Temperance
Anorexia
Christian guardò ancora una volta il proprio riflesso nel
grande specchio del bagno, riconoscendosi a stento e chiedendosi quando avrebbe
avuto fine quell’incubo.
Non ne poteva davvero più: la sua somiglianza con uno
scheletro ambulante era sempre più forte, il suo fiato sapeva di cadavere e il
fatto che Joe fosse rientrato solo la sera prima di certo non aiutava.
Essere soli e ammalati non è certo una bella esperienza,
credetemi.
Evitando in ogni modo di sbuffare - anche quello gli
provocava conati di vomito, anche se davvero non capiva che avesse ancora da
vomitare oltre, naturalmente, all’anima-, aprì la porta del bagno... tirandola
dritta dritta sul naso di Joe.
“Joey...” Mormorò, perplesso, con una voce che pareva
provenire dall’oltretomba. “Che... chi è la signora?”
Joe, però, non l’ascoltò e, massaggiandosi la parte lesa, si
voltò a parlare con la donna dall’aspetto severo che stava in piedi dietro di
lui.
“Vede? È un classico caso di anoressia... o bulimia, non
ricordo la differenza. So solo che ieri on ha mangiato e oggi nemmeno epoi se ne sta sempre chiuso lì a rimettere
non so che cosa. Sono stato via due settimane e l’ho ritrovato la metà di
quello che era.”
Chris continuò a fissare il suo compagno piuttosto basito,
gli azzurrissimi occhi spalancati che sembravano ancora più grandi a causa
delle profondissime occhiaie.
Joe tornò, poi, a rivolgersi a lui, posandogli una mano
sulla spalla e donandogli uno sguardo pieno di amorevole comprensione.
“Non ti preoccupare, amore. Questa signora è una psicologa
ed è qui per parlare con te e aiutarti a superare i tuoi problemi. Ne usciremo,
Christian. Te lo prometto.”
“Ma a me non serve una psicologa....” Mormorò il biondo,
portandosi subito dopo una mano davanti alla bocca per soffocare un nuovo
attacco di nausea.
“È un classico, mr Jonas.” Disse la donna in tono
professionale. “Rinnegare i propri problemi non le servirà, Christian. Lei è
evidentemente soggetto ad un caso di anoressia accoppiata a bulimia. Non è così
raro, mi creda, che le due patologie si trovino a coesistere.”
Chris scosse il capo, appoggiandosi poi alla porta,
facendola aprire e chiudendosi di nuovo in bagno, preda di un nuovo conato.
Non poteva crederci.
Non poteva averlo fatto davvero.
Idiota Joe e idiota lui che non gli aveva spiegato.
Terza ficcy, nata mentre ero a Varese per
dare l’esame di tedesco e mi rendevo conto di quanti sex shop esistano in
città.
Joe x Eliza.... hope you’ll like it!!
Alla mia 1, per tirarla un po’su
Temperance
Sex Shop
“E questo...” Illustrò il commesso, piantandole davanti agli
occhi una specie di ragno di metallo dall’aria decisamente poco rassicurante.
“... è, a mio modesto parere, un’invenzione geniale. Si chiama Orgasmatron e
permette di provare un piacere fantaaaastico” spiegò, strascicando la a. “Senza
nemmeno sfiorarsi le parti intime.”
Eliza tossicchiò, lasciando andare di colpo la scatola del
peccaminoso aracnide.
Non avrebbe mai più accettato di fare un favore a Susy, mai
più.
Non prima di aver siglato un contratto che la esonerasse dal
fare cose quali ledere la sua reputazione o la sua salute mentale.
Come entrare in un sex shop, ad esempio.
“No, senta... io devo solo comprare un regalo per una mia
collega che va in pensione... da parte di un’amica.”
“Oh... per un’amica...” Ripetè il commesso, facendole
l’occhiolino come per darle ad intendere che l’aveva capita perfettamente.
“Sì.” Liz lo raggelò con lo sguardo. “Per un’amica. E vorrei
qualcosa che non costi troppo.”
L’uomo annuì sapientemente e prese da uno scaffale una scatola
dal preoccupante colore fucsia glitterato.
“Ho qui quello che fa per lei.” Esclamò con fare suadente,
estraendo dal contenitore un oggetto lungo circa venticinque centimetri dall’evidente
forma fallica.
E Liz diventò dello stesso colore dei suoi capelli.
“Questa è la versione rosa, ma ce l’ho praticamente in tutti
i colori. Cosa preferisce... la sua amica?”
Eliza stava per rispondere, quando tre voci piuttosto familiari
la fecero raggelare seduta stante.
“Non capisco perché noi.... Liz?” Domandò Joe, strabuzzando
gli occhi, mentre Frankie e Kevin, alle sue spalle, si adoperavano in un
velocissimo dietro front.
Eliza guardò il suo fidanzato con le braccia incrociate, il
dildo rosa in mano e un sopracciglio sollevato.
“Amore!” Esclamò lui, mettendo su uno dei suoi migliori
sorrisi. “Che fai di bello qui? Interessante quel...coso che hai in mano.”
“È per Hannah che va in pensione, mi ha mandata Susy a
prenderlo. Qual è la tua scusa?”
Joe si strinse nelle spalle ed arrossì violentemente, senza
trovare nulla da dire... e sì che l’idea di istruire il suo fratellino alla
cultura del sesso gli era sembrata tanto geniale, poco prima...
Hey, io vi ho avvertito, che non ci
sarebbero state solo coppie convenzionali, eh! Quindi eccone qui una che con i
Jonas ha ben poco a che fare... ma che ero curiosa di testare! (ho fatto la
rima!!!)
Un grazie graziegraziegrazie a chi ha commentato!!!
E sì, lo so che Chris cambia sponda a mio piacimento che è un
piacere... ma è colpa mia se sta alla perfezione con chiunque?? xD
Temperance
Robot
“Ma zia, non ci riesco!” Esclamò Lulù, irritata, battendo il
piccolo pugno sul joystick che avrebbe dovuto, almeno in teoria, guidare i
movimenti del robot.
Che, invece, faceva esattamente ciò che pareva a lui.
“Secondo me se fai con calma ti riesce meglio...” Mormorò
Coco, chiedendo scusa con lo sguardo al giovane uomo che, in piedi dietro di
lei con un bambino per mano, aspettava pazientemente il proprio turno.
“Zia anche lei, eh?” Domandò questi, con un sorriso
cordiale. “Chissà perché, sembra che accompagnare i bambini al museo sia
compito nostro.”
Coco sorrise, più per cortesia che per altro, ravviandosi i
capelli scuri. Non le piacevano gli sconosciuti che attaccavano bottone... che
glielo diceva che lei aveva voglia di parlare con lui?
“Eh già.” Replicò, tornando a litigare con il joystick e
dimenticandosi istantaneamente dell’uomo alle sue spalle.
Niente.
Battaglia persa.
Stava per apprestarsi a convincere Lulù a cambiare gioco,
quando si accorse che la bambina non era più in piedi davanti a lei.
Con un’espressione di puro panico, si voltò di scatto per
cercarla... trovandosi faccia a faccia con un leggero tessuto arancione a sottilissime
righe gialle e rosse.
“Incredibile come facciano amicizia in fretta i bambini, eh?
Peccato che alla maggior parte di noi adulti non capiti lo stesso.” Esclamò l’uomo
di prima, lanciando un’occhiata divertita a Lulù e suo nipote, persi nell’osservazione
di una vecchia automobile “parcheggiata” dall’altra parte del corridoio.
Coco annuì, perplessa, senza trovare alcuna parola da dire.
“Mi permette?”
“Che...” la giovane non fece in tempo a concludere la sua
domanda che si trovò intrappolata tra la colonnina del joystick e il corpo di
quello snervante ed affascinante sconosciuto.
“Vede, il robot non le obbedisce perché muove la barra nel
modo sbagliato. Se lei facesse così...” Spiegò lui, spostando appena il comando
verso destra, con un movimento lentissimo e preciso. “Vedrebbe che è più facile
di quanto pensi.”
E la macchina si mosse. Si mosse ed andò a raccogliere, nel
mezzo dell’alfabeto, una grossa c di legno laccato in verde.
Coco sgranò gli occhi.
“Come... come fa a sapere come mi chiamo?”
L’uomo la guardò, perplesso e, in quell’attimo di
distrazione, la lettera ricadde in mezzo al mucchio con un sonoro toc.
“A dire il vero, la c è l’iniziale del mio nome... Carol?”
azzardò, inarcando un sopracciglio.
Coco scosse il capo, divertita.
“Coco. Beh, Gabrielle, a dire il vero... ma la maggior parte
della gente mi chiama Coco, quindi...”
Con un sorriso, l’uomo lasciò perdere il robot e le regalò
una vigorosa stretta di mano.
“Gabrielle Coco... e ora verrò a sapere che di cognome fai
Chanel, eh?” Domandò, passando al tu. “Io sono Christian, comunque.”
“Dior?”
Senza nemmeno sapersi spiegare bene perché, entrambi
scoppiarono a ridere esattamente nello stesso istante, mentre i bambini si
voltavano, stupiti, a guardarli.
“Pessima battuta, Gabrielle.”
“Lo so... ehi, ti ho appena detto che tutti mi chiamano
Coco!”
Facendole l’occhiolino, Christian si allontanò da lei,
dirigendosi verso i piccoli per recuperare il nipotino.
“Ma io non sono tutti... pensavo l’avessi capito!”
Mordicchiandosi appena il labbro inferiore, Coco sorrise,
totalmente inconscia del fatto che Lulù si era aggrappata alla sua borsa per
attirare l’attenzione della zia, decisamente focalizzata altrove.
“Christian, aspetta!” Esclamò, ad un tratto, muovendo pochi
rapidi passi verso di lui, che si voltò, inarcando un sopracciglio.
E lei arrossì.
Molto.
“Dimmi tutto, Gabrielle.”
“Non è che... insomma, sì... Sai, Lulù vorrebbe tanto capire
come si usa quel coso... glielo potresti fare vedere?
“No.” Esordì Kevin, tormentandosi i ricci nel vano tentativo
di sembrare sincero. “Non è che non mi piacciono... è che non sono... da te,
ecco.”
Coco alzò gli occhi al cielo, lasciandosi cadere sulla
poltrona del salotto con l’oggetto di quella discussione ancora ben stretto in
mano.
Gli oggetti, anzi.
“Che vuol dire che ti fanno schifo. Perché non ti piace mai
niente di quello che compro?”
“Ma non è vero!”
“Sì che lo è! La mia borsa nuova ti ha provocato un attacco
di risa isteriche...”
“È a forma di Cinquecento, chiunque riderebbe!”
“Monmon la trova carina. E anche Chris. E Joe.”
“Monmon è una donna e Chris e Joe sono... beh, sono Chris e
Joe. E a Nick non piace.”
“Nick non l’ha vista. Poi” Enumerò, come in una lista. “I
pantaloni che ho preso la settimana scorsa. Hai detto che sono da idiota.”
“Ma idiota in senso buono...” Tentò di salvarsi Kevin.
“Sento distintamente il rumore delle tue unghie contro lo
specchio su cui ti stai arrampicando. Me lo spieghi perché cavolo non sarebbero
da me, queste scarpe?”
“Tata, sono stiletti. Hai mai messo i tacchi?”
Coco strisciò un paio di volte i piedi sul pavimento, poi
scosse il capo.
“No, però pensavo... volevo provare a essere un po’carina...
per te.”
E Kevin si sciolse.
Letteralmente.
Nel sorriso più luminoso che gli riuscì di tirar fuori.
“Ma tu sei sempre...”
“Carina, per te, lo so. Però, una volta tanto, non mi
sarebbe dispiaciuto esserlo anche ai miei occhi, ecco..”
Il giovane sospirò, sedendosi accanto a lei e circondandole
le spalle con un braccio.
“Hanno un bel colore.”
Coco non rispose.
“Ma il tacco è un po’alto... mi farai sfigurare!” Ironizzò.
Lei gli regalò un sorriso a metà.
“Tanto non ci so camminare... probabilmente hai ragione tu,
sono brava solo a buttare via soldi.”
“Ehi..” Soffiò lui, prendendole il mento tra due dita. “Mettile,
forza, che tutto si può imparare. E poi, se cadi, ti prendo al volo.”
“Wow, letturina leggera, eh?” Ironizzò Christian,
accomodandosi sul divano accanto a Monique, che si strinse nelle spalle e sorrise,
chiudendo il grosso libro che teneva in mano e lasciandovi un dito all’interno,
come segno del punto in cui stava leggendo.
“Volevo provare a vedere se capivo qualche cosa di italiano
e ho preso un libro a caso. Non va bene?”
L’uomo ridacchiò, sottraendole il volume dalle mani.
“L’Inferno di Dante? Direi che va bene se vuoi testare la
tua conoscenza del fiorentino del 1300, ma l’italiano... no, non va.”
“Ma scusa, non la studiate a scuola, questa roba?”
“Sì, e credimi, c’è un motivo se nessuno la legge per gli
affari suoi. Comunque... che girone stavi guardando?”
“Il quarto capitolo.”
“Canto.”
La donna annuì, riprendendosi il tomo.
“Il quarto canto, girone dei... ehm... che vuol dire lussuriosì?”
“Lascif.”
Tradusse lui. “Potrebbe tranquillamente essere il tuo, di girone.”
Monique gli fece una linguaccia, appoggiandosi, poi, alla
sua spalla.
“Di che parla?”
“Di Paolo e Francesca, due giovani amanti uccisi dal marito
di lei.”
“Allegro...”
Fu il turno di Chris di stringersi nelle spalle.
“Sì, ma è uno dei canti più belli. Fin dove hai letto?”
Monique aprì il libro ed indicò un punto ben preciso.
“Fino a qui, senza capire nulla... poi ho trovato una parola
che conoscevo e mi sono fermata.”
“Tu sei fatta a rovescio...”
Monique rise, posandogli un bacio sulla guancia.
“Che parola era?”
“Livre”
Rispose lei in francese e Chris annuì, abbassandosi gli occhiali sulla punta
del naso e assumendo un tono da professore saccente.
“Galeotto fu’l libro e
chi lo scrisse.” Citò in italiano.
“Bene. Che significa?”
“Significa che è grazie ad un libro che si sono
innamorati... che un libro ha fatto scattare la passione tra di loro.”
“Che paroloni, professeur!”
Esclamò lei, appoggiando il libro da una parte e salendo a cavalcioni sulle
gambe di lui.
“Beh, sai.” Replicò, circondandole la vita con le braccia. “Dopo
anni e anni di scuola a sentirne parlare, uno qualcosina se la ricorda.”
“E che libro hanno letto, Paolo e Francesca?” Chiese
Monique, allacciandogli le braccia intorno al collo.
“La storia di Lancillotto e Gin...Monique!” Esalò, quando
lei si chinò a baciargli la pelle tesa del collo.
“Lancillotto e Monique? Mai sentiti... Credi che anche la
divina commedia vada bene?”
“Bene... bene sì...” Replicò lui, socchiudendo gli occhi e
gettando il capo all’indietro. “Bene per... per cosa?”
Monique ridacchiò, soddisfatta dell’effetto ottenuto dai
suoi baci.
“Per far...com’è che hai detto? Scattare la passione.”
“Credimi.” Replicò lui, sorridendo e massaggiandole piano la
pelle chiara sotto alla maglia sottile. “A te basterebbe anche l’ultimo numero
di Topolino. E comunque...” Mormorò, prima che le labbra di lei catturassero le
sue in un bacio ben poco casto. “Comunque dovresti proporre il tuo metodo nelle
scuole... scommetto che una quantità esorbitante di ragazzi amerebbe la Divina
commedia in modo viscerale e profondo, se questo fosse il sistema di
spiegazione...”
Capitolo 7 *** Violon d'amour (Michael x Annabelle) ***
Esperimento!!!
Fatemi sapere che ne pensate di questa coppia sempre citata e mai
vista!!!
Alla 1, con tanti auguri di buone vacanze!
Temperance
Violon
d’amour
“Non ho mai visto una cosa del genere.” Decretò Annabelle,
basita, davanti alla teca del museo contenente gli strumenti musicali antichi.
Michael sorrise, cingendole i fianchi con le braccia e
posandole un bacio sui capelli scuri.
“Mi stupisci, cherie... una musicista come te! Quella è una
viola d’amore.”
Annabelle si voltò nel suo abbraccio, fintamente scocciata.
“E dirmi qualcosa che non posso leggere sulla targhetta?”
Michael scosse il capo, passandosi una mano tra i capelli
biondi.
“Un po’di romanticismo e dolcezza da parte tua non
guasterebbero, ogni tanto, sai?”
Detto fatto, la giovane donna gli sferrò un pugno deciso
sulla spalla.
“Romantica e delicata fino allo sfinimento, appunto.” L’uomo
ridacchiò, regalandole, nonostante tutto, un nuovo bacio sulla guancia pallida.
“La viola d’amore è uno strumento medievale. Questo qui è un po’troppo
grande... di solito era di dimensioni appena maggiori di quelle di un violino
e, invece di avere solamente quattro corde, ne aveva otto. Quelle, però, le
quattro sottostanti, non venivano mai nemmeno sfiorate dall’archetto, ma il
movimento delle corde principali le faceva vibrare, creando come una sorta di auto
accompagnamento. Dicono che sia lo strumento più armonico mai creato, ma anche
uno dei più difficili da suonare.”
“Non mi pare più difficile di un qualunque strumento ad
arco.”
Michael si strinse nelle spalle, abbracciandola un po’più
forte.
“Vedi, bisogna essere in grado di creare la giusta armonia,
o il tutto diventa solo un insieme di rumori... è un po’come l’amore, no? Una
melodia meravigliosa, in cui stonare è estremamente facile.”